Sfida

di MajoWriter
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ci incontriamo di nuovo ***
Capitolo 2: *** Vittoria o Sconfitta? ***
Capitolo 3: *** Che il tempo riprenda a scorrere! ***



Capitolo 1
*** Ci incontriamo di nuovo ***


«E così sei tornato per sfidarmi…. non ti è bastata l’ultima volta?» disse sorridendo uno strano uomo. Era seduto su di un trono rosso con delle sfumature dorati ai bordi. La luce illuminava solamente lui ed il suo trono: tutto intorno era buio. Sembrava come se ci fosse il vuoto. Un vuoto cosmico. Faceva freddo, un freddo glaciale.

Davanti all’uomo vi era un ragazzo dall’aspetto normale: capelli medio-lunghi neri e mossi, sguardo stanco, di chi ne aveva passate tante, ma determinato ad andare avanti e a lottare per ciò in cui crede. Un fisico asciutto, né troppo forte né troppo debole. Sembrava in forma, malgrado la sua espressione facesse intendere il contrario.

Non si udiva nessun suono in quella “stanza”. Silenzio. Un silenzio di tomba. Si poteva sentire il pulsare del sangue nelle vene dei due individui.

«Ti ho fatto una  domanda… non ti è bastata l’ultima volta?» ripeté l’uomo con tono adirato.

Il ragazzo lo fissò con i suoi occhi scuri senza dire una parola. L’uomo allora scattò in piedi ed agitò la mano in direzione del ragazzo.

«Hero, non costringermi a ricordarti del perché non puoi sconfiggermi!» sbraitò l’uomo tenendo sempre teso il braccio contro il ragazzo.

Hero, istintivamente, si portò entrambe le mani all’altezza del cuore. 

L’uomo sorrise: «Allora te lo ricordi…. ma una ripassata non può che giovarti!»

L’uomo strinse la sua mano destra a pugno, facendo ansimare Hero. Era come se gli mancasse l’aria. Sentiva il petto esplodergli.

Tum tum…. tum tum… tum tum….

“Cosa sono questi battiti? E perché sento un dolore così forte al petto?” si domandò Hero.

L’uomo ritrasse il pugno ed ecco che, dalla camicia di Hero, uscì…. un cuore, senza però danneggiarne la stoffa. Era come se quel cuore fosse un fantasma che potesse attraversare le pareti.

«Lo riconosci Hero? Questo è il tuo cuore. Te lo ricordi vero?». L’uomo aveva attratto a se quel cuore ed ora lo stava tenendo nella sua mano sinistra, fluttuante sul suo palmo. Era un cuore nero, come la pece, pieno di cicatrici e di micro-fratture da cui fuoriusciva un liquido che, un tempo, era di un colore rosso acceso. Ora è solamente uno sporco liquido putrefatto tendente al nero.

«Guardalo Hero, guarda il tuo stesso cuore. Lo vedi? Lo sai perché è così nero? Ti ricordi cosa successe l’ultima volta?» sbraitò l’uomo. I suoi occhi rossi erano adirati e fissi sul povero ragazzo.

Hero abbassò la testa e cominciò a tremare. Si strinse nelle sue braccia e cadde in ginocchio. Dei ricordi cominciarono a balenare nella sua testa. L’immagine confusa e sfocata di una ragazza in lontananza. Lui che cerca di raggiungerla, ma senza riuscirci. Una corsa a perdifiato. Una caduta. E un’altra. E un’altra ancora. Sangue. Dolore. Lui che non si arrende e che si rimette in piedi. Una fitta allo stomaco. Altro dolore. La corsa che riprende. La ragazza è ancora lontana. Non riesce a raggiungerla. Un’altra caduta. Crampi alle gambe. Un dolore insostenibile. A fatica riesce comunque a rialzarsi. Prosegue la sua corsa, a velocità molto ridotta. La ragazza si allontana sempre di più. Un mare di rovi si staglia davanti a lui. Senza pensarci su, si butta in quella foresta di spine. Graffi. Sangue. Dolore, tanto dolore. I rovi si aggrovigliano alle gambe, alle braccia, al petto. Urla di dolore e di rabbia. Una caduta. L’ultima. Il corpo di Hero rimane immobile tra i rovi, grondando sangue. Il suo viso rivolto a quella ragazza, oramai scomparsa. Lacrime, tante lacrime. Il dolore che provava dentro superava e copriva quello fisico. Infine un urlo, pieno di rabbia e di frustrazione.

I ricordi svanirono e Hero tornò in se. Alzò lo sguardo e vide l’uomo che lo fissava ghignando. Spostò poi lo sguardo verso il suo cuore. Quella visione lo fece titubare e si chiese se non fosse il caso di tornare sui suoi passi.

«Dovresti tornare sui tuoi passi, sì. Scordati di questa cosa, scordati di provare ad essere felice. Continua a rendere felici gli altri, ma a te non è permesso di essere felice» tuonò l’uomo.

Hero, a quelle parole, non poté più stare zitto e disse una sola, semplice parola

«Perché?!»

Quella domanda risuonò in tutta la sala.

«Perché così ho deciso» ribatté l’uomo.

«Ma… NON È GIUSTO!» replicò Hero.

«TACI, INSULSO MORTALE!» alle parole dell’uomo, tutta la sala tremò ed un vento gelido spirò in direzione di Hero. Lui però rimase impassibile, con gli occhi rigonfi di lacrime di rabbia.

«Sei stato scelto dopo un’attenta analisi. Vedi, caro il mio Hero, il tuo è uno dei cuori più puri che avessi mai visto. Un cuore disposto a tutto per le persone che ama. Ho quindi voluto testarlo: ‘chissà cosa accadrebbe se la cosa che più desidera gli si palesasse davanti agli occhi?’ ho pensato. Volevo testare la tua DETERMINAZIONE». Prese un profondo respiro e poi continuò. «Tu lo sapevi però. Sapevi benissimo che non potevi vincere contro di me, ma hai voluto tentare lo stesso. Perché quella cosa era troppo importante per te. Era come una ragione di vita, senza la quale saresti morto…. metaforicamente parlando, ahahah»

«NON PRENDERTI GIOCO DEI MIEI SENTIMENTI!» urlò Hero.

L’uomo cambiò subito espressione. Con una strana forza mise in ginocchio il ragazzo e si avvicinò lentamente a lui. Quando fu a pochi passi dal suo viso, gli porse il suo cuore in modo che potesse osservarlo più da vicino.

«Lo vedi? Noti qualcosa di strano?»

Il ragazzo si avvicinò per vedere meglio e vide un puntino rosso.

«Vedo… un puntino rosso al centro del mio cuore»

«Non un puntino caro Hero, ma una fiamma. Una piccola fiammella che pian piano sta crescendo, diventando sempre più grande e forte. Come forse avrai capito, questa è la fiamma della passione, dell’amore, della speranza. Tu ora stai provando quello stesso sentimento che, anni fa, ti ha devastato. Sei di nuovo qui per combattere per esso. Per farti travolgere da esso. Per stare finalmente in pace con te stesso e con il mondo. Beh… SCORDATELO! Te l’ho già detto, non sei destinato ad essere felice Hero. Non credi sia meglio estinguere questa fiammella, prima che possa fare danni?»

Hero alzò lo sguardo verso quell’uomo. Lo fissò con tutto l’odio che potesse avere in corpo. Aprì la bocca e disse con un filo di voce:

«Sono stati anni duri. Anni pieni di disperazione. Anni in cui non sapevo se ce l’avrei fatta. Anni in cui ho dubitato di tutto ma, più di ogni altra cosa, ho dubitato di me stesso. Mille problemi, mille paranoie. Non sapevo nemmeno se avrei trovato più la forza di amare… Ma ora questa fiammella è il simbolo della mia speranza. Questa fiammella dovrà ardere e rinvigorire il mio cuore consumato dall’odio e dalla tristezza. Questa volta non mi arrenderò. Questa volta lotterò fino alla fine. Lotterò per la mia vita. Lotterò per il mio futuro. Lotterò… per la mia felicità. PERCHE’ IO LA MERITO!»

Con uno scatto, Hero afferrò il suo cuore e si allontanò dall’uomo. I due si scrutarono. Erano faccia a faccia, separati solo da un paio di metri. Hero teneva stretto tra le mani il suo cuore che, per l’emozione e la determinazione, stava pulsando incessantemente. La fiamma al suo interno era vivace e stava bruciando con energia.

«… molto bene. Se è questo che vuoi, ti accontento subito»

L’uomo schioccò le dita e, tutto intorno, divenne un enorme prato verde. Non c’erano alberi, ma solamente fiori e non fiori qualsiasi, ma girasoli. Un campo pieno zeppo di girasoli, una distesa quasi infinita. In cielo splendeva un bellissimo e caldo sole che irradiava tutta quella distesa di erba e fiori. Tuttavia, i girasoli non erano diretti verso il sole, bensì erano chinati a terra, come se fosse notte.

«Bene, siamo pronti per sfidarci. Questa sarà la nostra ultima battaglia. Se vincerai, potrai essere felice. Ma se perderai… preparati alla disperazione eterna» disse l’uomo sogghignando.

«Non mi fai paura, sono maturato in questi anni e ho nuove frecce al mio arco. Non sono più solo!». Dopo aver pronunciato quelle parole, una piccola sfera si manifestò alle spalle di Hero. Era di un colore bianco luminosissimo e girava molto velocemente su se stessa oltre che intorno al ragazzo.

«Uhm, interessante» disse l’uomo senza battere ciglio. Alzò una mano ed una spirale di petali di ciliegio si manifestò dietro di lui. I petali si posarono come a formare una figura umanoide.

«Oggi è proprio una bella giornata….»

«I fiori sbocciano….»

«Gli uccelli cinguettano….»

«È in giornate come queste che i mortali come te dovrebbero….»

«PERDERSI NELLA PIU’ CUPA DISPERAZIONE!»

Dopo aver pronunciato quelle parole, l’uomo scomparve di colpo.

I petali alle sue spalle cominciarono a cadere uno ad uno, rivelando al loro interno una ragazza. Hero rimase spiazzato nel vederla. Improvvisamente i girasoli si girarono tutti verso la misteriosa ragazza, quasi come fossero attratti da lei.

«Le regole sono semplici: dovrai baciarmi. Se riuscirai a baciarmi, potremmo vivere insieme, felici e contenti, per l’eternità. Potrai provare tutte le volte che vorrai, finché non sarai più in grado di alzarti. Se, prima della tua resa, non sarai stato in grado di baciarmi, avrai perso e la tua anima sarà dannata in eterno» disse quella misteriosa ragazza con tono freddo.

Hero deglutì. Doveva aspettarselo uno scherzo simile, ma quell’uomo riusciva sempre a sbalordirlo.

“Ci siamo…. a noi due Grande D.!”

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Capitolo 2
*** Vittoria o Sconfitta? ***


Hero e la misteriosa ragazza si stavano fissando: entrambi aspettavano che l’altro facesse la prima mossa.

«Beh, non attacchi?» sentenziò la ragazza. 

Hero fece un passo indietro. Quelle sue parole erano cosi fredde ed autoritarie che lo fecero vacillare. 

«Stavo considerando quale fosse il metodo migliore per attaccarti»

«È semplice: vieni qui e mi attacchi... così». Dopo aver pronunciato quelle parole, la ragazza fece uno scatto fulmineo in avanti, arrivando davanti Hero e sferrandogli un pugno nello stomaco. Il ragazzo si piegò in due dal dolore, cadendo sulle ginocchia.

«Sei... sei veloce» disse tossendo. Ma l’attacco non era ancora finito. Con un calcio ben assestato sul mento, la ragazza lo fece cadere con la schiena a terra.

«È già tutto finito?» disse divertita.

Hero era immobile. Lo sguardo rivolto verso l’alto ed assente. I suoi pensieri tornarono a quei ricordi lontani del passato. A tutta la sofferenza e la frustrazione provata. Quei colpi non erano niente in confronto.

«Tsk, questo non è niente» disse in tono di sfida.

La ragazza allora spiccò un balzo, sfoderando un pugno diretto al suo stomaco, ma Hero riuscì a schivarlo rotolando lateralmente. Il pugno colpì il terreno, generando una voragine.

«Questo avrebbe fatto male, lo ammetto.... credo che mi toccherà ricorrere ai ripari. Sei pronto RK? Positive Barrier!». La sfera bianca gironzolante intorno a Hero cominciò a ruotare velocemente tutta intorno al corpo del ragazzo, formando un’aura luminosa.

«Così va molto meglio, ora non mi fai più paura» disse Hero spavaldo. Per tutta risposta la ragazza fece un balzo cercando di colpirlo con un calcio volante. Ma l’attacco, sorprendentemente, fallì. Subito dopo essere atterrata, si girò velocemente per sferrare un pugno. Anche quello però non andò a buon fine. La sequenza successiva furono un gancio destro ed un montante. Niente. Hero era illeso. E, durante tutti questi attacchi, non si era mosso di un millimetro.

“Wow, la barriera di RK funziona alla grande! Devo solo stare attento al consumo di energia ed alla durata....” pensò tra sé e sé, mentre la ragazza continuava ad attaccare, senza però nessun risultato. Dopo l’ennesimo pugno, Hero reagì ed atterrò la ragazza.

«Ora forse starai ferma e ti farai baciare. Però prima dimmi... come ti chiami? So che l’aspetto che hai, l’hai solo preso in prestito per destabilizzarmi. Chi sei quindi tu?». Il volto di Hero era proprio di fronte a quello della ragazza. I due si fissarono intensamente, uno sguardo lungo e prolungato.

«Mi chiamo Sogno. O almeno questo è il nome datomi dal mio Maestro» rispose la ragazza. Il volto di Hero si stava avvicinando sempre di più, ma lei ripiegò le gambe in modo da bloccarlo e, con una forza sovrumana, lo lanciò in aria, nella direzione opposta alla sua. Hero fece un volo di tre metri prima di atterrare incolume.

«Credo che sia arrivato il momento di fare sul serio» disse Sogno dopo essersi rialzata. Allungò la sua mano destra verso il terreno, dal quale fuoriuscì una spada fiammeggiante. Sull’impugnatura vi era riportato un drago. La lama era tagliente come un bisturi, in grado di tagliare la roccia come fosse burro. Sogno impugnò la spada e, con uno scatto, corse verso Hero, il quale si mise in posa difensiva. La ragazza cominciò a menare fendenti per l’aria in rapida successione, mancando però inesorabilmente il bersaglio.

«È tutto inutile, non puoi colpir...» Hero si interruppe bruscamente. La lama fiammeggiante era riuscito a sfiorarlo, facendogli un piccolo taglio sulla spalla sinistra.

“Cavolo, pensavo l’effetto della Positive Barrier di RK durasse di più, invece sta già finendo... Devo passare al contrattacco!”

Hero posò la sua mano destra sulla ferita, attirando l’attenzione di Sogno.

«E così la tua barriera non è invincibile come tanto decanti»

«È stato solo un caso...» mentì spudoratamente Hero. La ragazza assunse una posa di attacco tenendo la spada rivolta con la lama in avanti, sopra la sua testa.

“Il mio problema è che non ho un’arma... e non penso che RK ne abbia una. Così lo scontro è decisamente impari!”

«Cosa ti aspettavi? Non puoi sperare di battere il mio Maestro» disse Sogno in tutta risposta al pensiero di Hero.

«Aspetta... tu puoi leggermi nel pensiero?» disse sorpreso il ragazzo.

«Certo che posso. Tutti i poteri che posseggo mi sono stati donati da Lui. E non hai ancora visto nulla... Mi ha ordinato di fermarti, a qualsiasi costo»

«Ma perché? Perché tutto questo accanimento?»

«Non credo di saperti rispondere. Io eseguo solamente gli ordini»

«Perché invece di eseguire gli ordini non provi a ragionare? Perché non provi a chiederti se tutto questo sia giusto o sbagliato?»

«Perché non è mio compito pormi delle domande, io eseguo solo gli ordini»

«Ma almeno provaci!»

«Non è tra gli ordini»

«... è questo che sei? Sei solamente una schiava che prende ordini dal tuo Maestro?»

«Esattamente»

«E perché non ti sei mai ribellata?»

«Perché non è tra-»

«Gli ordini, lo so, lo hai già detto!» la interruppe Hero.

«Credo sia tornato il momento di combattere» replicò lei.

«Ti ho pienamente ragione... RK, attacca!». Sogno non si era accorta che, durante la conversazione, RK le si era piazzato alle spalle ed era pronto per attaccare. La sfera lanciò due fasci di luce nera alle gambe della ragazza che, da quel momento, furono ricoperte da un’aura scura.

«Cosa!? Che cosa mi hai fatto!?» chiese adirata Sogno.

«Eheh, perché non lo scopri?»

La ragazza provò a camminare ma cadde miseramente. Le gambe le se incrociavano, senza la sua volontà. Non riusciva a rimanere in piedi e ad avere controllo sulle articolazioni.

«Perché non riesco più a muovermi!? Parla mortale!» sbraitò Sogno.

«La spiegazione è molto semplice: vedi, il mio amico qui può controllare il Karma ed infonderlo a persone ed oggetti. Quella che prima avevo alzato, era una barriera di Karma positivo, per questo non riuscivi a colpirmi. Al contrario, alle tue gambe è stato indotto del Karma negativo, per questo ora sono fuori dal tuo controllo»

«Mi sono fatta fregare da un mortale con i suoi stupidi stratagemmi. Ma non accadrà di nuovo. Hai detto che non posso usare le gambe, giusto? Vorrà dire che ti attaccherò dall’alto». Dopo aver pronunciato quelle parole, sulla schiena di Sogno comparvero due grandi ali con un piumaggio nero. Agitandole, cominciò a svolazzare per l’area.

«Beh sì, con quel sistema il mio attacco è stato totalmente inutile...» disse sconsolato Hero.

«Vediamo se riesci ad evitare questo». Un paio di fasci rosso cremisi uscirono dagli occhi di Sogno, diretti verso Hero che riuscì a malapena a schivarli. Le rocce dietro di lui furono letteralmente polverizzate.

«Questi sì che fanno male! Non ti sembra di esagerare?»

«Il mio Maestro ha detto di fermarti con ogni mezzo. Ha detto anche che devi arrenderti al tuo destino»

«Mai! Non finché avrò anche solo una minima speranza di riuscire nel mio intento»

«Sei patetico. Bisogna rinunciare quando la situazione lo richiede, altrimenti si rischia solo di farsi del male. Chi te lo fa fare di soffrire inutilmente?»

«Ciò che potrei ottenere da tutto questo: una felicità vera e pura. Ecco perché mi impegno tanto. Ecco perché combatterò fino alla fine. Ecco perché non mi arrenderò così facil...»

Fffffsssssshhhh

Un sibilo. Fu questo l’ultimo suono che sentì Hero, prima di cadere a terra esanime. Gli stessi raggi che prima aveva schivato, questa volta lo colpirono dritto al cuore.

“Dove sono... cos’è successo.... perché è tutto buio?”

Hero si ritrovò a terra, in una stanza buia. C’era solo un cono di luce proveniente dal soffitto che lo illuminava.

«Allora, ne hai avuto abbastanza?»

Hero si girò di scatto. Conosceva benissimo quella voce.

«Ancora tu!? Cosa ci fai qui... o meglio, cosa ci faccio io qui? Ricordo solo che stavo combattendo contro Sogno... che tu stesso mi hai mandato contro!»

L’uomo camminò con calma verso il ragazzo. Ad ogni passo, un piccolo particolare veniva rivelato dalla luce: un pezzo di scarpa, un pezzo di pantalone, un pezzo di giacca, una parte del volto... finché non fu completamente sotto al cono di luce, davanti a Hero che lo fissava con odio. Era un uomo normale, come se ne vedono comunemente in giro. Capello corto e nero, barba e baffi non troppo folti, sopracciglia fini. Occhi scuri e profondi, che quando ti fissano, ti fanno perdere ogni speranza.

«Perché mi fissi a quel modo?» chiese gentilmente l’uomo.

«Perché mi stai rovinando la vita, ecco perché!» sbraitò Hero.

«Te la sto rovinando.... oppure ti sto salvando?» disse sorridendo.

Hero rabbrividì.

«Cos...cosa vuoi dire?»

«Pensaci Hero. Sei sicuro che è quello che vuoi veramente? Sei sicuro che quello che vuoi ti renderà felice? E se invece peggiorerà la tua vita?»

Hero non sapeva cosa dire. L’uomo si mise di lato ed indicò un punto in fondo alla stanza, proprio di fronte al ragazzo. Schioccò le dita e due coni di luce illuminarono due porte: una rossa ed una grigia.

«Ecco la tua scelta: porta rossa, continui la tua folle impresa, porta grigia, torni alla realtà, abbandonando per sempre quel sogno. Quale porta varcherai?»

Hero non disse nulla. Si incamminò semplicemente verso la porta rossa. Non appena poggiò la mano sulla maniglia, sentì un peso fortissimo dentro di se.

«Stai esitando. ‘È la cosa giusta da fare? Sarò davvero felice?’. Sono queste le domande che ti stanno tormentando» disse ghignando l’uomo.

Hero strinse forte la maniglia, spalancò la porta e la oltrepassò, sbattendosela dietro di se.

«Sogno è lì che ti aspetta. Ma credo che ci rivedremo molto presto»

Hero si risvegliò. Era in piedi, nel punto dove era stato colpito l’ultima volta. Sulla maglia erano rimasti i fori del raggio, all’altezza del cuore, ma nessuna ferita o cicatrice.

«Ben tornato! Vedo che non ti arrendi... mi fa piacere. Anche perché mi sono appena scaldata e non sarebbe bello terminare tutto qui» disse Sogno ridendo.

«Bene, perché ho tutta l’intenzione di darti un bacio. Fatti sotto!»

I due ripresero a combattere. C’era però qualcosa che non andava in Hero. Le parole di quell’uomo gli avevano messo addosso una certa inquietudine.

“E se ti stessi salvando?”. Hero non riusciva a pensare ad altro.

“No... non devo pensarci. Io so che è questa la cosa giusta da fare. Io so che ne varrà senza dubbio la pena”

Un pensiero di troppo, una distrazione di troppo ed ecco che un altro di quei raggi colpì la gamba destra di Hero.

«Aaaaarrrgggg». Il ragazzo urlò dal dolore e dovette fermarsi. La ferita era profonda e sanguinava molto, sporcando i pantaloni ed il terreno sottostante.

«Ti ho colpito di nuovo! Ti sei distratto pensando alle parole del mio Maestro»

«Fai silenzio!» replicò Hero stringendo i denti.

«Secondo me ti farà bene parlare di nuovo con Lui»

«Cosa!?». Hero alzò lo sguardo, giusto in tempo per vedere un raggio trapassargli la fronte.

«Eccoti di nuovo qui! Ben tornato mio caro ragazzo» disse l’uomo osservando divertito Hero. Stessa stanza, stesse luci a cono.

«Perché mi hai detto quelle parole prima?»

«Perché voglio solamente aprirti gli occhi e la mente. Come puoi essere certo che sia questa la cosa che ti renderà felice e non un’altra che potrebbe accadere in futuro? Perché fermarsi nella ricerca della felicità?»

Hero non rispose. Si limitò ad oltrepassare di nuovo la porta rossa.

«Già qui? Hai fatto presto questa volta... Allora, avete parlato?» chiese gentilmente Sogno.

Era di nuovo nell’ultimo punto dove si trovava prima di finire nella stanza buia. Un buco nei pantaloni, ma di nuovo nessuna ferita.

«Stai zitta e continuiamo a combattere!»

«Devo dedurre che non hai dissipato i tuoi dubbi...»

Hero prese un sasso da terra e lo lanciò contro Sogno, ma non arrivò nemmeno a metà strada che subito ricadde a terra.

«Sei brava a combattere da lassù eh? Perché non scendi e ci affrontiamo seriamente!?» sbraitò Hero.

«E perché dovrei? Questa condizione mi è favorevole sotto tutti i punti di vista. Posso attaccarti quando e come voglio ed inoltre questo non farà altro che generare frustrazione in te, in modo da portarti il prima possibile alla resa. Inoltre ho calcolato che questa è la distanza ideale visto che il tuo amichetto sferico non riesce a raggiungermi»

“Ha ragione... RK non è adatto al combattimento di per se, figuriamoci in quello a distanza. Ma dev’esserci qualcosa che posso fare... Pensa Hero, PENSA!”

«Mentre pensi a come sfruttare il tuo amichetto, io continuo a lanciare i miei ‘raggi della morte’»

«Raggi della morte? Che nome scontato e banale» replicò con sufficienza Hero.

«Il nome è insignificante. Quello che importa è la potenza e l’efficacia dell’attacco. Ed i tuoi, a parte i nomi altisonanti, non mi sembrano niente di che»

Sogno riprese a sparare i suoi raggi dagli occhi, cercando di colpire Hero anche solo per ferirlo ed immobilizzarlo. Il ragazzo si fece nuovamente la Positive Barrier e corse a cercare riparo dietro qualche roccia.

“Qui dovrei essere al sicuro... almeno per un po’. Devo pensare.... pensa Hero.... come potrei sconfiggerla? Come posso fare per farla scendere? Come posso immobilizzarla?”

Un raggio frantumò la roccia vicino a lui.

“Merda, mi ha già trovato... e la barriera sta per finire. Cosa posso fare? Che cosa posso fare? Dovrei forse arrendermi?”

Un’altra esplosione ed il masso che nascondeva Hero si dissolse.

«Devi arrenderti, esatto». 

Sogno era in piedi dietro di lui, pronta a sferrare un fendente con la sua spada fiammeggiante.

«Alla fine... sei scesa eh? Non starai rischiando un po’ troppo?»

«Affatto, so di poter vincere. Anzi, so che vincerò!»

«Eheh... povera sciocca.... ADESSO RK!». La piccola sfera fuoriuscì da sotto al terreno, comparendo alle spalle di Sogno.

«Non ricordi? Posso leggerti nella mente». La ragazza si girò di scatto e, con un fendente, tagliò in due parti uguali RK. «E poi, lo stesso trucco non funziona due volte con me»

Non era solo RK ad essere stato tagliato in due, la ferita si riversò anche su Hero. I due erano collegati in qualche modo. 

“Di nuovo buio.... di nuovo questa debole luce....”

«Come vedi non puoi batterla. O meglio, non puoi battermi. Arrenditi avanti. Varca quella porta grigia. Torna alla realtà»

«... Mai...»

«Perché ti ostini?»

«Perché... con lei ho ritrovato il sorriso, dopo tanto tempo»

«Potresti trovarne un altro molto più bello»

«No, io voglio quel sorriso. So che non puoi capire e che io non posso spiegarmi»

«Ah ma io capisco, capisco benissimo. Sei tu che non capisci e non potrai mai capire il mio punto di vista che è molto più lontano ed accurato del tuo»

Hero era immobile al centro della stanza con la testa chinata, fissando il vuoto.

«Arrenditi Hero. Non puoi vincere da solo»

Quelle parole lo fecero rinsavire.

“Non posso vincere da solo....”

«Esatto Hero, non puoi vincere da solo. Vedo che cominci a capire. Allora forza, vai verso la porta grigia»

Hero strinse i pugni, alzò la testa e sorrise. Oltrepassò senza esitazione la porta rossa.

«Tsk, chissà cosa avrà in mente... beh, staremo a guardare» disse l’uomo con curiosità.

«Vedo che non ti salta proprio in mente l’idea di arrenderti, dico bene?» chiese esasperata Sogno.

«Ora so come sconfiggerti!»

«Ah davvero? E come, sentiamo»

«Scendi e te lo dimostrerò»

«Puoi provarci in tutti i modi, ma non perderò la mia posizione di vantaggio solo per farti un favore»

«Beh, se non vuoi scendere di tua iniziativa, temo che dovranno pensarci loro»

Sogno era confusa, non sapendo a chi si stesse riferendo. RK non poteva raggiungerla, questo era poco ma sicuro. Ma allora chi altri poteva rappresentare un pericolo per lei? E perché l’utilizzo del plurale?

Improvvisamente un turbine di banconote colpì in pieno volto la ragazza che, per la sorpresa, non poté fare altro che proteggersi con le braccia. 

«Cosa? Da dove spuntano fuori queste banconote?»

Non riuscì a continuare la frase che una mannaia roteante proveniente dal basso le taglio le ali di netto, facendola precipitare. Riuscì tuttavia ad atterrare senza problemi, benché fosse rimasta ferita al volto ed alla schiena.

«Cos’è successo? Chi è stato a fare questo? Non dirmi che il tuo amichetto sferico ha dei colpi nascosti che mi hai celato per tutto questo tempo!». Sogno era confusa ed agitata. Si era fatta colpire non capendo da dove provenissero i colpi.

«È stato questo il tuo errore. Anzi, il VOSTRO errore! Tu ed il tuo Maestro eravate convinti che fossi da solo a combattere. Ed è qui che vi sbagliate!»

Improvvisamente alcuni girasoli ai piedi della ragazza cominciarono ad avvinghiarsi alle sue gambe, paralizzandola dal busto in giù, mentre una strana polvere si cospargeva tutta intorno al suo viso, stordendola.

Hero ripensò a quei brutti ricordi del passato.

 

“Aspettami... non te ne andare.... ti prego....”

Hero era stremato e si lasciò cadere su quei rovi così appuntiti che lo trafissero.

“Perché è dovuta finire così... perché... non sono abbastanza forte....”

Gli sarebbe bastata una mano. Un aiuto per riuscire ad alzarsi e continuare la sua corsa. Un incitamento a proseguire stando attento ai pericoli. Ed invece ha voluto fare tutto da solo, senza guardare in faccia nessuno e facendo di testa sua, finendo per perdere tutto.

 

“Non farò lo stesso errore di allora. Questa volta non sono solo!” pensò Hero tornando con la testa al presente.

«Cos... che mi sta accadendo? Perché vedo tutto annebbiato? Cosa mi hai fatto!?» chiese sempre più confusa Sogno.

«Io non ti ho fatto proprio niente.... quello è uno degli effetti del mio amico Magic Dream». Hero indicò alla sua sinistra uno strano individuo ricurvo che indossava una maschera ed un vestito da giullare. «Il suo potere è quello di manipolare la mente delle persone, ecco perché ora ti senti confusa. Subito vicino abbiamo invece The Leader che, con il suo potere, ha ordinato ai girasoli di intrappolarti». Non aveva un aspetto rassicurante, metà nazista e metà steampunk. «Invece loro sono quelli che ti hanno colpito inizialmente: Crazy Money, con il suo attacco ‘monetario’ e Butcher che ti ha tagliato le ali con la sua mannaia». Entrambe quelle creature non avevano niente di umano: il primo era una specie di elfo in giacca e cravatta e con una 24 ore in mano, mentre il secondo somigliava di più ad un troll grande, grosso e verde, ma con un grembiule da cucina tipico dei macellai. «Tutto questo non sarebbe stato possibile se non ci fosse stata la mente brillante, bastarda e calcolatrice di The Scientist» concluse Hero indicando un individuo in camice bianco ed occhiali neri dietro tutto il gruppo che osservava la scena divertito.

«Ma... loro chi sono? Come fanno ad essere qui?»

«L’avete detto voi... questa è la mia battaglia per la mia vita. Ma loro ne fanno parte.... loro sono parte integrante della mia vita! E questa volta, mi lascerò aiutare. Questa volta non farò tutto da solo!»

Sogno si riprese. L’effetto di Magic Dream era oramai svanito a causa del tempo perso a parlare.

«Forse mi sono lasciato un po’ troppo andare con i discorsi.... ragazzi, bloccatela!». Ma Hero non poté finire la frase che Sogno si liberò dai girasoli che la bloccavano.

«Adesso mi avete fatto arrabbiare» sbraitò lei. Il cielo cominciò ad annuvolarsi, con nubi nere minacciose che pian piano coprirono il sole. Sogno si fece ricrescere le ali, questa volta fatte in scaglie di drago in modo da non poter essere recise. In più, per essere ancora più sicura, si creò un’armatura dello stesso materiale. «Pensi davvero che quattro o cinque ‘amici’ possano cambiare le cose? Non hai speranza, mettitelo bene in testa! E prima lo capirai, prima ti arrenderai»

«Forse no, hai ragione... per questo ne ho portati degli altri!»

Una strana scimmia con un cappello da gangster precipitò dall’alto, finendo in testa a Sogno e cominciando a tirarle i capelli. La ragazza cominciò a dimenarsi e a strillare: «AAARRRRGGG TOGLIETEMELA, TOGLIETEMI QUESTA STUPIDA SCIMMIA DALLA TESTA!»

«Lei è Mad Mad. Purtroppo è imprevedibile e quando è in quello stato non da retta a nessuno, eheh. Ma io presterei più attenzione a qualcun altro... sotto di te»

Dal terreno ai piedi di Sogno, spuntarono due mani pelose che le afferrarono le caviglie.

«Che...che cos’è questa sensazione sgradevole? Perché improvvisamente mi sento così insicura di me ed ansiosa? Cosa mi sta succedendo?»

«Semplice, quello è Toxic Anxiety e ha il potere, come dice anche il nome, di gestire l’ansia delle persone»

«Ma questo non è possibile! Non dovrei poter provare delle emozioni io!»

«Evidentemente il tuo Maestro ha fatto un piccolo errore quando ti ha creata» replicò soddisfatto Hero.

“Attacco con raggi laser in direzione del viso, all’altezza dell’occhio destro. Spostare la testa di 35 gradi verso sinistra. L’attacco avverrà tra 3 secondi”

Sogno per la rabbia sparò il suo ‘raggio della morte’ dagli occhi, in direzione del viso di Hero, ma quest’ultimo riuscì a schivarlo piegando leggermente la testa, senza fare nient’altro.

“Attacco con onde d’urto telluriche tra 5 secondi. Prepararsi a saltare tra 7 secondi”

L’attacco mancato di Sogno la fece arrabbiare ancora di più, tant’è che diede un pugno al terreno generando una piccola scossa che si muoveva in direzione di Hero, il quale però saltò al momento giusto, evitandola. Sogno era incredula.

«Sembra come che tu sappia in anticipo dei miei attacchi...»

«Ma io SO in anticipo i tuoi attacchi. È grazie a The Knowledge, un cervello gigante fluttuante che sa tutto... sa anche il futuro per un massimo di 5 minuti. Comunichiamo telepaticamente, è veramente comodo!» disse ridendo Hero.

«Non ero stata informata di tutti questi individui»

«È perché il tuo Maestro ha dato per scontato che, anche questa volta, agissi da solo. Te lo ripeto... IO NON SONO SOLO!»

Sogno volle utilizzare di nuovo i suoi laser, ma provava una profonda e terribile rabbia, così intensa che ogni suo colpo andò a vuoto.

«GRRRRR PERCHÉ NON RIESCO A COLPIRTI? PERCHÉ STO PROVANDO QUESTA RABBIA ECCESSIVA?!»

«Perché sei nel raggio d’azione di Angry Anger. Guarda sopra di te.... vedi quella nuvola con sfumature di rosso? Quella è Angry Anger e può gestire la rabbia degli individui. Cosa che sta facendo benissimo con te! Adesso sei ansiosa ed arrabbiata, la combo perfetta per non farti concentrare nel combattimento»

«LA RABBIA PERÒ È UN SENTIMENTO CHE POTENZIA GLI INDIVIDUI... FACENDOGLI PERDERE IL CONTROLLO! ED ORA TU NE SUBirai tutte le cons....»

«Dicevi qualcosa?» disse sorridendo il ragazzo.

Sogno si spense completamente, era come se avesse ricevuto un forte shock. Gli occhi mostravano solo il bianco delle sue pupille e della bava colava dalla sua bocca. Dietro di lei una figura avvenente e demoniaca, con delle ali nere da pipistrello. Somigliava ad un Succubo.

«E per finire c’è lei, Emotional Mask. Lei può controllare tutte le emozioni di un individuo. E, nel tuo caso, le ha fatte collassare tutte, generandoti uno shock. Ora sei completamente inerme, mi basta avvicinarti e baciarti, anche se quella bava non mi invoglia così tanto...». Tutti risero. Hero cominciò ad avvicinarsi. «Avrei dovuto capirlo prima... da soli non siamo nessuno, non possiamo fare nulla. Abbiamo bisogno per forza di qualcuno che ci consigli, che ci aiuti nel momento del bisogno, che ci sostenga. Che, semplicemente, ci stia vicino e ci dia forza. Quella forza per permetterci di fare l’impossibile. Di vedere l’invisibile. Di toccare l’intoccabile e di infrangere l’infrangibile. Ed io, insieme a tutti loro, posso finalmente affrontare il mio Destino e riuscire a batterlo! Ah, dimenticavo. Può bastare così Imagination». A quelle parole, del vapore fuoriuscì da Hero per ricomporsi nella forma di un uomo indiano, calvo e magro, vicino a lui. Aveva tre puntini rossi sulla fronte e si muoveva fluttuando con le gambe incrociate.

«Avevo messo Imagination in guardia, non fidandomi di ciò che poteva accadere. Il suo potere è quello di far avverare le cose che immagina... nei suoi limiti ovviamente. Qualsiasi attacco mi avessi fatto, lui mi avrebbe protetto. Solo a lui avrei potuto affidare la mia stessa vita»

Hero continuò ad avanzare, finché non fu davanti a Sogno. Era ancora paralizzata, senza possibilità di muoversi.

«Beh ragazzi.... grazie davvero di tutto. Senza di voi, non ce l’avrei mai fatta»

Tutti quegli strani individui si radunarono intorno ad Hero e, con un inchino, ricambiarono la cortesia.

«Era il minimo che potessimo fare» disse Imagination.

«Ora va e compi il tuo destino» disse una voce proveniente dal sottosuolo. Probabilmente era Toxic Anxiety.

«Sono davvero fiera di te» mormorò Emotional Mask.

Hero, con le lacrime agli occhi, si avvicinò al viso di Sogno. Anche in quelle condizioni, era comunque bellissima.

“È fatta... finalmente anch’io potrò essere felice!”

Le loro labbra stavano per toccarsi. Hero sentiva il cuore esplodergli nel petto. Tutti i pensieri negativi svanirono. Tutte le ansie e le paure si dissolsero come neve al sole. Stava per vincere contro il Destino.

«TOKI WO TOMARE!»

Improvvisamente una voce rimbombò nell’aria.... ed il tempo si fermò. Le labbra di Hero erano a 5 cm da quelle di Sogno. Tutti gli altri rimasero bloccati mentre applaudivano il lieto evento.

In mezzo a loro, al lato di Hero e Sogno, comparve lo strano uomo. Si guardò intorno, poi fissando i due ragazzi cominciò a parlare:

«’Toki wo tomare’.... o per meglio dire, ‘Che il tempo si fermi’. Frase celebre utilizzata da un personaggio molto famoso... e che credo calzi a pennello per la situazione. Caro Hero, devo dire che questa volta sei stato tu a stupirmi... e che effetti speciali che hai usato! Non pensavo che avessi tutte queste persone che ti vogliono bene e che sono disposte a mettersi in gioco solo per aiutarti in un’impresa folle e dalla dubbia riuscita. Solo per quella che tu chiami ‘felicità’... la tua personale ‘felicità’. È bello che al mondo ci siano ancora persone disposte a combattere per una battaglia non loro, solo per piacere di un’altra persona». L’uomo riprese fiato per un attimo e poi continuò. «Hero... io sono il tuo Destino... e come tale, mi riservo il diritto di decidere la tua intera esistenza. Potrai affrontarmi quante volte vorrai, con tutti gli amici del mondo.... il risultato non cambierà se è già stato deciso... se IO l’ho deciso». Altra pausa, questa volta più lunga. L’uomo sembrava inquieto. Cominciò a rosicchiarsi un’unghia e a stropicciarsi i capelli.

«Però oggi mi hai dimostrato che quando tieni veramente a qualcosa o qualcuno, non ti fai nessuno scrupolo. Arrivi perfino a mettere da parte l’orgoglio e a chiedere l’aiuto delle persone a te care, finendo per sentirti in colpa e pensando poi ad un modo per ripagarle. Con quello che hai fatto oggi, mi stai facendo dubitare della mia scelta....»

L’uomo si mise una mano sulla fronte e se la passò tutta sul viso. Guardò nervosamente l’orologio. Poi il cielo. Poi gli uccellini immobili, i girasoli. Tutto ciò che lo circondava. Guardò di nuovo l’orologio e prese un profondo respiro.

«E va bene... lascerò la situazione congelata ancora per un po’. Pazienza, caro Hero, dovrai avere ancora un po’ di pazienza...»

Diede un ultimo sguardo ai due ragazzi. Poi si voltò ed iniziò ad incamminarsi verso l’orizzonte.

«... finché il tempo non tornerà a scorrere....»

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Capitolo 3
*** Che il tempo riprenda a scorrere! ***


«Sono passati oramai cinque mesi. È giunto il momento... il tempo deve tornare a scorrere»

Quello strano uomo era di nuovo lì, in quel prato, davanti a quei due ragazzi. Intorno a loro c'erano ancora quelle strane creature, né uomini, né animali, bloccate in quell'applauso infinito.

"Destino" si fa chiamare, colui che decide le sorti delle persone. Colui che se prende una decisione, non vi è modo di cambiarla. Però c'è stato questo ragazzo che ha provato ad affrontarlo... per ben due volte. Il nome di questo ragazzo è Hero e, proprio come un eroe contemporaneo, si è buttato in questa impresa impossibile. La prima volta da solo, fallendo miseramente ed uscendone distrutto, sia nel corpo che, soprattutto, nello spirito. Da quel momento fu inghiottito in una profonda oscurità, così nera da impedirgli di guardare oltre il suo naso. Così nera, da impedirgli di muoversi. Provò ad addentrarsi, ma per ogni passo che faceva, sentiva di allontanarsi sempre di più dal suo obiettivo. Decise quindi di rimanere fermo, in attesa di una luce che potesse guidarlo. E questa luce, inaspettatamente, arrivò. Incredulo, Hero cominciò a seguirla. Era davvero una bellissima luce, come non ne vedeva ormai da tempo. Per lui quella luce era la più bella di tutte e significava molto per lui: tornare a far parte del mondo, tornare a percorrere la sua strada. Ma, purtroppo, il Destino aveva un altro piano: si interpose tra lui e quella luce. Del perché di quella scelta, nessuno può saperlo. Sembrava come se avesse un accanimento contro quel ragazzo. Hero, ovviamente, non si tirò indietro: per lui quella luce era troppo importante. Rappresentava la speranza per trovare finalmente quella felicità di cui era alla disperata ricerca da una vita.

L'uomo si guardò intorno. Il vento, i girasoli, gli uccelli, i presenti... tutto era completamente fermo. L'unico a potersi muovere e parlare era proprio lui. Con le mani in tasca passeggiava, con passo lento, intorno ai due ragazzi. Li fissava, con aria malinconica. Fissava quelle labbra così vicine. Il volto di Hero rigato da quelle lacrime di gioia ancora sospese sulle guance. Fissava Sogno e ciò che rappresentava. "Perdere la testa per una ragazza. Cosa avrà mai di speciale poi?" pensava tra sé e sé. Continuava il suo giro irrequieto, aumentando leggermente l'andatura. Improvvisamente si fermò. Era rivolto verso Sogno.

«Tu non avresti dovuto perdere. Ti ho donato poteri inimmaginabili, la tua vittoria era matematicamente certa... eppure ti sei fatta quasi sconfiggere da questo gruppetto di sbandati. Se non fossi intervenuto in tempo, la situazione sarebbe precipitata. Ma voi, esseri inferiori, questo non potrete mai capirlo. Avrei dovuto stroncare questa farsa sul nascere...». Prese un profondo respiro e poi proseguì: «... Invece ho voluto dargli una possibilità... e quel ragazzo è riuscito a stupirmi... quasi a battermi, grazie anche all'aiuto dei suoi amici. Non potevo non prendere in considerazione questo risultato... ecco perché ho fermato il tempo. In questi cinque mesi ho analizzato la situazione e tutte le possibile implicazioni. Alla fine ho preso una decisione... ma sono comunque titubante nel metterla in atto. Perché hai dovuto mettermi in questa scomoda posizione, Hero?»

L'uomo si massaggiò il mento. Aveva la fronte corrucciata ed uno sguardo severo.

«Ma è così che doveva andare... fin dall'inizio. Mi dispiace Hero...»

L'uomo allungò una mano in avanti, con le dita in posizione, pronte per essere schioccate.

«Soshite Toki wa Ugokidasu... Ed ora, che il tempo riprenda a scorrere!»

L'uomo schioccò le dita.

Hero riprese a muoversi. Si aspettava di assaporare il calore delle labbra della sua amata... ed invece, con profonda amarezza, si accorse di non percepire più la presenza di Sogno davanti a lui. Fece un passo avanti... un altro ed un altro ancora, ma non trovava più quelle labbra. Allora, con sommo timore, aprì lentamente gli occhi.

Buio.

Quello che gli si parò davanti, era solamente buio. Una distesa immensa e sterminata di buio pesto.

«N-no... non è possibile...». Hero era incredulo. Cominciò a singhiozzare e le lacrime presero a scendere più copiose. Non erano più lacrime di gioia, bensì di terrore e disperazione. «S-sogno... Sogno... SOGNO, DOVE SEI?» il ragazzo chiamava a gran voce quella creatura di nome Sogno, sparita anche lei nel nulla, insieme a tutto il resto.

«PERCHÉ SEI SPARITA? DOVE SEI FINITA? CI SIAMO BACIATI, NON È VERO? PER FAVORE, RISPONDIMI!!»

Il ragazzo era disperato. Piangeva, urlava, si girava e rigirava alla ricerca di quella creatura. Ma non vi era nessuno lì. Lo shock era talmente grande che si era dimenticato perfino dei suoi amici.

«Avresti dovuto rinunciare quando ne avevi l'occasione»

Hero si fermò. Conosceva fin troppo bene il suono di quella voce. Cominciò a tremare dalla rabbia. Lentamente si girò e vide quell'uomo a pochi passi da lui. L'istinto lo fece muovere: corse verso quell'uomo con fare minaccioso. Tentò di colpirlo con un pugno, ma questo lo trapassò completamente. Era come se fosse un fantasma.

«PERCHÉ MI FAI QUESTO!? DIMMELO!»

L'uomo non rispose. Si limitò a fissare Hero con uno sguardo duro, quasi volesse rimproverarlo.

«PERCHÉ MI GUARDI IN QUEL MODO? SONO IO CHE DOVREI ESSERE IN COLLERA CON TE... ED INFATTI LO SONO!!!»

Il ragazzo continuava a dare colpi, ma senza il benché minimo risultato.

«ERA L'UNICA COSA CHE DESIDERAVO... E TU ME L'HAI PORTATA VIA... DI NUOVO! Perché.... perché mi fai questo.... perché....»

Hero cadde sulle ginocchia, esausto. Il suo corpo trapassava proprio le gambe dell'uomo. Cominciò a sbattere i pugni a terra e a gridare. Un grido quasi disumano, che rappresentava tutta la sua disperazione.

L'uomo fece dei passi avanti e, con Hero alle sue spalle, disse: «Non era Destino»

Hero sgranò gli occhi. Aveva sentito fin troppe volte quella frase.

«Tu.... smettila di dire quella frase...»

«Mi dispiace Hero, ma è così» sentenziò l'uomo senza voltarsi.

«No... non voglio arrendermi... non questa volta...»

«Temo che sarai costretto»

«No.... non puoi decidere tu per me.... »

«L'ho appena fatto. E continuerò a farlo»

Ci fu un silenzio assordante, interrotto saltuariamente dai singhiozzi di Hero.

«È impossibile... impossibile.... impossibile....» disse il ragazzo mentre sbatteva i pugni a terra. Per la violenza dei colpi, le mani cominciarono a sanguinare. E, dopo una decina di colpi, due mani pelose fuoriuscirono dal terreno e fermarono quelle di Hero prima che colpissero nuovamente la terra.

«Ma... queste mani.... sei tu Toxic Anxiety?»

«Smettila di farti del male. Tu non hai colpe. Non puoi cambiare il corso degli eventi... ma puoi adattarti ad essi» disse una voce proveniente da sottoterra.

«Toxic ha ragione. Se continui così, finirai per autodistruggerti di nuovo. E noi non vogliamo una cosa simile». Accanto a lui c'era Emotional Mask che lo guardava con uno sguardo dolce e comprensivo, a discapito del tono di voce con cui pronunciò quelle frasi.

«Avanti, devi reagire!», Angry Anger svolazzava di fronte a lui, accanto ad Emotional Mask.

"Devi andare avanti" esortò The Knowledge dall'alto della sua saggezza.

«Ukiki ukikiiiii» gridò Mad Mad atterrando sulla spalla di Emotional Mask.

«Non siamo venuti qui per sprecare tempo. Abbiamo combattuto tutti con coraggio e determinazione, tu per primo. Purtroppo abbiamo perso. Capita... Ora non dobbiamo far altro che rimboccarci le maniche e guardare al futuro, con un bel sorriso». Il gruppetto, capitanato da The Leader e formato da Crazy Money, Magic Dream, Butcher e The Scientist, era tutto intorno al ragazzo ed annuiva a quelle parole.

«Avanti, dammi la mano. Alzati da terra ed andiamo insieme incontro al domani». Imagination era davanti a Hero, con il braccio teso verso di lui. Quest'ultimo si era calmato. Singhiozzava ancora, ma almeno aveva placato la sua rabbia. Ci fu un silenzio di qualche secondo, poi il ragazzo esclamò.

«.... Avete ragione. Devo alzarmi e smetterla di piagnucolare. Devo andare avanti. Devo vivere la mia vita. E non importa quante sfide mi riserverà il Destino, io le affronterò. E se anche non dovessi superarle, continuerò ad alzarmi ed a sorridere. E questo solamente grazie a tutti voi»

Hero guardò in faccia i presenti, regalando un meraviglioso sorriso ad ognuno di essi. Si rivolse poi all'uomo che era ancora girato di spalle.

«Beh, anche questa volta hai vinto tu... ma la prossima volta ti daremo ancora più filo da torcere!» disse Hero sorridendo. Si girò di nuovo verso gli altri e disse a gran voce: «Forza ragazzi, andiamo! Verso nuove ed incredibili avventure! Percorriamo la strada per il futuro, insieme. Non fermiamoci. Non allontaniamoci dall'obiettivo. E se anche uno di noi dovesse rimanere indietro, torneremo a prenderlo!». Quelle parole scaldarono gli animi di tutti i presenti che si lasciarono andare ad un'esultanza generale. Improvvisamente, il cammino davanti a loro venne illuminato da una luce.

«Potete ridere e considerarci dei pazzi... ma l'unica strada è quella dell'ostinazione!» disse Hero continuando a tenere un tono di voce elevato.

«Se incontriamo un muro sul nostro cammino, noi lo abbattiamo!» replicò Emotional Mask.

«Se non esiste strada, la costruiamo con queste mani!» continuò Imagination.

I tre si guardarono, poi guardarono gli altri. Tutti fecero un cenno con la testa e, insieme, gridarono

«INSOMMA... CON CHI CREDETE DI AVERE A CHE FARE?!»

L'uomo si lasciò sfuggire un sorriso.

«Ragazzi, non dimenticatelo mai... dovete credere in voi stessi! E non per la fiducia che gli altri ripongono in voi... né tanto meno per quella che voi riponete per gli altri. Dovete fidarvi della parte di voi stessi che crede in se stessa!». con quelle parole, Hero cominciò ad incamminarsi verso quella luce radiosa, con il sorriso sulle labbra, seguito da quelle persone che lui reputava le più importanti in assoluto. Era sereno e determinato. Sapeva che il Destino gli avrebbe remato contro più e più volte, ma sapeva anche che poteva affrontarlo, grazie all'aiuto dei suoi amici. Il gruppo entrò nella luce, facendo perdere pian piano le sue tracce.

A poco a poco la luce svanì, lasciando l'uomo completamente immerso nell'oscurità e nel silenzio più assoluto. Il suo abito scuro lo camuffava perfettamente, era come se nella stanza non ci fosse nessuno. Quel profondo silenzio fu interrotto dal battito di mani di quell'uomo.

«Ottima interpretazione... davvero uno spettacolo senza eguali». Mise una mano nel taschino interno della giacca e ne estrasse qualcosa. Era un frammento di cristallo purissimo, sembrava onice nero, però era più trasparente. «Poi ingannare gli altri con i tuoi sorrisi... ma non me». L'uomo si passò davanti al viso quel pezzo di cristallo. Lo osservava con immensa tristezza.

«Hai perso un pezzo abbastanza grande del tuo cuore, mio caro Hero... indubbiamente più piccolo rispetto all'ultima volta, ma comunque di una grandezza non indifferente. Ciò che mi preoccupa è il fatto che sia più scuro dell'altro... È ancora abbastanza trasparente da poterci vedere attraverso, ma la cosa non mi piace per niente. Troppa oscurità potrebbe essere un problema... dovrò andarci cauto la prossima volta»

L'uomo rimise quel frammento nel taschino interno della giacca.

«Ad ogni modo, lo conserverò con cura... fin quando giungerà il momento adatto. Solo allora potrò riconsegnartelo, insieme all'altro frammento. Ma per ora... lo spettacolo deve continuare. Anche se il tuo cuore si sta rompendo... tu continua a sorridere»

Fece una breve pausa per poi riprendere.

«Ti prometto che tutta questa sofferenza, questi falsi sorrisi, queste illusioni... verranno ripagate. Io ti prometto che potrai fare tua la vera felicità, un giorno. Devi solo avere pazienza...»

Detto questo, l'uomo sparì nel nulla, senza lasciare la benché minima traccia di sè.

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