I Never Let You Go

di Martina_Porcello
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Decisioni ***
Capitolo 2: *** Incontri ***
Capitolo 3: *** Verità ***
Capitolo 4: *** Questioni di fiducia ***
Capitolo 5: *** Avances ***
Capitolo 6: *** Tentata violenza ***



Capitolo 1
*** Decisioni ***


 
 

Capitolo 1. Decisioni.
 

<< Che significa la frase “io non mi sono iscritta al secondo anno”? Ma sei impazzita? >> strillò Caroline furiosa.
<< Caroline, per favore. Ho preso una decisione e non ho intenzione di tornare indietro. >>
<< Elena, non stai dicendo sul serio. Te ne pentirai di questa scelta, lo sai vero? Solamente l’anno scorso hai detto che era un’opportunità per conoscere meglio tuo padre e adesso ti rifiuti di andarci, al college… >>
<< Caroline come puoi rimproverarmi di questo, diamine. Ho perso il mio ragazzo e… >>
<< E abbiamo perso Bonnie. Entrambe abbiamo perso qualcuno che amavamo… ma pensi forse che diventando apatica come stai facendo risolvi tutto? Credi davvero che Damon avrebbe voluto vederti così? >>
Elena chinò la testa. Sapeva benissimo che Damon avrebbe voluto che si svagasse e che non si perdesse nelle profondità del suo dolore.
<< Io non me la sento. >>
Caroline si getto sul divano di casa Salvatore che era posizionato alle sue spalle. Era esausta di cercare di convincere l’unica vera amica che le era ancora rimasta a fianco. Tutti avevano tentato di convincerla, prima Matt, Jeremy, Alaric e anche Stefan.
Soprattutto Stefan, insieme al quale ha lottato per non morire dentro. Ma nulla da fare, non si persuadeva. Ormai Caroline aveva gettato la spugna.
<< Andrò da sola >> disse alzandosi. << Vado a preparare tutto quello che mi serve per il trasloco. Ciao Elena, ti chiamo più tardi. >>
<< Caroline, mi dispiace. Sapevo quanto ci tenessi. >> disse Elena.
<< Ci tenessimo Elena. Io, tu e Bonnie >> dicendo questo, uscì dall’enorme porta in legno scuro della residenza Salvatore.
Le due settimane successive, Caroline e Elena si parlavano molto poco, non perché la vampira bionda fosse arrabbiata con lei, ma era proprio Elena ad evitarla. Infatti, spesse volte, quando Caroline la chiamava, la bruna nemmeno le rispondeva e, se lo faceva, rifiutava lo ‘shopping time’ con lei, inventando scuse assurde.
Una volta le aveva persino detto che doveva prendersi cura di Jeremy, il quale si sentiva poco bene; la scusa di per sé non aveva nulla di strano, peccato però che quella stessa sera il piccolo Gilbert era in giro con alcuni dei suoi compagni, tra cui due ragazzi poco più che sedicenni: uno dai capelli biondo scuro e dagli occhi chiari che gli ricordavano terribilmente quelli di un ibrido che lei conosceva più che bene e il secondo dai capelli corvini e con il sorriso gioviale e spensierato.
Quando lei raccontò della scusa a Stefan, lui ne rimase pressappoco sorpreso.
La scena si svolse così: Caroline entrò a casa sua, delusa dalla bugia dell’amica, e si diresse nella cucina dove Liz e Stefan parlavano del più e del meno dato che l’argomento ‘morti’ era diventato un tabù.
Poco dopo, la madre li lasciò da soli a parlare.
<< Elena mi ha mentito. Ha inventato una scusa per cenare assieme. Aveva detto che Jeremy stesse male invece il ragazzo era in giro con amici, più in forma che mai. >>
<< Non è per niente in forma. Adesso che lui e Alaric sono tornati a vivere a casa mia a volte me lo ritrovo con gli occhi lucidi o sento che piange nel mezzo della notte. >>
<< Si ma almeno lui, come me e te, si svaga. Cambia aria. Ci prova almeno ma Elena invece, nulla. Buio pesto e… mi evita! >>
<< Evita anche me. È come se si stesse allontanando da qualsiasi cosa che gli ricorda Damon: me, te, la Whiltmore e adesso vuole pure cambiare casa. >>
<< Questa situazione mi distrugge. Che facciamo? >>
<< Non lo so. Tu che farai? Tornerai a scuola? >>
<< Sì. Ho decisamente bisogno di tornare alla normalità. E tu? Ti senti abbastanza pronto ad affrontare tutto questo da solo? >>
<< Non sono decisamente pronto a fare nulla di tutto questo ma devo farlo per Jeremy ed Elena… e te. Tranquilla ce la farò. >>
Come sempre le parole di Stefan erano lacrime di fenice per lei, la facevano stare bene.
Così due settimane dopo era pronta per il college, almeno in apparenza.

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Capitolo 2
*** Incontri ***




Capitolo 2. Incontri

 
Caroline aveva insistito ad andare alla Whiltmore senza la madre, non perché la volesse allontanare dalla sua vita in quel momento ma per il semplice fatto che, giunta in camera, sarebbe crollata e per Caroline Forbes era sicuramente più facile piangere davanti a una sconosciuta piuttosto che davanti a Liz.
Inoltre aveva già organizzato la sua giornata, una lunga giornata che prevedeva una totale e approfondita pulizia di tutta la stanza.
Così, trattenendo quelle lacrime che da tempo aveva trattenuto durante il funerale di Bonnie e durante le crisi di Elena, salì in auto con i suoi bagagli.
Il viaggio, ovviamente, fu lungo anche se il college era a solo un'ora da Mystic Falls perché la sua mente non smetteva di pensare a tutto quello che era successo l’anno prima e la radio sicuramente non aiutava.
Nonostante tutto riuscì a trattenersi fino al campus, poi alcune lacrime solitarie cominciarono a sfiorarle il viso. Le asciugò con accuratezza in modo da evitare sbavature della matita, si ricompose e prese alcuni dei suoi bagagli.
La segreteria era aperta  così, posando lo scatolone per terra, chiese alla donna dietro la scrivania di darle il programma delle lezioni e il numero della camera dove avrebbe alloggiato. Una volta finito, riprese lo scatolone e si diresse in camera. Era una singola solo per lei, così non avrebbe dovuto più preoccuparsi di possibili coinquiline. Posò quello che aveva in mano sul letto e si sedette.
Le lacrime adesso scendevano libere, ma dopo qualche minuto la sua forza d’animo l’aveva spinta ad alzarsi da quel letto e convincerla che non era il momento adatto per lasciarsi andare a quel modo. Se lo ripeteva spesso, se non sempre da quando aveva appreso la morte di Bonnie. Lei, il pilastro del gruppo, non poteva permettersi di crollare, così si fece forza ed uscì dalla camera per prendere gli altri scatoloni che erano in macchina.
Mentre andava, Caroline aveva eliminato ogni traccia di pianto dal suo viso anche se gli occhi rossi erano rimasti tali. Quando aprì lo sportello per prendere uno scatolone e la valigia si rese conto che avrebbe dovuto fare un altro viaggio per non apparire goffa.
<< Vuole una mano, signorina? >>
Caroline si accorse d avere qualcuno alle sue spalle e con un misto di sorpresa e fastidio si girò a guardare quel ragazzo moro dalla pelle scura che la guardava divertito e che le mostrava il suo bianchissimo sorriso.
<< No! >> disse la bionda rigirandosi.
<< Non credo che saresti disposta ad apparire imbranata il primo giorno di scuola e poi la tua faccia ha un'espressione che grida aiuto… >>
 Caroline sospirò.
<< D’accordo >> disse lei porgendogli lo scatolone.
<< Io sono Caroline Forbes! >> disse lei, porgendogli la mano.
<< Piacere mio, ma come vedi ho le mano occupati per potertela stringere! Che camera è la tua. >>
<< Numero 103 del dormitorio A. >>
<< Dormitorio A è quello lì giusto? >> disse lui facendo segno con lo scatolone.
<< Sì, è quello. >>
I due si diressero alla stanza 103. Il ragazzo di fermò aspettandola.
<< La porta è aperta. >>
<< No >> disse calma lei.
<< Non era una domanda! È aperta. L’hai lasciata tu aperta? >>
Caroline si fermò a riflettere. La sua espressione di tranquillità si trasformò in preoccupazione.
<< Sono sicura di no. >>
L’uomo la guardò e posò lo scatolone per terra, lontano dalla porta.
<< Rimani fuori. >>
Il ragazzo entrò nella stanza. Tutto era a soqquadro, compreso lo scatolone che aveva portato Caroline poco prima. Tutte le stanze, comprese cucina e bagno, furono controllate ma a parte il disordine non c’era nessuno.
Caroline ovviamente entrò subito dopo il ragazzo, lasciando perdere quello che le aveva detto poco prima.
<< Ed è solo il primo giorno di scuola. Cominciamo bene. >> disse lei portando dentro la sua roba.
L’uomo chiuse la porta dietro di lei e poi prese un accendino e della salvia dal giubbotto.
<< Che cosa diavolo stai facendo? >>
Lui non rispose fin quando non accese la salvia.
<< Non puoi rimanere in questa stanza. Dobbiamo… >> disse lui allarmato. Nel suo viso c’era qualcosa di misterioso e la situazione puzzava di qualcosa di nascosto o meglio che lui nascondeva.
<< OK. OK. >> disse interrompendolo << Proviamo con un'altra domanda. Chi sei e che sai di questa faccenda? Rispondi. >>
<< Dobbiamo prenderti una stanza... >>
<< Stai zitto! Mi dispiace ma a me piace giocare con le mie regole. Rispondi alle mie domande. >>
<< Allora partiamo dall’inizio. Sono Marcel Gerard e vengo da New Orleans. >>

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Capitolo 3
*** Verità ***




Capitolo 3. Verità.

Caroline spinse la valigia e lo scatolone da una parte, mettendosi a sistemare la stanza.
Appena tutto fu messo dal verso giusto si buttò sul letto.
<< Fammi indovinare: hai avuto il tempo di mettere la stanza sottosopra, fare il gentiluomo con me e tentare di difendermi da te stesso dicendomi di cambiare stanza?>> Caroline si diresse verso di lui. Gli si avvicinò terribilmente fino a farlo indietreggiare sino alla porta. Poi lo prese per il colletto del giubbotto di pelle che indossava.
<< Magari non hai trovato quello che cerchi e vuoi che te lo dia facendo l’amicone? Che cosa vuoi da Klaus? >>
Marcel la fermò appena un minuto prima di schiantarlo a terra e la allontanò dolcemente.
<< Piuttosto fantasiosa la tua storiellaa, ma non sono io quello che cerca di farti del male. Sono piuttosto un angelo custode inviato dal tuo ragazzo. >>
<< Devo ammettere che ho lavorato di fantasia. Ma dammi la prova che è stato Klaus a mandarti. E poi non è il mio ragazzo. >>
<< Non posso darti nessuna prova, mi dispiace. So solo che sei una delle poche ragazze con cui è stato, che dopo una notte di buon sesso, anche se lui l’ha definito “fare l’amore”, gli ha fatto affrontare la giornata con un sorriso enorme stampato in faccia. Quindi o sei o no la sua ragazza, per me è come se lo fossi. >>
Caroline rimase a bocca aperta.
<< Se vuoi lo chiamo e ti ci faccio parlare. >> disse lui.
<< Non se ne parla. Ti credo. Sei uno dei pochi che sa di… va bene. Chi vuole fargli del male e perchè? >>
<< I suoi genitori sono tornati e non sarò io a spiegarti perché ce l’hanno con lui. >>
<< So già il motivo… >>
<< Non è quello che conosci. >>
Caroline strabuzzò gli occhi. Klaus… che hai combinato stavolta?
<< Non fare domande. Sarà lui a risponderti quando sarà tutto finito. >>
Caroline alzò gli occhi al cielo.
<< Tutto bene? >>
<< Sì. >> la voce le tremava.
<< Non credo. >>
<< Non è proprio il momento di occuparmi degli errori di Klaus, soprattutto se ci siamo promessi di non vederci mai più e di tornare alle nostre miserabili vite l’uno senza l’altro. >>
<< Quanto credi gli possa interessare se vi siete lasciati se c’è in ballo la tua vita? >>
Caroline si sedette alla scrivania che era sotto la finestra, proprio dirimpetto alla porta e alla sinistra del letto sopra al quale c’era lo spazio per quadri o poster, mentre a destra c’erano le due porte, una del bagno e l’altro della cucina.
<< Che ordini ti ha dato? >>
<< Proteggerti >>
<< E poi? >>
<< Basta. Solo quello e vorrei che tu cambiassi stanza soggiogando qualcuno, se è necessario tutti quelli che conosci, in maniera tale che solo tu ed io conosciamo dove dormirai e studierai. >>
Caroline annuì
<< Non devo dire nulla di quello che mi hai raccontato immagino. Nemmeno al mio migliore amico? >>
<< No, a nessuno. Cos’hai? >>
<< Niente. Non mi piace stare ai domiciliari e tanto meno essere tenuta sotto controllo da quello psicopatico, pazzoide e combina guai di Klaus. Ma avere a che fare con Micheal e Esther non è facile. Anche se credo che la mano di qualcuno potrebbe servirci. Parla a Klaus di Stefan, magari acconsentirà >>. 
Ci mancava solo questa, Caroline.

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Capitolo 4
*** Questioni di fiducia ***





Capitolo 4. Questione di fiducia.

 << Non credo che acconsentirà a dire a qualcun altro quello che sta succedendo. >>
<< Almeno provaci. Ne vale della mia fiducia. >>
<< Se è solamente un fattore di fiducia, forse ho dimenticato qualcosa. Anzi l’ho decisamente fatto. Questa è per te. >>
Marcel le diede una busta di color crema fatta di una pergamena piuttosto elegante e pregiata. Nella parte posteriore una scrittura fine ed elegante disegnava una scritta: a Caroline.
Era decisamente la scrittura semplice e allo stesso tempo elegante, quasi nobile di Klaus.
Lentamente Caroline aprì la busta.
 
Cara Caroline,
so benissimo della promessa che ti ho fatto e che ho giurato di mantenere, ma sappi che sei e sarai una delle cose più preziose per me.
In quanto tale non posso permettere che qualcuno ti faccia del male, qualsiasi sia il motivo.
E se poi questo motivo si rivela essere qualcosa che mi riguarda, non posso assolutamente permettere che tu paghi per delle colpe che io stesso ho commesso.
Ti prego di accettare la protezione di Marcel perché a lui affiderei la mia stessa vita, se potessi.
Lascia che ti protegga e ti prego di fare qualsiasi cosa ti dica: so che per te non è facile lasciare che qualcuno ti tenga sotto controllo perché non sopporti essere considerata una bambina, ma in confronto a quelli che ti danno la caccia sei poco più di un moscerino, perciò se non ti fidi di lui mi sta bene ma almeno fidati di me.
Klaus
 
A lui affiderei la mia stessa vita.
<< Che vuol dire “a lui affiderei la mia stessa vita”? Cosa vi unisce? >>
<< Sei sicura di voler sapere tutta la storia? >>
Caroline annuì.
<< Se devo fidarmi, fammi almeno capire chi sei e osa hai fatto per meritarti tutto questo rispetto da parte di Klaus. >>
<< Ho condiviso un’esperienza simile alla sua. Quando lo conobbi ero il figlio di un importante uomo della città ma ero nato da una schiava e in quanto tale lo sarei diventato anche io. Suppongo che in un comunissimo libro di storia non parlino della condizione degli schiavi dell’epoca. Ti dico solamente che fu terribile. A salvarmi da quell’inferno fu Klaus: uccise mio padre e da allora lui mi è stato a fianco. Mi ha fatto da padre e, a dir la verità, è stato un ottimo padre. Ero una persona di famiglia. Questo fin quando non mi innamorai della sorella, Rebekah. Lei e Klaus erano e sono molto attaccati. Diciamo che l’ho deluso un po’, non solo perché amavo sua sorella, ma perché decidemmo di andare contro di lui se ci avesse ostacolato e l’unico modo per fermarlo era invocare Micheal. Mi sono finto morto, ho fatto in modo che venisse cacciato da New Orleans e ne sono diventato il signore. Non sono stato giusto con lui. Klaus ha conosciuto questi fatti un paio di mesi fa. Abbiamo litigato, ma dopo sono successe tante di quelle cose che non posso dirti che siamo tornati buoni amici. >>
<< Vi volete bene, in poche parole, nonostante tutto e nonostante tutti. >>
<< E’ stato un padre per me. >>
Caroline sorrise.
<< Perché sorridi? >>
<< E’ ancora in grado di perdonare. E’ un ottima cosa per Klaus. Finalmente il suo cuore comincia ad accettare i tradimenti. E’ un miracolo. >>
 
Più tardi Caroline e Marcel si diressero in segreteria. Aspettarono che un ragazzo uscisse dalla stanza per poter convincere, anzi soggiogare la donna a cambiar di stanza Caroline.
<< Una doppia, per me e lei. >>
Caroline lo guardò torvo.
Non vorrà mica convivere con me spero, pensò.
<< Gli alloggi sono prettamente maschili o femminili, non misti. È impossibile. >>
Marcel si avvicinò ancora di più alla segretaria.
<< Mi dispiace miss, ma forse non ha capito: io e lei staremo nella stessa camera, doppia. >>
<< Stabilimento F, di fronte alla Wilthmore House. Stanza 509. >>
 
Da una finestra un uomo guardava una giovane ragazza bionda discutere con un ragazzo dalla carnagione scura.
<< Stai scherzando vero? Una doppia per noi due? A tutto dovrebbe esserci un limite e tu credo l’abbia appena superato. >> sentì l’uomo con il suo superudito.
<< Ottimo lavoro, ragazzo mio. >>
<< E’ stato un gioco da ragazzi soggiogare la donna affinché gli dessero la stanza di fronte questa finestra, in fondo nessuno può soggiogare meglio di un Originale, padre. >>

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Capitolo 5
*** Avances ***


 
 
 

Capitolo 5. Avances.

<< Che significa? Non ho intenzione di averti nella stessa stanza!>> disse Caroline.
<< Bhè… devi fartene una ragione! Non intenzione di perderti d’occhio nemmeno un secondo. E poi di che hai paura, biondina? Ho secoli e secoli di età, non mi scandalizzo per un reggiseno sparso per la stanza!>>
<< Ma come ti permetti?!>>
Marcel si mise a ridere per l’espressione esagerata che si era dipinto sul volto della ragazza. << Sul serio, Caroline >> cominciò lui, seriamente, << capisco che non mi conosci e non sai che tipo di ragazzo io sia, ma Klaus si fida di me e ho promesso di proteggerti, con la mia stessa vita se fosse necessario. Non rendermi le cose difficili. >>
<< Non ho mai reso le cose facili a nessuno. Perché dovrei farlo con te?>>
<< Perché non stiamo giocando a scacchi. Non ci stiamo frequentando. Non ci stiamo prendendo una vacanza. Sei in pericolo. >>
<< So badare a me stessa. >>
<< Se così fosse non mi avrebbero inviato qui, Caroline. >>
<< E’ solo possessività quella di Klaus. Nient’altro. >>
<< E la serata di sesso bollente? Era possessività e passione o passione e altro? >>
<< Sei inopportuno… e poi non sono affari tuoi. >>
<< Non lo sono, ma Klaus aveva un sorriso enorme quando è tornato da Mistic Falls e non credo fosse stato solo del buon sesso. >>
Caroline lo fissò. E se avesse ragione? Cosa provava Caroline per Klaus, dopo quello che era successo l’ultima volta?
È stato solo buon sesso, Caroline? Sei sicura?
Marcel e Caroline ebbero questa discussione camminando verso il dormitorio.
<< Apro io la porta. >> Caroline diede la chiave a Marcel.
<< Che bella sorpresa. Immagino sia per te. >>
Marcel si scansò dalla porta e Caroline poté vedere il mazzo di rose sul letto.
Klaus, pensò. Dopo aver chiuso la porta Caroline andò a vedere di che si tratta ma non c’era nessun biglietto.
Strano, Klaus lascia sempre biglietti.
La bionda guarda il ragazzo.
<< Non c’è il biglietto. Se non è di Klaus di chi è? >> disse lei.
<< Perché non dovrebbe essere di Klaus? È l’unico a sapere dove ti trovi. Magari voleva farti una sorpresa. >>
<< Lui lascia sempre biglietti. >>
Marcel la guardò e si avvicinò alla finestra per vedere fuori.
 
<< Cosa faremo con Marcel? >>
<< Lascia stare quell’idiota, figlio. Non riuscirà a difendere quella donna e questo gli costerà la vita. Fidati. >>
<< E la ragazza? >>
<< Oh, la ragazza la pagherà… però è carina, non è vero? Peccato che ha sbagliato a scegliere un codardo come persona da amare. Non sa con che genere di mostro ha a che fare. Peggio per lei. >>


 

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Capitolo 6
*** Tentata violenza ***


Capitolo 6. Tentata violenza.
 
<< Hai idea di chi possa essere? >> le chiede Marcel.
La biondina lo guardò per un secondo che le sembrò interminabile. << Nessuna idea. >>
<< Non c’era nessuno che guardava questa stanza per vedere come avessi reagito. Strano. In strada non c’era nessuno, nemmeno qualcuno che desse l’impressione di aver lasciato un regalino per te. Tutte le luci del dormitorio di fronte sono spente e non vedo nessuno alla finestra. >> disse lui con fare protettivo.
Dopo minuti di silenzio… << Che cosa è successo a New Orleans? >>
<< Non sarò io a parlartene. >>
<< Tu me ne parler… >>
<< E’ fuori discussione! Vado a perlustrare la zona. Non muoverti. >> disse Marcel, chiudendo il discorso.
Quando qualche ora dopo Marcel tornò in camera, Caroline non c’era.
Dove diavolo si è cacciata?
Prese il cellulare e compose il numero della ragazza.
<< Ti avevo detto di rimanere in stanza. >>
<< Su Marcel, non prendertela tanto. Una giovane ragazza deve pur divertirsi un po’. >> disse un uomo all’altro capo del telefono.
<< Oh… non è per niente un piacere risentirti. Spero tu stia bene, almeno tuo figlio avrà il piacere di uccidere un uomo in salute piuttosto che moribondo. >>
<< Mio figlio… >> rise << Per adesso ho da fare con la sua puttana. E non starò a sentire blaterare uno schiavetto come te al solo scopo di prendere tempo per venirmi a cercare. Porta i miei più sinceri saluti a quel bastardo. >> e riattaccò.
 
Quando Caroline riaprì gli occhi riuscì a vedere solo buio e a sentire solo silenzio.
Provò a muoversi ma si ritrovò bloccata per i polsi e le caviglie.
<< Scusa, tesoro. Fanno male? >> rise << perché è quello che voglio! >>
<< Che vuoi? >> disse lei.
<< Che voglio? In realtà molte cose… cominciamo con questo. >> quando l’uomo sfiorò la sua gamba sinistra, Caroline capì: dove erano i suoi vestiti?
<< Oh, perdonami. Dimenticavo. >> si sentì rumore d’acqua, come se qualcuno intingesse qualcosa. Dopo di che una mano torno a sfiorarla e stavolta… bruciava. << Verbena. >> disse. Caroline non poté fare altro se non gridare dal dolore e più lo faceva e più tentava di divincolarsi, ma il dolore era troppo.
<< Non sforzarti, tesoro. Non ti sentirà nessuno e sarà solo una lunghissima giornata. >>
 
Il cellulare squillò. << Marcel. >>
<< Klaus. L’ha presa. Lui ha preso Caroline. >>
 Klaus chiuse la chiamata e uscì dalla casa di New Orleans. Era diretto alla Whiltmore.
 
Caroline urlò ancora ed ancora.
<< Lasciami. Smettila. Non toccarmi! No! >> Piangeva.
<< Allora, Caroline… come hai potuto scegliere mio figlio. Eppure mi sembravi una ragazza apposto. Scegliere un bastardo. Non immaginavo che lui potesse tenere ad una persona più di se stesso eppure tu… >>
<< Padre >> entrò nella stanza. Uno spiraglio di luce illuminò lo spazio dinnanzi alla porta.
<< Sì Finn? >> l’uomo si girò verso lo spiraglio.
<< Finn? Finn? >> gridò appena prima di vederlo accasciarsi a terra. Dietro di lui le figure di due uomini.
<< Piacere rivederti Mikael! Ti preferivo da morto, tuttavia. >> un uomo corpulento dai capelli biondi avanzò a passo sicuro nella stanza. Inoltrandosi accese la luce nella stanza. Caroline poté vedersi quasi completamente nuda. Cosa aveva in mente Mikael? Violentarla e torturarla?
<< Non azzardare a fare un passo. Allontanati da lei. >>
<< Che patetico che sei. Esattamente come il sangue del tuo sangue che ho allevato per te. Non ti lascerò salvarla, ti ucciderò esattamente come l’ultima volta. Il tuo cuore non batterà ancora a lungo. Piuttosto mi stupisce come mai Ester ti abbia portato in vita. Cercava di convincere quel bastardo facendo leva su di te, Ansel? >>
<< Forse la tua bocca comincia a emettere parole inutili alle mie orecchie. Non baratterò la vita di quella ragazza e tanto meno la vita di mio figlio. Mio… tuo non lo è mai stato. Sarebbe stato meglio crescesse con me che un mostro come te. >>
<< Tuo figlio è un abominio de… >> Mikeal cacciò un urlo. Il ragazzo che era dietro Ansel, a cui nessuno aveva prestato attenzione, sparò una pallottola di legno alla gamba di Mikeal.
Caroline conosceva quel ragazzo. Lo aveva visto con Jeremy, il biondino che gli ricordava Klaus. Sparò un altro colpo.
<< Padre. >> disse a Mikeal. << Se permetti, Ansel, la ragazza è appesa ad un filo ed è distratta dal dolore. Non me ne frega molto della vostra faida. Se vuoi vendicarti fa pure, ma non resterò a guardare. L’ultima volta sono rimasto ucciso dai tuoi… >>
<< Ho avuto ragione, Henrik. Se non fosse stato per quel bastardo, tu saresti vivo. >>
<< Quel bastardo è mio fratello e la scelta di andare al campo non è stata solo sua. Lui è sangue del mio sangue e non smetterò di amarlo perché tu sei solo un figlio di puttana. Non ti considero mio padre dopo quello che hai fatto a Nik. >>
Si allontanò da Mikeal, accasciato al lato del letto in cui Care era legata. << Andiamo. >> disse il ragazzo, liberandola. La coprì e la prese in braccio. La ragazza era salva.

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