L'abito fa il Signore Oscuro (The clothing maketh the Dark One).

di SwanFangirl
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2. Cattivi si diventa... con l'allenamento. ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3. La bancarella del Vero Amore. ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Capitolo 1.

“Emma!”. Snow slanciò le proprie braccia attorno ad Emma, singhiozzando rumorosamente e confusamente. “Sei tornata. E non sei cattiva. Sono così felice”.

Emma si sentì mancare il respiro quando David si aggiunse all’abbraccio. E poi la piccola quantità di ossigeno che le era rimasto le fu portato via dal forte tanfo di rum e di sporco pirata. Uncino aveva chiaramente dimenticato la propria igiene personale senza lei a ricordargliene l’esistenza.

Emma si sentì umiliata. Un abbraccio di gruppo con i suoi genitori ed il suo pirata non era in cima alla lista delle cose da fare. Lei aveva obiettivi ben più importanti da raggiungere, come impadronirsi di Storybrooke, e poi del mondo intero. Strinse gli occhi in modo maligno e si liberò dalla stretta.

Snow si avvicinò a lei, uno sguardo preoccupato sul volto. “Emma, tesoro. Hai qualcosa in un occhio?”.

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Regina fu svegliata da strani rumori provenienti dalla cucina. All’inizio pensò che fosse Henry; aveva cominciato a mangiare tanto negli ultimi tempi, per via della crescita che stava attraversando velocemente. Aspettò un paio di minuti di sentire il familiare suono di passi sulle scale e nel corridoio. Quando ciò non si verificò, si mise addosso una vestaglia e camminò in punta di piedi fino alla porta della camera di Henry. Poggiandoci l’orecchio, sentì il leggero rumore del suo russare. Scese al piano di sotto, determinata a scoprire chi fosse abbastanza stupido da intrufolarsi nella casa dell’ex Regina Cattiva, e preparò la propria magia mentre camminava. Si appiattì contro il muro adiacente alla cucina, pronta a tendere un’imboscata all’intruso.

Intanto che faceva ciò, sentì una voce. “Hey, Regina. Puoi uscire adesso”.

Lei entrò in cucina, e la scena si fece chiara ai suoi occhi. “Emma? Sono le due del mattino. Che diavolo stai facendo qui?”.

Emma borbottò qualcosa che Regina non comprese appieno.

“Scusa, puoi ripetere?”.

“Stavo cercando un’ispirazione. Nessuno mi prende sul serio. Snow continua a ripetere quanto sia felice che il potere del Signore Oscuro non mi abbia contaminata”. Emma sbatté i tacchi sul bancone della cucina, sembrando proprio un’adolescente imbronciato agli occhi di Regina. “Perché nessuno crede che io sia cattiva?”.

“Oh, io credo che tu sia cattiva, Emma. Sei seduta sul bancone della mia cucina, mangiando la mia scorta segreta di cioccolato Valrhona*”. L’espressione di Regina assunse un rossore di crescente indignazione. “Ed è il mio Armagnac*del 1963 quello che stai sorseggiando dalla bottiglia come una ragazzina in vacanza estiva?”.

Emma fece spallucce e controllò la marca sulla bottiglia.

“Almeno abbi la decenza di versarlo lentamente in un bicchiere. A 300 dollari a bottiglia, deve almeno deve essere assaporato”. Regina sfilò la bottiglia dalle mani di Emma e ne versò una certa quantità in ognuno dei due bicchieri che aveva tirato fuori dalla credenza. Se doveva proprio tollerare quella conversazione, per lo meno ne avrebbe tratto qualcosa di buono.

Con la bocca piena di cioccolato, Emma borbottò: “Non è giusto. Nessuno ci crede che sono cattiva. Io sono il Signore Oscuro, accidenti. Sai, grande e diabolico e spaventoso. Uccisore di eserciti. Colui che rovescia i sovrani dai troni. Rapitore di bambini. Mangiatore di cuori. Eccetera”.

“Hai fatto davvero una di queste cose?”.

Emma si accigliò. “Beh, no. Non ancora. Mi sto solo scaldando per adesso. Mi sto preparando. Non puoi semplicemente uscire e decidere di correre a una maratona. Ti devi preparare per certe cose come una maratona di cinque miglia. Al momento la profetizzata Salvatrice sta preparando qualcosa di cattivo”. Fece una brutta smorfia. “Vorrei veramente che ci fosse un’app per l’iPhone per questo. Renderebbe le cose molto più semplici”.

“Hai fatto qualcosa di veramente cattivo fino ad ora?”.

Emma si fece pensierosa. Cominciò a contare sulle proprie dita, e Regina alzò gli occhi al cielo per l’impazienza. “Se devi pensarci su così tanto, allora probabilmente la risposta è no”.

“No, aspetta. Ho fatto ballare ‘Thriller’ alle fate nel bel mezzo della strada principale per tre ore”.

“Spassoso, ma non veramente cattivo”.

“Ho trasformato Uncino in un gatto”.

“Lo definirei un servizio pubblico. Almeno adesso si laverà più di una volta all’anno”.

“L’ho addestrato a cacciare uccellini e a lasciarli di fronte alla porta dell’appartamento di Biancaneve”.

Regina scoppiò a ridere in modo a dir poco indecoroso. Ma solo perché lei e Snow avevano fatto pace, non significava che non poteva divertirsi ad immaginare l’espressione sul volto di Biancaneve quando avrebbe visto i cadaveri dei suoi amichetti volanti. “Questo è un piccolo passo avanti. Ma non convincerai proprio nessuno in questo modo”.

Le spalle di Emma si afflosciarono. “Okay, quindi ho ancora da imparare. Come ho detto, bisogna saper camminare prima di correre. Ma c’è un pugnale veramente spaventoso con il mio nome sopra. Sicuramente questo conterà qualcosa”.

Regina sospirò. “E va bene. Sono i vestiti. Nessuno crederà che sei cattiva, se indossi vestiti di flanella. Al massimo penseranno che sei una taglialegna o una lesbica. In quel caso, le tre persone a Storybrooke che hanno votato contro il matrimonio egualitario potrebbero pensare che sei cattiva, ma per il resto…”. Regina scrollò le spalle.

Emma mise il broncio e Regina si schiaffeggiò mentalmente per cercare di rimuovere l’idea che si stava stabilendo nella sua mente. Il Signore Oscuro era in effetti abbastanza carino in maniera inconcludente.

“E’ solo che non è giusto. Insomma, tu sei essenzialmente buona adesso, ma la gente è ancora abbastanza terrorizzata da te”.

Regina poggiò una mano confortante sulla coscia di Emma. “Ascolta, cara. Se questo è veramente importante per te, posso aiutarti”. Fece ondeggiare una mano, e un biglietto comparve tra le sue dita. Lo porse ad Emma. “Questo è il numero dal mio stilista. Lui ti sistemerà”.

“Grazie”. Emma afferrò Regina per le spalle e la baciò con passione sulle labbra. Proprio quando Regina cominciava ad apprezzare il bacio, Emma scomparve, lasciando Regina completamente insoddisfatta. Questa sì che è cattiveria.

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Regina fu svegliata per la seconda notte di fila, questa volta dall’esageratamente entusiasta Signore Oscuro, che stava saltellando su e giù ai piedi del suo letto.

“Regina! Regina! Ha funzionato! Snow mi ha vista ed è scoppiata a piangere!”.

Regina si avvicinò ed accese la lampada. La prima cosa che notò furono i capelli di Emma. Biondo platino. Ugh. Adesso capiva perché Biancaneve fosse scoppiata in lacrime. Avrebbe dovuto chiamare Vincenzo e dargli almeno dei suggerimenti per evitare quell’assurdo travestimento. O forse lui stava perdendo il suo tocco, perché sembrava che Emma fosse letteralmente appena uscita da qualche pagina di un romanzo di Anne Rice*. Era passato del tempo da quando aveva richiesto i suoi servizi. Ora che ci pensava, c’era stata quella volta, nella Foresta Incantata, che l’aveva convinta a farsi una coda di cavallo laterale.

Emma le stava ancora rimbalzando intorno, e Regina sospirò con esasperazione. “Sul serio, tesoro? Non potevi aspettare domani mattina?”.

Emma scosse la testa. “No, non potevo. Perché io sono cattiva. E questo significa che non seguo le regole”. Pronunciò quest’ultima parte con tutto l’orgoglio e la convinzione di un bambino di otto anni che recita i nomi dei pianeti del Sistema Solare.

“Ma certo, mia cara”. Regina sospirò e si distese nuovamente, portandosi le coperte fino al mento. Forse se avesse ignorato il Signore Oscuro, questi sarebbe andato da qualche altra parte.

“Quindi che ne pensi?”. Emma si mise drammaticamente in posa ai piedi del letto di Regina, mostrando lo stretto impermeabile nero che stava indossando.

“Molto cattiva, tesoro”. Represse una risata quando Emma inciampò, chiaramente non abituata all’altezza dei tacchi. Era importante restare incoraggiante. “Il collare è davvero diabolico”.

In qualche modo, Emma riuscì a rimettersi in piedi dopo l’incidente, con quel poco che restava della sua dignità. Gattonò furtivamente sul letto, fino ad arrivare all’altezza del viso di Regina. “Sai cos’altro ha di perfido questo impermeabile?”.

“No”. Il suo respiro si mozzò, e poté sentire il proprio cuore battere più velocemente contro il petto. Anche con una tinta pessima, Regina continuava a trovare Emma pericolosamente attraente.

Soppresse un brivido mentre Emma si fece più vicina e sussurrò al suo orecchio: “Non indosso niente sotto”.

Proprio quando il suo cervello ebbe elaborato l’affermazione di Emma, il Signore Oscuro scomparve. Regina sentì un accenno di umidità all’angolo del proprio occhio. Era così fiera. Questa era una manovra da almeno cintura arancione di cattiveria.

Sì, di certo era fiera, ma era anche frustrata. Non possedeva il pugnale, ma era dannatamente decisa a provarci comunque. “Emma Swan. Signore Oscuro. Invoco il tuo perfido fondoschiena, ora”.

Un momento dopo, Emma riapparve nella stessa identica posizione in cui si trovava prima di scomparire, ma senza l’impermeabile addosso.

Regina sorrise.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2. Cattivi si diventa... con l'allenamento. ***


Regina diede un pugno al materasso, frustrata. Questa era la terza volta in una settimana che Emma scompariva proprio mentre Regina era sul punto di raggiungere l’orgasmo. Aveva fatto quella cosa incredibile con la lingua e Regina aveva sentito il piacere aumentare, e aumentare, e poi più niente. Le ultime due volte Emma era ricomparsa un minuto dopo e aveva posto fine alle sue sofferenze, ma questa volta sembrava che ci stesse mettendo molto di più.

Regina non era nota per la sua pazienza, e, dopo che furono passati un paio di minuti, allungò una mano, determinata a terminare il lavoro da sola. Solo che, quando provò a toccarsi, non ci riuscì. La sua mano si era fermata, e, in nessun modo, riuscì a produrre un contatto. Raggiunse il vibratore sul suo comodino, con lo stesso identico risultato. Emma Swan aveva scagliato un sortilegio sulla sua vagina.

“EMMA SWAN! Giuro che se il tuo culo oscuro non riappare subito…”. Lasciò la minaccia incompleta; aveva imparato che l’immaginazione era molto più terrificante di qualsiasi cosa potesse inventarsi. Un momento dopo, Emma ricomparve alla punta del letto, sogghignante mentre stringeva un pezzo di carta, apparentemente non preoccupata riguardo la prospettiva della furia di Regina.

Guardò la mano di Regina (e il vibratore), bloccata nello spazio, e scosse la testa. “Io non avevo finito”.

“Neanche io, è questo il problema” ringhiò Regina.

Emma fece un sorrisetto. “Ti direi che mi dispiace, ma non posso. Sono in addestramento, e i cattivi non si scusano mai, lo sai”.

“Fidati, Emma, se provi a farlo un’altra volta, ti scuserai”.

Emma si illuminò, fiera di sé. “Questa manovra mi ha conferito 400 punti, abbastanza per arrivare al livello successivo”. Sventolò il foglio davanti agli occhi di Regina. C’era un’immagine in pixel di un trofeo ed un pugnale che sembravano usciti da Microsoft Clip Art del 1993. C’erano anche un paio di righe scritte in cui lesse: “Nuovo Obiettivo Oscuro Raggiunto: Negatrice di Orgasmi”.

Regina incenerì il certificato con una piccolissima palla di fuoco, complimentandosi con se stessa per l’autocontrollo dimostrato nell’incendiare solo il certificato. Nella lingua inglese non esisteva una parola che potesse esprimere il livello di frustrazione che aveva raggiunto.

Emma si imbronciò. “Perché l’hai fatto?”.

Regina ignorò la domanda. Aveva altre cose, ben più importanti, per la testa. “Emma, giuro che se non finisci ciò che hai cominciato, io troverò un modo per ucciderti, immortale o meno”.

Distesa più avanti sul letto, Emma stava perdendo tempo con il suo cellulare, irritando ancora di più Regina. Non è che lei fosse la creatura più coccolona che esisteva, ma le sarebbe piaciuto godersi un po’ di coccole post-sesso. Invece, per i passati minuti, Emma non aveva fatto altro che ignorare fermamente i suoi tentativi di abbracciarla.

“Capisco che sei cattiva, Emma, ma questo è semplicemente scortese”. Mosse la mano, e il cellulare volò via dalla mano di Emma fino ad arrivare alla sua.

“Hey! Stavo facendo una cosa”. Emma provò a riprendersi il telefono, ma Regina lo tenne fuori dalla sua portata.

Guardò lo schermo ed inarcò le sopracciglia. “Oh mio Dio. Hai veramente trovato un’app?”.

“No”. Dal tono, Emma sembrava delusa. “Ho cercato per un’eternità, ma apparentemente è un mercato piuttosto di nicchia”. Scrollò le spalle. “Così ho chiesto ad Henry di crearne una per me”.

“Hai fatto inventare a nostro figlio un’app che include categorie come ‘Negatrice di Orgasmi’? A che stavi pensando?”. Emma non era proprio una cima in quanto a buon senso, ma questo? Regina era realmente sorpresa.

Emma la guardò come se fosse lenta a capire, e Regina si fece più tesa. “Certo che no. Lui ha solo creato il frame. Io ho sviluppato le categorie”.

“E come hai deciso le categorie di Obiettivi Oscuri?”. Regina era curiosa, perché Emma non era andata a chiederle qualche idea, e, per quanto ne sapeva, lei era l’unico Mentore Oscuro di Emma.

“Ho fatto un gruppo d’indagine”. Emma sembrò compiaciuta. “Ho acquisito punti per questo perché le ricerche di mercato sono abbastanza da cattivo. Ho servito panini con cetrioli sottaceto e Fluff*come rinfresco, il che è stato praticamente la combinazione più disgustosa che mi venisse in mente. Ho ottenuto dei punti bonus perché due persone hanno dovuto lasciare la stanza per vomitare. E poi li ho trattenuti abbastanza da far correre i parchimetri. Multe ovunque”. Ghignò orgogliosamente. “Sto assolutamente spaccando in questa roba da cattivi”.

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Regina, Emma ed Henry erano nel bel mezzo di un pranzo insieme al Granny’s. Il look malefico aveva certamente fatto il suo lavoro, perché solo un quarto degli occupanti del diner aveva guardato male Regina, mentre i restanti tre quarti avevano adocchiato Emma con sospetto. C’era stato un tempo in cui tutti avrebbero guardato di traverso lei, e la metà di essi sarebbe corsa a casa, si sarebbe chiusa dentro e avrebbe perfino sbarrato le finestre. Ah, i bei vecchi tempi.

Al tavolo vicino, una coppia di nani stavano discutendo riguardo ‘Il Trono di Spade’. Il servizio Internet di Storybrooke era appena stato perfezionato abbastanza da rendere lo streaming una realtà, e metà della popolazione sembrava essere risucchiata a guardare la tv, o a parlarne incessantemente.

Regina notò la cattiveria brillare negli occhi di Emma, e le prestò attenzione mentre si aggiungeva al tavolo, accanto a Brontolo.

“Ned Stark muore, sai. Alla fine della prima stagione. Joffrey infilza la sua testa in una picca, e tutto. E poi nella seconda stagione…”.

“Noooo. Non mi lascerò ingannare dalla tua lingua malvagia e bugiarda. Vattene via, Signore Oscuro”.

Brontolo si coprì le orecchie con le mani e cominciò ad urlare con forza per non avvertire la voce del Signore Oscuro. Uscì dal diner, ed Emma ritornò al suo posto, ghignando. Diede il cinque ad Henry mentre si sedeva di nuovo. Poi tirò fuori il proprio telefono e scrisse qualcosa, prima di sbattere il proprio pugno, eccitata. “Sì! Spoiler Master, 100 punti!”.

Regina roteò gli occhi. “Quali altre azioni terribili hai commesso di recente?”.

“Ho premuto tutti i pulsanti di un ascensore e sono scesa al primo piano”. Emma alzò la mano, ed Henry le diede il cinque di nuovo.

“Bel lavoro, Mamma Oscura!”.

Emma ci pensò su per un momento. “Ho scambiato tra loro i contenuti di tutte le tinture per capelli in farmacia”.

“Sei stata tu? Ci sono volute ore e un bel po’ di magia per aggiustare i miei capelli. Avevano delle strisce arancioni”.

Onestamente, Regina cominciava a trovare estenuante tutta quella storia del Signore Oscuro, ma Emma sembrava più felice di quanto non fosse stata da molto tempo. Finalmente libera dall’onere delle aspettative, si stava apparentemente godendo la sua appena trovata libertà. E dopotutto, Regina non poteva proprio incolparla per questo.

“Tu ti tingi i capelli?”. Emma sembrò genuinamente sorpresa, e Regina si sistemò un momento, finché non ricordò perché doveva tingersi i capelli.

“Beh, no, finché tu non sei arrivata a Storybrooke”. Quattro capelli bianchi. Uno per ogni anno di stress che Emma le aveva causato.

Emma riprese il suo cellulare. “Fantastico! Ladra di Giovinezza, 200 punti”.

Poco dopo, Emma si diresse verso un altro tavolo, avendo localizzato un’altra opportunità di cattive azioni.

“Allora, sembra che ti piaccia Emma come Oscuro. Avete fatto squadra con gli addestramenti e le app”. Regina non riusciva a non sentirsi gelosa. Quando lei era cattiva, Henry non voleva nemmeno stare con lei.

Henry fece spallucce. “Sto solo cercando di essere di supporto, mamma. Mi sento veramente in colpa per come ti ho trattata quando eri ancora cattiva, e non voglio commettere di nuovo lo stesso errore”.

Regina sentì un sorriso nascere sul proprio volto. “Sono così fiera di te, Henry”.

La sua voce si abbassò fino ad arrivare ad un bisbiglio. “Ma sul serio, mamma. È orribile. Non ho mangiato vegetali negli ultimi cinque giorni, se non conti le patatine fritte”. Si mise in posa sul proprio posto, ricordando vagamente una di quelle che Ema si stava allenando a fare. “Perché i cattivi non mangiano le verdure. Abbiamo mangiato degli hamburger senza lattuga per cena ieri sera. La sera prima abbiamo mangiato dei panini al bacon senza pane e con extra bacon. Era piuttosto forte all’inizio, ma adesso sono preoccupato per la mia salute: mi verrà un tumore all’intestino. E lei continua a darmi dei sandwich ai sottaceti per pranzo”.

Henry aveva un’espressione di pura angoscia, così triste che Regina poté sentire il proprio cuore spezzarsi. “Oh, il mio povero caro”.

Lui continuò. “Sono così stanco, mamma. Lei continua a farmi stare sveglio per giocare ai videogames con lei, perché i cattivi non hanno l’ora della nanna. Mi sono addormentato in classe ieri. E lei mi ha bruciato i compiti, e sono finito in detenzione perché la mia professoressa ha creduto che mentissi quando le ho detto che il Signore Oscuro ha distrutto i miei compiti”.

Lui notò che Emma lo guardava, e fece una smorfia che sembrava più un ghigno che un sorriso, mentre alzava entrambi i pollici in su. Quando fu evidente che Emma non lo stava guardando più, si voltò verso Regina. “Mamma, non so quanto ancora potrò andare avanti così”.

Regina era stata paziente con Emma e tutta quella storia di imparare ad essere cattivi, ma se ciò si ripercuoteva su suo figlio, beh, non poteva più stare seduta a guardare. Doveva fare qualcosa.

Mentre parlavano, Granny era emersa da dietro il bancone, balestra alla mano. I clienti nel locale si divisero come il Mar Rosso appena lei si fece avanti verso Emma, nella sua posa più malvagia. Regina si accigliò. Non poteva finire che male.

Granny puntò la balestra al petto di Emma. “Signore Oscuro, puoi smetterla di molestare i miei clienti. E, mentre fai questo, puoi sistemare il tuo conto. Quattrocento settantadue dollari e ventitré centesimi. Mi aspetto che tu paghi entro domani”.

Emma scomparve per un momento, poi riapparve sopra il bancone, in posa. “I cattivi non pagano i debiti”.

“Questo è troppo, Signore Oscuro. Sei bandita da qui”. Granny usò la balestra. La freccia passò nello spazio che Emma occupava un momento prima.

Regina ed Henry si guardarono a vicenda e parlarono all’unisono. “Dobbiamo aggiustarla”.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3. La bancarella del Vero Amore. ***


Regina aveva sperato che sarebbe stato possibile frenare gli impulsi di malvagità di Emma, e per un periodo era sembrato che amore, supporto e attenzione fossero abbastanza. Ma poi Emma aveva dirottato l’unica stazione radio di Storybrooke, trasmettendo le canzoni dei Nickelback per quarantotto ore di fila, fino a quando non erano riusciti a demolire la torre di trasmissione. Era stata un’enorme perdita per la città, e in quel momento Regina aveva finalmente compreso la complessità della depravazione di cui l’Oscuro era capace. Nessuno poteva dirsi al sicuro finché il Signore Oscuro camminava per le strade libero e fuori controllo, e Regina si era trovata nell’inusuale posizione di essere avvicinata da cittadini imploranti che la supplicavano di salvare la città. E così si era preparata a cercare Merlino per trovare una cura.

Merlino aveva dimostrato di essere relativamente inutile, ma le aveva suggerito di consultare un antico testo che avrebbe potuto contenere dettagli riguardanti una cura. La ricerca che ne risultò era stata lunga ed ardua, e Regina avvertiva un senso di imparagonabile esaurimento sia fisico che spirituale. Le era mancato disperatamente Henry, e perfino quella perfida idiota della sua fidanzata –se poteva veramente chiamarla in quel modo. La verità era che non avevano mai discusso riguardo che cosa erano loro due, e, durante i lunghi mesi del suo viaggio tra i reami e nel tempo, si era perfino chiesta se sarebbe rimasto qualcosa della Emma che conosceva quando lei sarebbe tornata a casa. E c’erano delle volte in cui si chiedeva anche se il successo della sua impresa avrebbe assicurato che restasse qualcosa di Emma per lei, se era solo l’oscurità che aveva permesso ad Emma di sfidare le aspettative nello stare con l’ex Regina Cattiva.

Ma adesso lei era di nuovo a Storybrooke e non poteva più scappare dalla verità. Aveva la cura: una pozione composta al crine della coda di un unicorno, la piuma di un grifone, il petalo di un fiore che sbocciava solo una volta all’anno durante la luna piena e poteva essere trovato solamente sulla cima di una montagna sorvegliata da un drago di ghiaccio a tre teste, uno dei baffi di Markiz Scottish Fold*, due lacrime versate da Kristin Bell dopo aver visto un bradipo e una singola mollica dal bellissimo e leggendario cinnamon roll*. Nemmeno l’oscurità suprema poteva resistere a tanta bontà e purezza.

Si diresse verso il loft dei Charming, e sentì come un balsamo sul suo cuore stanco alla vista del figlio. Henry sorrise e, singhiozzando “mamma”, la racchiuse in un abbraccio. Era ormai più alto di lei –lei doveva quasi stare sulle punte per poggiare il mento sulla sua spalla- e Regina si domandò cos’altro si fosse persa nell’arco di tempo in cui era mancata.

Dopo un po’ guardò oltre, cercando Emma.

“Dov’è Emma?”.

Henry fece spallucce. “L’ultima volta che ho controllato, era nel suo covo malvagio”.

“Covo malvagio?”. Regina inarcò le sopracciglia, incredula.

“Sì. Covo malvagio”. Henry rilasciò un sospiro, a corto di pazienza.

Regina seguì Henry nell’appartamento, e non poté non notare l’elaborato fortino di cuscini nel bel mezzo della casa. Lei sperò seriamente che facesse parte di qualche gioco con il piccolo Neal, ma, conoscendo Emma, c’erano poche possibilità che questo non fosse ciò che sospettava. “Questo è…”.

Henry alzò gli occhi al cielo. “Sì. Questo è il covo malvagio di mamma”.

Regina scostò la porta improvvisata che, fu molto scontenta di sapere, era stata fatta con uno delle sue lenzuola in cotone egiziano a 1200 fili. Il fortino era vuoto, se non per un assortimento casuale di action figures. Prese Capitan America e Hulk, che erano legati insieme, e li fissò interrogativamente. Guardò poi Henry, che alzò le spalle.

“Le piace mettere in scena i suoi piani prima di attuarli. Dice che i cattivi non sono mai impreparati”.

Regina si chiese se non fosse troppo tardi, se l’oscurità non si fosse irrimediabilmente radicata in Emma. “Ora sì che sono preoccupata. Normalmente Emma riesce a pianificare a malapena di mettere calze e scarpe nel giusto ordine. Henry, cos’è successo da quando sono andata via?”.

“Tante cose orribili. Impiegherei troppo tempo a spiegartele tutte”. Scosse la testa, grave. Regina era preoccupata che suo figlio avesse visto troppe cose e fosse stato costretto a crescere troppo velocemente.

“E com’è Emma?”.

Lui si strinse nelle spalle. “Cattiva. È arrivata al livello sette del suo programma di addestramento malvagio un paio di settimane fa ed ha cercato di formulare un nuovo motto da cattiva per festeggiare. Il meglio che è riuscita a fare era: un cigno può spezzarti un braccio, ma un cigno nero può spezzarti il cuore”.

Regina si strinse in se stessa. “Ti prego, dimmi che non ha scelto questa”.

“No. L’ho convinta a non farlo”. Sorrise cupamente. “Sarebbe potuta andare peggio. Quella originale era: un cigno può spezzarti un braccio, ma un cigno nero può spezzartele entrambe. Per fortuna, quella ha fallito sul palco del gruppo di discussione”.

“Vedo che ha ancora il dono della parola come suo padre” Regina disse aridamente. “Avevo pensato che i secoli di malvagità che occupano il suo cervello avrebbero migliorato le cose in qualche modo, ma a quanto pare no”.

Henry si illuminò un po’. “La sua risata malvagia sta diventando abbastanza buona, in realtà. Insomma, deve ancora prendere un paio di pastiglie al giorno, ma va meglio, sai. Ho visto uno dei nani scappare via da lei spaventato l’altro giorno”.

“Allora dov’è adesso?”. Regina era ansiosa di provare la cura al più presto.

Henry alzò le spalle. Non sono sicuro, ma credo che la nonna abbia pianificato qualcosa di grande oggi nel centro della città. C’è stata molta confusione da quando sei andata via”.

__________________

Regina aggrottò le sopracciglia mentre si avvicinavano alla strada principale. “È la mia Mercedes quella parcheggiata lì?”.

“Uhm, sì. Emma ha iniziato a guidarla dopo che te ne sei andata. Vincenzo ha detto che aveva bisogno di un mezzo di trasporto appropriato ad un cattivo se voleva essere presa sul serio”.

Mentre si avvicinava, si rese conto che le sue targhe erano state sostituite con delle targhe personalizzate. Alzò gli occhi al cielo. DARK1. Incredibilmente creativa. Poi notò l’orrenda aerografia sul cofano e involucri di cibo sul sedile posteriore. Sentì di stare per piangere. La sua bellissima, immacolata auto era rimasta vittima dell’oscurità. Indicò l’aerografia e si voltò verso Henry. “Cos’è questo?”.

“È il logo della mamma. Vincenzo ha detto alla mamma di accrescere il suo marchio visivo, perciò lei ha assunto un graphic designer per svilupparne uno”.

Regina realizzò di aver visto quel simbolo su vari edifici in città, mentre si avvicinavano alla strada principale. “E perché è su metà degli edifici che abbiamo superato?”.

“Fa parte del suo piano principale di trasformare Storybrooke in Swantown”.

Quando arrivarono al centro della città, Regina pensò tra sé e sé che tutti a Storybrooke avrebbero dovuto rifiutarsi di accettare ciò. Regina vide la scena di fronte a sé e scosse la testa. Non poteva credere che Snow avesse veramente fatto questo. Insomma, poteva, ma non voleva farlo.

Andò incontro a Snow, che stava tenendo un microfono, in piedi sotto un’insegna. “Stai prostituendo tua figlia? Davvero, Snow? Veramente elegante da parte tua”.

Snow riuscì a ignorare completamente l’acidità di Regina. Il suo viso si illuminò e lei attirò Regina in un abbraccio piuttosto indesiderato. Regina riuscì ad abbracciarla a sua volta, ma non poté controllare il tremolio che colpì la sua guancia sinistra.

“Regina, sei tornata” mormorò Snow. “Questo significa…”.

Liberata dall’abbraccio, Regina fece un passo indietro e incrociò le braccia. “Lo spero, ma non lo sapremo finché non l’avrò provato”. Indicò l’insegna e poi Emma. “Spiegami”.

“Sei stata via per tanto tempo, e noi dovevamo provare a fare qualcosa. I primi due tentativi con Killian non hanno funzionato, così abbiamo pensato di espandere la cosa all’intera città”. Regina non poté non notare i segni di esaurimento sul volto di Snow e provò compassione per un momento, nonostante non fosse d’accordo con i suoi metodi.

Regina superò una lunga fila di cittadini e raggiunse il posto in cui Emma era seduta e si stava pulendo le unghie con un pugnale dall’aria pericolosa, un’espressione di totale e assoluta noia occupava il suo volto.

“Lo sai che essere cattivi non ti preclude di fare la manicure”.

Emma alzò lo sguardo lentamente, tracciando con gli occhi un tortuoso sentiero lungo il corpo di Regina, uno sguardo che Regina riconobbe viste le varie volte in cui l’aveva usato su altre persone. “Ho fatto le mie ricerche. Mi conferisce un’aria di pericolo e imprevedibilità”. Lanciò il pugnale in aria, cercando goffamente di afferrarlo e finendo invece per tagliarsi il pollice. Nonostante l’incidente, Emma continuò a guardarla con quel fascino sconcertante, prima di saltare in piedi e gettare le braccia al collo di Regina.

Era strano sentirsi così piccola e troppo informale accanto ad Emma; era come se si fossero scambiate i costumi. Gli stivali bassi e robusti di Regina e quelli con l’alto e precario tacco davano ad Emma un vantaggio significativo in termini di altezza, che Regina scoprì di non disprezzare. Aveva speso tutto il primo anno di Emma a Storybrooke torturandosi indossando i tacchi più alti che possedesse, solo per assicurarsi quel vantaggio di due centimetri. Ma anche essere più bassa aveva i suoi vantaggi; tra le altre cose, la sua nuova prospettiva le permetteva di apprezzare completamente l’impressionante Evil Cleavage* che Emma stava sfoggiando. Questo sì che era uno dei migliori lavori di Vincenzo, rifletté Regina.

“Hey, aspetta il tuo turno. C’è una fila e tu l’hai appena saltata”. Regina sentì una mano sul proprio braccio, e si voltò, oltraggiata nel trovare Uncino in piedi dietro di sé.

“Toglimi la mano di dosso, sporco pirata!”. Lui non lo fece, e Regina preparò una palla di fuoco.

Emma alzò gli occhi al cielo. “Hai già fallito due volte, Killian. I cattivi non hanno tempo per l’incompetenza”.

Regina cercò di soffocare il pensiero che chi ha la casa di vetro non dovrebbero gettare pietre contro quelle degli altri. Ma Emma l’aveva detto con un’ironia così inconsapevole che Regina non riuscì a distruggere quell’illusione.

“Sì, ho fallito”. Lui agitò le sopracciglia suggestivamente. “Ma ho realizzato che il mio approccio era sbagliato, perché chi ha detto che il Bacio di Vero Amore deve essere sulla bocca?”.

“Che schifo”. Emma mosse una mano e la bocca di Uncino scomparve. “Oh, bene. A quanto pare sei squalificato”.

Regina era colpita, suo malgrado. La cattiveria e il tempismo comico di Emma erano certamente migliorati durante la sua assenza. “Pensavo che lo avessi trasformato in un gatto”.

Emma fece spallucce. “Biancaneve alla fine l’ha scoperto che il randagio rognoso con tre zampe a cui aveva dato da mangiare per mesi era Uncino. Mi ha ordinato di farlo tornare come prima. Ma basta parlare di Uncino”. Sorrise, e per un momento a Regina ricordò la donna che Emma era prima. “Allora, immagino che tu sia qui per provare a curarmi. Per tua informazione, se tu fallisci, ti concederò di sicuro più di tre tentativi”.

Regina non ebbe l’opportunità di ribattere, perché Emma la stava già baciando e tutto ciò che riusciva a pensare era che le era mancato questo. Si permise di godersi il momento quanto più poteva, finché ancora poteva. La cura avrebbe funzionato ed Emma avrebbe ricordato chi fosse e chi fosse Regina. Sarebbe ritornata a uscire con persone socialmente accettabili, come pirati sterminatori e ladri viaggiatori tra mondi e scimmie volanti.

Emma ruppe il bacio e sogghignò. “Ancora cattiva. Ho appena pensato a un fantastico piano per conquistare il mondo con un esercito di velociraptor. Vuoi farne parte?”.

Regina sorrise e scosse la testa. “Mi stavo solo riscaldando. Fammi provare di nuovo”. Questa volta, mentre la bocca di Emma incontrava la sua, Regina non esitò e tirò fuori la fiala di pozione, rovesciandola sulla testa di Emma. E funzionò. Lo seppe senza doverlo vedere, senza dover chiedere. Lo seppe nell’istante in cui le labbra di Emma si fecero da decise a esitanti. Si tirò indietro, e poté leggere la confusione e l’incertezza sul viso di Emma.

“Regina?”.

Regina sorrise lievemente e fece un passo indietro, scomparendo nella folla mentre Emma veniva inghiottita dai suoi felici familiari, amici e sostenitori.

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Regina guardò di sbieco l’orologio sul comodino, assonnata. Erano passate le due e c’erano dei suoni strani provenienti dal piano di sotto. Sospirò pesantemente. Erano passati mesi da quando aveva dormito nel proprio letto l’ultima volta ed era seriamente irritata per essere stata svegliata prima del previsto. Scese le scale e seguì il rumore fino alla cucina. Entrò, scoprendo Emma Swan appollaiata sul bancone della sua cucina a mangiare il gelato direttamente dalla vaschetta. Emma Swan, che appariva ancora cupamente invitante, vestita di pantaloni in pelle ed un corsetto.

“Non eri alla festa questa sera” disse Emma, con occhi e parole languidi, che fecero pensare a Regina che lei fosse ubriaca.

“Mi conosci. Non mi piacciono le feste”. Davvero non le piacevano, e l’idea di partecipare a questa era ancora meno allettante.

“Nemmeno a me, e mi piacciono ancora meno se tu non ci sei”.

Regina aggrottò le sopracciglia. Era sicura di non aver sentito bene, a meno che… “Ero certa che la cura avesse funzionato. Ma…”. Indicò l’outfit di Emma.

Emma alzò le spalle. “Infatti. È che non ho altro da indossare. Vincenzo mi aveva fatto bruciare tutti i miei vecchi vestiti. Devo fare shopping domani, ma per stanotte o questo o i vestiti di mia madre”. Emma rabbrividì. “Ho commesso crimini inspiegabili, ma di certo nessuno così terribile da meritare il guardaroba di mia madre”.

In effetti quella sarebbe stata una punizione crudele e inusuale, rifletté Regina. Nessuno meritava di essere costretto a indossare maglioni di lana color pastello. “Allora che fai qui, Emma?”.

Emma studiò intensamente il cucchiaio che stava rigirando nella vaschetta mentre parlava. “Mangio il gelato. Mi nascondo dai miei. Scopro se mi parli ancora”. Emma alzò gli occhi mentre diceva l’ultima parte, catturando quelli di Regina. “So di aver combinato molti casini e mi dispiace”.

Regina sentì un piccolo tralcio di speranza sbocciare nel suo petto. Accorciò lo spazio tra di loro, mantenendo però una distanza di sicurezza. “Certo che ti parlo ancora”.

“Anche dopo quello che ho fatto alla tua macchina?”.

Regina sospirò. “Avrà bisogno di tanto amore, ma starà bene”.

“E, visto che sei dell’umore, probabilmente dovrei dirti che ho inondato il tuo bagno cercando di formare un esercito di calamari psichici geneticamente modificati nella tua vasca da bagno –faceva parte del mio ingegnoso piano di controllo mentale”.

“Ti perdonerò anche questa, a una condizione”.

“Dimmi. Qualsiasi cosa” disse Emma, con tono colmo di sincerità. Scese dal bancone e prese le mani di Regina nelle proprie.

Regina seppe in quel momento che sarebbe andato tutto bene. Sorrise e disse: “Per favore, puoi tenere questi pantaloni?”.

Ciao a tutti, scusate se non ho detto nulla nei capitoli precedenti ma non volevo annoiarvi con le mie chiacchiere. Detto questo, è stato bello tradurre questa mini-storia per voi e vi ringrazio per i commenti positivi e per aver letto questi tre capitoli!

Non so se tornerò a scrivere o tradurre molto presto, ma vi saluto e ringrazio ancora.

A presto (forse)

Swan

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