Shivers of life - Attimi

di Arwen297
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Tuono Blu 2 ***
Capitolo 2: *** Gyne Eye ***
Capitolo 3: *** Sleep ***
Capitolo 4: *** Realize ***



Capitolo 1
*** Tuono Blu 2 ***


No​te dell'autrice: Buona sera a tutti! Questa è una one-shot nata come seguito di un'altra scritta da una mia amica pubblicata sul sito in una raccolta che potete trovare a questo link. Spero che vi divertiate a leggere come io mi sono divertita a scriverla. Buona lettura!

 



Tuono blu 2

Idea di Arwen297 – Personaggi di Naoko Takeuchi

 

 

Haruka era seduta sul divano della sala con il portatile sulle gambe, Hotaru sdraiata accanto a lei si era addormentata ormai da un'oretta.

Michiru era andata a riposare dopo una giornata stressante.

Lei non riusciva a dormire.

La bambina le aveva fatto leggere su internet un racconto ai suoi occhi innocente, a giudicare dalle risate anche divertente.

Per Tenou era al limite dell'incubo.

La protagonista della storia, per altro molto simile a lei, si era trovata durante i giorni del ciclo a dover fronteggiare il circuito di gara con dei problemi anche gravi, la moto graffiata e imbrattata con danni importanti al circuito della benzina e la macchina lasciata poco prima per controllare la moto, un pò distante da questa, con parabrezza rotto e vari graffiti.

Al solo pensiero le saliva la paura di trovarsi i suoi amati mezzi di trasporto ridotti all'inutilizzabile entro il mattino dopo.

«E' solo un racconto». Mormorò sbuffando cercando di non svegliare la piccola. «E se non fosse così?». Chiese nuovamente a se stessa, col sudore alla fronte. «Se fosse un presagio?». Scosse la testa per far uscire quelle assurdità dalla sua mente.

Però poteva essere.

Però poteva accadere.

Però avrebbe potuto trovare l'automobile distrutta il mattino dopo.

Quella sera, infatti, presa dalla stanchezza non l'aveva lasciata al sicuro nel suo box.

Andare a chiuderla o lasciarla esattamente dove era in quel momento? In balia delle minacce esterne, indifesa, una facile preda per chiunque la sua amata bambina.

E non doveva dire a Michiru del "bambina" altrimenti, offesa dal paragone con la sua automobile, l'avrebbe mandata in bianco per un mese. Due mesi se fosse venuta a conoscenza di tutte le paranoie che si stava facendo solo, a detta della violinista, per un auto.

Si alzò dal divano il più lentamente possibile per non svegliare Hotaru, riuscita nel suo intento si diresse, facendo il minor rumore possibile, verso la porta di ingresso accanto alla quale erano appese a un quadro tutte le loro chiavi.

Comprese quelle della sua bambina e di sua sorella a due ruote.

Si, era senz'altro meglio così. Metterla a riparo per quella notte.

Anche se era un atteggiamento da pazza.

Anche se non sarebbe successo assolutamente nulla in ogni caso.

Anche se la sua macchina non sarebbe stata toccata.

Lei doveva in qualche modo assicurarsi che non le succedesse niente, altrimenti avrebbe ridotto in briciole chiunque fosse stato per caso ripreso dal sistema di sorveglianza installato intorno alla villa in cui abitavano ormai da qualche anno.

«Puttana troia! Se le è successo qualcosa, qualcuno smetterà di esistere entro la nottata». Brontolò mentre chiudeva molto piano la porta d'ingresso per trovarsi nel giardino. La macchina era parcheggiata fuori su ordine di Michiru che non voleva che si rovinasse il prato tanto curato.

O dentro al box o fuori davanti allo stesso.

Sull'erba era vietato, aveva anche provato a barattare la posizione con la compagna nel tentativo di convincerla a metterla davanti, più comoda rispetto all'ingresso principale. Scontato dire che miss Kaiou non aveva ceduto a niente, nemmeno a una sessione tra le lenzuola: il prato all'inglese per quella cosa, come l'aveva chiamata lei, a quattro ruote era off-limits.

«Donne». Borbottò sottovoce ripensando alla discussione avuta molto tempo prima.

Raggiunse la sua piccola poco distante e aprì lo sportello del lato guidatore, si sedette e infilò la chiave nel cruscotto cercando di non schiacciare troppo sull'acceleratore per non svegliare la compagna ed evitare così discussioni che non avrebbe sicuramente capito.

Aprì con il telecomando il garage dove era custodita la moto in attesa di essere usata, per vari impegni non aveva più potuto sfrecciare tra le vie cittadine, doveva rimediare al più presto.

Distratta e sovrapensiero a causa della stanchezza a fine di una giornata che era stata al quanto pesante, non si rese conto che era vicina, troppo vicina alla moto.

Bastò una svista e un ritardo nel premere il freno che successe l'enevitabile: colpì la due ruote con il muso della macchina facendola andare a scontrare contro un armadietto dove Michiru era solita riporre alcuni pennelli, barattoli e colori di riserva.

Vide quest'ultimo sbilanciarsi pericolosamente a causa del colpo preso vicino alla base, i suoi occhi verdi si spalancarono terrorizzati nel vederlo cadere dritto sul cofano della sua macchina con un toffo sordo e metallico.

Rimase qualche istante a osservare ciò che aveva davanti agli occhi senza riuscire a muoversi ne a battere ciglio.

«Puttana la troia di tua madre». Esplose nel silenzio. «Armadietto del cazzo proprio in garage. Pennelli e cose inutili, ecco a cosa hanno portato. Vaffanculo, no ma vaffanculo.. seriamente!!». Aprì lo sportello troppo forte e lo scontrò contro il muro facendo un segno nella carrozzeria. «Ma bisogna essere proprio coglioni. Cristo Dio!». Chiuse più forte del normale il mezzo.

Poi si diresse verso la parte anteriore della macchina, afferrò l'armadietto e lo sollevò per constatare il danno.

«Armadietto del cazzo e io che ho accettato di tenerti qui nel mio mondo». Ripensò a quando la violinista le aveva chiesto il favore. «Tu te ne vai fuori dai coglioni e Michiru sta volta non dovrà proferir parola». Un alone di energia la circondò per la rabbia, sarebbe esplosa pr...

I suoi pensieri si azzerarono immediatamente nel vedere il cofano piegato ma, sopratutto, con un orripilante colore rosa glitterato sparso sopra.

Il barattolo di quella tinta orrenda era letteralmente esploso sulla sua carrozzeria facendola sembrare la macchina di Hello Kitty.

Respirò profondamente nel tentativo di ritrovare la calma per non far esplodere il giardino e la loro abitazione, tentativo che fu presto vano costringendola a uscire per l'accumulo di energia spropositato.

Fece appena in tempo a raggiungere il prato all'inglese tanto amato dalla sua compagna che le partì un tuono e si ritrovò in pochi secondi nel bel mezzo di un cratere fumante.

«Fan culo prato del cazzo». Si diresse furente verso l'abitazione, avrebbe cacciato Michiru giù dal letto nel giro di mezzo secondo non appena raggiunta la camera da letto. E non gliene fregava nulla se era stanca e voleva dormire.

Aprì la porta della villa e la vide scendere assonnata ma allarmata per il boato di poco prima.

«Amore, cosa succede?». Si sentì chiedere.

Un respiro profondo, respira prima di rispondere.

Mantieni la calma. Non peggiorare la situazione.

«Quel cazzo di armadietto che tu hai voluto mettere in garage è appena caduto sul cofano della mia macchina. Armadio di merda!! Poi proprio la tinta rosa glitterata devi usare? Che ne so, un blu oltremare, un rosso..troppa merda. Devi fare la pittrice strana». Sbottò. «I colori normali ti fanno schifo».

Si sentì gli occhi di Michiru puntati addosso nel silenzio, volse a sua volta i suoi occhi verso di lei prima di vederla volgerli al cielo.

«La macchina la puoi riparare, ci si mette poco e i soldi non sono un problema». La sentì dire con le braccia incrociate al petto.

«Ma sei proprio una donna che non capisci!». Sbottò a sentire quelle parole. «Il punto è che il tuo fottuto armadietto è caduto sulla mia macchina, quel coso nel mio garage deve smettere di esistere!!!». Esclamò ancora. Poi la vide avvicinarsi verso di lei, diretta in giardino, sgranò gli occhi e sbiancò al pensiero della reazione della guerriera di Nettuno nel vedere cosa ne restava del suo fottuto prato.

Si volse verso la porta di casa quasi gelando. E attese la reazione che non sarebbe tardata ad arrivare. Sentì chiara l'energia della violinista scomporsi.

«Haruka». Il tono non prometteva nulla di buono, doveva stare molto attenta alle prossime mosse.

«Si amore». Cercò di essere il più amorevole possibile, deglutì.

«Dammi solo un motivo, uno solo, per non lanciarti addosso un Maremoto di Nettuno». Si girò verso la bionda con gli occhi che lanciavano fulmini.

«Perchè mi ami e non puoi stare senza di me». Disse convinta.

Un bagliore azzurro investì l'appartamento come un fulmine, Tenou si ritrovò dall'altra parte della stanza.

Quella storia le aveva portato proprio sfiga.

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Capitolo 2
*** Gyne Eye ***


Note dell'autrice: Questa one-shot era in cantiere da mesi, è molto corta ma spero sia uscita bene perché io mi sono divertita tantissimo a scriverla. Vi auguro buona lettura.

Gyne Eye
Personaggi di Naoko Takeuchi – Idea di Arwen297
 
 
A cena, il giorno prima.
 
«Ho prenotato la visita dalla ginecologa». La voce di Michiru ruppe improvvisamente il silenzio.
Ad Haruka andò di traverso ciò che stava mangiando. Ginecologa? Si limitò a fissarla in attesa che l'altra continuasse a parlare.
 «Per domani pomeriggio alle due». Continuò, il suo viso per vederne le reazioni, non gradiva mai quando prenotava quel tipo di visita.
«Ed era proprio necessario andare da una donna?». Chiese, che qualcun’altra potesse toccarla oltre a lei le dava parecchio noia, non che con un uomo sarebbe stata contenta. Anzi! Forse ancora peggio.
«E' sempre la stessa Haruka, ogni volta fai sempre le stesse scene. Ma non ti deve preoccupare, lo fa per lavoro, sa quello che fa». Cercò di mediare.
«Cosa significa che lo fa per lavoro e sa quello che fa? Perché io non so fare? Eppure stanotte a letto non mi sembravi dello stesso parere». Si, era gelosa! E lo era parecchio.
«Intendevo che ha studiato per fare la professione che fa, per lei è un lavoro e basta. Ne vedrà mille al giorno, figurati se si fissa con la mia, su! Non essere gelosa». Amava quando faceva la gelosa, ma con la Ginecologa proprio no! Era un'assurdità!
«Si fisserà con te!». Commentò prima di bere, poi si alzò innervosita per andare in sala e accendere la tv.
Mentre si muoveva sentì chiaro lo sguardo della guerriera di Nettuno sulla sua schiena, probabilmente era rimasta basita dalla reazione. Forse esagerata ma non poteva farci niente, pensarla in ambulatorio a gambe aperte davanti a un'altra le faceva andare il sangue al cervello.
Si! Anche se era una dottoressa con una Laurea.
 
***
 
Erano già le sedici del pomeriggio e Michiru non era ancora rientrata, Haruka era distesa sul divano piuttosto nervosa. Possibile che in due ore non avesse ancora finito la visita? Possibile che non fosse ancora tornata a casa? Cosa stava combinando?
Nella sua mente si formarono visioni ben poco caste con la sua compagna di squadra piacevolmente coinvolta dalla dottoressa.
Cazzo Haruka! Contieniti. Non essere così gelosa.
 
Poco servivano i rimproveri mentali che volgeva a se stessa, quelle immagini albergavano nella sua mente dal momento esatto in cui l'altra le aveva scritto che era il suo turno.
Da quel momento non l'aveva più sentita, escludeva che le fosse successo qualcosa..se ne sarebbe sicuramente accorta: soprattutto se l’avessero attaccata. Invece il vento e il suo istinto non le dicevano nulla in tal senso.
L’immagine della dottoressa che baciava la violinista le passò nella mente.
 
Fan culo Haruka!
 
Il braccio destro andò a coprirle gli occhi mentre era distesa sul divano, la televisione accesa a bassissimo volume, faceva da colonna sonora ai suoi pensieri.
Ora la professionista dedicava le attenzioni al seno di Michiru che, senza particolari sensi di colpa, accettava di buon grado quel tipo di visita.
 
Porca puttana, devo tenere a bada il mio cervello!
 
Le sembrò quasi di sentire il respiro interrotto della donna con cui condivideva la vita da anni, mentre si muoveva sotto il tocco della dottoressa.
Probabilmente non era nemmeno più sul lettino, ma comodamente in terra.
 
Io a quella la faccio fuori!! La mia Michiru…non la deve proprio toccare!
 
Nella sua mente la ginecologa era ora beatamente abbandonata tra le gambe della violinista beatamente intenta a ricevere quel servizio professionale inaspettato.
Sentì chiaramente pruderle le mani a quel pensiero: questa storia delle visite dalla ginecologa doveva finire, era chiarissimo. Non poteva reggere ancora una cosa del genere.
Alzò leggermente il braccio per controllare l’ora sullo schermo del cellulare.
Due ore e mezza.
Due ore e mezza.
 
Come minimo se l’è presa due volte. Ma la sistemo appena ho occasione, alla prossima visita è matematico che non andrà da sola da quella.
 
La voce di Michiru al culmine del piacere le rimbombò nella mente. Poteva solo lei ridurla in quello stato.
Solo lei poteva farle perdere la ragione così, non altre!
Non l’avrebbe passata liscia, non gliene fregava un cazzo se aveva una laurea ed era il suo lavoro.
«Non è che se hai la laurea allora puoi far godere le don..». Il suo brontolio fu interrotto dal rumore della porta di casa che si apriva, era tornata dunque. La sentì appoggiare qualcosa sul mobile dell’ingresso e i suoi passi avvicinarsi al divano.
«Ciao amore». La sentì salutare.
«Ciao amore un cazzo, perché ci hai messo tutto sto tempo? Cosa ci hai fatto in quell‘ambulatorio». Brontolò senza alzarsi, rimanendo nascosta dietro la spalliera del divano.
Michiru fissò il punto da cui provenne la risposta perplessa. Perché le stava rispondendo così? Sta a vedere che…
«Ruka… non mi dire che sei ancora gelosa!». Le disse, cercando di rimanere il più seria possibile per quella risposta così acida.
«Ah..non so, dimmelo tu! Forza! Due ore e mezza per una cazzo di visita, dimmi che cosa dovrei pensare…dimmi se è normale! Te l’avrà guardata proprio bene». Quando se ne usciva con quel tono, come se fosse una cosa anormale esserlo, la irritava ancora di più.
«Amore ma…». La sentì muoversi dietro di lei, ad occhio e croce per tornare vicino all’ingresso, alle sue orecchie giunse un rumore di un sacchetto mosso.
La sentì avvicinarsi nuovamente a lei, questa volta la vide comparire nel suo campo visivo con la coda dell’occhio.
No, non avrebbe ceduto, non subito..
«Amore mio, sono andata a prenderti queste… so che ti piacciono tanto, lo sai che la pasticceria che li fa è dall’altra parte della città rispetto allo studio della dottoressa». Un vassoio dei suoi pasticcini preferiti le comparve sotto il naso.
 
Haruka, sei proprio una cogliona, lasciatelo dire!

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Capitolo 3
*** Sleep ***


Questa drubble nasce da un elenco di prompt che ho pubblicato sulla mia pagina FB, a disposizione dei lettori, per ora ne sono stati scelti quattro. Di cui ho scritto già la seconda. Per me che scrivo sempre parecchio contenermi nelle 100 canoniche parole è una sfida. Ma per ora ci sono riuscita. Vi auguro Buona Lettura.


Sleep

 

Stavamo parlando nel buio interrotto dal chiarore della Luna.

E ti sei addormentata su di me, Haruka.
Posso sentire il battito del tuo cuore che segue il mio.

I nostri corpi a contatto, la nostra pelle ancora che si sfiora.

Il tuo profumo che si mischia al mio creandone uno nuovo. Unico.

I miei occhi si posano sul tuo viso a poca distanza, sereno.

Un espressione angelica circondata da qualche ciocca bionda spettinata.

Sono l'unica ad avere questo privilegio, l'unica a cui concedi di guardarti dormire indifesa.

È proprio in questo momento che smetto di possederti e inizio ad amarti.

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Capitolo 4
*** Realize ***


Realize


«Michiru, sta ferma!».

Il mio sguardo pieno di sgomento guarda per l'ultima volta Eujial prima di posarsi su di te.

Mentre mille proiettili colpiscono il tuo corpo di sirena.

La nostra avversaria cambia ora bersaglio, volgendo lo sguardo su di te.

Vedo l'arma appoggiarsi sul tuo petto.

Un bagliore si espande dalla tua schiena, il cristallo del cuore appare.

Trasformandosi in quello che riconosco come uno dei talismani che stiamo cercando.

No! Non è possibile. Non può essere questo il nostro destino.

Mentre il tuo corpo tocca inerme il pavimento gelido.

In questo istante realizzo di amarti.

Ma, ormai, è tardi.

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