Of Gods and men
Finn era rimasto sveglio ad attendere il ritorno di Raven al villaggio. Sapeva che spesso lei non riusciva a dormire la notte ed andava a gironzolare fra le case silenziosa quanto un fantasma ma non si era mai, neanche una volta, allontanata nel buio e soprattutto a cavallo.
Nonostante le parole rassicuranti di Octavia, Clarke non riusciva più a darsi pace. Era passato ormai troppo tempo dalla partenza di Bellamy con quella ragazza. Perché ci stavano mettendo così tanto? Sbuffò. L'accampamento era ormai quasi del tutto addormentato se non fosse stato per quei pochi che erano rimasti di pattuglia.
Bellamy era stato chiaro al riguardo: niente più trasformazioni. Dovevano imparare a gestire i loro istinti.
Raven scese da cavallo che stava sbuffando e scalpitando. Per tutto il tragitto aveva cercato di stare di fronte a quell'enorme lupo che però non le aveva dato tregua.
"Se avessi corso un po' di più quel cavallo sarebbe morto di crepacuore." la prese in giro Bellamy dopo aver riassunto la sua forma umana. Si guardò intorno: nella radura si sentiva ancora un forte odore di sangue, non era stato prudente andare fino a lì ma per lo meno non era finito in una trappola. Raven gli si era avvicinata con passo felpato e silenzioso tanto che, se Bellamy non l'avesse vista con la coda dell'occhio, probabilmente si sarebbe preso uno spavento.
La ragazza lo stava osservando nel buio, i suoi occhi si erano già abituati alla scarsità di luce, cercava la traccia di qualsiasi emozione nel viso di lui ma ogni volta che provava a catturare lo sguardo del ragazzo questo spostava velocemente gli occhi da un'altra parte. Le sembrava di giocare al gatto e al topo.
Il suo viso era fiocamente illuminato dalla luna, la pelle ambrata era chiazzata da lentiggini che gli davano un'aria da bambino ed erano in forte contrasto con le labbra sottili distese in una linea retta e gli occhi neri e pensierosi.
Si accorse che l'aveva fissato per troppo tempo quando i loro sguardi si incrociarono finalmente. Lui era accigliato, si stava chiedendo perchè diamine fosse lì in primo luogo e perchè diamine quella lo stesse osservando come se fosse un qualche animale raro.
"Quindi...?" azzardò Bellamy aspettandosi che la ragazza si decidesse finalmente a parlare, Raven aveva passato tutto il tragitto a cavallo a pensare a cosa dirgli ma adesso tutte le idee le sembravano così banali.
"Quindi..." si schiarì la voce per poi continuare il discorso: "Mi stavo chiedendo che hai intenzione di fare con il branco di Marcus, loro sono qui da tanto tempo, questa è la loro casa. Non puoi portarli via!"
"Quello che il branco di Marcus farà non è affar mio." rispose seccato l'altro. Bellamy voleva andarsene da lì, quel posto e quella gente non gli apparteneva. Si erano arresi a lui e l'avevano accettato come nuovo alpha ma non per questo lo amavano anzi... Per tutta quella notte il ragazzo aveva sentito i loro sguardi pieni di astio trapassargli la schiena e bruciare sulla nuca.
Raven rimase a bocca aperta: che razza di idiota irresponsabile era mai questo?
"Non puoi fare così!" protestò guadagnandosi immediatamente un'occhiataccia: "Voglio dire, se li abbandonerai loro che faranno?"
"Si troveranno un altro alpha." parlò con calma l'altro già stanco di quella conversazione.
"E come? Massacrandosi fra di loro? Non ti è bastata la morte di Marcus e quindi li vuoi far uccidere fra di loro?"
Bellamy si alterò un po' a quelle parole, cercò di rispondere a tono ma le parole gli morirono in bocca. Raven capì di averlo punto sul vivo, proprio dove gli faceva più male e in quel momento capì due cose sul conto di Bellamy: non era un assassino ma uccideva per la sua sopravvivenza e per quella del SUO branco ed era più fragile di quanto credeva lui e chiunque lo circondasse.
"I lupi hanno bisogno di noi e noi abbiamo bisogno dei lupi, se loro se ne vanno con te o se si ammazzano a vicenda il mio villaggio sarà spacciato. Se diventa alpha qualcuno che era contrario alla nostra alleanza allora moriremo ancor prima di rendercene conto." adesso nella sua voce non c'era più niente di accusatorio; aveva parlato come se quello fosse un dato di fatto, una cosa risaputa a tutti.
Si guardarono negli occhi: il metamorfo era rimasto ancora una volta senza parole, ma in fondo cosa poteva dirle?
Un ruggito squarciò l'aria e Raven fece un balzo all'indietro per la paura, le teste di entrambi scattarono nella stessa direzione e i due videro una grossa lince scattare in avanti nella loro direzione. Raven barcollò per un attimo prima di finire a terra schiacciata dal peso dell'animale. I suoi artigli affilati le si erano piantati nella carne tenera delle spalle facendola immediatamente sanguinare, non riuscì nemmeno a urlare che l'animale fu spinto via da una forza sovrumana dal suo corpo.
La lince rotolò per terra ma si rimise immediatamente in piedi ruggendo ancora una volta, Bellamy non fece in tempo a trasformarsi che questa aveva già preso la rincorsa nella loro direzione pronta ad atterrare anche lui.
Il ragazzo cadde a terra sbattendo con forza la testa, il grosso felino alzò una zampa enorme e gli graffiò una guancia. Bellamy gemette per il dolore mentre la pelle gli si apriva e il sangue gli copriva il viso. Raven intanto era riuscita ad alzarsi in piedi ed aveva raccolto una piccola pietra da terra, la scagliò contro l'animale colpendolo sul muso. Questo ringhiò arrabbiato e spostò l'attenzione sulla ragazza che fece altri passi indietro per distanziarsi dal predatore.
La lince balzò giù dal corpo di Bellamy con eleganza, i suoi occhi gialli erano fissi su Raven ma non ebbe il tempo di fiondarsi su di lei che delle enormi zanne le morsero il fianco. Cadde a terra per il dolore e subito dopo una zampa nera le tagliò la gola segnando la sua fine.
Raven finalmente respirò. Aveva il cuore in gola e sentiva le tempie pulsare.
"Stai bene?" le chiese Bellamy ma la sua voce bassa e roca le arrivava ovattata alle orecchie, il ragazzo le porse una mano perfettamente umana che lei prese e strinse nella propria.
"L'odore del sangue di Kane deve aver attirato la lince fino a qua." spiegò il ragazzo e lei annuì appena non riuscendo a collegare bene quello che le stava dicendo: "Dobbiamo andarcene prima che arrivi qualche altro predatore."
"Il mio cavallo..."
"E' scappato, avrà preso paura." ipotizzò lui. Raven stava tremando come una foglia, l'adrenalina le stava ancora circolando nelle vene e l'odore dolce che stava emanando riempì i polmoni di Bellamy facendolo sospirare.
"Andiamo." disse dopo un po' di tempo lei lasciando la sua mano per potersi incamminare nella direzione del villaggio, era ancora stordita da tutti gli avvenimenti di quella notte e ora voleva solo tornare a casa sua e stare un po' in pace.
"Se hai intenzione di camminare sappi che arriveremo al villaggio quando il sole sarà sorto." Bellamy si mise le mani sui fianchi accennando a un piccolo sorriso. Gli umani lo divertivano molto, non ne conosceva tanti ma sapeva i loro modi di fare e quanto la paura li rendesse instabili.
"Hai qualche idea migliore?" lo aggredì lei voltando la testa nella sua direzione. Il sorriso che il metamorfo aveva stampato in faccia era uno di quelli di chi la sa lunga su qualcosa ma semplicemente non vuole parlare.
"A dire il vero si, grazie per avermelo chiesto..." dalla sua voce il sarcasmo traboccava come l'acqua da una fontana.
Raven sbuffò: "Sentiamo." gli disse. Aveva notato che uno dei graffi della lince era già risanato sulla sua guancia, il secondo stava guarendo mentre il terzo sanguinava ancora molto. Si chiese se gli faceva male. Si ricordò che anche lei stava perdendo sangue ma non sentiva molto il dolore, probabilmente il suo corpo era ancora troppo carico di energia.
Bellamy riprese le sue sembianze da lupo e alla ragazza servì qualche istante per capire ciò che aveva in mente.
"Stai scherzando, vero?" gli chiese inarcando un sopracciglio, lui le si era avvicinato senza fare rumore ed ora era di fianco a lei e la guardava aspettando che si desse una mossa.
"Ma guarda te che mi tocca fare, come pensi che mi reggerò?" aggiunse mentre saliva in sella alla grossa bestia. Il suo pelo era più morbido e soffice di quanto si era immaginata e la sua corporatura grossa e muscolosa rendeva comoda la zona in cui era seduta.
Cacciò un urlo quando il lupo scattò in avanti iniziando a correre e dovette abbassarsi a circondargli il collo con le braccia per non essere sbalzata all'indietro. Non si accorse nemmeno che stava ridendo.
Stavano correndo alla velocità della luce, Raven sentiva il fischio del vento nelle orecchie e vedeva gli alberi sfrecciarle di fianco talmente in fretta che sembrava non ci fossero. Affondò il viso nel pelo morbido di Bellamy sentendo che aveva lo stesso profumo della foresta. Era selvaggio e rassicurante allo stesso tempo.
La ragazza rise ancora una volta stretta all'animale. Bellamy si chiese se anche gli altri umani si estasiassero in questa maniera per una semplice corsa ma accantonò quel pensiero quando notò che il cielo si era ormai schiarito molto e l'alba si apprestava a sorgere.
Arrivarono alle porte del villaggio alle prime luci della mattina. Quella notte nessun lupo aveva fatto da guardia ai confini.
Raven scese dal dorso del lupo ancora elettrizzata dalla corsa che avevano fatto, questo riprese le sue sembianze umane e si passò una mano fra i capelli.
"Se volevi cavalcarmi potevi chiederlo subito." la prese in giro lui non riuscendo comunque a trattenere un piccolo sorriso di fronte alla sua espressione radiosa. Le sue ferite erano completamente risanate e la guancia era solo sporca di sangue secco.
Raven ignorò quella battutaccia e gli gettò le braccia al collo stringendosi a lui: "Grazie." gli sussurrò all'orecchio per poi allontanarsi da lui facendo un passo indietro e senza degnarlo di un'altra occhiata entrò nel villaggio correndo verso casa sua.
Bellamy restò lì impalato a guardarla andare via, la fronte leggermente corrugata. Gli umani erano veramente strani. Aspettò di sentirla rientrare in casa prima di ritornare anche lui all'accampamento.
Trovò Clarke addormentata per terra fuori dalla recinzione e sorrise sedendosi di fianco a lei, alzò lo sguardo di fronte a se: da lì riusciva a vedere tutto il villaggio di umani ancora addormentato. Si chiese cosa volesse dire Raven quando gli aveva confessato che senza i lupi sarebbero stati spacciati. Forse lo stava solo prendendo in giro.
Si distese nell'erba fresca portando entrambe le mani dietro la nuca. Che avrebbe dovuto fare? Ancora non lo sapeva.
Kato non chiese nulla alla figlia quando quella mattina la vide rientrare di soppiatto. Aveva gli indumenti macchiati di sangue ma non sembrava niente di grave. La ragazza non si era nemmeno accorta della presenza del padre e si era velocemente dileguata nella sua piccola stanza.
L'uomo era così tornato a guardare fuori, il nuovo alpha era tornato ad essere un lupo e ora stava correndo verso il suo branco.
Kato capì in quel momento che Bellamy Blake sarebbe potuto essere la loro manna dal cielo o la causa della loro morte. Si augurò soltanto che il piano che aveva iniziato ad elaborare per lui funzionasse come sperava.
Tutto era pronto per il funerale di Kane, Bellamy si era aspettato una semplice sepoltura ma gli altri avevano avuto altro per la mente: il suo corpo sarebbe stato bruciato.
Il cadavere era stato messo su un letto di paglia, rami e legna e coperto con un telo pieno di ornamenti.
Tutti erano lì: il villaggio di umani al completo ed il branco di Kane. Avevano formato un semicerchio disomogeneo e fissavano Bellamy e il suo branco straniti.
Bellamy era in mezzo a Clarke e Octavia e dietro di loro in file perfettamente ordinate come se fossero dei soldatini c'era il resto dei metamorfi.
Daario si avvicinò al suo nuovo alpha, aveva ripreso coscienza quella mattina lì, e gli porse una torcia spenta.
"Fallo tu." gli disse sfidandolo con gli occhi. Bellamy parve perplesso ma prese comunque in mano la torcia cercando con lo sguardo un piccolo falò per accenderla.
Daario gli rivolse un ghigno soddisfatto tornando dalla sua famiglia mentre Bellamy si voltava incurante verso il proprio branco.
"Che diamine me ne faccio di questo?" domandò a bassa voce rivolto ai suoi amici che risero sommessamente.
"Dovresti accenderlo, tecnicamente." gli rispose Jasper beccandosi un'occhiataccia dai tre capi.
"Il tuo temperamento incendiario non funziona, eh Bell?" lo prese in giro Murphy scatenando altre risa.
"Murphy..." disse soltanto Bellamy con un tono di rimprovero nonostante cercasse anche lui di non ridere. Il ragazzo sospirò facendo qualche passo in avanti e tirò fuori dalla tasca un accendino un po' arruginito che aprì facendo uscire una fiammella piccola e tremolante ma fu abbastanza per appicare fuoco alla torcia.
"Si trovano un sacco di aggeggi simpatici mentre si è in viaggio." commentò Murphy soddisfatto di aver stupito i suoi compagni e il suo alpha.
Bellamy tornò a voltarsi verso la salma, l'espressione di Daario era contorta in una smorfia di rabbia malcelata che l'alpha finse di non vedere. Si avvicinò al corpo esanime e fece prendere fuoco prima alla paglia e poi al telo lasciando infine la torcia lì a bruciare insieme al corpo.
Fece qualche passo indietro chinando la testa come i suoi compagni e guardò di sottecchi le persone che lo circondavano. Tutti gli altri avevano lo sguardo fisso sul fuoco, Bellamy si chiese quanto a lungo questa cosa sarebbe andata avanti. L'odore di carne bruciata presto si sarebbe fatto insopportabile.
Kato stava guardando attraverso le fiamme per vedere il giovane lupo in testa a tutti gli altri, appena finito il rito funebre gli avrebbe parlato. Sentì Raven al suo fianco sospirare e le lanciò un'occhiata notando la sua mano intrecciata a quella di Finn Collins, un bravo ragazzo senza dubbio. Lui e Raven avrebbero governato il villaggio in modo ottimale se il destino non avesse deciso di prendersi gioco di loro.
Bellamy tirò un grosso sospiro di sollievo non appena il funerale finì, ma aveva cantato vittoria troppo presto perchè vide Kato avvicinarglisi.
"Che ne dici se facciamo una passeggiata nei dintorni e parliamo un po' dei nuovi accordi?" gli disse schiettamente lui rivolgendogli un mezzo sorriso mellifluo. Bellamy si chiese che diamine volesse tutta quella famiglia da lui e pregò di non dover portare in sella anche Kato, non sarebbe stata una cosa affatto piacevole da ricordare. Finchè era una bella ragazza poteva anche starci ma un uomo di mezza età non rientrava affatto nei suoi standard.
Octavia mascherò una risata con un colpo di tosse per via della faccia del fratello e si dileguò immediatamente insieme al resto del branco. Bellamy scambiò uno sguardo con Clarke pregandola con gli occhi di restare ma lei finse di non capire e se ne andò immediatamente.
"Certo." l'alpha aveva cercato di non lasciar trasparire alcuna emozione dal suo tono di voce e aveva seguito Kato passando di fianco a Raven e Finn senza degnarli di uno sguardo.
Camminarono per un po' in silenzio e apparentemente senza meta finchè non giunsero in prossimità di una costruzione distrutta ed abbandonata.
"Dimmi Bellamy, tu credi che esista qualcosa di superiore?" chiese Kato mentre entravano nella catapecchia cadente. Bellamy lo guardò stralunato non capendo che razza di domanda fosse quella.
"Sai, i nostri antenati credevano in un'entità superiore che chiamavano Dio, altri la chiamavano Allah, altri ancora Yahweh... E ognuno si rivolgeva a questo Signore in modi diversi. C'era chi lo pregava in piedi e chi seduto, chi si inginocchiava e chi invece si prostrava a terra... La cosa che li accomunava era la fede in qualcosa di più grande che gli dava conforto e li rassicurava." gli spiegò l'uomo mentre Bellamy lo ascoltava affascinato: "Si riunivano tutti in un giorno specifico e insieme pregavano, avevano creato delle case di preghiera: chiese, monasteri, moschee, sinagoghe... ognuna di queste case aveva dei nomi differenti eppure chi ne faceva parte era felice e devoto, perchè sapevano di avere una casa. Un posto tranquillo dove sentirsi protetti. Capisci?"
Bellamy annuì un po' attontito da quel discorso, non capiva dove Kato volesse andare a parare.
"Tu l'hai mai avuta questa sicurezza, Bellamy?" domandò ancora una volta con tono inquisitorio l'uomo: "Sapere di essere al sicuro, protetto... circondato da una famiglia-"
"Ho il mio branco per quello." rispose prontamente il ragazzo interrompendo bruscamente Kato ma questo si limitò a fare un cenno con la testa senza mostrare alcun segno di fastidio.
"Siete giovani e state vagando per questo mondo in cerca di cosa? Di una terra promessa?" Kato si voltò nella direzione dell'alpha che gli stava alle spalle: "Esisteva, in passato, una comunità enorme di gente in continuo movimento senza pace che cercava una loro terra per essere felice, venivano chiamati ebrei. Per millenni sono stati disprezzati, cacciati e uccisi... ci fu un periodo nella storia in cui questi ebrei vennero catturati e uccisi, uno sterminio di massa. Un numero inestimabile di morti... Così grande che forse nessuno lo sa con precisione."
Bellamy stava iniziando a innervosirsi, quella lezione di storia antica era interessante quanto inutile.
"Quello che sto cercando di dirti, Bellamy, è che non potrete fuggire in eterno. Non potrete vagare per sempre. Non si vive per scappare, si vive per creare e prosperare. Tu hai creato qualcosa di grande e se ne parlerà per sempre se sarai in grado di far prosperare ciò che hai costruito. L'uomo nasce e cresce, crea altra vita e poi muore. Un giorno i tuoi lupi vorrano creare altra vita: è nell'istinto di ogni essere vivente. E tu allora cosa farai? Li lascerai andare via finchè non rimarrai solo. Senza un branco nè una famiglia?"
Il giovane rimase zitto a fissare quell'uomo che gli stava rinfacciando ad alta voce cose che Bellamy già sapeva, che già aveva intuito da solo.
"Dove vuoi arrivare?"
"Quello che sto cercando di farti capire, Bellamy, è che forse non è un caso se tu e il tuo branco siete finiti in questa situazione. Forse Dio o Allah o Yahweh o addirittura il destino volevano che tu venissi in questo luogo, conquistassi questo posto e ne facessi la tua casa."
Il cuore del metamorfo smise di battere per un istante per poi iniziare a correre come un matto.
"Tutto succede per una ragione, Bellamy. Il branco di Kane si stava indebolendo e non prosperava più, i lupi morivano come mosche e così anche gli abitanti del mio villaggio. Io e Kane collaboravamo per la sopravvivenza ma senza risultati, forse era perchè avevamo bisogno di te." concluse l'ultima frase in un sussurro.
"Da chi vi dovete difendere?"
Kato sorrise, un sorriso tirato, pieno di rammarico e tristezza.
"Hai mai sentito parlare di Mount Weather?"
Bellamy rientrò nel suo accampamento con la testa piena di pensieri ed un enorme peso sulle spalle. Ad ogni falciata che faceva si capiva quanto nervosismo avesse addosso.
"Clarke, riunisci tutti quanti." ordinò stizzito entrando poi in quella che era stata la casa di Marcus Kane.
Kato rientrò nella sua capanna trovando il pranzo che Raven gli aveva preparato sul tavolo di legno. La casa era in perfetto ordine se non fosse stato per quell'angolo dove la figlia si sedeva e creava strani marchingegni con cacciaviti e chiavi inglesi.
"Ehi." lo salutò lei senza alzare lo sguardo dalla sua nuova creazione che aveva sulle gambe e che stava lucidando: "Sei riuscito a convincerlo?"
"Sì, alla fine sì." le confessò lui sedendosi a mangiare, Raven alzò gli occhi verso il padre. Qualcosa nel suo tono di voce non la convinceva.
"E questo è un bene, no?" aggiunse ancora una volta la ragazza alzandosi in piedi e lasciando l'oggetto a terra. Si pulì le mani sui pantaloni avvicinandosi poi al padre.
"Sì..." rispose vagamente lui, l'appetito ormai gli era completamente passato.
Raven sospirò ed appoggiò le mani sul tavolo per poi piegarsi un po' per vedere meglio la faccia del padre.
"E cosa gli hai offerto in cambio?"
Kato fu invaso da un profondo senso di colpa, aveva manipolato la vita di due ragazzini per un suo tornaconto e una di quelle due persone era la sua stessa figlia.
"Te..." disse con un po' di fatica incrociando finalmente lo sguardo della figlia: "Il vostro matrimonio sarà il sancirà questa alleanza."
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