Il coraggio di una principessa.

di Lellaofgreengables
(/viewuser.php?uid=634396)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La ragazza della Fenice. ***
Capitolo 2: *** Vivere e non sopravvivere. ***
Capitolo 3: *** Il lato più dolce. ***
Capitolo 4: *** La sala degli scacchi. ***
Capitolo 5: *** Uno sguardo alla Terra. ***
Capitolo 6: *** Vestiti in prestito. ***
Capitolo 7: *** Le meraviglie di Monty e Jasper. ***
Capitolo 8: *** In attesa di venerdì. ***



Capitolo 1
*** La ragazza della Fenice. ***


Se esisteva una categoria di cittadini  dell'Arca che Bellamy Blake detestava, era proprio quella degli abitanti della stazione Fenice. I ricchi, i privilegiati, coloro a cui tutto era concesso, dalle razioni migliori alle occupazioni più qualificate. Tutti questi vantaggi venivano ereditati di generazione in generazione. I nati della Fenice avevano un bel futuro assicurato e di certo non indossavano i vestiti pieni di buchi e rammendi, come erano costretti a fare lui, sua sorella Octavia e la loro madre. Allo spaccio della Fenice vi erano gli abiti  più eleganti, le stoffe più pregiate che la stazione industriale potesse realizzare. La Fenice era la casa dei medici, degli ingegneri, dei Consiglieri e soprattutto del Cancelliere. L'élite dell'Arca era concentrata in quella piccola stazione di privilegiati che Bellamy avrebbe voluto disintegrare. La famiglia Blake viveva da 97 anni sulla stazione Walden, quella posizionata più in basso nella gerarchia sociale dell'Arca. Vi abitavano i poveri , gli ultimi della società,  quelli a cui spettava l'aria più irrespirabile e la cui morte non avrebbe toccato gli equilibri del sistema. La perdita di un ingegnere o di un medico sarebbe stata un dramma, ma non quella di una sarta come sua madre...
E proprio grazie alla mamma  e ai favori che concedeva al capo delle Guardie, Bellamy era riuscito a diventare un cadetto. Una futura guardia a cui era consentito l'accesso anche alle stazioni apparentemente irraggiungibili come la Fenice. E fu mentre ispezionava i corridoi che la vide. Clarke Griffin teneva un enorme libro tra le braccia e spiegava qualcosa a due ragazze che la ascoltavano con interesse. I lunghi capelli biondi legati in una coda, il cardigan rosa pulito e senza rammendi, gli occhi azzurri privi di ogni preoccupazione se non quella di raggiungere l'aula per la lezione successiva.  Clarke era la figlia della dottoressa  più qualificata del Centro Medico mentre il padre era l'ingegnere a capo del Controllo delle Risorse Energetiche dell'Arca. Cavolo, la madre di quella ragazza era uno dei Consiglieri e Wells, il figlio del Cancelliere  Jaha, la seguiva sempre come un cagnolino fedele. Wells e Clarke erano amici dall'infanzia e ormai era chiaro a tutti, perfino ad un povero cadetto come lui, che prima o poi si sarebbero sposati. Quella biondina rappresentava quello che più detestava. Era una Principessa che aveva tutto ciò che a lui e soprattutto a sua sorella era stato negato.
La vita nell'Arca era tutto tranne giusta.

 

Clarke Griffin sapeva che l'interesse  delle sue amiche per i suoi discorsi era messo a dura prova dalla noia. A  Glass e a Cassandra non importavano i suoi monologhi sulla Terra, sulle rocce, sul mare, sugli alberi e su tutti gli animali che abitavano quel pianeta, che ora era completamente distrutto dalle radiazioni ma che suo padre Jake le aveva descritto.  Glass e Cassandra pensavano a quale vestito indossare per la festa della Fenice, o ai punti che servivano per l'acquisto di un nuovo arricciacapelli allo spaccio. Clarke aveva invece molti sogni, tante aspirazioni che avrebbe potuto realizzare con impegno.  Sarebbe diventata un medico come sua madre e per questo studiava senza concedersi distrazioni. Tre pomeriggi a settimana, dopo le lezioni si recava al Centro Medico e aiutava sua madre e gli altri medici con le medicazioni o assisteva agli interventi più complicati, che la dottoressa Abby Griffin e il  suo collega Eric Jackson eseguivano. Era una spugna e assorbiva tutte quelle nozioni ,che sapeva che un giorno avrebbero potuto rivelarsi utili. Lei e Wells erano i primi in tutte le materie e aumentavano le aspettative di tutta la Fenice su di loro.  Ma il più grande sogno di Clarke era scendere sulla Terra. Respirare l'aria  vera, sentire il vento tra i capelli e il  viso bagnato dalla pioggia. Sapeva però che il suo desiderio non avrebbe mai potuto realizzarsi. Le radiazioni che avevano spinto la sua gente a rifugiarsi nell'Arca sarebbero state nocive per altri cento anni. Lei però non era tipo da arrendersi e visto che non avrebbe mai potuto visitare la Terra, aveva iniziato a disegnarla. Con la sua matita riproduceva ogni sentiero, ogni montagna, ogni corso d'acqua che la sua mente immaginava, seguendo le indicazioni di suo padre e dei suoi racconti. Jake era un grande appassionato di quel pianeta, sul quale nemmeno lui aveva mai messo piede.  Mentre percorreva il corridoio seguita dal fedele Wells, da Cassandra e da Glass, per raggiungere l'aula di Competenze Terrestri, Clarke  sentì su di sé uno sguardo insistente e apparentemente aggressivo. Si rese conto che a lanciarglielo era stato un cadetto delle Guardie. Per un attimo rabbrividì ma durò pochi secondi. La giovane continuò il suo monologo sulla Terra accanto alle sue amiche sempre più annoiate e ad un Wells sempre più innamorato e in un momento raggiunse l'aula, dove ad attenderla vi era il  professor Pike. 

Bellamy si sentiva uno sciocco. Come aveva potuto essere così idiota da ferirsi con un coltello durante l'esercitazione. Il suo superiore lo spedì all'infermeria del Centro Medico. Aveva bisogno di alcuni punti di sutura. Non appena mise piede in quel posto che puzzava di disinfettante e di malattia fu raggiunto da una voce dolce che gli domandò. "Buon pomeriggio. Come posso esserle utile?" Davanti a lui vi era la bionda privilegiata che aveva fulminato con lo sguardo qualche ora  prima. Clarke Griffin, la figlia del consigliere Abby Griffin .   La giovane indossava un camice bianco e sembrava decisa ad imitare un medico. Si domandò perché fosse tanto sorpreso nel vederla lì, con i capelli raccolti in una coda e lo sguardo da crocerossina. Era chiaro che un giorno avrebbe svolto lo stesso lavoro di sua madre, come quasi tutti gli abitanti della Fenice. 

Anche Clarke lo osservò con stupore. Era il cadetto che l'aveva fulminata con lo sguardo quella mattina, sul corridoio. 

E anche le parole  che pronunciò Bellamy la fulminarono.

"Avrei bisogno di un vero medico e non di una ragazzina con il camice." si lamentò con rabbia il giovane. Clarke però non aveva nessuna intenzione di cedere e di farsi mettere i piedi in testa da quell'insolente. 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Vivere e non sopravvivere. ***


Se c'era una cosa che Clarke Griffin detestava era essere sminuita nel suo lavoro come stava facendo quel cadetto insolente. Non si sarebbe mai messa a giocare con la vita delle persone e mai avrebbe eseguito mansioni mediche, che non era in grado di svolgere. Quel ragazzo la stava squadrando come se fosse la solita ragazzina privilegiata e forse in parte aveva ragione. Ma al privilegio di una buona formazione, Clarke aveva aggiunto impegno e sudore. 

"Posso sempre fingere di non averti visto e lasciarti morire dissanguato. Oppure potresti rivolgerti a Mandy" consigliò indicando una timida tirocinante che stava torturando le vene di una malcapitata paziente con un ago. "O forse dovresti permettere a me di aiutarti. Hai la possibilità di scegliere" proseguì Clarke, mentre Bellamy tratteneva il respiro osservando come la povera donna soffriva tra le mani di Mandy. 

"Va bene. Mi farò curare da te, Principessa" sospirò il giovane. Clarke  sorrise in maniera provocatoria. "Starei molto attenta ai nomignoli che usi, fossi in te.  Quando ho in mano un ago e del filo per la sutura e sto per usarli sul tuo braccio, almeno."

Bellamy sospirò e lasciò che la ragazza gli ricucisse la ferita. Doveva ammettere che Clarke aveva una buona mano e che sentiva meno dolore di quello che avrebbe pensato, date le circostanze. 

"Non dovrebbero farvi giocare con le armi. Non sono giocattoli." sospirò la giovane mentre gli bendava la ferita. 

"Non stiamo giocando." rispose lui, con uno sguardo pieno di disprezzo. Quella ragazzina viziata della Fenice non sapeva cosa significasse per un giovane della Walden ottenere il posto di guardia e quanto fosse costato a sua madre, fargli avere quella possibilità. 

Clarke osservò il ragazzo negli occhi e cercò di essere meno aggressiva.

"So benissimo che per molti sull'Arca entrare nel corpo di Guardia è fondamentale per la sopravvivenza. Il problema è che tutti dovremmo avere la possibilità di vivere degnamente e non di limitarci a sopravvivere." sospirò. 

"Per alcuni  è più facile che per altri" commentò Bellamy, addolcendosi un poco. Infondo quella ragazza era meno sciocca di quello che pensasse, e aveva quasi la stessa età di Octavia. Non era certo colpa sua se la vita sull'Arca era una schifezza. Clarke Griffin sembrava intelligente e meno snob del previsto. 

In quel momento in infermeria entrò Wells Jaha, il figlio del Cancelliere e si precipitò da Clarke, rivolgendo a Bellamy un breve cenno di saluto.

"Clarke" disse "Ho saputo che io e mio padre siamo stati invitati a cena da voi, questa sera. Ho pensato che potrei venire prima a casa tua  e studiare con te." lo sguardo del figlio del Cancelliere era pieno di adorazione per la Principessa.  Per un momento Bellamy aveva pensato che lui e quella ragazza bionda avrebbero potuto trovare un terreno comune, ma si rese conto che mentre Clarke era destinata a frequentare la famiglia del Cancelliere, lui era costretto a nascondere sua sorella sotto il pavimento durante le ispezioni. Le belle parole di Clarke sull'uguaglianza e sulla vita dignitosa erano solo quello: belle parole.  

Clarke sorrise a Wells e accettò di studiare con lui. Bellamy si sentì totalmente tagliato fuori da quei discorsi e da quel mondo in cui vivevano la Griffin e Jaha. La Fenice non era la sua casa del resto. Clarke tornò a concentrarsi sul suo paziente mentre Wells lasciava l'ambulatorio.

"Domani dovrai venire qui per la medicazione. Guarirai in pochi giorni e potremo toglierti i punti. Sei stato davvero fortunato, poteva andarti peggio. Fai attenzione la prossima volta che terrai tra le mani un coltello." disse rivolta a Bellamy.

Lui borbottò un ringraziamento e un saluto e poi lasciò la stanza. 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Il lato più dolce. ***


Bellamy chiuse la porta dell'appartamento che divideva con la sua famiglia, e immediatamente fu accolto da un caldo abbraccio. Era sua sorella Octavia. Non appena la giovane vide il braccio fasciato del fratello, iniziò a preoccuparsi.

"Stai tranquilla. Si tratta solo di un graffio. Sono stato al Centro Medico e mi hanno messo qualche punto. Per qualche giorno non dovrò nemmeno presentarmi al lavoro. Sono stato fortunato, no?" Octavia non rispose ed invitò il fratello a sedersi accanto a lei, mentre la giovane rammendava i pantaloni di un cliente della loro madre. 

"Potresti raccontarmi qualcosa di questo Centro Medico?" chiese supplicante Octavia, che non aveva mai potuto mettere un piede fuori dal loro minuscolo alloggio.

"Un posto bianco e con un perenne odore di disinfettante e malattia. Ci sono parecchi corridoi e alcuni reparti. Io sono stato in infermeria. Mi ha curato una ragazza. Una privilegiata della Fenice." spiegò Bellamy.

"Non essere avaro di parole. Descrivimi questa ragazza." lo supplicò la Blake. 

"Era semplicemente Clarke Griffin" rispose lui per togliere importanza a quanto accaduto. Tutti conoscevano quella ragazza sull'Arca. Era la figlia del Consigliere Griffin. Ma Octavia non aveva mai potuto posare un piede fuori dalla loro casa e per il resto dell'Arca, la giovane non esisteva, non era mai nata. Sua sorella non conosceva Clarke, non aveva mai avuto la possibilità di vederla. 

"Clarke è la figlia di un consigliere. Sembra la principessa delle favole che ci raccontava la mamma. Bionda con gli occhi azzurri, indossa sempre dei maglioncini che piacciono tanto a voi ragazze e un giorno diventerà persona  importante sull'Arca , come i suoi genitori. Di sicuro sarà un bravo medico." concluse Bellamy, sorridendo ad Octavia. 

"Da come ne parli sembra che questa ragazza ti piaccia." gli fece notare Octavia. 

"Non essere sciocca, O. Ti sto parlando di lei perché me lo hai chiesto. Inoltre non devi dimenticare mai che sull'Arca è praticamente impossibile che due persone che appartengono a mondi diversi, riescano a diventare amiche. Non esiste amicizia tra la Walden e la Fenice. 

Octavia sospirò. Le sarebbe piaciuto molto avere degli amici ma la vita era stata ingiusta con lei.

Una delle leggi sull'Arca era quella che vietava agli abitanti di avere più di un figlio. L'aria era poca e non poteva bastare per tutti. Le nascite quindi andavano limitate. I trasgressori sarebbero stati puniti con la morte. Octavia e sua madre rischiavano la condanna a morte, che consisteva nell'essere espulse dalla nave, se la nascita di Octavia fosse stata scoperta da qualcuno. Ogni volta che vi era una ispezione negli alloggi, sua madre riusciva a saperlo in anticipo e Octavia poteva nascondersi sotto il pavimento. Bellamy si era sempre chiesto come sua madre  potesse  essere sempre informata sull'orario delle ispezioni. In seguito comprese che il metodo era lo stesso che aveva utilizzato per farlo diventare un cadetto: concedersi al Capo delle guardie. Lui viveva una vita che Clarke Griffin non avrebbe mai potuto comprendere. Di sicuro quella giovane non sapeva nemmeno il suo nome. 

Clarke e Wells stavano studiando competenze terrestri nella stanza di lei. La camera di Clarke era ordinata. Accanto ad un muro vi era una brandina dalle lenzuola rosa e pulite, una scrivania piena di tazze contenenti i colori e le matite. I libri erano ordinatamente riposti sulla scrivania e all'interno della libreria. Ma a sorprendere Wells erano sempre state le pareti. Non erano dello stesso colore metallico e consumato della navicella, come tutte le altre sull'Arca. Clarke vi aveva disegnato la Terra. Il mare, i fiumi, le montagne, gli animali e i pesci adornavano la stanza e la rendevano allegra e piena di vita. Wells sapeva che Clarke avrebbe tanto voluto scendere sulla Terra. 

Quando finirono di ripassare i mille modi per accedere un fuoco sulla Terra, per l'interrogazione di Competenze Terrestri del giorno dopo, Wells le domandò dello strano tipo che lei stava medicando in infermeria qualche ora prima. 

"Era un cadetto. Credo che fosse uno degli abitanti della Walden. Prima del tuo arrivo ero riuscita a vincere un po' della sua diffidenza. Non voleva farsi visitare da me." gli spiegò sorridendo mentre riponeva il libro dentro una borsa. 

"Questa mattina ti ha fulminata con lo sguardo. Potrebbe essere pericoloso." si preoccupò Wells, che forse iniziava ad essere geloso. 

"Credo che sull'Arca ci siano troppe diseguaglianze , Wells. Non sto criticando l'operato di tuo padre. Jaha è un ottimo consigliere, però credo che in futuro le cose dovranno cambiare. Mi prometti che quando sarai consigliere, cercherai di rendere questo posto più giusto? Mi giuri che farai in modo che tutti abbiano accesso alle stesse possibilità di realizzare i propri sogni? Bisogna vivere e non sopravvivere." Clarke concluse il suo discorso con le guance arrossate per la foga. 

"Lo farò ma tu dovrai aiutarmi." promise lui, prendendole la mano. La giovane annuì.

Dopo aver cenato Bellamy si sedette sulla sua brandina e iniziò a leggere l' Iliade. Sua madre gli aveva sempre raccontato le antiche storie greche e romane e dopo molti sacrifici, era riuscito a procurarsi quel libro allo spaccio.  Mentre osservava la mamma  e la sorella cucire, iniziò a domandarsi cosa facessero la sera le persone sulla Fenice. 

Il passatempo delle famiglie ricche sulla Fenice era guardare in televisione i video di vecchie trasmissioni terrestri, andate in onda anni prima. Clarke amava vedere vecchie serie televisive, anche se ormai le conosceva a memoria. La ragazza era solita guardare con il padre  partire di calcio di un secolo prima, anche se ormai conosceva il risultato.  Quella sera Wells e il Cancelliere si unirono ai Griffin e ammirarono una partita disputata quasi cento anni prima. Clarke e suo padre si domandarono come quei due, destinati a guidare la popolazione dell'Arca, non riuscissero a comprendere che il risultato di quella partita, non poteva essere modificato. Mentre suo padre Jake, il Cancelliere  e Wells litigavano per un punteggio che ormai sarebbe rimasto sempre lo stesso, Clarke si ritrovò a pensare a Bellamy. Dubitava che il ragazzo potesse guardare le partite in televisione sulla Walden. 

"Chissà se sentirà dolore al braccio." si domandò. Bellamy si sbagliava: Clarke ricordava benissimo il suo nome. Lo aveva letto sulla cartella clinica e non aveva smesso di pensare a lui e alla sua salute, per un solo instante. Anche se non voleva ammetterlo nemmeno con se stessa. 

Il pomeriggio seguente Bellamy Blake si recò all'infermeria della Fenice e rimase profondamente deluso. Clarke non c'era e sarebbe stata Mandy, la tirocinante negata per la medicina. Se Clarke aveva le mani delicate e riusciva ad alleviare le sofferenze dei pazienti, la sua collega era l'opposto: farsi medicare da lei fu una tortura.  Cercò di fare finta di nulla perché la ragazza si impegnava molto, ma quando la ferita venne nuovamente fasciata, Blake si lasciò sfuggire un sospiro di sollievo. 

"Sai per caso dove si trova Clarke Griffin?" domandò, fingendo di domandare per pura curiosità, e non per un vero interesse. 

"Oggi è in Pediatria. Sta raccontando le favole ai piccoli. Quella ragazza ci sa fare con i bambini" rispose Mandy.

Bellamy non sapeva spiegarsi il motivo ma decise di recarsi in Pediatria, senza ovviamente dare nell'occhio. 

E fu allora che vide il lato più dolce di Clarke. Era seduta su di una sedia al centro di una enorme stanza ed era circondata da piccoli pazienti. Alcuni erano in piedi, altri seduti su sedie a rotelle, alcuni su brandine. Ascoltavano la storia di Achille e degli altri eroi che avevano combattuto la guerra di Troia.  A Bellamy ricordò sua madre. In quel momento la Principessa gli sembrò talmente umana, da farlo pentire di tutte le prese in giro e gli sguardi d'odio che le aveva riservato. Clarke era una persona buona, giusta, intelligente che pensava al bene degli altri. Lo aveva dimostrato prendendosi cura di lui dopo che era stato sgarbato con lei, il giorno prima. Forse quando la ragazza parlava di uguaglianza e di una vita dignitosa, non lo faceva tanto per dire. Non erano solo parole. Clarke si accorse della sua presenza accanto alla porta. Il modo in cui con lo sguardo lo invitò ad entrare, fece aumentare il battito del cuore del ragazzo, che si diede dello stupido. 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** La sala degli scacchi. ***


Bellamy si avvicinò a Clarke, quando la ragazza finì la sua narrazione ai piccoli pazienti, che sembravano estasiati.

"Noto con piacere che adori la storia della Guerra di Troia." Clarke sorrise al cadetto. 

"Mia madre mi raccontava le storie degli Antichi Greci e Romani. Solo recentemente sono riuscito a comprare una vecchia edizione dell'Iliade allo spaccio." rispose lui osservandola con interesse. Era raro poter parlare con qualcuno della sua passione per la letteratura antica.

"Non potresti andare in biblioteca?" domandò.

"A noi della Walden non è concesso prendere i libri in prestito e non ho tempo per consultarli in biblioteca." sospirò Bellamy. 

"Ho la soluzione. Potrei prenderli in prestito a mio nome e poi passarteli. Mi fido di te e sono cerca che non mi metterai nei guai."sorrise Clarke. 

"Sei molto gentile." Bellamy ricambiò il sorriso, pentendosi di averla giudicata tanto male. 

"Ho finito il turno ed andrò in biblioteca per studiare insieme a Wells. Posso prendere il libro. Te lo consegnerò domani pomeriggio. Wells ed io andremo alla sala degli scacchi verso le cinque. Sarò lì con qualcosa che di sicuro ti piacerà molto." il sorriso di Clarke lo lasciva senza fiato. 

"Grazie Principessa." mormorò pieno di imbarazzo. 

"Oppure posso aspettarti sul corridoio. Potrai fulminarmi con lo sguardo ancora una volta." il tono di Clarke non era arrabbiato e Bellamy si rilassò. 

"Preferisco vederti nella sala degli scacchi." le rispose.

"Come va il tuo braccio?" gli domandò lei, ricordando il motivo per il quale il giovane si trovava all'ospedale. 

" Sto meglio solo che la medicazione è stata un vero calvario." le sorrise di nuovo. Perché non faceva altro che sorridere? Sembrava un babbeo. 

"La mia collega fa fatica a controllare le sue emozioni e quando è nervosa, ha la mano pesante"spiegò lei con comprensione. 

"Ti prego, la prossima volta vorrei che ci fossi tu, Principessa. Per essere una della Fenice, hai la mano leggera." la supplicò lui con l'ennesimo sorriso stampato sulle labbra. 

Ma dopo aver guardato con attenzione l'orologio, Clarke fuggì via. Doveva correre in biblioteca. Wells la stava  aspettando. 

Anche Bellamy aveva un impegno: voleva passare la sua convalescenza accanto alla sorella Octavia, che era sempre così sola. Forse avrebbe gradito anche lei il libro che Clarke avrebbe preso per loro. 

Wells e Clarke erano seduti ad uno dei tavoli della biblioteca e prendevano appunti in silenzio: ingegneria aerospaziale non era una materia semplice. 

Il figlio del Cancelliere ruppe il silenzio. "Clarke, non capisco perché tu abbia fatto una cosa del genere" le domandò. 

"Che cosa ho fatto?" sussurrò lei.

"Hai preso un libro per quel Bellamy Blake." rispose lui cercando di abbassare il tono irato della propria voce, per non disturbare gli altri studenti e lettori.

"Mi fido di lui" sospirò Clarke.

"Se dovesse perderlo o rovinarlo finiresti nei guai. Sai che il furto e il danneggiamento di un libro proprietà dell'Arca è punibile con una multa e che finirà sulla tua scheda scolastica. Avresti molte difficoltà  per segnarti ad una Università. La tua carriera potrebbe anche finire prima di essere iniziata." la riprese Wells, elencandole tutti i rischi che lei già sapeva di correre.

"Mi fido di lui.  Invece di lamentarti, potresti chiedere a tuo padre di cambiare le regole ingiuste  che hanno stabilito quasi un secolo fa. Perché impedire agli abitanti della Walden  di prendere in prestito dei libri?" domandò Clarke. 

"Perché i libri sono un bene raro e prezioso sull'Arca e i ragazzi della Walden sono soliti distruggerli." le rispose Wells.

"Ma se non viene data loro la possibilità di studiare, di comprendere la bellezza della cultura, il piacere di leggere un romanzo, come si può pretendere che possano cambiare?" domandò Clarke.

"Bellamy Blake ti farà finire nei guai." si lamentò l'amico. 

"Lui è diverso. Avresti dovuto vedere con quanta passione ascoltava la storia che raccontavo ai bambini, e come gli si illuminavano gli occhi mentre mi parlava dell'unico libro che era riuscito a procurarsi allo spaccio. Wells, non potevo non aiutarlo." il modo in cui Clarke parlava di quel cadetto ferì profondamente Wells, che era nato per compiacere quella fanciulla e lo faceva da quando aveva l'uso della ragione. 

Bellamy uscì dalla minuscola doccia dell'alloggio dei Blake canticchiando. Era soddisfatto perché non solo era riuscito a lavarsi senza bagnare la fasciatura, ma anche perché Clarke si era rivelata una ragazza coraggiosa e generosa, che si fidava di lui. Non riusciva a smettere di canticchiare e Octavia lo guardò perplessa.

"Il mio fratellino è stato rapito dagli alieni e sostituito con questo estraneo?" domandò la ragazza  alzando lo sguardo dai pantaloni che stava rammendando. 

"Ma cosa stai dicendo,O?" domandò perplesso.

"Non ti ho mai sentito canticchiare. Hai sempre uno sguardo così triste. Non ti sarai innamorato, vero?"  ribatté O felice. 

"Ma che ti viene in mente." rispose lui irato.

"Ti piace quella ragazza, Clarke Griffin, vero?" domandò Octavia con un enorme sorriso. Poi proseguì: "Ti prego, Bellamy. Dimmi cosa si prova ad essere innamorato di qualcuno." Octavia voleva che suo fratello le raccontasse tutto di quella vita che a lei era stata preclusa. 

"Non mi sono mai innamorato e quindi non saprei risponderti" mormorò lui ripensando agli occhi azzurri di Clarke e al modo in cui il sorriso di lei riusciva ad illuminarli. 

Gli occhi chiari di Octavia invece mostravano una delusione che ferì suo fratello.

Il giorno seguente era venerdì e l'indomani non vi erano lezioni. Clarke era libera di poter giocare insieme a Wells a scacchi, dopo le ore in ambulatorio. Lo facevano ogni venerdì perché erano entrambi i partecipanti al torneo di scacchi dell'Arca. Quel giorno però Clarke si preparò con cura. Uscì prima dall'ambulatorio e si precipitò nell'appartamento dei Griffin per prepararsi. Indossò un vestito rosa e si truccò (cosa che faceva raramente e solo quando aveva un appuntamento con un ragazzo). Si spruzzò anche del profumo. Quando ebbe finito strinse tra le mani il romanzo che aveva preso per Bellamy e si avvicinò alla porta. 

Suo padre la vide e le chiese se avesse un appuntamento speciale.  Lo fece con l'affabilità e il sorriso allegro che contraddistinguevano Jake Griffin. 

"No, papà" sorrise lei dandogli un bacio e sporcandogli la guancia di rossetto. "Come ogni venerdì andrò a giocare a scacchi con Wells." 

"Di solito non vai a giocare a scacchi con addosso il profumo di tua madre" sorrise Jake.

Forse era accaduto davvero quello che tutti pensavano sarebbe prima o poi successo: sua figlia si era innamorata di Wells Jaha. L'uomo conosceva bene Clarke e la cosa lo stupì. Pensava che la sua bambina e il figlio del Cancelliere non sarebbero mai andati oltre l'amicizia, da parte di Clarke ovviamente. 

La ragazza uscì dall'appartamento canticchiando. Suo padre rimase stupito mentre la porta si richiudeva alle spalle della giovane. 

La sala degli scacchi era una enorme stanza piena  di tavoli: su ognuno di essi vi era una scacchiera. Si trovava sulla Fenice ed era consentito l'accesso a tutti gli abitanti dell'Arca. 

Clarke e Wells erano seduti infondo alla stanza e il giovane Jaha era infastidito. 

Non solo Clarke si era vestita elegante per quel cadetto ma non riusciva a concentrarsi per più di due minuti sulla scacchiera e nemmeno questo era da lei. La Griffin era stata eletta campionessa del Campionato giovanile dell'Arca per tre anni di seguito e ancor prima aveva vinto nella categoria bambini. Ma quel pomeriggio giocava come una dilettante. 

"Scacco matto" mormorò Wells, infastidito. Ma Clarke osservava solamente la porta.

Qunado  finalmente questa si aprì, Bellamy entrò nella stanza. 

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Uno sguardo alla Terra. ***


 

Bellamy raggiunse il tavolo dei due ragazzi e sorrise a Clarke, dopo aver salutato Wells. 

"Buon pomeriggio, Principessa." sussurrò per non disturbare gli altri giocatori. 

"Ciao Bellamy." la ragazza rispose al saluto  mentre il giovane Jaha risistemava i pezzi sulla scacchiera. 

Clarke porse a Blake il volume che aveva preso in biblioteca. 

"Mitologia greca" sorrise il ragazzo, accarezzando la copertina del libro. Wells pensò che mostrasse interesse per la lettura solo per far colpo sulla sua amica, e con successo. 

"Ho pensato che ti avrebbe fatto piacere leggerlo. Sono storie di cui tua madre ti avrà già parlato. Ma in questo libro sono narrate alla perfezione." Clarke per un attimo aveva dimenticato di essere nella sala degli scacchi. 

A portarla di nuovo alla realtà fu la voce di suo padre, che era appena entrato nella sala con sua moglie Abby.

"Salve ragazzi" mormorò Jake, raggiungendo la figlia e i suoi amici. 

"Papà! mamma!Che cosa ci fate qui?" domandò Clarke molto turbata. Bellamy non sapeva cosa fare e dire. Era chiaro che una ragazza della Fenice si sarebbe vergognata di presentare ai genitori qualcuno della Walden, come proprio amico. 

"Sono venuto a sfidare tua madre ad una partita a scacchi. Sono certo che la batterò. Non per nulla hai ereditato da me il tuo talento." le rispose Jake, sorridendo sia a Bellamy che a Wells. 

"Lui è Bellamy Blake, un mio nuovo amico." Clarke lo presentò ai genitori che gli strinsero la mano. 

"Sei della Walden?" domandò Jake con un grosso sorriso al giovane. Bellamy e Clarke trattennero il fiato mentre Wells osservava la scena scuotendo la testa. 

"Si, signor Griffin." mormorò Bellamy, dandosi dello stupito per la tristezza che provava. Ora il padre di Clarke gli avrebbe impedito di vedere ancora la figlia. Ma come poteva essere stato tanto stupido da farsi coinvolgere con la storia del libro? Una ragazza della Fenice non poteva di certo essere amica di uno come lui con il permesso dei genitori.

"Avevo una amica alla Walden, quando avevo la tua età. Ma chiamami Jake. " il tono di vocedel padre di Clarke era triste e dolce allo stesso tempo.

Bellamy sorrise sollevato mentre Jake stupì Blake, Clarke e Wells, con un invito.

"Bellamy,dovresti venire a cena da noi, una sera. Gli amici di Clarke sono sempre i benvenuti. Potremmo guardare una partita di calcio in televisione."

"Grazie Jake." Bellamy sapeva che non si sarebbe mai presentato alla porta dei Griffin per cenare con loro. Nonostante l'invito fosse stato ripetuto anche dalla Consigliera Abby. Loro appartenevano ad un altro mondo e lui non sapeva nemmeno  cosa fosse una partita di calcio.

Quando Abby e Jake si allontanarono, Bellamy pensò che era giunto il momento di andare via. Non poteva restare in eterno in piedi davanti al tavolo di Clarke e di Jaha, ad impedire a quei due di esercitarsi nel gioco. Che cosa avrebbero pensato gli altri giocatori, che in effetti li stavano fissando. 

"Devo andare, Principessa. Ma ti devo qualcosa da bere. Penso che prima o poi ti inviterò alla sezione Agro per sdebitarmi." sorrise, poco convinto. Sapeva che mai lo avrebbe fatto. 

"Guarda che ci conto. E ti aspetterò anche a cena. Non dimenticare che il tuo braccio è ancora nelle mie mani." sorrise Clarke. Lui ricambiò il sorriso e andò via, dopo aver salutato anche Wells. Il figlio del Cancelliere si domandò cosa ci trovasse Clarke in quel bulletto. 

Quella sera Octavia fu felice del libro di Mitologia che Clarke Griffin aveva fatto avere a suo fratello. Lo lessero insieme fino a quando la loro madre non li costrinse ad andare a dormire. 

Prima di andare a letto però la ragazza volle che Bellamy le descrivesse per filo e per  segno la stanza degli scacchi, senza tralasciare alcun particolare.

"Non ho mai conosciuto Clarke, ma già mi piace" mormorò Octavia al fratello prima di addormentarsi. "Da quando la conosci hai visto tante cose nuove e hai molto da raccontarmi. Dovrai andare a cena dai Griffin, perché sono ansiosa di sapere che cosa sia una partita di calcio." 

Bellamy non rivide Clarke la settimana successiva durante le visite in infermeria per controllare il suo braccio.  Mandy si era occupata di lui e gli aveva spiegato che Clarke aveva una brutta influenza e per questo era assente. Bellamy si diede nuovamente dello stupido. Perché teneva tanto ad una ragazza che non avrebbe mai potuto frequentare? 

Doveva però riconsegnarle il libro perché non avrebbe mai voluto che la giovane passasse dei guai per colpa sua. Non ci fu bisogno di cercarla perché la trovò sul corridoio deserto, mentre da un enorme oblò, osservava la Terra.

"Buongiorno, Principessa." era domenica mattina e lui aveva appena finito il suo turno di guardia. 

"Bellamy Blake è  un piacere rivederti. Mio padre non vede l'ora di averti a cena come ospite. Sai che dovrai accettare? Quando Jake Griffin si mette in testa qualcosa, nulla è capace di smuoverlo." dal tono di voce di Clarke, Bellamy intuì che la ragazza adorava suo padre. 

"Ho capito da chi hai ereditato il tuo fenomenale carattere" sorrise il cadetto. 

"Mai sfidare un Griffin" replicò Clarke con un sorriso. 

"Cosa ci fai qui tutta sola?" domandò Bellamy.

"Non sarebbe bello poter visitare la Terra?" sussurrò la giovane, osservando quel pianeta sotto di lei, al di là del vetro.

Senza accorgersene iniziò a raccontare a Bellamy tutto quello che sapeva sulle montagne,sui fiumi, sui laghi, sul mare e su quelle che erano state le città più importanti della Terra. Lui la osservava affascinato. Eppure se a parlargli di tutto quello fosse stato il professor Pike, sarebbe morto dalla noia.

"Perdonami. Ti sto annoiando. Quando inizio a raccontare della Terra divento un fiume in piena e nemmeno le mie amiche mi sopportano più.

"Adoro sentirti blaterare sulla Terra, Principessa" la rassicurò lui con un sorriso. 

"Non mi dovevi qualcosa da bere?" domandò lei con una strana intraprendenza. 

Bellamy la guardò con enorme stupore.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Vestiti in prestito. ***


"Principessa, mi stai forse invitando a bere qualcosa con te?" Bellamy cercò di sostituire lo stupore con il sarcasmo.

"Mi sembra di ricordare che l'offerta fosse  partita da te e che Wells potrebbe anche testimoniarlo. Hai per caso cambiato idea?" gli domandò lei, fingendo indifferenza ma trattenendo il respiro. Ma cosa le stava succedendo? Era sempre stata una persona razionale. Si stava comportando come una adolescente. Ma di fatto lei era ancora una adolescente. Aveva diciassette anni, anche se a volte si sentiva così vecchia e stanca. 

"No, non ho cambiato idea. Hai bisogno di un po' di svago. Devi cercare di divertiti." le rispose lui.

Lei lo osservò perplessa e lui spiegò: "Secondo me ti godi poco la vita. Sei sempre così seria, studiosa. Campionessa di scacchi, l'alunna migliore dell'Arca, la tirocinante modello del Centro medico, la lettrice compulsiva, la figlia perfetta. Hai bisogno di divertimento." le sorrise lui.

"Credi che io sia una persona noiosa?" domandò Clarke, diventando improvvisamente seria. Era per questo che a volte le sue amiche la trattavano in maniera strana, facendole pesare il suo modo di essere eccessivamente serio e perfezionista. 

"Non sei noiosa, Principessa. Hai delle ottime doti ma credo che di tanto in tanto tu debba staccare la spina. " le sorrise lui. 

"Ci vediamo questa sera alle otto, Blake." lo salutò lei dirigendosi verso l'appartamento dei Griffin. 

"Hai un appuntamento?" domandò Octavia a Bellamy. 

"Si. Stasera ho invitato Clarke Griffin a bere qualcosa alla stazione Agro. Devo sdebitarmi per il libro che ha preso in biblioteca." rispose il ragazzo, per evitare che O si mettesse strane idee in testa. 

"Secondo me quella ragazza ti piace proprio." sorrise la sorella per poi proseguire "Hai già deciso che cosa indosserai?" gli chiese. 

Bellamy sbiancò. Fino a quel momento i suoi incontri con Clarke si erano sempre svolti quando lui aveva ancora addosso la sua uniforme da cadetto. Il resto dei suoi vestiti erano pieni di rammendi. Octavia venne in suo soccorso. Gli prestò una camicia e dei pantaloni che appartenevano ad uno dei clienti della madre. Pregò il fratello di non rovinarli e di riconsegnarglieli subito dopo l'appuntamento, in maniera tale che Aurora Blake, la loro madre, non si accorgesse di nulla. 

Per la prima volta in vita sua Clarke Griffin trovò che lo stile semplice e pratico dei vestiti che popolavano il suo armadio fosse inadeguato. Si chiese cosa le stesse accadendo. Non era mai stata una ragazza in apprensione per il suo aspetto fisico. Glass poteva essere una soluzione. 

L'amica si precipitò dalla Griffin in preda allo stupore. 

"Tu che mi chiedi consigli sugli abiti? Ho temuto per un attimo di svenire." scherzò Glass.

"Il fatto è che non sono molto esperta in certe cose." si scusò Clarke.

"Possiamo fare uno scambio equo: io ti aiuterò ad andare all'appuntamento vestita come una principessa e tu mi darai una mano a superare i  test di Competenze Terrestri. La materia di Pike è una vera noia e i miei voti fanno pena."  Glass aveva fatto la sua proposta, mentre tirava fuori da una busta tutti gli abiti che possedeva. Clarke optò alla fine per un tubino rosso e Glass la truccò.

"Vorresti dirmi il nome del fortunato? Si tratta per caso del nostro amico Wells?" domandò speranzosa Glass, che aveva un legame  di amicizia con Jaha ancor più forte di quello con la Griffin. Loro tre erano cresciuti insieme sulla Fenice del resto.

"Bellamy Blake." le rispose.

"Il cadetto della Walden?" domandò Glass. "Ti prego, stai attenta. La situazione è pericolosa. Non vi verrà mai permesso di frequentarvi." nelle parole di Glass vi era solo apprensione. Nessun giudizio e nessuna condanna a Bellamy per la sua provenienza.

"I miei genitori mi hanno dato il loro permesso. Gli sta molto simpatico. Inoltre mi vuole solo ringraziare perché gli ho ricucito il braccio e prestato un libro. Non dobbiamo sposarci." si difese Clarke, osservandosi soddisfatta allo specchio. Glass era stata bravissima. 

"Sei fortunata però sull'Arca non ci sono solo i tuoi genitori." le spiegò Glass preoccupata. Clarke impallidì Perché la sua amica si comportava in quel modo?

"Andiamo solo a bere qualcosa da Monty e Jasper. Non dobbiamo sposarci o prendere un alloggio insieme." si difese nuovamente Clarke. 

"Ti raccomando solo di fare attenzione." Il tono preoccupato di Glass spaventò di nuovo Clarke. 

Ma non aveva il tempo di approfondire perché Bellamy la stava aspettando in corridoio, vicino all'oblò che si affacciava sulla terra. 

Clarke salutò e ringraziò Glass, poi diede un bacio ai genitori, che le chiesero di mandare i loro saluti a Bellamy.  Finalmente la ragazza fu libera di uscire e di raggiungere il suo cadetto. 

Quando la vide apparire Bellamy restò senza fiato. Con quel vestito rosso e i capelli biondi sciolti sulle spalle, Clarke sembrava una principessa e di certo non era la ragazza degna di una cadetto che faticava ad avere una maglietta senza rammendi. Persino i vestiti che indossava erano presi in prestito da un ignaro cliente di sua madre. Era davvero possibile una amicizia tra di loro? 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Le meraviglie di Monty e Jasper. ***


Bellamy e Clarke raggiunsero insieme la stazione Agro e il Bar Green, gestito da una famiglia asiatica che si occupava anche dello studio e della coltivazione di molte colture necessarie alla sopravvivenza della popolazione dell'Arca. Per tutto il tragitto Bellamy si era chiesto se fosse il caso prendere per mano la Griffin, ma a giudicare dagli sguardi che di tanto in tanto riservavano loro le persone che li incontravano nei corridoi, forse sarebbe stato meglio desistere, cosa che Blake face. 

Non appena entrarono nel bar e si avvicinarono al bancone, furono raggiunti da due giovani, coetanei di Clarke: Monty Green e Jasper Jordan. Monty era il figlio dei proprietari del locale e aveva i capelli a caschetto e gli occhi scuri. Il ragazzo dai lineamenti asiatici era anche piuttosto alto e un vero genio nel riparare strumenti elettronici. Jasper era il migliore amico di Monty e aveva lunghi capelli scuri che gli arrivavano quasi alle spalle e intelligenti occhi neri, che copriva sempre con degli occhiali stravaganti, più una maschera in realtà. Jasper era il primo della classe in chimica e sapeva creare sostanze talmente particolari da risultare spesso pericolose. 

I loro genitori erano coloro che permettevano il sostentamento degli abitanti sull'Arca ma se qualcuno voleva divertirsi e sballarsi, allora doveva rivolgersi a Monty e Jasper. Clarke li conosceva perché frequentava con loro i corsi scolastici sulla Fenice e aveva sempre  provato per  quei due una notevole simpatia. 

Quando i due videro la loro compagna di scuola entrare nel locale  in compagnia del cadetto Blake rimasero stupiti e pensarono di essere vittima di qualche sostanza illegale che avevano preparato e assunto.

"Vedi anche tu quello che sto vedendo io?" domandò Monty a Jasper. 

"Cioè Clarke insieme a Bellamy?" chiese a sua volta Jordan. I due annuirono e quando Clarke e il suo accompagnatore raggiunsero il bancone, non riuscirono a nascondere il loro stupore mentre li salutavano.

"Ciao, Clarke. Bellamy." mormorò Jasper. "Che cosa ci fate qui insieme?" domandò non riuscendo a trattenersi, mentre Monty lo rimproverava con lo sguardo. 

"Clarke mi ha ricucito una ferita sul braccio e in qualche modo volevo sdebitarmi." spiegò Bellamy, mostrandosi calmo. Perché tutti dovevano speculare sulla sua amicizia con Clarke? 

"Vi potete accomodare a quel tavolo laggiù.  Vi porterò i miei migliori distillati. Jasper ed io ci stiamo dando da fare per soddisfare tutti i clienti." Monty li guidò verso un tavolino. Clarke sorrise mentre apriva il menù per ordinare qualcosa da mangiare.  Il pasticcio di alghe le sembrò adeguato e Bellamy  le domandò cosa ci trovasse di tanto buono. A lui era sempre sembrata una poltiglia immangiabile. 

"Perché non hai mai assaggiato quello che prepara la zia di Monty. Da leccarsi i baffi. Se la smetterai di prendermi in giro, potrei essere abbastanza magnanima da fartene assaggiare un po'." cinguettò Clarke. 

"Mi fai più paura ora che con un bisturi in mano." la prese in giro Bellamy, che optò per un pasticcio alla soia. 

Poco dopo arrivò Monty con le ordinazioni e dei cocktail che aveva inventato lui stesso e che erano completamente legali. 

"Una delle meraviglie di Monty e Jasper" annunciò  Green, riferendosi agli alcolici. 

"Se volete un po' di Moonshine illegale dovrete raggiungerci nel nostro posto segreto" sussurrò Jasper, che aveva raggiunto gli amici. 

"Avrei bisogno più che altro delle erbe medicinali di tua madre. Mi servono per il tirocinio. Dopo ti lascio una lista." sorrise Clarke, che amava la legalità e che raramente riusciva completamente a staccare la spina. 

"Clarke, ma possibile che riesci  a mettere sempre il dovere in mezzo al piacere." si lamentò Monty. 

"Rilassati, Principessa." le sorrise Bellamy e Clarke ricambiò il sorriso, cercando di dimenticare le sue amate piante mediche. 

"Per rilassarti dovresti provare queste noci. " Fu il consiglio di Jasper. Mentre la ragazza ne afferrava una, Bellamy la fermò, toccandole il braccio.

"Stai attenta perché sono allucinogene e sono una trovata di questi due pazzi." le disse mentre Clarke rimaneva in preda allo stupore. 

"Sei pazzo, Jasper" lo rimproverò Monty. "Vuoi metterci nei guai. Lasciamo Clarke e Bellamy soli e torniamo al nostro lavoro. " Jasper lo seguì dopo aver fatto l'occhiolino alla giovane Griffin.

"Finalmente soli. Credevo che non ci avrebbero mai lasciato mangiare in pace." sorrise Bellamy mentre iniziava ad assaggiare il suo pasticcio di soia. 

"Credo che con loro ci si diverta davvero ma temo che presto finiranno nel carcere minorile e sai come vengono gestite certe cose sull'Arca." sospirò Clarke con lo sguardo pieno di preoccupazione. 

Il pensiero di Blake corse a sua sorella e a sua madre. La Griffin non poteva sapere che anche la sua famiglia stava rischiando molto e che lui aveva qualcosa che nessun altro aveva sull'Arca: una sorella. Lui era un fratello preoccupato in un mondo di figli unici. 

Per sdrammatizzare però sorrise a Clarke e annunciò con spavalderia :"Sono pronto a rischiare la vita e ad assaggiare le tue alghe." 

La Griffin gli porse una forchettata di pasticcio  e Bellamy dovette riconoscere che erano una delizia e che la zia di Monty era divina ai fornelli. 

Monty portò al loro tavolo il conto e Clarke tirò fuori il suo portamonete per tirare fuori soldi  e crediti e pagare la sua parte.  

"Non ce ne è bisogno. Sono stato io ad invitarti, ricordi?" il tono di Bellamy era quello di chi era stato ferito nella sua dignità, e Clarke rimise il portamonete nella sua borsa.
"Credo che una amicizia tra noi non potrà funzionare" ammise con durezza Bellamy.
"Fino ad ora siamo stati molto bene insieme. Credo che l'amicizia non dovrebbe conoscere confini di classe." Il tono di Clarke era deciso e la ragazza non si accorse di aver preso la mano di Blake tra le sue. 

Bellamy si liberò dalla stretta e ammise. "L'unico vestito senza rammendi che possiedo è la mia uniforme. Per uscire questa sera con te ho dovuto prendere in prestito gli abiti di un cliente di mia madre. Credi che  frequentarti   e farti fare una degna figura come il tuo amico Wells? Clarke, un giorno sarai un dottore e molto probabilmente avermi tra le tue amicizie ti riempirebbe di vergogna." Il tono di voce del ragazzo era amareggiato. C'erano cose che non avrebbe mai potuto rivelare a Clarke e che riguardavano Octavia. 

Non avrebbe mai potuto sapere che lui aveva una sorella. Nessuno sull'Arca ne aveva una anche perché chi aveva infranto le regole, era stato giustiziato. 

"Anche i miei vestiti sono prestati. Appartengono a Glass, una mia cara amica. Non sono una che bada al modo di vestire. Sono Cassandra e Glass a vergognarsi di me, quando usciamo insieme o anche solo quando passeggiamo per i corridoi della scuola.  Sono anche terribilmente noiosa e le sommergo di discorsi sulla Terra oppure sulle erbe medicinali. Però sono mie amiche e mi vogliono bene. Mi accettano per quello che sono. Dovresti smetterla di commiserarti. Sei un ragazzo intelligente ed inoltre sei anche sensibile, nonostante ti sforzi per non mostrarlo. Un giorno sarai una guardia oppure potrai cambiare il mondo. Tutto è possibile. Potremmo anche morire tutti prima di diventare medici o guardie." Il tono sincero di Clarke fece sparire ogni dubbio dalla mente di Bellamy, che le sorrise di nuovo.

"Sai essere convincente,  Griffin." le disse. 

"E allora farai felice mio padre venendo a cena a casa nostra questo venerdì?" gli domandò lei, con un sorriso radioso. 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** In attesa di venerdì. ***


Bellamy percorse i corridoi che lo riportavano sulla Fenice su una nube rosa. Stava riaccompagnando Clarke a casa dopo aver accettato l'invito a cena del padre di lei, per il prossimo venerdì. Era euforico e spiegò a se stesso questo suo comportamento: di sicuro era colpa delle meraviglie di Monty. Quando prima di rientrare in casa, Clarke lo baciò sulla guancia, il suo cuore iniziò a fare capriole nel petto. "Dannati liquori di Monty." pensò mentendo a se stesso.

E restò in quello stato di grazia anche nei giorni successivi, persino quando ad occuparsi di lui fu l'altra aspirante medico, quella che aveva la grazia di un elefante per la precisione. Il ragazzo pensò che non poteva in eterno chiedere in prestito gli abiti dei clienti della madre e decise di comprare qualcosa da indossare con i pochi crediti di cui disponeva.  "Per fare una bella figura con il padre di Clarke" spiegò a se stesso. 

Quando entrò nello spaccio, vide da lontano Wells che contrattava. Il figlio del cancelliere a quanto pare era in grado di fare scambi e di ottenere merce rara. La voce di Monty lo raggiunse facendolo sobbalzare. "Wells è solito scambiare gli oggetti rari che possiede con i migliori colori disponibili sulla Fenice. Lo fa per Clarke, perché lei ama disegnare. E nemmeno la figlia di Jake e Abby riuscirebbe a procurarsi delle tempere e dei pennelli tanto preziosi." gli spiegò il suo amico asiatico. 

"Non c'è nulla che Wells non farebbe per Clarke. Credo che la seguirebbe fino all'inferno o anche sulla Terra, pur di proteggerla e di stare con lei." gli spiegò Jasper.  Bellamy si sentì parecchio scoraggiato per quelle parole: lui era un pezzente rispetto al figlio del Cancelliere e non avrebbe potuto offrire a Clarke dei colori così belli. Avrebbe potuto raggiungere una buona posizione come ufficiale ma nulla di paragonabile a quello che avrebbe potuto fare Jaha della sua vita. 

"Lui è un vincente e io un perdente" pensò carico di rabbia e di invidia, mentre acquistava il suo nuovo vestito, che gli sembrava così misero rispetto agli abiti che indossava Wells. 

"Il fatto è che non mi sento all'altezza" si disse mentre prendeva la decisione di rimandare la cena a casa di Clarke. 

"Non puoi non andare" protestò Octavia. "Ti prego, Bellamy. Vedo il mondo attraverso i tuoi occhi e tu non puoi privarmi di un racconto dettagliato di come sono le case delle persone che abitano sulla Fenice. Non puoi farmi questo, fratellone. E poi sono sicura che non vorrai cedere così facilmente la ragazza che ti piace al viziato figlio del cancelliere." Octavia sapeva bene quali tasti toccare per spingere Bellamy a fare quello che lei desiderava. "Piccola mocciosa viziata", le disse facendole una carezza sulla testolina mora. 

Clarke era in trepidazione per la visita di Bellamy anche se il fatto di avere una settimana ricca di impegni, le impedì di ossessionarsi al pensiero che il giovane e affascinante uomo della Walden sarebbe entrato nella sua casa, e avrebbe condiviso una piacevole serata con la sua famiglia. Sapeva che i suoi genitori non avrebbero avuto alcun tipo di pregiudizio sociale nei confronti di Bellamy. La sua amica Glass aveva nuovamente accettato di prestarle uno dei suoi tanti vestiti. Clarke aveva un solo problema e questo aveva le fattezze di Wells, il figlio del cancelliere. 

Durante uno dei loro allenamenti di scacchi infatti il ragazzo aveva chiesto.

"Mi spieghi per quale motivo tuo padre ha deciso di invitare quel tizio di Walden a casa vostra?" 

"Mio padre sa andare oltre i pregiudizi di classe." spiegò lei. 

"Non sono un classista." rispose il suo amico con la voce piena di rimproveri.

"Non mi sembra. Hai pronunciato la parola Walden con un tale disgusto." si indignò Clarke.

"Non sono un classista ma un realista.  Ti voglio bene, tu non sai quanto e temo che finirai nei guai." le spiegò Wells, cercando di ritrovare la calma.

"Immagino che non potrò unirmi a voi quando verrà a cena." proseguì il figlio del Cancelliere.

"No, preferirei di noi" rispose Clarke cercando di addolcire il tono della propria voce. 

Poi Wells le offrì i colori che aveva barattato per lei allo spaccio e Clarke lo abbracciò al colmo della gioia.

Finalmente arrivò il tanto atteso venerdì e Bellamy si lasciò preparare da Aurora e Octavia, che lo sistemarono come un damerino.

"Sono un adulto. So vestirmi da solo." spiegò lui.

"Dopo tutti i soldi che hai speso per questo abito, devi almeno indossarlo bene." protestò  Octavia, con l'aria di chi sa tutto, anche se aveva conosciuto direttamente solo le quattro pareti della propria casa. 

"Non vorrai che Clarke e i suoi genitori abbiano una pessima opinione di te." lo prese in giro la madre. "Conoscevo Jake e posso dirti che era un uomo fantastico. Desidero che mio figlio faccia una bellissima figura con lui." aggiunse Aurora. 

A nulla servirono i tentativi di Bellamy di evitare le eccessive attenzioni delle due donne della sua famiglia.

E fu un Bellamy veramente elegante, quello che raggiunse l'appartamento dei Griffin sulla Fenice.

Ma davanti alla porta fu preso da un atroce dubbio.

Bussare e entrare oppure correre al bar di Monty in preda all'insicurezza, e trascorrere lì l'intera serata, deludendo Clarke e la sua famiglia ? 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3690522