Aspettando l'Arca

di G RAFFA uwetta
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Imperitura oscurità ***
Capitolo 2: *** Perché vivere, a volte, fa male ***
Capitolo 3: *** Rido ***
Capitolo 4: *** Pensiero stupendo ***
Capitolo 5: *** Falsata illuminazione ***



Capitolo 1
*** Imperitura oscurità ***


Imperitura oscurità

Se il cielo potesse piangerebbe le sue lacrime di luce,

nascosto dietro lo specchio dei ricordi.

Miscelerebbe l'eternità in un catino di nuvole,

ritagliando omini di carta dalle sagome informi.

Scuoterebbe il suo manto fiorito,

lasciando scivolar via i granelli di fulgida polvere.

Coglierebbe l'incauto pensiero per farlo volare libero,

a rincorrersi con le rondini d'inverno.


 

Se il cielo potesse smetterebbe di guardare,

per fuggire lontano da occhi insinceri.

Costruirebbe barriere di puro corallo,

contro inni elevati da animi corrotti.

Abbaierebbe feroce contro la stupidità del mondo,

perché ognuno è sé e tutti sono ognuno;

indistinti puntini impegnati a corrodersi,

dimentichi che non vivono per sempre.


 

Se il cielo potesse bacerebbe la luna,

per farsi poi amare dal sole;

come una puttana d'altri tempi,

che sapeva donare ciò per cui veniva pagata.

Sarebbe un diamante grezzo,

impegnato a recidere gole.

Un sovrano senza regno,

nobile e altero nell'imperitura oscurità.


 


 

Note autrice: vi invito a visitare la mia pagina per notizie, approfondimenti e curiosità https://www.facebook.com/pages/Pensieri-miei/368122016708287


 


 


 


 

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Capitolo 2
*** Perché vivere, a volte, fa male ***


Perché vivere, a volte, fa male

Mi disperdo

annichilita nei sensi

annegata nell'infinito.

Riemergo

in quell'unico istante

dove non sono più padrona

ma schiava

devota mietitrice di Morte.

Non sento

accolgo il silenzio

fatto di luci crudeli e suoni amari.

Comprendo il vuoto

raccogliendo ortiche

dove non c'è nulla da vedere

ma vivere

diventa un arcobaleno di Morte.

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Capitolo 3
*** Rido ***


Rido

Come un virus intestinale invadi la mente,

la confondi,

la costringi a riflettere,

le attorcigli le budella spremendo fuori pensieri inquinati

e inquinanti.

La coinvolgi in etiche battaglie

dove solo la stupidità evince.

Accendi fuochi di gelide cortesie,

avvalorando tesi inesistenti.

Ti aggrappi alla tua solitudine come una cozza,

meretrice infausta di nobili cause,

che vendi per altrui.

Alla luce del sole ti dichiari incolpevole e contrita,

spacciando dietro le quinte tutto il tuo livore

condito in piatti luccicanti di lustrini e paiette.

Servi al mondo belle parole per raggirare vergini proseliti

e poi ti prostituisci con vecchie bagasce.

Ma non illuderti!

La verità è la menzogna spremuta su una ferita fresca.

 

E in tutto questo io rido, se permetti, e se non permetti, io rido lo stesso.

 

Note autrice: è un pensiero che ricorre quando noto come le persone sminuiscono se stesse perché non hanno il coraggio di ammettere le proprie debolezze. Rido perché, purtroppo, siamo tutti così.

Vi invito a visitare la mia pagina per notizie, approfondimenti e curiosità https://www.facebook.com/pages/Pensieri-miei/368122016708287

 


 


 

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Capitolo 4
*** Pensiero stupendo ***




Pensiero stupendo

Oggi, voglio sentirmi avvilita,

il disagio che mi sommerge fino a soffocare

ogni mia resistenza.

Non provare a salvarmi,

ti umilierei! Tu e le tue buone intenzioni.

Non sei la mia coscienza: lei rispetta me!

Poco importa se l’eco delle parole si disperde tra i monili antichi,

dietro le mille sfaccettature di un diamante puro. Puro

come la mia anima non sarà mai.

A riva, laggiù dove ogni cosa prende forma,

la rena densa e scura dei nostri ricordi, si sgretola

all’assalto insistente del mare.

Pensando a ritroso

affogo nella nebbia di luglio:

un sudario avvolgente e palpitante, come la goffa carezza

di un amante inesperto.

È uno specchio di lattea verginità

contro cui si infrangono i rumori della notte.

Non importa quanto può essere macchiato di rosso un sorriso, il mio

di certo non è amore.

Come nuvole alla deriva in un cielo di stagno, io seguo la corrente.

E agli albori del nuovo giorno,

un sonno agitato coglie impreparato l’orizzonte.

Il faro, degno di nota per il suo presagio,

dispensa luce obliqua,

pungente come le stelle profumate di neve;

incastonate a testa in giù nell’empireo defunto.

Oppressa dall’ingombrante presenza degli alti steli del grano,

rifuggo la via che, con insistenza, porta a te.



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Capitolo 5
*** Falsata illuminazione ***


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Falsata illuminazione



Ho timore dei rumori partoriti in testa,

sono presagi nefasti.

E allora fuggo,

lontano,

finché le gambe reggono e il fiato si accartoccia in fondo alla gola.

Poi crollo,

vomitando punti e virgole,

perché le frasi non abbiano un senso.

Infatti,

le parole dette a caso rimandano l’inevitabile,

ma,

seppur mischiate con dovizia,

non cancellano il loro fato.

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