Of Glimmers and Instants

di miseenabime
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Casa ***
Capitolo 3: *** Parole ***
Capitolo 4: *** Fuoco ***
Capitolo 5: *** Mamihlapinatapai ***
Capitolo 6: *** Ghiaccio ***
Capitolo 7: *** Socha ***
Capitolo 8: *** Principio ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo
 
Daenerys aveva pensato molto al loro incontro, alle loro parole e a quelle di Tyrion. Una delle cose che il suo primo cavaliere aveva cercato di farle capire, e che lei aveva notato nel corso di quell’incontro, era che Jon Snow non si sarebbe piegato.
Non si sarebbe inginocchiato perché, come lei, era fedele al popolo, al popolo che doveva proteggere. Non avrebbe mai rischiato di perdere la loro fiducia giurando fedeltà a un invasore estraneo. Quella sua ribellione nei suoi confronti, aveva fatto arrabbiare non poco la Madre dei Draghi, ma poi Tyrion aveva cercato di farle cambiare punto di vista e farle vedere la situazione con gli occhi del Re del Nord. Lì, Daenerys aveva capito che l’unico modo per fare di Jon Snow un alleato era guadagnarsi la sua fiducia, e Jon Snow non si sarebbe mai fidato di un’estranea.
A questo bisognava rimediare. Daenerys aveva deciso che vi avrebbe rimediato nel poco tempo che avevano a disposizione, mentre lui estraeva e forgiava ossidiana. Per vincere la guerra servivano più alleati possibile e ora, con la distruzione di buona parte della flotta di Yara Greyjoy, l’importanza del Re del Nord era decisamente aumentata.

 

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Capitolo 2
*** Casa ***


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Capitolo 1: Casa

 

We shall not cease for exploration
And the end of all our exploring
Will be to arrive where we started
And know the place for the first time

 – T. S. Eliot

 

Quella mattina Jon Snow era abbastanza scocciato. Si trovava al giacimento di ossidiana quando un Dothraki che gli sembrava di aver già visto – ma per lui erano tutti uguali – comparve all’entrata, gli blaterò qualcosa in quella che doveva essere la sua lingua e, in qualche modo, gli fece capire che doveva seguirlo – almeno, così secondo ser Davos. All’uscita della cava trovò Missandei che gli spiegò, in una lingua decisamente più comprensibile, che la regina lo stava aspettando.
Jon non era per niente entusiasta. Era riconoscente a Daenerys per avergli consentito di estrarre il vetro di drago ma, appunto per questo, c’era molto lavoro da fare e non gli piaceva allontanarsi dalla cava.
Seguì Missandei e altri due Dothraki – probabilmente uno era quello che gli aveva parlato… forse – fino a uno spiazzo pianeggiante interamente ricoperto d’erba dove si trovava un unico albero di grandi dimensioni, l’unica fonte di ombra in quella mattina soleggiata. Legato all’albero c’era un cavallo, sotto l’albero c’era Daenerys Targaryen, in sella ad un altro cavallo – bianco candido, come la sua pelle –, mentre dava loro le spalle e volgeva lo sguardo verso il mare. I suoi riflessi argentati risplendevano sotto i raggi del sole. Jon non sapeva se stesse pensando al mare o ai capelli di lei.
«Vi sta aspettando, lord Snow.» disse Missandei.
Jon si accorse di avere lo sguardo perso. Tornò in sé stesso e attese: non era sicuro di dover andare da lei da solo, non c’era nemmeno una guardia con lei. Mosse i primi passi. Missandei e i Dothraki non sembravano intenzionati a seguirlo, si avvicinò alla Madre dei Draghi da solo.

 

Daenerys sentiva la brezza fresca mattutina che le soffiava sul viso, mentre ammirava i riflessi del mare. Sentiva anche i passi del Re del Nord, che si avvicinava. Aspettò che lui le fosse a fianco prima di parlare. Lo sguardo sempre all’orizzonte.
«È una bellissima giornata, Jon Snow, sarebbe un peccato sprecarla nelle viscere oscure di una montagna. Non avete ancora avuto modo di vedere le bellezze di quest’isola». Stavolta il suo sguardo si spostò su di lui «Lasciate che sia io a mostrarvele».
Lo sguardo del Re del Nord era imperscrutabile «Vostra Grazia…»
«So cosa state per dire, lord Snow. Una sola mattina lontano dal lavoro non vi farà male, anzi. Stando così a contatto delle rocce ne avete assunto il colorito. L’aria aperta vi gioverà».
«Se così volete, mia Signora…»
«Così voglio»
«Allora non mi resta che accettare»
Daenerys trattenne un accenno di sorriso, che però non sfuggì a Jon.
«Questo è per voi» disse facendo un cenno verso il cavallo, nero come la fuliggine. Nella sua chioma Jon giurò di aver visto gli stessi riflessi argentati dei capelli di lei. «Roccia del Drago è una piccola isola, ma il posto dove voglio portarvi è abbastanza lontano».
«È molto gentile da parte vostra»
Daenerys sorrise, stavolta non tentò di nasconderlo.
Mentre Jon slegava il cavallo, Daenerys si chiedeva cosa nascondesse in quello sguardo. Cercava di essere sempre serio, ma a lei pareva che i suoi occhi fossero sempre estremamente malinconici. Rifletté e non le ci volle molto a capire che poteva benissimo essere colpa sua: lo teneva su un’isola, lontano da casa sua, senza la possibilità di andarsene senza averle giurato fedeltà. Certo, gli aveva dato quello che voleva – l’ossidiana – ma non poté fare a meno di pensare a quando lei era Khaleesi nel continente orientale, con un uomo al suo fianco, un esercito che avrebbe combattuto per lei: in certi versi aveva tutto, ma non aveva casa. Ricordò anche le parole di Tyrion sull’uomo che era Jon Snow. Per un attimo avvertì del senso di colpa.
Sparì quando Jon montò a cavallo e nel suo sguardo Daenerys non vedeva malinconia, ma solo l’espressione di chi, in quel momento, avrebbe voluto essere ovunque, persino nelle viscere oscure e fredde della montagna, piuttosto che con lei. Pensò che, dopotutto, un uomo del nord doveva sentirsi più a suo agio al freddo e al buio.

 

Cavalcarono a lungo, Jon avrebbe giurato che fossero dall’altra parte dell’isola. La madre dei Draghi era stata silenziosa durante il viaggio. Qualche domanda sul suo viaggio verso Roccia del Drago, su come fosse la barriera, su quanto freddo facesse al nord, non si era mai esposta troppo. Jon si domandava il perché di quella gitarella sull’isola, se poi se ne voleva solo stare zitta.
«Siamo arrivati» disse lei all’improvviso.
Jon alzò lo sguardo e quello che vide gli mozzò il fiato. Erano su una scogliera a strapiombo, probabilmente la più alta dell’isola e di fronte a loro si stagliava un’infinita distesa di mare. Di fronte a tutta quell’immensità, Jon si sentì estremamente piccolo. Lui ne aveva viste di cose, o quanto meno relativamente di più di altre persone, all’interno e oltre la barriera. Oh, quante cose che aveva visto. Ma nulla era stato in grado di riempirlo simultaneamente così tanto di meraviglia e inquietudine. Quasi aveva le vertigini. Non si accorse dello sguardo della ragazza, che da tempo si era spostato dal mare a lui.
«Siete silenzioso, Jon Snow»
«Tutte le parole che conosco non renderebbero giustizia a ciò che sta davanti ai miei occhi» spostò lo sguardo su di lei «Vostra Grazia».
Il viso di lei non tradì un’emozione, ma Jon vide il suo petto contrarsi.
Stavano fianco a fianco, in sella ai loro cavalli. Lo sguardo di lei passò di nuovo da Jon all’orizzonte e Jon non poté fare a meno di constatare quanto fosse bella. Senza nessuna malizia, Daenerys era una perfetta bellezza Targaryen, dai lineamenti delicati ma dallo sguardo deciso, la pelle candida, i capelli argentati e gli occhi – come non notarli, quegli occhi – il viola più intenso che avesse mai visto. Si accorse che, in quel momento, risplendevano più di quanto avesse notato prima. Sarà la luce del sole, si disse.

 

Daenerys sentiva il suo sguardo su di sé.
«Questo è un posto bellissimo, mio lord» disse, smontando da cavallo «ma non è ancora la nostra destinazione, ora dovremmo continuare a piedi. Aspettò che Jon fosse sceso e poi fece strada, in quella che a prima vista pareva essere una grotta. Riusciva a percepire lo sguardo perplesso di lui, pur non riuscendo a vederlo. Mi toglie da un’oscurità, per portarmi in un’altra? Era probabilmente ciò che gli passava per la mente.
Camminarono per un po’, quando iniziarono a vedersi i primi spiragli di luce. Una volta all’aria aperta si presentò davanti a loro quello che sembrava un piccolo lago circondato da una spiaggia e da una vegetazione più fitta di quella sulle coste dell’isola e l’acqua cristallina. Sembrava un vero e proprio angolo di paradiso.
«La prima di un sistema di grotte che conduce al mare» disse Daenerys.
«È davvero incredibile. Non pensavo potesse esistere un posto del genere» rispose Jon, realmente ammaliato dalla bellezza che la natura era stata in grado di plasmare.
«L’ho scoperto pochi giorni dopo essere arrivata a Roccia del Drago» Daenerys gli passò davanti, andò a riva e, inginocchiandosi, toccò l’acqua con la punta delle dita. «È più calda del normale» disse alzando la testa verso di lui «sentite».
Jon deglutì, si avvicinò a lei, si inginocchiò e posò il palmo della mano sulla superficie dell’acqua. Era così tiepida. Il sole la riscalda più in fretta e facilmente, avrebbe voluto dire, ma qualsiasi cosa in quel momento gli sembrava estremamente stupida. Perciò si limitò a guardare la ragazza che gli stava accanto. Ma Daenerys non lo stava guardando. Fissava l’acqua che si faceva scivolare fra le dita, come incantata.
«Tu sei un bastardo, Jon Snow» disse.
A Jon quella frase sembrò fuori luogo. Ma non gli sfuggì l’uso del tu.
«Tu non conosci pienamente il valore di famiglia» continuò, prima che potesse interromperla «Gli Stark sono stati la tua famiglia, ma mai del tutto. Hai avuto un padre, ma non hai avuto una madre, hai avuto dei fratellastri, ma non hai avuto dei fratelli. Hai avuto una casa – gli Stark, Grande Inverno, la tua casa – ma non hai avuto una famiglia. Io ho avuto una famiglia Jon Snow» raccolse un altro po’ d’acqua con le mani e la fece colare di nuovo «una famiglia nobile, una famiglia dal sangue puro. Mio fratello, per quanto pazzo fosse, è rimasto con me, non mi ha abbandonata. Mi ha raccontato per anni del continente occidentale, del trono – il nostro ruolo – di Roccia del Drago – la nostra casa. Ho vissuto, anzi, sono sopravvissuta per anni solo per poter ritornare a casa. La casa che tanto avevo sognato da piccola, la casa così lontana, così violentemente strappata alla mia famiglia.» Daenerys sospirò, Jon non riusciva a staccarle gli occhi di dosso, la ascoltava in silenzio, senza perdersi una parola e quel briciolo di emozione che ogni tanto trapelava dal suo viso impassibile.
«Poi è successo. Dopo tutto quello che ho dovuto affrontare. Roccia del Drago. Ho messo finalmente piede sulla spiaggia. Sai cos’ho provato, Jon Snow?» Il ragazzo scosse la testa «Niente. Assolutamente niente.» Jon fu turbato e sorpreso da quell’affermazione.
«Anni passati a sognare casa e quando finalmente arrivi, questo posto non ti è più familiare di tutti gli altri. Io non ho ricordi qui, ho solo storie, storie di una famiglia ormai scomparsa, una famiglia di cui io resto l’ultima. Ma come posso essere di famiglia se non riconosco casa. Sono solo un’estranea su una spiaggia come un'altra. Quella roccia laggiù» disse indicando un masso non lontano «così come quella roccia laggiù» stavolta indicò il castello «Hanno lo stesso valore tanto per me quanto per te, Jon Snow. Per questo credo che un bastardo possa capire. Tu hai avuto una casa ma non hai avuto una famiglia. Io ho avuto una famiglia, ma non ho avuto una casa
Daenerys non si era mai esposta in questo modo. Voleva che si conoscessero, certo, ma mentre parlava si era lasciata andare ai ricordi e alle emozioni, ciò che una regina non deve fare. Non sapeva che reazione aspettarsi.
Il Re del Nord era pietrificato. Gli occhi fissi in quelli di lei attento e stupefatto, mentre rifletteva su ciò che aveva appena sentito.
«Anche a me hanno raccontato molte storie, da bambino, sui miei genitori, su mia madre» Jon trovò il coraggio di parlare «solo quando ho smesso di ascoltarle ho trovato la mia famiglia negli Stark. Non avrò avuto una madre, un fratello, una sorella, ma li ho amati tutti come se lo fossero. Amate questo posto, mia Signora, e diventerà la vostra casa».
«Ho fatto si che il mio popolo sia casa mia, mio lord.» rispose Daenerys, riprendendo il controllo delle sue emozioni. Il viso di nuovo impassibile. Da vera regina. «Ovunque ci sia ingiustizia e qualcuno in catene, quel posto ha bisogno di me, quella è casa. Perché è il popolo, libero, che amo»
«Siete saggia, Vostra Grazia.»
«E voi siete gentile, Jon Snow»
A Jon sfuggì un mezzo sorriso, che Daenerys non si fece scappare.
«Dovremmo tornare, non vorrei che vi perdeste anche il pomeriggio alla cava»
«Avete ragione» Jon si alzò per primo e tese una mano alla ragazza per aiutarla a rialzarsi. Daenerys non ne aveva bisogno, ma la accettò lo stesso. Posò la sua mano su quella del Re del Nord e si accorse di come fosse inaspettatamente fredda. Le vennero i brividi. Jon lo notò. «Perdonate, mia Signora. Il nord è un posto gelido»
«Passare del tempo qui potrebbe farvi bene»
«Il ghiaccio è la mia indole»
«Se lo dite voi, mio lord.» Daenerys lo superò, entrando nella grotta che conduceva alla scogliera e, a bassa voce, disse «Io, nei vostri occhi, già vedo piccole scintille».

 

 

 

 

 

Ciao a tutti :)
Come ho già detto questa storia dovrebbe avere una decina di capitoli.
Non so quando aggiornerò, ma sicuramente almeno una volta a settimana.
E' la prima volta che scrivo nel fandom del Trono di Spade, fatemi sapere come vi sembra!

Un bacio

Hypatia

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Capitolo 3
*** Parole ***


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Capitolo 2: Parole

 

Just words of porcelain
all crashing in the air,
and if you thought it was gold
it’s nothing more than a stone.

 – The Sharp Sound of Blades

 

Dal punto di vista paesaggistico, Roccia del Drago restava uno dei posti più belli che Jon avesse visto. Restava profondamente legato al nord, ma la vista dalle terrazze del castello riusciva sempre a togliergli il fiato e rischiava di fargli rivalutare il sud. I draghi che volavano intorno alle torri erano il tocco magico finale. A Grande Inverno sicuramente nessuno avrebbe creduto che avesse visto dei draghi. Grande Inverno. Chissà come se la stava cavando Sansa a governare il nord. Sicuramente bene. Aveva apprezzato molto il suo spirito e la sua forza, un po’ meno il dargli contro in pubblico. Ma poteva capirla, lo faceva solo per il bene del popolo. Il bene del popolo, per la tua gente, al solo pensiero di quelle parole a Jon vennero i nervi. Non che avesse qualcosa contro il popolo, anzi, ma ser Davos gli aveva riempito la testa di quelle parole, quando giorni fa era tornato nella cava, dopo l’incontro con Daenerys Targaryen.

 

 

Era appena passato il primo pomeriggio quando Jon fece ritorno alla cava. Ad aspettarlo c’era ser Davos, che controllava i lavori.
«Già di ritorno, mio Signore?» gli chiese il cavaliere delle cipolle.
«Sì» si limitò a rispondere Jon, non mancando mai di sottolineare la sua prorompente loquacità.
«Pensavo vi sareste preso la giornata libera» continuò ser Davos, che si fermò a guardarlo, come in attesa di qualcosa. Jon non capì.
«Beh… vi ha convocato per i lavori o ancora per la storia dell’inginocchiarsi?» chiese l’uomo buttando lì due argomenti a caso, per farsi dire di cosa avevano parlato.
«Niente di tutto ciò» rispose Jon secco.
«Era per il nord?»
«In un certo senso…»
«Non capisco, mio Signore»
«Mi ha parlato dell’isola, ser Davos, di Roccia del Drago. Di casa sua» disse Jon, passando una mano sui giacimenti scoperti di ossidiana.
«Con tutto il lavoro che c’è da fare, vi allontana per parlarvi dell’isola?» chiese ser Davos perplesso. Jon non gli rispose, ma il suo viso lo tradì. «Oh, capisco» asserì l’uomo.
«Cosa?» gli si rivolse il Re del Nord.
«Con tutto il rispetto, mio Signore, non lasciatevi ingannare» ser Davos non voleva spingersi oltre, ma vedendo l’espressione confusa di Jon continuò «Daenerys Targaryen è bella, di una rara bellezza. Oserei dire quasi estinta. Ma è una Targaryen, mio lord, non ci si fida dei Targaryen. Dannazione, quelli bruciano vivi chiunque si opponga loro, mio re»
«Non mi pare abbia bruciato nessuno, quando non mi sono inginocchiato davanti a lei»
«Certo che no, ma solo perché ora potete tornarle utile»
«Mi credete stupido, ser Davos?»
«Certo che no, Vostra Grazia»
«Eppure pensate che mi farei trarre in inganno da Daenerys Targaryen»
«Questo, mio Signore, perché ho visto il vostro sguardo»
«Quale sguardo?»
«Mentre parlavate – di lei – di quello che vi ha detto»
«E cosa avete visto, ser Davos?»
«Non ne sono sicuro, Vostra Grazia, ma direi che avete provato – empatia – ammirazione»
«Quello che mi ha detto era degno di ammirazione» rispose Jon, dopo aver riflettuto. Aveva davvero uno sguardo ammirante?
«Ammirazione per la figlia del Re Folle?»
«I figli non sono i padri, ser Davos, pensavo che questo fosse già chiaro a Grande Inverno. Non giudicherò Daenerys Targaryen in base alle azioni del padre, ma in base alle sue»
«Siete qui per il nord, ricordatevelo, sire» A Jon questa frase non piacque.
«Cosa intendete dire con questo?»
«Siete qui per il bene del popolo, mio Signore, per il bene del popolo, per la gente che vi ha acclamato. La gente del nord»
«Lo so bene, ser Davos, non farò niente che non sia per il loro bene»
«Il popolo del nord non vuole un’alleanza con Daenerys Targaryen»
«Non sempre quello che il popolo del nord vuole coincide con il loro bene. Dovrebbero averlo imparato quando mi hanno accoltellato. E non ho comunque intenzione di allearmi con Daenerys Targaryen» Jon ora era arrabbiato. Dove ser Davos vedeva il bene del nord, lui vedeva una montagna di pregiudizi – verso gli stranieri, verso i bastardi –, contro cui aveva combattuto fin da ragazzo e che continuavano imperterriti a ripresentarsi.
«Come dite voi, maestà» concluse ser Davos, chiudendo la conversazione «Ma, se posso permettermi, non perdete la testa»
Jon si rifiutò di rispondere a quella provocazione e se ne andò dalla cava. Passò il resto del pomeriggio da solo, sulla scogliera.

 

 

Mentre ripensava alla discussione avuta con ser Davos, non sentì i passi che si avvicinavano. Si accorse della presenza del folletto solo quando gli fu accanto.
«Brutta giornata?» chiese Tyrion
Jon non rispose e non lo guardò, ma il nano vide comunque la sua faccia corrucciata.
«Capisco, brutte giornate»
«Non sono brutte giornate, è solo un brutto ruolo»
«Non ti piace essere Re del Nord?»
«Non l’ho mai voluto»
Tyrion alzò un sopracciglio «Beh credo che di questo dovresti avvertire la Khaleesi, sai è la cosa che ti sta chiedendo da quando sei qui. Credo che potresti risolvere gran parte dei vostri problemi» rispose il folletto sarcasticamente.
«Non fraintendermi. Credo comunque che il nord debba avere un re, solo che non vorrei essere io. Ma il popolo ha scelto me, e per il bene del popolo regnerò»
«Il bene del popolo…» a Tyrion non sfuggì l’intonazione leggermente irritata con cui Jon pronunciò quelle parole.
«Per ser Davos è molto importante»
«Ah…» riprese Tyrion «ma non credo sia per ser Davos, questo tuo stato d’animo»
Jon sospirò, e abbassò lo sguardo verso Tyrion «A volte vorrei non avere questo peso. Questo enorme peso di dover far sempre la cosa giusta. Quando la gente confida in te non puoi permetterti di sbagliare»
«Il problema dei buoni è fare sempre la cosa giusta. Il problema di voi buoni troppo buoni, Jon Snow, è far convergere tutti i concetti di giustizia verso un’unica idea. Volete fare il giusto per tutti quanti, non capendo che spesso ciò che è giusto per qualcuno è male per qualcun altro. O semplicemente ciò che qualcuno crede male è giusto, o viceversa. È questo che vi fotte il cervello»
Jon rifletté e capì che Tyrion aveva ragione. Penso che tutti i suoi anni di alcolismo dovessero in realtà averlo riempito di perle di saggezza, non riusciva a darsi altra spiegazione.
«Io ho provato a fare la scelta giusta e ora non abbiamo più una flotta, ma non mi sembra che tu qui stia combinando nulla di male, anzi, sei anche riuscito ad ottenere l’ossidiana»
«Tu mi hai fatto ottenere l’ossidiana»
«Altra scelta giusta, stavolta andata in porto. Il punto è, se ti hanno eletto Re del Nord senza apparenti meriti familiari – o almeno, per metà – è perché si fidano non solo di te ma anche delle tue scelte. Sanno che farai la cosa giusta, anche se contro il parere di tutti. Come, ad esempio, venire qui»
«E diventare prigioniero» sottolineò Jon.
«Ma la vista è fantastica, non trovi?»

 

Era sera inoltrata quando ser Davos comunicò a Jon che i giacimenti di ossidiana della montagna erano molti di più di quelli che si aspettassero di trovare a quel punto e servivano più uomini per coordinare meglio i lavori. Perciò Jon uscì dalla sua stanza e iniziò il suo vagabondaggio all’interno del castello in cerca della Madre dei Draghi, per sottoporle la sua richiesta. Un Dothraki lo fermò poco dopo dicendo qualcosa che Jon non capì, ma sembrava molto minaccioso. Poco dopo comparve Missandei avvertita dalle guardie e Jon, avendo trovato un’interlocutrice in grado di capirlo, le chiese dove potesse trovare la Khaleesi. Missandei sembrò titubante, quasi non volesse rispondere, dopodiché disse che poteva trovarla nella Stanza del Tavolo Dipinto, ma non doveva disturbarla troppo. Jon ringraziò, rifiutò l’offerta di essere scortato fino alla sala da un Dothraki e si avviò per i corridoi. Due corridoi e tre stanze sbagliate più avanti, Jon arrivò alla Stanza del Tavolo Dipinto. Bussò piano alla porta.
«Tyrion?»
«Jon Snow, Vostra Grazia»
«Ah, lord Snow, entrate» Jon aprì piano la porta, cercando di non fare rumore. Daenerys era china sul tavolo dov’era dipinta tutta Westeros, con le mani appoggiate ai bordi, le spalle alte e la testa pesante. Sembrava stanca. «Stavo aspettando il mio primo cavaliere»
«Desolato di recarvi disturbo» Jon osservò meglio il suo viso. Non era solo stanca, era provata, e visibilmente preoccupata «forse non è il momento giusto per…»
«No, non preoccupatevi» lo interruppe Daenerys, allontanandosi dal tavolo «una pausa è proprio quello che serve adesso. Ditemi, perché siete qui?»
«Ser Davos afferma che vi siano più giacimenti di quanti ce ne aspettassimo» iniziò titubante «sono qui per chiedervi se è possibile… avere più uomini a disposizione, per velocizzare il lavoro» chiese, quasi timidamente.
«Più uomini» disse Daenerys scandendo ogni sillaba e stringendo le labbra. Si lasciò scappare quello che a Jon sembrò l’inizio di una risata, non capiva se sarcastica o seria.
«Comprendo. Vi ringra-»
«Sapete cosa mi fa ridere Jon Snow?» chiese lei, mentre girava intorno al tavolo. Lo sguardo che dal derisorio passava al preoccupato «Che la flotta di Yara Greyjoy sia andata, il mio esercito perso chissà dove nei pressi di Castel Granito e l’unica cosa per cui i miei uomini possono essere utili è dare picconate ad una montagna». Anche se se la stava prendendo con lui, Jon sapeva che non era arrabbiata veramente con lui, era solo nervosa.
«Capisco il vostro umore, mia Signora»
«No, non capite» aveva ormai sorpassato il tavolo e si stava avvicinando a lui «Stiamo perdendo» disse in un soffio, gli occhi di lei piantati in quelli di lui.
«Non stiam- state perdendo» Jon si corresse all’ultimo «eravate fin troppo in vantaggio, Cersei ha solo vinto la prima battaglia. La guerra è ancora da combattere»
«La guerra» disse Daenerys, avvicinandosi alla finestra. Jon la seguì. Perché? Non importa. La ragazza si affacciò al balcone «Ho fatto di tutto per non combattere una guerra, a oriente»
«Avete portato la pace»
«Sono morte tante persone innocenti. Troppe»
«C’è sempre un prezzo da pagare» cercò di rassicurarla Jon. Lei si sentiva davvero i colpa per quelle morti, si vedeva dal suo viso, dai suoi occhi – quegli occhi.
«È questo che non sopporto Jon» disse sospirando «Snow» si affrettò ad aggiungere, appena si accorse di averlo chiamato per nome – Jon. Lui pensò che voleva sentirla farlo di nuovo – Jon. «dover per forza usare la violenza per portare la pace»
Jon deglutì e si disse che doveva smettere di guardarla – Jon. Smise di guardarla.
«Quando c’è un nemico da combattere, mia Signora, gli scrupoli non sono mai in primo piano»
«Avete ragione» Daenerys si voltò verso di lui e si fece più vicino. Qualcosa lungo la schiena di Jon tremò. «È anche per questo che ho bisogno di voi. Unitevi a me. Aiutatemi a combattere il nemico e la sua violenza, la sua pazzia. Aiutatemi a combattere Cersei Lannister»Jon, che fino a quel momento era rimasto in una sorta di limbo con il fiato sospeso, sentì come una bolla scoppiare tutt’intorno a lui, e le parole di ser Davos gli risuonarono in testa. Vuole un’alleanza, solo quello le interessa. La vostra fedeltà. Vuole che vi inginocchiate a lei. Non fatevi ingannare. Siete qui per il nord. Per il nord.
«Vostra grazia» Jon si allontanò un po’ assumendo un tono più distaccato «Con tutto il rispetto, c’è un nemico più grande di Cersei Lannister. Più pericoloso. Più mortale»
«Chi, di grazia? I non-morti? Il Re delle Tenebre?» lo schernì la ragazza.
«Il Re della Notte, mia Signora» stavolta Daenerys scoppiò a ridere.
Jon fu parecchio infastidito e non riuscì a stare zitto «Voi avete portato i draghi nel continente occidentale dopo secoli, nessuno ci credeva, e non riuscite a credere a ciò che vi dico io?»
Daenerys si sentì mancare di rispetto «Dopo secoli, avete detto bene. I vostri non-morti nessuno li ha mai visti!»
«Io li ho visti!»
«Oh, il Re del Nord ha visto i morti camminare. Anzi, marciare. Un esercito, giusto?»
«Sembrate così intelligente, dovreste imparare a ridimensionare la vostra arroganza, mia Regina»
Daenerys era su tutte le furie. Nonostante il divario di altezza gli si avvicinò, quasi ad andargli contro, con la testa alta e gli occhi fissi nei suoi. Occhi in fiamme e sguardo di ghiaccio «Osate un’altra volta parlare così alla vostra Regina e vi darò in pasto ai miei draghi, mio Re. Vi lascerò scegliere quale»
Jon la fronteggiò orgogliosamente – non lascerò che mi inganni «Non mi aspetterei nulla di meno, dalla figlia del Re Folle»
Fu un attimo. Un lampo passò negli occhi viola di Daenerys che, da fieri quali erano assunsero un tono completamente diverso, quasi che tutta la carica fosse sparita. Prima che il suo volto diventasse di nuovo impassibile Jon giurò di aver visto – cosa? – tristezza – tristezza, no non era tristezza – rabbia – no, non era rabbia, cos’era?.
«Ipocrita» sputò fuori Daenerys, prima di andare a grandi passi verso la porta, superando il suo primo cavaliere che stava appena entrando.
Jon e Tyrion si scambiarono un’occhiata – Jon.
Che cos’era, cos’era?
– Ipocrita.
 Delusione.

 

 

 

 

 

 

 

Ciao a tutti :)
Non credo aggiornerò sempre tutti i giorni ma stavolta è andata così.
Il capitolo è anche un po' più lungo dell'altro (ho messo una scena che all'inizio non doveva esserci) ma va bene così.
Spero vi stia piacendo la storia (non può sempre essere tutto rose e fiori, no?), un feedback è sempre una bella cosa
Alla prossima, un bacio

Hypatia

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Capitolo 4
*** Fuoco ***


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Capitolo 3: Fuoco

 

“Some say the world will end in fire
Some say in ice
From what I’ve tasted of desire
I hold with those who favor fire”

 – R. Frost

 

Jon aveva sempre odiato le porte. No, non è vero. Ma quella porta la stava odiando davvero. La dualità della porta, aperta o chiusa, insopportabile. In realtà non odiava tanto la porta quanto il doverla aprire, o forse non odiava tanto il doverla aprire quanto affrontare ciò che vi stava dietro. Non che avesse paura, certo che no, come si fa ad avere paura di una ragazza così giovane e più bassa di lui per giunta, era in netto vantaggio. I draghi, quelli sì che facevano paura, ma fortunatamente non era con loro che doveva parlare. Aveva tentato di evitare quella situazione in ogni modo possibile, ci aveva provato da quando la ragazzina Targaryen aveva deciso di ignorarlo. In verità, non che lo ignorasse, nemmeno era arrabbiata, semplicemente era totalmente indifferente. Aveva incaricato Tyrion di occuparsi di tutte le richieste del Re del Nord e Jon aveva tentato di coinvolgere il folletto, proprio per evitare di trovarsi nella situazione in cui si trovava.

 

«Ah no, i tempi in cui facevo da balia sono finiti quando il mio amato nipote ha tirato le cuoia – sia ringraziato chiunque ne abbia il merito – siete un Re e una Regina, finitela di fare i bambini e comportatevi come tali. Io non risolvo i tuoi casini Jon, per cui veditela da solo. Stando a quello che dici hai affrontato un esercito di morti-ma-non-troppo, che paura può farti una chiacchierata con Daenerys Targaryen?» Tyrion non si era nemmeno fermato ad ascoltarlo, continuava a camminare mentre lui gli andava dietro. Non aveva voluto sapere nulla della discussione tra lui e la madre dei draghi, nonostante Jon avesse cercato di spiegarsi.

«Non so nemmeno dove si trova!» aveva tentato di difendersi Jon.

«Ah questo non te lo posso dire, vaga per il castello e cercala. Di sicuro non posso dirti che ha passato ogni giorno nella Sala del Tavolo, e sicuramente non è lì che la puoi trovare. Ora ti saluto, ho piani da elaborare e vino da bere»

 

Così ora Jon si trovava di fronte a quella porta, ancora incerto su cosa dire una volta entrato. Sollevò una mano e pensò, mentre bussava alla porta, che il Re della Notte non era poi così male.
«Si?» rispose una voce dall’altra parte
«Jon Snow, Vostra Grazia» idiota, potevi presentarti con un altro nome, nemmeno ti farà entrare
«Entrate» Jon 1-0 porta.
Daenerys era seduta, mentre sfogliava certe carte sul tavolo, non prestava attenzione a Jon
«Mia Signora, io…» Jon aspettò che lei lo guardasse. Non lo fece. «io credo sia doveroso che… mi renda conto dei… beh, credo di aver esagerato quando…» si accorse che la Khaleesi non lo stava nemmeno ascoltando, cercò quindi di attirare la sua attenzione «… ho ucciso quel Dothraki. Ah, abbiamo trovato oro nella miniera, a fiumi»
«Molto bene» rispose Daenerys, senza realmente ascoltarlo
«Vorrei cavalcare uno dei vostri draghi, ho sempre sognato di volare»
«Certamente»
«Non mi state ascoltando»
«Certo che vi sto ascoltando» Daenerys alzò la testa dalle carte e si rivolse direttamente a lui «Sono solo consapevole del fatto che vi incenerirà prima che possiate anche solo avvicinarvi. E credo che casualmente non sarò lì a fermarlo»
 Jon sospirò e si voltò verso la porta, deciso ad andarsene vista la buona volontà di chiacchierare della Regina. Poi si ricordò di cosa aveva detto Tyrion. Si ricordò anche di come lei gli aveva parlato così sinceramente. Si ricordò, anche, di averla delusa, già una volta, con le sue parole. Non poteva farlo di nuovo.
«Mi dispiace» disse rivolgendosi di nuovo a lei. Mi dispiace, due semplici parole, niente di troppo articolato, niente chiedo umilmente il vostro perdono mia Regina. Solo quello che sentiva davvero. Daenerys tentennò di fronte a quelle parole e scrutò nei suoi occhi, cercando di capire se quello che le stava dicendo era la verità. «Non avrei dovuto dire quello che ho detto. Semplicemente perché non lo penso davvero. Credetemi, so che non siete come vostro padre. Voi avete buon cuore e io non avrei dovuto offendervi»
«Non mi avete offeso, mi avete-»
«Lo so» la interruppe Jon «Proprio per questo mi dispiace». Restarono a guardarsi a lungo, senza dire nulla, cercando l’uno di scrutare nell’animo dell’altro.
Daenerys stava per dire qualcosa, Jon intervenne prima di lei «Vorrei mostrarvi una cosa, mia Signora»
«Che cosa?» chiese la ragazza
«Venite con me» Jon le tese una mano, perché si alzasse dalla sedia. Daenerys era titubante, sapeva che le sue scuse erano sincere, ma c’era qualcosa che la tratteneva. Voleva guadagnarsi la fiducia di Jon Snow ma esporsi in quel modo aveva risvegliato in lei una vulnerabilità che si era quasi dimenticata di avere. Conoscere Jon comprendeva affrontare quella parte di lei che aveva tentato di seppellire sotto il titolo di Regina, sotto i suoi draghi, sotto il suo esercito. Non sapeva se fosse pronta, non sapeva cosa fare.
Sospirò.
Lentamente, posò la sua mano su quella di Jon.

 

L’interno della montagna era più buio e freddo di quanto Daenerys immaginasse. C’erano alte e imponenti pareti che sembravano piegarsi e chiudersi su di loro alternate a stretti passaggi, dove riuscivano a malapena a stare due persone. La mano di Jon non aveva mai lasciato la sua dall’inizio della caverna. È molto pericoloso, Vostra Grazia, si scivola troppo facilmente, aveva detto. Che fosse una scusa o la verità, a Daenerys non importava. Arrivarono in un punto dove la cava, con le sue pareti, sembrava quasi una cattedrale, i contorni delle rocce che brillavano, illuminati dalla luce delle torce. Daenerys era stupefatta, non credeva che sotto terra, in mezzo all’oscurità e al freddo, potessero esistere posti così belli.
«È meraviglioso» disse
«Lo è» replicò Jon «volevo mostrarvelo prima che iniziassimo a scavare anche qui»
«Grazie» disse lei sospirando, lo sguardo che esaminava piano piano ogni centimetro delle pareti. Jon, invece, fece l’opposto, spostando l’attenzione dei suoi occhi dalla pietra a lei. Se ne pentì quando si rese conto di non riuscire a smettere di guardarla. I suoi lineamenti immersi nell’oscurità e illuminati dalla fioca luce delle torce erano ancora più dolci del solito, ma allo stesso tempo il fuoco che la illuminava gli ricordava il suo elemento – il fuoco – la sua indole. All’improvviso, Jon desiderò tenerle la mano di nuovo.
«Ero spaventato» disse d'un tratto. Lei lo guardò perplessa. «Temevo che tutto quello che mi avevate detto servisse al solo fine di fingervi una persona che avrei ammirato. Per arrivare al vostro scopo. Combattere Cersei».
«A questo avete pensato? Che vi stessi mentendo?» chiese lei, l’espressione corrugata sul volto.
«Sì. Non lo penso più, certo che no. Ma in quel momento…»
«Jon» disse, muovendo qualche passo verso di lui. Jon si raddrizzò, turbato sia dal fatto che l’avesse chiamato solo per nome – Jon, sia dal fatto che lei era più vicina – così vicina. In realtà non era turbamento, probabilmente, sentiva solo un po’ troppa agitazione e il cuore battere un po’ troppo veloce. Cercò di calmare il suo respiro – Jon. «Ero nervosa per come stanno andando le cose, avrei dovuto controllare la mia rabbia. Non era il trattamento che meritavi, scusami» mosse ancora un paio di passi nella sua direzione. Jon non aveva più nemmeno la forza per reagire – per allontanarsi, che altro? –, talmente era perso a guardarla negli occhi. «Ma quello che ho detto, come mi sono comportata… non c’è l’ombra di menzogna. Perché dovrei mentire, perché a te? Quando sei arrivato una delle cose che hai detto è che non ti saresti fidato di un’estranea. Cercavo solo di mostrarti chi fosse Daenerys. Non è la tua alleanza cieca che voglio, nemmeno una delle persone che mi ha seguito fin qui è stata obbligata, perché dovrei obbligare te, è la tua fiducia
Jon si diede dello stupido per tutto quello che aveva pensato, per quello che si era lasciato mettere in testa. La ragazza che ora stava davanti a lui non aveva nessuna intenzione di ingannarlo, non l’aveva mai avuta, e lui le aveva addirittura dato della pazza. Uno sciocco del nord. Ora, davanti a Daenerys così bella, e al suo cuore, così sincero, non sapeva proprio cosa dire. Riusciva solo a guardarla, in silenzio, come faceva troppe volte ormai, impossibile non notarlo. A pensare a queste cose nel bel mezzo di una guerra, con l’avvicinarsi di un nemico così spaventoso, Jon si sentiva quasi in colpa, ma non riusciva a farci nulla, non riusciva a staccarsi dai suoi occhi – quegli occhi.
Fu lei a rompere il silenzio per prima «Andiamo» disse «C’è un altro posto in cui dobbiamo recarci»
«Dove?» chiese lui, una volta ritornato in sé stesso.
«Venite» stavolta fu lei a tendergli la mano.
Jon – Jon non aspettava altro.

 

Una volta fuori dalla grotta avevano camminato per un bel po’, e tutto in salita. Arrivarono in uno spiazzo verde, niente di particolare. Jon si chiese cosa ci facessero lì. Poi li vide, come se fosse facile non notarli, due draghi stavano seduti poco più in là. Pensò che la Regina non l’avesse perdonato veramente e quella fosse la sua fine.
«Rhaegal e Viserion» disse Daenerys sorridendo, nella direzione dei suoi due figli.
«Maestà…»
«Avevate detto di voler cavalcare un drago, no?» lo anticipò la ragazza, ridendo.
Jon sbiancò. Non li aveva mai visti così da vicino. Erano creature gigantesche, spaventose e imponenti, ma allo stesso tempo avevano un ché di affascinante. Dopo il terrore iniziale a Jon venne quasi il desiderio di avvicinarsi.
«Non vi preoccupate, non ho intenzione di farvelo fare. Non scherzavo quando ho detto che vi incenerirebbero. Volevo solo mostrarveli»
«Sono davvero…» Jon non riuscì a finire la frase che un altro drago comparve nel cielo e, lanciando uno dei versi più forti e spaventosi che Jon avesse udito, atterrò accanto agli altri.
«Drogon» disse Daenerys. Si avvicinò a lui e lo accarezzò. Lesse l’espressione sul viso di Jon: vide la paura ma vide anche la curiosità – e forse… attrazione?. «Coraggio» si rivolse al ragazzo «Non vi faranno del male, finché ci sono io a impedirglielo»
Jon, contro ogni suoi istinto di sopravvivenza, mosse un passo, uno solo verso il drago color crema. L’animale lo percepì, girò la testa verso di lui e, dopo aver ruggito si alzò in volo. Jon cadde seduto per terra dallo spavento.
Daenerys represse una risata. «Non piacete a Viserion, mio Re»
Jon non rispose, aveva lo sguardo fisso sull’altro drago. Aveva delle scaglie bronzee e verdi, colore del muschio nel fitto del bosco al tramonto. Anche il drago lo stava guardando, Jon l’avrebbe giurato: quegli occhi bronzei, più luminosi di scudi da battaglia lucidati, lo stavano fissando e brillavano del loro stesso calore. Era come ipnotizzato. Si alzò da terra e si avvicinò lentamente al drago.
Il sorriso di Daenerys era sparito, mentre osserva attenta la scena e ne percepiva l’intensità. Era stata lei ad incoraggiarlo ad avvicinarsi ma ora non poteva fare a meno di temere per l’incolumità di Jon: non sempre era in grado di controllare i draghi. Ma Rhaegal sembrava stranamente tranquillo, fin troppo, non si era opposto all’avvicinarsi del Re del Nord.
«Mio lord» intervenne lei, cercando di metterlo in guardia.
Jon non vi prestò attenzione «Rhaegal» sussurrò. Il drago ruggì. Stavolta Jon non cadde, non si spaventò, restò esattamente dov’era. Quando fu abbastanza vicino allungò una mano. All’inizio il drago si mosse, sembrava nervoso. «Rhaegal!» urlò Daenerys, cercando di calmarlo. Il drago si acquietò, ma non perché sua madre l’aveva richiamato.
Jon lo stava accarezzando.
«Jon…» disse Daenerys, incredula, sgranando gli occhi, la bocca aperta e il cuore a mille. Non poteva credere a quello che stava davanti ai suoi occhi.
Jon si girò verso di lei, la mano ancora sulla testa del drago, il cuore a mille. La guardò a lungo. Nessuno di due sapeva cosa pensare, tanto meno cosa dire.
Daenerys sussurrò, un’altra volta «Jon».

 

 

 

 

 

Heeere we are
Prima di tutto, volevo ringraziare Papergirl per la recensione
Poi chiedervi se avete già visto la quarta puntata (io sono una delle brutte persone che l'ha fatto) se non l'avete vista

SPOILER

Quanto sono belli?
Giuro che la scena nella cava volevo metterla ancora prima di vedere la puntata, ho comunque cercato di farla il più diversa possibile per evitare velati spoiler

FINE SPOILER

spero che il capitolo vi sia piaciuto, sarebbe bello mi faceste sapere cosa ne pensate
un bacione, alla prossima

Hypatia

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Capitolo 5
*** Mamihlapinatapai ***


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Capitolo 4: Mamihlapinatapai

 

When my heart aches
is it for what I’ve lost,
what I never had,
or what I want the most?

 – Where I end and you begin
(the sky is falling in)

 

Tyrion non aveva quasi toccato cibo quella sera, non era riuscito a mangiare tanto si era sforzato di immaginare cosa la Khaleesi dovesse dirgli per convocarlo, dopo cena, nelle sue stanze. Anche adesso che percorreva i corridoi del castello la sensazione che ci fosse qualcosa che non andava non l’aveva abbandonato.
«Beh, questo è inaspettato» disse una volta che ebbe aperto la porta, fu entrato nella stanza e ebbe visto Jon Snow in un angolo, la faccia più scura che mai.
«Mia Regina» si rivolse a Daenerys, salutandola.
«Entrate, chiudete la porta» sottolineò la ragazza.
«Perdonate la mia schiettezza, Maestà, ma cosa vi porta a convocarci qui e non nella Sala-»
«Ci sono troppe orecchie, nelle sale del castello» lo interruppe lei.
A quest’affermazione, la preoccupazione di Tyrion non fece che aumentare.
«È così… grave?»
Daenerys abbassò la testa e rifletté un attimo sulle parola da usare.
«Cosa sapete sui draghi
Quella domanda colse Tyrion alla sprovvista, che c’entravano i draghi adesso? Quello che lo preoccupò di più fu lo sguardo che la Regina gli volse: si percepivano benissimo agitazione e ansia, anche se lei tentava di mascherarle.
«Io… non molto» iniziò titubante il folletto «sicuramente meno di voi. Tutto quello che so deriva da miti e leggende». Daenerys strinse le labbra, mentre Jon fissava il pavimento, senza dire una parola.
«Io so» la ragazza prese a parlare, incominciando a camminare per la stanza «che si dice i draghi siano fuoco fatto carne, il loro corpo emana così tanto calore che, nelle notti fredde, dalle loro membra si leva del vapore. Sono testardi ma si affezionano molto a chi li alleva, è a lui che poi rispondono. Sono creature originarie del continente orientale e i Targaryen gli unici signori dei draghi, riusciti a rifugiarsi a Westeros prima del disastro di Valyria, insieme alle casate Velaryon e Celtigar.» Daenerys si fermò, fece un respiro profondo e intrecciò le mani «Non ho mai sentito di qualcun altro, in cinquecento anni, riuscire ad interagire con un drago, voi?»
«No, Vostra Grazia, non che mi risulti» rispose Tyrion, cercando di capire dove volesse arrivare la ragazza.
«Io stessa non riesco completamente a controllare tutti e tre i miei figli, sia perché sono creature indipendenti sia perché specificatamente, chi risponde a me, è Drogon. Che qualcun altro riesca ad avvicinarsi, sì, quello potrebbe essere possibile, ma toccarli…» Daenerys spostò lo sguardo di lato e sospirò, incapace di finire la frase. In tutto ciò, Jon non aveva detto una parola. Improvvisamente, i neuroni di Tyrion iniziarono a correre e le associazioni che scattarono nella sua testa furono, in ordine: convocazione privata-Jon Snow, convocazione privata-draghi, Jon Snow-draghi.
«Hai toccato un drago» sussurrò Tyrion, incredulo, sgranando gli occhi, nella direzione di Jon. Per la prima volta il Re del Nord alzò lo sguardo, le sopracciglia corrugate, la bocca stretta.
«Rhaegal» rispose Jon, e fu la prima e unica parola che disse in tutta la discussione.
«Non l’ha solo toccato» precisò Daenerys «lo stava accarezzando. Rhaegal era irrequieto, ma il tocco di Jon l’ha calmato» a Tyrion non sfuggì quel Jon «Ha lasciato che si avvicinasse a lui e allungasse una mano sulla sua testa, sembrava quasi lo stesse invitando a farlo».
«Beh, ragazzo fortunato, non pensavo che qualcuno che non fosse un Targaryen, con il sangue degli Star-» la parola sangue fece di colpo fermare Tyrion, i suoi neuroni avevano ripreso a correre. Fuoco e Sangue. Ci fu un lungo momento, in cui Tyrion e Daenerys si guardarono, lui lesse la conferma dei propri pensieri nei suoi occhi. Lentamente, si girò verso Jon.
«Tu… bastardo…» sussurrò il folletto. Jon strinse le labbra.
«Questo… significa?» chiese Tyrion, rivolgendosi alla Regina.
«È quello che dobbiamo sapere» rispose Daenerys, avvicinandosi a lui «È una situazione delicata» aggiunse sottovoce «non possiamo avanzare ipotesi azzardate, dobbiamo esserne certi prima di…» la ragazza lasciò svanire nell’aria la fine della frase. «Sei intelligente. Hai tante risorse. Per questo lo chiedo a te. Per favore» Tyrion fu colpito, la Madre dei Draghi lo stava letteralmente pregando «scopri tutto quello che puoi, sui draghi e…» Daenerys fece una pausa «…sui suoi genitori»
«Certamente, Vostra Grazia» rispose Tyrion, scosso, mentre ancora cercava di metabolizzare cosa era appena stato detto in quella stanza. Sui draghi, su Jon Snow.
«Jon, sei silenzioso» disse lei, rivolgendosi al ragazzo, che per tutto il tempo non si era mosso dal suo angolo, sembrava veramente traumatizzato.
«Io…» iniziò Jon, ma non finì la frase. Sospirando scosse la testa e si sedette sul letto, le mani intrecciate e lo sguardo basso e sconsolato.
Daenerys capì che non era più in grado di sostenere quella situazione, fisicamente e mentalmente.
«Credo di dover parlare con lui. Vi dispiace lasciarci soli, mio Cavaliere?» disse lei rivolgendosi a Tyrion.
«Certo, Maestà» fece un piccolo inchino e si girò verso la porta.
«Tyrion» lo richiamò la Khaleesi, lui si girò verso di lei «Inutile dire che, quanto è stato detto, non deve uscire da questa stanza. In caso contrario, Cersei Lannister vi sembrerà una creatura angelica» questa suonava come una minaccia non troppo velata.
«Non vi deluderò» disse Tyrion, prima di sparire dietro la porta.

 

Jon non avrebbe voluto essere così silenzioso, ma ancora non riusciva a mettere ordine nella sua testa. Mille pensieri si intrecciavano, si sovrapponevano, gli uni con gli altri, talmente ingrovigliati che non riusciva a distinguerne nemmeno uno. Gli sembrava che il pavimento sotto i suoi piedi si stesse riempiendo di crepe e, nel suo cuore, sapeva che si sarebbe frantumato presto.  L’unica cosa che ora stava tra lui e precipitare nel vuoto era la ragazza che gli stava davanti.
Daenerys non l’aveva lasciato solo nemmeno per un momento, da quando aveva avuto l’incontro ravvicinato con Rhaegal, da quando era comparsa la prima crepa. Ora era lì, di fronte a lui, gli occhi viola – quegli occhi – intrisi di preoccupazione. Jon avrebbe detto che si sentiva impotente, che voleva consolarlo ma nemmeno lei sapeva cosa dire, nemmeno lei sapeva quale fosse, questa volta, la cosa giusta da fare. Daenerys Targaryen, con i suoi draghi, con il suo esercito, i suoi innumerevoli soldati, con tutto quel potere, ora si sentiva inutile.
La regina gli si avvicinò, a piccoli passi. «A cosa stai pensando?» gli chiese, sedendosi accanto a lui.
«Alla mia famiglia che…» sussurrò Jon «che non è la mia famiglia. Che cosa ho lasciato a Grande Inverno? Pensavo di aver lasciato dei fratelli, delle sorelle…»
«Loro sono la tua famiglia»
«No, non lo sono, l’hai detto anche tu» Jon le ricordò il loro discorso sulla spiaggia.
«E tu mi hai detto che li hai sempre amati come una famiglia, e così lo sono diventati»
«Ho sempre chiamato Ned Stark padre» disse Jon, alzando lo sguardo verso di lei «Mi sono sempre appellato a lui quando avevo bisogno. Quando è morto, ho sempre pregato lui se mi servivano coraggio, protezione… ora non so nemmeno quale effettivo ruolo abbia avuto nella mia vita. Non ha mai voluto parlare di mia madre, ora capisco» il ragazzo sorrise amaramente, la mano di lei si posò delicatamente sulle sue.
«È come se, all’improvviso, tutto il mio passato fosse una menzogna, Daenerys. Come se tutte le certezze che Grande Inverno mi aveva dato fossero scomparse in un attimo. Non so più cosa credere, non riesco nemmeno a stare dietro ai miei pensieri sono così veloci e confusi, è un vortice che mi fa scoppiare la test-» il tocco di Daenerys si era spostato dalle sue mani alla sua guancia e l’inaspettatezza di quel gesto gli aveva fatto lasciare la frase a metà. La sua pelle era così calda e morbida che Jon quasi si vergognò che fosse venuta a contatto con la superficie ruvida e contornata da barba del suo volto ma, alla stesso momento, pregava che lei non togliesse mai la mano.
«Jon» disse Daenerys «calmati. Respira. Qualsiasi cosa sia, non dovrai affrontarla da solo, qualsiasi cosa sia ancora non sappiamo cosa realmente è. Affronteremo il problema quando sapremo cos’è il problema. Tutti quei pensieri sono solo castelli in aria. Gli Stark sono stati la tua famiglia, la tua infanzia, non una menzogna». Era così bella mentre gli parlava così che Jon provò quasi l’impulso di avvicinarsi di più, di stringerla tra le braccia. Ora la stanza intorno a loro non era altro che un mero contorno, ciò che per Jon contava davvero, in quel momento era lei, il suo viso, i suoi occhi, le sue labbra. All’improvviso, tutte quelle emozioni lasciarono spazio a un profondo senso di tristezza, che gli scavò un buco nello stomaco e lasciò il vuoto. Lei se ne accorse.
«La tua discendenza, il tuo cognome, non sono mai stati importanti per te, adesso sì?»
«Prima non erano un problema, ora sì» rispose Jon istantaneamente.
«Perché?»
Tu.
Jon avrebbe voluto dirlo, ma non lo fece.
Restò lì, con la bocca aperta, a guardarla negli occhi. Ti prego non farmelo dire, ti prego capiscimi, ti prego.
Daenerys lo capì.
«Ancora non sappiamo niente, Jon Snow» sussurrò lei, facendosi più vicina. Il cuore di Jon era troppo veloce, la tensione nell’aria troppo fitta.
«C’è una cosa che vorrei fare, adesso che ancora non sappiamo niente».
Si sforzò di riprendere il controllo dei propri muscoli, allungò le sue mani verso il viso di lei con il pollice della mano destra le accarezzò una guancia e la avvicinò a sé. Era così vicina, riusciva a sentire il suo respiro sulla propria pelle. Lui invece credette di aver smesso di respirare da un po’. Se non avesse sentito il suo cuore battere così veloce avrebbe giurato che si fosse fermato. Le loro fronti si incontrarono, i loro nasi si sfiorarono. Lei aveva gli occhi chiusi già da un po’ lui invece volle bearsi, ancora per un attimo, della vista delle sue labbra socchiuse, così vicine alle sue. Abbassò le palpebre e improvvisamente tutti gli altri sensi si amplificarono, il suo tocco era memorizzato in ogni singola cellula di pelle del suo corpo, il suono del suo respiro così delicato andava a colmare il vuoto che si era prima formato in lui, il suo profumo era così dolce, inebriante, il più buono che Jon avesse mai sentito, l’unico che ora voleva sentire sulla sua stessa pelle, il suo sapore… oh, il suo sapore, riusciva già a sentirlo, mentre si avvicinava per sfiorarle le labbra.
Mai avrebbe pensato di baciare Daenerys Targaryen.
E mai avrebbe pensato che dei colpi alla porta sarebbero bastati a interrompere una scena di tale intensità prima che potesse sentirlo davvero, quel sapore.

 

 

 

 

 

 

 

Ciao a tutti :)
Ringrazio chi ha speso del tempo ha lasciare un commento allo scorso capitolo e faccio subito un doveroso chiarimento sul titolo del capitolo:

"Mamihlapinatapai" (lessico Yahgan): guardarsi reciprocamente negli occhi sperando che l'altra persona faccia qualcosa che entrambi desiderano ma nessuno ha il coraggio di fare per primo.
Come titolo c'entra sia con la ff sia con la serie (visto che è più o meno l'unica cosa che fanno quei due).
Poi volevo chiedervi scusa.
Davvero, io volevo davvero farli baciare quando ho iniziato il capitolo, ma poi alle ultime 10 righe mi è salito il E SE INVECE... e ho fatto la bruttissima persona. Ci sarà da penare ancora un po'. Don't judge me.
Spero che (nonostante il perfido finale) vi sia piaciuto e vi aspetto al prossimo aggiornamento

Un bacio,
Hyp.

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Capitolo 6
*** Ghiaccio ***


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CAPITOLO 5: GHIACCIO

“[…] Buti f it had to perish twice,
I think I know enough of hate
to say that for destruction ice
Is also great
And would suffice.”

 – R. Frost

«Non…» andare. Prima che Jon potesse finire la frase Daenerys si era già alzata e diretta verso la porta.
Nella stanza era calato un fitto – e imbarazzante – silenzio, interrotto dal leggero cigolare della porta che si socchiudeva e da alcune parole sussurrate. Jon non sentì né la prima frase né la risposta di Daenerys. Vide la Madre dei Draghi richiudere la porta e voltarsi verso di lui, il viso che prima stava tanto ammirando ora di nuovo impassibile. La situazione in cui si erano trovati solo pochi minuti fa, le sensazioni che aveva provato, i desideri che aveva provato ora sembravano lontani anni luce. 
«Ci sono notizie di Castel Granito» disse cercando di mostrarsi distaccata.
«Buone notizie?» chiese Jon, cercando di mostrarsi altrettanto distaccato. Non con molto successo.
«Così spero. Anche se Varys e Tyrion vogliono un incontro adesso per discuterne» finì la frase con una sfumatura di preoccupazione.
«Allora non so quanto possano essere buone» dichiarò il ragazzo.
«Castel Granito non può rivelarsi un’altra sconfitta, sarebbe troppo»
Jon non disse nulla e si inumidì le labbra, sempre seduto dov’era prima, non aveva ancora avuto la forza di alzarsi.
«Jon» Daenerys gli si avvicinò, prendendogli il viso fra le mani. Si abbassò, arrivando alla giusta altezza per guardarlo negli occhi «ci saranno altre occasioni. Non me ne pento, non farlo nemmeno tu».
Jon annuì e chiudendo gli occhi le baciò il palmo di una mano.
«Ora devi tornare nella tua stanza»
«A domani, mia Regina» disse Jon alzandosi e dirigendosi verso la porta, stavolta nella sua voce non c’era ironia. La chiuse dietro di sé e, per tutto il tragitto fino alla sua stanza pensò a come si sarebbe evoluta la situazione con Daenerys e si accorse che non ne aveva assolutamente idea.

 

Ad un ospite esterno sarebbe sembrato che Jon Snow stesse imbambolato, seduto sul suo letto, a fissare il vuoto, il muro, o le sottili polveri nell’aria, a scelta. In realtà era imbambolato, seduto sul letto, a fissare il vuoto, il muro, le sottili polveri nell’aria, o tutti e tre insieme ma ai suoi occhi, nella sua mente e con tutti gli altri sensi era ancora in quella stanza, con Daenerys.
Più e più volte aveva cercato di darsi una spiegazione logica, e la più semplice l’aveva anche trovata: era attratto dalla Madre dei Draghi. Subito dopo si era accorto che il difficile non era trovare una spiegazione – ovvia – ma accettarla. O meglio, lui l’avrebbe anche accettata, ma lo stesso non poteva dire dei suoi uomini. E lui, in quel momento, a Roccia del Drago, rappresentava loro. D’un tratto sentì la sua identità violata e si ricordò del perché non aveva mai voluto essere Re del Nord: questa grande responsabilità lo faceva sentire quasi annullato. Lui non era più Jon Snow, il bastardo figlio di Ned Stark, di cui nessuno si curava, che non doveva render conto ad alcuno per le sue scelte, ora lui era un popolo, era un insieme di popoli, di persone, e aveva il difficile compito di prendere ogni singolo valore, idea o opinione di quelle persone e farlo coincidere in sé stesso. La sua individualità gli era stata sottratta, per votazione comune.
Non poteva più essere solo Jon Snow.
Non poteva scegliere il meglio per sé, doveva scegliere il meglio per loro.
Non poteva scegliere Daenerys, doveva scegliere il Nord.
Jon, nel mezzo dei suoi pensieri, vide passargli davanti agli occhi, mentre brillava in controluce, una di quelle polveri sottili che un ospite esterno avrebbe detto stava fissando da almeno un’ora. 
Un desiderio si fece strada in lui e gli riempì le vene, la testa, il cuore.
In quel momento avrebbe soltanto voluto essere solo Jon Snow.

Il suo flusso di pensieri fu interrotto da dei colpi alla porta
Speriamo sia lei.
Jon si ritrovò a scacciare subito questo pensiero, anche se non era riuscito a trattenerlo.
Andò alla porta e tirò la maniglia verso di sé, effettivamente dall’altra parte comparve la figura della Madre dei Draghi, ma non era sola: era accompagnata da Varys, il folletto e tre Dothraki.
«Jon» gli si rivolse la ragazza, chiamandolo per nome davanti agli altri «potresti farci entrare?» ovviamente non era una richiesta. Jon si spostò e aprì del tutto la porta.
«Cos’è successo?» chiese una volta che tutti furono entrati, i Dothraki posizionati ai lati e alle spalle di Daenerys.
«Abbiamo preso Castel Granito»
«Sono felice per voi, Vostra Grazia» rispose Jon, ma si accorse che il volto della ragazza tutto poteva trasudare fuorché felicità.
«Purtroppo» riprese Daenerys, intrecciando le mani sul vestito «i Lannister hanno teso una trappola al mio esercito, usando la flotta di Euron Geryjoy» deglutì, visibilmente nervosa. Jon se ne accorse e non si fece scappare l’occasione di restare zitto. 
«Il fatto è che» stavolta a parlare fu Varys, Jon anche stavolta, come tutte le altre volte, non riuscì a decifrare il suo atteggiamento, non gli piacque per niente «uno degli Immacolati ha avuto modo di ottenere, ecco, un colloquio privato con uno dei soldati Lannister e pare siano stati avvisati del nostro arrivo. Una trappola del genere, così ben studiata, sarebbe stata, altrimenti, impossibile» l’espressione di Jon mutò da perplessa a seria e cercò immediatamente Daenerys con lo sguardo. 
«L’unico modo per garantirmi l’assenza di spie è un’ispezione, ho già perlustrato le stanze dei miei più fidati» disse Daenerys guardando il ragazzo negli occhi, ora non era né arrabbiata né sospettosa, era calma. Stava cercando di tranquillizzarlo con lo sguardo – non preoccuparti, so che non sei tu. «Ho provato a convincerli che questa era superflua, perché – mi fido di te – sei qui da poco ma Varys ha insistito, facendo presente che sei arrivato solo il giorno dopo la partenza degli Immacolati e hai saputo subito della loro destinazione. Ah, e ancora non ti sei inginocchiato» il modo in cui Daenerys enfatizzò l’ultima frase e la curva appena accennata agli angoli della sua bocca fecero quasi sorridere Jon.
«Tuttavia, abbiamo raggiunto un compromesso. Come ben sai, è vietato l’utilizzo di corvi senza il mio permesso, ogni messaggio che entra o esce da questo castello deve prima passare dalle mie mani o da quelle di uno dei miei consiglieri per cui, Jon, hai questa possibilità, rispondi sinceramente alla mia domanda: da quando sei arrivato, hai inviato o ricevuto messaggi senza che io lo sappia?» la Madre dei Draghi non si era scomposta mentre formulava quella domanda, certa dell’innocenza del ragazzo che le stava davanti. Tuttavia non le sfuggì l’incertezza che balenò, per un istante, negli occhi di Jon – la stessa di prima, quando stava per baciarla. 
«Io… no» rispose Jon, sbattendo le palpebre un paio di volte di troppo.
Ora anche Varys e Tyrion, che non aveva ancora detto una parola, videro quell’incertezza.
«Jon» Daenerys mosse tre passi verso di lui, lo sguardo ora non più tranquillo ma solo serio «guardami» si fermò di fronte a lui, occhi negli occhi – come prima, quando stava per baciarla «hai usato un corvo?»
No, non l’ho fatto.
Jon avrebbe voluto dirglielo, ma non ci riuscì.
No, non l’ho fatto.
Abbassò lo sguardo.
No, non l’ho fatto.
Avrebbe voluto dirglielo.
Ma non poteva mentirle.
«Elat ezat me*» sentenziò la Madre dei Draghi, lo sguardo ancora fisso su Jon e la mascella serrata. I tre Dothraki che prima le erano accanto si mossero e iniziarono a frugare nella stanza. Nessuno diceva una parola e tutt’intorno l’aria non era pesante, ti schiacciava direttamente al suolo. O almeno, così pareva a Jon, che sentiva gli occhi della Khaleesi puntati su di lui.
«Khaleesi, anha ez jin*» dopo un silenzio che parve infinito, un Dothraki si fece avanti, richiamando l’attenzione, prima di Daenerys poi anche di tutti gli altri, verso una penna, un po’ di inchiostro e dei fogli di pergamena. 
Jon percepì il viso della ragazza contrarsi e la vide serrare un pugno.
«Bugiardo» sputò fuori disgustata, ancora guardando verso le prove.
«Daenerys, io non son-»
«Bugiardo!» stavolta quasi lo urlò, mentre si girava verso di lui; in poco tempo colmò la distanza che li separava, fronteggiandolo nonostante il divario di altezza, il viso deformato dalla rabbia e gli occhi – quegli occhi – fiammeggianti «Ora guardami negli occhi e osa mentirmi un'altra volta! Hai usato un corvo?» 
«Sì»
«Hai informato i Lannister dei miei piani?»
«No»
«Bugiardo!»
«Non sono una spia!» replicò Jon iniziando a scaldarsi. A quella reazione i Dothraki si mossero, ma Daenerys fece loro segno di restare fermi.
«Per cosa l’hai usato allora?»
«Ho scritto a un amico, alla Cittadella, lui avrebbe potuto aiutarci per… quello che è successo oggi» Jon cercò di tranquillizzarsi e spostò lo sguardo da Tyrion a Daenerys, in cerca di comprensione. La ragazza, per lui, non ne aveva.
«Perché dovrei crederti, mi hai appena mentito» 
«Non farei mai un-»
«Se permettete, Vostra Grazia» fu Tyrion a interromperlo. Dal tono e dall’espressione sembrava calmo, ma dalla luce nei suoi occhi Jon riusciva a vedere un accenno di delusione «di solito si conservano delle copie dei messaggi, ricevuti ed inviati. Basterà leggerle, per scoprire se Jon Snow dice il vero»
Daenerys sembrò mitigarsi un attimo, o forse era solo apparenza, fatto sta che ordinò alle sue guardie di cercare quei messaggi, senza dare possibilità di parlare al Re del Nord. Dopo non molto un Dothraki alzò il materasso di Jon e, in un foro, trovò un pezzo di pergamena ripiegato. Lo consegnò alla Khaleesi. Prima di aprirlo, lei guardò a lungo e intensamente Jon, i suoi occhi erano insieme salvezza e condanna.
Dispiegò il biglietto, trasse un respiro profondo e iniziò a leggere, ad alta voce.
«Carissima sorella» già dopo le prime due parole si bloccò e strinse le labbra, constatando la prima bugia «Sono da pochi giorni a Roccia del Drago, ma sembra un’eternità, quando ti senti prigioniero il tempo sembra non scorrere mai. Fortunatamente, oggi ho fatto un passo importante verso il raggiungimento del mio scopo: sono riuscito a convincerla a darmi l’ossidiana. Ora come ora sarebbe impossibile riuscire a tornare a casa, non credo me lo lascerà fare se prima non mi inginocchio, ma non dovete temere, non vi sottoporrò mai al dominio di un» Daenerys si bloccò, inghiottendo le parole successive «di un invasore estraneo. Così come l’ho convinta a farmi estrarre l’ossidiana la…» si fermò di nuovo, la voce che iniziava a tremare «la convincerò anche a lasciarmi andare…» lesse l’ultima riga silenziosamente, prima di buttare il foglietto in un angolo e alzare lo sguardo verso Jon. Le ultime parole l’avevano sfinita, mentalmente e fisicamente «…in un modo, o nell’altro. E sicuramente una cosa di cui non abbiamo bisogno ora è una guerra contro Cersei, so che l’ammiri anche per la sua scaltrezza in battaglia. Fidatevi di me, il Nord non dimentica. Tuo fratello, Jon.»
Daenerys si avvicinò, calma e in silenzio, a Jon. Quando fu abbastanza vicino alzò una mano e il rumore dello schiaffo rimbombò per tutta la stanza. Sarebbe risuonato per sempre nelle orecchie di Jon.
«Bugiardo» sentenziò aspramente un’ultima volta.
«Non capisci» rispose Jon guardandola colpevole «Io… ho scritto davvero a Sam, alla Cittadella, quello era un vecchio messaggio per mia sor-»
«Certo che capisco, l’abbiamo appena letto»
«Non è come pensi»
«Tua sorella ammira Cersei e tu non vuoi combattere contro di lei, mi sembra abbastanza chiaro e discretamente coerente»
«Io non ho detto nulla ai Lannister! Io non sono una spia!»
«Basta!» Daenerys gli urlò in faccia esasperata, delusa, arrabbiata «Smettila! Taci! Non capisci che le tue parole non hanno più alcun valore in questa stanza!? Non capisci che non hanno più valore per me!? Ti ho offerto una possibilità e hai mentito, te ne ho offerta un’altra e hai mentito, di nuovo. Tutto quello che sei stato capace di dire sono bugie. E quel messaggio, quel messaggio conferma che anche tutto quello che hai fatto sono bugie!»
In un modo, o nell’altro.
«Non è vero, non pensare che-»
«Mi hai mentito. Mi hai tradita. Mi hai usata» la voce spezzata, la rabbia che ormai era diventata rassegnazione, ma soprattutto delusione. Jon non riusciva a sopportare il peso di quello sguardo, non riusciva a guardare quegli occhi ormai lucidi, sapendo che era colpa sua, sapendo di non poter far nulla per rimediare. «E io, come una stupida, te l’ho lasciato fare».
«No, non fare così, per favore, non c’è niente di falso – in quello che provo per te – nei miei comportamenti nei tuoi confronti. È passato del tempo da quel messaggio, le cose sono-»
«Non ti credo. Se penso che stavo per…» lasciò cadere la frase, cercando di mantenere una posizione composta mentre tentava di trattenere le lacrime che le luccicavano visibilmente negli occhi.
«Daenerys…»
«Non mi fido di te. Non più» disse, inspirando ed espirando profondamente, riprendendo il suo contegno di sempre. Sul suo volto l’espressione impassibile che con lui non utilizzava da troppo tempo perché Jon non sussultasse alla sua vista.
«È ora di finirla qui» disse lei, facendo un cenno alle guardie. I Dothraki avanzarono verso Jon, che la guardava implorante sconfortato.
«Daenerys, ti prego…»
«Quando sei arrivato qui, mi hai fatto una domanda»
Le mani della guardie che gli cingevano i polsi e gli premevano sulle spalle
«mi hai chiesto se fossi mio prigioniero»
Lo sguardo deluso di Tyrion, quello sornione di Varys, quello duro di Daenerys. I suoi occhi – quegli occhi – però ancora non riuscivano a nascondere la tristezza – la ferita. Ferita. Tradita.
«ora lo sei».

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Mea culpa,
lo scorso capitolo mi ero dimenticata di avvisare che sarei stata in vacanza per ferragosto, quindi l'aggiornamento avrebbe tardato un po' maa eccoci, comunque. Alzi la mano chi pensa che Jon sia una spia... bene, come immaginavo, nessuno, ma hey, non si sa mai... 
Comunque, ora devo iniziare a preparare un esame, pure abbastanza difficile (damn you, russo) quindi non aggiornerò spesso, ma resterò fedele alla promessa di una volta a settimana. Dovrebbero mancare 3 capitoli, il prossimo un po' cortino e abbastanza di transizione.
Poi poi poi, ah, giusto le parole con * non me le sono inventate, sono andaa su un traduttore inglese-dothraki (giuro, l'ho fatto) e significano semplicemente "cercate i messaggi" e "khaleesi ho trovato questo", semplice. 
Dunque, io facevo parte delle brutte persone che hanno visto in anticipo la 7x04 e faccio parte anche di quelle anora più brutte che hanno visto pure la 7x06, quindi, se non l'avete ancora fatto... spoiler!
Saluto gli amici che non si vogliono spoilerare l'episodio e ci vediamo al prossimo capitolo!

S

P

O

I

L

E

R

ok, parliamone. No davvero, parliamone, questi stanno ufficialmente diventando canon, non può essere altrimenti dopo la scene sulla nave (eeh, la nave....... *occhiolino a chi ha letto i leaks ;;;) ). Ho in loop quella scena sul mio pc da ieri mattina, credo.
Bene, ora posso tornare a studiare, fatemi sapere se vi è piaciuto il capitolo e ci sentiamo al prossimo,
un bacio,
Hyp.

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Capitolo 7
*** Socha ***


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Capitolo 6: Socha

 

“C’è una pioggia che deve bagnare
e c’è un tempo che deve passare
perché c’è un dolore che deve scavare
poi magari se ne andrà.
Poi magari.
C’è un silenzio che deve calare
e c’è un rimpianto che deve restare dov’è
C’è un ricordo che deve far male
quello no, non se ne andrà.
Ma io non ci perdonerò.
Condannati a ricordare tutto il tempo
per pensare a errori che ora non faremo più.
Ma io non ci perdonerò.
Io non ci perdonerò.”

 

 – R. Francesco

 

 

Jon aveva sempre odiato le porte. No, non è vero. Ma le celle, quelle erano assolutamente insopportabili. Erano passati solo un paio di giorni e la sua rabbia per essere stato trattato come l’ultimo dei criminali dalla ragazza,– quella ragazza – era altalenante: prima pensava che sì, effettivamente, aveva sbagliato e subito dopo mandava tutto a farsi fottere perché no, non poteva trattarlo così, non poteva dopo quello che era successo tra di loro. Tecnicamente, quello che stava per succedere. Ma era così, un giorno tempesta, un giorno deserto, e mai una conferma ai suoi milioni di dubbi. Il silenzio era diventato la sua casa e quando dei passi si avvicinarono, li udì subito, e li riconobbe subito.
«Non sono stato io» affermò ad alta voce.
«Nemmeno il tempo di chiederti come stai»
«Non sono un traditore» ribadì, più duramente di prima. Il folletto comparve dall’ombra del corridoio, con una torcia in mano.
«Su questo si potrebbe discutere» ora rientrava completamente nella sua visuale, il viso rovinato dalle cicatrici illuminato dalla luce gialla del fuoco.
Jon si sentì offeso «Credi davvero che-»
«Hai mandato dei corvi senza permesso, già questo potrebbe essere considerato tradimento» lo interruppe Tyrion.
«Ho solo scritto alla mia famiglia e a Sam!»
«Quale parte di senza permesso non ti è chiara, bastardo?» Tyrion rifletté un attimo «Beh, mi domando se sia ancora il modo giusto di chiamarti».
Jon si ammutolì.
«Avresti semplicemente potuto chiedere» ribadì il nano.
«Erano questioni delicate» cercò di difendersi il ragazzo «E poi…» aggiunse incerto, guardando il pavimento «non volevo creare altri problemi a Daenerys, ne ha già troppi»
«Daenerys»
«Sì»
«Ripetimi l’ultima improbabile scusa, per favore»
«Non è una scusa» ribatté il giovane «E ho detto che non volevo crearle altri problemi»
«Ah, quindi mi stai dicendo che l’hai tradita per il suo bene?!»
«Non l’ho tradita!» Jon si alterò, iniziando ad alzare la voce e avvicinandosi alle sbarre «Perché avrei dovuto farlo?! Finalmente ho trovato qualcuno che – mi piace – condivide i miei ideali» cercò di finire la frase nel modo più convincente possibile.
«I tuoi ideali» ripeté Tyrion sarcasticamente.
«…sì»
«Giovane» iniziò il folletto «sarò pure basso, brutto e magari anche grasso, sicuramente un alcolizzato, ma non sono stupido. Non sono i suoi ideali, che guardi incantato ogni volta. Con quella faccia da pesce lesso, insopportabilmente smielata».
Jon rimase in silenzio, non sapendo cosa rispondere.
«L’hai ferita» Tyrion ruppe il silenzio.
«Anche lei» ribatté subito Jon.
«Non sei nelle condizioni di lamentarti»
«Mi tratta come un criminale!»
«Beh, lei avrà anche esagerato ma tu hai oggettivamente sbagliato»
«Non doveva trattarmi così» disse, con lo sguardo basso.
«Il fatto che provi qualcosa per te non ha fatto altro che peggiorare la situazione» Jon alzò la testa verso di lui, perplesso.
«Andiamo, l’ho detto prima, non sono stupido. E non negare che la cosa sia reciproca» Jon stava per replicare, ma Tyrion lo zittì, alzando un dito e apostrofandolo «Ah ah, shh, non mentire»
«Ormai non importa più» rispose Jon, un po’ troppo sconsolato per qualcuno che aveva appena cercato di negare.
«Credo che tu sia innocente, Jon Snow» il folletto ci pensò un attimo «Jon S-, Jon, ehm, Jon il-cognome-che-più-ti-aggrada»
Jon non rispose alla provocazione sulla sua famiglia «Credi che io sia innocente, ma mi hai attaccato fino ad ora»
«Stavo solo cercando di averne la prova, della tua innocenza e dei tuoi… ideali» Jon strinse le labbra a quella frecciatina non troppo velata «questa sera le parlerò»
«Ma non mi dire» rispose Jon fingendosi incredulo «intercederai per me, te ne sono grato»
«Faresti meglio a esserlo davvero» gli rispose Tyrion, facendo dietro front nel corridoio.
Jon lo vide allontanarsi e si pentì quasi subito di averlo preso in giro, d’un tratto ebbe paura che avesse frainteso.
«Tyrion, diglielo!» si affrettò ad avvertirlo
«Cosa?» gli chiese il folletto, in lontananza
«Che è importante per me!»
«Lei o uscire di qui?» gli domandò, sparendo definitivamente dalla sua vista.
Lei.
«Entrambe» Jon lo disse più a sé stesso che a qualcun altro, Tyrion se n’era già andato.

 

-

 

Daenerys era arrabbiata. Era arrabbiata con lui, da quando aveva messo piede a Roccia del Drago l’aveva considerato un uomo con dei valori, con un onore, la cui parola valesse qualcosa, invece si era rivelato l’opposto. Era arrabbiata perché, in quella sala, al suo arrivo, aveva parlato con una persona dalle idee simili alle sue, qualcuno in cui, in un certo senso, rivedeva anche una parte di sé stessa, quella parte orgogliosa e forte, che non si era mai lasciata abbattere da nessun ostacolo che avesse incontrato nel corso del suo cammino. Era arrabbiata perché dalle sue parole, dai suoi comportamenti, si era fatto conoscere davvero come una brava persona, qualcuno di cui ci si potesse fidare, di un’integrità morale che pensava fosse estremamente rara, quasi estinta, in questo continente, in questo mondo dilaniato dalla guerra e schiavo di inganni, sotterfugi, tradimenti ad opera di uomini senza scrupoli il cui obiettivo primario è la ricchezza, il potere e la sottomissione dei più deboli. Invece, anche quel briciolo di speranza che aveva visto in Jon Snow, si era dimostrato nient’altro che un miraggio.
Poi era arrabbiata con sé stessa. Lo era perché lui aveva finto, l’aveva usata e lei gliel’aveva lasciato fare. Era così delusa dal suo comportamento, nel corso degli anni aveva imparato, a sue spese, che lungo il tragitto della vita avrebbe incontrato tante maschere e poche persone, ma non pensava che anche lui potesse rivelarsi tale. Un’altra cosa che aveva imparato era non esporsi troppo, nascondere la sua vulnerabilità in modo che gli altri non potessero usarla per i loro scopi, invece con lui non si era data ascolto, si era aperta, aveva lasciato, anche se per poco, che riuscisse a conoscerla più a fondo e lui aveva usato quel privilegio, che ora lei si sentiva di definire atto di debolezza, per ottenere ciò che voleva e nel mentre, incurante, farle male.
D’un tratto un senso di vuoto le attanagliò lo stomaco e sentì il bisogno immediato di sedersi. Il fuoco era l’unica fonte di luce ora che era calato il sole, nel suo scoppiettio e nelle sue scintille trovò un po’ di conforto.
Chiuse gli occhi e fece un respiro profondo, poi sentì bussare alla porta della stanza. Non rispose, ma la porta si aprì comunque.

«Maestà» la voce del suo primo cavaliere arrivò dall’ingresso «è tutto apposto?»
«Perfettamente» rispose cercando di mascherare le sue emozioni.
«Ho notato che non state particolarmente bene da quando…» Daenerys gli lanciò un’occhiata e Tyrion fece qualche passo verso di lei «Sono solo preoccupato per voi… voglio solo assicurarmi che stiate bene»
«Va tutto bene»
«Vostra Grazia ultimamente siete stanca, distratta, assente, non possiamo mettere in atto i nostri piani se state così. Se è a causa di Jon Snow allora non dovreste tenerlo prigioniero»
«Come osi?» Daenerys si alzò in piedi «Mi ha tradita!»
«Questo io non credo»
«Devo ancora capire da che parte stai, dalla sua o da quella della tua famiglia»
«Nessuna delle due, sto dalla parte di persone in cui credo e che stimo, voi due. Jon Snow sarà pure un bastardo, un orgoglioso e noioso uomo del nord, ma non è un traditore. Così come voi non siete ingenua ma nemmeno invulnerabile, e pensare di esserlo e poi sentirsi feriti sì, può portare a fare scelte impulsive, ma non sempre giuste e non sempre incontrovertibili».
Daenerys rimase in piedi a guardarlo, nonostante il divario di altezza, mentre cercava di metabolizzare le sue parole.
«Non ti tradirebbe mai» aggiunse il folletto.
«E come lo sai?»
«Per come ti guarda» Daenerys capì dove voleva arrivare e sentì la rabbia mischiarsi alla tristezza nel suo stomaco, ma cercò di mantenere un contegno, da vera regina.
«Era questo il suo scopo, no?» sorrise amaramente tentando di ironizzare, ma senza successo.
«Credo che non avesse previsto di innamorarsi»
Quella frase fece accelerare il cuore di Daenerys, cosa che lei stessa non sopportò.
«Non è innamorato»
«Oh no, sono sicuro che si incanta a guardarti perché soffre di sindrome da deficit di attenzione»
Daenerys strinse le labbra «Questo non significa che non mi tradirebbe» replicò.
«Vorrei che aveste avuto la possibilità di conoscere Ned Stark, ha pagato un presunto tradimento con la sua vita. Invece era l’uomo più onorevole e degno di essere chiamato lord che abbia mai conosciuto. Io ho conosciuto lui e poi ho conosciuto il suo bastardo, beh così credo, Jon Snow e, per quanto quel ragazzino assomigli al padre in poco e nulla, una cosa hanno sicuramente in comune: non sono traditori. Le nostre prove non sono schiaccianti e Jon Snow non merita di stare in prigione. Non posso biasimarti, maestà, so cosa significa sentirsi traditi da chi – si ama – si è guadagnato la nostra fiducia e so che dopo tutto quello che hai passato questa è la tua più grande paura, ma so anche che sei ragionevole e che sai riconoscere i tuoi errori, e alla fine farai sempre la cosa giusta. Anche per questo sono venuto da te dall’altra parte del mondo, anche per questo ti ho scelta come mia regina».
Daenerys rimase colpita da quelle parole e, proprio mentre stava per replicare, un corvo gracchiò e si appollaiò sul davanzale della finestra.

 

-

 

«Sei qui per giustiziarmi?» il rumore dei suoi tacchi sulla pietra aveva risvegliato Jon dal leggero sonno in cui era caduto e quando, nella penombra, aveva visto la sua figura dai capelli argentei illuminata dalle fiamme della torcia, dentro di lui era rimontata tutta quella rabbia che sembrava sparita, fomentata da un enorme senso di umiliazione.
«No» Daenerys si avvicinò alla cella e, scandendo ogni gesto, estrasse le chiavi e aprì la porta. Jon restò ammutolito per la sorpresa. «Ero arrabbiata» fu lei a rompere il silenzio che era calato tra le mura della prigione «ero delusa. Non so se più da te o da me stessa. Ho sbagliato, riconosco il mio errore, ti ho trattato nel peggiore dei modi senza nemmeno sentire le tue motivazioni, senza dare la possibilità di spiegarti. Non sto cercando di giustificare il mio comportamento, Jon, voglio solo farti capire che, probabilmente, in cuor mio, non sarei mai riuscita ad accettare che tu fossi un traditore, e la sola idea mi ha fatto… ho perso il controllo, mi dispiace. Credo che – tu – sentirmi tradita sia il mio punto debole. So che ora sarai arrabbiato con me, ne hai tutte le ragioni, ma vorrei che accettassi le mie scuse e, ehm, ecco» la ragazza aprì completamente la porta della cella «sei libero di andare. E non dico solo qui, sei libero anche di tornare a casa» fece un passo a sinistra, facendosi da parte, in modo che Jon potesse passare.
Jon uscì dalla cella ancora incredulo per le parole che aveva sentito. Aveva immaginato di fare una sfuriata, di rinfacciarle il suo comportamento e la sua diffidenza verso di lui ma adesso, vedendola così sinceramente dispiaciuta – e anche un po’ in imbarazzo – tutta la sua rabbia stava, piano piano, scemando. Pensò all’idea di poter tornare a casa, di poter, finalmente, rivedere le mura di Grande Inverno, rivedere la sua famiglia, tornare con l’ossidiana che era riuscito ad estrarre e fabbricarne delle armi. Poi però il suo sguardo – e i suoi pensieri – fu catturato di nuovo dalla ragazza in piedi accanto a lui e, all’improvviso, si rese conto che non poteva – e non voleva – lasciarla.
«Sono ospite e non ho obbedito alle regole di casa tua, anch’io ho sbagliato, scusami» le disse riconoscendo i suoi errori. Daenerys gli rivolse un leggero sorriso e Jon capì che, da quel viso, non si sarebbe mai potuto allontanare.
«Credo che… fossi arrabbiata più per questioni personali, che non per un presunto tradimento» disse Daenerys, cercando di nascondere l’imbarazzo.
«Credimi» Jon le prese le mani «Quello che è successo… quello che sento nei tuoi confronti, non c’è niente di falso o programmato o qualsiasi altra cosa. Veniva da qui» con un gesto delicato poggiò una delle mani di Daenerys sul suo torace, nel punto in cui, sotto ai vestiti, la pelle, la carne, stava il suo cuore.
«Io voglio crederti» gli rispose con la voce un po’ tremolante.
«Allora guardami» Jon le si fece più vicino e Daenerys percepì l’aumento nella velocità di scorrimento del sangue in ogni vena del corpo, mentre il cuore batteva più veloce «Guardami negli occhi e dimmi cosa vedi»
Sono sicuro che si incanta a guardarti perché soffre di sindrome da deficit di attenzione.
Credo che non avesse previsto di innamorarsi.
Le parole di Tyrion le risuonarono nella testa mentre scrutava negli occhi scuri del ragazzo che le stava di fronte e, senza nemmeno rendersene conto, vi si perdeva poco a poco. Jon le si avvicinò ancora e una delle sue mani le cinse dolcemente il collo, mentre le accarezzava la pelle con le dita. Mentre il suo viso si avvicinava, Daenerys riusciva a sentire il suo profumo, che non se n’era andato del tutto nonostante i giorni passati nella cella e già le sembrava di percepire il pizzico della sua barba sopra la pelle delicata delle sue guance, mentre all’interno tutto il suo corpo si agitava in silenzio. La paura la invase tutto d’un tratto, il timore di sbagliare di nuovo, di lasciarsi andare un’altra volta la travolsero come un’onda in mare aperto e, con un movimento istintivo, spostò la testa di lato.
«Dovreste riposare. E rimettervi in forze» gli disse frettolosamente, mentre si affrettava a liberarsi di quella situazione, dove le sue debolezze avrebbero prevalso di nuovo, e si dirigeva con passo veloce verso l’uscita.
Jon era a dir poco spiazzato.
Ci saranno altre occasioni.
Aveva detto.
Non me ne pento, non farlo nemmeno tu.
Evidentemente, Daenerys se n’era pentita.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Angolo Autrice
Allora, partiamo dal titolo e del suo significato: "Socha (noun.): the hidden vulnerability of others"
poi ci sono due citazioni, una quando Tyrion parla degli sguardi di Jon, l'altra quando Daenerys gli dice che dovrebbe riposare, entrambe provenienti dalla 7x06.
Mi scuso se non sono riuscita ad aggiornare prima, anche se comunque rientro nella settimana, ma il capitolo è risultato più lungo del previsto (pensavo davvero sarebbe stato corto, visto le poche cose che dovevano succedere) e l'esame di giovedì mi sta con il fiato sul collo. A tal proposito, non aspettatevi il prossimo capitolo (che potrebbe essere il penultimo o l'ultimo, -sigh- dipende da cosa decido di mettere/tagliare/non lo so) prima di giovedì/venerdì/fine settimana. Ringrazio tutti quelli che mi hanno lasciato una recensione, qui e nelle altre one-shot (PS se non le avete ancora lette buttateci un'occhio), per il tempo che mi hanno dedicato e per i complimenti :)
Vi saluto e vi aspetto al prossimo capitolo,
Hyp.

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Capitolo 8
*** Principio ***


Capitolo 7: Principio
 
 
 
“I think I’m ready now
if this is the way it ends
this is the way it’s meant to be
we will be spilled in blood
and this is the way they’ll remember us.

Emerge from the shadows we will
emerge from the shadows.
This is the way it ends.
Don’t tell me it’s meaningless”

 – L. Pigg
 

 
Quella mattina Daenerys non avrebbe voluto altro che restare a letto. Era una di quelle giornate che non ti senti in grado di vivere e tutto quello che la mente e il corpo chiedono è restare fermi, in un muto e statico riposo e lasciare che le ore scorrano loro addosso, senza avere la forza di affrontarle. Invece, non solo si era dovuta alzare, ma doveva anche affrontare ogni singolo minuto di quella giornata, in cui ogni sforzo fisico e mentale le costavano il doppio, il triplo delle energie. Ora, infatti, si stava trascinando a forza verso la stanza di Jon Snow, per chiedergli quale nave dovesse preparargli per il viaggio. Sì, perché ormai aveva praticamente dato per scontato che lui se ne sarebbe tornato a casa, al nord. Chi non l’avrebbe fatto: lui è un re là, è amato dalla sua gente e circondato dalla sua famiglia. Persino lei avrebbe scelto di tornare a casa. Perciò, quando si trovò davanti alla sua porta esitante, si diede della sciocca mentre soffocava quel piccolo barlume di speranza che, dal fondo dei suoi pensieri, le ripeteva che magari Jon non sarebbe partito, che magari non sarebbe finita così, magari.
Bussò alla porta.
 
Colpi alla porta.
«Entrate» Jon non chiese nemmeno chi fosse, non ce n’era bisogno.
Una chioma argentea fece capolino dalla porta.
«Stai partendo» Daenerys vide i bagagli e, nonostante si fosse data della sciocca, avvertì lo stesso un breve e intenso colpo al cuore.
Jon guardò le sue cose piegate e ammucchiate in giro per la stanza «No»
«Stai facendo le valigie» gli fece notare la ragazza, come se a lui fosse sfuggito.
«No» affermò Jon, facendo piegare e Daenerys la testa di lato, con fare interrogativo «Beh, ho fatto le valigie» spiegò «Ma ora le sto disfando»
«Perché?»
«Riporrò i vestiti in ordine crescente di morbidezza di tessuto»
«Cosa?»
«Ho cambiato idea, Daenerys» per quale altro motivo dovrei disfarle.
«Hai cambiato idea»
«Sei stata sempre gentile con me. Certo, a parte quando mi hai fatto rinchiudere, ma insomma, avevi i tuoi motivi. Per il resto, non mi sembra corretto andarmene via così e poi, potrebbe esserci altro lavoro»
«Quindi resti per educazione
Aveva frainteso. «No» Jon le si avvicinò, osservando quella faccia corrucciata. Quella bella faccia corrucciata «Resto» enfatizzò la parola «perché voglio aiutarti. Tu hai aiutato me, io aiuterò te, con la tua guerra»
«Mi sembra di aver capito» gli occhi della ragazza si addolcirono, mentre, imitando i suoi movimenti, gli si avvicinava «che c’è una sola guerra da combattere: la nostra».
Jon aggrottò leggermente le sopracciglia.
«Se prima non sconfiggiamo la minaccia a nord, ci sarà ben poco da governare. Un enorme cimitero» spiegò, riprendendo le parole del loro primo incontro.
Finalmente gli credeva: Jon non poté fare a meno di sorridere, riconoscente e anche un po’ commosso – ma non l’avrebbe mai ammesso «Hai cambiato idea»
«Sembra sia un’abitudine di questi tempi, non trovi?» lo stuzzicò sulla sua falsa partenza.
Jon trattenne una risata «Perché?» perché mi credi? Perché ti fidi? Perché proprio ora?
Daenerys si fece più seria e, con la mano sinistra, gli porse un messaggio.
«È arrivato un corvo, è arrivato per te» la ragazza vide i primi segni della preoccupazione sul suo volto «Tranquillo, non l’ho letto. Nessuno l’ha letto. La cosa importante è che arriva dalla cittadella, dal tuo amico. Hai sempre detto la verità»
Verità. Quel corvo poteva contenere la verità su di lui. Jon si sentì schiacciato al suolo dalla pressione nella stanza e un senso di inquietudine lo pervase al solo pensiero che il suo passato potesse realmente rivelarsi proprio come temeva. Come temevano. In questo vortice di sentimenti contrastanti, un improvviso calore sul suo petto lo riportò alla realtà. Non si rese conto di quanto bruciasse finché non vide la mano di Daenerys su di sé, mentre le dita si facevano spazio tra i lacci della semplice maglia che indossava. Era come se la propria pelle ardesse al suo tocco.
«Cos’hai qui?» gli chiese, allargando la superficie di pelle visibile. La sua curiosità si trasformò in preoccupazione con una punta di timore, alla vista della prima cicatrice. «Cosa…»
«Mi hanno pugnalato»
Daenerys alzò gli occhi, visibilmente angosciati, verso di lui «Chi?»
«I miei confratelli»
La preoccupazione di Daenerys non fece che amplificarsi «Perché?»
Jon non rispose. Si scostò un po’ dalla ragazza e si tolse la maglia, mostrando tutte le cicatrici. La vide sussultare, mentre cercava di contenere le sue emozioni, come una vera regina.
«Volevano uccidermi» disse. Si riavvicinò a lei e le prese una mano. L’appoggiò prima sulla cicatrice che aveva notato lei, poi la spostò su quella proprio sopra il suo cuore «L’hanno fatto».
Vide i suoi occhi viola inumidirsi mentre la fissava, prima di tornare a osservare lui. Probabilmente non avrebbe dovuto raccontarglielo, non avrebbe dovuto dirle della sua morte, ma ormai sentiva di potersi fidare di lei e i suoi occhi – quegli occhi – non facevano che confermarglielo e riconfermarglielo ogni volta. Daenerys deglutì e spostò di nuovo lo sguardo sul suo petto.
«Anche questo» con un dito gli accarezzò la cicatrice sul cuore «Dimostra che hai detto la verità. Sempre».
La sua mano restò ferma ancora per un po’ sul cuore di Jon, prima che non riuscisse ad impedirle di farsi trascinare e vagare per il suo petto, fino ai suoi fianchi. Dal suo canto, Jon le si era impercettibilmente fatto più vicino e ora le posava una mano sulla guancia, con le dita all’attaccatura dei suoi capelli e il pollice che accarezzava leggermente la pelle. Ma non gli bastava, quella distanza era ancora troppa, nonostante in realtà li separassero pochi centimetri. Per cui, con l’altra mano, le cinse il fianco e l’avvicinò di più a sé. Daenerys alzò gli occhi verso di lui, che la percepì un po’ titubante.
«Quel corvo» disse timorosa «vuoi leggerlo?»
E sapere chi sei. Sapere da dove vieni. Sapere chi è la tua famiglia. Sapere se è così che deve finire. Sapere… no.
«No, non ancora»
La baciò.
 
 
-
 
 
L’aria sulla spiaggia era più forte e insolitamente più fredda, quasi a rispecchiare quello che stava per accadere, quello verso cui si stavano imbarcando. Salpavano verso Grande Inverno, tutti loro e nonostante i suoni delle parole degli uomini e i rumori delle ultime armi che venivano caricate, chi regnava sovrano, quella mattina, era il silenzio. Il silenzio gelido, che sapeva di minaccia. Il silenzio che si faceva sentire negli ululati del vento, nel leggero dimenarsi delle chiome degli alberi, nell’aspro e lieve fischio nelle orecchie di chi riusciva ad ascoltarlo. Il freddo e la pesantezza di quella mattina non potevano che essere un presagio a ciò che stavano per affrontare, che li aspettava al di là della barriera. Un freddo leggero, quasi impercettibile, ma che riusciva a entrarti dentro e gelarti le ossa pian piano, un centimetro alla volta.
Poi all’improvviso fu il caldo, un caldo prima tiepido, affettuoso e rilassante. Poi divenne un caldo che brucia, che scioglie. Un caldo che dà energia e non lascia scampo, familiare ma pericoloso, ma soprattutto, un caldo che dà sicurezza.
Daenerys strinse la mano che aveva raggiunto la sua.
Guardò per l’ultima volta la sua spiaggia, la sua isola, il suo castello, prima di andarsene, probabilmente per sempre, verso un futuro incerto. D’improvviso la nostalgia e la paura la colsero per un attimo impreparata e riuscirono a far breccia dentro di lei. Strinse. Il calore, quel calore, le scacciò quasi subito. Mentre la sua isola scompariva in lontananza, non lasciò la presa su quella mano nemmeno per un secondo.
Jon fece lo stesso.




















Angolo Autrice
Oh mamma, ce l'abbiamo fatta. Non vi dico quanti casini sono successi nell'ultima settimana tra università, casa, danza, ma eccoci, la fine. Arriva con la fine della serie -sigh-, ora dovrete ibernarmi fino al 2019, è l'unico modo. Comunque, un paio di cose: l'ultimo capitolo inizia più o meno come inizia il primo (stessa frase, soggetto diverso, evviva i parallelismi) e cosa che potrebbe piacere o non piacere, ne sono conscia: ho volutamente omesso la descrizione del loro bacio. Perché? Perché mi ero dilungata le prime due volte, quando stavano per, e questa, quella buona, beh ecco, mi sono sentita di farla succedere così, senza che vi dessi io i dettagli ma che li creaste voi. Bene, non credo di aver altro da dire. Vorrei ringraziare uno a uno chi mi ha lasciato una recensione: 
DanceResh84pillyAGiorgiaXXfree_happypapergirl e lesto914, siete stati tutti gentilissimi e fantastici, grazie davvero <3
Bene, credo sia il momento di salutarci, spero che questo capitolo vi sia piaciuto e che la fine non vi abbia deluso, fatemelo sapere
Un bacione, alla prossima
Hyp.

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