Sinfonie

di AlessiaDettaAlex
(/viewuser.php?uid=75809)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1) Allegro vivace ***
Capitolo 2: *** 2) Adagio con sentimento ***
Capitolo 3: *** 3) Andante con passione ***



Capitolo 1
*** 1) Allegro vivace ***


1) Allegro vivace

 

Uno strato abbondante di neve ricopriva la spiaggia di Kanon Town. Le quattro Pretty Cure della musica erano senza parole, e tra queste Ellen e Ako erano le più spiazzate: a Major Land non nevicava spesso. Le due ragazze muovevano passi grotteschi qua e là, come se fossero su un campo minato: tra le due, Ellen sembrava quella più a disagio.
«Si affonda nella neve, nya!» gridò Hummy già sommersa fino ai baffi.
Ellen l'afferrò per la collottola e la tirò via dalla neve più velocemente che poteva.
«Hummy, stai attenta! Prenderai freddo!»
«Non ti preoccupare per me, io ho la pelliccia, nya! Sei tu quella che non ce l'ha più, Siren!»
Ellen si portò la gatta al livello del viso, guardandola di storto.
«Non ricordarmelo! Mi sono infilata tre maglioni ma questo gelo mi arriva comunque alle ossa»
Ako, accanto a loro, aveva i guanti immersi nella neve. Sembrava completamente assorta in un pensiero profondo e i suoi occhi, solitamente indifferenti verso tutto, brillavano di una strana luce.
Ellen le picchiettò un dito sulla spalla.
«Ti piace la neve, Ako?»
«No, certo che no» si affrettò a rispondere la principessa di Major Land, colta alla sprovvista, «è monotona e gelida. Come si fa a divertirsi con una cosa del genere?»
Venne colpita da una palla di neve tra i capelli che ancora stava parlando.
Qualche metro dietro di lei, Hibiki e Kanade ridevano.
«Sempre a fare la spaccona, Ako!» fece Hibiki preparando una nuova pallina di neve fresca.
«Taci, tu!» le ringhiò contro la ragazzina, restituendole il colpo con maggiore aggressività.
«Voglio giocare anche io, nya!» gongolò Hummy lanciandosi dalla spalla di Ellen.
«Ti voglio proprio vedere a fare una palla di neve senza il pollice opponibile» commentò l'altra fata del canto, scettica.
«E quindi? Tu non hai più la pelliccia, nya!» ripeté la gattina canzonando la propria migliore amica.
«Hummy!»
Le altre Pretty Cure scoppiarono a ridere.
Hibiki, che si era portata tutta fiera uno slittino, prese per mano Kanade e la invitò a salirci.
«A che ti serve quello se qui è tutto piatto?»
«Ti faccio fare un giro io! Lo prendo per le cordicelle e ti trascino!»
Kanade la guardò alzando un sopracciglio.
«Cosa sei, un cane da slitta?»
«Forza, forza! Meno lamentele, più divertimento!»
Allora la Cure bianca salì, ma Hibiki non riuscì a farle fare più di qualche metro senza affondare fino ai polpacci nella neve.
«Lo sapevo sarebbe finita così»
La pianista gonfiò le guance irritata.
«E non fare quella faccia, hai diciassette anni!»
«Sì, e li ho sprecati tutti con una noiosa come te»
«Ripetilo se hai coraggio!» tuonò Kanade.
Ma Hibiki, invece di risponderle, la spintonò giù dalla slitta per farla cadere a terra, e poi le si buttò accanto. Con un sorrisetto subdolo l'abbracciò per la vita e rotolò con lei un paio di volte per inzupparla di neve fresca.
«Tu sei tutta matta! Grazie a te a casa mi ritroverò la neve anche nelle mutande!» esalò Kanade allontanandola da sé.
«Devi sempre lamentarti di tutto! Polemica!» ridacchiò l'altra.
«Odiosa!»
«Testona»
«Violenta!»
«...addirittura?»
«Hibiki...»
La giovane rise e pensò che forse era il caso di smettere di rispondere a tono, prima che lei potesse toglierle la razione quotidiana di cupcakes. Era stesa supina con le braccia allargate e la testa piegata a guardare Kanade. Quest'ultima, invece, era sdraiata sul fianco destro rivolta verso l'amica. Hibiki cominciò a fissarla così intensamente negli occhi, dentro gli occhi, che Kanade si ritrovò ad arrossire furiosamente.
«Sei terribile» la apostrofò per interrompere quel momento imbarazzante.
Essere guardata in quel modo da lei era più o meno come essere spogliata di tutti i vestiti senza troppe cerimonie. Si sentiva completamente nuda e aveva paura che continuando così Hibiki le avrebbe letto tutti i segreti della sua anima – ammesso che non lo stesse già facendo. E sebbene il suo cuore fosse un libro aperto per l'amica, quello sguardo sembrava scavare più di quanto lei stessa pensava ci fosse dentro di sé.
Hibiki non parlò, si limitò ad alzare una mano e a posarla sulla guancia di Kanade, con una delicatezza che risultava quasi violenta al cuore della ragazza.
«Sei gelida...» balbettò lei deglutendo a vuoto, «dove hai lasciato i guanti?»
«Sul tavolo del salotto. Stavo per prenderli, poi mi sono distratta e sono uscita senza»
Kanade sospirò e prese la sua mano tra le sue, ben coperte da soffici guanti di lana rosa pallido.
«Cavolo... finirai per ammalarti. O per farmi impazzire»
Hibiki le sorrise grata e Kanade dovette distogliere nuovamente lo sguardo.
«Probabilmente entrambe» concluse tenendo gli occhi fissi sulle dita affusolate della pianista.
«Kanade» asserì, e si girò su un lato posando l'altra mano su quelle di lei.
«Che c'è?»
L'erede del Lucky Spoon si accorse che lo sguardo della sua migliore amica si era fatto terribilmente serio. Se ne sentì quasi soggiogata, e il cuore iniziò a bussarle con forza sul petto.
«Io...»
Ma uno starnuto le bloccò la frase all'inizio. Kanade la spinse via con un mugolio di disgusto.
«Hibiki!! Se mi fai venire anche solo un raffreddore mi senti!»
L'altra si sollevò da terra con una faccia a metà tra il divertito e il terribilmente dispiaciuto. Ma alla fine il divertimento prevalse e scoppiò a ridere.
«Scusami, scusami!» le disse alla fine aiutandola a rialzarsi.
«Per farti perdonare ci vorrà molto di più di un paio di scuse...»
Hibiki la prese per mano, portandola verso dove si trovavano le altre.
«Che ne pensi di un concerto di pianoforte solo per te?»
«Vedo che mi conosci molto bene, Houjo-san. Mi suoni i miei pezzi preferiti?»
«Naturalmente»
«Te li ricordi tutti?»
«Ce li ho scolpiti nella memoria per poterteli suonare quando vuoi»
«Che tradotto significa quando hai bisogno di rabbonirmi»
Prima che Hibiki potesse replicare, Ako si avvicinò alle due insieme ad Ellen e Hummy.
«Che cavolo avete combinato? Vi siete allontanate un attimo e ora siete tutte spettinate, zuppe e con le facce rosse» Kanade stava per rispondere, ma Ako l'anticipò: «no, ho cambiato idea, non lo voglio sapere»
«Io voglio saperlo invece, nya!» replicò la fata del canto.
Ellen riprese in braccio Hummy e, invece di risponderle, cambiò discorso.
«Che ne dite di tornare a casa? Si sta facendo più freddo»
«Io ci sto, in fondo la neve non è niente di che» commentò Ako incrociando le braccia al petto.
Ma Ellen le posò una mano tra i capelli divertita.
«Sì, certo, ti ho visto prima mentre costruivi quel pupazzo di neve... avevi una faccia talmente beata!»
La giovane principessa arrossì voltando lo sguardo stizzito da un'altra parte. Kanade le sorrise materna:
«La prossima volta ci portiamo anche Souta, così sarà più divertente»
Le sembrò che Ako si sciogliesse un po' al nome di suo fratello ormai adolescente.
Poi le quattro amiche si separarono.
Fu una volta rientrata a casa che Kanade ripensò a cosa voleva dirle Hibiki. Si era dimenticata di richiederglielo. Si affacciò alla finestra della sua camera da letto, che dava verso quella della sua amica, a qualche isolato di distanza. Starnutì.
Dannata Hibiki.




 


Note di Alex
Ciaone bellissimi! Ed eccomi con una nuova pubblicazione a tema Suite Pretty Cure. Penso (spero) sarà una trilogia di one-shot sulla HibiKana, ma siccome per ora ne ho complete 2 su 3, non posso garantire se l'ultima sarà davvero conclusiva o mi prenderà una botta di matto e continuo ad libitum. Spero di riuscire a darmi una regolata e concludere presto la raccolta, ad ogni modo.
Che dire? Un momento fluffoso della mia OTP suprema del franchise, tanto per cambiare. Spero non sia stomachevole (anche perché se è stomachevole questa, ho paura di cosa penserete della prossima). Fatemi sapere con un commentino cosa ne pensate!
Bye bye,
Alex

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** 2) Adagio con sentimento ***


2) Adagio con sentimento

 

Ako e Souta guardavano delusi le gocce di pioggia scendere sui vetri della finestra. Erano in casa Minamino e il loro progetto era uscire per raggiungere in spiaggia Hibiki e Kanade, già sul luogo da un'ora circa. Ma un temporale estivo, violentissimo, li aveva colti alla sprovvista.
«Meno male che non siamo usciti, a quest'ora saremmo zuppi» notò Ako esibendo la sua solita atonalità.
«Come probabilmente lo saranno già Hibiki e mia sorella» completò Souta sospirando, «ma avrei voluto proprio andare al mare oggi!»
Ako rispose con un'alzata di spalle; si girò e si diresse verso il salotto di casa Minamino. Souta la seguì con lo sguardo sorridendo. Non appena la principessa si rese conto degli occhi di lui su di sé, borbottò qualcosa fingendo irritazione.
«Dovremo inventarci qualcos'altro per far passare il tempo»
A quelle parole, Souta si illuminò.
«Che ne dici di un film? Ho qualche dvd niente male...»
«Mi sta bene» gli rispose lei con un mezzo sorriso.
In realtà l'idea di un film in solitaria col giovane Souta la rendeva più felice di quel che voleva far credere, ma ovviamente questo, al ragazzo, non lo fece capire.
Piuttosto, chissà come se la stavano cavando le sue due amiche sotto la pioggia.
 
«Non dire nulla» esalò Hibiki.
«Io te l'avev-»
«Risparmiami la ramanzina, Kanade!»
«Ma-»
«Sssst»
L'erede del Lucky Spoon fece un lungo sospiro di rassegnazione. Sotto il tendone di un chiosco abbandonato, a pochi metri dalla spiaggia, le due ragazze mantennero almeno un minuto di silenzio. Il motivo del breve battibecco era semplice: Kanade si era informata abbastanza da sapere avrebbe piovuto, ma Hibiki l'aveva comunque convinta – o costretta – ad andare al mare insieme a lei. Ed adesso erano lì, bloccate sotto un chiosco di fortuna da quando aveva cominciato a piovere; il tempo sembrava peggiorare ogni secondo di più e con esso anche le probabilità di ritornare a casa presto. Nonostante la situazione tutt’altro che desiderabile, però, la pianista si sentiva inspiegabilmente felice.
«Il suono della pioggia è bello, non trovi?»
Kanade si voltò verso Hibiki con uno sguardo interrogativo.
«Dici? A me mette solo tanta tristezza»
Stavolta fu Hibiki a voltarsi verso l'amica.
«Bello non significa che non possa essere triste... ricordi quando abbiamo affrontato Noise?»
Kanade annuì, capendo cosa voleva dirle.
«È nostalgico. Il ticchettio della pioggia è un suono malinconico, come la musica del cuore di Noise... di Pi-chan»
Le due ragazze rimasero in silenzio per un altro minuto. Erano passati tre anni dal giorno in cui avevano combattuto Noise ed erano cambiate molte cose dentro di loro: avevano imparato che la musica non è solo quella che rende felici, un'allegra o frivola melodia. C'era molto di più, c'era in gioco il cuore di ognuno, e la musica era la descrizione più profonda di questo cuore. E in quanto descrizione, teneva conto di tutto: felicità, divertimento, noia, paura, tristezza, speranza, disperazione... non esisteva contraddizione tra la Melodia della Felicità e la Melodia della Tristezza. La musica non fa distinzione tra buoni o cattivi, ha posto per tutti. Tutto questo l’avevano compreso diventando Pretty Cure.
«Kanade»
«Mh?»
«Sono felice di essere diventata una Pretty Cure»
L'altra ragazza si passò una mano sulle braccia, mossa da un brivido di freddo.
«Lo sono anche io. Anche se in alcuni momenti non ne ero così certa»
Hibiki le sorrise.
«Nemmeno io. Ma sai cosa mi dava forza?» si tolse la felpa della tuta che aveva portato in più e la mise sulle spalle di Kanade, che era solo in canotta, «sapere che avevo te accanto su cui potevo contare»
Kanade le sussurrò un grazie per la giacca e poi, senza troppi preamboli, si aggrappò al braccio di Hibiki.
«Non scherziamo, sono sempre stata io quella che contava su di te»
La giovane pianista strinse le labbra come per trattenersi dal dire qualcosa che avrebbe tanto voluto rivelare. Kanade lo notò e appoggiò la testa sulla spalla dell'amica.
«Hibiki. Negli ultimi tempi sei molto strana, non pensare che non l'abbia notato»
Ma lei scosse la testa negando.
«Probabilmente hai preso un abbaglio, io sono sempre la stessa»
«Da quanto tempo sono la tua migliore amica? Ti conosco come le mie tasche»
Ma Hibiki, a quelle parole, sembrò rabbuiarsi di più; con un gesto deciso fece staccare Kanade dal suo braccio e l'allontanò da sé. In quel momento la pioggia sembrò scrosciare più forte, più malinconica, o più disperata. Rimbombava nelle orecchie di entrambe e stavolta nessuna delle due aveva voglia di ricominciare a parlare.
Kanade si strinse la giacca di Hibiki sulle spalle e si accorse che portava molto forte il suo profumo. Provò il desiderio di abbracciarla ma non sapeva come avrebbe potuto reagire l'altra, che l'aveva appena respinta. Da parte sua, Kanade non poteva certo negare che le cose si fossero fatte strane tra di loro: spesso calava un velo di imbarazzo, litigavano per qualsiasi sciocchezza e nonostante ciò si cercavano più del solito. In realtà lei immaginava molto bene la causa del suo comportamento, ma non poteva dire se lo stesso valesse per Hibiki.
Il pensiero la falciò in due.
«Hibiki, non voglio separarmi di nuovo da te»
«Non accadrà... anche io voglio restare al tuo fianco» bisbigliò l'altra in risposta, guardandosi i sandali zuppi.
La pioggia cessò.
Hibiki guardò il cielo e fece qualche passo in avanti. Poi si voltò verso Kanade e le tese una mano, sorridendo.
«Dai, torniamo a casa».
Lei la prese e la strinse forte, come quando combattevano. Non avrebbe più voluto lasciarla.
«Sì».
E si lasciò guidare.




 


Note di Alex
E così, eccoci di nuovo qui! Non ho molto da dire se non il solito... spero non sia troppo pruriginoso ahah.
Fatemi sapere!
Alex

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** 3) Andante con passione ***


3) Andante con passione

 

“Se tu riesci a fare più di 90 punti al test io posso ballare il tango con Kanade!”
«... e alla fine Waon ne ha fatti 91»
Momozono Love guardò la sua kohai con un misto commiserazione e divertimento.
«E Kanade che ha detto della scommessa?»
«Ha tentato di sopprimermi con un una sac à poche... non fare domande»
«Hibiki... hai un talento naturale per metterti in situazioni improbabili» ridacchiò Love appoggiando il mento sul palmo della mano.
La minore aggrottò le sopracciglia e si mise in bocca mezza ciambella di Kaoru.
«Voglio uccidermi di ciambelle per non dover tenere fede alla parola data. Posso portarne a Kanon un furgone, Love-senpai?»
L’altra rise.
«Sei la migliore amica della figlia di un pasticcere, non credo ti manchino modi originali per suicidarti... senza contare che ti sei inspiegabilmente quasi fatta freddare da una sac à poche...»
«Diciamo che il Lucky Spoon non è famoso per le ciambelle»
«Per questo vieni a trovarmi a Clover Town»
«Per questo ho chiesto un furgone di ciambelle di Kaoru»
«Forza Hibiki, sono sicura che ti divertirai tantissimo!»
La ragazza sospirò.
«Ma non potevo nominare un ballo più semplice? Che ne so, anche un valzer...»
Love sembrò improvvisamente illuminarsi e si batté un pugno sul palmo aperto.
«È l’occasione perfetta per dichiararti a lei!!»
Hibiki si strozzò con una briciola di ciambella e iniziò a tossire furiosamente.
«Eh?!»
«Ma certo!», esclamò Love alzandosi di scatto in piedi e posizionando le braccia su di un partner immaginario, «Il tango è un ballo sensuale in cui il contatto fisico è obbligatorio: ti immagini che bella dichiarazione puoi fare mentre la stringi romanticamente a te?» disse facendo un volteggio.
Si guardarono entrambe negli occhi per qualche secondo, in silenzio.
«... perché tu fai il cavaliere, giusto?»
Hibiki divenne rosso fuoco.
«Sì, ma... non succederà mai, senpai!»
Love la guardò come un cane bastonato.
«Ma come no? È la tua opportunità, non puoi lasciartela sfuggire!»
Le si avvicinò, la prese sottobraccio e la costrinse ad alzarsi in piedi e ballare con lei:
«Hibiki! Afferra la felicità!!»
«La fai facile! E se mi rifiuta?»
«Come può rifiutarti? Voi due vi meritate la felicità!»
«Non mi sembra una motivazione valida... ma non sono venuta per parlare di questo!»
Love lasciò la presa su di lei e sospirò.
«Giusto, dovevo portarti da Miyuki-san e farti insegnare i passi base da lei. Ma perché Kanade non è venuta con te? Dovreste esercitarvi insieme per avere una buona intesa di coppia»
Hibiki fece spallucce.
«Waon pensava fosse più divertente farci imparare da sole per poi vederci impacciate quando balleremo davanti a lei. È una buona amica, ma ogni tanto mostra un lato sadico»
Love rise.
«Va bene... al lavoro!».
 
Hibiki aveva pregato Ellen e Ako di non venirle a vedere il grande giorno, non volendo far figuracce con tutte le sue amiche presenti, e si era quasi sorpresa che le avessero dato retta senza fiatare. La Melody House era vuota. Lei era in piedi in mezzo al salone e Waon lì accanto la guardava fisso: aveva chiesto a una sua amica del club di teatro di prestarle un paio di costumi carini da ballo latino americano per adempiere a una certa scommessa, e anche se non erano tradizionali argentini come voleva, era molto soddisfatta del risultato. Hibiki indossava dei pantaloni neri e una camicia larga bianca, al collo aveva un fazzoletto rosso legato sul davanti; una spilla dorata a forma di chiave di violino era appuntata sul tessuto all’altezza del cuore e i lunghi capelli erano raccolti alla bell’e meglio da un fermaglio.
«Sei da stupro vestita così!»
«Ti ammazzerò, Waon» sibilò l’altra in risposta.
«No, tra poco mi ringrazierai»
Fece entrare Kanade: per lei quelli di teatro le avevano prestato un vestito lungo fino al ginocchio, stretto e smanicato, di colore rosso; sotto la luce che entrava dai finestroni della Melody House, brillava come un cristallo; intorno ai polsi tintinnavano quattro braccialetti dorati, due per braccio, della stessa fattura dei grandi orecchini tondi che aveva appuntati ai lobi; teneva i capelli legati come suo solito, ma stavolta erano tenuti in posizione da un fiocco rosso.
«Puoi richiudere la bocca, per favore?» ridacchiò Waon tirando una gomitata a Hibiki.
Kanade si avvicinò alle due e arrossì.
«Facciamo in fretta perché è estremamente imbarazzante», disse abbassando gli occhi a terra, «e comunque, me la pagherete entrambe per avermi messa in mezzo a una vostra scommessa!»
Hibiki rise colpevole. Le porse la mano e Kanade l’afferrò: si misero nella posizione di base. Come aveva detto Love, il tango era un ballo dove l’unione tra cavaliere e dama è molto importante, per cui erano praticamente appiccicate.
«Ricordati che per andare insieme devi seguirmi» suggerì Hibiki.
«Sì, sì, sono già abituata a seguire ogni tua stupidaggine in battaglia» sussurrò Kanade.
L’altra le stritolò la mano senza troppe cerimonie e la dama non trattenne un gemito.
«Comunque... stai incredibilmente bene vestita così»
«Come sarebbe a dire incredibilmente?» rispose piccata Hibiki.
«Guarda che era un complimento, stupida!»
«Se avete finito di litigare direi che possiamo cominciare» intervenne Waon ridendo.
Le due si fulminarono a vicenda con uno sguardo risentito.
«Cinque minuti di ballo e la scommessa può dirsi chiusa»
Hibiki e Kanade annuirono. Waon inserì il cd nello stereo che aveva portato e fece partire la musica. Le ragazze, più che ballare, si muovevano come robot: Hibiki era concentratissima a tenere il tempo e Kanade a ricordare cosa dovesse fare la dama a ogni passo del cavaliere. Entrambe guardavano i propri piedi – attraverso il poco spazio che c’era tra i loro corpi – e la priorità era non pestarsi a vicenda.
«Ahi!» mugolò Kanade in risposta a un calcio sulla caviglia di Hibiki.
«Non ho fatto apposta, tu non mi hai seguito»
«Ah, sarebbe pure colpa mia?»
«Zitta, mi fai perdere il ritmo»
Kanade prese a guardarla insistentemente in faccia, per distoglierla dai suoi propri piedi; ma Hibiki non la considerava di striscio.
«Si dà il caso che nel tango cavaliere e dama debbano mantenere un contatto visivo»
La compagna alzò gli occhi e fece fare una giravolta più decisa ai loro corpi.
«È abbastanza difficile quando hai appena imparato i passi base»
«Che c’è, non sei in grado?» ridacchiò Kanade.
Hibiki strinse di più la presa sulla vita della sua partner.
«Non c’è niente che non possa fare»
«E allora smettila di contare il tempo. Fai quello che sai fare meglio: segui la musica» sorrise Kanade, «e guardami»
Anche l’altra sorrise e obbedì. Aveva ragione, quasi non aveva ascoltato il brano fino a quel momento: era trascinante, e quei passi, che aveva provato già tante volte, le uscivano più naturali e meno meccanici. La vera impresa era mantenere il contatto visivo con Kanade. Più che rilassarla, l’agitava di più, e la voglia di distogliere lo sguardo era ogni secondo più forte. Si chiese se anche Kanade si stesse sforzando di non mollare la presa. Le sembrava che potesse leggerle dentro come da un libro spalancato, sentiva violate le difese del suo cuore. Sentendo salire il panico per tutti questi pensieri, Hibiki scosse la testa e provò a resettare il cervello: era lì per divertirsi – in realtà per adempiere a una parola data – e doveva assolutamente godersela. Con un secco movimento del braccio spinse il corpo della sua dama verso il suo e sistemò meglio le dita tra quelle di Kanade. Erano praticamente fronte contro fronte e prese a guardarla come guardava un cupcake.
«Non pensi di starla prendendo un po’ troppo sul serio?» arrossì la partner.
«Ma se me l’hai detto tu!»
«Sì ma... è imbarazzante se mi guardi come se volessi baciarmi»
Hibiki sentì nascere in sé una baldanza che poche volte ricordava di aver provato nella sua vita. Rise e sfiorò con le labbra la punta del naso di Kanade.
«Perché ti imbarazza?»
«P-Perché...»
I motivi che le vennero in mente erano tanti, ma si accorse di non poterne dire ad alta voce nemmeno uno.
«Beh, perché...»
«Kanade» la interruppe Hibiki fattasi seria in volto, «... ti amo»
Ma la punta di un tacco le si conficcò nel piede e dovette chiudere la dichiarazione con un urlo di dolore.
«Scusa, non l’ho fatto apposta, giuro! È che... mi hai colto alla sprovvista e ho perso il ritmo!» si giustificò Kanade portandosi una mano alla bocca.
«No, non preoccuparti...» sospirò Hibiki distogliendo lo sguardo.
Allora la dama smise di ballare, slacciò le sue dita da quelle della compagna e prese il suo volto tra le mani: la baciò sulle labbra.
«Stooop!» gridò in quel momento Waon.
Le due ragazze si voltarono verso di lei rosse come peperoni. Si erano completamente dimenticate della presenza di Waon con loro, e sentirono il bisogno di sprofondare.
«Grazie dello spettacolo, comunque» fece lei guardandole con un sorrisetto soddisfatto.
Una voce balenò da dietro le quinte:
«Hibiki!! Hai afferrato la tua felicità!»
«Eh?! Love-senpai?!»
Da dietro una colonna Miki tentò di tappare la bocca a Love, ma nel farlo cadde a terra, trascinando con sé in un effetto domino tutte quelle che erano appoggiate alle sue spalle: Setsuna, Inori, Ellen e Ako; ma Hibiki poté giurare di aver visto in lontananza – per non farsi notare da Waon – anche Hummy, Tart e tutti i Fairy Tones.
«Non voglio crederci» esalò Kanade.
«Tranquilla, adesso ci svegliamo... spero»
Desiderarono sopra ogni cosa che un sipario calasse a separarle dal resto del mondo.





 


Note di Alex
Finito di scrivere questa one-shot l'ho riletta e ho pensato che sono più brava a farle litigare che a farle dichiarare. E' la prima dichiarazione che scrivo (non è vero, ne ho un'altra nel fandom di K-ON ma non l'ho mai pubblicata) e non so davvero che pensarne. Parto con lo specificare che la fanfiction è stata ispirata da una fan art (che ho fatto io) e che la fan art è stata ispirata dall'ascolto ripetuto di Despacito, per cui chiedo scusa. Non posto la fan art solo perché DEVO assolutamente rifare la faccia di Hibiki che è venuta malissimo, tipo.
Con l'ultimo capitolo ho apportato anche alune modifiche ai due precedenti: innanzitutto ho seguito una cosa che volevo fare anche all'inizio, cioè usare titoli che richiamassero l'indicazione di tempo musicale, in modo che si accoppino bene con "Sinfonie"... in un primo momento avevo scartato l'idea perché nessun titoletto mi suonava bene. Ma adesso ce l'ho fatta a trovarli giusti e sono molto più soddisfatta! Ringrazio _Alcor per la sua recensione, è stata lei a convincermi di rivedere i miei titoli ed è lei la fautrice delle lievi modifiche al primo capitolo - cioè fondamentalmente il fottuto lenzuolo di neve che arriva fino ai polpacci, odio quando uso frasi fatte e nemmeno me ne accorgo, ma è a questo che servono le recensioni no?
Sì, quindi. Sono riuscita a pubblicare un capitolo incredibilmente allo stesso intervallo di tempo di uno ogni tre mesi e mi fa ridere. Ma adesso la raccolta è conclusa e pace, per i prossimi tre mesi mi occuperò di altro. Ma che ne dite se smetto di parlare? Già la one-shot era più lunga del solito...
Alla prossima!
Alex

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3692922