Incontri notturni

di hele
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Incontri notturni ***
Capitolo 2: *** Chiarimenti ***
Capitolo 3: *** Preparativi ***
Capitolo 4: *** Una serata disastrosa ***
Capitolo 5: *** capitolo finale parte I ***



Capitolo 1
*** Incontri notturni ***


incontri notturni cap. 1 Salve ragazze, ripubblico questa fanfiction vecchia-vecchissima perchè mi è stato più volte richiesto di continuarla.
Ho deciso di concluderla, però, rileggendo il primo capitolo non ce l'ho fatta a tenerlo così com'era.
Quindi senza apportare eccessive modifiche l'ho riscritto per rendere i personaggi meno OC.
Spero che la storia vi diverta.
Hele




Incontri notturni





Da qualche tempo Ron aveva preso a sgattaiolare nel cuore della notte nella stanza di Hermione.
L'atmosfera alla Tana non era mai stata tetra come in quel periodo.
La sua adorata ed accogliente casa si era tramutata in una sorta di punto di ritrovo per reduci di guerra e da mattina a sera c'era un mesto e continuo via vai di gente.
Hermione ed Harry avevano deciso di restare a far compagnia all'amico per qualche tempo e ad aiutare e sostenere Molly in quello che, non c'era alcun dubbio, risultava essere il peggior periodo della sua vita.
Ron era rimasto ben contento della scelta fatta dai suo fedeli compagni di avventura, non solo perchè aveva seriamente bisogno di averli acora una volta al suo fianco per trovare il coraggio di andare avanti, ma soprattutto perchè aveva bisogno di Hermione.
Dopo la morte di Fred, nonostante la consapevolezza della sventata minaccia Voldemort, tutto sembrava essere diventato maledettamente difficile.
La sua migliore amica, che ora era divenuta qualcosa di più, era sempre stata un punto fermo per lui. Sapeva cosa dire nel momento giusto ed il solo suo tocco aveva la capacità di farlo sentire subito meglio.
Per non parlare dei suoi baci.
Non ce ne erano stati poi così tanti dopo la fine della guerra magica, ma quando arrivavano, in genere tra lacrime amare, erano così dolci che riuscivano a fargli dimenticare tutto ciò che di negativo aveva per la testa.
In quegli attimi stupendi erano solo loro due, il resto diveniva lontano e sfocato.
Il poter dormire abbracciato alla sua ragazza, sì, perchè ora Hermione Granger era la sua ragazza, lo faceva sentire incredibilmente meglio.
Lei del resto non aveva mai obiettato.

*

La prima notte in cui aveva quattamente fatto capolino nella sua camera, Hermione non stava dormendo ma, spaventata dal cigolio della porta, si era messa subito a sedere sul letto con la bacchetta stretta in pugno.
Il ragazzo le si era avvicinato sbrigativo, si era seduto accanto a lei e l'aveva stretta forte a sè, senza dire una parola.
Gli piaceva l'odore dei suoi capelli, gli piaceva il suo odore, aveva sempre trovato sapesse un po' di cioccolata, e lui adorava la cioccolata.
Hermione capì immediatamente quel gesto silenzioso e rispose all'abbraccio con particolare intensità.
Ron non aveva mai visto Hermione in pigiama, una volta in vestaglia al primo anno.
L'idea del suo esile corpo coperto da un buffo tessuto rosa con impressi orsetti con cappelli da notte lo fece sorridere.
-Scusami, ti ho svegliata?- chiese in un sussurro il ragazzo.
-No ero sveglia...ma cosa è successo?-
-Niente..- rispose lui sciogliendo l'abbraccio e guardandola negli occhi, per quanto si potesse intravedere in quella camera buia -è solo che non riesco a dormire-
-Vuoi dormire qui?- propose lei.
Se non ci fosse stato il buio della notte a nascondere il suo visto, la ragazza avrebbe potuto distintamente notare le guance di Ron imporporarsi rapidamente per quella proposta inaspettata.
-Io veramente...  credi sia il caso? cioè, i miei..-
-tu vuoi Ron?-
-Beh..- tentennò il ragazzo grattandosi la nuca in evidente imbarazzo -beh sì-
-Allora i tuoi capiranno, il letto è grande, entriamo entrambi... i tuoi se dovessero accorgersene non penseranno male...cioè, loro lo sapranno che non facciamo nulla di male- e qui arrossì anche lei.
-Sì, certo, lo sapranno-
Hermione scostò le coperte e si spostò per far spazio all'amico.
Effettivamente il letto era grande, molto grande. Avrebbero potuto tranquillamente dormire senza toccarsi.
Una volta che il ragazzo si fu accomodato e sistemato ad un margine del letto, si girò in direzione della riccia che se ne stava schiacciata al capo opposto del giaciglio.
-Hermione, pensi che posso... posso abbracciarti?-
La ragazza sorrise e si avvicinò al suo corpo.
Il suo profumo, inconfondibile, lo raggiunse.
Lui l'abbracciò, fece un profondo sospiro e chiuse gli occhi, si sentiva già meglio.
Lei era  così piccola tra le sue braccia e lui l'avrebbe protetta, l'avrebbe protetta sempre, la sua piccola Hermione Granger che sapeva dargli tutta quella forza.

*

Era passato ormai qualche mese da quando erano iniziate le loro segrete visite notturne.
Nessuno in casa sembrava essersene accorto, o forse se ne erano accorti tutti ma nessuno glielo aveva fatto notare.
E a Ron così stava bene.
Del resto sospettava che anche Harry raggiungesse furtivamente la camera della sorella nel cuore della notte, non che la cosa gli andasse particolarmente a genio,sia chiaro, ma certo non poteva dissentire.
Quei due insieme erano perfetti, Ginny lo aveva sempre saputo, fin da quando era bambina, e lui finalmente se ne era accorto. 
Sembravano nati per stare insieme, la coppia ideale. Avrebbero saputo farsi coraggio a vicenda e uscire fuori ancora più forti da quella situazione.
Lui ed Hermione invece?
Più che la coppia perfetta potevano essere considerati come cane e gatto, due opposti che più opposti di così non si può.
Ma dopotutto si sà che gli opposti si attraggono.
E a quanto pare sembrava che tutti se ne fossero accorti ben prima dei due diretti interessati.
Si poteva chiedere a chiunque, quei due finiranno insieme, puoi giurarci. Felici e contenti e con tanti figli ricci e pel di carota che gli correranno attorno, così avrebbe rispostou chiunque fosse stato interrogato a riguardo.
Ron sorrise e guardò Hermione addormentata profondamente tra le sue braccia con la bocca socchiusa.
Come era carina.
E pensare che poteva diventare anche così pericolosa.
Ripensò a quando era tornato dai suoi amici dopo essere fuggito dalla tenda durante la ricerca degli Horcrux.
Mai, mai più si sarebbe allontanato da lei. Mai più.
La strinse ancor più forte in un gesto di autocovinzione, facendola svegliare.
-Ron .. cosa succede?-
-Niente, niente scusa, torna a dormire...- le sussurrò dolcemente lui.
-Ma te? Non dormi?- chiese lei stropicciandosi gli occhi.
-Sì- rispose appoggiando delicatamente il mento su quella testa riccioluta- ora dormo anche io-

*

Generalemente quando Ron andava a trovare Hermione la trovava sempre sveglia, a leggere o semplicemente ad aspettarlo.
Ma altre volte l'aveva trovata addormentata, esausta per una giornata piena.
Star dietro a Molly in quel periodo non era da considerarsi una passeggiata.
Aveva deciso di intraprendere con lena le faccende domestiche per tenere la mente occupata ed aveva, ovviamente, reclutato tutte le donne di casa (Hermione e Ginny) per sbrigare qualche lavoretto particolarmente spossante.
Per non parlare dei pasti che dovevano preparare per tutte quelle persone!
Harry e Ron avevano cercato di salvarle più di qualche volta ma Molly in questi casi era irremovibile.
E così, a sera, Hermione crollava addormentata, ancora vestita, sul suo lettone.
Ed era così che quella notte Ron la trovò.
-Hermione, Hermione svegliati!- le dispiaceva svegliarla ma se avesse dormito così avrebbe preso freddo.
-mmmmno non voglio cucinare ancora.. sono stanca.. fatemi dormire..-  borbottò nel sonno girandosi nel verso opposto.
Ron trattenne a stento una risatina.
-Ehi Herm.. sono io, Ron. Dai, devi cambiarti, così prenderai freddo-
Ma il sonno di Hermione doveva essere molto pesante.
Ron si mise a sedere sul letto pensado a cosa fare.
Poi decise.
Andò diretto al baule della ragazza.
Chissà perchè non l'aveva ancora svuotato e sistemato la sua roba negli appositi cassetti del comodino che Molly le aveva messo a disposizione.
Forse pensava che da un momento all'altro se ne sarebbe andata.
Ron scosse la testa, come a cercar di scacciare quei brutti pensieri, ed aprì il baule.
Adagiato sopra tutti i vestiti, ben piegato, c'era il pigiama rosa. Lo tirò fuori.
Nel gesto fece cadere qualcosa a terra.
Lo raccolse e contastò che erano...
striminzite mutandine ricamate con dei fiorellini rossi.
Le rigettò all'interno del baule richiudendolo immediatamente.I battiti erano accellerati improvvisamente ed il respiro si era fatto corto.
Si girò in direzione dell'amica per controllare stesse ancora dormendo.
Ecco, ora come avrebbe fatto a levarsi dalla testa l'immagine della sua Hermione con indosso quel microscopico coso?
Deglutì. Sentiva il sangue confluire dove non avrebbe dovuto.
Tornò a guardare il pigiama e, quel gesto che voleva compire con totale assenza di malizia, ora gli sembrava un'impresa ardua e tutto fuorchè innocente.
Sentì il viso avvampare.
E pensare che aveva dormito tante di quelle volte abbracciato con la sua ragazza senza pensare a niente che fosse lontanamente scabroso.
Ma quel periodo sembrava essere terminato.
Il pigiama rosa dal suo angolino di letto sembrava lo stesse incoraggiando.. dai sono qui, che ci vuole, lei capirà.
Ron deglutì un'altra volta.
Questa volta passò lo sguardo sul volto di Hermione, illuminato dalla tenue luce irradiata dalla lampada adagiata sul comodino.
Immaginò.
Immaginò la sua ragazza urlare, cercando di coprirsi con le lenzuale e gridandogli dietro che era un porco.
Immaginò i segni rossi delle sue unghie su ogni parte del corpo dove sarebbe riuscita ad affondarle.
No, non era decisamente una buona idea.
-Hermione svegliati!- tornò a ripeterle scuotendola più bruscamente.
-Svegliati, svegliati!-
-Mmm... Ron, sei tu?-
-Certo che sono io- tossicchiò -ti sei addormentata vestita, ti ho tirato fuori il pigiama. Mettilo ed infilati sotto le coperte, forza, altrimenti ti raffredderai-
-Oh, grazie- disse Hermione,ancora assonnata, afferrando il pigiama.
Ron rimase a guardarla.
Hermione rispose al suo sguardo come in attesa di qualche cosa.
-Che c'è?-
-Beh, se mi lasci sola magari mi cambio-
-Oh.. certo! Scusami.. ecco io, non so proprio cosa mi sia preso questa notte- . Hermione arrossì un pochino guardando il ragazzo che scattò in piedi e si diresse verso la porta.
Poi prima di aprirla si girò nuovamente in direzione del letto ed aggiunse
-Senti Hermione,  credo che per questa notte sia meglio che io dorma nella mia stanza, sì, credo sia meglio. Beh, buonanotte allora- e così dicendo si chiuse la porta alle spalle.
Hermione restò a guardare interdetta la porta chiedendosi cosa avesse mai fatto per farlo reagire a quel modo.
Era normale che si vergognasse di spogliarsi davanti a lui, no? Anora non se la sentiva.


*


Ron camminò deciso verso la sua camera.
Gli era già capitato di pensare ad Hermione, beh, diciamo sotto quel punto di vista. Ma prima quelle erano solo fantasie, ora che lei era la sua ragazza era diverso.
Sarebbe arrivato il momento, forse anche piuttosto presto se continuava ad intrufolarsi nel suo letto ogni notte, in cui avrebbero dovuto affrontare le loro "esigenze fisiche".
Fino ad allora l'idea non lo aveva mai neanche sfiorato.
Aveva bisogno di sentirla vicina, di abbracciarla, di sentire il calore del suo corpo.
Era sempre stata una richiesta di affetto, un momento per stare insieme, vicini, fuori dal trambusto della casa.
Gesti innocenti, privi di malizia, qualche bacio e degli abbracci, nulla di più.
Ma ora, tutto ad un tratto, sentiva che era cambiato qualcosa.
Da parte sua per lo meno.
E tutto a causa di quelle dannate mutandine!
E pensare che in quel momento neanche ci aveva pensato che avrebbe dovuto spogliarla per metterle il pigiama.
Ridicolo, no? Come aveva fatto a non pensarci!
Ma poi era del tutto normale, giusto?
Aveva diciasette anni, cavolo! e desiderava davvero Hermione. La desiderava da sempre.
Quella notte Ron si addormentò nel suo letto, ma i sogni che fece furono un po' più concitati del solito.


*


-Ha-Harry... posso parlarti un attimo?-
Harry alzò un sopracciglio distogliendo lo sguardo dalla scacchiera magica.
-Sì, certo-
-Ehm... vedi, ecco.. io-
Ron aveva assolutamente bisogno di parlare e confrontarsi con qualcuno. Non gli piaceva l'idea, ma sicuramente Harry e Ginny stavano attraversando, più o meno, la stessa fase. Quindi, perchè non parlarne con il suo migliore amico?
-Ecco, dunque.. da dove inziare... Sì, te e Ginny...-
Harry lo guardò allarmato.
-SIE'VEROLANOTTEVADOINCAMERASUAMALOFAIANCHETECONHERMIONE- disse tutto d'un fiato.
-E...e tu come fai a saperlo?-
Harry, riprendendo aria, sollevato dal fatto che l'attenzione di Ron fosse stata catturata da quel particolare della frase, rispose:
-Ti ho sentito. La notte esci dalla tua camera e, se non scendi le scale per andare in bagno o in cucina, l'alternativa è una sola-
-Oh già- sospirò Ron abbassando lo sguardo sulla scacchiera -ma cosa hai detto di Ginny?-
Mentre Harry aveva preso a tossire convulsamente (forse della saliva gli era andata di traverso), Ron giunse alla conclusione che forse non era il caso di rivelare i suoi dilemmi all'amico. Hermione infondo era come una sorella per lui e Ron sapeva bene cosa volesse dire parlare di una sorella in quei termini.
Sperò solo di non venire mai a conoscenza dei dettagli e tornò a rivolgere la sua attenzione al gioco, facendo cadere, con gran sollievo di Harry, la conversazione in quel modo.
La cosa più problematica di tutte ora però, era diventato far finta di nulla con Hermione, perchè proprio non ci riusciva.
Non era mai stato un grand'attore. A lui le cose gli si leggevano in faccia e la sua ragazza, poi, sembrava una vera maestra in quel campo.
-Ron, che hai?-
-Io? niente, cosa dovrei avere?- rispose sulla difensiva.
Hermione lo guardò scuotendo la testa.
-Ron, è evidente che c'è qualcosa. Ultimamente sembra che tu mi stia evitando e poi...- si accostò all'orecchio del mago -poi la notte non mi vieni più a trovare, perchè?-
Il cuore nel petto del ragazzo sembrava impazzito, se continuava così, Ron ne era più che certo, gli avrebbe sfondato il torace.
Poi cavolo, detta così sembrava tutta un'altra cosa!
-Ecco, vedi... è che ultimamente preferisco stare un po' da solo-
-Ma è colpa mia? Se sono io la causa dovresti dirmelo Ron-
Si alzò dalla sedia e gli si sedette sulle ginocchia.
Ma allora lo faceva apposta!! Sì, sapeva quale era il suo problema e lo faceva apposta a provocarlo!
E poi perchè ora non c'era nessuno in cucina? Di solito scoppiava di gente e ora dove si erano andati a ficcare tutti?
-Te l'ho ripetuto mille volte, se c'è un problema..-
-Lo risolviamo insieme, sì, sì lo so- non si immaginava nemmeno quanto avrebbe voluto risolverlo insieme questo problema -ma stavolta è qualcosa di diverso-
-Sono pronta a tutto- sorrise Hermione.
Miseriaccia quant'era bella.
Ma perchè non se ne era accorto prima? Avrebbe guadagnato tanto di quel tempo!
-Ok, ok, se proprio lo vuoi sapere è che..- ma la frase gli morì in gola.
Hermione gli diede un colpetto in testa.
-Se continui così mi farai preoccupare!-
-No- rispose Ron alzandosi di scatto in piedi e facendo quasi capitombolare Hermione a terra.
-Non c'è proprio niente di  cui preoccuparsi! Niente di niente, stai tranquilla!-
Hermione lo guardò torva incociando le braccia al petto.
-Ok, se è così vado ad aiutare Ginny a stendere-
Il giovane la guardò allontanarsi.
Cavolo Ron  diglielo!Glielo devi dire, è la tua ragazza, è con lei che devi parlarne.
-HERMIONE ASPETTA!-
La ragazza si voltò sulla soglia della porta, facendo ondeggiare la massa dei suoi capelli riccioluti.
Perfetto, ed ora?
Si avvicinò a lei con passo veloce, le prese la mano, la trascinò fuori dalla casa, nel giardino, molto in là nel giardino, il più lontano possibile.
-Ma Ron! Si può sapere cosa ti prende?!- strillò Hermione trafelando per stare al passo dell'amico 
Arrivati in un punto del giardino sufficientemente isolato a parere del ragazzo, le lasciò la mano  e si appoggiò con la schiena al tronco di un albero vicino.
-Ora, PER FAVORE, sei in grado di dirmi qual'è il tuo problema?- le guancie arrossate per lo sforzo e le sopracciglia sufficientemente corrugate da far comprendere al ragazzo che oh, sarebbero stati guai per lui se non si sbrigava a vuotare questo sacco.
Dai Ron, è il momento giusto, durerà un attimo. O ti dice sì o ti ride in faccia. Veloce e indolore.
-è proprio una bella giornata, vero?-
Il piede di Hermione prese a battere sul terreno nervosamente. Ron lo sapeva, non era un buon segno.
 Il ragazzo aprì la bocca una, due, tre volte, ma nessun suono sembrava volerne uscir fuori.
-Ebbene?-
-Hermione, ecco.. io volevo dirti che..  penso di...-
-Oh insomma Ron! Sto perdendo la pazienza-
-Vgliofrl'morecnte-
-Cosa?-
Ron prese un profondo respiro, chiuse gli occhi e ripetè il più lentamente possibile la frase.
-Voglio fare l'amore con te-
















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Capitolo 2
*** Chiarimenti ***


incontri notturni preparativi

-Anche io voglio fare l'amore con te Ron!-

Ecco, questa era la risposta che Ronald Weasley sperava di ricevere quel pomeriggio, all'ombra di un albero nel suo giardino. Non quella che si aspettasse, figurarsi, ma ci sperava.

Non era difficile.

Anche io voglio fare l'amore con te.

Quante parole erano? sette, otto?

Poche.. poche parole che l'avrebbero reso così felice.

Siamo chiari, non che lui puntasse solo ed elusivamente ad un approccio fisico, ma comunque sia la riteneva una tappa importante. Non solo per l'immediato piacere, si parlava di "unione totale", "sentirsi parte l'uno dell'altra", la "completa.. mm.. com'era...E vabbe, sì... forse era un po' più per la parte fisica.

Ma Hermione non era una ragazza come le altre, non era mica come Lavanda.

Lui era innamorato di Hermione.

L'amava sì, l'amava da tanto e di questo ne era certo.

Come era certo, del resto, che anche lei lo ricambiasse.

Lo sentiva da come rispondeva ai suoi baci, lo sentiva da come lo abbracciava stretto, lo sentiva dal contatto dei loro corpi.

Lo sentiva, punto.

La loro era un'affinità profonda, complice, perfetta.

E questo era quello che pensava, non gliel'aveva mai detto, ma lo pensava.

Però gli aveva detto che voleva fare l'amore con lei e la reazione non fu quella che sperata..


-Voglio fare l'amore con te-


Ok, ora tieni gli occhi chiusi, le opzioni sono due, schiaffo o bacio.

Ma nonostante l'attesa (piuttosto prolungata) non arrivò nessuno dei due.

Quando Ron decise di riaprire gli occhi Hermione era già lontana, stava tornando alla Tana e nonostante l'avesse chiamata più volte a gran voce lei non si era neanche degnata di voltarsi.

Improvvisamente sentì le gambe forsi molli, come fossero diventate improvvisamente di burro. Si lasciò scivolare a terra, con la schiena ancora appoggiata al tronco dell'albero.

La sua carta se l'era giocata, ed ora? come avrebbe fatto ad uscire da quella situazione?

*

-è la fine, la fine ti dico.. non mi parla più e lo rifarà solo per lasciarmi-

Harry diede una pacca consolatoria sulla spalla dell'amico.

-Vi siete rincorsi per anni, non credo che ora per uno sciocco litigio ti lascerà così di punto in bianco-

-Non era un litigio Harry. Mi ha lasciato lì come un .. come un.. un idiota! non mi ha neanche risposto!-

-Ma, se posso essere indiscreto, qual'era la richiesta?-

Ron alzò lo sguardo ad incrociare gli occhi verdi dell'amico per riabbassarlo subito dopo sconsolato.

-Le ho detto che volevo fare l'amore con lei..- biascicò aprendo a malapena la bocca senza però evitare di arrossire violentemente.

-Oooh..-

-E da quel momento non mi parla più, neanche mi saluta! proprio come se non esistessi!-

-Ehm.. forse sei stato un po' brusco?-

Ron ripensò alla situazione.

Sì, forse sì.

-Ma.. ma io pensavo che anche lei lo volesse, insomma, eravamo arrivati ad un certo livello di intimità..-

Proprio in quel momento Hermione entrò nella stanza sorreggendo una lunga pila di panni freschi di bucato, ma alla vista dei due ragazzi fece dietro front e scappò via facendo trabballare pericolosamente asciugamani e lenzuola.

-Ecco, vedi come fa!- esclamò Ron esasperato indicando la porta che Hermione non aveva dimenticato di sbattersi alle spalle.

*

Finalmente la Tana era tornata quella di un tempo.

Tutti i suoi ospiti erano tornati alle proprie abitazioni lasciandola libera di sprofodare in un inquietante silenzio.

Non c'era più nessuno che correva su e giù, nessuna valigia o brandina sulla quale inciampare, niente montagne di piatti sporchi nel lavello. Persino George aveva deciso di andarsene.

Sarebbe rimasto qualche tempo da Percy prima di trasferirsi nell'appartamentino che aveva preso a Diagon Alley. Aveva bisogno di cambiare aria e soprattutto, aveva bisogno di allontanarsi da quella camera.

Molly ed Arthur avevano acconsentito senza neanche pensare di ribattere ed avevano promesso di venirlo a trovare molto spesso. 

Ron sapeva che per sua madre quella era stata una decisione particolarmente sofferta, vedere anche George allontanarsi da casa le spezzava il cuore e, chissà per quale motivo, sembrava fosse convinta di non aver dato il giusto supporto morale al figlio. Ma aveva accettato la situazione, aveva accettato la scelta di George di allontanarsi da quella casa che rivangava mille ricordi e peripezie.

Ginny aveva ricevuto poco prima una lettera da Hogwarts la quale diceva che avrebbe avuto la possibilità di frequentare il suo ultimo anno nella scuola di magia. Di lì a qualche giorno sarebbe partita e di conseguenza anche Harry se ne sarebbe andato, forse a Grimmauld Place, Ron non lo sapeva. Ogni secondo libero Harry preferiva passarlo con Ginny, giustamente del resto; una volta partita non avrebbero potuto vedersi poi così tanto.

Quindi, contando il fatto che Hermione ancora non si degnava di rivolgergli la parola, Ron passava la maggior parte del suo tempo chiuso in un frustrante silenzio, sdraiato sul suo letto a fissare il soffitto della camera.

Se era l'orgoglio o imbarazzo quello che lo frenava, quello che gli impediva di andare da lei e dirle chiaramente ho bisogno di parlarti non lo sapeva, ma qualsiasi cosa fosse stava lasciando un po' troppo spazio alla malinconia.

Ed il soffitto prese forma, prese la forma di un grosso letto vuoto.

Gli mancava.

Gli mancava lei.

Gli mancavano i loro incontri.

Gli mancava stringerla a sé e inebriarsi del suo profumo.

Quella notte Ron, non riuscendo ad addormentarsi, si alzò dal suo letto e si diresse, come inconsapevole di quello che stava facendo , verso la camera della ragazza. Poggiò la mano sulla maniglia ma non aprì la porta. Rimase lì in piedi qualche minuto rendendosi conto che non era il caso di far irruzione nel cuore della notte nella stanza di una persona che lo stava volutamente evitando. Poggiò una guancia sulla superficie della porta, prima di emettere un sospiro e tornare nella sua camera.

*

-Dimmi cosa devo fare Harry, te lo saprai no?-

-Lascia trascorrere un po di tempo..vedrai che le passerà-

-Cosa? sarebbe questo il tuo consiglio? Mi sono rotto di aspettare.. non si siede neanche più vicino a me a tavola! Dille che le devo parlare.. perfavore-

-Gliel'ho detto Ron, ma lei mi ha risposto che non se la sente..-

-Non se la sente? Non se la sente?! che diamine vuol dire che non se la sente!?-

Ron si alzò contrariato da tavola, rischiando di far cadere la sedia all'indietro.

Sentiva la rabbia ribollirgli dentro.

Cos'era? Una sorta di combutta contro di lui? Anche il suo migliore amico si rifiutava di aiutarlo!

La sua pazienza aveva un limite, cavolo!

Si era seriamente scocciato di quella situazione, basta.

Se lei non aveva voglia di parlare l'avrebbe fatto lui. 

Sarebbe salito di sopra e l'avrebbe costretta ad ascoltarlo, con le buone o con le cattive. Non era giusto, non poteva mica essere trattato così solo perché aveva avuto il coraggio di confessarle che voleva fare l'amore con lei.

E poi scusate, non avrebbe dovuto essere contenta? Era la sua ragazza! Era  sicuro che se ora stavano insieme era perchè entrambi provavano dei sentimenti reciproci. Tutte quelle storie che aveva fatto quando stava con Lavanda erano un chiaro sentore del suo interesse, no?  E allora qual'era il problema! 

Salendo le scale in preda al nervosismo, diede un pugno al muro, scorticandosi le nocche.

-Ahi...-

-Ron!-

-He.. Hermione..-

Tutta la rabbia che lo aveva pervaso sino a quel momento si dissolse magicamente, lasciando posto all'imbarazzo.

Nascose la mano sanguinante dietro la schiena, continuando a sventolarla per il dolore.

La ragazza, avvolta in un soffice accappatoio bianco e con un asciugamano arrotolato a mo' di turbante attorno alla testa, continuava a fissarlo con occhi sgranati.

-Che ci fai ... ehm..  da queste parti?-

- quella é la mia camera..- rispose  indicando la porta sulla quale Ron si era appena appoggiato con nonchalance, continuando a  nascondere la mano.

Stupido,stupido,stupido.. Dille qualcosa di sensato.

Ma il flusso dei pensieri del rosso venne interrotto dall'inaspettato avvicinarsi della giovane.

-Ti sei.. fatto male?- disse lei andando a cercare la mano che il ragazzo aveva immediatamente smesso di sventolare dietro la schiena.

-No.. io..-

-Fammi vedere- lo intimò Hermione che, con un gesto repentino, si impossessò della mano dell'infortunato portandosela vicino al viso per poterla ispezionare meglio.

Il movimento fece aprire leggermente l'accappatoio lasciando sprigionare un intenso profumo di vaniglia.

Ron cercò di concentrare tutta la sua attenzione sulla mano dolorante, senza lasciarsi sopraffare da quell'odore inebriante che cominciava a dargli alla testa.

-Io.. ecco.. volevo vedere se le pareti erano abbastanza solide....- riuscì a mettere insieme con estremo sforzo.

-se le pareti erano abbastanza solide.. - ripetè Hermione scettica.

Continuava a guardarla ipnotizzato, i movimenti venivano percepiti dal suo cervello come fossero stati volutamente rallentati.

Non riusciva a scollare gli occhi  da quelle piccole mani che si rigiravano la sua lentamente tra loro, dalle dita affusolate che passavano delicate sulle ferite rosse;  ma non sentiva dolore, non riusciva a sentire niente che non fosse il battito accellerato del suo cuore.

-Ron, ma mi stai ascoltando?-

-Eh.. cosa?-

-Dovresti disinfettarla..questa dico-  aggiunse sventolando la mano ferita a pochi centimetri dal volto del ragazzo che aveva assunto un'espressione assente.

-Oh.. sì, certo.. ora vado a..-

-Bene- tagliò corto Hermione sorridendogli appena e sorpassandolo per entrare nella sua camera. 

Ron rimase lì impalato, continuando guardare il punto dove fino ad un attimo prima si trovava la ragazza, finchè non sentì il suono secco della porta che si chiudeva lasciandolo fuori ai suoi pensieri.

Doveva essere riusltato proprio un idiota. 

volevo vedere se le pareti erano abbastanza solide... ma come diamine gli era venuta in mente una giustificazione così stupida! 

Non si parlavano da giorni e lui se ne usciva con assurdità del genere?

Si era preparato un discorso così..

Ma un momento... 

Il ragazzo si avventò sulla porta e senza pensarci due secondi in più fece irruzione nella stanza di Hermione. 

-Ehi, aspetta! io ti devo parlar..- ma la frase gli morì in gola per un motivo più che giustificabile. 

L'idea di bussare e chiedere permesso non gli era passata neanche lontanamente per la testa ed ora si  ritrovava lì, a fissare la sua ragazza mezza svestita che gli dava le spalle.

L'immacolato accappatoio giaceva abbandonato sulla spalliera di una sedia, i ricci capelli della giovane ricadevano a bagnare le spalle e la schiena nuda.

Hermione, con indosso solo da un paio di mutandine che coprivano una ben piccola porzione del suo corpo, si affrettò ad abassare con un movimento scattoso la canottiera che stava infilando, senza però accingersi a voltarsi in direzione del ragazzo, bloccata dal troppo imbarazzo.

-Scusascusascusa!- esclamò Ron premendosi le mani sugli occhi e tentando goffamente di uscire dalla stanza senza pensare, però,  che non vedendo, riuscire a trovare l'esatta collocazione della porta era un ardua impresa. 

Hermione infilò velocemente i pantaloni del pigiama e corse ad aiutare il ragazzo che continuava a sbattere contro lo stipite della porta. 

-Ron smettila, leva quelle mani!- 

-Non posso, miseriaccia! sei nuda!- 

-Non sono nuda Ron! leva quelle mani!- ma senza dargli l'opportunità di farlo Hermione strappò letteralmente via le mani del ragazzo dai suoi occhi.

-Ed ora perfavore spiegami il motivo di questa irruzione!-

-Io.. ecco.. io.. volevo parlarti..- balbettò imbarazzato, fissando con ostinazione un punto oltre la spalla della ragazza .

 Hermione parve perdere tutta la sua sicurezza perchè senza rispondere anche lei spostò lo sguardo, fino ad un attimo prima fisso negli occhi blu dell' interlocutore.

-Io.. é che proprio non ce la faccio.. insomma..  non volevo.. ehm.. perfavore puoi vestirti!? - concluse con un tono decisamente stridente che fece arrossire fino alla punta delle orecchie la ragazza la quale, balbettando un imbarazzato Oh io... sì, ecco..., si diresse spedita al suo baule cominciando a rovistarne freneticamente il contenuto.

Dopo esserne riemersa con indosso un maglione sformato color zucca con una grossa H dorata ricamata sul davanti (evidente regalo di mamma Weasley), chiuse il baule e vi si sedette sopra, esausta da tutto quell'accumulo di tensione.

Il maglione arancione ed i pantaloni rosa del pigiama facevano decisamente a pugni tra loro, ma Ron non potè fare a meno di notare quanto fosse bella la sua Hermione con le guance ancora arrossate ed i ricci umidi  che le ricadevano sulle spalle andando a bagnare lo sgualcito indumento.

Non sapendo cosa fare esattamente mosse qualche passo incerto verso di lei per poi fermarsi nel centro della stanza senza proferire parola e portando lo sguardo ovunque meno che sulla proprietaria della camera. 

Dopo qualche minuto, il silenzio imbarazzante venne rotto dalle voci di entrambi i ragazzi.

-Scusami- disserò allunisono.

Hermione puntò lo sguardo sul volto di Ron che era rimasto a guardarla a bocca aperta.

-No, scusami tu..-

-No, tu non devi scusarti, sono io che..-

-No, davvero Ronald..-

-é che io..-

-No, veramente non devi scusarti..-

-Hermione fammi parlare!- sbottò Ron facendo sussultare la riccia.

-Ora senti...- cominciò facendo appello a tutto il suo coraggio ed alla pazienza rimastagli -io lo so, capisco che non vuoi,  che é troppo presto e sono stato un po' brusco...e.. non é affatto una necessità incombente al momento, te lo assicuro... quindi non c'è bisogno di..-

-Ma io voglio..-

-Sì, lo so , lo capisc.. eh.. c-come hai detto?-

-Io voglio fare l'amore con te..-

Ron la guardò spiazzato, abbandonando lungo i fianchi le braccia gesticolanti fino a quel momento - Ma allora non.. tu .. tu..sei.. tu.. te ne sei andata così.. non mi hai più parlato per giorni.. io non .. non capisco..-

La ragazza tornò ad abbassare lo sguardo imbarazzata e mortificata allo stesso tempo.

-Hai ragione ad essere confuso scusami e se sei arrabbiato ti capisco.. é che, insomma, ho avuto paura..-

-Mi hai evitato per giorni perchè avevi paura!? -

-Beh ecco.. non sapevo come gestire la situazione e..poi..noi siamo sempre stati amici, é diverso, é imbarazzante..-

-Ma Hermione, anche io ho un po' di paura, ma non per questo.. cavolo, non puoi sempre "gestire" tutto ci sono cose che..insomma, dovevi parlarmene, ti avrei spiegato ..-

-ma no, non capisci?..- esclamò Hermione alzandosi in piedi  e facendo qualche passo in avanti accorciando notevolmente la distanza che li separava, guidata da un istinto forse troppo impulsivo  -io .. cioè, te e Lavanda.. io invece.. ecco.. -  si portò le mani alle guance, sentiva che da un momento all'altro avrebbero preso fuoco.

-Lavanda? E ora che centra Lavanda!-

-Beh.. te e lei.. oh insomma... io non ho alcuna esperienza in quel.. quel campo!-

-Ma io e Lavanda.. Oh...no, no, no io e Lavanda non abbiamo fatto assolutamente niente del genere!- si affrettò a rispondere il ragazzo realizzando a cosa alludesse la riccia -Io anche non ho nessuna esperienza in quel campo, te lo giuro! E anche io ho una paura folle di fare qualcosa di sbagliato, ma é il farlo con te che cambia le cose.. cioè non il fare qualcosa di sbagliato con te.. fare le cose giuste.. anche se non ho la benchè minima idea di come si faccia.. e.. ecco.. di cosa devo fare...miseriaccia se é imbarazzante-  si grattò a disagio la nuca, gli occhi fissi al pavimento e il viso e le orecchie tutt'uno con i capelli.

-Sai che ti dico, niente andrà storto- continuò  -Niente può andare storto..sarà tutto perfetto...- concluse annullando la distanza che li divideva e traendola a sé per circondarla in un caldo e protettivo abbraccio.

-E come fai ad esserne così sicuro?- mormorò Hermione di rimando. Il viso premuto sul petto di Ron fece uscire la sua voce leggermente ovattata.

Ron sorrise prima di poggiare il mento sulla testa bagnata della ragazza.

-Beh.. perchè ti amo-

-Cosa?-

-Cosa,cosa?-

-Cos'è che hai detto?-

-Che tutto sarà perfetto..-

-No, Ron..quello che hai detto prima-

-Che niente andrà storto?-

- Hai detto che mi ami!- esclamò la ragazza liberandosi dall'abbraccio.

-Oh..beh, sì, ti amo..- ripetè Ron tornando a grattarsi la nuca e a scrutare il pavimento.

-Non me l'avevi mai detto.. -

-E c'era bisogno di dirtelo? Non lo sapevi già da sola?-

-No che non lo sapevo! é una cosa importante, queste non sono cose che si intuiscono.. -

-Ma come? Hermione Granger, colei per la quale la magia non ha segreti, non sa che il suo ragazzo la ama alla follia?- scherzò Ron alzando imbarazzato lo sguardo da terra.

-Oh Ron.. qui non centrano niente i libri, é un sentimento importante che..-

-Ma la magia centra no? la mamma quando eravamo piccoli ci ripeteva sempre che l'amore é la magia più..- 

Ma si dovette interrompere perchè Hermione si stava nuovamente avvicinando e con un'aria talmente seria che non presagiva nulla di buono.

-anche io ti amo Ron..- disse risoluta guardandolo con fermezza negli occhi.

-Se me lo dici così mi spaventi...-

Hermione sorrise prendendo le mani del ragazzo tra le sue.

-Ma Ron.. non hai disinfettato queste ferite..- 

-Pensavo che potevi farlo te..-  

Sorrise.

Hermione rispose al sorriso e si portò la mano del ragazzo vicino al viso per ispezionare nuovamente le ferite.

Senza aggiungere parole avvicinò le labbra ai tagli,  appoggiandovele poi, delicatamente sopra. 

Ron senti il suo cuore perdere un colpo e  dovette farsi forza per mantenere serratala bocca, impedendo alla mascella di andare a rasentare il terreno.

Sentì una sorta di bruciore irradiarsi dalle aperture sulla sua pelle a tutta la mano, ma  sopportò la fastidiosa sensazione volentieri continuando a seguire rapito i movimenti delicati e un po' impacciati della lingua della ragazza che  passava dolcemente da un taglio all'altro.

 Non riusciva a staccarle gli occhi di dosso, non riusciva a smettere di fissare imbambolato quella lingua che avrebbe tanto voluto sentir muovere sinuosa all'interno della sua bocca, ad andarsi ad intrecciare con la sua. Avrebbe voluto abbracciarla e baciarla, sospingerla sul letto per riuscire a godere appieno quelle fantastiche sensazioni, ma avrebbe anche voluto continuare a guardarla per sempre

Chissà che espressione doveva aver assunto perchè la ragazza alzando lo sguardo su di lui ed imporporandosi velocemente staccò le labbra dalla mano (con grande delusione di Ron). Sembrava sentisse la necessità di giustificare le sue azioni perchè aggiunse :

-Disinfetto.. non lo sai che la saliva é considerata un  disinfettante naturale perchè..-

-Oh sì, sì, certo! Tutto qeuello che ti pare- la interruppé Ron per nulla interessato alla motivazione, sperando piuttosto che continuasse la medicazione, ma Hermione dopo avergli rivolto un sorriso malizioso  prese la sua bacchetta, poggiata sul comodino, e con un semplice incantesimo fece sparire le ferite dalle nocche del ragazzo.

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Capitolo 3
*** Preparativi ***


incontri notturni preparativi Scusate, è la seconda volta che ripubblico questo capitolo. Dovevo modificare alcune cosette.




Ron guardò  con circospezione il proprio riflesso nello specchio. 

Ginny ed Hermione erano uscite con sua madre per andare a comprare chissà cosa per la cena di quella sera.

Molly non aveva fatto altro che lamentarsi tutta la mattinata del fatto che la dispensa fosse vuota, e così era riuscita a trascinarsi dietro le due ragazze in una gita di rifornimenti dell'ultimo minuto. Sarebbero andate a Londra.

La casa nel frattempo era stata affidata a lui e ad Harry il quale però, colto da un'improvvisa e devastante stanchezza, lo lasciò solo ben presto addormentandosi profondamente sul divano del salotto. 

Quale occasione migliore per sgattaiolare nella camera della sorella senza dover cercare stupide giustificazioni?

Dopo essersi assicurato della profondità del sonno dell'amico (aveva cominciato a mugugnare roba sul quidditch, per un'oretta almeno c'era da star tranquilli), in punta di piedi era salito su per le scale che separavano il soggiorno dalla stanza in cui era diretto, maledicendo se stesso ad ogni scricchiolio.

Ed ora eccoli lì, difronte a quella lastra di vetro freddo che gli restituiva la sua immagine tra gli adesivi animati delle "sorelle stravagarie" che adornavano i margini dello specchio. 

Accennò un sorriso ma si sembrò un idiota. Ci riprovò. Scosse la testa. Che diavolo stava facendo? 

Si girò pensando che era un'idea stupida, di lasciar perdere e tornare giù da Harry, ma sulla soglia della porta cambiò di nuovo opinione. 

Con due passi decisi era di nuovo di fronte allo specchio, sfoderando un sorriso smagliante alla Gilderoy Allock (aveva passato un po' di tempo a studiare le varie tipologie di sorriso che avevano reso famoso tra le donne quel ciarlatano, sua madre ne conservava ancora parecchie fotografie nascoste tra i libri di cucina).

Dopo di che, convenendo che sul sorriso poteva tornare a concentrarsi dopo, passò ad esaminare il suo corpo. 

Le braccia, ne studiò la muscolatura e si ritenne abbastanza soddisfatto, sopratutto se si considerava il fatto che era più di un anno che non si allenava, non poteva certo lamentarsi. 

Non fu più dello stesso avviso però quando di sfilò la maglietta. Si trovò più bianco di quanto non avesse mai notato e, beh, gli addominali, quelli erano proprio uno sbiadito ricordo.
 
Era sempre stato magro rispetto a tutti i suoi fratelli e anche uno dei più alti, era un pezzo ormai che aveva sorpassato suo padre e Bill gli stava avanti solo di qualche centimetro. Però il suo fisico non l'aveva mai apprezzato veramente. Avrebbe gradito avere un po' più di massa. Durante il periodo degli allenamenti di Quidditch spesso faceva più degli altri e con grande soddisfazione era riuscito a raggiungere una forma fisica di cui andare fiero. Dopotutto in quel periodo era anche abbastanza popolare tra le ragazze della scuola. Mandò uno sguardo sconsolato al suo ventre pensando che forse avrebbe dovuto fare qualche serie di addominali quella sera, giusto, beh.. per non fare una figura così meschina. 

Fece scendere lo sguardo ancora più in basso portando una mano alla cinghia della cintura. Ci pensò un attimo, alzando gli occhi sul suo riflesso, forse era meglio controllare prima.

Si affacciò sporgendosi dal parapetto delle scale, Harry stava ancora lì, da quell'angolazione si poteva scorgere il suo braccio che penzolava senza vita lungo il margine del divano.

 Sembrava stesse ancora dormendo. Per un attimo si chiese il motivo di tutta quella sua stanchezza improvvisa. Quella mattina infondo non avevano fatto niente di particolare.

Scrollando le spalle tornò alla sua occupazione precedente, però per sicurezza decise di socchiudere la porta. 

Tornato di fronte allo specchio slacciò la cintura e sbottonò i tre bottoni dei jeans lasciando poi scivolare via l'indumento lungo le sue gambe. 

Sospirò ancora più sconfortato. Perchè doveva essere l'ultimo di sei fratelli maschi? Essere il sesto maschio della famiglia comportava una serie di spiacevoli conseguenze, una delle quali era l'obbligo di ereditare magliette, maglioni, pantaloni e talvolta anche qualche indumento intimo smesso dai propri fratelli. E quei boxer lì, si vergognava ad ametterlo, non dovevano fare eccezione. E di sicuro erano quanto di più lontano esisteva dall'essere sexy. Cercò di fare mente locale andando a ripescare nella sua testa i regali che gli aveva fatto sua madre negli ultimi anni, ma gli vennerò in mente solo un paio di mutande color melanzana con disegnate sopra delle bacchette piuttosto infantili. Rabbrividì al solo pensiero. Sua madre aveva decisamente un pessimo gusto in fatto di abbigliamento, o almeno in quello che voleva rifilare a loro. Per un attimo si chiese perchè continuava ad associarlo al color melanzana. 

Nuova scrollata di spalle. 

Erano altri i problemi da risolvere in quel momento. 

L'unica soluzione era tirar fuori un po' di soldi e cercare un negozio di biancheria a Diagon Alley, infondo quella sera doveva comunque passarci.

Ci teneva a far bella figura. Era arrivato il momento, il Loro Momento. Quella stessa notte sarebbe stata la loro prima. 

L'idea lo metteva un po' in agitazione, ma allo stesso tempo fremeva al solo pensiero.
 
Erano passati pochi giorni dalla riappacificazione, le cose erano tornate alla normalità, i baci, gli abbracci e tutto il resto, meno che i loro incontri notturni. Ma quella mattina la ragazza era stata chiara, quella notte si sarebbero rivisti. Alle ventidue in punto, orario in cui generalmente tutti si ritiravano satolli e stanchi, lei sarebbe venuta a fargli visita e questa volta sarebbe stato diverso, speciale.

Sì, proprio così aveva detto lei: speciale. E l'aveva detto sussurrandoglielo nell'orecchio con tono malizioso ma allo stesso tempo convinto e deciso.

Ron deglutì ripensando alle sue labbra che poi lo avevano sfiorato sul collo, e alle sue dita intrecciate alle sue in una stretta carica di nuove emozioni.

Non vedeva l'ora di stringerla, di abbracciarla sotto le coperte calde, di respirare il suo buon odore ed assaggiare la sua pelle, non vedeva l'ora di toccare il suo corpo, farlo aderire al proprio, portare le labbra in posti nuovi, dove quelle di nessuno mai erano state prima.

Una vampata di calore gli salì alla testa, facendolo arrossire violentemente. 

Non doveva pensare a questo ora, non era proprio il momento, anche perchè il suo corpo stava cominciando a rispondere a quei pensieri e non era il caso di farsi trovare in condizioni equivoche dal suo migliore amico. 

Con una mano tastò il bordo del letto della sorella andando a ripescare i jeans, infilò un piede alla svelta in una delle gambe ma, che strano, non ricordava che fossero così corti, tutta la caviglia restava scoperta, ma.. ma questi non sono..

-Ron, sei qui?- chiese la voce impastata di Harry da dietro la porta che si socchiuse andando a rivelare la figura del ragazzo che si stava stropicciando un occhio da sotto gli occhiali.

Ron alzò lo sguardo su quello schifoso porco del suo ex migliore amico.

-Ma che ci fai in mutande in camera di Ginny?- chiese Harry esterefatto con gli occhiali di traverso.

-Questi sono i tuoi pantaloni?- sibilò il rosso tra i denti con gli occhi minacciosamente socchiusi.

-Ehm..ma-ma  che ci fai in mutande in camera di Ginny?- ripetè stupidamente Harry imporporandosi con velocità.

-A quanto pare questa è una domanda che avrei dovuto farti io!- sbottò il Ron sfilandosi rudemente l'indumento non di sua proprietà -mi spieghi cosa ci fanno questi qui?-chiese sventolandoglieli poi in faccia. 

-Ecco.. io.. beh, vedi.. ci credi se ti dico che volevo farli rammendare?- abbozzò un sorriso che venne ricambiato da un'occhiata truce.

-Dai, lo sapevi, te l'avevo detto che ogni tanto la notte..- tentò di giustificarsi il ragazzo.

Ron sbuffò contrariato raccogliendo la sua maglietta da terra (ed accertandosi che fosse sua analizzando con voluta ostentazione lo stemma dei Cannoni di Chudley), se la infilò rapido. -La prossima volta almeno accertati di non lasciare sparse per casa prove così.. così schiaccianti!- lo ammonì brandendogli un dito contro, per poi sorpassarlo e sbattersi la porta alle spalle talmente forte da far staccare un poster appeso alla parete.

Harry rimase impalato di fronte alla porta chiusa con gli occhiali ancora storti sul naso e i pantaloni appesi ad un braccio.

Un istante dopo quella si riaprì.

-E dopo vieni con me a Diagon Alley!- lo raggiunse la voce di Ron più come un ordine che come una richiesta. 

-Ok- rispose flebilemente Harry senza sognarsi nemmeno di dissentire.

-Bene-

-Ah Ron-

-Che vuoi-

-I tuoi pantaloni- disse Harry indicando i jeans abbandonati a terra vicino allo specchio.

*

Le due ragazze, cariche di buste arrancavano dietro ad un'ansiosissima Molly Weasly che non faceva altro che correre di qua e di là tutta trafelata per comprare dieci falci di patate, quattro di cipolle, e poi c'era l'arrosto che voleva fare quella sera, e le mancava anche l'olio, e..oh per Giove, Metide e Minerva!  era sicura di aver terminato anche la pancetta e le uova e dovevano affrettarsi se volevano acquistare lo zenzero prima che il negozio della signora Bennett chiudesse.

Era settembre inoltrato e faceva anche piuttosto freddo a Londra, eppure Hermione stava sudando come se si fosse trovata sotto il sole cocente delle Canarie... ad agosto. Avrebbe voluto scostare quella ciocca madida di sudore, da davanti gli occhi ma le mani erano impegnate a trascinare due buste di almeno cinque chili l'una ricolme di alimenti.

Ginny le si accostò con difficoltà, il viso era nascosto da tre sacchi di cartone contenenti la frutta più svariata, anche a lei non stava andando bene in quanto a chili. -Non capisco cosa le prende- disse ansimando -pare voglia cucinare per un intero reggimento di babbani ciccioni! A casa siamo solo cinque! Vabbene che Ron mangia per due, però..-

A quel nome la schiena di Hermione venne percorsa da un lungo brivido gelato che andò a far sbalzare per un attimo la temperatura del suo corpo. 

-E allora, è questa la grande notte giusto?-  bisibigliò la rossa tra gli acini d'uva carpendo il suo cambiamento d'espressione-sei tranquilla?-

-Shhhhh- le fece Hermione alludendo a Molly.

-Oh figurati non ci sente, Per Giove, Metide e Minerva- fece Ginny imitando la madre - è troppo impegnata a cercare il miglior negozio ortofrutticolo da svaligiare-

La riccia sorrise imbarazzata -beh sì, sarebbe stasera, sono un po' nervosa a dir la verità-

-Vedrai che andrà alla grande! sperando che quell'imbranato di mio fratello non faccia qualcosa di idiota come suo solito-

-Sinceramente credo proprio che sarò io quella che farà dei pasticci. Ero così convinta stamattina ma ora.. mi sta salendo un'ansia incredibile. E se non fossi all'altezza?-

-All'altezza di chi? Ma vuoi scherzare spero... Maledizione!- imprecò contro una mela che era rotolata via dalla busta. 

-E ho paura che faccia male-

-Hermione fidati, il dolore durerà un istante ed il resto sarà magico-Ginny sorrise per quanto glielo permettesse lo sforzo che stava fecendo per evitare che tutte le mele rotolassero via dalla busta, erano esattamente le sue stesse preoccupazioni dell'anno precedente, quando con Harry aveva cominciato ad esplorare gli angoli più remoti della scuola. 

-Uffa- sbuffò Hermione cercando di far volar via il ciuffo fastidioso -Eppure non riesco a tranquillizzarmi e poi non so cosa indossare-.

-Ti assicuro che quello che indosserai sarà l'ultima cosa che interesserà a mio fratello- 

Hermione emise una risatina nervosa. 

- Posso farti una domanda un po' intima?- chise con un pizzico d'imbarazzo nella voce.

-Spara!- a Ginny sembrava strano far la parte di quella che se ne intendeva, soprattutto se la persona a cui doveva annoverare le sue conoscenze era Hermione Granger, fino a quel momeno era sempre stato il contrario per qualsiasi disciplina.

-Quando è stata l'ultima volta che te e Harry.. l'avete...insomma l'avete fatto?- articolò le ultime due parole come un sussurro.

-Mpf.. oggi, dopo pranzo, poco prima di uscire, e ci siamo quasi fatti beccare! Ho sentito mamma salire le scale poco prima che facesse irruzione nella mia stanza, ho fatto appena in tempo a sbattere fuori Harry in mutande e a buttarmi addosso questi vestiti-

-Lo sapevo!- rise Hermione -hai messo la maglietta al contrario-



-Ah che peccato però! Hai visto che roba, le vetrine erano enormi e tutta quella merce esposta! Ho letto il volantino, pare ci sia un'intera sezione dedicata esclusivamente all'intimo! Quanto avrei voluto entrarci- Ginny sospirò sognante lasciandosi cadere distesa sul letto della camera sua. -devono avere cose di buona qualità, ho notato  che hanno uno spazio anche nella sezione "negozi magici del giorno" sulla Gazzetta del Profeta-

-Tua madre non doveva pensarla esattamente allo stesso modo- Hermione entrò nella stanza chiudendosi alle spalle la porta -ho notato che gli ha lanciato un occhiata sprezzante e disgustata- 

-Aahahah, già! Beh, sai come la pensa riguardo questi negozi! Ineffetti però è un po' strano che ne abbiano aperto uno così grande sulla via centrale. Peccato però, mi sarebbe piaciuto entrarci un attimino. Te avresti potuto acquistare qualcosa per questa sera-

Hermione si fermò di fronte allo specchio, il suo riflesso le restituiva uno sguardo preoccupato. Analizzò con attenzione la sua figura.

-Dici? credi ci voglia qualcosa di particolare?-

-Mah, tanto poi te lo leva- buttò lì Ginny volendo essere di conforto, ma vedendo l'espressione atterrita che stava prendendo forma sul volto dell'amica si affrettò a recarsi al suo armadio

-Se vuoi io ho tante cose-  aprì le ante e tirò verso di sè un cassetto -puoi scegliere quello che preferisci. Dovremmo avere la stessa taglia più o meno, no?-

-Grazie Ginny- le rispose la maghetta continuando a fissare se stessa riflessa -ma credo utilizzerò qualcosa di mio-

*
Ron quella sera fu molto nervoso. 

 Pensò che avrebbe voluto avere più tempo.


Harry per lo meno era stato d'aiuto
.
Inizialmente, lungo il tragitto per arrivare in centro, Ron aveva evitato di rivolgergli la parola. Infondo Ginny era pur sempre sua sorella minore e ok che Harry era il suo migliore amico, però insomma.. un po' di discrezione in più non gli avrebbe certo fatto schifo. 

Però una volta arrivati di fronte alla sfavillante insegna del negozio che svettava luminosa e provocatoria sulle loro teste ci volle una pacca e una frase di incoraggiamento da parte del prescelto per far sì che si decisesse a varcare la soglia. 

Appena furono entrati una strega dall'aspetto provocante si diresse verso di loro ondeggiando i fianchi. Aveva lunghi capelli biondi tirati in una coda alta ed una divisa da lavoro particolarmento succinta; li accolse con un sorriso malizioso chiedendo, poi,  con voce suadente se poteva aiutarli. 

A  quel punto Ron aveva cominciato a balbettare  frasi sconnesse divenendo rosso come il sole al tramonto. Harry invece, prese in mano la situazione e spiegò chiaramente quali erano le intenzioni dell'amico. 

La strega-commessa rivolse un enorme sorriso al ragazzo -Oh, certo, ho proprio quello che fa per te! E pensare che dicono che i ragazzi romantici al giorno d'oggi non esistono più! Seguitemi- .

                                                                                                                                                                         CONTINUA...

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Capitolo 4
*** Una serata disastrosa ***


Ultimo capitolo di incontri notturni Una serata disastrosa







La sera arrivò presto, troppo presto a parere di Ron.

-Ron, aiutami ad apparecchiare, caro-

Molly Weasley aveva preparato un enormità di roba per la cena. Il ragazzo buttò un occhio in cucina affacciandosi dalla porta.

Il tavolo in legno, al centro della stanza, era sommerso da piatti fumanti che rilasciavano un odore appetitoso.

Normalmente sarebbe entrato e, di nascosto dalla madre, avrebbe rubato due-tre cosce di pollo, così, giusto per assaggiare. Ma non quella sera, quella sera aveva lo stomaco chiuso.

-Mi  raccomando prendi i piatti bordati di rosso, gli altri sono scheggiati, e per le posate..oh Merlino, dimenticavo che le forchette del servizio che ci hanno regalato i signori Delacour si sono offese per la temperatura dell'acqua con cui ho cercato di lavarle e per protesta hanno incrociato i rebbi. Useremo le solite-.

La sua voce arrivava da un punto indefinito tra il lavabo e la dispensa. Il ragazzo non riusciva a scorgerla tanta era la roba accatastata sulla tavola, ma dal tramestio di padellame suppose si stesse affannando in quei dintorni.

Troppo nervoso per prestare attenzione agli ordini della madre, Ron si limitò a mugugnare in segno di assenso ed afferrò le prime cose che gli capitarono sotto tiro per poi dirigersi distrattamente nella sala da pranzo.

Attorno alla sghemba tavola imbandita per metà, Harry e Ginny stavano piegando i tovaglioli. Ginny ne aveva incantati un paio che avevano assunto la forma di graziosi cigni.
 Uno spiccò il volo ed appoggiò il suo becco in tessuto sulla punta del naso di Harry.

La ragazza ridacchiò e si avvicinò al mago per sussurrargli qualcosa all'orecchio.

Harry arrossì un pochino e le rubò un bacio cogliendola di sorpresa.

I due risero staccandosi ma continuando a scambiarsi sguardi eloquenti.

Ron, ancora non del tutto abituato all'idillio che aleggiava attorno ai due decise di disporre le vettovaglie proprio in mezzo a loro,  provocando la stizza della sorella.

-Prego- sottolineò la rossa Weasley con malcelata insofferenza.

Ron la ignorò totalmente scansando con nervosismo i cigni-tovagliolo che gli volavano attorno alla testa.

-Tutto bene?- domandò titubante Harry, sempre un po' in colpa quando veniva colto in intimità con la sorella.

-Sì, ma mamma credo sia impazzita! Sembra debba venire a mangiare da noi tutta Londra-

In quel mentre Hermione fece il suo ingresso nella stanza sorreggendo barcollante un grosso calderone che evidentemente doveva contenere una quantità smisurata di stufato.

Ginny andò ad aiutarla mentre lei si giustificava -Ho lasciato su la bacchetta, ma sembrava che Molly avesse fretta-

Ron si irrigidì e ad Harry non sfuggì la tensione dell'amico.

-Novità?- buttò lì, tornando a piegare manualmente i tovaglioli in semplicissimi triangoli.

-mm-m- mugugnò Ron che evidentemente non voleva intrattenersi sul discorso con Hermione così nei paraggi -comunque grazie per oggi- biascicò sommessamente.

Harry sorrise in risposta ma Ron non se ne accorse, aveva preso a concentrarsi sui tovaglioli anche lui, anche se questi non gradivano un granchè ed avevano cominciato a beccargli le dita.

-Giusto Ginny poteva creare dei pennuti così odiosi-  sbuffò prendendone uno per il collo e dispiegandolo nella sua forma originaria.

-è già, quelli che ti ho aizzato contro io ad Hogwarts erano molto più amorevoli-

Il ragazzo trasalì, era talmente preso a disfare tovaglioli che non si era accorto che Hermione li aveva raggiunti per sistemare le posate atorno alla tavola.

-Già- disse imbarazzato -quelli volevano proprio ammazzarmi-

Hermione sorrise.

-Beh come minimo, sei stato proprio un coglione quell'anno. Ad Hermione dovrebbero farla santa per tutta la pazienza che ha avuto con te- li raggiunse la voce di Ginny dall'altra parte della tavolata che armeggiava con i piatti sbeccati che aveva portato Ron.

-Anche io ti voglio bene sorellina  cara-

E tutti scoppiarono a ridere, tutti tranne Ron ovviamente. 

*

La cena quella sera volò.

Alla fine Ron capì il perchè di tutto quell'affannarsi di sua madre; Arthur era rincasato con dei colleghi del Ministero della Magia e tra di essi vi era anche Percy accompagnato da Audrey.

Audrey era la fidanzata di Percy ed era anche tutto ciò che di più diverso potesse esistere da suo fratello.

Era goffa, sgraziata, sbatteva ovunque. Molly aveva dovuto riparare già un paio di bicchieri da quando aveva fatto ingresso in casa.

Ma Molly adorava Audrey, così come la adoravano tutti i componenti della famiglia Weasley.

Poteva essere definita l'esatto opposto della leggiadra Fleur ad eccezione che per la bellezza. Era una ragazza molto carina, con dei lisci capelli biondi e vispi occhi cerulei.

La famiglia l'aveva presa fortemente in simpatia, forse perchè riportava alla memoria il ricordo di Tonks la cui scomparsa dilaniava il cuore di tutti.

Percy era molto protettivo nei suoi confronti, ne era così innamorato. Vederli insieme era un balsamo per le ferite di Molly, Ron spesso l'aveva sorpresa a guardarli sorridente.

Proprio come ora, mentre Percy la stava aiutando a tamponare una grossa macchia rossa di vino che aveva appena rovesciato sulla tovaglia preferita di sua madre.

-Oh mi dispiace tanto, sono così maldestra!- si scusò lei decisamente imbarazzata, agitandosi sulla sedia.

-Figurati cara, un tocco di bacchetta e la sistemo in un attimo- la tranquillizzò dolcemente Molly.

Dalla fine della guerra magica Percy si era molto riavvicinato alla famiglia e, nonostante vivesse ormai da tempo lontano da casa, non mancava di far visita con regolarità.

Ron si appoggiò allo schienale della sedia sorridendo anche lui. Quando vedeva sua madre felice si sentiva meno teso e nervoso.

Spostò lo sguardo da quel buffo quadretto alle ragazze sedute poco più in là.

Mandò un'occhiata rapida ad Hermione, lei ricambiò ma distolse immediatamente lo sguardo tornando a intrattenersi con Ginny su una conversazione le cui parole non riusciva ad afferrare.

Avrebbe giurato che fosse arrossiata un pochino.

Un fremito lo percorse, di lì a poco si sarebbero ritrovati nella sua stanza.

Finalmente.

La ragazza si sitemò una ciocca di capelli dietro all'orecchio e Ron seguì con attenzione quel movimento.

Si morse il labbro mentre il suo migliore amico, seduto al suo fianco, gli chiedeva qualcosa a riguardo del vino.

Non vedeva l'ora di trovarsi solo con Hermione eppure ogni volta che si trovava ad immaginare come sarebbe stato, tutta la sua sicurezza vacillava.

E se avesse combinato un casino? Se non avesse saputo che fare? Se non avesse avuto tatto o attenzione per dettagli importanti per una donna?

Ma quali potevano essere i dettagli importanti per una donna in situazioni del genere?

Cercò di ricordare se nel libro che aveva letto l'anno precedente (Dodici passi infallibili per sedurre una strega) ci fosse qualche riferimento a riguardo.

Non ricordava nulla di simile.

Tornò ad occhieggiare la ragazza che differentemente da lui sembrava essere molto tranquilla, ridacchiava in compagnia di sua sorella.

Il mago si portò alla bocca la forchetta con infilzato un pezzo di pollo e prese a masticarlo svogliatamente mentre si chiedeva se fosse il caso domandare in prestito ad Harry il libro.

-Ron, il vino! Me lo passeresti?- ripetè Harry sferrandogli una ginocchiata da sotto il tavolo e costringendolo ad interrompere il movimento incontrollato della sua gamba che stava facendo vibrare tutto.

-Oh sì, scusa..- boffonchiò il rosso tornando alla realtà e sputacchiando pezzettini di pollo qui e là.

-Nervoso?- soffiò Harry prendendo la bottiglia contenente il liquido rosso.

Ron mugugnò qualcosa che non si poteva definire una vera risposta.

Ma Harry non aveva bisogno che gli rispondesse, conosceva troppo bene il suo migliore amico e sapeva che sì, lo era nervoso, e anche molto.

Versò una generosa quantità di vino nel bicchiere già parzialmente pieno di Ron, di sicuro un po' d'alcol lo avrebbe aiutato a rilassarsi.

-Grazie amico-

Ma basta! Che cos'erano tutti quei pensieri negativi! Sarebbe andata alla grade, dai su! Lui ed Hermione si amavano, questo li avrebbe guidati! (Ed avrebbe impedito a lui di fare stupidaggini..o comunque, se le avesse fatte lei ci sarebbe passata sopra per amore). Non era da lui farsi tutti quei problemi. E poi, beh... c'era la sorpresa che voleva farle. Sicuramente, insomma.. probabilmente le sarebbe piaciuta.

Prese il calice con decisione, si voltò in direzione dell'amico facendogli un gran sorriso e cercò di assumere un'aria rilassata e noncurante.

-Alla salute- esclamò più rivolto a se stesso che ad altri. Harry rispose al brindisi alzando il suo bicchiere di rimando.

Si sbilanciò spostandosi  in equilibrio sulle gambe posteriori della sedia e, stava quasi per svuotare il suo bicchiere in un sol sorso quando...

-AH UN GATTO! -

Audrey si rizzò in piedi con talmente tanta veemenza da spostare il tavolo quel tanto che bastava per far perdere l'equilibrio a Ron.

CRASH

Nel disperato tentativo di non schiantarsi rovinosamente a terra Ron era riuscito ad afferrare la tovaglia, ma ormai era fatta, quella venne dietro di lui trascinandosi dietro tutti i piatti e in un nanosecondo lo sfortunato ragazzo si ritrovò sul pavimento con una grossa macchia di vino rosso sulla maglietta, le stoviglie in mille pezzi e cibo ovunque.

*

Non aveva idea di quanto tempo avesse passato in quella ridicola posizione fissando il soffitto e chiedendosi il perchè della sua maledetta sfiga.

Attorno a lui il silenzio attonito di una folla di gente che evidentemente ora gli stava puntando gli occhi addosso, poteva sentirli che lo squadravano ammutoliti per l'assurda scena alla quale avevano appena assistito.

L'unica cosa che sapeva era che doveva sparire di lì il più in fretta possibile.

Riuscì a rimettersi in piedi, fare uno stiracchiato sorriso ad Audrey che gli era corsa incontro scusandosi e spiegando qualcosa su una forte allergia.

Il viso gli avvampava, era sicuro di essere diventato un tutt'uno con i suo capelli.

Scosse la testa, sfilò la bacchetta dalla tasca posteriore dei jeans e con un paio di incantesimi borbottati a mezza bocca ripristinò i piatti e i bicchieri rotti, e li fece volare insieme la tovaglia in ordine sul tavolo.

Dopodichè, ancora ricoperto di cibo e con la maglietta che sgocciolava vino, fece un goffo cenno di saluto alla tavolata e sparì per le scale.




Capitolo breve.
Spero di pubblicare presto il seguito.
In tanto vi mando un mega abbraccio.
A presto.
Hele






 
















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Capitolo 5
*** capitolo finale parte I ***


Incontri notturni fine In poche falcate raggiunse la sommità delle scale.

Perchè maledizione, perché?

Aprì meccanicamente la porta della sua stanza per poi richiudersela alle spalle con un tonfo.

Perchè proprio a lui?

Si abbandonò appoggiandosi con la schiena alla superficie lignea della porta.

Perchè quella sera!

Leotordo lo raggiunse in un turbinio di piume, eccitato come al solito. Ron lo scacciò sgraziatamente con la mano.

Puzzava di vino.
 
Abbassò lo sguardo sulla maglietta che, bagnata, gli aderiva al corpo.
 
Una grossa chiazza di vino rosso troneggiava proprio al centro del suo petto, rivoli del liquido alcolico si erano fatti strada tra la trama del tessuto dell'indumento espandendo la macchia.

L'aveva scelta accuratamente quella maglietta prima di scendere a cena.
 
Una semplice t-shirt bianca. Vi sembrerà roba da niente ma lui l'aveva dovuta cercare.

Niente di slargato o sbiadito, troppo utilizzato dai fratelli; niente di imbarazzante, infantile o inappropriato, regalatogli da sua madre.

Una maledetta maglietta normale senza grandi pretese.

Era stata una perdita di tempo.

Se la sfilò con rabbia e la gettò a terra.

Voleva fare bella figura quella sera... cioè, non aveva in mente niente di particolarmente elaborato, ma per lo meno evitare di coprirsi di ridicolo davanti a tutta la tavolata.

Grattastinchi.. si ritrovò a pensare, quel gatto deve proprio odiarmi.

Quante volte era venuta Audrey a casa loro? tre, quattro... mai una volta che avesse accennato a questa fantomatica allergia ai gatti, e soprattutto... quand'è che quello stupido animale malefico doveva farsi vivo a rovinargli la serata??

Oggi! pensò sferrando un calcio alla maglietta ridotta ad un misero fagotto intriso d'alcol riverso sul pavimento; la fece volare proprio addosso a Leotordo che contrariato si spostò sulla cima dell'armadio.

Si sentiva appiccicaticcio, una sensazione sgradevole.

Fece passare le dita sulla pelle precedentemente coperta dal tessuto bagnato e si riscoprì ad immaginare lei al suo fianco.
 
Lei a toccarlo.

Scosse la testa a scacciare quei pensieri. Se avesse potuto avrebbe dato un calcio anche a loro.

Probabilmente ora stava ridendo di lui con il resto degli astanti,  e come biasimarli.

Rabbrividì per il freddo non appena staccò contrariato i polpastrelli dal suo petto. La finestra era socchiusa per permettere a Leotordo di entrare ed uscire a suo piacimento, un venticello pungente glielo ricordò.

Tanto valeva cambiarsi.

Si diresse verso la cassettiera che conteneva i suoi vestiti accuratamente appallottolati.

Aprì con uno strattone il primo cassetto continuando ad automaledirsi quando...

Lo sguardo si posò su un pacchettino color malva attorniato da un elegante nastro di raso rosa perlato che si chiudeva in un vaporoso fiocco sulla sommità.
 
Se ne stava lì, semi-nascosto tra i suoi abiti.

Il ragazzo sbuffò frustrato alla visione di quel presente.
 
Aveva intenzione di regalarlo ad Hermione, sarebbe stato il protagonista della serata quel coso là, almeno inizialmente.

Dimentico del cambio d'abito, afferrò la scatolina e si gettò a sedere sul bordo del suo letto straordinariamente rifatto per l'occasione.

Il gufetto, appollaiato sull'armadio lo guardava tubando dolcemente, aveva già dimenticato i modi rudi con cui era stato accolto, dopotutto ci era abituato.

Ron si rigirò il pacchettino tra le mani, non sarebbe mai riuscito ad acquistarlo senza l'aiuto di Harry.

Aveva letto in un inserto nelle ultime pagine della Gazzetta del Profeta l'annuncio dell'apertura di quel nuovo negozio in centro.

Un negozio per "donne scarlatte" lo avrebbe definito sua madre, un negozio "moderno" l'avrebbe denominato sua sorella.

A dirla tutta si augurava fortemente che Ginny si mantenesse alla larga da quei tipi di commerci, aveva notato (con forte fastidio) una certa curiosità da parte di Harry quando gli aveva mostrato l'articolo.
 
Non appena avevano varcato titubanti la soglia si erano trovati proiettati in un mondo totalmente sconosciuto, circondati da oggetti di cui avevano sentito solo parlare in discorsi spavaldi e fantasiosi tra amici a scuola, Finnigan vantava una certa conoscenza dell'argomento.

La luce soffusa e il forte odore vanigliato predominavano la scena mentre vapori dalle sfumature violacee e rosate esalavano da boccette che sobbollivano su svariati scaffali.

C'erano anche dei piccoli pentolini decorati con dei cuori, all'interno dei quali  cucchiaini rimescolavano languidamente il contenuto.

C'era da restarne storditi.

Dal soffitto penzolavano ogni qualsivoglia tipo di biancheria, dal pizzo alle piume di ippogrifo.

Per non parlare di tutti quegli strumenti che Ron, si vergonava ad ammetterlo,  non avrebbe saputo utilizzare neanche nei suoi sogni più fervidi.

Dalla faccia stralunata di Harry si rese conto che anche lui non doveva sapererne di più.

Si trovava decisamente a disagio lì dentro e, quando la proprietaria era venuta loro incontro, avvolta in un abito nero lucido con una generosa scollatura, lunghi capelli biondi annodati strettamente in una coda alta e uno sguardo ammaliatore, fu grato che l'amico si trovasse con lui.

Era stato la voce che lui momentaneamente aveva perso (quella donna era una Veela, ne era certo! Lui era sensibile al fascino delle Veela).

Harry,ostentando una certa spavalderia, tradita soltanto dal colore del suo viso virato ad un vivace rosso papavero, aveva asserito:

-Ci servirebbe un "dove-vuoi"-  



Dopo mesi e mesi di assenza vi lascio con questo stralcio di capitolo. Purtroppo ho  decisamente perso la mano con la scrittura e sono un pochino bloccata. Nel mio cervello è tutto chiaro, ma ho difficoltà a riportarlo su testo, quindi al momento vi lascio solo queste poche righe, ma questa volta ci rivedremo presto!
Hele

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