Easy, just invite him!

di AlnyFMillen
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Easy... ***
Capitolo 2: *** ...Just invite him! ***



Capitolo 1
*** Easy... ***


Easy...




Va bene, ce la puoi fare.
La ragazza socchiuse le palpebre, prese un gran respiro e buttò fuori.
Non c'era nessun bisogno di essere nervosa, si ripeté. Doveva stare calma. Nulla sarebbe potuto andare per il verso sbagliato, non quella volta. Si era impegnata come mai in vita sua, doveva assolutamente andare bene.
Strinse convulsamente le prime falangi attorno al bordo della sedia, fin quando non sentì le nocche diventare bianche. Cominciò a contare, prima incerta, più avanti sempre più convinta.
Uno...
Sapeva? Era stata l'intera mattinata attaccata ad una misera paginetta, leggendo e rileggendo più e più volte le stesse, identiche righe, pronta a scattare verso la biblioteca alla più minima incertezza. Aveva cercato, spulciato, sezionato ogni singolo procedimento e studiato attentamente quelle sei fatidiche lettere che ora la mettevano in crisi.
Quindi si, sapeva, ne era piuttosto sicura.
Due...
Intrappolò il labbro inferiore tra i denti e corrugò leggermente le sopracciglia. La fronte si increspò all'attaccatura coi capelli, il naso arricciò verso destra. Le sarebbero venute le rughe a forza di fare tutte quelle smorfie.
Due e mezzo...
Beh essere “sicura, constatò leggermente intimorita dai suoi stessi pensieri, era una parola grossa se associata ad una come lei. Per meglio dire, non si sentiva una completa incapace. Non ancora almeno. Che il Cappello Parlante avesse fatto cilecca quando, al momento dello smistamento, l'aveva inserita in Grifondoro? Insomma, poteva dirsi molte cose, ma la sicurezza tipica della sua casa proprio non le si addiceva. Lei per prima era rimasta in parte sorpresa, soprattutto perplessa nel non sentirsi nominare Tassorosso, tanto che aveva dovuto domandare ben tre volte per avere conferma di ciò che le sue orecchie avevano sentito.
Scosse la testa, dando così la possibilità ai due codini posti sui lati del capo di ondeggiare a destra e sinistra. Continuò la sua ascesa, prima che lo sconforto potesse abbracciarla completamente.
Due e tre quarti...
L'oggetto?
Sbirciò dall'occhio destro giusto per essere sicura che il calice posizionato a pochi metri dal suo naso non fosse scomparso, poi lo richiuse di scatto.
Si, l'oggetto c'era. Anche se nel tempo in cui aveva richiuso gli occhi poteva benissimo essere scomparso e... No. Il calice era lì. Che lei lo vedesse oppure no, era lì. Convinta di quello, poteva andare avanti. Non avrebbe permesso all'incertezza di bloccarla nuovamente.
Aveva tutto: poteva farlo.
Tre.
Aprì gli occhi di scatto, il blu delle iridi brillante per determinazione. Impugnò decisa la bacchetta e batté leggermente sul bordo del bicchiere, prima di pronunciare le fatidiche sillabe.
Evanesco
Attese pazientemente che la magia si compisse — cinque, dieci, quindici secondi — eppure non accadde nulla.
“Ma perché non mi riesce?”, piagnucolò, afflosciandosi contro il tavolo come un palloncino sgonfio.
Congiunse le braccia e vi affondò il viso, con tutta l’intenzione di rialzare il capo ed incominciare a picchiare ripetutamente la fronte sugli avambracci. Aveva sbagliato ancora, nonostante avesse seguito le istruzioni così alla perfezione. Era decisamente un caso perso! Non poteva certo sperare di passare l'interrogazione in quel modo. Già vedeva la scritta marchiata a fuoco sulla sua fronte: bocciata.
Sicuramente l’incantesimo avrebbe fatto fiasco e la professoressa Tikki se la sarebbe presa con lei, additandola come scansafatiche, rimproverandola. L’ennesima figuraccia di dimensioni stratosferiche, per di più davanti ad Adrien.
Già, Adrien. Adrien che forse avrebbe finalmente capito quanto lei fosse davvero incapace, che forse non le avrebbe più rivolto la parola fino alla fine dei suoi giorni. Se lo meritava, non gli avrebbe dato torto. Una babbana mancata, ecco cos'era. Se non riusciva nemmeno a far sparire un semplice bicchierino, come poteva anche solo pensare di riuscire addirittura a far apparire, chessò, qualcosa di molto più grande?
“Perché, perché, perché?”. Non chiedeva molto, solo che le fosse spiegato il perché.
“Se stai cercando il motivo per cui quella smorfiosa di Sabrina Raincomprix ha tutta l'aria di volermi incenerire — con scarsi risultati, oserei dire — sarò lieta di risponderti, mia cara amica di intelligenza inferiore!”, trillò una voce, pochi metri più in alto dalla sua testa piegata.
“Di intelligenza estremamente inferiore”, mugugnò la ragazza, senza cambiare posizione nel riconoscere il tono scherzoso della sua migliore amica.
“Uhm, testa bassa e braccia incrociate... Quali pensieri negativi ti ha portato il vento oggi?”, domandò Alya Césaire, Corvonero fin al midollo.
Marinette emise un verso animalesco, nel mentre poggiava la guancia destra all’altezza del gomito, così da potersi voltare verso l’altra. La ragazza se ne stava lì, a guardarla con un misto di rimprovero, sconcerto e divertimento, le braccia incrociate sotto al seno. Immaginò non fosse tanto difficile dedurre il suo stato d’animo, vedendola così spalmata sul suo spicchio di tavolo, con i libri e le pergamene sparpagliate ovunque e i più strani oggetti appoggiati lì nelle vicinanze. Era proprio messa male, non ci voleva tutto questo gran spirito investigativo per capirlo, specialmente per qualcuno che la conosceva così a fondo ed aveva un intelletto più sviluppato della media.
“Non capisco perché non mi riesce”, piagnucolò la corvina, alzando il capo e fissando con aria vagamente imbronciata prima il calice, poi la sua bacchetta. “Le ho provate tutte.”
“Andiamo, Marinette: mancano ancora tre ore al compito. Ce la farai. C’è riuscito quella cima di Kim, figurarsi se vieni bocciata tu”, la rassicurò l'amica, prendendo una sedia da lì accanto e accomodandosi.
Fatto ciò, diede poi uno sguardo al caos che regnava sul tavolo e, con un movimento non proprio gentile del braccio, scansò alcuni tomi dall'aria abbastanza pesante, così da poter appoggiare un gomito sulla superfice legnosa. La neo-asiatica sospirò, sconsolata, l'altra cercò di sdrammatizzare muovendo la mano su e giù poco lontano dal suo viso.
“Fidati di una che se ne intende, sei solo stanca.”
Marinette si limitò a riflettere per qualche istante, poi prese un gran respiro e alzò definitivamente il capo.
“Hai ragione, ho solo bisogno di distrarti”, dichiarò allora, ostentando un minimo di sicurezza in più.
“E io so anche cooome”, cantilenò Alya, dondolandosi sulla sedia.
Le sorrise spontaneamente. Eccolo il centro del discorso, quello per cui l’amica si era avvicinata e che aveva avuto intenzione di rivelarle, poco prima di scoprire il suo stato d'animo.
“Perché Sabrina vuole ucciderti?”, domandò allora curiosa, accantonando per un attimo il problema della scuola e chiudendo a chiave il fatidico cassetto interrogazioni.
“Indovina”, incitò la Corvonero, esaltata.
“Fammi pensare...”
Assottigliò lo sguardo azzurro per concentrarsi.
Non aveva certo un cervello di dimensioni enormi, ma un piccolo quesito credeva di poterlo risolvere. Se Alya sembrava così estasiata, un motivo doveva pur esserci, era sicuro tanto quanto il fatto che glielo avrebbe detto più che direttamente entro pochi secondi.
Batté un dito sulle labbra, concentrata.
Eppure voleva arrivarci da sola, non avrebbe ceduto. Dopotutto, era lei quella che doveva distrarsi, no?
Se non è perché ha preso un voto molto alto, allora...
Probabilmente c'entrava un ragazzo, ma chi e in che contesto non le era ancora dato sapere. Forse, ma solo forse, poteva collegarsi tutto al ballo che si sarebbe tenuto di lì a breve.
Sbarrò gli occhi stupita.
“C'entra forse un certo ragazzo e un certo ballo?”, domandò, sorridendo ammiccante verso l'amica.
Quella rise ad alta voce, poi annuì, cercando di reprimere un sorriso fin troppo smagliante che fece ulteriormente insospettire la corvina.
“Aspetta, aspetta, non dirmi che lui è...”, disse allora, sempre più contenta.
Alya annuì di nuovo, questa volta ancora più energicamente.
Non era raro che si infatuasse di qualche nuovo alunno, potessero essere questi matricole o diplomati. Alle volte, nei corridoi, faceva persino delle osservazioni considerevoli su qualche professore, più o meno giovane. Mai che mancasse di analizzare ogni singolo dettaglio di un ragazzo: se per esempio un individuo di sesso maschile passava accanto al tavolo dove stavano studiando, subito lei si rivolgeva a Marinette, pronta a far domande su domande per sapere cosa ne pensasse. Inutile dire che la povera ragazza non s'accorgeva quasi mai di nulla e cadeva dalle nuvole ogni qualvolta l’altra le faceva il terzo grado.
Si chiedeva spesso, Marinette, come facesse a registrare i più minimi dettagli in pochi secondi, ma spesso l'amica si limitava a rispondere proclamandosi una persona attenta ed oggettiva. Eppure, nonostante i commenti fossero molteplici, non rimanevano altro che tali e nessuno di loro si era mai concretizzato.
Più volte aveva sospettato ci fosse qualcosa sotto. Insomma, tanti bei ragazzi, alcuni dei quali anche ben disposti a intraprendere una relazione, ma nessun fatto. Alya aveva sempre rifiutato qualsiasi tipo di uscita al di fuori di alcune singole eccezioni.
E da lì, la verità. Nessun dubbio, il ragazzo misterioso poteva essere uno ed uno soltanto.
“Nino me lo ha chiesto, mi ha chiesto di andare al ballo con lui!”, sbottò alla fine quella che ormai sembrava più una bomba ad orologeria che un
adolescente.
"Lo sapevo!", fece la Grifondoro.
Entrambe, senza neanche rendersene conto, avevano abbandonato le proprie postazioni, congiunto le mani in avanti e incominciato a saltellare assiduamente.
“Ancora non ci credo!”
“Starete benissimo!”
“Lo spero davvero!”
La prima a fermarsi fu Marinette. Si bloccò di punto in bianco e prese per le spalle l’amica.
“Devi assolutamente raccontarmi tutto”, disse seria, prima di accorgersi che un piccolo gruppetto nelle vicinanze le stava osservando stranito.
Le guance arrossirono lievemente e lei si affrettò a sedersi, un po’ a disagio.
Alya, però, continuava incurante a restare in piedi, troppo eccitata per rimanere ferma. Nonostante ciò, forse più infastidita che imbarazzata dalle occhiate che si erano catalizzate su di lei, si poggiò pesantemente sul sedile, muovendo convulsamente le mani mentre iniziava a raccontare.
“Per farla breve: ero davanti all'ingresso del dormitorio assieme a Nino, con cui ho in comune il corso di Difesa”, iniziò, guardando l'amica in cerca di conferma.
Marinette annuì, poggiò il mento sul palmo della mano, pronta al racconto.
“Sfortunatamente — o meglio, fortunatamente, considerando come si sono andati a sviluppare i fatti — avevo dimenticato il libro di testo sulla scrivania. Non potevo presentarmi a lezione senza, l
insufficienza sarebbe stata assicurata. Così lui si è offerto di accompagnarmi a recuperarlo, dicendo di dover salutare un suo amico da quelle parti o qualcosa di simile. Ma sai com’è per entrare da noi, o risolvi l'indovinello o rimani fuori, e diciamo che sono stata molto vicina dal restare lì per tutto il giorno.”
Si guardò poi attorno, prese una piuma, un foglio dal tavolo e recuperò l’inchiostro, ringraziando il cielo che non si fosse rovesciato a terra in tutto quel marasma. Iniziò quindi a scarabbocchiare una porta e due omini stilizzati dalle sembianze vagamente similari ai due protagonisti del racconto. Senza preavviso, balzò in piedi.
“Caso ha voluto che, proprio in quell’istante, passassero di lì quelle serpi di Chloé e Sabrina. Naturalmente non potevano continuare come se nulla fosse la loro passeggiatina e si sono fermate. Non so bene come ci siamo arrivati, ma una cosa tira l’altra e Chloé ha cominciato ad insinuare che fra me e Nino ci fosse qualcosa”, arricciò le labbra in una tipica posa schifata, il povero foglio succube della penna.
”Nino è diventato rosso come un peperone. Sembravi tu con il signorino Agreste, avresti dovuto vederlo.”
“Ehy!” protestò Marinette.
“Che c'è? E’ vero. Comunque, io ho semplicemente risposto pan per focaccia tirando in ballo Kim. E a proposito di ballo, è uscita fuori la questione delle coppie e degli inviti. Quella reginetta dei miei stivali ha dichiarato di andare con Adrien, cosa di cui dubito fortemente, mentre Sabrina stava per chiederlo a Nino, così su due piedi, solo per farmi dispetto. Ma in quel momento”, avvicinò le mani tra loro e simulò un’esplosione con tanto di effetti sonori, piegando le dita e poi stirandole di botto. “Lui si è svegliato dal trance, ne ha dette quattro a quelle due galline, si è voltato verso di me e mi ha invitato. Inutile dire ho acconsentito”, concluse soddisfatta, un’espressione gongolante stampata in volto.
“Finalmente, sono contenta per voi”, dichiarò la corvina, sorridente.
“Già, ora mancate solo tu ed Adrien da accoppiare e poi il quartetto felice sarà completo.”
“C-Cosa?” 
Alya sbuffò sonoramente e tornò a sedersi di fronte all'amica. L'occhiata che le
dedicò non prometteva nulla di buono: era in arrivo un bel discorso motivazionale.
“Su, Marinette, quando ti deciderai a dichiararti? Ormai sono anni che va avanti questa storia, non puoi più continuare in questo modo o quell'oca di Chloé te lo porterà davvero via”, la rimproverò.
Marinette sospirò a sua volta, il capo chino.
“Lo so Alya ma... oh, insomma! Lui è bellissimo, intelligente, simpatico, assolutamente perfetto. Guarda me. Sono solo una semplice maghetta da quattro soldi che non riesce a fare nemmeno il più semplice degli incantesimi”, mormorò afflitta, dando uno sguardo alla tavolata.
"Marinette Dupain-Cheng!", urlò l'altra, tanto forte da farla sobbalzare. “Che fine ha fatto la ragazza, così determinata e coraggiosa, nonostante la sua timidezza? Che fine ha fatto quella ragazza che, il primo giorno di scuola, ha affrontato Chloé a viso aperto, senza che nessuno glielo avesse chiesto? Che fine ha fatto la mia amica?” 
“Non lo so, davvero non lo so!”
Alya la osservò prendersi il viso fra le mani e scuotere ripetutamente il capo. A quel punto le venne da sorridere.
“Bene. Allora, la prossima volta che incontriamo Adrien, direi che potresti tentare la sorte ed invitarlo al ballo”, decretò, poggiando le mani sui fianchi e assumendo una posa degna del miglior comandate che, vittorioso, torna dalla battaglia.
“Alya...”, tentò la corvina, ma l
altra stava già sventolando lindice a destra e sinistra in segno di dissenso.
“Niente Alya e Alya”, la fermò sorridente.
Fece per aprire bocca nuovamente, quasi sicuramente al fine di rincarnare la dose di sicurezza nella sua decisione, ma la vista di qualcosa vicino l'entrata del portone la bloccò.
La neo-asiatica osservò con timore il sorriso a trentadue denti delinearsi sul viso dell'amica e, seguendo la traiettoria del suo sguardo, raggiunse l'oggetto che aveva attirato la sua attenzione.
Subito il cuore accelerò la sua folle corsa nella gabbia toracica.
Un Troll in Trasfigurazione sarebbe stato una cosa da niente, in confronto a ciò che stava per affrontare.



  
 

 
 
A(l)n(y)golino

Salve a tutti^^
Ebbene si, Alny è tornata ad assilarvi! Questa volta, mi butto su un AU a tema Harry Potter. Più e più volte, girando per il web, ho intravisto immagini che fondevano i due argomenti. Quindi mi sono detta: perchè non scriverci qualcosa? Beh, in realtà ci sarebbero molti motivi per non scriverci, ma ce ne sono comunque altrettanti che sostengono il contrario u.u 
Questa mini long era nel computer da un po', ma solo oggi mi sono decisa a postarla. Uhm... Cosa ne dite? Un po' una cretinata? Io ci ho provato.
Una piccola informazioncina: il ballo di cui si parla è, ovviamente, il Ballo del Ceppo, e quindi la storia si ambienta durante i mesi invernali.
E niente, grazie per aver letto!
Salutoni,
AlnyFMillen
 
 
 

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Capitolo 2
*** ...Just invite him! ***


Just invite him!




Adrien Agreste stava conversando animatamente con due sue compagne di casa, a una decina di sedie di distanza dalla loro posizione. O meglio, le ragazze stavano cercando di attaccare abilmente bottone mentre lui si limitava a sorridere, gentile.
Marinette vide la prima, quella dai lunghi capelli rossi e profondi occhi chiari, sfiorargli leggermente una spalla e far per dire qualcosa, l’aria civettuola più evidente che mai. Scrutò i movimenti e la reazione del giovane e gioì interiormente nel constatare che l’espressione sul suo volto parlava chiaro. Troppo educato per scansare la mano di una sconosciuta, troppo a disagio per non prestarle attenzione.
La Grifondoro colse l’occasione per osservare quanto più fosse possibile il ragazzo, non mancando di lanciare, di tanto in tanto, un’occhiataccia alle possibili rivali. Seguì la linea perfetta delle sopracciglia inarcarsi verso l'alto, increspare leggermente la fronte dorata. Lo vide sguisciare dalla presa dell'arpia, fare un cenno di saluto e rivolgere alle serpi quelle che sembravano scuse. Quest’ultime rimasero ferme ancora per un istante, deluse.
Dal canto suo, lei sapeva perfettamente di essersi resa abbastanza ridicola agli occhi di Alya che, ne era sicura, la stava guardando più che divertita. Eppure non poté far a meno di allungare ancora il collo nella direzione del ragazzo, così da captare ogni suo più piccolo movimento.
Sognante e distratta, si chiese come facesse ad apparire sempre così impeccabile anche solo indossando la classica divisa di Hogwarts. Il maglione nero, dal quale fuoriusciva una camicia bianca ben stirata, privo di pieghe nonostante la giornata di lezioni piena; le maniche tirate fino al gomito che, anziché conferirgli un’aria disordinata, donavano quel tocco di trasgressione assolutamente sublime; la cravatta verde e argento, allentata a regola d’arte, lasciava intravedere un lembo di pelle, non troppo grande, non troppo piccolo: era da far girare la testa! Ogni difetto, se associato a lui, si tramutava in pregio.
L’unica pecca era l’evidente nervosismo, messo in risalto dal ripetitivo passar una mano tra le ciocche chiare e dalla camminata svelta.
Si chiese cosa l'avesse reso tanto inquieto e, proprio mentre meditava di indagare, entrò in collisione con il verde intenso di due occhi, gli stessi che conosceva meglio delle sue tasche e che, il più delle volte, erano stati la causa principale dei suoi balbettii sconclusionati. Al notarla, subito si fecero più chiari.
Sarebbe stato quindi un ottimo momento, l’ideale per lasciarsi andare a dolci fantasie — Merlino, Nostradamus e Sempronio, Adrien la stava fissando!—, non fosse per un trascurabile dettaglio: il ragazzo si stava dirigendo, a passo fin troppo spedito, proprio nella loro direzione. Ancora poco e se lo sarebbe ritrovato davanti.
Aspetta.... cosa?!
La testa in subbuglio, un mare di domande senza possibilità di risposta. Cosa volevano quelle ragazze dal suo Adrien? Perché lui sembrava tanto a disagio? Come mai stava venendo verso di loro, ora?
Proprio quando lei sembrava essere sprofondata nel panico più totale e continuava a ripetersi che no, non era ancora pronta per fare un passo tanto grande come quello che Alya gli aveva imposto, la sua migliore amica era, appunto, ricolma di gioia.
“Guarda un po’ tu chi si rivede”, salutò Alya, seguita subito dal ridacchiare del biondo.
“Buongiorno Alya. Ciao anche a te, Marinette.”
“Giornobuono... Ehm... Buonogiorno... C-Cioè iaco”, cercò di rispondere la corvina, battendo poi il palmo aperto della mano destra sul viso rosso di vergogna.
“C-ciao”, riuscì a dire, infine.
Alya rise sotto i baffi, mentre il ragazzo chiedeva se la sedia lì accanto fosse libera e lei stessa cedeva, con una scusa, il proprio posto, sotto lo sguardo sconvolto della Grifondoro. Così Marinette sarebbe stata inevitabilmente più vicina al giovane. Imbarazzo assicurato.
“Allora Adrien, cosa combini di bello?”, domandò la Corvonero.
Ti prego non farlo, non portare il discorso sul ballo , la pregò Marinette con gli occhi.
“Nulla di che”, rispose lui, un’alzata di spalle ed un sorrisetto cordiale.
Prima che l’altra potesse parlare nuovamente, si voltò verso Marinette, la quale non aveva ancora terminato né di arrossire né di balbettare cose prive di senso. 
“Mari, prima che mi dimentichi. Se non ti dispiace, dopo dovrei parlarti di una cosa”, confessò, abbassando lo sguardo in lieve imbarazzo.
La ragazza si rese conto di aver trattenuto il respiro solo quando constatò che il suo viso era ormai diventato di un insano colorito bluastro. A forza di continuare su quella strada, un giorno — un giorno molto vicino — avrebbe rischiato seriamente di morire in quel sorriso.
Annuì con vigore e fu quasi certa di aver balbettato qualcosa che poteva vagamente somigliare ad un’affermazione.
Certo, che mai poteva essere di tanto importante? Non le aveva mica chiesto chissà cosa, nulla di vitale importanza. Voleva solo parlare. Insomma, lo facevano spesso: una chiacchierata, niente di più.
Magari aveva bisogno di qualche appunto, un chiarimento su un tratto particolarmente difficile della lezione. Si, era decisamente così.
E allora perché non chiederlo ad Alya? Ma, soprattutto, perché non dirle subito la ragione della strana richiesta? La consapevolezza di dover parlare con lui, in privato, la metteva in agitazione. Non che potesse voler dire qualcosa, comunque. Forse si vergognava di esporre i suoi dubbi davanti a tutti, forse voleva che rimanesse segreto...
Forse non centra nulla con la scuola.
Anche quella sarebbe potuta essere un’opzione. In fondo, Adrien era uno studente modello, primo di quasi tutte le classi che frequentava. E allora cosa? Cos’era?
“Hai già una dama per il ballo?”, domandò Alya, di punto in bianco, senza troppi giri di parole.
Un campanello d’allarme fin troppo squillante trillò nella sua testa. Arrossì di colpo e mormorò il nome dell'amica con voce strozzata, sette ottave più alte del suo abituale tono.
Non poteva essere. Possibile che... Possibile che lui volesse parlarle proprio di... No. Impensabile, si ripeté, impensabile. Eppure l’unico che poteva darle quella sicurezza era proprio, a pochi metri da lei, muto come un pesce, bianco come un lenzuolo e per di più con la mascella serrata.
Ci volle un attimo perché il ragazzo riuscisse a rispondere e, quando lo fece, non poté evitare la smorfia mal trattenuta che gli si palesò in volto poco prima di parlare.
“Alya, ti prego, non dirmi che anche tu...”, supplicò, cadaverico.
La Corvonero rise tanto forte da suscitare un accenno di ridarella, meno isterica di quella che già non l’attanagliava, persino in Marinette. Non aveva ancora avuto la sua risposta ma, almeno, era un po’ più rilassata di prima.
“Tranquillo Agreste, non ho intenzione di saltarti addosso”, lo rassicurò, asciugando una lacrima all’angolo dell’occhio destro. “Il tuo migliore amico mi ha già invitato e sono ben felice di andarci con lui.”
“Finalmente, sono davvero contento per voi.”
“E’ la stessa identica cosa che mi ha detto Marinette. Strano, no?”
La diretta interessata divenne, se possibile, ancor più rossa, ma ringraziò comunque Alya per aver avuto la decenza di non spiattellare che lei, invece, un accompagnatore ancora non lo aveva. Deglutì però al pensiero che, di sicuro, quell’onere le sarebbe poi spettato personalmente.
A tal proposito, decise di cambiare argomento.
“Giornata pesante?”, chiese allora, schiarendosi la voce per evitare di farla tremare.
“Un po’”, ammise Adrien.
“C-Come mai?”, balbettò lei, tentando di distogliere l’attenzione dalle labbra inconsapevoli tentatrici che distavano pochi miseri centimetri.
Alya aveva preso già da un po’ a lanciare occhiatine ammiccanti nella sua direzione. Era sicuro: alla prima occasione, avrebbe reperito una macchina fotografica, così da immortalare ogni possibile scambio di sguardi tra quella che ormai aveva ribattezzato come lunica vera coppia degna di attenzione.
Ma Adrien, ignaro, continuò, sospirando e passandosi con fare distratto una mano tra i capelli. Quando rivolse il viso verso di lei, Marinette provò l’impulso irrefrenabile di abbracciarlo per cancellare quell’espressione, fatta di sconcerto e mortificazione, che gli aleggiava in volto.
“Prima a lezione, poi in corridoio, nella sala comune e ancora in giardino. Sono già sei le ragazze che mi hanno domandato se abbia qualcuno con cui andare al ballo. Mi dispiace aver dovuto dire di no a tutte, l’ho fatto con più delicatezza possibile ma...”
Un sospiro, ed il ragazzo portò il palmo ben aperto della mano a sfiorare la fronte. “Essere rifiutati non è mai bello.”
Era difficile per Marinette capire dove avesse preso il coraggio, ma in un attimo la sua mano fu delicatamente poggiata su quella del biondo. Non poteva credere che un ragazzo d’oro come Adrien fosse capitato in Serpeverde. Lei lo aveva sempre identificato come una persona assolutamente stupenda, nulla a che vedere con i suoi compagni di casa, e, sotto quell’accidentale scambio, lo zampino di Gabriel Agreste era palese.
Gli sorrise sicura, sebbene le guance fossero imporporate, cercando così di imprimere nella stretta tutto ciò che a parole avrebbe fatto fatica ad esprimere.
"Non è colpa tua, hai fatto ciò che potevi."
Lui ricambiò e parve rasserenarsi.
“Allora”, si intromise Alya, guardandoli maliziosa. “Chi è la fortunata?”
“In realtà non ho ancor-”
“Adrienuccio!”
Prima che il ragazzo potesse pronunciare poche misere lettere, un’indistinta macchia dal colorito giallastro gli si gettò in grembo.
Chloè Bourgeois sedeva ora sulle ginocchia del povero ragazzo, braccia arpionate dietro al suo collo. Mentre sfregava ripetutamente il viso sulla spalla di lui, l’ombretto azzurro sfavillava sotto la luce del primo pomeriggio, il rossetto fragola luccicava.
Adrien sottrasse la mano da sotto quella di Marinette e fece per allontanare la bionda con quanta più gentilezza gli fosse rimasta in corpo, senza ottenere, tuttavia, grandi risultati. Quest’ultima, infatti, rimase ferma al suo posto ed, anzi, si sistemò per stare più comoda. Puntò un dito contro il petto del giovane e parlò sporgendo le labbra in modo pericoloso.
“Adrienuccio, Adrienuccio: finalmente riesco a parlarti per bene,” dichiarò, ignorando completamente lo sguardo furente di Alya.
“Chloè, per favore, alzati”, la incitò il biondo con tono rassegnato.
“Ma sono così comoda, perché dovrei?”
“Tu, brutta ragazzina impertinente! Non hai visto che lui e Marinette stavano parlando? Fa subito quello che ti ha detto, oppure...”, minacciò la Corvonero,ormai troppo arrabbiata per potersi ancora contenere.
“Oppure cosa?”, sibilò l’altra.
Marinette si affrettò a calmare la migliore amica, prima che quella potesse rispondere. Se avesse detto qualcosa di altamente offensivo — giuro che stacco ad una ad una tutte quelle ciglia finte che ti ritrovi, tanto forte da renderti pelata; giuro che prendo a calci il tuo cellulitico sederino snob, fin quando non te ne ritorni a casa strisciando — e si ricorresse alle mani, così come era successo nell’ultimo scontro frontale tra le due.
“Chloè”, si intromise Adrien. “Perpiacere.”
La Serpeverde sbuffò dal naso, ma obbedì, non prima di aver dedicato un minuto buono a tornare in posizione eretta.
“Non ero qui per discutere con queste nullità, comunque”, comunicò, ordinando a Sabrina di passarle lo specchietto per controllare che trucco e capelli fossero impeccabili. Le disse poi di prendere una piccola pila di fogli dalla sua borsa e passarla al compagno di casa.
Quello la prese, confuso.
“Bene, lì troverai tutte le indicazioni che ti servono. A che ora venire a prendermi, come comportarti, quale drink portarmi, con chi parlare e quant’altro. Le prove per il mio abito ci saranno domani pomeriggio alle tre e quarantacinque, vedi di non fare tardi. Tuo padre saprà di sicuro cosa farti mettere, quindi non c’è bisogno di fissare un appuntamento per lo smoking. Fagli vedere il mio vestito, lui farà il resto. Dovremmo essere assolutamente coordinati, mi raccomando. Per i capelli, qualcosa di ordinato, niente ciocche ribelli sparate in aria”, concluse soddisfatta, indicando il sommario del piccolo libricino.
“Aspetta un secondo”, la interruppe Adrien. “Mi stai chiedendo di venire al ballo con te?”
Lei lo guardò, quasi fosse un bambino troppo duro di comprendonio.
“Siamo la coppia più popolare della scuola, è ovvio che andremo insieme”, spiegò dando aria ai capelli.
“Ora la sistemo io”, ringhiò Alya a bassa voce, pronta per lo scontro.
“Alya...”
“Ma l'hai sentita? Dovresti essere arrabbiata quanto me, se non di più.”
Marinette lanciò un triste sguardo ai due.
“Lascia che se la sbrighino da soli, magari lui è d'accordo”, sussurrò.
Ad interrompere la loro discussione silenziosa, fu proprio la voce di Adrien. “Non posso”, dichiarò lapidale in risposta alla richiesta di Chloè.
Cosa?”, fecero sconvolte sia la diretta interessata che Marinette.
“Tu sei una ragazza molto carina Chloè, ma non posso venire al ballo con te”, disse il ragazzo, guardandola dispiaciuto.
E perché mai?!
“Perché... Perché... Vado già con qualcun’altro.” 
“Ah, si? E chi sarebbe, sentiamo”, lo sfidò, scettica.
“Chi sarebbe, dici? È...” 
Il Serpeverde si guardò attorno, alla disperata ricerca di un qualcosa cui appigliarsi.
Mentre lo cercava, incrociò lo sguardo allibito e preoccupato di Marinette. Per un attimo, gli attraversò la mente l’idea di dire il suo nome. In fondo, erano amici, sarebbe stata la cosa migliore andare con lei. Eppure non poteva fargli una cosa simile, teneva troppo a lei perché una semplice serata potesse rovinare per sempre il loro rapporto. Sicuramente aveva già un cavaliere, non poteva coinvolgerla senza neanche il suo consenso.
Sospirò pesantemente e si preparò a smentire tutto, acconsentendo così all’invito di Chloè. Dopotutto era solo un ballo, no?
Rabbrividì all'immagine che si era venuta a formare nella sua mente, schiuse le labbra per parlare ma qualcosa lo bloccò.
“Sono io”, subentrò Marinette, risoluta. “Adrien verrà al ballo con me.”
Ci fu un attimo di silenzio, riempito solo dal mormorio di sottofondo tipico della grande tavolata. La Grifondoro non riusciva a capire chi delle quattro persone che aveva davanti fosse più immobile: Chloè, pietrificata in una morsa d’orrore e rabbia, la additava con l’indice, neanche fosse stato quello una bacchetta; Sabrina cercava di prevedere la prossima mossa dell’amica, lanciandole sguardi d’avvertimento; Alya la fissava incredula, con un sorriso tanto ampio da permettere comodamente il conteggio di ogni singolo dente; Adrien, invece, era forse il più sorpreso di tutti, i bellissimi occhi verdi sgranati e rilucenti di dolce riconoscenza.
“Con te? Ma fammi il piacere”, sbottò infine la bionda, talmente disgustata da non riuscire a guardarla.
“Si, con me”, ripeté con più sicurezza la corvina, nel mentre si alzava per fronteggiare la sua avversaria. “C’è qualche problema?” 
Chloè cercò conferma in Adrien e, quando la trovò, emise un moto di stizza. Girò i tacchi, avviandosi con passo veloce verso l’uscita, subito seguita da Sabrina.
“Me la pagherai Marinette Dupain-Cheng, stanne certa!”, gridò, subito prima di sparire per i corridoi della scuola.
“Finalmente”, soffiò allora la Grifondoro, abbandonandosi nuovamente sulla sedia sotto lo sguardo attento dei due amici.
“Marinette sei stata grandiosa!”, si congratulò Alya, battendo le mani eccitata.
“Quando le hai detto che saresti andata tu al ballo con Adrien, sembravi una specie di super eroina in versione magica. Così si fa! E vogliamo parlare della sua reazione? La faccia. Dico, la sua faccia è stata impagabile. Con Sabrina che le ronzava attorno, sempre pronta a farle da servetta, poi. Devo assolutamente chiamare Nino per raccontargli tutto!", detto ciò, si dileguò velocemente, digitando il numero del ragazzo sul touchscreen del cellulare, strumento meramente inutile all'interno delle mura di Hogwarts. Così facendo, Alya aveva inevitabilmente lasciato sola la sua povera migliore amica ed il bel ragazzo appena appena scampato da morte certa per merito dell'altra.
“A-Approposito di q-questo”, balbettò incerta Marinette, cercando la forza di volontà necessaria per guardare in volto chi le stava accanto.
“Scusami, scusami, scusami! Non avrei dovuto prendere l’iniziativa senza chiederti nulla, è stato uno sbaglio. Ti ho visto in difficoltà e ho creduto che dire quello che ho detto fosse il modo migliore per risolvere la situazione. Poi prima stavamo parlando e ho capito che non avevi ancora un’accompagnatrice, o almeno così pensavo. Se non ho capito bene, puoi benissimo andare con qualcun altro, e anche se ho capito bene. Certo, io non ti costringo, ci mancherebbe... No, cioè, non ci mancherebbe. Detto così sembra che io ti stia costringendo, ma non è assolutamente vero. Insomma, io vorrei venire al ballo con te, però non voglio che tu lo voglia solo perché lo voglio io. Puoi fare come vuoi. Ah, che casino.”, affondò il viso fra le mani, così da nascondere la sua vergogna.
Possibile che non riuscisse a farne una giusta? Schiuse appena le dita per poter sbirciare, quando sentì una risata provenire dalla sua destra.
“Grazie Marinette, davvero. Non so come avrei fatto senza di te.”
“P-Prego, non c-c'è di che. Per gli... Per gli a-amici qu-questo ed altro.”
Adrien sorrise, un sorriso così luminoso che per un attimo ebbe il potere di scacciare tutte le ombre. Non più dubbi, nessun interrogazione, nemmeno il vago accenno di nervosismo.
Al resto del mondo avrebbe pensato dopo, per il momento le bastava attendere fin quando il cuore non avrebbe calmato i suoi folli battiti. Di nuovo.

  
 

 
 
A(l)n(y)golino

Buondì, buondì a tutti!
Eccolo qui, il secondo aggiornamento - anche troppo veloce per i miei gusti. Adrien Serpeverde come lo vedete? Io credo che quei colori gli donino*^* 
E' una mossa azzardata, ma mi piaceva il fatto che Gabriel ci avesse messo lo zampino. Alcune caratteristiche come determinazione, sicurezza e la schiettezza sono in linea con il personaggio, sul "soppesare" le situazioni prima di agire avrei da ridire qualcosa ma vabbè. Chiedo venia per i pregiudizi radicati all'interno della testolina di Mari nei confronti dei discendenti di Salazar.
Spero di non aver reso Alya troppo... Violenta, diciamo così. Inizialmente avevo deciso di metterla in Grifondoro ma dividere i quattro amici per le quattro case - #ninotassorossosputato - mi sembrava una cosa più carina, quindi alla fine è uscita fuori Corvonero. 
Mi spiace molto ma, purtroppo, questa piccola avventura nel mondo di Harry Potter si conclude qui. La storia era nata come oneshot, che poi ho giudicato troppo estesa e quindi deciso di dividere in due. Non è escluso che più avanti decida di pubblicare altro al riguardo, o perfino di continuare questa fic. Ora, però, preferisco non fare casini e rovinare il tutto con robe campate in aria: quando sarò soddisfata di un nuovo possibile lavoro, tornerò! Ringrazio chiunque abbia letto, seguito, preferito, ricordato e recensito addirittura questa storiella. E' stato un esperimento, spero discretamente riuscito.
A rileggersi,
AlnyFMillen
 
Salutoni,
AlnyFMillen
 
 
 

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