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anche solo chi
legge.
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Scritta
sul prompt di Livia Duras: quando
ritornano dal loro viaggio, niente è più come
prima.
Cap.1
Angeli di neve
Trunks
alzò il capo
osservando i fiocchi di neve che scendevano. Strinse con entrambe le
mani,
coperte da dei guanti grigi, la ringhiera di metallo del terrazzo. La
stoffa
dei guanti si inumidì con il ghiaccio.
I
fiocchi di neve
s’infilarono dentro il cappotto del giovane e tra i suoi
capelli color
glicine.
Trunks
udì dei passi
alle sue spalle, abbassò il capo e si voltò. Vide
Goten avanzare verso di lui.
“Urca,
non hai freddo
qui fuori?” gli domandò, passandosi la mano tra i
capelli neri a
cespuglio.
Trunks
si grattò il
sopracciglio e sospirò.
“Avevo
bisogno di
prendere una boccata d’aria” ammise.
Goten
gli si affiancò e
guardò il giardino ricoperto di neve, stallatiti di ghiaccio
si erano create
sui rami degli alberi.
Una
gazza ladra si
appoggiò su uno dei cespugli facendo cadere della neve e
lasciando le sue
impronte su quella rimasta sopra le foglie.
“Ultimamente
ti isoli
sempre più spesso. Ti rinchiudi nei tuoi silenzio. Ed io non
so come aiutarti”
sussurrò Goten. Si voltò verso Trunks e lo
guardò negli occhi azzurro cielo.
“Siamo
ancora migliori
amici?” domandò.
Trunks
incassò il capo
tra le spalle e sospirò, il fiato gli si condensò
davanti al viso.
“Lo
sarai sempre” lo
rassicurò.
Goten
gli sorrise, il
suo naso si era arrossato e tremava. Tornò a guardare il
giardino e osservò una
figura che correva avanti e indietro con le braccia alzate. Riconobbe
Pan, la
nipote cercava di afferrare i fiocchi di neve con le mani coperte dai
guanti.
“Avrei
voluto venire con
te in quel viaggio. Da quando sei partito, è come se si
fosse aperta una
voragine tra te e il resto del mondo”. Aggiunse.
<
Tutti pensano sia
colpa della faccenda Baby, ma di quella non ricordiamo nulla e
perciò l’abbiamo
superata abbastanza bene > pensò.
“Da
quando siamo tornati
tutto è cambiato. Io mi sento diverso e anche il mondo mi
appare sotto una
nuova luce” ammise Trunks.
Goten
indicò Pan con la
mano.
“Perché
non le vai a
parlare?” domandò.
Trunks
deglutì a vuoto e
scrollò le spalle.
“A-avevo
intenzione di
leggere” borbottò.
Goten
roteò gli occhi.
“Immaginavo
bene, allora
è lei il problema” bisbigliò. Si
voltò verso Trunks e lo afferrò per la sciarpa
rossa che indossava, lo strattonò facendolo abbassare.
“Allora
vai a leggere in
giardino” gli propose.
Trunks
avvampò.
“Se
lo chiedi così, devo
dire che risulti molto convincente” ammise.
********************
Pan
osservò Trunks
seduto su una panchina ghiacciata. Il giovane aveva il viso nascosto da
un
libro. Si schiarì la gola, il ragazzo girò pagina.
“Trunks!”
chiamò Pan
alzando la voce.
Trunks
alzò lo sguardo
dal libro, e lo abbassò.
“Sì?”
domandò.
Pan
si chinò e accarezzò
la neve con entrambe le mani.
“Sei
lì da almeno
mezz’ora, ma sei totalmente in silenzio. Il libro deve averti
presto molto”
disse.
Trunks
avvampò.
<
In realtà ho
guardato più te che il libro > pensò.
“Che
libro stai
leggendo?” domandò Pan. Le ginocchia le dolevano e
i piedi le affondavano nel
manto nevoso. Con entrambe le mani coperte da guanti prese una palla di
neve.
“Angeli
metropolitani”
rispose Trunks. Alzò lo sguardò dal libro e
osservò la ragazzina piegata in
avanti creare una fila di pupazzi di nevi alti fino al suo ginocchio
con due
sole palle di neve. La palla di neve più in basso era larga
un pugno e mezzo
propri, quella di sopra invece un pugno della giovane.
Pan
tolse dalla tasca
del cappotto una serie di sassolini neri di varie forme e li
utilizzò per fare
gli occhi ai pupazzi di neve.
“E
di cosa parla?”
domandò.
Trunks
si mordicchiò il
labbro ripetutamente.
“Beh,
ancora non ho il
quadro completo della situazione. Credo si capirà bene man
mano che leggo”
spiegò.
Pan
annuì, il vento e i
capelli le sferzavano il viso arrossato. Si nascose la bocca con la
sciarpa di lana.
Pan
sorrise guardando il
gruppetto di mini pupazzi di neve che aveva creato, erano disposti a
cerchio e
si ‘guardavano’ tra loro.
“Dimmi
quello che hai
letto finora” lo invogliò.
Trunks
si massaggiò il
collo, utilizzò la copertina del libro come segnalibro e se
lo appoggiò sulle
labbra.
“Inizia
con una giovane
donna con una vita sregolata. Di giorno è una programmatrice
di computer
disoccupata, ma di notte fa la ballerina nei night. Vive in un
appartamento in
una città che sembra un incrocio tra la capitale giapponese
e una metropoli
americana. La sua abitazione è abbandonata al più
completo disordine, tra
lattine di birra. Come animale domestico ha un pinguino con cui va
anche a
dormire. Non ha mai avuto una relazione stabile,
ma…”. Iniziò.
Pan
ridacchiò.
“Ho
capito! Incontra un
giovane tenebroso e lui, nonostante il suo carattere, è il
primo di cui si
innamora” disse.
Trunks
schioccò la
lingua sul palato.
“Se
lo hai già letto,
non mi svelare il finale. Voglio ancora sperare che non sia un semplice
romantico”
borbottò.
Pan
lo raggiunse e si
sedette accanto a lui.
“Cosa
ci sarebbe di male
anche fosse un romantico?” domandò.
Trunks
socchiuse gli
occhi e avvertì una fitta al petto.
“Non
sono molto
fortunato in amore” ammise.
Pan
si sporse e gli
baciò la guancia gelida. Trunks sentì le orecchie
avvampare.
“Lo
diventerai. Vuoi
aiutarmi con il pupazzo di neve?” domandò
Pan.
Trunks
sospirò.
“Sì,
tanto ti conosco.
L’avrai vinta anche se ti dico di no”
brontolò.
Pan
si rialzò in piedi
con un saltello.
“Porta
dentro il libro e
poi torna qui. Così ci divertiamo, musone” lo
punzecchiò.
Trunks
si alzò a sua
volta e guardò il cielo nuvoloso.
“E
se ricomincia a
nevicare?” domandò.
Pan
gli fece
l’occhiolino.
“Allora
faremo gli
angeli di neve, invece che quelli metropolitani” lo
invogliò.
Trunks
si allontanò di
un paio di passi.
“Allora
a dopo, angelo
di neve” disse.
Pan
gli fece la
linguaccia e Trunks corse dentro.
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