Segreti inconfessabili

di paige95
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Una paura ingiustificata ***
Capitolo 2: *** La nostra felicità messa alla prova ***
Capitolo 3: *** Scoperte improbabili ***
Capitolo 4: *** Oblio ***
Capitolo 5: *** Distacchi sofferti ***
Capitolo 6: *** Una presenza costante ***
Capitolo 7: *** Difficili rapporti lavorativi ***
Capitolo 8: *** Pentimenti ***
Capitolo 9: *** Terribili fatalità ***
Capitolo 10: *** Indugi ***
Capitolo 11: *** Al centro dell'attenzione ***
Capitolo 12: *** Incontri indesiderati ***
Capitolo 13: *** Oscuri sospetti ***
Capitolo 14: *** Un attacco inaspettato ***
Capitolo 15: *** L'ora della verità ***
Capitolo 16: *** Una gradita sorpresa ***



Capitolo 1
*** Una paura ingiustificata ***


Una paura ingiustificata
 
“Hermione?”
Una voce mi riscuote da un sonno profondo. Devo essermi appisolata sul divano, quando avrei solo dovuto riposarmi pochi minuti.
“Tesoro, stai bene?”
È Ron, si è seduto accanto a me sul bordo del divano lasciato libero dalla mia persona.
Non so se sto bene. Mi sono svegliata di soprassalto e ho i brividi lungo tutto il corpo. Ma come è possibile? Siamo in piena estate.
Mio marito mi guarda stranito, il mio atteggiamento impaurito lo lascia perplesso.
Un pianto inonda la casa all’improvviso e io mi spavento ulteriormente, lanciando uno sguardo repentino verso le scale.
“È Rose. Vado a vedere cos’ha”
Da quando gli strilli di mia figlia mi terrorizzano?
 
Ron si allontana verso la bambina.
Mi sento indolenzita, ma provo comunque ad alzarmi. Resto un momento a contemplare il pavimento del soggiorno. Provo una sensazione strana, non mi è mai successo, sento una paura incomprensibile, come se la mia vita dovesse cambiare da un momento all’altro e tutto quello che ho, a partire dalle persone che amo, dovesse sparire.
Cerco di allontanare da me questi tristi pensieri e raggiungo la mia famiglia al piano superiore.
Una scena dolcissima mi si palesa davanti: Ron sta cullando Rose con il braccio sinistro, mentre con l’altra mano mantiene il biberon che prontamente la piccola ciuccia. Li osservo ammaliata con un lieve sorriso sulle labbra.
Mio marito se ne accorge e si volta verso la porta semiaperta, a cui io sono appoggiata.
“Che c’è?”
“Nulla”
Mi riscuote dai miei felici pensieri e inizio ad avvicinarmi. Intreccio le mie braccia alle sue con l’intenzione di prendere la bambina.
“Sei tornato a casa prima oggi, come mai?”
“Sì, bè, mi mancavate”
Mi sorride ingenuamente come se fosse la risposta più ovvia alla mia domanda.
“A parte questo?”
“Nulla da dichiarare, signora Weasley” lascia un piccolo bacio sulla fronte della bambina “Vado a cambiarmi” e si allontana
Gli faccio un cenno di assenso e torno seria ripensando alla strana sensazione di poco fa.
La mia piccola si sta nuovamente addormentando tra le mie braccia. E se le succedesse qualcosa? Io non potrei sopportarlo. Cerco di allontanare quei pensieri negativi, ma quei brividi mi sono rimasti addosso, li sento camminare sulla mia nivea pelle e non accennano a svanire. Probabilmente è solo la mia immaginazione, perché Rose non percepisce tutto questo, il suo respiro è regolare e il suo piccolo cuoricino batte sereno.
Adagio delicatamente la bambina nella culla e mi avvio nella camera da letto dove trovo Ronald intento ad abbottonarsi la camicia.
“Ron”
Si volta verso di me e attende che io prosegua.
Forse non dovrei spaventarlo, ma sono dell’idea che la prudenza non sia mai troppa e forse se rimaniamo in allerta entrambi rischiamo meno che la situazione precipiti. Ma quale situazione poi? Non sta succedendo nulla, no?
Mio marito si accorge della mia espressione perplessa.
“Hermione. Devi dirmi qualcosa?”
“Ehm?” riemergo per l’ennesima volta dai miei pensieri
“Sei strana oggi”
“Scusa, tesoro”
Fingo serenità, ma i gesti mi tradiscono, gioco nervosamente con i capelli.
Ron si avvicina e mi prende la mano libera lungo il fianco.
“Che hai? È successo qualcosa?”
Lo fisso dritto negli occhi e d’istinto le mie labbra si posano sulle sue. La tensione che avevo in corpo si scioglie, mentre lui in un primo momento si irrigidisce a quel gesto inatteso, ma poi ricambia cingendomi i fianchi con le sue lunghe braccia.
Mi stacco prima che la situazione possa spingersi oltre e leggo nella sua espressione delusione per quell’improvviso e precoce allontanamento.
“Continuo a sostenere che sei strana stasera”
Non leggo preoccupazione nei suoi occhi, ma divertimento. Quindi perché ora dovrei distruggere questo suo stato di serenità con le mie paranoie?
“Mi accorgo solo che le giornate a casa senza di te sono infinite”
Mi mordo il labbro inferiore con l’intenzione di allontanare la voglia di confessargli i miei più oscuri timori.
“Sai ripensandoci non ho molta fame, per lo meno non è il mio stomaco che brontola” sorride maliziosamente
“Ron, non fare lo stupido”
Gli do una manata sul petto per accentuare quanto la sua idea sia inopportuna e inizio a voltarmi verso la soglia, ma lui prontamente mi prende per il polso, costringendomi a voltarmi nuovamente verso lui.
“Se ci fosse qualcosa che non va, me lo diresti, vero?”
Mi ha presa alla sprovvista con la sua domanda, ma stavolta è serio, non ho mai visto sul suo volto uno sguardo così intenso. Lui, un eterno giocherellone, ora mi fissa in cerca di certezze.
“C-certo”
Probabilmente la mia insicurezza gli ha fatto mangiare la foglia, ma resto dell’opinione di non volerlo turbare fino al momento in cui non si riveli veramente necessario.
 
Continua…
 
Spazio dell’autrice
 
Salve a tutti cari lettori! 😊
È la mia prima FF su Harry Potter e vorrei cogliere l’occasione per ringraziare tantissimo HarryPotter394 per avermi dato lo stimolo per scriverla <3
Fatemi sapere se le mie idee vi piacciono e ovviamente sono ben accetti consigli e critiche, li conserverò per migliorarmi. Grazie in anticipò a chi vorrà condividere il proprio parere 😊
Baci :3 e a presto con il prossimo capitolo 😊

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Capitolo 2
*** La nostra felicità messa alla prova ***


La nostra felicità messa alla prova
 
Siamo crollati sfiniti sul nostro grande letto. Guardiamo il soffitto all’unisono come se quella grande distesa di vernice color latte potesse ispirarci qualche parola. Non sono in vena di grandi di discorsi, desidero solo chiudere gli occhi e porre fine a questa estenuante giornata.
Ma prima che il sonno possa vincere su di me, Ron rompe questo silenzio tombale che, dato lo stato del mio umore, mi è alquanto gradito.
“H-Hermione?”
Percepisco una grande agitazione nella sua voce. Mi volto d’istinto verso di lui. Subito il mio cuore inizia a battere all’impazzata. Prego non sia successo nulla di grave, mi auguro con tutta l'anima di non aver avuto alcun tipo di premonizione. Già le lacrime iniziano a bussare alle mie palpebre.
Scatto seduta e lo fisso con grande esigenza di sapere.
“Per l’amor del cielo, Ronald, parla!”
Anche lui si siede rapidamente di rimando. Non capisce la mia reazione e mi guarda come se fossi un’estranea.
“Ehy! Tranquilla, non ti allarmare” mi scruta prima di proseguire come fossi impazzita, ma attenua il tono della voce “Volevo solamente dirti che” fa fatica a proseguire e si guarda intorno, forse in cerca di un’ispirazione, ma questa attesa contribuisce solo ad aumentare la mia agitazione “mi sono scordato che domani è il nostro anniversario e non ti ho preso nulla. Mi dispiace, tesoro, sono mortificato”
È davvero dispiaciuto, ma ora a me non importa nulla di questo. Ho il fiato corto dall’ansia e scoppio in lacrime. Mi porto le mani sul viso per contenere un dolore insensato oppure semplicemente per sciogliere una tensione accumulata.
Non vedo mio marito, sento solo la sua voce.
“Hermione! Dai, ti prego, non fare così. Tesoro, rimedierò” si affretta a riparare ad un danno che immagina di aver creato lui
Sento le sue amorevoli braccia stringermi prontamente a sé, percepisco la fragranza del suo profumo inondarmi le narici, allago la sua spalla di lacrime amare.
Il mio sfogo non accenna a placarsi.
“Hermione” un sussurro nel mio orecchio
Mi divincolo per staccarmi da lui, ma non è necessario impiegare molta forza, perché lui, capite le mie intenzioni, mi lascia subito andare. Lotto contro me stessa per cessare quel fiume in piena che fluisce dai miei occhi e i singhiozzi che premono contro il mio esile petto.
Lo guardo attraverso le mie pupille velate da cristalli di sale. È difronte a me al limite tra il preoccupato e il mortificato.
Riacquisto lentamente il dono della parola. Non riesco a fissarlo negli occhi, mi vergogno per la mia stupida reazione, così tengo lo sguardo basso.
“M-mi d-dispiace, Ron”
Ora è lui a non avere parole. Probabilmente lo sto deludendo. Dov’è finita tutta la mia forza e determinazione?
“Vieni qui”
Mi attira dolcemente a sé, prendendomi per entrambi gli avambracci, mi fa scivolare sul suo petto e si corica con me addosso.
Sento il mio corpo rilassarsi e la mente segue il medesimo esempio. Chiudo lentamente gli occhi e in un attimo cado tra le braccia di Morfeo.
 
 
Un mal di testa atroce mi sveglia. Non apro gli occhi, non voglio tornare a quella realtà così dubbia.
Lo cerco con il palmo della mano nella parte opposta del letto, ma lui non c’è. Una grande paura mi passa prima per la mente e poi attraversa il mio povero cuore, messo così alla prova nelle ultime ore. Mi alzo rapidamente.
“Ron!”
Lo cerco per tutta la casa, disperata. Aumento sempre di più il tono della voce, non penso nemmeno che quel mio atteggiamento, forse infantile, potrebbe svegliare Rose, che sicuramente è ancora nel mondo dei sogni.
“RON!!”
Percorro le scale in mezzo secondo, in altre circostanze probabilmente sarei caduta, ma non ora con tutta l'adrenalina che ho addosso per la paura. Finalmente arrivo al piano inferiore e appena superato l’ultimo gradino, lo trovo difronte a me.
“Ron” stavolta lo chiamo con un tono di sollievo “Perché non sei a letto?” lo rimprovero, mi ha fatto spaventare a morte
Lui mi sorride, ma si vede che è perplesso dal mio atteggiamento.
“Ti stavo portando la colazione” mi guarda dolcemente, ogni angolo di me è sotto la sua amorevole analisi, lui è davvero l’unico che può trovarmi attraente alle prime luci dell’alba, arrossisco, probabilmente presupponendo che stia dando libero sfogo all’immaginazione; dopo questi interminabili secondi, prosegue “Buon anniversario, tesoro. Questo è il minimo che possa fare per te oggi. Scusami ancora, questo non significa che non tenga a te”
Dalla frenesia con cui gli sono corsa incontro, non mi sono nemmeno accorta di tutte le prelibatezze che tiene tra le mani. Un’espressione di stupore si delinea sul mio volto. Lui è così premuroso ed io lo faccio stare solo in pensiero con il mio comportamento.
Rimango senza parole, ultimamente succede spesso.
“Hermione” mi porge il vassoio che io prontamente accolgo tra le braccia “è tardi, devo andare” ha un’espressione rammaricata
“Di già?”
Mi dà un delicato bacio sulla guancia. Mi provoca piccoli brividi lungo la schiena, ma questi non sono come quelli che ho provato ieri, tutt’altro, quelli che mi dona mio marito mi fanno fare un viaggio direttamente in paradiso.
“Purtroppo sì. Rimarrei volentieri qui con te. Non sai quanto mi farebbe piacere” mi guarda nuovamente con un mezzo sorriso "Sei bellissima stamattina"
Guardo i miei abiti e mi accorgo di non avere davvero alcunché di speciale che possa farlo arrivare ad una tale considerazione.
Si sta allontanando da me, quando lo fermo per un braccio. Lo fisso intensamente negli occhi.
“Ti prego, sii prudente”
Ron non capisce questa mia improvvisa preoccupazione, ma mi sorride.
“Come sempre” dà un’occhiata veloce all’orologio appeso alla parete “Vado, altrimenti al Ministero chi li sente se arrivo in ritardo” mi regala un nuovo spensierato sorriso e si avvicina al mio orecchio “O meglio, chi la sente poi, signora Ministro?!” si avvia verso la porta “Dà un bacio a Rose da parte mia” apre la porta frettolosamente, ma prima di richiuderla mi concede un’ultima battuta “A stasera, amore” la chiude con un colpo deciso
“A stasera”
Provo una strana rassegnazione. Una nuova lacrima scende sul mio viso.
Mi auguro davvero non sia l’ultima volta che lo vedo.
 
Resto solo un momento a fissare il vuoto, poi mi riprendo, asciugando quelle poche lacrime rimaste e mi dirigo verso il bagno per iniziare una nuova lunga giornata di lavori domestici, con una tenacia che al momento faccio fatica a riscoprire dentro di me.
 
Continua…

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Capitolo 3
*** Scoperte improbabili ***


Scoperte improbabili
 
Sembra proprio che la fortuna oggi giri dalla mia parte. Grazie alle attenzioni che devo riservare inevitabilmente a mia figlia e alle numerose faccende da sbrigare, i minuti scorrono velocemente su quell’orologio.
Sono già le quattro del pomeriggio, quando sento il telefono squillare. Ci metto qualche secondo a rispondere, sono al piano superiore e sto pulendo i vetri delle finestre. Forse dovrei iniziare a dare retta a Ron e usare la magia per i lavori domestici, ma così rischio davvero che il tempo non passi più. Scendo dalla scala con cautela, chi lo sente poi se mi faccio pure male, un ‘te l’avevo detto’ non tarderebbe sicuro ad arrivare, e mi affretto verso l’apparecchio telefonico.
“Pronto?”
“Ciao, cara”
È Ginny. Ha un tono di voce particolarmente solare, che voglia comunicarmi una nuova lieta notizia?
“Ciao, a cosa devo il piacere di sentirti?”
“Per nessun motivo in particolare. Non posso chiamarti per sentire semplicemente come stai?!” sembra fintamente offesa e la sua reazione mi fa inaspettatamente sorridere
“Ma certo!”
Un attimo di silenzio tra noi, poi Ginny attiva nella nostra conversazione la modalità pettegolezzo e so già come finisce: ore al telefono ed io non combino più nulla in casa.
Mi appoggio al muro accanto al mobile del telefono e comincio ad annuire giusto per farle percepire almeno la mia presenza. Mi guardo intorno, ma mi blocco quando intravedo qualcosa sotto il divano.
Ginny continua a parlarmi, ma ora io non annuisco più. La mia attenzione è stata attirata da altro.
“Hermione? Ci sei ancora?”
“Sìsì, ci sono. Prosegui”
Le rispondo distrattamente, non ho la più pallida idea di cosa mi stia dicendo. Prendo il telefono con la mano libera dalla cornetta, fortuna che il filo arriva fino al divano, lo poso per terra, tenendo sempre la cornetta appoggiata all’orecchio e comincio a trafficare per terra per afferrare l’indumento che mi ha scollegata dalla realtà.
Sorrido silenziosamente quando mi accorgo che è una camicia di Ron, come al solito il suo ordine è senza precedenti. Sto per alzarmi da terra con il telefono e l’indumento in una mano, quando però mi accorgo che, essendo bianca, spicca una macchia di colore all’altezza del colletto. Mi inginocchio di nuovo, posando il telefono e stendendo la camicia per terra.
Mi sfugge un’esclamazione di terrore.
“Hermione?”
Credo che la mia salivazione si sia azzerata.
“Scusa Ginny. Ora devo andare”
Non mi prendo nemmeno il disturbo di riattaccare la cornetta tanto sono agitata. Abbandono il tutto in un punto imprecisato ed osservo quel pezzo di stoffa difronte a me. Lo prendo fra le mani con ribrezzo e mi avvicino alla finestra per avere una visuale più nitida. Purtroppo per me non ho visto male: è una tonalità di rosso vivo. Che sia…? No, impossibile, l’ultima volta che ho indossato un filo di rossetto è stato al nostro matrimonio. Ma allora non capisco. La mia mente chiude la porta ad ogni possibile altra spiegazione, se non quella di un increscioso incidente con sua sorella magari o cognata o cugina, sì insomma qualcuno della famiglia, o magari semplicemente Molly per sbaglio l’ha sporcato, lei con le dimostrazioni di affetto è poco modesta.
Io però non riesco ad aspettare il suo rientro per avere una risposta. Cosa faccio? Lo chiamo? Piombo al Ministero? Cerco di mantenere la calma, perché è chiaro che la gelosia sta già iniziando a darmi alla testa.
Tento con mano tremante di rimpossessarmi del telefono che ho lasciato sparso sul pavimento. Compongo il numero del suo ufficio. Mi risponde quasi subito.
“Pronto”
Sto cercando di cavarmi le parole di bocca, ma non emetto alcun suono.
“Pronto. Chi parla?” la sua voce diventa grave
Mi chiedi chi parla? Ma se io non ho neppure fiatato. Sto cercando un coraggio che in questo momento non ho e riattacco all’improvviso.
Forse mi conviene andare da lui e porre fine dal principio a questo terribile dubbio. Ma come faccio a dubitare di lui? Lui non mi tradirebbe mai. Sto cercando di autoconvincermi o ne sono convinta? È un’idea assurda, una spiegazione c’è ed è più che plausibile.
Ripongo il telefono, prendo la camicia e mi dirigo al piano superiore da Rose. Decido di andare al Ministero, quindi non posso lasciare la bambina qui da sola. La preparo con un leggero vestito confezionato da mia madre. Mi tremano ancora le mani mentre la vesto e la piccola lo percepisce perché scoppia a piangere tra le mie braccia.
“Amore mio, non piangere”
Accompagno la sua sofferenza con piccoli e lenti movimenti per placare quella disperazione.
“Non è successo nulla, piccola mia” la riempio di baci
Quando riesco a calmarmi, anche Rose si addormenta sulla mia spalla. Mi odio per averle provocato tanto dolore. La faccio accomodare nel suo lettino. Credo che per oggi i miei colpi di testa siano stati sufficienti, quindi è meglio se cambio i miei piani e parlo con lui al suo rientro.
 
 
A dispetto delle mie previsioni, queste ultime quattro ore mi sembrano giorni.
Ho terminato i miei doveri casalinghi e lo attendo sul divano con in braccio nostra figlia, la quale nel frattempo si è svegliata reclamando la sua razione giornaliera di latte.
Manca una manciata di minuti alle otto. Non sono nemmeno più arrabbiata, piuttosto riprovo quella strana sensazione di minaccia incombente e forse ora mi è tutto più chiaro.
 
La chiave gira improvvisamente nella toppa e quel lieve rumore attira la mia attenzione, sono tesa, ma forse è una reazione normale.
“Hermione! Sono a ca” si blocca quando mi vede intenta a cullare Rose “Scusami” un sussurro esce dalla sua bocca
Mi lascia un bacio sulla testa, che inevitabilmente mi porta a chiudere le palpebre per non rischiare di ripetere la penosa scena di ieri, e si allontana.
“Ron, aspetta”
Lo richiamo indietro. Lui si blocca a metà strada e si volta nuovamente verso di me.
Mi avvicino un po’ titubante e mi fermo difronte a lui. A dividerci solo il respiro rilassato della bambina.
“Ti devo parlare”
“Dimmi”
Noto un velo di preoccupazione nei suoi occhi. Non ci riesco, pensavo che se lo avessi avuto davanti, sarebbe stato più semplice, ma a quanto pare, con o senza lui difronte, è sempre difficile dubitare della sua fedeltà.
“Hermione, è da ieri che mi tieni sulle spine” cerca di scrutare le mie reazioni per cogliere qualcosa di più “Poi sei scoppiata in lacrime. Ma non c’entra con il nostro anniversario, vero?”
Lo guardo stupita per la sua perspicacia, oppure mi sento soltanto scoperta con le mani nel sacco.
“Oggi” solo lui riesce a tirare fuori la parte fragile di me, forse per il semplice fatto che è l’amore a renderci deboli
Dannazione! Non riesco a proseguire.
“Oggi?” attende con trepidazione la mia risposta “Su, coraggio, è così tanto grave?” cerca di sdrammatizzare con un sorriso per allentare la tensione che si è impossessata di me, ma anche lui sta arrivando al limite
“H-ho trovato una tua camicia sotto al divano” gli indico con il dito il punto esatto e lui con lo sguardo segue il luogo da me segnalato “Era”
Ron mi interrompe “Comunque tu sei scoppiata ieri sera in lacrime e non capisco cosa c’entri una camicia”
“Era sporca di rossetto”
Ora non riesco nemmeno più a guardarlo, quindi le sue reazioni mi sono momentaneamente oscure. Non mi dice nulla, spero tanto di non aver centrato nel segno con i miei timori.
“Quindi pensi che”
A quella frase lasciata a metà, mi volto d’istinto verso di lui.
“Io non penso a nulla. Dimmelo tu a cosa dovrei pensare” la mia voce è stranamente pacata, probabilmente qualunque altra donna gli avrebbe inveito contro, ma noi non siamo una coppia qualunque, siamo troppo fuori dalle regole per considerarci parte della normalità
“Allora frena per un momento i pensieri” nella sua voce una certa fretta di chiarire e un’improvvisa voglia di controllo sulla mia mente “Hermione”
Chiude gli occhi, che significa? Guarda altrove “Temo di aver fatto una cretinata”
Ringrazio il cielo di avere Rose tra le braccia, perché potrei davvero non rispondere più delle mie azioni.
 
Continua…

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Capitolo 4
*** Oblio ***


Oblio
 
Non riesco a credere a quello che ho appena sentito. Passano diverse sensazioni e emozioni sul mio viso: stupore, delusione e inevitabilmente disgusto, mi viene un forte conato di vomito. Mi sento mancare le forze. Ron nota la mia reazione e prende prontamente la bambina dalle mie braccia. Gli concedo quel gesto per paura di ferire Rose.
“Herm”
“No, zitto” non alzo la voce, non ho la grinta necessaria in questo momento
Mi reggo in piedi per miracolo. Lui tenta di sorreggermi, ma lo respingo.
Mi avvio a passo lento verso le scale. Mi tengo a tutto quello che trovo, è stato un colpo troppo forte. Credevo davvero che il nostro amore fosse indissolubile, che ci fosse rispetto tra noi, invece lui ha solo buttato fango su quello che abbiamo costruito insieme.
Sono sconvolta. Le lacrime si sono fossilizzate, forse sono rimaste deluse anche loro, non si aspettavano di certo di dover scorrere per lui, per un suo viscido gesto.
Salendo le scale mi sento il suo sguardo addosso, ma lo ignoro, probabilmente è quello che dovrò fare d’ora in poi ed è il caso che cominci a farci l’abitudine.
Finalmente scompaio alla sua vista ed entro nella nostra camera. Un pensiero mi balena per la mente e mi impedisce di sedermi sul letto: se la camicia era in soggiorno significa che…No, non può succedere davvero.
Chiudo la porta alle mie spalle, mi appoggio ad essa e vi scivolo lentamente contro. Potrei rimanere lì per giorni tanto la voglia di vivere mi viene a mancare.
Sento il pianto di mia figlia avvicinarsi. Ron sta tentando di calmarla in tutti i modi, ma quella disperazione non si placa. Piccola mia, come ti capisco, anche io ho il cuore a pezzi per colpa del tuo papà.
Mi bussa alla porta.
“Hermione, ti prego, non so come farla smettere di piangere. Mi apri, per favore??”
Dovevi pensarci prima di portarti a letto un’altra. Nel nostro letto poi. Mi fa sempre più schifo questa situazione, sono disgustata. Vorrei tanto smaterializzarmi lontano da qui, ma di certo non lascio Rose nelle sue mani.
Trovo un po’ di forza e apro la porta con l’intento di prendere la mia bambina, ma Ron mi impedisce di richiuderla. In compenso il pianto di Rose si attenua nell’esatto istante in cui entra in contatto con me.
“Hermione, ma che hai capito?!”
Non riesco nemmeno a parlargli, mi fa ribrezzo anche solo rivolgermi a lui.
“Nostra figlia non ha nemmeno un anno. Ma come hai potuto?!”
Spalanco la porta con energia e mi dirigo verso la cameretta di Rose. Sento i suoi passi dietro di me.
“Ma io non ho fatto nulla di quello a cui stai pensando”
Mi volto di scatto verso lui, è costretto a frenare per non venirmi addosso. Lo fisso dritto negli occhi: sono così sinceri, non c’è ombra di menzogna o di malizia. Ma come faccio a crederti ora?
Non ascolto i suoi tentativi di recuperare. Riprendo il mio cammino, lascio la bambina nella culla e richiudo la porta della stanzetta, nel vano tentativo di proteggerla da quello che sicuramente avrebbe vissuto.
“Mi hai tradita, Ronald! In casa nostra!” non riesco a controllare il tono della voce, gli sputo addosso tutto quello che provo “Nel nostro letto! Mi fate schifo tu e quella sgualdrina!” gli tiro un pugno in pieno petto con la speranza di fargli provare anche solo la millesima parte del dolore che mi ha iniettato nel cuore.
Lui mi prende la mano con cui l’ho colpito, ma io la tiro indietro con stizza.
“Non mi toccare! Non osare mai più toccarmi con quelle luride manacce”
Ron resta spettatore del mio sfogo in silenzio fino a questo momento.
“Quando hai finito, provo a spiegarti”
“Non mi prendere per stupida!” sono furiosa, ma non ho più voce da tanto che ho urlato “Non c’è niente da spiegare. È tutto molto chiaro”
“Hermione! Io non so se ti ho tradita!” urla per farsi ascoltare
Mi ha lasciata di stucco “C-che significa?”
Prende un respiro in cerca delle giuste parole “Non mi ricordo cosa è successo. Ho un vuoto, devo aver bevuto. Non ricordo nulla, nemmeno il volto di quella donna”
Questo è anche peggio. Ma cosa combina mio marito quando non è con me?
“Perché non mi hai detto niente??”
“Mi sono svegliato a casa con un forte mal di testa. Tu non c’eri, non so dove fossi, ma non c’era nemmeno Rose, quindi presumo fosse con te” sta cercando di ricordare, si sta spremendo le meningi “Pensavo di essere entrato da solo, ma quando mi hai detto della camicia, ho fatto un collegamento”
Anche io ho bisogno di un momento per riorganizzare le idee.
“Sabato scorso sono andata da tua madre con la bambina. Mi hai detto che uscivi con Harry. Forse lui” è una situazione assurda, non riesco più a fidarmi di mio marito dopo la situazione in cui si è cacciato.
Credo che questo dubbio mi ucciderà.
“Mi dispiace, Hermione” ha gli occhi lucidi “Non so cosa ti ho fatto” mi guarda con aria supplichevole “Ma non era mia intenzione ferirti”
Lo guardo e non ho la più pallida idea di come smettere di amarlo.
“Forse è meglio se io e Rose stiamo dai miei per un po’ “
Lui mi fissa sbarrando gli occhi “N-non puoi lasciarmi e nemmeno portarmi via mia figlia”
“Ron, cerca di comprendermi. Non riesco a restare in questa casa non sapendo se” non riesco nemmeno a terminare la frase “Perché avresti dovuto bere? Cosa non ti piace della nostra vita?”
Si affretta a smentire i miei pensieri, avvicinandosi a me di qualche passo “Hermione, io adoro la nostra vita. Ho commesso uno stupido errore ed ora rischio di rovinare tutto” ha la voce rotta dall’emozione “Ma, per favore, non te ne andare” tenta di abbracciarmi, ma gli blocco prontamente le mani “Io ti amo”
“Se non ti amassi, non ti avrei neppure sposato. Ma non riesco a stare al tuo fianco con questo dubbio. Mi dispiace, Ronald” lo lascio in mezzo al corridoio, solo con i suoi pensieri
Mi sta crollando il mondo addosso. Non credo di aver mai provato un così grande senso di fallimento come in questo momento.
Tiro fuori dall’armadio la mia valigia ed inizio a riempirla di vestiti miei e di Rose.
Non riesco a capire come siamo arrivati fino a questo punto, eravamo felici, poi però la leggerezza di Ron ci ha fatto piombare nel baratro. Sarà sicuramente anche colpa mia. Quella sera gli avevo chiesto di passarla con noi, ma lui mi aveva risposto che si sarebbe annoiato e preferiva andare a divertirsi. Ecco cosa prova quando sta con la sua famiglia, solo noia. È davvero meglio se togliamo il disturbo, così finalmente può divertirsi quanto vuole e non deve rendere più conto a qualcuno di quello che fa.
Apro una cerniera della valigia e al suo interno trovo una foto. Eravamo fidanzati all’epoca, ma cosa più importante eravamo felici, veramente felici, liberi da ogni responsabilità. Ora le responsabilità me le prendo io se lui non è in grado.
Esco dalla stanza con il bagaglio in mano. Mio marito ha in braccio Rose e la sta salutando. La bambina gli sorride, ignara della separazione che sta per vivere.
Gliela strappo di mano. Mi intenerisce quel momento, anche se la vittima sono io, non lui.
“Domani torno al lavoro”
“Cosa?? Ma sei in maternità. Hai ancora un paio di mesi”
Non lo ascolto più, non mi importa dei suoi consigli, ma, date le circostanze, è giusto che lui sappia che, nonostante tutto, dovremo lavorare insieme.
 
Continua…

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Capitolo 5
*** Distacchi sofferti ***


Distacchi sofferti
 
Mi dirigo a passo leggero verso la porta. Sono apatica, sono entrata in una sorta di catalessi. È come se il cuore si fosse fermato. Magari lo facesse, non credo di poter sopportare tutto questo. Mi vergogno persino dei miei pensieri, sto delirando, devo essere forte per Rose, la mia bambina ha bisogno della sua mamma. È piccola, ma capisce subito che la situazione non è delle migliori, è appoggiata alla mia spalla e sento le sue braccine allungarsi oltre me, lancia dei piccoli gridolini verso suo padre. Sento le mani di Ron sfiorarmi la schiena nel tentativo di stringere i palmi della figlia.
“Non preoccuparti, tesoro, ci vediamo presto”
Fa promesse che forse non può mantenere. Si accorge di aver parlato troppo presto.
“Hermione, non separarmi da Rose, ti prego”
Mi volto verso di lui “Non farei mai una cosa simile” mi sento offesa dalle sue insinuazioni, non sono un mostro, tengo ai sentimenti della mia famiglia “Potrai vederla quando vuoi, Ron. Questa storia riguarda solo me e te, non ti impedirò di fare il padre”
Io non riesco ad aggiungere altro. Apro la porta, speravo che il tragitto verso l’uscita fosse più lungo, non sono per niente sicura di quello che sto per fare. L’ultima volta che ho oltrepassato la soglia con la valigia è stata la sera stessa del matrimonio, di cui oggi ne ricorre l’anniversario, quel giorno aveva giurato di essermi fedele, ma lui quella promessa non l’ha mantenuta, quindi ora io posso anche evitare di farmi tutti questi problemi a lasciarlo solo.
“Hermione”
Fa un ultimo tentativo. Prende il mio bagaglio, reso ancora più pesante dall’orgoglio, ma così facendo posa la sua mano sulla mia, in quel momento per me è un contatto non desiderato. Mi volto nuovamente verso di lui, lo supplico con gli occhi di non trattenermi.
“Ron, non rendere tutto più difficile”
“Ma io non voglio che tu te ne vada” sta cercando di trattenere le lacrime, ma la sua voce è rotta dal pianto “Superiamo questo momento insieme” mi fissa negli occhi e questo è un problema, perché io non sono mai riuscita a resistere al suo sguardo “So di aver sbagliato. Perdonami” ride nervosamente “è il nostro anniversario. Vuoi davvero lasciarmi proprio oggi?!”
Fosse per me non lo lascerei nemmeno tra cento anni.
“Non ti sto lasciando, ho solo bisogno di”
“Di cosa?! Di riflettere? Di una pausa? Oh andiamo, Hermione, sappiamo entrambi come andrà a finire. Se tu te ne vai, sono sicuro che in questa casa non ci rientrerai più”
Spero non abbia ragione.
“Ho bisogno di risposte. Tu non me le puoi dare” alzo leggermente la voce “Ron, non dubito dell’amore che provo per te”
“Quindi dubiti del mio??”
Probabilmente sì. Non gli rispondo, tanto dalla sua espressione capisco che ha già trovato la risposta che stava cercando.
“Ciao, Ronald”
Senza ripensamenti abbasso la maniglia ed esco. Mi avvio verso la macchina.
È una serata serena, ma non riesco a gioire insieme alla natura, avrei preferito diluviasse, mi sarei sentita più compresa e a mio agio se le mie lacrime si fosse mischiate a quelle del cielo, invece non ho un appoggio nemmeno dall’alto.
Cerco nervosamente le chiavi della macchina della borsa, ma non le trovo. Oh no! Spero di non averle dimenticate sul davanzale della finestra.
“Stai cercando queste?”
Mi volto a quelle parole e mi trovo nuovamente davanti Ron che mi porge le chiavi.
Guardo prima l’oggetto che tiene tra le mani e poi il suo volto. Le sto per prendere con titubanza, ma lui le chiude nel palmo e ritrae il braccio.
“Ron”
Lo supplico con la voce di finirla con questi giochetti, tanto la decisione è già stata presa.
“Non voglio rinunciare a noi tanto facilmente” è estremamente serio, conoscendolo non cederà mai a darmi le chiavi “Le risposte le puoi trovare anche rimanendo a casa”
“Ron” non riesce a comprendere le mie ragioni “Non riesco a dormire al tuo fianco”
“Va bene, allora dormirò sul divano”
Ha sempre dannatamente la risposta pronta ed io non riesco a coglierlo alla sprovvista, non sono in grado di trovare un’argomentazione sufficiente che gli faccia capire che non ci sono soluzioni migliori a quella trovata da me.
“Credi sia sufficiente? Vuoi davvero che Rose ci senta litigare tutto il giorno?” questa lontananza è necessaria per tutti, lui non reagisce ed io mi sto spazientendo “Ron, dammi subito quelle maledette chiavi!”
“Di certo non ti faccio guidare in questo stato”
All’improvviso inserisce le chiavi nella serratura della portiera “Dai, sali, ti ci porto io dai tuoi” ha un tono rassegnato ed io rimango sorpresa, lo guardo senza fiatare
Prende delicatamente la bambina dalle mie braccia e la fa accomodare nel seggiolino che si trova sul sedile posteriore. Lo guardo amorevolmente allacciarle le cinture.
“Perché?” penso ad alta voce, quella considerazione al momento è scollegata dal nostro discorso
Ron non interrompe i movimenti alla mia domanda, anzi mi prende la valigia dalle mani ed apre il bagagliaio. A dispetto delle parole di poco fa, ora mi sta aiutando ad andarmene.
“Non lo so” non mi guarda
Salgo in auto. Ora però vorrei che mi fermasse, non so nemmeno più io cosa voglio. Sale al mio fianco, ma esita a girare la chiave nel cruscotto. Mi volto verso di lui, è pensieroso, poi si decide a parlare.
“Hermione, promettimi che tornerai”
Io a differenza sua le promesse le mantengo, quindi non me la sento di fargliela.
“Parti, Ron. Non prolunghiamo questa agonia”
Segue il mio suggerimento e mette in moto.

Il viaggio più lungo e silenzioso della mia vita. Appena arrivati, mi affretto ad aprire la portiera, ma lui mi ferma.
“Ti prometto che sistemerò tutto e se dovrò riconquistarti, lo farò” mi fissa con determinazione “Ci vediamo domani?”
Non sa nemmeno cosa voglia dire mantenere una promessa.
“Tranquilla, in tua assenza abbiamo pensato a tutto io ed Harry” cerca di sciogliere la tensione
Mi si avvicina lentamente, probabilmente per un ultimo bacio, ma io mi scosto, rompendo il contatto visivo “Ron”
“Scusa, è l’abitudine” ne rimane deluso, ma preparato a quell’eventualità “A domani”
Scende dall’auto prima di me e lo sento smaterializzarsi poco lontano.
Mi ha lasciata sola con un miliardo di pensieri e domande. Spero con il cuore che sia la scelta giusta, questa lontananza ferisce anche me nell’animo, ma ormai quella casa, la nostra casa, è diventata un luogo da incubo per me e non credo di riuscire a dimenticare se resto lì dentro. Non ho promesso a lui che sarei tornata, perché non so neppure io se questo accadrà mai.
 
Continua…

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Capitolo 6
*** Una presenza costante ***


Una presenza costante
 
È davvero una pessima idea raccontare ai miei genitori quello che è successo, loro adorano Ron e, nonostante tutto, lui non si merita di essere odiato. La soluzione migliore sarebbe inventare una scusa, per giustificare il mio soggiorno in quella casa.
Suono il citofono e attendo con mia figlia in braccio. Spero tanto non sia mio padre ad accoglierci, ma le mie preghiere vengono subito smentite.
“Ciao, tesoro!” mi rivolge un grande sorriso, che inevitabilmente mi contagia “Come mai da queste parti ad un’ora così tarda? Non mi fraintendere, sono felicissimo di vedervi” mi prende Rose dalle braccia e mi invita ad entrare spalancando la porta
Ogni volta che metto piede in quella casa, subito mi assale una dolce sensazione di pace e sicurezza, forse è perché ho vissuto lì per la maggior parte della mia vita, ma in fondo una spiegazione pienamente soddisfacente non so darla.
Mio padre mi riporta alla realtà.
“Allora, siedi qui accanto a me” batte con il palmo il posto del divano al suo fianco “e raccontami cosa è successo”
Accolgo il suo invito, ma lo fisso sbalordita per essere arrivato immediatamente ad una simile conclusione.
“La mamma?” cerco involontariamente di portare la sua attenzione altrove
“È andata a trovare una sua amica. Ma ora parliamo di te, signorina”
Mi rimprovera come fossi una bambina, ma queste sue attenzioni non mi infastidiscono, anzi, tutt’altro.
“N-non è successo nulla, papà”
Lo vedo che non mi crede, mi sento in trappola, ma se gli dicessi la verità, il primo istinto sarebbe quello di uccidere mio marito e non vorrei proprio arrivare a tanto.
“Domani torno al lavoro” cerco di mostrarmi serena “Ho pensato di restare qui da voi stanotte, così domattina non devo svegliare Rose presto per portarvela”
Ho parlato troppo velocemente per essere almeno un po’ credibile, me ne rendo conto, ma dopotutto non è una completa bugia, è quasi una bella pensata.
“Ehm” mio padre intervalla attimi di riflessione a momenti di coccole rivolti alla sua nipotina “Quindi pensi di rimanere qui per sempre?”
“C-che significa?” mi ha presa alla sprovvista la sua domanda
“Bè, a meno che tu non voglia avere altri figli” la vedo molto difficile in questo momento “lavorerai quasi tutti i giorni e per non far alzare la bambina presto, dovresti dormire qui ogni notte”
Colpita e affondata.
“Cosa è successo con Ron?”
Oh no, mi sta venendo da piangere, per favore, non ora.
Credo sia molto meglio togliere Rose dalle gambe di mio padre, non vorrei abbia una reazione inconsulta e ci andasse di mezzo proprio lei, che in tutto questo è solo una vittima indifesa. Rimane perplesso davanti a questo mio gesto “è così grave?”
“Non è sicuro. Però” cerco di sottolineare quel punto, forse più a me che a lui “Ron crede di”
Lo vedo che si sta agitando. Uno sguardo indagatore si profila sul suo volto.
“Crede di avermi tradita”
È sceso il gelo nella stanza. Non ho il coraggio di guardarlo, suppongo che gli avrebbe provocato meno dolore una fattura.
“Non mi importa se non ne ha la certezza. Tu lo molli in questo preciso istante. Hai fatto bene a tornare a casa, tesoro” ha una voce pacata, ma è inquietante questa sua tranquillità
“Papà, io sono tornata perché ho bisogno di riflettere, non me la sento di prendere ora una decisione così importante” probabilmente né ora né mai riuscirei ad allontanarmi per sempre da lui “Ti prego, cerca di capire e promettimi che non gli inveirai contro, è già abbastanza mortificato”
Mi guarda storto come se stessi difendendo un assassino.
“È il padre di mia figlia. Per favore” e l’uomo che amo, ma questo lo ometto
Con uno sforzo immane mi fa un impercettibile cenno di assenso.
“Grazie”
Lo abbraccio, stando attenta a non schiacciare Rose tra i nostri due corpi. Lui mi stringe a sé con affetto, sento i suoi tentativi di infondermi conforto, gliene sono grata per questa vicinanza, ora ho solo bisogno di questo.
 
Al ritorno di mia madre, si prospetta la medesima scena quando mio padre la mette al corrente dei fatti. In poco più di due ore sono riuscita a distruggere la reputazione di Ron davanti alla mia famiglia. Ho fatto davvero il possibile per impedirlo, ma non ce la faccio a difenderlo dai suoi stessi errori, sono moralmente sfinita anche io.
 
Non mangio nulla e mi butto sul letto presto.
La mia adorata stanza, non ci entravo dal matrimonio, quel giorno ha cambiato molte cose nella mia vita. Provo ad addormentarmi, ma ho sempre solo un nome nella mente che mi impedisce di assopirmi serenamente. È impossibile riposare in questo stato, senza lui non può essere lo stesso.
Mi alzo e mi avvio verso la culla improvvisata per mia figlia: una piccola brandina posizionata accanto al mio letto. È sveglia, probabilmente la agitano i miei stessi pensieri, quindi la prendo in braccio ed inizio a passeggiare per la stanza cullandola. Quei suoi piccoli boccoli rossi mi ricordano tanto lui. Sento dei piccoli mugugni uscire dalla sua boccuccia.
“Pa”
Sempre la stessa sillaba ripetuta, finché non pronuncia la sua prima parola.
“Pa-pà”
Mi lascia senza fiato, in altre circostanze sarei stata felice, ma ora Ron non è qui con me per condividere questa gioia. Si è privato di questo momento o sono stata io? Fatto sta, che ne sarebbe stato fiero. Mi avrebbe sicuramente detto ‘Miseriaccia, è troppo intelligente questa bambina!’ con un pizzico di stupore ed orgoglio. Rido da sola per quei pensieri, ma è un sorriso malinconico, senza lui al mio fianco non può essere diversamente.
Do un piccolo bacio sulla fronte a Rose “Brava, amore mio”
 
Mi svegliano i leggeri movimenti di mia figlia. Mi sono addormentata con lei accanto. Nonostante tutto, è stato un dolce risveglio, in un certo senso Ron mi è stato vicino stanotte. La guardo prima di alzarmi, le porgo qualche carezza sulle sue guance paffute e la lascio riposare tranquilla.
 
È il mio primo giorno di lavoro dopo la nascita della bambina. I miei genitori hanno tentato di dissuadermi dalla mia idea di ritornare al Ministero, ma non ho voluto sentire ragioni. So che lo fanno per tenermi lontana da Ron, ma ho delle responsabilità e non posso permettermi ulteriori assenze.
Indosso il mio solito tailleur beige, quello che piace tanto a mio marito, per donarmi un tocco di ufficialità. Non riesco a lasciarlo fuori dalla mia mente, lui è in ogni cosa. Ho preso qualche chilo dalla gravidanza, ma posso ritenermi soddisfatta, tutti i vestiti mi entrano ancora. Solo un paio di centimetri di tacco e capelli raccolti a treccia arrotolata in uno chignon con un piccolo ciuffetto ribelle sulla fronte.
 
Mi fa un certo effetto rientrare in quel luogo, è tutto come un anno fa, solo che io sono diversa. Mi avvio verso il mio ufficio, non prima di essere fermata almeno una decina di volte da chiunque incontri lungo il tragitto: si informano sulla mia salute, chiedono notizie di Rose, ma mi annunciano anche eventi accaduti in mia assenza e mi ricordano incarichi urgenti da svolgere.
Finalmente arrivo. Una pila di fascicoli mi si para davanti agli occhi. Fortuna che avevano pensato a tutto Ron e Harry! Mi tocca rimboccarmi le maniche e sbrigare tutte queste incombenze.
Mi siedo sulla mia poltrona. È così strano ritornare qui. Mi avvicino alla scrivania con l’intento di iniziare il mio lavoro, ma il mio sguardo cade su una boccetta di vetro. In allegato c’è un biglietto.
 
Non so quanto possa servire, dato che io per primo ho il vuoto nella mente, ma voglio mostrarti comunque i miei ricordi, con la speranza che tu possa tornare a fidarti di me.
Mi sei mancata da morire stanotte.
Ti amo
Ron
 
Un tuffo al cuore nel leggere quelle poche righe. Mi sei mancato anche tu, Ron e come potresti non essermi mancato?!
Ci sono i suoi ricordi qui dentro. Mi faccio girare l’ampollina tra le mani. Siamo davvero arrivati al punto di doverci leggere la mente per fidarci l’uno dell’altra? La tentazione è forte, ma non credo sia una buona idea.
 
Ho un sussulto quando qualcuno bussa alla porta.
“Hermione, posso?”
Harry apre leggermente la porta. Appoggio l’oggetto sulla scrivania.
“Entra” gli sorrido
Richiude la porta alle sue spalle “Come stai?”
“Te lo ha detto, vero?”
Si siede difronte a me, a separarci quel marasma di carta.
“Mi ha raccontato tutto” fa una breve pausa, la sua espressione rivela quanto sia dispiaciuto “Sono qui per dirti che sabato, quando sono tornato a casa, ho lasciato Ron in quel locale, ma stava bene ed era da solo, non ti so dire quello che possa essere successo dopo”
Sarebbe stato davvero troppo semplice se Harry fosse stato in grado di rispondere a tutti i miei quesiti.
“Non preoccuparti” gli faccio un mezzo sorriso per evitare che senta il peso delle sue parole
Si avvicina con la sedia alla scrivania, mi prende le mani fra le sue.
“Hermione, certo che mi preoccupo! Per qualsiasi cosa, io per voi ci sono sempre. Hai capito?”
“Certo, lo so” faccio fatica a guardarlo negli occhi, non voglio piangere difronte a lui, provo a cambiare argomento “Sembra io abbia un bel po’ di lavoro da sbrigare, ne avrò almeno fino a Natale”
Harry ride della mia battuta ed inizia ad alzarsi dalla sedia “Non dirmi che rimpiangi i pannolini di tua figlia?!”
“In un certo senso”
Si avvicina alla porta e la apre, ma la mia voce lo blocca.
“Grazie”
Si volta a guardarmi e sorride “Bentornata, Ministro”
Esce.
 
Il mio sguardo ritorna sulla boccetta tanto temuta. Forse dovrei proprio fare un’ultima cosa prima di dedicarmi a quei fascicoli. Al momento non vedo altra soluzione.
 
Continua…

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Capitolo 7
*** Difficili rapporti lavorativi ***


Difficili rapporti lavorativi
 
C’è un pensatoio nell’ala sud del Ministero. Mi avvio lentamente, sperando di non incontrare qualcuno che mi rallenti. I miei passi sono incerti, non sono ancora convinta della mia decisione. Ma non posso nemmeno rimanere inerme mentre il mio mondo si disintegra e poi lui mi ha servito i suoi ricordi su un piatto d’argento, quindi al massimo la colpa è sua, non mia.
Mancano pochi metri alla mia destinazione. Giro l’angolo ma per poco non mi scontro con l’ultima persona che avrei voluto incontrare in questo momento.
Mi regala un grande sorriso “Ciao, am” si schiarisce la voce “Ciao, Hermione” misura le parole
C’è imbarazzo tra di noi. Rimaniamo in silenzio fino a che il suo sguardo non scivola sulle mie mani.
“Li hai visti?”
Anche il mio sguardo cade sulla boccetta, mi concedo un attimo di riflessione.
“Non posso, Ron” gliela porgo, probabilmente il tempismo con cui mi è comparso davanti è provvidenziale
Mi guarda negli occhi alla ricerca di una spiegazione, esita a prenderla, ma quando finalmente lo fa, cerco le parole più adatte per giustificare questa mia scelta.
“Non credo sia il modo giusto di salvare il nostro matrimonio”
“Salvare il nostro matrimonio??” è diventato più scuro in volto, la solarità con cui mi ha salutata poco fa è totalmente scomparsa “Che significa?”
Non rispondo, ogni parola che mi viene in mente è fuori luogo e inutile in questo momento.
“Vuoi divorziare??” ha alzato i toni al solo pensiero che una simile eventualità possa verificarsi
“Sshh, Ron. Abbassa la voce” mi guardo intorno, temendo che qualcuno possa averlo sentito “Non voglio dare spettacolo con la mia vita privata”
“È davvero questo che ti preoccupa?” ha un’espressione delusa per la mia reazione “Tu pensi all’opinione degli altri, mentre il nostro matrimonio va a rotoli??”
“Non per colpa mia!” ora sono io ad aver alzato il tono, me ne pento subito di avergli detto una cosa simile
L’ho lasciato senza parole, mi fissa sconvolto, ma poi si riprende.
“Hai ragione. Come sempre, d’altronde” è al limite tra l’ironico e l’amareggiato
Infila le mani in tasca e tira fuori un foglio
“Cos’è?”
“Date le circostanze, scommetto che ne sarai felice. Mi hanno dato un incarico di un mese. Stavo venendo da te per fartelo firmare”
“Starai via un mese??” questo complica tutto
Ignora la mia domanda “Volevo” ha un nodo in gola “Volevo portartelo personalmente. Mi rendo conto anch’io che un mese è lungo lontano da te e Rose, per questo desideravo che ne parlassimo insieme prima di decidere”
Mi porge quel foglio, attende una mia reazione. Lo prendo e lo leggo “Ma lo hai già firmato?!” dalla sorpresa mi volto di scatto verso di lui
“Stamattina. Dopo quello che è successo ieri, ho pensato che non ci fosse più molto di cui discutere. La cosa migliore è che io mi allontani da te, così ti lascio la possibilità di riflettere in pace senza pressioni e non sarai costretta a vedermi ogni giorno al lavoro”
Sono sbalordita da quelle parole “Credi davvero che sia la cosa migliore per tutti??”
Sono furiosa dopo il discorso che mi ha appena fatto, non è di certo allontanandoci che ci riavvicineremo.
Passano un paio di persone che ci salutano. Lo prendo per un braccio e lo porto in un luogo più appartato, così posso permettermi di alzare la voce senza problemi.
“Scordatelo, Ronald, io non te lo firmerò mai!”
Gli lancio il foglio in pieno petto. Lui lo prende con stizza.
“Non ti puoi rifiutare, è tuo dovere”
Sì, lo è. Ed io devo trattare mio marito come tutti gli altri, ma io proprio non ce la faccio a spedirlo chissà dove, non adesso che la nostra relazione è appesa ad un filo.
Non è mai stato un problema per noi mischiare il lavoro con la vita privata, ma ora invece lo sta inesorabilmente diventando.
“Hermione” ha un tono pacato e dolce “Non mi accadrà niente. Non è la prima volta”
“Stavolta è diverso, è tanto tempo” sono tesa, ho le braccia conserte, non lo guardo nemmeno “E poi ho un brutto presentimento”
“Peggio di così, non credo possa andare” avrebbe voglia di fare battute anche se fosse in punto di morte
Io però non sono in vena di scherzare. Lo fulmino con lo sguardo.
Lui cerca di rasserenarmi “Ti sei vestita così per me?”
“Assolutamente no! Che cosa ti passa per la testa?!” lo guardo offesa e arrabbiata, più per le circostanze che per la domanda “Non ci sei tu al centro del mondo”
Torna serio e mi riporge il foglio. Lo fisso e poi mi rivolgo a lui.
“Mi dispiace, ma non ho penne con me”
“Hermione!” la mia esitazione lo sta facendo spazientire
Non ho voglia di firmarlo, continuo a rimanere della mia idea.
Faccio un ultimo tentativo per dissuaderlo.
“Ieri sera Rose ha detto ‘papà’ ”
Gli occhi di Ron sono diventati lucidi, abbassa il braccio con cui mi sta porgendo il foglio.
“Ma tu non c’eri” lo guardo per scrutare le sue reazioni “Mi dispiace, è colpa mia, non avrei dovuto andarmene, ma” mi sento davvero in colpa “è più forte di me”
“Me lo merito”
Mi fa volare il foglio in mano, senza la possibilità di respingerlo, e se ne va, lasciandomi pietrificata. Non mi aspettavo una simile reazione, credevo gli facesse piacere, invece si è arrabbiato.
Rileggo quel dannato documento. Come faccio a farlo partire in questo stato? Ogni cosa fa precipitare ulteriormente il nostro il rapporto. Sento che per noi è finita.
Mi cadono gli occhi sulla data di partenza: mancano sette giorni. In una settimana potrebbe accadere di tutto, per come stanno le cose potrebbe anche partire divorziato.
 
Torno verso il mio ufficio con un nuovo pesante fardello sul cuore. Un tragitto troppo corto, perché in un secondo mi ritrovo davanti a quella porta. Ho una grande voglia di strappare quel pezzo di carta e incenerirlo con la mia bacchetta, ma Ron ha ragione, è il mio dovere, non posso usare la mia posizione per fini personali.
Penso a qualche alternativa, ma gli incarichi non sono revocabili. Allora di cosa voleva discutere Ron se tanto sarebbe dovuto partire ugualmente? Sarebbe arrivato al punto di licenziarsi se io non avessi approvato? E saremmo stati punto e a capo, perché le sue dimissioni le avrei dovute comunque firmare io. E se fosse davvero l’unico modo per non farlo partire? Un altro vigliacco modo per approfittare del mio potere.
Voglio salvare il salvabile, non accetto la fine del mio matrimonio, ma ho ancora bisogno di tempo per pensare, ora non riesco a tornare a casa. Temo davvero possa accadergli qualcosa se parte e a quel punto la mia opinione non conterebbe più.
 
Resto sola davanti a quel foglio con mille domande. Voglio perdonarlo, voglio tornare con lui, voglio che torniamo ad essere la famiglia che eravamo.
Per la prima volta nella mia vita non ho una soluzione. Prendo la penna, la faccio scivolare tra le dita. Ho una paura terribile, ho davvero un brutto presentimento, non l’ho solo detto a lui per spaventarlo. Poso l’inchiostro su quella riga. Vorrei tanto non ricoprire questa posizione, desidero non avere questo genere di responsabilità. Firmo con il mio nome da coniugata.
Mi scappa l’occhio sulla fede. Spero di non averlo condannato, perché in quel caso mi sarei condannata da sola.
 
Continua…

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Capitolo 8
*** Pentimenti ***


Pentimenti
 
Pur essendo il Ministro della Magia, non vengo sempre messa al corrente di tutto, tanto meno vengo informata sulle ordinarie ronde che vengono assegnate agli Auror. Non voglio far partire Ron senza sapere prima qualcosa di più su questo incarico e nessuno può rispondermi meglio di Harry.
Cerco mio cognato nel suo ufficio, ma non lo trovo. Mi ricordo che è ora di pranzo solo quando me lo trovo davanti e sono mortificata per doverlo disturbare.
“Ciao, Hermione” lui mi accoglie cordialmente
“Harry, so che sei in pausa, ma ho urgenza di parlarti”
“Va bene. Sto andando a pranzare, ti unisci a me? Così parliamo con calma” mi guarda preoccupato
Accetto il suo invito, anche se non credo di riuscire a mandare giù qualcosa.
 
La mensa del Ministero non è molto diversa dalla Sala Grande di Hogwarts. Ci accomodiamo un po’ in disparte, non sono dell’umore per fare conversazione con altri. Di solito vengo a pranzare con mio marito, ma oggi non sarà così, perché siamo ben lontani dalla normalità.
“Allora, Hermione, cosa dovevi dirmi?” Harry rompe il ghiaccio, ma nota la mia esitazione “Non mangi?”
“Non ho fame” giocherello con la forchetta
Mi fissa con lo sguardo amorevole di un padre “Da quanto non mangi?”
Prima di rispondergli lo guardo “Non mi ricordo”
Harry posa una mano sulla mia, ha uno sguardo di rimprovero “Non puoi andare avanti così. Anche se ti lasci morire, la situazione non cambia, anzi, peggiora solo. Io cosa racconto poi a Rose?!” è estremamente serio “Se non mangi, non ti ascolto”
Sorrido a quelle dimostrazioni di affetto e mi sforzo di ingurgitare quello che ho nel piatto.
“Brava. Ora spiegami cosa ti turba”
Esito un momento “Mi sai dire qualcosa di più sull’incarico che è stato assegnato a Ron?”
Harry mi guarda perplesso “Di quale incarico stiamo parlando?”
Non capisco, com’è possibile che lui non sappia niente? È a capo di quel dipartimento, è lui che gestisce tutti i turni.
“Ron mi ha fatto firmare un foglio proprio oggi, c’era scritto che si sarebbe assentato per un mese”
Mio cognato è interdetto, non sa nemmeno di cosa io stia parlando.
“Hermione, io non gli ho dato alcun incarico. Non lo avrei mai allontanato da casa per un periodo così lungo, ha appena avuto una figlia”
Ogni ora che passa sono sempre più sconvolta. Mi ha mentito spudoratamente.
Sono agitata, mi alzo di scatto.
“Hermione, dove vai?” anche lui si alza nel tentativo di fermarmi
“Giuro che lo uccido quel cretino!”
Harry mi prende per la manica della giacca “No, ferma. Non essere impulsiva, ci deve essere una spiegazione”
Scosto delicatamente la sua mano “È quello che intendo scoprire”
Sono davvero determinata a far luce su questa storia. Lo lascio solo con un’espressione al limite della preoccupazione, ma io non mi volto più verso di lui e mi dirigo verso l’ufficio di mio marito.
 
Non faccio in tempo ad arrivare a destinazione che lo trovo nel corridoio. Mi avvicino a passo veloce, lui non fiata, mi guarda mentre lo spazio tra noi rapidamente diminuisce e gli tiro uno schiaffo con tutta la forza che mi è rimasta.
Tutti i presenti si voltano a guardarci, ma non mi importa un accidente di dove siamo o di chi siamo noi. Non ci riesco più a sopportare tutte queste bugie, sono arrivata alla massima sopportazione ed ora sto esplodendo.
“Spiegami immediatamente che cosa stai combinando!”
Ho il fiato corto e lacrime desiderose di scorrere, ma gli grido comunque in faccia.
Non mi risponde, si limita solo a guardarmi come se fossi impazzita.
“Ron! Rispondimi, altrimenti ti giuro che prendo Rose e non mi vedi più!”
Non lo capisco, ma che razza di reazione sta avendo?! Non si difende.
“Ron” abbasso i toni, sono esterrefatta “parlami”
Rivolge lo sguardo a terra. Non capisco se è offeso per lo schiaffo o per essere stato scoperto.
Provo a proseguire “Harry non ti ha dato alcun incarico. Cosa mi hai fatto firmare?”
“Mi dispiace” solo due parole riesce a dirmi
“Per cosa?” mi sto spaventando
Non mi risponde e riprende il suo cammino.
Lo blocco per un braccio “Eh no, Ronald Weasley, basta menzogne, ora mi spieghi, perché sono tua moglie e ho il diritto di sapere in che guaio ti sei cacciato”
“Hermione, ti prego, sto facendo la cosa giusta” non mi guarda negli occhi
“La cosa giusta?” forse ora inizio a capire e questa consapevolezza mi spaventa a morte “Tu mi stai lasciando” gli mollo il braccio con ribrezzo “Era tutta una messinscena. Perché mi pregavi di non divorziare allora??”
Si gira verso di me, ma continua a non avere il coraggio di guardarmi “Mi è tornato tutto in mente, Hermione” fa una pausa, capisco che gli sta venendo da piange, perché alza gli occhi verso il soffitto per evitare che le lacrime scorrano “S-stamattina, dopo che ti ho lasciato i miei ricordi, sono tornato nel mio ufficio. Ero stanco di non sapere quello che era successo veramente, avevo bisogno anch’io di risposte, così ho cercato un incantesimo che mi permettesse di ricordare”
“Allora è vero, mi hai tradita” lo interrompo, mi mancano le forze, mi porto entrambe le mani davanti alla bocca per soffocare il pianto
Non conferma né smentisce, ma dalla sua reazione è tutto fin troppo chiaro.
Prosegue “Dopo quello che avevo fatto, non me la sentivo di starti accanto. Non riuscivo a dirti la verità, ma nemmeno vederti ogni giorno con questo peso sul cuore, sapendo che prima o poi sarebbe finita per davvero non appena ti avessi svelato i miei ricordi. Così non ho visto altra soluzione”
 “Mi hai riempita di bugie” quel poco di fiducia che era rimasta nei suoi confronti si è del tutto dissolta “Te ne saresti andato per te, non per me”
“No, aspetta!” cerca di rimediare avvicinandosi, ma io mi scosto “Ero sincero quando ti dicevo che ti amavo, che mi sei mancata da quando hai lasciato la nostra casa. Sarei tornato, contavo davvero di stare via solo un mese”
“E poi mi avresti detto la verità?!” mi sembra di vivere un incubo, sono certa di svegliarmi da un momento all’altro, mi rifiuto di credere che questa sia la realtà “Ma non ti rendi conto che in questo modo mi hai solo ferita ancora?!”
Non riconosco più l’uomo che ho davanti. Aveva ragione mio padre a chiedermi di lasciarlo.
“Non mi avresti mai concesso di allontanarmi da te senza una motivazione. Al solo pensiero di dirvi addio mi si struggeva il cuore, ma ti ho disonorata, Hermione, se ti resto accanto ti faccio solo altro male”
“Tu non avresti nemmeno dovuto pensare di andartene. Ti avrei perdonato, Ron, avevo solo bisogno di un po’ di tempo. Se solo fossi stato sincero con me, se solo non avessi messo in piedi tutto questo per allontanarti da noi. Saresti partito lasciandomi con il pensiero che ti potesse succedere qualcosa?!” lo guardo infuriata “Ma che razza di padre sei?! Avresti abbandonato tua figlia?!” mi placo, tanto non serve più a nulla urlargli contro “Ti do un consiglio, Ronald: la prossima volta non scappare e risolvi i problemi”
Mi volto, non ho più nulla da dirgli.
Ron mi corre davanti per evitare che faccia altri passi.
“No, ferma! Io non voglio perderti” sta piangendo silenziosamente, gli scorrono lacrime lungo il viso “Ti prego, dammi un’altra possibilità. Ho sbagliato, ma non lasciarmi. N-non credo di poter vivere senza di te” mi guarda con occhi rossi
Lo scosto con il braccio, non riesco ad avere pietà “Levati. Vattene se pensi sia la cosa giusta, ma dimenticami, perché quando tornerai io non ci sarò”
Riprendo il mio cammino, ma un dolore lancinante mi impedisce di proseguire. Non è un dolore interiore, ma fisico.
“Hermione” si accorge della mia incertezza
Mi porto le mani al ventre, è da lì che proviene. Sento come se fossero delle coltellate.
Ron mi si avvicina con l’intento di aiutarmi, ma io lo spingo via “N-non ho bisogno del tuo aiuto”
“Hermione, stai male, devo portarti in infermeria”
“È colpa tua se sto male!” lui mi regge, ma io ho solo parole pungenti
Non riesce a rispondermi.
Un’altra fortissima fitta, l’ultima cosa che sento sono le braccia di mio marito che mi avvolgono prudentemente, poi il vuoto davanti a me.
 
Continua…

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Capitolo 9
*** Terribili fatalità ***


Terribili fatalità
 
Sono confusa, ho forti fitte alla testa. Sono sveglia, ma non riesco ad aprire gli occhi, c’è una forte luce che me lo impedisce.
Sento una voce che mi rimbomba nella mente.
“Hermione”
È tutto sfocato davanti a me.
“Cara, mi senti?”
Finalmente metto a fuoco la figura che è al mio fianco.
“G-Ginny, dove sono?”
Provo ad alzarmi, ma mi gira la testa.
“Sei in infermeria. Ti ha portata Ron”
Quel nome mi fa sussultare.
Non capisco come possa essere riuscito ad ingannarmi. Mi ha fatto firmare delle semplici ferie, è stato lui ad approfittare della mia posizione per un suo ennesimo gesto vigliacco. Mi ha manipolata, stavolta non riesco davvero a perdonarlo.
Mia cognata prova a proseguire “Hermione, so quello che è successo”
La ascolto attentamente, è dispiaciuta per qualcosa che non ha commesso lei.
Cerca di attirare la mia attenzione, ma sembra stare male “Devo dirti una cosa. So che non è il momento” trovo la forza e mi metto a sedere sul letto “Non riesco a trovare le parole giuste. Mio fratello stava per svenire quando l’ha saputo” è sicuramente grave “Sei stata male, perché aspettavi un bambino, Hermione, eri di un paio di settimane. Ma lo stress degli ultimi giorni ti ha provocato un aborto spontaneo”
Credo mi stia mancando l’aria, persino il sangue nelle vene ha smesso di fluire.
“Hermione?”
Mi guardo intorno, spero di trovare una soluzione a tutto questo dolore. Non so cosa risponderle. Sto fluttuando in una dimensione parallela, questa non è la mia vita, non mi riconosco, persino le persone che ho intorno mi sembrano estranee.
Ginny comprende il mio bisogno di solitudine, mi stringe amorevolmente la mano e se ne va.
Non ce la faccio più, piego le ginocchia verso di me, stringendole al petto, e vi affondo il viso. Piango come non ho mai fatto nella mia vita, i capelli si sono sciolti sulle spalle e coprono questo spettacolo penoso.
Sarebbe stato davvero troppo presto per pensare ad un altro figlio, ma lui c’era, era reale e quell’idiota è riuscito a farmelo perdere.
 
Fermo i singhiozzi all’improvviso. Non ha senso rimanere qui a piangermi addosso. Mi alzo e un po’ barcollante mi avvio verso la porta.
Appena fuori trovo mio marito seduto su una sedia, ha il viso tra le mani. Mi fermo a guardarlo, poi mi siedo lentamente accanto a lui. A quel rumore si volta verso di me, io invece osservo la parete difronte. Vedo con la coda dell’occhio che abbassa lo sguardo sul pavimento.
Nessuno dei due sa cosa dire e nemmeno cosa fare.
L’ultima volta che ho guardato la fede che porto all’anulare è stato quando credevo che avrei perso l’uomo che amo, ora la osservo e sono certa di doverlo lasciare andare. La sfilo lentamente dal mio dito e gliela porgo.
Ron la guarda, poi alza il viso su di me, è spaventato, io invece sono rassegnata.
“N-non puoi farlo”
Metto a tacere la sua titubanza, gli prendo la mano, gli poso dentro l’anello e la richiudo. Tengo la sua mano fra le mie.
Mi fissa negli occhi. I nostri visi sono distanti pochi centimetri. Gli concedo un ultimo lento bacio bagnato dalle nostre lacrime. Sono la prima a staccarsi. Tengo gli occhi chiusi e li riapro lentamente.
Esce solo un sussurro dalla mia bocca, ma siamo talmente vicini che lui mi sente comunque “Ti amo, ma il destino ci è contro”
“È colpa mia”
Lo zittisco posandogli una mano sulle labbra “È colpa di entrambi” lo guardo negli occhi, probabilmente sarà l’ultima volta, quindi voglio godermi questo momento “Se tra noi fosse andato tutto bene, non saremmo arrivati a questo punto”
“Concediamoci un’altra possibilità”
Gli porgo un sorriso malinconico, è paradossale, ma in questo momento mi sembra di avere davanti il ragazzino di cui mi sono innamorata.
Mi alzo, ma lui mi prende per mano per evitare che mi allontani. Mi guarda dal basso rimanendo seduto “Anch'io ti amo, Hermione, non dimenticarlo”
Provo ad ignorarlo “Devo venire a prendere le mie cose a casa”
A quelle parole Ron capisce che è veramente finita “Te le porto io” un misto di rabbia e rassegnazione nella sua voce
“Meglio di no. Non voglio che tu ti imbatta in mio padre”
È il momento più triste della mia vita, non mi sarei mai aspettata un giorno di doverlo vivere.
“E Rose?”
Già, nostra figlia, lei resta sempre e solo una vittima in tutto questo, preferire strapparmi il cuore pur di non farle vivere una situazione simile, ma io davvero un’altra via d’uscita non la vedo.
“Potrai stare con lei tutto il tempo che desideri”
Ron si alza, mi prende la mano sinistra e prova a rimettermi la fede, ma io mi tiro indietro.
“Sei ancora mia moglie”
“Ancora per poco, non ha senso prolungare questa agonia”
“Hermione, io non voglio che finisca tra di noi. Torniamo a casa, è un momento, passerà, ma solo se lo affronteremo insieme”
Presto attenzione alle sue parole e inevitabilmente mi passa davanti agli occhi tutta la nostra vita.
“Tesoro” mi prende le mani avvicinandosi e provocandomi un nuovo sussulto, è un dolce contatto, ma esita persino lui a proseguire “Abbiamo passato periodi peggiori”
Lo so, perché tutto quello di cui sta parlando, lo sto rivivendo difronte a me come fosse un film.
“È giusto così, Ron. Sento che è la strada da prendere”
“Stavolta stai commettendo un errore. Hermione, per una volta ho ragione io. Devi solo avere il coraggio di ammetterlo”
Sfilo le mie mani dalle sue “Devo tornare al lavoro”
“Ma dove vuoi andare?! Devi riposare”
Mi sistemo i capelli in una coda alta e mi allaccio la giacca “Stasera vengo a prendere le mie cose, decidi tu se farti trovare in casa oppure no”
“Io non resto in quella casa senza di te”
“Vendila. Fai quello che vuoi”
Un ultimo sguardo, prima di scomparire dalla sua vista.
 
Continua…

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Capitolo 10
*** Indugi ***


Indugi
 
È orribile il tragitto dall’infermeria verso il mio ufficio: tutti mi rivolgono un silenzioso sguardo di diffidenza. Ho esagerato con il mio comportamento, sono stata impulsiva e per giunta in pubblico, ma vorrei vedere loro al mio posto come avrebbero reagito. Li fulmino tutti al mio passaggio, mantengo un portamento autoritario, non faccio trapelare alcun segno di debolezza, nonostante sia palesemente sfinita dentro e fuori. Probabilmente a quest’ora tutto il Ministero sarà al corrente che io e Ron siamo in crisi. Mi vedo già sulla prima pagina della Gazzetta del Profeta nell’edizione di domani.
 
|Il Ministro della Magia e il temerario Auror Ronald Weasley sembra che stiano calando il sipario sul loro matrimonio|
 
Che disastro!
Mi lascio cadere sulla mia poltrona. Non ho modo di evitare di farmi travolgere dagli eventi. Avevano ragione i miei genitori, non era il caso di tornare al lavoro, ma non potevo di certo prevedere tutto questo.
E non è nemmeno tutto, anzi forse è il minimo, perché il peggio è il dolore che devo vivere vedendo la mia famiglia distrutta.
Devo chiamare un avvocato e da quanto ho capito si prospetta anche la vendita della casa.
Per una donna che ha appena vissuto un aborto si chiede veramente troppo. Non mi ero nemmeno accorta di essere incinta, altrimenti mi sarei riguardata sicuramente di più. Ma ormai è tardi per questi pensieri, non ci posso più fare niente ed è meglio evitare di aggiungere ulteriore sofferenza a quella che già c’è. Sono sicura che un altro figlio non ci avrebbe tenuti uniti, forse avrebbe reso ancora più difficile il distacco.
 
Purtroppo per me la giornata tra i miei mille fascicoli passa velocemente e in un attimo cala la sera. Grazie al mio lavoro sono riuscita a distrarmi per qualche ora dai problemi, ma ora tutto ritorna prepotentemente nella mia mente. L’unica cosa che mi spinge ad uscire dal mio ufficio è il pensiero di riabbracciare Rose. Ma prima di concludere questa giornata infernale, ho annunciato a Ron che sarei passata a casa per recuperare i miei effetti personali.
 
È estate, quindi anche l’imbrunire assume caratteristiche piacevoli: l’aria è tiepida e in cielo, essendo sereno, cominciano timidamente a mostrarsi le prime stelle. La stessa scena di ieri sera, quando sono uscita da quella casa con l’intenzione di non rimetterci piede così presto.
Eppure sono qui, difronte alla soglia. Prendo le chiavi con mano tremante e le inserisco nella serratura. La chiave non gira, questo significa che è in casa e non ha ascoltato il mio sottile invito di non farsi trovare.
Mi tocca suonare. Attendo fino a che non mi sente. Quando apre la porta, mi guarda stupito.
“Ron, che c’è?”
“Niente” ha incantato lo sguardo su di me, ma poi ritorna presente e si scosta per lasciarmi lo spazio “Entra. Ti stavo aspettando”
È uscito dal Ministero prima del solito orario, ecco perché non l’ho visto. Forse aveva l’esplicito desiderio di rientrare in tempo per quando sarei arrivata.
Mi fa un certo effetto ritornare qui, dopo quello che è successo, ma cerco di essere forte ed uscire il prima possibile.
Mi avvio verso le scale, non faccio soste, ma la sua voce mi richiama indietro.
“Hermione, aspetta” una supplica implicita 
“Ron, ti prego, non ricominciare, perdiamo solo tempo e ritardiamo l’inevitabile”
Salgo le scale e mi avvio nella cameretta di Rose per prendere i suoi vestitini. Apro le ante dell’armadio e inizio quell’esodo.
Mio marito mi raggiunge quasi subito. Non lo degno di uno sguardo e proseguo nella mia attività. Non mi lascio distrarre, almeno fino a che non mi mette davanti agli occhi un oggetto, a quel punto mi blocco con una tutina a mezz’aria. Lo fisso, è un orecchino, ed arrivo alle mie conclusioni.
“Non è mio”
Appoggio l’indumento che avevo in mano sulla scrivania e proseguo con gli altri vestiti nella medesima azione.
“Lo so che non è tuo”
Mi guarda, forse spera di provocare in me qualche reazione, ma io non mi scompongo.
“E allora?! Sappiamo già di chi è. Nulla di nuovo, Ronald”
È pensieroso.
“Eppure è strano” scruta l’oggetto avvicinandolo agli occhi per analizzarlo meglio
Si inventerebbe qualsiasi cosa pur di farmi tornare con lui. Mi spazientisce, mi sento presa in giro per l’ennesima volta.
“È un orecchino! È semplicemente l’orecchino di una” mi blocco, non sono venuta per litigare ancora e non ne ho nemmeno voglia
Ron ignora questo mio sfogo e prosegue pacatamente.
“Sicura di non averlo mai visto?” attende una risposta che non arriva “Era vicino al mio comodino. Conoscendoti da sabato avrai pulito quella stanza almeno una decina di volte e non te ne sei accorta?”
Mi sta esasperando.
“No, Ron, credimi che se lo avessi trovato prima della camicia, non mi sarebbe passato inosservato” però inizia a lasciarmi qualche dubbio la sua osservazione “Devo averlo tirato fuori nel pulire, forse era nascosto da qualche parte”
“Sai, potrei rintracciare questa donna”
“Cosa vuoi fare??”
La sua considerazione mi pietrifica. Lui si accorge dopo di quello che gli è appena uscito dalla bocca e della mia conseguente reazione.
“No, ma che hai capito! Voglio chiederle spiegazioni” si affretta a correggersi
“Bene, allora, se ti sbrighi, sei fortunato e la trovi ancora libera”
Prendo in mano i vestiti scelti e mi avvio verso la camera da letto. Lui mi segue.
“Hermione, non sto scherzando”
“Neppure io, credimi” inizio a svuotare il mio armadio “L’ultima cosa che ho voglia di fare in questo momento è scherzare”
Mi sento osservata, mentre piego i miei vestiti sul letto.
“Anche se lasci qualcosa, giuro che non te lo vendo”
Cerca di allentare la tensione. Odio quando fa così, sminuisce ogni situazione.
“Dacci un taglio, Ronald!”
Si siede sul letto vicino a dove sto trafficando.
“Vuoi una mano?”
Lo ignoro e proseguo.
“Hermione, ti fermi un momento?”
“Prima finisco e prima me ne vado, così non ti disturbo”
“Ma secondo te mi disturbi??”
Mi ferma le mani, ma io non alzo gli occhi su di lui “Che vuoi ancora, Ron?” ora lo guardo “Non ho più la forza di discutere. Lasciami stare, ti prego” ora sono io a supplicarlo
“Ho intenzione di scoprire a chi appartiene questo orecchino” provo a divincolarmi, ma lui mi blocca “No, ascolta! C’è qualcosa che non mi quadra. Ti chiedo solo di aspettare a chiamare qualsiasi avvocato” mi lascia stupita la sua ingenuità, non troverà alcun fraintendimento, gli eventi sono molto chiari “Hermione, promettimelo. Se non vuoi tornare a casa lo capisco. Ma ho bisogno di certezze prima di distruggere il nostro matrimonio” è sincero, lo leggo nei suoi occhi “Per favore, se fallisco, non perdiamo nulla di più e potrai prendere la tua bacchetta e farmi quello che vuoi”
Attende con ansia una mia risposta. Scosto le mani dalle sue, lui guarda con disappunto quel gesto “Va bene, Ronald” anche io voglio salvare il nostro rapporto, non solo lui e se davvero c’è anche solo un piccolo spiraglio di luce, io non lo voglio cementare “Incluso il punto in cui posso colpirti con qualsiasi incantesimo”
“D-d’accordo”
Credo che temi più me che una lettera di divorzio e questo mi fa scappare un leggero sorriso di compiacimento.
 
Continua…

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Capitolo 11
*** Al centro dell'attenzione ***


Al centro dell’attenzione
 
Sento una piacevole pace interiore, come se tutti i miei problemi fossero spariti all’improvviso. Magari sto semplicemente svegliandomi da questo incubo e sarebbe cosa alquanto gradita.
Apro lentamente gli occhi. Guardo difronte a me e mi accorgo con sorpresa di non essere tornata dai miei.
Oh no! Ma che è successo ieri sera?!
Inizio ad agitarmi, ma una voce tenta di calmarmi.
“Hermione, tranquilla, ti sei solo addormentata”
È accanto a me. Occupa la sua parte del letto e mi osserva.
Mi scappa l’occhio sulla mia giacca accuratamente posata in fondo al letto e Ron se ne accorge.
“Te l’ho tolta io, altrimenti avresti sudato” si affretta a chiarire “Ma non abbiamo fatto nulla”
Ma come ho fatto ad addormentarmi su questo letto e sentirmi a mio agio?!
Finalmente mi decido a parlare.
“Tu non hai dormito?” indossa ancora i vestiti di ieri e la parte in cui di solito riposa è intonsa
“Certo! Ero stanco morto” mi sorride “Ma non qui”
“E dove?”
“Sul divano. Sono salito ora per vedere se dormivi ancora”
Mi lascia sbalordita questo suo gesto, sapeva che non avrei approvato di dormire al suo fianco “Grazie”
Un pensiero mi fa spaventare all’improvviso “Rose!”
“Non preoccuparti, è in buone mani. Ha chiamato ieri sera tua madre per avere notizie di te e le ho detto che eri crollata nel mondo dei sogni”
“Ha chiamato mia madre??” al solo pensiero di un dialogo tra lei e mio marito mi vengono i brividi “Mi dispiace, posso solo immaginare quante te ne avrà dette”
“In effetti non è stato il momento migliore della mia vita, ma ha ragione. Ha dannatamente ragione” leggo malinconia nei suoi occhi, ma tenta di nascondere quel suo stato d’animo, si alza con l’intenzione di cambiarsi e mi indica il comodino accanto a me “Prima di andare al lavoro, devi mangiare”
Mi volto e vedo che mi ha preparato di nuovo la colazione “Ron, lascia perdere il romanticismo, non è davvero il caso”
“In realtà il romanticismo non c’entra nulla, per lo meno non solo. Harry mi ha detto che ieri non hai mangiato niente ed io sono davvero preoccupato per te. Quindi vedi di sbrigarti, altrimenti facciamo tardi” è intento a prepararsi
Prendo il vassoio e lo appoggio sul letto difronte a me. Al centro spicca la mia fede. La prendo in mano e la poso sul palmo per contemplarla meglio “E questa? Non è il suo posto”
“Hai ragione, è il tuo dito, quindi rimettila”
Indugio, tanto sono certa di doverla presto ritogliere e stavolta per sempre. Quel pensiero mi fa attorcigliare lo stomaco.
Nota la mia insicurezza.
“Hermione, non sto scherzando, non voglio che nessuno pensi che non sei sposata e faccia qualche pensiero poco innocente su di te” si siede accanto a me “Perché tu sei ancora sposata con me” prende l’anello dalle mie mani e me lo infila
Anche tu lo eri quando mi hai tradita. Ma mi trattengo dal rivolgergli queste pungenti parole.
Mi fissa negli occhi, lo vedo che si trattiene a baciarmi. Probabilmente in condizioni normali questa atmosfera avrebbe favorito molto di più di un semplice bacio e lo sa bene anche lui perché si alza per allontanare la tentazione, rompendo la magia. Credo di essere diventata un po’ rossa in volto a causa di questi pensieri.
 
I miei vestiti e quelli di Rose sono stati accuratamente spostati su una sedia, pronti per essere portati via. Indugio a prenderli.
“Hermione, non sei costretta se non vuoi”
Riesce sempre a leggere le mie più intime incertezze, non so come faccia, ma non riesco ad avere segreti con lui.
“È solo che” non lo guardo negli occhi, ma lui mi è accanto e mi ascolta con attenzione “mi sembra di fare un altro passo verso la fine” quella parola mi provoca un sussulto di pianto
“Devi solo darmi tempo, ma una spiegazione la trovo. Non mi capacito che stia succedendo tutto questo proprio a noi” riflette, è davvero determinato “Io non posso nemmeno immaginarmi con un’altra” quella considerazione mi fa sorridere e mette a tacere un po’ i miei tormenti “quindi puoi ben immaginare la mia sorpresa quando ho ricordato”
Lo interrompo “Non ho voglia di vomitare, Ron, ti credo sulla parola” il solo pensiero che lui sia stato con un’altra in casa mia mi taglia il cuore a metà, quindi cerco almeno di evitare i dettagli
“Bè, comunque, mi sono sentito un verme”
Concordo con lui, lo è decisamente stato, ma esternare questa mia certezza lo affonderebbe negli abissi più profondi, quindi gli risparmio questa sensazione.
“Andiamo al lavoro, Ron”
Mi avvio verso le scale per chiudere la sgradevole conversazione, lasciando i vestiti al loro posto. Credo che questo mio ripensamento gli abbia fatto piacere, perché alle mie spalle sento un sospiro di sollievo.
 
Arriviamo al Ministero insieme, come eravamo soliti fare prima della nascita di Rose, e appena entrati ci viene consegnata una copia della Gazzetta del Profeta, fresca di stampa.
I miei timori erano fondati: l’articolo spicca in prima pagina con tanto di foto.
“Miseriaccia, Hermione, potevi andarci anche più piano con quello schiaffo” è seriamente offeso
Lo fulmino, non gradisco proprio quest’osservazione “Ringrazia il cielo che io non ti abbia Schiantato”
Non fiata. Riposo gli occhi sul giornale ed inizio a leggere ad alta voce, con la presenza di Ron alle spalle che mi segue con una lettura silenziosa.
 
|La Signora Hermione Granger Weasley, eminente Ministro della Magia, con un gesto plateale ha svelato a tutto il Mondo Magico l’imminente fine del suo matrimonio con Ronald Weasley, Auror che negli ultimi anni si è distinto per le sue notevoli doti magiche|
 
Ron mi interrompe “Bella questa parte!” non tarda ad arrivargli uno sguardo assassino “Scusa, prosegui”
 
|Chissà quale ragione ha spinto il nostro caro Ministro a mettere da parte la razionalità, per cui viene tanto ammirata, ed esternare in un impeto di impulsività i propri sentimenti. Forse qualche nuova fiamma all’orizzonte? Che l’affascinante Auror abbia fatto breccia nel cuore di un’altra donna? Si spera che questa situazione non la allontani dai suoi numerosi doveri.
Ci auguriamo di avere presto notizie a riguardo, con la speranza in un lieto fine, anche se al momento questa prospettiva sembra essere molto lontana|
 
Sono furiosa “Non ci credo!” chiudo il giornale con un gesto violento
Mio marito cerca di sedare gli animi “Hermione, sono solo pettegolezzi. Ignorali”
Non accenno a calmarmi, questo articolo ha messo in piazza tutti i fatti i miei, ma arrivo ad una triste consapevolezza “No, Ron, non sono pettegolezzi, è la verità. Magari fosse una bugia” lo guardo rassegnata “Strano che non siano venuti a sapere della gravidanza”
Mi risponde con logica “Non si possono divulgare notizie dall’infermeria senza l’autorizzazione dei diretti interessati”
“Come se a loro importasse qualcosa della nostra opinione”
Muovo qualche pesante passo, ma Ron mi richiama indietro.
“Dove vai?” non gli rispondo, ma mi blocco, tanto lo sa già “Non serve a niente andare a rimproverare qualcuno. Cosa vuoi fare, firmare le loro dimissioni?!”
“La tentazione c’è ed è anche grande” ho davvero il desiderio di far passare loro la voglia di immischiarsi nei fatti altrui
“Lascia perdere, non sono nemmeno lontanamente vicini alla verità. Quella la sappiamo solo io e te”
Una verità che mi spaventa a morte e che firmerà, volente o nolente, la nostra rottura
“A proposito di firme, Ronald, le ferie te le revoco” lo guardo grave a braccia conserte per sottolineare la serietà del mio discorso
“Per quale ragione?”
“Così la prossima volta, prima di ingannarmi e di approfittare di essere mio marito, ci pensi due volte”
Mi sorride “Tuo marito?”
Non riesco neanche io a pensarmi con qualcuno che non sia lui accanto.
 
Continua…
 
 

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Capitolo 12
*** Incontri indesiderati ***


Incontri indesiderati
 
Camminare per i corridoi del Ministero oggi è una missione suicida. Ormai non c’è mago o strega che non sia al corrente dei miei problemi coniugali.
Mi sento davvero una stupida, la situazione mi è sfuggita di mano; questa non sono io, cerco sempre di essere riservata, autorevole in linea con la mia posizione, ma ora questa situazione ha messo in discussione persino il mio ruolo; non è una buona cosa che il Ministro della Magia si guadagni la prima pagina sulla Gazzetta del Profeta per motivi così squallidi. Nonostante tutto non riesco proprio a pentirmi per lo schiaffo che gli ho tirato e comunque la figura l’ha fatta anche lui, non solo io, anzi forse di più, perché il giornale allude chiaramente ad una relazione extraconiugale. Provo nel vano intento di consolarmi con questi pensieri, ma è davvero difficile riscoprire quella sicurezza che mi contraddistingue anche nelle situazioni più difficili.
Hanno tutti uno sguardo compassionevole nei miei confronti, come se mi dovesse succedere una disgrazia da un momento all’altro e non sanno nemmeno che la disgrazia si è già consumata. Provo ad ignorarli e a comportarmi come di consueto, ma mi rendo conto di avere un aspetto orribile: il mio viso è sbattuto e pallido, avrei dovuto passare questi giorni a riposo per via della gravidanza, ma ormai la mia vita è diventata un caos, nulla va come dovrebbe.
Odio sentirmi compatita. Ma forse ho parlato troppo presto. Una voce mi chiama alle spalle.
“Ministro!”
Sento passi rapidi. A quel suono mi volto. Qualcuno mi corre incontro. È un collega di Ron.
“Gabriel, come posso aiutarti?” non sono proprio in vena di dialogo, ma devo comunque svolgere il mio lavoro come di consueto, se smetto anche di occupare la mente con gli affari del Ministero, rischio sul serio di impazzire
Ha la stessa aria con cui mi guardano tutti gli altri, ma se si è preso il disturbo di venirmi a parlare, un motivo ci sarà. Peccato non abbia il coraggio di proferire parola.
“Devi dirmi qualcosa?” provo ad incoraggiarlo “Su, forza, non ti tiro alcuno schiaffo” battuta che potevo benissimo risparmiarmi, ma tanto presumo che abbia letto la Gazzetta, ormai sarà diventato il mio segno distintivo
“Mi dispiace per quello che è successo”
È strano il suo comportamento, non siamo amici e nemmeno lui e mio marito lo sono.
“Per l’articolo?”
Mi sto spazientendo, è incerto su quello che deve comunicarmi.
“Ecco vede” mantiene una posizione di distacco “so che non sono affari miei” tanto ormai sono diventati fatti di tutti “ma volevo chiederle se quello che ho letto sul giornale riguarda veramente una questione di tradimento”
Cerco di mantenere un tono educato, ma la domanda mi ha molto infastidita “Perché me lo chiedi? Il Profeta non è stato abbastanza chiaro?”
Cerca di recuperare, probabilmente si è reso conto di essere stato invadente e sfacciato con questa domanda.
“Non è mia intenzione mancarle di rispetto, ma”
Lo interrompo “Senti, Gabriel, sarò sincera, già la conversazione mi mette a disagio, quindi se potessi usare toni informali te ne sarei grata”
“Va bene” acconsente alla mia richiesta “Hermione, non so se tu ne sia già al corrente, non voglio complicare ulteriormente la situazione dandoti questa informazione e non è nemmeno per voltare le spalle a Ron, ma sabato scorso l’ho visto in compagnia di una donna, stava passeggiando con lei e scherzavano tranquillamente”
Nulla di nuovo, ma Ron mi aveva detto di non essere totalmente in lui quella sera, che la sua volontà era stata annebbiata da qualcosa e con essa erano stati cancellati anche i suoi ricordi.
“E stava bene? Voglio dire, aveva l’aria di essere alterato?” mi rendo conto che questa domanda metta in discussione la parola di mio marito, ma avere una prospettiva esterna può aiutare a fare chiarezza
“Era in uno stato normale”
Non ha senso, non può essersi inventato la storia dei ricordi solo per farla franca. Non posso dubitare così tanto di lui, non arriverebbe mai fino a questo punto, su questo mi giocherei la bacchetta, ma Gabriel mi ha insinuato dei dubbi.
 
Nonostante la notizia che ho appena ricevuto, sono stranamente tranquilla, probabilmente non ho nemmeno più la forza di pensare a qualche suo subdolo piano per ingannarmi, anche se ultimamente non è così raro che capiti.
Mi dirigo verso l’ufficio di mio marito e busso.
La sua voce mi invita ad entrare ed io apro la porta.
“Hermione, cosa bussi a fare?!”
Appena mi vede si alza dalla scrivania e mi viene incontro con uno dei suoi soliti sorrisi.
“Andiamo a pranzo”
Questo turbinio di eventi mi ha fatto totalmente perdere la cognizione del tempo.
Sta per aprire la porta, ma la mia voce blocca la maniglia a metà strada.
“Sì, ma prima ti devo chiedere una cosa”
Ho un tono pacato, ma profondo e questo lo allarma.
“Che c’è?”
Vorrai dire cos’altro c’è.
Mi vergogno per quello che sto per chiedergli, vorrei tanto non farlo, ma almeno evitiamo altri fraintendimenti, che al momento non ci servono.
“Se io ti chiedessi” esito, non ci riesco, in questo momento mi sento più colpevole di lui
“Che cosa vuoi chiedermi?” mi guarda con aria interrogativa e ha ragione ad avere questa espressione, lo sto tenendo sulle spine con la mia incertezza
Non riesco a guardarlo negli occhi “T-ti posso chiedere di vedere i ricordi di sabato?”
L’ho preso letteralmente alla sprovvista, indugia a rispondermi.
“Hai detto che hai fatto un incantesimo per farli affiorare, giusto?”
Continua a guardarmi, ma il suo sguardo parla da sé, si sta arrabbiando a quella richiesta.
“So che sono incoerente. Ieri volevi mostrarmeli e mi sono rifiutata”
Finalmente si decide a reagire.
“Perché mai vorresti sottoporti ad una tortura simile?”
“Perché, se entrambi sappiamo cos’è successo, abbiamo una base comune da cui partire per avere delle spiegazioni”
Non gli sto mentendo. Anche se so che sarà peggio della morte, è essenziale che io lo faccia.
“Non ti fidi, vero?” è normale che arrivi ad una tale conclusione e forse ha ragione
“Come?” mi vergogno sempre di più della mia richiesta
“Hermione, è chiaro che hai dei dubbi. Li vuoi condividere con me?”
Ora mi tocca raccontargli dell’incontro che ho appena avuto.
“Ron, premetto che non dubito di te”
Ma se l’ho fatto dall’inizio. Ora sono io a mentirgli, solo che faccio fatica persino ad ammetterlo.
“E di chi allora?” sento rabbia e rimprovero nella sua voce
Prendo un respiro “Gabriel”
A quel nome si agita “Che c’entra con noi?”
“Ti ha visto sabato con quella donna e ha detto che gli sei sembrato in ottima forma”
“Quindi ti avrei tradita perché mi andava di farlo, giusto?” sta alzando la voce
“Ron, ti prego, calmati” cerco di avvicinarmi a lui, ma si scosta con disappunto “Non sto dicendo questo, magari non ricordi quel dettaglio”
Queste mie parole lo fanno infuriare.
“Come faccio a calmarmi se ti fidi più di un estraneo che di tuo marito?!” inizia a gesticolare dall’agitazione “Hermione, quello non è un dettaglio! Per quale altra ragione allora non avrei ricordato quello che era successo?!”
“Ron, mi stai spaventando” non aveva mai alzato la voce in questo modo rivolgendosi a me, lo guardo sconcertata
“Tranquilla, tolgo il disturbo, così non ti spavento più”
Apre la porta, ma io trovo il coraggio di riprendermi e di richiuderla, facendo pressione contro la sua forza.
“Ronald! Finiscila di comportarti come un bambino”
Abbassa finalmente la voce, ma è affannato dall’ira.
“Stasera pensavo di cercare quella donna” fa una pausa “Vuoi venire con me?”
Mi prende alla sprovvista. Prova a spiegarmi il motivo di questa richiesta.
“Così avremo tutte le risposte che stiamo cercando”
“E cosa ti fa pensare che la voglia incontrare??”
“È peggio che vedere quello che ho fatto con lei??”
Non andiamo più d’accordo, non riusciamo a costruire un dialogo civile, non siamo in grado di comprendere le nostre ragioni. Qualcuno o qualcosa ha tirato il freno sul nostro rapporto e noi non riusciamo più a farlo ripartire.
“Basta, Ron, sono sfinita. Non riesco più a sostenere questa situazione. Non mi importa più sapere per quale ragione mi hai tradita. Lo hai fatto e questo non lo smentisci nemmeno tu. Scusami, ma non posso più mantenere la promessa che ti ho fatto”
“Il tempo a mia disposizione è già terminato? Vuoi divorziare?”
“Sì” la mia risposta è decisa, non indugio nemmeno un momento e questa mia prontezza lo lascia senza fiato, non se lo aspettava
“E il pensiero di perdonarmi non ti sfiora più, vero?”
“Ron, non è più questa la questione”
Si offende per questa mia considerazione.
“Quindi deduco tu non sia mai stata felice con me!” mi fissa negli occhi per avere la risposta “Hermione, mandami tutti i documenti che vuoi, ma non riuscirai mai a farmi firmare il nostro divorzio. Il tempo lo impiego per salvarlo. Io, ma non tu a quanto pare. Sembra tu abbia una gran voglia di liberarti di me”
Cerco di mantenere la calma, ma queste insinuazioni sono sconvolgenti per me.
“Sei ingiusto, Ronald, ora fai passare me per la cattiva, quando io sto solo subendo. Perché mai vorrei liberarmi di te, quando avrei trascorso il resto della mia vita al tuo fianco?? Sarei stata persino felice di avere un altro figlio, nonostante Rose sia ancora molto piccola, perché era il nostro bambino. Quindi se non sai più cosa dire, taci che è molto meglio”
Apre la porta nuovamente.
“E adesso dove vai?”
Mi risponde con ovvietà “Trovo la donna con cui ti ho tradita. È lei l’artefice di tutto questo e dovrà rispondere alle mie domande. Ha manipolato la mia mente ed io scoprirò il motivo. Mi sta facendo credere di averti tradita, ma troppe cose non tornano, i ricordi non corrispondono alla realtà”
“Credi abbia simulato tutto??”
Non mi risponde.
“Ron, non puoi assentarti dal lavoro”
“Licenziami, fa come ti pare. Ma senza te e Rose io non ci sto. Quindi non torno finché non l’ho trovata”
Mi sta spaventando la sua determinazione, pur di conoscere la verità andrebbe contro tutto e tutti.
Prima di richiudere la porta, si riaffaccia dentro l’ufficio.
“E per la cronaca, anche io volevo quel bambino”
Stavolta se ne va davvero.
Esito un attimo, ma poi gli corro dietro. Faccio appena in tempo a sfiorargli il braccio prima che si smaterializzi.
 
Continua…
 

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Capitolo 13
*** Oscuri sospetti ***


Oscuri sospetti
 
Compariamo in un luogo a me sconosciuto. È cupo, nonostante sia pieno giorno. Ho solo voglia di andarmene.
Nuvoloni neri minacciano un temporale. Infatti un tuono non tarda a farsi sentire e rompe il silenzio tra me e Ron: finalmente il cielo inizia ad assecondare il mio stato d’animo, così inizio davvero a sentirmi meno sola. Alzo gli occhi verso quella tormenta. Sento qualche goccia di pioggia tra i capelli e sul viso, questa sensazione di bagnato porta le mie palpebre a chiudersi, ma cerco di trattenere le lacrime, anche se vengono inesorabilmente stimolate dal clima.
Un contatto mi fa sussultare e riscuotere dai pensieri. Mio marito ha appoggiato la sua giaccia sulle mie spalle.
“Ron, che fai?” la mia voce è un sussurro, la domanda è scontata
“Tesoro, sta piovendo. Così non ti bagni”
Lo guardo con tenerezza per quel suo inaspettato gesto. Mi tolgo la giaccia sorridendo e gliela porgo “Piove anche per te, non solo per me” mi guarda con rassegnazione “Ron, apprezzo, ma rimettila” finalmente segue il mio consiglio
Torno seria e mi concentro sul motivo che ci ha portati qui.
“Allora, dove si trova?”
Indica un locale lontano qualche metro da noi.
“Ci vieni spesso da queste parti?”
Dall’aspetto non deve essere propriamente un posto frequentato da uomini sposati.
“Veramente no. Era la prima volta che io ed Harry venivamo”
Forse era meglio se non ci mettevano proprio piede.
“Ron, perché quella sera non sei andato via con Harry, invece di rimanere lì dentro da solo?” è una domanda che mi porto dentro da un po’ e non sono mai riuscita a trovare una spiegazione; se fosse uscito, tutto questo non sarebbe mai successo
Indugia a rispondere, probabilmente è una delle cose di cui si pente.
“Non lo so, ma sono stato uno stupido”
 
Entriamo. All’interno è anche peggio. C’è un muro di fumo davanti a me e mi vieni immediatamente da tossire. Mio marito invece sembra non farci caso.
“Da quando fumi, Ron?”
Si sorprende dalla mia domanda “Io non fumo”
“E allora perché non ti dà fastidio quest’aria?” è qualche giorno che faccio fatica a riconoscerlo
Ignora la mia domanda e guarda di fronte a sé “È lei”
Anche io guardo nella sua stessa direzione e la vedo, i miei occhi si sono gradualmente abituati a quella nebbia: è davvero molto bella ed anche più giovane di me, ha lunghi capelli biondi raccolti in una treccia appoggiata sul decolté, accentuato da un’ampia scollatura, una corta gonna aderente copre le sue esili gambe fino al ginocchio e tacchi vertiginosi le calzano i piedi; è seduta su un divanetto e sta sorseggiando un drink.
Come donna mi sento davvero umiliata. Ron nota la mia frustrazione.
“Sei molto più bella, amore”
Bel tentativo il suo di tirarmi su di morale, ma sabato non gli è dispiaciuta poi così tanto. Mio marito si meriterebbe un altro bello schiaffo, ma non voglio dare spettacolo anche lì.
Lo ignoro e mi avvio nella direzione di quella ragazza. Un braccio mi impedisce di proseguire.
“No, ferma! Che vuoi fare?”
Sono già alterata, quindi non gradisco molto quel contatto.
“Ron, fai viaggiare l’immaginazione. Di certo non voglio prendere con lei un caffè” in questo momento non riesco a guardarlo senza un pizzico di disgusto “Hai paura che le faccia del male?”
Si affretta a rispondermi “Per te, non per lei”
Tira fuori dalla tasca quell’orecchino e me lo porge. Lo guardo con ribrezzo ed esito a prenderlo, ma alla fine cedo.
“Hermione, sei sicura? Forse è meglio se le parli io”
Scosto il suo braccio davanti a me, il quale mi impediva ulteriori passi “Aspettami qui”
Mi allontano con grinta, forse l’ultimo grammo che mi è rimasto.
 
C’è d’aver paura anche solo a camminare qui dentro, figuriamoci a sedersi comodamente e prendersi da bere. È peggio dei sotterranei di Hogwarts. D’impulso mi accerto della presenza della bacchetta sotto i vestiti e il suo contatto mi tranquillizza un po’. Tanto so che Ron mi sta tenendo d’occhio, quindi sono certa che non possa succedermi nulla.
In un attimo mi trovo davanti a lei. Quando si degna a rivolgermi lo sguardo, le porgo l’orecchino. Il miglior modo per annunciarmi, a mio parere.
“Credo che questo sia tuo”
Lei mi guarda con aria interrogativa dal basso verso l’alto “Ci conosciamo?”
Non è una strega, altrimenti avrebbe dovuto riconoscermi.
“Indirettamente”
Prende l’oggetto dalle mie mani ed io mi siedo difronte a lei.
Ho talmente tante domande per la testa che non so da dove iniziare.
“Credo che sabato tu abbia conosciuto mio marito”
Cerca di far affiorare i ricordi. Ha un’aria menefreghista e sfrontata, per lei è un gioco, ma per me no.
“Sei il Ministro della Magia, vero?”
La sua domanda mi prende alla sprovvista. Non le rispondo, tanto la risposta la conosce già.
“Se tu marito è quello laggiù” lo indica con un cenno del capo, anche io mi volto a guardarlo e intravedo, sempre per via del fumo, che sta parlando con qualcuno “allora sì, lo conosco”
Già a quella certezza, il mio cuore perde un battito.
C’è un dubbio che mi balena nella testa da un po’, ma ho paura di una conferma.
“Ti ha cercata lui o sei stata tu ad avvicinarti?”
“Se hai trovato l’orecchino significa che sai già tutto. Allora mi spieghi che ti importa di chi è stato a fare il primo passo?”
Ho una gran voglia di prenderla per i capelli in questo momento.
“Rispondi semplicemente alle domande” le parlo tra i denti
La sua tranquillità mi dà sui nervi “Bè, dunque,” si sforza a ricordare, come se fosse una cosa naturale “ricordo che è entrato con un altro tizio. Poi è rimasto solo, così mi sono avvicinata a lui e gli ho offerto da bere. Lui ha accettato di buon grado”
Impossibile, mi sta mentendo sicuramente.
“E non ti sei accorta che era sposato??” alzo la voce dalla rabbia
“Veramente no. E come avrei potuto? Non portava la fede”
Come non portava la fede!
Prosegue, ma io non l’ascolto più.
Faceva tante storie a me per la fede e poi lui entra in questo inferno di posto e la toglie?
Mi alzo senza nemmeno più guardarla e mi avvio verso l’uscita.
 
Ogni minuto che passa, mi rendo conto di non averlo mai conosciuto. Avevo un’immagine distorta di lui ed ora quella rappresentazione angelica che la mia mente aveva creato si sta sporcando tutto ad un tratto di menzogne e di squallore. Ci frequentiamo da una vita, ma non sono mai riuscita a vedere oltre quello che c’era difronte a me. Sono estremamente delusa, più da me che da lui, mi sono lasciata ingannare come una stupida. Ora però basta farmi prendere in giro, non credo proprio di meritarlo. Voglio chiudere con questa storia e riprendere in mano la mia vita, che ho troppo accantonato ultimamente. Non mi lascerò più fuorviare dalle sue parole o dall’amore che provo per lui, quello non svanisce in un batter di ciglia.
Arrivo difronte a lui, ma non lo guardo negli occhi, tengo lo sguardo basso.
“Hermione?”
Non gli rispondo e mi avvio verso la porta.
Ron mi piomba alle spalle. Non capisce la mia reazione. E come potrebbe, se non gli ho proferito parola.
Scendono lacrime amare dai miei occhi. Cerca un contatto visivo, ma io non riesco proprio in questo momento.
“Hermione, che ti ha detto?” c’è preoccupazione nella sua voce
Intuisce qualcosa, ma non è del tutto certo.
“Qualsiasi cosa ti abbia detto, è una bugia”
Cerco di proseguire il mio cammino, ma lui me lo impedisce, prendendomi per le spalle.
“So la verità. Ho parlato con”
Lo interrompo “Voglio vedere quei dannati ricordi, Ronald. Subito!” lo guardo dritto negli occhi
“Ma sono quasi sicuro siano falsi. La verità è un’altra”
“Non mi importa. Sono l’unica certezza che ho!”
Sono furiosa e quella mia reazione, per lui inaspettata, lo zittisce, forse pensava non ci fosse più nulla da sapere su questa storia. E invece più il tempo passa, più scopro dettagli inquietanti.
Si rassegna dal convincermi, apre la porta e mi invita a passare.
Appena fuori tenta di prendermi la mano, ma io la tiro indietro.
“Come pensi di tornare al Ministero?!”
Riprova, con più attenzione, nel tuo intento ed un attimo dopo scompariamo.
 
Siamo davanti al pensatoio.
Ron non dice una parola. È estremamente serio. Estrae la bacchetta e la posa sulla sua tempia. Lentamente vengono alla luce i suoi ricordi. In questa stanza così buia, risplendono, fluttuando nell’aria. Mio marito lì getta nel pensatoio e mi rivolge uno sguardo.
“Prego, accomodati”
Ha un tono deluso, come se il nostro rapporto dipendesse dal gesto che sto per compiere.
Ho davvero paura di quello a cui dovrò assistere, ma arrivati a questo punto, non posso più tornare indietro.
Anche io lo guardo prima dell’estremo gesto, probabilmente dopo lo vedrò sotto un’altra luce, sicuramente molto più cupa e inquietante.
Non indugio più, chiudo gli occhi e mi immergo.
 
Una scena prende forma intorno a me.
Sono sull’ Hogwarts Express. Davanti a me tre ragazzini seduti in uno dei numerosi vagoni.
“Per tutte le cavallette, tu sei Harry Potter! Io sono Hermione Granger. E tu sei?”  ha un’aria spocchiosa la ragazza
“Ron Weasley” il ragazzo ha un’aria impacciata
“Piacere” gli concede solo un repentino sguardo, prima di avviarsi verso l'uscita
 
La scena intorno a me cambia.
Ora mi trovo ad Hogwarts invece, nella Sala Comune dei Grifondoro.
Due adolescenti mi sfilano davanti.
“Dai, non ti chiedo tutto”
“No, Ron”
“Dai, ti prego” la sta supplicando, è davvero disperato
“Ti scriverò l’introduzione, nient’altro”
“Hermione, sei la persona più grande che io conosca e se sarò di nuovo sgarbato”
“Saprai che sei tornato in te” un sorrisetto sul viso della ragazza
 
Di nuovo l’ambientazione cambia.
Mi trovo in un grande giardino. È addobbato ovunque di rose bianche. Un grande altare difronte a me, sovrastato da un arco floreale.
Due sposi si stanno scambiando le promesse.
“Hermione, ti prometto di esserti sempre fedele, nella buona e nella cattiva sorte, di onorarti ogni giorno della mia vita. Ti proteggerò da qualsiasi pericolo, perché sei la cosa più bella e preziosa che io abbia. Non so ancora come abbia fatto a meritarti, ma se tu mi sei accanto riscopro una forza che non credevo nemmeno di avere”
 
Un’altra scena intorno a me.
Sono al San Mungo. Uno strillo invade l’atmosfera. Poi un pianto di neonato.
Mi avvicino a quel dolce rumore e davanti a me una felice famiglia. La nascita della nostra piccola Rose.
“Ron, ti assomiglia tantissimo”
Lacrime di gioia scorrono sulle guance di entrambi i neogenitori.
“Ti sbagli, è bellissima come te”

 
In un attimo ritorno alla realtà, il mio viso è rigato da rivoli di sale. Mi fermo a guardare il pensatoio e a riflettere su quello che ho appena rivissuto.
La sua voce rompe il silenzio.
“Questi saranno gli unici ricordi che ti farò vedere, Hermione. E sono anche i ricordi più sinceri che io abbia, perché sono la nostra vita, tutto quello che abbiamo vissuto insieme”
Mi volto verso di lui.
Prosegue “Erano oneste le promesse che ti ho rivolto al nostro matrimonio, non le infrangerei per nulla al mondo di mia spontanea volontà”
Rimango senza parole, ho la gola secca.
Mi prende la mano sinistra, un gesto che aveva già compiuto quel giorno che ci ha uniti per sempre “Ma ora ho bisogno che tu mi creda”
Guardo il suo gesto, non riesco a fissarlo negli occhi. Una lacrima si stacca dalle mie guance.
“R-Ron ti sei tolto la fede, prima di”
Non riesco nemmeno a finire la frase, che lui si affretta a smentire “Non ho mai fatto nulla di simile in tutta la mia vita. Da quando mi hai infilato questo anello, io non l’ho più tolto”
Fa una pausa per scrutare le mie reazioni.
“So la verità”
Lo fisso in attesa di scoprirla.
“Non è solita frequentare quel posto. Ha seguito me ed Harry quella sera e ha aspettato che rimanessi solo”
“Perché dovrebbe avercela con te?”
“Non ero io l’obiettivo, ma tu. O meglio, il Ministro”
Non mi aspettavo di certo una rivelazione simile.
 
Continua…

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Capitolo 14
*** Un attacco inaspettato ***


Un attacco inaspettato
 
È una sorpresa per me udire le parole che sono appena uscite dalla bocca di mio marito. Se fosse vero, potrebbe esserci la possibilità che Ron sia solo una vittima e che in realtà non abbia fatto nulla di sconveniente. Resta comunque il fatto che, se qualcuno minaccia la mia persona, mette in serio pericolo non solo me e la mia famiglia, ma il Ministero e con esso tutto il Mondo Magico.
A questi pensieri inizio inevitabilmente ad agitarmi.
“Ron, devo immediatamente indire un’assembla straordinaria! Dobbiamo assolutamente mettere tutti in allerta di un pericolo imminente” mi sto spaventando alla sola idea di una simile eventualità “Rose!” la mia bambina potrebbe essere in pericolo “Devo andare da lei”
Sto per avviarmi verso la porta della stanza, quando amorevoli mani mi trattengono per le braccia.
“Ehy, tesoro, calmati” ha una voce dolce e pacata “Non sappiamo ancora nulla con certezza, ma non credo che nostra figlia sia in pericolo”
Non accenno a placare la mia ansia “Se ha usato te per farmi del male, significa che non indugerà a colpirmi con altri meschini piani. Vuole indebolirmi, Ron, e non credo si fermerà tanto facilmente. Io non ci credo, per colpa sua ho perso il nostro bambino” mi porto le mani sul viso per contenere tutto il dolore che mi sta scoppiando nel cuore
Mi abbraccia all’improvviso. Soffoco il pianto contro il suo petto “Ron, mi dispiace di aver dubitato di te” gli parlo tra i singhiozzi
“Sshh, amore mio, tranquilla” mi scosta le mani dal viso per potermi guardare negli occhi, mi asciuga le lacrime “Innanzitutto, non sono sicuro che lei non sia riuscita ad annullarmi la volontà e mi abbia portato a mancarti di rispetto, ma questa sarà sicuramente la prima spiegazione che dovrà darmi, appena avrà la disgrazia di avermi di nuovo davanti a lei. Secondo, nessuno oserà mai fare del male alla mia bambina, hai capito?”
Gli faccio un leggero cenno di assenso con il capo.
“Hermione, la cosa migliore che tu possa fare in questo momento è riprendere il tuo posto con determinazione e lucidità. Non sappiamo chi sia o cosa sia in grado di fare, ma quel che è certo è che il Ministro debba essere pronto al peggio” mi fissa con un grande coraggio “Andrà tutto bene”
“Ron, ho pau” ma lui non mi fa nemmeno finire di parlare
“Miseriaccia, Hermione! Se hai paura tu, significa che non c’è davvero più speranza. E non è così, giusto?!” si sforza di mostrare serenità, mi sorride
“Ron, io non te l’ho detto, ma prima che succedesse tutto questo, ho avuto una specie di presentimento” sto davvero male ripensando a quelle sensazioni “Temo che possa succedere qualcosa alla mia famiglia, a te o a Rose”
“Non ci accadrà nulla”
Mi dà un bacio sulla fronte prima di avviarsi verso la porta.
“Dove vai?” lo blocco per un braccio “Resta qui con me, ti prego, troviamo una soluzione insieme”
Che sia davvero arrivato il momento tanto temuto? Quello che ci allontanerà per sempre?
“Tesoro, tranquilla, fidati di me. Torno presto” mi dà un bacio sulla mano con cui ho tentato di fermarlo
“Ron”
Mi regala un ultimo sorriso prima di scomparire dalla mia vista.
 
Non so che cosa fare. Mio marito è andato via da più di un’ora. Vorrei tanto parlarne con Harry, ma ho paura di allarmarlo inutilmente. Ron mi ha raccomandato di rimanere qui, ma di non dare alcun tipo di allarme. Ma come faccio se il cuore mi sta esplodendo dall’ansia, non riesco ad essere lucida come mi ha chiesto, sto rischiando di perdere la mia famiglia, non sono in grado di mantenere la calma. Se ci attaccano, non so come fare per difendere tutti, sono impreparata. Per una volta il terrore mi paralizza e sono indifesa davanti a quello che potrebbe succedere.
Qualcuno bussa alla mia porta e per poco non fa cedere questo mio instabile cuore.
“Hermione”
Harry entra con in braccio Rose.
Le corro incontro e la prendo in braccio, stringendola al mio petto, sotto lo sguardo indagatore di mio cognato.
“Mi spieghi, per favore, perché Ron è piombato nel mio ufficio, lasciandomi la bambina e scomparendo subito dopo?”
“È andato ancora via?”
Non mi risponde, ma si sta preoccupando.
“Va tutto bene, Harry” ma non riesco a mentirgli “No, per la verità, niente va bene”
“Hermione, calmati e raccontami”
A dispetto delle raccomandazioni di Ron, gli dico tutto quello che è successo.
Harry rimane sbalordito dal mio racconto ed inizia anche lui ad allarmarsi.
“È necessario fare qualcosa, non possiamo farci trovare impreparati”
“Sì, lo so, ma Ron mi ha chiesto di aspettare almeno fino al suo ritorno. Non so cosa abbia intenzione di fare”
 
Una strana concitazione interrompe il nostro discorso. Mi avvio verso la fonte di quel rumore, ma Harry mi ferma.
“No, aspetta! Resta qui con Rose”
“Non posso rimanere nascosta”
Passo davanti ad Harry ed esco, senza nemmeno degnarlo di uno sguardo.
Purtroppo la scena che si apre davanti a me è inconcepibile.
“Ron!”
Qualcuno lo sta portando verso l’infermeria. È svenuto e ferito.
“Che cosa è successo?”
“Lo abbiamo trovato all’ingresso”
Deve essere stata lei e Ron ci ha protetti. Ci sono troppe coincidenze. Tutte le mie più intime paure si stanno avverando. Ed ora cosa faccio?
“Hermione?”
Mio cognato mi chiama alle spalle.
Gli rispondo senza neppure guardarlo “Harry, metti sotto sorveglianza ogni angolo del Ministero” ho un tono falsamente autoritario, ma ora quello non è il mio posto
Non aspetto neppure la risposta e mi avvio insieme a mia figlia verso l’infermeria.
 
Aspetto davanti a quella stanza per almeno due ore. Non mi hanno nemmeno permesso di avvicinarmi a lui.
Rose si è addormentata e svegliata più volte tra le mie braccia, il suo sonno non è sereno. La cullo per farla sentire a suo agio. La presenza della mia piccola mi infonde un po’ di coraggio, ma pensieri poco felici attraversano la mia mente, pensieri che ho persino il timore di esternare a qualcuno da tanto che mi spaventano. Ron non si deve neppure permettere di prendere in considerazione l’idea di lasciarci da sole.
Sono sfinita ed anche i miei occhi lentamente si chiudono, ma non faccio in tempo ad addormentarmi, che qualcuno mi viene a chiamare.
“Ministro, se lo desidera, può vedere suo marito”
Mi alzo di scatto e a quel movimento anche Rose si sveglia.
Entriamo nella sua stanza. Mi ritrovo un po’ troppo spesso qui dentro ultimamente.
Lui sta dormendo serenamente, ma ha una gamba fasciata. Mi siedo accanto a lui, stando attenta a non fargli male.
Sto rischiando di perderlo davvero stavolta ed io, nonostante tutte le mie sensazioni, non sono riuscita a salvarlo.
Inevitabilmente chiudo gli occhi e stringo forte a me Rose, con la speranza di riaprire gli occhi altrove, purché insieme alla mia famiglia.
“Hermione”
Una voce, la sua voce.
Riapro gli occhi, con il desiderio di non aver sognato.
“Ron”
Mi guarda confuso, ma è vivo.
“State bene?”
Credo gli sia venuto in mente quello che è successo, perché prova ad alzarsi, immediatamente il suo sguardo si fa cupo ed inizia a scrutarci.
“Tesoro, tranquillo, devi riposare. Non ti sforzare”
“Mi dispiace, mi ha preso alla sprovvista e”
“Ron, finiscila. Ci hai salvati tutti” gli prendo la mano per colmare questi inutili dubbi “Ora devi solo pensare a riprenderti, perché noi abbiamo bisogno di te”
 “Non so dove sia. Potrebbe ritornare”
È agitato e non so come calmarlo.
“Ci sta pensando Harry. Nessuno entra ed esce dal Ministero senza essere controllato”
“Hermione, promettimi che non la cercherai”
Mi sta supplicando di non cacciarmi nei guai, ma questa è una promessa che non riesco proprio a fargli, perché, anche se quella squilibrata lo ha incastrato per ferire me e farmi trovare impreparata ad un eventuale attacco, ci sono ancora alcune domande a cui non riesco a dare una risposta: ho bisogno di sapere realmente cosa è successo sabato, con o senza la volontà di mio marito.
A malincuore mi alzo.
“Rose, saluta il papà” accentuo l’ultima parola, per dare almeno una gioia a Ron, ma la piccola non emette alcun suono “Ti giuro che l’altra sera lo ha detto”
Lui non si offende, anzi ci accenna un sorriso sofferente “Ti credo, ma ora è stanca. E anche tu lo sei”
“Ti aspettiamo a casa, Ron”
“A casa? Ritorni?” un’espressione di stupore e felicità sul volto
“Certo che ritorno” mi avvio verso la porta, ma gli concedo un’ultima battuta “Pare proprio che tu alla fine ci sia riuscito a guadagnarti un po’ di riposo. Ne avrai almeno per un mese con quella gamba”
Mi sorrise “Sto a casa con la mia piccola. Non trovo giusto che te la sia goduta solo tu in questi mesi” è fintamente offeso
“E immagino che lei curerà te”
“Solo quando sarò vecchio, per il momento facciamo il contrario. Vero, cucciola?”
Rose gli sorride.
 
Mi è mancata la nostra spensieratezza. Spero davvero che quella donna non trovi il modo di distruggerla per sempre.
 
Continua…

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Capitolo 15
*** L'ora della verità ***


L’ora della verità
 
È trascorsa una settimana da quel terribile giorno.
Quella donna non ha più dato segni di vita; nonostante ciò, io mi sono personalmente interessata a non abbassare le difese al Ministero. Non riesco proprio a dimenticare quello che è successo e i miei propositi di scoprire la verità.
Ron è tornato a casa e finalmente anche io e Rose. Ritroviamo più o meno la nostra normalità: mio marito resta tutto il giorno a casa con la bambina, mentre io torno sempre a casa tardi dal lavoro; i ruoli si sono invertiti, peccato che al mio ritorno debba sbrigare tutte le faccende domestiche, con la scusa delle stampelle trascorre tutto il giorno a coccolare sua figlia e non muove un dito in casa. Sebbene io ritorni dal Ministero stanca morta, ritrovare la mia famiglia è la migliore cura ai miei mali.
 
Sono le dieci di sera e finalmente arriva per me il momento più atteso della lunga giornata. Mi butto a peso morto sul letto ed immediatamente le mie palpebre si chiudo. Una sensazione di sollievo mi invade.
Peccato che mio marito non tardi a rivendicare le dovute attenzioni per sé. Sento piccoli baci lungo il collo.
“Ron, ti prego, sono sfinita” gli rispondo senza nemmeno aprire gli occhi
Si blocca, ma replica offeso “Mi sembrava d’aver capito che volessi un altro figlio”
“Sì, ma possiamo pensarci un altro giorno? Stasera non riesco nemmeno a tenere gli occhi aperti” cerco di cavarmela con poche semplici parole
“Non è mai sera per te, Hermione” sento il peso del suo corpo ritornare dall’altra parte del letto, sospira deluso
Apro gli occhi, sono un po’ alterata per la sua reazione così infantile “Bè, se tu mi aiutassi un po’ di più, troverei le forze per fare tutto”
Mi volto verso di lui, tirandomi su con il gomito, ma inavvertitamente gli tiro un calcio proprio alla gamba ferita.
“Ahia, Hermione!”
Devo avergli inferto un dolore lancinante, perché si porta le mani sul viso per contenerlo.
Prendo paura dalla sua reazione e anche io mi alzo di scatto sulle ginocchia portandomi le mani sulla bocca.
“Oddio, non volevo! Scusa, mi dispiace tantissimo!”
Non reagisce, sembra non stia nemmeno respirando.
“Ron! E dai, non spaventarmi”
Mi avvicino al suo viso, con l’intenzione di scostargli le mani, ma sente il mio respiro affannato per la paura avvicinarsi e in un attimo mi ritrovo catapultata sul letto sovrastata da lui.
“Sei uno stupido!” gli tiro un paio di pugni sul petto per fargli capire quanto sia poco divertente lo scherzo che mi ha appena fatto
Ma lui ignora il mio sfogo e si avvicina per baciarmi “Ora però sei sveglia”
Mi lascia senza fiato con un dolce e profondo bacio, che mi trasporta subito altrove.
Sta scendendo giù per il collo con lenti baci, ma stavolta è il pianto di nostra figlia a bloccarlo. Si stacca con un sospiro. Si alza, prendendo una stampella, anche se ormai cammina molto meglio, e prima di allontanarsi mi rivolge un avvertimento “Hermione, non osare addormentarti. Torno subito”
Gli sorrido, ma non sono così sicura che riuscirò a resistere alle invitanti braccia di Morfeo.
 
Dopo circa un quarto d’ora, mio marito ritorna con in braccio la bambina: si è addormentata stringendo con la manina la maglia di Ron.
“Hermione, abbiamo un problema. Sembra che Rose non voglia un fratellino”
Sorrido a questa dolcissima scena.
Si siede sul letto al mio fianco. Do un leggero bacio sulla testa della mia piccola e mi appoggio alla spalla di Ron per ammirarla meglio. Lui mi guarda rassegnato alla piega che la serata ha preso.
“È così piccola” divento triste “Non voglio che le capiti nulla”
Ron non capisce questa mia considerazione. Mi accorgo tardi di aver esternato pensieri poco felici “Ma so che ci sarai sempre tu a proteggerla”
“Perché tu dove sarai, Hermione?”
La mia frase gli ha provocato un sospetto “Qui accanto a voi. E dove dovrei essere, secondo te?” gli do un bacio sulla guancia con un sorriso
 
Mi sveglio all’alba, il sonno è stato particolarmente agitato. Quando mi volto dall’altra parte del letto, trovo Ron e Rose ancora abbracciati che riposano serenamente.
Mi alzo lentamente per non svegliarli ed inizio a prepararmi. Ho intenzione di trovare quella donna per avere delle spiegazioni, ma non posso dirlo a mio marito, altrimenti farebbe follie pur di fermarmi.
Purtroppo però Ron si sveglia.
“Hermione, ma che stai facendo?” si gira verso il comodino su cui si trova l’orologio, è assonnato “Sono le cinque del mattino, torna a letto”
Continuo a prepararmi senza nemmeno guardarlo “Attento a non svegliare Rose”
Subito controlla di non aver già fatto danni. Abbassa la voce “Dove stai andando?”
Mi avvicino a lui e gli do un bacio che ricambia subito.
“Fidati di me”
Provo ad allontanarmi, ma mi ferma per un braccio “Hermione, c’entra con quello che mi hai detto ieri sera?”
Mi siedo accanto a lui, non riesco a nasconderglielo.
“Voglio parlare con lei, Ron. Non riesco a stare con questo dubbio”
“Non puoi andare da sola” cerca di alzarsi, ma io gli intimo di stare fermo indicando Rose con lo sguardo
“Resta con nostra figlia. So cavarmela” provo a trovare un modo migliore per convincerlo “E poi fai ancora fatica a camminare, Ron”
“Ma se ti succede qualcosa, io come faccio??” il solo pensiero gli provoca un velo lucido davanti agli occhi “Hermione, ti prego” cerca di sedersi portando con sé la bambina “Non perderà l’occasione di farti del male. Non lasciarmi con una bambina da crescere”
“Non farei mai una cosa simile” mi mostro offesa dalle sue insinuazioni
“Se vai, la tua vita è nelle sue mani ed io non posso permetterlo”
Gradisco le sue preoccupazioni, ma questa faccenda la devo risolvere da sola “Ron, lo sai che ti amo, vero?”
“Hermione, che domanda è? Certo che lo so ed anche io ti amo. È per questo che voglio che resti qui con noi”
È più difficile di quanto pensassi. Allontano lo sguardo da mio marito.
“Stavo pensando di dimettermi”
“Che cosa??” rimane stupito ed alza la voce
Rose si sveglia ed inizia a piangere, interrompendo la nostra conversazione. Ron non reagisce, così la prendo in braccio ed inizio a cullarla “Sshh, piccola mia, non è successo niente, c’è la mamma”
Mio marito rimane sconvolto da quello che gli ho appena detto.
La bambina inizia a calmarsi, anche grazie al suo ciuccio.
“Ron, io non voglio più che siate in pericolo solo perché io sono il Ministro” sono estremamente sincera ed impaurita
“Hermione, non c’è persona al mondo che sappia ricoprire quel ruolo meglio di te”
Non riesco a proseguire con quell’argomento. Mi incanto a guardare con tenerezza Rose e vedo con la coda dell’occhio che lui sta facendo il medesimo gesto.
“Domani la nostra bambina compie 10 mesi” gli annuncio sorridendo
Non mi risponde, è rimasto sconvolto da tutto quello che gli ho rivelato.
“Tesoro? Hai capito?”
“Sì, ti ho sentito. La festeggeremo”
Indugio un momento “Porto Rose nella sua culla. Aspetta qui”
 
Mi allontano. Prima di lasciarla riposare, le do un dolce bacio sulla fronte “Ti voglio bene, amore mio, ricordalo sempre” e mi fermo a contemplarla.
Quando è nata ero la donna più felice del mondo. Non desideravo altro che un figlio tutto nostro. Ora però la devo lasciare con l’incertezza di non rivederla più e questo mi spezza il cuore.
Esco dalla stanza a passi leggeri senza più voltarmi indietro, non voglio che mio marito mi senta piangere. Richiudo lentamente la porta e resto un momento con la testa appoggiata ad essa. In questo momento vorrei davvero essere un’altra persona, forse addirittura, per assurdo, una babbana.
 
Ritorno dopo qualche minuto. Ron è ancora nel letto sovrappensiero, ha un’espressione preoccupata, sicuramente sta cercando una soluzione ai nostri problemi.
Istintivamente resto a contemplarlo dalla porta e mi sfugge un mezzo sorriso. Lui non si accorge di nulla, è profondamente immerso in pensieri poco felici.
Rioccupo la mia parte del letto, mi avvicino a lui e gli sussurro nell’orecchio “Allora, dove eravamo rimasti ieri sera?” domanda retorica, non voglio rischiare di morire senza prima aver sentito un’ultima volta quelle sensazioni che solo lui sa donarmi
Mio marito mi guarda interdetto. L’ho risvegliato all’improvviso da una realtà parallela.
“E dai, Ron. Non dirmi che non ne hai più voglia, perché non ti credo”
“Forse ho un po’ sonno” finge di essere offeso
Mi guarda dritto negli occhi come se fosse la prima volta che mi vede. Non resiste e si avvicina lentamente per baciarmi. Forse spera sia il modo migliore per tenermi accanto a lui e non farmi commettere pazzie e questa è la mia stessa speranza. Lacrime inaspettate scendono dai nostri volti.
Mi sussurra tra i baci “Non te ne andare”
In poco tempo riprendiamo da dove ci siamo interrotti poche ore fa e finalmente riusciamo ad abbandonarci completamente a noi stessi.
 
Ci addormentiamo sfiniti e abbracciati. Mi sveglio prima di lui e mi fermo a contemplarlo. Un sorriso mi sfugge dalle labbra al solo pensiero che un altro piccolo Weasley possa presto nascere. Gli lascio un ultimo delicato bacio sulle labbra, con l’intima speranza di rivederlo presto.
Sto per alzarmi, ma un braccio mi ferma. Subito cerco di tranquillizzarlo.
“Vado al lavoro, tesoro” mi guarda sospettoso, non sono certa mi abbia creduta “Pensi tu a Rose?”
Mi fa un cenno di assenso con il capo.
Gli do un altro bacio, sforzandomi di essere serena “A stasera”
Mi preparo velocemente, prima che il coraggio mi venga a mancare e vada veramente dritta al Ministero.
Ron segue tutti i miei movimenti con una grande preoccupazione, so che conosce le mie intenzioni, ma non comunichiamo a parole i nostri pensieri, ci pensano già i nostri sguardi.
Non mi ferma, lascia che io mi avvii verso la porta, probabilmente sa che non cambierei mai i miei piani. Solo due parole dalla sua bocca.
“Stai attenta”
Gli sorrido “Come sempre”
Prima di varcare la soglia mi volto ancora una volta verso di lui.
“E comunque, se fai qualche pulizia in casa, giuro che non mi offendo, anzi, si potrebbe pensare anche ad un premio”
Mi fa un mezzo sorriso, non è in vena di scherzare ed io non riesco più a reggere quel suo sguardo, quindi esco senza aggiungere nulla di più.
 
 
 
La trovo appena fuori da quel maledetto locale. Mi stava aspettando?
“Che cosa vuoi da me?” la guardo con ribrezzo, ho la bacchetta alla mano, vorrei tanto attaccarla, ma in realtà punto di usarla solo per difendermi “E spiegami cosa è successo realmente con mio marito”
Prende anche lei la bacchetta e la punta contro di me. Mi tengo pronta ad attaccare. Lei è più veloce però e in un attimo mi ritrovo in un’altra dimensione.
 
Sono morta? No, impossibile, sento ogni parte del mio corpo.
Oh no! Un pensiero per quel bambino che forse sta crescendo dentro di me. E se l’avessi condannato insieme a me?
Non posso abbandonarmi a pensieri così tetri. Cammino e cerco una via d’uscita.
Riconosco il luogo: è quel locale. Entro e vedo Ron e Harry ridere e scherzare come due bambini.
E se fossi entrata nei ricordi di sabato?
All’improvviso mio cognato si alza e se ne va, lasciando solo Ron. Una preghiera silenziosa verso mio marito a seguirlo. Ma lui non mi vede.
Dopo poco quella donna gli si avvicina ed anche io istintivamente mi avvicino a loro, tento di proteggerlo dall’inevitabile.
Sento le loro parole.
“È libero?”
Ron le risponde distrattamente con un cenno del capo.
Lei ritenta un approccio “Posso offrirti da bere?”
“Come?” non la sta nemmeno ascoltando
“Vuoi qualcosa da bere?” lei prova a ripetere
“Ah no, grazie. Credo che mia moglie mi stia aspettando. Devo andare” alza la mano sinistra per guardare l’ora e noto che ha la fede
Sorrido con sollievo.
Prova ad alzarsi, ma lei lo ferma per il braccio.
“In realtà, volevo chiederti un favore” fa una pausa e si guarda intorno “Ho un po’ paura a tornare a casa a quest’ora tarda. Potresti accompagnarmi, per favore? Abito a quattro isolati da qui”
“Anche io abito da quelle parti. Possiamo fare la strada insieme”
“Perfetto”
Ron non lascerebbe mai una donna in difficoltà, è nella sua indole.
 
Li seguo mentre camminano per la strada. Scherzano tranquillamente come mi ha detto Gabriel.
Dopo poco arrivano davanti alla nostra porta. Ron si blocca.
“Io abito qui”
“Splendido, perché quella laggiù è casa mia”
Mio marito suona, ma io non ci sono. Maledizione, perché non ci sono?!
“Non è in casa tua moglie?”
“Pare di no” ha un tono deluso, quella sera avevamo litigato, forse pensa sia questo il motivo della mia assenza, tira fuori le chiavi e le inserisce con risolutezza nella serratura
“Sai, credo di non sentirmi molto bene” la meschinità di quella donna supera ogni limite, sta per svenire, ma Ron la prende prontamente fra le braccia
La porta in casa e l’adagia sul divano.
La donna apre gli occhi “Grazie”
“Di nulla, ti prendo un bicchiere d’acqua”
Ma lei si alza e tenta di baciarlo. Ron si tira indietro “Ehy, ma che fai?” la guarda allibito “Sono sposato” alza la mano sinistra per mostrarle la fede, nel caso le fosse sfuggito quel dettaglio
Sorrido inevitabilmente con orgoglio a quella scena.
Lei insiste “Non è un problema” e ritenta
Ron la respinge nuovamente “Ma è un problema per me” la guarda sempre più adirato “Amo mia moglie e questa è casa nostra” ma nell’ultimo tentativo gli ha lasciato un po’ di rossetto sulla candida camicia
Giuro che in questo momento lo abbraccerei, ma lui non è realmente davanti a me, quindi non posso lanciarmi in quel gesto.
Con un gesto fulmineo quella donna tira fuori la bacchetta e lo colpisce.
NO!
Non posso fare nulla per aiutarlo, devo assistere inerme a quello che sta succedendo. Ron è svenuto e lei mette in scena tutto davanti ai miei occhi: la camicia, l’orecchino.
Lo fa lievitare sul nostro letto, che provvede a scombinare per rendere tutto più veritiero.
Dopodiché esce, lasciando Ron addormentato.

 
Anche io ritorno alla realtà con una certa soddisfazione negli occhi.
“È vomitevole la fedeltà che Ron ha nei tuoi confronti” ha un’espressione veramente disgustata
Un’illuminazione attraversa i miei occhi.
“Un momento, parli di lui come se lo conoscessi da tempo”
Ride. Ma cosa c’è di così tanto divertente?
“Davvero non mi riconosci, Hermione? Sono così invecchiata?”
Ora che me lo fa notare, è un viso conosciuto.
“Sarah O’ Donnell”
Non ci credo, non la vedo dall’ultimo anno ad Hogwarts.
“Felice di rivederti, Granger”
Ricordo che era una Serpeverde.
“Che cosa vuoi da me?”
“Intendi, a parte il fatto che una mezzosangue sia diventata Ministro della Magia e che rappresenti anche noi Purosangue? Nulla, cara” fa una pausa, ha gli occhi iniettati di sangue “Mi spieghi come fai ad avere una vita così schifosamente perfetta?? Sei sempre stata perfetta”
Mi punta nuovamente la bacchetta contro.
“Sarah” la intimo ad arrendersi, nonostante tutto non le voglio fare del male, a differenza sua
Sta per colpirmi “Stupe”
Ma io la disarmo in tempo “Expelliarmus” mi avvicino a lei con compassione “Basta, Sarah. Vattene e lasciaci in pace, se non vuoi che ti arresti per crimini contro l’ordine pubblico” ed è anche poco per quello che mi ha fatto passare
“Non finisce qui, Granger. Giuro, che tornerò”
Si smaterializza.

Sono felice di aver scoperto che Ron mi è stato fedele, ma nello stesso tempo resto dell’idea che il ruolo che ricopro metta in pericolo la mia famiglia. Resterò sempre una mezzosangue e ci sarà sempre qualche squilibrato come Sarah che non lo accetterà, ci sarà sempre qualcuno che minaccerà la sicurezza di tutti solo per farmi del male ed io non lo posso permettere, non voglio siano tutti in pericolo per causa mia, specialmente le persone che amo di più al mondo.
Devo valutare con calma l’idea di lasciare la mia posizione. Anche se a malincuore, ma al momento non vedo altra soluzione.
 
Continua…

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Capitolo 16
*** Una gradita sorpresa ***


Una gradita sorpresa
 
Dopo quello che ho scoperto, sono arrivata al Ministero più serena. Finalmente tra un mare di mille disgrazie, c’è stata una notizia positiva.
Però il pensiero che questo lavoro possa essere pericoloso per la mia famiglia non mi abbandona e non mi consente di svolgere i miei compiti con la dovuta concentrazione.
C’è un continuo andirivieni dentro e fuori il mio ufficio e questo non mi permette di valutare attentamente i pro e i contro della mia decisione.
 
Un’ennesima visita interrompe i miei numerosi pensieri.
“Che altro c’è??” ho un tono irritato, sfido chiunque a mantenere la calma in una giornata così caotica
La porta si apre lentamente, quasi titubante sul da farsi.
“Non mi Schianti, vero?”
“Ron!”
L’interruzione migliore che potessi avere.
Alla mia voce sorpresa entra e viene verso la scrivania.
“Che ci fai qui? Devi restare a risposo” ho una leggera inflessione di rimprovero, ma tanto so che con lui non funziona, fa sempre di testa sua
“Mi annoio a casa, Hermione” fa vagare lo sguardo tra i miliardi di documenti sparsi davanti a me “Andiamo a pranzo insieme? Così stacchi un po’ ”
Lo guardo con aria indagatrice “Tu non sei qui né perché ti annoi né perché vuoi farmi fare una pausa. Eri preoccupato, vero?”
Non prova nemmeno a smentire le mie parole “Certo che lo ero!”
Ora che finalmente è qui davanti a me, non posso fare altro che abbracciarlo. La mia reazione lo prende alla sprovvista, tenta di parlare, ma subito dopo gli arriva un sonoro bacio sulle labbra.
“Hermione, siamo in ufficio. Vuoi replicare stamattina?!”
Gli sorrido e lo sguardo negli occhi, lasciando le braccia intorno al suo collo.
“Sono orgogliosa di te, Ron”
Lui non capisce le mie parole, ma mi sorride.
Mi stacco da lui prima di replicare veramente, non è davvero il luogo più opportuno.
“Andiamo?”
Lui mi segue un po’ interdetto, ma felice di quello che gli ho appena detto.
 
A pranzo non riesco ancora a mettere nulla sotto i denti, la scelta che devo prendere è davvero troppo importante per ritrovare la serenità che avevo prima che succedesse tutto questo casino.
“Tesoro, devi mangiare” si ferma a guardare le mie azioni “Direi che ho fatto bene a venire. Non dirmi che è una settimana che non mangi!”
“Ma no, cosa vai a pensare??” cerco di tranquillizzarlo, anche se non è andato poi così lontano dalla verità, inizio a mangiare per non farlo ulteriormente preoccupare
Per fortuna Harry interrompe la conversazione.
“Ciao, Ron. Ma non dovresti essere a casa?”
Lo anticipo “Ora ci torna” mi volto di scatto verso di lui “E Rose?? Non dirmi che l’hai lasciata a casa da sola!”
Mio marito mi risponde offeso per quelle insinuazioni “Ma secondo te?! L’ho portata da mia madre”
“Allora corri a prenderla! Non voglio che faccia impazzire Molly”
“Ma figurati, Rose è bravissima e mia madre adora la sua nipotina. Hermione, rilassati un po’, sei troppo tesa”
Probabile che io lo sia, ma ho le mie buone ragioni. Riprende a mangiare sotto gli occhi sconcertati miei e di mio cognato, nemmeno se fossimo in piena crisi mondiale perderebbe l’appetito.
 
Torno a casa un po’ più tardi del solito, mi hanno bloccata al Ministero con mille questioni.
Non suono per non svegliare Rose, so che a quest’ora dopo aver mangiato dorme, quindi apro la porta, per fortuna Ron si è ricordato di togliere la chiave dalla serratura.
La luce è spenta e mi spavento un po’, perché in soggiorno è sempre accesa a quest’ora.
Qualcuno mi prende alle spalle, posandomi le mani sugli occhi. Quel contatto mi fa saltare un metro da terra.
“Ron, ma che fai?” gli sussurro
Mi fa scivolare la borsa dalle mani.
“Rose ha mangiato? Dorme?” domande scontate, infatti nemmeno mi risponde
“Non aprire gli occhi, ti guido io”
Mi prende per mano ed insieme arriviamo alla scala, accompagna il mio braccio verso la ringhiera per invitarmi a salire. Sento i suoi passi dietro di me.
“Ron, perché tanto mistero?”
Finalmente arriviamo al piano superiore.
“OK, supera la cameretta di Rose e sei arrivata”
Seguo le indicazioni di mio marito. Svolto a destra e in poco tempo arrivo davanti alla stanza appena indicatami. Che cosa ci faccio davanti al ripostiglio? Mi sta salendo una certa curiosità.
“Posso aprire gli occhi adesso?” sento odore di vernice fresca “Ma che hai combinato? Hai riverniciato casa? Quando ti dicevo di fare le pulizie, non intendevo certo questo”
“Ora puoi”
Quello che vedo mi lascia senza parole.
“Ron” faccio fatica persino a pronunciare il suo nome
“Ti piace?” mi sorride
Il ripostiglio non esiste più, al suo posto c’è una stanza vera e propria: ogni cosa è di una tonalità diversa di azzurro, pareti celesti, armadio indaco, persino le tende della finestra sono in tinta con tutto il resto. Al centro della stanza spicca una culla.
Ed ora come faccio a dirgli che non sono rimasta incinta?
Lo guardo con tenerezza.
“Sì, lo so cosa vuoi dirmi, non sappiamo se sarà un maschio, ma ho un buon presentimento”
È elettrizzato alla sola idea di diventare di nuovo padre.
“Caro?”
Lo disincanto.
“Mh?”
“Credo che dovremo aspettare ancora un po’, perché non sono incinta”
Mi guarda un po’ deluso “Poco importa. Ci riproveremo” mi sorride “Per quello sono sempre disponibile”
“Questo lo so” gli do un bacio “Grazie, è bellissima”
“Sono contento che ti piaccia” diventa serio “Ah, giusto per la cronaca, non ho usato la magia”
“Davvero?? Ricordo che per montare la culla di Rose ci hai impiegato due giorni e mezzo” con ore e ore di nervosismo
“Sì, bè, forse per la culla un po’ di magia l’ho usata, altrimenti non riuscivo a farti la sorpresa. Ma ci tenevo a fare tutto con le mie mani”
Sento la sua mano che lentamente scivola sotto la mia camicetta “Ron”
“Che c’è?”
“Ora però ho un sacco di faccende da sbrigare, quindi non distrarmi” e poi deduci come ho fatto a scoprire che non sono incinta
“Ok, va bene” ritira la mano con disappunto
Sto per andarmene, ma ritorno un momento indietro “E spazza qui dentro, c’è pieno di polvere” cerco di tenere un tono autoritario
“Agli ordini, Ministro” forse ancora per poco
 
Mi avvio verso la cucina per preparare la cena, ma nell’entrare sento un buonissimo profumo. Rimango spiazzata per diversi secondi.
Un mestolo è impegnato a girare non so cosa in una pentola sul fornello.
“RONALD!”
Lo sento sbrigarsi come può per raggiungermi.
“Sshh, Hermione, così svegli Rose. Che succede?”
Gli indico la pentola.
“Ah sì, stavo preparando la cena quando sei arrivata” ha un’espressione colpevole
“Però devi cercare di non far bruciare nulla anche se usi la magia” spengo i fornelli “Ci sono altre sorprese per caso?” a questo punto potrei aspettarmi qualunque cosa e i miei sospetti non tardano ad avere conferma
Mi sorride “In realtà, ce ne sarebbe ancora una” estrae dalla tasca un sacchettino “L’ho visto in una vetrina mentre tornavo a casa oggi. Ho pensato che potesse piacerti”
“Mi hai preso un regalo?” lo afferro commossa dalle sue mani e lo apro senza indugiare
Un sonaglino per neonati a forma di angioletto.
Se non fossimo già sposati, credo che lo sposerei esattamente in questo momento.
“Deduco sia di tuo gradimento”
“Ma come ho fatto a pensare che tu potessi avermi tradita??” mi stupisco di me stessa
“Perché, non ti ho tradita?”
“Assolutamente no, Ron. Non hai nemmeno pensato a nulla di simile”
Un sorriso gigantesco sul suo volto, prima di abbracciarmi con enfasi.
“Ok, tesoro, ho capito, sei felice e anche io, ma così mi soffochi”
“Scusa. Ma non sai che sollievo”
E invece lo so, so bene quello che prova.
Mi incupisco all’improvviso “Ma tornerà, Ron. Ha promesso di vendicarsi. È arrabbiata con me perché sono una mezzosangue e non dovrei ricoprire un ruolo così importante. Ma se io mi dimetto, lei ci lascerà in pace”
Mio marito è contrariato dalle parole che sente.
“E la fai vincere così?? È questo che vuole”
Se è per salvare la mia famiglia, non mi importa di vincere o perdere.
“Hermione, ascoltami, siamo usciti da guai ben più gravi, Sarah non mi spaventa”
“L’hai riconosciuta?”
“Ho fatto fatica, ma alla fine ho capito che era lei” è determinato “Può attaccarci finché vuole, ma il Ministero è una fortezza, non riuscirà mai a sottometterlo” mi prende il viso tra le mani “Ed anche il nostro amore lo è” ha uno sguardo penetrante “Non consentirò mai ad anima viva di fare del male a te o ai nostri figli, per quanti il cielo ce ne vorrà donare”
“Ron, avevamo parlato di un altro” lo guardo con disappunto
Non mi risponde, ma in compenso mi bacia, soffocando un sorriso.
 
Forse devo solo imparare a godermi questi momenti, senza pensare a quello che sarà. In fondo questa disavventura si è conclusa nel migliore dei modi e sono sicura che se ce ne sarà bisogno sapremo lottare per la nostra felicità, come d’altronde abbiamo sempre fatto.
 
Fine.  
 
Spazio dell’autrice
 
Ed eccoci arrivati alla conclusione! Spero di non avervi deluso!! 😊
Non potevo che sottolineare il grande amore che lega Ron e Hermione 😊
Fatemi sapere se vi è piaciuta la mia storia!
Ringrazio tutti coloro che mi hanno seguita e recensita <3
Un ringraziamento speciale a HarryPotter394 <3
Alla prossima 😊
Baci :3

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