Momenti
indimenticabili
I ricordi
di Lunastorta
Remus! Posso
parlarti?
Mi voltai
verso James, che mi correva incontro.
Non ora James,
devo andare. Mio papà
viene a prendermi tra poco.
Gli dissi,
continuando con la bugia della malattia di mia mamma. Erano tre anni
che frequentavo
ad Hogwarts e nessuno lo aveva ancora scoperto, nemmeno i miei migliori
amici.
È
proprio di questo che volevo
parlati, Remus!
James mi
prese per il braccio, e mi trascinò dietro una delle
scorciatoie del castello.
Tua madre non
ha niente!
Esclamò
James,
senza darmi tempo di protestare. Rimasi spiazzato dalla sua scoperta.
Avevo sempre
pensato che la prima a scoprirlo sarebbe stata Lily Evans, la mia
migliore
amica. E invece il piccolo Potter mi aveva sorpreso. Abbassai lo
sguardo,
arrossendo imbarazzato.
No, sta
benissimo.
Confessai.
James
mollò il mio braccio.
E allora
perché una volta ogni mese
scappi dal castello?
Scossi la
testa.
Non posso
dirtelo James, mi
dispiace.
Velocemente
mi allontanai da lui, senza dargli il tempo di riacchiapparmi.
Uscì dalla
scorciatoia e mi diressi verso l’infermeria. Bussai alla
porta dell’ufficio di
Madama Chips e attesi paziente il suo arrivo.
Ciao Remus.
Mi
salutò l’infermiera.
Io sorrisi mesto.
Ecco, tieni
caro.
Mi disse,
passandomi un calice, pieno di una pozione fumante.
Il professor
Lumacorno me l’ha
appena portata. Bevila tutta mi raccomando.
Mi disse.
Annuii
e appoggiai le labbra al calice, storcendo il naso per il puzzo. La
ingollai
tutta insieme e poi attesi la fine della cena seduto
nell’ufficio di Madama
Chips, leggendo un libro che mi ero portato dietro.
All’improvviso un colpo
alla porta mi fece sobbalzare. Il professor Silente aprì la
porta ed entrò nel
piccolo ufficio.
Puoi andare
Remus. Poppy,
accompagnalo come sempre.
Madama Chips
annuì e mi sospinse fuori dallo studio,
nell’infermeria e, infine, per cinque
rampe di scale, fino a quando non fummo all’aperto. Attenti a
rimanere all’ombra
degli alberi, ci avvicinammo al Platano Picchiatore. Madama Chips mi
guardò poi
sollevo rapida la bacchetta e lanciò un incantesimo ad un
rametto, che si animò
e andò a premere sul nodo del legno, a metà di
una radice.
Vai Remus, e
sta’ attento.
Annuii e mi
lanciai a corsa verso l’apertura tra le radici, mentre
già sentivo avvenire in
me la trasformazione. Ancora un minuto di più e avrei
aggredito la povera
Madama Chips. Attraversai il tunnel di corsa e quando arrivai alla
Stamberga
Strillante, come era stata ribattezzata quella vecchia casa da tre
anni, sfogai
tutto il mio essere lupesco e aggredii i mobili e me stesso per
soffocare la
mia voglia di sangue. Verso l’alba mi calmai. In quel
momento, solo in quel
momento, riuscivo a trovare la pace in me. Mi avvicinai ad una finestra
e la
aprii. Fissai la pallida luna, bianca che illuminava la notte gelida
con il suo
pallore spettrale e ululai, ululai la mia tristezza, il mio rancore e
il mio
dispiacere. Poi assistetti allo spettacolo più bello di
tutta la mia vita. La
luna, fredda e indifferente, che lentamente, lasciava il posto al sole,
creando
un colore così stupendo da non essere ritenuto vero. Quel
rosa pallido mi fece
comprendere appieno perché dovessi soffrire così
tanto e in quel momento, non
mi ritenni più una vittima di un maledetto licantropo
incontrollabile, ma mi
ritenni uno degli esseri più fortunati del mondo magico, al
quale la natura ha
donato la possibilità di godere dell’alba e della
luna in un solo momento. Un piccolo
rumore mi distolse da queste riflessioni. La trasformazione stava
avendo
termine, ma i miei sensi erano ancora acutissimi. Mi voltai verso il
salone
impolverato e ringhiai alla vista del mio migliore amico. Ormai
più umano che
licantropo, mi avventai su di lui e colpii il suo braccio, che aveva
alzato a
difesa, con i miei artigli. James cadde a terra e io ricaddi sul suo
corpo. Ansimando
mi resi conto di quello che avevo fatto. Indossai i vestiti che
lasciavo sempre
in quella casa abbandonata e mi caricai James sulle spalle. Il suo
braccio
sanguinava copiosamente e mi inzuppava il maglione nero. Corsi verso la
botola
e mi calai dentro. Ripercorsi il passaggio a tutta velocità
e uscii dal Platano
che il prato era ancora immerso nell’oscurità
dell’alba montana. Corsi verso il
castello, ansimando per la notte insonne e per il peso di James, ma
sapevo che
Madama Chips era proprio dietro la porta, come sempre. Inciampai
nell’ultimo
scalino e crollai oltre il portone, ai piedi dell’infermiera,
che si avventò su
di me, ignorando James. Scossi la testa e iniziai a mormorare il nome
del mio
amico, affinché capisse che io stavo bene, che quello
veramente in pericolo era
James. Lei capì e prese in braccio il ragazzo. Rimasi seduto
per qualche minuto
vicino al portone d’ingresso, poi mi rialzai e mi diressi
verso l’infermeria. James
era disteso sul letto più lontano dalla porta e aveva
un’aria serena e
rilassata dipinta sul volto.
L’ho
contagiato?
Chiesi, la
voce incrinata dalla paura per la sua sorte. Madama Chips, che era
china sul
suo braccio, alzò lo sguardo verso di me e sorrise.
Tranquillo
caro, il veleno si trova
solo su i tuoi denti.
Sospirai di
sollievo e mi avvicinai a James, mentre lui apriva gli occhi.
Avevi ragione
Rem. Non dovevo
ficcare il naso nelle faccende che non mi riguardano.
Sorrisi.
Appoggiai
una mano sulla sua testa e l’accarezzai.
Sei uno zuccone
Potter, non sai
quanto mi sono preoccupato per quello che ti ho fatto.
Sussurrai,
trattenendo a stento le lacrime. James si accorse della mia sofferenza
e mi
appoggiò la mano sana sulla guancia, carezzandola dolcemente.
Non piangere
Remus. Non è colpa tua,
è solo colpa mia che non ti ho dato ascolto.
Scossi la
testa allontanando quella mano.
Potevo
ucciderti!
Urlai.
James sorrise. Si mise a sedere sul letto e mi afferrò per
un braccio,
facendomi sedere accanto a lui.
Ma non
l’hai fatto. Remus, noi, io,
tu, Sirius e Peter, non possiamo farci male a vicenda. Gli amici curano
le
ferite, non le procurano.
Mi
sussurrò.
Mi prese il volto tra le mani e lo tenne fermo.
Ora mi prometti
che dirai anche agli
altri del tuo piccolo problema peloso.
Rise della
sua battuta e mi stappò un timido sorriso. Poi
tornò serio e fissò i miei
occhi.
Questo,
però, rimarrà segreto tra
noi due...
Mormorò
piano.
Poi avvicinò il suo volto al mio e mi baciò le
labbra. Da quel momento in poi,
tra noi c’è stato qualcosa di più di
una semplice amicizia.
Note di fine
capitolo:
Mamma,
che capitolo lungo! E l'ho scritto in soli trenta minuti. Sono brava,
eh? xD
Allora,
piaciuto? Mi raccomando, commentate. Anche perché mancano
solo due
capitoli alla fine di questa mini-fanfiction. Un bacio a tutti,
Asuka
Black Riddle xD
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