Colui che governò l'universo

di Vault boy
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** origini ***
Capitolo 2: *** crescita ***
Capitolo 3: *** meditazione ***
Capitolo 4: *** tutto perfetto ***
Capitolo 5: *** traguardo ***



Capitolo 1
*** origini ***


Mi ricordo perfettamente della mia passata infanzia. Degli anni trascorsi vicino alla saccente mano di mio padre, che ad ogni occasione che trovava, si vantava ripetutamente di quanto il suo esercito fosse stato potente e dominatore di tutto ciò che è conosciuto.
La mia nascita è avvenuta in un punto imprecisato dell’universo sette, più o meno vicino al pianeta Cold 21. Fin da piccolo dimostrai un’enorme potenza, ereditata da mio padre Re Cold. Al tempo non possedevamo ancora gli scouter, che poi avremmo usato dopo averli rubati agli scimmioni saiyan, per cui non si sapeva con esattezza  il mio potenziale combattivo. Anche se credo sia bastato uccidere per sbaglio chi mi prese in braccio per la prima volta per essere temuto dai corrotti soldati di mio padre.
Già ad un anno mi chiamavano con il mio titolo onorifico, questo potrebbe suonare strano a qualcuno, ma ero comunque già sicuro al massimo del mio enorme potere, in seguito poi avrei saputo che un giorno sarei riuscito a prendere il controllo dell’esercito di mio padre, avrei saputo mettere  l’ordine tra quelle fila. Ancora la mia innocente percezione del mondo non era sviluppata, non mi accorgevo delle piaghe che affliggevano il posto di comando del più grande esercito dell’universo. Almeno per quegli anni ero felice, se pur iniziò quasi fin da subito la rivalità con quel lurido di mio fratello Cooler. Quello smorfioso si dilettava a sminuirmi fin da quando eravamo in fasce.
Più di una volta ci scontrammo, utilizzando le poco complicate tecniche insegnate da mio padre, ma non arrivammo mai a nulla, o meglio, io non arrivai mai a nulla. Per quanto io mi potessi concentrare, quell’idiota riusciva sempre ad essere più forte di me! Era una cosa che non sopportavo. Avrei potuto migliorarmi, avrei potuto allenarmi con ferocia per riuscire a sconfiggere a Cooler, ma d’altra parte, io ero nato con un’enorme potenza e di certo non mi sarei abbassato ad allenarmi solo per mio fratello.
Il mio principale passatempo era stare lontano dagli alloggi di comando e disturbare gli alti ufficiali di mio padre. Era divertente vedere come solo un piccolo bambino riuscisse facilmente ad intimidire un generale con tanti anni passati di servizio.
Mi ricordo di quando un tenente si prese di coraggio, essendo una riunione importante degli ufficiali, mi sollevò e mi portò fuori dalla porta. Io non controllavo al migliore dei modi la mia enorme potenza, per cui ciò che feci, nella mia mente non sarebbe dovuto essere poi in quel modo, anche perché ero ancora molto piccolo.
Presi quell’uomo con la piccola coda bianca e lo scaraventai di nuovo dentro la stanza, distruggendo una parete. Tutti i presenti stesero in religioso silenzio a guardare la mia piccola figura con vero e proprio terrore, si leggeva chiaramente la paura negli occhi di quei soldati.
Quello fu il primo vero momento in cui mi sentii bene, ero potente e lo sapevo, il terrore di chi era più debole mi saziava enormemente, mi sentivo come se fossi stato il vero e proprio leader di quei quattro idioti travestiti da uffciali.
Anche nei giorni successivi di punizione inflitta da mio padre affinai quel pensiero che posseggo fermamente ancora oggi: i più forti hanno il diritto di dominare i deboli!

ANGOLO DELL'AUTORE:
questa è un primo impatto con questa ff, per cui  è piccola e a tratti frettolosa. spero vi possiate prendere un attimo per recensirla ;)

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Capitolo 2
*** crescita ***


Quel nuovo pensiero mi rimbombava in testa, facendo accendere la mia prima vera riflessione d’infanzia. Finalmente sapevo ciò che avrei fatto una volta diventato abbastanza grande da avere il controllo dell’esercito di mio padre. Sapevo come mi sarei comportato davanti ai problemi del militare.
Tutt’ora faccio quel che pensai a quella tenera età. Sapevo che usare il guanto bianco con i sottoposti non mi avrebbe portato da nessuna parte, per cui una morte ogni tanto era essenziale per mantenere il totale dominio.
Ma per ottenere questo traguardo prima sarei dovuto crescere e conquistare altre esperienze, in modo che un giorno il mio modo di operare potesse essere forgiato al massimo.
Dopo quella esperienza provai più interesse nel guardare e studiare i comportamenti di mio padre con i suoi soldati, in oltre mi offrii di partecipare alle missioni, anche se fui rifiutato data la mia “poca esperienza”, a detta di mio padre… neanche il maggiore ufficiale là dentro era capace minimamente di ciò che sapevo fare io.
Cooler aveva solo qualche anno in più di me, e nonostante questo mio padre lo ha messo più di una volta al comando delle missioni più semplici. Questa me la legai al dito, d’altra parte come quasi tutto ciò che riguardava Cooler.
Non riuscivo a capacitarmi del perché mio padre preferisse quell’idiota di mio fratello a me, non pensavo e non penso ancora oggi che sia dovuto a qualcosa che ho fatto io, ma solo perché Cooler era più simile a mio padre di quanto lo fossi io. Anche, una volta adulto, quando mio fratello riuscì a formarsi un esercito da solo lui trattava i soldati con rispetto, quasi senza ricordargli  mai chi li comandava! Sicuramente prima o poi verrà travolto da una grande rivolta, e quel giorno sarò lì a sputare sulle sue ceneri.
Comunque iniziai ad affinare le tecniche da poco acquisite fino a crearne di mie, ma questo serviva solo a farmi cadere nella frustrazione sempre di più, visto che sarei potuto migliorare anche fino a superare lo stesso mio padre, ma lui avrebbe sempre preferito mio fratello. Quelle mie nuove tecniche non sarebbero state usate ancora per molto tempo, il mio desiderio di usarle cresceva, era dovuto probabilmente anche alla crescita della mia forza combattiva, che aumentava enormemente senza che io facessi nulla. Ero veramente un talento senza precedenti, e questo lo devo a quel pallone gonfiato di mio padre purtroppo.
Io crescevo e anche il mio odio di conseguenza lo faceva con me e ancora non si intravedeva notizia di un eventuale incarico di comando in qualche missione. Io non ne potevo più. Quando diventai ragazzo iniziai a meditare una missione di conquista per conto mio, ragionandoci, di certo la forza per costringere qualcuno a lavorare con me non mi mancava, anche se avrei potuto benissimo assoggettare un’intera popolazione da solo per conto mio.
Da una parte avrei fatto vedere una volta per tutte alla mia indesiderata famiglia che ero capace di amministrare dei soldati alla perfezione fino a conquistare un pianeta, dall’altra avrei dato prova della mia enorme forza, che non dava alcun segno di fermarsi ogni giorno che passava.
Pensai a lungo su come operare, devo ammettere che ero anche abbastanza preoccupato essendo che era la mia prima vera missione militare, cosa che si sarebbe potuta evitare molto facilmente se mio padre mi avesse mai minimamente considerato.
Alla fine arrivai alla conclusione di operare da solo.
 
 

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Capitolo 3
*** meditazione ***


Tutto doveva essere perfetto, tutto doveva sembrare opera di un grande genio della guerra. Devo dire che forse le lezioni tanto odiate da me e da quel limitato di mio fratello, impartite da mio padre, non erano state poi così tanto inutili.
Mi presi diversi giorni per concentrarmi. Ammetto che quasi mi disgustavo di me stesso, non era per niente da vero leader militare quale sarei presto diventato, pensare per giorni alla stessa cosa prima di agire! Un capo sa che cosa va fatto e lo fa con fermezza senza che nessuno lo possa ostacolare, anche rischiando la vita dei suoi stessi uomini, che altro non sono che piccoli moscerini messi là solo per combattere fino alla fine. Chi non combatte per il proprio signore non è degno di vivere.
Mi aggiravo tra i corridoi più bui della nave senza proferire parola con nessuno, nemmeno per miei personali interessi. Arrivai alla mia pomposa cabina personale, nell’area di comando. Tempo addietro avrei voluto che la mia presenza in quella zona specifica della nave fosse dovuta ad un mio ruolo diretto, ma non era così, io ero là solo perché mio padre era il comandante. Che odio incommensurabile.
Rimasi alzato nel centro della stanza per qualche minuto a scrutare il vuoto, mentre sempre le stesse frasi mi rimbombavano in testa, la situazione mi stava iniziando a dare veramente sui nervi. Fui bruscamente interrotto dall’aprirsi della porta scorrevole che dava accesso alla mia cabina. Si scorgeva una sagoma che non riuscii a vedere subito per colpa delle mie pupille abituate fin troppo all’oscurità. Alla fine avrei preferito non vedere chi stava entrando. Era Cooler, appena sceso dal suo trono levitante, ancora dietro la porta scorrevole. Io tagliai il silenzio, in quel momento avrei tanto voluto prenderlo a pugni, ma la mia calma vinse. Mi limitai ad un semplice “ non ti hanno mai detto che si bussa prima di entrare? razza di idiota”. Lo scrutavo con odio, più del solito…ogni mio muscolo fremeva per dare una lezione a quello spaccone che nulla sapeva fare a parte vantarsi.
Si avvicinò a me e mi disse con fare saccente “che cosa stai architettando fratellino?”. Sapevo che negli ultimi giorni mi ero comportato con più riservatezza del solito, ma non pensavo che si potesse evincere che io stessi pensando di attuare qualcosa. Mi limitai a smentire e cacciarlo via dalla stanza. A quanto pare mio fratello mi conosceva più di quanto avessi mai potuto pensare.
Nonostante avessi deciso poco tempo prima di operare da solo, avevo bisogno che qualcuno mi aiutasse. I pianeti sono dannatamente grandi e possono richiedere fino a tre giorni per essere conquistati. Fortemente inviperito per aver ammesso il bisogno che qualcuno mi aiutasse, iniziai a pensare chi l’avrebbe potuto fare al meglio. Sarebbe dovuto essere qualcuno di non troppo importante, dato che poi l’avrei ucciso per godermi appieno la gloria, ma che allo stesso tempo non fosse stato troppo debole per il lavoro.
Arrivai alla soluzione. Mi ricordavo di un certo Glem, che poco tempo prima era stato esiliato sul pianeta k-le-o per tradimento. Quel pianeta era stato considerato fin troppo arduo da conquistare per i soldati dell’esercito di mio padre e quindi mai preso minimamente in considerazione. Anche adesso, a pensare che sarebbe bastato mandare mio fratello oppure andare di persona per conquistarlo in poco tempo… probabilmente mio padre avrà usato quel tempo per venerare ulteriormente i suoi generali.
Era tutto pronto. Quello era il mio primo vero passo. Giurai fermamente che prima o poi l’avrei fatta vedere a tutti coloro che non mi reputavano all’altezza delle missioni!
 
 
 
 

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Capitolo 4
*** tutto perfetto ***


La sera del mio colpo sul pianeta k-le-o toccai poco cibo, non avevo bisogno di energie assimilate, il mio corpo fremeva ogni giorno sotto il suo aumentare perenne di forza che però non veniva mai soddisfatta. Le energie si accumulavano giorno dopo giorno. Trovai un efficace modo per non far disperdere le mie forze, trasformarle in rabbia…rabbia che man mano si trasformò in rancore e poi in odio profondo. L’attesa era stata lunga, ma la fretta non doveva compromettere la riuscita del piano. Era l’ora in cui la maggior parte dell’equipaggio dormiva mentre qualcuno faceva di guardia al portellone principale e al resto delle posizioni sensibili. Di certo avrei potuto eliminare chi mi vedeva, ma poi sarebbe stato seccante spiegare a mio padre, quindi meglio andare nel buio. Uscii dalla mia stanza osservando se ci fosse qualcuno, ma nulla da entrambe le direzioni. Avrei potuto usare il ki spostandomi velocemente, ma facevo troppo rumore, mi sentivo osservato da tutte le direzioni ogni volta che mi nascondevo in una stanza vuota. Sopportavo quella situazione solo grazie alla prospettiva di ciò che avrei avuto dopo: un pianeta, la fama e l’ammirazione di quel bastardo del mio genitore. Arrivato ad uno dei portelloni secondari usai la scarna capacità di telecinesi ancora da sviluppare, per prendere la chiave magnetica dalla tasca del tizio che stava a modo suo di vedetta, sonnecchiando da una parte all’altra…la perfetta rappresentazione dell’esercito. Ero finalmente fuori dalla nave. Sfrecciai ad elevata velocità verso il pianeta k-le-o mentre ridevo sopraffatto dall’immensa gioia di riabbandonare la nave dopo molto tempo. Avevo un trasmettitore che avrei attivato una volta conquistato il pianeta, per richiamare l’attenzione del centro di comando. Non ero neanche sicuro che mio padre si rendesse conto della mia assenza, era impegnato a seguire un accordo diplomatico con un pianeta che sarebbe finito con il suo annientamento, molto probabilmente. Dio. A quanto pare ero l’unico a non farsi fregare come un idiota nell’intero universo. La mia aura violacea si sprigionava attorno a me facendomi risaltare in tutta quella oscurità. Il viaggio fu relativamente breve con il grande aiuto del ki ed arrivai davanti al pianeta in tutta la sua maestosità. Quell’enorme geoide arancione si perdeva a vista d’occhio. Per fortuna ogni soldato possedeva una propria frequenza emessa dalla propria battle-suit che se rintracciata portava a lui…almeno così era nell’esercito di mio padre. Precipitai ad alta velocità verso la sorgente attiva di quella frequenza, l’atmosfera surriscaldava il mio corpo, ma nulla avrebbe potuto fermarmi. Atterrato, notai un’enorme distesa desertica dai caratteri arancioni-rossi che ogni tanto veniva smossa dal vento. Notai che la gravità era piuttosto aggressiva, probabilmente per le dimensioni del pianeta, ma nulla che non potessi sopportare. Il segnale arrivava proprio davanti ad una baracca putrescente. Non avevo intenzione di entrare in quel buco fetido, non potei far altro che raderla al suolo, scoprendo un goffo uomo dalla barba rossa con una vecchia battle-suit da ufficiale logora. Mi avvicinai aspettandomi un atteggiamento di paura che ad essere sincero non mi sarebbe dispiaciuto, ma ciò che ottenni fu solo uno sguardo beffardo, aveva probabilmente capito facessi parte della famiglia Cold. Decisi di non annientarlo per la sua mancanza di rispetto solo perché mi era vitale per quella missione, odio ammetterlo , ma è così. Mi avvicinai mentre lui si alzava da terra, lo strinsi con la coda fino a quasi farlo soffocare, per poi spiegargli cosa avrebbe dovuto fare. ANGOLINO DELL'AUTORE sarebbe bello ricevere qualche recensione per supportare questo lavoro, pensateci....

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Capitolo 5
*** traguardo ***


Devo ammettere che avevo fin troppo sopravvalutato l’esercito che fino al quel punto rappresentava la mia casa. Forse quel pianeta era realmente fin troppo arduo da conquistare per quegli idioti. Mentre stringevo Glem e spiegavo cosa avrebbe dovuto fare per garantire la riuscita del piano, analizzavo allo stesso tempo le mie idee sul da farsi . Un capo deve essere dalla mente variabile sui piani già elaborati in precedenza. Lasciai cadere quel goffo uomo a terra e mi voltai per scrutare le lande desolate di quel pianeta, tentando di orientarmi. Secondo i miei calcoli, le città all’interno di quel pianeta erano ben poche, anche se ognuna aveva il proprio leader…non che me ne importasse alla fine. Avrei schiacciato la popolazione comunque. Quello era un pianeta di selvaggi non capaci di creare insediamenti, ne un sistema governativo decente. Mi alzai lentamente in volo, scrutando Glem affinché facesse ciò che gli avevo imposto: passare per le 3 città principali del pianeta ad una elevata velocità e uccidere il leader…gli avevo reso tutto molto più semplice, quasi da babbeo, visto che gli alloggi dei capi erano sempre i più alti ed i più ornati. Probabilmente era già arrivato a capire che poi l’avrei ammazzato, conosceva la famiglia Cold… non fuggiva per paura di anticipare la sua fine. Si scagliò verso nord ed io gli stavo dietro di mezzo chilometro. Il viaggio doveva essere lungo calcolando la grande dimensione del pianeta, ma non nascondevo la mia gioia in prospettiva della furia che avrei presto scagliato sulla popolazione del pianeta…finalmente lo avrei potuto fare dopo anni di attesa. Mentre viaggiavamo sentii il mio trasmettitore suonare insistentemente. Quel figlio di papà di mio fratello mi aveva già captato dopo poco tempo. Dovevo sbrigarmi o avrebbero interrotto tutto nel più bello. Almeno avevo avuto la certezza che si erano accorti della mia mancanza. Dopo diverso tempo di volo ad alta velocità, Glem giunse davanti alla prima città. Scrutò per breve tempo il suolo e con decisione scagliò un colpo di energia verso la basa dell’edificio del capo. Quello crollò all’istante. Solo dopo raggiunsi la città. Finalmente era la davanti. Fremevo al solo pensiero di scatenarmi per mostrare a tutti il mio potere…lo feci…un enorme sorriso sii dipinse sul mio volto e scagliai il primo raggio dall’indice. Una grande esplosione susseguì e le urla della popolazione echeggiavano nell’aria. Tutte e cinque le mie dita si riempirono di un’aura rossastra e iniziarono a sparare continui raggi quasi senza il mio volere diretto. La lucidità iniziò in qualche modo a diminuire, mentre i colpi dell’aura scagliati diventavano sempre più poderosi, scavando voragini, abbattendo edifici e uccidendo abitanti. Ad un certo punto non mi ricordo più con esattezza cosa successe. Mi risvegliai al suolo, fra i cadaveri e le macerie.

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