Dietro le quinte della vita.

di Adlocked
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo uno. ***
Capitolo 2: *** Capitolo due. ***
Capitolo 3: *** Capitolo tre. ***
Capitolo 4: *** Capitolo quattro. ***
Capitolo 5: *** Capitolo cinque ***



Capitolo 1
*** Capitolo uno. ***


Era su tutti i giornali. Tutti ne parlavano, il mondo di internet era impazzito, chiunque ne scriveva ed erano già iniziate le teorie su tutti i social. Nella metà della popolazione mondiale era nata una euforia febbricitante, e anche chi non se ne faceva molto era coinvolto in questa storia e lo comunicava al resto del mondo: Benedict Cumberbatch era tornato single. Ad Emma Cavendish di tutta quella storia non gliene fregava molto, non poteva entrare su Twitter che chiunque continuava a scriverlo in qualsiasi lingua ed era diventato snervante. Oh insomma a questo mondo tutti divorziano, e lui è uno di quelli, fatela finita, pensava ogni volta. Emma era una giovane aspirante attrice di ventidue anni, volava da un provino all'altro passando per piccole produzioni teatrali. La sua vita era fatta solo di recitazione e del suo lavoro in una piccola libreria a Camden, un gioiellino pieno zeppo di vecchie edizioni di qualsiasi classico e per stare al passo, di libri contemporanei, soprattutto per adolescenti. Così, questo evento straordinario per tutti gli altri, era una cosa priva di interesse per lei. Perché sparlare di una coppia che stava passando un momento così difficile della propria vita? La gente si interessava della vita altrui perché non voleva interessarsi della propria. Oppure era troppo poco interessante. In ogni caso, la vita di Emma era piena come gli scaffali della libreria di casa sua, faceva fatica a trovare spazio per la sua unica amica, Claire, totalmente diversa da lei, ma che riusciva a capirla perfettamente come nessun altro. Per gli uomini non c'era spazio, amava leggere, recitare, seguire le serie tv e ubriacarsi con Claire. Amava stare da sola, aveva imparato a convivere con se stessa, con le sue insicurezze e con il suo gatto Grattastinchi, nome preso dalla saga della sua infanzia, Harry Potter. Insomma la sua vita era abbastanza in equilibrio e non desiderava alcun sbilanciamento.

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Capitolo 2
*** Capitolo due. ***


La libreria era piccola ma luminosa, gli scaffali erano ordinati e fortunatamente gli affari andavano bene. Emma era in pausa, e ripeteva le battute per un nuovo provino. «Sempre in caccia eh?» le domandò Christine, la proprietaria della libreria. «Sempre, non vedrai mai fermarmi» sorrise Emma, interrompendosi. «Oh, non lo vorrei proprio, ti ho vista recitare, sei brava. Arriverà la tua occasione. Sai che impennata avrà questo negozio quando sarai famosa e tutti sapranno che hai lavorato e studiato le tue parti qui?» disse Christine con una risata. Emma rise di gusto, sperando davvero in quella ipotesi. «Chissà, magari accadrà.» sospirò «Tutto può accadere, ricorda. Ti ho vista crescere, sei arrivata qui a diciannove anni, con un sogno in tasca, vecchia musica nelle orecchie e uno sconfinato amore per i libri. Hai lavorato sodo, ti sei fatta da sola, l'universo non può ignorarti.» Christine era molto affezionata ad Emma, aveva una sessantina d'anni e la riteneva come la figlia che non aveva mai avuto. Infatti si comportava un po' come una mamma, distribuendo consigli e ammonizioni, Emma le era davvero grata per tutto quello che aveva fatto per lei. «Quando vincerò un Oscar ti ringrazierò pubblicamente» le disse con un sorriso smagliante. Nel fare una promessa del genere le sembrava di riuscire a fare una promessa per se stessa, un promemoria futuro da realizzare. Erano le sette quando Emma uscì dalla libreria. Claire era lì fuori ad aspettarla, sorrise appena vide l'amica. «Ciao, Gigì, pronta per la nostra serata?» domandò strofinandosi le mani, era Febbraio e faceva davvero freddo. Claire era solita chiamarla Gigì come la protagonista di un film d'amore, un'eterna romantica, proprio come Emma. «Sono sempre pronta, ma non posso fare tardi, domani alle dieci ho un provino.» Emma rispose con una leggera ansia nella voce. «Va bene, rilassati ora. Ci penserai domani al provino. » Si avviarono per le strade di Camden in direzione del loro pub preferito, The World'end. Si sedettero da un tavolo vicino alla finestra e ordinarono i loro soliti piatti, birra e Hamburger. Un pasto leggero. «Come va l'università?»chiese Emma spiluccando dal piatto. «Io non ti chiedo del provino e tu non mi chiedi dell'università.» scherzò Claire. «Uffa, sai che sono curiosa, io non ci vado e mi interessa.» si lamentò Emma. «Beh io non faccio l'attrice.» ribatté Claire con una linguaccia. «Attrice è un parolone. Ci provo, lo sai» borbottò Emma. «Per cosa è domani il provino?» chiese Claire. «Uno spettacolo teatrale che andrebbe al Barbican. Devo provare un monologo. È una commedia, si chiama "Festa in famiglia". È una produzione importante, non so se vado bene per la parte ma ho letto tutto il copione e sarebbe bello farlo. Non lo so Claire, ogni volta prima di un'audizione mi chiedo perché lo faccio. Ho lo stomaco sottosopra e l'ansia a mille. » Emma si sfogò un poco, parlarne aiutava a ridimensionare tutto. «Perché sei masochista, Emma, come tutti gli innamorati. Tu ami il teatro, non potresti stare senza queste sensazioni. Tu vivi di questo. Altrimenti avresti già smesso. Me ne parli sempre dopo uno spettacolo, mi dici quanto sia doloroso farlo, ma vai avanti, perché sei innamorata. Perché quando sei lì dimentichi ogni dolore, ogni fatica. Perché per te ne vale la pena. Come qualsiasi innamorata.» Emma era rimasta ad ascoltarla, senza battere ciglio. «Grazie per avermi ricordato queste cose. Come farei senza di te?» «Ah, non ne ho idea. Probabilmente saresti a lavorare al McDonald» Risero di gusto, e brindarono al provino di Emma. A volte le parole di un'amica sono la fonte di aiuto più grande. Emma si sentiva molto più tranquilla.

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Capitolo 3
*** Capitolo tre. ***


Odiava i provini. Li odiava con tutto il cuore. Le persone che ti osservano dietro una scrivania, le sembrava di tornare al liceo. Ma era lì, con il suo copione in mano, il cuore le batteva come un tamburo e sentiva le gambe sciogliersi come ghiaccioli al sole. Poi chiamarono il suo nome e le gambe ripresero forza di colpo, il cuore quasi si fermò. Emma seguì la donna che l'aveva chiamata dentro al teatro. Rimase a guardare le luci e si sentì subito carica. Era pronta a dimostrare il suo valore per la millesima volta, con la stessa grinta di sempre, e la sua fiducia incrollabile. Quando vuole, le dissero dalla platea. Chiuse gli occhi, respirò piano, raffreddò la mente e iniziò. Uscì dalla stanza con la testa che le faceva male, ora tutta l'adrenalina era scesa e si sentiva a pezzi. Sembrava fosse andata bene, le avevano fatto fare tutto il monologo, ed era buono. Ora, come sempre, doveva aspettare. Tornò a casa, fece una doccia veloce e diede da mangiare a Gratta. Aveva il turno alla libreria dopo pranzo e poteva rilassarsi, inutile pensare troppo al provino. Claire la chiamò mentre preparava da mangiare. «Ciao Gigì, com'è andata?» chiese curiosa. «Ciao, sono piuttosto stanca, quindi vuol dire che ho dato il massimo...beh non è andata male, spero mi richiamino presto. » rispose Emma mentre tentava di girare la sua fetta di carne. «Bene! Senti devo andare, ci sentiamo dopo, magari andiamo a bere qualcosa domani sera, ti va?» «Volentieri! A dopo!» Chiuse la chiamata e finalmente poté girare la sua fettina. Il turno iniziava alle due e trenta e ad Emma piaceva essere puntuale. Arrivò in anticipo di qualche minuto per raccontare a Christine il suo provino, e lei fu entusiasta. «Ti richiameranno, ne sono sicura.» Lo diceva ogni volta, ma ad Emma non dispiaceva, anzi, sapeva che prima o poi avrebbe avuto ragione. «Bene tesoro, ora vado, buon lavoro» Christine le strinse un braccio e poi uscì dal negozio. Emma era nel suo habitat, iniziò a vagare per la libreria mettendo a posto ciò che era stato messo in disordine. Il trillìo all'ingresso le fece capire che qualcuno era entrato. «Ehm, buon pomeriggio» sentì una voce maschile parlare. Emma camminò verso la porta, non aveva fatto in tempo a mettere a posto tutto quindi era carica di libri. «Buon pomeriggio» disse appoggiando i libri sul bancone, l'uomo ora era girato verso gli scaffali, ma appena si voltò, Emma poté sentire il suo cuore perdere un battito. Benedict Cumberbatch era di fronte a lei. Occhiali, un accenno di barba e l'aria un po' scavata, la guardava con curiosità e un poco spazientito. «Che cosa posso fare per lei?» Emma assunse il suo solito tono personale, come se lui non fosse l'uomo sui giornali, sulle riviste e su tutti gli schermi di quasi tutto il mondo. «So che avete delle edizioni vecchie di alcuni classici, è così?» chiese avvicinandosi. «Sì certo.»annuì lei. «Avete per caso "Alla ricerca del tempo perduto" di Proust?» «Sì, non è molto richiesto come libro, perciò abbiamo molte copie di vario tipo, anche vecchie quindi. Preferisce copertina rigida o flessibile?» «Rigida se è possibile, altrimenti la più vecchia flessibile.» si passò una mano tra i capelli, pensieroso. «Ottimo, vado a prenderlo.» Mentre camminava verso lo scaffale dei classici Emma sgranò gli occhi. Benedict Cumberbatch era nella sua libreria. Non che lei fosse una fangirl sfegatata, ma aveva visto Sherlock e i suoi film e lo riteneva un grande attore. Wow, non capitava tutti i giorni. Vi era una sola copertina rigida, di un'edizione abbastanza vecchia. Era stato fortunato. Tornò al bancone e lui stava guardando un altro libro, uno certamente più semplice di Proust. «Eccomi, beh è stato fortunato, questa è l'ultima copertina rigida, e l'edizione è piuttosto vecchia.» L'uomo rimise a posto il libro e tornò al bancone. Sorrise. «Perfetto, hai anche della carta regalo o qualcosa di simile?» «Sì, certo, ma non mi chieda di fare pacchetti perché sono totalmente negata.» scherzò lei passandogli della carta regalo. «Non mi dare del Lei ti prego, non sono così vecchio. E comunque nemmeno io sono bravo con i pacchetti, ma d'altronde è il pensiero che conta. Quanto ti devo?» «Compresa la carta regalo sono diciotto sterline.» L'attore pagò e le sorrise. «Grazie» si avviò verso al porta. «Grazie a le...te. » Poteva dire con certezza che quello era stato il giorno più strano della sua vita. Quando lo avrebbe scoperto Claire ci sarebbe rimasta secca. La sera dopo erano al loro pub. «Ti devo raccontare questa» disse Emma prendendo un sorso dal suo boccale. «Hai finalmente incontrato qualcuno?» domandò Claire entusiasta. «Circa, beh non in quel senso. Stavo mettendo a posto i libri e arriva un cliente. Io vado verso il bancone con ancora dei libri in braccio, li poso e chi si volta? Benedict Cumberbatch.» Claire sbarrò gli occhi. «Come?!? Racconta!» Emma raccontò per filo e per segno tutto quello che era accaduto. Claire era scioccata. «Ti sto invidiando molto.» disse. «Lo so, beh non ho chiesto ne foto ne autografi. Mi rimarrà il ricordo.» Emma sorrise orgogliosa. «Io quando incontro qualcuno al massimo incontro i miei ex professori.» sbuffò l'amica. «Menomale che ho cambiato stato allora, non ho di certo voglia di incontrare la mia professoressa di matematica, mille volte meglio lui.» In effetti era ancora più bello dal vivo, ma quello a Claire non volle dirlo.

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Capitolo 4
*** Capitolo quattro. ***


Era passata una settimana ed Emma stava lavorando in libreria, era venerdì e di solito il venerdì era un giorno molto tranquillo, lei stava al bancone a leggere finché non entrava qualcuno. La libreria in quel momento era vuota e stava leggendo per l'ennesima volta "L'ombra del vento" di Carlos Zafon, (era il suo libro preferito) quando il telefono, il suo telefono, iniziò a squillare. Era un numero sconosciuto, ma rispose comunque. «Pronto» «Emma Cavendish?» chiese una voce di donna. «Sì, sono io.» «La chiamo dal teatro Barbican, è stata scelta per il ruolo di Jenny Gray, per la commedia Festa in Famiglia, è ancora disponibile?» Emma sentì il suo cuore fermarsi, dovette risedersi. Ma non riusciva nemmeno a stare ferma, quindi camminò tra i corridoi deserti. «Ma certo, certo. » le sembrava di aver perso l'abilità di parlare. « Bene, ora le invio tutto il materiale via E-mail, c'è scritto tutto ciò che deve sapere. Buona giornata e congratulazioni.» Chiuse la telefonata ed Emma rimase come rimbambita. Poi si riprese e iniziò a  saltellare dalla gioia. Ma non si era accorta che qualcuno era entrato. «Disturbo?»chiese una voce familiare. Emma si voltò con il viso acceso di felicità e subito smise di sorridere. Era di nuovo lui. «Salve, no, affatto. Mi scusi ho ricevuto una bellissima notizia e stavo festeggiando con me stessa...ehm. Come posso aiutarla?» «Che bella notizia? Se non sono indiscreto... e ti avevo detto di non darmi del Lei, per favore.» Sorrise, curioso. «Ho avuto una parte in uno spettacolo al Barbican.» annunciò Emma con gioia e orgoglio, tornò a sorridere involontariamente. Lui sorrise e le fece le congratulazioni. «È una bellissima notizia, mi complimento, che spettacolo è?» «Festa in Famiglia» «Oh sì, ho sentito che cercavano attori. Bene, sono contento per te.» Era davvero gentile. «Grazie, beh torniamo ai libri. Di cosa hai bisogno?» Lui sorrise e si passò una mano tra i capelli «Ecco in realtà non lo so nemmeno io, vorrei leggere qualcosa che tenga incollato, qualcosa di coinvolgente e avvincente. Hai idee?» Emma quasi non ci credeva. «Aspettavo questo momento da tre anni» disse, felice. Lui aggrottò la fronte, come a dire che non aveva capito. «Di solito le persone entrano e chiedono un libro, non entrano mai per un consiglio. Tu sei il primo che arriva e vuole dei consigli. Tutto quello che ho letto, adesso posso finalmente usarlo per il mio lavoro. » era in estasi. Lui scoppiò a ridere. «Quindi sai cosa consigliarmi?» «Certo» Emma quasi corse al bancone e prese il suo libro e glielo mostrò. «Ti serve Zafon. Lui è il maestro del coinvolgimento.» Lui lesse il titolo. «Sì ne ho sentito parlare.» «Bene, fa al caso tuo. Parla di libri, di misteri, di passioni. È il mio autore preferito, parla dei libri in un modo tutto suo, insomma se ami i libri questo è il romanzo giusto. E tiene incollati. Questo è il secondo, il primo, che si chiama "Il gioco dell' angelo" è bellissimo. Sono in tutto quattro libri di questa serie.» Altra gente stava entrando, fortunatamente non si erano accorti di lui. L'attore la guardò per un momento mentre pensava, si era comunque avvicinato di più al bancone e si era messo di schiena per non mostrare il viso alla porta. «Ci sto. Prendo il primo, mi fiderò di te.» Emma sorrise. «Non te ne pentirai. Se non ti piacesse io sono qui, ma credo che ti piacerà.» L'attore pagò il libro e la guardò ancora un attimo. «Sei molto sicura.» «Sono sempre sicura sui libri. E sono brava a consigliarli.» Lui annuì e inforcò un paio di occhiali da sole. «Ti farò sapere, allora. Buona giornata.» camminò in fretta verso la porta per non essere fermato. Emma prima di andare dagli altri clienti fece un profondo respiro. Lui era davvero molto carino. E gli piacevano i libri.... Emma dovette fermare i suoi pensieri. Il suo carattere era fatto per unire cose scollegate e lasciare il cuore libero di provare tutto ciò che è possibile. Ma lui era lui ed Emma non era più una ragazzina.

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Capitolo 5
*** Capitolo cinque ***


Sia Claire che Christine erano al settimo cielo per Emma. Claire le aveva offerto da bere con la speranza che prima o poi l'amica l'avrebbe portata alla cerimonia degli Oscar. Christine l'aveva abbracciata forte e le aveva detto che era il suo orgoglio. Finalmente era arrivato il giorno che dava inizio alla sua avventura. Non aveva mai provato una tale felicità, e nemmeno una tale ansia. Avrebbe conosciuto il resto del cast e il regista. Sarebbe entrata in un nuovo mondo e non vedeva l'ora. Arrivò al Barbican con la sua bici rossa, pronta come non mai. Aveva studiato bene le prime venti pagine e cercato di conoscere un po' il personaggio di Jenny. Jenny era una donna sulla trentina, madre di due bambini e incinta del terzo. Era sposata con Oliver e il loro non era un bel matrimonio, inoltre era in conflitto con le sue sorelle, Polly e Deirdre. Le piaceva da morire il suo personaggio, era pieno di sfumature e sapeva di poter essere in grado di interpretarlo. Entrare nel teatro la fece sentire fortunata e felice. Ce la stava facendo. L'appuntamento era direttamente in teatro. Pensare che aveva visto Benedict Cumberbatch anni prima in quello stesso teatro nei panni di Amleto... Aveva i brividi. Eccola in teatro, c'erano già delle persone ed Emma sentì l'ansia salire. Come sempre, prese un respiro. Una donna si avvicinò a lei. «E tu devi essere Jenny! Molto piacere, sono la regista» Emma la guardò, era mora, capelli lunghi e occhi azzurri, viso lungo, le sembrava di averla già vista ma non ne era sicura. «Emma, piacere mio» rispose con un sorriso timido. «Bene, mancano due persone e siamo al completo. Oggi leggeremo insieme il copione e parleremo dello spettacolo.» le spiegò mentre camminavano verso gli altri. Emma vide due ragazzi, uno biondo cenere, molto carino, l'altro moro con gli occhiali e un'espressione timida. Di fianco a loro c'erano tre ragazze dall'aria simpatica. Due di loro erano more come Emma, l'altra, che guardandola da vicino era più vecchia di un po', aveva i capelli neri. «Lei è Emma, interpreta Jenny. Mancano David e Ed. Appena arrivano iniziamo.» disse la regista. Gli altri annuirono e si presentarono ad Emma. Sembravano molto simpatici e gentili. Emma sentì il suo corpo rilassarsi. David e Ed, (Più tardi si scoprì che si chiamavano Daniel e Paul) arrivarono, e il cast più la regia poté iniziare a lavorare. Emma iniziò a sentirsi a casa. Lessero tutto il copione. «Ottimo. Buona intesa. Lavoreremo bene. Allora ci rivediamo tra due settimane. Voglio una buona memoria, avremo un bel po' da fare ma sono fiduciosa.» La regista sorrise a tutti e i ragazzi erano molto contenti. «Ci vediamo il 4 maggio ad orario da destinarsi. Buono studio» Si alzò e con lei tutti gli altri. Emma sorrise ai suoi compagni e andò a riprendersi giacca e borsa. Uscì dal teatro insieme a loro, chiacchierando. Mary, che interpretava Polly, quando furono fuori disse ad alta voce a tutti gli altri «Vi siete resi conto che la nostra regista è Sophie Hunter?» Emma aveva già sentito quel nome ma non sapeva a cosa ricondurlo, non diede molto peso alla cosa, conosceva molti nomi nel teatro, forse era scritto quando aveva fatto il provino... «Già, pazzesco!» esclamò Steve, colui che faceva Oliver, il marito di Jenny. Si salutarono augurandosi buono studio a vicenda. Emma tornò a casa felice ma distrutta. Dopo essersi fatta una doccia e aver mangiato due cereali decise di togliersi la curiosità e andò a cercare Sophie Hunter. Sapeva di aver già letto il suo nome di recente. Quando aprì Google, dopo aver digitato il suo nome sentì il respiro fermarsi. Era ovvio che avesse letto il suo nome di recente e ora che ci pensava lei non aveva fatto nemmeno il gesto di presentarsi. Era fin troppo conosciuta. Aveva appena divorziato da Benedict Cumberbatch.

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