Fatidico. - a Sonilver fanfiction

di Bluereddino
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1: Blaze ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2: Sonic ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3: Knuckles ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4: Shadow ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5: Silver ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6: Silver ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7: Knuckles ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8: Sonic ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9: Silver ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10: Blaze ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11: Amy ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12: Silver ***
Capitolo 14: *** Capitolo 13: Knuckles ***
Capitolo 15: *** Capitolo 14: Sonic ***
Capitolo 16: *** Capitolo 15: Silver ***
Capitolo 17: *** Capitolo 16: Shadow ***
Capitolo 18: *** Capitolo 17: Sonic ***
Capitolo 19: *** Capitolo 18: Amy ***
Capitolo 20: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Quel terrazzo non era locato estremamente in alto, forse raggiungeva a malapena i tre metri e mezzo d'altezza, ma Silver non poteva non immaginare che una caduta da tale quota gli avrebbe potuto arrecare non pochi danni alla schiena, la testa o qualsiasi parte del suo corpo fosse stata tanto sfortunata da abbattersi contro il pavimento del pian terreno; già si immaginava accasciato su quelle piastrelle a macchie color pesca e grigio, appena intiepidite dal picchiettante sole delle quattro del pomeriggio, sole che splendeva alto in quella calda giornata estiva; sarebbe rimasto immobilizzato dal dolore e senza nessuno che lo potesse aiutare perlomeno a mettersi in piedi. Sapeva però che cadendo, in qualsiasi maniera potesse avvenire l'atterraggio, avrebbe al massimo passato qualche giorno costretto in uno scomodo materasso in una stanza d'ospedale e, enfatizzando al massimo gli effetti collaterali, sarebbe potuto finire in sedia a rotelle, bloccato per un tempo indicibile. Non sarebbe di certo morto e non era un problema di importanza estrema, non potersi muovere mai più, presa in esame quella "avventura ricca di mistero e colpi di scena mozzafiato" che era la sua vita. 
Non gli interessava comunque testare le sue ipotesi, considerando che nonostante la sua vita non fosse tanto caotica, un braccio ingessato era comunque doloroso e fastidioso. Magari non aveva alcuna persona con cui dover e poter passare il tempo, qualcuno per cui quindi un alluce fratturato sarebbe stato un ostacolo consistente, ma hey, il dolore non è una bella sensazione, che sia scomodo per gli altri o meno.
Cadere da quei tre metri approssimati NON era una cosa da provare almeno una volta nella vita.

Passava ore e ore su quel terrazzo sporco che dava sul minuscolo giardino interno della casa, se giardino lo si può definire: era una lurida distesa di mattonelle in cui si trovava una piccola aiuola antistante alla porta d'ingresso alla casa e situata alla sinistra del garage, un ammasso di erbacce che dava sul muro della casa vicina, in cui era piantato un gelso sfiorito e un rampicante che ormai aveva ricoperto l'intera parete priva di intonaco. Come si può immaginare, non era la visuale per cui ogni giorno si recava sul posto, e non era per alcuna vista che vi si chiudeva per ore e ore: semplicemente passava il tempo a pensare, seduto nella polvere e nello sporco con le gambe incrociate. Pensava la mattina, mentre guardava i passerotti che si poggiavano sull'instabile ringhiera di metallo che lo separava dai danni di quella caduta tanto ipotizzata e supposta, pensava il pomeriggio, mentre il sole gli scottava il muso già di per sé ambrato, pensava la notte, quando faceva troppo caldo nella sua stanza disordinata e dall'odore poco gradevole, quando si sdraiava, sempre in quel lurido terrazzo, a fissare le stelle. 
Pensava di continuo a cose banali, a vecchi discorsi e diatribe, a dubbi esistenziali; qualsiasi ricordo o idea gli passasse per il cervello, era una buona scusa per immaginare, riflettere.

Così aveva nuovamente guardato verso il basso, aggrappandosi al metallo per non capitombolare di sotto.

"Finirò sicuramente all'ospedale.". Forse era il caso di smettere di rimuginare sulla questione.

"Sarebbe davvero un bell'affare se qualche pazzo m'inseguisse e io finissi proprio qua. Potrei solo buttarmi, aspettare che lui se ne renda conto per poi farmi fare a pezzi dalla sua affilata ascia, preparata la mattina precedente. Si, sarebbe proprio un bel problema dover scapare e ritrovarmi qua.". Era davvero un dilemma, come poteva sfuggirgli? Sono cose che capitano, dover fuggire da un intruso nella propria casa, non poteva e non doveva coglierlo impreparato! 
Non era quella la via d'uscita, non lo era davvero. C'era sicuramente qualcos'altro che potesse fare per allontanarsi e trovare un punto di salvezza.

Come prima cosa si era proprio messo alla ricerca di quest'ultimo: la postazione più sicura gli sembrava il tetto della casa di fronte, quella il cui muro era coperto di edera. Se fosse scivolato per qualche motivo, e la probabilità di trovare del muschio o qualche sostanza limosa sulle vecchie tegole consumate era molto alta, poteva sempre aggrapparsi alla pianta e tornare del cortile della sua dimora, poi scappare attraverso il garage, sempre che il suo corpo gracilino glielo permettesse. In caso contrario, per evitare di stare troppo vicino all'uomo x, poteva proseguire la sua fuga sulla copertura da raggiungere e scavalcare o rompere la debole reticella che avrebbe separato lui da delle scale. Non era mai entrato nella casa della signora della porta accanto, ma sapeva che, in un modo o nell'altro sarebbe uscito. 
Già quello era un buon piano, ma il problema concreto restava come arrivare al tetto. Il principale ostacolo, oltre al "burrone dell'angoscia" sottostante, era proprio la ringhiera su cui era correntemente poggiato. Non sembrava, ma era troppo alta per essere saltata, e anche prendendo la rincorsa, con un ostacolo del genere non sarebbe riuscito ad arrivare nemmeno alla metà della distanza aerea da percorrere per raggiungere l'obbiettivo.

"Che casino..." aveva sospirato serrando le palpebre. Tutte le sue ipotesi erano andate in fumo. Doveva accettare la realtà, lo avrebbero trovato in una pozza di sangue denso proprio nel suo amato terrazzo. 
Sentiva già i passi dell'assassino che veniva a prenderlo.

"Bene, Silver! Il piano di oggi è semplicissimo: corri, non cadere e, cosa più importante, non farti ammazzare!"

"Un momento, che diavolo sono questi passi?!" aveva iniziato a respirare velocemente e affannosamente. C'era davvero qualcuno? Aveva spostato velocemente lo sguardo da destra a sinistra per tentare di trovare un modo concreto per raggiungere il tetto dell'altro edificio. 
Finalmente aveva scorto un altro stabile più piccolo, e si era improvvisamente ricordato che a delimitare il perimetro del giardino della sua abitazione vi era anche una costruzione adibita a un bagnetto esterno che lui personalmente non aveva mai usato. Dalla sua posizione non era riuscito a notarla subito, essendo più ribassata rispetto all'effettiva altezza su cui il sempre più preoccupato Silver stava finalmente concependo il piano completo. Saltando lì non si sarebbe potuto fare molto male, valutando l'assenza totale di tegole il peggio poteva essere un ginocchio scorticato. Sarebbe poi potuto scendere senza complicazioni per raggiungere la porta d'ingresso. Semplice come...

"No, non può andarmi tutto così liscio..." e, come se chiunque fosse alla sua ricerca lo avesse potuto sentire, oltre ai pesanti rimbombi provenienti delle scale dietro di lui, aveva potuto intravvedere una figura scura che sostava vicino all'entrata, una sentinella forse, o semplicemente un compagno di crimini.

"A quanto pare solo scappare tramite quel tetto è fattibile..." La porta alle sue spalle aveva scricchiolato violentemente e quel suono stridulo gli aveva dato l'impulso decisivo che lo aveva portato a scavalcare i ferri su cui si stava precedentemente sorreggendo. Un salto veloce e indolore, un atterraggio notevolmente meno felice: nemmeno lo avesse fatto di proposito, si era sbucciato il ginocchio, come previsto. Non era decisamente abituato a quel genere di avventura, si, nemmeno a scavalcare un corrimano alto suppergiù un metro. Francamente stava formulando l'ipotesi di iscriversi in qualche palestra: gli assassini possono decidere di rincorrerti ovunque e in qualsiasi momento. Se mai avesse trovato qualche lavoretto che gli potesse portare un minimo di denaro nelle tasche, lo avrebbe davvero preso in considerazione. 
Tentando di non curarsi del taglio sanguinante, si era diretto verso il muro dinnanzi e lo aveva atteso una mesta sorpresa: il muro era privo di piante, rientranze, qualsiasi cosa potesse aiutarlo a scalare, calcolando che con un salto non era fattibile arrivare in cima alla muratura, sopratutto vivendo dentro un sacco di carne e pelliccia che di muscoli allenati non aveva nemmeno quelli del viso, tanto rari erano i suoi sorrisi.

Sto arrivando, Silver...

Stava per girarsi alla ricerca di un altro colpo di fortuna, ma si era ricordato la prima regola di ogni film horror: mai e poi mai voltarsi. Da amante del genere, sapeva che una soluzione c'era, ma doveva fare in fretta a trovarla. Quella situazione di stress lo stava portando ad una crisi isterica, e quasi voleva scoppiare in un pianto disperato, pronto a raggomitolarsi contro la costruzione inscalabile ad attendere la sua fine. Non aveva nulla da perdere, né amici, né soldi, né gloria, ma il solo pensiero di venire accoltellato con chissà quale lama sconosciuta da un uomo mai visto prima gli dava una forza, un volere che solo quando si trovava in questo genere di difficoltà acquisiva. Non avrebbe permesso al malato alle sue spalle di vederlo disperato a causa sua. Si era stancato di dare soddisfazioni agli altri a causa delle sue lacrime.

Tra le foglie dell'edera vi era una vecchia scala arrugginita, perfettamente mimetizzata. Ricordava di quando suo nonno la utilizzava per recuperare il suo pallone da calcio che puntualmente si andava ad incastrare tra la grondaia e il comignolo della dimora vicina. Raccogliendo tutto il coraggio che aveva in corpo, si era lanciato verso la ferraglia decrepita, sentendola come sgretolarsi sotto il suo peso. Un chilo in più e sarebbe crollata.
Scalata, era finalmente arrivato in cima. Aveva fatto un'attenzione particolare a non inciampare nella gronda, spostandosi con movimento repentino sulla consunta copertura del tetto sempre con movimenti perfettamente calcolati, per poi urlare a squarciagola:

"Hai visto, brutto bastardo?! Non mi prenderai mai!" mentre rideva maniacalmente, aveva sentito degli altri passi, più veloci. Un terzo complice? Beh, non era più un problema, ormai era al sicuro!

Aveva preso a correre in direzione della reticella intravvista precedentemente, per poi sentirsi gridare alle spalle:
"SILVER! COSA DIAMINE CI FAI SUL TETTO?! SCENDI SUBITO!" a questo punto il ragazzo non era riuscito a fare a meno di girarsi. Blaze lo guardava esterrefatta.

"E che ti sembra, scappo dall'assassino!" aveva ribattuto convinto. "Su, raggiungimi, non vorrai mica diventare un ammasso di arti!"

"Che diavolo stai dicendo?!" aveva risposto ancora più confusa, ma tranquillizzandosi un poco notando che aveva smesso di correre su quelle tegole pericolanti. "Non c'è nessun assassino."

"Come no, ha anche un complice! Su, raggiungimi velocemente." Aveva continuato ad incitarla.

"Stai sognando." Lo aveva freddato con lo sguardo. "Stai sognando un'altra volta. Un giorno farai una brutta fine, se non imparerai a gestire la tua fantasia." Detto questo, si era diretta nel punto da cui era arrivata e lo aveva sollecitato a sbrigarsi perché di lì a poco lei sarebbe uscita con i suoi amici e voleva che qualcuno tenesse d'occhio la casa, ma non appollaiato sopra un comignolo come un avvoltoio in cerca di una preda.

Sospirando, Silver si era capacitato del fatto che fosse stato solo uno dei suoi momenti in cui la mente prendeva libero arbitrio e vagava facendogli vedere e sentire cose inesistenti. Forse doveva smettere di pensare così tanto, si era detto un attimo prima di incastrare il suo piede nella bronzea grondaia intasata da chissà quale melmoso residuo del tempo, inciampandovi e sbattendo con potenza proprio su quelle piastrelle a macchie color pesca e grigio, appena intiepidite dal picchiettante sole delle quattro e mezzo del pomeriggio. Non lo aveva di certo portato alla morte, ma un omero rotto non glielo avrebbe negato nessuno.

 

Non ti crederà mai. Ma tu vedi oltre.

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 1: Blaze ***


Appena arrivata nella sezione esterna di un piccolo bar in centro -quello con l'insegna in legno scuro con il nome "Chao Garden Bar" inciso e dipinto con una vernice dorata brillante e coronata da delle foglie anch'esse intagliate- Blaze aveva subito scorto i suoi amici in lontananza, i quali già si erano accomodati in un piccolo tavolo in plastica e che addirittura erano già stati serviti. Dopo pochissimo tempo anche gli altri ragazzi si erano resi conto della sua figura che avanzava nella loro direzione e la avevano accolta, alcuni sospirando, altri gridandole "Alla buon ora!". Aveva preso una sedia rossa, come il tavolo, da una pila vicina, riservata ai posti all'esterno del locale da loro solitamente frequentato. 
Gli piaceva soprattutto l'ambiente, ma forse anche il fatto che, dato lo spazio interno abbastanza angusto e lo stile non molto curato tipico dei proprietari, non era di certo molto affollato, ma soprattutto non era la Mecca di alcolisti o drogati, che al contrario pullulavano in un altro cafè a meno di cento metri. Della tranquillizzante musica blues fuoriusciva dagli altoparlanti posti sopra il loro tavolo; Willy DeVille, cover di I'm blue, so blue. La giovane credeva che il mondo si fosse dimenticato di lui, dopo la sua scomparsa, ma, a quanto pareva, qualcuno continuava a preservarne la memoria, probabilmente una stazione radiofonica locale che voleva commemorare la sua morte, essendo quello proprio il giorno in cui aveva lentamente abbandonato il mondo in un letto d'ospedale a causa di un tumore. Una morte che non augurava davvero a nessuno.

"Quindi, Blaze." Aveva preso a parlare il suo amico riccio blu, Sonic "Ci vuoi spiegare come mai ieri ci hai dato buca? Non è stato carino da parte tua, sai anche tu che è un'eccezionalità avere Tails seduto qua con noi."

"Già" aveva aggiunto Amy, che nel frattempo stava mangiando la sua solita leccornia, una fetta di torta ai frutti di bosco "E poi, quella telefonata, quel non posso spiegare ora... ora hai tutto il tempo che vuoi per spiegare! Non sarai mica uscita con un ragazzo senza dire nulla a me!". Tutti i quattro che attendevano una dichiarazione avevano iniziato a farneticare qualcosa, scocciati e curiosi. La gatta aveva sbuffato, quasi volesse sembrare più irritata di tutti gli altri:

"Sarei voluta venire, lo dico con il cuore. Da quando Tails ha scelto di continuare gli studi e fare tutti quei corsi estivi, non lo si vede più per le strade, tanto meno a rilassarsi bevendo un buon cappuccino. Credete che non mi sia dispiaciuto non poterlo incontrare?" aveva atteso che gli altri le facessero segno di continuare, giusto per testare la loro attenzione. Forse quello che stava per dire sarebbe stato uno degli argomenti più spassosi di cui avrebbero discusso in tutto il mese, se non l'anno.

"Ero con un ragazzo. Sono stata con lui tutta la sera, dalle quattro e mezzo." Aveva subito notato gli occhi di Amy illuminarsi di qualcosa che poteva essere per metà eccitazione, per metà gelosia. Aveva stroncato le sue ipotesi sul nascere:

"Quell'idiota del mio coinquilino. Ve lo giuro ragazzi, io un riccio più strano di lui non l'ho mai incontrato, e Shadow è parecchio strano."

"Bada a come parli, gatto!" il riccio scuro aveva incrociato le braccia fingendo di essersi offeso, per poi farle l'occhiolino nella maniera più ammiccante di cui era capace, e con tutta sincerità, anche solo un suo sorriso era in grado di far cascare fra le sue braccia ogni genere di essere vivente sulla faccia di Mobius. Era davvero un vero peccato che fosse sempre imbronciato, ma forse era un bene per tutte le ragazze che segretamente lo ammiravano. Arrossendo visibilmente, la ragazza aveva continuato il racconto:

"Riprendendo il discorso, quello scellerato ieri è salito sul tetto della nostra vicina di casa, e dire che quel tetto è in rovina equivale a elogiarlo. L'ho sentito gridare qualcosa di confuso e pensavo che si fosse fatto male, quindi sono corsa dove credevo si trovasse, sul terrazzo. Trascorre ore e ore là sopra, senza motivo. Fissa il vuoto e parla da solo. L'ho già detto che è strano?"

"Io non sapevo nemmeno che tu avessi un coinquilino." La aveva interrotta Sonic in cerca di risposte. "Lo conosco?"

"Penso proprio di no." Blaze aveva pensato, ma non aveva mai visto il riccio bianco fuori dalle sue quattro mura. "Silver, per caso ti dice qualcosa?"

"No, direi proprio di no." Il porcospino blu continuava a riflettere, girandosi di tanto in tanto verso Knuckles e Shadow che erano alla sua destra e continuavano a fare spallucce, anche loro spaesati quanto lui. "No, non lo conosco. Dovresti presentarcelo."

"Prima lasciami finire il racconto, penso proprio che dopo cambierai idea." Aveva sorriso la giovane. 
Lo speaker radiofonico aveva annunciato la prossima canzone, sempre del maestro DeVille: I'm Gonna Do Something the Devil Never Did. Quella canzone, ricordava Blaze, la aveva sentita cantare live in una fiera blues in qualche paese vicino anni addietro. Certo il titolo era abbastanza azzeccato per la storia che andava raccontando. Silver faceva cose che il Diavolo in persona nemmeno immaginava, non tanto con cattiveria, ma i suoi vaneggiamenti, le voci che diceva di sentire... un indemoniato non avrebbe saputo raggiungere i suoi livelli. La sera precedente aveva avuto l'ennesima prova che un esorcismo era davvero da considerarsi.

"Dicevo, era sul tetto e continuava a urlare 'Non riuscirai a prendermi' oqualcosa del genere. Mi sono spaventata a morte quando l'ho visto correre su quelle tegole instabili, pensavo che sarebbe potuto cadere da un momento all'altro e, ve lo assicuro, il cemento del cortile della signora che vive di fianco è duro. Sono caduta innumerevoli volte quando ero più piccola, e ogni volta mi ritrovavo il gomito o il ginocchio scorticato... questo, tra l'altro, mi ricorda che lui si è scorticato proprio il ginocchio scavalcando la ringhiera."

"Maddai!" aveva ridacchiato Shadow con la sua voce profonda, la quale dava un tono alquanto macabro alle sue affermazioni "Anche il più piccolo dei Chao sarebbe riuscito a saltare un pezzo di ferraglia! Era per caso elettrificata? Filo spinato che la circondava?"

"Niente del genere, ma non è per nulla atletico. Ho visto lombrichi più agili di lui, fidati. Comunque l'ho chiamato per chiedergli di scendere perché stavo per uscire di casa, e mi ha risposto di raggiungerlo perché sennò l'assassino mi avrebbe uccisa." Il gruppo la aveva fissata perplessamente, senza riuscire a fare alcun commento. "Ve l'ho detto, è malato di mente. Ha continuato ad insistere fino a quando non si è reso conto di aver sognato ad occhi aperti, anche se ancora giura di aver visto una sagoma nera appostata vicino alla porta d'entrata e di aver sentito dei passi nelle scale. E sapete qual è la parte migliore? Scendendo, ha incastrato il piede nella gronda ed è volato di sotto. K.O.!" la ragazza si aspettava delle risate, almeno una da parte di Shadow, che a quanto pareva si divertiva spesso sentendo testimonianze riguardanti sciagure altrui, ma vi era solo un silenzio tombale appena colmato dall'audio di una pubblicità proveniente dall'interfono.

"Wo." Knuckles era stato il primo a riaprire bocca "Caspita, avrà preso una bella botta."

"Già..." aveva risposto lei con la testa china "È per questo che non sono venuta ieri. L'ho dovuto portare all'ospedale, tanto dolorante era. Aveva una frattura scomposta all'omero. Immagino solo quale sofferenza atroce lo stia tormentando ora."

"É ancora in ospedale?" aveva chiesto la ragazza dagli occhi smeraldo con un pizzico di preoccupazione appena udibile nella voce.

"No, assolutamente, ma il medico ha richiesto l'assoluto riposo, quindi è a casa."

Il velocista del gruppo si era alzato in piedi muovendo rumorosamente la plastica tiepida su cui era stato seduto per più di un'ora.

“Beh, perché non andiamo a fargli visita? Non lo avresti dovuto lasciare da solo, se è così pazzo come dici, ne starà combinando una delle sue, no?” aveva detto afferrando il suo zaino dalle texture blu scuro e bianche da sotto la sedia. “Vado a pagare il conto e andiamo, ok?”. Anche gli altri maschi avevano preso ognuno il proprio portafoglio e si erano diretti velocemente all’interno del locale.

“È molto lontano da qua? Se non c’è troppa strada da fare potremo andarci a piedi.” aveva chiesto Amy con un timido sorriso stampato in volto “Altrimenti credo che Shadow sarà felice di accompagnarci con la sua auto.”. Blaze continuava a fissare la porta d’entrata del bar, spalancata, da cui poteva intravvedere i suoi amici confabulare tra loro. Non riusciva a capire per quale motivo al riccio blu poteva essere venuta in mente una simile idea. Avrebbe tentato di fermarlo.

“Non sono sicura sia una buona idea.” Aveva dichiarato non appena tutti si erano nuovamente riuniti.

“Rischiamo di patire le pene dell’inferno, per andare a trovare un malato?” Shadow aveva posto la domanda con fare noncurante e annoiato. “Ci sappiamo difendere e non penso che un ragazzino con un braccio rotto possa tentare di attaccarci.”

“Non dovrei dirtelo io, ma stai sempre a pensare a cose violente, tu?” aveva chiesto l’echidna ridendo “Blaze, che ti prende? Non ci spaventa il fatto che sia un po’ schizzato.”

“Si, Knux ha ragione.” Aveva continuato Sonic grattandosi la nuca “Sai, da come l’hai descritto, mi sembra solo molto… innocente. Un bambino. Forse tentare di integrarlo tra noi è una buona idea per correggere il suo problema. È ancora nel mondo dei sogni, ma hey, noi siamo più che in grado di farlo svegliare e soprattutto di aiutarlo a farsi una vita.”

“Non capisci cosa stai dicendo.” Aveva risposto la ragazza freddamente. “Lo conosco da quando eravamo piccoli, e quando aveva cinque anni non era così infantile. È solo adesso che sta iniziando a mancargli qualcosa nel cervello.”

“Oh! Dai Blaze, magari fa così con te proprio perché ti conosce da tanto, illudendosi del fatto che tu riesca a capirlo…” aveva tentato l’altra giovane, questa volta.

Gli sguardi curiosi dei ragazzi non facevano altro che mettere la gatta in soggezione. Li avrebbe dovuti lasciare entrare in casa del riccio? Lei sapeva che a lui non piaceva avere ospiti, e probabilmente, ovunque si trovasse, la stanza era più in disordine di quanto lo sarebbe stata dopo il passaggio di un ciclone.
Ma con la presenza di tutti quegli occhi puntati addosso, soprattutto gli splendenti smeraldi di Sonic, come avrebbe fatto a declinare la loro richiesta? Tanto, si era detta al fine, non lo avrebbero mai più voluto rincontrare dopo quella volta. Gli sarebbe sembrato sicuramente troppo ritardato per potersi integrare con la società.

Per un momento aveva pensato al piccolo Silver che le correva intorno ridendo. Perché non poteva restare perfetto come quando era ancora un bambino?

I suoi occhi dorati la fissavano dal basso, poteva percepire il suo piccolo sorrisetto appena abbozzato sul suo muso ambrato mentre la guardava come fa un piccolo boy scout con la sua guida.

Quante volte avevano giocato insieme, raccontato storie, vissuto avventure… non vi era più nulla di quel bambino dal pelo candido. Ricordava che i suoi genitori lo consideravano il figlio perfetto, perché ora viveva in una casa lontano dai suoi parenti? Una vita allo sfacelo e priva di senso, Silver era un’anima abbandonata. Forse la solitudine lo voleva portare fino alla follia più totale, ma teneva a lui tanto quanto aveva a cuore la sanità mentale dei ragazzini la cui compagnia colmava il vuoto delle sue giornate. Meglio tentare di aiutare lui o preservare le menti degli amici?

Sonic continuava a addentrarsi nella sua coscienza con lo sguardo.

"Amica mia, sei una persona speciale! Sono davvero contento di conoscerti, tu mi fai sempre divertire!"

"Anche tu, piccoletto!" aveva risposto la Blaze di diciotto anni addietro, scompigliando il pelo al suo amichetto.

"Blaze, la mamma dice che devo tornare a casa, ma tu promettimi che anche domani verrai qua a farmi visita e a giocare con me, va bene?"

Ma lei non poteva prometterglielo. Di lì a poco si sarebbe trasferita e lui sarebbe rimasto solo, a rimuginare sui loro trascorsi insieme per chissà quanto tempo. Forse lo avrebbe visto ancora, magari alle scuole medie o chissà, per una strana coincideza ad una festa, di quelle che i teenagers fanno spesso, o perlomeno così dimostravano la televisione e le telenovelas argentine che guardava quando fuori faceva troppo caldo o troppo freddo per andare a giocare con gli amici ad acchiapparella o a poliziotti e ladri. La casa della nonna del piccolo non gli era mai sembrata così spenta e silenziosa.

"Hey Silver, se io dovessi sparire, tu che cosa faresti?"

"Ti aspetterei."

Lui la aveva davvero aspettata. Magari non era più il piccolo Silver che le girava intorno ridendo, ma nel profondo sapeva che lui aveva un cuore puro e che era un ragazzo dolce e premuroso.

Dopo tutti quei pensieri, era giunta alla conclusione di voler rivedere gli occhietti vispi del suo compagno d'infanzia splendere. Voleva dargli una seconda chance di vivere la vita al meglio e Sonic, Shadow, Knuckles e Amy erano la squadra perfetta per andare in suo soccorso.

“Seguitemi…” aveva borbottato facendo cenno agli altri di dirigersi verso un piccolo vicolo lastricato di sanpietrini. “Quella è la strada più corta.”

Discutendo tra loro, i ragazzi si erano allontanati dal bar, pronti per accogliere a braccia aperte il pazzo amico di Blaze, mentre Willy DeVille cantava la sua Voodoo Charm. E più la musica si affievoliva, più il gruppo si avvicinava a quella che sarebbe stata probabilmente la più pazza avventura che avrebbero mai avuto occasione di vivere.

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Capitolo 3
*** Capitolo 2: Sonic ***


I ragazzi si trovavano all'interno di un salotto che sarebbe potuto sembrare grande, se non fosse stato per i due divani, le altrettante poltrone e il tavolo circolare che riducevano la superficie percorribile a ben pochi metri. Blaze aveva fatto accomodare tutti in uno dei due divani, quello con i motivi floreali, ma i cui colori erano ingialliti dal tempo: un sofà davvero vecchio, appartenuto sicuramente a qualche persona ben più grande di loro, aveva supposto Sonic, mentre con occhi colmi di curiosità scrutava il tappeto raffigurante una scena di caccia, questa volta dai toni verdi, appeso al muro di fronte. 
Era una stanza abbastanza particolare, non strana, semplicemente particolare. Era abituato a vedere moderni open space dalle pareti lattee e dai mobili scuri, ma si era ritrovato davanti ad una sala i cui muri erano per metà ricoperti da delle assi color palissandro e riempiti da quadri tutti di uno stesso autore, la cui firma però era indecifrabile. Alle sue spalle ve ne era uno raffigurante dei cavalli in corsa, affiancato da uno con dei fenicotteri dai colori molto vivaci e uno stile particolarmente semplice ed essenziale, linee marcate in nero e colori in tinta unita, nessuna sfumatura; e ancora uno che invece di essere dipinto era ricamato su un pezzo di tessuto bianco: delle rose in boccio. Vi erano anche innumerevoli fotografie appese alla rinfusa su tutto il paramento murario. Gli piaceva quell'ambiente, lo trovava accogliente e aveva un'atmosfera che gli ispirava serenità e calore.

La sua amica era uscita dalla stanza per dirigersi alla ricerca del padrone di casa, che sperava essere in camera sua e non su quel dannato terrazzo da cui sarebbe potuto cadere da un momento all'altro, solo per spaccarsi la testa e farla finita. Lei non era come Silver, non aveva sicuramente calcolato che da quell'altezza non avrebbe raggiunto la fine dei suoi giorni.

Il riccio blu si era alzato in piedi ed aveva iniziato ad esplorare, partendo da una credenza in legno di mogano sui cui erano sistemati principalmente recipienti in porcellana, qualche bambola dello stesso materiale e delle fotografie. In seguito si era messo in piedi anche Shadow, che però si era diretto verso un quarto quadro dalle forme particolari, ma che attirava particolarmente gli occhi per la sua colorazione, ora ocra tenui, ora arancioni irrompenti, ora verdi rassicuranti, che colpivano lo spettatore, nonostante non si capisse bene il soggetto dell'opera, e lo portavano a fissarlo per minuti interi, affascinato. Questo, a differenza degli altri che aveva precedentemente osservato di sfuggita Sonic, non aveva la stessa firma.

"Hey Knuckles, avvicinati un momento." Lo aveva chiamato il ragazzo per fargli notare la somiglianza del soggetto dell'olio con un monumentale smeraldo. "Sbaglio o assomiglia incredibilmente a quel tuo pendente?". Il ragazzo rosso aveva preso tra le mani il ciondolo che portava al collo, una catenina in ottone con una pietra verde, presumibilmente uno smeraldo, di forma cilindrica e appuntita sul fondo. La aveva da tanto tempo e non ricordava nemmeno come fosse passata nelle sue mani, forse un regalo che i suoi genitori gli avevano deciso di fare prima di abbandonarlo al suo destino. Lo aveva stretto tra i polpastrelli sorridendo.

"I colori sono quelli, non c'è che dire. Mi piace questo quadro, ha un non so che di affascinante." Si era guardato intorno per cercare un altro lavoro dello stesso pittore.

La ragazza dai capelli rosa non si era mossa di un millimetro, sia per educazione che per godersi la bella vista dei tre che osservavano la mobilia e le decorazioni del salotto come se fosse la prima volta che ne vedessero uno. In particolare aveva tenuto il suo occhio puntato sul suo adorato riccio blu, perso tra le fotografie. Notando il suo sguardo fisso, quest'ultimo la aveva proprio chiamata a sé per farsi aiutare nella decifrazione delle stampe:

"Se noti, in tutte queste c'è lo stesso ragazzo." Aveva detto indicando una delle tante foto rappresentanti un bambino dal pelo bianco e gli occhi celesti "Potrebbe essere il nostro uomo, ma Blaze ha detto che è un riccio. Lui non mi sembra tanto un riccio, assomiglia più a un furetto o... un visone. Guardagli la coda." Tutte quelle che gli aveva fatto notare, rappresentavano il medesimo personaggio dall'aria tranquilla ma spavalda, che quasi poteva ricordare Sonic stesso. In una era con quella che poteva sembrare sua nonna, a giudicare dalle rughe molto pronunciate sul suo volto, mentre in un'altra era da solo, ma vestito con un grembiule blu e un fiocco rosso, come quelli che il velocista usava quando ancora andava alla scuola elementare. Nella foto era molto probabilmente nella classe quinta, a giudicare dal nastro cremisi. Poi ve n'era un'altra in cui aveva degli occhiali da sole con una simpatica montatura di un giallo molto acceso e suonava una pianola giocattolo e infine un primo piano, in cui si poteva notare al meglio il suo sorrisetto quasi beffardo e i suoi occhi di ghiaccio.

"Se è lui, Silver, non vedo l'ora di conoscerlo! Anche se è un ragazzo grande ora, penso non abbia perso il suo aspetto da gran gnocco, anzi, sicuramente sarà ancora più bello." Aveva riso Amy.

"Penso sia questo, Silver." La aveva però bloccata Sonic "È indubbiamente un riccio." E dicendo queste parole, aveva preso tra le mani la cornice d'argento contenente la presunta faccia del pazzo coinquilino di Blaze: un simpatico visetto abbronzato e dei grandi occhi color miele. Di lui vi era solo una foto. Le restanti raffiguravano una donna in abito da sposa e quello che era presumibilmente suo marito, un visone dalla pelliccia leggermente più scura di tutti gli altri componenti della famiglia.
Così i due ragazzi erano arrivati a credere che quelle persone fossero tutte parte della stessa famiglia. La vecchia riccia era sicuramente la madre della sposa, che a sua volta doveva essere la madre di Silver e di quello che poteva essere suo fratello, Occhi di Ghiaccio. L'uomo doveva invece essere il padre.

"Sapete" aveva affermato il ragazzo dal pelo rosso "Penso questa fosse la casa dei nonni o dei genitori di... Silver, giusto? Non mi sembra appartenga a Blaze."

"Fate largo a Capitan Ovvio!" Lo aveva schernito Shadow dandogli un poderoso pugno sul braccio.

"Vuoi fare a botte allora?! Sappi che sono caz-" le urla di Knux erano state interrotte dalla ragazza dai capelli lilla, che, appena entrata, si era schiarita la gola tentando di farsi notare da tutti. Imbarazzati, ognuno si era tornato a sedere esattamente dove si trovava quando lei era andata alla ricerca del ragazzo, che proprio in quel momento si stava nascondendo dietro di lei e, totalmente spaesato, fissava gli ospiti con timidezza. Appena notato, Sonic lo aveva fissato intensamente, esaminandolo da capo a piedi in silenzio.

Era palesemente il bambino più piccolo delle fotografie, ma c'era qualcosa di strano in lui, a cominciare dagli occhi: cerchiati di nero, erano, ovviamente, dello stesso color oro di quando era ancora in tenera età, ma spenti, quasi vitrei. Aveva uno sguardo completamente assente. Scrutava tutti come se al loro posto vi fossero degli spiriti con cui non poteva interagire, dei vecchi amici che voleva evitare e dimenticare. Altra caratteristica che differiva dal piccolo Silver, era la pelliccia, che si era rivelata essere di un grigio molto chiaro e appariva arruffata e poco curata. Aveva una pettinatura piuttosto stravagante, con gli aculei separati in cinque parti, alzati e appena tirati all'indietro, gli ultimi due che gli nascondevano in parte le orecchie; lo facevano sembrare più alto anche di Knuckles, che dei cinque amici era l'unico che raggiungeva il metro e dieci.

Gli sembrava molto strano che Blaze vivesse con una persona apparentemente trasandata e –non voleva passare a conclusioni affrettate, ma l'impressione era quella- un po' apatica. Silver aveva incontrato lo sguardo del ragazzo che ancora tentava di decifrare il suo essere e si era lasciato scappare un impacciato sorrisetto e un debole cenno della mano come saluto.

La ragazza dagli occhi gialli si era accomodata su una poltrona, e così aveva fatto il nuovo amico su un'altra di fronte a lei.

"Silver" aveva annunciato lei sorridendo "Loro sono Shadow" il riccio aveva annuito con la testa "Knuckles" le labbra di questo si erano arricciate in un caloroso sorriso "Sonic e Amy"

"Ciao!" aveva salutato Amy allegramente "Piacere!". Ma Silver aveva ancora tutto il suo interesse concentrato su Sonic, che iniziava a sentirsi assai a disagio con quegli occhi sbarrati che miravano nella sua direzione. Per ovviare al problema, che condito dal silenzio iniziava a farsi davvero imbarazzante, aveva chiesto di poter andare in bagno urgentemente, fuggendo poi dalla sala e appostandosi dietro la porta in modo da origliare il proseguimento della conversazione e scegliere con cura il momento per poter tornare sul divano.

Nonostante non fosse suo solito iniziare una chiacchierata, il primo ad aver aperto bocca era stato il porcospino nero:

"Beh, Riccio, come mai non ti abbiamo mai visto in giro? Non mi sembri il ragazzo da divano."

"Ecco..." la voce baritonale di Shadow aveva scosso leggermente Silver, che con un impaccio spropositato aveva risposto "I-io non, ecco, non esco di casa da tanto tempo.". Notando l'insicurezza del ragazzo, Blaze aveva parlato per lui.

"Sicuramente più di due anni che non mette piede fuori da quella porta e forse anche che non dà una mano con le faccende domestiche." Tutti, men che il riccio bianco, erano scoppiati in una fragorosa risata, mentre lui aveva abbassato leggermente il capo, trovando qualcosa di ancora più interessante degli occhi di Sonic: le sue scarpe. Quanto erano particolari, a pensarci bene. Forse non se ne era mai curato prima, ma quegli stivali gli donavano. L'amica lo aveva costretto a metterseli per scendere a conoscere gli ospiti, era davvero da tanto che non li indossava...

"Hey Silver!" lo aveva chiamato l'echidna con una voce più tranquilla del suo solito. "Tutto ok, amico?"

"Ah? S-si, sto bene..."

"Come mai non ti piace uscire?" questa volta era stata Amy a tentare un approccio.

"Non ho nessuno con cui uscire, se non Blaze. E francamente..." non sapeva nemmeno come gli era venuto in mente di dire una cosa del genere "La vedo anche troppo a casa. Meglio lasciarla per conto suo, quando è possibile, almeno non mi sento rinfacciare che devo aiutarla a pulire, se poi è la prima che lascia la tazza sporca di latte della colazione nel lavabo per interi giorni.". Questa volta era stato lui a far divertire gli altri e sorprendentemente anche la gatta. Si era sentito come gratificato dopo tanto tempo in cui lui stesso non era riuscito a ridere, e gli piaceva come sensazione. Ancora sorridente, la ragazza dai capelli rosa aveva ripreso:

"Sai, sei simpatico! Non mi sembra giusto che tu resti nelle tue quattro mura. E poi, se siamo riusciti a tirare Shadow fuori da quella baracca che è casa sua, " e a questo punto Shadow aveva iniziato a ipotizzare quali colpi dare alla ragazzina e quanto forti, se ucciderla o torturarla lentamente "possiamo far unire anche te alla compagnia! Che ne dici?"

"Io...".

A questo punto il porcospino blu si era reso conto del fatto che era arrivato il momento di intervenire. Non doveva essere una battutina spiritosa a dargli il libero accesso alla loro compagnia. Voleva saperne almeno un minimo in più.

"Eccomi qua!" aveva risposto facendosi notare il più possibile, come suo solito. "Wo, che liberazione! Ehi Silvs, domanda!". Silver aveva sgranato gli occhi ed esitante aveva fatto cenno con il capo per permettergli di finire la frase. "Sai, prima stavo guardando quelle foto" aveva indicato il mobile sul quale erano poggiate "Chi è il ragazzino con gli occhi celesti?". 
Non voleva sembrare insicuro, ma la sua voce tremolante non lo aiutava affatto:

"Lui è mio fratello Venice." E si era interrotto così, fino a richiesta di Amy per più informazioni. "Ora lavora all'estero, è da tempo immemore che non lo vedo, o comunque sento. Mi pare abbia quasi trent'anni... si, trentuno." Poi aveva spostato lo sguardo verso Sonic e abbassando la voce aveva detto "Sai, mi ricorda tantissimo te, avete la stessa espressività. Avete gli occhi che parlano."

"Wo!" aveva riso Knuckles "Non insultare così tuo fratello!". E ancora una volta tutti avevano iniziato a ridere a crepapelle.

"Non mi sembra un insulto." Aveva poi affermato il riccio bianco mentre iniziava a giocare con le dita, facendo scontrare i pollici quasi come se tra loro si stesse tenendo un incontro di sumo. "M-mi piacciono i suoi occhi. Vorrei averli io così."

"Aw! Ma Silver, anche tu hai dei bei occhi!" lo aveva rassicurato la ragazzina vicino alla quale Sonic si era nuovamente accomodato.

"Non è quello che intendo. A me i miei occhi non dispiacciono, ma mi tradiscono." E con quella frase aveva deciso di chiudere definitivamente la conversazione, così aveva lasciato intendere. Sapendo che però Amy avrebbe continuato a fargli domande riguardanti cose troppo personali e di cui non aveva la ben che minima intenzione di parlare, Sonic era intervenuto:

"E com'è che tu e Blaze vivete insieme?". Era stata la gatta a rispondere.

"Si sentiva troppo solo e io cercavo una casa dove trasferirmi per gli studi. Ci conosciamo da tanto, tanto tempo, ed è stato un bene rinconctrarci! Io ho guadagnato una casa, lui qualcuno che cucini e pulisca, oltre alla compagnia di un'amica."

Poi era stato Shadow a prendere le redini della discussione.

"Senti, hai detto che tuo fratello ha trentun anni, tu invece quanti ne hai?". In quel momento il porcospino dagli occhi color miele si era ripromesso di evitare ogni conversazione con Shadow, se non per urgenza. Quel timbro vocale gli dava i brividi. Gli piaceva, e allo stesso tempo lo intimoriva.

"Ventitré. Voi?". Sembravano più grandi di lui e la cosa lo spaventava un poco; sicuramente avevano tutti pressoché l'età di suo fratello, e magari era pure uguali a lui caratterialmente. Si, erano sicuramente simpatici a primo impatto, poi avrebbero iniziato a complicargli la vita parlando di doveri, di tutto ciò che lui sbagliava e di quanto sarebbe caduto in basso se non avesse seguito il loro esempio. Ognuno di loro aveva uno sguardo diverso, ma tutti potevano essere interpretati con un 'sei inferiore', se lo sentiva dentro.

"Ventisette." Aveva iniziato Shadow.

"Quasi trenta, ottimo." Si era detto Silver, che già iniziava a temere il peggio; la voce del ragazzo non aiutava per nulla a rendere il tutto meno drammatico. Se avessero avuto tutti ventisette anni, avrebbe rifiutato il loro invito, non gli erano mai andate a genio le persone più grandi di lui. Soprattutto con quello che aveva subito.

"Venticinque." Aveva dichiarato Knuckles alzando la mano. La situazione comunque non era ancora favorevole, si ripeteva il ragazzo. Il riccio blu stava per fare la sua dichiarazione, ma era stato bruscamente interrotto dall'amica alla sua sinistra:

"Sonic, ma guarda un po'! Sei sempre il neonato del gruppo!" e mentre il ragazzino la aveva fissata con occhi colmi di rancore, lei aveva concluso "Io ho ventiquattro anni, e Sonic... ventuno!".

"Ventuno... Ventuno?!" Come era possibile? Sembrava che avesse la stessa età del porcospino nero, non poteva essere così piccolo. Per un momento aveva rivisto in quel musetto simpatico il sorriso dolce di Venice. Aveva rivisto quel ragazzo che dieci anni prima teneva a lui come si tiene alla vita stessa.

Silenzio totale. Per qualche attimo nessuno aveva emesso suono.

"Ecco... ragazzi, che ne dite di andare a prendere un gelato al bar?" aveva chiesto Knuckles, che non si sa come era riuscito a formulare una frase e sbloccare la situazione. "Possiamo discutere là. Ho fame!" Aveva riso scherzosamente.

Shadow si era messo in piedi e aveva offerto la sua mano a Blaze per aiutarla ad alzarsi, poi era andato verso il nuovo compagno e aveva fatto lo stesso con lui.

"Si..." aveva risposto Silver con il suo solito sguardo sognante "Si, è una buona idea."
 

"Sei pronto per l'ennesima menzogna."

 

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Capitolo 4
*** Capitolo 3: Knuckles ***


“Sai, Knux, penso che tu sia la persona con cui mi trovo meglio nel gruppo.”. L’echidna aveva spostato lo sguardo da terra verso il suo amico. Lo aveva guardato con un debole sorriso mentre pensava a quella strana affermazione.

“Davvero? Cosa intendi, esattamente?”. Aveva dato un calcio ad un piccolo sasso che i suoi piedi avevano incontrato in mezzo al cammino e lo aveva continuato ad accompagnare avanti, fino a quando non era stato colpito troppo forte per essere recuperato. Era strano che lui e Silver si fossero allontanati dal gruppo da soli, ma Amy gli aveva chiesto cortesemente di poter passare qualche momento in solitudine con il suo eroe blu, e visto che sia Blaze che Shadow avevano deciso di fare i piccioncini -no, non stavano insieme, però davano l'impressione di essere una coppia di anziani sposati-, non aveva avuto altra scelta, se non fare compagnia al porcospino bianco, che di rientrare presto non aveva la più minima intenzione.

Aveva atteso in silenzio la risposta del riccio mentre contemplava quella pietrolina levigata che ancora ballonzolava per la via lastricata in sanpietrini. Si era arrestata dietro un cestino della spazzatura di un colore indefinito, simile al carminio ma quasi completamente sbiadito, e sarebbe anche andato a recuperarla, se il ragazzo che poco prima stava percorrendo i suoi passi non si fosse fermato nel bel mezzo della strada.

“Sei stanco?” aveva chiesto il maggiore notando questo suo gesto. “Ci possiamo sedere in piazza, se non ce la fai più. Tanto non credo che gli altri si sposteranno molto presto dalle loro comode sedie.”. Annuendo lievemente, l’altro si era avvicinato a lui e si erano andati ad accomodare sugli spalti grigi e vuoti della piazza dal cemento rosseggiante.

Il meteorologo aveva previsto temperature altissime, massime da record, ma i due sapevano che ascoltare le previsioni del tempo era come credere all’oroscopo, e questa loro superstizione era stata confermata dai cumulonembi lividi che opacizzavano il sole. 
Sei del pomeriggio di agosto, temperature da fine settembre. Sembrava una cosa pazzesca, ma c’era chi, come Shadow, sosteneva che addirittura avrebbe piovuto e chiunque avesse appiccato il fuoco che aveva consumato la metà della vegetazione nei pressi della collina vicina al paese, sarebbe affogato in una maniera atroce nel fiume, che, secondo i calcoli, con un bel temporale sarebbe andato in piena in pochissimo tempo. Magari lo avrebbe addirittura colpito un fulmine dritto nella testa, perlomeno così si sperava. Allo scuro porcospino piaceva tanto passare del tempo immerso nella natura, e la serie di incendi che avevano colpito la sua amata selva erano stati per lui un colpo al cuore. 
C’era ancora del fumo, un’enorme nuvola bianca e grigiastra ben intravvedibile nella piazzetta e per metà occultata da una grande abitazione dai colori troppo accesi e nauseanti. 

“Stavo dicendo, non so perché, ma io mi rispecchio un pochino in te.” Sul musetto del ragazzo si era dipinto un affettuoso sorriso. “Nemmeno io sono voluto andare all’università.”. 
La settimana precedente, esattamente di martedì, ricordava il ragazzino, proprio al bar e davanti a tutti i suoi amici, Knuckles aveva raccontato una delle sue avventure con quella psicopatica che era sua “madre” (perlomeno lui aveva dedotto che fosse la madre, poiché non la aveva chiamata nemmeno una volta “mamma” o qualcosa di simile, si era semplicemente limitato a riferirsi a lei con il suo nome) in cui lei aveva tentato di rovesciargli addosso dell’olio in ebollizione in cui avrebbe dovuto cuocere delle melanzane per la cena, poiché lui aveva ritirato l’iscrizione all’università compilata da lei poco più di una settimana prima. Fortunatamente l’olio non era finito addosso al ragazzino, se non in parte, e si era invece infranto contro la porta in cui, aveva accennato durante il racconto, era ancora presente una grossa bolla. Aveva palesemente dichiarato che continuare a studiare per lui era l’ennesima perdita di tempo, quindi aveva cercato un lavoro modesto che gli potesse portare perlomeno i soldi per pagare il necessario.

Grazie a questa discussione erano anche risaliti al come facessero Shadow, Sonic e Knuckes a conoscersi: Blu e Rosso avevano vissuto insieme per un brevissimo periodo, ma si erano affezionati l’un l’altro, quindi non avevano troncato i rapporti. Per quanto riguardava Nero, invece, è necessario sapere che l’echidna aveva lavorato, sempre per un corto lasso di tempo, quattro mesi o poco più, come porta pizze per una piccola pizzeria in centro e Shadow era un assiduo frequentatore del bar annesso ad essa. I due si erano ritrovati a discutere parecchie volte, e il riccio scuro aveva chiesto al ragazzo se gli poteva interessare fare un corso di boxe, poiché gli sembrava avere il fisico adatto. Quindi i due avevano iniziato a praticare lo sport insieme e avevano stretto un legame ancora più profondo di quello tra il velocista e l’ex porta pizze.

“Non saprei, Silver, l’università è una cosa che molti evitano.” aveva detto Knuckles mentre scrutava con odio il fumo che continuava ad aumentare dietro l’abitazione. “Credo ci sia qualcos’altro per cui possiamo essere definiti “simili”. Penso che tu sappia anche meglio di me che Blaze non ha ottenuto la sua laurea in medicina e di conseguenza ha lasciato perdere tutto; non è l’unica, anche Shadow ha lasciato gli studi per unirsi all’arma e sono quasi sicuro che Sonic si sia iscritto all’università solo perché gli piace la compagnia, e cosa più importante la mensa. Non deve spendere chissà quanto per il cibo e non deve cucinare. Comodo, no? Probabilmente non ha seguito nemmeno una lezione.”.

“Uhm, si. Hai ragione.” Aveva risposto il riccio grattandosi la nuca in imbarazzo. “Qualcosa per cui siamo affini? Sport direi proprio di no…” si era detto scrutando con un po’ di invidia i bicipiti del ragazzo.

“Non saprei cosa dirti. I voti? Non sono mai stato chissà quale genio, ma considerando che non sono mai stato spronato ad impegnarmi…”

“Oh, no. Io avevo dei voti parecchio buoni nella mia pagella. Non per vantarmi, ma la mia media era sempre sul nove!”. Il compagno lo aveva scrutato strabuzzando gli occhi.

“Sei serio?! Aspetta, ma tu non ci hai detto perché hai lasciato tutto. Si, io non so praticamente niente su di te.”

“Semplicemente perché, come te, non ho avuto i giusti stimoli. I miei famigliari erano… pesanti. Quando ero piccolo, volevano il massimo da me, a tutti i costi, e io mi sentivo pressato da tutte le loro richieste. Alle medie tutti mi odiavano perché mi vantavo sempre di quanto fossi intelligente, cosa che mi aveva inculcato mia madre, quindi non ho mai avuto un vero amico, nemmeno durante i primi anni alle superiori. Prima che io riuscissi a costruire una mia personale coscienza e iniziassi ad agire con le mie sole forze, sono stato picchiato parecchie volte. Nulla di grave, eh! Mi è tutto servito per rendermi conto del fatto che la vita non va sempre come la programmi, o come, nel mio caso, lo facciano gli altri per te. Fatto sta che i miei volevano che io facessi l’avvocato o comunque un buon lavoro per tenere alto il nome della famiglia. Mi ci vedi a fare l’avvocato?”. Knuckles era scoppiato in una fragorosa risata.

“Certo, un ragazzo pigro come te a stare tutto il giorno al lavoro! Perché non hai studiato ingegneria aerospaziale?!”

“Non sono così pigro!” aveva detto sarcasticamente “Comunque ho finito le superiori contro la mia volontà. Avrei mollato il tutto molto prima, se non fosse stato per mia madre e mio fratello. Venice è diventato un imprenditore, un maledetto imprenditore! Lui ha i soldi e tutto ciò che desidera, e credo volesse lo stesso anche per me, però non è assolutamente ciò che volevo io dalla vita. Mi sarebbe bastato qualcuno che mi potesse capire, e parlo di una persona vera, non il mio amico immaginario. Con un fratello del genere si aspettavano che io facessi perlomeno il notaio, ma, sul serio, avrei preferito fare il monaco di clausura. Eppure quello stronzo continuava a dirmi che era un mio dovere, che stavo portando tutti in basso… quando ho abbandonato l’università, mi hanno lasciato le chiavi della casa di mia nonna defunta e mi ci hanno mandato a calci in culo. Ringrazio solo di aver rincontrato Blaze, ma credo proprio che questa parte tu la sappia già.”.

“Si, si, mi ha parlato del fatto che tu la ospiti, che siete amici d’infanzia, eccetera. Wow, a questo punto non rimpiango la mia condizione.” aveva dichiarato allisciando le fastidiose pieghe della maglia nera che indossava. “Alla mia famiglia adottiva non importava un tubo di cosa avrei fatto, cio che contava veramente era che sloggiassi da casa loro il prima possibile. Poi la gente si chiede perché sono un ex-teppista!”.
Il riccio bianco non pensava che avesse avuto anche lui una brutta infanzia, sembrava tutt’altro che segnato da orribili esperienze. Contrariamente a quanto Silver era riuscito a ottenere durante i suoi ventitré anni di vita, il maggiore non aveva avuto alcun problema a fare amicizia con ragazzi e ragazze, mentre lui aveva avuto solo Blaze fino ad un mese prima. 
Aveva scoperto che, oltre a lui, esistevano anche altre persone con dei problemi interiori, e si era sentito molto meno solo: Knuckles aveva avuto i suoi problemi in famiglia ed era riuscito a sconfiggere l’oppressione, mentre Shadow aveva messo da parte la sua timidezza e il suo autoimposto asocialismo ed era riuscito a farsi apprezzare per il suo cuore tenero nascosto in quel duro guscio che piano piano si stava aprendo. Sicuramente anche gli altri avevano qualche bella storia da raccontare, ma sarebbe stata questione di qualche tempo, prima di conoscere il passato di ogni ragazzo del gruppo, compresa Blaze, che, nonostante fosse la sua coinquilina, non si esprimeva molto con lui. Non poteva lamentarsi tanto, sapeva già tante cose riguardanti i suoi nuovi amici e avevano trascorso insieme poco più di due settimane.

Unirsi a quei ragazzi era stato per lui un grandissimo mutamento: andava a passeggiare, si teneva più in ordine, faceva un po’ di attività fisica –si, camminava, è una grande cosa anche quella!-, riusciva a intrattenere delle vere conversazioni con degli esseri in carne ed ossa e non con il vento. Certamente, aveva continuato a discutere per conto suo, ma pareva quasi che tutta la necessità di trattenersi ore e ore a riflettere sul terrazzo fosse svanita, magari anche a causa del braccio rotto, che anche in quel momento era troppo dolente per poter tentare anche un lieve movimento.

“Quei bastardi hanno fatto un bel macello anche questa volta.” Aveva affermato Knuckles scrutando con disprezzo i vapori densi prodotti dal fuoco lontano e distraendo l'amico dei suoi pensieri.

“Che odio, però.” Aveva sussurrato Silver alzando lo sguardo al cielo. “Davvero non capisco.”

“Cosa?”

“Perché ci sia così tanta feccia che cammina, in questo mondo. Guardati attorno, pensa al tuo passato. Perché diamine devono esistere persone che rovinano la vita altrui in questa maniera? Io ho portato una maschera per tutta la vita, mi hanno cucito addosso dei pezzi che non mi appartengono!”.

“Il mondo è così, Silver. A volte mi chiedo se per caso sono nato solo per soffrire. Poi penso a tutte le cose belle che ho e il lerciume mi sembra molto meno puzzolente.”.

“Mi piacerebbe davvero sapere come fai a ignorare tutto il male che ti hanno fatto le persone! Io soffro tantissimo dentro di me, non riesco a pensare a molto altro, se non ai miei genitori e a mio fratello.”

“Tu hai fatto male, anzi malissimo, a rinchiuderti in casa per così tanto tempo e a trattenere le tue emozioni. Ora devi imparare a ragionare pensando che tutto ciò che hai vissuto ti servirà come lezione per conoscere quali sono gli errori da non fare sulle altre persone." Aveva emesso un lungo sospiro "Ognuno di noi dentro ha del buio, tutti abbiamo una personalità nascosta. Ho sbattuto il muso talmente tante volte che ormai non mi fa più male, ma nel mio interiore so che non riuscirei mai a tornare a vivere con i miei genitori adottivi, impazzirei. Basta farsene una ragione, se l’errore non è tuo non ti puoi continuare a dare la colpa.". Vi era stata una breve pausa di silenzio, poi il porcospino aveva cambiato tema:

“Shadow deve essere furioso.”

“Questa mattina è andato ad aiutare a spegnere un altro incendio vicino a delle case. Non aprire bocca sulla faccenda, ma sono quasi sicuro di averlo visto in lacrime.” Aveva ribattuto sospirando.

“Poverino, so quanto tiene alla natura.”

“É semplicemente uno dei motivi per cui non ha ancora fatto esplodere il pianeta.” Aveva aggiunto Knuckles con finta aria di sufficienza, mettendosi su due piedi e aiutando il compagno a fare altrettanto. Per qualche momento il minore si era immaginato Shadow ribollire di rabbia, comandare ad un satellite di  distruggere l’intera umanità e farsi una grossa risata con quel suo vocione inquietante. Non si era ancora abituato al suo timbro sexy e critico.

“Comunque ricordati sempre che, se hai bisogno di un amico a cui chiedere consigli o confidarti, io ci sono.” Aveva aggiunto dando un buffetto affettuoso al nasino nero del riccio, che si era messo a ridere contento. Gli faceva piacere avere qualcuno a cui confidare i suoi segreti, qualcuno che non fosse la sua coscienza parlante. Aveva ringraziato, ancora sorridendo.

“Dai, Knux, torniamo al bar, o quell’imbecille di Sonic sospetterà che stiamo facendo qualcosa di sconcio.”

Ti stai davvero fidando di lui?

 

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Capitolo 5
*** Capitolo 4: Shadow ***


Dopo aver premuto il pulsante, il solito fastidioso trillo del campanello proveniente dall'interno era rimbombato nelle sue orecchie. Controllando il suo orologio aveva sbuffato pesantemente: le 21.30, erano già in ritardo di dieci minuti. Sonic si sarebbe preso gioco di lui, se lo sentiva. Non era un ragazzo ritardatario e non voleva apparire come tale a causa di Silver, che in quanto a tempi per prepararsi poteva essere paragonato solo a Amy, e questo era un insulto non indifferente. Forse lei era addirittura più svelta, visto che il riccio rosa aveva appena mandato un messaggio dove aveva scritto che lei, Sonic, Knuckles e Blaze erano già arrivati al locale Hyper Pizza!, uno di quelli in cui l'echidna era solito andare a ingozzarsi con gli amici di lavoro. Aveva assicurato che quello era uno dei posti migliori della zona e si era addirittura proposto di pagare la pizza per tutti, purché il conto non superasse il centinaio.

"Silver, se non ti muovi parto da solo!" aveva gridato il riccio aprendo la portiera della sua Mazda RX-8 nera, entrandovi e brontolando mentre, nell'attesa, aveva deciso di selezionare un cd da ascoltare in viaggio. Il posto non era troppo lontano, ma due o tre canzoni avrebbe fatto in tempo a sentirle sicuramente. L'attesa si era protratta ancora un po', decisamente più del tempo necessario per mettere il disco nel lettore e procedere con l'ascolto di Wasted Years degli Iron Maiden, una delle sue band preferite. Si era quasi dimenticato cosa stesse facendo seduto in auto non appena era iniziato il ritornello e, come suo solito, aveva iniziato a gesticolare come se fosse lui a dover sostituire Nicko McBrain, che in quel momento dava il meglio di se.

Quando, al secondo coro, si era reso conto che il ragazzino non aveva ancora varcato la soglia di casa, aveva suonato il clacson più e più volte, fino a che, finalmente, questo non aveva aperto una delle finestre del piano di sopra e aveva gridato:

"Ciao Shadz! Dammi due secondi, non riesco a scegliere le scarpe!"

"Ma che diavolo, sei una ragazza?! Tacco o stivali, non riesco a decidermi!" gli aveva urlato con tutta la rabbia che era riuscito a contenere fino ad allora e che in quel momento aveva contrastato la sua solita finta pazienta e calma apparente.

"Ok, ok, metto gli stivali, ho capito..." aveva risposto il ragazzino abbastanza forte da farsi sentire.

"MUOVITI." Lo aveva avvertito l'altro. "Gli altri sono già lì da un pezzo.". Intimorito dall'ordine minaccioso, Silver era corso fuori dalla porta ad una velocità incredibile e era subito salito sulla vettura.

"Poi mi spiegherai perché diamine ci ha messo così tanto." Aveva chiesto Shadow scrutando Silver, che era vestito leggermente meglio del solito, ma non tanto da giustificare la lentezza; indossava un paio di jeans scuri e una camicia bianca a manica corta, mai vista prima, con i suoi soliti stivali neri, bianchi e turchesi. Shadow non aveva la più pallida idea del motivo del suo attaccamento per quella calzatura, ma sinceramente non era un suo problema. Come non era un tipo da ritardo, non era nemmeno uno di quelli che non si sanno fare gli affari propri. Sapeva che, come a lui non piaceva che gli altri s'immischiassero nelle sue faccende private, nemmeno agli altri divertiva, se non a qualche stupido egocentrico, come era Sonic, del resto. Parlando del ragazzino, aveva già deciso che, in un modo o nell'altro, si sarebbe certamente vendicato del fatto di essere dovuto andare lui a raccattare Silver a casa sua, mentre il riccio blu si era scelto le ragazze e Knuckles, che nonostante fosse fin troppo spesso insopportabile, perlomeno era veloce e non sprecava il suo tempo nella scelta delle scarpe.

"Scusami Shadow, ma, sai, io non esco molto e..."

"Un mese fa non uscivi molto." Lo aveva interrotto il maggiore "Adesso, in un modo o nell'altro, sei sempre in compagnia, al bar, in piazza o che so io. Cerca una scusa migliore, la prossima volta.". Il riccio bianco aveva abbassato le orecchie intimidito. Quella voce...

"Sei molto arrabbiato?" aveva chiesto sentendo un profondo senso di colpevolezza.

"Tu dici? Ora fai silenzio, se vuoi che ti perdoni." Gli aveva intimato alzando il volume delle casse mentre l'altro aveva abbassato la testa ed aveva preso a giocare con i pollici. Sea of Madness suonava indisturbata, e le orecchie di Silver avevano iniziato a sanguinare metaforicamente. Non che non gli piacesse quel genere, ma gli ricordava troppo Venice e in un certo senso sentiva il suo diaframma che si rifiutava di lasciarlo respirare liberamente. Perché tutto ciò che vedeva o sentiva gli faceva pensare a lui? Doveva davvero smetterla, stava diventando più ossessionato di quanto non lo fosse stato per i due anni trascorsi in solitudine. Doveva seguire i consigli che Knuckles aveva iniziato a dargli dal giorno in cui avevano avuto una chiacchierata da soli in una sporca piazza del paese.

Shadow aveva improvvisamente girato la manopola del volume per abbassarlo e aveva spostato lo sguardo dal rettilineo davanti a loro all'amico perso nei pensieri, quello sguardo completamente assente che gli aveva fatto venire i brividi.

"Guarda che scherzavo." Aveva tentato di aggiustare il problema "Smettila di fare quel musone." Non era mai stato il massimo a consolare i 'bambini tristi', e quella era un'altra cosa di cui gli importava ben poco.

Da quando aveva iniziato a conoscere il ragazzo che stava accoccolato nel sedile dei passeggeri, non aveva potuto fare a meno di notare tante stranezze, tanti piccoli difetti, che un po' lo turbavano e allo stesso tempo non poteva biasimare. Il più grande problema riscontrato in un mese era stato l'attaccamento a tutti: non gli sembrava normale che una persona andasse a riferire i suoi più grandi segreti a qualcuno che ancora non conosceva a fondo, compreso sé stesso. Aveva parlato dei suoi gusti sessuali a Amy, dannazione, Amy! Non era affidabile, nemmeno un po'! Era capitato di fare l'errore di parlargli della ragazza di cui si era infatuato e lei, ovviamente, lo aveva detto a Sonic. Era stato costretto a minacciarlo per evitare che aprisse quella sua boccaccia da pettegolo. Certo, la ragazza dai morbidi capelli rosa dava ottimi consigli in amore, ma non si poteva assolutamente pretendere che non si immischiasse personalmente della faccenda e rovinasse la relazione, cosa già capitata.

Altro problema era il bisogno di attenzioni e il troppo entusiasmo causato da queste, ma anche il suo continuo rimuginare il passato, senza scordarsi delle affermazioni da completo beota. Capiva che non tutti possano essere brillanti, ma nonostante l'echidna gli avesse accennato del suo passato disturbato, non era riuscito a capacitarsi del fatto che a volte fosse davvero così stupido. Forse pretendeva troppo dalle persone.

Silver si era limitato ad annuire e continuare a riflettere per tutto il resto del viaggio.

I neon colorati dell'insegna di Hyper Pizza! splendevano di un blu sfolgorante e il locale sembrava abbastanza pieno nonostante fosse un giorno feriale. Vicino all'entrata avevano trovato Knuckles ad attenderli, poggiato su un muretto piuttosto elevato e che fumava una delle sue Chesterfield nell'attesa.

"Non starai diventando un po' troppo ritardatario, Shadow?" lo aveva canzonato.

"Stai zitto." Lo aveva interrotto subito il porcospino nero evitando il contatto visivo con Silver, che, colmo d'imbarazzo, aveva iniziato a sfregarsi le mani "Andiamo dentro, inizio ad avere seriamente fame."

"Subito capo!" aveva risposto il venticinquenne dirigendosi nella loro direzione per fargli da giuda. "Alla vostra destra, la porta!"

"Finiscila." Shadow lo aveva fulminato con gli occhi. Il ragazzo dal pelo rosso aveva subito capito: era, come al solito, arrabbiato per una ragione stupida, e se non avessero fatto qualcosa per farlo tranquillizzare, sarebbe sicuramente scoppiato. Considerando la possibilità di essere bandito da quel locale, uno dei pochi che davvero apprezzava, era corso verso Sonic, implorandolo di non far notare al maggiore i suoi quindici minuti di ritardo.

"Ciao ragazzi!" aveva salutato Amy abbracciando Silver e sorridendo all'altro, che chiaramente non voleva essere sfiorato da nessuno in quel momento. "Silver, come mai non hai risposto ai messaggi? Avremo ordinato anche per voi, ma non sapevamo cosa prendere...". Shadow aveva sgranato gli occhi, che quasi gli erano fuoriusciti dalle orbite.

"Avete già ordinato?" aveva chiesto con la collera che continuava ad accrescere nel suo interiore. Se Sonic avesse osato rivolgergli la parola, lo avrebbe strangolato davanti a tutti, anche a costo di venir portato via dalla polizia.

"Si." Aveva risposto Blaze "Ma siamo stati anche abbastanza previdenti! Vi abbiamo ordinato una bella margherita da dividervi nell'attesa, così non facciamo la figura dei cafoni mangiando davanti a voi poveri con il piatto vuoto e non dobbiamo nemmeno aspettare.". Il riccio bianco aveva esultato abbracciando la gatta, mentre il compagno di viaggio si era accomodato vicino a Knuckles e Amy e, senza dire una parola, aveva preso il menù e lo aveva iniziato a sfogliare, unica cosa che poteva fare per distrarsi e distendere i nervi.

Dall'arrivo dei ritardatari, il cameriere aveva impiegato poco più di due minuti a servire tutti e il riccio nero aveva dato la sua ordinazione, lasciando l'intera pizza margherita all'altro, che avrebbe sicuramente scelto la medesima. Poteva aspettare, tanto ormai il danno era già stato fatto.

"Me la pago io." Aveva risposto facendo vedere all'echidna il prezzo non indifferente della sua selezione.

"Ma no, tanto il conto lo facciamo tutto intero e...". A quel punto i suoi occhi avevano incontrato quelli dell'altro e nell'iride scarlatta aveva intravvisto un riverbero di ira e voglia di fare a pezzi qualcosa dalla carne soffice. Non capiva per quale motivo doveva sempre farsi riconoscere quando si trattava di essere anche minimamente scocciato, ma aveva tastato parecchie volte i suoi pugni e non era intenzionato a provarli ancora una volta, perlomeno davanti a tutti. Fintanto che si trattava di un incontro di boxe riusciva tranquillamente a dargli del filo da torcere, ma non volendo spaventare gli altri clienti del ristorante e soprattutto Silver, che tra tutti era l'unico che non li aveva mai visti nel bel mezzo di una lotta, avrebbe preferito evitare di rispondere e prendersi i colpi per far risultare il riccio quello con i problemi nel cervello. Fatto sta che, come già accennato prima, non era assolutamente il suo obbiettivo farsi cacciare fuori da Hyper Pizza! e tanto meno far buttare fuori il suo amico o ancora rischiare la strage. Conosceva le potenzialità altrui e il maggiore era più che in grado di comprimere crani con la sola forza bruta. "Sai che ti dico? Pagatela. Al massimo ti offro il caffè, la birra o quello che preferisci, va bene?"

"Ok." Aveva risposto, apparentemente un poco, ma davvero poco, più rilassato. "Vada per una birra.". Il ragazzo degli occhi viola si era avvicinato all'orecchio dell'altro e gli aveva sussurrato:

"Rilassati, fratello, Sonic starà buono 'sta sera, gli ho già fatto una bella lavata di capo appena siete arrivati. Per quanto riguarda Silver, la prossima volta lo vado a prendere io, va bene? Se non lo sopporti, posso fare io questo 'sacrificio', tanto andiamo piuttosto d'accordo."

"Guarda che non è questione di non sopportarlo, non ho niente contro di lui, solo che..." aveva cercato le parole migliori "Non ha carattere."

"Senti, te l'ho già spiegato, è ancora tutto da modellare e se magari tu facessi lo sforzo di aiutarci, potresti dargli un po' delle tue conoscenze."

"Io ci provo, ma non riesco davvero ad avere un dialogo senza sembrare più saccente di quanto non sia, e lo sai che odio parlare con le persone ignoranti. Cosa vuoi che gli spieghi, 'Non dire che sei un frocio a Amy, o ti iscriverà nei forum per gay morti di cazzo, i cui utenti verranno a casa tua per trasformare il tuo buco in una piscina pubblica'? Non so se hai capito, lei è venuta da me e mi ha detto letteralmente che lui ha detto 'Ehi Amy, sai che mi piace il cazzo? Secondo te ho qualche speranza?' e lei mi ha addirittura chiesto se potevo essere interessato! Maddai, so anch'io che non le puoi dire nemmeno ciao, che lei subito tenterà di aiutarti, puntualmente rovinando ogni cosa! Ti sei per caso dimenticato perché Tails e Sonic..."

"E perché sai che non c'è da fidarsi, Shadow?" aveva continuato l'altro.

"Perché le ho detto che mi piac-"

"Shadow, stai urlando." Lo aveva interrotto Blaze, indicando Sonic, che aveva fatto finta di non aver sentito nulla e continuava a mangiare indisturbato la sua Diavola. Forse parlare di Tails non era stata una scelta molto azzeccata, come esempio.

"Ti piace il pisello?" aveva chiesto Silver confuso, girandosi verso il porcospino a strisce rosse e attirando l'attenzione collettiva. Forse era stato un buon diversivo, perché tutti, compreso lui, avevano iniziato a ridacchiare. Sonic sembrava ancora un po' nervoso, ma aveva alzato lo sguardo dal piatto mezzo vuoto e aveva fatto un face palm, sorridendo per ingenuità del ragazzino. Era stato con loro per più di un mese e non era ancora riuscito a capire che ci fosse qualcosa tra il maggiore e una certa ragazza? Nessuno era certo della veridicità di quell'ipotesi, ma la maggior parte approvava la sua attendibilità. Amore silenzioso, forse sarebbe stato una buona idea, ai tempi del suo primo fidanzamento. Il fatto che Shadow avesse tirato in ballo Tails gli era rimasto indigesto.

"No." Aveva ringhiato il diretto interessato "Non mi piace."

"Ragazzi, tranquillizzatevi." La ragazza dagli occhi verdi aveva provato a richiamare l'ordine "Shadow ha ragione. No, non sono la persona più affidabile di Mobius, ma cercherò di non fare più l'errore di quella volta." aveva sottolineato con particolare enfasi quelle ultime due parole. Tutti avevano ripreso a mangiare, tranne il porcospino nero, che ancora aspettava.

Erano passati ben quindici minuti prima di ricevere la sua ordinazione e tutti avevano già consumato il pasto, tranne il riccio bianco, che lo aveva appositamente aspettato nel tentativo di far scendere il suo livello di rabbia da 'Ti farò ingoiare ora una bomba a orologeria e ti farò scoppiare esattamente qua, solo per poter ammirare le tue viscere sfracellate sul muro' a 'Sostituirò le tue Tachipirine con un blister di cianuro.'.

All'arrivo della pizza del ragazzo, la tensione che vorticava nell'aria si era finalmente affievolita. Avevano iniziato a discutere del più e del meno, arrivando a toccare l'argomento 'ira furiosa di Shadow' senza urtare i suoi nervi.

"Si, effettivamente avete ragione." Aveva ammesso alzando gli occhi al cielo "Mi arrabbio per nulla. Sapete benissimo che io tengo tantissimo alla mia immagine; se non sembro perfetto agli occhi degli altri, non mi piaccio. Qua l'unico a non sapere come stavano le cose è Silver, quindi se vuoi" si era rivolto proprio al ragazzo appena nominato "posso riassumere velocemente perché quel ritardo per me è come l'apocalisse."

"Beh, penso proprio che sia il caso." Aveva riso, sentendo un peso che si staccava dal suo corpo.

"Sono un mostro." Aveva sorriso "Per le persone io sono un mostro. Tutti avevano paura di me, perché mi sono stati dati dei poteri troppo pericolosi e delle responsabilità troppo grandi. Ho abusato delle mie capacità per scopi puramente egoistici."

"Shadz, così ci fai piangere. Smettila di fare il drammatico!" Lo aveva interrotto Knuckles appena aveva avvistato una cameriera. "Chi vuole il caffè?". Silver era rimasto molto confuso da quelle frasi: poteri troppo pericolosi? Responsabilità troppo grandi? Non capiva di che si parlava. Forse si riferiva all'esercito in cui lavorava. Magari aveva fatto qualche sbaglio, forse aveva combinato qualche disastro per cui tutti lo temevano. Glielo avrebbe voluto chiedere, ma ormai Blaze aveva cambiato punto di vista.

"Però guardatelo ora, che cittadino modello! Gli errori ci costruiscono, no?" e avevano annuito all'unisono, facendo intendere che tutti, nessuno escluso, avevano fatto qualche sbaglio. Avrebbero dovuto rinominare la compagnia 'Peccatori anonimi' o qualcosa del genere; magari avrebbero pensato davvero a un nome, in un altro momento.

Il caffè, scelto da Amy, Knuckles e Shadow, era arrivato in poco tempo, considerando la durata dell'attesa per tutto il resto. Il locale era davvero troppo affollato per pretendere di ricevere quanto chiesto in un periodo minore di dieci minuti; si poteva solo immaginare quanto avrebbero dovuto attendere i clienti che si avventuravano nel posto durante i giorni festivi. Tutto sommato, come aveva detto l'echidna, il cibo era molto buono, e avevano passato una serata complessivamente divertente. O perlomeno prima dell'arrivo del conto.

"Bene ragazzi, vado a pagare." Knuckles si era alzato e aveva frugato nelle tasche dei suoi pantaloni a motivi militari per cercare il portafoglio, poi si era diretto verso il bancone, dove lo aveva atteso una fila non troppo lunga, ma comunque logorante.

"Shadz." Aveva detto Sonic alzando lo sguardo dal suo cellulare. "Comunque, complimenti per il ritardo. Stavo controllando la lista dei tuoi record e oggi hai fatto un nuovo punteggio migliore.". Blaze aveva sgranato gli occhi, Silver e Amy si erano guardati sconcertati e confusi. Che diavolo gli era preso? Il porcospino nero era rimasto seduto nella sua sedia, immobile e taciturno come al solito, ignorando totalmente la provocazione. Si era rilassato troppo per farsi prendere per i fondelli in quella maniera e non aveva la più minima voglia di lasciar sfuggire dal suo controllo l'istinto animale.

"Stavi scegliendo quale rossetto metterti, per caso? Sei così indeciso che alla fine hai lasciato perdere." Perché continuava? Dove voleva arrivare?

"Sonic, finiscila." Gli aveva intimato Amy. "Lascialo stare." Ecco, era arrabbiato perché aveva osato nominare la sua relazione con Tails. La ferita non si era ancora rimarginata. La ragazza non voleva che la serata finisse in quella maniera tragica; aveva controllato la posizione di Knuckles: una sola persona di fronte a lui. Magari sarebbero riusciti a svignarsela senza morti o feriti.

"Ah, no! Ho capito ora!" aveva sorriso beffardamente il provocatore "Stavi facendo una bella sega a Silver!" aveva scandito ogni parola con minuzia, e ognuna aveva colpito la vittima, che, anche se non considerava veramente l'omosessualità come un insulto, era comunque rimasto particolarmente urtato. A questo punto non gli importava più nulla dell'ambiente circostante, voleva solo fare del male a Sonic. Stringeva forte il coltello con cui aveva tagliato la pizza in mano, sentiva il calore del metallo. Però, quel suo desiderio di perfezione lo aveva frenato e lo aveva indotto a giustificarsi, ma le parole da lui usate si erano rivelate essere le più sbagliate che potesse trovare:

"Stammi bene a sentire, imbecille! Se qua c'è qualcuno che deve giustificare il ritardo, quello è Silver, va bene?! Non sono io quello indeciso tra le calze a rete da battona o la lingerie, non sono io che devo scegliere che rossetto usare per compiacere il mio fottuto fidanzato! Al massimo puoi essere tu a volergli fare una sega, tanto sei esperto nel campo, visto tutte quelle che hai fatto ad una certa volpe! Dai Silver, vai da quel brutto senza palle che è questo idiota e fatti fare una bella sega!".

Nessuno era riuscito a muoversi, tanto meno il riccio blu, che aveva spalancato la bocca incredulo. Anche se la sua intenzione era quella di offendere lui, qualcun altro, non abituato alle sue risposte taglienti, si era sentito più toccato del previsto: Silver si era alzato di colpo e portando le mani agli occhi era corso verso il bagno, seguito dalla ragazza dai capelli rosa, che aveva fulminato con lo sguardo il maggiore.

"Bella mossa." Lo aveva schernito Sonic mentre osservava la giovane ferma a parlare con l'echidna, il quale ormai aveva già pagato. Insieme erano scomparsi dietro la porta con la scritta celeste 'Uomini'.

"È tutta colpa tua, cretino." Aveva risposto il maggiore mordendosi il labbro. "Se tu non fossi così imbecille da farmi fare sempre queste pessime figure...". Ora era stata Blaze ad allontanarsi. Non voleva assolutamente essere coinvolta nei loro abituali litigi, non aveva intenzione di fare parti e soprattutto voleva vedere come stava il riccio bianco. Magari i due attaccabrighe non erano a conoscenza di quanto avesse passato Silver, ma insultarlo per la sua sessualità era l'ultima cosa che avrebbero dovuto fare, che sapessero del fatto che c'era chi si era preso gioco di lui oltre ogni limite o no. Tra i due litiganti in terzo gode? Nemmeno un po'.

"Perché diamine hai coinvolto anche lui?" aveva ribattuto il più giovane dei due.

"Io?! Ma sei stupido o cosa? Guarda che sei tu che lo hai messo in mezzo in primis!"

"Certo, ora giochiamo a scarica barile! È tutta la sera che lo terrorizzi, pensavo che avessi almeno il buon senso di non insultarlo apertamente! Sai bene che è sensibile."

"Non è un problema mio."

"Certo, tu sei un egoista bastardo e lui ne deve soffrire? L'hai ferito senza motivo!"

"Sai cosa?" Shadow aveva arricciato le labbra in un maligno sorrisetto "Vedo che t'interessano molto i suoi sentimenti. Non è che per caso..."

"Cosa? Non si può più nemmeno preoccuparsi per un amico?"

"Vai e bacialo.".

Il ventunenne era rimasto freddato per qualche secondo. Cosa gli era passato per la testa?

"P-perché?" aveva chiesto con voce tremante.

"Cos'hai ora, è finito il coraggio? Pensavo accettassi la mia sfida, ma vedo che sei solo un codardo. Sei così affezionato a lui, ma non hai le palle di farlo?" Lo aveva scrutato da capo a piedi, facendogli l'occhiolino come ulteriore provocazione.

"Nessuno mi chiama codardo!" aveva grugnito arrabbiato. Lo scuro porcospino lo aveva in pugno.

"Prendila come una scommessa. Se riesci a baciarlo, non ti chiamerò più codardo." e aveva ancora una volta sottolineato il termine "Se usi anche la lingua, ti offrirò anche una birra. Ci stai?". 
Inutile dire che la risposta era stato un sentito si: non era tanto il premio finale che gli importava, quanto provare al contraente di essere più coraggioso di lui, qualsiasi fosse il prezzo da pagare.

"Va bene allora." Aveva spiegato Shadow dopo avergli stretto la mano "Io mi apposterò in un posto dove vi posso vedere e devo assistere all'intera scena, altrimenti riterrò la tua 'prova di coraggio' non valida. Intesi?"

"Ovvio." Aveva risposto Sonic con noncuranza, mentre entrambi si erano diretti all'interno della stanza. Avevano trovato il riccio seduto per terra con le gambe incrociate, il gatto che gli asciugava le lacrime, e gli altri due che tentavano di spiegargli che nessuno provava rancore nei suoi confronti, qualsiasi cosa avesse fatto.

"Silver..." il primo a parlare era stato il carnefice della 'tragedia' "Scusami.". Il ragazzo, ancora in lacrime, aveva annuito con la testa per spiegare che non era più offeso, ma si poteva capire che si era davvero sentito insultato a giudicare da quei suoi grandi occhi arrossati e gonfi. Maledetto Silver, perché doveva farlo sentire così in colpa per una cosa involontaria?! Ecco un altro dei suoi innumerevoli difetti, far provare pietà nei suoi confronti. Gli occhi di Silver erano fatti per farti soffocare ogni qual volta gli si faceva un torto, accidentale o voluto che fosse. Non erano espressivi come quelli del riccio blu, nemmeno come quelli di suo fratello Venice, o perlomeno come li aveva descritti; non osservavano, né rassicuravano, potevano solo impietosire o distruggere. 
La cosa lo metteva particolarmente a disagio, tanto che era stato costretto a distogliere lo sguardo più velocemente possibile per alleviare la sensazione di vuoto allo stomaco. Aveva deciso: non lo avrebbe mai più fatto piangere.
Pensandoci bene, forse era stata una pessima idea, imporre al più giovane di baciarlo.

"Ragazzi." Era stato proprio quest'ultimo a prendere le redini della discussione "Vi dispiace lasciare me e Silver da soli? Gli dovrei parlare." Il pizzico d'insicurezza nelle parole del riccio aveva fatto rinsavire il maggiore dal suo stato di compassione e aveva rimosso l'idea di rinunciare alla scommessa. 
Era certo che si sarebbe fatto una di quelle risate in piena goduria, così gli si era abbozzata nel cervello la malsana idea di immortalare il momento di nascosto. Ottima pensata, no?

Tutti gli ospiti indesiderati si erano diretti verso l'esterno della pizzeria, compreso Shadow, che in seguito era tornato dentro con la scusa di aver dimenticato la sua amata giacca in pelle sul tavolo, cosa che aveva davvero fatto per assicurarsi la riuscita del piano. Era certo che Sonic non avrebbe agito senza di lui, quindi aveva preso il suo tempo per andare realmente a prendere l'indumento e poi dirigersi dentro il bagno. Gli altri due ricci erano dentro la toilette, e la porta era socchiusa, quanto necessario per vedere. Stavano discutendo di quanto il velocista fosse dispiaciuto per quanto accaduto e di quanto considerasse preziosa la loro amicizia. Appena aveva notato il contraente che li scrutava da dietro lo spiraglio che aveva appositamente lasciato, Sonic era passato subito alla vera e propria parte cruciale.

"Wow, si sta impegnando." Aveva pensato compiaciuto il ragazzo retrostante la porta.

"Ecco, Silver, io voglio cercare di rimediare." Il cellulare di Shadow era già in azione: stava registrando l'accaduto. Era così emozionato che per poco non si era lasciato scappare una risata isterica. Quanto si sarebbe indignata Amy nel vedere una cosa del genere? Avrebbe avuto la sua vendetta, eccome!

"Ma Sonic, tu non devi rimediare proprio a nulla." Lo aveva interrotto l'altro. Ora la situazione stava precipitando vertiginosamente. Maledetto, non doveva rovinare tutto così! "Tranquillo, io ti ho perdonato."

"Sei sicuro di non volere il mio regalo?" aveva chiesto l'altro con fare innocente.

"Bravo, continua così!" lo aveva incitato lo spettatore con il pensiero.

E finalmente era successo: Silver era stato preso completamente alla sprovvista, tanto veloce era stato l'altro a far scontrare le loro labbra. Si stavano baciando. Il riccio bianco era rimasto confuso, ma non si era opposto a quel calore che gli aveva completamente annebbiato la mente. In pochissimo tempo il semplice sfiorarsi della carne era divenuto un lambire delle loro calde lingue, un walzer ricco di sentimento. Nonostante non fosse un bacio naturale, entrambi ne avevano tratto pieno godimento, e, al loro separarsi, le labbra sembravano quasi attirarsi come una calda calamita con del gelido metallo. Silver avrebbe potuto continuare per ore, ma il 'partner' lo aveva interrotto:

"Ti è piaciuto?".

"S-si." Il porcospino argenteo tremava.

"Dai, andiamo dagli altri, si staranno già preoccupando.".

"Sonic..." aveva chiesto timidamente l'altro "P-possiamo rifarlo un'altra volta?"

Shadow, dal canto suo, era già tornato fuori dal ristorante, dove Knuckles lo aveva esaminato alquanto turbato. Non gli era mai capitato di vedere quello strano e inquietante sorriso stampato sul suo scuro muso.

"Ti devo raccontare una cosa." Aveva sogghignato in preda ai brividi della pelle d'oca "Oh, quanto sarà interessante."

Questa è una partita a scacchi e tu sei il re. Posso essere la tua regina?

 

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Capitolo 6
*** Capitolo 5: Silver ***


Silver era disteso sulle sporche piastrelle del suo terrazzo. Scrutava lo scuro manto imbrattato di minuscoli puntini luccicanti che lo sovrastava, una fresca brezza che gli andava a gelare il piccolo naso nero. Inusualmente, era ancora sveglio nonostante il suo orologio segnasse le quattro del mattino; non era un orario contemplato nella sua tabella di marcia, teoricamente doveva essere uno dei pochi momenti di riposo che si poteva concedere dall'incontrare gli amici e il riflettere. Era proprio quest'ultimo, la sua occupazione: stava pensando a quanto accaduto poche ore prima.

....


La macchina di Shadow era già in moto quando lui e Sonic avevano varcato l'uscita del locale. Vi si era diretto, pronto a affrontare un silenzioso e imbarazzante viaggio, ma nel sedile accanto al guidatore vi era Knuckles, il quale, con fare serio, stava rimproverando l'altro per chissà quale faccenda personale.

"Knux, vuoi andare tu con Shadow?" aveva chiesto timidamente, tentando di farsi notare e prendere in considerazione nel bel mezzo dell'ennesimo litigio della serata. L'echidna era sbiancato di colpo non appena aveva sentito la sua voce graffiata alle sue spalle. Si era girato lentamente, costruendo nel contempo un forzato sorriso, che appariva quasi disturbante. Non era di certo il suo classico ghigno sicuro di sé e anche il tono di voce era più sommesso:

"M-mi faresti un grande piacere, se andassi in macchina con..." aveva deglutito "Sonic."

"Oh, va bene allora." Aveva risposto l'altro, stranito. Prima di lasciare i due ragazzi da soli, aveva salutato Shadow, che aveva mugolato un debole 'Perdonami'. Era ancora in pensiero per quanto successo prima? Caspita, non immaginava che potesse farsi così irrequieto così per una simile idiozia. Aveva camminato lentamente verso la porzione d'asfalto su cui era parcheggiata l'auto del riccio blu, una ben più modesta macchina rispetto a quella sportiva del riccio rivale. Non era tenuta male, per carità, ma il distacco era più che evidente. Certamente erano entrambe in migliori condizioni della sua personale automobile, ma era da considerarsi normale, valutando che lui non sfiorava un volante da più di due anni.

"Ragazzi, oggi torno a casa con voi." Aveva esclamato raggiante una volta arrivato davanti agli altri, i quali sostavano sullo stesso muretto su cui poche ore prima lui e Shadow avevano incontrato il ragazzo dal pelo rosso.

"Oh, come mai? Shadow è ancora arrabbiato?" aveva chiesto Amy.

"No, vuole semplicemente accompagnare Knuckles, credo.".

Avevano iniziato a conversare tutti insieme, fino a quando l'autista che li avrebbe dovuti portare ognuno a casa sua, non li aveva incitati a salire sul mezzo:

"Non vorrei addormentarmi in autostrada." Aveva riso prendendo posto. L'altra auto era sparita già da parecchi minuti.

Silver era piuttosto tranquillo, nonostante la situazione in cui era rimasto coinvolto e soprattutto quel curioso bacio. Aveva deciso di non far notare il suo stato emozionale interiore, soprattutto perché se Sonic aveva scelto di baciarlo in bagno, lontano da tutti, probabilmente era perché non voleva che gli altri scoprissero che tra loro ci fosse qualcosa, non subito, perlomeno. Avrebbe avuto tutta la notte, il giorno seguente e chissà quanto tempo ancora, per realizzare la veridicità di quel bacio e soprattutto per comprendere cosa il riccio blu provasse nei suoi confronti.

Nessuno, durante tutto il tragitto, aveva notato il raccapricciante sorriso dipinto sul suo musetto.

....

"Bene." aveva sussurrato tra sé e sé, compiacendosi del ricordo di quel sfiorarsi di labbra con l'altro ragazzo. "Silver, sembra proprio che tu abbia fatto colpo! Non ti aspettavi di stregare qualcuno così in fretta, uh?"

"Non lo so... questa storia non mi convince.". Eccola, era tornata. La coscienza.

La sua coscienza aveva una vita propria, così gli piaceva descrivere la sua funzionalità. Aveva una sua voce e dei suoi pensieri, puntualmente adibiti al reparto 'Sfascia sogni' del suo cervello. Questa sua entità interiore non era proprio l'essere più simpatico in circolazione e faceva capolino quando più ne aveva piacere, generalmente quando il padrone della mente aveva qualche pensiero positivo, o comunque un buon tema su cui riflettere. Qualche volta dava dei buoni consigli, altre volte erano causa di solitudine e rimorsi, generalmente un misto dei due:

"Non credi che fumare sia sbagliato, Silver? Immagina quale cosa orribile, il cancro ai polmoni. Io, al posto tuo, preferirei non avere un buco nella trachea. Solo perché i tuoi compagni lo fanno, non significa che siano più forti di te."

"Vedi com'è malvagio il mondo? Nessuno ti ama incondizionatamente, questo te lo devi mettere bene in testa. Perché avere delle persone che ti stanno attorno solo per ciò che possiedi, quando hai me?"

"Silver, Silver, Silver. Non ti sei stancato di Venice e delle sue idiozie? Desideri lavorare fino alla morte? Nossignore! Allora vai da lui e digli che entro una settimana ti ritirerai dall'università. Perderai un falso amico e otterrai la libertà."

"Hai imparato la lezione, ora? Ogni volta la stessa storia, se non torni a casa con un occhio tumefatto, non sei felice. Ascoltami per una volta, tu ti devi ISOLARE."

Qualche volta, la sua simpaticissima coscienza, era stata in grado di provocargli anche qualche sgradevole allucinazione. Un esempio? Le ombre e le voci dell'immaginario inseguimento sul tetto. Era tutto un addestramento mirato ad allenare la mente del ragazzino, in modo che fosse pronto ad ogni situazione.

"Sto arrivando, Silver..."

La coscienza conosceva il futuro? Ovviamente no, e proprio per questo molti dei suoi ragionamenti portavano l'altro a fare delle cose di cui abitualmente si andava a pentire, come il braccio rotto, che gli continuava a dare fastidio, nonostante ora fosse guarito quasi completamente. Quell'esperienza era stata la goccia che aveva fatto traboccare il vaso, per Silver.

"Cosa vuoi, adesso?" aveva chiesto sbuffando pesantemente.

"Non mi vorrai davvero dire che prenderai sul serio quel bacio!" lo aveva sgridato come fa una madre con il proprio bambino disubbidiente.

Come da immaginarsi, la voce nelle sue cervella continuava a ripetere che i nuovi amici erano dei falsi traditori, che in realtà nessuno desiderava sul serio la sua compagnia. Cosa aveva fatto, il ragazzo, riguardo queste opinioni? Giustamente le aveva inscatolate nel dimenticatoio. Ogni tanto qualcuna fuoriusciva dal suo angolo angusto, ma prontamente lui la reimmergeva nel buio.

"Potresti smettere di rovinare sempre qualsiasi cosa io faccia? Sono ancora arrabbiato con te per la caduta dal tetto. All'inizio non avevo realizzato che fosse colpa tua, ma ora che me ne sono reso conto..." L'altro si era limitato a ridacchiare compiaciuto "Ammettilo, hai avuto paura, è per questo che non ti sei fatto vivo per tutto il mese." Aveva concluso il riccio incrociando le braccia al petto.

"Oh, Silver, ma io sono sempre con te. Sai bene che siamo una cosa sola, altrimenti chi ti ricorderebbe le tue bustine di zucchero nel caffè? Guarda che i dubbi sulla lealtà di tutti quei tuoi amichetti te li faccio venire io, tu non ci arrivi da solo, a pensare che sia tutta una messa in scena."

"Puoi fare il simpatico quanto ti pare, ma questo con cambierà il fatto che c'è un abisso tra i nostri modi di pensare e reagire alle cose." Aveva risposto scocciato.

"Ed è proprio per questo che siamo uniti: faresti cose troppo stupide, se tu agissi con il tuo solo cervello. Ora staresti ancora tra le braccia della mamma a piagnucolare, perché fare l'avvocato è un lavoro troppo pensate per te.". Il riccio si era ammutolito. Ogni volta, la sua coscienza trovava un modo per farsi ascoltare.

"Dai, dimmi cosa c'era di male in quel bacio." Lo aveva incitato.

"Niente di che, semplicemente che un normale mobiano non chiede scusa con un bacio."

"Appunto." Aveva ribattuto soddisfatto "Sono quasi certo che sia innamorato di me."

"Sii ragionevole." Aveva insistito "Non vi conoscete a fondo, non sai nemmeno se gli piacciono i ragazzi. Magari lo ha fatto per puro divertimento personale."

"Sai cosa?" lo aveva sfidato il ragazzo "Ti voglio provare che sia omosessuale. Ora andrò a svegliare Blaze!"

"Perché non aspetti a domani? Sarà sicuramente stanca, e domani deve andare a lavorare."

"Provarti che hai torto è più importante." Aveva risposto fiero, mentre apriva al porta in PVC che conduceva alle scale.

"Ma cosa ti consiglio a fare? Tanto fai sempre di testa tua..."

"Blaze!" aveva gridato Silver correndo verso la stanza della gatta che, appena aperti gli occhi, gli aveva ringhiato in faccia.

"Ma sei stupido?! Perché stai urlando?" poi lo aveva fulminato con lo sguardo, notando l'orario scritto nella sua sveglia sul comodino: le quattro e un quarto. "Perché cazzo mi hai svegliata?!"

"Ecco..." forse avrebbe dovuto considerare meglio quali azioni svolgere e in quale tempo, ma ormai era troppo tardi per tornare indietro. "Non riesco a dormire."

"Non me ne può importare di meno se TU non riesci a dormire! Tra due ore inizia il mio turno al discount e non mi lasci riposare nemmeno le sei ore che mi spettano?! Vai al diavolo!". Si era girata, arrotolandosi nel suo lenzuolo.

"B-Blaze, ti prometto che non lo farò più, però ascoltami..." aveva riprovato toccandole la spalla. Ancora una volta lei lo aveva guardato, perdendosi nei suoi occhi. Si conoscevano da quasi vent'anni, e ancora non aveva imparato a dire di no a quel faccino adorabile che continuava a riproporsi ogni volta che osservava il coinquilino. Patetica.

"Dimmi." E poco prima che lui potesse aprire bocca aveva aggiunto "Qualsiasi cosa sia, sappi che come punizione per avermi svegliata, dovrai fare i conti delle ricevute, intesi?"

"Si, mamma." Aveva risposto emulando la voce di uno di quei bambini viziati che a volte appaiono nelle pubblicità. Dopo essersi messa a sedere sul materasso, la ragazza aveva fatto cenno anche a lui di accomodarsi, così avevano potuto iniziare la loro discussione:

"Si tratta di Tails." Aveva iniziato prendendo un bel respiro.

"Tails?" aveva chiesto con sgomento "Conosci Tails?"

"No, ed è proprio questo il punto. Non ho la più pallida idea di chi sia, l'ho sentito nominare prima da Shadow. Sonic non è sembrato felicissimo di sentire quel nome."

"Ti sbagli, Sonic e Tails sono grandissimi amici. È un nostro vecchio compagno di avventure, ma in questo periodo sta studiando tantissimo, sicuramente molto più di Amy o Sonic stesso. Prende la scuola molto, molto seriamente."

"Un nerd, insomma." Aveva concluso.

"Si, un nerd. Sarò sincera con te, ho conosciuto ben poche persone con un QI del genere. Se la cava un po' in tutti i campi, è un mostro dell'ingegneria meccanica e mi ha detto che ha intenzione di entrare nell'aviazione, appena avrà finito l'università. Volare con i Tornado è uno dei suoi sogni nel cassetto."

"Capisco. Però ancora non riesco a comprendere perché, se sono amici, Sonic sia rimasto urtato nel sentirlo nominare."

"Non è Tails, il problema. È ciò che c'è stato tra di loro. Forse non dovrei dirtelo io, ma chiederlo al diretto interessato è un'idea ancora peggiore." aveva preso a osservare le piastrelle color pesca sotto i suoi piedi, mentre tentava di trovare le parole giuste. Con tutta sincerità, non erano affari di Silver, quindi l'idea migliore sarebbe stata riassumere il tutto molto vagamente, in maniera tale che entrambi potessero prolungare il loro sonno il prima possibile e evitando che l'altro si immischiasse in affari non propri. Non avrebbe risposto a nessuna domanda scomoda, quello era poco, ma sicuro. 
"In parole spicce, i due stavano insieme, solo che qualcuno ha rovinato la magia dei loro momenti e hanno iniziato a litigare per nulla. Se non fosse stato per me, forse non avremo mai più rivisto nessuno dei due.".

"Wo! Quindi Sonic stava con un ragazzo?!"

"Già. Dai, ho bisogno di dormire ancora un po', vai a coricarti." Lo aveva incitato la gatta tornano in posizione supina. "Buonanotte."

"Buonanotte!" la aveva salutata allegramente lui, dirigendosi frettolosamente nella postazione predefinita per rispondere alle accuse della sua coscienza.

"Uno a zero per me!" aveva esultato.

"Già, già." Aveva risposto con noncuranza la voce interiore. "L'importante è crederci. Controlla il cellulare, ti è arrivato un messaggio." Aveva interrotto la sua piccola danza di esultanza. Chi poteva aver mandato un sms a quell'ora tarda?

"Ciao Silver, vediamoci domani alle 18.00. Passo io a prenderti. Firmato, Shadow." Aveva letto con fare canzonatorio mentre il porcospino continuava a fissare quei caratteri neri, sempre più confuso. Che fosse ancora scocciato per il giorno prima? E pensare che il riccio bianco credeva che fosse Amy la ragazza più ossessiva del gruppo. Il fatto che fosse sveglio anche Shadow non doveva essere sottovalutato assolutamente, poteva essere successo qualcos'altro, oltre al litigio, e ne era la possibile conferma il fatto che avesse scelto di accompagnare a casa l'echidna, e non lui.

"Uno pari."

 

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Capitolo 7
*** Capitolo 6: Silver ***


"Pensavo dovessero venire anche gli altri..." aveva mugolato Silver una volta ricevuto il suo gelato alla stracciatella dalla giovane pipistrella che era solito servire lui e gli altri della combriccola.

"No, oggi siamo solo io e te." Aveva ribattuto prontamente Shadow, intento a rispondere ai messaggi arrivati nel periodo compreso tra il tempo impiegato per accomodarsi nel loro abituale tavolino al bar e l'arrivo delle ordinazioni. Come al solito, il locale era quasi completamente deserto, e l'assenza della maggior parte dei membri del gruppo rendeva il luogo particolarmente triste e vuoto.

"Tieni, tesoro." La ragazza aveva poggiato una tazzina bianca e rossa, contenente un caffè corto, davanti al maggiore. "E spegni quel telefono, che sei al bar per divertirti!"

"Come no..." aveva ringhiato il riccio con voce troppo bassa per essere udito. Sapeva che di divertente, in quanto stava per succedere, ci sarebbe stato ben poco. Ciò che stava per dire avrebbe urtato Silver, eccome.

"Io vi lascio, ragazzi." Aveva ridacchiato dando un bacio sulla guancia prima al porcospino nero, poi all'altro. "Ci vediamo!". E in men che non si dica, era scomparsa dietro la porta d'entrata.

"Quindi..." aveva sussurrato il ragazzo dal pelo argenteo "Di cosa mi volevi parlare?".

Non gli piaceva stare in compagnia del giovane dagli occhi rossi, lo metteva particolarmente a disagio. Sembrava che il suo perenne intento fosse quello di disintegrarlo al primo errore commesso, e non era di certo un sentore che voleva provare ogni qual volta si incontravano. La situazione attuale era pessima: essere accompagnato da lui in pizzeria non era stata la più piacevole circostanza in cui erano stati costretti a convivere, ma dover passare l'intera sera, loro due insieme e nessun'altro viso familiare come sostegno, era un'esperienza che non si sentiva di affrontare. No, Shadow non era un Mangiamorte, né l'uomo nero -nonostante il colore di pelle e pelo fosse ingannevole- però emanava un'ondata di odio puro che non gli piaceva per nulla. A detta di Knuckles era un ragazzo molto, molto dolce, con nobili ideali e buoni propositi, ma ai suoi occhi era semplicemente un essere composto di risentimento e rancore verso qualsiasi cosa gli fosse successa. Si, era ovvio che avesse superato un pessima fase di vita, un periodo di solitudine e oscurità, ma interiormente era ancora composto da quel buio fitto. E a cosa erano dovuti questi giudizi formulati da Silver? Ovviamente alla dannata cena in pizzeria. Fino a poco tempo prima non avrebbe mai pensato qualcosa di negativo sul riccio nero, cinico ma di buon cuore, amante della natura e profeta della giustizia. Perché si, se si trattava di prendere le parti era sempre nel giusto, con tutti tranne che con l'amico bianco o in generale gli amici. Un ottimo punto di riferimento al lavoro e davanti alla società, riusciva a tirare fuori il peggio di sé solo in presenza delle persone della sua quotidianità.

Silver non voleva essere fatidico, assolutamente, ma prevedeva che, qualsiasi cosa avesse da dirgli, non era una buona notizia. Probabilmente doveva recitare, come da copione, la parte dell'uccello del malaugurio del gruppo.

"Ho parlato con Sonic, ieri sera." Aveva dichiarato col suo vocione. "Forse non dovrei essere io a dirtelo, ma aimè, mi ha detto che non prova nulla nei tuoi confronti. Ti dovevo riferire semplicemente questo.".

Il cervello di Silver era entrato immediatamente in moto. Naturalmente si era posto la canonica domanda 'Sta mentendo?' seguita da 'Perché non me lo ha detto Sonic stesso?' e ancora 'Quale vantaggio dovrebbe trarre dal troncare così i miei sentimenti?'

"Coscienza a rapporto.". Era arrivata. E per la prima volta dopo tanto tempo, il proprietario era davvero felice del suo intervento.

'Cosa devo fare?' aveva comunicato il riccio attraverso il pensiero, annebbiando completamente la vista e lasciando il compagno a scrutare il vuoto nelle sue pupille, improvvisamente allargate.

"Ora, se io fossi te, darei retta a lui e abbandonerei l'idea di far di Sonic il tuo ragazzo, però sono cosciente di quanto tu tenga a lui, quindi ascoltami bene e fai quanto ti dico."

"S-Silver, tutto ok?" aveva chiesto il ventisettenne sventolando il proprio palmo della mano davanti ai bulbi oculari dell'altro.

"S-si..." era stata la sofferta risposta. "Puoi ripetere, per cortesia? Mi sono distratto."

"Passo numero 1: indifferenza. Fai finta che non ti importi. Questo lo porterà in uno stato così confusionario, che potrai farti dire tutto ciò che desideri."

"Ho detto che Sonic non è interessato a te..." La voce, solitamente sicura, sembrava più vaneggiante.

"Oh, ma non capisco perché dovrebbe esserlo." Si era appena reso conto di non essere mai stato così convincente e sicuro di sé. Molto probabilmente non era nemmeno lui a gestire le frasi che gli fuoriuscivano dalla bocca.

"N-non ti importa?" La confusione provata da Shadow iniziava a farsi vedere. La sua faccia si era contorta in un'espressione dubbiosa.

"No...?". Oh, quanto sembrava fiero. Avrebbe dovuto chiedere aiuto alla coscienza più spesso. "Se ti stai riferendo al bacio di ieri, non era sentitissimo. Però mi sono divertito."

"Affonda."

"Non ti preoccupare, credo non gli dispiaccia baciare anche te."

"H-hey!" le guance del porcospino scuro si erano tinte di bordeaux. "Ma che diavolo, Silver! Te l'ho già spiegato che non mi piacciono i maschi!"

"Mordi."

"Ma io non sono costretto a credere a tutto ciò che dici." Aveva ridacchiato sinistramente "Sei sempre cupo e fai tanto il misterioso con uomini o donne che siano, non mi vorrai far credere che t'interessano solo le femmine. Magari, per soddisfare il tuo interiore, tutto ciò di cui hai bisogno è un giovane e bel ragazzo al tuo fianco. Sei affascinante e seducente, penso ci sarà sicuramente un ragazzino con un buco caldo in cui tu lo possa infilare. Devi solo smettere di reprimere quel tuo sentimento." E dicendo queste parole, aveva allungato il suo braccio per accarezzare dolcemente la guancia dell'altro, impietrito nel sentire pronunciare quelle parole dal ragazzino, una scossa gelida che gli attraversava la spina dorsale.

"S-silv..."

"Shhh!" gli aveva intimato lui. "Non devi aggiungere niente". Quegli occhi dorati facevano, come previsto, il loro lavoro: lo tenevano incollato alla sedia, incapacitato di agire.

"Può bastare. L'hai terrorizzato per bene."

"Scherzavo!" aveva riso il riccio bianco, smuovendo leggermente la situazione, fattasi molto bizzarra. Aveva infilato la sua palettina rosa fluo nella coppetta di gelato, che già aveva iniziato a sciogliersi, e velocemente aveva portato la crema fredda alla bocca, con l'altro che lo scrutava attonito.

"Che c'è, ne vuoi assaggiare un po' anche tu?" aveva nuovamente affondato la plastica colorata nella squisitezza e gliela aveva avvicinata alle labbra. "È molto buona, sai?".

Per un misto di terrore e curiosità, la aveva assaggiata. Fortunatamente non aveva ancora sorseggiato il suo caffè, perché quel dolce era davvero troppo per gli standard della sua bocca e, se vi fosse stato anche l'amaro della bevanda scura ad accentuarne il sapore zuccherino, lo avrebbe sicuramente sputato nel cestino della spazzatura più vicino.

"Oh oh! Guarda un po' chi si è baciato con me!" aveva parlato Silver a mo' di cantilena. "Com'è la mia saliva?"

"Ma che cazzo ti prende oggi?!" il maggiore si era alzato in piedi, disgustato e preoccupato.

"Te la potevi risparmiare, l'ultima frase."

"Ecco..." aveva ribattuto, questa volta con voce tremolante. "Shadow, sarò sincero con te: non m'importa se tu mi hai detto che io a Sonic non piaccio, e non è mia priorità mettermi con lui in questo preciso istante, però devo sapere se a lui piacciono i ragazzi, perché Blaze mi ha detto che è stato con un ragazzo, ma non mi ha spiegato se è completamente omosessuale, bisex o altro. Voglio solo sapere se posso avere qualche chance di conquistarlo. Magari non gli piaccio ora, ma in futuro, chissà, potrebbe scoppiare una scintilla. E un bacio c'è stato, lui mi ha baciato, non mi vorrai mica dire che una limonata come la nostra non significa nulla! Comunque, io ci voglio provare."

Shadow si era trovato davanti un bivio: dirgli la verità a proposito del bacio e evitare qualsiasi relazione fra i due, senza potersi però sottrarre alla dura sentenza del ragazzino, verdetto che avrebbe ovviamente compromesso la sua immagine impeccabile; lasciare che qualsiasi cosa dovesse avvenire tra i due, facesse il suo corso, rischiando però di compromettere la sua amicizia con il riccio blu e fallendo agli occhi di Knuckles. Perché, sì, lui, dopo la svolta della scommessa, non aveva rivolto parola a Sonic neanche una volta, nemmeno per messaggio. Con chi aveva ben pensato di parlare di quanto successo? Knuckles, ovviamente. Avrebbe fatto una pessima figura raccontando l'evento a Blaze, non voleva assolutamente parlarne con la pettegola in rosa, ridere del video con Sonic era come comprare un tirapugni per aumentare la forza dei colpi sull'avversario, ma volutamente spaccarcisi i denti, e infine farlo vedere a Silver era da cerebrolesi.

Cosa aveva detto l'amico rosso della scommessa? 'Non hai pensato che Silver ha la mente malleabile e potrebbe convincersi che Sonic sia innamorato di lui?' e così nella nebbia della sua mente aveva scorto una catastrofe, dovuta al finto essere supremo, se stesso. L'echidna aveva ragione, il ragazzino era in grado di lavorare con la fantasia talmente tanto da convincersi di amare una persona, anche solo per poter provare il piacere di vivere una relazione. E il riccio blu non era uno di quei casanova che amavano cambiare fidanzata ogni giorno, assolutamente! Forse le relazioni erano una delle poche cose che prendeva sul serio, e se Silver non fosse stato di suo gradimento, non avrebbe esitato a dirgli di no. Poi avrebbe cercato la causa dell'innamoramento, trovando proprio in Shadow il fulcro dell'imbarazzante situazione, incolpando Blaze di aver portato nel gruppo lo psicopatico argentato e assegnando a Amy e Knuckles una colpa qualsiasi, portando così il gruppo allo Sfacelo. E non voleva nemmeno considerare l'ipotesi di dover abbandonare per sempre le persone che erano riuscite a dissolvere la sua aura buia, quei ragazzi che lo avevano salvato dalla solitudine.

Però, c'è sempre l'altra faccia della medaglia. Knux gli aveva consigliato di far vedere al porcospino bianco il video e di spiegare il malinteso, ma non voleva perdere così la sua reputazione agli occhi del ragazzino, nonostante di lui non gli importasse tanto. Andiamo, quale uomo perfetto sfida per capriccio il suo amico ad una scommessa che lo porterà a baciare colui che ha appena fatto scoppiare in lacrime?

Sei obbligato a essere perfetto. Un perfezionismo ossessivo. Precisione, ordine, simmetria, istinto da controllare.

Non poteva permettersi di rovinare ancora qualcosa. Non poteva permettersi di perdere ancora le uniche persone a cui teneva davvero.

"Silver, voglio essere sincero con te. Sono cose che devi trattare con Sonic, non con me." Gli aveva detto sospirando. Tentare la fuga in quel momento non era il piano più azzeccato, ma non voleva essere coinvolto da subito nell'ipotetica storia d'amore.

"Se fossero cose che devo trattare con lui, perché sei venuto tu a dirmi che non gli piaccio? Fammi indovinare, non è stato lui a dirti di parlarmi."

La perspicacia del ragazzino lo aveva sorpreso ancora una volta. Sapeva essere fin troppo scaltro a volte.

"Facciamo un gioco." Aveva tentato Shadow, pronto a tutto pur di non fare brutte figure. "Chiedimi ciò che vuoi sapere su Sonic, ma non ti aspettare che io conosca tutti i suoi intrighi.". Aveva velocemente formulato il nuovo piano, una terza strada sgangherata e colma di buche. Non era assolutamente la soluzione corretta per salvarsi la faccia, ma poteva rigirare la frittata al momento giusto: non dire la verità sul bacio, ma fargli capire che il ragazzino non è un tipo facile, quindi spiegargli che conquistarlo è un'impresa davvero troppo ardua per chiunque.

"Prima domanda: è omosessuale?"

"Non ne sono sicuro. Ha avuto una relazione con un ragazzo, ma delle voci mi hanno riportato che sia stato interessato anche a delle ragazze.". Questa sua affermazione non aveva minimamente smosso l'altro, che aveva comunque avuto conferma della sua storia con Tails.

"Che genere di ragazzo è, quando si parla di rapporto di coppia?". Domanda giusta al momento giusto.

"Se intendi 'come instaura il rapporto?' ti posso assicurare che è estremamente selettivo e ci vuole tempo e pazienza per poterlo conquistare. Non è di certo un bacio, la prova effettiva del suo amore. Devi indagare su gusti e abitudini, impossessarti di lui con calma."

"Ma sono sicuro che sarà appagante stare con lui..."

"Io non te lo consiglierei." Aveva affermato il porcospino a strisce rosse "Ci sono prede più appetibili."

"Eppure io ho già deciso la mia." Aveva fatto l'occhiolino. "Mi devi assolutamente parlare di cosa fa qu-"

"Silver, ti ho già spiegato la mia posizione, non ne so molto e non vorrei immischiarmi in questa faccenda..."

"Troppo tardi! Dai, sì un bravo amico... pensavo ci tenessi tanto a farti apprezzare, ma così non fai altro che indispettirmi."

"Solo un paio di domande, il resto chiedilo a Amy." Lo aveva avvertito lui, improvvisamente pronto a dare risposte anche riguardanti la vita più privata dell'amico.

"Sapevo di poter contare su di te! Abbiamo tanto di cui parlare, quindi mettiti comodo, ci divertiremo."

"Farà di tutto per sembrare perfetto agli occhi degli amici. È una pedina così cedevole..."

...

Ancora una volta, Silver era sdraiato sul terrazzo, questa volta impegnato nel compilare la catalogazione di quante informazioni aveva estrapolato dai racconti di Shadow. Aveva già scribacchiato una mezza pagina; mentre tentava di sintetizzare in punti tutta la discussione, mordicchiava nervosamente il tappo blu della biro.

Sonic è sportivo, temerario, ama divertirsi, gli piace aiutare gli amici ed essere al centro dell'attenzione.

E fino a qua tutto ok, erano cose che già sapeva.

Carattere delle persone alle quali s'interessa: avventuroso, scherzoso, che gli da attenzioni, coccolone.

Aspetto delle persone alle quali s'interessa: non è un gran problema l'aspetto, ma non devono essere trasandati. Gli piace la pelliccia morbida.

Di tutte queste caratteristiche aveva il senso dell'umorismo (anche se purtroppo finiva spesso con il ricadere nel macabro o in un insulto) e la pelliccia morbida. La pelliccia morbida era l'arma ottimale per renderlo coccoloso come un morbido batuffolo. 
Sulla parte "avventurosa" c'era poco da fare, non aveva il fisico e soprattutto il coraggio, mentre per le attenzioni non avrebbe avuto difficoltà. 
Da aggiungere nella lista di cose da fare: lavarsi tutti i giorni e vestirsi decentemente. Non gli piaceva fare la doccia ogni giorno, gli sembrava quasi una perdita di tempo se non era ancora sporco, ma se voleva sembrare bello e impossibile, era il caso di non aspettare a quando la puzza iniziava a farsi sentire. Avrebbe anche dovuto procurarsi un buon profumo, necessariamente. Inoltre avrebbe chiesto a Blaze di accompagnarlo a comprare qualche nuovo vestito per rinnovare il guardaroba, considerando che per la pizzata aveva rubato una camicia proprio alla suddetta gatta e si era trovato particolarmente scomodo in un indumento sagomato con curve femminili. Senza contare il fatto che lei si era oltremodo irritata, visto che aveva fatto tutto di nascosto e quella camicia ora era da riparare a causa del grosso squarcio sulla sinistra causato dal ragazzino.

Era passato a un altro punto della lista:

Cosa fare per conquistarlo:

- Complimentarsi.

Facilissimo, aveva tante cose di cui vantarlo, a partire dal suo fisico, il suo incantevole viso, il suo umorismo e così via.

- Offrirgli da mangiare, ancora meglio cucinare per lui.

Non poteva cucinare, in quanto il massimo che sapeva fare era mettere un pizza surgelata in forno, ma portarlo a cena fuori era fattibile. A meno che non si accontentasse di un pranzo/cena modesto, in quel caso aveva già le pentole sui fornelli.

- Mantenere i segreti e le promesse.

Facile.

- Mostrarsi intraprendenti e con tante belle idee.

La fantasia non gli mancava di certo, avrebbe escogitato qualcosa per fare colpo. Non era chissà quale genietto, ma sapeva che con un pizzico di impegno lo avrebbe sorpreso.

- Se non è lui a iniziare, non stuzzicarlo. Potrebbe indispettirsi e tentare di allontanarsi.

Peccato, gli sarebbe piaciuto usare le sue "tecniche di seduzione immediata". Beh, le molestie comunque non erano mai state troppo efficaci, forse provare solo di creare un contesto dall'aria respirabile era un buon punto di partenza.

- Non privarlo dei suoi spazi.

Rinunciare di stare con lui tutto il giorno non era uno dei sacrifici che voleva fare, ma se Shadow gli aveva intimato ciò, c'era poco da obbiettare.

- Non paragonarlo a Shadow.

Questo punto gli aveva fatto venire il dubbio che qualcuno potesse davvero averli paragonati, nonostante di simile avessero a malapena l'aspetto. Erano due opposti, caratterialmente parlando.

- Non contraddirlo di continuo.

E chi aveva intenzione di contraddirlo?!

- Non tentare di sottometterlo.

Non aveva capito benissimo a cosa si stesse riferendo il porcospino quando aveva toccato questo argomento, ma lo aveva interpretato come "Non chiedergli il culo. Mai. Al massimo sarà lui a farlo.". Gli sarebbe piaciuto tanto fare l'attivo, ma era più che disposto a mettere il suo corpo a disposizione dell'altro.

- Non essere ossessivo nei suoi confronti.

Era una sfida. Questo non era facile, in quanto la raccolta di informazioni richiedeva monitoraggio continuo sui luoghi in cui si recava, cosa faceva e con chi. L'importante, si era detto, era non farsi sorprendere in azione.

Come si è comportato Tails durante la loro storia: Tails NON ha cambiato il suo essere durante la relazione, semplicemente sono stati aggiunti baci, uscite e altro al loro iniziale rapporto di amicizia. Si conoscono da sempre e sono sempre stati come fratelli. Si sono sempre dati una mano a vicenda.

Chiedere queste informazioni era stato fondamentale, perché gli aveva spiegato il perché Amy non aveva ancora avuto successo con il ragazzo: si notava il fatto che volesse farlo tutto suo. Da quello che aveva dedotto dai monologhi del riccio nero inoltre, si era rivelata essere la gelosia della ragazza, il motivo per cui il riccio e la volpe non stavano più insieme! Secondo il racconto, lei aveva ingannato Sonic, inventato una frottola secondo la quale Tails aveva iniziato a frequentare un altro ragazzo. Poi era andata dalla volpe e aveva raccontato la stessa menzogna, cambiando il soggetto con il riccio blu. Nonostante i due avessero continuato a frequentarsi come al solito, senza lasciarsi o litigare, lentamente avevano iniziato a distaccarsi, tanto che Sonic aveva iniziato a cercare una sostituta per Tails, credendo di non essere fatto per gli uomini. Scoperto che il fidanzato si era messo in contatto con diverse ragazze, durante una festa, notando tutte le donne che lo circondavano, Tails aveva iniziato a litigarci, finendo per dichiarare la fine della loro relazione. Shadow aveva addirittura aggiunto che era stato costretto ad accompagnare il suo amico blu al bagno, poiché si era sentito talmente tanto in colpa da rimettere tutto ciò che aveva mangiato e bevuto durante la sera.
La loro storia non era mai proseguita, nonostante i chiarimenti e la dichiarazione di colpevolezza di Amy. La presenza di Blaze era stata il concio di chiave di tutta la situazione: grazie a lei la giovane stalker non era stata malamente sbattuta fuori dal gruppo (e malmenata da Knuckles e Shadow, che scoperto quanto successo erano più che intenzionati di mettere fine alle sue bugie grazie a un bel coltello nella gola) e il ragazzo dal pelo giallo aveva continuato a frequentare gli altri, benché avesse deciso di mettere la scuola come priorità.

Amy appariva nella voce successiva dell'elencazione, nella sezione –ovviamente- dei possibili problemi.

Fattori problematici:

- Amy è il fattore più pericoloso. Essendo palesemente innamorata di Sonic, potrebbe tentare di ostacolare il rapporto. È bene fare in modo che anche lei abbia la sua fetta di torta, quindi non stare troppo attaccati a Sonic in sua presenza.

Era riuscito a sfruttare Shadow, sarebbe stato più che in grado di approfittare anche del suo aiuto. Andiamo, quanto poteva essere pericolosa? Non sarebbe stato così stupido da non assicurarsi che qualsiasi cosa detta da lei fosse veritiera, non aveva la benché minima intenzione di permetterle di rovinare la sua futura relazione con l'uomo dei suoi sogni! E poi era stata lei stessa ad assicurare che non avrebbe più fatto gli errori commessi in passato, no?

- Scuola. Sonic riprenderà gli studi entro due settimane, quindi non si avrà molto tempo per vederlo da metà settembre in poi, a meno che non decida di saltare le lezioni.

Per questo avrebbe dovuto trovare il modo di capire quale scuola avrebbe frequentato, se si sarebbe dovuto trasferire, quanto tempo sarebbe stato via e così dicendo. La soluzione migliore ai problemi sarebbe stata convincerlo a lasciare li studi, cosa quasi impossibile.

- Poca confidenza. Sonic impiega molto tempo a prendere confidenza, nonostante sembri il contrario. Riguardo le sue cose è molto riservato, quindi è d'obbligo avvicinarsi con calma.

Aveva già in mente diversi modi per avvicinarlo, sarebbero entrati in sintonia in un batter d'occhio!

"Ehi, secondo te ho qualche possibilità?" aveva chiesto sospirando rileggendo molto velocemente la lista.

"Il problema qua non è che tu abbia una possibilità o meno, secondo me ti stai convincendo di una cosa che non ti appartiene. L'uomo dei tuoi sogni, ma sei serio? Fino a ieri non avevi nemmeno preso in considerazione l'idea che LUI potesse essere attratto da te, e tu, in un batter d'occhio, ti sei convinto che ti piaccia?" aveva risposto la voce rimbombante nella sua mente.

"Guastafeste." Lo aveva sgridato Silver "Hai poca fiducia in me."

"Io più che puntare su Sonic, punterei su Shadow."

"A caso?" la coscienza aveva attirato la sua attenzione, che aveva momentaneamente abbandonato il foglio a righe stretto fra i suoi polpastrelli.

"Shadow è più facile da conquistare. Sei riuscito a farti dire tutto ciò che volevi in pochissime ore."

"TU sei riuscito a farmi dire tutto ciò che volevo." Aveva puntualizzato.

"Sono la tua coscienza, se non lavoriamo insieme, come pensi di superare questo schifo di vita?" il porcospino aveva annuito interiormente. "Il punto è che quel ragazzo è come una confezione di creta, magari all'inizio ti farà dannare, ma se sei abbastanza bravo con gli attrezzi a tua disposizione, ne verrà fuori un bellissimo vaso."

"È proprio questo che non mi piace di lui." Aveva chiarito "È un ragazzo serio, ma anche dolce e comprensivo, però... capisco, potrei fare di lui il fidanzato perfetto, ma non mi piace approfittarmi di lui così."

"L'hai già fatto. Chi ti ha stilato quella lista?".

"Smettila, sai bene cosa intendo. Non posso fare con lui ciò che le persone hanno voluto fare con me. Mi sono solo fatto dare un aiutino nelle indagini, ma pensi che Knuckles, Blaze e Amy si rifiuteranno di darmi una mano? Non voglio assolutamente cambiarlo, Shadow è già perfetto così com'è. Come un amico."

"Ma quella voce, non pensi ai brividi sulla schiena ogni volta che lo senti parlare? Non sto scherzando, Silv, Shadow è più facile da conquistare, se il tuo intento è provare una relazione."

"Gli occhi di Sonic mi fanno lo stesso effetto, e sai anche perché. Non tentare di convincermi che mi piaccia Shadz! Non sono nemmeno sicuro di stargli simpatico! Hai visto la sua faccia quando gli ho detto quelle cose dopo che ha assaggiato il gelato? Mi avrebbe tranquillamente strangolato, se non fosse stato ancora interdetto da prima..."

"Dai, Silv, sai anche tu che è un frocio represso, puoi dargli tu la medicina di cui a bisogno..."

"Intanto, se vuole farsi una bella scopata, sa già che non mi tiro indietro, anche se non siamo insieme. Comunque avrei bisogno di delucidazioni riguardo il perché diavolo non vuoi che io mi metta con Sonic.".

Il vocione nella mente aveva ridacchiato:

"Non voglio essere fatidico, ma non funzionerà mai tra voi due. Sonic è un albero forte e alto, tu per lui sei come l'erbaccia che ci cresce sotto: non ti considererà mai alla sua altezza, nonostante tu non gli dia fastidio."

"Questo non lo ha mai detto!"

"Ma infatti te lo sto dicendo io, perché da solo non riesci a capirlo."

"Sei una controversia vivente! Prima mi aiuti nel raccogliere informazioni perché sai quanto ci tengo, dopo cerci di ostacolarmi in tutti i modi..." aveva urlato esasperato, tirando fuori il suo smartphone dalla tasca dei pantaloncini blu che indossava e iniziando a scorrere nella lista delle applicazioni, nel tentativo di far tacere il suono nel suo cervello.

"É il mio compito. Se proprio non vuoi i miei consigli, sono affaracci tuoi. Cerca qualcuno di migliore di me, voglio proprio vedere che fine farai."

"Oh, ma io ho già in mente qualcuno." Aveva sorriso cliccando la piccola icona del telefono verde, dopo aver cercato il contatto nella rubrica.
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"Pronto, qui parla Knuckles! Chi è?"

Vedremo, chi avrà ragione alla fine...

 

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Capitolo 8
*** Capitolo 7: Knuckles ***


"Pronto, qui parla Knuckles! Chi è?"

"Ehi, Knux! Sono Silver!" delle casse dello smartphone era provenuta la solita voce graffiata, timida.

"Oh! Ciao!" aveva salutato contento l'echidna "Credevo a quest'ora dormissi. Non ti ho mai visto in centro alle undici di notte, tanto meno online sui social.". Aveva storto il naso per un momento, pensando a tutte le volte in cui il riccio bianco non aveva risposto ai suoi messaggi o telefonate, perché intento a riflettere. A malapena credeva che si possa essere tanto distratti da non sentire le persone attorno, ma Silver era la prova che la distrazione non ha confini.

"Potrei dire lo stesso di te, come mai sei ancora in piedi?" aveva risposto con fare sbrigativo. Nel suo parlare si poteva intendere un pizzico di nervosismo e fretta.

"Allenamento. Hanno lasciato le chiavi della palestra a Shadz, visto che siamo prossimi a una gara di kick boxing, e mi sto preparando con lui.".

Quella gara era il loro principale pensiero da parecchi mesi, e man mano che il grande giorno si avvicinava, erano sempre più impegnati nelle loro lotte fisiche. Shadow aveva deciso di sprecare le sue ferie estive per poter estendere l'orario del suo allenamento ad intere giornate, invece di fare un bel viaggio, come faceva ogni anno. Era arrivato a fare anche 14 ore di seguito, ma persino la più instancabile delle creature ad un certo punto si deve concedere un minimo riposo... il giorno dopo era stato costretto a letto fino alla sera, troppo stanco e dolorante anche per andare a passeggiare con la ragazza che da mesi corteggiava. Forse avrebbe sprecato tutti i suoi tentativi di conquistarla, disdicendo l'appuntamento al ristorante, ma non si reggeva in piedi. E comunque il successo nella gara era più importante di quello in amore. Era così importante per lui, che da due mesi prendeva una sola giornata di riposo ogni 7, di cui, suo malgrado, quella settimana aveva dovuto sprecare il pomeriggio per discutere con Silver. E alla fine era comunque tornato in palestra.
Knuckles invece, molto più nervoso dell'altro, ma non tanto energico e resistente, aveva ordinato una sacca da boxe, rigorosamente rossa, che aveva fatto installare in camera sua. Non andava in palestra tanto quanto il maggiore, ma spesso si svegliava negli orari più improbabili della notte per dare qualche pugno antistress al sacco.

"Oh, figo.". aveva ribattuto Silver con un tono ancora più scocciato. "Senti, quando pensate di finire?"

Dal fondo della piccola sala bianca, il classico grugnito del porcospino nero aveva richiamato Knuckles:

"Chi è? Non possiamo stare qua tutta la notte, sai anche tu che dopo ho un appuntamento. Digli di muoversi.". Aveva iniziato a prendere a pugni una sacca blu, saltellando avanti e indietro, con il sudore che gli inzuppava la pelliccia scura. "Su, riaggancia, sono carico."

"Non ne ho idea, Silver" e aveva fatto capire all'altro di chi si trattava. Sentendo quel nome, il riccio si era improvvisamente rabbuiato e cautamente si era avvicinato al compagno, ordinandogli di mettere in vivavoce. Poteva intuire quale sarebbe stato l'argomento, eccome. Il ragazzino gli aveva fatto venire il mal di testa a furia di domande, e lui stesso si era reso conto, una volta in automobile, di aver detto fin troppo.

"Un orario approssimativo? Vorrei parlarti di una cosa...".

"Non me lo puoi dire ora? Non c'è bisogno di incontrarci..."

"Ma è piuttosto importante!"

"Dimmi di che si tratta!" aveva sbuffato il giovane dagli aculei scarlatti, Shadow sempre più attento.

"Sonic! Senti, non ti voglio raccontare tutto così, ho bisogno di privacy e Shadow, che probabilmente sta ascoltando la cosa dall'altro lato della palestra, non è il massimo della privacy."

L'echidna aveva girato di scatto la testa verso il compagno, che era improvvisamente sbiancato e si era ritrovato -senza riflettere sul da farsi, ma seguendo il suo istinto da 'continua a scappare dai problemi'- a prendere il cellulare altrui per chiudere la telefonata e scaraventare l'apparecchio verso un muro. Poi, in silenzio, sotto lo sguardo basito del padrone del telefono, lo aveva recuperato e assicurandosi dell'integrità dello schermo, ringraziando la forza mistica che non lo aveva fatto sfracellare in mille pezzi, lo aveva restituito al proprietario.

"Oh, Shadow, sei nella merda." Gli aveva urlato il ragazzo dal pelo rosso afferrandogli il polso.

"Non si è graffiato." Aveva puntualizzato.

"Non fare il finto tonto, sto parlando di Silver, ovviamente." Aveva allentato la presa lentamente, attendendo spiegazioni. "Che caspita è successo?! Ti avevo detto di spiegargli come stanno le cose e basta!"

"Ci ho provato!" la menzogna era troppo evidente per venire ignorata. Knuckles lo aveva esaminato lapidario. "A modo mio, ma ci ho provato. Ti giuro, non era in sé quando ci siamo incontrati, non sapevo nemmeno come rispondere!"

"Ti ha puntato un coltellino alla gola, minacciandoti di morte?"

"No." Aveva sospirato l'altro. "Senti, non c'eri, non puoi sapere con che tono mi diceva le cose... frasi, tra l'altro, molto improbabili da parte sua."

"Oh, certo, e chissà quali occhi spiritati ti hanno scrutato quello schifo di personalità che ti ritrovi!" aveva definitivamente lasciato il braccio altrui, solo per mimare la scena. "Shaaadow! Ti risucchio l'anima!"

"Tu ridi e scherzi, ma quei cazzo di occhi un giorno o l'altro glieli caverò. Porca troia, ogni volta la stessa storia, mi giro a guardarlo e mi sento come se avessi un peso enorme nel cuore."

"Mi sembra giusto, visto come lo tratti." Aveva messo in luce l'echidna. "E tutto questo casino per un ritardo?!".

Si erano messi a sedere sul pavimento scuro della sala.

"Ora ti spiego il suo ragionamento." Aveva iniziato Shadow, per chiarire che comunque non era totalmente colpa sua, se il riccio bianco aveva deciso di rovinarsi la vita nel tentativo di conquistare l'inconquistabile. "Non è che crede che quel bacio sia l'inizio della relazione. Pensa praticamente che Sonic voglia essere conquistato e che lui comunque deve provarci, anche se io gli ho ovviamente detto che non è così. Cioè, lui vuole iniziare una relazione con Sonic perché gli sembra possibile che un giorno s'innamorino l'uno dell'altro.".

"Beh, allora è diverso." Aveva riflettuto il venticinquenne stringendo il mento tra pollice e indice. "Lo vuole fare per suo egoismo personale?"

"Credo." Aveva risposto l'altro facendo spallucce. "Comunque ciò che mi preoccupa maggiormente è il perché abbia scelto Sonic. Cioè, è ovviamente colpa mia e di quel cazzo di bacio! Rischio di mettermi contro entrambi, se Silver inizia a fare l'imbecille. E non mi fido di lui, per niente, soprattutto dopo la storia della saliva."

"Io non mi preoccuperei tropp- aspetta, che storia della saliva?".

Shadow aveva sospirato pesantemente, convincendosi che forse spiegare come si era comportato poco prima il ragazzino, era l'unico modo di far capire a Knuckles in quale situazione terribile rischiavano di immischiarsi:

"Niente di particolare, semplicemente mi ha dato da mangiare un po' di gelato, ma la palettina era tutta slinguazzata. Coperta della sua fottuta saliva. E perché? Voleva solo vantarsi di avermi baciato e provarmi che baciarsi con i ragazzi è bello.". Ripensando alla scena un brivido gli aveva percorso tutto il corpo. Nessuno lo aveva mai preso per i fondelli in quella maniera e il fatto che fosse stato Silver, il fortunato che ci era riuscito, non gli era andato tanto a genio. "Non smetteva di dirmi che io in realtà sono frocio, insisteva!". L'echidna aveva riso divertito.

"Se solo sapesse che ti fai la sua migliore amica...".

"Spero solo che non lo venga a sapere da qualcun altro, voglio essere io a farglielo capire. Non vedo l'ora di limonarmela davanti a lui, solo come vendett-."

"E solo per far scoppiare l'ennesimo putiferio. Molto maturo, Shadz, molto maturo."

Il cellulare era squillato ancora una volta, stesso numero della prima telefonata. Dopo aver premuto nuovamente l'icona verde, Knuckles aveva subito impostato il vivavoce, sperando che il porcospino a strisce non si prendesse la briga di urlare come un indemoniato 'Non sono finocchio!'. Prima che il ragazzo che lo aveva contattato potesse iniziare a lamentarsi, si era immediatamente giustificato:

"Wo Silvs! È caduta la linea e non sono riuscito a ricontattarti! Devo aver finito il credito. Tutto ok?"

"Circa." Aveva ribattuto nervoso, esattamente come poco prima. "Allora, a quando?"

"Tra pochissimo, dammi qualche minuto per farmi una doccia, vestirmi e arrivare da te. Sei a casa?".

"Mi lasci qua da solo?!" aveva sussurrato il compagno di lotta con voce troppo bassa per essere sentito, sia dal ragazzo al suo fianco, sia dall'interlocutore telefonico.

"Si, sono a casa, Blaze uscirà tra non molto, quindi volendo possiamo anche stare in soggiorno. Ti aspetto."

.....

"Ciao ragazzi, mi raccomando non distruggete la casa mentre sono via." La gatta aveva preso la sua borsetta firmata dalla poltrona locata accanto alla porta e aveva abbassato la maniglia, per poi sparire dall'altra parte delle mura.

"Ci vediamo Blaze! Divertiti!" aveva salutato contento Knuckles, che da quando era giunto nella casa dei due amici non aveva ancora avuto modo di accomodarsi. Nella stanza c'era qualcosa di diverso: per quanto poco spaziosa potesse essere stata la prima volta che la aveva visitata, ora la superficie era diminuita ancora a causa di un cumulo di scatole, alcune grandi, altre di dimensioni più ridotte.
Senza attendere il consenso del proprietario della casa, si era seduto sul solito divano floreale, aspettando l'arrivo del riccio, correntemente nella cucina. 
Anche se la credenza non era vicina, aveva notato che le foto conservate nei suoi ripiani erano state spostate o rimosse. Le fotografie di Venice, che inizialmente pensava essere mancanti, erano stipate in un altro piano d'appoggio del mobile, insieme a quelle dei genitori. Nel vecchio spazio invece erano comparse nuove foto di Silver, da solo o accompagnato da Blaze e addirittura una con tutti i ragazzi del gruppo; sicuramente le aveva fatte sviluppare da poco. Oltre alla presenza di quelle raffiguranti i giovani, non aveva messo mano su quelle della nonna, che erano rimaste indisturbate al loro posto. Dopo una più approfondita analisi, aveva scorto anche una foto della coppia di fratelli argentati da piccoli, ennesima immagine non presente in passato.

"Eccomi!" Silver aveva fatto capolino dalla porta alla sua sinistra. Aveva immediatamente preso posto accanto all'altro. "Perdonami, non ho nulla da offrirti... vuoi che vada al bar a comprarci qualcosa da bere?"

"Oh, no, non ce n'è bisogno. Ho già avuto le mie dosi di caffeina e taurina quotidiani, sono apposto così." Lo aveva immediatamente rassicurato Knuckles. "Una domanda, prima di iniziare." Aveva detto controllando nuovamente le scatole sul pavimento. "Non starai mica pensando di trasferirti!?"

"No, assolutamente!" aveva subito assicurato, lasciando sprofondare il suo gracile corpo tra i cuscini. "Sto riordinando un paio di cose. Ieri ho trovato una scatola con vecchie 'reliquie' appartenute a Venice e a mia madre, quindi questa mattina ho iniziato a fare una cernita per dividere ciò che vorrei tenere e ciò a cui darò fuoco. L'obbiettivo è rendere l'ambiente un po' più accogliente."

"Figo." Aveva risposto l'amico abbandonandosi a sua volta alla morbidezza retrostante. Non aveva chiesto delle foto, poiché era palese che avesse semplicemente voluto chiudere il suo passato in un'area diversa da quella della felicità in cui sostavano le foto più recenti.

"Allora." Il riccio aveva dato inizio alla prefazione del suo discorso. "Come già sai, ti vorrei parlare di Sonic. Probabilmente Shadow ti avrà spifferato tutto a proposito della nostra discussione..."

"In realtà no." L'aveva corretto "Shadow mi ha raccontato solamente del tuo atteggiamento... particolare. Devo ammettere che mi è sembrato piuttosto turbato, complimenti."

"Oh..." aveva sospirato il minore portandosi una mano alla bocca "Caspita, a malapena ricordo cosa ho detto."

"Cosa io ho detto, intendi." Aveva sorriso interiormente la coscienza. Il padrone del corpo non aveva risposto, ma sbuffando, per accontentare il bisogno di attenzione dell'ego maniaco che era il suo subconscio, aveva aggiunto:

"Non ero proprio in me. Sai, Shadz pensava di potermi allontanare da Sonic dicendomi semplicemente che lui non è interessato a me. Deve aver fatto qualche stronzata grave, non si comporta così, solitamente..."

"Ah, se solo sapessi in quali guai si sta cacciando in questo periodo..." l'intenzione iniziale era quella di mettere in chiaro quali gravi errori avesse commesso il porcospino nero in quel tempo e sopratutto in relazione a Silver, poi però aveva optato per reinventare la frase in modo da non peggiorare la situazione "Lavoro, amore, cose così. Non gli fa bene tutto questo stress."

"Amore?" aveva chiesto l'altro incuriosito.

"Niente di importante, seghe mentali che si fa quando ha un po' di tempo libero. Non ti viene mai il sospetto che anche lui, uomo sacrosanto e purissimo, stia, come noi umili mobiani, a pensare a quanto tempo disponibile gli rimane per trastullarsi pensando a certe ragazze? Se ne avrai voglia, chiediglielo, un giorno.".

"Sarà fatto. Ho natato che non è molto presente ultimamente." Aveva ridacchiato "Comunque non devo parlarti di lui."

"Si, giusto, Sonic. Allora, dimmi cosa ti frulla nel cervello."

"Ho qualche speranza?" domanda molto diretta.

"Con lui? Mah, non lo so.". la risposta secca aveva subito trafitto il porcospino, il quale aveva abbassato le orecchie, deluso. "No, ma non in quel senso!" si era corretto immediatamente il maggiore "Devi solo lavorarci un bel po'. Da quello che so, sta cercando un partner, ma non è proprio la più disponibile delle persone, eh. Io punterei su Shad-"

"Non dirlo." Lo aveva scrutato lapidario. "Neanche per scherzo."

"Come mai? Insomma, Shadow alla fine potresti anche riuscire a cambiarlo, basta saper usare le giuste parole e le giuste moine..."

Il porcospino scuro non era troppo aperto all'amore, anzi, paveva quasi lo speventasse, però, perlomeno agli occhi dei suoi amici maschi, dava l'impressione di poter essere maleato molto più facilmente dello spirito forte dell'oggetto dei desideri di Silver. Il fatto che continuasse a negare la sua omosessualità lo rendeva una preda ancora più succulenta, quel suo balbettare imbarazzato quando un ragazzo gli si avvicinava per sussurrargli frasi poco pulite lo faceva sembrare il bottino perfetto. Sembrava quasi che sottometterlo fosse la cosa più semplice e appetibile da fare, con lui. 
Non era assolutamente vero. Shadow era come i tarocchi: una carta, due significati. Debole, soggiogato, allettante; forte, ribelle, opprimente. Nessuno sapeva quale fosse la sua vera sessualità, non si era mai capito se negasse l'omosessualità per paura delle critiche e delle discriminazioni, oppure perché non trovava stimolante il corpo maschile o il suo essere. Dato di fatto restava la sua relazione con Blaze. Avendoli scoperti nell'atto di farsi le coccole al parco, lei comodamente sdraiata sulle gambe del partner, Knuckles poteva più che assicurare che il riccio non era assolutamente una bambola sottomessa sotto gli artigli della ragazza. Non aveva mai visto Shadow così carismatico, nonostante quasi sempre riuscisse a far trasparire parte del suo charme. Virilità, fortezza, prontezza mentale, sentimento, perfezione.

L'echidna si era ricordato del fatto che proprio in quel momento l'amico stava amoreggiando in chissà quale bar con Blaze, e aveva ripreso in mano il discorso 'riccio blu', evitando di reinserire il maggiore del gruppo nella situazione per tutto il resto del discorso. "Come mai vorresti conquistare Sonic?"

"I-i suoi occhi..." aveva bisbigliato Silver "Penso sia stato amore a prima vista, solo che non me ne sono reso conto subito, forse ho tentato di negarlo a me stesso... sono stato attratto da lui fin dal primo istante."

"Mh, interessante." Aveva commentato l'altro, che poi si era girato verso il minore e gli aveva poggiato le mani sulle spalle "Ascolta, se proprio ci tieni così tanto, ti posso aiutare. Non so quanto io possa essere utile, visto che con Sonic non parlo tanto quanto Blaze, e in amore non me la cavo troppo bene, quindi il mio primo consiglio sarebbe proprio quello di andare a chiedere consigli d'amore a Blaze o Amy. Però..." aveva immediatamente aggiunto "se ti rivolgi a Miss. Rosa, non dirle assolutamente che è di Sonic che ti sei innamorato, sarebbe un errore madornale. Chiedile semplicemente qualche consiglio sui ragazzi, cosa gli piace e cosa non devi fare. Sai, per colpa sua Tails-"

"Si, lo so, lo so." Aveva sospirato affranto "Tu non mi puoi proprio aiutare?"

"Beh, una cosa che ti posso consigliare è di portarlo a fare una passeggiata con te, dopotutto lui ama correre e passeggiare. È impegnato solo la mattina presto generalmente, quando va al campo per tentare di battere i suoi record."

"Si, buona idea!"

"E se posso anche consigliarti un posto dove portarlo, devi sapere che in città ogni anno si organizza un festival di musica blues e ricade questa settimana. Sono riuscito a entrare nell'organizzazione, e lavorerò in biglietteria, quindi se hai bisogno sarò a tua disposizione. Se proprio non riesci ad avvicinarti a me, ci sarà anche la ragazza del bar."

"Quale delle due?" aveva chiesto Silver pensando alla pipistrella e alla collega chipmunk, che invece di servire ai tavoli lavorava al bancone.

"Pelliccia bianca, ali, figa stratosferica, due tette così" e aveva simulato con le mani la grandezza dei seni della giovane, esagerandone le proporzioni e facendo ridere con gusto il compagno.

"Rouge?"

"Si." Aveva risposto sognante "Lei. Quando ha saputo che avrei lavorato nell'organizzazione, ha deciso di chiedere se c'era bisogno per il servizio bar, solo per stuzzicarmi. Quella zocc-"

"Stareste bene insieme." Aveva osservato il riccio, che modestamente credeva potesse nascere qualcosa tra i due.

"Io e Rouge!? Non mi fare ridere!"

"Che c'è di male, mi sembra una bella donna e anche parecchio carismatica."

"Appunto, secondo me è un po' troppo per me." Aveva brontolato abbatuto.

"Andiamo, sei uno dei ragazzi più attraenti che conosco, se non mi fossi infatuato così di Sonic, avrei fatto un pensierino anche su te."

"Lo prenderò come un complimento." Aveva risposto lusignato l'echidna. "Solo che a me piacciono le tette. E non poco."

"Peccato" aveva ribattuto l'amico facendogli l'occhiolino. Poi alzandosi in piedi lo aveva ringraziato per il sostegno morale, aggiungendo un 'meno male che non sei come Shadow.'. Knuckles si era messo in piedi a sua volta, e salutando si era diretto verso la sua bicicletta poggiata accanto all'entrata.

"Ci vediamo!" aveva gridato iniziando a pedalare. Il riccio bianco aveva fissato l'amico scomparire dietro una curva, e mentre finalmente realizzava di quale peso di era liberato grazie all'ausilio di Knuckles, Mister Simpatia era tornato:

"Sei proprio sicuro di quello che stai per fare? Secondo me dicendoti di chiedere a Amy, sta cercando di mandare tutti i tuoi piani a quel paese."

"Taci." Aveva risposto Silver sorridendo "Finalmente ho qualcuno dalla mia parte. Di lui mi fido."

"Forse un po' troppo.".

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Capitolo 9
*** Capitolo 8: Sonic ***


"Eccoti, finalmente!"

Silver aveva salutato in lontananza mentre a passo lesto si era diretto verso il ragazzo che lo avrebbe accompagnato per tutta la serata. Sonic indossava una maglia bianca con sopra una camicia di flanella di un colore simile ai suoi aculei, appena appena più tenue, attraversata da delle strisce color pervinca e blu di Prussia; i jeans che aveva indosso erano scoloriti e logorati, leggermente lacerati nelle ginocchia, e contribuivano a conferirgli un aspetto ribelle, ma senza ricadere nel volgare con strappi vicino all'inguine, pantaloni che invece indossava spesso Amy, ma solo in presenza del suo 'principe'. Il vestiario di Silver ancora non raggiungeva un livello soddisfacente, in confronto a quello perfettamente calzante dell'amico: una semplice felpa nera e un paio di pantaloni al ginocchio dello stesso colore, vecchi vestiti di Venice rinvenuti nelle scatole riposte dentro un vecchio armadio nella cantina. Erano dei vestiti buoni, e finalmente il suo corpo aveva raggiunto la giusta taglia per poterli indossare, ma rimanevano di quel suo odioso fratello.

Sonic, privo di questa consapevolezza, si era immediatamente complimentato con lui:

"Wo! Stai benissimo con quei vestiti!"

"Davvero?" aveva risposto Silver sorridendo felice. Primo complimento della serata! "Anche tu."

"Su, andiamo a fare i biglietti, da quello che so ogni anno verso le nove la piazza inizia a riempirsi, se aspettiamo ancora molto non troveremo mai uno spazio per sederci." Lo aveva incitato il ragazzo dal pelo blu strattonandolo verso la biglietteria, uno spiraglio inciso tra i pannelli di metallo che occultavano la visione del piazzale.

La piazza nella quale gli artisti si dovevano esibire era preceduta da un altro spazio non troppo esteso in cui si trovavano un chiosco e uno stand dell'organizzazione; l'area vera e propria dello spettacolo era organizzata come un anfiteatro di forma semicircolare incavato nel terreno, in cui il palco era collocato nel lato lineare. Le sedie, poste davanti alla console, erano disposte in due grandi file da approssimativamente settanta posti ciascuna. Un forte brusio proveniva da dietro le lastre, sicuramente buona parte dei posti erano già occupati, e mancava ancora un'ora all'inizio dello spettacolo.

"Ciao ragazzi!" una voce familiare era provenuta dallo sportello. Il muso di Knuckles era comparso, con due biglietti per la prima serata del festival.

"Knux?! Lavori qua?" Sonic era rimasto felicemente sorpreso nel vedere l'amico. Il riccio argenteo, che era già a conoscenza della sua presenza, si era limitato a salutare raggiante.

"Che ti sembra che stia facendo? Ecco a voi due biglietti! Dovete stare solo oggi, vero?"

"Si, solo per lo spettacolo di questa sera." Aveva risposto Silver prendendo i biglietti e porgendoli al compare. "Tu inizia a prendere posto, io pago."

"Bravo Silv, fai il cavaliere." Lo aveva elogiato l'echidna ridacchiando sotto i baffi.

Con i due pezzi di carta verde in mano, il minore si era diretto verso l'entrata, sentendo un urletto dell'amico bianco dietro di lui. Sembrava particolarmente eccitato per la ormai imminente esibizione di Charlie Musslewhite e quella di Fabio Treves, a giudicare dai movimenti frenetici e dalle grida prive di controllo. E lo era anche l'amico rosso, visto che anche lui non sembrava voler contenere l'eccitazione. Non era partecipe di quel fermento, visto che la musica blues gli piaceva, ma non lo rendeva così euforico. Persino quando l'amico gli aveva proposto l'uscita, non era rimasto tanto convinto.

15:13:03
Silver: Ti piace il blues?

-Abbastanza, perchè?

Silver: Blaze deve andare ad un festival, andiamo anche noi? Ci sono artisti importanti.

-Non so, non é un genere che ascolto molto...

Silver: Ah, già, dimenticavo che a te piacciono quelle boy band di depressi che nel giro di 5 anni spariscono. Forse non sei fatto per gli intramontabili. Pazienza, magari qualcuno saggio come Knux avrà voglia di accompagnarmi.

-Non è vero, non ascolto quella robaccia.
Ho capito, ci tieni tanto.
A che ora?

Lo stava facendo principalmente per permettere a Silver di divertirsi un po' e, perché no, anche conoscerlo meglio. Non avevano ancora avuto una conversazione seria a quattr'occhi.

Non appena le altre persone, umani e mobiani, che si trovavano in attesa di poter entrare avevano iniziato ad osservare i suoi due apparentemente scellerati amici, Sonic aveva deciso di lasciare il prima possibile l'area, per cercare davvero una sistemazione comoda e da cui si potessero ammirare le performance al meglio. 
Non avevano selezionato la serata migliore per poter trovare posto a sedere, considerando l'importanza dei due artisti, ma il destino aveva voluto che in una delle prime file vi fossero due posti liberi e nonostante la visuale non fosse delle migliori, sembrava comunque un punto ottimo in cui sistemarsi per godersi la musica da vicino. Il sole era ormai tramontato da parecchio tempo, e l'assenza di luce aveva ingannato il ragazzo: una volta prossimo al sedersi aveva notato una borsetta abbandonata sulla seggiola nera sulla sinistra. Era occupata?

"Mi scusi..." aveva borbottato toccando la spalla di un uomo, quello più prossimo alla pochette. "è libero questo posto?".

Improvvisamente i suoi occhi verdi avevano incrociato un paio di iridi rubine e la conosciuta voce baritonale lo aveva salutato sorpreso:

"Buonasera. Anche tu qua?". Il buio era stato davvero in grado di occultare ai suoi occhi l'identità del riccio nero a strisce rosse?

"Shadow, che ci fai? Credevo ascoltassi solo metal!" lo aveva scrutato l'altro stranito.

"Ascolto tutto quello che le mie orecchie mi permettono di sentire. Per esempio, non mi lasciano ascoltare la vaporwave. Mi viene mal di testa."

"Ah." Era stata l'unica risposta sensata che gli era passata per la mente. "Strano."

"Comunque si, preferisco il metal. Tu invece sei qua perché...? L'anno scorso ti sei rifiutato categoricamente di accompagnarmi."

"Silver è riuscito a convincermi, cosa che tu non sarai mai in grado di fare." Aveva ribattuto facendo la linguaccia. "Comunque non è il momento di litigare. Il posto è libero?"

Sentendo nominare il porcospino bianco, il maggiore si era congelato sul posto per un momento, ma poi era giunto alla conclusione che fosse tutto un piano frutto dell'ingegnosità di Knuckles. Ne avrebbero discusso più tardi.

"Se ti devi sedere solo tu, si, ma quella con la borsetta è la sedia di Blaze. Abbiamo solo un posto libero."

"Oh oh, Casanova ha fatto colpo!" aveva gridato Sonic eccitato. "Sapevo che tra voi due ci fosse qualcosa!"

"Hai scoperto l'acqua calda. Knuckles l'ha capito la settimana scorsa, hai perso." Gli aveva immediatamente smontato l'entusiasmo. "Stiamo insieme da un mese e ancora non te ne eri reso conto?"

"Non so qual è il tuo concetto di amare le persone, non ti ho mai visto con una ragazza al fianco. Sai come vedo io un fidanzamento: baci, abbracci, coccole..."

"Vedrò di farla mia questa notte." Aveva sorriso soddisfatto il riccio nero " A proposito, ti dispiace tenere Silver lontano da casa sua per qualche ora?"

"Tutto per un amico che non scopa da secoli!" aveva risposto portando la mano alla fronte, emulando il saluto militare.

"Scopo molto più di te." aveva ribattuto beffardo l'altro. "Dai, vai e recupera Silver. Starà ancora piagnucolando all'entrata.".

Camminando con le mani nelle tasche dei pantaloni, aveva iniziato la fase di realizzazione del fidanzamento dei suoi due compagni. Finalmente Shadow aveva scelto qualcuno con cui essere felice, una ragazza da amare! Quanto erano belli i tempi in cui anche lui pensava di aver trovato la sua anima gemella, aveva ricordato emettendo un lungo sospiro di sconforto. Sentiva la mancanza di quel calore, ma non aveva ancora trovato persona alcuna all'altezza della sua piccola e cara volpe. Ora che anche il suo rivale aveva trovato qualcuno per sé, provava ancora di più quella voglia recondita di tornare ad amare. Ovviamente non avrebbe scelto il primo che gli capitava per le mani, semplicemente si sarebbe rimesso in gioco, presto. E dire che sarebbe stato selettivo non è abbastanza.

Superata l'entrata, aveva notato che Silver era effettivamente ancora alla biglietteria, ma non stava più parlando con l'echidna, poiché questo era abbastanza impegnato con i clienti.

"Andiamo Silv." Lo aveva chiamato poggiandogli una mano sulla spalla. Il maggiore lo aveva seguito in silenzio, fino a quando non erano arrivati accanto al chiosco:

"Vuoi qualcosa da bere?" aveva chiesto dirigendosi dal banco. E sostando dietro una fila non indifferente.

"Mah, non saprei." Sonic aveva dato una lettura superficiale all'elenco delle bevande con i rispettivi prezzi, poi aveva dato un'occhiata veloce a un gruppetto di donne che si stavano allontanando con dei gran bicchieri di birra bionda alla spina in mano. "Ci dividiamo una birra?"

"Io avevo intenzione di prendere un bel bicchierone di Coca Cola, ma fai come preferisci." Aveva risposto l'altro portando le mani avanti.

"E birra sia." Aveva dichiarato solennemente. Mentre attendeva il servizio, aveva scrutato la platea in cerca di un posto libero, ma a quanto pareva tutte le sedie erano state occupate. Rimanevano solo i famigerati scalini. Oh, quegli scalini, quale ricordo d'infanzia orrendo! La piazza in questione non era mai stata una delle sue preferite, quindi non la aveva mai frequentata seriamente, ma ricordava di aver assistito a un altro concerto, sempre nel solito spazio, e per mancanza di posti, lui, i suoi genitori, suo fratello e sua sorella erano stati costretti ad accomodarsi negli spalti, blocchi in cemento scomodi come poche altre cose al mondo. E per di più, il suo essere frenetico e agitato, gli aveva procurato un dente -fortunatamente da latte- rotto. Nell'allegra famigliola era scoppiato il panico generale e due giorni dopo erano stati costretti a portarlo dal dentista per fargli estrare il dente seghettato e doloroso. Se non ci fossero stati Sonia e Manic, non avrebbe avuto distrazioni dalla sofferenza atroce. Diciamo che non si era goduto per niente il concerto.

"Che due palle..." aveva sospirato, attirando l'attenzione del riccio bianco. "Dobbiamo stare negli spalti."

"Lo avevo detto io, di venire un'ora prima." Aveva ribattuto con aria saccente "Comunque non importa, ci divertiremo lo stesso, fidati.".

Terza sorpresa della serata per Sonic: a servire le bevande c'era Rouge, cameriera del loro bar preferito.

"Ciao tesorini!" li aveva salutati facendo l'occhiolino a Silver. Vi era una buona probabilità che l'amico rosso le avesse spiegato qual era la situazione del riccio bianco, quindi, seguendo i piani, anche lei avrebbe collaborato. "Allora, ditemi pure cosa desiderate."

"Per me una birra bionda, per lui una Coca." Aveva chiesto il porcospino blu, mentre prendeva da una tasca il suo portafogli nero. Senza rispondere, la ragazza aveva iniziato a riempire i due bicchieri, camminando verso gli altri due baristi e impartendo i vari ordini per far diminuire la fila il prima possibile. Pronte le bibite, le aveva appoggiate sul bancone, aggiungendo dentro il bicchiere con la Coca Cola un cannuccia colorata. Prima che Sonic potesse darle i soldi, la banconota di Silver si trovava già nelle mani della giovane, che affianco alle loro ordinazioni, aveva posto anche un pacchetto di patatine classiche.

"Ve le offro io." Aveva sorriso, incitandoli poi a occupare un posto a sedere velocemente poiché ormai ne rimanevano pochissimi.

Fino all'inizio dello spettacolo, Silver era stato impegnato a conversare tramite il cellulare con chissà quale amico, tanto assolto nei suoi pensieri che non aveva assolutamente notato Blaze e Shadow che amoreggiavano parecchi metri più avanti. Il riccio blu era rimasto sorpreso dal cambiamento drastico dei modi di porsi del rivale oscuro, ora apparentemente appassionato, travolgente e maledettamente carismatico. Non gli era mai sembrato così attraente in vita sua e per di più stava sorridendo. Un sorriso elargito da Shadow presuppone una situazione: riconoscenza. Il maggiore aveva la caratteristica di sorridere, non tanto quando usciva con degli amici e si divertiva, bensì quando si sentiva apprezzato, grato, e voleva far provare lo stesso sentimento a colui che lo faceva stare bene con sé stesso e l'ambiente circostante. Era un testimonianza dell'esistenza della situazione interpersonale, bed diverso dal movimento forzato dei muscoli facciali che era costretto a fare quando voleva apparire divertito, senza veramente gradire la situazione.

Ancora quel bisogno impellente di stringere qualcuno fra le sue braccia. Perché doveva essere così complicato innamorarsi? Non poteva semplicemente girarsi verso Silver, venire stregato da quegli occhi dorati e iniziare una nuova relazione? Assolutamente no, lui doveva complicarsi la vita e passare anni e anni in amicizia prima che l'acqua torbida iniziasse a chetarsi per fargli capire davvero cosa provava! 15 anni di amicizia con Tails e così poco tempo passato come fidanzati... era stato giusto lasciarsi per sempre per una semplice lite?

"Silv, vado a fare un giro." Aveva detto alzandosi dallo scomodissimo scalino. L'unica cosa che avevano guadagnato scegliendo quella postazione era l'ottima visuale e nonostante tutto il riccio bianco non era assolutamente infastidito dal dolore che quel piano duro e irregolare provocava al fondoschiena. Beato lui.

"Certo, ti tengo il posto." Aveva dichiarato alzando per qualche secondo il muso della sua conversazione segretissima, per tornare a picchiettare i polpastrelli sullo schermo a cristalli liquidi in dieci secondi netti, senza prendersi cura di ciò che voleva fare l'altro.

Le successive azioni del ragazzo dagli occhi verdi erano stato fin troppo istintive anche per il suo solito modo di fare: si era diretto velocemente verso i due piccioncini, pronto a chiedergli di smetterla.

"Caspita, è un vero peccato che oggi non si vedano bene le stelle..." aveva sentito dire al rivale, la voce che si faceva sempre più inebriante mano a meno che si avvicinava.

"Ma che dici?" la gatta parlava con un tono più gaio e sognante, che aveva quasi turbato il minore "Si vedono a meraviglia."

"Davvero? Sai, con la luce che emani tu, è difficile considerarle splendenti.". Ma che diamine gli era preso? Da dove era fuoriuscite queste smancerie nauseabonde?

I due avevano iniziato a baciarsi con una tale foga, che lo stomaco di Sonic si era immediatamente rivoltato, dandogli una sensazione di sconforto e ancora nostalgia.

"Ragazzi..." aveva sussurrato avvicinandosi e interrompendo il loro lambire passionale. "Se Silver vi vede è un casino..."

"Oh, taci." Lo aveva interrotto Blaze, troppo immersa nell'energia del momento addirittura per ricordarsi di salutarlo. "Non ha dieci anni." E aveva ripreso a lasciare dei piccoli baci sulle labbra dell'amante.

Dopo poco, Shadow aveva deciso di terminare il loro civettare, con l'obbiettivo di riprendere una volta dissolto l'amico:

"Non sei qui per questo, vero?" aveva chiesto il ventisettenne accomodandosi e facendo sedere Blaze sulle sue cosce.

"Volevo sapere a che ora sareste andati via." Aveva chiesto fingendo nella maniera più credibile. 

"Io sono venuta qua principalmente per la Treves Blue Band, forse andremo a casa verso le undici e mezzo." Aveva dichiarato la ragazza prima che l'amante potesse aprire bocca.

"Bene..." aveva risposto Sonic, sollevato dal fatto di non doverli vedere stuzzicarsi per tutta la notte. "Shadz, quando hai finito mandami un messaggio." Aveva aggiunto infine, facendo l'occhiolino al porcospino nero "E smettete di slinguazzarvi così, che se vi dovesse sgamare Silver potrebbe impressionarsi. Non voglio dover stare a tenergli la mano tutta la notte perché da solo non riesce a dormire."

"Simpatico." Aveva gridato la gatta mentre il ragazzino sfrecciava verso la sua porzione di scalino. Per sua fortuna, il compagno della serata era ancora intento a scrivere i suoi sms di importanza vitale, e non si era reso conto di niente. Sonic non aveva assolutamente concepito l'idea che l'amico si potesse impressionare per due ragazzi che corteggiandosi finivano per baciarsi, soprattutto perché aveva notato che in quanto a limonare era abbastanza pratico, ma per due motivi fondamentali preferiva che gli altri due spettatori dello spettacolo smettessero il prima possibile: non voleva che il riccio bianco si preoccupasse tutta la serata della loro novella relazione e, cosa più importante, non sopportava di vedere il porcospino più cinico della terra fare la corte alla ragazza, mentre lui ancora piangeva sul latte versato della precedente storia d'amore. Doveva ammetterlo, era particolarmente geloso della felicità altrui, nonostante fosse la prima volta che Shadow pareva seriamente sereno.

"Silv, hai finito con quel cellulare?" aveva chiesto annoiato.

"S-si..." aveva risposto Silver imbarazzato, una volta compreso che il suo atteggiamento aveva infastidito l'altro. Era arrivato il momento di dare attenzioni all'amico. "Staranno sicuramente per cominciare, sai?"

"Meglio, sto iniziando ad annoiarmi..." aveva sbuffato aprendo il sacchetto di patatine e infilando una mano al suo interno, per scoprire che, come al solito, la metà del contenuto del pacchetto era imbottito di aria allo stato più puro immaginabile. Aveva brontolato ancora una volta, allungando la busta gialla verso l'altro che lo scrutava perplesso. Prendendo una patatina dalla confezione, il riccio argenteo aveva chiesto preoccupato quale fosse il problema.

"Niente, solo che..." aveva deciso di abbandonare i suoi pensieri e permettere alle sue preoccupazioni di vagare verso quello che probabilmente sarebbe stato il suo psicologo della serata, come lo era stata la sua sorella maggiore Sonia per buona parte della sua vita. "Senti, ti è mai capitato di sentirti solo?"

"Tantissime volte." Aveva dichiarato l'interlocutore muovendo lentamente la testa dall'alto al basso. Sonic aveva preso la sua bevanda fra le mani, pronto a sentire cosa aveva da dirgli. "Sono sempre stato solo, così tanto che alla fine ci ho fatto l'abitudine. Ma sai, anche il mio cervello ogni tanto fa uno strappo alla regola e decide di ricordarmi cosa avrei potuto evitare per evitare la sorte che alla fine mi è toccata. È a quel punto che mi sento davvero abbandonato a me stesso."

"Orribile." Aveva risposto l'amico, comprimendo il viso in un'espressione disgustata. "Sei anche simpatico, non capisco questo tuo isolamento."

"La mia mente è particolarmente misantropa." Aveva sospirato alzando gli occhi al cielo.

"Parli dei tuoi pensieri come se foste due cose differenti." Aveva notato il riccio dagli occhi color smeraldo.

"Non riesco a spiegarmi, per quanto riguarda il mio interiore... comunque, come mai questa domanda?"

"Ecco..." aveva dichiarato dopo aver preso un sorso della fresca bevanda. "Ultimamente non mi sento appagato. Provo sempre un senso di tristezza che non riesco nemmeno a descrivere. Mi mancano tantissimo i miei genitori, i miei fratelli e soprattutto... Tails."

"Hai dei fratelli?" aveva domandato Silver, ignorando del tutto l'accenno alla volpe.

"Si, una ragazza più grande di me, Sonia, e Manic, che invece è più piccolo. Mi mancano da morire, da quando mi sono dovuto trasferire in questa città per poter studiare non posso più incontrarli se non durante le festività, e ciò non fa altro che aumentare il mio senso di malinconia."

"Ma Sonic, tu hai noi." Lo aveva rassicurato cingendogli le spalle con il braccio destro. "Non so gli altri, ma se ti senti triste o solo, su me puoi sempre contare. Che ne dici, magari potre-" non aveva fatto in tempo a completare la frase, che delle accecanti luci gialle avevano illuminato il palco e un boato proveniente dalla folla, prima di allora piuttosto quieta, aveva riscaldato l'ambiente. Dal piano rialzato su cui erano stati preparati gli strumenti musicali, era comparso un uomo sulla sessantina, che con fare allegro aveva augurato un benvenuto a tutti gli spettatori e aveva introdotto la prima band della serata: la Treves Blues Band, fondata dal celeberrimo armonicista Fabio Treves. Silver aveva fatto qualche ricerca su di lui prima di andare allo spettacolo e soprattutto aveva ascoltato alcuni loro pezzi, molto orecchiabili e profondi. Avrebbero passato una bellissima serata con della musica di tale livello, quella band era una garanzia!

Iniziato il primo brano, Sonic si era immediatamente ricreduto: quella musica era davvero divina. Il blues non era così male come lo ricordava...

"Ti piace?" aveva chiesto il maggiore sorridendo.

"Sono allucinanti." Aveva risposto quasi senza fiato. Il ragazzo ascoltava ogni canzone come se fosse la prima volta che sentiva una chitarra elettrica, elogiando di tanto in tanto le doti di ogni componente del gruppo e battendo il piede a tempo o oscillando da destra a sinistra.

"La prossima canzone..." aveva annunciato il leader della band indicando il chitarrista "è stata scritta dal nostro Alessandro Gariazzo. Una delle poche cose belle che ha fatto nella vita." I due ragazzi si erano lasciati scappare un'impacciata risata "Comunque, questa canzone si chiama Heaven in Hell..."

"Quanto amo questa canzone." Aveva sospirato Silver sognante, le luci colorate dei faretti che gli si riflettevano nei grandi occhi, conferendogli uno sguardo che quasi rifletteva l'atmosfera calda e emozionante.

"La conosci?" aveva chiesto l'amico incuriosito.

"È diventata una delle mie canzoni preferite in assoluto da quando la conosco."

"Ottima musica, non c'è che dubbio."

"Oh, ma non è per quello. Certo, la musica è grandiosa." aveva sussurrato. "Ma le parole...". Avevano per un momento portato gli orecchi alla melodia, fino a quando il riccio blu non si era reso conto di ciò che diceva:

"È una canzone d'amore..."

"Già. Però a me piace darle una sfumatura un po' diversa." Aveva confessato incrociando le braccia e stringendole al petto. "La dedico a tutte le persone che mi hanno voluto e mi vogliono bene, quelle che mi hanno aiutato a superare questo inferno che è la mia vita. Il mio paradiso all'inferno. Blaze, mio fratello quando era ancora in sé, Knux, tu..."

"Sai, se la metti così, ci tengo a dire che anche se la mia vita è un paradiso, perché effettivamente non mi posso lamentare di nulla, senza persone come voi ragazzi sarebbe molto meno bello. E per oggi devo ringraziare soprattutto te, perché mi hai permesso di vedere questo magnifico spettacolo." Si era lasciato sfuggire un sorrisetto allegro.

'E mi stai evitando delle seghe mentali assurde per Shadow e Blaze, o pensieri negativi per quanto riguarda Tails.' Aveva aggiunto con il pensiero.

Gli sguardi dei due ragazzi si erano incrociati per qualche secondo e Sonic si era improvvisamente perso nelle pupille dilatate del ragazzo al suo fianco, in cui per un momento gli era parso di scorgere la vera essenza di quelle dolci note.
Lo stesso era accaduto a Silver, incapacitato di distogliere lo sguardo dai brillanti smeraldi del magnifico ragazzo da cui era stato ormai completamente rapito. Nonostante fosse riuscito a distogliere la vista dagli occhi sfavillanti, l'unico punto in cui era riuscito a focalizzare erano state le carnose labbra altrui. Repentinamente era tornato agli occhi, per poi nuovamente ripercorrere il tragitto verso la bocca, quegli orli di pelle asciutta che era stata improvvisamente morsa con delicatezza dal proprietario. Ancora indietro ai bulbi oculari, nuovamente alla pelle leggermente arrossata.

Era il caso di osare? Quel contatto visivo stava durando più a lungo di quanto non gli fosse mai capitato.

Troppo facile.

Risvegliatosi dal suo stato di trance, Sonic aveva sbattuto velocemente le palpebre. A cosa stava pensando? Ricordava solo il vuoto assoluto e quelle iridi dorate che gli leggevano dentro. Il rivoltarsi dello stomaco era tornato, ma ben differente da quello provato alla vista di Shadow e Blaze. Era piacevole e fastidioso allo stesso tempo; emanava un bollore indescrivibile, come se qualcosa all'interno del suo ventre si stesse muovendo freneticamente, producendo infinita energia. Non era la prima volta, no...
Ma certo! Come poteva averlo dimenticato?

Tails. Gli era successo parecchie volte in sua presenza. Tutto questo poteva significare una sola cosa, ma...

Troppo veloce.

Non poteva essersi infatuato di Silver così rapidamente, non era possibile! Doveva riflettere, riflettere, riflettere ancora... non poteva essere vero. Eppure, scrutando ancora il volto dell'altro, contemplando la sua lingua che lentamente inumidiva gli angoli della bocca, era incapacitato di rifiutare le sue sensazioni.

Oh, come avrebbe voluto sfiorare le labbra altrui con le proprie, dolcemente e timidamente, con leggiadria, come le ali di una farfalla, un bacio armonioso e sensoriale.

Eppure lasciarsi sfuggire il controllo non era fattibile. Aveva necessità di indagare a fondo sia sul ragazzo, che sul suo groviglio d'impulsi e affetti. Aveva desiderato un partner? Doveva lavorarci, se lo era ripromesso dal giorno ormai lontano in cui lui e la sua adorata volpe si erano scambiati quelle amare parole d'addio. Se Silver fosse stato il prescelto dal suo cuore, cosa che sinceramente non credeva potesse essere vera, non si sarebbe lasciato sfuggire l'occasione, ma avrebbe affrontato la situazione un passo alla volta.

"S-Silver..." aveva bisbigliato timidamente "forse dovremo incontrarci più spesso. Non immagini quanto mi stia piacendo questa serata."

"Senza dubbio." Aveva ribattuto l'altro, voltando il viso in direzione del palcoscenico, un po' deluso, ma allo stesso tempo soddisfatto dei progressi ottenuti.

La prima parte del concerto si era conclusa alle ore 23.40, anche troppo presto per i gusti di entrambi i ragazzi, che durante tutta la durata della performance della band si erano goduti in tranquillità le sonorità sbalorditive e ogni tanto si erano scambiati qualche commento, questa volta evitando categoricamente il contatto visivo per sottrarsi al ripetersi della situazione precedente. Durante il breve intervallo tra una band e l'altra, Silver si era diretto al bagno, rischiando di incontrare la gatta e il porcospino scuro sul cammino. I due piccioncini si stavano finalmente allontanando –stranamente il ragazzo blu non aveva pensato a loro nemmeno per un secondo durante l'esibizione appena terminata- e così Sonic aveva deciso di tentare di trascinare il porcospino bianco il più vicino possibile alle transenne che separavano il palco dalla folla, in quel momento impegnata a fare rifornimento di cibo e bevande. Dall'inizio della serata aveva subito notato due o tre giovani che ballavano davanti agli sbarramenti, quindi era probabilmente consentito anche sostarvi davanti, magari con la scusa di fare qualche fotografia. Avrebbe anche guadagnato una posizione più comoda, sicuramente: il suo sedere non ne poteva più di quel piano duro e freddo, il pavimento lastricato sarebbe stato indubbiamente più confortevole.

Per evitare perdite di tempo, si era diretto anch'egli verso i bagni, posizionati in prossimità del palco, e aveva atteso Silver fuori dalla porta della toilette maschile; a differenza di quella femminile, non vi era alcuna coda e il riccio bianco era senz'altro al suo interno.

Stranamente, dopo qualche secondo d'attesa, dalla stanza in cui era chiuso il maggiore, si era alzato un grido isterico:

"Lasciami stare! Maledizione, smettila di rovinare sempre tutto quello che faccio!"

Non capendo cosa stava succedendo, Sonic aveva immediatamente bussato alla porta. Se non avesse risposto era pronto anche a sfondarla.

Silenzio.

"Silver, che stai facendo?" stava iniziando a temere il peggio, così aveva abbassato la maniglia, pronto ad entrare, qualunque fosse stato lo spettacolo che si sarebbe trovato dinnanzi. Chiusa a chiave.

Silenzio, e un debole mugolare sommesso.

Sonic aveva sollevato un piede e lo aveva battuto con forza alla destra della maniglia. La serratura non era un gran che; era ceduta subito e la porta si era spalancata con violenza, urtando la parete piastrellata del bagno. Per poco le cerniere non si erano staccate.

"Silver!" aveva urlato preoccupato. Il ragazzo era accoccolato sul pavimento lurido, inerte se non per qualche lieve spasimo del diaframma. Sul volto, solcato dalle lacrime, era disegnata un'espressione di orrore ipnotico, gli occhi completamente annebbiati.
Preso dal terrore, il riccio blu si era immediatamente fiondato davanti a lui, mettendolo a sedere e scuotendogli le spalle, gridando il suo nome. Una piccola folla si era riunita davanti all'entrata della stanza, e tutti fissavano perplessi il ventunenne che tentava di scrollare l'amico in stato di trance.

"Cazzo, Silver, svegliati!" Che fosse un attacco epilettico? Non ne aveva mai visto uno e cosa più importante non aveva la più pallida idea di come reagire.

"Io... non... non voglio..." aveva sussurrato con voce gutturale. "Io... Sonic... basta..."

"D-devo chiamare aiuto..." aveva mugolato il minore, incapace di affrontare la situazione, ansioso e spaventato.

"Troppo veloce. Falso. Inganno." La voce di Silver pareva più fonda del solito.

Solo il gesto più spontaneo fu la chiave del risveglio: con tutta la forza creata dal panico, la mano di Sonic aveva colpito la guancia dell'altro e uno schiocco sordo che aveva riempito la stanza. Gli occhi dorati del ragazzo si erano immediatamente snebbiati, e si era accasciato a terra.

"Non voglio..." aveva ripetuto con voce spezzata. Finalmente notando Sonic, aveva serrato le palpebre e aveva sospirato. "Stanno riiniziando?"

"Ma che cazzo hai?" il ragazzo dal pelo blu quasi tremava. Uno spavento del genere non lo aveva mai preso. Quel suo continuo dire 'non voglio'... aveva voltato la testa in direzione dell'unica finestra presente nella piccola cabina, ma essendo davvero troppo piccola, l'unica spiegazione plausibile –non voleva nemmeno immaginare una scena del genere, ma di storie così se ne sentono davvero tante- non era considerabile la spiegazione. No, nessuno lo aveva molestato o peggio.

"Scusami." Aveva ridacchiato il porcospino argenteo "Mi succede, qualche volta. Tranquillo, non è nulla di cui preoccuparsi."

Inebetito dall'affermazione, il riccio dagli occhi verdi non era riuscito a far altro se non aiutarlo ad alzarsi e borbottare un debole:

"Andiamo a sederci."

Scioccato dallo spettacolo a cui aveva dovuto assistere, non aveva minimamente preso in considerazione l'idea di sedersi per terra, davanti alla prossima band. Immaginava il panico totale della folla, nel caso la situazione si fosse ripresentata tale e quale. La scomodità dei gradoni era passata in secondo piano. Solo dopo parecchi minuti di silenzio era riuscito a fare quelle due o tre domande che gli rimbombavano nella testa:

"Cosa diavolo è successo in bagno? Perché parlavi da solo?"

"Non ridere. E non ti allarmare, ti prego."

"Sono serissimo." Aveva poggiato il mento sulla mano.

"Io... mi insulto da solo. Mi tratto male, ma, te lo giuro, non lo faccio apposta... poi a volte, mi piaccio, eccome se mi piaccio, mi sento forte, penso di poter fare tutto. Ma dopo non molto sento la maledetta voce nella mia testa che mi urla che sono inutile, e che tutti i miei sforzi per integrarmi non mi porteranno a nulla." aveva emesso un lungo sospiro. "Penso di essere malato."

"Cazzo." Aveva risposto l'amico sconcertato. "Non lo avrei mai notato, se non fosse successa questa cosa in bagno..."

"Non sono sicuro di come funzioni, so solo che a volte mi fa paura. Perché non riesco a dirlo e nessuno mi crederebbe. Lo confino, lui è solo nella mia mente, ma se lo faccio arrabbiare, prende il possesso di me." Notando l'espressione basita del ragazzo, l'unica certezza che gli si era formulata nella mente era che Sonic non lo avrebbe mai voluto per quello che era davvero. Forse, parlargli della sua coscienza non era stata una buona idea. "Però, ti supplico..." aveva risposto con voce troncata dal pianto imminente "Non mi lasciare solo."

"Tu..." aveva bisbigliato il porcospino blu "Tu rifletti troppo, Silver. Organizzi tutta la tua vita e ti convinci che se sbagli qualcosa, allora sei solo da buttare.". Doveva trovare una spiegazione plausibile alla cosa, il suo amico non poteva essere schizofrenico o altro, se ne sarebbe accorto molto prima, se così fosse stato. Non era violento, non aveva mai mostrato quei tipici segni di pazzia prima di allora. Pensava troppo, ecco tutto.

"Davvero secondo te è quello il problema?" abbassando la testa, aveva dichiarato "Effettivamente prima di conoscere voi, stavo molto peggio, e passavo giornate intere a riflettere..."

Provando un'immensa pietà per quel piccolo riccio in preda ai dubbi esistenziali, Sonic aveva aggiunto:

"Aiutiamoci a vicenda. Io ti aiuterò a non pensare e ti mi farai compagnia. Va bene?"

Alzando lo sguardo, il maggiore aveva annuito, pienamente riconoscente.

"Grazie, Sonic."

Erano stati così impegnati a tentare di decifrare i problemi di Silver che non avevano assolutamente notato il gruppo di Charlie Musslewhite ormai pronto a suonare. Il simpatico vecchietto era stato accompagnato sul palco dal presentatore e stava facendo la sua introduzione e quella degli altri membri della band.
Questa volta la musica aveva una sfumatura più energica, tanto che buona parte degli spettatori si era andata a riunire davanti al palco per ballare. Grida di ogni genere avevano riempito l'aria non appena il maestro aveva preso in mano la sua armonica; Silver si dondolava sulla sedia, godendosi anche questa volta le canzoni.

Improvvisamente aveva notato la mano di Sonic tesa nella sua direzione. Mentre lo fissava stranito, l'altro aveva teso il braccio in modo che gli risultasse ancora più vicino.

"Andiamo." Aveva sorriso il riccio blu.

"Oh..." Silver aveva distolto lo sguardo, scoraggiato "Io non ballo."

"Maddai, se è perché non riesci non importa, nemmeno io so ballare. Su, alzati!" lo aveva incitato allungandosi ancora nella sua direzione. Nonostante l'insicurezza

Divertiti.

aveva incastrato le sue dita fra quelle più lunghe dell'altro

Sarà una dei pochi momenti divertenti che ti potrai concedere con lui.

e un calore irrompente aveva riscaldato i loro corpi.

Incespicando in direzione dell'aggrovigliamento di persone che si muovevano entusiasticamente, il riccio blu aveva notato le guance leggermente arrossate dell'amico. La voglia di baciarlo era tornata; doveva trattenersi, lo doveva a tutte le ore passate a piangere nella sua stanza buia, ripensando al ragazzino dalle due code.

E se Silver fosse stato diverso? Se Amy non fosse venuta a sapere della loro relazione, forse... aveva anche promesso che non avrebbe commesso ancora gli stessi errori...

E quel bacio nel bagno del ristorante, quel 'Possiamo rifarlo un'altra volta?'...

No, no! Troppo veloce!

"Sonic, ti dispiace tenermi le mani?" aveva chiesto il porcospino argenteo, paonazzo. Aveva bisogno di una guida, o quel ballo sarebbe stata l'ennesima figura pessima della serata.

Il porcospino blu si era risvegliato dai suoi pensieri che non lo avrebbero portato a nulla, se non a ulteriori errori. Aveva messo su un sorriso energico e aveva fatto fare una piroetta all'amico.

'Non pensare, divertiti' si era detto 'Fatti guidare dalla musica.'

Preso il tempo con la zampa, aveva iniziato a muoversi oscillando sulle note di quel blues che aveva scoperto molto vicino ai suoi gusti.
L'altro l'aveva seguito completamente impacciato, il suo musetto una volta dorato, ora di tutte le sfumature rosse e viola dall'imbarazzo. Dopo un paio di secondi passati a muoversi come un pendolo seguendo il ritmo dell'armonica, aveva sentito il braccio del riccio blu scivolargli dietro la schiena e fargli una leggera pressione in modo che si avvicinasse.
Sonic si era lasciato andare completamente e nonostante non fosse un grande ballerino, aveva guidato quel bizzarro scempio di imbarazzo fatto a riccio che era il suo compagno. Doveva ammettere che il tutto gli risultava strano, ma era uno strano piacevole. 
Si muovevano energicamente, riempiti da quella gioia che solo River Hip Mama sapeva dare.

"Muovi i fianchi Silv" lo aveva incitato, ponendo le mani sulle sue strette anche. Per Silver non era stato molto semplice affidarsi all'amico e alle sue movenze energiche, non avendo mai avuto l'occasione di ballare con qualcuno prima di allora, ma sentendo quella frase non aveva potuto far altro se non assecondare il circolare movimento del bacino dell'altro, tentando di copiarlo. 
Finalmente stavano iniziando a sincronizzare le 'mosse di danza', e verso la fine della canzone avevano addirittura aumentato il ritmo, agitando freneticamente mani e piedi. Giunti all'inizio della seconda canzone, erano ormai completamente immersi della divertente atmosfera e così avevano continuato a condursi l'un l'altro nella stramba e spassosa danza, composta da giri e sinuosi ondeggiamenti del corpo, piccoli saltelli e tanti altri movimenti improvvisati e forse inventati sul momento.

"Era da secoli che non mi divertivo così!" aveva gridato Sonic oscillando nella direzione del compagno, portando le mani sui suoi fianchi e alzandolo, per prenderlo in braccio. Poi lo aveva stretto con forza a sé per qualche secondo e l'ormai noto calore li aveva avvolti ancora una volta. Separati, aveva notato il solito sorrisetto impacciato sul volto sfumato di rosso del ragazzino bianco e gli aveva accarezzato la guancia, poggiando la sua fronte contro quella altrui e sussurrando un debole 'grazie'.

L'amore è bello quando si ama in due. E se...

 

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Capitolo 10
*** Capitolo 9: Silver ***


Una volta terminato lo spettacolo, i due ricci si erano diretti all'automobile del minore. La strada da percorrere non era molto lunga; dopo aver salutato Rouge, ancora intenta a servire i clienti, e Knuckles, che invece aveva cambiato postazione e stava aiutando proprio la ragazza in questione, si erano incamminati verso la strada che brulicava di persone, le quali probabilmente stavano lasciando il luogo proprio come loro. Dalla piazza si udiva ancora della musica: la serata continuava con il canonico dopofestival. Nonostante al porcospino blu non sarebbe dispiaciuto restare ancora un po', soprattutto perché durante il dopofestival era offerto -come specificato dal presentatore- un boccone gratis, sapeva che Silver non sarebbe riuscito a reggersi in piedi ancora per molto. Aveva avuto la conferma dell'assenza di qualsiasi allenamento da parte del maggiore, quindi dell'evidente poco fiato, e allo stesso tempo di quanta buona volontà avesse impiegato per ballare sette canzoni seguendo il suo ritmo esageratamente veloce, prima di giungere all'imminente collasso.

Essendo arrivato alla località del festival facendo una lunga passeggiata da più di trenta minuti, Silver si era ritrovato costretto ad accettare il passaggio in macchina offertogli dall'amico, che oltre all'insistenza per quanto riguardava il riaccompagnarlo, si era anche lamentato del fatto che non gli avesse specificato che perfino all'andata non aveva altro mezzo di trasporto se non i suoi piedi. Era davvero troppo stanco per tornare alla sua adorata casa da solo.

"Credevo ti accompagnasse Blaze!" Sonic si era rivolto a Silver, basito.

"La avrà sicuramente portata qualche amico..." aveva risposto abbassando le orecchie, sentendosi attaccato nonostante fosse un'accusa premurosa. "non l'ho nemmeno incontrata."

"Tanto sapevi che dovevo venire per forza in macchina, potevi anche dirmelo che non avevi passaggio." La casa affittata da Sonic era parecchio lontana dalla piazza rispetto a quella di Silver, principalmente perché ne aveva cercata una più vicina possibile all'università che frequentava, l'unica situata in una zona non troppo distante dal suo paesino di nascita. "Scommetto che saresti anche tornato a piedi, con questo buio pesto e i peggio ubriachi che costeggiano le vie!"

Oramai erano molto vicini alla macchina blu del ragazzo. Proprio quando il proprietario della modesta vettura stava per prendere la chiave, l'amico aveva ribattuto mugolando lievemente:

"Non volevo disturbare."

"Ehi." Il ragazzo aveva afferrato le spalle altrui, girandolo nella sua direzione e fissandolo con i suoi occhioni verdi. "Smettila. Non sei un disturbo, intesi? Mi avrebbe fatto piacere accompagnarti, come mi ha fatto piacere passare la sera con te. Non mi chiamo Shadow, io non mi arrabbio per un minuto di ritardo."

"Si, ma..."

"Niente ma. La prossima volta mi lascerai un messaggio e io ti accompagnerò, capito?"

"Oh, ma sentilo, Silver." Nella mente del ragazzo dal pelo argenteo era comparsa l'immagine di un sé stesso con un sorrisetto ironico, che mentre iniziava la creazione dei dubbi esistenziali, stava giochicchiando con il pelo candido del torace. Non sempre gli capitava di dare un volto alla coscienza e in quel caso aveva solo aiutato a rendere ogni sua boriosa affermazione più tagliente. "Chi ti ricorda?"

'Hai già rovinato abbastanza le cose oggi, ne riparliamo a casa.' Aveva pensato, spostando lo sguardo verso terra, troncando il contatto visivo con il ragazzo che gli stava di fronte, digrignando i denti e emettendo un brontolio minaccioso che aveva immediatamente allertato l'amico, il quale non aveva comunque lasciato andare la presa dalle spalle.

"Vuoi un aiutino?"

'Smettila...'

"Inizia con la V." aveva canticchiato ancora.

"Ho detto basta!" aveva urlato, tacendo i suoi pensieri per un po'.

"Silver, che ti succede?" aveva chiesto il compagno allibito. Ecco, stava nuovamente impazzendo, per la seconda volta durante la serata. Silver aveva portato una mano al volto e borbottando aveva sussurrato:

"Stavo pensando a quel cretino di Venice. E l'ho detto a voce alta." Che vergogna, fare continue brutte figure davanti al ragazzo che gli piaceva!

"E cosa centra adesso tuo fratello?" aveva chiesto Sonic atteggiandosi da psicanalista "Perché lo hai pensato proprio ora?"

"Non lo so, va bene?" aveva gridato esasperato. Non voleva dirlo, perché paragonare quell'essere ricolmo di odio con il suo amico affettuoso era forse il più grande insulto che potesse formulare, ma quegli occhi color erba agognavano risposte. No, non erano come il ghiaccio polare nello sguardo di suo fratello, ma la paura che potessero mutare in quel freddo soffocante lo attanagliava. "Ti assomiglia tanto, ecco tutto! Me lo ricordi talmente tanto che mi sta vendendo il panico che anche tu mi voglia usare e comandare come ha fatto lui!"

"Non devi pensare più, ok?!" il ragazzo lo aveva scosso impetuosamente. "Non so cosa ti abbia fatto di tanto grave, ma di una cosa sono certo: devi dimenticarlo, lui e qualsiasi altra cosa che ti fa male, o finirai con l'impazzire del tutto.". lo aveva lasciato andare, senza distogliere nemmeno per un attimo la vista dal volto alterato del ragazzo, corrotto in un'espressione di angoscia e risentimento. Sonic aveva preso le chiavi dell'auto dalla tasca sinistra dei pantaloni e cliccando un bottone aveva aperto la serratura.

"Sali." Aveva ordinato al ragazzo, il quale era appena entrato in una sottospecie di shock, dovuto a quelle parole tanto amare quanto giuste. Entrambi si erano accomodati in silenzio sui rispettivi sedili beige e Sonic aveva messo in moto. La radio si era immediatamente accesa, sintonizzandosi su un notiziario notturno. Per qualche secondo nessuno dei due aveva aperto bocca, Silver per realizzare cosa gli aveva appena detto l'amico, Sonic per attendere che il maggiore si riprendesse un momento. Sarebbe stato un vero peccato concludere quella divertentissima serata in quella maniera; una volta fatte le prime manovre e entrati in una strada sconosciuta a molti, ma più veloce rispetto alla statale perennemente trafficata, il riccio blu aveva abbassato al minimo il volume dello stereo integrato nella macchina:

"Va meglio?". Il tachimetro segnava 30 km/h, e il giovane non aveva la più minima intenzione di andare più speditamente. Amava le alte velocità, ma non era il momento giusto per correre, soprattutto con un passeggero prossimo a un pianto isterico.

'Certo, ovviamente dopo una serata meravigliosa, un piagnisteo era necessario per rallegrare l'ambiente.' Aveva pensato il riccio blu stringendo con forza il volante. Non poteva accettare di vedere il suo amico soffrire così a causa di chissà quale malattia mentale e non poterlo aiutare. Per un momento gli sarebbe piaciuto poter dichiarare plausibile la possibilità che fosse tutto una condizione volontaria creata da Silver per ricevere attenzioni, ma nessuna persona in cerca di considerazione che aveva incontrato era mai arrivata ad accasciarsi su un pavimento lurido, spasimando angosciosamente.
Eppure non poteva essere una malattia, la pazzia non si manifesta così occasionalmente, è una condizione più che duratura, e gli atteggiamenti del ragazzo non rasentavano l'assurdo, per quello che ne sapeva.

"Senti Sonic, mi dispia-"

"Non devi dire a me che ti dispiace." Il ragazzo dagli aculei azzurri aveva appoggiato una mano sulla sua coscia e aveva preso a compiere un moto circolare, nel tentativo di rassicuralo nel caso fosse stato troppo duro con lui senza essersene accorto. Sapeva quanto poteva essere sensibile alcune volte. "Dovresti dirlo a te stesso."

"M-ma oggi ho rovinato tutto... due volte..." le parole venivano ogni tanto interrotte da degli appena udibili singhiozzi. Non potendo continuare a sentire quello strazio crescente che s'identificava nel suo petto, Sonic aveva parcheggiato la sua auto. Non gli importava dell'orario di ritorno a casa, non poteva sopportare quella visione. Tirato il freno a mano si era voltato in direzione dell'altro, che fissava con occhi saturi di lacrime le sue mani, tremolante.

"Silv, calmati." Nonostante la scomodità causata dal cambio e il poco spazio, si era allungato in direzione del porcospino e lo aveva stretto tra le sue forti braccia, avvicinando il viso rigato dal pianto al suo petto caldo. "Non è successo nulla." Aveva sussurrato accarezzandogli la testa delicatamente. "Stai tranquillo."

"R-rovino sempre tutto!" il porcospino bianco aveva stretto la camicia celeste dell'amico fra le mani, con una forza tale da volerla quasi strappare, e aveva ripetuto ancora la stessa identica frase, serrando con forza i denti per contenere i singhiozzi e le urla.

"Shhh." Gli aveva continuato a mormorare l'amico, che stringeva quel batuffolo sussultante che Silver era diventato nel giro di pochi minuti. "Stai calmo. Non hai rovinato nulla."

Il riccio bianco aveva alzato la testa e con occhi arrossati aveva balbettato un debole 'Ora non mi vorrai mai più parlare.'

"Ma che diamine stai blaterando?" aveva ribattuto Sonic mentre continuava ad allisciare il pelo altrui, tentando di mantenere una tonalità vocale rilassata.

"Non hai paura di me? Hai visto cosa mi succede..."

"Si, ti incanti per qualche secondo, poi capisci che non sei solo e ti risvegli. E quindi?" aveva sospirato lentamente "Ne stai facendo un problema più grande di quello che è davvero.". In realtà era rimasto abbastanza turbato dall'evento accaduto in bagno, più che altro dal bisbigliare incomprensibile emesso dal ragazzino, ma bisognava essere razionali e evitare di allarmarlo a oltranza.

"Sei il primo a cui non da fastidio." La bocca di Silver si era mutata dal digrignare dei denti a un sorrisetto appena accennato "E che non mi vuole evitare. Persino Blaze, quando a visto fino a che punto posso arrivare, ha deciso di schivarmi per quanto le è possibile."

"Ehi." Aveva risposto l'altro sfoggiando uno dei suoi migliori sorrisi "Possiamo risolvere la cosa insieme. Non scherzavo quando prima ti ho detto che ci possiamo aiutare a vicenda. Facciamo così: incontriamoci almeno tre volte a settimana, quando preferisci tu."

"Ma tra una settimana tu riinizierai la scuola..." aveva ricordato tristemente il porcospino argenteo.

"Non importa. Posso saltare qualche lezione e comunque non penso che studierò tutto il giorno. Tanto tu sei libero mattina e sera, giusto?". Ricevuta la conferma, era tornato composto sul suo sedile e aveva tirato il freno a mano, pronto a ripartire. Pareva che il momento sentimentale fosse finito, almeno per quella sera. Una volta messo in moto, aveva poi tentato di cambiare discorso:

"Come mai non hai cercato un lavoro? Knuckles mi ha detto che gli hai raccontato che a scuola eri un genietto e hai anche finito le superiori, quindi dovresti avere almeno un titolo."

"Oh, si." Aveva affermato aggiustando nervosamente la maglia che indossava. "Ho tentato di trovare un lavoro, però... non so, quando Blaze mi ha chiesto di poter venire a vivere con me, ho pensato che fosse una buona idea approfittare della situazione e in cambio del tetto sulla testa, farle pagare le bollette e le cose da mangiare. Nel corso del tempo ha cambiato lavoro diverse volte, ma è sempre bastato per mantenere entrambi."

"La furbizia non ti manca." Aveva ammesso il riccio blu, aumentando un po' la velocità.

"È una caratteristica di famiglia." Aveva risposto sbadigliando "Suona male dirlo così, ma siamo sempre stati abbastanza approfittatori."

"Tu non sembri tanto approfittatore."

"Non sono stronzo come gli altri." Aveva puntualizzato "forse è proprio questo il problema. A volte in realtà la mia testa mi dice di cogliere l'occasione e fare un po' il ruffiano, però in più della metà delle situazioni faccio la figura del fesso e mi lascio manipolare."

"Male." Aveva dichiarato Sonic convinto. "Mai farsi manipolare. Fare il finto tonto si, ma i piedi in testa non devi mai farteli mettere.". Era proprio come nell'elenco di Shadow: Sonic era un riccio libero e lo stava dimostrando. Certo che era davvero coraggioso a seguire il suo modo di vedere le cose, aveva pensato Silver, che in passato ben poche volte era riuscito a far valere il suo punto di vista, se non accompagnato dai genitori.

"Troppo tardi." Aveva ridacchiato divertito, ripensando a tutte le volte in cui per persone gli avevano messo i piedi in testa, metaforicamente e letteralmente. "Ma questa è un'altra storia. Magari te la racconterò più avanti."

"Sarò felice di sentirla" aveva risposto ridendo "Almeno ti sfogherai un po'."

"Spero ne valga la pena."

Il viaggio era proseguito per altri cinque minuti e i due avevano discusso del più e del meno, soprattutto del concerto appena concluso. Arrivati a casa di Silver, avevano programmato un uscita per martedì, due giorni dopo.

"Mi raccomando, dormi bene e fai finta che io non abbia visto nulla, ok?"

"Tranquillo, tanto sono troppo stanco perché mi faccia problemi". Aveva riso il maggiore, stringendo nell'ennesimo abbraccio della serata il riccio blu. Non avrebbe voluto lasciarlo così in fretta, ma sapeva che Sonic, come lui del resto, era troppo assonnato per resistere ancora tanto sveglio, soprattutto con un viaggio logorante e lungo da fare per tornare a casa. Aveva aperto la portiera dell'automobile ed era sceso direttamente davanti alla porta d'entrata della sua dimora, salutando calorosamente l'amico autista, intento a fare le giuste manovre per uscire dal vicolo stretto.

Aveva impugnato il suo mazzo di chiavi argentate, prese dalla tasca dei pantaloni, e dopo aver trovato quella corretta, la aveva inserita e girata nella toppa tentando di non fare troppo rumore. Non era sicuro della presenza della coinquilina in casa, ma nel caso fosse stata addormentata e lui la avesse svegliata dal suo sonno per la seconda volta durante la settimana, sapeva che non sarebbe stato facile farsi graziare.

Una volta all'interno del salotto, chiuso l'infisso alle sue spalle, la stanza aveva perduto ogni forma di illuminazione e risultava essere completamente immersa nel buio. Muovendo le mani a tentoni sulle assi che rivestivano il muro, aveva provato a cercare l'interruttore della luce, senza successo; purtroppo quello situato accanto all'ingresso era coperto dalla poltrona a fiori ('Per estetica si fa anche questo' aveva spiegato Blaze quando aveva spostato la mobilia proprio nell'unica zona in cui poteva essere d'intralcio) e l'altro era installato in chissà quale punto irraggiungibile, perlomeno senza una minima parvenza di illuminazione. Rassegnato all'idea di dover percorrere la strada per arrivare al suo letto senza una minima visione di dove avrebbe messo i piedi, silenziosamente si era spostato in prossimità dell'unica porta alternativa a quella che dava sulla strada. Il suo furtivo camminare era stato interrotto da un debole rumoreggiare sul fondo della stanza. Immobilizzato da un improvviso freddo che aveva annullato i movimenti previsti, aveva atteso il ripetersi del suono. Questo non aveva tardato a manifestarsi una seconda volta, leggermente più debole della prima. Poteva essere paragonato a un ronfare, ma non gli era assolutamente famigliare. Nel tentativo di razionalizzare il problema, si era immediatamente reso conto di chi potesse essere l'artefice del simpatico scherzo: la coscienza. Certo, era così ovvio! Voleva testare nuovamente le sue capacità cognitive, creando l'ennesima allucinazione.

'Complimentoni.' Aveva pensato chiamando la coscienza a rapporto 'Fallo un'altra volta e giuro che mi farò operare al cervello per farti rimuovere.'

"Che vuoi?" aveva chiesto sbadigliando.

'Come al solito non sai come fare per rovinarmi la giornata. Prima il litigio in bagno, poi il crollo emotivo davanti a Sonic e adesso anche le allucinazioni! Potresti smettere di distruggermi così, per cortesia?' si era stabilizzato proprio davanti alla porta che conduceva alla cucina, quindi alle scale. Non aveva la più minima intenzione di sorbire per tutta la notte i moniti rivoltanti della mente, quindi voleva chiudere la faccenda prima di giungere nella sua cameretta. Il suono sbuffato era proseguito indisturbato.

"Mi sono addormentato, non so di che parli." Aveva risposto ancora, la sincerità che per una volta trapelava dalle sue parole. "Le sdolcinatezze di Blu mi hanno anestetizzato."

'Fallo smettere.'

"Cosa?"

'Quel suono!' aveva risposto il ragazzino con il pensiero, esasperato.

"Non sono stato io."

Silver, realizzando la veridicità di quanto detto, aveva sgranato gli occhi, impaurito dalla cosa che sostava dall'altra parte della sala. Che fare?

"Vai e controlla, no? Aspetta che se ne vada, altrimenti. Basta che tu non faccia movimenti azzardati, se ti vede potresti aver bisogno di un'altra sessione in ospedale, e visto che il gesso lo hai tolto una settimana fa, non è proprio consigliabile, o sbaglio?"

'Aiutami invece di infierire!' aveva risposto il proprietario del corpo, che ormai sudava freddo. Il rumore era regolare e con un intervallo di una decina di secondi si ripeteva, stessa intensità ogni volta. Quello, sommato al ticchettio ridondate dell'orologio a pendolo, non faceva altro che aumentare il suo livello di ansia.

"Che vuoi che ti dica! Controlla, non penso che un assassino si addormenti sul tuo divano.".

Strabuzzando qualche volta gli occhi nel tentativo di prendere confidenza con l'oscurità, Silver aveva deciso di dare retta alla voce nella sua testa, che aveva avuto ragione fin troppe volte per venire ignorata in una situazione di tale criticità. In punta di piedi, aveva variato direzione, avvicinandosi con lentezza estrema al sofà parallelo a quello che aveva accanto. Nel suo apparentemente infinito cammino, aveva trovato un ostacolo a prima vista inconsistente: un indumento abbandonato per terra.

"Più che ostacolo, prendilo come indizio."

'Si, ma non appartiene né a me, né a Blaze.' Aveva riflettuto, tastandone il materiale con i polpastrelli. Probabilmente era pelle, ma non era stato in grado di capire di cosa si trattasse, senza un'illuminazione adeguata. Per un momento si era ricordato di avere il cellulare nella tasca, e lo avrebbe potuto utilizzare come fonte luminosa, però aveva abbandonato l'idea, reputando stupido venir aggrediti per aver disturbato quell'indesiderato 'ospite' con luce fioca dello smatphone. Forse quella pelle era il residuo delle sue precedenti vittime, aveva ipotizzato posandolo nuovamente nell'esatto punto in cui lo aveva trovato e proseguendo il suo esodo verso il divano. Una sagoma indistinta stava iniziando a proiettarsi davanti ai suoi occhi, ormai quasi completamente abituati alle tenebre, e la iniziale teoria del mostro pareva più che plausibile: il volume dell'essere che emanava quel respiro pesante era il doppio, se non di più, di quello di un qualsiasi mobiano.

'Non ce la faccio...' aveva piagnucolato, cercando conforto nell'unica cosa, per così dire, normale nella stanza.

"Ormai è troppo tardi per tornare indietro. Tu avvicinati, io ho già un piano in mente nel caso sia davvero un essere pericoloso.".

'Grazie...' aveva mugolato il riccio, raccogliendo quel poco coraggio che aveva in corpo e accostandosi quanto possibile alla creatura.

Gli ci era voluto un po' per determinare le spigolose forme dell'individuo dormiente, ma dopo non troppo era stato in grado di ricondurre le protuberanze sulla parte alta dell'ammasso a degli aculei leggermente ricurvi. Però non sembrava un riccio, doveva essere qualcos'altro molto più grande, un essere pericoloso e forse letale. Quelle spine dovevano essere le sue armi di distruzione di massa.
Osservando ancora più da vicino, si era reso conto della presenza di quattro braccia e quattro gambe, entrambe fini e lunghe non molto più dei suoi stessi arti. Quel mostro orripilante ogni tanto emetteva qualche lieve movimento, che costringeva l'improvvisato ispettore a indietreggiare un poco, poi a tornare avanti con il busto non appena il moto cessava. Quei suoi necessari scatti gli avevano fatto desiderare di possedere una vista più acuta per poter distinguere le forme e i colori senza doversi sporgere così tanto in prossimità dell'incubo rilassato tra i suoi cuscini preferiti.

'Che dici, provo a toccarlo?'

"Si, tentatela. Mi sembra troppo narcotizzato per allarmarsi."

Dopo aver preso qualche respiro preparatorio, aveva accarezzato con leggiadria incredibile uno degli aculei della cosa, sottraendo la mano velocemente in caso di attacco. Nessuna risposta, solo l'ormai consueto russare.

"Prova a muoverlo."

'Non ci penso nemmeno.' Aveva ribattuto mentalmente, compiendo ancora la precedente azione. Anche questa volta, non vi era stata alcuna reazione. 'Strano.' Si era detto, tranquillizzandosi nel vedere che non rispondeva per niente agli stimoli. Aveva deciso, ormai più calmo e meno intimorito, di scuotere delicatamente quello che forse non era veramente un mostro.

Questa volta una reazione c'era stata. E Silver avrebbe decisamente preferito di no, nonostante la creatura non si fosse rivelata un essere anomalo. Era qualcosa di molto più spaventoso.

"È già ora di andare?". Il riccio bianco era rimasto pietrificato nel realizzare che l'entità aveva portato una mano alla testa, strofinando con forza in corrispondenza di dove si trovavano gli occhi. Quel grande agglomerato si era diviso in due parti ben diverse e questa volta ricorrere al cellulare era stato necessario per il ragazzino, che purtroppo aveva iniziato a comprendere di chi si potesse trattare. L'illuminazione del blocco schermo aveva mostrato uno spettacolo a dir poco indecoroso:

Sul divano era adagiato il corpo della ragazza dal pelo lilla, totalmente privo di vestiti; invece, nel tentativo di sedersi, c'era Shadow, assonnato e, cosa più terrificante, anch'egli completamente nudo.

Per parecchi secondi Silver lo averlo scrutato incredulo da capo a piedi, realizzando, suo rammarico, la motivazione di quella posizione oscena in cui li aveva trovati. Stiracchiandosi, il riccio nero aveva esposto maggiormente al minore la sua intimità e Silver non era riuscito a contenere un urlo isterico:

"Porco Chaos, chiudi quelle gambe!" e aveva voltato lo sguardo alla destra, arrossendo visibilmente, ancora incapace di reagire. Girandosi nuovamente verso i suoi due amici, aveva scoperto che Blaze si stava svegliando a sua volta e grazie al cielo l'altro aveva realizzato la presenza del porcospino bianco, nascondendosi con le mani. A questo punto i due ragazzi avevano avuto il primo contatto visivo, interrotto solo dall'imbarazzante confessione di Shadow:

"Non volevo che lo scoprissi così..." voltandosi verso la ragazza, che ancora non era pienamente cosciente di cosa stesse succedendo, si era morso il labbro inferiore "Io e Blaze stiamo insieme."

"Mi fa piacere..." aveva risposto sussurrando con voce spezzata, correndo nella direzione da lui inizialmente scelta, senza voltarsi più indietro.

Aveva superato la cucina, poi si era velocemente diretto verso la scalinata che conduceva a due porte: l'area notturna, con tutte le stanze da letto e una piccola sala antistante; il terrazzo. Ovviamente aveva scelto la seconda, perdendo completamente ogni volontà di riposarsi.

"Molto bello, devo ammettere."

"Aiutami! Perché diavolo succedono tutte a me?!"

"Dai, non è una cosa così grave..." lo aveva rassicurato la coscienza, improvvisamente comprensiva e rassicurante.

"La mia dannata coinquilina e amica d'infanzia si è fidanzata con il porcospino che mi odia di più sulla faccia di Mobius! Come faccio a stare tranquillo?! Mi starà con il fiato sul collo ventiquattro ore su ventiquattro!"

"Ma smettila, Shadow non è un tipo del genere, non penso ti odi davvero. È tutta scena."

"Ma ti rendi conto di come mi guarda? Mi vuole morto, cazzo! E adesso la mia più preziosa amica è sotto le sue grinfie!" aveva compresso la testa fra le mani, con gli occhi lucidi. Doveva ancora realizzare la veridicità della cosa e la paura stata iniziando ad avvolgerlo.

"Ragiona, Silver. Capisco, ti senti pugnalato alle spalle, e non è un errore, perché comunque chissà se te lo avrebbero detto se tu non li avessi trovati così..."

"Forse sarebbe stato meglio starne all'oscuro per sempre. Ho paura di lui, va bene?!"

"Non dovresti." Una voce bassa alle sue spalle lo aveva fatto immediatamente voltare, trovando proprio Shadow, questa volta con indosso dei vestiti, che lo scrutava con amarezza stampata in volto.

"Sh-shadow..." il ragazzo, più impaurito che mai, aveva preso a camminare a ritroso in direzione della ringhiera, bloccandosi solo dopo avervi infranto la schiena.

"Stai tranquillo, non sono venuto per minacciarti o cose del genere. Ti abbiamo sentito gridare e la tua amica mi ha detto che era il caso di venire a parlarti.". Si era avvicinato cautamente, tentando di non far compiere all'altro alcun movimento brusco. Considerando la possibilità vi vederlo cadere, doveva stare molto attento. "Avvicinati, ci sediamo e ne parliamo con calma, va bene?"

"Ti prego..." aveva mugolato Silver, con voce interrotta dal groppo in gola "Ti supplico, non arrabbiarti con me..."

"Vieni." Gli aveva teso la mano , continuando ad avanzare piano verso di lui. Il minore non aveva afferrato le dita, ma si era diretto nella sua direzione, sedendosi poi, non per fiducia, ma per paura delle capacità altrui.

"I-io non volevo vedere, te lo giuro!" aveva stramazzato.

"Tranquillizzati." Avara risposto Shadow prendendo un bel respiro e attendendo che anche l'altro facesse lo stesso. "Senti Silv, mi dispiace che tu ci abbia trovati così, va bene? Non era nostra intenzione, assolutamente. Te lo avremo detto a breve, che stiamo insieme, ma ancora non ci sentivamo pronti a dichiararlo a tutti. Lo sapevano solo Knuckles e Sonic."

"Ah, buono a sapersi. Vedo che hanno avuto la decenza di fartelo sapere." Ecco, la mente era nuovamente tornata sulla difensiva. Silver però non la aveva ascoltata:

"N-non sei arrabbiato?"

"Solo con me stesso." Aveva sorriso debolmente Shadow " Dopotutto questa è casa tua, sono io che non dovevo essere sul tuo divano. Senti, non pensare che io ce l'abbia sempre con te, va bene?"

"M-ma tu mi urli sempre contro, sembra che ti dia fastidio la mia presenza..." era la stata la legittima difesa del riccio bianco.

"Non sono arrabbiato con te in particolare. In pizzeria ho fatto... una cazzata." Nonostante lui si stesse riferendo alla scommessa con il porcospino blu, Silver non aveva posto alcun quesito, credendo che invece stesse parlando del farlo piangere. "Comunque, devo essere totalmente sincero con te? Ho tentato di ostacolarti quando mi hai detto che volevi conquistare Sonic. Solo dopo aver parlato con Knux, mi sono reso conto che forse dovrei lasciarvi fare. Però, continuo a non riuscire a realizzare la cosa, va bene? Non capisco come mai in poco più di un mese tu ti sia potuto innamorare perdutamente di Sonic."

"Amore a prima visto, credo." Aveva risposto l'amico, pensieroso. "Però, dai, che ti importa se io e Sonic stiamo insieme?"

"Non sentirti attaccato." Lo aveva avvertito prima di esporre le sue ragioni. "Senti, tu sei un ragazzo molto particolare. Fuori dalla norma. Piagnucoli sempre, ti senti vittima, parli a vanvera e ti perdi nel mondo dei sogni. E cosa peggiore, non sopporto il tuo sguardo penetrante." Silver aveva abbassato le orecchie. "Io tengo tantissimo a Sonic, anche se non sembra. Tengo a lui come tengo a Knux, Amy e persino a te. Ho paura che succeda nuovamente come per Tails, ma di essere io la diretta causa."

"Cosa c'entri tu, Shadz?" aveva chiesto il ragazzo argenteo più curioso che mai.

"Storia lunga e noiosa. Fatto sta che non devi pensare che io ti odi, ok? Devo solo tentare di realizzare il fatto che tu voglia conquistare Sonic." Il riccio nero aveva aiutato l'altro a mettersi su due piedi. "Io ora torno a casa, dormi bene Silver. E smetti di pensare, per l'amor di Chaos." Aveva aggiunto dirigendosi verso la porta da cui era entrato e scomparendo una volta oltrepassata.

"Che ne pensi?"

"Non saprei, mi sembrava sincero."

"Non fidarti mai troppo. Ha detto che gli da fastidio pensare che tu vuoi metterti con Sonic."

"Anche a te da fastidio."

"Che ci vuoi fare, io so come andrà a finire."

 

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Capitolo 11
*** Capitolo 10: Blaze ***


Due confezioni di acqua, un pacco di patatine alla paprika e un tubetto di dentifricio, il tutto inserito all'interno della busta di plastica verdognola, una di quelle ecologiche il cui fondo si lacera e apre con il minimo peso.

"Tenga, signora. Sono 7 rings."

La solita vecchietta, la solita ora, il solito 'grazie' bisbigliato dalle labbra raggrinzite e arricciate nel solito debole sorriso. 
Il classico cigolare della porta, poi il silenzio, a parte il timido suono dei pulsanti alla cassa.

Non ci sarebbero stati molti clienti, Blaze ne era certa. Forse perché era il lunedì mattina, o semplicemente perché gli affari andavano male tutto l'anno, la motivazione non era tanto importante. Ciò che contava davvero era la perenne rabbia del suo capo, dei suoi colleghi e delle ragazze delle pulizie che rovinavano a intervalli irregolari la quiete.

Non era un gran bel market, doveva ammetterlo. Non apparteneva alle più grandi catene di supermercati in circolazione, e la zona periferica in cui era situato non era certamente adatta ad attirare i clienti, ma era l'unico lavoro disponibile che non le sembrava troppo umiliante o stancante. Poteva parlare al telefono per una buona parte della giornata -fintanto che era da sola-, leggere e talvolta scarabocchiare qualcosa sul suo taccuino, in cui annotava tutte le cose importanti che succedevano intorno.

Come ogni lunedì, ore undici e un quarto, si stava dannatamente annoiando. Il datore di lavoro la aveva sgridata non molto tempo prima perché aveva tentato di smaltarsi le unghie sul banco della cassa, riempendo l'ambiente del classico odore irrespirabile emesso dalla vernice colorata e brillantinata, quindi non aveva altro da fare se non riflettere, cosa che non le piaceva nemmeno un po' poiché puntualmente portava alla memoria le brutte esperienze. Le avrebbe fatto piacere la compagnia di qualcuno, ma il fattore principale che le impediva di chiamare gli amici a sé era ovviamente il suo capo, che ogni tanto entrava di soppiatto nell'edificio per controllare che tutto andasse bene. Se la vedeva parlare con qualcuno che non fosse un cliente, la minacciava di licenziarla.

L'unico a quanto pare abbastanza furbo da far finta di essere un cliente, era Shadow, ma purtroppo quella mattina era impegnato nello spegnimento del novello incendio, sempre nel solito bosco, e probabilmente sempre il solito piromane. Il pomeriggio sarebbe andato ad allenarsi in palestra e la sera era ancora tutta da programmare, ma forse, si era detta, non lo avrebbe rivisto entro la fine della giornata di giovedì, soprattutto sapendo che Silver si aggirava nelle mura di casa.

Quella della sera precedente era stata la peggiore figura che avesse mai fatto in tutta la sua vita, e aveva di gran lunga superato quelle della Blaze sedicenne, impacciata e in cerca di attenzioni a tutti i costi. Si, nascondere la classica letterina d'amore sgrammaticata e disperata nella borsa del ragazzo che le piaceva all'epoca era stata un pessima idea, ma almeno lui aveva avuto la decenza di non spargere la voce per pietà. Farsi vedere nuda dal suo coinquilino, per di più con un ragazzo su di lei, non era assolutamente stato piacevole e chissà quanto poco tempo avrebbe impiegato il riccio bianco a riferirlo a Amy, che aveva contatti con tantissimi ragazzi e ragazze della loro età.

Il cinguettio che aveva impostato come suoneria dei messaggi aveva riempito il vuoto creato dal silenzio che impregnava l'intero market.

11:19
Sonic: Ciao Blaze

'Ottimo...' aveva sospirato la ragazza internamente. "Come minimo ha visto tutto anche lui. Sarà stato fuori dalla finestra controllare che Silver non si mettesse a piangere per paura del buio."

Sonic: Ti volevo chiedere una cosa

Sinceramente aveva paura di qualsiasi fosse la domanda, ma prendendo un lungo respiro, aveva scritto la minimale risposta:

-Dimmi.

Sonic: Riguarda Silver, mi ha detto una cosa ieri e vorrei la conferma.

Lo sapeva. Ovviamente non poteva stare zitto, certo!

Sonic: è davvero malato?
me lo ha detto ieri sera

Per caso sai di che si tratta? Vorrei aiutarlo al meglio.

Cosa? Non era una domanda riguardante lei e Shadow?

-Non dovrebbe, non me ne ha mai parlato...

Sonic: Ma non vivete nella stessa casa da anni? Dovresti sapere se c'è con la testa o no.

-Che non regioni troppo è ovvio, ma non so se è a causa di qualche disturbo.

Sonic: Posso telefonarti?

-Aspetta.

La ragazza aveva fatto il calcolo di quanti minuti erano passati dalla visita del capo, e il totale sembrava abbastanza minimo per poterle permettere un'ora di chiamata con l'amico. Il suo datore arrivava quasi sempre con intervalli di due ore, mentre il collega ruffiano, quel simpaticone che andava a riferire tutto al capo nel tentativo di accaparrarsi un aumento, ogni tre. Essendosi presentato due ore prima, era sicura che non sarebbe tornato entro i successivi cinquanta minuti. Inoltre, il suo turno sarebbe finito entro due ore, quindi nel caso avesse dovuto interrompere la conversazione con il riccio prima del tempo programmato, lo avrebbe potuto ricontattare non più di un'ora dopo.

-Vai.

Non erano trascorsi nemmeno venti secondi, che la vibrazione del cellulare viola aveva segnalato l'arrivo della chiamata, con la faccia fiera di Sonic nello sfondo.

"Ehilà." Aveva salutato lei subito dopo aver premuto il pulsante di accettazione.

"Ehi." Aveva risposto Sonic, con una voce impensierita, ma allegra, come al suo solito. "Dicevamo, Silver."

"Si, lui. Uno: che ti ha detto? Due: come mai ti interessa?" aveva chiesto lei, molto curiosa. Si era appena ricordata delle informazioni elargitele da Shadow, secondo le quali Silver aveva interesse nel riccio blu, e poter almeno sperare che quest'ultimo ricambiasse l'attrazione era per lei un ottima notizia: le avrebbe fatto davvero molto piacere vedere l'amico con qualcuno al suo fianco, al contrario di quanto si augurava il suo nuovo fidanzato. Come biasimarlo, avendo visto il video registrato da Shadow, sapeva che poteva solamente essersi convinto di amare il riccio blu, dopotutto Silver non era proprio il più sano dei giovani in circolazione, ma, questo si augurava Blaze, Sonic sarebbe riuscito a riportarlo allo stadio iniziale, ai tempi d'oro. Che si fidanzassero o no.

"Diciamo che mi sto particolarmente interessando a lui." Aveva risposto la voce distorta dal microfono del telefono. "Mi ispira. Non so perché.". Come auspicava la gatta, il ragazzino aveva ammesso di provare almeno un minimo interesse per l'amico. 'Buono', si era detta 'Qualsiasi genere di interesse sia, è un inizio.'. Forse però, per evitare che facesse mosse azzardate, anche se sapeva bene che non era pronto a sbilanciarsi per un mese di confidenza parziale passato insieme, era il caso di spiegare quali stranezze aleggiavano attorno a Silver. Era stato addirittura lui a chiedere.

"Sarò totalmente sincera con te: non so quale sia il suo stato mentale."

"Certo che sei strana. Vi conoscete da tantissimo tempo e non sai nemmeno se sta bene?"

"Non ha mai voluto fare una visita e, giuro, ho insistito."

"Lo avresti dovuto trascinare con la forza." Si era lamentato.

"Tenta di trascinarlo tu fuori di casa, poi ne riparliamo." Aveva ribattuto lei scocciata.

"Ma che diamine Blaze, non inventare questo genere di scuse! Se proprio è così attaccato alle sue quattro mura, perché quando è uscito con noi per la prima volta non ha opposto resistenza?"

"Vi ha semplicemente trovati interessanti, suppongo." Aveva reputato, grattandosi la nuca dubbiosa. Effettivamente non aveva mai riflettuto sull'argomento prima di allora. "Ma non è questo il punto. Qualcuno di voi deve averlo affascinato parecchio, e credo sia tu. Tu e i tuoi occhi.".

"Davvero, non capisco questa attrazione, sono occhi normalissimi. Anche Amy ha gli occhi verdi, perché i miei dovrebbero essere diversi?"

"Non ti ha mai parlato di suo fratello, vero?"

"Ha accennato qualcosa, ma non so niente di rilevante per quanto lo riguarda."

"Fatti raccontare qualche loro... disavventura." A aveva sottolineato accuratamente il dis- all'inizio della parola. "Io non ne parlo. Me lo ha tassativamente vietato."

"Ma che te ne frega, mica ci sente."

"Senti, prezzemolo, io tengo tanto a lui, e se gli ho fatto questa promessa è perché la voglio mantenere."

"Se ci tenessi davvero lo avresti portato in ospedale a farlo controllare..." aveva brontolato il riccio, contrariato.

"Non capisci la gravità della cosa, non è così? Sai cosa vuol dire due anni di marcia infinita dalla cucina, alla stanza da letto, al terrazzo? Hai idea di cosa voglia dire temere il mondo esterno?"

"Continuo a non crederti." Aveva sbuffato sprezzantemente. "Un essere vivente non può vivere sereno senza contatti con il mondo esterno."

"Ti sembrava sereno, la prima volta che lo hai guardato in faccia?"

"Non troppo..." aveva ammesso.

"La vuoi sentire una storia? Forse ti aiuterà a capire perché non sono in grado di aiutarlo."

Il consenso era arrivato in pochissimi secondi, giusto il tempo di mettersi comodo a sedere, così aveva spiegato.

"Venice me lo aveva spiegato, che da parecchio tempo non era più in sé. Avevo perso i contatti con tutte le persone della famiglia dalla morte di sua nonna, tranne che con il più grande dei due fratelli, quindi con Silver non ho parlato per parecchio tempo. Mi sono riavvicinata a lui solo poco prima che i suoi genitori lo sbattessero fuori di casa."

"Mh. Si, Knux mi aveva detto che i suoi non lo tolleravano più. Mi ha raccontato tutto ciò che è riuscito a sapere da Silver."

"Non è lui che non tolleravano. Era la sua indole ribelle, quel suo voler condurre una vita felice, senza sgobbare come un mulo, senza dover nuotare necessariamente in una piscina di soldi. Comunque, appena ho saputo che i suoi lo avevano fatto espatriare e che Venice lo aveva rinnegato-"

"Questo Venice sembra parecchio stronzo. Ieri sera Silver si è messo a piangere ripensando a lui."

"Non ti immagini cosa è successo fra quei due..."

"Tanto lo saprò presto." Probabilmente dall'altra parte della cornetta, il ragazzo stava già organizzando un piano.

"Lasciami continuare." Lo aveva richiamato lei. "Appena ho saputo che era costretto a vivere da solo e soprattutto senza un lavoro, ho provato un immenso senso di pietà. In onore dei vecchi tempi gli ho chiesto di poter vivere in quella casa che era stata uno dei punti più importanti della mia, anzi nostra, infanzia." Poi aveva aggiunto un "Questo te lo racconterò un'altra volta."

"Hai fatto bene."

"Tu non ti immagini la paura che provo a doverlo lasciare da solo in casa. Ora non più come prima, ma una delle prime settimane di convivenza è successo un incidente direi... macabro."

La scena, avvenuta due anni prima, le si era ripresentata nella mente tale e quale era stata, come impressa in una pellicola.

"Sono stata via una settimana per fare uno stage con la scuola. In quel periodo Silver si era già completamente isolato dal mondo e mi aveva chiesto esplicitamente di lasciargli qualcosa da mangiare in frigo perché non aveva la più minima intenzione di uscire fuori di casa, per alcun motivo. Non è che gli avessi messo a disposizione chissà quale scorta immensa, era poco più del necessario. Dopotutto era solo una settimana e mi ero anche preoccupata di lasciargli una cinquantina di rings sulla credenza, in caso fosse stato necessario per lui spostarsi fuori dalla sua amata fortezza. Sai, se un tuo amico ti dice 'non uscirò mai più', non riesci a prenderlo sul serio, no?"

"Direi di no." Aveva risposto Sonic, attento al prosieguo della vicenda.

"Sono tornata sei giorni dopo, come previsto."

La chiave nella toppa non aveva emesso alcuno sciocco, e ciò poteva significare una sola cosa: Silver non aveva chiuso. Che fosse uscito? Ovviamente era stato necessario inserire la chiave nonostante tutto, poiché il legno lavorato che sbarrava l'entrata non disponeva di alcun pomello o maniglia. Non aveva trovato sensata l'idea di suonare, in quanto l'orario non era dei migliori: le undici di notte, forse quasi mezzanotte. Il pullman di ritorno aveva avuto un problema al motore e loro malgrado, tutti gli studenti avevano dovuto attendere diversi minuti per l'arrivo di un altro mezzo.  Se era in casa, Silver era probabilmente già addormentato, così aveva sospettato Blaze.

Entrando nel salotto, aveva iniziato a percepire un odore a dir poco sgradevole, proveniente dall'altra parte della porta che conduceva all'interno di una piccola anticamera per la cucina. Nel tentativo di accendere le luci della stanza aveva scoperto che la corrente era mancante, ma ciò non era straordinario, in quanto spesso capitava e più di una volta era stato necessario riunirsi con i vicini di casa per capire se il fatto era dovuto a un interruzione esterna o semplicemente dal contatore. Essendo quest'ultimo collocato nel garage, aveva preferito non sprecare il suo tempo nell'uscire e alzare tutte le levette necessarie per far tornare l'illuminazione, principalmente poiché lo strano sentore la aveva insospettita particolarmente. Accendendo una piccola torcia tascabile, recuperata nella sua fidata borsetta, un fievole barlume giallastro aveva creato il profilo della stanza: tutto regolare, esattamente come lo aveva lasciato prima di uscire.

"La cosa non mi piaceva affatto. Quella puzza di marcio era insolita."

Varcata la soglia della cucina, la prima cosa da lei illuminata era stato Silver, che, seduto a tavola, discuteva per conto suo, fissando il buio più totale che gli si trovava dinnanzi. L'odore in quella sala era a dir poco disgustevole. Spostandosi cautamente nella sua direzione per decifrarne l'espressione facciale, oltre alle occhiaie disturbanti e alla bava che gli colava copiosamente dalla bocca, aveva potuto notare il suo sguardo catatonico, privo di emozione, mentre bisbigliava qualcosa a proposito dell'università e della compagnia, cambiando tono a ogni frase. Era un monologo statico e nonostante molte delle frasi fossero esclamazioni, l'altezza del volume della voce era costante.

Per paura di spaventarlo, visto che non aveva un barlume d'idea su quale fosse il problema, aveva direzionato la pila in un'altra direzione e la luce si era infranta sulle candide piastrelle, dove aveva rilevato un movimento anomalo. Centinaia di formiche di piccole dimensioni percorrevano il pavimento, dirigendosi dagli sportelli semiaperti in cui era conservato parte del cibo che avrebbero dovuto consumare, alla porta che conduceva al giardino interno.

"Silver, ma che cazzo hai fatto?!" aveva gridato scuotendolo agitata.

"Si era svegliato. Mi aveva fissata sconcertato, poi aveva sussurrato un debole 'Stavo solo cenando.'. In seguito si era alzato per dirigersi verso la sua camera."

"È successa la stessa cosa in bagno." Aveva dichiarato Sonic, sollevato dal fatto che non fosse l'unico a essersi reso conto di questa stranezza, ma allo stesso tempo molto preoccupato per l'amico.

"Ti giuro, non sapevo come reagire. E indovina cosa era quella puzza!"

Seguendo il suo olfatto, la gatta aveva trovato la fonte principale di quello sgradevole sentore: il frigorifero. Avendo visto per la prima volta uno degli stadi finali del comportamento anomalo di Silver, non aveva potuto non temere che all'interno del congelatore vi fosse qualche bestia morta. Aprendolo, aveva scoperto che ogni cosa al suo interno era stata privata dell'involucro e lasciata a marcire al caldo. Tutto, da insaccati a succhi di frutta, svitati e abbandonati; ancora yogurt, avanzi vecchi di una settimana e sott'aceto. Infatti la mancanza di corrente aveva spento ogni elettrodomestico nella casa per un tempo indefinito, e solo il contenuto di poche scatole –a cui comunque era stata tolta la protezione trasparente che le sigillava e erano state aperte nei modi più bizzarri- era stato messo in salvo dai funghi e batteri decompositori. Non si era comunque fidata dell'apparente aspetto comune, e aveva gettato nei rifiuti anche quello.

In seguito, la gatta aveva scoperto che anche degli abiti, sporchi di alcuni giorni, erano stati ammucchiati in lavanderia e dimenticati, a contribuire al pessimo odore della casa.

Così Blaze era stata costretta a pulire ogni cosa prima di andare a dormire, poiché quell'odore era davvero insopportabile. Durante lo svolgimento di tale azione, questa volta alla luce del lampadario, aveva notato un'ennesima irregolarità: la tavola era apparecchiata per due e in entrambi i piatti era presente un piccolo avanzo di frutta, forse l'unica cibaria che non appariva così cattiva da dover necessariamente venire buttata.

"Caspita, ma è gravissimo..." aveva detto Sonic, con il fiato mozzato.

"Il mattino seguente l'ho interrogato a proposito di tutto. Ho pensato che avesse invitato qualcuno a casa, vista la presenza del secondo piatto."aveva concluso così il racconto "E mi ha detto che lui e l'altro sé stesso stavano avendo una interessante conversazione, ma lui non voleva discutere troppo perché l'argomento non gli piaceva molto. Quando invece ho esaminato la questione 'illuminazione' ho saputo da lui che visto che la sua testa gli aveva detto di non aver bisogno della luce, lui aveva staccato il contatore."

"È... incredibile."

"Tu non sai quanto è migliorato da quando ha iniziato a partecipare alle nostre uscite. Non ne hai davvero la più pallida idea."

"Eppure..." aveva messo in luce Sonic "Eppure non è ancora totalmente in sé. Comunque, forse non è una vera e propria malattia mentale, se mi stai dicendo che è migliorato così tanto."

"Ti posso assicurare che lasciarlo da solo per più di due giorni di seguito non era fattibile. Ogni volta lo trovavo in una situazione diversa, alle volte semplicemente guardava con fare assente lo scorcio di città intravvedibile dal terrazzo, altre non si era cambiato gli abiti, né lavato, talvolta ha fatto lo sciopero della fame perché diceva che il cibo gli ricordava il suo passato."

"Caspita, perché non me lo hai presentato prima? Sai che a me piace aiutare il prossimo!"

"Avevo paura sia per lui, che per voi." Dopo qualche secondo di silenzio, la ragazza aveva aggiunto "Sono davvero felice che tu ti stia prendendo cura di lui."

"Forse è un po' tardi." Aveva grugnito lui, contrariato "Sai, per tutto il primo mese non ho notato nulla di strano, tranne quel suo incantarsi per cose futili. Credevo fosse solo molto impensierito. E lo credo tuttora."

"Anche per me è stato parecchio strano vederlo... tranquillo." Aveva ribattuto annuendo con la testa. "Deve essere il nostro lavoro di squadra, che lo ha aiutato tantissimo."

"Beh, se c'è qualcosa che posso fare per lui, da ora in poi sarà la mia priorità."

"Grazie mille, Sonic." Aveva ribattuto lei contentamente.

"Blaze..." ora il suo tono era cambiato, e si era fatto leggermente più impacciato. "Senti, credo di provare qualcosa per lui. Non ne sono ancora sicuro, anche perché non è mio solito innamorarmi così. Però, ho sentito le farfalle nello stomaco, quando i nostri sguardi si sono incontrati, ieri sera.".

"OH, che cosa carina!" aveva risposto lei ridacchiando "Stareste bene insieme!"

"Non lo so, sto correndo tantissimo..."

"Ma a te piace correre, no?"

"Non in questo caso."

"Ammettilo, hai paura che finisca come con Tails."

"Esatto." Aveva ribattuto afflitto " È esattamente quello il problema."

"Senti, sai bene che non eravate voi due, la causa dei litigi. Non preoccuparti, se vuoi provare, non penso che Silver si metta troppi problemi, anzi..."

"Forse è il caso di temporeggiare un pochino... ho bisogno di capire meglio lui, ma anche me stesso. Non mi sento troppo sicuro. E comunque non sono certissimo che lui si possa interessare a me."

"Ehi, hai tutto il tempo del mondo. Se proprio non te la senti, continua a passare del tempo con lui e se qualcosa dovrà succedere, succederà."

"Grazie Blaze." Pareva altamente sollevato dalla comprensività.

La conversazione di era conclusa in questa maniera, più un caloroso saluto e un 'ci vediamo presto'.
A questo punto la commessa, che ancora non aveva alcun cliente da servire, aveva dedicato qualche minuto a una riflessione riguardante il possibile amore tra i suoi due amici: sicuramente un fidanzamento avrebbe liberato Silver da buona parte dei suoi pensieri ridondanti e magari avrebbe anche aiutato Sonic a superare definitivamente la ferita lasciata involontariamente da Tails. Magari non lo voleva dare a vedere, ma era più che evidente una mancanza al suo fianco, e ne risentiva ancora, dopo tutto il tempo. 
Doveva aiutare entrambi, ne valeva la pena!
Per un attimo aveva pensato di parlare di quanto appena detto dal riccio blu a Silver, poi però si era resa conto che non sarebbe stato un buon tiro: doveva aiutare, non intervenire.

Il suo riflettere era stato interrotto non troppo tempo dopo da una signora con in braccio un bambino:

"Scusi, quanto fanno le caramelle a forma di delfino?"

La solita giornata di lavoro al market: il capo perennemente arrabbiato, le lamentele dei colleghi, la vecchia signora e la sua busta delicata, il cliente che non controllava i prezzi.

E la telefonata di Sonic.

'Forse...' si era detta sorridendo 'forse non è poi così normale, questa mattina.'

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Capitolo 12
*** Capitolo 11: Amy ***


Il forte e fastidioso maestrale soffiava forte quel giorno. Tutta la città era stata colta dall'improvviso calo di temperatura di prima mattina, e nonostante ormai fosse giunto il periodo degli sbalzi termici, che si presentavano ormai dalla fine del mese di agosto, quel freddo non era stato apprezzato davvero da nessuno.
Soprattutto da Amy, che con la sua Graziella rosa e nera, faticava a procedere verso la casa dell'amico. Per capriccio personale si era imposta di non spendere quel singolo ring necessario per usufruire della circolare urbana, in modo da poterlo mettere dentro il suo barattolo dei risparmi e comprarsi la collanina in argento che da parecchio tempo desiderava; tanto, anche se glielo aveva promesso, sapeva che Sonic non avrebbe speso i suoi guadagni per una cosa, a detta sua, 'futile e nemmeno tanto carina'. Ah, i ragazzi. Non capiranno mai cosa significhi un ornamento prezioso per una giovane che vuole essere notata a tutti i costi.

Si stava pentendo di aver scelto di conservare quell'insulso ring. Il maledetto vento non sembrava voler cessare, e oltre a rendere decisamente più faticoso pedalare, era anche freddo. In cuor suo, la ragazza sperava di trovare un bel tè caldo e qualche biscotto quando sarebbe arrivata, dopo quegli sforzi disumani, a casa di Silver. 
Ripensando a tutte le possibilità, invece di fare tutta la strada in bici, quanto sarebbe stato deliziante farsi accompagnare in auto dal suo principe? Avrebbe risparmiato soldi –lei, non lui-, tempo e fatica. Ma, aimè, il riccio bianco si era espresso molto apertamente per quanto riguardava l'incontro del martedì mattina, programmato da qualche giorno: niente ragazzi, niente ragazze. Solo lui, lei, qualcosa di buono da bere e i consigli d'amore.

Per Amy era stata una vera e propria gioia venire a sapere che il suo amico aveva trovato in così poco tempo qualcuno che si confacesse alle sue piacenze. Lei, nonostante tutte le conoscenze al dì fuori del ristretto gruppo, non aveva trovato persona alcuna che potesse interessare al ragazzino, forse perché erano tutti dei ragazzi di età superiore a entrambi e sapeva che, strano ma vero, a Silver creava disagio stare con delle persone più grandi di lui. Shadow e Knuckles erano l'eccezione che conferma la regola, come si suol dire. 
Comunque non era l'unica che aveva intenzione di presentargli dei ragazzi –anche se effettivamente lui si era rifiutato di partecipare a qualsiasi incontro perché 'non saprei, non mi ispira troppo.'- e forse era stata Blaze a trovare qualcuno di suo gradimento, oppure, vi era una possibilità molto remota, ma non era da escludere neanche quella, uno dei ragazzi. Dopotutto anche loro avevano parecchie amicizie, con giovani di tutte le età.

Il termine della fatica inesorabile compiuta a causa della sua scelta poco saggia, era stato segnato dalla visione del non troppo alto edificio dai muri rovinati in cui abitava l'amico. Appoggiando il suo fidato mezzo, che probabilmente non avrebbe più toccato dopo il viaggio di ritorno, se non a primavera inoltrata, aveva premuto il pulsante bianco che attivava lo squillante suono del campanello. Il musetto dorato di Silver era apparso immediatamente, come se fosse stato appostato davanti alla porta appositamente ad aspettarla, chissà per quanto tempo. Probabilmente era davvero così.

"Ciao Silv!" lo aveva abbracciato calorosamente, affondando la testa nella pelliccia candida che fuoriusciva dal colletto slabbrato della maglietta scialba da lui indossata.

"Ehi Amy!" aveva ribattuto restituendo l'amichevole stretta. Una volta separati, le aveva fatto strada verso la cucina, che fungeva anche da sala da pranzo, e aveva allontanato una sedia dal tavolo, facendole cenno di sedersi.

"Sei gelida." Aveva osservato mentre lei si aggiustava i capelli con le mani, chioma completamente arruffata a causa della corrente esterna.

"Non ti puoi nemmeno immaginare che vento idiota che c'è oggi."

"Si, ho notato." Aveva risposto lui sospirando, lasciando che qualche secondo di silenzio facesse sentire alla ragazza i costanti boati che provocava quell'aria ogni volta che si infrangeva su porte e finestre. "Che ne dici di qualcosa di caldo? Ho tisane e tè, se per te può andare bene. Altrimenti caffè, ma quello l'ho fatto da un po', sarà sicuramente già freddo."

"Un tè andrà più che bene, grazie." Aveva sussurrato lei inarcandosi sul tavolo e poggiando la testa fra le braccia, correntemente poste sulla scura superficie lignea.

"Arriva subito!" si era piegato sotto il lavabo per recuperare una teiera in acciaio e dopo averla riempita di acqua, aveva acceso i fornelli. Posta sul fuoco, aveva oltrepassato la ragazza, che lo guardava in attesa di ottenere la sua attenzione, e prendendo da uno sportello tangente al frigo diverse scatole, le aveva sistemate disordinatamente sulla tavola davanti all'amica.

"Scegli quello che preferisci!" aveva sorriso contento. Ogni scatola, non più lunga di quindici centimetri, aveva una colorazione diversa, in maniera tale da distinguere i diversi tipi di tè. La ragazzina dal pelo rosa aveva preso in mano quella più scura, di un blu cobalto, sollevandola e porgendola all'altro.

"Vada per qualcosa di classico."

"Il mio preferito!" aveva ridacchiato lui, estraendo una bustina di Earl Grey Tea dal suo interno e ponendo nuovamente al suo posto ogni confezione.

"Bene" aveva iniziato lei, una volta che anche il ragazzo aveva preso posto. "Su, sentiamo cosa hai da raccontarmi!"

"Ok, allora... per dirlo in breve, forse ho trovato la mia anima gemella. E penso di piacergli almeno un pochino." Aveva risposto eccitato.

"Sei serio?!" aveva gridato lei contenta "Chi è?!"

"Ehi, non corriamo!" aveva balbettato lui sorridendo "Non sono sicuro che tu lo conosca."

"Dai, spara." Aveva provato ancora. Doveva essere un abitante di qualche pianeta lontano, se lei non era sua conoscenza. Era più o meno amica di tutti i ragazzi e ragazze dell'università, ma anche di molti altri: chi frequentava i millemila bar in cui lei andava a farsi servire quasi ogni giorno, i ragazzi della squadra di atletica -che frequentava solo per tentare di intravvedere le cosce perfettamente toniche di Sonic mentre correva, con tutto il sudore che gli faceva brillare il pelo come se fosse coperto di lustrini- gli amici delle sue compagne di vita e qualche conoscenza anche da parte di Knuckles e Shadow, quindi ragazzi parecchio più grandi e molti di cui militari. E questi ultimi le avevano fatto pensare davvero tante volte quanto sarebbe stato nobile da parte del 'principe blu' andare a lavorare con il riccio bicolore –a cui presto si sarebbe unito anche Tails- solo per vederlo vestito in uniforme. Quale visione afrodisiaca?! Era difficile resistere a Shadow, che personalmente non aveva mai attizzato troppo le sue fantasie dipinte di azzurro, con quella divisa del reparto dell'Intelligence che ne metteva in risalto le forme rigide e virili, figuriamoci accostare quell'abito al viso angelico di Sonic!

"Uh uh! Sarà una sorpresa." Aveva ribattuto lui ponendo un indice davanti alla bocca. Dopo essersi ripresa dai suoi pensieri che ormai rasentavano il perverso, aveva risposto portando le mani avanti:

"Ok, va bene. Però se fai così non sono sicura di riuscire ad aiutarti." Aggiungendo un innocente "Cosa ti costa dirmelo?".

"Secondo me si può fare comunque." Aveva ribattuto lui con un pizzico di beffardia "Me la posso cavare da solo, per quanto riguarda come comportarmi. Però ho bisogno di una ragazza chic come te, perché ho bisogno di qualche consiglio per come presentarmi; sappiamo entrambi che non sono il ragazzo più decoroso di Mobius. Sai, ho un appuntamento con lui questa sera!"

"Oh, ma è grandioso! Quindi c'è già feeling tra voi! Ma da quando vi frequentate?". Eppure, nonostante la sua presenza con il gruppo si fosse ridotta a non molto più di tre ore alla settimana –tra esami imminenti e altre compagnie con cui aveva argomenti 'davvero troppo importanti da trattare' non aveva avuto troppo tempo per stare con loro- non aveva mai notato il ragazzino con qualcuno al di fuori dei tre amici e Blaze.

"Non troppo tempo... il primo vero incontro lo abbiamo avuto sabato. È stato divertentissimo!"

"Wow! Quindi ti ha chiesto di frequentarlo dopo una sola giornata insieme? Pazzesco, si è cotto molto in fretta!". Ma certo, sabato! Blaze non era in casa perché anche lei doveva uscire con il suo supersegreto ragazzo, o così aveva detto quando le aveva proposto di fare un salto al festival, quindi forse Silver era riuscito a farlo sgattaiolare in casa senza essere notato!

"Ecco..." aveva ribattuto il ragazzo facendo combaciare gli indici "Diciamo che in realtà non so se vuole uscire perché gli interesso in quel senso. Si, è interessato a me, ma più che altro vorrebbe aiutarmi a correggere il mio problema, sai, quando penso troppo e mi incanto."

"Oh beh." Lo aveva rassicurato lei con un caloroso sorriso e ponendo una mano sulla sua spalla. "È pur sempre un buon inizio, no?"

"Già." Pareva non voler assolutamente sollecitare particolari riguardanti la mistica vicenda grazie alla quale aveva iniziato a provare il forte interesse per quel mobiano x, o più semplicemente far almeno minimamente intravvedere tra le parole qualche indizio per rivelarne l'identità, per un motivo probabilmente non serio, celata.

Alzatosi in piedi, Silver era andato a controllare l'acqua sui fornelli: era bollente. Portandola al centro della tavola, e mettendo sotto un panno per evitare eventuali danni al legno del tavolo, aveva inserito le bustine, lasciandole in infusione.

"Che genere di consigli vuoi che ti dia?" aveva chiesto Amy, aspettando ancora una volta che l'amico finisse ogni azione. Stava iniziando a credere che se, come aveva detto lui, non conoscenza il ragazzo, forse era qualcuno di poco raccomandabile, o al contrario ingenuo e magari poco piacente. Sarebbe stato un motivo valido per non volerne parlare. 

"Beh, ho ritrovato una scatola con dei vecchi vestiti di mio fratello e li posso indossare, visto che finalmente mi stanno. Solo che sono abiti di più di dieci anni fa, e non so cosa può essere considerato recuperabile e cosa no." aveva risposto pensieroso, mentre, frugando in un armadietto posto al lato del lavabo, cercava due tazzine da tè non troppo impolverate da dover essere necessariamente lavate sul momento. Eccole, bianche con dei raffinati disegni color pervinca su una piccola porzione della superficie.

"Oh, ottimo!" aveva ribattuto lei "Sei fortunato ad aver avuto un fratello maggiore da cui recuperare almeno qualche maglietta; vorrei averla avuta io, una sorella più grande, così magari non dovrei spendere sempre tutti i miei risparmi per cose che alla fine non si rivelano per niente efficaci con Sonic."

"Nah, non è bello avere un fratello maggiore, te lo assicuro. Soprattutto le lui è più intelligente e furbo di te. I tuoi genitori ti mettono decisamente da parte o, come è capitato a me, vogliono che tu sia la sua perfetta fotocopia."

"Che ne sai, magari a lui non importava dell'opinione dei genitori e ti voleva bene comunque.".

"Credimi, no." aveva risposto appoggiando le due porcellane e in seguito osservando attentamente il minuscolo logo impresso nel piccolo pezzetto di carta che pendeva dalla bocca della teiera, chiusa. Si, sua mamma faceva sempre quel delizioso tè e tutti i membri della famiglia, alle cinque e mezzo, puntualmente erano riuniti a tavola, a consumare la calda bevanda e sgranocchiare qualche biscottino al burro. Ricordava che, quando era piccolo, era sua nonna a rimuovere l'involucro di plastica che avvolgeva la scatola rossa contenente i frollini. Poi li spartiva, lasciando ai due fratelli quelli con le gocce di cioccolato...

"Fregatene, l'importante è che i vestiti siano buoni."

"Anche tu bevevi il tè con i tuoi, da piccola?" aveva chiesto Silver, ancora intento a scrutare il quadratino che oscillava quasi impercettibilmente a destra a sinistra.

"Come mai questa domanda? Comunque no, qualche volta mamma me lo preparava, ma il più delle volte ero io stessa a farlo. I miei hanno sempre lavorato, per quanto io riesca a ricordarmi. Non abbiamo mai passato troppo tempo insieme."

"Mh, si. Ti capisco." Aveva affermato, lo sguardo ancora fisso "Anche i miei non erano troppo presenti in casa, la mattina. Passavo la maggior parte del tempo con Venice e, fintanto che era viva, mia nonna. Proprio in questa casa, seduti a questo tavolo. I pastelli sparsi nelle scatole, le merendine, le sue storie. Buono, il brodo che preparava, era..."
Voltandosi verso la ragazza, la quale lo stava squadrando alquanto confusa, aveva balbettato un debole "Sto uscendo fuori tema."

"Un po'."

"Ma se eri così sola, con chi passavi il tempo?"

"Oh, a volte ero semplicemente abbandonata a me stessa, ma spesso stavo con le babysitter e con il mio unico vero amico." Notando l'espressione di Silver, che pareva agognare informazioni, aveva concluso "Sonic."

"OH! Quindi vi conoscete davvero da tanto tempo!"

"Si, ci frequentiamo da sempre. Lui, ed i suoi due gemelli."

"Ha due gemelli?"

"Si, Sonia e Manic. Non te ne ha mai parlato?"

Facendo mente locale, si era ricordato del fatto che il riccio blu li avesse nominati durante il festival, ma riferendosi a loro come fratelli. Avrebbe dovuto informarsi a proposito di questi due ragazzi, magari potevano essergli anche utili.

"Oh, ora ricordo." Aveva riso. "Posso farti una domanda?"

"Sono qua per questo." Aveva risposto, seguendo con lo sguardo le mani dell'amico, che erano andate a sollevare la teiera per versare il caldo tè.

"Se tu e lui vi conoscete da così tanto..." aveva preso un bel respiro. Doveva sembrare più disinvolto possibile "Come mai non sei mai riuscita a conquistarlo?"

"Sonic non è facile. Non si accontenta mai." Aveva risposto sorridendo tristemente. "Non ascolta mai il cuore, a meno che non trovi il giusto compromesso con il cervello."

"Mi sembrava molto più impulsivo..." aveva borbottato il giovane.

"Se non sei di suo gusto, ci mette davvero poco a fartelo capire. In questo senso si, è molto impulsivo. Come mai ti interessa sapere?"

"Mah, curiosità. Sei una ragazza carina, non capisco perché dovrebbe evitarti così."

"Siamo solo amici. Purtroppo. Forse non capirà mai cosa significhi lui per me." Aveva risposto malinconicamente, prendendo un sorso della bevanda, non troppo calda, ma che comunque aveva dovuto trangugiare piano per evitare di ustionarsi la gola.

"M-mi dispiace... e se dovesse mettersi con qualcun altro?"

"No problem, prima o poi sarà mio." Aveva ridacchiato "Scherzo, voglio solo il meglio per lui. Soffriró tanto, ma se lo renderà felice... dovrò solo abituarmi." Silver aveva sentito un brivido che gli aveva percosso l'intero corpo. E se anche per lui Sonic riservava lo stesso fato? 
"Beh, che genere di vestiti ti ha lasciato tuo fratello?"

"Hai sentito? Non sarai mai abbastanza per lui. Perché dovrebbe scegliere un debole e insulso ragazzino come te?"

 

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Capitolo 13
*** Capitolo 12: Silver ***


Lo specchio rifletteva il giovane riccio, più fiero che mai del suo aspetto. Amy aveva fatto davvero un bel lavoro con le scelte e gli accostamenti, e si notava una differenza abissale tra il Silver che quel giorno avrebbe passato una tenera sera con il ragazzo dei suoi desideri e il Silver che come al solito si sarebbe 'divertito' a farsi urlare contro dalla sua coscienza.
Quella camicia nera che tracciava perfettamente il suo torace e che ne esaltava le forme lo faceva sentire diverso, più sicuro. Le lunghe maniche erano stata piegate in modo che coprissero solo la zona dalla spalla al gomito e l'orologio scuro era stato, con la cravatta bianca a decorare il tutto, il tocco di classe in più di cui aveva bisogno per impressionare Sonic.

Con due dita aveva spinto all'interno dell'indumento la lunga pelliccia che fuoriusciva dal colletto, e sospirando felicemente si era seduto sul suo materasso, posto esattamente di fronte allo specchio. Sperava davvero di poter soddisfare i gusti dell'amico. Aveva guardato le scarpe nere appena lucidate che calzava ai piedi, preoccupandosi della taglia, leggermente più grande della sua. Forse le avrebbe rotte, o chissà, magari sarebbe inciampato, facendo come al solito la sua bella figura. Ma -aveva letteralmente immaginato la scena come un film romantico anni '50- per un atto di estrema gentilezza e cura, Sonic lo avrebbe sollevato da terra e portato in braccio fino al suo mezzo, sotto la pioggia fine. Avrebbe controllato che non gli fosse accaduto niente di cui preoccuparsi e poi lo avrebbe baciato passionalmente.

Pensieri molto improbabili. Non poteva certamente sapere se il riccio blu lo apprezzava, figuriamoci volerlo baciare. Oltretutto non stava assolutamente per piovere, e il vento forte si era addirittura chetato, lasciando spazio a una brezza fredda, ma piacevole. Indossando una giacca sarebbe stato più che fattibile stare anche all'aperto.

"Siamo eleganti oggi." Aveva sorriso la coscienza. "Non ti ho mai visto così bello."

"Grazie." Aveva risposto impacciato. "Secondo te basterà per lui?"

"A me basta e avanza, poi se lui è cretino non è colpa tua.".

Silver aveva sorriso divertito, prendendo dal suo comodino due boccette di profumo, rinvenute sempre nella sacrosanta scatola di Venice. A Sonic piacevano i ragazzi curati e profumati, e nonostante il suo bagnoschiuma avesse un ottimo aroma, aveva reputato necessario anche l'utilizzo di una di quelle colonie. Questione di feromoni, si era detto.

"Forza, aiutami a scegliere."

"Mettine una a caso, il tuo bellimbusto sarà qua a momenti.". L'orologio segnava appena le sei del pomeriggio, e il ragazzino aveva giudicato parecchio strano che volesse che il loro incontro si svolgesse così presto. Forse la notte era impegnato a studiare per gli imminenti esami, li stessi di cui aveva parlato Amy quella medesima mattina. Non era roba da poco, un esame di urbanistica e pianificazione del territorio. Trovava parecchio strana la scelta del corso di studi del ragazzo, non era assolutamente ciò che poteva espettarsi da lui, ma nemmeno dall'amica rosa alla quale scelta però corrispondeva un giustificazione: lei aveva aspettato di sapere la scelta dell'amico e aveva addirittura saltato uno degli esami per poter ripetere la classe e seguire le lezioni con lui. Pazzia pura. Eppure, forse anche lo stesso Silver lo avrebbe fatto. Dopotutto, cosa avrebbe perso? Niente. Tempo? No, se il suo obbiettivo non era tanto di diventare una sottospecie di architetto, quanto di stare con l'amore della sua vita. Chi ha bisogno di ricchezza, influenza e potere, quando esiste il sentimento? Non lui di certo. Non ne aveva mai avuta la minima urgenza.

Dopo aver spuzzato un po' del profumo vicino al collo, Silver si era recato al piano inferiore per terminare le azioni da svolgere prima di uscire, come andare a bere e fare un salto al bagno, e incredibilmente, appena si era seduto sulla poltrona posta accanto alla porta, il campanello aveva suonato, con diversi trilli a creare una melodia.

Aperta la porta, l'aspetto di Sonic con cui avrebbe dovuto convivere la serata si era rivelato ben diverso da ciò che credeva –e agognava-: una canottiera nera, il cui unico pregio era scoprire le spalle atletiche dell'amico, un paio di pantaloncini corti poco sopra il ginocchio, dello stesso colore della maglia, e un paio di scarpe da ginnastica logore.

"Wo!" aveva salutato il riccio blu, stupefatto dall'apparenza dell'amico. Se l'uscita da lui programmata non avesse avuto uno sfondo tutt'altro che formale, sarebbe sicuramente rimasto a fissarlo per l'intera durata del tempo. Era a dir poco perfetto, cento volte più avvenente di ogni altra volta in cui aveva avuto occasione di vederlo; pareva più alto e slanciato, la pelliccia più candida e il tutto contribuiva a far apparire anche il viso più mascolino, mettendo in risalto il suo sorriso smagliante e il dorato delle sue iridi. Forse decidere di portarlo nel suo posto speciale non era stata un'idea troppo brillante. Si era davvero preparato così per uscire con lui? "S-sei... stupendo. Spiegami perché caspita non ti vesti sempre così! Sai quanto rimorchieresti?". L'amico aveva riso impacciatamente, ancora preoccupato per il vestiario sciatto altrui:

"Ciao Sonic." Per un momento aveva valutato di abbracciarlo, poi però aveva pensato che non era il caso di invadere lo spazio vitale del ragazzo, se non era stato lui stesso a richiederlo. "Anche tu elegante?"

"Ah, si. Forse avrei fatto bene a dirti dove andiamo..." aveva sospirato, ancora incantato. Gli sarebbe voluto saltare addosso, ma non era davvero il momento giusto. Aveva pensato anche di abbracciarlo per poter sentire meglio il suo odore, che anche se non era a contatto con lui si avvertiva appena e pareva parecchio gradevole. "Devi... dovresti mettere qualcosa di comodo. Non voglio che ti si strappino i vestiti.".

"Dove andiamo di bello?" forse non gli erano piaciute le sue sembianze? Eppure si era anche complimentato...

"È un posto parecchio speciale per me... ma è fuori città. In campagna." Aveva risposto sfregando nervosamente il braccio "Ho pensato che visto che mi parlerai della tua vita, forse dovrei fare altrettanto. Non è che abbia vissuto chissà quale esperienza traumatica, però... non so, forse ho fatto una stupidaggine a pensare che sarebbe stata una buona idea. Certo, non è un'uscita molto formale e-"

"Va benissimo. Dovevi solo dirmi cosa avremo fatto, così non mi sarei preparato così." aveva risposto sorridendo e afferrando proprio la mano candida che strofinava l'arto. "Vieni, ci metterò due secondi." Lo aveva trascinato fino alla sua camera, chiedendo venia per il disordine. Aveva aperto l'armadio situato di fronte al letto, quello su cui era impiantato lo specchio, e aveva chiesto all'amico di scegliere per lui mentre si svestiva.

Contro ogni suo personale buon senso, Sonic aveva preso le prime due cose a sua disposizione, piegate e riposte su un piano del guardaroba ligneo, solo per chiudere l'anta e ammirare il riflesso dell'amico nell'atto di denudarsi dietro di lui. Incantato da quel corpo magro eppure ben strutturato e proporzionato, si era reso conto di provare un'attrazione fisica più che notevole per Silver, cosa che andava a contrastare con quel suo pensiero perenne che ridondantemente gli ricordava che si conoscevano da troppo poco, e che tra l'altro non era chissà quale quadro erotico, un ragazzino completamente privo di muscoli, dal pelo scarmigliato, e perennemente vestito alla carlona. Certo, avere lo stesso giovanotto in boxer alle sue spalle faceva un effetto differente sia dal vederlo con le sue solite magliette malconce, sia dalla versione elegante e parecchio intrigante, che aveva scoperto esistere solo qualche istante prima.

"Hai scelto?" aveva chiesto Silver notando che non stava più osservando la ridottissima gamma di vestiti a sua disposizione. Girandosi di scatto il riccio blu, aveva porto all'amico quel pantaloncino sportivo rosso e la maglietta costellata di piccoli buchetti con la scritta 'Pantera – pure against the american grain metal', motivando la selezione con un forzato "Anche a mio fratello piacevano molto i Pantera. Credo li ascolti tuttora."

"Mh, non sono troppo per quel genere di musica, cioè, non lo disprezzo, ma non è che lo ami esageratamente. In realtà quella apparteneva a Venice.".

Imbarazzato, Sonic aveva finto un sorriso, rendendosi conto di aver appena fornito al ragazzino dell'ottimo materiale per farlo stare nuovamente male e possibilmente ottenere un bell'attacco d'isteria. Come se avesse potuto leggergli nella mente, il porcospino dagli occhi dorati aveva aggiunto:

"Non ti preoccupare, anche i vestiti che indossavo prima erano di Venice. Non so come, ma penso di stare riuscendo a non pensare a lui in modo troppo negativo."

"Oh, buono a sapersi!" aveva ridacchiato Sonic, finendo con il pronunciare una frase di troppo: "Quindi oggi non hai intenzione di piangermi addosso parlandone, vero?"

"No." Aveva semplicemente dichiarato infilandosi ambedue gli indumenti e cercando i suoi soliti stivali, incastrati da qualche parte sotto il letto e dispersi nella povere. Il broncio da lui messo su aveva immediatamente avvertito il minore riguardo alle battutine sulla sua sensibilità, necessariamente da evitare.

Terminato di cambiarsi, silenziosamente i due avevano percorso la scalinata, poi la cucina e una volta superato entrambe le stanze che li separavano dall'uscita, erano immediatamente saliti in auto.

"È molto lontano?" aveva chiesto Silver nonappena l'amico era riuscito a mettere in moto e uscire dal vicolo in cui si trovava la casa.

"Fortunatamente non troppo. Dal mio appartamento si, ma da qua non è chissà quanto distante." Silver viveva nella zona periferica, a differenza dello studente, il che era parecchio comodo per lui: nessun rumore molesto come i clacson che infestavano il centro della città, pochi vicini di casa che comunque non erano interessati alla vita altrui e soprattutto solo presenze necessarie. Uno o due bar, qualche piccolo negozietto di alimentari e nulla di più, come se fosse un piccolo paesino ai confini, e non parte integrante di una delle città principali della regione. Dopo essere uscito dalla zona abitata, la visuale osservabile era mutata dagli sgangherati edifici a dei campi dai toni spenti e opacizzati dalle nuvole che oscuravano il cielo. Il vento, ormai quanto più assente, aveva cessato di trasportare i cumulonembi cenerei attraverso il cielo, e ormai stabilizzati minacciavano acqua. Silver aveva sentito l'autista mugolare arrabbiato qualcosa che poteva sembrare ancora una volta un rimpianto per la sua scelta, ma non aveva tentato diammutolirlo o tranquillizzarlo.  Semplicemente aveva passato la maggior parte dei quindici minuti di viaggio immerso nella natura a osservare il passaggio rapido da campi probabilmente adibiti, durante il periodo estivo, alle coltivazioni di grano, alle vigne ricche di acini, a qualche ammasso disordinato di alberi di varia natura, una montagna non molto più alta di 500 metri che faceva da sfondo. 

Svoltando in una stradina sterrata circondata da quercie di diverse dimensioni, i due si erano trovati davanti a un vicolo cieco nel bel mezzo di un non molto fitto boschetto. Solo allora Sonic aveva aperto la portiera, si era slacciato la cintura e aveva girato la chiave in maniera tale da spegnere l'automobile, tirando il freno a mano per assicurarsi che restasse al suo posto. Silver si era slegato a sua volta ed era stato il primo ad abbandonare il suo posto a sedere, prendendo una fresca boccata d'aria.

"Ok, ora dobbiamo solo scavalcare quella rete e fare la piccola salita e siamo arrivati." Aveva dichiarato il riccio blu raggiante.

"Scavalcare la rete?" aveva chiesto l'altro, una volta che l'organizzatore della gita fuoriporta aveva indicato una recinzione in fil di ferro spinato, impiantato nel terreno grazie a dei pali di legno pitturati di bianco, alti circa quanto i ragazzi stessi.

"Oh, ho capito a che gioco vuole giocare! Entriamo in una proprietà privata e facciamoci arrestare! Digli che non hai intenzione di farti mettere in gattabuia, su. Torniamo a casa." Lo aveva richiamato la coscienza.

"Non so Sonic, non mi sembra un'idea troppo brillante..." aveva sussurrato, dando ragione alla sua mente. Effettivamente la presenza della rete poteva significare solo che qualcuno non desiderava ospiti nel suo terreno, e scavalcarla poteva costare una multa parecchio salata.

"Oh, avanti Silv. Non è così difficile." Lo aveva incitato, incamminandosi verso la suddetta tela di acciaio. Prendendo la rincorsa, aveva poggiato le mani su uno dei tanti pali, saltandolo a mò di cavallina.

"Silver..." aveva provato a sussurrare ancora la voce interiore. "Dai, non voglio che ti sfasci per uno stupido capriccio."

"Ma è sicuro? Cioè, è recintato..."

"Tutto ok, è solo per non far passare animali selvatici. In questa zona vivono diversi pastori, e per evitare che le bestie si intrufolino nel boschetto, hanno fatto mettere questa." Aveva ribattuto Sonic, facendo ancora una volta con la mano cenno di tentare di scavalcare.

"Non mi fido. Sicuro che non è privato?"

"Dominio pubblico Silv. Quando arriveremo in cima alla salita capirai."

Combattuto tra le due possibilità e opinioni delle due presenze, Silver era proceduto con lentezza in direzione dell'amico, fermandosi solo dopo aver sfiorato con la mano il palo utilizzato dall'altro per darsi la spinta.

"Non riuscirò mai a saltare." Aveva notificato abbattuto.

"Vuoi un aiuto?" aveva chiesto Sonic, pensando a cosa potesse fargli da supporto.

"Un salto del genere non sono in grado di farlo, assolutamente." Aveva spiegato ancora una volta il maggiore. Fissandosi per qualche secondo, perplessi, la mente del riccio bianco aveva iniziato a produrre, si, una soluzione, ma per fuggire da ogni qualsiasi penale che potesse incorrere saltando una rete. Oltretutto, ricordando la volta in cui aveva scavalcato la ringhiera, meno pericolante del pezzo ligneo che poteva avere pochissimi centimetri sottoterra e che quindi era tutt'altro che stabile, aveva valutato che, in caso di caduta, nell'ipotesi di non uscirne incolume, la ferita si sarebbe riempita di terra e sporco e non avendo portato del disinfettante non voleva rischiare. Altro fattore ad accrescere la sua insicurezza era il filo spinato, in parte ossidato. Aveva fatto l'antitetanica? E se si, il richiamo? Non ricordava assolutamente.

L'idea del compagno, arrivata non molto tempo dopo e che nonostante tutto non aveva soddisfatto al massimo i parametri di sicurezza del ragazzino argenteo, si era rivelata parecchio efficace:

"Ascoltami bene. Adesso metterò una mano da quella parte, l'altra qua." Così dicendo aveva posto i palmi rivolti verso l'alto uno alla destra e l'altro alla sinistra del legno verniciato, nel mezzo di due quadrati disegnati dal fil di ferro. "Fallo molto velocemente, non voglio spezzarmi le braccia. Devi tenerti alla punta del palo, poi metti prima un piede in una mano, poi l'altro nella destra, velocemente. Così dovresti riuscire a saltare."

"Non rischio di piombarti addosso?" aveva chiesto perplesso.

"Meglio per te, no? Atterraggio morbido." Aveva ridacchiato il porcospino blu guardandosi il ventre.

Fortunatamente per Sonic, Silver si era rivelato abbastanza agile da non cadere e evitare di fratturagli qualche osso. La scalata era avvenuta molto velocemente, nonostante l'insicurezza costante, trascinata come un velo dal riccio argentato. Quando aveva appoggiato i piedi per terra, scavalcando addirittura il corpo dell'amico, Silver si era sentito stranamente soddisfatto e incredulo. Forse non era lui ad aver fatto quel 'salto mortale', probabilmente si era trattato della coscienza che aveva preso comando del suo corpo. Era troppo per lui, un'azione del genere.

"Oh, bravo!" aveva gridato Sonic applaudendo "Sei stato grandioso!". Arrossendo, l'altro aveva chiesto quale sarebbe stata la prossima acrobazia da compiere. "Niente acrobazie, solo una piccola salitina." aveva risposto il ragazzo dagli occhi verdi, questi che scrutavano l'ambiente circostante come se fosse la prima volta che lo vedeva. Era cambiato parecchio dalla sua ultima scampagnata.

Breve salita era stata la definizione meno azzeccata che il giovane potesse inventare: un calvario di una pendenza estrema li aveva attesi, venti minuti di scalata silenziosa per evitare spreco futile di fiato. Sonic magari avrebbe potuto discutere per tutta la durata di quella che per lui pareva una normale passeggiatina, ma il maggiore, che non ricordava di aver mai affrontato tale fatica dalla sua nascita a quella sera, pareva particolarmente provato. L'unica cosa che alleviava la difficoltà era il debole venticello, che purtroppo si faceva sentire solo a tratti, che attraversava le fronde degli alberi e il canto degli esseri del cielo che volteggiavano felici nel vento.

Arrivato in cima, con il muso solcato da macchie rosse dovute all'affaticamento e gli occhi impastati, si era girato in direzione di Sonic, incapace addirittura di mettere a fuoco cosa aveva dinnanzi:

"Passami una bottigl- dov'è lo zaino?!"

"Ehi, rilassati. Niente zaino." Aveva ridacchiato il riccio blu. "Me lo ricordavo un po' diverso il posto, ma siamo qua. Seguimi.". Rassegnato all'idea che oramai l'intento di Sonic fosse quello di scuoiarlo e nascondere il suo cadavere sotto una delle tante querce rinvenute nella zona, il riccio spompato e dolorante lo aveva rincorso, mugolando per il dolore indentificato nei polpacci, nei quadricipiti e possibilmente in ogni muscolo del suo corpo.

Una scalinata. Ottimo. Perché quando vedi un tuo amico in pericolo di vita, gli fai fare degli scalini talmente alti da doverli scalare saltellando.

"Eccoci." Aveva dichiarato Sonic, indicando un tubo ricoperto da muschio da cui fuoriusciva dell'acqua cristallina. Erano arrivati a una sorgente. Silver si era immediatamente fiondato sotto il debole getto liquido e aveva aperto la bocca raccogliendo quanta più acqua possibile nelle sue guance. Poi aveva immerso la testa nella piccola pozza, non troppo pulita ma nella quale era comunque visibile il fondo, melmoso e non più profondo di un metro, in cui si raccoglieva l'acqua e dalla quale partiva il flusso che alimentava gli altri piccoli bacini che lentamente si andavano a formare sotto la sua vista che mano a mano, anche grazie alla frescezza della sostanza che ora gli infuppava la pelliccia, tornava a ripristinarsi.

"Caldo?" Aveva chiesto Sonic, che non si sa grazie a quale stregoneria era totalmente integro.

"Bevi." Gli aveva consigliato il ragazzino, scuotendo la testa per asciugare il pelo allisciatogli quella mattina da Amy e ora nuovamente arruffato.

"Non ho sete" aveva sorriso dirigendosi verso una costruzione di pietre, collocata pochi metri più avanti. Era una casetta di pochi metri cubi, recante quella che poteva essere definita una veranda. La porta metallica era saldamente chiusa con una catena e buona parte della facciata frontale era stata imbrattata dai vandali, probabilmente con delle bombolette.
Correndo in direzione di uno dei muri laterali, aveva fatto un salto abbastanza alto da aggrapparsi a una pietra circa alla metà dell'altezza totale dell'edificio, poi aveva scalato fino ad arrivare al tetto, dove si era immediatamente seduto con le gambe incrociate, Silver che ancora si stava rinfrescando. Quando il riccio bianco aveva finalmente individuato la posizione dell'amico, era impallidito.

"Che ci fai là sopra?"

"Sali!" lo aveva incitato.

"Che cavolo Sonic, scendi tu!". L'uscita si stava rivelando molto più faticosa del previsto, e stava già avendo ripensamenti per quanto riguardava voler lasciare scegliere la location al porcospino blu, la prossima volta. Non gli importava quanto potesse piacere al ragazzino, si sarebbe incontrati a casa sua e, come zona più estrema si sarebbe dovuto considerare il parchetto. Certo, il panorama non era niente male, ma preferiva un muro bianco e un polmone intero piuttosto che uno spiazzo nel bosco tra i monti e un'embolia polmonare.

"Dai, vieni! Qua c'è una bella arietta fresca!"

"Che coincidenza, qua c'è della bella acqua fresca." Aveva provato ancora. Non si sentiva di scalare quel muro, le pietre parevano troppo pericolanti.

"Vai. Volevi il fidanzato? E allora scala.". Quella dannata vocina beffarda...

'Grazie del supporto, amico.' Aveva risposto Silver con il pensiero.

"Dai Silv, non mi vorrai mica far aspettare! Cosa vuoi, una scala?"

"Mi farebbe comodo."

"Devo davvero scendere io?" aveva ribattuto ancora Sonic, facendo gli occhioni da cucciolo.

"No, no, arrivo..." aveva replicato scocciatamene, avvicinandosi all'ammasso di blocchi tondeggianti. Aveva inserito un piede nella cavità più prossima e una mano sopra una pietra, tentando di impiegare abbastanza forza per sollevarsi. Altro piede, altra mano, sempre più in alto. Non era riuscito ad arrivare nemmeno a metà strada, che le forze avevano deciso di abbandonarlo. "Non ce la faccio..."

"Altri due passi e ti tiro io su." Lo aveva incitato il riccio che ora lo scrutava dal bordo del tetto. Sarebbe forse stata come una scena da romanzo, di quelle in cui il cavaliere aiuta la sua donna a non precipitare in un dirupo? Il solo pensiero lo aveva fatto sogghignare tra sé e sé.

Spostando la gamba con difficoltà, Silver aveva compiuto un altro passaggio, fatale per la riuscita dell'operazione: sollevando il braccio, era riuscito ad afferrare quello del compagno, che sorridendo calorosamente lo aveva tirato nella sua direzione. 

Quel sorriso... 

"Eccoci qua!" aveva dichiarato felicemente Sonic, una volta che l'altro era riuscito a sistemarsi.

"Tu sei pazzo..." aveva mugolato il maggiore respirando profondamente.

"Non è stato divertente?"

"Ti diverti a vedere gli altri che quasi schiattano?"

"Dai, guardati attorno. La fatica è stata ripagata, no?". Effettivamente lo scenario aveva un non so chè di magico e... romantico. "E poi, sei adorabile quando sei tutto rosso.". Non si era nemmeno accorto di averlo detto a voce alta, ma ciò aveva fatto sia imbarazzare che sorridere Silver. Finalmente una frase degna di nota! Sonic lo trovava carino! Un uomo non dice 'carino' al primo ragazzo che incontra, no?

Interrompendo il momento di felice riflessione del giovane, il riccio blu aveva affermato sognante:

"Questo è il posto segreto in cui io e i miei fratelli venivamo a giocare quando eravamo piccoli."

Silver si era voltato in direzione dell'altro, notando nei suoi occhi verdi un accenno di nostalgia.

"Non c'è che dire, è una bella zona."

"Già..." aveva commentato il ragazzo dal pelo blu. "Cantavamo a squarciagola e quando Sonia portava la sua tastiera era ancora più bello. Puoi fare tutto il rumore che vuoi, è abbastanza lontano dal paese e nessuno verrà a sgridarti."

"Magari un giorno possiamo andare a trovare i tuoi fratelli, no?"

"Al massimo mia madre. Loro tornano solo per Natale. Lavorano lontano, sono stati più furbi di me con le scelte della scuola.".

"Oh, che fanno di bello?" aveva domandato Silver incuriosito.

"Sonia è parrucchiera e piano piano si sta facendo un nome, Manic suona in una band come batterista. Quando eravamo piccoli sognavamo di creare il nostro gruppo personale, ma lui non è stato così stupido da aspettare che io terminassi il liceo. Un gruppo abbastanza famoso da queste parti aveva bisogno del batterista, e non se lo è lasciato dire due volte. Certo, non gli basta per sopravvivere, ma fa anche altri lavoretti in giro. E poi ci sono io, che campo con i soldi di mia mamma."

"Io campo con i soldi della mia coinquilina, sono messo peggio di te, credimi." Lo aveva rassicurato Silver poggiandogli una mano sulla spalla.

"Non mi piace gravare sulle spalle di quella povera donna." Aveva concluso Sonic "E questo mi ricorda che devi parlarmi dei tuoi e di come sei stato questo enorme peso per loro." Aveva detto con tono sarcastico.

"Insomma, è arrivato il momento." Aveva sospirato il giovane dagli occhi dorati. "Dimmi cosa vuoi sapere in particolare.". Dopo pochissimi secondi di riflessione, il minore aveva domandato impensierito:

"Ovviamente voglio che tu mi spieghi chi è realmente tuo fratello. E, se mi posso permettere, mi piacerebbe anche sapere che diavolo è quella voce che ti parla nella testa, come l'hai descritta tu. Credi che sia una malattia? O lo fai di proposito? La controlli?"

"Piano. Per me sarà molto più facile parlare della mia coscienza, piuttosto che mio fratello, sai? Capisco meglio il mio cervello."

"Benissimo allora. Mi metto comodo!" aveva dichiarato Sonic sdraiandosi con le mani dietro la nuca a mo' di cuscino. "Prego, inizi."

"Certamente, capitano." Aveva ridacchiato. "Ecco, parlando in ordine cronologico, la prima volta che l'ho sentito parlare era in seconda media. Si, decisamente seconda, lo ricordo come se fosse ieri. Ho consegnato un compito al professore, e, sai com'è, ogni tanto bisogna lecchinare un po' per prendere dei bei voti."

"Non sono troppo d'accordo, ma prosegui."

"Comunque, ricreazione: arriva un ragazzino seguito dai suoi due fidati cani, perché altrimenti non saprei descriverli, e con fare balordo mi dice: 'Cos'è ti piace leccare il culo ai professori? Cercati un ragazzo se proprio hai voglia di leccare, frocio!'. Ti giuro, ha detto testuali parole, mentre mi afferrava il colletto della camicia."

"Oh, ricordo come funzionava alle medie." Aveva riso il riccio blu "Chi arriva ultimo è finocchio!"

"Esattamente. Sai, a volte pensi che reagire all'insulto sia una buona idea, ma avrei fatto meglio ignorarli e basta. Io... io sapevo di non essere attratto dalle ragazze. Tutte le mie cottarelle sono sempre state per ragazzi, e quando ho chiesto a Venice se c'era qualcosa che non andava in me, mi aveva risposto che il mondo è pieno di omosessuali e no, non è una malattia. Quindi, fidandomi di lui, mi sono convinto che non era assolutamente una cosa di cui vergognarmi e il giorno a quell'insulto ho risposto qualcosa come 'E anche se fossi frocio?'. Mi ha scaraventato a terra e... non so, non ricordo bene come. Ho sentito la voce nella mia testa che mi ha gridato di calciare il mio compagno prima che potesse saltarmi addosso per la regolare pestatura."

"Wo! E lo hai fatto?"

"Certamente. Era la mia mente a dirmelo, come potevo non ascoltare? Da quel giorno io e lui parliamo sempre. È come un'altra persona, non lo sento come parte integrante del mio essere. Abbiamo idee diverse, modi di reagire diversi, ma abita comodamente nelle mie cervella. È praticamente un secondo me."

"Mh, capisco..." aveva affermato il minore, annotando mentalmente quanto appreso.

"La verità è che non vorrei che sparisse." Aveva ammesso alzando gli occhi al cielo, controllando la posizione delle nuvole immobili sulle loro teste "È l'unico che ha dimostrato davvero di tenere a me e-"

"Ehi, questo è un insulto!" aveva commentato Sonic "Anche io tengo a te!"

"Oh, ma immagino." Aveva ridacchiato "Solo che... so che non mi posso fidare di nessuno. Di te mi sto fidando e, credimi, è insolito per me farmi trascinare da un ragazzo che conosco appena nel bel mezzo di un bosco, in un posto dimenticato dal mondo e soprattutto, come hai detto tu, dove nessuno può sentirti."

"Lo prenderò come un complimento."

"Lo è. Fatto sta che io e la mia coscienza siamo più di due fratelli, e se ho qualcuno che devo ringraziare davvero nella mia vita, è lei; mi ha salvato miliardi di volte dai bulli, dalle persone poco raccomandabili e da mio fratello e le pretese della famiglia. È stato un po' doloroso all'inizio, e non posso dire di non provare più rancore, ma lentamente sto dimenticando. Non ricordo più la maggior parte delle persone, e tutto ciò solo grazie alla personcina che vive in me, che mi fa vedere tutti come delle ombre. A malapena ricordo la faccia di mio padre e mia madre, non è grandioso?".

Le ultime frasi pronunciate dal ragazzo avevano alquanto turbato l'amico seduto accanto. Quindi questa 'coscienza' era stata in grado di oscurare parte della sua vita. E se avesse anche manipolato i suoi ricordi solo per far sì che s'isolasse? A quale scopo? C'era qualcosa di sinistro, in quella presenza.

"Sei sicuro che non sia pericolosa? Non credi che possa essere colpa sua, se sei stato solo per due anni?"

"Non lo farebbe mai." Aveva risposto Silver, convinto. "Starebbe compromettendo sé stesso. Lui ha lo scopo di salvarmi. Non pensare che non mi abbia mai istigato a stringere amicizie e a uscire fuori di casa almeno per fare una bella passeggiata. Lui può solo comunicare, ma non agire, perlomeno il più delle volte. Di solito dovrebbe chiedere il permesso, per parlare al posto mio.".

"Posso parlare e dirgli di andare a quel paese? Ti rendi conto che sta cercando di metterti contro la tua stessa coscienza, vero?"

"Se lo dici tu..." aveva sospirato Sonic, pronto a indagare e se possibile far fare all'amico una bella visita dallo psichiatra. Una cosa del genere non la aveva mai sentita. "Dai, invece che mi dici di Venice?"

"Oh, quasi dimenticavo di dover parlare di lui. Credo che tu abbia compreso che quando eravamo piccoli eravamo molto legati. Si, io e lui ci volevamo un bene dell'anima. Essendo quasi dieci anni più grande di me, mi ha sempre aiutato a studiare e abbiamo fatto tantissimi viaggi insieme. Mi portava al mare, in una spiaggia bellissima e cantavamo per tutto il viaggio... forse è per questo che, al contrario di tutte le persone insignificanti oscurate, la sua faccia la ricordo benissimo. Ricordo alla perfezione il suo sguardo."

"Deve aver fatto qualcosa di parecchio grave per perdere tutta la tua stima, non è così?"

"Non credevo fosse in grado di farlo.". 
I ricordi avevano investito Silver come un treno a piena velocità, immergendolo in quella sera di quasi tre anni prima, facendogli palpare, come in quel maledetto giorno, ogni istante. Pareva poter percepire addirittura suoni e odori, le voci, distorte nella sua mente, e le sagome vaganti dei protagonisti della serata. Non ricordava il volto di alcuno dei tre colleghi di suo fratello, ma li aveva rimembrati esattamente nelle loro posizioni: alla sua destra, uno con una camicia bianca e le gambe incrociate, seduto su una poltrona rosso fuoco, alla sinistra Venice, anch'egli elegante. Stava sussurrando qualcosa al suo orecchio, un avvertimento: 'Comportati bene e non farmi fare figuracce. Da questo dipende anche il tuo futuro.'. Davanti a lui, un mobiano grassoccio, che non poteva avere meno di 40 anni, e accanto a lui una donna, forse sua moglie, accomodati su un piccolo sofà del medesimo colore della poltrona. La casa in cui si trovavano apparteneva a questi ultimi due e l'incontro era stato organizzato dall'uomo, sotto richiesta del visone. Scopo della riunione era introdurre Silver al mondo del lavoro; aveva finito da pochi mesi la scuola e oramai era tempo di fargli capire come funzionava il mercato e soprattutto gli altri membri del settore.

Nessun membro della famiglia aveva voluto ascoltare le sue preghiere per quanto concerneva la ricerca di un lavoro modesto. Come poteva il figlio di un avvocato, fratello di un ragazzo che aveva dato vita a un'impresa che già spiccava il volo, fare un lavoro modesto come il cuoco o l'operaio? Non se ne parlava assolutamente, avrebbe fatto crollare il nome della casa. La decisione era stata presa: fino a tempo indeterminato avrebbe collaborato con il maggiore, e una volta imparato a gestire, fare i conti e creare compromessi con i colleghi, avrebbe fondato un'attività tutta sua.

L'aspetto delle persone davanti a lui, per quanto non riuscisse a ricordarlo alla perfezione, era curato e raffinato. Un pesante odore di colonia aveva riempito l'aria quando il ragazzo che si era accomodato alla sua sinistra si era alzato in piedi e aveva iniziato a percorrere l'area dell'ambiente a grandi passi. La stanza aveva preso una connotazione tossica e il suo naso, particolarmente sensibile agli odori, non sopportava quella fragranza troppo irrompente.

"Parlaci di te, Silver.". Il padrone di casa non aveva un'aria troppo rassicurante e dover discutere con lui era stato parecchio imbarazzante per il riccio. Non sapeva come rivolgersi e come richiesto da Venice, non poteva fare errori. A proposito di quest'ultimo, per quanto lo conoscesse come un ragazzo sicuro di sé e fiero, quando aveva necessità di rivolgersi a una delle altre tre persone nella sala, pareva diventare docile come una bestia ammaestrata. Era evidente che dovesse ammoinare per bene per guadagnare l'attenzione e la fiducia altrui.

Per quanto stressante la serata potesse essere, perché tra sguardi indagatori, domande parecchio personali e quel dannato profumo che pareva volergli inibire il senso dell'olfatto non era certamente gradevole come un caffè al bar con sua madre, si era rivelata non troppo pensante per lui. Immaginava torture di ogni genere, ma a quanto pareva bastava, come consigliato dal fratello, comportarsi adeguatamente. Per quanto riguardava i personaggi con cui aveva avuto a che fare, si era reso conto dopo non troppo tempo, che fossero persone non troppo raccomandabili e che la loro grandezza e soprattutto il loro guadagno, lo avevano conquistato non solo con il duro lavoro e la caparbietà, ma anche con parecchi metodi poco convenzionali; apprendere che anche suo fratello stava percorrendo la loro stessa via non era stato per nulla gradevole per lui. Non era arrivato a pensare che per creare il potere questi loschi individui avessero direttamente eliminato la concorrenza, ma pareva che, in caso di necessità estrema, quella sarebbe stata la loro prima scelta.

Tra una chiacchierata riguardante il reddito mensile e una con temi più coloriti, il ragazzo dall'odore poco felice si era diretto verso il quasi-sicuramente-quarantenne e sussurrando qualcosa nelle sue orecchie lo aveva fatto gioire:

"Che ne dite di un bel bicchierino di vino? Così rallegriamo un po' la situazione.".

Ecco l'inizio dei problemi. Spiegare che lui non beveva era stato abbastanza facile, anche perché dopo alcune proteste degli altri, aveva definitivamente dichiarato che non beveva, non perché non voleva che lor signori sprecassero il loro preziosissimo Dom Pérignon Rosé Vintage, ma perché era proprio astemio. La sua dichiarazione aveva fatto storcere il naso di Venice, che sussurrando a denti stretti gli aveva intimato di assaggiarlo comunque per non offendere i presenti. La risposta di Silver, sempre pronto a difendersi nonostante non ce ne fosse bisogno, era stato un "Anche tu non bevi mai, semmai non bere nemmeno tu." detto a voce più alta del dovuto. La faccia del maggiore, impressa nei suoi ricordi come un timbro indelebile, era un misto di sorpresa e vergogna, quest'ultima più accentata non appena aveva voltato lo sguardo verso gli altri, che lo avevano osservato confusi, scoppiando in una fragorosa risata.

"Tuo fratello beve come un dromedario. Non ti immagini nemmeno cosa diventa quando perde la ragione." Aveva riso la donna, rivolgendosi al più giovane della stanza. "che poi, bevesse solamente..."

Silver aveva squadrato il ragazzo, fissandolo intensamente nei suoi occhi color ghiaccio:

"Lo avevi promesso, Venice. Lo avevamo promesso insieme.". Venice, che sapeva bene a cosa si stava riferendo il minore, si era morso il labbro, spostando lo sguardo verso il pavimento scuro. Era vero, lo avevano promesso insieme, quella fredda sera invernale, davanti alla stufa. Loro sarebbero stati dei bravi ragazzi, non avrebbero mai scelto la via delle dipendenze, così avevano recitato davanti alla vecchia riccia ormai spenta e quasi in fin di vita, avevano solennemente giurato davanti alla loro cara nonna che non avrebbero mai fatto uno sbaglio tanto grave. Glielo dovevano, dopo tutto il bene che aveva fatto per proteggerli dalle severità dei genitori, per tutte le volte che era stata l'unica a ascoltare i loro lamenti e ad aiutarli a risolvere il loro problemi di bambini. L'ultimo desiderio della donna era stato solamente quello: vedere i suoi unici due nipoti crescere forti e sani, nella ragione.

"Tanto ormai non c'è più." Aveva ribattuto il visone, osservando il colore aranciastro del vino nel bicchiere mezzo vuoto di cristallo, poggiato sul tavolino da caffè al centro del cerchio formato dai presenti, guardandovi attraverso e, nel vedere i tre individui situati di fronte a lui, ricordare ciò per cui aveva rotto il patto: potere. Ma che importava, era solo una stupida promessa fatta a una vecchia decadente, sua nonna, certo, ma oramai non aveva più importanza. Non lo stava facendo solo per il volere dei suoi genitori e ciò che contava davvero era farsi un nome, venire rispettato e temuto, non importava quanti uomini e donne avrebbe dovuto compiacere, quanti bicchieri di alcolici avrebbe dovuto trangugiare, quante ingiustizie avrebbe dovuto compiere. Preferiva darsi in pasto a quelle persone, piuttosto che rimanere uno sconosciuto alla società per tutta la vita. 
Gli pizzicava la gola.

"S-sei... sei un mostro. Non ti riconosco." Aveva ribattuto Silver, sotto le tre paia di occhi curiosi e affascinati dai due litiganti. Era giunto il momento, la verità era venuta a galla. Come poteva suo fratello essere tanto meschino, perché non gli aveva parlato prima di questo fatto? Ora erano costretti a discutere davanti a tutti quegli insignificanti, per il porcospino, sconosciuti, che probabilmente godevano nel vedere il suo cuore spezzato trasmutarsi in parole soffocate. "Lascia sul tavolo quel diavolo di bicchiere, ti supplico."

"No." Aveva respinto fermamente, prendendo la bottiglia verde scuro in mano. "Non capisci quanto sia importante."

"Tu non capisci! Ti stai facendo manipolare, cazzo!"

"Piano ragazzino." Aveva ribattuto l'uomo, con quello che, se potesse essere ricordato, sarebbe stato probabilmente un sorriso beffardo, alzandosi in piedi e andando dietro il maggiore dei due. "Tuo fratello sta facendo passi da gigante. Che ti importa se beve uno o due bicchieri? Tanto, ciò che succede quando non riesce più a reggersi in piedi lo sappiamo solo noi, no?" aveva poggiato le mani sulle spalle di Venice. "E nessuno lo costringe a bere. Lo ha deciso lui e, francamente, ci fa molto piacere averlo fra noi, sobrio o meno. Lui ha capito come funzionano gli affari, Silver, ed è il momento che lo capisca anche tu. Sbaglio?".

"V-voglio tornare a casa..." aveva balbettato il riccio, scioccato e impaurito. "V-Venice, voglio tornare a c-casa.". Venice fissava un punto indefinito del muro che aveva dinnanzi a non troppi metri di distanza, mentre, dopo avergli lentamente massaggiato le spalle per qualche secondo, il padrone di casa era tornato a sedersi.

"No, la riunione non è ancora terminata. Da questo dipende il tuo futuro, non vorrai buttarti via così. Stai tranquillo, non ti succederà niente." Aveva obbiettato il giovane collega dalla colonia inebriante, tornando al suo posto.

"Venice, portami a casa, ti supplico!" aveva tentato ancora, questa volta balzando in piedi e tentando di dirigersi verso la porta.

"Ti rendi conto della figura che mi stai facendo fare?!" aveva sbraitato il ragazzo dagli occhi celesti, scattando verso il fratello, afferrandogli un braccio e tirandolo indietro "Sai quanto ho faticato io per arrivare qua?! Siediti e finiscila!".

Con le lacrime agli occhi, Silver aveva implorato ancora il ragazzo, tentando di trascinarsi, nonostante la stretta ferrea, verso la porta di uscita:

"Lasciami, ti supplico..." aveva balbettato, dando spettacolo ai tre uomini alle loro spalle, che invece di intervenire per chetare i due, li osservavano come fossero fenomeni da baraccone. L'orribile spettacolo che si stava consumando di fronte a quegli spettatori indifferenti, era proseguito in peggio: Venice aveva dato un forte ceffone al giovane, che intimorito e scosso si era accasciato sulle sue ginocchia, sedendosi per terra e pregando fra i singhiozzi. La bottiglia tenuta ancora in mano dal maggiore era stata avvicinata alle labbra del ragazzino:

"Su, bevi. Finiamo questa pagliacciata.". Ostinato, il ragazzo dal pelo bianco aveva chiuso la bocca. No, lui non era come quel traditore infimo, non avrebbe ceduto. 
"Bevi, cazzo!". 
Ancora silenzio dalla platea, che godeva nel vedere quella lotta per niente bilanciata. Arrabbiato più che mai, senza pensare minimamente, il visone aveva tappato il naso dell'altro, costringendolo, dopo quei miseri venti secondi di ossigeno, a schiudere le labbra per prendere fiato. Il collo della bottiglia era stato inserito all'interno della sua cavità orale, non concedendogli nemmeno di respirare, tanto veloce il Dom Pérignon gli aveva percorso la gola, scaldandola e portandolo quasi al soffocamento. Terminato il liquido, Venice aveva gettato la bottiglia a una lato della stanza, lasciando la presa e permettendo al fratello di sdraiarsi per terra tra intensi colpi di tosse e prendendo grandi boccate d'aria.

"Ci voleva molto?!" aveva chiesto, notando poi lo sguardo vuoto del ragazzino che lo scrutava atterrito, sfinito e soprattutto amareggiato. Girandosi verso i tre testimoni, aveva notato i loro sorrisi soddisfatti:

"Silver. Dai, non è successo niente. Su, torna a sederti." Aveva commentato il collega più giovane.

"Bravo, Venice." Aveva poi aggiunto la donna "Non pensavamo che avresti avuto tanto coraggio. Dopotutto quello è il tuo caro fratellino, no?".

Cosa aveva appena fatto? Senza degnare più di uno sguardo i suoi colleghi, si era voltato verso Silver, che ancora non si era mosso né ripreso, e lo aveva aiutato a mettersi in piedi.

"Lo porto a casa. Non penso sia in grado di continuare a discutere. Se è possibile, tornerò dopo averlo accompagnato." E così dicendo si era spinto, con il peso ingombrante del suo caro fratellino sulle spalle, verso la porta, scomparendo dietro il muro. L'ultima frase udita dal riccio argenteo, prima di non percepire più alcun suono, era stato un lontano:

"È davvero determinato. Si, quel giovanotto è un vero affare."

"Quindi, Silver. Vuoi ancora soffrire a causa di persone che fanno buon viso a cattivo gioco? Tu sai cosa potrebbe nasconderti Sonic?"

 

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Capitolo 14
*** Capitolo 13: Knuckles ***


Empatia, questa era una fondamentale caratteristica di Sonic. Il riuscire a immergersi nei problemi altrui senza venirne spaventato, il comprendere la sensibilità del suo interlocutore e l'interpretare ciò che potevano essere i segni di una debolezza interiore. Una volta compreso il fulcro della problematica, un'altra sua qualità era la dolcezza d'animo con cui si prendeva l'impegno di aiutare il prossimo in difficoltà.
Così era accaduto per quanto riguardava Silver: Non sapeva di quale patologia si trattava, ma dopo aver compreso che il riccio bianco aveva una gran babele nella testa, si era rivelato disposto a trovare il nocciolo della sofferenza, con o senza aiuto professionale. Silver non voleva andare dallo psichiatra, lo aveva detto molto apertamente una volta terminato il suo racconto, quindi lui non si era assolutamente voluto opporre al suo desiderio. Sperava che il ragazzino cambiasse idea, ma dopo vari tentativi mirati a convincerlo, si era arreso. A quanto pareva, il riccio bianco aveva troppa paura per la sua coscienza: cosa poteva succedere, in caso questa venisse obliterata da interventi o farmaci? Non si era a conoscenza di quali effetti avrebbe riscontrato la sua psiche, già di per se disturbata, e francamente Sonic non voleva che l'unica persona a cui il riccio bianco avrebbe affidato ogni suo gesto e ogni sua parola venisse disintegrata; obbiettivo possibile da raggiungere era il provare a sostituirla nel tempo.

"Senti Sonic, forse è davvero il caso che tu lo trascini da uno bravo." La voce di Shadow era tranquilla, ma lasciava trasparire quel tocco di perplessità che lo aveva accompagnato durante tutto il monologo del riccio blu. "Magari con una scusa, come un controllo all'omero. Non è da troppo tempo che ha tolto il gesso, mi pare una frottola bevibile."

"Ma pensi che sia davvero così stupido?" Knuckles era rimasto parecchio contrariato dalle supposizioni amiche "Ovviamente deve andare da un dottore, ma credo tu riconosca uno studio psichiatrico quando lo vedi, no? Di certo non è come il reparto radiologia."

"Ragazzi, io non posso fare niente. Se non vuole andare, non sono io che lo devo costringere con la forza." Sonic aveva preso un sorso della sua birra ghiacciata, poggiando il bicchiere sul tavolino in metallo. Il bar non era il posto più adatto per discutere di problematiche di tale importanza, ma pareva che non ci fossero orecchie indiscrete a origliare tutto ciò che i tre ragazzi avevano da dire; le uniche persone che occupavano il posto erano tre vecchietti che si stavano divertendo a giocare a briscola con le dipendenti del locale, riuniti nel tavolo situato un un angolo della stanza principale, a non più di dieci metri da loro. L'ambiente interno era parecchio caldo e accogliente, rispetto alla strada raffreddata e bagnata dalla tempesta che impetuosa si protraeva dalla notte, quindi come "base", il loro solito bar era stato giudicato il posto più conveniente.

"Non si parla di cosa vuole, ma di cosa gli serve." Aveva ribattuto Knuckles scocciato, versandosi un po' del liquido biondo in bottiglia dentro il bicchiere di vetro a sua disposizione.

"Te l'ho detto, ha paura per la sua coscienza. Non la vuole perdere, dice che è l'unico vero amico in cui ancora crede e oltr-"

"Ma che gran cazzata." Aveva ancora contestato il rosso. "Non ti asportano parte del conscio con una visita.". Nonostante fosse dello stesso parere dell'echidna, Shadow aveva messo in chiaro la sua considerazione:

"Sicuramente ha paura che gli psicofarmaci gli mandino in pappa il cervello, o magari il suo timore è di venir rinchiuso. Non è sano, il manicomio ha sempre le porte aperte per gente come lui."

"La smettete di dire che è matto?" Sonic aveva un tono autorevole "Vorrei vedere voi, dopo aver vissuto un trauma del genere."

"Suo fratello è la puttana dei suoi colleghi, e quindi?" Knuckles non voleva mettere in dubbio il fatto che il porcospino argenteo avesse passato un esperienza per niente facile, ma non riusciva a capacitarsi del fatto che fosse rimasto così segnato da una cosa che alla fin fine non lo riguardava direttamente. Se il datore di lavoro del visone aveva specificato che era stato il ragazzo stesso a scegliere la sua strada, Silver poteva benissimo rifiutare quelle da lui ritenute ingiustizie, lavorando con molta serenità. Forse era stato condizionato dal fatto di non aver mai avuto un famigliare in cui confidare, ma l'echidna credeva che, se ci avesse messo un po' di buona volontà, il porcospino avrebbe potuto trovare un buon amico, come erano lui, Shadow, Sonic, Blaze e Amy, del resto. Certo, forse il destino non li avrebbe fatti incontrare altrimenti, ma magari sarebbe stato felice e contento con altri ragazzi e ragazze, e cosa più importante, privo di malesseri mentali.

"E quindi?! Knux, possiamo smettere di far sembrare tutto così semplice? Quel ragazzino ha vissuto una pessima infanzia, un'adolescenza altrettanto dura e si è trovato a dover fronteggiare la verità di non poter considerare sincero nemmeno il suo unico fratello, che forse è l'unico che lo ha sempre valutato con un minimo di riguardo."

"Ascoltami Sonic, io voglio bene a Silver, tanto quanto te. Per lui sto addirittura mettendo da parte il mio orgoglio, sto tentando di essere comprensivo e voglio tentare di prendere le vesti del fratello sincero e amorevole che non ha mai avuto, ma voglio che questo serva a qualcosa." L'echidna aveva preso un profondo sospiro "Lui deve, a tutti i costi, essere visitato. La sua potrebbe essere una malattia grave, come una comune depressione. Fatto sta che non dobbiamo sottovalutare i sintomi e nessuno di noi qua è un neurologo."

"Non voglio dare pareri medici, anche perché più di prendere pastiglie per il mal di testa non faccio, ma non abbiamo pensato che potrebbe essere bipolare? Questo spiegherebbe perché si è depresso a tal punto da rinchiudersi per così tanto tempo. Io sinceramente avrei abbandonato la mia famiglia, ma senza smettere di cercare dei contatti esterni." Ora anche il maggiore aveva portato alla bocca il suo bicchiere per berne il contenuto.

"I bipolari sono quelli che hanno reazioni esagerate, vero?" l'echidna aveva abbandonato il peso della testa sul braccio appoggiato nel tavolino privo di tovaglia. A quanto pareva la partita delle persone della seduta accanto era terminata e ognuno stava tornando al suo posto. Sally, barista, si era presa l'impegno di lavare i due bicchieri sporchi abbandonati nel lavabo da prima che i tre amici entrassero nel locale, Rouge, dopo aver ritirato il mazzo di carte usurate dalla vecchiaia, aveva preso una spugna per lavare il tavolo in cui si erano svolte le diverse partite a cui aveva partecipato, tavolo sporco di briciole di paste e di zucchero; gli anziani signori avevano lasciato il conto sul bancone, con una mancia aggiuntiva alle due ragazze.

"Diciamo di si." Aveva risposto Shadow, guardando nella stessa direzione in cui era rivolto lo sguardo dell'amico: la pipistrella, china, era intenta a strascicare uno strofinaccio per asciugare l'acqua e detersivo da lei rilasciato sulla superficie metallica. Dalla posizione strategica dell'echidna, si poteva ammirare una visione parecchio piacevole, tra tutte le curve e le movenze, anche se compiute in modo non volontario, parecchio stuzzicanti. 
Certo che Knuckles aveva proprio preso una cotta bella e buona per quella ragazza. Si, come diceva il ragazzo dal pelo rossastro, era parecchio affascinante, ma il riccio nero, prima di infatuarsi di qualcuno, doveva entrare in sintonia, doveva dare vita a un vero e proprio collegamento mentale; forse, se Blaze non fosse stata una ragazza tanto intelligente e simpatica, non la avrebbe nemmeno mai guardata in faccia per coglierne la bellezza. Quei due, al contrario di lui e la sua ragazza, non si erano mai scambiati più di un 'una pasta al cioccolato e un cappuccino, grazie.', il che rendeva ambigua l'attrazione spropositata provata dal ragazzo dagli occhi viola : gli interessava lei, o il suo seno?

"Sai cosa? Ci ho pensato anche io. Però conosco una signora bipolare e, nonostante gli effetti siano principalmente inibiti dalle medicine, non è proprio un comportamento analogo a quello di Silver. Teoricamente, visto che Blaze mi ha detto che lui dal dottore non è mai voluto andare, e quindi possiamo dedurre che delle pastiglie che gli servirebbero non sappia nemmeno il nome, dovrebbe essere o davvero tanto depresso, o molto esaltato, o entrambi. Si, non è proprio al massimo della sua forma, e ha alcuni alti e bassi, ma non mi pare messo così male da poter essere considerato bipolare.

"Sembra che ora sia tu che sottovaluti la cosa. Non so se sia più grave il tuo precedente volerti convincere che Silver stia bene o il voler capire e dare pareri riguardo quale potrebbe essere la problematica. Non siamo in grado di aiutarlo da soli, dai retta a me." Aveva ribattuto il rosso, altezzosamente.

"Sai cosa mi fa credere che possa avere un altro problema? La coscienza, come la chiama lui. Magari è una sua seconda personalità, però sinceramente credevo che chi soffre di quel disturbo manifestasse la sua altra persona senza controllo, facendo si che questa si sostituisca al suo normale essere; lui invece ha il tutto solo nella sua mente, da quello che mi ha detto." aveva continuato il porcospino blu, ignorando le simpatiche accuse altrui.

"Non mi convince nemmeno questo..." aveva provato ancora Shadow. "Comunque Knux ha ragione, non ti puoi addossare un peso del genere, Sonic."

Ancora una volta, il più piccolo aveva proseguito senza badare ai consigli del nero: 
"Blaze mi ha anche detto che probabilmente lui soffre di allucinazioni. Ve lo avevo raccontato quello che mi detto?". E ricevuta una risposta negativa da entrambi, si era immediatamente messo a raccontare ciò che aveva ricavato dalla ragazza, senza soffermarsi sui dettagli. Knuckles aveva smesso di ascoltare a metà del racconto, più o meno quando aveva deciso di aver sentito tutto ciò che era necessario conoscere. Il resto del tempo impiegato dagli altri per ricapitolare le informazioni, lo aveva trascorso ad ammirare la bella Rouge che discuteva tranquillamente con la cipmunk. Quando rideva gli angoli della sua bocca si andavano a stirare, facendo intravvedere due adorabili fossette. Come al solito, dopo aver ricordato che la sua risata era, a detta sua, oscena, aveva portato una mano davanti alle labbra, soffocando un po' il suono melodioso della sua allegria.

"Ora, se Knuckles ci vuole ascoltare invece di guardare il fondoschiena a Rouge," aveva detto Sonic a voce talmente alta da attirare l'attenzione della giovane cameriera, che si era avvicinata a loro, un po' seccata ma mantenendo il suo classico sorriso smagliante. "Vorrei continuare a cercare una soluzione al caso."

"Di che discutete di bello, tesorini?" aveva chiesto lei una volta presa una sedia e, senza nemmeno chiedere il permesso, si accomodata accanto al minore.

"Silver. Hai presente?" Knuckles non aveva chiesto un parere a nessuno prima di informare Rouge sul loro argomento, che doveva essere addirittura segreto per il rosso e il nero, figuriamoci per una cameriera che con lo psicopatico non aveva nulla a che fare. "Stiamo cercando di capire che problemi lo affliggono."

"Oh, capisco. Ha fatto qualche disastro?" aveva continuato lei.

"Nah." Questa volta era stato il riccio nero a intervenire "Sta benone. Solo che il nostro prode cavaliere." Aveva indicato Sonic "Vorrebbe aiutarlo a risolvere le sue turbe mentali. Io credo che sia bipolare, Sonic dice che potrebbe avere un disturbo della personalità. Diciamo che è come il bambino de Il sesto senso: vedo la gente morta!"

"O mio Dio, ma è assatanato?"

"No." Li aveva interrotti il riccio blu, scocciato del loro comportamento. Sentire che il ragazzo che gli piaceva veniva deriso senza scrupoli da tutti e tre gli altri presenti gli stava facendo venire il nervoso, oltre che fargli provare un leggero malessere. Si sentiva urtato a sua volta. "Shadow sta solo scherzando. Diciamo che dice di avere una persona nella testa che gli parla e lo aiuta a decidere cosa fare. Credo che il mio ragionamento possa essere considerato valido: questa cosa che ha nel cervello gli fa avere le allucinazioni, lo fa deprimere e lo ha tenuto chiuso in casa per mesi."

"E se fosse schizofrenico?" aveva chiesto la ragazza, citando l'unica malattia che le pareva compatibile. Essendo un appassionata di psicologia, nonostante non avesse fatto una scuola con quel genere di materie, sapeva un po' gli effetti della malattia. Sperava che Silver non ne fosse affetto, nonostante lo conoscesse solo di vista e non si fossero scambiati più di tante parole. Nessuno merita un fardello del genere.

"Perdonate la mia ignoranza." Knuckles si era fatto paonazzo. Non voleva fare una brutta figura, soprattutto davanti a lei, ma volendo partecipare attivamente alla conversazione aveva bisogno di qualche delucidazione. "Non mi ricordo bene cosa causa la schizofrenia."

"Una persona schizofrenica" aveva spiegato la pipistrella "Ha delle allucinazioni uditive, delira e potrebbe avere un disordine nel pensiero e nel linguaggio."

"Effettivamente Silver cambia continuamente argomento e non riesce a seguire un filo logico." Aveva risposto Shadow bevendo l'ultima parte avanzata della sua birra.

"Non mi convince ancora. Soprattutto perché, caro Shadow, Silver sa benissimo di che parla." Aveva ribattuto il minore, ancora più scocciato. "E poi Silver non urla continuamente, solo qualche volta si incanta, ma è normale..."

"Fammi indovinare." Aveva sorriso Rouge, guardando il ragazzino dritto nelle orbite "Ti piace Silver, non è così? Non fai altro che difenderlo.".

Sonic si era ammutolito, a quella affermazione. Ma più inquieti di lui erano gli altri due ragazzi, che attendevano una risposta. Entrambi sapevano dei sentimenti provati da Silver, e se il riccio blu ricambiava...

"Oddio, ma seriamente?"

"Dai, Sonic, illuminaci!"

"Beh?" Avevano chiesto i tre accusatori in coro.

"Ok, lo ammetto, un po' mi piace." Aveva risposto lui spostando lo sguardo. "Ma non diteglielo."

Dal tavolo si era alzato un "Awww" non appena il minore era arrossito. Era evidente che non volesse che gli altri sapessero della sua cotta, soprattutto perché avevano appena finito di elencare quelli che potevano essere i problemi di salute mentale del porcospino bianco e non era proprio un suo volere venire ricordato come "quello innamorato del pazzo", nonostante a lui poco importasse dei pareri altrui. Certo era che, prima di iniziare a considerare una relazione, voleva tentare di indirizzare un pochino Silver verso la sanità.

D'altro canto, Knuckles non era riuscito a trattenersi e aveva spifferato quanto sapeva riguardo i sentimenti di Silver:

"Complimenti amico, hai trovato la tua anima gemella! Lo sai che anche a lui piaci? E non poco, penso sia praticamente ossessionato da te!"

"Davvero?"

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Capitolo 15
*** Capitolo 14: Sonic ***


Nessuna notifica, nessun messaggio, niente telefonate, no email.

Il dito di Sonic andava sporadicamente a cliccare sul pulsante di accensione del suo telefono, scrutando il blocco sfondo raffigurante la foto più bella che era riuscito a fare alla sua vecchia chitarra elettrica, prima di cederla per non troppi rings a un compratore sconosciuto. Una delle scelte di cui si era maggiormente pentito, forse la peggiore: aveva buttato via un cimelio della sua infanzia per un compenso che a malapena gli aveva pagato una cena in ristorante. Una scelta davvero stupida. Riguardarla impressa nello schermo lo portava indietro nel tempo...
Forse avrebbe dovuto mandare un sms ai suoi due gemelli, giusto per sapere come stavano; era da tanto che non aveva loro notizie. Lo avrebbe fatto più tardi, quando avrebbe trovato il modo di raccontare loro che si era nuovamente infatuato di un ragazzo, e questa volta era l'esatto contrario del volpino: un giovane che aveva conosciuto poco più di un mese prima e che soffriva di una strana malattia mentale ignota.

Nessun segno di vita da parte dei suoi amici "quotidiani". Per quanto riguardava Knuckles e Shadow, sapeva che non avrebbero risposto presto ai suoi messaggi inutili: come indicato dall'orologio, che lo schermo dell'apparecchio sfoggiava alla destra della tastiera dello strumento musicale, erano le ore 20.40, e generalmente -a maggior ragione quella sera, a distanza di soli tre giorni dalla gara- a quell'ora i due ragazzi stavano proseguendo il loro allenamento. Oltre ai due, aveva inviato un messaggio anche a Silver, che recitava semplicemente 'Tutto bene, tu?' riferito all'ormai consueto salutare e chiedere come era andata la giornata del riccio bianco. Avrebbe voluto scrivere che aveva passato, oltre alle ore nel campo di atletica la mattina e qualche ora con i colleghi dell'università poco dopo pranzo, tutta la sera a leggere e rileggere i fogli che aveva stampato dalla sua enciclopedia online di fiducia, riguardanti le più disparate malattie mentali, in modo da tentare di realizzare di quale di queste potesse soffrire il suo interlocutore; però aveva abbandonato l'idea di far sapere delle ricerche al maggiore pensando che ciò potesse urtare la sua sensibilità. Certamente sentir dire a uno dei pochi amici che ti rimangono 'forse ho scoperto di quale disturbo psicologico soffri!!!' non è ciò che un ragazzo vorrebbe, soprattutto se è colui di cui sei pazzamente innamorato.
Sonic non riusciva ancora a realizzare che Silver fosse davvero così attratto da lui, e mentre da un lato ne era più che lieto, dall'altro sperava che si prendesse più tempo per riflettere, come stava facendo lui. Confidava negli amici per il mantenimento del segreto, ma considerando che Knuckles non si era fatto problemi a diffondere le informazioni private riguardanti i sentimenti del porcospino bianco anche davanti a una quasi sconosciuta, non sapeva se poteva davvero stare sereno.

Nessuna risposta dai tre. Fattore turbante era il silenzio che aleggiava nella sua camera, illuminata solo da una luce giallastra prodotta dalla lampada poggiata sulla scrivania alla quale sedeva; avrebbe preferito udire i trilli che comunicavano l'arrivo dei messaggi, nonostante la suoneria fosse fastidiosa oltre ogni sua concezione. La aveva scelta solamente perché almeno così era costretto a controllare il cellulare ogni qual volta il suono giungeva alle sue orecchie.
La cosa che lo rendeva più irrequieto era l'assenza di una risposta da parte di Silver, che teoricamente doveva essere a casa, senza nulla da fare. L'intenzione era di aspettare, poi telefonare se l'attesa si fosse protratta troppo a lungo.

L'altro problema, e forse quello più consistente, era che alla fin fine lui non avrebbe dovuto passare il suo tempo ad aspettare che i ragazzi si degnassero di connettersi, tanto meno a leggere a proposito del Disturbo Post Traumatico o della Mania, bensì avrebbe dovuto studiare per l'imminente esame scritto. Come comunicatogli attraverso l'apposito sito, la prova di sarebbe svolta il lunedì, e ciò significava che aveva solamente quattro giorni per imparare a menadito quei capitoli infiniti che gli avrebbero concesso l'ingresso al secondo anno di corso. Le pagine di geografia urbana continuavano a presentarsi sotto il suo sguardo, ma a lui ogni parola appariva come un aggrovigiliamento di lettere, sparse e inserite qua e là in modo affatto artistico. Forse se avesse studiato un po' per volta avrebbe avuto una minima speranza di riuscire nel suo intento di accedere alle prossime lezioni, ma la superbia gli aveva consigliato di attendere e divertirsi, poiché la sua mente era abbastanza sviluppata da permettergli di memorizzare il tutto in pochissimo tempo. Purtroppo, quella sua intellettualità aveva un'altra rotta, era completamente mirata alla risoluzione del caso 'Silver' e la pianificazione del territorio era divenuta tanto insulsa quanto complicata.

Ecco che infatti, come già successo una miriade di volte durante quello che doveva essere il suo orario di studi, l'occhio era caduto sulla cartellina adibita alla ricerca psicologica sull'amico argenteo, materia decisamente più interessante di ciò che avrebbe dovuto trattare seriamente sui fogli di carta che gli avrebbero assegnato il fatidico mattino dell'esame.
Una sola cosa era certa: il corso di studi da lui intrapreso non era il suo vero cammino, non quello che sentiva suo. Perché non si era concentrato sul suo desiderio personale, invece di ascoltare i professori del liceo?
'Sarai un bravissimo architetto, è la strada giusta!'
La cruda verità era che a lui l'architettura interessava molto relativamente. Si, non poteva dire di non essere portato per lavori come l'ingegnere o il geometra, ma sentiva di non appartenere troppo a quel mondo fatto di numeri e linee. Nell'ultimo anno della scuola superiore, troppo tardi, aveva trovato dei docenti che gli avevano fatto amare come mai prima le materie umanistiche e in modo particolare la filosofia. Però, come ribadito dalla madre e dagli insegnanti, facendo di quella materia il proprio scopo di vita, non si andava da nessuna parte. Chiunque aveva deciso di laurearsi in filosofia, o era divenuto professore, cosa che il riccio non era intenzionato a fare, oppure faceva la fame gravando sulle spalle dei genitori o del partner. E lui voleva essere indipendemte, non aveva intenzione di elemosinare denaro e alloggio.
La società richiedeva continuamente delle persone competenti in grado di gestire e pianificare, e non avendo la più minima intenzione di cimentarsi nello studio di giurisprudenza o medicina, l'unica soluzione vera era apparsa ai suoi occhi sotto la mesta forma del corso da lui scelto. Mai lo avesse fatto!

Il suo pensiero si era, in pochissimo tempo, rivolto alle ricerche per Silver. Una volta preso un quaderno dalla copertina gialla dalla pila locata sulla scrivania, aveva recuperato la cartellina trasparente in cui teneva i fogli stampati e con devozione aveva iniziato una nuova area di ricerca; con una penna rossa aveva scritto il titolo in stampato maiuscolo, ben leggibile, sul margine superiore.
L'argomento da lui affrontato in quel momento sarebbe stato il delirio. Per quanto considerasse il riccio bianco fin troppo calmo per poter essere affetto dalla patologia, diversi punti rinvenuti nella descrizione del delirio erano analoghi a quanto sapeva sul conto dell'amico.

Come prima cosa, prima di tentare di esaminare uno a uno i possibili casi in cui la malattia si presenta, aveva provato a evidenziare quali erano più simili al soggetto da esaminare: quelli più rappresentativi erano sembrati il delirio nichilista, quello di controllo o inserimento e quello somatico e forse -avrebbe avuto bisogno di conferme dal diretto interessato- quello onirico.
Il suo sguardo era passato velocemente tra le righe che trattavano degli effetti generali, e per quanto Silver potesse avere qualcosa in comune con tanti dei punti dell'elenco, ad esempio la poca attenzione e la difficoltà a discutere senza cambiare discorso improvvisamente, Sonic aveva ritenuto che non era il delirio il vero problema. Non perché non voleva rendersi conto del fatto che l'amico avesse effettivamente qualche problema, ma riflettendo a fondo, tra una pausa e l'altra dagli impegni, si era reso conto che ogni singola stranezza del ragazzino era direttamente collegata alla coscienza. Non vi era stata una volta in cui non era stata quest'ultima il capro espiatorio della situazione, ma essendo una voce nella testa, forse il riccio bianco intendeva dire che era la sua mente ad aver bisogno di cure, oppure che tutto derivava da una turba mentale che per lui aveva un'identità propria. Magari era un amico immaginario su cui scaricare tutte le colpe. Eppure aveva ribadito ben due volte, una durante il festival e una alla sorgente, che la coscienza era dotata un cervello proprio.

La situazione era estenuante, ogni indizio conduceva a una soluzione differente.
Improvvisamente si era ricordato del fatto che Blaze gli avesse confidato che il maggiore stava molto meglio ora che finalmente usciva dalla sua amata casa.
Preso il portatile, aveva immediatamente cercato la parola chiave 'solitudine'. Incredibilmente, nella pagina web in cui aveva trovato un breve saggio dedicato all'isolamento e alla povertà dei legami affettivi, e i problemi che causa, aveva trovato una grande compatibilità con le stranezze di Silver: stanchezza fisica e indebolimento del corpo, diminuzione della cura di sé stesso, disturbi nella qualità del sonno e maggiore vigilanza e percezione del pericolo. Quest'ultima parte, in particolare, poteva essere legata, sia alle allucinazioni di cui soffriva Silver, a quanto pare mirate allo stimolo di una buona autodifesa, sia alla sua diffidenza con le persone, caratteristica che probabilmente aveva adottato fin da piccolo a causa del bullismo.

Mentre il riccio blu terminava la lettura dell'articolo, che si concludeva con cure e soluzioni, il suo telefono aveva emesso lo sgradevole, ma tanto atteso, trillo.

Silver: Tutto ok, come al solito. Nulla di troppo emozionante.

Sonic aveva sorriso a quelle parole, ma poco prima di riuscire a formulare una risposta, un'altra frase era apparsa:

Silver: Oggi ho parlato un pochino con Knuckles e tra una cosa e l'altra mi ha detto che piaccio a una          persona...
Non è che mi aiuti a capire chi è?

Il ragazzo dagli occhi verdi era sbiancato improvvisamente.

-Di sicuro non è fidanzato/a.

Era inutile prosporre il momento, ci sarebbe arrivato prima o poi, e anche se lo avesse scoperto, il minore non avrebbe avuto problemi a chiedere di poter passare dell'altro tempo insieme per una conferma. No cose affrettate.

Silver: l'ho pensato anche io, quindi non possono essere né Blaze, né Shadow. Meno male, immaginati che imbarazzo con Shadz ahahahah

-Sarebbe stranissimo!!
Non riuscirei nemmeno a immaginarvi innamorati. Cioè, mi fa già strano pensare che stia con Blaze.

Silver: Già, hai ragione.
Non credo sia neanche Amy, lei è una sanguisuga, ma solo con te.

-Non mi ci far pensare.

Per qualche secondo Sonic si era immaginato la faccia della ragazza, nel caso lui e Silver si fossero fidanzati. Già la sentiva gracchiare dei confusi 'mi conosci da sempre e sai quanto ti amo, cosa significa che stai con lui che a malapena hai incontrato ieri?'. Non era sicuro di voler vedere una scena del genere.

Silver: Non credo sia Knux, me lo avrebbe detto e basta...

-A Knux piacciono le tette, fidati.

Silver: Senti, Sonic... sono andato e esclusione e
Non so, credo sia arrivato il momento di dirtelo.

Il cuore del porcospino blu batteva all'impazzata, e quasi sembrava voler percorrere il suo esofago e scappare tramite l'uscita d'emergenza, la bocca. I ragazzi glielo avevano detto, che il ragazzo dal pelo candido era innamorato di lui, ma sentirlo dire dal diretto interessato era tutta un'altra cosa. Con fatica aveva scritto la risposta.

-Dimmi
Credo di aver intuito.

Silver: non ero mai riuscito a dirlo a qualcun altro prima di te. Ti prego, rispondimi sinceramente.
Sonic, io ti amo.

-Sembra che il momento sia arrivato...

Silver: Sei tu, vero?
Ho paura...

-Si, Silv, sono io.

Sentiva la faccia ribollire dall'imbarazzo, ma anche grazie a qualcosa di più, un sentimento che per poco non aveva completamente dimenticato. La testa che diceva no, il cuore che insisteva e cercava di spronarlo a dichiararsi decentemente, e soprattutto a buttarsi a capofitto. L'amore non vuole e non può essere controllato, se ne doveva fare una ragione. Le labbra apparentemente morbide di Silver gli erano tornate in mente, vivide come se il giovane si trovasse proprio davanti a lui.
Poi quegli occhi dorati, sofferenti e alla ricerca disperata di qualcuno che potesse colmare il vuoto lasciato dalle ingiustizie e dalle persone ipocrite.

-Silv, te lo avrei dovuto dire la sera al festival, appena mi sono reso conto di quanto provavo.
Ma non ti volevo spaventare, volevo che ci conoscessimo un pochino meglio...

Silver: Non ti immagini come mi sento ora, non ne hai la più pallida idea. Sto piangendo a dirotto.

-Hey, non piangere! Devo venire a soffiarti il nasino come se fossi tua madre?

Silver: Se proprio ci tieni ;)

-Senti, io amo te e tu ami me... ti devo chiedere una cosa.

Silver: Dimmi.
Sono emozionato ahahahah

-Riusciresti ad aspettare un altro mesetto o due?

Silver: In che senso?

Ecco che ancora una volta la ragione aveva sopraffatto il sentimento.

-Mi dispiace, non mi sento ancora pronto. Sai bene come è andata l'ultima relazione e non voglio stare così male come quella volta. Non significa che non ne riparleremo, ma voglio, ho bisogno, di tempo. 
Scusami, faccio schifo.

Silver aveva impiegato un po' di tempo prima di rispondere e ciò aveva reso molto nervoso l'altro, che sapeva di aver appena detto una colossale idiozia. Lui desiderava il riccio argenteo, perché non riusciva a conciliare pensieri e anima?

Silver: Mettici tutto il tempo di cui hai bisogno. Non ti voglio costringere, se non te la senti ti capisco. Tranquillo, non ti sfiorerò con un dito se non ti aggrada.

-Io ti voglio tantissimo, e non ti immagini nemmeno la voglia di baciarti che provo ora. Non penso di poter cambiare idea facilmente ahahahDevo solo finire di disintossicarmi dalla storia con Tails, poi sarò pronto. E tranquillo, arriverò molto presto <3

Sonic aveva continuato a discutere felicemente con il ragazzo, dimenticandosi completamente dei complessi, sia quelli altrui che i suoi. Qualche giorno, e sarebbero stati felicemente fidanzati, già lo immaginava.

"Oh, Silver, ma credi davvero che riuscirà a dimenticare il suo unico vero amore? Non sei all'altezza di Tails, non puoi sostituirlo."

 

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Capitolo 16
*** Capitolo 15: Silver ***


Il telefono era stato posato sul comodino, adagiato accanto alle due boccette di colonia che, dal fatidico giorno passato in campagna con Sonic, erano ancora immobili dove le aveva abbandonate. La stanza era completamente oscurata, se non per la lattea luce lunare che faceva capolino attraverso le persiane socchiuse.

La conversazione messaggistica con Sonic era appena terminata, e le lacrime che solcavano il viso di Silver da più di un'ora non accennavano a voler arrestare il loro corso. Era bastato un insignificante istante a mutare la condizione per la quale quell'acqua salata gli aveva bagnato il musetto: dalla gioia immensa di sapere con certezza che i suoi sentimenti erano ricambiati, alla delusione più totale causata dal rifiuto.

"Hey, tutto bene?"

"Per niente." Il suo sguardo, da cui trapelava una vuotezza incolmabile, era fisso sul soffitto macchiato dall'umidità.
In ogni messaggio che aveva scritto al porcospino dopo la proposta altrui di attendere ancora qualche mese, nessuna emozione corrispondeva a ciò che sentiva davvero, ogni singola lettera era un disperato tentativo di occultare quel buco nero inguaribile che aveva sostituito il suo povero cuore.
Si sentiva giudicato e discriminato; la sua prima impressione, rinominata poi come 'causa vera', era che Sonic avesse paura, o addirittura provasse disgusto e ribrezzo, nei suoi confronti a causa della così detta malattia mentale da lui tanto citata. La sua coscienza era un dono prezioso, non una satanica purga da estirpare necessariamente, come volevano farla apparire. Perché voler sottolineare a tutti i costi la sua diversità?

"Senti, so che non tutto è andato come previsto, ma Knuckles non ti aveva detto che non aveva intenzione di impegnarsi. Non potevi prevederlo."

"Stai zitto, non ho voglia di sentirti." Aveva sussurrato con voce spezzata.

"Dai, lasciami-"

"Zitto. Se vorrò sentirti ancora gracchiare, te lo farò sapere."

"Come preferisci." Detto ciò, la coscienza si era ridotta al silenzio, evitando di commentare eccepibilmente le molteplici riflessioni del giovane. Doveva essere particolarmente provato dalle dure parole dell'amico, e ciò aveva suscitato nella mente un desiderio bramoso di vendetta. Non sopportava di vedere il padrone ridotto allo scatafascio per colpa di un insulso, insignificante mobiano qualunque. Silenziosamente, si era raccolto nelle sue elucubrazioni.

D'altra parte, Silver non riusciva ancora a credere di essere stato rifiutato così, e ad accrescere e ingigantire i suoi dilemmi vi erano sia i prospetti di vita felice inculcatigli da Knuckles, sia le frasi in apparenza complici ma ovviamente distaccate.
Contrariamente a come riferito al porcospino blu, l'echidna gli aveva esplicitamente detto 'Sonic mi ha confessato che tu gli piaci. Non è grandioso? Perché non ci parli, ora che finalmente le cose stanno andando per il verso giusto? Sareste una gran bella coppietta!'. Ovviamente voleva restare in anonimato e non desiderava ringraziamenti o altre smancerie, ma il ragazzo dal pelo argenteo si era sentito in dovere di ringraziarlo di persona e lo avrebbe voluto fare offrendogli qualcosa da bere o da mangiare, se la situazione non fosse precipitata nel verso opposto. Teoricamente quella sera sarebbero dovuti andare insieme al bar, come stabilito, ma il riccio non aveva nemmeno le forze di sollevarsi dal letto, il dispiacere lo aveva incatenato alle sue coperte. Ora la colpa di averlo fatto stare male non ricadeva più solamente sul minore, ma anche sul rosso, la cui intenzione era di aiutarlo a conquistare l'amato, ma il cui risultato si era rivelato decisamente meno soddisfacente. Per questa motivazione Silver aveva deciso, appena ricevuto il rifiuto, di non andare a vedere gli incontri di kick boxing di Knuckles e Shadow durante la domenica, visto che probabilmente non sarebbe stato il benvenuto tra lo scorbutico che faceva buon viso a cattivo gioco, l'informatore perfido e l'insicuro approfittatore.

Sonic era stato davvero sleale nei suoi confronti. Ripercorrendo le tappe della loro amicizia, il riccio bianco si era finalmente reso conto di come l'affetto carnale del minore fosse decrementato dalla fatidica cena in pizzeria a quel pomeriggio: prima il bacio passionale in bagno, poi gli abbracci consolatori, la discussione sentimentale e infine lo scarto dei suoi sentimenti.
E questo gli aveva fatto notare che quella scala decrescente era inversamente proporzionale a quanto Sonic sapesse a proposito di lui e della sua coscienza: più sapeva, meno voleva stargli accanto. Che continuasse a essere gentile di certo non dipendeva dalla situazione vissuta dal maggiore dei due, ma poteva probabilmente essere attribuita all'educazione ricevuta dai genitori, visto che invece di troncare immediatamente i rapporti aveva addirittura fatto finta di essere interessato al passato, convincendo l'altro di volerlo sostenere e aiutare. Che grande infame.

Chiedendo ai suoi arti la cortesia di mettersi in moto, si era seduto sul bordo del materasso, pesante come mai si era accorto di essere. Sollevandosi poi in piedi, si era trascinato giù per le scale a testa china, senza accendere le luci poiché sarebbe stato uno sforzo troppo consistente. Aveva una fortissima emicrania.

Blaze non era in casa quella sera, e trovandosi da solo non aveva la più pallida idea di come risolvere quel problema ponderoso come un macigno. Sapeva che affidarsi alla coscienza equivaleva alla perdita della ragione, e non voleva assolutamente arrivare a far del male a Sonic, che per quanto corrotto fosse, non meritava dolore fisico o mentale.
Doveva discutere di persona con il ragazzo, ma sentiva di non avere l'energia e il coraggio di farlo e per un istante si era sentito perso e abbandonato come due anni prima. La situazione aveva lo stesso fulcro della sera in cui Venice lo aveva scortato in macchina piangendo e implorando scusa, disperato come mai prima. Quelle lacrime apparentemente pure: 'Scusami, ti voglio bene e non lo avrei dovuto fare.' mentre la coscienza gridava al traditore, Giuda. Le sue urla avevano preso vita non appena, arrivati a casa, invece di tenere la mano al fratello ubriaco e gemente e aiutarlo a superare la notte fatta di stampe della serata impresse nelle membra, era tornato da quegli uomini che lo stavano distruggendo.
Sonic non era diverso da quell'infimo: 'Mi dispiace per la tua vita, lascia che io ti renda felice.' e poi lo aveva abbandonato come si fa con un giocattolo rotto, riparabile, ma che non sarebbe mai tornato bello come in principio. Silver se ne era accorto dal primo istante che quegli occhi verde smeraldo erano in realtà il ghiaccio delle notti passate a delirare sul terrazzo. Non voleva dare ragione alla voce che gridava all'ingannatore, ma lo aveva saputo fin dal principio. Sonic e suo fratello avevano lo stesso sguardo.

A questo punto, contro il suo personale buon senso, aveva deciso di lasciarsi completamente manovrare dalla sua coscienza. Doveva solo chiamarla a sé, e comunicare come ai bei vecchi tempi, quando il ragazzino dal pelo blu e la sua banda di amici non avevano ancora messo piede nella sua vita.

Sapeva cosa fare.

La luce della luna era ancora l'unica fonte d'illuminazione e spostandosi da una parte all'altra delle stanze, era giunto al bagno. Non aveva neppure chiuso la porta alle sue spalle, semplicemente si era denudato lentamente, lanciando gli abiti fuori dall'entrata, e aveva posto un piede dentro la vasca da bagno, dandosi la spinta per entrarvi e sedersi con la testa penzolante fuori dalla ceramica candida. Con il piede aveva attivato il getto d'acqua e, tanto perso nei suoi pensieri, non si era nemmeno reso conto della temperatura troppo bassa. Chiudendo gli occhi aveva preso a rilassarsi, unici suoni udibili il suo respiro affannoso, il battito accelerato e lo scosciare del rubinetto. Quel suono costante lo aveva già sentito molto simile, si, alla sorgente. L'acqua incanalata dei piccoli bacini faceva lo stesso identico canto quando si andava a infrangere sulla superficie della pozza movimentata sottostante. Ogni centilitro di acqua in più creava i suoi anelli circolari che smuovevano la terra e la sporcizia.

Poteva essere lì, si sentiva come se effettivamente fosse adagiato in uno di quei laghetti.

La fredda e movimentata acqua lo avvolgeva, abbandonando al vento insistente –che tuttavia non era capace di smuovere il suo corpo fragile e abbandonato a quel ridondante infrangersi delle onde e della loro schiuma sporca- solamente le palpebre serrate, l'oramai gelido nasino nero e le labbra un poco dischiuse.
Inibendo ogni senso, si era totalmente affidato a quella forza dall'incomprensibile obbiettivo: spingerlo verso il basso o aiutarlo a stare a galla?
Il liquido addensato dalla sporcizia lo aveva avvolto in un premuroso abbraccio, imponendogli di rinunciare al respiro e sostituendo il suo regolare battito cardiaco con l'impetuoso infrangersi dell'acqua sulla natura circostante. Pareva che questa volesse sussurragli un'aspra ninna nanna nelle sue orecchie ricolme del liquido dolciastro.
Il progressivo ovattarsi del suono si era immediatamente velocizzato, non appena i colori, già di per sé cupi, quei verdi spenti, i viola oscuri e i grigi freddi, erano stati sostituiti da una totale assenza, un buio che lo aveva avviluppato completamente.
Il ragazzo si era sentito trascinare in direzione del fondale, apparentemente distante una misura inconcepibile. Ogni bisogno primario, come in un sogno, era scomparso: nessuna necessità di parlare, respirare, tantomeno pensare. Spogliandosi di questo peso, aveva finalmente avuto accesso alla remota porzione di mente contenente istinti, voleri, desideri contorti e perversioni di ogni genere; ogni bisogno represso, ogni immoralità, ogni parafilia non era tabù in quello spazio racchiuso nel cervello, apparentemente minuscolo, ma infinitamente esteso.

"Sei tornato da me, finalmente. Ti aspettavo."

Dopo essere riuscito a recuperare la voce, aveva risposto, tentando di identificare la forma assunta dalla sua coscienza, ma, trovandosi in una circostanza simile all'essere bendato, non era riuscito a identificare altro se non i fruscii che si avvitavano attorno a lui e la sensazione dell'acqua che gli inzuppava l'intero corpo:

"Cosa devo fare?"

"Non hai bisogno di saperlo da me, conosci già la risposta. Ricordi cosa ti ha scritto?" la figura che aleggiava alle spalle del ragazzo lo aveva sfiorato, decidendo di raccoglierlo tra le sue braccia forti nell'immediato.

"Hai capito anche tu che non mi vuole, no?". A contatto con il gelido essere, ancora più freddo dell'acqua stessa, aveva provato un intreccio di sensazioni, le quali avevano pervaso interamente la sua forma. Asia e paura contemporanee a un cieco abbandono al tocco di quella presenza invisibile, che con i suoi arti accarezzava la carne nuda del riccio.
Quella era la coscienza: lo yin e lo yang della percezione dei sensi, il gelo e il calore del sentimento, quella sfumatura di vita e distruzione che gestiva la pazzia e la sanità.

"Non è quello che ha detto, assolutamente."

"Non so cosa fare, da solo non riesco ad arrivare alla soluzione. Scusami se ti ho taciuto, sappiamo entrambi che riconosco unicamente te come confidente e insegnante... sembra che tutti abbiano gli assi e i jolly in mano, mentre le mie carte sono completamente bianche e non so come colorarle."

"Shh." Silver aveva percepito l'aura leggiadra e premurosa che gli lambiva il volto, divorando le sue lacrime senza masticarle, consumando la melanconia del momento. "Sonic ti vuole baciare, così recitava uno dei suoi messaggi. Perché non dargli di più? Vuole il tuo corpo, ma potresti essere tu a reclamare il suo."

"Non si lascerebbe mai sottomettere da uno come me. Inoltre ho promesso che non lo avrei toccato contro la sua volontà." La voce gli era morta nella gola appena aveva percepito una scossa fredda, causatagli dal prepotente tocco che ormai era comparabile a un perverso palpare ogni zona scoperta e alla ricerca di tutti quei punti ancora celati e ignoti.

"Oh, ma lui sarà consenziente, eccome! Griderá il tuo nome, Silver, ti implorerà per poter avere qualcosa in più e tu, fra le sue gambe, gli darai la ragione per cui dovrebbe sceglierti, anzi, sottostare ai tuoi capricci. Possiamo manipolarlo fino a farlo diventare come tuo fratello, una puttana pronta a tutto pur di soddisfare la propria cupidigia."

Il ragazzino aveva deglutito a quella proposta. Si, Venice e Sonic erano simili per tanti aspetti, ma non voleva che il minore diventasse una bestia, e, cosa più importante, non voleva essere la causa di quel mutamento. Il movimento anomalo in corrispondenza del suo inguine non lo aiutava a concentrarsi, ma sapeva che quella era un tecnica della coscienza per farsi ascoltare e desiderare.

"Non sarà una cosa violenta, vero?"

"Sta a te. Puoi essere dolce quanto vuoi, io ti aiuterò solo a intossicarlo. E il veleno sarà la tua passione."

"Sei sicuro che funzionerà?"

"Non potrà fare più a meno di te. Se riesco nel mio intento, e tu mi devi lasciar fare, non si curerà più di sé stesso, quanto di te."

"Non voglio uno zombie."

"Avrai un seguace, non un morto vivente. Andata?"

Un grido aveva svegliato Silver dal suo stato di trance. La luce era accesa e Blaze stava scuotendo le sue spalle per svegliarlo. Spaventato e confuso, ma conscio del perché la giovane fosse così intimorita, si era sollevato in piedi, non curandosi del fatto di essere ancora nudo.

"Tutto ok, è passato." Aveva sorriso accarezzandole la guancia.

"Niente è ok, Silver! Stavi affogando e mi hai allagato la casa!" aveva urlato scombussolata. Abbassando lo sguardo, il riccio aveva notato che l'acqua arrivava alle caviglie della giovane tremante.

"Guarda il lato positivo, non dovremo lavare il pavimento oggi." Era uscito dalla vasca, girandosi verso il rubinetto e trovandolo chiuso. "Vado a prendere gli stracci.".

Allontanandosi, il suo volto era stato solcato da un lungo e disturbante sorriso. Si, avrebbe fatto a modo della coscienza: avrebbe avuto qualcuno che non lo avrebbe lasciato per alcun motivo, avrebbe approfittato di quella persona dagli occhi freddi, come ogni essere analogo va trattato, senza pietà alcuna. Doveva solo affidarsi alla parte più oscura di sé, al suo io contorto e sfruttatore e lo avrebbe fatto con piacere, stanco di quella vita in cui quello a essere manipolato era lui. Era arrivato il momento di essere felice e in pace con sè stesso.

Affare fatto.

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Capitolo 17
*** Capitolo 16: Shadow ***


La spaziosa palestra completamente ricoperta in legno, dal pavimento in parquet color ciliegio al soffitto celato da travi più scure, era mediamente occupata. Quando Knuckles e Shadow erano venuti a sapere che oltre a loro di atleti gareggianti per la kick boxing ve ne erano solamente 6, di cui tre donne, avevano cantato allegramente vittoria: se gli avversari non si fossero rivelati dei professionisti avrebbero potuto prendere le medaglie e tornare a casa molto tranquillamente e senza sforzi; una a testa, argento e oro. Essendo Shadow il più leggero dei ragazzi del team Dark -nome selezionato molto accuratamente dall'eclettico riccio oscuro, e imposto senza pietà e ragioni- poteva essere possibile che venisse categorizzato in un altra gara rispetto all'amico, e ciò poteva comprendere la possibilità di ottenere due ori, come specificato sul regolamento gentilmente lettogli dal loro istruttore. Quando tutti i loro compagni di squadra erano giunti all'interno dell'edificio, umani e mobiani che come loro frequentavano la palestra di fiducia, si erano diretti tutti insieme negli spogliatoi con i propri borsoni contenenti l'attrezzatura specifica.

Oltre a coloro che nell'edificio erano approdati per competere nelle proprie gare, che nella giornata sarebbero state di varia natura, nella folla composta dai sostenitori di ogni atleta spiccavano quattro figure appartate nella parte più bassa e a ovest degli spalti: ovviamente, sul posto unicamente per gridare a squarciagola i nomi dei due lottatori ogni volta che sfioravano un avversario, si trovavano Blaze, Silver, Sonic e, incredibilmente, Rouge, la quale aveva acconsentito a partecipare dopo le innumerevoli preghiere e sermoni dell'echidna, che voleva dimostrare a tutti i costi quanto la sua forza fosse bruta in modo da impressionarla.

Amy, nonostante tenesse davvero tanto a vedere i suoi due amici trionfare grazie al loro duro allenamento, aveva preferito stare a casa a studiare ancora un po' per il giorno successivo: non si sentiva pronta, nemmeno dopo aver preparato ogni singolo paragrafo alla perfezione; la sua meticolosità e la buona memoria andavano continuamente a scontrarsi con l'ansia costante.
Sonic non aveva avuto problemi di quel tipo: se il fato avesse voluto regalargli un esame portato a termine egregiamente, così sarebbe accaduto; altrimenti voleva dire che quella non era la sua strada. E questa considerazione la aveva portata alla luce solo la sera prima, quando sotto gli urletti striduli del suo testo non era riuscito a concentrarsi nemmeno su una frase. Non sapeva e non capiva nulla. L'esame sarebbe andato male a prescindere, a meno che un essere mistico non avrebbe deciso di infondergli la conoscenza direttamente nelle cervella.
Però avrebbe potuto dare sicuramente un interrogazione di psicologia, concludendo con un solenne 'Silver ha una malattia che non esiste, oppure ha un miscuglio decisamente confuso di tutte quelle che conosco.'
A proposito di Silver, la cara coscienza era riuscita a convincerlo ad andare alla gara per iniziare l'adempimento della sua vendetta. Fortunatamente questa non sarebbe stata brutale oltremodo, perlomeno durante la prima fase. La coscienza si era rifiuta categoricamente di spiegare tutto lo svolgimento delle azioni, anche perché l'obbiettivo era quello di far agire il riccio stesso, in modo che potesse assaporare tutto al meglio. Nonostante il nervoso stesse prendendo una connotazione tossica, Silver si era seduto negli spalti accanto al ragazzo blu.

"Quindi, come vanno gli studi? Sei pronto per domani?"

"Lasciamo perdere, all'esame andrò solo per poter dire di averci provato." Aveva sbuffato Sonic, rendendosi conto che se fosse andato davvero così male avrebbe perso ben due anni di studio. Ormai aveva iniziato a valutare la ricerca di un lavoretto per permettersi di sfamarsi o, opzione comoda ma che non gli piaceva più di tanto, tornare a vivere con la madre. Ma lui non era un mammone, affatto, voleva cavarsela da solo. Doveva cavarsela da solo.

Blaze e Rouge erano state chiamate in campo dai due lottatori appena questi avevano scoperto che il loro allenatore sarebbe stato uno degli arbitri delle competizioni -dopo essere stato scelto all'ultimo secondo per mancanza di altri uomini competenti che avevano fatto il corso-. Come da regola, ogni partecipante doveva avere una figura di riferimento da cui andare a ogni pausa, e senza fare troppe storie le ragazze si erano proposte e aggiudicate il posto.

Purtroppo i ragazzi avrebbero combattuto l'uno contro l'altro, così avevano capito notando che i perdenti si stavano sfidando tra loro. La battaglia era nelle loro mani.

Ogni gara aveva avuto degli esiti eclatanti anche se molto diversi, e Knuckles non si sarebbe mai aspettato di trovare una grande difficoltà in un combattimento contro una ragazzina che dimostrava poco più di vent'anni. Anche Shadow, che in quel momento era accanto agli amici -in fase di riposo dopo un estenuante combattimento- era rimasto meravigliato nel vedere il viso del ragazzino, fortunatamente coperto da un apposito casco, ricevere un calcio circolare dalla rapidità sconcertante, affondato con il dorso del piede, che per quanto potesse sembrare insulso, visto che l'echidna era più che abituato a ricevere colpi alla testa, l'insieme di destrezza e velocità lo aveva destabilizzato. Certamente, come da regolamento, nessun colpo aveva recato un danno serio all'avversario, ma la piccola scimmietta era agile e scattante, tanto che il rosso aveva dovuto mettere da parte i suoi principi di gentiluomo e l'unica soluzione efficace si era rivelata la forza. Non poteva giocare di velocità, ma per quanto riguardava colpire e annientare -senza farsi scoprire dall'arbitro ovviamente- era abbastanza pratico. Un calcio alla tibia, che per poco non gli era costato un cartellino giallo, era bastato a bloccare la ragazzina quanto bastava per dare i fendenti della vittoria.

Il duro allenamento, la grande fatica, le ore trascorse a colpire e ricolpire il bersaglio, tutti gli appuntamenti annullati per passare il pomeriggio in palestra avevano dato il loro frutto, come sperato: era arrivato l'incontro che avrebbe deciso chi sarebbe stato il vincitore del torneo di kick boxing. Shadow e Knuckles, come era facilmente immaginabile vista la loro destrezza, erano ancora in gara e i loro amici erano in piena estasi. Stavano combattendo tra di loro per l'oro, nessuno era riuscito a fermarli.
Tutti felici tranne Silver, che nonostante fosse molto contento per loro, era alle prese con un ben più importante monologo interiore: voleva prendere Sonic in disparte e fare una chiaccherata a quattrocchi, ma aveva troppa paura di essere deluso dalle parole del ragazzo e ancor di più di non riuscire a portare a termine la sua missione di conquista e reclamo della sua proprietà, perché così ormai vedeva il ragazzino. Gli era stato fatto un bel lavaggio del cervello, quello era poco ma sicuro.

Mentre i due combattenti si stavano approntando per l'ennesima lotta, accompagnati dalla pipistrella e dalla gatta, Sonic e Silver erano rimasti seduti negli spalti, a osservare la situazione da lontano. Nel secondo tatami si stavano svolgendo delle gare di Kata, e la specialità aveva incuriosito molto il porcospino blu. Sapendo che anche una delle ragazze della palestra degli amici avrebbe partecipato alla competizione, aveva tentato di seguire con lo sguardo le movenze degli avversari per poter giudicare le performance, ma non conoscendo quasi nulla a riguardo, si era arreso dopo non molto e aveva preso a controllare Blaze che aiutava il suo fidanzato a regolare la larghezza dello scomodo casco che era costretto a indossare.

"Scusami." Girandosi di scatto per controllare cosa desiderasse, il minore aveva notato il riccio bianco a testa china, che girava e rigirava i pollici in cerca di qualche buona parola. Silver voleva tentare l'approccio vittimista, uno dei pochi che sapeva funzionare. I suoi occhi si prestavano molto bene al compimento dell'azione 'impietosire', e ne era consapevole lui tanto quanto la sua coscienza.

"Per cosa?" Aveva chiesto il giovane dagli occhi verdi, confuso. Sapeva che prima o poi Silver avrebbe voluto discutere a proposito della loro conversazione di qualche giorno prima, ma sperava che ciò non avvenisse proprio nel bel mezzo della mattinata di gare. Voleva solo divertirsi e distrarsi dal pensiero puntellante dell'esame. Era troppo tardi.

"Sai, la conversazione... ti volevo mettere fretta, penso che si sia visto."

"Non riesci proprio a tranquillizzarti, vero? Ti ho detto che ci devo pensare, non che ti odio a morte." Aveva ridacchiato notando l'ingenuità altrui. La sua mano si era andata a posare sulla coscia del maggiore e la aveva strizzata piano. "Dovresti smettere di farti questo genere di pipponi mentali."

"Non è così semplice." Aveva mugolato. "Io non so come andrà a finire, ma mi rendo conto che ogni istante che passo con te..."

"Per me è lo stesso, ma Silv, diamo tempo al tempo. Te l'ho detto, voglio conoscerti meglio. Che sarà mai uno o due mesetti in più?"

"Che sarà mai? Dopotutto io non sono mica rimasto deluso." Aveva sussurrato con la convinzione di non poter essere udito, quando in realtà Sonic aveva sentito tutto cristallinamente.

"Sei serio? Credevo fossi un pochino più maturo, pensavo capissi le mie ragioni.".

"Ma se entrambi proviamo lo stesso sentimento, quale differenza potrebbe mai fare un mese? Se ci amiamo ci amiamo, punto." Il sangue del riccio argenteo era diventato così caldo da voler quasi bruciare vene e arterie.

"Ah, Silver, che fretta che hai. Se ti dicessi quanto ho aspettato prima di dichiararmi a Tails, probabilmente mi lasceresti perdere e andresti a cercarne uno meno pretenzioso."

"Sentiamo."

"Sei anni. Io e lui ci conosciamo da circa dieci anni, e ho avuto il coraggio di propormi solo sei anni dopo aver capito di essere perdutamente innamorato di lui. Calcola che ci siamo lasciati circa otto mesi fa.". La bocca di Silver era andata a formare una grande 'o', realizzando di star vivendo un privilegio: lui e Sonic si conoscevano solamente da due mesi o poco meno, e tutto ciò che chiedeva era un po' di tempo in più. Forse non aveva tutti i torti, volendo aspettare.

"Quindi..."

"Si, Silver. Mi piaci da impazzire." Aveva preso a muovere la mano poggiata sulla gamba altrui lentamente, da destra a sinistra. "Prendi quel mese solo come una formalità."

Riattivata da quella apparente calunnia, la coscienza aveva preso a squarciare il riccio bianco con le sue frasi rabbiose:

"Non lasciarti prendere in giro così! Tu sai che lui sta solo cercando una scusa per metterti da parte!"

'M-ma non mi sembra così male intenzionato... cioè, se chiedo una conferma magari...'

"Ancora non hai capito che un bacio vale meno di una parola?!"

'Lo so, lo so. Me lo avrai detto duecento volte ormai. Però non riesco a odiarlo! Io lo amo infinitamente, lo devi capire anche tu. Non sono in grado di alzare un dito sull'unica vera persona che sembra volermi un minimo di bene. Come posso far allontanare il solo che non mi odia per chi sono? Magari ha un po' di paura, ma so che se lavoro sodo posso farcela.'

"Non si deve avere pietà di un lupo, per quanto morbida sia la sua pelliccia e penetranti i suoi occhi. Una bestia rimane una bestia, sotto ogni spoglia."

'Ma lui non è una bestia.' Aveva risposto timidamente 'è un animale forte, un cacciatore magari, però se avesse voluto straziare le mie carni lo avrebbe fatto già da tempo. E vice versa, non voglio essere io lo spietato predatore che uccide per convenienza, non voglio fargli del male. Non posso. Voglio solo dargli altre ragioni per stare di più con me. Ti prego, crea un altro piano, diamogli solo una seconda possibilità. Sembra sincero.'

"Come lo sembrava tuo fratello."

'Sonic ha qualcosa in più.'

"Sono uguali."

'Venice non ha mai saputo amare, ma Sonic ha un grande cuore. Ti prego, ti supplico, non voglio fargli nulla.'

"Lo sto facendo solo perché sei tu... il prossimo piano è meno cruento. Ma prenditi tempo per pensare ancora."

Tempo. Ormai tutto girava attorno al tempo. O forse era questo a avvolgersi tra le riflessioni?

"Ne riparleremo più tardi Silv, va bene?" Aveva chiesto il porcospino blu, notando che l'incontro decisivo stava per iniziare. Il maggiore si era limitato ad annuire, decidendo di ammirare anche lui i due amici che dopo il saluto al tatami, all'arbitro e tra di loro, erano già pronti in posizione di guardia.

"E ricordati" aveva terminato Sonic un attimo prima dell'hajime che avrebbe dato inizio alla battaglia più logorante del campionato "Io per te ci sarò sempre."

Knuckles e Shadow erano posti uno di fronte all'altro, con le mani a proteggere costole e viso; appena sentito il grido dell'arbitro, non avevano perso un minuto per iniziare a saltallare, girare, studiarsi. Certamente vi era ben poco da esaminare: si conoscevano come una ragazzina conosce i suoi prodotti di make up, non avevano segreti l'un l'altro. Proprio questo era il problema principale dello scontro, non sapevano come prevalere l'uno sull'altro. Il primo pugno era partito dalla mano di Shadow, circolare e parato alla perfezione dall'avversario, che come suo solito aveva risposto con tre ganci di fila, due da schivare, uno da parare. Questo lo aveva sbilanciato tanto quanto bastava da far intravvedere al riccio quel pezzo di torace perfetto per ricevere un bel calcio.

Calcio, parata, pugno dall'alto, parata, stallo, ritorno alla posizione iniziare, altro pugno, schivata, pugno, prima ammonizione: Shadow aveva, sbatatamente a detta sua, dato una gomitata in corrispondenza della mandibola altrui. Il casco protettivo aveva fatto il suo dovere, ma l'amonizione si era fatta sentire e il punto sottratto dal suo totale, ora azzerato, gli aveva dato particolarmente sui nervi.

I due ragazzi avevano fatto, durante i loro allenamenti, il grave errore di non contenere la forza tanto quanto richiesto nel regolamento. Ora sembrava quasi disumano contare sulla velocità del colpo piuttosto che sulla carica, e entrambi avevano faticato abbastanza nei precedenti combattimenti considerabili quasi banali, se non si fosse presentato il solito problema: la forza era punibile con le ammonizioni e superare il conteggio di tre portava all'automatica eliminazione. Quello che aveva rischiato di venir veramente escluso era stato l'echidna, con ben due richiami e il rischio di un terzo, da cui era stato salvato poiché l'arbitro aveva fatto finta di nulla. Aveva vinto il combattimento per un soffio.
Scontrarsi con un degno rivale senza poter utilizzare la vera violenza appariva noioso, obsoleto è più che altro impossibile. Il metodo di affronto dei loro allenamenti presupponeva come culmine l'impossibilità altrui di continuare, determinata dalla troppa stanchezza o dal troppo dolore.

Il combattimento sarebbe durato tantissimo: i due si conoscevano troppo bene, sapevano le tecniche e gli affondi preferiti altrui. Ormai era chiaro che si sarebbe andati a ammonizioni.
La seconda di esse, infatti, non aveva tardato a farsi attendere, questa volta però ingiustamente: all'arbitro era sembrato che l'echidna avesse afferrato il colletto del kimono di Shadow per poter ravvicinare il pugno da lui dato poco dopo, ma il contatto fisico c'era stato a malapena, tanto che persino il riccio aveva obbiettato, nonostante una sgridata al rosso volesse rappresentare più possibilità per lui di vincere.

La vera svolta dell'evento si era avuta poco più avanti, quando la fatica accumulata durante tutte le precedenti lotte si era sommata a quella attuale: la vista di entrambi stava iniziando ad annebbiarsi e per una frazione di secondo era parso loro di essere tra le loro quattro mura bianche, dentro la palestra. Casa dolce casa, libertà.

"Che deboluccio che sei, Shadz! Pensavo avessi un po' più di coraggio, visto che sai cosa vuol dire arrendersi! Dai, fatti sotto!"

Eccola, la frase fatidica.

In preda alla rabbia, alla fiacchezza e a un rancore indicibile, Shadow aveva concentrato tutto il suo malessere nel grido di battaglia e nei colpi che ne erano conseguiti:

"Vedi di non nominare Maria o ti spezzo le gambe!" e aveva dato un possente calcio nello stomaco all'amico rosso, che era ruzzolato a terra dopo aver emesso un grido agonizzante e aver sbraitato sottovoce qualche bestemmia. Faceva gli stessi versi di un orso con una zampa incastrata in una trappola. Ma l'ira di Shadow non era finita: ancora un calcio, seguito da un altro e un ennesimo, che avevano addirittura portato l'altro a sanguinare dalla bocca. L'ultimo pugno, dato chinandosi sullo scempio di echidna accasciato a terra, chiuso a palla per proteggersi il più possibile, era stato il colpo che aveva dichiarato la fine della gara: Shadow era stato ufficialmente squalificato. L'arbitro era stato costretto a immobilizzare il ragazzo con una presa Nelson, giovane che a malapaena si era reso di conto di quanto aveva fatto.

Non si era venuto a conoscenza del perché Knuckles avesse deciso di pronunciare proprio quella frase, ma una cosa era certa: era solo grazie a quella che aveva trionfato. Ciò che importava alla fine non era tanto il perché, ma la vittoria in sé: quando i due si erano avvicinati ai loro compagni, nessuno aveva risparmiato i complimenti e gli abbracci alternati alle strette di mano. Silver aveva addirittura abbracciato Shadow, complimentandosi con lui per il duro lavoro svolto e la grande maestria.

"Potevo fare di meglio, ma è andata bene così."

"Ragazzi, è il turno di Rory con i sai!" Aveva dichiarato Knuckles indicando il tatami contrapposto a quello delle lotte. "Dovete vedere che kata bello che deve fare, l'ho già vista una o due volte in palestra ed è a dir poco allucinante!" Il gruppo di amici era migrato nell'area dell'esibizione, ancora frenetico per i risultati eclatanti della gara. Una volta arrivati davanti a i competitori che si stavano sfidando a kata con le armi, ognuno si era raccolto in un religioso silenzio per non infastidire i gareggianti, la cui concentrazione doveva rimanere alta. Nonappena le grida di incitazione dei ragazzi si erano fatte sentire, proprio quando la ragazza nominata da Knuckles si era posta davanti alla giuria, senza farsi notare Shadow si era scostato dagli altri, dirigendosi fuori dall'edificio. L'assenza era stata immediatamente appurata da Blaze, che senza dire niente a sua volta lo aveva cercato negli spogliatoi; non trovandolo, aveva in seguito deciso di provare nel piazzale retrostante il palazzetto, trovandolo infine seduto nella sua macchina.
La ragazza aveva aperto la portiera del posto passeggero affianco al guidatore, e senza aprire bocca si era accomodata vicino al suo ragazzo, che con sguardo assente contemplava le sue mani e in particolare la nocca che si era scorticato grazie il pugno che aveva decretato la fine della sua corsa per l'oro.

"Blaze..." aveva sussurrato a denti stretti, battendo la testa contro la parte alta del volante. "Io non so più come fare."

"Sei arrabbiato perché hai perso?" Aveva chiesto lei puntando i suoi occhi color miele sulla smorfia contorta dipinta sul muso del fidanzato. Qualcosa non andava già da tempo, forse non era mai andata. Lei aveva sempre saputo che quel ragazzo inespressivo celava al suo interno un ciclopico iceberg di sentimenti, e ogni tentativo di provare a sciogliere l'immenso agglomerato di ghiaccio si era rivelato futile. Non sapeva esprimersi e forse non era sua intenzione; fattostà che un problema di fondo era inevitabile: lui aveva tutto dentro. Tutto l'oblio che gli altri esternavano chiaccherando, piangendo, cantando, ballando, lui non era capace di liberarsene.

"Non so nemmeno come dirlo." Aveva sussurrato alzando il capo e voltandosi in direzione della giovane.

"A parole tue.". Appunto, non sapeva come spiegarsi.

"Io... forse è solo una scemenza."

"Non è mai una scemenza. Parlane, sai che sono qua per ascoltare.".
Era l'orgoglio ad affogare le sue parole? O quelle grida disperate erano troppo grandi per poter percorrere la sua gola?

"Non sono felice, Blaze. Non riesco a essere felice."

"In che senso?"

"Non mi soddisfa niente. Ora dovrei essere contento di essere stato finalista alle gare, dovrei esultare pensando che l'allenamento ha dato i suoi frutti, ma questo mi fa pensare solo che ormai l'obbiettivo è stato raggiunto e tutto per un attimo di gloria che è già terminato. Poi tornerò al lavoro, vivrò per conto mio e sarò costretto a viaggiare, e ogni emozione finirà sul nascere. Io sono un involucro vuoto. Un bozzolo appeso a un albero, né farfalla, né bruco."

"Non devi pensare così..."

"Io non lo penso, è tutto un procedimento automatico della mia mente: se faccio qualcosa bene è perché sono bravo e non perché tengo a quella precisa cosa; tutto è meccanico, mi sento come se fossi un automa, non un essere cosciente. Ma questa percezione della realtà la riacquisto se sbaglio, sono un essere peccaminoso. Chissà se mai mi ricorderanno come il ragazzo che ha vinto la paura del'uomo uscendo dal suo guscio, o continuerò a essere quello che ha lasciato morire la sua protetta. Nessuno ricorderà il mio nome quando sarò, finalmente dico io, passato a miglior vita, ma tutti sapranno che io ho ucciso Maria. E non mi sarà mai perdonato."

"Ne abbiamo già parlato, è acqua passata." Aveva preso una mano del ragazzo tra le sue calde dita. "Solo chi non ti conosce davvero vuole vederti così."

"Tutti sanno quello che ho fatto. Secondo te a qualcuno può importare che io sappia fare, che ne so, delle ottime torte, quando per salvarmi dagli umani ho lasciato quella ragazzina per terra? Sai cosa vuol dire vedere la morte in faccia e esserne la diretta causa? Nessuno, e dico nessuno, sarà in grado di perdonarmi o di fare in modo che io stesso mi perdoni. Mi sarei dovuto lanciare in suo aiuto e morire al suo posto e invece eccomi a pensare ancora a quella chiazza di sangue denso che si allargava sotto di lei e tra i miei piedi. Il mio passato mi sta mangiando vivo." Aveva ribattuto con delle brevi interferenze nella voce. Voleva piangere, ma non ci sarebbe riuscito.
Per un attimo gli era sembrato di percepire il caldo liquido scarlatto che si inoltrava nelle fibre dei suoi vestiti e gli inzuppava il pelo. Un groppo in gola lo aveva interrotto, sentiva come se qualcuno stesse tentando di strozzarlo dall'interno. E lui sapeva che quel soffocare era dovuto ai mugolii sommessi della morte, alla tragica memoria di quella bambina bionda, affidatagli per essere protetta dagli uomini che avevano già massacrato suo nonno e tutta la famiglia. Quel suo sfrenato desiderio di vivere che lo aveva portato a non fare da scudo umano alla bimba ora era un costante vagare dell'anima in cerca del suo eterno riposo. A contribuire al suo rimpianto, la sua scelta di lavorare proprio per quegli uomini che avevano trapassato la carne della piccola con i loro proiettili, un'arma così letale contro una vita così debole. Lei non poteva sapere cosa le stesse nascondendo il nonno, ma la paura e l'avidità dell'uomo non hanno confini: sarebbe morta come gli altri.

"Shadow." Aveva sorriso Blaze dandogli un buffetto affettuoso sul naso. "Sei un ebete. A me non interessa se non sei riuscito a salvare una ragazzina durante una missione, non interessa quanto lei potesse essere importante, non interessa cosa ti ha spinto a correre lasciandola indietro. Ciò che importa è che da quella missione tu sia uscito vivo, e che sia qua. Perché non riesci ad accontentarti del mondo che ti circonda? Lo so, non tutto è perfetto, ma possiamo lavorarci per renderlo vivibile."

"Non riesco a essere soddisfatto." I suoi occhi erano saturi di un angoscia che si andava a trasmettere in tutto l'interno dell'auto.

"Ma come! E io non ti soddisfo?" La situazione stava diventando pesante e anche se lui probabilmente avrebbe continuato a trattenere le lacrime, lei non ci sarebbe riuscita. Era il caso di tentare un approccio più giocoso.

"Anche questo è un problema." Aveva abbassato ancora la voce. "Non riesco più a essere felice nemmeno con te. La prima settimana mi sembrava un sogno, finalmente avevo trovato la mia anima gemella e questa mi capiva e tuttora lo fa, sa ascoltare il mio dolore! Invece ora... è consuetudine. Mi sono abituato alla tua presenza. In più, pensare che Silver ci ha visti nudi mi toglie l'appetito sessuale. Ogni volta che mi faccio scappare una mano sotto la tua maglietta, subito mi viene in mente lui. Ma quanto è terrorizzante quel ragazzino?!"

"Non stiamo parlando di lui, Shadow." Lo aveva immediatamente interrotto prima che potesse divagare. Quando non voleva parlare di qualcosa di importante nominava il piccolo riccio, e il fatto che continuasse a insultarlo per le sue peculiarità dava decisamente sui nervi alla ragazza. "A cosa vuoi arrivare?"

"Io ti amo Blaze, tantissimo. Più di quanto tu possa immaginare. Sento il sangue che mi pizzica dentro le vene ogni volta che mi parli, e sei preziosa più di ogni tesoro."

"Ma non ti vado più bene."

"Ti sbagli." Il mezzo sorriso sul suo volto si era spento "Sono io che non vado più bene.".

"A me vai benissimo. Anzi, se fosse solo bene, ora non avrei voglia di baciarti. O di farlo." Lentamente aveva avvicinato il suo viso al ragazzo, che sull'orlo delle lacrime agognava l'ennesima emozione perduta nei meandri dei rimpianti.

Gli occhi di Blaze erano affamati di lui, riusciva a interpretare il suo sguardo.

"Ehi bambola." Aveva ridacchiato con fare giocoso e sensuale.

"Zitto e baciami, idiota."

"Speravo che me lo chiedessi." Dopo aver fatto schiantare le sue labbra carnose su quelle della gatta, con impeto aveva iniziato a lambirle, tentando di assaporarle in tutto il loro gusto, un gusto angelico che accresceva la sua libido e, così sperava, anche quella della partner. L'elettricità e la carica del momento gli avevano permesso di interpretare le movenze della più piccola bocca, che appena si era socchiusa sotto il bussare prorompente della sua lingua, aveva accolto al suo interno l'intrusione del muscolo. Per capriccio personale aveva percorso l'intero perimetro della cavità orale altrui e sporadicamente si era fermato per dare attenzioni anche al suo organo del gusto, che a quanto pareva, agognava quel tocco bagnato. L'unione delle loro salive aveva mandato entrambi in estasi.

"Ogni volta che ti sentirai insoddisfatto, vieni e baciami. Vedi come ti sta rinvigorendo?" Aveva commentato lei, che una volta abbandonate le labbra altrui era quasi priva di fiato.

"Stessa cosa vale per te."

"Spero che ti sia servito da lezione. Io ci sarò sempre per te, non dimenticarlo."

Io ci sarò sempre. Frase di circostanza sentita e risentita.
Che teneri.

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Capitolo 18
*** Capitolo 17: Sonic ***


Blaze: Silver sta avendo una crisi e continua a urlare il tuo nome! Ti prego, vieni, non so più come fare!

Fastidioso, il ticchettio dell'orologio circolare appeso sul muro color panna. Quello e i bisbiglii incessanti di tutti coloro presenti nella stanza, che ripetevano tra loro, scambiavano consigli, parlavano. Lo schiocco delle loro labbra ogni volta che queste si schiudevano per professare una qualsiasi inutilità era la maggior causa del suo nervoso, a cui si aggiungeva il ciclone di letterine nere, Times New Roman grandezza dieci, stampate sul quel libro da più di cinquecento pagine che teneva stretto tra le mani e poggiato sulle cosce. Il problema di concentrazione sommato a quei dannati colleghi che non accennavano a voler tacere, lo aveva catapultato in una dimensione di puro stress, in cui poteva nuotare, anzi affogare, in quell'inchiostro nero misto ai colori delle immagini, dove le onde suonavano come urla stridule dei dannati nell'oltretomba, quelli che cercavano invano di chiedere la seconda morte, ma avrebbero dovuto dare comunque il maledettissimo esame, come lui. Cosa ci faceva in quella sala d'attesa, tra quei sapientoni che avrebbero egregiamente superato la prova scritta, se l'unica azione che era riuscito a compiere era incantarsi dinnanzi alla pagina 56, senza mettere a fuoco una sola riga?
Dopotutto l'unica cosa su cui voleva davvero riflettere era ben lontana dalla sede universitaria, dalla sala accanto a quella in cui avrebbe dovuto compilare le infinite pagine bianche, dal luogo in cui si era costretto a passare la mattina. Si, il suo interesse risiedeva a quindici minuti d'automobile da quel maledetto edificio. Chissà cosa stava facendo in quel momento, l'essere delle sue preoccupazioni, chissà cosa stava pensando.

10.23, l'ora fatidica in cui il messaggio dell'amica gatta era giunto nella cartella sms di Sonic. Il ragazzo non aveva avuto nemmeno il tempo di riflettere su quanto scritto nel messaggio: aveva immediatamente risposto con uno sbrigativo 'arrivo'. 
Forse era un segno del destino, forse solo una coincidenza, sicuramente una svolta. Ponendosi in piedi, aveva serrato il tomo che stringeva fra le mani e lo aveva riposto nel suo zaino bianco e blu, chiudendo poi la zip di questo, mettendolo sulle sue spalle e incamminandosi verso la porta l'uscita della sala.

Silver stava avendo una crisi isterica, e se Blaze non era riuscita a farlo tornare al suo stato mentale comune, vi doveva essere davvero un problema grave, qualcosa d'insolito; la tentazione era stata quella di telefonare la ragazza per sapere quale fosse lo stato attuale del riccio, quale forma avesse assunto questa volta la malattia, come stesse agendo la personcina nella sua mente, ma si era reso conto che avrebbe fatto molto più in fretta dirigendosi a casa dell'amico evitando procrastinazioni.
Ogni altro impegno non aveva importanza il quel momento, il ragazzo chiamava.

Dopo pochi metri di camminata veloce, aveva sentito una piccola mano che gli stringeva il polso, forte e minacciosamente.

"Dove diamine stai andando?". Non era certo con un rabbioso rimprovero che la ragazza dal pelo rosa avrebbe voluto esternare la sua curiosità, ma così era venuto fuori.

"Esco." Era stata la risposta frettolosa, accompagnata da uno strattone impiegato per liberarsi della presa ferrea. Non aveva tempo da perdere con Amy, non proprio in quel momento.

"E dove vai?" la voce stranamente inespressiva della ragazza aveva tentato di richiamare l'attenzione dell'amico, troppo impensierito per lasciarsi spaurire. "Non stai riiniziando a fumare, vero?"

"Ma che cavolo centra adesso il fumo..." aveva ribattuto a denti stretti, riprendendo la sua camminata. "Torna a ripassare, questo esame a te serve davvero."

"Che hai oggi?" aveva provato ancora, stranita dalla sgarbatezza delle frasi del porcospino. "Sembri strano."

"Non è giornata. Forse non è vita." Aveva ribattuto a tono tentando di lasciarla indietro. Aperta la porta bianca della stanza, aveva percorso il corridoio che conduceva all'entrata della scuola, trovando ancora la voce stridula della giovane a far incespicare i suoi passi. "Dai Amy, i professori ti staranno già cercando."

"Non vorrai mica saltare l'esame, vero?"

"Si." Aveva risposto molto sinceramente, sperando che questa si accontentasse e si dileguasse, tornando dalle colleghe che avevano il turno assieme a loro. Conoscendola, sapeva già che non sarebbe andata proprio da nessuna parte, anzi si sarebbe indignata incredibilmente.

"Ma hai le pigne al posto del cervello?! E perché non vuoi darlo?"

"Non ho studiato, punto e basta. Lasciami andare, ho bisogno di una bocc-"

"Te la do io la boccata d'aria!" era furibonda, nonostante fosse lui quello che avrebbe perso la sua occasione di continuare il corso, non lei. 'Come avrebbe fatto senza il suo caro Sonic accanto?' era ovviamente la principale domanda, contornata da tanti piccoli altri dubbi che invece di riguardare la sua personale brama, erano mirati a ciò che poteva essere meglio per lui, ovvero una laurea, un lavoro e, possibilmente, una bella sistemazione con lei. "Sei un'idiota, lasciatelo dire!"

"Me ne farò una ragione." Raggiunta finalmente l'uscita, si era diretto silenziosamente verso la sua auto, situata nel parcheggio antistante l'università. Amy non aveva osato oltrepassare il confine della porta e si era limitata a scrutare il ragazzo adirato che metteva in moto la vettura, scomparendo dal suo campo visivo dopo poco più di un minuto.

Una volta all'interno della macchina, Sonic si era immediatamente direzionato verso la dimora dell'amico, ormai quasi fidanzato, quanto veloce poteva. Pur di fare in fretta aveva scelto una strada impervia ma priva di traffico e la aveva imboccata, il contachilometri che segnava numeri sempre crescenti. Unica distrazione dalla guida erano i martellanti pensieri, che quasi gli facevano venire mal di testa. Non avendo una preparazione sufficiente per l'esame non era quello il suo principale rammarico, nonostante un pizzico di rimpianto si stesse accrescendo fra tutti gli altri dubbi. Non spiccava come certi, ma era sicuramente sfolgorante e in mostra, in quel groviglio di elucubrazioni più confuse di una piscina per bambini piena di palline colorate. Forse la fine della sua carriera di architetto poteva essere considerata una palla da rugby, informe e non pesante quanto la palla medica nelle vesti di Silver. Pesante, si, ma quante soddisfazioni dava?  Oh, anche se era difficile farla stare a galla fra le tante, trovava sempre un modo di farsi desiderare. E sollevarla, lanciarla in alto, farla liberare in cielo e riprenderla tra le sue braccia era sempre una grande conquista.
Si sperava che quella mattina lo svolgimento del suo intervento fosse altrettanto piacevole e fruttuoso.

Una domanda era al nucleo del viaggio che stava intraprendendo: cosa si accingeva ad affrontare, una volta raggiunto il riccio bianco? Era svenuto, forse contemplava il nulla oppure gridava tanto da quasi lacerarsi la laringe? Le possibilità erano davvero tante, ma la causa poteva, doveva essere una e una sola: la coscienza. Il nocciolo di quei momenti in cui era evidente il distacco dal mondo terreno verso un utopistico empireo, quella coscienza che doveva essere annientata.

Silver gridava il suo nome, e sarebbe stato lui a redimerlo dalla maledetta vocina che sembrava avercela direttamente con il loro ottimo rapporto. Quale voglia incommensurabile di sopprimere il dannato fulcro della malattia del giovane, quella dannata coscienza sarebbe stata eliminata direttamente da lui in un modo o nell'altro. Non importava il volere del porcospino argentato, il tutto doveva essere estirpato alla radice: Silver non era guarito affatto e forse stava regredendo. Ma la medicina era così chiara, così tangibile... ci doveva essere un modo per poter annullare l'arbitrio condizionato dalla malata doppia persona. E forse era proprio nell'amore, quella sufficiente distrazione che avrebbe fatto dimenticare e sgretolare l'entità mistica dentro il corpo del ragazzino.

La linea del confine era ancora il mese autoimposto da Sonic. Era impressionante come quel muro che involontariamente stava costruendo, venisse smontato mattone per mattone da Silver stesso. Se solo il riccio blu non avesse avuto bisogno di altro tempo, forse le cose avrebbero preso una piega differente. Ogni concio rimosso dal maggiore veniva immediatamente rimpiazzato con un altro blocchetto, ma cosa spingeva il ragazzo dagli occhi verdi a non usare la calce? Ovviamente voleva che il pretendente dimostrasse quanto davvero teneva al loro amore, voleva che Silver comunicasse che il tutto non si sarebbe sgretolato come con Tails. Due persone così diverse, eppure due sentimenti così simili, smorzati da quella pletorica ansia di un ennesimo cuore spezzato. Il muro era ancora dove lo si era costruito, ad attendere il colpo di grazia che lo avrebbe finalmente buttato giù.

La zona industriale della città era stata superata in poco tempo e ormai la meta era vicina. La preparazione psicologica tuttavia non era giunta al suo termine, e Sonic era quasi certo che non sarebbe stato in grado di gestire una cosa così immensa e spaventosa. Sperava che Blaze potesse consigliargli, che avrebbero affrontato insieme il mostro che l'amico diveniva. Dopotutto erano loro due le figure principali nella vita del ragazzo: la migliore amica e il fidanzato, perché oramai si sapeva che il rapporto sarebbe iniziato seriamente e in maniera stabile. Ponendo in discussione i propri pensieri, si era reso conto che il livello di accettazione dei compagni era molto più alto delle aspettative, anche da parte di colui a cui la relazione con il volpino non era mai andata troppo a genio, Shadow. Non si era ancora capito per quale motivo, ma questo pretendeva di giudicare l'amore altrui come insensato o inesistente. Forse aver trovato una fidanzata dalla mentalità molto aperta come la gatta lilla era stato motivo di grande cambiamento, così aveva supposto il riccio blu.

L'orario di visita per i pensieri era stato interrotto momentaneamente: finalmente aveva raggiunto la casa di Silver. Dopo aver parcheggiato in maniera non poco scomoda, considerando l'ampiezza ristretta della strada, si era fiondato immediatamente davanti alla porta di casa e aveva premuto il pulsante del campanello, udendo un grido straziante provenire dal piano di sopra, presumibilmente dalla camera da letto di Silver. Il contesto e i riferimenti gli avevano ricordato una delle scene de l'Esorcista e non ne era stato particolarmente lieto: il ruolo di prete non gli si addiceva troppo. Oltretutto quel film lo aveva segnato immensamente la prima volta che lo aveva visto, tanto da dover supplicare la madre di tenergli forte la mano durante la notte, così che non si sarebbe sentito solo e il diavolo non si sarebbe impossessato di lui. Venir catapultato in quel mondo orrorifico era forse una delle poche cose che non avrebbe augurato a persona alcuna.

Un altro urlo isterico aveva squarciato il silenzio del vicolo, facendo rabbrividire l'impavido eroe che stava iniziando ad avere ripensamenti sulla scelta di aiutare quel ragazzino.

'Ma che diamine...' si era detto nel tentativo di farsi forza 'mica posso lasciarlo in preda agli spiriti!'

Dopo non troppo tempo Blaze aveva aperto la porta. Il suo aspetto devastato non prometteva sicuramente una bella mattinata.

"Vieni." Aveva sussurrato con voce roca, senza nemmeno degnarsi di salutare. "Io ormai non ho più potere su quella cosa."

"Mi spieghi che è successo?" Aveva chiesto lui, ripercorrendo i passi felpati della ragazza, che non aveva aspettato un secondo per farlo entrare e condurlo al piano di sopra, dove l'infermo giaceva in preda alla sua crisi, differente dalle solite. La porta della camera era chiusa, ma le grida fungevano perfettamente da radar per il riccio, che a stento riusciva a mantenersi lucido durante ogni silenzio.

"Non lo so, per questo ti ho chiamato." I due si erano fermati davanti alla porta in legno, quella che li separava dall'essere incubico. Beato chi poteva ancora considerarlo un mobiano, dopo aver udito le sue urla, latrati che nemmeno una donna in preda alle contrazioni del parto emette. "Lo hai fatto arrabbiare in qualche modo?"

"Che io ricordi, no."

"Non capisco che gli prende ultimamente. Sabato si stava affogando nella vasca." Aveva ribattuto lei, abbassando il tono di voce. "Non pareva volersi suicidare, da come ha reagito alla mia presenza. Crisi, come al solito, ma non riesco a capire perché doveva succedere proprio sotto l'acqua, ancora poco e ci rimaneva secco!"

"Oh Chaos." che pensare di una situazione del genere? Si era appena ricordato del fatto che Silver, proprio quel sabato, si era dichiarato e aveva ricevuto la posticipazione di ogni sentimento. "Credi che sia colpa mia?"

"Era incazzato con te sabato, e non ti immagini nemmeno la faccia che aveva; non mi ha voluto dire che caspita gli hai fatto, ma non era di certo tranquillo. E oggi mi ha chiesto, prima di entrare in questo stato, di poterti incontrare. È esploso quando gli ho detto che oggi hai l'esam- aspetta, ma lo hai dato l'esame?"

"Al diavolo l'esame, il mio ragazzo è più importante!" Aveva esclamato contrariato.

"State insieme?! Quando pensavate di dirmelo?"

"Non stiamo insieme. Non ancora. E non é il momento di pensare a queste smancerie."

Un ennesimo richiamo aveva disturbato la calma tombale della piccola sala. Sonic aveva fatto cenno alla ragazza di aprire la porta, che aveva emesso uno snervante scricchiolio dovuto ai cardini un po' ossidati. Con grande sorpresa dei due sani, la stanza era all'apparenza vuota. Entrando all'interno della caotica cameretta, erano udibili dei singhiozzi stroncati, ma l'ambiente era comunque privo di vita.

"Silver!" Aveva gridato Blaze, sgranando gli occhi, paralizzata. Era lí fino a pochissimi secondi prima! Nessuna risposta, ma i suoni proseguivano indisturbati. Il riccio blu era riuscito, facendosi guidare da questi, a ricondurre la posizione del loro uomo al letto, e non essendo né sdraiato, né seduto o avvolto nel lenzuolo e la trapunta dai toni caldi, un unico posto rimaneva: il pavimento. Ed effettivamente, controllando sotto il letto, aveva trovato Silver posto carponi, con la schiena compressa contro la rete in ferro che sorreggeva il materasso e la testa contro le piastrelle polverose. Stava piagniucolando, come sospettabile. Gli occhi, lucidi e arrossati, erano rivolti verso il basso.

"Silver." Lo aveva richiamato Sonic, apparentemente calmo. "Esci da là sotto."

"È un tugurio di pensieri, il tempo mi mangia."

"Dai, ci sono io adesso."

"Mi gira la testa, so che mi rimane pochissimo."

"Silver..." non stava ascoltando, forse non aveva ancora percepito la presenza.

"Ma se mi nascondo, forse quei cazzo di pensieri non mi storpieranno. Ah, no. Sono... sono nella TESTA!" e aveva urlato l'ultima parola, tanto rabbiosamente da far cadere Sonic per terra e far indietreggiare l'amica.

A mali estremi, estremi rimedi: dalla figura preoccupata del porcospino più giovane era giunto un pugno, che si era andato a posare violentemente sulla spalla del pazzo sotto il letto. Questo aveva emesso l'ennesimo grido, ma dopo poco si era morso il labbro per interrompere il flusso di voce. Ovviamente la violenza aveva risolto il caso. A mali estremi, estremi rimedi, più che funzionanti.
Nel tentativo di sollevarsi dalla sua quadrupedia, Silver aveva battuto la testa contro uno dei tubi di ferro che andavano a comporre il sostegno della rete, e solo allora aveva notato Sonic, che non sapeva se ridere o piangere alla vista di quella scena. Appena uscito dal suo bunker, la prima ad abbracciare il riccio era stata Blaze, sollevata nel poterlo rivedere in sé. Aveva temuto di doverlo mantenere così a vita. Il ragazzo si era limitato a ricambiare il gesto affettuoso, concentrandosi però sull'altro maschio nella stanza:

"Ehi. Non pensavo che saresti venuto a trovarmi! Sennò mi sarei vestito decentemente." Aveva esaminato per un secondo la maglietta grigia, sporca e sudata, che gli arrivava poco sotto l'inguine, realizzando di non stare indossando pantaloni. Si era immediatamente diretto verso l'armadio, prossimo a Blaze, e aveva preso il primo jeans a disposizione, mentre gli altri due continuavano a domandarsi come potesse essere così tranquillo dopo aver vissuto una tale crisi. "Blaze! Ma sei in ritardo per il lavoro!"

"Secondo te ti potevo lasciare a casa in quelle condizioni?! Stavi delirando, idiota."

"Che vuoi che sia. Succede."

"Nemmeno ti rispondo, ne abbiamo già parlato." Aveva incrociato le braccia al petto, poggiando la schiena contro il muro e sbuffando rumorosamente. Stava prendendo le pessime abitudini di Shadow, a furia di passarci del tempo. "Tra dieci minuti esco, il capo probabilmente ha già preparato una bella trave di legno affilata per inpalarmi e se non sono lì il prima possibile sono quasi certa che la possibilità di morire infilzata aumenti. Vedi di non sclerare di nuovo, quando sono via."

"Ormai è tardi, ti avranno già rimpiazzata per oggi! Resta, possiamo passare la mattina insieme." Aveva protestato Sonic.

"Non posso." Aveva specificato semplicemente lei. "Tu non hai bisogno di uno stipendio, io si. Possiamo parlare un'altra volta, magari organizziamo una bella uscita in onore di Knux e Shadz per la loro vittoria, giusto per avere una scusa per vederci tutti insieme. Ora però devo lavorare. Magari ci vediamo quando torno. E Silv, mi raccomando." E detto questo si era incamminata fuori dalla stanza, per percorrere le scale.

Dopo qualche istante di religioso silenzio, in cui i pantaloni erano stati poggiati a un angolo del comodino, il maggiore aveva spezzato il ghiaccio:

"Come è andato l'esame?"

"Oh, penso bene, Amy deve averlo passato, era preparatissima."

"Che mi dici di te?"

"Non l'ho dato. Sono venuto ad aiutare te." Aveva sorriso calorosamente "e ci sono riuscito!"

"Tu... tu hai perso questa opportunità... per me?" Silver aveva strabuzzato gli occhi, felicemente sorpreso. Il minore lo aveva abbracciato, stringendolo a sé e riscaldandolo.

"Era destino, io l'esame non lo potevo dare. Forse posso chiedere un colloquio più avanti nel tempo, ma oggi non ero pronto, e la tua crisi è stato il segno fatidico che non è il mio futuro, la scuola."

"No Sonic!" Lo aveva rimproverato l'altro, separandosi e poggiando le sue mani fredde sulle spalle dell'amico "Non devi abbandonare le tue passioni per me!"

"Sei una delle mie passioni. Decisamente quella che spicca di più.". Silver aveva fatto segno all'altro di sedersi sul letto disfatto e non troppo pulito, ma decisamente comodo.

"Senti Sonic, ora che siamo da soli..." il riccio argentato sembrava quasi nervoso, ma aveva una decisione e un tono che facevano comprendere che aveva riflettuto a lungo prima di aprire la bocca. "Dobbiamo parlare. Dobbiamo discutere di noi, di cosa ne sarà."

"Dimmi subito dove vuoi arrivare." Lo aveva incitato.

"Non abbiamo parlato per nulla di quei messaggi che mi hai mandato sabato, insomma, io non so cosa provi davvero per me."

"Te l'ho già detto, ti amo."

"Si, ma non dirmelo così! Sembra quasi che ti faccia rabbia doverlo ammettere." Aveva abbassato lo sguardo, i suoi occhi ancora saturi di lacrime dalla crisi. "Io non voglio che tu ti senta costretto a provare qualcosa per me, non voglio che tra noi si instauri un vero rapporto di fidanzamento, ma che tu non ne sia felice! Se lo vuoi fare solo per farmi stare bene, allora..." Sonic aveva posato l'indice davanti alle labbra asciutte dell'altro, intimandogli di fare silenzio. Avvicinandosi al suo viso corrugato in una smorfia sorpresa e malinconica, si era perduto nel vuoto degli occhi dorati dell'altro, le pupille dilatate che racchiudevano tutto quell'amore fosco e intangibile. Cosa mancava? Di cosa avevano bisogno davvero? Perché non poteva essere un sentimento genuino e immacolato, come nelle favole? La mano sulla bocca era discesa, raccogliendo la guancia rosacea del giovane tra i suoi palmi. Una lacrima era andata a bagnargli le dita.
Con una lentezza straziante per entrambi, aveva accostato le sue labbra a quelle altrui, sfiorandole delicatamente, poi premendole con quel desiderio di pienezza che rimbombava nel cervello. Il completamento dei sensi.
Le due carni erano schioccate all'unisono e Sonic aveva tastato il labbro inferiore del maggiore, succhiandolo debolmente e stringendolo piano tra i denti, per non fare male al porcospino che singhiozzava convulsamente. Non aveva osato spingersi oltre, le lacrime di Silver che gli inzuppavano la mano erano sufficienti a frenare la corsa alimentata la sua crescente sete di passione.

"Non piangere, odio quando piangi."

"I-io n-non riesco a s-smettere!" Aveva piagnucolato Silver, in preda agli spasmi. "Non capisco c-che mi succede!" Ogni parola era stroncata da un singhiozzo. "Ho paura."

"Non devi avere paura." Lo aveva rincuorato l'altro. "Non c'è nulla di cui aver timore. È solo l'amore, Silver. Si sta impadronendo di noi. Lasciamolo fare."

"Per te è facile Sonic, vivi in mezzo a persone che ogni giorno ti dimostrano quanto ti vogliono bene, ma io non ho mai avuto nessuno che tenesse davvero e me. Recuperare tutto quell'amore che mi è mancato per così tanto ora mi fa sentire una pienezza e allo stesso tempo un vuoto estremo nello stomaco. Ho paura di non essere abbastanza, quando tu sei più del necessario per me! Fai così tanti sacrifici per rendermi felice, ma io cosa posso fare? Sono solo un disgraziato dimenticato da qualsiasi divinità esistente."

"Non sei un disgraziato, sei la cosa più bella che mi potesse capitare! Sai quanto sto male io, ogni giorno? Tantissimo. Penso a quell'amore perduto, a ciò che ha lasciato dentro il mio cuore. Penso ai momenti di felicità, ai baci, quelle notti d'amore che speravo non finissero mai... e tu mi stai liberando da quel niente. Ho ripreso ad amare per te, Silver. E ho tanta paura quanta ne hai tu, ma il fato ci ha fatti incontrare per un motivo, non dimenticarlo. Ora sorridi, sei bellissimo quando sei felice." Con quell'ultima frase, il pianto isterico del ragazzo era finalmente terminato e un solare sorriso si era fatto spazio sul suo volto, mentre le lacrime erano state spazzate via dai pollici di Sonic. Silver aveva preso la mano sinistra dell'altro, che dal bacio a quel momento era restata posata sulla sua guancia, e la aveva condotta al suo cuore, il quale batteva incessantemente, così forte da fare male.

"Lo senti?"

"Lo sento. Fa un bellissimo suono." Aveva sorriso il minore chiudendo le palpebre.

"Io... io voglio dimostrarti quanto ti amo." Aveva sussurrato Silver, alzandosi dal letto, lo sguardo vigile di Sonic puntato su di lui. Dopo aver chiuso la porta, aveva sollevato velocemente la sua maglietta, facendola scivolare sul suo torace, poi, dopo aver fatto passare la testa attraverso il foro del collo, le braccia. La aveva cautamente poggiata sul pavimento e in seguito aveva preso a rimuovere l'unico indumento rimastogli indosso: i suoi boxer neri. Rosso in viso, si era accostato al suo compagno dall'espressione maliziosa, gli occhi smeraldo luccicanti dalla brama di possedere quel corpo così gracile eppure così attizzante.
"Scusami se non sarò un granché, anche se ho ventitré anni questa è la mia prima volta in assoluto. Non sono Tails, ma spero di poterti far rivivere l'emozione delle notti che hai passato con lui."

"Con te è tutta una nuova storia. Come una prima volta.". Per Sonic era effettivamente una rinascita, ricominciare dopo più di un anno di astinenza: a differenza delle voci che aveva diffuso sopratutto per sfidare e contraddire Shadow, da quando Tails lo aveva piantato in asso non aveva più avuto rapporti con nessuno. I fianchi di Silver e il suo sguardo lussurioso avevano risvegliato fra le sue gambe quel febbrile sentimento: il muro stava crollando.

"Spero di riuscire a soddisfarti. Beh, sicuramente tu soddisferai me."

Che attore provetto! Ha funzionato alla perfezione!

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Capitolo 19
*** Capitolo 18: Amy ***


Se aveste voluto trovare Silver, in quella limpida nottata di fine settembre alle ore 22:00, lo avreste potuto vedere seduto a un tavolo all'interno del Chao Garden Bar con tutti i suoi amici più cari. Sulla tovaglia color ocra, nuova di qualche giorno, era poggiato il suo bicchiere di Martini, il liquido translucido che riempiva poco più della metà del vetro ornato da un'oliva snocciolata, infilzata da uno stecchino in plastica blu. Quando lo aveva ordinato non si era posto alcun interrogativo riguardante il grado alcolico, anche perché non avendolo mai assaggiato non ricordava assolutamente che si trattasse di un qualcosa a base di vino, ma vedendo che quasi tutti avevano chiesto delle bevande abbastanza specifiche e desiderando qualcosa di particolare per la celebrazione, il primo nome che gli era tornato alla memoria era stato Martini, come quello della pubblicità in bianco e nero con Charlize Theron.
Uno spot pubblicitario che sicuramente era stato funzionale e aveva accalappiato gli spettatori; nonostante avesse quasi la sua età, quel video lo ricordava come se lo avesse visto il giorno prima, tanto che quasi sentiva l'odore del mare e l'infrangersi di questo sul pontile, quel venticello appena percepibile che gli attraversava il pelo e La Bella Vita di Pete Nashell a contornare l'atmosfera frizzante.
Insomma, ordinare un Martini aveva un suono più superbo e macho rispetto a 'un succo all'ananas' o peggio 'dell'acqua tonica'. Per sua disdetta, la barista, sentito il nome della selezione, non aveva preso una bottiglia con il celeberrimo marchio a caratteri bianchi, ma aveva versato un misto di Gin e Vermut in un piccolo calice e non nei bicchieri stretti e alti della pubblicità. Perlomeno i due cubetti di ghiaccio erano simili.
Dopo averne sorseggiato un goccio, Silver si era reso conto che non gli piaceva troppo.
La musica tematica creata dalla sua mente al momento dell'ordinazione si stava affievolendo. Forse non era stata una scelta saggia, farsi versare quella roba quasi giallina dentro il suo bicchiere. Suonava bene dire Ma-rti-ni, ma il sapore non suonava altrettanto splendidamente: non era una chitarra, non era un'arpa, non era un taburello, era più un... 'Dom Perignon Rosé Vintage del 2003, è buono Silver, bevine un goccino, solo uno'. Il sapore non poteva essere paragonato, ma la sensazione era la stessa: qualcosa non andava, o sarebbe andata male.

Puro presentimento.

Ecco il cocktail che scendeva attraverso la sua gola... non gli piaceva per niente. Per cammuffare quel pizzicorio intenso che gli aveva contaminato tutta la bocca, aveva ingoiato quanto più veloce possibile la piccola fetta di torta al tiramisù posta su un piattino in ceramica grande come la sua mano. La bibita era buona, ma i ricordi non erano altrettanto dolci.
Si, un buon succo all'ananas sarebbe stato meglio, ma voleva reggere il confronto con gli ordini altrui: tre birre, un tè shakerato alla melagrana -alcolico-, un altro Martini ma rosso e un bicchiere di Vodka allungata con del succo alla pesca, più succo che alcool. Ognuno di questi apparteneva ai ragazzi che con lui, quella sera, festeggiavano in onore delle vittorie alle gare domenicali: in ordine in base alle bevande, Knuckles, Amy e Shadow, Blaze, Sonic e Rouge.
Mentre ognuno dei suoi amici riceveva la sua porzione di dolce preparato da Blaze e Shadow, le discussioni di varia natura proseguivano indisturbate.

"Ti giuro, non avevo mai faticato così tanto!" aveva raccontato Knuckles rivolgendosi a Amy, che affascinata stava ascoltando lo svolgimento di quella gara che tanto avrebbe voluto vedere. "Tra l'altro buona parte delle ammonizioni che ci hanno dato erano fasulle. Cioè, due o tre volte è capitato di dover interrompere il combattimento senza che effettivamente avessimo fatto qualcosa. È una gara di kick boxing, come puoi sperare che io non colpisca l'avversario?"

"Beh, l'ultima l'hanno azzeccata." Aveva puntualizzato Shadow.

"Eri stanchissimo e nervoso, è normale che ti sia scatenato così." era stata la pippistrella a intervenire. "E Knuckles, potevi evitare quell'uscita da gran bastardo."

"Ma dai! Non credevo che avrebbe reagito così! Speravo che lo scontro si movimentasse un pochino, ma non avrei mai pensato che Shadz si potesse trasformare in Terminator!" Aveva risposto l'interessato.

"Fatemi capire, Shadow ha perso perché è troppo forte?" Aveva chiesto Amy, un pochino confusa, portandosi un boccone alla bocca. Quella torta era davvero squisita; avrebbe chiesto la ricetta all'amica. Non era mai stata una grande esperta in cucina, ma con i dolci faceva faville e doveva necessariamente aggiungere alla lista quella squisitezza.

"Diciamo che fargli pensare a Maria non è stata un'idea troppo grandiosa."

"Non è colpa di nessuno, se non mia." Aveva ribattuto ancora il porcospino nero "Maria non è stata nominata e l'ho pensato io senza motivo; come ha detto Rouge, tra stanchezza e tutto il resto, mi sono lasciato andare." Il fatto che si stesse assumendo le sue colpe, anche dovendo pagare il salatissimo prezzo di sembrare inferiore all'amico, aveva lasciato a bocca aperta tutti. Durante quelle settimane era successo qualcosa al ragazzo, qualcosa che lo aveva fatto inciampare e cadere dal suo piedistallo d'oro. Sembrava che si stesse curando sempre di meno della sua persona, dando più attenzioni a tutto ciò che lo circondava, riscoprendo il mondo con occhi differenti. Ovviamente era sempre il solito riccio burbero e scontroso, ma al suo atteggiarsi antipatico si era sommata una componente amorevole, cosa impensabile prima del suo fidanzamento con Blaze, senza la quale probabilmente sarebbe stato ancora chiuso nel suo stato primordiale di rimpianti e ferite profonde. Si stava sfogando e stava andando avanti.

"L'importante è che nessuno si sia fatto male." Silver aveva tagliato una fettina di torta dall'ottavo piatto, il più grande posto al centro del tavolo, in cui era stata trasportata la torta dalla casa dell'amico nero al locale.
Si era avvicinato a Sally, che stava riordinando tutte le bottiglie di alcolici presenti sulle mensole in bella vista. Dietro aveva messo quelle piene e recanti i nomi delle bevande meno gettonate dai clienti, davanti stata sistemando tre bottiglie trasparenti di Sambuca e due di Vodka alla fragola.
"Gradisci una fetta di torta?" Aveva chiesto il ragazzino. "È molto buona. Se vuoi puoi anche unirti a noi."

"Oh, vorrei potermi avvicinare, ma sai com'è, non sai mai quando arrivano i clienti! Però per quanto riguarda la torta la accetto volentieri, grazie! Ti serve un piatto?". Lui aveva annuito e, con un leggero suono tintinnante causato dallo sbatacchiare dei vetri, la ragazza aveva preso dal lavabo un piatto uguale agli altri, lo aveva asciugato e porto al riccio, che velocemente era tornato al suo posto per inserirvi il contenuto da lui già tagliato. Una volta sul piatto, la fetta di torta sembrava un piccolo grattacielo perfettamente al centro del suo mondo candido, uno scoglio al caffè su un mare incolore. Si, la aveva inpiattata proprio bene, si era complimentato con sé stesso.

"Sonic, vieni con me?". Il porcospino blu, che quella sera era stranamente silenzioso, si era messo su due piedi senza protestare, aveva preso in mano i due Martini e aveva raggiunto l'amico al bancone. Su legno color mogano ora si trovavano i due bicchieri quasi pieni, di cui uno sarebbe rimasto così fino alla fine, e quello spicchio perfetto di torta; Sally aveva recuperato una forchetta, sempre dal solito lavabo, e aveva diviso il dolce in piccoli pezzi -distruggendo la composizione creata da Silver, che per qualche secondo aveva provato dispiacere nel vedere il piatto malamente dipinto dal mascarpone e dal cacao-.

"Tutto bene, ragazzi? Non mi sembrate troppo entusiasti. Soprattuto tu, Sonic." Aveva chiesto lei, poco prima di addentare il primo boccone. "Ti vedo perso. Se c'è qualche problema e me ne vuoi parlare sono sempre qua, dietro al bancone!"
Il pan di Spagna, il cacao amaro e la dolce crema, con quell'appena percepibile goccio di Sambuca: il sapore contrastante tra dolce e amaro la aveva estasiata a tal punto che aveva sentito uno scoppiettio nelle papille gustative. Essendo una grande amante dei dolci, sopratutto delle torte, la chipmunk era rimasta sorpresa dalla cremosità e da quel gusto così sublime da provocare la pelle d'oca, tanto che, come la ragazza dai capelli rosa, aveva subito desiderato di conoscere gli ingredienti e quale mistica magia avveniva per creare cotanta bontà:
"Blaze! Insegnami come si fa, è troppo buona!" E si era diretta verso la gatta, dimenticando il proposito di fare la buona barista e restare al proprio posto di lavoro. Si era addirittura scordata di ciò che aveva chiesto ai due seduti sugli alti sgabelli in legno, che la avevano osservata mentre si spostava con la sua porzione di torta in mano.
Silver aveva deciso di riprendere proprio le frasi della ragazza e iniziare il suo ormai canonico discorso contro Sonic:

"Sally ha ragione, non mi sembri troppo allegro. Che hai?"

"Sono nervoso." Aveva risposto fissandolo con occhi stanchi, occhi di un cinquantenne che ne ha vissute di tutti i colori. Aveva un sorriso orribile, talmente tirato da sembrare cucito. Silver era sbiancato al pensiero che questo potesse avere qualcosa da ridire su quanto successo la mattina precedente, ma fortunatamente la spiegazione successiva gli aveva presentato ben altro che una critica, o peggio un rifiuto. "Sai com'è, tecnicamente ora stiamo insieme. Vorrei dirlo agli altri, ma ho paura della reazione."

"Stai pensando a Amy, vero?"

"Ovvio.". Lo spicchio di arancia nel Martini di Sonic era piomabato dentro la bevanda, emettendo un appena udibile 'plof'. "In realtà non è lei che personalmente mi preoccupa maggiormente, non ho paura di cosa potrebbe fare nel caso ci volesse far separare. Più che altro il problema è che non capisce che a me piacciono le persone come te, che dimostrano l'affetto nei modi e nei momenti più opportuni. Anche se la rispetto immensamente e cerco di accontentarla per quanto mi è possibile, lei  è fermamente convinta che io le debba qualcosa per le sue dimostrazioni d'amore. Le voglio un bene immenso, ma non potrà mai essere la mia ragazza."

"Ma tu lo hai detto a lei come lo stai dicendo a me?"

"Anche più delicatamente. Ho paura di ferirla, soprattutto perché nonostante la sua gelosia e il suo essere pettegola io tengo tanto a lei. Vorrei che capisse da sola che io sono un ragazzo libero e non mi voglio sentire vincolato in una relazione. Con lei mi sentirei come uno schiavo in una piantagione di cotone, non so se mi capisci."

"Non sono troppo ossessivo?" ignorando del tutto l'esistenza dei sentimenti di Amy, Silver si era concentrato su se stesso. Sonic non lo trovava invadente, vero?

"Decisamente non come lei. Se vuoi continuamente parlare di noi lo fai a fin di bene e sai che io ricambio, quindi non mi pare strano che tu mi pensi, mi scrivi o mi parli. C'è ben poco di ossessivo in come ti comporti, per come la vedo io." Si era girato a controllare cosa stessa facendo l'amica alle sue spalle, bevendo un goccio della sua bevanda a base di caramello, piacevolmente amara. Il riccio bianco aveva stretto forte la mano libera dal vetro, in segno di riconoscenza. Sperava che il fidanzato si tranquillizzasse, in un modo o nell'altro.

Mentre i due avevano ripreso a discutere, alla ragazza da loro tanto citata era stata posta una domanda da parte di Knuckles, che dopo aver discusso fino allo sfinimento delle sue esorbitanti prestazioni fisiche voleva conoscere un po' la situazione scolastica di Amy:

"Quindi, come credi sia andato l'esame?"

"Io sono andata bene, ma non ti immagini quanto sono incazzata per Sonic!" aveva sbuffato, poggiando la testa sulle sue braccia, incrociate sopra il tavolo.

"Non ha studiato, vero?" L'echidna aveva roteato gli occhi, sapendo già che il loro caro amico aveva passato tutto il tempo che avrebbe dovuto concedere agli studi a godersi la bella vita in centro. Non studiava da anni, ma ricordava il peso di un'interrogazione e Sonic avrebbe dovuto sollevare ben più di quel masso che poteva essere un compito di matematica. L'università rimane sempre l'università. Era anche per quel motivo che lui aveva scelto di cercare un lavoro e concludere per sempre la lista di quei giorni passati a dormire sul banco e a lanciare aeroplani di carta in testa ai suoi compagni sfigati. "Tipico di Sonic, rimandare fino all'ultimo."

"Magari fosse quello il problema!"

"Sbaglio o ho sentito che un certo riccio non ha passato l'esame?" Rouge, in tutto il suo splendore, si era unita ai due, e Knuckles aveva perso un battito nel notare quanto il rossetto rosso facesse risaltare quella perfetta bocca a cuore. Silenziosamente aveva distolto lo sguardo, ma la tentazione di continuare ad osservarla era forte. Aveva preso un sorso dalla sua birra, tentando di far scendere con essa anche quel suo desiderio di toccare la pelle soffice del suo angelo. O forse la sua diavoletta, a giudicare dalle ali dalla pelle nera come la notte. Si, diavoletta si addiceva meglio anche a quel suo fare provocante.

"Quel cretino è venuto all'università ed è scappato pochi minuti prima della prova! Ma ci rendiamo conto di quanto sia stato stupido?" aveva sussurrato Amy, attutendo la sua voglia di urlare grazie a un cagnesco morso sul suo stesso braccio. "Chissà se potrà recuperare in qualche modo..."

"Idiota." Aveva boccheggiato il giovane dagli occhi viola scrutando il segno circolare dei denti della riccia vicino al polso. Quel cerchio bucherellato e intriso di saliva aveva un non so ché di grottesco, che lo aveva portato a immaginarla mentre addentava la guancia di Sonic, o peggio. Di certo era un modo peculiare di contenere la rabbia, ma perlomeno non aveva reagito direttamente sul soggetto della discussione. Sapeva essere molto manesca e l'immagine mentale di quei solchi sulla pelle dell'amico non era una visione del tutto surreale. "Gliene hai parlato?"

"Ho provato a telefonare ieri mattina ma risultava che il cellulare era spento. E oggi non mi sento di rovinare la festa, è già successo troppe volte. Certo è che se dovessi scoprire la causa e questa fosse una gran stupidata, potrei lapidarlo qua, davanti a tutti." Aveva ruotato la testa, prima a destra, poi a sinistra. Quel bar poteva davvero essere un ottimo luogo per mettere in pratica un piano omicida: gli altri clienti, ovvero i vecchietti che giocavano a briscola, non avrebbero parlato di sicuro, e nel caso lo avessero voluto fare sarebbe bastato accoltellarli e... ci stava riflettendo davvero?

"Non vorrei fare la guastafeste, ma ho come l'impressione che una sola cosa possa avergli fatto saltare l'esame... e tu sai a chi mi riferisco." Aveva ridacchiato la ragazza dal pelo candido. Il suo sguardo indagatore era vagato per l'ambiente, fino a posarsi leggiadramente sulle dita dei ragazzi, incastrate tra loro, a formare un contrasto serafico tra il bianco candido e quel color pesca pallido.

"Oh, che simpatica!" Aveva gridato l'unico maschio dei tre, nel tentativo di non far percepire a Amy quale spettacolo si stesse consumando dietro la sua schiena. Rouge non era a conoscenza di cosa era capace di fare l'amica, tantomeno sapeva che questa era perdutamente innamorata di quel ragazzino dagli occhi verdi. La giovane doveva restare allo scuro dei sentimenti di Sonic per Silver, a tutti i costi!
Questa volta l'aura trasmessa da Knuckles non era affatto lussuriosa, bensì turbata e vigile. "Non dire stupidaggini Rouge, non c'è niente tra loro."

"Si piacciono a vicenda, non pensa ad altro in questi giorni... non so, è solo una mia supposizione. Dopotutto Sonic ha passato giorni e giorni a capire quale fosse la sua malattia, sicuramente non avrà nemmeno avuto tempo per sfogliare il suo libro scolastico." Stava inconsapevolmente dando inizio al finimondo.

"Non credo sia colpa sua, Sonic non è così stupido da abbandonare gli studi per una ragione del genere."

"Infatti ho detto che è solo..."

"Posso offrirti una sigaretta?" Non sapeva più come fare per farle chiudere quella sua meravigliosa bocca rossa.

"Va bene." Il tono del ragazzo la aveva incuriosita a tal punto da spingerla ad accettare l'invito. Sicuramente l'echidna voleva dire qualcosa a debita distanza dalla ragazzina rosa, che ora scrutava intensamente Sonic, ma ancora di più colui seduto al fianco del suo principe: Silver. Non c'era molto da comprendere nelle frasi di Rouge: era come se la verità fosse stata sputata direttamente sui suoi occhi.

"Blaze." Aveva chiamato la gatta, senza spostarsi dalla sua posizione. L'echidna e la pipistrella avevano indossato i loro cappotti frettolosamente e si erano diretti fuori dall'entrata. "Posso farti una domanda strana?"

"Dimmi." Tono sicuro, tradito da un pizzico di stranimento. Sally e Shadow, che fino a poco prima stavano discutendo delle doti culinarie segrete di quest'ultimo, si erano ammutoliti.

"Che cosa stava facendo Silver, ieri mattina?" Lo sguardo furente di Amy aveva allarmato immediatamente i tre che la stavano ascoltando. Il riccio si era voltato verso l'amico rosso, che scrutava la scena dal vetro della porta. Il viso era corrugato in una ragnatela di rughe dovute alla preoccupazione nel vedere che Amy non aveva impiegato più di un secondo per comprendere ciò che Rouge, che si era pentita nonappena sentite le ragioni del ragazzo, aveva cercato di sottintendere.

"Gli è venuto un attacco di nervoso, poi sono andata al lavoro.". Blaze non voleva che la ragazza venisse a sapere degli strani comportamenti di Silver se non era stato lui a parlargliene personalmente. Nel caso lui gli avesse raccontato delle sue anomali crisi avrebbe capito, altrimenti avrebbe potuto pensare a un vero e proprio sclero a causa di ansia e nervoso. Dopotutto si sapeva che il ragazzo non stesse troppo bene; quale fosse il problema non era chiaro, ma era comunemente assodato che il suo cervello funzionasse in modo differente, comunque meno pericolosamente di quello di Amy.

"Pensavo stesse guarendo."

"Non sono riuscita a calmarlo da sola, per farti capire quanto stesse male. Non si è allontanato da casa." Alla riccia non era servito altro: era immediatamente corsa verso Sonic. Il futuro della serata, e forse di tutta la loro esistenza, era in mano ai due novelli fidanzati. Nessun aiuto da casa, nessun cinquanta e cinquanta, niente presentatore carismatico a suggerire nel caso i giocatori gli ispirassero simpatia.

"Vieni un momento con me." Lo aveva chiamato, afferrandolo per una mano. Non poteva andare fuori a causa dei due ragazzi e non voleva urlare davanti a tutti quegli spettatori che già avevano i loro occhi, quasi fuori dalle orbite, focalizzati su lei. Persino gli anziani signori avevano interrotto la loro partita a carte per capire da dove provenissero quei furenti latrati che potevano udire più che perfettamente.

"Che succede Amy?" Silver era impaurito e perso. Il retrogusto del Martini si era fatto ancora sentire, causandogli un ulteriore disagio. Somma mentale: Shadow, Blaze e Sally sconvolti più Knuckles e Rouge pietrificati uguale pandemonio. E la vittima più sommessa sarebbe stato lui, eccome.

"Niente che ti riguardi." Aveva tirato ancora l'altro ragazzo, che sconsolatamente era sceso dal suo sgabello e la aveva seguita verso un angolo della sala, azione completamente inutile poiché non era riuscita a regolare il tono di voce e l'intera folla non aveva osato fiatare. L'aria che aleggiava era funerea e nessuno aveva il coraggio di intervenire dinnazi a quel ciclone distruttore.

"Quando pensavi di dirmelo?"

"C-cosa?" Il riccio blu aveva finto di non aver compreso, ma la sua domanda era così evidentemente fittizia che, solo per misericordia della giovane, al posto della risposta non aveva ricevuto un pugno sul naso.

"Sai molto bene a che mi riferisco, puoi fare lo stupido quanto vuoi! Silver, maledizione! Tra tutte le persone dell'universo proprio lui?"

"Senti, posso spiegare..." dosare le parole, assolutamente. Non poteva alzare troppo la voce con lei, non per paura di venir aggredito, ma per il puro terrore di vedere Silver vittima delle violenze di quella macchina da guerra. Lei sapeva su cosa far pressione per devastarlo e questi erano puntualmente i sentimenti della sua dolce metà. Era già successo con Tails, non poteva permettere che accadesse ancora.

"Dovevi spiegare prima! Cioè, hai mandato in fumo i tuoi piani di vita per quel ragazzino?"

"Perché non mi lasci essere felice almeno per una volta?"

"Ora ti spiego io cosa fa la felicità: un bel lavoro che ti permetta di vivere e non sopravvivere facendo l'elemosina ai passanti!" aveva preso un bel respiro, nel tentativo di distendere i nervi. Stava ovviamente riuscendo a soggiogare il ragazzo, ma aveva deciso di cambiare mira per cercare di portarlo a riflettere. Lui aveva deciso di abbandonare l'unica fonte che gli avrebbe permesso un minimo sostentamento e lei voleva solo convincerlo a rinunciare a tutto il resto per permettersi una giusta posizione nel mercato. Se poi fosse stato ancora così attratto da Silver ovviamente sarebbe tornato da lui, con una casa, una bella macchina e tanti tanti soldi.
"Ascoltami, io lo sto dicendo solo per il tuo bene. Per ora lascia perdere tutto il resto e finisci di studiare."

"Non lo dici per il mio bene, ma per il tuo! Non vuoi che io scelga un ennesimo ragazzo al tuo posto; capisco che anche tu vuoi la tua fetta di torta, ma i salti da gigante che cerchi di fare ti fanno solo allontanare da me. Non sono una bambola, mettitelo in testa."

"Lo so che non sei una bambola, ma perché Silver al posto mio? Cosa ha che io non ho?"

"Adesso basta!" Il porcospino argentato si era alzato in piedi, battendo una mano sul bancone e rovesciando il suo cocktail, che si era andato a spargere fino a colare sul il pavimento piastrellato. Sally lo aveva osservato immobile, il vetro che oscillava pericolosamente sul bordo del piano. Il ragazzo dal pelo bianco si era avvicinato ai due, prima scrutando il ragazzo apparentemente tranquillo, poi lei. "Ma che diamine ti prende Amy?"

"Che diamine mi prende?! Non hai un lavoro, sei uno sfaticato e sei povero fino al midollo! A malapena hai due vestiti nell'armadio che tra l'altro hai rubato a tuo fratello. E invece di lasciar studiare Sonic in pace lo hai allontanato dal suo obbiettivo di diventare architetto specializzato! Avrebbe trovato una sistemazione in un battibaleno!"

"Non la volevo fare quella scuola, va bene? Ho continuato solo per non lasciarti da sola!" ennesimo intervento di Sonic, che aveva causato solo un commento poco ragionevole da parte del giovanotto dagli occhi dorati:

"Peccato che ora abbia trovato qualcuno di più prezioso per lui. Tra me e lui c'è del vero feeling.". Era bastata una frase così semplice per dare a Amy il perfetto spunto per tentare di far riflettere il suo amato, ma cosa più importante offendere a dovere il suo bersaglio.

"Che ingenuo. Ma pensi davvero che a Sonic tu possa piacere per quello che sei davvero? Non piaci a nessuno in questo stato e non sei mai piaciuto a nessuno perché tu non sei normale! Sicuramente ha visto la tua disponibilità e ha deciso di approfittare dell'occasione per soffocare il dolore lasciatogli da Tails."

"E se avesse ragione?"  Un momento meno adatto per fare la propria comparsa non lo poteva scegliere. Ah, la coscienza, puntuale come la morte stessa.

'Zitto.' Aveva provato il porcospino bianco, perdendo la percezione di quanto accadeva intorno a lui. Tutto era sfocato, le luci gialle dei lampadari avevano perso intensità. Vedeva Amy che sbraitava contro il suo ragazzo, ma non capiva più cosa si stessero dicendo. 'Sta solo inventando una scusa insulsa per tentare di prendermi per i fondelli.'

"Non voglio assolutamente incolparlo, ma ti ricordo che fino a quando non hai aperto le gambe non si è deciso a mettersi con te."

'E con questo? Sono io che ho deciso di regalarmi a lui!' Il ricordo di quella dolce mattina, saturato da questo novello addebito, si stava distorcendo. Perché dava ascolto a quella dannata voce che non voleva farlo respirare? Ogni volta le sue gioie si trasformavano in pensieri di calvari, ogni singolo sorriso spontaneo diventava una straziante fitta nel petto.

"Oppure è lui che ti ha convinto a farlo."

'Ti prego, dimmi che non è una cosa possibile. Io tengo così tanto a lui... non può essere solo una finta! Non avrebbe mai dimostrato affetto nei miei confronti altrimenti, dopotutto io non sono sano, lo dicono tutti. Tra una ragazza attraente, intelligente e mentalmente stabile e un indigente miserevole dai pensieri macabri, come avrebbe potuto scegliere il secondo dei due? Oddio, ma cosa mi fai pensare...'

"Se vuoi vincere questa battaglia devi tornare a ritroso e cercare un segno del vostro amore puro che distrugga Amy."

'Forse ho un'idea per vincere il dibattito, ma se Sonic davvero mi desiderasse solo per il mio corpo?'. I suoi occhi stavano divenendo lucidi. Perché non gli era sovvenuto prima di cercare quella relazione? Le figure distorte che gli erano vicine lo stavano osservando, sguardi indagatori e malefici.

"Lo scoprirai nel contempo. La decisione sul da farsi è solo tua."

"Sonic..." Silver era rinsavito, le lacrime che già avevano iniziato a percorrere il suo viso come un fiume in piena. "Chiedimi scusa.".

"Scusa...?" L'altro lo aveva squadrato confuso, non capendo il significato di quella richiesta. Per quale motivo doveva giustificarsi? Lo aveva protetto e affiancato in quella discussione a senso unico, da quale motivazione era scaturito quel bisogno?

"Non così. Come me lo hai chiesto in bagno quella sera in pizzeria. È incominciato tutto lì. Chiedimi scusa.". Il riccio blu aveva sgranato gli occhi e un borbottio si era sollevato dal tavolo dietro di loro. Blaze si era alzata in piedi, seguita poco dopo dal fidanzato; stavano litigando.

"Non te lo ha detto, vero?" Shadow non aveva parlato con Silver. Il minore sperava che lo avesse fatto, poiché in quel momento si era trovato davanti alla scelta di confessare la loro ragazzata o illudere l'altro che fosse tutto studiato come comunicazione di quell'amore che in verità era nato tempo dopo la sera. Prima o poi lo avrebbe scoperto comunque, era un dato di fatto.

"Cosa?" Gli occhi arrossati e brillanti del maggiore avevano scrutato indagatoriamente colui che in quel momento si stava mordendo un labbro nervosamente, chinando la testa per osservare le sue scarpe rosse.

"Era... era una scommessa." Sembrava voler aggiungere un proseguo a quell'affermazione, ma ormai non aveva più importanza, il danno era fatto. Il silenzio aveva nuovamente impregnato il bar.

"Te lo avevo detto. Un bacio vale meno di niente e tu ti sei buttato a capofitto per un ragazzino che se ne sta approfittando."

"Il mio primo bacio è stato il risultato di una scommessa. Angosciante, non credi? E io che credevo che tu davvero provassi qualcosa per me." Aveva ridacchiato.

"Aspetta Silver, non è così semplice da spiegare..."

"Di che scommessa-" Era stata Amy a intervenire, ma le era morta la voce in gola appena un forte schiocco era spiccato nel mortorio generale. La mano del maggiore si era mossa in automatico, la sala di controllo delle sua azioni era ormai governata dalla delusione intrisa di rabbia: la guancia di Sonic ora era rossa a causa del forte schiaffo ricevuto e meritato.

"Sai quanto ho faticato per arrivare qua?!" Aveva gridato Silver, sorprendendo addirittura la riccia rosa, che questa volta non aveva osato intervenire. "Io sto combattendo una guerra dentro di me e adesso mi vieni a dire che tu mi hai baciato solo per una scommessa? A questo punto ha ragione Amy, io sono solo la tua valvola di sfogo! Sai cosa vuol dire vivere con una voce che si scontra continuamente contro me perché vuole vederti morto? Mi sto facendo il mazzo per te e ora mi vieni a dire che l'evento che mi ha fatto cadere ai tuoi piedi è solo una messa in scena?! Fottiti, tu e tutti voi che state rendendo la mia vita un autentico inferno!". Quelle frasi avevano un sapore così amaro che persino Sonic si era incupito, incapace di rispondere. Con passo pesante, il riccio bianco si era diretto verso la porta d'uscita, incontrando gli sguardi esterefatti di Rouge e Knuckles, che forse volevano dire qualcosa ma ne erano incapacitati. Aprendo la porta, aveva distolto lo sguardo, per poi prendere a correre quanto più veloce possibile verso casa sua. Doveva fuggire da quella mesta dichiarazione, sperava che fosse tutto uno scherzo della sua mente, un'allucinazione causata da quel maledetto Martini che non avrebbe dovuto ordinare in primis.

Si sentiva come un angelo a cui la realtà aveva tagliato le ali.

E ora cosa farai?

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Capitolo 20
*** Epilogo ***


Una mano tesa.
Una mano tiepida, brillante, grande e forte;
una mano gelata, monocromatica, così scarna da far spavento;
una mano artigliata, pronta a squarciare il mondo circostante;
una mano piccola e morbida, quella le cui carezze risvegliano il sorriso per un po'.
Tante mani, tutte tese per motivi differenti.
Ci sono persone che porgono la mano attendendo qualcuno che la afferri, nella speranza di poter essere sollevati da quel burrone in cui non immaginavano di cadere. Altri tendono la loro mano proprio per acchiappare quella dei bisognosi, imponendo a questi la sola condizione di far sentire quel richiamo spesso muto.

La mano di Sonic era sempre stata tesa verso Silver. Così, quando questo aveva visto quella luce differente dagli altri splendere negli occhi color speranza del ragazzo, aveva compreso il messaggio e disperatamente aveva tentato di aggrapparsi alla salvezza. Le loro dita si erano solamente sfiorate e avevano emesso una forte scossa, così violenta che quel secondo di troppo aveva fatto ricadere l'ultimo nel suo baratro, perdendo per sempre la visione di quell'aiuto così bramato. La carica negativa del riccio bianco aveva definitivamente troncato la bandiera bianca.

"Quindi è così che finisce questa tua fiaba."

Il pugno di Sonic batteva forte sulla porta della casa di Silver, così violentemente da fargli male, in preda alla veemenza della disperazione che impetuosa percorreva il suo sangue.

"Apri Silver, ti voglio parlare!" aveva gridato, il cervello e il cuore in frantumi. Per quale ragione aveva reagito in quella maniera, come mai proprio lui che era sempre volenteroso di discutere, ora era dall'altra parte del muro di casa e tentava di riportare alla luce quella barriera appena sfondata?

"Hai detto abbastanza!" Aveva ripetuto per l'ennesima volta il maggiore, con voce troncata dal pianto che non era giunto al suo capolinea nonostante fossero passati quasi quindici minuti dalla fuga dal bar. Colui ormai considerato ex-fidanzato lo aveva ricorso, ma essendo partito con uno svantaggio di diverso tempo poiché scioccato dagli avvenimenti, non era riuscito a catturarlo prima che si rifugiasse nella sua dimora. "Lasciami solo!"

"Te lo giuro, credevo che Shadow ti avesse detto tutto! Non volevo che lo scoprissi così!"

"Facile incolpare gli altri, ma perché non me lo hai detto tu da subito? Sei immaturo, un bambino capriccioso e dispettoso!" aveva dato un calcio al muro in preda alla collera.

"Silver, calmati per favore!". Il definirlo un poppante lunatico non era stato apprezzato dal porcospino, ma aveva lasciato fuoriuscire la frase dall'orecchio, implorando ancora perdono. Le cose si stavano mettendo male, erano così vicini eppure così lontani. Ora vedeva cosa era stato per Silver il muro dal lui costruito e avrebbe preferito non scoprirlo e non averlo mai crearlo per primo.

"Per colpa tua ora anche Shadow e Blaze litigano, contento?"

"Davvero, non volevo..."

"Non so se hai capito come sono andate le cose: io mi sono innamorato di te da quel bacio. Era un simbolo, il primo ricordo veramente bello che potevo dire di possedere; adesso è sinonimo dell'ennesima presa per il culo! Il mio primo bacio e il mio primo vero amore, in fumo perché tu sei solo un lurido approfittatore!"

"Non dire così..." il riccio bianco aveva sentito un leggero singhiozzo dall'altra parte del legno che li disgiungeva. L'altro si era accasciato contro la porta, sedendosi sul basso scalino bianco con la testa tra le mani. "Io ti amo, non ti immagini quanto. È vero, era una scommessa quel bacio, ma ciò che è successo dopo -che Chaos possa affogarmi se sto mentendo- non è frutto di una messa in scena. Io non sono così, non mi faccio il primo che trovo."

"Bugiardo, bugiardo, bugiardo."

"Certo che non vai a farti il primo che incontri: mi hai intortato per bene per farmi spalancare le gambe. Quelli facili non ti piacciono, vuoi una vera sfida e chi può essere più complicato di un ragazzino che dell'amore ha sentito parlare solo nei libri e nei film? O forse ti ricordavo la tua vecchia fiamma? Negalo, ma io so che è così." Aveva ringhiato. Parole sue o della coscienza? Sicuramente una mesta verità ai suoi occhi, saturi di afflizione e amarezza.

"Tails mi ha lasciato un vuoto enorme, ma tu sei diverso, è un nuovo inizio con te."

"Sei solo il cerotto che voleva usare per chiudere le sue ferite." La cantilena morbosa della voce interiore era più rumorosa del dolore di Sonic. Scalpitava e quel trapestio pulsava nel cervello del ragazzino, incapace di vedere oltre i propri pensieri. La pugnalata ricevuta lo aveva schermato dalla realtà che il suo amore tentava di mostrargli.

"L'unico inizio che hai creato è la mia nuova caduta. Ti sei portato via la mia verginità, cos'altro vuoi?! Ho finito i miei averi, ti ho dato tutto quello che potevo e non lo avrò indietro."

"Ti ho chiesto io di farlo?" Il carattere forte di Sonic iniziava a fiorire nella sua tristezza "Ti ho chiesto di darti a me?". Se non capiva che ogni singola sillaba che pronunciava era sincera, come poteva sperare di riportarlo al lume della ragione?

"E come avrei potuto fare altrimenti? Tu desideravi dei mesi per pensare e credevo stessi solo temporeggiando per farmi soffrire di più, così ho pensato che fare l'amore sarebbe stata la giusta svolta! Ma a quanto pare era quello che volevi, una ragione per avermi davvero accanto. Era tutto un piano, sapevi che prima o poi mi sarei concesso ai tuoi voleri."

"Costretto a fingere una crisi per uno che davvero ti fa entrare in crisi."

"Come puoi non capire che io non voglio approfittarmi di te? Silver, sai perché non ho studiato per l'esame?". Silenzio tombale. La coscienza continuava a farfugliare qualcosa di indistinto, consigli e imposizioni, così minacciose che solo grazie a una solida forza di volontà Silver non aveva aperto la porta per rompere l'osso del collo altrui; il lavaggio del cervello stava proseguendo imperterrito e il maggiore era ormai ben lontano dalla pace. Non sarebbe saltato oltre il burrone aperto dai suoi pensieri distorti, il buio lo aspettava là sotto. "Volevo trovare una cura alla tua malattia. Ho passato il mio tempo a indagare sul tuo stato di salute."

"Ti crede malato di mente, è come tutti gli altri."

"Io non sono pazzo!" grida furiose avevano tempestato le orecchie blu, accuse insensate. "Perché tutti mi considerate come se fossi da ricoverare? Sto bene, cazzo, sto benissimo! Siete voi i malati!"

"Te lo sta dicendo la coscienza?" Se Silver avesse potuto assegnare un'espressione facciale al ragazzo occultato dalla sua vista, probabilmente sarebbe stato uno di quei sorrisetti beffardi e taglienti, di quelli che istigano all'omicidio. Ora cosa voleva dalla sua coscienza? Non era davvero il caso di farla surriscaldare più di quanto non lo fosse già. "Quell'odiosa, spocchiosa coscienza che ti travia?"

"Ma che fastidio ti può dare? Non la vedi, non la senti..."

"La percepisco attraverso la tua lingua biforcuta, e oh, quanto vorrei sentila morire! Sei così dolce quando non ti comanda."

"Quindi è questo il tuo gioco." La sua solita risatina nevrotica di circostanza "Tu vuoi solo toglierla di mezzo. Credi che sia lei il problema, la vuoi distruggere. Per te ucciderla è la cura."

"Sarò totalmente sincero con te: si. È lei che ti manovra come se fosse un burattinaio e tu staresti bene se non ti impedisse di essere felice. Ti prego Silver, fai la scelta giusta. Vieni con me, liberati di questo peso. Io ti amo veramente."

"Lui o me? Un traditore o l'unico che non ti ha mai abbandonato in tutti questi anni? Io non ti ho mai fatto soffrire, per lui hai pianto ore e ore. La salvezza sono io, liberati di quel'infimo, l'unico vero peso che ti stai trascinando."

"Mi dispiace Sonic." E i passi che si allontanavano dalla stanza avevano dichiarato definitivamente la sconfitta del porcospino blu. "Ti amo con tutto me stesso, ma non siamo destinati a stare insieme. Non posso rinunciare alla mia coscienza per te."

Sonic aveva perso Silver. Accanto al profondo solco lasciato da Tails, ormai cicatrizzato, se ne era aperto un altro altrettanto doloroso, irritato e sanguinante. Il riccio blu si era posto in piedi, con la sola rimanenza di una lacrima che gli percorreva la guancia destra e il groppo in gola che lo avrebbe perseguitato per chissà quanto. Le mani nelle tasche della felpa e la testa china ad osservare i sanpietrini, tra i suoi silenziosi singhiozzi si era diretto verso il bar dove aveva lasciato gli amici. Era stato incaricato da loro di occuparsi di Silver, ma in quel momento avrebbe preferito avere reclutato qualcuno in suo aiuto, qualsiasi anima buona che avrebbe potuto fare da mediatore tra lui e la coscienza del suo amore perduto. La mente contorta di Silver lo spaventava a tal punto da impedirgli di cercare un compromesso, facendolo fuggire al riparo. Aveva paura per sé o per lo stesso Silver?

La coscienza si era definitivamente impadronita del suo ragazzo e lui era impotente davanti a quella mostruosità.
Qualcosa gli diceva che non avrebbe mai più rivisto il giovane del pelo candido, non avrebbe mai più sentito la sua voce. Addio occhi dorati, così sinceri e così addolorati. Non aveva mai avuto il potere di farli splendere per pura gioia, non avrebbe mai salvato quella povera anima dal suo tormento.

Voleva chiedere la possibilità di rimanere in contatto con lui, come con Tails, restare amici, ma non poteva mentire sé stesso: non ci sarebbe stata nessuna seconda chance e non esiste una relazione felice tra una persona che ama e una che vuole bene -sempre che il maggiore provasse ancora un minimo di affetto per lui-. Ogni sorriso sarebbe stata un'illusione che avrebbe riportato alla memoria quella mattina in cui si erano scambiati il loro primo bacio sincero e fra le lacrime avevano fatto l'amore. L'attimo che non sarebbe mai più tornato.
Se avessero ricominciato nuovamente cosa sarebbe potuto succedere? Una carezza, uno sguardo complice, poi un 'ti voglio bene' a cui Sonic avrebbe dovuto rispondere, con voce tremolante, 'ti voglio bene anche io', ciò che un ragazzo innamorato non vorrebbe mai dover dire al posto del suo mero 'ti amo.'

Aveva proseguito la sua camminata nel buio notturno, accompagnato dalla luce fioca dei lampioni che non potevano diradare l'oscurità contenuta nel suo interiore. Tutto era perduto.

No! Non poteva arrendersi così! Magari Silver non voleva vederlo, ma doveva cercare in qualsiasi modo il contatto. Il ragazzo doveva sapere assolutamente che lui non lo avrebbe mai abbandonato.
Aveva estratto il suo cellulare dalla tasca e aveva scritto un ultimo messaggio, il quale non avrebbe mai ricevuto risposta:
'Perdonami.'

Silver si era recato sul suo terrazzo. Sdraiato prono tra la polvere, aveva iniziato a rantolare angosciosamente; i suoi occhi erano vuoti e arrossati, le tracce delle sue lacrime sulle guancie paffute brillavano al chiarore della Luna. Le sue mani si contorcevano irrequiete senza comprendere a quale azione aspiravano.
Così, incatenato per più di ventitré anni in quella vecchia casa, percepiva i fantasmi del suo corso, non più oscurati come era riuscito a visualizzarli per tanto tempo, ma vividi e tangibili.
Le dolci rassicurazioni della nonna, comprensiva e confortante, contro quelle pretese ostinate di due genitori che non lo avevano mai amato:
Tu devi diventare qualcuno, non puoi deluderci! Lavora sodo, devi tenere alto il nome della famiglia!
Pareva passato un millennio da quando la sua coscienza lo aveva spinto a rifiutare la predica di suo padre e sua madre, quando era stato accompagnato nella casa in cui tuttora viveva, aimè disabitata da anni, distaccandosi dalla realtà. Blaze sembrava essere l'unica sua fonte di sussistenza, ma anche lei nascondeva troppe verità taglienti per essere considerata veramente affidabile. L'ennesima prova quella stessa sera: lei sapeva della scommessa di Sonic e Shadow, ma non aveva osato parlare. Non aveva avvertito colui che la considerava la persona più cara e preziosa.
La nonna, ora in forma di ricordo, non era riuscita a rasserenarlo dinanzi al fardello schiacciante delle ombre che lo tormentavano.

Lo spettro dei ricordi aveva cambiato rotta, portandolo verso lo scoglio che non avrebbe mai potuto evitare: Venice e i suoi occhi denudati dall'alcool. Sicuramente lo squarcio più profondo e mai sanato. La dimostrazione della potenza dei costumi che noi tutti indossiamo, con un po' di trucco e con la mimica Venice poteva diventare un'altra persona, mimetizzandosi alla perfezione. Silver sapeva di non poter vivere tra gli altri senza la maschera della finta tranquillità, ma che la avesse indossata o no non aveva fatto alcuna differenza: lui era malato e pericoloso davanti a ogni individuo con il quale volesse approcciarsi.

I dolori e le delusioni immortalati in ogni fotogramma delle sue memorie lo conducevano al suo personale Getsemani, il terrazzo, posto in cui andava a pregare in cerca di un bagliore di felicità e conforto. Trascorrendovi così tanto tempo, quel luogo era ormai diventato parte integrante del ragazzo; tutte le batoste ricevute in ventitré anni continuavano a condurlo dell'unica zona con una minima impronta di positività. Probabilmente la connotazione era associata al fatto che fosse uno degli angoli ricreativi suo e di suo fratello e il luogo in cui la nonna lo conduceva per ammirare il cielo stellato nelle calde sere estive. I bei vecchi tempi, insomma.
Quella sera il terrazzo sembrava più cupo del solito, come lo vedeva ogni volta in cui era stato costretto ad aggiungere un nuovo trofeo nella sua personale collezione di 'miglior ragazzo dimenticato da Dio'. Ecco, ora doveva inserire sullo scaffale quello regalatogli dall'impeccabile lavoro di squadra di Sonic e della sua coscienza, la quale, strano ma vero, poneva la sua firma in ogni coppa. Ma dopotutto era normale che fosse onnipresente, era lei che arrangiava la vita del ragazzo dalla prima volta in cui –undici anni addietro- aveva trasmesso le vibrazioni della sua voce; lei lo inchiodava al suo destino, che questo fosse di serenità o, come si stava rivelando essere, di solitudine. Non ci si poteva lamentare, lei sapeva cosa era meglio per il suo padroncino, il mondo era sbagliato e nessuno avrebbe mai accolto il povero riccio tra le sue braccia calde e premurose; nessuno lo avrebbe potuto proteggere e soddisfare, tranne lei, l'unica a capirlo e accettarlo con o senza malattie psichiche.
Lei aveva il massimo controllo sulla vita del ragazzino, il Grande Fratello che fungeva da catalizzatore delle sue emozioni.

A pensarci bene, dietro la coscienza si nascondeva un mistero losco e turbante: per quale motivo agiva in quella maniera morbosa e ossessiva?
A furia di incanalare Silver verso quella che lei credeva la verità, questo aveva perso la ragione di vita. Insomma, se tutto il mondo è insensibile e spietato, che senso ha esistere? Nessuno da amare o che ami, solo figure buie e menti vuote che come morti viventi popolano la superficie di Mobius.
Una cruda e dolente verità.
E se la coscienza non fosse mai stata pienamente sincera per quanto riguarda i misteri della realtà?
Sonic aveva tentato di mostrargli la faccia brillante della medaglia che è la vita, ma a causa del suo cuore ingombro di viltà aveva preferito seguire l'unica via che conosceva: la strada della solitudine, spianata e cementificata dalla sua mente.
Ancora, se il mondo non era così crudele, quale motivazione aveva la coscienza di legarlo dentro quella casa, ricoprendolo di rimorsi?
Una verità mai scoperta prima si era rivelata: la sua cecità lo aveva condotto a seguire le imposizioni pessimiste di quel demone che continuava a ricondurlo nel baratro dell'angoscia. Tralasciando gli agenti esterni che lo avevano tormentato da prima dell'arrivo di questa incombente entità, per essa aveva perduto senza alcun motivo un'intera vita.

"Ci sei arrivato ormai." Aveva confermato sinistramente "È vero, poteva andare diversamente, ma ho avuto i miei buoni motivi per instradarti verso questa via."

"Tu..." il rimbombare della frase nella sua mente lo aveva messo in guardia. Sentiva un buio schiacciante avvolgersi attorno alle sue membra. "Tu mi stai uccidendo da anni!"

"Ti sbagli. Ti sto proteggendo dal mondo marcio che con fiori delicati come te non riesce a far altro se non sbriciolarli. Fuori da questa casa il male serpeggia, non voglio che nessuno ti ferisca."

"Io sono ferito! Sono a pezzi, non ce la faccio più! Ormai non ha più senso andare avanti, ho perso la mia famiglia, i miei amici e l'unico ragazzo che ho davvero amato con tutto me stesso" Un grido isterico si era sollevato nel silenzio della lugubre notte. "NO NO NO NO! COSA HO FATTO?!"

"Rilassati. Hai fatto ciò che è giusto."

"Perché continuo ad ascoltarti? 

"Credevi di essere felice. Ti stava facendo il lavaggio del cervello."

"Forse posso ancora rimediare..." aveva pensato, tentando di ignorare quei sibili che gli imbottivano il cervello di dolore. Aveva preso in mano il cellulare, notando una notifica da parte di Sonic. A quella vista non aveva saputo come reagire e tra tutte le opzioni quella consigliata dalla coscienza era stata lo scaraventare il telefono verso il muro coperto d'edera che aveva dinnanzi. Così era stato, e un suono di vetro rotto ne aveva decretato la fine.

"Se pensi di andare a recuperare Sonic, ti avviso del fatto che la scommessa c'è stata davvero e si sono presi gioco di te come se fossi un bambolotto di pezza. Non puoi più guardare indietro, finiresti comunque da solo. Per caso è ancora quà a piangere per chiedere il tuo perdono? No, è tornato al bar per continuare a bere e ridere con gli altri traditori." Quelle parole sembravano così sincere e invitanti, perché non poteva far tacere la voce che lo traviava? Aveva bloccato il ragazzo al pavimento grazie alle sue subdole e fatali parole. 

"E cosa credi che possa fare? Restare a piangere tutta la vita?"

"Sei un libro aperto e dobbiamo finire di scriverti. Il problema è che i tuoi progetti contrastano con la natura circostante, non hai i mezzi per rendere i tuoi sogni realtà: non esiste un mobiano perfetto che ti possa stare accanto, non c'è una famiglia che ami incondizionatamente il proprio pargolo e gli amici non sono mai sinceri. Ma io sono nel tuo subconscio Silver, tu mi puoi creare." Come tante altre volte, l'oscurità aveva pervaso i sensi del riccio, portandolo in quel mistico stato di catalessi in cui ogni sogno è realtà. Faccia a faccia con il suo amico/nemico, cosa poteva fare se non ascoltare in silenzio? "Dammi un volto, un nome, plasmami a tuo piacimento. Sai di cosa hai bisogno, e io sono qua per dartelo.". Per qualche istante il ragazzo aveva davvero deciso di approfittare di questa possibilità, creando un quadro di un nuovo ragazzo, il suo ideale: era in tutto e per tutto uguale a Sonic. Agile e scattante, forte, carismatico e bello da far invidia ai migliori attori. L'unico problema era che non esisteva e forse se fosse esistito avrebbe preferito qualcuno di più sano del suo creatore.
Silver aveva riaperto gli occhi di scatto, emettendo un profondo sospiro.

"Perché ti sei fermato?"

"Io non voglio un Sonic farlocco o che so io, voglio il vero Sonic. E poi non posso confinarmi nella mia testa."

"Perché no? Lì hai tutto quello che vuoi. Non perdere tempo tentando di  stabilirti nel mondo reale!"

"Vivrei in una bugia se mi chiudessi in me stesso. Ma anche il mondo è richioso... o forse sono io che sono sbagliato? Magari non sono destinato a vivere a causa della mia pazzia."

"Idiozie. Tu sei apposto e ci tengo a ribadire che non sei pazzo. Sei diverso, tutto qua."

"Lo dici sempre anche tu, non esiste nessuno che mi vuole per ciò che sono. E questa sera i ragazzi hanno avuto la premura di ricordarmelo." Si era sollevato da terra silenziosamente, ascoltando i grilli in lontananza; anche quegli animali così insignificanti avevano una vita migliore della sua. Si era incamminato verso la ringhiera, dove aveva poggiato entrambi i gomiti, e aveva osservato le mattonelle maculate del giardino sottostante. "Credi che se mi buttassi di testa potrei farla finita? Sono riuscito a spezzarmi l'omero, il cranio non dovrebbe essere molto più resistente.". Il ricalcolo era effettivamente accurato: si, l'altezza era ottimale. Strano che prima della sua caduta -avvenuta in quel fatidico pomeriggio d'agosto che lo aveva portato a vivere quella stramba avventura con i ragazzi del Chao Garden Bar- non avesse considerato sufficienti quei pochi metri per causare una morte veloce e possibilmente indolore. Generalmente i suoi calcoli erano sempre esatti. Beh, tutti possiamo sbagliare, considerando che sbagliando si impara. E lui aveva imparato.
Sul quel terrazzo era iniziato tutto e lì sarebbe finito.

"Sei pazzo?! Vuoi davvero spegnere entrambi?"

"Ci sto risparmiando l'ennesimo capovolgimento della storia."

"Non ti azzardare a pensare una cosa del genere! Non hai motivo di morire!"

"Non ho motivo di morire?! NON HO MOTIVO?" Il grido che era fuoriuscito dalle labbra secche del giovane sarebbe dovuto essere minaccioso, ma assomigliava maggiormente a una recita melodrammatica da pochi soldi. L'unica prova della serietà della discussione erano le lacrime che avevano ricominciato il loro tragitto sulla pelle ambrata del viso. "Sono solo e non voglio restare solo a vita! Prima finisco, meno dovrò soffrire!"

"Io tengo a te!"

"TU SEI UNA CAZZO DI VOCE NELLA MIA TESTA E NON CAPISCO PERCHÉ STO A PERDENDO DEL TEMPO PER RISPONDERTI!" una mano sul metallo gelato dal freddo notturno, a seguire immediatamente l'altra. Stava per compiere il salto fatale che avrebbe cancellato tutti i suoi problemi, l'unico passo davvero importante della sua esistenza. Destino aveva voluto che poco prima di spiccare il volo gli fosse comparsa di sfuggita l'immagine di un Sonic sorridente che poneva le sue mani come sostegno per aiutarlo a scalvalcare la rete per il sentiero della sorgente. Il rancore e la rabbia gli ribollivano nelle vene, seguendo i battiti accelerati che come un pendolo segnavano gli ultimi istanti rimanenti.
Certo che il destino doveva averlo preso proprio in antipatia: gli altri lo distruggevano ed era comunque lui a dover pagare con la vita?

"Non finirà così."

La furia suicida alimentata dalla disperazione era stata sostituita in pochissimi istanti da un vero e proprio moto di terrore quando, aprendo gli occhi per constatare se davvero il Paradiso è un terra candida e lucente, aveva compreso di essere ancora in vita e, cosa che lo aveva turbato maggiormente, di trovarsi a testa in giù, sospeso a un metro e mezzo circa dal punto in cui aveva tentato di compiere il salto.
L'ennesimo grido aveva squarciato il silenzio dello sfondo scenico.

Qualcosa lo stava reggendo in aria, così aveva potuto supporre esaminando lo stato della sua gamba destra, unica di tutti i suoi arti che, contro ogni legge gravitazionale, non era attratta dal vuoto sottostante. Non sembrava gravare quanto il resto del peso corporeo.
Con il massimo sforzo addominale a lui possibile, Silver aveva sollevato la schiena nel tentativo di comprendere cosa lo stesse tenendo in quella condizione di equilibrio apparentemente precario. Per quanto gli organi recettori del tatto non fossero stati sollecitati da quella stretta irremovibile, un denso vapore nero –poteva davvero essere definito vapore?- si stringeva su un suo piede. Oltre ad essere una cosa del tutto paranormale, un gas che sostiene un peso abbastanza consistente, il così detto 'corpo aeriforme' pareva disporre di un volume proprio visto che era perfettamente compatto, ma non presentava alcuno stato fisico, altrimenti sarebbe potuto essere percepito dal riccio che con occhi ricolmi di orrore osservava l'ammasso buio.

"Sono morto e questa è la mia condanna. A testa in giù nella mia prigione." Si era detto nel tentativo di dare una spiegazione qualsiasi, anche la meno razionale. Beh, se aveva perso il tatto forse era davvero defunto e quella era la prova che una vita dopo la morte esiste davvero.
Come se la presenza fioca avesse voluto confermare, il ragazzo era stato trascinato verso l'alto. Quell'anomalia lo voleva trasportare verso il Cielo?
Silver aveva serrato saldamente le palpebre in attesa della pace dei sensi tanto agognata, ma ancora una volta era rimasto deluso nel sentire, al posto del nulla cosmico, due braccia che lo sorreggevano. Aveva impiegato del tempo per percepirle, e ciò lo aveva portato a credere di trovarsi direttamente in braccio a qualche dio impietosito dai suoi occhi vitrei e da quel cuore che avrebbe preferito non aver mai pompato una singola goccia di sangue. Un ringraziamento era debito all'onnipotente che si voleva prendere cura di lui, così il ragazzo aveva, per l'ennesima volta, aperto gli occhi. Non era una forma di vita ultraterrena che lo sorreggeva, ma se lo fosse stato era certo che il suo aspetto non sarebbe variato minimamente: appena illuminato dal chiarore delle stelle, l'unico e il solo Sonic. Era tornato per salvarlo! Ma come era possibile? Forse Balze, sentita la necessità del minore di riappropriarsi del suo unico grande amore, aveva aperto la porta e lo aveva condotto da lui.
Quindi la caduta non era mai avvenuta e quella strana forma di vita aliena era solamente il frutto di una sua ennesima allucinazione. Teoria sensata, smentita in pochissimi secondi dagli avvenimenti successivi.

Il porcospino argentato non aveva osato fiatare, ma colto da una passione irrefrenabile aveva deciso di baciare il suo eroe, che aveva screditato le accuse di quella sua odiosa coscienza: si, era tornato per lui! Non lo aveva abbandonato, il loro amore era puro!
I loro sguardi si erano incrociati e il riccio bianco aveva notato una luce diversa in essi, letteralmente, poiché parevano quasi splendere nel buio. La cosa gli era parsa parecchio strana, ma aveva preferito non soffermarsi troppo su questo dettaglio, per passare subito al suo luogo d'interesse. Percorrendo di sfuggita la strada verso il muso aveva scoperto una cruda verità: le labbra non c'erano. Sonic non aveva la bocca.

Si era immediatamente liberato dalle braccia forti che lo sorreggevano, gridando spaventato. Aveva sbattuto il coccige per terra, dove aveva continuato a boccheggiare per qualche secondo prima di sentire la voce del mostro che aveva davanti. Era profonda, virile, ma non in senso buono come quella di Shadow; incuteva una paura abnorme:

"Perché non mi hai baciato? Avrei accettato volentieri."

"Chi sei?" era riuscito a malapena a pronunciare quelle due parole.

"Non ci credo, non mi riconosci!"

"Non sei Sonic! Cosa ne hai fatto di lui?"

"Ciò che fa quel ragazzo non mi concerne. Io mi occupo di te, non di lui.". Portando una mano dietro la schiena, aveva fatto un piccolo inchino, offrendo il suo aiuto al ragazzino per sollevarsi da terra.

"Tu sei..." Il corpo solido che aveva dinnanzi si era liquefatto nella 'nube' che lo aveva salvato dalla fine.

"In realtà appaio così. Sono solo una semplice ombra." In pochi secondi aveva ricomposto il corpo del riccio blu, decidendo di tenere quelle sembianze volutamente assegnategli dal giovane. Illuminato dalla luce bianca della Luna pareva un vero e proprio doppione del ventunenne, anche se in realtà non era stato in grado di riprodurre alla perfezione le tonalità di pelle e pelliccia, finendo con l'apparire come un versione cerea di Sonic. "Si, sono la tua coscienza."

"Non sei nella mia testa." Aveva sussurrato Silver scioccato. "Tu... esisti."

"Ovviamente." Aveva preso tra le sue dita una mano del ragazzino, facendo in modo che questo andasse ad accarezzargli una guancia. La sua pelle grigiastra era gelida, il che aveva fatto comprendere al riccio che quello che aveva davanti non era effettivamente un essere vivente dotato di sangue caldo. Forse non disponeva di sangue del tutto, a giudicare dal suo cambio di forma. "Mi puoi sentire? Sono vivo.". Il riccio aveva annuito strabiliato, incapace di aggiungere altro. Quella che aveva davanti era la persona che per tutto quel tempo aveva gestito la sua vita, non era un semplice frutto della sua mente strampalata. "Ti devo delle spiegazioni, immagino. Non ci metterò molto, è così semplice ed elementare che trovo strano che tu non ci sia arrivato da solo. Hai un dono, Silver, un grandissimo dono, incomprensibile per chiunque altro tu possa incontrare. Tu vedi oltre. Hai una mente molto più sviluppata degli altri e con questo non intendo dire che sei più intelligente della media; a differenza dei comuni mobiani sei riuscito a metterti in contatto con il mondo paranormale, sei l'unico con cui sono riuscito a comunicare in tutta la mia esistenza.". Gli occhi verdi da serpe della coscienza avevano scrutato curiosamente l'espressione esterrefatta del riccio.

"Fammi capire, come hai fatto a comunicare con me?"

"Il pensiero Silver, hai aperto la mente e io ti ho sempre parlato attraverso il pensiero. Sono stato a vegliare su di te nascosto nella tua ombra, parlandoti quando stavi imboccando la via sbagliata. Per questo mi sono sempre fatto chiamare coscienza.".

"Perché lo hai fatto? E perché non ti sei mai mostrato prima di oggi?". Prima che se ne potesse rendere conto, l'uomo-ombra lo aveva accolto in un abbraccio, un corpo spiacevolmente freddo ma un gesto così caloroso che era comunque riuscito a intiepidire il povero Silver, bisognoso di affetto in quel momento più che mai.

"Mi sono mostrato molteplici volte, in quei momenti che i tuoi così detti amici chiamano crisi. Che dispregiativo, non credi? Non volevano che io e te comunicassimo, nonostante tu avessi tentato di spiegar loro che tutto è sempre stato sotto controllo e che io non sono pericoloso." Un brivido aveva percorso la spina dorsale di Silver quando l'altro aveva iniziato a sussurrare a un suo orecchio con quella voce profonda. "Te l'ho detto tantissime volte, io ho paura per la tua salute. Il mondo non accetta le persone speciali come te, ne ha paura. Sei prezioso e non voglio che gli altri ti rovinino. Nessuno è degno di averti tranne me, perché io so cosa è meglio per te."

"Non è sempre stato un sentimento di superbia. Qualcuno mi vuole bene davvero..." aveva ripetuto il giovane, senza fiato. "Tu mi vuoi bene."

"Più di quanto immagini. Vedi perché devi continuare a vivere? Possiamo vendicare tutto il male che ti è stato fatto, possiamo continuare a scrivere la tua storia e possiamo dargli un finale ben diverso da quello che vedevi tu. Puoi ricominciare da capo con me. Ci stai?". Il momento dell'abbraccio era terminato e il Sonic fasullo aveva porto la sua mano come richiesta di fiducia. Una volta stretta, non ci sarebbe più stato un ritorno, nessun ripensamento sarebbe stato possibile.
Tutti i suoi amici lo avevano tradito, quindi Silver doveva dimenticare la possibilità di affidarsi ancora a un giovane qualunque; mandare via la coscienza, la sua luce in fondo al tunnel, sarebbe stato un errore madornale, considerando che senza di lei non riusciva a distinguere cosa è giusto e cosa è sbagliato. La conosceva a menadito e il rapporto di stima esisteva da anni, come aveva ribadito più volte. Forse quella era davvero l'opportunità che lo avrebbe condotto alla felicità. "Tutto è fatidico Silver, ma se fai delle scelte coscienziose puoi forgiare un destino in cui la sofferenza non esiste e il dolore non osa avvicinarsi a te. Possiamo essere felici."

"Accetto." E così dicendo aveva incastonato le sue dita tra quelle altrui, che si erano strette saldamente sulla sua mano. Questa volta Silver non sarebbe stato l'antagonista della sua storia. Era l'alba di una nuova era, un nuovo mondo stava avendo inizio.

"Speravo che accogliessi la mia proposta. Quasi dimenticavo: il mio nome è Mephiles. Lo giuro, ti proteggerò per sempre, perchè ti ho amato dal primo istante e ti amerò in eterno. Sei  solo mio." 

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Salve a tutti, cari lettori!
Colgo l'occasione per ringraziarvi del vostro supporto, siete stati gentilissimi e mi ha fatto piacere che questa storia vi abbia appassionato!
Ringrazio in modo particolare MirySnata che mi ha consigliato e sopportata durante tutta la stesura della storia, RoryJackson che mi ha sostenuta e aiutata grazie alle sue preziose recensioni e Fiag__ che mi ha aiutata a scrivere qualche passo (e si spera mi aiuterà in caso debba uscire qualche speciale).

A parte avvertirvi del fatto che una nuova storia uscirà tra non troppo tempo (dipende dagli impegni scolastici e dalla voglia del mio cervello di organizzare una trama decente), ho deciso di postare un capitolo in cui rispondo alle domande per Fatidico.
So che diverse cose possono non essere chiare, ma vi chiedo perdono: do spesso per scontato che gli altri sappiano cosa mi frulla nella testa e mi dimentico di metterlo per iscritto.
Quindi, se volete chiedermi qualcosa, scrivetela nei commenti! Posterò domande e risposte in questo angolo faq.

Grazie ancora a tutti!

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