Your smile beyond the sky

di Djokolic
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Your smile ***
Capitolo 2: *** Who wants to live forever? ***
Capitolo 3: *** Beyond the sky ***



Capitolo 1
*** Your smile ***


Salve a tutti. Per prima cosa devo chiarire un paio di cose che potrebbero portare a spiacevoli discussioni.

L'ispirazione per scrivere questa piccola storia è nata dalla fusione di due capolavori.

Il primo é il libro "Over My Sky" di Baspack su Wattpad (se non l'avete ancora letto, cosa state aspettando? Correte!)

Il secondo è la canzone "Who Wants To Live Forever" dei Queen. Consiglio caldamente di ascoltarla mentre leggerete, al momento opportuno, soffermandovi sulle parole.

Detto ciò, sono consapevole che alcuni passaggi sono quasi presi e incollati da "Over My Sky" e che metà storia sono le parole di una canzone, ma spero che vi possa piacere comunque.


Djokolic

 

Un grazie enorme va a Baspack, che ha letto questa storia molto tempo fa, e che ogni giorno dimostra di essere una persona fantastica.

Michael spinse energicamente sui pedali, con i muscoli che bruciavano e il fiato spezzato, alzando lo sguardo verso il cielo. Le nuvole bianche fluttuavano senza ordine, dando vita a forme di ogni tipo. La ripida strada di montagna scompariva contro l'azzurro tenue tipico del cielo del tramonto. 

 

Accanto a lui, Andreas, come sempre, sembrava non avvertire alcuno sforzo. I suoi occhi brillavano di una luce particolare, forse dovuta ai boccoli scuri del ragazzo al suo fianco, che, mossi dal vento tiepido della sera primaverile, parevano danzare nell'aria. Nello stesso istante si girarono uno verso l'altro. I loro visi si distesero in un sorriso spontaneo. Quello stesso sorriso per cui avevano perso la testa. Quel sorriso per il quale avrebbero dato tutto. Quel sorriso di cui si erano innamorati. Entrambi volsero lo sguardo alla salita che li aspettava. Bastò un'occhiata fugace, e la gara iniziò.
-Se mi batti, ti pago da bere!- urlò Andreas, già in vantaggio.
Michael sbuffò ridendo e scuotendo la testa, sapeva di non avere un chance. Dopo pochi minuti già vedeva solo una testolina bionda in lontananza. All'arrivo trovò il ragazzo in equilibrio sulla canna della bicicletta, in attesa di sbeffeggiarlo.
-Allora, mio bel campione?-
-Non... Non...Non prendermi... In giro.- ansimò Michael, scendendo anche lui dalla bici.
-Non mi permetterei mai.- confessò Andreas ridendo -Ho troppa paura della tua vendetta.-
Il ricciolo contrasse il viso in una smorfia a metà tra l'offeso e il fiero, scoppiando a ridere senza ritegno, seguito dal biondo, un secondo più tardi. Quando ebbero recuperato il fiato, si guardarono.
Due sorrisi, due sguardi. Il verde della foresta mescolato con l'azzurro del cielo da un pittore sconosciuto. L'universo negli occhi dell'altro. Amore negli occhi dell'altro. Quattro mani che vagano senza meta perché l'hanno già trovata. Due cuori. Una sola anima. Un bacio.
Cosa è mai un bacio? Forse nulla, forse tutto. Può essere un gesto banale, può essere una cosa automatica. Oppure può essere semplicemente un modo per dirsi grazie. Un grazie sincero, di quelli che vengono dal cuore. Una sola parola con mille significati. Grazie di essere qui. Grazie di sopportarmi. Grazie di prendermi in giro. Grazie di amarmi. Grazie.
I due ragazzi si sedettero sull'erba, osservando lo spettacolo che si presentava ai loro occhi. La valle, illuminata dalla luce rosso sangue del tramonto, si estendeva ai loro piedi. Potevano scorgere il fiume, che dalle montagne si tuffava rapido verso il paese. Sullo sfondo, i monti si stagliavano scuri contro il cielo.
-Casa nostra.- sussurrò il moro.
-Come?- chiese Andreas.
-Non ti senti a casa qui?- ribatté Michael.
Il ragazzo si perse ad osservare il paesaggio per qualche istante, riflettendo.
-Io... sì, ma non sono legato a questo posto in particolare. Sono le persone che rendono speciali i luoghi, i ricordi che essi richiamano alla memoria. - rispose.
Il riccolino prese le mani di Andreas tra le sue. Gli cinse la vita con un braccio, baciandogli la guancia. Il sole pareva infuocare le nuvole, il cielo, le montagne. Non seppero quanto tempo erano rimasti in quella posizione. Quando si alzarono, le stelle avevano già preso il loro posto nella volta celeste. In silenzio, montarono sulle biciclette, pronti a tornare a casa. Appena raggiunsero la discesa, si guardarono.
-Non aver paura, Michael. Fidati di me.-
Nessuno dei due poteva certo immaginare che qualche minuto dopo, la loro vita sarebbe cambiata per sempre.

Michael spinse energicamente sui pedali, con i muscoli che bruciavano e il fiato spezzato, alzando lo sguardo verso il cielo. Le nuvole bianche fluttuavano senza ordine, dando vita a forme di ogni tipo. La ripida strada di montagna scompariva contro l'azzurro tenue tipico del cielo del tramonto. 

 

Accanto a lui, Andreas, come sempre, sembrava non avvertire alcuno sforzo. I suoi occhi brillavano di una luce particolare, forse dovuta ai boccoli scuri del ragazzo al suo fianco, che, mossi dal vento tiepido della sera primaverile, parevano danzare nell'aria.

 

Nello stesso istante si girarono uno verso l'altro. I loro visi si distesero in un sorriso spontaneo. Quello stesso sorriso per cui avevano perso la testa. Quel sorriso per il quale avrebbero dato tutto. Quel sorriso di cui si erano innamorati. Entrambi volsero lo sguardo alla salita che li aspettava. Bastò un'occhiata fugace, e la gara iniziò.


-Se mi batti, ti pago da bere!- urlò Andreas, già in vantaggio.


Michael sbuffò ridendo e scuotendo la testa, sapeva di non avere un chance. Dopo pochi minuti già vedeva solo una testolina bionda in lontananza. All'arrivo trovò il ragazzo in equilibrio sulla canna della bicicletta, in attesa di sbeffeggiarlo.


-Allora, mio bel campione?-


-Non... Non...Non prendermi... In giro.- ansimò Michael, scendendo anche lui dalla bici.


-Non mi permetterei mai.- confessò Andreas ridendo -Ho troppa paura della tua vendetta.-


Il ricciolo contrasse il viso in una smorfia a metà tra l'offeso e il fiero, scoppiando a ridere senza ritegno, seguito dal biondo, un secondo più tardi. Quando ebbero recuperato il fiato, si guardarono.


Due sorrisi, due sguardi. Il verde della foresta mescolato con l'azzurro del cielo da un pittore sconosciuto. L'universo negli occhi dell'altro. Amore negli occhi dell'altro. Quattro mani che vagano senza meta perché l'hanno già trovata. Due cuori. Una sola anima. Un bacio.


Cosa è mai un bacio? Forse nulla, forse tutto. Può essere un gesto banale, può essere una cosa automatica. Oppure può essere semplicemente un modo per dirsi grazie. Un grazie sincero, di quelli che vengono dal cuore. Una sola parola con mille significati. Grazie di essere qui. Grazie di sopportarmi. Grazie di prendermi in giro. Grazie di amarmi. Grazie.


I due ragazzi si sedettero sull'erba, osservando lo spettacolo che si presentava ai loro occhi. La valle, illuminata dalla luce rosso sangue del tramonto, si estendeva ai loro piedi. Potevano scorgere il fiume, che dalle montagne si tuffava rapido verso il paese. Sullo sfondo, i monti si stagliavano scuri contro il cielo.


-Casa nostra.- sussurrò il moro.


-Come?- chiese Andreas.


-Non ti senti a casa qui?- ribatté Michael.


Il ragazzo si perse ad osservare il paesaggio per qualche istante, riflettendo.


-Io... sì, ma non sono legato a questo posto in particolare. Sono le persone che rendono speciali i luoghi, i ricordi che essi richiamano alla memoria. - rispose.


Il riccolino prese le mani di Andreas tra le sue. Gli cinse la vita con un braccio, baciandogli la guancia. Il sole pareva infuocare le nuvole, il cielo, le montagne. Non seppero quanto tempo erano rimasti in quella posizione. Quando si alzarono, le stelle avevano già preso il loro posto nella volta celeste. In silenzio, montarono sulle biciclette, pronti a tornare a casa. Appena raggiunsero la discesa, si guardarono.


-Non aver paura, Michael. Fidati di me.-


Nessuno dei due poteva certo immaginare che qualche minuto dopo, la loro vita sarebbe cambiata per sempre.

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Capitolo 2
*** Who wants to live forever? ***


There's no time for us
There's no place for us


Erano già arrivati sulla strada principale.

 

What is this thing that builds our dreams
Yet slips away from us


La notte era silenziosa.

 

Who wants to live forever
Who wants to live forever?


La luce arancione dei lampioni illuminava l'asfalto.

 

There's no chance for us
It's all decided for us


Un rumore in lontananza.

 

This world has only one sweet moment set aside for us


Un rombo di motore.

 

Who wants to live forever
Who wants to live forever?


Una frenata repentina.

 

Who dares to love forever
When love must die?


Un urlo.

 

But touch my tears with your lips
Touch my world with your fingertips

 

Un secondo.

 

And we can have forever
And we can love forever
Forever is our today


Un battito.

 

Who wants to live forever
Who wants to live forever?
Forever is our today


Un respiro.

 

Who wants to live forever
Who wants to live forever?
Forever is our today


Uno schianto.

 

Who waits forever anyway?


Un addio

 

 

 

 

 

(Non c'è tempo per noi
Non c'è spazio per noi


Cos'é che costruisce i nostri sogni
Eppure ora scorre via


Chi vuol vivere per sempre
Chi vuol vivere per sempre?


Non abbiamo scelta
Tutto è già stato deciso per noi


Questo mondo ha un solo dolce momento messo da parte per noi


Chi vuol vivere per sempre
Chi vuol vivere per sempre?


Chi osa amare per sempre
Quando l'amore deve morire?


Ma tocca le mie lacrime con le tue labbra
Tocca il mio mondo con la punta delle tue dita


E potremo avere per sempre
E potremo amare per sempre
L'eternità è il nostro presente


Chi vuol vivere per sempre
Chi vuol vivere per sempre?
L'eternità è il nostro presente


Chi vuol vivere per sempre
Chi vuol vivere per sempre?
L'eternità è il nostro presente


Ma chi aspetta in eterno?)

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Capitolo 3
*** Beyond the sky ***


Michael si svegliò urlando, in un bagno di sudore. Il suo cuore batteva ad una velocità spropositata, aveva il respiro affannato. Come dopo una salita, di quelle toste. La realtà lo investì in pieno. Quando realizzò ciò che aveva sognato, scoppiò in lacrime. I singhiozzi del ragazzo risuonavano nella camera. Quella stessa camera che aveva visto i suoi migliori sorrisi, ora pareva spoglia, fredda. Vuota. Ormai era abituato. Ogni notte sognava quel maledetto giorno di più di tre mesi prima. Quel maledetto giorno che gli aveva portato via Andreas. Non avrebbe mai imparato a convivere con il dolore, ne era certo. Tutto sembrava aver perso un senso. Vivere sembrava non avere più senso. Alzandosi, gli occhi del ragazzo si posarono accidentalmente sull'unica foto che non aveva avuto il coraggio di staccare dal muro. Ritraeva loro due, un anno prima. Sorridevano, guardandosi negli occhi. L'azzurro e il verde erano fusi in un miscuglio perfetto. Erano dei ragazzi normali, felici, ignari di ciò che il Destino aveva in serbo per loro.

 

Come siamo arrivati a questo, Andreas? Io ti amavo. Anzi, ti amo. Tu non mi amavi più? Ci eravamo giurati un “per sempre”, e invece tu hai deciso di morire senza di me, di lasciarmi qui, da solo. Sì, sono solo adesso. Nessuno potrà mai prendere il tuo posto. E lo sai perché? Perché nessuno riuscirà mai a sopportarmi. Nessuno riuscirà mai ad amarmi come facevi te. Nessun sorriso ai miei occhi sarà mai paragonabile al tuo. Come puoi avermi fatto questo? Avevi vent'anni, tanti sogni, un futuro davanti a te. E invece no. Ho dovuto dirti addio. Per sempre davvero, stavolta. Cavolo Andreas, sono solo un ragazzo. Dovrei essere felice, ubriacarmi con i miei amici e stare in giro tutta la notte. E invece sono qui, a fare i conti con un passato che vorrei poter cancellare. Ma non posso. Non riesco a dimenticare il tuo sorriso. I tuoi occhi azzurri. I tuoi capelli dorati. So che sono un egoista, a darti tutta la colpa. Forse non dipende né da me né da te. Mi ricordo, una volta mi hai chiesto se credevo al Destino; io ti ho risposto che no, non ci credevo. Tu dicevi che la nostra vita è come una tela, ogni passaggio è frutto del precedente e per ogni sbaglio si deve disfare tutto e ricominciare da capo. Non ho idea di come andare avanti a tessere la mia tela, senza di te. Mi hai rubato i fili e non so dove trovarne altri. Ti amo, Andreas. Te l'ho già detto? Non importa. Te lo ripeto. So cosa diresti ora, di montare sulla bici e pedalare. Non ho ancora avuto il coraggio di farlo. Troppi ricordi. Mi manca andare in bicicletta, certo, mi manca quel senso di libertà che si prova quando affronti una salita e poi ti lasci andare in una discesa senza fine. Ma soprattutto mi manchi te. Eri la libertà per cui combattevo, adesso... Adesso cosa farò?


Michael, sopraffatto da questi pensieri, prese una giacca a caso e uscì, fregandosene che fossero le quattro del mattino. Fuori tutto taceva. L'unico rumore era il vento che, leggero, faceva danzare le foglie degli alberi e le nuvole del cielo. Ancora si intravedevano le stelle brillare nel cielo grigio-azzurro dell'aurora. Lentamente, con mani tremanti, slegò la bicicletta dal palo della luce dove l'aveva lasciata mesi prima. Era un po' arrugginita, ma era lì, ad aspettarlo. Appena poggiò i piedi sui pedali, sentì l'adrenalina scorrere nel suo corpo, per la prima volta dopo tanto tempo. Accelerò subito e imboccò la strada che portava alle montagne. Faceva freddo, il sole non era ancora sorto. Ma Michael se ne fregò, raggiungendo la salita che tante volte lo aveva visto sconfitto dal fidanzato nelle continue gare. Con fatica il ragazzo riuscì ad arrivare in cima, raggiungendo lo spiazzo panoramico sulla vallata. Il sole stava sorgendo, facendo assumere al cielo limpido sfumature rosate. Le montagne lontane si tingevano di colori sempre più forti. Una lacrima solitaria rigò il volto di Michael. Di fronte a tanta bellezza, di fronte al risorgere del giorno, una sensazione nuova, potente, si fece spazio nel petto del ragazzo. Se gli avessero chiesto di dare un nome a ciò che sentiva, probabilmente non ci sarebbe riuscito.

 

Per la prima volta dopo mesi di angoscia, il suo viso si aprì in un sorriso, di quelli veri, che scaldano il cuore. Sorrise al sole. Sorrise alle nuvole. Sorrise agli alberi, ai sassi. Ma soprattutto sorrise al cielo, lo stesso cielo che tante volte aveva ammirato abbracciato ad Andreas. Le lacrime ormai scorrevano senza sosta sul volto del ricciolo. Ma per un attimo, Michael comprese di dover riprendere in mano la propria vita, se voleva che il suo amore non andasse perduto. Salì in sella alla bici, spinse forte sui pedali, raggiungendo la discesa. E fu allora che decise di fidarsi, ancora una volta. Chiuse gli occhi e si lanciò a tutta velocità. Il vento gli schiaffeggiava la faccia, e i raggi infuocati del sole che sorgeva lo accecavano. Le lacrime che luccicavano negli occhioni verdi del ragazzo erano lacrime di felicità mista a dolore. La discesa finì, ma la sensazione di libertà che aveva lasciato non abbandonò l'animo di Michael. Il ragazzo continuò a pedalare. Segretamente, aveva paura che, non appena avesse messo piede in casa, nella loro casa, il suo coraggio avrebbe vacillato nuovamente. Passò tutto il giorno in bicicletta, finalmente era libero di nuovo. Quando calò la notte, si decise a tornare. Percorse lentamente il vialetto, aprì la porta e sentì il familiare profumo avvolgerlo. Represse a stento le lacrime e, sfinito, si buttò sul letto, evitando accuratamente di posare il suo sguardo sul lato che Andreas era solito occupare. Dolore, rassegnazione, amore, speranza. Nella confusione di sentimenti che tormentava il suo animo, sapeva di voler fare qualcosa. Di scatto si alzò e si diresse verso il salotto, quasi correndo, in cerca del suo portatile. Le parole affollavano la sua mente, se non avesse messo ordine ai suoi pensieri, sarebbe esploso. Si sedette sul divano, dopo aver aperto un programma di scrittura. Voleva urlare al mondo la sua, anzi la loro storia. Voleva rialzare i milioni di persone che si trovavano in situazioni simili. Con un piccolo sorriso sul volto, scrisse una frase. Poi un'altra. E un'altra ancora. Senza che se ne rendesse conto, le pagine aumentavano. Riversò il suo cuore in ogni riga, in ogni parola. Per la prima volta nella vita si sentì il coraggio di parlare, di distruggere il muro di silenzio che si era creato intorno. Ripensò al suo biondo, a tutte le volte che gli aveva detto di scrivere qualcosa, che era bravo, che non doveva avere paura. Probabilmente ora mi rinfaccerebbe di aver sempre avuto ragione, pensò il ricciolo con un piccolo sorriso carico di nostalgia.

 

Cosa è alla fine la morte? È la fine della vita, direte voi. Certo, quando si smette di respirare e il cuore si arresta, sì, quella è morte. É la signora in nero con la falce in mano, pronta a portarci via i nostri cari. È la stessa signora che, prima o poi, verrà a prenderci tutti per condurci chissà dove. È la fine del tempo, che spesso, erroneamente, crediamo infinito. Vita. Morte. Parole spesso considerate totalmente opposte. Perché la morte ci fa così paura? Io stesso, mentre scrivo queste parole, sto piangendo. Sì, Andreas è morto. Non è più qui accanto a me. Non posso più parlargli. Ma oggi ho capito una cosa. Non importa se lui non c'è più. La gente muore ogni giorno. La morte è parte della vita. Non possiamo sapere né quando né come arriva. L'unica cosa che possiamo fare è essere pronti ad accoglierla come un'amica, senza paura. Quello che Andreas ha fatto in questo poco tempo che ha passato qui, non sarà dimenticato.


“Ciò che abbiamo fatto solo per noi stessi muore con noi. Ciò che abbiamo fatto per gli altri e per il mondo resta ed è immortale.” Non ricordo chi l'ha detto, ma chiunque sia stato, aveva dannatamente ragione. Tutte le persone a cui lui aveva regalato un sorriso, non lo dimenticheranno. È compito nostro adesso far sì che la sua vita non sia andata perduta. Sta a noi che lo abbiamo conosciuto, far vivere il suo ricordo. Solo in questo modo possiamo affrontare la realtà. È inutile girarci intorno. Il dolore rimane, come è giusto che sia, e forse non svanirà mai. Ma niente e nessuno, nemmeno la morte, riuscirà a spezzare il nostro legame. Ovunque tu sia, amore mio, ti immagino felice. Magari stai pedalando sulle nuvole. Magari hai davvero raggiunto il cielo, senza di me. Mandami una cartolina, se puoi.


Il ragazzo si lasciò andare ad una leggera risata, immaginandosi il ragazzo che comprava un francobollo dopo una lunga giornata in bici sulle nuvole. Michael volse lo sguardo verso la finestra. Poteva vedere il cielo limpido, trapunto di stelle. Sorrise, senza impedire ad una singola lacrima di scendere sul proprio volto, sicuro che oltre quel cielo si nascondesse il sorriso di Andreas.

 

 

 

"Dum loquimur, fugerit invidia aetas. Carpe diem, quam minimum credula postero."

 

 


(Parliamo, e intanto fugge l’astioso tempo. Cogli l’attimo, credi al domani quanto meno puoi.)

 

 


Fine

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