Spirito Libero

di H a n a e
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo - La Nuova Arrivata ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 - Giusto o Sbagliato? ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 – Déjà-vu ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 - Lucy ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 - Ne Vale La Pena? ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 - Seven Times ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 - Impara A Conoscermi Attraverso Una Canzone ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 - Un Finale Inaspettato ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 - L'Eterno Indeciso ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 - Chiarimenti ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10 - It’s Time ***



Capitolo 1
*** Prologo - La Nuova Arrivata ***






 

Prologo - La Nuova Arrivata 



Con le dita congelate, lasciate scoperte dai mezzi guanti, Natsu, cercava disperatamente di accendersi quella maledetta sigaretta che era riuscito a scroccare a Gajeel, senza che se ne accorgesse.

«Accenditi, cavolo» borbottò spazientito con la sigaretta in mezzo alle labbra.

Lui solitamente non fumava, anzi, non lo sopportava proprio, ma la scena che gli si era presentata davanti agli occhi all’interno del locale gli aveva fatto improvvisamente venire voglia di uscire a fumarsi una bella sigaretta e tanti saluti a tutti.

Vedere la sua ragazza flirtare con un tipo che non era lui lo faceva andare su tutte le furie, e se non fosse stato per quel pacchetto di sigarette lasciato sul tavolo da Gajeel lo avrebbe preso a pugni quel maiale che ci aveva provato con la sua Lisanna. D’accordo che erano in pausa, loro due – che poi, cosa voleva dire essere in pausa lui non l’aveva ancora capito -, ma questo non dava di certo il diritto a Bixlow di provarci così spudoratamente – e a lei di lasciarlo fare! - , e con lui nella stessa stanza per di più! Era fortunato quello lì che avesse trovato le sigarette, e che fosse raffreddato e anche abbastanza influenzato, sennò lo avrebbe steso a forza di starnuti e colpi di tossi.

Al solo pensiero gli ribolliva il sangue nelle vene!

Una fiamma davanti ai suoi occhi e l’odore forte di tabacco nelle narici lo fecero distrarre dalla sua missione e alzare lo sguardo.

Proprio nascosta – per così dire – dietro alla fiamma rossa, si trovava una ragazza dai lunghi capelli biondi legati in una coda di fortuna, che venivano mossi dal vento freddo di febbraio. Due grandi occhi marroni e le guance più rosse di un pomodoro spiccavano sul viso giovane, in grande contrasto con la pelle diafana.

Natsu guardò la ragazza con aria persa e confusa, non sapendo cosa aspettarsi da quella sconosciuta, fino a quando lei non avvicinò l’accendino alla sua sigaretta e aspettò che lui aspirasse, per far prendere fuoco alla punta.

Poi ripose l’accendino nella tasca destra del piumino.

«Grazie» disse Natsu, continuando a fissare la sconosciuta.

La biondina non rispose, si limitò a chiudere gli occhi e a sorridere leggermente, mentre prendeva un’altra boccata di tabacco e si avvicinava verso il muraglione che si trovava dall’altra parte della strada e percorreva tutto il fiume, facendo cenno al rosa di seguirla e sedersi con lei.

Natsu la seguì in silenzio, con la sigaretta mezza bruciata, senza che lui avesse ancora dato un tiro. Quella ragazza mai vista prima nella città di Magnolia, aveva un qualcosa di misterioso e intrigante.

Le sembrò così aggraziata mentre fumava. Forse erano le dite affusolate e le unghie lunghe che ritmicamente toglievano e mettevano la sigaretta tra le labbra a renderla così interessante da guardare, oppure erano le labbra carnose che trattenevano il fumo tra di loro rilasciandolo poco a poco e creando una nuvoletta davanti a sé una volta fuori.

Aveva un’aria fresca, diversa da quella degli abitanti di Magnolia e sembrava talmente piena di vita che quella sigaretta tra le sue labbra stonava proprio, però la rendeva così dannatamente intrigante.

«Qui le sigarette sono davvero uno schifo» esordì la ragazza sorprendendo Natsu. Anche la sua voce suonava in modo diverso, e forse era per la cadenza, diversa dalla sua che gli sembrò surreale.

Aveva finito la sua e ora guardava il filtro con le sopracciglia aggrottate prima di spegnerlo sulla pietra fredda del marmo e gettarlo via.

Natsu non sapendo cosa rispondere, perché non essendo un consumatore di sigarette non se ne intendeva, optò per un diplomatico «già»

«Posso provare?» quella domanda colse di sorpresa il rosa, assorto nei suoi pensieri e ancora con quella sigaretta tra le dita – se l’aveva presa per farle fare quella fine era meglio se la lasciava nel pacchetto e andava a prendere a pugni Bixlow, decisamente molto più liberatorio.

Un «Mmh?» molto sveglio uscì dalle labbra di Natsu, che non capendo a cosa si riferisse costrinse la ragazza a scendere dal muraglione e posizionarsi davanti a lui, in mezzo alle gambe, prendergli il polso della mano destra con la quale reggeva la sigaretta e portarsela alle labbra e aspirarne una buona parte, facendo cadere la cenere che si era accumulata sulla punta tra i loro piedi.

Le labbra della giovane aderirono alle dita di Natsu, sporcandole appena di rossetto rosso e lasciandone buona parte sul filtro della sigaretta.

La vide assaporare il fumo e poi abbozzare un sorriso.

«Questa mi piace» convenne prendendone un’altra boccata, «che marca è?»

«Non lo so» rispose del tutto preso alla sprovvista «l’ho presa da un amico».

Mai, in vita sua aveva incontrato una ragazza così spavalda e spigliata e soprattutto capace di lasciarlo così imbambolato. Lui non era di certo un pivellino in fatto di ragazze, ne aveva avute al liceo e ne aveva una tutt’ora – più o meno -… già, Lisanna… però in lei c’era qualcosa di diverso e di immancabilmente impossibile da non notare.

«Ti dispiace se ce la smezziamo? Tanto non mi sembra ti piaccia particolarmente»

Natsu gliele cedette volentieri e lei la prese immediatamente, tutta contenta.

«Non mi sembri uno che fuma» continuò, portandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio che si era spostata a causa del vento e si era appiccicata al rossetto.

«In effetti no» convenne ridacchiando e con le mani finalmente libere di essere rimesse in tasca, al caldo.

«Però ne avevo bisogno»

Lei non disse nulla, lo guardò solamente, interessata al suo discorso.

«Anche per me fumare era occasionale, poi però è diventato un vero e proprio vizio: ed ora eccomi qua, a spendere un quarto di quello che guadagno in tabacco, e lamentarmi pure se fa schifo»

Finì anche la seconda sigaretta e questa volta la gettò direttamente sul marciapiede e la calpestò.

Continuarono a parlare per un altro po’ e Natsu venne a sapere che era arrivata lì da qualche giorno, in cerca di lavoro. Lui non disse molto di sé e lei, si accese una terza sigaretta.

«Non avevi detto che ti facevano schifo?» domandò divertito il rosa.

«Infatti, però voglio finirle. Mica li butto i soldi, io» disse ironicamente, tanto che anche lui rise.

 «Ehi, Salamander!» l’attenzione dei due venne attirata da un ragazzo che cercava di chiamare Natsu, «ho trovato un passaggio!» gridò Gray dall’altra parte della strada, pensando che non potessero sentirlo da quella distanza. Erano le tre del mattino e non c’era anima viva per quelle strade.

«Devo andare» disse scendendo con un piccolo balzo da dove era seduto.

«A presto allora, Salamander» disse soffermandosi sulla prima e l’ultima lettera in modo molto sensuale, facendo correre un brivido lungo la schiena del rosa, che di certo non si era lasciato sfuggire quel dettaglio.

La ragazza si dileguò ancora prima che lui potesse realizzare di non averle chiesto il suo, di nome – che idiota.

Si guardò le mani e notò che aveva ancora il rossetto di lei sulle dita.

«Chi era quella?» domandò Gray, incuriosito, una volta raggiunto dall’amico. Una bella bionda come quella non passava di certo inosservata.

«Non ne ho idea» rispose distrattamente, seguendo con lo sguardo la strada che aveva imboccato.

Il ricordo dei suoi capelli lisci e delle sue labbra appoggiate alle sue dita ancora vividi nella sua mente.

Natsu Dragneel, era stato immancabilmente ed irrimediabilmente stregato da quello spirito libero che era la nuova arrivata a Magnolia.















 

Angolo Autrice:
Questa volta torno con una One shot con un finale aperto e degli eventi altrettanto vaghi. Tutto ciò è dovuto alla possibile trasformazione di questa storia in una long, anche se devo pensarci bene... però nel frattempo ho deciso di proporvela anche per avere un riscontro e per sapere se è il caso di continuarla ^.^
E anche per ingannare il tempo e voi mentre lavoro al terzo capitolo di 10 Mesi Per Amarti, cosa che sta richiedendo più tempo del previsto.
Insomma, spero che questo piccolo esperimento vi piaccia!
Un bacio,
Hanae

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 - Giusto o Sbagliato? ***


Buongiorno! Questa volta le note d'autore le inserirò all'inizio del capitolo per essere sicura che più persone le notino. Allora, questo è il secondo capitolo di questa nuova long nata inizialmente come One e che sotto richiesta è diventata una storia a più capitoli! Gli aggiornamenti spero avvengano il più regolarmente possibile, anche se con l'inizio della scuola credo che verrò rallentata di parecchio, anche se spero proprio di essere costante. I capitoli non saranno molto lunghi, proprio come i capitoli... diciamo che va a seconda della mia ispirazione. Ho apportato un piccolo cambiamento e quindi la storia non sarà più ambientata a Fiore ma a Magnolia. A questo punto vi invito a lasciare una recensione per farmi sapere che cosa ne pensate!
Un bacio,
Hanae


 







Capitolo 1 - Giusto o Sbagliato?

 

 

“Salamander… Salamander… Salamander…” ancora non era riuscito a dimenticare il modo in cui aveva pronunciato il suo nome. Ogni volta che ci ripensava non capiva se si fosse soffermata di più sulla “S” o sulla “R”.

Si rigirò sul fianco destro e guardò la parete bianca del suo muro, con alcune foto di lui e i suoi amici appese ad un filo di fortuna, giusto perché il padrone di casa era stato tanto pignolo sul non fare buchi sul muro.

Più ci pensava e più gli sembrava di essersi perso qualche particolare di lei, c'erano così tante cose che nascondeva quella ragazza che era sicuro di non aver notato qualche cosa di importante, e questa sua mancanza lo faceva arrabbiare tremendamente.

Si rigirò un'altra volta e il suo sguardo si posò su una delle fotografie che teneva sulla cassettiera, forse una delle poche che teneva incorniciate, ritraente lui e Lisanna parecchi Natali fa, quando ancora non erano fidanzati.

A quei tempi erano ancora al liceo e le cose andavo alla grande: niente di complicato se non qualche bacio di troppo scambiato tra le mura casalinghe della ragazza ed essere scoperti dal fratello più grande. Nulla di che insomma. Una delle tante ragazzate che faceva. Si era messo con lei perché ai tempi gli piaceva, e anche parecchio, però come si erano detti, la loro storia sarebbe durata solo qualche mese perché tanto poi sarebbe arrivata l'estate e comunque erano ancora troppo giovani per una cosa seria. Quelli che all'inizio erano solamente dei mesi si erano poi trasformati in anni e se solo le cose fossero andate come programmate ora non si sarebbe trovato in quella situazione a friggersi il cervello per capire che cosa fosse giusto o sbagliato.

Da un lato voleva - o doveva? - rimanere fedele a Lisanna. Infondo ne avevano passate tante insieme e poi, detto molto francamente, non aveva mai trovato il coraggio di lasciarla. Lui non era un tipo molto propenso ai cambiamenti e riconosceva che questo era un suo difetto. In tanti anni erano cambiate poche cose nella sua vita, cose facilmente gestibili e si era ritrovato così incastrato in una quotidianità estenuante e che sapeva di vecchio. Voleva cambiare ma non sapeva come. La “pausa” presa da Lisanna era stata un'iniziativa della ragazza stessa, che lo aveva destabilizzato parecchio, anche se gli aveva fatto tirare un sospiro di sollievo. Sentiva come se il lavoro pesante, il primo passo e il metaforico primo buco sul muro l'avesse fatto lei.

In qualche modo, Natsu, sentiva di aver trovato uno squarcio in quella monotonia che era la sua vita.

E poi era arrivata la ragazza dell’accendino, che gli aveva stravolto tutto, ancora di più se possibile. Lei era così diversa da lui che un po' gli faceva paura, ma che allo stesso tempo lo attraeva e voleva scoprirne di più di quel suo mondo un po' instabile...

Si prese alcune ciocche rosa di capelli tra le mani e se le tirò, strizzando gli occhi e muovendosi scompostamente sul materasso.

«No, no, no!» Gridò mettendosi a sedere con un colpo di reni.

«Non va bene, devo decidermi»

Eppure, nonostante sentisse che era sbagliato pensare a lei - ne era davvero sicuro? -, non poteva fare a meno di farlo e la sua curiosità non faceva che salire sempre di più. Natsu voleva sapere tutto di quella ragazza, voleva capirla e comprendere che cosa la rendesse così diversa da lui, così intrepida e senza veli.

Portò l’indice e il medio della mano destra nel suo campo visivo e ripensò alle labbra di lei appoggiate sulle sue dita e arrossì un poco ricordando l’accaduto.

Doveva assolutamente trovarla. Assolutamente.

 

«Che marca di sigarette erano quelle dell'altra sera?»

«Ma di cosa stai parlando?»

«Quelle che avevi al Fairy Tail»

«Che te ne importa se nemmeno fu… ASPETTA! Allora sei stato tu a fregarmene una, stupido di un Salamander!»

«No…! Ma dimmi la marca»

«Phantom Lord. Ma sappi che se ti becco a prenderne un'altra io…!»

Bip. Bip. Bip.

«SALAMANDER!»

 

«E quindi tu hai intenzione di iniziare a fumare solo perché lo fa lei?»

«Ma no, baka!» rispose Natsu evitando una pozzanghera quasi interamente ghiacciata, «voglio solo comprarne un pacco nel caso la rincontri»

Gray aggrottò le sopracciglia e lo guardò confuso, dubitando ancora una volta dell'intelligenza dell'amico.

«A me sembra una cazzata»

«Se mi stai accompagnando solo per rompe le palle allora te ne puoi anche tornare a casa» rispose duramente.

Il moro alzò le mani in segno di resa e si limitò a seguirlo.

«Dico solo che comprando le sigarette che le piacciano non è abbastanza per conquistarla. E poi potrebbe pensare che sei una specie di pazzo maniaco», disse, «insomma, chi diavolo si ricorda che marca di sigarette fuma una tipa solo per comprarle e tenerle per lei, considerando che sa perfettamente che non fumi»

Natsu gli tirò un pugno sul braccio seccato; i suoi commenti non erano affatto d'aiuto e lui non era affatto simpatico.

«Menomale che dovevi stare zitto»

«Dico per dire»

Continuarono a camminare in silenzio fino a quando non arrivarono al tabacchi e Natsu acquistò le benedette sigarette.

Una volta usciti Gray non poté trattenersi dal commentare la scena e la faccia del rosa, che effettivamente sembrava alquanto provato dall’acquisto.

«Non mordono mica»

«Idiota»

 

«Piuttosto, come va con Juvia?» Domandò malizioso Natsu, che sapeva essere un tasto dolente per l'amico.

«Non sono affari tuoi!»

E infatti, colpito e affondato!








 

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 – Déjà-vu ***


Salve a tutti! Ci tenevo a ringraziare tutti quelli che hanno commentato il capitolo 1 e addirittura quello precedente! Non mi aspettavo che questa storia ricevesse così tanta attenzione dopo solo due capitoli. Avete tutti lasciato delle bellissime parole che ho apprezzato tantissimo. Spero che anche questo capitolo vi piaccia tanto quanto gli altri. Prima di abbandonarvi completamente alla storia ci tenevo a lasciarvi un piccolo spoiler a fine lettura sul prossimo capitolo: il titolo.
Un bacio,
Hanae

 
 





Capitolo 2 – Déjà-vu


 

Ricontrollò un’ultima volta di aver preso tutto quanto, tastando le tasche dei jeans e del cappotto. Chiavi, telefono e sigarette c’erano. Ogni volta che gli capitava di toccare quel pacchetto gli veniva un tuffo al cuore. Sicuramente Gray aveva ragione a dire che era un’idea estremamente idiota, proprio come lui che ancora sperava di rincontrarla in qualche modo.

Insomma, quante possibilità c’erano di rividerla? Anche per uno come lui che faceva pena a matematica sapeva dire con certezza che erano molto basse.

Magnolia non era una grande città, ma comunque non abbastanza piccola da avere la fortuna di incontrarla all’edicola sotto casa. E poi non sapeva nemmeno se era di passaggio oppure era venuta per restare.

Guardò l’ora per cercare di distogliersi da quei pensieri e anche perché se arrivava in ritardo all’appuntamento con Gajeel e Gray allora lo avrebbero preso davvero a calci nel sedere, come gli avevano intimato quando li aveva letteralmente costretti ad uscire con lui quella sera.

Gajeel non sapeva il vero scopo di quella serata, altrimenti sarebbe morto stecchito e gli avrebbe dato del deficiente per averlo trascinato con sé quando poteva benissimo fare altre cose più interessanti. Quindi, Gray, era l’unico a conoscenza del suo vero intento, cioè rivedere quella ragazza. Natsu aveva la sensazione che l’avrebbe rivista e quindi era convinto che ritornare al Fairy Tail fosse una buona idea. Che poi avesse successo era un altro conto.

Salutò con un grattino sulla testa il suo gatto Happy e corse fuori dal suo appartamento, sentendo già il clacson della macchina di Gajeel starnazzare giù per la strada, insieme a qualche imprecazione, giusto per non farsi mancare nulla.

Salì sull’auto e Gajeel partì all’istante.

«Voi femminucce vedete di non terminare la serata in ospedale» li avvisò il ragazzo con un ghigno mentre prendeva un’altra boccata della sua sigaretta.

«Una volta sola è successo!» disse esasperato Gray, spalmandosi una mano sulla faccia. Gajeel andava ancora in giro a raccontare di quella volta in cui lui e il rosa erano andati in coma etilico a capodanno per una gara, successa tre anni prima per di più.

Natsu, seduto dietro, ignorò bellamente i due, troppo concentrato a respirare a pieni polmoni l’aroma della sigaretta di Gajeel e una strana adrenalina lo pervase interamente, stampandogli un grande sorriso sulla faccia.

Si sporse in avanti e circondò con le braccia entrambi i colli degli amici, facendo sbandare Gajeel e quasi strozzare Gray che aveva una gomma in bocca.

«Come ai vecchi tempi!» gridò tutto eccitato.

Gray strattonò il braccio di Natsu facendolo venire ancora più addosso a loro e sorrise a sua volta, sapendo già che si sarebbero divertiti sul serio.

Gajeel si limitò ad un sorrisetto storto, ben consapevole di dover fare da babysitter a quei due, proprio come ai vecchi tempi. Certe cose non cambiano mai, pensò guardando quei due fare gli scemi.

 

 

 

Gajeel si dovette ricredere non appena mise piede nel locale: le cose erano cambiate eccome! Da quando il Fairy Tail era pieno di ragazzini con la bocca sporca di latte? Oppure erano quelli lì che sembravano più piccoli della loro età? Perché a lui pareva di ricordare diversamente.

Natsu gli tirò una pacca sulla spalla, «vado a prendere da bere» gli disse.

«Noi prendiamo posto lontano da questi marmocchi» gli rispose Gajeel trascinandosi dietro Gray che stava già iniziando ad essere assalito da ragazzine in piena crisi ormonale. Quella maglietta gliel’avrebbe incollata alla pelle un giorno di quelli.

Il rosa si fece largo tra la gente, dando e ricevendo spallate e spintoni nel tentativo di raggiungere il bancone.

Una volta raggiunta la sua meta ordinò tre birre da portare al tavolo. Mentre aspettava si guardò intorno alla ricerca di una sola persona: la sua misteriosa ammaliatrice.

In quei giorni era diventato il suo punto fisso. Aveva pensato più volte di arrendersi all’idea che non sarebbe successo mai nulla tra di loro, ma una parte di lui si era convinta del contrario, tanto da evitare completamente Lisanna per impedire altri ripensamenti. Non che lei lo avesse cercato così insistentemente, ma ogni tanto si erano sentiti per messaggio giusto per chiedere come stavano o come se la stavano passando. Forse quel distacco era stato un bene per entrambi.

Troppo assorto dai suoi pensieri, non si accorse che le birre stavano per essere portate al tavolo e che doveva pagare. Così si avvicinò alla cassa e mentre tirava fuori il portafogli venne urtato da qualcuno, si girò e vide chiaramente una lunga chioma bionda dirigersi rapidamente fuori dal locale.

Gli si chiuse lo stomaco per un momento e non sbatté le palpebre per paura di perderla di vista.

Era davvero lei?

Richiuse il portafogli e si fece strada seguendo i passi che aveva percorso – probabilmente - lei per andarsene da quel posto.

Con il respiro affannato, quasi come se avesse corso, lo portò a precipitarsi fuori dal Fairy Tail e a ritrovarsi di colpo a contatto con l’aria gelida sulla pelle bollente.

Con gli occhi cercò come un pazzo dei capelli biondi, sicuro che fosse andata da quella parte, insomma, quanto diavolo poteva essere andata lontano?

Camminò anche intorno al locale, sempre con il fiato corto perché aveva davvero iniziato a correre, ansioso di trovarla.

Ad un certo punto un dubbio gli sorse nella mente: e se se la fosse immaginata?

E se si fosse creato tutte quelle aspettative per nulla? In effetti era stato uno stupido ad uscire quella sera convinto di rivederla. Un vero idiota.

Si portò una mano a coprire il viso, deluso. Quella stessa mano la lasciò poi cadere lungo il fianco, urtando la tasca della giacca che aveva un rigonfiamento che di solito non c’era.

Guardò la parte di indumento incriminato e ne tirò fuori il famoso pacchetto di sigarette che gli avevano dato una speranza. Lo strinse forte fino a sentire l’involucro di plastica rompersi ai bordi.

Tanto valeva fumarsene una, visto che i soldi li aveva già buttati – e non solo quelli -, poi il resto lo avrebbe lasciato da qualche parte, per un fortunato passante. Sicuramente più fortunato di lui.

Prese la sigaretta e la portò alle labbra, venendo colpito immediatamente dal forte odore familiare che il tabacco emanava e che gli ricordava tremendamente la ragazza, fonte di ogni sua pena.

Ovviamente realizzò che la sua sfiga non aveva fine nel momento in cui capì di non avere da accendere.

«Ma vaffanculo!» possiamo dire che ci stava proprio tutto.

Adesso, oltre che deluso, ferito e incazzato, non riusciva nemmeno a fumarsi una dannatissima sigaretta.

 

 

«Serve un accendino, Salamander















Spoiler: Lucy

 

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 - Lucy ***


Salve a tutti! Finalmente sono riuscita a completare il capitolo. Ci sono volute ore di sonno perso e l'indispensabile aiuto di Midnight_1205 - che non finirò mai di ringraziare - per farmi finire questo capitolo. Possiamo dire che ho fatto penare Natsu per parecchio tempo ormai, quindi mi è sembrato giusto fargli scoprire il nome della misteriosa ragazza bionda ^.^ A questo punto posso ufficialmente dare inizio alla storia vera e propria! Grazie mille a tutti quelli che hanno lasciato una recensione fino ad ora!
Un bacio,
Hanae

Edit: nel caso qualcuno avesse dei dubbi, il Seven Times nella mia mente è un bar/locale. Capirete più avanti perché ho deciso di inserirlo.




 





Capitolo 3 - Lucy


Quello, poteva essere considerato un déjà-vu a tutti gli effetti.

Quante possibilità c’erano che fosse veramente lei?

A Natsu corse un brivido di adrenalina lungo la schiena che lo portò a girarsi di scatto, con la sciarpa lenta al collo.

Trattenne il fiato per riflesso, perché aveva paura che quella fosse solo una fantasia e che lei sarebbe scomparsa da un momento all’altro. Per quanto desiderasse rivederla, una piccola parte di sé pregava per il contrario, pensando a quelle che sarebbero state le conseguenze.

Notò che anche quella volta la sigaretta non mancava, solo che in quel momento la teneva incastrata dietro l’orecchio e semi nascosta dai capelli biondi.

Natsu boccheggiò, proprio come un pesce for d’acqua, incapace di dire nulla. Non aveva pensato a nulla da dirle.

«Devo dedurre che sia colpa mia se adesso hai preso questo brutto vizio»

La sua voce suonò così cristallina nelle orecchie di Natsu che fu quasi doloroso il suono di essa rimbombare nei timpani.

«Forse…» rispose sorridendole, accettando però l’accendino. Non aveva alcuna intenzione di fumare, però pensò bene che fosse il caso di usarlo quel pacchetto.

Mise la sigaretta tra le labbra e ne accese la punta, aspirando per farla partire, poi la passò alla ragazza, portandogliela alle labbra.

Lei lo guardò un po’ sorpresa, ma accettò volentieri e il primo tiro lo prese direttamente da Natsu, afferrandola poi tra il suo indice e medio una volta nella presa delle sue labbra. Nel contempo, le sfilò la sigaretta che teneva dietro l’orecchio e la infilò nel suo pacchetto, riponendolo poi nella tasca del giaccone. Con i polpastrelli aveva sfiorato la punta del suo orecchio e gli era sembrato di sentire la presenza di un orecchino. I suoi capelli inoltre, per quanto avesse potuto toccarli, sembrano estremamente morbidi, forse anche più di quanto avesse immaginato.

La ragazza la guardò incuriosito da dietro le ciglia lunghe e scure, ma non proferì parola. Si limitava a squadrarlo in un modo che metteva Natsu in terribile soggezione. Lui faceva di tutto per non fissarla per troppo tempo.

Per spezzare quello scambio di sguardi che lui chiaramente non riusciva a sostenere, si fece coraggio e decise di parlare, approfittandone per giustificare il gesto di poco prima, ma finì solo per impappinarsi in spiegazioni del tutto inutili e stupide, facendola ridacchiare divertita.

Alla fine la imitò pure lui, contagiato dalla risata di lei, e anche un po’ di sé stesso. Un po’ di autoironia ci stava tutta.

Ai suoi occhi non sfuggì di certo la fossetta che si andò a creare sulla sua guancia sinistra, e pensò che fosse davvero molto carina.

«Raramente torno nello stesso posto due volte ed altrettante poche ci rimango per più di un paio d’ore» disse, spiazzandolo completamente.

Lui, a differenza sua, era tutto il contrario. In tutta la sua vita aveva vissuto solo a Magnolia e non poteva nemmeno contare il trasferimento da un capo all’altro della città come un vero e proprio cambiamento. Lui ancora non riusciva a trovare il coraggio di capire che cosa provasse veramente per Lisanna.

Sin dal primo momento in cui l’aveva vista, aveva notato le loro differenze, ma mai avrebbe pensato che fossero così grandi. Gli sembrava quasi impossibile raggiungerla. Non avrebbe mai potuto paragonare le proprie esperienze alle sue, che in confronto a lui era in costante movimento e in cerca di cambiamenti.

«Quindi sei rimasta qui per un’eccezione?» domandò facendosi coraggio.

Lei lo guardò intensamente prima di rispondere, quasi ammiccante, come se la risposta fosse chiara «diciamo di sì».

«E per quanto pensi di rimanere?» chiese con la gola secca.

Lei non rispose subito, lasciando sulle spine il ragazzo, che in quel momento aveva il cervello in pappa.

Prima di andarsene e sparire di nuovo, proprio come era comparsa, si avvicinò a Natsu, arrivandogli talmente tanto vicino da essere in grado di notare alcune lentiggine sulla pelle candida, sotto da luce gialla del lampione. Si mise in punta di piedi e con una mano appoggiata alla sua spalla gli sussurrò nell’orecchio «Fino a quando ne varrà la pena», il suo respiro caldo gli solleticò il lobo e gli sembrò quasi che le labbra di lei lo stessero sfiorando appena, provocandogli un brivido lungo la spina dorsale.

Nel contempo afferrò delicatamente la sua mano, lasciata molle lungo il fianco. Quando le sue dita toccarono la pelle di Natsu, si sentì andare a fuoco. Lei, gli infilò quello che al tatto sembrava un fogliettino di carta piegato nella mano, facendogliela poi chiudere a pugno.

Scese dalle punte dei piedi e si allontanò da lui, con le mani dietro la schiena ma mantenendo sempre il contatto visivo, camminando all’indietro per un paio di passi; poi lo salutò con la mano e si dileguò, di nuovo.

Natsu la guardò fino a quando gli occhi non gli fecero male per lo sforzo. Una volta solo, con il vento che cominciava ad alzarsi e il rumore della musica del locale che iniziava ad entrare nelle sue orecchie, decise di leggere il bigliettino che gli aveva lasciato la misteriosa ragazza.

Aveva quasi paura a leggerlo. Non voleva crearsi troppe aspettative per poi rimanere deluso. Arrivò a pensare che fosse meglio non leggerlo, magari lo avrebbe fatto il giorno dopo, a mente lucida, ma la curiosità era troppa…

«Sii uomo!» si disse.

Non aveva alcun senso esitare ancora. L’aveva fatto tutta la sua vita.

Aprì velocemente il foglietto, leggendo il contenuto. Se Gray e Gajeel l’avessero visto, gli avrebbero detto che aveva sicuramente una faccia da deficiente in quel momento.

Chi l’avrebbe mai detto che il suo piano avrebbe funzionato?

Lui no di certo.

 

Lucy.

Seven Times.







 

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 - Ne Vale La Pena? ***


 
Buonasera! Finalmente sono riuscita a terminare anche il quarto capitolo. Questa volta ci messo di meno ripetto all'altra e spero davvero di non aver deluso le aspettative di nessuno! Piano piano stiamo entrando sempre di più nel cuore della storia. Volevo ringraziare tutte le persone che hanno recensito il capitolo precedente, aggiunto la storia tra i preferiti, seguiti e ricordati.
Il titolo del capitolo è riferito sia a Lucy che a Natsu, perché lei (come ho anche ripetuto più volte), pensa che rimanere a Magnolia per un po' di più non possa nuocerle, soprattutto se è per conoscere il nostro caro Salamander, mentre Natsu, senza porsi questa domanda, cerca di capire che cosa vuole fare davvero e se ne vale la pena. Se notate qualche errore non fate problemi a farmelo notare!
Ci tenevo anche a specificare, visto che nel capitolo precedente può non essere stato chiaro, che il nome del posto menzionato è un locale dove io stessa vado spesso. Siccome non avevo idee e mi piaceva parecchio il nome ho pensato di renderlo parte ella storia.
Fatemi sapere che cosa ne pensate!
Un bacio e buona lettura,
Hanae











Capitolo 4 - Ne Vale La Pena?


 

«Seven Times… e che cavolo è?»

«Ma che ne so!» sbuffò Natsu afferrando il fogliettino che Gray gli stava passando, «se lo sapessi non ti avrei chiamato, non credi?»

L’amico annuì, dovendogli dare per una volta ragione.

«Comunque non posso credere che l’hai rivista. Sai che hai avuto una botta di culo pazzesca?» gli disse masticando il ghiaccio della sua granita, «Insomma, quante possibilità avevi di rivederla?» continuò il suo discorso gesticolando, «Nessuna, te lo dico io!».

Natsu continuava a fissare il foglietto che aveva tra le mani, facendo scorrere gli occhi sulle parole scritte da una calligrafia femminile e delicata.

«So perfettamente di essere stato fortunato» rispose afferrando il cellulare e andando su Google.

Gray prese un altro sorso della sua bevanda e si chinò sul tavolo per sbirciare da dietro lo schermo dello smartphone.

«Che stai facendo?»

«Cerco su internet. Ci ho passato il liceo così. Qualcosa dovrò pur trovare»

Gray alzò un sopracciglio, per una volta compiaciuto nello scoprire che l’amico avesse un cervello ogni tanto.

Dopo alcuni minuti di ricerca Natsu emise un suono che il moro interpretò come un segno di progresso.

«Trovato qualcosa?»

«No! Assolutamente niente!» Natsu era estremamente frustrato. Era riuscito a fare un passo avanti, ed ora si ritrovava bloccato per colpa di uno stupido nome che non aveva senso. Due parole che potevano significare tutto e anche niente.

«Secondo me ci stai pensando troppo» disse Gray guardandolo negli occhi verdi.

Natsu lo guardò, e non gli ci volle molto per riconoscere quell’espressione che gli riservava solo quando aveva un presentimento.

«Può darsi, ma non ci riesco proprio»

Non voleva sbilanciarsi troppo e dire cose premature, o rispondere a domande a cui nemmeno lui aveva una risposta vera e proprio. Non sapeva definire quello che provava Lucy. L’aveva vista solo due volte, ma le era sembrata così diversa da tutti quelli che conosceva che aveva avuto uno strano effetto su di lui. Voleva sapere di più di lei e capire che cosa la rendesse così misteriosa e così inafferrabile.

Lucy era inafferrabile e lui, per qualche ragione, aveva avuto un lasciapassare, un gancio che gli avrebbe permesso di avvicinarsi.

«Io te lo dico perché in questo momento non hai i piedi per terra. Ci sono cose che non puoi dimenticarti» Gray si soffermò sull’ultima frase in particolar modo, riferendosi chiaramente a Lisanna e Natsu lo sapeva, ma per quanto cercasse di pensare a lei, le sembrava una figura costante, ma sempre sfocata e che a volte veniva sovrastata da una presenza più luminosa e corporea, quasi più prepotente e che non poteva ignorare.

«Secondo me dovresti prendertela con calma e scegliere bene cosa vuoi», continuò, rigirandosi l’anello d’argento che portava al dito indice, «poi non puoi tornare più indietro».

Natsu sbuffò, infastidito dalla paternale che gli stava rifilando Gray e per quanto potesse avere ragione – cosa che non ammetterebbe mai e poi mai nemmeno sotto tortura -, sentiva che l’amico non avesse molta fiducia in lui. Gli sembrava convinto di un suo fallimento, che gli avrebbe fatto perdere delle cose.

«E se anche fosse?» rispose alzando un po’ troppo la voce, tanto che la cameriera si girò a guardarli.

«La proposta di Lisanna di prenderci una “pausa” mi ha completamente spiazzato. Io ero sicuro che tutto andasse bene tra di noi, che non ci fossero problemi. Poi però, avendo più tempo per pensarci ho capito alcune cose a cui prima non pensavo nemmeno. Mi sono fatto due domande insomma.»

«E poi non credo che questa sia una decisione affrettata. Come lei si è sentita libera di spalmare il sedere addosso a Bixlow io posso tranquillamente sperimentare nuove cose» disse con astio.

«Quindi sei geloso»

«Certo che lo sono! Come ti sentiresti se la tua ragazza, che ha deciso di andare in “pausa” per pensare a voi, - teoricamente parlando a questo punto -, nel frattempo si concentri a provarci con altri ragazzi, davanti a te per giunta?»

«Io lo chiamo sperimentare» rispose facendo spallucce.

«Sperimentare un cazzo. Anche io ho il diritto di prendermi il mio tempo e fare nuove esperienze allora»

Gray alzò le mani in segno di resa, «fa come vuoi»

«Ovvio che faccio come mi pare»

 

 

 

 

 

Entrava o non entrava?

«Scusami, non vedi che ci sono persone che devono passare? Se devi restare qua come uno stoccafisso allora spostati di lato» una voce femminile prepotente lo costrinse a voltarsi e ad alzare lo sguardo. Si rese conto che in effetti stava proprio davanti all’entrata e che magari si doveva spostare. 

Riguardò il bigliettino e lesse il nome sull’insegna giusto per essere sicuro. Quel pezzo di carta ci aveva fatto la muffa ormai nella sua mano. Alla fine, aveva scoperto tramite Gajeel, che lo aveva saputo grazie a Levy, che Seven Times era il nome di una caffetteria nella parte ovest di Magnolia. Quella zona della città la frequentava poco, ma ogni tanto, quando ancora frequentava il liceo, lui e il suo gruppo di amici ci erano venuti qualche volta a bere.

Allungò il collo, cercando di capire chi ci fosse dentro, ma senza molti risultati, dato che c’era poca luce. A quel punto però, gli sorse un dubbio abbastanza importante, che prima, ovviamente troppo preso da chissà quale fretta non aveva nemmeno considerato: che cosa sperava di trovare andando in quel posto? Sperava ancora di trovarla, di riavere la stessa fortuna? Ammetteva di averci pensato intensamente, convinto del fatto che il motivo per il quale lei gli avesse dato quel biglietto, con il suo nome e quello del locale non fosse affatto casuale. Anche lei voleva rincontrarlo! Gli sembrava chiaro.

Sbriciò ancora all’interno della caffetteria, facendosi da parte mentre due ragazze entravano. Lucy era diventato un pensiero costante per lui, tanto quanto Lisanna in quei giorni. Ancora non si erano rivisti ed avevano addirittura smesso di parlare per messaggio, e la cosa lo preoccupava parecchio. Lui non voleva che finisse la storia tra di loro, ma allo stesso tempo gli stava stretta e c’erano tante cose riguardo al loro rapporto che andavano analizzate, ma solo a pensarci gli veniva un gran mal di testa. Gli veniva mille volte più facile pensare al sorriso di Lucy, o alle sue dita lunghe che spostano una ciocca di capelli dietro l’orecchio. Era così semplice lasciar spazio al ricordo del suo viso luminoso o alla sua voce nelle orecchie, invece che pensare ai suoi problemi. Aveva paura, doveva ammetterlo. Non sapeva cosa volesse fare con Lisanna e non voleva nemmeno stare a farsi fare una specie di seduta dallo psicologo da parte di Gray. No, lui in quel momento desiderava solo colmare il suo desiderio di sapere più cose possibili di Lucy. Di scoprire che cosa la rendesse così speciale, diversa… E poi quello che le aveva detto quella sera prima di sparire di nuovo, quel «Fino a quando ne varrà la pena». Si riferiva forse a lui e al volerlo rivedere ancora? Pensava davvero che valeva rimanere a Magnolia per lui?

 

Venne praticamente spinto all’interno del bar dalla stessa ragazza che lo aveva rimproverato prima, tra una parolaccia e l’altra, riferendosi al suo essere un “troglodita deficiente”. Dopo essersi scusato e averle detto di calmarsi e che non serviva offendere – adesso anche a lui iniziavano a saltare i nervi -, si guardò intorno e notò un’inconfondibile chioma bionda in mezzo a tutti quei toni di marrone e verde che riempivano l’intera caffetteria, intenta a scrivere su un quaderno.

Il suo cuore perse un battito e venne preso per un attimo dal panico. Cosa faceva adesso? Quella era proprio Lucy! Riconosceva il cappotto poggiato sulla sedia accanto. Se non l’aveva visto era ancora in tempo per nascondersi e magari tornare un’altra volta, più preparato psicologicamente, magari con qualche argomento interessante di cui parlare. Si guardò ancora intorno e pensò: o la va, o la spacca.

Prese un bel respiro profondo e pronunciò il suo nome, nella speranza che si girasse.

«Lucy»

Lei alzò la testa, sorpresa, con ancora la penna in mano e i capelli legati in una coda bassa. Le labbra carnose si piegarono in un sorriso che fece quasi sciogliere Natsu. Si mise in piedi e gli fece cenno di raggiungerla. Lui obbedì, con il cuore in gola.

Era rigido come un tronco di legno, ma riuscì comunque a sedersi in modo abbastanza disinvolto – o almeno così gli sembrava.

«Sono felice di vederti qui. Ammetto che non ci speravo più di vederti» disse sorridente.

Natsu la guardò negli occhi, ripensando a quello che gli aveva detto quella sera «Dici che ne è valsa la pena di rimanere qui a Magnolia?»

Lucy sostenne lo scambio di sguardi, poggiando il gomito sul tavolino e mettendo una mano sotto al mento per sorreggersi meglio, «Direi proprio di sì, Salamander»






 

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 - Seven Times ***


Buonasera carissime e carissimi! Volevo spendere due paroline per spiegarvi come mai sono mancata per così tanto tempo. Purtroppo circa tre settimane fa il mio computer mi ha abbandonata e ho dovuto aspettare l'arrivo di quello nuovo (che ovviamente è il mio nuovo amore! 😍) per continuare a scrivere. Nel frattempo ho buttato giù diverse bozze dei capitoli futuri, quindi diciamo che ho recuperato! Per quanto riguarda questo qui invece, avrei voluto scrivere di più ma non mi andava di farvi aspettare oltre considerando quanto successo sta riscuotendo questa storia! (35 recensioni in soli 5 capitoli... wow!) Spero che questo capitolo sia stato d'aiuto per conoscere meglio Natsu e Lucy e che vi sia piaciuto. I titoli stanno diventando sempre più a caso, quindi non fateci caso, ahah.
Un bacione enorme!
Hanae






 




 

Capitolo 5 - Seven Times

 

A Natsu venne un brivido lungo tutta la spina dorsale quando, ancora una volta, lei lo deliziò con la dolcezza della sua voce.

Indossava un maglione grigio a collo alto e questa volta, dietro l’orecchio teneva una penna invece che una sigaretta. Il tavolino era cosparso di fogli di carta accartocciati, da diversi quadernini colorati e una tazza di tè semi finito.

«Ti piace qui?» domandò guardandolo mentre si toglieva la giacca.

«Non sono tipo da frequentare questi posti, ma mi sembra forte… sai io di solito vado in luoghi come il Fairy Tail» spiegò agitato.

«L’avevo capito» rispose Lucy ridacchiando, «vengo spesso qui quando ho bisogno di trovare ispirazione. Mi piace la musica che c’è, e poi, vuoi sapere un segreto?» gli domandò sporgendosi in avanti sul tavolino.

Natsu annuì, aspettando che lei gli dicesse questo segreto.

«Questo posto di notte si trasforma! Ha un seminterrato in cui ogni tanto qualche band si esibisce. A volte fanno anche delle serate a tema»

«E tu vieni ad ascoltarle?»

«Certo che sì! Vanno supportati gli artisti emergenti, soprattutto quelli che hanno del talento» disse appoggiandosi allo schienale della sedia, «soprattutto quando suonano le mie canzoni» continuò orgogliosa.

Natsu per poco non si strozzò con la sua stessa saliva «t-tue canzoni? Sei una specie di persona famosa?»

Lucy rise alla reazione del ragazzo «no no, ahah. Semplicemente mi piace scrivere canzoni e venderle quando posso e qui sembra che la mia musica abbia successo»

Natsu la guardò con gli occhi spalancati, del tutto stupefatto da quella risposta. Non si aspettava di certo che facesse una cosa del genere per vivere.

«E quindi è per questo che ti sposti spesso?»

Lucy ci pensò un po’ prima di rispondere «Mhm… anche. Diciamo che lo faccio principalmente perché mi piace viaggiare e poi sto ancora studiando. Ammetto di non guadagnare un granché con questo tipo di “lavoro”, infatti lo considero più un hobby che una professione, ma mi aiuta a racimolare qualche spiccio in più»

«Tu invece che cosa fai nella vita?» chiese poggiando i gomiti sul tavolo e incrociando le dita della mani, proprio come aveva fatto poco prima.

«Anche io studio, solo che non sono molto sicuro se essere avvocato è quello che mi voglio fare…»

Lei lo guardò incuriosita «e perché non cambi facoltà?»

Natsu le rispose con uno sguardo altrettanto confuso. Nessuno gli aveva mai fatto prendere in considerazione quell’ipotesi - doveva anche tenere in considerazione che non aveva mai ammesso una cosa del genere a voce alta - e lui stesso non ci aveva mai pensato. Prendere una decisone così drastica non sarebbe stato facile e poi era comunque troppo tardi per cambiare strada, no? E poi, che cosa avrebbe potuto fare uno come lui? Suo padre era convinto che dovesse diventare un avvocato proprio come lui, per continuare la tradizione di famiglia.

«Credo che ormai sia troppo tardi»

«Io dico di no. Non è mai troppo tardi per cambiare idea, soprattutto se una cosa la devi fare per il resto della tua vita»

La riposta di Lucy lo spiazzò un po’, in fin dei conti aveva ragione, ma con che coraggio l’avrebbe fatto?

«Diciamo che non voglio deludere mio padre»

«È stato lui a costringerti a diventare avvocato?»

«In un certo senso sì»

«Quindi è uno di quei padri autoritari e che sono davvero dei gran rompiscatole?» Natsu notò che fece roteare gli occhi.

«No, no, anzi! Mio padre non mi ha costretto a fare niente. Però credo che se lo aspetti più o meno… e io non voglio deluderlo» disse grattandosi la testa e sorridendo pensando a Igneel.

«Capisco… il mio invece è proprio un gran rompiscatole. Ovviamente non approva questa mia scelta di viaggiare e studiare allo stesso tempo. Pensa che aveva progettato la mia vita fino al minimo dettaglio per i prossimi sei anni» gli raccontò, «voleva che diventassi medico, proprio come mia madre e lui, ovviamente»

«E tu hai fatto tutto il contrario, giusto?» suggerì Natsu divertito. Il modo in cui parlava Lucy era così travolgente e trovava incredibile come riusciva a passare da un tono serio ad uno ironico.

Lei annuì, facendogli l’occhiolino «io voglio diventare una scrittrice, per questo per il momento sto viaggiando in giro per il mondo. Sto cercando ispirazione e chi lo sa, magari anchequalcos’altro» disse ammiccante.

Se fosse stato una ragazzina sarebbe sicuramente arrossito a quel gesto, ma siccome aveva ancora un po’ di dignità e doveva mostrare un po’ di mascolinità, decise di contenersi.

 

Lucy continuò a parlare e parlare e parlare all’infinito e Natsu non faceva altro che ascoltare estasiato e attentissimo a raccogliere ogni nuova informazione che gli veniva data, come se fosse la cosa più preziosa della terra. Non riusciva a perdersi nemmeno una parola. Tutto quello che diceva per lui era oro colato.

 

«Scrivo principalmente per altre persone, anche se a volte mi piace cantare le mie canzoni» gli confessò, «solo che ci sono momenti in cui non mi sento in grado di dire a voce alta le parole che butto giù su carta. Alcuni di quei sentimenti sono troppo profondi perché io li comprenda pienamente e siccome ho paura di interpretarli male preferisco che lo facciano gli altri per me. Mi incuriosisce sapere in che modo interpretano gli altri quelli che scrivo».

Spostò una ciocca di capelli dietro l’orecchio che le era andata a finire sul viso candido.

«Credi sia da stupidi pensare certe cose?» Aveva assunto un’espressione triste per un momento, nostalgica. Forse era solo la sua impressione ma aveva letto qualcosa nei suoi occhi di diverso, di molto profondo.

«Assolutamente no!» si affrettò a rispondere.

Lucy ridacchiò e avvicinò la mano a quella del ragazzo «Sei un tipo davvero interessante, Salamander»

«Il mio vero nome non è Salamander» disse sorridendole e tendendole la mano «il mio nome è Natsu, Natsu Dragneel. - aggiunse - Salamander per quei cretini dei miei amici»

«Piacere di conoscerti Natsu» disse ricambiando la stretta «Io sono Lucy, Lucy Heartphilia»

 

Continuarono a parlare per almeno altre due ore e a Natsu sembrava che il tempo passasse troppo in fretta. Avrebbe voluto rimanere a parlare con lei ancora, voleva sapere più cose, ascoltare la sua voce e guardarla assumere mille espressioni diverse. 
Per fortuna prima di andarsene trovò il coraggio di chiederle il numero di telefono e sperò di non sembrare un maniaco ossessivo, ma Lucy accettò di buon grado e glielo lasciò volentieri, salvandosi come "Lu" tra i suoi contatti e salvando lui come "Salamander". Ovviamente a Natsu questa cosa fece saltare il cuore di gioia.

Quella stessa sera ricevette un messaggio da parte di Lucy e quasi gli venne un colpo nel leggere il mittente.

Lu: Domani ti aspetto al Seven Times alle 23. Vedi di non mancare!

Salamander: C'è un motivo in particolare?

Lu: Lo scoprirai ;)

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Capitolo 7
*** Capitolo 6 - Impara A Conoscermi Attraverso Una Canzone ***


Buonasera a tutti quanti! Questa volta vi ho fatto attendere molto meno rispetto allo scorso aggiornamento (ringraziamo il computer nuovo per questo). 
Ci tengo a precisare tre cose importanti:

  • vi consiglio vivamente di ascoltare la canzone che vi linkerò più avanti e di seguire magari il testo, così da renderne più piacevole la lettura.
  • la canzone serve a raccontare una parte della vita di Lucy a Natsu.
  • mi dispiace se questo capitolo può sembrare ripetitivo, ma credo sia importante che certi concetti vengano ribaditi. Servono più che altro a Natsu per fare chiarezza e per decidere cosa vuole fare a questo punto.
Spero che questa volta la lunghezza del capitolo e del finale (eheh) siano quello che vi aspettavate! Quindi, fatemi sapere cosa ne pensate. Volevo anche ringraziare tutte le persone che hanno recensito il capitolo pretendete. Siete dei tesori stupendi!
(I titoli ormai sono sempre più a caso)

​Un bacio,
Hanae




 







Capitolo 6 - Impara A Conoscermi Attraverso Una Canzone

 



Che Gray e Gajeel avrebbero reagito in quel modo se lo aspettava.

Eccome se se lo aspettava.

Aveva già ricevuto l’opinione del ghiacciolo al riguardo, perciò era sicuro che entrambi gli avrebbero riservato una paternale da almeno due ore ciascuno, giusto per essere sicuri di tramortirlo permanentemente e da non farlo andare all’appuntamento con Lucy.

La loro reazione però lo aveva infastidito parecchio, causando la pulsazione innaturale di una vena sul collo.

«Che eri un coglione già lo sapevamo, ma non fino a questo punto» disse Gajeel incrociando le possenti braccia al petto.

«Io vi vengo a dire le cose per avere supporto, non il contrario» replicò Natsu innervosito dal numero spropositato di complimenti ricevuti dai due.

Gray si tolse la felpa che indossava e la gettò sul divanetto libero accanto al loro, «Supporto un corno, sai come la penso a proposito di questa storia».

Erano usciti per una birra quel pomeriggio e Natsu aveva deciso di raccontargli quello che era successo il giorno prima con Lucy.

«Sì però non capisco perché vi state incazzando così tanto!» disse alterato, «ho tutto il diritto di fare quello che cavolo mi pare. Io e Lisanna nemmeno ci sentiamo più»

«Quindi vi siete lasciate ufficialmente?» domandò Gajeel guardandolo con la coda dell’occhio.

«No, non proprio. Non in modo ufficiale almeno»

«Quindi la stia tradendo»

«No ghiacciolo, non la sto tradendo» disse con un sopracciglio tremante.

«Allora va da lei e lasciala» suggerì Gray, ricevendo l’approvazione dell’amico.

Natsu deglutì il sorso di birra che aveva preso, difficilmente, «non è così facile…»

«Perché questa situazione lo è?» domandò retoricamente Gajeel, incrociando le gambe e mettendosi più comodo sul divanetto.

Natsu sbuffò, gettando la testa all’indietro esasperato. Ma per quale motivo quei due non lo potevano semplicemente aiutare? O quantomeno dirgli quello che lui voleva sentire? Era tanto difficile?

«Amico, non puoi lasciare questa cosa in sospeso e nel frattempo farti un’altra tipa che ti fa gli occhi dolci solo per vendicarti»

«Non me la sto mica facendo!»

«Non ancora» intervenne Gray, con l’espressione di uno che la sapeva lunga riguardo alle donne.

«Taci» sibilò Natsu, spingendolo giù dalla sedie e facendolo atterrare sul pavimento freddo.

«Lucy non mi fa gli occhi dolci e basta. Lei ha qualcosa di diverso che voglio conoscere»

«E Lisanna? Quando le dirai che ti piace un’altra?»

«Sentite, a me non piace un’altra. Lucy è solo un’amica e con Lisanna non ci sentiamo da tempo e come lei frequenta altri credo sia giusto che anche io conosca nuova gente» disse alzandosi dalla sedia e prendendo la giacca che aveva posato prima di sedersi.

«In quanto miei migliori amici dovreste essere dalla mia parte» disse in un sussurro di disapprovazione.

«Proprio perché siamo tuoi migliori amici ti stiamo dicendo cosa dovresti fare» disse Gajeel altrettanto infastidito dalla cocciutaggine dell’amico, «sai anche tu che questo giochetto che stai facendo è sbagliato»

«Ti stiamo aiutando a pensare razionalmente, visto che tu non ci riesci, dobe» aggiunse Gray.

«Andate al diavolo tutti e due» rispose Natsu incazzato. Si sistemò la sciarpa al collo e se ne andò, senza aver finito la sua birra e senza nemmeno aver pagato il conto.

Una volta fuori dal locale al freddo, si incamminò verso il suo appartamento. Quei due non lo aiutavano proprio. Per una volta quello che gli serviva sentire era che stava facendo la cosa giusta a cambiare qualcosa nella sua vita e non il contrario. Gli dava fastidio che tutti pensavo sempre e solo a quello che provava Lisanna. E a lui, chi ci pensava? In fondo era stato lui quello lasciato appeso, quello a cui erano crollate tutte le certezze e che da un giorno all’altro si era ritrovato a vedere la ragazza che credeva di amare tra le braccia di un altro. Era lui che ci era stato male come un cane e quello che si era contenuto per il rispetto di lei e di quello che erano stati un tempo. Aveva provato a fare la persona matura quando invece avrebbe dovuto spaccare la faccia a tutti, in primis a quel coglione che aveva posato le mani sul culo di Lisanna. Tutto quello che Natsu voleva era essere capito e supportato in quella sua decisione, perché lui non era così cretino come tutti pensavano ed era capace di prendere la decisione giusta qualche volta.

Non si rese conto di essere arrivato al suo appartamento fino a quando la vecchietta del secondo piano non gli tirò una bastonata allo stinco per farsi aiutare a portare le buste della spesa fino a casa sua.

Dopo essere stato sgridato dalla signora del secondo piano per come portava i pantaloni e per averle portato le buste della spesa in modo poco delicato, se ne ritornò nel suo appartamento e dopo aver salutato Happy con una carezza veloce si infilò sotto la doccia, lasciando i vestiti lungo il corridoio, del tutto incurante del disordine.

 

Con l’acqua bollente della doccia che gli schiacciava i capelli rosa alla fronte e che gli scrosciava sul corpo tonico cercò di rimettere in ordine i pensieri.

Pensò a Lisanna per un po’ e realizzò che era davvero un’eternità che non si sentivano e che forse Gray e Gajeel avevano ragione ed era il caso di risentirla e chiarire con lei.

Decise però che era meglio se prima si fosse rivisto con Lucy per un paio di volte, includendo quella sera, giusto per vedere come le cose si sarebbero evolute con lei.

Una volta uscito dalla doccia si legò un asciugamano in vita e uno in testa, per asciugare le gocce d’acqua in eccesso. Si avvicinò al lavandino e con una mano pulì lo specchio dalla condensa che si era andata a creare. Guardò il suo riflesso nello specchio e pensò che era proprio il caso di darsi una tagliata ai capelli, gli arrivavano quasi fino agli occhi. Dopo essersi lavato i denti ed aver indossato una camicia con dei jeans neri si rinfilò il giaccone, la sciarpa e un cappello dello stesso colore dei pantaloni uscì di casa, con ancora i capelli umidi.

Arrivò al Seven Times in anticipo e visto che di Lucy non c’era ancora traccia decise di entrare e aspettarla al caldo visto che aveva addirittura iniziato a nevicare fuori. Le mandò un messaggio per farle sapere che era già arrivato e che la stava aspettando. Lei non rispose ed una volta dentro una delle cameriere, molto bassa e dai capelli blu, gli domandò se fosse lì per lo spettacolo e lui rispose che non aveva idea di cosa stesse parlando.

«Mi ricordo di te!» disse ad un certo punto la ragazza, «eri qui con Lucy-chan proprio ieri. Vieni da questa parte» gli fece cenno di seguirla.

Natsu non ebbe nemmeno il tempo di confermare che si ritrovò a seguire la ragazza giù per delle scale strette e poco illuminate. Lei che era esperta e piccolina non aveva problemi a passare in quello spazio angusto, mentre lui che era almeno il doppio di lei si ritrovò a camminare abbassato per evitare di sbattere la testa.

«Eccoci qui!» annunciò una volta che Natsu la raggiunse in una sala abbastanza spaziosa con un palcoscenico, «siediti dove trovi posto, oppure dovrai rimanere in piedi».

La ragazza lo salutò con una mano e se ne ritornò al piano di sopra come un razzo per quelle scale che sembravano più un modo per spezzarsi l’osso del collo.

Natsu si andò a sedere ad uno degli sgabelli in legno del bancone dove venivano serviti i drink. Aspettò dieci minuti buoni che Lucy si facesse viva, ma di lei nessuna traccia e per un momento pensò davvero che gli avesse dato buca e che quella era tutta una presa in giro. In fondo una come lei era troppo per uno come lui. Si diede dello stupido e per distrarsi ordinò qualcosa da bere, di forte possibilmente. Forse affogare i dispiaceri nell’alcol l’avrebbe aiutato almeno un po’. Quando era a metà del suo drink le luci della sala si abbassarono e i riflettori si accesero sul piccolo palco che prima Natsu aveva notato di sfuggita. Quasi si strozzò quando vide Lucy uscire da dietro le quinte, con un microfono in mano. Natsu la seguì con lo sguardo, rapito dalla sua delicatezza nel percorrere i pochi passi che la separavano dallo sgabello posizionato al centro del palcoscenico. I capelli intrecciati le ricadevano sulle spalle e le forti luci riflettevano su di essi, facendoli sembrare ancora più biondi.

Lucy lo cercò tra la folla e una volta che lo individuò le labbra le si piegarono in un dolce sorriso. Poi iniziò a cantare e a Natsu sembrò di udire un angelo.


(Old Friends)

People
who matter don't mind
They don't need all of my time

Somebody told me to light up every room
Make them remember you
But nobody here knows what I'm going through
No they never do

I miss my old friends
Cuz they know when
I need them the most
Made some new friends
And they cool friends
But they don't know

What I do
What I got
Who I am
And who I'm not
I miss my old friends
I miss my old friends

I miss the good times we had
Now I don't know who's got my back

Somebody told me to light up every room
Make them remember you
But nobody here knows what I'm going through
No they never do

I miss my old friends
Cuz they know when
I need them the most
I made some new friends
And they cool friends
But they don't know
What I do
What I got
Who I am
And who I'm not
I miss my old friends
I miss my old friends
I miss my old friends

Hey now hey now
I know everybody changes
Hey now hey now
I just want familiar faces
Hey now hey now
Growing up can be amazing
But it can even break your heart

I miss my old friends
When I need them the most
I miss my old friends

I miss my old friends
Because they know When 
I need them the most
I made some new friends
But they don't know

What I do
What I got
Who I am
And who I'm not
I miss my old friends
I miss my old friends

What I do
What I got
Who I am
And who I'm not
I miss my old friends
I miss my old friends

 

 

Finita l’esibizione le luci si spensero e gli spettatori applaudirono. Lui aveva tenuto gli occhi incollati a lei per tutto il tempo, pendendo dalle sue labbra.
 

Lucy si andò a sedere su uno sgabello accanto al suo, senza che Natsu la vedesse: c’era così tanta gente in quel posto che non se l’aspettava.

«Spero questa piccola sorpresa ti sia piaciuta» disse a voce alta. Dopo la sua esibizione quel posto si era completamente trasformato ed era diventato una specie di discoteca.

«Tantissimo» le rispose, «sono sicuramente più tipo da musica Rock ma quello che hai detto l’ho trovato davvero… beh, vero!» spiegò non riuscendo a trovare le parole giuste per descrivere quello che aveva provato.

«Mi fa piacere! Sai, ho pensato che per farmi conoscere meglio ti avrei dovuto raccontare qualcosa in più della mia vita, quindi perché non usare una canzone?»

Alcune persone vennero a congratularsi con Lucy per la sua esibizione e lei, con molta educazione ringraziò ciascuno di loro. Alcuni ragazzi addirittura si avvicinarono per chiederle il numero e lei gli disse qualcosa nell’orecchio che fece allontanare tutti magicamente, lanciando occhiate omicide al povero Natsu che non ci stava capendo nulla.

«Che cosa hai detto per mandarli via?» domandò incuriosito. Se c’era una cosa che sapeva bene era quanto fossero insistenti i ragazzi di Magnolia. Dei veri rompipalle per le ragazze.

«Gli ho semplicemente detto che sono impegnata con te» rispose facendogli l’occhiolino e poggiando un gomito sul bancone.

Natsu deglutì la propria saliva con difficoltà e sorridendo come un impecille, sentendo il proprio ego crescere smisuratamente dentro di sé.

«Sai cosa vuol dire il nome di questo posto?» gli domandò sporgendosi vicino al suo orecchio per farsi sentire meglio.

«Ehm…no a dire il vero»

«Prova ad indovinare» suggerì Lucy prendendo un sorso del suo drink.

Natsu ci pensò un po’ su, ma per lui Seven Times non significava altro che Seven Times.

Lei sorrise, «Devi leggere tra le righe! Questo è il segreto» gli disse, «mai sentito dire fall seven times, stand up eight?»

Natsu scosse la testa in segno di negazione.

Forse era per l’alcol, o per quello che aveva detto prima Lucy oppure ancora solo per il fatto di essere lì con lei, ma si fece avanti e avvicinò il volto a quello di lei. Lucy fece lo stesso e afferrandogli il volto con le mani aperte posò le sue labbra su quelle di Natsu, iniziando così un lungo e passionale bacio.

 

L’ultima cosa che Natsu si ricorda di quella sera al Seven Times, dopo essere tornato a casa ed essersi trascinato dietro Lucy, era vedere il reggiseno di lei volare da qualche parte nella sua stanza.









 

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Capitolo 8
*** Capitolo 7 - Un Finale Inaspettato ***


Buonasera! Chi non muore si rivede, ahah. So che mi odierete per non aver aggiornato per così tanto tempo ma cose personali a parte, questo capitolo è stato più di un parto gemellare. Ho avuto una specie di blocco in questo punto della storia in particolare e quindi ne ho approfittato per scrivere parti di prossimi capitoli. Non riuscivo proprio a scriverlo in nessun modo fino a quando, in preda alla disperazione più totale, non mi sono rivolta alla sola ed unica Midnight_1205 (che disturbo anche quando ha la febbre). Se non fosse stato per lei questo capitolo avrebbe ancora sì e no solo mezzo paragrafo scritto male. Tesoro, grazie mille per esserci sempre! ❤️
Ma tornando a noi: questo capitolo è più lungo del solito perché accadono molte cose, compresa l'entrata (o il ritorno?) di un nuovo personaggio (potete indovinare chi sarà mai?). Siccome queste note sono a inizio capitolo e non voglio fare spoiler, non perderò tempo a "spiegare" alcuni comportamenti dei personaggi, dato che lo farò nelle note del prossimo capitolo. Per il momento vi dico solo di prepararvi psicologicamente perché Natsu verrà ribaltato dalla sottoscritta! 
Buona lettura e non scordate di farmi sapere che cosa ne pensate che sono davvero curiosa!
Un bacio,
Hanae 





 








Capitolo 7 - Un Finale Inaspettato

 

Natsu sapeva solo che la sera prima aveva fatto tanto, tanto, ma proprio tanto sesso. Sesso sfrenato per di più, come mai nella sua vita.

La luce del sole che traspariva tra le fessure delle tapparelle abbastate lo fece svegliare. Le palpebre gli sembravano così pesanti da sollevare che quasi quasi si girava dall’altra parte e si rimetteva a dormire se solo la sua mente non fosse già in piena attività.

Un sorriso da ebete gli si dipinse sul volto ancora assonnato. Cazzo, Gray aveva ragione. Aveva finito per portasela veramente a letto e, a dirla tutta si sentiva orgoglioso e al settimo cielo. C’era qualcosa di quella ragazza che lo faceva sentire libero di mostrare lati nascosti e selvaggi di sé che nessun altro aveva mai visto e la cosa lo eccitava terribilmente.

Forse era il sapore delle proprie labbra a contatto con le sue, oppure la consistenza della sua pelle morbida sotto i polpastrelli, ma ogni parte di lei lo faceva andare in tilt.

Per non parlare di quel sorrisetto che le aveva visto stampato sul volto imperlato di sudore e con i capelli incollati sulla schiena e sul collo, mentre si abbassava su di lui per baciargli prima le labbra, il collo e poi il petto.

Con Lisanna quelle cose non accadevano da tanto. L’ultima volta che tra di loro c’era stata una connessione simile era l’ultimo anno di liceo, periodo in cui entrambi erano stati colpiti in pieno dagli ormoni. Lo facevano praticamente ogni volta che ne avevano l’opportunità. Rise al pensiero di quei tempi in cui credeva di essere pronto ad affrontare qualunque ostacolo avesse davanti e di realizzare il suo sogno di studiare ingegneria. Erano state tante le notti in cui si era arrampicato insieme alla Strauss sul tetto di casa di lei per guardare le stelle e fantasticare sul loro futuro. Aveva rischiato diverse volte di essere castrato a mani nude da Elfman, convinto che stesse attentato all’innocenza della sua povera sorellina, ma l’avrebbe rifatto all’infinito. Quelli erano probabilmente i momenti che gli mancavano di più di quegli anni così spensierati. Gli mancava anche il rapporto che aveva con Lisanna: il poter parlare liberamente di ogni cosa, la sua dolcezza e sensibilità e la sua immensa energia. La complicità che avevano instaurato in tutti quegli anni passati insieme avevano reso Lisanna una delle poche persone capaci di comprenderlo, dandogli anche una sensazione opprimente. Natsu aveva visto tante volte il mondo attraverso gli occhi della ragazza e per quanto ne fosse sempre rimasto affascinato sentiva che c’era qualcosa che mancava, come se quella luce che illuminava il proprio cammino fosse troppo piccola per lui. Forse era per quello che piano piano, con il passare degli anni lui e Lisanna erano finiti in quel modo; su due percorsi diversi.

Le mancava terribilmente certe volte, eppure quando stava con Lucy era come se Lisanna non ci fosse. Con lei sentiva che poteva esplorare luoghi ignoti senza avere paura di guardasi indietro e rimpiangere quello che si era lasciato alle spalle.

Con Lucy riusciva a vedere oltre, mentre con Lisanna vedeva solo la persona con cui era cresciuto; non che fosse meno importante, ovvio, ma in quella che nella sua mente immaginava come la lunga strada della vita vedeva la Strauss ferma dietro di sé. Una parte fondamentale della sua persona, del Natsu Dragneel di un tempo, ma non di quello che voleva ed aspirava a diventare. La mano che gli veniva tesa apparteneva ad un’altra persona, a qualcuno  di nuovo.

Sbuffò mettendosi a sedere sul letto. Era ancora a petto nudo e l’unica cosa che lo copriva era il piumone rosso del suo letto. Si grattò la nuca e cercò di capire che ora era: era mentalmente esausto, eppure così euforico che ancora non gli sembrava vero che aveva passato la notte con Lucy. Era stupido e forse immaturo da pensare alla sua età, ma si sentiva come se avesse vinto un qualche tipo di trofeo.

Si avviò in bagno per farsi una doccia, non prima però di aver salutato e dato da mangiare al piccolo Happy, che gli faceva le fusa allegro. Quasi gli dispiaceva lavarsi via la sensazione dell’odore di Lucy che aveva addosso; se si concentrava poteva ancora sentire le sue dita affusolate scorrere sulla schiena e sui muscoli contratti. Con il getto dell’acqua bollente che gli scrosciava sul corpo tutto quello a cui riusciva a pensare era all’avventura della notte prima. Le labbra di Lucy che tanto aveva bramato gli sembravano nettare degli dei e i suoi occhi brucianti di passione una fiamma che riaccendevano emozioni dormienti della sua anima. Sensazioni che aveva dimenticato di poter provare da tanto tempo. Era come se quella parte di sé, quegli istinti, si fossero piano piano affievoliti per lasciare spazio a qualcosa di più meccanico e innaturale, come se fosse più un bisogno fisico per sfogare le proprie frustrazioni di una giornata andata male che un momento di puro piacere e perdizione tra le braccia della persona amata.

Di quel ragazzo esuberante e all’apparenza invincibile era rimasto solo un guscio vuoto. La monotonia e la mancanza di obbiettivi avevano fatto lentamente appassire la sua vera essenza, lasciandolo ad essere un semplice spettatore della propria vita. Non riusciva più a provare gioia per le piccole cose che un tempo amava e i suoi sorrisi sempre luminosi erano andati a spegnersi. Però da quando aveva conosciuto Lucy sentiva che qualcosa era cambiato, un barlume di speranza si era riacceso e la forza di ricominciare e di ritornare ad essere lo stesso Natsu di un tempo era tornata perché con lei sentiva che qualunque istante passato insieme era un’avventura preziosa da custodire.

C’erano cose che con Lucy diventavano semplicemente più belle e la cosa lo destabilizzava a tal punto dall’arrivare a pensare che forse stava correndo troppo, perché in fondo, il Natsu di adesso aveva timore di fare qualcosa di nuovo. Il suo cuore urlava di andarsene e premeva per ritornare a battere come un tempo, ma la sua testa gli diceva che era irrazionale e che non era più un ragazzino che passava le sue nottate a guardare le stelle su uno stupido tetto. Ed il problema risiedeva proprio lì, in quel conflitto tra cuore e mente. Lui non riusciva a trovare un equilibrio tra le due cose. Aveva conosciuto il mondo degli adulti e per quanto gli avesse dato era anche riuscito a togliergli qualcosa di troppo importante per lui.

Uscì dalla doccia lasciando una scia di goccioline dietro di sé per dirigersi allo specchio appeso sopra il lavandino. Si guardò e notò subito tante piccole differenze tra il Natsu adulto e quello adolescente: i capelli che un tempo erano indomabili e lunghi ora erano corti e monotoni ed anche lo stravagante colore rosa gli sembrava più spento. Le fossette c’erano sempre per fortuna, proprio come quella cicatrice che aveva sia sulla guancia che sul collo. La mascella si era indurita e c’era anche un principio di barba che si ostinava a radere ogni mattina. Erano tutte piccole caratteristiche che gli facevano capire quanto velocemente fosse passato il tempo e di come le cose fossero cambiate. Scosse la testa, facendo arrivare le gocce d’acqua che erano nei capelli sul vetro appannato dello specchio. Forse stava vivendo troppo nel passato, rimpiangendo quello che c’era un tempo senza rendersi conto di quello che aveva davanti: del suo futuro.

In quel momento, davanti a quello specchio, l’unica cosa che gli venne naturale fare fu scrivere un messaggio ad una persona del suo passato, perché l’unico modo per andare avanti era chiudere i conti con quello che si era lasciato in sospeso.

 

Natsu: Ehi Lisanna, ho bisogno di parlarti… ti va di andare a prenderci un caffè insieme questo pomeriggio?

14:25

Un po’ titubante schiacciò il tasto di invio ed aspettò. C’erano così tante cose da dire che non sapeva se ci sarebbe riuscito.

La vibrazione del cellulare lo distolse dai suoi pensieri.
 

Lisanna: Certo! Mi farebbe molto piacere ;) facciamo tra un’oretta?

14:27

Natsu: Okay. Al solito posto?

14:28

 

Lisanna: Aye! ;)

14:28

 

 

Il Fairy Tail era il punto di ritrovo. Quel locale per Natsu significava la sua prima birra, la sua prima sbronza e il suo primo bacio. Infinite erano le ore che aveva passato tra i tavoli di quel locali tra libri di scuola e bottiglie di birra con i suoi amici. Conosceva quel posto come le sue tasche ed era la sua seconda casa, il suo piccolo rifugio in cui andava quando aveva bisogno di pensare, o di prendere qualche decisione importante. Aveva bisogno di coraggio e il Fairy Tail ne era intriso. Sapeva che quelle mura lo avrebbero fatto sentire al sicuro.

Era un po’ in anticipo, ma d’altronde lui e Lisanna non si erano dati un orario preciso, quindi in fin dei conti non era ne arrivato prima ne dopo.

Nel momento in cui mise piede all’interno un odore di cannella misto a legno lo avvolse, facendogli venire un brivido lungo la schiena. Salutò il vecchio Makarov, che se ne stava sul bancone a bere e a leggere il registro del locale. Mira era al bar a servire quei pochi clienti che frequentavano il Fairy Tail all’ora di pranzo e non appena lo vide lo salutò calorosamente, facendogli cenno di dirigersi al piano di sopra. Sorrise al pensiero che lì dentro il tempo sembrava essersi fermato.

Già dal terzultimo gradino poteva intravedere due codini argentati. Per un momento sentì le gambe molli e deglutì il groppo che aveva alla gola. Da quanto non la vedeva? Aveva completamente dimenticato la sua figura minuta china sullo schermo del cellulare a giocare a chissà quale gioco. Con fatica salì anche l’ultimo gradino. Per un secondo provò la tentazione di fare dietro front e tornarsene a casa, ma nel momento in cui vide il sorriso di Lisanna e i suoi occhi luminosi corrergli incontro con le braccia aperte, non potè fare a meno di lasciarsi andare e sorridere anche lui.

«Natsu! Oh mio Dio Natsu. É un’eternità che non ci vediamo!» la ragazza gli era saltata letteralmente al collo stringendolo in un abbraccio soffocante che non riuscì a fare a meno di ricambiare.

«Hai un’aria stanca, va tutto bene? Vuoi che ti faccio portare una tisana da Mira?»

Ed eccola lì, che anche senza volerlo riusciva in qualche modo a decifrare i suoi comportamenti.

«No, tranquilla» Natsu declinò l’offerta molto gentilmente, un po’ infastidito ma allo stesso tempo contento della reazione della ragazza. Di certo quel suo comportamento così espansivo e apprensivo non lo aiutava nel suo intento, anche se allo stesso tempo gli faceva piacere che lei fosse felice di rivederlo.

«Allora, di cosa volevi parlarmi?» domandò la Strauss dando un morso al suo biscotto.

Lisanna adottava sempre quel comportamento un po’ infantile ed espansivo per affrontare momenti imbarazzanti come quelli. L’aveva sempre fatto, anche quando stavano insieme e le cose tra di loro andavano bene. Credeva sempre che facendo in quel modo dimostrava che per lei era già tutto risolto, che le cose potevano tornare come erano un tempo, cercando di non mettere in imbarazzo la persona davanti a lei, perché sennò calde lacrime avrebbero iniziato a sgorgare dai suoi occhi blu. Solo che per Natsu le cose non potevano tornare come prima. Per quanto avesse cercato di capire, di dimenticare il loro periodo di “pausa” e Lisanna e Bixlow non ci riusciva. E poi c’era Lucy; da quando lei era entrata nella sua vita aveva preso ogni piccolo spazio disponibile della sua mente e del suo cuore.

«Di noi» disse Natsu, alternando lo sguardo dagli occhi di Lisanna alle sue dita che continuavano a torturare un filo del maglione. Sapeva di averla messa a disagio, ma era certo che quello fosse l’unico modo per ottenere delle risposte da lei.

«Di noi?» ripeté la Strauss, probabilmente rimpiangendo la propria domanda di poco prima.

«Esatto»

Gli occhi di Lisanna guizzarono prima sul viso di Natsu e poi finirono per concentrarsi sul fondo della tazza di caffè che aveva davanti.

Era palesemente nervosa, ma non per questo si lasciò mettere all’angolo. Lei voleva a tutti i costi evitare quel discorso e avrebbe fatto tutto quello che era in suo potere per far si che non cadesse nella trappola di Natsu.

«Effettivamente è tanto che non ci vediamo» disse alzando gli occhi al cielo, come se non riuscisse a ricordare l’ultima volta che avevano parlato in quel modo.

Natsu la guardò e per un momento la sua volontà vacillò. Lei non sembrava affatto pronta ad affrontare l’argomento e forse nemmeno lui lo era. Il rivederla lo aveva emozionato e anche destabilizzato. Non aveva previsto quella reazione e aveva fatto di tutto per evitare che quella parte di sé prendesse il sopravvento. Era venuto lì con lo scopo di risolvere le cose tra loro, di dirsi tutte le cose non dette e non di rimanere allo stesso punto di partenza.

Però non se la sentiva di vedere il suo viso incupirsi e le sue mani torturarsi mentre lui faceva la parte del cattivo. Lisanna non meritava di certo quello.

Alla fine le sorrise, assecondando il volere della ragazza di non parlare di loro due in quel contesto e semplicemente di godersi quel momento con una persona a lui cara.

Lisanna, in un silenzioso gesto di ringraziamento gli toccò la mano e Natsu percepì anche dell’altro, tanto che gli sembrò che si stesse scottando a quel contatto. Sicuramente quella piccola mano sopra la propria significava ben altro, ma il ragazzo preferì non leggere tra quelle sottili righe che sapevano di un sentimento troppo nostalgico per quel momento.

Rimasero a parlare e a ridere per diverse ore, di tutto e di più e per un momento Natsu riuscì perfino a scordarsi della loro situazione ed onestamente non sapeva se era un male oppure un bene. Ad un certo punto Mira era salita per ricordare alla sorella minore che doveva passare in tintoria.

Una volta fuori dal Fairy Tail Lisanna gli afferrò un braccio e lo costrinse a guardarla dritta negli occhi blu che sbucavano lucenti tra gli strati di lana di sciarpa e cappello.

«Sono stata molto bene questo pomeriggio» disse.

Natsu boccheggiò, avrebbe voluto dire la stessa cosa ma non ci riusciva, era come se la lingua fosse troppo pesante per muoversi.

Lisanna non gli diede tempo di fare nulla, perché in un attimo aveva accorciato le distanze e aveva appoggiato le proprie labbra su quelle del ragazzo in un bacio veloce. Una volta che aveva riappoggiato i talloni per terra gli accarezzò la guancia e poi, con la stessa rapidità di prima sparì, lasciando Natsu in mezzo al marciapiede, completamente immobile.

Gli occhi e la bocca spalancati, incapace di metabolizzare quanto appena accaduto.

Avvenne tutto così velocemente. Non aveva ottenuto le risposte che cercava, non era riuscito a chiedere quello che gli premeva realmente sapere e, se possibile, era riuscito anche a peggiorare ancora di più le cose.

Fosse stato per lui, quel bacio non ci sarebbe mai dovuto essere perché quell’incontro non avrebbe dovuto avere quel tipo di fine. Quel contatto lo aveva stranito e sentiva che era stato un enorme sbaglio lasciare che tutto ciò avvenisse. Fosse stato per lui avrebbe cancellato quel bacio, a maggior ragione venendo a scoprire, un giorno, che due occhi avevano registrato proprio quell’attimo rubato.











 
 
 

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Capitolo 9
*** Capitolo 8 - L'Eterno Indeciso ***


Salve care lettrici e cari lettori! Sono passati quasi più di due anni dall'ultima volta che ho aggiornato questa storia... wow. Posso dirvi che ne sono successe di cose da quell'ultimo aggiornamento! Ammetto che avevo pensato di abbandonare questa storia perché non avevo più motivazione o ispirazione per scrivere, ma poi sono successe alcune cose che mi hanno fatto riavvicinare poco a poco al mondo della scrittura e infine al Natsu e alla Lucy di questo piccolo mondo che ho creato. Non mi sembrava giusto lasciare questa storia incompleta dopo aver ritrovato gli appunti dei prossimi capitoli e aver riletto i vecchi, oltre ad aver ricevuto diversi messaggi che mi chiedevano di continuare.
Prima di lasciarvi in pace, vorrei dire che sono un po’ arrugginita, però spero di non aver fatto troppi errori, soprattutto di non aver cambiato completamente stile di scrittura e di non essere finita nell’OOC. Vi chiedo venia per il titolo, ma non erano il mio forte due anni e fa e non lo sono tutt'ora.
Un bacio,
Hanae














Capitolo 8 - L’Eterno Indeciso

 


 

Quella sensazione di senso di colpa che lo attanagliava non l’aveva lasciato per tutta la sera e i tre giorni seguenti.

Si sentiva come se avesse tradito Lucy e la sua fiducia, eppure allo stesso tempo avrebbe dovuto provare quel malessere nei confronti di Lisanna, che tra l’altro sembrava aver cambiato totalmente idea riguardo a loro due - o almeno così gli era sembrato di capire dal loro ultimo incontro.

Insomma, un disastro.

Si prese la testa fra le mani e si raggomitolò su se stesso, portando le ginocchia al petto. Era tutto davvero un gran bel casino e inoltre continuava a controllare il cellulare, come se fosse in attesa di qualche messaggio che a quel punto dubitava sarebbe mai arrivato.

L’unica cosa che lo consolava era la consapevolezza del fatto che a parte lui e Lisanna nessun altro era a conoscenza del loro bacio e quello di sicuro l’avrebbe aiutato ad insabbiare l’accaduto.

Non che fosse giusto, ma per il momento gli sembrava la soluzione migliore.

Però erano giorni che lui e Lucy si erano sentiti poco e niente e il suo istinto gli diceva che c’era qualcosa che non quadrava.

Quel bacio, in lui, non aveva smosso nulla. Nessuna sensazione, nessun sentimento, anzi, se proprio doveva essere sincero gli era quasi sembrato di baciare sua sorella. Sentire le labbra di Lisanna sulle proprie non aveva fatto scattare quella famosa scintilla, non l’aveva fatto sentire diverso in senso positivo. Sì era sentito strano. Forse anche lei si era sentita in quel modo baciandolo? Oppure lo sperava solo per sentirsi meno in colpa nei propri confronti e verso quelli di Lucy? Perché quel sorriso che Lisanna aveva dipinto sul volto ad un tratto gli era sembrato proprio quello che una ragazza rivolge al suo fidanzato. Aveva percepito anche lei che quel bacio era sbagliato? Natsu se lo augurava di cuore, così le cose sarebbero state più facili e indolore per tutti.

Controllava ripetutamente il cellulare nella disperata attesa di un qualsiasi segno da parte di Lucy.

Nei giorni passati si erano scritti qualche volta - più che altro lui le aveva mandato qualche messaggio e lei aveva sporadicamente risposto. Valutò se fosse il caso di mandargliene un altro, magari per sapere come stava o se per caso aveva voglia di vederlo, per fare due chiacchiere e senza malizia, nel caso dopo quella notte avesse deciso di tirarsi indietro. Voleva però risentirla, spiegarle cosa poi non lo sapeva nemmeno lui, ma era sicuro che se lei l’avesse rivisto avrebbe capito che le sue intenzioni con lei erano vere.

Natsu ci aveva pensato spesso se effettivamente fosse quella la ragione per la quale Lucy non lo aveva più cercato. Di certo sperò che non fosse quello il motivo perché a lui era sembrato che anche lei fosse stata bene in sua compagnia e che, se proprio poteva permettersi di osare a pensare una cosa del genere, anche Lucy aveva provato quella forte connessione che c’era stata tra di loro.

“Oh Lucy…” pensò Natsu continuando a fissare lo schermo del telefono che gli illuminava il volto senza però produrre alcun suono che segnalasse l’arrivo di una notifica.

Sembrava anche che i suoi amici avessero deciso di ignorarlo completamente dato che non c’era nemmeno un messaggio da parte loro per organizzarsi per quella sera. Era venerdì insomma, loro facevano sempre qualcosa il venerdì!

Si alzò frustrato dal letto e fece spaventare Happy che dormicchiava tranquillo sul cuscino accanto a al suo, che miagolò in segno di protesta come per dire “ehi amico, guarda che i tuoi complessi non sono anche i miei. Io sono solo un povero gatto che vuole dormire”.

Il ragazzo si sporse sul letto per fare dei grattini tra le orecchie del suo micio «perdonami bello, sono un po’ nervoso.»

Lo strambo gatto guardò il suo altrettanto strambo padrone e socchiuse i grandi occhioni neri, si alzò dalla sua posizione a ciambella e si stiracchiò, muovendosi poi in modo un po’ goffo verso Natsu per strusciare il musetto contro i pantaloni della tuta neri.

Natsu se lo coccolò per un po’ e lo ringraziò, perché gli sembrava quasi Happy avesse capito e gli stesse dando in qualche modo un po’ di supporto morale alla sua maniera.

«Tu si che sei un vero amico» gli disse muovendo la mano su e giù sullo stomaco bianco del gatto. Lui in risposta fece qualche fusa in più e gli salì con le zampe anteriori sul petto per strusciare il muso sul naso di Natsu e poi saltare via, a fare chissà cosa.

Il ragazzo lo guardò andare via e sorrise a quel felino che gli faceva spendere tutti i suoi risparmi in pesce fresco.

Rimase ancora qualche altro minuto seduto sul bordo del letto quando finalmente si decise a chiamare Gray per uscire e andare a prendersi una birra, ma soprattutto per parlare. Voleva distrarsi un po’ e, anche se non lo avrebbe mai ammesso ad alta voce, aveva bisogno del supporto di quei cretini dei suoi amici. Con Gajeel avrebbe parlato più tardi. Quel bestione era più difficile da gestire con quella sua testa dura neanche fosse fatta di ferro. E poi era meglio prenderli separatamente quei due o non ne sarebbero usciti illesi conoscendosi e conoscendo la poca pazienza che riservavano gli uni nei confronti degli altri. Avrebbero sicuro finito per scambiarsi qualche pugno non tanto amichevole. Non che gli dispiacesse fare a botte ogni tanto, anzi, il loro rapporto era solido proprio perché se le suonavano di santa ragione quando uno dei tre perdeva la testa per qualche cazzata.

 

 

Gray arrivò in ritardo, come sempre, e aveva già un’aria parecchio nervosa quando si sedé al tavolo che Natsu era riuscito a fregare ad un gruppo di quindicenni che erano decisamente troppi per occuparlo.

«Fiammifero.»

«Ghiacciolo.»

«Cazzo amico, hai un aspetto schifoso» commentò Gray facendo una faccia schifata nel vederlo.

 

Natsu per tutta risposta gli fece il dito medio «perché ti sei visto alla specchio?»

 

Gray rispose con una smorfia e si salutarono con una pacca sulla spalla e ordinarono due birre.

Iniziarono a parlare del più e del meno e Gray fece qualche inevitabile apprezzamento su qualche ragazza - troppo piccola a detta di Natsu - che lo aveva puntato da lontano. Era uno di quei periodi in cui l’amico tornava a comportarsi come un galletto che non sapeva dove infilarlo in preda agli ormoni.

Sicuramente stava vivendo qualche tipo di crisi con Juvia, la sua quasi ragazza. Quasi ragazza perché lui non si decideva ad ufficializzare la cosa tra di loro, credendo fosse meglio così per motivi noti solo a lui, dato che Juvia ci soffriva molto per questa cosa. Aveva confessato a Lisanna che pensava Gray si vergognasse di lei e che non volesse farsi vedere in pubblico in sua compagnia. Era stata rassicurata che non fosse assolutamente così e che Gray era semplicemente un cretino che si dava tante arie da duro, ma che sotto tutto quel ghiaccio che ricopriva il suo cuore c’era un posto dedicato solo ed esclusivamente a lei. Purtroppo però l’amico si comportava come se fosse tutto il contrario e nessuno aveva mai capito il perché, tanto che quando Natsu stesso lo confrontò al riguardo - infondo Juvia era anche una sua cara amica e gli dispiaceva vederla il quel modo, per non parlare del fatto che ai tempi Lisanna gli aveva chiesto personalmente di indagare -, ricevette una cazzata che rifilava quando non aveva voglia di essere disturbato e, inevitabilmente, avevano finito per prendersi a pugni. Erano proprio belli conciati rispettivamente uno con un occhio nero e un polso fratturato e un altro con un labbro spaccato ricucito da tre punti e due dita rotte, come si era premurato di commentare Gajeel quando se li era ritrovati davanti una volta fuori dall’ospedale per riportarli alle rispettive case.

Ma quello non era il momento di aprire quel tipo di discorso perché lo faceva solo arrabbiare.

Gray intanto era già alla sua seconda birra e lo guardava in un modo strano, come se lui sapesse qualcosa di cui Natsu era all’oscuro.

In modo molto teatrale gli puntò il dito indice contro e socchiuse gli occhi blu, sorridendo in un modo che a Nastu non piaceva per niente.

«Te la sei fatta», pronunciò enfatizzando particolarmente sull’ultima parola.

Natsu lo fulminò con lo sguardo, indeciso se ringraziarlo per avergli tolto il problema del dirlo lui o se prenderlo a pugni. Sicuramente l’ultima opzione era la più allettante, ma si contenne.

«Sì» rispose semplicemente, facendo allargare il ghigno sul volto di Gray.

«Ahah. Gajeel mi deve 7000 yen*.»

Natsu lo guardò sbalordito, stavolta sul punto di picchiarlo sul serio. Le mani iniziavano a prudergli in un modo così invitante…

«Voi cosa?»

«Tanto lo sapeva pure Gajeel che sarebbe finita così, infatti dovevano essere 14000 yen*, ma non se l'è sentita ed ha voluto abbassare.»

Alla fine, Gray, un pugno se lo beccò sul serio e Natsu promise di riservarne uno anche a quell’altro scemo di Gajeel.

«Che permaloso» commentò Gray prendendo un altro sorso dal suo boccale.

Natsu appoggiò la schiena allo schienale troppo basso dello sgabello e buttò la testa all’indietro sbuffando sonoramente.

Gray rise, probabilmente per l’alcol.

«Penso sia arrabbiata con me» confessò alla fine.

«Non vi siete più visti?»

Natsu scosse la testa e si rimise dritto «le ho scritto qualche volta ma mi è sembrava distaccata.»

«Magari non le è piaciuto così tanto come credevi.»

Gray voleva proprio morire quella sera con quelle battute del cazzo.

«Le è piaciuto eccome» puntualizzò  il rosa con una punta di orgoglio nella voce e rifilando all’amico uno dei suoi sguardi più truci.

Gray alzò le mani in segno di resa.

«E allora qual’è il problema?»

«Non lo so!» Rispose esasperato.

«Chissà che hai combinato.»

«Ma assolutamente niente, anzi credevo che andasse tutto bene. Benissimo a dire il vero!»

Gray fermò una cameriera e ordinò altre due birre, una per lui e una per il suo povero amico troppo scemo per capire quale fosse il vero problema nella sua vita sentimentale.

Quando Gray esagerava un po’ con l’alcol finiva sempre per diventare uno dalla lingua lunga e anche in quell’occasione Natsu avrebbe desiderato tirargli un bel pugno sui denti.

La cameriera rise e si offrì di dare qualche suggerimento e spunto sul complicato mondo femminile.

«Che volevi dire?»

«Tu che dici?»

Natsu buttò gli occhi al cielo e gli fece capire di andare dritto al punto.

«Il problema, mio caro Salamander, è che tu vuoi fare il furbo e tenere un piede in due scarpe» gli disse questa volta serio, per quanto Gray potesse essere serio da brillo e in procinto di calarsi anche la terza birra della serata.

Natsu lo guardò confuso «cazzate. Io non sto affatto tenendo un piede in due scarpe. Quello che provo per Lisanna non è uguale a quello che provo per Lucy e poi non…» si bloccò perché si rese conto che in effetti in un certo senso quel dannato piede ce l’aveva davvero in quelle maledette due scarpe.

«Cazzo!»

«Finalmente ci sei arrivato.»

Per quanto gli desse fastidio ammetterlo, Gray ci aveva azzeccato in pieno. Anche se in modo velato, lui non aveva ancora ufficialmente chiarito le cose con Lisanna e chiuso una volta per tutte, anzi lei sembrava aver cambiato idea e con Lucy… beh con Lucy non sapeva nemmeno più se a quel punto fossero qualcosa loro due.

Aveva incasinato tutto con la sua indecisione.

Lucy aveva capito qualcosa e lui non sapeva cosa, sicuro però era abbastanza per averla fatta allontanare.

Certo che le donne ne sapevano davvero una più del diavolo! Proprio come gli ripeteva sempre suo padre Igneel, quando da piccolo la madre veniva a conoscenza di qualche cosa che non sarebbe mai dovuta arrivare alle sue orecchie.

«E adesso che faccio?» Domandò esasperato più a se stesso che all’amico.

Gray però gli rispose comunque battendo un pugno sul tavolo «elimina il problema alla radice. Parla con Lisanna e fatela finita una volta per tutte. Non la ami più? Diglielo. Non vuoi più stare con lei? Diglielo cazzo.»

Alcune gocce di birra andarono a finire sul tavolo e sulla mano di Natsu che però sembrò non accorgersene.

«Ma l’ho fatto!» Rispose e gli raccontò del suo incontro con la sua non tanto ex ragazza.

«Che gran bel casino che hai combinato.»

Lo sapeva perfettamente Natsu. Aveva davvero incasinato tutto.

Guardò Gray negli occhi e si fissarono per alcuni minuti, poi prese un lungo sorso della sua birra senza distogliere lo sguardo da quello del suo interlocutore.

«Sai Gray, se seguissi i tuoi stessi consigli a quest’ora tu e Juvia sareste già sposati e con figli.»

Tanto valeva affogare i dispiacere nell’alcol per quella sera e chissà, magari anche in una bella rissa.

 

 

 

 

*7000 yen = circa 50€

*14000 yen = circa 100€

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Capitolo 10
*** Capitolo 9 - Chiarimenti ***


Buongiorno a tutti! Ecco qui anche il nono capitolo. Era pronto già da giorni, ma ho preferito aspettare per pubblicarlo e guadagnare qualche altro giorno tra un aggiornamento e l'altro dato che la settimana prossima partirò e non mi sarà possibile continuare a scrivere il decimo capitolo, che per fortuna ha già una buona base. Cercherò comunque di buttare giù qualche riga sulle note del telefono!
Fatemi sapere che cosa ne pensate di questo capitolo e magari anche di quello precedente! Mi farebbe molto piacere leggere i vostri pensieri :)
Un bacio,
Hanae






 




 

Capitolo 9 - Chiarimenti

 

Il giorno dopo, Natsu, si svegliò con un gran mal di testa che non sapeva se fosse a causa dell’alcol, delle testate che si erano scambiati lui e Gray, oppure di tutti quei pensieri che gli giravano per la testa e non gli davano pace.

Certo, quell’emicrania poteva anche essere attribuita a Happy che aveva liberamente deciso di usare la sua testa come cuscino.

Insomma, stava vivendo un vero e proprio conflitto interiore.

Spostò Happy dal suo viso e lo guardò acciambellarsi sul solito cuscino rosso.

«Devo parlarle.»

Il gatto sollevò la testa e sembrò quasi annuire, come se anche lui fosse d’accordo.

Cercò il numero di Lucy nella rubrica e fece partire la chiamata, senza ricevere risposta dall’altro capo del telefono. Riprovò altre due volte con insistenza ma nulla. Era sicuro lo stesse evitando.

Cosa poteva fare però? Pensa Natsu, pensa. Era sabato, magari era in giro per il mercatino settimanale di Magnolia. Sempre che non avesse già fatto le valigie e fosse andata via…

Gli tornarono in mente le parole che si erano scambiati al loro secondo incontro: «raramente torno nello stesso posto due volte ed altrettante poche ci rimango per più di un paio d’ore» che al tempo lo fecero fremere per la felicità, ma che adesso gli facevano correre brividi di terrore lungo la schiena al solo pensiero di Lucy che se andava via per sempre.

Neanche il tempo di formulare un altro pensiero coerente che si era già vestito ed era corso fuori casa. I dieci minuti dai mercatini li aveva percorsi nella metà del tempo e quando arrivò nel piccolo centro aveva il fiatone, che sicuramente l’aria gelida di fine febbraio non contribuiva ad aiutare.

Vagò un po’ senza una meta precisa per le bancarelle piene di vecchiette che si fermavano a chiacchierare e di padri che trascinavano i loro figli da venditore a venditore di oggetti vintage. Vide un bambino sbuffare davanti all’ennesimo commento del padre riguardo una moneta proveniente da chissà dove e gli tornò alla mente quando al suo posto c’era lui con suo padre. A quei tempi era tutto più semplice.

Si strinse l’inseparabile sciarpa al collo e si coprì meglio naso e bocca. Il meteo aveva annunciato che le temperature si sarebbero abbassate drasticamente in quel fine settimana e per uno come Natsu che di solito il freddo non lo soffriva più di tanto, si ritrovò lo stesso a battere i denti.

In effetti ora che ci pensava, quante probabilità aveva davvero di trovarla lì in mezzo? Sicuro erano molto scarse, però non riusciva a stare con le mani in mano e doveva tentarle tutte, anche a costo di girare per quelle strade per le prossime tre ore.

Finì di fare il giro del centro per ben quattro volte, ma di Lucy nessuna traccia, fino a quando passando accanto ad uno dei vicoletti non si rese conto che erano state allestite altre bancarelle e che poteva controllare anche lì dato che c’era. Era meglio non escludere nemmeno una possibilità, anche se le sue gambe gridavano pietà e gli cominciava a fare male la testa per l’alcol e il freddo. Girò quindi a destra e percorse la piccola via, venendo urtato qualche volta da bambini che correvano per giocare a nascondino.

Dopo essere stato colpito dall’ennesimo bambino la vide. Gli prese a battere il cuore e a sentire lo stomaco che si chiudeva. Si avvicinò a passo veloce, ma poi si bloccò di colpo perché vide che Lucy stava parlando con un ragazzo. Strinse i pugni nelle tasche del giubbotto fino a lasciare i segni delle unghie nei palmi.

Si sentiva mancare la terra sotto i piedi.

Lucy stava sorridendo e il ragazzo, anche se girato di spalle sembrava essere molto interessato a lei. Natsu lo capì dal modo in cui teneva le schiena dritta e le spalle ben aperte, o dal modo in cui si era appoggiato al muraglione che percorreva il fiume e dalle infinite volte in cui si era ravvivato i capelli.

Lucy era così bella con le guance rosse per il freddo e a lui faceva così male vederla lì, a ridere alle battute di un altro ragazzo.

Trattenne il fiato quando i loro sguardi si incrociarono e lei trasalì, facendo voltare anche l’altro ragazzo, che lo salutò con un cenno del capo. A quel punto Natsu riconobbe Loki, suo vecchio compagno di scuola di diversi anni più grande, ai tempi ammirato da tutti.

La mente di Natsu formulava tanti pensieri in quel momento, ma uno prevaleva su tutti: come faceva Lucy a conoscere Loki? Lei non era di queste parti e Loki se ne era andato da un pezzo a studiare all’estero. Non potevano essersi conosciuti da poco e Natsu ne era sicuro perché c’era qualcosa di rigido, ma anche completamente disinvolto nei movimenti di Lucy che glielo facevano percepire. Le sembrava così vulnerabile sotto lo sguardo di Loki che gli sembrava innaturale.

Lei non era in quel modo. Lei non si faceva intimidire da nessuno; non la Lucy che conosceva lui.

Lucy cambiò immediatamente umore e sembrava nervosa dopo essersi accorta della sua presenza, tanto che salutò Loki frettolosamente e lui le disse qualche cosa che la fece annuire con troppa enfasi e rivolgergli un sorriso tirato. Lui le depositò un bacio sulla guancia e Lucy corse via, sparendo tra le ultime bancarelle del vicolo.

A Natsu ci volle qualche secondo di troppo per registrare quello che aveva appena visto, ma gli ci volle un attimo per sentire la rabbia e la gelosia salirgli dentro.

Corse anche lui per raggiungere Lucy e non si degnò nemmeno di guardare di nuovo Loki che gli faceva un altro cenno di saluto.

Ma dove diavolo era andata?

Magnolia non era grande e lui la conosceva come le sue tasche, ma Lucy in qualche modo riusciva  sempre a rendere ogni suo tentativo di trovarla complicato.

Alla fine però ci riuscì e la trovò che aiutava un’anziana signora a scendere delle scale ghiacciate dalle quali sarebbe sicuramente scivolata se avesse messo male un piede.

Natsu arrestò la sua corsa e si avvicinò piano.

«Posso darle una mano signora?»

Lucy sobbalzò per lo spavento quando si rese conto che ormai Natsu le era accanto e per poco non perse l’equilibrio anche lei nel tentativo di farsi piccola piccola per nascondersi da lui.

A Natsu quel comportamento spezzava il cuore e per un momento rivalutò se fosse il caso di lasciarla andare via senza parlare.

«Sì, bravo ragazzo! Ho lasciato delle buste poco più su, non è che me le potresti portare qui?» Domandò la signora picchiettandogli il bastone da passeggio sulla spalla.

Finirono per accompagnarla a casa poco più avanti, ma nessuno dei due aveva il coraggio di guardare l’altro. Lui la osservava di sfuggita, per cercare di leggere il suo linguaggio del corpo, ma lei sembrava fare di tutto per concentrarsi solo sull’anziana signora che le raccontava di quel peperoncino di suo nipote che le faceva continuamente scherzi, ma che in verità aveva un cuore d’oro.

«Dev’essere un amore» disse Lucy con un sorriso.

La signora annuì ed entrò dentro casa, donando ai due un sacchetto di tessuto con un po’ di lavanda per profumare gli armadi fatto da lei. Entrambi la ringraziarono per il pensiero e una volta rimasti soli nessuno dei due sembrava avere il coraggio di dire o fare nulla, fino a quando Lucy voltò la testa per guardalo.

Aveva uno sguardo così triste che fece contorcere lo stomaco di Natsu e provare il desiderio di accarezzarle la guancia rosea per trasmetterle tutto quello che provava.

Però non lo fece, perché c’era qualcosa nell’espressione di Lucy che lo faceva desistere dall’avvicinarsi a lei.

«Lucy…»

Lei sorrise e mosse un passo per andarsene, ma Natsu la richiamò.

«Lucy, ti prego. Ho bisogno di parlarti.»

Lei sospirò e questa volta si voltò completamente per guardarlo dritto negli occhi, quasi arrabbiata.

«Non ha senso continuare qualcosa che non doveva mai esserci.»

Quelle parole lo ferirono tremendamente e si sentì ancora più in colpa. L’odio che provava verso se stesso per averla ferita cresceva sempre di più.

«Non dire così. Io so di provare qualcosa per te ma-»

«Ti prego, non continuare» disse lei, questa volta con un tono duro che sorprese Natsu. «C’è sempre un ma di mezzo e io non voglio più sentirlo. Non sono quel tipo di persona che credi io sia e non lo sarò mai,» fece una pausa per trovare la forza di pronunciare quelle parole,  «non posso esserlo, Natsu. Preferisco che le cose tra di noi non continuino, per rispetto mio e per quello di lei.»

Lisanna. Quella lei era Lisanna.

Allora Lucy sapeva, aveva visto quell’istante in cui Lisanna l’aveva baciato e lui non aveva fatto nulla per impedirlo. Era rimasto lì come uno stoccafisso a rovinare tutto.

Avrebbe voluto abbracciarla con tutto se stesso e ripeterle che per lui lei era importantissima.

«Io devo spiegarti come stanno le cose. Lisanna era-» si corresse, perché era inutile continuare a nascondere la verità a se stesso e anche agli altri «è ancora la mia ragazza ma le cose tra di noi sono… beh complicate.»

Vide Lucy mordersi un labbro alla sua confessione, che probabilmente non fece altro che confermare solo i suoi sospetti.

Natsu però continuò a parlare lo stesso perché doveva convincerla ad ascoltarlo a tutti i costi «io sono venuto qui da te perché ci tengo e so che ti devo delle spiegazioni. Non voglio che ci siano segreti tra di noi.»

Lo sguardo di Natsu era determinato e sincero. Voleva aprirsi con Lucy e raccontarle tutto perché sperava che lei capisse, sperava di non aver rovinato tutto. Pregava di essere arrivato in tempo.

Lucy sembrò arrendersi e chiuse gli occhi, probabilmente stanca e aggrottò le sopracciglia «va bene. Ti ascolterò» disse in un sospiro di rassegnazione.

Natsu sorrise trionfate «non te ne pentirai.»

Lucy accennò un mezzo sorriso e lo seguì in un bar lì vicino con davvero poca gente dentro.

Ordinarono due cappuccini e li aspettarono in religioso silenzio. Natsu non riusciva a trovare le parole per iniziare a parlare nonostante sapesse perfettamente cosa dire. Infondo avrebbe solo dovuto raccontare la pura verità e i fatti come stavano. Solo che vedere finalmente Lucy così vicino lo faceva dubitare di tutte le sue certezze perché aveva paura di ferirla più di quanto non avesse già fatto.

«Non so davvero da dove cominciare» disse con una risata nervosa e sicuramente fuori luogo.

«La ragazza con cui mi hai visto l’altro giorno si chiama Lisanna,» fece una pausa per cercare di leggere il viso di Lucy «ed è la mia ragazza.»

«Le cose tra di noi però non sono esattamente come te le aspetteresti. Con lei è complicato, ci sono tanti anni di relazione alle spalle e ho paura di spezzarle il cuore…» si affrettò ad aggiungere.

Lucy lo guardò con un’espressione così sofferente come per dirgli “e il mio di cuore? Non hai avuto paura di spezzarlo?”.

A Natsu faceva male vederla in quel modo perché sapeva chi era la causa di tutto quel dolore e lui, per lei, voleva essere solo felicità.

«Quel giorno io ero andato per lasciarla, ma non ce l’ho fatta,» confessò passando una mano tra i capelli rosa «l’ho vista così vulnerabile che non me la sono sentita, anche se sappiamo entrambi che tra di noi non c’è più niente se non della semplice amicizia.»

Lucy non aveva il coraggio di spiccicare parola ed era palese agli occhi di Natsu, sicuro che avrebbe voluto riversargli addosso tutto il dolore e l’odio che provava verso di lui per averla ingannata.

«Ci conosciamo da così tanto tempo che ho avuto paura di perderla. Proprio come ora ho paura di perdere te.»

Lucy accennò un debole sorriso e il cuore di Natsu esultò per un secondo «da quando ti conosco ho avuto il coraggio di fare così tante cose che nemmeno puoi immaginare. Mi sono sentito di nuovo bene.»

Fece per prenderle la mano che era appoggiata sul tavolo, ma lei la ritrasse.

«Tu hai qualcosa che non riesco a spiegarmi ma che mi accende un fuoco dentro così potente che mi da la forza di fare qualunque cosa.»

Era così difficile da spiegare ciò che Lucy rappresentava per lui che aveva paura di non riuscire a farlo.

«Lisanna fa parte del mio passato e voglio che tu faccia parte del mio futuro.»

Lucy questa volta lo guardò dritto negli occhi, ma poi li chiuse così forte che Natsu aveva paura non riuscisse più a riaprili. Stava cercando di trattenere quelle stupide lacrime che premevano per uscire prepotenti.

«Io ho bisogno di tempo per pensare,» disse alzandosi dalla sedia e rimettendo la borsa in spalla.

Natsu la guardò disperato, non poteva perderla.

«Lucy per favore-»

Lei si avvicinò a lui e per depositargli un bacio tra i capelli.

«Ti prego. Ho bisogno di riflettere.»

Poi se ne andò e Natsu la guardò sparire per l’ennesima volta, forse per sempre.















 

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Capitolo 11
*** Capitolo 10 - It’s Time ***


Indovinate chi è tornata? Io (purtroppo per voi)! So che è passato più di un mese dall'ultimo aggiornamento, ma dovete sapere che ho traslocato da poco e, come se non bastasse, sono cominciate le lezioni, quindi c'è stata carenza di voglia e di tempo per mettermi a scrivere il nuovo capitolo (capitolo che mi ha dato un sacco di problemi, tra l'altro >.<). Pardon! L'importante però è che sono qui e che la storia venga portata a termine. Ci tenevo a dire altre due cosine riguardo al capitolo, ma lo farò alla fine per non fare alcuno spoiler! Buon lettura <3




 



 

Capitolo 10 - It’s Time

 


Quella chiacchierata con Lucy l’aveva scosso totalmente. Si sentiva distrutto, tanto che anche muovere un solo passo fuori da quel bar era una vera impresa, figuriamoci riuscire ad arrivare a casa.

Sapeva che c’era una possibilità che lei non volesse più vederlo, ma il suo cuore non aveva voluto nemmeno contemplarla come opzione, perché Natsu sapeva che loro, alla fine, erano destinati a stare insieme. Se lo sentiva.

Il freddo ormai non lo sentiva quasi più.

L’aveva davvero ferita. Gliel’aveva letto in quei suoi grandi occhi marroni così tristi e arrabbiati con lui.

E come biasimarla? Se lo meritava. Si meritava tutta la sua rabbia come punizione per aver rovinato il loro rapporto.

L’unica consolazione che aveva, in quel momento, era quella di essere riuscito a parlarle e a spiegarle che cosa diavolo gli stava succedendo in testa. Forse aveva ancora una chance. Forse Lucy avrebbe capito e gli avrebbe concesso l’opportunità di riprovarci e questa volta senza segreti.

Adesso non gli restava altro da fare che parlare con Lisanna.

Si passò una mano sul collo e il suo viso si contrasse in una smorfia di sofferenza al solo pensiero del confronto con lei. Se parlare con Lucy l’aveva fatto a pezzi, parlare con Lisanna l’avrebbe disintegrato. La conosceva troppo bene e sapeva che non avrebbe retto quelle lacrime contagiose che sarebbero sicuramente sgorgate come cascate sulle guance di entrambi.

Per il momento però, voleva solo andare a casa e cercare conforto in quelle quattro mura mal arredate del suo appartamento e nel suo esigente gatto.

 



 

 

 

L.: Sono qui sotto.

18:13

La notifica del messaggio di Lisanna gli fece prendere uno spavento. Era così agitato di vederla e di parlarle apertamente che, mentre l’aspettava che usciva dal lavoro, si era messo a mangiare un pacco intero di biscotti con lo zucchero a velo, che, tra l’altro, lo fece quasi strozzare. Si pulì la bocca e prese un lungo sorso d’acqua direttamente dalla bottiglia e corse alla porta. Prese le chiavi e corse giù per scale, saltandone buona parte, con il rischio che scivolasse e si facesse male, ma ci badò poco perché era estremamente nervoso.

Avrebbe potuto tranquillamente premere il pulsante del citofono che si trovava sulla parete per aprirle, ma il suo copro si era mosso da solo e si era precipitato giù a prenderla. Inoltre, aveva bisogno di scaricare un po’ di adrenalina.

Quando la intravide dalla grande vetrata del portone, fece un bel respiro e si sforzò di sorridere senza apparire un completo cretino.

Lisanna, che prima dava le spalle al ragazzo, probabilmente sentì il gran trambusto che aveva creato e si girò, trovandosi faccia a faccia con Natsu. Rimasero a guardarsi per alcuni secondo attraverso il vetro, entrambi in imbarazzo e curiosi di sapere che cosa avrebbe fatto l’altro.

Alla fine, Natsu, aprì il portone e Lisanna fu la prima a parlare, nel tentativo di rompere quella sensazione di imbarazzo.

«Relax. Sono solo io! Sembra tu abbia appena visto un fantasma.»

Esatto, pensò Natsu. Era consapevole della sua espressione tirata e del tutto innaturale, ma lui, il nervosismo, non era mai stato in grado di nasconderlo: soprattutto a Lisanna.

«È tanto che aspetti?»

Lisanna scosse la testa e gli fece un bel sorriso «Giusto qualche minuto.» Tese le mani verso di lui per mostrargli un sacchetto di plastica con all’interno vari sacchetti di carta.

«Ho fatto alcuni esperimenti con delle nuove farine in laboratorio oggi e ho pensato di portarli per provarli insieme.»

Natsu le sorrise e si grattò la testa «non dovevi! Avrei sicuramente trovato qualcosa nella mia dispensa.»

Lisanna fece una faccia a dir poco schifata e rise «Per carità! Da quando ti conosco non ho mai visto un pacco di biscotti decente in casa tua.»

«Sei crudele.» Disse con un finto broncio.

Lei in risposta roteò gli occhi e gli diede una pacca amichevole sul braccio.

Natsu si fece da parte per lasciar passare Lisanna e si diressero entrambi vero l’ascensore.

«Che fai, non entri?» Domandò la ragazza quando si accorse che Natsu non accennava ad entrare con lei.

Lui si morse l’interno di una guancia e le disse che no, avrebbe preferito prendere le scale rifilandole una scusa del tutto idiota.

Sembrava delusa, ma era meglio in quel modo. Natsu non era sicuro di riuscire a entrare in uno spazio angusto con lei senza conseguenze.

Perciò si affrettò a percorrere tutte le rampe di scale che lo separavano dalla porta di casa sua e arrivò che Lisanna lo stava aspettando accanto allo zerbino che, ora che ci pensava, andava lavato e, forse, anche sostituito.

Mise la chiave nella toppa della porta e girò la chiave, rivelando un appartamento stranamente in ordine, tanto che Lisanna gli fece addirittura i complimenti.

«Happy!» Esclamò la ragazza alla vista del gattino che era arrivato miagolando. Sicuro era in cerca di grattini e, magari, anche di qualche briciola del contenuto di quel sacchetto che emanava un profumino super invitante.

«Quanto mi sei mancato!» Disse prendendolo in braccio e riempiendolo di baci.

Natsu sorrise divertito e non riuscì a trattenersi dal sorridere a quella scena «anche tu gli sei mancata.»

Gli occhi di Lisanna si illuminarono per un secondo e lo guardò con le sue pozze blu in un modo che lo fece sentire estremamente nostalgico.

«Metti su un po’ di acqua per il tè mentre io do qualche altro bacio a questo adorabile gattino che non vedo da tantissimo tempo.»

«Agli ordini!» Rispose Natsu in modo scherzoso.

Una volta pronto il tè, apparecchiarono sul piccolo tavolo rotondo e Lisanna espose su un piatto tutti i biscotti e i cupcake che aveva portato.

«Tadan! Che te ne pare?» Domandò tutta orgogliosa.

Natsu guardò tutto quel cibo in estasi, tanto che quasi non sentì la domanda di Lisanna. Lei rise e prese la reazione del ragazzo come una risposta più che positiva.

«Stai diventando bravissima.» Le disse prendendo un boccone di un biscotto.

«Grazie! Adoro questo lavoro e sono davvero contentissima di aver vinto quel concorso tempo fa.» Confessò afferrando uno dei cupcake ricoperto di cioccolato al latte.

Qualche anno prima, per puro caso, Lisanna si era ritrovata vincitrice di un apprendistato di due mesi per principianti, in una pasticceria della città e lei, del tutto indecisa su cosa avrebbe voluto fare in futuro, non ci pensò due volte a prendere quell’opportunità e provare. Aveva finito per innamorarsi di quel corso e la decisione di intraprendere la carriera del pasticcere venne da sé.

Risero e scherzarono per un po’, presi dal momento e dalla nostalgia, fino a quando, Lisanna, non cambiò totalmente atteggiamento e si fece sempre più vicina a Natsu.

«Allora… posso sapere per quale motivo mi hai chiesto di venire qui?» Domandò con un tono molto sensuale e calmo.

Natsu si morse il labbro e si costrinse a vuotare il sacco, senza alcun giro di parole.

«Volevo parlarti di una cosa. Una cosa a cui sto pensando da tanto tempo.»

Con il gomito poggiato sul tavolino e la mano a sostenere il mento, si protese sempre di più vero il ragazzo «Sì?»

«Sto parlando del bacio che mi hai dato, per essere precisi.»

Lisanna captò il tono di voce di Natsu, diverso da quello che evidentemente si era immaginata per quel tipo di discorso e si rimise seduta, dritta, in allerta.

«I-io credo ci sia stato un fraintendimento.»

Lisanna chiuse gli occhi ad una fessura «Che tipo di fraintendimento?»

«Io non volevo baciarti.» Riuscì a confessare Natsu.

Lisanna alzò un sopracciglio «e perché mai, non ti è piaciuto?»

«Lisanna…» la chiamò il ragazzo, con un tono questa volta più duro. Ne aveva abbastanza che tutti e due facessero finta di niente per evitare un conflitto che li avrebbe feriti entrambi.

La ragazza si morse un labbro e si accasciò contro la sedia, esausta.

«Speravo le cose potessero tornare come prima. A prima che io rovinassi tutto.»

«Non so che cosa stessi pensando quando ti ho detto di voler prendere una pausa. Era nervosa per il lavoro e tu non sembravi accorgerti di nulla e-» fece una pausa per deglutire quel fastidioso groppo che aveva in gola «e mi sono sentita sola.»

«E perché non me ne hai parlato?» Natsu stava cominciando ad irritarsi perché si sentiva ingiustamente accusato di qualcosa di cui non si sentiva responsabile.

Lisanna si toccò le tempie, frustrata e alzò la voce «Perché non avresti capito!»

«E chi lo dice che non avrei capito?» Anche Natsu aveva alzato la voce.

La ragazza lo guardò negli occhi senza trovare una vera risposta a quella domanda. Già, perché? Perché pensava che Natsu non l’avrebbe capita? In fondo, loro due, non si conoscevano meglio di chiunque altro?

Forse il problema era proprio quello, che nonostante si conoscessero da così tanto tempo non erano mai stati capaci di capirsi veramente. Ma come erano arrivati a quel punto?

«Non lo so.» Sussurrò.

«Perché hai baciato Bickslow?»

La domanda di Natsu prese Lisanna totalmente alla sprovvista e, perciò, non rispose subito, così, Natsu, le rifece la stessa identica domanda.

«Io non lo so! Okay? Bickslow si comportava così bene con me, si preoccupava sempre di sapere se avevo mangiato abbastanza durante la giornata, mi riaccompagnava a casa quando finivamo entrambi il turno troppo tardi e soprattuto mi ascoltava.»

Quelle parole lo destabilizzarono. Immaginare Lisanna con un altro lo feriva profondamente.

Natsu sbarrò gli occhi del tutto incredulo a quello che aveva appena sentito «Ti ascoltava?»

«Sì, Natsu, mi ascoltava, cosa che tu non hai mai fatto veramente.»

Il ragazzo era furioso.

«Come puoi dire una cosa del genere? Io ci sono sempre stato per te!»

Lisanna produsse un suono di frustrazione e si portò con il corpo vero Natsu «C’è differenza tra l’esserci e il volerci essere, Natsu.»

Lui in risposta batté un pugno sul tavolo. Ma cosa diavolo stava dicendo Lisanna? Era davvero così? Perché lo stava accusando di un errore che avevano commesso entrambi?

«La stessa cosa vale per te.»

«Bugiardo!» Urlò Lisanna più forte, tanto che aveva il fiatone. Si prese la testa fra le mani e chiuse gli occhi.

Natsu sbuffò e si lasciò andare sullo schienale della sedia, voltando la testa verso la finestra. Ormai era buio e la città si era illuminata. Era uno spettacolo.

«Cazzo Lisanna, così non arriviamo da nessuna parte…» disse tornando a guardarla.

Lei però non sembrava avere la forza di reagire.

«Non ha senso continuare ad urlarci contro e a puntare il dito verso chi pensiamo sia responsabile. Le cose si fanno in due e abbiamo sbagliato entrambi.»

Da piccolo suo padre glielo ripeteva sempre che non era mai colpa di una sola persona e che quell’atteggiamento non avrebbe portato da nessuna parte, anzi, avrebbe logorato solo entrambi.

Lisanna alzò appena la testa, senza però guardarlo negli occhi perché non ne aveva le energie e, guardare lo spazio tra i loro piedi era molto più facile per chiedere quello che aveva sospettato dal momento in cui Natsu l’aveva contattata.

«Vuoi lasciarmi?»

Il ragazzo fu tentato di addolcire la pillola perché la vedeva così fragile lì davanti a sé che non aveva cuore di ferirla più di quanto non aveva già fatto. Però poi pensò a Lucy e alla promessa che le aveva fatto. Alla promessa che aveva fatto a se stesso di sistemare le cose una volta per tutte «Io- sì… sì voglio lasciarti.»

Lisanna iniziò a piangere e Natsu fu così tentato di accarezzarle la testa per consolarla, che una sua mano si mosse in automatico, per abitudine, ma alla fine non lo fece.

«Speravo non arrivassimo a questo.» Confessò la ragazza mentre si asciugava una lacrima che le scorreva sulla guancia.

Natsu si grattò un occhio, estremamente stanco.

«E perché no? Non te lo aspettavi anche tu dopo tutto quello che è successo?»

Silenzio più totale, a parte un singhiozzo mal trattenuto di Lisanna.

«Sì, ma ci speravo.»

Natsu inclinò la testa da un lato e fece un mezza smorfia che poteva sembrare un sorriso mal riuscito.

«Davvero?»

Onestamente, all’inizio anche lui un poco ci sperava, ma il conoscere Lucy gli aveva fatto capire quanto fossero entrambi cresciuti e di quanto le loro vite avessero preso direzioni diverse. Avevano un futuro che li avrebbe portati in posti totalmente opposti e non aveva senso continuare a pretendere che tra loro potesse funzionare e precludersi tante possibilità. Sperava però che Lisanna rimanesse nella sua vita, solo niente più di una cara amica.

Lei annuì e, finalmente, lo guardò negli occhi con i suoi ormai stracolmi di lacrime. Chinò di nuovo il capo e Natsu poté intravedere le sue labbra incurvarsi verso l’alto. I capelli le andarono a coprire la fronte e gli occhi. Vederla in quel modo gli faceva male, davvero tanto male.

Quella ragazza era stata con lui per gli ultimi otto anni della sua vita. Lei era stata il suo primo amore, il suo primo bacio, i suoi sorrisi più sinceri e le sue lacrime più vere. Insieme a lei, era cresciuto, aveva imparato a prendersi cura di un’altra persona, a condividere la sua coppa gelato o la sua coperta preferita sul divano. Lisanna l’aveva aiutato a maturare e le era stata accanto nei momenti più difficili.

Natsu aveva amato Lisanna profondamente e con tutto se stesso. Solo che adesso, accanto a lui, su quel divano, sotto quella coperta, non poteva immaginare altri che Lucy e il suo sorriso radiante, le sue mani candide strette nelle sue e le sue morbide labbra appoggiate sulle proprie.

Lisanna non riuscì più a trattenersi ed iniziò a piangere senza più nascondersi, molto silenziosamente, perché lei non era rumorosa: non lo era mai stata. Lei non emetteva mai un suono quando i suoi occhi straripavano di lacrime calde che le correvano poi sulle guance rosee. Natsu si alzò da quella sedie che era diventata troppo scomoda per rimanerci un secondo di più; le circondò le spalle con le braccia e l’attirò a sé, realizzando da quanto tempo non l’abbracciasse, al punto da essersi quasi dimenticato come fare. Era sempre stata più bassa di lui, ma in quel momento, così nascosta, le sembrava ancora più piccola. Lisanna gli strinse forte la felpa, nascondendo il volto tra le sue pieghe e lasciando correre le proprie lacrime liberamente.

«Mi spiace tanto.» Le sussurrò sui capelli.

«Va bene così.»

Natsu posò il mento sulla sua testa e le lasciò un bacio delicato sui capelli chiari e quel gesto, se possibile, la fece piangere ancora più forte e Natsu, per la prima volta in tanti anni, non riuscì a trattenere una lacrima.

«Ti riaccompagno a casa.»

Lisanna annuì ancora contro il suo petto e Natsu si sentì immediatamente più leggero.

Sapevano entrambi che in quel momento sarebbe stata dura, ma era giusto così.

 

 

Gli aveva fatto male vedere Lisanna in lacrime per tutta la strada del ritorno e si era sentito in dovere di accompagnarla fino dentro casa per assicurarsi che stesse bene.

Sapeva che in futuro, quella sera, sarebbe stata solo un ricordo a cui ripensare con nostalgia e di cui, forse, avrebbero anche potuto parlare liberamente, magari davanti ad una birra.


 

Sulla strada del ritorno, si rese conto di quanto fosse provato. Troppe erano le cose che la sua mente stanca doveva elaborare. Aveva sì parlato con Lisanna e apparentemente chiarito, ma ancora non si sentiva del tutto in pace con lei. Una piccola e fastidiosa parte di sé ancora la desiderava. Una parte del tutto irrazionale. Adesso però? Ora, lui, non la vedeva più così. Ancora sperava di passare dei momenti con lei, solo che quando erano insieme tutto questo si annullava perché vedeva in lei, anche se si sforzava per non farlo accadere, la sua versione adolescente.

Con lei, il desiderio di creare nuovi ricordi insieme non esisteva, forse non più come un tempo, non più come amanti. In lei vedeva un’amica e una sorella: una figura che era cresciuta con lui. La prima persona a cui pensava la mattina era Lucy e a cosa avrebbero potuto fare insieme. Era con lei che desiderava lasciare Magnolia, perché sapeva che non avrebbe sofferto troppo la mancanza di casa perché a lui bastava essere insieme.

Forse stava così male perché ancora non riusciva a vedere lui e Lisanna come due amici e pensava di averla persa per sempre.

Quella stessa sera, Natsu, sotto il cancello di casa sua trovò Lucy che lo aspettava. Con le mani in tasca e la bocca coperta dalla sciarpa di lana bianca si fermò ad osservarla da lontano e un po’ di senso di colpa si fece strada dentro di lui, consapevole del fatto che fosse sbagliato correre da lei come se niente fosse e dimenticare quello che si erano detti con Lisanna…

Si morse il labbro indeciso sul da farsi: avrebbe dovuto aspettare che se ne andasse? Perché se ne sarebbe andata prima o poi, giusto?

Lucy però, come se avesse sentito il flusso dei suoi pensieri, decise di accendersi una bella sigaretta ed aspettare che tornasse.

Per un secondo considerò l’idea di correre via e passare la notte a casa di Grey, perché sicuro non avrebbe retto un altro confronto.

A Lucy però non sfuggiva mai niente e lui, ogni volta che la vedeva si bloccava e non capiva più niente. Quindi, quando lei lo vide e gli sorrise da lontano, con quella sigaretta ancora tra le labbra, non ebbe cuore di andarsene.









Rieccomi qui! Allora, ci tenevo a dire che questo capitolo è stato spezzato in due e che il continuo ci sarà nel prossimo per due motivi: primo, stava diventando davvero troppo lungo (considerate che sono già 10 pagine solo questo) e, secondo, volevo prendermi più tempo per lavorare al resto dato che, come avrete intuito dal finale, ci sarà un confornto tra Lucy e Natsu e, questo di Lisanna e Natsu mi ha tolto tutte le energie, ahahah. So già a grandi linee cosa succederà e una parte è già scritta, ma dato che stiamo arrivando alla fine di questa storia, devo decidere per bene cosa far succedere e soprattutto in quanti capitoli. Quindi per riassumere devo organizzarmi, ahahah.
Ma tornando al vero protagonista di oggi: questo capitolo! Cosa ne pensate? Ve lo aspettavate così il tanto atteso (e meritato) confronto tra Natsu e Lisanna? E soprattutto siete d'accordo sulle motivazioni che hanno spinto i due a lasciarsi?
Fatemi sapere! Spero non ci sia nessuna svista perché sono davvero molto stanca e dopo averlo riletto non so nemmeno più quante volte non ci capisco più niente. Spero davvero vi sia piaciuto e grazie a chiunque abbia letto fino a questo punto.
Un bacio,
Hanae

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