Danganronpa - L'ultimo gioco

di Sputnik from outer space
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'Accademia ***
Capitolo 2: *** Omicidio ***
Capitolo 3: *** Processo ***



Capitolo 1
*** L'Accademia ***


DDG01 L'ACCADEMIA

La Hope's Peak Academy, il sogno di ogni liceale. Un luogo che però era per la sola élite, o meglio, per i soli geni.
Tutte le più grandi menti, i più grandi sportivi ma anche chiunque eccellesse in modo particolare in un campo affluivano nell'accademia per completare i loro studi e per venire ulteriormente istruiti su ciò che sapevano fare meglio, in modo da renderli campioni a livello mondiale.
Ne esistevano svariate sedi per il mondo, e le più importanti si trovavano rispettivamente nelle città di Tokyo, New York e Stoccolma, per renderla più accessibile agli studenti di tutto il globo.
Ricapitolando il tutto: una scuola eccezionale, fondata per geni, con varie sedi in città esclusive. Così, quando la lettera d'invito per l'iscrizione giunse a casa di Russell, l'incredulità prese il sopravvento creando una baraonda generale. Insomma, non si poteva sicuramente definire un cattivo studente, ma i suoi genitori erano sicuri del fatto che non eccellesse proprio in nulla: il tipico mediocre, diciamo. Ogni cosa di lui era generica: carnagione pallida da canadese qualunque, volto comune e dimenticabile, corporatura da persona che in classe non viene notata neanche per sbaglio.
Comunque, quando un'occasione del genere bussa alla tua porta... diavolo, rifiuteresti?
Fu così che Russell Curlings abbandonò, almeno fino alle vacanze più vicine, la sua piccola casa a Caledon per fare ingresso alla sede newyorkese della Hope's Peak Academy, con il cuore pieno d'emozione e speranza per il futuro.

- Secondo te è morto?
- Ma certo che no! Non vedi che respira? E smettila di spalmargli quella matita in faccia!
-He, he... Guarda: ora sorride, ora è triste, ora sorride, ora è triste!
- Mi dai retta?
- Cosa vuoi? Non lo sto mica facendo a te. Dacci un taglio, ti lamenti sempre...
- E tu invece datti un contegno, non vedi che si sta svegliando?
- Oh, porca... non gli ho ancora disegnato i baffi!
Russell si massaggiò lentamente la fronte, dopo essersi rimesso a sedere. Guardò prima a destra, poi a sinistra. Si rese conto di trovarsi in una classe, ben diversa da quelle che fino ad allora aveva frequentato abitualmente nella sua vecchia scuola.
Era una grande stanza rossa con pavimento a scacchiera, i banchi erano singoli ed in metallo e ognuno di questi aveva un piccolo contenitore al suo fianco. In fondo troneggiava una pedana con sopra la cattedra, anch'essa in metallo. Dietro c'era la lavagna, un grande schermo al plasma.
"Roba da ricchi, ricchi sfondati." si trovò subito a pensare. Poi, visto il suo "eccellente" senso d'osservazione, capì di non essere solo. Spostò leggermente la sedia del banco dove si era addormentato in modo da potersi guardare dietro.
- Ben svegliata, principessa.
- Sei davvero irritante, Chuck.
L'uno accanto all'altro, in piedi davanti a Russell, si trovavano due gemelli identici. Ma proprio identici in tutto e per tutto: stesso taglio di capelli, stessi vestiti, fattezze, altezza. Entrambi avevano folti capelli neri a cespuglio, occhi marroni e una faccia da schiaffi. Insomma, abbastanza raccapricciante.
- Uh... scusate... e voi sareste?
- Piacere, io sono Chuck Dasper, e questo qui con l'aspetto da fichetta è mio fratello, Logan.
- Siamo identici. Se ho l'aspetto della fichetta ce lo hai anche tu.
- Non ci avevo pensato.
- Immagino.
Passarono un altro po' di tempo a discutere animosamente, mentre Russell li guardava spaesato. In effetti non riusciva a comprendere la situazione. Certo, si trovava dentro la Hope's Peak Academy, di questo ne era più che sicuro, ma... come diavolo c'era arrivato dentro ad una classe? Tutto ciò che si ricordava era che fermò il taxi dinnanzi all'edificio ed era sceso con i suoi bagagli nel piazzale, fine.
Per il resto vuoto completo. Così decise di interrompere i due gemelli e chiederlo a loro.
- Chuck, Logan... posso chiamarvi per nome, vero?
- Ovvio, a meno che tu non voglia chiamarci Dasper 1 e Dasper 2- rispose Logan, girandosi verso Russell.
- Va bene. Sentite, come mai mi trovo qui? Ho un vuoto di memoria...- domandò timidamente.
- Sono gli effetti della cocaina. Ieri sera c'è stato un rave party da sballo, con droga, alcol e sesso selvaggio. Sul serio non ti ricordi quella bella biondona norvegese?
- Co... come?- balbettò sorpreso.
- Smettila di prenderlo in giro, Chuck! In realtà non lo sappiamo neanche noi. Ci siamo svegliati in questa classe giusto qualche minuto prima di te. Non saprei che dirti.
- Magari sono quelli del terzo anno che ci stanno facendo uno scherzo, come nei telefilm. Poi noi li aggrediremo, li vestiremo da ballerine di danza classica e li faremo correre per il campus con una sirena lampeggiante in testa. Saranno derisi da tutti gli studenti e...
"Questi due sono strani forte. Sarà meglio uscire dalla classe." pensò Russell, leggermente inquieto. Improvvisamente, però, notò qualcosa di davvero insolito.
- Ragazzi...- disse, attirando l'attenzione dei Dasper - le finestre, cosa hanno fatto alle finestre?
Chuck e Logan guardarono verso il punto indicato dal ragazzo e per un attimo sembrarono come paralizzati.
Dietro le lastre di vetro delle finestre c'erano degli enormi muri di ferro, che non lasciavano passare un raggio di sole, sempre che quest'ultimo fosse in cielo.
- Cacchio, questo è davvero buffo. Non siamo in una scuola, ma in una banca, a quanto pare.
- Io non ci trovo proprio nulla di buffo, cretino.
Russell accostò la mano al vetro. Il presentimento che ci fosse qualcosa di davvero molto sbagliato era decisamente forte, su questo non c'erano dubbi. Dopo pensò che poteva essere un sistema di sicurezza notturno, e si tranquillizzò. Aveva pur sempre un'amnesia: poteva aver perso anche sei ore della giornata.
Pochi secondi dopo i tre ragazzi udirono il tipico suono utilizzato per gli annunci negli aeroporti.
*PLIN PLON*
- Eh? E adesso che vogliono?- disse con fare scocciato Chuck.
- Non ti avranno già convocato in presidenza, ragazzo mio?- gli rispose con un sorrisetto il fratello.
- Non ti avranno già convocato in presidenza, gné gné gné!- fece il verso il primo, imitandolo con una vocetta nasale.
- A TUTTI GLI STUDENTI, PRESTATE ATTENZIONE. IN CINQUE MINUTI PRESENTATEVI TUTTI NELLA SALA CONFERENZE, NESSUNO ESCLUSO. RIPETO: IN CINQUE MINUTI TUTTI NELLA SALA CONFERENZE.
- Finalmente! Forse avremo qualche informazione in più, adesso- sospirò Russell, sollevato.
- Sinceramente, la cosa mi preoccupa un po'. Hai sentito che voce aveva quello? Faceva paura- disse Chuck, insolitamente cupo.
- Ricordatevi, potrebbe sempre essere uno scherzo alle matricole. Manteniamo i sensi attivi, per evitare una secchiata d'acqua gelida o peggio. La sala conferenze potrebbe essere una trappola.
- Andiamo, uno scherzo è solo uno scherzo, no?- provò Curlings.
- Tu non hai mai visto una tua foto in cui indossi mutandine da donna sulla bacheca all'ingresso della scuola per due anni consecutivi!- stridette Logan con le lacrime agli occhi.
- Ogni volta che la toglievamo, il giorno dopo riappariva- aggiunse con tono solenne Chuck.
- D'accordo, ho capito. Farò attenzione.
Uscirono dalla classe e si ritrovarono in un lungo corridoio di colore viola scuro. Le lampade che costellavano i suoi muri emettevano una luce molto fioca, era quasi impossibile vedere cosa c'era in fondo a questo. Il tipico pavimento a scacchiera li avrebbe accompagnati fino alla loro meta.
- Scusate, potreste precedermi? Devo andare un momento in bagno.
- Certo, amico. Buona cagata!
- Sei sempre così volgare, Chuck.
I due si incamminarono, mentre Russell prese la direzione opposta, in un certo senso più che sollevato.
"Dovrò fare in fretta, i cinque minuti stanno per passare. Ora che ci penso, dove cavolo è il bagno?"
Non era sicuro di quanto tempo ci avesse messo per trovare il WC, ma era certo di essere in ritardo, giusto per migliorare quella prima, fantastica, giornata scolastica. Si chiuse nella prima cabina che vide e cominciò a fare... quel che doveva fare. Insomma, ci siamo capiti.
- Uff... Ci voleva proprio- si tirò su la zip e fece per uscire, improvvisamente però dovette fermarsi. Aveva sentito uno strano rumore provenire dalla cabina accanto la sua.
"Non sono solo a quanto pare. Vabbe’, è pur sempre una scuola."
Quando posò la mano sul pulsante d'apertura si sentì dire: - Ehi, buongiorno! O buonasera, chi lo sa!
- WAAAAH!!!
- Non urlare così, mi spaventi!
Affacciatasi sulla cabina di Russell c'era una ragazza, decisamente carina. Probabilmente aveva la sua stessa età, aveva i capelli rossi tagliati corti e gli occhi di colore verde smeraldo, il volto costellato da numerose lentiggini; indossava una maglietta un po' troppo larga per lei con sopra una giacchetta di jeans, perciò Curlings pensò fosse una nuova studentessa, proprio come lui e i gemelli.
- Che... che diamine ci fai nel bagno dei maschi?
- Oh.
- "Oh" cosa? Non è normale che una ragazza si infili nel bagno sbagliato e saluti il primo che passa, non credi?
- Non è neanche normale che una scuola abbia tutte le finestre sbarrate e luci spettrali.
- Touché.
*PLIN PLON*
- ALL'APPELLO MANCANO ANCORA TRE STUDENTI. SONO PREGATI DI PRESENTARSI IMMEDIATAMENTE NELLA SALA CONFERENZE. RIPETO: SONO PREGATI DI PRESENTARSI IMMEDIATAMENTE NELLA SALA CONFERENZE!
La ragazza dai capelli rossi rabbrividì teatralmente, poi disse: - Questo tizio, chiunque sia, è dannatamente tetro, speriamo che non sia un professore importante o, che so io, il preside o il vice preside...
- Credo dovremmo muoverci. Non vorrei prendere una punizione il primo giorno.
- Hai ragione, uh... come ti chiami?
- Russell... Russell Curlings, sono canadese. E tu?
- Grace McHimmon, vengo dal Regno Unito! Dai, andiamo!
Corse fuori dal bagno, lasciando Russell abbastanza interdetto.
"Sembra proprio che si diverta, meglio per lei. Sarà decisamente un anno particolare, me lo sento." pensò, con un mezzo sorriso. Non aveva ancora idea di quanto sarebbe stato particolare.
Le porte della sala conferenze erano chiuse, così il ragazzo esitò qualche momento prima di fare il suo ingresso. Come sarebbero stati i suoi nuovi compagni? E i professori? Quella strana chiamata era solita dell'inizio dell'anno? Lo trovava abbastanza sospetto: i discorsi motivazionali all'inizio del quadrimestre li facevano solo negli anime scolastici. Infine si decise e dette una bella spinta.
- Oh, beh... Ben arrivato!
- Era anche ora...
- Chi è questo tipo?
Nella sala c'erano altri tredici studenti che bisticciavano, stressati dalla situazione anormale. Russell sentì il cuore battere all'impazzata. Erano quelli i suoi nuovi compagni di classe, giusto? Sarebbero state le persone con cui avrebbe passato la maggior parte del suo tempo per i prossimi tre anni? Guardandosi meglio intorno fece caso a certe facce e decise, a prescindere, che avrebbe evitato di frequentare le persone a cui appartenevano.
- Bene, bene... Ci siamo tutti?- esordì la stessa voce cupa degli annunci.
Uno dei quattordici ragazzi rispose impulsivamente, senza neanche cercare la fonte del suono: - No, ne manca ancora uno. Possiamo cominciare lo stesso? Sono stufo di aspettare.
- Accordato. Studenti e studentesse, prego, rivolgete a me la vostra attenzione.
Tutti i ragazzi si girarono in direzione del palco. Un uomo (forse) si stagliava su di loro da dietro la scrivania. Era davvero alto, indossava un lungo impermeabile grigio, abbinato ad un cappello di feltro, mocassini e pantaloni in sintonia con tutto il resto. Sembrava uno di quei detective privati degli anni Quaranta, i tipici duri tra i duri. La differenza? Era impossibile distinguere le fattezze del volto, infatti questo era completamente nero. Forse indossava una maschera o un passamontagna ma, comunque sia, rimaneva dannatamente inquietante.
- Vi do ufficialmente il benvenuto alla Hope's Peak Academy, l'accademia più rinomata di tutto il mondo. Io sono Kyanid, il vostro preside. Da oggi, dovrete obbedire a tutte le regole imposte dal Consiglio. Vi saranno consegnati dei tablet per poterle consultare in qualsiasi momento. Come credo avrete notato, siete stati privati di tutti gli oggetti elettronici con la possibilità di connettersi ad Internet in vostro possesso.
In seguito a quest'affermazione, molti dei ragazzi cominciarono a frugarsi nelle tasche.
- Ehi, è vero! Ma chi diavolo vi ha dato il permesso di fare una cosa del genere?- esclamò un tizio in fondo alla sala.
- Ho, come dire, osato conferirmelo da solo. Questo perché non potrete mai più uscire da questa scuola.
- EEEEEEEEEEEEEH?!?!?- gridarono quasi tutti i presenti, colti di sorpresa.
- Lasciate che vi spieghi come stanno le cose, anzi, che ricominci. Io sono Kyanid, il vostro preside, e vi do ufficialmente il benvenuto nel mio primo, grande e mortale esperimento: il Gioco Letale. Non potrete avere nessun tipo di contatti con l'esterno, né virtuali né fisici, non potrete neanche uscire dall'edificio. I rinforzi in metallo vi impediranno qualsiasi genere di evasione: siete completamente intrappolati.
- Lurido figlio di puttana! Vieni qui che ti apro il cranio!- urlò un altro, che prese una sedia lì vicino e la scagliò in direzione del preside. Questa lo colpì in pieno volto e l'uomo cadde di schiena in terra, apparentemente privo di sensi.
- Bel colpo!- disse uno dietro il tiratore, soddisfatto. Quando i due stavano alzando il braccio per battersi il cinque, il preside si rialzò, regalando uno spettacolo abbastanza raccapricciante: la faccia, quella maschera nera, era stata stracciata dal colpo, rivelando ciò che c'era sotto. Un cyborg? Un robot? Un androide? Difficile a dirsi, comunque sempre un mostro meccanico era.
- È inutile, cari studenti. Anche se riusciste a distruggere questo corpo, me ne procurerei rapidamente un altro. Le risorse finanziarie non sono minimamente un problema. Sarà meglio che ora vi spieghi qualcosa in più. Sapete, un modo per uscire... c'è- fece con tono grave Kyanid.
- E quale sarebbe?- chiese una studentessa, che dalla voce si capiva perfettamente quanto fosse intimorita.
Kyanid sollevò da terra il suo cappello, lo sfregò un po' per pulirlo dalla polvere e riprese.
- Uccidere un vostro compagno. Facile, no?
Susseguì un attimo di profondo silenzio. Gli studenti presero a guardarsi tra di loro, atterriti. Era possibile che tutti stessero pensando a un terribile, mostruoso scherzo di pessimo gusto, ma viste le circostanze, ormai la situazione si distanziava molto da un giochetto.
- Assassinare un compagno?- sussurravano qua e là gli studenti.
- Esattamente. Reputate di non esserne in grado? Allora prego, rimanete qui. Avete viveri a sufficienza per sopravvivere abbastanza a lungo da godervi una serena vita come all'esterno, poi ci sono libri, riviste e film in quantità. La Hope's Peak Academy potrebbe essere la vostra nuova casa.
- Non la passerà liscia! Vedrà che la polizia interverrà al più presto e ci tirerà fuori tutti di qui!- affermò uno.
Kyanid emise un lieve sbuffo e si grattò la tempia, per palesare la sua perplessità.
- Come dici? La polizia? Sul serio faresti affidamento su quei buffoni? Ah, giusto, scusami, sapete ancora così poco, al momento. La Hope's Peak Academy controlla il governo statunitense, svedese e giapponese già da tempo. In questo momento, negli altri campus, si sta svolgendo la stessa cosa, anche se con scopi diversi. Forse, troppo diversi. Ma non sono qui per criticare l'operato degli altri o discorrere del mio- disse l'androide, sembrava che non stesse più parlando con i ragazzi ma con sé stesso.
- Eh? Di che sta parlando?- sussurrò Russell ad un vicino, che gli fece spallucce.
- Riprendendo il discorso... praticamente dovrete uccidere un vostro compagno, senza farvi scoprire dagli altri. Passato un certo numero di ore si terrà un processo di classe, dove si confronteranno le prove trovate e ogni studente potrà esporre le proprie opinioni al riguardo. Svolta una votazione, se riuscirete ad incastrare il colpevole, questo sarà punito. Se invece incolperete un innocente, l'assassino potrà uscire indisturbato dall'accademia e riprendere il normale corso della propria vita, mentre tutti gli altri saranno condannati al suo posto.
- Che cosa intende esattamente con "punire" e "condannare"?- domandò un ragazzino che fino ad allora si era tenuto in disparte.
Se avesse avuto un vero volto, sicuramente il preside avrebbe sorriso.
- Verrà attuata un'esecuzione- rispose divertito. - Ora basta tergiversare. Eseguirò l'appello, dopodiché vi saranno distribuiti i tablet con le regole. Allora sarete liberi di scorrazzare per il primo piano dell'accademia. Vi prego di alzare semplicemente la mano quando sarà pronunciato il vostro nome- e detto questo sollevò un foglio di carta che prima aveva posato sulla scrivania.
Anche se esitanti, alla fine i ragazzi fecero come era stato loro ordinato.
- Ethan Birth, Super Accademico Modellista.
Il primo chiamato alzò la mano. Russell lo analizzò al volo: aveva i capelli molto lunghi e il viso smunto, in particolare l'attenzione veniva deviata su un orrido piercing a forma di teschio sul suo naso. Indossava una giacca da campus universitario tipica delle scuole statunitensi, particolarmente usurata.
- Sauli Borisov, Super Accademico Tiratore Scelto.
Anche il secondo ragazzo alzò la mano. Era quel tipo enorme che aveva scagliato la sedia contro Kyanid. Tiratore scelto lo era di sicuro!
"Meglio non avercelo come nemico, questo tizio..." pensò Russell, abbastanza preoccupato alla vista dell'energumeno biondo che scrutava tutti quelli che lo circondavano, con un fare tutt'altro che amichevole.
- Russell Curlings.
Russell segnalò al preside la sua presenza.
"Strano, come mai non ha definito anche me 'Super Accademico?' Immaginavo di non avere alcun tipo di abilità particolare, ma qualcosa poteva anche inventarsi" si disse irritato il ragazzo.
- Chuck e Logan Dasper, Super Accademici Trasformisti.
- Eccoci! Vuole subito una dimostrazione del nostro talento?- esclamarono in coro i due gemelli.
- Ho detto... una semplice alzata di mano, grazie. Dustin Grissom, Super Accademico Biologo- basso, un po' grassottello, con uno sguardo sonnolento. "Finalmente uno che mi assomiglia almeno un minimo..." pensò sollevato Curlings.
E così, uno ad uno, tutti gli studenti si rivelarono presenti, meno che uno, tale Donald De Wit, il Super Accademico Hacker. Subito dopo l'appello, i ragazzi uscirono dalla sala conferenze, ognuno con la propria copia del tablet delle regole e una chiave per la stanza dove avrebbero trascorso la notte.
- Questa storia è completamente folle. Sul serio crede che ci atterremo al suo stupido regolamento?- sbottò Rachel West, la Super Accademica Ciclista. Era la tipica figa mozzafiato con manie atletiche e questo l'aiutò ad ottenere l'assenso della maggior parte dei ragazzi. Attirò non poco anche Russell, che era rimasto sorpreso dalla bellezza verace della ragazza, con la sua abbronzatura, i capelli tinti di viola raccolti in una lunga coda che ricadeva sulla schiena (forse uno dei segni più peculiari della studentessa) e un corpo con tutte le curve al posto giusto.
- Potrei mettere fuori uso quella ferraglia in ogni momento, ma lo stronzo ha detto che ci sono tante altre copie. Sarebbe un inutile spreco di energie- affermò Touka Yamagamashi, la Super Accademica Sabotatrice. Russell ne aveva sentito parlare un paio di volte al telegiornale: "Ragazza dalle incredibili capacità disattiva mecha da combattimento in dotazione all'esercito giapponese" e via dicendo. Probabilmente sarebbe entrata nei servizi segreti. Pure lei, come Dustin, non sembrava molto strana, se non fosse stato per il suo modo assurdo di vestirsi: una giacca da motociclista che sembrava sbucata da un qualche film di fantascienza e degli stivaloni più grandi della sua testa.
- Comunque, se quel tizio è un robot, vuol dire che c'è qualcuno che lo controlla e che gli da la voce, non credete?
- Ha ragione Zanesi. Il preside potrebbe anche essere quel Donald, che non si è presentato all'appello...- aggiunse sospettoso Henry Osborn, il Super Accademico Sceneggiatore. Alto, abbronzato e con una sgargiante camicia hawaiiana, era uno dei pochi che gli ispirasse fiducia tra i tanti presenti.
- In effetti... Cos'aveva detto Kyanid? "Super Accademico Hacker", giusto? Per lui dovrebbe essere un gioco da ragazzi controllare a distanza un robot- disse Sherley Redson, la Super Accademica Videogiocatrice. Una strana sensazione di deja-vu colpì Russell. Dove aveva già visto quella ragazza? I tratti non gli erano familiari, ma i suoi grandi occhi azzurri, i lunghi capelli castani e la felpa che portava legata alla vita gli dicevano qualcosa. Infine decise di desistere dai suoi tentativi di riconoscerla, poteva averla vista in qualche rivista di gaming o una cosa del genere, in quell'accademia quasi tutti erano famosi o semplicemente noti.
- Ehi, Russell. È tutto okay? Sembri un po' scosso- gli domandò Logan, dopo averlo preso in disparte.
- Tu che dici? Quel bastardo ha detto che dobbiamo ucciderci a vicenda!
- Credi sul serio che qualcuno potrebbe fare una cosa del genere? Vedrai che ci tireranno fuori di qui tra pochissimo. Anche se la scuola ha una certa influenza sul governo, non credo che la polizia potrà ignorare le denunce per scomparsa, o un edificio completamente barricato che non risponde alle chiamate.
- Forse sì, potrebbe essere, ma tu riesci davvero a fidarti di quel Borisov? Scommetto che è perfettamente in grado di spezzare il collo a tutti senza il minimo sforzo. Il preside è un pezzo di metallo, e lui semplicemente tirandogli una sedia è riuscito ad ammaccargli il capo in quel modo...
- Vorrà dire che saremo un po' più vigili con lui che con gli altri. Dai, ce la caveremo.
- Grazie, amico. Comunque... Super Accademici Trasformisti, eh?
- Già. Siamo riusciti ad entrare gratis al cinema fingendoci Barak Obama e Joe Biden.
- Grandioso!
- Non c'è che dire. Tu invece? Non mi sembra che Kyanid ti abbia affibbiato un epiteto.
- Lo so, me lo stavo chiedendo anch'io. In realtà non so perché mi abbiano accettato alla Hope's Peak Academy, non ho nessun talento particolare.
- Forse sei il migliore a non saper fare nulla.
- Vero... Magari Super Accademico Che Sa Fare Molte Cose Ma In Modo Mediocre l'avevano reputato troppo lungo.
Scoppiarono entrambi a ridere e si avviarono alla sala da pranzo, dove si sarebbero riuniti con gli altri studenti. Più Russell esplorava e più si convinceva che quella era proprio roba da ricchi. Non sarebbe poi stato malaccio doverci vivere, se avesse avuto la possibilità di uscire quando voleva. Però era fiducioso: sarebbe uscito da lì e soprattutto senza uccidere nessuno.
- Ah, ecco dov'era lo stronzetto...- esclamò Ethan, con dietro Sauli, che palesava la sua approvazione con un sorriso arrogante. A quanto pareva quei due, nonostante si conoscessero da una ventina di minuti scarsa, erano già pappa e ciccia.
- Perfetto, l'anno è appena cominciato e ho già degli amiconi. A cosa devo il piacere?- fece Donald De Wit, senza neanche distogliere lo sguardo dal suo libro.
- Se fossi venuto con noi alla sala conferenze non avresti quest'aria strafottente!- gli ringhiò contro Noreen Hunt, la Super Accademica Scassinatrice. Capelli neri raccolti in una corta coda, sguardo tagliente e look ribelle, aveva un'aria tutt'altro che rassicurante.
- Oh, cielo. Ho già la pelle d'oca. E cosa vorreste farmi? Picchiarmi? Portarmi dal preside?
- Direi la prima opzione, figlio di puttana!- gridò Sauli, dopodiché si scagliò su di lui, con i pugni stretti. Russell si frappose, tendendo le mani in avanti e prendendogli le spalle. Per un attimo gli mancò il fiato, sembrava di esser stato travolto da un bue; ovviamente, essendo Curlings un ragazzo piuttosto mingherlino, non riuscì a trattenere Borisov come sperava, ma quest'ultimo, essendosi accorto che qualcosa rallentava la sua corsa, si fermò.
- Che vuoi, moscerino?- si limitò a dire, squadrandolo dalla testa ai piedi. Sauli Borisov aveva il tipico aspetto da killer russo, tranne per il fatto che era bulgaro. Occhi azzurri, capelli biondissimi rasati alla marine, fisico da orso bruno e, ciliegina sulla torta, una giacca mimetica dalla quale non si separava mai. La definiva la sua "fedele compagna di mille avventure" ed in effetti puzzava un bel po'.
- Senti, lo so che sei arrabbiato, ma noi dovremo convivere insieme a tempo indeterminato, per questo motivo vorrei evitare scontri di ogni genere.
Sauli sembrava perplesso, ma le parole dell'amico Ethan lo convinsero. Gli disse che probabilmente Russell aveva ragione e che picchiare un ragazzo con gli occhiali non sarebbe stata una gran bella mossa.
- Complimenti, chiunque tu sia. Sei un diplomatico nato se sei riuscito a convincere quella testa vuota, che sia questa la tua abilità? Oh, comunque non era questo ciò che volevo chiederti. Che cosa intendi con "convivenza a tempo indeterminato"?- domandò l'hacker.
- Siamo intrappolati qui dentro, e non abbiamo idea di quando usciremo.
- Ora capisco il perché delle uscite sbarrate. D'accordo, brutta situazione. Credo che andrò a coricarmi. Abbiamo delle stanze oppure ci tocca dormire sul pavimento?
- Sì, ho preso per te la tua chiave, tieni- fece Grace. Dal bagno in poi non aveva più aperto bocca.
- Grazie mille, uh... signorina. Domani mattina, se avrò voglia di alzarmi, faremo delle presentazioni decenti. Buonanotte!- esclamò, poi si alzò dalla sedia e sparì dietro la porta.
- Che tipo...- si lasciò sfuggire Russell.
- In effetti! Allora, Russell, ti andrebbe di visitare la scuola con me?- chiese Grace tirandogli una bella pacca sulla spalla. Lui, arrossendo leggermente, acconsentì.
- Super Accademica Fumettista, dico bene?- domandò piano Russell mentre passeggiavano per il corridoio.
- Sarebbe più corretto definirmi mangaka, ma è uguale. Disegno e scrivo tutte le mie storie. Speravo che andando in quest'accademia avrei avuto qualche occasione in più di poterli pubblicare, ma a quanto pare non seguiremo neanche una lezione- fece lei con tono affranto. Curlings non riusciva proprio a capacitarsi: come potevano Grace e Donald essere così tranquilli? Forse McHimmon nascondeva sotto quel suo aspetto così bonario una calma glaciale, quasi inumana. Donald invece poteva essere il colpevole, e di lui sospettava anche Russell.
- A proposito, se sei del Regno Unito, come mai non sei andata alla sede di Stoccolma?
- Ah, già, è vero. Be’, vedi, non si parlava molto bene della sede svedese. La lingua ufficiale dell'accademia dovrebbe essere l'Inglese e Giapponese come secondaria, ma a quanto pare Stoccolma si è riempita di studenti che non spiccicavano una parola né di una né dell'altra...
- Capisco. Invece...- si fermò. Si era accorto che Grace non stava più camminando al suo fianco. Si girò per vedere se fosse rimasta indietro ad allacciarsi le scarpe e la trovò impalata a fissare una svolta del corridoio.
- Grace? Che ti prende?
- Guarda qui! Hanno serrato l'ingresso alle scale...
Russell si avvicinò e vide una grande serranda che bloccava l'accesso.
- Quindi il suo "esperimento" è limitato al primo piano?
- Errato- fece una voce tristemente nota alle loro spalle. Russell urlò per la sorpresa, mentre Grace si girò, impassibile, e divenne seria come il ragazzo non l'aveva mai vista, fino al momento.
- Kyanid. A cosa dobbiamo il piacere?- domandò con tono piatto la rossa.
- Ho notato due studenti in difficoltà e sono venuto per chiarire i loro dubbi.
- Gentile da parte sua. Allora, prego, chiarisca.
Quello emise un risolino inquietante, poi disse: - Verrà liberato un piano alla volta ad ogni omicidio risolto, in tutto sono quattro.
- Non ci sarà nessun omicidio- affermò a denti stretti Russell.
- Vedremo, vedremo- lo prese in giro il preside. Poi girò sui tacchi e sparì dietro l'angolo. Sparì nel vero significato della parola, perché i ragazzi controllarono un attimo dopo e non lo trovarono da nessuna parte, nonostante lungo quel lato del corridoio non ci fossero porte o scale.
- Che tipo irritante!- sbottò Grace, per poi riprendere il suo solito sorriso. - D'accordo, abbiamo esplorato abbastanza per oggi. Vieni, Russell, torniamo in sala da pranzo- e senza aspettare alcun tipo di risposta lo prese per mano e cominciò a correre.
Tutti, meno che Donald che si era già ritirato, cenarono e andarono verso le proprie stanze.
Alfredo Zanesi, il Super Accademico Criminologo, batté le mani per attirare l'attenzione degli altri. Quando Curlings gli dedicò un'occhiata di più di qualche secondo, si rese conto di quanto fosse grande la sua somiglianza con uno qualsiasi degli avvocati di Law & Order: occhiali risalenti ad una trentina di anni fa, giacca, cravatta, mocassini ed una capigliatura impeccabile.
- Scusate, scusate... Dedicatemi un momento- disse e, assicuratosi di avere gli occhi di tutti puntati addosso, riprese: - Allora, volevo solo dire che, per la sicurezza di tutti, consiglio di chiudere a chiave la porta della vostra stanza. Ovviamente non sto dubitando di nessuno, è semplicemente una sana precauzione.
- Non c'era bisogno che ce lo dicessi, io l'avrei fatto comunque. Tenere la porta aperta con tutti questi trogloditi? Ma non scherziamo!- fece con atteggiamento altezzoso Nicole Provenza, la Super Accademica Fashion Blogger. Bassa, lunghi capelli biondi e uno sguardo fastidiosamente penetrante. I suoi vestiti erano di sicuro all'ultima moda.
- Ma chi ti guarda, non hai neanche una seconda...- mormorò Chuck, facendo arrossire violentemente la ragazza.
- Guarda che ti ho sentito!- gli strillò dietro, ma quello se ne infischiò completamente.
- Questa è la mia stanza. Ci vediamo domani, Russell!
- Uh, d'accordo. Fa attenzione.
Lei gli sorrise teneramente, poi chiuse la porta. Curlings, mentre se ne andava, riuscì chiaramente a sentire le chiavi che giravano nella toppa. Per l’ennesima volta in quella lunga e improbabile giornata, tirò un sospiro di sollievo.

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Capitolo 2
*** Omicidio ***


DDG02 OMICIDIO

Russell non riusciva proprio ad addormentarsi. Parliamoci chiaro: nessuno sarebbe stato in grado andare a letto e passare una bella notte di sonno dopo aver saputo che sarebbe rimasto chiuso per sempre in un edificio, senza mai vedere la luce del sole se non ripresa da uno schermo. Tranne forse quel Donald De Wit, che in quanto a calma pareva parente di Gandhi.
Passò due ore buone a girarsi qua e là nel letto. Troppe cose erano successe in un solo giorno.
Infine decise di alzarsi e dare una controllata al regolamento del gioco. Già, il gioco. Che problemi aveva quel Kyanid? Istigare dei ragazzi ad uccidersi vicendevolmente: semplicemente assurdo. Anche se Russell non conosceva per niente i suoi compagni era sicuro che non sarebbe mai successo nulla del genere. Accese il tablet e selezionò "Regolamento".
- Regola numero uno...- cominciò, sospirando lievemente dopo essersi seduto su una poltrona. - L'unico modo per poter uscire dalla Hope's Peak Academy è quello di uccidere un proprio compagno. Sono ammessi tutti i generi di arma. È possibile strangolare, picchiare a morte, soffocare, avvelenare, utilizzare coltelli, oggetti contundenti e armi da fuoco. Si possono uccidere un massimo di due persone.
- Regola numero due. Sono vietati gli atti di violenza nei confronti del preside e vandalismo contro gli oggetti scolastici. Ogni contravventore sarà punito severamente.
"Punito severamente. Mi vengono i brividi. Spero di non dover mai scoprire che tipo di esecuzioni adotta." pensò, mentre un brivido gli percorreva la schiena. "A quanto pare questo non è solo un regolamento, c'è anche una piantina della scuola e informazioni personali. Potrà tornarmi utile, in futuro."
Improvvisamente sentì bussare alla porta. Diffidente si avvicinò all'uscio. Per quanto poteva essere fiducioso l'idea di qualcuno che ti viene a cercare nel cuore della notte lo rese non poco inquieto.
- Chi è? Qualcuno ha bussato?- domandò timidamente.
- Sì, qualcuno c'è. Aprimi, stecchetto- rispose dall'altra parte il temibile Sauli Borisov.
"No, no, no! Cosa diavolo vuole il Super Accademico Tiratore Scelto da me? E se volesse uccidermi? Lui ne sarebbe capace..." cominciò a dirsi, terrorizzato. Prese ad ansimare senza sosta e Sauli, non ricevendo risposta, tornò a bussare.
- Avanti, tappo. Voglio solo parlare. Non ho cattive intenzioni.
"D'accordo. Mi fiderò. Ma se prova a toccarmi, comincerò ad urlare." si convinse, poi girò le chiavi nella toppa ed aprì la porta.
- Grazie, Rusty. Belle camere ci hanno dato, eh? Spaziose, decisamente spaziose. Nella caserma dormivamo tutti insieme in uno stanzino minuscolo- disse, infilandosi nella stanza senza attendere una parola dal padrone.
- Mi chiamo Russell. Cosa ti serve?- fece secco il castano.
- Andiamo subito dritti al punto, uh? Mi piace. Volevo parlare con te di affari...- replicò Borisov, accomodandosi su una sedia che era nei pressi.
- Che genere di affari?- chiese. Non aveva capito molto di quella situazione, ma già sapeva che non c'era nulla di buono.
- Più che affari, forse un patto, un sodalizio- batté le mani, poi se le sfregò. Guardò un attimo Russell, che sembrava quasi impietrito. Sorrise in modo poco amichevole e ricominciò: - Vedi, sono quasi sicuro che ognuno di noi abbia una vita al di fuori di questa scuola, escluso De Wit, che essendo il Super Accademico Hacker sarà tutto computer, computer e computer.
- Quindi? Non credo di aver compreso dove tu voglia arrivare.
- Come parli forbito. Te la tiri tanto perché sei entrato in quest'accademia, eh? Nah, non sono qui per litigare. La cosa è molto semplice: voglio uccidere qualcuno.
- Ch... che cosa?- balbettò Russell, indietreggiando leggermente.
- Ohi, ohi! Tranquillo, fuscello, tu fai parte del mio piano. Non intendo farti del male! Praticamente: faccio secco uno dei nostri compagni, forse quello che mi gira sempre intorno, Ethan. Tu, nello stesso orario, ne accoppi un altro. Copriamo le nostre tracce e facciamo in modo che tutti credano che l'assassino sia uno solo. Senza prove i coglioni cominceranno ad accusarsi a vicenda e di sicuro sbaglieranno. Noi saremo fuori, felici e contenti. Che te ne pare?
- Mi pare proprio un'idea del cazzo. Cosa ti fa credere che ti seguirò?- gli ringhiò contro, con gli occhi fissi nei suoi.
- Avevo pensato anche a questo. La mia famiglia è molto ricca, potrò ricompensarti a dovere una volta all'esterno. E poi tutti noi desideriamo di fuggire.
- Ci sono altri modi per farlo. Perché hai scelto proprio me?
- Avanti, guardati! Hai l'aria così innocente, e sei così mingherlino... nessuno sospetterebbe di te!- esclamò divertito l'energumeno.
- Beh, scordatelo. E ora sparisci di qui- disse con i denti stretti, indicando la porta. Sauli improvvisamente cambiò espressione: rapidamente il sorriso sparì dal volto, lasciando al suo posto una smorfia di rabbia. Per un attimo Russell credette che gli sarebbe saltato al collo. Poi però si alzò ed uscì dalla camera.
Quando era sulla soglia si girò e si rivolse a Russell: - Ringrazia che non abbia ancora escogitato un alibi, altrimenti ti avrei spaccato la testa all'istante, pezzo di merda.
Curlings, assicuratosi che il biondo si fosse allontanato, corse alla porta e la chiuse con una doppia mandata. Appoggiò la schiena sulla sua superficie e si lasciò scivolare a terra. Era madido di sudore.
"È da quando sono entrato nella sala conferenze che me lo sono detto: quel tipo è da evitare. Almeno adesso lo so, sono il suo nuovo bersaglio. Sarà meglio avvertire Grace e i gemelli, domani."
Per sicurezza andò a barricare l'ingresso con un comò che si trovava vicino al letto, poi si stese nuovamente. Forse per il nervosismo, forse per i troppi pensieri crollò immediatamente e dormì fino al mattino seguente.
*PLIN PLON*
- SONO LE SETTE IN PUNTO. L'ORARIO NOTTURNO È FINITO, GLI STUDENTI SONO PREGATI DI RIPRENDERE LE LORO MANSIONI- strillò l'annuncio del preside, svegliando Russell.
"Tsk... le loro mansioni... ma per chi ci ha preso?" pensò irritato il ragazzo. Subito dopo si mise a sedere e sbadigliò sonoramente, grattandosi un po' la testa decise che era meglio mettere a posto i bagagli e farsi una bella doccia rinfrescante. Se proprio doveva vivere in quel posto era meglio farlo decentemente, no?
Passò una ventina di minuti, si rivestì ed uscì per unirsi agli altri nella sala da pranzo per fare colazione. Lì c'era già della gente, a quanto pare molto rispettosa delle regole, ma all'appello mancavano ancora molte persone. Ad un tavolo c'erano Dustin, Henry e Alfredo che discutevano animatamente, quasi come se tutto rientrasse nella normalità. Accanto a loro c'erano Sherley, Rachel e Grace, ognuna per conto proprio.
Appena Grace lo vide alzò il braccio in segno di saluto, e lo invitò a sedersi vicino a lei.
- Come hai passato la notte?- gli chiese, sorridendo.
- Ecco, volevo appunto parlartene. È venuto a trovarmi quel Borisov, durante la notte.
- Scherzi? Parli del Tiratore Scelto, quel bulgaro enorme?- esclamò, prendendogli l'orlo della giacca e strattonandolo.
- Sì, parlo di lui. Smettila di agitarmi, anche se non ho ancora mangiato rischio ugualmente di mettermi a vomitare!- la avvertì.
- Oh, scusami. Comunque, cosa voleva da te?
- Ecco, è questa la parte importante. Voleva che mi alleassi con lui per uccidere due compagni e fuggire di qui. Sembrava ci avesse pensato molto, l'aveva preparato molto bene.
- E... e tu hai accettato?- domandò timidamente la ragazza.
- Certo che no! Però subito dopo aver rifiutato lui mi ha minacciato di morte, mi sono spaventato tantissimo.
- Che persona meschina che è! Non ti preoccupare, lo diciamo a tutti così troveremo il modo di escluderlo. Uno così inaffidabile deve essere allontanato, non credi?- si infervorò lei.
Piano piano cominciarono ad arrivare anche gli altri studenti. Prima Ethan Birth, che stropicciandosi gli occhi arrancò fino al tavolo della mensa, per poi crollarvici sopra.
- Qualcuno svegli quel cretino...- disse sbadigliando Noreen, la Scassinatrice.
Dopo di lei arrivarono anche Nicole, Touka e i gemelli Logan e Chuck, ma di Borisov e De Wit neanche l'ombra.
In breve nella sala calò il silenzio, perché tutti si erano accorti dell'assenza dei due, e i dubbi si stavano facendo celermente largo. Cominciarono a saettare qua e là sguardi insospettiti, finché Alfredo Zanesi, il Criminologo, non si alzò e prese parola: - Credo che dovremmo andare a cercarli.
- Ma che diavolo vuoi, quattrocchi? Non siamo mica le loro badanti!- fece Rachel, col suo solito tono strafottente.
- No, dico sul serio. Quei due si detestano: non sappiamo cosa possa essere successo, sono entrambi imprevedibili! Non m'importa cosa pensiate, io vado a controllare- affermò, seccamente.
- Io sono con te!- esclamò Grace, alzandosi in piedi.
- Vengo anch'io- fece Dustin, sorprendendo tutti. Fin da quando l'avevano conosciuto non si era mosso molto, né aveva parlato granché. Vista la situazione decisero di unirsi al gruppo anche Sherley e Russell.
- Okay- fece Zanesi - Dividiamoci: io, Sherley e Russell andremo da Donald; Grace e Dustin da Sauli.
Corsero in parti opposte, i primi tre verso l'ingresso, gli altri due nei pressi della sala conferenze.
- Uhm... Come dovremmo aprire la porta? Questa è chiusa a chiave- disse Sherley.
- Ciò dimostra che Donald non è morto, a meno che il suo assassino non sia ancora all'interno della scena del crimine. DONALD! DONALD APRI!- gridò, facendo sobbalzare gli altri due.
- Porca miseria, Zanesi! Mi hai fatto prendere un infarto!
Ignorando completamente Redson, il ragazzo prese a bussare freneticamente sull'uscio.
- E che cazzo, arrivo, arrivo...- rispose ai colpi Donald, con la tipica voce roca di chi si è appena svegliato. Sentirono lo scatto della serratura, poi la figura esile del ragazzo apparve dal buio. Quello squadrò i suoi presunti soccorritori dalla testa ai piedi e dette uno sguardo all'orologio da polso.
- Cosa cacchio volete da me? È l'una del mattino, deve esservi andato di volta il cervello!- gridò spazientito, poi fece per sbattere loro la porta in faccia.
Zanesi infilò il piede giusto in tempo per bloccare la chiusura e disse: - Non sei intelligente come sembri. Hai scordato di metterti gli occhiali, sono le undici.
- Uuuh... va bene, ho capito. Mi preparo ed arrivo. Ma sul serio tutto 'sto casino solo per me?- domandò mentre rientrava nella stanza.
- A dire il vero non solo per te. Neanche Borisov si è fatto vedere- precisò Sherley.
- Beh, speriamo che Sergente Gorilla non si faccia vedere per sempre. Svegliarmi presto mi ha già abbastanza rovinato l'umore. Oltretutto ieri sera quel Kyanid è venuto qui per farmi un pippone sulle regole ed il resto.
- D'accordo, Donald. Vieni con noi, andiamo da Grace e Dustin- disse Zanesi, che si stava già incamminando.
- Chiamali per cognome, per piacere, i nomi non me li ricordo- replicò l'Hacker. Di sicuro aveva proprio l'aspetto da hacker: capelli castani scompigliati come se fossero stati colpiti da un fulmine, occhi stretti e leggermente arrossati, un paio di occhiali blu e pelle pallidissima, tipica di chi esce poco di casa. Per di più indossava una maglietta rossa con sopra una t shirt rappresentante un Koopa e un paio di jeans con l'aria di essere vecchi d'anni.
- Certo, come ti vesti... Sembri proprio uno sciattone- commentò tagliente Alfredo.
- Almeno io non giro come un damerino. Chi diamine va in giro a scuola in giacca e cravatta? Avanti, sei un criminologo o un avvocato? E poi i tuoi occhiali, ma salti fuori direttamente dagli anni '70?- rispose con un ghigno Donald.
- Vuoi fare a botte, nerd dei miei stivali?- ringhiò, girandosi minacciosamente contro il ragazzo.
- Nerd? Mi prendi per il culo, mangia-spaghetti di merda?
- Ora hai passato davvero il limite! Te li do io gli spaghetti, Biancaneve!- urlò il Criminologo, prima di gettarsi contro l'avversario di testa.
In un attimo i due erano a terra a picchiarsi selvaggiamente e tirando insulti mai sentiti, il primo in Italiano ed il secondo in Afrikaans; evidentemente era Sudafricano. Poi tornarono all'Inglese e le parole che piovevano erano di una fantasia e cattiveria unica.
- Se si spaccano gli occhiali i cocci di vetro li togli tu dagli occhi, okay?- disse Sherley, rivoltasi a Russell che assisteva alla scena a bocca aperta. - Ohi! Sembri uno stoccafisso, riprenditi!- continuò quella.
- Un attimo... cacchio, dobbiamo fermarli! Quei due finiranno per ammazzarsi!- esclamò finalmente il corvino, riscossosi da quell'apparente stato di trance. Sherley sbuffò lievemente, poi seguì l'ordine di Curlings ed andò insieme a lui a separare i litiganti.
Fortunatamente riuscirono nel loro intento senza riscontrare troppi danni collaterali, tra i quali un pugno sul naso per Russell e un calcio nello stomaco per Sherley.
Si presero tutti una pausa per riprendere un il fiato, poi Donald, inclinando un po' il capo, si rivolse ad Alfredo: - Porca puttana amico. Certo che picchi duro, eh? Mi piaci.
- Anche tu non sei male. Credo che andremo d'accordo!- rispose l'altro, scoppiando a ridere.
"Miseriaccia. Pensa invece se si odiassero, che diamine sarebbe successo." pensò Russell, alzando gli occhi al cielo.
- Ottimo!- esclamò il Criminologo, rialzandosi - Ora che ci siamo presi una bella pausa e ci siamo svagati, direi che possiamo anche raggiungere gli altri!
- Direi proprio di sì, fratello- aggiunse Donald, tirandogli una pacca sulla spalla e allontanandosi con lui.
- Questi qua mi stanno già snervando...- fece Sherley sottovoce. Curlings le rispose con un risolino imbarazzato, poi si alzò e li seguì.
"Ssss... Che gabbia di matti!" si disse Redson.
Per i corridoi del primo piano riecheggiò un urlo terrorizzato.
- Oh, no! Grace!- gridò Russell prima di fiondarsi verso la stanza di Sauli. Trovarla non sarebbe stato difficile: conosceva la direzione, e in più le camere degli studenti, invece di essere contrassegnate con un numero, presentavano sulla porta un cartellino con nome e cognome dell'occupante, con anche una piccola immagine versione 8-bit di questo. O almeno questo era quello che credeva. Aveva seguito con lo sguardo Borisov finché non era scomparso dal suo campo visivo, la sera prima, ma evidentemente quello era più furbo di quanto credesse ed era andato nella direzione opposta della sua camera, magari per evitare di essere seguito. In una situazione del genere, se intendevi uccidere, l’ideale era seguire, non andare in giro alla cieca, con altri potenziali assassini.
- Presto, da questa parte!- fece Alfredo, indicando un lato del corridoio. Individuata la camera di Borisov, Russell tirò un calcio alla porta ed irruppe.
- Grace! Che succede, stai bene?- domandò preoccupato.
- Non ti preoccupare, Rus! Non sono stata io a gridare, quello era Dustin- precisò lei, sorniona.
- Perché urli come una donnicciola, Grissom?- chiese con un ghigno De Wit.
- Gu... guarda lì- balbettò l'interpellato.
Russell e gli altri tre dovettero spostarsi per avere una visione di ciò che il Biologo stava indicando. Però, appena Curlings vide una sedia rovesciata a terra, capì cos'era successo e si sentì ricoprire di sudore gelido.
- Questo non è affatto un bene!
- Oh, merda...
- Sto per vomitare!- disse Sherley, tra un conato e un altro. Indietreggiò e si infilò nel bagno, per risparmiare gli altri dello spettacolo.
Il castano, invece, si accasciò in terra, privo di sensi. Si riprese qualche minuto dopo, disteso su un letto.
"Cos... cosa ci faccio qui?" si chiese, stranito.
- Tutto bene, Rus? Ti abbiamo portato nella mia stanza, sei svenuto- esclamò Grace, prendendolo per mano, quasi come se gli avesse letto nel pensiero.
- Grace... Cosa è successo?
Lei si alzò, prese un profondo respiro e si chinò vicino a lui: - Abbiamo rinvenuto... il corpo di Borisov. Un annuncio del preside ha avvertito anche gli altri, pare che quello ci tenga d'occhio tramite delle telecamere.
- Come? Non è possibile. L'ho visto così poco tempo fa, non può essere... morto.
- Invece è così! Si è suicidato, l'abbiamo trovato impiccato.
Gli ci volle un po' di tempo per metabolizzare la cosa. In effetti, solo poche ore prima, Sauli era andato nella sua stanza e aveva parlato con lui.
*PLIN PLON*
- CHIEDO SCUSA, ME NE ERO QUASI SCORDATO. AVETE SEI ORE DI TEMPO PER RACCOGLIERE PROVE E TESTIMONIANZE, DOPODICHÉ DOVRETE TUTTI PRESENTARVI IN PALESTRA- gridò tramite il megafono la voce cavernosa di Kyanid.
- Oh, no. Abbiamo così poco tempo... stai meglio, Russell? Dovremmo cominciare a muoverci!- disse Grace, energica come sempre.
"Da dove lo tira fuori tutto questo entusiasmo? In fondo si tratta pur sempre di un ragazzo morto..."
Rimasero tutti presso la mensa, il luogo più spazioso dove poter discutere. A rompere quel silenzio tombale ed apparentemente infinito, fu Noreen Hunt, la Scassinatrice.
- Allora, qualcuno vuole raccontarmi com'è andata?- esclamò, prendendo i compagni di sorpresa. Passò qualche momento a scrutare i volti di questi: ognuno guardava in una direzione diversa, spaventato. C'era chi sudava copiosamente, chi digrignava i denti, chi giochicchiava con le proprie dita, poi c'erano Dustin e Ethan che scoppiarono a piangere a dirotto.
- Lo faccio io- si offrì McHimmon, alzandosi in piedi - Come tutti voi sapete io, Curlings, Zanesi, Grissom e Redson ci siamo offerti volontari per andare a cercare De Wit e Borisov, che non si sono presentati a colazione. De Wit era ancora coricato, mentre Borisov... ecco... la porta era aperta, così io e Dustin siamo entrati. Le luci erano ancora spente, così le ho riaccese e abbiamo trovato Sauli impiccato. Tutto qui- spiegò la rossa.
- Quindi si tratta di un suicidio. Non vedo perché si debba tenere un processo!- si infervorò Rachel, portandosi dietro il solito consenso di quasi tutti i ragazzi.
- Magari perché, evidentemente, potrebbe anche non trattarsi di un suicidio, zucca vuota!- ringhiò Yamagamashi, la Sabotatrice.
- Fermi tutti! Prima che vi mettiate a litigare vorrei sapere se qualcuno di voi ha notato qualcosa di strano, questa notte e... nei dettagli, per piacere- fece Alfredo, con tono autoritario. - Allora?- continuò - Proprio nessuno ha né visto né sentito nulla?
Silenzio.
- D'accordo. Andrò a dare un'occhiata alla scena del crimine. Se vi viene in mente qualcosa, qualsiasi cosa, non esitate a dirmela.
- Aspetta! Non puoi andare da solo. Se fosse un omicidio e tu fossi il colpevole potresti far sparire delle prove- insinuò Grace.
- Mi sembra ragionevole. Si vuole aggiungere qualcun altro?- domandò il Criminologo.
Infine venne formato un altro gruppo, composto da Zanesi, McHimmon, Chuck Dasper e Provenza. Il primo, conscio di dover mantenere un certo ordine, vista la situazione, invitò i suoi compagni a spostarsi in palestra ed evitare di muoversi di lì. Seppur riluttanti, decisero di seguire il suo consiglio.
- Quindi è da questa parte camera sua?- chiese quest'ultima.
- Sì. Come mai lo chiedi?- replicò sospettoso Alfredo.
- No, niente di che. È che l'altra sera l'avevo visto andare in un'altra direzione...- rispose la Fashion Blogger.
Grace si irrigidì e contrasse leggermente la mascella. Forse Nicole aveva visto Borisov mentre andava a trovare Russell, non poteva permettere che venisse coinvolto. Era sicura che lui non c'entrasse nulla in quella faccenda, così cercò di volgere l'attenzione dei compagni su qualcos'altro.
- Uh... guardate, ragazzi! Si è sbloccata una nuova sezione del tablet!- disse ad un tratto, sperando che bastasse a distrarli.
- Oh, davvero? Fammi controllare- fece Chuck, sfilando di tasca il piccolo apparecchio. Gli altri lo imitarono.
- Archivio di Kyanid, eh? Pare che sia un rapporto completo sul decesso del russo- constatò Zanesi.
- Bulgaro- precisò la Fumettista.
- Sì, sì, va bene. Vediamo...- cominciò, raddrizzandosi gli occhiali sul naso - Caso numero uno. Il nome della vittima è Sauli Borisov, nato a Varna, Bulgaria, il 17 ottobre del 20XX.
- Un bocciato, lo immaginavo!- lo interruppe Dasper, facendo anche un risolino. Alfredo gli scoccò un'occhiataccia, poi riprese.
- È stato rinvenuto dagli studenti Dustin Grissom e Grace McHimmon impiccato. La causa del decesso è il soffocamento.
- Tutto qui? Non parla di luogo di ritrovamento o altro?- intervenne Nicole.
- Cosa ti aspettavi? Che ti rivelasse chi sono i suoi genitori, o forse quanto pesava?- la schernì il Trasformista.
- Dateci un taglio, voi due. Siamo arrivati- sbottò Grace.
Nessuno aveva ancora tirato giù il corpo, che se ne stava ancora a penzolare dal soffitto.
- Parla di soffocamento, non di rottura dell'osso del collo. Poverino, non dev'essere stato piacevole. Di sicuro, se si è suicidato, non è stato come se lo aspettava- disse tristemente il Criminologo.
- Giusto, prima che me ne scordi. Mi sono accorta di qualcosa di strano. Per preservare la scena del crimine avevo intenzione di chiudere a chiave la porta, ma queste non c'entravano- fece Grace, andando a prendere un mazzo dal comodino.
- Ne sei sicura? Non è che ti sei sbagliata?
- No, non credo. Ho provato un po' di volte. Aspetta, adesso ti faccio vedere.
- Allora? Non mi dire che sei così imbranata da non saper chiudere una porta!- la prese in giro Chuck.
- Prima non funzionava... lasciamo perdere.
"Tsk... donne!" pensò scherzosamente Dasper.
- C'è qualcosa che non mi torna- fece ad un tratto Provenza, sorprendendo tutti i presenti.
- Tu... tu avresti un'opinione? Impressionante, e io che pensavo fossi tutta ombretto e cipria.
- Dasper, uno di questi giorni ti sgozzo.
- Per favore, Nicole, riprendi- la invitò Grace.
- Credo... non so... c'è qualcosa che mi sfugge... è la corda, sì, la corda.
- La corda?
- Guardate, è molto in alto. Se avesse tolto la sedia con un calcio di sicuro il collo gli si sarebbe rotto.
- Evidentemente il tablet indica solo le cause della morte, non i danni che la vittima subisce. Il collo potrebbe essere rotto.
- Ti sbagli, Alfredo- esordì Kyanid, spaventando i ragazzi. Era apparso dalla porta del bagno, non si sa cosa ci facesse lì dentro. Avanzò fino a distare pochi passi dal cadavere.
- Il mio archivio segna tutto il necessario, tranne il luogo del delitto e il luogo del ritrovamento del corpo. Se gli appunti non menzionano il collo rotto, vuol dire che il ragazzone non ha il collo rotto!
- Beh, questo mi fa venire qualche dubbio.
- E non è tutto!- esordì un'altra voce.
- Russell! Da dove sei sbucato?
- Scusatemi, volevo partecipare anch'io all'indagine. Posso dirvi che cos'ho notato?
- Certo, fai pure.
- Ecco. L'ho notato appena entrato, ma il trauma di vedere un cadavere me l'aveva fatto momentaneamente scordare. Guardate, adesso rimetto la sedia come doveva essere prima- disse, prima di andare a sollevare la sedia rovesciata in terra.
- Oh, cavolo. Come abbiamo fatto a non notarlo prima? Fortunatamente non abbiamo ancora tirato giù il corpo, altrimenti sarebbe stato più complicato accorgersene- constatò Alfredo.
- Sauli non arrivava con i piedi alla sedia... va bene, ora l'abbiamo confermato, è stato un omicidio. Avvertiamo gli altri e cerchiamo di raccogliere testimonianze. Me ne sono accorto, in palestra. Sembra che alcuni sappiano ma che non vogliano parlare. Chi rimane a cercare altre prove?- domandò il Criminologo.
- Io e Rus, voi andate pure- rispose Grace.
Pochi secondi dopo erano rimasti soli, insieme a quell’enorme cadavere penzolante dal soffitto.
- Russell- attaccò d’un tratto Grace.
- Dimmi, Grace.
- Devi giurarmi che non sei stato tu. Io voglio crederti, con tutto il cuore, ed è per questo che non dirò agli altri ciò che è successo la scorsa notte, ma in un modo o nell’altro dovrai anche dimostrare la tua innocenza- fece lei con tono grave.
- Te lo giuro. Cattureremo il vero colpevole, costi quel che costi. Non posso permettere che tutti i nostri compagni, compresi noi due, muoiano per un egoista. Ero sicuro che tutto questo non sarebbe mai successo- rispose Russell, anche se un po’ a disagio.
Rimasero in silenzio ancora per qualche istante, dopodiché si misero a rovistare nella stanza. Sembrava tutto abbastanza in ordine: il letto era disfatto e la sedia era a terra, tutto il resto sembrava immacolato.
Certo, pensò Russell, non aveva bisogno di disfare le valigie se contava di restare per poco nell’accademia, ma qualcosa non tornava.
Quali valigie?
Il mastodontico Sauli sembrava essersi cambiato prima di andare a trovare Curlings (bizzarro), ma sarebbe andato fino al deposito bagagli, dall’altro lato del piano terra, solo per una maglietta e un paio di pantaloni? Alquanto improbabile.
Grace si avvicinò al corpo e lo annusò. Russell, abbastanza nauseato, le domandò senza mezzi termini: - Si può sapere che diavolo stai facendo?
- Borisov ha del profumo addosso. Che se lo sia messo per incontrare te? Forse voleva sedurti…
- Anche solo l’idea mi terrorizza. Comunque sì, lo sento anche io. Strano, non trovi?
- Adesso non vorrei trarre le conclusioni troppo affrettatamente ma…- si interruppe qualche secondo, forse per creare una pausa ad effetto, ma il ragazzo era fin troppo impaziente e la esortò a continuare.
- Ci sono due opzioni: o era innamorato di te, si è dichiarato la notte scorsa, tu l’hai rifiutato, lui si è infuriato, ti ha aggredito e nella colluttazione l’hai strangolato.
- Direi di no, Grace. Come potrei uscire vincitore da uno scontro con quel bisonte? Andiamo, sii realista. Ma soprattutto come avrei potuto sollevarlo ed appenderlo con una corda? Guardami, sono pelle e ossa…
- Hai ragione, l’avevo esclusa a priori ma volevo ugualmente condividerla con te- replicò divertita. – La seconda, probabilmente la più attendibile, è quella che Sauli doveva incontrarsi con un’altra persona, prima o dopo di te, forse una ragazza.
- Credo dopo, quando è venuto da me non si era messo tutti quei litri di profumo. Quindi stai dicendo che l’assassino potrebbe essere…
- Esatto, una delle ragazze- completò Grace, cupa.
Russell si sedette. Aveva bisogno di riflettere, questa era un’informazione estremamente importante, che poteva sconvolgere tutto. Si era appena giustificato dicendo di non essere in grado di sollevare l’enorme massa di Borisov, dunque doveva essere improbabile anche per una ragazza, tranne per quella Touka Yamagamashi, che sembrava gridare: “SICARIO FREELANCE” per quanto era sospetta.
- Potrebbe anche essere un ragazzo, cerchiamo di non andare nella direzione sbagliata così presto…
- Non abbiamo tutto questo tempo, Russell. Mancano solo quattro ore e mezza al processo e se allora non avremo qualcosa di concreto in mano, tutti cominceranno ad accusarsi vicendevolmente.
Curlings dette un ulteriore occhiata alla stanza. – Non abbiamo trovato nulla. Cosa diremo agli altri?
- Non diremo proprio nulla. Come hai detto tu prima, chiunque potrebbe essere colpevole. Meglio non dire quello che abbiamo scoperto, almeno per adesso. Torniamo in palestra, raccogliamo le testimonianze ed effettuiamo congetture. Questo è il minimo che possiamo fare- girò sui tacchi ed uscì dalla stanza. Sull’uscio, però, si bloccò d’improvviso.
- La chiave!- esclamò, quasi entusiasta.
- Chiave? Di che stai parlando?- domandò stranito Russell.
- Prima l’avevo trascurato come dettaglio, pensavo di essermi sbagliata. Invece no! Non bisogna mollare immediatamente una pista, solo se te lo dicono gli altri!- continuò la ragazza, che aveva ormai preso a girare in tondo, parlando da sola.
- Grace, per favore, spiegami, non capisco niente…- fece pazientemente lui.
- Prima, quando avevo tentato di chiudere la porta per preservare la scena del crimine, non ci ero riuscita. Non è soltanto questo; ricordi quando Grissom si è messo ad urlare?
- Sì, certo che me lo ricordo. Io e i ragazzi che erano con me ci siamo messi subito a cercare la camera di Borisov.
- Proprio così. Ma tu, nonostante il Tiratore Scelto fosse andato a trovarti la sera prima, non sei riuscito a trovare subito la sua stanza. Scusa, potrebbe sembrarti stupido, ma credo che temendo per la tua sicurezza tu abbia aspettato sulla porta che se ne andasse.
- No, non ti sbagli. Non ci avevo dato molto peso, pensavo volesse solo seminarmi- disse pensieroso Russell. Adesso anche lui cominciava ad essere sospettoso. – È andato esattamente dall’altra parte dell’ala…
- Ecco! Ci siamo! In conclusione abbiamo la testimonianza di Nicole Provenza. Anche lei ha detto di averlo visto andare in un’altra direzione. A questo punto sono sicura che Borisov, in quel momento, non stesse andando da te, bensì nella sua vera camera.
- Hai ragione, tutto coincide. Sauli Borisov è stato assassinato nella stanza di qualcun altro, che poi ha effettuato uno scambio piuttosto affrettato, lasciando tracce evidenti, come le chiavi- concluse Curlings.
- Adesso il problema è questo, Russell: chi può essere stato abbastanza veloce da effettuare il cambio delle chiavi? Siamo stati via per un brevissimo lasso di tempo.
Uno sguardo vacuo prese possesso del volto del ragazzo. Visto che non accennava né a muoversi né a parlare, Grace lo scosse delicatamente, chiamandolo per nome. – Ehi, Russell! Ti senti bene?
- Alfredo Zanesi, Chuck Dasper, Nicole Provenza sono le persone che erano con te quando ti sei accorta che qualcuno aveva scambiato le chiavi. Potenziali colpevoli per presenza, in quanto suppongo tu non tenessi con te la chiave. Touka Yamagamashi, Ethan Birth, Rachel West e Henry Osborn invece sono potenziali colpevoli per le loro prestazioni fisiche. Non dimentichiamo però che gli altri potrebbero nascondere qualche sorpresa. Tante piste, logiche ma pur sempre troppe. Troppi colpevoli.
Grace era atterrita. Fino a quel momento aveva visto Russell tirare fuori qualche debole ipotesi, non pensava che con qualche secondo di riflessione avrebbe potuto analizzare complessivamente la situazione.
- Sei portato come osservatore. Dico sul serio.
- Di tanto in tanto mi riesce più facile. Adesso andiamo in palestra, non abbiamo tempo da perdere.
Uscirono di fretta dalla camera di Borisov. Se fossero riusciti ad interrogare tutti prima dell’inizio del processo, c’era una buona possibilità di ricostruire le dinamiche dell’evento senza troppa confusione. Russell era certo che se fossero arrivati fin lì senza nulla di concreto in mano sarebbe stato il caos.
Arrivati in palestra la trovarono vuota, fatta eccezione per Alfredo Zanesi, seduto in un angoletto con aria affranta.
- Alfredo, cosa diavolo è successo?- domandò Grace, con una nota preoccupata nella voce.
- Non sono capace a mantenere l’ordine, a quanto pare- sospirò, rassegnato.
- Spiegati, veramente non capisco.
- Appena sono tornato erano rimasti sì e no in cinque, poco fa se ne sono andati anche loro. A quanto pare, appena vi siete diretti sulla scena del crimine, qualcuno ha detto che aspettare in palestra era assurdo se l’assassino è tra di noi, così ha spinto tutti a tornarsene nelle stanze. Chiunque sia stato è un gran figlio di puttana.
- Chiunque sia stato potrebbe essere l’assassino, non credi? Così, mentre gli altri se ne tornavano camminando, si è fatto una bella corsa e ha fatto sparire le prove rimanenti.
- No! Impossibile. Nessuno potrebbe muoversi ad una tale velocità, a meno che voi due non vi foste spostati alla pari di una lumaca.
- Rus ha fatto una piccola lista di chi potrebbe essere stato, ma comunque non basta. Se non possiamo contare sulla collaborazioni di tutti i compagni li prenderemo singolarmente per interrogarli. Se ci dovessero essere altri istigatori, questa sarebbe la scelta migliore.
- Grace ha ragione. Avanti, Alfredo, dacci una mano!- propose Russell.
Il ragazzo chinò il capo, rassegnato. Arrivati a questo punto rifiutare sarebbe stata una mossa alquanto meschina. Si aggiustò gli occhiali sul naso, si alzò faticosamente e disse: - Va bene. Sono con voi, ragazzi.

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Capitolo 3
*** Processo ***


DDG03 PROCESSO

Raccogliere testimonianze, in fin dei conti, non fu così difficile come i tre si aspettavano. Cominciarono con Ethan Birth, l'unico amico di Borisov. Avevano pensato che fra tutti fosse stato il più disponibile ad aiutarli, nonostante cosa ci fosse in ballo. La prima domanda che posero fu se conoscesse la posizione della camera di Sauli. Ethan inarcò un sopracciglio e disse: - Perché, non era il luogo del delitto?
Afflitti per questo primo fallimento, continuarono l'interrogatorio semplicemente chiedendogli se avesse notato nulla di strano sia la notte che tutta la mattina.
- Sinceramente non saprei. Abbiamo passato una giornata frenetica e...- si bloccò. Portò la mano al mento e cominciò a massaggiarselo.
- Forse qualcosa mi viene in mente. Pochi minuti dopo il ritrovamento del corpo sono andato in bagno e allora ho sentito una sorta di ticchettio. Mi sono guardato un po' intorno per capire da dove venisse quando improvvisamente ho sentito un forte spostamento d'aria. Ho continuato a non vedere nulla e il ticchettio era ormai finito, quindi non ci ho dato peso e ho ripreso il mio cammino.
- Un misterioso ticchettio e un forte spostamento d'aria, dici, eh? Interessante...- affermò Grace, completamente assorta. Lo spostamento d'aria forse era attribuibile ai rapidi movimenti dell'assassino, che correndo per il corridoio, dopo aver scambiato le chiavi, stava tornando in palestra. Ma il ticchettio? A cosa poteva appartenere? Le due cose erano davvero collegate?
Passarono a Noreen Hunt, la Scassinatrice. Lei era sempre rimasta alla mensa fino a che non era stato trovato il cadavere non era stato ritrovato e, per insistenza di Zanesi si erano spostati tutti in palestra; per questo motivo avrebbe potuto sapere chi era rimasto lì tutto il tempo e chi invece avrebbe potuto effettuare lo scambio di chiavi.
- Non ricordo con esattezza. Comunque sia mi ricordo che voi tre, Grissom e Redson eravate andati a cercare De Wit e Sergente Gorilla.
- A quanto pare il nomignolo di Donald è stato adottato anche da altre persone...
- Poi, dunque... il galoppino di Sauli, uno dei gemelli, il muso giallo, la cavallona, Osborn e la piatta sono usciti poco dopo di voi.
- Chi sarebbero la cavallona e la piatta?- domandò Grace.
- Dare del muso giallo a una compagna orientale è parecchio scorretto, Noreen- la riprese Alfredo.
- Sì, sì, come dici tu, quattrocchi. La cavallona è quella stronza di Rachel, la piatta invece è Nicole. Pensavo fosse abbastanza semplice arrivarci. Comunque, lieta di aiutare. Ci si vede in giro.
Raggiunsero giusto in tempo West, prima che si chiudesse nella sua stanza e, per loro grande fortuna, acchiapparono Touka che proprio in quell'istante stava svoltando l'angolo.
- Ditemi, entrambe siete uscite poco dopo che ci siamo avviati a cercare i due assenti all'appello. Cosa siete andate a fare?
- Eeeeh? E da quando sareste diventati dei detective, voi tre?- esclamò Rachel, stizzita.
- State cercando di insinuare qualcosa? A quell'ora Borisov era già morto. Nessuno sarebbe riuscito fisicamente ad arrivare prima di voi, strangolarlo e issarlo con la corda- disse la Sabotatrice, stringendo gli occhi. Le voci correvano in fretta, a quanto pare.
- No, non stiamo insinuando nulla, Touka, stiamo solo cercando di seguire tutte le piste possibili. Non possiamo certamente permetterci di commettere degli errori.
- Va bene, va bene!- sbuffò Rachel - Io ero tornata qui nella mia stanza per lavarmi. Suppongo sia normale dopo colazione, no?
- Io invece mi trovavo all'ingresso. Con le apparecchiature di cui dispongo immaginavo di riuscire ad aprire il portone, ma niente da fare. Quella ferraglia è impenetrabile.
- Avete notato nulla di strano nel corso della giornata?
- No, non mi pare. Come ho detto prima, sono stata tutto il tempo all'ingresso.
Rachel invece sembrava pensierosa. Quando Russell le chiese su cosa stesse rimuginando, lei rispose: - Ecco, mi sembra di aver visto Osborn correre per il corridoio, ma non so bene perché. Forse aveva una gran fretta di andare in bagno, come Ethan.
- Henry correva per i corridoi? Ne sei sicura?
- Sicurissima, dannazione! Vi sembro cieca?- replicò la Ciclista.
Si allontanarono dalle due ragazze e cominciarono a discutere riguardo gli avvenimenti noti.
- Osborn mi puzzava fin dall'inizio, e la testimonianza di Rachel lo inchioda.
- Adesso non ci resta che scoprire quale fosse la stanza di Borisov per poter avere un piano genera...
*PLIN PLON*
- IL TEMPO A VOSTRA DISPOSIZIONE PER RACCOGLIERE PROVE È APPENA SCADUTO. SIETE PREGATI DI RADUNARVI NELLA STANZA AD OVEST DELLA SALA CONFERENZE IMMEDIATAMENTE.
- Troppo tardi. Il processo di classe sta per cominciare, ma credo che le prove che abbiamo raccolto siano abbastanza, avanti, andiamo.
Tutti gli studenti si ritrovarono nella sala conferenze, confusi dall'annuncio del preside. Il primo giorno in cui si erano trovati lì, non c'era nessuna stanza ai lati del posto; invece adesso una grande porta li sovrastava sul lato sinistro.
Alfredo si fece coraggio e la spalancò. Era praticamente vuota, giusto quattro bonsai e due panchine. L'unica cosa importante che si trovava lì era un ascensore particolarmente grande, del genere che viene tipicamente utilizzato nei cantieri: abbastanza grande da contenerli tutti e quindici, o meglio, quattordici.
Nonostante il sospetto e l'opprimente senso d'inquietudine, il gruppo di ragazzi fu costretto ad entrare nella cabina e, dopo qualche istante di esitazione, il Criminologo schiacciò l'unico pulsante dell'ascensore. Questo scricchiolò sinistramente, poi cominciò quella che agli studenti sembrò un'interminabile discesa verso gli inferi.
Nessuno di loro proferì parola durante tutto il viaggio.
Quando finalmente le porte si riaprirono, ad attenderli c'era già Kyanid, pronto a spiegare loro come funzionava questa sua disgustosa trovata.
- Benvenuti, benvenuti ragazzi! Sono felice che uno di voi abbia tentato la sorte uccidendo un proprio compagno. Fidatevi, sarà emozionante. Prego, prendete posto.
- Emozionante un cazzo, figlio di puttana!- gridò in un impeto d'ira Ethan. - Vedrai che riusciremo a scovare il colpevole, Kyanid- riprese Alfredo.
- Oh, lo spero davvero!- replicò il preside - Se il colpevole vincesse, sarei costretto ad uccidervi tutti, e il mio divertimento finirebbe subito. Purtroppo per voi, non sono disposto ad aiutarvi in nessun modo.
- Come se ne avessimo bisogno...- bofonchiò Grace.
La sala non era molto ampia e presentava il tipico pavimento a scacchiera dell'accademia; al centro di questa vi era un grande anello composto da alti banchi di legno, abbastanza simili a quelli che si trovano in tribunale. In fondo, invece, si poteva vedere un vetro insonorizzato, dall'altra parte di questo c'era una piccola sala di controllo. Notando che gli studenti la stavano fissando, Kyanid cominciò a spiegare.
- Quella che state guardando con grande interesse è la mia postazione. Da lì coordinerò il processo e comunicherò con voi. Come già vi avevo detto il primo giorno che ci siamo visti, se voterete all'unanimità uno di voi e questi sarà davvero il colpevole, egli verrà giustiziato. Se invece avete votato contro la persona sbagliata, morirete tutti e il colpevole sarà libero di abbandonare l'accademia. Ora, senza ulteriori indugi, diamo inizio al nostro processo!
I tavoli erano disposti in modo tale che tutti i ragazzi potessero guardarsi negli occhi senza difficoltà. Dato che nessuno aveva ancora avuto il fegato di puntare il dito contro qualcun altro, Kyanid, dalla sua stanzetta, attivò un timer di dieci minuti.
- Forza, ragazzi miei! Devo per forza usare questo tipo di incentivi per farvi lavorare?- domandò spazientito il robot.
Ethan allora abbassò lo sguardo ed emise un breve suono gutturale, come un ringhio, e disse: - Mi pare ovvio, non c'è neanche bisogno di questa coglionata di processo... è stato quel De Wit!
La sua affermazione rimbombò per la stanza. Gli occhi di Donald si assottigliarono, carichi d'odio.
- Come hai detto, scusa?- fece con voce tremante.
- Hai sentito bene, stronzo! Sei l'unico che non si trovava nella mensa prima delle undici. Trovo palese che sia difficile sollevare un corpo come quello di Sauli, per questo motivo, dopo averlo strangolato, te la sei presa comoda per farlo sembrare un suicidio!
- Vaffanculo! Io stavo dormendo, non ne sapevo nulla di questa storia!- gridò in preda all'ira l'accusato.
- Bell'alibi del cazzo. Avanti, confessa e risparmiaci i restanti otto minuti di processo- Touka aveva incrociato le braccia e lo stava fissando con disprezzo.
- Un momento!- li interruppe Russell - Qui c'è ancora qualcosa che non mi quadra. Trovo normale che accusiate Donald, in quanto ancora non siete a c0n0scenza di quello che siamo venuti a sapere durante la nostra piccola indagine.
- Avanti, sputa il rospo, Curlings. Devo ricordarti che abbiamo un tempo limite?- sbraitò Rachel. Lei e molti altri di tanto in tanto rivolgevano occhiate nervose al timer che ticchettava poco lontano da loro. Già, un ticchettio. Russell ancora doveva trovare una risposta a quello.
- Il Tiratore Scelto non è stato ucciso nella sua stanza, bensì in quella di qualcun altro. Avevamo riscontrato problemi a mettere in sicurezza la scena del crimine in quanto la chiave sembrava non essere quella giusta. Quando ci siamo allontanati le chiavi sono state sostituite a tempo record con quelle del colpevole.
- Le chiavi che avevamo trovato le avevo prese io dai pantaloni di Borisov e avevano il suo volto sopra, quindi non posso essermi sbagliata- aggiunse Grace.
- Oltre a questo, alcuni testimoni hanno affermato che Sauli non ha mai frequentato quell'ala del dormitorio. Un'altra prova a sostegno delle nostre idee.
- Quindi, secondo voi, quale sarebbe la dinamica del caso?- Logan sembrava incuriosito e, quasi certamente, credeva alle loro parole. Gli altri invece ancora erano scettici.
- Nessuno di noi si fidava di Sauli, in quanto era palese ci avrebbe tradito come nulla fosse. Evidentemente è stato invitato nella camera del colpevole per pianificare insieme un omicidio, ma il piano dell'individuo era ben diverso: cogliendo di sorpresa il bulgaro è riuscito a strangolarlo e ad appenderlo al soffitto. Non avendo a disposizione l'ora del decesso non potremmo scagionare Donald ma quando l'abbiamo trovato alle undici era chiuso a chiave nella sua camera, cosa che non avrebbe potuto fare, non avendone tecnicamente una copia.
- Giusto. Chiunque abbia ucciso Succhiavodka ha vagato per il piano senza meta o si è trovato un posto dove rimanere fino al ritrovamento- aggiunse Donald ghignando.
- Proprio a questo stavo pensando. Il colpevole si è erroneamente portato dietro le proprie chiavi, senza pensare che avrebbe dovuto accedere alla camera della vittima. Così, dopo aver portato via dalla stanza i bagagli, si è accorto dell'errore. Lo scambio delle iconcine 8-bit rappresentanti le nostre figure potrebbe essere avvenuto un po' prima. Ormai era tardi per tornare indietro e frugare sul corpo di Borisov, rischiando così di farsi scoprire- Il discorso di Zanesi era senza dubbio molto logico, infatti fu seguito da alcuni mugugnii di assenso.
- Io... devo fare una confessione- esordì Touka. Tutti si girarono verso di lei con gli occhi sgranati. - Questa notte Borisov è passato a visitarmi, voleva coinvolgermi in un piano di omicidio multiplo. Ha detto di aver già trovato un valido complice. Comunque sia... mi sono rifiutata.
- E noi come facciamo a saperlo? Sei anche arrivata in ritardo a mensa- insinuò Chuck Dasper.
- Aspettate, Sauli... è passato anche da me- Russell sorprese tutti. Grace lo scrutava carica d'apprensione; aveva fatto molto per evitare che quella cosa venisse fuori, e adesso lui ne parlava come se nulla fosse. Una mossa forse troppo azzardata? - Non so che ore fossero perché non porto nessun orologio con me, ma non ha detto nulla riguardo un complice, dunque posso supporre che sia andato prima da me, poi dal potenziale colpevole ed infine da Touka.
- A meno che, ovviamente, non sia tu il complice- concluse Rachel.
- Non diciamo assurdità! Ho visto la stanza di Russell, mi ricordo dov'è. Lo possiamo pure escludere dai sospetti, così come Grace e Donald. Credo di potermi anch'io escludere dalla lista, immagino che tutti abbiate sentito le lamentele riguardo la posizione della mia stanza- affermò Zanesi. Molti l'avevano ascoltato mentre bisticciava con Kyanid, che l'aveva piazzato proprio davanti ai bagni.
- Va bene, va bene. Ma quindi siamo a un punto morto, non ci sono sospetti. O mi sbaglio?- ricominciò Dustin.
- Al contrario. Alcuni di voi sono usciti dalla mensa e poco dopo, prima che arrivassimo al cadavere di Borisov, le chiavi erano state sostituite. Di queste persone che sono uscite, nessuno conosce l'ubicazione delle loro stanze. Sto parlando di Nicole, Ethan, Rachel, Henry e Touka. E anche uno di voi due gemelli- disse Russell, squadrandoli.
- Come vi ho detto prima, ero all'ingresso, cercando di aprire il portone principale- Touka stava sudando. Le sue emozioni erano un misto di rabbia e paura. Non voleva che gli studenti la accusassero senza pensarci troppo, anche lei era consapevole che il suo carattere fosse tutt'altro che rassicurante.
- Il gemello che è uscito sono io, Chuck. Ero andato un attimo in cucina a prendere del peperoncino per strofinarlo sul cuscino di Logan. Quell'incosciente ha lasciato la porta di camera sua aperta, perciò ho pensato di fargli un tiro mancino.
- Bastardo...- grugnì il fratello.
- Posso confermarlo. La planimetria del primo piano è piuttosto semplice: a nord la sala conferenze, a sud le cucine e a est e a ovest le due sezioni dei dormitori. Al centro la mensa, la palestra, le classi e tutto il resto. Da quello che ho capito le sezioni sono collegate solo dalla grande parte centrale, dunque se ho visto Chuck andare a sud, non può essersi spostato in altre zone- intervenne Dustin.
- Potrebbe essere sgusciato per le classi, no?- fece Noreen.
- Impossibile. La cucina è direttamente collegata alla mensa- ribatté il Biologo.
- Nicole, invece tu dove ti trovavi?
- Stavo cercando il deposito bagagli, temo di aver dimenticato una delle mie pregiate borsette!
- Temo di aver dimenticato una delle mie pregiate borsette! Cocooo! Cocooo!- Chuck aveva unito le braccia a forma d'ala e imitava il comportamento di una gallina.
- Zitto, rifiuto umano! Ci stai solo facendo perdere tempo prezioso!- gridò la ragazza, quasi con le lacrime agli occhi. L'attenzione degli studenti fu nuovamente catturata dal timer. Ancora quattro minuti.
- E comunque vorrei ricordarvi che ho partecipato all'indagine con voi. Sono stata via pochi istanti prima del vostro ritorno dopo aver scoperto della morte di Sauli e probabilmente sono stata la prima ad uscire dalla mensa...
- Anche Ethan e Rachel ci hanno detto dove si trovavano e nonostante non possiamo ancora confermare il loro alibi, rimane solo una persona che non ha ancora detto nulla. Giusto, Henry?
- Co... cosa? Io?- lo Sceneggiatore prese a sudare. Fino a quel momento era rimasto con le braccia incrociate a seguire il corso del processo e adesso che veniva coinvolto si sentiva completamente impreparato.
- No! Vi sbagliate! Io non c'entro niente!
- Allora dimostralo. Rachel ha detto di averti visto correre per i corridoi. Ovviamente nessuno con passo normale avrebbe potuto precederci per prendere le fatidiche chiavi e tu mi sembri anche un tipo parecchio sportivo...
- Dannazione, che cazzo state dicendo! Rachel non avrebbe mai potuto vedermi correre, questo perché non ci siamo mai incontrati! E oltretutto io non mi sono mai messo a correre...
- Qualcuno mi ripeta l'alibi di Rachel- Sherley stava guardando la Ciclista in cagnesco. Fu in quel momento che l'illuminazione colpì Russell. Aveva capito, o almeno sperava di aver capito. Quella doveva essere l'ultima prova: se si sbagliava era finita per tutti, il killer avrebbe vinto. Ma se invece era nel giusto avrebbe salvato tutti.
- Due minuti allo scadere del tempo. Mi sto divertendo parecchio però, purtroppo, non posso aggiungere altri minuti. Non si possono mica cambiare le regole del gioco metà della partita...
Il suono ossessivo del ticchettio fu la spinta finale per Russell.
Alzò lentamente il braccio e puntò il dito contro Rachel West, la Super Accademica Ciclista. - Sei stata tu, vero?- disse semplicemente.
Lei rimase allibita per qualche istante. Il piccoletto l'aveva davvero appena accusata? Scoppiò a ridere fragorosamente.
- Coglionazzo, starai scherzando, spero! Ci rimane pochissimo, cerca di concentrarti su Osborn, invece! Lo ripeto, l'ho visto correre!
- Il vero problema è che tu sei stata l'unica a vederlo, dico bene?
- Be', ecco...
- E non è tutto. Ascoltatemi bene tutti! L'alibi che Rachel mi ha fornito poco fa è questo: "Io ero tornata qui nella mia stanza per lavarmi. Suppongo sia normale dopo colazione, no?"
- E quindi? Cosa vorrebbe significare? Anzi, a maggior ragione, il fatto che sia tornata nella mia stanza dovrebbe scagionarmi.
- Nient'affatto, perché ti sei contraddetta poco dopo.
- Che stai dicendo, come avrei fatto a contraddirmi?
- Riferendoti alla corsa di Henry hai detto: "Forse aveva una gran fretta di andare in bagno, come Ethan."
- Non significa nulla, Curlings! Rimane poco più di un minuto! SMETTILA DI FARCI PERDERE TEMPO!- strillò. Il suo volto era contratto da un'orrida smorfia di rabbia primordiale.
- Prima del processo sono tornato di nuovo a parlare con Ethan. La stanza di Zanesi si trova esattamente davanti ai bagni, infatti il Modellista l'aveva riconosciuta.
- Lo sentite? Sta farneticando! La pressione lo sta facendo uscire di testa, poveretto!- tentò la Ciclista.
- Fa silenzio, West. Credo che Russell stia dicendo qualcosa di molto interessante- la zittì Alfredo.
- La tua stanza è nell'altra sezione del dormitorio, Rachel. Se tu fossi davvero andata in camera tua a lavarti, non avresti mai potuto vedere Ethan andare in bagno!
- Eh? Allora devo essermi sbagliata. L'avrò sentito alla mensa, poco prima di uscire. Voglio comunque ricordare a tutti quelli che erano presenti che sono andata nella sezione ovest del primo piano, dove si trova la mia stanza...
- Già, ma al contrario della cucina ci sono diversi modi per passare da un'ala all'altra senza dover attraversare la mensa. Potresti semplicemente aver attraversato le aule- Un nuovo intervento di Dustin che sembrava colpire perfettamente il centro della situazione.
- E per quanto riguarda il ticchettio misterioso udito da Ethan, solo ora ci sono arrivato. Si trattava della catena della tua bicicletta. Ti sei rapidamente diretta ad ovest non solo per sviare i sospetti su di te, ma per recuperare dal deposito bagagli la bicicletta, che non era dentro la tua stanza in quanto dopo aver assassinato Sauli e dimenticato le chiavi su di lui, non avevi un posto dove portare i bagagli. Avevo notato precedentemente il modello che usi, in quanto hai passato un bel po' a vantarti di quanto fosse moderno e silenzioso, una sorta di dono della Hope's Peak Academy che hai ricevuto grazie alle tue incredibili doti... Anche per questo eri una delle prime a trovarsi in mensa, perché hai vagato fin dall'ora del delitto! Hai preso la bici e hai pedalato celermente fino a fare caso e sorpassare Ethan. Perciò ti sei ricordata che stava andando in bagno. Per concludere, ci hai preceduti e hai sostituito le tue vecchie chiavi con quelle di Borisov, rimediando al tuo primo errore ma lasciandoti dietro una lunga serie di palesi tracce!
Russell ansimava, tutto quel lungo discorso senza mai prendere fiato, tutto per colpa di quel maledettissimo timer che, anche se gli aveva fatto dono di una preziosa intuizione, continuava a snervarlo sempre più. Comunque sia, sembrava che tutto si incastrasse senza problemi, ma Rachel voleva ancora combattere.
- A... avanti, ragazzi, davvero non crederete a questo scricciolo? Come avrei fatto, io, una ragazza qualunque, a strangolare e impiccare un gigante come Sauli?
- È questo che potrebbe dare da pensare, inizialmente. Ma non bisogna dimenticarsi che tu sei un'atleta e invece di averlo strangolato con le braccia, avresti potuto farlo con le gambe, ed è forse stato il profumo che ho trovato su Borisov a darmene conferma. Tu, oltre ad esserti finta sua complice, ti sei finta anche sua amante. Infatti, non voglio conoscere i dettagli, in un modo o nell'altro è finito con la faccia tra le tue gambe. Poi, dopo averlo ucciso, hai fatto un goffo tentativo di farlo sembrare un suicidio e, se le mie supposizioni sono giuste, l'hai issato sul soffitto legandoti alla corda!
Noreen allora sollevò la canottiera sportiva di Rachel, rivelando le abrasioni causate dalla corda.
- Il tempo è scaduto, studenti. Siete pronti per la votazione?
Dai tavoli sbucò un piccolo tastierino sul quale apparivano le versioni 8-bit degli Accademici. Ormai l'esito era ovvio.
Sullo schermo apparve il volto di Rachel West e le luci della sala si spensero.
- Quindi è davvero stata lei...- Ethan aveva la fronte corrugata e non riusciva ad incrociare lo sguardo con la colpevole.
- Non voglio crederci- borbottò Nicole.
- Lo so, è dura scoprire che uno di noi abbia trovato il coraggio di strappare la vita di qualcun altro. Ma la verità è questa e non la si può negare in alcun modo- disse il Criminologo. Aveva chiuso gli occhi ed aveva assunto un aspetto molto solenne, una lieve nota di amarezza poteva udirsi nella voce.
Molti altri tremavano, forse sia per il forte nervosismo dovuto al processo che per la forte paura di cosa sarebbe accaduto da un momento all'altro. Persino Russell, che era riuscito a mantenere un insolito sangue freddo, era sul punto di collassare. Soltanto Grace, Donald e Alfredo sembravano ancora in loro stessi, anche se quest'ultimo qualche emozione, a malincuore, la tradiva.
Rachel invece scivolò lentamente in ginocchio, singhiozzando sommessamente, per un attimo fu anche scossa da qualche conato di vomito, che represse a malapena.
- Vo... voi non capite... io dovevo uscire di qui! La mia brillante carriera... io ero la migliore di tutti...
- Signore e signori, non andatevene! Lo spettacolo non è ancora finito!- attaccò con un tono allegro Kyanid.
Una gracchiante voce metallica fece sobbalzare i presenti. - RACHEL WEST, SUPER ACCADEMICA CICLISTA, È STATA SELEZIONATA COME COLPEVOLE DELL'OMICIDIO DI SAULI BORISOV, SUPER ACCADEMICO TIRATORE SCELTO. DI CONSEGUENZA, LA SUA ESECUZIONE AVVERRÀ TRA POCHI ISTANTI.
Subito tutti i ragazzi si trovarono incatenati ad una sorta di congegno che li trascinò lungo un corridoio appena rivelato da una falsa parete della sala dei processi. Il luogo dove giunsero era molto particolare: erano separati da una colossale ruota di bicicletta da un parapetto e da una barriera di vetro.
- Cos'è questo posto?- domandò irrequieto Donald.
- Che sia...- provò Grace.
- LA SALA DELLE ESECUZIONI!- esclamò pieno di gioia Kyanid. - Sapete, fin quando vidi i film di Saw per la prima volta mi ammaliarono nella maniera più assoluta. Ed io, personalmente, sono sempre stato molto fantasioso. Infatti non adotterò le noiose fucilazioni, o iniezioni letali e via dicendo; bensì creerò delle macchine letali basandomi sul vostro talento e personalità, per rendere le cose più divertenti e interessanti!- Quando vide che Grace stava cercando di aprire il portone appena chiusosi alle loro spalle, riprese nuovamente parola. - E, naturalmente, voi sarete costretti ad assistere- disse, chiudendo il discorso.
Rachel urlava con tutto il fiato che aveva in corpo mentre veniva separata dai compagni e posta parecchi metri sopra quella gigantesca ruota, che nel frattempo aveva cominciato a girare sempre più velocemente, fino a provocare una violenta corrente d'aria, strattonando qua e là la sventurata ragazza. Il volto aveva quasi del tutto perso il suo colorito abbronzato e i lunghi capelli tinti di viola scuro, raccolti in una coda di cavallo, ormai svolazzavano in tutte le direzioni. Il suo robusto corpo era, ironicamente, sorretto solamente da un'esile corda.
Continuando ad agitarsi e tentando di aggrapparsi alla corda, infine questa cedette e la disgraziata cadde tra i raggi della ruota, finendo completamente tritata dai sottili fili di ferro. Alti schizzi di sangue raggiunsero persino il parapetto degli studenti.
Gli occhi di Russell si rivoltarono e, sentendosi totalmente privo di forze, si accasciò a terra e perse i sensi.

- Kyanid, ho bisogno di chiederti una cosa.
- Oh, prego, dimmi pure, Grace. Quest'esecuzione mi ha messo di buon umore, dunque potrei essere più disponibile del solito.
- Stavolta abbiamo avuto fortuna nello scoprire subito che non era un vero suicidio. In caso contrario, ci saranno processi anche per dei veri suicidi?- domandò la rossa.
- Il processo di classe scatta ogni volta che un cadavere viene rinvenuto da uno studente. Che sia un suicidio, un omicidio o una morte accidentale non ha nessuna importanza, voi dovrete ugualmente arrivarci indagando e dovrete dimostrarlo durante il confronto collettivo con gli altri compagni. Sarebbe troppo semplice per voi e poco divertente per me- spiegò il finto preside.
- In questo particolare caso ho anche oscurato la parte dei file nella quale si parla del luogo di ritrovamento, per rendere le cose un po' più complesse ed eccitanti!
- Maledizione, quindi normalmente dovrebbe essere citata?
- Esattamente. Ora che ho svelato il trucchetto, però, non credo che lo farò ancora in futuro. Farlo più di una volta non avrebbe senso...
Appena conclusa la breve conversazione, dalla stanzetta collegata alla sala delle conferenze uscirono Alfredo e Sherley che reggevano uno per le braccia e l'altra per le gambe il povero Russell, che ancora non aveva ripreso conoscenza.
- Sarebbe gentile da parte tua se venissi qua a darci una mano. Per quanto sembri leggero, non lo è affatto in realtà- effettivamente il Criminologo aveva un aspetto piuttosto provato, forse più per il processo che per altro.
Quando Grace si girò di nuovo verso Kyanid, questo era scomparso nel nulla. Un piccolo brivido le attraversò la schiena; detestava quando lo faceva.
- Allora, vieni o no?
Volse un ultimo sguardo allo sgangherato ascensore che li aveva portati nelle profondità della scuola. Si ripromise che non ci sarebbero più tornati, mai più.
Prima che un altro dei loro compagni potesse anche solo pianificare un omicidio, lei e Russell avrebbero risolto il mistero che si celava nella Hope's Peak Academy e allora sarebbero stati liberi.
- Va bene, arrivo!

NOTA DELL'AUTORE
Sì, può sembrare strano pubblicare tre capitoli tutti di fila, ma cercate di capirmi: è quasi più di un anno che il primo è pronto e non ho mai pensato di metterlo online. Ora ho appena finito il terzo e sono già al lavoro per il quarto e sinceramente volevo sapere cosa ne pensassero i lettori. Questo è il mio primo tentativo di tirare su un gialletto il più semplice possibile, e l'universo di Danganronpa mi sembrava l'ideale...
Comunque sia, sono contento di aver deciso di non sospendere la stesura di questa storia, mi piace come si sta sviluppando! Non dimenticate di lasciare una recensione, trovo importantissimo leggere i pareri dei lettori, specialmente se sono critici (una buona occasione per migliorarmi).
Al prossimo capitolo!
- Don

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