Danganronpa - L'ultimo gioco di Sputnik from outer space (/viewuser.php?uid=790836)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'Accademia ***
Capitolo 2: *** Omicidio ***
Capitolo 3: *** Processo ***
Capitolo 1 *** L'Accademia ***
DDG01
L'ACCADEMIA
La Hope's Peak Academy, il sogno di ogni liceale. Un luogo che
però era per la sola élite, o meglio, per i soli geni.
Tutte le più grandi menti, i più grandi sportivi ma anche
chiunque eccellesse in modo particolare in un campo affluivano
nell'accademia per completare i loro studi e per venire ulteriormente
istruiti su ciò che sapevano fare meglio, in modo da renderli
campioni a livello mondiale.
Ne esistevano svariate sedi per il mondo, e le più importanti si
trovavano rispettivamente nelle città di Tokyo, New York e
Stoccolma, per renderla più accessibile agli studenti di tutto
il globo.
Ricapitolando il tutto: una scuola eccezionale, fondata per geni, con
varie sedi in città esclusive. Così, quando la lettera
d'invito per l'iscrizione giunse a casa di Russell,
l'incredulità prese il sopravvento creando una baraonda
generale. Insomma, non si poteva sicuramente definire un cattivo
studente, ma i suoi genitori erano sicuri del fatto che non eccellesse
proprio in nulla: il tipico mediocre, diciamo. Ogni cosa di lui era
generica: carnagione pallida da canadese qualunque, volto comune e
dimenticabile, corporatura da persona che in classe non viene notata
neanche per sbaglio.
Comunque, quando un'occasione del genere bussa alla tua porta... diavolo, rifiuteresti?
Fu così che Russell Curlings abbandonò, almeno fino alle
vacanze più vicine, la sua piccola casa a Caledon per fare
ingresso alla sede newyorkese della Hope's Peak Academy, con il cuore
pieno d'emozione e speranza per il futuro.
- Secondo te è morto?
- Ma certo che no! Non vedi che respira? E smettila di spalmargli quella matita in faccia!
-He, he... Guarda: ora sorride, ora è triste, ora sorride, ora è triste!
- Mi dai retta?
- Cosa vuoi? Non lo sto mica facendo a te. Dacci un taglio, ti lamenti sempre...
- E tu invece datti un contegno, non vedi che si sta svegliando?
- Oh, porca... non gli ho ancora disegnato i baffi!
Russell si massaggiò lentamente la fronte, dopo essersi rimesso
a sedere. Guardò prima a destra, poi a sinistra. Si rese conto
di trovarsi in una classe, ben diversa da quelle che fino ad allora
aveva frequentato abitualmente nella sua vecchia scuola.
Era una grande stanza rossa con pavimento a scacchiera, i banchi erano
singoli ed in metallo e ognuno di questi aveva un piccolo contenitore
al suo fianco. In fondo troneggiava una pedana con sopra la cattedra,
anch'essa in metallo. Dietro c'era la lavagna, un grande schermo al
plasma.
"Roba da ricchi, ricchi sfondati." si trovò subito a pensare.
Poi, visto il suo "eccellente" senso d'osservazione, capì di non
essere solo. Spostò leggermente la sedia del banco dove si era
addormentato in modo da potersi guardare dietro.
- Ben svegliata, principessa.
- Sei davvero irritante, Chuck.
L'uno accanto all'altro, in piedi davanti a Russell, si trovavano due
gemelli identici. Ma proprio identici in tutto e per tutto: stesso
taglio di capelli, stessi vestiti, fattezze, altezza. Entrambi avevano
folti capelli neri a cespuglio, occhi marroni e una faccia da schiaffi.
Insomma, abbastanza raccapricciante.
- Uh... scusate... e voi sareste?
- Piacere, io sono Chuck Dasper, e questo qui con l'aspetto da fichetta è mio fratello, Logan.
- Siamo identici. Se ho l'aspetto della fichetta ce lo hai anche tu.
- Non ci avevo pensato.
- Immagino.
Passarono un altro po' di tempo a discutere animosamente, mentre
Russell li guardava spaesato. In effetti non riusciva a comprendere la
situazione. Certo, si trovava dentro la Hope's Peak Academy, di questo
ne era più che sicuro, ma... come diavolo c'era arrivato dentro
ad una classe? Tutto ciò che si ricordava era che fermò
il taxi dinnanzi all'edificio ed era sceso con i suoi bagagli nel
piazzale, fine.
Per il resto vuoto completo. Così decise di interrompere i due gemelli e chiederlo a loro.
- Chuck, Logan... posso chiamarvi per nome, vero?
- Ovvio, a meno che tu non voglia chiamarci Dasper 1 e Dasper 2- rispose Logan, girandosi verso Russell.
- Va bene. Sentite, come mai mi trovo qui? Ho un vuoto di memoria...- domandò timidamente.
- Sono gli effetti della cocaina. Ieri sera c'è stato un rave
party da sballo, con droga, alcol e sesso selvaggio. Sul serio non ti
ricordi quella bella biondona norvegese?
- Co... come?- balbettò sorpreso.
- Smettila di prenderlo in giro, Chuck! In realtà non lo
sappiamo neanche noi. Ci siamo svegliati in questa classe giusto
qualche minuto prima di te. Non saprei che dirti.
- Magari sono quelli del terzo anno che ci stanno facendo uno scherzo,
come nei telefilm. Poi noi li aggrediremo, li vestiremo da ballerine di
danza classica e li faremo correre per il campus con una sirena
lampeggiante in testa. Saranno derisi da tutti gli studenti e...
"Questi due sono strani forte. Sarà meglio uscire dalla classe."
pensò Russell, leggermente inquieto. Improvvisamente,
però, notò qualcosa di davvero insolito.
- Ragazzi...- disse, attirando l'attenzione dei Dasper - le finestre, cosa hanno fatto alle finestre?
Chuck e Logan guardarono verso il punto indicato dal ragazzo e per un attimo sembrarono come paralizzati.
Dietro le lastre di vetro delle finestre c'erano degli enormi muri di
ferro, che non lasciavano passare un raggio di sole, sempre che
quest'ultimo fosse in cielo.
- Cacchio, questo è davvero buffo. Non siamo in una scuola, ma in una banca, a quanto pare.
- Io non ci trovo proprio nulla di buffo, cretino.
Russell accostò la mano al vetro. Il presentimento che ci fosse
qualcosa di davvero molto sbagliato era decisamente forte, su questo
non c'erano dubbi. Dopo pensò che poteva essere un sistema di
sicurezza notturno, e si tranquillizzò. Aveva pur sempre
un'amnesia: poteva aver perso anche sei ore della giornata.
Pochi secondi dopo i tre ragazzi udirono il tipico suono utilizzato per gli annunci negli aeroporti.
*PLIN PLON*
- Eh? E adesso che vogliono?- disse con fare scocciato Chuck.
- Non ti avranno già convocato in presidenza, ragazzo mio?- gli rispose con un sorrisetto il fratello.
- Non ti avranno già convocato in presidenza, gné
gné gné!- fece il verso il primo, imitandolo con una
vocetta nasale.
- A TUTTI GLI STUDENTI, PRESTATE ATTENZIONE. IN CINQUE MINUTI
PRESENTATEVI TUTTI NELLA SALA CONFERENZE, NESSUNO ESCLUSO. RIPETO: IN
CINQUE MINUTI TUTTI NELLA SALA CONFERENZE.
- Finalmente! Forse avremo qualche informazione in più, adesso- sospirò Russell, sollevato.
- Sinceramente, la cosa mi preoccupa un po'. Hai sentito che voce aveva quello? Faceva paura- disse Chuck, insolitamente cupo.
- Ricordatevi, potrebbe sempre essere uno scherzo alle matricole.
Manteniamo i sensi attivi, per evitare una secchiata d'acqua gelida o
peggio. La sala conferenze potrebbe essere una trappola.
- Andiamo, uno scherzo è solo uno scherzo, no?- provò Curlings.
- Tu non hai mai visto una tua foto in cui indossi mutandine da donna
sulla bacheca all'ingresso della scuola per due anni consecutivi!-
stridette Logan con le lacrime agli occhi.
- Ogni volta che la toglievamo, il giorno dopo riappariva- aggiunse con tono solenne Chuck.
- D'accordo, ho capito. Farò attenzione.
Uscirono dalla classe e si ritrovarono in un lungo corridoio di colore
viola scuro. Le lampade che costellavano i suoi muri emettevano una
luce molto fioca, era quasi impossibile vedere cosa c'era in fondo a
questo. Il tipico pavimento a scacchiera li avrebbe accompagnati fino
alla loro meta.
- Scusate, potreste precedermi? Devo andare un momento in bagno.
- Certo, amico. Buona cagata!
- Sei sempre così volgare, Chuck.
I due si incamminarono, mentre Russell prese la direzione opposta, in un certo senso più che sollevato.
"Dovrò fare in fretta, i cinque minuti stanno per passare. Ora che ci penso, dove cavolo è il bagno?"
Non era sicuro di quanto tempo ci avesse messo per trovare il WC, ma
era certo di essere in ritardo, giusto per migliorare quella prima,
fantastica, giornata scolastica. Si chiuse nella prima cabina che vide
e cominciò a fare... quel che doveva fare. Insomma, ci siamo
capiti.
- Uff... Ci voleva proprio- si tirò su la zip e fece per uscire,
improvvisamente però dovette fermarsi. Aveva sentito uno strano
rumore provenire dalla cabina accanto la sua.
"Non sono solo a quanto pare. Vabbe’, è pur sempre una scuola."
Quando posò la mano sul pulsante d'apertura si sentì dire: - Ehi, buongiorno! O buonasera, chi lo sa!
- WAAAAH!!!
- Non urlare così, mi spaventi!
Affacciatasi sulla cabina di Russell c'era una ragazza, decisamente
carina. Probabilmente aveva la sua stessa età, aveva i capelli
rossi tagliati corti e gli occhi di colore verde smeraldo, il volto
costellato da numerose lentiggini; indossava una maglietta un po'
troppo larga per lei con sopra una giacchetta di jeans, perciò
Curlings pensò fosse una nuova studentessa, proprio come lui e i
gemelli.
- Che... che diamine ci fai nel bagno dei maschi?
- Oh.
- "Oh" cosa? Non è normale che una ragazza si infili nel bagno sbagliato e saluti il primo che passa, non credi?
- Non è neanche normale che una scuola abbia tutte le finestre sbarrate e luci spettrali.
- Touché.
*PLIN PLON*
- ALL'APPELLO MANCANO ANCORA TRE STUDENTI. SONO PREGATI DI PRESENTARSI
IMMEDIATAMENTE NELLA SALA CONFERENZE. RIPETO: SONO PREGATI DI
PRESENTARSI IMMEDIATAMENTE NELLA SALA CONFERENZE!
La ragazza dai capelli rossi rabbrividì teatralmente, poi disse:
- Questo tizio, chiunque sia, è dannatamente tetro, speriamo che
non sia un professore importante o, che so io, il preside o il vice
preside...
- Credo dovremmo muoverci. Non vorrei prendere una punizione il primo giorno.
- Hai ragione, uh... come ti chiami?
- Russell... Russell Curlings, sono canadese. E tu?
- Grace McHimmon, vengo dal Regno Unito! Dai, andiamo!
Corse fuori dal bagno, lasciando Russell abbastanza interdetto.
"Sembra proprio che si diverta, meglio per lei. Sarà decisamente
un anno particolare, me lo sento." pensò, con un mezzo sorriso.
Non aveva ancora idea di quanto sarebbe stato particolare.
Le porte della sala conferenze erano chiuse, così il ragazzo
esitò qualche momento prima di fare il suo ingresso. Come
sarebbero stati i suoi nuovi compagni? E i professori? Quella strana
chiamata era solita dell'inizio dell'anno? Lo trovava abbastanza
sospetto: i discorsi motivazionali all'inizio del quadrimestre li
facevano solo negli anime scolastici. Infine si decise e dette una
bella spinta.
- Oh, beh... Ben arrivato!
- Era anche ora...
- Chi è questo tipo?
Nella sala c'erano altri tredici studenti che bisticciavano, stressati
dalla situazione anormale. Russell sentì il cuore battere
all'impazzata. Erano quelli i suoi nuovi compagni di classe, giusto?
Sarebbero state le persone con cui avrebbe passato la maggior parte del
suo tempo per i prossimi tre anni? Guardandosi meglio intorno fece caso
a certe facce e decise, a prescindere, che avrebbe evitato di
frequentare le persone a cui appartenevano.
- Bene, bene... Ci siamo tutti?- esordì la stessa voce cupa degli annunci.
Uno dei quattordici ragazzi rispose impulsivamente, senza neanche
cercare la fonte del suono: - No, ne manca ancora uno. Possiamo
cominciare lo stesso? Sono stufo di aspettare.
- Accordato. Studenti e studentesse, prego, rivolgete a me la vostra attenzione.
Tutti i ragazzi si girarono in direzione del palco. Un uomo (forse) si
stagliava su di loro da dietro la scrivania. Era davvero alto,
indossava un lungo impermeabile grigio, abbinato ad un cappello di
feltro, mocassini e pantaloni in sintonia con tutto il resto. Sembrava
uno di quei detective privati degli anni Quaranta, i tipici duri tra i
duri. La differenza? Era impossibile distinguere le fattezze del volto,
infatti questo era completamente nero. Forse indossava una maschera o
un passamontagna ma, comunque sia, rimaneva dannatamente inquietante.
- Vi do ufficialmente il benvenuto alla Hope's Peak Academy,
l'accademia più rinomata di tutto il mondo. Io sono Kyanid, il
vostro preside. Da oggi, dovrete obbedire a tutte le regole imposte dal
Consiglio. Vi saranno consegnati dei tablet per poterle consultare in
qualsiasi momento. Come credo avrete notato, siete stati privati di
tutti gli oggetti elettronici con la possibilità di connettersi
ad Internet in vostro possesso.
In seguito a quest'affermazione, molti dei ragazzi cominciarono a frugarsi nelle tasche.
- Ehi, è vero! Ma chi diavolo vi ha dato il permesso di fare una
cosa del genere?- esclamò un tizio in fondo alla sala.
- Ho, come dire, osato conferirmelo da solo. Questo perché non potrete mai più uscire da questa scuola.
- EEEEEEEEEEEEEH?!?!?- gridarono quasi tutti i presenti, colti di sorpresa.
- Lasciate che vi spieghi come stanno le cose, anzi, che ricominci. Io
sono Kyanid, il vostro preside, e vi do ufficialmente il benvenuto nel
mio primo, grande e mortale esperimento: il Gioco Letale. Non potrete
avere nessun tipo di contatti con l'esterno, né virtuali
né fisici, non potrete neanche uscire dall'edificio. I rinforzi
in metallo vi impediranno qualsiasi genere di evasione: siete
completamente intrappolati.
- Lurido figlio di puttana! Vieni qui che ti apro il cranio!-
urlò un altro, che prese una sedia lì vicino e la
scagliò in direzione del preside. Questa lo colpì in
pieno volto e l'uomo cadde di schiena in terra, apparentemente privo di
sensi.
- Bel colpo!- disse uno dietro il tiratore, soddisfatto. Quando i due
stavano alzando il braccio per battersi il cinque, il preside si
rialzò, regalando uno spettacolo abbastanza raccapricciante: la
faccia, quella maschera nera, era stata stracciata dal colpo, rivelando
ciò che c'era sotto. Un cyborg? Un robot? Un androide? Difficile
a dirsi, comunque sempre un mostro meccanico era.
- È inutile, cari studenti. Anche se riusciste a distruggere
questo corpo, me ne procurerei rapidamente un altro. Le risorse
finanziarie non sono minimamente un problema. Sarà meglio che
ora vi spieghi qualcosa in più. Sapete, un modo per uscire...
c'è- fece con tono grave Kyanid.
- E quale sarebbe?- chiese una studentessa, che dalla voce si capiva perfettamente quanto fosse intimorita.
Kyanid sollevò da terra il suo cappello, lo sfregò un po' per pulirlo dalla polvere e riprese.
- Uccidere un vostro compagno. Facile, no?
Susseguì un attimo di profondo silenzio. Gli studenti presero a
guardarsi tra di loro, atterriti. Era possibile che tutti stessero
pensando a un terribile, mostruoso scherzo di pessimo gusto, ma viste
le circostanze, ormai la situazione si distanziava molto da un
giochetto.
- Assassinare un compagno?- sussurravano qua e là gli studenti.
- Esattamente. Reputate di non esserne in grado? Allora prego, rimanete
qui. Avete viveri a sufficienza per sopravvivere abbastanza a lungo da
godervi una serena vita come all'esterno, poi ci sono libri, riviste e
film in quantità. La Hope's Peak Academy potrebbe essere la
vostra nuova casa.
- Non la passerà liscia! Vedrà che la polizia
interverrà al più presto e ci tirerà fuori tutti
di qui!- affermò uno.
Kyanid emise un lieve sbuffo e si grattò la tempia, per palesare la sua perplessità.
- Come dici? La polizia? Sul serio faresti affidamento su quei buffoni?
Ah, giusto, scusami, sapete ancora così poco, al momento. La
Hope's Peak Academy controlla il governo statunitense, svedese e
giapponese già da tempo. In questo momento, negli altri campus,
si sta svolgendo la stessa cosa, anche se con scopi diversi. Forse,
troppo diversi. Ma non sono qui per criticare l'operato degli altri o
discorrere del mio- disse l'androide, sembrava che non stesse
più parlando con i ragazzi ma con sé stesso.
- Eh? Di che sta parlando?- sussurrò Russell ad un vicino, che gli fece spallucce.
- Riprendendo il discorso... praticamente dovrete uccidere un vostro
compagno, senza farvi scoprire dagli altri. Passato un certo numero di
ore si terrà un processo di classe, dove si confronteranno le
prove trovate e ogni studente potrà esporre le proprie opinioni
al riguardo. Svolta una votazione, se riuscirete ad incastrare il
colpevole, questo sarà punito. Se invece incolperete un
innocente, l'assassino potrà uscire indisturbato dall'accademia
e riprendere il normale corso della propria vita, mentre tutti gli
altri saranno condannati al suo posto.
- Che cosa intende esattamente con "punire" e "condannare"?-
domandò un ragazzino che fino ad allora si era tenuto in
disparte.
Se avesse avuto un vero volto, sicuramente il preside avrebbe sorriso.
- Verrà attuata un'esecuzione- rispose divertito. - Ora basta
tergiversare. Eseguirò l'appello, dopodiché vi saranno
distribuiti i tablet con le regole. Allora sarete liberi di scorrazzare
per il primo piano dell'accademia. Vi prego di alzare semplicemente la
mano quando sarà pronunciato il vostro nome- e detto questo
sollevò un foglio di carta che prima aveva posato sulla
scrivania.
Anche se esitanti, alla fine i ragazzi fecero come era stato loro ordinato.
- Ethan Birth, Super Accademico Modellista.
Il primo chiamato alzò la mano. Russell lo analizzò al
volo: aveva i capelli molto lunghi e il viso smunto, in particolare
l'attenzione veniva deviata su un orrido piercing a forma di teschio
sul suo naso. Indossava una giacca da campus universitario tipica delle
scuole statunitensi, particolarmente usurata.
- Sauli Borisov, Super Accademico Tiratore Scelto.
Anche il secondo ragazzo alzò la mano. Era quel tipo enorme che
aveva scagliato la sedia contro Kyanid. Tiratore scelto lo era di
sicuro!
"Meglio non avercelo come nemico, questo tizio..." pensò
Russell, abbastanza preoccupato alla vista dell'energumeno biondo che
scrutava tutti quelli che lo circondavano, con un fare tutt'altro che
amichevole.
- Russell Curlings.
Russell segnalò al preside la sua presenza.
"Strano, come mai non ha definito anche me 'Super Accademico?'
Immaginavo di non avere alcun tipo di abilità particolare, ma
qualcosa poteva anche inventarsi" si disse irritato il ragazzo.
- Chuck e Logan Dasper, Super Accademici Trasformisti.
- Eccoci! Vuole subito una dimostrazione del nostro talento?- esclamarono in coro i due gemelli.
- Ho detto... una semplice alzata di mano, grazie. Dustin Grissom,
Super Accademico Biologo- basso, un po' grassottello, con uno sguardo
sonnolento. "Finalmente uno che mi assomiglia almeno un minimo..."
pensò sollevato Curlings.
E così, uno ad uno, tutti gli studenti si rivelarono presenti,
meno che uno, tale Donald De Wit, il Super Accademico Hacker. Subito
dopo l'appello, i ragazzi uscirono dalla sala conferenze, ognuno con la
propria copia del tablet delle regole e una chiave per la stanza dove
avrebbero trascorso la notte.
- Questa storia è completamente folle. Sul serio crede che ci
atterremo al suo stupido regolamento?- sbottò Rachel West, la
Super Accademica Ciclista. Era la tipica figa mozzafiato con manie
atletiche e questo l'aiutò ad ottenere l'assenso della maggior
parte dei ragazzi. Attirò non poco anche Russell, che era
rimasto sorpreso dalla bellezza verace della ragazza, con la sua
abbronzatura, i capelli tinti di viola raccolti in una lunga coda che
ricadeva sulla schiena (forse uno dei segni più peculiari della
studentessa) e un corpo con tutte le curve al posto giusto.
- Potrei mettere fuori uso quella ferraglia in ogni momento, ma lo
stronzo ha detto che ci sono tante altre copie. Sarebbe un inutile
spreco di energie- affermò Touka Yamagamashi, la Super
Accademica Sabotatrice. Russell ne aveva sentito parlare un paio di
volte al telegiornale: "Ragazza dalle incredibili capacità
disattiva mecha da combattimento in dotazione all'esercito giapponese"
e via dicendo. Probabilmente sarebbe entrata nei servizi segreti. Pure
lei, come Dustin, non sembrava molto strana, se non fosse stato per il
suo modo assurdo di vestirsi: una giacca da motociclista che sembrava
sbucata da un qualche film di fantascienza e degli stivaloni più
grandi della sua testa.
- Comunque, se quel tizio è un robot, vuol dire che c'è
qualcuno che lo controlla e che gli da la voce, non credete?
- Ha ragione Zanesi. Il preside potrebbe anche essere quel Donald, che
non si è presentato all'appello...- aggiunse sospettoso Henry
Osborn, il Super Accademico Sceneggiatore. Alto, abbronzato e con una
sgargiante camicia hawaiiana, era uno dei pochi che gli ispirasse
fiducia tra i tanti presenti.
- In effetti... Cos'aveva detto Kyanid? "Super Accademico Hacker",
giusto? Per lui dovrebbe essere un gioco da ragazzi controllare a
distanza un robot- disse Sherley Redson, la Super Accademica
Videogiocatrice. Una strana sensazione di deja-vu colpì Russell.
Dove aveva già visto quella ragazza? I tratti non gli erano
familiari, ma i suoi grandi occhi azzurri, i lunghi capelli castani e
la felpa che portava legata alla vita gli dicevano qualcosa. Infine
decise di desistere dai suoi tentativi di riconoscerla, poteva averla
vista in qualche rivista di gaming o una cosa del genere, in
quell'accademia quasi tutti erano famosi o semplicemente noti.
- Ehi, Russell. È tutto okay? Sembri un po' scosso- gli domandò Logan, dopo averlo preso in disparte.
- Tu che dici? Quel bastardo ha detto che dobbiamo ucciderci a vicenda!
- Credi sul serio che qualcuno potrebbe fare una cosa del genere?
Vedrai che ci tireranno fuori di qui tra pochissimo. Anche se la scuola
ha una certa influenza sul governo, non credo che la polizia
potrà ignorare le denunce per scomparsa, o un edificio
completamente barricato che non risponde alle chiamate.
- Forse sì, potrebbe essere, ma tu riesci davvero a fidarti di
quel Borisov? Scommetto che è perfettamente in grado di spezzare
il collo a tutti senza il minimo sforzo. Il preside è un pezzo
di metallo, e lui semplicemente tirandogli una sedia è riuscito
ad ammaccargli il capo in quel modo...
- Vorrà dire che saremo un po' più vigili con lui che con gli altri. Dai, ce la caveremo.
- Grazie, amico. Comunque... Super Accademici Trasformisti, eh?
- Già. Siamo riusciti ad entrare gratis al cinema fingendoci Barak Obama e Joe Biden.
- Grandioso!
- Non c'è che dire. Tu invece? Non mi sembra che Kyanid ti abbia affibbiato un epiteto.
- Lo so, me lo stavo chiedendo anch'io. In realtà non so
perché mi abbiano accettato alla Hope's Peak Academy, non ho
nessun talento particolare.
- Forse sei il migliore a non saper fare nulla.
- Vero... Magari Super Accademico Che Sa Fare Molte Cose Ma In Modo Mediocre l'avevano reputato troppo lungo.
Scoppiarono entrambi a ridere e si avviarono alla sala da pranzo, dove
si sarebbero riuniti con gli altri studenti. Più Russell
esplorava e più si convinceva che quella era proprio roba da
ricchi. Non sarebbe poi stato malaccio doverci vivere, se avesse avuto
la possibilità di uscire quando voleva. Però era
fiducioso: sarebbe uscito da lì e soprattutto senza uccidere
nessuno.
- Ah, ecco dov'era lo stronzetto...- esclamò Ethan, con dietro
Sauli, che palesava la sua approvazione con un sorriso arrogante. A
quanto pareva quei due, nonostante si conoscessero da una ventina di
minuti scarsa, erano già pappa e ciccia.
- Perfetto, l'anno è appena cominciato e ho già degli
amiconi. A cosa devo il piacere?- fece Donald De Wit, senza neanche
distogliere lo sguardo dal suo libro.
- Se fossi venuto con noi alla sala conferenze non avresti quest'aria
strafottente!- gli ringhiò contro Noreen Hunt, la Super
Accademica Scassinatrice. Capelli neri raccolti in una corta coda,
sguardo tagliente e look ribelle, aveva un'aria tutt'altro che
rassicurante.
- Oh, cielo. Ho già la pelle d'oca. E cosa vorreste farmi? Picchiarmi? Portarmi dal preside?
- Direi la prima opzione, figlio di puttana!- gridò Sauli,
dopodiché si scagliò su di lui, con i pugni stretti.
Russell si frappose, tendendo le mani in avanti e prendendogli le
spalle. Per un attimo gli mancò il fiato, sembrava di esser
stato travolto da un bue; ovviamente, essendo Curlings un ragazzo
piuttosto mingherlino, non riuscì a trattenere Borisov come
sperava, ma quest'ultimo, essendosi accorto che qualcosa rallentava la
sua corsa, si fermò.
- Che vuoi, moscerino?- si limitò a dire, squadrandolo dalla
testa ai piedi. Sauli Borisov aveva il tipico aspetto da killer russo,
tranne per il fatto che era bulgaro. Occhi azzurri, capelli biondissimi
rasati alla marine, fisico da orso bruno e, ciliegina sulla torta, una
giacca mimetica dalla quale non si separava mai. La definiva la sua
"fedele compagna di mille avventure" ed in effetti puzzava un bel po'.
- Senti, lo so che sei arrabbiato, ma noi dovremo convivere insieme a
tempo indeterminato, per questo motivo vorrei evitare scontri di ogni
genere.
Sauli sembrava perplesso, ma le parole dell'amico Ethan lo convinsero.
Gli disse che probabilmente Russell aveva ragione e che picchiare un
ragazzo con gli occhiali non sarebbe stata una gran bella mossa.
- Complimenti, chiunque tu sia. Sei un diplomatico nato se sei riuscito
a convincere quella testa vuota, che sia questa la tua abilità?
Oh, comunque non era questo ciò che volevo chiederti. Che cosa
intendi con "convivenza a tempo indeterminato"?- domandò
l'hacker.
- Siamo intrappolati qui dentro, e non abbiamo idea di quando usciremo.
- Ora capisco il perché delle uscite sbarrate. D'accordo, brutta
situazione. Credo che andrò a coricarmi. Abbiamo delle stanze
oppure ci tocca dormire sul pavimento?
- Sì, ho preso per te la tua chiave, tieni- fece Grace. Dal bagno in poi non aveva più aperto bocca.
- Grazie mille, uh... signorina. Domani mattina, se avrò voglia
di alzarmi, faremo delle presentazioni decenti. Buonanotte!-
esclamò, poi si alzò dalla sedia e sparì dietro la
porta.
- Che tipo...- si lasciò sfuggire Russell.
- In effetti! Allora, Russell, ti andrebbe di visitare la scuola con
me?- chiese Grace tirandogli una bella pacca sulla spalla. Lui,
arrossendo leggermente, acconsentì.
- Super Accademica Fumettista, dico bene?- domandò piano Russell mentre passeggiavano per il corridoio.
- Sarebbe più corretto definirmi mangaka, ma è uguale.
Disegno e scrivo tutte le mie storie. Speravo che andando in
quest'accademia avrei avuto qualche occasione in più di poterli
pubblicare, ma a quanto pare non seguiremo neanche una lezione- fece
lei con tono affranto. Curlings non riusciva proprio a capacitarsi:
come potevano Grace e Donald essere così tranquilli? Forse
McHimmon nascondeva sotto quel suo aspetto così bonario una
calma glaciale, quasi inumana. Donald invece poteva essere il
colpevole, e di lui sospettava anche Russell.
- A proposito, se sei del Regno Unito, come mai non sei andata alla sede di Stoccolma?
- Ah, già, è vero. Be’, vedi, non si parlava molto
bene della sede svedese. La lingua ufficiale dell'accademia dovrebbe
essere l'Inglese e Giapponese come secondaria, ma a quanto pare
Stoccolma si è riempita di studenti che non spiccicavano una
parola né di una né dell'altra...
- Capisco. Invece...- si fermò. Si era accorto che Grace non
stava più camminando al suo fianco. Si girò per vedere se
fosse rimasta indietro ad allacciarsi le scarpe e la trovò
impalata a fissare una svolta del corridoio.
- Grace? Che ti prende?
- Guarda qui! Hanno serrato l'ingresso alle scale...
Russell si avvicinò e vide una grande serranda che bloccava l'accesso.
- Quindi il suo "esperimento" è limitato al primo piano?
- Errato- fece una voce tristemente nota alle loro spalle. Russell
urlò per la sorpresa, mentre Grace si girò, impassibile,
e divenne seria come il ragazzo non l'aveva mai vista, fino al momento.
- Kyanid. A cosa dobbiamo il piacere?- domandò con tono piatto la rossa.
- Ho notato due studenti in difficoltà e sono venuto per chiarire i loro dubbi.
- Gentile da parte sua. Allora, prego, chiarisca.
Quello emise un risolino inquietante, poi disse: - Verrà
liberato un piano alla volta ad ogni omicidio risolto, in tutto sono
quattro.
- Non ci sarà nessun omicidio- affermò a denti stretti Russell.
- Vedremo, vedremo- lo prese in giro il preside. Poi girò sui
tacchi e sparì dietro l'angolo. Sparì nel vero
significato della parola, perché i ragazzi controllarono un
attimo dopo e non lo trovarono da nessuna parte, nonostante lungo quel
lato del corridoio non ci fossero porte o scale.
- Che tipo irritante!- sbottò Grace, per poi riprendere il suo
solito sorriso. - D'accordo, abbiamo esplorato abbastanza per oggi.
Vieni, Russell, torniamo in sala da pranzo- e senza aspettare alcun
tipo di risposta lo prese per mano e cominciò a correre.
Tutti, meno che Donald che si era già ritirato, cenarono e andarono verso le proprie stanze.
Alfredo Zanesi, il Super Accademico Criminologo, batté le mani
per attirare l'attenzione degli altri. Quando Curlings gli
dedicò un'occhiata di più di qualche secondo, si rese
conto di quanto fosse grande la sua somiglianza con uno qualsiasi degli
avvocati di Law & Order: occhiali risalenti ad una trentina di anni
fa, giacca, cravatta, mocassini ed una capigliatura impeccabile.
- Scusate, scusate... Dedicatemi un momento- disse e, assicuratosi di
avere gli occhi di tutti puntati addosso, riprese: - Allora, volevo
solo dire che, per la sicurezza di tutti, consiglio di chiudere a
chiave la porta della vostra stanza. Ovviamente non sto dubitando di
nessuno, è semplicemente una sana precauzione.
- Non c'era bisogno che ce lo dicessi, io l'avrei fatto comunque.
Tenere la porta aperta con tutti questi trogloditi? Ma non scherziamo!-
fece con atteggiamento altezzoso Nicole Provenza, la Super Accademica
Fashion Blogger. Bassa, lunghi capelli biondi e uno sguardo
fastidiosamente penetrante. I suoi vestiti erano di sicuro all'ultima
moda.
- Ma chi ti guarda, non hai neanche una seconda...- mormorò Chuck, facendo arrossire violentemente la ragazza.
- Guarda che ti ho sentito!- gli strillò dietro, ma quello se ne infischiò completamente.
- Questa è la mia stanza. Ci vediamo domani, Russell!
- Uh, d'accordo. Fa attenzione.
Lei gli sorrise teneramente, poi chiuse la porta. Curlings, mentre se
ne andava, riuscì chiaramente a sentire le chiavi che giravano
nella toppa. Per l’ennesima volta in quella lunga e improbabile
giornata, tirò un sospiro di sollievo.
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Capitolo 2 *** Omicidio ***
DDG02
OMICIDIO
Russell non riusciva proprio ad addormentarsi. Parliamoci chiaro:
nessuno sarebbe stato in grado andare a letto e passare una bella notte
di sonno dopo aver saputo che sarebbe rimasto chiuso per sempre in un
edificio, senza mai vedere la luce del sole se non ripresa da uno
schermo. Tranne forse quel Donald De Wit, che in quanto a calma pareva
parente di Gandhi.
Passò due ore buone a girarsi qua e là nel letto. Troppe cose erano successe in un solo giorno.
Infine decise di alzarsi e dare una controllata al regolamento del
gioco. Già, il gioco. Che problemi aveva quel Kyanid? Istigare
dei ragazzi ad uccidersi vicendevolmente: semplicemente assurdo. Anche
se Russell non conosceva per niente i suoi compagni era sicuro che non
sarebbe mai successo nulla del genere. Accese il tablet e
selezionò "Regolamento".
- Regola numero uno...- cominciò, sospirando lievemente dopo
essersi seduto su una poltrona. - L'unico modo per poter uscire dalla
Hope's Peak Academy è quello di uccidere un proprio compagno.
Sono ammessi tutti i generi di arma. È possibile strangolare,
picchiare a morte, soffocare, avvelenare, utilizzare coltelli, oggetti
contundenti e armi da fuoco. Si possono uccidere un massimo di due
persone.
- Regola numero due. Sono vietati gli atti di violenza nei confronti
del preside e vandalismo contro gli oggetti scolastici. Ogni
contravventore sarà punito severamente.
"Punito severamente. Mi vengono i brividi. Spero di non dover mai
scoprire che tipo di esecuzioni adotta." pensò, mentre un
brivido gli percorreva la schiena. "A quanto pare questo non è
solo un regolamento, c'è anche una piantina della scuola e
informazioni personali. Potrà tornarmi utile, in futuro."
Improvvisamente sentì bussare alla porta. Diffidente si
avvicinò all'uscio. Per quanto poteva essere fiducioso l'idea di
qualcuno che ti viene a cercare nel cuore della notte lo rese non poco
inquieto.
- Chi è? Qualcuno ha bussato?- domandò timidamente.
- Sì, qualcuno c'è. Aprimi, stecchetto- rispose dall'altra parte il temibile Sauli Borisov.
"No, no, no! Cosa diavolo vuole il Super Accademico Tiratore Scelto da
me? E se volesse uccidermi? Lui ne sarebbe capace..." cominciò a
dirsi, terrorizzato. Prese ad ansimare senza sosta e Sauli, non
ricevendo risposta, tornò a bussare.
- Avanti, tappo. Voglio solo parlare. Non ho cattive intenzioni.
"D'accordo. Mi fiderò. Ma se prova a toccarmi, comincerò
ad urlare." si convinse, poi girò le chiavi nella toppa ed
aprì la porta.
- Grazie, Rusty. Belle camere ci hanno dato, eh? Spaziose, decisamente
spaziose. Nella caserma dormivamo tutti insieme in uno stanzino
minuscolo- disse, infilandosi nella stanza senza attendere una parola
dal padrone.
- Mi chiamo Russell. Cosa ti serve?- fece secco il castano.
- Andiamo subito dritti al punto, uh? Mi piace. Volevo parlare con te
di affari...- replicò Borisov, accomodandosi su una sedia che
era nei pressi.
- Che genere di affari?- chiese. Non aveva capito molto di quella situazione, ma già sapeva che non c'era nulla di buono.
- Più che affari, forse un patto, un sodalizio- batté le
mani, poi se le sfregò. Guardò un attimo Russell, che
sembrava quasi impietrito. Sorrise in modo poco amichevole e
ricominciò: - Vedi, sono quasi sicuro che ognuno di noi abbia
una vita al di fuori di questa scuola, escluso De Wit, che essendo il
Super Accademico Hacker sarà tutto computer, computer e computer.
- Quindi? Non credo di aver compreso dove tu voglia arrivare.
- Come parli forbito. Te la tiri tanto perché sei entrato in
quest'accademia, eh? Nah, non sono qui per litigare. La cosa è
molto semplice: voglio uccidere qualcuno.
- Ch... che cosa?- balbettò Russell, indietreggiando leggermente.
- Ohi, ohi! Tranquillo, fuscello, tu fai parte del mio piano. Non
intendo farti del male! Praticamente: faccio secco uno dei nostri
compagni, forse quello che mi gira sempre intorno, Ethan. Tu, nello
stesso orario, ne accoppi un altro. Copriamo le nostre tracce e
facciamo in modo che tutti credano che l'assassino sia uno solo. Senza
prove i coglioni cominceranno ad accusarsi a vicenda e di sicuro
sbaglieranno. Noi saremo fuori, felici e contenti. Che te ne pare?
- Mi pare proprio un'idea del cazzo. Cosa ti fa credere che ti
seguirò?- gli ringhiò contro, con gli occhi fissi nei
suoi.
- Avevo pensato anche a questo. La mia famiglia è molto ricca,
potrò ricompensarti a dovere una volta all'esterno. E poi tutti
noi desideriamo di fuggire.
- Ci sono altri modi per farlo. Perché hai scelto proprio me?
- Avanti, guardati! Hai l'aria così innocente, e sei così
mingherlino... nessuno sospetterebbe di te!- esclamò divertito
l'energumeno.
- Beh, scordatelo. E ora sparisci di qui- disse con i denti stretti,
indicando la porta. Sauli improvvisamente cambiò espressione:
rapidamente il sorriso sparì dal volto, lasciando al suo posto
una smorfia di rabbia. Per un attimo Russell credette che gli sarebbe
saltato al collo. Poi però si alzò ed uscì dalla
camera.
Quando era sulla soglia si girò e si rivolse a Russell: -
Ringrazia che non abbia ancora escogitato un alibi, altrimenti ti avrei
spaccato la testa all'istante, pezzo di merda.
Curlings, assicuratosi che il biondo si fosse allontanato, corse alla
porta e la chiuse con una doppia mandata. Appoggiò la schiena
sulla sua superficie e si lasciò scivolare a terra. Era madido
di sudore.
"È da quando sono entrato nella sala conferenze che me lo sono
detto: quel tipo è da evitare. Almeno adesso lo so, sono il suo
nuovo bersaglio. Sarà meglio avvertire Grace e i gemelli,
domani."
Per sicurezza andò a barricare l'ingresso con un comò che
si trovava vicino al letto, poi si stese nuovamente. Forse per il
nervosismo, forse per i troppi pensieri crollò immediatamente e
dormì fino al mattino seguente.
*PLIN PLON*
- SONO LE SETTE IN PUNTO. L'ORARIO NOTTURNO È FINITO, GLI
STUDENTI SONO PREGATI DI RIPRENDERE LE LORO MANSIONI- strillò
l'annuncio del preside, svegliando Russell.
"Tsk... le loro mansioni... ma per chi ci ha preso?" pensò
irritato il ragazzo. Subito dopo si mise a sedere e sbadigliò
sonoramente, grattandosi un po' la testa decise che era meglio mettere
a posto i bagagli e farsi una bella doccia rinfrescante. Se proprio
doveva vivere in quel posto era meglio farlo decentemente, no?
Passò una ventina di minuti, si rivestì ed uscì
per unirsi agli altri nella sala da pranzo per fare colazione.
Lì c'era già della gente, a quanto pare molto rispettosa
delle regole, ma all'appello mancavano ancora molte persone. Ad un
tavolo c'erano Dustin, Henry e Alfredo che discutevano animatamente,
quasi come se tutto rientrasse nella normalità. Accanto a loro
c'erano Sherley, Rachel e Grace, ognuna per conto proprio.
Appena Grace lo vide alzò il braccio in segno di saluto, e lo invitò a sedersi vicino a lei.
- Come hai passato la notte?- gli chiese, sorridendo.
- Ecco, volevo appunto parlartene. È venuto a trovarmi quel Borisov, durante la notte.
- Scherzi? Parli del Tiratore Scelto, quel bulgaro enorme?- esclamò, prendendogli l'orlo della giacca e strattonandolo.
- Sì, parlo di lui. Smettila di agitarmi, anche se non ho ancora
mangiato rischio ugualmente di mettermi a vomitare!- la avvertì.
- Oh, scusami. Comunque, cosa voleva da te?
- Ecco, è questa la parte importante. Voleva che mi alleassi con
lui per uccidere due compagni e fuggire di qui. Sembrava ci avesse
pensato molto, l'aveva preparato molto bene.
- E... e tu hai accettato?- domandò timidamente la ragazza.
- Certo che no! Però subito dopo aver rifiutato lui mi ha minacciato di morte, mi sono spaventato tantissimo.
- Che persona meschina che è! Non ti preoccupare, lo diciamo a
tutti così troveremo il modo di escluderlo. Uno così
inaffidabile deve essere allontanato, non credi?- si infervorò
lei.
Piano piano cominciarono ad arrivare anche gli altri studenti. Prima
Ethan Birth, che stropicciandosi gli occhi arrancò fino al
tavolo della mensa, per poi crollarvici sopra.
- Qualcuno svegli quel cretino...- disse sbadigliando Noreen, la Scassinatrice.
Dopo di lei arrivarono anche Nicole, Touka e i gemelli Logan e Chuck, ma di Borisov e De Wit neanche l'ombra.
In breve nella sala calò il silenzio, perché tutti si
erano accorti dell'assenza dei due, e i dubbi si stavano facendo
celermente largo. Cominciarono a saettare qua e là sguardi
insospettiti, finché Alfredo Zanesi, il Criminologo, non si
alzò e prese parola: - Credo che dovremmo andare a cercarli.
- Ma che diavolo vuoi, quattrocchi? Non siamo mica le loro badanti!- fece Rachel, col suo solito tono strafottente.
- No, dico sul serio. Quei due si detestano: non sappiamo cosa possa
essere successo, sono entrambi imprevedibili! Non m'importa cosa
pensiate, io vado a controllare- affermò, seccamente.
- Io sono con te!- esclamò Grace, alzandosi in piedi.
- Vengo anch'io- fece Dustin, sorprendendo tutti. Fin da quando
l'avevano conosciuto non si era mosso molto, né aveva parlato
granché. Vista la situazione decisero di unirsi al gruppo anche
Sherley e Russell.
- Okay- fece Zanesi - Dividiamoci: io, Sherley e Russell andremo da Donald; Grace e Dustin da Sauli.
Corsero in parti opposte, i primi tre verso l'ingresso, gli altri due nei pressi della sala conferenze.
- Uhm... Come dovremmo aprire la porta? Questa è chiusa a chiave- disse Sherley.
- Ciò dimostra che Donald non è morto, a meno che il suo
assassino non sia ancora all'interno della scena del crimine. DONALD!
DONALD APRI!- gridò, facendo sobbalzare gli altri due.
- Porca miseria, Zanesi! Mi hai fatto prendere un infarto!
Ignorando completamente Redson, il ragazzo prese a bussare freneticamente sull'uscio.
- E che cazzo, arrivo, arrivo...- rispose ai colpi Donald, con la
tipica voce roca di chi si è appena svegliato. Sentirono lo
scatto della serratura, poi la figura esile del ragazzo apparve dal
buio. Quello squadrò i suoi presunti soccorritori dalla testa ai
piedi e dette uno sguardo all'orologio da polso.
- Cosa cacchio volete da me? È l'una del mattino, deve esservi
andato di volta il cervello!- gridò spazientito, poi fece per
sbattere loro la porta in faccia.
Zanesi infilò il piede giusto in tempo per bloccare la chiusura
e disse: - Non sei intelligente come sembri. Hai scordato di metterti
gli occhiali, sono le undici.
- Uuuh... va bene, ho capito. Mi preparo ed arrivo. Ma sul serio tutto
'sto casino solo per me?- domandò mentre rientrava nella stanza.
- A dire il vero non solo per te. Neanche Borisov si è fatto vedere- precisò Sherley.
- Beh, speriamo che Sergente Gorilla non si faccia vedere per sempre.
Svegliarmi presto mi ha già abbastanza rovinato l'umore.
Oltretutto ieri sera quel Kyanid è venuto qui per farmi un
pippone sulle regole ed il resto.
- D'accordo, Donald. Vieni con noi, andiamo da Grace e Dustin- disse Zanesi, che si stava già incamminando.
- Chiamali per cognome, per piacere, i nomi non me li ricordo-
replicò l'Hacker. Di sicuro aveva proprio l'aspetto da hacker:
capelli castani scompigliati come se fossero stati colpiti da un
fulmine, occhi stretti e leggermente arrossati, un paio di occhiali blu
e pelle pallidissima, tipica di chi esce poco di casa. Per di
più indossava una maglietta rossa con sopra una t shirt
rappresentante un Koopa e un paio di jeans con l'aria di essere vecchi
d'anni.
- Certo, come ti vesti... Sembri proprio uno sciattone- commentò tagliente Alfredo.
- Almeno io non giro come un damerino. Chi diamine va in giro a scuola
in giacca e cravatta? Avanti, sei un criminologo o un avvocato? E poi i
tuoi occhiali, ma salti fuori direttamente dagli anni '70?- rispose con
un ghigno Donald.
- Vuoi fare a botte, nerd dei miei stivali?- ringhiò, girandosi minacciosamente contro il ragazzo.
- Nerd? Mi prendi per il culo, mangia-spaghetti di merda?
- Ora hai passato davvero il limite! Te li do io gli spaghetti,
Biancaneve!- urlò il Criminologo, prima di gettarsi contro
l'avversario di testa.
In un attimo i due erano a terra a picchiarsi selvaggiamente e tirando
insulti mai sentiti, il primo in Italiano ed il secondo in Afrikaans;
evidentemente era Sudafricano. Poi tornarono all'Inglese e le parole
che piovevano erano di una fantasia e cattiveria unica.
- Se si spaccano gli occhiali i cocci di vetro li togli tu dagli occhi,
okay?- disse Sherley, rivoltasi a Russell che assisteva alla scena a
bocca aperta. - Ohi! Sembri uno stoccafisso, riprenditi!-
continuò quella.
- Un attimo... cacchio, dobbiamo fermarli! Quei due finiranno per
ammazzarsi!- esclamò finalmente il corvino, riscossosi da
quell'apparente stato di trance. Sherley sbuffò lievemente, poi
seguì l'ordine di Curlings ed andò insieme a lui a
separare i litiganti.
Fortunatamente riuscirono nel loro intento senza riscontrare troppi
danni collaterali, tra i quali un pugno sul naso per Russell e un
calcio nello stomaco per Sherley.
Si presero tutti una pausa per riprendere un il fiato, poi Donald,
inclinando un po' il capo, si rivolse ad Alfredo: - Porca puttana
amico. Certo che picchi duro, eh? Mi piaci.
- Anche tu non sei male. Credo che andremo d'accordo!- rispose l'altro, scoppiando a ridere.
"Miseriaccia. Pensa invece se si odiassero, che diamine sarebbe successo." pensò Russell, alzando gli occhi al cielo.
- Ottimo!- esclamò il Criminologo, rialzandosi - Ora che ci
siamo presi una bella pausa e ci siamo svagati, direi che possiamo
anche raggiungere gli altri!
- Direi proprio di sì, fratello- aggiunse Donald, tirandogli una pacca sulla spalla e allontanandosi con lui.
- Questi qua mi stanno già snervando...- fece Sherley sottovoce.
Curlings le rispose con un risolino imbarazzato, poi si alzò e
li seguì.
"Ssss... Che gabbia di matti!" si disse Redson.
Per i corridoi del primo piano riecheggiò un urlo terrorizzato.
- Oh, no! Grace!- gridò Russell prima di fiondarsi verso la
stanza di Sauli. Trovarla non sarebbe stato difficile: conosceva la
direzione, e in più le camere degli studenti, invece di essere
contrassegnate con un numero, presentavano sulla porta un cartellino
con nome e cognome dell'occupante, con anche una piccola immagine
versione 8-bit di questo. O almeno questo era quello che credeva. Aveva
seguito con lo sguardo Borisov finché non era scomparso dal suo
campo visivo, la sera prima, ma evidentemente quello era più
furbo di quanto credesse ed era andato nella direzione opposta della
sua camera, magari per evitare di essere seguito. In una situazione del
genere, se intendevi uccidere, l’ideale era seguire, non andare
in giro alla cieca, con altri potenziali assassini.
- Presto, da questa parte!- fece Alfredo, indicando un lato del
corridoio. Individuata la camera di Borisov, Russell tirò un
calcio alla porta ed irruppe.
- Grace! Che succede, stai bene?- domandò preoccupato.
- Non ti preoccupare, Rus! Non sono stata io a gridare, quello era Dustin- precisò lei, sorniona.
- Perché urli come una donnicciola, Grissom?- chiese con un ghigno De Wit.
- Gu... guarda lì- balbettò l'interpellato.
Russell e gli altri tre dovettero spostarsi per avere una visione di
ciò che il Biologo stava indicando. Però, appena Curlings
vide una sedia rovesciata a terra, capì cos'era successo e si
sentì ricoprire di sudore gelido.
- Questo non è affatto un bene!
- Oh, merda...
- Sto per vomitare!- disse Sherley, tra un conato e un altro.
Indietreggiò e si infilò nel bagno, per risparmiare gli
altri dello spettacolo.
Il castano, invece, si accasciò in terra, privo di sensi. Si riprese qualche minuto dopo, disteso su un letto.
"Cos... cosa ci faccio qui?" si chiese, stranito.
- Tutto bene, Rus? Ti abbiamo portato nella mia stanza, sei svenuto-
esclamò Grace, prendendolo per mano, quasi come se gli avesse
letto nel pensiero.
- Grace... Cosa è successo?
Lei si alzò, prese un profondo respiro e si chinò vicino
a lui: - Abbiamo rinvenuto... il corpo di Borisov. Un annuncio del
preside ha avvertito anche gli altri, pare che quello ci tenga d'occhio
tramite delle telecamere.
- Come? Non è possibile. L'ho visto così poco tempo fa, non può essere... morto.
- Invece è così! Si è suicidato, l'abbiamo trovato impiccato.
Gli ci volle un po' di tempo per metabolizzare la cosa. In effetti,
solo poche ore prima, Sauli era andato nella sua stanza e aveva parlato
con lui.
*PLIN PLON*
- CHIEDO SCUSA, ME NE ERO QUASI SCORDATO. AVETE SEI ORE DI TEMPO PER
RACCOGLIERE PROVE E TESTIMONIANZE, DOPODICHÉ DOVRETE TUTTI
PRESENTARVI IN PALESTRA- gridò tramite il megafono la voce
cavernosa di Kyanid.
- Oh, no. Abbiamo così poco tempo... stai meglio, Russell?
Dovremmo cominciare a muoverci!- disse Grace, energica come sempre.
"Da dove lo tira fuori tutto questo entusiasmo? In fondo si tratta pur sempre di un ragazzo morto..."
Rimasero tutti presso la mensa, il luogo più spazioso dove poter
discutere. A rompere quel silenzio tombale ed apparentemente infinito,
fu Noreen Hunt, la Scassinatrice.
- Allora, qualcuno vuole raccontarmi com'è andata?-
esclamò, prendendo i compagni di sorpresa. Passò qualche
momento a scrutare i volti di questi: ognuno guardava in una direzione
diversa, spaventato. C'era chi sudava copiosamente, chi digrignava i
denti, chi giochicchiava con le proprie dita, poi c'erano Dustin e
Ethan che scoppiarono a piangere a dirotto.
- Lo faccio io- si offrì McHimmon, alzandosi in piedi - Come
tutti voi sapete io, Curlings, Zanesi, Grissom e Redson ci siamo
offerti volontari per andare a cercare De Wit e Borisov, che non si
sono presentati a colazione. De Wit era ancora coricato, mentre
Borisov... ecco... la porta era aperta, così io e Dustin siamo
entrati. Le luci erano ancora spente, così le ho riaccese e
abbiamo trovato Sauli impiccato. Tutto qui- spiegò la rossa.
- Quindi si tratta di un suicidio. Non vedo perché si debba
tenere un processo!- si infervorò Rachel, portandosi dietro il
solito consenso di quasi tutti i ragazzi.
- Magari perché, evidentemente, potrebbe anche non trattarsi di
un suicidio, zucca vuota!- ringhiò Yamagamashi, la Sabotatrice.
- Fermi tutti! Prima che vi mettiate a litigare vorrei sapere se
qualcuno di voi ha notato qualcosa di strano, questa notte e... nei
dettagli, per piacere- fece Alfredo, con tono autoritario. - Allora?-
continuò - Proprio nessuno ha né visto né sentito
nulla?
Silenzio.
- D'accordo. Andrò a dare un'occhiata alla scena del crimine. Se
vi viene in mente qualcosa, qualsiasi cosa, non esitate a dirmela.
- Aspetta! Non puoi andare da solo. Se fosse un omicidio e tu fossi il
colpevole potresti far sparire delle prove- insinuò Grace.
- Mi sembra ragionevole. Si vuole aggiungere qualcun altro?- domandò il Criminologo.
Infine venne formato un altro gruppo, composto da Zanesi, McHimmon,
Chuck Dasper e Provenza. Il primo, conscio di dover mantenere un certo
ordine, vista la situazione, invitò i suoi compagni a spostarsi
in palestra ed evitare di muoversi di lì. Seppur riluttanti,
decisero di seguire il suo consiglio.
- Quindi è da questa parte camera sua?- chiese quest'ultima.
- Sì. Come mai lo chiedi?- replicò sospettoso Alfredo.
- No, niente di che. È che l'altra sera l'avevo visto andare in un'altra direzione...- rispose la Fashion Blogger.
Grace si irrigidì e contrasse leggermente la mascella. Forse
Nicole aveva visto Borisov mentre andava a trovare Russell, non poteva
permettere che venisse coinvolto. Era sicura che lui non c'entrasse
nulla in quella faccenda, così cercò di volgere
l'attenzione dei compagni su qualcos'altro.
- Uh... guardate, ragazzi! Si è sbloccata una nuova sezione del
tablet!- disse ad un tratto, sperando che bastasse a distrarli.
- Oh, davvero? Fammi controllare- fece Chuck, sfilando di tasca il piccolo apparecchio. Gli altri lo imitarono.
- Archivio di Kyanid, eh? Pare che sia un rapporto completo sul decesso del russo- constatò Zanesi.
- Bulgaro- precisò la Fumettista.
- Sì, sì, va bene. Vediamo...- cominciò,
raddrizzandosi gli occhiali sul naso - Caso numero uno. Il nome della
vittima è Sauli Borisov, nato a Varna, Bulgaria, il 17 ottobre
del 20XX.
- Un bocciato, lo immaginavo!- lo interruppe Dasper, facendo anche un
risolino. Alfredo gli scoccò un'occhiataccia, poi riprese.
- È stato rinvenuto dagli studenti Dustin Grissom e Grace
McHimmon impiccato. La causa del decesso è il soffocamento.
- Tutto qui? Non parla di luogo di ritrovamento o altro?- intervenne Nicole.
- Cosa ti aspettavi? Che ti rivelasse chi sono i suoi genitori, o forse quanto pesava?- la schernì il Trasformista.
- Dateci un taglio, voi due. Siamo arrivati- sbottò Grace.
Nessuno aveva ancora tirato giù il corpo, che se ne stava ancora a penzolare dal soffitto.
- Parla di soffocamento, non di rottura dell'osso del collo. Poverino,
non dev'essere stato piacevole. Di sicuro, se si è suicidato,
non è stato come se lo aspettava- disse tristemente il
Criminologo.
- Giusto, prima che me ne scordi. Mi sono accorta di qualcosa di
strano. Per preservare la scena del crimine avevo intenzione di
chiudere a chiave la porta, ma queste non c'entravano- fece Grace,
andando a prendere un mazzo dal comodino.
- Ne sei sicura? Non è che ti sei sbagliata?
- No, non credo. Ho provato un po' di volte. Aspetta, adesso ti faccio vedere.
- Allora? Non mi dire che sei così imbranata da non saper chiudere una porta!- la prese in giro Chuck.
- Prima non funzionava... lasciamo perdere.
"Tsk... donne!" pensò scherzosamente Dasper.
- C'è qualcosa che non mi torna- fece ad un tratto Provenza, sorprendendo tutti i presenti.
- Tu... tu avresti un'opinione? Impressionante, e io che pensavo fossi tutta ombretto e cipria.
- Dasper, uno di questi giorni ti sgozzo.
- Per favore, Nicole, riprendi- la invitò Grace.
- Credo... non so... c'è qualcosa che mi sfugge... è la corda, sì, la corda.
- La corda?
- Guardate, è molto in alto. Se avesse tolto la sedia con un calcio di sicuro il collo gli si sarebbe rotto.
- Evidentemente il tablet indica solo le cause della morte, non i danni che la vittima subisce. Il collo potrebbe essere rotto.
- Ti sbagli, Alfredo- esordì Kyanid, spaventando i ragazzi. Era
apparso dalla porta del bagno, non si sa cosa ci facesse lì
dentro. Avanzò fino a distare pochi passi dal cadavere.
- Il mio archivio segna tutto il necessario, tranne il luogo del
delitto e il luogo del ritrovamento del corpo. Se gli appunti non
menzionano il collo rotto, vuol dire che il ragazzone non ha il collo
rotto!
- Beh, questo mi fa venire qualche dubbio.
- E non è tutto!- esordì un'altra voce.
- Russell! Da dove sei sbucato?
- Scusatemi, volevo partecipare anch'io all'indagine. Posso dirvi che cos'ho notato?
- Certo, fai pure.
- Ecco. L'ho notato appena entrato, ma il trauma di vedere un cadavere
me l'aveva fatto momentaneamente scordare. Guardate, adesso rimetto la
sedia come doveva essere prima- disse, prima di andare a sollevare la
sedia rovesciata in terra.
- Oh, cavolo. Come abbiamo fatto a non notarlo prima? Fortunatamente
non abbiamo ancora tirato giù il corpo, altrimenti sarebbe stato
più complicato accorgersene- constatò Alfredo.
- Sauli non arrivava con i piedi alla sedia... va bene, ora l'abbiamo
confermato, è stato un omicidio. Avvertiamo gli altri e
cerchiamo di raccogliere testimonianze. Me ne sono accorto, in
palestra. Sembra che alcuni sappiano ma che non vogliano parlare. Chi
rimane a cercare altre prove?- domandò il Criminologo.
- Io e Rus, voi andate pure- rispose Grace.
Pochi secondi dopo erano rimasti soli, insieme a quell’enorme cadavere penzolante dal soffitto.
- Russell- attaccò d’un tratto Grace.
- Dimmi, Grace.
- Devi giurarmi che non sei stato tu. Io voglio crederti, con tutto il
cuore, ed è per questo che non dirò agli altri ciò
che è successo la scorsa notte, ma in un modo o nell’altro
dovrai anche dimostrare la tua innocenza- fece lei con tono grave.
- Te lo giuro. Cattureremo il vero colpevole, costi quel che costi. Non
posso permettere che tutti i nostri compagni, compresi noi due, muoiano
per un egoista. Ero sicuro che tutto questo non sarebbe mai successo-
rispose Russell, anche se un po’ a disagio.
Rimasero in silenzio ancora per qualche istante, dopodiché si
misero a rovistare nella stanza. Sembrava tutto abbastanza in ordine:
il letto era disfatto e la sedia era a terra, tutto il resto sembrava
immacolato.
Certo, pensò Russell, non aveva bisogno di disfare le valigie se
contava di restare per poco nell’accademia, ma qualcosa non
tornava.
Quali valigie?
Il mastodontico Sauli sembrava essersi cambiato prima di andare a
trovare Curlings (bizzarro), ma sarebbe andato fino al deposito
bagagli, dall’altro lato del piano terra, solo per una maglietta
e un paio di pantaloni? Alquanto improbabile.
Grace si avvicinò al corpo e lo annusò. Russell,
abbastanza nauseato, le domandò senza mezzi termini: - Si
può sapere che diavolo stai facendo?
- Borisov ha del profumo addosso. Che se lo sia messo per incontrare te? Forse voleva sedurti…
- Anche solo l’idea mi terrorizza. Comunque sì, lo sento anche io. Strano, non trovi?
- Adesso non vorrei trarre le conclusioni troppo affrettatamente
ma…- si interruppe qualche secondo, forse per creare una pausa
ad effetto, ma il ragazzo era fin troppo impaziente e la esortò
a continuare.
- Ci sono due opzioni: o era innamorato di te, si è dichiarato
la notte scorsa, tu l’hai rifiutato, lui si è infuriato,
ti ha aggredito e nella colluttazione l’hai strangolato.
- Direi di no, Grace. Come potrei uscire vincitore da uno scontro con
quel bisonte? Andiamo, sii realista. Ma soprattutto come avrei potuto
sollevarlo ed appenderlo con una corda? Guardami, sono pelle e
ossa…
- Hai ragione, l’avevo esclusa a priori ma volevo ugualmente
condividerla con te- replicò divertita. – La seconda,
probabilmente la più attendibile, è quella che Sauli
doveva incontrarsi con un’altra persona, prima o dopo di te,
forse una ragazza.
- Credo dopo, quando è venuto da me non si era messo tutti quei
litri di profumo. Quindi stai dicendo che l’assassino potrebbe
essere…
- Esatto, una delle ragazze- completò Grace, cupa.
Russell si sedette. Aveva bisogno di riflettere, questa era
un’informazione estremamente importante, che poteva sconvolgere
tutto. Si era appena giustificato dicendo di non essere in grado di
sollevare l’enorme massa di Borisov, dunque doveva essere
improbabile anche per una ragazza, tranne per quella Touka Yamagamashi,
che sembrava gridare: “SICARIO FREELANCE” per quanto era
sospetta.
- Potrebbe anche essere un ragazzo, cerchiamo di non andare nella direzione sbagliata così presto…
- Non abbiamo tutto questo tempo, Russell. Mancano solo quattro ore e
mezza al processo e se allora non avremo qualcosa di concreto in mano,
tutti cominceranno ad accusarsi vicendevolmente.
Curlings dette un ulteriore occhiata alla stanza. – Non abbiamo trovato nulla. Cosa diremo agli altri?
- Non diremo proprio nulla. Come hai detto tu prima, chiunque potrebbe
essere colpevole. Meglio non dire quello che abbiamo scoperto, almeno
per adesso. Torniamo in palestra, raccogliamo le testimonianze ed
effettuiamo congetture. Questo è il minimo che possiamo fare-
girò sui tacchi ed uscì dalla stanza. Sull’uscio,
però, si bloccò d’improvviso.
- La chiave!- esclamò, quasi entusiasta.
- Chiave? Di che stai parlando?- domandò stranito Russell.
- Prima l’avevo trascurato come dettaglio, pensavo di essermi
sbagliata. Invece no! Non bisogna mollare immediatamente una pista,
solo se te lo dicono gli altri!- continuò la ragazza, che aveva
ormai preso a girare in tondo, parlando da sola.
- Grace, per favore, spiegami, non capisco niente…- fece pazientemente lui.
- Prima, quando avevo tentato di chiudere la porta per preservare la
scena del crimine, non ci ero riuscita. Non è soltanto questo;
ricordi quando Grissom si è messo ad urlare?
- Sì, certo che me lo ricordo. Io e i ragazzi che erano con me ci siamo messi subito a cercare la camera di Borisov.
- Proprio così. Ma tu, nonostante il Tiratore Scelto fosse
andato a trovarti la sera prima, non sei riuscito a trovare subito la
sua stanza. Scusa, potrebbe sembrarti stupido, ma credo che temendo per
la tua sicurezza tu abbia aspettato sulla porta che se ne andasse.
- No, non ti sbagli. Non ci avevo dato molto peso, pensavo volesse solo
seminarmi- disse pensieroso Russell. Adesso anche lui cominciava ad
essere sospettoso. – È andato esattamente dall’altra
parte dell’ala…
- Ecco! Ci siamo! In conclusione abbiamo la testimonianza di Nicole
Provenza. Anche lei ha detto di averlo visto andare in un’altra
direzione. A questo punto sono sicura che Borisov, in quel momento, non
stesse andando da te, bensì nella sua vera camera.
- Hai ragione, tutto coincide. Sauli Borisov è stato assassinato
nella stanza di qualcun altro, che poi ha effettuato uno scambio
piuttosto affrettato, lasciando tracce evidenti, come le chiavi-
concluse Curlings.
- Adesso il problema è questo, Russell: chi può essere
stato abbastanza veloce da effettuare il cambio delle chiavi? Siamo
stati via per un brevissimo lasso di tempo.
Uno sguardo vacuo prese possesso del volto del ragazzo. Visto che non
accennava né a muoversi né a parlare, Grace lo scosse
delicatamente, chiamandolo per nome. – Ehi, Russell! Ti senti
bene?
- Alfredo Zanesi, Chuck Dasper, Nicole Provenza sono le persone che
erano con te quando ti sei accorta che qualcuno aveva scambiato le
chiavi. Potenziali colpevoli per presenza, in quanto suppongo tu non
tenessi con te la chiave. Touka Yamagamashi, Ethan Birth, Rachel West e
Henry Osborn invece sono potenziali colpevoli per le loro prestazioni
fisiche. Non dimentichiamo però che gli altri potrebbero
nascondere qualche sorpresa. Tante piste, logiche ma pur sempre troppe.
Troppi colpevoli.
Grace era atterrita. Fino a quel momento aveva visto Russell tirare
fuori qualche debole ipotesi, non pensava che con qualche secondo di
riflessione avrebbe potuto analizzare complessivamente la situazione.
- Sei portato come osservatore. Dico sul serio.
- Di tanto in tanto mi riesce più facile. Adesso andiamo in palestra, non abbiamo tempo da perdere.
Uscirono di fretta dalla camera di Borisov. Se fossero riusciti ad
interrogare tutti prima dell’inizio del processo, c’era una
buona possibilità di ricostruire le dinamiche dell’evento
senza troppa confusione. Russell era certo che se fossero arrivati fin
lì senza nulla di concreto in mano sarebbe stato il caos.
Arrivati in palestra la trovarono vuota, fatta eccezione per Alfredo Zanesi, seduto in un angoletto con aria affranta.
- Alfredo, cosa diavolo è successo?- domandò Grace, con una nota preoccupata nella voce.
- Non sono capace a mantenere l’ordine, a quanto pare- sospirò, rassegnato.
- Spiegati, veramente non capisco.
- Appena sono tornato erano rimasti sì e no in cinque, poco fa
se ne sono andati anche loro. A quanto pare, appena vi siete diretti
sulla scena del crimine, qualcuno ha detto che aspettare in palestra
era assurdo se l’assassino è tra di noi, così ha
spinto tutti a tornarsene nelle stanze. Chiunque sia stato è un
gran figlio di puttana.
- Chiunque sia stato potrebbe essere l’assassino, non credi?
Così, mentre gli altri se ne tornavano camminando, si è
fatto una bella corsa e ha fatto sparire le prove rimanenti.
- No! Impossibile. Nessuno potrebbe muoversi ad una tale
velocità, a meno che voi due non vi foste spostati alla pari di
una lumaca.
- Rus ha fatto una piccola lista di chi potrebbe essere stato, ma
comunque non basta. Se non possiamo contare sulla collaborazioni di
tutti i compagni li prenderemo singolarmente per interrogarli. Se ci
dovessero essere altri istigatori, questa sarebbe la scelta migliore.
- Grace ha ragione. Avanti, Alfredo, dacci una mano!- propose Russell.
Il ragazzo chinò il capo, rassegnato. Arrivati a questo punto
rifiutare sarebbe stata una mossa alquanto meschina. Si aggiustò
gli occhiali sul naso, si alzò faticosamente e disse: - Va bene.
Sono con voi, ragazzi.
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Capitolo 3 *** Processo ***
DDG03
PROCESSO
Raccogliere testimonianze, in fin dei conti, non fu così
difficile come i tre si aspettavano. Cominciarono con Ethan Birth,
l'unico amico di Borisov. Avevano pensato che fra tutti fosse stato il
più disponibile ad aiutarli, nonostante cosa ci fosse in ballo.
La prima domanda che posero fu se conoscesse la posizione della camera
di Sauli. Ethan inarcò un sopracciglio e disse: - Perché,
non era il luogo del delitto?
Afflitti per questo primo fallimento, continuarono l'interrogatorio
semplicemente chiedendogli se avesse notato nulla di strano sia la
notte che tutta la mattina.
- Sinceramente non saprei. Abbiamo passato una giornata frenetica e...-
si bloccò. Portò la mano al mento e cominciò a
massaggiarselo.
- Forse qualcosa mi viene in mente. Pochi minuti dopo il ritrovamento
del corpo sono andato in bagno e allora ho sentito una sorta di
ticchettio. Mi sono guardato un po' intorno per capire da dove venisse
quando improvvisamente ho sentito un forte spostamento d'aria. Ho
continuato a non vedere nulla e il ticchettio era ormai finito, quindi
non ci ho dato peso e ho ripreso il mio cammino.
- Un misterioso ticchettio e un forte spostamento d'aria, dici, eh?
Interessante...- affermò Grace, completamente assorta. Lo
spostamento d'aria forse era attribuibile ai rapidi movimenti
dell'assassino, che correndo per il corridoio, dopo aver scambiato le
chiavi, stava tornando in palestra. Ma il ticchettio? A cosa poteva
appartenere? Le due cose erano davvero collegate?
Passarono a Noreen Hunt, la Scassinatrice. Lei era sempre rimasta alla
mensa fino a che non era stato trovato il cadavere non era stato
ritrovato e, per insistenza di Zanesi si erano spostati tutti in
palestra; per questo motivo avrebbe potuto sapere chi era rimasto
lì tutto il tempo e chi invece avrebbe potuto effettuare lo
scambio di chiavi.
- Non ricordo con esattezza. Comunque sia mi ricordo che voi tre,
Grissom e Redson eravate andati a cercare De Wit e Sergente Gorilla.
- A quanto pare il nomignolo di Donald è stato adottato anche da altre persone...
- Poi, dunque... il galoppino di Sauli, uno dei gemelli, il muso
giallo, la cavallona, Osborn e la piatta sono usciti poco dopo di voi.
- Chi sarebbero la cavallona e la piatta?- domandò Grace.
- Dare del muso giallo a una compagna orientale è parecchio scorretto, Noreen- la riprese Alfredo.
- Sì, sì, come dici tu, quattrocchi. La cavallona
è quella stronza di Rachel, la piatta invece è Nicole.
Pensavo fosse abbastanza semplice arrivarci. Comunque, lieta di
aiutare. Ci si vede in giro.
Raggiunsero giusto in tempo West, prima che si chiudesse nella sua
stanza e, per loro grande fortuna, acchiapparono Touka che proprio in
quell'istante stava svoltando l'angolo.
- Ditemi, entrambe siete uscite poco dopo che ci siamo avviati a cercare i due assenti all'appello. Cosa siete andate a fare?
- Eeeeh? E da quando sareste diventati dei detective, voi tre?- esclamò Rachel, stizzita.
- State cercando di insinuare qualcosa? A quell'ora Borisov era
già morto. Nessuno sarebbe riuscito fisicamente ad arrivare
prima di voi, strangolarlo e issarlo con la corda- disse la
Sabotatrice, stringendo gli occhi. Le voci correvano in fretta, a
quanto pare.
- No, non stiamo insinuando nulla, Touka, stiamo solo cercando di
seguire tutte le piste possibili. Non possiamo certamente permetterci
di commettere degli errori.
- Va bene, va bene!- sbuffò Rachel - Io ero tornata qui nella
mia stanza per lavarmi. Suppongo sia normale dopo colazione, no?
- Io invece mi trovavo all'ingresso. Con le apparecchiature di cui
dispongo immaginavo di riuscire ad aprire il portone, ma niente da
fare. Quella ferraglia è impenetrabile.
- Avete notato nulla di strano nel corso della giornata?
- No, non mi pare. Come ho detto prima, sono stata tutto il tempo all'ingresso.
Rachel invece sembrava pensierosa. Quando Russell le chiese su cosa
stesse rimuginando, lei rispose: - Ecco, mi sembra di aver visto Osborn
correre per il corridoio, ma non so bene perché. Forse aveva una
gran fretta di andare in bagno, come Ethan.
- Henry correva per i corridoi? Ne sei sicura?
- Sicurissima, dannazione! Vi sembro cieca?- replicò la Ciclista.
Si allontanarono dalle due ragazze e cominciarono a discutere riguardo gli avvenimenti noti.
- Osborn mi puzzava fin dall'inizio, e la testimonianza di Rachel lo inchioda.
- Adesso non ci resta che scoprire quale fosse la stanza di Borisov per poter avere un piano genera...
*PLIN PLON*
- IL TEMPO A VOSTRA DISPOSIZIONE PER RACCOGLIERE PROVE È APPENA
SCADUTO. SIETE PREGATI DI RADUNARVI NELLA STANZA AD OVEST DELLA SALA
CONFERENZE IMMEDIATAMENTE.
- Troppo tardi. Il processo di classe sta per cominciare, ma credo che
le prove che abbiamo raccolto siano abbastanza, avanti, andiamo.
Tutti gli studenti si ritrovarono nella sala conferenze, confusi
dall'annuncio del preside. Il primo giorno in cui si erano trovati
lì, non c'era nessuna stanza ai lati del posto; invece adesso
una grande porta li sovrastava sul lato sinistro.
Alfredo si fece coraggio e la spalancò. Era praticamente vuota,
giusto quattro bonsai e due panchine. L'unica cosa importante che si
trovava lì era un ascensore particolarmente grande, del genere
che viene tipicamente utilizzato nei cantieri: abbastanza grande da
contenerli tutti e quindici, o meglio, quattordici.
Nonostante il sospetto e l'opprimente senso d'inquietudine, il gruppo
di ragazzi fu costretto ad entrare nella cabina e, dopo qualche istante
di esitazione, il Criminologo schiacciò l'unico pulsante
dell'ascensore. Questo scricchiolò sinistramente, poi
cominciò quella che agli studenti sembrò un'interminabile
discesa verso gli inferi.
Nessuno di loro proferì parola durante tutto il viaggio.
Quando finalmente le porte si riaprirono, ad attenderli c'era
già Kyanid, pronto a spiegare loro come funzionava questa sua
disgustosa trovata.
- Benvenuti, benvenuti ragazzi! Sono felice che uno di voi abbia
tentato la sorte uccidendo un proprio compagno. Fidatevi, sarà
emozionante. Prego, prendete posto.
- Emozionante un cazzo, figlio di puttana!- gridò in un impeto
d'ira Ethan. - Vedrai che riusciremo a scovare il colpevole, Kyanid-
riprese Alfredo.
- Oh, lo spero davvero!- replicò il preside - Se il colpevole
vincesse, sarei costretto ad uccidervi tutti, e il mio divertimento
finirebbe subito. Purtroppo per voi, non sono disposto ad aiutarvi in
nessun modo.
- Come se ne avessimo bisogno...- bofonchiò Grace.
La sala non era molto ampia e presentava il tipico pavimento a
scacchiera dell'accademia; al centro di questa vi era un grande anello
composto da alti banchi di legno, abbastanza simili a quelli che si
trovano in tribunale. In fondo, invece, si poteva vedere un vetro
insonorizzato, dall'altra parte di questo c'era una piccola sala di
controllo. Notando che gli studenti la stavano fissando, Kyanid
cominciò a spiegare.
- Quella che state guardando con grande interesse è la mia
postazione. Da lì coordinerò il processo e
comunicherò con voi. Come già vi avevo detto il primo
giorno che ci siamo visti, se voterete all'unanimità uno di voi
e questi sarà davvero il colpevole, egli verrà
giustiziato. Se invece avete votato contro la persona sbagliata,
morirete tutti e il colpevole sarà libero di abbandonare
l'accademia. Ora, senza ulteriori indugi, diamo inizio al nostro
processo!
I tavoli erano disposti in modo tale che tutti i ragazzi potessero
guardarsi negli occhi senza difficoltà. Dato che nessuno aveva
ancora avuto il fegato di puntare il dito contro qualcun altro, Kyanid,
dalla sua stanzetta, attivò un timer di dieci minuti.
- Forza, ragazzi miei! Devo per forza usare questo tipo di incentivi per farvi lavorare?- domandò spazientito il robot.
Ethan allora abbassò lo sguardo ed emise un breve suono
gutturale, come un ringhio, e disse: - Mi pare ovvio, non c'è
neanche bisogno di questa coglionata di processo... è stato quel
De Wit!
La sua affermazione rimbombò per la stanza. Gli occhi di Donald si assottigliarono, carichi d'odio.
- Come hai detto, scusa?- fece con voce tremante.
- Hai sentito bene, stronzo! Sei l'unico che non si trovava nella mensa
prima delle undici. Trovo palese che sia difficile sollevare un corpo
come quello di Sauli, per questo motivo, dopo averlo strangolato, te la
sei presa comoda per farlo sembrare un suicidio!
- Vaffanculo! Io stavo dormendo, non ne sapevo nulla di questa storia!- gridò in preda all'ira l'accusato.
- Bell'alibi del cazzo. Avanti, confessa e risparmiaci i restanti otto
minuti di processo- Touka aveva incrociato le braccia e lo stava
fissando con disprezzo.
- Un momento!- li interruppe Russell - Qui c'è ancora qualcosa
che non mi quadra. Trovo normale che accusiate Donald, in quanto ancora
non siete a c0n0scenza di quello che siamo venuti a sapere durante la
nostra piccola indagine.
- Avanti, sputa il rospo, Curlings. Devo ricordarti che abbiamo un
tempo limite?- sbraitò Rachel. Lei e molti altri di tanto in
tanto rivolgevano occhiate nervose al timer che ticchettava poco
lontano da loro. Già, un ticchettio. Russell ancora doveva
trovare una risposta a quello.
- Il Tiratore Scelto non è stato ucciso nella sua stanza,
bensì in quella di qualcun altro. Avevamo riscontrato problemi a
mettere in sicurezza la scena del crimine in quanto la chiave sembrava
non essere quella giusta. Quando ci siamo allontanati le chiavi sono
state sostituite a tempo record con quelle del colpevole.
- Le chiavi che avevamo trovato le avevo prese io dai pantaloni di
Borisov e avevano il suo volto sopra, quindi non posso essermi
sbagliata- aggiunse Grace.
- Oltre a questo, alcuni testimoni hanno affermato che Sauli non ha mai
frequentato quell'ala del dormitorio. Un'altra prova a sostegno delle
nostre idee.
- Quindi, secondo voi, quale sarebbe la dinamica del caso?- Logan
sembrava incuriosito e, quasi certamente, credeva alle loro parole. Gli
altri invece ancora erano scettici.
- Nessuno di noi si fidava di Sauli, in quanto era palese ci avrebbe
tradito come nulla fosse. Evidentemente è stato invitato nella
camera del colpevole per pianificare insieme un omicidio, ma il piano
dell'individuo era ben diverso: cogliendo di sorpresa il bulgaro
è riuscito a strangolarlo e ad appenderlo al soffitto. Non
avendo a disposizione l'ora del decesso non potremmo scagionare Donald
ma quando l'abbiamo trovato alle undici era chiuso a chiave nella sua
camera, cosa che non avrebbe potuto fare, non avendone tecnicamente una
copia.
- Giusto. Chiunque abbia ucciso Succhiavodka ha vagato per il piano
senza meta o si è trovato un posto dove rimanere fino al
ritrovamento- aggiunse Donald ghignando.
- Proprio a questo stavo pensando. Il colpevole si è
erroneamente portato dietro le proprie chiavi, senza pensare che
avrebbe dovuto accedere alla camera della vittima. Così, dopo
aver portato via dalla stanza i bagagli, si è accorto
dell'errore. Lo scambio delle iconcine 8-bit rappresentanti le nostre
figure potrebbe essere avvenuto un po' prima. Ormai era tardi per
tornare indietro e frugare sul corpo di Borisov, rischiando così
di farsi scoprire- Il discorso di Zanesi era senza dubbio molto logico,
infatti fu seguito da alcuni mugugnii di assenso.
- Io... devo fare una confessione- esordì Touka. Tutti si
girarono verso di lei con gli occhi sgranati. - Questa notte Borisov
è passato a visitarmi, voleva coinvolgermi in un piano di
omicidio multiplo. Ha detto di aver già trovato un valido
complice. Comunque sia... mi sono rifiutata.
- E noi come facciamo a saperlo? Sei anche arrivata in ritardo a mensa- insinuò Chuck Dasper.
- Aspettate, Sauli... è passato anche da me- Russell sorprese
tutti. Grace lo scrutava carica d'apprensione; aveva fatto molto per
evitare che quella cosa venisse fuori, e adesso lui ne parlava come se
nulla fosse. Una mossa forse troppo azzardata? - Non so che ore fossero
perché non porto nessun orologio con me, ma non ha detto nulla
riguardo un complice, dunque posso supporre che sia andato prima da me,
poi dal potenziale colpevole ed infine da Touka.
- A meno che, ovviamente, non sia tu il complice- concluse Rachel.
- Non diciamo assurdità! Ho visto la stanza di Russell, mi
ricordo dov'è. Lo possiamo pure escludere dai sospetti,
così come Grace e Donald. Credo di potermi anch'io escludere
dalla lista, immagino che tutti abbiate sentito le lamentele riguardo
la posizione della mia stanza- affermò Zanesi. Molti l'avevano
ascoltato mentre bisticciava con Kyanid, che l'aveva piazzato proprio
davanti ai bagni.
- Va bene, va bene. Ma quindi siamo a un punto morto, non ci sono sospetti. O mi sbaglio?- ricominciò Dustin.
- Al contrario. Alcuni di voi sono usciti dalla mensa e poco dopo,
prima che arrivassimo al cadavere di Borisov, le chiavi erano state
sostituite. Di queste persone che sono uscite, nessuno conosce
l'ubicazione delle loro stanze. Sto parlando di Nicole, Ethan, Rachel,
Henry e Touka. E anche uno di voi due gemelli- disse Russell,
squadrandoli.
- Come vi ho detto prima, ero all'ingresso, cercando di aprire il
portone principale- Touka stava sudando. Le sue emozioni erano un misto
di rabbia e paura. Non voleva che gli studenti la accusassero senza
pensarci troppo, anche lei era consapevole che il suo carattere fosse
tutt'altro che rassicurante.
- Il gemello che è uscito sono io, Chuck. Ero andato un attimo
in cucina a prendere del peperoncino per strofinarlo sul cuscino di
Logan. Quell'incosciente ha lasciato la porta di camera sua aperta,
perciò ho pensato di fargli un tiro mancino.
- Bastardo...- grugnì il fratello.
- Posso confermarlo. La planimetria del primo piano è piuttosto
semplice: a nord la sala conferenze, a sud le cucine e a est e a ovest
le due sezioni dei dormitori. Al centro la mensa, la palestra, le
classi e tutto il resto. Da quello che ho capito le sezioni sono
collegate solo dalla grande parte centrale, dunque se ho visto Chuck
andare a sud, non può essersi spostato in altre zone- intervenne
Dustin.
- Potrebbe essere sgusciato per le classi, no?- fece Noreen.
- Impossibile. La cucina è direttamente collegata alla mensa- ribatté il Biologo.
- Nicole, invece tu dove ti trovavi?
- Stavo cercando il deposito bagagli, temo di aver dimenticato una delle mie pregiate borsette!
- Temo di aver dimenticato una delle mie pregiate borsette! Cocooo!
Cocooo!- Chuck aveva unito le braccia a forma d'ala e imitava il
comportamento di una gallina.
- Zitto, rifiuto umano! Ci stai solo facendo perdere tempo prezioso!-
gridò la ragazza, quasi con le lacrime agli occhi. L'attenzione
degli studenti fu nuovamente catturata dal timer. Ancora quattro minuti.
- E comunque vorrei ricordarvi che ho partecipato all'indagine con voi.
Sono stata via pochi istanti prima del vostro ritorno dopo aver
scoperto della morte di Sauli e probabilmente sono stata la prima ad
uscire dalla mensa...
- Anche Ethan e Rachel ci hanno detto dove si trovavano e nonostante
non possiamo ancora confermare il loro alibi, rimane solo una persona
che non ha ancora detto nulla. Giusto, Henry?
- Co... cosa? Io?- lo Sceneggiatore prese a sudare. Fino a quel momento
era rimasto con le braccia incrociate a seguire il corso del processo e
adesso che veniva coinvolto si sentiva completamente impreparato.
- No! Vi sbagliate! Io non c'entro niente!
- Allora dimostralo. Rachel ha detto di averti visto correre per i
corridoi. Ovviamente nessuno con passo normale avrebbe potuto
precederci per prendere le fatidiche chiavi e tu mi sembri anche un
tipo parecchio sportivo...
- Dannazione, che cazzo state dicendo! Rachel non avrebbe mai potuto
vedermi correre, questo perché non ci siamo mai incontrati! E
oltretutto io non mi sono mai messo a correre...
- Qualcuno mi ripeta l'alibi di Rachel- Sherley stava guardando la
Ciclista in cagnesco. Fu in quel momento che l'illuminazione
colpì Russell. Aveva capito, o almeno sperava di aver capito.
Quella doveva essere l'ultima prova: se si sbagliava era finita per
tutti, il killer avrebbe vinto. Ma se invece era nel giusto avrebbe
salvato tutti.
- Due minuti allo scadere del tempo. Mi sto divertendo parecchio
però, purtroppo, non posso aggiungere altri minuti. Non si
possono mica cambiare le regole del gioco metà della partita...
Il suono ossessivo del ticchettio fu la spinta finale per Russell.
Alzò lentamente il braccio e puntò il dito contro Rachel
West, la Super Accademica Ciclista. - Sei stata tu, vero?- disse
semplicemente.
Lei rimase allibita per qualche istante. Il piccoletto l'aveva davvero appena accusata? Scoppiò a ridere fragorosamente.
- Coglionazzo, starai scherzando, spero! Ci rimane pochissimo, cerca di
concentrarti su Osborn, invece! Lo ripeto, l'ho visto correre!
- Il vero problema è che tu sei stata l'unica a vederlo, dico bene?
- Be', ecco...
- E non è tutto. Ascoltatemi bene tutti! L'alibi che Rachel mi
ha fornito poco fa è questo: "Io ero tornata qui nella mia
stanza per lavarmi. Suppongo sia normale dopo colazione, no?"
- E quindi? Cosa vorrebbe significare? Anzi, a maggior ragione, il fatto che sia tornata nella mia stanza dovrebbe scagionarmi.
- Nient'affatto, perché ti sei contraddetta poco dopo.
- Che stai dicendo, come avrei fatto a contraddirmi?
- Riferendoti alla corsa di Henry hai detto: "Forse aveva una gran fretta di andare in bagno, come Ethan."
- Non significa nulla, Curlings! Rimane poco più di un minuto!
SMETTILA DI FARCI PERDERE TEMPO!- strillò. Il suo volto era
contratto da un'orrida smorfia di rabbia primordiale.
- Prima del processo sono tornato di nuovo a parlare con Ethan. La
stanza di Zanesi si trova esattamente davanti ai bagni, infatti il
Modellista l'aveva riconosciuta.
- Lo sentite? Sta farneticando! La pressione lo sta facendo uscire di testa, poveretto!- tentò la Ciclista.
- Fa silenzio, West. Credo che Russell stia dicendo qualcosa di molto interessante- la zittì Alfredo.
- La tua stanza è nell'altra sezione del dormitorio, Rachel. Se
tu fossi davvero andata in camera tua a lavarti, non avresti mai potuto
vedere Ethan andare in bagno!
- Eh? Allora devo essermi sbagliata. L'avrò sentito alla mensa,
poco prima di uscire. Voglio comunque ricordare a tutti quelli che
erano presenti che sono andata nella sezione ovest del primo piano,
dove si trova la mia stanza...
- Già, ma al contrario della cucina ci sono diversi modi per
passare da un'ala all'altra senza dover attraversare la mensa. Potresti
semplicemente aver attraversato le aule- Un nuovo intervento di Dustin
che sembrava colpire perfettamente il centro della situazione.
- E per quanto riguarda il ticchettio misterioso udito da Ethan, solo
ora ci sono arrivato. Si trattava della catena della tua bicicletta. Ti
sei rapidamente diretta ad ovest non solo per sviare i sospetti su di
te, ma per recuperare dal deposito bagagli la bicicletta, che non era
dentro la tua stanza in quanto dopo aver assassinato Sauli e
dimenticato le chiavi su di lui, non avevi un posto dove portare i
bagagli. Avevo notato precedentemente il modello che usi, in quanto hai
passato un bel po' a vantarti di quanto fosse moderno e silenzioso, una
sorta di dono della Hope's Peak Academy che hai ricevuto grazie alle
tue incredibili doti... Anche per questo eri una delle prime a trovarsi
in mensa, perché hai vagato fin dall'ora del delitto! Hai preso
la bici e hai pedalato celermente fino a fare caso e sorpassare Ethan.
Perciò ti sei ricordata che stava andando in bagno. Per
concludere, ci hai preceduti e hai sostituito le tue vecchie chiavi con
quelle di Borisov, rimediando al tuo primo errore ma lasciandoti dietro
una lunga serie di palesi tracce!
Russell ansimava, tutto quel lungo discorso senza mai prendere fiato,
tutto per colpa di quel maledettissimo timer che, anche se gli aveva
fatto dono di una preziosa intuizione, continuava a snervarlo sempre
più. Comunque sia, sembrava che tutto si incastrasse senza
problemi, ma Rachel voleva ancora combattere.
- A... avanti, ragazzi, davvero non crederete a questo scricciolo? Come
avrei fatto, io, una ragazza qualunque, a strangolare e impiccare un
gigante come Sauli?
- È questo che potrebbe dare da pensare, inizialmente. Ma non
bisogna dimenticarsi che tu sei un'atleta e invece di averlo
strangolato con le braccia, avresti potuto farlo con le gambe, ed
è forse stato il profumo che ho trovato su Borisov a darmene
conferma. Tu, oltre ad esserti finta sua complice, ti sei finta anche
sua amante. Infatti, non voglio conoscere i dettagli, in un modo o
nell'altro è finito con la faccia tra le tue gambe. Poi, dopo
averlo ucciso, hai fatto un goffo tentativo di farlo sembrare un
suicidio e, se le mie supposizioni sono giuste, l'hai issato sul
soffitto legandoti alla corda!
Noreen allora sollevò la canottiera sportiva di Rachel, rivelando le abrasioni causate dalla corda.
- Il tempo è scaduto, studenti. Siete pronti per la votazione?
Dai tavoli sbucò un piccolo tastierino sul quale apparivano le versioni 8-bit degli Accademici. Ormai l'esito era ovvio.
Sullo schermo apparve il volto di Rachel West e le luci della sala si spensero.
- Quindi è davvero stata lei...- Ethan aveva la fronte corrugata
e non riusciva ad incrociare lo sguardo con la colpevole.
- Non voglio crederci- borbottò Nicole.
- Lo so, è dura scoprire che uno di noi abbia trovato il
coraggio di strappare la vita di qualcun altro. Ma la verità
è questa e non la si può negare in alcun modo- disse il
Criminologo. Aveva chiuso gli occhi ed aveva assunto un aspetto molto
solenne, una lieve nota di amarezza poteva udirsi nella voce.
Molti altri tremavano, forse sia per il forte nervosismo dovuto al
processo che per la forte paura di cosa sarebbe accaduto da un momento
all'altro. Persino Russell, che era riuscito a mantenere un insolito
sangue freddo, era sul punto di collassare. Soltanto Grace, Donald e
Alfredo sembravano ancora in loro stessi, anche se quest'ultimo qualche
emozione, a malincuore, la tradiva.
Rachel invece scivolò lentamente in ginocchio, singhiozzando
sommessamente, per un attimo fu anche scossa da qualche conato di
vomito, che represse a malapena.
- Vo... voi non capite... io dovevo uscire di qui! La mia brillante carriera... io ero la migliore di tutti...
- Signore e signori, non andatevene! Lo spettacolo non è ancora finito!- attaccò con un tono allegro Kyanid.
Una gracchiante voce metallica fece sobbalzare i presenti. - RACHEL
WEST, SUPER ACCADEMICA CICLISTA, È STATA SELEZIONATA COME
COLPEVOLE DELL'OMICIDIO DI SAULI BORISOV, SUPER ACCADEMICO TIRATORE
SCELTO. DI CONSEGUENZA, LA SUA ESECUZIONE AVVERRÀ TRA POCHI
ISTANTI.
Subito tutti i ragazzi si trovarono incatenati ad una sorta di congegno
che li trascinò lungo un corridoio appena rivelato da una falsa
parete della sala dei processi. Il luogo dove giunsero era molto
particolare: erano separati da una colossale ruota di bicicletta da un
parapetto e da una barriera di vetro.
- Cos'è questo posto?- domandò irrequieto Donald.
- Che sia...- provò Grace.
- LA SALA DELLE ESECUZIONI!- esclamò pieno di gioia Kyanid. -
Sapete, fin quando vidi i film di Saw per la prima volta mi ammaliarono
nella maniera più assoluta. Ed io, personalmente, sono sempre
stato molto fantasioso. Infatti non adotterò le noiose
fucilazioni, o iniezioni letali e via dicendo; bensì
creerò delle macchine letali basandomi sul vostro talento e
personalità, per rendere le cose più divertenti e
interessanti!- Quando vide che Grace stava cercando di aprire il
portone appena chiusosi alle loro spalle, riprese nuovamente parola. -
E, naturalmente, voi sarete costretti ad assistere- disse, chiudendo il
discorso.
Rachel urlava con tutto il fiato che aveva in corpo mentre veniva
separata dai compagni e posta parecchi metri sopra quella gigantesca
ruota, che nel frattempo aveva cominciato a girare sempre più
velocemente, fino a provocare una violenta corrente d'aria,
strattonando qua e là la sventurata ragazza. Il volto aveva
quasi del tutto perso il suo colorito abbronzato e i lunghi capelli
tinti di viola scuro, raccolti in una coda di cavallo, ormai
svolazzavano in tutte le direzioni. Il suo robusto corpo era,
ironicamente, sorretto solamente da un'esile corda.
Continuando ad agitarsi e tentando di aggrapparsi alla corda, infine
questa cedette e la disgraziata cadde tra i raggi della ruota, finendo
completamente tritata dai sottili fili di ferro. Alti schizzi di sangue
raggiunsero persino il parapetto degli studenti.
Gli occhi di Russell si rivoltarono e, sentendosi totalmente privo di forze, si accasciò a terra e perse i sensi.
- Kyanid, ho bisogno di chiederti una cosa.
- Oh, prego, dimmi pure, Grace. Quest'esecuzione mi ha messo di buon
umore, dunque potrei essere più disponibile del solito.
- Stavolta abbiamo avuto fortuna nello scoprire subito che non era un
vero suicidio. In caso contrario, ci saranno processi anche per dei
veri suicidi?- domandò la rossa.
- Il processo di classe scatta ogni volta che un cadavere viene
rinvenuto da uno studente. Che sia un suicidio, un omicidio o una morte
accidentale non ha nessuna importanza, voi dovrete ugualmente arrivarci
indagando e dovrete dimostrarlo durante il confronto collettivo con gli
altri compagni. Sarebbe troppo semplice per voi e poco divertente per
me- spiegò il finto preside.
- In questo particolare caso ho anche oscurato la parte dei file nella
quale si parla del luogo di ritrovamento, per rendere le cose un po'
più complesse ed eccitanti!
- Maledizione, quindi normalmente dovrebbe essere citata?
- Esattamente. Ora che ho svelato il trucchetto, però, non credo
che lo farò ancora in futuro. Farlo più di una volta non
avrebbe senso...
Appena conclusa la breve conversazione, dalla stanzetta collegata alla
sala delle conferenze uscirono Alfredo e Sherley che reggevano uno per
le braccia e l'altra per le gambe il povero Russell, che ancora non
aveva ripreso conoscenza.
- Sarebbe gentile da parte tua se venissi qua a darci una mano. Per
quanto sembri leggero, non lo è affatto in realtà-
effettivamente il Criminologo aveva un aspetto piuttosto provato, forse
più per il processo che per altro.
Quando Grace si girò di nuovo verso Kyanid, questo era scomparso
nel nulla. Un piccolo brivido le attraversò la schiena;
detestava quando lo faceva.
- Allora, vieni o no?
Volse un ultimo sguardo allo sgangherato ascensore che li aveva portati
nelle profondità della scuola. Si ripromise che non ci sarebbero
più tornati, mai più.
Prima che un altro dei loro compagni potesse anche solo pianificare un
omicidio, lei e Russell avrebbero risolto il mistero che si celava
nella Hope's Peak Academy e allora sarebbero stati liberi.
- Va bene, arrivo!
NOTA DELL'AUTORE
Sì, può sembrare strano pubblicare tre capitoli tutti di
fila, ma cercate di capirmi: è quasi più di un anno che
il primo è pronto e non ho mai pensato di metterlo online. Ora
ho appena finito il terzo e sono già al lavoro per il quarto e
sinceramente volevo sapere cosa ne pensassero i lettori. Questo
è il mio primo tentativo di tirare su un gialletto il più
semplice possibile, e l'universo di Danganronpa mi sembrava l'ideale...
Comunque sia, sono contento di aver deciso di non sospendere la stesura
di questa storia, mi piace come si sta sviluppando! Non dimenticate di
lasciare una recensione, trovo importantissimo leggere i pareri dei
lettori, specialmente se sono critici (una buona occasione per
migliorarmi).
Al prossimo capitolo!
- Don
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