๑Maybe Memories๑

di RiceGrain
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** «I wish I knew what you were looking for. ***
Capitolo 2: *** «someday we'll know why I wasn't meant for you. ***
Capitolo 3: *** «life is only as good as the memories we make. ***
Capitolo 4: *** «waiting for someone or something to show you the way. ***
Capitolo 5: *** «and somehow I got caught up in between. ***
Capitolo 6: *** «so many adventures couldn't happen today. ***
Capitolo 7: *** «fate up against your will, through the thick and thin. ***
Capitolo 8: *** «fairytales of yesterday will grow, but never die. ***
Capitolo 9: *** «take me somewhere I can breathe. ***
Capitolo 10: *** «and it hit me like never before. ***
Capitolo 11: *** «looking back at sunsets on the Eastside we lost track of the time. ***
Capitolo 12: *** «it started out with a kiss, how did it end up like this? ***
Capitolo 13: *** «stand still. breath in. are you listening? ***
Capitolo 14: *** «unbending never ending tablets of time record all the yearning. ***
Capitolo 15: *** «we're just two lost souls swimming in a fish bowl. ***
Capitolo 16: *** «but, my God, it's so beautiful when the boy smiles. ***
Capitolo 17: *** «well yesterday i thought I met an angel but she wasn't worth though she seemed to be worth. ***
Capitolo 18: *** «we'll remember it was me and you. ***
Capitolo 19: *** «lazing on a sunny afternoon. ***
Capitolo 20: *** «would I last forever? You and I together. ***
Capitolo 21: *** «but in the distance I hear some laughter, we laugh together. ***
Capitolo 22: *** «this time I've really lost my mind and I don't care. ***
Capitolo 23: *** «I wanna take you through a wasteland I like to call my home. ***
Capitolo 24: *** «it says home is where your heart is. ***
Capitolo 25: *** «I hope you had the time of your life. ***
Capitolo 26: *** «you move and change, yet you go nowhere. ***
Capitolo 27: *** «got me lookin so crazy right now. ***
Capitolo 28: *** «girls just wanna have fun. ***
Capitolo 29: *** «but I'm in so deep, you know I'm such a fool for you. ***
Capitolo 30: *** «I am smiling, I think of you. ***
Capitolo 31: *** «and we'll have Halloween on Christmas. ***
Capitolo 32: *** «there are moments when I don't know if it's real. ***
Capitolo 33: *** «now I would do most anything to get you back by my side. ***
Capitolo 34: *** «don't tell me you're sorry cause you're not. ***
Capitolo 35: *** «you have me forever and after. ***
Capitolo 36: *** «not leaving. not going. I'm not kissing you goodbye. ***
Capitolo 37: *** «I meant all the things I said. ***
Capitolo 38: *** «and I'm beginning to think I imagined you all along. ***
Capitolo 39: *** «dear, I fear we're facing a problem. ***
Capitolo 40: *** «what became of the likely lads? ***
Capitolo 41: *** «but the first day you came into my life, my time ticks around you ***
Capitolo 42: *** «someone to love, somebody new, someone to love, someone like you. ***
Capitolo 43: *** «and all the girls dreamed that they'd be your partner. ***
Capitolo 44: *** «I don't want to wait for our lives to be over. ***
Capitolo 45: *** «why should I wait until tomorrow? It's already been, I've already seen all the sorrow that's in store. ***
Capitolo 46: *** «no one got it right, no one got it wrong. ***
Capitolo 47: *** «look at the stars, look how they shine for you. ***



Capitolo 1
*** «I wish I knew what you were looking for. ***


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L'odore di caffè stantio in questa cucina mi darà la nausea prima o poi, me lo sento

LISTEN TO à http://www.youtube.com/watch?v=-Q6nKP10j4s

 

 

 

1

 

 

 

L'odore di caffè stantio in quella cucina mi avrebbe dato la nausea prima o poi, me lo sentivo. Come una lenta consapevolezza che ti scivola dentro, dura ma inesorabile e più ti ci fissi, più diventa concreta e di conseguenza inevitabile.
Com'era possibile che nessuno fosse più stato a casa sua? Insomma, d'accordo che io mi ero rifiutata categoricamente di rimetterci piede - il suono delle nostre risate in quelle stanze era ancora troppo chiaro e fresco - ma mi aspettavo che quantomeno Victoria o Lizzy l'avrebbero fatto, perlopiù per cercare di evitare quell'aria di disfacimento totale che adesso regnava sovrana nel piccolo mondo di Robert Pattinson.
Sollevai il coperchio di una pentola e lo riabbassai l'istante successivo, disgustata. Ma era partito così in fretta e furia? Neanche il tempo di pulire le stoviglie?
Scossi la testa e un po' mi venne da sorridere.
Tipico di lui d'altronde.
Un giorno ci sei, quello dopo sei dall'altra parte del mondo. Ed io che come una stupida lo avevo aspettato sotto la pioggia torrenziale, senza uno straccio di ombrello, solo per poterlo salutare, per augurargli buona fortuna, per assicurarmi che sarebbe stato bene là, da solo. Il mio piccolo Rob.
Ma lui non era venuto. Inutile dire come lo sapessi, come il ricordo di quello che era successo tra noi il giorno prima bruciasse ancora come fuoco dentro me, eppure avevo soffocato la mia vocina interiore e ci avevo creduto.
Riuscii a sentire di nuovo chiaramente ogni singola goccia di pioggia posarsi delicata sulla mia fronte.
Ma lì sulla nostra panchina, ero rimasta sola.
Non c'era voluto poi molto prima che quel pensiero mi entrasse dritto dritto nel cervello e vi penetrasse così a fondo da lasciarvi una cicatrice indelebile. Avevo pianto quella sera, da sola, come lo sarei stata da quel momento in poi. Sul pavimento del salotto, sdraiata lì ad ascoltare la nostra canzone.
Niente sarebbe mai più stato lo stesso.
Perchè siamo dovuti crescere, Rob? Perchè le cose sono dovute diventare così complicate? Non era meglio quando tu eri semplicemente il mio dreamcatcher, ed io la tua dose di zucchero quotidiana?
Ti ricordi, riuscivamo a stare svegli tutta la notte solo a contare le stelle, o a leggerci le storie o ad inventarle completamente se non avevamo voglia di leggere. E tutto era colorato quando ero insieme a te. E non smettevo mai di sorridere, non sapevo neanche che si potessero provare sentimenti che non fossero allegria e libertà.
-Tesa?- la voce di Lizzy squarciò la bolla dei ricordi e mi fece tornare con i piedi per terra.
-Un po’- le sorrisi, con una stretta allo stomaco improvvisa.

Mi ero scordata quanto assomigliasse a Robert, nonostante fosse cambiata dall’ultima volta che l’avevo vista. I capelli più corti e una nuova luce negli occhi. Mi ci era voluto un secondo per capire che della Lizzy che conoscevo un tempo, non era rimasto niente.

Da quando lui se ne era andato avevo deciso di chiudere i ponti con la famiglia Pattinson. Avevo creduto che avrebbe fatto meno male, forse, far finta che quella parte della mia vita non fosse mai esistita.

Stupida illusa.

-Credo che gli farà piacere trovarci qui- fece Lizzy dopo un po’, guardandomi in volto.

Non le risposi, cercando disperatamente di credere in quale universo parallelo a Robert avrebbe fatto piacere la mia presenza a casa sua.

-Tutte e due- puntualizzò lei, forse notando la mia espressione avvilita.

Non potei trattenere una risatina nervosa, sarebbe stato davvero così?

Purtroppo ne dubitavo fortemente.

Il modo in cui ci eravamo lasciati non lasciava spazio a niente da equivocare, il solo ripensarci bastava a mandarmi il cervello in pappa, nonostante fosse passato quasi un anno.

Si sedette al tavolo di cucina e continuò a guardarmi, in silenzio. Forse non aveva coraggio di chiedermi perché all’improvviso avessi smesso di farmi sentire, di chiederle di andare a fare shopping e tutte quelle cose che facevamo insieme.

Eravamo amiche io e Lizzy, eravamo cresciute insieme praticamente, nonostante fosse Robert il mio migliore amico e la persona con la quale avevo condiviso tutto.

Ma Lizzy era solo un anno più grande di me, ed a volte era bello avere un’amica con cui parlare del più e del meno, che avere sempre e soltanto aver a che fare con i progetti sconclusionati di Robert.

 

Eppure era lui quello da cui correvo quando il mondo faceva schifo, ma schifo davvero.

Sempre con lui preparavo le ricerche per i progetti del laboratorio di scienze, o dipingevo le pareti della mia camera color glicine

 

“Ma che colore è il glicine?”

“Taci e dipingi”

“Agli ordini, signorina”

“E non ridere, un giorno capirai”

“Cosa? Il perché stiamo facendo diventare la tua stanza come la casa di Barbie?”

“No, genio. Perché è così importante per me”

“Ma io lo so, Sugar”

“Davvero?”

“Sarah Crewe, la piccola principessa. Secondo te aveva una camera dalle pareti color glicine.”

“Non posso credere che te lo ricordi, avevamo 7 anni!”

 

 

Una fitta all’altezza del petto mi ricordò che non faceva mai bene farsi trasportare dai ricordi, e velocemente tornai con la testa al presente.

Adesso non c’era nessuno con cui condivedere la mia stanza dalle pareti color glicine.

-Sugar- alzai gli occhi su Lizzy e la trovai ancora intenta a fissarmi, probabilmente non aveva mai smesso.

-Non voglio farmi gli affari tuoi, né tantomeno essere indiscreta ma non ho mai capito…-

Abbassai velocemente lo sguardo e lei si bloccò all’istante.

-Se non ti va di parlarne non c’è problema- continuò, ma il suo tono suggeriva tutt’altro.

Continuai a tenere lo sguardo basso, trattenendo il respiro. Non ne avevo mai parlato con nessuno, mai. Non che ci fosse qualcuno con cui parlare, ad essere del tutto sinceri, ma in qualche modo, essendomi tenuta quello che era successo solo per me era come se non fosse mai accaduto davvero, e adesso parlarne con qualcuno equivaleva a rendere tutto troppo reale.

Il pensiero di ammettere a voce alta quello che era successo fra me e Robert quella notte, di rivederlo impresso negli occhi di qualcun altro, bastava a farmi tremare da capo a piedi.

Non sarei mai stata forte abbastanza.

-E’…complicato- provai ad alzare timidamente lo sguardo un’altra volta e la trovai sempre intenta a guardarmi, non un cambiamento in quegli occhi così maledettamente simili ai suoi.

-Beh,  Victoria mi ha chiamato 10 minuti fa, per cui dovrebbero essere qui a momenti. Vado a dare una pulita-

Ed esattamente come se non mi avesse detto niente, si alzò e si diresse verso i fornelli, lasciandomi lì imbambolata come una stupida.

Che poi, in due parole, è proprio quello che ero.

Una stupida ragazzina ancora innamorata delle fiabe, in cerca di quel posto magico dove poter passare il resto dei suoi giorni felice, desiderosa di chiudere fuori tutto ciò che avesse inteso minare quella felicità.

Ed io ancora ci credevo in fondo, ci speravo che quando Robert avesse varcato quella soglia i suoi occhi si sarebbero illuminati come solo i suoi sapevano fare, mi sarebbe corso incontro e mi avrebbe stretta a sé, così come era successo un’infinità di volte in passato.

Ma quello, per l’appunto, era il passato. Stavolta lui non stava ritornando dalle vacanze.

Stavolta se n’era andato per un anno intero.

Stavolta non ci eravamo lasciati con i soliti bisticci fra bambini.

Stavolta avevamo fatto l’amore.

Niente avrebbe mai più potuto essere lo stesso, neanche se fossimo tornati amici, neanche se lui fosse riuscito a passare sopra al fatto di averlo lasciato solo sul pavimento del suo salotto nel cuore della notte, neanche se io fossi riuscita a dimenticare l’umiliazione della consapevolezza che se n’era andato senza salutarmi.

Quello che era successo ci aveva cambiati, troppo. Non saremmo mai più stati capaci di tornare i bambini di un tempo.

 

-Pensavo ti avrebbe fatto piacere saperlo…-

-…sì…cioè…ovvio che mi fa piacere…è che, non me lo aspettavo-

-beh, potresti venire anche tu a casa sua..ad aspettarlo. Come sorpresa di bentornato-

-…io non lo so. Insomma, non so quanto…-

-Mi ha chiesto di te, Sugar-

-Di me?-

-Lo fa tutte le volte.-

-…ah.-

-Hai ancora le sue chiavi di casa, no?-

-Sì, certo-

-Allora ti aspetto lì-

 

Non ero riuscita ad uccidere le dannate farfalle che avevano iniziato a danzarmi nello stomaco quando quelle parole mi erano entrate nel cervello “Lo fa tutte le volte” . Dannato Robert Pattinson.

Costava troppo prendere in mano un fottuto telefono e comporre il mio numero? Non poteva chiedere di me alla sottoscritta?

Ma forse, pensai, dopotutto Robert pensava che fra me e Lizzy non fosse cambiato niente e che fossimo sempre amiche…perché avrebbe dovuto cambiare qualcosa?

Solo perché lui se n’era andato non significava che la mia amicizia con sua sorella dovesse finire.

Evidentemente non aveva messo in conto i risvolti sentimentali che la sua partenza aveva provocato.

E così, mettendo completamente a tacere la mia parte razionale mi ero chiusa la porta di casa alle spalle senza pensarci due volte, prima che quella vocina nella testa diventasse troppo forte da ignorare e mi facesse fare dietrofront immediato, e mi ero diretta a casa sua.

Proprio lì, fra quelle mura che racchiudevano miliardi di ricordi, compreso il più bello e doloroso di tutti.

Dio, non riuscivo nemmeno a guardare il pavimento del salotto senza iperventilare.

Mi passai una mano fra i capelli e sbirciai fuori dalla piccola finestra, giù nel vialetto.

La macchina di Victoria era lì.

Deglutii, ma mi resi conto di avere la salivazione azzerata.

Un rumore di chiavi e di un chiacchiericcio sconnesso, risate e porte che si aprivano.

Il cuore avrebbe finito con lo spaccarmi la cassa toracica, ne ero più che certa.

Gli occhi erano puntati all’ingresso, incapaci di guardare altro, in attesa di veder comparire quella chioma scompigliata che mi era mancata più dell’aria stessa.

Ci mancava solo che iniziassi a sudare e poi eravamo davvero tutti.

 

-Sì, sì ho promesso di raccontarti tutto, Vic…-

E poi, esattamente come avevo sempre sognato per tutte le 267 notti che eravamo stati lontani, lo vidi.

Ascoltai la sua risata farsi più vicina, finchè non comparve sulla soglia della cucina, sorridente e bellissimo come il sole.

Robert, il mio Robert.

E mi guardò.

E sorrise.

 

 

Non so, davvero non so che cosa mi sia preso. Sarà dovuto alla sfilza di canzoncine moooolto allegre che ho ascoltato stasera, alla quantità industriale di gelato che ho ingurgitato prima, al fatto che non ho sonno, o alla moltitudine di foto di Rob che mi sono vista [probabilmente sono tutti questi fattori uniti insieme, invece ^^], insomma fate voi. Fatto sta che a me è venuto da scrivere ciò.

Premetto che non so dove voglio andare a parare, o meglio…l’idea generale c’è, ma appunto è molto generale :D

Per ora comunque sono abbastanza ispirata, spero sia così per un po’ di tempo :)

A voi, la parola!

E ovviamente, grazie in anticipo a tutti quanti leggeranno, commenteranno, metteranno tra i preferiti eccetera, eccetera.

Ah, già.

Rob non mi appartiene in nessun modo e bla bla bla, nessuno scopo di lucro, se non quello di nutrire la mia testa malata di stupide fantasie.

Ok, penso di aver detto tutto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
 
 

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Capitolo 2
*** «someday we'll know why I wasn't meant for you. ***


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-Lei è Sugar- la voce gentile di Clare anticipò il mio ingresso nella camera dove un bambino dagli occhi più azzurri che avess

2

 

 

-Lei è Sugar- la voce gentile di Clare anticipò il mio ingresso nella camera dove il bambino con gli occhi più azzurri che avessi mai visto stava leggendo un libro.

-Robert!- continuò Clare, alzando un po’ il tono di voce dal momento che il figlio non le aveva prestato la benchè minima attenzione.

-Ah ah- aveva semplicemente fatto lui, senza neanche sollevare lo sguardo dal libro.

-Si è appena trasferita nella casa accanto con la nonna-

A quel punto Robert aveva finalmente diretto lo sguardo su di noi e impercettibilmente mi aveva sorriso.

-Ciao- avevo fatto io, sentendomi talmente in imbarazzo da non riuscire a spiccicare altre parole.

-Ciao- mi aveva risposto, continuando a guardarmi leggermente più interessato.

-Avete la stessa età- fece Clare, passandomi affettuosamente un braccio attorno alle spalle e accarezzandomi.

Mi piaceva quella camera, mi sentivo un po’ come a casa mia.

Quella casa da cui ero stata strappata via pochi giorni prima, quando avevo appreso che i miei genitori dal loro viaggio in India non sarebbero più tornati.

-Sono sicura che andrete molto d’accordo. Adesso torno di là con la tua nonna- mi guardò dolce negli occhi e mi sorrise –Per qualsiasi cosa, noi siamo in giardino.-

-La merenda, mamma- si era intromesso Robert

Clare sorrise –Latte e biscotti arrivano subito…ti piace il latte con i biscotti, Sugar?-

-Sì, signora Pattinson.- avevo balbettato.

-Chiamami Clare, tesoro. Faccio in un attimo- e poi si era dileguata.

Io ero rimasta lì in piedi, incapace di dire o fare qualunque cosa, mentre Robert aveva continuato a studiarmi per un altro po’.

-Così hai 7 anni- fece poco dopo.

-Domani saranno 7.-

-Beh auguri-

-Non lo sai che porta sfortuna fare gli auguri prima del compleanno?-

-No, non lo sapevo. Scusa tanto, allora-

-Non importa, adesso lo sai.-

 

 

Il tempo si fermò in quell’istante, ero sicura che non fosse solo una mia sensazione. I minuti, i secondi, non scorrevano più o perlomeno avevano perso il loro significato.

Per me non c’era altro che Robert.

Ed ero sicura che per lui fosse assolutamente lo stesso.

Tentai un sorriso, ma mi resi ben presto conto quanto mi risultasse difficile qualsiasi movimento, ero paralizzata.

-Allora, Edward Cullen- lo apostrofò allegramente Lizzy, poi gli corse incontro e lo abbracciò –Mi sei mancato, fratellino.-

Robert la abbracciò, ma il suo sguardo era ancora fisso su me, come ipnotizzato.

-Ciao, Robert- riuscii finalmente a dire, quando Lizzy si staccò da lui lasciandolo libero.

Tentai di soffocare sul nascere l’ondata di flashback che la sua presenza tangibile lì di fronte a me mi aveva provocato, ma era praticamente impossibile.

Quello sguardo mi aveva trapassato da parte a parte, quelle labbra avevano lasciato lava su me, quelle mani avevano marchiato ogni centimetro della mia pelle, inciso il suo nome dappertutto.

Mi girava la testa.

-Sugar-

Disse solo quella parola, il mio nome ed io mi chiesi come fosse possibile che detto da lui diventasse improvvisamente la parola più bella di tutta la lingua inglese, e poi mi avvicinai, non so come ma lo feci.

Eravamo entrambi impacciati, insicuri su dove guardare o cosa dire il che era una novità, perché in 16 anni che ci conoscevamo mai una volta eravamo stati imbarazzati dalla reciproca presenza.

Nemmeno quando l’avevo beccato nudo in camera a 15 anni, o quando al mio 18esimo compleanno mi aveva retto la fronte tutta la notte mentre vomitavo anche l’anima per colpa della mia prima vera sbronza.

Poi, senza preavviso, lasciò cadere la borsa di pelle nera e mi strinse in un abbraccio, uno di quelli che ti tolgono il fiato e che hanno tutto il dolce sapore di casa.

Perché era proprio così, la mia casa era con lui, dovunque lui fosse.

Non so per quanto tempo restai ferma lì, fra le sue braccia forti che profumavano delle giornate estive nella sua casa al mare, sapevano di storie di pirati e di tutti i giochi della nostra infanzia.

Ancora, il tempo non aveva senso per noi.

Mi dette un bacio sulla fronte e sorrisi anche io quando avvertii le sue labbra curvarsi dalla felicità.

-Sei cresciuta-

-A te è cresciuta la barba invece-

Rise e si allontanò un po’ per guardarmi –Non va, eh?-

Stavolta fui io a ridere –Pizzica un po’, ma potrei farci l’abitudine.-

Lo guardai negli occhi e in quel mare sconfinato non vi trovai neanche un’onda a turbare la sua espressione felice.

Sembrava tutto perfetto, le paure che per un anno mi avevano fatto passare notti insonni adesso mi sembravano soltanto sciocche, eppure c’era una piccola parte di me che continuava a ripetere che in realtà non era così.

Avremmo dovuto farci i conti, prima o poi.

-Sugar!- esclamò a quel punto la voce di Victoria, entrata anche lei in cucina.

-Non posso crederci! Fatti abbracciare- e mi strattonò via da Robert per stringermi a sé.

Beh, mi era mancata anche lei mi trovai a pensare.

Tutta la dannata famiglia Pattinson mi era mancata, terribilmente.

Erano stati molto più che una famiglia per me, tutti quanti, nessuno escluso.

E me ne rendevo conto solo adesso che ce li avevo di nuovo tutti lì riuniti, ad abbracciarmi come se fossi la loro piccola sorellina che era tornata a casa.

 

-Beh, mamma è in tua trepidante attesa- esclamò Lizzy, finendo di pulire le tazze con le quali avevamo appena preso un tè.

-Andiamo?- continuò poi.

-Sono tre giorni che prova ricette su ricette per rendere “la prima cena del mio bambino indimenticabile”- fece a quel punto Victoria, mimando con le dita il gesto delle virgolette.

Robert scoppiò a ridere e scosse la testa ed io non potei fare a meno di provare una fitta di nostalgia ripensando ai giorni in cui ero un’ospite fissa alle cene della famiglia Pattinson.

Quando Robert se n’era andato ogni volta che Clare chiamava per invitarmi, avevo sempre qualche scusa pronta e il tono freddo e distaccato della mia voce l’aveva fatta desistere presto dai tentativi.

-Quando se la sentirà, sarà lei a chiamare- aveva molto probabilmente pensato. La conoscevo bene.

-Sugar…- cominciò poi Lizzy, guardandomi un po’ tristemente.

-Oh, non preoccuparti.- sapevo cosa stava per dirmi, non saresti invitata, ma se ti va di venire….

-Ho già un impegno per cena-

-Cosa?- sbottò Robert, voltandosi istantaneamente a guardarmi.

-Che significa?-

-Esattamente quello che ho detto-

-Sì, ho capito, ma che significa che hai già un impegno?- vidi la sorpresa dipingersi sul suo volto, concentrarsi fra le sue sopracciglia corrugate in una smorfia di incredulità.

-Quale parte della frase “ho già un impegno” non ti è chiara?- sorrisi, tentando di fargli capire che era tutto ok, quando invece non lo era affatto.

Quella situazione stava presto cominciando a fare acqua da tutte le parti, come era prevedibile.

-Beh..pensavo solo che..- smise presto di parlare, quando si accorse del silenzio fastidioso che era calato fra di noi.

Gli sorrisi mesta –Alcune cose cambiano, Rob- abbassai lo sguardo e mi portai una ciocca di capelli dietro l’orecchio, improvvisamente imbarazzata.

Ero sicura che avesse colto il significato nascosto delle mie parole.

-Già- ok, aveva colto. Il tono era inequivocabile.

-Lizzy accompagnami in macchina- proruppe Victoria e a quel punto seppi, seppur non avendo compreso la totalità della situazione, che lei comunque aveva capito.

Si alzò repentinamente dalla sedia e trascinò fuori dalla cucina una confusa Lizzy.

Nel giro di un secondo, eravamo soli.

-Sugar…- cominciò lui, e nonostante avessi tenuto lo sguardo abbassato sapevo che non aveva distolto gli occhi da me.

-No. No, Robert fermati- lo guardai e vacillai per un istante.

-Non incasiniamo ancora di più le cose. Tu sei qui, ed è l’unica cosa che conta. Basta.-

Annuì e si schiarì la voce –Amici, quindi?-

-Amici- risposi velocemente, forse troppo.

Ma d’altronde non potevamo essere altro che quello, io e lui. Non ci poteva essere spazio per altro. Non importava un accidente quello che ogni singola fibra del mio corpo voleva.

Il mio cervello sapeva benissimo quello che l’istinto non voleva accettare.

-Vai dalle tue sorelle, o farete tardi. Tua madre ci tiene alla puntualità-

annuì ancora, alzandosi e tuttavia non mollandomi un secondo con lo sguardo.

-Quindi hai un impegno?-

-Sì, con un paio di amici-

-Li conosco?- sorrise leggermente, facendomi strada verso la porta d’ingresso.

-No, sono del corso di fotografia.-

-Ah-

-Già, adesso sono un’aspirante fotografa, Pattz-

Sapevo quanto odiasse quel soprannome, così come sapevo di essere l’unica ad avere il permesso di usarlo senza danni.

-Dovrai aggiornarmi su un bel po’ di cose, zuccherino-

-Ah, per favore! Basta con quell’odioso soprannome- gli detti una pacca affettuosa sul braccio, e nonostante ciò avvertii distintamente tutta la tensione che si era creata fra noi in quegli ultimi minuti.

Non era più come prima.

Forse aveva potuto esserlo in quei primi istanti, quelli dove i nostri occhi si erano finalmente ritrovati, ma sapevo troppo bene che non potevamo mentire così bene a noi stessi e a quello a cui eravamo andati incontro quella maledetta notte.

-Cos’è tu hai il permesso di usare il mio odioso soprannome e io no?- mi tenne la porta aperta ed uscimmo insieme sotto la pioggerellina fitta di Londra.

Lizzy e Victoria erano in macchina, ma non ci guardavano. Quasi mi venne la nausea quando mi resi conto che lo facevano per lasciare a me e a Rob un po’ di privacy.

Da quando io e lui avevamo bisogno di privacy?

Da quando siete andati a letto insieme disse una vocina nella mia testa.

-Allora…ci vediamo?- mi chiese, fermandosi di fronte alla macchina, coprendosi la testa con le braccia dalla pioggia che cominciava a farsi sempre più fitta.

-Adesso ti spaventa un po’ di pioggia, Rob?- lo apostrofai io.

-Già, beh sai non ci sono più abituato. A Los Angeles non se ne vede molta- sorrise, un sorriso un po’ stiracchiato a dire la verità.

-Immagino-

Restammo a fissarci un altro istante, uno solo. Probabilmente i nostri sguardi si stavano comunicando ciò che a parole noi non avevamo il coraggio di fare.

-Ci vediamo- feci, prima di voltarmi e allontanarmi velocemente.

Fu solo quando fui sicura di essere completamente scomparsa alla sua vista che alle gocce di pioggia fredde e dolciastre iniziarono a mescolarsi il calore e il sale delle lacrime.

 

 

Bene, eccoci qui allo spazio dei ringraziamenti (:

Innanzitutto grazie mille alle 7 persone che hanno messo questa fanfiction fra i preferiti e a Vulnerable Claire che l’ha messa fra le seguite. Grazie, grazie, grazie davvero!

Siccome oggi ero abbastanza ispirata sono riuscita a buttare giù anche il secondo capitolo, vi giuro che è un record per me :D

Il merito è comunque vostro che mi avete dato la spinta per mettermi subito al lavoro!

Purtroppo, mi è uscito un po’ uno schifo ç__ç perdonatemi, vi giuro che i prossimi saranno migliori, più interessanti e più densi di cose, ve lo giuro!

Ok e adesso passiamo a ringraziare le mie commentatrici, non so nemmeno dirvi quanto mi abbiate fatta contenta, tutte voi *__*

 

Clodiina85: Grazie mille, sono contentissima che ti piaccia il mio modo di raccontare e la trama di questa ficcy! Solo una cosa, non è Kri la protagonista! Spero ti piaccia lo stesso, un bacione!

Frytty: Grazie davvero! Spero ti piaccia anche questo! A presto :*

Piccola Ketty: Ma io ti adoro di già! Io invece quando ho letto il tuo commento sono sprofondata :D ahahaha! Spero anche questo sia stato di tuo gradimento J

Dark Angel 1935: Grazie infinite per tutti i complimenti che mi hai fatto! Spero davvero di non deludere le tue aspettative anche per il seguito [:

P.s. non ti ho fatto aspettare troppo, hai visto?

KikyCullen: l’ho continuata subito, visto? Ahahahha grazie mille per i complimenti! Farò sicuramente un salto da te! A presto! Kiss

 

Bene, alla prossima fanciulle :D

Ah già, prima che me ne scordi…Rob non mi appartiene, non lo conosco e non ho nessuno scopo di lucro, tutto ciò è opera solo dei miei neuroni impazziti.

A presto ^^

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 3
*** «life is only as good as the memories we make. ***


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-Parlo sul serio Sugar, vuoi che venga a tenerti un po’ di compagnia

3

 

 

-Parlo sul serio Sugar, vuoi che venga a tenerti un po’ di compagnia?- le parole di Trevor furono sgradevolmente accompagnate dalla sua mano sulla mia gamba.

-So io che genere di compagnia hai in mente, Trevor-

-Sei gelosa, tesoro?-

-Di te?- la risatina acuta di Charlene si diffuse velocemente nell’abitacolo fumoso del taxi che avevamo preso fuori dal Cherry Jam.

-Neanche fra un milione di anni-

Trevor le scoccò un’occhiatina obliqua prima di continuare a dedicare tutta la sua attenzione alla sottoscritta.

-Ti ringrazio Trev- gli tolsi delicatamente la mano dalla mia coscia per metterla sulla sua prima di sorridergli –Starò bene da sola-

-Non è che hai qualcuno che ti aspetta, eh?- sorrise sornione e a me venne leggermente la nausea.

-Per quanto possa sembrarti assurdo voglio solo andare a letto. A dormire. Sola.-

-Se lo dici tu, baby-

Si discostò un poco e finalmente capii che ero libera di scendere dal taxi e andarmene a letto.

-Ti chiamo domani Sugar- mi disse Charlene, baciandomi velocemente su entrambe le guance –Oh e ricordati che hai promesso di farmi conoscere Robert- alla sola pronuncia del suo nome il mio stomaco si capovolse due o tre volte, una sensazione acuita dalla risatina che aveva accompagnato le parole della mia amica.

-Ho promesso- le risposi, prima di alzare gli occhi al cielo e scendere.

Una volta sul marciapiede cercai in fretta le chiavi ed entrai svelta nel calore confortevole del mio portone.

 

Non capivo che cosa mi prendeva. In genere mi piacevano le serate con i ragazzi. Trevor e Charlene erano la cosa più simile a degli amici che avessi mai avuto da quando Robert se n’era andato e, vanterie e perversioni a parte, stavo bene con loro, mi facevano sentire come parte di qualcosa…eppure quella sera ero stata per tutto il tempo con la testa da un’ altra parte.

E detestavo quel fatto.

Detestavo non poter essere più padrona di me stessa e dei miei sentimenti. In genere riuscivo bene a mantenere il controllo e a non farmi trascinare troppo dall’emotività, ma con Robert non ci riuscivo.

Non più almeno, non da un anno a questa parte.

Mi passai velocemente una mano fra i capelli e salii le scale fino al mio appartamento, con una sensazione orribile di vuoto dentro.

L’unica persona che avrebbe potuto colmarlo era proprio l’unica che non potevo avere, almeno non nel senso in cui quel vuoto voleva essere colmato.

In ogni caso, smisi di pensarci, o perlomeno mi costrinsi a farlo e mi gettai sotto il getto bollente della doccia e per qualche minuto spensi il cervello.

Circa 20 minuti dopo, non appena uscii mi resi conto di non avere uno straccio di sonno, nonostante la stanchezza latente, e così mi diressi in salotto e misi il dvd dei Goonies, come mio solito nelle notti insonni.

Era il mio film preferito da sempre e avevo ormai perso il conto di tutte le volte che l’avevamo visto io e Robert, tanto che ormai sapevamo praticamente tutte le battute a memoria e le recitavamo insieme ai Goonies stessi.

Una volta i suoi per le vacanze estive ci avevano portato a Plymouth e noi avevamo passato tutta l’estate a cercare tesori sepolti nella spiaggia, mappe del tesoro nella vecchia soffitta polverosa della casa in affitto e galeoni di pirati in qualche grotta nascosta nella baia.

Sospirai e mi concentrai sulle immagini nello schermo davanti a me, sistemandomi meglio sopra ai cuscini che mi ero portata dal letto.

 

-Un giorno andremo ad Astoria-

-Guarda che poi dovremo andarci davvero-

-Hey, è quello che ho detto, adesso non ti fidi più di me?-

-Io mi fiderò per sempre di te, Robert-

 

 

Era passato un bel po’ da quella conversazione, forse più di 10 anni eppure riuscivo a ricordare l’esatta sfumatura malinconica che gli aveva tinto la voce quando mi aveva chiesto se non mi fidassi più di lui e il mio senso di colpa immediato per averglielo anche solo fatto supporre.

Che strano, per qualche motivo i dettagli erano le cose che ricordavo con più chiarezza, era sempre stato così.

Il colore della mia camicetta il giorno che ci eravamo persi nel bosco dietro la casa di Plymouth, il sapore delle pesche mature che Clare ci sbucciava per merenda, il calore del crepuscolo sulla nostra pelle lievemente abbronzata mentre ci dondolavamo avanti e indietro sull’altalena nel cortile.

Bei ricordi, quelli della mia vita.

Inspiegabilmente mi venne da sorridere a ripensare a tutte quelle estati, come se fossero una sorta di sogno infantile che forse non era mai del tutto finito ma che sarebbe continuato in eterno dentro me.

 

Fu il suono del citofono a risvegliarmi, quasi 2 ore dopo.

Neanche mi ero accorta di essermi addormentata, in genere con i Goonies non mi succedeva mai, eppure Mikey e gli altri sulla spiaggia pronti a riscattare la loro Astoria, mi avvisarono che mi ero persa quasi completamente il film.

Così mi alzai e mi diressi all’ingresso, leggermente innervosita dalla sveglia improvvisa e soprattutto un tantino spaventata da chi potesse essere a quell’ora della notte.

Ma quando udii la sua voce dall’altra parte dell’apparecchio fu come se fossi tornata a respirare dopo secoli di apnea.

Quanto avevo desiderato sentirlo di nuovo parlare così come stava facendo ora? Non in qualche intervista, ma a me, solo ed esclusivamente a me.

-Sugar, sono io…-

-Io chi?-

-Dai stupida…posso salire?-

-Passiamo subito ai complimenti, vedo-

-D’accordo, vorrà dire che li terrò per me i muffin alla fragola di mia madre-

Senza aggiungere altro aprii il portone e mi preparai mentalmente al fatto che di lì a qualche minuto me lo sarei trovato sulla soglia di casa, e saremmo stati di nuovo io e lui.

Quella consapevolezza mi terrorizzò.

Catturai il mio riflesso sulla finestra di fronte e mi sistemai alla meno peggio i capelli in una coda orribile, dato che dopo la doccia li avevo lasciati asciugare all’aria, e scoprii di essere davvero spaventata, quasi atterrita.

-Che sciocchezze, è solo Pattz- tentai di ripetere a me stessa, ma con scarsissimi risultati sulla mia tranquillità interiore.

-Dormivi?- sollevai lo sguardo e me lo trovai lì, un braccio appoggiato allo stipite della porta aperta e il suo sorriso genuino a curvargli le labbra rosee.

Rimasi un secondo in silenzio a fissarlo e poi sorrisi a mia volta –No, ma come ti viene in mente?-

Mi feci da parte e lui entrò, ostentando un’aria sbarazzina che mi fece ridere e scuotere la testa.

-Che c’è da ridere?- fece lui, chiudendosi la porta alle spalle e continuando a fissarmi come se fossi la cosa più buffa su cui avesse mai posato gli occhi.

-Niente, è che pensavo che è come se non te ne fossi mai andato-

-…e questo fa ridere?- mi guardò un po’ spiazzato, sorridendo.

-Sì, insomma…è che è strano. Solo strano.-

Si avvicinò e posò un bacio delicato sulla mia fronte –Vuoi sapere qual è una cosa strana? Una cena con la mia famiglia, senza te-

Era serio adesso, mentre mi fissava con quel cipiglio crucciato negli occhi e lasciava scivolare una mano ad accarezzare la mia.

Deglutii e distolsi lo sguardo, voltandomi verso il divano e la Tv ancora accesa.

-Stavo guardando i Goonies…-

Una nuova luce si accese nei suoi occhi e capii che per il momento il nostro “problema”, se così lo potevamo chiamare, era accantonato.

Volse lo sguardo verso la televisione e proruppe in una risatina –Li stavi guardando 2 ore fa?-

Feci caso solo allora che in effetti i titoli di coda stavano volgendo al termine.

-Sì, beh…potrei essermi addormentata circa quando Chunk rimane chiuso nella cella frigorifera con il cadavere-

-Sugar!- si scandalizzò ridendo –Non posso credere che ti sei addormentata guardando i Goonies! E proprio nel pezzo che più ti terrorrizza! Chi sei e cosa ne hai fatto della mia amica?-

-La tua amica era davvero molto, molto stanca ed in più ha smesso di essere terrorizzata da quel cadavere circa 5 anni fa.-

-Cosa?! 5 anni fa?- e scoppiò a ridere come un deficiente –“Robert, Robert, manda avanti, sbrigati” – imitò la mia voce con una ben poco lusinghiera parodia –Devo aver sognato, probabilmente-

-Sì, devi aver sognato, simpaticone-

Gli feci una linguaccia e mi diressi verso il divano -Tu prendi il cuscino verde- glielo indicai e tornai a sistemarmi fra i miei cuscini e le coperte, senza tuttavia mascherare troppo la felicità devastante che stava iniziando a dilagare da ogni parte di me stessa.

Ben presto, quello stupido sorriso da ebete mi sarebbe rimasto impresso in viso come una caratteristica permanente della mia fisionomia.

Dopo neanche un istante lui prese posto accanto a me, accomodandosi tranquillamente sul divano, togliendosi le scarpe e strappandomi metà coperta dalle spalle.

-Non si divide più, adesso?- mi chiese tentando di fare il risentito.

Per tutta risposta con uno strattone gliela tolsi e mi ci avvolsi completamente.

-Ed io che pensavo che a Los Angeles ti avessero insegnato a comportarti da gentiluomo- scossi la testa e risi.

-A proposito, ho letto Twilight, sai?- di nuovo scoppiai a ridere.

-E’ che per quanto mi sforzi proprio non riesco ad immaginarti come Edward Cullen-

La sua faccia fintamente imbronciata era la cosa più divertente che avessi mai visto e dopo qualche istante, anche lui si unì alle mie risate.

-Te la cavi a suonare, te lo concedo…- esclamai io dopo un momento.

-Beh, grazie tante – mi sorrise in cagnesco prima di ritornare a ridere di cuore.

-E i tuoi capelli potrebbero assomigliare ai suoi, se continui a spettinarteli così.- sollevai una mano e la passai fra la seta morbida dei suoi capelli, scompigliandoli ulteriormente.

-Solo che, ahimè, temo le somiglianze terminino qui.-

-Mi dispiace di non poter essere l’uomo perfetto, zuccherino-

Alzai le spalle e sorrisi –No, non fartene un problema. Io preferisco di gran lunga te a lui-

Con la coda dell’occhio lo vidi sorridere di felicità e impercettibilmente si avvicinò a me, finchè non ci ritrovammo uno addossato all’altra, immersi fra le coperte e i cuscini, così come avevamo fatto per 16 anni.

 

-Ahia, sposta il piede Robert, è sotto il mio culo-

-Non è il mio piede ad essere sotto il tuo culo, è il tuo culo ad essere sopra al mio piede. Vedi di spostarlo, perciò.-

-Antipatico!-

-Rompipalle!-

-Oddio ecco quel pezzo! Manda avanti ti prego!- mi tappai gli occhi e mi nascosi fra le sue braccia.

-Potresti evitare di starmi così appiccicata, così magari riesco a prendere il telecomando che è finito sotto questa montagna di coperte?-

-Sbrigati, Rob!!!-

-Quanti anni hai, 5?-

-17 e non me ne vergogno.-

Scosse la testa e mandò avanti –Come fai ad essere spaventata da un cadavere in una scena che dura si e no 1 minuto e a guardare in tranquillità tutti i film horror possibili immaginabili?-

-Non lo so, so solo che quel cadavere lì dentro al congelatore mi terrorizza, letteralmente.-

-Quel che si dice una donna temeraria-

Misi il broncio e mi voltai da tutt’altra parte.

-Eddai, zuccherino.- sentii lentamente le sue dita scendere dalla mia spalla e finire a farmi il solletico sul fianco.

-Ti odio, Pattz!-

-Oh, sì lo so! Anche io-

Ok, sono le ore 2.52 e finalmente ce l’ho fatta a finire questo schifo di 3° capitolo.

Speravo venisse diverso, o perlomeno un tantino meglio e invece mi è venuto così e non riesco a farlo venire altrimenti ç_ç

Perdonatemi vi pregoooo.

Soprattutto perdonatemi perché ci ho messo una vita a postare, anche se per i miei standard è decisamente un passo avanti :)

Ma bando alle ciance, [ahahaha non so come mi è presa stasera, scusate ma mi sono appena vista miliardi di foto di Rob dal set di ieri e sto praticamente al Seventh Heaven ^^]

Ringrazio infinitamente tutte le 9 meravigliose persone che hanno messo questa fanfiction fra i preferiti e le 5 fra i seguiti, vi voglio bene, grazie mille!

Per non parlare di quelle meraviglie che mi hanno commentato :D

KikyCullen: non l’ho continuata tanto presto, scusamiii ç__ç ma alla fine ce l’ho comunque fatta! Spero ti piaccia, morsetti :D Grazie mille!

Frytty: Non so davvero come ringraziarti, grazie, grazie, grazie. Il tuo commento mi ha fatto davvero tantissimo piacere, e spero che anche questo 3° sia stato di tuo gradimento anche se ammetto che fa alquanto pena (: Anyway, la speranza è l’ultima a morire XD

Dod: Tesoro miooooooooo..ma cosa vai dicendo?! Non ci siamo più sentite e così non ho avuto modo di dirtelo e tu di saperlo!

Ma quanto ti adorerò mai!? Eh?! Non so nemmeno dirtelo e non so dirti quanto sia contenta che la storia sia stata di tuo gradimento per ora :D

Ahahahaha e mi fai sempre morire dal ridere con le cose che mi dici, tnx!

Ci ho messo un pochettino, ma alla fine  le canzoni strappalacrime mi hanno dato una mano a tirare fuori anche questo XD

Spero di sentirti prestissimo, mi manchi!

Clodiina85:  Ahahahaha ma non preoccuparti, il caldo fa brutti scherzi a tutti, la sottoscritta ovviamente compresa, ma forse nel mio caso non è tanto il caldo..è che io sono così di natura XD cmq è anche colpa mia che ho scelto un nome che non è neanche un vero e proprio nome e quindi confondibilissimo!

Grazie mille per le cose che mi hai detto! Spero ti piaccia anche questo e prometto di metterci meno tempo col prossimo! Bacio :*

PiccolaKetty: Ahahahah perfetto, aprila e io sarò la prima paziente XD

Uaaa come ti sta andando la maturità? Mia sorella ha appena fatto l’orale ieri e quindi ho vissuto con lei da vicino questo periodo di stress e ti capisco benissimo!

Sono contentissima che la mia fiction ti aiuti a staccare la spina, cioè ti giuro *__* uaaa mi hai fatto proprio felice! Scusami se ci ho messo 3 vite e mezzo a continuare a molto probabilmente avrai già finito con gli esami e adesso ti starai godendo il meritato riposo senza più bisogno di staccare la spina, e te lo auguro, altrimenti beh in bocca al lupooooo!

Ahahahahaa P.S. Ti adoro (:   spero che anche questo sia stato di tuo gradimento!

 

Bene, fanciulle alla prossima! Non ci metterò altre 4  vite, I swear!

 

Ovviamente non conosco Robert, nessuno dei suoi familiari, non ho idea se conosca i Goonies, ma dato che è il mio film preferito DOVEVO metterlo (:, e boh insomma se lo conoscessi mi sa che non starei qui ora, no?

 

Baci, RiceGrain

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 4
*** «waiting for someone or something to show you the way. ***


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La mattina dopo la prima cosa che notai quando aprii gli occhi fu un bigliettino giallo posato sul cuscino accanto a me

4

 

 

 

La mattina dopo la prima cosa che notai quando aprii gli occhi fu un bigliettino giallo posato sul cuscino accanto a me.

 

“Se mi stai leggendo è perché Robert non è ancora tornato dallo Starbucks all’angolo dove è andato a prendere il tuo adorato Frappuccino alla vaniglia.

Perciò alzati perché non ha nessuna intenzione di portartelo a letto J

 

Non riuscii a trattenere un sorriso assonnato e pensai che come risveglio non andava male.

No, proprio per niente, se si considerava che fino a due giorni prima ogni volta che aprivo gli occhi desideravo richiuderli immediatamente e non riaprirli mai più.

Adesso invece avevo un’improvvisa voglia di musica, di alzarmi e ballare per tutta la casa, di ridere come non avevo fatto da tempo.

Tutto grazie al mio piccolo Rob, che all’improvviso sembrava essere tornato a splendere accanto a me.

Ed in fondo è quello che era sempre stato, il cemento dei miei sogni. Con lui vicino tutto era possibile, tutto assumeva una prospettiva diversa, perché a Robert non importava quanto pazza potessi essere, lui credeva in me.

Colsi un frammento del mio riflesso nello specchio sopra la cassettiera e sussultai senza preavviso.

Ma adesso le cose sono cambiate mi ritrovai a pensare repentinamente.

Ed allora una morsa allo stomaco mi fece venire la nausea.

Era mai possibile che i miei sentimenti verso lui potessero mutare così velocemente e senza logica da un momento all’altro?

Lo volevo come non avevo mai voluto nessun altro in vita mia, al tempo stesso ero solo felice che il mio migliore amico fosse tornato e comunque mi logoravo dentro per quell’ orrida situazione di ambiguità e di incertezza, di non sapere come inquadrare le cose, di odiare ogni momento di imbarazzo e irrequietezza che scaturivano in me ad un solo sorriso troppo sghembo, o ad un semplice sfiorarsi di pelle.

Non importava quanto cercassi di evitarlo, prima o poi avremmo dovuto chiarire le cose.

Chiusi per un istante gli occhi ma me ne pentii immediatamente quando le immagini che la mia mente andò a ripescare mi colpirono con una forza che non credevo potessero avere

 

...Tired of lying in the sunshine staying home to watch the rain
You are young and life is long and there is time to kill today...

 

cantava David Gilmour dall’impianto stereo di Robert mentre la notte di Londra entrava a tenerci compagnia dalle finestre aperte.

Io giravo in tondo per il suo salotto, scalza sul suo parquet caldo e profumato, gli occhi chiusi e il sorriso ad incresparmi le labbra.

 

...And then one day you find ten years have got behind you
No one told you when to run, you missed the starting gun...

 

-Vieni con me, Sugar-

Un altro sorriso ed aprii gli occhi.

-Sai che lo farei-

-E allora fallo. Parti con me domani-

I suoi occhi erano quanto di più puro avessi mai visto, c’era tutto Robert lì dentro a quelle pozzanghere di cielo. Era così facile leggergli dentro e capire quello che provava e con quanta intensità.

-E cosa ci faccio poi io a Los Angeles?-

-Stai con me-

 

 

...The sun is the same in the relative way, but you’re older
Shorter of breath and one day closer to death...


Restammo entrambi in silenzio a fissarci semplicemente negli occhi, miliardi di cose da dire sembrarono venir alla luce tutte insieme.

-Vuoi davvero sprecare ancora altro tempo?- mi chiese.

Poi sorrise e timoroso si avvicinò, sfiorandomi a malapena il braccio.

 

...Every year is getting shorter, never seem to find the time...

 

-No-

 

 

La porta che si chiudeva di scatto mi riportò a casa mia nella realtà e prima che lui potesse vedermi ancora a letto mi alzai di scatto e mi buttai addosso le prime cose che trovai sulla sedia.

-Sugar?- lo sentii chiamarmi dal corridoio e in 3 secondi comparve in camera, proprio mentre mi spazzolavo convulsamente la massa informe che erano i miei capelli.

-Robert!- gli regalai un sorriso a 32 denti e posai la spazzola sulla cassettiera.

-Allora il mio Frappuccino?-

Lui scosse la testa e si mise a ridere, prima di agitare un contenitore con due bicchieri –Eccolo-

Gli passai vicino e gli stampai un bacio su una guancia.

Sbagliato, sbagliato, sbagliato un campanello d’allarme cominciò a suonare convulsamente nella mia testa mentre mi avvicinavo a lui, ma ormai era troppo tardi e non riuscii a trattenermi dal baciare la sua guancia profumata.

Una scossa all’altezza dello stomaco mi fece chiudere gli occhi e tremare.

Lui se ne accorse perché mi prese una mano –Tutto bene?-

Gli sorrisi –Mai stata meglio-

Era inutile, a parole potevamo anche evitare di dirci ciò che in fondo ognuno di noi due voleva dire, ma i nostri occhi non mentivano mai.

Ed anche in quel momento seppi che aveva capito, lo lessi in quell’oceano sconfinato che non gliela davo affatto a bere.

-Ti sei infilata la maglia al contrario- mi fece notare lui, cambiando repentinamente discorso.

Abbassai lo sguardo su me e scoppiai a ridere –Fa niente, è carina anche così- e poi mi diressi verso la cucina.

Facemmo colazione ridendo e scherzando come se niente fosse successo, prendendoci in giro e ricominciando finalmente a parlare come eravamo abituati a fare e come non avevamo fatto per troppo tempo.

-No davvero è pazzesco, con Harry Potter non era stato così! Tutte quelle ragazzine che dicono di amarmi, che vogliono avere i miei figli…avranno 14 anni al massimo!-

Scoppiai a ridere –Credimi Pattz, la madre dei tuoi figli avrà tutta la mia comprensione-

-Non stai considerando il lato grave della faccenda, qui- fece lui ridacchiando.

-E sarebbe?-

-Non ho più una vita, praticamente! Non posso neanche fare un passo che vengo assalito dai paparazzi che fotografano ogni singolo istante della mia cazzo di giornata, non posso andare in un qualsiasi locale come un normalissimo ragazzo di 23 anni che stuoli di ragazze mi si fiondano addosso-

-E questo è un male? Insomma, non sei diventato un attore famoso proprio per avere tutte le ragazze ai tuoi piedi?-

-Sugar.- mi fulminò con gli occhi, senza tentare di nascondere un sorriso.

-Ok, ok. L’hai fatto per i soldi, lo so.-

Mi tirò addosso un tovagliolo che io prontamente schivai prima di alzargli il dito medio contro.

-Per non parlare delle quantità industriali di lettere d’amore che mi arrivano a casa-

Non riuscii a trattenere una risata alla vista del suo sguardo affranto.

–Tonnellate di lettere-

-Riesci a crederci che al mondo esista gente così pazza?-

-Disse quella che a 16 anni spedì una lettera a Johnny Depp-

-Ti stai paragonando a Johnny Depp, per caso?-

Scosse la testa e finì di sorseggiare il suo cappuccino sorridendo come un bambino.

-Sai, mi era mancato il tuo letto. Sa di te- disse poi inaspettatamente, interrompendo con quella frase il silenzio tranquillo che era sceso fra noi negli ultimi minuti.

Alzai immediatamente lo sguardo su lui ed involontariamente rabbrividii.

A me era mancato averlo nel letto, ma questo non potevo certo dirglielo.

Avrebbe sicuramente tratto la conclusione sbagliata da quel discorso, che poi forse tanto sbagliata non lo era affatto, ma non era comunque ciò che intendevo, perché mi era mancato davvero non potermi più addormentare sentendolo respirare regolarmente lì accanto, mi era mancato da amico, così come ti manca un fratello.

Nonostante ciò, mettersi a letto insieme la sera prima era stato quantomeno strano.

Sapere che lui era lì a pochi centimetri da me mi aveva quasi fatto morire di agonia.

Era stato straziante trattenersi dal voltarsi, dallo sfiorarlo semplicemente, dal pronunciare il suo nome anche solo una volta, e questo perché dentro me sapevo benissimo che sarebbe bastato un niente per far succedere quello che non sarebbe dovuto succedere, mai più.

E quella consapevolezza, forse, era stata la parte peggiore. Perché mi aveva quasi convinto a commettere quel passo, a lasciarmi andare e a fregarmene di qualsiasi conseguenza sarebbe scaturita da quel gesto.

Ma ero stata forte ed ero rimasta ferma. Lo ero stata per tutti e due, perché sapevo che anche per Robert sarebbe stato difficile affrontare quella situazione la mattina dopo, quando ci saremmo svegliati e ci saremmo trovati l’uno nelle braccia dell’altra, nudi e spaventati.

Così gli sorrisi semplicemente e mi alzai.

-Vado a mettermi una cosa decente, così possiamo uscire un po’- feci, lasciandolo forse un po’ spiazzato.

-Non metterci un’ eternità, come mi hai fatto simpaticamente notare, io non sono Edward Cullen-

-Bello scoprire che nonostante una full-immersion nella patria degli yankees, tu non abbia perso il tuo humor britannico-

 

Nel giro di un quarto d’ora ero pronta. Jeans, maglia dei Babyshambles e All-Star nere erano un look più che perfetto per una giornata a cazzeggiare con Robert, mi ritrovai a pensare mentre chiudevo la porta di casa a chiave e controllavo di aver preso tutto.

-Dio, non dirmi che ascolti ancora quel drogato- esclamò lui mentre ci dirigevamo verso le scale.

-Robert Thomas Pattinson, fermati finchè sei in tempo-

Per tutta risposta lui rise –Ma è vero! È un drogato e basta e non ho mai capito come faccia a piacerti così tanto-

-Non dire una sola parola in più su Pete Doherty o non rispondo di me e non mi importa un accidente se sei appena tornato eccetera eccetera, intesi?-

-Sei incredibile, zuccherino. E dire che hai tanto l’aria di una così cara ragazza e invece vai dietro ai drogati-

Chiusi gli occhi, trattenendo un sorriso –Bene. Le nostre strade si dividono qui.- mi allontanai veloce per le scale ma lui mi riafferrò subito una mano e mi raggiunse.

-Ma io ti vorrò sempre bene lo stesso. Anche se finirai in una clinica di riabilitazione insieme al tuo grande amore, e giuro che non dirò mai “te l’avevo detto”-

Com’era possibile che la sua mano coincidesse così perfettamente con la mia? Ma erano state disegnate apposta?

-Per farti perdonare adesso come minimo devi portarmi ad un concerto dei Babyshambles e farmi conoscere Pete-

-Fammici pensare- alzò gli occhi al cielo -…uhm, no. Non penso che accadrà- aggiunse dopo un momento.

-Eddai!- gli battei una mano sul petto –Se non puoi farlo tu, nessuno potrà.-

Sbattei le ciglia sorridendo e lui sfoderò il suo sorriso killer –Nessuno ha detto che non posso. Qui la questione è se voglio.-

-Sei il solito stronzo, Pattz- gli dissi affettuosamente e lui mosse le dita strette attorno alle mie prima di sorridermi dolcemente.

-Mi conosco. Impazzirei.-

-Impazziresti?-

Improvvisamente qualcosa nel suo sguardo cambiò ed avvertii che ci stavamo inoltrando in territori pericolosi.

-Sì impazzirei dalla gelosia, Sugar-

-Gelosia di Pete Doherty e me?- detto a voce alta faceva ridere, onestamente.

-Di Pete Doherty e di qualsiasi altro uomo che susciti il tuo interesse.

Mi farebbe impazzire il modo in cui so che tu lo guarderesti e di come rideresti alle sue battute, perché è il modo in cui guardi me, è il modo in cui ridi e scherzi con me, ed il pensiero che tu lo possa fare con qualcun altro mi fa letteralmente uscire dai gangheri.-

Ci eravamo fermati.

Robert teneva lo sguardo fisso su me e per una volta tanto lo feci anche io, sebbene fossi spaventata, anzi quasi completamente terrorizzata dal pensiero di dove saremmo andati a finire con quel discorso.

-Sugar…- si avvicinò, ed io indietreggiai trovandomi ben presto con la schiena contro il muro delle scale.

-Sugar, quella notte, la notte prima che io partissi…-

Chiusi gli occhi e tentai di evitare che il cuore mi arrivasse in gola.

-Rob…ti prego…- dissi solamente.

Lui rimase in silenzio per una frazione di secondo e quando li riaprii il suo sguardo distrutto mi fece molto più che male.

-Amici, giusto?- si limitò a dire.

-Rob…- adesso lottavo per non piangere. Lui mi lasciò la mano che si raffreddò all’istante.

-Perché noi non possiamo essere altro che quello- continuò con un tono affilato come un rasoio.

-Io…io non voglio dover rinunciare al mio migliore amico-

Si discostò lasciandomi respirare ma senza tuttavia staccarmi gli occhi di dosso e sorrise –Hai ragione-

Poi, senza preavviso mi voltò le spalle e scese ciò che rimaneva delle scale senza guardarsi mai indietro.

 

 

Alloraaaaa, non riesco a credere di essere riuscita ad aggiornare così in fretta O__O cioè vi giuro che mi sto stupendo di me stessa [in effetti “Teorie e tecniche del linguaggio cinematografico” che dovrei studiare per l’esame del 13, se ne sta andando bellamente a quel paese ma sono dettagli ^_^]

Bene, sono quasi le 03.00 a.m. ed io posto, mi pare che tutto abbia senso [a parte questo discorso :D] ma d’altronde si sa che la sottoscritta vive di notte ^^

Beh, beh, l’ho fatta lunga abbastanza ed è davvero ora che vada a letto quindi passo subito ai thanks :D

Innanzitutto grazie infinitamente alle 15 persone che hanno messo fra i preferiti e alle 8 che hanno messo fra le seguite, *__* vi amo! Spero che anche questo vi sia piaciuto J

Eppoi, i tesori che mi hanno commentato:

Frytty: Ahaha meno male allora! Non hai mai visto i Goonies? Te lo consiglio vivamente, se ti piace il genere “avventura” secondo me quel film ha tutto ciò che un bambino può desiderare da un film e tutto quello che un adulto vuole ricordare dell’infanzia :D

Ahahaha beh allora forse sarai contrariata anche qui! XD Comunque non voglio spoilerare ma ti dico solo che things will change ^^ don’t worry! Un bacione e grazie ancora!

Piccola Ketty: Uaaaaa sono felicissima per te che hai finito, complimenti! Ahahaha si l’inizio magari è un po’ confuso, solo che mi pareva troppo palloso descrivere tutta la serata di Sugar nel locale con gli amici senza nessun accenno di Rob :D e così ho saltato direttamente alla fine!

Ahahah esatto, quella era la mia idea, stile flashback in bianco e nero :D

Ti adoro cmq guarda, mi hai dato anche un soprannome che è fantastico XD Mia sorella anche tutto bene, ancora non sa i risultati ma sicuramente è andato tutto bene! Un bacione fortissimo e a presto :*

EmilyAtwood: MA MA MA…io ti adoro! Ahahaha ho continuato presto, no? Spero che questo capitolo sia stato di tuo gradimento e grazie infinite per tutit i complimenti che mi hai fatto! A presto (:

Dod: Oddio tesoro mio, perché me lo scordo che adesso sei superimpegnata? Ed ho finito anche i soldi nel cell.

E non ho potuto farti gli auguri del compleanno. E mi sento una merda per questo. E te li faccio ora, anche se fa pena come cosa e sono IMPERDONABILE. Però ti amo, sempre e comunque. E mi manchi. *___* e tutte le cose che mi dici, dette da te poi. Cioè, mah non ho parole, è tutta un’emozione!

P.S. ODDIOOOOOOOOOOOOO dimmi solo quando! Perché una settimana dovrei andare via con mio padre, ma il resto ci sono! Oddioooo *agitazione mode: ON*

T’amo.

Lyla: Oddio ma grazie mille, *__* cioè mah la mia storia la prima che hai commentato? Ti adoro, davvero.

E grazie per quello che mi hai detto, cioè mi hai fatto felice in una maniera assurda! Grazie ancora, un bacione :*

Sognatrice85: *____* il tuo commento l’ho A-D-O-R-A-T-O e non so cos’altro dirti se non grazie di cuore! Ho postato presto, visto? e grazie davvero, davvero.

 

 

 

Beh fanciulle, me medesima adesso se ne va a Bedfordshire e vi saluta, alla prossima e stay tuned ;)

Ah ovviamente non conosco Rob bla bla bla, chiacchiere senza senso insomma :D

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 



 

 

 

 

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Capitolo 5
*** «and somehow I got caught up in between. ***


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-Lascia che te lo dica- Charlene sollevò il cucchiaino dal barattolo di gelato al pistacchio che si era quasi finita da sola e

 

 

 

 

 

 

5

 

 

-Lascia che te lo dica- Charlene sollevò il cucchiaino dal barattolo di gelato al pistacchio che si era quasi finita da sola e lo puntò contro me –Sei una cretina. Di quelle con la C maiuscola-

Per tutta risposta mi lasciai cadere sul divano e sbuffai sconsolata.

-Grazie davvero, Charlie.-

-Figurati, tesoro- sorrise sarcastica e continuò ad immergere il cucchiaino nel barattolo, dimentica di tutto quanto le stava attorno.

4 giorni erano passati, 4 stramaledettissimi giorni, e non una parola da Robert.

Neanche una telefonata, un messaggio, un qualsiasi segnale che mi facesse capire che fosse ancora vivo.

Per quanto ne sapevo poteva pure essere tornato negli States senza dirmi niente, del resto l’aveva già fatto in passato di andarsene senza salutare.

-Allora che vuoi fare?- mi chiese la mia amica dopo qualche attimo di silenzio.

Mi voltai verso di lei corrucciando le sopracciglia in maniera interrogativa.

-Sì col tuo bello, intendo. Quando gli confesserai finalmente che lo ami alla follia, che lo pensi ogni secondo e non certo come amico e che non vedi l’ora di fare tanto sesso con lui?-

-Mai ti va bene come risposta?- la fulminai con lo sguardo e tornai a sospirare.

-Sugar! Ma ti rendi conto? No dico, ti rendi conto? Io adesso dovrei essere al telefono con l’Istituto di Psichiatria per decidere quando farti internare - continuò lei, posando finalmente il gelato sul tavolino e fissandomi con cipiglio arrabbiato.

-Cioè Robert Pattinson…- pronunciò il suo nome con un livello di decibel talmente elevato che per un istante ebbi paura che perfino il diretto interessato avrebbe sentito –…ti vuole, ti desidera, ti muore letteralmente dietro, e tu gli dici che non vuoi perdere il tuo migliore amico?-

Sbarrò gli occhi e ridacchiò –Sei la donna più fortunata del pianeta, praticamente. Lo sai quanti miliardi di ragazze là fuori darebbero la vita per essere al tuo posto?-

Chiusi gli occhi e sospirai. Cosa mi aspettavo del resto? Lo sapevo a cosa andavo incontro raccontando tutto a Charlene, ma quando Robert se n’era andato quella mattina di 4 giorni prima avevo sentito distintamente dentro me che non ce l’avrei più fatta a tenermi ancora tutto dentro, avevo retto per un anno in quelle condizioni, non potevo andare ancora avanti.

Così l’avevo chiamata e molto candidamente le avevo chiesto se era libera quel pomeriggio, così per parlare un po’.

Quando avevo sollevato la cornetta un po’ restia lo ero stata, non mi piaceva raccontare le mie cose agli altri, ma d’altronde Charlene era l’unica amica che avessi in quel periodo ed il bisogno che avevo di parlare di tutta quella storia con qualcuno era così forte che ero passata sopra a tutte le mie preoccupazioni.

Inutile dire che si era immediatamente precipitata da me e che avevamo trascorso i successivi 4 giorni ad analizzare ogni singolo minuscolo insignificante dettaglio di tutta quella storia, sommerse da cibo cinese e da gelato, in attesa di qualche segno di Robert.

Che ovviamente non c’era stato.

 

-Lo so.- le dissi dopo un po’ –Ma tu non capisci. Tu non sai com’è il nostro rapporto, non sai che vuol dire crescere insieme ad una persona ed imparare a conoscerne ogni particolare, ogni stupida piccola fissazione, ogni sfumatura della voce da capire sempre in qualsiasi momento cosa prova e come si sente…-

Alzai gli occhi su lei –Io e Robert siamo come fratelli, Charlene. Sai cosa si prova a baciare la stessa persona che hai visto piangere perché ha preso uno schiaffo dalla mamma?-

Rimase in silenzio.

-E sai cosa si prova a vedere stravolte in un attimo tutte le tue certezze? A ritrovarti nel buio, in mezzo alla foschia ed essere terrorizzata di non poter più tornare indietro a quando tutto era semplice e chiaro? Perché è così che mi sono sentita quella notte.-

-No- disse semplicemente dopo un po’.

-Ma so cosa si prova quando non puoi fare niente per fermare il corso degli eventi, quando ti trovi di fronte all’innegabile evidenza che in fondo ti era sempre stata davanti agli occhi che tu e quella persona vi appartenete. Senza un motivo. Semplicemente perché è così che deve essere.-

Lo stomaco mi si capovolse improvvisamente.

-Ascoltami bene, lui non è tuo fratello. Non importa se vi conoscete fin da bambini, se siete cresciuti insieme e via dicendo. È la persona che più ti conosce al mondo, probabilmente la migliore per stare al tuo fianco. Solo questo.-

Non trovavo nulla da ribattere, mi accorsi.

-Per cui prima te ne fai una ragione, meglio è. Così evitate di sprecare altro tempo, tutti e due.-

-E’ solo che…ho paura-  tornai a guardarla finalmente in viso e sorrisi un po’.

-Sono letteralmente atterrita, Charlene. Non credo di riuscire a sopravvivere al turbine di emozioni e sensazioni che scaturirebbero se le cose fra noi andassero avanti…-

-Che vuoi dire?-

Non le risposi e guardai in basso.

-Oh..- e scoppiò a ridere –Ma non ci siete già passati da quel punto?-

-E’ diverso- la fulminai con gli occhi e lei smise di ridere all’istante.

-Quello è stato totalmente inaspettato, non ho avuto il tempo di pensarci. Ma questa volta sarebbe completamente differente, sarebbe una cosa consapevole…-

-Sì e sarebbe centomila volte meglio.-

-Credi?-

Annuì –Assolutamente. D’accordo quella è stata la prima volta, per cui c’era tutta la meraviglia dello scoprirsi, c’era la passione allo stato puro, c’era…- si bloccò un istante -…insomma tutte quelle sensazioni quando vai a letto per la prima volta con un ragazzo nuovo. Lo saprai meglio di me-

La guardai scettica e lei si portò una mano davanti alla bocca.

-Vuoi dire…?-

Tentai un sorriso e annuii -…la mia prima e unica volta. Per cui non ho molti metri di paragone.-

-Oddio tesoro, è una cosa magnifica.-

-Io la trovo patetica-

-Ma smettila! È meraviglioso quello che c’è fra voi, è una cosa così pura-

-Sì beh sai per me è stato facile non cadere in tentazione, non è che proprio abbondassero le occasioni. Non credo sia stato lo stesso per lui, nell’assolata California con le donne più belle del mondo come colleghe.-

 -Sbaglio o nonostante tutto, è te che vuole?-

-Non ne sono sicura. Potrebbe soltanto essersene convinto ed una volta che avremo provato potremmo scoprire di aver sbagliato ed allora tutto sarebbe perduto, compresa la nostra amicizia.-

-Sugar vale la pena tentare, credimi. Non potresti vivere con questo rimpianto, ne moriresti.-

Si mise a sedere accanto a me e mi accarezzò una guancia –Provaci-

-Non so quello che devo fare- le dissi guardandola nella profondità delle sue iridi scure.

-Probabilmente mi odia adesso. Per quanto ne so potrebbe pure essere tornato a Los Angeles.-

-Vai da lui allora. Fai una di quelle cose meravigliose da film e fammi sognare, ti prego- mi guardò con le stelline negli occhi praticamente, e dentro me avvertii qualcosa cambiare.

 

∞∞

 

 

-Non pensare, su. Suona questo campanello e muoviti.-

-Non te ne andare, Charlie!-

-Per quanto muoia dalla voglia di conoscere Robert Pattinson, mi tocca risponderti che sì me ne vado. Non esiste al mondo che faccio il terzo incomodo-

Mi sembravo una bambina di 5 anni il primo giorno di scuola da quanto ero agitata, mi ero anche rovesciata il caffè addosso quella mattina per colpa del tremore alle mani e adesso mi trovavo assolutamente incapace di muovere un muscolo per suonare alla sua porta di casa.

Alla fine mi ero convinta ad andare a parlargli.

Dopo altre ore di chiacchiere spese per il mio completo convincimento e la visione di 10 film romantici dall’happy ending assicurato, mi ero decisa.

-E se…-

-Alt, stop, basta! Finiscila con questi “e se…” se non lo fai tu, lo faccio io!-

-Va bene, va bene adesso suono-

Inspirai ed espirai 5 volte –Tesoro, non devi partorire- mi fece notare lei alzando gli occhi al cielo.

-Ok, ce la faccio.- trassi un ultimo profondo respiro e poi premetti a fondo il campanello.

Charlene mi dette un bacio su una guancia e si dileguò nel giro di un millisecondo.

Con quante volte avevo suonato quel campanello in tutta la mia vita, mai una sola volta mi ero sentita così insicura.

Adesso avevo paura di essere inadeguata, avevo paura di non piacergli.

-Oddio…- mi ritrovai a pensare –E’ tutto profondamente sbagliato…-

Quella non ero io.

Eppure Charlene aveva ragione, io volevo Robert. E non solo come amico, io volevo che fosse mio, nel senso più completo che la parola “mio” potesse avere.

 
* Piccolo intermezzo ^^ listen to me à http://www.youtube.com/watch?v=N5ss4awsKv4 *

 

Suonai un’altra volta, ormai tanto valeva andare fino in fondo.

-Forza aprimi- scongiurai dentro di me e proprio quando stavo per premere ancora il campanello, lui spalancò la porta.

L’espressione che gli si dipinse sul volto era un misto fra la sorpresa e qualcos’altro, forse residui del suo orgoglio ferito, ma mi feci coraggio e gli sorrisi.

-Ciao Rob-

-Ciao- fece semplicemente, senza neanche un tenue sorriso ad illuminargli il volto.

Mi innervosii ancora di più ma andai avanti comunque –Posso entrare?-

-Certo- si fece da parte ed entrai, desiderando immediatamente di scappare via.

Mi guardai un attimo intorno, completamente spaesata. Tutte le volte che ero stata lì dentro sembrarono non contare più nulla, era come la prima volta che ci mettevo piede.

-Ti disturbo?-

Oddio, adesso mi prodigavo anche nelle formalità?

-Ma insomma è Rob santo Dio- avrei voluto gridarmi in faccia.

Scosse la testa –Affatto-

Certo che anche lui ce la stava mettendo tutta per aiutarmi.

Incrociò le braccia –Hai bisogno di qualcosa?-

Ok, ne avevo abbastanza di quella situazione.

Gli andai vicino e lo guardai fisso –Sei sparito, Robert-

-Ho avuto delle cose da fare. Alcuni amici sono venuti a trovarmi.-

Annuii –Capisco-

Mi guardò meglio e impercettibilmente si avvicinò –E’ tutto a posto?- per una frazione di secondo scorsi il mio Robert, quello che si preoccupava sempre quando si accorgeva che non stavo bene.

-Sì…cioè no. No, Rob. Niente è a posto. Direi proprio il contrario.-

Non saprei dire se faceva più male guardarlo o distogliere lo sguardo dal suo viso leggermente smarrito, qualsiasi cosa sarebbe stata dolorosa.

-Mi manchi.- dissi infine, sperando che cogliesse appieno la verità di quelle parole.

Lo vidi studiarmi attentamente prima di rispondere –Anche tu mi manchi. Davvero, non voglio più sbagliare. Perché finora ho sbagliato tutto, invece.-

Lo guardai confusa e scossi lievemente la testa –Cosa hai sbagliato?-

-A pensare a te in un certo modo. Un modo totalmente sbagliato. Tu sei la mia dose di zucchero quotidiana- sorrise un po’ e mi accarezzò.

-Sei la mia migliore amica, Sugar. Come ho potuto pensare anche solo per un attimo che avremmo potuto essere altro? Davvero, perdonami.-

improvvisamente avvertii un peso allo stomaco. Cosa stava succedendo? Non era così che doveva andare.

Il piano era che avrei finalmente dovuto rivelargli quello che anche lui era per me, non che lui ritrattasse tutto e mi facesse tornare sui miei passi ancora prima di averli compiuti.

-Robert…- tentai di bloccarlo ma non me ne lasciò il tempo.

-Ti chiedo scusa, Sugar. Lo so che quello che c’è stato fra noi è stato..- si schiarì un attimo la gola -…importante, e ti chiedo scusa per tutto.-

Avrei voluto mettermi a ridere per l’assurdità di quella situazione.

“Importante” era proprio un eufemismo per definire quello che c’era stato fra noi, considerando che il solo pensiero non mi aveva fatto chiudere occhio per quasi un anno intero.

Avrei voluto mettermi a ridere sì, e invece scoppiai a piangere.

-Hey- fece lui, dopo un momento.

-Hey, hey- continuò quando io raddoppiai i singhiozzi, e mi strinse fra le braccia.

Non riuscivo quasi a parlare e mi detestai fin nel profondo per confermarmi sempre e comunque come la più stupida delle stupide.

-Non sei venuto alla nostra panchina- riuscii solo a dire fra le lacrime.

-Cosa?-

-Io ti ho aspettato, sotto la pioggia. E tu non sei venuto. Ti ho aspettato per tutto il giorno, anche quando sapevo che ormai eri già sul tuo bell’aereo ho continuato ad aspettarti.-

Si scostò da me e mi guardò in faccia –Hai idea di come mi sia sentita lì, da sola?-

Si allontanò del tutto, lasciandomi andare –Io pensavo che non ne volessi più sapere di me. Tu hai idea di come mi sia sentito io quando ti ho vista raccogliere tutti i tuoi vestiti e andartene via? Quando ti ho chiesto se stavi bene e tu mi hai risposto che non lo sapevi?-

Si passò una mano fra i capelli –E’ stato…- alzò gli occhi al cielo -…ti giuro che non mi sono mai sentito così. Devastato, è il termine giusto.-

-Ma ero sconvolta! Tu non hai neanche provato a capire quanto sia stato difficile per me. In un secondo tutto il mio mondo si è capovolto. Tutto. Tu non eri più il mio migliore amico, eri il mio primo ragazzo.- mi fermai e lo guardai.

-Avevo solo paura, Robert-

La verità era proprio quella. Avevo avuto paura dell’ignoto. Ma era bastata un’ora a farmi capire che non c’era niente di cui essere spaventati, che lui era tutto quello che da qualche parte dentro di me avevo sempre voluto.

E avevo intenzione di dirglielo prima che partisse.

Ma lui non me ne aveva data l’occasione e le cose ci erano lentamente sfuggite di mano.

-Sugar- si avvicinò di nuovo ed avvertii distintamente il calore che irradiava la sua persona colpirmi in pieno viso come un’onda marina.

Se solo avessi alzato una mano l’avrei trovato lì, se avessi alzato il viso vi avrei trovato il suo a meno di un centimetro.

Un rumore di chiavi mi fece però distogliere lo sguardo e voltare verso la porta d’ingresso.

-Oddio che inferno! E poi dite tanto di Los Angeles, voi inglesi- una ragazza bionda entrò trascinandosi borse e pacchetti e si chiuse la porta alle spalle.

-La prossima volta mi accompagni, Rob.- sollevò lo sguardo e il sorriso le si spense immediatamente.

-Ciao, tu saresti…?- aggiunse subito dopo.

 

 

 

Dunque, probabilmente dovrei farmi una vita sociale o perlomeno mettermi a studiare per l’esame del 13 se voglio avere qualche chance di laurearmi il più presto possibile ed andarmene finalmente a Londra, ma..a quanto pare il mio vero IO non ne ha nessuna intenzione perché mi sta continuando a mandare fiotti di ispirazione per questa storia e dato che in genere non lo fa mai, adesso che mi ritrovo nel vortice non posso certo sprecarla, no?

Appunto.

Quindiiii, ebbene non so se per la vostra gioia o il vostro tormento eccovi pure il Chapter 5 !

Grazie infinitamente alle 18 persone che l’hanno messa fra i preferiti *__* e le 8 fra le seguite!

Ed ovviamente grazie a:

Frytty: Ma grazieeee *__* sei fantastica, davvero! Eh sì, sembrerebbero soul mates, o almeno è quello che ho sperato di rendere :D Grazie, grazie, grazie per tutti i tuoi complimenti, ogni volta mi fanno fare un sorrisone a 32 denti! Spero che anche questo sia stato di tuo gradimento :D Le cose stanno lentamente cambiando, no? ^^

Sognatrice85: Esatto, hai centrato appieno il punto! Lei ha troppa paura dei suoi sentimenti! Ahahaha ma figurati se ti prendo per matta, anche a me succede sempre di entrare dentro le storie e farmi trasportare dagli eventi, è proprio questo il bello!

Grazie mille per tutte le cose belle che mi hai detto, un bacione :*

vero15star: Ahahahah concordo con te sul tatto (: grazie davvero per il tuo commento!

Lyla: Oddio tu ascolti i Pink Floyd? *_* e i Babyshambles? *__*

Ragazza noi andremo moooolto d’accordo sappilo :D

Grazieeeeeeee sei un tesoro per tutte le cose che mi hai detto! P.S. Ho letto la tua e mi è piaciuta moltissimo e aspetto solo che continui presto! Un bacione!

_martinella95_ : Ahahaha esatto! Glielo dice anche la sua amica infatti in questo capitolo :D

Sono contenta che ti piaccia la storia! Ho postato presto, no?? Baciooo!

Piccola Ketty: Concordo con teee, sono proprio due deficienti! Ma infatti, dico hai Robert lì, ma chissene dell’amico, una persona normale almeno si sarebbe comportata così. Ma dato che io non sono normale e di conseguenza non creo personaggi normali, le cose sono andate così XD Uaaaaaa io non vedo l’ora che continui la tua, ti giuro mi ha preso tantissimo!

Grazie tesoro comunque, ti adoro anche io, la cosa è reciproca sia te che la tua ff! A presto :*

KikyCullen: Ahahahah sìì lo so, sono un po’ sadica con i miei poveri personaggi, ma ho pensato che dato che lei può avere Robert e io no, tanto valeva farla penare un po’, no? Sennò dov’è la giustizia a questo mondo?

Ok la smetto di farneticare, baciotti a presto!

 

 

Dunque fanciulline, è meglio che adesso vada a studiare davvero altrimenti la vedo buia, buia, buia..quindi mi sa che per un po’ non potrò aggiornare, almeno fino alla prossima settimana ç__ç

Anche se mai dire mai, se l’ispirazione torna a colpire!

 

In ogni caso ci tengo a ringraziare i Linkin Park che con la loro In Between  hanno ispirato la stesura di questo capitolo.

 

Ah e sì mi pare ovvio scontato e banale da ripetere comunque non conosco Robert.

E’ proprio necessario rigirare il coltello nella piaga? ç__ç

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 6
*** «so many adventures couldn't happen today. ***


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Alzai gli occhi verso Rob in cerca di qualche risposta ma lui pareva affetto da una paresi totale

6

 

 

Alzai gli occhi verso Rob in cerca di qualche spiegazione ma lui sembrava affetto da una paresi totale.

Quella storia andava di bene in meglio.

La bionda, sempre in attesa di una mia risposta alla fine si avvicinò e mi scrutò in viso prima di scoppiare in una risatina acida.

-Qualcuno vuole spiegarmi la situazione?-

Rob tornò a guardarmi con un’espressione indecifrabile sul volto e si allontanò di qualche passo, poi si passò una mano fra i capelli e li scompigliò all’inverosimile.

-Sugar, Erika…Erika, Sugar- si limitò a dire evitando di guardarci entrambe in volto.

Di nuovo la biondina, Erika, scoppiò a ridere e posò le buste per terra, tendendomi poi una mano.

-E così tu sei la famosa Sugar- esclamò all’improvviso felice.

-Finalmente ti conosco, non mi sembra vero-

Ci misi qualche istante a stringerle la mano di rimando, ma credo lo shock di tutti quegli eventi in successione rapida mi avesse bloccato temporaneamente le facoltà mentali.

-Famosa?- ebbi solo la forza di chiederle.

-Oh sì, il nostro Rob qui, non fa altro che parlare di te a Los Angeles. La sua grande amica Sugar, quella che conosce dall’infanzia, quella che ha sempre creduto in lui, quella che l’ha accompagnato a tutti i provini, la sua fan numero uno-

Non smetteva di sorridere adesso che aveva capito che non ero qualcuno che Robert si portava a letto di nascosto.

Dio, avrei voluto strapparglielo quel sorrisetto dalle labbra perfettamente rosa.

Mi girai a guardare Robert in faccia, ma lui sembrava evitare accuratamente il mio sguardo, così tornai a guardare Erika e le sorrisi –Sì infatti è così. Tu invece sei?-

Rise e agitò la mano in aria come a sminuire non si sa bene cosa –Oh, un’amica. Solo un’amica terribilmente annoiata che ha deciso di fargli una sorpresa e venire a trovarlo qui a Londra.-

Gli andò vicino e gli sorrise in un modo tutt’altro che amichevole.

Ed io ribollii di rabbia.

Chi voleva prendere in giro quella stangona bionda? Amica un corno.

Ma la cosa che più mi dava sui nervi in quel momento era la totale assenza di reazioni da parte di Rob.

Sembrava completamente privo di cervello. E per un secondo valutai la possibilità che ne fosse davvero sprovvisto.

-Bene, tolgo il disturbo- esclamai dopo un istante.

-Oh di già?- Erika mise su un broncio così palesemente finto che mi venne voglia di vomitare lì sul posto.

-Potremmo andare tutti a pranzo fuori. Mi farebbe davvero piacere conoscerti, Sugar. Rob mi ha raccontato un sacco di cose su te e i suoi amici sono anche miei amici-  fece poi, sorridendomi melensa.

Stavo decisamente per scoppiare. Non avrei retto un singolo minuto in più. Avevo solo voglia di scappare il più lontano possibile da tutta quella situazione surreale.

-No davvero, è meglio che vada. Ma grazie per l’invito. Dovremmo davvero farlo…uno di questi giorni…- cercai di ribattere in un tono che fosse in qualche modo credibile.

Poi senza aggiungere altro mi diressi verso la porta e prima che potessi girare la maniglia la sua mano mi bloccò.

-Aspetta, ti devo fare vedere…quella cosa..- fece balbettando.

Dio, che pena faceva a mentire. E meno male che era un attore.

Ma Erika era troppo occupata a portare di là le sue buste per accorgersi di qualcosa di strano nel suo tono di voce, e così nel giro di un secondo uscimmo fuori e ci ritrovammo di nuovo soli.

-Sugar- cominciò subito, prendendomi per un braccio e stavolta fissandomi negli occhi.

-Che c’è Robert?- sospirai e lo guardai anche io, cercando disperatamente di affogare nell’immensità azzurra dei suoi occhi e di non tornare mai più in superficie. Sicuramente lì la vita era più bella. Dentro ai suoi occhi.

-Voglio spiegarti-

-Ma cosa? Cosa dovresti spiegarmi?-

Si schiarì la gola e si mise le mani in tasca –Beh, quello che è successo. Non voglio che ti faccia un’idea sbagliata-

Risi senza allegria e mi discostai quel tanto che bastava per far scendere una cappa di gelo fra noi. –Un’idea sbagliata? Penso che non ci sia niente da equivocare qui, Rob. Lei è la tua “amica” ed io la tua fan numero uno-

Che stupida, stupida, stupida.

Ed io che ero andata lì per dirgli che lo volevo. Tantissimo. Disperatamente.

E lui che si portava le amiche modelle dietro.

Stupida.

-Ecco vedi. Non hai capito niente-

-Allora spiega, avanti. Sono tutta orecchi.-

Lo sentii sospirare prima di parlare –Lei…io…io non sapevo che sarebbe venuta. E tu…non mi volevi, Sugar. Tu hai fatto di tutto per farmi capire che non mi vedevi in quel senso, e io..-

-E tu ti sei consolato presto- finii io per lui anche se probabilmente non nel modo in cui avrebbe voluto.

Lo vidi sbiancare letteralmente, come se avesse ricevuto un pugno nello stomaco e sobbalzò lievemente.

-No Sugar davvero. Non è come credi.- indicò la porta alle sue spalle alzando di qualche tonalità il tono di voce.

-Non è successo niente-

Inarcai le sopracciglia scrutandolo in volto.

Sembrava davvero fuori di sé e la cosa mi spaventò un poco.

Non lo avevo mai visto così sconvolto.

Avrei quasi finito col credergli se purtroppo in quello stesso istante Erika non avesse aperto la porta, forse sospettosa della prolungata assenza di Robert, e non gli si fosse avvicinata, stampandogli un bacio che nulla lasciava ad equivocare all’angolo del labbro inferiore.

-Mi sto perdendo qualcosa d’importante?- chiese poi, alzando gli occhi su me e sorridendomi.

Strabuzzai gli occhi e mi sentii un’altra volta ribollire di rabbia allo stato puro.

-Sei un idiota Robert Pattinson- sibilai prima di voltarmi ed andarmene.

Dopo 3 passi però mi fermai e tornai a guardarlo –Anzi no. L’idiota sono io. Scusa tanto per il disturbo-

 

 

 

∞∞

 

-Sai non credo che Mike Geller vada bene per te-

Spostai lo sguardo dal mio riflesso sullo specchio di fronte, per fissare Robert seduto sul mio letto, intento a strimpellare qualche accordo sulla sua chitarra.

-Scusami?- posai la spazzola e mi voltai completamente verso di lui.

-E’ un idiota.-

Alzai le sopracciglia e accennai un sorriso –E posso sapere qual è il motivo per cui me lo stai dicendo?-

-Perché ci prova spudoratamente con te-

Scoppiai a ridere –Non dire sciocchezze, Pattz. Solo perché ultimamente mi sta parecchio intorno non significa che..-

Stavolta fu lui ad inarcare le sopracciglia.

-Ok, ok. Me ne sono accorta anche io, non pensare che sia stupida fino a questo punto.- gli feci una linguaccia e tornai a spazzolarmi i capelli.

-Ma in fondo non credo che mi dispiaccia. E’ carino. Ha dei bei capelli.-

-Suona in una band- aggiunsi poi, tanto per farlo innervosire un po’.

Difatti sbuffò e posò la chitarra accanto a sè.

-E’ un buon motivo per andarci a letto?-

-Lo sai che ho un animo da groupie- gli feci l’occhiolino e scoppiai a ridere.

-Oh certo.- fece lui sarcastico.

-Avrei potuto essere la tua groupie personale, se non avessi abbandonato così presto la tua carriera musicale per fare il modello a tempo pieno- alzai gli occhi al cielo ed enfatizzai le ultime parole, tanto per fargli pesare ancora un po’ come quella sua decisione di abbandonare la chitarra non mi fosse mai andata giù.

-Poi ci si è messa di mezzo la recitazione e addio sogni da rockstar.-

-Significa che non mi accompagnerai a tutti i vari provini che mi aspetteranno? Non sarai con me tutte le volte che mi consegneranno un Oscar?- mi chiese ridendo.

Lo guardai scettica –Perché pensi anche di vincere un Oscar?-

-Sei sempre fantastica, zuccherino.- mi lanciò un cuscino addosso che io gli ritirai nel giro di un secondo.

-Comunque, certo che ti accompagnerò e che sarò con te dovunque sarai, Pattz. Solo che se tu fossi stato una rockstar ti avrei seguito più volentieri, lo sai. Mi avresti portato in tour con la tua band in giro per il mondo, avrei conosciuto un sacco di musicisti e avrei finito con lo sposarne uno nel backstage di un concerto in California e sarei per sempre vissuta felice e contenta.-

-E a sessant’anni ti saresti ritrovata in una roulotte posteggiata in un trailer Park di Pasadena con la tua rockstar ormai vecchia e grassa che la domenica pomeriggio si scola litri di birra sul sofà mentre rimpiange i tempi andati guardandosi le repliche del football in TV.-

Non riuscii a trattenere le risate –Perciò alla fine..vorresti dirmi che dovrei ringraziarti per avermi risparmiato una così triste fine?-

-Esatto- mi sorrise angelico.

-Beh grazie, ma non arriverei in nessun caso a sessant’anni- mi alzai ed andai allo stereo.

-Oh no- fece lui mettendosi le mani nei capelli.

Sapeva bene quale canzone sarebbe partita. D’altronde era la mia preferita e il cd degli Youth Group era praticamente fisso dentro al mio stereo, perennemente impostato su Forever Young.

Non appena le sue note presero a diffondersi nella mia camera iniziai a sorridere e lui scosse la testa.

-Sugar…-

-Eddai Rob…- andai verso di lui e prendendolo per mano lo costrinsi ad alzarsi.

Sorrise e seppi che non lo faceva controvoglia, ormai era una nostra tradizione.

Mi strinse a sé –Quando ti troverai un ragazzo dovremmo smetterla, lo sai vero?-

Lo guardai negli occhi sorridendo.

Senza rispondergli canticchiai semplicemente –Let us die young or let us live forever…-

 

-Scusa ti dispiace?- una voce sconosciuta interruppe bruscamente i miei pensieri che erano andati decisamente a scavare troppo indietro nel passato, e mi fece sollevare lo sguardo.

C’era un ragazzo lì in piedi, che mi guardava sorridendo.

Indicò la panchina sulla quale mi ero rannicchiata e sorrise ancora –Ti dispiace se mi siedo un attimo?- notai che aveva un asciugamano attorno al collo ed ansimava leggermente.

Un tempo anche io andavo a fare jogging ad Hyde Park.

Gli sorrisi a mia volta e spostai la borsa per fargli posto. –Prego, non è mica mia la panchina-

-Sicura?- fece sedendosi e continuando a guardarmi.

-In che senso?- gli chiesi un po’ spiazzata.

-Beh è un po’ di tempo che ti vedo qui. In genere ti porti un libro. O un quaderno- si passò una mano fra i capelli scuri e scosse lievemente la testa.

-Scusami, devo sembrarti un maniaco che ti pedina o qualcosa del genere-

Non potei fare a meno di scoppiare a ridere. –In effetti hai ragione. Lo sei?-

-Beh, direi di no- mi rispose lui ridendo.

-Allora non devo preoccuparmi.-

-Io sono James comunque.-

Mi tese una mano che afferrai prontamente.

-Sugar- esclamai, fissandolo negli occhi scuri.

-Bel nome- fece lui, piegando le labbra in maniera particolare, sorridendo.

-Grazie. Sì, i miei non erano normali se è questo che ti stai domandando.-

-Beh se ti consola, neanche i miei lo erano. Mio padre se n’è andato quando neanche sapeva di avermi concepito e mia madre mi ha cresciuto in un camioncino di hippies girovagando per gli States.-

Risi, e mi scoprii per un momento serena. Senza pensieri.

-Cos’è successo ai tuoi?- mi disse poi lui.

-Sono morti- feci tranquillamente.

-Oh scusa.- smise improvvisamente di ridere e diventò serio.

-Sono un idiota-

-Ma figurati. Non potevi saperlo e comunque è successo tanto tempo fa. Posso parlarne tranquillamente.-

Annuì e mi sorrise ancora.

-Ma quando erano vivi erano strambi, te lo assicuro. Mia madre era una pittrice e mio padre un archeologo. Spirito libero una, pazzo sfrenato l’altro.-

-Io sono nata in Birmania- aggiunsi dopo un momento.

Risi al suo sguardo stupito e mi affrettai a continuare il racconto.

-Sì vedi, a mia madre non importava un accidente il fatto di essere all’ottavo mese di gravidanza e di portarsi in giro una pancia enorme ed accompagnò mio padre in uno dei suoi viaggi all’Indiana Jones, per l’appunto in Birmania.-

-Wow- disse semplicemente.

-Non avrai per caso anche uno di quegli strani nomi indiani per secondo nome?- mi chiese ridendo.

Sospirai e ridacchiai – Samādhi, che in hindu significa “addestramento mentale”. Praticamente è ciò che serve per raggiungere il nirvana-

Mi guardò quasi ammirato. -Però. L’avevi detto che erano strambi- rise ed io mi unii a lui.

Non sapevo perché gli stessi raccontando tutte quelle cose, ma scoprii che mi era facile parlare con lui, mi rendeva allegra.

-Io mi chiamo Anthony invece. Nessun significato mistico intriseco come vedi, se non quello che se mia madre non me l’avesse dato mio nonno l’avrebbe ripudiata come figlia.-

Scosse la testa –Non che non l’abbia fatto comunque poi. Credo che al caro vecchio nonno Tone non sia andato troppo a genio il fatto che la sua primogenita fosse scappata con un musicista spiantato negli Stati Uniti, con un figlio piccolo e nessuna intenzione di riprendere l’università.-

Restammo per un’ora buona a chiacchierare veramente di tutto e mi resi conto di non aver pensato a Robert un singolo istante da quando James mi si era seduto di fianco.

Nel momento stesso in cui realizzai quel pensiero però, una fitta all’altezza del petto mi bloccò per un attimo il respiro.

Robert mi aveva mentito.

Mi aveva guardato negli occhi dicendomi che non era successo niente con Erika, e invece le cose erano ben diverse.

Immediatamente mi sentii di nuovo sopraffatta dal dolore, ma James scelse quell’esatto istante per alzarsi dalla panchina e rivolgermi nuovamente la parola.

-Ti piace la musica indie, Sugar?- mi tese una mano ed io mi alzai a mia volta, sistemandomi la borsa a tracolla.

-Da morire.-

-Perfetto, allora non puoi dire di no al chitarrista dei Gang Of Gin, se ti invita al loro concerto di stasera al Nambucca.-

Risi –E dove lo trovo questo chitarrista?-

-Ce l’hai di fronte- sorrise come un bambino orgoglioso –Allora ci vieni?-

Valutai le mie opportunità: restare a casa a deprimermi per il mio migliore amico oppure divertirmi ad un concerto.

Davvero un’ardua scelta.

-Ci vengo solo perché già dal nome promettete benissimo-

-Fan dei Libertines?-

-Assolutamente sì-

-Vedrai che non resterai delusa- mi sorrise ed insieme ci incamminammo verso l’uscita del parco.

 

 

Prima cosa da dire: perdonatemi.

Seconda cosa: mi siete mancate.

Terza cosa: la pianto di parlare per punti.

Bene, eccoci qui finalmente! Scusatemi veramente tantissimo, perché sono quasi 20 giorni che non posto..un mese praticamente!

Alla fine l’esame non l’ho dato -.-

Il prof ha avuto un imprevisto ed allora mi è slittato al 2 settembre, lasciamo perdere.

Così me ne sono andata un po’ di giorni in vacanza da una mia amica a Riccione e non ci sono più stata praticamente al pc, nonostante le ideuzze per la ficcy ci fossero eccome!

Ma adesso eccomi di nuovo!

Mi siete mancate tanto e mi dispiace di avervi fatto aspettare così tanto, sorry sorry sorry ç___ç

Comunque, come al solito è tardissimo per cui passo ai thankings e via :D

Grazie grazie di cuore alle 22 persone che l’hanno messa fra i preferiti e alle 10 che l’hanno messa fra le seguite!

E soprattuto le stelle che mi hanno lasciato un commento!

Sognatrice85 : Grazieeeeee, sono felicissima di averti saputo coinvolgere! Spero che ti sia piaciuto anche questo :D A me piacciono un po’ le complications e quindiii la bionda farà la sua parte purtroppo ç__ç ahahah va beh la smetto di fare la stupida, un bacione e grazie ancora!

Lyla_ : Tesoroooo! Grazie tantissimo per i tuoi complimenti! Anche io vivo per la musica rock e anche io seguo Pete dai Libertines! Tu sei mai stata ad un loro concerto? Io soltanto una volta, l’anno scorso a Bologna…una delle nottate più belle della mia vita, io AMO quell’uomo! Scusa per averci messo un sacco a continuare e spero che ti sia piaciuto anche questo! A prestooo! :*

Frytty : Ahauahuaha ecco svelato chi era la biondona :D Una delle modelle amichette sue ^^ Mi dispiace di averti fatto aspettare tanto per il continuo nonostante tu ti sia rivolta ai miei attacchi di ispirazione! Il fatto è che l’ispirazione c’era però quello che mancava era proprio il tempo materiale per mettermi a scrivere!

Sono contentissima che ti sia piaciuto lo scorso capitolo e sì hai pienamente ragione, le cose si stanno complicando e di un bel po’ :D

Ahuahauah mi è piaciuta un sacco la tua definizione di Sugar perché in effetti è proprio così…non si sa mai in che cosa è in mezzo, si trova sempre un po’ sballottata dagli eventi, povera J Spero ti sia piaciuto anche questo! Bacio!

Piccola Ketty : Tesoroooooo finalmente ho aggiornato hai visto?!  Ci ho messo una vita ma intanto ce l’ho fatta, anche se sono comunque indietro di un aggiornamento nel nostro patto!

Ahauahauah eh si l’ultima parte devo dire che è stata un po’ sofferta e sì sono un po’ sadica e mi diverto a farli penare poveri piccoli cari, altrimenti…che ff sarebbe!? XD

Oookei la pianto e ti ringrazio tantissimo per tutti i complimenti e ti adoro tantissimo! Continua prestissimo anche la tua, mi raccomando! Un bacioneee! [Ahahaha spero che la canzone dei Linkin Park ti abbia ispirato poi XD]

vero15star : Ahahahahah penso proprio di sì, sai?! Penso che abbia bisogno di qualche ripetizione in fin dei conti :D Ahahahahaha in effetti non si è comportato esattamente bene però in sua discolpa posso dire che anche lui è leggermente confuso da tutta questa situazione e comunque le cose si spiegheranno meglio un po’ più in là! Grazie mille per i complimenti, spero che ti sia piaciuto anche questo, un bacio!

memole_88 : Eeeeh tipici maschi XD non capiscono mai un cavolo, si sa (: Grazie per i complimenti e spero ti sia piaciuto anche questo!  A presto, un bacio :*

Dod: Tesoro miooooooooooooo! Innanzitutto, scusami ma non ho soldi nel cell e ieri non ti ho potuto rispondere ç__ç che pacco di donna che sono, please forgive me *_*

Ahauahauhaua grazieeeee mon amour per le cose che mi hai detto, dette da te poiiiii…cioèèè *____* uaaaa che emozione, ti amo donnina!

Spero di sentirti stra-prestoooo!  E spero di vederti ad August, io ci confido! Un bacione fortissimo!!

 

Dunque dopo avervi ringraziato tutte quante è giunta l’ora per me di rifugiarmi nel mondo dei sogni [se ci riesco, dato che con sto caldo prevedo una notte a fissare il soffitto in preda al sudore O__O]

Ovviamente non conosco Robert e non è mia intenzione offendere nessuno, né lui in primis né tantomeno la signorina Erika.

 

See ya soon, sweeties <3

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 7
*** «fate up against your will, through the thick and thin. ***


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-Cosa significa che stasera esci con James

7

 

 

-Cosa significa che stasera esci con James?- mi gridò ad un centimetro dall’orecchio Charlene, non appena le aprii la porta del mio appartamento.

-E poi chi è James?-

-Abbassa la voce per favore. Non ci tengo che tutto il circondario sappia i fatti miei- chiusi la porta e la precedetti in cucina.

-Caffè?- le chiesi poi, indicandole una sedia ed invitandola a mettersi a sedere.

Lei mi squadrò da capo a piedi con gli occhi fulminanti prima di scostare la sedia ed accomodarsi.

-Vuoi spiegarmi che sta succedendo?-

-Comincio a rimpiangere il fatto di averti chiamata, Charlie.- le dissi sospirando e cominciando a versarle il caffè nella tazza.

Non era vero. Non rimpiangevo affatto di averla chiamata, subito dopo che James mi aveva riaccompagnata a casa. Avevo bisogno di un’amica.

-Se ti calmi ed eviti di aggredirmi, ti spiego tutto.-

Lei bofonchiò qualcosa e di nuovo il suo sguardo omicida mi trapassò da parte a parte.

-Ripensandoci forse è meglio che ti prepari una camomilla- feci io ridacchiando, ma lei afferrò la tazzina e cominciò a bere.

-Adesso parla. Voglio sapere per quale motivo esci di casa la mattina per andare a dire ad un ragazzo che vuoi stare con lui e ritorni il pomeriggio che sei stata invitata ad uscire insieme ad un altro-

Detta così faceva quasi ridere.

-Vogliamo partire dal presupposto che io sono un’idiota, o vogliamo passare direttamente al fatto che Robert è un bugiardo, uno stronzo, un falso ipocrita, un…-

-Hey, hey…non ti sembra di esagerare adesso?- mi bloccò lei sorridendo.

-No. Affatto.- sospirai e presi a rimestare i fondi di caffè nella mia tazzina.

-Il fatto è che lui non è così, Charlie. Io lo conosco bene. Robert non mentirebbe mai. Non mentirebbe mai a me.-

Forse era davvero quella la cosa che più faceva male.

Mai, neanche una volta, mi aveva raccontato una bugia. Non era mai stato capace di guardarmi negli occhi come aveva fatto quella mattina e fingere spudoratamente.

Eppure lo aveva fatto.

Era impossibile che avessi equivocato le cose.

-Mi spieghi esattamente cosa è successo?- mi chiese di nuovo Charlene, sempre più smaniosa di sapere.

Così sbuffando le raccontai per filo e per segno la mia bellissima mattinata, bionda inclusa.

 

-Ah.- si limitò a commentare lei, dopo che ebbi finito il mio bel raccontino sugli eventi di poche ore prima.

-Quindi esci con James-

-Beh non è che proprio ci esco. Mi ha invitato al suo concerto e ci vado, ma tecnicamente non è proprio un appuntamento-

-Ah ah- annuì decisamente poco convinta, fissandomi insistentemente negli occhi.

-E quindi, scusa se te lo chiedo, il capitolo Robert lo archiviamo così?-

Scrollai semplicemente le spalle e mi abbandonai alla spalliera della sedia dietro di me.

-Cos’altro dovrei fare?-

-Non lo so, tipo fregartene di Erika la stangona e mandarla direttamente affanculo a L.A.?-

La faceva facile lei.

-No Charlie, qui il problema non è Erika. È Robert. Anzi, siamo io e Robert insieme il problema.- scossi la testa –Ma guardaci, neanche abbiamo provato a stare insieme e già è un casino assurdo.-

Mi presi la testa fra le mani e sospirai –Vorrei solo che le cose tornassero nel modo in cui erano. Quando era tutto semplice. Chiaro. Bello.-

-Noioso.- fece lei alzando gli occhi al cielo.

-No! Non era affatto noioso. Fidati, ci divertivamo un sacco insieme. Non posso certo dire lo stesso della situazione attuale.-

Charlene sospirò e alzò le mani in segno di resa.

-D’accordo scelta tua. Spero almeno che questo James sia carino-

La guardai in tralice, malcelando un sorriso.

-Lo è. Ma non mi importa davvero. Tutto quello che voglio è divertirmi e non pensare a niente.-

 

Trascorremmo quello che rimaneva del pomeriggio a chiacchierare, spettegolando un po’ su i nostri amici del corso di fotografia e cercando di decidere cosa avrei indossato per il concerto.

Alla fine optammo per un paio di shorts di jeans e una camicia.

-Sicura che non vuoi venire?- le chiesi mentre mi pettinavo i capelli in una coda alta e mi rimiravo allo specchio.

-Sì, davvero Sugar. Vado a cena con Trevor e poi…beh, chi può dirlo?- e mi strizzò l’occhio ridendo.

Mi unii alle sue risate –Oh, capisco. Beh allora vai, non voglio certo trattenerti dalla tua “seratina”-

Scoppiammo di nuovo entrambe a ridere, ma stavolta le nostre risate furono interrotte dal suono insistente del citofono.

-Aspetti qualcuno?- mi chiese Charlene, voltandosi verso la porta.

Scossi la testa in cenno di diniego, nonostante una mezza idea sull’identità della persona in fondo al palazzo, si fosse già formata nella mia mente.

In quel momento realizzai che nell’attimo stesso in cui me n’ero andata da casa sua, non avevo fatto altro che aspettarlo di nuovo.

Indugiai un po’ e il suono ritornò repentino.

-Che fai non vai ad aprire?- Charlene si alzò in piedi e mi precedette nell’ingresso.

-Scommetto di sapere chi è- fece sorridendo e premendo il tasto dell’apertura senza neanche chiedere chi fosse.

-Devo ammettere che mi piace, Sugar. Non puoi proprio dargli un’altra chance?-

Non feci neanche in tempo a risponderle con qualsiasi altra cosa che non fosse un’occhiataccia che Robert comparve sulla soglia ed io non potei impedire alle dannate farfalle di svolazzare liberamente per tutti quanti i miei organi vitali, altro che limitarsi allo stomaco.

Restammo tutti e tre in silenzio per qualche secondo, e credo saremmo rimasti in quel modo per un bel po’ se Charlene non l’avesse rotto salutando Robert con una stretta di mano e annunciandoci che se ne sarebbe andata e che io e lei ci saremmo sentite l’indomani.

 

-Che fai resti sulla soglia per tutta la durata della tua visita o vuoi almeno mettere piede nel soggiorno?- gli chiesi alla fine io, guardandolo in un modo che sperai essere quantomeno aspro.

-Sugar smettiamola di fare i bambini- fece lui per tutta risposta, ed il suo sguardo mi trafisse da parte a parte.

-Smettiamola di giocare a questo assurdo gioco che stiamo facendo, smettiamola di scappare…-

-Scappare?- risi io –Io non sono andata da nessuna parte, Rob. Sei tu quello che scappa. Lo fai sempre. Lo facevi a 9 anni, quando tuo padre ti sgridava e ti nascondevi in soffitta a leggerti la Storia Infinita e lo fai a 23 quando ti rifugi dietro al fatto che stai girando un film e sparisci per un anno intero dopo che abbiamo fatto l’amore.-

Sbattè il pugno contro lo stipite della porta ed io sobbalzai –Basta Sugar.-  esclamò, socchiudendo gli occhi.

Rimasi in silenzio, attonita.

Avrei voluto disperatamente andare proprio da lui e confidargli tutto, avrei voluto che mi stringesse tra le braccia e mi dicesse ciò che mi aveva ripetuto così tante volte.

 

-Zuccherino lascialo perdere, è solo un coglione.-

 

Ma dal momento che in quel caso il coglione in questione era proprio lui, mi sembrava un po’ improbabile che mi consolasse con quelle stesse parole.

-Ti prego Sugar- lo vidi deglutire mentre si passava una mano fra i capelli.

-Cosa vuoi Robert?- mi addossai alla parete dietro di me e nascosi il viso tra le mani.

-Perché vuoi farmi male fino in fondo?-

Anche se non riuscivo a vederlo sapevo chiaramente che si era avvicinato e che adesso si stava trattenendo dall’accarezzarmi.

-Farti male? Sugar, come puoi pensare…-

La sua mano colmò la distanza fra noi e mi accarezzò una mano, scostandola delicatamente dal volto.

-Beh, è quello che fai. Che continui a fare. Anche adesso. Te ne stai qui e mi fai male.-

Lo guardai e tentai un tiepido sorriso –Proprio tu, fra tutte le persone dell’intero globo. Proprio l’unica persona che ero sicura non me ne avrebbe mai fatto.-

Si avvicinò ulteriormente ed una folata del suo familiare profumo mi riempì le narici.

Adesso sì che avevo voglia di piangere.

-Non voglio fartene più. Mai più.-

-Ah sì? E che mi dici di Erika?-

Barcollò impercettibilmente alla mia domanda e distolse lo sguardo.

-Lei se n’è andata- disse solamente.

-Sì, se n’è andata adesso. Ma prima?-

-Prima non conta niente-

Sbottai in una risatina acida –Prima non conta niente, certo. Prima non conta mai niente.- scossi la testa –Invece lo sai cosa? Il prima conta eccome, Rob. Conta il fatto che fino all’altro ieri volevi stare con me e stamani scopro che stai insieme ad un’altra. Come può non contare niente il prima?-

Stavolta fu lui a ridere –Io non sto affatto insieme a lei.-

-Hai uno strano modo di dimostrarlo- mi staccai dalla parete e mi allontanai dal suo calore che altrimenti avrebbe finito con l’annebbiarmi le poche cellule cerebrali rimastemi.

-Vuoi la verità?- alzò il tono di voce, notando la mia improvvisa ritrosia nei suoi confronti -D’accordo a Los Angeles ci siamo frequentati per un po’. Siamo usciti qualche volta, c’è stato qualche bacio e qualche paparazzo può anche averci fotografato insieme, ma è tutto qui. Non conta niente. Non conta niente per me. Io non sapevo che sarebbe venuta, neanche me lo sarei mai immaginato.-

-E adesso l’hai messa su un aereo e l’hai rispedita in California?- non potei trattenermi dal chiedere.

-Più o meno- sorrise un po’ –In effetti la tua uscita di scena può avere inciso parecchio sulla sua decisione di restare. Mi ha chiesto se aveva capito male o se avevi effettivamente detto quelle parole, io le ho detto di andarsene. Le ho detto che non sapevo neanche perché fosse venuta e che le avrei chiamato un taxi. Non credo che l’abbia presa troppo bene.-

Si avvicinò per l’ennesima volta e per l’ennesima volta io mi allontanai.

-Perché ci hai messo tanto?- gli chiesi.

-Perché non sei venuto a cercarmi subito? Tanto lo sapevi dove mi avresti trovato-

-La nostra panchina- esclamò, guardandomi dritta negli occhi.

-La nostra panchina- ripetei io.

-Beh, qualcun altro ci ha pensato al posto tuo- aggiunsi dopo un attimo e la confusione prese di nuovo possesso del suo sguardo.

-Forse è stato meglio che tu non sia venuto, altrimenti avresti trovato il tuo posto occupato-

L’azzurro dei suoi occhi si fece improvvisamente più scuro.

-Forse è così che devono andare le cose, Rob. Non vedi? Non riusciamo mai a trovare il momento giusto. Gli passiamo accanto e non lo cogliamo mai.-

Continuò a stare in silenzio, interiorizzando le mie parole.

-Esci con qualcuno stasera?- mi chiese dopo un secondo, notando forse improvvisamente il mio abbigliamento e il trucco.

Annuii –Mi ha chiesto se poteva sedersi sulla panchina e io ho detto sì. E non mi sono sentita in colpa perché quello era il tuo posto e il tuo soltanto. Non mi sono sentita affatto in colpa.-

Stavolta fu lui a piazzare una distanza fra noi.

-Vedo che in quanto a consolarsi presto, anche tu non sei da meno- disse, evitando di guardarmi.

-Forse ho imparato da te-

-Come hai detto? Io sono l’unica persona che pensavi non ti avrebbe mai fatto del male? Beh complimenti, sei riuscita ad invertire le parti.-

Lo sguardo che mi restitituì quando alzò il viso, era completamente nuovo per me.

Un misto di frustrazione e freddezza.

Un cocktail che nei suoi occhi non c’era mai stato. Perlomeno non quando avevano incontrato i miei.

-Beh non voglio trattenerti dal tuo appuntamento. Dovrai finire di truccarti. Così non mi sembra abbastanza-

Il respiro mi si mozzò in gola e credetti di non riuscire più a spiccicare parola.

Non c’erano mai state parole che mi avessero ferito così tanto e tanto profondamente quanto quelle appena pronunciate da lui.

-Forse è davvero il caso che tu vada- gli aprii la porta guardando da tutt’altra parte.

Lui mi passò accanto, sfiorandomi a malapena un braccio ed io credetti di morire.

-Torno a Los Angeles.- esclamò alla fine quando era ormai sul pianerottolo.

-Pensavo di avere un motivo per restare ma mi sono sbagliato alla grande. È inutile rimandare la partenza-

Stavolta dovetti combattere una guerra insostenibile contro le mie lacrime che spingevano per scendere a tutti i costi.

-Buon viaggio- fu l’ultima cosa che gli dissi prima di chiudere definitivamente la porta su di lui.

 

 

 

Ooook eccomi di nuovo qui con il capitolo più merdoso della storia dei capitoli merdosi.

Non sapevo neanche se pubblicarlo o cancellare tutto e riscriverlo daccapo, ma dato che è tardissimo e non ce la faccio proprio, ho optato per la prima soluzione.

Quindi vi capirò se vi farà vomitare, tagliarvi le vene eccetera, eccetera. Vi prego di perdonarmi.

Comunque ringrazio infinitamente le 26 persone che l’hanno messa fra i preferiti e le 15 fra le seguite!

Purtroppo stasera ho un sonno che muoio e non ce la faccio davvero a ringraziarvi tutte come al solito, perdonatemi anche di questo..però grazie dal più profondo del mio cuore a:

Frytty, Sognatrice_85, Lyla_, Piccola Ketty, vero15star, la mia Doddie e alle due nuove stelline Ryry_ e SweetCherry.

Grazie per tutto, per farmi andare avanti sempre spronata dalle cose che mi dite.

 

Vi adoro <3

 

Ah Rob non mi appartiene eccetera, eccetera, eccetera.

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 8
*** «fairytales of yesterday will grow, but never die. ***


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8

8

 

~ 1 anno dopo ~

 

Non mi sarei mai stancata di guardarlo, ne ero sicura.

I miei occhi avrebbero potuto continuare a bearsi del suo volto in eterno e vi avrebbero sempre scovato qualcosa che mi avrebbe fatto solleticare lo stomaco di piacere.

Adoravo il modo in cui si scostava dalla fronte i riccioli che gli calavano costantemente sugli occhi, adoravo il suo sorriso mozzafiato e il modo in cui si voltava a guardarmi sapendo che mi avrebbe trovato esattamente lì.

Ed era proprio quello ciò che adoravo maggiormente di lui, che nonostante si trovasse di fronte ad una folla di fans sapeva sempre come ritagliare uno spazio che fosse esclusivamente mio e suo. Bastava un sorriso, un’occhiata, un gesto ed eravamo solo io e lui in mezzo a centinaia di persone.

-E’ tutto così fottutamente incredibile- la voce limpida di Trixie mi fece voltare alla mia destra e la vidi appoggiata ad un amplificatore, intenta a scolarsi una bottiglietta di tequila.

-Ti rendi conto? Siamo a New York! La Grande Mela. Avresti mai creduto onestamente che ci sarebbero arrivati?-

-Onestamente?- risi e scossi la testa.

-Beh ma era ora che spiccassero il volo. Questi ragazzi se lo meritano, sono fantastici. Evidentemente quei bacchettoni inglesi sono troppo…- e agitò le mani in aria in cerca di un termine adatto.

-Bacchettoni?-

-Sì esatto- fece lei -..sono troppo bacchettoni per capire la loro musica. Voglio dire, guarda James. Mi fa venire la pelle d’oca. Lui se la fa la chitarra, non la suona e basta. Fossi in te sarei gelosa- ridacchiò prendendo un altro lungo sorso dalla bottiglietta.

Istintivamente mi voltai verso il palco, dove in effetti James si stava cimentando in un assolo a dir poco sconcertante andando avanti e indietro e buttandosi per terra ad occhi chiusi, le labbra increspate dal sorriso.

Ridacchiai, continuando a guardarlo.

-No affatto. L’ho sempre saputo che ama Anya molto più di me. Lo accetto volentieri-

Trixie scosse la testa –Anya…che razza di nome. Se proprio doveva dare un nome ad una chitarra poteva sceglierne uno che fosse almeno un po’ più rock ‘n roll, ti pare?-

La guardai storto e alzai le spalle –Era il nome della sua prima cagnolina-

Scoppiò a ridere, probabilmente la tequila stava avendo i suoi effetti, e barcollando mi venne ad abbracciare.

-Ti adoro Sugary-

L’adoravo anche io, Trixie la francesina.

Ci eravamo conosciute un anno prima, esattamente la prima volta che ero stata ad un concerto dei Gang Of Gin, proprio il giorno in cui la vecchia Sugar se n’era andata per sempre.

Probabilmente era salita sull’ aereo insieme al suo migliore amico e non aveva fatto più ritorno.

Quella che ero stata da allora in poi era un’altra persona.

 

Non era stato facile riprendere a respirare quella lontana sera dopo che la mia porta di casa si era chiusa per sempre sul viso della persona che amavo con tutta me stessa.

Quando senti il cuore frammentarsi in tanti minuscoli pezzettini, lo avverti sgretolarsi lentamente dentro di te, vorresti semplicemente morire.

Ed io lo avevo desiderato davvero.

L’avevo desiderato soprattutto quando, incapace di trattenermi oltre, mi ero precipitata in strada sicura di trovarlo mentre correva da me.

Così non era stato.

Lui non c’era. Se n’era andato davvero. E stavolta non c’era nessuna ambiguità. Non sarebbe mai più tornato da me.

Avevo vagato senza meta per un bel po’, incapace di pensare, incapace di fare qualsiasi cosa che non fosse piangere e alla fine, senza neanche sapere perché, mi ero ritrovata su un taxi diretto al Nambucca.

Io non volevo neanche più andarci a quel concerto.

Eppure mi ero trovata a dire al tassista l’indirizzo del locale e nel giro di 20 minuti ero sul marciapiede lì davanti, completamente stordita da tutto quel fluire di dolore.

Era stato allora che James mi aveva vista e mi aveva raggiunta e non gli ci era voluto poi molto per trasformare il suo viso raggiante in uno preoccupato quando si era reso conto dello stato pietoso in cui mi trovavo.

 

-Santo cielo, chi ti ha ridotto così?-

 

Neanche mi ero vergognata di piangere addosso ad uno sconosciuto, desiderosa com’ero di contatto umano.

Il suo profumo, così diverso da quello di Robert, mi aveva nauseata lì per lì, ma era stata la sua espressione inquieta a farmi tranquillizzare, per assurdo che fosse.

Mai mi ero sentita così sola, neanche quando mia nonna mi aveva portata sul suo grande letto profumato di lavanda e mi aveva detto che da allora in poi saremmo state solo io e lei, senza mamma e papà.

Per la prima volta nella mia vita sentivo come se mi fosse stato trascinato via tutto quello che avevo e fossi rimasta senza più niente se non lacrime e dolore.

 

-Adesso vieni con me- mi aveva detto James asciugandomi dolcemente le lacrime e prendendomi per mano.

Mi aveva portato all’ingresso sul retro, quello usato dagli addetti ai lavori e dai musicisti e nonostante quella fosse la prima volta che mi trovavo esattamente dove avevo sempre sognato essere - nel backstage – non ero riuscita a sentirmi neanche un minimo euforica.

Lì dentro tutto mi era sembrato strano e confuso. Luci, colori, odori, era tutto diverso, tutto alterato dalla musica, dall’alcohol che trasudava dappertutto, dal fumo di sigarette.

Era come se fossi capitata direttamente in un caleidoscopio impazzito.

Poi una ragazzina dai capelli fiammanti mi era finita addosso e ridendo a crepapelle aveva cercato di rimettersi in piedi.

-Hey, tu devi essere la bambola di cui ci ha parlato J.J.- mi aveva squadrato da capo a piedi e si era sistemata meglio il cappellino che le stava coprendo mezza faccia.

-Che ti è successo, tesoro? Hai una faccia…tieni, bevi un sorso e non pensarci più- e mi aveva allungato una bottiglia di tequila mezza vuota.

-Trixie, lascia stare ok?- James le aveva prontamente afferrato la bottiglia, poggiandola in un tavolo lì accanto e le aveva messo una mano su una spalla per tentare di farla stare in piedi.

Lei mi aveva teso una mano, continuando a sghignazzare e io gliel’avevo stretta.

- Io sono Thérèse, ma chiamami così anche solo una volta e fra noi è guerra aperta-

-Cercherò di ricordarmelo- avevo tentato di sorriderle io.

-Per noi è Trixie.- mi aveva detto James –Trixie la francesina. 2 anni fa ce la siamo trovata nascosta nel tour bus dopo un concerto a Briançon e ci ha minacciato che ci avrebbe denunciati tutti per sequestro di minore se non l’avessimo portata via con noi.-

-Accipicchia- avevo fatto io, sinceramente colpita.

Dal suo aspetto non si sarebbe mai detto.

-Già, ho i miei assi nella manica- di nuovo era scoppiata a ridere e c’ era mancato pochissimo che finisse per terra.

-Ma dove cazzo è finito Joe?- James si era guardato un po’ in giro e aveva sospirato –Prima ti fa bere e poi si leva dalle palle-

-Hey, hey.- Trixie si era distaccata e aveva sorriso –Joe non sa che mi sono servita della sua scorta personale. Vedi di non dirglielo se ci tieni ai tuoi attributi. Chissà, adesso che ti sei trovato una nuova ragazza, magari ti servono- gli aveva fatto l’occhiolino e poi si era allontanata, barcollando pericolosamente a destra e a manca.

-Come ti senti, Sugar?- mi aveva chiesto James e io ero scoppiata di nuovo a piangere.

-D’accordo non dirmelo. Però ascolta, fra 5 minuti ci esibiamo e quello…- si era voltato ad indicare un amplificatore sul palcoscenico.

-…sarà il tuo posto d’onore. Che ne dici?-

Avevo tentato di sorridergli fra le lacrime e lui mi aveva abbracciato dolcemente.

-Qualunque cosa sia, sono sicuro che non vale neanche una tua lacrima.- mi aveva sussurrato poi, tenendomi stretta.

 

-Allora, babe…come sono andato?- con un balzo James era sceso dal palco e si era materializzato al mio fianco.

Un anno che ascoltavo i suoi concerti e un anno che ogni volta mi faceva la stessa domanda.

-Come al solito, J.J. Ancora meglio dell’altra volta- gli sorrisi e lui mi strinse fra le braccia, regalandomi un bacio sudato che sapeva di rock ‘n roll.

-A proposito…- mi staccai dalle sue labbra e lo guardai a fondo.

-Avete fatto London Rain. La mia.-

Lui sorrise e arricciò le labbra nel suo modo tutto particolare –Piccolo regalino. Oggi è esattamente un anno che ci conosciamo.-

Gli sfiorai una guancia e lo abbracciai.

Quella canzone l’aveva scritta per me.

La pioggia di Londra era ciò che io ero per lui.

 

-Mi fa pensare a te babe. Vedi com’è la pioggia qui a Londra? È fitta, è grigia..ti ci puoi perdere attraverso…e guarda i tuoi occhi- mi aveva accarezzato delicatamente il contorno degli occhi con un dito -Sono dello stesso identico colore. Quel tipo di grigio cangiante, strano, nel quale ti perdi dopo un istante se non stai attento.-

 

Sorrisi, stretta fra le sue braccia e chiusi gli occhi.

-Dov’è quel dannato batterista?- la voce di Matt ci fece trasalire entrambi e ci staccammo dal nostro abbraccio.

-Non provare mai più a fregarmi sui pezzi, chiaro? La scaletta, la mia scaletta, parlava chiaro. Tu non puoi fare di testa tua ed attaccare con la cazzo di canzone che pare a te, intesi?-

-Rilassati Matty- Trixie ricomparve misteriosamente –Hai cantato benissimo lo stesso- gli fece l’occhiolino, prima di dirigersi verso Joe e saltargli in braccio.

-Hai fatto bene a cambiare la scaletta, amore- gli sussurrò ad un orecchio, ridendo.

-Quelle che fa Matt sono tutte uguali.-

-Guarda che ti sento francesina dei miei stivali- fece Matt, aprendosi una birra e stravaccandosi su un divanetto.

-Piantatela di fare i coglioni- fece a quel punto Nick, il bassista, accendendosi una sigaretta e sbuffando sonoramente.

-Siamo a New York, cazzo! La nostra prima vera folla e tutto quello a cui riuscite a pensare è quella fottuta scaletta- scosse la testa e poi si chiuse nel suo camerino.

-Qualcuno vuole chiamare l’ospedale psichiatrico per Nick?- chiese Matt indicando con la testa la porta del camerino del bassista -Penso che la fama gli stia cominciando a dare al cervello-

-Io no, io me ne voglio andare in albergo- fece per tutta risposta James, passandomi un braccio attorno alle spalle e dandomi un bacio veloce nell’incavo del collo.

-Adesso non iniziare a fare la superstar, Huber.- lo prese in giro Joe.

-Solo perché finalmente ci siamo potuti permettere 4 suite al Palace non significa che devi ostentare per forza il fatto che stai cominciando a diventare ricco da fare schifo.-

-Io concordo, J.J.- gli ammiccai accarezzandogli la mano che aveva posato sulla mia spalla –Andiamo in albergo-

-Figurati se Miss Sugar Spice and Everything Nice non era d’accordo-

-Piantala batterista- gli feci la linguaccia.

-Andate, andate. Mi sembrate due pensionati in vacanza. Noi andremo a vivere la città, non è vero milady?- fece poi rivolto a Trixie che nel frattempo aveva acceso l’impianto stereo ed era intenta a ballare sulle note degli Arctic Monkeys.

-Dio quanto amo la voce di Alex- fece lei per tutta risposta, chiudendo gli occhi e cominciando a canticchiare Fluorescent Adolescent, alternando alle parole sorsate dalla sua fedele bottiglietta di tequila.

-Ma non ci andremo mai in tour con loro?- chiese poi, aprendo finalmente gli occhi giusto in tempo per scorgere l’espressione poco felice sul volto di Joe.

-Certo, perché io sarei felicissimo di vederti scorrazzare in giro con gli Arctic Monkeys- fece lui, alquanto irritato.

-Non fare il geloso adesso, Joe.- e sfoderò il suo sorriso speciale che riservava solo ed esclusivamente a lui, quello che in genere le serviva per farsi perdonare qualcosa.

E funzionava sempre, dato che quando lo ostentava, Joe capitolava nel giro di 1 secondo.

-Ok, noi leviamo le tende- esclamò finalmente James e sempre tenendomi abbracciata mi guidò verso il camerino dove si cambiò velocemente e in pochi minuti ci ritrovammo dentro ad un taxi, direzione Madison Avenue.

 

 

∞∞

 

 

 

 

Mi chiusi silenziosamente la porta della nostra suite alle spalle e guardandomi attorno nel corridoio vuoto, mi diressi verso l’ascensore.

Non riuscivo a prendere sonno quella notte.

Forse la colpa era dei troppi caffè che mi ero ingurgitata durante la giornata, o forse era una sensazione strana che soltanto adesso che mi trovavo sola con i miei pensieri veniva fuori chiaramente.

In ogni caso non avevo fatto altro che girarmi fra le coperte morbide e profumate, tentando di sistemarmi meglio fra le braccia sicure di James, ma mi ero resa conto che preferivo stare sola, senza nessun contatto fisico con lui.

Un bicchierino di qualcosa mi avrebbe calmato, ne ero certa.

Attraversai in silenzio la hall semivuota e mi sedetti al bancone del bar.

-Cosa desidera signorina?- si rivolse immediatamente a me il barman.

-Un gin tonic per favore- gli risposi, tentando di non dare peso al suo sguardo lievemente sorpreso per quell’ordinazione insolita a quell’ora della notte.

Da quando ero diventata la nuova Sugar, ordinare gin tonic alle 3 del mattino non era una cosa così fuori dall’ordinario.

-Ecco a lei- esclamò dopo un istante quello, posando un bicchiere di fronte a me e sparendo poi dietro ad una porta.

Iniziai a bere e il calore che mi pervase lo stomaco ebbe l’effetto desiderato, cominciai a rilassarmi un pochino.

Cosa c’è che non va? mi chiesi, nonostante non ci fosse affatto bisogno di porsi una domanda come quella.

La risposta era lampante ed era scritta dappertutto dentro me.

Esattamente un anno prima avevo visto Robert per l’ultima volta.

Esattamente 365 giorni prima lo avevo chiuso definitivamente fuori dalla mia vita e lui non aveva fatto niente per rientrarci a forza, come mi ero aspettata che facesse.

Era semplicemente sparito di nuovo, ed anche se in quell’anno moltissime cose erano cambiate, almeno una era rimasta immutata.

Il suo ricordo.

Ci sarebbe sempre stato in me.

Potevo far finta di niente, ma sarebbe sempre spuntato fuori quando meno me l’aspettavo, cogliendomi alla sprovvista e costringendomi a bere gin tonic nel cuore della notte.

E non importava davvero quanto adesso fossi felice con la mia nuova vita. La parte più nascosta di me gli sarebbe sempre appartenuta.

Buttai giù l’ultimo sorso e mi alzai dallo sgabello, almeno un pochino più rilassata.

 

-Sì d’accordo. Ci vediamo domani, adesso lasciami andare a letto-

Improvvisamente scordai chi ero. Quella voce proveniente direttamente dal mio piccolo mondo nascosto, ebbe il potere di farmi perdere contatto con la realtà.

Mi voltai quasi a rallentatore verso la porta d’ingresso che si era appena aperta giusto in tempo per scorgere Robert chiudere di scatto il cellulare e rimetterselo nella tasca dei jeans.

-Sugar?- esclamò alzando gli occhi su me.

 

 

Ok, rieccomi qui ta-dan J

Beh in questi giorni non ho praticamente un cavolo da fare e l’ispirazione mi fa compagnia, quindi perché non assecondarla?

D’accordo non si direbbe da questo capitolo, lo so…e che dire..a me piacciono le cose complicate, tendenti al melodramma ^^

In ogni caso, spero sia stato di vostro gradimento e vi prego non odiate troppo James!

Vi giuro che è uno in gamba, se non fosse che ha avuto la malaugurata idea di soffiare lo zuccherino a Pattinson, ma hey..mica è detta l’ultima parola ancora!

Comunque, io lo adoro…ecco perché la sua parte l’ho affidata ad un altro dei miei attori preferiti, un altro dei miei amori impossibili che risponde al nome di Jim Sturgess.

Eccovi una foto, tanto per darvi l’idea  à http://img11.imageshack.us/img11/6978/jimsturgessl.jpg

 

Bene, detto ciò ringrazio infinitamente le 27 persone che l’hanno messa fra i preferiti e le 18 fra le seguite! Vi adoro :*

 

E ovviamente grazie con tutto il cuore a:

 

Piccola Ketty: Ahahahaha forse è stato meglio che tu l’abbia letto la mattina dopo, altrimenti avresti avuto gli incubi tutta la notte! Mi dispiace tanto per il tuo cuoricino che si è spezzato ç__ç però te l’ho detto che ho una leggera vena di sadismo e adoro complicare le cose.

Comunque grazie infinitamente per tutti i tuoi complimenti! E anche se questo l’avevi già letto in anteprima, ho cambiato alcune cosucce e spero ti sia piaciuto ancora di più :D

Un baciooooo e tu aggiorna, mi raccomando!

 

Frytty: Ebbene sì, l’ha lasciato andare via così…pazza, no? Ahahaha esatto, atteggiamento decisamente femminile ed hai capito benissimo..devono proprio penare un po’, come dimostra del resto questo capitolo dato che è passato un altro anno e loro non si sono più rivisti!

Io non so come ringraziarti per tutti i complimenti, ti adoro tantissimo…mi fai felicissima ogni volta perché mi fa un enorme piacere vedere come tu sia entrata dentro questa storia e che ti piaccia così tanto! Spero di non averti deluso con questo ultimo capitolo, un bacione!

 

SweetCherry: Eeeeh lo so, che ci vuoi fare..sono due coglioni in piena regola :D Forse le cose non si sono propriamente aggiustate in questo capitolo, but don’t worry ^^ Grazie per tutti i complimenti, un bacione!!

 

Ryry_: Eh hai pienamente ragione, ma Robert trova sempre il modo di incasinare tutto, povero piccolo!

Ahahaha mi dispiace..mi avevi detto di non farla andare con James e invece non solo c’è andata ma c’è stata addirittura un anno intero!

Il fatto è che io adoro anche James, certo non quanto Robert, ma dovevo dare una chance anche a lui J

Un bacione e spero non ti abbia fatto interamente schifo!

 

_screps_: Grazie milleeee! Eh eh non spoilero, chissà :D Nel frattempo spero che ti sia piaciuto anche questo, bacione!

 

Lyla_: Ahahahha ma grazie tesoro! *__* cioè ma grazie dal più profondo del mio cuore per tutte le cosine che mi hai detto!  Ti adorooooo e spero che anche tu aggiornerai prestissimo! Un bacione!

 

Sognatrice85: Oddiooo mi dispiace di averti fatta piangere ç___ç se ti dicessi che ho pianto anche io mentre la scrivevo, ti consolerebbe sapere che siamo 2 matte?

Spero ti sia piaciuto anche questo! Bacio :*

 

Bene, in ultimo ci tenevo a ringraziare con tutta la mia anima l’unica e sola donna della mia vita, la mia Sprinkles che adesso non mi può leggere per altre due settimane e che mi manca da IMPAZZIRE.

Questo capitolo è per te, amour.

Così come il personaggio di Trixie, per scrivere il quale mi sono liberamente ispirata a te. TI AMO <3

 

 

Ok e adesso che sono giunta alla fine di questi ringraziamenti chilometrici, lunghi quasi più del capitolo stesso, mi tocca dire che ahimè non conosco Rob, né tantomeno [doppio ahimè] Jim Sturgess.

Life definitely sucks.

 

See ya soon ^^

 

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Capitolo 9
*** «take me somewhere I can breathe. ***


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9

9

 

 

Lui era lì. Lì di fronte a me.

Sbattei gli occhi più volte, tanto per essere sicura di non essermi addormentata mentre ritornavo in camera e di stare sognando, ma lui era davvero lì davanti a me.

In tutta la sua sconvolgente bellezza.

Neanche la bocca aperta o l’espressione inebetita –due cose che probabilmente avevamo in comune in quel momento- riuscivano a sminuire ciò che la natura tanto generosamente gli aveva dato.

-Non ci posso credere- continuò a parlare e si avvicinò, sorridendo leggermente.

-Robert…- sussurrai a malapena, tanto che non ero nemmeno sicura se lo avessi solo pensato.

-Tu…qui…-? si passò una mano fra i capelli e si fermò esattamente di fronte a me.

Per la mia sanità mentale forse sarebbe stato meglio evitare di tuffarmi per l’ennesima volta nella meraviglia dei suoi occhi, ma della mia salute in quel momento non me ne fregava un accidente.

-Io…qui…- gli feci eco, sorridendogli a mia volta.

-Un anno che non ci vediamo e abbiamo disimparato a parlare?- rise ed io lo seguii passandomi in maniera alquanto impacciata una ciocca di capelli dietro l’orecchio.

-Non sapevo che fossi a New York-

-Beh, considerato che è appunto un anno che non ci sentiamo…-

-Sì già, ma sai…intendevo dalle interviste…- lasciai cadere i pallidi tentativi di conversazione e abbassai lo sguardo, imbarazzata al massimo.

Lui sorrise –Non pensavo che ti tenessi informata su di me dai giornali di gossip-

-Infatti. Guardavo i gossip di google una volta e guarda caso sei sbucato tu. Chissà perché ma ultimamente è diventato impossibile non essere aggiornati sui tuoi affari- gli rivolsi un sorrisino melenso mentre tornavo a guardarlo in pieno volto.

Lui annuì lentamente, senza staccarmi gli occhi di dosso -Sono qui solo per un’intervista, fra qualche giorno torno a Londra. Tu invece?

Trasalii leggermente, trovandomi spiazzata nel non sapere cosa rispondere.

In teoria era facile, no? Sono qui con il mio ragazzo. È un chitarrista. Oh a proposito, grazie per essere sparito dalla mia vita altrimenti non avrei mai avuto la possibilità di seguire la sua band in tour.

-Beh?- mi incalzò fissandomi incuriosito.

-Io…diciamo che sono in tour.-

-In tour?-

-Sì con…- deglutii un poco. Oh ma andiamo Sugar. Ormai è acqua passata, diglielo! -…una band.-

Lessi chiaramente lo stupore disegnato sul suo volto. –Una band?-

-La band del mio ragazzo, in realtà.-

-Ah.- disse e poi il silenzio calò fra noi.

-Certo, dovevo immaginarlo.- continuò sorridendomi in modo strano –Così alla fine ce l’hai fatta, eh? Essere una groupie, andare in tour e tutto il resto.-

Chissà perché ma in quel momento non mi sentivo affatto realizzata.

-Già- mi limitai a dire.

-Fammi indovinare. È Pete Doherty?- dal tono della sua risata mi accorsi chiaramente che tentava di sdrammatizzare una situazione che rischiava di diventare gradualmente insostenibile.

Risi e solo per un attimo rischiai di scoppiare a piangere al ricordo di tutte le nostre cose, al ricordo di tutti gli scherzi, le risate, le prese in giro che avevano costellato la nostra vita.

-Per quanto mi piacerebbe rispondere sì a questa domanda, mi tocca invece dire che no non è Pete Doherty, ma James Huber-

-James Huber? Non lo conosco-

-Beh non mi sorprende. Non sono ancora famosi-

Restammo per un po’ in silenzio, semplicemente a fissarci negli occhi. Chissà, forse per tentare di imprimere il più a lungo possibile l’immagine del viso dell’altro perché per quanto ne sapevamo quella poteva anche essere l’ultima volta in cui ci vedevamo.

-Ti va un caffè?- mi chiese d’improvviso, cogliendomi totalmente impreparata.

-Scusa?-

-Ok, sono le 03.30 di mattina, probabilmente sei stanca e vuoi andare a letto, tanto più che il tuo fidanzato si starà chiedendo che razza di fine hai fatto..a proposito, ma che ci facevi a quest’ora qui?- interruppe un attimo il suo sproloquio solo per riprendere fiato –Comunque, so che non ci sono ragioni perché tu debba venire con me, anzi in realtà io dovrei anche andare a dormire dato che ho l’intervista domattina alle 9 e so già che mi sveglierò con un mal di testa incredibile, ma…-

-Rob- lo bloccai, posandogli una mano sul braccio –Va bene.-

-Scusa?- fu lui stavolta a dirlo.

-Ci vengo a prendere un caffè. Andiamo.-

Si aprì in un sorriso genuino –Dopo di te-  mi fece segno con le mani di passare e insieme ci incamminammo verso l’uscita.

 

 

∞∞

 

 

Fu quasi sorprendente scoprire che alla fine, nonostante tutto sapevamo ancora come essere buoni amici.

Seduti al tavolo di un diner qualsiasi a quell’ora improponibile, mi resi conto che il legame che c’era tra noi era qualcosa che andava oltre cose banali come tempo e spazio.

Io e lui eravamo come legati da un doppio file invisibile che non si sarebbe mai spezzato.

Per quanto potevamo rovinare le cose, per quanto potevamo fare di tutto per renderle un casino, quel legame avrebbe sempre fatto in modo che niente di quello che sarebbe potuto succederci ci avrebbe resi due estranei.

-A che pensi?- mi chiese ad un tratto, interrompendo il silenzio che si era creato dopo qualche risata a seguito di un aneddoto che mi aveva raccontato sul set di Eclipse.

Scossi la testa lievemente e continuai a rimescolare lo zucchero sul fondo del mio bicchiere.

-Ah, niente di importante.- alzai lo sguardo e, neanche a dirlo, trovai immediatamente il suo pronto ad incatenarmi.

-Solo che…è strano.-

Lui continuò a fissarmi, quasi senza battere ciglio ed io seppi che aveva dato il via alle elucubrazioni mentali.

Iniziai a giocare con il tovagliolo e distolsi lo sguardo –Quando eravamo piccoli, e tu rimanevi a dormire a casa mia, ti ricordi quello che ci diceva mia nonna?-

Ridacchiò –Di non provare a fare niente di strano perché lei dormiva nella camera di fronte con la porta sempre aperta?-

Risi anche io –No, intendevo quell’altra cosa. Quando lei ci metteva a letto e io iniziavo con le mie paranoie sulla morte e sul fatto che avrei vissuto per sempre.-

Si passò una mano fra i capelli e sorrise.

 

-Non dire sciocchezze, tesoro. Tutti devono morire prima o poi- la nonna mi sistemò le lenzuola e mi baciò sulla fronte.

-Beh io non voglio- mi ero voltata verso Robert, sdraiato nel lettino accanto al mio –E neanche Rob.-

La nonna aveva sorriso voltandosi a sua volta verso di lui ed accarezzandogli una mano.

-E’ semplicemente il modo in cui vanno le cose, bambini. Nessuno può scegliere di non morire. È la vita. Non ci si può fare niente. Ma adesso non dovete pensarci, voi due. Siete piccoli e l’idea della morte non deve neanche sfiorarvi.-

-Tu sei vecchia però- avevo continuato io, guardandola dritta negli occhi.

-Morirai tra poco?-

La nonna rise e scrollò le spalle –E chi può dirlo?-

Si alzò –Adesso basta con questi discorsi tristi. In questa casa, solo pensieri felici- Ci aveva dato un altro bacio per uno e spegnendo la luce era uscita, chiudendosi la porta alle spalle.

Avevo aspettato solo qualche secondo prima di chiamare Rob accanto a me.

-Rob?-

-Che c’è?-

-Non voglio morire.-

-Sembra che tu non possa fare niente per evitarlo-

Avevo sospirato nel buio.

-Tu sarai con me quando succederà?-

-Certo che sarò con te. Anzi lo sai cosa? Noi invecchieremo insieme e scommetto che alla fine moriremo anche lo stesso giorno, lo stesso momento.-

Avevo sorriso improvvisamente serena -quelle parole ero sicura che non le avrei mai dimenticate- e poi avevo chiuso gli occhi.

 

Continuammo a guardarci dopo aver rievocato quel ricordo e sorridemmo, come se fossimo complici di qualcosa che non avrebbe mai avuto senso per nessun altro se non per noi.

-Ne è passato di tempo, eh?- continuò a sorridere ed io mi trovai a pensare che il suo sorriso non era cambiato affatto attraverso gli anni.

-Già, un’eternità.- annuii. –Avremo avuto 10 anni-

-9- mi corresse lui.

Le mie labbra si incresparono involontariamente in un sorriso. Avevo sbagliato apposta.

-Rob…- le parole mi uscirono prima che riuscissi a fermarle -…cosa ci è successo?-

Feci giusto in tempo a notare la sua mano che si muoveva per toccare la mia, quando l’insegna al neon “open” appesa alla finestra accanto al nostro tavolo con un guizzo improvviso si spense.

-Scusate belli ma devo chiudere.- la voce del proprietario si intromise fra noi e ci riportò con la testa sul presente.

Ci alzammo entrambi in silenzio e Robert lasciò cascare qualche banconota sul tavolo.

-Ci scusi- mormorò poi rivolto all’uomo, prima di voltarsi verso me e di guidarmi fuori dal locale.

 

Per tutto il tragitto fino all’albergo restammo in silenzio, ciascuno perso nei propri pensieri e quando ci ritrovammo nella hall ognuno di noi non si era ancora deciso ad aprire bocca per primo.

Tipico di noi d’altronde, quando alla fine ci decidemmo a farlo, lo facemmo insieme.

-A che piano sei?- disse lui.

-Non te ne andare- feci io.

-Scusa…prima tu.- farfugliai subito dopo, desiderosa di nascondermi e di non fargli mai più vedere la mia faccia.

Non avevo il coraggio di alzare lo sguardo.

-Cosa?- disse semplicemente.

-Forse avrei dovuto farti finire di parlare- per fortuna l’ascensore arrivò e spalancò le porte proprio nell’istante in cui sapevo che stava per ribattere qualcosa.

Entrai dentro e lui mi seguì.

-Non te ne andare hai detto- il suo tono di voce mi spaventò. Era strano e gliel’avevo sentito soltanto una volta prima di allora…quella fatidica sera in cui tutto si era stravolto.

-Sì e tu mi hai chiesto a che piano vado. E’ l’ultimo- feci io, premendo il tasto e voltandogli immediatamente la schiena.

Passò forse una frazione di secondo e mi ritrovai le sue mani calde sulle spalle. Così calde che temetti me le avrebbe sciolte come cera liquida.

-Ti giri, per favore?-

-No-

Si avvicinò ulteriormente ed avvertii distintamente il calore che irradiava la sua persona tutto intorno a me.

-Possiamo evitare di litigare, almeno stavolta?- sospirò e allentò un po’ la presa.

-Qui nessuno sta litigando, Rob. Io ti ho semplicemente detto che non voglio che te ne vada, tu mi hai chiesto a che piano vado e adesso sto fissando la parete. Stiamo forse litigando?-

-Oddio sei impossibile.- si allontanò definitivamente ed una sensazione di freddo si impossessò di me.

Cercai di sbirciare con la coda dell’occhio quello che faceva e lo vidi passarsi convulsamente le mani fra i capelli, andando avanti e indietro per l’enorme ascensore.

Poi, inavvertitamente, si avvicinò alla parete con i tasti e premette stop.

L’ascensore si bloccò istantaneamente con un sobbalzo.

-Rob, che fai?- mi voltai definitivamente verso lui, guardandolo sbalordita.

-Faccio quello che avrei dovuto fare l’anno scorso. Basta con le stronzate-

Non ebbi il tempo materiale di fare niente, neanche di formulare un pensiero coerente, perché la coerenza di lì a 2 secondi andò allegramente a farsi fottere.

Mi ritrovai improvvisamente schiacciata contro la parete e il suo corpo e non appena sollevai il viso verso il suo le sue labbra mi avvolsero, annientandomi totalmente.

Pregai di morire, pregai di venire annientata, pregai qualsiasi cosa in quel momento, pregai di non dover mai più riaprire gli occhi e vivere sul pianeta Terra, perché ero sicura che il posto nel quale mi aveva trascinato con quel bacio niente aveva a che fare con la realtà.

Non poteva semplicemente essere reale.

Le sue labbra che si muovevano così delicate e decise al tempo stesso non potevano esserlo, le sue mani che mi avevano sollevata con una forza che non credevo possedesse e mi tenevano sospesa fra lui e la parete non potevano esserlo, il suo profumo che avvertivo distintamente dentro me, mescolato al mio, uniti in una miscela distruttiva non poteva esserlo.

Mi sentii all’improvviso rinascere, come se quella che per tanto tempo avevo cercato di nascondere stesse ritornando in superficie.

Vecchie e nuove sensazioni si unirono insieme lasciandomi senza respiro.

Poi, come se non mi avesse già massacrato abbastanza, mi sollevò spostandosi e intensificando per quanto possibile il nostro bacio, trascinandomi in lidi del tutto inesplorati e iniziò a torturare la mia gola, sciogliendola completamente.

Arrivai persino a pensare che tanto di una gola non me ne facevo niente, quando le sue mani mi accarezzarono il viso e lui tornò sulle mie labbra.

Credevo che niente al mondo avrebbe fermato quel bacio, che nessuno dei due sarebbe mai stato capace di separarsi dall’altro, ma invece mi dovetti ricredere quando il mio cellulare iniziò a suonare impazzito dalla tasca dei jeans.

Immediatamente Robert mi lasciò andare ansimando vistosamente, lasciandomi sull’orlo di un attacco cardiaco.

Evitai il suo sguardo per quanto possibile e cercando senza successo di riprendere a respirare normalmente, estrassi il cellulare dalla tasca e fissai il display lampeggiante.

James.

-Che fai non rispondi?- mi chiese lui, indicando con un cenno del capo il telefono fra le mie mani.

Sospirai e premetti il tasto di risposta.

-Pronto-

-Babe! Ma dove sei? Sono le 5-

-Sì, lo so scusami. Sono uscita un attimo a…prendere un po’ d’aria…- alzai lo sguardo su Rob e gli lessi l’accenno di una risatina sul volto arrossato.

-Stai bene?- il suo tono preoccupato fu, come dire, una specie di pugnalata.

-Sì sì, non ti preoccupare. Sto arrivando sono in ascensore.-

Chiusi la chiamata e mi passai una mano fra i capelli.

-E’ preoccupato?- fece Robert, avvicinandosi delicatamente.

Annuii e mi lasciai cadere a terra, prendendomi la testa fra le mani.

Lui ci mise un secondo per imitarmi, e sospirando si buttò a sedere accanto a me.

 

 

Dunque fanciulline ho appena finito di scrivere tutto di getto e non l’ho neanche riletto, ma dato che penso per un po’ di giorni di non esserci ho pensato di postarlo subito così. spero vii piaccia e perdonate gli eventuali probabilissimi errori!

Sono di stra frettissima dato che dovevo essere a pranzo a casa di mia nonna diciamo già 20 minuti fa e sono sempre qui a scrivere, per di più in pigiama.

Ma il corso dell’ispirazione non si può di certo bloccare J

Insomma spero vi piaccia e perdonatemi se non posso rispondervi  ma davvero se non vado a vestiirmi è finitaaaa.

Sappiate che vi adoro, a voi tutte che leggete, mettete fra i preferiti, i seguitii e le personcine meravigliose che commentano [Un grazie particolare alle nuove commenters!]

 

VI AMO <3 GRAZIE INFINITAMENTE PER TUTTO.

 

Ah va beh ovvio che non conosco Rob, non posso perdere tempo a ribadirlo mi devo andare a vestireeeee

 

Bacioni :*

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 10
*** «and it hit me like never before. ***


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-Babe, ma si può sapere dove ti eri cacciata

10

 

-Babe, ma si può sapere dove ti eri cacciata?- la voce preoccupata e lievemente assonnata di James mi accolse non appena misi piede nella nostra camera.

Non sapevo neanche cosa rispondergli, anzi per essere più precisi non sapevo neanche come si faceva a parlare perchè l’unica cosa su cui la mia mente riusciva a concentrarsi era quel bacio.

Quello stramaledettissimo, sconvolgente bacio da cardiopalma.

Altro che farfalle nello stomaco, al solo pensiero c’erano i fuochi d’artificio e l’artiglieria pesante dentro le mie viscere.

-Hey!- mi incalzò lui, notandomi ferma come un’ idiota sulla soglia della porta.

-Vieni qui- si alzò e mi si avvicinò dandomi un lieve bacio sulla fronte.

-Mio Dio, ma tu scotti! Ti senti male?-

A quelle parole mi sfiorai a mia volta ed effettivamente mi accorsi di bruciare come fuoco.

Mi toccai le guance e per poco non mi ustionai.

-Vieni, ti porto un’aspirina- continuò James, prendendomi per mano e aiutandomi a distendere nell’ampio letto.

Per tutta risposta, io rimasi nel mio ostinatissimo silenzio.

Che mi portasse pure tutte le aspirine del mondo. Tanto non mi sarebbero servite a un bel niente.

Non quando la mia febbre si chiamava Robert Pattinson.

Chiusi gli occhi e lasciai che James mi coprisse col lenzuolo, nonostante fossi ancora completamente vestita.

Ecco che immediatamente le immagini di pochi istanti prima mi bombardarono il cervello con tutta l’intensità della loro vividezza.

Deglutii per tentare di migliorare la situazione ma nessun tentativo di calmarmi riuscì nell’intento.

Ero più agitata che mai.

Naturalmente James dette la colpa di tutto allo stress del tour, al sali scendi dagli aerei, alle sbronze, al poco riposo eccetera eccetera.

Io annuii cercando di assecondarlo, pensando che più si allontanava dalla verità meglio sarebbe stato per tutti.

-Sai che facciamo domani? Anzi, dovrei dire oggi dato che è ormai mattina..- disse, posando il bicchiere con l’aspirina sul comodino accanto al letto.

Io mugolai qualcosa per fargli capire che poteva andare avanti a parlare.

-Ce ne restiamo tutto il giorno in camera, io e te.- alzai le sopracciglia e presi il bicchiere, accingendomi a bere.

Magari mi avrebbe calmato davvero quell’aspirina.

-Ok lo so che abbiamo quell’intervista, ma i ragazzi possono farcela benissimo senza di me. E noi invece, potremo dedicarci un pochino a noi stessi…- mi sorrise malizioso e mi accarezzò una guancia.

Sbattei le palpebre colpita improvvisamente da un’idea.

Mi ero totalmente scordata dell’intervista.

Avrei potuto utilizzare quel tempo per sgattaiolare un po’ da Robert.

Sì, avrei fatto così.

-J.J. sai..- tirai fuori il mio miglior tono da seduttrice, un po’ come il sorriso ammaliante di Trixie –Non credo sia saggio che tu salti quell’intervista. Dopo tutto è il primo giornale che vi pubblica e che impressione fareste, se tu non ti presentassi?-

Gli bloccai la mano ancora su me e gliela accarezzai.

Ma che cosa stai facendo, Sugar?  mi urlò da qualche parte dentro me ciò che restava della mia coscienza.

Vuoi davvero tradire James? Il ragazzo che ami e che ti ama? Stai davvero architettando piani per sgusciare dal tuo amichetto mentre lui non c’è?

-Ma…non so…- fece James –Forse hai ragione, però.-

Ridacchiò –Magari tu e Trixie potreste andare a fare un po’ di shopping, che ne dici?-

Annuii vigorosamente e tanti cari saluti alla coscienza.

Ero sicura che Trixie avrebbe capito.

 

 

∞∞

 

-Fammi ricapitolare un solo secondo- fece Trixie puntandomi un dito contro e assumendo un’aria da cospiratrice.

-Tu vuoi che io ti copra le spalle mentre vai da…-

-…da Barneys a comprare un regalo a James- la bloccai all’istante io non appena mi accorsi che Joe era entrato in camera.

-Hey, che cosa confabulate voi due?- fece lui sorridendo ed avvicinandosi a Trixie.

-Tieni rossa, ti ho portato la colazione- e le lanciò un sacchettino di carta.

Lei sospirò soddisfatta e si sedette sul letto, tirando fuori dal sacchetto un invitante croissant.

-Hmmm- mugolò poi, iniziando a masticare –Quanto mi manca la Francia-

Io e Joe la guardammo con aria scettica.

-Ok, scherzavo.- alzò le spalle e continuò a gustarsi il suo cornetto alla crema.

Joe scosse la testa e poi si voltò a guardarmi –Allora? Di che parlavate?-

-Oh..- cominciai io titubante –Niente di che, roba da donne. Shopping- feci una risatina che risuonò così falsa che fui sicura di essermi fatta scoprire ancora prima di cominciare a nascondere qualcosa.

-Hmmm, per cui forse è il caso se vai. Non vorremmo tediarti con i nostri discorsi- fece Trixie, ingoiando un boccone di cornetto e sorridendogli affabile.

Joe scoppiò a ridere –Tediarmi?- ripetè lentamente come se stesse parlando a delle minorate mentali.

-Scusa amore ma non sapevo che tu sapessi dell’esistenza di termini come “tediare”-

Trixie mise su il suo fantastico broncio e Joe, come era prevedibile, smise di ridere all’istante.

-A differenza tua, io sono andata a scuola.- si limitò a dire.

Joe le si avvicinò e la scaraventò sul letto ancora sfatto.

-Ah sì? Sei andata a scuola? Chissà se a scuola insegnano anche questo…- iniziò a farle il solletico e nel giro di 3 secondi cominciarono a rotolarsi fra le lenzuola ridendo come due bambini.

Sospirai, mai una volta che si potesse finire un discorso in tranquillità con quei due.

-Scusate- esclamai dopo 5 minuti che me ne stavo in piedi come una cretina.

Agitai anche le mani per reclamare più attenzione, ma fu tutto completamente inutile.

Fortunatamente, Trixie alzò gli occhi proprio in quell’istante e al di là della schiena di Joe che la sovrastava, si accorse di me ancora lì in piedi in procinto di farmi notare con i segnali di fumo.

-Ok, ok- fece fra le risate, tentando di far sloggiare Joe e di buttarlo giù dal letto.

-Adesso tu mi lasci andare e…- ma fu interrotta da un altro attacco micidiale, diretto stavolta alle sue labbra.

-Joe…hmmm- mugugnò fra un bacio e una risata –Basta, ti prego…- e giù altre risatine.

Onestamente, se si continuava di quel passo ci avremmo passato l’eternità in quella camera ed io non è che ci tenessi poi tanto a trascorrere il resto dei miei giorni a guardare quei due rotolarsi e sbaciucchiarsi, così mi diressi alla porta, la aprii e la richiusi con quanta forza avevo in corpo.

Il baccano rese l’effetto desiderato.

Quella sanguisuga di Joe si staccò da Trixie quel tanto che bastava perché lei sgattaiolasse via e si alzasse dal letto.

-Ok noi ce ne andiamo a giro per Manhattan- esclamò lisciandosi i vestiti e ridendo.

-Tu resta pure qui se vuoi, ordina al take-away, vai al ristorante. Non mi interessa. Ci vediamo stasera- e presami per mano, si diresse verso la porta.

 

-Lo sai Trixie, credo che Joe ti ami alla follia- le feci io, non appena ci ritrovammo sole nel grande ascensore.

Tentai di reprimere un brivido che stava cominciando ad attraversarmi la schiena alla vista di quelle quattro mura in cui il ricordo di noi due era ancora troppo fresco, e sorrisi alla mia amica. –Non ho mai visto nessuno fare quello che fa lui per te.-

Lei alzò per un istante gli occhi al soffitto e l’ombra di un sorriso le comparve sulle labbra.

Non disse niente ma io sapevo benissimo che dentro di sé scoppiava di felicità.

-Comunque- aggiunse dopo un secondo, riscuotendosi –Cos’è questa storia che tu conosci Robert Pattinson?-

Risi un po’ e scossi la testa –Credimi, è una storia lunga-

-Abbiamo tempo- esclamò e bloccò l’ascensore.

-Oh ma ce l’avete tutti questo vizio, eh?- sbuffai e solo allora mi resi conto di aver parlato senza riflettere.

Trixie mi guardò un tantino confusa –Eh?-

-Niente lascia perdere.-

-No che non lascio perdere, signorina- si avvicinò e mi scrutò attentamente.

-Tu mi nascondi qualcosa-

-Trixie, no…- abbassai lo sguardo e lei cominciò a gridare –Che mi venga un colpo, tu mi nascondi qualcosa signorina Lawrence. Ed anche un qualcosa bello grosso-

-Shhh vuoi smetterla di gridare prima che chiamino i pompieri per farci uscire da qui dentro?-

-PARLA- continuò a strillare imperterrita ad un centimetro dal mio viso.

-Cosa c’entra Pattinson in tutto questo?- si allontanò di poco, giusto per concedermi un attimo la facoltà di respirare ed io approfittai della situazione per divincolarmi e allontanarmi da lei a grandi falcate.

-Tesoro – roteò gli occhi –Nel caso non te ne fossi accorta siamo rinchiuse in un ascensore. Non penso che ti potrai allontanare molto da me-

-Già…- sibilai ed abbassai ancora lo sguardo.

Fu un attimo e seppi di aver sbagliato tono.

-Oh porca puttana. È successo qui dentro.-

Ora, sinceramente…come caspita faceva a capire tutto al volo?

Probabilmente sbiancai perché lei rincarò la dose ormai certa di aver colto nel segno.

-Spiegami com’è che conosci Robert Pattinson- fece in un finto tono disinteressato.

-Beh…in effetti, diciamo che è il mio migliore amico.-

Mi aspettavo una delle sue solite reazioni spropositate, come mettersi a gridare, ridere, qualsiasi cosa…invece si limitò semplicemente a dire –Ah. Non mi sembra poi tanto lunga come storia-

Per poco non svenni.

-Beh? Tutto qui quello che hai da dire?-

-Perché?- mi chiese come se le avessi chiesto la cosa più scontata del mondo.

-Mi aspettavo almeno un urletto isterico, un “ma chi vuoi prendere in giro?” insomma qualcosa!-

-Sugar…vivendo con delle rockstars ho imparato a non sconvolgermi più di niente, credimi-

Non aveva proprio tutti i torti, del resto.

-E comunque..- ricominciò –chissenefrega se è il tuo migliore amico, voglio sapere cosa “non da amici” è successo.-

-Ah quindi mi liquidi così? Cioè non sei neanche un pochino sconvolta dal fatto che ti abbia tenuto nascosta un’amicizia con uno degli attori più famosi del mondo per tutto questo tempo?-

Mi guardò intensamente per qualche secondo –No.- fece poi.

-Bene.- annuii e sospirando le raccontai tutto.

 

 

-Tu sei matta dolcezza, fattelo dire da chi ha più esperienza di te- Trixie si lasciò andare allo schienale della sedia del primo Starbucks che avevamo trovato e mi guardò scuotendo la testa.

-Grazie tante per avermelo ricordato- feci io, sorridendole di sbieco.

-Dico ma ti rendi conto che figo che è Robert Pattinson?-

Alzai gli occhi al cielo in maniera eloquente ed evitai di risponderle.

-Mi coprirai le spalle quindi?- le chiesi, del tutto timorosa della risposta.

Difatti lei spalancò gli occhi e per poco non si strozzò col suo Chai Latte o quello che era.

-Non esiste al mondo!-

-Giuro che non ti seguo- esclamai io quasi del tutto frastornata dalla sua imprevedibilità.

Con Trixie era sempre così. Quando pensavi di aver capito ciò che stava dicendo e la conclusione alla quale voleva arrivare, ecco che ti spiazzava dicendo qualcosa di completamente contrastante.

-Tu vuoi che io vada a raccontare balle a James, il mio migliore amico, il tuo ragazzo, quello che ti porta su un piedistallo e che se ne frega delle centinaia di ragazze urlanti che ogni sera gli si buttano ai piedi perché ti ama così tanto da farsi 5 isolati a piedi sotto la pioggia solo per vedere come stai, insomma tu vuoi che io faccia questa cosa solo perché ieri sera Pattinson ti ha infilato la lingua in gola e siccome ti è piaciuto vuoi il secondo giro?-

La guardai per qualche secondo scioccata, incapace di pensare qualsiasi cosa.

-Trixie, pensavo di averti fatto capire più o meno com’è la situazione- le dissi alla fine.

-Ah sì? Quello che ho capito io è che il ragazzo qui, ti ha piantata per un anno intero, se ne è totalmente fregato di quello che facevi..per quanto ne sapeva potevi pure essere morta, o peggio potevi esserti sposata con un semplice impiegato da quattro soldi ed esserti trasferita ad Oxshott dove l’unico passatempo è quello di organizzare feste di compleanno ai bambini-

Si fermò un attimo e mi afferrò una mano –Mentre James..beh per lui sei il mondo, Sugar. Non lo vedi? Quando siete insieme lui respira te e quando non lo siete, scrive canzoni che parlano di te. Non ha altro per la testa.- sospirò e continuò a guardarmi con i suoi occhioni verdi da bambina.

-I due anni che sono stata in tour con loro senza te, sono stati difficili. James aveva un qualcosa dentro che lo consumava, che lo faceva morire quasi, perché non riusciva a capire cos’era che gli mancava. E poi arriva questa fantastica ragazza e lui capisce di essere a casa finalmente- mi sorrise ed io mi sentii sull’orlo del precipizio.

-Trixie…- balbettai, avvertendo chiaramente le lacrime premere per scendere.

-Ascoltami…- mi accarezzò una guancia e ne asciugò una che, traditrice, era scivolata giù senza il mio permesso.

-Robert è davvero così importante per te? Così importante da permettergli di cancellare James con un solo singolo bacio?-

Cominciai a singhiozzare e scossi la testa –E’ solo che non era così che dovevano andare le cose. Lui avrebbe dovuto restare fuori dalla mia vita per sempre, non era previsto che tornasse. E soprattutto che mi baciasse. – cercai di smetterla di piangere e continuai a parlare –Che mi baciasse a quel modo, poi.-

Oltre la cortina di lacrime riuscii a scorgere chiaramente l’espressione di Trixie mutare gradualmente man mano che mi ascoltava.

Probabilmente si stava cominciando a rendere conto dell’immensità della cosa che legava me e Robert.

-Lui risveglia in me sensazioni che non dovrei provare. Voglio dire che è sicuramente sbagliato provarle, perché sono distruttive. Mi torturano e allo stesso tempo mi danno alla testa, e credimi se ti dico che tornare indietro dopo che ti sei persa in questo vortice, è decisamente impossibile.-

Alzai gli occhi su lei e tirai su col naso –Per cui non lo so se è così importante da cancellare James con un bacio, ma potrebbe- annuii –Potrebbe.-

-Che cazzo di casino assurdo- si limitò a commentare lei, dopo aver sospirato e avermi asciugato tutte le lacrime dal volto.

-Oddio. E adesso si mette pure peggio- la guardai senza capire e mi passai una mano fra i capelli, tanto per tentare di calmarmi un altro po’.

-Sembra che il tuo cavaliere dall’armatura splendente sia giunto a bersi un caffè proprio qui.-

Incapace di trattenermi mi voltai all’istante ed il cuore iniziò a galoppare a ritmi forsennati.

Era realmente possibile che dopo il nostro bacio le sensazioni che mi provocava potessero intensificarsi a quei livelli rasentanti la pazzia?

Evidentemente sì, perché non appena incrociai il suo sguardo mentre si passava quei benedetti Wayfarer sui capelli scompigliati, per poco non ci lasciai le penne al ricordo dell’ incendio che c’era stato fra noi.

Si incamminò verso il nostro tavolo e quando fu vicino abbastanza mi regalò un sorriso sghembo che avrebbe sciolto anche l’Antartide.

Si fermò esattamente di fianco a noi e solo allora mi resi conto di un particolare che inizialmente mi era sfuggito. Non era solo.

-TomTom!- balzai in piedi come una forsennata e gettai le braccia al collo dell’unica persona con la quale avevo dovuto condividere Rob nelle vesti di migliore amico, Tom Sidney Jerome Sturridge.

-Hey, tanto entusiasmo non me lo aspettavo davvero dallo zuccherino- esclamò lui, ridendo ed abbracciandomi a sua volta.

-Pattz mi ha informato delle tue scorribande con le rockstars- si distaccò da me e mi sorrise –Non ti facevi vedere da un bel po’ in effetti. Ho pensato, o l’hanno rapita gli omini verdi o…- ma Trixie che si schiariva sonoramente la gola lo interruppe e lui spostò immediatamente lo sguardo su lei.

-Ciao- fece e anche lo sguardo di Rob saettò su lei.

-Oh sono proprio una deficiente, lei è…- cominciai io a quel punto ma Trixie, come da miglior tradizione, non mi lasciò finire.

-La sua compagna di scorribande- si intromise, stringendo la mano di entrambi.

-Già- annuii semplicemente, sorridendo.

Che mattinata, mi ritrovai a pensare.

 

-Stai bene?- Rob mi si avvicinò impercettibilmente, cogliendo un attimo di distrazione di entrambi i nostri amici che avevano immediatamente iniziato a chiacchierare e mi carezzò lievemente una mano.

La sensazione che mi avvolse nel notare quanto ancora mi sapesse leggere alla perfezione, come uno dei suoi libri preferiti, mi fece sorridere dolcemente.

-Non molto- gli sussurrai a mia volta.

-Ho notato-

 Mi guardò in volto e si accorse che avevo pianto, lo capii da come arricciò impercettibilmente le labbra.

Era infastidito.

Con se stesso, perché sapeva di essere la causa delle mie lacrime.

-Allora ci state?- la voce di Tom ci distolse dai nostri discorsi sottovoce e ci fece voltare simultaneamente.

-Eh?- chiese Rob.

-Andiamo tutti a pranzo fuori. Offriamo noi Rob, si intende. Non sia mai detto che noi inglesi non siamo gentiluomini- scoppiammo tutti a ridere e mentre ci avviavamo verso l’uscita Trixie mi si avvicinò circospetta.

-Se proprio ci tieni…- alzò gli occhi al cielo -…ti coprirò le spalle.- e sorridendo mi fece l’occhiolino.

 

 

Care e bellissime donzelle sono le ore 2.34 ed ho un sonno che muoio. L’ultima parte di questo schifo di capitolo neanche l’ho riletta [e avresti dovuto farlo, direte giustamente voi] ma ho troppo sonno e sinceramente non ho la più pallida idea di cosa sia venuto fuori.

Spero che comunque non vi faccia vomitare interamente, magari giusto un po’ di conati XD ok la pianto con le battute schifose, nel vero senso della parola.

Dunque io adesso me ne vado a letto altrimenti rischio di scrivere cose del genere à rfjhfkdsfsd perché sarò crollata con la testa sulla tastiera e direi che è meglio evitare.

Prima però ringrazio infinitamente le 31 persone che hanno messo questa ff fra i preferiti e le 19 fra le seguite!

Ed ovviamente le mie stelline che recensiscono:

 

Sognatrice85 : Eeeh ha preso coraggio sì, ma come andrà la vicenda? Chi vivrà vedrà, diceva il saggio XD grazie mille per tutti i complimenti, spero che ti sia piaciuto anche questo! Un bacio!

 

streetspirit : Innanzitutto grazie per i complimenti al nick ^^ e seconda cosa…ma io sono ancora in shock per le cose che mi hai detto *__* no ma davvero! Addirittura la fanfiction migliore su Rob che tu abbia mai letto?!

Ma, ma, ma…non ho parole giuroooooo…non so come ringraziarti davvero, ma sappi che il tuo commento ha illuminato la mia giornata! Un bacione e spero di non averti delusa :D

 

Lyla_ : Ahauahau tesoro anche io sono claustrofobica ma anche io penso che con Bobbie farei un’eccezione :D

Ah, a proposito..la mia ispirazione ringrazia per i complimenti ma dice che nella stesura di questo capitolo 10 era al bagno e quindi di non biasimare troppo me, che la colpa è sua. Ti adoro, un bacione!

 

Piccola Ketty : Ahahahaha eh ci godo un pochettino dai nelle disgrazie dei miei personaggi, però adesso le cose vanno un pochettino meglio, no?! Grazie, grazie, grazie per tutto tesoro ti mando un bacio grande e spero ti stia divertendo al mare!

E aggiorna le tue!

 

Satyricon : Eh infatti, meno male che è tornato! Anche a me è simpatico James ç_ç e non vorrei farlo soffrire, però mi sa che qui qualcuno prima o poi dovrà farlo quindi…vedremo :D Grazie mille per tutti i complimenti! Un bacio!

 

Ryry_ : E finalmente l’ha colto sì! Ahahahah spero ti sia piaciuto anche questo, un bacione e grazie mille!

 

Frytty : Ma infatti, e invece no..si è dovuto svegliare guarda caso proprio mentre la sua dolce metà era nel pieno di un’attività altrettanto dolce ^^ che palle la vita XD Spero che anche questo ti sia piaciuto, anche se me ne rendo conto da sola che fa abbastanza pena. Un bacione a presto!

 

Dod : Amore. Tesoro mio. Quanto mi manchi, first of all.

E così fai il tifo per Rob?! E io che pensavo l’avresti fatto per James invece :D

Oooh come ti amo tesoro, davvero davvero. Ti mando un bacione fortissimo e grazieeeee, perché quando trovo le tue recensioni il mio cuore esplode di felicità *__*

Je t’aime <3.

 

Bene, adesso è giunto il momento che me ne vada davvero a riposare un pochettino.

 

Saluto la mia Sprinkles che non mi può ancora leggere ma che spero che quando lo farà non sarà totalmente disgustata da questo capitolo e da come l’ho resa.

Lo sai che ti amo sweetie, e la donna meravigliosa che sei non potrò mai renderla sufficientemente bene.

Ti amo comunque, sempre e comunque e sai cosa?! E’ già il 12 agosto, dato  che sono le 2.52 quindi significa che oggi sono ufficialmente 2 anni, amour! 2 fantastici anni…ti amooooooooo <3<3<3<3<3<3<3<3<3<3<3<3<3<3<3<3<3<3<3<3<3<3<3<3

 

 

 

Ah sì giusto, in realtà io conosco sia Rob che Tom ma siccome sono profondamente intelligente, invece di andarmene a giro con loro, sto qui chiusa nella mia cameretta a scrivere ff che li riguardano.

 

A presto :*

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 11
*** «looking back at sunsets on the Eastside we lost track of the time. ***


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Il pranzo con i ragazzi andò discretamente bene, tutto considerato

 

 

Dedicato alla mia Piccola Ketty.

Scusa per averci messo 2 vite e mezzo

 

 

11

 

Il pranzo con i ragazzi andò discretamente bene, tutto considerato.

Se si eccettua lo sciame di ragazzine in preda agli ormoni che ci seguirono per tutta Park Avenue al grido di “ROB, ROB” fino al nostro ingresso al Waldorf Astoria, dove fortunatamente furono bloccate dalla sicurezza.

-Dio, ma non si sono ancora stancate di me?- sbuffò Robert mettendosi a sedere dopo che un cameriere ci ebbe scortato in una salettina privata.

-A quanto pare no, Bob- gli rispose Tom ridendo ed accomodandosi a sua volta in una delle sedie in legno bianco di quel posto magnifico.

-Vorrei solo fare vedere a tutte quelle ragazzine com’è che sono in realtà. Quanto scommetti che se ne andrebbero a gambe levate dopo un giorno?-

-Uuuh tireresti fuori i canini e succhieresti via tutto il sangue da quei giovani corpi?- fece Trixie, canzonandolo.

Lui la guardò confuso, sorridendo leggermente.

–Ho letto Twilight, bello- fece lei, un sopracciglio alzato–e credimi, neanche se fossi un vero vampiro riusciresti a sbarazzarti delle fangirls-

-Soprattutto in quel caso!- precisai io.

Rob scosse la testa, ridendo –Veramente intendevo dire che se quelle ragazzine passassero una sola sera con me, cambierebbero repentinamente idea sul loro idolo.-

-Se certo…- fece Trixie, non sforzandosi di mascherare il sarcasmo.

-Dico davvero. Penso di essere una delle persone più patetiche e noiose dell’intero globo terrestre.-

-Rob, quando hai 15 anni e sei una teenager brufolosa che passa il suo tempo a fantasticare sui belloni di Hollywood, la noia è un fattore che passa decisamente in secondo piano- continuò la mia amica, repentina.

-Posso chiamarti Rob, vero?- aggiunse dopo un istante e sorrise.

Io alzai gli occhi al cielo e dentro me mi sentii invadere dall’euforia.

Mi sentivo improvvisamente, totalmente felice.

Tutti i miei migliori amici erano lì, seduti a quel tavolo, che ridevano e scherzavano come se non avessero fatto altro per tutta la loro vita.

Beh, per Tom e Rob era così in effetti, ma scoprire quanto Trixie fosse compatibile con il nostro gruppetto mi riempì di una gioia del tutto inaspettata.

Fu solo in quel momento che realizzai completamente quanto fosse importante per me quella ragazzina dagli incredibili capelli fiammeggianti e dai vestiti vintage.

Solo allora mi resi pienamente conto di quanto mi fosse stata vicina durante quell’anno, di come fosse riuscita ad entrare così bene dentro la mia vita da non riuscire più ad immaginarne una senza la sua presenza.

L’unica nota dolente era costituita da una odiosissima vocina che si ostinava a gridarmi James, James, James a tutto spiano.

Come si faceva a spengerla?

-Puoi chiamarmi Rob, solo se ritiri il fatto di avermi chiamato “bellone di Hollywood”- la voce di Rob mi fece spostare lo sguardo su di lui, e cercando di ignorare le voci nella mia testa, gli sorrisi.

-Trixie avrei dovuto avvisarti- risi e roteai gli occhi.

-Adesso dovremo sorbirci una diatriba di 3 quarti d’ora su come Pattz sia tutto fuorchè un bambolotto di Hollywood- fece Tom con aria grave. -Sai che forse hai ragione, Rob? Sei davvero noioso.- continuò, prima di mettersi a ridere.

Io lo imitai e Rob mi sorrise divertito a sua volta.

Trixie dal canto suo si era già stancata e aveva iniziato a leggere il menù e quando arrivò il cameriere iniziò ad elencare una sfilza di cose dagli altisonanti nomi francesi tanto da lasciarci tutti a bocca aperta.

-Che c’è?- fece poi quando si accorse dei nostri sguardi sbigottiti fissi su di lei.

-Io prendo quello che ha detto la signorina- Tom chiuse di scatto il menù, sorridendo mentre io e Rob continuammo a guardare Trixie sconvolti.

-Un’insalata per me- feci poi io e Rob annuì –Sì anche per me-

Il cameriere si allontanò e Trixie sospirò -Non finirete certo sul lastrico per un po’ di chair de crabe aux aromates e di blanc de cabillaud rôti à la catalane, no?-

-No di certo- Rob le sorrise obliquamente –Anche se credo che portarti ogni giorno a pranzo fuori metterebbe seriamente in questione la tua domanda.-

Trascorremmo il resto del pranzo così, semplicemente a ridere e scherzare su tutto, a prendere in giro Trixie per il suo accento mentre lei si faceva beffe del nostro, a chiacchierare di tutto e niente allo stesso tempo, come se l’avessimo sempre fatto e non ci fosse niente di più giusto al mondo.

 

-Beh è stato davvero un piacere conoscervi, monsieurs- Trixie si esibì in una specie di riverenza barcollante a causa di tutto lo Chardonnay che si era scolata a pranzo e Tom la fermò per un braccio prima che si buttasse nel mezzo di strada per attraversare.

-Tipetto interessante, la tua amica- commentò Robert, non riuscendo ad evitare un sorriso.

-Lo è- mi unii al suo sorriso e lasciai che lo sguardo seguisse la traiettoria che più desiderava, finendo a contemplare il suo viso.

Lui corrugò le sopracciglia, sicuramente un gesto involontario ma io capii subito quanto doveva sentirsi vulnerabile ai miei occhi.

Poi si schiarì la gola e mosse un passo verso di me –Mi è consentita una domanda?- sorrise facendomi tremare fino alla punta dei capelli.

-Dipende-

-D’accordo- di nuovo sorrise –Fammi provare-

Tentai di tenere lo sguardo fisso su di lui ma mi resi conto quanto ogni secondo che passava rendesse tutto più difficile, quasi insostenibile.

-Ci verresti in un posto con me, stasera?-

Forse alla mia salute avrebbe fatto meglio una botta in testa, considerato lo stato emotivo decisamente instabile in cui la sua domanda mi lasciò.

-Smile like you mean it- si mise a canticchiare poi, quando io non accennavo segni di risposta, sorridendo divertito.

Fu allora che capii e non potei fare altro che aprirmi in un sorriso estatico.

-Stai scherzando- risi battendogli una mano sul petto affettuosamente.

-Devo prenderlo per un sì?- si passò una mano fra i capelli e i suoi occhi brillarono felici.

-Solo perché hai azzeccato la canzone-

-Oh davvero?-

-Beh anche perché non ho mai visto i The Killers in concerto-

-Allora devo ritenermi fortunato-

-Molto-  continuai a sorridergli e lui incapace di trattenersi oltre mi accarezzò timidamente una guancia.

Durò poco, troppo poco.

Credevo che mi sarebbe rimasta per sempre l’impronta della sua mano calda e forse fu quella consapevolezza che mi fece allontanare la frazione di secondo successiva a che avevo chiuso gli occhi e avevo iniziato a bearmi di quella sensazione.

-Devo andare Rob-

Lui annuì semplicemente e si infilò le mani in tasca –Ti aspetto nella hall alle 8.-

Gli sorrisi un’ultima volta prima di distogliere Trixie dalla conversazione sulle oche di Central Park che stava avendo con Tom.

-Scusa TomTom te la devo sequestrare, ma abbiamo entrambe dei ragazzi che ci aspettano-

Mi parve di cogliere una sfumatura strana nel suo viso sbarazzino quando registrò quell’informazione, ma decisi che se avesse voluto provarci con Trixie non sarebbero certo stati affari miei. Avevo già troppi casini sentimentali per preoccuparmi anche di quelli di Tom.

 

 

∞∞

 

Non fu facile iniziare quella conversazione con James, proprio per niente.

Per prima cosa perché ancora non sapevo dove volessi andare a parare e secondo perchè lo sguardo che mi regalò quando quella sera ritornai in camera, avrebbe sciolto anche un iceberg.

Difatti rivalutai immediatamente tutta quell’intera faccenda, cercando almeno una motivazione che fosse una, quantomeno decente per andare al concerto con Robert.

Neanche a dirlo, non ne trovai.

-Babe!- spalancò le braccia e mi strinse a sé, baciandomi sulla fronte.

-A rischio di suonarti patetico, sdolcinato, stomachevole…mi sei mancata oggi- io alzai gli occhi nei suoi e sorrisi.

-Com’è andata l’intervista?-

-Direi piuttosto male, considerando che non ho fatto altro che pensare a te tutto il tempo- mi accarezzò una guancia prima di baciarmi.

-Forse dovremmo cominciare a stare un po’ più separati, non può farci male un po’ di oh, quanto mi manca, non credi?-

Anche lui sorrise e fece scivolare un braccio sulle mie spalle –Dici che non sono più abituato a stare senza di te?-

Annuii –E a me piace quando senti la mia mancanza, perciò credo che dovremmo darci delle regole-

Assunse la sua tipica aria interrogativa, la fossetta sulla guancia destra segno che trovava la faccenda intrigante.

-Regole?-

-Ah ah-

-Della serie, possiamo vederci solo nei giorni dispari, una domenica si e una no?- stavolta non riuscì a trattenere il sorriso che si aprì dilagante sul suo bel viso scaltro.

-Della serie- gli rivolsi un’occhiatina pungente –che dovremmo cominciare a fare qualche cosa separati, tu le tue cose io le mie.-

-Uhm, capisco- fece con una finta aria grave sul volto. –Com’è che ho la sensazione che vuoi andare a parare da qualche parte?-

Forse avevo sottovalutato quanto mi conoscesse bene.

-No assolutamente…- feci, ma forse con molta poca convinzione.

Lui mi sollevò il viso con una mano e continuò a guardarmi dritto negli occhi

–Perciò, non c’è nessun posto dove vuoi andare per conto tuo, giusto?-

-Beh…- mi schiarii la voce e tentai di far passare la cosa come la più normale del mondo -…in effetti ci sarebbe un posto dove vorrei andare stasera. Per conto mio.-

Lui rimase fermo –Ti ascolto-

-Ecco…ti ricordi Robert?-

Fu come se qualcuno avesse improvvisamente tolto il sonoro alla scena. Riuscivo ad udire chiaramente i pensieri nella sua testa.

-Il tuo migliore amico Robert?-

Annuii. –Ecco, lui è qui, in questo albergo. Ci siamo ritrovati e…-

-Frena, frena, frena.- mi mise una mano sulla spalla, mettendo un po’ di distanza fra noi. -Lui è qui?- di nuovo annuii.

-E sotto quale veste? Quella di migliore amico, o quella di amante perduto?-

James, a differenza di Trixie, sapeva tutto.

Anzi, mi era stato così vicino in quel periodo nero della mia vita che avevo finito con l’innamorarmi di lui.

-James…- cominciai, ma non sapevo sinceramente cosa aggiungere.

-E’ per questo che stavi male ieri?-.

Rimasi impassibile, ma fu come se gli avessi urlato la risposta in faccia.

-James ti prego, non farti idee sbagliate. Lui…è il mio migliore amico. E mi manca.-

 E ieri sera ci siamo baciati come se il mondo stesse per finire da un istante all’altro, forse avrei dovuto aggiungere.

Sottò in una risatina ironica –Ah io non lo so Sugar- si passò una mano fra i capelli e in quel gesto vi lessi chiaramente un tentativo di voler mantenere un contatto con la realtà delle cose, la certezza di noi due.

-Dimmi cosa devo pensare, perché io non lo so.-

-Hey- gli andai vicina e riportai il suo sguardo su di me –Non devi pensare niente. Lui è soltanto il mio migliore amico, quella parte della mia vita che non credo riuscirò mai a dimenticare, ma tu sei l’uomo che amo, sei il mio presente, la mia realtà-

Era tutto vero, ogni singola cosa che avessi detto era autentica.

Amavo James in maniera incondizionata e vera. Quello che provavo per lui era un amore maturo, da adulti e non esisteva ragione al mondo per cui io dovessi rinunciare ad un amore reale per un altro che forse nemmeno esisteva.

Quello che era successo fra me e Robert in ascensore era solo dovuto al fatto che entrambi credevamo ancora a cose che in realtà non avevano mai avuto senso.

Credevamo ancora alle favole. E questo del resto, era sempre stato il nostro grande problema, perché le favole non esistono.

Non si avverano mai.

Se ne stanno stampate nei libri con l’unica funzione di illudere i sognatori che attendono fiduciosi quell’amore fantastico che alla fine non arriva.

-Per cui…adesso cosa succede?- mi chiese, non ancora del tutto convinto.

-Niente…stasera mi ha chiesto di andare al concerto dei The Killers e io voglio andarci…- prima che potesse dire qualsiasi cosa continuai -…perché a dispetto di quello che tu pensi, Robert mi manca come amico. E un’amicizia come la nostra non svanisce.-

-Perciò si tratta solo di questo? Ritrovarti col tuo amico, fine della storia-

Annuii –Fine della storia.-

-Scommetto che io non sono invitato-

Sospirai –James, fidati di me ti prego!-

Questa è veramente una frase da ipocrita, Sugar Lawrence. Dannata vocina interiore.

Anche se, devo ammetterlo, proprio tutti i torti non ce li aveva, considerati gli eventi della sera prima.

-Puoi farlo?- gli chiesi, relegando i sensi di colpa in qualche angolino sperduto della mia anima.

-Penso di sì- sbuffò e poi sorrise prima di avvicinarsi e di baciarmi dolcemente.

 

 

 

Quando scendemmo insieme nella hall, qualche ora più tardi, mano nella mano, provai l’immediato impulso di ritornare in camera e di non uscirne mai più.

Robert era lì, che mi aspettava al bancone del bar fumando una sigaretta. C’era Tom con lui e chiacchieravano allegri.

Chiusi gli occhi per una frazione di secondo e mentalmente pregai qualsiasi santo conoscessi di farmi uscire da quell’assurda situazione in maniera da potermi conservare ancora qualche cellula cerebrale sana.

James intensificò la stretta mentre ci avvicinavamo a loro due, chissà forse stava rispondendo a qualche inconsapevole ed ancestrale istinto maschile di delimitazione della proprietà privata, ed affrettò il passo.

Dal canto mio invece, avrei solo voluto che Robert non si voltasse mai per non dover leggere sul suo volto quell’espressione che sicuramente mi avrebbe massacrato il cuore e che difatti comparve quando 2 istanti dopo si girò verso di noi.

Ci fermammo esattamente ad un centimetro da loro e il silenzio prese immediatamente il sopravvento.

Per fortuna Dio ha inventato Tom Sturridge, che come se avesse capito di essere l’unico in grado di salvare la situazione, tese la mano a James e si presentò.

Io tenevo lo sguardo basso, veramente incapace di guardare qualcuno di loro in faccia.

-Robert- sentii fare a Rob, quando fu il suo turno di stringere la mano di James e la sfumatura che colsi nella sua voce bastò per mandarmi in crisi.

-Allora..finalmente ti conosco- esclamò James, una punta di venato sarcasmo nella voce.

-Già, finalmente- fece lui, tentando di sorridere.

-Così ci sono i The Killers stasera?-

- Sì, al Madison Square Garden- continuò Robert, infilandosi le mani in tasca e guardando James apertamente per la prima volta.

-Dove abbiamo suonato noi ieri sera, non è vero babe?- e mi passò un braccio sulle spalle stringendomi a sé.

-Ah ah- annuii arrossendo fino alla punta dei capelli, consapevole dello sguardo perforante di Robert su me.

-Wow. Dovete essere davvero bravi allora. Il Madison non è roba da tutti- si limitò a commentare lui.

-Hey, se vuoi venire a sentirci la prossima volta, posso farti avere un pass-

-James…- mi intromisi a quel punto io, notando l’imbarazzo di Robert.

-Cosa?-

-Beh sai…non credo che a Robert serva un pass per il backstage…-

James scoppiò a ridere dopo un istante –Scusa è vero. Dimenticavo di avere di fronte l’idolo del momento-

-Sì beh…non mi definirei proprio così…-

Dio, Dio, Dio.

Non avrei retto un istante di più.

-Sarà meglio andare Rob. Non voglio dover lottare per avere la prima fila- esclamai alla fine, finalmente alzando gli occhi su di lui.

Lui annuì –Andiamo-

-Non mi aspettare sveglio- mi rivolsi a James e lui mi sorrise -Tu non ti preoccupare. I ragazzi hanno intenzione di andare in un posto parecchio figo dove pare si esibiscano degli amici di Matt.-

-Va bene…- gli sorrisi a mia volta e lui mi baciò più a lungo del dovuto prima di lasciarmi andare.

Alzai lo sguardo su Rob e lo trovai misteriosamente attratto dal quadro appeso alla parete di fronte.

Mi sentivo uno schifo, davvero.

-Tom tu che fai?- fece poi senza preavviso James.

-Ah, niente The Killers per me.-

-Ti va di aggregarti a noi?-

Fu come se gli si fosse accesa una lampadina nel cervello, tanto il suo sguardo si illuminò.

-Perché no?-

-Non fate danni, mi raccomando- esclamai io, altamente sospettosa di tutta quella faccenda.

-E tu fai la brava. Mi raccomando- James mi scrutò a lungo come a voler cogliere chissà quale sfumatura e io annuii.

-Te la affido Rob. Trattamela bene- continuò poi, guardandolo in volto.

Se solo non fossi stata troppo sconvolta, giuro che mi sarei messa a ridere per tutta l’assurdità disarmante di quella situazione.

Lui annuì semplicemente e poi mi fece strada verso l’uscita.

 

-Poteva venire anche lui con noi- esclamò dopo circa 5 minuti di silenzio all’interno della limousine che ci aspettava fuori dal Palace.

-Finiscila Rob-

-No dico davvero. Ci saremmo divertiti-

-Hey…- lo presi per un braccio e lo costrinsi a voltarsi verso di me.

-Non farlo, ok?-

-Cosa?-

-Questo. Non comportarti come se ti abbia dato chissà quale delusione presentandomi con James.-

Scoppiò a ridere e scosse la testa. –Tu non capisci proprio vero?-

-No hai ragione. Non penso proprio di capire.-

-E’ così tipico di te, Sugar. Ogni volta penso di essere riuscito a capire cosa vuoi ed invece trovi sempre il modo per spiazzarmi e farmi sentire un emerito imbecille-

-Oh la cosa è reciproca, caro. Puoi credermi sulla parola- scoppiai in una risatina acida e mi allontanai sul sedile in pelle.

-Bene.- sbuffò lui, volgendosi verso il finestrino.

-Bene.- gli feci eco io, girandomi a mia volta.

Sembravamo decisi a mantenere le distanze, peccato solo che ci impiegammo due secondi circa a voltarci tempestivamente l’uno verso l’altra e meno di mezzo secondo perché lo tirassi per il colletto della camicia e le nostre labbra si unissero nuovamente.

 

 

 

Ta-daaaaaan sono tornata!

So che senza di me questo periodo sarà stato straziante e mi dispiace se avrete passato ogni giorno in preda alla disperazione, chiedendovi che cosa ne fosse stato di me, ma non vi preoccupate..gli alieni che mi avevano rapito si sono finalmente decisi a riportarmi a casa per completare la fan-fiction, quindi tutto a posto ^^

 

Ok, scherzi a parte. Scusatemi davvero..ma sono stata in vacanza con mio padre e poi mi sono dovuta rimettere sotto con lo studio, perché vi ricordate quel famoso esame che avrei dovuto dare il 13 luglio e che invece mi era slittato al 2 settembre? L’esame di cinema?     Quello per cui ero terrorizzata? Ecco proprio quello.

Beh insomma, il 2 era l’altro ieri e quindi…L’HO DATO! Non mi sembra neanche vero! Ed ho preso 28 quindi sono abbastanza soddisfatta! Adesso me ne mancano 8 alla laurea e spero davvero di farcela entro il prossimo anno.

Comunque basta annoiarvi con la storia patetica della mia vita doppiamente patetica…sono solo felice di essere finalmente tornata back on the scenes!

Perdonatemi invece per la merda di capitolo che è uscito fuori…penso di aver passato troppo tempo senza scrivere e temo mi si sia congelata qualsiasi vena “scrivana” io abbia mai avuto  [se mai ce l’abbai mai avuta] ho bisogno di un po’ di riscaldamento ç__ç

Scusate, scusate, scusate…fa altamente pena!

Prometto di applicarmi di più la prossima volta!

Ma ora passiamo ai ringraziamenti!!

Innanzitutto un grazie specialissimo alle 34 persone che hanno messo fra i preferiti e le 23 fra le seguite! Vi adoro con tutto il mio cuoreeeeeeee! :*

 

And then:

 

Sognatrice85 : Ahahaha eh si fa solo guai! Le cose si sono un pochino complicate e adesso che succederà? Mistero! :D Spero che ti sia piaciuto anche questo, nonostante mi renda perfettamente conto di quanto faccia schifo :D Un bacioneeeeeee

 

Satyricon : Sììì ora c’è anche Tom <3 che io amo anche più di Robert xD ok ora non esageriamo! Grazie mille per i complimenti, spero che ti sia piaciuto anche questo! A presto!

 

streetspirit : No maaaaa, ma io non so quanto ti adoro! Davvero, il tuo commento mi ha fatto volare sulle stelle! Non so neanche ringraziarti a dovere perché ti giuro, mi hai resa troppo felice!

Ti ringrazio soprattutto per avermi detto che ti piace come ho dipinto Rob qui, perché per me è stato il compito più difficile..riuscire a renderlo in un modo il più vicino possibile a come credo sia realmente, ed il fatto che a te piaccia come l’ho reso, mi rende tremendamente felice!

No ma poi quindi…devo dedurre che anche a te piaccia Jim Sturgess! Uaaaaa io lo adoro *_* dimmi che hai visto Across The Universe…dimmi cos’è lui in quel film! Va beh, basta divagare :D

Grazie grazie grazie ancora per tutto quello che mi hai detto, un bacione e a presto! PS: Non c’è di che per l’apparizione della guest star Tom Stu :D

 

Ryry_ : Uuuuuh ma grazie milleeeeee! Ahauaha e sono contenta anche che tu stia cominciando ad apprezzare James :D

Poi allora guarda, Tom sarebbe uno dei migliori amici di Rob: Qui è con Rob -- > http://sakirato.files.wordpress.com/2009/04/tom-robert-pattinson-tom-sturridge-2029358-527-353.jpg

 

Qui lo amo invece –> http://4.bp.blogspot.com/_9EG7LXCqPiY/SHVxvOkgtJI/AAAAAAAAF6k/gfz3k9tx1uk/s800/Tom%2BSturridge%2B(1).jpg

 

Spero ti sia piaciuto anche questo, nonostante faccia schifo ç__ç un bacioneeee!!

 

Frytty : Ahauahauh sei fantastica, ti adoro! La tua recensione mi ha fatto morire dal ridere! Scusa per averci messo una vita ad aggiornare! E spero che ti sia piaciuto anche questo, un bacione!

 

Piccola Ketty : Tesorooooooo eccolo finalmente! Scusaaaaa per averti fatto penare così tanto per leggerlo, ma adesso eccolo qua in tutta la sua bruttezza…farò meglio le prossime volte, giuroooo!!! Un bacioneeeee :*

 

__kikka : Maaaaa grazie mille *__* mi fa felicissima che ti piaccia così tanto! Spero che questo non ti abbia deluso troppo, un bacione!!

 

 

 

Bene fanciulle, alla prossima :*  [stavolta sarà prima, lo prometto ^^]

 

 

Ah sì non conosco Rob, Tom ecc ecc ç__ç

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 12
*** «it started out with a kiss, how did it end up like this? ***


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-Rob…-

12

 

 

-Rob…-

Bene, era confortante constatare di riuscire almeno ancora a parlare.

Per quanto riguardava riprendere il controllo invece, era tutto un altro paio di maniche.

-Rob…- stavolta tentai di allontanare di qualche centimetro la mia gola dalla sua presa mortale, ma mi ritrovai a fallire miseramente nell’impresa.

-R…- tentai un’ultima volta prima di venire zittita definitivamente dalla sua bocca avida, probabilmente si era rotto i coglioni di sentirmi mugolare.

Riprendi il controllo, Sugar.

Dio solo sa dove potevamo andare a finire se qualcuno di noi non si fosse deciso a recuperare i contatti con la realtà circostante.

Ovvero il fatto di ritrovarci all’interno di una limousine in movimento, diretti al concerto dei The Killers, dopo che erano passati soli 10 minuti da che avevo visto il mio fidanzato.

Ciò significava che quel qualcuno, ero io.

-No, no. Basta. Rob.- ok, non è che mi fossi applicata molto, ma le sue mani avevano iniziato una micidiale esplorazione della mia schiena e tutto ciò a cui riuscissi a pensare era come facilitargli il compito per farle finire dentro la mia scollatura.

E ci finirono circa 3 secondi dopo, lottando furiosamente con i bottoni della mia camicetta di flanella.

Fu proprio quel piccolo imprevisto che ci salvò dall’inevitabile.

-Rob, ti ho detto basta.-

Alzai lo sguardo su di lui e quello che vi lessi sarebbe bastato per fregarmene di tutto quanto in un solo secondo.

Mi voleva in un modo così disperato che avvertivo chiaramente quanto facesse male.

Ed anche io lo volevo allo stesso modo.

Era semplicemente atroce.

 

 

Freddo e caldo fusi insieme.

Il fresco del vestito di organza giallo che scivolava via sulla mia pelle gradualmente esposta alla sua vista, ed il caldo delle sue mani mentre mi sfioravano timorose.

La brezza piacevolmente fredda che entrava dalla finestra mescolata al suo respiro ardente ed accelerato a carezzarmi la schiena nuda.

-Ti sta per scoppiare il cuore, zuccherino-

-Anche a te-

Mi aveva stretta a sé ancora di più e per qualche minuto l’unico rumore che aveva riempito la stanza era stato quello dei nostri cuori che battevano insieme all’impazzata.

Era assordante.

Poi, con una lentezza estenuante, si era discostato da me e mi aveva guardato dritto in volto.

I suoi occhi lampeggiavano e in una frazione di secondo mi accorsi che non erano più quelli che ero abituata a conoscere, gli occhi innocenti del mio compagno di giochi.

Erano famelici e bramosi, gli occhi di un uomo.

-Hai paura?-

Avevo semplicemente scosso la testa e con quell’unico gesto seppi che aveva capito che di paura ne avevo eccome.

Sorrise, lasciandomi letteralmente senza fiato.

-Riesci a fidarti di me?-

Annuii, tentando disperatamente di fargli capire che mi fidavo sul serio, che non c’era nessun altro al mondo di cui mi fidassi di più e che se avesse continuato a sorridere a quel modo avrei fatto qualunque cosa volesse, e lui mi aveva baciato.

Dapprima delicato, quasi inavvertitamente, poi sempre più deciso fino a lasciarmi completamente stordita.

Alla fine, un ultimo sguardo per assicurarsi che fosse quello che volevo anche io, prima di farmi scivolare dolcemente sul pavimento…

 

 

 

 

Adesso, lì in quell’esatto momento quei ricordi mi colpirono così forte allo stomaco che credetti sarei svenuta dalla loro intensità.

Non esisteva niente al mondo che desiderassi di più, solo riprovare per almeno un’altra volta ancora la sensazione stupefacente di fare l’amore con lui.

Ma non potevamo. Io non potevo.

-Sugar…- ansimò contro di me, riprendendo a baciarmi dolcemente lungo il viso fino alla bocca.

-No Rob…ti prego.-

Mi scansai ancora e stavolta lui si spostò definitivamente, lasciandomi almeno lo spazio per respirare.

Sospirò e anche senza guardarlo lo vidi passarsi una mano fra i capelli.

-Dio, tu mi vuoi morto.-

Evitai di rispondergli, perché altrimenti non ce l’avrei fatta a non gridargli com’era in realtà che lo volevo.

-Io ti voglio. Ti desidero. Con ogni singola parte di me stesso. E voglio tutto di te, possibile che tu non lo capisca?- fece poi, dopo un momento di silenzio.

Fu come venire inondata da lava incandescente.

Avrei tanto voluto saltargli addosso e baciarlo fino ad annegare nel suo profumo, avrei voluto tante cose ed invece mi costrinsi a guardarlo e a far prevalere la ragione.

-Io mi faccio schifo, Rob. Sono una persona orribile.-

Mi prese immediatamente una mano e la strinse forte.

-Non è vero, e lo sai benissimo.-

-Ho un ragazzo che è…perfetto e che amo. Eppure me ne sto qui con te a…- gesticolai un po’ per cercare il termine adatto e quando non ne trovai lasciai cadere la questione.

-Tu lo ami.-

Aveva abbassato lo sguardo anche se la sua mano continuava ad accarezzare la mia.

Annuii –Sì, lo amo.- cercai i suoi occhi pronta a ricevere un’altra pugnalata allo stomaco, ma lui faceva di tutto per evitare qualsiasi contatto.

-Lo amo davvero molto, Rob. Puoi credermi se ti dico che mi sento un rifiuto umano in questo momento. Lui non se lo merita, e se tu lo conoscessi penseresti lo stesso.-

Mi lasciò andare la mano e sospirò rumorosamente. –Alla fine l’unico che rimane fregato sono io.-

La limo che si fermava improvvisamente distolse per un attimo la nostra attenzione e ci ricordò qual era il programma della serata.

Solo che a quel punto la voglia di andare al concerto era lentamente andata in fumo.

-Dovremmo andare…- cominciai, deviando dall’argomento principale.

-Già-

Battei per un attimo la mano sulla maniglia della portiera, indecisa se rimanere dentro alla limo e farmi riaccompagnare dritta in albergo o se andare al concerto, quando qualcuno spalancò lo sportello e mi porse una mano per uscire.

Ebbi giusto il tempo di lanciare un’occhiata stupita a Robert che fummo sommersi da un’ondata di flash e grida impazzite.

-Si sbrighi signor Pattinson, per di qua- gridò qualcuno in tutta quella confusione, facendoci strada verso una via laterale sgombra da tutto quel caos di urla e strepiti.

Non riuscivo a credere che cose del genere esistessero sul serio, eppure era proprio così.

C’erano centinaia di ragazze in lacrime dietro le transenne, in fila per entrare al Madison Square Garden, che non facevano altro che gridare il nome di Robert.

E meno male che erano lì per i The Killers.

Comunque, fortunatamente, nel giro di qualche minuto ci ritrovammo dentro ad una saletta confortevole nella quale il caos vi giungeva solo come un’eco ovattata di qualche mondo parallelo.

-Che c’è?- mi chiese lui, lasciandomi la mano che da quando eravamo usciti dalla limo non aveva fatto altro che stringere.

-Pensavi davvero che avremmo dovuto lottare per ottenere la prima fila?-

Mi detti mentalmente della cretina per aver pensato anche solo per un istante che avremmo dovuto spingere e fare a botte e correre come forsennati per accaparrarci il posto sotto al palco come facevamo a 16 anni.

Era evidente che lui aveva un posto riservato.

Dovevo smetterla di pensare a lui come al solito Rob.

Anche perché per ragioni ancora più evidenti, era chiaro che il solito Rob non lo sarebbe mai più stato per me.

-Senti, se non ti va più di stare qui lo capisco…- continuò poi.

Tentai di sorridere –Dimentichiamo tutto almeno per due ore e godiamoci il concerto, ok?-

Sorrise –Ok.-

Già, dimentichiamoci tutto.

Facile dirlo. Dalla sua espressione deducevo chiaramente che anche lui non gioisse propriamente all’idea.

-Rob!- d’un tratto una ragazza dai capelli castani ci corse incontro e gli buttò le braccia al collo, gli occhi verdi scintillanti.

-Allora sei venuto!-

Lui rise ed immancabilmente si passò la mano fra i capelli.

-Questo significa…- la ragazza si voltò repentinamente verso di me e i suoi occhi allegri mandarono bagliori ancora più raggianti.

-Tu sei Sugar!-

-Già…- le tesi una mano ed immediatamente capii perché il suo viso mi era tanto familiare.

-Io sono Kristen-

Nonostante non smettesse di sorridere si vedeva dal modo in cui si passava freneticamente i ciuffi di capelli scomposti dietro le orecchie, che era agitata.

-Sai, Rob beh…non si può dire che sia un chiacchierone, però di te non riesce a non parlare…-

Mi sorrise e non potei fare a meno di ricambiare.

-Forse stasera vedendoti con noi, la pianteranno di attribuirci flirt su flirt. Sarebbe anche l’ora.-

Robert sorrise –Io dico che invece se ne verranno fuori con la storia di come io sia un puttaniere che non accontentandosi più della Stewart se la spassa anche con una misteriosa biondina-

 -Non vedo l’ora di vedere la mia faccia spiattellata su Hello!- feci io in tono sarcastico, alzando gli occhi al cielo.

Kristen rise –Non hai idea del casino che è successo l’ultima volta che siamo andati ad un concerto insieme. E dire che non eravamo nemmeno soli…addirittura Jackson era seduto accanto a noi. Comunque, Robert si era avvicinato per dirmi non ricordo neanche più cosa, ma fidati che era una stronzata, ed immancabilmente qualcuno ci ha fotografato.-

-Già, il famoso bacio al concerto dei Kings Of Leon- feci io, improvvisamente memore di qualche titolo di riviste trovate in edicola.

-Esattamente- Kristen sospirò e poi sorrise di nuovo –Comunque sono davvero felice di conoscerti!-

E, strano per me dirlo, lo ero anche io.

Non avevo mai pensato sinceramente a che effetto mi avrebbe fatto conoscere Kristen Stewart, quella che per un anno avevo creduto essere la ragazza di Robert. Credevo che avrei dovuto odiarla, mi sarebbe dovuta stare quanto meno antipatica, ed invece niente.

Anzi, tutto il contrario.

-Ma guarda chi ci degna della sua presenza- mi voltai al suono di una voce gioviale e vidi Rob distendersi in un sorriso allegro.

-Sir Pattinson, quale onore- un ragazzo dagli incredibili muscoli e i capelli biondi si avvicinò, esibendosi in una specie di malriuscita riverenza.

-Piantala di fare il coglione, Kel- lo apostrofò Rob non riuscendo a trattenere una risata.

-Posso presentarti, Sugar?- si voltò verso di me indicandomi al ragazzo, il quale immediatamente mi rivolse un sorriso estatico.

-Ci credo che te la tenevi nascosta in Inghilterra, amico- mi prese la mano e me la baciò galantemente –Incantato, mademoiselle.-

-Sì già…- Rob roteò gli occhi –Questo è quel gran coglione di Kellan Lutz, nel caso non l’avessi capito-

-L’avevo capito- risi e Kristen mi venne vicino –Facci l’abitudine, ha il sospetto che tu stia con Rob, ragion per cui non ti lascerà in pace neanche un secondo.-

-Oh beh, ma io e Rob non stiamo insieme…-

Quasi mi sentii in colpa ad ammetterlo apertamente.

Difatti, evitai il suo sguardo.

Sguardo che, puntualmente, mi si riversò addosso in tutta la sua maledettissima intensità.

-Ah…no?- bene, adesso gli sguardi di tutti erano fissi su me.

Persino quelli di un gruppetto di ragazzi in fondo alla sala.

-Io e Rob siamo solo amici.- Alzai lo sguardo su Kristen quasi a cercare una giustificazione inesistente –Ho già il ragazzo.-

Il volto di Kellan saettò immediatamente verso Rob, come se volesse una conferma che non fossi diventata pazza tutto insieme e avessi iniziato a blaterare, e lo vidi annuire sommessamente.

-Rob allora racconti minchiate.-

-Finiscila, idiota- Kristen battè una mano sul petto di Kellan, riuscendo però a procurargli solo uno scoppio di risa.

-Preferirei chiudere qui la faccenda- fece Rob, sorridendo obliquamente in modo inequivocabile e Kellan annuì.

-Comunque fai bene- fece poi rivolto a me –Il rosso non ti merita- finì poi con tanto di strizzatina d’occhi.

 

 

∞∞

 

Due ore e 45 minuti dopo ci ritrovavamo nell’ennesima saletta privata in compagnia di Brandon Flowers e compagni.

Non riuscivo onestamente a credere ai miei occhi.

Gli avevo anche stretto la mano e Robert si era azzardato a dirgli come avessi speso i miei 18 anni ad ascoltare ininterrottamente Hot Fuss, giorno e notte.

In effetti era vero. Di quell’album conoscevo ogni singola sfumatura e Smile Like You Mean It, era indubbiamente una delle mie canzoni preferite di tutti i tempi, ma avrebbe anche potuto risparmiarsi di farmi passare come una maniaca.

-No sul serio! Dio, avremmo ascoltato quell’album qualcosa come 56 miliardi di volte.- continuava a dire Robert, ridendo come un cretino.

-Però, grazie ragazzi- fece Brandon ed io tremai letteralmente.

-Sugar ti ricordi quella volta dove mi trascinasti a quello stupido party di Tracy Gilligan e alla fine noi ce ne andammo sul tetto…-

-…ed ascoltammo Midnight Show- continuai io, già persa nei ricordi.

-Già- annuì lui.

-E quando Lizzy ci beccò mentre cantavamo a squarciagola Mr Brightside nel tuo salotto?-

Ridacchiò e si passò una mano fra i capelli –Non doveva tornare prima di 3 ore…-

Scossi la testa e scoppiai a ridere, prima di alzare lo sguardo su lui ed accorgermi quanto quella parte della mia vita mi mancasse come l’ossigeno.

Quella dove sapevamo già cosa l’altro stesse per dire prima che formulasse una frase, quella dove riuscivamo a passare pomeriggi interi solo a guardare i cartoni animati o a progettare i nostri rispettivi costumi di Halloween.

Quella dove l’attrazione sessuale non era neanche lontanamente contemplata.

 

Impiegammo qualche minuto per renderci conto di esserci completamente estraniati dalla conversazione di tutti gli altri, ed averne intrapresa una solo nostra.

Il suo sorriso assunse la piega che mi piaceva tanto –Sai puoi anche non credermi, o puoi arrabbiarti, o fare tutte quelle cose che di solito fai quando intraprendo questi discorsi ma è vero che non sarei mai arrivato qui dove sono, senza te-

Sbuffai non celando tuttavia un sorriso –Rob…-

-Lo sai benissimo che è vero. In un certo qual modo saperti a casa ad aspettarmi mi rendeva determinato a mettercela tutta ad ogni costo. Avrei fatto di tutto per renderti fiera di me.- sorrise un altro po’ –Così che quando fossi tornato a casa e tu mi avessi chiesto “Allora com’è andata oggi?” e io ti avessi risposto “A meraviglia” ti avrei visto comparire sul volto quel tuo sorriso.-

-Quale sorriso?-

-Quello che ti è appena comparso.-

Rimasi in silenzio, solo a contemplare le sue parole.

Mi avevano accarezzata, lasciandomi dentro un calore insolito, straordinario.

-Quel tuo sorriso così dolce da rendere piena giustizia al nome che ti hanno dato.-

Ci guardammo per un tempo che a me parve interminabile, in silenzio.

-Sugar, io lo so che lo ami. Quello che non sapevo…-

-Piccioncini, dal momento che NON state insieme…vi dispiacerebbe unirvi a noi poveri comuni mortali ed andare a bere qualcosa insieme ai The Killers?-

Kellan e la sua puntualità nell’interrompere i momenti critici.

-Io passo…- distolsi a fatica i miei occhi da quelli di Robert, per guardare Kellan e sorridergli soavemente.

-Preferisco tornare in albergo.-

-Sir Pattinson?- continuò lui, sorridendo in modo poco equivoco.

-Passo anche io. Domani ho l’aereo per Londra.-

Mi voltai fulmineamente e non riuscii a bloccare il flusso di parole –Tu domani cosa?-

Probabilmente dovevo averlo gridato, a giudicare dal numero di teste che si erano voltate nella nostra direzione.

Sì, pure quelle dei The Killers.

Lui annuì prima di tornare a guardarmi.

-Torno a casa per le vacanze di Natale. Volevo dirtelo prima ma, in un modo in un altro, non c’è mai stata occasione…-

-Già- abbassai lo sguardo –Io prendo un taxi- aggiunsi poi dopo un istante, e dopo aver salutato tutti uscii con un tremendo, pesantissimo peso in fondo allo stomaco.

 

 

Donzelle mie belle [che schifo, lasciate perdere] dunque…ho un sonno e un mal di testa epocali. Ciò magari spiegherà in parte il perché dell’oscenità di questo capitolo [già solo in parte, perché l’altra parte è dovuta alla mia totale mancanza di ispirazione, che per quanto riguarda gran parte di questo capitolo mi ha, ahimè, abbandonata ç__ç].

In ogni caso, vogliate perdonarmi se non vi ringrazio tutte adeguatamente come meritereste, ma sul serio se non spengo sto computer la testa mi autoesploderà nel giro di 3 secondi.

Per cui sappiate comunque che vi adoro e vi amo da morire a tutte quante.

Tutte le 38 persone che hanno messo fra i preferiti, le 23 fra le seguite e tutte le meraviglie che commentano *_______*

Ryry_

Piccola Ketty [TESORO TI AMO!]

Frytty

streetspirit

Satyricon

Sognatrice85

Doddie [AMORE QUANTO MI MANCHI ç__ç]

vero15star

millape [CHE BELLO SEI NUOVA! UN BACIONE SPECIALISSIMO PER TE E GRAZIE INFINITE! Ho adorato il tuo commento ^^]

 

VI GIURO CHE NEL PROSSIMO CI SARANNO DEI RINGRAZIAMENTI ADEGUATI, ODIO DAVVERO DOVERLI FARE COSì, SOPRATTUTTO PERCHE SIETE TUTTE FANTASTICHE NEI VOSTRI COMMENTI ED IO ADORO RISPONDERVI..MA STASERA PROPRIO NON CE LA FACCIO ç___ç

 

Xox

 

Sì va beh non conosco Rob, Kristen, Kellan, né AHIME’ i The Killers e soprattutto Brandon Flowers a cui ho dato una particina da guest star in questo capitolo XD

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 13
*** «stand still. breath in. are you listening? ***


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13

13

 

-Ecco il tuo caffè, Pattz-

Mi sorrise scostandosi dagli occhi un ciuffo di capelli.

-Penso che adesso puoi toglierteli gli occhiali…- non riuscii a trattenermi dallo scoppiargli a ridere in faccia e lui ovviamente se la prese subito.

-Sono contento di farti ridere.-

-Oh andiamo…non sei tu, è Daniel Gale a farmi ridere-

-Che si dà il caso abbia la mia faccia..-

-Beh non dovresti prendertela. Questo vuol dire solo che sei bravo nel tuo lavoro e sei diventato un nerd perfetto- gli rivolsi un sorrisino che sperai non prendesse come un’ulteriore presa per i fondelli.

Invece lui alzò gli occhi al cielo e sospirò –Come se fosse stato difficile indossare i panni dello sfigato…-

Oddio no, non poteva ricominciare con la lagna del perdente eccetera eccetera. Pensavo che quella fase, ormai che era un attore quasi famoso, l’avessimo superata.

-Rob…la smetti per favore?-

Nessuna risposta.

-Devo ricordarti che siamo sul set di un film di cui sei uno dei protagonisti? Ti pare una cosa da perdenti? Quanti altri tuoi compagni di classe possono dire lo stesso?-

Prima che iniziasse a farmi il conto di tutti quelli che avevano sfondato lo bloccai –Devo anche ricordarti che uno dei tuoi film si chiama Harry Potter e il Calice di Fuoco?-

Stavolta sbuffò –Sì adesso non farmi passare come se il film fosse incentrato su me. Ho 3 scene in totale-

-Sì, ma eri Cedric Diggory. Per caso ti sei scordato che è il mio personaggio preferito?-

-Come faccio a dimenticarlo? Quando ti ho detto che avevo fatto il provino per la parte non mi hai rivolto parola per tre giorni.-

Ok, forse non era stato saggio menzionare Harry Potter.

-“Non mi rovinerai Cedric!” …ti sto citando, se non te ne sei accorta.-

Roteai gli occhi –Sì d’accordo ma poi ho cambiato idea, no?-

-Solo perché ho promesso che forse avrei potuto farti conoscere J.K. Rowling-

Incrociai le braccia e lo guardai torva – Non riuscivo semplicemente a mandare giù il fatto che il ragazzo di cui ero disperatamente innamorata, avesse la faccia del mio migliore amico.-

-Solo tu puoi innamorarti del personaggio di un libro. Tanto più che Cedric Diggory è insopportabile.-

-Tu sei insopportabile.-

Lo vedevo chiaramente che provava a trattenersi dal sorridere e quando alla fine lo fece mi sentii felice tutto insieme.

-Sono contento che sei qui- mi pizzicò il naso, prima di prendere una sorsata dal suo caffè e tornare a sorridermi.

-Anche io, Mr GuardaComeCambioUmoreInFretta- e gli feci una linguaccia.

Lui scoppiò a ridere –Ci andiamo a prendere un milkshake dopo?-

-Affare fatto-

Si chinò per baciarmi su una guancia e…

 

Spalancai gli occhi terrorizzata.

Riuscivo quasi a sentire distintamente il suo profumo farsi più intenso mentre si avvicinava per baciarmi la guancia, ma lui non c’era.

Ovvio che fosse così, eppure quell’ovvietà mi dette la nausea.

Mi voltai alla mia destra e la vista della schiena di James mi fece stare ancora peggio.

Avevamo litigato la sera prima, dopo che ero tornata dal concerto.

La nostra prima vera litigata, con tanto di grida, porte sbattute e addormentarsi dandoci le spalle.

Doveva aver letto lo sconforto nei miei occhi quando, ritornando dalla sua serata, mi aveva trovata sdraiata sul letto a fissare il niente.

Mi aveva chiesto perché me ne stessi lì inerte invece di corrergli dietro, tanto lo sapeva che era quello che avevo sempre desiderato fare, fin dalla prima volta che avevamo fatto l’amore e io l’avevo chiamato col suo nome.

Lo sapeva che non avrebbe mai potuto competere con il fantasma del grande Robert Pattinson.

Io gli avevo urlato di finirla con le stronzate e lui mi aveva urlato di piantarla di fingere.

Poi se n’era andato via sbattendo la porta ed io avevo pianto per quella che mi era parsa un’eternità ed invece si era trattato solo di mezzora, prima di crollare distrutta fra i cuscini.

A coronare il tutto, ovviamente l’avevo sognato. Tanto per sentirmi ancora di più uno schifo totale.

Sbirciai fuori dalla finestra accanto al letto le prime luci dell’alba che illuminavano i grattacieli tutto intorno a noi e mi chiesi inavvertitamente come sarebbe stato svegliarsi con la luce dell’aurora negli occhi, accanto a Robert.

E non da amici. Quello l’avevamo fatto milioni di volte.

Ciò che intendevo era svegliarmi nuda accanto a lui, voltarmi e scorgere i riflessi dorati dell’alba illuminargli le braccia forti strette attorno a me.

Dovetti immediatamente allontanare quel pensiero, quando da qualche parte nel mio petto mi arrivò una fitta di dolore lancinante.

Ti amo, con quanta leggerezza usiamo questo termine. Davvero troppa.

Quante volte l’avevo ripetuto a James, dopo ogni concerto, ogni serata nel suo attico di Fulham, ogni passeggiata mano nella mano.

Adesso ogni singola situazione che avevo vissuto con lui non mi sembrava degna di meritarsi una parola come Ti amo.

Non perché James non se lo meritasse, ma perché ciò che provavo per lui, seppur forte, non era neanche lontamente paragonabile a quello che provavo per Robert.

In tutto quell’anno forse non avevo fatto altro che costruirmi una corazza per proteggermi proprio da colui che più di tutti mi aveva fatto male, l’unico che avessi amato in una maniera così incondizionata e senza freni da devastarmi completamente.

Amore vero, amore da adulti, sì forse ero riuscita ad ingannarmi bene, almeno quel tanto che bastava per ricostruirmi una vita felice senza lui, ma adesso che era ricomparso appariva così evidente quanto quella trama perfetta che avevo costruito, fosse in realtà completamente sfilacciata.

Io non volevo un amore da adulti, io volevo quell’amore pazzo che sa di eternità, quello che ti fa sentire continuamente ubriaca di vita, che ti fa camminare fra le stelle, e che ti fa ridere, ridere tanto, come se fossi perennemente una bambina.

Per quanto James mi avesse donato tutto di se stesso, io non ero riuscita a fare altrettanto.

Perché tutta me stessa apparteneva già ad un altro.

Scostai le coperte maldestramente ed ancora più maldestramente cercai di alzarmi senza fare troppo rumore. Non avevo idea di ciò che stessi facendo, ma mi resi conto che non era affatto importante doverlo sapere per forza.

Un altro sguardo verso James e lo vidi rigirarsi dall’altro lato, offrendomi stavolta la vista del suo viso corrugato dal sonno.

Non stava riposando bene, si capiva perfettamente.

Per un attimo provai l’impulso irrefrenabile di svegliarlo e di abbracciarlo, per sentire che quello che avevamo fosse davvero così autentico come mi ero sempre detta che fosse.

Ma non lo feci.

Non sarebbe servito ad altro che ad ingannarci un’altra volta ancora tutti quanti.

Mi vestii più silenziosamente possibile e in meno di 5 minuti mi ritrovai in strada, nel traffico crescente di una Manhattan appena sveglia.

Camminare era l’unica cosa che desideravo fare.

Camminare e schiarirmi le idee.

C’era un negozio di fotografie all’angolo della strada e lo sguardo mi cadde su una foto esposta in vetrina.

Due bambini che si tenevano per mano a piedi nudi nel parco.

Senza volerlo sorrisi al ricordo delle domeniche pomeriggio in cui mia nonna ci portava a comprare il gelato e a mangiarlo ad Hyde Park su quella che poi era diventata la nostra panchina.

Allora il mondo sembrava un posto così bello in cui vivere.

Potevamo ancora essere tutto ciò che volevamo.

Era tutto ancora da scrivere.

Scossi la testa per lasciar dissolvere i ricordi e smisi di concentrarmi su dove stessi andando, ogni posto andava bene.

Avvertii comunque una stretta al cuore quando senza accorgermene l’immagine del suo sguardo distrutto dopo che gli avevo detto che amavo James, mi attraversò la mente.

Ma perché poi l’avevo fatto?

Solo per i sensi di colpa verso il mio ragazzo?

Non credevo fosse solo per quello.

Probabilmente cercavo solo di rinforzare la mia corazza contro di lui, semplice autodifesa.

James non mi avrebbe mai fatto soffrire, di quello ne ero più che certa.

Se fosse stato possibile si sarebbe addossato lui tutti i miei problemi, pur di evitare di veder comparire anche solo per un attimo qualcosa che non fosse un sorriso sul mio volto.

Era proprio di questo che mi ero innamorata.

Già, innamorata.

Sospirai sconsolata, forse innamorata non lo sei mai stata.

Solo che…com’era possibile cambiare idea così in fretta?

Fino al giorno prima avrei giurato su qualunque cosa di amare James con tutto il cuore, mentre adesso non sapevo più niente.

Fin da quando Robert mi aveva detto che sarebbe partito per Londra, il mio piccolo universo perfetto aveva preso a girare al contrario.

All’improvviso non ero più riuscita a respirare.

Il pensiero di perderlo un’altra volta ancora mi aveva distrutto davvero.

Neanche quando mi aveva baciata mi ero sentita così fuori di me.

Non lo potevo permettere.

Alzai gli occhi verso le nuvole grigie che oscuravano quel primo mattino di Novembre e sentii le lacrime pizzicarmi gli occhi.

 

∞∞

 

-Hey-

Si guardò per un attimo attorno nella camera semibuia –Hey-

Buttò lo sguardo sul comodino e prese il cellulare.

-Sono le 08.30, cosa ci fai in piedi?- mi chiese, dopo qualche altro secondo di smarrimento.

Io mi limitai a sorridergli e deglutii –Voglio parlarti, James.-

Mi alzai dalla poltroncina di fronte al letto e mi sedetti accanto a lui.

-Non esiste un modo facile per iniziare.-

Lo vidi ritrarsi impercettibilmente, mentre si metteva a sedere a sua volta e non mi toglieva gli occhi di dosso.

-Salta subito alla conclusione allora-

Annuii e sorrisi –Non esiste una conclusione. Io non so quello che devo fare-

-E ti aspetti che sia io a dirtelo?-

Mi prese una mano –Babe ascolta, io non lo so qual è la conclusione che vuoi. Posso dirti qual è quella che spero sia, quella che avevo in mente per noi.-

Non potevo rimettermi a piangere, dovevo essere forte.

-Posso dirti che non riesco ad immaginarla una vita senza te, che non la voglio nemmeno, ma sono tutte parole inutili. Perché io non voglio doverti convincere di essere la tua conclusione.-

Già, aveva perfettamente ragione, eppure sarebbe stato così facile avere qualcuno che mi dicesse cosa dovessi fare, dritto senza esitazioni.

-Io…oddio James, non lo so, non lo so. Lui mi..mi stravolge…-

Mi bloccai quando lo vidi chiudere gli occhi come se avesse ricevuto un pugno dritto nello stomaco.

Subito dopo li riaprì ed annuì –Dovevo immaginarlo-

-No, no. Non dovevi immaginarti niente invece. Non è così che sarebbero dovute andare le cose…

-Oh andiamo Sugar- mi interruppe lui –Non hai fatto altro che aspettarlo da quando se n’è andato un anno fa. Tu hai soltanto creduto di esserti innamorata di me, ma non è così-

-Non sarà mai così- aggiunse poi.

Si alzò ed io lo seguii con lo sguardo mentre si passava una mano fra i capelli disordinati e si fermava di fronte a me.

-Non so neanche perché ti sei presa la briga di venirmelo a dire-

Mi sentii sprofondare lentamente –Non voglio farti del male…-

Rise e fu la prima volta che lo sentii ridere senza allegria nella voce.

-Lascia stare. Ti prego, non indorarmi la pillola. Preferisco che mi pianti senza tanti giri di parole.-

-Ma io non lo so…- non riuscii a trattenere oltre le lacrime –Io non voglio lasciarti, James-

-Ascolta. E ascolta bene. Tu vuoi stare con me? Perfetto, allora toglitelo dalla testa, una volta per tutte. Se stai con me voglio esserci solo ed esclusivamente io. Non voglio dividerti con nessun altro.- mi guardò fisso.

-Se non puoi accettare queste condizioni, allora sono io a lasciarti.-

-Cosa?- riuscii a farfugliare in qualche modo fra le lacrime.

-Hai capito bene- voltò la testa dall’altra parte e lo capii chiaramente che anche lui si stava semplicemente sforzando di non piangere.

Ciò mi fece stare diecimila volte peggio, perché riuscivo a percepire quanto mi amasse dal modo in cui cercava di rendermi le cose facili nonostante tutto, evitandomi quella decisione distruttiva.

-Se non lo chiudi definitivamente fuori dalla tua vita adesso, fra noi è finita. Te lo assicuro.-

-Io non posso, James. Lui è…tutta la mia vita.-

Alzai gli occhi su di lui e il suo sguardo mi raggelò.

-Allora alla fine ci sei arrivata alla tua conclusione.-

Deglutì e mi indicò la porta –Vai da lui prima che cambi idea e vada io a spaccargli la faccia-

Poi senza aggiungere altro, entrò in bagno sbattendosi la porta alle spalle.

 

 

∞∞

Soundtrack à http://www.youtube.com/watch?v=m5oZJsjCs7w

-Scusi non può andare più veloce?- chiesi in preda al panico al tassista indiano che sembrava avere il terrore di usare l’acceleratore.

L’uomo mi guardò attraverso lo specchietto retrovisore con aria di sufficienza e restò in silenzio.

In effetti eravamo bloccati nel mezzo di un ingorgo.

Ma vaffanculo.

Sospirai e chiusi gli occhi.

Dopo essermi ripresa dallo shock di essere stata lasciata da James quel tanto che bastava per uscire dalla camera, ci avevo impiegato 3 secondi per capire che dovevo muovermi a fermare Robert prima che salisse sull’aereo un’altra volta ancora.

Tra le lacrime di dolore, di sollievo, non lo sapevo neanche più io, mi ero precipitata alla porta della sua suite bussando come una forsennata in preda alla follia, e dopo circa 5 minuti finalmente qualcuno si era degnato di venirmi ad aprire.

E quel qualcuno era stato Tom in mutande.

-Aeroporto, zuccherino- aveva semplicemente detto, scrutandomi con aria assonnata.

E così eccomi all’interno del taxi più lento della terra, nel mezzo al blocco stradale più denso che si fosse mai visto.

La mia solita fortuna.

Se avessi perso Robert per colpa del traffico, li avrei denunciati tutti quanti quegli americani del cavolo.

Erano le 09.30, e il suo aereo partiva alle 10.00.

Non c’erano molte possibilità che riuscissi a farcela, perlomeno non senza super poteri.

-Fra quanto arriveremo?- chiesi ancora.

-Non lo so dolcezza, se andiamo di questo passo potremmo metterci perfino un’ora.-

Col cavolo.

-Bene, mi lasci qui.-

Il tizio spalancò gli occhi.

-Cosa? Ne sei sicura?-

-Al 100%. Quanto le devo?-

-Beh…fanno 30$-

Gli allungai una banconota da 50 e gli dissi di tenersi pure il resto, poi spalancai la portiera e mi precipitai per strada.

Dovevo avere l’aria di una pazza appena fuggita dal manicomio, a giudicare dagli sguardi dei passanti ma in quel momento non poteva davvero fregarmene di meno.

Avevo in testa solo lui.

Corsi a perdifiato per non so quante miglia, attraversando incroci, rischiando di venire investita svariate volte, e beccandomi pure una serie ben fornita di improperi vari.

Quando alla fine scorsi l’edificio del JFK, credetti davvero di stare sognando.

Ma non era ancora il momento di gioire.

Era già super tardi e sicuramente aveva già fatto il check-in.

Non avevo idea di come avrei fatto a farcela ad entrare.

In ogni modo non mi persi d’animo e continuai a correre perfino dentro l’aeroporto.

Mi concessi giusto un secondo per sbirciare l’orologio, imprecando in silenzio accorgendomi che mancavano solo 3 minuti alla partenza.

In pratica non c’erano più speranze.

Ma non avrei di certo rinunciato adesso.

Scrutai con occhi avidi il cartellone luminoso che segnalava il suo aereo al Gate 1 e senza indugiare oltre corsi verso quella direzione.

Ero tremendamente consapevole che non ce l’avrei mai fatta, ma non volevo rinunciare ancora all’idea di fermarlo, non volevo rassegnarmi all’evidenza di averlo perso per l’ennesima volta.

Urtai non so quante persone, nella mia corsa folle e disperata finchè non alzai un’altra volta gli occhi sul monitor delle partenze e la realtà delle cose mi si riversò addosso come una doccia fredda.

Il suo aereo era appena partito.

-No, no, no. Cazzo- imprecai passandomi la mano fra i capelli e prendendo a calci un povero innocente pilastro.

Avevo addosso ancora troppa adrenalina per piangere, ma sapevo che appena quell’effetto fosse passato, ci avrei impiegato un secondo a crollare.

Poi, in mezzo alla folla, lo vidi.

Lasciò cadere la borsa di pelle nera e mi fissò.

Di nuovo, il tempo si fermò, tanto che mi resi conto di aver iniziato a correre verso di lui solo quando lo sentii sollevarmi da terra e stringermi fra le sue braccia.

E poi ci baciammo.

E stavolta fu tutto completamente diverso.

Nessuno dei baci che ci eravamo dati finora, per quanto infuocati e da arresto cardiaco, poteva reggere il confronto.

Stavolta c’era la consapevolezza di appartenerci nel modo più totale e completo, senza più nessun ostacolo.

Forse qualcuno ci scattò anche delle foto, anzi ad essere sinceri credo proprio che ad un certo punto fummo attorniati dai paparazzi, ma il resto del mondo era un accessorio così inutile in quel momento, che sinceramente non ci feci caso.

-Non lasciarmi, Rob. Non farlo più. Mai più.-

gli sussurrai quando mi staccai dalle sue labbra per riprendere fiato.

Lui scosse la testa e sorrise, provocando un incendio nel mio cuore.

-Stavo per venirti a prendere in albergo.-

Fu solo allora che realizzai che in effetti in quel momento lui avrebbe dovuto trovarsi già a bordo dell’aereo.

Lo guardai sorridendo e lui annuì –Ero in fila per il check-in quando ho capito che stavo commettendo un’altra volta la stronzata più grossa della mia vita. E si sa che di quelle se ne può commettere una sola.-

-Già- non ce la facevo a smettere di sorridere.

-Sono disposto a fare a botte per averti, ma non esiste che ti lascio andare.-

mi scompigliò i capelli e mi dette un altro bacio, stavolta solo uno sfiorare rapido di labbra.

-Rilassati, Rocky. Non dovrai causare nessuna rissa.- gli sorrisi e lui fece altrettanto, capendo all’istante.

-Peccato però, sono convinto che un occhio nero avrebbe donato al mio sex appeal-

Mi mise a terra, tenendomi tuttavia ancora stretta a sé, quasi avesse paura che arrivasse qualcuno a portarmi via adesso che finalmente eravamo insieme.

-Io ti amo Sugar. Anche se litighiamo di continuo, anche se ci sono delle volte in cui mi fai innervosire in maniera allucinante, tanto che vorrei soltanto mandarti a quel paese, ma io amo tutto di te...- fece una pausa ed io affogai letteralmente nel ghiaccio bollente del suo sguardo -…amo la tua risata ed il modo in cui i capelli ti ricadono sul viso, amo tutte le tue piccole manie, nonostante molte mi diano anche sui nervi, e forse proprio per questo le amo ancora di più, amo il modo in cui mi fai sentire come se fossi sempre l’unica persona presente nella stanza, amo il tuo profumo di camomilla, amo la tua voglia d’avventura, amo quello scorcio d’eternità che ti si legge negli occhi…-

di nuovo si interruppe per prendere fiato, mentre io invece credevo che non sarei mai più stata capace di respirare.

-…e voglio amarti adesso e ogni giorno della nostra vita. Per sempre.-

-Per sempre- fui solo in grado di dire io, prima di avvicinarmi nuovamente alle sue labbra e perdermi per un’altra volta ancora in lui.

 

 

Ed eccoci di nuovo qui! Sono le 2.45 e io posto, ma sì! Si sa che vivo di notte tanto XD

Comunque, stavolta ci ho messo pochino, no?!

Dunque personalmente speravo che venisse molto meglio, però mi è venuto così e non riesco a farlo venire diversamente, per cui perdonatemi se vi farà schifo ç__ç avete la mia totale comprensione.

Ci tenevo a dire una cosetta…il film citato nel sogno/ricordo all’inizio, si chiama The Bad Mother’s Handbook ed è un film solo per la TV del 2007. Se non l’avete ancora visto, vi consiglio vivamente di farlo, è meraviglioso, e Rob nei panni del migliore amico nerd è una cosa assurdamente assurda. E’ troppo da Awwww, cioè veramente. Basta, mi sono innamorata di Daniel Gale, il personaggio che interpreta.

Va beh, basta blaterare cavolate e passiamo ai thankings!

Innanzitutto, come al solito…grazie infinite alle WOW 40 persone che hanno messo la storia fra i preferiti e le 25 fra le seguite. Vi adoro!

And then:

 

Satyricon: Grazie tantissimo per quello che mi hai detto! Eheheh eh c’avevi visto giusto, visto?! E’ tornata da lui :D Spero ti sia piaciuto anche questo!

winnie  poohina: Hey grazie mille! Ho postato abbastanza presto, no?! Spero ti sia piaciuto anche questo! A presto J

Piccola Ketty: Va beh tesoro che dirti :D Tu gran parte l’avevi già letto, anche se ti sei persa il clou della faccenda XD spero ti sia piaciuto, anche se non ci ho messo i flashbacks dell’infanzia ç___ç perdonami…non vedo l’ora di sapere che ne pensi! Bacioneeeeee

streetspirit:  Ahahahahha vedi Sugar ti ha preso in parola e ha deciso di lasciarti James, contenta? ^_^

Cioè comunque io ti amo per tutto quello che hai detto, davvero *__________* quando ho letto la tua recensione ero al settimo cielo! Ahauahuaha io attendo con fiducia il “papirello” solo su me, eh! XD

Spero che ti sia piaciuto anche questo! Un bacione fortissimo!

millape: Ahuahauha come hai ragione XD ahahahaha stavolta ho scritto da schifo penso, quindi siamo a posto, no?! XD Comunque mi sa che ci troviamo insieme nei sogni, perché pure io sto a quei livelli là J torniamo a sognare và [anzi io è il caso che proprio ci vada, dato che sono le 3 di notte :D] un bacioneeeee!!

ele ele: Ma grazie tesoroooooooo!! Sei stata carinissima e spero di non averti delusa qui! Un bacione fortissimo e a presto!!

Ryry_: Hai visto qualcosa è successo?!?! Ahahahah spero di non averti delusa con questo svolgimento nuovo della trama :D Grazie mille per tutti i complimenti, sei un tesoro! A prestoooo, bacio!

Lyla_: Tesoro io non ho parole per te…*___* cioè ma tu hai idea di quanto mi sei mancata, eh?! Ce l’hai? Beh, tanto fidati. Spero che ti sia piaciuto anche questo, un bacione tesorooooooo a presto!!

Jordy Klein: Grazie davvero molte per tutte le cose bellissime che mi hai detto, ti giuro mi hai reso davvero felice. È sempre bello le recensioni di nuovi commentatori, e la tua mi ha fatto un piacere immenso. Spero che anche questo ti sia piaciuto, un bacio!

Sognatrice85: Mmmm ok forse non ne era tanto sicura, visto? XD Spero ti sia piaciuto!! Baci!!

 

Ebbene, ora che vi ho ringraziate tutte quante è giunta per me l’ora di emigrare a letto.

Vi adoro indiscutibilmente, perché con le cose che mi dite mi rendete le giornate decisamente più vivibili.

Un bacione fortissimo a tutte quante voi e uno specialissimo alla Doddie, che è tantissimo che non sento e che mi manca come l’aria.

 

Giunti a questo punto mi tocca dire che non conosco Rob, Tom eccetera eccetera.

Bene sì non li conosco.

 

Ah, by the by, un ringraziamento speciale a Skye che con la sua Love Show mi ha decisamente ispirato J

 

See ya soon!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 14
*** «unbending never ending tablets of time record all the yearning. ***


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Quando sei una celebrità e ti chiami Robert Pattinson, dopo un po’ smetti di stupirti di come quelle che a prima vista ti paiono cose impossibili, alla fine non lo siano affatto.

Così, io non credevo che sarebbe stato possibile trovare subito un altro volo, mentre lui aveva semplicemente estratto il cellulare dalla tasca dei jeans e aveva chiamato la sua agente che immancabilmente ci aveva riservato due posti in prima classe col prossimo volo diretto a Londra.

-Allora partiamo così, sei sicura?-

Annuii –Sicurissima. Ne ho abbastanza di New York-

-E tutti i tuoi vestiti?-

-Chiederò a Trixie di prenderli-

Mi sorrise e fece scivolare la sua mano nella mia, intrecciando le nostre dita insieme.

-Abbiamo un’ora prima di partire, puoi dilettarti qui nello shopping-

-No non ne ho voglia…- gli sorrisi maliziosamente e i suoi occhi brillarono.

-Beh, allora conosco un modo infallibile per trascorrere il tempo-

Si avvicinò alle mie labbra, e quando fu ad un millimetro da me si allontanò.

-Ho comprato la parole crociate- e rise.

-Sei un vero idiota, Pattz- feci io fintamente risentita, prima di afferrarlo per la maglia e baciarlo.

 

Il tempo all’aeroporto alla fine trascorse molto più velocemente del previsto.

Sarà stata la sua vicinanza, saranno stati i 3 frappuccini alla vaniglia di Starbucks, sarà stato lo shock di vedere sul serio la mia faccia stampata su “Ok! Magazine” sotto il titolo ‘Rpattz con una bionda misteriosa al concerto dei The Killers. E Kristen?’, ma senza quasi rendermene conto mi ritrovai seduta su di una comoda poltrona reclinabile con un bicchiere di martini in una mano, e Robert accanto.

-Sono orribile- gli sventolai sotto il naso la copia di Ok! e sbuffai.

-Potevo vestirmi almeno un po’ meglio. Tu sembri una stella del cinema e io la donna di servizio-

Si mise a ridere come un vero cretino, tanto che per un attimo pensai che il fatto che assomigliassi alla sua cameriera lo divertisse davvero.

-Hai finito?- gli chiesi guardandolo con sguardo omicida.

-Sì ho finito- ovviamente non aveva finito dato che continuò fastidiosamente a ridere.

-Sono contenta che il fatto che assomigli più alla tua cameriera che alla tua fidanzata, ti diverta-

Appena pronunciate quelle ultime parole sbiancai e subito dopo diventai rossa più di un peperone.

-La mia fidanzata, eh?- ridacchiò e mi guardò a fondo.

-Sì insomma…beh…- mi bloccai notando la sua faccia divertita e cambiai repentinamente espressione -…lascia perdere. Non potrei mai essere la fidanzata di un simile cretino-

-D’accordo, me ne farò una ragione- fece lui, continuando a ridacchiare.

-Comunque non eri affatto orribile. Sempre se ti interessa l’opinione di un simile cretino, si intende.-

Sorrise ed io mi sentii letteralmente sciogliere dentro.

Lui era mio.

Tanta perfezione era solo mia.

Mia e di nessun altro al mondo.

Quel pensiero era da capogiro.

-Beh potrebbe interessarmi…- gli sorrisi e involontariamente mi mordicchiai le labbra, sentendomi quasi intimorita dal suo sguardo pressante su di me.

-Eri semplicemente stupenda.-

-Come al solito.- aggiunse poi.

Mi portai una ciocca di capelli dietro un orecchio e mi sentii avvampare le guance –Smettila Rob. Non sono abituata a tutti questi complimenti. E poi potrei finire col crederci un giorno o l’altro.-

Lui fece scivolare una mano sotto il mio mento e lo alzò verso di sé.

-Potrai mai perdonarmi?- si era fatto serio in volto.

-Per cosa?-

-Per essere stato così cieco. Per tutti questi anni non mi sono mai accorto che tutto ciò che cercavo ce l’avevo sempre avuto intorno. In ogni donna che ho mai frequentato io cercavo te, Sugar. E mi rendo conto di essere stato un folle perché nessuna al mondo è come te.- continuò a fissarmi con quel misto di felicità e tristezza nello sguardo, come se quasi ancora stentasse a credere di avermi proprio lì con lui.

-E tu potrai mai perdonare me?- feci a quel punto io.

-Me e il mio stupido carattere. Ho sempre fatto il possibile per allontanarti e se ti avessi dato ascolto fin da subito non avremmo sprecato tutto questo tempo.-

Arricciò l’angolo destro della bocca, in un’espressione che mi piaceva tanto e poi l’avvicinò alla mia, baciandomi dolcemente.

-Non importa.- disse poi. –Adesso siamo tornati a casa. E non intendo Londra.-

Annuii sorridendogli –Tu sei sempre stato la mia casa, fin dal primo giorno che ti ho visto probabilmente ho capito che lo eri.-

-Fin da quando mi nascondevi le caramelle nel cassetto dei calzini, vuoi dire?-

Risi –Fin da quando hai acconsentito a giocare a Barbie con me perché tua sorella era malata.-

-Ah ecco.- scosse la testa ed io mi appoggiai contro la sua spalla.

-Ci viene a prendere Lizzy all’aeroporto.- mi accarezzò un braccio e continuò a parlare –Non sa niente ovviamente. Voglio che sia una sorpresa-

-Andiamo a Barnes stasera?-

-Se ti va…- fece perdendo un po’ di sicurezza nel tono di voce.

-Certo che mi va…solo ecco…- mi discostai e lo guardai in volto –Non mi sono comportata bene con i tuoi genitori, Rob. Hanno tutte le ragioni di questo mondo per odiarmi.-

Lui strabuzzò gli occhi –Loro ti adorano. Saranno molto più felici di rivedere te che me, puoi starne certa.-

-Non è questo il punto. Io sono sparita per due anni praticamente…non mi sono fatta più vedere né sentire e ho chiuso ogni tipo di rapporto. Una cosa del genere non può passare inosservata.-

-Allora forse è il caso di ricucire questi rapporti, che dici?-

Deglutii improvvisamente impaurita.

-Hai ragione.-

-Come al solito.- commentò lui ridacchiando.

 

 

 

∞∞

 

Lizzy non aveva staccato per un attimo gli occhi dallo specchietto retrovisore, continuando a fissare me e Robert seduti sui sedili posteriori della sua auto.

Capisco che doveva essere stato uno shock non indifferente per lei, vederci comparire agli Arrivals di Heathrow mano nella mano e con quella luce inequivocabile negli occhi, ma se continuava così non ci avremmo impiegato molto a fare un incidente.

-Mamma non ve la farà passare liscia, lo sapete vero?- fece poi, distendendo le sopracciglia in un’ espressione sorridente.

-Penso che ce la caveremo- le rispose Robert, mentre io cominciai ad avvertire un po’ di agitazione.

Era praticamente più di 2 anni che non vedevo Clare e nonostante sapessi quanto mi adorasse, tutto quel tempo trascorso a far finta che la famiglia Pattinson non esisteva doveva pur avere inciso in qualche modo.

Come se mi avesse letto nella mente, Robert fece scivolare una mano sulla mia spalla e mi strinse a sé.

-Non preoccuparti- gli lessi nel labiale, prima di baciarmi delicatamente sulla fronte.

-Adesso non mi diventerete mica una di quelle coppie tutte baci e smancerie, vero?- di nuovo Lizzy aveva spostato lo sguardo sullo specchietto.

-Santo cielo Lizzy, guarda quella cavolo di strada!- sbottò Rob, notando che ci stavamo leggermente spostando sulla corsia opposta, dritti contro un tir.

Lizzy riprese il controllo dell’auto riuscendo per un pelo ad evitare il botto e scosse la testa.

-Non cambiare discorso, Rob!-

-Tu sei pazza! Stavamo facendo un incidente!-

-Ho tutto sotto controllo, tranquillo. Non farei mai finire la stella più brillante di Hollywood spiaccicata contro un tir.-

Rob roteò gli occhi ed io risi.

-Comunque non preoccuparti, Lizzy. Non diventeremo mai una di quelle coppie- le sorrisi e lei fece altrettanto.

-Oh su te non ho dubbi, Sugar. E’ mio fratello quello che mi preoccupa. So qual è il livello di zucchero con cui riesce a condire le sue relazioni sentimentali.- e tirò fuori la lingua come se dovesse vomitare.

Di nuovo scoppiai a ridere ed avvertii Rob staccarsi da me.

-Non potete giudicarmi per le misere storielle che hanno costellato la mia vita-

-Rob, se sono durate solo qualche settimana un motivo ci sarà, non credi?- fece Lizzy in tono sarcastico.

Sorrisi e mi voltai a guardarlo –In effetti la canzoncina che avevi composto per Sally Pillsbury era un po’ stucchevole, Pattz.-

-Sei il miele nel latte la mattina…- si mise a canticchiare Lizzy con un motivetto che assomigliava vagamente a quello composto da Rob moltissimi anni prima per Sally della scuola di recitazione –Faceva così vero Rob?-

Scoppiammo tutte a due a ridere come matte.

-Stronze- fece Rob, che tuttavia non riuscì a trattenere una risatina a sua volta.

-Hey, dico solo che ci tengo a Sugar…adesso che è tornata…- si schiarì un po’ la voce, conscia di aver intrapreso un argomento quantomeno delicato -…non voglio perderla di nuovo.-

-Non mi perderai più, Lizzy. Te lo assicuro.-

Colsi un lampo dei suoi occhi azzurri nello specchietto e le ammiccai.

Fu quella frazione di secondo di reciproca compresione femminile che mi fece capire che fra me e lei non era cambiato niente.

Restammo per un po’ tutti e tre in silenzio a goderci soltanto lo scorrere del paesaggio inglese fuori dal finestrino, che mi accorsi essermi mancato davvero molto.

-Aspettate solo che lo sappia Vic. Lei ha sempre sostenuto che prima o poi sarebbe scoppiato del tenero fra voi due. Odio doverle dare ragione.- esclamò ad un certo punto Lizzy –Non è che in sua presenza potreste far finta di non stare insieme?-

-Certo- fece Rob beffardamente.

-Grazie, fratellino-

-Ero sarcastico, Lizzy-

In quel mentre mi squillò il cellulare. Mi ero quasi scordata di possederne uno, tanto gli eventi di quelle ultime ore mi avevano scombussolata e ci misi un po’ a trovarlo.

Quando alla fine lo feci, la voce repentina di Trixie mi fece sobbalzare.

-Io e te domani ci vediamo.-

-Scusa?-

-Sì hai capito bene. Dobbiamo assolutamente parlare.-

-D’accordo ma Trixie…di sicuro già saprai che adesso sono a Londra…-

-Infatti- fece lei tranquillamente, masticando quella che ero sicura fosse liquirizia rossa, la sua passione. -Domani sarò a Londra anche io.-

-Cosa? I ragazzi tornano in Inghilterra? E il tour negli States?-

Oddio, non potevo aver scombussolato così tanto le cose da annullare il tour. Se fosse successo davvero, non sarei mai riuscita a perdonarmelo.

Fortunatamente, non avevo messo in conto la pazzia della mia amica.

-Ma quali ragazzi. Io vengo a Londra.- fece una pausa per ingoiare –Con Tom.-

Per poco non mi cadde il cellulare di mano.

-Che vuol dire, “con Tom”??- riuscii a chiederle e immediatamente Rob si voltò verso di me, sentendo nominare il suo amico.

-Esattamente quello che ho detto, vengo a Londra con Tom.-

-Ok penso che dovremo davvero parlare, domani.-

-Ci puoi giurare sorella. Ah tanto per la cronaca, James è distrutto. Ma non penso che tu abbia fatto una stronzata. Si vede che Pattinson è stracotto di te.-

Forse una pugnalata mi avrebbe fatto meno male.

Immediatamente immagini che avrei preferito evitare mi riempirono la mente.

James che si trascinava distrutto in camera di Joe, Joe che lo costringeva ad uscire per sfogarsi un po’, lui che rifiutava e solo alla fine accettava per poi sbronzarsi alla grande in uno squallido locale di Brooklyn. Ci avrei giurato che le cose fossero andate grosso modo così.

-…lui…dov’è ora?- le chiesi, la voce un pochino tremante.

Avvertii distintamente Rob irrigidirsi al mio fianco.

-Non lo so…credo al sound-check, stasera hanno un concerto. Stamani, dopo che hai bussato come una forsennata alla porta di Tom, ho capito subito quello che era successo, così sono andata a parlargli ma lui mi ha solo detto che non aveva nessuna intenzione di intraprendere la questione…-

la bloccai inorridita –Scusa e tu come fai a sapere che ho bussato come una forsennata alla porta di Tom?-

Di nuovo Rob si voltò, corrugando le sopracciglia.

Aveva capito che c’era qualcosa di poco chiaro in quella faccenda.

-Dopo- gli mimai solamente col labiale.

-Perché ero in camera sua- disse come se fosse la cosa più ovvia di questo mondo.

-In camera sua?!- gridai, tanto che Lizzy inchiodò di colpo impaurita.

Dall’altra parte del mondo, all’altro capo del telefono, la vidi sbuffare e alzare gli occhi al cielo –Sì in camera sua. Non capisco perché ti sconvolgi tanto.-

Cercai di restare calma –Va bene, lasciamo perdere. Domani mi spiegherai tutto e spero solo di aver preso un abbaglio grande quanto una casa e che ciò che immagino sia totalmente sbagliato-

-Dipende da quello che immagini- rispose lei allegra.

-Ci vediamo domani Trixie-

Buttai giù e mi voltai ancora incredula verso Rob -Credo che Trixie e Tom siano andati a letto insieme ieri sera-

-Cosa?- lui spalancò gli occhi e Lizzy cinguettò –TomTom?-

-Tu pensa a guidare- la redarguì Rob prima di tornare a focalizzare la sua attenzione su di me.

-Mi pareva che Tom ci avesse fatto qualche pensierino, ma voglio dire..Trixie sta con Joe da tantissimo.- scossi la testa e sospirai –Lui sarà devastato.-

-Sembra un casino bello grosso- commentò lui.

-Lo puoi ben dire. Domani vengono insieme a Londra. Penso che la faccenda sia molto più seria del previsto.-

Scossi la testa, sinceramente preoccupata.

-Beh allora eccoci arrivati…- ci interruppe Lizzy fermando la macchina davanti casa mia.

-Mi raccomando puntuali. E Rob…sei davvero sicuro di non voler dire niente a mamma?- si voltò verso di noi scrutandoci attentamente in viso.

Lui annuì serio –Voglio che sia una sorpresa.-

-Lo so, ma lo sai come diventa quando non si aspetta le cose.-

-Lizzy, sta tranquilla. Mamma sarà felicissima di rivedere Sugar, non ho dubbi.-

-D’accordo- fece lei annuendo.

Scendemmo dalla macchina e in meno di un secondo Lizzy sfrecciò via.

Quando aprii la porta del mio appartamento una folata di nostalgia mi riempì le narici.

C’era odore della resina dei miei vecchi mobili e i residui dell’ultimo bastoncino d’incenso che avevo acceso.

Caspita, se mi era mancata la mia casa.

-Mi raccomando zuccherino, una doccia veloce e andiamo subito dai miei- fece Rob, entrando dopo di me e chiudendosi la porta alle spalle.

Lo guardai come a dire “ma per chi mi hai preso?” e sospirai –Certo, Pattz. Una doccia veloce e andiamo dai tuoi.-

-Magari per risparmiare tempo potremmo farla insieme- buttò poi lì casualmente, con lo stesso tono che avrebbe usato per chiedermi di andare al cinema.

-Certo Rob- feci io, guardandolo di traverso. –Ero sarcastica- aggiunsi subito dopo, notando un lieve e pericoloso mutamento nel suo sguardo di ghiaccio.

-Hai detto che deve essere una doccia veloce…- continuai, avvicinandomi lentamente.

-Hai ragione- fece lui, deglutendo e iniziando a sorridere in un modo pericolosamente sexy.

-Allora vedi di smetterla di sorridere così o puoi già rinunciare all’idea di andare dai tuoi-

Scoppiò a ridere e mi dette un rapido bacio –Vatti a fare la doccia, o mia madre mi disconoscerà sul serio come figlio, se non andiamo-

-Ci metto 2 minuti e mezzo, puoi iniziare a contare-

Scappai in camera e con la coda dell’occhio lo vidi accomodarsi sul divano e accendere la tv.

 

 

∞∞

 

Mezzora più tardi ci trovavamo a Barnes, nel vialetto di casa sua con un pacco di dolci che avevo insistito per comprare e una paura del diavolo addosso.

Almeno, io ce l’avevo.

Lui mi sembrava proprio tranquillo.

-Vuoi stare calma?- si voltò verso di me, prima di premere a fondo il campanello.

-Sono calmissima-

-Allora perché mi stai stritolando il braccio?-

Non me ne ero accorta, sinceramente.

Sospirai e lo lasciai andare.

-Tua madre mi odia-

Roteò gli occhi –Basta Sugar. Non ti odia affatto.-

-Lo vedrai-

-D’accordo lo vedrò.-

Gli lanciai un’occhiata di sfida. –Se avrò ragione io tu andrai a comprarmi i frappuccini alla vaniglia ogni mattina per 2 settimane-

Raccolse la sfida, guardandomi divertito –Ci sto. E se avrò ragione io tu…- gli si dipinse sul volto un’espressione inequivocabile e prima che potesse continuare a parlare lo bloccai.

-Sei un pervertito. Non so cosa tu abbia pensato, ma sicuramente è una cosa da pervertiti.-

Si passò la lingua sulle labbra e sorrise –Fammi finire di parlare almeno!-

Ma non ebbe tempo di farlo, perchè la porta venne improvvisamente spalancata e Clare Pattinson comparve sulla soglia.

Non so onestamente quali pensieri mi passarono per la mente nei 10 secondi in cui la donna che per 16 anni avevo considerato una madre mi fissò dritta in volto, lo sguardo catturato dall’immagine che si trovava di fronte.

Non era cambiata per niente, i morbidi capelli biondi le cadevano sulle spalle nello stesso identico modo che ricordavo, e la bocca uguale a quella di Robert, curvata nella solita espressione di sorpresa che così tante volte le avevo visto comparire sul viso.

Poi, graduale come la neve che comincia a scendere su Hyde Park, la medesima bocca si aprì in uno dei suoi fantastici sorrisi.

-I miei bambini- si limitò a dire sottovoce, come se avesse paura di svegliarsi da un sogno dal quale non ci si vorrebbe mai destare.

Si portò una mano alla bocca e le lacrime resero i suoi occhi turchesi ancora più brillanti.

-Ciao mamma- fece Rob.

Ma non era lui che Clare guardava.

Il suo sguardo era fisso su me e prima che me ne rendessi conto mi ritrovai a piangere come se avessi ancora 5 anni.

Mi portai anche io una mano alla bocca cercando di mascherare i singhiozzi, ma quando lei ci strinse tutti e due in un abbraccio caldo di famiglia, persi ogni contegno e mi lasciai andare al pianto.

 

Quella sera fu inaspettatamente facile ricucire i pezzi della mia vita con la famiglia che così scioccamente avevo abbandonato.

Dopo i primi attimi di commozione generale nel vedermi lì ancora insieme a loro, fu come se non me ne fossi mai andata.

Clare volle assolutamente sapere tutto di quello che era successo in quegli ultimi 2 anni e Rob quasi ci rimase male quando si accorse di non essere affatto l’ospite più richiesto della serata.

Richard, suo padre, mi abbracciò forte e anche se cercava di mascherarlo capii lo stesso che era sull’orlo delle lacrime.

Victoria si mise ad urlare come una pazza quando si accorse che le cose fra me e Rob avevano preso la piega che tanto sperava.

Fu grazie alle sue grida, infatti, che finalmente intavolammo la questione della nostra relazione.

Le mie sciocche paure vennero annullate dall’abbraccio affettuoso di Clare e dalla sua occhiata inceneritrice a Rob al di sopra della mia spalla –Vedi di stare attento Robert Pattinson-, che lui accolse con uno sbuffo spazientito.

-La prossima volta che giro un film non mi prendo la briga di tornare, se questa è l’accoglienza che mi aspetta- commentò acido.

-Ma smettila, piuttosto vai a preparare il tè- fu la risposta secca di Victoria, che mettendogli in mano un vassoio lo spinse verso la cucina.

-Il tè alle 11 di sera certo. Ha perfettamente senso-

-Sta zitto Rob che ne vuoi sapere, è sempre il momento per il tè- fece Lizzy.

-Così impari ad arrivare tardi e a saltare la cena con la tua famiglia.-

-Mamma come te lo devo dire che esistono i fusi orari?!-

Ma nessuna di loro lo ascoltava più tanto erano prese a coccolarmi.

 

∞∞

 

 

-…beh e questo è tutto- rimestai il tè rimasto nella mia tazzina e alzai gli occhi su Rob.

Era stato catartico forse raccontare tutto il caos di quegli anni ai Pattinson, ma quando ebbi finito mi sentii completamente libera e pronta a ricominciare sul serio tutto d’accapo.

Ovviamente avevo evitato di scendere nel dettaglio sul perché Robert se ne fosse andato senza salutarmi prima di girare Twilight, non credevo che i suoi sarebbero stati felici di sapere quei particolari.

-20 sterline, Lizzy- fece Victoria, allungando la mano verso la sorella.

-Prego?- fece quella, cadendo evidentemente dalle nuvole.

-La nostra scommessa- continuò Victoria con voce angelica.

-Victoria..è stato 7 anni fa!-

-E allora? Io l’avevo detto che prima o poi sarebbe successo-

-Ragazze, l’idea di avere i vostri stessi geni mi disturba alquanto- si intromise Rob, scuotendo la testa.

Io invece non mi stupii più di tanto. Era una cosa tipica delle sorelle Pattinson, scommettere su me e Rob.

Sbuffando Lizzy le mollò le 20 sterline sulla mano e si voltò verso Robert –Te l’avevo detto che sarebbe successo-

-Beh scusa tanto-

Scoppiai a ridere e Victoria mi passò un braccio attorno alle spalle –A parte gli scherzi…sono contenta. Per voi, perché ve lo meritate. E sono contenta per me, perché la piccola sorellina è tornata a far parte della famiglia a tutti gli effetti e Dio solo sa quanto mi era mancata-

La mia famiglia, la migliore di tutte, pensai in quel momento, mentre sorridendo posavo la testa sulla spalla di Victoria.

 

 

 

 

 

 

 

∞∞

 

-Perché siamo dovuti venire da te?- mi chiusi la sua porta di casa alle spalle e sospirai.

Ero tremendamente stanca dopo quella giornata folle, considerando che avevo perso il conto delle ore trascorse senza dormire.

-Mi manca la mia stanza dalle pareti color glicine- continuai, mettendo su il broncio.

-Anche a me manca la mia- si lasciò cadere sul divano e sorrise.

-Ma tu hai delle banalissime pareti bianche- puntualizzai andandogli vicino e sedendo sul bracciolo del divano.

-E con questo?- sorrise in maniera inequivocabile e mi trascinò senza tanti complimenti sopra di sé.

Ed ecco che il cuore iniziò a martellarmi furiosamente nel petto.

Ero letteralmente terrorizzata da tutto ciò che sarebbe potuto succedere e avercelo ad una distanza così pericolosamente ridicola mi fece rabbrividire, nonostante una sua mano mi stesse lasciando una scia di lava sulla schiena.

Mi avvicinò ancora di più a sé e colmò i millimetri che ci separavano con un bacio che mi mozzò il respiro.

Quando ci staccammo, dopo quelle che a me parvero ore, tremavo vistosamente.

-Hey- fece, accortosi del mio completo terrore.

-Scusa Rob, scusa- mi alzai dal suo petto e mi sedetti, passandomi una mano fra i capelli.

-Hey, hey, hey.- si avvicinò e mi sorrise –Non c’è problema.-

-Non dobbiamo affrettare niente-

Lo guardai, con i capelli scompigliati e il respiro leggermente irregolare, e mi sentii sull’orlo delle lacrime.

Mi davo sui nervi da sola, perché dovevo sempre comportarmi da stupida.

-No ma non è questo…io voglio..cioè…- deglutii e mi accorsi di non essere capace di fare nemmeno quello.

-Scusami Rob-

Lui sorrise, bello come mai prima, e mi strinse a sé.

-Smettila, stupida. Non dirlo nemmeno per scherzo.-

-E’ che non so se sono in grado…potrei non essere all’altezza della situazione…-

Corrugò le sopracciglia e trasformò il sorriso in uno confuso.

-Tu pensi di non essere in grado?- rise –Io ho una paura del diavolo addosso.- mi accarezzò i capelli e mi guardò gentile.

Però quel suo profumo inebriante e intenso, quell’odore così particolare che aveva sempre avuto, si stava lentamente insinuando dentro di me ed improvvisamente smisi di avere paura.

Chiusi gli occhi per un istante e quando li riaprii non ebbi più nessuna incertezza.

Lui era lì ed era tutto ciò che desideravo.

Feci scivolare una mano sulla sua guancia e mi avvicinai per baciarlo.

-Stavolta sarà diverso- gli dissi, e con un’audacia che stupì persino me stessa, mi sedetti a cavalcioni sulle sue gambe.

Già, stavolta sarebbe stato davvero diverso.

Stavolta non me ne sarei andata nel cuore della notte.

Stavolta quando ci saremmo risvegliati, saremmo stati insieme.

Il turchese dei suoi occhi diventò immediatamente più scuro e brillò con un’intensità che mi colpì nel profondo.

Non disse niente mentre gli sbottonavo la camicia, e quando ebbi finito lui mi sfilò la maglia, gettandola da qualche parte lì intorno.

Poi mi prese il viso fra le mani e mi baciò ancora, ancora e ancora.

-Niente pavimento stavolta però- fece, quando si distaccò.

-Non è per niente comodo-

Mi misi a ridere e lasciai che mi sollevasse fra le braccia, continuando a baciarmi per tutto il tragitto fino alla porta della sua camera da letto, che chiuse con una pedata l’istante successivo a che varcammo la soglia.

Quella volta fu davvero tutto diverso.

 

 

 

 

Fanciulle invoco il vostro perdonooooo. Voi direte perché?! Beh perché non riesco a ringraziarvi adeguatamente nemmeno stavolta, anche se l’altra volta vi avevo promesso che non sarebbe capitato più.

Beh adesso ho appena finito di scrivere, infatti neanche ho riletto, probabile che vi troverete decine di migliaia di errori, ma ho la testa che mi scoppia e domani devo alzarmi alle 7.30..dico ci rendiamo conto?!

Comunque vi adoro lo sapete, alle mie commentatrici, tutti quelli che hanno messo fra i preferiti, le seguite o che leggono semplicemente!

Ah ci tenevo a precisare una cosa…molte di voi hanno pensato che fosse la fine, e in effetti si poteva supporre..beh mi dispiace ma non è così ^^

Insomma questa storia durerà ancora qualche altro capitolo, ci sono un po’ di cose che voglio approfondire, senza contare il fatto che siamo stati 13 capitoli con questi che non stavano insieme e adesso che finalmente li ho fatti congiungere voglio divertirmi un po’ XD

 

Va beh ragazze vi lascio, muoio dal sonno.

 

Vi adoro tutte quante indiscutibilmente!

 

 

Ah e non conosco Rob né nessun altro dei Pattinson.

 

Ah e poi il papà di Rob l’ho chiamato Richard perché così dice wikipedia, ma ho i miei dubbi in proposito, quindi se qualcuno sa il vero nome si faccia avanti e lo cambierò seduta stante J

 

Alla prossima!

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Capitolo 15
*** «we're just two lost souls swimming in a fish bowl. ***


Image Hosted by ImageShack.us Quando quella mattina aprii gli occhi fui certa che si fosse trattato tutto di un sogno

15

 

Quando quella mattina aprii gli occhi c’era profumo di Rob dappertutto.

Sul cuscino e fra le pieghe delle lenzuola.

Fra i miei capelli e sulla mia pelle.

C’era profumo di lui impregnato in ogni angolo della stanza, persino nelle tende e nella chitarra poggiata contro il letto.

Era così forte che mi chiesi come avessi fatto sinceramente a svegliarmi tutte le mattine senza quel misto di gelsomino e brezza marina nell’aria.

Un suo braccio mi cingeva la vita e quando spostai lo sguardo sul pavimento e vi scorsi il mio paio preferito di jeans, fui costretta a ripetermi mentalmente che era tutto vero.

Che era successo davvero.

Desideravo terribilmente voltarmi e rimanere affascinata dal miracolo del suo viso addormentato ad un centimetro dal mio, ma allo stesso tempo ero restia a farlo perché volevo prolungare quel momento per l’eternità.

Quella piccola parte di incredulità e di magia quasi, quella piccola parte che non sarebbe mai più tornata, quella dove potevo rivivere ancora tutto dentro la mia testa come se fosse una semplice fantasia e non la realtà delle cose.

Perché la realtà in qualche modo ti delude sempre.

Ed io non volevo rinunciare troppo presto a quella sensazione di perfetta follia che mi faceva rabbrividire, nonostante il suo torace bollente stretto contro la mia schiena.

Non volevo fare in modo che l’inesorabile scorrere del tempo giungesse a portarmi via quegli attimi quasi ultraterreni che non sarebbero tornati mai più.

Fare l’amore con Robert era stata la cosa più bella della mia vita.

La nostra prima volta non era neanche da tenere in considerazione in confronto a ciò che era successo la notte prima, perché sensazioni così forti non le avevo mai neanche immaginate.

Per la prima e vera volta io mi ero sentita una donna.

Senza timore, senza fretta, senza confusione, stavolta c’eravamo presi il nostro tempo e c’eravamo saziati completamente l’uno dell’altra.

Quando alla fine io mi ero accasciata su di lui, mi aveva accarezzato i capelli, scostandomeli dal viso e mi aveva baciato la fronte in una maniera così dolce da farmi credere che di una felicità del genere si potesse davvero morire.

Improvvisamente lo sentii mugolare nel sonno e la sua mano si mosse impercettibilmente contro di me.

Contai fino a tre prima di girarmi e quando lo feci avvertii le mie labbra curvarsi involontariamente in un sorriso estatico.

Sarei potuta rimanere semplicemente a guardarlo per il resto dell’eternità e non ne avrei mai avuto abbastanza.

Le labbra lievemente arricciate in un’espressione che avevo imparato a conoscere come le mie tasche e la linea della mascella pronunciata, era semplicemente da infarto.

Mi venne in mente la prima volta che ero rimasta a dormire lì, la prima sera che si era trasferito.

Il giorno in cui “era diventato grande”, secondo sua madre.

Anche se poi di fatto, continuava a portarle i panni da lavare ogni settimana.

Aveva comprato quell’appartamento insieme a Tom e quando il padrone di casa gli aveva finalmente messo le chiavi in mano, sembravano due bambini dentro un negozio di caramelle.

Da allora quel buco di appartamento era diventato il ritrovo stabile di tutto il Brit Pack e avevo sinceramente perso il conto di tutte le feste che ci avevamo fatto.

E di tutte le ragazze che ci aveva portato Marcus, se vogliamo dirla tutta.

La prima volta che avevo dormito lì, la camera di Rob era un casino assurdo. C’erano scatoloni dappertutto e il letto era costituito dal suo vecchio materasso buttato a casaccio sul pavimento.

Eppure era stato divertente dormire in quelle condizioni.

Avevamo 20 anni e ci sembrava chissà quale meraviglia avere un posto solo per noi.

Adesso, lo era in un senso del tutto nuovo.

Era strano pensarci sotto quelle nuove vesti, da innamorati.

Ma non mi sarebbe dispiaciuto farci l’abitudine.

-Hai intenzione di starmi a guardare per tutta la mattina?-

Per poco non gridai dallo spavento quando, nonostante avesse gli occhi ancora chiusi, si mise a parlare.

-Ma chi ti guarda?- nel frattempo il mio cuore aveva iniziato una danza tutta sua all’interno della cassa toracica.

-Tu- increspò le labbra in un magnifico sorriso e finalmente aprì gli occhi.

-Veramente stavo ammirando le tue splendide banalissime pareti bianche-

-Come no- e mi annebbiò le facoltà mentali con la sua dannatissima risatina sommessa.

-Piantala, Pattz. Non credere di essere onnipresente nei miei pensieri- tuttavia non riuscii a celare un sorriso che dimostrava tutt’altro.

Difatti se ne accorse perché nel giro di una frazione di secondo mi trovai stretta fra le sue braccia, circondata dal suo profumo celestiale.

-Sei bellissima- sussurrò poi al mio orecchio, prima di baciarmi dolcemente.

-Quando cerchi di raccontarmi stronzate- aggiunse dopo un istante, gli occhi illuminati dal suo sorriso divino.

Lo spinsi via, ma fallii miseramente nell’impresa, quando mi afferrò le mani che tanto vigorosamente cercavano di allontanarlo, e se le passò dietro la nuca prima di tornare a baciarmi, le labbra inclinate dalla felicità.

I suoi capelli scompigliati mi solleticavano la fronte e mi venne da sorridere quasi inconsapevolmente nel constatare quanto avessi desiderato sentire quel preciso solletichio sulla mia pelle, da essermelo immaginato così tante volte senza neanche farci più caso e solo allora mi resi davvero conto come da sempre io avessi voluto proprio lui.

Non Liam, non Zack, non Mike e nemmeno James.

Io avevo sempre voluto Robert.

Si scostò un poco da me e mi accarezzò una guancia –Non sai quanto ho aspettato questa mattina- fece poi, e i suoi occhi erano davvero sinceri.

-Solo la mattina?- gli sorrisi maliziosamente.

-Il resto era sottinteso, ovviamente.- puntualizzò, facendomi rabbrividire con la sfumatura che gli aveva colorato la voce.

-Ovviamente-

Scosse la testa e si sdraiò accanto a me, tenendomi tuttavia sempre stretta a sé.

Io mi accoccolai contro di lui, inspirando a fondo il profumo del suo torace e seppi che niente sarebbe mai stato più perfetto di quel momento.

-Sei felice?- mi chiese dopo qualche attimo di silenzio.

-Sì, Rob- ci misi un po’ a rispondere, perché onestamente non sapevo come fargli capire l’esatta portata della mia felicità, ma quando lo feci lui capì subito che lo ero davvero e mi baciò fra i capelli.

Mi sembrava come se mi fossi sempre svegliata fra le sue braccia, come se avessi sempre aperto gli occhi nel disordine della sua stanza, come se quella fosse semplicemente la normalità, e quando mi resi conto che d’ora in poi lo sarebbe sempre stata, ebbi un’improvvisa voglia di piangere.

Mi misi a sedere fra le coperte, lasciando vagare lo sguardo sulla camera sempre più luminosa con il primo sole della mattina, e sospirai felice.

-A che pensi?- si mise a sedere di fianco a me, posandomi un bacio delicato su una spalla nuda.

-Suona per me, Robert-

Una risatina incredula seguì qualche secondo di silenzio.

-Come?-

Mi voltai e lo fissai negli occhi –Sì suona per me. Come facevi tanto tempo fa.- gli accarezzai il volto e lui continuò a fissarmi con una luce strana nello sguardo.

-Perché?-

-Perché è quello che eri e quello che sei, è quello che ero anche io e che voglio essere per sempre.-

Fu un attimo e i suoi occhi cambiarono colore.

Mi baciò -Dammi un secondo- sussurrò poi sulle mie labbra, prima di alzarsi e infilarsi i jeans.

Rimasi a guardarlo immersa fra le coperte, mentre prendeva la chitarra e la accordava, accarezzandola amorevolmente con la sua solita innata delicatezza.

Abbassai per un attimo lo sguardo e me lo rividi a 15 anni, capelli più lunghi e meno spettinati, sentimenti diversi ma forse più simili di quanto pensassi, e mi resi conto che ciò che non era mai cambiato era la sua essenza più pura, la sua anima di artista.

Quella c’era sempre stata e per sempre sarebbe rimasta, fino a che non avesse esalato l’ultimo respiro.

Perfino a 60 anni sarebbe rimasto lo stesso.

Quasi me lo immaginavo, con i capelli bianchi e gli occhi frizzanti a suonarmi le canzoni nel cuore della notte.

Si schiarì la voce ed io alzai automaticamente lo sguardo.

-Vanno bene i Pink Floyd?- mi chiese sorridendo.

Sapevo che avrebbe fatto Wish you were here, era una delle sue preferite ed indubbiamente la mia preferita.

-Vada per i Pink Floyd- mi passai i capelli su una spalla e mi preparai al turbine di emozioni che di lì a qualche secondo mi avrebbe attraversato.

 

à  wish you were here

Non riuscivo a staccare gli occhi dalle sue mani che avevano iniziato a muoversi delicate come se stesse sfiorando delle corde di cristallo e la musica che veniva fuori da quel movimento mi stava toccando punti dell’anima che non credevo neanche più di possedere.

Ed era così bello invece capire di non essere affatto cambiata dalla me stessa ragazzina che si metteva a piangere per la voce di David Gilmour e si immaginava lunghe passeggiate nella brughiera con quel qualcuno che prima o poi sarebbe arrivato ad illuminare le giornate di musica e di libertà.

Quel qualcuno che mi avrebbe regalato coroncine di margherite e me le avrebbe posate fra i capelli, quel qualcuno che mi avrebbe fatto ridere per niente e che mi avrebbe guardato negli occhi e ci avrebbe visto i nostri futuri figli riflessi dentro.

Quel qualcuno che non mi ero accorta di avere sempre avuto accanto.

Robert sorrideva e muoveva le mani, non staccava gli occhi dalle corde e la sua intera anima veniva fuori insieme alle note.

Poi improvvisamente, alzò lo sguardo su di me e quello che lessi lì in qualche punto imprecisato fra le sopracciglia distese e le labbra arricciate, mi toccò il cuore molto più di qualsiasi altra cosa avesse mai fatto prima.

Perché mi amava e lo capivo.

Mi amava e lo vedevo da tutto quello che era. Semplicemente perché era sempre stato così e io non l’avevo mai voluto vedere, ma lui l’aveva sempre fatto invece.

E poi un altro accordo e un cambiamento nel suo sguardo mi fecero rabbrividire.

Accarezzai il lenzuolo ancora caldo di lui accanto a me e qualcosa si mosse nel mio cuore.

Gli sorrisi e mi passai i capelli su una spalla.

Quante volte aveva suonato quella canzone, quante volte si era arrabbiato per non riuscire ad eseguirla esattamente come David e quante volte io l’avevo preso in giro, dicendogli che di David non ce ne sarebbero stati mai più.

Ma la verità era che per me lui era David e molto di più.

Lui era l’altra parte di me, quella parte che spesso non veniva fuori, ma che c’era comunque e lui sapeva sempre come farmela ritrovare.

Un altro sorriso sghembo e un movimento di mani. Un raggio di luce colpì l’oro dei suoi capelli e io mi sentii sull’orlo delle lacrime:

 

 

-So, so you think you can tell

Heaven from Hell, blue skies from pain?

Can you tell a green field from a cold steel rail? A smile from a veil?

Do you think you can tell?-

 

Iniziò a cantare, continuando a muovere dolcemente le mani sulle corde della chitarra ed io, come previsto, tremai.

Avevo sinceramente perso il conto di tutti i pomeriggi, di tutti gli inverni chiusi al caldo della mia camera dove invece di studiare lui tirava fuori la chitarra e dava libero sfogo a ciò che semplicemente era, ed io lo stavo ad ascoltare rapita per ore intere.

Ce ne erano stati troppi eppure non sembravano mai abbastanza.

 

 

-And did they get you to trade your heroes for ghosts?

Hot ashes for trees?

Hot air for a cool breeze?

Cold comfort for change?

And did you exchange a walk on part in the war for a lead role in a cage?-

 

Solo che adesso guardarlo così, i muscoli del braccio destro in rilievo mentre sfiorava le corde, era come vederlo per la prima volta.

Quelle parole non erano più solo la poesia di un genio come David Gilmour, quelle parole trascendevano tutto un altro universo. Erano come foriere di ciò che sempre sarebbe stato per noi e mai sarebbe cambiato, mi richiamavano alla mente ricordi di risate e lacrime, di litigi e serate trascorse a suonare ai pub di Barnes, mi ricordavano l’esatta sfumatura dei suoi occhi e l’argento delle mie risate quando ci rincorrevamo nei prati dietro casa.

Poi di nuovo la melodia prodotta dalle sue mani e quando alzò lo sguardo ad incontrare il mio il sorriso che mi rivolse illuminò la stanza molto più del sole stesso.

E lì non riuscii a trattenere oltre le lacrime, rimaste appostate dall’inizio della canzone in attesa del momento migliore per scivolare giù a bagnare le sue lenzuola, e neanche mi preoccupai di asciugarle.

 

-How I wish, how I wish you were here.

We’re just two lost souls swimming in a fish bowl, year after year-

 

Continuò a sorridermi, eppure ben sapevo quanto scosso si dovesse sentire a sua volta, mentre suonava e i ricordi gli fluttuavano nella testa come facevano nella mia.


-Running over the same old ground,

what have we found?

The same old fears.

Wish you were here.-

 

E quanto l’avrei voluto con me in quegli anni tremendi senza il suo sapore di magia a rendere tutto 100 volte migliore.

Quanto avrei voluto che le nostre anime non avessero dovuto separarsi mai, ma ciò che era davvero importante, mi resi conto, era che alla fine ci ritrovavamo lì, esattamente dove eravamo sempre stati.

Io e lui e wish you were here, come se niente fosse mai cambiato.

Perché era proprio come diceva David, anime perdute all’interno della stessa vasca, anno dopo anno. Non avremmo mai potuto allontanarci davvero.

Neanche se l’avessimo voluto.

E poi le ultime note della sua chitarra si persero nell’aria e prima che me ne fossi resa effettivamente conto la canzone era finita e lui aveva smesso di suonare, gli occhi completamente persi dentro ai miei.

-Faccio davvero così pena?- esclamò dopo un momento, sorridendo.

Scoppiai a ridere fra le lacrime e senza attendere un secondo di più, mi precipitai su di lui, trascinandomi dietro le lenzuola.

Mi accolse immediatamente, appoggiando la chitarra accanto a sé e stringendomi fra le sue braccia calde.

Lo baciai, non smettendo di piangere un singolo istante, troppo sopraffatta da tutte quelle emozioni.

E baciarlo con il sapore delle lacrime sulle labbra, era tutta un’altra storia.

-Ti amo, Sugar- sussurrò così piano che credetti quasi di essermelo immaginato.

-Ti amo da morire- ripetè, scostandomi i capelli da una spalla, baciandomi dolcemente l’incavo del collo.

Inspirai a fondo il suo profumo, l’unico profumo al mondo che avrebbe mai avuto senso per me, e lasciai che la nostra nuova vita insieme avesse inizio.

 

 

 

 

Dolci fanciulle, invoco perdono.

Sono secoli che non aggiorno ç___ç e in più lo faccio con questo capitolo patetico e corterrimo.

Lo so, mi dispiace. Solo che diciamo è un po’ così di transizione, è un capitolo di passaggio alla loro vita insieme, volevo dare l’idea del primo risveglio e di quanto per quanto le cose siano cambiate fra loro, siano sempre gli stessi, i migliori amici che hanno condiviso tutto e hanno miliardi di ricordi insieme.

So di non esserci riuscita ç__ç

Scusate davvero. In questo periodo poi ci sono stata davvero poco al pc, perché sono ricominciate le lezioni all’università, per cui sono sempre stata fuori.

In più l’altro ieri mio padre è riuscito a trovarmi 2 biglietti per il Festival del Cinema di Roma, così ieri sono andata *________*

Non so dirvi la meraviglia che ho provato.

Tralasciando le peripezie varie, vedi temporale, ritardi del pullman, perdersi a roma per cercare gli uffici mediaset dove avrei dovuto incontrare l’amico di mio padre con i biglietti, è stato tutto fantastico.

Fra l’altro l’autobus che ho preso per arrivare al Parco della Musica, ci ha lasciato nel mezzo del nulla perché l’intelligentissimo autista ha battuto con una macchina e molto simpaticamente ci fa “beh la corsa finisce qui”

Io e la mia amica ci siamo guardate terrorizzate. Non avevamo la più pallida idea di dove ci trovavamo, mancava un quarto d’ora all’inizio e se non arrivavamo entro subito non ci facevano più entrare, allora abbiamo visto un cartello con la scritta “auditorium” e abbiamo deciso di seguirlo, del tutto ignare se l’auditorium in questione fosse al parco della musica.

Comunque sia era l’unica cosa da fare al momento XD nel frattempo abbiamo chiesto informazioni e tutti “si la strada per l’auditorium è questa, ma è lunga! Dovete farvi tutti i parioli, sarà mezzora a piedi”

O____O MEZZORA?!

In ogni caso ci siamo incamminate verso questo cavolo di auditorium e tipo in 10 minuti siamo arrivate.

Incredule facciamo per avvicinarci all’ingresso e nello stesso momento arrivano due macchine che si fermano accanto a noi, ma tipo ad un centimetro. Io senza farci troppo caso mi volto e vedo dentro Jamie Campbell Bower ad un solo finestrino di distanza da me XD

Guardo meglio e c’erano anche tutti gli altri, ovvero Charlie Bewley e Cameron Bright.

Ho rischiato seriamente l’infarto.

Alla fine se il simpatico autista non ci avesse lasciato a piedi, saremmo arrivate prima e non li avrei visti a così poca distanza.

Roba che se fosse capitato l’anno scorso e dentro la macchina ci fosse stato Rob, sarei morta sul serio.

Comunque, fine raccontino sulla mia avventura romana.

Ah va beh certo lo spettacolo è stato fantastico, il pezzo dell’abbandono mi ha fatto piangere come una fontana. Per non parlare dei pezzi di Montepulciano. Sono andata in crisi in pratica.

Non vedo l’ora che sia il 18 Nov.!

 

 

Bene fanciulle, mi tocca scappare a pranzo da mia nonna adesso perdonatemi se non vi ringrazio adeguatamente, ma vi adoro tutte indiscutibilmente, tutte le mie commentatrici, chi legge, chi mette fra i preferiti e le seguite!

 

Vi adoroooooooo <3<3<3<3

 

See ya soon!

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Capitolo 16
*** «but, my God, it's so beautiful when the boy smiles. ***


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-Sai, non me la immaginavo così camera tua- Trixie fece girovagare per l’ennesima volta lo sguardo nella mia stanza prima di s

16

 

-Sai, non me la immaginavo così camera tua- Trixie fece girovagare per l’ennesima volta lo sguardo nella mia stanza prima di sospirare rumorosamente e lanciarsi distesa a pancia in su fra le morbide coperte del mio letto.

-E come te la immaginavi, se posso chiederlo?- la guardai scettica, le mani sui fianchi e nessuna intenzione di farla uscire viva da lì dentro senza le risposte che volevo.

-Grigia- disse solamente.

-Grigia?-

-Ah ah-

-Non voglio approfondire e sappi comunque che se mi hai dato una risposta vaga solo per cercare di farmi desistere dai miei propositi, ti sbagli di grosso-dissi senza neanche prendere fiato.

-Caspita tesoro, respira però- scosse la testa e mi guardò dal letto con aria divertita.

-Simpatica- le rivolsi l'ennesimo sorrisino -Ora però basta con i giochetti. Voglio delle risposte. E le voglio ora.-
Come se neanche avessi parlato, lei continuò a fissarsi lo smalto rosa fluorescente della mano sinistra.
-Trixie!-
Niente.
-Thérèse Fontaine, apri quella cazzo di bocca. ORA.-
E, proprio l'effetto che desideravo, i suoi occhi si spalancarono immediatamente, per poi ridursi a due fessure l'istante successivo.
Li puntò su me -Com'è che mi hai chiamato?- sibilò a dentri stretti.

Alzai le sopracciglia in segno di sfida, e lei continuò a guardarmi come se volesse uccidermi.

-In quale universo parallelo pensi di vivere se credi che usare il mio nome completo serva a convincermi a parlare?- domandò lei, lo sguardo non aveva perso quella sfumatura assassina.

Sospirai e lasciai perdere tutti i miei propositi battaglieri.

La raggiunsi sul letto e le sedetti accanto. –Trixie…sono preoccupata.-

Lei sbuffò. –Dovresti, hai idea delle condizioni in cui hai lasciato James?-

Non potei fare a meno di tremare involontariamente e socchiusi gli occhi per quella scarica improvvisa di dolore all’altezza del petto.

-Non stavo parlando di me- feci dopo un momento, quando fui sicura che la voce non mi tremasse.

Di nuovo lei mi ignorò.

-Dov’è Tom?-

Per quanto si sforzasse di risultare sempre e comunque come quella a cui tutto rimbalzava addosso, non potei non notare l’impercettibile fremito che la attraversò quando pronunciai il suo nome.

-Dovrei saperlo?- e nella sua voce colsi chiara come il sole una nota amara.

Non mi guardava e seppi che lo faceva apposta di cercare di evitare il mio sguardo indagatore.

-Sarà con il tuo cavaliere dall’armatura splendente- aggiunse poi, quasi inaspettatamente.

-Sembrava non vedesse l’ora di vederlo. Io li terrei d’occhio quei due, fossi in te. Passano decisamente troppo tempo insieme-

Sospirai –Dov’è Joe?- continuai, cercando di mantenere un tono tranquillo.

Rimase in silenzio per un bel po’, poi finalmente si voltò verso di me e sorrise calma, come se niente fosse –Joe è a New York-

-O forse è venuto a cercarmi qui, non saprei- corrugò le sopracciglia pensierosa, ma lo sguardo le rimase tranquillo, come se il fatto non la toccasse minimamente.

Mi drizzai a sedere sconvolta e la obbligai a fronteggiarmi.

-Tu sei pazza. Dico, ma ti rendi conto di quello che hai combinato? Ma come ti è venuto in mente? Andare a letto con Tom…-

Di nuovo affilò lo sguardo e quando stavolta parlò il suo tono era quasi altrettanto tagliente –Cos’è, a te è permesso far soffrire le persone che ti amano e a me no?-

La guardai molto più che scioccata, quasi scandalizzata.

-Trixie…- ma lei mi bloccò –Tu puoi andartene in giro tranquilla, destreggiandoti fra i vari James e Robert senza che nessuno possa dirti niente, e io no?-

-Cosa?-

-Joe non c’era quella sera. O meglio c’era, ma era così ubriaco che era come se non ci fosse e io ero uscita a fumare e Tom mi ha seguita e me ne sono fregata delle conseguenze, ho solo fatto quello che volevo. Puoi biasimarmi per questo?-

-Beh d’accordo, ma la situazione è un tantino diversa. Joe ti ama alla follia.-

Non riuscivo veramente a capacitarmi di come potesse paragonare le nostre due situazioni.

Lei rise –Perché James no? A te è perdonato tutto solo perché alla fine hai capito che Pattinson è il grande amore della tua vita? Beh la cosa in sé non cambia. Abbiamo entrambe fatto soffrire le persone che più erano vulnerabili per noi.- si fermò un istante e mi guardò –Poco importa quali sono i motivi per cui l’abbiamo fatto.-

Mi aveva lasciato spiazzata, letteralmente.

Non mi veniva in mente nulla di adeguato da dire, per controbattere eppure non volevo ammettere che in fondo avesse ragione.

Il fatto in sé, non cambiava.

James stava soffrendo esattamente come Joe.

Poco importava se uno stesse soffrendo perché era stato lasciato per il vero amore, e l’altro per un semplice tradimento di una nottata.

-Posso solo chiederti perché?- le chiesi alla fine, dopo tutto quel silenzio.

-Perché deve esserci per forza un motivo?- distolse lo sguardo da me e guardò fuori dalla finestra la neve che aveva iniziato a volteggiare silenziosa.

-Non esiste. E vorrei che la smettessi di dargli tutta questa importanza. Io non lo faccio, non vedo perché dovresti farlo tu.-

Rimasi semplicemente senza nulla da dire.

Alla fine lei si voltò verso di me, sorridendo tranquilla –Comunque non sono venuta qui per parlare di me o di Tom o di Joe.- si tirò a sedere sui cuscini e sospirò –Ho fame. Ordiniamo cinese?-

-Sei venuta per mangiare?- tentai di sorridere, nonostante la nostra conversazione mi avesse lasciato un tantino scossa.

Lei roteò gli occhi –No, è che a stomaco vuoto non riesco a riflettere.-

-Ah, certo-

Sorrise –Avanti, passami il telefono-

Sospirai sconsolata e le allungai il cordless.

-Tanto per essere sicura..- le feci poi sorridendo amaramente –Di che cosa dovresti riflettere a stomaco pieno?-

Lei alzò gli occhi al cielo mentre componeva il numero del take-away e sospirò –Dai, devo davvero spiegartelo?-

-Ehm…sì dato che non ho la più pallida idea-

-Beh..- cominciò, poi si interruppe per ordinare una quantità spropositata di cose e quando finalmente riattaccò continuò come se niente fosse.

-…non penserai mica di lasciarmi da sola con quegli sbandati. Se tu torni a Londra, anche io lo faccio-

Per poco non cascai dal letto dallo shock.

-Trixie…ma…- ma mi fu impedito di formulare una frase completa dal rumore della porta d’ingresso che si chiudeva pesantemente.

-Oddio…ecco che arriva la cavalleria- Trixie roteò gli occhi e si seppellì fra i cuscini del letto.

Io non feci neanche in tempo a voltare lo sguardo verso di lei che le risate di Robert e Tom si diffusero per tutta la casa.

-E c’è anche il fido scudiero, che gioia- commentò lei, sbuffando sonoramente.

-Sugar?- sentii chiamarmi poi e quasi volli strozzarmi con le mie stesse mani quando mi sentii letteralmente sciogliere dentro al suono della sua voce.

Pattz non poteva farmi diventare così sdolcinata. Avrei finito con l’odiarmi.

Poi però, quando apparve sulla soglia della porta, con quei capelli così scompigliati e il maglione blu che faceva sembrare il turchese dei suoi occhi ancora più brillante, il mio cervello andò in tilt e gli saltai addosso prima ancora che potesse mettere un piede nella stanza.

Anche se non potevo vederla, sapevo che alle mie spalle Trixie si era probabilmente sparata un immaginario colpo di pistola alla tempia.

-Vi preferivo quando non vi parlavate- fece Tom, allontanandosi di poco e irrigidendosi visibilmente quando il suo sguardo incontrò quello di Trixie.

-Vorrai scusarmi se non ti sono propriamente saltata addosso anche io- fece lei, ostentando un’indifferenza glaciale –ma non ho proprio voglia di alzarmi.-

Spostai il viso dal collo di Rob, verso Tom e lo vidi scrollare le spalle e sorridere tranquillamente.

-Figurati, ti va di andare a bere al pub qua sotto?-

La reazione della mia amica, ovviamente mi spiazzò.

-D’accordo- si alzò dal letto, lisciandosi un po’ la maglia e lo precedette verso l’ingresso.

-Scusate…- intervenni a quel punto io, alquanto stupita.

Entrambi si voltarono nello stesso istante.

-Che cazzo fate?-

-Hanno messo un divieto sulla birra di cui non sono consapevole?- fece Tom, quel sorrisetto irritante sempre presente.

-Trixie hai ordinato una quantità di roba cinese che potrebbe sfamare tranquillamente gli abitanti di tutta l’Inghilterra per un mese..mi spieghi che cosa ci devo fare io adesso?-

Lei mi guardò dall’alto in basso con aria di sufficienza –Beh mangiatela con Patty! Un po’ di roba fritta gli farebbe bene, mi sembra un po’ troppo magro ultimamente.-

-Io sono qui, comunque eh…- fece notare quest’ultimo, cercando di assumere un cipiglio offeso ma fallendo miseramente nell’impresa.

Trixie non sprecò altro tempo a fornire ulteriori spiegazioni e prima che potessi anche io dire la mia in proposito, i due erano già fuori della porta di casa.

-Beh..ti va di mangiare cinese?- gli chiesi dopo un istante, scoppiando a ridere.

-Ho scelta?- sorrise e senza aggiungere altro mi baciò lentamente, dolcemente, facendo aumentare i battiti del mio cuore a dismisura.

-In realtà no, signor Pattinson- mi staccai a malincuore dalle sue labbra e lo guardai negli occhi.

-Però sai cosa..?-

Corrugò le sopracciglia incuriosito mentre una piccola ruga di consapevolezza gli si disegnava sulla fronte -…c’è ancora un sacco di tempo prima che quelli delle consegne arrivino…-

Non smise di sorridere, alzandomi il mento con un dito –Tentatrice.- sibilò a denti stretti.

Risi e mi riavvicinai smaniosa di qualche altro bacio, ma ben presto mi accorsi di una misteriosa resistenza da parte sua.

-Dobbiamo parlare- disse soltanto, cercando di mantenere un tono allegro.

-Oh dai, non essere noioso Pattz- gli detti un piccolo morso sul labbro inferiore e lo sentii tremare visibilmente.

In meno di una frazione di secondo mi ritrovai catapultata sulla mia vecchia cassettiera di legno, l’atmosfera improvvisamente di 20° superiore alla norma.

E meno male che bisognava parlare.

Stupidi maschi fu l’ultima cosa che pensai prima di scollegare completamente il cervello quando la sua lingua tracciò delle scie infuocate sulla mia clavicola sinistra.

 

 

-Se intendi questo con “dobbiamo parlare”…beh dobbiamo parlare più spesso- risi mentre gli sfioravo il petto nudo con un bacio e lui mi accarezzò una ciocca di capelli sospirando.

Per qualche minuto rimanemmo in silenzio a cullarci con il reciproco battito del cuore.

Per quanto mi riguardava non mi sarei mai allontanata dalla posizione più confertevole dell’universo, distesa sul suo torace, ad accarezzare le piccole venature sulle sue braccia calde.

Fu solo quando ad un certo punto lui mi sollevò una mano per portarsela alla bocca, che alzai lo sguardo ad incrociare il suo, e l’inquietudine che vi lessi mi spiazzò totalmente.

-Rob…- sussurrai a fior di labbra, come se avessi paura che se mi avesse udito avrebbe confermato il terrore che si era impossessato in un attimo di me.

Sospirò rumorosamente, continuando a stringere la mia mano e a baciarla delicatamente e quando finalmente i suoi occhi si posarono di nuovo sui miei, qualcuno suonò alla porta.

Allora le sue labbra si stiracchiarono in un sorriso e mi lasciò andare la mano, tirandosi a sedere sul letto completamente disfatto.

-Questa è l’ultima volta che mi lascio distrarre così- rise e cominciò a rivestirsi, mentre io non riuscivo ad allontanare quell’orrenda sensazione che ci fosse qualcosa che non quadrava.

Continuai a guardarlo anche mentre si allontanava e andava ad aprire al tizio del ristorante cinese e per tutto il tempo non riuscii a scacciare quella fastidiosissima sensazione.

Mi sentii strana quando ci sistemammo sul pavimento del salotto con le scatoline di ravioli al vapore, 3 tipi diversi di pollo e involtini primavera davanti a noi, quando mettemmo il dvd di Love Actually, quando mi tirò a sé e mi fece accoccolare fra le sue braccia, e persino quando si alzò per andare a fare il caffè.

Dopo 5 minuti che si era allontanato, sospirando misi pausa al film e lo seguii in cucina.

Apparentemente non c’era niente che non andasse, si muoveva tranquillo, aprendo e chiudendo i cassetti, sbagliando come al solito lo sportello dove tenevo lo zucchero, eppure c’era qualcosa che lo rendeva diverso.

-Mi piace il fatto che sbagli sempre lo sportello dello zucchero- gli sorrisi dalla soglia quando lui si girò verso di me.

Si limitò a sorridere e tornò ad occuparsi della caffettiera.

-Rob…-

deglutii prima di continuare a parlare -…di cosa dobbiamo parlare?-

Stavolta, quando si voltò gli lessi chiaramente l’inquietudine nello sguardo.

-Non ti piacerà…- socchiuse gli occhi e sospirò.

Annuii leggermente –Ti ascolto…-

Il caffè era pronto e lui lo versò nelle due tazze senza dire niente, come se non avessimo neanche parlato.

Poi finalmente, quando ebbe finito ed ebbe posato le tazze sul tavolo, mi fece cenno di sedermi ed io cercando di mantenere per quanto possibile la calma, obbedii.

-Ti prego parla perché questo silenzio mi sta uccidendo- sbottai dopo quella che a me era parsa una vita intera durante la quale lui si era limitato a zuccherarsi il caffè nella maniera più lenta che si possa immaginare.

Finalmente alzò il viso dalla tazzina e mi guardò cercando di sorridere.

-Si tratta di lavoro…- fece una pausa cercando di misurare il mio stato d’animo.

-…mi ha chiamato Sarah, la mia agente…- si bloccò per passarsi una mano fra i capelli.

-Beh, devi tornare a Vancouver per finire le riprese, questo lo so- feci a quel punto io, sperando con tutto il cuore che alla fine il grosso problema fosse semplicemente quello.

Lui sorrise amaramente e scosse la testa –Non si tratta solo di questo…vedi loro non sono contenti di come mi sono comportato…-

Lo guardai spiazzata –Ovvero?-

-Ovvero farmi vedere al concerto dei The Killers con te, monopolizzare mezzo aeroporto per correrti incontro in mezzo al fuoco incrociato dei paparazzi…cose di questo genere- mi guardò fisso e deglutì, visibilmente impacciato.

-Ah- fu l’unica cosa che riuscii a dire.

Vedendo che non accennavo ad aggiungere altro, continuò a parlare –Sì vedi la produzione ha chiesto a me e a Kristen di comportarci in un certo modo…di farci vedere spesso insieme ma non troppo, di far sembrare che siamo una coppia senza rivelarlo propriamente. Almeno fino a quando Eclipse non sarà finito…-

D’improvviso capii tutto.

-Così io sono d’ingombro, certo- scossi la testa e risi sarcasticamente –Avrei dovuto immaginarlo-

-Sugar ti prego- fece lui, alzando gli occhi al cielo. –Sai che non è così. E’ che ho firmato un contratto e perciò sono vincolato, sono esigenze di produzione e per quanto mi ripugni, sono costretto a comportarmi così.-

Mi alzai, incapace di stare ferma un istante di più e presi a passarmi convulsamente le mani fra i capelli, proprio come faceva lui.

Forse dovevo smetterla di passarci così tanto tempo insieme.

-E io allora cosa dovrei fare? Qual è la mia parte in tutto ciò? Stare a casa ad aspettarti e nel frattempo guardarti amoreggiare con Kristen dalle copertine di tutti i giornali?- mi fermai vicino alla finestra e mi voltai a guardarlo, la voce sempre più furiosa –Dovrei essere contenta di vedermi sbattuta in faccia la tua magica storia d’amore ogni singolo giorno?-

Improvvisamente si alzò e mi venne vicino, prendendomi per le braccia ed interrompendo il mio frenetico gesticolare.

-Non c’è niente di vero Sugar. Sono solo cazzate. Una enorme montagna di stratosferiche cazzate. Si tratta solo di farci vedere che scendiamo da qualche taxi insieme, che andiamo alle stesse feste, cose del genere ma niente di più, te lo prometto-

-Non mi importa Rob. Io ho completa fiducia in te, non è questo il punto-

lo guardai scuotendo la testa e lui mi fissò a sua volta in attesa che continuassi a parlare, teso all’inverosimile.

-E’ che mi fa schifo questa situazione. E la cosa che più mi fa schifo è il fatto che tu la accetti senza battere ciglio, come se fosse normale fare finta di stare insieme ad una persona solo per mandare avanti quella macchina succhia soldi che è Twilight-

Ovviamente, come del resto mi ero aspettata che facesse, rimase in silenzio, abbassò lentamente lo sguardo e mi lasciò andare le braccia, allontanandosi di poco da me.

-Dopo che le riprese saranno finite comincerò il tour promozionale di New Moon- tornò a guardarmi in faccia, mentre sapevo perfettamente che lottava contro se stesso cercando almeno una motivazione valida per non doversi sentire così in colpa –Starò via per un sacco di tempo e mi piacerebbe che tu venissi con me…-

-Per stare rinchiusa in albergo? Per non avere neanche il permesso di camminare per la strada con il mio ragazzo? Grazie ma non mi va.-

Lo guardai con quello che sperai essere uno sguardo di disprezzo, ma fui quasi sicura di non essere riuscita nell’intento quando mi accorsi che aveva cominciato a sorridere debolmente.

-Lo sai che non ti lascerò scelta.-

-Robert, per favore- sospirai e mi voltai dall’altra parte.

Non passò neanche un secondo che la sua mano calda si piazzò esattamente sulla mia guancia e me la girò verso il suo viso teso.

Non disse niente, ma con gli occhi che si ritrovava certe volte le parole erano davvero superflue.

-Troveremo il modo di farti camminare per la strada con il tuo ragazzo- di nuovo sorrise, un po’ meno debolmente e già cominciai ad avvertire il gelo che mi aveva ricoperto sciogliersi inesorabilmente.

-Parlerò con Sarah…-aggiunse poi, non mollandomi per un istante con lo sguardo.

-Farò il possibile per far smettere questa pagliacciata, te lo assicuro-

Alzai le sopracciglia, scettica.

-Concedimi almeno un tentativo-

-Odio fare parte di questo schifo. Ed odio che tu ne faccia parte.- ribattei, nonostante sapessi perfettamente come quella fosse una battaglia già persa in partenza.

Era ovvio che sarei andata con lui. Non c’era neanche bisogno di chiederlo.

-Questo schifo presto sarà finito- continuò lui, accarezzandomi i capelli e colmando la breve distanza fra noi.

Mi baciò dolcemente, le labbra vagamente profumate di caffè.

Quando si staccò da me, l’avevo già perdonato.

-Poi dovrò soltanto vedermela con l’esercito inferocito delle tue fans- mormorai, tenendolo stretto a me ed impedendogli di allontanarsi.

-Saranno molto più che inferocite- rise, baciandomi la fronte.

-Mi vorranno morta per avere distrutto il Robsten-

-Già, credo che mi mancherà dopotutto.-

-Oh sì mancherà a tutti. Soprattutto ai tizi della Summit- conclusi io sorridendo sarcasticamente.

Di nuovo si mise a ridere e circondandomi con le braccia, fece tornare di nuovo tutto a posto.

 

 

Ehm, ehm…salve ^^

Remember me?! [Sì esatto il prossimo film di Rob, a Marzo sui nostri schermi J]

Ok la pianto di fare la cretina..è che non so proprio come scusarmi con voi ç____ç

Sono passati 2 mesi, 2 mesi dopo il mio ultimo penosissimo capitoletto e un’assenza così lunga non l’avevo mai fatta.

Beh, adesso sono tornata con una direzione ben precisa da far avere alla storia. Non voglio abbandonarla più perché nel momento stesso in cui ho riaperto il documento, ho capito quanto mi era mancata, quanto mi erano mancati anche tutti i precedenti mesi a leggere le vostre recensioni, a sentirmi coinvolta nella mia piccola famiglia di EFP.

Per cui scusatemi davvero, davvero tanto per quest’assenza ingiustificata e lo capirò se ormai avrete perso interesse in questa storia, dopo tutto questo tempo che non viene aggiornata.

Bene, ho fatto la vittima anche troppo per i miei gusti ed io odio farlo per cui, basta piangersi addosso e mi ridò il bentornata da sola qui su EFP e spero di risentirvi al più presto tutte quante!

Come vi sta andando la vita?!

Io sono sommersa un poco dallo studio ma spero di farcela davvero a finire tutto il più presto possibile!

Sono tornata qualche giorno fa da Londra e sono ancora sulle nuvole *_*

Quella città mi ha completamente stregato.

Va beh, adesso devo scappare

 

Vi adoro tutte quante e non smetterò mai di ringraziarvi se dopo tutto questo tempo vorrete ancora leggere la mia fanfic.

 

Un bacione :*

 

P.S. Un grazie particolarissimo alle mie nuove commentatrici, lelybionda e Sugar818 [Bellissimo nick a proposito :D]

 

P.P.S. E un bacione fortissimo alla mia Doddie e alla mia Ketty!

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Capitolo 17
*** «well yesterday i thought I met an angel but she wasn't worth though she seemed to be worth. ***


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-Sugar…-

17

 

-Sugar…-

ero sicura di stare ancora sognando, per cui non prestai la minima attenzione al fatto che qualcuno stesse pronunciando il mio nome.

-Sugar…- di nuovo, convinta di trovarmi nel bel mezzo di un sogno particolarmente fastidioso, voltai la testa dall’altra parte e mi seppellii ancora di più sotto le coperte.

-Dannazione Sugar, rispondi a questo cazzo di telefono!- balzai a sedere sul letto, improvvisamente conscia della realtà circostante, ovvero Robert che mi fissava con odio sdraiato al mio fianco sinistro, e King For a Day dei Green Day che risuonava a pieno volume per tutta la camera.

Robert si girò dall’altra parte con un gran movimento di coperte, borbottando qualcosa che somigliava molto a –Almeno metti la vibrazione, se proprio lo vuoi tenere acceso- prima di sprofondare nuovamente nel sonno.

Ancora stordita dalla brusca sveglia afferrai, con quel minimo di consapevolezza che ero riuscita a guadagnare, il telefono e senza neanche guardare il nome sul display premetti il tasto di risposta.

La voce di Joe mi si riversò nelle orecchie ancora intorpidite dal sonno come un fiume in piena.

-Joe..?- riuscii a dire dopo la raffica di domande che mi aveva fatto senza concedermi possibilità alcuna di risposta.

-Joe calmati per favore-

Scostai le coperte e scesi dal letto, gettando un ultimo sguardo su Rob che si stropicciava gli occhi e sbuffava infastidito.

Da quello che riuscii a capire, Joe voleva “fare il culo a quel damerino inglese che si è fottuto la mia ragazza”, citandolo testualmente.

-Dove sei adesso?- provai a chiedergli, cercando di udire qualcosa sopra a quel frastuono assordante che c’era in sottofondo.

Improvvisamente le parole sconnesse di Joe si interruppero per lasciare posto alla voce che meno mi sarei aspettata di sentire in quel momento.

Mi colse così alla sprovvista che per poco non saltai letteralmente in aria.

-Siamo fuori dal Groucho Club, Sugar. Trixie è qui dentro, ma a quanto pare non siamo sulla loro fottuta lista e non ci lasciano entrare.-

James.

Ci misi un’infinità di tempo per riprendermi dallo stato di shock in cui ero piombata alla velocità della luce.

Nel momento in cui lo feci, mi voltai istantaneamente verso Rob, che mi guardava incuriosito, e cercai di non far trapelare nessun tipo di emozione.

-Non vi muovete, arriviamo subito.-

Senza aggiungere altro la comunicazione si interruppe così bruscamente come era iniziata.

-Scusa, dov’è che dovremmo precipitarci? Tanto per sapere, eh- fece Rob alle mie spalle, la voce leggermente seccata.

Mi voltai e deglutii, totalmente ignara di come avrebbe accolto quella notizia.

-James...è qui. Fuori dal Groucho Club, cioè..-

Anche nella quasi totale oscurità della stanza, riuscii a scorgere il turchese dei suoi occhi spalancarsi dalla sorpresa.

-James.- ripetè semplicemente, dopo essere rimasto a fissare il nulla per una manciata di secondi.

-Il tuo ex ragazzo. E’ qui a Londra e ti chiama all’una di notte.- continuò, come se non stesse realmente parlando con me, ma con chissà quale parte di se stesso.

-Una delle cose che mi piacciono è che con te non ci si annoia mai- scosse la testa e tentando vagamente di sorridere si alzò e mi venne vicino, circondami in un abbraccio caldo.

-Dai, mi vesto. Ha a che vedere con Trixie, giusto?-

Cercando di scacciare via quello scompiglio interiore che mi stava lentamente trascinando verso la follia, trovai il modo di annuire e di sorridergli grata.

-Sì, esatto. È lì con Tom e non so come abbiano fatto a scoprirlo Joe e James.-

-Beh, dal poco che ho potuto conoscere la tua amica non mi stupirei se fosse stata proprio lei a chiamarli e poi a lasciarli là fuori dal locale-

Qualcosa dentro di me mi diceva che Rob non si era allontanato troppo dalla verità.

-Scusami Rob, scusami davvero- lo baciai velocemente e lui mi tenne stretta a sè.

-Vestiti, troverai il modo per farti perdonare-

-Ci puoi giurare che lo farò- sorrisi prima di lasciarlo andare e cominciare a radunare i vestiti sparsi sul pavimento.

 

 

∞∞

 

-Ok allora mi raccomando…- mi voltai a guardarlo, la mano già sulla maniglia del taxi e lui sbuffò per l’ennesima volta.

-Non ho intenzione di metterti in difficoltà. Mi limiterò a dire al buttafuori che i tuoi amici sono con noi. Stai tranquilla.-

Sorrisi, un po’ in colpa.

-Scusa, hai ragione. Sto esagerando. È che mi sento così scombussolata…-

Mi dette un rapido bacio sulla fronte e avvertii la sua mascella indurirsi quasi impercettibilmente.

Ebbi giusto il tempo di chiedermi il perché di quella reazione, quando qualcuno bussò molto poco delicatamente al finestrino del taxi e Robert si allontanò immediatamente da me, la rabbia palese nello sguardo affilato.

-Digli di darsi una calmata- si limitò ad esclamare, prima di cercare i soldi nel portafoglio per pagare il tassista.

Alzai lo sguardo e la figura di James lì sul marciapiede, occupò interamente il mio campo visivo, facendo aumentare i battiti del mio cuore a dismisura.

Senza darmi tempo di fare altro, aprì lo sportello e quando cercai il suo sguardo, vi colsi solo una lieve sfumatura di dolore, che sparì in un lampo.

-Ciao Sugar- disse, in un modo strano, che non avrei mai associato a lui.

-Ciao James- gli sorrisi, sincera.

-Scusa, non…- si interruppe un istante e il suo sguardo si posò su Robert che, chiusasi la portiera del taxi alle spalle, mi aveva affiancato sul marciapiede.

-…non ti avrei mai chiamata se avessi potuto trovare un altro modo per entrare.-

Sospirò, infilandosi le mani in tasca.-

-Nessun problema. Capisco la situazione.-

Annuì e con la testa indicò un qualcosa alle sue spalle –Joè è completamente fuori di testa.-

Solo allora misi a fuoco ciò che c’era sullo sfondo e mi resi conto di un capellone biondo attaccato ad una bottiglia di un’ indefinibile sostanza alcolica che ondeggiava, urtando pericolosamente le persone attorno a sé e gridando parole incomprensibili.

-Non credo che il mio nome serva a qualcosa con il vostro amico in quelle condizioni…- alzai lo sguardo su Rob al mio fianco, e lo vidi visibilmente sgomento.

-Non lo faranno mai entrare comunque.-

-Ah, ma pensa un po’.- James scoppiò a ridere nella maniera più spiacevole possibile –Non serve che lui entri, superstar. È sufficiente che con la tua onnipotenza tu faccia uscire Trixie. Fine della storia.-

Robert scoppiò in una risatina sarcastica e scuotendo la testa alzò le mani

-Vado a parlare con Danny. Ci vediamo dentro fra 5 minuti.- disse rivolto a me, prima di dileguarsi verso l’ingresso del Groucho Club.

-Lo sai, non c’era bisogno che tu fossi così scortese.- lo guardai e mi sentii pugnalare per la tristezza che c’era nei suoi occhi, quegli occhi che un tempo non lasciavano spazio ad altri sentimenti che non fossero allegria e vitalità.

-Risparmiamelo Sugar, per favore.- fece schioccare la lingua in maniera infastidita.

-L’ultima cosa che puoi fare è farmi la predica per come mi comporto col tuo fidanzato, spiattellandomi in faccia quanto lui sia migliore. Così tanto che si è addirittura precipitato qui nel cuore della notte per farmi entrare in un posto pieno di ricconi e di più importanti personalità dello star system nonostante l’odio reciproco, e tutto questo senza perdere un briciolo del suo charme. Wow, devo dire che in effetti non capisco proprio come tu abbia fatto a restare con me per un anno, se il confronto che dovevo reggere era così elevato.-

Mi sentii disgustata da me stessa. Se era davvero questo ciò che pensava di me, se gli avevo fatto così tanto male da indurlo a pensare certe cose, ero proprio spazzatura.

-Sai bene di aver appena detto una montagna di cazzate, James. Ma capisco che adesso come adesso è l’unica cosa che ti va di pensare, e forse è anche giusto così.-

-Come vuoi- si limitò a rispondere, alzando le spalle con una finta noncuranza.

-Andiamo, voglio farla finita con questa storia. Joe mi ha costretto a prendere il primo volo disponibile per venirsi a riprendere Trixie e sono praticamente 24 ore che non chiudo occhio, perciò sbrighiamoci.-

Annuii e lo precedetti sul marciapiede, in direzione del locale.

Qualcosa nell’aria mi diceva che quella sarebbe stata una lunga nottata.

Una volta davanti all’ingresso, vidi immediatamente Robert intento a parlare con il tipo che teneva la lista degli ospiti, Danny molto probabilmente.

-Allora è tutto ok- mi apostrofò, non appena entrai nel suo campo visivo.

-Tu e James andate a chiamare Trixie, io ti aspetto qui.- sorrise un po’ ed io lo imitai l’istante successivo, desiderando improvvisamente di abbracciarlo fortissimo.

-Ci mettiamo un minuto- gli dissi, sorridendogli grata.

Non era la prima volta che mettevo piede al Groucho Club, eppure ogni volta aveva il potere di farmi sentire in soggezione.

Io non mi sentivo affatto parte di quel mondo di gente sfavillante, i cosiddetti “glitterati”, io ero ancora la ragazzina impacciata che canta in playback con la spazzola davanti allo specchio del bagno.

Niente a che vedere con Gwen Stefani per esempio, mi ritrovai a pensare quando mi passò davanti con un coloratissimo drink in una mano.

-Ecco Trixie- James mi fece distogliere l’attenzione dai miei pensieri e volgere lo sguardo verso un tavolo alla mia destra, dove effettivamente la mia amica al ritmo di Yesterday Man, aveva radunato una piccola folla di fans che la guardavano dimenarsi a più non posso, completamente persa nell’atmosfera dei 60’s.

E in mezzo a loro ovviamente c’era Tom, che la guardava estasiato.

Quasi mi dispiaceva rovinare quel meraviglioso momento di comunicazione di anime, ma il ricordo dello stato pietoso in cui versava Joe proprio fuori da quelle mura, mi spinse a farmi largo fra tutte quelle persone infervorate.

-Zuccherinooooo- esclamò Tom quando si rese conto che la persona che l’aveva appena spintonato per cercare di farsi spazio, ero proprio io.

-Non è fantastica lì sopra? Vuoi unirti a lei?- e scoppiò a ridere agitando verso di me una bottiglia di birra.

Totalmente ubriaco.

-Sì Tom, come no.- alzai gli occhi al cielo, sospirando –Ascolta, devo parlarti. Ti sono rimaste abbastanza facoltà mentali da capire un discorso grammaticalmente corretto?-

Forse avevo usato troppe parole difficili.

-Ma certo!- esclamò lui, ondeggiando al suono della musica.

-Purtroppo mi devo fidare- sospirai e lo presi per le spalle –Ascoltami bene adesso. Joe, il ragazzo di Trixie, quel batterista capellone biondo e muscoloso che viene dal Minnesota, è qui fuori.-

Tom continuò a sorridere come un idiota.

-Sturridge!- gridai, cercando di farlo tornare almeno un minimo sul pianeta Terra dal pianeta felice della birra nel quale si trovava in quel momento.

-Vuole picchiarti, Tom! Vuole prendere a pugni quel bel faccino da bravo ragazzo che ti ritrovi e renderlo una maschera schifosa di sangue e lividi, sono stata chiara?-

Per un attimo, ma fu solo per un attimo, qualcosa balenò nel blu dei suoi occhi.

-Sono fottuto!- cominciò a gridare poi fra le risate.

-Sì penso proprio che tu lo sia- cercai di fargli capire dal tono serio della mia voce che non c’era niente su cui scherzare, ma sapevo quanto ormai fosse un caso perso.

Nel frattempo James era salito sul tavolo accanto a Trixie e me ne accorsi solo quando la sentii gridare a più non posso.

-LASCIAMI FOTTUTAMENTE STARE- alzai gli occhi e la vidi buttata sulla spalla sinistra di James, come fosse stata un sacco di patate, mentre batteva frenetica i pugni sulla sua schiena.

-TI HO DETTO DI LASCIARMI STARE, STUPIDO IDIOTA- si agitava come non mai.

 

Con un balzo James scese in mezzo alla folla, ormai inferocita dalla brusca interruzione dell’intrattenimento e si fece largo fra di loro, come se stesse camminando tranquillamente in mezzo alla strada.

-Hey, hey!- Tom si voltò istantaneamente verso James che si allontanava.

-Ma che cazzo fa?- cominciò a guardarsi intorno frenetico e poi si gettò dietro di loro.

-Tom! No Tom, aspetta!- li seguii a mia volta, tentando di fermare Tom prima che uscisse fuori e si facesse ridurre a brandelli da Joe.

Le cose stavano lentamente precipitando verso il disastro, lo sentivo.

Intanto James aveva messo giù Trixie, ma continuava a tenerla stretta, impedendole di fuggire.

-Cosa pensi di fare, eh?- cominciò di nuovo a gridare, colpendolo nel petto con i pugni.

-Trixie, Joe è qui e vuole parlarti.- fece lui, guardandola fisso.

-Non me ne importa un accidente. Non sarebbe dovuto venire. Perché siete venuti, eh? Perché?-

-La tua telefonata l’ha fatto impazzire. Ti rendi conto delle cose che gli hai detto? Non ti avrei mai creduta capace di una cosa del genere.- scosse la testa, sputando quelle ultime parole con disprezzo quasi.

-Bla, bla, bla. Finiscila James e fatti i fottutissimi cazzi tuoi.-

-Questi sono cazzi miei, se permetti. Da quando l’hai ridotto uno straccio non fa altro che sbronzarsi, a qualsiasi ora del giorno e della notte ed è da 3 giorni che non facciamo più una serata.-

Trixie si calmò improvvisamente, abbassò le mani e smise di parlare.

-Vai da lui. In fondo sei stata tu a dirgli che eri qui, magari c’è una parte nascosta di te che vuole chiarire la situazione, non pensi?-

Anche da qualche metro di distanza notai chiaramente l’espressione cinica che si era dipinta sul volto di Trixie.

Poi, come in preda ad uno scatto d’ira improvviso, lasciò andare bruscamente la mano di James che la stringeva ed uscì fuori dal retro del locale.

-Trixieeeeee- gridò Tom con quanto fiato aveva in gola e facendosi largo molto poco delicatamente fra le persone, si guadagnò anche lui la strada verso l’uscita.

Ed io mi sentii morire.

Senza neanche pensarci un secondo di più, mi precipitai a mia volta fuori seguita a ruota da James che con quell’aria tormentata mi stava lentamente facendo innervosire di brutto, e mi accorsi di Robert che non so per quale miracolo si trovava lì sul retro e di Joe.

Rob teneva fermo Tom per un braccio, impresa non da poco visti i tentativi bruschi di svignarsela di quest’ultimo e Joe aveva iniziato a gridare di tutto addosso a Trixie.

-Lasciami andare cazzo Rob!-. gridava a più non posso Tom.

Nel frattempo mi resi conto che Joe e Trixie erano pericolosamente, troppo pericolosamente vicini.

Gesticolavano entrambi forsennatamente, e Joe aveva iniziato a strattonarla per le braccia.

La situazione sembrava quasi ai confini della realtà.

 

Io ero terrorizzata, letteralmente. Sapevo che sarebbe bastato davvero poco per arrivare alla tragedia e avevo paura che anche un minimo gesto troppo avventato avrebbe potuto essere fatale.

Poi, con un colpo secco, Tom si staccò dalla presa di Rob, e come una furia si gettò su Joe.

E fu l’inizio della fine.

Probabilmente era l’alcohol a dargli tutta quella forza, ma non l’avevo mai visto così infuriato.

Restammo tutti impietriti per una frazione di secondo, Joe compreso.

Trixie si portò una mano alla bocca e arretrò di qualche passo, assolutamente esterrefatta e Joe rimase così sorpreso che voltandosi istantaneamente si beccò un pugno a tutta forza dritto in faccia.

Per un attimo sembrò che l’aria attorno a noi si fosse cristallizzata.

Eravamo tutti in trepida attesa di ciò che sarebbe successo da lì in poi.

Tom scosse la mano destra con veemenza, probabilmente se l’era rotta considerando la forza con la quale aveva assestato quel pugno, e si piegò sulle ginocchia per riprendere fiato.

-Non la toccare più bastardo- disse.

Ed allora tutta la rabbia di Joe venne fuori con una ferocia inaudita.

Fu come se anche io riuscissi a vedere improvvisamente tutto ciò che gli passava per la testa, il tradimento di Trixie, la sua fuga, la depressione, il tutto reso 100 volte più acuto dall’alcohol e dal bruciore del sangue che aveva preso a scorrergli dal labbro spaccato.

I suoi occhi si ridussero a due fessure e con un cazzotto diretto al suo setto nasale, mandò Tom a sfracellarsi contro il muro del palazzo dall’altra parte del vicolo.

Trixie gridò.

Io volli farlo ma le urla mi morirono in gola quando avvertii Robert al mio fianco scattare verso Tom e la frazione di secondo successiva tutto ciò che vidi prima che il sangue mi arrivasse al cervello furono le braccia di Joe che lo afferravano e lo spingevano via.

Sbattè contro il muro, ma restò in piedi ed allora cominciò a spintonarlo a sua volta.

A quel punto l’istinto mi spinse verso di lui, verso Joe.

Volevo prenderlo a pugni, volevo ammazzarlo se avesse osato fare del male a Robert.

Non c’era altro che vedessi in quel momento.

Ma James fu più veloce e, capendo le mie intenzioni, mi fermò prima che potessi compierle, trattenendomi per le braccia e stringendomi a sé.

-Sugar stai ferma cazzo!- mi urlò in un orecchio, mentre io cercavo di divincolarmi, iniziando a prenderlo a calci.

-Lasciami stare- gridai con quanto fiato avevo in gola.

Sarei stata capace di distruggerlo se avesse osato mettersi nel mezzo al mio tentativo di salvare Robert.

Che poi quel tentativo di salvezza fosse completamente inutile, dal momento che io contro Joe non avrei potuto proprio niente, non mi balenò minimamente per il cervello.

Volevo solo proteggerlo, non c’era niente al mondo che desiderassi di più.

Tom, aiutato da Trixie, si era rialzato nel frattempo, tenendosi una mano ferma sul naso da cui sgocciolava sangue a non finire.

Non riuscivo a credere che solo poche ore prima io e Robert ci eravamo addormentati uno di fianco all’altra, nella tranquillità della mia camera e adesso Joe lo stesse prendendo a spintonate sotto i miei occhi esterrefatti.

Poi, Tom tornò alla carica. Incurante del sangue, si aggrappò alla schiena di Joe, passandogli un braccio attorno collo, deciso ad allontanarlo da Rob, e Joe voltandosi come una furia lo afferrò per i capelli, sbattendolo contro il muro.

-Finiscila Joe!- Trixie piangendo disperata tentò di avvicinarsi fermando il pugno di Joe pronto a colpire per l’ennesima volta Tom.

La sua reazione fu così repentina che nessuno di noi ebbe tempo di capire effettivamente cosa fosse successo se non quando vedemmo Trixie volare dall’altra parte della strada e allora capimmo che il pugno di Tom se l’era beccato lei.

In quell’istante James smise di stringermi ed io mi precipitai come una forsennata verso Trixie che stringendosi il braccio sinistro, cercava di rimettersi in piedi.

-Sto bene- mi disse semplicemente fra le lacrime. Alzò il viso e quando vidi il fiume nero del mascara sciolto sulle sue guance e il verde dei suoi occhi inondato di lacrime, credetti di aver smesso di respirare.

Non l’avevo mai vista così fragile. Così impaurita.

La strinsi forte a me e mi girai giusto in tempo per vedere Rob scagliarsi impazzito su Joe.

Mi si gelò letteralmente il sangue nelle vene.

Gli tirò un pugno sotto il mento, e poi un altro ancora e un altro.

Non era più Robert, era una persona che non avevo mai visto prima.

Mai, mai in 17 anni l’avevo visto fare a pugni con qualcuno.

E quella vista mi fece sentire male, come se a pugni stesse prendendo me.

Non volevo mettermi a piangere però. Sapevo di dover mantenere almeno un minimo di freddezza, altrimenti nessuno sarebbe uscito vivo da quella situazione.

Solo che poi l’istante successivo, James, quasi come se fosse sbucato dal nulla, lo afferrò per le spalle, e sotto i miei occhi pietrificati lo picchiò.

Così forte che a me venne da vomitare.

Quando vidi il sangue sgorgare come una cascata vermiglia dall’angolo destro della bocca, iniziai a vedere tutto quanto intorno a me completamente offuscato e mi fischiarono le orecchie.

Poi lo colpì sulla tempia sinistra.

Probabilmente il fatto che fosse Robert ad essere picchiato acuì tutto, ma io non riuscivo a vedere altro che sangue.

Dappertutto.

Ricopriva il suo viso e le mani di James, e anche l’asfalto.

E lì iniziai a piangere, sentendomi completamente inutile.

Trixie accanto a me faceva altrettanto.

Visti nel complesso dovevamo rappresentare proprio un quadretto squallido.

In quell’istante, prima che James lo colpisse ancora, la porta del Groucho Club si spalancò e 4 buttafuori ne uscirono alla svelta, precipitandosi verso la rissa.

Li maledii per l’infinità di tempo che ci avevano messo ad accorrere, ma nonostante a me fosse parsa un’eternità, probabilmente invece erano passati solo pochi minuti.

Il sollievo di riuscire a vedere un barlume di luce per quella situazione, fu talmente tanto grande che sfinì le mie ultime forze rimastemi.

L’ultima cosa che vidi prima chiudere gli occhi e assecondare il fischio nelle mie orecchie, fu James che allontanato bruscamente da Robert, cadde per terra.

 

 

 

Dunque, dunque, dunque fanciulline…

Rieccoci di nuovo!

Non vi ho abbandonato stavolta eh :D

Beh…forse anzi sicuramente, il capitolo farà un po’ schifo L pardon, please ç__ç

E’ che avevo in mente sta scena da un tanto, troppo tempo e volevo mettercela. Eppoi James mi sapeva troppo di rissa e ho visto due foto dalle riprese di Remember Me dove Rob è coinvolto in una rissa e ha il sopracciglio sinistro e l’angolo destro della bocca sanguinanti…ed è così…così…COSì…AWWWWWWWWWWWWWW ç____ç che dovevo metterci sta scena!

Insomma, perdonatemi se ha fatto schifo ecco u.u

 

Ah già! Ho una comunicazione di servizio [come mi sento importante xD] ^^

Dunque.

A breve, credo fra due capitoli, questa ficcyna ne intreccerà un’altra ovvero Having a Blast di 801_Underground, che se non conoscete vi consiglio vivamente di andare a leggere.

La sua non è su Rob e la trovate nella seazione dei cantanti, perché è sulle rockstars, in particolare i Green Day.

Ora voi mi chiederete…ma che merda c’entrano i Green Day con una ff su Robert Pattinson?!

Eh c’entrano, c’entrano eccome invece dal momento che se unite la mia follia, la follia di quell’altra pazza, la mia venerazione per quella dannata band e qualche altra cosa che adesso non mi viene in mente, troverete che il senso ce l’ha.

Ahauahau, no cmq scherzi a parte…è un esperimento che abbiamo voluto fare.

Il fatto è che noi scriviamo sempre insieme ed ormai le nostre protagoniste sono praticamente diventate amiche e morivano dalla voglia di conoscersi per cui abbiamo pensato che un intreccio fra le nostre fanfictions non sarebbe stato affatto male.

Per cui, per coloro le quali conoscono e amano i Green Day, spero che siate contente di vederli comparire come future guest stars anche qui…per le altre spero che apprezzerete comunque perché comunque non cambierà niente e la mia ff manterrà sempre la linea che si era prefissa all’inizio, la trama insomma è sempre la stessa.

Ecco.

Se avete domande, chiedete pure ovviamente!!

 

Ed ora che la comunicazione di servizio è over, passiamo ai ringraziamenti :D

 

Innanzitutto alle favolose 56 persone che l’hanno messa fra i preferiti e le 35 fra le seguite.

Non avete idea di come mi faccia sentire sapere che questa storia possa piacere a così tante persone.

Vi adoro, semplicemente.

 

E adesso alle mie fanciulline commentatrici:

 

Winnie poohina: tesorooo sono contentissima che ti sia piaciuto lo scorso capitolo! Spero che apprezzerai anche questo qua e vedi di non farti insultare nuovamente da tua sorella che studia XD Ti adoro!

 

Piccola Ketty: Ma a te che ti devo dire tesoro mio?!?! *___* che ti amo e ti adoro te l’ho detto anche prima che ci siamo fatte gli auguri per la befana XD

Per cui si mi ripeto, ma ti amo e ti adoro e spero che ti sia piaciuto!!

 

Lelybionda: non è arrivato tanto in fretta mi dispiace ç___ç però abbastanza presto dai! Spero ti piaccia!

Ahahahaha comunque no purtroppo ç__ç niente Rob anche se c’ho sperato fino all’ultimo, soprattutto in aeroporto! Però una sera siamo andate al cinema ed è capitato che il film che volevamo vedere noi fosse nello stesso cinema dove quella sera si teneva la premiere di Sherlock Holmes! Appena arriviamo transenne, fans e tutto quanto e comunque ci hanno fatto passare per andare a vedere il nostro film! Roba che qui non succederebbe mai! Insomma per fartela breve alla fine del film usciamo e ci ritroviamo nella hall del cinema insieme a tutti quelli che erano usciti dalla premiere che era finita nello stesso momento e ci siamo ritrovati in mezzo a un sacco di star XD tipo Gwen Stefani e il marito, Ian Somerhalder e quell’altro che non mi ricordo mai il nome, ma che insieme fanno il telefilm The Vampire Diaries..non so se lo conosci!

Poi siamo uscite e praticamente eravamo anche noi sul red carpet XD giusto a Londra possono succedere ste cose! Ecco lì ho sperato che ci fosse Rob, perché se era a Londra figurati se non andava a quella premiere, però non c’era L

Maybe next time :D :D

[Ti ho scritto un poema scusa XD]

 

Sognatrice85: Tesoro pure io sono anti robsten guarda. Sto robsten proprio non mi va giù, oh. Che ci dobbiamo fare? Grazie oer tutto quello che mi dici e spero che anche questo ti sia piaciuto!

Un bacio :*

 

Frytty: Vedo che anche con te ci troviamo d’accordo sulle robsten, ma basta! Grazie, grazie per tutto! Un bacione fortissimo e dato che ormai sono passate tutte le feste…auguri per la befana XD Un bacioooo :*

 

Marina70: Ma grazieeee! Che bello quando vedo delle commentatrici nuove! Un bacione fortissimo e spero ti piaccia anche questo!

 

_Miss_: Oddio due mesi spero di no sinceramente, adesso sono tornata per bene! Grazie per tutto, soprattutto per esserti divorata la mia storia in 2 giorni! Spero ti piaccia anche questo, bacio :*

 

Ryry_: Tesoroooo ma che perdonami e perdonami! Io dovrei dirtelo..ci ho messo 3 vite a postare ç__ç Cmq l’hai detto..i soldi fanno comodo a tutti..per cui sfruttare il robsten è la cosa più semplice, immediata e fruttuosa che ci possa essere…!

Mah, contenti loro.

Comunque grazie tesoro per tutto, spero di non averti delusa! Un bacione alla prossima!

 

 

 

Ah sì non conosco Rob, Tom eccetera eccetera eccetera.

 

Nighty night everyone.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 18
*** «we'll remember it was me and you. ***


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-Ok, adesso studiamo, razza di fannulloni!- immancabilmente, come del resto mi ero aspettata che succedesse, la mia esclamazione fu seguita da uno scoppio di risa.

-No dico, l’hai sentita Pattz?- Tom scosse la chioma lunga e corvina e per poco non si rovesciò dalla sedia sulla quale era seduto.

Rob lo seguì a ruota, dandogli una pacca sulla spalla e ridendo ancora più forte.

Io li guardai semplicemente confusa. Faceva davvero tanto ridere l’idea di mettersi a studiare per il compito di letteratura inglese?

Incrociai le braccia al petto e li fissai fino a che anche loro non si resero conto di stare rasentando il ridicolo.

-Ok. Scusaci zuccherino.- Tom si ricompose un attimo e guardandomi a sua volta, tornò a ridere l’istante successivo.

La serietà e Tom Sturridge proprio non andavano d’accordo.

-Eddai piantala Tom- fece Rob schiarendosi la voce e scostandosi i capelli dalla fronte.

-So che a voi due aspiranti musicisti può non importare un accidente del compito su Jane Austen, ma a me futura prossima fallita, importa eccome- continuai a guardarli con cipiglio arrabbiato, poi decidendo di ignorarli mi voltai verso la scrivania ed aprii “A memoir of Jane Austen”.

-Hey, hey Sugarplum, poi lo passi però il compito, vero?-

-Scordatelo Thomas.- risposi a quella vocetta odiosa che continuava a ridacchiare.

-Io non ho mai detto di essere un aspirante musicista, comunque- aggiunse.

Mi voltai sorridendo –Allora possiamo annullare la serata di stasera al The Library, perfetto-

Sbiancò –Te lo scordi. Ci ho messo una vita per riuscire a contattare quelli di Up All Night Music.-

-Per me va bene- intervenne Rob e io sorrisi dentro di me. Era così tipico di lui.

Mai e poi mai gli avrei permesso di rinunciare a quella serata, dove finalmente avrebbero potuto suonare di fronte a persone vere e non più immaginarie.

Era una delle poche occasioni che si presentavano ai ragazzi pieni di talento che sognavano di sfondare, eppure lui era così pronto a rinunciarci senza battere ciglio.

La fiducia che aveva in se stesso era proprio inesistente.

-Non esiste al mondo che non ci andiamo, Robert!- lo fissai quasi arrabbiata e lui sorrise timidamente.

-E’ che tanto penso proprio che sarà una perdita di tempo. Figurati. Preferisco concentrarmi sul teatro e lasciar perdere la musica per sempre.-

Tom si voltò bruscamente e scoppiò a ridere –Tu?! Lasciar perdere la musica per sempre? La musica è parte di te Rob.-

 

Un flash improvviso mi ridestò dai pensieri e, voltandomi fui accecata da un’altra scarica di luce improvvisa.

-Allontana quei cazzo di giornalisti- mormorò Rob al mio fianco, in direzione di Tom.

Per quanto mi riguardava ero ancora sotto shock dagli ultimi eventi, che non riuscii a fare altro che rimanere lì seduta su quella scomoda sedia di plastica del St Bartholomew’s Hospital, nel quale ci eravamo precipitati di gran fretta scortati da tre volanti della polizia giusto per non dare tanto nell’occhio, a fissare il vuoto.

Neanche sapevo poi perché con il mio stupido cervello fossi andata a ripescare quei ricordi, ma quando alzai gli occhi e li vidi allontanare a male parole i giornalisti, seppi il perché.

D’improvviso così tante scene mi ritornarono in mente, tante esperienze di tutta una vita, risate, scherzi, stupidaggini da ragazzini e mi resi conto che era bello sapere che qualunque cosa potesse succedere, Robert e Tom ci sarebbero sempre stati.

-Hey- esclamò Trixie, seduta accanto a me. Spostai lo sguardo su lei e sussultai nuovamente. Era ridotta uno straccio.

Probabilmente anche peggio.

-Scusami Sugar, scusami, scusami, scusami…- si interruppe, perché i singhiozzi non la facevano parlare e tirando su le gambe, nascose la testa fra le ginocchia.

Non dissi niente, le passai un braccio attorno alle spalle, stringendola a me.

Sentivo il suo corpo minuto che tremava scosso dai singhiozzi.

-Shh, Trixie…- riuscii solamente a dirle, prima di cominciare a piangere a mia volta.

-Quelle teste di cazzo ci daranno il tormento adesso, Bobby- Tom si accasciò sulla sedia accanto a Trixie e sospirò rumorosamente.

Neanche a farlo apposta il cellulare di Robert iniziò a squillare, e ancora prima di potergli leggere sul viso lo sconforto, seppi di chi si trattava.

Si passò una mano fra i capelli e guardando un’ultima volta il display, premette il tasto di risposta.

-Sarah.- disse semplicemente.

Lo guardai, il labbro inferiore era praticamente distrutto e una scia di sangue rappreso si estendeva per tutta la metà sinistra del volto.

-Certo che lo so- iniziò a camminare avanti e indietro per la saletta privata nella quale ci avevano fatto accomodare ed io mi sentii ancora peggio.

Era appena successo un terribile casino.

Poco dopo l’arrivo dei buttafuori, una folla si era radunata attorno a noi ed inevitabilmente nel giro di pochissimo eravamo stati attorniati da una miriade di fotografi e giornalisti e pure da qualche emittente radiotelevisiva.

Ovviamente uno scoop come quello faceva gola a tutti, non solamente le riviste da quattro soldi.

Robert Pattinson e Tom Sturridge che fanno a pugni nel buio di un vicolo era una notizia che faceva clamore.

Per quelli della Summit sarebbe stato un duro colpo.

Chissà come avrebbero gestito tutta quella pubblicità negativa per il film, senza contare il fatto che la mia presenza in quel vicolo e l’assenza di Kristen erano difficili da giustificare nell’ottica del robsten.

-Dannazione Sarah, credi che non lo sappia?- sbottò improvvisamente, facendoci sussultare tutti quanti.

Anche Trixie interruppe il suo sommesso singhiozzare per alzare la testa e fissarlo stupita.

-In ospedale.- continuò, tornando ad utilizzare quella voce piatta.

-Sto bene, tranquilla. Sì anche gli altri.- vagò con lo sguardo a cercarmi e sorrise impercettibilmente –Anche lei. È svenuta ma niente di serio, si è già ripresa.-

Gli sorrisi a mia volta e rividi nella mia testa il suo sguardo preoccupato quando avevo riaperto gli occhi, dopo che qualcuno mi aveva fatto riprendere, fissarmi dall’alto mentre io me ne stavo sdraiata sul marciapiede.

Mi ero quasi arrabbiata a vedere quello sguardo tormentato, perché se c’era qualcuno che doveva essere preoccupato, quella ero sicuramente io.

-Hey, stai bene?- si era inginocchiato accanto a me e io gli ero scoppiata a piangere in faccia alla vista del livido scuro sulla tempia e del sangue sul mento.

-Ci sentiamo domani Sarah. Non ho voglia di pensare adesso.- quello sguardo avrebbe gelato un incendio.

Annuì un altro po’, chiuse di scatto il cellulare e sbattè con forza una mano contro il muro.

-Merda.- disse, chiudendo gli occhi.

-Scusami Rob, è tutta colpa mia- fece Trixie, asciugandosi le lacrime e tirando su col naso.

-Io…oddio…mi metto sempre in un sacco di casini e mi sta bene. Però non avrei mai immaginato che la cosa avrebbe preso queste proporzioni, mi è completamente sfuggita di mano e io…cazzo, cazzo non so cosa devo fare per aggiustare le cose perché mi dispiace così tanto.- si voltò verso Tom e mettendosi una mano davanti alla bocca riprese a singhiozzare –Tom…- scosse la testa –Tom cazzo, Tom. Ti ha distrutto la faccia, non me lo perdonerò mai.-

Il viso di Tom, effettivamente mezzo distrutto, si allargò in un sorriso che lo rese ancora più grottesco, ma che bastò per tranquillizzare Trixie.

-Non mi dà un’aria sexy?- chiese, costringendola a sorridere a sua volta, prima di sporgersi su di lui e di baciarlo avidamente.

-Ahi- gemette lui, allontanandosi immediatamente –Vacci piano però, eh?-

Nel frattempo Rob era rimasto a fissare il nulla al di là del muro, la mano ancora appoggiata alla superficie fredda, la mascella tirata.

Mi alzai e andandogli vicino, gli posai una mano sul braccio teso.

-Andiamo a prendere una boccata d’aria?- gli chiesi, indicando con la testa il piccolo terrazzino lì accanto.

-Sta arrivando il dottore per visitarti, Sugar- disse senza neanche guardarmi.

Sospirai –Io sto bene. In quale lingua devo dirtelo per farmi capire? Piuttosto tu…- si girò a guardarmi e il sangue su di lui mi fece rabbrividire ancora.

-Io cosa? Ho il labbro spaccato e probabilmente mi verrà un livido sulla fronte. Non morirò per questo.-

Senza attendere altro lo presi per mano e lo costrinsi a seguirmi fuori.

Sbuffò ma mi seguì senza battere ciglio.

-E’ tanto grave la faccenda?- lo guardai timorosa di una qualche reazione improvvisa e lui dopo avermi fissato per una manciata di secondi, iniziò a scompigliarsi i capelli.

-Tu non immagini nemmeno quanto- rise sarcasticamente e si affacciò dalla ringhiera, fissando il buio della notte.

Mi strinsi nella giacca a vento e gli andai vicina –Irrecuperabile?-

Scrollò le spalle e non rispose.

Inutile dire quanto mi sentissi in colpa. Era quasi peggio che saperlo ferito fisicamente.

-Domani devo andare agli uffici della Summit a parlare con Friedman e Wachsberger. Sarah non sapeva esattamente cosa mi diranno, ma a quanto pare sono parecchio incazzati.- fece una pausa e si voltò a guardarmi.

-Ovviamente dovrò concedere interviste su interviste dove spiegherò come quei due fossero dei semplici ubriachi che hanno importunato me e Tom che eravamo innocentemente usciti a fumare.-

Annuii –E per quanto riguarda me e Trixie?-

-Amiche. Amiche che insospettite dalla lunga assenza sono uscite a cercarci.-

-Beh, dai non è così irrecuperabile in fondo…- mi azzardai a dire e lui di nuovo scoppiò a ridere con freddezza.

-Sugar, nessuno se la berrà. Soprattutto visto che i tuoi amici non sono propriamente degli sconosciuti. Tutti cominceranno a farsi delle domande ed io passerò un sacco di casini.-

Sospirò mentre io non sapevo sinceramente cosa dire.

-In ogni caso ci sarà un sacco di pubblicità negativa, proprio ora che sta per uscire New Moon. È tutto un casino, davvero.-

-Mi dispiace- fu l’unica cosa che riuscii a dire dopo attimi di silenzio.

-Non volevo farti arrabbiare e soprattutto non volevo complicarti la vita, Robert.-

Lui rimase in silenzio a guardarmi, la mascella che non ne voleva sapere di rilassarsi.

-Ma questo è niente. Niente.- si avvicinò –Niente in confronto a come mi sono sentito in quel vicolo, sapendo che eri così vicina a quei due. Ero terrorizzato che potessi entrare nel mezzo e così quando Joe ha colpito Trixie non ho capito più niente. Sono stati i momenti peggiori della mia vita perché tu eri lì, ed io sapevo che non avrei potuto fare niente per proteggerti.-

Non volevo, proprio non volevo piangere, ma non riuscii a farci niente quando le prime lacrime cominciarono a bagnarmi le guance e prima che me ne fossi resa conto le sue braccia calde e forti mi strinsero.

-Ripeto, una delle tante cose che mi piacciono di te è che è impossibile annoiarsi- fece, sorridendo un po’, e stringendomi sempre più forte.

-Potevo passare una noiosissima nottata a dormire e invece mi sono ritrovato nel mezzo di una rissa con il tuo ex e il suo muscoloso amico, senza contare la piega divertente che prenderanno adesso le mie giornate con i simpatici tizi della Summit che mi staranno con il fiato sul collo 24 ore su 24-

Per tutta risposta io singhiozzai ancora più forte.

-Eddai zuccherino, non piangere.- mi staccò di qualche centimetro da lui per guardarmi in volto.

-Ti prego non sentirti in colpa. Non lo sopporterei.-

Mi asciugai le lacrime, tentando di calmarmi.

-Tu non sai come io mi sono sentita…- feci poi –…quando James ha iniziato a colpirti sempre più forte. Non riuscivo a respirare e lo stomaco mi si è attorcigliato. Tutto quel sangue, Rob…- di nuovo le lacrime iniziarono a pungermi gli occhi –Sei sicuro di stare bene?-

Mi dette un bacio sulla fronte, circondandomi con le braccia.

-Sì Sugar. Sto bene.- rise un po’ e lo feci anche io –So di non essere esattamente il tipo che riesce a fare la differenza in una rissa, ma speravo che almeno tu avessi un po’ di fiducia nei miei pugni.-

Stavolta risi davvero e lui si unì a me e per un attimo soltanto sembrò che tutti i nostri problemi non ci fossero miracolosamente più.

Per un attimo scordai di avergli incasinato la carriera, scordai che era stato il mio ex ragazzo a ridurlo in quello stato, che tale ex ragazzo in quel momento doveva passare una notte in centrale insieme al suo amico ubriaco e depresso, e che i miei migliori amici si trovavano in una fredda sala d’aspetto di un ospedale, ricoperti di lividi.

Ma fu solo un attimo.

Il suo cellulare squillò nuovamente e lui si staccò da me, aggrottando le sopracciglia.

-E’ Lizzy.- fece.

Ebbi giusto il tempo di stupirmi del fatto che sua sorella fosse sveglia alle 03.00 di mattina, che un pensiero terribile mi colpì.

Ed ebbe conferma quando lessi nel suo sguardo rigido ciò che temevo.

-Sì. Stiamo bene, tranquillizza la mamma per favore.-

Gli strinsi una mano e lui mi guardò, sorridendo a malapena.

-Ci vediamo domani, Liz.-

-Breaking news con le news sul tuo stato di salute?- chiesi, temendo la risposta.

D’accordo che era importante, d’accordo che la sua salute era un fatto che riguardava tutto il Regno Unito, ma mi sembrava un tantino esagerato che le tv avessero cominciato a diffondere la notizia già così presto.

-Qualcosa del genere…era su internet ed improvvisamente la notizia era dappertutto. Gonfiata all’inverosimile, ovviamente. Mi ha chiesto se era vero che fossi ubriaco fradicio…- sospirò ed io lo imitai.

-E il peggio deve ancora venire…-

-Possiamo non pensarci per quello che rimane di questa notte?- lo guardai e lui sorrise.

-D’accordo.-

 

 

∞∞

 

 

 

-Ecco si può fermare qui- feci rivolta al tassista e dopo aver pagato la corsa, aprii la portiera, trascinandomi dietro Robert.

-Sugar..mi spieghi?- si guardò attorno spaesato nel buio delle 4 di mattina ed io risi della sua confusione.

-Aspetta…- gli dissi, stringendogli la mano e facendogli strada in mezzo all’erba alta.

-Devo avere paura?- ridacchiò ed avvertii comunque la tensione che lo attraversava.

-Ma la smetti di essere un dannato fifone? Sei o non sei tu l’uomo della situazione qui?-

Scosse la testa e mi venne vicino –Potevamo portare una torcia almeno. Cosa succede se veniamo presi da uno psicopatico che ci taglia a pezzettini e rinchiude i nostri resti in un sacco della spazzatura?-

Mi girai a guardarlo scettica –Non mi spaventi, Pattinson.-

-Oh certo, dimentico sempre che l’unica cosa che può scuotere la temeraria Sugar Samādhi Lawrence è il cadavere dei Goonies.-

-Sono capace di mettermi a gridare, ti avverto.- gli dissi, trattenendo a stento le risate.

-E poi verrà la polizia, e dovrai spiegare che non stavi tentando di violentarmi ma che hai soltanto citato i Goonies- fu lui a scoppiare a ridere, ma si interruppe dopo qualche istante quando finalmente si rese conto di dove lo stavo portando.

-Non ci credo.- disse semplicemente, bloccandosi all’istante.

-Finalmente! Stavo quasi abbandonando le speranze che tu arrivassi a capire…-

Ma ormai non mi dava più ascolto. Si spinse in avanti e stavolta fu lui a trascinarmi e a farmi scavalcare il piccolo cancello che conduceva al parco giochi più desolato dell’Inghilterra.

L’avevamo scoperto un’assolata domenica pomeriggio d’estate, quando avevamo 11 anni.

C’erano due altalene distrutte, uno scivolo sgangherato e una specie di boschetto.

O per meglio dire, 3 alberi e qualche cespuglio. Ma per noi equivaleva ad un bosco.

E lì, fra quelle fronde, avevamo costruito la nostra piccola casa.

Non ci andava mai nessuno lì, a parte forse qualche coppietta ad amoreggiare, e quindi era stato facile mettere qualche asse fra i rami e qualche lenzuolo a mò di tenda.

Era una piccola parte di mondo che era solo nostra. Dove potevamo essere quello che volevamo.

Quante volte ci eravamo andati a studiare, nel corso dell’adolescenza. Quante volte lui c’aveva portato la chitarra ed io lo avevo ascoltato, semplicemente in estasi.

Il giorno che mia nonna era morta ero scappata di casa ed ero andata lì, e non mi ero minimamente stupita quando dopo 10 minuti l’avevo visto comparire dalla piccola scaletta di corda.

Eravamo stati in silenzio per tre ore, prima che io gli dicessi –Non tornerà più?- e lui annuisse, stringendomi in un abbraccio.

E poi, come gran parte delle cose della nostra infanzia, era semplicemente scivolato nel dimenticatoio.

Fino a quel momento.

-Sugar...tu…sei incredibile!- si girò ancora a guardarmi, il sorriso a 32 denti illuminato lievemente dalla luna che brillava tenue nel cielo, quasi pronta a fare posto al sole.

-Sapevo che prima o poi ci saremmo tornati- dissi, alzando gli occhi verso il rifugio, beandomi di quella vista che sapeva di casa.

-Dopo di lei, mademoiselle- si fece da parte e sempre sorridendo, mi indicò la scaletta.

-Merci monsieur- prima di mettere un piede sulla scaletta, lo baciai dolcemente e sorrisi contro le sue labbra quando lo avvertii stringermi per la giacca ed avvicinarmi sempre più a lui.

Era bello tornare ad essere bambini.

 

 

Bene fanciulle, come ho da poco comunicato ad Ale <3<3 [ahahah]  sono stanca morta e l’ultima parte di questo orrido capitolo neanche l’ho riletta e non so neanche bene cosa ho scritto, ho semplicemente seguito il flusso di idee del mio cervellino, per cui se fa così tanto schifo vi prego di non prendervela con la parte cosciente di me stessa :D

 

Beh cmq dicevo, siccome sono stanca morta, anzi molto più che morta…non ce la faccio a ringreaziarvi tutte adeguatamente ma sappiate che ho adorato tutti quanti i vostri commenti da più profondo del mio cuore e vi amo tantissimo!

E ovviamente anche le splendide persone che l’hanno messa fra i preferiti e le seguite

 

Beh, notte notte fanciulle <3

 

 

Ovviamente nessuno dei personaggi realmente esistenti mi appartiene, sadly.

 

 

 

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Capitolo 19
*** «lazing on a sunny afternoon. ***


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Mi svegliai di soprassalto e il brutto sogno che aveva causato quel brusco risveglio, svanì in un istante

19

 

 

Mi svegliai di soprassalto e il brutto sogno che aveva causato quel brusco risveglio, svanì in un istante.

Qualcuno picchiava Robert ed io impotente restavo a guardare mentre lo riducevano a pezzi, lasciandolo sanguinante sul marciapiede di fronte al Viper Room di Los Angeles.

Ci misi del tempo prima di rendermi effettivamente conto di non trovarmi nel buio di una notte californiana, ma in un’ insolitamente soleggiata mattina di Dicembre e non su un marciapiede, ma sulle assi di legno della nostra casetta fra gli alberi.

Mi tirai a sedere, completamente intorpidita dalla scomodissima posizione e desiderai non averlo fatto, dal momento che la testa iniziò a pulsarmi fastidiosamente.

Ci eravamo addormentati l’uno sull’altra, ripiegati in una maniera assurda, dato che non eravamo esattamente più dei ragazzini e lì dentro a quella casetta non ci entravamo più così bene come un tempo.

Una folata di vento gelido mi colpì in piena faccia e mi ricordò che indossavo soltanto la giacca a vento della sera prima che non era propriamente efficace contro il gelo del Dicembre londinese e rabbrividii involontariamente.

Robert accanto a me si stropicciò gli occhi e alzandosi, si passò una mano fra i capelli.

-Mi fa male il collo, cazzo- disse.

-Buongiorno anche a te, Pattz- risposi io, voltandomi verso di lui.

Sorrise e si avvicinò per baciarmi.

-Non me la ricordavo così scomoda, sai?-

-Nemmeno io- rise mettendomi un’insolita allegria addosso.

-Quando ci giocavamo ai pirati sembrava davvero un vascello gigantesco-

risi anche io e per un attimo davanti agli occhi mi passarono davanti le immagini di quei due bambini che si inventavano le avventure più assurde nei pomeriggi estivi.

Lui si metteva anche una benda sull’occhio e io con i vestiti smessi di mia nonna ero ovviamente la donzella che aveva rapito e che diventava la principessa dei pirati.

-A volte penso che sarebbe bello ritornare a quei giorni- gli sfiorai una guancia calda e lui sospirò.

-Io lo penso tutte le volte, Sugar. Era tutto così…magico. Lo so che è banale e stupida come cosa da dire, però è proprio così.-

-Beh no, non è affatto stupido Robert. È vero, abbiamo avuto un’infanzia meravigliosa e la cosa più bella era averti con me. Quello era il pensiero che più di tutti mi faceva felice. Lo è sempre stato.-

Annuì, l’accenno di un sorriso che gli increspava le labbra…un’espressione che ben conoscevo gli si era dipinta sul volto.

Quella di quando si sentiva felice da morire, e non sapeva come far uscire tutta quella gioia per paura di esagerare e allora annuiva e sorrideva.

E per me era la dimostrazione di felicità più grande che ci fosse.

-Ti amo.- mi disse, dopo avermi fissata a lungo.

-Proprio tanto, lo sai?-

Annuii io stavolta e avvicinandomi lo strinsi forte.

-Non voglio uscire da qui dentro, Rob. Non voglio più tornare lì fuori, in quello schifo di realtà. Voglio chiudere gli occhi e tornare ad essere la principessa dei pirati.-

Sentii le sue mani calde posarsi sulla mia schiena e stringermi ancora di più.

-Beh puoi esserlo ancora, zuccherino. Per me lo sarai sempre, per esempio. Non c’è bisogno di restare qui dentro.-

Risi anche se un po’ quasi mi veniva da piangere e restai a farmi cullare dalle sue braccia e dal suo odore di ricordi.

 

 

 

∞∞

 

Mi chiusi la porta di casa alle spalle e mi accasciai contro di essa, chiudendo gli occhi e sospirando forte.

Quella era stata sicuramente una delle giornate più stressanti di tutta la mia intera vita, e non è che ne avessi avute di leggere poi.

Dopo esserci decisi a rimettere piede nel mondo reale e scendere dalla nostra casetta, eravamo stati costretti a passare da casa di Robert quantomeno per lavarci e cambiarci e poi avevamo quasi litigato perché io avrei voluto accompagnarlo agli uffici della Summit e lui ovviamente non ne aveva voluto sapere.

Mi sentivo ancora in colpa e non volevo fargli affrontare le ire dei suoi capi da solo, dato che in quel pasticcio ce l’avevo infilato io, ma era stato irremovibile.

Così ero andata dai suoi genitori per tranquillizzarli sul nostro stato di salute e cercare un po’ di conforto familiare.

Ma dopo un’intera mattinata di chiacchiere con Clare, tè e pasticcini, cartoni animati sul divano insieme ai figli di Victoria, avevo bisogno del silenzio e della tranquillità del mio minuscolo appartamento.

Volevo seppellirmi fra le coperte e risvegliarmi con Robert accanto.

Gli avevo mandato un sms con scritto di venire là e non dai suoi e sperai che lo leggesse, perché il pensiero di trascorrere anche tutto il pomeriggio da sola mi mandava in paranoia.

Trixie era da Tom e a quanto pareva i due adesso erano inseparabili.

Avevano trascorso tutta la notte insieme e Joe non era più stato nominato, come se non fosse mai successo niente.

Il che era un bene da una parte.

Ma dall’altra mi lasciava una terribile sensazione addosso.

Forse era per quello che il pensiero di stare sola mi faceva stare male.

In ogni caso, decisi che una doccia era assolutamente la cosa migliore da fare in quel momento e, dopo aver messo Face to Face dei Kinks, iniziai a spogliarmi decisamente di umore migliore.


Listen to --> http://www.youtube.com/watch?v=1h1oRP7FfBw

Era appena partita Sunny Afternoon quando entrai sotto il getto bollente e la voce calma di Ray Davies bastò per riportarmi la pace dei sensi.

Pensai a Robert e a quanto avrei voluto che fosse lì con me, sotto l’acqua, a fare l’amore con i Kinks di sottofondo.

Sarebbe stato meraviglioso.

Mi sapeva di lui quella canzone.

Ma non per il testo che di per sé non c’entrava niente. Era solo quella melodia così malinconica che me lo ricordava, perché in fondo un che di malinconico negli occhi di Robert c’era sempre.

Era proprio la sua essenza di fondo più nascosta, la malinconia.

E quello era proprio un soleggiato pomeriggio del resto.

Un soleggiato pomeriggio d’inverno.

E i fratelli Davies, maestri del sarcasmo, l’avevano dipinto proprio bene, un soleggiato pomeriggio di neve in the summertime.

Era proprio così che mi sentivo, tutto quello che mi rimaneva non era altro che quella strana sensazione di solitudine che si accordava così bene con la canzone.

-Robert- esclamai, senza neanche rendermene conto.

Dio, lo volevo così tanto.

Ma perché poi? Non ci vedevamo solo da qualche ora, mica da decenni.

Eppure ne avvertivo il bisogno dappertutto.

Non era solo desiderio fisico, era altro. Era sentirmi al sicuro, probabilmente.

Già, mi sentivo inquieta e il non sapere esattamente perché acuiva tutto.

Ovviamente scoppiai a piangere.

Sentivo come un peso in fondo allo stomaco e la canzone di certo non aiutava e allora mi lasciai completamente andare a tutta la confusione che se ne era rimasta sepolta da qualche parte dentro di me, e che adesso chiedeva a gran voce di venire ascoltata.

Ed io lo feci. E più piangevo più non riuscivo a smettere.

Pensai a James, al casino che avevo combinato con lui, al modo tremendo in cui avevo messo fine a un anno trascorso insieme, un anno di promesse, di amore, un anno in cui lui mi aveva veramente dato tutto quello che si può dare in una relazione e io l’avevo distrutto senza farmi troppi problemi.

Pensai a Trixie e a come tutta quella situazione fosse così ingarbugliata da renderla incomprensibile per qualsiasi persona, da renderla distruttiva per tutti quelli che ne erano coinvolti, pensai allo sguardo disperato di Joe, alla sua rabbia furiosa, pensai a quanto era stato orribile vederlo così diverso dal Joe allegro e giocoso che ero abituata a conoscere, quello che aveva sempre la battuta pronta e riusciva a far venire giù il soffitto con la forza della sua batteria.

E poi pensai a Robert, di nuovo. A quanto quello che provavo per lui superava tutto il resto, da cancellarlo completamente.

Mi spaventava quel pensiero.

Mi spaventava capire quanto fossi davvero dipendente da lui, fino quasi ad annientarmi.

Se un giorno, per puro caso, le cose fra noi avessero dovuto finire, io sarei sicuramente morta.

Non si tornava più indietro ormai.

Finii di lavarmi con non so quale forza e uscìì dalla doccia piangendo.

Sempre piangendo mi misi il pigiama, e continuai a farlo anche mentre mi preparavo l’ennesimo tè della giornata.

Accesi la televisione sperando di riuscire a calmarmi, ma davano The Notebook e la cosa mi fece stare ancora peggio.

- Perché io voglio te... Io voglio tutto di te, per sempre... Io e te, ogni giorno della nostra vita... Vuoi fare una cosa per me, per favore? Prova ad immaginare la tua vita... Fra 30 anni, 40 anni... Come sarà? Se la vedi con lui vai, vai! Te ne sei andata una volta, sopravviverò anche la seconda, se è quello che realmente vuoi... Ma non scegliere la strada più facile...
-Quale strada facile? Non esiste una strada facile... Comunque finisco per ferire qualcuno...
-Smettila di pensare a quello che vogliono gli altri! Non pensare a quello che voglio io, a quello che vuole lui o a quello che vogliono i tuoi... Tu cosa vuoi...? Che cosa vuoi...?

 

Probabilmente non sarei stata più in grado di smettere di piangere.

Poi improvvisamente, il citofono suonò.

Quasi gli fui grata per costringermi a dover interrompere quella visione, che mi avrebbe portato a prosciugare tutti i liquidi del mio corpo nel giro di 10 minuti e cercando di asciugarmi le lacrime andai ad aprire.

Doveva essere Robert che si era scordato di avere le chiavi, e mentre aspettavo con la porta aperta, mi detti una rapida occhiata allo specchio dell’ingresso.

Mi venne un colpo quando mi resi conto che la ragazza che mi fissava dalla superficie di vetro, ero proprio io.

Avevo gli occhi rossi e le occhiaie, e in generale sembrava proprio che fossi appena tornata da un funerale.

-Sugar, stai bene?- mi voltai repentinamente verso la porta, sperando con ogni singolo centimetro del mio cuore di non aver udito proprio quella voce.

Non ce l’avrei fatta a reggere altro stress.

Eppure, James era proprio lì davanti a me.

-Sugar…Sugar ti prego…- prima che riuscissi a dire o fare o pensare qualsiasi cosa, le sue braccia mi strinsero così forte che per un attimo persi la consapevolezza di ciò che mi succedeva intorno.

Quella vicinanza, quell’odore di Marlboro e birra di cui il suo giacchetto era impregnato, mi fecero ritornare a scoppiare in singhiozzi.

Senza dire altro, James si spinse in avanti e con un calcio chiuse la porta dietro di sé, non lasciandomi andare per un momento.

-Ti prego, ti prego…- continuava a ripetere, stringendomi sempre più forte a sé, come se anche lui stesse facendo del suo meglio per non scoppiare in lacrime.

-James…- riuscii a dire io, riacquistando l’uso della parola. Lo allontanai, quando le sue mani cominciarono ad accarezzarmi i capelli e la vicinanza del suo corpo diventava sempre più ingombrante.

-Che cosa sei venuto a fare?- cercai di riprendere a parlare normalmente e mi allontanai del tutto, guardandolo per la prima volta in faccia.

Sarebbe stato meglio che non l’avessi fatto, perché la sua espressione torturata mi distrusse.

-Mi hanno appena rilasciato, Joe è in albergo a prendere le sue cose, fra 3 ore abbiamo l’aereo- si appoggiò al divano dietro di sé e deglutì visibilmente.

-Non volevo partire senza averti prima chiesto scusa-

Mi passai una mano fra i capelli e annuii –Beh adesso l’hai fatto.-

-Ti prego non fare così, cazzo. Tu stavi piangendo Sugar, tu…stai male…- si spostò e tornò vicino a me, incatenandomi con gli occhi.

-Non posso cancellare quello che ho fatto e anche se potessi non credo che lo farei, non sono venuto per dirti che mi pento. Sono qui perché so di averti ferita, molto più di quanto non abbia fatto con lui..- e sputò quasi l’ultima parola.

Mi misi una mano davanti alla bocca per evitare di piangere e scossi la testa

-Lascia perdere James, davvero. Robert sta bene, io sto…beh, starò bene…è tutto finito.-

Scoppiò a ridere freddamente –Credi che sia tutto finito così? Qualche cazzotto e amici come prima? Tu…hai idea di come mi senta io ogni giorno da quando te ne sei andata?-

Lo guardai, terrorizzata quasi.

-E’ stato così facile per te lasciarmi. Si, io ti ho imposto di scegliere ma tu l’hai fatto senza battere ciglio, senza il minimo ripensamento. Tu mi hai devastato.-

-James…credi che io non mi senta una merda ogni singolo istante? Credi che sia stato così facile lasciarti? Mi ha lasciato una ferita aperta, che non si rimarginerà mai…ma…- scoppiai di nuovo a piangere, tanto per cambiare.

Dio, avevo i nervi a pezzi.

Mi venne vicino e prendendomi per le spalle mi costrinse a guardarlo -…ma non mi ami.-

Scossi la testa e me la presi fra le mani –James ti prego, non rendere tutto ancora più difficile. Ci stiamo facendo solo del male così.-

Rimase in silenzio, tenendomi ancora stretta e quando finalmente mi lasciò andare, mi accorsi che piangeva.

Tirò su col naso, nascondendomi il suo volto e deglutì convulsamente.

-Io ti amo però.-

Restammo entrambi in silenzio, il peso di quelle parole che opprimeva l’aria circostante.

-Forse è meglio che tu te ne vada- feci io, singhiozzando -Stando qui ti fai solo del male-

-Come faccio a dimenticarti, Sugar?- mi chiese lui, alzando lo sguardo su di me, non preoccupandosi neanche di asciugare le lacrime che lentamente gli scivolavano sulla giacca, fregandosene di farsi vedere così fragile.

-Dimmelo perché ti giuro che non so come si fa-

-Devi andartene James. Vattene via e non cercarmi più.-

Stavo male per lui, per quello che gli leggevo nello sguardo, perché un dolore così forte non l’avevo mai visto riflesso negli occhi di nessuno.

Raddoppiai i singhiozzi e mi lasciai andare ancora alla corrente delle lacrime.

Prima che me ne rendessi conto, si era avvicinato nuovamente tenendomi il volto stretto fra le mani.

-Non voglio, lo capisci?

Sentivo il suo respiro caldo su di me e avevo terrore di aprire gli occhi, perché non avrei mai più voluto rivedere quel dolore nelle sue iridi scure.

-Lasciami andare, James- riuscii a farfugliare in qualche modo.

-Lasciami andare!- ripetei, quasi infuriata stavolta, quando non accennò a fare movimenti.

-Lasciala andare- la voce di Robert, chiara, forte e determinata sortì l’effetto desiderato e James si allontanò immediatamente, lasciandomi stordita e distrutta.

Nessuno di noi due l’aveva sentito entrare, ovviamente.

Robert si avvicinò, la mascella tirata in un’espressione infuriata che conoscevo bene e si rivolse a James –Che ci fai qui?-

-Rilassati Mr Fantastic, ero passato a chiederle scusa- rispose lui, aggiustandosi la giacca e sospirando.

-Beh l’hai fatto no? Adesso vattene- continuò Robert con quel tono pericolosamente calmo.

James non accennò movimenti e dopo qualche secondo si voltò a fronteggiare Robert, sorridendo ironicamente.

-Sennò cosa fai? Mi stendi al tappeto con la potenza dei tuoi cazzotti?- scoppiò a ridere, peggiorando il mio umore vertiginosamente.

-Ti voglio fuori di qui. Subito- ripetè Robert, e notai lo forzo che stava facendo per trattenersi dalle nocche delle dita, che strette a pugno erano diventate bianchissime.

James gli andò vicino, quasi ad un centimetro di distanza ed io mi sentii di nuovo morire dentro per il terrore che in una frazione di secondo si era impossessato di me, costringendomi a rivivere una scena già vista.

Si fronteggiavano, guardandosi fissi negli occhi, nero contro blu.

Una lotta che mi straziava.

-Me ne vado, tranquillo- fece poi James, riversandogli addosso tutto il disprezzo che provava.

Mi venne vicino e mi costrinse a guardarlo. –Mi dispiace davvero. Per tutto.- lo guardai oltre la cortina di lacrime e annuii –Dispiace anche a me.-

Mi baciò su una guancia, trattenendosi più del dovuto.

-Ti amo- disse poi, sfiorandomi la fronte con un altro bacio.

-Vattene, Huber.- Robert si era avvicinato, riuscivo quasi a sentire il suo calore lì davanti a me.

James si girò senza degnarlo di uno sguardo e senza più voltarsi indietro, si lasciò per sempre la mia vita alle spalle.

-Hey…-

-Rob…- dissi fra i singhiozzi. –Rob…-

-Non piangere, zuccherino. Non piangere più-

Mi lasciai cadere a terra e lui si mise a sedere accanto a me, circondandomi con le sue braccia calde.

-Non voglio che tu pianga più, ok? Mai più.-

Iniziai subito a sentirmi meglio, e i singhiozzi lentamente diminuirono per lasciare posto a un semplice respiro irregolare.

-Dovrebbero vietarmi di andare in giro. Io distruggo le persone-

Rise un poco e una delle sue mani salì ad accarezzarmi i capelli, tranquillizzandomi all’istante.

-Posso restare a farti compagnia nel tuo isolamento forzato dal resto del mondo?-

-Se proprio ci tieni…- dissi, tentando di sorridere un po’. –Ma stai attento, sono pericolosa-

-Farò attenzione- lo sentii scuotere la testa prima di posarmi un bacio delicato su una tempia.

Restò a cullarmi per un’infinità di tempo, semplicemente ad accarezzarmi, a stringermi a lui, perché sapeva che era tutto quello di cui avevo bisogno e nient’altro al mondo.

Sapere che lui c’era per me, era lì e non se ne andava da nessuna parte e mai lo avrebbe fatto.

-Ti dimenticherà, Sugar- esclamò dopo quelle che a me parvero ore di silenzio.

-Prima o poi succederà.- voltai il viso verso il suo e lui mi accarezzò una guancia, portandosi via le lacrime rimaste.

-Un giorno si alzerà dal letto e non penserà più a te.-

-Ho trascorso un anno della mia vita con lui, Robert. Un anno. 365 giorni. E credevo di essere felice, credevo di amarlo…- scossi la testa.

-Come posso farlo soffrire così?-

-Tu non lo ami. E lui lo sa. E sa, anche se non vuole ammetterlo, che il tuo posto è con me- Mi guardò per un lungo istante, poi si avvicinò a baciarmi.

E quando mi resi conto quanto il sapore delle sue labbra mi fosse mancato, capii che Robert aveva ragione e che James l’avrebbe capito prima o poi.

Il mio posto era lì.

 

 

 

Mie carissime fanciulle, potete fucilarmi adesso ^^ Ci ho messo un’infinità di tempo ç_____________ç

Scusatemi da morire, vi prego ç__ç

I problemi fondamentali sono stati due:

1)     Ho avuto da studiare da morire per una merda di esame che ho dato la settimana scorsa ç___ç

2)     Pattinson mi sta un po’ sulle palle al momento ^^, quindi era un po’ difficile scrivere di lui [non chiedetemi perché, so solo che è così e mi odio per questo ma mi sta antipatico!!! Aaaah povero Bobby ç__ç lo so, mi dispiace, eh! Cioè non è che ne sia felice di questa cosa, però è che proprio mi sta sulle scatole right now. Comunque sono sicura che presto faremo pace e tutti saremo felici e contenti :D

 

Beh, adesso non perdo altro tempo e passo a ringraziarvi!!

 

Innanzitutto un grazie di cuore a tutti quelli che leggono e basta, alle 60 persone che l’hanno messa fra i preferiti e le 37 fra le seguite!! Wow *_* vi adoro, gente davvero!

 

E poi, un grazie particolare a voi commenters:

 

winnie poohina : ma cosa ti devo dire a te, aMMore mio, eh!!?! Ti amooo da morire e sono contentissima di averti conosciuta meglio perché sei fantastica! Spero che questo chappy ti sia piaciuto come gli altri, anche se è un po’ da tagliarsi le vene ç__ç ma mi è uscito così…va beh, ti amo!!

 

Piccola Ketty : ahauahaua tesorooo ma quanto ti amo!? In effetti sì forse sono un po’ troppo pesanti ora per la casetta sull’albero però che ci vogliamo fa?! XD

Ma poiii cosa mi dici!? Io ti amo *_* e non sono io a fare i capolavori, mia cara, ma tu..che ogni pochino tiri fuori un masterpiece :D Ti amooo e spero che ti sia piaciuto anche questo, bacio!

 

_Miss_ : Grazie milleeee! E scusa per il ritardo disastroso ç__ç spero ti piaccia anche questo! Un bacione :*

 

Sognatrice85 : Eccoci qua con il nuovo chappy tesoro! Spero ti piaccia e vedrai che i nuovi risvolti con i casini sul Robsten non faranno poi tanto scompiglio fra i nostri due eroi ^^ ahahah va beh la smetto di spoilerare, ti adoro!

 

Doddola93 : Tesorooooooooo! *-* Adesso invece ci ho messo 3 vite ad aggiornare..mi odi? Ç__ç

Ahahaha sono contenta che i riferimenti col passato ti piacciano, piacciono anche a me XD, mi dispiace se in questo non ci sono stati, ma ci saranno di nuovo vedrai ^^

Ti voglio tantissimo beneeee e ci sentiamo presto!

Bacione

 

801_Underground : Amouurrrr tu non ci sei e io posto ç__ç che tristezza dadi ç___ç non puoi capire come mi manchi, davvero guarda. It’s excruciating ç__ç ahauahuaah no jokes.

Anywaaaay, amour sta parte finale non l’avevi letta e spero ti piaccia, anche perché poi ho deciso che prima del nostro megaintrecciofantastico, scriverò un altro chapter dove spiegherò meglio un po’ di cose, sennò qui diventava troppo lunga la minestra XD ahauaha beh ti amo mon amour <3<3<3<3<3 e cazzo divertiti in quel di Vienna!!

 

Ryry_ : No tesoro spero che mi scuserai tu per questo stratosferico ritardo!

Ahuahauah cmq no, non l’ha lasciata dopo la chiamata di Sarah ^^ altrimenti entravo nella ff e lo picchiavo [già che lo odio ^^ ] XD

Cooomunque grazie mille per tutto quello che mi hai detto! Ti adoroooo e un bacione fortissimo!

 

KeLsey : Uuuh che bello una nuova commentatrice! Mah grazie mille per tutti i complimenti, ti giuro avevo gli occhi a forma di stelline dopo che ho letto il tuo commento :D

Grazie mille per tutto, soprattutto per aver detto che i protagonisti sono intensi e ben fatti :D Spero che anche questo ti sia piaciuto, un bacione!

 

 

Bene, adesso mi dileguo fanciulle!

Vi adoroooooo e a presto [stavolta è vero, perché ho già il chappy pronto ^^]

 

 

Ringrazio i Kinks che mi hanno ispirato con la loro Sunny Afternoon :) Ah e Rob non mi appartiene ovviamente ç__ç [anche se mi sta antipatico, non vuol dire che mi farebbe schifo se mi appartenesse XD]

 

 

 

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Capitolo 20
*** «would I last forever? You and I together. ***


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20

20

 

-Mi piace quel colore su Robs- Trixie indicò lo schermo del televisore di Tom e scosse la chioma rossa.

-E’ proprio figo in Tv-

-Figo…adesso non esageriamo- intervenne Tom, entrando in salotto dalla cucina con due bottiglie di birra in mano e buttandosi sul divano esattamente in mezzo a me e Trixie.

-Diciamo che se la cava-

Lo guardai e scoppiai a ridere sarcasticamente –Sicuramente meglio di te, Sturridge.-

Lui quasi soffocò con la birra.

-E’ l’amore che ti acceca, zuccherino.- commentò ridendo e poi si voltò verso Trixie, che aveva lo sguardo ancora incollato alla Tv dove una tizia dai lunghissimi capelli neri stava intervistando Rob per Mtv, e le passò un braccio attorno alle spalle.

-Diglielo Trix chi è che è meglio.-

-Rob è più figo Tom. Adesso non farne una questione di stato.- si limitò a dire lei senza neanche voltarsi.

Tom tolse immediatamente il braccio e si rabbuiò in volto.

-Bene.-

-Oh finiscila, lo sai che questi discorsi mi annoiano.-

-Ti annoiano? Beh certo, io non ti ho mica detto che preferisco Sugar a te.-

-Finitela ragazzi!- scattai a quel punto io, alzando il volume della tv e sospirando scocciata.

-Vorrei riuscire a sentire almeno una parola, altrimenti poi mi tocca chiederlo a Rob cos’ha detto e lui si limiterà a dirmi “che io e te stiamo insieme”.- continuai imitando il tono di voce di Rob.

-Odia raccontarmi le sue interviste- sbuffai e prestai attenzione alla voce antipatica dell’intervistatrice che, ero sicura di non starmelo immaginando, aveva accavallato le gambe perfette nel momento stesso in cui Robert la stava guardando, sorridendogli leziosamente.

-Ma che puttana!- esclamò Trixie puntando un indice contro lo schermo.

-Allora Robert…hai ufficialmente smentito ogni tipo di relazione con Kristen, ma…siamo tutti curiosi…c’è una ragazza misteriosa nascosta da qualche parte?-

Si capiva dal tono di voce che desiderava sentirsi dire un bel “no, non c’è”. Puttana.

Robert sorrise imbarazzato e ovviamente si passò la sua benedetta mano fra i capelli, poi posò le braccia sulle ginocchia e si prese il volto fra le mani, continuando a sorridere come un idiota.

Se non si muoveva a parlare gli avrei fatto passare la voglia di sorridere una volta tornato a casa, ci poteva contare.

Dopo interminabili ore di meeting con tutti i pezzi grossi della Summit, Chris Weitz e Kristen Stewart, fatti arrivare appositamente dagli States per quella faccenda di estrema importanza, la conclusione a cui erano giunti era stata quella di fare marcia indietro sugli iniziali progetti e bensì di farla finita con le stupidaggini succhiasoldi che si erano protratte per davvero troppo tempo e sbandierare ai quattro venti la nostra storia.

Le foto all’aeroporto, nel vicolo, i rumors continui di lui e la misteriosa biondina che sembrava davvero troppo presente sulle scene ultimamente, erano un po’ difficili da mettere a tacere e la strategia più vincente sembrava proprio quella di confermare una volta per tutte il fatto che fra Robert Pattinson e Kristen Stewart non ci fosse niente.

E di ufficializzare la nostra relazione invece, proprio per evitare che altre inutili chiacchiere potessero rovinare in qualche modo la campagna pubblicitaria di New Moon.

Gli esperti del settore, almeno così mi aveva detto Rob, si erano detti sicuri che la notizia di una fidanzata vera, in carne e ossa, da guardare e sentire parlare era la cosa migliore per far incrementare la pubblicità attorno al tour promozionale di New Moon, che sarebbe iniziato di lì a pochissimo.

Secondo Trisha McLeod, ricercatrice di mercato, la gente si era stufata di vivere nell’incertezza e nell’agonia del non sapere con chi Robert andasse effettivamente a letto, e il fatto di identificare finalmente la sua fortunata compagna con un volto era di gran lunga preferibile al protrarre il tira e molla con Kristen.

Io avevo annuito, guardandolo seria per tutta la durata del racconto, mentre seduti sul mio divano dopo avermi consolato per tutta la faccenda di James, mi aveva esposto la nuova strategia della Summit.

Adesso lo aspettavano giornate di interviste su interviste e a quanto pareva, anche io avrei dovuto fare la mia parte, rilasciando dichiarazioni a qualche rivista.

-C’è una cosa che continuo a non capire in tutto questo, Rob- gli avevo detto io, quando aveva smesso di parlare.

-Sarebbe?- aveva fatto lui.

-Come fa la gente ad essere così interessata agli stramaledettisimi affari tuoi? Sembra che dovete pianificare un colpo di stato, tutte queste riunioni, strategie, sotterfugi, esperti…mi sembra fantascienza- avevo scosso la testa e lui mi aveva guardato frustrato.

-Me lo chiedo tutti i santissimi giorni, zuccherino. Tutti i giorni.-

Avevo riso prima di baciarlo.

-E’ che mi sembra così strano pensarti come una star hollywoodiana. Cioè per me tu sei sempre lo stupido Pattz che prende i brutti voti a biologia e strimpella qualche accordo sulla sua vecchia Gibson…-

Mi aveva accarezzato la guancia, tenendomi ferma lì nella sua presa calda e aveva sorriso.

-E voglio continuare ad esserlo, Sugar.- mi aveva sussurrato mentre io non avevo potuto fare a meno di pensare che da quel momento in poi sarebbe cambiato tutto.

Il giorno successivo ci eravamo incontrati per un caffè con la sua agente e una giornalista di Vanity Fair che voleva conoscermi.

Poi lui era tornato agli uffici della Summit dove i grandi capi volevano sistemare gli ultimi particolari su cosa dire alla stampa riguardo alla rissa con James e adesso su Mtv lui avrebbe finalmente annunciato in anteprima mondiale che anche se la storia d’amore fra Edward e Bella non si era replicata nel mondo reale, lui non era comunque single.

Da qualche parte a Londra una ragazza che si chiamava Sugar Lawrence gli aveva preso il cuore e non era intenzionata a darglielo indietro.

Per nessuna ragione al mondo.

Se solamente si fosse deciso di smettere di ridacchiare e di dirlo una volta per tutte.

Improvvisamente, guardandolo sullo schermo, mi venne la paura totalmente irrazionale quanto ingiustificata che non volesse dirlo. Che non volesse ammettere davanti a tutti di essere in una relazione con me.

Più i secondi passavano e più mi sentivo inquieta.

-Quanto sarà cretino?- commentò Tom, attaccando anche la seconda bottiglia di birra che in realtà aveva portato per me.

Io rimasi in silenzio perché innanzitutto pensavo la stessa cosa e poi perché l’ansia mi aveva ormai attanagliato le viscere.

Una parte del mio cervello sapeva di stare assolutamente degenerando con quei pensieri assurdi, ma un’altra parte non poteva fare a meno di sentirsi terrorizzata.

Cosa sarebbe successo se avesse risposto “no, non c’è”?

-Sì c’è.-

Quasi mi stupii di sentirglielo dire tanto ormai ero convinta che non avrebbe mai ammesso di essere il mio ragazzo.

Poi però mi ricordai che se non l’avesse fatto la Summit l’avrebbe buttato fuori a calci nel sedere nel giro di un paio di telefonate e tornai a ragionare seriamente.

Trixie e Tom esultarono, battendo le mani e finendo di scolarsi la birra ma io rimasi come incantata a fissarlo, a guardare la mia immagine riflessa nei suoi occhi mentre l’intervistatrice si faceva più pressante con le domande.

Lo vidi sorridere in una maniera diversa da come aveva fatto prima, non più imbarazzata, o intimidita.

Lo vidi cercare con difficoltà le parole giuste per parlare di me con una completa sconosciuta e lo vidi arrossire quando sapevo si era convinto che tali parole non bastavano a rendermi giustizia.

Scossi la testa come se ce lo avessi avuto davanti e sorrisi, sentendomi completamente innamorata di lui.

-Beh lei è semplicemente lei. Non so nemmeno da dove iniziare per descriverla. È la mia migliore amica…è…- si passò ancora la mano fra i capelli e stavolta quel gesto mi fece sciogliere come neve al sole -…è l’unica al mondo a conoscere veramente tutto di me, dal mio baracchino preferito dei bagels alle mie più profonde e sincere paure.-

-Lei sapeva chi e cosa sarei diventato anni prima che lo capissi io stesso, lei mi fa ridere e tanto, mi fa sentire bene.- scosse un po’ la testa e si guardò intorno imbarazzato, sicuro di essersi esposto troppo.

-Lei è la classica persona che quando l’hai trovata speri solo che ti possa restare accanto per sempre.- concluse poi, cogliendomi totalmente ad assolutamente impreparata.

-Alla faccia- fece Tom, ma non gli prestai neanche attenzione, sentendomi proprio su un altro pianeta.

-Caspita Rob. La ragazza ti ha cotto a puntino, eh?- commentò ridendo l’intervistatrice, forse con una punta un po’ troppo accentuata di sarcasmo nella voce.

Lui rise un poco e le sue guance si colorarono –Già credo di si.-

-E come mai salta fuori solo ora questa Sugar? Tutti questi mesi di incertezza su una probabile storia fra te e Kristen, le cene insieme, le feste, gli abbracci…e invece si scopre che da qualche parte se ne stava nascosta una ragazza che ci ha fregato tutti quanti-

-Beh io l’ho sempre detto di non credere a ciò che si dice di me sui giornali. È tutta spazzatura. Fra me e Kristen c’è sempre e solo stata amicizia e stima reciproca.-

-Per cui adesso è ufficiale, ragazzi. Robsten non è mai esistito e mai esisterà a quanto pare.- rise ancora mellifluamente, portandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio.

-Beh si- fece lui, sorridendo lievemente.

-Lo sai vero che miliardi di cuori si sono appena infranti in giro per il mondo? Sento quasi il loro rumore. Adesso che hai detto di avere una fidanzata ufficiale, hai distrutto i sogni di un sacco di ragazze-

Ma che razza di intervista era?!

Quasi me la presi con la sua agente per avergliela programmata. Era proprio spazzatura.

-Dio, che pena- disse Trixie, riassumendo con 3 parole tutto ciò che pensavo a mia volta.

-Che posso dire…?- esclamò Rob, evidentemente imbarazzato e infastidito

-…mi dispiace.- rise mascherando con la sua risata sincera il disappunto che provava.

In quel momento avrei solo voluto poter essere fra le sue braccia, avrei solo voluto fargli capire che tutto ciò che aveva detto di me non era niente in confronto a quello che lui era per me.

Lui che con un solo sguardo era capace di farmi dimenticare persino il mio nome.

Che mi prendeva in giro e mi faceva innervosire solo per poi farmi ricordare che delle sue prese in giro non avrei mai saputo fare a meno.

Che era semplicemente tutto per me.

Sospirai involontariamente, ricordandomi solo allora di essere nel salotto di Tom, seduta sul suo pavimento freddo a fissare da 1 cm di distanza lo schermo del televisore.

-Puoi rimetterti sul divano adesso- mi apostrofò infatti Trixie dopo poco.

-Il pezzo interessante è finito. Adesso ci toccherà quella noia di New Moon…- sbuffò e si alzò, dirigendosi in cucina.

Ma io non mi mossi di un millimetro, guardandolo ridere, concentrarsi, cercare di fare il serio mentre parlava di New Moon e poi dell’inevitabile argomento della rissa.

Alla fine avevano deciso di continuare con la storia degli ubriachi che avevano importunato lui e Tom nella pausa sigaretta.

-E’ un bel livido quello che hai sulla fronte, eh Rob?- gli chiese l’intervistatrice, fissandolo così insistentemente da rendere nervosa persino me.

Lui si toccò e sorrise lievemente –No, non è niente…ci sono abituato-

Risero tutti e due.

-Scommetto che quella farà magicamente scivolare il suo numero di telefono nella tasca dei jeans di Bobby, quando avranno finito. Cioè guardala, gliela sta praticamente sbattendo in faccia dall’inizio dell’intervista.-

Mi voltai disgustata verso Tom –Sì l’ho notato anche io, ma grazie per averlo sottolineato con la tua innata finezza-

Mi alzai e lo raggiunsi sul divano.

-Possiamo cambiare ora che hai avuto la conferma che ti ama in mondovisione? C’è la partita su Channel 4- continuò prendendo in mano il telecomando.

Alzai le spalle con noncuranza e mi accoccolai meglio sui cuscini morbidi.

Ne avevo viste anche troppe di sue interviste e poi adesso gli avrebbero letto alcune lettere dei fans a cui avrebbe dovuto rispondere in diretta e avrei fatto volentieri a meno di quella vista.

-Cathy da Liverpool vuole sapere qual è il tuo gusto di gelato preferito- fece l’intervistatrice, leggendo da un foglio che le avevano appena portato.

Proprio in quel momento Tom cambiò.

-Mi dispiace, zuccherino. Rimarrai per sempre con la curiosità-

-E’ alla vaniglia…- risposi io alzando gli occhi al cielo -…con lo sciroppo di lamponi sopra.-

-Beh certo…lo sapevo anche io.- rispose subito lui, risentito.

Ridacchiai sotto i baffi e mi lasciai cullare dal rumore di sottofondo della partita, concedendomi giusto un attimo per chiudere gli occhi.

Sentivo Trixie armeggiare con qualcosa in cucina e tutto quell’insieme di suoni rassicuranti ebbe il risultato di farmi scivolare dolcemente nel sonno.

 

 

∞∞

 

Quando aprii gli occhi il salotto di Tom era immerso nell’oscurità e la Tv era spenta.

Mi guardai intorno smarrita per qualche secondo, cercando di capire che razza di fine avessero fatto tutti quanti e perché mi avessero lasciata addormentata sul divano con una coperta di pile sulle spalle, quando mi accorsi del rumore di chiacchiere e di risate sommesse provenire dalla porta della cucina, lievemente accostata.

Mi misi a sedere e mi passai la mano fra i capelli, cercando di svegliarmi completamente.

Dovevano essere le 20.00 su per giù.

Con uno sforzo immane mi misi in piedi e raggiunsi la porta della cucina, aprendola piano.

La luce forte al suo interno mi ferì gli occhi e fui costretta a ripararli con la mano.

Inoltre Trixie aveva appena cucinato qualcosa e l’odore nauseante di roba bruciata mi solleticò fastidiosamente il naso.

-Zuccherino!- esclamò subito Tom, il primo ad essersi accorto della mia presenza sulla soglia.

-Trixie ha preparato la cena, hai fame?- chiese ridendo.

Spostai lo sguardo sulla tavola –Waffels bruciati?-

-Non fare la schizzinosa..basta grattare via un po’ di nero e sono buonissimi- rispose lei, prendendone in mano uno e mostrandomi come si faceva.

-Non preoccuparti, ti porto a cena fuori- fece allora la voce di Rob ed io misi finalmente a fuoco l’intera stanza, scorgendolo comodamente stravaccato su una sedia all’altro capo della tavola.

-Stavo per venire a svegliarti-

Inconsciamente sorrisi e lui fece altrettanto, facendomi sentire d’improvviso completamente sveglia.

Gli andai vicino e lui mi accolse fra le sue braccia, stringendomi a sé.

-Bell’intervista, Pattz.-

-Grazie, zuccherino.- mi sorrise di nuovo e mi accarezzò i capelli.

-Cazzo Rob, per quei 3 secondi in cui hai descritto Sugar l’ho invidiata da morire, sai?- Trixie interruppe la ripulitura dei waffels e lasciò cadere il coltello nel piatto, finalmente arresa.

-Scommetto che tu Sturridge, avresti saputo blaterare soltanto 2 parole in croce su di me-

Io e Rob ridemmo, Tom se la prese e cambiò stanza.

-Vattene pure, tanto le cose non cambiano!- gli urlò dietro lei.

-Dai Trixie, sei ingiusta con lui!- scossi la testa e risi.

-Che palle adesso vuoi farmi sentire in colpa? No perché ci stai riuscendo- poi senza aggiungere altro, sbattè rumorosamente il bicchiere da cui stava bevendo e andò a cercare Tom.

Probabilmente per farsi perdonare quella sua uscita con il sesso.

Io e Rob restammo per qualche minuto in silenzio, a goderci la calma e la beatitudine del reciproco calore.

Appoggiai la testa nell’incavo del suo collo e respirai il suo profumo.

-Ti amo Robert Pattinson- mi uscì poi, senza neanche una vera consapevolezza di averlo detto ad alta voce.

-Oggi mi hai fatto sentire la donna più fortunata che abbia mai camminato sul pianeta Terra-

Lo sentii sorridere contro i miei capelli e aumentare la sua stretta.

-Sono contento di essere riuscito a darti quest’illusione. Vedrai che un bel giorno ti sveglierai e ti accorgerai che non c’è niente di fortunato nello stare con me-

Gli detti uno schiaffetto sulla mano che mi cingeva un fianco e alzai lo sguardo su di lui –Smettila, non cominciare a fare lo sfiduciato perché ti odio quando lo fai.-

Rise finalmente e si rilassò.

-Non dire che non ti avevo avvertita-

Scossi la testa e lo baciai.

-Zuccherino…- esclamò quando gli fu di nuovo possibile tornare a respirare.

-…c’è una cosa che devo dirti.-

-Oh no.- e tutto si rabbuiò di nuovo.

-Rilassati non è niente di grave- sorrise ma io non mi sentii comunque tranquilla.

-Dunque…c’era una cosa che avevo pensato di fare tempo fa…con te.-

Lo guardai confusa.

-Adesso che siamo usciti allo scoperto sarà dannatamente più difficile e complicato ma non me ne frega niente. Ci tengo e non voglio che tu ci rinunci.-

Ero ancora più confusa.

-Spiegati, Rob perché non ci ho capito niente.-

Sorrise di sbieco –Non credo di dirti niente di nuovo, ma tu sai che il Rock am Ring di Berlino quest’anno è stato spostato a Dicembre, vero?-

-Certo!-

Avevo seguito le notizie di quel cambiamento di date da Giugno a Dicembre con crescente interesse per tutto il mese di Novembe, desiderando di poter essere lì, di respirare quell’aria almeno una volta soltanto.

Ero stata a parecchi festival. L’estate britannica in genere era piena di eventi simili, primo fra tutti il Reading Festival di Leeds, ma al RaR non ero mai stata e morivo dalla voglia di andarci da quando avevo 16 anni.

Soprattutto poi perché quell’anno ci sarebbero stati i Green Day.

E Rob ovviamente lo sapeva, dato che gli avevo rotto le scatole con quella storia infinite volte.

-Beh…- disse solo quello e finalmente capii.

-No.- esclamai.

Lo guardai meglio in volto, adorando ogni singolo centimetro del suo sorriso dilagante.

-No, Robert Thomas Pattinson no. Non puoi farmi questo.-

Rise –Sai adesso che sono una “celebrità”- alzò gli occhi al cielo quasi disgustato –non c’è bisogno di comprare biglietti né niente, ci ospiteranno nel backstage. Con tutti i tuoi amici musicisti.-

Iniziai a gridare, mi alzai di scatto e gridai ancora, poi ritornai su di lui buttandogli le braccia al collo e baciandolo, poi mi rialzai e credo avrei continuato per molto tempo ancora se lui non mi avesse fermato, guardandomi stranito.

-Ho cambiato idea.- disse

Ma io ormai ero già invischiata nel vortice dell’eccitazione. La sola idea di trovarmi nel backstage con i Green Day e svariate altre band mi mandava all’altromondo.

Non poteva proprio essere.

-Naturalmente dobbiamo mantenere un profilo basso..perché sai…adesso che tutti sanno della nostra storia ci daranno il tormento, per cui riservatezza…ok?-

Ma neanche lo stavo ascoltando.

Annuii e basta saltandogli in braccio per l’ennesima volta.

-Questo è il più bel giorno della mia vita!-

Lui rise e mi baciò.

E nei suoi occhi lessi che sapeva di essersi appena cacciato in un guaio.

 

 

Saaaalve sono tornata!! Ci ho messo un po’ è vero..e la ragione è stata che prima del capitolo già pronto che avevo, ne ho voluto inserire un altro che ancora non avevo scritto..e che è proprio questo qui.

Ora capitemi…non ero per niente ispirata e in più non vedo l’ora di pubblicare gli altri che si svolgeranno, come vi avevo preannunciato in sincrono con la fanfiction Having a Blast di 801_Underground, che questo l’ho scritto proprio con i piedi per cui vi prego di perdonarmi ç___ç

Aaaanyway volevo darvi un po’ di spiegazioni…dunque

1)    Non ho idea del gelato preferito di Rob per cui me lo sono inventato;

2)    So che il RaR si svolge sempre e comunque a Giugno, anche perché non esiste che un festival lo facciano d’inverno, tanto più quando si tratta di Berlino! Ma era l’occasione perfetta per incrociare i Green Day e poi io amo il RaR e vorrei andarci da morire e siccome il periodo nella mia storia era quello invernale, mi sono inventata lo spostamento di date XD ingegnoso, eh?! Se…

3)    No beh stop..erano solo due le comunicazioni

4)    Anzi no! Vi ricordo che dal prossimo la storia si intreccerà, per cui se seguirete soltanto la mia lo potrete fare senza problemi, insomma si capisce lo stesso! Però ci saranno alcuni momenti in cui i miei personaggi interagiranno nella altra ff, per cui prenditeli come delle specie di spin-off, se siete curiosi di leggere cosa faranno i nostri nell’altra ff..beh lì potrete scoprirlo ^^

 

Sono in ritardissimo adesso e mi tocca scappare via per cui non ce la faccio a ringraziarvi adeguatamente una per una, perdonatemiiiiii ç___ç nel prossimo mi farò perdonare, ve lo giuro!

Ringrazio da morire le 63 persone che l’hanno messa fra i preferiti e le 39 fra le seguite!!

E ovviamente tutte le mie splendide commentatrici che amo da morire, non so nemmeno esprimervi quanto!

 

Lyla_

Winnie poohina (<3<3<3<3)

_Miss_

Piccola Ketty (amoreeeee <3)

Sognatrice85

Lazzari

Ryry_

Fred Cullen (grazie mille per quello che mi hai detto! *-*

 

Ah fanciulle, prima che mi dimentichi!

Sugar, Rob, Trixie e Tom sono su FB (ahahahah ebbene si u.u) vi metto i loro link e se volete chiacchierare con loro, aggiungeteli ;)

 

Sugar 

http://www.facebook.com/profile.php?id=100000703196542#!/profile.php?ref=profile&id=100000679946459

 

Rob

http://www.facebook.com/profile.php?id=100000703196542#!/profile.php?id=100000703196542

 

Trixie

http://www.facebook.com/profile.php?id=100000703196542#!/profile.php?id=100000737366778&ref=mf

 

Tom

http://www.facebook.com/profile.php?id=100000703196542#!/profile.php?id=100000673256935

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 21
*** «but in the distance I hear some laughter, we laugh together. ***


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-Insomma vi dicevo…Billie organizzò tantissimi concerti in Minnesota solo per poterla rivedere e …- Trixie interruppe un atti

21

 

 

-Insomma vi dicevo…Billie organizzò tantissimi concerti in Minnesota solo per poterla rivedere e …-  Trixie interruppe un attimo la sua infervorata discussione per voltarsi verso di me, seduta dall’altra parte del piccolo corridoio dell’aereo che ci stava portando a Berlino.

 -…Sugar la conosci “2000 Light Years Away”?- Strabuzzai gli occhi -Ovvio.- ma per chi mi aveva preso?

Sorrise, ancora più felice –Ecco, è stata la prima canzone che ha scritto per Adrienne...dopo il loro primo bacio.-

Tom sbuffò e nascose il volto fra le pagine di Rolling Stone.

-Trixie. È da stamattina che non facciamo altro che ascoltare storie sui Green Day. Credo che nemmeno loro se le ricordino tutte quante. Possiamo, ti prego, possiamo cambiare argomento?-

Era da quando Rob ci aveva comunicato di quel piccolo viaggio a Berlino, che l’umore di Trixie era volato alle stelle.

Il mio anche, ovviamente.

Ero stata a vedere i Green Day solamente due volte in tutta la mia vita, di cui l’ultima era stata spettacolare.

Al National Bowl di Milton Keynes, proprio quel megafantastico concerto che era finito per essere il loro primo DVD live, Bullet In a Bible.

Ovviamente c’ero andata con Robert.

A lui non piacevano tanto, ma ben sapendo quanto io invece li amassi, aveva comprato i biglietti come regalo per il mio 19esimo compleanno.

Non mi sarei mai dimenticata l’emozione fortissima di cantare Jesus of Suburbia in mezzo ad altre 65000 persone, di urlarla a squarciagola con le lacrime agli occhi insieme a Billie Joe Armstrong.

C’erano voluti due mesi per riprendermi da quel concerto. Robert mi aveva presa in giro, dicendo che alla fine si trattava solo di tre cazzoni californiani che facevano qualche verso su un palcoscenico, ma in fondo lo sapevo che anche lui era rimasto scosso.

D’altronde era impossibile non rimanere affascinati dall’energia che quei tre ometti riuscivano a sprigionare.

Mi sembrava ancora un sogno perciò, il fatto che li avrei rivisti.

E stavolta non saremmo stati in mezzo alla folla, a sudare, lottare, spingere.

Stavolta saremmo andati direttamente nel backstage, grazie alla notorietà del mio ragazzo.

Notorietà alla quale io sarei stata sempre grata se fosse riuscita a farmi conoscere i Green Day al completo.

 -Pattz, credi che ci sia una possibilità di farmi conoscere i Green Day?- gli chiesi, costringendolo ad interrompere la lettura del Giovane Holden.

Lettura che in ogni caso doveva essere la 100esima o giù di lì.

Sospirò e sorrise senza voltarsi.

-Non lo so Sugar. Non ci saranno solo loro al RaR.-

Subito un’ondata di nervoso mi attaversò.

Credeva che non lo sapessi?! Mi stava dando lezioni su come si svolgeva un festival di musica, per caso?

-Lo so, Robert.- dissi perciò, trasudando fastidio da ogni parola.

-Credi che sia la prima volta che vado ad un festival?-

Subito rise –Non ho dimenticato le bellissime esperienze al Reading, zuccherino. Credo che sia impossibile cancellare dalla mente i tuoi tentativi di corrompere la security per andare dai Babyshambles.-

-Guardate quanta neve!- Trixie, in braccio a Tom accanto al finestrino iniziò a gridare eccitata.

Ci voltammo tutti quanti verso i finestrini, come se non avessimo mai visto la neve in vita nostra, come se fosse un miracolo vederla scendere lenta e silenziosa a ricoprire il suolo dell’aeroporto di Schönefeld.

-Che bello, sa proprio di Natale.- continuò Trixie e Tom la baciò dolcemente fra i capelli.

-Beh in effetti manca poco. Giusto un paio di settimane.-

Robert mi passò un braccio sulle spalle e mi strinse a sé, chissà forse si era messo a pensare al Natale e a tutta quella roba festiva che gli piaceva tanto.

In effetti, anche a me il pensiero rendeva felice, soprattutto perché quello sarebbe stato il primo Natale che passavamo insieme dopo i 2 anni disastrosi.

Una volta trascorrevamo tutte le vacanze insieme. Sua madre e mia nonna cucinavano per tutti, e la sera della vigilia arrivava anche Tom con i suoi genitori che portavano lo sherry mentre io, Lizzy e Victoria trascorrevamo un’eternità a vestirci, truccarci ed arricciarci i capelli a vicenda.

Le ruote dell’aereo toccarono terra improvvisamente costringendomi a fare altrettanto ed allora un altro pensiero mi attraversò la mente.

-Preparatevi ragazzi…- esclamò Tom, dando voce a ciò che pensavo.

-Appena metteremo piede agli Arrivals, saremo circondati dai paparazzi.-

Robert sbuffò sonoramente e si lasciò andare contro lo schienale del suo sedile.

-Io non vedo l’ora di avere qualche scatto! Per questo mi sono messa i vestiti nuovi!- fece Trixie mentre si slacciava la cintura.

La guardammo tutti storto ma a lei naturalmente sembrò non importare niente.

Io non sapevo mai come comportarmi in quelle circostanze. Robert si irrigidiva e si innervosiva da morire, si infilava gli occhiali e andava dritto senza prestare attenzione a nessuno, ed io in genere mi limitavo a seguirlo a testa bassa cercando di ignorare la massa urlante e i flash delle macchine fotografiche.

Da quando il “robsten” era ufficialmente finito e noi eravamo usciti allo scoperto, non ci avevano più lasciato vivere.

Non ci avevano messo molto a scoprire dove abitavo e tutte le mattine c’era sempre qualcuno appostato sotto il portone, pronto a immortalarmi nei momenti più impensabili o a farmi le domande meno opportune.

Inutile dire quanto Robert si fosse arrabbiato.

Aveva preteso che mi trasferissi definitivamente da lui, ma io gli avevo detto chiaramente che non ne avevo la minima intenzione e che inoltre sarebbe stato inutile dal momento che i giornalisti conoscevano casa sua ancora meglio della mia.

La voce della hostess che ci augurava una buona permanenza a Berlino mi fece rendere conto che ci eravamo fermati e guardandomi un attimo intorno vidi tutti i passeggeri cominciare ad alzarsi ed incamminarsi verso l’uscita.

-Ok ci siamo…- Tom si alzò per primo, calcandosi un cappellino nero in testa e prendendo Trixie per mano.

Mi voltai verso Robert e lo vidi ancora seduto, nessuna apparente intenzione di alzarsi.

-Pattz.-

Alzò semplicemente lo sguardo su me e non accennò a fare altro.

-Tu resti qui?-

Annuì come un coglione.

-Se pensi che resti a farti compagnia, sei fuori strada. Ho un festival che mi aspetta-

Mi sorrise e trascinandomi per la sciarpa mi attirò su di sé.

-Mi uccide, sai?- lo guardai interrogativa, cominciando ad avvertire in maniera impressionante la sua vicinanza.

Quanto tempo era che non…?

In effetti forse era solo dal giorno prima.

Beh, comunque era sicuramente troppo tempo.

-Il fatto che tu preferisca Billie Joe Armstrong a me.-

Scoppiai a ridere. –Robert Thomas Pattinson, quando sarai in grado di scrivere canzoni, di suonare la chitarra e di comportarti come Billie Joe Armstrong, forse comincerò a preferirti.-

Mise su uno dei suoi soliti bronci, che in genere bastavano per mandarmi in tilt, ma il fatto che fossimo su un aereo che stava cominciando a svuotarsi, e soprattutto il pensiero che di lì a poco saremmo stati al RaR mi costrinse a non fare ciò che nella mia testa aveva già preso forma.

Così mi alzai dalle sue gambe e cominciai a rivestirmi, prendendo la borsa e avviandomi verso l’uscita.

-Arrivederci signorina Lawrence- mi salutò tutta sorrisi una delle hostess.

Le rivolsi un sorriso imbarazzato ed uscii fuori.

Non mi sarei mai abituata al fatto di essere riconosciuta da perfetti sconosciuti.

Dopo qualche secondo Robert mi afferrò una mano e si spostò accanto a me, camminandomi affianco.

-Qualsiasi domanda ti facciano tu non rispondere, ok?- esclamò.

-Sì Robert sì! Me l’hai ripetuto 50 volte. Ho capito. Non devo rispondere. Non avrò tutta la tua esperienza nel gestire i paparazzi, ma penso di aver capito come fare, stai tranquillo.-

Raggiungemmo Tom e Trixie che si stavano sbaciucchiando senza il minimo contegno nel mezzo del corridoio che portava agli Arrivals, e tutti e 4 armatici di coraggio ci preparammo ad affrontare il delirio.

Detto fatto.

Non appena svoltammo l’angolo per dirigerci verso il controllo documenti cominciammo ad avvertire grida isteriche e luci accecanti iniziarono ad esplodere dappertutto.

Alzai lo sguardo e rimasi terrorizzata dalla barriera umana che c’era al di là del controllo.

Ma come cazzo avevano fatto a sapere che saremmo arrivati proprio con quel volo?

Anzi, la domanda era…come cazzo avevano fatto a sapere che saremmo andati a Berlino?

Robert non aveva mai detto niente in proposito, ovviamente.

Sospirai sconsolata e riprendomi il documento mi avviai decisa verso il caos, cercando di autoconvincermi che niente di ciò che c’era attorno a me fosse reale.

Era l’unico modo per uscirne.

Il nome di Rob e di Tom fu gridato da ogni dove, seguito da strepiti, pianti, scene di vero e proprio panico.

Fortunatamente, James e Richard, le guardie del corpo di Robert, furono immediatamente al nostro fianco, facendoci scudo da quel fiume umano che rischiava di dilagare da un momento all’altro.

I giornalisti iniziarono a farsi più temerari, avvicinandosi a una distanza veramente ridicola, iniziando a fare domande, scattando foto a tutto spiano e impedendoci quasi di proseguire verso l’uscita.

-No io non sto con Tom!- rispose ridendo Trixie alla domanda di una ragazza, prima di avvinghiarsi a lui e baciarlo da togliere il fiato.

Quasi mi misi a ridere anche io. Era proprio assurda.

La reazione della folla non si fece attendere. Le grida si moltiplicarono, se possibile, così come i flash e le domande imbarazzanti.

-Grazie tante, Trixie- esclamò Robert a denti stretti.

-Figurati Robs. Lo faccio con piacere-

Io scossi la testa mentre Tom sembrava volare nel suo mondo, tanto quel bacio l’aveva lasciato stordito.

In qualche modo riuscimmo a guadagnarci la strada verso l’uscita, dove una macchina ci aspettava con i nostri bagagli già comodamente sistemati all’interno.

Risi al ricordo dei tempi in cui mi toccava aspettare le mie valigie in mezzo a bambini frignanti e gente nervosa.

Adesso avevo della gente che ci pensava per me.

Poi all’improvviso l’urlo agghiacciante di Trixie mi riportò sulla realtà.

-OMMIODDIOMMIODDIOMMIODDIO- sembrava non sapesse dire altro e per un momento mi chiesi se per caso si fosse dimenticata che eravamo noi quelli che la gente indicava facendosi prendere dal panico.

-OMMIODDIOOOOOOOO-

-Trixie?- le chiese Rob, con tutta la calma del mondo.

-AAAAAAAAH- iniziò a fare gesti convulsi, aprii e chiuse la bocca diverse volte e fui sicura che stesse per avere un infarto.

-Ma che cazzo ti prende?- le urlai, quando lei mi indicò un punto al di là della folla.

Aguzzai la vista, cercando di inviduare cosa in quel mare di teste poteva averle causato quella reazione e sussultai.

Lì, in fondo alla folla, seduto su una poltrona, c’era Billie Joe.

Ci mancò pochissimo che iniziassi a gridare come una matta anche io.

Ma che diamine capita alla psiche umana quando si rende conto di trovarsi al cospetto del proprio cosiddetto “idolo”?

Non riuscivo a staccargli gli occhi di dosso e di certo le grida di Trixie accanto a me, non aiutavano il mio autocontrollo.

Prima che riuscissi a rendermene effettivamente conto ci ritrovammo tutte e due a saltare come indemoniate, perfettamente confuse col resto della folla in delirio attorno a noi.

Non osai voltarmi a guardare Robert, perché tanto sapevo la faccia sconvolta che doveva avere, e afferrata la consapevolezza che Billie Joe Armstrong era proprio lì a qualche metro da me, presi Trixie per un braccio e insieme cercammo di farci largo fra la folla.

-Levatevi di mezzo!- cominciò a gridare lei a tutto spiano, spintonando gente a destra e sinistra.

James e Richard provarono a venirci dietro, ma per poco Trixie non spinse via anche loro in malo modo.

-BILLIEE, BILLIEEEE- cominciammo a gridare tutte e due, come la peggior specie di bimbaminkia esistente.

Non sapevo neanche cosa mi capitava, io non mi comportavo mai così, ma Billie Joe era Billie Joe, cazzo!

Ed era proprio lì.

Il mio idolo di una vita, l’eroe della mia adolescenza, il creatore di testi magnifici come She o Minority o Good Riddance.

Non potevo restare con le mani in mano e lasciare che una folla di sconosciuti bloccasse il raggiungimento di un sogno.

Poi all’improvviso vidi anche Trè e Mike e allora non capii più niente.

Trixie nel frattempo aveva cominciato a sbracciarsi a più non posso ed eravamo riuscite a guadagnarci un bel po’ di terreno, quando lei ricominciò a chiamare Billie per farsi vedere, ed allora lui si voltò.

Mi paralizzai rendendomi conto di essere entrata nel suo campo visivo e tutto perse completamente senso.

Riuscivo a sentire a malapena ormai le urla sempre più euforiche di Trixie che in realtà mi stava quasi per perforare il timpano destro e mi persi in quell’attimo dove Billie Joe si voltò verso di noi, e alzando un braccio ci salutò, un mezzo sorriso genuino ad illuminargli tutto il volto.

Dopo aver abbassato il braccio, lo posò sulle spalle di una ragazza dagli incredibili capelli rossi che non avevo ancora notato e tutti e 4 insieme si allontanarono verso l’uscita dell’aeroporto.

Finì ancora prima che me ne rendessi davvero conto. Mi sentii strattonare per un braccio e quando mi girai, ancora in trance, fui quasi sorpresa di trovare Robert con un’espressione sbigottita sul volto.

-Mi spieghi cosa cazzo stai facendo, Sugar Lawrence?-

-ROOOOB- gridai a quel punto, sentendo l’euforia salirmi al cervello tutta insieme.

-C’erano i Green Day, hai visto??-

Mi guardò con sguardo vacuo.

-Non ho parole- si limitò a dire.

Ma vaffanculo Rob, avrei tanto voluto gridargli in faccia. Poi però pensai che se eravamo lì era grazie a lui e non lo feci.

Nel frattempo James e Richard avevano fatto allontanare tutti, compresi i giornalisti, e dopo che Rob e Tom ebbero firmato qualche autografo, mentre io e Trixie camminavamo ancora tre metri sopra al cielo, ci avviammo verso l’uscita.

-Voi due siete pazze, lasciatevelo dire- commentò Tom, mentre ci accingevamo a salire su una macchinona nera lunga 45 metri che ci attendeva proprio fuori le porte dell’aeroporto.

-Vi lamentate delle ragazzine, e voi siete peggio.-

-Sei solo geloso Tom. Io non ho mai gridato il tuo nome come ho gridato quello di Billie.- fece Trixie e tutti scoppiammo a ridere.

Tutti tranne Tom, che da bravo permaloso qual era, si rabbuiò e tenne lo sguardo fisso sul finestrino per tutto il tragitto fino all’albergo, senza spiccicare parola.

-Scusa Trixie, hai notato anche tu quella ragazza che era con Billie?- le chiesi ad un certo punto, quando l’immagine della tipa dai capelli rossi mi balenò in testa.

-Sì! Ha i capelli più rossi dei miei!-

-Sì già…ma Adrienne che fine ha fatto? Cioè..perché c’è lei?-

-Tesoro cosa vuoi che ne sappia?Secondo te io conosco BJ?-

Sospirò ed io non potei fare altro che imitarla.

 

 

∞∞

 

-I’ve been waiting a long time for this moment to come, I’m destined for anything at all...- improvvisamente mi resi conto di stare cantando canzoni dei Green Day da quando Rob si era infilato sotto la doccia, il che voleva dire una mezzoretta buona.

Sospirai e mi tirai a sedere sul morbidissimo materasso della magnifica suite che Robert aveva prenotato lì al Palace.

Ne aveva prenotate due, a dire la verità.

Una per noi, e una per Tom e Trixie, che credevo in quel momento stessero facendo del loro meglio per inaugurarla.

Di nuovo sospirai.

Ma quanto ci stava sotto la doccia?

Era quasi peggio di me.

Siccome non volevo iniziare a cantare anche tutto American Idiot, decisi di andare a controllare se fosse sempre vivo o se per caso avesse trovato il modo di annegare in 3 centimetri d’acqua.

Silenziosamente aprii la porta del bagno che in realtà era più grande di tutta casa mia, e colta da un’idea improvvisa iniziai a togliermi i vestiti.

La cabina doccia si trovava dalla parte opposta a dove mi trovavo io.

Non poteva vedermi perché il vetro era tutto appannato ed in più sicuramente aveva gli occhi chiusi.

Mi avvicinai, lasciandomi una silenziosa scia di abiti alle spalle e quando anche finalmente l’ultimo indumento fu tolto, posai una mano sulla porta scorrevole.

Improvvisamente mi sentii come al solito inadeguata, ma in qualche modo trovai la forza di aprirla.

Il cuore mi saltò in gola e tornò al suo posto circa una ventina di volte nel giro di mezzo secondo.

Mi davo quasi la nausea da sola con tutti quei pensieri su quanto fosse bello, perfetto, mio eccetera eccetera, che mi affollavano il cervello ogni volta che ci ritrovavamo in situazioni così, come dire…intime.

Eppure non ci potevo fare proprio niente, e d’altronde era tutto vero.

Ero ancora ferma lì a contemplarlo in estasi, quando lui aprì gli occhi e si voltò.

Lo stupore gli colorò le guance, ma un’altra sensazione ne prese immediatamente il posto.

Una sensazione che conoscevamo bene entrambi.

-Ti vuoi unire a me?- mi chiese, sorridendo in una maniera totalmente illegale.

Finsi di pensarci su per qualche secondo, come se il fatto di trovarmi completamente nuda nella cabina doccia insieme a lui non valesse già di per sé come risposta.

-No. Volevo solo chiederti cosa ti andava per cen…- ma non feci neanche in tempo a finire la frase che mi trascinò per un braccio sotto il getto dell’acqua, baciandomi avidamente.

Mi lasciai sollevare dalle sue mani bagnate e roventi, come se al posto dell’acqua avesse avuto la lava a scorrergli sopra, e intrecciai le gambe dietro il suo bacino.

Poi, di nuovo il blackout.

 

 

-Vado da Trixie a chiederle se hanno voglia di uscire stasera- gli detti un rapido bacio a fior di labbra e mi alzai dal divano sul quale ce ne stavamo stravaccati a guardare Across The Universe.

-Ma come, non finisci di vedere il film? Il tuo amato Jude sta per essere picchiato da quelli dell’associazione pacifista.-

-Appunto. Preferisco di no.-

Mi alzai, guardandolo mentre scuoteva la testa divertito, e infilitami le scarpe, mi diressi verso la porta.

Per quanto amassi Across The Universe, non mi andava certo l’idea di passare tutta la sera a guardare film buttati sul letto come potevo fare a casa mia.

A Robert sarebbe andato benissimo, meno contatti aveva col mondo circostante, meglio si sentiva.

Ecco, odiavo che la fama l’avesse fatto diventare una specie di omofobo o che so io.

Lui non era così ovviamente, ma il delirio che si propagava come un terremoto ogni volta che metteva piede in un luogo pubblico l’avevano costretto ad imparare ad amare la vita da asociale.

Sospirai, quando le porte dell’ascensore si aprirono al piano della suite di Tom e Trixie e mi diressi verso il fondo del corridoio, sentendomi improvvisamente allegra.

L’idea di uscire tutti e quattro insieme mi rendeva euforica.

Improvvisamente notai una figura esile seduta per terra, la schiena contro la parete.

I miei pensieri si interruppero all’istante e quando fui abbastanza vicina, mi accorsi che si trattava di una ragazza dai lunghissimi capelli rossi e un paio di brillanti occhi verdi.

Istintivamente le sorrisi cordiale.

Sembrava in attesa di qualcosa e la sua espressione mi intenerì per qualche strana ragione.

-Tutto bene?- le chiesi. Aveva un non so che di familiare.

Lei sorrise di rimando e i suoi occhi brillarono di più. –Certo! Sto aspettando…- si bloccò incerta, prima di indicare la porta aperta della camera alle sue spalle

-…il mio amico.- concluse.

-Amico?!- una voce indignata dal forte accento americano giunse immediatamente dalla stanza e io e lei ci scambiammo un’occhiata divertita.

-Beh…buona serata allora…amici- feci io, ridendo.

-Altrettanto!- fece la ragazza, sorridendo di nuovo divertita.

Poi mi voltai e bussai forte alla camera di Trixie.

Mi aprì l’istante successivo, tanto che mi chiesi se non aveva fatto altro che restare appostata dietro l’uscio per tutto il tempo.

-Finalmente sei arrivata!- esclamò, trascinandomi dentro e sbattendo forte la porta.

La guardai stranita e lei sospirò teatralmente.

-Non ne posso più con Sturridge- indicò con la mano un punto imprecisato nella camera dietro di sé e scosse la testa.

-Che ha fatto?- mi azzardai a chiedere.

Lei rise sarcastica.

-Guardalo- si spostò per lasciarmi campo libero e notai Tom, seduto a gambe incrociate sul pavimento intento a fissare lo schermo della Tv concentratissimo, le mani che si muovevano svelte sul joystick della Xbox.

-Si è portato l’Xbox!- incrociò le braccia al petto.

-Voglio cambiare stanza.- aggiunse poi.

Scoppiai a ridere e lei mi fulminò con lo sguardo.

-Non c’è niente di divertente. Ho sistemato i vestiti nell’armadio per la disperazione, renditi conto.-

Cercai di darmi un contegno, e mascherai un altro scoppio di risa con un colpo di tosse.

-Ho sistemato anche i suoi!- e si voltò sprezzante ad indicare Tom.

-Ommiodio Sugar…portami via da qui!- e si prese la testa fra le mani, iniziando a girare in tondo per la stanza.

-Tom spengi quell’aggeggio, su- lo incitai io, sentendomi tanto maestrina dell’asilo.

-Eddai sono quasi alla fine del livello!- rispose lui, non degnandomi di uno sguardo.

-Io dormo in camera con te e Patty, stanotte. E tu, caro T-man, potrai sempre portarti a letto l’ Xbox, che dici?-

Tom spense tutto nel giro di un secondo.

-Allora che si fa? Si esce?- esclamò sorridente, abbracciando Trixie e stampandole un bacio su una guancia.

Alzai gli occhi al cielo, sorridendo.

Quei due si completavano perfettamente a vicenda.

-Vado ad avvertire Rob che usciamo allora- dissi e feci per dirigermi nuovamente verso la porta, quando assolutamente dal niente mi tornò in mente l’immagine della ragazza di prima.

E mi tornò in mente l’immagine della ragazza in aeroporto.

Ebbi un sussulto involontario.

Era la stessa persona.

La stessa fottutissima persona.

E quella voce dal pesante accento americano…ommiodio, no. Non poteva essere.

No.

Guardai Trixie, sicuramente con un’espressione ben poco felice in volto, dal momento che la vidi guardarmi a sua volta terrorizzata.

-Sugar che succede?- fece, districandosi dall’abbraccio di Tom.

-Trixie, Billie Joe è nella camera qui di fronte.-

Non aspettai altro, neanche la reazione della mia amica, e spalancata la porta mi precipitai nel corridoio deserto.

Della tipa dai capelli rossi neanche l’ombra.

 

 

Salve fanciulline, come state?

Io tutto più o meno ok…a parte un po’ di casini con l’università e il fatto che fra poco dovrei cominciare uno stage in un giornale e non ho la più pallida idea di cosa fare, dove andare, eccetera eccetera.

Se ci penso mi viene un’ansia che porta via ma comunque lasciamo stare J

Dunque…ci tenevo anche a dirvi che in questo periodo ho deciso di prendere un po’ di pausa dal pc perché si stava veramente risucchiando anche le pochissime cellule cerebrali rimastemi e non era una cosa buona.

Per cui perdonatemi per il ritardo ç____ç

Beh…spero che il capitolo sia stato di vostro gradimento e vi ricordo che da ora la storia è intrecciata con Having a Blast di 801_Underground. Lei non ha ancora postato il capitolo dell’ ”intreccio”, però lo farà a breve quindi se siete curiosi di sapere cosa succede di là dovrete aspettare un altro pochettino :D

Beh dato che oggi sono in vena di comunicazioni, vi comunico che ho creato da poco il blog di questa ff e se vi va di dargli un’occhiata e magari lasciarmi qualche commentino, mi fareste felicissima…ecco sappiatelo :D

Lì posterò i vari spoiler, immagini, curiosità, qualche sondaggio e roba del genere…lo trovate qui à Maybe Memories

Inoltre da poco tempo i nostri beniamini sono anche su fb (sono da ricovero lo so XD) se vi va di aggiungerli, li trovate qua:

Sugar

Rob

Trixie

Tom

 

Bene, adesso che le comunicazioni sono finite, ringrazio infinitamente le 65  persone che hanno messo fra i preferiti e le 42 fra le seguite! Siete fantasticheeee *-*, non so nemmeno dirvi quanto mi rendete felice!!

E poi naturalmente ci sono le mie commenters di fiducia:

 

Sognatrice85: Ma grazie tesoroooo! Anche io mi faccio sempre travolgere ç__ç è uno dei miei grandi problemi nel leggere qualsiasi cosa infatti..ma che ci dobbiamo fare?? Spero ti sia piaciuto anche questo! Un bacione

 

_Miss_: Heeey! Che bello finalmente ho capito chi sei! Ora ti aggiungo anche col mio contatto allora :D Grazie milleeee per i complimenti! Comunque guarda questa la puoi continuare a leggere senza problemi, pure se non leggi l’altra..non è che di là ci sono pezzi che poi fanno perdere il filo del discorso qua. È semplicemente un di più, per esempio ti anticipo che nel prossimo capitolo Trixie sparirà per un po’..ecco se vuoi sapere quello che fa durante questa sua “sparizione” puoi leggerlo nell’altra ff, altrimenti aspetti il suo ritorno e il suo racconto..non so se mi sono spiegata bene, probabilmente no perché faccio pena a spiegarmi XD comunque se hai altre domande, ovviamente chiedi pure!! Un bacioneeee

 

BAMBOLOTTA: Ahahahaha ti giuro che non lo so neanche io com’è che mi è venuto in mente XD non ho un cazzo da fare, basically e così mi metto a fare ste cazzate! Cmq grazie mille per tutto, spero che ti sia piaciuto questo! Un bacioneee

 

Piccola Ketty: Ma tesoro mio *-* *-* ma tu mi fai altro che piangere e commuovere qui ç_____ç Ketty davvero io ti voglio troppo bene, non solo per tutti i complimenti che mi fai e per quanto ti piaccia la mia storia..ma io ti voglio bene un sacco per tutto il resto, per come sei tu. Grazie per tutto, per avermi fatto capire di essermi vicina nel momento della crisi e per avermi supportato!

Grazie, grazie, grazie! Ho visto che hai aggiornato, anche se già da un bel po’, corro subito a leggere!

Ti voglio davvero benissimo, un bacione tesoro! E spero di sentirti presto…mi manchi <3

 

winnie poohina:  Ahahahahaa amoreeeee…beh sì, si stanno dando un bel po’ da fare se proprio vuoi saperlo XD Ahahahahha maaaa certo che a leggere il tuo commento mi viene da ridere da morire XD ma quanto merda di tempo è passato?? La pazza?!!? Oddio e tutto quel casino di Tom ed anche la prima volta che ci siamo sentite per telefono!! Awww ç__ç aleeee cazzo ma davvero è passata un’eternità!

Ti amo tesorooooooooo, te e tutti i nostri millemila piani di intrufolamente al GC ahahahah

(CAZZO ALE MA MI DEVI ANCORA RACCONTARE TUTTO DI STASERA E IO NON TI HO CHIESTO NIENTE! CHE DONNA DI MERDA CHE SONO ç___ç ADESSO TI CHIEDO TUTTO)

 

Lyla_: Tesoroooooo ma che bello quando trovo i tuoi commenti *-* mi brillano gli occhi! Spero che ti vada a genio l’inserimento degli omini verdi..a proposito, a te piacciono? E in caso affermativo..ma tu vai a vederli all’HJF?? E hai visto, già che siamo in argomento concerti, che a giugno tornano in Italy i Babyshambles??? Io sto per strippare di brutto perché non ci potrò andare ç___ç

Grazie per tutto quello che mi hai detto tesorooooooo ti amo!! Ci sentiamo presto <3

 

lazzari: Eh si Rob è stato proprio perfetto, ma magari avercelo uno ciascuna, eh? Che palle la vitaaaaa! Grazie mille per tuttoo!! E scusa per il ritardo nell’aggiornamento..un bacione!

 

Ryry_: E io c’ho messo una vita e mezza ad aggiornare, quindi direi che siamo pari!! Ahahaha cmq si anche secondo me Tom è più figo.

No, non è vero

XD

Spero che ti sia piaciuto anche questo!

Un baciooooo

 

Doddie: Tesoroooooo come ti amo a te e ai tuoi commenti <3<3<3 Per me le tue parole sono importantissime, ti giuro..significano un sacco.

Grazie, grazie, grazie per leggere e seguirmi in tutti i miei deliri..ti amo da morire.

E mi manchi.

Ti voglio sentire al più presto.

<3

 

lampra: Ti giuro che mi hai reso felicissima quando ho letto il tuo commento! Trovare dei commenti nuovi fa sempre piacere, ma quando sono così significativi vale il doppio. Grazie davvero tanto. Soprattutto per avermi fatto sentire importante nel leggere che la mia fanfiction è riuscita a trasmetterti qualcosa. È la cosa più importante per qualsiasi scrittore e sentirmi dire di esserci riuscita, beh…grazie per quello che mi hai fatto provare!

E scusami per il ritardo mostruoso dell’aggiornamento ç___ç

Spero di non averti deluso con questo ultimo chap!

 

 

 

 

Oook e adesso alle ore 1.14 am, quasi un record per me che sono abituata a fare le ore piccolissime quando si tratta di postare XD, me ne vado a bedfordshire :D

 

Notte notte e grazie di cuore un’altra volta a tutte quante!!

 

See ya soon

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 22
*** «this time I've really lost my mind and I don't care. ***


-Pattz…- sussurrai dolcemente all’orecchio destro di Robert, sperando di svegliarlo in quel modo delicato

22

 

 

-Pattz…- sussurrai dolcemente all’orecchio destro di Robert, sperando di svegliarlo in quel modo delicato.

Si voltò direttamente dall’altra parte.

Perfetto.

Mugolò qualcosa di sconnesso e mosse le gambe fra le coperte. Gli andai vicina e lo abbracciai, inspirando il suo profumo caldo.

Quanto adoravo i nostri risvegli.

-Finiscila..- brontolò ancora, con il volto seppellito nel cuscino.

Anche quando faceva l’antipatico, mi piaceva.

-Daaai svegliati- gli passai una mano fra i capelli e attorcigliai le gambe sulle sue.

-Neanche in vacanza uno si può rilassare…- fece poi, sorridendo.

-Guarda che sono le fottutissime 11, non è mica l’alba!-

Si voltò verso di me e scosse la testa. –Mi hai fatto ubriacare ieri sera, mi è consentito crogiolarmi nel letto per smaltire i postumi?-

Risi e lo baciai –Che esagerato, era solo un po’ di birra…si vede che non sei più abituato, eh!-

-Mi porterai sulla cattiva strada, già lo so-

-Un tempo eri tu il cospiratore della mia giovanile ingenuità…chi è stato a farmi fumare la prima sigaretta?- lo guardai con sguardo eloquente e lui scoppiò a ridere.

-Tua nonna mi ha bandito da casa vostra per un mese, quando sei andata a spifferarle tutto-

-E ha fatto anche bene! Tu ti approfittavi del fatto che avevo 13 anni e le sigarette mi sembravano “roba da grandi”-

Si portò sopra di me e sorridendo mi schiacciò contro il morbido materasso

-Questo è per avermi chiamato “cospiratore della tua giovanile ingenuità”- scese a baciarmi il mento e lentamene salì fino alla bocca, dove come al solito, lasciò un bacio che mi lasciò secca.

-Pattz…- feci io, quando mi fu possibile tornare a respirare, circa 10 minuti dopo.

Niente. Adesso era sceso sul collo e se continuava così, presto mi sarei scordata tutto.

-Rob…-

Iniziò a sollevarmi la maglia del pigiama e a farsi più audace con i baci.

-Robert no!- esclamai io, scostandomi brutalmente.

-Mi hai promesso una mattinata di shopping! E poi c’è il RaR che ci aspetta, non te lo sarai mica scordato.-

Sbuffò sonoramente e si spostò, scivolando su un fianco.

-Povero me- si limitò a dire, fissando il soffitto.

In quell’istante qualcuno bussò forte alla porta.

Contenta di avere una scusa per alzarmi, mi diressi verso la porta e la spalancai.

Tom si precipitò dentro come una furia, agitando le braccia come un pazzo.

Io lo guardai stralunata, mentre Rob si limitò a salutarlo con tutta la naturalezza del mondo.

-E’ qui Trixie?- esclamò, guardandosi attorno forsennatamente.

Avevo quasi paura di rispondere.

-Ehm…no- dissi, timidamente.

-Ommiodio è sparita! È sparita!!- di nuovo cominciò a gridare e a comportarsi da psicopatico.

-Tom!- feci io, posandogli le braccia sulle spalle.

-Calmati!-

-Noo, tu non capisci! Stamattina abbiamo litigato e ci siamo detti un po’ di cose che non pensiamo. Io le ho detto che era meglio se restavo a Londra e lei mi ha detto che era assolutamente d’accordo, prima di mandarmi molto allegramente a farmi fottere.-

Lo guardai fissa, non mi sembrava una cosa tanto grave in fin dei conti.

-Poi sono andato in bagno e l’ho sentita uscire sbattendo la porta. Pensavo fosse venuta da voi, ma a quanto pare no.-

Si buttò a sedere sul letto, nel quale fra l’altro Robert stava ancora comodamente stravaccato, come se di tutta quella faccenda non gliene importasse un accidente.

-Dai Tom, sarà scesa al bar a fare colazione- disse, ridendo come un cretino.

-Nooo, l’abbiamo già fatta insieme colazione! Poi abbiamo fatto sesso e poi abbiamo litigato- rispose Tom, voltandosi a guardare Robert come se lo volesse uccidere.

-Ok dai Tom, adesso ci vestiamo e la andiamo a cercare, va bene?- feci io, cercando di tranquillizzarlo.

Se quella cretina della mia amica non fosse saltata fuori entro un’ora le avrei staccato la testa a morsi.

Lo giuravo sugli attributi di Pattinson.

 

 

La cercammo dappertutto. Dappertutto. Nella sala ristorante, nel solarium, sul tetto, al negozio di dischi nel quale si era voluta fermare per più di un’ora il giorno prima, niente.

Il cellulare era ovviamente staccato. Non lo teneva acceso in tempi normali, figurarsi quando era arrabbiata.

-Ragazzi, basta.- esclamai, dopo l’ennesimo negozio dal quale uscivamo sconfitti.

Guardai l’orologio e sospirai.

-E’ già l’una. Senza considerare che ormai lo shopping pre-concerto è saltato, non vorrei dover saltare anche il concerto stesso.-

-Lo sai vero che il tutto inizierà nel pomeriggio?- fece Tom, mentre componeva per l’ennesima volta il numero di cellulare di Trixie.

Lo fulminai con lo sguardo e non gli risposi.

Lo fece Robert al posto mio.

-Vuole conoscere le “rockstars”- disse sarcastico, mimando il gesto delle virgolette in aria.

-Vuole stare comodamente seduta su un divanetto del backstage a conversare amabilmente con loro, ecco perché vuole andare adesso.-

-Non c’è bisogno che mi accompagni, Pattz. Posso anche fare alla vecchia maniera e mostrare le tette a quelli della security, se preferisci.-

gli sorrisi amabile e lui sbiancò mentre Tom scoppiò a ridere.

-Torniamo in albergo, forza- esclamò Robert, prendendomi per mano e rimettendosi gli occhiali da sole.

Nel giro di 10 minuti eravamo di nuovo dentro l’ascensore del Palace.

Le porte si aprirono al nostro piano e tutti e tre sobbalzammo contemporaneamente quando Trixie in persona ci si parò davanti, un’aria stravolta e allegra allo stesso tempo dipinta nello sguardo.

-Trixie!- feci io, incapace di formulare altre frasi sensate.

Tom boccheggiò e basta.

Rob rimase inerte, come al suo solito.

-Ma dove cazzo eravate finiti tutti quanti!?- iniziò a gridare, guardandoci a turno uno per uno.

-Stavo per chiamare la polizia, pensavo vi avessero rapiti o qualcosa del genere. Magari qualche pazzoide era riuscito a scoprire dove alloggiavamo e con qualche sordido inganno era riuscito a farvi salire sulla sua jeep scassinata nel vicolo qua dietro..-

-Trixie.- la bloccai io, prima che iniziasse a formulare altre teorie psicopatiche sulla nostra scomparsa.

-Ma dove cazzo eri finita tu piuttosto! Siamo venuti a cercarti! Abbiamo perlustrato mezza Berlino, praticamente.-

-Ma io ero in camera, razza di idioti che non siete altro! Guardare prima di andarmi a cercare in mezzo al mondo no, eh?!- esclamò sconvolta.

Io mi voltai fulmineamente verso Tom, che da parte sua cercò di farsi più piccolo che potè e sparire nel marmo del pavimento.

-…è colpa mia.- si limitò a dire.

-Trixie, sono andato in panico! Tu non c’eri in camera, così sono andato a cercarti da loro e ovviamente non eri neanche lì, così…-

-Sugaaaaar, oddio Sugar non puoi capire cosa mi è successo!- lo interruppe lei senza neanche prestargli ascolto.

-Sono andata dalla tipa dai capelli rossi, che comunque non ce li ha più rossi dei miei, l’ho vista da vicino! In ogni caso…c’era Billie Joe! Ommioddio Sugar, cioè..ma aspetta ti spiego per bene…-

E cominciò a raccontare una storia assurda di come, dopo essersi sbattuta la porta della sua camera alle spalle, avesse deciso di appurare se quella lì di fronte fosse o meno la camera di Billie Joe.

Seguiva un susseguirsi di eventi ai confini della realtà, come il fatto che Billie fosse uscito dal bagno con solo un asciugamano addosso o il fatto che fosse svenuta e presumibilmente trascinata via in corridoio dal frontman dei Green Day in persona.

-Tesoro, quanto forte l’hai battuta la testa quando sei caduta?- le chiesi, guardandola dolcemente.

-Ma mi hai almeno ascoltato? Non sono caduta! Sono svenuta perché BJ era nudo davanti a me!-

-Certo- le battei una mano sulla spalla, accondiscendente.

-Adesso vogliamo andare però? Il vero BJ sta per esibirsi e vorrei, con la supervisione del mio ragazzo, riuscire a scambiarci qualche parola prima-

Mi voltai verso Robert e lui alzò gli occhi al cielo, imitato da Tom.

-Voi non mi credete!- iniziò a strillare e ad indicarci uno per uno, accusatrice.

-Nessuno di voi! Che begli amici di merda. Ma vi ricrederete, giuro che lo farete- e alzando il mento in tono di sfida entrò dentro l’ascensore.

 

 

 

∞∞

 

-Per favore, non fatemene pentire- Robert si calcò meglio il cappello in testa e sospirò, prima di voltarsi verso me e Trixie.

-Comportatevi bene.-

-Che palle, Pattinson. Sei di una noia mortale, lasciatelo dire- Trixie sbuffò e spalancò senza tanti complimenti la portiera della Mercedes che ci aveva accompagnato al Nürburgring, il famoso tracciato in cui dal 1985 si teneva uno dei festival di musica rock più famosi al mondo, il Rock am Ring.

Io la seguii subito dopo e chiudendo gli occhi respirai quell’aria.

L’aria di concerti, di emozioni, di poesia e chitarre, di sogni e di libertà.

Sorrisi e strinsi una mano di Rob. –Grazie per tutto questo, Rob-

Anche lui sorrise e mi baciò a fior di labbra.

-Guarda che anche io sono emozionato ad essere qui-

-Basta di fare i piccioncini. Avanti Robs, scortaci nel backstage- ci interruppe Trixie, che sembrava una bambina in un negozio di giocattoli.

Tom le andò dietro, prendendola per un fianco e tenendosela stretta, mentre James e Richard si assicurarono che la via fosse libera.

-Ok, da qui in avanti ce la caviamo da soli ragazzi, grazie- disse Rob congedandoli.

Loro annuirono semplicemente e si allontanarono, parlottando nelle radioline nere.

C’eravamo. C’eravamo davvero.

Tutto attorno a noi c’erano persone che scarrozzavano carrelli con gli strumenti, gente con i pass al collo, c’erano tendoni e roulotte e più avanti si intravedeva il gigantesco palcoscenico.

Trixie iniziò a saltellare in preda all’euforia. Doveva sentirsi proprio a casa in mezzo a tutto quel trambusto.

-Lo sai che non ti sarò mai grata abbastanza, vero?!- si attaccò al collo di Robert, saltandogli direttamente in braccio.

Lui rise, cercando di scrollarsela di dosso, mentre io e Tom eravamo stati fermati da una tipa che ci aveva chiesto indicazioni per la roulotte dei Maroon 5.

-No mi dispiace, non lo sappiamo- le dissi, sentendomi un po’ una sfigata, quando quella mi squadrò da capo a piedi e se ne andò sbuffando.

-Beh gente…facciamo un giro?- Tom aveva già iniziato ad incamminarsi in mezzo alla confusione e Trixie lo fermò.

-Fermati immediatamente Stu, non ce ne andremo a zonzo a caso. Abbiamo bisogno di un piano specifico. Io voglio andare dai Green Day immediatamente, tanto per cominciare.-

-Scusa ma tu sei Robert Pattinson?- fece una voce femminile alle nostre spalle, e quando tutti e quattro ci voltammo scoprimmo appartenere alla ragazza dalle gambe più lunghe che avessi mai visto.

E dai capelli più biondi e splendenti, anche.

E dagli occhi più blu, tanto per dire che sì la perfezione esiste.

Robert sorrise come un deficiente –Si- disse.

-Io sono una tua grande fan- continuò Miss Universo, sbattendo le ciglia.

Poi gli tese una mano e si presentò –Brittany State-

Robert gliela strinse continuando a sorridere, facendomi innervosire da morire.

-Beh vuoi qualcos’altro oltre ad un autografo?- le chiese Trixie dopo svariati secondi in cui le loro mani erano rimaste strette.

Brittany allora si voltò degnando della sua attenzione anche noi tre sfigati che eravamo rimasti nell’ombra di Robert e sorrise freddamente.

-Non voglio un autografo.-

-Allora direi che puoi andare- continuò Trixie, usando il suo solito tono beffardo.

-Scusa ma tu chi sei?- si vedeva chiaramente che stava cominciando ad alterarsi.

-Nessuno, solo una che si è rotta le palle di aspettare che la solita fan girl di turno dichiari ad Edward Cullen il suo amore profondo e sincero.-

Brittany scoppiò a ridere e portò la testa all’indietro, scuotendo la chioma color grano.

-Per piacere nanerottola, chiudi la bocca-

Mi voltai istantaneamente verso Trixie perché sapevo che sarebbe scoppiata.

La cosa che Trixie odiava di più al mondo, oltre al suo vero nome per esteso, era la sua piccola statura.

Se qualcuno aveva la malaugurata idea di farglielo notare, era finito.

-Scusa stangona, ma hai visto con chi sono io? No perché nel caso non l’avessi notato…- passò un braccio attorno alla vita di Rob e lo strinse a sé.

La biondona trasalì dalla rabbia e si sarebbe quasi scagliata su Trixie, ci potevo giurare, se non fosse intervenuto prontamente Tom a ristabilire l’equilibrio.

-Signore, smettetela di litigare- esclamò.

-Zitto, Sturridge. Non ti riguarda!- gridò Trixie, sputando veleno da ogni parola.

Rob, dal canto suo, se ne rimaneva immobile fra le sue braccia, sinceramente insicuro su come muoversi.

Poi intervenni io.

-Senti Brittany, siamo un po’ in ritardo. Se ti vuoi unire a noi, non c’è problema però avremmo una certa fretta.-

Per la prima volta mi guardò in faccia, sorridendo leggermente.

-Dove siete diretti?- chiese come se la cosa le importasse davvero.

-Dai Green Day- esclamai subito io, pentendomene quasi l’istante successivo.

L’ultima cosa che volevo era che mi prendesse per una stupida fan.

-Beh sono i vicini di roulotte dei Monkeys, per cui so dove si trovano.-

Trasalii. –Intendi…gli Arctic Monkeys?-

-…sì.- rispose come se avessi chiesto l’ovvietà più grande di questo mondo.

-Io sto con Nicholas…-

Mi voltai un istante verso Trixie e come sospettavo, la trovai a fissare Brittany con gli occhi fuori dalle orbite.

-…è il loro bassista- continuò Brittany, guardandoci altezzosamente.

-Sì so chi è Nick- la interruppe Trixie.

Era sicuramente incazzata nera per il fatto che la stangona stesse con uno dei membri della sua band preferita di tutti i tempi.

Brittany sorrise vittoriosa –Vorresti un autografo per caso? Vedrò cosa posso fare-

Riuscii quasi a scorgere le nuvolette di fumo uscire dalle orecchie di Trixie, e la vena sulla tempia pulsare pericolosamente.

-Senti, saresti così gentile da mostrarci la strada?- intervenne finalmente Rob prima che la 3 guerra mondiale prendesse piede sotto i nostri occhi.

Le sorrise e la stangona ovviamente non osò ribattere.

Senza aggiungere altro ci guidò in mezzo a quella confusione di roulotte, di musica proveniente dai vari soundcheck, roadies e musicisti conosciuti e non.

-Hey Chester!- sentii fare a Trixie ad un tratto.

Mi voltai giusto in tempo per vederla sorridere al frontman dei Linkin Park in persona, che nel giro di una frazione di secondo ci raggiunse raggiante.

-Non ci credo.- esclamò, sinceramente stupito.

-Trix! Ma che cazzo ci fai qui?-

Le passò un braccio attorno alle spalle e la baciò fra i capelli.

Potei quasi avvertire i denti di Tom digrignare anche dalla distanza dove mi trovavo.

-Mi conosci, Chester. Sono qui per la musica- rispose lei ridendo.

Io non ero ancora riuscita a riprendermi dallo shock di aver appena scoperto che conoscesse Chester Bennington che tutti gli altri Linkin Park ci raggiunsero, elargendo grossi sorrisi e pacche sulle spalle della mia amica, che a quanto pareva era davvero popolare fra di loro.

-Ops scusate, non vi ho presentato- fece lei finalmente dopo 10 minuti di chiacchiere e risate con i suoi apparentemente ritrovati migliori amici.

-Loro sono Rob, Sugar e Tom.- ci indicò ciascuno –Lei non mi ricordo- continuò poi passando lo sguardo su Brittany e poi aprendosi in un altro dei suoi meravigliosi sorrisi –beh..loro sono i Linkin Park-

-Oh porca puttana, ma tu sei il tipo di Twilight!- esclamò Mike, quando posò il suo sguardo su Robert, il quale evidentemente imbarazzato si limitò a sorridere e gli tese una mano.

-Già- fece.

-Cazzo mia moglie è pazza di te!- continuò lui, continuando a fissarlo come se fosse una qualche specie di alieno.

-Allora bambola, come te la passi?- Chester, evidentemente il più intimo con Trixie, la strinse a sé e riprese a sbaciucchiarsela per benino.

-Tutto ok. Solite cose. Ah io e lui stiamo insieme.- indicò con la testa Tom, che per tutto il tempo delle presentazioni se ne era rimasto abbastanza in disparte e palesemente incazzato.

-Te lo dico, nel caso ti venisse in mente di fare qualche stronzata tipo ficcarmi la lingua in gola.-

Chester si voltò istantaneamente verso Tom e gli sorrise amichevole, alzando le mani.

-Giuro di non averle mai ficcato la lingua in gola, amico-

Tutti scoppiammo a ridere e Trixie gli battè una mano sul petto.

-Non c’è bisogno di mentire sul passato, basta che ti limiti a non farlo da ora in poi-

Ma Tom continuò ad ostentare la sua freddezza tipicamente britannica e si limitò ad un tenue sorriso, sicuramente il risultato di un’immane fatica interiore.

-Beh…noi dovremmo andare dai Green Day- esclamai io dopo una mezzora buona di chiacchiere amichevoli con i Linkin Park.

A quanto pareva avevano conosciuto Trixie 2 anni prima, quando erano venuti per un tour in Francia.

Lei aveva corrotto non so che tipi per riuscire ad entrare nel backstage e la morale della favola era che a fine serata si erano ritrovati tutti quanti ubriachi in qualche sordido pub di conoscenza di Trixie.

E da lì era nata l’amicizia.

Alla fine non mi ero neanche stupita più di tanto del fatto che si fosse sempre dimenticata di accennarmelo.

Era proprio un comportamento tipicamente da lei.

-E’ un secolo che non vedo Billie- fece Dave, illuminandosi quasi alla parola Green Day.

-Allora venite con noi ragazzi. La stangona si è tolta dalle palle per cui non abbiamo la più pallida idea di dove dirigerci- ci fece giustamente notare Trixie, sorridente come non mai.

-Affare fatto, Trix.- Chester le strizzò l’occhio e prese immediatamente il comando della spedizione.

In men che non si dica eravamo dai Green Day.

Era una roulotte abbastanza grande, una fra le più grandi sicuramente e sopra alla porta principale c’era attaccato un cartello con scritto Green Day a lettere cubitali.

-Oh cazzo- fu tutto quello che riuscì a dire Trixie.

Io invece le parole non ce le avevo proprio e Rob mi strinse una mano.

-Di là da quella porta c’è l’amore della tua vita. Non voglio trattenerti- mi voltai verso di lui e gli sorrisi, quasi impaurita.

-Non so se sono pronta.-

-Ma certo che lo sei, zuccherino. Dimmi, da quanto è che aspetti questo momento? Aspetta non rispondere..lo so io- alzò una mano per farmi segno di non parlare e continuò -…da quando 10 anni fa hai visto per la prima volta il video di Longview. Eravamo a casa mia, sul mio letto.-

Il mio sorriso si allargò ulteriormente e lo baciai felice.

-Che poi fra l’altro, solo tu puoi innamorarti a prima vista di una canzone che parla di non avere altre aspettative dalla vita se non quella di masturbarsi dalla mattina alla sera fino a diventare ciechi- fece lui, staccandosi dalle mie labbra.

-Tu ne dovresti sapere qualcosa, eh?- dissi ridendo e battendogli una mano sulla spalla.

-Me li ricordo i tuoi 15 anni…non è che fossi esattamente così pieno di donne, Pattz, o mi sbaglio?-

-Sai che trovi sempre il modo di farmi innervosire? Ma come ci riesci?-

-E’ un talento naturale- risi ancora di più e gli stampai un altro bacio prima che Trixie mi trascinasse via dalle sue labbra.

-Basta Sugar ti prego.-

Mi spinse verso la piccola porta bianca e bussò insistentemente.

Quello che successe dopo, avvenne in così rapida successione che lì per lì non riuscii a capirlo appieno.

Vidi la porta aprirsi di poco e un ciuffo di capelli neri spuntare fuori.

Scorsi lo sguardo di Billie Joe Armstrong ad un centimetro di distanza da noi, fissare quasi terrorizzato Trixie, lo vidi indietreggiare e poi richiudere velocemente la porta.

Trixie restò impalata, le urla le erano probabilmente morte in gola.

Si voltò verso di me, gli occhi dilatati –Sugar!- disse solamente.

-Trixie!- le feci eco io, egualmente sconvolta.

Indicò boccheggiante la porta –Hai…cioè…perché?-

Se non fossi stata tanto incredula sarei scoppiata a ridere per la ridicolezza della sua espressione.

Mi limitai a scuotere la testa.

In quello stesso istante però, la porta venne di nuovo spalancata e stavolta lo rimase.

La ragazza dai capelli rossi che sembrava perseguitarmi era ferma sulla soglia,  con gli occhi stupiti che percorrevano in lungo e in largo la figura di Trixie che ovviamente non aveva atteso un altro secondo prima di fiondarsi dentro e iniziare a gridare, gettandosi immediatamente al collo di Mike Dirnt, impegnato a farsi i fatti suoi.

Io rimasi bloccata dallo stupore e dalla sensazione di adrenalina che mi era arrivata dritta al cervello non appena avevo realizzato di trovarmi in presenza dei Green Day.

I Green Day al completo.

-Ma io mi ricordo di te!- la ragazza dai capelli rossi esclamò improvvisamente, facendomi riacquistare contatto con la realtà.

Spostai lo sguardo su di lei e la vidi fissarmi sorridente.

Accidenti se era carina. Aveva un sorriso a dir poco contagioso.

Mi prese per mano e mi trascinò al centro della stanza.

-Oh, anche…anche io mi ricordo- dissi improvvisamente impacciata.

-E’ con te?- indicò con un cenno Trixie, che adesso se ne stava seduta sulle gambe di Trè Cool, il batterista, scompigliandogli i capelli.

Mi strinsi nelle spalle imbarazzata. –Già-

-Oh, tranquilla. Sembra che Trè apprezzi- scoppiai a ridere, perché in effetti sembrava proprio che il batterista se la stesse spassando un sacco, stringendo Trixie fra le braccia.

-Mi chiamo Vixie comunque- continuò la ragazza. Mi porse la mano e gliela strinsi con decisione, davvero contenta di conoscerla.

-Sugar!- esclamai.

-Io sono Billie Joe- fece a quel punto la voce di Billie Joe per l’appunto, comparendo improvvisamente dietro le spalle di Vixie e spingendola via per stringere la mia mano.

La mia mano.

Spostai rapida lo sguardo su di lui, sentendomi letteralmente sbiancare.

-A-ehm…io sono…- cominciai a farfugliare ed avvertii il calore diffondersi fastidiosamente per tutta la mia dannatissima faccia.

Scoppiò in una risata poderosa e intensificò la stretta della mia mano.

-Lei è Sugar, Armstrong.- intervenne Vixie in mio soccorso e la ringraziai internamente per tanto buon cuore.

-Sugar? Che razza di nomi avete voi inglesi?- di nuovo si mise a ridere e stavolta mi sentii a mio agio.

-Siamo gente strana, Billie- risposi, stupendomi sinceramente di me stessa per tanto coraggio.

-Senti…Sugar- calcò particolarmente il mio nome col suo accento californiano, accennando una risatina –La tua amica ha qualche rotella fuori posto, lo sapevi?-

-BJ…- intervenne Vixie e io risi –No no, è vero. Sai ha subito un trauma da piccola. E’ caduta dalla bicicletta e da allora non è più stata normale-

Mi guardò quasi preoccupato.

-Mi stai prendendo per il culo.- fece poi, notando i miei pallidi tentativi di trattenere le risate.

Vixie si unì a me e mi dette una pacca sul braccio –Sei forte, ragazza. Mi piaci.-

-Tu!- Trixie ci interruppe e puntò l’indice verso Vixie, un’espressione di sfida negli occhi.

-Non ho dimenticato il nostro incontro di poco prima, sai?-

Vixie alzò le sopracciglia –Dovrei sapere di che parli?-

Scoppiai a ridere –Sì già, la mia amica è convinta di essere venuta nella vostra camera al Palace.- mi fermai un secondo per guardare Billie –Anzi. Sostiene che tu hai trascinato il suo corpo esanime per tutto il corridoio fino alla sua porta.-

I due si scambiarono un’occhiata strana che durò mezzo secondo e poi scoppiarono a ridere.

-Accipicchia, l’hai battuta forte la testa, eh?-

Trixie incrociò le braccia al petto. –Non ho battuto la testa cazzo!-

-Forse eri ubriaca allora, Trisha?- fece Billie, sforzandosi di non ridere.

-Va bene. Lascio perdere solo perché si da il caso che tu sia Billie Joe Armstrong e in quanto tale rappresenti tutto ciò che ho sempre desiderato in un uomo. E con tutto, intendo tutto.-

Vixie la fulminò con lo sguardo.

-Comunque mi chiamo Trixie.-

Billie ridacchiò –Ok Trixie scusa.-

-Hey Billie. Stai già importunando la nostra nuova amica?- Trè Cool ci venne vicino e passò un braccio sulle spalle di Trixie.

-Io no. Piuttosto tu, batterista dei miei stivali.- e con lo sguardo indicò eloquentemente la sua mano ferma sulle spalle della mia amica.

-Ragazzi…birra?- intervenne a quel punto Mike, che stanco di essere lasciato da parte, aveva recuperato qualche lattina nel minifrigo al centro della roulotte e adesso ce le stava agitando davanti agli occhi.

-Certo, passa qua- fece Billie prendendo poi al volo una lattina.

-Ragazze…- esclamò dopo aver preso un generoso sorso –Prima di essere totalmente ubriaco e di scordarmi anche come mi chiamo…posso sapere come mai siete qui?-

In quell’istante però, prima che né io né Trixie potessimo dire qualcosa, qualcuno bussò forte alla porta.

E allora mi ricordai che avevo un fidanzato.

Vixie andò ad aprire e quando Robert fece la sua comparsa sulla soglia, lei si portò una mano alla bocca e sorrise estatica.

-Ragazzi…- esclamò.

Poi si voltò verso Trè e gli indicò Robert –Non ci credo.-

Trè alzò le sopracciglia –Eh?- fece.

Vixie si allontanò dalla soglia e fece cenno a Robert di entrare.

-Robert Pattinson è qui.- esclamò allegra, sorridendogli.

 

 

Ragazzeeeeee, indovinate chi è tornata sulle scene?? :D

Sì…proprio io, la vostra RiceGrain…so che mi avevate dato per dispersa ma invece eccomi qua J

Scusate vi prego, vi prego, vi prego…non ho praticamente scuse per essere sparita per un mese…

Se non che ho avuto tantissimo da studiare e l’ispirazione per scrivere l’ultima parte di questo capitolo se n’era andata in vacanza ed è tornata a farmi una visitina giusto oggi pomeriggio :D

Mi siete mancate ragazze, davvero ç___ç

Come state???

Non vedo l’ora di sentirvi tutte quante!

Spero che questo capitolo sia stato di vostro gradimento..personalmente speravo venisse molto meglio (so che dico sempre così XD però è vero) ma non sono riuscita a farlo venire diversamente.

Beh finalmente il tanto famoso intreccio c’è stato  :D la mia amica 801_Underground non ha ancora potuto postare i suoi capitoli, ma presto lo farà quindi se volete sapere cosa è successo a Trixie mentre era sparita e per quale motivo Vixie sia tanto sorpresa di aver visto Rob, non vi resta che leggere Having a Blast…è una ff strepitosa comunque, quindi fidatevi di me ;)

Ah in ogni caso, se avete domande, dubbi ecc ecc non esitate a chiedere ovviamente!

Bene..adesso passando ad altre comunicazioni… J J

Io e la winnie poohina abbiamo da poco iniziato a postare una What If che incrocia le nostre due storie..questa per me e A volte... che tutti già conoscerete (chi non la conoscesse, vi prego di leggerla perché è fantastica *-*) scritta da lei appunto.

L’idea è nata così per gioco su msn e fb e piano piano si è delineata in una ff vera e propria…la sostanza è cosa succederebbe se Rob incontrasse di nuovo la sua vecchia fidanzata di un tempo, che jn fondo non ha mai dimenticato??

Beh, la what if è la risposta a questo interrogativo!

Ovviamente non c’entra niente con le nostre storie principali, quindi non preoccupatevi…non ci teniamo a rovinare le nostre storie d’amore XD ..diciamo solo che è stato un modo come un altro per interagire un po’ con i nostri personaggi :D

Beh, questo è il link à A volte, i ricordi tornano...

Si sono già formati due schieramenti…e devo dire che quello per Sugar è abbastanza scarno ahimè ç__ç le servono fans, insomma!!

Vi aspetto numerose, so che non mi deluderete ;)

Bene adesso le comunicazioni sono over e io passo a ringraziare le meravigliose 75 persone che l’hanno messa fra i preferiti, le 52 fra le seguite e alice_cassedy e SummerRain che l’hanno messa fra quelle da ricordare!

Siete fantastiche :D

E poi ovviamente ci sono i miei tesorini:

 

winnie poohina : amore mioooooo ahahah ci siamo salutate ora XD che ridere ale stasera abbiamo skypeggiato un sacco! Quasi due ore, ti rendi conto?? Ma quanto ci piacerà chiacchierare? Troppo. Infatti non abbiamo nemmeno scritto il Rob POV ç__ç va beeeh faremo domani come abbiamo detto, anzi no abbiamo detto domenica..va beh faremo domenica XD! Aleeeee ti è piaciuto sto cap??? L’ultima parte non l’avevi letta quindi boooh non so cosa ne penserai..a me insomma sinceramente..va beh mi farai sapere, ti amo!!! <3<3 e viva Ron Weasley XD

 

romina75 : Un’altra fan dei Green Day che bello!! Spero ti sia piaciuto questo intermezzo con loro quindi :D Nel prossimo ci sarà il concerto vero e proprio ;) Grazie mille per seguirmi, un bacio!

 

Piccola Ketty : Tesoroooooo…ci ho messo una vita a postare ma alla fine ce l’ho fatta! Maaa tutte le cose che mi avevi detto ç____ç guarda sei fantastica..davvero Ketty ti voglio tanto bene….<3<3 spero ti sia piaciuto e presto ci sarà il prossimo, l’ispirazione adesso è tornata! Ti voglio benissimo un bacio grande

 

Sugar818 : Ecco la mia omonima! Cioè l’omonima della mia eroina, ma insomma ci siamo capite XD Spero ti sia piaciuto anche questo :D A me non tanto ma insomma..attendo notizie! Un bacione <3

 

lampra : per questo invece sì..vi ho fatto aspettare e anche parecchio ç__ç scusami tantissimo! Spero di non averti deluso con questo allora…eh si Rob rimane sempre e comunque l’uomo perfetto che ci dobbiamo fare? XD Un bacio

 

_Miss_ : Heeey! E questo ti è piaciuto??? Spero di sì :D Adesso combineranno un po’ di casini come loro solito a Berlino, soprattutto quando ci sono soggetti come Trixie che li accompagnano :D

Un bacioneeee

 

Sognatrice85 : Sai piace anche a me tanto catapultarmi nella loro quotidianità! Spero ti sia piaciuto questo :D Un bacione e scusa per il ritardo mostruoso L

 

lazzari : ahahahah infatti, direi che si sono calati nei perfetti panni di bimbeminkia alla riscossa XD sono contenta di averti fatto immaginare bene la scena della doccia ihihih ^^ (a proposito, non per farmi pubblicità ci mancherebbe –ok un pochino sì XD- ma ho postato proprio un’apposita one-shot su quella particolare scena della doccia…se ti piace vedere cos’è accaduto in dettaglio a rating rosso diciamo…lo vedi qui bliss) Scusami per il ritardo, un bacione!!

 

Ryry_ : Billie Joe proprio lì di fronte sì *_* che libidine…e adesso ancora meglio! E poi vedrai XD ahaha ok la smetto...eh la tizia dai capelli rossi diciamo che ha un attimino soffiato il posto di Adrienne ^^ (almeno nella ff della mia amica XD)

Visto poi quanto è asociale Patty? Invece Tom..lui sì che non si smentisce mai :D

Un bacione e scusami anche tu per il ritardo!

 

doddie : Amoreeeeeee come stai innanzitutto?? Guarda che io voglio vedere tutte le foto di Londra, eh? Tutte. Le sto attendendo a gloria. Oh. Ma poi..cosa ti devo dire a te che ogni volta mi fai arrossire con tutte le cose che mi dici?? *-* Quanto ti amo <3 e scusami davvero per tutto sto ritardo…faccio proprio pena!

 

cris91 : hey ma grazieeeeeee!! Spero ti sia piaciuto anche questo!! Un bacio <3<3

 

midnightsummerdreams : anche io la adoro 2000 light years away *-* è una delle  mie preferite in assoluto! Cmq grazie infinite Carla, cioè io ti amo…te la sei praticamente divorata in una notte!! <3<3 Sono contenta che ti piaccia…e anche i riferimenti musicali! La musica rock mi piace tutta e non potevo non mettere dei riferimenti XD Spero ti sia piaciuto anche questo! Un bacio

 

valy90 : Ma grazieeee <3<3 che bello la what if mi ha portato un sacco di lettrici in più, sono contentissima! Ahahahah cmq il team svizzera mi sembra un’ottima scelta!  Grazie mille per i complimenti, un bacio!

 

 

Bene fanciulle..adesso forse è il caso che me ne vada a letto…ci sentiamo presto. PRESTO. Ve lo prometto!

Adesso poi che sono tornata attiva anche e grazie alla scrittura della What If ^^ vi giuro che non vi lascerò più in un’attesa tanto lunga!!

 

 

Ovviamente Rob, Tom..i GREEN DAY ç_____ç non mi appartengono. Che vita triste e deprimente. Ma è la mia…per cui me la tengo XD

 

Stay in touch <3

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 23
*** «I wanna take you through a wasteland I like to call my home. ***


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23

Rob era palesemente confuso e sorrise timido.
Poi spostò lo sguardo su di me e corrugò le sopracciglia interrogativamente.
Io ero più confusa di lui.
-Rob...- cominciai comunque, avvicinandomi.
-Lei è Vixie.-
Rob le porse la mano e Vixie gliela strinse, gli occhi fissi su di me.
-No, non ci credo. Cioè...- fece saettare ancora lo sguardo da me a Robert e ridacchiò.
-Stai con Robert Pattinson?-
-Cioè questo sarebbe il fottutissimo Robert Pattinson?- esclamò a quel punto Trè Cool, venendosi a piazzare esattamente fra me e Vixie.
Rob alzò le sopracciglia -Ehm...-
Vixie scoppiò in una risata fragorosa e fu immediatamente seguita da Billie e Mike.
-Scusate ragazzi...- fece poi, tentando di riprendersi.
-Il fatto è che il nostro Trè ce l'ha un po' con te, Robert.-
-Cazzo sì.- fece il batterista, palesemente risentito.
-Ah...beh...non so cosa ho fatto, ma mi dispiace comunque.-
-Sì, la tua grande colpa sarebbe stata quella di aver rubato tutti i "fottutissimi paparazzi" ai Green Day, ieri all'aeroporto.- continuò Vixie, che non la finiva più di ridacchiare.
-Da allora Trè ti vuole prendere a pugni.-
Rob sbiancò leggermente e indietreggiò di un centimetro, quasi come se si volesse assicurare che l'uscita fosse abbastanza vicina da permettergli una fuga immediata nel caso la situazione si fosse messa male e in quell'istante Tom e i Linkin Park al completo fecero il loro ingresso trionfale.
-Cazzo Billie, quanto sei cresciuto!- esclamò Chester andando incontro a Billie Joe e dandogli una pacca sulla spalla.
All'improvviso il caos prese il sopravvento all'interno della roulotte.
Trixie stava spiegando qualcosa di apparentemente incomprensibile a Mike che la guardava affascinato, Tom stava cercando di entrare nella loro conversazione ma stava fallendo miseramente nell'impresa, Trè guardava ancora con astio Robert che cercava di capirci qualcosa in tutta quella confusione, Chester e Co. si stavano informando dello stato di salute di BJ e io e Vixie ci guardammo improvvisamente negli occhi e scoppiammo a ridere all'unisono.
-Cos'è successo a Billie?- le chiesi, indicandolo con un cenno della testa e facendo caso per la prima volta da che l'avevo visto che aveva il braccio sinistro ingessato.
Lei lo guardò a sua volta e per qualche istante i suoi occhi verdi si incupirono, poi sorrise leggermente -E' una lunga storia-
La guardai e annuii rendendomi conto dall'espressione che le si dipinse sul volto che quello che c'era sotto non era propriamente una cosa semplice.
-Sai...probabilmente mi prenderai per una impicciona maleducata affamata di gossip ma...ecco...mi chiedevo...- lei mi guardò e sorrise di nuovo -Mi stai per chiedere di Adrienne, vero?-
-Capisco totalmente se non vuoi parlarmene, d'altronde io sono una sconosciuta e dovrei smetterla di chiedere cose del genere ad un' altrettanto sconosciuta...-
Lei scoppiò a ridere -Hey, hey frena! Ti va una birra?- prese una lattina dal tavolino accanto a sè e me la porse.
In quell'istante però Rob mi si avvicinò e l'attenzione di Vixie fu catturata dalla sua presenza.
-Non ho ancora capito cosa ci fate qui, comunque- esclamò prendendo poi una generosa sorsata dalla sua lattina.
Rob sorrise e si infilò le mani in tasca -Io ci sono semplicemente stato trascinato. Devi prendertela con lei e con la sua amica pazza.-
-Ah ah- fece Vixie e io detti una botta al braccio di Rob.
-Grazie per farmi passare come una psicopatica.-
-Qui siamo tutti psicopatici- fece Vixie e Rob si mise a ridere.
-Comunque conoscere i Green Day è sempre stato la mia specie di sogno...e adesso che potendo sfruttare l'immeritatissima fama del mio ragazzo ciò poteva essere possibile beh...eccoci qui- esclamai io.
Vixie annuì -Beh ti contraddico solo su una cosa. Non credo che la fama del tuo ragazzo sia immeritata-
Rob sorrise -Grazie- 
-Figurati, è la verità-
-Ti prego non dirglielo altrimenti si monta la testa e inizierà a firmare autografi a destra e a manca-
Scoppiammo tutti a ridere, Rob compreso e nel giro di pochissimo ci ritrovammo tutti quanti quasi completamente ubriachi senza essercene resi effettivamente conto.
Sicuramente era colpa di Trixie, che unita alla follia di Trè Cool avevano iniziato a distribuire bottiglie di vodka a destra e manca come acqua dopo un allenamento di calcio.
Io mi resi conto di essere sopra un tavolo insieme a Vixie, solo quando avvertii le braccia di Rob stringermi da dietro e trascinarmi giù.
Anche lui era piuttosto ubriaco comunque, ed infatti per poco non scivolammo entrambi a terra, se non fosse stato per la prontezza di riflessi di Mike Shinoda che ci rimise in piedi e dette una pacca sulla spalla di Rob.
-Ricordati di farmi quell’autografo poi, Edward!- gridò allontanandosi l’istante successivo.
Io guardai Rob e gli scoppiai a ridere in faccia e lui interruppe le mie risate con un bacio al sapore di vodka al limone.
-Baci bene Edward, sai?- gli dissi, 5 minuti dopo.
Lui sorrise e fece per trascinarmi sul divanetto alla nostra destra quando io mi accorsi che proprio davanti a me si trovava Alex Turner in persona.
-Ommioddio Alex!- gridai, toglieno la mano da quella di Rob e saltando al collo del cantante degli Arctic Monkeys.
-Ti conosco?- fece lui, sorridendo.
-Sono Sugar. Adesso mi conosci- continuai io, non mollandolo per un secondo.
Ma dove cavolo era finita Trixie?
Se si accorgeva che stavo socializzando con il suo adorato Alex mi avrebbe fatta a fettine.
-Cosa ci fai qui?- gli chiesi comunque, come se fosse stato un mio vecchio amico.
In quel momento mi accorsi che tutti gli Arctic Monkeys al completo erano là, perfettamente confusi col resto del casino che faceva apparire l’enorme roulotte dei Green Day come un buco.
Alex alzò le spalle –Abbiamo sentito che c’era una festa qui dai Green Day e abbiamo deciso di fare un salto, oh porca puttana ma tu sei Robert Pattinson?- esclamò poi.
Rob alzò gli occhi al cielo e scosse la testa, poi si fece avanti e strinse la mano di Alex.
-Sì sono io.-
-Rob credo sia meglio che tu ti metta addosso un cartello col tuo nome scritto sopra, ti risparmieresti un sacco di problemi!- feci io e Alex scoppiò a ridere.
-Sono un po’ ubriaco, scusami Robert. In questo momento non riconoscerei mia madre.-
Prima che Rob avesse anche solo il tempo di pensare ad una risposta, un turbinio di capelli rossi e urletti eccitati sopraggiunse nel nostro campo visivo ed acustico ed Alex Turner sparì improvvisamente dalla nostra vista, troppo impegnato a salvarsi la pelle dalle grinfie della sua fan numero uno, Trixie.

Tom la seguiva come un cagnolino fedele e quando si accorse della presenza mia e di Robert, lo vidi chiaramente tirare un sospiro di sollievo.
Finì di bere dal suo bicchiere e lo posò su un tavolino lì accanto e poi infilandosi le mani in tasca sbuffò, corrucciando la fronte. -Non ti piace la festa, Tom?- gli chiesi, avvicinandomi.
Lui ridacchiò -Lasciamo perdere.-
Io e Rob spostammo entrambi lo sguardo su Trixie, che nel frattempo aveva preso per mano Alex e se lo stava trascinando nel clou della festa, e tornammo nello stesso istante a guardare Tom.
-Hey...- improvvisamente neanche mi sentivo più ubriaca -Lo sai com'è fatta- 
Tom fece un sorrisino tirato e alzò le spalle -Non mi interessa.-
Rob mi guardò per un istante e io capii ciò che voleva dirmi, perciò annuii e gli sorrisi.
-Accompagnami a fumare- disse a Tom e in un secondo sparirono entrambi dalla mia vista.
Volevo bene a Trixie, davvero tanto. Come a una sorella. Ma certe volte proprio non riuscivo a comprenderla.
Volevo bene anche a Tom del resto e conoscendolo bene come lo conoscevo io, sapevo che lui si era davvero innamorato di lei. Si vedeva anche semplicemente dal modo in cui la prendeva per mano in mezzo a mille persone, o da come la ascoltava affascinato quando si lanciava in uno dei suoi sproloqui pazzeschi su qualche nuova folle idea che le era venuta in mente, si vedeva persino da come si era fatto spaccare la faccia per lei.
Eppure a lei sembrava non importare niente, o perlomeno non quel tanto che bastava per accorgersi di quanti suoi atteggiamenti lo facessero stare male.
Sospirai sconsolata e mi guardai intorno nella speranza di poter socializzare con almeno uno dei musicisti che mi attorniavano quando Vixie si materializzò accanto a me e sorrise contenta.
-I tuoi amici?-
Alzai gli occhi al cielo -Spariti.-
-Non ti preoccupare, ti hanno lasciata in buone mani- e scoppiammo tutte e due a ridere quando esattamente ad un metro da noi Trè aveva improvvisato una specie di valzer alquanto sbilenco con un ubriachissimo Mike Dirnt.
-Ti va di prendere una boccata d'aria?- mi chiese poi lei indicando la porta ed io annuii sinceramente felice di liberarmi per qualche minuto di quel caos soffocante.
-Ma che cazzo di freddo fa qui?- esclamò Vixie, stringendosi nel giubbotto di pelle e rabbrividendo palesemente.
-Povera ragazza californiana-commentai io, sentendomi invece perfettamente a mio agio con la felpa dei Ramones come unica protezione contro il freddo.
-Dovrebbero seriamente fare qualcosa in proposito!- continuò lei, dirigendosi verso l'enorme palcoscenico e mettendosi a sedere su un amplificatore.
-Sì, potresti provare a scrivere al Presidente al riguardo.-
La guardai sorridendo e lei si spostò una lunga ciocca rosso fuoco dietro l'orecchio destro -Così ti piacciono i Green Day..?- esclamò poi.
Annuii felice -Dire che mi piacciono è quantomeno un eufemismo-
-Posso capire- fece lei, sempre sorridendo.
Non saprei dire come nè perchè, ma in qualche modo mi sembrava di conoscerla da una vita.
Il suo modo di fare, il suo sorriso, anche il tono della sua voce e il suo accento californiano mi erano per qualche strana ragione familiari e quella cosa mi piaceva.
-Da quanto state insieme tu e Robert?-
Alzai lo sguardo su di lei ed improvvisamente mi resi conto che a conti fatti stavamo insieme solamente da un mese.
Se ripensavo a tutti gli avvenimenti di quel mese però, il mese più intenso della mia vita, sembrava quasi come un'eternità.
-E'...un po' complicato.- perciò le risposi. Lei mi guardò storto ed io sorrisi -Stiamo insieme da un mese, ma io e lui...beh ci conosciamo da una vita. Siamo cresciuti insieme.-
-Maddai!- esclamò. Annuii e sentii colorarmi le guance di rosso -Sì ecco...diciamo che ne abbiamo passate tante in tutti questi anni...-
-Non ho mai pensato che stesse con Kristen Stewart, sinceramente. Purtroppo conosco davvero bene le porcherie che si inventano i giornali. Si sentiva l'odore di trappola mediatica da un miglio di distanza.-
-E non avevi affatto torto. Fortunatamente i grandi capi si sono decisi a farla finita con questa storia e hanno però preteso una specie di dichiarazione ufficiale nella quale Robert affermava di stare con me. Sai c'è tutta una questione di marketing per la campagna promozionale di New Moon dietro...- mi scoprii quasi disgustata nel parlarle di tutta quella roba.
Lei annuì invece -Benvenuta ad Hollywood, dolcezza.- esclamò ed io scoppiai a ridere.
Già, era proprio il caso di dirlo.
Restammo per un po' semplicemente in silenzio, ciascuna persa nei propri pensieri, a goderci la reciproca compagnia.
-E...tu e Billie?- feci poi io, decidendo di assecondare la mia curiosità che non ne voleva sapere di pensare ai fatti propri e di rompere così il silenzio.
Lei spostò lo sguardo verso i tecnici del suono che in quel momento erano impegnati a sistemare l'impianto acustico e sorrise dolcemente -Io e Billie.- ripetè.
Finalmente si voltò verso di me e si esibì in un mezzo sorriso -E'...un po' complicato- ridacchiò ed io la imitai.
-Vi conoscete anche voi da una vita?- 
Sorrise ancora di più -Praticamente sì, Shoo. Da una fottuta vita. Era il 1994 ed eravamo al festival di Woodstock.-
Probabilmente i miei occhi dovevano aver assunto la forma di due stelline perchè Vixie cominciò a ridacchiare -Avevo 11 anni e ad un tratto vidi corrermi incontro questo tizio dai capelli dritti che mi chiese se avevo del fumo da vendergli.-
La guardai per un istante in un attonito silenzio e poi le scoppiai a ridere in faccia.
-Assurdo!-
-Già, ma che vuoi farci? E' Billie Joe-
Annuii sorridendo -Beh sì immagino che questo giustifichi molte cose.-
Vixie fece dondolare le gambe quasi innervosita e mi chiesi quale pensiero potesse averle attraversato il cervello tale da provocarle un simile cambiamento emotivo.
-E' stato per colpa mia, sai?- esclamò poi, alzando lo sguardo verso di me, gli occhi incupiti.
-Cosa?-
-L'incidente voglio dire, il braccio ingessato..è stato per me.-
Rimasi in silenzio in attesa che continuasse a parlare.
-Non so nemmeno perchè te lo sto raccontando, ma mi va di farlo...credo.- sorrise e un po' il suo bel volto si illuminò. -Lui ha lasciato Adrienne per me. Incredibile, eh?  Se non fossi la diretta interessata giuro che vorrei prenderla a pugni la stronza che si è messa in mezzo alla storia d'amore più bella del nostro secolo.-
Non sapevo davvero che dire perchè beh sì in effetti a me piacevano Billie Joe ed Adrienne. E anche tanto. Ma volevo capire cosa c'era dietro perchè dal poco che avevo potuto vedere, Vixie non mi sembrava la classica ragazzina ossessionata dal proprio idolo e in ogni caso se era riuscita a fare breccia così a fondo in Billie da indurlo a lasciare la moglie, non doveva assolutamente essere una cosa da niente.
-Ti è mai capitato di sapere esattamente qual è la cosa giusta da fare e nonostante ciò fregartene?- mi chiese.
Risi e annuii -Lo chiedi alla persona giusta, Vixie.-
-Bene perchè è così che mi sono sentita io, così che forse mi sento tuttora. Io conosco bene Adie, conosco bene tutta la famiglia Armstrong a dire la verità...il mio cognome è Hetfield, forse ti dice qualcosa?- aggiunse poi mentre a me si apriva un universo di fronte.
-No...non mi vorrai dire che tu sei proprio quella Vixie Hetfield?? La figlia di quel James Hetfield??-
Lei mi sorrise tendendomi una mano -Hailey Victoria Hetfield, piacere.-
Le sorprese non sarebbero mai finite per quel giorno.
Gliela strinsi stupidamente, immaginando istantaneamente cosa si doveva provare ad essere la figlia del co-fondatore dei Metallica e lei continuò a parlare -Beh adesso capirai perchè sono qui, perchè conosco gli Armstrong e un sacco di altre cose...-
Io fui solo capace di annuire. Accidenti, quella ragazza era la mia nuova eroina.
-Beh comunque sia, te la faccio breve. Un giorno sono andata ad intervistare i Green Day che erano a Los Angeles per un concerto...- si bloccò quando notò la mia aria stupita. -Sì, mia madre è la direttrice del Kerrang! e in genere quando c'è da intervistare qualcuno manda me a fare il lavoro sporco-
Stavo quasi per cadere dal palcoscenico dritta sulla pozzanghera fangosa sotto di me. In confronto alla sua, la mia era una vita da sfigata completa.
Lei rise e continuò -Insomma..ci siamo ubriacati. E ti risparmio i dettagli di quello che è successo dopo ma...più o meno è da lì che io e Billie stiamo insieme. Non so, quel nanetto dai capelli dritti mi è entrato dentro in qualche sua strana maniera subdola.-
Ridemmo insieme e quando riprese a parlare, raccontandomi di come quei mesi trascorsi con Billie le avessero completamente stravolto la vita, di come quasi lo odiasse in fondo per averla costretta ad affrontare un nuovo aspetto della sua personalità che non sapeva nemmeno di possedere, quello capace di amare un'altra persona che non fosse un suo diretto familiare, lo sguardo le tornò sereno.

-Le cose non andavano comunque già da un po' fra loro. Erano entrambi soltanto troppo stanchi per guardare in faccia la realtà. Io sono stata quella molla che gli ha fatto realizzare lo stato del suo matrimonio e capire che non aveva senso continuare in quel modo.-
Annuii -In un certo senso ti capisco, sai? Voglio dire che anche io tempo fa mi sono trovata a dover scegliere fra un rapporto sicuro e uno che di sicuro non aveva niente...eppure se non l'avessi fatto sarei impazzita alla fine, ne sono più che certa.-
-Comunque sai...si vede che tu e Robert vi amate- fece lei guardandomi sincera -L'ho capito subito. Il modo in cui vi guardate è assolutamente adorabile.-
Mi sentii arrossire involontariamente e scoprii di non sapere assolutamente come rispondere.
Sapevo di amarlo ovviamente, ma che la cosa fosse tanto palese anche ad occhi estranei mi fece quasi solleticare lo stomaco di piacere.
Le sorrisi perciò e cercai di deviare il discorso -Non mi hai ancora detto dell'incidente però- le feci notare.
Lei sospirò e scosse le spalle -C'è stato un periodo in cui avevamo deciso di non vederci più...voleva provare a sistemare le cose con Adrienne ma non sapendolo è stato proprio allora che le cose hanno preso la piega che hanno preso...-
Annuii facendole segno di continuare.
-Beh è bastata una semplice foto di me e Tyson Ritter a un party di Rolling Stone per farlo saltare in macchina e percorrere 614 kilometri sotto la pioggia battente...credo che la furia interiore, unita a quella del temporale siano state decisive...-
Rabbrividii immaginandomi chiaramente la tremenda scena che doveva aver visto l'auto del frontman dei Green Day sbandare e uscire fuori strada.
Chissà perchè non avevo letto mai niente in proposito.
Vixie alzò lo sguardo verso di me e sorrise -Scusa per averti riempito la testa con tutti i problemi della mia fottutissima vita..è che una volta che mi metto a parlare non la smetto più-
-Stai scherzando, rampolla Hetfield..io starei ad ascoltarti per ore- le sorrisi e lei ricambiò.
-Che dici torniamo alla festa? Non vorrei mai che finissero tutti gli alcolici senza di noi!-
Mi alzai in piedi -Non sia mai!-
Mi aveva davvero fatto piacere parlare con lei. Non sapevo perchè mi avesse raccontato tutte quelle cose ma ero contenta che l'avesse fatto. Avevo capito che saremmo diventate amiche dalla prima volta che mi aveva chiamato Shoo.
Nessuno lo aveva mai fatto prima e per qualche ragione quella cosa mi piacque da morire.
-Scommetto che voi inglesi non reggete così tanto l'alcohol come dite- sorrise furbescamente mentre apriva la porta della roulotte e una musica assordante unita agli schiamazzi incomprensibili di almeno 30 persone ci si riversò addosso.
-Questo è tutto da vedere, Miss Hetfield.- e con un ghigno sadico stampato in volto la precedetti in mezzo alla confusione, prendendo una bottiglia di qualcosa da un tavolo e alzandola verso di lei a mò di brindisi.
-Alla tua salute-



Salve bellissime fanciulle che nonostante i miei odiosissimi e schifosissimi ritardi mi seguite sempre e comunque e commentate soprattutto!
Non so davvero che dire perchè, soprattutto adesso, sto producendo capitoli di una tal portata di schifo che non so davvero come fate. E forse sarebbe il caso di non postarli, ma dato che avete di fronte la donna più pigra di tutta la specie umana che non ha di certo voglia di cancellare e riscrivere tutto...eccoci qua!
Dunque, passando a cose serie...a me sto capitolo fa davvero schifo. E mi dispiace sinceramente perchè ci tenevo tanto eppure non riesco a farlo venire come voglio, non riesco a trasmettere esattamente quello che vorrei e questa cosa mi disturba alquanto ç__ç
Spero che il personaggio di Vixie vi piaccia :) io non sono ovviamente riuscita a renderlo per la meraviglia qual è in realtà e spero che mia moglie, aka 
801_Underground non se la prenda troppo, perdonami dadiiiiiiiiiiiiiiiiiii!!! ç__çBeh che dire...non ce la faccio a ringraziarvi tutte adeguatamente come invece richiederebbe la faccenda perchè sono le ore 01.01 a.m. ed ho un sonno che muoio solo che volevo postare altrimenti domani è un casino e poi è ormai quasi un mese che non posto (scusatemi davvero ancora per questi ritmi lenti e noiosi...ci tengo a precisare però che non ho nessuna intenzione di interrompere la fanfiction! E' già tutta scritta nella mia testa, il problema è trasporla su un altro supporto diciamo di natura un pochettino più tangibile :D)
Ah sì, volevo inoltre precisare che Vixie Hetfield non è ovviamente nel mondo reale la figlia di James, ma se vi ha incuriosito il suo personaggio qui sarete soddisfatti, Having a Blast
Per chi d voi è fan dei Green Day e conosce quindi Adrienne, come Romy, ci tengo a dire che noi tutte stimiamo ed amiamo Adie ma qui nella ff ecco...ha fatto un po' una brutta fine ç__ç..spero che non ce ne vorrai per questo!
Beh e adesso ringrazio infinitamente le 80...dico bene 80 persone che hanno messo fra i preferiti, le 57 fra le seguite e le 4 fra quelle da ricordare e spero che non me ne vogliate troppo ma non riesco a rispondervi adeguatamente una per una o rischio di collassare sulla tastiera ç___ç
Vi prometto che il prossimo sarà più intenso, ci sarà il concerto vero e proprio con annesse peripezie dei nostri eroi e poi beh...vi dico solo che è un colpo di scena...:)
In ogni caso vi amo tutte quante, mie commentatrici di fiducia, non saprei dove sbattere la testa senza di voi:

Sugar818
_Miss_
Sognatrice85
midnightsummerdreams
romina 75
cris91
lazzari
Ryry_
doddie
Ketty
Aleeeeee
lampra

Un bacione fortissimo va alla donna della mia vita che in questo momento la sto invidiando da morire  e lei sa perchè XD Ti amo sprinciii <3

Non conosco nessuno dei personaggi citati e nessuno mi appartiente. A parte Sugar e Trixie e Vixie che in realtà appartiene a 801_Underground.

XD

Stay tuned!


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Capitolo 24
*** «it says home is where your heart is. ***


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24 Capitolo

24
-E allora Richard..-
-No quello è mio padre, io sono Robert.-
-Robert- si corresse Billie passandogli affettuosamente il braccio sano attorno alle spalle.
-Tu mi ricordi qualcuno sai?- lo indicò e lui scoppiò a ridere.
-Non saprei...ho fatto uno o due film, magari mi hai visto in uno di quelli...-
-Naaah..tu mi ricordi qualcuno che è sempre stato da qualche parte dentro la mia testa.-
Robert lo guardò stralunato.
C'eravamo soltanto noi nella roulotte. Non sapevo onestamente come ci fossimo ritrovati in quella situazione, quanto tempo fosse effettivamente trascorso, quante persone fossero entrate ed uscite dalla porta e quanta altra vodka fossi in grado di reggere, ma improvvisamente mi resi conto di essere su un divanetto, semisdraiata su Robert, il quale era intento in una conversazione alquanto interessante con Billie Joe.
Vixie era seduta sul pavimento di fronte a noi e si reggeva la testa fra le mani.
Di tutti gli altri non avevo la più pallida idea.
-Sì sai..tu mi ricordi Christian.-
Allora fu il mio turno di scoppiare a ridere -Christian?-
-Ma chi cazzo è Christian?- fece Rob.
Vixie emise una risatina attraverso il sipario di capelli rossi che le spiovevano sul viso -Whoaaa...Christian's inferno...- si mise a canticchiare.
Billie lo guardò serio -Tu sei uno con le palle e ti combatti le tue battaglie da solo. Mi sbaglio?-
Lui ridacchiò -Beh...suppongo.-
-No no ti si legge in faccia. Sei uno di quelli che vanno avanti per la propria strada, uno di quelli che hanno voglia di rivoluzione.-
Alzai la testa verso Billie e trovai che anche Robert lo stava fissando decisamente interessato.
-Scommetto che riesci a vedere oltre la merda da cui siamo ricoperti e ti senti fottutamente depresso quando ti accorgi di quanto il mondo sia così confuso e sprecato...-
Fra poco mi sarei messa a piangere per l'intensità con la quale il Dio Armstrong stava parlando. In quelle iridi verdi ci potevo vedere riflesso l'universo.
-Dimmi la verità Robert...ti senti a tuo agio in questa cazzo di società? Ti senti di aver trovato il tuo posto nel mondo?-
Robert rimase immobile per un secondo prima di sorridere amaramente -Credo di essere sulla buona strada per farlo- e una sua mano scivolò rapida a cingermi un fianco.
-Questo perchè hai trovato la tua Gloria.- continuò Billie.
Lui corrugò le sopracciglia e si voltò verso di me in attesa di delucidazioni, io sorrisi in direzione di Billie che mi fece velocemente un occhiolino.
-Devo assolutamente farti ascoltare attentamente tutto 21st Century Breakdown, Pattz- dissi e lui sorrise.
-Christian e Gloria sono i protagonisti dell'album, sono due ragazzi disgustati dalla società, stanchi di combattere per cose senza senso. Loro si distinguono dalla massa perchè vogliono cambiare le cose, ma vogliono farlo per davvero, non solo perchè va di moda ergersi a paladini di quell'imposta libertà che ci sta conducendo all'inevitabile tracollo di fine secolo-
-Qualcuno ha studiato a dovere le parole di zio BJ?- fece Vixie alzando lo sguardo su di me, sorridendo.
-Non è colpa mia se zio BJ è un fottuto genio.-
Billie rise e io non potei fare a meno di sentirmi appagata e desiderosa anche di continuare quella conversazione in eterno.
Perchè se c'era una cosa di cui avrei potuto parlare per ore intere, quella era la musica.
Avevo così tante cose da chiedere a Billie, da discutere con lui, così tante idee e punti di vista e riflessioni ed emozioni da condividere con colui che era stato proprio il creatore di tutti quei testi che avevano costellato la mia adolescenza, che erano stati i portavoce della rabbia interiore di quella ragazzina dannatamente confusa su tutto.
-Se mai dovesse venire tratto un film da 21st Century Breakdown mi piacerebbe che fossi tu ad interpretare Christian, Robert- di nuovo Billie era tornato a focalizzare le sue attenzioni su Robert.
Doveva davvero aver fatto colpo su di lui se tornava a battere su quel chiodo con così tanta insistenza.
-Chi interpreterebbe Gloria?- chiesi io.
Billie ci pensò su per un attimo -Quella ragazzina che ha fatto Juno..come si chiama?-
-Ellen Page- fece Vixie.
-Sì proprio lei. E' così che me la immagino.-
Poi tornò a fissare Robert -Già ti vedo nelle vesti di ragazzo scapestrato che fa a botte con il mondo-
Io risi e Vixie scrutò a fondo Rob.
-Armstrong, forse hai ragione.- disse.
-Quando mai non ho avuto ragione, Hetfield?-
Lei si alzò e gli salì sulle ginocchia, facendo attenzione a non urtare il braccio ingessato.
-Mi vengono in mente un paio di volte, se proprio vogliamo essere sinceri- fece, piegandosi su di lui e lasciando che la sua mano sana le accarezzasse la schiena.
Io iniziai a sentirmi un tantino di troppo.
-Ehm...- Robert tossicchiò e mi fece alzare dal divano, mettendosi in piedi l'istante successivo.
-Ma dove sono finiti tutti gli altri?- chiese guardandosi attorno nella roulotte deserta.
Billie scrollò le spalle e Vixie si voltò a guardarci.
-Oh cazzo Armstrong, ma è ora del concerto!- esclamò realizzando improvvisamente che doveva essere tardissimo e forse era proprio quello il motivo per cui eravamo rimasti da soli.
Billie si alzò di scatto e la costrinse ad indietreggiare bruscamente finchè non si ritrovò di nuovo per terra.
-Ma porca puttana, passami quel cazzo di cellulare- sbraitò e Vixie glielo porse proprio nell'esatto istante in cui iniziò a squillare.
-Mike, dove cazzo siete?- gridò con un tono di voce così acuto che aveva probabilmente spaccato i timpani del bassista.
-Che merda significa "siamo tutti qui"..QUI DOVE?-
Io e Rob ci guardammo attoniti. Lui voleva scoppiare a ridere, glielo leggevo dall'espressione che aveva negli occhi e dalla fossetta sulla guancia sinistra, io non sapevo se volerlo imitare o farmi prendere dal panico come BJ.
-Muoviamoci, stiamo per andare in scena- Billie chiuse il cellulare e lo gettò sul divano alle sue spalle, poi prese Vixie per un fianco e la baciò da togliere il fiato.
Così tanto che mancò persino a me.
-Ricordati di respirare ogni tanto- mi disse infatti Robert, guardandomi storto.
Io sospirai per tutta risposta e gli presi una mano. -Rob se tu interpretassi Christian, credo che ti amerei ancora di più-
Lui rise -Pensavo che ti preoccupassi dell'effetto "ragazzine urlanti" che si propagherebbe nell'eventualità che il mio nome venga associato a quello dei Green Day-
-Non mi importa- gli dissi con gli occhi a forma di stelline -Credo che riuscirei a passarci sopra.-
-E che mi dici di Ellen? Sai, l'ho conosciuta l'anno scorso a Los Angeles. Mi piace molto.-
Stavolta lo guardai con sguardo truce.
-Cosa vorresti dire?-
Lui ridacchiò -Non ti darebbe fastidio vedermi nei panni di questo famigerato Christian mentre cerco di salvare la mia anima e quella di Ellen dal tracollo di fine secolo?-
Continuai a guardarlo storto.
-E poi trovo che Roblen suoni ancora meglio di Robsten, non sei d'accordo?-
-Oh si- feci sorridendo sarcastica -Sicuramente meglio di Robgar-
Stavolta scoppiò in una risata fragorosa -Robgar sembra il cattivo di qualche cartone animato.-
-Ti odio come al solito, Pattz- gli dissi, dandogli le spalle e dirigendomi verso Billie e Vixie, che erano già usciti dalla roulotte.
Lui mi raggiunse l'istante successivo, posandomi una mano sul fianco e facendomi voltare.
-Io ti amo però- sorrise come un bimbo di 5 anni.
-Problema tuo-
-Mi sa che è anche un po' tuo dal momento che se senza di te non ci so stare, ti girerò intorno abbastanza spesso.-
Sorrisi, sentendomi sciogliere le ginocchia. -Dì ai tuoi sceneggiatori di scriverti battute migliori- e poi lo baciai, stringendolo per la giacca e lo sentii sorridere contro le mie labbra perchè in fondo lo sapeva che anche io senza di lui non ci sapevo stare.
La neve aveva cominciato a scendere lenta e perfino da dove ci trovavamo riuscivamo a sentire le grida deliranti delle migliaia di persone in attesa trepidante dei Green Day.
Vixie e Billie camminavano a qualche passo di distanza da noi. 
Mi domandai se per Billie, Vixie fosse quella che io ero per Robert. Una cosa molto simile a ciò che Gloria era per Christian in fondo.
L'uno non poteva semplicemente esistere senza l'altra.
Non lo sapevo.
Ma da come camminavano vicini, ridendo per chissà che cosa, baciandosi ogni tanto, dal modo in cui Vixie mi aveva raccontato la loro storia e dalle piccole attenzioni che mi ero accorta Billie le riservasse, mi fu chiaro che molto probabilmente doveva essere così.



∞∞

La furia di Billlie Joe era inaudita. Anche col braccio ingessato riusciva, dalla cima del palcoscenico, a trasmettere la follia dilagante in cui lui stesso era avvolto.
Io mi sentivo assolutamente sbalordita, elettrizzata, sconvolta dall'intensità dei miei stessi sentimenti, mi sentivo viva, viva, viva ed era bellissima quella sensazione.
"Questa canzone è dedicata a tutti coloro che hanno dovuto prendere il treno per venire qui stasera!" gridò, stringendo fra le mani il microfono ed indicando il pubblico urlante.
Mi accorsi di quanto mi era mancato un concerto nell'attimo stesso in cui le prime note dell'intro di Jesus of Suburbia
presero a diffondersi per l'arena affollata da migliaia di fans deliranti, nell' attimo in cui la sensazione familiare di far parte di qualcosa di grande cominciò a propagarsi dalla bocca dello stomaco fino al cervello e mi fece voltare in piena estasi verso Robert che aveva iniziato a sorridere nel momento stesso in cui si era accorto della canzone che stavano per suonare.
"Questa canzone si chiama JESUS OF SUBURBIA"
Un boato assordante accolse quelle parole e Rob mi strinse forte a sè.
Trixie, accanto a me, brillava di luce propria.
Aveva passato gran parte del tempo con Trè e quando le avevo chiesto cosa si erano detti, la mistica risposta era stata "le nostre anime hanno così tanto da comunicare al mondo".
Tom era a qualche metro da noi, che batteva il piede a ritmo della batteria e apparentemente ignorava tutto il mondo ciricostante.
Vixie era appoggiata ad un amplificatore e non staccava gli occhi dalla figura di Billie che aveva iniziato a cantare con la sua solita rinomata grinta.
Anche se per causa del braccio non poteva suonare la chitarra, la passione che ci metteva nell'eseguire quella canzone, la mia canzone preferita, mi fece stare così bene da sentire quasi male.
-I'm the son of rage and love, the Jesus of Suburbia from the Bible of none of the above...- gridai con quanto fiato avessi in gola, sentendo le lacrime pizzicarmi gli occhi.
Rob se lo ricordava bene quell'assolato pomeriggio di un giugno di quasi 5 anni prima, quando al National Bowl di Milton Keynes io mi ero quasi sentita male per urlare quella canzone con tutta me stessa.

"I don't care if you don't, I don't care if you don't, I don't care if you don't care!"
Saltavo e piangevo, saltavo e piangevo.
Quella era la mia canzone.
Dalla prima volta che, tornata a casa dal negozio di cd dove lavoravo con una copia di American Idiot stretta in mano, avevo acceso lo stereo e le sue note e le sue parole avevano cominciato a diffondersi dentro la mia testa.
O per meglio dire, erano venute fuori da quell'angolo di me stessa nel quale se ne erano sempre rimaste in agguato.
Perchè per me quando una canzone significa qualcosa per te, te ne accorgi subito. E' come se fosse sempre stata dentro di te in attesa che qualcuno la rendesse vera e quando la ascolti ritrovi un pezzo di anima.
Anche Rob pigiato contro di me dalla massa urlante, stava cantando a squarciagola.
Era carino con la maglia dei Joy Division e i jeans strappati.
-Everyone's so full of shit!- gridammo insieme e lui si voltò a sorridermi prima di passarmi un braccio attorno alle spalle.
-Born and raised by hypocrites!-
C'era voluta una settimana di intenso studio e di mie continue pressioni perchè imparasse il testo a memoria, ma alla fine ce l'aveva fatta.
-Non è male, te lo concedo- aveva semplicemente commentato, dopo che gliel'avevo fatta ascoltare la prima volta.
-Dura un po' troppo per i miei gusti, comunque.- aveva alzato le sopracciglia tentando di esibirsi in uno sguardo eloquente.
-E' fantastica, Pattz. E', non lo so, è quello che ho sempre voluto gridare al mondo e adesso Billie Joe l'ha gridato per me.-


Cantarla ad una distanza veramente ridicola da dove si trovavano i Green Day era tutta un'altra storia comunque.
Mike, sudato e sexy all'inverosimile, mi stava sciogliendo il cuore con le vibrazioni del basso, Trè con la forza della sua batteria mi faceva venire voglia di chiudere gli occhi e immaginare un mondo dove non potesse esistere un altro rumore che quei battiti perfettamente a tempo con la melodia che viveva dentro di me e Billie...beh Billie era semplicemente Billie. Era energia, era follia, era magia, era rabbia, era adrenalina. Era tutto.
-And there's nothing wrong with me, this is how I'm supposed to be- mi voltai verso Robert sorridendogli felice.-In a land of make believe...-
-That don't believe in me.-
fece lui ed io mi sentii felice nel constatare che nonostante gli anni quelle parole non se le era dimenticate.
-Signore e signori Trè Cool!- gridò Billie, indicando il batterista alle sue spalle che stava per dare via anche l'anima insieme alle bacchette che sembrava gli stessero per schizzare dalle mani da un momento all'altro.
-Sugar...io sto per sentirmi male- Trixie accanto a me parlò per la prima volta da che era iniziata la canzone.
Fino ad allora era rimasta in semplice contemplazione di ciò che avveniva a pochi metri da noi, incapace di muovere un muscolo.
-Sto per mettermi a piangere.-
Le tremava quasi la voce e gli occhi erano spalancati in un'espressione di pura felicità.
-It says home is where your heart is but what a shame, cause everyone's heart doesn't beat the same- cantava intanto Billie, sporgendosi verso i fans e toccando quante più mani possibile.
-Qui c'è tutta la mia vita, c'è la persona che ero e quella che sono e quella che per sempre sarò.-
Mi accorsi che aveva gli occhi lucidi. -Io...tu mi conosci, non so vivere altrimenti. Non posso mettere radici in un posto.- scosse la testa.
-E' proprio come dice BJ, Sugar. Casa è dov'è il tuo cuore...- si voltò verso il palco e sorrise quasi tristemente.
-Il mio cuore è qui.-
Rimasi immobile, in attesa che continuasse a parlare perchè non mi piaceva per niente la piega che quel discorso aveva preso.
-Con la musica.- aggiunse, prima di girarsi verso Tom intento a chiacchierare con Vixie, e guardarlo di sottecchi con una luce stranissima nello sguardo.
-Trix...cosa vorresti dire?-
Deglutii, sinceramente preoccupata e Rob che al mio fianco aveva udito tutto, mosse un passo verso di lei.
-Ho deciso di non tornare a Londra con voi.-





Saaaaalve!! Come state????
Stavolta non c'ho messo i secoli per aggiornare, ma la roba che mi è uscita fuori è tremenda ç___ç
Uffi...questi capitoli ci tenevo particolarmente, perchè erano l'omaggio ai Green Day, perchè boh gli ho dato proprio un pezzo di cuore a quei tre ometti quando sono venuti a Bologna a Novembre e invece non sono riuscita a rendere un minimo delle emozioni che speravo di rendere.
C'ho provato e riprovato e niente ç__ç
Mi sa che ho perso tutta la vena, fanciulle.
Va beh cmq..spero che non vi abbia fatto così schifo da indurvi a non seguire più la storia, lo spero davvero XD
E so che lo ripeto sempre che fa schifo e voi mi dite che non è vero, solo che io lo penso davvero! Non lo dico tanto per sentirmi dire "ma che diciiiii!" E ovviamente quando me lo sento dire sono al settimo cielo, però a me continua a fare schifo, che vogliamo farci? XD
Va beh stasera mi è presa male XD
Il fatto è che non dovevo neanche postare. Sembra quasi troncato a metà..ma era già venuto doverosamente lungo e non volevo annoiarvi ancora!
Dunque il prossimo è l'ultimo capitolo "verde" ^^ ovvero, quello che chiuderà la parentesi dei Green Day...poi si torna a Londra e ad altri pasticci...ve lo assicuro :D
Già qui...spero che non mi lincerete Trixie dopo il finale XD mi rendo conto, in quanto sua creatrice XD, che sta davvero scazzando di brutto ma diciamo che è il suo personaggio che è proprio così. Non le si sta dietro :D
Ma non è certo finita qui ;)
Bene poi..dovevo fare altre precisazioni...non mi ricordo aaaaa....
Ah si.
Allora...tutta la faccenda citata a inizio capitolo su Christian, Gloria ecc ecc è tutta vera!
Tempo fa leggevo alcune interviste a Billie Joe e gli era proprio stata fatta la domanda "Chi vorresti che interpretasse Christian e Gloria se 21st Century Breakdown fosse portato sul grande schermo?" e lui ha risposto testualmente "The girl that played in Juno, I think she could be Gloria." e poi "And Christian, I'm gonna say maybe that kid in Twilight. He's a good actor.There's still more to come with that kid."
Dunque.
Ora voi capirete che di certo  non potevo lasciarmi sfuggire una cosa del genere e non sfruttarla nella ff e quindi ecco qui :)

Ah poi va beh, altra cosa..la canzone citata è come avrete capito Jesus Of Suburbia, per chi non la conoscesse vi lascio il link -- > Jesus of Suburbia del video. Merita, davvero molto. Ha un testo che secondo me è molto significativo ed esprime perfettamente tutto il concept di American Idiot.

Ultimissima cosaaaa...le cose che ho fatto dire a Billie quando canta, sono le stesse che dice durante il concerto di Bullet In a Bible...ho voluto fare una specie di citazione di quel capolavoro di concerto.

Vabbene adesso finalmente, dopo tutta questa lagna posso passare ai ringraziamenti!

Anzi noooo..prima che mi dimentichi!
Ho creato da poco la pagina fan per questa ff su facebook! Se vi va di seguirmi anche lì, troverete spioiler e cacchiatine varie :)  pagina fan

Adesso le comunicazioni sono davvero over!

Passiamo ai ringraziamenti:
Le 81 persone che hanno messo fra i preferiti (VI AMO), le 62 fra le seguite (AMO ANCHE VOIIII) e le 3 fra quelle da ricordare (ANCHE VOI OVVIAMENTEEE) <3 <3

E poi le mie commentatrici di fiducia:

lampra: heey grazie per i complimenti e spero che anche questo, che a me fa sempre schifo, ti sia piaciuto!
Vixie piace tanto anche a me, anche se appunto non sono io la sua creatrice e non credo di essere riuscita a rappresentarla al meglio, nonostante dalla regia mi dicano di sì..mah va beh! XD
Come vedi Trixie invece ne combina sempre qualcuna delle sue..adesso non vuole più tornare a casa! Come andrà a finire? Ehehehe :) bacioneeeee

romina75: anche io sono per bj e adie forever!!! quei due sono la coppia delle coppie secondo me *__* (a proposito..ho letto di recente la tua one shot sul loro incontro! l'ho assolutamente adorata!!) Spero ti sia piaciuto questo, a me no ma pazienza XD
al prossimo chap!

_Miss_: hey tesoro! sono contenta che la storia ti piaccia sempre di più :D ahahahhaa m figurati se ti uccido! Spero di essere riuscita a farteli piacere almeno un po', anche se non li conosci!  Magari ti hanno fatto almeno ridere un po'...loro sono proprio un po' così..un po' cazzari diciamo XD
Spero ti sia piaciuto questo! Bacione <3

Sugar818: Ahahahaha eh sì! A questi rocchettari piace proprio fare baldoria XD hai visto come si sono ridotti?  Che bello sono contenta di essere riuscita a trasmetterti l'intensità del rapporto fra Sugar e Vixie perchè Vixie non scomparirà col prossimo capitolo :) Diciamo che sarà un personaggio importante per il nostro zuccherino!
Un bacione e spero che mi perdonerai per sto schifo!
PS Ahahahaha siii sono tutti in estasi quando lo vedono, è l'effetto Pattinson XD e Trè...beh sì lui si distingue sempre e comunque!

cris91: ahahahaahah sono contentissima che ti sia piaciuto il capitolo!! Questo fa schifo invece, ne sono cosciente ma vabbeh non riuscivo a farlo meglio ç___ç perdonooooo
ti adoro! <3

Piccola Ketty: Tesoroooooo!!! E FRA POCOOOO, FRA POCOOOOO *_____*
aHAHAHAHHHA eh brava sì! Non è Sugar che ha realizzato il sogno di una vita, ma bensì la sottoscritta *__* no io davvero morirei se mi capitasse una cosa del genere!!  Tesoro ti voglio benissimo e scusa per sto schifo, ormai lo sto ripetendo a tutte quindi lo ripeto pure a te! XD
ti amooooooo <3

lazzari: ahahahhaa eh si cavolo, avevano una roulotte che dirgli gigantesca era sminuirla XD e trè si povero piccolo! Devi sapere che lui si era messo in posa per la stampa e poi scende dall'aereo e non trova nessuno ç__ç insomma c'era rimasto male! Tanto più che chi cavolo è sto robert pattinson!? sai che gliene fregava a lui! XD
Su Trixie ti do ragione su tutti i fronti!!!! Si sta comportando di schifo con Tom...e lui sì ahimè si è innamorato ben bene di lei...solo che lei è fatta così, è nella sua natura e adesso poi la vorrai uccidere ancora di più..anche se forse ti conviene aspettare il prossimo XD
va beh ho spoilerato abbastanza direi XD spero non ti abbia fatto interamente schifo, ti adoro!

morane18: Che bello, quando ho letto la tua recensione sono stata felicissima! Trovarsi delle nuove commentatrici a questo punto della storia è meraviglioso *___* non sai quanto tu mi abbia fatto contenta, davvero!
Grazie mille per tutti i complimenti e spero che anche questo ti sia piaciuto, un bacione!

GiuliV: No ma adesso dimmi te io cosa ti devo dire a te!
Apparte che ti amo di già si intende.
*-*
No davvero...tu non hai idea di come mi hai fatto felice quando mi sono vista tutte quelle recensioni...io proprio guarda non ho parole..sei fantastica! Me li hai recensiti tutti. TUTTI. *___*
E poi mi hai fatto morire ahahahahaa grande capo joe XDXD io lo amo di già come soprannome XD per cui chiamamici pure tutte le volte che vuoi!
Sei fantastica, so che te l'ho già detto ma devo ripetertelo. Grazie, grazie, grazie.
Spero che ti sia piaciuto anche questo! <3

winnie poohina: ALEEE! Ed eccoci finalmente a te. Dico finalmente perchè sei l'ultima e finalmente posso andare a letto XD
Alla fine ho postato ora hai visto? Così domani ti trovi la sorpresa! Eh che sorpresa XD
Ahahahahha povero povero tommino, in questo capitolo poi è stato praticamente inesistente XD ma paceee non sapevo come farlo interagire, ma nel prossimo interagirà vedrai!
Meno male che dici che Vixie mi è venuta bene, secondo me non tanto..però mi fido :D <3
E anche io cavolo voglio ubriacarmi con BJ *___*
Chissà che numeri verrebbero fuori XD
Va  beh ale vado che sto morendo dal sonno.
TI AMOOOOO <3
E VIVA RON WEASLEY


Bene fanciulle è giunto il momento che vada a bedfordshire, come dice Bridget Jones, e vi saluti :D
Ci sentiamo prestissimo! Il prossimo non è ancora scritto, ma l'idea è tutta nella mia testa!
Vi amoooooooo


P.S. Dadi, moglie mia bellissima. Questo chapter è per te. E per la tua meravigliosa creatura che risponde al nome di Hailey Victoria Hetfield.
Mi manchi sprincibus, spero che non ti abbia fatto vomitare troppo ç_____ç e scusami per tutte le libertà che mi prendo ogni volta!
TI AMO E MI MANCHI DA CAZZOMORIRE DADI ç______ç <3<3<3<3<3<3<3




Ovviamente nessuno dei cazzo di personaggi realmente esistenti è di mia proprietà.



























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Capitolo 25
*** «I hope you had the time of your life. ***


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25

Sperai di essermele semplicemente immaginate quelle parole Ho deciso di non tornare a Londra con voi, sperai che fosse stato soltanto il prodotto della mia mente deviata dalla musica, sperai che da qualche parte dentro il cervello di Trixie fosse rimasta abbastanza materia grigia da permetterle di capire che certe cose doveva proprio risparmiarsele.
Ma Rob non voleva crogiolarsi nella convinzione di aver sognato, perchè si avvicino a lei e la folgorò con la potenza del suo sguardo.
-Sei una stupida, Trixie.- le sputò in faccia quelle parole, colpendomi così forte tanto da farmi chiedere se non fossi io quella a cui le aveva indirizzate.
Vidi gli occhi di Trixie spalancarsi all'inverosimile, come se non riuscisse davvero a credere che Robert si stesse effettivamente rivolgendo a lei, poi più rapida di un battito di ciglia cambiò espressione ed allora capii che il dramma era appena cominciato.
-Guarda là- fece Rob, indicandole Tom a qualche metro da noi. -Lui è pazzo di te. Sinceramente non capisco neanche come, ma è pazzo di te. O forse è semplicemente pazzo, ma a questo punto non credo faccia molta differenza. Comunque sia lui ti ama, porca puttana! Ma non lo capisci?-
Io ero semplicemente attonita. Alternavo lo sguardo fra lui e lei, mentre Jesus of Suburbia di sottofondo mi dava la sensazione di vivere in una dimensione sospesa dal tempo.
Robert era sinceramente fuori di sè dalla rabbia. Aveva tutte le guance rosse e lo sguardo affilato.
-Lo sai cosa mi ha detto prima? Quando tu eri impegnata a trastullarti i tuoi idoli?-
Trixie rimase in silenzio, deglutendo a malapena.
Io avevo paura anche solo a muovere il viso verso una direzione specifica.
-Che si farebbe spaccare il naso altre mille volte se ciò comporterebbe averti. Che non gliene frega niente di quanto tu non gli dimostri attenzioni, lui ti ama. E tu adesso dici che non vuoi tornare a Londra con noi?-
-Mi fai schifo.- aggiunse dopo una pausa di un momento.
Adesso si era anche avvicinato e i due si trovavano a meno di 3 cm di distanza.
Per un attimo ebbi paura che Trixie l'avrebbe preso a schiaffi.

-Everyone's so full of shit
born and raised by hypocrites
hearts recycled but never saved
from the cradle to the grave
we are the kids of war and peace
from Anaheim to the Middle East
we are the stories and disciples of
the Jesus of Suburbia-

Cantava intanto BJ, sbraitando a più non posso insieme ai suoi fan deliranti.
-Tu usi le persone, tu ci giochi finchè non ti stanchi e poi le getti via. Hai fatto così anche con Joe.- Rob scosse la testa e sorrise sprezzante -Mi chiedo quanti altri ce ne siano stati prima di lui.-
-Tu non sai un cazzo di me- esclamò alla fine lei, con un tono di voce così calmo e pacato che mi mandò i brividi.
Trixie urlava, strepitava, piangeva magari, ma non rispondeva pacatamente alle offese. Mai.
Poi mi accorsi della piega che aveva assunto la sua bocca e realizzai che quello era molto peggio di qualsiasi strepito avesse potuto fare.
-Giudicami un'altra volta ancora, una sola, e giuro che te ne farò pentire.-
Detto questo gli passò accanto, dandogli una spallata e si allontanò, dirigendosi verso i tecnici che stavano alle nostre spalle, e scomparendo dal palcoscenico in un istante.
Tom si era voltato giusto in tempo per accorgersi di quest'ultimo scambio di battute e ci raggiunse immediatamente.
-Che è successo?- chiese preoccupato, guardando il punto dove Trixie era appena sparita.
Rob alzò le spalle e sbuffò sonoramente.
-Lascia stare Tom. Non ne vale la pena, fidati.-
-Che cazzo stai dicendo? fece quest'ultimo iniziando a preoccuparsi seriamente.
Nel frattempo anche Vixie ci aveva raggiunto, curiosa forse di sapere come mai tutto a un tratto avessimo smesso di cantare per litigare tra noi.
-C'è qualche problema ragazzi?-

-Dearly beloved are you listening?
I can't remember a word that you were saying.
Are we demented or am I disturbed?
The space that's in between insane and insecure-

Cantavano intanto le migliaia di persone sotto di noi, e quando spostai lo sguardo su di loro mi accorsi di quante fossero in lacrime.
Mi voltai verso Rob, che sembrava apparentemente su un altro pianeta e lo vidi con un'espressione indecifrabile sul volto.

-Oh therapy can you please fill the void?
Am I retarded or am I just overjoyed?
Nobody's perfect and I stand accused
for lack of a better word and that's my best excuse-

Nessuno di noi sembrava capace di spiccicare parola. Anche Vixie, che dai nostri sguardi doveva aver capito che qualcosa di brutto era successo, smise di parlare e si unì al silenzio.
-Signore e signori, Mike Dirnt!- gridò allora Billie, indicando il bassista e il boato della folla che si propagò come un terremoto, servì a riscuotermi da quella specie di trance, facendomi riprendere contatto con la realtà circostante.

-To live and not to breathe, to die in tragedy-
-Tom lascia perdere Trixie.- dissi e lui spalancò gli occhi.
-Fidati di Rob, davvero.-
-Ma dove cazzo è andata?-
-To run, to run away, to find what to believe-
-
Se n'è andata ok?!- sbottò allora Rob.-
Tom sembrò quasi sul punto di un arresto cardiaco, tanto la sua faccia era pallida.
-Tom...- continuai, mettendogli una mano sul braccio.
-And I leave behind this hurricane of fucking lies-
Ma lui se la scrollò di dosso immediatamente e scosse la testa.
-No.- disse -Lasciami, Sugar.- indietreggiò, la bocca tesa in un'espressione sconvolta.
-I lost my faith to this, this town that don't exist-
Vixie era semplicemente incredula, e spostava lo sguardo scioccato da me, a Tom a Rob e ritorno.
Io mi sentivo profondamente disgustata da tutto quanto, a parte la colonna sonora che stava accompagnando quei momenti surreali.
Rob stava per scoppiare dalla rabbia da un istante all'altro e quando abbassai lo sguardo sulle sue mani, mi accorsi che stavano stringendo l'orlo delle maniche della giacca convulsamente.
Gli afferrai una mano e lui me la strinse immediatamente, facendomi quasi male.
-I don't feel any shame, I won't apologize when there ain't nowhere we can go-
-
Rob- sussurrai contro il suo orecchio -Vado a cercare Trixie-
-Running away from pain when we've been victimized-
Lui mi prese per un fianco con l'altra mano e mi avvicinò a sè, stringendomi contro di lui.
-No, Sugar. Tu non vai da nessuna parte. Non voglio che tu ti perda il concerto, non lo posso permettere.-
Alzai lo sguardo a livello del suo e mi accorsi che era terribilmente serio.
-Vado io a cercarla- e si allontanò da me, baciandomi prepotentemente, uno di quei baci che ti fanno intendere che se avesse potuto non avrebbe mai e poi mai lasciato andare le mie labbra.
-Tales from another broken home-
finì di cantare Billie proprio in quel momento e io mi lasciai andare alla parete dietro di me e scivolai a terra sfinita.
Vixie fu immediatamente al mio fianco, mettendosi a sedere e continuando a guardare verso Tom.
-Ragazzi non voglio essere invadente, nè niente del genere, ma non credo che vi dobbiate rovinare il concerto per la vostra amica.- spostò lo sguardo verso di me e continuò -Voglio dire che da quanto ho capito, è una un po' schizzata...secondo me ce la rivedremo comparire qui sopra nel giro della prossima canzone- mi sorrise, battendomi una mano sul ginocchio e non potei fare altro che sperare con tutto il mio cuore che avesse ragione.
Non sarebbe certo stata una novità per Trixie, comportarsi in quel modo. Scappare e tornare come niente fosse.
Quella volta però qualcosa mi diceva che non sarebbe stato così. Qualcosa nell'espressione dei suoi occhi, qualcosa nella certezza assoluta che aveva ostentato nel correre via dal palco nel mezzo di Jesus of Suburbia, qualcosa nel tono calmo della sua voce, mi avevano fatto capire che quella volta era diverso.


∞∞

Rob tornò proprio nel mezzo della sua canzone preferita, Boulevard of Broken Dreams.
Erano passati circa 20 minuti da che si era allontanato, 20 minuti nei quali neanche a dirlo non ero riuscita a godermi niente di ciò che mi circondava.
Nemmeno quando durante King For a Day, Billie si era voltato ad indicarmi cantando -Sugar and spice and everything nice-, nemmeno quando era stato il turno di She di venire eseguita.
In un certo qual modo ce l'avevo con Trixie per aver rovinato tutto.
Ma soprattutto ce l'avevo con lei perchè, da che aveva capito che se n'era andata, Tom era tornato in albergo.
A nulla erano valsi i miei tentativi di distoglierlo da quella decisione. Non aveva voluto sentire ragioni e dopo aver ricevuto una telefonata, se n'era andato senza dire niente.
Vixie non aveva fatto domande di nessuna sorta ma credo che avesse capito fin troppo bene qual era il problema.
Quando Rob finalmente ricomparse ai lati del palco accanto a noi, io stavo addirittura valutando se andare a cercarlo a mia volta o meno.
Non riuscivo proprio ad essere felice con un contorno del genere e mi sembrava impossibile il modo in cui le cose erano rapidamente andate verso la rovina.
Gli sorrisi felice e lui mi passò un braccio attorno alle spalle. -Che mi sono perso?- chiese sorridendo.
-King For a Day-
Lui sorrise ancora di più e sospirò -Penso che riuscirò a sopravvivere.-
-Hey Robs..è tutto a posto?- gli chiese Vixie, guardandolo curiosa.
Lui annuì, ma non mi sfuggì il fatto che il suo sorriso fosse diminuito a quella domanda.
-I nostri amici sono come dire...un po' complicati ecco-
-Capisco...beh l'importante è che adesso sia tutto a posto.- fece lei, sorridendo gentile.
Rob mi guardò e io capii che a posto non era proprio niente.
-Rob, Tom è tornato...- cominciai, ma lui mi tappò la bocca con un bacio.
-Shh, siamo venuti per un concerto o mi sbaglio? Non c'è niente che non possa aspettare dopo-
Dio, quanto lo amavo.
Gli sorrisi e lo baciai a mia volta.
Vixie ci fece l'occhiolino e tutti e tre insieme cominciammo a cantare sulla voce di Billie e delle grida dei fans.
-My shadow's the only one that walks beside me, my shallow heart the only thing that's beating.-
-
Sometimes I wish someone out there will find me.- Rob si voltò a guardarmi, cantandomi quelle parole all'orecchio e stringendomi forte.
-Til then I walk alone.- continuai io e lui mi sorrise sincero.
Perchè sapeva che io e lui non eravamo più soli nel lungo viale dei sogni infranti, io e lui avevamo esaurito i giorni in cui aspettavamo fiduciosi e sfiduciati quel qualcuno che ci venisse a salvare.
Noi non camminavamo più da soli, anche se a dire la verità, molto probabilmente non l'avevamo mai fatto.

Il concerto continuò meraviglioso e indescrivibilmente emozionante per un'altra ora, toccando tutte le canzoni che più aspettavo, come 21st Century Breakdown, Waiting, Going To Pasalacqua, Minority e ovviamente si concluse con Time of Your Life, durante la quale, abbracciata a Vixie, non potei proprio non cedere alle lacrime.
Prima che realizzassi davvero ciò che stava succedendo, Billie stava ringraziando i fans e l'istante successivo era lì vicino a noi, sudato e felice, stretto alla sua Vixie, mentre gli altri Green Day erano attorniati da altre persone che li abbracciavano e si congratulavano con loro.
Era tutto finito.
Mi sembrava impossibile che fosse già successo tutto quello che io e Trixie avevamo aspettato frementi per 2 settimane.
Già, Trixie.
Guardai Rob e nei suoi occhi vi scorsi la stessa consapevolezza che c'era nei miei.
Per noi, era arrivato il momento di tornare a casa.
-Beh ragazzi...- cominciai perciò io, cercando di attirare l'attenzione di Vixie e Billie, che da quando avevano iniziato a sbaciucchiarsi sembrava avessero tagliato il mondo circostante fuori.
-E' stato un piacere oltre che un onore conoscervi- continuai, quando entrambi si voltarono a guardarci.
-Ma come, ve ne andate?- fece Billie, davvero dispiaciuto.
Rob annuì sorridendo -Abbiamo l'aereo per Londra stasera stessa. Domani devo tornare a Vancouver.- sbuffò e se non avesse avuto il cappellino di lana, ero certa che si sarebbe scompigliato i capelli.
Vixie mi abbracciò, tenendomi stretta per 2 minuti buoni.
-Sei fantastica Shoo.- mi disse, quando si staccò dalle mie braccia.
-La cosa è reciproca, Hailey Victoria- risi e lei mi imitò.
-Fatevi vedere qualche a volta a Los Angeles, signori Pattinson- esclamò poi Billie, stringendo la mano di Rob.
-Per fortuna io non sono la signora Pattinson- puntualizzai, alzando gli occhi al cielo e guadagnandomi una gomitata da parte di Rob.
-La fortuna è tutta mia!- fece, scuotendo la testa e sorridendo.
-Comunque a Marzo sarete nostri ospiti a Londra- continuò Rob sorridendogli.
Io sospirai teatralmente -E poi dite che non è una prima donna? C'è la premiere del suo ultimo film, Remember Me..è per quello che vi vuole, così può pavoneggiarsi e far vedere ancora una volta quanto sia figo e bravo. Soprattutto bravo. Vero Pattz?-
Billie e Vixie risero e Rob mi guardò storto -Grazie per le pubbliche relazioni gratuite, amore-
-Non c'è di che, AMORE- e calcai quell'ultima parola, tanto per fargli capire quanto mi desse noia quando la usava.
-Verremo sicuramente, ragazzi. Figurati se ci perdiamo una premiere a Leicester Square- esclamò Vixie e Billie annuì convinto.
-Questo è il mio numero- fece poi lei, prendendomi una mano e scribacchiandoci sopra un numero di telefono -Quando non sarai occupata a bere thè o a cavalcare o a fare qualsiasi altra cosa che voi inglesi fate, chiamami.- mi sorrise ed io non potei fare altro che imitarla.
Dopo altri saluti, io e Robert ci allontanammo dal palco, dirigendoci verso il parcheggio sul retro, dove la solita Mercedes nera ci aspettava.
Mi dispiaceva davvero lasciarli.
Ma c'erano cose più importanti al momento che richiedevano la nostra presenza immediata.
Mi chiedevo che fine avesse fatto Trixie e soprattutto cosa le avesse detto Rob e se fosse riuscito a convincerla a non fare cazzate e a parlare con Tom.
Quando fummo all'interno della macchina, Rob sbuffò forte e si tolse il cappello, finalmente libero di scompigliarsi i capelli come più desiderava.
-Devo avvertirti, Sugar.-
Alzai lo sguardo su di lui e la serietà dei suoi occhi mi fece vacillare per un istante.
-Non so in quali condizioni troveremo Tom.-
Io fui solo capace di deglutire.
-Trixie l'ha lasciato.-
Lui continuò a passarsi le mani fra i capelli, finchè non socchiuse gli occhi e si abbandonò al morbido schienale in pelle.
-Le ho parlato prima. Le ho detto tutto quello che pensavo di lei, le ho detto che doveva smetterla di comportarsi da codarda e scappare dalle persone che tengono a lei e che se aveva coraggio doveva andare da Tom e dirglielo in faccia che non aveva intenzione di ritornare a Londra.-
Continuai a guardarlo, senza proferire parola.
Lui sbottò in una semplice risatina forzata.
-Lei mi ha preso in parola.-
Scosse la testa, continuando a sorridere in maniera sprezzante.
-L'ha chiamato e gli ha detto di tornare subito in albergo perchè aveva delle cose da dirgli-
-Ma...per quanto ne sappiamo possono anche aver sistemato le cose, no?- feci a quel punto io, improvvisamente speranzosa.
-Insomma conoscendo Trixie, è molto probabile che ti abbia fatto credere il contrario di ciò che realmente ha intenzione di fare.-
Ma Rob scosse la testa.
-No. Prima, quando eravamo al concerto, Tom mi ha mandato un messaggio. Ha detto di non cercarlo stasera.-
Alzò lo sguardo su di me e sospirò -Ha detto che non vuole vedere nessuno e che ci vedremo direttamente in aeroporto.-
-E Trixie?- mi venne automatico chiedergli.
-Per quanto mi importa, può essere andata a farsi fottere. E' una cosa che le riesce bene a quanto pare.-
Non gli risposi, perchè Trixie era la mia migliore amica, e sentirlo parlare così di lei mi faceva stare male, ma non potevo nascondere che una parte di me avrebbe tantissimo voluto mandarla a quel paese a sua volta.

Arrivammo in albergo mezzora dopo, stanchi sia moralmente che fisicamente.
Avevo pensato che il dopo concerto sarebbe stato grande. Avevo pensato che ci saremmo fermati a parlare ancora con i Green Day, che avremmo conosciuto altri musiscisti, che io e Trixie non avremmo smesso per un attimo di cantare e di ridere, fino a che Robert e Tom non ci avrebbero chiesto di darci un taglio, avevo pensato che saremmo stati tutti allegri.
Invece, un'altra volta ancora le circostanze della vita mi dimostravano quanto avessi torto.
Mi feci una doccia veloce e Rob ordinò le pizze al servizio in camera e quando uscii dal bagno lo trovai sdraiato sul letto che saltava svogliatamente da un canale all'altro della Tv, lo sguardo perso nel vuoto e la camicia semi sbottonata.
-Visto così sembri proprio uno di quegli inglesi flaccidi e pallidini che trascorrono i propri lunedì sera a ubriacarsi al pub. Uno di quelli che picchiano la moglie, hai presente?-
Subito le sue labbra si piegarono in un sorriso.
-Vieni qui dai- disse, allargando le braccia e guardandomi dolce.
Io lo raggiunsi e mi accoccolai sul suo petto, lasciando che le sue mani salissero immediatamente a cingermi la schiena e che il suo odore arrivasse a coccolarmi.
-Non voglio che vai a Vancouver e mi lasci.-
Sospirò lievemente e mi accarezzò un braccio. -Neanche io. Pensi che succederebbe qualcosa di grave se non mi presentassi semplicemente? Voglio dire, cos'è il peggio che potrebbero farmi? Licenziarmi?-
-Hmm...già.-
Lo sentii scrollare le spalle sotto di me -Potrei sempre intraprendere una carriera da rapper..come volevo fare quando avevo 14 anni, ti ricordi?-
-Rob, non è il caso. Lo sai quanto ti amo e quanta fiducia abbia in te e nel tuo talento, ma il rap non era proprio per te, fidati.-
Alzai il viso sorridendogli e mi tirai un po' più su per arrivare a baciarlo.
-Allora vorrà dire che farò il mantenuto a vita.-
-E chi ti manterrà, se posso chiederlo.-
La sua mano aveva iniziato a solleticarmi la schiena e se avesse continuato in quel modo ancora per molto presto mi sarei addormentata.
-Tu scusa. Chi altri?-
-Io? Ma se non ho neanche un lavoro.-
Si mise a ridere -Sì ma fra poco ti laurerai e poi tutti giornali e le televisioni di Inghilterra faranno la fila per avere la migliore fotografa in circolazione.-
Lo guardai scettica -Sì certo. Se mai mi vorranno sarà solo perchè non potrebbero mai lasciarsi sfuggire la ragazza di Robert Pattinson.-
Stavolta mi guardò accigliato -Non dire cazzate.- Aveva anche smesso di farmi i grattini.
-Lo sai che è così Rob, è inutile che te la prendi.-
-No, Sugar no. Non è così. Io fra qualche anno sarò finito. Nesuno si ricorderà di me vedrai. Io sono l'idolo delle teenagers, sono il Leonardo Di Caprio inglese, con l'unica differenza che io non ho fatto Titanic ma Twilight e quando le ragazzine che adesso stravedono per me, stravederanno per qualcun altro, io finirò nel dimenticatoio, puoi giurarci.-
Era il mio turno di guardarlo accigliata -Senti adesso non dirle tu le cazzate, okay?-
Sbuffò.
-Rob tu hai del talento. Tu sei un artista. Ce l'hai dentro di te da sempre, tu non sei l'idolo delle ragazzine, tu sei tutto un altro universo completamente. Tu hai così tanto ancora da comunicare al mondo che mi chiedo se il mondo sarà mai pronto ad ascoltarti veramente. Tu..-
ma non mi fece continuare a parlare perchè mi afferrò per un braccio e mi riattirò nuovamente su di sè.
-Basta o mi monto la testa-
Mi avvicinai per baciarlo, ma riuscii a malapena a sfiorare le sue labbra che qualcuno bussò insistentemente alla porta.
Con un grugnito mi alzai da lui -Non ho neanche fame adesso-
-Vai ad aprire vai- mi rispose, dandomi una pacca sul sedere e spingendomi verso la porta.
-Ciao Sugar.- fece Trixie dalla soglia, una valigia in mano e gli occhi gonfi di pianto.
-Posso entrare?-




Salve fanciulle bellissime! Scusate se alla fine non ho postato ieri, ma non ci sono riuscita perchè non mi piaceva affatto com'era venuto e allora oggi l'ho un po' sistemato. Fa pena comunque, ma tant'è u.u
XD
Beh oggi non ho voglia di fare comunicazioni di servizio particolari, per cui vi ricordo solo il  link della pagina fan su FB per chi volesse spoiler e quant'altro, che è questo -->  Pagina Fan
E ricordate...abbiate pietà di Trixie ç___ç

Dunque...un grazie infinito come sempre alle 80 persone che hanno messo fra i preferiti, le 65 fra le seguite e le 3 in quelle da ricordare! Vi amo <3

E poi:

romina75:  cioè tu non sai la mia faccia mentre leggevo il tuo commento qual era. così più o meno *______*
No davvero. Mi ha fatto emozionare da morire. Sapere che le mie considerazioni sulla musica ti siano piaciute tanto mi ha fatto felice all'inverosimile ç___ç
Per non parlare di quello che hai detto dei Green Day, su cui, ovviamente, concordo in tutto e per tutto.  Loro sono proprio uno di quei gruppi che la storia della musica la fanno, non la vivono e basta da parassiti.
Loro forse sono uno dei pochissimi gruppi che hanno reso il decennio 90/00 degno di essere ascoltato.
La tua OS era fantastica e mi piacerebbe tantissimo leggere altre tue cose in ambito musicale, secondo me sei bravissima.
Per quanto riguarda la ff..avevi capito bene, Trixie l'ha lasciato.  è proprio come hai detto, lei è uno spirito libero, vuole essere lasciata libera di andare dove vuole, senza legami, come ha sempre fatto e questa cosa che aveva iniziato a costruire con Tom le faceva paura perchè aveva paura di svegliarsi un giorno e scoprire che di stare vivendo nel corpo di un'altra persona. Ma adesso non ti dico altro perchè si scoprirà tutto nel prossimo capitolo :D
Un bacione e grazie per tutto

doddie: tesoro miooooooo. Tu mi fai piangere ed emozionare sempre ç___ç e poi cosa mi dici che come ne parlo io di musica nessuno!? io...io non lo so che ti devo dire ç___ç se non che ti amo, beh ovvio.
E hai visto Trixie? Povera perl, adesso avrà tutto il mondo contro!
Ti amo tesoro e spero che ti sia piaciuto. Bacione

cris91: ahahahahaa  sono contentissima che ti sia piaciuto tanto lo scorso capitolo! Spero che anche questo ti sia piaciuto, anche se era un pochettino più triste XD e trixie hai visto????? povero tom, adesso chissà dove sarà?? ç__ç (non lo so nemmeno io fra parentesi XD)
Un bacione

801_Underground: AMOUR DELLA MIA CAZZO DI VITA.
DADI.
PARLIAMO DEL FATTO CHE STO PER MORIRE LENTAMENTE E DOLOROSAMENTE SENZA DI TE.
MI MANCHI COME BOH, COME MI MANCA IL CONCERTO DEI GREEN DAY PER RENDERTI VAGAMENTE UN PO' L'IDEA (anzi te veramente mi manchi di più)
Ma DADIIIIIIII ç____ç QUANTO TI AMO DADI E SONO FELICERRIMA CHE TI SIA PIACIUTO, E SCUSA PER LE LIBERTà CHE MI SONO PRESA ANCHE QUI, VA BENE LA FACCENDA DELLA PREMIERE ECC ECC??
GIà MI MANCA VIXIE ADESSO ç__ç
TI AMO  DDMV FOR EVER AND EVER <3<3<3<3<3<3<3<3<3

Sugar818: Ceriiiii! Ebbene sì, Trixie era seria..lo vuole lasciare per davvero. Anzi l'ha già lasciato, ma attendi il prossimo per approfondire meglio la questione :D
Grazie dal profondo del mio cuore per le cose bellissime che mi hai detto e ovviamente concordo con te su Jesus of Suburbia!
Nooo che bello che segui anche Having a Blast, non lo sapevo! Io Vixie la amo da morire ed ero certa che avrei fatto uno schifo tremendo nel renderla qui..ma a quanto pare è piaciuta :D
Ti adoro e spero che ti sia piaciuto questo, un bacio

lampra: Hey!! Innanzitutto perdonami perchè mi sono sempre scordata di rispondere ad un tuo quesito di ben 2 capitoli fa O_O XD
Ovvero..sì sono io  quella della foto nella presentazione di EFP XD ahahahhahaha ma come Sandra Bullock?! Cioè per me lei è bellissima ed io no XD non ce l'ho mai vista la somiglianza, ma sono contenta che tu ce la veda, mi hai risollevato l'autostima, giuro! XD
Grazie infinite per le cose belle che  mi hai detto, ti adoro da morire! Spero che anche questo ti sia piaciuto! Un bacione

_Miss_: Tesorooooo come stai? Ho aggiornato prestino stavolta :D ahahahahaha hai visto Trixie? Che roba io dico..come si fa a lasciare Tom..come?!?!? Non lo so. Infatti mi sa che non lo sa nemmeno lei. XD
Sono contentissima che ti sia piaciuta anche la canzone, è una delle mie preferite in assoluto!
Un bacio grandissimo e spero che ti sia piaciuto anche questo <3

Piccola Ketty: Tesoroooooo (la ale ha già comprato i biglietti, io mi sa che vado domani aaaaaaaaaaaaaaaaa *____________*)
Hai visto Trixie??? Lo lascia così..senza un come nè un perchè.
Povera però, in fondo mi dispiace anche per lei perchè adesso verrà odiata da tutti i popoli della galassia praticamente XD
E poi appunto! Tu dovresti essere contenta di questa sofferenza di Sturridge, no?? :D
Ahahhaha tesoroooo se mi metti in una gabbia con "tu sai cosa" io muoio dopo un istante XD
Ti amo da morireeeeeeeeee <3<3<3<3
A presto (per davvero!!)

lazzari: grazie milleeeeee! eh si Trixie è proprio partita, la musica l'ha fatta ammattire completamente XD (comunque vedrai, vedrai..XDXD)
grazie tesoro davvero per tutto quello che hai detto, sono contentissima che ti piaccia così tanto!
Io ho postato presto, ma Trixie mi sembra che in quanto a materia grigia non ne abbia messa poi così molta nel cervello XD
Un bacione e spero che ti sia piaciuto anche questo!

GiuliV: Uaaaaaa ma io amo te invece (e anche Jesus of Suburbia okay XD) *____* davvero sei fantastica!!
Ahahhaah eeeh Trixie adesso....:D XD vedrai, non ti dico niente!!
iun bacioneeeeeeeeee <3

winnie poohina: Aleeee tesoro amore <3<3<3<3<3 fra poco ci sentiamo siiii!!!! Povera aleeeee ieri eri morta! Io devo ancora leggere per bene e commentare, faccio pena scusami ç_____ç spero ti sia piaciuto questo,l'ho un po' cambiato..cioè la fine, l'ho allungata, hai visto? perchè non mi piaceva proprio come finiva prima XD
Ahahahahhaha eh si cazzo, meno male che abbiamo il piano B! Ale quanto ti amo <3<3<3
A fra pocoooooooooooooooo




Vado fanciulle, alla prossima!
Adesso credo di aver assunto questo nuovo ritmo nel postare abbastanza presto XD non vi do scadenze particolari, perchè tanto non le rispetto mai..però vi dico che sono ispirata tantissimo  a questo punto della storia per cui non dovrete attendere a lungo!


Non conosco il fottuto Robert Pattinson.


<3




















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Capitolo 26
*** «you move and change, yet you go nowhere. ***


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Chapter 26

26


Mi spostai di lato e senza proferire parola la lasciai passare. Sembrava distrutta e per quanto fossi arrabbiata non potei proprio non provare un moto di tenerezza nei suoi confronti.
Con quegli occhioni verdi e i capelli legati in due codini mezzi sfatti sembrava una bimba di 5 anni.
Lasciò cadere il manico della valigia che si schiantò rumorosa sul pavimento di marmo e mi abbracciò, scossa da capo a piedi dai singhiozzi.
-Oh Dio cosa c'è di sbagliato in me?-
Avevo paura di fare qualsiasi cosa, di abbracciarla a mia volta, di rassicurarla, di respingerla...non avevo idea di come comportarmi perchè una volta ancora Trixie era riuscita a stupirmi.
Mi ero quasi convinta di essere riuscita a comprendere, anche se non alla perfezione, gli strani meccanismi che governavano la sua testa, ed invece mi ero sbagliata di grosso.
Mi ero aspettata che se ne andasse senza dire niente, che mi chiamasse dopo qualche settimana chissà da quale parte del mondo, mi ero aspettata di vederla salire senza nessun rimpianto sul primo tour bus a portata di mano, ma niente di quello che pensavo accadde perchè in quel momento lei era lì fra le mie braccia e piangeva.
Senza neanche rendermene effettivo conto mi voltai lievemente verso Robert ancora semisdraiato sul letto e lui scosse la testa sospirando.
Si alzò, sistemandosi la camicia -Tom è in camera?- chiese glacialmente.
Trixie aspettò che i singhiozzi avessero smesso di tormentarla quel tanto che bastava per respirare e si voltò verso di lui.
-No.-
Robert rimase fermo in attesa che proseguisse a parlare, ma una nuova ondata di lacrime fece ripiombare Trixie nel vortice dei singhiozzi e Rob stavolta sbuffò sonoramente.
Io lo scongiurai con lo sguardo di non proseguire oltre perchè sapevo che stava morendo dalla voglia di prenderla a male parole ma non credevo sinceramente che quello fosse molto il caso.
Posai un braccio sulla sua schiena e la strinsi e lei aumentò l'intensità dei singhiozzi.
-Tom se n'è andato..lui...ha detto di non cercarlo.-
Robert si avvicinò e mi guardò serio in volto.
-Sei contenta adesso?- si rivolse a Trixie.
-Robert.- intervenni a quel punto io, fulminandolo con gli occhi.
-No cazzo Sugar, io non ci sto. Ma ti rendi conto?- la indicò con fare sprezzante e si passò una mano fra i capelli.
-Gioca con i sentimenti delle persone. Si fa beffe di loro.-
Trixie non rispose, ma smise di singhiozzare.
-Smettila.- feci io -Questa non è una cosa che ti riguarda.-
Lui rimase a fissarmi attonito per qualche momento, come se non riuscisse davvero a credere che avessi detto proprio quello, e poi annuì.
-Certo non mi riguarda. Certo io non capisco. Certo non è il mio migliore amico quello col cuore spezzato adesso. E dimenticavo, certo non è colpa mia se vi ho portato tutti qui e lei.- si bloccò giusto per indicare Trixie -è totalmente andata fuori di testa. Dovevo immaginarlo.- scosse la testa amaramente.
-La prossima volta saprò come comportarmi.-
Ok, adesso sembrava che quel discorso fosse scivolato un tantino su un altro livello.
-Cosa vorresti dire, scusa?-
-Lascia stare. Vado a disdire il servizio in camera.-
Trixie si era staccata da me e adesso guardava Robert confusa e terrorizzata quasi.
-No che non lascio stare, Robert.- lo guardai, sentendomi improvvisamente arrabbiata.
-Sei pentito di essere venuto?-
Lui rise freddamente -Se sono pentito..Sugar andiamo hai visto quello che è successo? E' ovvio che non si può portare la tua amica da nessuna parte perchè non si sa mai cosa potrebbe frullarle per la testa ed io avrei dovuto immaginare che qualcosa del genere sarebbe potuta accadere. Mi dispiace solo che sia stato Tom quello a doverci rimettere. Che poi, a dirla tutta...non so quanto ci rimetterà- e lanciò un'occhiata davvero sgradevole a Trixie.
-Vai a disdire il servizio in camera, non voglio litigare- feci io, cercando di evitare di guardarlo.
In quell'esatto istante il suo cellulare squillò e dopo aver atteso un altro momento, lo prese dalla scrivania dietro di sè e uscì dalla camera, chiudendosi la porta alle spalle neanche tanto delicatamente.
Appena fummo sole Trixie riprese a piangere.
Io ero veramente stufa di tutto.
-Scusa Sugar, scusa, scusa, scusa-
-Trixie smettila. Non sono certo io quella a cui devi chiedere scusa.-
Lei tirò su col naso e annuì un po' -A Tom passerà.- continuò ad annuire, come se cercasse di convincere più se stessa che me e poi si mise a sedere sulla poltrona ai piedi del letto.
-Mi ha detto un sacco di cose che non pensa, ma va bene, me le merito tutte.-
-Trixie.- feci a quel punto io, andandole vicino, inginocchiandomi di fronte a lei.
-Perchè Trixie? Credevo che fossi felice con lui...insomma tutto quello che c'è stato.-
Lei alzò gli occhi da bimba su di me. Mi sembrava come se non sapesse più quale strada prendere.
-Hai lasciato Joe per lui, te lo ricordi? E adesso lasci anche lui?-
-La pensi come Robert, vero?- fu solo in grado di dire. -Va bene, è giusto.-
La guardai confusa -Che cosa? No..io non la penso come lui e neanche lui pensa davvero quello che ha detto. E' solo che...- mi interruppi e lei sorrise un po'.
-E' il suo migliore amico, lo so. Chi non farebbe lo stesso al suo posto?-
-Esatto.- cercai di sorriderle ma non ci riuscivo poi molto perchè mi sentivo comunque in difficoltà in tutta quella situazione.
Come si faceva a schierarsi da qualche parte?
Tom stava soffrendo, probabilmente in quel momento era sperduto per le strade di Berlino e se lo conoscevo bene avrebbe trascorso quello che rimaneva della sera a ubriacarsi da qualche parte, per poi presentarsi in aeroporto completamente distrutto.
D'altronde Trixie era la mia migliore amica, e per quanto sconclusionata e fuori di testa potesse essere, io le volevo un bene incalcolabile e in una certa e strana maniera la capivo.
Non volevo trovare certo giustificazioni ai suoi comportamenti, ma potevo comprendere lo strazio interiore che doveva provare.
Perchè lei non era semplicemente fatta per stare con una persona in una relazione seria. C'era poco da fare.
Loro non avrebbero mai avuto quello che io e Robert avevamo, non perchè quello che io e Robert avevamo era ineguagliabile da qualsiasi altro essere umano, ma perchè loro due non erano fatti l'uno per l'altra.
E questo l'avevano sempre saputo, fin dall'inizio.
Tom si era innamorato di lei, ma ciò non implicava necessariamente un presupposto stabile per una grande storia d'amore.
E anche Trixie comunque lo amava, a suo modo certo, ma lo amava.
Solo che non bastava.
Perchè quello che Trixie amava di più al mondo, non poteva essere nessun ragazzo che si fosse presentato sul suo cammino.
Quello che Trixie amava di più al mondo era la libertà.
E per quella avrebbe fatto qualsiasi cosa.
-Gli ho detto che senza i miei drammi starà molto meglio.- continuò a parlare, asciugandosi le lacrime con la manica della felpa dei Pennywise.
-Che alla fine si renderà conto che è meglio così. Lui ha bisogno di una ragazza normale, una che abbia voglia di ascoltarlo, una che lo accompagni alle premiere...una come te, Sugar.-
La guardai sorpresa -Trixie che vuoi dire?-
-Voglio dire, guardati. Tu e Robert siete fatti l'uno per l'altra, vi completate a vicenda, non vi annoiate mai. Tu sei questo tipo di ragazza, lo sei sempre stata. Anche quando stavi con James lo sapevo che eri quel tipo di ragazza che è alla costante ricerca dell'amore della sua vita.-
Sollevò le mani e scosse lievemente la testa -Tutto ciò non ha senso per me. E non me ne importa un accidente se da vecchia mi ritroverò sola in mezzo ad uno stuolo di gatti, senza nessuna persona a cui poter raccontare il rumore del vento...-
-Stai citando Jim Morrison, Trixie.-
Lei sorrise leggermente -E' proprio quello che voglio dirti, Sugar. La musica è l'unica cosa che abbia senso per me. Nessun uomo potrà mai avere il suo posto nel mio cuore. Mai.-
Istintivamente mi venne da accarezzare una delle sue guance morbide.
Non riuscivo più ad essere arrabbiata e sapevo che invece almeno un po' avrei dovuto esserlo, ma il fatto era che in fondo l'avevo sempre saputo chi fosse Trixie e onestamente era davvero meglio che la loro storia fosse continuata fino al punto dove Trixie non si sarebbe più riconosciuta allo specchio e avrebbe abbandonato Tom di punto in bianco, magari lasciandolo solo nella loro nuova casa, magari con un figlio?
Insomma chi poteva dirlo come si sarebbero evolute le cose fra di loro?
Ma quello che non sarebbe mai cambiato, sarebbe stato l'amore per la libertà, per una vita senza legami, vissuta sulla strada come uno dei tanti eroi della Beat Generation che su quel preciso concetto ci avevano basato la loro filosofia di vita.
Muoversi, muoversi, muoversi.
L'importante è andare, l'importante è il viaggio e tutte le esperienze che capitano nel mentre. La meta è solo una mera illusione.
E sebbene io non la vedessi esattamente così, per Trixie era l'unica vita possibile.
Perciò le strinsi un braccio e le sorrisi, sentendo le lacrime spingere per uscire.
-Mi mancherai, francesina-
Notai che il mento le tremava mentre cercava di sostenere il mio sguardo, poi rinunciò a qualsiasi contegno e vidi lo smeraldo dei suoi occhi brillare intenso.
-Non volevo farti piangere, zuccherino- fece, scoppiando in lacrime.
Ci abbracciammo, stringendoci forte, ed io desiderai che non mi stesse affatto lasciando dopotutto, perchè provai per un istante ad immaginare la mia vita senza di lei e mi sentii persa.
Lei che con le sue follie aveva illuminato un anno della mia vita, lei che aveva sempre la battuta pronta, che da ubriaca faceva discorsi di una profondità disarmante, lei che sapeva a memoria tutte le parole di tutte le canzoni di tutti gli album dei Led Zeppelin, che mi aveva convinto a tingere i capelli di nero, che mi aveva insegnato a preparare i margaritas e che quando eravamo in tour con i Gang Of Gin aveva inventato la tradizione di berli ogni giovedì sera a mezzanotte, che sembrava una bambina ma dentro di sè aveva un'anima immensa, lei che non aveva un passato e che non gliene importava un accidente del futuro.
Nel momento in cui mi staccai da lei, seppi che mi sarebbe sempre mancata.
Sempre.
-Allora adesso cosa farai?- le chiesi, cercando di smetterla di piangere.
Lei tirò su col naso e si alzò in piedi dalla poltrona nella quale era sprofondata prima di rispondere -Non so, Chester mi ha detto che stanno per iniziare il tour in Australia e che ho sempre un posto riservato con loro...- lasciò cadere la questione e alzò lo sguardo verso di me.
-Australia, wow.- dissi io, sinceramente colpita.
Non mi aspettavo che se ne andasse così lontano.
-Già.- annuì un poco e stavolta notai una specie di scintillio nei suoi occhi, quello che le compariva sempre quando sentiva che una nuova strada era appena apparsa davanti a lei.
-Lo sai che non ci sono mai stata, no?-
Fu il mio turno di annuire e tentai di sorridere, ma appena lo feci sentii di nuovo le lacrime appannarmi la vista.
-Eddai finiscila di piangere- mi venne vicino e mi riabbracciò, affondando la testa sulla mia spalla e ricominciando a piangere a sua volta.
-Stai vicino a Tom- disse poi, quando per l'ennesima volta si allontanò da me.
C'era una nota amara nel suo sguardo e mi accorsi che nonostante tutto, le sarebbe mancato.
-E mi raccomando...- aggiunse puntandomi l'indice contro -...non fare un casino con Rob.-
Mi sorrise ed io la imitai.
-Ci proverò.-
-Ricordati che non importa dove sarò, io ci sarò sempre Sugar. Quando avrai bisogno di me, chiamami e mi precipiterò, dovessi essere in capo al mondo.-
Poi si chinò a raccogliere la valigia e si diresse verso la porta.
-Ti voglio bene, Trixie.-
Si fermò solo un secondo sulla soglia, mi strizzò l'occhio e poi scomparve.
In quell'esatto istante una nuova e strana sensazione, una che non avevo affatto previsto, fece capolino dentro di me.
Adesso che anche Trixie se n'era andata, quel capitolo era definitivamente chiuso.
Perchè mi resi conto che nonostante avessi chiarito le cose con James, uno strascico di quella parte della mia vita era sempre rimasto presente da qualche parte intorno a me. E lo avvertivo. A volte in maniera importante, altre meno, ma lo avvertivo comunque.
Solo allora mi resi conto che era perchè una piccola parte di quella vita era sempre rimasta con me.
Ma adesso che anche Trixie se n'era andata, eravamo di nuovo io e Robert.
Come se niente fosse successo.
Per la prima volta mi resi conto del silenzio fastidioso attorno a me. Era assordante.
Andai alla finestra e mi sedetti nel vano, sentendo la testa scoppiarmi.
A Tom sarebbe mancata certo, i primi tempi sarebbero stati difficili per lui, ma non gli sarebbe mai mancata quanto sarebbe mancata a me.
Perchè quella ragazzina mi aveva aiutata a crescere, che ne fosse consapevole o meno, mi aveva aiutato ad affrontare il periodo più terribile della mia vita, e certo James aveva fatto la sua parte, ma Trixie aveva riempito di allegria le mie giornate.
Tirai su le gambe e seppellii il viso in un cuscino morbido.
Mi risultava insopportabile pensare a lei come a un capitolo chiuso. Non era giusto e soprattutto non era corretto, perchè sebbene se ne fosse andata e con lei avesse portato via anche l'ultimo sprazzo della mia vita con i Gang of Gin, io mi sentivo diversa dalla ragazza che ero stata fino a un anno prima.
E non potevo ritornare ad essere quella di un tempo.
Buttai lo sguardo sulle valigie aperte sul pavimento e il pensiero di andarmene e di tornare a Londra senza Trixie mi fece venire la nausea.
Robert il giorno dopo sarebbe tornato a Vancouver ed io sarei stata sola nel vero senso della parola.
Sospirai e mi lasciai andare ai cuscini dietro di me.
L'unica cosa che desideravo fare era addormentarmi e poter spengere quella dannata sensazione di solitudine per sempre.



                                                     
                                                                ∞∞


"...una buona permanenza a Londra" mi riscossi dai pensieri solo quando l'avviso di poter slacciare le cinture di sicurezza brillò sopra la mia testa. Il piccolo fastidioso suono che l'accompagnava sembrava volesse dirmi E' finita Sugar, siamo tornati a casa e nonostante come al solito sentissi nostalgia di Londra, stavolta non c'era una particolare attrattiva che mi facesse desiderare ardentemente di rivedere la mia casa.
Tom era seduto a due sedili di distanza, la musica nelle orecchie e lo sguardo basso.
Robert, accanto a me, guardava dritto davanti a sè, chiuso nel suo ostinato silenzio.
Quando era tornato in camera, dopo che Trixie se n'era andata, c'eravamo semplicemente ignorati a vicenda.
Lui forse si aspettava che fossi io quella che doveva iniziare a parlare, io invece non ne avevo nessuna intenzione perchè sapevo che avremmo finito col litigare ed ero troppo depressa per sopportarlo.
Così avevamo fatto le valigie senza rivolgerci la parola e sempre senza rivolgerci la parola eravamo arrivati in aeroporto.
Neanche quando avevamo trovato Tom nella saletta d'attesa c'eravamo parlati. Io mi ero infilata le cuffiette dell'I-Pod nelle orecchie e lui si era rimesso a leggere il Giovane Holden.
Solo quando l'aveva chiamato sua madre, giusto 2 minuti prima di imbarcarci, mi aveva chiesto se mi andava di andare a Barnes dai suoi al nostro arrivo.
Io avevo risposto di sì e la conversazione era finita lì.
Prima o poi qualcuno di noi si sarebbe stancato e avrebbe ceduto all'inevitabile consapevolezza che non potevamo certo rimanere in silenzio per tutta la vita, ma finchè entrambi rimanevamo così determinati nelle nostre posizioni, quel momento sembrava non dovesse arrivare mai.
-Ci vediamo- alzai lo sguardo e mi accorsi di Tom già in piedi accanto a noi con il borsone in spalla.
-Mi faccio sentire io ok?- continuò, quando nè io nè Rob accennammo a rispondergli.
Rob annuì e poi sospirò quando Tom si fu allontanato.
Si prese la testa fra le mani e restò immobile per una manciata di secondi.
Sempre senza dire niente io mi slacciai la cintura e radunate le mie cose me ne andai.
Di tutti i modi in cui avevo pensato di trascorrere quell'ultimo giorno insieme prima che partisse per Vancouver, quello non era mai stato nemmeno contemplato.
Che poi a dirla tutta neanche capivo perchè se la fosse presa tanto con me.
Trixie era la mia migliore amica ed onestamente non credevo che ci fosse così tanto da meravigliarsi nel fatto che l'avessi difesa dai suoi tentativi di farla sentire ancora peggio di come già stava.
Se voleva continuare col muro del silenzio, per me andava bene.
Mi voltai un attimo giusto per accertarmi che avesse almeno rimesso il libro nella borsa di pelle e si fosse alzato e poi scesi dall'aereo.

Era venuta Victoria stavolta a prenderci e per tutto il tragitto in macchina io non avevo fatto altro che giocare con Lydia, sua figlia più grande, mentre Rob si era limitato a rispondere a monosillabi alle domande della sorella sul viaggio.
-C'è qualcosa che non va?- mi aveva chiesto lei quando eravamo scesi davanti al vialetto di casa Pattinson, e Robert si era immediatamente incamminato verso la porta d'ingresso.
Io scossi la testa -Lascia perdere Vic.-
Lei annuì -Ok, spero niente di grave-
-No no tranquilla. E' che a volte mi dimentico quanto sia complicato vivere con lui. 3 giorni di convivenza mi hanno fatto capire che probabilmente non saremo mai pronti ad andare a vivere insieme.-
-Esagerata!- fece lei ridendo, ma io non la seguii nelle risate perchè mi scoprii improvvisamente a pensare che quella era proprio la verità.
I suoi mutamenti di umore per quanto a volte li trovassi addirittura divertenti e comunque parte integrante del suo essere, mi innervosivano in maniera allucinante e al pensiero di affrontare scene come quella di qualche ora prima per sempre mi sentivo male.
-Lo zio Rob è stanco- lo sentii dire quando misi piede nell' ingresso e lo vidi stravaccato sul divano con William, il figlio più piccolo di Victoria, che gli si lanciava addosso dal bracciolo.
Feci finta di niente e seguii le donne Pattinson in cucina, ricevendo un abbraccio da Clare e Lizzy che stavano cucinando qualcosa di decisamente saporito a giudicare dal profumo divino che era impregnato dappertutto.
-Ti piace sempre il roast beef vero Sugar?- mi chiese Clare asciugandosi le mani sul grembiule e sorridendo.
-Certo.-
-E' la ricetta che mi ha dato tua nonna.-
Io le sorrisi e mi ricordai istantaneamente una domenica pomeriggio di moltissimi anni prima dove, rientrando dal giardino per prendere un bicchiere d'acqua avevo trovato la nonna e Clare sedute al tavolo di cucina a parlare di sunday roast e pudding.
-Era una cuoca straordinaria-
-Sì lo era- ammisi, continuando a sorridere e sedendomi sul piccolo tavolo di legno nell'angolo destro.
-Com'è andata a Berlino? Vi abbiamo visto sui giornali. La tua amica è pazza, se posso dirtelo- fece Lizzy, venendosi a sedere su una sedia accanto a me.
Sospirai e chiusi gli occhi -E' proprio il caso di dirlo, Liz. Sono stati dei giorni allucinanti. Trixie ha lasciato Tom.-
Immediatamente anche Victoria e Clare interruppero il loro chiacchiericcio per guardarmi.
-E dov'è adesso Tom?- chiese dopo qualche istante Clare.
Scossi la testa -Non ne ho la più pallida idea. Ha detto che si sarebbe fatto vivo lui. Per questo io e Robert non ci parliamo. Ho avuto l'ardire di interrompere il suo sproloquio contro Trixie e lui deve aver immediatamente creduto che mi fossi schierata dalla sua parte.-
-Robert è fatto così, zuccherino...non devo certo essere io a dirtelo- fece Lizzy, accarezzandomi dolcemente un ginocchio.
-Sì lo so. E so anche che Trixie ha sbagliato e sto male per Tom. Solo che mi sento stanca per tutto.- sospirai e ripresi a parlare. -Lui domani se ne va e io resto qui. Senza arte ne parte. Voglio dire che in questo ultimo anno ho lasciato perdere un sacco di cose, prima fra tutti l'università, per focalizzare tutte le mie attenzioni su qualcun altro e questo è sbagliato. Perchè lui ha la sua vita, lui parte e gira i film e io resto qui ad aspettarlo.-
Feci girare lo sguardo per la cucina e mi accorsi che alla fine ero arrivata a capo della mia sensazione di solitudine.
Perchè mi sentivo inutile e se un giorno la mia storia con Robert avesso dovuto finire per qualche ragione, io sarei rimasta davvero senza niente.
-Io avevo un sogno una volta.- deglutii e Clare si avvicinò ulteriormente -Era quello di girare il mondo e fare fotografie e scrivere e conoscere gente sempre nuova e non smettere per un attimo di sentirmi viva e in movimento. Adesso mi sento come se avessi rinnegato tutto quello in cui ho sempre creduto per dedicarmi completamente ad un'altra persona. Questo è sbagliato.-
Alzai lo sguardo e mi accorsi che c'era lui sulla soglia della porta, con un'espressione di indefinibile tristezza negli occhi.
Lo vidi annuire un poco, come se stesse facendo chissà quale discorso con se stesso e poi si voltò e sparì.
-Vai a parlargli- fece Victoria.
Clare annuì e Lizzy mi abbracciò dolcemente. -Voi due siete le persone più complicate che conosca-
Scesi con un balzo dal tavolo e lo raggiunsi in camera sua, dove come mi ero aspettata che facesse, si era buttato sul letto con un braccio a coprirsi gli occhi.
Stava pensando.
Mi chiesi per una frazione di secondo se stesse pensando di lasciarmi.
-Rob...-cominciai per interrompermi subito dopo.
Lui spostò impercettibilmente il braccio dagli occhi e il suo sguardo saettò su me.
Si mise a sedere fra i cuscini e si passò una mano fra i capelli.
-Non verrai con me nel tour promozionale di New Moon, vero?-
Era triste e mi fece sentire ancora peggio.
Scossi la testa però e mi sedetti accanto a lui -No Rob. Non ci vengo.-
Lui annuì e deglutì un poco -Ma staresti comunque in giro per il mondo, vedresti gente nuova...come hai sempre voluto fare.-
-E' diverso. Io lo devo fare per me, non per accompagnare te nella strada che ti sei scelto.- alzai lo sguardo su di lui ed ebbi la conferma che non seguirlo in quel periodo avrebbe fatto davvero male.
-Devo seguire la mia strada, Rob. E se quella strada a volte si intreccerà alla tua, ben venga. Ma non posso più sprecare altro tempo. Non è giusto nei miei confronti e nemmeno nei tuoi, perchè tu non hai bisogno di un'altra fan, tu hai bisogno di una valida compagna di viaggio. E in questo momento io non lo sono.-
Mi prese una mano e la strinse forte -Ma io so come si sta senza te e avevo giurato a me stesso che mai più avrei provato una cosa del genere.-
Mi venne da piangere.
-Rob ma noi saremo insieme. Noi siamo più forti di tutti i chilometri di questo mondo, lo sai. Non importa quanti continenti, quanti film, quanti viaggi ci divideranno. Lo sai che supereremo tutto. L'abbiamo sempre fatto ed eccoci qui, ancora insieme.-
Mi prese il viso con una delle sue mani forti e me lo avvicinò al suo -Tu sei l'essere umano più straordinario che conosca- disse con una tonalità di voce che mi ricordò per un attimo il Robert che credeva che con un pizzico di polvere di fata si potesse volare.
Lo baciai e lui fece salire anche l'altra mano sul mio viso.
-Mi mancherai come l'ossigeno-
Lo guardai e lo baciai ancora.
Lui mi fece sdraiare su di sè e il mio sguardo finì per caso su una fotografia che teneva incorniciata sulla scrivania.

-Robert mettiti vicino a Sugar- gridò Clare, agitando la macchina fotografica davanti a noi, mentre lui si stringeva accanto a me davanti al tavolo dove un enorme torta di compleanno torreggiava in tutta la sua magnificenza.
-Esprimi un desiderio- mi aveva detto lui, mentre i miei occhi scintillavano alla luce delle 8 candeline rosa.
Avevo sorriso felice e il desiderio era venuto fuori da solo, mentre le piccole fiammelle si spegnevano.

Adesso guardando quella vecchia istantanea rubata al tempo mi venne da sorridere, perchè lì stretta fra le sue braccia mi accorsi che il desiderio del mio ottavo compleanno si era realizzato.

-Desidero di poter essere così felice per tutta la mia vita.-



Fanciulle sono in stra ritardo perchè devo scappare a lezione non ce la faccio a ringraziarvi, vi prego perdonatemi soprattutto per il ritardo, ma ci ho messo un po' a farlo venire fuori sto capitolo perchè mi si sono aperti dei nuovi scenari :D e allora la storia ha preso un'altra piega diciamo così XD

Devo scappare davvero, al prossimo ci saranno i ringraziamenti adeguati vi prego di scusarmi, un bacione fortissimo a tutte quante!



P.s. Un in bocca al lupo alla mia Ale <3<3<3


P.p.s Un saluto a BabyVery la nuova commentatrice, grazie infinite <3















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Capitolo 27
*** «got me lookin so crazy right now. ***


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27 Chapter

27


-Sei bello, lo sai?- una risatina sommessa e un po' a scatti, dovuta alle bassissime prestazioni del mio portatile, mi giunse alle orecchie e per un attimo mi parve di non essere più seduta da sola sulla panchina di Hyde Park con un misero sandwich al tonno mangiucchiato accanto a me.
Per un attimo fu come se fosse davvero lì.
-Vado sempre bene, quindi?-
Scossi la testa -Penso di sì, anche se magari è solo l'effetto di skype che migliora la situazione.-
-Sarà sicuramente così infatti.-
Risi anche io e spostai lo sguardo sull'orologio del pc. Fra poco meno di un'ora avrei avuto il primo vero importante colloquio di tutta la mia vita.
Ero ancora incredula su tutta la dinamica degli eventi, ma tornando a casa proprio dopo avere accompagnato Robert all'aeroporto 2 settimane prima, avevo ricevuto una telefonata da Gary Curtis, uno dei miei professori di fotografia, il quale mi aveva detto che la foto che avevo fatto alla mia amica Charlene aveva vinto l'8° edizione del concorso indetto dallo Smithsonian Magazine.
-Secondo i giudici è la perfetta rappresentazione del decadentismo della società inglese dei nostri giorni.- aveva detto Curtis.
Clare mi aveva guardato preoccupata perchè dall'inizio della telefonata non ero riuscita a spiccicare parola.
Neanche mi ricordavo più di aver partecipato a quel concorso.
Eppure lo avevo fatto ed avevo vinto. E che quella notizia fosse arrivata proprio ora che avevo deciso di riprendere in mano la mia vita, sembrava come un altro tassello del puzzle che andava a posto da solo.
-Vogliono esporla alla Aubin Gallery- aveva continuato Curtis.
-Il progetto si chiama This Is England e ci saranno altri 4 artisti- 
E così adesso, dopo un velocissimo pasto in contemporanea con Robert all'altro capo del pianeta e a 9 ore di fuso orario, dovevo dirigermi al n° 64 di Redchurch Street per conoscere gli organizzatori della mostra e soprattutto gli altri artisti, i quali a quanto pareva erano già abbastanza famosi.
-Mi raccomando eh- come se mi avesse letto nel pensiero, Robert mi sorrise incoraggiante e mi fece tornare a focalizzare sulla realtà circostante.
-Chiamami appena hai fatto, anche se qui dovessero essere le 4 di mattina.-
Non feci neanche in tempo ad annuire che qualcun altro comparve nella visuale della webcam.
-Rob sei pronto?- era Taylor.
-Hey è lo zuccherino?- fece guardando dentro la web.
Che gioia, adesso pure i licantropi sapevano del mio soprannome.
-Sì è lo zuccherino.- rispose Rob e lui mi salutò con un cenno della mano.
-Ciao Jacob Black- feci io per tutta risposta.
-Non sai quanto vorrei essere con te in questo momento- Rob si avvicinò alla webcam e mi sorrise un po' triste.
Io sospirai e non dissi niente perchè mi sembrava assolutamente superfluo fargli notare quanto io l'avrei voluto con me in quel momento.
-Stasera Chris vuole portarci a vivere Tokyo by night-
-Divertitevi-
-Lo faremo- Taylor si era avvicinato di nuovo, abbagliandomi col suo incredibile sorriso.
-Le giapponesi hanno un certo fascino- continuò e Rob sorrise col suo tipico sorriso da schiaffi.
-Fammela conoscere poi la tua fidanzata giapponese, Pattz-
-Certo, la porterò subito a Londra e la prima cosa che farò una volta lì sarà fartela conoscere.-
Scossi la testa al ricordo di quella stessa conversazione qualcosa come quasi 4 anni prima, quando era tutto eccitato all'idea dell'America e del suo primo film oltreoceano e io avevo scherzato sul fatto che si sarebbe trovato una ragazza nella patria degli yankees.
Se lo ricordava anche lui perchè piegò le labbra in un sorriso ancora diverso, uno di quelli che esibiva quando la sua mente andava a ripescare i ricordi e nonostante avessimo l'intero pianeta Terra a separarci sentii la sua vicinanza come se fosse stato seduto accanto a me.
-Ti amo stupido-
-Anche io.-
-Ti amo zuccherinoooo- si intromise Taylor scimmiottando il tono di voce di una ragazzina alla sua prima cotta facendomi scoppiare a ridere prima di chiudere con un veloce clic la finestra di conversazione.
Tirai un solo sospiro e mi dissi pronta.
Ok, più o meno.
Gettai un ultimo sguardo sul panino mangiucchiato e mi venne la nausea.
Ma com'era possibile che una semplice chiacchierata con alcuni dei più famosi artisti inglesi contemporanei mi terrorizzasse così tanto?
Già com'era possibile?
Mi sforzai di pensare che Robert doveva sostenere quel genere di stress praticamente ogni giorno, ma il pensiero non servì a diminuire il malessere allo stomaco neanche di una virgola.
-Va bene basta adesso ti alzi da questa panchina- dissi ad alta voce, raccogliendo velocemente le mie cose e cercando di ignorare lo sguardo confuso che due ragazzine dall'altro lato del viale mi avevano appena rivolto.
Mi allontanai velocemente sperando che a nessuna di loro venisse in mente di rincorrermi o fare cose folli come chiedermi autografi e foto.
Non sarebbero certo state le prime.
Ultimamente troppo spesso venivo fermata da completi sconosciuti che mi chiedevano autografi, che mi facevano i complimenti e che si informavano sullo stato della mia relazione con Rob, ma ero già in ritardo e non avevo davvero voglia di mettermi a fare public relations con le sue fans.
Mi infilai la borsa del pc a tracolla e mi diressi verso Marble Arch per prendere la metro col cuore che mi martellava in gola.
Esattamente 7 fermate e 20 minuti dopo ero ad Old Street e mi aspettava una camminata di altri 20 minuti per raggiungere la Aubin Gallery.
Persi il conto di sinceramente quante volte fui sul punto di ritornare indietro e mandare a farsi fottere tutta quella storia ma alla fine senza neanche aver capito effettivamente come fui proprio davanti alla porta a vetri della Aubin e mi ritrovai a spingerla senza una vera consapevolezza di stare veramente facendolo.
C'era un odore strano, come di lavanda, sparso dappertutto e mi fece solleticare lo stomaco di una sensazione nuova, di eccitante novità.
Forse cominciavo a sentirmi più a mio agio di quanto avessi mai potuto sospettare.
-Mi scusi, posso aiutarla?-
Mi voltai al suono di una voce femminile e scorsi una ragazza dai vertiginosi tacchi e i capelli rossi raccolti in uno chignon che con una cartellina in mano si stava avvicinando verso di me.
Immediatamente sentii le mie labbra curvarsi in un sorriso che nel mio cervello stava sotto la voce "professionale".
-Salve sono Sugar Lawrence, ho un appuntamento con Stuart Semple.-
Lei sorrise e si spostò di un passo -Ma certo signorina Lawrence, la stanno tutti aspettando. Se vuole seguirmi...- e indicò una porta in legno scuro nell'angolo destro dell'enorme sala d'ingresso.
Ok ce la posso fare pensai un'ultima volta prima di entrare in una stanza di medie dimensioni piacevolmente illuminata da un insolito sole londinese.
-La signorina Lawrence è arrivata- fece la ragazza dai capelli rossi, schiarendosi leggermente la voce ed attirando l'attenzione delle 5 persone presenti nella stanza.
Erano tutte quante in piedi e a quanto pareva stavano chiacchierando amabilmente di fronte ad una foto che ritraeva una folla di persone all'uscita della metro di Earl's Court.
In sottofondo c'era Hello, I Love You dei Doors e la cosa mi dette ancora più sicurezza, per una ragione che razionalmente comunque non mi seppi spiegare.
-Sugar, vero?- fece un ragazzo dai capelli neri e dagli stravaganti vestiti. Si avvicinò e mi strinse la mano e in quel momento lo riconobbi.
-Salve, signor Semple.-
Il nostro professore di fotografia ci aveva portato a un sacco di sue esibizioni, l'ultima delle quali Fake Plastic Love mi aveva lasciato assolutamente esterrefatta per l'immediatezza visiva dei suoi seppur introspettivi toni drammatici.
-Per favore tesoro chiamami Stuart, avremo praticamente la stessa età-
Si mise a ridere e io lo imitai.
-Ok...Stuart.-
La verità è che mi sentivo assolutamente, totalmente in imbarazzo a conversare con lui, figurarsi mettermi a parlare della mia opera e ascoltare le motivazioni del perchè volesse inserirla nella sua nuova mostra.
-Sei strana- mi guardò per un attimo con occhio critico e poi sorrise di nuovo, prima di abbracciarmi stretta a sè.
-Farai impazzire tutti quanti- mi fece l'occhiolino e si voltò verso il resto delle persone che ci stavano guardando incuriosite.
-Lascia che ti presenti gli altri artisti.-
Ci avvicinammo al gruppetto, composto da una ragazza e tre ragazzi, ed immediatamente tutti quanti mi sorrisero, stringendomi la mano a turno.
Sarah Maple e Nicky Carvell li conoscevo già di fama, avendo studiato qualche loro opera al corso di arte moderna, ma David Hancock e Richard Galloway erano dei perfetti sconosciuti.
C'era un'atmosfera particolare che circondava le fotografie appese, le parole visionarie di Stuart e che mi faceva sentire per la prima volta forse come parte di qualcosa di significativo per la mia vita, per la mia carriera.
Era una bella sensazione quella di venire a fare i conti con la parte di me stessa che avevo smesso di ascoltare da tempo, quella parte che forse neanche sospettavo più di avere, perchè quando Stuart mi chiese quali fossero state le motivazioni dietro al mio scatto di Charlene mi ritrovai a parlare come un fiume in piena, assolutamente incapace di smettere di esternare tutto ciò che c'era dietro a quella foto di una ragazza con una chitarra dall'aria persa, in mezzo ad un mare di abiti accatastati dietro di lei come una pila di vecchi ricordi che non vanno più bene, sono diventati stretti e si vuole soltanto lasciarseli alle spalle.
-Forse non sono dei bei ricordi dopotutto.- dissi e il ricordo delle vecchie sensazioni quando avevo scattato quella foto tornò a farsi sentire.
Nicky picchiettò leggermente un dito contro la superficie della mia foto, appesa al centro di una delle pareti della stanza.
-Forse lei vuole semplicemente fare finta che non siano mai esistiti, e così li getta via.-
-E cosa sta suonando?- chiese a quel punto Sarah, sorseggiando un bicchiere di champagne.
Scossi le spalle e le note di Lovesong dei Cure mi tornarono in mente.
Charlene stava suonando proprio quella quando le avevo scattato la foto.
-Lovesong dei Cure- risposi.
La faccia di Stuart si illuminò improvvisamente e iniziò a canticchiare -However far away, I will always love you-
Sorrisi e annuii -Proprio quella.-
-E' perfetta. La voglio come sottofondo musicale in questo angolo della stanza.- si guardò un attimo intorno come per studiare l'ambiente circostante ed annuì ancora, tornando a guardare la foto.
-Non deve essere diffusa per tutta la stanza, voglio che sia un semplice sottofondo esclusivamente per questa foto. Mettiamo una piccola cassa nascosta qui dietro.-
-Forse non vuole dimenticarli quei ricordi, dopotutto- fece a quel punto Richard.
-E' delusa- intervenni nuovamente io -E' ferita. Vuole solo dimenticare ma al tempo stesso non può.-
Stuart mi passò un braccio attorno alle spalle e sorrise.
-Non si scappa dai ricordi.-
-Già-
-Lei lo sa, altrimenti non suonerebbe quella canzone- continuò lui.
Era proprio così del resto.
Non ero mai riuscita a lasciarmi alle spalle i ricordi.
Neanche quando l'avevo voluto con tutte le mie forze c'ero riuscita perchè c'era sempre stata una parte indefinibilmente testarda per la quale accatastare tutto come un ammasso di vecchi vestiti da mercatino delle pulci era semplicemente impossibile.
Mi presi un ultimo istante per osservare la mia opera e non potei non sentirmi felice adesso, di una felicità dilagante nel constatare come le cose avessero preso una piega che all'epoca della fotografia non avrei mai nemmeno sperato.
-Sei un'anima grande, Cinnamon-
Mi voltai ulteriormente confusa verso Stuart e lui alzò le spalle.
-Di tutti i modi in cui hanno storpiato il mio nome, nessuno ancora mi aveva chiamato così-
-Mi fa piacere. Per me tu non hai niente a che vedere con lo zucchero, tu sei come la cannella invece. La vedì là, quella piccola ruga che hai in mezzo alle sopracciglia?-
Mi esibii in un altro sguardo confuso.
-Beh certo adesso non puoi vederla, comunque riflette la tua anima. Altro che gli occhi. L'ho capito subito che tu sei una di quelle che ne hanno passate tante e invece della dolcezza tu hai quel pizzico di magia e di euforia dentro di te. Ce l'hai presente quando si mangiano i biscotti la vigilia di Natale e il sapore della cannella si diffonde per il palato e tu ti metti a pensare a un sacco di cose strampalate, come per esempio la neve o che ne so, magari sono appena arrivati i tuoi parenti dal Dorset, quelli che non vedi da una vita e in fondo sei felice di rivederli perchè sono pur sempre la tua famiglia. Ecco ci sono. La cannella sa di famiglia. E tu sei come lei perchè ispiri famiglia.-
-Ispiro famiglia- ripetei con un tono di voce quantomeno scettico.
Stuart mi fissò per un secondo come se mi vedesse per la prima volta e poi tirò un sospiro enorme.
-Sei incinta per caso?-
-No, direi di no.- risposi immediatamente, prendendomi un mezzo collasso.
-Peccato- esclamò lui, soppesandomi ancora con lo sguardo.
-Saresti una mamma perfetta.-
-Concordo e poi tu non stai con Pattinson?- si intromise Sarah, rivolgendomi un'occhiata strana.
-Ehm sì ma...-
Ma Stuart non mi permise di continuare perchè si mise una mano davanti alla bocca e mi guardò quasi con le lacrime agli occhi.
-Non vedo l'ora di vedere vostro figlio, sarà meraviglioso.-
Provai a tentare di ribattere che non avrebbe visto nostro figlio tanto presto ma lui mi afferrò una mano e me la strinse -Spero che prenderà il tuo nasino all'insù.-
-Già lo spero anche io.- feci alla fine, arrendendomi all'evidenza che non avrei potuto dire niente per fargli cambiare idea.
-Comunque siete una bellissima coppia, davvero- continuò Sarah e io pensai che mai neanche in un'altra vita mi sarei immaginata che Sarah Maple potesse farmi i complimenti per la mia vita sentimentale.
Stare con Robert Pattinson equivaleva davvero a vivere in un film di fantascienza.
-Spero che verrà all'esibizione-
-Lo spero anche io ma purtroppo non credo che ce la farà, adesso è in giro per il mondo a promuovere il suo film.-
-Quello dei vampiri?-
-Quello dei vampiri- confermai ridendo.
-Il giorno dell'esibizione lui deve essere a Parigi quindi credo proprio che sarà impossibile che riesca a fare un salto qui.-
-E' un vero peccato- fece lei -Ma sono certa che ci saranno altre occasioni!-
-Già lo spero-
Le sorrisi e lei fece altrettanto. Mi piaceva quel nuovo ambiente, era come se conoscessi già tutti da un sacco.


∞∞

-Ma da quando in qua mettono sta musica di merda al Groucho?- Marcus fece girovagare lo sguardo per il locale stra affollato e battè una mano sul ripiano di legno del tavolino.
-Esco a fumare. Avvertitemi se decideranno di ripristinare gli standard per i quali sono famosi.-
detto questo prese il pacchetto di sigarette e si avviò verso l'uscita, lasciando il Brit Pack, già sfornito di un elemento, ancora più scarno.
-A me Feel Good Inc. piace, sinceramente- feci io, finendo di bere il Long Island che Tom mi aveva praticamente obbligato a prendere.
Aveva detto che dovevo approfittare di questi rari momenti di libertà e che ci pensava lui tanto a vegliare su di me e a fare le veci di Rob, il che detto da uno che ti schiaffa un bicchierone di super alcolico in mano e poi si perde nella folla non ha tutto questo grado di attendibilità.
-Bobby togli l'alcohol dalle mani dello zuccherino- fece Sam, indicando il mio bicchiere ormai già comunque vuoto -E' già ubriaca.-
Bobby lo prese e guardò al suo interno -Troppo tardi.-
-Rob ci ammazza se scopre che l'abbiamo fatta ubriacare.-
-Hey voi due idioti!- sbottai a quel punto io, perchè forse non se ne erano accorti ma io ero ancora lì presente.
-Primo non sono ubriaca. Secondo Rob grazie al cielo non è mio padre e ciò ci porta al punto terzo, ovvero io faccio quello che mi pare indipendentemente da Pattz. Chiaro?-
-No.- fece Bobby.
-No?-
-No- fece Sam.
-Affari vostri.-
-Abbiamo ricevuto ordini precisi, bionda.- Sam aveva iniziato a ridacchiare e notai che Bobby si stava trattenendo dall'imitarlo.
-Ordini precisi?-
-Niente sbronze, a casa per le 3 al massimo e controllare che ogni tipo di essere di sesso maschile ti giri ad un raggio di 2 km di distanza.-
-Magari questo non le andava detto però, eh Sam-
-Non fa niente, grazie mille Sammy.- feci io improvvisamente decisa a scolarmi un altro Long Island.
Gliel'avrei fatta vedere io, a lui e alle sue manie di fare l'Edward Cullen della situazione.
-Dai per favore, non fare cazzate.- Bobby mi mise una mano sul ginocchio, come a farmi capire che non ci pensava proprio a farmi alzare.
-Ma lo sapete quanti cazzo di anni ho?-sbottai a quel punto. -Nessuno mi ha mai proibito di bere, neanche Rob stesso. Anzi, sono più le volte che mi ha fatto ubriacare.-
-Sì ma adesso state insieme e adesso lui non c'è e tutti sappiamo le cazzate che fai quando perdi la testa.-
-Ma la volete lasciare stare?- fece a quel punto la voce di Tom e non feci neanche in tempo a voltarmi verso di lui che mi vidi piazzare davanti un enorme bicchiere di birra.
-Fatela divertire cazzo, se lo merita. Esporranno i suoi lavori alla Aubin!- si mise a sedere accanto a me e mi passò un braccio attorno alle spalle.
-Perciò brindiamo a Sugar, alla sua collezione di dischi dei Beatles, al suo vestito di stasera che le mette in risalto le tette e alla sua nuova carriera artistica- sollevò il bicchiere e lo fece scontrare col mio.
Gli altri due lo imitarono sollevando a loro volta i bicchieri e tanti cari saluti ai propositi di non bere.
Rob aveva davvero dei begli amici su cui fare affidamento.
Scolai tutto di un fiato il mio bicchiere e guardai Tom fare altrettanto.
Stava davvero male, non c'erano dubbi in proposito.
Da che eravamo tornati da Berlino, non aveva fatto altro che trascorrere tutte le sue serate nei pub, come del resto avevo previsto, portandosi a letto ogni sera una ragazza diversa.
Pure più di una, a volte. Com'era capitato due notti prima, quando andando a casa sua la mattina lo avevo trovato in dolce compagnia di due turiste italiane.
Era davvero andato in pezzi e non c'era niente che nessuno di noi potesse fare.
Per quanto i suoi amici gli stessero vicino e cercassero di fare il possibile, a lui sembrava non importare un accidente.
C'era un'unica persona alla quale Tom dava ascolto, ma essendo Robert a migliaia di chilometri di distanza, lo stato pietoso in cui si trascinava stava cominciando a toccare livelli mai raggiunti prima.
-Io vado a farmi un altro giro- esclamò difatti, alzandosi in piedi e sparendo nella folla.
-Qualcuno forse dovrebbe controllare Tom, piuttosto che me.- feci io, seguendolo fino a che non mi fu più possibile scorgerlo.
-Io ci ho rinunciato.- mi voltai verso Sam, e Marcus che nel frattempo era rientrato annuì vigorosamente. -Sì cioè alla fine è grande e vaccinato. Siamo stati piantati tutti e inoltre la francese non piaceva a nessuno di noi, tranne che a te zuccherino si intende.-
-Trixie è strana. Non c'è da aggiungere altro.- replicai.
-Strana?! Quella è matta completa. La sera che Tom ce l'ha presentata ha voluto a tutti i costi che le suonassi tutti i pezzi del mio album uno dietro l'altro e quando le ho chiesto cosa ne pensava ha detto che sinceramente non capiva perchè mi affannassi tanto a cercare il mio posto nel mondo tramite la musica, perchè era evidente che avrei fatto meglio a darmi all'agricoltura.-
Lo guardai e trattenni a stento una risata.
-Forse non aveva tutti i torti, Bradley.- fece Bobby e tutti scoppiammo a ridere.
In quel mentre mi accorsi del cellulare che vibrava nella tasca dei jeans.
Lo estrassi velocemente e il nome Pattz che brillava allegro nel display mi fece sorridere come una cretina.
-Facciamo uno scherzo al coglione dai.- fece Marcus e senza darmi tempo di fare niente, mi strappò il cellulare dalle mani e rispose.
-Pronto!- gridò tentando di capire qualcosa sopra al frastuono assordante.
-Scusa chi sei?-
Si coprì l'altro orecchio con la mano -Questo è il cellulare della mia ragazza, cosa vuoi da lei?-
Scoppiammo tutti a ridere, perchè ci immaginammo la faccia di Rob in Giappone alle 9 di mattina che si chiedeva a chi cavolo appartenesse la voce al di là del telefono.
-Dai ridammi il telefono- mi sporsi verso Marcus, ma lui si allontanò.
-L'hai già chiamata altre volte? Cos'è, sei una specie di maniaco?-
Scossi la testa e riuscii a riprendere possesso del cellulare.
-ROB!- gridai, alzandomi dal tavolo diretta verso l'uscita sul retro.
Disse qualcosa che non capii e gli chiesi di ripeterlo 3 volte.
-Dicevo che non mi va che Marcus ti giri così tanto attorno. Ha sempre avuto un debole per te.- quando riuscii a guadagnare l'uscita, alla 4 volta finalmente fui in grado di capire ciò che voleva dirmi.
Scoppiai a ridere -Sì devo ammettere che ha fascino. Anche io ho sempre avuto un debole per lui.-
-Prendo il primo aereo e torno.-
-Dai stupido, come stai?-
-Insomma, mi sono appena alzato. Ho un mal di testa allucinante.-
-Le giapponesi ti fanno divertire, vedo.-
Ridacchiò e me lo vidi passarsi una mano fra i capelli. -No è che non sono più abituato a fare le ore piccole e non dovresti farle nemmeno tu. Fra poco vai a casa vero?-
-Scusa?-
-E' tardi, domani devi alzarti presto per tornare alla Aubin. Mi sto semplicemente preoccupando per te.-
-Ah certo. Pagare i tuoi amici perchè mi tengano d'occhio è un comportamento un po' paranoico se permetti-
Ci fu un istante di silenzio.
-Sapevo che non dovevo fidarmi.-
-Non ho bisogno delle balie-
-Comunque non li ho pagati, si sono offerti loro.-
-Comunque mi hanno già fatta ubriacare, quindi se fossi in te prenderei provvedimenti.-
Rise e anche se un po' ce l'avevo con lui, mi mancava troppo per poter fare la permalosa.
-Oggi Stuart Semple mi ha detto che ispiro famiglia.-
-Ti conosce da una mattina e ha già capito tutto di te. Poi non devo essere geloso, eh.-
-Rob. Stiamo parlando di Stuart Semple, non so se hai presente. Quello gay fino al midollo.-
Si mise a ridere e io lo imitai.
-Ha detto che sono come la cannella e poi ha farfugliato qualcosa sul Natale e sui parenti nel Dorset.-
-Ok non sono più geloso.-
Scossi la testa e mi misi a ridere mentre lui faceva altrettanto a millemila chilometri di distanza.
Mi raccontò di quello che aveva fatto la sera precedente, della folla impazzita, del ristorante dove aveva dovuto farsi le foto con la nonna della proprietaria che era una fan sfegatata e quando ebbe finito avrei voluto che ricominciasse tutto d'accapo perchè sapevo che la conversazione era arrivata al termine.
-Manca poco adesso, eh.- disse poi.
-5 giorni.- feci io.
-Passano in fretta dai.-
-Se lo dici tu.-
-Ti amo ubriacona-
-Anche io, paranoico che non sei altro.-
-Ci sentiamo domani-
-Ok, bacio- chiusi la chiamata e alzai gli occhi al cielo, immaginando che anche lui stesse guardando il cielo di Tokio in quell'esatto istante.
Quando rientrai dentro c'era Naive dei Kooks a tutto volume e non appena giunsi in prossimità del nostro tavolo, dopo aver urtato Lily Allen e averle chiesto scusa, notai che il Brit Pack si era composto di un nuovo elemento.
Una ragazza dai lunghissimi capelli biondi era seduta accanto a Tom e stava ridendo a crepapelle per qualcosa.
-Guardate chi è tornata- esclamò Bobby, quasi urlando ed io mi chiesi quanta altra birra avesse mandato giù nei 10 minuti che ero stata via.
-Mi sono evidentemente persa qualcosa- esclamai e la ragazza bionda mi guardò sorridente.
-Era tuo questo posto?- fece, indicando la sedia sulla quale era seduta.
-Sì ma tranquilla, te lo cedo volentieri-
Tom le mise un braccio sulle spalle e se la avvicinò ulteriormente.
Vidi gli occhi di tutti spostarsi sulla sua mano che stava lentamente scendendo sul braccio della ragazza e immediatamente seppi ciò che tutti stavano pensando.
Sapevamo come quella storia andava a finire, l'avevamo già vista centinaia di volte.
-Così tu sei Sugar, vero?- la ragazza bionda mi sorrise allegra, mentre io prendevo posto accanto a Bobby e io le sorrisi di rimando.
-Esatto!- le porsi una mano e lei me la strinse. Aveva una mano lunga ed affusolata, una di quelle che fanno invidia solo a vederle.
-Amber- disse.
Accipicchia, Tom aveva puntato davvero in alto quella volta.
-Le mie amiche avevano fatto una scommessa- fece lei, voltandosi di poco ad indicare con la testa due ragazze a qualche tavolo di distanza.
-Non credevano che sarei riuscita a bere col Brit Pack- continuò e poi alzò il suo bicchiere e prese un altro sorso.
-Hai visto zuccherino, siamo famosi!- Marcus stava letteralmente gongolando sulla sedia.
-Anche le modelle di Victoria's Secret ci conoscono- Bobby non le stava togliendo gli occhi di dosso e Tom, dal canto suo non ci pensava minimamente a lasciare andare la sua spalla nuda.
-Victoria's Secret accidenti!- feci io, improvvisamente conscia che Amber non poteva essere altro che quello.
-Beh si..- arrossì leggermente -Ho fatto qualche sfilata ma niente di più-
-Io proporrei un brindisi ragazzi- esclamò Tom, sollevando la mano dalla spalla di Amber solo per prendere il suo bicchiere.
Gli altri lo imitarono immediatamente, figurarsi.
-Ad Amber e alle sue amiche che l'hanno mandata ad ubriacarsi con noi- si voltò verso il tavolo delle amiche di Amber e sollevò il bicchiere sorridendo.
-Alle modelle di Victoria's Secret- fece Marcus e gli altri due ripeterono in coro.

10 minuti dopo eravamo tutti ubriachi fradici.
C'era Crazy In Love di Beyoncè che rimbombava dappertutto e senza che me ne fossi resa conto mi ritrovai in piedi sul nostro tavolo, con la camicia di Sam addosso e Amber che ballava accanto a me.
-Got me lookin so crazy right now- cantava lei, mentre io le facevo eco -Your love's got me lookin so crazy right now-
-Questa la mandiamo a Pattinson!- riuscii a cogliere un frammento di frase di Bobby mentre ci scattava una foto col cellulare, ma in quel momento non mi interessava niente.
Volevo solo ballare, ballare e divertirmi come non facevo da troppo tempo.
Amber era uno spettacolo, si era formata una folla ben nutrita sotto di noi e tutti non avevano occhi che per lei.
Tom era imbambolato, letteralmente imbambolato.
-Un applauso alle nostre cubiste- sentii dire al microfono.
-Pare che una delle due bellissime bionde sia la zolletta di zucchero di Robert Pattinson, mi sbaglio?-
Ci fu un boato e Marcus e Sam mi indicarono, proprio prima che un fascio di luce ci colpisse in pieno.
Io alzai una mano in segno di saluto e Amber mi strinse a sè. Qualcuno ci scattò qualche foto e poi continuammo a ballare come matte.
Alla fine, Tom porse una mano ad Amber e la fece scendere dal tavolo, non con poche difficoltà.
Lei gli finì addosso e caddero entrambi su un divanetto.
Tempo due secondi e si stavano baciando.
-Ecco qua- fece Sam, ammirando la scena.
-Peccato, Amber mi piaceva. Non se lo merita...- continuò Bobby.
Già lo pensavo anche io. Amber non era la solita sciacquetta da rimorchio da quattro soldi e sperai che Tom ne fosse cosciente.
Dopo Trixie non si era più risollevato e aveva creduto che il dolore si sarebbe attenuato col tempo, andando a letto con tutte le donne della Gran Bretagna e non, ma forse stavolta potevamo sperare per qualcos'altro.
-Sammy l'accompagni tu Sugar a casa?- fece, quando si allontanò dalle labbra di Amber e si voltò a guardarci.
Sam annuì e io lo fissai seria.
-Tom Sturridge...- cominciai ma lui mi interruppe subito con la potenza del suo sguardo di ghiaccio.
Poi si alzò dal divanetto e dette una mano ad Amber.
Mi sorrise quando mi passò vicino e forse me l'ero soltanto immaginato, ma fui sicura che nello sguardo che mi lanciò voleva farmi capire che non dovevo preoccuparmi e che sapeva a cosa andava incontro.
-Ciao ragazzi.- fece, mano nella mano con Tom.
Ci fu un sospiro generale, quando si furono allontanati verso l'uscita e poi Marcus se ne uscì con -Allora..birra a casa mia?- e tutti acconsentimmo.
Forse Rob non sarebbe stato propriamente felice, ma mi venne in mente una frase di Rossella O'hara e decisi che ci avrei pensato l'indomani.
Dopotutto, domani è un altro giorno.


Salve a tutte quante fanciulle!
Innanzitutto scusatemi come al solito per il ritardo, ma per la stesura di questo ci sono stati un bel po' di problemi tecnici di varia natura.
L'università comunque ha la colpa più grande, come al solito del resto XD Sabato avevo l'esame di ECONOMIA O____O ebbene sì finalmente l'ho dato XD e devo dire che da una parte mi dispiace perchè mi ispirava nelle ff ahahaha cmq spero di riuscire a farcela anche senza di lei adesso.
No comunque, scherzi a parte. Sto cascando dal sonno e mi sento uno schifo di persona perchè n non riesco  a rispondervi una per una ç___ç mi perdonate???
E' che adesso che finalmente ho finito di scrivere volevo postare subito, anche perchè domani non ci sarò tutto il giorno però mi si chiudono veramente gli occhi.
Scusate, scusate, scusate. Mi farò perdonare, ve lo prometto!
In ogni caso sappiate che amo indiscutibilmente tutte le vostre recensioni e senza di voi non saprei proprio come fare!

Dedico questo capitolo a due persone splendide, la Ale e la Charlie che in questo ultimo periodo mi sono state vicine e con le quali sto costruendo un rapporto meraviglioso.

Vi voglio bene ragazze, non dimenticatevelo.

Ale questo capitolo poi è per te <3 so che comunque ho fatto pena nel renderti come dovevo, però spero ti sia piaciuto lo stesso...migliorerà nei prossimi capitoli vedrai!
Ti sono vicina sappilo e ti voglio un bene incommensurabile.




Nighty night and stay tuned



Rob mi appartiene finalmente, yaaaaaay!!

No ok scherzavo -.-





























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Capitolo 28
*** «girls just wanna have fun. ***


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28


-Victoria's Secret?- per poco non mi strozzai con la spremuta d'arancia e Lizzie mi guardò divertita.
-Cosa c'è di strano?- chiese tranquillamente, finendo di imburrarsi il toast.
-Io non c'ho mai messo piede Lizzie, e non intendo di certo farlo ora.-
-Ma come? Ho visto che te la intendi bene con le modelle. Qual è il problema?-
Era impazzita.
Non c'era altra spiegazione se la sua idea di "mattinata di shopping insieme come eravamo abituate a fare ogni sabato mattina" corrispondeva al provarsi decine e decine di completini intimi sexy con prezzi da capogiro e che nemmeno nei miei sogni più sfrenati ero in grado di indossare.
-Magari in quelli più sfrenati di Rob sì però- mi aveva fatto notare lei, quando le avevo esternato il mio scetticismo in merito.
E la spremuta di arancia mi era andata di traverso un'altra volta.
-Di cosa parlate signorine?- aveva fatto a quel punto Clare, entrando in cucina sorridente come il sole, posando i sacchetti con la spesa sul ripiano in fondo alla parete.
-Niente mamma, parlavamo di sogni- fece Lizzie ridacchiando.
-Oh io ne ho fatto uno stranissimo stanotte! C'era un coccodrillo nel giardino e tuo padre gli portava da mangiare come fosse un cagnolino-
-Hai smesso di prendere le pillole per dormire, vero?- Lizzie la guardò quasi preoccupata e io scoppiai a ridere.
-E' sicuramente migliore del mio. Ho sognato che ero su un' immensa ruota panoramica in un luna park completamente deserto, ed ero bloccata là in cima. Mi sono svegliata urlando.-
Clare mi guardò a fondo -Forse non dovresti dormire in camera di Rob da sola. E' evidente che soffri troppo la sua lontananza.-
-Mamma non dire cavolate. E' che ieri sera ci siamo viste un horror, The Funhouse, e la ruota panoramica aveva un ruolo fondamentale nel film.-
Clare scosse la testa con disapprovazione.
-Ma perchè dovete guardarvi certi film? Non sono meglio quelli romantici? Ieri sera c'era Lovestory per esempio. Che meraviglia.- fece con sguardo sognante.
Lizzie continuò a guardarla con cipiglio scettico.
-Mamma. Per favore. Ti pare che ci guardiamo un dramma del genere? Sugar controlla il cellulare ogni istante per vedere se per caso ha squillato misteriosamente e lei non se ne è accorta, è praticamente in una relazione con la sua casella email perchè non si sa mai Magari Rob mi ha scritto...Vuoi che si tagli direttamente le vene?-
Clare mi guardò triste e si avvicinò -Oh tesoro, adesso manca davvero poco però. 3 giorni passano in un baleno.-
Ora, onestamente.
Lizzie l'aveva fatta davvero tragica. Io non controllavo il cellulare ogni istante, davo soltanto una sbirciatina casuale, semmai. Semmai.
E solo perchè a volte non sentivo la suoneria e capitava che perdessi le sue chiamate.
E poi controllavo le email per vedere se per caso Stuart Semple avesse cambiato la data dell'esposizione. Non certo per Robert.
Figuriamoci.
-Lo so infatti.- dissi alla fine, sorridendo a Clare e lei mi accarezzò il viso con un gesto così materno da farmi sentire felice tutto insieme.
-Comunque stasera ti preparo il letto in camera di Lizzie.-
Lizzie alzò gli occhi al cielo e io sorrisi.
-Ok.-
Clare continuò un po' a sfaccendare in cucina, mentre io e Lizzie finivamo di fare colazione e poi ci andammo a vestire.
-Non vedo l'ora di essere da Victoria's Secret!- fece lei non appena misi piede in camera, finendo di asciugarmi i capelli con l'asciugamano.
La guardai esasperata e mi misi a sedere davanti al suo enorme specchio da toeletta.
Quello specchio era la cosa che più le avevo invidiato per tutti gli anni della nostra adolescenza. Era stato un regalo di suo padre e ci avevamo trascorso i pomeriggi interi a truccarci in maniera impossibile, fingendo di essere delle superstar.
Adesso sorrisi pensando che Lizzie ci si truccava davvero davanti prima di andare alle premiere di suo fratello.
Premiere alle quali io non avevo ancora mai avuto la fortuna di partecipare.
L'unica che avrei potuto vedere, prima che la stupidità bloccasse i nostri rapporti per 2 anni, era stata quella di Harry Potter, ma la febbre a 40 mi aveva impedito di mettere piede sul red carpet dell'Empire.
Faceva quasi ridere pensare che proprio io, la sua migliore amica e adesso fidanzata, fossi davvero l'unica persona a non averlo mai accompagnato ad un evento tanto importante.
Mi guardai, passandomi una mano sul volto. Ero diventata improvvisamente triste.
-A che pensi?- mi chiese Lizzie e spostai lo sguardo sulla sua immagine riflessa, sdraiata nell'ampio letto dietro di me.
Sorrisi un po' e iniziai a mettermi la crema sul viso.
-Io non sono mai andata ad una premiere.-
Lizzie corrugò le sopracciglia.
-Davvero?-
-Ah ah-
Poi mi scrutò ancora, e stavolta sorrise -Avrai un sacco di tempo per recuperare adesso. Hai presente la mole assurda di film per i quali mio fratello è scritturato?-
Sospirai -Ho presente.-
-Intanto a Marzo c'è quella di Remember Me.-
-Lo so. In realtà a Londra è a Marzo. A fine Febbraio è a New York-
-E tu vai.-
Non era una domanda ovviamente.
-Non lo so...cioè sì...credo...se lui vuole...-
Lizzie interruppe il mio blaterare con una risata allegra -Se lui vuole? Smettila Sugar. Adesso sei la sua donna, ma l'hai capito o no? Non è più come quando lo andavamo a vedere a teatro e tu lo prendevi in giro per i capelli lunghi e se qualche volta non andavi lui ci rimaneva male ma bastava un tuo sorriso e tutto tornava a posto. Adesso state insieme. Tu devi esserci sempre.-
Tornai a focalizzare lo sguardo sui tratti del mio viso e improvvisamente mi immaginai accanto a lui sul red carpet, la mano stretta alla sua, le luci del mondo dello spettacolo puntate su di noi.
-Io non sono in grado.- esclamai, più a me stessa che a Lizzie.
Lei scosse la testa e si alzò dal letto -Fidati che lo sei.- mi venne vicina e si sedette accanto a me.
-Intanto cominciamo dalla biancheria.- e mi sorrise maliziosa.
Lasciai dissolvere i pensieri di inadeguatezza da eventi mondani per concentrarmi su quelli di vestiario.
-Lizzie...-
-No. Sugar prendilo come favore personale a me. Devo ancora comprare il regalo di Natale a Rob. Sono sicura che apprezzerà infinitamente.-
La guardai allibita e scossi la testa -Sai mi imbarazza alquanto parlare di queste cose con te.-
-Cosa? Noi abbiamo sempre parlato di queste cose! Ricordo male o il completino sexy che volevi indossare per sedurre quel tipo che lavorava con te al negozio di cd, l'avevi scelto con me?-
-Si ma poi non mi è servito.- puntualizzai io, non riuscendo a trattenere un sorriso al ricordo di quella disastrosa sera di 5 anni prima.
Jake mi aveva riaccompagnata a casa con la sua macchina e quando aveva provato a infilare la mano sotto la gonna io gli ero scoppiata a piangere in faccia e la cosa era finita grossomodo lì.
Grossomodo perchè poi era stato umiliante lavorare a stretto contatto i giorni successivi, beccandosi le occhiatine e risatine di tutti.
All'epoca infatti non sapevo quanto a Jake piacesse chiacchierare.
-E comunque è diverso Lizzie. Stiamo parlando di tuo fratello adesso, non più di un tipo qualsiasi.- feci, tornando a guardare il suo viso accanto al mio attraverso lo specchio.
-Zuccherino siamo donne adulte su. Non c'è niente di cui vergognarsi. E fidati di me se ti dico che un bel completo da Victoria's Secret è proprio quello che ci vuole.-
Sospirai e iniziai a spazzolarmi i capelli.
-Se lo dici tu...-

Mezz'ora dopo ci ritrovavamo al n° 10 di Margaret Street, io altamente scettica in merito a tutta quella faccenda, Lizzie felice come una pasqua, sommersa da una miriade di buste provenienti dalla quasi totalità di negozi affacciati su Oxford Street.
-Welcome to paradise- disse, spingendo la porta a vetri, canticchiando l'omonima canzone dei Green Day.
-Non mi citare i Green Day, Lizzie. Non è il caso.-
-Ok, ok.- alzò le mani in segno di resa e si fece da parte per farmi passare.
Immediatamente mi sembrò di essere capitata sul pianeta delle Barbie.
Solo che erano vive e molto più che vegete.
Le ragazze più belle del pianeta erano tutte lì, concentrate insieme in una nuvola di profumo e capelli setosi.
E gambe lunghissime.
E visi perfetti.
E io fui sul punto di riaprire la porta, fiondarmi nello Starbucks in fondo alla via e affogare i miei dispiaceri in una cioccolata calda alla nocciola con panna montata.
-Posso darvi una mano?- fece però una voce angelica e Lizzie, intuendo forse i miei propositi, mi afferrò una mano e mi spinse davanti a sè.
-Sì, la mia amica deve fare il regalo di Natale al suo ragazzo. Torna dopodomani, e sono 3 mesi che non si vedono...-
3 mesi?!
Mi voltai fulmineamente verso di lei, pronta a ribattere che in realtà erano state solo 2 settimane, ma la commessa mi sorrise maliziosa, come consapevole di un qualcosa di infinitamente superiore.
-Capisco.- esclamò.
-Non saprà resistere alla nuova linea Christmas, vedrai- continuò a sorridere sorniona e ci fece strada verso un reparto pieno di completini rossi.
-Visto? E' quello che dico anche io!- Lizzie si mise a ridere e mi precedette, iniziando ad ammirare i reggiseni.
-Vogliamo andare sul genere provocante, o sul velatamente sexy?- fece la commessa, prendendo un po' di modelli e senza neanche darmi tempo di rispondere.
-Oppure su quello timido ma spinto?-
Io sbarrai gli occhi e lei si mise a ridere, probabilmente considerandomi una povera sprovveduta.
-Ok senti, io te ne scelgo qualcuno e tu li provi. Poi vediamo qual è quello in cui ti trovi meglio-
-Io andrei sul timido ma spinto- fece Lizzie, strizzandomi l'occhio e mostrandomi un paio di culotte di pizzo rosse con la scritta "Merry Christmas" sul davanti.
Stavo per ribattere che quasi avrei preferito quelle con scritto "Scartami" quando mi sentii chiamare all'improvviso e non appena mi voltai, il sorriso abbagliante di Amber quasi mi accecò.
-Amber!- feci, andandole incontro ed abbracciandola.
Lei sorrise ancora di più e gli occhi le si illuminarono splendidamente.
-Shopping, eh?-guardò il minuscolo paio di mutandine che ancora stringevo fra le mani e scoppiammo entrambe a ridere.
-Lasciamo stare ti prego.- scossi la testa.
-Tu devi essere la nuova amica di Sugar- fece a quel punto Lizzie, avvicinandosi a noi due.
Amber le tese la mano -E scommetto che tu sei la sorella di Robert.-
Lizzie annuì sorridendo, stringendole la mano -Lizzie, piacere di conoscerti.-
-Beh, posso aiutarvi?- chiese poi Amber e al sorriso che mi rivolse era decisamente impossibile dire di no.
Alzai gli occhi al cielo e lei capì di avere carta bianca.
-Lascia stare Kylie, ci penso io- fece poi rivolta alla commessa di prima, la quale con un cenno del capo si allontanò.
-Kylie è nuova, non sa ancora come destreggiarsi. Vedete questi non sono semplici capi di abbigliamento. Victoria's Secret è un modo di vedere la vita.-
Io e Lizzie la guardammo affascinate.
-Sì perchè potresti aver avuto una brutta giornata, il cane si è mangiucchiato gran parte della relazione che avevi appena finito di scrivere per la riunione delle 09:00, oppure il tuo ragazzo ti ha mollata e ti senti uno schifo. Beh tutto questo non conta più niente quando indossi uno di questi...- e si voltò per prendere da un espositore alle sue spalle un reggiseno della sfumatura di arancione più delicata che avessi mai visto.-
-Con questo indosso tu puoi conquistare il mondo!- finì il suo discorso con una enfasi così pura che mi fece venire voglia di comprarne 25 di quei completini.
-Io lascerei perdere la collezione Christmas, fidati di me.- mi strizzò l'occhio e ci fece cenno di seguirla.
Mi voltai giusto un istante verso Lizzie e la vidi molto più che eccitata.
-Saremmo dovute venire molto tempo fa- esclamò socchiudendo gli occhi e respirando a pieni polmoni il profumo di fiori freschi diffuso dappertutto.
-Io vedrei bene qualcosa sul blu...che dici?- Amber si fermò di fronte ad una fila di delicatissimi completini color indaco.
-Ti risaltano gli occhi.-
Ne prese uno e me lo porse.
-Slip, culotte o perizoma?.-
-Perizoma.- rispose Lizzie per me, afferrandolo lei stessa e porgendomelo.
Ma io avevo voce in capitolo? Evidentemente no.
Così con la consapevolezza che non avrei mai potuto decidere autonomamente con la presenza costante di Lizzie, sospirai e presi i capi di biancheria che mi stava porgendo.
Amber mi sorrise e mi mostrò la strada per i camerini, che poi chiamarli camerini mi pareva riduttivo dal momento che avevano un'anticamera con delle poltroncine in pelle e un tavolo con delle tazze di caffè sopra.
-Voglio provare anche io qualcosa!- fece Lizzie, e scomparve l'istante successivo.
-Iniziamo a divertirci!- sentii fare Amber al di là della tenda rosa che separava il mio camerino dall'anticamera e non potei fare a meno di sospirare, guardando la mia figura riflessa nell'immenso specchio.
Mi immaginai un solo istante davanti a Robert con uno dei tanti babydoll in pizzo che Amber mi aveva portato e mi venne una leggera fitta di ansia.
Forse avrei dovuto davvero iniziare a vestirmi in maniera diversa, più adeguata al suo stato di importante personalità a livello mondiale.
Cresci Sugar mi ripetei mentalmente e con un ultimo sospiro, iniziai a spogliarmi.


Un'ora dopo ero stremata.
Letteralmente.
C'era una catasta allucinante di reggiseni sulla sedia accanto a me, e una altrettanto grande di pigiami sul panchetto di fronte allo specchio.
Ero sudata e stanca e l'unica cosa che desideravo fare era affondare i denti in un bagel al salmone affumicato.
Lizzie aveva già scelto cosa comprarsi e mi attendeva allegra nell'anticamera, sorseggiando un bicchiere di champagne con Amber.
Nonostante non fosse una commessa lì, Amber era ovviamente pratica del mestiere e così mi aveva seguita per tutta la mattina, andando a prendermi i completini più belli che avessi mai visto, consigliandomi su quelli migliori e chiacchierando amabilmente con noi per tutta la durata della nostra sessione di shopping.
-Zuccherino ti voglio vedere con quell'ultimo babydoll addosso. Quello color malva!- Lizzie mise la testa dentro il camerino e sorrise felice.
-A Rob verrà un colpo.-
-Piantala stupida.-
-Poi mi saprai dire.- continuò lei sempre sorridente.
-Io non ti dirò proprio niente, pervertita.-
Scoppiò a ridere e in quell'istante comparve anche Amber.
-Sugar lo devi prendere questo. Ti sta una meraviglia.-
Mi passai i capelli su una spalla e mi guardai per l'ennesima volta.
Ok, forse non era completamente male.
Era un babydoll in pizzo, completamente aperto sul davanti, chiuso da un fiocchettino minuscolo all'altezza del seno.
E il colore risaltava davvero quello dei miei occhi.
-Te lo porto anche nero se vuoi- fece Amber continuando a guardarmi con occhi attenti.
-Ma il malva ti sta davvero bene.-
-No, grazie Amber. Penso che prenderò questo.-
Lizzie battè le mani felice.
-Non ti esaltare Liz. Non lo metterò mai. Lo prendo solo per farti contenta.-
Lei si ammutolì all'istante.
-Scherzavo dai- scossi la testa. -Magari lo metterò una volta o due. Nelle occasioni speciali.-
-Quello bianco lo prendi?- fece lei, come se non mi avesse neanche ascoltato.
Seguii la traiettoria del suo sguardo e alzai gli occhi al cielo.
-No.-
-Ma è la cosa più meravigliosa che abbia mai visto. E' in tulle e satin ed è così delicato.-
Presi in mano il babydoll oggetto della venerazione di Lizzie e la guardai in volto.
-E' della collezione nuziale, Liz. Per questo aspettiamo ancora un po' magari, ok?-
-Come vuoi...-fece lei e si richiuse la tendina alle spalle.
-Porto le cose che hai scelto alla cassa- fece Amber e dopo 2 secondi fui sola.

         
                                         
                                                             ∞∞

Se mi fossi vista dall'esterno, probabilmente non mi sarei riconosciuta.
Non con quelle tre buste rosa dalla scritta Victoria's Secret
stampata sopra, a camminare per Oxford Street.
Amber accanto a me camminava sicura e bellissima sulle sue Jimmy Choos, i biondissimi capelli al vento.
Lizzie dall'altra parte, parlava al cellulare con il produttore del suo ultimo disco.
Sembravamo uscite dalla copertina di Vogue.
-Ti va un caffè con noi?- avevo chiesto ad Amber, dopo aver pagato i 4 completini intimi, i due babydoll e un pigiama di seta.
Lei mi aveva sorriso e si era infilata gli occhiali da sole.
-Offro io però- aveva semplicemente detto.
Non le avevo ancora fatto parola di Tom, ma sapevo che prima o poi l'argomento sarebbe finito in tavola. Sopratutto perchè da quella sera al Groucho Club non avevo più avuto sue notizie, e nemmeno gli altri lo avevano sentito.
Rob mi aveva telefonato il giorno prima e mi aveva chiesto se per favore potevo almeno assicurarmi che non si fosse lasciato annegare nel Tamigi.
Ma che simpatico.
-Ragazze scusate ma devo scappare- esclamò improvvisamente Lizzie, chiudendo la chiamata e guardandoci dispiaciuta.
-Steve deve parlarmi urgentemente, ci sono dei problemi per una canzone. Forse rischiamo un'accusa di plagio.- scosse la testa sconsolata.
-Tranquilla Liz. Ci vediamo stasera dai tuoi- feci io e lei sorrise.
-Sì a stasera!- poi salutò Amber e si allontanò veloce.
-E' davvero simile a Robert- esclamò lei, una volta che Lizzie non fu più in vista.
Mi ritrovai ad annuire e a pensare a come nel corso degli anni molti tratti dei due fratelli avessero iniziato ad assomigliarsi, e non solo fisicamente.
-Già, non immagini nemmeno quanto.-
-Tu li conosci da tanto quindi?-
-Ci sono cresciuta con i Pattinson. Eravamo vicini di casa fin da bambini.-
Lei sorrise e davvero era impossibile non invidiarle quello scintillio luccicante di denti.
-Mi ricorda tantissimo uno dei miei film preferiti, Ritorno alla laguna blu- disse.

Io scoppiai a ridere -E' anche uno dei miei-.
-Vi manca soltanto il fatto di essere naufragati su un'isola deserta nel mare delle Maldive.-
-Meno male, perchè noi saremmo probabilmente morti dopo due giorni. Non credo proprio che Robert se la cavi bene con la pesca.-
Amber rise e io la imitai -Siamo arrivate- feci poi, aprendole la porta di un piccolo caffè italiano.
Una volta dentro prendemmo posto nel tavolo più appartato del locale e un cameriere venne subito a prendere le nostre ordinazioni.
-Per me un'acqua tonica- disse lei -Sugar?-
-Un caffè, grazie.-
Non appena il cameriere si fu allontanato, Amber si tolse gli occhiali da sole e li posò accanto a sè.
Nonostante l'azzurro dei suoi occhi fosse sempre brillante, riuscivo a scorgere senza problemi una nota amara.

-Hey Amber- cominciai e lei spostò immediatamente il suo sguardo su di me.
-Devo chiedertelo, a costo di sembrarti indelicata e impicciona, ma devo chiedertelo.-
Arricciò impercettibilmente quasi l'angolo destro della bocca, forse stava ricordando chissà cosa.
-Cos'è successo con Tom 2 sere fa? Sono giorni che nessuno di noi lo sente, ha sempre il cellulare staccato e a casa non lo troviamo mai.-
Lei si passò i capelli dietro un orecchio e sospirò.
-Tom non va bene per me, Sugar.-
-Si è comportato male?- chiesi timorosa di una sua risposta positiva a quella domanda.
Purtroppo conoscevo bene i livelli di stronzaggine che i membri del Brit Pack riuscivano a toccare quando si trattava di portarsi a letto ragazze sempre diverse.
Lei scosse la testa e sorrise amaramente -No non è questo. Anzi forse sono stata io quella a comportarsi male, però vedi Sugar, io non voglio essere la distrazione di nessuno. Voglio dire che ci sono già passata e ho già ricoperto il ruolo della ragazza scaccia chiodo di qualcun altro e non voglio più esserlo.-
si interruppe un secondo quando il cameriere di prima tornò con le nostre ordinazioni e poi riprese a parlare -E' evidente che lui non sta bene. Sta soffrendo in maniera atroce per un'altra ragazza e facendo così sta solo peggiorando le cose. Per questo me ne sono andata la mattina dopo, perchè quando mi sono svegliata lui era già in cucina a fare colazione e non mi scorderò mai il guizzo che hanno fatto i suoi occhi quando mi hanno vista comparire sulla soglia. Stava aspettando qualcun'altra, non me. Stava immaginando di veder comparire un'altra persona ed invece ero io e questa cosa mi ha fatto stare male.-
Mi dispiaceva da morire per lei, perchè si vedeva che ci teneva e che avrebbe voluto dare una chance a quella cosa che era nata con Tom, ma preferiva tirarsene fuori da sola prima che fosse troppo tardi.
-Gli ho detto che era stato tutto un enorme sbaglio e che doveva smetterla di comportarsi così e riprendere a vivere e poi me ne sono semplicemente andata. Lui non mi ha neanche risposto.-
-Sai Amber..ti capisco e ti apprezzo anche. Tu non sei affatto una delle solite ragazze che Tom rimorchia al Groucho e che poi spariscono la mattina successiva come niente fosse. Tu ci tieni a lui e si vede. E' che lui è ancora così maledettamente fragile...ha il cuore devastato.-
-Me ne sono accorta- fece lei, sorridendo a malapena.
-Comunque, per rispondere alla tua domanda- continuò poi -Non ho idea di dove sia Tom. Me ne sono andata quasi subito e da allora non l'ho più sentito. Lui ha il mio numero ma non mi ha mai chiamata. Dubito che lo faccia a questo punto.-
Sospirai e mi lasciai andare allo schienale dietro di me -Credo sia a casa dei suoi genitori. Non l'ho ancora
detto agli altri perchè non capirebbero e magari lo prenderebbero anche in giro, ma lui va lì quando ha bisogno di riflettere. L'ha sempre fatto.-
-Ha un po' di cose su cui riflettere, sì- Amber finì di bere la sua acqua tonica e guardò fuori dalla finestra.
Per un attimo mi chiesi quali storie ci fossero dietro a quegli occhi splendenti, a quel sorriso perfetto, a quella voce un po' da bambina.
Quanto aveva sofferto Amber? Aveva avuto il cuore spezzato? Aveva spezzato il cuore di qualcuno?
Magari un giorno me l'avrebbe raccontato.
-Beh senti Amber...- feci poi, colpita da un'idea improvvisa. -Dopodomani c'è una specie di esibizione alla Aubin Gallery. Conosci Stuart Semple?-
Sorrise -Certo che sì-
-Ecco beh una delle mie foto verrà esposta nella mostra This Is England e mi farebbe davvero piacere che ci fossi anche tu.-
Le sorrisi e sperai di farle capire che davvero mi avrebbe fatto piacere averla con me.
-Ci sarà tutto il Brit Pack ovviamente..anche Tom spero. Magari non lo so..potreste parlare. Senza alcolici di mezzo e senza sesso.-
Rise un po', ma capii immediatamente che stava prendendo seriamente in considerazione la mia richiesta.
-Perchè vedi, secondo me un'altra chance devi concedergliela. Deve soltanto trovare il modo di uscire da questa spirale di autodistruzione nella quale si è infilato con tutte le scarpe.-
Lei annuì -Va bene.- fece poi.
-Ci vengo volentieri. E poi potrai finalmente presentarmi Robert-
-Temo che per quello dovrai aspettare. E' ancora a Parigi a promuovere New Moon. Tornerà il 24, in tempo per la grande cena della Vigilia di casa Pattinson- alzai gli occhi al cielo ma non potei non provare una fitta di euforia e di una strana e malinconica nostalgia al pensiero di un'altra Vigilia con la mia famiglia. Mi erano mancate veramente troppo e me ne resi conto solo quando mi misi a pensare a me e Rob sdraiati sul suo divano a guardarci Nightmare Before Christmas con un piatto di biscotti in mezzo a noi.
L'avevamo fatto fino ai 22 anni, fino a quando il pavimento del suo salotto aveva messo fine alla fase da bambini della nostra vita.
-Ti suona il cellulare, Sugar- esclamò ad un tratto Amber, indicando la borsa che avevo appeso alla sedia.
Lo estrassi velocemente e quando lessi il nome sul display non riuscii a trattenere una risata allegra.
Vixie.

-Rampolla Hetfield!- gridai, il sorriso a 32 denti.
-Shoo! Sei proprio una fottutissima stronza, lo sai vero? Non ti fai mai sentire!- scoppiammo a ridere tutte e due e me la immaginai sotto il sole della California, sdraiata sul materassino a rilassarsi nella sua mega piscina.
-Senti devo farla breve, devo scappare al Kerrang! a lasciare un articolo...- sentii che improvvisamente aveva cambiato tono di voce.
-Ero su internet stamani a farmi gli affari miei su Perez Hilton e quando dico farmi gli affari miei su Perez Hilton, intendo proprio farmi gli affari miei su Perez Hilton, dal momento che a quanto sembra io e Armstrong siamo diventati la coppia più paparazzata degli Stati Uniti d'America. Comunque sia...- la sentii battere qualcosa sulla tastiera del pc -...a un tratto spunta fuori una foto di te che balli su un tavolo con una strafiga bionda e accanto un'altra foto di Robs mano nella mano con Kristen Stewart all'aeroporto di Parigi. E il titolo dell'articolo era "Quando il gatto non c'è...si diverte lo stesso"-
Rimasi in silenzio.
-Devo essere aggiornata su qualcosa?- chiese, praticamente in panico.
 Per tutta risposta scoppiai a ridere -Tranquilla Vixie, è normale routine.-
-Normale routine? Ballare seminude sui tavoli con addosso camicie da uomini è normale routine?-
-Mi stavo divertendo e poi ero ubriaca.-
-Ah. E Rob lo sa?-
-Lo sa, lo sa. Si è già incazzato a dovere con i suoi amici per avermi fatto bere e hanno già fatto pace, quindi arrivi in ritardo.-
-E che mi dici della foto all'aeroporto?-
Beh quella sinceramente mi aveva dato un po' fastidio la prima volta che l'avevo vista ma non avevo di certo nessuna voglia di mettermi a fare la paranoica e quando c'eravamo sentiti era bastato il suo tono di voce allegro a farmi desistere da qualsiasi tentativo di dare il via alle elucubrazioni.
-Niente, erano soltanto stanchi quando sono scesi dall'aereo. E poi non se la stavano davvero dando la mano, camminavano vicini. E in ogni caso sono molto amici, quindi non ci sarebbe niente di strano.-
-Se lo dici tu, io mi fido Shoo.-
-Brava, fidati di me.-
Scoppiammo di nuovo a ridere.
-Devo scappare adesso- fece lei e io fui colpita dalla voglia matta di rivederla.
-Senti Vixie, sei sempre pronta a fare pazzie giusto?-
-Certo.-
-Perfetto. Domani vai al LAX, salta sul primo aereo che porta a Londra e vieni da me.-
Un istante di silenzio fu interrotto dalle sue risate incredule.
-Cosa?-
-Sì il 23 ho la mia prima vera esibizione. Non vorrai mica perdertela? E poi non ci sarà neanche Rob e ho bisogno di più gente possibile per riempire il vuoto della sua assenza- stavolta fui io a scoppiare a ridere, prima ancora di aver finito la frase.
-Shoo, io lo faccio.- disse lei.
Quanto l'adoravo.
-Ti amo, Hayley Victoria. Sappilo.-

-Anche io, inglese da strapazzo.-
-Allora ci vediamo domani!-
-Beh sì, dammi solo il tempo di dare la notizia al resto degli Hetfield e a Billie e poi sono da te.-
-Perfetto fammi sapere!-
Chiusi la chiamata con il cuore a mille per la felicità.
Non vedevo l'ora che quel benedetto 23 Dicembre arrivasse. Certo Rob non ci sarebbe stato e avrei dovuto aspettare la sera dopo per vederlo, però tutti i miei amici sarebbero stati lì a festeggiarmi e ero sicura che avrebbero trovato il modo per non farmi soffermare a pensare a ciò che non c'era.
Per un istante provai l'impulso di chiamare Trixie e invitare anche lei ma poi mi resi conto che con Tom e Amber la cosa sarebbe stata quantomeno imbarazzante.
L'ultima volta che l'avevo chiamata poi, mi aveva detto di essere in partenza per il Brasile con i Taking Back Sunday e perciò in quel momento doveva ancora trovarsi a Rio in compagnia di Adam Lazzara.
-Devo andare Sugar- alzai lo sguardo su Amber e vidi che si era rimessa gli occhiali.
Annuii e ci alzammo dal tavolo.
-Ci vediamo dopodomani allora, mandami i dettagli dell'ora e del posto-
-Grazie Amber- le sorrisi e lei fece altrettanto, prima di allontanarsi per la strada affollata.
-Ti prego Tom Sturridge, non mandare a puttane tutto quanto- esclamai, rivolta al Cielo, nell'inutile speranza che le mie parole potessero arrivare a scuotere i piani imperscrutabili del destino.


Ta-dan eccomi qua fanciulle!
Scusate se ci ho messo un po', ma ultimamente sto scrivendo capitoli più lunghi perchè non so mai quando spezzarli XD cioè mi sembra sempre troppo presto,  di non aver scritto di niente. Probabilmente infatti è così, anche se scrivo 10 pagine XD
Va beh cmq  come vedete abbiamo questa nuova new entry, che vorrei presentarvi ufficialmente e invitarvi a visitare la sua pagina fb -- > Amber  che sembra sia un po' la svolta per il nostro T-man.
Voi che dite? Vi piace?? Che ne pensate??
Rob non è stato presente in questo capitolo, ma meglio così XD ci vuole un po' di staccamento di spina, altrimenti ci assuefacciamo alla sua presenza..se certo XD
Che altro dire poi...(oggi non so parlare scusate ragazze, mi sto odiando XD) ah si va beh siamo appunto quasi a Natale (devo dire che col clima che c'è fuori è proprio appropriato XD) e vi preannuncio che stiamo arrivando ad una nuova svolta per la storia! Non vi dico altro, ma fidatevi di me XD
Poi che altro volevo dirvi...uhm...fatemi pensare...
Ah si va beh spero siate contente del prossimo imminente ritorno di Vixie :D è che mi mancava troppo quella californiana pazza!
Ah e che poi il film di cui parlano Amber e Sugar, Ritorno Alla Laguna Blu è uno dei film che hanno segnato la mia infanzia, e parla di una signora che naufraga su un'isola deserta con la figlia  e un bimbo che ha perso i genitori. Li cresce da sola come fossero fratello e sorella e quando muore i due bimbi continuano a cavarsela da soli. Quando diventano due adolescenti si innamorano e insomma va beh non vi dico altro nel caso vogliate vederlo XD cmq è davvero bello..fra l'altro è il primo film di Milla Jovovich che io adoro :D
Bene, adesso finalmente posso passare a ringraziare le 84 persone che l'hanno mesa fra i preferiti, le 72 fra le seguite e le
3 fra quelle da ricordare!
Grazie infinite ragazze, per me è importantissimo!

E poi, dall'alto della mia imperdonabilità per non avervi ringraziato a dovere  per ben due capitoli di seguito ç___ç :

midnighstummerdreams: ahahahaha XD charlee sono contenta che ti sia piaciuto lo scorso cap anche se ho fatto cadere pure bobby nella rete di amber XD ma non disperare, vedrai vedrai :D e invece poi vedi che l'hai passato l'esame?? Un bacione e spero ti sia piaciuto anche questo XD

Ryry_: tesoro!! mi eri mancata! cmq ti capisco, il tempo alla fine manca sempre, è una cosa inspiegabile XD pattz alla fine si è giusto un po' arrabbiato ma niente di che perchè fra tutti e due diciamo stanno cercando di mantenere la calma per il bene reciproco XD spero ti sia piaciuto questo e ahimè ti devo dire che rob non è ancora di mia proprietà ç___ç ma io non dispero!

romina75: romy! prima di iniziare volevo dirti che ho iniziato a leggere la tua storia e mi sta piacendo un casino! Poi ti lascerò un super commento quando sono in pari con i chappy! Eh sì diciamo che adesso si comportano da grandi perchè cmq lo sanno che dell'altro si possono fidare e questa è la cosa che volevo rendere chiara, che fra di loro non c'è neanche un briciolo di incertezza. Solo che...no va beh non spoilero XD Invece hai visto Tom? Lui era davvero innamorato della francesina però adesso gli ho gettato un'ancora di salvezza con due gambe lunghissime, speriamo che afferri XD un bacione

lazzari: ahahahah si cavolo Rob ha proprio un gran coraggio XD fa male a fidarsi di quel branco di svitati perchè poi fanno succedere sempre danni XD sì la distanza non crea problemi, anche perchè si sentono spessissimo XD però loro si fidano l'uno dell'altra e le cose stanno procedendo bene..per ora XD ahahahaha non ti dico niente lory!  Però dai hai visto alla fine Rob non si è neanche arrabbiato più di tanto per le foto! Stanno cercando di mantenersi calmi fra tutti e due :D spero ti sia piaciuto questo, un bacione!!

Sognatrice85: marghe ciao! si hai ragione è una brutta cosa ma loro l'hanno presa abbastanza bene! e sì ahahah hai ragione, non è una bella cosa farla controllare ma è sempre un po' maniaco lui quindi non poteva mancare di  affidarla agli assistenti sociali dei suoi amici, che poi fra l'altro gli assistenti sociali servirebbero a loro più che a Sugar XD
Spero ti sia piaciuto! Un bacio

lampra: ahahahaha si esatto! sa tanto di comportamento alla cullen, forse si è fatto influenzare dal personaggio più di quanto voglia ammettere XD cmq sono contentissima che ti sia piaciuto! Spero anche questo sia stato di tuo gradimento :D un bacione alla prossima

Piccola Ketty: Tesoro mio! AHAHAHA te mi fai sempre morire XD no se Pattz si mette a fare lo strip a casa tua, te non chiamerai la stampa ma chiamerai me, mi sembra chiaro!
Ahauahha a te proprio non piaceva Trixie, eh? E poi non ci credo che ti dispiace per Tom cioèèèè sono riuscita in questo intento!! Voglio un premio XD
E tesoro ma grazie *_* come ti amo ç__ç io non mi vedo migliorata, anzi XD però se me lo dici te io mi fido!
Spero ti sia piaciuto, bacione e ti amooooo!!

BabyVery: Tesoro ma figurati! Io ci ho messo un sacco per postare quindi XD Sono contentissima che ti sia piaciuto tanto! Spero anche questo ti abbia fatto lo stesso effetto XD Grazie per tutto quello che mi hai detto :D e hai visto Rob alla fine non se l'è presa più di tanto, ma anche lui in quanto a foto non è da meno visto che si fa beccare mano nella mano con Kristen!  XD spero ti sia piaciuto anche questo un bacione!

winnie poohina: aleeeeee amore mio! Hai visto quanto ci sei in questo cap?? ahahaha spero ti sia piaciuto XD e poi adesso inizi ad avere una parte importante :D nel prossimo c'è l'incontro con Tom! Oddio ho l'ansia se ci penso XD
Amore ç__ç anche io cmq vivo solo nelle ff e te lo sai quindi alla fine ci facciamo compagnia almeno :D
Ahahahahah e esatto XD cioè alla fine non aveva tanto da incazzarsi, infatti se l'è presa un po' con i suoi amici e via, anche perchè era impegnato a farsi fotografare mano nella mano con la castorina ç___ç XD
Ti amo ale ma tantissimooooooo <3<3<3<3

Lyla_: tesoroooooo [con il quale finalmente ho avuto l'onore di parlare!] non hai idea di quanto mi era mancato vedere il tuo nome fra le recensioni, ti giuro!
Ahahahahah si cavolo li abbiamo elencati tutti i pregi di Jim, ma credo cmq che ne abbiamo tralasciato qualcuno perchè quell'uomo è semplicemente troppo!
Ti adoro tesoro e sono troppo felice che sei tornata!
Spero ti sia piaciuto questo e adesso mi devo dare una mossa a leggere i tuoi che sono rimasta indietro, maledetti esamiiiii XD
TI AMO!


Bene fanciulle, passo e chiudo.
Qui è la vostra RiceGrain sempre più stordita dagli esami [il 12 e il 17 ne ho due cioè AIUTO]

Ah vi volevo inoltre ricordare ancora la pagina fan di Maybe Memories su FB --> Pagina Fan ho messo un po' di foto attinenti alla storia e quella sezione sarà in continuo aggiornamento XD e tutti i nostri personaggi! Poi  ci sono spoiler e da pochissimo ho anche trovato il modo di mettere la musica! Sono troppo fiera di me stessa XD
Ogni canzone è abbinata a un capitolo :D  
Quindi se per caso proviate il malsano desiderio di rileggervi alcuni capitoli, vi consiglio di farlo con la soundtrack XD

Va bene adesso chiudo davvero perchè ho scritto la Divina Commedia.


Vi amo.


E Rob ancora non mi appartiene.



























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Capitolo 29
*** «but I'm in so deep, you know I'm such a fool for you. ***


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29


-Oops..scusa Richard non volevo disturbare- mi affrettai a richiudermi la porta del salotto alle spalle, ma la voce del signor Pattinson mi fece bloccare con la mano sulla maniglia.
-Sugar, entra!-
-Scusa è che stavo giocando a nascondino con Lydia e non riesco a trovarla.-
Gli occhi di Richard guizzarono fulmineamente verso la tenda alle sue spalle e solo allora notai un leggero movimento nel tessuto candido.
Sorrisi e lui fece altrettanto.
-Lydia dici? Non l'ho proprio vista- continuò, con tono allegro.
Una leggera risatina giunse alle nostre orecchie ma noi continuammo a fare finta di niente.
-E' furba...ma io lo sono di più- mi avvicinai e prima che potesse fare qualsiasi cosa, scostai la tenda e Lydia mi si aggrappò al collo urlando.
-Ti ho fregata!- iniziò a urlare poi mi lasciò andare e sparì al di là della porta, diretta verso il muro che usavamo come tana per il nascondino.
Scossi la testa e mi misi a ridere.
-E' una Pattinson fatta e finita-
Richard mi guardò da sotto gli occhiali da lettura e mi sorrise -Per fortuna. Dei Willis ha solo il cognome, ringraziando Dio.-
Mi ero quasi dimenticata quanto Richard avesse sempre visto non propriamente di buon occhio il marito della sua primogenita.
E non per chissà quale motivo fondamentale.
Il poveretto aveva avuto la malaugurata idea di esprimere la sua poca considerazione per le Ford Mustang, le macchine preferite di Richard, la prima volta che Victoria lo aveva portato a conoscere la famiglia.
Da quel momento era rimasto segnato nel libro nero del signor Pattinson senza possibilità di riscatto, visto e considerato che dopo quasi 10 anni ancora non ne era stato depennato.
Eravamo tutti convinti che non ne sarebbe uscito mai più, ma Jonathan invece era sicuro che prima o poi anche il nonno dei suoi bimbi avrebbe imparato ad apprezzarlo.
Se non altro perchè era davvero abile con il fai da tè e aveva un'indiscutibile predisposizione al giardinaggio.
Ragion per cui, il giardino di Clare era il più bello di tutta Barnes.
-Stasera è la grande sera, eh?- Richard mi guardò e togliendosi gli occhiali posò anche il giornale accanto a sè.
-Già- al solo pensiero però mi veniva da vomitare.
-Non ti devi preoccupare.- mi accarezzò la mano e io lo guardai.
-Robert mi ha detto che stai morendo di paura per stasera e di fare il possibile per starti vicino...-
Sorrisi involontariamente.
Ma era possibile amarlo così tanto?
-Lo sai quanto si odia per non esserci?-
Mi misi a sedere sulla scrivania -Lo so. Ma io non ce l'ho affatto con lui. Certo mi dispiace che non ci sia e sono anche sicura che la sua presenza sarebbe stata un toccasana per la mia ansia, ma è il suo lavoro. E' giusto che sia così.-
-E' proprio fortunato- nel dirlo mi guardò con un affetto tale che mi sentii sciogliere come se fossi appena stata esposta al sole di una calda giornata estiva.
-No credo di essere io la fortunata invece. Comunque non sai quante volte intraprendiamo questo discorso e finiamo sempre col lasciare perdere perchè ci diamo la nausea da soli.-
Richard rise e io feci altrettanto.
-E' che io...lo amo.-
Le guance mi si tinsero immediatamente di un color porpora acceso e abbassai gli occhi.
Ma che cavolo mi era venuto in mente? Fare confessioni a cuore aperto a Richard di lunedì mattina?
Lui rise sommessamente -E' come quando eravate piccoli e non riuscivate a stare un pomeriggio l'uno senza l'altra. Me lo ricordo bene sai?-
Già anche io me lo ricordavo bene.
Se alle 3 in punto il campanello di mia nonna non si metteva a suonare e non intravedevo la sua ombra al di là della porta a vetri dell'ingresso, uscivo di corsa e gli lanciavo i sassi alla finestra di camera.
-Sai anche io e Clare ci siamo fidanzati quando avevamo la vostra età più o meno. Beh Clare era più piccola in realtà, ma comunque la sostanza non cambia...-
Di nuovo mi guardò affettuoso, proprio lo stesso sguardo che così tante volte gli avevo visto riservare alle sue figlie.
-Dal primo momento che l'ho vista ho capito che quella ragazza sarebbe diventata la madre dei miei figli-
-E' bellissimo Richard.-
Mi sentii sopraffare da una sensazione strana e confortevole mentre decine e decine di ricordi dei genitori di Robert mi affollavano la mente.
I sabati pomeriggio al cinema con loro che si tenevano per mano mentre passeggiavano, le rose che ad ogni anniversario Richard le faceva trovare ai piedi del letto, una per ogni anno di matrimonio e poi ancora le vacanze al mare e i bisticci su chi doveva lavare i piatti, le esibizioni teatrali di Rob e i loro sguardi orgogliosi, le foto del matrimonio racchiuse nel pesante volume di pelle nel salotto e chissà quanti altri ancora, chissà quali porte la mia memoria sarebbe andata a spalancare se la sua mano non fosse tornata nuovamente su me costringendomi ad alzare lo sguardo su di sè.
-Grazie Sugar, dico davvero. Robert è tornato quello di prima nell'ultimo paio di mesi e il merito è tutto tuo.-
Scossi la testa sorridendo -Non esageriamo, non credo di dovermi prendere meriti che in realtà non mi spettano affatto.-
-Questi ultimi due anni sono stati difficili per lui, credimi. Nessuno di noi lo riconosceva più e questo enorme successo che gli è capitato fra capo e collo unito alla consapevolezza di essere solo l'avevano reso diverso. Più duro forse. Più duro con se stesso.-
Già, le avevo viste anche io le interviste di quel periodo, quando James era fuori ai soundcheck e io mi chiudevo a chiave in bagno con lo sguardo incollato su YouTube perchè a volte il dolore di averlo perso si affacciava così forte che era impossibile non ascoltarlo e mi ricordavo troppo bene le risposte sconclusionate alle domande, lo sguardo vacuo come alla perenne ricerca di qualcosa e quanto ero stata sciocca a non capire allora che l'unica cosa in grado di far tornare lo splendore nelle sue pozzanghere di cielo ero proprio io.
Mi sembrava un'altra vita, un'altra persona, un'altra me stessa.
-Ti voglio bene- esclamai sentendo le parole scivolarmi da sole fuori dalla bocca.
A Richard brillarono gli occhi e senza pensarci un istante lo abbracciai, stringendo il tessuto della sua camicia leggera fra le mani.
-Sono io quella che deve dirvi grazie. Perchè voi siete la mia famiglia, lo siete sempre stata. Se dovessi pensare ai miei genitori, al bene che provo verso di loro...beh a me venite in mente voi. I panini alla marmellata di fragole che Clare mi preparava per merenda, le volte in cui tu ci portavi nel bosco...-
Richard mi strinse a sè e anche se non potevo vederlo lo conoscevo bene e sapevo che probabilmente aveva gli occhi lucidi.
-...mi avete sempre trattata al pari di Lizzie e Victoria e io non smetterò mai di ringraziarvi perchè non so che razza di persona sarei adesso se non vi avessi avuto accanto ogni momento, sempre.-
Mi accarezzò i capelli dolcemente e lo sentii sospirare piano.
-Tu sei al pari di Lizzie e Victoria, sei sempre stata la nostra bambina. Lo sarai sempre.-
Restammo non so per quanto tempo semplicemente abbracciati e non avrei saputo dire con esattezza quanto la sua presenza, la presenza di una figura paterna, mi fosse mancata in quei due anni perchè le sensazioni che provai lì stretta contro di lui erano così forti che definirle come semplice nostalgia era terribilmente riduttivo.
-La nonna ha detto che è pronto!- la vocetta squillante di Lydia ci fece balzare entrambi contemporaneamente e contemporaneamente voltare verso la porta.
-Arriviamo tesoro grazie- fece Richard e io mi allontanai, sorridendogli grata per tutto.
Lydia mi si avvicinò e mi guardò con lo stesso identico sguardo di Victoria da piccola e mi strinse le gambe.
-Non te ne stai andando vero?-
Le accarezzai i capelli, alzandole il volto verso di me.
-No Lydia che dici?-
-Perchè il nonno ti stava abbracciando..- lasciò vagare lo sguardo preoccupato per la stanza prima di tornare a posarlo su me.
-Io non voglio che te ne vai.-
La presi in braccio e le detti un bacio su una guancia -Non me ne vado, tranquilla.-
-Mai più?-
Allora capii cosa intendeva. Era preoccupata che sparissi per un'altra quantità di tempo che quando si ha 7 anni sembra infinita.
Lydia aveva 5 anni quando avevo chiuso i rapporti con tutti, adesso ne aveva 7 ed era cresciuta considerevolmente.
Pensavo che non si sarebbe nemmeno ricordata di me, perchè a quell'età le persone che ti passano davanti sono così tante e così confuse che non puoi ricordartele tutte.
Eppure quando il mese prima Victoria aveva invitato me e Robert a cena a casa sua, Lydia mi era corsa incontro e si era messa a piangere.
Zia Sugar mi aveva chiamato e non aveva mai più smesso.
Richard ci venne vicino e mi posò un braccio sulle spalle, prima di baciare Lydia fra i capelli.
-Mai più- rispose per me alla domanda della sua nipotina.


-Allora vediamo di organizzarci un attimo- Victoria era la migliore quando si trattava di gestire situazioni che per la sottoscritta la maggior parte delle volte sfociavano in panico.
-Jonathan, tu vai con Sugar all'aeroporto a prendere i suoi amici...- si voltò verso il marito che stava aiutando Clare a lavare i piatti e lui annuì.
-Sarà un piacere andare a prendere il frontman dei Green Day e la figlia del frontman dei Metallica.-
Si girò a guardare me e mi strizzò l'occhio. -Il nostro zuccherino ha delle conoscenze davvero fantastiche.-
Nonostante la nausea e il panico trovai la forza di sorridere. Jonathan aveva un gusto musicale eccezionale, eravamo sempre andati d'accordo.
-Già sì, ringrazia tuo cognato per questo. Se non fosse stato per lui col cavolo che li avrei conosciuti.- replicai, non potendo impedire alla mia voce di colorarsi di una punta di acidità.
Difatti i presenti se ne accorsero e si voltarono tutti quanti contemporaneamente a fissarmi.
-Rilassati per l'amor del Cielo. E' soltanto una mostra. Non morirai- fece Lizzie.
Grazie tante, questo lo sapevo anche io.
-Lo so- le risposi infatti, prendendo a martoriare il fazzolettino di carta posato sul tavolo di fronte a me.
-Comunque...- fece poi Victoria, continuando ad esporci il suo programma.
-Io vado a portare i bimbi da tua madre e poi ho il parrucchiere alle 17.00-
Una nuova ondata di nausea mi attraversò.
-Poi ci vediamo direttamente alla Aubin, ok?-
Jonathan annuì di nuovo -Vi passo a prendere io per le 20,00- fece rivolto ai signori Pattinson, ma Richard fu irremovibile su quel punto e nonostante le mille richieste, alla fine Jonathan dovette cedere alla consapevolezza che anche quell'occasione di ingraziarsi suo suocero era andata a farsi benedire.
-Sei sicura di voler andare in taxi?- chiese poi rivolto a me.
-Certo, è una cosa normalissima dopotutto.-
-D'accordo ma non c'è niente di male se ti fai dare un passaggio da me.-
Jonathan ci teneva proprio a fare da autista.
-Ti viene scomodissimo John e poi io ci vivo sui taxi. Davvero non è un problema.-
-Sarà divertente veder sbucare Billie Joe da un taxi fuori dalla Aubin Gallery. Mi domando cosa scriveranno i giornali.- Lizzie ridacchiò.
-Che il mondo sta giungendo al termine, probabilmente- feci io, prima di venire interrotta dal suono del cellulare.
Rob.
Immediatamente l'ansia diminuì considerevolmente per lasciare posto al solito calore confortevole alla bocca dello stomaco.
Non ero ancora riuscita a trovare una spiegazione concreta a quell'insolita sensazione che provavo ogni qual volta leggessi il suo nome sul display del telefono, ma ero giunta alla conclusione che non mi dispiaceva affatto.
I Pattinson al completo si ammutolirono all'istante.
-E' Rob- feci io, prendendo il cellulare e alzando lo sguardo su di loro.
Nel giro di un secondo, si trovarono tutti qualcosa da fare e rimasi sola al tavolo di cucina.
Scossi la testa e risposi.
-Hai già fatto fuori i miei?-
La sua voce era qualcosa di divino. Riuscii a pensare solo a quello, mentre ciò che aveva detto mi strappò un sorriso.
Uno dei più genuini di tutta l'intera giornata.
-No ancora no. Ma Lizzie ha rischiato grosso quando mi ha proposto per la millesima volta di andare dal parrucchiere con lei questo pomeriggio. Lo sa benissimo che queste cose...-
-...ti mettono ansia.- continuò lui per me, mettendosi a ridere.
-Sì Pattz, mi mettono ansia.-
-Allora vai alla tua prima mostra di fotografia con i capelli raccolti in una coda di cavallo?-
-Potrebbe anche essere.-
-Mi piace- e dal tono della sua voce capii che non mi stava prendendo in giro, lo pensava davvero.
-Ti farò fare una pessima figura. Già mi immagino i titoli su Newsweek domani: La zolletta di zucchero di Robert Pattinson e il suo look da barbona.-
-Stai parlando con uno che va in giro con i pantaloni strappati.-
Stavolta fui io quella che si mise a ridere.
-Bella coppia che siamo.-
-Veniamo solo dopo Vixie e BJ...- commentò lui sarcasticamente.
-Bravo.- scossi la testa e ridacchiai.
Dopo che eravamo tornati da Berlino non avevo fatto altro che riempirgli la testa su Vixie e BJ di qua, Vixie e BJ di là, fino al punto in cui lui mi aveva chiesto se mi andava di trasferirmi definitivamente a Los Angeles e intraprendere una relazione a tre con le evidentemente uniche persone della mia vita.
-A proposito..a che ore arrivano?-
Alzai lo sguardo sull'orologio appeso alla parete di fronte -Fra un'ora. Io e John partiamo fra poco.-
-Sono davvero contento che vengano, sai?-
-Anche io. Chi l'avrebbe mai detto che un giorno Billie Joe Armstrong sarebbe stato ospite alla mia prima mostra?-
Si mise a ridere.
-Io ci avrei scommesso qualcosa. L'hai sempre desiderato così tanto che alla fine si è avverato.-
Sorrisi -Il merito è tuo comunque. Se non fossi diventato famoso, Billie Joe non sarebbe mai venuto.-
-Mi consola sapere che la mia carriera cinematografica è almeno servita a qualcosa.-
-Sai in realtà io avevo invitato solo Vixie...ma perchè proprio non ci pensavo che anche BJ sarebbe stato interessato e invece quasi subito dopo lei mi ha richiamato e mi ha detto che Billie l'aveva praticamente scongiurata di portare anche lui e che non voleva assolutamente perdersi la mia mostra.-
Di nuovo il ricordo di quella conversazione con Vixie mi fece solleticare lo stomaco di piacere.
-Sono tutti orgogliosi di te, zuccherino. Come si fa a non esserlo?-
-Anche tu?- gli chiesi, ma giusto perchè mi andava proprio di sentirmi adulare un po'.
-Io più di tutti, è chiaro.-
-E' chiaro?-
-Non è chiaro?-
-Non lo so...dovrebbe?-
-Sugar...- si stava confondendo. Scoppiai a ridere e lui mi mandò allegramente a quel paese.
-Ti amo- mi disse poi.
-Grazie- risposi io.
-Questo non succedeva a The OC?-
Di nuovo non riuscii a trattenere le risate -E tu come fai a saperlo?-
-Non ho scordato tutti i mercoledì sera in cui non ti andava di uscire col Brit Pack perchè c'era The OC in televisione.-
-E tu restavi a farmi compagnia, è vero me l'ero dimenticato-
-Meno male che ci sono io a tenere vivi i ricordi, altrimenti...- rise.
-Già grazie- scossi la testa.
-Zuccherino devo andare. Ho un'intervista in 5 minuti-
Sospirò e io lo imitai. Era stato bello per 10 minuti scordarsi di avere un'esibizione che mi procurava un'ansia infinita.
-Ci vediamo domani allora?- gli chiesi e non potei impedire alla mia voce di tingersi di tristezza.
Lui attese un secondo prima di rispondere durante il quale io mi detti mentalmente della stupida perchè se c'era una cosa che proprio volevo evitare era quella di farlo sentire in colpa.
-Sì. Domani sera.-
-Ok...-
-Mi manchi.- disse poi -Sai Parigi è davvero bellissima. Voglio tornarci con te un giorno.-
Sorrisi felice -Ti amo-
Stavolta rise -Grazie.-
-Stai tranquilla stasera, mi raccomando- aggiunse poi -Tutti resteranno affascinati da te, già lo so. Ci sono anche i tuoi amici dell'università?-
Alzai gli occhi al cielo -Sì certo.-
-Anche Trev?-
-Sì anche Trev. Ma stai tranquillo, non mi piace più- scoppiai a ridere.
-Bella consolazione.-
-Dai stupido, ci sentiamo più tardi. Devo scappare in aeroporto.-
-Salutami Vixie e Billie- fece poi.
Quando chiusi la chiamata mi sentivo un tantino meglio.


∞∞


-Stupido!- mi affacciai dalla porta del bagno e vidi Billie completamente sdraiato su Vixie sopra al mio letto.
-Ehm ragazzi...non vorrei disturbare ma fra 10 minuti arriva il taxi.-
Immediatamente Billie si alzò e si mise a sedere, non riuscendo a trattenere una risata.
-Noi siamo pronti.-
-Lo vedo- commentai io, finendo di mettermi il mascara.
-Fammi capire una cosa quindi- Vixie mi scrutò con sguardo attento.
-Domani sera siamo tutti alla cena di famiglia dei Pattinson?-
Le sorrisi -Esatto. Ho già detto tutto a Clare e non vede l'ora di conoscervi.-
Sarebbe stato davvero, davvero divertente. La cena della vigilia a casa Pattinson con Billie Joe Armstrong seduto accanto alla zia Nancy che viveva nel Suffolk con i suoi 5 cani.
-Mangeremo il pudding?- chiese ancora Vixie, alzandosi dal letto e ammirandosi nella mia immensa specchiera.
-E' probabile sì. Siamo inglesi, certe cose vanno rispettate.-
-Certo non sarà come la cena della vigilia a casa Hetfield. Pancakes e bacon a volontà.- continuò lei, passandosi a mettere il rossetto.
-Dev'essere fantastico.- commentai.
-Lo è. Dovresti venire una volta, la versione di Jingle Bells di mio fratello Vince dopo essersi scolato una bottiglia di sherry, non ha prezzo. Stiamo pensando di fare pagare il biglietto.-
Io e Billie scoppiammo a ridere insieme.
Da quando erano comparsi agli arrivals di Heathrow, litigando per un paio di occhiali da sole che a quanto pareva entrambi volevano indossare, non ero stata più capace di sentirmi in ansia.
Probabilmente si erano portati il sole della California dietro, ma da quell'esatto momento mi ero sentita incredibilmente felice e sicura di me stessa.
-Ti sei fatta bionda, Sugar?- mi aveva chiesto Billie durante il tragitto nella macchina di John dall'aeroporto al mio appartamento.
-Io sono sempre stata bionda.-
-Ah.-
-Bj dobbiamo sempre farci riconoscere vero?- era intervenuta Vixie, scuotendo la testa e sorridendo a John che si stava divertendo da morire.
Adesso mentre aspettavamo il taxi che ci avrebbe portati alla Aubin e mentre guardavo Billie che si aggirava tranquillo per la mia camera color glicine sorridendo alle mie foto, toccando i peluche sulla mia cassapanca, complimentandosi per la mia collezione di cd, mi sentivo realizzata.
-E tu avresti tutti questi album dei Ramones?- si voltò incredulo verso di me con la mia preziosissima copia di Rocket To Russia fra le mani.
-Fammi capire come può essere possibile.-
Mi avvicinai e gliela presi dalle mani -Uno degli effetti collaterali di lavorare in un negozio di cd di Camden Town.-
Misi il cd nel mio sterero e dopo 3 secondi le note di Sheena Is a Punk Rocker si diffusero per tutto il mio appartamento.
Vixie alzò il volume al massimo e iniziò a cantare -Well the kids are all hopped up and ready to go, they're ready to go now!-
-They've got their surfboards and they're going to the discotheque a go go- continuò Billie prendendole una mano e avvicinandola a sè.
E allora adesso stava a me. Presi la spazzola dalla cassapanca e a mò di microfono intonai -But she just couldn't stay, she had to break away, well New York City really has it all-
Si voltarono tutti e due verso di me e cominciammo a saltare come indemoniati -Sheena is a punk rocker, Sheena is a punk rocker, Sheena is a punk rocker now!-
Billie aveva appena iniziato a cimentarsi in uno splendido ed immaginario riff di chitarra con la sua splendida ed immaginaria Fender che il campanello suonò e ripiombammo tutti quanti nel mondo reale, abbandonando i sogni di gloria di trovarci negli anni '70 a New York sul palcoscenico del CBGB.
-Dobbiamo andare- esclamai, nonostante tutto ciò che desiderassi in quel momento fosse continuare ad ascoltare i Ramones ad oltranza.
Vixie che era salita sul letto alzò una mano verso il suo immaginario pubblico e si inchinò.
-Grazie Londra buonanotte!-
Billie le dette una mano per aiutarla a scendere ed io mi affrettai a spegnere la musica.
-Adesso siamo pronti per spaccare i culi di tutti quanti a quella fottuta mostra!- fece lui, battendomi una pacca sulla schiena.
Io scossi la testa ma mi ritrovai a pensare che in effetti aveva assolutamente ragione.



∞∞


Ero totalmente, assolutamente, definitivamente soddisfatta di me stessa.
E non c'era mai stata nella mia vita un'altra occasione in cui mi fossi sentita in quel modo.
Certo ero stata contenta di molte cose nella mia vita, ma mai mi ero sentita orgogliosa di qualcosa che io stessa avevo portato alla luce.
Colsi un momento in cui nessuno era davanti alla mia fotografia e mi avvicinai. Toccai la sua superficie liscia e sorrisi.
Ci avevo davvero messo tutta me stessa dentro. In quel periodo terribile della mia vita, l'unico modo per me per stare meglio, per cercare di passare sopra al fatto di aver rovinato tutto ciò che avevo con Robert, era quello di fare fotografie.
Buffo forse. O forse no.
Avevo pensato che almeno sulla pellicola le cose non potevano cambiare. Restano immutate per sempre e quando le guardi riprovi esattamente le stesse sensazioni di quando hai vissuto quel momento.
Ma mi ero accorta presto di essermi sbagliata perchè le fotografie non sono semplici testimoni di ciò che è stato, le persone che eravamo, i cambiamenti che hanno costellato la nostra vita, le fotografie ci aiutano a scendere a patti con la consapevolezza che è semplicemente inevitabile che le cose cambino.
E tu puoi sorridere o piangere o sentirti arrabbiato quando le guardi, ma in fondo ti accorgi che è giusto che sia così. Niente è per sempre e il più in fretta riusciamo a capirlo, più intensamente viviamo la nostra vita.
-Mi piace tantissimo, sai?- una scia di Chanel mi giunse alle narici, seguita l'istante successivo dal braccio di Amber stretto attorno alla mia vita.
-Hai un talento straordinario.-
Mi voltai verso di lei sorridendole. -Grazie Amber e grazie anche per essere venuta. Per me ha significato molto.-
-Sono io quella che deve ringraziarti invece.- mi lasciò andare e finì di bere il suo champagne.
In quell'istante spostai lo sguardo alla mia sinistra, giusto in tempo per accorgermi di Tom che chiacchierava allegramente con Bobby e una ragazza che non avevo mai visto prima.
-Avete parlato?- chiesi ad Amber.
Lei annuì e si morse involontariamente le labbra.
-Mi piace Sugar. Mi piace davvero tanto.-
Notai che Tom, nonostante all'apparenza fosse completamente preso dalla sua conversazione, spostava impercettibilmente lo sguardo ogni 5 secondi nella nostra direzione e sorrideva.
-Ieri ci siamo visti...- continuò poi Amber, abbassando il tono di voce.
-Davvero?-
-Sì lui...mi ha chiamato. Mi ha chiesto se mi andava di uscire a cena così solo per fare quattro chiacchiere...-
I discorsi di Rob, anche se fatti per telefono, funzionavano sempre, non potei fare a meno di pensare.
-E..?- avevo paura che le cose si fossero messe male per l'ennesima volta ma Amber mi era sembrata tranquilla per tutta la sera e anche se non aveva parlato molto con Tom, e mai da sola, non sembrava che ci fosse una crisi in corso.
-E niente- sorrise enigmaticamente ma sapevo cosa quel sorriso significasse.
-Ma non siete arrivati insieme però!- sorrisi felice.
-No...abbiamo deciso di mantenere un profilo basso. Nessuna manifestazione pubblica per adesso. Insomma ancora non lo sappiamo nemmeno noi se è una cosa che può andare, ma vogliamo entrambi darci una possibilità.-
Annuii.
-Un passo alla volta, tutto qui.-
In quell'istante Tom, Bobby e la ragazza che non conoscevo si avvicinarono.
-Ancora complimenti zuccherino- fece Bobby abbracciandomi.
-Sei un'artista fatta e finita. Degna di far parte del Brit Pack. Ma questo l'avevamo sempre saputo del resto.-
-Grazie Bobby, ti voglio bene- sussurrai al suo orecchio, prima che lui mi lasciasse andare e si voltasse verso la ragazza mora.
-Posso presentarti Sophie?-
Allora spostai lo sguardo alla sua destra e tesi la mano alla ragazza.
-Ciao piacere di conoscerti, Sophie.-
Lei mi sorrise -Complimenti Sugar. Bobby ha ragione, sei davvero un'artista.-
-No no mai dare ragione a Bobby Long. Anche perchè la maggior parte delle volte ha torto- scoppiammo tutti a ridere e Tom gli dette una pacca sulla spalla. -Lo zuccherino ha ragione.-
-Grazie siete sempre degli amici fantastici- fece Bobby, passando un braccio sulle spalle di Sophie.
-So come metterlo in riga- fece lei, sottraendosi all'abbracio di Bobby e sorridendo.
-Non ne ho dubbi.- le sorrisi.
-Non mi sembravi tanto propensa a mettermi in riga l'altra sera al Royal-
Tom si mise a ridere come un cretino, mentre Sophie lo colpì al petto. -Bravo pensa bene all'altra sera al Royal, perchè potrebbe essere l'ultima- fece poi.
Io e Amber non smettevamo di ridacchiare e ben presto al nostro gruppetto si aggiunsero anche Marcus e Vixie che erano andati immediatamente d'accordo, fin da quando Marcus si era reso conto di trovarsi di fronte alla figlia del suo tanto adorato James Hetfield.
Billie invece era sperduto da qualche parte con Jonathan e Victoria che non l'avevano lasciato solo un singolo istante da quando gliel'avevo presentato, mentre Lizzie e il resto dei Pattinson, dopo aver speso una quantità indefinita di tempo a complimentarsi con me, avevano incontrato delle vecchie conoscenze di famiglia e stavano chiacchierando tranquillamente.
La mia amica Charlene, nonchè la protagonista della mia foto, e tutti i miei compagni dell'Università erano impegnati a parlare con gli altri artisti presenti alla mostra e con il mio insegnante di fotografia, Gary Curtis.
-Bastoncino di cannella!- mi sentii chiamare all'improvviso e ben sapevo chi fosse l'unica persona che poteva usare quel nomignolo per me.
-Stuart- difatti mi voltai e non mi stupii affatto di trovarmelo lì davanti avvolto in una sciarpa blu mare, i capelli scompigliati ad arte.
-Che successo, eh!- mi stampò due baci sulle guance e quando si allontanò, mi posò una mano sul ventre.
-Come sta il bimbo?-
Gli occhi dei presenti saettarono immediatamente tutti quanti su di me. Potevo quasi sentire il rumore dei loro cervelli in movimento.
Io iniziai a tossire, rischiando di morire soffocata con lo champagne.
-A proposito..- mi tolse di mano il bicchiere e lo posò sul vassoio di un cameriere che passava di lì in quel momento.
-Non dovresti bere-
-Sugar?- Vixie fu la prima ad avere il coraggio di parlare.
-Dovremmo essere per caso informati di qualcosa?-
Le loro facce, quella di Tom in particolare, erano così divertenti che per un momento pensai di lasciargli davvero credere che fossi incinta.
Ma in quell'istante, in quell'esatto istante la mia testa si svuotò completamente e l'unica cosa che fui in grado di fare, a parte cominciare a tremare, fu quella di rimanere sbigottita a guardare Robert farsi strada fra la folla di persone di fronte a me.
Aveva gli occhi stanchi e sicuramente i vestiti del giorno prima, ma sorrideva di un sorriso così completamente genuino che ebbi solo voglia di mettermi a piangere dalla felicità.
Probabilmente era solo la mia testa sconclusionata a farmi vedere il tutto come se stesse capitando a rallentatore, ma il tempo che impiegò prima che si trovasse ad un centimetro da me fu così dannatamente lungo che credetti fosse sospeso fuori dal normale scorrere del tempo.
-Spero di non essermi perso troppo- gli comparve la fossetta che tanto mi piaceva all'angolo destro della bocca e si avvicinò ulteriormente a me.
-Robert- avevo la bocca ancora spalancata per la sorpresa e stupii persino me stessa quando mi resi conto che comunque non avevo perso l'uso della parola.
-Dovresti essere a Parigi...cosa...?-
Si mise a ridere e mi strinse a sè.
-Sai sono fortunato. E' così facile riuscire a farti le sorprese. Ero convinto che avresti capito tutto nel giro di un secondo. Soprattutto quando soggetti come le mie sorelle ne erano a conoscenza.-
Mi voltai verso Lizzie e Victoria che si erano avvicinate non appena si erano rese conto di ciò che stava succedendo e loro mi salutarono sorridenti.
Tornai a guardarlo e la sensazione che provai quando gli sfiorai una guancia resa ispida dalla barba di qualche giorno, fu così forte che mi stordì completamente.
-Rob...- continuai a ripetere.
-E' completamente andata, bravo Robs- intervenne a quel punto Vixie ridacchiando e gli altri che erano rimasti in attesa alle mie spalle scoppiarono a ridere.
-Vieni qui- fece lui prendendomi il viso fra le mani e baciandomi così intensamente che credetti seriamente di svenire.
-Tu sei pazzo.- lo guardai tentando di reprimere un sorriso, dopo essermi allontanata dalle sue labbra.
-Sei completamente pazzo.-
-Tu sei bellissima invece- di nuovo mi baciò, e stavolta mi strinse a sè per i fianchi, facendo coincidere il suo torace al mio.
-Mi mancava tutto questo romanticisimo- esclamò Tom alzando gli occhi al cielo.
Allora Robert si staccò da me e si rese finalmente conto di tutti gli altri presenti che ci circondavano.
Si passò una mano fra i capelli e sorrise un po' colpevole.
-Scusate, non mi sono neanche presentato- fece rivolto a chi di loro ancora non conosceva.
Amber fu la prima a presentarsi e Rob le sorrise felice quando si rese conto che lei era proprio quella Amber per la quale Tom lo aveva tenuto sveglio con le sue indecisioni da 3 giorni a quella parte.
-Ripeto, spero proprio che prenda il tuo nasino all'insù- esclamò Stuart quando fu il suo turno di presentarsi.
Allora anche gli altri si ricordarono del discorso iniziato poco prima e tornarono a guardarmi sconvolti.
Rob, dal canto suo, spalancò gli occhi e con la mano ancora stretta a quella di Stuart si voltò verso di me.
-Cosa...mi sono perso?- chiese.
-Già vorremmo saperlo tutti quanti- fece Tom.
-Niente Stuart è convinto di cose inesistenti.- scossi la testa e cercai di guardare Robert in viso.
-Cose inesistenti?-
Tutti si erano ammutoliti e mi guardavano fisso. Compreso Stuart che comunque era l'unico a sorridere felice.
-Può darsi che siano inesistenti...ma la nostra Sugar sarebbe una mamma bellissima, emana calore di famiglia.- disse, stringendomi a sè.
Notai la mascella di Robert rilassarsi notevolmente non appena si rese conto che erano solo frasi sconclusionate di un pazzo visionario.
Anche gli altri gli credettero subito, sicuramente aiutati dal fatto che se fossi stata davvero incinta sicuramente Stuart Semple non sarebbe stata la prima persona a cui l'avrei detto.
-Hai avuto paura, eh?- dissi a Robert quando 5 minuti dopo rimanemmo soli davanti alla mia foto.
Lui sorrise poggiandomi una mano sul fianco.
-Un po'.-
-Tranquillo non ho intenzione di fare bambini con te. Non saprei nemmeno da dove iniziare.-
Rise scuotendo la testa -Beh da dove iniziare io lo saprei...-
-Sei sempre il solito maniaco, Pattz. Non cambi mai.-
-No è che...mi sei mancata davvero tanto.- improvvisamente il calore della sua mano sul mio fianco divenne quasi insopportabile da sostenere.
Anche a me era mancato davvero, davvero tanto.
-La foto è bellissima. Quando l'hai scattata?- fece poi, alzando lo sguardo e ammirando il ritratto di Charlene con l'armadio spalancato dietro di lei e la chitarra in mano.
-E poi Lovesong dei Cure..- continuò.
Io abbassai lo sguardo. -Non era un periodo felice...-
Ovviamente capì al volo e la sua mano interruppe le carezze che stava facendo al mio fianco.
-Capisco- disse semplicemente.
Mi voltai verso di lui e sorrisi -Ma è passato. E' tutto passato. E comunque mi ha permesso di essere qui oggi. A sentirmi felice in mezzo a tutti i miei migliori amici.- gli accarezzai i capelli e lui mi baciò.
-Sei la mia dose di zucchero quotidiana e ti amo da morire.-


Ragazze dire che vado di fretta è assolutamente riduttivo, considerando che c'è mio padre che mi sta suonando il clacson qui sotto da 5 minuti.
Vi amo tutte quante infinitamente e so che mi odierete per non rispondervi adeguatamente nemmeno stavolta.
Sono felicissima che il capitolo precedente vi sia piaciuto e spero che anche questo non vi abbia fatto proprio schifo.
Secondo me è alquanto surreale ma sono riuscita a farlo venire solo così!

Vi lascio il link della canzone che ascoltano in camera, Sheena Is a Punk Rocker che io amo da morire,
 
http://www.youtube.com/watch?v=-nlX7P0nhaI

Vi lascio anche il link della pagina fan, l'altra volta non è venuto fuori il collegamento!

http://www.facebook.com/#!/pages/1Maybe-Memories1/124687857543165?ref=ts

Beh un bacione a: winniepoohina, Piccola Ketty, Lyla_, midnightsummerdreams, romina75, lampra, GiuliV, BabyVery, _Miss_, lazzari.
Vi amo ragazze <3 non immaginate quanto

PS Sophie è ispirata a te Charlee, nel caso in questi giorni passati non l'avessi già abbondantemente capito XD


Alla prossima, stay tuned :)

ROB NON MI APPARTIENE Nè NESSUNO DEI PATTINSON, Nè BILLIE JOE, Nè NESSUN MEMBRO DEL BRIT PACK.

ç__ç

















                                                                                                                                                                                                                                                                            










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Capitolo 30
*** «I am smiling, I think of you. ***


chapter 30
30


-Robert dai...-
-Ah ah- sorrise di sbieco e si riavventò sulle mie labbra come se non avessi neanche parlato.
-Vuoi davvero che ti lasci andare?- e fece seguire le parole dalla mano destra, facendola insinuare lentamente sotto la maglia, ad accarezzarmi la schiena.
Io tremai e mi uscì un gemito involontario.
-Evidentemente no- rise, spostandosi fino a schiacciarmi contro la parete alle mie spalle.
-Dio quanto mi sei mancata- mi guardò a fondo prima di baciarmi in una maniera tale da farmi scordare persino il mio nome, quando si allontanò per riprendere fiato.
-Anche tu mi sei mancato, ma non credi che fare sesso in uno sgabuzzino della Aubin sia un po' esagerato?- gli dissi alla fine, guardandolo divertita. -Insomma possiamo aspettare almeno fino a dentro al taxi.-
Lui curvò immediatamente le labbra in un sorriso che avrebbe dovuto essere considerato illegale per la quantità di pensieri assurdi che mi fece fare e mi accarezzò una guancia -Ok, aspettiamo di essere in taxi.-
-Bravo Pattz, vedo che facciamo progressi- gli accarezzai i capelli affettuosamente e lui però non accennò ad allontanarsi e anzi riprese a baciarmi, con se possibile ancora più foga di prima.
In quell'istante però un rumore di risatine e della porta che veniva spalancata si riversò nel piccolo sgabuzzino.
Robert finalmente si allontanò bruscamente e io rimasi stordita contro la parete a fissare Tom e Amber che dalla soglia, fissavano noi sbigottiti.
-Oops non pensavo che il posto fosse già occupato- esclamò quel deficiente di Tom, con un sorrisino così da ebete che avrei voluto prenderlo a schiaffi seduta stante.
Amber si schiarì la voce e non si sforzò neanche troppo di nascondere una risatina divertita quando con la testa accennò alla mia camicetta semi sbottonata.
-Sì, ehm...noi stavamo...controllando una cosa- Robert si passò una mano fra i capelli in evidente imbarazzo e si allontanò ancora più da me, come a confondere i sospetti.
-Non ci provare nemmeno, Pattinson. Fai cagare quando devi mentire.-
-Comunque vogliamo parlare di voi? Cosa ci siete venuti a fare qui dentro? Vi serviva una scopa per caso?- feci a quel punto io, cercando di sistemarmi la camicia più in fretta possibile.
Amber arrossì immediatamente e Tom scoppiò a ridere.
-Può darsi.- fece.
-Dai torniamo di là, ti ho requisita anche troppo dalla tua schiera di fans, si staranno chiedendo tutti che razza di fine hai fatto- fece Robert, tornando a sorridere come se niente fosse successo.
-Voi venite o...?- continuò, assumendo un tono divertito.
-Sì veniamo, non c'è la scopa che mi interessa- esclamò Amber, facendo scoppiare a ridere me e Rob, e rabbuiare Tom, che smise di ridacchiare all'istante.
In fondo quasi mi dispiaceva abbandonare quel piccolo posticino che quasi per caso io e Robert avevamo trovato.
Non era stata una cosa premeditata, quella di nasconderci dentro lo sgabuzzino delle scope, anche perchè faceva tanto brutto film di serie B.
Gli avevo semplicemente fatto fare il giro della galleria perchè ci tenevo a mostrargli tutti i lavori esposti, e ad un tratto, alla fine di un corridoio stranamente desolato, quella piccola porticina di legno aveva fatto la sua comparsa.
Io non credevo nemmeno che la Aubin ce l'avesse un ripostiglio delle scope, sinceramente.
Era stato un attimo. Era bastato guardarci negli occhi per una frazione di secondo, e la sua mano era immediatamente scivolata sulla maniglia.
-Non ti facevo così spregiudicata, Sugar- mi sussurrò Amber ad un orecchio, dopo che tutti e 4 fummo usciti.
Io la guardai scuotendo la testa -Non è colpa mia. E' lui che si approfitta di me.- e ridacchiando con la testa indicai Robert, qualche passo avanti.
-E comunque dovrei essere io qui quella a fare le domande. Non dovevate mantenere un profilo basso?-
Lei si portò i capelli dietro un orecchio e sorrise -Già hai ragione. Ma non è colpa mia, è lui che si approfitta di me.-
Entrambe scoppiammo a ridere e prima che me ne rendessi conto ci ritrovammo di nuovo immersi nella folla pressante di persone che, se possibile, era addirittura aumentata.
-Shoo dove cazzo eri finita?!?!- Vixie mi si buttò praticamente addosso e mi strattonò via da Robert, che nel frattempo si era riavvicinato a me, tenendomi stretta per un fianco.
-Ah capisco- fece poi, alzando lo sguardo su di lui e immaginandoci protagonisti di chissà quali imprese.
-Mi hai lasciato da sola a contenere la follia di Armstrong unita a quella del tuo beneamato Stuart Semple, te ne rendi conto?-
-Oddio. Che hanno fatto?-
-Preferisco non scendere nei dettagli, e credimi lo preferisci anche tu.- mi guardò scioccata quasi, spalancando gli occhioni verde smeraldo.
-Scusa Vixie, mi dispiace. E' colpa mia- Rob le sorrise davvero dispiaciuto, e quando sfoderava quello scintillio accecante di denti non si poteva continuare ad essere arrabbiati.
Lo sapevamo benissimo tutti, e anche Vixie infatti si ritrovò ben presto sotto l'effetto del sorriso-da-figo Pattinson.
-Va bene Robs. Ti perdono perchè sei figo, guarda. Ma è solo per questo.-
Lui accentuò il sorriso e si portò una mano al cuore, assumendo un'aria grave subito dopo -Meno male. Non avrei saputo come fare altrimenti.-
-Hai un fidanzato simpatico, lo sapevi?- Vixie si rivolse a me, scuotendo la testa e io risi.
-Sì, almeno è simpatico.-
-Che vuol dire almeno?- corrucciò le sopracciglia e io mi chiesi per l'ennesima volta quanto caspita mi fosse mancato.
Mi era mancato tutto di lui. Perfino il suo modo di corrucciare le sopracciglia. Oggesù ero da ricovero.
Stavo per replicare qualcosa di altamente brillante e divertente quando, voltandomi verso di lui, le parole mi morirono letteralmente in gola alla vista di un paio di occhi verdi riflessi nei miei, accompagnati da un sorrisetto nervoso.
-Ciao ragazzi, scusate il ritardo.-
Rob avanzò di un passo e cambiò l'inclinazione del suo sorriso.
Adesso era quasi triste.
-Kristen! Mi chiedevo che fine avessi fatto.-
Io ero semplicemente attonita.
-Credo di aver beccato l'unico tassista che non conosce Londra.- fece lei tranquillamente.
Io continuavo ad essere attonita. Vixie accanto a me, se possibile lo era di più. Anche senza guardarla sapevo che aveva probabilmente spalancato gli occhi e stava fissando Kristen sconvolta.
Ovviamente bastò pochissimo perchè lei si accorgesse di qualcosa che non andava.
-Rob, non gliel'avevi detto?- chiese dopo poco, sorridendo ancora più nervosamente del solito.
Allora finalmente mi voltai verso di lui e, c'avrei giurato, lo vidi passarsi la mano fra i capelli.
-No...mi è passato di mente, non c'è stato molto tempo...-
Kristen mi sorrise, quasi dispiaciuta, e scosse la testa.
-Scusa Sugar, hai un ragazzo che è un cretino. Spero non ti dispiaccia se passerò con voi le vacanze di Natale-
La guardai indecisa se mettermi a ridere o se voltarmi verso Rob e prenderlo a schiaffi per essersi dimenticato di dirmi che la sua co-star avrebbe trascorso il periodo che più attendevo con ansia insieme a noi.
Per fortuna ci pensò Vixie a trarmi d'impaccio, la quale tendendole una mano si presentò.
-Ciao, io sono Vixie! Sai onestamente cominciavo a chiedermi quand'è che ti avrei finalmente conosciuto Kristen, e poi dato che sembra proprio che trascorreremo queste vacanza insieme...-
La prese per un braccio e si allontanò con lei. La ringraziai mentalmente per tanta prontezza di spirito da capire che avevo bisogno di fare quattro chiacchiere faccia a faccia con Robert Pattinson.
Feci giusto in tempo a notare lo sguardo un tantino stralunato di Kristen mentre le veniva presentato Billie, che Rob mi prese per mano e senza neanche averne una vera consapevolezza mi resi conto di averla tolta dalla sua presa l'istante successivo.
-Come hai potuto dimenticarti di dirmi una cosa del genere?- non riuscivo neanche a guardarlo in faccia.
-Zuccherino...-
Aveva assunto il tono che sapeva benissimo farmi capitolare nel giro di poco, ma stavolta nessuno dei suoi squallidi trucchetti avrebbe funzionato.
-Robert, finiscila.- alzai lo sguardo e lo trovai a guardarmi fisso, come se stesse valutando con cura quale atteggiamento assumere.
-E' stata una cosa dell'ultimo secondo e non potevo avvertirti prima perchè volevo farti la sorpresa, ed una volta qui poi..beh...ho avuto altre cose a cui pensare. Non ho avuto il tempo per farlo-
Io scossi la testa -Potevi farlo prima di trascinarmi negli sgabuzzini, non credi?-
-Sugar dai...ma qual è il problema?-
Sorrise e si avvicinò, accarezzandomi la schiena.
-Non sarai mica gelosa-
-Gelosa? Ma che cavolo dici. A me non me ne frega niente, mettitelo in testa. La cosa che non capisco e che mi dà fastidio è perchè tu l'abbia dovuta invitare per tutte le vacanze qui. Voglio dire che non passiamo un Natale insieme dal disastro di due anni fa, forse te lo sei dimenticato. E tu sai quanto ci tenessi. Volevo finalmente trascorrerlo con la mia famiglia.-
Mi fermai per prendere fiato e lui tolse la mano dalla mia schiena.
-Ah d'accordo quindi a te è permesso invitare gente e a me no?-
Era diventato improvvisamente freddo.
-Se per te era un problema che invitassi Vixie e Billie dovevi dirmelo...-
Stavamo davvero litigando? Se non fossi stata la diretta interessata, non sarei mai riuscita a crederci.
-Non è un problema infatti. E' proprio questo il punto.-
Bene, ora mi veniva anche da piangere.
-Sugar..- si avvicinò e stavolta il tono di voce era dolce.
-Kristen sta male. Michael, il suo ragazzo, l'ha lasciata per telefono mentre eravamo a Parigi.-
Lo guardai in volto e nella sua espressione seria, mi accorsi che era davvero preoccupato per lei.
-Ah-
-Sì sono stati dei giorni particolari. Non faceva altro che piangere chiusa in camera in albergo. Non voleva ritornare a Los Angeles perchè la vicinanza di Michael sarebbe stata troppo tangibile, ed io non me la sentivo di lasciarla sola. Le ho chiesto se le andava di venire a Londra e lei ha accettato subito.- di nuovo mi guardò -Forse ho fatto male-
Adesso non solo mi veniva da piangere, mi sentivo anche una stronza egoista.
-No Rob, non hai fatto male- scossi la testa. -Mi dispiace di essere sempre la solita stronza.-
Stavolta rise e mi avvolse fra le sue braccia.
-No scusami tu. Avrei dovuto quantomeno dirtelo prima di trascinarti dentro il ripostiglio delle scope-
Mi accarezzò i capelli e mi baciò la fronte.
-Scusa.-
-Dove starà?- gli chiesi poi, quando si fu allontanato da me.
-Dai miei. Le ho detto che può stare nella mia vecchia camera. C'è un sacco di posto e poi dato che domani saremo tutti lì è più comodo. Inoltre Barnes è un po' più isolata e non credo ci saranno molti paparazzi pronti a colpirla.-
Su quest'ultimo punto ero abbastanza scettica, ma lui sembrava così sicuro che evitai di farglielo notare.
-L'hai già detto ai tuoi?-
-Sì poco prima di arrivare li ho chiamati.-
-Ecco dov'era misteriosamente scomparsa Clare, quindi.-
-Già. Una bella fortuna che avesse il cellulare con sè. E dire che pensavo che non avesse ancora imparato ad usarlo.-
-Non prendere in giro tua madre, Pattz. Dovrebbero farla santa già solo per il semplice fatto di averti portato in grembo per nove mesi.-
Scoppiò a ridere e in quell'istante fummo raggiunti da Bobby e Sophie, che tenendosi per mano ci sorrisero allegri.
-Noi andiamo- fece Bobby e Rob gli battè una mano sulla spalla.
-Ci vediamo domani allora-
-Non vedo l'ora Pattz. Mi sono mancate le vecchie tradizioni.-
Io sorrisi annuendo e Sophie ci guardò interdetta.
-Vecchie tradizioni?-
-Bobby, non le hai detto niente?- chiesi stupita.
Lui scosse semplicemente le spalle prima di rimettersi a parlare con Rob e io mi domandai una volta ancora per quale motivo dovessi avere a che fare con gente del genere.
Sospirando spiegai a Sophie che una delle tradizioni del Brit Pack era quella di festeggiare la sera della Vigilia di Natale, dopo il cenone a casa dei Pattinson, nell'appartamento di Rob e Tom con fiumi di birra, giochi società rivisitati in chiave da ubriachi e fondamentalmente tante risate.
Quelle non mancavano mai.
-Vedrai che se ne vedranno delle belle- le dissi sorridendole e mentre lo feci mi accorsi di quanto quelle serate mi fossero mancate.
Quando Rob si metteva a suonare seduto sul pavimento, Sam e Bobby si accapigliavano per le peggiori stronzate, Tom così ubriaco da non reggersi nemmeno in piedi, Marcus che insisteva nel continuare a giocare a Monopoli e i bagliori delle lucine di Natale diffusi dappertutto a dare quella sensazione di famiglia che solo l'aria natalizia riesce a fare.
Sì, mi erano davvero mancate.
-Soprattutto quando Tom si ubriaca e lascia libero sfogo alla sua vena canora- continuai e Sophie rise.
-Non so perchè ma ho i brividi al solo pensiero.-
-Di cosa si parla?- in quel momento il diretto interessato si avvicinò con aria da cospiratore e sospirò, notando i nostro sguardi divertiti.
-Niente Tommyboy lascia perdere.-
-Tanto lo so che stavate parlando di me. E' una delle conseguenze di essere sempre al centro dei pensieri delle donne.-
-Ma smettila, coglione- lo redarguì Rob.
In quell'istante sopraggiunse anche Amber al piccolo gruppetto e spostando lo sguardo su Tom sorrise enigmaticamente -Io vado ragazzi.-
-Posso accompagnarti?- fece quest'ultimo, schizzando al suo fianco e sorridendole a sua volta.
Lei annuì e lui le fece scivolare una mano sul fianco.
-A domani- ci salutarono, prima di dirigersi candidamente verso l'uscita.
-Quanto sarà deficiente Sturridge da uno a dieci?- chiese Sam, ricomparso miracolosamente da chissà dove era finito.
-Come se nessuno presente qui dentro l'abbia già capito che se la fa con Amber Whiteley.-
-Ma che ci volete fare ragazzi, è fatto così- fece Marcus, e neanche me ne ero accorta che si fosse unito al gruppo.
-Shoo, io e Armstrong mi sa che leviamo le tende e torniamo in albergo- mi voltai alla mia sinistra giusto in tempo per venire stretta fra due grandi braccia forti che profumavano di Marlboro.
-Continua così bellezza e spaccherai il culo a tutti.- mi sussurrò Billie ad un orecchio, accarezzandomi poi i capelli e lasciandomi andare con un vago sentore di rock 'n roll.
-Comunque i tuoi genitori sono uno sballo, Bob. Tuo padre mi ha promesso di farmi fare un giro sulla sua Shelby Mustang domani.-
Robert rise e Billie gli dette una pacca sulla spalla.
-Ci si vede, gente.- fece Vixie prima di avvicinarsi per abbracciarmi -Kristen sembra a posto, ma io indagherei ancora.-
-Vixie...- scossi la testa e lei alzò gli occhi al cielo.
-Sogni d'oro signori Pattinson e non fate troppo sesso, mi raccomando. Domani vi veniamo a svegliare alle 7.00- fece come se neanche avessi parlato.
-Provaci e ti rimetto su un volo per Los Angeles seduta stante- fece Rob ridendo.
-Alla faccia dello humor britannico- continuò lei prima di venire issata da Billie sulle proprie spalle, e sempre ridendo se ne andarono.
Poi fu il turno delle sorelle Pattinson di venirci a salutare, le quali andarono via insieme a Kristen.
Quando la salutai, abbracciandola ebbi un moto di dispiacere improvviso.
Mi sentivo così stronza per essermela presa della sua presenza durante le vacanze. Era evidente che soffriva tantissimo, lo capivo da come i suoi occhi verde chiaro non stavano mai fermi sopra un punto per più di tanto, come se avesse paura di fare uscire allo scoperto sensazioni che era bene tenere segregate da qualche parte dentro di sè.
-Ci vediamo domani allora e complimenti per la mostra, Sugar. Non te l'avevo ancora detto- fece, quando si staccò da me, passando poi ad abbracciare Robert.
-Grazie Kristen, a domani- salutai tutti quanti e nel giro di qualche istante, anche i Pattinson al completo se ne furono andati.
Io e Robert restammo per un altro po' a conversare con i presenti rimasti, i miei compagni di università e i miei professori che non la smettevano più di complimentarsi con me.
Sarah Maple invece, non la finiva più di fare domande a Rob su qualsiasi cosa le venisse in mente e alla fine fui costretta a fare finta che gli stesse squillando il cellulare per poter avere la scusa di tagliare la corda.
-Basta pubbliche relazioni, zuccherino. Non vedo l'ora di essere dentro quel taxi- Rob mi sorrise provocatoriamente ed io non potei fare altro che imitarlo.
-Puoi già chiamarlo, dammi un secondo per congedarmi da tutti.-

Nel giro di 10 minuti ci stavamo baciando nei sedili posteriori di un taxi diretto verso il mio appartamento di Edgware Road.



∞∞

Soundtrack

-Dammi un secondo Rob-
-Eddai muoviti Sugar, mi sto per addormentare cazzo.-
Nonostante la porta del piccolo bagnetto che avevo in camera fosse pesante, lo udii lo stesso sbuffare scocciato e cambiare repentinamente canale senza tregua.
Ci stavo davvero mettendo un'eternità ma non era colpa mia se dentro a quel ridicolo babydoll mi sentissi una completa cretina.
Mi guardai per l'ennesima volta allo specchio ed ebbi la voglia atroce di infilarmi nella mia vecchia maglia consumata che usavo come pigiama e farla finita con quella stupida storia dei completini sexy.
Non era roba per me e la cosa era chiara.
Probabilmente lui mi avrebbe riso in faccia e detto di smetterla di fare la deficiente che era stanco e non aveva voglia di fare inutili giochini.
Però c'era una piccola parte di me, quella che nonostante tutto ancora rispondeva al richiamo della vanità che mi stava implorando di dare a tutta quella faccenda almeno una possibilità.
E va bene, Sugar. Apri questa porta e comportati da donna matura.
Sospirai e abbassai la maniglia, sentendomi addirittura più tesa di come lo ero stata per l'esibizione.
Mossi un passo dentro la stanza e mi imposi di non tremare.
Robert non mi guardò subito.
Aveva ancora lo sguardo incollato al televisore e quando finalmente lo spostò su di me, lì per lì neanche si accorse di cosa avevo indosso, perchè gli ci volle una seconda occhiata per fargli sbarrare gli occhi e aprire leggermente la bocca per la sorpresa.
Io mi passai nervosamente una ciocca di capelli dietro l'orecchio e abbassai lo sguardo.
Nessuno aveva il coraggio di rompere il ghiaccio.
Dal momento che ero io quella in piedi come una cretina vestita con un babydoll di pizzo color malva, probabilmente stava a me fare qualcosa.
Magari avrei dovuto ostentare qualche mossa provocante, come salirgli sopra e iniziare a strappargli via la camicia.
Inorridii al solo pensiero.
-Sugar...- esclamò alla fine lui, dopo 5 minuti di puro silenzio.
Non so come trovai la forza di alzare lo sguardo e quando lo feci vidi che si era messo a sedere fra le coperte, una luce strana negli occhi.
-Cosa...?- continuò sorridendo divertito, le sopracciglia corrugate.
-Ho capito, vado a cambiarmi.-
Avvampai improvvisamente e involontariamente mi coprii con le braccia.
Lui si mise a ridere, ma lo fece in una maniera così dolce che la sicurezza tornò tutta insieme.
-Vieni qui.- disse e dopo un altro attimo di confusione, feci come aveva detto.
Mi sedetti accanto a lui e lui mi accarezzò un braccio, mandandomi i brividi lungo tutta la spina dorsale.
-Direi che è valsa la pena aspettare.-
Sorrise da infarto, e il suo braccio salì lentamente fino alla mia spalla, dove si fermò a giocherellare con una sottile spallina violetta.
-Prima che tu dica qualsiasi cosa, devi sapere che questo è il tuo regalo di Natale da parte di Lizzie, perciò prenditela con lei. Io sono semplicemente il tramite.-
Rise in una maniera così pura che mi fece venire voglia di fare l'amore immediatamente.
-Avrei quasi voglia di chiamarla ora per ringraziarla.-
Si avvicinò a me e mi depositò un bacio bollente sulla gola.
-Ma credo che aspetterò domani, dopotutto.-
Stavolta fui io a ridere e gli accarezzai i capelli scompiglati, sentendo velocmente il sangue iniziare a diventare lava nelle vene.
-Non so se mi merito tutto questo- fece lui, allontanandosi da me e guardandomi negli occhi.
Feci finta di pensarci per un secondo e poi gli accarezzai una guancia ispida di barba.
-Secondo me sì.-
Lo baciai e mi sentii travolgere dalla voglia irresistibile che avevo di lui quando avvertii le sue labbra curvarsi in un sorriso contro le mie.
-Finalmente- esclamò, facendomi scivolare lentamente sui cuscini del mio letto.
-Sei proprio bello stasera. Non so se è perchè è tanto che non ti vedo o perchè lo sei davvero, ma resta il fatto che lo sei.-
Rise e mi accarezzò una guancia col dorso della mano -Lo prendo come un complimento.-
Si abbassò nuovamente a baciarmi, mentre la sua mano scivolando silenziosa dal mio viso tracciava un percorso di fuoco lungo tutto il collo fino a giungere alla linea della clavicola.
-Ti amo Robert- sussurrai proprio un istante prima a che la sua mano si spostasse ancora più in basso e sciogliesse velocemente il piccolo fiocchetto che legava il babydoll all'altezza del seno.
-Ti amo da fare male.-
Sorrise di nuovo, prima di scendere a lasciare una piccola scia di morsi lungo tutta la mia gola.
-Io ti voglio da fare male- disse poi.
-Sai, devi andartene più spesso se i ritorni sono tutti così-
Rise e la sua risata mista alla voglia irrefrenabile che aveva di me, fu una delle cose più belle della mia vita.

Ragazze è stratardi e casco dal sonno ç___ç  ma volevo assolutamente postare entro stasera anche perchè verso la fine ho avuto un fiotto d'ispirazione e non potevo interrompere XD
Beh che dire...innanzitutto mi scuso per il ritardo ma appunto avevo un esame che mi ha tenuto occupata un bel po'! Ma adesso è tutto passato per fortuna e posso dedicarmi alla mia fanfiction che ho un po' abbandonato.
Dunque..è comparsa Kristen ^^ contente?!
Io sì perchè da qui inizia una nuova piega della storia, non voglio spoilerare ulteriormente per cui mi limiterò a dire STAY CONNECTED :D

Ringrazio particolarmente la meraviglia di donna che è l'Ale, alias winniepoohina per la meravigliosa copertina che ha creato appositamene per questo chappy!

E poi ringrazio infinitamente le 89 persone che hanno messo fra i preferiti, le 76 fra le seguite e le 5 fra quelle da ricordare *-* ma quanto vi amo?! Cioè non ne avete idea!
Per non parlare di coloro le quali hanno commentato e messo fra i preferiti/seguite il mio nuovo missing moment, siete fantastiche davvero, fatevi un applauso perchè ve lo meritate.
Ok, sto straparlando. E' il sonno credo.

Un bacione fortissimo alle mie splendide e affezionate commentatrici che so mi perdoneranno se per l'ennesima volta non ringrazio adeguatamente ma mi ciondola la testa sulla tastiera ç__ç
midnightsummerdreams;
lampra;
romina75;
Sognatrice85;
Lyla_;
BabyVery (io a te ti amo per tutti i tuoi commenti alla What If? ahahahaha ma sei fantastica, l'abbiamo già ripresa in mano e tutto per te!! <3);
_Miss_;
winniepoohina;
lazzari;
Cicci 12;
doddola93;
GiuliV;
Ryry_



Non conosco Rob, Tom, Billie Joe, Kristen e nessun fottutissimo membro del Brit Pack
ç__ç









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Capitolo 31
*** «and we'll have Halloween on Christmas. ***


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31 Chapter

31

-Zuccherino...-
-Mmmmm vai via.- seppellii la testa sotto al cuscino tentando in tutti i modi di recuperare il sogno meraviglioso che stavo facendo prima che la voce irritante di Robert lo facesse scoppiare come una bolla di sapone, ma fallii miseramente nell'impresa.
Non c'era possibilità che Johnny Depp tornasse a sedersi sul divano e a complimentarsi con me per le mie fotografie e la discografia dei Rolling Stones esposta in salotto.
-La colazione è pronta- stavolta le sue parole furono seguite da una mano che lenta iniziò ad accarezzarmi la pelle dietro l'orecchio, lasciata scoperta dai capelli.
Continuai a mugolare qualcosa finchè non avvertii le coperte venire bruscamente sollevate e nel giro di due secondi una ventata gelida mi fece spalancare gli occhi di scatto.
-Sei un uomo finito, Robert Pattinson.- sbuffai forte e mi sollevai fra i cuscini, pronta ad incenerirlo con la potenza del mio sguardo, quando me lo vidi in piedi con un piccolo vassoio fra le mani.
-Non vedo il frappuccino alla vaniglia- puntualizzai, sbadigliando e non perdendo il tono sostenuto.
-Prego amore figurati lo sai che ti amo e che prepararti la colazione è il minimo che possa fare per rendere le tue giornate migliori- sorrise con una faccia che dire da schiaffi sarebbe stato un eufemismo bello e buono e si avvicinò ulteriormente, posando il vassosio sul comodino.
Non potei trattenere una risata e lo strinsi a me, baciandogli una guancia.
-E' che sono veramente troppo stanca, ti giuro che dormirei per tutto il giorno. In più stavo sognando Johnny Depp.-
-Oddio allora sono spacciato.- scosse la testa e si sforzò di non scoppiare a ridere.
Presi una brioche dal vassoio e gli feci spazio accanto a me. -La stanchezza è colpa tua, comunque.-
Lui corrugò le sopracciglia -Colpa mia?- esclamò fintamente risentito.
-Colpa tua sì. Ho anche un livido sul fianco che mi fa male da morire- scostai le coperte per farglielo vedere e lui sorrise sghembo.
-Guarda cos'ho io invece.- si scostò il colletto della camicia quel tanto che bastava per offrirmi un'ottima visuale del collo dove un succhiotto rosso intenso faceva bella mostra di sè, e sospirò.
-Siamo due maniaci sessuali.-
-Scusa perchè stai usando il plurale? Tu sei un maniaco. Non si può neanche andare a prendere un bicchiere d'acqua senza dover subire i tuoi attacchi.-
-Succede quando si vanno a prendere i bicchieri d'acqua completamente nude nel cuore della notte-
-Non ero completamente nuda-
-Oh scusa- si portò una mano alla bocca e raccattò da terra l'ormai famosissimo babydoll color malva. -Hai ragione, eri vestita.-
Scoppiai a ridere e lui scosse la testa.
-Non te l'aspettavi, eh?- gli chiesi poi, provando a guardarlo in faccia.
Nonostante avessimo appena trascorso una nottata che dimostrava tutto il contrario, mi sentivo ancora un po' inadeguata.
Insomma, lo sapevo che lui aveva apprezzato.
Praticamente non avevamo fatto altro che fare l'amore per tutta la notte. Eppure non riuscivo a nascondere quella sensazione di non essere all'altezza quando si trattava di lui. Forse perchè lui era semplicemente troppo per me.
-No, non me l'aspettavo.- mi passò un braccio attorno alle spalle e mi strinse a sè.
-Ma ti prego di stupirmi più spesso.-
Mi voltai a guardarlo e gli accarezzai una guancia -Vedrò cosa posso fare.-
Si sporse più in avanti a baciarmi e la sua mano ancora ferma sulla mia spalla iniziò a muoversi delicata.
Ben presto mi ritrovai sdraiata sotto di lui, con le mie mani fra i suoi capelli già scompigliati di loro.
-Dovremmo...- si staccò dalle mie labbra -...andare dai miei.- ritornò a baciarmi e io iniziai a sbottonargli la camicia.
-Credo che un po' di ritardo ci sia consentito- gli sorrisi e lui si abbassò a lasciare una scia di baci lungo tutta la mia gola.
In quell'istante il suo cellulare iniziò a squillare.
Si scostò quasi bruscamente da me, sollevandosi sui gomiti e cercandolo con lo sguardo, finchè non lo individuò sulla cassettiera in fondo alla stanza.
-Vuoi davvero rispondere?-
Non mi ascoltò nemmeno e si alzò dal letto, diretto verso la fonte di tanto rumore.
-Evidentemente sì- continuai, più a me stessa che a lui.
Sospirando mi rimisi a sedere fra le coperte e quando mi voltai a guardarlo lo vidi passarsi una mano fra i capelli e rispondere.
-Kris- disse e non so perchè, giuro che non lo so, ma il tono che usò mi fece sentire male.
Forse perchè non gli avevo mai sentito usare diminutivi con altre donne all'infuori di me.
-Certo! No...- si girò verso di me e mi sorrise leggermente -...stavamo uscendo. 20 minuti e siamo a Barnes.-
-Perfetto.- esclamai così a bassa voce che neanche io riuscii ad udirmi chiaramente e senza aspettare la comunicazione ufficiale da parte sua, mi alzai e iniziai a scegliere i vestiti da indossare.

-Zuccherino- 5 minuti dopo bussò alla porta del bagno e poi entrò con il suo sorrisino dispiaciuto stampato in faccia.
-Ho fatto. Tranquillo non ti faccio perdere nemmeno i 2 minuti che in genere mi ci vogliono per truccarmi.-
Scosse la testa e accennò una risatina -Sei perfetta così come sei-
Lo fulminai attraverso il riflesso dello specchio ed evitai di rispondere.
-Era Kristen...- fece lui, spostandosi di lato quando gli passai accanto per ritornare in camera.
-Davvero?- esclamai io, fintamente sorpresa.
Lui non colse il tono sarcastico, o molto più probabilmente fece finta di nulla e continuò a parlare -Voleva fare un giro. Lizzie la sta già facendo impazzire. Sai com'è fatta.-
Alzai la testa dalla borsa dei Beatles nella quale stavo infilando gli occhiali e il cellulare e lo guardai. -Povera Kristen...costretta a sorbirsi le chiacchiere infinite di Lizzie-
Stavolta colse la nota amara nella mia voce e incrociò le braccia al petto.
-Pensavo avessi detto che non c'erano problemi se Kristen passava le vacanze con noi.-
-Infatti è così. Spostati per piacere- e gli passai accanto per prendere il lucidalabbra dal ripiano del bagno e metterlo in borsa.
-Allora mi vuoi spiegare qual è il problema?-
-Nessun problema Rob, davvero. Andiamo?-
Sospirò e con la coda dell'occhio lo vidi scuotere la testa, poi prese il cellulare e chiamò un taxi.


∞∞


-This is Halloween, this is Halloween
Pumpkins scream in the dead of night.
This is Halloween, everybody make a scene
Trick or treat till the neighbors gonna die of fright.
It's our town, everybody scream
In this town of Halloween.- cantavamo io e Robert insieme agli abitanti di Halloween Town.
-Ancora con quell'orrido cartone sui mostri?- la voce di mia nonna interruppe la nostra performance canora proprio sul più bello.
-Non sono degli orridi mostri, nonna. E' la città di Halloween è ovvio che facciano paura. Ma sono buoni in fondo. E' il loro lavoro quello di spaventare.-
-Resta il fatto che sia orrido. Perchè vi piace tanto?-
Si venne a sedere sul divano accanto a noi e Robert premette pausa sul dvd.
-Beh perchè sa di Natale..credo.-
La nonna spostò lo sguardo sullo schermo del televisore dove alcuni fantasmi volavano via da una finestra rotta e storse il naso.
-Sa di Natale?-
-E' la Vigilia di Natale nonna, proprio come oggi.-
La nonna mi accarezzò i capelli e Robert sorrise.
-Stiamo aspettando che Jack Skellington ci venga a portare i regali travestito da Santa Claus-
-Oddio ancora Nightmare Before Christmas?- la voce di Tom dall'ingresso ci raggiunse forte e limpida.
-Chi ti ha invitato, Tom Sturridge?- esclamai io voltandomi repentina verso la porta del salotto che si era spalancata proprio nell'esatto istante in cui Tom metteva piede nella stanza.
-Rilassati zuccherino, sono andato dai Pattinson e mi hanno detto che Rob era qui. Come al solito.-
Misi il broncio e Rob mi dette un buffetto affettuoso sul naso -Non me ne vado.- disse.
-Tanto lo so che adesso vi rinchiuderete in garage a suonare e io non potrò ascoltare-
Rob sorrise -Magari stavolta facciamo uno strappo alla regola-
La nonna si alzò dal divano e andò a salutare Tom.
-Come stai, Thomas?-
-Bene grazie, signora Lewish.-
-Un bicchiere di sidro?-
-Volentieri- e sparirono entrambi in cucina.
-Io lo odio- feci, incrociando le braccia al petto.
-Anche lui ti odia.-
-Vuole rubarmi il posto di "best buddy" nel tuo cuore, lo so-
Si mise a ridere e mi avvolse fra le sue braccia -Ma quello sarà sempre il tuo posto. E nessun Tom Sturridge potrà mai cambiare le cose.-
-Promettimelo!-
Gli tesi il dito mignolo e lui vi fece incrociare il suo -Prometto!-


Lasciai che il paesaggio innevato fuori dalla finestra del salotto diventasse così familiare ai miei occhi da farmi credere che quella fosse la normalità, prima di far scivolare di nuovo la tendina a coprire lo spettacolo della neve che lenta si posava sul pratino perfettamente curato di Clare.
Sospirai e lasciai dissolvere i ricordi nella mia mente. Quanti Natali fa era successo? Forse 10, 11..non avrei saputo dirlo con esattezza.
Quando eravamo piccoli, ogni Natale era identico al precedente.
La maratona di film di Tim Burton e di cartoni natalizi seduti sul divano del mio salotto, l'albero di Natale gigantesco nel giardino dei Pattinson e la sua versione ridotta accanto al caminetto dove una pila enorme di pacchetti dai colori sgargianti faceva bella mostra di sè, le litigate con Tom, il pudding di mia nonna e lo sherry dolce che Victoria ci faceva bere di nascosto.
E ancora il latte e i biscotti accanto alla finestra in attesa di Babbo Natale, il pozzo dei desideri nel boschetto dietro casa e i bigliettini che ci lanciavamo sempre con la speranza che ciò che vi era scritto sopra prima o poi si realizzasse.
Una tradizione che avevamo avuto fino quando la malattia di mia nonna aveva reso vana qualsiasi speranza nei miracoli.
"Desidero che la nonna resti con me" era stato l'ultimo bigliettino a toccare la superficie ghiacciata dell'acqua in fondo al pozzo.
Non si era avverato e da allora io e Robert, senza che nessuno lo dicesse apertamente, avevamo semplicemente smesso di andarci.
-E' tutto diverso qui in Inghilterra, sai?- Vixie mi raggiunse accanto alla finestra e mi sorrise.
La grande cena di Clare stava per avere inizio e tutti quanti eravamo attraversati da una sorta di strana e, almeno per me, nostalgica euforia.
-Qui c'è proprio aria di Natale. E non c'entra niente la neve, anche se devo dire che è davvero scenografica.-
-Per non dire caratteristica- si intromise Billie, con un bicchiere di sidro di mele in mano.
Mi voltai verso di loro e decisi di lasciar perdere la malinconia. Adesso era tutto tornato a posto. O quasi.
-Si- alzai gli occhi al cielo -Devo dire che è una bella atmosfera.-
Feci girovagare lo sguardo per l'ampia sala adorna di lucine colorate e festoni e sospirai.
-Mi era mancata casa Pattinson addobbata a festa-
Vixie capì subito e mi strinse un braccio dolcemente.
Avrei dovuto lasciar perdere immediatamente quella china pericolosa e godermi la festa, ma per qualche ragione non potevo farlo.
-Gli ultimi 2 Natali li ho trascorsi nel mio appartamento di Edgware Road, a festeggiare con la vodka e Mamma, ho perso l'aereo in tv.-
-Eccitante- commentò Billie, finendo di scolarsi il sidro e sorridendo. Sapevo che anche lui sapeva. E gli ero grata per la nonchalance che ostentava nell'affrontare l'argomento.
-Io i miei ultimi 2 Natali nemmeno me li ricordo- fece Vixie e tutti scoppiammo a ridere.
-Tesoro scusa, hai sentito Robert?- Clare mi si avvicinò sorridendo.
-E' quasi pronto e pensavo che potevamo iniziare a metterci a tavola.-
Scossi la testa e la scomoda sensazione che mi aveva accompagnata per tutto il pomeriggio tornò a farsi pressante.
-No. Ha il cellulare sempre staccato.-
Dopo il veloce pranzo tutti insieme, Robert aveva insistito per portare Kristen a fare un giro per Londra. Era quello che le serviva per distrarsi e in più dovevano fare un salto agli uffici della Summit per discutere di alcuni particolari per il ri-doppiaggio di Eclipse.
Io ero stata ovviamente invitata a fare parte della gita pomeridiana, ma avevo altri accordi con Vixie e Billie e così avevo declinato l'offerta.
Vixie aveva praticamente svaligiato tutti i negozi di Camden Town e Billie non era stato da meno per quanto riguardava i pub.
Aveva voluto provare qualcosa da ciascun locale incontrato sul nostro cammino.
Quando alla fine eravamo ritornati a casa Pattinson, mi ero aspettata di trovarci già Rob. Magari stravaccato sul divano con Tom, intenti in una partita all'ultimo sangue con l' Xbox.
Così non era stato.
A quanto pareva nessuno aveva la più pallida idea di che fine avessero fatto.
-Beh aspettiamo altri 10 minuti. Sono sicura che stanno per arrivare- Clare mi dette una carezza affettuosa e tornò in cucina.
-Shoo non ti preoccupare!- Vixie sapeva cosa la mia mente squilibrata era andata a pensare.
-Non ti fare prendere dalle paranoie, ti prego.-
Io annuii e in quell'istante un rumore di chiavi seguito da risatine risuonò per tutta la casa.
-Sì e poi hai visto come ti guardava?- fece la voce di Kristen, stranamente allegra.
-Senti lasciamo perdere, ok?- le risate di Rob si fecero più vicine quando aprì la porta e tutti e due comparvero sulla soglia, ricoperti di neve da capo a piedi.
-Scusate per il ritardo- continuò a ridere, togliendosi il cappellino e scuotendo la chioma innevata sul preziosissimo tappeto persiano di Clare.
-Robert Thomas Pattinson.- lo riprese quest'ultima guardando scandalizzata i fiocchi di neve formare una piccola pozza di acqua ai piedi del tappeto.
-Vatti immediatamente a cambiare e a darti un'asciugata. E non metterci più di 5 minuti.-
-Agli ordini, madre- si portò una mano alla tempia a mò di gesto militare e saettò veloce al piano di sopra.
-Scusate, è tutta colpa mia- fece Kristen, togliendosi il cappotto e i guanti.
-Gli ho chiesto di passare da Marks & Spencer perchè mi serviva un regalo da portare ai miei e siamo stati fermati da un gruppo di ragazzine.-
Lydia le andò vicina e la strattonò per la maglia lunga -Lo zio Rob ha già una moglie- disse, guardando Kristen con odio.
Restammo tutti quanti in silenzio per qualche secondo, prima che Lizzie scoppiasse a ridere -Amore, lo zio Rob non avrà una moglie per molto tempo ancora se continua così- fece, alzando poi lo sguardo su me.
Io tentai di ridacchiare, ma per qualche strana ragione non ci riuscii.
Fu allora che Kristen alzò lo sguardo su me e mi sorrise comprensiva quasi -Scusa Sugar. Te l'ho sequestrato per tutto il giorno.-
Scossi la testa in un inutile tentativo di farle capire che non me ne fregava niente.
Certo non me ne fregava davvero niente di non aver passato neanche un secondo della Vigilia di Natale insieme
Certo.
-Tranquilla Kristen, siamo stati occupati anche noi.-
Vixie annuì vigorosamente -Siamo tornati qualche minuto prima di voi, a dire la verità. Il pomeriggio è volato, eh?-
Billie le venne subito dietro cominciando a descrivere ogni singola azione o dialogo fosse avvenuto fra noi quel pomeriggio e ben presto Rob fece la sua comparsa in cima alle scale, vestito di tutto punto.
-A tavola!- esclamò Clare, precipitandosi in cucina e portando subito dopo l'arrosto di tacchino avvolto nel bacon.
-Buona vigilia, zuccherino- mi venne vicino, baciandomi il collo e circondandomi con le braccia da dietro.
-Sì auguri- feci io sbrigativa, prendendo immediatamente posto accanto a Vixie, il più lontano possibile da lui.
La zia Nancy si sedette dall'altro lato e di fronte si sistemò Jack, uno dei tanti cugini di 2 grado dei fratelli Pattinson.
-Ci penso io a farlo fuori- mi disse quest'ultimo strizzandomi l'occhio ed accennando con un cenno della testa a Rob, seduto in fondo alla lunghissima tavolata.
-Grazie Jack. Ti farò sapere in caso di bisogno- gli sorrisi e lui fece altrettanto.
-Beh auguri famiglia!- esclamò Richard, sollevando il bicchiere di sidro e sorridendo felice.
Nel giro di un istante tutti quanti lo imitammo e nonostante dentro di me morissi dalla voglia di guardare Rob e fargli la linguaccia, come era tradizione, feci finta di niente e bevvi, ignorando il suo sguardo fisso su di me.



∞∞



-E' così bello sai?- lasciai andare la sciarpa dell'Arsenal appesa alla parete accanto al letto di Robert e mi voltai verso la porta, dove Kristen era appoggiata allo stipite, sorridendo a malapena.
-Cosa?- le chiesi.
-Tu e Robert. Voglio dire, quello che c'è tra di voi.-
Alzai gli occhi al cielo e sorrisi -Già. Beh non è sempre stato così bello...-
Annuì un poco e si avvicinò a me -So un po' dei vostri trascorsi-
Mi voltai definitivamente a guardarla e lei si sedette sul letto, prendendo a giocare col suo pigiama posato sul cuscino.
-Tanto tempo passato negli stessi alberghi, tutte quelle ore sul set, le feste, fare finta di essere una coppia...sì beh insomma è stato facile diventare amici.-
-Immagino.- riuscii semplicemente a dirle perchè improvvisamente mi venne in mente che tutto quel tempo che loro avevano trascorso insieme era stato esattamente il tempo che io e lui avevamo passato separati.
-Non voglio portartelo via.- esclamò poi senza preavviso e io sussultai involontariamente.
Per la prima volta quel pensiero mi colpì forte e chiaro.
Sì la presenza di Kristen mi aveva leggermente infastidito, ma per il semplice fatto che il tempo a disposizione per me e Robert da soli sarebbe diminuito. Che lei me lo portasse via, non mi aveva mai nemmeno sfiorato l'anticamera del cervello.
-Non pensavo che tu volessi farlo- le risposi dopo qualche secondo.
Lei piegò le labbra in un sorriso gentile -No è che...ho notato la tensione a tavola, gli sguardi non corrisposti..gli hai a malapena rivolto la parola.-
Incrociai le braccia e annuii -Lo so, a volte mi comporto da bambina stupida.-
Lei si mise a ridere -Ti capisco. Lo faccio anche io. O almeno...lo facevo.- abbassò lo sguardo mentre un'ombra le passava fra i begli occhi chiari.
-Mi dispiace, Kristen.-
-Non fa niente. E' andata così. In fondo lo sapevo che non sarebbe durata tanto. Michael non ha mai sopportato bene la follia da cui sono circondata dopo Twilight.-
-Non è facile, comunque.- le dissi io, sentendomi improvvisamente infantile.
Lei scosse la testa -No, non è facile. Ma Rob ti ama davvero, Sugar. Lui non ha altro per la testa. Io non posso dire di conoscerlo come lo conosci tu, ma credo di poter affermare di conoscerlo abbastanza e credimi, da quando vi siete messi insieme è rinato. E' diventato un altro Robert.-
Ebbi voglia di abbracciarlo all'istante.
-Scusa Kristen. Ti sarò sembrata davvero una bimba infantile e anche un tantino stronza, ma il fatto è che non trascorrevamo una vigilia di Natale insieme da tantissimo e quando eravamo piccoli, beh era il periodo più magico dell'anno. Avrei dato non so cosa per tornare a provare quella magia, anche per un giorno soltanto. E invece a lui sembra non importare niente..-
-Non è così.- rispose prontamente lei, portandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
-Ci credi che è stato tutto il pomeriggio con la testa sulle nuvole? Cioè sulle nuvole...la testa ce l'aveva a Barnes, al suo zuccherino. E' che è troppo buono. Anche con me. Per cui non se la sentiva di lasciarmi a casa- si interruppe un istante e io mi misi a sedere accanto a lei.
-Sa che sto male e sa quanto il periodo natalizio sia un periodo delicato per me. Io e Michael ci siamo messi insieme proprio a una vigilia di Natale. Ironico, eh?-
-Da morire.- tentai di sorridere e lei mi imitò.
-Quello che volevo dirti è di non farti stupide paranoie.-
In quell'istante qualcuno bussò delicatamente alla porta e io e Kristen ci voltammo all'unisono.
-Si può?- Robert ci sorrise dalla soglia, già vestito di tutto punto per uscire.
Senza che neanche gliel'avessi ordinato le mie gambe si alzarono dal letto e in un secondo fui fra le sue braccia, che in quel momento profumavano del caminetto ancora acceso in salotto.
-Mi perdoni?- gli dissi e lui mi dette un buffetto sul naso.
-E tu?-
-Io sì.-
Sorrise e mi strinse ancora di più -Allora anche io.-
-Ragazzi scusate è arrivato Tom con Amber!- ci gridò Lizzie dalle scale.
-Muovetevi!-
Kristen si alzò dal letto e ci venne vicina -Allora, questo Brit Pack Party?-
-Sta per iniziare!- le rispose Rob prima di baciarmi.
E quando chiusi gli occhi, per un istante ci rividi a 13 anni seduti sul divano con i biscotti allo zenzero e Jack Skellington vestito da Babbo Natale sullo schermo.



∞∞


-I know that we are young and I know that you may love me
But I just can't be with you like this anymore, Alejandro-


Casa di Robert, il suo bellissimo, minuscolissimo appartamento di Soho non era mai stato tanto pieno di gente. E mai tanto ubriaca, se vogliamo dirla tutta.
Vixie stava ballando sul tavolo a piedi nudi, improvvisando una specie di danza del ventre sulle note di Lady Gaga, Amber e Sophie stavano shakerando alcuni cocktails dall'insolita colorazione verdina, che a detta loro dovevano essere margaritas, Sam e Tom giocavano a Guitar Hero e sinceramente non avevo la più pallida idea di come riuscissero ad eseguire Free as a Bird dei Lynyrd Skynyrd con Alejandro a tutto volume.
Ma certe cose era meglio non chiedersele.
Il più ubriaco di tutti era Bobby che si era messo a ballare in quella che secondo lui era una maniera sexy attorno a Rob e il bello era che sapeva pure tutte le parole di Alejandro a memoria.
-Please, stop, just let me go, Alejandro-
-Qualcuno ti vuole fregare il fidanzato- Billie si avvicinò al mio orecchio e ondeggiando pericolosamente mi afferrò per un fianco.
-Ma se posso esprimere un parere personale, tu zucchero filato, sei moooooolto meglio.-
Scoppiai a ridere e sentii tutta la vodka, la tequila o chissà che diavolo quelle due pazze avevano infilato in quei cocktails micidiali salirmi al cervello.
-Adesso guarda come me lo riprendo-
Mi feci largo fra Lizzie, il suo ragazzo e Kristen che a quanto riuscii ad afferrare stavano conversando sul traffico di Londra e raggiunsi Rob alle spalle.
-You know that I love you boy, hot like Mexico- gli sussurrai ad un orecchio e lui si voltò all'istante.
Il suo sorriso leggermente annebbiato dall'alcohol mi incendiò il sangue nelle vene.
Gli posai le braccia sulle spalle e mi avventai letteralmente su di lui.
Bobby quasi ci rimase male dell'improvvisa perdita di interesse da parte di Rob ma si consolò presto quando Sophie lo raggiunse e lo trascinò via, facendogli bere uno dei suoi margaritas.
Iniziai a muovermi contro di Robert come non avevo mai fatto prima, neanche da ubriaca.
Perchè mi sentivo improvvisamente ubriaca di vita, non solo di tequila.
Mi voltai, dandogli la schiena ed avvertii immediatamente le sue mani su di me.
Mi sollevò di poco l'orlo del vestitino accarezzandomi la pelle nuda delle gambe.
-
Don't call my name, don't call my name Roberto-
appoggiai la testa sulla sua spalla, lasciandogli un piccolo morso sotto l'orecchio destro.

-Prendetevi una stanza- ci urlò Tom da qualche parte lì davanti, ma era tutto così confuso che non fui sicura di averlo udito davvero.
-Sugaree!- Vixie mi si buttò praticamente addosso dal tavolo da cui ancora stava ballando, e fui costretta a lasciare la presa su Rob.

-Basta fare sesso con Pattinson. Aspettate quando saremo tutti troppo ubriachi per ricordare che sia successo davvero.-
Rob scoppiò a ridere -Io spero di non dimenticarlo sinceramente- feci e Vixie mi dette una pacca sulla spalla.
-Lo spero per te, sorella.-
-Ok adesso si gioca tutti insieme a qualcosa- si intromise Sam, abbassando la musica e riportando l'attenzione generale su di lui.
-Oddio. Qualcuno vada a buttare fuori di casa Sam Bradley- nonostante fosse stravaccato sul divano con Sophie sopra di lui, Bobby aveva ancora la forza di lanciare ordini.
-Ma stai zitto, Long. Solo perchè hai trovato qualcuna che viene a letto con te adesso non è che te la devi tirare. Fino all'altro ieri eri nella mia stessa situazione.-
-Va bene basta, facciamo sto cazzo di gioco- fece Rob e nessuno osò contraddirlo, visto e considerato che comunque era il padrone di casa.

10 minuti dopo giocavamo a strip poker.
Le idee brillanti di Tom Sturridge meritavano davvero il premio Oscar.
-Col cazzo che ti levi la maglietta- esclamò proprio l'ideatore del gioco rivolto ad Amber, la quale avendo perso la sua puntata era costretta a sfilarsi la maglia.
-Di chi è stata l'idea?- fece lei, guardando Tom con sguardo omicida e senza attendere altro se la sfilò, lanciandola nel pavimento pochi passi più avanti.
-Adesso mi fate incazzare voi però- continuò Tom, rivolto a Bobby e Rob che erano rimasti misteriosamente attratti dal lancio del vestiario di Amber.
-No adesso fanno incazzare me- Sophie dette una botta sul braccio di Bobby.
-E me- la imitai io, colpendo Rob dietro la testa.
Altri 5 minuti dopo fu il mio turno di perdere i vestiti, ma dato che indossavo un semplice abito il mio caso era un tantino più complicato.
-Ma a che razza di giochi pervertiti dobbiamo giocare?- Rob battè una mano sul tavolo.
-Stai zitto Pattinson. Parli ora che è la tua ragazza quella che si deve spogliare, vero?-
-No basta io non gioco più sono stanco.-
-Certo sei stanco.-
-Lo siamo un po' tutti comunque- Kristen, mezza nuda, sbadigliò e si accasciò contro la spalla di Sam.
-Sono le 04.00. Forse è il caso di andare?-
-A proposito auguri!- esclamò Sophie, balzando in piedi senza più i jeans.
-Rimettiti a sedere Soph, fammi questa cortesia- Bobby la spinse delicatamente di nuovo sulla sedia.
-Comunque è vero ragazzi. E' Natale già da quattro ore.-
Sbirciai fuori dalla finestra del salotto e vidi vorticare i fiocchi di neve.
Non aveva fatto altro che nevicare per tutta la sera e l'indomani avremmo sicuramente avuto un bianco Natale.
Rob mi passò un braccio sulle spalle e mi strinse a sè.
-Happy Halloween- sussurrò contro il mio orecchio citando il finale di Nightmare Before Christmas.
-Merry Christmas- feci io, voltandomi a sorridergli.
E poi ci baciammo.
E fu di nuovo Natale.
 


Fanciulle eccomi di nuovo qui!! Pronta a scassarvi come al solito :D
No il fatto è che stavolta non pensavo di postare così presto ma dato che a Settembre sono strapiena di esami e devo rimettermi subito a studiare, ho pensato di darvi subito un altro chap perchè poi la cosa si farà un po' più diluita XD
Cmq siccome è già tardissimo, bando alle ciance e passo subito ai ringraziamenti *-*
Ah e scusatemi per la fine orrida del capitolo, ma non sapevo più come uscirne XD
Accetto ogni tipo di offesa ç____ç

valy90: ahahahha eh! Perchè c'è sempre Kristen di mezzo? Boh! Bella domanda..cmq vedrai vedrai non ti anticipo niente :D bacione tesoro e grazie per seguirmi

GiuliV: Ahahaha amoreeee uhmmmm non dico niente :D Eh si Vixie e BJ li amo anche io da morire, loro sono i meglio! Grazie tesoro per i compliments e spero ti sia piaciuto anche questo! Bacio

Piccola Ketty: Amore mio bellissimo! Oddio ma cosa mi dici te? Che mi fai venire gli occhi a cuoricino proprio? ç__ç come ti amo. Spero che questo ti sia piaciuto e sì arriveranno tempi bui però te sai quindi don't worry :D ahahaha ti amooooo <3

cris91: tesoroooo eh lo so non piace per niente questa Kristen che spunta così però che ci vogliamo fare? ç__ç beh cmq non preoccuparti ;) ahahaha grazie per tutto quello che mi hai detto un bacione e spero ti sia piaciuto anche questo!

romina75: tesorooooo a te devo chiedere una cosina e probabilmente mi prenderai per pazza e/o cretina ma nel tuo ultimo commento quando mi hai scritto "dall'ultima postilla capisco che ti hanno chiesto telefoni e indirizzi" eccoooo non ho capito cosa volevi dire XD io ho già il cervello fuso di mio, unito allo stordimento post-esame ti giuro che sono stata a scervellarmi per ore intere e non sono arrivata alla conclusione XD Cmq tesoro io i tuoi commenti li amo e sono quelli che attendo a gloria cioè tu mi dici sempre certe cose fantastiche che proprio *_* Spero ti sia piaciuto anche questo un po' natalizio, anche se la fine mi rendo conto che faceva cagare XD bacioneeeee

BrandNewSibyl: Oddio che bello vederti anche qua *-* io ti amo a te <3  ahahaha poi i tuoi commenti li amo XD e cmq vedrai vedrai quello che succederà con Kristen, io non spoilero :D spero ti sia piaciuto questo! Un bacione fortissimo!!

lampra: eeeeh brava prevedi bene tesoro, però un po' di sconvolgimenti ci stanno, no? Sennò che palle XD Grazie mille per tutto e spero questo non ti abbia fatto schifo un bacione

BabyVery:  Eeeeh tesoro te lo fa pensare bene! Ahahha cmq si aveva ragione Lizzie sul completino, la mattina abbiamo visto i suoi effetti :D Cmq grazie mille per tutti i complimenti mi hanno fatto sciogliere, ti adoro! Spero che ti sia piaciuto anche questo un bacione fortissimo <3

midnightsummerdreams: Charlee eccoci a te XD oddio mi sto sentendo male sto rispondendo velocissimo a tutte XD beh che dirti innanzitutto grazie per i compliments al cap precedente e questo che dire, c'ho messo 3 vite per scriverlo e alla fine ti sarai accorta che non è tutto sto granchè XD la fine soprattutto va beh migliorerà e soprattutto vedrai che il rapporto fra bobby e sophie evolverà, tanto da cambiare lo status su fb XD va beh mi sbrigo sennò non leggi più bacione

winnie poohina: aleeeee amore come ti amo domani quando leggerai vorrei leggere in diretta con te perchè sai quanto le amo le dirette! XD No Ale ti giuro sono stanchissima non so nemmeno come ho fatto a giungere qui XD ma cmq so che la fine alla fine fa un po' schifo ma non sono riuscita a farla venire diversamente e comunque adesso c'è New Year's Eve che ci aspetta! *-* Non vedo l'ora ti amo cucciola <3<3

doddola93: amoreee e rieccoci qui! Ma come ti amo!? Eh si hai visto la cristina stuarda? qui è pure peggio XD cmq te sai già tutto quindi non mi dilungo più di tanto XD Sappi che ti amo e che se non scappo, crollo XD spero di sentirti presto mi manchiiiii <3

lazzari: oddiooooooo lory no ti prego non mi abbandonare! Guarda io la odio Kristen ma tantissimo ma tu ti devi fidare di me, ho la storia tutta in mente e ti dico fidati della tua Ele, ok? ;) Vedrai che non te ne pentirai!
Cmq non diventerà mai una robten e nè mai niente di robsten accadrà, tiè. XD
Un bacione


Lyla_: Tesoroooooooo mi manchi! Ma quando parliamo per bene? E l'uni come va?? Io mi devo rimettere a studiare che palle ç____ç cmq quando la aggiorni la tua meravigliosa ff, eh?
Piaciuta la Vigilia? A me insomma ma cmq XD tesoro scappo che sto crollando seriamente ti amoooo bacione <3

_Miss_: Tesoro ciao!! E invece sì è arrivata proprio Kristen ç__ç  Ahahahha vedrai vedrai ne vedremo delle belle :D ma non ti spoilero più! Un bacione e spero ti sia piaciuto!! Alla prossima <3

Cicci12: Ma grazieeee! <3 Ahahaha si infatti, l'unico scoppiato è Sam mmm forse l'accoppierò con lui alla fine XD Ho aggiornato presto, no?  Anche se fa un po' schifo XD ma mi farò perdonare giuro! Bacioneeee


Beh fanciulle ci siamo finalmente, adesso crollo sul serio sulla tastiera. Ringrazio tutti quelli che hanno messo fra i preferiti, seguiti, ricordare o che leggono semplicemente. VI AMO TUTTI QUANTI.
<3

Scappo.


Ah si non conosco nessuno, come al solito.


Stay tuned <3























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Capitolo 32
*** «there are moments when I don't know if it's real. ***


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32 Chapter

32


-E Rob dov'è?- mi bloccai con il pigiama in mano, pronto ad essere infilato in valigia, e mi voltai verso Amber, che seduta ai piedi del letto seguiva con lo sguardo ogni mia mossa.
In teoria avrebbe dovuto aiutarmi a preparare le valigie per quello che si prospettava essere un divertentissimo weekend all'Isola di Wight, in pratica si stava finendo di smaltare le unghie di rosso brillante.
Sbuffai -Non lo so. Fuori con Kristen credo. Comunque passano tutti insieme a prenderci qui fra poco.-
Lei annuì lentamente e tentò un sorriso -Ne passano di tempo insieme quei due, eh?-
Lasciai perdere il pigiama e la guardai -Grazie Ambers, non l'avevo ancora notato.-
-No dai che c'entra facevo per dire.-
Alzai le sopracciglia in un chiaro gesto di scetticismo.
Che Robert e Kristen passassero tanto, molto, troppo tempo insieme era una cosa chiara a tutti.
Soprattutto ai giornalisti che avevano già fatto uscire qualcosa come 58 articoli sul ritorno di fiamma del robsten.
-
Beh comunque è vero. E sinceramente mi sono anche stancata di farglielo notare, tanto non cambia niente.-
Sbuffai e mi lasciai cadere accanto alla valigia straboccante di vestiti. Forse avrei dovuto eliminare qualcosa.
La mano di Amber saettò immediatamente sul mio ginocchio -Sono amici, dai. Non ti devi preoccupare.-
-Per me può pure provare tutte le posizioni del kamasutra con lei, non me ne frega un accidente. Basta che mi avvisa per tempo, così gli faccio trovare la chitarra e quelle quattro camicie che ha lasciato qua sul vialetto.-
Amber scoppiò a ridere, ma io non ero così sarcastica.
-Dai adesso ci prendiamo questi 3 giorni lontani dal caos di Londra, dai paparazzi e da tutto il resto e ci immergiamo nella tranquillità dell'Isola di Wight. Sono sicura che recupererete il tempo perso a tutti gli effetti.-
-Ci credi che non ho neanche voglia di venire?- lasciai vagare lo sguardo sul casino all'interno della valigia e caddi all'indietro sul morbido piumone color lavanda.
-Mi ha proprio fatto passare la voglia di stare con lui durante queste vacanze-
-Oggi siamo in modalità depressiva, vedo-
-Lo so scusa. E' un po' di giorni che mi sento giù. Scoppio a piangere per qualsiasi motivo. Per esempio ieri, stavo sistemando l'armadio e ho ritrovato la camicetta che mettevo sempre per andare a lavorare al negozio di cd e che era rimasta sepolta da strati di borse e mi sono messa a piangere- scossi la testa ed Amber mi accarezzò i capelli affettuosamente.
-E' arrivato Rob e mi ha trovata singhiozzante seduta sul pavimento con questa camicia stretta in mano.-
Scoppiò a ridere e io la imitai un poco -Sì è stato divertente. Non sapeva più che fare per farmi calmare-
-Tesoro ma devi stare tranquilla!- si tirò a sedere sui gomiti e io la guardai.
-Non ce la faccio, Amber. Ho una brutta, bruttissima sensazione addosso.-
In quell'istante la porta di camera si spalancò e Vixie e Billie comparvero sulla soglia, affaticati e bagnati dalla testa ai piedi.
-Non ve l'hanno detto che quando si esce a Londra è buona abitudine portarsi un ombrello dietro?-
Vixie ridacchiò un poco -Scusaci per così poco buon senso Shoo, ma il nano qui presente mi ha fatto fare tutto di fretta stamani.-
-Tranne una cosa- esclamò quest'ultimo sorridendo maliziosamente.
Vixie gli dette una botta sul braccio e venne avanti scuotendo un poco la chioma rossa.
-Allora siete in partenza, eh?-
-Già, il Brit Pack al completo sta per arrivare a prenderci, direzione Southampton. Voi ve la caverete da soli all'aeroporto?-
Si mise a ridere, mettendosi a sedere accanto a me ed Amber -Penso proprio di sì.-
-Mi dispiace che non veniate, con voi due sarebbe stata tutta un'altra cosa- non potei fare a meno di aggiungere poi.
-Lo so Shoo, ma la Hetfield family reclama la mia presenza almeno per il fottutissimo Capodanno, in più il nano ha un concerto a Berkeley dopodomani.-
Ero così giù di morale che non ebbi nemmeno la forza di emozionarmi al pensiero di un concerto dei Green Day.
-Vedo che avete intenzione di festeggiare in grande, comunque- fece poi Vixie estraendo dalla valigia aperta uno dei completini intimi di Victoria's Secret.
Mi strizzò l'occhio e io glielo strappai dalle mani gettandolo sulla cassapanca di fronte.
-Lasciamo stare, non lo porto più.-
-Nuovo litigio?- fece Billie, avvicinandosi a sua volta.
-No le solite cose BJ.-
-Oggi Robert ha accompagnato Kristen a fare shopping pre-Capodanno.- rispose Amber per me.
-Con me non l'ha mai fatto!-
Probabilmente suonavo come una bambina capricciosa e viziata che non si accontenta mai di quello che ha e vuole per forza scovare problemi dove non ce ne sono, ma mi sentivo così infinitamente triste che sarei potuta scoppiare in singhiozzi da un momento all'altro.
-Mando il nano a spaccargli la faccia? Guarda che lui lo farebbe.- Vixie mi strinse a sè e mi accarezzò una guancia.
Non potei trattenere un sorriso e alzai gli occhi ad incontrare lo smeraldo dei suoi -Non ho dubbi in proposito.-
-Dai Shoo, ma Bob è bravo. Non prendertela così tanto-
Alzai lo sguardo su Billlie e lui si avvicinò ancora -Certo Bob è bravo. Lui è l'uomo perfetto. Lui non si sognerebbe mai di lasciare praticamente ogni sera la sua ragazza sola a casa per correre dalla sua a quanto pare nuova migliore amica. Perchè Kristen ha bisogno di essere consolata, ha bisogno di divertirsi, Kristen non conosce bene Londra devo fargliela visitare, Kristen sa cucinare le lasagne come nessuno al mondo neanche mia madre, Kristen di qua, Kristen di là. Mi sono stancata di Kristen!-
Non appena ebbi concluso la mia filippica avvertii le lacrime pizzicarmi gli occhi.
Eh no cavolo, non potevo rimettermi a piangere.
Mi sentivo uno schifo in tutti i sensi.
Da Natale erano trascorsi 5 giorni.
5 orribili giorni, durante i quali avevo avuto svariate occasioni di riflettere sulle parole che Kristen mi aveva rivolto la sera della Vigilia.
Non voglio portartelo via, aveva detto.
Già peccato che facesse di tutto per monopolizzare le sue giornate, riempiendogliele di cose da fare e da vedere.
I paparazzi ovviamente non perdevano occasione per ricamarci su col risultato che la casa dei  Pattinson era diventata la casa più spiata d'Inghilterra.
C'era sempre qualcuno nascosto fra i cespugli pronto a gridare allo scoop.
Ormai avevano capito che Kristen stava lì e questa cosa piaceva molto ai tizi della Summit, convinti che un nuovo intrigo sul fronte amoroso di Robert avrebbe giovato alla campagna promozionale di Remember Me.
Ci eravamo praticamente visti solo la sera quando uscivamo per locali, ma erano sempre state uscite di gruppo e in ogni caso non riuscivamo mai a ritagliarci uno spazio per noi e quando a fine serata ci chiudevamo la porta del mio appartamento o del suo alle spalle, eravamo entrambi troppo stanchi persino per parlare, figuriamoci fare altro.
Senza contare il fatto che oltre a Kristen a riempirgli le giornate ci si era messa anche Sarah, la sua manager, che gli aveva condito l'agenda di appuntamenti con la produzione del suo prossimo film, Bel Amì.
Certo io ero stata molto impegnata con la Aubin Gallery, che visto il successo della prima esibizione ne aveva organizzata un'altra subito dopo Natale, ed inoltre avevo ricevuto una chiamata dal direttore di Absolute Radio e dal redattore di Harper's Bazaar per un'intervista immediatamente dopo le vacanze natalizie, ma non avevo avuto l'impressione che Robert morisse dal dispiacere di non avermi intorno, preso com'era a destreggiarsi fra un appuntamento con Sarah e uno con Kristen.
L'unica volta che avevamo cenato tutti insieme nel mio appartamento, loro non avevano fatto altro che parlare di Montepulciano e di aneddoti avvenuti sul set toscano, ed io mi ero sentita, come dire, abbastanza tagliata fuori.
-E' arrivato il taxi- Vixie saltò in piedi e mi trascinò con sè.
-Non voglio vederti versare una lacrima, intesi?- mi strinse a sè e le sue braccia profumate di California mi fecero venire voglia di scoppiare in singhiozzi, ma mi trattenni. Se non altro perchè sapevo che Vixie era capace di andare a cercare Rob e prenderlo a calci nelle palle seduta stante, fregandosene di avere un aereo per Los Angeles di lì a 2 ore.
-Ti chiamo per gli auguri domani e farai bene a farti trovare allegra e spensierata- mi puntò il dito indice contro e sorrise.
-Vieni qua, zucchero filato- Billie mi strattonò dalle braccia di Vixie e mi avvolse fra le sue, stampandomi un bacio sulla guancia.
-Conto di vedervi presto, mi raccomando!- Amber li abbracciò a sua volta, beccandosi un invito al prossimo concerto dei Green Day.
-Vi voglio bene ragazzi.- gli dissi poi io, accompagnandoli alla porta.
-E scusate ancora per lasciarvi andare da soli, ma questa cosa dell'Isola di Wight è saltata fuori all'ultimo momento.-
-Figurati bambola, salutaci Robert e divertitevi anche per noi- e con un'ultima strizzatina d'occhi afferrarono le valigie accanto al divano e scomparvero per le scale.
Non appena la porta si fu chiusa alle loro spalle ebbi giusto il tempo di sorridere sconsolata ad Amber che avvertii il cellulare squillare e mi precipitai a rispondere.
-Fra 5 minuti siamo sotto casa. Siete pronte?- disse Robert, il tono di voce tranquillo.
Evidentemente io ero l'unica a rodersi il fegato.
-Sì- risposi semplicemente, cercando di risuonare perlomeno infastidita.
-Ok, fatevi trovare in strada.-
Chiusi il telefono senza dirgli altro e Amber si avvicinò immediatamente.
-Vuoi proprio litigare, vero?-
-Lasciamo perdere, ti prego. Prendi la tua valigia, fra 5 minuti sono qui.-
Non aggiunse altro perchè sapeva che era un terreno pericoloso. La vidi scomparire di là dalla porta e mi accasciai sul divano.
Mi sentivo così stanca.
Di tutto e niente allo stesso tempo.
Desideravo soltanto le parole confortanti del mio migliore amico, le sue braccia forti e il suo profumo di sicurezza.
Ironico che invece quelle fossero proprio le uniche cose che non potevo avere e che anzi erano le dirette responsabili del mio stato d'animo.
Nascosi la testa fra le ginocchia e le lacrime impiegarono giusto un paio di istanti prima di cominciare ad offuscarmi la vista.


∞∞


-La terza uscita Bobby, è la terza uscita cazzo!- Sophie agitò il navigatore che era costretta a tenere in mano perchè Bobby si era assolutamente rifiutato che venisse appiccicato al parabrezza della sua preziosissima Mini, e scosse la testa.
-Senti vuoi che lo tenga in mano io, allora ascoltami!-
Rob scoppiò a ridere -Hai sentito la tua ragazza Bobby...-
-Piantala con le battute a deficiente, Rob. Non è proprio il caso- taglio cortò Bobby prima che Rob potesse finire la sua battuta scadente.
-Ritorna nella rotonda e fai il giro- intervenni a quel punto io, scostando lo sguardo dal finestrino e focalizzando la mia attenzione nell'abitacolo della macchina.
C'era California Waiting dei Kings of Leon a tutto volume e in condizioni normali, mi sarei sentita euforica.
Sospirai e Rob si voltò di poco a guardarmi.
Da quando ero salita in macchina mi aveva rivolto ben poche parole.
Era stato troppo occupato a raccontare nei minimi dettagli le decisioni prese per Bel Amì e poi era intervenuta Kristen, seduta alla sua destra, a condire il tutto con le sue considerazioni su come Rob fosse assolutamente perfetto per la parte di Georges Duroy.
-Terza uscita chiaro? E poi devi prendere per Park Terrace. Ti scriverei un bigliettino e te lo appiccicherei lì davanti, se non fosse che poi daresti di matto per aver imbrattato di adesivo questo catorcio e ci faresti finire tutti quanti fuori strada.- Sophie sbuffò e Kristen rise -Questo è uno dei viaggi più divertenti di tutta la mia vita- esclamò.
Rob mi sfiorò il ginocchio con il suo e a me venne automatico alzare lo sguardo verso di lui.
Corrugò le sopracciglia, facendomi intendere che si era chiaramente accorto di qualcosa che non andava.
Scossi lievemente la testa per lasciar cadere la questione e lui mi passò un braccio sulle spalle.
Già, se pensava che fosse sufficiente a farmi contenta, era totalmente fuori strada.
-Ma poi non eri tu quello pratico, Bobby?- chiese improvvisamente Kristen, interrompendo i 2 minuti di silenzio che si erano creati non appena Bobby ebbe imboccato l'uscita giusta.
In quell'istante squillò il cellulare di Rob e lui tolse il braccio dalle mie spalle per prenderlo dalla tasca della giacca.
-Sturridge- rispose.
Riuscii ad udire la voce di Tom anche a quella distanza.
-Mi spieghi che cazzo state facendo? Sieti già ubriachi? E' due volte che facciamo il giro della rotonda-
-Bobby ha sbagliato strada.- fece Rob ridacchiando.
-Ma non era l'esperto?-
-Mi avete rotto le palle tutti quanti- sbottò Bobby, voltandosi leggermente verso Rob.
Sophie lo colpì immediatamente al braccio e indicò silenziosamente la strada.
-Fanculo a me e alle mie brillantissime idee. La prossima volta che stiamo bene in un posto ce lo teniamo per noi Soph. Tanto nessuno apprezza qui.-
Bobby e Sophie avevano trascorso il giorno di Natale e quello dopo ancora a Ventnor, Isle of Wight, e si erano trovati così bene che ce l'avevano proposta come meta per il Capodanno.
Dal momento che a nessuno di noi era ancora venuto in mente niente per festeggiare, l'idea dell' Isola di Wight era stata accolta di buon grado da tutti.
Io c'ero stata solo una volta a dire la verità.
James mi ci aveva portato quando le cose fra di noi avevano iniziato a prendere una piega diversa dall'amicizia, ma questo Rob non lo sapeva.
Quando quella cosa dell'isola era saltata fuori, avevo avuto la leggerissima sensazione che menzionare James non sarebbe stato propriamente saggio visto e considerato lo stato di tensione attuale nel quale ci trovavamo.
-Dai veniteci dietro, adesso siamo praticamente arrivati- continuò Rob e scuotendo la testa salutò Tom, riponendo subito dopo il cellulare nella tasca.
-Non prendertela Bobby dai. Sai com'è fatto Sam, quando è al volante diventa iperteso.-
-Già come dimenticarsi di quella volta che non riusciva ad essere soddisfatto del parcheggio e dopo 10 tentativi ha deciso di ritornare a casa?- fece Bobby, svoltando in Quay Road.
Tutti scoppiammo a ridere e Rob tornò a far riposare il braccio sulle mie spalle, accarezzandomi la pelle lasciata scoperta dalla maglia.
-Adesso ti devi lasciare il Maritime Museum sulla destra e proseguire diritto fino al porto- esclamò Sophie e Bobby annuì -Sì adesso mi ricordo.- e prima di far scivolare la mano sul cambio, le accarezzò una guancia.
-Io mi sento leggermente di troppo- Kristen ridacchiò, ma un fondo di amarezza in mezzo alle risate era molto più che cristallino.
Robert tolse bruscamente il braccio dalle mie spalle e si discostò addirittura, facendosi più vicino a lei.
-Scusa Kris. Niente cose da coppiette, te l'avevo promesso.-
Mi venne improvvisamente da piangere. Perciò mi voltai verso il finestrino e cercai di fare di tutto per trattenere le lacrime
Sarebbe bastata un'altra cosa ancora, anche una semplice inezia e sarei scoppiata in singhiozzi. Ne ero più che certa.
-Credo che Sam ti abbia messo gli occhi addosso, Kris.- intervenne Sophie, voltandosi verso di lei e sorridendole maliziosamente.
-Sam?- sbottò Bobby.
-Sì, Sam. C'ho fatto caso la sera della Vigilia. Tu che dici Sugar?- continuò Sophie.
-Non saprei sinceramente.- risposi semplicemente, anche perchè in quel momento non avevo davvero voglia di parlare della vita amorosa di Kristen.
-Per me era così palese. E poi ha fascino Sam. E' un musicista eccezionale.-
Rob e Bobby scoppiarono a ridere all'unisono.
-Ma stiamo parlando dello stesso Sam Bradley?-fece Bobby, posteggiando la macchina di fianco alla biglietteria per i traghetti.
-Ma che razza di stronzi- Sophie scosse la testa e Kristen sorrise -Beh in ogni caso a me non interessa. L'ultima cosa che desidero è un'altra storia adesso come adesso.-
Rob annuì -Hai ragione. Credo che un periodo per conto tuo sia proprio quello di cui hai bisogno.-
Lei alzò gli occhi verso di lui e gli sorrise -Comunque Sam non è male-
In quell'istante Sam parcheggiò di fianco a noi e io scesi dalla macchina non appena vidi Amber fare altrettanto.
-Al ritorno tu vieni con me, Sugar- mi disse immediatamente, sbuffando.
-Un'altra ora e 40 a sopportare da sola le battute idiote di 3 uomini non è concepibile.-
Le sorrisi a malapena e lei incupì immediatamente lo sguardo. -Tutto a posto?- mi chiese sottovoce.
-Sì sì. Adesso mi passa- continuò a guardarmi preoccupata e in quel momento Tom le passò un braccio sulle spalle e la baciò su una guancia.
-Pronte per il weekend migliore della vostra vita ragazze?- chiese con la sua solita aria da uomo vissuto.
Lo guardai storto ed evitai di rispondere, mentre Amber si voltò e sorridendo lo baciò dolcemente.
-Che hai, zuccherino?- Rob si materializzò alle mie spalle e mi strinse a sè, baciandomi poi sul collo.
-Niente Rob. Mi ha dato un po' noia la macchina- mi divincolai dalle sue braccia e lui rimase a guardarmi interdetto.
Dalla curva delle sue labbra mi resi conto che si era infastidito.
-Come vuoi.- si limitò a dire.
Mi allontanai prima che potessi avere la possibilità di mandarlo a quel paese e con la coda dell'occhio vidi Kristen avvicinarglisi e chiedergli cosa fosse successo.
Lui scosse la testa e si infilò le mani in tasca.

Per quello che rimase del giorno parlammo veramente poco. Appena fummo scesi dal traghetto al porto di Cowes, ci rinfilammo in macchina e guidammo per un'altra mezzora verso Ventnor, diretti alla piccola locanda dove Sophie e Bobby avevano alloggiato per Natale.
Il pomeriggio decidemmo di fare un giro sulla costa e quando scendemmo sulla piccola spiaggetta di sassi, bardati nei nostri cappotti e sciarpe, non potei fare a meno di rabbrividire un poco sotto il peso dei ricordi.
Esattamente su quella spiaggia io e James ci eravamo baciati per la prima volta.
Suo nonno aveva una piccola casa nella parte alta di Ventnor e lui mi aveva voluto portare là perchè era un posto magico, un posto che aveva segnato la sua infanzia, che l'aveva visto crescere durante tutte le estati della sua vita.
Eravamo ancora in quella fase strana di un rapporto, quella dove l'elettricità nell'aria è palese, ma il timore di spingersi troppo oltre e di rovinare tutto non ti fa mai azzardare troppo.
James mi aveva comprato un gelato alla fragola e mi aveva detto che il posto migliore per mangiarlo era sugli scogli.

-Sei sporca qui- i suoi occhi neri avevano brillato intensi mentre si avvicinava a pulirmi con il pollice un po' di gelato che mi era rimasto sul naso.
Mi ero sentita totalmente paralizzata perchè qualcosa nell'aria era improvvisamente cambiato. Il profumo di salsedine si era mischiato a quello muschiato di lui e il cuore aveva preso a martellarmi, mentre le sue labbra si erano avvicinate ulteriormente.
-Io non ti farò soffrire, bionda- erano state le ultime parole che mi aveva rivolto prima di baciarmi.

Robert mi venne vicino, notando il mio sguardo assorto verso gli scogli e io tentai di sorridergli.
-Cosa mi sto perdendo?-
Scossi la testa e lasciai che quell'estate di due anni prima si dissolvesse con il vento -Strani pensieri.-
-Belli o...?-
-Solo strani.-
-Hmmm..c'è qualcosa di poco chiaro- cercò di sorridere ma mi resi conto di come in realtà fosse teso.
-Sono ricordi più che altro.- dissi alla fine e me ne pentii l'istante successivo perchè lui capì in un istante tutto.
Era ovvio che riguardassero James, dato che da quando io e Robert ci conoscevamo nessuno di noi due era mai stato a Ventnor.
-Non lo sapevo.- disse semplicemente, ma il tono che usò mi fece rabbrividire.
-Non mi sembrava importante dirtelo, tutto qui.- lo guardai e gli sorrisi ma lui non accennò a fare altrettanto.
-Potevi dirlo che non ti andava di venire qui, avremmo trovato un altro posto.-
Corrugai le sopracciglia -No Rob che dici? Certo che mi va di essere qui.-
-Non sembrerebbe. Adesso capisco molte cose.-
Non mi camminava più di fianco, ma mi guardava dritto in faccia.
-Forse ci sono cose che ti fa male ricordare.-
-Cosa...no.-
La situazione stava lentamente prendendo una piega sbagliata e il suo tono di voce si faceva sempre più affilato ad ogni frase.
-E' un posto che ti ricorda lui..lo posso capire se non ti va di avermi intorno.-
Smisi di camminare e lui deglutì.
-E' questo che pensi?-
-Beh non lo so. Ti sei comportata in maniera strana da stamattina.-
-Ah certo così adesso tirare fuori James è la soluzione a tutto, vero?-
-Sei stata tu a tirarlo fuori, veramente.-
-Non capisci niente- lo guardai con odio e la vista mi si appannò improvvisamente.
Mi detestai fin nel profondo perchè l'ultimissima cosa che volevo era piangere davanti a lui, e facendomi forza riuscii a ricacciare indietro le lacrime.
-Io non ti capisco Sugar, giuro che non ti capisco- poi si allontanò e raggiunse gli altri.



∞∞


Finii di asciugarmi i capelli e li spazzolai con cura.
Fra poche ore saremmo entrati nel 2010 a tutti gli effetti ed io mi sentivo un tantino rinfrancata rispetto al giorno precedente.
Dopo la disastrosa passeggiata sulla spiaggia, ero tornata alla locanda da sola e Rob mi aveva raggiunta quasi subito.
Mi aveva chiesto immediatamente scusa per essersi comportato da stronzo e io gli avevo chiesto scusa per essermi comportata da bambina capricciosa.
Mi aveva detto che si era reso conto di avermi trascurato in quei giorni, e io che mi era dispiaciuto non averglielo detto prima di James ma che in ogni caso era una cosa senza senso.
Adesso le cose sembravano tornate quasi alla normalità, nonostante io mi sentissi sempre lontana dall'essere tranquilla.
Mi pettinai i capelli in una treccia e misi una goccia di profumo. 
I programmi per quella sera non coinvolgevano niente di estremo, giusto una cena alla locanda dove alloggiavamo e una capatina allo Spyglass Inn.
Mantenere un profilo basso era la parola d'ordine del nostro gruppo.
Di là dalla porta del bagno udivo l'acqua della doccia scrosciare e per qualche ragione la cosa mi confortava.
-Toc toc, si può?- udii ad un tratto la voce di Amber nel corridoio fuori la porta e la invitai ad entrare.
C'era anche Tom con lei, il quale doveva essersi fatto come minimo la doccia nel dopobarba.
-Abbiamo esagerato col profumo, Thomas?- gli chiesi infatti e lui scrollò le spalle, mettendosi immediatamente a tocchicciare le mie cose sul comodino.
Amber sbuffò e gli dette una botta sul braccio -Hai finito di farti gli affari di Sugar?-
-Ahia, ma stai calma Bamber.-
-E finiscila di chiamarmi con questo nomignolo idiota-
-Siamo nervosetti?- li apostrofai io e loro si voltarono all'unisono.
-No è che ho fame- rispose Tom andando a spalancare poi la porta del bagno.
Udimmo immediatamente le imprecazioni di Rob e Tom gli gridò di muovere il culo.
-Va meglio oggi, eh?- mi chiese poi Amber e io annuii.
-Sì va meglio. Rob è stato carino ieri sera e oggi siamo stati un po' per conto nostro.-
Mi accarezzò un braccio e Tom si avvicinò -Allora avete chiarito?-
-Diciamo di sì...anche se non so, c'è qualcosa che non mi fa stare tranquilla.-
-Dai basta zuccherino, stasera dobbiamo festeggiare. E ricordati che chi sta insieme a Capodanno sta insieme tutto l'anno.-
-Oh bene- alzai gli occhi al cielo sforzandomi di non scoppiare a ridere -Questo significa che dovrò vederti ancora per un altro anno?-
Amber si mise a ridere e Tom mi guardò male.
-Molte donne farebbero carte false per potermi vedere anche solo un giorno.-
-Forse nei tuoi sogni, Sturridge.-
-Ma sognare non fa mai male.- fece Amber e di nuovo scoppiammo a ridere.
I brutti pensieri sembravano davvero lontani.



∞∞


-E adesso brindiamo a Sophie!- fece Marcus, sollevando uno shottino di rum e trangugiandolo in un sorso.
-La mia donna- esclamò Bobby stringendola a sè, prima di baciarla davanti a tutti.
-E brindiamo anche a Bobby, che finalmente la smetterà di rompere i coglioni a tutti quanti con la sua non interessante vita.- continuò poi Marcus e tutti scoppiammo a ridere.
-Scusate io brinderei anche a Tom e Amber che sono la coppia più cool del mondo conosciuto- fece Tom alzando il suo boccale di birra.
-Io voglio brindare a Vixie e BJ, la vera coppia più cool del mondo conosciuto- intervenni io, strappando la birra dalle mani di Tom e bevendone un generoso sorso.
-Ok e io allora brindo a Kristen e alla sua entrata nel Brit Pack- Sam, che le stava vicino, le sorrise con il bicchiere in mano e Kristen fece altrettanto.
-Ragazzi manca ancora mezzora a mezzanotte. Aspettiamo prima di sbronzarci completamente- fece Rob, ricevendo schiamazzi e lamentele da parte di tutta la tavolata.
Era poco più di un' ora che ci eravamo rintanati dentro lo Spyglass Inn in attesa di brindare al nuovo anno.
L'atmosfera che ci aveva circondato a cena era stata delle migliori e perfino la mia brutta sensazione aveva smesso di farsi sentire.
Adesso avevamo iniziato con i giri di brindisi. Al nostro gruppo si erano unite delle amiche di Amber che avevano deciso di unirsi alla festa e qualche vecchia conoscenza di Marcus e così la tavolata era la più grande del locale.
Rob mi teneva stretta a sè ed ogni tanto si lasciava andare a qualche effusione, accarezzandomi il fianco o sbaciucchiandomi a suo piacimento.
-Io esco a fumare- Kristen interruppe un nuovo giro di brindisi e lasciò il suo posto accanto a Sam per alzarsi.
-Chi mi fa compagnia?-
-Io esco a prendere una boccata d'aria- la guardai sorridendole e Rob lasciò la presa sul mio fianco per farmi alzare.
Ci facemmo strada verso l'uscita sul retro ed una volta fuori lei si accese una sigaretta ed io mi appoggiai al muro in pietra del locale, sentendo le guance pizzicarmi dal freddo.
-Va tutto bene Sugar?- mi chiese dopo un po' di boccate dalla sua sigaretta.
-Certo, perchè me lo chiedi?-
Lei sorrise quasi timidamente e si avvicinò -No perchè ho notato la tensione fra te e Rob ieri..-
-Sì già beh adesso è tutto a posto- annuii e mi passai una ciocca di capellli dietro l'orecchio, sperando che lasciasse cadere la questione.
-Mi dispiace per questi giorni passati, so che ci sei rimasta male-
Sospirai. Se aveva intenzione di continuare con quel discorso sarei rientrata nel giro di un minuto.
-Davvero non importa Kristen-
Si avvicinò e si passò una mano fra i capelli -Invece importa dato che con questa nomination ai BAFTA mi tratterrò a Londra almeno fino a dopo la metà di gennaio. Ci tengo che diventiamo amiche-
La guardai confusa.
-I BAFTA...Sul serio? Wow complimenti, per quale categoria?-
Lei corrugò le sopracciglia -Rising Star, ma Rob non ti ha detto niente?-
-No gli sarà passato di mente, figurati.-
Lei annuì ma continuò a guardarmi stranita. -Anche lui sarà presente...-
E allora fu il mio turno di strabuzzare gli occhi.
-Glielo ha detto la sua manager l'altro ieri. E' stato scelto per presentare la categoria della miglior sceneggiatura originale.-
Io non sapevo un accidente di tutta quella storia.
In quell'istante proprio il soggetto della nostra conversazione uscii in strada a fumarsi una sigaretta e non appena ci si avvicinò, Kristen con una scusa tornò in fretta dagli altri.
-Mancano 10 minuti al nuovo anno zuccherino- mi passò un braccio sulle spalle e ci misi qualche momento prima di sottrarmi al suo abbraccio e di guardarlo ferita.
-I BAFTA, eh?-
Lui impiegò un secondo prima di voltarsi verso di me e quando lo fece l'espressione colpevole sul suo volto mi fece stare peggio che mai.
-Oddio. Zuccherino mi è completamente passato di mente.-
Buttò la sigaretta e mi prese il volto fra le mani.
-L'avrei scoperto guardandoti per caso su Channel 4, suppongo.-
-Sono un deficiente. Ti prego scusami. Ma ho saputo l'altro ieri che mi avevano scelto per presentare la miglior sceneggiatura originale e Kristen era con me e in più lei aveva già ricevuto la nomination come Rising Star e...oddio scusami.- mi guardò dritto negli occhi e scosse la testa.
-Lasciami Robert- mi discostai e lui lasciò andare la presa sul mio viso.
-Avete festeggiato alla grande, tu e Kristen? Siete andati a mangiare i bagels a Tower Bridge?-
Incupì immediatamente lo sguardo. Quella di mangiare i bagels a Tower Bridge era una delle nostre storiche tradizioni. La prima volta che aveva fatto un provino eravamo andati là a fare merenda e da allora la tradizione era rimasta. Dopo ogni casting, ogni ruolo ottenuto, ogni successo al botteghino, la nostra meta era quella.
-Scusami Sugar, ti prego.-
Annuii sorridendo amaramente -E di cosa dovrei scusarti? Hai solo pensato di avvertire prima di tutti la tua migliore amica. E' giusto Rob.-
-Ma lei era con me...altrimenti...-
-Altrimenti cosa? Avresti chiamato prima me? Rob sono giorni che non lo fai. Ci vediamo la sera a cena dai tuoi o direttamente in qualche locale.-
Sospirò e si passò una mano fra i capelli.
-E' evidente che io non sono più quella di prima per te. Adesso facciamo sesso, non sono più la tua migliore amica. E' importante non mischiare i ruoli, hai ragione-
Mi guardò in silenzio e improvvisamente la brutta sensazione che credevo fosse passata tornò con tutta la sua dirompenza e mi fece scoppiare in singhiozzi.
-Oddio no, ti prego non metterti a piangere. Mi spieghi che cavolo ti prende in questi giorni? E' vero io non sono stato molto presente e ti ho chiesto scusa in cento modi diversi.- si interruppe giusto un istante per guardarmi quasi arrabbiato. -ma comunque si trattava di lavoro Sugar, cazzo. Kristen era con me, d'accordo, ma ho avuto appuntamenti su appuntamenti con il regista, con la produzione. Di cosa devo scusarmi ancora? Ti ho chiesto mille volte di venire, e tu eri sempre impegnata con quella fottuta galleria-
-Scusa tanto se anche io mi sono trovata qualcosa da fare in tua assenza. Forse dovevo rimanere ad aspettarti per sempre vero?.- cercai di deglutire ma le lacrime me lo impedirono.
-Finiscila sai che non è quello che voglio dire. E comunque sono stati 5 fottutissimi giorni, non una vita. Perchè diamine devi fare così?- mi asciugai le lacrime e lui mi guardò impassibile.
-Ogni volta che provo ad avvicinarmi a te, tu mi respingi.
Che accidenti devo fare?- si avvicinò e il suo profumo mi fece stare ancora più male.
Mi asciugai le lacrime evitando il suo sguardo e quando fui sicura di riuscire a parlare senza tremare lo allontanai bruscamente.
-Vattene.-
Intanto il conto alla rovescia per la mezzanotte era iniziato. Si sentivano le grida estasiate di tutti quanti e la musica si era fermata per lasciare voce al countdown del dj.
10, 9, 8...
Mi strinse di nuovo a sè, come se neanche avessi parlato.
-Dai scusa, ho sbagliato tutto come al solito.-
7, 6, 5...
-Ho detto vattene- stavolta riuscii ad allontanare completamente le lacrime e quando lo respinsi lui si fece indietro scioccato.
4, 3, 2, 1...
-Hey- mi prese una mano e io la tolsi bruscamente -Non mi toccare mai più-
Buon 2010!
Senza voltarmi mai indietro incominciai a camminare e smisi soltanto quando avvertii il rumore delle onde accanto a me.
Non me ne ero neanche accorta di essere arrivata alla spiaggia.
Mi lasciai cadere sulla sabbia fredda e chiusi gli occhi.
La sensazione che quel litigio fosse diverso da tutti i precedenti, mi terrorizzava.


Fanciulle rieccomi!! Avete visto come posto veloce in questi giorni??? :D Beh ho un sacco d'ispirazione anche se questo capitolo speravo mi venisse molto meglio. Era un sacco che ce l'avevo in testa e quando si arriva a mettere in pratica poi alla fine non è mai come vorresti che fosse, comunque va beh spero non vi faccia troppo schifo.

Prima di passare ai ringraziamenti in grande ci tenevo a dire: VI PREGO NON AMMAZZATE ROB.
 VI PREGO.

=) Bene detto questo aggiungo anche: FIDATEVI DI ME.


E poi: MA FIDATEVI DAVVERO.


E adesso passiamo a ringraziare le meraviglie di persone che l'hanno messa fra i preferiti (90 persone *-*), le seguite (75 *-*) e quelle da ricordare (5 *-*)



midnightsummerdreams: charlee finalmente ce l'ho fatta a postare sto capitolo! ci credi?? cmq fa un po' schifo poi la fine neanche l'ho riletta ma mi dovevo muovere. cmq è tutto merito vostro se siamo venuti qua XD grazie mille charlee e si anche io vorrei delle feste di natale così! e ks dai è un po' stronzetta però XD bacione charlee


cris91: ahahahhahaha grazie tesoro sono contenta che ti abbia divertito lo scorso cap! questo era più depresso ma fidati di me e non disperare! e grrr qui la macaca ha un pochettino scazzato ma non ti preoccupare, vedrai vedrai :D bacioneeee


valy90: tesoro miooooo ahahahha si io firmo subito per la petizione, figurati! poi in questo cap ancora peggio che odio!!! ti voglio bene e grazie per seguirmi bacione


Frytty: Mara amore mio <3 come stai? ma io mi sciolgo sempre quando leggo i tuoi complimenti *-* che tesoro che sei. Ahhahaha cmq si io Vixie e Billie li amo da morire e no nemmeno io si capisce che sono una fan dei Green Day, nono XD ho aggiornato abbastanza presto, no?? bacioneeee <3


romina75: ed eccoci qua romy!!! Allora innanzitutto grazie per avermi spiegato la rec ahahahaha e ti adoro per quello che mi hai scritto XD mi avrai preso per una povera pazza ma poi io quando mi fisso sulle cose sono tremenda, devo sapere a tutti i costi! Comunque io i tuoi commenti li adoro ti giuro, non smetterò mai di dirtelo! Comunque le canzoni di Renato di Nightmare Before Christmas sono bellissime, io le adoro al pari delle originali :D E quanto hai ragione poi su Big Fish! Tim Burton è un pazzo visionario che io amo da quando ho l'età della ragione pressapoco e mi sono vista gran parte dei suoi film. Lui e la Helena Bonham Carter sono una delle altre coppie che hanno tutta la mia stima e venerazione! E concordo anche sulla tua disamina del panorama maschile inglese/italiano a confronto XD sembra proprio che sarò costretta a cercarmelo oltremanica il marito, non che mi dispiaccia eh :) Cmq grazie mille per tutti i complimenti che mi fai sempre e spero che questo depresso ti sia piaciuto. Bacioneeee


Cicci 12: tesorooooo grazie mille! Ho aggiornato prestino, no? :D Spero ti sia piaciuto anche se le cose sono andate un tantino maluccio per i nostri eroi XD bacioneeee


winnie poohina: eccoti amore miooooo ahahahahah te e la tua bellissima recensione vi amo da morire! Ale mi manca poco e posto cazzo finalmente poi faccio merenda che sto morendo di fame XD ti è piaciuto? tom è carino con amber eh? la tragedia cmq è alle porte e te sai! Ahahahah non vedo l'ora *-* ç____ç ti amo da morire <3<3<3<3


BrandNewSibyl: Ma io ti amo per tutto proprio invece *-*  (ma com'è I Miss You?? no parliamone. ç__ç) Eeeh la questione Kristen è abbastanza spinosetta, ma alla fine neanche tanto. Cioè diciamo che è più Sugar che per una situazione un po' particolare (ma capirai tutto più avanti io non voglio spoilerare XD) si sente strana e inizia a farsi tutte ste paranoie e dato che noi vediamo la faccenda dai suoi occhi la vediamo magari un po' distorta rispetto a come in realtà è XD Spero di essere stata un po' più chiara, sicuramente no cmq XD E grazie mille per tutto ti adoro!!! <3


_Miss_: tesoro ciaoooo come stai? ahahaha sono contenta che ti sia piaciuta e spero anche questo non ti abbia fatto propriamente schifo! Un bacione fortissimo e grazie per seguirmi sempre <3


lazzari: Amore. Il tuo commento (se ci sarà perchè dopo questo cap mica lo so XD) è quello che più temo. Spero di non averti deluso nè niente e ti dico che Kristen non ha mire particolari è un po' una situazione ambigua che si è creata anche se devo ammettere che le sue colpe ce le ha perchè cazzo sequestrare Rob dopo tutto quel tempo che lui e Sugar non si vedevano è stato da puttane proprio. Comunque tu fidati di me, vedrai vedrai! Niente è perduto! Ti adoro e grazie mille per tutti i complimenti, un bacione!!


GiuliV: Giuli amore mio! ahahahahah è anche il mio di sogno *-* grazie mille per tutto, il tuo commento l'ho adorato! Alla prossima un bacione tesoroooo <3


lampra: ahahahaha ma quanto ti adoro??? no ma *___* ti giuro il tuo commento mi ha fatto venire le stelline agli occhi! Grazie mille per tutto e spero di continuare a postare con questo ritmo ora che sono ispirata un sacco XD un bacione!!


doddie: amore mio ma che fine hai fatto mi manchi come l'aria che respirooooo ç________ç no davvero cavolo! ahahahah essì hai visto?! anche qua ce n'era uno. con james poi *-* beh che dire...spero ti sia piaciuto anche questo sul depresso andante XD ma tu sai tutto poi <3
t'amo a mia volta amore, lo sai no?!
mi manchi.
bacione <3


Lyla_: Tesoroooooo ahahahaha ma grazie per tutto!! Uaaaa grandissima per gli esami! Io adesso a settembre ne ho 3 ._. più lo stage che devo cominciare fra poco. doppio ._____________.
ahahahhaha no cmq scherzi a parte. spero ti sia piaciuto questo anche se era un po' triste XD però tu non preoccuparti! E ho visto che hai aggiornato stasera non me la toglie nessuno Natalie *____*
ti amo, bacione


BabyVery: Ahahaha eh si e non solo tutto il giorno, gliel'ha rubato anche per i  5 successivi come vedi! Grazie mille per tutto tesoro sei fantastica ed io ti adoro da morire! Spero che anche questo ti sia piaciuto, un bacione fortissimo e spero anche io che l'ispirazione continui!!!
<3


Beh fanciulle adesso scappo a fare merenda XD ci sentiamo prestissimoooooo <3



Nessuno dei personaggi realmente esistenti mi appartiene (adesso sono diventati troppi per citarli uno ad uno XD)















                               



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Capitolo 33
*** «now I would do most anything to get you back by my side. ***


Image Hosted by ImageShack.us 33 Chapter

33


Robert impiegò 20 minuti a trovarmi e quando lo fece il sollievo era così palese nel suo sguardo preoccupato che mi fece quasi male.
Io ero sempre seduta sulla sabbia, un mal di testa assurdo che mi impediva di fare luce fra la giungla dei miei pensieri.
Si fermò ad un centimetro da me e mi fissò in silenzio.
Se credeva che sarei stata la prima a parlare si sbagliava di grosso.
Mi dava noia tutto di lui in quel momento, a cominciare da quell'aria tormentata che si era dipinto in faccia.
-Sugar- esclamò dopo 3 vite di silenzio.
Rimasi a fissare le onde e lui si sedette accanto a me.
La cosa che più mi dava noia però era che nonostante tutto avrei solo voluto che mi stringesse a sè.
-Sono una merda- sospirò.
Annuii un poco e mi voltai a guardarlo. -Sì lo sei.-
Era arrabbiato con se stesso, si vedeva dalla linea dura della mascella.
-Io non so davvero cosa mi sia passato per la mente...ma non penso una singola cosa di quello che ti ho detto.-
-Lascia perdere. Voglio solo che te ne vai. Lasciami da sola.-
Non mi ascoltò ovviamente e mi prese una mano.
-Ti ho detto di lasciarmi stare.-
Il tono che usai spaventò perfino me stessa e lui tolse bruscamente la mano, lo sguardo ferito.
Mi alzai di scatto decisa ad allontanarmi e lui mi imitò immediatamente riafferrandomi da dietro.
-Ti prego non roviniamo tutto per una cazzata del genere.-
-Una cazzata? Per te è una cazzata questa?- la rabbia cominciò ad esplodere dentro di me. In quel momento mi sentivo capace di distruggerlo.
-Sai qual è il problema Robert? Per te è tutto una cazzata.- iniziai ad aumentare il tono di voce e lui mi guardò terrorizzato quasi.
-Ma sì per te è stato tutto così facile da sempre. Sono io quella che è stata lasciata senza uno straccio di spiegazione per un anno intero dopo che avevamo fatto l'amore, io quella che ha provato a fare chiarezza nelle cose e sempre io quella che si è vista spazzare via questa chiarezza dopo un bacio in ascensore.-
Mi avvicinai e gli puntai un dito contro -Sono stata io Robert a buttare nel cesso un anno di relazione con un ragazzo che era perfetto per...- mi interruppi perchè adesso insieme alle grida si erano unite ancora le lacrime. -...per te.-
Lo presi a spinte mentre lui continuava a guardarmi stordito.
-Io ti odio. Ti odio tantissimo. Perchè tutte le difficoltà le ho sempre dovute affrontare da sola, tu ti sei trovato tutto già pronto. Io ti ho detto che volevo fare l'amore con te quella maledettissima volta, io ti ho detto che volevo soltanto restare amici e io ho dovuto lasciare James. Tu non hai mai mosso un dito per avermi.-
Alzai lo sguardo ad incontrare il suo e in quel momento ritrovai il Robert bambino, quello che rimaneva spiazzato dallo scorrere degli eventi, sentendosi assolutamente incapace di aggiustare le cose.
-E adesso questo! Ma tu ce l'hai una vaga idea di come mi sia sentita in questi giorni? Mi hai dato per scontata, ma ti posso assicurare che non lo sono affatto Robert.-
Mi prese le mani che freneticamente gli battevano il petto e mi strinse a sè, così forte che mi fece male.
-Lasciami andare!- continuai a gridare.
-No che non ti lascio- disse alla fine, aumentando la stretta.
-Non voglio più vederti. Sei soltanto uno stronzo.-
-Io ti amo Sugar. Mettitelo in testa una buona volta.-
Lasciai perdere i tentativi di lotta e mi abbandonai alla sua stretta -Non basta. Tu non puoi pensare che sia sufficiente portarmi ai concerti o tornare prima da Parigi per mandare avanti una relazione.-
Eravamo arrivati alla scogliera e lui si appoggiò alla parete rocciosa, tenendomi stretta fra le braccia -Non sono perfetto e questo lo sappiamo entrambi...- disse.
-Non ho mai preteso che tu lo fossi.-
-Ma ti amo da morire cazzo. Tu sei l'unica cosa importante della mia vita, l'unica che abbia senso.-
-Risparmiati queste frasi guarda, mi fanno venire la nausea.-
Aveva allentato la presa su di me e io mi scostai del tutto, evitando di guardarlo in volto.
-Vattene Robert, ho bisogno di pensare per conto mio, non mi va di averti intorno.-
Mi guardò frastornato e se non l'avessi conosciuto tanto bene avrei quasi detto che si sarebbe messo a piangere. -Non posso lasciarti sola su una spiaggia nel cuore della notte.-
-Per due anni sono stata senza di te e non sono morta. Non vedo perchè debba essere diverso adesso.-
Continuò a guardarmi ferito e poi annuendo leggermente si allontanò.
-Ci vediamo in camera dopo?- mi chiese.
-Non lo so- e senza aggiungere altro gli voltai le spalle e me ne andai.





Una settimana dopo i rapporti fra me e Robert non erano molto migliorati.
Kristen era tornata per qualche giorno a LA e sarebbe ritornata a Londra solo per i BAFTA, che si sarebbero tenuti il 15 Gennaio.
Io continuavo ad andare ogni giorno alla Aubin Gallery e Robert aveva iniziato le riprese di Bel Amì.
Se possibile c'eravamo visti ancora meno di prima.
Il viaggio di ritorno da Ventnor l'avevamo trascorso nel silenzio generale.
Tutti quanti sapevano cosa era successo fra me e Robert la sera di Capodanno ma nessuno aveva osato esprimere la propria opinione in merito.
Quando ero tornata alla locanda l'avevo trovato ad aspettarmi nella hall insieme a Tom e Amber, i quali si erano dileguati velocemente non appena mi avevano visto arrivare.
Io e lui eravamo saliti in camera e quando aveva provato a parlarmi mi ero voltata dall'altra parte. Quella era stata la prima notte in assoluto ad addormentarci schiena contro schiena, senza un minimo di contatto.
La mattina dopo nessuno degli altri aveva osato accennare all'argomento.
Robert non aveva rivolto parola a nessuno e quando a colazione aveva provato nuovamente ad avvicinarmisi io mi ero immediatamente alzata da tavola ed ero andata a preparare le valigie.
Ero salita nella macchina di Sam e quando eravamo arrivati a Londra mi ero fatta portare al mio appartamento, mentre Robert era tornato a Barnes.
Victoria mi aveva subito chiamato la mattina dopo preoccupata per lo stato catatonico in cui vagava Robert e io le avevo detto che non mi andava di spiegarle per telefono e che comunque poteva benissimo chiedere alla sua nuova migliore amica Kristen ed allora lei aveva capito e mi aveva detto che c'avrebbe pensato lei a rimetterlo in riga.
Sì certo, non mi interessava comunque.
Robert mi aveva chiesto svariate volte di andare a casa sua o se mi facesse piacere che passasse lui, ma io gli avevo sempre risposto di essere stanca e che preferivo restare da sola.
Così una settimana era passata e non avevamo ancora davvero chiarito.
Amber e Sophie mi erano state molto vicine in quei giorni e avevano fatto di tutto per cercare di farmi sentire il meno sola possibile, ma non era per niente facile arrivare in fondo alla giornata con il costante pensiero di lui sempre fisso nella mente.
Mi mancava terribilmente e la cosa più difficile era la consapevolezza che in realtà sarebbe stato così facile aggiustare le cose.
Avrei dovuto semplicemente rispondere una delle centinaia di volte che mi telefonava dicendogli di dimenticare tutto e correre da me.
Ma non potevo.
Quella notte sulla spiaggia, dopo che se ne era andato, avevo capito che le cose dovevano cambiare se volevo che la nostra storia avesse almeno una possibilità di durare nel tempo.
E adesso non potevo arrendermi così semplicemente, altrimenti saremmo tornati al punto di partenza nel giro di pochissimo.
Non si trattava neanche più di orgoglio ormai.
Volevo soltanto metterlo alla prova per vedere quanto fosse disposto a combattere per me.

Mi guardai per l'ultima volta allo specchio del bagno e sospirai -Forza Sugar, ce la puoi fare- chiusi con uno scatto il lucidalabbra e il mio cellulare iniziò a squillare.
Lo cercai in mezzo ai trucchi dove l'avevo posato poco prima e mi prese male allo stomaco quando lessi Pattz sul display.
-Ciao- lo salutai, e mi stupii di come mi riuscisse facile essere indifferente al suo tono di voce gentile.
-Volevo farti l'in bocca al lupo per l'intervista. Hai già ascoltato tutto Dookie?-
Non potei fare a meno di sorridere e di addolcire la voce.
Perchè in ogni caso era bello rendersi conto che da qualche parte Rob era sempre Rob. Quel Rob che sapeva che l'unica cosa in grado di calmarmi prima di un evento come un'intervista alla radio, fosse la musica dei Green Day.
-Sì. E' già ripartita Having a Blast-
Rise un poco -Ti va se pranziamo insieme? Io stacco per le 2, posso venire a Golden Square e andiamo da qualche parte-
Ci pensai su per un secondo prima di rispondere -Ok. La mia intervista c'è a mezzogiorno, ma spero di aver finito per le 2 insomma...-
-Bene.- lo vidi sorridere e passarsi una mano fra i capelli non più così scompigliati adesso che doveva interpretare Georges Duroy.
-Ti amo.- aggiunse dopo un momento.
-Ciao Rob.- la testa iniziò a girarmi vorticosamente così buttai giù e lanciai il cellulare dentro la borsa.
Poi mi sedetti sull'orlo della vasca e nascosi il volto fra le mani, in attesa che quel giramento passasse.
Era ovvio che lo amassi anche io. Solo che lo odiavo praticamente con la stessa intensità e non riuscivo a passare sopra a quella nuova sensazione come niente fosse.
Non si trattava di una stupida ripicca per le cose che erano successe a Capodanno o i giorni precedenti.
Ero io a sentirmi un tantino diversa, ma ciò non voleva dire che avessi smesso di sentirmi una persona completa solo quando lui era con me.
Quella era una cosa che non sarebbe mai successa.
Perchè il fottuto Robert Pattinson era una parte di me. Lo era da sempre e per sempre lo sarebbe stata.
Quando fui sicura che la stanza avesse smesso di girare mi alzai ed essendo in uno stramaledettissimo ritardo, mi precipitai in strada salendo al volo sul primo taxi che incrociò il mio sguardo.
Nel giro di 20 minuti ero di fronte al n°1 di Golden Square, le vetrate con lo stemma di Absolute Radio che rimandavano un'immagine di una me stessa in preda all'agitazione.
Ancora non mi sembrava possibile che di lì a poco la mia voce sarebbe stata udita in tutto il paese e tutto ovviamente grazie a Robert.
Quando avevo ricevuto la telefonata di Andrew Bailey, il direttore, c'avevo messo svariati minuti per rendermi conto che davvero Absolute Radio era interessata ad intervistare proprio la sottoscritta.
Lo zuccherino di Robert Pattinson era sulla bocca di tutta l'Inghilterra e oltre e loro volevano essere i primi a poter avere la possibilità di un incontro diretto proprio con colei che sembrava aver riportato il sereno fra quelle sopracciglia sempre corrugate.
Tirando un sospiro suonai il citofono e dopo essermi presentata mi vennero immediatamente ad aprire.
C'erano gli Smiths a tutto volume e una ragazza che non doveva essere tanto più grande di me mi fece strada verso una piccola porta in fondo alla parete.
-10 minuti e sono da te- mi disse sorridente, facendomi accomodare su una morbida poltroncina di pelle rossa.
La salutai prima che tornasse di là e iniziai a far vagare lo sguardo per la piccola stanzetta.
C'era odore di musica dappertutto e gli Smiths con la loro Please, Please, Please Let me Get What I Want ancora in sottofondo mi avevano fatto tornare tutto insieme il coraggio.
Esattamente 10 minuti dopo, un'altra porta si spalancò e un uomo sulla trentina ne uscì sorridente, dirigendosi a passo spedito verso di me.
-La ragazza più dolce della Gran Bretagna, eccola qui!- esclamò non appena mi fui alzata, afferrandomi di scatto la mano destra.
-Nick Jackson!- continuò, non accennando a diminuire la stretta.
-Sono così felice di conoscerti finalmente!- aveva un sorriso che dire accecante sarebbe stato assolutamente riduttivo.
-Andiamo in onda fra 10 minuti, ma vieni di là così iniziamo a conoscerci- mi indicò con un cenno del capo la porta che si era appena chiuso alle spalle e mi fece strada.
-Ti posso offrire un caffè?- si avvicinò ad una delle macchinette al lato opposto della stanza e prima che potessi avere il tempo di accettare mi presentò ad un altro ragazzo che uscì in quel momento da un'altra porta.
Accidenti, quel posto era davvero immenso.
-Lei è Sugar Lawrence, Mark-
L'ultimo arrivato si voltò verso di me e mi sorrise felice.
-Finalmente ti conosciamo, Sugar. Sai la tua è l'intervista che più di tutte non vedevamo l'ora di fare. Sei pronta?-
-Sono terrorizzata- cercai di sorridere ma non ci riuscii troppo bene.
-Ma no è una chiacchierata informale. Niente domande troppo personali, te lo assicuro.- Mark continuò a sorridermi ed io mi sentii un tantino meglio.
-Sappiamo che sei un'amante della musica. Vi abbiamo visti al RaR-
Sorrisi come una stupida -Sì beh..ci vivo per la musica.-
-Raccontami un po' di te dai.-
Nick prese il bicchierino di caffè dalla macchinetta e me lo porse.
-Beh...non saprei da dove iniziare.-
-Come hai conosciuto Robert?-
Presi un sorso dal bicchiere e sospirando iniziai a raccontare.



∞∞


10 minuti dopo ero seduta accanto a Nick, le cuffie alle orecchie e il cuore in gola.
Absolute Radio era la mia stazione radio preferita, per cui nonostante la chiacchierata e le risate con Nick, mi sentivo ancora sulle nuvole al pensiero che di lì a qualche minuto avrei parlato in diretta proprio da lì. Mi chiesi quante delle persone che conoscessi mi avrebbero ascoltato. Già mi immaginavo tutto il Brit Pack con l'orecchio incollato alla radio e Vixie dall'altra parte del mondo sul sito di Absolute per ascoltarmi in web streaming a litigare con i suoi fratelli che facessero silenzio.
-Allora Sugar ci siamo- Nick si voltò a guardarmi e mi strizzò l'occhio.
La canzone dei Kings Of Leon che stava andando in onda era quasi giunta al termine e qualcuno dalla regia ci fece segno che mancavano 3 secondi alla diretta.
Con un'ultimo sospiro mi dissi pronta.
-E questi erano i Kings of Leon con Red Morning Light. Qui è Nick Jackson in compagnia di una splendida fanciulla che risponde al nome di Sugar Lawrence. Credetemi, vorreste essere al mio posto adesso.-
Si mise a ridere ed io cercai di impedire alla mia voce di tremare.
-Ciao a tutti e grazie Nick. Se riuscissi a smettere di tremare sarebbe già una gran cosa.-
Nick rise e mi dette una pacca sulla spalla -Non fa niente Sugar, ci piaci così come sei.-
-Allora- aggiunse subito dopo -sei un'impegnata fotografa eh?-
-Sì beh..non mi definirei proprio così ma diciamo di sì. Alcuni dei miei lavori sono stati da poco esposti alla Aubin Gallery e ho avuto modo di collaborare con Stuart Semple.-
Nick mi guardò quasi ammirato -Accipicchia.-
-Adesso abbiamo in mente qualche altra esibizione a Londra e, oddio non voglio portarmi sfiga da sola, ma potremmo spostarci anche a Parigi e Milano.-
-E questo non me lo chiami "fotografa impegnata"?-
Risi anche io sentendo la tensione sciogliersi sempre più.
-Beh sono ancora nuova del settore, è ancora tutto così agli inizi che non sono sicura di niente.-
-Ma tu hai tutte le carte in regola per farcela, zuccherino- mise l'accento sull'ultima parola e mi sorrise.
Nella nostra chiacchierata di poco prima gli avevo raccontato anche del mio odiosissimo soprannome.
-Se lo dici tu Nick-
-Certo che sì e adesso parliamo di cose importanti. Tanto lo sappiamo tutti che il vero motivo per cui sei qui è perchè moriamo dalla voglia di sapere com'è Robert Pattinson sotto le lenzuola-
Scoppiammo a ridere -Allora resterete tutti delusi perchè non ho nessuna intenzione di dirvelo.-
-Fa pena vero? Io e Lorena...- e con un cenno del capo indicò una ragazza nella stanza della regia -...abbiamo scommesso 30 sterline in proposito. Secondo lei se la cava alla grande.-
Lorena mi fece un gesto strano che interpretai come un "ti prego fammi vincere" e in ogni caso avrebbe vinto comunque perchè anche se pensarci in quel momento faceva un po' male, Robert di certo non faceva pena a letto. Faceva pena in molte altre cose, ma a letto proprio no.
-Beh...- sorrisi lievemente -...inizia a tirare fuori il portafogli allora.-
Scoppiarono tutti quanti a ridere, compreso Nick e l'intervista andò avanti fra scherzi e risate per una mezzora buona.
Parlammo di tutto e di più.
La mia storia con Robert fu menzionata altre volte ovviamente, ma per fortuna non fu affatto l'oggetto di conversazione più rilevante.
Raccontai di alcuni aneddoti da piccoli, e spiegai per filo e per segno com'era stato andare a Berlino e che cosa ne pensassi infine di Robert come attore e come musicista, ma lentamente la chiacchierata scivolò sul piano della musica.
Nick non sapeva quanto la amassi e ben presto ci ritrovammo a parlare dei Cure come se fossero dei vecchi amici comuni che non vedevamo da tempo.
-Beh abbiamo giusto il tempo per un disco adesso- fece alla fine lui.
-Cosa vuoi dedicare al tuo fidanzato?-
Ci pensai su un momento e sorrisi -Beh visto che siamo in argomento Cure, cosa ne dici di Boys Don't Cry?-
Lui sorrise sardonico -Uuuh qui c'è aria di gossip. Quale messaggio dobbiamo leggere sotto le parole dei Cure?-
-Nessun messaggio. Amo quella canzone- sorrisi a mia volta ma in realtà sapevo benissimo che Rob avrebbe capito.
Lui alzò le sopracciglia e mi guardò divertito -Va bene non facciamoci domande.-
Mise il disco  e tornò a parlare al microfono -Qui è Nick Jackson insieme alla ragazza più dolce d'Inghilterra.-
-E questi sono i Cure.- feci io.
-Goditi la canzone Mr Robert Pattinson.-
Entrambi sospirammo insieme e ci togliemmo le grandi cuffie nere.
-Una broadcaster nata-
Mi dette il cinque, passando poi ad abbracciarmi.
-Grazie Nick, mi sono divertita!-
In quell'istante la porta alle nostre spalle venne spalancata e Mark fece il suo ingresso, stringendo dei fogli in mano.
-Ragazzi scusate, James Huber è qui. Lo faccio entrare-
Non ebbi neanche il tempo di apprendere appieno la notizia che James, proprio quel James, proprio il mio James, entrò dentro la stanza.
Aveva i capelli più arruffati di come ricordassi, ma il giacchetto di pelle era lo stesso che aveva comprato a Camden Town con me.
Sorrideva e la strana fossetta sulla guancia destra mi fece tornare indietro di un anno.
-Non ci posso credere.- venne avanti completamente incurante della altre persone nella stanza e io sentii le gambe muoversi da sole e mi alzai automaticamente.
-James...?- gli sorrisi e lui mi strinse subito fra le braccia.
Nick e gli altri ci guardavano sorridenti, ma in quel momento non mi importava di niente.
-Bionda ma cosa ci fai qui?- si staccò da me e mi guardò felice.
Abbracciarlo mi aveva riportato tutto il sapore della mia vita rock 'n roll alle labbra.
Riuscivo quasi a sentire l'odore del backstage.
-Io...avevo un'intervista...- mi voltai indicando in qualche modo le cuffie e il tavolo di fronte a noi e lui si morse un po' il labbro inferiore sorridendo col suo solito sorriso furbo.
-Voi vi conoscete?- intervenne a quel punto Mark.
James si schiarì la voce e si fece indietro, mettendosi le mani in tasca.
-Beh lei è tipo la mia ex- disse poi sorridendo.
Non mi sembrarono troppo sorpresi della cosa ma non ci feci troppo caso, presa com'ero a perdermi dentro tutte le sensazioni che la sua figura aveva riportato a galla.
-Tu cosa ci fai qui piuttosto? Non dovresti essere in tour negli Stati Uniti o qualcosa del genere?-
-Stesso tuo motivo..il tour è finito da poco e adesso siamo tornati a Londra ad incidere il nuovo album. Abbiamo un nuovo singolo...- abbassò lo sguardo e un'ombra gli incupì leggermente gli occhi.
-Heartless- esclamai io.
L'avevo già sentito per radio e quando avevo ascoltato le parole mi ero messa a piangere, perchè "come back, come back and prove the world's not heartless" lasciava spazio a ben pochi dubbi.
-A proposito...quando uscirà nei negozi avrai una bella sorpresa.- continuò James allegro e io corrugai le sopracciglia confusa.
-Non chiedere- fece lui -Vedrai a suo tempo-
-Ok J.J. se lo dici tu-
Vidi Nick e Mark scambiarsi un'occhiata strana e in quel momento realizzai di essermi dimenticata per un millesimo di secondo che io e lui non stavamo più insieme.
-Senti James..- cominciò Mark -...la tua intervista la possiamo spostare al pomeriggio. Vedo che avete bisogno di un po' di tempo per voi- ci rivolse un sorriso cordiale e si avvicinò a Nick.
James si voltò verso di me scoppiando a ridere -Io non c'entro niente giuro- alzò le mani e io risi a mia volta.
-Beh..ti va?- gli chiesi.
In quel momento una lucina nella mia testa si accese iniziando a lampeggiarmi il nome di Robert a tutto spiano.
James però mi sorrise felice e io non avevo nessuna voglia di pranzare con Robert in quel momento.
-Certo- rispose e dopo aver salutato i due dj, lui mi tenne la porta aperta ed uscimmo nel freddo di Londra.

∞∞


Una volta in strada mandai velocemente un messaggio a Robert dicendogli che era sopraggiunto un imprevisto e non potevo farcela per le 2 e se voleva poteva fare un salto da me dopo le riprese.
Gli avrei sicuramente raccontato tutto, ma in quel momento non mi sembrava il caso.
-Allora bionda...come andiamo?- fece James non appena mettemmo piede al Royal, uno dei tanti pub di Soho.
Ci lavorava Sophie e proprio per quello avevo scelto quel posto. Perchè in qualche modo mi dava la sensazione di fare le cose alla luce del sole.
Dopotutto non c'era comunque niente da nascondere a nessuno.
-Mmm..prossima domanda ti prego.-
James corrugò le sopracciglia e si mise a sedere nel primo tavolo libero.
Era strano perchè non sembrava affatto che poco più di un mese prima lui se ne fosse andato via da me col cuore distrutto dicendo che non voleva dimenticarmi.
-Oddio. Devo spaccare un'altra volta la faccia a Mr Fantastic?-
Involontariamente sentii le labbra curvarsi in un sorriso e alzai gli occhi nei suoi.
-No e comunque sei già la terza persona che si offre di farlo.-
Lui mi guardò stranito -Deve averla combinata grossa-
-Considerando che non faccio altro che ricevere telefonate da parte della mia amica Vixie a Los Angeles che mi implora praticamente di avere il permesso di prenderlo a calci direi di si-
-Già ho visto che adesso hai fraternizzato con Armstrong e la sua tipa. Sono stato davvero contento per te-
Annuii e lui continuò a sorridermi -E la terza persona chi sarebbe?-
-Sua madre.-
Mi guardò e vidi che faceva di tutto per non scoppiare a ridere ma quando si accorse che anche io stavo facendo lo stesso, smise di trattenersi e ridemmo insieme.
-Sugar?- sentii fare a quel punto.
Mi voltai e vidi Sophie con il blocchetto per le prenotazioni in mano.
Aveva i capelli legati in una coda frettolosa e fui sicura che avesse appena smesso di dipingere nel suo appartamentino di Regent's Park.
Era una pittrice straordinaria e faceva la cameriera giusto per guadagnare i soldi necessari per la Art Academy.
-Ciao Soph. Posso presentarti James?- lo indicai e lui si voltò repentino verso di lei e le tese una mano.
Sophie gli sorrise prima di tornare a spostare lo sguardo su di me, corrugando le sopracciglia.
-Sophie- disse poi, sempre stringendo la mano di James.
James capì all'istante e dopo aver lasciato la mano di Sophie fece per alzarsi.
-Ragazze scusate devo assentarmi un attimo per fare una telefonata, torno subito.-
Non fece nemmeno in tempo ad allontanarsi di un passo che Sophie prese il suo posto seduta di fronte a me.
-Adesso mi spieghi per favore. E sbrigati!.-
-E' il mio ex, Sophie.-
Sophie spalancò gli occhi azzurri e mi afferrò una mano.
-E' quel James?-
-Ah ah.-
-E Rob lo sa?-
Scossi la testa -Ma ho intenzione di dirglielo tranquilla.-
-Comunque ho sentito l'intervista. Ti ho letteralmente adorato. E poi Boys Don't Cry è stata azzeccatissima- mi sorrise e io feci altrettanto.
-Dovevamo pranzare insieme oggi, ma non avevo più voglia.-
Lei mi guardò a fondo -Beh se lo merita. Si merita molto di più in realtà.-
5 minuti dopo James fece la sua comparsa accanto a noi e Sophie si alzò velocemente.
-Allora cosa prendete ragazzi?-
Ordinammo velocemente due panini e Sophie si dileguò.
-Raccontami di te J.J., non ho voglia di annoiarti con i miei soliti discorsi. Ti trovo in splendida forma.-
Lui sorrise e prese un ampio sorso dalla birra che un altro cameriere ci aveva da poco portato.
-Beh...non so nemmeno da dove iniziare.- si passò una mano fra i capelli.
-E' passato davvero solo un mese dall'ultima volta che ci siamo visti?-
Ridacchiai -Così sembrerebbe.-
-No ti giuro, mi sembra una vita fa. Sarà che la vita in tour è parecchio scombussolata.-
-Già.- bevvi anche io e milioni di ricordi mi colpirono la mente.
Mi mancava la vita in tour.
-Comunque gran parte del merito lo devo ad una ragazza...- alzò timidamente lo sguardo su me e sorrise davvero felice.
-James!- non potei fare a meno di trattenermi.
-E hai aspettato tutto questo tempo a dirmelo?-
Lui continuò a sorridere e l'espressione tenera che gli comparve sul viso mi riscaldò il cuore.
-Beh si insomma..non ho aspettato poi così tanto alla fine, ci siamo detti giusto due stronzate!-
Scoppiai a ridere e lui mi seguì.
-Comunque l'ho conosciuta 2 settimane fa a Los Angeles. E' ancora presto per dire qualsiasi cosa...infatti non volevo nemmeno dirtelo all'inizio. Non so, non ne ho parlato con nessuno. Lo sa solo Joe per adesso.-
Continuò a sorridermi -Ma mi fa piacere dirtelo.-
Improvvisamente mi venne da piangere.
Non perchè fossi gelosa o chissà che, era solo un'improvvisa voglia di scoppiare in lacrime.
Difatti lo feci due secondi dopo.
Lui mi guardò sconvolto e mi afferrò una mano -Che fai piangi ora?-
Io mi asciugai velocemente e scossi la testa -No scusa è che mi sento davvero strana in questo periodo. Sono contentissima per te, James. Te lo meriti davvero.-
-Hey bionda! Non voglio vederti così! Pensavo che ti avrei trovata raggiante come il sole la prossima volta che ti avessi rivista. Devo proprio prenderlo a pugni quel dannatissimo Pattinson.-
Risi di nuovo e sentii le lacrime tornare a scorrere come fiumi in piena.
-Parlami di lei, James.-
Non sapevo davvero cosa mi prendeva ma per qualche strana ragione avevo solo voglia di immaginare un'altra volta ancora quella vita pazza e sregolata che mi ero lasciata alle spalle.
-Beh è più piccola di te, intanto.-
-Ma è americana?-
-No è inglese. Era a LA con delle amiche ed è tornata a casa con me. Non è di Londra comunque, ma di Sheffield. Infatti adesso è lì. Domani vado a trovarla.-
Cercai di mantenere un tono calmo -E' fantastico, davvero-
-Voglio presentartela al più presto. Diventereste ottime amiche, ne sono certo.-
-Oh beh.- sorrisi un po' -Non so quanto lei sia felice di conoscermi...dopotutto sono sempre la tua ex ragazza a cui hai dedicato un album pieno di canzoni.-
Mi accarezzò una guancia e sorrise gentile -Ma sei comunque una delle persone più importanti e sai...beh è davvero prestissimo per dirlo, ma ho la sensazione di non sbagliarmi stavolta...e ci tengo che lei ti conosca.-
In quell'istante arrivò Sophie con le nostre ordinazioni e appena ebbe posato i piatti sul tavolo a me venne da vomitare.
Mi alzai di scatto e corsi verso il bagno giusto in tempo.
2 minuti dopo la voce di Sophie seguita da un colpo leggero alla porta, mi fecero sussultare.
-Sugar stai bene?-
Mi passai velocemente una mano sul viso e mi alzai dal pavimento, andandole ad aprire.
-Ommioddio che faccia.- esclamò non appena mi vide.
-Sophie...- scoppiai a piangere e lei si chiuse la porta alle spalle.
-Hey ma cosa ti prende?-
-Sophie...ho un ritardo.-
Adesso che l'avevo detto ad alta voce mi sembrava pazzesco persino che avessi potuto fare un pensiero del genere.
Lei mi guardò scombussolata per qualche secondo prima di annuire seria.
-Di quanto?- mi chiese.
-Poco più di una settimana-
No, no, no, no. Dovevo allontanare quel pensiero. Ed in fretta anche. Perchè non era neanche lontanamente concepibile una cosa del genere.
-Robert lo sa?-
Scossi la testa e lei si fece più vicina -Pensi di dirglielo?-
-Oddio non lo so. Non ora almeno. E poi cosa dovrei dirgli? Non è niente Sophie. Niente. E' solo stress. Capita, no?-
Lei annuì vigorosamente -Certo. E' un periodo tremendo questo.-
-Ecco appunto.-
-Ti è già capitato altre volte?-
-No.- mi sentii come sull'orlo di un precipizio.
-Ma questo non vuol dire niente.- si avvicinò e mi strinse a sè.
-L'hai già fatto un test?-
-No Sophie, ma ti pare? E non ho intenzione di farlo. Non ce n'è bisogno.-
-Sugar...-
-No Sophie no. Ti prego, dimentica tutto quello che ho detto.-
Lei mi guardò in un modo strano prima di annuire.
-D'accordo ma ti lascio un'altra settimana. Se continui ad avere questo ritardo lo fai, intesi?-
Sospirai guardandomi di sfuggita allo specchio del bagno.
-Ok.-
-Dai torniamo di là. Il tuo ex si starà chiedendo che fine hai fatto.-
Le sorrisi ed annuii -Sophie...grazie.-
-Ti pare- mi rispose lei tenendomi la porta aperta.
-Non dirlo a Bobby ti prego-
-Già pensavo di farlo guarda-alzò gli occhi al cielo e sorridendo si allontanò verso le cucine.
Non sono incinta mi ripetei mentalmente quando, ritornata al tavolo di James, gli sedetti nuovamente di fronte.
Me lo ripetei con così tanta convinzione che finii col crederci davvero.


Ragazze mi cadono gli occhi sulla tastiera, non ho forza di scrivere altro vi prego perdonatemi. Mi dispiace di non rispondere adeguatamente alle vostre domande e  nemmeno di ringraziarvi a dovere per le cose meravigliose che mi avete scritto.
In particolare cmq ci tengo a ringraziare birri per le cose che mi ha detto!
Siete tutte fantastiche e nel prossimo, cascasse il mondo, ci saranno dei super ringraziamenti!

Vi amo ricordatevelooooo!!

Ah e non ammazzatemi! ç__ç

Ah e poi vi lascio il link di Absolute Radio. Quella radio è fottutamente fantastica e Nick Jackson è un vero dj, lo ascoltavo proprio mentre scrivevo quel pezzo XD -- > Absolute Radio.


Non conosco nessuno come al solito XD














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Capitolo 34
*** «don't tell me you're sorry cause you're not. ***


Image Hosted by ImageShack.us 34 Chapter

34

-Sugar?- mi chiamò Robert dall'ingresso del mio appartamento e non appena udii la sua voce tranquilla, quanto mi fosse realmente mancato mi apparve così chiaro che fu quasi insostenibile.
Uscii dal bagno e mi diressi verso il salotto, dove lo trovai intento a togliersi la giacca di pelle e a posarla sopra al divano.
-Ciao- gli dissi e lui alzò lo sguardo su me, sorridendomi all'istante.
Aveva lo sguardo stanco ed io mi sentii una stronza perchè da quando aveva iniziato le riprese non gli avevo mai chiesto niente in proposito.
Mi avvicinai lentamente e gli sorrisi. Indossavo la maglia dei Beatles che mi aveva regalato per Natale e sperai che lo prendesse come un tentativo di ristabilire la pace nel nostro rapporto.
-Come stai?- gli chiesi e lui sospirò leggermente.
-Ho superato il limite della stanchezza circa 4 ore fa.- mi passò una mano fra i capelli e si avvicinò per baciarmi.
Io socchiusi gli occhi e lui si fermò, improvvisamente incerto se proseguire o meno, perchè dall'Isola di Wight non ci eravamo più nemmeno sfiorati.
Però il suo profumo già confuso col mio mi fece piombare addosso come una valanga tutto il peso di quella settimana trascorsa senza lui.
Gli passai una mano sulla schiena avvicinandolo a me e lui non aspettò altro, andando immediatamente a cercare le mie labbra.
Mi bastò una manciata di secondi per capire esattamente quanto anche io gli fossi mancata.
Mi sollevò immediatamente fra le braccia tenendomi stretta contro di sè e io gli strinsi le spalle.
-Robert...- riuscii a dire a malapena mentre la mia maglia veniva sollevata e gettata via da qualche parte lì attorno.
Poi, senza neanche capire bene come, mi ritrovai a cavalcioni su di lui steso sopra al divano.
Con il dorso della mano mi accarezzò dal viso fino al ventre ormai scoperto, facendomi rabbrividire forse più per il piacere di risentire le sue mani su di me che per il gesto stesso.
Spostai lo sguardo verso il suo viso e lo vidi sorridermi con un'adorazione che mi ero quasi dimenticata potesse provare.
-Ti sono rimaste abbastanza energie?- gli chiesi non riuscendo a celare un sorriso.
-Credo proprio di sì- con l'altra mano salì ad accarezzarmi i capelli e mi spinse verso di sè, facendo coincidere i nostri due toraci.
Ci baciammo in un modo assurdo e quando mi resi conto di essere finita sul pavimento con lui a sovrastarmi non riuscii neanche a definire quanto tempo fosse effettivamente trascorso.
Chiusi gli occhi, prima di avvertire le sue labbra scendere lentamente lungo tutto il profilo del mio collo...



-Dormi?- mi chiese, interrompendo per un attimo le carezze che mi stava facendo alla base del collo.
-Mmmm- mugolai semplicemente e lui ridacchiò.
-Va bene la smetto- spostò la mano e io alzai immediatamente gli occhi nei suoi.
Eravamo sdraiati sul divano ed io ero distesa sopra di lui, accoccolata in un modo così confortevole che non avrei voluto lasciare quella posizione per nessuna ragione al mondo.
Lo guardai supplichevole di altre carezze e lui sbuffò ridendo -Voglio essere pagato da ora in poi-
-Va bene, ti faccio un assegno allora. O devo pagare in contanti?- tornai a socchiudere gli occhi concentrandomi solo sui movimenti delicati delle sue dita che giocherellavano con i miei capelli.
-Facciamo alla mia maniera invece.- si alzò di poco e mi trascinò verso di sè, chinandosi poi a baciarmi.
-No, basta baci. Voglio i grattini- mi scostai immediatamente e lui roteò gli occhi teatralmente.
-Sei una sfruttatrice.-
Sorrisi e lui riprese ad accarezzarmi.
-Mi è piaciuta la tua intervista. E grazie per Boys Don't Cry.-
-Sapevo che avresti apprezzato.-
-Ho ricevuto milioni di domande mentre ero sul set. Tutti vogliono conoscerti. Senza contare le battute e i fischi di approvazione quando hai fatto vincere la scommessa a Lorena-
Mi misi a ridere -Beh devo dire che per un attimo ho pensato di far vincere Nick, ma sarebbe stato mentire troppo spudoratamente.-
Curvò le labbra e anche gli occhi gli sorrisero maliziosi -Non avevo dubbi in proposito.-
Gli battei una mano sul petto -Adesso non montarti la testa, stallone.-
Rise e per un po' restammo solo in silenzio, ciascuno perso nei propri pensieri.
Stavo davvero per addormentarmi quando lui si mosse sotto di me e fece scendere la mano sulla mia schiena -Non mi hai più detto cos'è successo oggi...- fece improvvisamente.
-Oggi?- alzai lievemente la testa.
-Hai detto che non potevi più per pranzo.-
Improvvisamente mi resi conto che la nostra piccola distrazione mi aveva fatto completamente dimenticare di James e di tutto quello che era successo nel pomeriggio.
Non avevo la più pallida idea di come avrebbe reagito e al pensiero di tornare a litigare come nei giorni precedenti mi sentivo male.
Ma non potevo mentirgli, nè tantomeno tenergli nascoste le cose, così sospirando mi alzai dal suo petto e cercai di mantenere lo sguardo sui suoi occhi adesso straniti.
-Spero davvero che tu non ci veda chissà cosa dietro perchè non ho la forza mentale e fisica di convincerti del contrario-
Si alzò anche lui e si inumidì le labbra con la lingua, segno che aveva captato qualcosa di pericoloso nell'aria.
-Ho visto James oggi.- mi passai i capelli dietro l'orecchio e lui non mosse un muscolo.
-L'ho incontrato alla radio- proseguii quando mi resi conto che stava aspettando che continuassi a spiegare.
-E' stato così assurdo...io non sapevo che fosse di nuovo a Londra e...non lo so...era felice e...-
-Io vado- si ricompose e senza tanti complimenti mi allontanò, alzandosi in piedi l'istante successivo.
-Robert dai!- lo seguii mentre si rimetteva le scarpe.
-No Sugar, mi sono rotto le palle.-
Fu come se mi avesse preso a pugni. Strabuzzai gli occhi e non potei fare altro che rimanere in silenzio a guardarlo mentre prendeva la giacca e se la rimetteva.
-Mi sono rotto di questa situazione. Io non ce la faccio più. Ti giuro che c'ho provato. Ho fatto di tutto per rimettere a posto le cose e mi sono sempre visto sbattere la porta in faccia. Ma non ho mai detto niente e ho continuato a provarci perchè...- si voltò verso di me e rimase un attimo in silenzio -...perchè lo so che ho sbagliato e tu hai tutte le ragioni per odiarmi. Ma io non so più cosa fare. Quando oggi hai acconsentito a pranzare con me ho pensato che finalmente ce l'avevamo fatta a provare a tornare come prima, ma non potevo essere più lontano dalla verità...-
-Rob ti prego, ti ho chiesto di non vederci chissà cosa dietro. Non puoi davvero venirmi a fare questi discorsi.- gli presi un braccio e lo guardai supplichevole.
-Non è neanche per James, non me ne frega niente di lui. E' che mi rendo conto che mentre io cercavo di fare il possibile per rimettere a posto le cose, tu pensavi a tutt'altro. Non te ne importava niente.-
-Non me ne importava niente?- improvvisamente la rabbia tornò a farsi sentire.
-Sei veramente l'idiota più grande che abbia mai conosciuto.-
-Appunto.- fece lui guardandomi freddamente. -Scusa tanto per il disturbo.-
Si avvicinò alla porta di casa e io mi sentii morire.
-Non provare ad andartene- gli gridai.
Lui si voltò -Che differenza vuoi che faccia?-
-Se te ne vai è meglio che non ti fai vedere mai più-
-Magari è quello che vuoi-
-Ma sì hai ragione. Vai pure a farti fottere, non credo che avrai molta difficoltà. Qualcun'altra la trovi sicuramente.-
Scosse la testa e lo sguardo che mi lanciò mi ferì davvero, ma ormai ero partita in quarta e non sapevo più come fare a fermarmi.
-Sono sicura che la porta di Kristen sarà sempre aperta per te.-
-Smettila.-disse, voltandosi definitivamente a guardarmi.
-Sempre che non te la sia già portata a letto uno di questi giorni. Che ne so magari fra una visita a Westminster Abbey e un bagel su Tower Bridge.-
La faccia che aveva era molto più che sconvolta, praticamente stralunata.
Volevo fermare tutto quel fiume di assurde cattiverie, ma per qualche ragione proprio non ci riuscivo.
-Fai così anche con lei? Ci fai sesso e poi te ne vai?-
Adesso era arrabbiato. Ma arrabbiato come non l'avevo mai visto prima.
-Vuoi davvero rovinare tutto fino all'ultimo- parlò con una calma quasi disumana.
-Non c'è rimasto nient'altro da rovinare. Hai già fatto tutto tu.- iniziai a piangere.
Lui mi guardò quasi sprezzante -Me ne vado- tornò verso la porta di casa e la aprì.
-Bravo, è l'unica cosa che ti riesce bene fare- gli urlai fra le lacrime e quando fu sparito al di là della soglia, gli lanciai dietro una scarpa.






-Sugar dove sei?- dopo l'ottava volta che squillava decisi di rispondere al telefono e la voce di Amber mi riempii le orecchie.
Già me la vedevo preoccupata nel salotto del suo appartamento di Regent Street.
-A casa.- risposi in qualche modo, mettendomi a sedere sul letto e tentando di asciugarmi al meglio che potevo gli occhi gonfi di pianto.
-No che non ci sei. Ti sto chiamando da mezzora.-
-Non ho sentito il telefono allora.-
-Senti apri la porta, sono qua sotto.-
Senza aggiungere altro buttai giù e mi diressi verso l'ingresso e quando passai davanti allo specchio dell'ingresso e scorsi il mio riflesso, mi spaventai da sola.
Quando Amber mi vide, i suoi occhi luminosi si spalancarono terrorizzati.
-Tesoro...-
Mi spostai di lato per farla entrare e lei mi abbracciò all'istante.
-Rob è passato poco fa da casa di Tom. Ci ha detto che avete litigato...- si interruppe per sorridermi -Ho pensato di fare un salto qui...-
Annuii semplicemente e mi misi a sedere sul divano, facendole segno di fare altrettanto.
-Era arrabbiato?-
-Beh...- fece lei, in evidente difficoltà.
-Puoi dirmelo, tranquillla. Tanto lo so che mi odia e che molto probabilmente non vorrà più vedermi.-
-Non dire stupidaggini! Era solo un po' stressato...-
-No, no Amber. Basta con questo stress. Sembra che sia la risposta a tutti i nostri problemi. La verità è che le cose non vanno.-
Scoppiai a piangere quando mi resi conto che era proprio così.
-Quando è tornato da Parigi mi sembrava di vivere una favola, ma è bastato un giorno per farmi realizzare che non era così. Da allora in poi è andato tutto peggiorando. Non facciamo altro che litigare.-
Mi abbracciò stretta e io aumentai le lacrime -Tu non sai le cose orribili che gli ho detto. Dio ma perchè l'ho fatto?-
-Shhh calmati, tesoro.-
Ma io continuai imperterrita, forse più per giustificarmi verso me stessa che verso di lei -Volevo solo ferirlo perchè lui era lì sulla porta pronto ad andarsene e io mi sono sentita usata, mi sono sentita uno schifo proprio.-
-Ha detto che ti sei vista con James oggi pomeriggio.-
-Sì...da lì è iniziato il disastro. Ci siamo urlati cose assurde. Lui si è stancato di me. E come posso biasimarlo? Mi sono comportata da stronza bisbetica durante tutto questo periodo.-
-Adesso non esagerare. E' stato lui il primo a tirare troppo la corda.-
-E io come una bambina di 4 anni ho continuato a tirarla fino a spezzarla.-
-Non si spezzerà mai, Sugar. Lui era distrutto. Si vedeva che voleva solo tornare da te.-
Cercai di asciugarmi le lacrime e tirai su con il naso -Ho paura di perderlo, Amber. Una paura da morire.-
-Hey- mi prese le braccia e mi costrinse a guardarla -Guardami.-
Cercai di farlo e lei mi fissò seria -Non ti lascerà. Non lo farà mai. Ok?-
-Come fai ad esserne così sicura? Io non lo so. E onestamente se lo facesse non potrei dargli torto.-
-Perchè voi due siete proprio fatti l'uno per l'altra. Non c'è nessun altro al mondo che lo sia più di voi.-
-Sì tutti continuano a ripeterlo, ma io non lo so se è davvero così. L'unica cosa che so è che non voglio perderlo. Non posso perderlo.-
Il solo pensiero mi faceva desiderare di morire. E il mio non era un eufemismo.
-Senti Sugar per me dovete solo smetterla di trincerarvi dietro queste assurde barriere che vi siete costruiti. E tu soprattutto devi iniziare a calmarti...-
Mi guardò strana e la voce che avevo tentato di mettere a tacere per tutto il pomeriggio tornò a farsi sentire.
-Non ce la faccio a calmarmi...-
-Ma cosa ti prende si può sapere?-
E poi, lasciandomi incredula su come avesse fatto, Amber capì tutto.
Si allontanò da me e mi guardò sbalordita.
-Tu sei incinta.- disse. -Ommioddio tu sei incinta- ripetè scuotendo la testa e iniziando a sorridere.
-Smettila Amber. Non sono incinta.-
-Sì che lo sei. Oddio come ho fatto a non capirlo prima? Tutti quei pianti...- fra poco si sarebbe messa a piangere a sua volta.
-Ti è saltato il ciclo?-
Quando non risposi lei continuò a sorridere -L'hai fatto un test?-
-No! No e non voglio farlo.-
-Non glielo devi dire subito- fece lei, capendo all'istante l'origine della mia angoscia.
Mi misi le mani nei capelli e scossi la testa -Lui non è assolutamente preparato ad una cosa simile. Se faccio quel test e mettiamo che per assurdo mi dice che aspetto un bambino...- tremavo al solo pensiero. -Ma come faccio a dirglielo? A uno che si mangia ancora gli Oreo con il burro d'arachidi per merenda?-
-Sugar questa è la soluzione ai vostri problemi. Un bambino è la cosa migliore che potrebbe capitarvi adesso per far tornare il sereno. Per farvi dimenticare delle vostre sciocche prese di posizione.- fece lei, prendendomi una mano ed accarezzandomela.
-Tu dici? Perchè io non ne sono così sicura. Voglio dire che già è un casino così...non riusciamo a gestirci nemmeno fra di noi. Figuriamoci con un bambino...-
-E poi io non so farla la mamma!- aggiunsi l'istante successivo, immaginandomi con un bimbo urlante in braccio.
-E lui di certo non sa fare il papà- continuai ancora.
-Tesoro nessuno sa farlo. Se avrete questo bambino nessuno vi darà un manuale con le istruzioni. Un giorno vi sveglierete e sarete due genitori. E' così che funziona.-
Amber stava sorridendo in un modo così dolce che quasi avrei avuto voglia di averlo sul serio quel bambino.
-Beh in ogni caso questi sono discorsi inutili, perchè io non sono incinta. Ho un ritardo ok, ma sono cose che capitano. E ultimamente sto mangiando male, ne sta risentendo tutto.-
Certo non avevo una giustificazione appropriata per i pianti disperati per i motivi più futili, ma decisi di sorvolare su quello.
Lei sospirò -Come vuoi.-
Annuii -Certo che è come voglio.-
-Se questa cosa continua tu fai un test. Chiaro?-
-Ti prego Amber cambiamo discorso- mi alzai dal divano e lei mi seguii con lo sguardo.
-Ti preparo un thè-
Lei sbuffò e scuotendo un po' la testa si alzò a sua volta.



-E' di sopra- Clare mi sorrise e con un cenno del capo indicò i piani alti.
Io annuii e mi sentii un po' stranita.
Erano passati 3 giorni da quando avevamo litigato e ancora nessuno di noi due aveva fatto niente per rimettere a posto le cose.
Ormai quella sembrava essere diventata la nostra politica di risoluzione dei conflitti, ignorare la reciproca esistenza fino a che uno dei due non avesse dichiarato bandiera bianca.
Non ci voleva un genio per capire che di certo non era il metodo migliore per far funzionare le cose.
In quei giorni, Vixie non aveva fatto altro che telefonarmi o videochiamarmi su Skype, minacciandomi ripetute volte di morte se non fossi immediatamente andata a "spaccare il culo al fottuto Pattinson", come amava definire il piano d'azione che avrei dovuto intraprendere.
Dato che il verdetto di Amber e Sophie, seppur con altri toni, era comunque stato lo stesso della mia amica californiana, dopo 3 giorni di sofferenza e con la serata importante dei BAFTA praticamente alle porte mi ero decisa a sotterrare l'ascia di guerra una volta per tutte e farla finita con le paranoie.

Secondo Sophie avrei dovuto dire a Robert anche del ritardo, ma il solo pensiero mi atterriva così promisi a me stessa che l'avrei fatto nel momento stesso in cui ne avessi avuto la piena certezza.
Era inutile creare falsi allarmismi in soggetti così impressionabili come lo era lui.

-Sono contenta che tu sia venuta- continuò Clare e io le sorrisi.
-Si è preso 3 giorni di pausa dal set. E' rimasto chiuso in camera gran parte del tempo-
-Provo a parlarci- alzai lo sguardo verso le scale e mi diressi al piano di sopra.
Quando giunsi di fronte alla sua porta di camera, bussai e avvertii all'istante il suono della chitarra interrompersi.
-Avanti- esclamò.
Facendomi forza entrai e lo vidi semisdraiato sul letto, con lo sguardo perso chissà dove.
Non appena mi vide cambiò repentinamente espressione.
Sorpresa, felicità, qualche residuo di rabbia, gli si dipinsero in rapida successione sul volto.
Posò la chitarra accanto a sè ed incrociò le braccia al petto.

-Sei sempre il solito Robert. Io ti odio.-
-Sei proprio una mocciosa.-
Salii in fretta e furia le scale di casa e quando arrivai in camera, mi sbattei la porta alle spalle.
-Non ti azzardare ad entrare!- continuai ad urlargli e quando lui ostinatamente aprì la porta, gli lanciai addosso 'La valle dei rubini', posato sul comodino accanto al letto.
-Ahia stupida, mi hai fatto male- mi voltai giusto in tempo per vederlo coprirsi la faccia con entrambe le mani.
-Bene. Dovevo fartene di più.-

In quel momento, in quella situazione, il nostro ostinato silenzio mi ricordava tanto quella scena di 10 anni prima, che per un momento mi sembrò davvero di tornare ad avere 13 anni e di aver litigato perchè lui mi aveva preso in giro per non avere ancora le tette.
-Sei venuta ad accertarti che non ci siano donne chiuse in camera con me?- mi guardò dritto in volto, con una serietà impassibile.
-Rob...- cominciai del tutto ignara sul come avrei finito quella frase, così provai a sorridere ma lui non accennò a fare altrettanto.
-Senti, che sei venuta a fare?- sapevo che sarebbe stato difficile, ma non immaginavo che l'avrei trovato così duro e freddo. Ero letteralmente terrorizzata.
-Basta Rob. Ti prego.-
Ridacchiò e alzò gli occhi su di me.
-Basta Rob, certo. Adesso è "basta Rob". Fino a tre giorni fa ti divertivi a mandare avanti questa pantomima però, eh?- scosse la testa e io mi sentii sprofondare.
-Non voglio più litigare, ti prego. Sono venuta a chiederti scusa per tutto quello che ti ho detto l'altra sera.- mi avvicinai involontariamente e lui si tirò indietro.
-Non funziona così, Sugar.-
Alzò gli occhi su di me -Tu hai detto che per me è sempre stato tutto facile...beh adesso sono io che lo dico a te. Non puoi pensare di venire qui dopo tre giorni di silenzio e aggiustare tutto con uno "scusa". Non mi sta più bene.-
-Non puoi dire sul serio.- ero sinceramente incredula.
-Vedi anche io mi sono stancato. Con te non si è mai sicuri di niente. Stiamo insieme, non stiamo insieme. Litighiamo, non litighiamo. C'è sempre incertezza e io non ce la faccio più.-
Aveva gli occhi che lampeggiavano. Si capiva che l'ultima cosa che voleva era stare con me.
-Allora è finito tutto così? E' questo che mi stai dicendo? Ho rovinato tutto ed è meglio chiuderla qui?-
Subito si passò una mano fra i capelli, come per trovare il coraggio di continuare.
-Non mi mettere in bocca parole che non ho detto, per favore. Dico solo che è evidente che abbiamo un problema. E' vero, io ti ho trascurato e di questo me ne prendo tutta la colpa, ma tu ti sei comportata in maniera strana a prescindere.-
Mi guardò e la ruga che gli era comparsa in mezzo alle sopracciglia non gliel'avevo mai vista prima.
-Io...ho solo paura di perderti.-
Mi lasciai cadere accanto a lui e abbassai lo sguardo.
-Pensavo ti fidassi di me.- aggiunse dopo un momento, la voce piatta.
-E' così infatti! Non c'è nessun altro al mondo di cui mi fidi di più-
-E allora perchè tutte queste paranoie? Perchè tutti questi sbalzi d'umore?-
Bella domanda, Robert.
Bella domanda davvero.
-Non lo so.- gli dissi semplicemente e quando lo guardai, mi resi conto che non aveva ancora abbandonato l'atteggiamento battagliero.
Infatti scosse la testa e tornò a parlare freddamente -Troviamo una soluzione, perchè così è impensabile andare avanti.-
-Hai ragione- annuii e lo guardai, in attesa che continuasse a parlare.
-Forse...forse un periodo per conto nostro è quello che ci serve per capire meglio le cose- parlò a bassa voce, quasi che avesse paura di farmi udire ciò che aveva detto.
A quel punto non avrei davvero saputo dire se preferivo mettermi a ridere o a piangere.
-Una pausa di riflessione?- gli chiesi, dopo un momento di silenzio.
-Sì- abbassò lo sguardo.
-E su cosa vuoi riflettere?-
Mi alzai in fretta dal letto e feci di tutto per non mettermi a piangere.
-Io...non lo so...-
-Io non ci credo alle pause di riflessione. Non sai più se vuoi stare con me?-
Stavolta si alzò perchè si era accorto che la voce mi si era incrinata.
-Ma che dici, stupida.- mi venne vicino e mi strinse a sè da dietro.
-E allora su cosa vuoi riflettere?-
Non rispose, ma aumentò la stretta.
-Io non ho bisogno di nessuna pausa per capire quello che voglio.- mi voltai a fronteggiarlo -Io voglio te. Te punto e basta. E guarda che la maggior parte delle volte è dura, ma non c'è un'altra cosa al mondo che io voglia di più. Non esiste. Tu sei tutto. Tutto.-
Alzai il viso verso di lui e capii che avrebbe voluto baciarmi.
Ma io mi sentivo ancora più ferita per le cose che aveva detto, per il fatto che avesse anche solo lontanamente pensato ad una pausa fra di noi, che non ci pensai due volte ad allontanarlo da me, sciogliendomi dalla sua presa.
-Forse ho sbagliato a venire. Avrei dovuto lasciare le cose così come stavano.-
Lui mi riafferrò bruscamente per un braccio, facendomi quasi male per la forza che aveva usato e mi inchiodò con lo sguardo.
-Lasciami.- gli intimai, fissando la sua mano ancora stretta attorno al mio polso.
-Mi stai facendo male.- continuai, quando mi resi conto che non aveva nessuna intenzione di fare come avevo detto.
Sospirò e mi lasciò andare.
-Dov'è finito il mio migliore amico, Robert?- gli chiesi a quel punto e quando mi resi pienamente conto di quanto quel migliore amico mi mancasse, avvertii le lacrime pizzicarmi gli occhi.
-Io non so più come fare senza di lui.-scossi la testa e tentai di nascondere il fiume che aveva già iniziato a scendere lungo le mie guance.
-Ma io sono qui, zuccherino.- si riavvicinò e mi alzò il volto verso di sè. -Sono qui.-
Mi abbracciò e per un attimo feci finta di avere ancora 15 anni. Immaginai che lui fosse ancora lo sfigato della scuola con i capelli lunghi e la chitarra sempre dietro.
Immaginai di piangere per una qualsiasi delle mie solite cotte.
Immaginai che niente di quello che era successo, fosse effettivamente successo.
Ma era impossibile continuare a fare finta.
Soprattutto adesso che la strana vocina che da qualche tempo si era insinuata nella mia testa continuava a farsi così pressante.
-E dov'è finita la mia migliore amica? Quella che si confidava con me? Quella che mi riteneva in grado di aiutarla a risolvere i problemi?-
Non risposi e lui cercò di guardarmi più a fondo che potè.
-Cosa ti prende, Sugar? Vuoi dirmelo?-
Mai, neanche in un'altra vita, sarei stata in grado di dirgli che avevo il sospetto di essere incinta.
Sarebbe stato un colpo troppo grosso vedere il suo sguardo, così ancora lontanamente impreparato ad una notizia del genere, cambiare repentinamente espressione.
Già perchè ormai, nonostante mi rifiutassi nella maniera più assoluta di fare un test, non potevo continuare a fingere ancora per molto.
In quegli ultimi tre giorni soprattutto, la consapevolezza si era quasi concretizzata.
Il giorno prima mi ero addirittura svegliata con la convinzione assoluta di aspettare un bambino.
Era come se ogni cellula del mio corpo me lo stesse gridando.
Eppure non poteva essere. Non poteva essere nella maniera più assoluta.
Lo guardai e cercai di sorridergli. -Mi prende che non voglio più litigare.-
Rimase un istante in silenzio, solo a guardarmi.
Non era convinto, ed io sapevo di non avergliela data a bere.
-Accompagnami ai BAFTA domani sera.- disse alla fine sorridendo, ed io capii che aveva rinunciato ad indagare.
Gli sorrisi ed annuii -Ho già comprato il vestito.-
E stavolta quando si chinò per baciarmi, non feci niente per allontanarlo.


Ragazze eccomi qua!! Scusate per l'assenza lunga ma purtroppo stanno per ricominciare gli esami e io ne ho ben 5 sparsi per tutto settembre O____O inutile che vi dica che non ho la più pallida idea di come fare. In più lunedì inizierò uno stage presso un'agenzia di viaggi e da qui a ottobre sarò impegnata tutti i fottutissimi pomeriggi.
Vi giuro che mi viene da piangere al pensiero XD
No va beh  non esageriamo, perchè la bella notizia è che passato questo periodo infernale potrò dire addio ai libri YEEEE, quindi vi prego pregate per me affinchè superi indenne questo periodo anche perchè a ottobre se tutto va come deve andare c'è Londra che mi aspetta per ben 3 mesi *____*
Ebbene sì, ho le farfalle che mi svolazzano nello stomaco solo a dirlo ma se chiudo con tutti gli esami parto insieme alla mia migliore amica per la volta di London Town!
E dato che abbiamo già prenotato la stanza, adesso non posso non andare XD il casino è qua infatti, che i miei mi hanno detto che posso andare se finisco gli esami, io ancora non li ho finiti ma la stanza andava prenotata ora altrimenti ciao XD
Insomma devo andare per forza, alle brutte scapperò, sappiate che vi ho amato cmq XD
No va  beh cavolo scherzi a parte, vi volevo dire che da adesso in poi sarà un casino postare perchè appunto mi dovrà destreggiare fra miliardi di libri, stage, lavoretti vari per cui, spero di trovarlo il tempo anche perchè ci tengo tantissimo e adesso arriva la parte che più ho aspettato di questa storia, quindi per forza la finirò non temete! Vi chiedo di essere un po' pazienti, tutto qua :D
Beh che dire, vi ringrazio per i 18 commenti *________* cioè che bello non sapete come mi avete fatta felice!! Era tantisismo che non ricevevo tanti commenti, sono al settimo cielo!
Spero che le cose si stiano un po' chiarendo adesso, insomma il comportamento maniaco-depressivo del nostro zuccherino mi sa che ha proprio trovato fondamento..insomma non vi spoilero per carità però...insomma ecco ci siamo capiti XD
E Rob alla fine cioè povero mi fa un po' pena perchè non si accorge neanche di quello che gli sta succedendo intorno, in pratica subisce tutta questa situazione però non fa neanche niente per capirla...insomma vi dico di non disperare!!
Beh adesso ringrazio infinitamente le 95 persone che l'hanno messa fra i preferiti, le 6 fra quelle da ricordare e le 78 fra le seguite! Vi amo <3

E poi finalmente!!:

midnightsummerdreams: charlee stavo per tralasciare il tuo commento, che merda che sono ç__ç perdonami però hai visto l'ho fatto slittare in cima alla lista!
Cmq grazie mille per i compliments ahahaha si rob all'inizio ha fatto molto pb XD ahahaha si l'intervista mi sono liberamente ispirata infatti :D spero ti sia piaciuto anche questo, vedi sophie cerca di darle i consigli saggi ma lei se ne fotte, che dobbiamo fare?! XD
va beh un bacione anche se in effetti questo è un po'  pessimo

valy90:  ahahhahha è vero amore te l'avevi già capito!! *-* spero che ti sia piaciuto anche questo! ahahahah cmq tranquilla non disperare e fidati della tua Ele vedrai XD
Un bacione tesoro

BabyVery:  ahahaahah no tesoro tranqui, ti assicuro che JJ adesso è innocuo! XD   E per quanto riguarda la tua supposizone..eh si mi sa che ci hai visto giusto XD anche se ormai è praticamente impossibile equivocare! E per scoprire come lo prenderà Robert dovrai aspettare qualche altro capitolo ma non molto, don't worry! ! Grazie per tutti i complimenti, cmq adesso mi sa che sei partita, beh appena torni trovi forse anche il prossimo! Ma non prometto niente bacione!

BrandNewSibyl: I miei complimenti a te, per l'esatta visione delle cose! E' proprio quello che speravo di riuscire ad evidenziare, che è la moltitudine di problemi che si trovano ad affrontare che alla fine li tiene uniti, perchè ci tenevo ad evidenziare che il loro è un rapporto profondo anche e grazie soprattutto all'amicizia che li lega.  Spero ti sia piaciuto anche questo, come vedi ci sono sempre litigi fra sti due, che ci dobbiamo fare? Ma adesso sembra che le cose si siano un po' appianate...diciamo XD Un bacione e grazie per tutto, ti adoro!

_Miss_: Tesoro ciaoooooo! ahahahha fantastica recensione! Anche questa forse è da ODDIO?? XD un bacione e grazie mille

Frytty: ahahahaha eh si l'hai detto sugar è di rob e di rob deve restare, ma come vedi lei ha tutte le intenzioni di restare di rob XD ahahahaha cmq ti amo tesoro cioè il fatto che tu abbia detto che ti senti così londinese quando leggi i miei aggiornamenti è uno dei più bei complimenti che mi abbiano mai fatto, dico davvero! Beh cmq adesso sti due hanno chiarito sembra...più o meno insomma XD ehehehe a quanto pare sembra proprio che la nostra sugar sia in dolce attesa ma come dici tu, anche lei sta morendo di paura per questo non vuole farlo quel test! Cmq vedrai vedrai :D un bacione ti amooooo

Sognatrice85: hai completamente ragione!! In questo cap sembra che le cose vadano proprio alla rovina però poi in qualche modo si aggiustano..avranno trovato finalmente la pace? mah..chi può dirlo? XD Spero che ti sia piaciuto anche questo un bacione tesoro!

doddola93: Amore ma inizio col chiederti: MA ADESSO TU SEI NELLA FOTTUTISSIMA NEW YORK CITY? Cioè ma io non ho parole per descriverti ç_____ç ma lo sai come ti invidio?!?!
Ahahahah cmq il tuo commento fantastico mi ha fatto morire XD eeeh sì di Sheffield, piccola citazione :D poteva essere altrimenti?? Cmq more ho deciso di cambiare un po' di cosine nella ff..vedrai ma alla fine è meglio così, trust me ;) e presto compairà anche questa misteriosa ragazza di sheffield :D Un bacione dalla shitty Italy ç__ç <3<3

romina75: ciao tesoro e scusa per il ritardo innanzitutto!  Cmq bravissima era una cosa che lentamente è andata aumentando fino a scoppiare unita al fatto di questi ormoni impazziti in libertà..mah! XD E quindi pare di si...ci sarà un mini Pattinson in arrivo...??  E concordo con te sulle corna ma lo zuccherino è troppo sincera e innamorata anche per fare queste cose XD spero ti sia piaciuto anche se a me fa schifo e me ne rendo ampiamente conto!
Un bacione tesoro

winniepoohina: Amoreeeee so che tu aspettavi la francesina qua (fra l'altro sto vedendo ora su fb che è il suo compleanno O_O pensa te! XDXD)  ma come ti ho già debitamente detto arriverà nel prox! Intanto spero questo ti sia piaciuto anche se fa schifo, però Amber è stata dolcissima un tesoro di amica ç__ç povera cazzo lei è fantastica non si merita quello che le sta per capitare, t-man di merda! Va beh amore ti lascio sennò non posto sappi che ti amo e ci sentiamo dopo!! <3<3

lampra: ahahhaha tesoro allora anche qui un bel po' di sofferenza! però poi dai fanno pace, no? Grazie mille per tutto un bacione!!

lazzari: hai ragione tesoro rob da quell'impressione, ma il fatto è che fra i due quella ad avere un carattere più forte anche se all'apparenza può non sembrarlo, è sugar. lei è quella che alla fine prende tutte le decisioni e lui si fa trasportare ma in fondo pure lui prova le stesse cose solo che per carattere tende a lasciar fare a lei..non so se mi sono spiegata! Cmq ahahah sii non ti devi preoccupare per James, già ne hanno troppi di casini XD lui è innocuo è solo che mi mancava troppo come personaggio e in più non mi piaceva la brutta fine disonorante che gli avevo fatto fare e allora ta-dan rieccotelo qua XD ahauahuaha il mostro tentacolare XD adesso si è tolta dalle palle ma nel prossimo torna per i BAFTA XD ma tu stai tranquilla! E comunque sembra proprio che allora la nostra sugar sia in dolce attesa :D beh...che dire, vedrai meglio nei prossimi, un bacione!

Cicci12: tesorooooo scusa per il ritardo!! Spero ti sia piaciuto e mi dispiace di non aver ancora soddisfatto la curiosità alle tue domande!  Ma non disperare..presto avrai le tue risposte! Un bacioneeee :*

SweetCherry: Che dire del tuo commento? L'ho adorato semplicemente. Mi ha fatto brillare gli occhi di felicità! Grazie mille per tutto e hai ampiamente ragione, Rob si meritava davvero di penare un po' di più, forse Sugar ha ceduto troppo presto ma il fatto è che gli manca. Troppo. E che si deve fare?  E cmq sembra proprio che sì, sia in dolce attesa :D vedrai vedrai! Un bacione e ancora grazie mille per tutto!!

Lyla_: Tesoroooooooooo oddio quanto devo studiare ç____ç ormai con te mi sfogo XDXD  a te come ti va??? Cmq passando a cose serie XD ahahahaha quanto ti amo!
Eh si i sintomi ci sono tutti, tutti, tutti...ma sarà vero??
Stay tuned!!
Ti amoooooo <3

Bimba Fashion: In 3 giorni??? Ma quanto ti posso già adorare??? *___* Ahahahaha eh si sembra proprio che sia in dolce attesa come aveva predetto Stuart XD
Cmq pure io odio Kris (IO ODIO IL ROBSTEN, ROBSTEN AL ROGOOOOO AAAAAAAAA)  e cmq adesso si è tolta dalle palle però nel prossimo ahimè che ci sono sti BAFTA tornerà ma per poco vedrai XD
Un bacione e grazie mille <3

Eldariel: Grazie mille!! Sono contenta che ti sia piaciuta tanto! Leggerò sicuramente la tua!! Un bacio


Ebbene fanciulle non mi resta che dirvi, alla prossima e come sempre STAY TUNED.



Xox





Si non conosco Robert Thomas Pattinson nè nessunissimo altro personaggio che in questo momento si sta aggirando per il pianeta Terra.
























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Capitolo 35
*** «you have me forever and after. ***


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f

35



-Sei sveglio.- non era una domanda la mia perchè quando quella mattina aprii gli occhi trovai il suo volto sorridente sul cuscino accanto a me.
-Ti guardavo- sorrise.
-Hai detto No Robert no ad un certo punto.- corrugò le sopracciglia ed accennò una risatina. -Cosa stavo combinando?-
-Non lo so, ma come vedi mi tormenti anche nei sogni.-
gli sorrisi e provai l'irresistibile impulso di accoccolarmi contro di lui.
Come se mi avesse letto nel pensiero mi passò un braccio dietro la testa e mi tirò a sè.
-Al mio letto eri mancata, sai?-
Risi contro il suo petto, sentendolo stringermi ancora di più -Anche a me era mancato. Sa di te.-
La notte prima, dopo aver cenato a Barnes eravamo tornati a Londra nel suo appartamento e ci eravamo addormentati guardando i Goonies.
Mi ero sentita felice come quando ero piccola e quando lui si era messo a dire insieme ai protagonisti del film -"Goonies never say die!"- sapevo che anche per lui era lo stesso.
Probabilmente avrebbe voluto essere, come me, nella casa al mare di Plymouth, perchè ad un certo punto mi aveva accarezzato un braccio e mi aveva detto

-Prendiamoci una vacanza. Solo io e te, Sugar.-
-Una vacanza? Hai appena iniziato le riprese di un film.-
-A Maggio, prima di iniziare Water for Elephants, andiamo in Italia.-
Lo guardai corrugando le sopracciglia.
-Ti prego. Voglio farti vedere un posto meraviglioso.-
-In Italia?-
Mi guardò sorridente -Te ne innamorerai, vedrai.-

Era bello constatare di aver recuperato quella complicità che per troppo tempo sembrava avessimo perso nel turbine degli eventi che ci erano capitati fra capo e collo.
Invece lui era lì col suo sorriso da infarto, con i suoi occhi azzurro cielo e con la sua voce profonda, che mi guardava e mi stringeva a sè.
E io non avrei desiderato altro che quello. Probabilmente per sempre.
Inspirai a fondo il profumo nell'incavo del suo collo e mi preparai alla miriade di sensazioni celestiali che in genere scaturivano in me ogni qualvolta la sua essenza così simile alla brezza marina cominciava a diffondersi dappertutto, ma quella volta qualcosa andò storto.
Sì perchè improvvisamente e senza nessunissima ragione apparente mi venne da vomitare.
Così forte che dovetti immediatamente scappare in bagno.
Un istante dopo, Robert era sulla porta che mi guardava preoccupato.
-Hey tutto bene?- si avvicinò a me e io feci giusto in tempo ad alzare gli occhi su di lui che un nuovo conato mi costrinse a riabbassare la testa.
Tossendo, 2 minuti dopo, mi accasciai con la schiena contro la parete.
-Che è successo?- si inginocchiò di fronte a me mettendomi una mano sulla spalla.
Scossi la testa e tentai di riportare una lunga ciocca di capelli dietro l'orecchio destro.
-Niente Pattz. Niente. Mi viene da vomitare.-
-E' colpa mia?- si mise a ridere perchè evidentemente voleva sdrammatizzare la situazione ma non sapeva quanto forse fosse andato vicino alla verità.
Abbozzai un sorriso -Certo che è colpa tua. Troppe smancerie mi danno la nausea lo sai.-
Sorrise e si mise a sedere sul pavimento -Ti ha fatto male qualcosa?-
-Sì..- mi passai una mano sul viso -Mi sento un po' debole di stomaco in questo periodo...forse era meglio se evitavo il salmone in crosta di tua madre ieri sera-
Alzai gli occhi nei suoi, tentando di cancellare dalla mente il pensiero che mi stava gridando a tutta forza Diglielo, diglielo.
-Dai ti riporto a letto.- mi tese una mano e quando la afferrai e mi strinse a sè, fui davvero sul punto di farlo.
-Rob.- lui mi accarezzò la schiena, tenendomi stretta.
-Dimmi.- sapevo che stava sorridendo, anche senza guardarlo.
Ma lì, con il viso nascosto nel suo petto, mi resi conto di non poterlo fare.
Di non saperlo fare.
-Hey...che c'è?- mi allontanò da sè quel tanto che bastava per guardarmi in volto.
Era tranquillo. Era spensierato adesso che avevamo fatto pace. Non aveva un problema al mondo. E chi diamine ero io per arrivare a sconvolgere un'altra volta ancora tutto quanto?
Stai dicendo stronzate, Sugar disse la voce nel cervello.
-Niente, riportami a letto.- gli sorrisi di nuovo e lui mi fece stendere fra le coperte, coprendomi poi l'istante successivo.
-Come ti senti?-
-Un po' meglio.-
Si stese accanto a me, circondandomi fra le braccia.
-Ti preparo qualcosa?-
-Pattz per favore. Stai lontano dai fornelli.-
-Il thè lo so fare, eh.-
Ridacchiai -No grazie. Stai qui con me e basta.-
-Ok.- si accomodò meglio dietro di me, iniziando ad accarezzarmi la pancia.
-Sai Pattz...- gli dissi dopo circa 5 minuti che stavamo in silenzio. -...stavo pensando...-
-Oddio.- fece lui.
-Simpatico. Dicevo, stavo pensando a quando abbiamo fatto da baysitters a Lydia e William...-
Brava Sugar, prendila alla lontana.
-Ah ah.-
-E' stato divertente, no?-
-Hai la febbre vero?- spostò immediatamente la mano sulla mia fronte e io mi voltai repentinamente verso di lui, mettendomi a sedere fra le coperte.
-Non ho la febbre. Voglio che mi rispondi.-
Corrugò le sopracciglia stranito -Sì...beh, non è stato esattamente uno dei pomeriggi più divertenti della mia intera esistenza, ma è stato ok. William è un bambino in gamba.-
Sospirai e lui ridacchiò -Perchè ti interessa adesso? Oddio non è che Victoria ti ha chiesto di guardarle i bambini un'altra volta?-
Mi presi la testa fra le mani e decisi di lasciar perdere.
Probabilmente non gliel'avrei mai detto. Avrei semplicemente ignorato la questione fino a quando non se ne fosse accorto da solo.
-Niente, lascia stare.-
-Certo che sei proprio strana- mi guardò a fondo, quasi preoccupato e io risprofondai fra le coperte.


Passammo il resto della giornata a letto a guardare film, fare test su Cosmopolitan, dormire, guardare altri film mangiando sandwich preparati da lui, fare il bucato e infine iniziare a prepararci per la grande serata.
Io non riuscivo davvero ad immaginarmi a venire fuori da una limousine assurdamente lunga, stretta al suo braccio fra milioni di flash di obiettivi e urla isteriche di gente in preda al delirio.
Non riuscivo a vedere me stessa sorridere alla stampa e rispondere alle domande dei giornalisti. Non riuscivo a capacitarmi di come tutto ciò potesse effettivamente capitare a me.
-Dicono che ci si fa l'abitudine.- aveva detto Rob intento a farsi la barba, fissandomi nel riflesso dello specchio.
-Prima o poi.- continuò sorridendomi obliquo.
Lo sapevo che il pensiero della serata imminente non stava rendendo nemmeno lui propriamente spensierato.
Mi sembrava di essere tornati a quando Clare ci costringeva a metterci i vestiti "buoni" ogni volta che uno qualsiasi dei parenti Pattinson venisse in visita a Barnes.
-Tu non ti vesti?- esclamò poi, voltandosi del tutto verso la sottoscritta, comodamente seduta sul bordo della vasca.
-Amber e Tom saranno qui fra pochissimo.-
-Ci faranno un sacco di domande, Rob- mi alzai e sospirando gli andai vicina.
-Non so se sono pronta ad un confronto tanto diretto.-
Si mise a ridere e mi accarezzò i capelli -Tu sorridi e basta. Sorridi.-
Sorrisi e lui fece altrettanto -E' una cosa che ti riesce benissimo.-
-Dovrò circondarti di guardie del corpo dopo. Non ti lasceranno più in pace.-
-Sarò famosa!- esclamai, simulando un'esclamazione di felicità.
Mi guardò storto e alzò gli occhi al cielo. -Adesso ti vai a vestire per cortesia?-
Sbuffai sonoramente e mi diressi verso la camera.
-Io vengo in tuta!- gli gridai poi, tirando fuori dall'armadio il mini abito di Calvin Klein che lui era gentilmente andato a prendere da casa mia quel pomeriggio.
-Fai pure amore mio!- mi urlò di rimando.
Sospirando iniziai a spogliarmi.




-Allora questi BAFTA??- non feci neanche in tempo ad aprire la porta, che una ventata di Chanel mi colpì le narici e le braccia calde di Amber mi circondarono le spalle.
-So che ci sarà Orlando Bloom!-
Scoppiai a ridere e staccandomi da lei notai l'espressione poco felice di Tom alle sue spalle.
-Orlando Bloom- ripetè in tono sarcastico.
-Sì Orlando Bloom, Tom.- si voltò verso di lui e alzò gli occhi al cielo, esasperata.
Mi chiesi quante altre volte durante la giornata avessero battibeccato sull'argomento.
-Che figurino, complimenti Rob!- continuò poi lei, dirigendosi verso Rob che aveva appena fatto la sua comparsa nell'ingresso e baciandolo su una guancia.
-Tu sempre la solita faccia eh, Sturridge?- sorrisi a Tom e lui si esibì in un sorrisino tirato.
-Senti chi parla.-
In quell'istante il cellulare di Rob si mise a squillare e tutti ci voltammo verso di lui, che si stava rimirando nell'ampio specchio appeso alla parete.
-D'accordo Sarah- fece, sistemandosi la cravatta.
-10 minuti e scendiamo.-
-Arrivare nei posti come le stelle del cinema è sempre stato il mio sogno- Amber aveva davvero le stelline al posto degli occhi.
-I vantaggi di uscire con Tom Sturridge- esclamò quest'ultimo passandole un braccio sullle spalle.
-Sì certo. Dì piuttosto i vantaggi di uscire con il migliore amico di Tom Sturridge.-
feci a quel punto io e Rob, che aveva appena buttato giù la chiamata, mi venne incontro sorridendo.
-Non fare arrabbiare la mia ragazza, Tom. Lo sai che ha sempre ragione-
-Dai non te la prendere, Tommy- cinguettò Amber, notando lo sguardo assassino che il suo ragazzo mi aveva appena rivolto.
-Dio, ma come fai a starci insieme, Pattz?- continuò lui e io scoppiai a ridere.
-Tu non conosci le mie armi segrete.-
-Armi segrete?-
-Già- fece Rob sorridendo di sbieco e comunicandomi qualcosa con la potenza del suo sguardo.
-Non voglio sapere niente di tutto ciò- fece Tom quasi scandalizzato mentre Amber continuava a ridere e scuoteva la testa.
-Che coppia!- esclamò.
E poi all'improvviso, come tutte le altre volte del resto, la testa prese a girarmi.
Mi bloccai col sorriso ancora stampato in volto e mi appoggiai al divano dietro di me, reggendomi la fronte con una mano.
Tutti gli altri smisero di ridere all'istante e Rob fu subito accanto a me.
-Sugar- disse e bastò quello per farmi sentire ancora più persa dentro al baratro nel quale mi stavo ficcando con le mie stesse mani.
Di nuovo la nausea tornò a farsi sentire, ma tentai di reprimerla in qualche modo.
-Hey- la sua voce era così preoccupata che se non fossi stata così impegnata a cercare di non vomitare, mi sarei messa di sicuro a piangere.
-Sugar che hai?- Amber si avvicinò a sua volta, ma nel suo tono c'era qualcosa di diverso dalla preoccupazione.
Consapevolezza probabilmente.
-Anche stamattina è stata male- fece Rob mentre io tentavo di non dare ascolto al leggero fischio che aveva iniziato a diffondersi nelle mie orecchie.
Non provare a svenire, razza di stupida.
-
Anche stamattina?- chiese Amber, passandomi poi una mano sulla schiena.
-Ti sei beccata l'influenza, zuccherino? Anche mio fratello sta male- esclamò Tom, addolcendo improvvisamente la voce.
-Sto bene..- provai a parlare, ma la testa mi girava così furiosamente che dovetti immediatamente richiudere gli occhi.
Non avevo quasi più forza e le orecchie mi stavano fischiando in una maniera così brutale che per un attimo decisi di lasciarmi andare a quel suono e le gambe mi cedettero immediatamente.
-Cazzo!- riuscii ad udire Rob, che in una frazione di secondo mi stringeva di nuovo fra le braccia.
-Facciamola stendere- disse Amber.
Riuscii giusto ad avvertire la presa forte di Rob che mi sollevava e mi portava sul divano e poi di nuovo chiusi gli occhi.


-Allora io resto-
 Scossi la testa con veemenza e mi misi a sedere fra i cuscini.
-Non esiste.-
Ma Rob aveva già iniziato a slacciarsi la cravatta e mi stava guardando con la sua aria decisa che in genere mi faceva ridere.
Quella volta invece, mi faceva piangere.
-Smettila Pattz. Tu ci devi andare. Stanno aspettando tutti te. Kristen è già arrivata e a Sarah verrà un colpo se non ti presenti. Non puoi non andare. Io sto bene.-
-Tu non stai bene- fu l'unica cosa che disse, sempre senza mollarmi con lo sguardo un solo istante.
-Che vuoi che me ne freghi di una stupida serata mondana?-
-Non c'entra niente. Tu devi andare, è il tuo lavoro questo. Io non ho bisogno di niente. Me ne resto qui e ti guardo in diretta tv.- cercai di sorridergli ma smisi subito quando mi resi conto che non era in vena di fare altrettanto.
-No, no. Tu hai bisogno di me invece.- mi passò un braccio dietro la nuca e mi baciò la fronte.
-Rob davvero. E' solo un po' di influenza. Non morirò.-
Scosse la testa, mordendosi un po' il labbro inferiore.
-Magari fra qualche mese starà meglio- intervenne a quel punto Amber, che dalla soglia della porta mi guardava con disapprovazione quasi.
Robert si voltò istantaneamente a guardarla -Eh?- chiese.
Io la fulminai all'istante e scossi impercettibilmente la testa.
D'accordo che sulle capacità intuitive di Pattinson non ci avrei mai fatto affidamento, ma a sbatterglielo così in faccia c'era il rischio che anche lui ci arrivasse.
Optai per la parte da finta tonta e feci finta di non avere capito. -Che dici?- le chiesi ingenuamente, dicendole tuttavia tutt'altro con lo sguardo.
-Niente.- rispose lei, scuotendo a sua volta la testa.
-Dico solo che forse ti stai stancando troppo in questo periodo. Devi riposarti un po'.-
-Sì amore, Amber ha ragione.-
Ossignore. Se mi chiamava "amore" eravamo davvero arrivati alla frutta.
-Rob ti prego.- gli presi una mano e sorrisi -Se mi chiami amore un'altra volta, mi torna la nausea-
Lo presi per il colletto della camicia e gli rifeci con cura il nodo della cravatta.
-Vai a presentare questa fottutissima miglior sceneggiatura originale e torna qui, ok?-
Cambiò velocemente espressione del viso -Ci metto due secondi, giuro.-
-Sì va bene, Pattz.- scossi la testa e Tom accese la tv ai piedi del letto.
-Ti saluterò in diretta, zuccherino- esclamò facendomi l'occhiolino.
-Per favore no, Sturridge.- roteai gli occhi e Amber scosse la testa, prima di avvicinarsi a lui e di baciarlo dolcemente.
-Ci vediamo stasera.- gli disse.
Lui si discostò immediatamente e la squadrò serio -Scusa?-
-Sì. Magari all'afterparty lo faccio un salto. Se Rob non va e torna qui subito, io vengo e ci vediamo là.-
-Non ho capito.- fece lui.
-Tom, nel caso ancora non ti fosse chiaro, io non vengo. Resto con Sugar.- si voltò ad indicarmi e tornò a parlare -Voi due andate. Farete la felicità di tutte le ragazzine in attesa trepidante dietro le transenne da stamattina, se vi presentate da soli.-
Tom si dipinse in volto l'espressione contrariata che tanto gli si addiceva e incrociò le braccia come se avesse davvero 5 anni.
-Bambi non ho bisogno della balia! Figurati se mi va di farti perdere una serata del genere-
-No stai tranquilla zuccherino, lo faccio volentieri. Conosco un ottimo rimedio contro il tuo tipo di influenza...- si avvicinò sorridente al letto e poi, quando fummo faccia a faccia, mi fissò seria.
Io ridacchiai imbarazzata.
-D'accordo...-
Prevedevo guai.
Il cellulare di Robert suonò ancora e lui si passò frettolosamente una mano fra i capelli.
-Dobbiamo andare- sospirò guardando il display e annullò la chiamata.
-Starai bene?- si chinò verso di me, ancora non del tutto sicuro sul se andare o meno.
-Sì Rob starò bene. Per favore esci da questa casa, mi stai facendo venire l'ansia.-
Si mise a ridere e mi baciò velocemente. Poi si aggiustò la giacca e dopo avermi strizzato l'occhio, uscì.
Tom guardò me ed Amber un'ultima volta con aria sconsolata -Mi mancherai piccola- disse poi rivolto a lei e la baciò un po' più a lungo di quanto Rob avesse fatto con me.
-All'afterparty ti voglio!- le accarezzò una guancia e lei annuì.
-Ti chiamo dopo-
Uscì anche lui e fu solo quando udimmo la porta di casa richiudersi pesantemente, che Amber prese in mano il telefono e si mise a girare per la stanza come una pazza.
Avevo quasi paura di chiederle chi diamine stesse chiamando quando la udii pronunciare il nome di Sophie.
-Sì Soph, siamo a casa di Robert. Per favore passa in farmacia e vieni qua subito-
Oh. Mio. Dio.
Scostai bruscamente le coperte e la raggiunsi, intenzionata a toglierle il telefono di mano.
-Che cavolo stai facendo?- le urlai.
Lei aveva già buttato giù la chiamata e si voltò a fronteggiarmi battagliera.
-Quello che avrei dovuto fare giorni fa. Quello che avresti dovuto fare giorni fa.-
-Io non farò nessun test di gravidanza se è questo quello che hai in mente.- iniziai a passarmi convulsamente le mani fra i capelli e mi sedetti infine sulla poltrona davanti alla finestra.
-Sì forse hai ragione, è praticamente inutile farlo adesso. La cosa mi pare più che palese.-
-Smettila Amber ti prego.- scossi la testa ed evitai di guardarla.
-Cavolo Sugar, io lo faccio per te. Perchè non vuoi affrontare la realtà? E cosa c'è di così spaventoso poi?-
-Io non sono pronta...lui non è pronto. Ci guardiamo ancora i cartoni animati il sabato mattina. Secondo te siamo due persone in grado di crescere un bambino?-
-Non cominciare a farneticare adesso. L'abbiamo già affrontato questo discorso. Se siete stati in grado di farlo, sarete anche in grado di crescerlo, vedrai.-
-Mi viene da vomitare-
Mi sentivo persa. Persa era proprio il termine adatto.
-Non ha senso aspettare, lo capisci?- Amber addolcì la voce e si venne a sedere sul bracciolo della poltrona, accarezzandomi i capelli.
-Preferisci continuare a vivere con questo dubbio atroce? Nell'incertezza che ti mangia viva?-
Scossi la testa, evitando di parlare.
-Esatto- sorrise e mi abbracciò. -Dai, andiamo a farci un thè.-



-Per quale fottutissima ragione devi vivere nella fottuta Londra?-
Vixie avrebbe finito col prendere a pugni il computer, ne ero più che certa.
-Non è possibile che io debba assistere ad una cosa del genere su skype. Non è proprio possibile.-
-E poi dovè Robert? Se n'è andato? Tipico di tutti gli uomini d'altronde. Figuriamoci se ci pensano ad assumersi le proprie responsabilità! Ma guarda che io lo prendo a pugni, se osa fare una cosa del genere- si riavventò sullo schermo e ci puntò contro il dito indice -Giuro che prendo il primo fottutissimo aereo e...-
-Vixie.- provai ad interromperla, con scarsi risultati.
-...lo vengo a picchiare personalmente. Anzi no. Porto Armstrong con me. Lui e qualche sua vecchia conoscenza di Berkeley. C'è Dan, quello che fa il buttafuori al Missouri Lounge...-
-Vixie!-
Finalmente si interruppe e si rimise a sedere dietro alla scrivania.
-Robert non sa ancora niente. Ci sono i BAFTA stasera. Lui presenta una categoria...per questo non c'è- mi veniva quasi da ridere adesso, perchè la situazione era praticamente al limite del ridicolo.
-Grazie per l'offerta comunque..penso che potrei davvero usare l'aiuto di Dan in qualche occasione.-
Amber e Sophie, sdraiate nel letto accanto a me, si misero a ridere.
-Ok. Scusate ragazze. Adesso torno in me.- sospirò forte e si legò la chioma splendente in una lunghissima coda di cavallo.
-E' che...ommioddio cioè. Sei incinta, Shoo. Tu sei incinta. Tu aspetti un bambino. Un mini Pattinson sarà in giro per il mondo fra qualche mese.- sbattè le palpebre più volte e io la imitai.
-Oddio.- mi venne spontaneo da dire.
Sophie mi accarezzò un braccio e sorrise e Amber mi strinse a sè.
-Secondo me sarà una femmina.- esclamò.
Vixie annuì vigorosamente -Assolutamente sì. Ho già in mente grandi cose per lei.-
-Ragazze calmiamoci vi prego. Io sono terrorizzata. Anzi no, sono molto di più che questo. Sono...forse non esiste neanche un termine adatto.-
Amber di nuovo si mise a ridere.
-Shoo, hai Robert. Hai tutte noi. Non c'è niente di cui essere terrorizzati.- Vixie mi guardò in una maniera così dolce che mi fece letteralmente sciogliere il cuore.
-Davvero.- continuò poi, spalancando gli occhioni verdi così tanto che mi venne voglia di abbracciarla.
I 3 bastoncini di plastica che mi avevano confermato ciò che oramai era diventato praticamente superfluo da confermare, giacevano inerti sul comodino accanto a me, ciascuno con la scritta Pregnant stampata sul display digitale.
Mi voltai un attimo a guardarli e sospirai.
-Avrò un bambino.-
Sophie mi guardò sorridente -Andrà tutto benissimo, vedrai!-
Le sorrisi di rimando, sperando di farle davvero capire quanto le fossi grata per essersi precipitata in men che non si dica da me con tre tipologie diverse di test di gravidanza.
Se non fosse stato per quelle tre pazze che in quel momento mi circondavano, non ce l'avrei mai fatta a fare niente.
Sapere che c'eravamo dentro insieme, che in quella cosa non ero sola, mi riempiva di una felicità inaudita.
Persino una visione di me stessa con la pancia mi riusciva più facile da sopportare, al pensiero che ce le avrei avute sempre accanto.
-Quando lo dirai a Robert?- fece a quel punto Vixie e Amber mi strinse un braccio.
Sapeva quanto Vixie si fosse appena introdotta in un campo minato.
-Non so se avrò mai il coraggio.- deglutii e proprio in quell'istante la sua risata spensierata mi venne in mente.
Lo amavo così tanto.
Lo amavo al punto che, adesso che la cosa era certa, il pensiero di crescere un figlio suo dentro di me mi faceva sentire così felice che avrei solo avuto voglia di ridere per il resto della mia vita.
-Certo, puoi sempre aspettare che se ne accorga da solo. Oppure puoi fare finta di niente, ma ricordati che un giorno un bambino dovrà uscire dal tuo corpo e quello Pattinson lo noterà sicuramente.- continuò Vixie.
-Ah ah simpatica. Comunque non so...credo...credo stasera. Mi sono tenuta questo peso anche troppo. Non ha senso aspettare oltre.-
-Bravissima cazzo. Avevo paura che iniziassi con una delle tue solite cavolate, della serie che era meglio aspettare e stronzate simili.-
-Infatti anche io avevo paura, invece sembra che il nostro zuccherino abbia recuperato la ragione- disse Amber.
In quell'istante il mio cellulare, rimasto nell'altra stanza, iniziò a squillare.
-Ragazze scusate, faccio subito- mi alzai velocemente e mi precipitai in salotto.
Forse era Robert che si voleva accertare che fossi ancora viva.
Così non feci neanche caso a cosa ci fosse scritto sul display e premetti il tasto di risposta.
-Pattz- esclamai.
Una risata che conoscevo veramente troppo bene mi riempì le orecchie.
-No zuccherino. Ma per te potrei diventarlo-
-Trixie?!- probabilmente lo urlai, perchè prima di avere tempo di fare qualsiasi cosa vidi Sophie sulla soglia della porta che mi fissava interdetta.
-Ommioddio Trixie!!- iniziai a gridare e la mia piccola francesina cominciò a fare altrettanto.
-Sono passata da casa tua ma non c'era nessuno-
-E dove sei adesso?-
-Davanti casa di Robert. Aprimi.-
Senza aggiungere altro buttai giù e corsi verso il citofono.
Nel frattempo anche Amber ci aveva raggiunto nell'ingresso -Sugar?-
Ma io ero partita per la tangente e tutto ciò a cui riuscissi a pensare era veder comparire la chioma rossastra della mia francesina in cima alle scale.




ragazze mie adorate eccomiiiii! vado di frettissima perchè devo rimettermi a studiare quindi non ce la faccio a fare i dovuti ringraziamenti ç__ç cmq come state??? io più o meno bene..adesso mi mancano 2 esami..uno lunedì e l'altro giovedì..ho una paura tremenda!
Il 5 partirò per Londra...ho già il biglietto, mi sento male al solo pensiero che stia davvero capitando ç___ç

Vi amo sappiatelo e spero di aggiornare presto!!

Un bacioneeeee












 





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Capitolo 36
*** «not leaving. not going. I'm not kissing you goodbye. ***


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Capitolo 36

36



Trixie era così bella. Lo era davvero mentre la guardavo seduta a gambe incrociate sul tavolino del salotto, gli ormai lunghi capelli rossi legati in una treccia scomposta che le spioveva sulla spalla destra e gli occhi lontani, persi dentro ad uno dei mirabolanti racconti con i quali stava deliziando le mie purtroppo disabituate orecchie da storie di vita rock 'n roll.
C'era qualcosa di diverso nel modo in cui gesticolava, nella buffa espressione che le compariva ogni qualvolta introducesse il nome di una persona nuova o di un posto particolare nel quale era stata.
Probabilmente era la vita sulla strada che le aveva donato quell'aria da donna spavalda che aveva sempre cercato di ostentare, mentre adesso le era così naturale che mi chiesi se non lo fosse sempre stata così bella e libera e sicura di sè.
-Hai conosciuto i The Used?- feci fatica a non strabuzzare gli occhi per l'ennesima volta di fronte all'ennesimo nome di band per la quale avrei dato la vita pur di conoscere i componenti.
-Ah ah- sorrise sorniona prima di scivolare lentamente dalla tavola sul pavimento e di dirigersi verso la cucina.
-Dove pensi di andare?- le gridai. -Voglio sapere tutto!-
La sentii ridere e muovere qualche stoviglia e mi venne da sorridere perchè mi resi conto che era come se non se ne fosse mai andata.
Mi vennero in mente le decine di volte che avevamo preparato la cena insieme, solo io e lei in attesa di Robert e Tom dai loro impegni cinematografici e il disastro in cui riducevamo la cucina ogni volta.

-E' colpa sua, Pattz- indicai Trixie con il mestolo per girare il purè, mentre Robert, pulendosi uno schizzo  di frullato alla banana dalla guancia, ci guardava entrambe con sguardo omicida.
-Non usate più la mia cucina, per favore.-

Ma nessuna di noi l'aveva mai ascoltato troppo ovviamente e le cenette a base di ingredienti assurdi e misteriose ricette francesi erano diventate innumerabili.
-Beh da dove devo iniziare?- la raggiunsi in cucina e rimasi a fissarla mentre si apriva una birra e lanciava il tappo con precisione nel cestino.
-Non lo so, dimmi di Jeph!- non potei impedire alla mia voce di risultare stridula mentre le immagini di Mr Howard e dei suoi numerosissimi tatuaggi mi tempestavano il cervello.
-Oddio potrei seriamente morire per lui!- le andai vicina e le afferrai una mano.
Lei si mise a ridere e scosse la testa divertita -Jeph è uno ok.- si tirò su la manica della lunga maglia verde smeraldo mostrandomi una minuscola scritta sull'avambraccio destro.
Rock 'n roll.
-Eravamo al Whisky, un suo vecchio amico che a quanto pare fa il tatuatore a tempo perso si è offerto di tatuarmi in una delle più importanti serate della mia vita.-
Di nuovo strabuzzai gli occhi.
Il suo sguardo si perse nuovamente in posti lontani, in esperienze lontane.
Probabilmente stava ripercorrendo i visi delle persone che le erano state accanto ed erano state la sua gente in tutto quel periodo.
-Mi hanno fatto salire sul palco e mi hanno messo un microfono in mano. Bert si è fatto da parte e le prime note di I Caught Fire sono partite.-
-Tu...tu hai cantato I Caught Fire con i The Used in persona?-
Annuì sorridente e prese un'altra sorsata generosa di birra.
-Ah e comunque sono stata a letto con Quinn poi. Ma è durata poco. La mattina dopo gli ho detto che non avevo nessuna intenzione di essere la "ragazza della band", ho salutato tutti e ho preso il primo pullmann per Denver.-
La mia francesina. Quanto mi era mancata.
-Trixie- le dissi semplicemente e lei capì tutto quello che avrei voluto dirle dietro quell'unica parola.
Mi guardò per un lungo istante prima di posare la bottiglia sul piano della cucina.
-Lo so Sugar. Anche io.-
Avrei così tanto voluto essere stata con lei, così come credevo saremmo per sempre state.
Come le Banger Sisters o Thelma e Louise.
Mi mancava quella parte della mia vita, quella dove avevo creduto di far parte di una nuova piccola famiglia fatto solo di musica e libertà.
-Come sta Robert?- fece poi lei e tutto però tornò di nuovo nella giusta prospettiva.
Eccolo là il mio pensiero felice. Quello che riusciva a dare senso a tutto.
Chi volevo prendere in giro? La mia scelta, quella giusta, io l'avevo già fatta ed ora non si tornava davvero più indietro.
Abbassai subito lo sguardo -Ecco a proposito di questo...-
Non so se fu per il tono che usai o perchè si rese improvvisamente conto che non le avevo fatto compagnia con la birra o se finalmente capì perchè ero rimasta a casa invece di accompagnarlo ai BAFTA.
Forse fu semplicemente perchè lei era Trixie e certe cose le sapeva e basta, comunque si portò una mano davanti alla bocca e cominciò ad indietreggiare.
-Dimmi che non è vero.- scosse la testa fermandosi solo quando si trovò con la schiena contro la parete opposta.
-E' così terribile?- ebbi solo la forza di chiederle, timorosa tutto a un tratto.
-Oddio, oddio, oddio.-
-Trixie...mi stai mettendo paura.-
-Aspetti un bambino.-
Feci trascorrere qualche secondo di silenzio prima di alzare gli occhi nei suoi e tentare di sorriderle felice.
-L'ho...l'ho appena saputo...- con la mano indicai vagamente la camera da letto, forse perchè era quello il luogo dove ne ero venuta a conoscenza ma in quel momento mi sembrò l'unica cosa da fare.
-E tu, dico...e tu mi hai lasciato straparlare in lungo e in largo sorbendoti ogni più piccolo ed insignificante dettaglio della mia vita e non mi hai detto che stai per diventare madre?-
Era sinceramente allucinata.
-Beh...-
-Le tue amiche lo sapevano vero?-
Annuii.
Dopo aver fatto le dovute presentazioni, Amber e Sophie erano rimaste davvero poco.
Sapevano che io e Trixie avevamo bisogno di tempo solo per noi due, ma ero sicura che il fatto che quella ragazzina dai capelli rossi fosse proprio la ragazza per la quale Tom era stato così male aveva contribuito alla volontà di Amber di levare le tende immediatamente.
-Anche Vixie lo sapeva. Ecco perchè non smetteva di sorridere come un'idiota. E io che credevo che fosse semplicemente felice di rivedermi!-
-Trixie...-
Sospirò un poco e alzò di nuovo lo sguardo su di me -No Sugar è giusto. Ma cosa pretendo dopotutto?-
-Se tu non fossi tornata proprio stasera, te l'avrei detto sicuramente domani. Ti avrei chiamato. Dovevo soltanto capacitarmi della cosa e te ne avrei parlato.-
-Robert non lo sa ancora- aggiunsi poi, quasi come a giustificarmi.
Lei sorrise -Ma adesso sono tornata e tornerò ad essere la prima a cui dici le cose. Dopotutto, noi siamo sorelle-
Mi venne incontro e io non potei fare a meno di abbracciarla.
-Sì che lo siamo, francesina. E non lasciarmi mai più-
Quando si staccò dalle mie braccia, passò a fissarmi immediatamente con occhio critico.
-Eppure non sei ingrassata. Anzi, direi piuttosto il contrario.-
Alzai un sopracciglio -Sono di cinque settimane, Trixie. Forse è un po' presto perchè si veda la pancia, non credi?-
Mi guardò stranita -Ok, forse hai ragione.-
Mi accarezzò il ventre e sospirò -E' che...oddio zuccherino. Credi di essere pronta ad una cosa simile? Un figlio! Sei ufficialmente cresciuta.-
-Come faccio a saperlo se sono pronta? E' quello che continuo a chiedermi da giorni. No che non sono pronta Trixie. Come si fa ad essere pronti?-
-Non lo so. Io non ho mai avuto neanche un fratellino, non so quale sia il sentimento giusto da provare in caso di gravidanza.-
-Sei molto confortante, grazie- le sorrisi di sbieco e lei si mise a ridere.
-Ma tu non sei me. Tu e Robert sarete fantastici, già vi vedo litigare su chi debba spingere il passeggino per strada.-
-Già, lo facevamo anche a 10 anni quando giocavamo a "mamma e papà".-
-Giocavate a "mamma e papà"?-
-Lo obbligavo, sì. Mia nonna mi aveva regalato una culla per bambole bellissima. Era fatta di vimini ed aveva tutti i veli rosa, così io volevo giocare solo a quello.- scossi la testa a quei lontanissimi ricordi

-Non ci voglio più giocare a questo stupido gioco-
-Dobbiamo portare Tallulah a scuola, Robert. Ci pensi tu?-
-Ma mi stai ascoltando?- incrociò le braccia e si allontanò da me.
-Puoi lasciarla prima di andare al lavoro.- sapevo che l'unico modo per continuare a giocare era ignorare le sue assurde proteste.
-Non possiamo giocare a qualcos'altro?-
-Avanti amore, farai tardi al lavoro!- gli misi in braccio la piccola Tallulah, la mia nuova bambola, e gli detti un bacio sulla guancia.
-Buon lavoro-
Sbuffò e mise la bambola nel passeggino.
-A dopo, cara- esclamò, non sforzandosi neanche troppo di mascherare il risentimento nella voce.

-L'unica differenza è che adesso siete più alti e il bambolotto sarà vero.- Trixie mi sorrise ancora e istintivamente io mi accarezzai la pancia.
Fu un gesto totalmente spontaneo, ma che cambiò tutto.
Perché forse per la prima volta mi resi conto che lì dentro, da qualche parte, c’era mio figlio.
Mio e di Robert.
Una persona completamente nuova presto avrebbe fatto la sua comparsa nel mondo, e il merito sarebbe stato solo nostro.

Era un bel pensiero. Uno di quelli che ti fanno svolazzare le farfalle nello stomaco e socchiudere gli occhi dalla felicità.

Ma la cosa che più mi rendeva contenta mi resi conto, era la consapevolezza di portare un pezzettino di Robert dentro di me.
Quello mi faceva sentire la ragazza più felice della Terra.
Mi venne da chiedermi come avessi fatto ad essere così sciocca da cercare di non dare peso alla consapevolezza di aspettare un bambino.

Perchè così
come mai avrei immaginato di diventare madre, adesso che la cosa era invece certa sapevo con la stessa intensità che volevo diventarlo.

-Non riesco a pensarci, sai?-
Trixie scosse la testa e si allontanò, recuperando la bottiglia di birra.
-A te che diventi mamma, voglio dire. E' passato così poco da quando eravamo le ragazze rock 'n roll e ci ubriacavamo ogni sera in qualche posto diverso.-
-Non me ne parlare, lo so. La mia vita si è completamente stravolta nel giro di pochissimo. Non so neanche più chi sono.-
-Sono sicura che saprai quello che fare, Sugar. Tu lo sai sempre e Robert non ti mollerà mai neanche per un secondo.-
-Speriamo- sospirai e mi lasciai cadere su una sedia.
-C'è qualcosa che non va?-
-No ora no...ma abbiamo passato un periodo tremendo. C'è stata Kristen, non facevamo altro che litigare e io mi sentivo sempre depressa...anche se forse adesso capisco molte cose.-
-Ormoni, eh?- fece lei, sorridendo.
-Già.-
-Senti, ma...- abbassò lo sguardo e captai immediatamente il cambiamento di tono nella sua voce.
-Come sta?- aggiunse dopo qualche secondo.
Cercava di evitare il mio sguardo il più possibile e aveva preso a giocherellare con una delle lunghe collane che le adornavano il collo.
-Sta bene adesso.-
-Davvero.- cercai di mantenere un tono di voce duro e lei alla fine mi guardò in volto.
-Amber, la ragazza bionda di prima...è la sua nuova ragazza.-
-Ah.-
Cercò di sorridere e scosse un po' la testa -E' felice?-
-Sì, Trixie. Perciò ti prego...ti prego.- mi alzai e le presi le mani -Non metterti in testa strane idee. Ti prego. Non andarlo a cercare.-
-Non pensavo di farlo-
-Amber è fantastica. Lei è riuscita a farlo risollevare dal baratro. Tu non sai come stava, in che condizioni l'hai lasciato.-
Forse ero davvero troppo dura con lei, ma ben sapevo le follie di cui era capace e volevo evitare il più possibile lo scoppio di un nuovo dramma.
Si allontanò da me -Stai tranquilla Sugar. Non ho intenzione di scombinare la vita di nessuno. Volevo solo sapere come se la passasse, tutto qui.-
-Hey scusa.- le sorrisi e le andai vicino -Non volevo essere dura. E' solo che..-
-No no ho capito. Hai ragione. Meglio evitare che la pazza faccia ancora altri danni.-
-Cos'hai intenzione di fare ora?- cercai di cambiare argomento e di uscire velocemente dall'ambito Tom.
-Beh...ho capito che Londra mi mancava veramente tanto. Soprattutto tu.- si interruppe per sorridermi e io feci altrettanto.
-Poi..beh ho saputo che i Gang Of Gin sono tornati per incidere il nuovo album...-
-Sì è così. Ho incontrato James qualche giorno fa, abbiamo pranzato insieme.-
-Dai! Come sta J.J.?-
Si era illuminata tutto insieme. Forse era il ricordo di quella parte della nostra vita trascorsa insieme a renderla felice e onestamente non riuscivo a biasimarla.
-Bene, sta bene. Nuova ragazza anche per lui. Vuole farmela conoscere uno di questi giorni.-
-Non ti mette tristezza il fatto che sia cambiato tutto? James ha una nuova ragazza, Joe non ho la più pallida idea di come stia, gli altri chissà che fine hanno fatto, tu sei incinta, io...io sono sempre la stessa invece.-
Si prese la testa fra le mani e andò vicino alla finestra.
-Io non cresco mai.-
Le andai vicino e le passai un braccio dietro la schiena.
-Puoi restare a casa mia tutto il tempo che vuoi, sappilo. Non voglio che tu te ne vada mai più.-
-Grazie zuccherino. Davvero.-
Eravamo entrambe troppo prese dai nostri pensieri per parlare, quando improvvisamente la porta di casa si aprì.
Il mio cuore cominciò vorticosamente ad accelerare i battiti.
-Oddio. C'è Robert?- mi chiese Trixie, scostandosi e voltandosi verso la porta.
Non ebbi proprio il tempo materiale di risponderle che lo vedemmo comparire sulla soglia, le mani nei capelli e la cravatta semi snodata.
-Finalmente a ca...- non finì la frase, e si bloccò con una mano ancora fra i capelli e l'altra sulla cravatta.
Lasciò che il suo sguardo mettesse pienamente a fuoco la figura di Trixie e passò un lungo istante prima che qualcuno di noi 3 si decidesse a fare qualcosa.
-Ciao, Rob.- esclamò alla fine lei, sorridendogli allegra.
-Tolgo subito il disturbo, non preoccuparti.-
Si schiarì la voce e buttò la bottiglia di birra nel cestino.
-Ti posso chiamare domani?- fece poi rivolta a me.
-Ce...certo.- scossi la testa come a ritornare sul pianeta Terra.
-Ma dove vai adesso?-
-Ho preso una stanza in un albergo qui vicino.-
-Puoi restare...- alzai lo sguardo verso Rob -...qui se vuoi.-
Lui non accennò a muovere un muscolo e Trixie sorrise.
-No davvero. Ho già pagato poi.-
Mi abbracciò veloce e quando passò accanto a Rob, lui si limitò a sorriderle. Un sorriso che tuttavia non coinvolse minimamente il suo sguardo.
-A domani, Trixie- le dissi prima che lei mi strizzasse l'occhio e scomparisse fuori della porta.
Una volta soli, io e Robert rimanemmo in silenzio.
-Vuoi dire qualcosa?- feci alla fine io, perchè ben sapevo che se aspettavamo lui avremmo finito col rimanere zitti per il resto della vita.
-Forse tu vuoi dire qualcosa.- si limitò a dire.
-Io non ne sapevo niente, figurati. E' arrivata all'improvviso un'ora fa. A quanto pare torna a Londra.-
-Che gioia.- roteò gli occhi.
-Robert, ti prego. Ti ricordo che è la mia migliore amica.-
Non volevo in nessuna maniera litigare. Non quella sera. Non con quello che avrei dovuto dirgli.
-Ti ricordo che Tom invece è il mio migliore amico.-
-Non vuole far succedere casino, Rob. Gliel'ho già detto. Non ha nessuna intenzione strana.-
-Non mi fido, Sugar. E onestamente non so come fai a farlo tu.-
-Senti, lasciamo stare. Sei d'accordo? Non voglio litigare. Voglio solo che mi racconti di com'è andata stasera.-
Fortunatamente si rilassò all'istante e iniziò a sorridere. Un sorriso vero, niente a che vedere con la smorfia mal riuscita che aveva fatto prima.
-E' andata bene. Ho parlato con Ridley Scott.-
Aveva gli occhi che brillavano e io mi sentii tremendamente fiera di lui. E anche tanto innamorata.
-Ridley Scott! Accidenti, Pattz.-
-Abbiamo parlato tanto. Ha qualche progetto in serbo per me. Ha detto proprio così. Riesci a crederci?-
Gli buttai le braccia al collo e lo strinsi forte contro di me.
-Sì che ci credo. C'ho sempre creduto in te.-
Quando fui sul punto di lasciarlo andare lui mi strinse ancora di più e sorrise contro la mia spalla.
-Ti ho pensato per tutta la sera. Non hai idea di quanto ti avrei voluta con me.-
Anche io l'avevo pensato per tutta la sera e al pensiero di affrontare l'argomento centrale dei miei pensieri mi sentivo male.
E se si fosse messo ad urlare? Insomma ci poteva stare benissimo.
Poteva guardarmi con aria terrorizzata e allontanarsi urlando. Indubbiamente sarebbe stato da lui.
O magari si sarebbe arrabbiato. Avrebbe pensato che volevo incastrarlo e mi avrebbe lasciato.

Ok, smettila di farneticare Sugar Lawrence cercai di ripetermi mentalmente e quando mi trovai il suo viso ad un centimetro dal mio, quasi mi spaventai.
-Sugar che ti prende?- chiese.
-Eh?- scossi la testa e lo guardai.
-Ti dicevo di Tom..- continuò, guardandomi stranito. -…una ragazzina continuava a piangere e lui ha dovuto farsi cento foto con lei. Ma mi stavi ascoltando?-

-Sì sì, certo che ti ascoltavo Pattz- feci io, completamente ignara di ciò che mi aveva appena detto.
-Sei strana- fece poi, staccandosi da me e guardandomi con circospezione.

Non va bene così, non va bene. Devi calmarti tentai di dirmi, evitando il più possibile i suoi occhi.
-Vado a farmi una tazza di thè..ti va?- feci.
Annuì e mi seguì ai fornelli.
Mi raggiunse alle spalle e posandomi una mano sul fianco sinistro, mi depositò un baciò dietro all'orecchio.
Il calore della sua mano proprio accanto alla mia pancia, a una distanza ridicola dal punto in cui il nostro bambino aveva iniziato a crescere, mi fece sorridere involontariamente.

Senza pensarci mi voltai e lui mi baciò subito.
-Ti amo- con la mano mi sollevò la maglia quel tanto che bastava per scoprirmi il fianco.
-Anche io- provai a sorridere, ma lui si avventò nuovamente sulle mie labbra.
Quando mi allontanai, mi voltai subito e mi misi a scegliere fra le bustine di thè nella credenza.
-Ti va vaniglia e zenzero?- e senza aspettare una risposta presi due bustine dal pacchetto e le misi nelle tazze.

Evidentemente la sua mano non ne voleva sapere di lasciarmi perdere, perché torno ad accarezzarmi e farmi salire la maglia ancora più su.
-Pattz- sospirai, rabbrividendo però al suo tocco.
-Zuccherino..- fece lui, sussurrandomi all’orecchio, e anche senza vederla, immaginai chiaramente la piega del suo sorriso sghembo.
-Voglio bere il thè-

Spostò anche l’altra mano su di me, scostandomi i capelli dalla spalla.
-Lo beviamo dopo-
-Rob…- ma le sue labbra si erano immediatamente spostate sul mio collo e in meno di un istante mi ritrovai a rabbrividire.

-Ce lo beviamo davanti ai Goonies, ok?- e scosse la testa ridendo, prima di sollevarmi fra le braccia e baciarmi con uno dei suoi soliti baci da capogiro per tutta la strada fino in camera da letto.





-Lo sai quanto sei bella in questo momento?- mi sfiorò la fronte con un bacio e sorrise contro la mia pelle.
-No, non lo so.- sorrisi a mia volta e gli baciai una spalla.
-Tanto. Troppo.-
-Immagino…- feci sarcastica e alzai gli occhi verso i suoi.
-Questi sono i momenti nei quali ti preferisco, zuccherino-
-Ah certo, quando sono nuda-
Si mise a ridere e scosse la testa –No, quando i tuoi occhi brillano così-
-Ma come siamo poetici...- risi e lui si staccò da me.
-Ma quanto ti amo quando mandi a farsi fottere tutti i miei propositi di fare il romantico?-
Lo baciai e mi voltai prima di socchiudere gli occhi leggermente, e lui mi abbracciò da dietro, stringendomi contro il suo petto.
-Profumi di buono. Sai di camomilla- disse, posando un piccolo bacio nell’incavo della mia spalla.
-Ma è un profumo che hai sempre avuto, comunque- proseguì poi –Anche quando eravamo piccoli. È un odore che mi ha sempre saputo di te.-
Mi accarezzò delicatamente il fianco sinistro, fermando la mano proprio sul mio ventre.
Deglutii, improvvisamente consapevole di non poter aspettare oltre.
Dovevo dirglielo.
Non c’era un altro momento.
Avevo aspettato decisamente troppo tempo ed era solo inutile ormai prolungare quell'agonia.
Con una forza che credevo non sarei mai stata capace di possedere, alzai una mano e la feci scivolare lentamente sopra la sua, esattamente sopra la mia pancia.
Sospirai e aprii gli occhi.
-Rob…- cominciai.
Sentivo il suo respiro caldo fra i capelli e il suo torace nudo contro la mia schiena. –Hmm?- fece.
-Sai…stavo pensando che…ecco sarebbe una gran cosa se tu riuscissi a farti passare l’antipatia che provi verso i bambini- sentivo il cuore in gola e non riuscivo nemmeno a parlare bene.
-Perché?- chiese lui, completamente ignaro.
Me lo immaginai mentre corrugava le sopracciglia, pronto a sentire un’altra delle mie follie.
Solo che stavolta si trattava di una cosa leggermente più seria, rispetto a quando gli proponevo di cucinare insieme il pollo tikka masala.
-Beh perché sarebbe un problema quando fra 8 mesi più o meno, ne avremo uno in giro per casa- dissi e chiusi gli occhi, trattenendo il respiro.
La sua mano, che aveva iniziato ad accarezzare in lungo e in largo tutta la pelle della mia pancia, si bloccò all’istante, come se fosse stata pietrificata.
Io mi limitai a restare immobile, proibendo a me stessa persino di respirare.
-Non credo di avere capito- esclamò, dopo quelli che a me parvero secoli.
Fottutissimo Pattinson, doveva anche farmi ripetere.
Decisi di smetterla di fare la bambina e di affrontare la situazione in maniera razionale.
In fondo eravamo adulti tutti e due. Era una cosa più che normale quella di procreare.
Perciò mi voltai e facendomi coraggio lo guardai negli occhi. –Aspetto un bambino, Rob.-
Lui mi guardò, mi fissò quasi come se fosse la prima volta che mi vedeva e poi si allontanò bruscamente da me, mettendosi a sedere.
Adesso scappa, disse la voce nella mia testa.
Continuai a guardarlo in attesa di una qualche reazione, anche qualche offesa mi sarebbe andata bene, purchè la smettesse di guardarmi come se fossi una qualche specie di alieno.
-Sei incinta?- fece alla fine.
Annuii e poi mi misi a sedere accanto a lui, coprendomi il petto con il lenzuolo.
-E’…è per questo che…i giramenti di testa, le nausee...- si bloccò un attimo pensieroso -...i pianti- aggiunse, più a se stesso che a me.
Annuii ancora.
-Ma sei sicura?-
Mi alzai e andai a prendere i tre test che avevo conservato appositamente.
Con il cuore ancora in gola glieli porsi e lui evitò persino di guardarmi in faccia.
Li prese e li fissò tutti e tre in un attonito silenzio.
Poi, lentamente, alzò lo sguardo su di me.
Tremava quasi e io non ero certo da meno.
-Sugar- esclamò con una voce che stentai a riconoscere come sua. -Aspettiamo un bambino-
-Sì, Rob. Aspettiamo un bambino.-
Mi portai i capelli dietro una spalla, sentendomi maledettamente vulnerabile.
-Come...come stai?- disse alla fine e mi guardò davvero per la prima volta.
-Io bene. Sono felice. Tu?-
Scosse la testa e si morse il labbro inferiore -Credo...- probabilmente ripensò alla frase che stava per pronunciare e sorrise -Anche io.-
-Davvero?- cercai di capire se mi stava mentendo per non farmi sentire in colpa o chissà cosa, ma il suo sguardo era diventato impenetrabile.
-Certo che sì. Sono solo..sconvolto ecco.-
Si alzò dal letto e cominciò a rivestirsi.
Lo guardai mentre raccoglieva dal pavimento i vestiti e si passava le mani fra i capelli.
-Senti..lo posso capire se ecco...vuoi andare a farti un giro per schiarirti le idee..insomma io...- lasciai perdere perchè la verità era che non sapevo nemmeno cosa avrei dovuto dirgli.
La verità era che improvvisamente temevo che si sarebbe arrabbiato. E se ne sarebbe andato.
Perchè lui aveva solo 24 anni ed una carriera agli albori da rendere brillante. E io non avrei mai voluto che dovesse cambiare per me.
Si fermò e mi fissò basito quasi.
-Sugar.- disse e si riavvicinò al letto, prendendomi poi la testa fra le mani.
-Saremo dei genitori- sorrideva di nuovo e stavolta la mia adorata fossetta fece la sua comparsa sulla sua guancia destra.
Annuii -Sì Rob.-
Mi baciò e lo fece con un'intensità e una dolcezza tali da farmi riprendere il cuore a battere all'impazzata.
Poi, senza neanche che me ne accorgessi, tolse il lenzuolo a scoprire la mia pancia e sorrise.
Il sorriso più bello del mondo.
Posò delicatamente una mano sul ventre che presto si sarebbe arrotondato e scosse la testa –Non riesco a crederci.-
Accarezzai la sua mano e mi voltai a guardarlo assorta.
-Sarai il papà più bello dell’universo.-

-Quando...quando credi che sia successo?- mi chiese dopo un po' e fui lieta nel constatare che adesso la sua voce aveva assunto una tonalità abbastanza normale.
-Beh il test dice che sono da poco entrata nella 5 settimana, il che vuol dire inizi Dicembre, più o meno.-
-Berlino- disse semplicemente, tenendomi il volto stretto fra le mani.
-Già. Non siamo stati molto attenti in quei giorni...-
Si mise a ridere e scosse la testa -E' un figlio della musica quindi-
-Poteva essere altrimenti?-
Mi sentivo al settimo cielo, là stretta fra le sue braccia calde, con la sua risata celestiale a circondarmi.
-Aspetta solo che lo sappiano i miei-
-Cos'è una minaccia?- risi anche io e lui mi fece accoccolare meglio su di sè.
-Direi di sì. Mia madre non ti lascerà più vivere! E vogliamo parlare di Lizzie? E Victoria?-
-Oddio.- in effetti c'era di che sentirsi male.
-Comunque domani andiamo dal medico e ci facciamo visitare.-
Scossi la testa perchè il suo modo di parlare al plurale era assolutamente adorabile.
-Voglio andare dalla ginecologa di Victoria. Era fenomenale, ti ricordi quanto si è trovata bene?-
-Ehm...in effetti non le ho mai prestato troppa attenzione quando parlava di certi argomenti.- sorrise e io lo guardai storta.
-Quindi non c'è possibilità che tu ti ricordi il suo nome.-
-Ma per chi mi hai preso?- scoppiò a ridere.
-D'accordo, questo vuol dire che dovrò dirglielo.-
-Perchè pensavi di non farlo?-
-Certo che sì, solo che è ancora così presto. Volevo aspettare un altro po', insomma ancora devo capirlo appieno anche io.-
Lui annuì.
-Ti dispiace aspettare?- gli chiesi. Non volevo che rimanesse male di niente.
-No zuccherino, certo che no. Facciamo tutto quello che vuoi.-
-Faremo un casino Rob, già ci vedo.-
Mi guardò annuendo e sorrise -Probabilmente sì, ma lo faremo insieme. E non ci sarà mai niente di più bello.-
Mi accoccolai contro di lui e quando il suo braccio sinistro salì a coprirmi, giurai a me stessa che avrei fatto il possibile perchè tutto andasse per il verso giusto.




Salve ragazze! Stavolta posto presto perchè avevo questo capitolo già quasi pronto e non aveva senso aspettare, dato che poi davvero non so fra quanto potrò riaggiornare ç___ç
Purtroppo vado di fretta anche oggi perchè domani ho un esame terribile, il quale mi fa venire da piangere al solo pensiero, vi prego pregate per me!
Vi ringrazio tutte quante infinitamente, i vostri commenti sono sempre meravigliosi e se la storia è arrivata a questo punto è tutto merito vostro!
Siete delle persone splendide, grazie <3

Vi adoro dal profondo del mio cuore

P.S. Non sono riuscita molto bene forse a rendere la parte dove finalmente lo dice a Robert, e mi dispiace  molto perchè questo era in assoluto il capitolo che più volevo scrivere. Spero che vi sia arrivato qualcosa lo stesso :)





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Capitolo 37
*** «I meant all the things I said. ***


Image Hosted by ImageShack.us Chapter 37

37


-Sei sicura vero?-
-Ah ah- 
-Bene- Robert mi guardò negli occhi un'ultima volta prima di suonare a fondo il campanello di casa di sua sorella.
Tornò vicino a me l'istante successivo e mi passò un braccio dietro la schiena.
-Se inizia a fare la pazza ci penso io, non preoccuparti.-
-Pattz finiscila. Victoria sa controllarsi. E' una donna adulta, madre di due figli. Non credo che si metterà a gridare.-
Mi scoccò un'occhiata scettica che mi fece sentire un tantino in tensione, perchè comunque era vero che Victoria spesso e volentieri abbandonava qualsiasi ritegno, e mi strinse ancora di più.
-Un solo accenno di isterismo e ce ne andiamo-
-Rilassati Rob. Andrà tutto bene- gli sorrisi affettuosa, nella speranza di fargli capire che si doveva davvero dare una calmata perchè se faceva tutte quelle storie soltanto perchè ci dovevamo far dire il nome della ginecologa da Victoria, potevo solo immaginare il livello di agitazione che avrebbe raggiunto quando la voce si sarebbe inevitabilmente sparsa.
Per fortuna in quel mentre Jonathan aprì la porta e mi salvò da altre assurde recriminazioni da parte dell'uomo più paranoico del pianeta.
-Ecco i fidanzatini d'Inghilterra!- esclamò lui, esibendosi in uno splendido sorriso a 86 denti e spalancandoci la porta di casa.
Si fece da parte e quando Robert gli passò accanto gli dette una possente pacca sulla spalla.
-Da quanto tempo, signor Pattinson.-
-Più o meno l'altro ieri, John.- rispose quel simpaticone di Rob, sorridendogli a malapena.
Avrei finito col picchiarlo se non si decideva a tranquillizzarsi.
-Ci sono gli zii!- la vocetta squillante di Lydia invase immediatamente il piccolo ingresso della villetta e prima che sia io che Robert ce ne rendessimo conto, i nostri nipotini ci avevano attorniato e William era già stretto alle gambe dello zio.
-Vi avevamo dato per dispersi- Victoria comparve sulla soglia del soggiorno, i capelli stretti in una coda alta e il sorriso identico a quello di Clare che la rendeva bellissima come sempre.
Non appena i miei occhi si posarono su di lei mi sentii rincuorata.
Perchè in qualche modo parlare con lei della gravidanza sarebbe stato come iniziare a prendermi cura del mio bambino, sarebbe stato come finalmente dargli l'importanza che si meritava.
-Sei bellissima, zia- esclamò a quel punto Lydia guardandomi con gli occhi azzurri brillanti.
-Devo farti vedere una cosa in camera mia- mi prese per mano e non ebbi il tempo di rispondere che già mi aveva trascinato su per le scale del soggiorno.
-Ti ho fatto un disegno oggi a scuola- disse non appena mettemmo piede nella sua stanzetta.
-Un disegno?-
Si avvicinò al cassetto della scrivania e ne estrasse un piccolo foglio stropicciato.
-Scusa per le macchie ma Terence ci ha versato sopra il succo di lampone...- si vedeva che la cosa la faceva ancora stare male e il suo sguardo abbattuto mi fece una tenerezza inaudita.
Le andai vicino e le tolsi il disegno dalle mani.
C'era un prato con qualche fiore sparso, un sole dai raggi giganteschi e due figure vagamente umane che si tenevano per mano.
-Questi siete tu e lo zio Rob- indicò le due figure con un ditino paffutello e si voltò a sorridermi.
-C'è il sole che splende dietro perchè quando siete insieme c'è sempre il sole.-
Era incredibile come una bimba di 7 anni potesse avere il potere di farmi sentire sulle nuvole con un semplice disegno fatto con i pennarelli su un cartoncino spiegazzato, eppure era proprio così.
-Tesoro è semplicemente fantastico! Lo appenderò in salotto, vedrai-
Sorrise e mi buttò le braccia al collo.
-Sei la zia migliore del mondo!-
La strinsi forte e, dannatissimi ormoni, mi venne da piangere.
-Scusate signorine ma la cena è pronta- Victoria bussò lievemente alla porta di camera e io mi voltai a guardarla, tentando di evitare di farmi vedere in lacrime.
-Ah ti ha fatto vedere il disegno, eh?- chiese poi avvicinandosi.
Io annuii -Sono senza parole, Vic. Davvero.-
-Sembra proprio che la nostra Lydia sia una piccola artista- fece lei, sorridendo alla sua bambina in una maniera così dolce che mi costrinse a sorridere come una deficiente.
-Voglio farlo vedere allo zio Rob!- esclamò poi lei e prendendo il disegno dalle mie mani si precipitò di nuovo in salotto.
-E' tutto a posto, Sugar?- mi chiese immediatamente Victoria non appena fummo sole.
Ridacchiai e presi a camminare in lungo e in largo per la piccola stanzetta dalle pareti rosa.
-Non so neanche da dove iniziare.- mi voltai e la trovai a fissarmi un po' stranita.
-Dio, ma mi devo preoccupare?-
-No figurati.- sorrisi di nuovo, stavolta con una sfumatura di felicità sulle labbra.
-E' che...è successa una cosa.-
-Oddio.- fece lei, sbarrando gli occhi.
-Non sarai...?- non riuscì nemmeno a finire la frase, che si portò una mano davanti alla bocca e si bloccò.
Annuii, portandomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
-L'ho saputo ieri.-
-Oddio mio tesoro!- iniziò a scuotere la testa e a sorridere.
-Oddio, oddio. Non ci posso credere!- si avvicinò a me e mi fissò per un istante negli occhi, in cerca di chissà cosa.
-Sei incinta, Sugar.-
Di nuovo annuii semplicemente e mi resi conto quanto adesso il solo pensiero di portare una vita dentro di me mi facesse raggiungere livelli di felicità mai nemmeno immaginati.
Victoria mi abbracciò fortissimo e iniziò ad accarezzarmi i capelli, poi si discostò quel tanto che bastava per guardarmi negli occhi e sorrise.
Un sorriso che mi riscaldò dentro perchè nei suoi occhi chiari c'era rispecchiata la stessa felicità che provavo a mia volta.
-Come faccio a considerarti una futura mamma quando per me sei ancora la bimba con le trecce che si vestiva da Pippi Calzelunghe per Halloween?-
Ridemmo insieme fra le lacrime e fu solo quando Jonathan fece capolino dalla porta per assicurarsi che gli alieni non ci avessero rapito, che finalmente ci staccammo e tornammo con i piedi per terra.
-Ho la tremenda sensazione di essermi perso qualcosa...- fece, evidentemente confuso sulla scenetta che gli si era presentata davanti.
-Lascia stare amore, non provarci nemmeno a capire.- Victoria gli passò accanto, asciugandosi gli occhi e gli sorrise.
-Dai che la cena è pronta- si voltò verso di me e con un semplice sguardo mi comunicò tutto.
Le ero davvero grata per aver capito all'istante come quella faccenda dovesse rimanere segreta per il momento. Almeno fino a che un dottore, possibilmente il suo, mi avesse confermato di aspettare un bambino.
La seguii giù per le scale e non appena Rob ci vide, mi venne subito incontro sorridente.
Victoria gli si avvicinò e, senza che John se ne accorgesse, gli buttò le braccia al collo e lo strinse a sè.
-Rob sono così contenta per voi due.- lui le sorrise e quando lei si fu allontanata, si passò una mano fra i capelli.
-Grazie Vic...è stato...tutto così inaspettato.-
-Beh sono proprio le cose che non ti aspetti quelle che ti cambiano la vita, fratellino.- fece lei, poi si avvicinò a me e mi sorrise di nuovo prima di entrare in cucina.
Victoria era fantastica. Non esisteva un'altra parola adeguata per descriverla ed ero sicura che mi sarebbe stata di grande aiuto per tutti i lunghi mesi che mi si prospettavano davanti.
-Mamma io ho fame!- gridò William, battendo un mestolo di legno sul bicchiere che rotolò giù dalla tavola e si ruppe in mille pezzi.
Rob si voltò a guardarmi e la sua espressione contrita era così buffa che non potei fare altro che scoppiare a ridere e dargli un veloce bacio.
-Ce la caveremo benissimo, Pattz.- gli sussurrai sulle labbra e lui annuì lentamente -Vedi di imprimerti questo momento nella testa perchè un giorno non tanto lontano mi toccherà ricordarti le tue parole-
Scossi la testa e lui mi baciò rapidamente prima di entrare finalmente in cucina e di metterci a tavola.




-Dottoressa Linda Fisher- ripetei per l'ennesima volta il nome della ginecologa che aveva seguito Victoria durante le sue due gravidanze e mi specchiai per forse la 23esima volta nell'enorme specchio di camera mia.
Mi alzai di qualche centimetro la lunga maglia a scoprire un lembo di pelle e tentai di riuscire a notare il più lieve rigonfiamento.
Non vedevo l'ora di sentirlo quel bambino, di rendermi conto che era vero ed era reale ed era lì dentro da qualche parte.
Sospirai e lasciai ricadere la maglia. Nonostante l'attenzione maniacale con la quale mi stavo specchiando, non ero riuscita a scorgere niente di insolito.
Victoria mi aveva detto che prima dei 4 mesi non sarei probabilmente riuscita a vedere niente e che avrei dovuto aspettare i 6 prima di sentire qualcosa.
-Sugababe - mi voltai verso la porta e vidi Robert con una tazza di caffè in mano.
-Che fai?-
Mi guardò corrugando le sopracciglia e scoppiò a ridere.
-Ti stavi guardando di nuovo la pancia?-
Me la presi subito e mi voltai dall'altra parte. -Vattene dalla mia camera, nessuno ti ha invitato ad entrare. Anzi non dovresti fare qualcosa come tipo girare un film adesso?-
Mi sentii circondare la vita dalle sue braccia forti e avvertii il suo respiro fra i capelli.
-Infatti, ma volevo salutarti appropriatamente prima-
-Prendendomi in giro, certo.-
Lo vidi sorridere di sbieco e poi avvertii le sue labbra alla base del mio collo e le sue mani sulla mia pancia.
-Comunque anche io non vedo l'ora che si faccia vedere-
Disse quella frase in un modo così dolce che automaticamente mi voltai verso di lui e gli presi il viso tra le mani.
-Ti amo. Anche se mi fai incazzare, ma ti amo così tanto.-
Rise e come al solito il suono delle sue risate bastò a farmi volare fra le stelle.
-Hai chiamato la dottoressa?- mi chiese l'istante successivo, allontanandosi di poco.
-Non ancora.-
-Sugar...devo restare finchè non ti vedo comporre quel numero?-
-La chiamo, la chiamo stai tranquillo.-
Sospirai e presi il telefono.
Non era che non volessi chiamarla, figuriamoci. Ero stata io stessa ad insistere tanto perchè Victoria mi desse il suo nome.
Era solo che adesso che il momento era arrivato non mi sentivo più così spavalda.
E se mi avesse detto che non c'era nessun bambino?
O peggio ancora, avesse trovato qualcosa di strano?
Non ero nelle condizioni mentali per affrontare cose del genere, proprio no.
Ma d'altronde sapevo che non esisteva un'alternativa. La dottoressa Fisher era davvero bravissima e Victoria mi aveva detto che mi sarei trovata benissimo, quindi perchè tentennare ancora?
-Chiamala. Io vado, sono già in ritardo.- si chinò a baciarmi sulla fronte e sorrise.
-Fai la brava, mi raccomando.-
-Sì Pattz. Anche tu, comportati bene sul set. E non chiacchierare troppo con Christina Ricci.-
-Va bene, farò il possibile per evitarla- di nuovo sorrise scuotendo la testa ed andò via.
Non passò neanche un istante da che ero rimasta sola che il mio cellulare iniziò a squillare.
Quando lessi il nome sul display una bruttissima sensazione mi colpì come un pugno nello stomaco.
-Tom?- chiesi titubante.
C'era un casino assurdo di sottofondo e mi chiesi dove diamine si fosse andato a cacciare.
-Sugar sei sola?-
Oddio, la cosa non mi piaceva per niente.
-Sì, Rob è appena tornato sul set...-
Sospirò così rumorosamente che riuscii ad udirlo perfettamente.
-Tom...è successo qualcosa?-
-Lascia stare, non dire a Rob che ho chiamato.-
Non aggiunse altro e buttò giù direttamente.
Dovetti mettermi a sedere sul letto perchè l'orrenda sensazione che qualcosa di orribile fosse capitato aveva acuito il senso di nausea che già da un po' aveva iniziato a darmi fastidio.
Dovevo chiamare Amber e al più presto anche, altrimenti la brutta sensazione non se ne sarebbe mai andata.
Composi il suo numero e aspettai fiduciosa che la sua voce allegra mi riempisse le orecchie ma invece il suono che prese a diffondersi fu quello della segreteria telefonica.
Di male in peggio.
Non sapevo che diamine fare e alla fine optai per andare a trovare Sophie, che sapevo essere al lavoro a quell'ora.
Magari lei aveva sentito Amber e sapeva se qualcosa di brutto fosse successo.
Solo che quella doveva proprio essere la giornata delle coincidenze, perchè avevo appena preso la borsa e stavo cercando le chiavi che il citofono suonò e quando chiesi chi fosse, la voce di Sophie mi chiese se poteva salire.
-Soph!- la salutai non appena la vidi comparire in cima alle scale.
Lei alzò il viso verso di me e accennò un saluto.
Era arrabbiata nera.
-Scusa Sugar, non sapevo dove altro andare e avevo bisogno di parlare con qualcuno.-
Mi scostai e la feci entraare in salotto.
-Che è successo?-
Lei prese ad andare avanti e indietro per la stanza e si passò furiosamente una mano fra i capelli scuri.
-Quella testa di cazzo! Io lo ammazzo.-
-Parli...parli di Bobby?- chiesi titubante perchè onestamente non riuscivo ad immaginarmi un motivo per il quale lei e Bobby avrebbero dovuto litigare.
Da che stavano insieme erano sempre stati affiatatissimi.
-Certo, di chi altri sennò?-
-Ti va di spiegarmi?- le indicai con un cenno del capo la cucina e ci sedemmo entrambe attorno al tavolo.
-Come può pensare di entrare nella mia vita e stravolgerla completamente? Chi cazzo pensa di essere?-
Aveva ripreso ad urlare e all'ultima frase aveva anche battuto un pugno sul ripiano del tavolo.
-Soph...-
Alzò  finalmente gli occhi su di me e sbuffò.
-Scusa Sugar, scusa davvero è che sono fuori di me dal nervoso.-
-Me ne ero accorta- tentai di sorriderle ma lei riprese se possibile un cipiglio peggiore del precedente.
-Lui ci ha autoinvitati questo fine settimana a casa dei miei a Southampton.-
-Cosa?-
-Sì hai capito benissimo. Ha preso in mano il maledettissimo telefono e ha composto il numero di casa dei miei e a quanto pare si è fatto una bella chiacchierata con mia madre, dopodichè le ha detto che a me avrebbe fatto un immenso piacere poterli andare a trovare, e naturalmente mia madre si è dimostrata subito d'accordo e così sabato ci aspettano.-
-Ma..perchè l'ha fatto?-
Ero sinceramente incredula. Anche se Sophie era da poco entrata nel nostro giro di amici, tutti sapevamo che aveva chiuso ogni genere di rapporto con i suoi genitori. I motivi del perchè mi erano sempre stati un po' oscuri ma in ogni caso, ignorare la reciproca esistenza sembrava essere la loro scelta di vita.
-Non so perchè cazzo gli sia venuto in mente. A detta sua perchè sentiva che dentro di me c'era una volontà fortissima di ricucire i rapporti e lui ha semplicemente voluto smuovere le cose. A detta mia farebbe bene a sparire per sempre dalla mia vista prima che ci pensi io a smuovere le cose, ma smuoverle per davvero.-
-Sono sicura che ha pensato che tu ne saresti stata contenta.- provai a dirle ma l'occhiata che mi lanciò  mi fece ammutolire.
-Questo denota quanto poco mi conosce. Che cavolo Sugar, lui si deve fare gli stramaledettissimi affari suoi. Non esiste che si mette a chiamare i miei e gli inventa pure le stronzate. Gli dice che io non vedo l'ora di tornare a casa e altre cazzate del genere. Mi spieghi perchè? Qual è il senso?-
-Non so veramente cosa dirti, Sophie.- scossi la testa -Mi dispiace che siate dovuti arrivare a litigare, voi due siete sempre stati così uniti.-
-Beh evidentemente quello era il passato. Era prima che venisse fuori la sua vera natura.-
Si alzò da tavola e mise sul fuoco l'acqua per il thè.
-E' meglio che non faccia vedere la sua faccia qui in giro per un bel po' di tempo.-
-Sophie, non ti sembra di esagerare adesso?-
-No per niente.-
-Forse dovresto solo chiarirvi.
-Non c'è niente da chiarire Sugar.- mi puntò contro il cucchiaio e ricominciò a parlare.
-Lui non doveva immischiarsi nei miei fatti personali ed invece l'ha fatto. Non riesco a passarci sopra come niente fosse.-
Ero sul punto di ribattere qualcosa in difesa disperata di Bobby, quando il citofono riprese a suonare.
Senza aggiungere altro andai ad aprire, aspettandomi a quel punto qualche altra tragedia del caso.
Ero preparata al peggio, ma quella volta tutta la preparazione psicologica non sarebbe bastata.
Non quando sul pianerottolo comparve Trixie e quell'espressione colpevole servì a chiarire tutto.


Fanciulleeeeeeeeeee vi chiedo perdono umilmente per un sacco di cose.
Primo è che non riesco a ringraziavi adeguatamente e stavolta volevo farlo tantissimo ma gli eventi che mi sono lentamente scivolati di mano hanno portato a far sì che mi riducessi a fare la valigia stasera e ho da poco finito..ciò mi porta al punto secondo delle mie scuse, ovvero allo schifo di cui consiste questo capitolo.
E' orribile, confusionario e dato che non l'ho riletto neanche mezza volta sarà pieno di errori.
Vi prego capitemi ç__ç avevo frettissima perchè ci tenevo a postare prima di partire e dato che la partenza è appunto domani, non potevo fare altrimenti.
Beh, che dire?  Sono iper eccitata per domani *____* vi farò sapere tutto! E comunque ci sentiremo sempre, dato che avrò internet quindi in sostanza non cambierà molto. Spero di riuscire a postare anche qualche capitolo :D :D
Vi amo ragazze davvero, grazie per tutto quello che mi avete dato.
Siete splendide, davvero.

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Capitolo 38
*** «and I'm beginning to think I imagined you all along. ***


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38 Chapter

38


-Adesso ti calmi e mi racconti tutto per favore.- Trixie era praticamente impazzita.
Non riusciva a stare ferma e aveva la sua tipica espressione sconvolta, quella che usava quando sapeva di aver appena combinato un disastro bello grosso, stampata in faccia.
L'ultima volta che gliel'avevo vista era stato quando per ripicca nei confronti di Joe, aveva buttato nel Tamigi i fogli con la canzone che lui aveva appena finito di scrivere.
-Non posso Sugar, non posso.-
-Sugar, forse è meglio che vada- intervenne a quel punto Sophie, afferrando la giacca e lanciando un'occhiata di traverso a Trixie che nel frattempo si era sdraiata sul divano con il volto nascosto fra le mani.
Annuii e le andai vicino -Fammi sapere come si mettono le cose con Bobby e mi raccomando Soph..-
Lei roteò gli occhi vagamente e sbuffò un poco -Ci proverò, ma non ti prometto niente.-
Un istante dopo io e Trixie eravamo sole.
-Thèrèse Fontaine- mi avvicinai al divano e le tolsi bruscamente le mani da davanti la faccia.
Purtroppo per me avevo una sensazione ben chiara riguardo a tutta quella faccenda.
La telefonata di Tom, il cellulare staccato di Amber e adesso Trixie.
Sembravano come i tasselli di un puzzle che era fin troppo facile ricostruire.
La guardai meglio in volto nel disperato tentativo di rendermi conto come in realtà non ci fosse niente che non andasse, niente di grave perlomeno e quella fosse una delle sue tante follie.
-Sono andata da Tom- esclamò poi, spostando lo sguardo sul mio.
Il sangue mi si gelò improvvisamente nelle vene.
-Abbiamo fatto l'amore.-
Non riuscii nemmeno a deglutire e restai a fissarla, semplicemente attonita.
-Ho bisogno di mettermi a sedere.-
-Sugar, Sugar ti prego...fammi parlare.- improvvisamente si alzò e mi afferrò le mani.
-Non è come pensi.-
-Oh risparmiami Trixie, per favore- ritrovai la forza di parlare e la allontanai bruscamente.
-Non è come penso? Beh sì forse hai ragione, con te non è mai quello che si pensa. C'è sempre una spiegazione ai limiti della realtà-
Sentivo il sangue ribollirmi nelle vene ed ero sicura che sarei stata capace di prenderla a schiaffi da un momento all'altro.
-Non è così...- abbassò lo sguardo e in quel momento la vidi davvero vulnerabile.
-Non c'è assolutamente niente fra me e lui. Niente. E' stato solo...-
-Un ritrovarsi dopo tanto tempo? Piantala di raccontarmi stronzate. Te l'avevo chiesto per favore di stargli lontana e tu me l'avevi promesso, Trixie. Me l'avevi promesso.-
-Io volevo soltanto vedere come stava, volevo chiedergli scusa...non sono andata lì con nessun'altra intenzione.-
-E poi una forza misteriosa ti ha magicamente spinto nel suo letto?-
Ero furibonda, letteralmente.
-No.- accennò un sorriso e scosse leggermente la testa -Poi ci siamo guardati e all'improvviso è stato come tornare indietro nel tempo. Solo questo.-
La fissai sbalordita.
-E' stato solo un tuffo nei ricordi, Sugar. Non ha significato niente. Ce ne siamo resi conto entrambi. Soprattutto quando...-
Sapevo che il punto critico del suo discorso non l'avevamo ancora raggiunto e un improvviso malessere cominciò a diffondersi dentro di me.
-Quando...?- la incitai ad andare avanti.
-Beh...la sua ragazza è tornata a casa prima evidentemente...a quel punto avevamo già capito di aver commesso un terribile sbaglio, ma lei ci ha visti comunque.-
-Dimmi che non è vero.- riuscii semplicemente a dire.
Immaginai Amber e il suo sorriso divino spegnersi lentamente di fronte al ripetersi del suo incubo più grande.
Non poteva essere successo, nella maniera più assoluta.
Con il suo ultimo ragazzo era finita proprio nello stesso identico modo e a lei era costato uno sforzo immane tornare a fidarsi di un altro uomo, ma si era convinta di poterlo fare con Tom. Lui le aveva giurato che non l'avrebbe mai fatta soffrire, non quando a sua volta aveva sperimentato quello stesso dolore e lei si era lasciata andare.
E adesso Tom l'aveva definitivamente distrutta.
Senza neanche pensare coerentemente, mi diressi verso l'ingresso e afferrai il cappotto.
-Lui le è corso dietro immediatamente, però non so com'è andata a finire perchè io mi sono rivestita e sono venuta subito qui...dove stai andando?-
Si voltò a guardarmi mentre mi infilavo velocemente il cappello e mi buttavo alla rinfusa la sciarpa attorno al collo.
-A cercare di constatare quanto grave sia il danno che hai fatto.-



Amber era sparita dalla circolazione. Il cellulare era sempre dannatamente staccato e nonostante avessi trascorso quasi un'ora attaccata al suo citofono, nessuno mi aveva aperto.
Il portiere del suo palazzo, il signor Green, alla fine si era mosso a compassione ed era stato così gentile da farmi entrare nella hall, offrendomi un thè mentre mi raccontava le difficoltà che doveva attraversare mantenendo una famiglia di 6 persone con sole 2000 sterline di stipendio mensile.
-Senta signor Green, io devo andare- esclamai dopo un'altra mezzora buona di chiacchiere, posando la tazzina sul ripiano in marmo e dando un'occhiata all'orologio.
-Il mio fidanzato mi avrà dato per dispersa ormai e non ci tengo proprio a farlo preoccupare ulteriormente.-
-D'accordo. Se la signorina Whiteley dovesse farsi vedere le farò sapere immediatamente.- fece lui, alzandosi a sua volta e aprendomi il portone d'ingresso.
Gli sorrisi grata e feci giusto in tempo a mettere un piede fuori che la mano di Robert mi afferrò vigorosamente un polso e mi trascinò verso di sè.
-Mi spieghi che diamine ti è saltato in testa?-
Era così bello che non riuscii nemmeno a stupirmi del perchè fosse lì a Regent Street, sotto il palazzo di Amber.
-Perchè non rispondevi al telefono?-
Corrugai le sopracciglia e frugai in borsa alla ricerca del cellulare.
-Devo averlo lasciato a casa nella fretta di uscire, scusa-
Lo guardai dispiaciuta e vidi la linea della mascella rilassarsi.
-Non fa niente...è che mi sono venuti mille pensieri in testa. Non mi va che te ne vai in giro da sola di sera e mentre piove.-
-Cosa? Rob che diavolo stai dicendo? Forse non te lo ricordi ma quando avevo 19 anni lavoravo in un pub a Islington e dovevo farmi ogni notte un'ora di autobus fino a casa mia e la cosa ti lasciava del tutto indifferente. Gli scenari da film horror ti vengono in mente adesso se prendo un taxi fino a Regent Street?-
Rimase a fissarmi apparentemente privo di parole.
-No va beh...era diverso, c'era quel tipo che lavorava con te che ti accompagnava fino alla fermata e poi io e i ragazzi venivamo ogni sera.-
Lo guardai storto -Non ti arrampicare sugli specchi. Tu ti sei preoccupato perchè, anche se dovremo aspettare un bel po' prima di rendercene conto, mi sto portando dietro tuo figlio...dì la verità.-
Accennò un sorriso e io feci altrettanto -Sei carino a preoccuparti per noi Pattz, ma credo di sapermela cavare da sola.-
-L'ultima volta che ho sentito questa frase sono dovuto venire a recuperarti dalle grinfie di Matt Peters a quella oscena festa di Halloween alla quale ti eri tanto ostinata a voler andare. Ricordo male?-
-Non scavare nei meandri della nostra adolescenza, ti prego. Abbiamo cose più importanti a cui pensare adesso.-
Di nuovo il suo volto si oscurò.
-Già.-
Improvvisamente mi chiesi come avesse fatto a sapere che mi trovassi lì dato che avevo dimenticato il cellulare a casa.
-Ho ricevuto un'assurda chiamata da Tom nella quale farneticava di aver mandato tutto a puttane e se ci vedevamo a casa mia dopo 10 minuti, ma ero nel pieno delle riprese e non gli ho dato troppo peso.
Però c'era qualcosa di strano nel suo tono di voce che continuava a tormentarmi così ti ho chiamato per chiederti di andare da lui e quando non mi rispondevi sono venuto a casa tua.- esclamò sospirando, neanche mi avesse letto nel pensiero.
Mi mordicchiai le labbra e lo guardai -Hai trovato Trixie, vero?-
Annuì -E' stata lei a dirmi dov'eri andata-
-Rob...- improvvisamente mi sentii impotente di fronte a tutta quella situazione. E anche un po' in colpa perchè gli avevo assicurato che Trixie non avrebbe fatto niente di male.
-E' davvero successo quello che penso sia successo?-
-Oh Rob non so cosa fare. Amber è sparita, sarà distrutta e Tom peggio che mai...- lo abbracciai e lui ricambiò la stretta, accarezzandomi i capelli.
-Senti io vado da Tom adesso. Tu riesci a tornare a casa da sola?-
-Sì certo.-
-Bene- mi prese il viso fra le mani e sorrise -Scommetto che non hai chiamato la dottoressa, vero?-
-Sinceramente non ne ho avuto il tempo. Prima c'è stata Sophie che ha litigato con Bobby e immediatamente dopo è arrivata Trixie e beh...eccomi qui.-
-Abbiamo degli amici troppo impegnativi.- esclamò scuotendo la testa e baciandomi poi sulla fronte.
-Già...senti ti devo aspettare sveglia o credi che ci vorrà molto più della birra per risollevare il tuo amico?-
-Facciamo che ti chiamo dopo, ok?-
Annuii -Ok Rob. Ti amo-
Mi circondò con le braccia e il bacio che mi dette riuscì a farmi tremare le ginocchia.



Sarei davvero voluta andare dritta a casa, esattamente come avevo detto a Robert che avrei fatto, ma evidentemente non era così che doveva andare perchè mentre ero comodamente seduta sul taxi che mi stava riportando a Edgware Road, mi accorsi di James fermo dall'altro lato del marciapiede, in attesa di attraversare.
Tirai immediatamente giù il finestrino e lo chiamai a gran voce. Aveva l'aria felice e la cosa mi fece sentire bene.
Fortunatamente il taxi si fermò al semaforo ed ebbi tutto il tempo di catturare la sua attenzione.
-Bionda!- mi gridò lui di rimando, accorgendosi finalmente di me prima di farmi segno di raggiungerlo.
Così pagai velocemente il tassista e scesi al volo.
-Io e te ci incontriamo sempre nei modi più strani. E' questo che mi piace.- esclamò, sorridendo nel suo solito modo allegro.
Mi misi a ridere e lo abbracciai felice -Ma cosa ci fai a Piccadilly? Credevo che gli artisti tormentati e perennemente in lotta col sistema come te non mettessero piede in certe zone commerciali.-
-Sì beh...diciamo che sto andando in un posto-
-Un posto eh?- gli sorrisi di sbieco -E' per caso coinvolta una ragazza?-
-Ehm...potrebbe sì- mi guardò furbescamente e mi prese per un braccio.
-In realtà capiti proprio al momento giusto, bionda. Accompagnami da HMV.-
-Oh non lo so James...dovrei proprio andare a casa...- sospirai -E' un momento un po' delicato questo...-
Immediatamente mi guardò meglio, e gli comparve la classica ruga in mezzo alle sopracciglia che per più di un anno mi aveva fatto capire quando il suo cervello si metteva in moto per giungere a qualche conclusione riguardante la sottoscritta.
-Ti va di parlarne?-
-Beh non lo so, non è il tipo di conversazione che si può fare in mezzo alla strada di fronte a Cool Britannia.-
Di nuovo si mise a ridere -Ok, accompagnami da HMV e poi andiamo a bere qualcosa, ci stai?-
-James...-
-Ok, ok- alzò le mani in segno di sconfitta -Allora accompagnami e basta, niente pub. Solo, vieni da HMV.-
-C'è una nuova offerta sui CD di cui non sono a conoscenza, per caso?-
-Santo Cielo, finiscila con le domande e accompagnami in questo fottutissimo HMV!-
Scoppiai a ridere e lui mi imitò -Dio quanto sei insopportabile quando ti ci metti.-
-Lo so è un talento naturale il mio-

Quando arrivammo da HMV, la prima cosa che James fece fu quella di dirigersi verso il reparto di musica rock.
A quell'ora era popolato solo da adolescenti e da qualche veterano del settore e feci giusto in tempo a far cadere l'occhio sull'ultimo album degli Arctic Monkeys, che James si fiondò verso l'unica commessa presente e le coprì gli occhi con le mani.
Non era molto alta e i lunghissimi capelli erano pettinati in una altrettanto lunga treccia color mogano che le ricadeva scompostamente su una spalla.
Quando si voltò, niente affatto sorpresa dal gesto di James, notai che aveva anche un adorabile nasino alla francese e un paio di occhi scuri dal taglio malizioso.
-Alla buon'ora Jimmy- esclamò sorridendo l'istante successivo.
-Scusa Dee, sono stato trattenuto.- anche James sorrise, per poi voltarsi istantaneamente verso di me.
Io rimasi immobile, sinceramente indecisa su cosa fare o dove guardare fino a che Dee, non avevo la più pallida idea di quale potesse essere il suo nome completo, mi squadrò da cima a fondo e poi rilassò il bel volto in un sorriso.
-Tu sei Sugar.- venne avanti con la mano tesa e quando gliela strinsi, mi venne spontaneo imitare il suo sorriso.
-Sì e tu sei...Dee.- aggiunsi dopo un istante di indecisione.
Lei rise -Delilah in realtà.-
James le passò un braccio attorno le spalle e la strinse a sè.
-Credevo che abitassi a Sheffield.- ero davvero sicura che James mi avesse detto così.
-Sì infatti...ci abitavo fino all'altro ieri. Diciamo che adesso ho trovato un posto dove stare qui nella grande città.-
Annuii sorridendo -Capisco.-
-Ti ricordi di Teddy?- mi chiese poi James.
Teddy era uno dei suoi migliori amici inglesi, uno di quelli perennemente persi nel loro pianeta costituito da marijuana e Led Zeppelin.
-Certo. Come sta?-
-Bene. Si è sposato la settimana scorsa con una ragazza che lavorava qui.-
-Accipicchia. Ha messo la testa a posto-
-Già, beh in ogni caso è stato lui a dirmi che da HMV cercavano una commessa per rimpiazzare la sua ragazza, così fai 2+2 ed eccoci qui.-
Li guardai a fondo e scoprii di non provare nemmeno il più piccolo briciolo di fastidio nel notare la mano grande di James appoggiata sulla spalla di Delilah.
Ero davvero felice per lui. Si meritava il meglio dalla vita, e sebbene la nostra fosse stata una lunga quanto intensa parentesi, alla fine si era davvero trattata solo di una parentesi.
-Sentite io stacco fra 5 minuti. Che ne dite di un caffè da Starbucks?-
-Mi piacerebbe tantissimo, ma purtroppo devo davvero scappare. Ho un milione di cose da fare e praticamente zero tempo a disposizione.-
Li guardai sinceramente dispiaciuta e Delilah mi sorrise.
-Non preoccuparti. Penso proprio che ci rivedremo molto presto.-
Si voltò verso James e lui si passò una mano fra i capelli.
-Sì stavo per dirtelo...domani sera i Gang of Gin suoneranno al The World's End. Concerto a sorpresa. Ci vieni, vero?-
-Certo! Non me lo perderei per niente al mondo.-
-Perfetto. Allora...a domani.-
-A domani.- gli feci eco io e con il pensiero di un concerto imminente, mi sentii immediatamente più preparata ad affrontare il casino che mi ero lasciata a casa.



Ehm ehm ehm.
Indovinate un po' chi è tornata??? Ebbene sì. Proprio la vostra RiceGrain che in questo momento dovrebbe pulire tutta la cucina della sua nuova casetta di British Street, n.1.
Ragazzeeeeeeeeeeeeeee ma quanto mi siete mancate??!!?! Quanto??? ç______ç
Oddio mi viene da piangere, vi giuro!
E' passato più di un mese dal mio orrido scorso capitolo. Capitolo che scrissi in tutta fretta alle 3 a.m. se non ricordo male, in preda all'ansia da partenza imminente e beh...che dire. Dovevo sistemarmi ed entrare nell'ordine delle cose della mia nuova vita londinese.
Ragazze, ci credete che ancora non ci credo appieno che sono qui?
E' come mi aspettavo che fosse e forse anche un po' meglio, perchè quando cammino per strada mi sento a casa, ma a casa davvero. E' una sensazione troppo bella.
Ieri sono andata a cercare Absolute Radio e all'improvviso, appena svolto in Upper James Street, ecco che mi appaiono le vetrate con il brand di Absolute.
E dentro c'erano tutti i dj e le chitarre appese alle pareti e la scritta a caratteri cubitali Absolute Radio sullla parete in fondo. Mi sono sentita così Sugar ç___ç
Oook va bene non sono normale e questo si sa, però sono immediatamente entrata nella pasticceria di fronte e ho chiesto al tipo che ci lavora se per caso cercavano un'altra commessa perchè nella mia mente si erano improvvisamente aperti scenari fantastici di io che lavoro di fronte ad Absolute e di tutte le persone fantastiche che potrei vedere *___*
Il tipo mi ha detto di  "apply" non mi viene la parola in italiano XD sul loro sito, così adesso sto per farlo e se mi prendono sarete le prime a saperlo, prometto :D
No comunque scherzi a parte. Ancora non ho trovato lavoro ç__ç il fatto è che di lavoro ce n'è a bizzeffe ma per chi vuole stabilirsi qui per sempre. Io che a Dicembre me ne vado, nessuno mi prende. Che disperazione.
Sono andata a sentire al negozio meraviglioso dei Beatles a Baker Street e ho parlato con la titolare che era carinissima e mi ha detto che mi avrebbe chiamato nel giro di una settimana in caso, ma la settimana sta quasi scadendo e ancora niente...ç___ç
Va beh cmq sia questo era solo un assaggio di vita londinese. Ho in mente di tornare a casa, laurearmi velocemente e poi tornare qui e stavolta per sempre *____*
Va beeeeeh adesso ho finito di aggiornarvi sulla mia vita.
Ah no.
Prima che me lo dimentichi!
Sono stata a vedere Bobby *_____________________* Una delle serate più belle della mia vita. Ero proprio sotto il palco e a fine performance, quando è sceso dal palco, io mi stavo rimettendo le scarpe (eh si perchè 4 ore in piedi sui tacchi iniziavano a pesare e me le ero tolte XD) ed ero voltata di schiena e gli sono quasi finita addosso perchè ho momentaneamente perso l'equilibrio. momento che non scorderò mai, giuro XD
Comunque sia lui è magnifico, divertente da morire, ci ha raccontato ampiamente i cazzi suoi, tipo che gli si era fermata la macchina con gli amici e allora ha deciso di scriverci una canzone su, oppure a un certo punto ha iniziato a suonare ma ha sbagliato accordo, allora ha ricominciato daccapo e niente non gli veniva proprio XD allora si è fermato e ha detto "No scusate non capisco cosa mi succede. Questa canzone la suono sempre!" c'ha riprovato e ha risbagliato, allora ha detto "ok basta, cambiamo canzone" e ne ha fatta un'altra XD
Vaaaaa beh basta la pianto, giuro!
E' che sono troppo contenta di essere tornata a postare! Dovrei raccontarvi ancora altre cento milioni di cose ma in questo momento non mi vengono. Ve le racconterò la prossima volta, prometto :)


Vi ringrazio infinitamente tutte quante. Tutte quelle che continuano a seguirmi sulla pagina fan su Facebook, che mi hanno aggiunto su Facebook, le 103 persone che l'hanno messa fra le preferite *___*, le 92 che l'hanno messa fra le seguite e le 9

E last but not certainly least...

midnightsummerdreams;
MardyBum;
romina75;
PureBritish;
BabyVery;
_marcie;
Cicci 12;
lazzari;
Ela new cullen

Ragazze siete meravigliose e scusate se non vi ringrazio adeguatamente una per una ma devo davvero pulire la cucina perchè se i miei flatmates tornano e la trovano ancora in queste condizioni mi buttano fuori di casa XD


Vi amo.


E tornerò presto, presto, presto. Ho un sacco di ispirazione adesso :)






Robert Pattinson non mi appartiene. E se non si muove a tornare nella fottuta Londra adesso che ci sono anche io giuro che vado lì in Brasile o dove cavolo è adesso e ce lo trascino con la forza. Oh.




Ah un'ultimissima cosa....il personaggio di Delilah, è liberamente ispirato da una personcina fantastica che amo da morire.
Love ya, Dee Dee <3




                                                                                                                                                                                                           










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Capitolo 39
*** «dear, I fear we're facing a problem. ***


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39 Chapter

39

Soundtrack

-Dear, I fear we're facing a problem
You love me no longer, I know
and maybe there is nothing
that I can do to make you do-

Sorrisi involontariamente quando Lovefool dei Cardigans iniziò a diffondersi dalla radio che avevo da poco acceso in cucina e tolsi i toast dal tostapane, posandoli poi sul piatto.
Spensi il fornello sotto la caffettiera e mi ravviai velocemente i capelli.
Quella mattina mi ero svegliata con un'insana voglia di preparare la colazione.
Spostai lo sguardo verso la porta della mia camera da letto e intravidi uno smuoversi leggero di coperte.
Robert si stava svegliando.
Improvvisamente mi sentii felice. E tanto innamorata anche.
Guardai istintivamente l'orologio appeso alla parete e, dato che erano già le 11, decisi di andarlo a svegliare.

-Mama tells me I shouldn't bother
that I ought to stick to another man...-
continuava intanto a cantare Nina Persson mentre io mi arrampicavo sul letto e, senza tanti complimenti, scivolavo sopra di lui.
-...a man that surely deserves me
but I think you do-

gli canticchiai in un orecchio e lo vidi arricciare impercettibilmente il labbro superiore.
Probabilmente mi stava odiando in quel momento.
-So I cry and I pray and I beg-
Sorrisi ancora e mi chinai a baciarlo quando mi fu chiaro che l'arricciarsi impercettibile delle sue labbra era l'anteprima di uno dei suoi meravigliosi sorrisi.
-Love me, love me
say that you love me-

mi prese le mani che avevano iniziato ad accarezzargli il volto e finalmente aprì gli occhi.
-Sì che ti amo-
-Fool me, fool me
go on and fool me-
-
Davvero una bella camicia quella che stai indossando.- esclamò, senza perdere per un istante il sorriso.
Quando mi ero alzata, circa un'ora prima, la sua camicia a quadri bianchi e blu era stata la prima cosa che avevo trovato e quando l'avevo presa in mano il profumo di lui era stato così forte e intenso che mi aveva reso impossibile il pensiero di lasciarla andare.
-Grazie-
Una sua mano scivolò su una delle mie gambe nude e mi accarezzò in una maniera che mi costrinse a deglutire all'istante.
-Sta meglio a te che a me, comunque.- fece continuando a sorridere nella sua maniera sghemba.
-Lo so.- mi riabbassai nuovamente a baciarlo e prima che potessi allontanarmi, le sue mani furono entrambe su di me, giocando lentamente con i bottoni.
-I can't care 'bout anything but you.- sorrisi avvertendo la camicia scivolare lentamente lungo le mie braccia.
Robert si mise a sedere e mi baciò, costringendomi ad arretrare di qualche centimetro.
-Tu lo sai che devo essere sul set fra circa due ore, vero?-mi chiese, prima di farmi stendere fra le coperte senza quasi che me ne rendessi conto.
-Mi bastano 10 minuti, Pattz.- risi e lui iniziò a baciarmi la gola, mandandomi immediatamente al manicomio.
-Magari 20.- aggiunsi dopo un istante.


-Ok, adesso è davvero il caso che io vada.- con una mano, afferrò la piccola sveglia a forma di cupcake che avevo sul comodino e si mise a sedere fra ciò che rimaneva delle coperte.
-Cazzo è tardissimo.-
Sospirai e lasciai vagare lo sguardo sul soffitto della mia camera -Sai Pattz a volte mi chiedo se il concetto di "rilassarsi" ti sia mai stato chiaro. Ho i miei seri dubbi in proposito.- mi voltai verso di lui, guardandolo accigliata.
Si mise a ridere, nonostante la mia fosse lontana dall'essere una battuta.
-Zuccherino quale parte della frase "dovevo essere sul set di un film del quale sono il protagonista mezz'ora fa" non ti è chiara?-
-Uff..non puoi prenderti un giorno di pausa? In fondo sei la star, non dovrebbero fare tutti il tuo volere?-
-Quando inizierò a comportarmi da super diva in preda all'isterismo, ricordati che la colpa sarà solo e soltanto tua.- mi prese un braccio e iniziò a solleticarlo leggermente.
-Sei troppo perfetto, Robert Pattinson. Prima o poi mi stuferò di te, ti avverto.-
-Beh te l'ho sempre detto che sarebbe successo un giorno.- scosse la testa, e nonostante sorridesse ancora allegro, gli occhi si erano oscurati.
-Sai è buffo.- socchiusi le palpebre e mi lasciai cullare dal movimento delle sue dita sulla pelle.
-Quando ero piccola e pensavo al mio futuro...beh ho sempre creduto che avrei sposato un attore un giorno.- mi interruppi e alzai lo sguardo su di lui.
-Mia nonna diceva che avrei dovuto cercarmi un ragazzo per bene, uno di quelli che ti aprono la portiera della macchina prima di salire, uno con la testa sulle spalle, con il quale poter tirare su una famiglia. Uno come il nonno, in definitiva.-
Robert rimase in silenzio, solo ad ascoltarmi.
Ridacchiai -E io non volevo assolutamente. "Nonna..." le dicevo-

-...Io un giorno sposerò un attore.-
La nonna aveva sorriso e aveva continuato semplicemente a spazzolarmi i capelli.
-Te lo auguro, bimba. Ma ricordati che ciò che è importante, sta tutto qui dentro...- si era allontanata dai miei capelli per indicarmi un punto all'altezza del petto.
-Trova qualcuno che sia in grado di usare questo e sarai a posto per tutta la vita.-
L'avevo guardata attraverso il riflesso dello specchio e avevo storto leggermente la bocca -Un giorno sarò famosa e vivrò in una bellissima casa in riva all'oceano, vedrai.-
Aveva riso e le rughe attorno agli occhi si erano leggermente distese. Per un attimo non mi era sembrata poi così tanto vecchia.
-Beh spero che ti ricorderai della tua vecchia nonnina, quando sarai famosa.-

-Tu un giorno sposerai un attore.- Robert fece scorrere delicatamente la sua mano destra sulla mia spalla nuda e mi strinse a sè. -E' così eh?- sorrideva sornione e la cosa mi fece uno strano effetto.
Mi discostai, senza sapere neanche bene il perchè e lui scosse vagamente la testa.
-Comunque aveva ragione a farti diffidare degli attori. Non è gente con la quale vorresti avere a che fare.- cambiò repentinamente traiettoria al suo discorso e gliene fui internamente grata.
Per un terribile attimo avevo avuto il timore che potessimo entrare nell'argomento "matrimonio" e invece a quanto sembrava la cosa era ben lungi dallo sfiorarlo.
Avevo il terrore di come un argomento del genere avrebbe potuto condizionare e stravolgere irrimediabilmente le nostre vite.

Nessuno di noi due ne aveva mai parlato, e a dire la verità a me non era neanche mai passato per l'anticamera del cervello il pensiero che un giorno, vicino o lontano che fosse, io e lui potessimo sposarci.
Figurarsi perciò, se c'aveva pensato lui.

Certo fra otto mesi avremmo avuto un bambino e lo sposarsi non sarebbe certo stato strano a quel punto, ma io non riuscivo a mandare giù il fatto che ci dovessimo sposare solo per quello.
Se non fossi rimasta incinta avremmo continuato a fare i bambini per chissà quanto tempo ancora e io non mi sentivo del tutto pronta a rinunciare a quella parte della mia vita così presto.
-Beh è un po' tardi adesso.- replicai infine.
-Ho trascorso gran parte della mia vita invischiata con gli attori.- risi -Ma mia nonna aveva ragione. Sono tutti un po' matti.-
Improvvisamente mi voltai, puntellando i gomiti sul materasso e fissandolo negli occhi -Io però credo di essere stata fortunata. Ne ho trovato uno che non è poi così male. E avrebbe anche fatto felice mia nonna perchè in fondo beh...tu sei uno di quei ragazzi che ti aprono la portiera della macchina prima di farti salire.-
Curvò le labbra e si chinò a baciarmi dolcemente.
-Sai a volte vorrei poter essere in grado di trovare la parola giusta per descrivere quello che provo verso di te. Non credo che sarò mai in grado di farlo purtroppo.-
Gli accarezzai i capelli, spostandogli un ciuffo da davanti gli occhi -Non ce n'è bisogno, Rob. Credimi.-
Stavolta fui io a baciarlo, spostandomi sempre più su di lui fino a ritrovarmi distesa, un'altra volta senza aver capito come.
-Devo andare, zuccherino.- si discostò prima che fosse troppo tardi e mi baciò su una spalla.
-Ok...-
Cominciò ad alzarsi e a vestirsi rapidamente.
-Ci vediamo al concerto di James stasera.-
Nonostante mi stesse dando le spalle in quel momento, seppi comunque che una piccola smorfia aveva fatto la comparsa sul suo viso.
-E' a Camden, vero?- mi chiese semplicemente.
-Sì. Possiamo vederci direttamente lì. Tom viene con te?-
-Penso di sì. Anche gli altri ci saranno. Ho bisogno del supporto di tutti per uscire con Tom.-
Scossi la testa e sbuffai. La situazione Tom/Amber era drammatica.
Lui era in condizioni disperate. Robert era tornato tardissimo la sera prima e mi aveva detto di non averlo mai visto tanto depresso.
Io invece ero riuscita a parlare con Amber, che nel frattempo era andata a stare a casa di una sua amica, e il suo tono di voce inespressivo mi aveva scosso più che se fosse scoppiata a piangere.
A quanto sembrava, un nuovo servizio fotografico che non vedeva l'ora di fare era comparso sul campo.
Lo sapeva già da qualche tempo ma aveva rifiutato perchè si trattava di New York e lei non aveva nessuna intenzione di lasciare Londra.
-Ma adesso non ho più niente a legarmi qui.- mi aveva detto, con il gelo che traspariva da ogni singola parola.
-Parto domani.-
-Ah, prima che vada- esclamò Robert, riportando la mia attenzione su di lui.
-Avevo in mente di chiedertelo in ben altre circostanze, ma dato che ultimamente ne stanno capitando di tutti i colori ho paura di non riuscire più a trovare il momento giusto e comunque chi l'ha detto che deve esserci per forza un momento giusto. Insomma questo potrebbe benissimo esserlo, per esempio.-
si mise a sedere sul letto accanto a me e si voltò a guardarmi, improvvisamente teso.
Di nuovo l'ansia di qualche istante prima tornò a farsi sentire.
-Rob...-
-Vuoi stare tranquilla?- sorrise un po' e stiracchiò le labbra.
Oddio.
Se aveva pensato che con il mio discorso di prima avessi tentato di indurlo a chiedermi di sposarmi, lo avrei ucciso con le mie stesse mani.
Improvvisamente mi girò la testa e il cuore accelerò i battiti.
Mi spostai i capelli da davanti gli occhi ed evitai di guardarlo in faccia.
Probabilmente si accorse del mio terrore, perchè lo vidi scuotere la testa e sorridere. -Non è niente per cui farsi prendere dal panico, ok?- si mordicchiò le labbra.
-Più fai così e più ti vorrei uccidere.-
Lo sapevo.
Lo sapevo che menzionare il matrimonio era stata un'enorme stronzata. Adesso ci avevo messo entrambi in una di quelle tipiche situazioni imbarazzanti dalle quali è impossibile uscire indenni.
Mi voltai verso di lui e gli presi il volto fra le mani.
-Rob, ascolta...- mi misi addirittura in ginocchio e lui sbattè più volte le palpebre, confuso.
-Sugar, che...?-
-So che adesso le cose sono un tantino...diverse ecco. Solo che non vorrei complicarle ancora di più. Insomma non dico che noi...- cominciai a balbettare. -...sì che noi non faremo mai quel passo, perchè avremo un bambino e in un modo o nell'altro beh staremo insieme e quindi so che sarebbe la cosa più ovvia da fare e la più giusta ma...non c'è bisogno di affrettare le cose, ti pare?-
A quel punto mi resi decisamente conto che c'era qualcosa che non quadrava.
Robert mi stava guardando con un misto fra il costernato, lo sconvolto e -mi ancorai alla fossetta che gli era immancabilmente comparsa sulla guancia - il divertito.
Socchiuse un'ultima volta gli occhi e deglutì, schiarendosi la voce.
Quando li riaprì, lo sguardo che mi rivolse era terribilmente serio.
Aspettò un secondo prima di parlare e a quel punto desiderai che  si aprisse  un  buco nel pavimento  e mi risucchiasse.
-Tu hai pensato che volessi chiederti di sposarmi, non è vero?-
Rimasi in silenzio perchè anche se avessi voluto negare, non avevo il coraggio di fare niente.
-Tu l'hai pensato.- annuì, compiaciuto di se stesso.
-Io non ho pensato proprio un accidente, invece!- replicai a quel punto io, ritrovando magicamente l'uso della parola.
-Come no.- sorrise, scuotendo la testa.
-Non è vero! Io ho solo...cercato di capire dove diamine stessi andando a parare e ho pensato...-
-Sugar.- mi bloccò. -Non volevo chiederti di sposarmi. E comunque grazie per aver rovinato l'atmosfera nel caso in cui invece avessi davvero voluto chiedertelo.-
Mise su un broncio così palesemente finto che non potei fare a meno di innervosirmi.
-Ma finiscila Mr-Sono-Terrorizzato-Dagli-Impegni. Non fare la parte di quello col cuore spezzato, perchè sappiamo entrambi bene chi è quello che non vuole mettere la testa a posto fra i due.-
-Ah sì? Così io non vorrei mettere la testa a posto dici?- il tono era ancora scherzoso ma riuscii lo stesso a scorgervi distintamente una nota di risentimento.
-Sì Rob. Tu hai sempre detto che non ti saresti mai sposato perchè non avresti mai retto l'angoscia di essere costretto a stare con la stessa persona ogni giorno della tua vita. Sbaglio?-
Si alzò dal letto e si aggiustò la camicia. -Sai lo capisco.- disse poi.
-Cosa?-
-Quello che stai facendo. E' tipicamente una cosa alla Sugar Lawrence.-
Adesso si era arrabbiato.
-Ti nascondi dietro a cazzate che ho detto secoli fa per celare il fatto che sei tu quella terrorizzata a morte dagli impegni.-
Ridacchiò e si infilò la giacca -Io ti sposerei anche domani. Anche adesso. Se non lo faccio è perchè so che tu non sei ancora pronta e va bene così, Sugar. Non ho mai preteso che tu possa essere diversa. So che prima o poi cambierai idea e io aspetterò.-
Rimasi in un attonito silenzio, senza capacità di replicare nulla.
-In ogni caso.- tagliò corto lui. E quando sorrise mi venne in mente un altro degli infiniti motivi per cui l'amavo.
Fra i due ero sempre stata io quella convinta di essere matura, ed invece non lo ero affatto.
Io ero ancora una stupida bambina spaventata di crescere. Lui no.
Lui, da qualche parte in mezzo ai film che aveva girato e la musica che aveva composto, era diventato un uomo.
-Volevo semplicemente chiederti se mi accompagnerai a New York la settimana prossima.-
Sbattei più volte le palpebre e lo guardai confusa.
Adesso sì che mi sentivo una cretina.
-New York?- annuii e abbassai lo sguardo.
-New York sì. Alla premiere di Remember Me. Ti voglio con me sul tappeto rosso.-
Io non lo meritavo un fidanzato del genere. Proprio no.

Ragazze sono di strafretta, però ci tenevo a postare! Spero che mi perdonerete ç____ç vi voglio un bene infinito e vi ringazio infinitamente per tutti i vostri commenti e il vostro interessamento alla mia vita londinese!
Adesso scappo perchè sono in stra ritardo per un appuntamento con la mia amica che altrimenti mi ammazza, ma vi aggiornerò prestissimo giuro!

Un baciooooooooooooooooo





 


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Capitolo 40
*** «what became of the likely lads? ***


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40 Chapter
40


-Non hai proprio un accidente da mettere!- Trixie venne fuori dalla mia cabina armadio con indosso il solo reggiseno e un paio di micro mutandine a fragole.

Mi agitò davanti un pezzo di torta alle ciliegie e si mise a sedere sul pavimento.
-Trixie.- la fulminai con lo sguardo e lasciai cadere sul letto il paio di jeans che stringevo in mano.
-Tu fa che anche una sola molecola di marmellata abbia colpito uno dei miei vestiti e ti consiglio di iniziare a correre.-
Per tutta risposta, non fece altro che spostarsi la frangetta scarlatta da davanti gli occhi e sorridere obliquamente.
-Ma chi vuoi prendere in giro mammina?- poi si alzò in piedi e fece un mezzo giro su se stessa di fronte allo specchio.
-Una volta sono andata al concerto dei Blur ed ero praticamente in reggiseno e mutande. Potrei fare lo stesso stasera.-
Evitai di risponderle e iniziai a guardarmi intorno alla ricerca delle mie All Star nere.
-Lo sai, a volte mi sembra impossibile che per un anno intero questa era la nostra quotidianità. Voglio dire..per me lo è tuttora, ma è te che non riesco proprio a capire. Come fai ad alzarti ogni mattina sapendo che non potrai stare nel mezzo di tutto quello per il quale abbiamo sempre lottato?-
La guardai un attimo stralunata e invece di sbuffare e mandarla a cagare come avrei dovuto fare, scoppiai a piangere.
-Oh. Zucchero filato dai non volevo farti piangere.- si avvicinò con una delle mie All Star in mano e mi strinse a sè.
-No lascia stare, Trixie. E' tutta colpa di questi fottutissimi ormoni. Non ce la faccio più.-mi asciugai velocemente le lacrime e le presi la scarpa.
-Comunque chi ti ha detto che non faccio più questa vita? D'accordo non sarà proprio come vivere costantemente nei backstage di tutti i locali di questo mondo, ma alla fine la musica basta avercela nel sangue e certe cose faranno sempre parte di te.-
Alzò le sopracciglia e arricciò leggermente il naso. -Lo so. E credimi che se non sapessi che in un modo o nell'altro tu sarai sempre la ragazza che balla ad occhi chiusi dietro al palco, sarei venuta a trascinarti via dal tunnel di Pattinson secoli fa.-
Sorrisi istantaneamente e lei mi dette un buffetto affettuoso sul naso e si mise a sedere accanto a me.
-Sei sempre così innamorata. Però sai è buffo. Tu non sei una di quelle che mi danno la nausea.-
Scoppiai a ridere e lei mi guardò quasi offesa -Che c'è? Era un complimento, in caso non te ne fossi accorta.-
Si alzò dal letto e, come fulminata da un'idea improvvisa si avvicinò al mio impianto stereo e si mise ad armeggiare con i cd.
-Trixie è tardi, ti prego. Vatti a vestire.- sospirando mi alzai a mia volta e, rovistando nel fondo dell'armadio, tirai fuori una micro mini gonna che aveva decisamente visto tempi migliori.
-Può andare?- gliela sventolai sotto al naso e il suo sguardo brillante si accese nuovamente.
-Potrebbe.- me la prese di mano e la guardò con occhio critico.
-Posso farci qualche ritocchino?-
-Fai quello che ti pare, basta che lo fai in non più di 15 minuti. E, a proposito...- presi Up The Bracket dei Libertines dallo scaffale dei cd e lo misi nello stereo.
-Ecco la colonna sonora che voglio.-
-Ti amo Sugababe.- iniziò ad agitarsi quando le prime note di Vertigo iniziarono a diffondersi per la mia camera.
-Koreema knows that just what it is she does...it can't be hard for her to get a buzz.- venne avanti e mi prese le mani.
-Down in the street below, hear the drunk archangel sing.- continuò a cantare.
Ed ecco che la familiare sensazione di beatitudine tornò a farsi sentire, in una maniera così prepotente che non potei fare a meno di sorridere estasiata.
-I know what's on your mind, my boy, just I can see oh everything.- attaccai io e lei buttò indietro la testa ridendo felice.
-Eccola mia sorella. Eccola qua.-
-Lead pipes, they're fortunes made, well take a tip from me.- cantammo insieme ed era così maledettamente bello che mi fece quasi stare male.
Perchè miliardi di ricordi tornarono a tempestarmi la mente. Ricordi di una persona che in qualche modo avevo sempre voluto essere e che avrei potuto essere e di una persona che alla fine aveva preso tutto quello che era riuscita ad ottenere e l'aveva semplicemente buttato al vento.
Al vento.
E sì adesso quella persona stava bene, per carità. Era felice e realizzata anche.
Ma certe cose lasciano il segno.
-Stasera sarà come ai vecchi tempi.- dissi e quando guardai Trixie negli occhi, in quegli occhi da eterna bambina, mi sentii di nuovo la ragazza della band.
-Ci puoi giurare che lo sarà.-
Le presi una mano e lei me la strinse. -Scusa.- fece poi e io capii subito che si stava riferendo a tutto quanto.
-Scusa, no veramente. Scusami Sugar. So che non è facile avere a che fare con me. Ecco perchè non ho amici. Le ragazze mi odiano e i ragazzi mi portano a letto. E' sempre stato così e continuerà ad esserlo. Ma tu no. Tu mi sei sempre stata accanto, nonostante tutto.-
-Io non volevo rovinare niente fra Tom e la sua nuova ragazza.- continuò e mi guardò negli occhi. -Credimi. Non volevo farlo. Ho sbagliato, ho sbagliato tremendamente e la cosa mi fa incazzare.-
-Lo so.- dissi semplicemente e lei smise di parlare all'istante.
-Per questo ti ho perdonata. So che sai che hai sbagliato e questo mi basta.-
Sorrise, ed era davvero bella quando lo fece.
-Come fai ad essere così tranquilla con me? Amber è una tua amica, dopotutto.-
Risi -Ti giuro che non lo so. Ti voglio bene. Credo che questo sia la risposta a tutto.-
-Sta tanto male?- mi chiese poi.
-E' distrutta.-
Annuì e in una frazione di secondo mi accorsi che era veramente pentita.
Nel frattempo era partita Death on the stairs e lei cambiò immediatamente espressione.
-Oddio. Che cosa farei se potessi avere Carl Barật almeno per una sera.- socchiuse gli occhi e si voltò di nuovo verso di me.
-Tu sei sempre innamorata di Doperty, vero?-
Le tirai la maglia che avevo appena recuperato dal pavimento e ridacchiai -Primo non chiamarlo mai più Doperty. E secondo, certo che sono sempre innamorata di lui. Lui è eterno.-
Sospirò -So baby please kill me, oh baby don't kill me. Quanta poesia.-
-Sì Trixie. Lo so. Non c'è niente che eguagli i Libertines. E adesso muoviamoci a vestirci, ho detto a Rob che ci saremmo visti alle 20.00 all'uscita della metro.-
-Andiamo in metropolitana a Camden?- dal tono che usò sembrava come se le avessi appena proposto di andarci in carrozza.
La guardai storto. -Certo. Come pensavi di andare, scusa?-
-Non so. Dato che ormai sei super famosa eccetera eccetera pensavo, che ne so, che ci fosse una limousine o qualcosa del genere ad aspettarci qui sotto.-
-Beh ti sbagli. Non ci sarà neanche un taxi. Ho voglia di prendere la metro.-
-Tu non sei una persona normale. Spero che almeno questo ti sia chiaro.-
Le sorrisi di sbieco e iniziai a truccarmi.


Non appena mettemmo piede a Camden all'uscita della Northern line fummo assordate da un coro di grida che di umano aveva ben poco.
-Credo che che ci sia il tuo fidanzato qui in giro- esclamò Trixie, guardandosi attorno quasi emozionata.
Non le risposi e iniziai a scrutare il marciapiede davanti a noi, che in effetti era traboccante di gente in preda a quello che aveva tutta l'aria essere un attacco di isterismo di massa.
Prima che potessi rendermene conto però, fui attorniata da un gruppo di ragazzine che non dovevano avere più di 16 anni.
-Oddio, ma tu sei Sugar! Mi autograferesti la maglia?!- mi chiese una di loro, con una maglia dei Sex Pistols e i capelli rosa.
-Ehm...certo.- cercai di sorriderle e Trixie le prese la penna di mano e firmò al posto mio il braccio della ragazza.
-Scusa e tu chi sei?- fece quest'ultima, guardandola scioccata.
-Non ti preoccupare, se ne va con un po' di sapone. Sai non è indelebile. Pensaci bene prima di farti firmare da Robert Pattinson, quindi.-
La ragazzina la guardò con occhi ancora più sgranati e le strappò la penna di mano.
-Tu sei matta.- indietreggiò visibilmente frastornata e le sue amiche la seguirono immediatamente.
-Trixie. Quante volte devo dirtelo di non spaventare le fans di Rob?-
-Scusa Sugar è che è troppo divertente.-
-Già, già...immagino- iniziai a sbuffare e tentai di farmi strada fra la folla.
Mi chiesi per quale razza di motivo la sua agente non l'avesse mandato in giro con i bodyguards -una cosa che era solita fare e che a me andava estremamente sui nervi - per una volta tanto che ce n'era veramente bisogno.
-Ho paura di ricevere qualche cazzotto se continuiamo a spintonare la gente in questo modo- esclamò Trixie, evitando per miracolo la gomitata di un tizio con la cresta.
-Riscuote davvero molto, molto successo il tuo ragazzo, non c'è che dire.-
Si voltò a guardarmi attonita e io scoppiai a ridere.
Fu allora che, praticamente dal nulla, un braccio spuntò fuori dalla massa informe di gente e mi strinse a sè, tenendomi ferma in una presa di ferro.
-Non sto fottutamente sognando. Vero?- alzai lo sguardo e i muscoli facciali mi si allargarono involontariamente in un sorriso a 32 denti.
-Spero proprio di no- feci, scuotendo la testa e saltando al collo di Matt Moseby, l'uomo dai riccioli più dorati che avessi mai visto oltre che frontman dei Gang Of Gin.
-Miss Sugar and Spice. Sei proprio tu e sei qui davanti. E sei tutta intera.- continuò a guardarmi da cima a fondo come se fossi una qualche specie di miraggio in attesa di scomparire da un momento all'altro, e poi mi sollevò fra le braccia, completamente incurante delle 4000 teste che si erano voltate nella nostra direzione.
-Sei ancora più bassa di come ti ricordassi, accipicchia. Ma com'è possibile?-
Gli tirai uno schiaffo sull'avambraccio muscoloso e lui mi mise giù ridendo.
-Hey ricciolone. Adesso non si saluta più?- Trixie venne avanti e si piazzò esattamente nel mezzo fra me e Matt.
Il tono era scherzoso e battagliero quasi, ma dal modo in cui l'angolo destro della bocca le tremava impercettibilmente riuscii a capire che doveva sentirsi tremendamente agitata.
Matt allora si voltò a guardarla e in un solo attimo mi accorsi di tutte le miriadi di ricordi che la vista di Trixie doveva avergli procurato.
-Porca puttana.- disse solamente.
Trixie ridacchiò un po' e Matt continuò a guardarla senza proferire parola.
Le persone intorno a noi ricominciarono a spingere e prima che me ne rendessi conto, James comparve al mio fianco.
Stringeva la mano di Delilah e aveva un assurdo cappellino che gli copriva mezza faccia.
-Matt andiamo dai- gridò per sovrastare le urla della folla.
Poi vide me, o presumibilmente vide Trixie e si bloccò all'istante, rischiando di venire travolto da tre ragazze che gli si attaccarono al collo.
-Avete già avuto i vostri fottutissimi autografi!- Delilah, che aveva lasciato di scatto la mano di James nel momento stesso in cui le tre ragazze si erano fiondate su di lui, afferrò il braccio di una e la strattonò via.
-Scusate ragazze devo scappare. Ci vediamo dopo- fece James, prima di rivolgersi nuovamente verso di noi.
-Trixie.- esclamò solamente.
Trixie rimase ferma ed impassibile e James piegò le labbra in uno dei suoi meravigliosi sorrisi.
-Sei tornata.-
Matt, dal canto suo, continuava a rimanere impassibilmente fermo.
-Che cazzo ragazzi, dopo mesi e mesi che non ci vediamo l'unica cosa che riuscite a dire è il mio fottutissimo nome?-
James scosse la testa e Matt scoppiò a ridere.
-Fanculo, francesina. Hai idea di quanto cazzo ci sei mancata?- la prese fra le braccia e lei gli si attaccò al collo.
-Forse è meglio continuare questa conversazione da un'altra parte...non credete?- intervenne a quel punto Delilah. -A proposito..ciao Sugar!- mi sorrise ed io contraccambiai.
-Tu lo sapevi?- mi chiese James, ancora completamente frastornato.
-Di cosa? Trixie?- scossi la testa -E' tornata qualche giorno fa. Non...non ho avuto occasione di dirtelo...-
-Joe...è qui?- mi guardai attorno nella confusione assurda che ci attorniava ma del batterista dei Gang of Gin non c'era traccia.
-No è già dentro al locale con Nick. Io e Matt siamo arrivati tardi e siamo rimasti imbottigliati nella follia.- fece un gesto circolare con le mani e Delilah scoppiò a ridere. -Le grandi rockstars.-
-E io che credevo fosse tutta colpa di Robert.-
James mi guardò stranito -Sì gli ho dato appuntamento qui fuori ed ero convinta che questo..- indicai la massa di gente attorno a noi -...fosse l'esercito delle sue fans giunto di gran carriera dopo l'ennesimo post su Twitter.-
James scoppiò a ridere -Capisco.-
-Beh non sei contenta di esserti imbattuta nei tuoi vecchi amici rockettari, invece?- fece Matt, che nonostante avesse messo giù Trixie, se la teneva ancora stretta e non sembrava avere la più remota intenzione di lasciarla andare.
-Da morire!- continuai a sorridere come un'idiota in preda ad una paresi facciale e prima che me ne rendessi conto James, in testa al gruppo, ci aveva fatto strada fino al retro di un locale all'angolo di Camden Road.
-Ragazzi scusate, dovrei chiamare Robert. Non credo che riuscirò a trovarlo in questo casino.- esclamai a quel punto io, finalmente ricordandomi di avere un fidanzato che avrei dovuto incontrare almeno 20 minuti prima.
Non appena estrassi il cellulare dalla borsa, mi accorsi di avere 5 chiamate senza risposta e un messaggio.
-Oh no. Questo deve essere lui.-
Ovviamente era Robert. "Ci vediamo direttamente dentro, piccola. Ti amo."
-Piccola?- Trixie che si era avvicinata al display del mio cellulare e aveva letto il messaggio, iniziò a prendermi in giro.
-Ommioddio, Sugar. Cosa vi è successo? Non mi dire che tu lo chiami patatino adesso.-
-Ma smettila, stupida.- mi ricomposi immediatamente e digitai velocemente "Ok, Pattz. Noi siamo qui fuori." prima di rimetterlo in borsa e di schiarirmi la voce.
-Sei diventata tutta rossa, bionda.- James mi stava guardando sornione e Matt iniziò a ridacchiare.
-Piantatela, idioti- fece Delilah e io sospirai.
-Grazie, Dee.-
-Allora ragazzi...siete pronti a buttare giù il posto con la forza della vostra musica?- Trixie aveva già gli occhi a stelline e in un solo istante la sensazione delle vibrazioni del basso lunga la spina dorsale mi attraversò tutta.
-Puoi scommetterci, mademoiselle- Matt le scoccò un bacio su una guancia e lei rise come una bambina.
-Sono così felice di essere di nuovo qui, ragazzi. Non avete idea.-
Delilah strinse la mano di James e lui la baciò leggermente. -Allora, siete pronte?- chiese poi, prima di suonare una specie di interfono al lato della porta.
Improvvisamente mi sentii tremendamente euforica. Un concerto dei Gang of Gin. Era come fare un tuffo nel passato sì, ma solo nel meglio di ciò che era stato. Era come respirare ossigeno puro. Era tornare ad essere in completa sintonia con la parte di me stessa che ancora ballava sotto al palco.
Un tizio basso e calvo ci venne ad aprire e James gli tese immediatamente la mano -James Huber. Noi siamo il resto dei Gang of Gin.- fece semplicemente, sorridendo come solo lui sapeva fare.
-Sì, lo so.- esclamò il tizio, guardandolo dal basso verso l'alto.
-Voi e le vostre arie da rockstars navigate...- si guardò attorno, lasciando vagare lo sguardo su ciascuno di noi e scosse la testa.
-Vi basta che due ragazzine vi riconoscano per strada e vi sentite i nuovi dei del rock.-
Matt stava per ribattere qualcosa, ma il tipo gli alzò una mano davanti come per bloccarlo e scosse la testa.
-So cosa stai per dirmi e credimi...l'ho già sentito. Voi siete diversi, voi avete quel briciolo in più di talento, voi avete...la luccicanza.- roteò gli occhi.
-Muovetevi ad entrare forza.-
Eravamo tutti attoniti, James in primis, mentre il tizio ci teneva la porta aperta e passava a me e alle ragazze tre pass.
-Se fossi in voi signorine, tornerei a scuola invece di perdere il mio tempo dietro ai musicisti. Non ne vale la pena.- continuò poi, scoccando un'occhiata di disapprovazione a Trixie che con le calze a rete strappate e la minigonna di jeans sfilacciata sembrava una versione anni '00 di Nancy Spungen.
-Ci sono stata a scuola- fece lei, infilandosi il pass in tasca -E non l'ho trovata per niente divertente. Adesso, se vuoi scusarmi, la band ha bisogno di me.-
Gli passò accanto prendendo la mano di Matt e insieme si avviarono verso la green room.
Io e Delilah ci guardammo per un istante negli occhi e scoppiammo a ridere.
-Adoro la tua amica- scosse la testa e James le si avvicinò -Sì, Trixie è abbastanza...particolare come ragazza. Ti ricordi di quella volta che si era messa in testa di voler imparare a memoria tutti i nomi dei presidenti degli Stati Uniti da George Washington in poi?-
-Oddio non ricordarmelo. Li ripeteva in continuazione come una nenia. Quel viaggio fino ad Edinburgo resterà uno dei peggiori di tutta la mia vita. Nick si mise a baciare il suolo, non appena scendemmo dal tour bus.- feci io, non potendo evitare di sorridere a quei ricordi.
-Ne avete passate di cose insieme, eh?- esclamò Delilah sorridendo forse un po' malinconica e James le passò immediatamente un braccio attorno le spalle.
-Sì ma questo non significa niente. Lo sai.- le rivolse un'occhiata strana, penetrante e la strinse a sè, sollevando l'altro braccio ad accarezzarle i capelli.
Immediatamente lei sorrise ed io non potei fare a meno che sentirmi felice per entrambi.
Nonostante conoscessi Delilah da pochissimo, mi ero accorta del modo in cui James la guardava, di come a volte le sistemasse un ciuffo di capelli ribelle dietro l'orecchio, di come la stesse ad ascoltare mentre parlava.
Se lo meritava. Questo e molto altro ancora.
In quel momento, la porta della green room si spalancò di scatto e le inconfondibili grida di Trixie invasero lo spazio angusto nel quale ci trovavamo.
Un secondo dopo la vidi schizzare via a tutta velocità, corrermi incontro e iniziare a piangere.
-Tu.- indicò James e poi si voltò verso Matt che era ricomparso sulla soglia, un mezzo sorriso ad increspargli le labbra. -E tu.-
Tornò a guardare James e scosse la testa -Siete dei fottutissimi stronzi.-
Iniziò a saltellare come un'indemoniata e si attaccò al mio collo rischiando di farci finire entrambe per terra.
-Mi spieghi che diamine stai facendo?- tentai di chiederle anche se parlare quando gridava in quel modo era un'impresa a dir poco titanica.
-No, no, no. Tu non hai idea. Non hai idea!-
A quel punto mi voltai verso James in attesa di delucidazioni e fu allora che successe.
-Stai bene, ragazzina?-
Spalancai gli occhi e la bocca e giuro che mi sarei messa a gridare a mia volta, se Trixie non mi avesse presa per un braccio e stretta a sè.
-Non sto sognando, vero?- mi chiese, il tono di voce così stridulo che ero sicura avrebbe finito per spaccare i timpani di tutti quanti.
-Quello lì davanti- indicò la figura che si stava avvicinando verso di noi e scosse la testa -...quello lì davanti non è il fottutissimo Carlos Barật, vero?-
Il fottutissimo
Carlos Barật, dato che proprio di lui si trattava, scoppiò a ridere facendomi solleticare lo stomaco di piacere e, arrivato di fronte a noi, strinse Trixie in un abbraccio.
-Il fottutissimo Carlos
Barật in persona- esclamò, scompigliandole i capelli.
James si avvicinò e sorrise -Sorpresa- esclamò.
-Tu...- non mi stupii di ritrovarmi a mia volta senza parole.
Carl Bar
ật, co-fondatore dei Libertines, una delle band che probabilmente avrei amato fino dentro la tomba e anche più in là, era là davanti a me. A ridere come se avesse 5 anni.
Mi voltai verso Delilah e la trovai sorridente e bellissima.
-Tu lo sapevi?- le chiesi.
-Beh...-scrollò lievemente le spalle e poi annuì -C'ha provato a tenermelo nascosto, ma non è durata molto.- baciò teneramente James e lui si passò una mano fra i capelli.
-Quando Jeff, il nostro manager, ci ha proposto questa serata inizialmente neanche ce l'ha detto che avremmo fatto da support band ai Libertines.- sorrise e alzò gli occhi su di me.
-Quando l'abbiamo saputo non riuscivamo a crederci.-
-Hanno mandato me a comprare le birre.- fece Delilah, scuotendo la testa.
-Sì, ci siamo sbronzati dentro gli studi della Rough Trade.-
-Tu sai cosa significhino i Libertines per noi. Per me.- continuò poi ed io annuii semplicemente, completamente priva di qualsiasi parola.
I Libertines.
Come anche solo iniziare a descrivere cosa quelle quattro persone completamente assurde significavano per James?
James ne era folgorato, ne era completamente assuefatto. Ne era innamorato.
James aveva iniziato a suonare la chitarra grazie a Carl.
Aveva deciso che voleva dedicare la sua vita alla musica grazie alle note di Time for Heroes.
James era riuscito ad andare a tutte le guerrilla gigs che la coppia Doherty/Bar
ật aveva organizzato nelle Albion Rooms, il loro appartamento di Bethnal Green.
James aveva chiamato la sua band Gang of Gin, perchè quando i Libertines si erano sciolti avevano lasciato un buco così profondo nel suo cuore, che non era stato capace di colmare in nessun modo se non quello di alzare il culo dal divano e andare nel mondo a diffondere la parola dei suoi ispiratori.
Abbiamo deciso di gettarci nell'eternità, erano state le parole di Carl e James ci aveva creduto così ciecamente da non pensare mai, neanche per un secondo, che non potesse essere vero.
Per lui i Libertines non erano mai finiti.
-Stasera sarà la loro reunion ufficiale- aveva gli occhi che brillavano ed io instintivamente lo abbracciai.
-E voi gli aprirete il concerto.-
James annuì e basta, e mi strinse ancora di più.
-Ho una voglia matta di piangere, J.J.-
In quell'istante Carl si avvicinò e battè una pacca sulla spalla di James -Tu devi essere Huber, non è vero?-
James annuì e gli strinse la mano e Carl sorrise sincero.
I suoi occhi erano così dannatamente brillanti che mi chiesi se fossero per caso ricoperti da qualche sostanza particolare.
Erano gli occhi di un artista, mi resi conto. Occhi che hanno visto e che continuano a vedere cose che per i comuni mortali non avranno mai un senso.
-E tu chi sei biondina?- stavolta si rivolse a me e quando lo fece, sorrise in quel suo modo tutto particolare che mi fece ricordare la me stessa 17enne che girovagava per Bethnal Green tentando di scovare la sede delle Albion Rooms.
-Io ti amo, Mr Carl Barật. Ti amo da un pomeriggio piovoso di 8 anni fa. Stavo girovagando per il Camden Market e piangevo perchè un idiota mi aveva mollata fra la 2 e la 3 ora di lezione. Ce l'avevo col mondo intero...e poi ecco che questa canzone meravigliosa inizia a diffondersi dappertutto. Il ragazzo che vendeva le maglie delle bands la stava canticchiando ed aveva un'aria così felice che non ho potuto fare a meno di sentirmi bene. Quella canzone era Up The Bracket.-
Carl sorrise ancora di più e io non potei fare altro che imitarlo. -Dio dolcezza, dovrai essere stata una visione.-
Alzò una mano ad accarezzarmi una guancia e il mio stomaco fece immediatamente un doppio salto mortale.
-Hey, hey Mr Carlos.- intervenne a quel punto Trixie.
-La signorina bionda qui presente ha un fidanzato. Te lo dico giusto per informazione.- Carl si voltò verso di lei -Mentre io sono single.- aggiunse subito dopo.
Scoppiammo tutti a ridere e in quell'esatto istante a me squillò il cellulare.
-Zuccherino dove cazzo sei? Io sono con i ragazzi qui dentro.- era Rob.
Mi voltai cercandolo con lo sguardo e mi accorsi del gruppettino di persone che, affollate davanti al bancone del bar, avevano già iniziato ad ordinare roba.
-Pattz, alza lo sguardo.- alzai una mano e lui, accortosi immediatamente di me, ci raggiunse all'istante.
-E' una follia qui fuori- esclamò, lasciando girovagare lo sguardo su tutti i presenti.
-E' già strapieno di gente.-
-Sì ce ne siamo accorti.- gli andai incontro e lo baciai velocemente.
-Posso presentarti un po' di persone?- gli presi una mano e lo portai dagli altri.
Nel frattempo anche John e Gary, rispettivamente bassista e batterista dei Libertines e Nick il bassista dei Gang of Gin, si erano uniti alla compagnia e a quel punto l'unico a mancare all'appello era Joe.
Sapevo che Trixie era in agitazione per il momento in cui l'avrebbe rivisto. Non ne avevamo ancora fatto parola, ma io sapevo che temeva quel momento con un'intensità devastante.
Ah ovviamente a mancare all'appello era anche Pete Doherty.
Il mio Pete. Non avevo ancora avuto coraggio di chiedere niente, ma il pensiero che potesse spuntare fuori all'improvviso mi emozionava e terrorizzava insieme.
Robert si schiarì leggermente la voce ed io capii immediatamente che si doveva sentire un tantino in soggezione.
D'altronde era ben cosciente dei miei sentimenti verso quel mondo, verso i musicisti in generale e quei musicisti di fronte a noi in particolare.
Non doveva essere una situazione facile per lui, me ne rendevo conto.
-Beh...James, Matt e Nick credo che tu li conosca di già.- mi passai nervosamente una mano fra i capelli e loro gli rivolsero un cenno di saluto.
James gli sorrise addirittura e tentò un -Come va?- che seppur poco convinto era pur sempre un passo avanti.
-Hey- rispose Rob, annuendo e arricciando impercettibilmente le labbra.
-Ciao Robs!- Trixie gli sorrise spavalda e lui ricambiò anche se non con la stessa intensità.
-Lei è Delilah, la ragazza di James.- feci a quel punto io, indicandogli Dee e finalmente lui riuscì a distendere le labbra in un vero sorriso e le tese la mano.
-Naturalmente già ti conosco di fama, Robert.- gli sorrise lei mentre lui iniziava a fare la cosa che meglio gli riusciva, passarsi la mano fra i capelli. -Piacere di conoscerti, Delilah.-
Quel suo atteggiamento tirato stava iniziando a darmi sui nervi e se non si dava una mossa a togliersi quel sorriso di circostanza dalle labbra, avrei finito col prenderlo a pugni.
-Beh e poi...- mi voltai verso Carl che per tutto il tempo delle presentazioni era rimasto tranquillamente in disparte ad osservare la scena -...Carl Barật.-
Robert finalmente si illuminò e gli strinse la mano in una vera stretta.
-Robert Pattinson, eh? Qualcosa mi dice che tu dovresti essere famoso. Sbaglio?- Carl gli rivolse un'occhiata strana e continuò a stringere la sua mano.
-Beh...sicuramente lo sono per le ragioni sbagliate.-
-Sì...possiamo dire che è una specie di attore, ecco.- intervenni a quel punto io.
-Sì, possiamo dire così credo- Robert sorrise e si voltò a guardarmi l'istante successivo.
Forse c'era rimasto un po' male del mio tono sbrigativo, ma in quel momento l'unica cosa di cui mi importava era assaporare di nuovo il brivido di un concerto direttamente sulla mia pelle.
-Qualcuno vuole chiamare Joe, per favore?- Matt era evidentemente il più agitato dei Gang of Gin e, non riuscendo a stare fermo neanche mezzo secondo, aveva iniziato ad andare avanti e indietro per la piccola saletta.
-Rilassati, Matt. Sarà qui a momenti. E poi sai anche tu com'è fatto.- fece James e Nick annuì immediatamente.
-Devo ricordarti di tutte le volte che abbiamo dovuto posticipare i concerti perchè non ci sarebbe stato nessuno alla batteria?-
-Mi ha rotto i coglioni con questi atteggiamenti da prima donna.- continuò Matt.
Nel frattempo eravamo stati raggiunti da Tom, Bobby e Sophie, i quali apparentemente avevano fatto pace, considerato che si tenevano per mano e sorridevano felici.
-Hey Sugar!- mi salutò immediatamente lei con un abbraccio, che ricambiai calorosamente.
-Sono contenta che siate qui insieme- le dissi io e lei annuì, alzando gli occhi al cielo.
-Storia lunga. Passa da me domani, al pub. Finisco il turno alle 14.00, poi ci andiamo a prendere qualcosa.-
-Certo- annuii e con la coda dell'occhio notai Tom salutare tutti gli altri, arrivare a Trixie e bloccarsi di colpo.
Avevo quasi paura di alzare lo sguardo su di lui, quando lo udii salutarla tranquillamente e rivolgersi subito dopo a James.
Era come se ci fosse una bomba inesplosa nel centro della stanza e tutti sapessimo della sua esistenza, ma di fatto nessuno avesse il coraggio di fare niente di concreto per metterci in salvo.
Robert mi si avvicinò e, presami per un fianco, mi avvicinò a sè.
-Credi che sopravviveremo ad una serata con tutti i nostri amici nella stessa stanza?-
Mi voltai a guardarlo e gli passai le braccia attorno al collo, non potendo evitare di sorridere.
-Ce la caveremo, tranquillo. E comunque, sinceramente non mi importa Pattz. Ci sono i Libertines...ti rendi conto?-
Scosse la testa e si mise a ridere -Purtroppo credo di rendermene conto.-
-Ti amo- gli sussurrai prima di baciarlo, e lui mi strinse immediatamente a sè, così forte da indurmi a chiedere quanto gli fossi effettivamente mancata in quelle poche ore che eravamo stati separati.
Quando si staccò, qualche minuto dopo, si schiarì la gola e il suo sguardò cambiò repentinamente espressione.
-James.- disse semplicemente.
Mi voltai giusto in tempo per scorgere un decisamente contrito James in piedi di fronte a noi, le mani in tasca e lo sguardo sfuggente.
-Robert.- esclamò, venendo avanti di un passo.
L'atmosfera era così tesa che si sarebbe potuta affettare con un coltello.
Mi voltai di nuovo verso Robert, che non accennava a muovere un muscolo e allora decisi di tagliare la corda.
-Ehm...io credo che andrò a cercare il bagno. Ci vediamo...beh, dopo.- sorrisi lievemente e prima che qualcuno dei due potesse ribattere, ero già fuori dalla portata d'orecchio.
Non avevo la più pallida idea di cosa potessero dirsi, ma sinceramente non morivo dalla voglia di scoprirlo all'istante.
Farselo raccontare con tutta calma, sotto il caldo delle coperte, quella sera da Robert sembrava un ragionevolissimo piano.
Mi guardai intorno e notai che tutti quanti erano impegnati a chiacchierare o ridere fra loro. Compreso Tom, che a quanto pareva sembrava andare molto d'accordo con Delilah, considerato il volume delle risate di quest'ultima e il frenetico gesticolare di Mr Sturridge.
Trixie e Matt stavano brindando con dei bicchieri stracolmi di quella che ero sicura essere vodka, mentre Sophie e Bobby, appartati nell'angolo più buio del locale si stavano scambiando tenere effusioni.
Io presi a gironzolare per conto mio e senza neanche accorgermene, mi ritrovai all'interno della green room, completamente deserta.
C'erano delle chitarre e qualche divanetto che sicuramente aveva visto giorni migliori, sparsi un po' dappertutto per il piccolo locale.
Sospirando, mi gettai a sedere su uno di questi.
Volsi lo sguardo alla mia destra e, appiccicato al muro quasi completamente scrostato vidi un fogliettino giallo.
The Libs, c'era scritto sopra.
-What a Waster, Death on the Stairs, Up the Bracket, Time for Heroes...- mi alzai per accarezzare con mano tremante la scaletta delle canzoni che i Libertines avrebbero eseguito di lì a poco, e proprio quando le mie mani toccarono la superficie ruvida e spiegazzata del foglio, qualcuno mi sfiorò una spalla, costringendomi a balzare spaventata.
-Ciao principessa-
Quella voce l'avrei riconosciuta fra miliardi di altre voci.
Sembrava strano che vivendo a Londra ed essendo sua fan da così tanti anni ancora non l'avessi mai incontrato, eppure era proprio così.
Mi ero sempre detta che la colpa era mia che avevo sognato troppo quel momento da renderlo impossibile da realizzarsi nella vita di tutti i giorni.
L'avevo visto così tante volte nella mia mente che incontrarlo davvero era semplicemente una follia.
Anche adesso che in teoria conoscerlo sarebbe stato facile, per me era ancora relegato nel limbo di tutte quelle cose che in potenza sarebbero potute accadere ma che di fatto non l'avrebbero mai fatto.
Pete Doherty era, e probabilmente per sempre sarebbe stato, l'eroe romantico di tutta la mia adolescenza. Era stato il creatore di una poesia così unica da costringermi a piangere la sera a letto perchè io, povera piccola ingenua ragazzina, non sarei mai stata in grado di formulare pensieri di una profondità tale.
Perchè io in fondo un po' mi sentivo affine a quel mondo spregiudicato e pazzo all'inverosimile, eppure non avevo il coraggio di affrontarlo fino in fondo, di scendere a patti con il lato più oscuro di me stessa.
Quello che veniva fuori quando la musica prendeva possesso di me e le giornate di pioggia mi facevano ringraziare il Cielo di essere al mondo.
Le giornate di pioggia e Robert ovviamente.
Lui che mi accompagnava per le stradine di Camden in cerca di chissà quale mito adolescenziale, lui che aveva percorso tutta Caledonian Road sotto la pioggia scrosciante soltanto perchè io gli avevo detto che se c'era un posto ad essere magico a Londra, oltre alla nostra panchina di Hyde Park e alla casetta sull'albero vicino a Finsbury, quella era Caledonian Road.

-Ma perchè?-
Lo guardai corrermi dietro, i capelli completamente zuppi e la camicia grondante.
-Torniamo a casa per favore!-
Mi bloccai di colpo e mi scostai una ciocca fradicia di capelli da davanti gli occhi.
-Tu torna a casa. Io non me ne vado.-
-Spiegami almeno perchè lo stai facendo- era di fronte a me e mi guardava sinceramente curioso.
Non mi reputava una pazza, mi resi conto.
Era solo curiosità.
-Beh perchè...- alzai le mani e mi guardai per un attimo intorno lungo Caledonian Road completamente deserta.
-Non lo so perchè, Robert.- scossi la testa e lui annuì.
-Deve esserci per forza un perchè?-
-Perchè, perchè, perchè? A te perchè piace suonare? Perchè ti piace andare a quegli stupidi spettacoli teatrali? Me lo sai spiegare?-
-Perchè ti piace startene sdraiato sul letto a leggere "La Storia Infinita"?-
Improvvisamente mi venne da piangere.
Una signora sul marciapiede opposto si era affacciata alla finestra e ci guardava con interesse.
-Forse non c'è niente qui.- mi morsi le labbra per non scoppiare in lacrime e Robert mi circondò fra le braccia.
-Faremmo meglio ad andare prima di beccarci una polmonite.- nascosi il volto nell'incavo del suo collo fradicio e non riuscii più a trattenermi.
-Col cavolo.- esclamò.
Mi strinse così forte da farmi male e il suo giacchetto di pelle impregnato dell'odore delle sigarette riportò tutto quanto a posto.
-Adesso noi andiamo...- si bloccò evidentemente a corto di idee e si mise a ridere.
-Andiamo in quel pub là...- si discostò giusto per indicarmi l'insegna sbilenca di un pub che sembrava chiuso da secoli e tornò a guardarmi.
-Ci sediamo e ordiniamo due birre. Scommetto che troveremo tutte le risposte che stiamo cercando, vedrai.-
Tirai su col naso e non feci niente per asciugarmi le lacrime, completamente confuse alla pioggia sempre più torrenziale.
-E se non le dovessimo trovare?-
Scrollò le spalle e iniziò a camminare -Continueremo a cercarle. Hai fretta per caso?-
Sorrisi e scossi la testa -Neanche per sogno.-

-Pete.- fu l'unica parola che il mio cervello riuscì a formulare quando si rese conto di trovarsi di fronte all'uomo che più di tutti aveva stravolto la mia visione delle cose.
-Penso che forse dovrei conoscerti...- esclamò lui, assumendo un'aria pensierosa e prendendo un'ultima boccata dalla sigaretta che teneva in mano.
-Non lo so bambola. Dovrei conoscerti per caso? Lasciami indovinare...ti ho messo incinta e mi farai causa per avere gli alimenti, vero?-
Si passò una mano fra i capelli e mi guardò stranito. -Vero?- chiese ancora.
-Cosa...? No, no...certo che no!- riuscii finalmente a rispondere e scoppiai a ridere.
Pete rilassò il volto in un sorriso così genuino da assomigliare ad un bambino di 5 anni e poi mi tese una mano.
-Posso sapere il tuo nome, allora?-
-Sugar...Sugar Lawrence.- nel momento stesso in cui le nostre mani entrarono in contatto, una scarica elettrica ci attraversò entrambi e Pete si scostò bruscamente.
-Mi hai dato la scossa, Sugar.- esclamò, alzando gli occhi su di me e guardandomi divertito.
-Forse sei stato tu a darla a me, signor Doherty.-
Rise -Forse.-
Ci guardammo negli occhi per una quantità indefinita di tempo e in quegli attimi fui sicura che tutto ciò che lui aveva sempre rappresentato per me apparve lì davanti, e gli fu immediatamente chiaro.
Strizzò per un attimo gli occhi e piegò la testa di lato -Sei strana, lo sai?-
-Non sei il primo a dirmelo.- sorrisi e mi venne spontaneo probabilmente arrossire e abbassare lo sguardo.
Mosse un passo verso di me e prima che potessi di nuovo alzare lo sguardo, si mise a sedere sul divanetto lì accanto e prese la Gibson appoggiata contro la parete. -Allora cosa sei Sugar? Una giornalista?-
Di nuovo mi misi a ridere -Magari. Sono solo una fan.-
-Una fan.- di nuovo quel tono derisorio che così bene conoscevo e così bene avevo imparato ad associare al suo sguardo in perenne lotta contro la pochezza del mondo.
-Non hai l'aria di esserlo.-
Rimasi in silenzio e riuscii quasi ad avvertire i meccanismi del mio cervello mettersi in moto per capire se prendere quella sua ultima frase come un'offesa o un complimento.
-Davvero? Beh sì dà il caso che io lo sia, invece. Completamente, totalmente, disperatamente.-
Si chinò per raccogliere una bottiglia di birra e prima di prenderne un sorso si voltò verso di me e me la offrì.
Scossi la testa e lui, scrollando le spalle, bevve quasi la metà del suo contenuto.
-Non mi hai ancora detto cosa ci fai qui.-
-Oh beh...- improvvisamente mi trovai a corto di parole.
-Gli altri sono ancora di là...-
Pete corrugò le sopracciglia e poi sbuffò -Oh capisco. Carl ti ha dato fastidio?-
-No affatto. Era solo diventato troppo caotico per me.- alzai gli occhi al cielo per fargli capire chissà cosa e lui si limitò a fissarmi in silenzio.
Poi riabbassò nuovamente lo sguardo sulla Gibson che stringeva fra le mani e iniziò a strimpellare qualcosa.
-Odio la confusione.- esclamò dopo qualche secondo.
-Credo di avere una specie di repellenza verso le persone, ma allo stesso tempo le amo in ugual misura. Ha senso per te?- mi guardò e quando lo fece, nella piega del mezzo sorriso, o nel taglio sfuggente degli occhi, fui in grado di scorgervi uno scorcio di eternità.
Mi trovai ad annuire e a sorridere completamente persa nel suono della sua voce.
E poi, come se non bastasse e non l'avessi già fatto a sufficienza, piansi.
Non me ne resi pienamente conto fino a che non vidi Pete corrugare le sopracciglia, sorridere, afferrarmi una mano e trascinarmi sul divano accanto a lui.
Posò la chitarra e con fare gentile mi asciugò le lacrime.
-Mi dispiace...- più parlavo più il nodo in gola si scioglieva, rendendomi impossibile pronunciare altre parole.
Lui si avvicinò e il palmo della sua mano sulla mia guancia era così caldo che credetti avrebbe lasciato la sua impronta lì sopra per sempre.
-Shh.- disse.
-Lo conosco quel mondo.-
Provai ad alzare lo sguardo, tentando di vincere la vergogna tremenda di aver pianto di fronte a lui, e vacillai sotto la profondità dei suoi occhi.
-Quello dove vivi anche tu- continuò, arricciando un poco le labbra.
-Non è facile, lo so.- annuì e la sua mano cominciò a tracciare un sentiero pericoloso sulla mia gola.
-La musica è l'unica cosa che abbia senso, vero?-
Annuii e, nonostante in quel momento l'unica cosa che desiderassi fosse quella di fermare il tempo in quell'esatto istante per l'eternità, mi allontanai e lui spostò immediatamente la mano.
-Tu non hai la minima idea di cosa significhi per me. Di cosa hai significato soprattutto. E di cosa significherai ogni giorno della mia vita.-
Scossi la testa e nascosi il volto fra le mani.
-Giuro che non volevo piangere, Pete. E la cosa mi fa incazzare da morire perchè lo sai da quanto è che lo sogno questo momento? Da quante notti, giorni, estati, inverni? Mi sono sempre detta che se mai fossi riuscita a conoscerti sarei riuscita a farmi vedere per quella che sono veramente e non una stupida fan piangente che non sa spiccicare parola. Perchè tu ci sei sempre stato per me. Sai, a volte la notte era difficile addormentarsi. Soprattutto quando si ha una testa come la mia che non smette mai di partorire idee strambe. E talvolta queste idee lo erano talmente tanto -strambe, intendo- che addormentarsi era completamente fuori discussione.
Così il tuo accento cockney era l'unica cosa che avesse il potere di aiutarmi a capire che razza di direzione prendere.
E ci sei sempre riuscito. A farmi odiare un po' meno il mondo, voglio dire.
Perchè se al mondo c'è posto per qualcuno così, Sugar mi dicevo allora non deve essere così tanto male alla fine.-
Mi fermai e alzai lo sguardo su di lui, completamente persa nel fiume delle mie stesse parole.
-Tu sei riuscito ad entrare sotto la mia pelle in una maniera che mi fa stare bene e male allo stesso modo, perchè non è facile rendersi conto dei propri limiti e accettarli ancora meno, ma tu di quei limiti te ne sei fottuto e sei andato avanti e lo continui a fare e io mi chiedo se arriverà mai la fine. Per te, sì. Io non credo, sai? Cioè andiamo, guardati. Tu...tu trasudi eternità da tutti i pori, Pete.
Tu non hai niente a che vedere con quella merda che vendono i giornali. Tu sei un'altra cosa completamente.
Tu sei un'anima grande, sei quello che fa a botte con il mondo, sei forse il fango della società, quello che non importa con quanto sforzo abbiano provato a soffocarti, tu spunti sempre fuori nei momenti più impensabili e lasci tutti a bocca aperta. Tu sei un eroe. Sei il mio eroe.
E lo sai che neanche me la ricordo qual è stata la prima volta che ti ho visto? Sì, la prima volta che sei entrato nella mia vita io non me la ricordo.
Semplicemente ci sei e quindi mi sono convinta che in un modo o nell'altro tu ci sia sempre stato...da qualche parte dentro di me.-
Pete mi guardò in maniera confusa, stordita. Quasi che non si aspettasse quella valanga di frasi sconnesse e senza senso catapultateglisi addosso da una ragazzina piagnucolosa e anche abbastanza timida.
Continuò a guardarmi anche quando qualche istante dopo la porta si spalancò e il frastuono di risate e grida ci investì completamente.
Lo fece perfino quando Carl si avvicinò a noi e, già completamente ubriaco, gli dette una pacca sulla spalla e gli si buttò addosso.
Ci scanzammo tutti e due e Pete si alzò, offrendomi una mano per fare altrettanto.
-Bilooo, dove te ne vai?- ridacchiò Carl semisdraiato sul divano.
-Ti ho portato un regalo, amico.- si frugò nella giacca di pelle e lanciò a Pete una mini bottiglietta di martini.
-Sugar Pie! Lo sapevo, lo sapevo!- Trixie raggiunse me e Pete in un istante e mi strinse a sè.
-Lo sai che questa ragazza qui, sì proprio questa bionda stratosferica qui di fronte a te...- iniziò a gridare in direzione di Pete -...ha giurato sotto l'effetto della tequila -e credo tu lo sappia meglio di me che quelli sono gli unici giuramenti che contano- che prima o poi ti avrebbe baciato?-
Lo prese per un braccio e sorrise -Me lo ricordo come fosse ieri. Eravamo sul tetto dell'attico di Fulham del suo ex ragazzo. Sai anche lui è un musicista. Credo che tu lo conosca...James!- gridò voltandosi e cercando James nella folla che aveva riempito la green room. -...James, tu lo conosci Pete vero?-
Io ero rimasta praticamente paralizzata e Pete, a parte un leggero sorriso, non mostrava molti più segni di vita.
-Eccoti bionda- esclamò James una volta che ci ebbe raggiunto, dopo aver sorriso a Pete.
Probabilmente si accorse di qualcosa di strano nell'aria perchè mi guardò a fondo e corrugò le sopracciglia.
-Robert ti stava cercando.-
Tornai subito con i piedi per terra e annuii semplicemente.
-Grazie J.J.-
-Oh avanti, che vuoi che gliene importi di Pattinson in questo momento?- fece Trixie, ma nessuno di noi le dette troppo peso, considerata la sfumatura alcolica della sua voce.
La verità era che non riuscivo ad ignorare il calore degli occhi di Pete che in quel momento erano fissi su di me. Con la coda dell'occhio riuscivo a scorgere i suoi capelli scompigliati e il calore che irradiava la sua persona era così pressante che per un momento desiderai che tutti quanti nella stanza scomparissero in modo da poter restare soli io e lui un'altra volta ancora. Una soltanto.
Eppure trovai la forza di muovermi e, dopo essermi scusata, mi allontanai.
Il numero delle persone che adesso affollavano il backstage era quantomeno raddoppiato in quei pochi minuti che ero stata lontana e il rumore delle loro risate riuscì a mettere a tacere per qualche attimo l'assordante confusione dei miei pensieri.
Volevo solo trovare Robert e raccontargli tutto.
Raccontargli l'esatta sensazione di beatitudine e insieme velata nostalgia avessi provato nel momento stesso in cui Pete Doherty si era finalmente reso conto della mia esistenza.
Perchè sapevo che lui avrebbo compreso. Lui più di tutti.
-Sugar.- e in un attimo la confusione sparì del tutto.
Aspettai qualche secondo prima di voltarmi, smettendo di respirare completamente.
Pete mi prese per una mano e mi fece voltare verso di sè.
-Grazie- mi sussurrò ad un orecchio.
Mi baciò lievemente su una guancia, prima di allontanarsi e quando lo fece credetti di svenire.
-Mi sembrava giusto che tenessi fede al tuo giuramento- sorrise un po'.
Rimanemmo entrambi in silenzio e il peso di miliardi di parole ci piombò addosso, ma entrambi lo ignorammo.
Era tutto troppo surreale perchè potessi credere che stesse capitando davvero, perchè mi potessi rendere conto che lui mi aveva capito, anche senza dire niente.
Che tutto ciò che io ero lo era anche lui in qualche modo, ed andava bene così.
In quel momento il mio cellulare squillò e tutti e due ci guardammo, leggermente imbarazzati.
-Sicuramente è il mio ragazzo, devo andarlo a cercare.- gli dissi e lui si limitò ad annuire, spostandosi per farmi passare.
Ero ancora sotto stato di shock quando lo presi dalla borsa e perciò non feci caso che invece il nome sul display del cellulare era quello di Vixie.
-Ciao baby!- la solita voce squillante di Vixie servì per farmi riacquistare almeno un minimo di lucidità.
-So che sei al concerto di James...anzi ti chiamo proprio per questo. Sono a letto con la febbre e Armstrong credo sia morto probabilmente...è uscito 2 ore fa per andare a comprare qualcosa da mangiare perchè nel frigo c'era solo un vasetto di yogurt scaduto e, oddio ti giuro che non resisto più...- si interruppe un secondo giusto per non morire soffocata dalle sue stesse parole e riprese -...ho fortemente bisogno di sentire aria di concerti. So che mi capirai, bambola. -
-Vixie!- esclamai quando riuscii finalmente a prendere la parola.
-Oddio sento il rumore del backstage- fece lei e me la immaginai ad occhi socchiusi, distesa nel suo ampio letto.
-Mi sono guardata qualche live, sono davvero bravi i tuoi amici sai? So che dovrebbero venire negli States a breve...non mi dispiacerebbe affatto intervistarli per il Kerrang!-
Scoppiai a ridere -Aspetta che lo sappia James. Ha una completa venerazione per quel giornale. Se non fosse che ha già una ragazza, che si dà il caso essere il mio ex e che probabilmente Billie provvederebbe di propria mano alla sua castrazione, ti farebbe una corte spietata.-
Una risata un po' rauca mi giunse dall'altra parte del mondo e proprio in quell'istante mi accorsi di Carl, che barcollando pericolosamente, cercava di raggiungere una ragazza bionda dall'aria leggermente annoiata.
Improvvisamente mi ricordai che durante le vacanze di Natale, tirando fuori uno dei cd dei Libertines dal mio ripiano dei cd, Vixie si era messa a saltellare per tutta la camera canticchiando What Katie Did e mi aveva detto di essere una grandissima fan dei Libs, di essere andata a vederli nella loro data di Los Angeles e, ciliegina sulla torta, di essere tornata a casa con la coscia sinistra autografata da Carl.
Alzai nuovamente lo sguardo su di lui e mi avvicinai, facendogli segno di prendere il mio telefono.
-E' Vixie Hetfield. Posso passartela?- gli chiesi sottovoce, sperando che la vodka e chissà cos'altro non gli avessero ancora annullato del tutto le facoltà mentali, lasciandolo in grado di capire di quale Vixie Hetfield stessimo parlando.
La famosa rampolla del co-fondatore dei Metallica.
L'azzurro dei suoi occhi vibrò.
-Passamela.- annuì sorridendo.
-Vixie...c'è qualcuno che vuole salutarti- le dissi, già pregustandomi la scena.
Ero sicura che la febbre le sarebbe immediatamente passata. O forse le sarebbe peggiorata, dipendeva dai punti di vista.
Non feci neanche in tempo a sentire la sua risposta, che Carl mi strappò il telefono dalle mani e iniziò a ridere -Vixie, Vixie, Vixie! La rossa di Los Angeles, eh?-
Gettò la testa indietro scuotendo i riccioli scuri e si appoggiò al muro dietro di sè.
-Allora quand'è che ci vediamo io e te?-
Mi avvicinai per tentare di carpire qualche sprazzo di conversazione e lui mi guardò con disapprovazione.
- La tua amica, qui vicino a me, vorrebbe farsi gli affari nostri.-
Udii Vixie ridere e dirgli di mandarmi affanculo.
Simpatica, davvero simpatica.
Carl mi guardò con sguardo eloquente e poi tornò a ridere di gusto -Scherzi a parte. Come te la passi tesoro?-
Restai a guardarlo parlare per circa 10 minuti con Vixie, lo vidi ridere, passarsi le mani fra i capelli, accendersi una sigaretta e molto altro ancora.
Nel frattempo Rob per fortuna mi raggiunse e quando si accorse del mio cellulare nelle mani di Carl scosse la testa divertito.
-Con chi parla?-
-Con Vixie.- mi voltai a guardarlo e probabilmente dallo scintillio dei miei occhi si rese conto che qualcosa era successo.
-E così è accaduto, eh?- sorrise sghembo e mi passò un braccio dietro la schiena.
Con la testa indicò qualcuno alla nostra destra e quando alzai lo sguardo mi resi conto essere proprio Pete, impegnato in un'accesissima discussione con James e Delilah.
Annuii -Già.-
-Ci ho scambiato quattro chiacchiere anche io.- annuì ancora e si passò una mano fra i capelli.
-Ha una visione interessante su...svariate cose.-
Risi e lui mi imitò -Mi ha anche chiesto se avessi dell'erba.-
Stavolta scoppiai a ridere fragorosamente e lui mi dette un pizzicotto su un fianco.
-Io ce l'avevo, cosa credi.-
-Oh, certo.-
-Tu non conosci nemmeno la metà delle mie mille risorse.-
-Piantala Pattz. Per fortuna, o sfortuna non saprei, le conosco tutte quante a memoria le tue mille risorse.-
In quell'istante, James scoppiò a ridere fragorosamente per qualcosa che Pete doveva aver detto, così alzai lo sguardo su di lui e Rob ridacchiò.
-So che stai morendo dalla voglia di chiedermelo. Sì, abbiamo parlato.- annuì e io rimasi a guardarlo in attesa che proseguisse.
Rimase in silenzio, sorridendo a malapena.
-Beh non ci siamo picchiati, come puoi vedere. E' già un passo avanti, non credi?-
-Oh, altrochè.- scossi la testa e decisi di lasciar perdere quel discorso per il momento, soprattutto perchè Joe e Trixie erano appena entrati nel mio campo visivo e, tenendosi per mano, si stavano avviando verso uno dei divanetti più nascosti della sala.
Tom sbucò fuori all'improvviso e si avvicinò a noi, evitando accuratamente di guardare verso una certa direzione.
-Ne hanno ancora per molto? Sto iniziando ad odiare tutti quanti.- esclamò con la sua rinomata gioia di vivere.
Prese un sorso dal suo bicchiere e poi si voltò inevitabilmente verso Trixie e Joe.
Li indicò con un cenno del capo e poi rise -Voi ce le avete le parole? Perchè io proprio no.-
-Cos'era...due mesi fa che facevamo a botte in un vicolo di Soho?-
-Lascia stare Tom, davvero. Se vuoi metterti a capire Trixie è un'impresa persa in partenza.- feci io, e Rob annuì serio.
-Andiamo piuttosto a sentire quanto manca prima del concerto. Non ne posso più di questa attesa.-
Così ci avvicinammo a James, Pete e Delilah e quando James mi vide mi prese per un braccio e mi attirò accanto a sè.
Lo guardai in faccia e lo vidi completamente ubriaco.
Pete stava farneticando qualcosa su come gli Strokes fossero un manipolo di stronzi in gonnella mentre Delilah, alquanto alticcia a sua volta, tentava di far valere la tesi opposta.
-Vorrai scherzare, Mr Pete-Sono Figo Solo Io-Doherty. Gli Strokes sono poeti di strada, sono dei veri punk rockers. E sono di New York, cazzo.-
-E questo che cazzo vuol dire?- le rispose Pete, guardandola serio per un istante prima di scoppiare a ridere.
James mi passò un bicchiere con un indefinibile sostanza color lavanda dentro e mi incitò a berlo tutto d'un fiato, in memoria dei bei vecchi tempi.
-Butta tutto giù bionda, e non ci pensare-
Robert mi tolse immediatamente il bicchiere di mano e lo poggiò su un tavolo lì vicino.
-Ha già bevuto a sufficienza, non ti preoccupare- gli disse, sforzandosi il minimo indispensabile di apparire quantomeno non scortese.
James scosse la testa e bevve il contenuto del bicchiere, prima di guardarmi serio.
-Sugar sobria ad un concerto. E' proprio vero che c'è una prima volta per tutto, allora.-
-Già a quanto pare sì, J.J. Senti quando avete intenzione di cominciare? Ormai anche Joe è arrivato...-
-Ci stiamo scaldando. I ragazzi sono nel pieno dei loro riti scaramantici...di certo non te li sarai dimenticati.-
-Come potrei mai?- risposi io, alzando gli occhi al cielo e sentendo solo una leggerissima fitta di nostalgia.
-10 minuti e si va in scena.- esclamò poi strizzandomi un occhio e stampandomi un bacio su una guancia, prima di trascinare via con sè Delilah, ancora nel pieno del suo particolarissimo dibattito sugli Strokes.
-Ecco dov'eri finita!- la voce di Carl giunse alle mie spalle e mi fece sobbalzare.
-Non sapevo che Vixie fosse una tua amica.- mi ridette il cellulare, prima di gettarsi addosso a Pete.
-Già e io non sapevo che fosse una delle tue.-
Ma ovviamente non mi stava già più ascoltando, preso com'era dal fare il solletico al suo compagno di band.
Robert si girò a guardarmi e alzò gli occhi al cielo. -Queste sono le tue rockstars, zuccherino.-
Il rumore della folla sotto di noi, riportò la mia attenzione alla realtà circostante e finalmente mi resi conto che c'eravamo.
Il concerto stava per iniziare.


La folla era in puro delirio.
L'ultimo accordo della chitarra di James che andava a finire Stone Me, la loro ballata malinconica, fu sovrastato da una miriade di urla ed io non potei che sentirmi orgogliosa.
I Gang Of Gin erano ancora meglio di come li ricordassi. Sembravano finiti i tempi degli attacchi sbagliati, delle stecche, delle liti per la scaletta eseguita al contrario.
In poco più di due mesi si erano trasformati in professionisti veri. Erano cresciuti.
Mi voltai a guardare Trixie e nello splendore dei suoi occhi, vi scorsi lo stesso velo di nostalgia che ricopriva i miei.
Quelli erano i nostri ragazzi. Era la nostra band.
Nick si avvicinò ad una delle casse per sistemare le vibrazioni del basso e ci strizzò un occhio.
Trixie gli sorrise, e poi spostò immediatamente lo sguardo su Joe, in quel momento attaccato alla bottiglia di birra.
-Avete parlato allora?- le chiesi, seguendo la stessa traiettoria del suo sguardo ed ammirando i muscoli del batterista biondo che veniva dal Minnesota.
-Hmmm.- mosse un po' il capo e sorrise enigmatica -Non proprio.-
-Siete pronti per i Libertineeeeees?- iniziò a gridare Matt al microfono, caricando la folla al massimo.
-Siete prontiiiiiiiiiiiii?????-
-Con Joe non si parla mai..lo sai.- rise prima di iniziare a gridare e ad agitare le mani.
-Quest'ultima canzone è il motivo per cui siamo qui oggi.- continuava intanto Matt, mentre James girellava per il palco strimpellando qualche nota per fomentare le urla.
-E' una cover dei Babyshambles e si chiama...-
Tutta la folla iniziò a gridare all'unisono "G A N G  O F  G I N, G A N G  O F  G I N" e in quell'istante Delilah arrivò accanto a noi.
-GANG OF GIN!- gridò Matt al microfono mentre James trasformava l'apparente strimpellare a casaccio, nella meravigliosa intro della omonima canzone.
Tutte e tre gridammo con quanto fiato avessimo in gola e ci mettemmo a saltare come delle ossesse mentre Matt iniziava a cantare "I get 'round to singing about that gang of gin I'm in"
Trixie urlava così forte da sovrastare quasi il suono delle altre persone dall'altro lato del palco ed era in uno stato di così perfetta trance che mi fece desiderare di seguirla immediatamente.
Ben presto tutto il resto dei nostri amici ci raggiunse e Robert, con mia estrema sorpresa, mi si avvicinò cantando.
Lo guardai felice e lui mi passò un braccio attorno le spalle -Te l'ho mai detto che amo questa canzone?-
Risi e lo baciai e lui mi strinse a sè, scendendo ad accarezzarmi la pancia.
Alzai immediatamente gli occhi nei suoi e vi scorsi un breve scintillio -E' fortunato- disse sorridendo.
-Non è da tutti trascorrere il primo mese di esistenza nel mezzo di un concerto rock.- scosse un po' la testa e mi accarezzò i capelli. -Ha già la musica nel sangue-
-Sai, credo che quella ce l'abbia a prescindere-
Rise e in quel momento ci immaginai per la prima volta tutti e tre insieme.
Io, lui e il nostro bambino.
Non avevo paura. Tutt'altro.
Non vedevo l'ora di cominciare quella che sarebbe stata la più grande delle nostre avventure.


I Gang Of Gin finirono di eseguire la canzone fra urla deliranti, pianti, grida e incitazioni varie.
Pete e Carl li avevano seguiti con estremo interesse durante tutta la loro performance e quando finalmente James scese dal palco, Carl gli andò incontro e gli strinse la mano.
-Bello stile, amico.- gli disse.
Pete, dal canto suo, era rimasto profondamente esilarato da quella versione di Gang Of Gin, la canzone che egli stesso aveva composto in un momento di rabbia estrema verso Carl e tutto ciò che erano stati i Libertines, tutte le cose in cui aveva creduto un tempo.
Forse, sentirla in quel determinato momento, adesso che le loro strade si erano finalmente ritrovate era come la grande conclusione di un piano superiore.
Uno di quelli in cui gli piaceva tanto credere.
Mi accorsi che esitava a prendere in mano la chitarra e il suo posto sul palco.
Gary si era già sistemato alla batteria e John aveva imbracciato il basso.
Carl si era tolto la giacca ed era pronto ad andare in scena.
Mancava solo lui.
-Hai bisogno di un portafortuna?- mi avvicinai e lui alzò immediatamente lo sguardo.
-La tua sciarpa andrà benissimo-
-Guarda che la rivoglio a fine concerto- gli sorrisi e gliela porsi.
-Che cazzo stai facendo Pete?- Carl balzò un'altra volta giù dal palco e si avvicinò a noi.
-Oh porca puttana- fece poi, alzando gli occhi al cielo e sbuffando. -Ancora con queste stronzate?-
-Piantala Carlos e sali su quel cazzo di palco.- fece Pete, prima di voltarsi verso di me e prendere la chitarra poggiata contro il muro.
-Grazie.- mi passò accanto e prima che potessi rispondergli, sparì sopra al palco.
Rimasi un istante a contemplare lo spazio che aveva occupato fino a qualche istante prima e quando udii la folla urlare e gridare il loro nome una scarica di adrenalina mi pervase da cima a fondo.
I Libertines erano tornati insieme.


Concerto!

-Biloooo!- gridò Pete provocando l'aumentare delle grida.
Trixie mi raggiunse immediatamente, felice all'inverosimile.
Si limitò a guardarmi e a stringermi una mano, prima che le prime note della chitarra di Carl iniziassero a riscaldare ulteriormente l'atmosfera.
E poi, l'intro inconfondibile di What a Waster prese vita.
Guardai Pete suonare con la mia sciarpa attorno al collo, gli occhi catturati dalla moltitudine dei suoi fans, la mente già lontana in quel mondo fantastico che veniva fuori ogni qualvolta imbracciasse la chitarra e i brividi mi scossero inesorabili.
Quando anche Gary dette il via alla batteria, io e Trixie eravamo già in preda alle grida estatiche.
-What a waster, what a fucking waster!- iniziammo a cantare e ben presto anche Delilah e Sophie si aggiunsero a noi.
Era incredibile l'energia che Pete e Carl sprigionavano quando entrambi solcavano il palcoscenico. C'era una sorta di strana alchimia fra loro, una magia che era innegabile e soprattutto era palese a chiunque.
James era come impazzito. Non faceva altro che cantare assolutamente perso dentro l'universo della musica, gli occhi chiusi e la testa che si muoveva da una parte all'altra.
Trixie saltellava come una matta e gridava come non l'avevo mai vista fare prima.
-When she wakes up in the morning, she writes down all her dreams- Pete si voltò un istante verso noi quattro che urlavamo sotto al palco e ci sorrise.
Per me significò tutto. Tutta la mia adolescenza trascorsa ad ammirarlo da lontano mi si riversò addosso e mi ritrovai a piangere a dirotto.
-So tell me where does all the money go? Straigh, straight up her nose!- mi asciugai velocemente le lacrime e iniziai a ridere e poi di nuovo a piangere e quello che provai fu assolutamente indescrivibile.
Il concerto trascorse come in un sogno ad occhi aperti. Impossibile da credere reale.
Pete e Carl non si erano fermati un singolo istante. Non facevano altro che saltare dappertutto, scherzare con i fans, giocare fra di loro, cantare dallo stesso microfono ed in generale incendiare la folla con la potenza delle loro canzoni.
E poi, subito dopo a che le ultime note di Death on the Stairs si furono perse nell'aria, il silenzio calò per tutto il locale.
Tutti sapevamo che Up the Bracket era la prossima in scaletta, e quel silenzio carico di aspettativa mi incendiò il sangue nelle vene.
Trixie mi prese per un braccio e scosse la testa.
-Ti giuro che adesso posso morire felice.- disse ed onestamente non avrei saputo darle torto.
Robert si era fatto un po' in disparte perchè sapeva che quello era un momento simbolico per me.
Lui più di tutti sapeva cosa i Libertines e la loro musica avessero significato, quella voglia di evasione, la convinzione di poter cambiare il mondo anche dalla sicurezza della mia camera, con il solo potere di una canzone.
I Libertines erano quelli che ascoltavo quando avevo bisogno di una ragione per credere che un giorno le cose sarebbero migliorate e che anche io forse avrei potuto essere felice.
E lui sapeva come mi dovevo sentire e sapeva che avevo bisogno di essere lasciata sola con quella musica ed i creatori di essa.
Ragazze mettete a 2.05!
Gary dette il via con la batteria e Carl partì immediatamente con la chitarra.
La folla continuava a rimanere in silenzio e quando anche Pete partì, un fascio di luce li illuminò entrambi.
La frenesia si propagò immediatamente per tutta la sala, costringendo anche me e Trixie a gridare con quanto fiato avessimo in gola.
Allora Pete si voltò a guardarci e ci fece segno di salire sul palco.
Trixie non se lo fece ripetere due volte e presami per mano si catapultò lì sopra, a fianco di un amplificatore.
-Saw two shadowed men on the Vallance Road...- intanto aveva cominciato a cantare Pete, tornato a muoversi come un pazzo per tutto il palcoscenico.
-...said they'd pay me for your address, I was so bold.-
E poi si voltò verso di noi e con la testa ci intimò ad andargli vicino.
-You see these two cold fingers?- cantammo tutti e tre insieme al microfono e quel preciso istante provocò qualcosa dentro di me.
Qualcosa di irrimediabilmente profondo.
Perchè seppi che ce l'avevo fatta. Ero arrivata ad essere quella che avevo sempre sognato.
-These crooked fingers I show? You, the way to mean no!-
Trixie mostrò le due dita al pubblico, nel chiaro gesto offensivo tipicamente britannico e Pete le dette una pacca sul sedere.
-Well, they didn't like that much I can tell you- tornò poi al microfono e lo avvicinò alla mia bocca.
-Said "sunshine, I wouldn't wanna be in your shoes"- cantai io al posto suo e l'istante successivo fu il turno di Trixie -They chased me up three flights of stairs, caught me in the lift, I sighed and said hello!-
-but it's impossible!- concluse Carl, che dall'altro lato del palco ci guardava divertito.
Fu indubbiamente il concerto migliore della mia vita.
Tutto ciò che avevo sempre desiderato accadde e anche di più.
Restammo per tutto il tempo della canzone sopra al palco a ballare, ridere, cantare, salutare i fans in delirio e quando alla fine mi voltai verso Robert e lo trovai lì sotto a darmi una mano per farmi scendere, gli buttai le braccia al collo e lo strinsi forte contro di me.
-Ti amo, ti amo, ti amo!- lo riempii di baci e lui ridendo mi mise giù.
-Sei ubriaca di rock 'n roll?-
Mi guardò scuotendo la testa e io annuii -Sì di questo e di tante altre cose ancora.-




Ragazzeeeeeeeeeeeeee!!! Mi mancate troppo per iniziare questi ringraziamenti con le, seppur doverose, infinite scuse che in realtà dovrei farvi dopo la bellezza di ben quasi 3 mesi dal mio ultimo aggiornamento.
Ma il fatto è che davvero mi siete mancate tantissimo. Voi e la mia storia. E tutto quello che si era creato.
Perciò vi chiedo scusa, per un bel po' di cose.
Il fatto è che Londra..beh mi ha leggermente scombussolato e adesso rientrare in "carreggiata", insomma non è stato così immediato.
Poi metteteci pure il fatto che mi manca un esame e mezzo prima di essere ufficialmente chiamata "laureanda" e beh, l'ispirazione che manca eccetera eccetera. Basta non vi annoio più :D
Volevo dirvi due cosine su questo capitolo che, come avrete notato (se siete arrivate in fondo a leggerlo tutto vi arriverà in omaggio un membro del Brit Pack a vostra scelta XD) è infinitamente lungo (e difatti questo è anche uno degli altri motivi del perchè ho impiegato così tanto a scriverlo).
Il fatto è che volevo rendere omaggio ai Libertines. Ecco tutto.
Il fatto è che quei due ometti che rispondono al nome di Pete Doherty e Carl Barȃt mi hanno provocato così tante e forti emozioni che non potevo, proprio non potevo, non dedicargli almeno un misero (misero è proprio la parola giusta!) capitolo della mia fanfiction.
Per cui perdonatemi per la quasi totale assenza di Robert, della praticamente estraneità al resto della trama della storia, ma questo è un capitolo un po' sui generis. Spero mi perdoniate e vi giuro che dal prossimo si ritorna ai vecchi sistemi :)
Prossimo che, fra l'altro, vi anticipo già da ora non so quando arriverà (ma sicuramente prima di questo!) dato che il 18 Febb ho ben due esami lo stesso giorno. Quindi da adesso mi devo mettere giorno e notte con la faccia incollata sui libri e basta!
Beh che altro dirvi..avevo in mente un milione di altre precisazioni da farvi man mano che scrivevo ma adesso, come prevedibile, me le sono dimenticate tutte.
Beh comunque qualcosa mi ricordo, quindi:
- la cosa che Sugar dice a Pete è ovviamente tutto ciò che io penso di lui e che ho sempre sperato di potergli dire un giorno;
- Gang of Gin è una canzone che Pete ha scritto subito dopo aver lasciato i Libertines, dove dice quanto Carl sia stato meschino con lui perchè l'ha sfruttato e poi semplicemente abbandonato quando ha smesso di aver bisogno di lui incolpando la droga (il motivo per cui i Libs si sono sciolti, perlomeno quello noto alla stampa, è il continuo stato di degrado assoluto in cui Pete riversava dovuto alla droga). E' una canzone che amo perchè si vede tutta la rabbia di Pete,  quella rabbia che si prova quando qualcuno che ami tremendamente ti ferisce. E quindi dici anche cose che non pensi. Ecco Pete ha fatto proprio questo;
- I live che vi ho messo sono presi da uno dei loro primi concerti in Giappone. E' un  live che amo perchè loro sono ancora così giovani e acerbi in un certo qual senso, che non potevo proprio non metterlo. Per cui l'ho semplicemente riadattato al capitolo;
- I Libertines si sono rimessi insieme l'anno scorso e la loro reunion ovviamente non è andata proprio così, ma nel mondo ideale che è questa fanfiction mi piace pensare che possa succedere.
-Bilo è il soprannome con il quale Carl chiama sempre Pete :D;
- Se avete altro da chiedere, qualche altro chiarimento o roba varia ovviamente fatelo!
-Ultimissima cosa ma non per questo meno importante...la fantastica winniepoohina, nonchè mia socia in moltissimi affari, ha scritto una piccola one-shot su ciò che è effettivamente successo quell'infausto pomeriggio nel quale diciamo Tom non è stato molto fedele ad Amber.
Così magari si capirà meglio il perchè di tante cose! Voi ovviamente leggete perchè ne vale veramente la pena! --> Don't tell that you love me !


Vi amo infinitamente e ci sentiamo presto :D :D





Robert Pattinson, nessun membro del Brit Pack, nè tantomeno i Libertines mi appartengono ç_________________ç

Tutti gli altri sì però ghghghghghh, delirio d'onnipotenza *__________________*
XD
Ok la smetto, alla prossima ;)

Xx














































  






 

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Capitolo 41
*** «but the first day you came into my life, my time ticks around you ***


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Capitolo 41
41

-Signorina Lawrence?-
Robert, seduto accanto a me in una delle comodissime poltrone color lavanda della saletta privata del Portland Hospital, alzò la testa dal copione di Bel Amì e sorrise alla receptionist.
-La dottoressa Fisher la visiterà adesso.-
-Grazie- annuii e tentai di far muovere le mie gambe, che invece sembrava non ne volessero sapere di collaborare.
La ragazza continuò a sorriderci gentilmente e Robert mi accarezzò una mano, chiudendo di scatto il copione e infilandoselo velocemente nella tasca interna della giacca.
-Andiamo, zuccherino.-
Io deglutii e socchiusi gli occhi in preda ad un attacco improvviso di nausea.
L'idea di farmi visitare mi dava semplicemente il panico.
Rimasi a fissare una foto di Victoria Beckham con suo figlio fra le braccia, appesa alla parete di fronte e lasciai che Robert mi riscuotesse un'ultima volta.
-Hey.- mi esortò.
Sorrideva ed era così bello che non potei fare altro che annuire.
Mai come in quel momento mi resi conto di avere bisogno di lui e del calore della sua mano.
-Andrà tutto bene.-
Due giorni prima avevamo finalmente chiamato la ginecologa che ci aveva consigliato Victoria, la dottoressa Linda Fisher.
Ormai ero entrata nell'ottava settimana ed aspettare oltre sarebbe stato assurdo, così avevo preso il coraggio a due mani e avevo composto il suo numero, con Robert accanto a me, sdraiati nel suo letto.
Sembrava assurdo come lui riuscisse a gestire tutta quella situazione senza la benchè minima traccia di panico, mentre la sottoscritta non faceva altro che scolarsi bottigliette di Rescue Remedy per calmare l'agitazione.
Perchè non è lui quello che deve sentire crescere dentro il proprio corpo un altro essere umano per i prossimi 7 mesi aveva giustamente puntualizzato Victoria quando le avevo esposto le mie preoccupazioni in merito.
-Signorina Lawrence?- continuò la receptionist, con la più lieve sfumatura di irritazione nella voce gentile.
Io e Robert ci alzammo e la seguimmo per un lungo corridoio ricoperto da una moquette chiara. Le pareti erano piene di fotografie di donne famose con i propri bambini appena nati e mi fermai giusto un secondo a pensare a quante celebrità la dottoressa Fisher avesse fatto partorire.
In condizioni normali doveva essere praticamente impossibile riuscire ad ottenere un appuntamento con lei, ma ovviamente snocciolare il nome di Robert Pattinson come niente fosse aveva reso le cose estremamente più facili per me.
Nessuno dei due riuscì a spiccicare parola mentre seguimmo la receptionist lungo il corridoio e con la coda dell'occhio mi accorsi che l'incedere di Robert non era più tanto spavaldo.
Non potei fare a meno di trattenere un fremito di vittoria.
Allora non era così tranquillo, dopotutto.
La cosa mi fece sentire meglio, per assurdo che fosse.
Finalmente la receptionist si fermò di fronte ad una porta e bussò due volte, prima di aprire e farci entrare.
-Linda, c'è la signorina Lawrence con...- si bloccò un istante e sorrise a Robert -...il suo fidanzato.-
-Oh, prego accomodatevi!- esclamò una bellissima donna dai capelli scuri e gli occhi brillanti.
Venne avanti e strinse la mano sia a me che a Robert, guardandoci a fondo e infondendomi immediatamente una sensazione incredibile di sicurezza.
-Linda Fisher- esclamò. -Chiamatemi semplicemente Linda.-
Poi ci indicò le due sedie di fronte alla scrivania e sorrise di nuovo -Prego accomodatevi, così chiacchieriamo un po'.-
Tornò a sedersi e, presa in mano una stilografica, scrisse Sugar Lawrence sopra ad un fascicolo.
 -Dunque, ho già avuto tua sorella fra le mie pazienti, Robert.- lo guardò sorridente e lui annuì.
-Sì, entrambe le sue...gravidanze.-
-Lydia e William. Me li ricordo bene- fece lei annuendo.
-Esatto- intervenni io, sinceramente stupita dal fatto che si ricordasse ancora i nomi di due bambini che aveva fatto nascere anni prima.
-Beh, non posso che essere estremamente felice del fatto che abbiate pensato a me come ginecologa che vi seguirà per tutto il corso della gravidanza.-
Accarezzò lievemente il foglio davanti a sè e non potei fare a meno di notare che aveva delle dita lunghissime ed affusolate e delle unghie perfettamente curate.
-Come ti senti, Sugar?- mi chiese subito dopo. -Nausee, giramenti di testa?-
-Sì la mattina ho ancora la nausea, anche se non tanto spesso come prima.-
-Bene, è un buon segno direi!-
Scrisse qualcosa sul fascicolo e tornò a guardarmi -Ultimo ciclo?-
-Fine novembre, credo. Non sono del tutto sicura...- mi voltai verso Robert e lui rise -Non guardare me, zuccherino. Pensi che possa saperlo io?-
Sia io che Linda scoppiammo a ridere e poi lei tornò a scrivere.
-Prima gravidanza, giusto?-
-Sì- sorrisi e guardai di nuovo Robert che mi strinse una mano.
-La prima-
-Non siete sposati.- continuò lei, senza sollevare lo sguardo dal foglio che stava compilando.
Impercettibilmente, Robert si mosse accanto a me ed emise uno strano suono. Tremendamente simile ad una risatina soffocata.
-No. Non lo siamo- risposi io ed allora Linda alzò lo sguardo su di me.
-Oh vi prego non pensate che voglia farmi i fatti vostri. E' la prassi- rise un po' ed indicò il foglio davanti a sè.
-Non c'è problema- esclamò Robert e ad un comune ascoltatore sarebbe suonato perfettamente tranquillo. Io che lo conoscevo bene, d'altronde, non riuscii a non notare la sfumatura derisoria nella sua voce.
Linda continuò a farci domande e a parlare di vitamine, esami del sangue che avrei dovuto fare e un sacco di altre cose ancora per mezzora, fino a che non sentii la testa esplodere e tutto intorno a me prese a girare.
-Sugar..? E' tutto a posto?- la voce di Linda mi arrivava attutita.
Improvvisamente mi resi conto di aver chiuso gli occhi e di aver afferrato saldamente il bordo della scrivania.
-Hai bisogno di stenderti?- le sentii ancora chiedermi.
-No, no...è tutto a posto.- aprii gli occhi e tentai di riprendere una respirazione normale.
-Hey..- Robert si sporse verso di me e mi accarezzò il viso.
-Vuoi un po' d'acqua?- mi chiese Linda e, senza aspettare che rispondessi, si alzò e riempì un bicchiere dal distributore automatico.
Me lo porse e prima di rimettersi a sedere aprì un po' la finestra.
-Facciamo entrare un po' d'aria magari.-
-Sto bene davvero. E' stato solo un lieve giramento di testa.- posai il bicchiere sulla scrivania e Robert mi guardò preoccupato.
-Quando te la senti puoi stenderti sul lettino, Sugar- continuò poi Linda, sorridendomi cordialmente.
Annuii e dopo aver finito di bere l'acqua mi alzai ed andai a stendermi sul lettino in fondo alla stanza.
Robert mi seguì immediatamente e si sedette accanto a me.
Mi girai a guardarlo e mi accorsi che riusciva a malapena a sorridere.
Gli presi una mano e lui me la strinse.
-Allora...- Linda ci venne vicino e si infilò un paio di guanti di gomma.
-Vediamo questo bambino.- ci sorrise prima di prendere in mano la sonda e iniziare l'ecografia.
Avevo la salivazione completamente azzerata e fui sicura di riuscire a sentire il cuore di Robert battere all'unisono con il mio.
Immediatamente un'immagine in bianco e nero, tremendamente confusa, apparve sullo schermo del computer.
Smisi all'istante di respirare, completamente catturata da quella vista.
Istintivamente mi voltai verso Robert e lo vidi completamente paralizzato, gli occhi fissi sull'immagine sfocata davanti a noi.
Linda mosse un po' la sonda mentre le immagini sullo schermo si muovevano come fossero in un caleidoscopio confuso.
-Beh, non si vede ancora molto per adesso- si voltò verso di noi e sorrise.
-Ma c'è un bambino, giusto?- esclamai all'improvviso, non riuscendo più a trattenere quel timore infantile che non mi aveva fatto chiudere occhio per giorni, fin da quando avevamo fissato quella visita.
-Decisamente sì-
-Ecco per favore, tranquillizzala.- fece Robert tentando di sorridere, senza comunque scollare gli occhi dal computer.
-Eccolo qui il vostro bambino.- Linda indicò un punto ben preciso sullo schermo che a me sembrava perfettamente uguale a tutto il resto e sorrise di nuovo.
Dio, quella donna sembrava non essere capace di fare altro che sorridere.
-Ehm...dovremmo vederci qualcosa?- Robert rise e inspiegabilmente un po' della mia tensione se ne andò.
Anche Linda si mise a ridere -Dunque, questa cavità nera è l'utero...- con la penna ci indicò ancora lo schermo -...questa è la camera e qui dentro...questa cosina minuscola a forma di S, la vedete? Ecco questo è il bambino.-
Robert si sporse completamente verso lo schermo e si passò una mano fra i capelli.
-Wow.- mosse la mano nella mia e io gliela strinsi.
Poi Linda si mise a premere dei tasti sul computer e prima che potessi capire cosa stesse facendo, un rumore ritmico iniziò a diffondersi per la piccola stanza.
Bum, bum, bum
Non era molto forte e ci misi un po' a realizzare di cosa si trattasse.
Quando lo feci però, sentii lo stomaco attorcigliarsi su se stesso.
-E'...- deglutii un attimo prima di tornare a parlare -...è il battito?-
Linda annuì semplicemente, come se non volesse interferire con quel dolce suono ritmico.
Robert aumentò la stretta alla mia mano e quando lo guardai vidi che aveva arricciato le labbra in uno dei suoi sorrisi meravigliati.
Uno di quelli che in genere eisibiva quando si sentiva veramente al colmo della felicità.
-E' abbastanza strabiliante, eh?- ci chiese alla fine lei.
-Questo è il momento che preferisco in assoluto.-
-E'...assurdo.- disse Robert.
-Non è ancora abbastanza forte perchè ha solo 8 settimane ma è un battito buono. Decisamente.-
Io ero sinceramente senza parole. Non avrei mai creduto di potermi sentire in quel modo. In un modo che mi faceva desiderare di stringere quel bambino fra le braccia, di poterlo guardare in faccia, di poterlo baciare, di poterlo sentire, sentire davvero.
In quel momento mi resi pienamente conto della sua presenza e la cosa mi riempì di un calore così forte che mi costrinse a sorridere felice come non avevo mai fatto prima.
-E' nostro figlio Pattz- mi portai una ciocca di capelli dietro l'orecchio mentre lo guardavo perchè improvvisamente mi sentii impaurita.
-Incredibile, eh?-
Annuii -Incredibile è dire poco. Chi l'avrebbe mai detto, quando giocavamo a "famiglia" da piccoli, che un giorno ne avremmo costruita davvero una.-
-Già.- scosse la testa e rise -Promettimi soltanto che se è una femmina non la chiameremo Tallulah come la tua bambola.-
-Non lo so, ci penserò.- lo guardai sorridendo e lui fece altrettanto.
-Beh, direi che per oggi può bastare- esclamò Linda qualche minuto dopo, spegnendo l'ecografo e facendo ripiombare la stanza nel silenzio.
Tornò alla scrivania e scrisse qualcosa al computer.
-Voglio vederti di nuovo fra un mese, Sugar.-
Mi alzai dal lettino, rivestendomi  e annuii.
-Certo.-
-Queste sono tutte le analisi che devi fare e la dieta che dovrai seguire. Non è niente di che, giusto una corretto regime alimentare, tranquilla.- mi sorrise.
-E queste sono le ecografie.- prese dalla stampante che aveva appena finito di stampare le immagini confuse che avevamo visto sullo schermo e, dopo aver messo tutto in una cartellina, me la porse.
-Perfetto. Grazie ancora.- le sorrisi e Rob la salutò con una stretta di mano.
-Faccio venire una macchina a prenderti, d'accordo?- mi disse qualche secondo dopo, quando ci ritrovammo nel corridoio silenzioso di poco prima.
-Perchè? Non andiamo insieme da qualche parte?- mi voltai immediatamente a guardarlo.
Aveva un'aria strana, leggermente tesa.
-Non posso, zuccherino. Mi aspettano sul set. Oggi è l'ultimo giorno di riprese prima che vada a New York e che inizi la promozione di Remember Me. Non so neanche come ho fatto a strappargli queste ore di permesso.-
-Credo che quando aspetti un bambino, si possa fare uno strappo alla regola.- mi limitai a commentare, precedendolo nel corridoio fino alla hall dell' ospedale.
-Hey- mi prese per un braccio prima che mettessi piede fuori e mi fece voltare.
-Adesso sei arrabbiata?-
-No, figurati.-
-Avanti, lo sai quello che intendo.- si passò una mano fra i capelli e sospirò.
-Volevo esserci a tutti i costi oggi, lo sai bene.-
-Certo che lo so, Rob.- scossi la testa e fermai un taxi che passava in quel momento.
-Ci vediamo a casa.-
Mi venne dietro e mi fermò un'altra volta ancora per un braccio.
-Che fai prendi un taxi?-
-Sì preferisco-
-Oddio perchè devi fare così? Te la prendi perchè devo tornare a lavorare?-
-No. Per favore, fammi salire su questo taxi.-
-Sugar.- mi venne davanti, impedendomi di salire sul taxi fermo accanto al marciapiede.
-Lo sai che oggi volevo esserci e che...- si fermò un attimo come a trovare le parole giuste -...che tutto quello che ti sta capitando è una cosa che riguarda anche me. Io voglio esserci sempre, capito?-
Annuii -Lo so.-
Sorrise, sollevato quasi -Bene.-
Ma nonostante tutto, io mi sentii improvvisamente confusa ed impaurita.
-Signorina...sale o no?- sbraitò il tassista dietro di noi.
-Un attimo!- mi voltai di nuovo verso Robert e cercai di mantenere il suo sguardo.
-C'è una cosa che mi sono sempre detta fin dal primo momento in cui ho scoperto di essere incinta.-
deglutii e lui continò a guardarmi in silenzio.
-Che non ti sarei stata in nessun modo d'intralcio per la tua carriera. Mai. Ho promesso a me stessa che questo bambino non avrebbe cambiato niente nella tua vita. Perchè tu sei giovane e sei all'apice del successo. Tutto quello che hai sempre desiderato ti è finalmente arrivato e io non voglio portarti via niente di quello che ti sei guadagnato. E invece adesso sono qui a comportarmi come una stupida bambina viziata perchè tu devi tornare sul set.- scossi la testa -Per cui non ce l'ho con te, Rob. Ce l'ho solo con me stessa.-
Immediatamente mi strinse a sè e lo sentì sorridere contro i miei capelli -E' vero che sei una stupida. Come puoi pensare che io sia minimamente interessato a salvaguardare il mio lavoro a discapito tuo e di questo mini esserino che ci troveremo per casa fra qualche mese?-
Mi alzò il viso verso il suo e mi baciò.
Nel frattempo il taxi dietro di noi se n'era andato rombando e quando mi staccai da lui, scoppiai a ridere.
-Lo sai, credo che dopotutto accetterò un passaggio da una delle tue macchine-
Sorrise sghembo, tenendomi sempre stretta.
-Non è detto che voglia ancora dartelo.-
-Ok, posso prendere la metro. Non c'è problema.-
-Perfetto. Buon viaggio allora.-
-Stronzo.- gli detti uno scappellotto sui capelli scompigliati e lui colse l'occasione per tornare a baciarmi.
-E' meglio toglierci dalla pubblica visione, Pattz. Se qualcuno si accorge che siamo fuori da un ospedale privato specializzato in Maternità è la fine di tutto.-
Si fece immediatamente serio. -Hai ragione. Se non altro perchè mia madre ci ammazzerebbe entrambi, dovesse venire a scoprire di diventare nonna per la terza volta dal Sun.-
Scoppiai a ridere, ma la visione di Clare in preda all'ira mi attraversò la mente e smisi all'istante.
Ci allontanammo dall'uscita del Portland Hospital e Rob chiamò la sua agente per farsi mandare una macchina.
-Pattz...- alzai lo sguardo verso di lui, quando ebbe riposto il cellulare nella tasca della giacca.
-Forse è il caso di dirlo alla tua famiglia stasera?-
Rimase in silenzio e continuò a guardarmi.
-Sì, voglio dire..ormai che senso ha aspettare? Le mie amiche e Victoria già lo sanno e Lizzie mi ucciderà probabilmente per questo fatto. Abbiamo le prime ecografie...insomma è vero che è presto e che ci sono un miliardo di cose che potrebbero non andare, ma non so...credo sia giusto così.-
-D'accordo- disse semplicemente e nel modo in cui si affrettò a mettersi le mani in tasca, mi resi conto che una valanga di ansia doveva appena essergli finita addosso.



«


Andare dai Pattinson quella sera, non fu affatto facile.
Io e Rob restammo mezzora nel piccolo parco giochi vicino alla stazione, a tentare di capire quali fossero le parole e il metodo migliori per annunciare la notizia di un nuovo piccolo erede alle porte.
Rob, per togliersi il pensiero il prima possibile, suggeriva di dirlo immediatamente varcata la soglia di casa, evitando persino di salutare i presenti.
Io gli avevo giustamente fatto notare che se avessimo messo in atto il suo brillante piano ci saremmo ritrovati sua madre sull'orlo di un collasso nervoso, suo padre con un probabile rischio di infarto e le urla da maniaca di Lizzie come sottofondo musicale al tutto.
Non mi sembrava un piano così geniale, in definitiva.
-Allora pensaci tu, genio.- sbuffò, smettendo di dondolarsi sull'altalena cigolante e guardandomi come se fossi una qualche specie di mente criminale.
-Senti la stiamo mettendo più complicata del previsto. Qual è la cosa peggiore che può succedere? Qualche lacrima di tua madre?-
-Oddio. Non potrei sopportare una vista del genere.-
-Una pacca sulla schienda da parte di tuo padre? Ben fatto figliolo?-
-Credi che lo dirà?-
Scoppiai a ridere -Che diamine vuoi che ne sappia?-
Mi alzai dal cavallino a dondolo semidistrutto e gli andai vicino -L'unica cosa che so è che ho il sedere gelato. Basta, improvviseremo.-
Lo tirai per la manica della giacca ma fallii miseramente nell'impresa, tanto che lui mi trascinò sulle sue gambe e non mi lasciò andare.
-Possiamo sempre scappare. Ci metto un secondo, faccio un paio di telefonate e ci ritroviamo su un aereo per la Thailandia.-
-Non mi tentare, Pattz.-
Mi prese una mano e intrecciò le dita alle mie.
-Oggi quando eravamo a fare la visita, c'è stato un momento particolare in cui ti ho guardata mentre ascoltavi il battito. Non ti avevo mai visto quell'espressione prima di allora. Eri meravigliosa.-
Aveva gli occhi sinceri e le guance leggermente rosse.
Non sapevo se per il freddo o se per quello che mi aveva appena detto.
-Tu sei meraviglioso.- sorrisi e avvicinandomi ancora di più al suo viso, lo baciai.
-Andiamo dai miei. Ci inventeremo qualcosa.- fece alla fine, staccandosi dalle mie labbra e prendendomi per mano.

Non appena mettemmo piede a casa Pattinson, un'atmosfera di calda aria familiare mi pervase all'istante.
Clare e Victoria stavano finendo di controllare l'arrosto, che aveva impregnato la casa di un delizioso profumino, mentre Lizzie e John, il marito di Victoria, apparecchiavano insieme, chiacchierando del più e del meno.
Richard, insieme a William e Lydia stava guardando un cartone della Disney e nel complesso l'aria di famiglia che si respirava lì dentro mise a tacere all'istante tutti i miei timori.
-Ben arrivati!- esclamò Clare, abbracciando me e Robert a turno e prendendo subito i nostri cappotti.
-E' quasi pronto.-
Scompigliò i capelli di Robert e lo guardò poi con leggera disapprovazione -Tesoro, devi seriamente pensare una volta per tutte di fare qualcosa per questo nido che ti ritrovi in testa.-
Robert sbuffò ed io scoppiai a ridere.
-Lo so, Clare. Glielo dico sempre infatti!.-
-Quante volte ve lo devo ripetere che è questione di copione?-
Ma nessuno gli dette ascolto.
Io fui immediatamente catturata dai bambini e Clare tornò ad occuparsi della cena.
Il tempo trascorse tranquillamente, fra chiacchiere e risate.
Ogni tanto lanciavo qualche occhiata furtiva a Rob, tanto per vedere quali emozioni gli trasparissero sul volto, ma era così impassibile da sembrare come se si fosse scordato la portata della notizia che dovevamo dare.
Alla fine, arrivammo a mangiare il dessert e nessuno ancora aveva aperto bocca.
Lizzie iniziò a raccontare dell'ultima festa a cui era stata, quando improvvisamente Robert si schiarì la voce.
Io sbiancai.
Allora, c'eravamo davvero.
-Scusate...- disse e Victoria si voltò a guardarmi.
In bagno, poco prima, le avevo raccontato della visita della mattina e sapeva che quella sera avremmo dato l'annuncio al resto della famiglia.
-C'è una cosa che io e Sugar dovremmo dire...- si interruppe un istante prima di continuare -...a voi.-
Non avevo il coraggio di guardare nessuno di loro in faccia, men che meno Clare, che probabilmente doveva già aver intuito tutto.
Il silenzio che era improvvisamente calato sulla tavola era così pesante da soffocarmi.
-Tesoro...- esclamò Clare e, dato che era seduta accanto a me, mi accarezzò un braccio.
Allora la guardai e le sorrisi.
Ovvio che aveva capito.
Annuii -Sì Clare. Aspettiamo un bambino.-


Ragazzeeeee sdgxeimrger sono in stra, stra, stra ritardooo! Sappiate che vi amo nevertheless <3<3<3<3<3







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Capitolo 42
*** «someone to love, somebody new, someone to love, someone like you. ***


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Chapter 42

42

Era passata quasi un'ora dalla nostra "rivelazione", se così la potevamo chiamare, e l'atmosfera di eccitata allegria non era svanita neppure di una virgola.
Robert aveva passato gran parte di quel tempo sotto le grinfie di Lizzie che non gli aveva dato tregua neppure per un secondo, tempestandolo con domande e richieste delle più assurde.
Solo l'intervento tempestivo di John era riuscito a salvarlo dal dover descrivere alla sorella anche le modalità con cui quel bambino era stato concepito.
Io invece ero stata sequestrata da Clare, la quale, dopo i primi momenti di attonito e comprensibile panico, mi aveva abbracciata forte e, quasi con le lacrime agli occhi, aveva voluto che le dicessi come mi sentissi, quali sensazioni provassi e via dicendo.
-Ma guardati.- mi aveva accarezzato una guancia e mi aveva guardato con lo sguardo da mamma che così tante volte mi aveva riservato nel corso della mia infanzia.
-Sei così bella- aveva sorriso e gli occhi le si erano inumiditi ancora.
-Non riesco proprio ad immaginarti come una mamma. Per me sei ancora la Sugar piccolina che mi chiedeva di prepararle i panini alla marmellata-
Stavolta fui io a sorridere -Spero di non smettere mai di esserlo, Clare.-
-Questa è la notizia più bella che ci potevate dare- fece a quel punto Richard, spuntando al mio fianco e posandomi una mano sulla spalla, come a farmi capire tutto il suo supporto con quel semplice gesto.
Alzai lo sguardo verso di lui e gli sorrisi -Grazie.-
-E' inutile dire che di qualsiasi cosa abbiate bisogno, noi siamo sempre disponibili- Clare si rivolse a Robert che finalmente era riuscito a scollarsi dalle spire di Lizzie e si era avvicinato al nostro gruppetto.
-Lo so mamma, grazie- rispose lui, annuendo un po' e mettendosi istantaneamente le mani in tasca.
Lo guardai di sottecchi e scossi la testa.
Mi faceva tenerezza a guardarlo così impacciato e intimorito dalle reazioni dei suoi familiari. Non vedeva l'ora di andarsene e di tornare ad essere solo me e lui nella bolla che ci eravamo costruiti in quei giorni.
-Non ti comporterai dal solito Robert, vero?- continuò Clare ed allora lui sbuffò sonoramente.
-Il solito Robert?-
-Sì tesoro. Promettimi che non farai un casino, ti prego. Forse dovresti pensare a lasciar perdere qualche film, non credi?
-Per favore mamma. Lascia stare.- si limitò a risponderle lui.
-Beh, ma è vero. Come pensi di poter fare a trascorrere tutti questi mesi lontano? Sugar avrà bisogno di te.-
-E' tutto a posto, Clare.- intervenni a quel punto io, sentendomi chiamata in causa.
-Ce la caveremo, vedrai.-
Clare assunse il suo tipico cipiglio severo e fissò Robert -No che non lo è. Vi sembra che sia così adesso, ma non lo sarà. Robert, dico sul serio...secondo me devi rinunciare a qualche film. Forse non ti rendi ancora conto di cosa comporti diventare genitore, ma è un lavoro a tempo pieno e richiede la tua presenza costante.-
Robert si mise a ridere e scosse la testa -Grazie mille per la spiegazione, adesso mi è tutto più chiaro.-
-Robert avanti, tua madre ha ragione.- mi girai immediatamente verso Richard, che dall'inizio di quella discussione si era limitato a restare in silenzio guardandoci fisso, e lui tossicchiò leggermente, rivolgendosi poi direttamente al figlio. -Non è un gioco questo.-
-Mi fa piacere vedere come, nonostante tutto, la vostra considerazione di me non sia affatto mutata nel corso degli anni. Anzi..direi che è peggiorata, se possibile.- rispose Robert, dopo qualche secondo di silenzio.
-Dai Rob.- intervenne a quel punto anche Victoria e lui la zittì con una mano -No basta. Ho capito come stanno le cose. Per voi sono il solito coglione di sempre. Va bene così- senza aggiungere altro, mi prese per mano e mi costrinse ad alzarmi.
-Andiamo Sugar, dobbiamo ancora finire di fare le valigie.-
-Tesoro dai, finiscila!- Clare venne avanti e gli posò entrambe le mani sulle spalle, costringendolo a fermarsi.
-Sai che non volevo dire questo.-
-Peccato che è esattamente quello che hai detto, mamma.-
Io non sapevo dove guardare, nè tantomeno cosa dire e per una volta tanto pensai che forse Robert aveva avuto ragione nel voler posticipare quella notizia di ancora qualche tempo.
Forse davvero i suoi non erano così pronti ad ammettere che il loro eterno bambino fosse cresciuto e fosse adesso completamente in grado di assumersi le sue responsabilità.
Qualche volta faticavo io stessa a rendermene conto, ma la verità era che Robert invece era cresciuto davvero e anche se qualche discorso superficiale poteva trarre in inganno, era un uomo ormai.
Sotto tutti i punti di vista.
-Ma perchè devi prendertela così?- anche Lizzie si unì alla discussione, mettendosi davanti alla porta d'ingresso ed impedendoci l'uscita.
-Se fossi veramente un uomo, resteresti qui a parlare civilmente.-lo guardò supplicante quasi, prima di spostare lo sguardo su di me e afferrarmi un braccio.
-Sugar diglielo anche tu, che cavolo! Non potete andarvene così. Dopodomani partite per New York e chissà quando vi rivedrò.-
-Lizzie non fare la melodrammatica. Staremo via per 5 giorni. Non credo che ti mancheremo.- Robert alzò gli occhi al cielo e sbuffò.
-Ma tu non mi mancherai affatto, infatti. E' mio nipote quello che mi mancherà.-
-Spostati da questa porta- continuò lui, come se non l'avesse ascoltata affatto.
-Beh, ci...ci sentiamo domani.- mi voltai verso Clare, totalmente imbarazzata e indecisa su come muovermi.
Sarei rimasta volentieri da loro, ma sapevo che Robert aveva bisogno di curare il suo orgoglio ferito nella tranquillità del suo appartamento, magari riesumando qualche vecchio episodio di vita vissuta nel quale si fosse distinto per senso del dovere e responsabilità.
Tanto per rassicurarsi sul fatto che quel bambino viziato che non voleva rinunciare a niente, non lo era più da tempo.
Clare scosse la testa e Richard mi accarezzò una mano. -Buon viaggio- ci augurò.
-Grazie- gli sorrisi e quando mi voltai di nuovo verso Robert, lo trovai già fuori sui gradini del portico.


-Fanculo. Fanculo, fanculo, fanculo.- esclamò qualche minuto dopo, quando entrambi ci trovammo a distanza di sicurezza da casa Pattinson, in attesa del taxi che stava venendo a prenderci.
-Sono una merda, vero? Ma sì dillo. Tanto lo so che lo pensi anche tu.- cominciò a muoversi avanti e indietro per la piccola piazza centrale di Barnes e prese a calci un sasso, facendolo finire nell'acqua scura del laghetto principale.
-Rob.-
-Sono un egoista.-
-Rob, per favore. Stai iniziando a preoccuparmi.-
Cominciò a passarsi le mani fra i capelli e si sedette sulla panchina di fronte alla mia, le mani in tasca e lo sguardo acceso.
-Ma come ci riescono, eh?-
Lo guardai sinceramente confusa sulla risposta che si aspettava.
-A fare?- gli chiesi quando 20 minuti dopo, ancora non si era deciso a parlare.
-A farmi sentire così, cazzo! Un completo deficiente. Un imbecille. Un...un idiota irresponsabile.- si bloccò soltanto un secondo per fare mente locale su quale altra offesa utilizzare e quando non ne trovò, si prese la testa fra le mani e sospirò fragorosamente.
-Robert Thomas Pattinson.- mi alzai e andai a sedermi accanto a lui.
-Vuoi smetterla di comportarti come uno psicopatico? Mi stai leggermente spaventando.-
Di colpo si mise a ridere e alzò leggermente la testa dalle mani, fissandomi divertito.
-Se ti chiedo scusa, sembro il peggiore degli sfigati?-
-Un po'.- risposi ridendo -Ma ti prego qualsiasi cosa purchè tu smetta di agitarti così tanto.-
Mi prese una mano e se la fece scivolare fra le sue -Che palle. Finisco sempre col deluderti in un modo o nell'altro.-
-Basta Pattz. Basta. Ma come diavolo ti saltano in mente certe cazzate, me lo spieghi?-
-Non sono cazzate, Sugar. I miei hanno ragione. Forse dovrei davvero rinunciare a qualche film. Dopo Bel Amì sarò pieno di servizi fotografici, promozioni varie ed eventuali che mi terranno costantemente impegnato fino a Maggio quando mi dovrò trasferire un'altra volta a Los Angeles per girare Water For Elephants.-
Deglutii e mi resi conto che in effetti la situazione che si prospettava per il futuro non era delle più semplici.
Scosse la testa e mi prese il viso fra le mani -Io mollo tutto.-
Non riuscii nemmeno a strabuzzare gli occhi dallo shock, tanto la cosa che aveva detto era così fuori dal mondo.
-Mollo tutto, non me ne frega un accidente dei film, delle interviste, dei produttori. Niente di niente.-
In quell'istante arrivò il taxi e lui, continuando a tenermi il viso fra le mani mi baciò con trasporto.
-Voglio solo te. Te e basta.-
Rimasi in silenzio e lasciai che un giusto quantitativo di tempo si frapponesse fra la sua ultima eclatante dichiarazione e l'effettiva consapevolezza di ciò che aveva detto.
Era ovvio che non poteva mollare tutto.
Per prima cosa io non gliel'avrei mai permesso, ed inoltre non sarebbe certo stato così facile come appariva.
C'erano contratti vincolanti. C'erano miliardi di soldi in gioco. C'erano le aspettative della sua intera famiglia. E cosa più importante, c'erano tutti i suoi sogni di una vita legati a quel lavoro che così tanto spesso ultimamente sembrava essersi portato via le sue ultime tracce di ingenuità.

Quella sera, a letto, non riuscivo a prendere sonno.
Mi rigiravo in preda all'ansia fra le coperte del suo letto e ripensavo costantemente allo sguardo triste dei suoi quando ce n'eravamo andati di fretta e furia qualche ora prima.
Era stato atroce, nè più nè meno.
Involontariamente sbuffai e lo avvertii muoversi dietro di me.
-Sugar...- bofonchiò quando poi, rigirandomi per l'ennesima volta, gli urtai per sbaglio il braccio tutt'altro che delicatamente.
-La smetti di muoverti?-
Allora accesi la luce e mi misi a sedere fra le coperte.
-Rob, dobbiamo parlare.-
-Mmm- mugugnò, coprendosi la faccia con il cuscino e seppellendosi ancora di più sotto le coperte.
-Rob ti prego.- lo scossi per le spalle fino a che lui non emerse dai cuscini fissandomi con odio inaudito.
-Adesso?-
-Sì, adesso.- tornai a guardarlo mentre lui tentava di fare finta che non l'avessi davvero chiamato e lo scossi un'altra volta per le spalle.
-OK. Ok sono sveglio.- si stropicciò un attimo gli occhi e si mise a sedere a sua volta, non prima di aver sbirciato un attimo la radiosveglia sul comodino.
-Cioè lo sai che sono le 3.45, vero?-
-Rob troviamo una soluzione. Ho una brutta sensazione addosso.- mi circondai le ginocchia con le braccia ed evitai di guardarlo in faccia. Sapevo che mi stava odiando probabilmente con tutte le sue forze in quel momento.
-Sugar.- esclamò solamente un minuto dopo.
-In che senso hai una brutta sensazione?- il tono non era derisorio, nè adirato come mi sarei invece aspettata che fosse. Era comprensivo, piuttosto.
-E' riguardo a tutto ciò che hanno detto i miei, vero?-
-Sì e no.- mi accorsi di stare tremando soltanto quando le sue braccia arrivarono a circondarmi, trascinandomi verso di sè e tenendomi stretta contro di lui.
-Zuccherino, dai.- mi baciò fra i capelli e il suo profumo di buono mi tranquillizzò all'istante.
-La faremo funzionare, vedrai. So che ce la faremo.- il suo tono di voce non era affatto rassicurante comunque.
-Io cercherò di rinunciare a tutto ciò che mi è possibile e sarò a casa spessissimo, te lo prometto- fece scivolare una mano ad accarezzarmi la pancia e lo sentii sospirare contro i miei capelli.
-Andrà tutto bene.-
-No Rob.- mi discostai un attimo per guardarlo e scossi la testa -Non andrà affatto bene. Sarà tutto un casino. E tu non potrai rinunciare a niente e sarai lontano mille miglia e io inizierò a riempirmi il cervello di inutili ed assurde paranoie e non farò altro che sentirmi sola.-
Lo guardai a fondo e seppi che senza la sua presenza costante, io sarei stata persa.
Era lui quello che mi restituiva la sicurezza e l'allegria quando tutto attorno a me era grigio.
Lo vidi fissare qualcosa molto al di là della sottoscritta, come se avesse gettato lo sguardo in cose che ancora dovevano accadere, e poi come se fosse arrivato al termine di chissà quale riflessione, abbassò lo sguardo su di me e sorrise.
-Vieni con me.-
-Sì Rob certo che ci vengo a New York con te, ma non potrò fare costantemente avanti e indietro, lo capisci vero?-
Scosse la testa e mi prese una mano -No, intendo vieni via con me per sempre. Ci trasferiamo a Los Angeles. Cominciamo la nostra famiglia in un posto che sia solo mio e tuo.- mi guardò così a fondo che credetti veramente di annegare nell'azzurro dei suoi occhi.
Improvvisamente miliardi di flash mi colpirono la mente. Io e lui a fare l'amore sulla spiaggia, mano nella mano sul Sunset Boulevard, una casetta bianca in riva all'oceano e rumore di risate confuse con le onde. Il sole della California ad illuminare un bambino che raccoglieva conchiglie in riva al mare e Robert che lo prendeva in braccio e lo baciava, ed i due erano così simili. Gli stessi occhi tristi, la stessa tonalità di turchese.
-Sarà perfetto. Tu potrai trovarti un lavoro lì e staremo sempre insieme. Nostro figlio crescerà in riva all'oceano.- mi accarezzò il viso e si avvicinò per baciarmi.
Detto così sembrava veramente l'apoteosi di qualsiasi sogno avessi mai avuto.
-Pensa a quanti musicisti potrai conoscere, lì in California.- aggiunse, quando si allontanò da me.
Scoppiai a ridere e per la verità un po' avrei anche voluto piangere perchè non so come ci riusciva a far quadrare sempre le cose nella sua maniera genuina e perfetta. Io non lo meritavo uno così, su quello ci avrei messo la mano sul fuoco.
-Ma...Londra.- esclamai semplicemente. Rimase in silenzio e per un po' nessuno dei due parlò.
-La nostra vita è sempre stata qui. Sempre.-
-Non mi fraintendere...- aggiunsi dopo un istante -Io sono eccitata all'idea di partire con te e iniziare la nostra nuova vita in California. Voglio dire...è un sogno. E' sempre stato il mio sogno. Solo che non so se sarò in grado. Ho paura di gettarci in una cosa infinitamente più grande di noi.-
-Siamo cresciuti, Sugar. Forse nessuno dei due se ne rende davvero conto, ma adesso siamo grandi. Stiamo per avere un bambino, cazzo. Se questo non significa che siamo cresciuti, non so cos'altro potrebbe farcelo capire.-
Come al solito aveva ragione.
Ed io per una volta tanto decisi che ammetterlo davanti a lui sarebbe stato giusto.
-Credo che tu abbia ragione, Pattz. E' ora di prendere in mano la nostra vita. Voglio dire che tu probabilmente già l'hai fatto da un pezzo. Sono io quella che è rimasta a tergiversare, ancorandosi a non so più nemmeno quali ricordi.-
Lui di nuovo mi accarezzò, e nel suo gesto lessi tutta la dolcezza dell'essere innamorati. -Non abbiamo bisogno dei ricordi. Lo sai quanti altri ne abbiamo da crearci? Chiudi gli occhi e guarda lì, nel retro delle palpebre.-
Feci come aveva detto, sentendomi percorrere dai brividi.
-Guarda la nostra vita insieme. Guarda quanto sarà meravigliosa.-
Di nuovo, aveva ragione. E lo ringraziai. Mentalmente stavolta, altrimenti si sarebbe davvero montato la testa.
Gli presi una mano comunque e me la portai alle labbra, baciandola piano.
-Torniamo a dormire?-
Sorrise e sospirò -Veramente adesso sono completamente sveglio. Credo che andrò a farmi un panino, mi è venuta una fame assurda.-
-Ok, portami un bicchiere di latte quando hai fatto- sbadigliai e mi sdraiai fra le coperte.
-No, cara. Tu vieni con me in cucina e mi fai compagnia.- tolse bruscamente le coperte e mi costrinse ad alzarmi.
-Mettiamo un po' di musica?- si alzò e si diresse verso lo stereo.
-Cos'è, ti sei dimenticato che sono le 4 di mattina?- lo guardai allibita mentre le note di Love Me Do dei Beatles si diffondevano per la sua stanza.
-No è che ho voglia di Beatles e di sandwich al salmone.- si avvicinò di nuovo al letto e mi porse una mano.
-Love, love me do, you know I love you- mi canticchiò ad un orecchio mentre io scuotendo la testa e sorridendo lo accontentai e mi alzai dal letto.
-Tu lo sai vero che abbiamo dei vicini?-
Rise -I'll always be true, so pleeease love me do- mi baciò, attirandomi a sè.
-Non so quanto la signora Gillespie del 4 piano sia contenta di questo ritorno agli anni '60 nel cuore della notte.-
-Le manderò un cesto regalo con tanto di scuse, domani.- mi sollevò fra le braccia e io mi sentii improvvisamente leggera come una piuma.
-Ti amo zuccherino. Ti amo grosso modo come tu ami i Beatles- inclinò la bocca in un meraviglioso sorriso ed io lo imitai -Esagerato. Non puoi amarmi così tanto.-
-Non ci credi?-
Scossi la testa e lo guardai maliziosa -Neanche un po'.- gli feci una linguaccia e lui mi scaraventò ridendo sul letto.
-Sai cosa? Mi è passata la fame.-
-Bene, così posso tornare a dormire- sgattaiolai di nuovo sotto le coperte e lui mi seguì immediatamente, trascinandomi nella sua parte di letto e tenendomi stretta a sè.
-Non ci pensare proprio.- mi scostò i capelli dal viso e mi tenne ferma sotto di sè, perforandomi con lo sguardo.
-Avevi ragione tu, Sugar- disse poi, dopo un'infinità di tempo.
-Per cosa?-
Sorrise -Un pomeriggio di 8 anni fa, tu avevi già capito tutto della nostra vita.-
Sorrisi anche io quando il ricordo di quel particolare momento si fece strada dentro di me.
-Già.- lo baciai e quando lui si staccò da me per stendermisi di fianco, mi accorsi di quanto in fin dei conti l'avessi sempre amato.

-Un giorno vivremo insieme.-
Mi aveva guardato stranito, sollevando lo sguardo dal libro di trigonometria. Aveva scosso un po' i capelli in quel modo impostato che aveva da poco iniziato ad assumere nell'assurda convinzione di fare colpo sulle ragazze.
-Non credo.-
-Oh io credo proprio di sì invece.-
-E chi te lo dice?-
-Lo so e basta.-
-Dovrei essere matto per finire a vivere con una rompicoglioni come te!-
-Già probabilmente hai ragione tu-
Di nuovo aveva scosso la testa ed era tornato a leggere il libro.
-Comunque io penso che dovresti ritenerti solo fortunato, altrochè.-
-Certo, come no.-
-Vedrai un giorno mi scongiurerai di portarmi via con te.-
-Aspetta e spera, zuccherino.-
Risi anche io e poi, aperto il libro a mia volta, lasciai perdere quei pensieri sconclusionati.


Ragazzeeeee scusate il ritardo con il quale sto postando! E scusate soprattutto per l'atroce mostruosità rappresentata da questo capitolo.
Boh lo odio. Lo odio e basta e capirò quindi se anche a voi farà schifo, perchè onestamente non potrebbe essere altrimenti!
Va beh comunque, la smetto qui.
Grazie per seguire questa storia come sempre, davvero non saprei come fare senza di voi, vi amo infinitamente <3


Ah sì Rob non mi appartiene, solita solfa, perchè mai la ripeterò sempre?!

Xx





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Capitolo 43
*** «and all the girls dreamed that they'd be your partner. ***


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43 Chapter
43


-Dimmi che tutte quelle persone non sono qui per noi, Pattz.-
Ovviamente erano lì per noi. Non c'era neanche da dirlo. Quel fiume inquietante di teste e braccia umane che sventolavano foglietti e penne, era tutto lì per noi.
Anzi, per lui. Dato che la sottoscritta non poteva certo definirsi una beneamina delle folle adolescenziali adoratrici di Robert Pattinson.
Lui mi strinse la mano e dette il via alla sua solita andatura a spalle curve e sorriso tirato e ignorò completamente ciò che avevo detto.
Tom, alle nostre spalle ridacchiò per qualche arcano motivo e si mosse lievemente.
-Sturridge, piantala- sibilai a denti stretti mentre le grida delle ragazzine iniziarono a dipanarsi per tutta la sala dell'aeroporto.
L'ultima volta che avevo messo piede al JFK di New York era stato con il cuore in gola e i polmoni in subbuglio per via della corsa disumana che avevo fatto per tentare di impedire all'idiota che al momento si trovava di fianco a me di abbandonarmi per l'ennesima volta.
Già, non sembrava nemmeno che fosse capitato a me, eppure 3 mesi prima le cose erano completamente diverse.
3 mesi prima se qualcuno mi avesse detto che mi sarei ritrovata a camminare fra il fuoco incrociato dei paparazzi al fianco di Robert, incinta e in attesa di accompagnarlo ad una premiere, gli avrei probabilmente riso in faccia. Dopo averlo preso a pugni, ovviamente.
Perchè fino a 3 mesi prima, lui era ancora quello che si considera un argomento taboo, per me.
E adesso invece eravamo lì, ed eravamo insieme, e presto saremmo andati a vivere a Los Angeles e saremmo diventati genitori.
Forse la questione fondamentale era il fatto che tutti quegli eventi fossero capitati l'uno di seguito all'altro, senza avermi dato mai il tempo e la possibilità di riflettere a pieno su ciò che effettivamente stava succedendo. Così ero riuscita a mantenere la calma e a non impazzire del tutto, perchè mi rendevo pienamente conto che se mi fossi messa a mente fredda a pensare a come la mia vita si era stravolta in così poco tempo, mi sarebbe sicuramente venuto un accidente.
Comunque, in un modo o nell'altro, riuscimmo ad attraversare la sala, con Tom che da vera superstar si fermò a concedere qualche autografo.
Due omaccioni dall'aria poco raccomandabile ci affiancarono non appena raggiungemmo la porta principale dell'aeroporto e Sarah, la manager di Robert, ci accolse calorosamente in una New York grigia di pioggia.
-Benvenuti ragazzi!- ci fece strada e ci aprì la portiera di una Mercedes nera.
-Spero che il viaggio sia andato bene.- chiese poi quando fummo tutti in macchina.
Tom annuì calcandosi meglio in testa il cappellino da baseball che si era inspiegabilmente portato dietro, e Rob le sorrise cordiale -Sì grazie Sarah. Siamo solo un po' stanchi. Quanto tempo ho prima delle interviste?-
Sarah controllò svelta sul suo palmare e sospirò un poco -Un'ora e mezza. Non un minuto di più, mi spiace Robert.-
-Ah, non ti preoccupare. Ce la faremo bastare- mi guardò, strizzandomi un occhio e Tom battè freneticamente un piede a terra, esternandoci immediatamente tutto il suo disappunto.
-Qualcosa ti disturba, Sturridge?- lo apostrofai io, scostandomi da Rob e voltandomi verso di lui, che nel frattempo aveva deciso di ignorarci completamente, girandosi verso il finestrino.
-Niente figurati, tranquilla.-
Sospirai e mi chiesi per l'ennesima volta per quale razza di motivo ce l'eravamo dovuto trascinare dietro. Era una palla al piede, pressochè inutile per giunta.
Senza contare che alla premiere di Remember Me sarebbe stata presente Amber e sinceramente il pensiero di una delle solite stronzate alla Sturridge, tipo scongiurarla fino alle lacrime di riprenderlo con sè, mi metteva una leggera ansia addosso.
Robert, dal canto suo, sembrava piuttosto fiducioso sul comportamento del suo migliore amico, tanto che quando Tom c'aveva annunciato che si sarebbe aggregato al nostro viaggio newyorkese, lui aveva liquidato la mia occhiata terrorizzata con una semplice scrollata di spalle.
Ma certo, per Robert era tutto facile.
La pazza visionaria ero sempre e soltanto io.
-Ho prenotato al Palace come al solito, Robert.- continuò Sarah, forse per spezzare la cappa di imbarazzato silenzio che era improvvisamente calata all'interno dell'automobile.
-Oh è perfetto.- rispose lui ed io mi trovai ad annuire, nonostante quell'albergo rievocasse in me troppi e strani ricordi.
Compreso il tragico momento nel quale avevo lasciato James in meno di 5 minuti per precipitarmi fra le braccia di Robert.
Scossi la testa per scacciare quei pensieri. Quello era il passato, cavolo.
Passato. Il mio presente era questo, ed era fantastico e quando alzai gli occhi su Robert e lo vidi canticchiare una canzone degli Smiths, completamente assorto da chissà quale pensiero, sospirai felice e mi strinsi meglio contro di lui.
La felicità era arrivata e dannarsi per il passato non aveva più molto senso ormai.

Quando arrivammo in albergo, trovammo Kristen a chiacchierare amabilmente con due ragazze nella hall.
Aveva i capelli più corti di come ricordassi e un'aria un pochino stiracchiata.
Mi chiesi se ce l'avesse ancora con me per tutto il casino di Capodanno e sperai ardentemente di no, perchè dopotutto sapevo che non era una stronza, anzi. Era stata vicina a Robert in un momento delicato e per quanto la cosa potesse rendermi gelosa, mi rassicurava anche allo stesso tempo. Perchè sapevo che proprio quando lui era stato in difficoltà, c'era stato qualcuno che si era preso cura di lui, impedendogli di affogarsi completamente nella birra.
-Hey ragazzi!- ci apostrofò immediatamente lei appena entrammo nel suo campo visivo e, dopo essersi scusata velocemente con le due ragazze, ci raggiunse sorridente.
-Mi chiedevo quando sareste arrivati.-
-Credo ci abbiano messo nello stesso corridoio...spero non vi dispiaccia.- alzò lo sguardo su me, il sorriso ancora stampato sulle labbra sottili.
-Certo che no- mi affrettai a risponderle e Robert ridacchiò -Grazie per essere venuta, Kris.-
-Non dirlo nemmeno, Rob. Ci tengo da morire ad essere presente al tuo ennesimo successo per le ragazzine.-
-Ah ah che simpatica. Ha parlato la vecchia quarantenne.- le rispose Rob scuotendo la testa.
-Ma dai, lo sai che scherzo. Guarda che sono convinta che Remember Me sia un ottimo film, è solo la tua presenza a renderlo un tantino "da ormoni impazziti".-
Lo colpì scherzosamente sul petto e poi si accorse di Tom, che vagava come un'anima in pena per la hall e lo indicò -Come sta?-
-Mah...- feci io, prendendo finalmente la parola.
-Male. Non riesce a farsene una ragione. E sinceramente non saprei come dargli torto. Deve essere difficile assumere la consapevolezza della propria stupidità.-
-Già, ma è pur sempre Tom. Credo che ci sia abituato...insomma è stato un coglione per tutta la sua vita.- fece Rob guardando anche lui verso il suo migliore amico e alzando gli occhi al cielo.
Anche io sospirai e Kristen mi si avvicinò. -Ti trovo bene, sai Sugar?- annuì leggermente e si passò svelta una mano fra i capelli.
-Sì davvero, sei...diversa non so. Più rilassata, ecco.-
Adesso fu il mio turno di passarmi una mano fra i capelli e sorridere impacciata -Beh..grazie. E' un bel periodo questo, diciamo così.-
Robert mi passò un braccio dietro la schiena e il suo profumo mi rassicurò quel tanto che bastava per darmi il coraggio di chiederle scusa per il mio comportamento un tantino paranoico l'ultima volta che avevamo avuto il piacere di godere della reciproca compagnia.
Sì insomma, a ripensarci adesso a mente lucida era abbastanza imbarazzante rendersi conto di determinate cose che avrei potuto evitare, ma all'epoca ero troppo accecata dalla tempesta ormonale e tutto quel misto di cose al quale non riuscivo a trovare una spiegazione, per poter avere la consapevolezza di stare leggermente esagerando.
Lei sembrò quasi cascare dalle nuvole e sminuì il tutto con un gesto della mano e un sorriso veloce.
-Eravamo tutti un po' stressati durante le vacanze di Natale-
-Già.- anche Robert annuì, aumentando forse inconsapevolmente la stretta sulla mia schiena.
-Allora ce le hanno date queste camere?- Tom si intromise bruscamente nel mezzo della conversazione e Kristen alzò gli occhi su di lui.
-Hey Sturridge, come andiamo?-
-Di merda, ciao Kristen- rispose lui, sorridendole freddamente.
-Sì, lo vedo.-
-Tom sei veramente pessimo.- Rob lo guardò disgustato quasi e scosse la testa.
-E comunque puoi pure andare alla reception a prenderti la tua cazzo di chiave. Ci vediamo stasera.-
Lui si esibì in un mezzo sorriso stiracchiato prima di girare i tacchi e dirigersi verso il consierge e io sbuffai forte.
-Pattz ti prego ripetimi un'altra volta ancora per quale razza di motivo ce lo siamo dovuto trascinare dietro, perchè ti giuro che proprio non riesco a ricordarmelo.-
Kristen si mise a ridere, ma si vedeva che era impaziente di sapere la risposta a sua volta.
-Te l'ho detto Sugar, cazzo.- si allontanò da me, lasciandomi andare. -Voglio tenerlo sotto controllo, non mi fido degli altri.-
-Tu lo sai che ha quasi 30 anni, vero? E che non è tuo figlio. Sai anche questo vero?- lo guardai ad occhi spalancati, perchè per un secondo fui attraversata da quel pensiero assurdo.
Lui rimase a fissarmi in silenzio, alzando le sopracciglia in un'espressione che probabilmente doveva essere eloquente per qualche ragione e poi si rivolse di nuovo a Kristen -Come vedi siamo sempre alle prese con gli isterismi di Sturridge.-
-Vedo, vedo. E' divertente però dai. Cioè mi dispiace per lui e per...Amber? Si chiamava così vero? Insomma a quanto so deve essere stata una botta non indifferente.-
-Già, è stata una tragedia.- continuò Rob.
-Quel che è peggio è che anche lei sarà presente alla premiere domani.-feci io sospirando e preparandomi psicologicamente ad affrontare la Terza Guerra Mondiale.
-Beh se non altro ne avranno di che parlare i giornali- Kristen ridacchiò e poi il suo cellulare squillò e lei, scusandosi, si allontanò per rispondere.
-Allora..saliamo in camera, che dici? Devo chiamare Vixie per sapere a che ore arriveranno a New York lei e Billie e poi farmi una doccia lunga tanto quanto le tue interviste.- alzai lo sguardo su di lui, desiderando ardentemente di baciarlo e lui sembrò cogliere il segnale, perchè mi circondo con le braccia e si abbassò leggermente per stamparmi un bacio a fior di labbra.
-Sì, ho bisogno di passare questi minuti in Sugar Town, prima di rispondere a centinaia di domande una identica all'altra- alzò gli occhi al cielo, ma la fossetta che gli era appena comparsa sulla guancia era difficile da ignorare e significava solo una cosa.
-In Sugar Town, eh?- feci io guardandolo forse un po' maliziosamente.
-Sì sai, come dice Nancy tutti i miei problemi scompariranno se passerò un po' di tempo nella città dello zucchero.- tornò a baciarmi e stavolta lo fece più intensamente, apparentemente dimentico di trovarci nella hall di un albergo, circondati da svariate persone, che dubitavo si stessero facendo i fatti loro in quel momento.
-Beh dai, se vuoi passare un po' di tempo in Sugar Town faremmo meglio a muoverci- lo presi per mano e dopo aver ritirato la chiave della nostra camera alla reception salimmo proprio nello stesso ascensore in cui mesi prima, grazie ad un bacio che ancora riusciva a mandarmi il cervello in pappa al solo pensiero, le nostre strade si erano finalmente fuse in una sola.


«


-Lo sai che Sarah mi ucciderà presumibilmente per questo?-
Lo guardai mentre si chiudeva velocemente i bottoni della camicia e cercava di recuperare le Converse andate a finire chissà dove, e mi tirai le lenzuola fino sotto al mento.
Dio com'era sexy. Dannatamente, dannatamente sexy. Se non fosse che ero perfettamente a conoscenza del fatto che si trovava in un ritardo pazzesco per tutta la sfilza di interviste che doveva fare, gli sarei saltata addosso e l'avrei costretto a replicare la performance di qualche minuto prima anche sul pavimento della camera.
-Oddio, oddio.- si prese la testa fra le mani e andò in bagno a cercare le scarpe, uscendone qualche secondo dopo ancora più isterico di prima.
Il fatto sconcertante era che mi eccitava in una maniera allucinante anche quando si comportava da donnetta in crisi pre-mestruale, e la faccenda era veramente seria se eravamo arrivati a quel punto.
-Tieni le tue scarpe.- mi chinai a raccogliere una Converse nera finita dietro al comodino, e gliela lanciai.
Lui la afferrò al volo e se la infilò l'istante successivo.
-Perfetto, adesso posso anche andare con un calzino in bella vista.- si bloccò con le mani sui fianchi e mi fissò con uno sguardo così assurdamente teso che non potei evitare di scoppiargli a ridere in faccia.
-Dio Pattz mi sembri una vecchia zitella bisbetica. Ma ti senti quando parli?-
-Ma certo prendimi pure per il culo. Non sei tu quella la cui manager la sta aspettando in preda ad una crisi di nervi mentre cerca di spiegare ai giornalisti che la aspettano che è rimasta bloccata nel traffico.-
-A me sembra che la crisi di nervi ce l'abbia tu. Sarah ti ha chiamato solo due volte negli ultimi cinque minuti, non mi sembra poi così preoccupata.-
Mi rivolse un'occhiata glaciale e continuò imperterrito la sua ricerca della Converse perduta.
-E' tutta colpa tua. Come al solito, del resto. Anzi no, è colpa mia che finisco sempre col cascarci come un coglione.-
-Cosa?- a quel punto mi innervosii leggermente.
-Guarda che non è colpa mia se tu non sai organizzarti con la tempistica. Le cose veloci proprio non ti riescono.-
Non che quello fosse un difetto, per carità. Solo che poi non si doveva lamentare con me se era in ritardo per le fottutissime interviste.
-Guarda non ti rispondo giusto perchè sono già incazzato e in ritardo.- commentò, dopo aver finalmente trovato la scarpa mancante che era dietro la porta. Il posto più ovvio dove cercare.
Sbuffai, legandomi i capelli in una coda alta e prendendo il cellulare per mandare un messaggio a Vixie.
Ero troppo felice che lei e Billie c'avrebbero raggiunti per la premiere.
Noi li avevamo invitati la prima volta che c'eravamo incontrati a Berlino, ma sinceramente dubitavo che sarebbero venuti.
Ed invece i miei californiani preferiti erano riusciti a stupirmi ancora una volta quando, proprio il giorno prima di partire, Vixie mi aveva telefonato dicendomi l'orario esatto del volo che da Los Angeles li avrebbe portati a New York.
Avrebbero alloggiato anche loro al Palace e, stando all'ultimo messaggio che mi aveva mandato, sarebbero dovuti arrivare a momenti.
Sempre bloccati nel traffico? le scrissi, e poi alzai di nuovo gli occhi su Robert che stava finendo di allacciarsi la scarpa ritrovata.
-Mi chiami quando hai finito?- gli chiesi, decidendo di sforzarmi ad usare un tono dolce.
Non aveva senso fare la risentita, era già evidentemente stressato per tutta la faccenda della premiere e non volevo tirare troppo la corda.
-Ah ah. Come sto?- mi chiese, come se neanche mi avesse ascoltata.
Buttai il cellulare accanto a me e lo guardai storto.
-Sembri un divo di Hollywood.-
-Perfetto allora, no?-
-Se lo dici tu...-
Si avvicinò al letto e si chinò per baciarmi -Tu sei bellissima. E io ti amo da impazzire.-
Mi spostai velocemente e gli tirai un pizzicotto -Sì quando non mi incolpi per i tuoi ritardi.-
-Dai zuccherino. Stasera è tutta per noi.- sorrise in una maniera così illegale che mi sentii improvvisamente sciogliere qualcosa di indefinibile dentro lo stomaco.
Forse mi aveva drogata, ma quel giorno mi sentivo assolutamente e totalmente dipendente da Robert Pattinson.
-Riprendiamo da dove siamo stati costretti ad interrompere- mi accarezzò una guancia e il calore della sua mano trapassò la pelle del mio viso e diffuse un incendio nelle mie vene.
-Rob...- deglutii. -Vattene prima che sia troppo tardi.-
Ridacchiò e poi si alzò dal letto, mettendosi la giacca.
-Salutami Vixie e Billie appena li vedi-
Annuii e, ancora in preda ai bollenti spiriti, mi alzai e andai in bagno, decisa a gettarmi sotto il getto dell'acqua fredda.
Quando tornai in camera trovai due messaggi e una chiamata di Vixie.
Erano già in albergo e mi stavano aspettando nella hall in trepida fottutissima attesa, per citare testualmente le sue parole.
Così mi vestii in fretta e furia, gettandomi addosso le prime cose sulle quali riuscii a mettere le mani in valigia, e poi mi precipitai di sotto.
Non appena li vidi, Billie stravaccato su una poltroncina a leggere una rivista e Vixie a parlare animatamente al cellulare, mi sentii travolgere dalla solita euforia tutta californiana che mi prendeva ogni volta che stavo in loro compagnia.
-Zucchero filato!- Billie scaraventò a terra la rivista e, precipitandosi verso di me, mi sollevò fra le braccia e mi fece volteggiare felice.
-Zio BJ!- riuscii a dirgli io fra le risate, mentre Vixie ancora al cellulare ci guardava trattenendo a stento le risate.
-Ogni volta che ti vedo sei sempre più grande. Cresci in fretta, eh? - mi mise giù, accarezzandomi lievemente sulla testa proprio come si fa con una nipotina.
-Eh che vuoi farci!- lo guardai felice e lui mi strinse nuovamente in un caldo abbraccio.
-Dov'è Bob?- guardò alle mie spalle come se stessi nascondendo Robert là dietro e poi assunse un'espressione pensosa -Mica avrete litigato di nuovo, vero?-
-No, no. E' scappato a fare le sue mille interviste, mi ha detto di salutarvi. Comunque ceniamo insieme stasera-
-Non vedo l'ora. Poi devo chiederti un consiglio sulla mia mise di domani sera.- tirò fuori un'aria da ragazzina indecisa su cosa mettersi al Prom, e sospirò forte.
-Oh cazzo finalmente!- esclamò a quel punto Vixie, chiudendo di scatto il cellulare e buttandolo nella borsa a tracolla.
-SHOOOOOOOO!- si mise a gridare poi con la sua solita fantastica verve e si precipitò in un mare di urletti eccitati verso la sottoscritta, sottraendomi da Billie e stritolandomi in un abbraccio frastornato.
-Dio, Dio come mi sei mancata! Hai anche una sola e vaga fottutissima idea? Eh? Ce l'hai?- si staccò da me per guardarmi negli occhi e senza darmi il tempo di rispondere, tornò a stringermi forte.
-Tu sei la donna della mia vita, altro che quella isterica di Armstrong!-
-E poi guardati!- continuò nel suo fiume ossessivo di parole -Sei una strafiga, che cazzo! Hai gli occhi che brillano e le guance rosse e poi non so...sei così bella!- accompagnò il tutto con un gesticolare così frenetico che stentai a seguire e Billie finalmente intervenne a calmarla, posandole una mano sul braccio e beccandosi una botta involontaria sulla testa.
-Che cazzo Hetfield, stiamo dando spettacolo!-
In effetti, girandomi, mi accorsi che la totalità di persone presente nella hall del Palace ci stava fissando incuriosita.
-Non me ne frega niente, nano!- rispose lei, prima di voltarsi nuovamente verso di me con gli occhi brillanti dalla felicità.
-Mi sei mancata da morire anche tu, Vixie- feci io, lanciandomi un'altra volta su di lei e stringendola forte.
Sapeva di sole e di risate, di musica e di libertà.
-Come stai?- mi guardò a fondo e i suoi occhi saettarono rapidamente verso la mia pancia.
-Bene.- annuii felice e mi passai i capelli dietro le orecchie -Bene davvero.-
-E Robert?-
-Anche lui.- continuai ad annuire ripensando per un istante al meraviglioso momento in cui gli avevo comunicato di essere incinta.
-Come l'ha presa?- parlò a bassa voce, probabilmente per non farsi sentire da Billie che doveva essere ancora ignaro della faccenda.
Ridacchiai un po' -Al solito modo alla Robert Pattinson. Attimi di completa stupidità, seguiti da panico e 
sprazzi di euforia. Adesso siamo nella fase "ce la posso fare ad affrontare tutto ciò che il destino ha in serbo per me".-
Vixie scoppiò a ridere e scosse leggermente la testa -Non vedo l'ora di vedervi all'opera. Sai quante risate ci faremo?-
-Già...- commentai io.
-A proposito...c'è qualcosa di cui dovrei parlarti..anche se forse è meglio aspettare stasera, quando ci sarà anche Robert.-
Vixie mi prese una mano e spalancò gli occhi verdi -Oddio. Vi sposate?-
Billie, tornato ad unirsi alla conversazione mi prese l'altra mano e la strinse fra le sue -Oddio. E quando pensavate di dircelo??-
-Hey, hey, hey. Ma che cazzo state dicendo?!- tolsi entrambe le mani dalla loro presa ferrea e scossi la testa -Non ci sposiamo affatto!-
-Come no? E quando pensate di farlo allora? Insomma il tempo corre...!- continuò Billie, sempre fissandomi apprensivo.
-Senti William Joseph...- feci a quel punto io, guardandolo di sbieco.
-Ok, ok. Ho capito che non devo insistere- alzò le mani in segno di resa e si avvicinò a Vixie, scuotendo la testa.
-Non ci sarà nessun matrimonio, Hetfield...-
-A quanto pare no, Armstrong...- commentò lei, con lo stesso tono dispiaciuto ed io mi chiesi ancora una volta che cosa passasse nel cervello di quei due squilibrati.
-Beh, ne parliamo stasera d'accordo?- dissi poi e loro continuarono a fissarmi come a voler carpire qualcosa in più solo con la forza dei loro sguardi magnetici.
-Stasera!- insistei e loro finalmente smisero l'indagine e tornarono a sorridere felici.
Dio, se erano assurdi.


«


Quella sera cenammo in un ristorante di Beaver Street, così lussuoso che non appena varcammo la soglia mi venne immediatamente voglia di scappare a cambiarmi.
Mi voltai verso Robert e lui alzò le mani come a farmi capire che non c'entrava niente e che era tutta colpa di Sarah, come al solito del resto.
Sbirciai verso i due omaccioni che erano rimasti fuori dalla porta d'ingresso ad assicurarsi che nessuna crisi di panico dilagasse sul marciapiede e Billie, veramente splendido quella sera, mi si avvicinò sorridente. -Gran bel posto, accipicchia- commentò fissando il soffitto affrescato.
-Già beh forse un po' troppo.- feci io.
Ma Vixie, che con i capelli rossi splendenti e la schiena scoperta attirava gli sguardi di tutti i presenti, lo distrasse e così si affrettò ad andarle di fianco e a cingerle la vita possessivo.
Tom per fortuna era rimasto in albergo, così quello era ufficialmente un vero e proprio appuntamento a quattro e per qualche motivo la cosa mi rendeva euforica all'inverosimile.
Finalmente arrivò un cameriere a farci strada verso una saletta privata, mostrandoci un tavolo apparecchiato per quattro con tanto di candele e rose sparse dappertutto.
-Wow- commentammo all'unisono io e Vixie, mentre i nostri rispettivi cavalieri ci spostarono le sedie per farci accomodare.
Robert era bellissimo con la camicia azzurra a risaltargli gli occhi e i capelli leggermente scompigliati.
Nel farmi accomodare mi sfiorò inavvertitamente il braccio e io mi ritrovai a sorridere come un'idiota.
Era incredibile cosa ancora riuscisse a provocarmi quel ragazzo.
La cena andò discretamente bene. Billie ordinò praticamente tutto l'ordinabile dal menù e data la quantità di vino che scorse a fiumi per tutta la durata del pasto, fui costretta a rivelargli il motivo della mia nuova posizione da astemia.
Inutile dire che pretese immediatamente un brindisi al futuro erede dei Pattinson. Brindisi che replicammo per ben tre volte prima di ritenerci soddisfatti e nonostante io avessi dovuto brindare con un misero succo d'arancia fu comunque bellissimo e il modo in cui Robert fece scontrare il suo bicchiere di Chianti con il mio sorridendomi poi con quella strana piega delle labbra mi riempì di felicità.
La serata si concluse poi in un locale di karaoke nel quale Billie insistè tremendamente per andare. Lui e Vixie erano completamente ubriachi e Robert non era certo da meno, e nonostante io fossi decisamente sobria, la loro vicinanza alcolica mi condizionò in qualche modo e mi rese leggera e spensierata come se fossi io stessa in preda alla più allegra delle sbronze.
-Ti prego, ti prego Shoo! Dobbiamo cantare una canzone insieme!- mi scongiurò Vixie, mettendosi in ginocchio davanti a me e afferrandomi per un braccio, costringendomi ad abbandonare il mio meraviglioso cocktail analcolico alla frutta.
-No, no vi prego non fatela cantare. Appena comincia non la smette più- fece Robert prendendosi la testa fra le mani e ridendo a crepapelle.
-Senti chi parla, Mr Tambourine Man.- gli detti uno scappellotto veloce sulla testa e lui mi afferrò la mano, storcendomi leggermente il braccio.
-Ahia, lasciami andare!- iniziai a gridare io, neanche avessi 5 anni.
-Hey signori Pattinson smettetela di litigare.- Billie ci si parò davanti con le mani sui fianchi e un'espressione da schiaffi stampata in volto -Sono andato a segnarvi in lista. Siete le prossime, bambole- esclamò, dando una pacca sul sedere di Vixie.
Lei iniziò ad urlare eccitata e prima che me ne rendessi conto mi aveva trascinata sopra al piccolo palcoscenico senza darmi il tempo di replicare.
C'era un sacco di gente comunque e non appena il presentatore disse i nostri nomi Billie e Rob seduti a uno dei tavoli centrali, iniziarono ad urlare neanche fossero allo stadio.
Io li guardai scuotendo la testa, mentre Vixie, molto più pratica, li mandò direttamente a farsi fottere.
Finalmente le note di You're So Vain di Carly Simon si diffusero per il locale e io staccando direttamente il microfono dall'asta mi spostai al centro del palco e iniziai a cantare.
-You walked into the party, like you were walking onto a yacht.- guardai Rob e scossi lievemente la testa mentre cantavo -Your hat strategically dipped below one eye, your scarf it was apricot-
Lui sorrise sghembo, prima di venire travolto dalle urla di Billie che incitavano la sua ragazza la quale aveva appena preso possesso del microfono per cantare la sua parte.
-You had one eye in the mirror as you watched yourself gavotte. And all the girls dreamed that they'd be your partner, they'de be your partner and...-
Vixie si avvicinò a me ed insieme cantammo il ritornello fra le urla impazzite del pubblico e i fischi di Robert e Billie -You're so vain, you probably think this song is about you. You're so vain, I'll bet you think this song is about you, don't you? Don't you?-
E poi fu di nuovo il mio turno e così decisi di andare a cantare il mio pezzo dritta davanti a Robert, mentre Vixie mi incitava da sopra il palco e la folla applaudiva.
Dio, se continuavano così ci avrei fatto presto l'abitudine a stare sopra ad un palcoscenico.
-You had me several years ago, when I was still quite naive.- gli salii sulle ginocchia e lui mi passò svelto un braccio dietro la schiena -Well, you said that we made such a pretty pair and that you would never leave.- sorrise compiaciuto e ancora leggermente annebbiato dall'alcohol e poi mi baciò così inaspettatamente da farmi cascare il microfono ai piedi del tavolo.
Vixie continuò a cantare da sopra il palco il resto della strofa -But you gave away the things you loved and one of them was me. I had some dreams, they were clouds in my coffee, clouds in my coffee and...-
Di nuovo attaccamo insieme con il ritornello, anche se stavolta io lo feci senza microfono e lo cantai praticamente incollata al collo di Robert che, a quanto pareva, proprio non ci pensava a lasciarmi scendere dalle sue gambe.
Billie nel frattempo aveva raggiunto Vixie sopra il palco e l'aveva presa in braccio durante quell'ultimo ritornello e così finimmo la canzone tutte e due senza microfono e fra le braccia dei ragazzi.
Fu un delirio, ed io non mi ero mai divertita tanto in vita mia.
Sapevo che anche per Robert era stato lo stesso e nonostante il pensiero della premiere imminente occupasse la quasi totalità dei suoi pensieri, sapevo che quella sera era riuscito a non pensarci e a divertirsi veramente.
C'erano ancora così tante cose che avremmo dovuto affrontare insieme, tanti problemi, tanti ostacoli troppo più grandi di noi, ma ci saremmo riusciti. In un modo o nell'altro.
E così, quando qualche ora dopo a letto io mi accoccolai meglio fra le sue braccia calde, il pensiero di essere insieme a lui in qualsiasi strada ci si sarebbe presentata davanti, era così confortante da rendermi consapevole che finchè saremmo rimasti insieme non ci sarebbe mai stato niente in grado di buttarci giù.



Salve ragazze! Come state?? Rieccomi qui con le avventure dei Pattinson sempre più ai confini della realtà XD
No beh allora inizialmente questo capitolo sarebbe dovuto essere stato comprensivo della premiere e del relativo after party, ma come avrete ben visto si è occupato di tutt'altro e beh..che vogliamo farci? Sono loro che decidono dopotutto, mica io!
E comunque a me fa cagare ç__ç boh ragazze ma che ne so è che ormai ho perso il contatto con loro secondo me XD e scrivo sempre le solite 3 stronzate fritte  rifritte ç__ç
Vaaa beh ormai è andata così XD Spero che abbiate gradito la presenza dei nostri californiani preferiti e nel prossimo finalmente ci sarà questa fantomatica premiere di Remember Me dove la nostra Shoo sarà ufficialmente intervistata in mondovisione e un bel po' di altre cosine ghgh vedrete, vedrete :D
Beh che dire, vi ho annoiato abbastanza!
Grazie infinitamente a tutte quante, vi amo alla follia! Grazie alle 103 che hanno messo fra i preferiti, le 102 fra le seguite e le 16 fra quelle da ricordare!
Vi amo infinityyyyy <3 <3


A prestissimo,
stay tuned!!


Sì Robert Thomas Fucking Pattinson NON MI APPARTIENE.






 







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Capitolo 44
*** «I don't want to wait for our lives to be over. ***


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44

Presi un enorme respiro e mi lasciai trasportare dalle sensazioni che fluivano come impazzite dal mio corpo.
Guardai Robert accanto a me, con i muscoli facciali tesi all'inverosimile, neanche fosse una statua di cera e Sarah, la sua manager, ci sorrise cordiale, chiudendo il palmare e posandolo in borsa.
-Su ragazzi, andrà tutto bene-
Certo, parlava facile lei. Dopotutto quella sarebbe stata la sua millesima premiere, se non c'era abituata lei chi altro doveva esserci?
Io d'altronde, essendo solo alla mia prima, stavo leggermente uscendo fuori di testa.
Rob era teso a causa delle interviste del mattino che l'avevano lasciato un po' amareggiato per la sfilza di domande sempre tutte uguali, senza vero interesse, completamente assuefatte alla macchina del mercato di massa che governava un po' tutti noi, e così per tutta la durata del viaggio in macchina dall'albergo al Paris Theater, dove la premiere si sarebbe tenuta, era rimasto in silenzio, limitandosi talvolta a sospirare un po' più rumorosamente del dovuto.
-Dai Robert, è una serata importante questa- gli sorrisi, posandogli poi una mano sul ginocchio. Non c'era certo bisogno che fossi io a ricordarglielo, e se fossi stata in lui probabilmente mi sarei mandata a quel paese.
Ma era di Robert che stavamo parlando, e così si voltò e, passandomi una mano dietro la testa, mi attirò a sè.
-Meno male che ci sei tu, zuccherino.-
Sarah scoppiò a ridere -Eppure Tom me l'aveva detto che eravate da diabete, ed io non volevo crederci!-
Mi scostai da Robert e la guardai storto -Cioè, tu vorresti dirmi che Tom Sturridge parla di me e Robert in giro?-
Robert rise, e fui contenta perchè nonostante la tensione fosse sempre palese nella sua voce, gli occhi erano allegri.
-No Pattz, basta. Io non lo sopporto più.- risi anche io, mentre Sarah ci raccontava di come Tom si divertisse a raccontare aneddoti della nostra infanzia e adolescenza a chiunque avesse la malaugurata idea di rivolgergli la parola per più di 5 minuti.
-Dobbiamo comprenderlo, su. In fondo dobbiamo essere comprensivi con chi è meno fortunato di noi-
lo guardai sorridendo e fui immensamente contenta nel constatare che l'agitazione e l'amarezza erano quasi del tutto sparite.
Offendere Sturridge funzionava sempre, del resto. Nel momento stesso in cui formulai quel pensiero però, me ne pentii all'istante. Sì perchè nonostante tutto Tom stava soffrendo davvero.
In quei giorni frenetici non ero stata in grado di parlargli veramente, come avrei voluto. Da quando era stato a letto con Trixie ed Amber era sparita a New York, l'avevo visto diventare l'ombra di se stesso sempre di più, giorno dopo giorno.
Molto peggio di come fosse stato in passato, addirittura.
Il fatto sul quale non riuscivo a passare sopra però era che non riuscivo davvero a capacitarmi del perchè si fosse dovuto ridurre in quelle condizioni.
Le motivazioni, seppur sconclusionate e pressochè inesistenti, di Trixie su ciò che era successo le avevo in qualche relativo modo comprese, ma era Tom che proprio non riuscivo a catalogare come una persona sana di mente in quel contesto.
D'altronde tutti quanti l'avevamo sempre saputo quanto schizzato fosse il cervello della mia amica francese, ma Tom con Amber era davvero felice e non aveva nessun motivo al mondo per cadere così facilmente in una tentazione che altro non era se non un volersi rituffare nei ricordi.
L'unica spiegazione che ero riuscita a darmi era che il nostro caro amico Sturridge fosse ancora troppo immaturo.
Sì, l'eterno bambino del gruppo per il quale il cervello è semplicemente un accessorio assolutamente opzionabile da utilizzare.
-Sai Rob...- feci poi, tornando finalmente nella realtà circostante -Mi è appena venuto in mente che il nostro fantastico terzetto, io te e Tom..sì sai è un po' tipo il famigerato triangolo di Dawson's Creek.-
Lui, come del resto era comprensibile, strabuzzò gli occhi e Sarah davanti a noi scoppiò a ridere così fragorosamente che quasi ci restai male.
-Dawson's Creek?-
-Sì sai...con l'unica differenza che io non ho mai avuto dubbi fra il mio Dawson e il mio Pacey.- gli sorrisi e lui scosse la testa sconvolto.
-Cioè io sarei Dawson?- disse poi, quasi offeso.
-Beh, mi pare ovvio. Insomma credo che la passione per il cinema basti e avanzi per consegnarti questo ruolo di diritto.-
-Ah quindi tu saresti Joey?- fece lui, sorridendo finalmente, pur non abbandonando lo sguardo allucinato di poco prima.
-Ovviamente.-
-E Sturridge è Pacey? Dai questo paragone non sussiste!- mi prese per una spalla, scuotendomi leggermente.
-Pacey è cool, Pacey è l'anima del gruppo! Io voglio essere Pacey!-
-Ma vi ascoltate quando parlate? Dio, non posso credere che state davvero avendo questa conversazione- intervenne Sarah e sia io che Robert ci voltammo a guardarla.
-E comunque tu sei Dawson, Robert. Non fosse altro per la quantità di strane e filosofiche paranoie con le quali ti riempi il cervello.- fece poi, guardandolo divertita.
Scoppiai a ridere e Robert, mi allontanò da sè.
-Sarah, sei licenziata- disse, guardandola serio. Ma durò un secondo circa, perchè poi cominciò a ridere e tutte e due lo seguimmo.
Per fortuna la Mercedes frenò dolcemente proprio quell'istante di fronte al Paris Theater e così fummo costretti ad interrompere quel flusso pazzoide di pensieri su i nostri ruoli all'interno di una Capeside nostrana e ripiombammo bruscamente nell'agitazione pre red carpet.
Ero pronta?
Alzai lo sguardo su Robert e lui mi strinse una mano.
Sarah sorrise -Ci siamo!-
-Sugar mi raccomando, quando Robert deve rispondere alle domande dei giornalisti tu stai sempre qualche passo dietro, ma comunque al suo fianco. Questa è la vostra prima uscita ufficiale e il mondo sta impazzendo nell'attesa di vedervi sotto i riflettori dello showbiz.-
La guardai atterrita e tentai di ricordarmi tutte le lezioni di respirazione avessi imparato al mio corso di yoga di qualche anno prima.
-Ah e ovviamente quando ti chiederanno qualcosa, ricordati cosa abbiamo detto. Sorridi e annuisci per la maggior parte del tempo. E sii sempre d'accordo con Robert.-
-Sarah.- la interruppe fortunatamente Robert -Non credo ci sia bisogno di ricordarle questa montagna di stronzate formali. Le sa a memoria, ormai.-
Lo guardai con la coda dell'occhio e lui mi sorrise impercettibilmente.
-Va bene, va bene. Volevo solo assicurarmi che tutto fosse okay.- rispose lei, quasi risentita.
La verità era che io non mi sentivo assolutamente pronta per una cosa del genere. In genere erano i suoi genitori e le sue sorelle ad accompagnarlo ad eventi come quello. Io non l'avevo mai fatto e quando l'ultima volta ai BAFTA sembrava che finalmente l'occasione si fosse presentata, mi ero "fortunatamente" sentita male, riuscendo ad evitare quella tortura pubblica.
Adesso però non si poteva più scappare.
-Tu stammi vicina- mi sussurrò lui all'orecchio, prima che la portiera si aprisse e lo scintillio dei flash fotografici ci abbagliasse.
Il boato che si propagò non appena mettemmo piede sul red carpet era tutto tranne che umano e mai come nella mia vita desiderai che un buco si aprisse nel pavimento e mi risucchiasse via.
Robert fu immediatamente catturato dalla prima fila di fans deliranti che sventolavano fogli, poster, libri e macchine fotografiche.
Io lo seguii docile e mi fermai giusto qualche passo indietro, mentre le ragazzine piangenti lo abbracciavano e gli urlavano di tutto.
-Sugar, Sugar!!- sentii gridare il mio nome da qualcuno e solo allora mi resi conto che un gruppo di ragazze si stava sbracciando per richiamare la mia attenzione, così ancora incerta mi avvicinai e una di loro mi buttò le braccia al collo -Sei la mia eroina, lo sai? Dico davvero. Io so tutto di te, sei una specie di maestra di vita!- mi disse quasi con le lacrime agli occhi.
Io ero sinceramente senza parole così mi limitai a sorriderle, come ero stata istruita a fare del resto, e la ringraziai -Beh grazie...credo!-
Lei rise e tirò fuori una macchina fotografica -Ti prego possiamo farci una foto insieme? Sono stata tutta la notte qui ad aspettare per avere il primo posto dietro le transenne perchè volevo parlarti.- di nuovo mi ritrovai senza parole.
-Sei fantastica e spero che tu e Robert possiate essere felici per sempre. Ve lo meritate!- aveva gli occhi così brillanti e sinceri che avrei quasi voluto scostare la transenna e portarla via con me.
-Wow, grazie!- mi avvicinai e le passai un braccio dietro le spalle, mentre la sua amica ci scattava la foto.
-Ti dispiace firmarmi questo? E' una specie di romanzo che sto scrivendo, e la protagonista è ispirata a te!- continuò la ragazzina e, sorridendo, sentendomi improvvisamente fiera di tutto quello che ero riuscita ad ottenere, le firmai la prima pagina del manoscritto che mi stava porgendo.
Poi, quasi colta da un lampo improvviso, mi voltai e mi accorsi dello sguardo fulminante di Sarah molti metri più avanti a me, insieme a Robert che stava venendo intervistato da due ragazze.
Quasi impercettibilmente mi fece segno di sbrigarmi a raggiungerli e così, salutando velocemente la ragazza tentai di raggiungerli senza combinare altri danni.
Tipo inciampare e finire rovinosamente per terra.
-Ah ed eccola qui!- esclamò una delle due ragazze davanti a Robert.
-Lo zuccherino, eh?-
Lui si voltò verso di me e mi sorrise, meravigliato quasi -Già, eccola qui. Pensavo che avessi già deciso di abbandonarmi- ridacchiò e le due ragazze lo seguirono immediatamente.
-Ti dirò, stavo valutando le opzioni.-risposi io, sorridendo a mia volta.
-Beh, come vi sentite ragazzi?- ci chiesero poi. -Eccitati di essere per la prima volta insieme su un red carpet?-
-Abbastanza.- Robert mi prese per mano, un gesto che non sfuggì alle due che infatti sorrisero maliziosamente e ridacchiarono -Oh ma ci si fa l'abitudine dopo un po', vedrai!-
-Già, è quello che continuano a ripetermi tutti ma non so se sia così- abbassai lo sguardo e Robert tornò a parlare per fortuna -Beh io devo ancora farcela l'abitudine. Ma non smetto di sperare che succederà prima o poi.-
Le due risero come se quella che Robert aveva appena detto fosse la battuta del secolo e poi tornarono a spostare la loro attenzione sulla sottoscritta.
-Sugar come stai gestendo questa improvvisa popolarità che ti è capitata tra capo e collo? Insomma non deve certo essere stato facile passare da normalissima ragazza londinese e ragazza copertina invidiata da tutte le donne dell'universo.- la ragazza che aveva fatto la domanda mi sorrise come se volesse diventare la mia nuova migliore amica e io sentii il nervosismo aumentare come se qualcuno avesse appena tolto il coperchio dal barattolo dove l'avevo riposto.
Robert, accanto a me, si mosse infastidito -Beh..bene direi. Non è che la mia vita si sia stravolta chissà quanto. Sono la solita, insomma.-
-Beh complimenti! Sai non è facile mantenere una parvenza di normalità quando si è circondati da gente del genere.- e indicò Robert, continuando a sorridere come una bambola.
-Gente del genere?- mi venne allora spontaneo risponderle. Ma come si permetteva quella?
-Robert è sempre il solito Robert. E' lo stesso con cui sono cresciuta, non c'è motivo per cui io debba sentirmi diversa insieme a lui.-
-Oh. Capisco.- rispose, forse restandoci un tantino male.
-Andiamo, ragazzi.- ci richiamò in quel momento Sarah, catturando la nostra attenzione e Robert salutando le due con un solo gesto del capo, si allontanò trascinandomi con sè.
-Stronze- mi sibilò poi ad un orecchio e portandomi verso il presentatore di "E! Entertainment".
-Robert, Robert, Robert. Finalmente! Mancavi solo tu! Abbiamo già parlato con Emilie e non ha lasciato trasparire niente sul film. E anche Kristen..a proposito, pensavamo tutti che sareste arrivati insieme!-
A Robert si gelò il sorriso sulle labbra mentre io pensai solamente che la professionalità di quei tizi rasentava grosso modo lo zero.
-No, non direi, dato che sono qui con la mia fidanzata.- rispose lui, comunque non perdendo una briciola della sua gentilezza british.
-Già, lo vedo!- il tizio di E! si voltò finalmente verso di me e io gli sorrisi -Sugar, vero?-
-Sì-
-Le foto sui giornali non ti rendono giustizia, posso dirlo?-
Scoppiai a ridere mentre scorsi Robert inarcare le sopracciglia infastidito -Beh, lo prendo come un complimento.-
-Assolutamente sì! Siete veramente una bellissima coppia, ragazzi.-
-Grazie- fece Robert e a quel punto arrivò Sarah a portarci via.
-Che profondità di domande. Incredibile, non ti hanno chiesto una cosa che fosse una sul film. Non sarei dovuta venire- gli dissi quando ci fummo allontanati dalle transenne, ma lui si fermò per l'ennesima volta a firmare qualche autografo e non ebbe il tempo di rispondermi.
Alla fine, finalmente riuscimmo ad entrare dentro al cinema e non appena vi mettemmo piede scorsi immediatamente le gambe estremamente lunghe di Amber. Alzai lo sguardo e quando posai gli occhi sul suo bellissimo sorriso da bambina, mi sentii pervadere da miliardi di emozioni contrastanti.
Bambi. Mi era mancata così tanto.
Stava ridendo con un gruppo di ragazzi davanti a lei, e i capelli legati alti in cima alla testa le conferivano se possibile una grazia ancora maggiore della sua solita naturale eleganza.
Robert mi mise una mano sul fianco e si fermò a guardarla a sua volta.
Entrambi ci stavamo chiedendo che cosa sarebbe successo quando inevitabilmente Tom l'avrebbe vista, ma dato che per il momento il Pacey dei poveri sembrava essere scomparso, quello era un problema che potevamo relegare a dopo.
Ci avvicinammo e in quell'istante lei si voltò verso di noi e il suo sorriso si allargò meravigliosamente.
-Eccovi!- disse, prima di sbattere rapidamente le ciglia come se fosse davvero incredula di vederci e mi gettò le braccia al collo.
-Mi manchi, mi manchi, mi manchi da morire- mi sussurrò all'orecchio.
-Anche tu Bambi.- mi staccai e guardandola negli occhi cercai di capire come si sentisse.
Se fosse felice. O perlomeno se fosse riuscita a riprendere almeno un minimo la normalità della sua vita.
-Ciao Amber- fece Robert, sorridendo al mio fianco, e passò ad abbracciarla a sua volta.
-Grazie per essere venuta-
-Rob, ma ti pare! Non mi sarei persa la premiere di questo film per niente al mondo.-
-Beh, come state ragazzi?- ci chiese poi, alludendo ovviamente al nostro nuovo stato di futuri genitori.
-Bene.- annuii -L'altro giorno c'è stata la prima ecografia.-
A lei si illuminò il viso -Dai! Oddio, sono così felice per voi.- tornò ad abbracciarmi e poi si rivolse a Robert -E tu, paparino, come stai?-
Lui ridacchiò leggermente imbarazzato -Bene. Scombussolato, più che altro.-
-Immagino.-
Amber non smetteva di sorridere neanche per un istante ed io mi chiesi se fosse un complesso meccanismo di difesa che aveva messo in atto per smettere di pensare a cose decisamente ancora troppo dolorose.
-E tu come stai?- le chiesi poi, guardandola a fondo.
Lei mosse velocemente lo sguardo e si schiarì la voce -Nella norma diciamo...-
Le misi una mano sulla spalla e lei mi sorrise -Si va avanti-
-Lui è qui?- chiese l'istante successivo.
Robert annuì, mettendosi le mani in tasca.
-Ha promesso di non darti fastidio.- aggiunsi io e lei mosse la testa -Per quello che vale.-
In quell'istante fummo raggiunti da Ashton Kutcher ed io ebbi giusto il tempo di stupirmi nel vedermelo lì davanti, che Amber cambiò completamente espressione e lui le cinse la vita sorridente.
-Ragazzi vi presento Ashton.- esclamò lei, voltandosi a guardarlo felice.
-Un amico.- si affrettò ad aggiungere al mio sguardo altamente stupito.
Ci presentammo velocemente e lei mi rassicurò col labiale che mi avrebbe spiegato tutto dopo.
Restammo svariati minuti a parlare, Robert ed Ashton di vari registi che stimavano, mentre io e Amber ci aggiornammo sulle ultime novità che c'erano capitate in quel periodo di lontananza.
Poi finalmente Vixie e Billie, che erano arrivati al Paris Theater un'ora prima di noi, ci raggiunsero e, dopo aver salutato ed abbracciato a turno Amber, si lanciarono nell'imitazione davvero poco carina di Vanessa Hudgens, che a quanto pareva era presente quella sera.
Arrivò anche Emilie e quando Robert me la presentò, mi resi conto di quanta chimica in effetti ci fosse fra quei due. Fino a quel momento di Remember Me sapevo poco e niente.
D'altronde Robert aveva voluto mantenere il più stretto riserbo in proposito e così avevo giusto letto qualche intervista al regista Alan Coulter, dove questa tanto fantomatica chimica fra i due protagonisti veniva celebrata, ma in effetti il resto di quel film mi rimaneva abbastanza annebbiato.
Eppure a vederli ridere e scherzare saltava immediatamente agli occhi il fatto che insieme facessero scintille.
-Sono veramente contenta di conoscerti, Sugar- mi disse lei.
-Anche io. Sai, in effetti si può dire che già ti conoscessi.- sorrisi e lei mi guardò stranita -Sì, Roswell è uno dei miei telefilm preferiti...-
Lei rise, socchiudendo leggermente gli occhi -Allora mi odiavi.-
-Abbastanza sì.- risi anche io.
Restammo a chiacchierare per circa mezzora e mi resi conto che era davvero una persona splendida.
E poi finalmente fu tempo di andare in sala.
Io e Robert, seguendo diligentemente Sarah, ci andammo a sedere nei posti assegnatici in quarta fila, accanto a Pierce Brosnan e consorte e ad Emilie e il suo ragazzo.
Robert avrebbe tanto desiderato potersi accomodare nel posto più vicino all'uscita, per darsela a gambe levate nel momento più opportuno, ma agli ordini superiori non si poteva certo disubbidire e così fu costretto a sedere nel centro esatto della fila, condannato a guardare la sua meravigliosa performance per tutte le 2 ore di film.
Quando le luci si abbassarono e il film iniziò, una sensazione strana mi prese allo stomaco.
Ero alla premiere di uno dei film più importanti per la carriera di Robert, il mio migliore amico, l'uomo che amavo.
Cercai la sua mano nel buio e quando la trovai gliela strinsi forte.
-Sono con te, Rob.- gli sussurrai e lui mi lasciò un impercettibile bacio alla base del collo.


«


-Allora ci vediamo dopo?- Robert, tenendomi ancora stretta a sè, mi guardò con uno sguardo che avrei volentieri classificato sotto quelli da "cucciolo abbandonato".
Annuii e mi voltai verso Vixie -Non sarò da sola, tanto.-
Lui sorrise. -Lo so. E' questo che mi preoccupa.-
-Oh avanti finiscila- lo presi in giro, prima di baciarlo maliziosamente, tenendolo per il colletto della giacca.
-Goditi questo after party. Te lo sei meritato tutto. Anche se, a ripensarci, sei stato un po' stronzo, perchè di tutte quelle scene di sesso con Emilie non ne hai mai fatto menzione e sinceramente io sono un po' gelosa. Insomma non è stato così piacevole vederti fare l'amore con un'altra donna sul grande schermo, ecco...-
Scoppiò a ridere e mi accarezzò i capelli -E io che speravo ti avessero ispirato...-
-Che razza di pervertito!- lo schiaffeggiai leggermente e lui, tenendomi ferma la mano, tornò a baciarmi.
-Grazie comunque. Averti vicina stasera è stato il più bel regalo che potessi farmi...-
-Ti amo, Tyler Hawkins. Non ti perdonerò mai nemmeno il fatto di avermi fatto piangere così disperatamente per il finale.-
Di nuovo rise e mi baciò fra i capelli -Fortuna che io non vado da nessuna parte.-
Già, pensai fra me e me.
-Allora tu torni in albergo, Sugar?- mi chiese Tom, comparendo improvvisamente da chissà dove.
Finita la proiezione del film, c'eravamo tutti quanti ritrovati nella hall del cinema e mentre la maggior parte delle persone si sarebbe diretta verso l'allettante after party, la sottoscritta insieme alla sua fidata amica californiana, avrebbero fatto ritorno al Palace.
Una stanchezza incredibile aveva iniziato a prendermi già durante il film, e adesso sentivo che se non avessi toccato il letto nel giro di pochissimo, avrei seriamente rischiato di crollare da un momento all'altro sul pavimento.
-Posso lasciarti tranquillo con Rob?- gli chiesi di rimando io.
-Mi prometti che non tenterai più di riavvicinarti ad Amber in nessun modo e comportarti da perfetto idiota di fronte al suo nuovo ragazzo?- sospirai al ricordo della scenetta patetica di qualche ora prima, quando Tom aveva finalmente fatto la sua comparsa accanto a noi, ed accortosi di Amber e Ashton in atteggiamenti teneri, si era immediatamente precipitato, scongiurandola di poterle parlare 5 minuti in privato.
Cosa che ovviamente non era avvenuta.
Tom sbuffò -Fanculo, quello non è il suo nuovo ragazzo.-
-Come vuoi, basta che la lasci in pace Sturridge. Ha già sofferto abbastanza per colpa tua, non c'è davvero bisogno che tu venga qui a rigirare il coltello nella piaga.-
Se ne andò, senza neanche salutarmi e Rob alzò di rimando le spalle -Non prendertela, zuccherino. D'altronde ci sta soffrendo anche lui. Vederla con Ashton è stato un colpo.-
-Lo so, Rob. Ma è lui che ha sbagliato, ed è giusto che paghi.-
Robert non fece in tempo ad aprire bocca per replicare che una voce in qualche modo familiare, mi arrivò dritta a perforare i timpani.
-Robert, finalmente!-
Un turbinio di seta verde mi passò accanto e prima che potessi registrare cosa stava accadendo, una ragazza altissima e dai riccioli biondi, si avventò su di lui, abbracciandolo stretto.
-Dio, ma quanto tempo è passato?-
-Ehm...- mi schiarii allora la voce io, e Robert si staccò da lei, tornando a guardarmi.
-Nina...- esclamò, simulando in qualche modo entusiasmo.
-Ti ricordi di Sugar?- aggiunse immediatamente, indicandomi e costringendo quella che speravo con tutte le forze non fosse davvero la sua odiatissima ex ragazza Nina Schubert, a voltarsi verso la sottoscritta.
Purtroppo, le mie speranze crollarono miseramente non appena si voltò verso di me, ed allora una miriade di ricordi mi piombarono addosso.
Nina Schubert.
La stronza che aveva fatto litigare me e Robert miliardi di volte e che aveva quasi finito col farci smettere di parlare per colpa di tutti gli inutili discorsi e macchinazioni diaboliche con cui gli riempiva la testa.
Il solo pensiero era sufficiente a farmi ribollire il sangue.

-Oh avanti Sugar, non fare la bambina! Lo so che è il tuo compleanno, ma avevo promesso a Nina che l'avrei accompagnata alla festa della sua amica.-

-Forse è meglio se per un po' di tempo non ci vediamo. Ieri io e Nina abbiamo litigato...di nuovo. So che mi capirai.-

Erano solo alcuni degli orribili ricordi che il periodo in cui loro due erano stati insieme, mi aveva lasciato.
Nina corrugò le sopracciglia e sorrise così fintamente che mi venne la nausea.
Stronza, stronza, stronza.
-Ciao- feci io, sforzandomi di ricordare che eravamo in una stanza piena di persone, fra cui svariati giornalisti.
-Sugar! Ma sai che neanche ti avevo riconosciuto?- si avvicinò per darmi due baci sulle guance e sorrise -So che adesso state insieme, ragazzi. Sono felice per voi, davvero!-
-Grazie...-

-Sai, non me ne importa un accidente se tu sei la sua migliore amica o stronzate simili. Io sono la sua ragazza. So io cosa è meglio per Robert-

-Che cosa ci fai qui?- le chiese Robert, con un interesse che avrei preferito non dimostrasse.
-Sono stata invitata da un amico...diciamo così.- sorrise -Poi quando ho saputo che era un tuo film, beh non potevo certo mancare! Da quanto tempo è che non ci vediamo?-
Robert si passò una mano fra i capelli -Non saprei..su per giù da quando mi hai lasciato sì.-
-Oddio...veramente? E' passato così tanto tempo? Sono 3 anni quindi..- si morse un labbro pensierosa, prima di tornare a ridere -Ti trovo in ottima forma, comunque. E complimenti per il film. Ho sempre saputo
quanto fossi bravo, ma devo dire che il ruolo di Edward Cullen non ti rende molta giustizia.-
-Shoo, andiamo?- intervenne a quel punto Vixie, probabilmente venuta a salvarmi.
Doveva aver seguito tutta la scena dal divanetto sul quale era seduta e doveva essersi resa conto del mio sguardo allucinato.
Nina si voltò verso di lei -Oh, scusate. Stavate andando via?- esclamò poi.
-Solo io- le risposi e Robert finalmente mi prese una mano.
-Allora ci vediamo dopo in albergo, d'accordo?-
A quel punto non avrei più voluto andarmene. L'idea che Robert e la sua ex potessero parlare, ridere e scherzare, magari addirittura andare a rivangare vecchi ricordi, mi faceva letteralmente impazzire.
-Veramente potrei restare...un po'- provai a dirgli, alchè lui assunse la sua espressione disapprovante, curvando le sopracciglia.
-Sugar...-
-No, è che mi dispiace di lasciarti solo.-
Rise -Non ti preoccupare, troverò compagnia. Non voglio che ti stanchi.-
Già, l'intuito non era proprio il suo forte.
Vixie mi mise una mano attorno alle spalle -Beh se hai paura che Robs soffra di solitudine non ti devi preoccupare. Ci sarà Billie a tenerlo d'occhio.- gli sorrise e nello scintillio strano dei suoi occhi, mi accorsi che lei invece aveva capito eccome.
-Ecco, visto?- Rob mi accarezzò una guancia amorevolmente e sorrise.
-Tanto non starò moltissimo. E' che almeno un po' devo presenziare, purtroppo.-
Si avvicinò per baciarmi e quando si allontanò fui per un attimo attraversata dai brividi. Non volevo lasciarlo.
-Ti amo.- gli sussurai sulle labbra, ma non così piano che Nina non sentisse.
Poi mi resi conto di quanto fossi stupida a comportarmi ancora come se fossimo in qualche sorta di mai propriamente ammessa competizione e ridacchiai.
-Ci vediamo, Nina- la salutai e lei ricambiò.
-Pronta per il pigiama party, signorina Lawrence?- Vixie, presami per mano, mi trascinò verso l'uscita.
-Dimenticati le giraffone bionde, c'è Sex and the City che ci aspetta!-
Scoppiai a ridere e annuii -Quali giraffone bionde?-


Bene ragazze eccoci con il capitolo più orribile di questa storia. Boh è che mi fa proprio schifo e infatti non volevo nemmeno postarlo ma ormai siamo qui e altrimenti chissà quando scriverei, così lo posto così e amen XD
Beh non so è che oggi i miei personaggi mi stanno sulle scatole, infatti le cose non dovevano andare proprio così ma come si sa bene non sono io che comando putroppo, ed essendo dotati di vita propria fanno un po' il comodo loro.
Per cui ecco, non prendetevela con me se l'intera faccenda vi ha fatto schifo, perchè credetemi, avete la mia comprensione.
Ok, la smetto di annoiarvi. Ah un'ultima cosa..quando Sugar parla con Emilie e le dice quella cosa di Roswell, è perchè Emilie interpretava Tess una delle aliene nel telefilm ed era un po' l'antagonista di tutta la storia. Ecco non so se voi lo vedevate, però la precisazione era d'obbligo.
Comunque scappo a cenare, ci sentiamo presto e giuro che il prossimo non farà così schifo...giuro!!


Robert non mi appartiene, sì siamo alle solite.













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Capitolo 45
*** «why should I wait until tomorrow? It's already been, I've already seen all the sorrow that's in store. ***


45 Chapter
45

-Hey zuccherino...- qualcuno, presumibilmente Rob, mi sfiorò lievemente il braccio scoperto dalle lenzuola, posandovi poi immediatamente dopo una piccola scia di baci.
-Ti svegli?-
Come l'infinità di volte precedenti in cui quella stessa scena si era ripetuta, mi voltai dall'altra parte e feci finta di niente, nonostante ormai sentissi il sonno agli sgoccioli.
La sera prima io e Vixie eravamo crollate esauste fra i morbidi cuscini del letto nella suite mia e di Robert, prima ancora di iniziare a ingozzarci di popcorn al cioccolato.

-Shoo!- aveva esclamato lei, mettendo pausa al dvd di Sex and the City e voltandosi verso di me, brandendo il telecomando in mano. -Mi è appena venuto in mente che l'altra sera a cena...-
-Eh...?- le chiesi io, guardandola storto.
-Non ci hai più detto cos'è che dovevi dirci!-
Per poco non mi ero strozzata con l'acqua frizzante.
-Cazzo è vero!- le avevo battuto una mano sul ginocchio e lei si era allontanata da me, massaggiandosi la gamba -E' possibile saperlo senza venire picchiati?-
-Oddio com'è possibile essere così deficienti?- avevo continuato a scuotere la testa incredula del fatto di non averle detto proprio la cosa per cui la cena dell'altra sera era stata indetta.
Beh comunque anche Robert avrebbe potuto ricordarselo.
-Beh?- mi aveva incitato lei ed allora finalmente io l'avevo presa per le braccia e l'avevo guardata fissa.
-Vixie.- avevo fatto una pausa ad effetto e prima di continuare l'avevo fissata dritta negli occhi -Ci trasferiamo a Los Angeles.-
Lei aveva sbattuto le ciglia più volte, sinceramente incredula.
-Cosa?- aveva semplicemente detto qualche istante dopo.
-Sì, io e Robert. Ci trasferiamo.-
-Mi stai bellamente prendendo per il culo, non è così?-
-No.-
Era scoppiata a piangere. Sì, proprio lei. Miss Hayley Victoria Hetfield, la donna di ghiaccio, quella che non versava una lacrima neanche a pagarla oro. Lei, era scoppiata a piangere.

-Sugar, dai svegliati!- Robert con la sua tremenda voce insistente mi scosse per l'ennesima volta e così fui costretta a spalancare gli occhi.
-Rob ti odio. Ti odio, sappilo.-
-Ma infatti già lo so- ridacchiò e poi mi circondò fra le braccia.
-Hai intenzione di stare tutto il giorno a letto?-
-Uhm...sì. Sono stanchissima tu non sai che vuol dire portare avanti una gravidanza e poi ieri notte io e Vixie abbiamo fatto tardissimo.-
-Ma se quando io e Billie siamo tornati vi abbiamo trovato tutte e due addormentate da secoli probabilmente, con la tv accesa e i popcorn sparsi dappertutto.-
-Beh sono stanca lo stesso.- mugugnai qualche altra cosa e mi coprii la testa con il cuscino, ma un'ondata terribilmente forte di nausea mi colpì improvvisamente e così, volente o nolente, fui costretta a scaraventare le coperte di lato e fiondarmi in bagno.
-Tutto a posto?- alzai lo sguardo su Robert che dalla soglia della porta mi fissava un po' preoccupato.
-Devo andare a prenderti qualcosa?-
-No, non ti preoccupare. Sto già meglio.-
Sospirai stanca e mi accasciai contro la parete fredda dietro di me. Credevo di aver smesso con quelle fastidiose nausee mattutine, ed invece non sembrava affatto che fosse così.
-Ancora nausea? Insomma a questo punto non dovrebbero venirti più.- esclamò il grande ginecologo Robert, alchè io sbuffai e lo guardai storto -Solo perchè per qualche mattina non mi sono venute non significa che non mi verranno più. Lo sai che potrebbero venirmi per tutta la durata della gravidanza?-
Lui assunse uno sguardo mortificato quasi e annuì leggermente -Mi dispiace, vorrei poter fare qualcosa.-
-Lascia stare, Pattz. Sto già meglio davvero. Forse è anche colpa del viaggio, lo stress della premiere, il cambiamento di clima.- mi presi la testa fra le mani in attesa che la seconda ondata di nausea, stavolta decisamente meno forte della precedente, passasse.
-Dopotutto forse è meglio se torni a letto.- sorrise e poi mi protese una mano per farmi alzare.
Mi accompagnò perfino a letto e mi dette un rapido bacio sulla fronte -Vado a farmi una doccia, tu te la caverai per 10 minuti da sola?-
-Non so, potrebbe entrare qualche alieno e rapirmi...tu che dici?- scossi la testa -Vai a farti questa doccia, non sono in punto di morte.-
Se ne andò senza aggiungere altro e io mi sistemai meglio sotto le coperte, beandomi completamente al pensiero di avere una giornata piena a New York da trascorrere come più mi piaceva.
Robert non aveva nessuna intervista da fare e mi aveva promesso che saremmo stati insieme tutto il tempo.
Mi sentii lievemente pizzicare lo stomaco di piacere. Quando eravamo solo amici, fare cose come stare in giro tutto il giorno per musei, oppure semplicemente camminare uno di fianco all'altra anche senza parlare, semplicemente a godere della reciproca compagnia, era all'ordine del giorno.
Dopo scuola compravamo i panini al supermarket e li mangiavamo nelle panchine del campo dietro la stazione, prima di prendere il treno e andare dritti a Londra.
A volte anche Tom si univa a queste gite, ma per la maggior parte del tempo eravamo solo io e Robert. Ed eravamo così felici.
Adesso beh le cose erano un po' diverse, non peggiori sicuramente, solo diverse.
Sentii vibrare il cellulare sul comodino accanto al letto ed interruppi quel corso di pensieri.
Era Trixie che mi chiamava per farmi le congratulazioni per la mia magnifica presenza sul red carpet -aveva visto un servizio la mattina stessa, dove a quanto pareva io avevo brillato come un astro lunare, qualunque cosa volesse dire - e per comunicarmi ufficialmente la notizia che lei e Joe erano tornati di nuovo insieme.
Fui sinceramente contenta per loro e nonostante quella fosse una cosa un po' prevedibile, ne rimasi lo stesso piacevolmente sorpresa.
-Siamo sempre in studio di registrazione, Sugar. Mi sembra di essere tornata ai vecchi tempi!- immaginai per un istante gli studi della Rough Trade Records a Golborne Road e sospirai estasiata.
-Vorresti essere me, eh? Dì la verità.- mi stuzzicò lei.
-Sì. Sì Trix, da morire. Come stanno i ragazzi?-
-Oh bene. James e Delilah sono sempre appiccicati, se non fosse che sono fottutamente simpatici, li vorresti prendere a cazzotti.-
Mi misi a ridere e non potei non provare un moto di felicità nei loro confronti. Se lo meritavano davvero. Tutti e due.
-Beh poi sapevi che niente popò di meno che mr Carlos Barȃt in persona produrrà il loro album?-
-Scherzi?-
-Affatto! Ieri è entrato mentre i ragazzi preparavano un pezzo e si è accomodato sui divanetti, come fosse il proprietario. Abbiamo parlato di un sacco di cose, mi ha anche invitato a cena fra l'altro.-
-Spero tu abbia accettato!- avevo gli occhi che brillavano per la felicità.
-Ovvio. Ma ci sarà anche Joe e la fidanzata di Carl, Edie.-
Restammo a chiacchierare per svariati altri minuti su Rob, su Kristen addirittura, di nuovo su lei e Joe e infine parlammo anche di Amber e Tom.
Le raccontai di come l'avevo trovata, della scena patetica che Tom aveva fatto appena il film si era concluso e lei si scusò ancora. E seppi che era davvero sincera.
-Per ora va così, Trixie. Tom è messo veramente male, ma so bene che si riprenderà. Lo fa sempre.-
-Già...spero anche io.-
Non appena chiusi la telefonata, mi arrivò un sms di Vixie.
-Metti immediatamente sul canale 2-
Svogliatamente presi il telecomando e accesi l'immenso televisore a 80.000 pollici di fronte al letto.
Il rumore della doccia mi confortava e nonostante avessi ancora nelle orecchie la voce argentina di Trixie, uno stato di leggera sonnolenza mi pervase.
Access Hollywood comparve sullo schermo.
Ebbi giusto il tempo di domandarmi perchè diamine la Hetfield mi volesse costringere a guardare i programmi trash del lunedì mattina, quando il titolo del servizio che era appena stato messo in onda mi colpì come un pugno allo stomaco.
Sopra ad una foto di Robert e Nina, le parole IS IT SHOOBERT OR...SCHUBERT? mi svegliarono all'istante meglio di una cannonata.
Cos'era quella roba?
-Ed è proprio la bellissima modella inglese, Nina Schubert, a raccontarci come in fin dei conti la storia fra lei e il nostro amatissimo R-Pattz, non sia mai del tutto finita.- la voce della presentatrice mi fece tornare la nausea all'istante, mentre altre immagini dall'afterparty della sera prima comparivano davanti ai miei occhi, una dietro l'altra, in un terribile ed inarrestabile susseguirsi.
-Io e Robert ci capiamo con un solo sguardo, è sempre stato così.- Nina parlava al microfono di Access Hollywood, sorridente come non mai, con un drink in mano.
-E' una persona splendida, oltre che una grande artista ed è sempre stata una grossa fonte di ispirazione per me. Beh, lo è tuttora- l'intervistatore si era spostato su Robert e quell'unica frase mi colpì così forte da farmi chiudere gli occhi, scioccata.
Non poteva aver detto quelle cose, dovevo essermele immaginate. Non poteva, non poteva semplicemente.
Eppure lì al di là dello schermo, Robert sorrideva alla telecamera, sguardo divertito, capelli scompigliati, camicia semi sbottonata, aria totalmente serena e rilassata.
-State davvero molto bene insieme, complimenti!- avrei disperatamente desiderato far cessare quella voce una volta per tutte, ma non riuscivo a muovere un muscolo, figurarsi riuscire a raggiungere il telecomando e spegnere la tv.
-Sai stavo pensando che potremmo evitare la cena con Emilie e gli altri stasera e prendercela per noi due. Restiamo tutto il giorno a farci le coccole e poi...- la sua voce dalla soglia della porta del bagno mi fece sussultare improvvisamente.
-Zuccherino?-
Si avvicinò, probabilmente con la sua solita aria interdetta dipinta sul volto, quella che utilizzava sempre quando qualcosa riguardante la sottoscritta lo lasciava perplesso, e si chinò su di me costringendomi a rabbrividire quando qualche goccia d'acqua mi scivolò addosso.
Il cellulare intanto aveva ripreso a vibrare sopra al comodino ed immediatamente la mia mente saettò a Vixie che, visto il servizio, mi chiamava sicuramente per offrirmi i suoi servigi per far fuori Robert.
-Hey, ma che ti prende?-
-Vaffanculo, Robert. Vaffanculo.- finalmente riuscii a guardarlo in faccia e i suoi occhi così intensamente azzurri mi dettero la nausea.
-Sei uno stronzo.- feci per spostarlo da me, e nel farlo lui mi afferrò per un polso e mi tenne ferma.
-Mi spieghi di che accidenti stai parlando?-
-Toglimi immediatamente le mani di dosso. Io con gli stronzi non ci parlo.- lo scostai bruscamente e lui fu costretto ad allontanarsi.
-Sugar porca puttana, dimmi che cazzo è successo!- urlò quasi, passandosi le mani fra i capelli e riafferrandomi per un braccio, l'istante successivo.
-Tu non ti muovi da questa camera!-
-Robert.- dissi semplicemente, fissando il mio polso attorniato dalla sua presa ferrea.
-Voglio che mi levi le mani di dosso. Sono stata chiara?-
Si fece da parte, lasciandomi andare.
-Mi fai schifo.- alzai lo sguardo su di lui e scossi la testa, in preda ad un attacco lancinante di nausea.
-Tu e il mondo di merda nel quale sei invischiato.-
Scoppiai a piangere.
Mi odiai, mi detestai fin nel profondo per quelle lacrime che bruciavano sulle ferite aperte del mio orgoglio come sale, ma non riuscii a fare altrimenti.
Lui mi venne immediatamente vicino e mi strinse a sè, finendo di bagnarmi completamente.
-Sugar.- mi prese il viso fra le mani e mi guardò, mentre io mi sentivo orrendamente scossa dai singhiozzi.
-Perchè? Perchè hai dovuto dire quelle cose?- cominciai a prenderlo a pugni, desiderando infondergli almeno un minimo del dolore che io stessa provavo in quel momento.
-Cose? Quali cose?- mi bloccò le mani ed io finii contro il suo petto, raddoppiando i singhiozzi.
-Sapevi che l'avrei visto. Non potevi tenertele per te, vero?-
-Ma di cosa stracazzo stai parlando?- stavolta il tono di voce assunse una colorazione alterata e quando tornò a fissarmi, ogni traccia di smarrimento era scomparsa.
-Smettila di fare la psicopatica e dimmi cosa è successo.- si passò di nuovo le mani fra i capelli e io ne approfittai per allontanarmi da lui.
-Chiedilo alla tua musa ispiratrice.-
Lui mi fissò, di nuovo interdetto e io scivolai verso la porta con nessunissima intenzione di fornire ulteriori spiegazioni.
-Forse dovresti comprare un giornale. O accendere la tv. Troverai la tua faccia probabilmente dappertutto.-
-E' Nina? Stai parlando di lei?- sembrava così disperato che per un momento valutai l'opzione di restare e perdonarlo.
-Non mi cercare, per favore. Non ho voglia di parlare.-
-Sugar, per favore. Non so cosa tu abbia letto o visto, ma ti posso assicurare che si tratta di stronzate. Stronzate!-
-Robert, smettila. Ti ho sentito con le mie orecchie proclamare quanto ancora lei significhi per te. Ti ho visto con i miei occhi sorridere felice, ed abbracciarla.-
Scossi di nuovo la testa, trattenendo il nuovo fiume di lacrime e mi avvicinai alla porta, spalancandola subito dopo.
-Voglio stare da sola.-
-Ma che cazzo dici!? Io non ho mai detto niente del genere!- continuava ad urlare e mi venne vicino, scuotendomi quasi per le spalle.
-Come potrei dire una cosa del genere?-
-Beh l'hai fatto.- mi asciugai le lacrime con il dorso della mano e volsi la testa dall'altra parte.
-Lasciami andare adesso. Non mi va di averti intorno.-
-Ti prego...- disse solamente, prendendomi per mano e scongiurandomi, senza propriamente dirlo, di restare.
Ma io lo lasciai andare immediatamente, precipitandomi nel corridoio e scaraventandomi quasi in ascensore.
Non sapevo nemmeno dove andare. Qualsiasi posto, tranne che con lui.


Bene. Ehm sì. La farò breve, molto breve.
Primo perchè è stratardi XD E secondo perchè questo, ragazze mie, è il capitolo più orrendo mai prodotto dalla sottoscritta e che mai verrà prodotto, perchè eguagliare tali standard di orrendezza è difficile, praticamente impossibile.
Beh, vi dico che innanzitutto la scena me l'ero immaginata in maniera totalmente diversa ma chissà per quale cazzo di motivo le cose sono andate così. Non mi è dato sapere. E quindi, di conseguenza, nemmeno a voi.
Beh che dire...vi capirò davvero se non vorrete commentare sto schifo e non ci rimarrò male. Insomma è impossibile. Ne sono cosciente XD
Per cui beh vi auguro una buona Pasqua, anche se in ritarrdo, e ci sentiamo al prossimo aggiornamento :)
Grazie mille comunque per i precedenti commenti, vi amo lo sapete! <3

Ah si Rob non è mio.












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Capitolo 46
*** «no one got it right, no one got it wrong. ***


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46 Chapter

46


-Sugar?-
La voce roca di Tom mi fece alzare lo sguardo all'istante e sobbalzare dallo spavento.
-Che ti prende?-
L'ascensore era ancora fermo al piano e per un istante valutai la possibilità di fuggire nel corridoio, prendendo le scale.
Ma Tom non sembrava intenzionato a lasciarmi perdere perchè mi prese per una mano e mi trascinò verso l'interno.
Le porte si richiusero e lui mi venne vicino -Stai piangendo?-
-Tom lasciami perdere, per favore. Non sono affari che ti riguardano.-
-Certo che mi riguardano invece. Siete i miei migliori amici, cazzo.-
A quelle parole scoppiai a piangere e nascosi il volto tra le mani, sentendomi un rifiuto umano.
E lo sguardo, lo sguardo di Rob quando avevo tolto bruscamente la mano dalla sua...mi uccideva.
-Ti sei finalmente accorta che è un coglione?- Tom mi venne vicino, posandomi una mano sulla spalla.
Alzai lo sguardo, guardandolo attraverso le dita e scossi la testa -Oh, ti odio Tom.- e poi, senza nessun preavviso mi venne da ridere.
Lui si passò una mano fra i capelli e mi strinse a sè -Dai, andiamo a prenderci qualcosa da bere e a farci una bella chiacchierata. E' troppo tempo che non ne facciamo una.- sorrise e per un istante mi ricordò lo scapestrato Sturridge di anni addietro, quello che se ne veniva sempre fuori con le peggiori assurdità nei momenti peggiori, ma che in qualche modo ti faceva rendere conto che senza la sua presenza dilagante saresti andato poco lontano.
-Ok.- annuii e mi asciugai le guance bagnate. -Andiamo.-
-E poi sei proprio carina quando piangi, te l'avevo mai detto?- mi guardò sorridendo e io scoppiai a ridere. -Sturridge, non ho nessuna voglia di prenderti a schiaffi.-
-Ok, ok.- alzò le mani in segno di resa e premette il pulsante del piano terra.
-Conosco il posto perfetto, signorina Lawrence.-mi strizzò l'occhio ed io gli sorrisi.
Magari un pomeriggio con Sturridge mi avrebbe fatto davvero bene.


-Che ti va di bere?- mi chiese quando, qualche istante dopo, mi tenne la porta del Palace aperta, indossando un paio di Wayfarer e sorridendo quasi felice.
-Thè.- risposi, statuaria.
-Thè. Dico, si può essere più pallosi? Hai 25 anni, Sugar.-
-Veramente ne ho ancora 23.- scossi la testa, valutando seriamente l'idea di tornarmene dentro.
-Ecco appunto. Esattamente quello che voglio dire.-
-Non è nemmeno mezzogiorno, Tom. Cosa accidenti dovrei bere? Tequila?-
-Per esempio.- poi senza aspettare una mia risposta, forse perchè sapeva che non ce ne sarebbe stata una, mi prese per un gomito e mi trascinò a sè.
-Quando Robert girava Remember Me sono venuto spesso a trovarlo, conosco un posto carino.-
Sollevai gli occhi al cielo -Forse dovrei farmi da parte una volta per tutte e lasciare che tu e Robert vi viviate la vostra storia d'amore in santa pace.-
-Era ora, accipicchia. Finalmente l'hai capito.- di nuovo sorrise e io lo imitai.
Forse stavo soltanto immaginando le cose, ma ero sicura di non aver visto Tom sorridere in quel modo da lungo tempo a quella parte.

Quando arrivammo nel posto delle romantiche fughe d'amore Pattinson/Sturridge, Tom da vero gentiluomo inglese mi tenne la porta aperta e mi lasciò passare.
Quando mi fu accanto però, colsi un accenno di vibrazione nella tasca del suo giacchetto che lui si affrettò a fermare con un gesto repentino della mano.
-Allora, dove ti vuoi sedere zuccherino?-
-Tom...- esclamai io, guardandolo storto.
-Sì?-
-E' lui, vero?-
Corrugò le sopracciglia e scosse la testa -Lui chi?-
-Per favore, sai di chi sto parlando. Ho notato che anche prima, per strada, ti ha vibrato il cellulare. Gli hai detto che sono con te, vero?-
Rimase per qualche secondo interdetto e poi continuò a camminare imperterrito verso il tavolo più appartato del locale.
Si sedette e nascose il volto dentro il menù.
-Cazzo, Tom. Riesci a fare il serio per qualche minuto? Non chiedo tanto. Giusto una manciata di secondi.- gli tolsi bruscamente il menù da davanti, e il cameriere che si era avvicinato al tavolo, si allontanò rapidamente.
-Calmati, non voglio dare spettacolo.- fece lui, parlando sottovoce ed intimandomi di fare lo stesso.
-Oh Dio ce ne scampi, se qualcuno per un puro scherzo del destino dovesse riconoscerti.-
-E comunque sì gli ho detto che sei con me, va bene? E' preoccupato, cazzo. Siete tutte uguali tanto. Non ve ne importa un accidente, alla fine.-
-Scusami?- strabuzzai gli occhi e lo fissai assassina.
-Sì prendi anche Amber. Non c'ha pensato due volte ad andarsene e a chiudermi fuori dalla sua vita. L'ho vista bene insieme ad Ashton, le auguro tanta felicità.-
-Ti prego, non puoi essere serio.- gli avrei spaccato la faccia seduta stante nel caso la sua risposta fosse stata affermativa.
-La verità è che dovremmo lasciar perdere le donne. Portano solo guai.-
Invece di prenderlo a schiaffi, come avrei probabilmente dovuto fare, gli scoppiai a ridere in faccia e se non altro per quella frazione di secondo dimenticai i miei problemi.
-Ti fa così tanto ridere?- esclamò lui qualche istante dopo, quando si accorse che non accennavo a smettere.
-Sinceramente sì, Tom. Mi fa ridere perchè basterebbe così poco perchè le cose andassero bene ed invece combinate sempre un casino. Forse qualche domanda dovreste porvela.-
Alzò gli occhi sui miei e stavolta fu lui a ridere -Quale casino ha combinato Rob? No ti prego dimmelo perchè sono davvero curioso. Cosa ha fatto stavolta?- si aggiustò sulla sedia e non smise per un attimo di guardarmi serio.
Rimasi qualche istante senza parole e quando fui sul punto di ribattere qualcosa lui mi interruppe -Ecco cosa pare a me. Qualsiasi cosa faccia non è mai abbastanza per te. E' come se, non importa quanto impegno ci metta, finisca sempre col deluderti.-
Spalancai la bocca attonita e mi ritrovai incapace di parlare. Se era quello ciò che traspariva, avrei fatto meglio a buttarmi nel Tamigi.
-Beh no...non è così. Non è affatto così.- scossi la testa veementemente e lui alzò le sopracciglia.
-Ah no?-
Il cameriere si avvicinò nuovamente e stavolta Tom ordinò un macchiato doppio e un frappuccino alla vaniglia, prima di tornare a spostare la sua attenzione su di me.
-Lui non mi delude mai. Non l'ha mai fatto. Mai. Nemmeno quando se n'è andato via da me, l'ho pensato. Come fai a dire una cosa del genere?-
-Perchè vi ho visti insieme in questo ultimo periodo, Sugar. Ho visto come ti comporti con lui, come lui si comporta con te. Vive nel terrore costante di perderti, ma cazzo non te ne rendi conto?-
-Anche io ho questo terrore, cosa credi?-
Scosse la testa di nuovo -Ma perchè?! Non va da nessuna parte, come deve fartelo capire ancora?  Lui vuole te. Ti ha sempre voluto. Fin da quando eravamo ragazzini. Sai me li ricordo bene certi pomeriggi fra me e lui...- allungò una mano sul tavolo a sfiorare la mia e mi sorrise cordiale.
-Non ho mai visto nessuno illuminarsi così tanto col solo nominare la propria migliore amica. Eppure lui l'ha sempre fatto.-
Mi passai i capelli dietro l'orecchio, improvvisamente imbarazzata da quelle insolite confidenze e sospirai. -Era con Nina, ieri sera.
Ha rilasciato un'intervista, l'ho visto stamattina su Access Hollywood...- abbassai il tono e la testa nello stesso momento, sentendomi una stupida.
Tom ridacchiò e dopo qualche istante mi costrinse con una mano a guardarlo -E tu hai creduto ad un servizio in tv?
-Beh...-
-Sugar...- piegò le sopracciglia in modo strano e sospirò -Hai litigato con Rob per un cazzo di servizio su Access Hollywood?-
-Senti ma tu hai idea delle cose che ha detto? E hai idea di cosa significhi Nina Schubert per me?-
Improvvisamente mi sentii ribollire il sangue nelle vene al pensiero delle lunghissime unghie smaltate, delle gambe chilometriche, dei riccioli morbidi, delle labbra rosse e...
-Sugar!- alzai lo sguardo e mi resi conto di stare stringendo il bordo del tavolo così forte che le nocche mi erano diventate bianche.
-Adesso ti bevi i servizi di gossip come qualsiasi ragazzina in calore?-
-Non è questo Tom...- scossi la testa e tentai di riprendere un minimo di credibilità. Probabilmente dovevo davvero apparire come una sciocca ragazzina disturbata mentalmente.
-E' che...è un periodo particolare questo...- alzai gli occhi timidamente nei suoi e mi bloccai un istante.
Tom non sapeva che io fossi incinta. Robert non era ancora riuscito a trovare il momento giusto per dirglielo, e adesso non potevo certo essere io quella ad informarlo che la vita del suo migliore amico sarebbe irrimediabilmente cambiata nel giro di qualche mese.
Tom mi guardò incuriosito e si schiarì la voce -Cioè?-
Fanculo, chissà come ne sarei uscita ora.

-Ehm...beh. Sto cercando…di ritrovare...me stessa.- farfugliai, giocherellando con il menù di fronte a me.
Tom inarcò un solo sopracciglio e annuì lentamente –Ritrovare…te stessa?-

Fottutissimo Sturridge, doveva mettersi a fare il perspicace proprio adesso in 24 anni di esistenza.-Sì, insomma…dopo che io e Robert, sai? E poi…tutte le cose che ci sono capitate e io…- e poi, fortunatamente, il cellulare si mise a suonare e mi salvò dal disastro.
Era Vixie e quando lessi il suo nome provai per un secondo una fitta di rimorso perché lo sguardo
spiazzato di Robert tornò a farsi sentire.

-Shoo dove sei finita?!- era sull’orlo di una crisi di nervi, ne ero certa.
-Vix..- ma non ebbi il tempo di aggiungere altro, che le sue grida tornarono a sovrastarmi.
-Non avrai creduto ad una singola cosa di quella merda di servizio, voglio sperare! E dove sei adesso? Sei con Tom, vero? Me l’ha detto Robert…io e Billie siamo con lui. Shoo, Shoo ti prego. Gli agenti di Rob si sono già mossi contro il programma, hanno manipolato l’intervista!- continuò come un fiume in piena, non lasciandomi spazio di ribattere niente.
Spostai lo sguardo su Tom che, dato il volume delle grida di Vixie, stava sentendo tutto e lo vidi sorridermi compiaciuto.
-Vixie…-
-Robert ha chiamato Nina!- continuò lei –Quella stronza ha rilasciato altre interviste stamattina, della roba veramente orrenda. Se vuoi farti due risate compra Newsweek.-
-Vixie…- tentai di nuovo e stavolta lei mi lasciò parlare –Passami Robert se è lì.-
Non aggiunse altro e dopo un momento la voce di Robert mi arrivò forte e chiara alle orecchie.
-Sugar, mi dispiace.- sospirò rumorosamente e poi tornò a parlare -Vorrei che questa merda potesse restare fuori dalla nostra storia, ma non è così. Io...non so veramente cosa dirti se non che mi dispiace.-
Stupida e stronza. Stronza, stronza, stronza. Ecco ciò che ero.
-Rob...mi prometti che quando ci vediamo mi prendi a schiaffi? No perchè è l'unica cosa che merito.-
-Finiscila, stupida.- si limitò a dire, ma rise mentre lo faceva ed io non potei fare altro che imitarlo.
-Non so che accidenti mi sia preso. Scusami.-
-Dai, finisci di prendere questo caffè con Sturridge e torna da me. Ti aspetto.-
Chiusi la chiamata, sentendomi al settimo cielo.
-Ah, lo faranno santo quell'uomo- esclamò Tom, non smettendo per un attimo di guardarmi disapprovante.
-Ma mi hai chiesto di uscire solo per potermi insultare? Fammi capire.-
Continuò a guardarmi di traverso, senza tuttavia rispondere e quando finalmente le nostre ordinazioni arrivarono mi persi dentro la meraviglia del frappucino alla vaniglia, lasciandomi tutti i pensieri alle spalle.
-Sai io credo di amarla- esclamò lui, dopo qualche minuto.
Posai il bicchiere sul tavolo e lo guardai.
-Ma amarla veramente, non come tutte le altre. Sì io la amo, Sugar. E l'ho persa per sempre.- abbassò gli occhi sul bicchiere davanti a sé ed io mi sentii improvvisamente infinitamente triste.

-Hai mandato tutto a puttane, Tom- lo guardai negli occhi e lui annuì lentamente.
-Lo so.-
-Non starò certo a chiederti i motivi del perchè l'hai fatto. Non mi interessano e non credo che tu debba dirli a me. L'unica cosa che mi sento di dirti è che se la ami davvero, la devi lasciare stare per adesso. La ferita è ancora troppo fresca, devi darle tempo.-
-E' che io senza di lei non vado avanti. Ed ogni volta che quell'orribile pomeriggio torna ad infestarmi la mente, e fidati succede spesso, vorrei solo morire. Perchè ti giuro che non ho ancora idea del perchè l'ho fatto. Io non provo più niente per Trixie. Quando mi sveglio e mi rendo conto che Amber non c'è, quando guardo qualcosa alla Tv e sorrido perchè mi ricordo qualcosa che ha detto, quando mi addormento e il profumo dei suoi capelli è lì nel cuscino...- lasciò cadere il discorso e se non avessi saputo chiaramente che Tom Sturridge non piangeva mai, avrei giurato che in quel momento l'avrebbe fatto.
-Non sarà facile, Tom. Ma ti dirò una cosa...per me ci riuscirai. Amber ha solo bisogno di riflettere. Tu devi farti da parte ma non sparire completamente, mi raccomando. E' un equilibrio delicato, ma ho piena fiducia in te.-
Gli sorrisi mentre finiva di bere e poi sospirai -Riaccompagnami in albergo. Ho un fidanzato da cui farmi perdonare.-
-Ti chiederei i dettagli zuccherino, ma trattandosi di Pattinson non sono sicuro di volere sapere- scosse la testa e si alzò, rimettendosi la giacca.
-Non te li avrei detti comunque, razza di pervertito.-
Ridendo ci avviammo verso l'uscita del locale e una volta in strada, lui sogghignò misteriosamente.
-Sei una in gamba quando ti ci metti, sai Sugar?- chiamò un taxi e poi mi tenne aperta la portiera.
-Wow che complimenti, signor Sturridge. Non so se esserne lusingata o offesa.-
-A parte quando ti perdi nelle cazzate, tipo credere ai servizi da quattro soldi del lunedì mattina.-
Il taxi ripartì lento ed io e Tom avemmo tutto il tempo per continuare i nostri adorabili battibecchi. Quando finalmente arrivammo al Palace, entrambi eravamo saturi della reciproca presenza.
-A mai più rivederci.- lo salutai, quando l'ascensore si fermò al mio piano e gli passai davanti per uscire.
-Già e non stancatevi troppo. Domani abbiamo un aereo da riprendere- mi gridò lui, mentre le porte scorrevoli si richiudevano.
Scuotendo la testa, estrassi dalla borsetta la chiave magnetica e prima di aprire tirai un enorme sospiro.
Avevo intenzione di farmi perdonare da Robert in qualsiasi modo possibile.
Non appena entrai, scorsi le sue scarpe buttate alla rinfusa sul pavimento insieme ad una felpa dell'Adidas che a volte usava per pigiama.
-Pattz?- chiamai lievemente, quasi timorosa.
Un rumore di coperte e di pagine di libro chiuse velocemente mi giunse alle orecchie. Non ebbi neanche il tempo di mettere a fuoco l'ambiente circostante per capire da dove quel rumore provenisse, che dalla stanza alla mia destra arrivò lui, con l'espressione più dannatamente dolce che gli avessi mai visto stampata in faccia. Gli occhi gli brillavano così intensamente che per un attimo mi sentii vacillare.
Lo guardai, senza una vera consapevolezza di come si dovesse sentire. Lo guardai e basta, cercando di fargli capire quanto mi sentissi stupida e un miliardo di altre cose ancora, ma lui piegò le labbra in un sorriso sghembo e mi afferrò per i fianchi.
Quando mi sentii al sicuro fra le sue braccia calde lo strinsi così forte a me da fargli male.
Restammo in silenzio per tantissimo e quando alla fine lui mi prese il viso fra le mani e mi guardò ancora più intensamente mi sentii sciogliere come cera calda.
-Voglio solo dirti che ti amo.-
-Ti amo anche io, zuccherino.-
-E ti ringrazio per questo, perchè sinceramente non so nemmeno come fai a sopportarmi dopo tutte le mie scene madri.-
Rise e lo fece così bene che decisi di bloccare quelle risatine con un bacio.
Quando si allontanò, alla vista delle sue guance arrossate e della piega maniacale del suo sorriso, ebbi voglia di tornare a baciarlo di nuovo e di non staccarmi mai più dalle sue labbra.
-Sei tu la mia musa ispiratrice! In quella maledettissima intervista, io stavo parlando di te Sugar. Tu sei l'unica. L'unica.- scosse un po' la testa e fece qualche passo indietro come per guardarmi meglio e poi si passò una mano fra i capelli.
-Rob...non so veramente cosa dire...- abbassai veloce lo sguardo e mi sentii forse ancora peggio di prima.
-Non dire niente. A me basta che tu sia qui e che stia bene. Del resto non me ne frega un accidente.-
Mi strinse nuovamente fra le braccia e stavolta inspirai a fondo il suo inconfondible profumo. Quel profumo così intenso da stordirmi ogni volta, così pieno di lui da farmi tremare.
-Che ne dici se attuiamo il tuo piano di stamattina?- gli chiesi poi io, accarezzandogli dolcemente una mano.
-In fondo abbiamo ancora tutta la giornata davanti a noi.-
-E così vuoi un po' di coccole, eh?- ridacchiò prima di baciarmi, una, due, tre volte.
-Sì, Rob.- annuii e lui mi prese letteralmente in braccio.
-Alla faccia di Nina e di qualsiasi altra persona- esclamò poi, poggiandomi sul letto e cominciando immediatamente a baciarmi sul collo.
Rabbrividii al contatto delle sue labbra morbide sulla pelle sensibile della spalla e allora lui si mise a ridere e con la mano destra risalì dalla mia gamba fino al petto, mandandomi completamente in tilt.
-Sappi che non faremo l'amore.- mi disse poi, allontanandosi di poco, con una terribile espressione da schiaffi dipinta in volto.
-Ho in mente altre cose per oggi.-
Corrugai le sopracciglia e lo spinsi via -Chi ha mai voluto farlo, Mr Puritano?-
Ridendo scosse la testa e si stese di fianco a me -Mi sembrava giusto avvertirti, dato che mi pareva tu fossi già partita per la tangente.- piegò le sopracciglia in una strana ed eloquente espressione e io avvampai di vergogna.
-Ti odio, ti odio, ti odio.- lo presi a pugni e lui fece trascorrere qualche secondo prima di afferrarmi per le mani e baciarmi con prepotenza quasi.
Poi si alzò dal letto e mi guardò a fondo -Quando hai finito di odiarmi, ti va di raggiungermi nella vasca?-
-Dipende.- accavallai le gambe e volsi lo sguardo dall'altra parte.
-Ok, ti aspetto di là.-
Sorrisi fra me e me e, sfiorandomi la pancia, mi sentii di nuovo al settimo cielo.



Salve ragazze rieccoci qui ad aggiornare con i capitoli più merdosi del mondo. Lo so fa veramente pena adesso lo stato di questa fanfic, me ne dispiaccio credetemi. solo che non so dove cazzo andare a sbattere la testa per aggiustare le cose, perchè la verità è che non so più scrivere decentemente.
no, davvero. non trasmetto più niente ç_______ç e non so neanche perchè. so solo che mi piange il cuore.
comunque, vabeh non volevo certo farla più lunga della Messa cantata, per cui la chiudo qui e niente. Questo cap di transizione orrenda per fortuna è finito e se mai vi piacerà penso che qualche venerdì sicuro vi manca XD
Va bene ok basta con le battute da sfigata cronica..
A presto :)

Ah! Prima che me ne dimentichi....dunque su fb l'ho già scritto, ma beh utilizzo anche quest'occasione per dirvelo XD
Dunque sto partecipando ad un contest dell'Indipendente Concerti dove metti delle foto dei concerti a cui sei stato, la foto che riceve più voti vince due accrediti per un concerto di tua scelta!
Ecco, ora voi capite che a Settembre all'Iday ci sono gli Arctic Monkeys e io voglio andare come la morte, tanto per citare una mia cara compagna di scorribande...e beh insomma niente XD Se poteste votarmi mi fareste felicissima, davvero :D
Vi lascio il link della foto, voi dovete soltanto cliccare sul link che dice "click to vote" tipo oppure lasciare un commento!

Link --> Votami!

Grazie mille, pubblicità occula finita.


sì e beh nessun personaggio realmente esistente mi appartiene.






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Capitolo 47
*** «look at the stars, look how they shine for you. ***


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47


Una gravidanza di 5 mesi non è più semplice da tenere nascosta e nonostante in quei due mesi avessi fatto di tutto per tentare di celare la rotondità avanzante con vestiti fra i più larghi del mio armadio, ormai non aveva più senso continuare a mantenere il riserbo.
Tutti i membri del Brit Pack sapevano ed avevano manifestato le proprie emozioni al riguardo nei modi più disparati, dai brindisi a base di birra e shottini di gin di Marcus e Sam, al silenzio attonito e quasi devastato di Bobby e Tom.
Quest'ultimo in particolare si era trincerato dietro assurde recriminazioni di una qualche specie di tradimento nei suoi confronti.
Aveva detto che non se lo sarebbe mai aspettato da noi e che pensava avessimo più cervello da non rimanere incastrati con una gravidanza a 24 anni.
Robert c'era rimasto molto male, soprattuto visto e considerato che quando era stato il momento di annunciare la notizia in una serata indetta appositamente, tutti si erano rivelati entusiasti ed erano corsi ad abbracciarlo.
Tutti tranne Bobby che era rimasto a guardarlo basito per una decina di minuti, e appunto Tom che non appena pronunciate quelle parole si era trovato improvvisamente impegnatissimo in maniera improrogabile.
C'era voluto del tempo perchè la rabbia di Robert sbollisse ed io ero andata personalmente a parlare con Tom per cercare di farlo ragionare, ma tutti i miei tentativi si erano rivelati fallimentari.
Alla fine era stato lui stesso a tornare ad usare il cervello e si era presentato a casa mia una sera che io e Robert ce ne stavamo sdraiati sul divano a vedere un vecchio live dei Pink Floyd e mi aveva chiesto il permesso di portarlo via per un'uscita fra uomini.
Inutile dire che avevo acconsentito immediatamente, nonostante quella sera mi sentissi particolarmente nostalgica e rinunciare alla sua mano calda attorno alle spalle mi appariva come la più grave atrocità esistente.
Ma quando quella notte Robert aveva fatto ritorno e mi aveva svegliato con un leggero bacio sulla fronte, l'avevo visto sorridere felice per davvero.
-Dove siete stati?- gli avevo chiesto, mettendomi a sedere sul divano e scuotendo un po' la testa.
-Voleva brindare alla salute del suo futuro nipotino- mi si era buttato a sedere di fianco e mi ero immediatamente accorta dell'ubriacatura dilagante.
-Ah e così ti ha fatto sbronzare, eh?-
-Siamo andati in quel pub di Hackney di cui non ricordavo nemmeno più l'esistenza. Ti ricordi? E' stato il primo pub dove abbiamo rimorchiato delle ragazze.-
Non la smetteva di ridere e l'avevo guardato storto, leggermente infastidita.
-Come scordarselo. Erano delle turiste ubriache e vulnerabili. Spagnole, vero?-
-Italiane- aveva risposto lui sempre ridacchiando come un cretino.
-Italiane giusto- avevo scosso la testa con disapprovazione.

Tornai alla realtà e mi voltai verso Stuart Semple alla mia destra, che stringendo una penna fra i denti mi fissava come in preda alla trance più profonda che si possa immaginare.
-Sai sei proprio una visione, bastoncino di cannella. E poi io te l'ho sempre detto, fin dal nostro primissimo incontro che per me avevi l'aria della mamma. E guardati adesso.- mi afferrò il viso fra le mani e per un terribile attimo quasi credetti che mi avrebbe baciato -Risplendi. Oddio devo assolutamente fotografarti!-
Poi si illuminò ancora di più e quasi esplose dalla felicità -Ti prego permettimi di farti un photoshoot quando la pancia sarà davvero evidente. E uno con il bambino. Oddio, oddio...- iniziò a vagare per la Aubin, toccando fotografie e cercando chissà cosa nei meandri della sua mente squinternata.
Dopo qualche attimo di sbigottito silenzio decisi di seguirlo per i corridoi della galleria, d'altronde non c'era da stupirsi per le stramberie ai confini della realtà di Stuart, ormai c'avevo quasi fatto l'abitudine. In effetti avrei potuto presentargli Trixie, sarebbero andati estremamente d'accordo.
-Sì ti voglio qui!- esclamò dopo un momento, indicandomi una specie di panchina sovrastata da una bandiera inglese rovinata in più punti.
-Completamente nuda, coperta solo dalla bandiera!- aveva gli occhi lampeggianti dall'eccitazione e non me la sentii, perciò, di rovinargli l'euforia del momento comunicandogli che mai nella vita mi sarei sottoposta ad un servizio fotografico coperta da brandelli di Union Jack.
Anche perchè a Robert sarebbe venuto un infarto al solo pensiero.
-Risplenderai di luce tua, Sugar.- mi prese le mani e se le portò alla bocca, baciandole avidamente.
-Le manderemo a Parigi, Roma, New York! Sarai la nostra stella, vedrai!-
Scoppiai a ridere e mi discostai da lui -Hey, hey frena Stuart. Non credo che sarò mai nessuna stella. E poi beh...ci trasferiamo a Los Angeles fra poco.- abbassai lo sguardo e mi preparai al peggio.
Lui rimase qualche secondo in silenzio e poi iniziò ad annuire lentamente -Ma certo. Certo, certo, dovevo aspettarmelo. In fondo l'ho sempre saputo fin dalla prima volta che hai varcato quella porta che saresti stata poco tempo con me.-
-Mi dispiace Stuart. Non volevo deluderti.- esclamai, quasi contrita.
Lui tirò un enorme sospirò e tornò a scrutarmi a fondo.
-Non importa. Il servizio con il bambino lo voglio comunque, sia chiaro.-
Risi e annuii -Sarà la prima cosa che gli farò fare, vedrai.-
-Ti chiederei di far venire anche Robert ma sai...credo che non mi piaccia affatto in fin dei conti.-
-Glielo farò sapere- risi di cuore e lui mi venne subito dietro.
-Però ha dei bei denti.-
-Ok sei pazzo.-
-No, dico davvero!- quasi si illuminò -Sono tondeggianti, sono sexy-
Lo guardai allucinata e scossi la testa -Fammi andare via prima che te ne venga fuori con qualche altra assurdità riguardante caratteristiche sessualmente attraenti del mio ragazzo.-
Lui mi abbracciò e poi si allontanò quasi subito -E' stato bello vederti con la pancia, Sugar. Davvero.- mi accarezzò una guancia e sorrise.
-Grazie per essere passata e divertiti in Italia. La Toscana è un posto magico.-
-Già è quello che continua a ripetermi Robert. E i suoi genitori, che ci sono stati in luna di miele. Sinceramente ho solo voglia di prendermi qualche giorno lontana da tutto e tutti.-
-Quando partite?- fece lui, sempre con il suo solito accenno di sorriso assurdo sulle labbra.
-Fra 4 giorni.- sospirai e un moto di euforia mi colpì allo stomaco.
-Non è il suo compleanno, scusa?- continuò lui, tornando a guardarmi interessato ed evidentemente dimentico dei suoi propositi di lasciarmi andare.
-Sì infatti. Quest'anno lo festeggeremo così.- sorrisi leggermente e socchiusi gli occhi al ricordo di Robert che mi sventolava davanti al naso due biglietti aerei Londra-Firenze.

-Faremo un viaggio on the road, zuccherino. Tu non ti dovrai preoccupare di niente, solo di indossare un paio di scarpe comode.- e mi aveva baciato sulla fronte, subito dopo.
-Firenze, Volterra, Siena, Pienza, Montepulciano...- il suo sorriso brillava di luce propria mentre mi snocciolava i nomi di quelle cittadine toscane mai viste e sempre immaginate.
-Sei pazzo, Robert Pattinson- avevo fatto io, non facendo nessuno sforzo per celare il sorriso estatico.
-Ma non vedo l'ora.-

-Sono stato in Toscana per un servizio sulle crete senesi. Ho sempre sperato di poterci tornare prima o poi. Vedrai che una volta lì non vorrai più venire via. Soprattutto perchè con Robert accanto a te sarà tutto più magico.- Stuart aveva gli occhi che brillavano letteralmente.
-Beh, spero davvero che sia così-
Dopo averlo salutato definitivamente, finalmente riuscii a prendere un taxi per tornare a casa.
Trixie, Sophie e Lizzie mi aspettavano per un pranzo fra ragazze, e sinceramente non vedevo l'ora di stare un po' solo immersa fra pettegolezzi, chiacchiere assurde e ultime follie dal fronte francese.
Robert era negli Stati Uniti per interviste e roba promozionale di Eclipse e ci sarebbe rimasto fino al giorno dopo. Giorno in cui la sua temutissima intervista con Kristen e Taylor all'Oprah Winfrey Show, avrebbe avuto luogo.
Avevo perso il conto del numero spropositato di chiamate che mi aveva fatto durante i giorni precedenti, ripetendomi le stesse identiche cose come un ritornello nauseante.
Non si sentiva in grado, Taylor gli avrebbe fatto fare una figura di merda, Kristen gli stava sulle palle, Oprah era meschina e così via, una recriminazione assurda dietro l'altra fino ad arrivare ad affermazioni ai confini della realtà.
La cosa era continuata fino a che non gli avevo detto chiaro e tondo che, nonostante fosse difficile da credere, pure io ero provvista di vita sociale e che se continuava a chiamarmi per espormi le sue paranoie da psicopatico, lo avrei ben presto mandato a cagare.
Ovviamente mi ero sentita in colpa l'istante successivo a che avevo chiuso la telefonata ma in quei giorni ero di umore estremamente irritabile, senza contare il fatto che la nausea non mi aveva lasciato vivere quell'ultima settimana e avevo trascorso le mie mattine fra il letto e il gabinetto.
-Eccoti, finalmente!- mi accolse la voce allegra di Lizzie, non appena ebbi girato la chiave nella serratura.
-Eri in agguato dietro la porta?- le feci io, alzando le sopracciglia scettica.
C'era un delizioso profumino di agnello vindaloo diffuso per tutto il mio minuscolo appartamento, ma feci giusto in tempo ad immaginare l'aspetto meraviglioso che doveva avere che una ormai tragicamente familiare ondata di nausea mi colpì forte come un pugno allo stomaco.
Socchiusi gli occhi e Lizzie mi prese immediatamente per un polso -Ancora nausea?-
Annuii e basta -Adesso mi passa.-
-Oddio Sugar, non ci credo che hai ancora nausea. Insomma stai per partorire praticamente!- fece lei, stringendomi leggermente.
-Lascia perdere Lizzie- scossi la testa -Pensa che la sola vista della boccetta del dopobarba di Rob mi fa correre in bagno. E io lo adoravo quel fottutissimo dopobarba!-
Sospirai, lasciandola andare l'istante successivo. Per fortuna si era trattato solo di un attacco passeggero.
-Ecco la mammina!- Trixie saltellò allegra dalla cucina e mi buttò le braccia al collo.
-Oddio come profumi di borotalco e acqua di colonia!- si mise una mano davanti alla bocca e mi guardò attonita.
-Eh?- feci io.
-Sìììì. Questo piccolino te lo vedo già in braccio- mi mise una mano sulla pancia e la accarezzò piano.
-Non mi stancherò mai di farlo.-
-Trixie per favore. Sono alquanto stanca.-
-Anche oggi è una giornata storta?- mi rispose lei, storcendo di poco il nasino dritto.
-No è che...- sbuffai -Mi sento gonfia come un pallone, non entro più nel mio paio preferito di jeans, Stuart mi ha fatto sentire in colpa perchè andrò a vivere a Los Angeles e la nausea mi perseguita. Anche se non raggiungerà mai i livelli di persecuzione di Robert, che non fa altro che mandarmi messaggi. Uno più apocalittico dell'altro.-
Scoppiarono tutte e due a ridere e in quell'istante fece la sua comparsa Sophie con un bicchiere di birra in mano.
-Ragazze credo che ci convenga ordinare dal ristorante indiano. L'agnello è andato.- esclamò, con tutta la calma possibile. -Ciao, Sugar.- aggiunse l'attimo dopo.
-Che diamine significa "andato"??- il volto di Lizzie si tramutò in una maschera degna del miglior film horror e lei scappò come un fulmine in cucina.
Sophie venne avanti a salutarmi e alzò le sopracciglia -Io gliel'avevo detto che era meglio ordinare una pizza.-
-Già, mi ero quasi dimenticata di Lizzie e delle sue follie culinarie.- scoppiai a ridere.
-E' tutto pronto per la grande partenza?- mi chiese poi lei, continuando a sorseggiare tranquillamente la sua birra.
-Oh, più o meno. Ho preso uno zaino e c'ho infilato dentro tre maglie e un solo paio di jeans, dal momento che in uno non riesco più ad entrare.-
Sophie e Trixie rimasero in silenzio.
-Ah e la macchina fotografica, ovviamente.-
-Ovviamente.- Sophie sorrise accondiscendente -E Rob quando torna?-
-Dopodomani. Se riesce a sopravvivere ad Oprah. A sentire lui ci sono ampie probabilità che rimanga ucciso da un'invasione aliena mentre risponde a qualche domanda su Eclipse.-
Dovettero cogliere il sarcasmo nella mia voce perchè si affrettarono a cambiare argomento e Trixie si lanciò immediatamente nella dettagliatissima descrizione dell'ultimo concerto dei Gang of Gin al quale non avevo potuto assistere.
Mentre continuava col racconto di come Jim fosse finito addosso alla batteria e Matt si fosse lanciato a fare stage diving, la mia mente iniziò a divagare e mi chiesi ancora una volta perchè diavolo mi sentissi sempre così irritata.
Soprattutto nei confronti di Robert.
Negli ultimi mesi le cose fra di noi erano andate bene. Più che bene, a dire la verità.
Avevamo seriamente cominciato a pensare al trasloco a Los Angeles, mi aveva accompagnato nella vecchia casa di mia nonna a Barnes e mi aveva aiutato a portare via qualche scatolone con alcune delle sue cose. I ricordi di una vita che non avevo mai più voluto vedere, ma di cui, per qualche strana ragione, adesso sentivo un bisogno viscerale.
Come le decine e decine di album di fotografie che testimoniavano la vita delle tre donne della famiglia Lewish-Lawrence. Foto di mia nonna da ragazza, di mia madre bambina che si dondolava sulle altalene, foto di me stessa a 3 anni in braccio a mio padre nel mio primo viaggio in Cornovaglia.

-Me lo ricordo questo completino giallo!- aveva esclamato Robert, indicandomi una fotografia leggermente rovinata nell'angolo destro.
-Ti dicevo che assomigliavi ad un limone- era scoppiato a ridere ed io l'avevo guardato storto.
-Già, sei sempre stato un gentiluomo infatti.-

Eppure, nonostante fossimo più uniti che mai, io non potevo fare a meno di sentirmi sempre un po' tesa.
E' normale, continuava a ripetermi Victoria, che essendo l'unica fra le mie amiche ad essere passata attraverso due gravidanze, era diventata la mia consigliera ufficiale.
Sentivo la tensione andare e venire ad ondate, nei momenti più impensabili.
Mentre facevo la spesa, mentre chiacchieravo con Clare, addirittura mentre ascoltavo la musica.
E Robert non si mostrava mai insofferente a questi continui sbalzi d'umore.
Avevo perso il conto di tutte le volte che gli avevo risposto male per qualcosa, o che mi ero arrabbiata per futili motivi solo per sentirmi in colpa l'istante successivo e tornare con la coda fra le gambe fra le sue braccia.
Fortuna che, per quanto sbadato e paranoico fosse, il buon senso era una dote che di certo non gli mancava e sapeva che la mia follia ancora più acuta del solito, era solo dovuta alla gravidanza.
-Sugar?- Trixie mi sventolò una mano davanti agli occhi e solo quando sbattei le palpebre più volte mi resi conto di essere seduta a tavola, accanto a Lizzie e di stare addentando il nulla sulla forchetta sospesa a mezz'aria.
-Ti stiamo parlando da 20 minuti e non hai fatto altro che annuire.- continuò Trixie, fissandomi con gli occhioni verdi spalancati.
-Scusate ragazze.- scossi la testa, tentando di tornare nel mondo reale e sospirai. -Ho la testa completamente da un'altra parte.-
-Sì ce ne siamo accorte.- commentò Lizzie, sorridendo.
-Ti ho detto che Bobby vuole andare ad insegnare chitarra nelle scuole e non hai battuto ciglio- fece Sophie, ridacchiando.
-Ho solo bisogno di riposarmi un po'.- cercai di scusarmi sorridendo un poco.
-Non finisci la pizza?- mi chiese Sophie, con un tono leggermente preoccupato nella voce.
-Non ho fame.- scostai il piatto da me e lei mi scoccò un'occhiata disapprovante.
-Dovresti mangiare invece, Sugar.-
-Mettetemela da parte, la mangerò dopo- feci per alzarmi, ma Trixie mi precedette.
-Vengo con te.-
-Cosa?-
-Sì ho voglia di riposarmi anche io.- si pulì velocemente la bocca col tovagliolo e mi prese per mano.
-Notte notte, ragazze.- fece rivolta alle altre due.
-Se per caso dovesse arrivare Joe ditegli di andare a farsi un giro. Mi farò viva io quando avrò voglia.-
-Trixie ma non è necessario che tu mi faccia compagnia, davvero.- le dissi una volta che fummo in camera mia.
-So cavarmela da sola.-
Si sdraiò sul letto e lanciò le scarpe dall'altra parte della stanza -Certo che sai cavartela da sola. Nessuno l'ha mai messo in dubbio. Io ho sonno davvero. Joe non mi ha fatto chiudere occhio stanotte.-
ed emise una strana risatina.
-Ok non sono sicura di voler sapere i dettagli, per cui fermati qui.- ridacchiai e nonostante mi sentissi sempre stanca morta, scoprii che un po' di tensione se ne era definitivamente andata.
-Sai che ti amo, vero Sugar?- mi chiese poi lei, voltandosi verso di me, quando entrambe fummo sdraiate.
-Tu e il mini Pattinson che fra poco scorazzerà in libertà per il mondo.- piegò le labbra in un sorriso bellissimo e mi accarezzò di nuovo la pancia.
-Non vedo l'ora di conoscerlo.-
Le bloccai la mano con la mia e sorrisi a mia volta -Questo bambino sarà fortunato ad avere una zia come te.-
Restammo per un bel po' di tempo a chiacchierare sommessamente e la mano di Trixie, sempre ferma sulla mia pancia, servì a tranquillizzarmi e a farmi scivolare dolcemente nel sonno.

»

-Mamma è maggio, nel caso non te ne fossi accorta. Non ho bisogno di nessuna giacca, per favore- Robert sbuffò sonoramente e si voltò a guardarmi con un'espressione che esprimeva solamente esasperazione ed un muto grido di aiuto.
-Faremo tardi per l'ecografia.- si diresse verso la porta a passo spedito, ma Clare gli bloccò la strada e lo fissò battagliera.
-Non essere sciocco, tesoro. Sai benissimo che la tua salute è cagionevole. Non vorrai mica beccarti un raffreddore, proprio adesso che dovete partire per la vostra vacanza.- si voltò verso di me e mi sorrise accattivante. -Non è vero, Sugar?-
-Ehm...già, io...- balbettai, indecisa su quale dei due Pattinson guardare.
-Vedi? Anche la tua fidanzata è d'accordo.-
-Non è la mia fidanzata- esclamò Robert con un tono di voce talmente simile al Robert bambino con il quale ero cresciuta, che per un attimo mi chiesi quanti anni effettivamente avessimo.
-Già sono soltanto una tipa a caso che aspetta il suo bambino, niente di che insomma.- feci io, guardandolo sarcastica.
-Sei veramente un cretino, Robert. Ringrazia il fatto che tuo padre non è qui, altrimenti...- lasciò la frase in sospeso e tutti e tre ci guardammo all'unisono.
-Sai mamma non ho più 5 anni- fece lui, guardandola allibito.
-Peccato che ti comporti come tale.- lo rimbrottò lei.
Conoscendo i soggetti ero certa che avrebbero potuto tranquillamente andare avanti all'infinito con il pizzicarsi a vicenda, così decisi di prendere in mano la situazione.
Presi la giacca di Robert dalle mani di Clare e le sorrisi -Gliela porto io la giacca, Clare, non preoccuparti. Se dovesse fare freddo gliela darò.-
-Grazie tesoro.- mi baciò rapidamente su una guancia e mi sorrise materna -Non vedo l'ora di sapere se sia un maschietto o una femminuccia.-
 -Già, anche io!- sospirai e Robert mi prese per mano.
-E se non ci muoviamo non sapremo mai, per cui...- si voltò verso sua madre e le sorrise sornione -...ci vediamo dopo, nonnina.-
Scossi la testa e gli detti un rapido bacio -Andiamo, papino- calcai quell'ultima parola in maniera particolare e lui scuotendo la testa, uscì in strada.
Il momento dell'attesissima ecografia morfologica era arrivato.
Robert era tornato il giorno prima dagli Stati Uniti e la prima cosa che mi aveva detto, quando ero andata a prenderlo ad Heathrow insieme a Lizzie e Tom, era stata che non vedeva l'ora di scoprire se fosse un bimbo o una bimba.
Anche io non vedevo l'ora del resto, e anche tutti i nostri amici che in quell'ultima settimana c'avevano tempestato di telefonate e visite per sapere quale fosse l'esatta data dell'ecografia.
Tom in particolare aveva chiamato Rob tutti i giorni e l'aveva quasi scongiurato di poter assistere anche lui al magico momento nel quale si sarebbe scoperto se il mini Pattinson che portavo dentro di me fosse un lui o una lei.
Alla fine Rob aveva acconsentito, più per sfinimento che per altro, e così eravamo rimasti d'accordo che ci saremmo visti con lui alle 17.00 in punto di fronte al Portland Hospital.
Quella mezzoretta di taxi fu probabilmente la più lunga della mia intera vita.
Io e Rob rimanemmo completamente in silenzio, ciascuno perso dentro la propria testa, le mani intrecciate sul sedile in finta pelle.
-E se ci fosse qualcosa che non va?- esclamai alla fine, giusto un attimo prima a che il taxi frenasse dolcemente accanto al marciapiede.
Riuscivo già ad intravedere Sturridge al di là del finestrino appannato.
Con quanto anticipo era arrivato?
-Zuccherino, smettila- Rob mi prese la testa fra le mani e mi guardò intensamente.
-Non c'è niente che non va, niente.-
Mi venne da piangere come al solito, ma stavolta trattenni le lacrime e dissi a me stessa di essere forte.
-E' normale avere paura. Anche io sono terrorizzato, ma il pensiero di esserci dentro con te rende tutto più sopportabile.-
Ovviamente sapeva sempre cosa dire. Ma perchè poi continuavo a stupirmi di quella sua innata e formidabile qualità?
-Hey amico- lo apostrò Tom, non appena Rob ebbe pagato il tassista e questo fu schizzato via.
-Sturridge- rispose semplicemente lui, le mani in tasca e lo sguardo sfuggente.
-Zuccherino, come andiamo?-
-Uhm, abbastanza di merda, sì. Ma soprassediamo ti prego.- gli sorrisi sardonica e senza aggiungere altro
li precedetti nel grande ingresso color ocra, cercando di calmare i battiti del cuore.
-Signorina Lawrence!- mi salutò la solita cordiale receptionist di sempre.
-Signor Pattinson- fece poi rivolta a Rob -..e signor...?-
-Sturridge.- Tom si affrettò a presentarsi, tendendole una mano e sorridendole divertito.
-Sì lui è qui come supporto- alzai gli occhi al cielo e la receptionist rise divertita.
-Capisco. Bene, se volete seguirmi la dottoressa Fisher vi riceverà adesso.-
Senza spiccicare parola il terzetto di Capeside dei poveri la seguì per gli ormai familiari corridoi pieni di fotografie delle star, e non potei fare a meno di chiedermi se prima o poi anche una mia foto avrebbe fatto la sua comparsa in quella specie di Pregnancy 'n Birth Hall of Fame.
Arrivati davanti alla solita porta, la receptionist bussò e la voce vellutata di Linda ci accolse affettuosamente.
-Sugar!- venne avanti verso la porta e mi abbracciò come fossimo vecchie amiche.
-Sei bellissima!- mi sorrise e mi accarezzò dolcemente i capelli.
-Che pancettina che abbiamo messo su, eh?- abbassò lo sguardo verso la mia pancia e quando tornò a fissarlo su di me, mi accorsi che fosse veramente felice.
-Allora lo vogliamo vedere o no questo bambino?- battè le mani allegramente e dopo avermi fatto accomodare alla scrivania per scrivere qualcosa sulle mie novità di quei mesi appena trascorsi, mi indicò il lettino e sorrise di nuovo.
-Prego, signorina.-
Robert e Tom non avevano proferito parola da che eravamo entrati nello studio di Linda, ma quando mi fui sdraiata sul lettino e Linda mi ebbe sollevato la maglia per spalmare sopra al mio ventre il gel per l'ecografia, entrambi si alzarono dirigendosi alle mie spalle.
La mano di Rob scese immediatamente a cercare la mia e Tom mi sorrise nella maniera più dolce che si possa immaginare.
Quel gesto mi fece commuovere all'inverosimile.
Eccoci tutti e tre là, morbosamente attaccati al monitor di fronte al letto e a tutte le meraviglie che di lì a poco avrebbe mostrato, tesi e spaventati come prima di un qualsiasi compito in classe.
C'eravamo sempre stati l'uno per l'altra e proprio in quel momento, sdraiata su quello scomodo lettino, realizzai che per quanto fossimo cresciuti, nessuno di noi era mai veramente cambiato.
-Allora- cominciò Linda, spostando la sonda sulla mia pancia e causandomi un batticuore esagerato il momento stesso in cui le prime immagini confuse comparavero sul monitor.
-Ecco la testa- mosse leggermente la sonda e ci indicò col dito sullo schermo una leggera curvatura più chiara.
-Wow- commentò Tom. L'unico di noi tre ad aprire bocca.
Linda passò poi a mostrarci quasi tutte le parti del corpo di nostro figlio e quando si fermò sul cuore per farci vedere le 4 minuscole camere che lo componevano, premette qualcosa sulla tastiera ed improvvisamente il meraviglioso rumore ritmico che durante quei mesi mi ero sognata innumerevoli volte, tornò a diffondersi per la stanza.
Robert aumentò la stretta sulla mia mano e Tom ridacchiò stupefatto -Non riesco a crederci.- disse solamente.
Poi si voltò verso Rob e gli dette una pacca sulla spalla -E' il cuore di tuo figlio, Pattinson.-
-Figlia, veramente.- esclamò sorridente Linda.
Per un attimo nessuno di noi aprì bocca.
Robert fu il primo a riacquistare l'uso della parola.
-Come?-
Linda si mise a ridere e muovendo la sonda andò ad evidenziare un'altra parte del minuscolo corpicino.
-E' una bambina, Robert. Complimenti.-



Fanciulleeee è stratardi e muoio di sonno, perdonatemi per tutto. Per il ritardo, per l'oscenità del capitolo, insomma so che fa pena.
ç___ç
in ogni caso sto veramente crollando per cui non so nemmeno cosa sto scrivendo adesso!
vi ringrazierò adeguatamente a breve, lo giuro!
Un bacione e vi amo <3







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