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Lista capitoli: Capitolo 1: *** «I wish I knew what you were looking for. *** Capitolo 2: *** «someday we'll know why I wasn't meant for you. *** Capitolo 3: *** «life is only as good as the memories we make. *** Capitolo 4: *** «waiting for someone or something to show you the way. *** Capitolo 5: *** «and somehow I got caught up in between. *** Capitolo 6: *** «so many adventures couldn't happen today. *** Capitolo 7: *** «fate up against your will, through the thick and thin. *** Capitolo 8: *** «fairytales of yesterday will grow, but never die. *** Capitolo 9: *** «take me somewhere I can breathe. *** Capitolo 10: *** «and it hit me like never before. *** Capitolo 11: *** «looking back at sunsets on the Eastside we lost track of the time. *** Capitolo 12: *** «it started out with a kiss, how did it end up like this? *** Capitolo 13: *** «stand still. breath in. are you listening? *** Capitolo 14: *** «unbending never ending tablets of time record all the yearning. *** Capitolo 15: *** «we're just two lost souls swimming in a fish bowl. *** Capitolo 16: *** «but, my God, it's so beautiful when the boy smiles. *** Capitolo 17: *** «well yesterday i thought I met an angel but she wasn't worth though she seemed to be worth. *** Capitolo 18: *** «we'll remember it was me and you. *** Capitolo 19: *** «lazing on a sunny afternoon. *** Capitolo 20: *** «would I last forever? You and I together. *** Capitolo 21: *** «but in the distance I hear some laughter, we laugh together. *** Capitolo 22: *** «this time I've really lost my mind and I don't care. *** Capitolo 23: *** «I wanna take you through a wasteland I like to call my home. *** Capitolo 24: *** «it says home is where your heart is. *** Capitolo 25: *** «I hope you had the time of your life. *** Capitolo 26: *** «you move and change, yet you go nowhere. *** Capitolo 27: *** «got me lookin so crazy right now. *** Capitolo 28: *** «girls just wanna have fun. *** Capitolo 29: *** «but I'm in so deep, you know I'm such a fool for you. *** Capitolo 30: *** «I am smiling, I think of you. *** Capitolo 31: *** «and we'll have Halloween on Christmas. *** Capitolo 32: *** «there are moments when I don't know if it's real. *** Capitolo 33: *** «now I would do most anything to get you back by my side. *** Capitolo 34: *** «don't tell me you're sorry cause you're not. *** Capitolo 35: *** «you have me forever and after. *** Capitolo 36: *** «not leaving. not going. I'm not kissing you goodbye. *** Capitolo 37: *** «I meant all the things I said. *** Capitolo 38: *** «and I'm beginning to think I imagined you all along. *** Capitolo 39: *** «dear, I fear we're facing a problem. *** Capitolo 40: *** «what became of the likely lads? *** Capitolo 41: *** «but the first day you came into my life, my time ticks around you *** Capitolo 42: *** «someone to love, somebody new, someone to love, someone like you. *** Capitolo 43: *** «and all the girls dreamed that they'd be your partner. *** Capitolo 44: *** «I don't want to wait for our lives to be over. *** Capitolo 45: *** «why should I wait until tomorrow? It's already been, I've already seen all the sorrow that's in store. *** Capitolo 46: *** «no one got it right, no one got it wrong. *** Capitolo 47: *** «look at the stars, look how they shine for you. ***
Capitolo 1 *** «I wish I knew what you were looking for. ***
L'odore di caffè stantio in questa cucina mi darà la nausea prima o poi,
me lo sento
LISTEN TO à
http://www.youtube.com/watch?v=-Q6nKP10j4s
1
L'odore di caffè stantio in quella
cucina mi avrebbe dato la nausea prima o poi, me lo sentivo. Come una
lenta consapevolezza che ti scivola dentro, dura ma inesorabile e più ti ci
fissi, più diventa concreta e di conseguenza inevitabile.
Com'era possibile che nessuno fosse più stato a casa sua? Insomma,
d'accordo che io mi ero rifiutata categoricamente di rimetterci piede - il
suono delle nostre risate in quelle stanze era ancora troppo chiaro e
fresco - ma mi aspettavo che quantomeno Victoria o Lizzy l'avrebbero fatto,
perlopiù per cercare di evitare quell'aria di disfacimento totale che
adesso regnava sovrana nel piccolo mondo di Robert Pattinson.
Sollevai il coperchio di una pentola e lo riabbassai l'istante successivo,
disgustata. Ma era partito così in fretta e furia? Neanche il tempo di pulire
le stoviglie?
Scossi la testa e un po' mi venne da sorridere.
Tipico di lui d'altronde.
Un giorno ci sei, quello dopo sei dall'altra parte del mondo. Ed io che come
una stupida lo avevo aspettato sotto la pioggia torrenziale, senza uno straccio
di ombrello, solo per poterlo salutare, per augurargli buona fortuna, per
assicurarmi che sarebbe stato bene là, da solo. Il mio piccolo Rob.
Ma lui non era venuto. Inutile dire come lo sapessi, come il ricordo di
quello che era successo tra noi il giorno prima bruciasse ancora come fuoco
dentro me, eppure avevo soffocato la mia vocina interiore e ci avevo creduto.
Riuscii a sentire di nuovo chiaramente ogni singola goccia di pioggia
posarsi delicata sulla mia fronte.
Ma lì sulla nostra panchina, ero rimasta sola.
Non c'era voluto poi molto prima che quel pensiero mi entrasse dritto dritto
nel cervello e vi penetrasse così a fondo da lasciarvi una cicatrice indelebile.
Avevo pianto quella sera, da sola, come lo sarei stata da quel momento in poi.
Sul pavimento del salotto, sdraiata lì ad ascoltare la nostra canzone.
Niente sarebbe mai più stato lo stesso. Perchè siamo dovuti crescere, Rob? Perchè le cose sono dovute diventare
così complicate? Non era meglio quando tu eri semplicemente il mio
dreamcatcher, ed io la tua dose di zucchero quotidiana? Ti ricordi, riuscivamo a stare svegli tutta la notte solo a contare le
stelle, o a leggerci le storie o ad inventarle completamente se non avevamo
voglia di leggere. E tutto era colorato quando ero insieme a te. E non smettevo
mai di sorridere, non sapevo neanche che si potessero provare sentimenti che
non fossero allegria e libertà.
-Tesa?- la voce di Lizzy squarciò la bolla dei ricordi e mi fece
tornare con i piedi per terra.
-Un po’- le sorrisi, con una stretta allo stomaco improvvisa.
Mi ero scordata quanto assomigliasse a Robert,
nonostante fosse cambiata dall’ultima
volta che l’avevo vista. I capelli più corti e una nuova luce negli occhi. Mi
ci era voluto un secondo per capire che della Lizzy che conoscevo un tempo, non
era rimasto niente.
Da quando
lui se ne era andato avevo deciso di chiudere i ponti con la famiglia
Pattinson. Avevo creduto che avrebbe fatto meno male, forse, far finta che
quella parte della mia vita non fosse mai esistita.
Stupida
illusa.
-Credo che
gli farà piacere trovarci qui- fece Lizzy dopo un po’, guardandomi in volto.
Non le
risposi, cercando disperatamente di credere in quale universo parallelo a
Robert avrebbe fatto piacere la mia presenza a casa sua.
-Tutte e
due- puntualizzò lei, forse notando la mia espressione avvilita.
Non potei
trattenere una risatina nervosa, sarebbe stato davvero così?
Purtroppo ne
dubitavo fortemente.
Il modo in
cui ci eravamo lasciati non lasciava spazio a niente da equivocare, il solo
ripensarci bastava a mandarmi il cervello in pappa, nonostante fosse passato
quasi un anno.
Si sedette
al tavolo di cucina e continuò a guardarmi, in silenzio. Forse non aveva
coraggio di chiedermi perché all’improvviso avessi smesso di farmi sentire, di
chiederle di andare a fare shopping e tutte quelle cose che facevamo insieme.
Eravamo
amiche io e Lizzy, eravamo cresciute insieme praticamente, nonostante fosse
Robert il mio migliore amico e la persona con la quale avevo condiviso tutto.
Ma Lizzy era
solo un anno più grande di me, ed a volte era bello avere un’amica con cui
parlare del più e del meno, che avere sempre e soltanto aver a che fare con i
progetti sconclusionati di Robert.
Eppure era
lui quello da cui correvo quando il mondo faceva schifo, ma schifo davvero.
Sempre con
lui preparavo le ricerche per i progetti del laboratorio di scienze, o
dipingevo le pareti della mia camera color glicine
“Ma che colore è il glicine?”
“Taci e dipingi”
“Agli ordini, signorina”
“E non ridere, un giorno capirai”
“Cosa? Il perché stiamo facendo diventare la tua stanza
come la casa di Barbie?”
“No, genio. Perché è così importante per me”
“Ma io lo so, Sugar”
“Davvero?”
“Sarah Crewe, la piccola principessa. Secondo te aveva una
camera dalle pareti color glicine.”
“Non posso credere che te lo ricordi, avevamo 7 anni!”
Una fitta
all’altezza del petto mi ricordò che non faceva mai bene farsi trasportare dai
ricordi, e velocemente tornai con la testa al presente.
Adesso non
c’era nessuno con cui condivedere la mia stanza dalle pareti color glicine.
-Sugar-
alzai gli occhi su Lizzy e la trovai ancora intenta a fissarmi, probabilmente
non aveva mai smesso.
-Non voglio
farmi gli affari tuoi, né tantomeno essere indiscreta ma non ho mai capito…-
Abbassai
velocemente lo sguardo e lei si bloccò all’istante.
-Se non ti
va di parlarne non c’è problema- continuò, ma il suo tono suggeriva tutt’altro.
Continuai a
tenere lo sguardo basso, trattenendo il respiro. Non ne avevo mai parlato con
nessuno, mai. Non che ci fosse qualcuno con cui parlare, ad essere del tutto
sinceri, ma in qualche modo, essendomi tenuta quello che era successo solo per
me era come se non fosse mai accaduto davvero, e adesso parlarne con qualcuno
equivaleva a rendere tutto troppo reale.
Il pensiero
di ammettere a voce alta quello che era successo fra me e Robert quella notte,
di rivederlo impresso negli occhi di qualcun altro, bastava a farmi tremare da
capo a piedi.
Non sarei
mai stata forte abbastanza.
-E’…complicato-
provai ad alzare timidamente lo sguardo un’altra volta e la trovai sempre
intenta a guardarmi, non un cambiamento in quegli occhi così maledettamente
simili ai suoi.
-Beh,Victoria mi ha chiamato 10 minuti fa, per
cui dovrebbero essere qui a momenti. Vado a dare una pulita-
Ed
esattamente come se non mi avesse detto niente, si alzò e si diresse verso i
fornelli, lasciandomi lì imbambolata come una stupida.
Che poi, in
due parole, è proprio quello che ero.
Una stupida
ragazzina ancora innamorata delle fiabe, in cerca di quel posto magico dove
poter passare il resto dei suoi giorni felice, desiderosa di chiudere fuori
tutto ciò che avesse inteso minare quella felicità.
Ed io ancora
ci credevo in fondo, ci speravo che quando Robert avesse varcato quella soglia
i suoi occhi si sarebbero illuminati come solo i suoi sapevano fare, mi sarebbe
corso incontro e mi avrebbe stretta a sé, così come era successo un’infinità di
volte in passato.
Ma quello,
per l’appunto, era il passato. Stavolta lui non stava ritornando dalle vacanze.
Stavolta se
n’era andato per un anno intero.
Stavolta non
ci eravamo lasciati con i soliti bisticci fra bambini.
Stavolta
avevamo fatto l’amore.
Niente
avrebbe mai più potuto essere lo stesso, neanche se fossimo tornati amici,
neanche se lui fosse riuscito a passare sopra al fatto di averlo lasciato solo
sul pavimento del suo salotto nel cuore della notte, neanche se io fossi
riuscita a dimenticare l’umiliazione della consapevolezza che se n’era andato
senza salutarmi.
Quello che
era successo ci aveva cambiati, troppo. Non saremmo mai più stati capaci di
tornare i bambini di un tempo.
-Pensavo
ti avrebbe fatto piacere saperlo…-
-…sì…cioè…ovvio
che mi fa piacere…è che, non me lo aspettavo-
-beh,
potresti venire anche tu a casa sua..ad aspettarlo. Come sorpresa di
bentornato-
-…io non
lo so. Insomma, non so quanto…-
-Mi ha
chiesto di te, Sugar-
-Di me?-
-Lo fa
tutte le volte.-
-…ah.-
-Hai
ancora le sue chiavi di casa, no?-
-Sì,
certo-
-Allora
ti aspetto lì-
Non ero riuscita
ad uccidere le dannate farfalle che avevano iniziato a danzarmi nello stomaco
quando quelle parole mi erano entrate nel cervello “Lo fa tutte le volte” .
Dannato Robert Pattinson.
Costava
troppo prendere in mano un fottuto telefono e comporre il mio numero? Non
poteva chiedere di me alla sottoscritta?
Ma forse,
pensai, dopotutto Robert pensava che fra me e Lizzy non fosse cambiato niente e
che fossimo sempre amiche…perché avrebbe dovuto cambiare qualcosa?
Solo perché
lui se n’era andato non significava che la mia amicizia con sua sorella dovesse
finire.
Evidentemente
non aveva messo in conto i risvolti sentimentali che la sua partenza aveva
provocato.
E così,
mettendo completamente a tacere la mia parte razionale mi ero chiusa la porta
di casa alle spalle senza pensarci due volte, prima che quella vocina nella
testa diventasse troppo forte da ignorare e mi facesse fare dietrofront
immediato, e mi ero diretta a casa sua.
Proprio lì,
fra quelle mura che racchiudevano miliardi di ricordi, compreso il più bello e
doloroso di tutti.
Dio, non
riuscivo nemmeno a guardare il pavimento del salotto senza iperventilare.
Mi passai
una mano fra i capelli e sbirciai fuori dalla piccola finestra, giù nel
vialetto.
La macchina
di Victoria era lì.
Deglutii, ma
mi resi conto di avere la salivazione azzerata.
Un rumore di
chiavi e di un chiacchiericcio sconnesso, risate e porte che si aprivano.
Il cuore
avrebbe finito con lo spaccarmi la cassa toracica, ne ero più che certa.
Gli occhi
erano puntati all’ingresso, incapaci di guardare altro, in attesa di veder
comparire quella chioma scompigliata che mi era mancata più dell’aria stessa.
Ci mancava
solo che iniziassi a sudare e poi eravamo davvero tutti.
-Sì, sì ho
promesso di raccontarti tutto, Vic…-
E poi,
esattamente come avevo sempre sognato per tutte le 267 notti che eravamo stati
lontani, lo vidi.
Ascoltai la
sua risata farsi più vicina, finchè non comparve sulla soglia della cucina,
sorridente e bellissimo come il sole.
Robert, il
mio Robert.
E mi guardò.
E sorrise.
Non so,
davvero non so che cosa mi sia preso. Sarà dovuto alla sfilza di canzoncine
moooolto allegre che ho ascoltato stasera, alla quantità industriale di gelato
che ho ingurgitato prima, al fatto che non ho sonno, o alla moltitudine di foto
di Rob che mi sono vista [probabilmente sono tutti questi fattori uniti
insieme, invece ^^], insomma fate voi. Fatto sta che a me è venuto da scrivere
ciò.
Premetto
che non so dove voglio andare a parare, o meglio…l’idea generale c’è, ma
appunto è molto generale :D
Per ora
comunque sono abbastanza ispirata, spero sia così per un po’ di tempo :)
A voi, la
parola!
E
ovviamente, grazie in anticipo a tutti quanti leggeranno, commenteranno,
metteranno tra i preferiti eccetera, eccetera.
Ah, già.
Rob non
mi appartiene in nessun modo e bla bla bla, nessuno scopo di lucro, se non
quello di nutrire la mia testa malata di stupide fantasie.
Capitolo 2 *** «someday we'll know why I wasn't meant for you. ***
-Lei è Sugar- la voce gentile di Clare anticipò il mio ingresso nella
camera dove un bambino dagli occhi più azzurri che avess
2
-Lei è Sugar- la voce gentile di Clare anticipò il mio
ingresso nella camera dove il bambino con gli occhi più azzurri che avessi mai
visto stava leggendo un libro.
-Robert!- continuò
Clare, alzando un po’ il tono di voce dal momento che il figlio non le aveva
prestato la benchè minima attenzione.
-Ah ah- aveva
semplicemente fatto lui, senza neanche sollevare lo sguardo dal libro.
-Si è appena trasferita
nella casa accanto con la nonna-
A quel punto Robert
aveva finalmente diretto lo sguardo su di noi e impercettibilmente mi aveva
sorriso.
-Ciao- avevo fatto io,
sentendomi talmente in imbarazzo da non riuscire a spiccicare altre parole.
-Ciao- mi aveva
risposto, continuando a guardarmi leggermente più interessato.
-Avete la stessa età-
fece Clare, passandomi affettuosamente un braccio attorno alle spalle e
accarezzandomi.
Mi piaceva quella
camera, mi sentivo un po’ come a casa mia.
Quella casa da cui ero
stata strappata via pochi giorni prima, quando avevo appreso che i miei
genitori dal loro viaggio in India non sarebbero più tornati.
-Sono sicura che
andrete molto d’accordo. Adesso torno di là con la tua nonna- mi guardò dolce
negli occhi e mi sorrise –Per qualsiasi cosa, noi siamo in giardino.-
-La merenda, mamma- si
era intromesso Robert
Clare sorrise –Latte e
biscotti arrivano subito…ti piace il latte con i biscotti, Sugar?-
-Sì, signora
Pattinson.- avevo balbettato.
-Chiamami Clare,
tesoro. Faccio in un attimo- e poi si era dileguata.
Io ero rimasta lì in
piedi, incapace di dire o fare qualunque cosa, mentre Robert aveva continuato a
studiarmi per un altro po’.
-Così hai 7 anni- fece
poco dopo.
-Domani saranno 7.-
-Beh auguri-
-Non lo sai che porta
sfortuna fare gli auguri prima del compleanno?-
-No, non lo sapevo.
Scusa tanto, allora-
-Non importa, adesso lo
sai.-
Il tempo si fermò in
quell’istante, ero sicura che non fosse solo una mia sensazione. I minuti, i
secondi, non scorrevano più o perlomeno avevano perso il loro significato.
Per me non c’era altro che
Robert.
Ed ero sicura che per lui
fosse assolutamente lo stesso.
Tentai un sorriso, ma mi
resi ben presto conto quanto mi risultasse difficile qualsiasi movimento, ero
paralizzata.
-Allora, Edward Cullen- lo
apostrofò allegramente Lizzy, poi gli corse incontro e lo abbracciò –Mi sei
mancato, fratellino.-
Robert la abbracciò, ma il
suo sguardo era ancora fisso su me, come ipnotizzato.
-Ciao, Robert- riuscii
finalmente a dire, quando Lizzy si staccò da lui lasciandolo libero.
Tentai di soffocare sul
nascere l’ondata di flashback che la sua presenza tangibile lì di fronte a me
mi aveva provocato, ma era praticamente impossibile.
Quello sguardo mi aveva
trapassato da parte a parte, quelle labbra avevano lasciato lava su me, quelle
mani avevano marchiato ogni centimetro della mia pelle, inciso il suo nome
dappertutto.
Mi girava la testa.
-Sugar-
Disse solo quella parola,
il mio nome ed io mi chiesi come fosse possibile che detto da lui diventasse
improvvisamente la parola più bella di tutta la lingua inglese, e poi mi
avvicinai, non so come ma lo feci.
Eravamo entrambi
impacciati, insicuri su dove guardare o cosa dire il che era una novità, perché
in 16 anni che ci conoscevamo mai una volta eravamo stati imbarazzati dalla
reciproca presenza.
Nemmeno quando l’avevo
beccato nudo in camera a 15 anni, o quando al mio 18esimo compleanno mi aveva
retto la fronte tutta la notte mentre vomitavo anche l’anima per colpa della
mia prima vera sbronza.
Poi, senza preavviso,
lasciò cadere la borsa di pelle nera e mi strinse in un abbraccio, uno di
quelli che ti tolgono il fiato e che hanno tutto il dolce sapore di casa.
Perché era proprio così,
la mia casa era con lui, dovunque lui fosse.
Non so per quanto tempo
restai ferma lì, fra le sue braccia forti che profumavano delle giornate estive
nella sua casa al mare, sapevano di storie di pirati e di tutti i giochi della
nostra infanzia.
Ancora, il tempo non aveva
senso per noi.
Mi dette un bacio sulla
fronte e sorrisi anche io quando avvertii le sue labbra curvarsi dalla
felicità.
-Sei cresciuta-
-A te è cresciuta la barba
invece-
Rise e si allontanò un po’
per guardarmi –Non va, eh?-
Stavolta fui io a ridere
–Pizzica un po’, ma potrei farci l’abitudine.-
Lo guardai negli occhi e
in quel mare sconfinato non vi trovai neanche un’onda a turbare la sua
espressione felice.
Sembrava tutto perfetto,
le paure che per un anno mi avevano fatto passare notti insonni adesso mi
sembravano soltanto sciocche, eppure c’era una piccola parte di me che
continuava a ripetere che in realtà non era così.
Avremmo dovuto farci i
conti, prima o poi.
-Sugar!- esclamò a quel
punto la voce di Victoria, entrata anche lei in cucina.
-Non posso crederci! Fatti
abbracciare- e mi strattonò via da Robert per stringermi a sé.
Beh, mi era mancata anche
lei mi trovai a pensare.
Tutta la dannata famiglia
Pattinson mi era mancata, terribilmente.
Erano stati molto più che
una famiglia per me, tutti quanti, nessuno escluso.
E me ne rendevo conto solo
adesso che ce li avevo di nuovo tutti lì riuniti, ad abbracciarmi come se fossi
la loro piccola sorellina che era tornata a casa.
-Beh, mamma è in tua
trepidante attesa- esclamò Lizzy, finendo di pulire le tazze con le quali
avevamo appena preso un tè.
-Andiamo?- continuò poi.
-Sono tre giorni che prova
ricette su ricette per rendere “la prima cena del mio bambino indimenticabile”-
fece a quel punto Victoria, mimando con le dita il gesto delle virgolette.
Robert scoppiò a ridere e
scosse la testa ed io non potei fare a meno di provare una fitta di nostalgia
ripensando ai giorni in cui ero un’ospite fissa alle cene della famiglia
Pattinson.
Quando Robert se n’era
andato ogni volta che Clare chiamava per invitarmi, avevo sempre qualche scusa
pronta e il tono freddo e distaccato della mia voce l’aveva fatta desistere
presto dai tentativi.
-Quando se la sentirà,
sarà lei a chiamare- aveva molto
probabilmente pensato. La conoscevo bene.
-Sugar…- cominciò poi
Lizzy, guardandomi un po’ tristemente.
-Oh, non preoccuparti.-
sapevo cosa stava per dirmi, non saresti invitata, ma se ti va di venire….
-Ho già un impegno per
cena-
-Cosa?- sbottò Robert,
voltandosi istantaneamente a guardarmi.
-Che significa?-
-Esattamente quello che ho
detto-
-Sì, ho capito, ma che
significa che hai già un impegno?- vidi la sorpresa dipingersi sul suo volto,
concentrarsi fra le sue sopracciglia corrugate in una smorfia di incredulità.
-Quale parte della frase
“ho già un impegno” non ti è chiara?- sorrisi, tentando di fargli capire che
era tutto ok, quando invece non lo era affatto.
Quella situazione stava
presto cominciando a fare acqua da tutte le parti, come era prevedibile.
-Beh..pensavo solo che..-
smise presto di parlare, quando si accorse del silenzio fastidioso che era
calato fra di noi.
Gli sorrisi mesta –Alcune
cose cambiano, Rob- abbassai lo sguardo e mi portai una ciocca di capelli
dietro l’orecchio, improvvisamente imbarazzata.
Ero sicura che avesse
colto il significato nascosto delle mie parole.
-Già- ok, aveva colto. Il
tono era inequivocabile.
-Lizzy accompagnami in
macchina- proruppe Victoria e a quel punto seppi, seppur non avendo compreso la
totalità della situazione, che lei comunque aveva capito.
Si alzò repentinamente
dalla sedia e trascinò fuori dalla cucina una confusa Lizzy.
Nel giro di un secondo,
eravamo soli.
-Sugar…- cominciò lui, e
nonostante avessi tenuto lo sguardo abbassato sapevo che non aveva distolto gli
occhi da me.
-No. No, Robert fermati-
lo guardai e vacillai per un istante.
-Non incasiniamo ancora di
più le cose. Tu sei qui, ed è l’unica cosa che conta. Basta.-
Annuì e si schiarì la voce
–Amici, quindi?-
-Amici- risposi
velocemente, forse troppo.
Ma d’altronde non potevamo
essere altro che quello, io e lui. Non ci poteva essere spazio per altro. Non
importava un accidente quello che ogni singola fibra del mio corpo voleva.
Il mio cervello sapeva
benissimo quello che l’istinto non voleva accettare.
-Vai dalle tue sorelle, o
farete tardi. Tua madre ci tiene alla puntualità-
annuì ancora, alzandosi e
tuttavia non mollandomi un secondo con lo sguardo.
-Quindi hai un impegno?-
-Sì, con un paio di amici-
-Li conosco?- sorrise
leggermente, facendomi strada verso la porta d’ingresso.
-No, sono del corso di
fotografia.-
-Ah-
-Già, adesso sono
un’aspirante fotografa, Pattz-
Sapevo quanto odiasse quel
soprannome, così come sapevo di essere l’unica ad avere il permesso di usarlo
senza danni.
-Dovrai aggiornarmi su un
bel po’ di cose, zuccherino-
-Ah, per favore! Basta con
quell’odioso soprannome- gli detti una pacca affettuosa sul braccio, e
nonostante ciò avvertii distintamente tutta la tensione che si era creata fra
noi in quegli ultimi minuti.
Non era più come prima.
Forse aveva potuto esserlo
in quei primi istanti, quelli dove i nostri occhi si erano finalmente
ritrovati, ma sapevo troppo bene che non potevamo mentire così bene a noi
stessi e a quello a cui eravamo andati incontro quella maledetta notte.
-Cos’è tu hai il permesso
di usare il mio odioso soprannome e io no?- mi tenne la porta aperta ed uscimmo
insieme sotto la pioggerellina fitta di Londra.
Lizzy e Victoria erano in
macchina, ma non ci guardavano. Quasi mi venne la nausea quando mi resi conto
che lo facevano per lasciare a me e a Rob un po’ di privacy.
Da quando io e lui avevamo
bisogno di privacy?
Da quando siete andati
a letto insieme disse una vocina
nella mia testa.
-Allora…ci vediamo?- mi
chiese, fermandosi di fronte alla macchina, coprendosi la testa con le braccia
dalla pioggia che cominciava a farsi sempre più fitta.
-Adesso ti spaventa un po’
di pioggia, Rob?- lo apostrofai io.
-Già, beh sai non ci sono
più abituato. A Los Angeles non se ne vede molta- sorrise, un sorriso un po’
stiracchiato a dire la verità.
-Immagino-
Restammo a fissarci un
altro istante, uno solo. Probabilmente i nostri sguardi si stavano comunicando
ciò che a parole noi non avevamo il coraggio di fare.
-Ci vediamo- feci, prima
di voltarmi e allontanarmi velocemente.
Fu solo quando fui sicura
di essere completamente scomparsa alla sua vista che alle gocce di pioggia
fredde e dolciastre iniziarono a mescolarsi il calore e il sale delle lacrime.
Bene, eccoci qui allo
spazio dei ringraziamenti (:
Innanzitutto grazie
mille alle 7 persone che hanno messo questa fanfiction fra i preferiti e a Vulnerable
Claireche l’ha messa fra le seguite. Grazie, grazie,
grazie davvero!
Siccome oggi ero abbastanza ispirata sono riuscita a buttare giù
anche il secondo capitolo, vi giuro che è un record per me :D
Il merito è comunque vostro che mi avete dato la spinta per
mettermi subito al lavoro!
Purtroppo, mi è uscito un po’ uno schifo ç__ç perdonatemi, vi
giuro che i prossimi saranno migliori, più interessanti e più densi di cose, ve
lo giuro!
Ok e adesso passiamo a ringraziare le mie commentatrici, non so
nemmeno dirvi quanto mi abbiate fatta contenta, tutte voi *__*
Clodiina85: Grazie mille, sono contentissima che ti
piaccia il mio modo di raccontare e la trama di questa ficcy! Solo una cosa,
non è Kri la protagonista! Spero ti piaccia lo stesso, un bacione!
Frytty: Grazie davvero! Spero ti piaccia anche
questo! A presto :*
Piccola Ketty: Ma io ti adoro di già! Io invece quando ho
letto il tuo commento sono sprofondata :D ahahaha! Spero anche questo sia stato
di tuo gradimento J
Dark Angel 1935: Grazie infinite per tutti i complimenti che
mi hai fatto! Spero davvero di non deludere le tue aspettative anche per il
seguito [:
P.s. non ti ho fatto aspettare troppo, hai visto?
KikyCullen: l’ho continuata subito, visto? Ahahahha
grazie mille per i complimenti! Farò sicuramente un salto da te! A presto! Kiss
Bene, alla prossima fanciulle :D
Ah già, prima che me ne scordi…Rob non mi appartiene, non lo
conosco e non ho nessuno scopo di lucro, tutto ciò è opera solo dei miei
neuroni impazziti.
Capitolo 3 *** «life is only as good as the memories we make. ***
-Parlo sul serio Sugar, vuoi che venga a tenerti un po’ di compagnia
3
-Parlo sul serio Sugar,
vuoi che venga a tenerti un po’ di compagnia?- le parole di Trevor furono
sgradevolmente accompagnate dalla sua mano sulla mia gamba.
-So io che genere di
compagnia hai in mente, Trevor-
-Sei gelosa, tesoro?-
-Di te?- la risatina acuta
di Charlene si diffuse velocemente nell’abitacolo fumoso del taxi che avevamo
preso fuori dal Cherry Jam.
-Neanche fra un milione di
anni-
Trevor le scoccò
un’occhiatina obliqua prima di continuare a dedicare tutta la sua attenzione
alla sottoscritta.
-Ti ringrazio Trev- gli
tolsi delicatamente la mano dalla mia coscia per metterla sulla sua prima di
sorridergli –Starò bene da sola-
-Non è che hai qualcuno
che ti aspetta, eh?- sorrise sornione e a me venne leggermente la nausea.
-Per quanto possa sembrarti
assurdo voglio solo andare a letto. A dormire. Sola.-
-Se lo dici tu, baby-
Si discostò un poco e
finalmente capii che ero libera di scendere dal taxi e andarmene a letto.
-Ti chiamo domani Sugar-
mi disse Charlene, baciandomi velocemente su entrambe le guance –Oh e ricordati
che hai promesso di farmi conoscere Robert- alla sola pronuncia del suo nome il
mio stomaco si capovolse due o tre volte, una sensazione acuita dalla risatina
che aveva accompagnato le parole della mia amica.
-Ho promesso- le risposi,
prima di alzare gli occhi al cielo e scendere.
Una volta sul marciapiede
cercai in fretta le chiavi ed entrai svelta nel calore confortevole del mio
portone.
Non capivo che cosa mi
prendeva. In genere mi piacevano le serate con i ragazzi. Trevor e Charlene
erano la cosa più simile a degli amici che avessi mai avuto da quando Robert se
n’era andato e, vanterie e perversioni a parte, stavo bene con loro, mi
facevano sentire come parte di qualcosa…eppure quella sera ero stata per tutto
il tempo con la testa da un’ altra parte.
E detestavo quel fatto.
Detestavo non poter essere
più padrona di me stessa e dei miei sentimenti. In genere riuscivo bene a
mantenere il controllo e a non farmi trascinare troppo dall’emotività, ma con
Robert non ci riuscivo.
Non più almeno, non da un
anno a questa parte.
Mi passai velocemente una
mano fra i capelli e salii le scale fino al mio appartamento, con una
sensazione orribile di vuoto dentro.
L’unica persona che
avrebbe potuto colmarlo era proprio l’unica che non potevo avere, almeno non
nel senso in cui quel vuoto voleva essere colmato.
In ogni caso, smisi di
pensarci, o perlomeno mi costrinsi a farlo e mi gettai sotto il getto bollente
della doccia e per qualche minuto spensi il cervello.
Circa 20 minuti dopo, non
appena uscii mi resi conto di non avere uno straccio di sonno, nonostante la
stanchezza latente, e così mi diressi in salotto e misi il dvd dei Goonies,
come mio solito nelle notti insonni.
Era il mio film preferito
da sempre e avevo ormai perso il conto di tutte le volte che l’avevamo visto io
e Robert, tanto che ormai sapevamo praticamente tutte le battute a memoria e le
recitavamo insieme ai Goonies stessi.
Una volta i suoi per le
vacanze estive ci avevano portato a Plymouth e noi avevamo passato tutta l’estate
a cercare tesori sepolti nella spiaggia, mappe del tesoro nella vecchia
soffitta polverosa della casa in affitto e galeoni di pirati in qualche grotta
nascosta nella baia.
Sospirai e mi concentrai
sulle immagini nello schermo davanti a me, sistemandomi meglio sopra ai cuscini
che mi ero portata dal letto.
-Un giorno andremo ad
Astoria-
-Guarda che poi dovremo
andarci davvero-
-Hey, è quello che ho
detto, adesso non ti fidi più di me?-
-Io mi fiderò per
sempre di te, Robert-
Era passato un bel po’ da quella
conversazione, forse più di 10 anni eppure riuscivo a ricordare l’esatta
sfumatura malinconica che gli aveva tinto la voce quando mi aveva chiesto se
non mi fidassi più di lui e il mio senso di colpa immediato per averglielo
anche solo fatto supporre.
Che strano, per qualche
motivo i dettagli erano le cose che ricordavo con più chiarezza, era sempre
stato così.
Il colore della mia
camicetta il giorno che ci eravamo persi nel bosco dietro la casa di Plymouth,
il sapore delle pesche mature che Clare ci sbucciava per merenda, il calore del
crepuscolo sulla nostra pelle lievemente abbronzata mentre ci dondolavamo
avanti e indietro sull’altalena nel cortile.
Bei ricordi, quelli della
mia vita.
Inspiegabilmente mi venne
da sorridere a ripensare a tutte quelle estati, come se fossero una sorta di
sogno infantile che forse non era mai del tutto finito ma che sarebbe
continuato in eterno dentro me.
Fu il suono del citofono a
risvegliarmi, quasi 2 ore dopo.
Neanche mi ero accorta di
essermi addormentata, in genere con i Goonies non mi succedeva mai, eppure
Mikey e gli altri sulla spiaggia pronti a riscattare la loro Astoria, mi
avvisarono che mi ero persa quasi completamente il film.
Così mi alzai e mi
diressi all’ingresso, leggermente innervosita dalla sveglia improvvisa e
soprattutto un tantino spaventata da chi potesse essere a quell’ora della
notte.
Ma quando udii la sua voce
dall’altra parte dell’apparecchio fu come se fossi tornata a respirare dopo
secoli di apnea.
Quanto avevo desiderato
sentirlo di nuovo parlare così come stava facendo ora? Non in qualche
intervista, ma a me, solo ed esclusivamente a me.
-Sugar, sono io…-
-Io chi?-
-Dai stupida…posso
salire?-
-Passiamo subito ai
complimenti, vedo-
-D’accordo, vorrà dire che
li terrò per me i muffin alla fragola di mia madre-
Senza aggiungere altro
aprii il portone e mi preparai mentalmente al fatto che di lì a qualche minuto
me lo sarei trovato sulla soglia di casa, e saremmo stati di nuovo io e lui.
Quella consapevolezza mi
terrorizzò.
Catturai il mio riflesso
sulla finestra di fronte e mi sistemai alla meno peggio i capelli in una coda
orribile, dato che dopo la doccia li avevo lasciati asciugare all’aria, e
scoprii di essere davvero spaventata, quasi atterrita.
-Che sciocchezze, è solo
Pattz- tentai di ripetere a me stessa, ma con scarsissimi risultati sulla mia
tranquillità interiore.
-Dormivi?- sollevai lo
sguardo e me lo trovai lì, un braccio appoggiato allo stipite della porta
aperta e il suo sorriso genuino a curvargli le labbra rosee.
Rimasi un secondo in
silenzio a fissarlo e poi sorrisi a mia volta –No, ma come ti viene in mente?-
Mi feci da parte e lui
entrò, ostentando un’aria sbarazzina che mi fece ridere e scuotere la testa.
-Che c’è da ridere?- fece
lui, chiudendosi la porta alle spalle e continuando a fissarmi come se fossi la
cosa più buffa su cui avesse mai posato gli occhi.
-Niente, è che pensavo che
è come se non te ne fossi mai andato-
-…e questo fa ridere?- mi
guardò un po’ spiazzato, sorridendo.
-Sì, insomma…è che è
strano. Solo strano.-
Si avvicinò e posò un
bacio delicato sulla mia fronte –Vuoi sapere qual è una cosa strana? Una cena
con la mia famiglia, senza te-
Era serio adesso, mentre
mi fissava con quel cipiglio crucciato negli occhi e lasciava scivolare una
mano ad accarezzare la mia.
Deglutii e distolsi lo
sguardo, voltandomi verso il divano e la Tv ancora accesa.
-Stavo guardando i
Goonies…-
Una nuova luce si accese
nei suoi occhi e capii che per il momento il nostro “problema”, se così lo
potevamo chiamare, era accantonato.
Volse lo sguardo verso la
televisione e proruppe in una risatina –Li stavi guardando 2 ore fa?-
Feci caso solo allora che
in effetti i titoli di coda stavano volgendo al termine.
-Sì, beh…potrei essermi
addormentata circa quando Chunk rimane chiuso nella cella frigorifera con il
cadavere-
-Sugar!- si scandalizzò
ridendo –Non posso credere che ti sei addormentata guardando i Goonies! E
proprio nel pezzo che più ti terrorrizza! Chi sei e cosa ne hai fatto della mia
amica?-
-La tua amica era davvero
molto, molto stanca ed in più ha smesso di essere terrorizzata da quel cadavere
circa 5 anni fa.-
-Cosa?! 5 anni fa?- e
scoppiò a ridere come un deficiente –“Robert, Robert, manda avanti,
sbrigati” – imitò la mia voce con una ben poco lusinghiera parodia –Devo
aver sognato, probabilmente-
-Sì, devi aver sognato,
simpaticone-
Gli feci una linguaccia e
mi diressi verso il divano -Tu prendi il cuscino verde- glielo indicai e tornai
a sistemarmi fra i miei cuscini e le coperte, senza tuttavia mascherare troppo
la felicità devastante che stava iniziando a dilagare da ogni parte di me
stessa.
Ben presto, quello stupido
sorriso da ebete mi sarebbe rimasto impresso in viso come una caratteristica
permanente della mia fisionomia.
Dopo neanche un istante
lui prese posto accanto a me, accomodandosi tranquillamente sul divano,
togliendosi le scarpe e strappandomi metà coperta dalle spalle.
-Non si divide più,
adesso?- mi chiese tentando di fare il risentito.
Per tutta risposta con uno
strattone gliela tolsi e mi ci avvolsi completamente.
-Ed io che pensavo che a
Los Angeles ti avessero insegnato a comportarti da gentiluomo- scossi la testa
e risi.
-A proposito, ho letto
Twilight, sai?- di nuovo scoppiai a ridere.
-E’ che per quanto mi
sforzi proprio non riesco ad immaginarti come Edward Cullen-
La sua faccia fintamente
imbronciata era la cosa più divertente che avessi mai visto e dopo qualche
istante, anche lui si unì alle mie risate.
-Te la cavi a suonare, te
lo concedo…- esclamai io dopo un momento.
-Beh, grazie tante – mi
sorrise in cagnesco prima di ritornare a ridere di cuore.
-E i tuoi capelli
potrebbero assomigliare ai suoi, se continui a spettinarteli così.- sollevai
una mano e la passai fra la seta morbida dei suoi capelli, scompigliandoli
ulteriormente.
-Solo che, ahimè, temo le
somiglianze terminino qui.-
-Mi dispiace di non poter
essere l’uomo perfetto, zuccherino-
Alzai le spalle e sorrisi
–No, non fartene un problema. Io preferisco di gran lunga te a lui-
Con la coda dell’occhio lo
vidi sorridere di felicità e impercettibilmente si avvicinò a me, finchè non ci
ritrovammo uno addossato all’altra, immersi fra le coperte e i cuscini, così
come avevamo fatto per 16 anni.
-Ahia, sposta il piede
Robert, è sotto il mio culo-
-Non è il mio piede ad
essere sotto il tuo culo, è il tuo culo ad essere sopra al mio piede. Vedi di
spostarlo, perciò.-
-Antipatico!-
-Rompipalle!-
-Oddio ecco quel pezzo!
Manda avanti ti prego!- mi tappai gli occhi e mi nascosi fra le sue braccia.
-Potresti evitare di
starmi così appiccicata, così magari riesco a prendere il telecomando che è
finito sotto questa montagna di coperte?-
-Sbrigati, Rob!!!-
-Quanti anni hai, 5?-
-17 e non me ne
vergogno.-
Scosse la testa e mandò
avanti –Come fai ad essere spaventata da un cadavere in una scena che dura si e
no 1 minuto e a guardare in tranquillità tutti i film horror possibili
immaginabili?-
-Non lo so, so solo che
quel cadavere lì dentro al congelatore mi terrorizza, letteralmente.-
-Quel che si dice una
donna temeraria-
Misi il broncio e mi
voltai da tutt’altra parte.
-Eddai, zuccherino.-
sentii lentamente le sue dita scendere dalla mia spalla e finire a farmi il
solletico sul fianco.
-Ti odio, Pattz!-
-Oh, sì lo so! Anche
io-
Ok, sono le ore 2.52 e finalmente ce l’ho fatta a finire
questo schifo di 3° capitolo.
Speravo venisse
diverso, o perlomeno un tantino meglio e invece mi è venuto così e non riesco a
farlo venire altrimenti ç_ç
Perdonatemi vi
pregoooo.
Soprattutto perdonatemi
perché ci ho messo una vita a postare, anche se per i miei standard è
decisamente un passo avanti :)
Ma bando alle ciance,
[ahahaha non so come mi è presa stasera, scusate ma mi sono appena vista
miliardi di foto di Rob dal set di ieri e sto praticamente al Seventh Heaven
^^]
Ringrazio infinitamente
tutte le 9 meravigliose persone che hanno messo questa fanfiction fra i
preferiti e le 5 fra i seguiti, vi voglio bene, grazie mille!
Per non parlare di
quelle meraviglie che mi hanno commentato :D
KikyCullen: non l’ho continuata tanto presto,
scusamiii ç__ç ma alla fine ce l’ho comunque fatta! Spero ti piaccia, morsetti
:D Grazie mille!
Frytty: Non so davvero come ringraziarti,
grazie, grazie, grazie. Il tuo commento mi ha fatto davvero tantissimo piacere,
e spero che anche questo 3° sia stato di tuo gradimento anche se ammetto che fa
alquanto pena (: Anyway, la speranza è l’ultima a morire XD
Dod: Tesoro miooooooooo..ma cosa vai
dicendo?! Non ci siamo più sentite e così non ho avuto modo di dirtelo e tu di
saperlo!
Ma quanto
ti adorerò mai!? Eh?! Non so nemmeno dirtelo e non so dirti quanto sia contenta
che la storia sia stata di tuo gradimento per ora :D
Ahahahaha e
mi fai sempre morire dal ridere con le cose che mi dici, tnx!
Ci ho messo
un pochettino, ma alla finele canzoni
strappalacrime mi hanno dato una mano a tirare fuori anche questo XD
Spero di
sentirti prestissimo, mi manchi!
Clodiina85: Ahahahaha ma non preoccuparti, il caldo fa brutti scherzi a tutti,
la sottoscritta ovviamente compresa, ma forse nel mio caso non è tanto il
caldo..è che io sono così di natura XD cmq è anche colpa mia che ho scelto un
nome che non è neanche un vero e proprio nome e quindi confondibilissimo!
Grazie
mille per le cose che mi hai detto! Spero ti piaccia anche questo e prometto di
metterci meno tempo col prossimo! Bacio :*
PiccolaKetty:
Ahahahah perfetto,
aprila e io sarò la prima paziente XD
Uaaa come
ti sta andando la maturità? Mia sorella ha appena fatto l’orale ieri e quindi
ho vissuto con lei da vicino questo periodo di stress e ti capisco benissimo!
Sono
contentissima che la mia fiction ti aiuti a staccare la spina, cioè ti giuro
*__* uaaa mi hai fatto proprio felice! Scusami se ci ho messo 3 vite e mezzo a
continuare a molto probabilmente avrai già finito con gli esami e adesso ti
starai godendo il meritato riposo senza più bisogno di staccare la spina, e te
lo auguro, altrimenti beh in bocca al lupooooo!
Ahahahahaa
P.S. Ti adoro (:spero che anche
questo sia stato di tuo gradimento!
Bene,
fanciulle alla prossima! Non ci metterò altre 4vite, I swear!
Ovviamente
non conosco Robert, nessuno dei suoi familiari, non ho idea se conosca i
Goonies, ma dato che è il mio film preferito DOVEVO metterlo (:, e boh insomma
se lo conoscessi mi sa che non starei qui ora, no?
Capitolo 4 *** «waiting for someone or something to show you the way. ***
La mattina dopo la prima cosa che notai quando aprii gli occhi fu un
bigliettino giallo posato sul cuscino accanto a me
4
La mattina
dopo la prima cosa che notai quando aprii gli occhi fu un bigliettino giallo
posato sul cuscino accanto a me.
“Se mi stai leggendo è perché Robert non è ancora tornato dallo Starbucks
all’angolo dove è andato a prendere il tuo adorato Frappuccino alla vaniglia.
Perciò alzati perché non ha nessuna intenzione di portartelo a letto J”
Non riuscii a trattenere
un sorriso assonnato e pensai che come risveglio non andava male.
No, proprio per niente, se
si considerava che fino a due giorni prima ogni volta che aprivo gli occhi
desideravo richiuderli immediatamente e non riaprirli mai più.
Adesso invece avevo
un’improvvisa voglia di musica, di alzarmi e ballare per tutta la casa, di
ridere come non avevo fatto da tempo.
Tutto grazie al mio
piccolo Rob, che all’improvviso sembrava essere tornato a splendere accanto a
me.
Ed in fondo è quello che
era sempre stato, il cemento dei miei sogni. Con lui vicino tutto era
possibile, tutto assumeva una prospettiva diversa, perché a Robert non
importava quanto pazza potessi essere, lui credeva in me.
Colsi un frammento del mio
riflesso nello specchio sopra la cassettiera e sussultai senza preavviso.
Ma adesso le cose sono
cambiate mi ritrovai a pensare
repentinamente.
Ed allora una morsa allo
stomaco mi fece venire la nausea.
Era mai possibile che i
miei sentimenti verso lui potessero mutare così velocemente e senza logica da
un momento all’altro?
Lo volevo come non avevo
mai voluto nessun altro in vita mia, al tempo stesso ero solo felice che il mio
migliore amico fosse tornato e comunque mi logoravo dentro per quell’ orrida
situazione di ambiguità e di incertezza, di non sapere come inquadrare le cose,
di odiare ogni momento di imbarazzo e irrequietezza che scaturivano in me ad un
solo sorriso troppo sghembo, o ad un semplice sfiorarsi di pelle.
Non importava quanto
cercassi di evitarlo, prima o poi avremmo dovuto chiarire le cose.
Chiusi per un istante gli
occhi ma me ne pentii immediatamente quando le immagini che la mia mente andò a
ripescare mi colpirono con una forza che non credevo potessero avere
“...Tired of lying in the sunshine staying home to watch the rain
You are young and life is long and there is time to kill today...”
cantava David Gilmour dall’impianto stereo di Robert
mentre la notte di Londra entrava a tenerci compagnia dalle finestre aperte.
Io giravo in tondo per il suo salotto, scalza sul suo
parquet caldo e profumato, gli occhi chiusi e il sorriso ad incresparmi le
labbra.
“ ...And then one day
you find ten years have got behind you
No one told you when to run, you missed the starting gun...”
-Vieni con me, Sugar-
Un altro sorriso ed aprii gli occhi.
-Sai che lo farei-
-E allora fallo. Parti con me domani-
I suoi occhi erano quanto di più puro avessi mai visto,
c’era tutto Robert lì dentro a quelle pozzanghere di cielo. Era così facile
leggergli dentro e capire quello che provava e con quanta intensità.
-E cosa ci faccio poi io a Los Angeles?-
-Stai con me-
“...The sun
is the same in the relative way, but you’re older
Shorter of breath and one day closer to death...”
Restammo entrambi in silenzio a fissarci semplicemente negli occhi,
miliardi di cose da dire sembrarono venir alla luce tutte insieme.
-Vuoi davvero sprecare ancora altro tempo?- mi chiese.
Poi sorrise e timoroso si avvicinò, sfiorandomi a malapena
il braccio.
“...Every
year is getting shorter, never seem to find the time...”
-No-
La porta che si chiudeva
di scatto mi riportò a casa mia nella realtà e prima che lui potesse vedermi
ancora a letto mi alzai di scatto e mi buttai addosso le prime cose che trovai
sulla sedia.
-Sugar?- lo sentii
chiamarmi dal corridoio e in 3 secondi comparve in camera, proprio mentre mi
spazzolavo convulsamente la massa informe che erano i miei capelli.
-Robert!- gli regalai un
sorriso a 32 denti e posai la spazzola sulla cassettiera.
-Allora il mio
Frappuccino?-
Lui scosse la testa e si
mise a ridere, prima di agitare un contenitore con due bicchieri –Eccolo-
Gli passai vicino e gli
stampai un bacio su una guancia.
Sbagliato, sbagliato, sbagliato un campanello d’allarme cominciò a suonare convulsamente nella mia
testa mentre mi avvicinavo a lui, ma ormai era troppo tardi e non riuscii a
trattenermi dal baciare la sua guancia profumata.
Una scossa all’altezza
dello stomaco mi fece chiudere gli occhi e tremare.
Lui se ne accorse perché
mi prese una mano –Tutto bene?-
Gli sorrisi –Mai stata
meglio-
Era inutile, a parole
potevamo anche evitare di dirci ciò che in fondo ognuno di noi due voleva dire,
ma i nostri occhi non mentivano mai.
Ed anche in quel momento
seppi che aveva capito, lo lessi in quell’oceano sconfinato che non gliela davo
affatto a bere.
-Ti sei infilata la maglia
al contrario- mi fece notare lui, cambiando repentinamente discorso.
Abbassai lo sguardo su me
e scoppiai a ridere –Fa niente, è carina anche così- e poi mi diressi verso la
cucina.
Facemmo colazione ridendo
e scherzando come se niente fosse successo, prendendoci in giro e ricominciando
finalmente a parlare come eravamo abituati a fare e come non avevamo fatto per
troppo tempo.
-No davvero è pazzesco,
con Harry Potter non era stato così! Tutte quelle ragazzine che dicono di
amarmi, che vogliono avere i miei figli…avranno 14 anni al massimo!-
Scoppiai a ridere –Credimi
Pattz, la madre dei tuoi figli avrà tutta la mia comprensione-
-Non stai considerando il
lato grave della faccenda, qui- fece lui ridacchiando.
-E sarebbe?-
-Non ho più una vita,
praticamente! Non posso neanche fare un passo che vengo assalito dai paparazzi
che fotografano ogni singolo istante della mia cazzo di giornata, non posso
andare in un qualsiasi locale come un normalissimo ragazzo di 23 anni che
stuoli di ragazze mi si fiondano addosso-
-E questo è un male?
Insomma, non sei diventato un attore famoso proprio per avere tutte le ragazze
ai tuoi piedi?-
-Sugar.- mi fulminò con
gli occhi, senza tentare di nascondere un sorriso.
-Ok, ok. L’hai fatto per i
soldi, lo so.-
Mi tirò addosso un
tovagliolo che io prontamente schivai prima di alzargli il dito medio contro.
-Per non parlare delle
quantità industriali di lettere d’amore che mi arrivano a casa-
Non riuscii a trattenere
una risata alla vista del suo sguardo affranto.
–Tonnellate di lettere-
-Riesci a crederci che al
mondo esista gente così pazza?-
-Disse quella che a 16
anni spedì una lettera a Johnny Depp-
-Ti stai paragonando a
Johnny Depp, per caso?-
Scosse la testa e finì di
sorseggiare il suo cappuccino sorridendo come un bambino.
-Sai, mi era mancato il
tuo letto. Sa di te- disse poi inaspettatamente, interrompendo con quella frase
il silenzio tranquillo che era sceso fra noi negli ultimi minuti.
Alzai immediatamente lo
sguardo su lui ed involontariamente rabbrividii.
A me era mancato averlo
nel letto, ma questo non potevo certo dirglielo.
Avrebbe sicuramente tratto
la conclusione sbagliata da quel discorso, che poi forse tanto sbagliata non lo
era affatto, ma non era comunque ciò che intendevo, perché mi era mancato
davvero non potermi più addormentare sentendolo respirare regolarmente lì
accanto, mi era mancato da amico, così come ti manca un fratello.
Nonostante ciò, mettersi a
letto insieme la sera prima era stato quantomeno strano.
Sapere che lui era lì a
pochi centimetri da me mi aveva quasi fatto morire di agonia.
Era stato straziante
trattenersi dal voltarsi, dallo sfiorarlo semplicemente, dal pronunciare il suo
nome anche solo una volta, e questo perché dentro me sapevo benissimo che
sarebbe bastato un niente per far succedere quello che non sarebbe dovuto
succedere, mai più.
E quella consapevolezza,
forse, era stata la parte peggiore. Perché mi aveva quasi convinto a commettere
quel passo, a lasciarmi andare e a fregarmene di qualsiasi conseguenza sarebbe
scaturita da quel gesto.
Ma ero stata forte ed ero
rimasta ferma. Lo ero stata per tutti e due, perché sapevo che anche per Robert
sarebbe stato difficile affrontare quella situazione la mattina dopo, quando ci
saremmo svegliati e ci saremmo trovati l’uno nelle braccia dell’altra, nudi e
spaventati.
Così gli sorrisi
semplicemente e mi alzai.
-Vado a mettermi una cosa
decente, così possiamo uscire un po’- feci, lasciandolo forse un po’ spiazzato.
-Non metterci un’
eternità, come mi hai fatto simpaticamente notare, io non sono Edward Cullen-
-Bello scoprire che
nonostante una full-immersion nella patria degli yankees, tu non abbia perso il
tuo humor britannico-
Nel giro di un quarto
d’ora ero pronta. Jeans, maglia dei Babyshambles e All-Star nere erano un look
più che perfetto per una giornata a cazzeggiare con Robert, mi ritrovai a
pensare mentre chiudevo la porta di casa a chiave e controllavo di aver preso
tutto.
-Dio, non dirmi che
ascolti ancora quel drogato- esclamò lui mentre ci dirigevamo verso le scale.
-Robert Thomas Pattinson,
fermati finchè sei in tempo-
Per tutta risposta lui
rise –Ma è vero! È un drogato e basta e non ho mai capito come faccia a
piacerti così tanto-
-Non dire una sola parola
in più su Pete Doherty o non rispondo di me e non mi importa un accidente se
sei appena tornato eccetera eccetera, intesi?-
-Sei incredibile,
zuccherino. E dire che hai tanto l’aria di una così cara ragazza e invece vai
dietro ai drogati-
Chiusi gli occhi,
trattenendo un sorriso –Bene. Le nostre strade si dividono qui.- mi allontanai
veloce per le scale ma lui mi riafferrò subito una mano e mi raggiunse.
-Ma io ti vorrò sempre
bene lo stesso. Anche se finirai in una clinica di riabilitazione insieme al
tuo grande amore, e giuro che non dirò mai “te l’avevo detto”-
Com’era possibile che la sua mano coincidesse così
perfettamente con la mia? Ma erano state disegnate apposta?
-Per farti perdonare
adesso come minimo devi portarmi ad un concerto dei Babyshambles e farmi
conoscere Pete-
-Fammici pensare- alzò gli
occhi al cielo -…uhm, no. Non penso che accadrà- aggiunse dopo un momento.
-Eddai!- gli battei una
mano sul petto –Se non puoi farlo tu, nessuno potrà.-
Sbattei le ciglia
sorridendo e lui sfoderò il suo sorriso killer –Nessuno ha detto che non posso.
Qui la questione è se voglio.-
-Sei il solito stronzo,
Pattz- gli dissi affettuosamente e lui mosse le dita strette attorno alle mie
prima di sorridermi dolcemente.
-Mi conosco. Impazzirei.-
-Impazziresti?-
Improvvisamente qualcosa
nel suo sguardo cambiò ed avvertii che ci stavamo inoltrando in territori
pericolosi.
-Sì impazzirei dalla
gelosia, Sugar-
-Gelosia di Pete Doherty e
me?- detto a voce alta faceva ridere, onestamente.
-Di Pete Doherty e di
qualsiasi altro uomo che susciti il tuo interesse.
Mi farebbe impazzire il
modo in cui so che tu lo guarderesti e di come rideresti alle sue battute,
perché è il modo in cui guardi me, è il modo in cui ridi e scherzi con me, ed
il pensiero che tu lo possa fare con qualcun altro mi fa letteralmente uscire
dai gangheri.-
Ci eravamo fermati.
Robert teneva lo sguardo
fisso su me e per una volta tanto lo feci anche io, sebbene fossi spaventata,
anzi quasi completamente terrorizzata dal pensiero di dove saremmo andati a
finire con quel discorso.
-Sugar…- si avvicinò, ed
io indietreggiai trovandomi ben presto con la schiena contro il muro delle
scale.
-Sugar, quella notte, la
notte prima che io partissi…-
Chiusi gli occhi e tentai
di evitare che il cuore mi arrivasse in gola.
-Rob…ti prego…- dissi
solamente.
Lui rimase in silenzio per
una frazione di secondo e quando li riaprii il suo sguardo distrutto mi fece
molto più che male.
-Amici, giusto?- si limitò
a dire.
-Rob…- adesso lottavo per
non piangere. Lui mi lasciò la mano che si raffreddò all’istante.
-Perché noi non possiamo
essere altro che quello- continuò con un tono affilato come un rasoio.
-Io…io non voglio dover
rinunciare al mio migliore amico-
Si discostò lasciandomi
respirare ma senza tuttavia staccarmi gli occhi di dosso e sorrise –Hai
ragione-
Poi, senza preavviso mi
voltò le spalle e scese ciò che rimaneva delle scale senza guardarsi mai
indietro.
Alloraaaaa, non riesco
a credere di essere riuscita ad aggiornare così in fretta O__O cioè vi giuro
che mi sto stupendo di me stessa [in effetti “Teorie e tecniche del linguaggio
cinematografico” che dovrei studiare per l’esame del 13, se ne sta andando
bellamente a quel paese ma sono dettagli ^_^]
Bene, sono quasi le
03.00 a.m. ed io posto, mi pare che tutto abbia senso [a parte questo discorso
:D] ma d’altronde si sa che la sottoscritta vive di notte ^^
Beh, beh, l’ho fatta
lunga abbastanza ed è davvero ora che vada a letto quindi passo subito ai
thanks :D
Innanzitutto grazie
infinitamente alle 15 persone che hanno messo fra i preferiti e alle 8 che
hanno messo fra le seguite, *__* vi amo! Spero che anche questo vi sia piaciuto
J
Eppoi, i tesori che mi
hanno commentato:
Frytty: Ahaha meno male allora! Non hai mai visto i Goonies?
Te lo consiglio vivamente, se ti piace il genere “avventura” secondo me quel
film ha tutto ciò che un bambino può desiderare da un film e tutto quello che
un adulto vuole ricordare dell’infanzia :D
Ahahaha beh allora
forse sarai contrariata anche qui! XD Comunque non voglio spoilerare ma ti dico
solo che things will change ^^ don’t worry! Un bacione e grazie ancora!
Piccola
Ketty: Uaaaaa sono felicissima
per te che hai finito, complimenti! Ahahaha si l’inizio magari è un po’
confuso, solo che mi pareva troppo palloso descrivere tutta la serata di Sugar
nel locale con gli amici senza nessun accenno di Rob :D e così ho saltato
direttamente alla fine!
Ahahah esatto, quella
era la mia idea, stile flashback in bianco e nero :D
Ti adoro cmq guarda, mi
hai dato anche un soprannome che è fantastico XD Mia sorella anche tutto bene,
ancora non sa i risultati ma sicuramente è andato tutto bene! Un bacione
fortissimo e a presto :*
EmilyAtwood: MA MA MA…io ti adoro! Ahahaha ho continuato presto,
no? Spero che questo capitolo sia stato di tuo gradimento e grazie infinite per
tutit i complimenti che mi hai fatto! A presto (:
Dod: Oddio tesoro mio, perché me lo scordo che adesso sei
superimpegnata? Ed ho finito anche i soldi nel cell.
E non ho potuto farti
gli auguri del compleanno. E mi sento una merda per questo. E te li faccio ora,
anche se fa pena come cosa e sono IMPERDONABILE. Però ti amo, sempre e
comunque. E mi manchi. *___* e tutte le cose che mi dici, dette da te poi.
Cioè, mah non ho parole, è tutta un’emozione!
P.S. ODDIOOOOOOOOOOOOO
dimmi solo quando! Perché una settimana dovrei andare via con mio padre, ma il
resto ci sono! Oddioooo *agitazione mode: ON*
T’amo.
Lyla: Oddio ma grazie mille, *__* cioè mah la mia storia la
prima che hai commentato? Ti adoro, davvero.
E grazie per quello che
mi hai detto, cioè mi hai fatto felice in una maniera assurda! Grazie ancora,
un bacione :*
Sognatrice85:
*____* il tuo commento l’ho
A-D-O-R-A-T-O e non so cos’altro dirti se non grazie di cuore! Ho postato presto,
visto? e grazie davvero, davvero.
Beh fanciulle, me
medesima adesso se ne va a Bedfordshire e vi saluta, alla prossima e stay tuned
;)
Ah ovviamente non
conosco Rob bla bla bla, chiacchiere senza senso insomma :D
Capitolo 5 *** «and somehow I got caught up in between. ***
-Lascia che te lo dica- Charlene sollevò il cucchiaino dal barattolo di
gelato al pistacchio che si era quasi finita da sola e
5
-Lascia che te lo dica-
Charlene sollevò il cucchiaino dal barattolo di gelato al pistacchio che si era
quasi finita da sola e lo puntò contro me –Sei una cretina. Di quelle con la C
maiuscola-
Per tutta risposta mi
lasciai cadere sul divano e sbuffai sconsolata.
-Grazie davvero, Charlie.-
-Figurati, tesoro- sorrise
sarcastica e continuò ad immergere il cucchiaino nel barattolo, dimentica di
tutto quanto le stava attorno.
4 giorni erano passati, 4
stramaledettissimi giorni, e non una parola da Robert.
Neanche una telefonata, un
messaggio, un qualsiasi segnale che mi facesse capire che fosse ancora vivo.
Per quanto ne sapevo
poteva pure essere tornato negli States senza dirmi niente, del resto l’aveva
già fatto in passato di andarsene senza salutare.
-Allora che vuoi fare?- mi
chiese la mia amica dopo qualche attimo di silenzio.
Mi voltai verso di lei
corrucciando le sopracciglia in maniera interrogativa.
-Sì col tuo bello,
intendo. Quando gli confesserai finalmente che lo ami alla follia, che lo pensi
ogni secondo e non certo come amico e che non vedi l’ora di fare tanto sesso
con lui?-
-Mai ti va bene come
risposta?- la fulminai con lo sguardo e tornai a sospirare.
-Sugar! Ma ti rendi conto?
No dico, ti rendi conto? Io adesso dovrei essere al telefono con l’Istituto di
Psichiatria per decidere quando farti internare - continuò lei, posando
finalmente il gelato sul tavolino e fissandomi con cipiglio arrabbiato.
-Cioè Robert Pattinson…-
pronunciò il suo nome con un livello di decibel talmente elevato che per un
istante ebbi paura che perfino il diretto interessato avrebbe sentito –…ti
vuole, ti desidera, ti muore letteralmente dietro, e tu gli dici che non vuoi
perdere il tuo migliore amico?-
Sbarrò gli occhi e
ridacchiò –Sei la donna più fortunata del pianeta, praticamente. Lo sai quanti
miliardi di ragazze là fuori darebbero la vita per essere al tuo posto?-
Chiusi gli occhi e
sospirai. Cosa mi aspettavo del resto? Lo sapevo a cosa andavo incontro
raccontando tutto a Charlene, ma quando Robert se n’era andato quella mattina
di 4 giorni prima avevo sentito distintamente dentro me che non ce l’avrei più
fatta a tenermi ancora tutto dentro, avevo retto per un anno in quelle
condizioni, non potevo andare ancora avanti.
Così l’avevo chiamata e
molto candidamente le avevo chiesto se era libera quel pomeriggio, così per
parlare un po’.
Quando avevo sollevato la
cornetta un po’ restia lo ero stata, non mi piaceva raccontare le mie cose agli
altri, ma d’altronde Charlene era l’unica amica che avessi in quel periodo ed
il bisogno che avevo di parlare di tutta quella storia con qualcuno era così
forte che ero passata sopra a tutte le mie preoccupazioni.
Inutile dire che si era
immediatamente precipitata da me e che avevamo trascorso i successivi 4 giorni
ad analizzare ogni singolo minuscolo insignificante dettaglio di tutta quella
storia, sommerse da cibo cinese e da gelato, in attesa di qualche segno di
Robert.
Che ovviamente non c’era
stato.
-Lo so.- le dissi dopo un
po’ –Ma tu non capisci. Tu non sai com’è il nostro rapporto, non sai che vuol
dire crescere insieme ad una persona ed imparare a conoscerne ogni particolare,
ogni stupida piccola fissazione, ogni sfumatura della voce da capire sempre in
qualsiasi momento cosa prova e come si sente…-
Alzai gli occhi su lei –Io
e Robert siamo come fratelli, Charlene. Sai cosa si prova a baciare la stessa
persona che hai visto piangere perché ha preso uno schiaffo dalla mamma?-
Rimase in silenzio.
-E sai cosa si prova a
vedere stravolte in un attimo tutte le tue certezze? A ritrovarti nel buio, in
mezzo alla foschia ed essere terrorizzata di non poter più tornare indietro a
quando tutto era semplice e chiaro? Perché è così che mi sono sentita quella
notte.-
-No- disse semplicemente
dopo un po’.
-Ma so cosa si prova
quando non puoi fare niente per fermare il corso degli eventi, quando ti trovi
di fronte all’innegabile evidenza che in fondo ti era sempre stata davanti agli
occhi che tu e quella persona vi appartenete. Senza un motivo. Semplicemente
perché è così che deve essere.-
Lo stomaco mi si capovolse
improvvisamente.
-Ascoltami bene, lui non è
tuo fratello. Non importa se vi conoscete fin da bambini, se siete cresciuti
insieme e via dicendo. È la persona che più ti conosce al mondo, probabilmente
la migliore per stare al tuo fianco. Solo questo.-
Non trovavo nulla da
ribattere, mi accorsi.
-Per cui prima te ne fai
una ragione, meglio è. Così evitate di sprecare altro tempo, tutti e due.-
-E’ solo che…ho
paura-tornai a guardarla finalmente in
viso e sorrisi un po’.
-Sono letteralmente
atterrita, Charlene. Non credo di riuscire a sopravvivere al turbine di
emozioni e sensazioni che scaturirebbero se le cose fra noi andassero avanti…-
-Che vuoi dire?-
Non le risposi e guardai
in basso.
-Oh..- e scoppiò a ridere
–Ma non ci siete già passati da quel punto?-
-E’ diverso- la fulminai
con gli occhi e lei smise di ridere all’istante.
-Quello è stato totalmente
inaspettato, non ho avuto il tempo di pensarci. Ma questa volta sarebbe
completamente differente, sarebbe una cosa consapevole…-
-Sì e sarebbe centomila
volte meglio.-
-Credi?-
Annuì –Assolutamente.
D’accordo quella è stata la prima volta, per cui c’era tutta la meraviglia
dello scoprirsi, c’era la passione allo stato puro, c’era…- si bloccò un
istante -…insomma tutte quelle sensazioni quando vai a letto per la prima volta
con un ragazzo nuovo. Lo saprai meglio di me-
La guardai scettica e lei
si portò una mano davanti alla bocca.
-Vuoi dire…?-
Tentai un sorriso e annuii
-…la mia prima e unica volta. Per cui non ho molti metri di paragone.-
-Oddio tesoro, è una cosa
magnifica.-
-Io la trovo patetica-
-Ma smettila! È
meraviglioso quello che c’è fra voi, è una cosa così pura-
-Sì beh sai per me è stato
facile non cadere in tentazione, non è che proprio abbondassero le occasioni. Non
credo sia stato lo stesso per lui, nell’assolata California con le donne più
belle del mondo come colleghe.-
-Sbaglio o nonostante tutto, è te che vuole?-
-Non ne sono sicura.
Potrebbe soltanto essersene convinto ed una volta che avremo provato potremmo
scoprire di aver sbagliato ed allora tutto sarebbe perduto, compresa la nostra
amicizia.-
-Sugar vale la pena
tentare, credimi. Non potresti vivere con questo rimpianto, ne moriresti.-
Si mise a sedere accanto a
me e mi accarezzò una guancia –Provaci-
-Non so quello che devo
fare- le dissi guardandola nella profondità delle sue iridi scure.
-Probabilmente mi odia
adesso. Per quanto ne so potrebbe pure essere tornato a Los Angeles.-
-Vai da lui allora. Fai
una di quelle cose meravigliose da film e fammi sognare, ti prego- mi guardò
con le stelline negli occhi praticamente, e dentro me avvertii qualcosa
cambiare.
∞∞
-Non pensare, su. Suona
questo campanello e muoviti.-
-Non te ne andare,
Charlie!-
-Per quanto muoia dalla
voglia di conoscere Robert Pattinson, mi tocca risponderti che sì me ne vado.
Non esiste al mondo che faccio il terzo incomodo-
Mi sembravo una bambina di
5 anni il primo giorno di scuola da quanto ero agitata, mi ero anche rovesciata
il caffè addosso quella mattina per colpa del tremore alle mani e adesso mi
trovavo assolutamente incapace di muovere un muscolo per suonare alla sua porta
di casa.
Alla fine mi ero convinta
ad andare a parlargli.
Dopo altre ore di
chiacchiere spese per il mio completo convincimento e la visione di 10 film romantici
dall’happy ending assicurato, mi ero decisa.
-E se…-
-Alt, stop, basta!
Finiscila con questi “e se…” se non lo fai tu, lo faccio io!-
-Va bene, va bene adesso
suono-
Inspirai ed espirai 5
volte –Tesoro, non devi partorire- mi fece notare lei alzando gli occhi al
cielo.
-Ok, ce la faccio.- trassi
un ultimo profondo respiro e poi premetti a fondo il campanello.
Charlene mi dette un bacio
su una guancia e si dileguò nel giro di un millisecondo.
Con quante volte avevo
suonato quel campanello in tutta la mia vita, mai una sola volta mi ero sentita
così insicura.
Adesso avevo paura di
essere inadeguata, avevo paura di non piacergli.
-Oddio…- mi ritrovai a
pensare –E’ tutto profondamente sbagliato…-
Quella non ero io.
Eppure Charlene aveva
ragione, io volevo Robert. E non solo come amico, io volevo che fosse mio, nel
senso più completo che la parola “mio” potesse avere.
Suonai un’altra volta,
ormai tanto valeva andare fino in fondo.
-Forza aprimi- scongiurai
dentro di me e proprio quando stavo per premere ancora il campanello, lui
spalancò la porta.
L’espressione che gli si
dipinse sul volto era un misto fra la sorpresa e qualcos’altro, forse residui
del suo orgoglio ferito, ma mi feci coraggio e gli sorrisi.
-Ciao Rob-
-Ciao- fece semplicemente,
senza neanche un tenue sorriso ad illuminargli il volto.
Mi innervosii ancora di
più ma andai avanti comunque –Posso entrare?-
-Certo- si fece da parte
ed entrai, desiderando immediatamente di scappare via.
Mi guardai un attimo
intorno, completamente spaesata. Tutte le volte che ero stata lì dentro
sembrarono non contare più nulla, era come la prima volta che ci mettevo piede.
-Ti disturbo?-
Oddio, adesso mi prodigavo
anche nelle formalità?
-Ma insomma è Rob santo
Dio- avrei voluto gridarmi in faccia.
Scosse la testa –Affatto-
Certo che anche lui ce la
stava mettendo tutta per aiutarmi.
Incrociò le braccia –Hai
bisogno di qualcosa?-
Ok, ne avevo abbastanza di
quella situazione.
Gli andai vicino e lo
guardai fisso –Sei sparito, Robert-
-Ho avuto delle cose da
fare. Alcuni amici sono venuti a trovarmi.-
Annuii –Capisco-
Mi guardò meglio e
impercettibilmente si avvicinò –E’ tutto a posto?- per una frazione di secondo
scorsi il mio Robert, quello che si preoccupava sempre quando si accorgeva che
non stavo bene.
-Sì…cioè no. No, Rob.
Niente è a posto. Direi proprio il contrario.-
Non saprei dire se faceva
più male guardarlo o distogliere lo sguardo dal suo viso leggermente smarrito,
qualsiasi cosa sarebbe stata dolorosa.
-Mi manchi.- dissi infine,
sperando che cogliesse appieno la verità di quelle parole.
Lo vidi studiarmi
attentamente prima di rispondere –Anche tu mi manchi. Davvero, non voglio più
sbagliare. Perché finora ho sbagliato tutto, invece.-
Lo guardai confusa e
scossi lievemente la testa –Cosa hai sbagliato?-
-A pensare a te in un
certo modo. Un modo totalmente sbagliato. Tu sei la mia dose di zucchero
quotidiana- sorrise un po’ e mi accarezzò.
-Sei la mia migliore
amica, Sugar. Come ho potuto pensare anche solo per un attimo che avremmo
potuto essere altro? Davvero, perdonami.-
improvvisamente avvertii
un peso allo stomaco. Cosa stava succedendo? Non era così che doveva andare.
Il piano era che avrei
finalmente dovuto rivelargli quello che anche lui era per me, non che lui
ritrattasse tutto e mi facesse tornare sui miei passi ancora prima di averli
compiuti.
-Robert…- tentai di
bloccarlo ma non me ne lasciò il tempo.
-Ti chiedo scusa, Sugar.
Lo so che quello che c’è stato fra noi è stato..- si schiarì un attimo la gola
-…importante, e ti chiedo scusa per tutto.-
Avrei voluto mettermi a
ridere per l’assurdità di quella situazione.
“Importante” era proprio
un eufemismo per definire quello che c’era stato fra noi, considerando che il
solo pensiero non mi aveva fatto chiudere occhio per quasi un anno intero.
Avrei voluto mettermi a
ridere sì, e invece scoppiai a piangere.
-Hey- fece lui, dopo un
momento.
-Hey, hey- continuò quando
io raddoppiai i singhiozzi, e mi strinse fra le braccia.
Non riuscivo quasi a
parlare e mi detestai fin nel profondo per confermarmi sempre e comunque come
la più stupida delle stupide.
-Non sei venuto alla
nostra panchina- riuscii solo a dire fra le lacrime.
-Cosa?-
-Io ti ho aspettato, sotto
la pioggia. E tu non sei venuto. Ti ho aspettato per tutto il giorno, anche
quando sapevo che ormai eri già sul tuo bell’aereo ho continuato ad
aspettarti.-
Si scostò da me e mi
guardò in faccia –Hai idea di come mi sia sentita lì, da sola?-
Si allontanò del tutto,
lasciandomi andare –Io pensavo che non ne volessi più sapere di me. Tu hai idea
di come mi sia sentito io quando ti ho vista raccogliere tutti i tuoi vestiti e
andartene via? Quando ti ho chiesto se stavi bene e tu mi hai risposto che non
lo sapevi?-
Si passò una mano fra i
capelli –E’ stato…- alzò gli occhi al cielo -…ti giuro che non mi sono mai
sentito così. Devastato, è il termine giusto.-
-Ma ero sconvolta! Tu non
hai neanche provato a capire quanto sia stato difficile per me. In un secondo
tutto il mio mondo si è capovolto. Tutto. Tu non eri più il mio migliore amico,
eri il mio primo ragazzo.- mi fermai e lo guardai.
-Avevo solo paura, Robert-
La verità era proprio
quella. Avevo avuto paura dell’ignoto. Ma era bastata un’ora a farmi capire che
non c’era niente di cui essere spaventati, che lui era tutto quello che da
qualche parte dentro di me avevo sempre voluto.
E avevo intenzione di
dirglielo prima che partisse.
Ma lui non me ne aveva
data l’occasione e le cose ci erano lentamente sfuggite di mano.
-Sugar- si avvicinò di
nuovo ed avvertii distintamente il calore che irradiava la sua persona colpirmi
in pieno viso come un’onda marina.
Se solo avessi alzato una
mano l’avrei trovato lì, se avessi alzato il viso vi avrei trovato il suo a
meno di un centimetro.
Un rumore di chiavi mi
fece però distogliere lo sguardo e voltare verso la porta d’ingresso.
-Oddio che inferno! E poi
dite tanto di Los Angeles, voi inglesi- una ragazza bionda entrò trascinandosi
borse e pacchetti e si chiuse la porta alle spalle.
-La prossima volta mi
accompagni, Rob.- sollevò lo sguardo e il sorriso le si spense immediatamente.
-Ciao, tu saresti…?-
aggiunse subito dopo.
Dunque,
probabilmente dovrei farmi una vita sociale o perlomeno mettermi a studiare per
l’esame del 13 se voglio avere qualche chance di laurearmi il più presto
possibile ed andarmene finalmente a Londra, ma..a quanto pare il mio vero IO
non ne ha nessuna intenzione perché mi sta continuando a mandare fiotti di ispirazione
per questa storia e dato che in genere non lo fa mai, adesso che mi ritrovo nel
vortice non posso certo sprecarla, no?
Appunto.
Quindiiii,
ebbene non so se per la vostra gioia o il vostro tormento eccovi pure il
Chapter 5 !
Grazie
infinitamente alle 18 persone che l’hanno messa fra i preferiti *__* e le 8 fra le seguite!
Ed ovviamente grazie a:
Frytty: Ma grazieeee *__* sei fantastica, davvero! Eh sì,
sembrerebbero soul mates, o almeno è quello che ho sperato di rendere :D
Grazie, grazie, grazie per tutti i tuoi complimenti, ogni volta mi fanno fare
un sorrisone a 32 denti! Spero che anche questo sia stato di tuo gradimento :D
Le cose stanno lentamente cambiando, no? ^^
Sognatrice85: Esatto, hai centrato appieno il punto! Lei ha troppa
paura dei suoi sentimenti! Ahahaha ma figurati se ti prendo per matta, anche a
me succede sempre di entrare dentro le storie e farmi trasportare dagli eventi,
è proprio questo il bello!
Grazie mille per tutte le cose belle che mi hai detto, un bacione
:*
vero15star: Ahahahah concordo con te sul tatto (: grazie davvero per
il tuo commento!
Lyla: Oddio tu ascolti i Pink Floyd? *_* e i Babyshambles? *__*
Ragazza noi andremo moooolto d’accordo sappilo :D
Grazieeeeeeee sei un tesoro per tutte le cose che mi hai detto!
P.S. Ho letto la tua e mi è piaciuta moltissimo e aspetto solo che continui
presto! Un bacione!
_martinella95_ : Ahahaha esatto! Glielo dice anche la
sua amica infatti in questo capitolo :D
Sono contenta che ti piaccia la storia! Ho postato presto, no??
Baciooo!
Piccola Ketty: Concordo con teee, sono proprio due deficienti! Ma
infatti, dico hai Robert lì, ma chissene dell’amico, una persona normale almeno
si sarebbe comportata così. Ma dato che io non sono normale e di conseguenza
non creo personaggi normali, le cose sono andate così XD Uaaaaaa io non vedo
l’ora che continui la tua, ti giuro mi ha preso tantissimo!
Grazie tesoro comunque, ti adoro anche io, la cosa è reciproca sia
te che la tua ff! A presto :*
KikyCullen: Ahahahah sìì lo so, sono un po’ sadica con i miei poveri
personaggi, ma ho pensato che dato che lei può avere Robert e io no, tanto
valeva farla penare un po’, no? Sennò dov’è la giustizia a questo mondo?
Ok la smetto di farneticare, baciotti a presto!
Dunque
fanciulline, è meglio che adesso vada a studiare davvero altrimenti la vedo
buia, buia, buia..quindi mi sa che per un po’ non potrò aggiornare, almeno fino
alla prossima settimana ç__ç
Anche se mai dire mai, se l’ispirazione torna a colpire!
In ogni caso ci tengo a ringraziare i Linkin Park che con
la loro In Between hanno ispirato la stesura di questo capitolo.
Ah e sì mi pare ovvio scontato e banale da
ripetere comunque non conosco Robert.
E’ proprio necessario rigirare il coltello
nella piaga? ç__ç