The new Avenger

di Thominewt
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18 parte 1 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 18 parte 2 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 22: *** La mia soddisfazione...VOI ***
Capitolo 23: *** Capitolo 21 ***
Capitolo 24: *** Capitolo 22 ***
Capitolo 25: *** Capitolo 23 ***
Capitolo 26: *** Capitolo 24 ***
Capitolo 27: *** Capitolo 25 parte uno ***
Capitolo 28: *** Capitolo 25 parte due ***
Capitolo 29: *** Final Chapter ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


 
AVVERTENZE: la storia segue gli avvenimenti di Civil War ma ci saranno dei cambiamenti, in quanto è puramente inventata e frutto della mia fantasia (esempio: Bucky non viene ricongelato e non ha perso il braccio di metallo) in seguito faranno la loro comparsa anche gli altri membri degli Avengers e i nuovi personaggi di Civil War. Buona lettura J

Capitolo 1 
Sono appena uscita da scuola. Mi guardo fuori, c’è un tempo bellissimo: cielo limpido, sole caldo e zero nuvole. Fantastico, dopo aver fatto i compiti penso che uscirò un pochino. Saluto i miei compagni di classe e scendo i primi tre gradini della scalinata dell’ingresso del liceo. Frequento l’ultimo anno e mancano due mesi alla fine della scuola, il che vuol dire due mesi e poi ho gli esami. Non voglio pensarci, anche se ho tutti bei voti spaventano anche a me. Scuoto la testa per scacciare il pensiero. Meglio non pensarci adesso. Rivolgo il mio sguardo verso il basso, a guardare le mie scarpe: oggi mi piace come sono vestita. Ho un paio di Jeans chiari con il risvoltino, maglietta corta bianca, Vans azzurre, qualche anello e collana argento e azzurro (adoro gli accessori), i miei soliti orecchini sparsi per tutto l’orecchio (ho 5 buchi sull’orecchio destro e due sul sinistro) e cipollotta un po’ disordinata. Ah, non scordiamoci della mia borsa lunga azzurra intonata per scuola. Oggi ho un look molto tumblr (sono fissata con queste cose) e nel caso non si fosse capito mi piace l’azzurro. Guardo il mio Casio silver per vedere l’orario: le 14.04. Cavolo, sono rimasta quattro minuti ferma sullo scalino a contemplare il mio outfit. Faccio spallucce e mi avvio sul marciapiede per incamminarmi verso casa. Abito a pochi isolati dalla scuola e a piedi ci impiego una decina di minuti. Faccio il primo passo sul marciapiede e la mia serenità viene interrotta dal rumore di gomme che struscia sulla strada. Mi giro e vedo un macchinone tutto nero, vetri compresi, che corre a tutta velocità sull’asfalto e si ferma proprio davanti a me. Dalle portiere escono tre uomini con smoking, occhiali da sole neri e auricolare all’ orecchio.                                               
-L’abbiamo trovata- dice uno di loro. Un attimo, perché si dirigono verso di me? Mi guardo intorno e vedo studenti e altri passanti scappare o urlare. Nessuno di loro sembra essersi accorto che forse io sia in pericolo. Poi due di quegli energumeni mi prendono per le braccia trascinandomi nella macchina, mentre il terzo gli apre la portiera.                                                                                               
-Ma che fate? Lasciatemi subito!- Gli ordino, ma ovviamente non mi danno ascolto. Mi dimeno ma quei due non mollano la presa. Ok, lo avete voluto voi. Do un calcio sullo stomaco a quello alla mia destra, e mollo una gomitata a quello a sinistra. Le braccia ora sono libere, forse riesco a fare in tempo e uscire. Sento qualcuno stringere nuovamente la presa sul mio braccio e trascinarmi sul sedile, mentre quello che poco prima aveva ricevuto un mio calcio ora si sta rialzando senza mostrare dolore. Perfetto, i miei colpi sono stati invani, i due ‘bodyguard’ si sono ripresi in men che non si dica. Non me ne stupisco, sono il triplo di me. Ma cosa vogliono questi? Ora mi stanno mettendo delle manette ai polsi per tenermi ferma. Me li guardo male “cosa?!” Sono stupita. Poi uno di loro mi mette un sacco in testa. Buio totale, non vedo niente.

Angolo autrice
Hello guys! Questa è la mia ff inerente agli Avengers. Sono un grande fan loro e specialmente di Steve e Bucky. Ci saranno molte sorprese e spero che vi piaccia. Fatemi sapere che ne pensate.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2

Sono seduta al centro tra loro con le manette e un sacco  nero in testa manco fossi una carcerata. Sento che la macchina si muove, ma non ho la più pallida idea di dove si stia dirigendo e perché questi uomini mi abbiano letteralmente rapita. Durante il tragitto non hanno parlato. Poco dopo la macchina si ferma. Credo sia arrivata a destinazione, perché sento le portiere aprirsi e i due energumeni mi trascinano fuori portandomi chissà dove. Mi stanno guidando lungo il tragitto, tenendomi sempre per le braccia, e nel mentre li sento salutare alcune persone che identificano come ‘Agente’. Credo siano loro colleghi, ma ho ancora il sacco in testa e continuo a non capire cosa stia succedendo.
Saranno passati 10? 15  minuti dall’inizio dell’ evento? Forse, più o meno. Ora mi stanno mettendo seduta su di una sedia e finalmente mi levano il sacco, facendomi respirare meglio. Prendo una boccata d’aria e mi guardo intorno: sono ancora viva e non sto in una stanza di torture. Come inizio non male, chissà quanto tempo ancora ho per sopravvivere o cosa mi faranno in seguito. Ma…dove mi trovo? I due energumeni mi stanno affiancando. La sedia sulla quale sono seduta è una di quelle da ufficio che vengono usate per le riunioni di lavoro. Davanti a me un tavolo rettangolare non molto lungo con le stesse sedie disposte ai lati. La stanza non è molto arredata: a parte il tavolo con le sedie c’è un mobiletto grigio con una pianta sopra, un quadro, una porta alle mie spalle sul lato destro, pareti grigie e il pavimento è ricoperto da una moquette grigio scura. Sul lato destro c’è una grande vetrata di finestre. Penso ci troviamo in un edificio abbastanza alto, riesco a vedere la città da quassù. Sulla sinistra invece si può vedere il corridoio, perché anche in questo caso ci sono delle vetrate che terminano con la porta. A prima vista credo che non gli piacciono i colori accesi. Scuoto la testa. I miei pensieri vengono interrotti da alcune voci provenire dal corridoio. Rivolgo lo sguardo sulle vetrate e vedo passare un uomo. Ora sta aprendo la porta ed è entrato.

Angolo autrice
Ecco il secondo capitolo! Non sono molti lunghi al momento, ma con le cose che andranno a succedere c'è un pò d'aspettarsi ;) i capitoli poi saranno sempre più lunghi, ma preferisco iniziare lentamente per tenervi con il fiato sospeso. Ringrazio tantissimo 
HORANge_carrot e winterlover97 per aver messo la mia storia tra le seguite, mi avete resa contentissima :D ringrazio ovviamente anche voi lettori! Seguite, recensite, fate tutto ciò che volete, mi renderete felicissima anche solo leggendo, ma sarebbe ancora meglio sapere una vostra opinione :) vi lascio alla lettura. Alla prossima guys!       
                              

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


 

Capitolo 3

L’uomo è alto, di colore, ricoperto da abiti interamente neri; ma la cosa che mi risalta subito è la benda nera posta sull’ occhio sinistro. Fa un cenno ad uno dei due agenti che mi affianca, e questo mi libera finalmente dalle manette. Mi porto i polsi al petto e me li massaggio.                       -Era ora- borbotto.                                                                                                                  
-Penso che lei voglia sapere cosa sta succedendo signorina Talia- un attimo…come fa a conoscermi?                                                                                          
-Come sa il mio nome?- gli chiedo dubbiosa.                                                                        
-Io so molte cose su di lei signorina- mi risponde l’uomo con fare inquietante. Fa un secondo cenno di testa agli energumeni e loro si spostano dirigendosi verso la porta. Sono usciti e fanno da guardia all’esterno. Ora siamo soltanto io e lui.

Ho 1000 domande che scorrono come un fiume nella mia testa, sono un po’ spaventata. Vorrei chiedere, ma sono così tanti i pensieri. Faccio un bel respiro e parto con la prima domanda:                                                                             
-Cosa sta succedendo? Che volete da me? Chi è lei?- Meno male che dovevo partire con una sola domanda. E’ più forte di me, devo sapere perché sono stata rapita e cosa vogliono.                                                                        
-Stia tranquilla signorina, avrà tutte le risposte che desidera- mi rassicura l’uomo con tono calmo.                                                                                                         
-Come faccio a stare tranquilla? Sono stata rapita fuori dalla mia scuola, ammanettata e camuffata con un sacco in testa e portata in questo edificio…dovrei stare tranquilla?- sbotto irritata e diventando rossa dalla rabbia. L’uomo è rimasto composto mantenendo il contegno, senza reagire al mio comportamento e mi sta guardando accennando un sorrisetto.                                                                                                                            
-Signorina Talia, lei sa chi è veramente?- Perché è così lunatico nei discorsi? E poi che domanda mi fa?                                                                                    
-Certo che lo so- rispondo con fare altezzoso.                                                                      
-Ne è sicura?- Mi domanda di rimando alzando un sopracciglio.                                            
-Perché, dovrei avere dei dubbi sulla mia identità? Io lo so benissimo chi sono. Piuttosto chi è lei!- mi rivolgo contro con tono freddo e sgarbato.                  
-Oh, lei lo sa benissimo chi sono io signorina Talia-.


Ok, sono spiazzata. Non so che rispondere.                                                                        
-Lei è a conoscenza- riprende a parlare girando per la stanza -delle sue abilità?-                                                                                                                                        
-i…io non so di cosa lei stia parlando- svago, o per lo meno cerco di farlo per quanto il mio balbettare non risulti convincente.                                                     
-La smetta di fingere signorina, sa benissimo di cosa mi occupo io. Lei sa molte cose a riguardo- sillaba bene quest’ultima frase.                                                 
Lo fisso con le braccia incrociate al petto, senza rispondere. Ora l’uomo si sta dirigendo verso l’unico mobiletto della stanza, apre uno dei cassetti e ne estrae il contenuto. Lo poggia sul tavolo, proprio sotto ai miei occhi. Lo guardo e lo prendo in mano.                                                                                             
-Cos’è?- Chiedo, anche se ho una vaga idea di cosa si tratti.                                         
–E’ la sua cartellina signorina Talia- mi risponde lui. La fisso per dei secondi, poi mi decido e la apro. A inizio pagina c’è una mia foto, vari fogli con tutti documenti e dati che appartengono a me. Uno dei fogli in particolare attira la mia attenzione: è una specie di schema e ci sono scritte delle abilità con dei grafici vicino. So già a cosa si riferiscono. Poso il foglio e mi rivolgo all’uomo:                                                                                            
-Come fa ad essere sicuro di ciò che c’è scritto? Potrebbe essere inventato e potrebbe non trattarsi di me- gli dico sempre mantenendo un tono freddo e scansando la cartellina. Non ho voglia di vederla.                                   
-Oh, no signorina. Quei dati appartengono a lei. Io so benissimo quello che ci è scritto. Perché non mi rivela la sua identità e tutto quello che sa di me, signorina Talia Cole?- ha quasi un aria di sfida e si rivolge a me pronunciando per intero il mio nome e cognome.                                                        
-E va bene- sbuffo -Nick Fury-. Mi arrendo. Il suo volto viene circondato da un sorriso fiero e vincente. Si, io lo conosco.

Angolo autrice
Hello guys! Eccomi con il terzo aggiornamento fatto presto presto. Allora, sono molto contenta perchè ho ricevuto delle belle recensioni riguardo questa storia, sono felice che vi piaccia e che la gente apprezzi quello che scrivo, perchè credetemi, ci metto tutta me stessa :) Ringrazio
Agent 17 per averla messa tra le seguite/ricordate e per aver recensito; e winterlover97 per averla messa tra le preferite! Wow, siete grandiosi! Vi adoro. Sono anche molto contenta che ci sia gente che utilizza quei pochi minuti per dedicarsi alla lettura della mia ff :D se avete qualcosa da dire potete sempre commentare, le critiche e le recensioni sono ben accette. Vi lascio alla lettura e ci vediamo al prossimo aggiornamento <3

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Capitolo 4

Alla fine cedo. Questo uomo, questo Nick Fury, sa tutto di me e io so tutto di lui e sullo S.H.I.E.L.D. Mentire non servirebbe a niente, perciò decido di stare al gioco. -Cosa vuole da me?- mi decido a chiedergli                                             
-Finalmente ha ceduto. Per quanto ancora avrebbe continuato la sua falsa?- commenta di rimando.                                                                                              
-Avrei ceduto comunque, non sarebbe servito a quanto vedo. Lei sa tutto- gli rispondo acida.                                                                                                                
-E anche lei sa signorina-                                                                                                           
-Ma cosa dovrei sapere?- Sbott rialzando il tono di voce e agitando anche le mani per aria. Perché mi tiene sulle spine?                                                                      
-Lei sa che io sono Nick Fury, agente dello S.H.I.E.L.D. Conosce la storia di esso, la sua fondatrice, e sa tutto riguardo agli Avengers, in particolare la vita e il passato di uno di loro: il Capitano Steve Rogers-
Un nome, è bastato un nome per attirare la mia attenzione. Affermativo, sa tutto di me. Lo sto guardando con faccia da ebete senza sapere cosa dire. Tanto ogni cosa che dico lui la sa.                                                                                         
-Durante lo scontro con i Chitauri- riprende a parlare -nella città di New York lei e la sua famiglia eravate presenti. Lei era rimasta intrappolata con la gamba sotto una maceria e due dei nostri Vendicatori l’hanno messa in salvo-.                                                                                                                                   
Si, è vero. Durante lo scontro stavo passeggiando tranquillamente nelle strade di New York con i miei genitori. Eravamo appena usciti da un bar, quando poi c’è stata un esplosione. Polvere e nube grigia era ciò che vedevo. Macerie e persone morte o ferite incastrate ovunque. Tentai di rialzarmi ma mi accorsi che qualcosa teneva incastrata la mia gamba. Anche io ero intrappolata. Non avevo forze, ma riuscii ad usare quelle poche rimaste per gridare. Poi un uomo alto e biondo con un martello è venuto in mio soccorso. Con un movimento forte e agile del braccio riuscì a sollevare la maceria che mi teneva intrappolata e mi aiutò ad alzarmi. Era Thor, il dio del tuono. Mi condusse fino all’uscita, dove un altro supereroe con lo scudo mi riportò dai miei genitori, che per fortuna si erano messi in salvo e non erano rimasti feriti dall’esplosione. Mi chiese se stavo bene o se ero ferita; gli risposi di no e come un fulmine scappò per aiutare il mondo. Da quel momento rimasi incuriosita e affascinata, tanto da condurre ricerche più approfondite a riguardo e venendo a conoscenza di questo mondo incredibile. Mi innamorai del Capitano scoprendo la sua identità, e gli Avengers divennero i miei eroi. Da quel giorno scoprii tutto riguardo loro e lo S.H.I.E.L.D. Insomma, quello che Nick ha appena detto, ha riaffiorato in me questo ricordo.                                  
-Frequenta il liceo scientifico della città e abita a pochi isolati dalla scuola- riprende parola -camera sua è tappezzata di poster del Capitano Rogers e del suo amichetto, ha persino un peluche del Capitano e le coperte, e…-   
-Ok ok, ho capito- lo interrompo per evitare che vada avanti. Penso lo abbia fatto apposta per mettermi in imbarazzo e utilizzare questa tecnica per farmi arrendere. Bravo Nick, ci sei riuscito. E poi, meglio non approfondire quello che ho del Capitano e degli Avengers in camera.                
-Ma lei mi pedina?- domando seriamente inquietata.                                                        
-Oh, non sono io che lo faccio- mi risponde con nonchalance.                                   
-Cos…?- arriccio la fronte. Ma che cavolo succede? Dio quanti dubbi ancora. Mi sta salendo il mal di testa, e massaggiandola esordisco:                                                                                               
-Si, so tutto riguardo lei, lo S.H.I.E.L.D., gli Avengers ecc…ma cosa c’entra questo con me? Insomma, sono solo una comune ragazza di 18 anni che frequenta il liceo- continuo a svagare.                                                                                      
-Lei non è una comune ragazza signorina. Le sue caratteristiche la rendono speciale-.                                                                                 
‘Caratteristiche’…parlare di questa cosa mi ‘infastidisce’. Non nel vero senso della parola, ma…non mi sento a mio agio. E’ un argomento che mi turba molto.                                                                                                                            
-Non sono delle caratteristiche, e non sono speciale. Sono solo delle abilità- replico spazientita.                                                                                                   
-Io le definisco sovraumane- aggiunge Nick -Perché se ne vergogna?-                
Fury sta toccando un tasto dolente.                                                                                     
-Mi rendono diversa- rispondo apatica.                                                                                 
-Non c’è niente di male nell’essere diversi- mi conforta.                                                
-Lo so. Non è questo il problema- commento agitandomi.                                          
-E allora qual è?- mi incita il comandante. Cedo nuovamente, tanto lui è a conoscenza di queste caratteristiche sovraumane e di sicuro se ne intende più di me. Decido di rispondere e di sfogarmi a riguardo. Non ho mai potuto parlarne con nessuno, nemmeno con i miei genitori. Ho sempre tenuto in segreto queste abilità, con tutti, cercando di non farle notare e di comportarmi il più normale possibile. Anche se la cosa non era mai stata facile, e accettarla ad un’età così giovane è stato difficile.                         
-Vede, non ho mai svelato niente a nessuno riguardo quello che sono capace di fare-                                                                                                                     
-Perché non lo ha fatto?-                                                                                                     
-Che domande. Come avrebbero reagito nel sapere di avere un mostro in casa?- domando retorica.                                                                                                        
-E’ così che si definisce? Un mostro? Quindi anche gli Avengers e tutti noi qui saremo dei mostri secondo lei?- commenta un po’ infastidito.                                 
-Non intendevo questo- ribadisco.                                                                                      
-E allora cosa intende dire?-                                                                                                
-Che ho paura!- Sbotto d’un fiato scattando dalla sedia. Non ce la faccio più e mi lascio andare, sfogandomi su questo terrore che mi tormenta da anni. Non sto piangendo ma sento gli occhi pizzicare.                                                                           
-Paura di cosa?- Nick continua a pormi domande sempre con tono quieto. Si, per quanto lui possa sembrava severo ha un tono che ti mette a tuo agio. Sentendolo mi sento più rassicurata, così mi risiedo lentamente, faccio un respiro profondo per riprendermi e rispondo alla domanda.                         
-Paura di non essere in grado di salvare gli altri, di non essere all’altezza, paura di quello che posso fare. Paura di fare del male alla gente-.                        
Non mi spaventa il fatto di essere diversa, non è questo ciò che mi scoraggia, mi spaventa il fatto di essere pericolosa. Di essere un mostro. Non so gestire a pieno queste abilità, e il timore di poter perdere il controllo e fare del male a qualcuno..bhe, mi turba.                                                
Nick si sta avvicinando alla mia sedia, si ferma a pochi passi da me e scansa la sedia che ho accanto per sedersi.                                                                             
-Avere paura è umano. Tutti ce l’hanno, soprattutto noi. Avere paura è umano, come lo è sbagliare. Bisogna comprenderla e affrontarla. Ora le chiedo signorina Talia, lei ha paura dei suoi poteri o di se stessa?-.


Angolo autrice
Hello guys! Sono riuscita ad aggiornare. Ho ritardato di un giorno perchè ieri sera non stavo a casa e sono tornata tardissimo, tra l'altro oggi sono sfinita, ma dovevo assolutamente pubblicare il quarto capitolo. Dunque, so che siete molto curiosi di sapere i poteri di Talia, ma lo scoprirete tra ancora qualche capitolo per due motivi: primo perchè mi piace mantenervi sulle spine e mettervi l'ansia *MUAHAHAHAH* ; e secondo perchè ci sono delle cose che prima dovete sapere su questo personaggio, senò non capirete. Detto questo vorrei ringraziare  
Selene Black e  Knight_7 per aver messo la mia storia tra le seguite;  CloveRavenclaw39 e AllisonHermioneEverdeen tra le ricordate. Grazie infinite, siete la mia soddisfazione! Ringrazio come sempre anche solo i lettori. E niente, leggete e qualsiasi dubbio o cosa recensite e commentate tranquillamente! Alla prossima :D
P.S. Ho riletto come al solito prima di pubblicare, se ci sono errori perdonatemi, ma sono talmente stanca che mi si chiudono le palpebre da sole...

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Capitolo 5

L’agente Fury mi sembra quasi uno psicologo. Innanzi tutto è la prima persona con la quale mi sfogo a riguardo e mi lascio andare, e poi è un vero intenditore in questo campo e sono sicura che mi possa aiutare in qualche modo. Non ho scordato la domanda che mi ha chiesto, ma ci sto ragionando su. Ho paura dei miei poteri o di me stessa? Caspita, bella domanda, perché non ne ho la più pallida idea. Il suo unico occhio mi sta guardando in cerca di una risposta. “Io non lo so”. Bella risposta che gli do. Sicuramente sarà così soddisfatto che mi spedirà a casa in calci e mi saluterà con un semplice ‘ciao, è stato un piacere. Ritorni non appena saprà la risposta’. Sono pronta a ricevere questo saluto, e invece no. “Lo scoprirà presto”. Non è quello che mi aspettavo di sentire. “Un momento, come sarebbe a dire ‘lo scoprirà presto’?” Nick si è alzato dalla sedia e si sta dirigendo nuovamente verso l’unico mobiletto posto di fronte al tavolo. “Secondo lei perché l’ho convocata qui?” Diciamo che non ne ho le idee chiare, e per la cronaca mi ha rapita, non convocata. Ma dettagli. Comunque provo a rispondergli “per combattere la mia paura?” “Non solo quello signorina”. A, quindi in parte la mia risposta è esatta. Ma Nick mi ha fatto capire che c’è dell altro. “E per cos’altro se no?” Gli chiedo “per una missione”.
“Woooooh, un momento. Per una missione?” Non riesco a crederci. Vengo rapita e portata nell’edificio dello S.H.I.E.L.D., incontro il comandante Fury e dopo una bella ‘chiacchierata’ salta fuori che questa messa in scena è stata creata per affidarmi una missione? Devo rielaborare i miei pensieri, perché mi sembra tutto così azzardato. “Ma è assurdo!” Lo grido agitando le mani in aria “solo se lei pensa che lo sia”. Ma da dove prende tutte queste frasi filosofiche? Se le inventa al momento? Comunque, non è tempo di pensare ai suoi ragionamenti da filosofo, qui si sta parlando di cose serie. “Mi faccia capire: lei ha intenzione di affidarmi una missione? A me?” “Vedo che ci è arrivata signorina. Molto bene, fa progressi” ah…ah, mette anche del sarcasmo adesso. Non ci capisco niente, ho il mal di testa e una fama da lupi, e poi…cavoli, i mie genitori! Come ho fatto a non pensarci prima? Dovrei essere a casa da ormai 20 minuti e non li ho nemmeno chiamati. Mi metto le mani in testa e sbuffo, poi mi poggio sullo schienale della sedia “non posso accettare” dico alla fine. Non so di cosa ho paura veramente e lui se ne esce che vuole affidarmi una missione. Vorrei ma…non so se ne sono in grado. “Ma io non glielo sto chiedendo” commenta Nick. Colpo basso, in effetti non c’è stata una domanda a riguardo “ma ho 18 anni!” Sbotto rialzandomi in piedi “e ha delle abilità straordinarie!” Risponde di rimando con il mio stesso tono. Mi faccio piccola piccola e mi siedo lentamente. “Avrò anche delle abilità straordinarie secondo lei, ma non capisco come io possa essere in grado di affrontare una missione. Non ho mai usato le mie doti per questo genere di cose” “imparerà presto” mi risponde mentre apre il cassetto e ne estrae un’altra cartellina. La apre e me la porge, e mentre io analizzo le schede e il contenuto, lui mi parla sopra spiegandomi di cosa si tratta: “si chiama Abram Sokolov. È un agente nonché scienziato e ricercato assassino dell’Hydra. E’ stato sottoposto a vari esperimenti e al trattamento di un serio volto a conferirgli capacità sovraumane e invecchiamento rallentato. Nel 1945 ha lavorato per il famigerato Teschio Rosso. Per un periodo di tempo non si è saputo più niente di lui, come sparito nell’ombra. E’ ricicciato fuori dopo il ritrovamento e lo scongelamento del Capitano e si sono susseguiti gli eventi di New York. Al momento non sappiamo dove si trovi, i nostri agenti stanno eseguendo ricerche accurate per sapere altri dettagli, ma i file dell’ Hydra sembrano corrotti. L’unica cosa certa è che lui ha in mente qualcosa ed è l’obiettivo della missione”. Interessante, riassunto accurato Nick. Richiudo la cartellina, ciò che mi ha detto è più che soddisfacente.
“E come potrei essere di aiuto in questa missione?” Nick intanto riprende la cartellina che poco prima mi porse. “Ottima domanda signorina Talia” inizia lui girando per la stanza. Noto che lo fa spesso quando parla. “Le sue abilità, per quel poco che ne so, sono incredibili, e se vengono rafforzate penso che lei possa riuscire a fare grandi cose”. Sembra fiducioso, e questo fa salire in me un’altra paura: paura di deluderlo. “E come faccio a rafforzarle? Dovrei lavorarci su” “per questo non ci sono problemi. Verrà sottoposta a degli allenamenti e dei test sotto l’osservazione di persone esperte” “che tipo di test?” Probabilmente Nick si sarà stancato di sentire tutte le mie domande e lamentele, ma ho bisogno di sapere più dettagli possibili.“Fisici e psicologici signorina. Fanno parte dell’addestramento”. Esito qualche secondo poi riprendo a parlare “ok, capito. Ma come posso riuscire in tutto questo da sola?” “A questo ci sono gli Avengers”.
Ho capito bene o ha detto ‘a questo ci sono gli Avnegers’? Penso di avere un mancamento. Non me lo aveva detto prima! “Gli…gli…Avengers?!” Dio che strano verso che esce dalla mia bocca. Sarà l’emozione. “E chi meglio di loro possono addestrarla?” Mi dice accennando un sorriso. E’ la prima volta che lo vedo provare compassione. Sempre se quella che prova è compassione per una ragazzina di 18 anni fan sfegatata dei Vendicatori. Faccio un sorriso anche io. Cavolo, verrò addestrata dagli Avengers! “Perché non me lo ha detto prima?!” Mi decido a chiederglielo, perché ora sono curiosa “conoscendo la sua passione per gli Avengers penso che se le avrei rivelato tutto dall’inizio non avrebbe sentito spiegazione riguardo ad altro” lo dice alzando un sopracciglio. Ottima strategia, penso che avrei dato di matto altrimenti. Sono troppo contenta, praticamente sto sudando e continuando a sorridere. Cerco di ricompormi per quel poco che riesco. Sgrullo un po’ le mani e ripoggio la schiena sullo schienale. “Va bene, va bene. Em…quindi, gli Avengers si occuperanno del mio addestramento e poi sarò costretta a compiere la missione…da sola?! E se combinassi qualche danno? E se qualcosa andasse storto?” L’idea che loro mi avrebbero addestrata era fantastica, ma iniziavo ad avere il panico sullo svolgimento della missione. Mi stavo agitando. “Questo non succederà” risponde secco il comandante “come fa a dirlo? Non è prudente mandare una ragazzina di 18 anni da sola alle prime armi con i suoi poteri in una missione!” Gli faccio notare “non la svolgerà da sola. Per questo starà con gli Avengers”

Angolo autrice
Buondì a tutti quanti! Ho aggiornato il quinto capitolo ed è più lungo degli altri (spero che lo sia) calcolate che l'ho unito al sesto, altrimenti la storia sarebbe diventata pallosa e lenta. Allora, dunque, lo so che siete tutti curiosi di sapere i 'poteri' di Talia, ma ancora non posso rivelarveli perchè innanzi tutto dalla descrizione della storia vi ho dato qualche indizio per capirlo, e poi perchè prima di saperli dovete tenere conto di un elemento molto importante che scoprirete tra un pò, altrimenti le cose non quadrano! Abbiate ancora un pochino di pazienza e vedrete entrare in scena i nostri supereroi e scoprirete le sue abilità ;). Ora, passiamo ai ringraziamenti: ringrazio
 Pouring_Rain11Agent 17 e _ALEXEI_ per aver recensito (adoro leggere le vostre recensioni e sapere cosa ne pensate *-*) ; Pouring_Rain11   _ALEXEI_ che l'hanno messa tra le seguite. Grazie tante, siete fntastici/fantastiche! Siete la mia soddisfazione e sono felicissima che vi piaccia la mia storia, vi adoro! Un grazie va dato anche alle persone che dedicano parte del loro tempo a leggere la mia storia :) spero di aver messo tutti nei ringraziamenti, nel caso mi fossi scordato di qualcuno (ma non mi sembra) perdonatemi, e sappiate che vi ringrazio <3 leggete e recensite, fatemi sapere cosa ne pensate di questo capitolo. Ci vediamo al prossimo aggiornamento Winter Children.
 

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Capitolo 6

-Quante altre cose dovrei sapere che mi tiene nascoste?-                                                                                                                                        Mi rivolgo riducendo i miei occhi in due piccole fessure. Sono stata ‘rapita’ e ho il diritto di sapere tutto nei minimi dettagli. Ho capito che probabilmente all’inizio ho mentito (o provato a mentire) riguardo le mie capacità e tutto il resto, ma sapeva già tutto, quindi sarebbe stato inutile e poi si tratta di me.                                                                                                    
-Io non le nascondo niente. Gliele sto elencando un passo alla volta-
Ovviamente riesce a trovare una risposta a tutto.                                               
-Ok, ora farò il punto della situazione: sono stata rapita da alcuni agenti dello S.H.I.E.L.D, portata nell edificio dello S.H.I.E.L.D., sto parlando faccia a faccia con lei che sa praticamente tutto su di me e ha intenzione di potenziarmi per farmi svolgere una missione con i Vendicatori, giusto?-  
Mi annuisce e poi parla lui                                                                                       
-Non sono stato l’unico a decidere di sceglierla. Queste cose non sono facili da fare, l’abbiamo selezionata tra tante altre persone e mi creda, se l’abbiamo scelta ci sono delle motivazioni plausibili-                                        
-Io continuo a non trovare motivazioni per le mie abilità. Non mi vedo forte o utile come mi vedete voi- abbasso lo sguardo. Stupide paure e stupida autostima.                                                                                                  
-Signorina Talia Cole- Nick si sta avvicinando nuovamente a me. Poggia le mani chiuse in un pugno sul tavolo -mi creda, lei ha più potenzialità di quanto pensa. L’abbiamo selezionata tra tanti altri perché abbiamo notato grandi abilità e ci sembrava quella più adatta per svolgere la missione-
Il mio sguardo ora sta incrociando quello di Fury. Non so perché ma quell’uomo riesce a mettermi sempre sicurezza. Non credo molto in me stessa, ma penso di credere un po’ a lui. Faccio un grande sospiro e dico    
-D’accordo- mi alzo dalla sedia mettendomi nella sua stessa posizione -qual è il mio compito?- Sul suo viso compare un sorriso compiaciuto.

-Molto bene signorina Cole. Sono contento che ci abbia ragionato. Ma non avevo dubbi sulla sua scelta-                                                                                   
-Vuol dire che lei sapeva già che avrei accettato?- Mi stupisco sempre della sua intelligenza e furbizia. A volte penso che sia in grado di leggere le persone. Anche se effettivamente penso che avrei accettato comunque. Nick mi fa cenno di seguirlo e usciamo finalmente da quella stanza che ci ha trattenuti ormai da mezz’ora o poco più. Percorriamo i vari corridoi e le vie, e nel mentre mi perdo nell’osservare ogni minimo dettaglio di quell edificio straordinario pieno di stanze, passaggi segreti, documenti, agenti dello S.H.I.E.L.D. Noto che molte stanze hanno le vetrate, quindi si può vedere ciò che succede all’interno: passiamo di fianco a diverse stanze, tutte con scene diverse. In una noto che degli agenti stanno tenendo una semplice riunione, poi in un’altra si stanno allenando al combattimento corpo a corpo, e in un’altra ancora all’uso delle armi. I miei occhi si soffermano nel guardare quest’ultima illuminandosi come quando un bambino vede per la prima volta il mare. Ho sempre adorato le armi, in particolare le pistole e i coltellini da tiro. Non sono una pazza assassina, ma da quando ho scoperto quello che sono capace di fare ho pensato che probabilmente sarei anche stata capace di utilizzare qualche arma. Così mi viene spontanea una domanda che porgo subito a Nick:              
-Comandante Fury-                                                                                                             
-Mmmh- annuisce girandosi verso di me                                                                                   
-Questo farà parte del mio addestramento?- Gli indico gli agenti intenti nell’allenarsi con le armi. Lui guarda la scena che si sta svolgendo all’interno della vetrata e poi si rivolge a me                                                                    
-Si signorina Cole, l’addestramento prevede anche l’utilizzo di qualche arma, se è questo che vuole sapere-                                      
Alla sua affermazione faccio un sorrisetto laterale.Evvai! Ho sempre sognato di imparare ad usare una pistola e finalmente potrò farlo! Devo solo cercare di non uccidere qualcuno. Continuiamo il nostro percorso; ora stiamo in ascensore e la sento andare giù. Quando la portiera si riapre rimango sbalordita: sembra un mondo sotto un altro mondo. “Wow” penso. Ci troviamo in una specie di sotterraneo, ma è davvero enorme! Ci sono computer, monitor, tecnologia avanzata, strani aggeggi, macchinari enormi, agenti e scienziati che svolgono il loro lavoro andando avanti e dietro, su e giù. Non stanno mai fermi, Il lavoro li tiene sempre
impegnati. Penso sia un posto segreto dove lavorano per non attirare attenzione o comunque per occuparsi di cose segretissime che non devono essere rese pubbliche.                                                                                                                       
-Di qua signorina- la voce di Nick mi riporta alla realtà. Non posso soffermarmi ad osservare lo splendore di questo posto, così senza fiatare lo seguo all’interno di una stanza molto illuminata e di un grigio chiaro. Almeno questa è più vivace della stanza precedente.                                                          
-Agente Hill- Nick sta salutando uno dei suoi più fidati agenti                                        
-Comandante Fury- ricambia il saluto lei -e lei deve essere Talia Cole- si rivolge poi verso di me                                                                                                                     
-E lei l’agente Maria Hill- le dico io. Ovviamente conosco anche lei. Si avvicina a me e mi porge la mano che io stringo molto volentieri. Sicuramente lei è al corrente di tutto quello che sta succedendo. Fury gli avrà detto tutto, quindi non me ne stupisco se mi conosce.                       -E’ un vero piacere signorina- mi dice con un sorriso                                                            
-Anche per me lo è.- Wow, ho appena salutato uno dei migliori agenti dello S.H.I.E.L.D.                                                                                                                                   
-Talia, l’agente Hill si occuperà personalmente dei suoi test. E’ specializzata in questo campo e mi fido pienamente di lei- mi dice Nick.
Buona notizia. Annuisco tranquillamente. Sono sollevata nel sapere che sarà lei ad occuparsi dei miei test. Ora il comandante mi invita a sedermi.
-Che ci facciamo qui?- Gli domando curiosa. Sono stufa di stare in questo edificio, sembra che ci sto da anni e ho anche fame. Non ho nemmeno chiamato mia madre, sarà preoccupata a morte!                                                                       
-Questa è la sua ultima tappa prima di iniziare la sua nuova vita-.
Anche questa volta mi porge una cartellina, ma diversamente da prima, non l’ha presa dall’interno del cassetto, gliel’ha consegnata l’agente Hill.
-E questo cos’altro è?- Chiedo un po’ seccata                                                                       
-Questo è il documento d’oro signorina. Lo consideri una ‘Magna Carta’-.
Lo prendo e lo leggo attentamente. E’ il contratto finale. L’agente Hill poggia una penna sul tavolo, poco distante dalla mia mano.                                           
-Questo è il momento in cui dovrei firmare?- Mi rivolgo cercando di essere ironica e non far vedere la mia tensione.                                                                   
-Se lei firma accetta ogni compromesso e non può tornare più indietro- mi dice Nick.
Rimango fissa a guardare il suo sguardo, poi la penna. La prendo in mano, il tutto con movimenti lenti e titubanti. Ora la penna sta tra le mie dita. Ragiono qualche secondo tra me e me: allora Talia, se tu firmi non potrai più tornare indietro e darai il via alla tua nuova vita. Qualunque cosa succederà è a tuo rischio e pericolo. Lo so, ne sono consapevole. Ho paura, ma voglio comprendere da dove è nata e voglio rendermi utile per la gente. Il contratto è davanti ai miei occhi, la mia mano sta giocherellando con la penna e riesco a sentire le gocce di sudore rigare la mia fronte.                                                                                                                 
-Deve esserne sicura signorina. Una volta firmato non ci saranno ripensamenti. La sua vita cambierà e cambieranno molte altre cose. Lei è pronta per tutto questo?- Sono molte responsabilità e potrei rischiare la mia vita. Ma non ho nulla da perdere, se non ci provo ora non potrò più in futuro. Potrebbe essere l’inizio di una carriera, di una nuova vita. Dopo tutto se non sfrutto i miei ‘poteri’ ora per aiutare gli altri, quando lo farò più? Questa è una grande opportunità e non me la voglio far sfuggire.                   
- Sono nata pronta- Sicura di quello che dico mi decido a firmare. Da adesso in poi cambierà tutto.

E’ andata, ho firmato. Ora non tornerò indietro. Il comandante prende il documento tra le mani, con aria fiera e altezzosa e lo consegna all’agente Hill. Poi si rivolge a me:                                                                                                       
-Signorina Talia, lei ha firmato il documento di sua mano. Giura di essere al servizio della missione e fedele allo S.H.I.E.L.D. ?-
Oddio, è veramente un giuramento. Sembra patetico, ma mi rendo conto che per loro è importante. Mi sembra di stare in un film medioevale dove si scambiano giuramenti tra cavalieri o servi. Mi alzo dalla sedia, poggio le mani sul tavolo e rispondo sicura                                                                                                      
-LO GIURO-                                                                                                                     
Nick mi guarda compiaciuto sorridendo.                                                                             
-Molto bene. Allora, benvenuta negli Avengers-                                                                            
-Cioè da adesso sarò una di loro?- Ma perché continuo ad esserne stupita? Dovrei averlo capito, ormai ho firmato il contratto ed è tutto fatto, ma sono così entusiasta che ancora stento a crederci.                                         
-Affermativo signorina Talia- mi risponde lui.                                                                   
-La prego mi dia del tu. Mi fa sentire vecchia se si rivolge a me dandomi del lei. Ho 18 anni, può chiamarmi direttamente per nome-. Era da prima che glielo volevo dire, ma non mi sembrava il caso dato la situazione, inoltre ho preferito mantenere un certo distacco e un linguaggio ‘formale’ come forma di rispetto.                                                                                                                                     
-Va bene Talia. Chiamami direttamente Nick- ricambia lui.                                       
-Ne è sicuro? Insomma, mi sembra rispettoso che io gli dia del ‘lei’. Non per una questione di età, ma di rispetto. Insomma, non intendo dire che lei è anziano o…o mio dio, mi scusi è che…- TALIA CHE CAVOLO TI PRENDE?! CHE FIGURACCIA! Stupida che sono, sto combinando un casino. Mi passo una mano in faccia -Scusi, succede quando sono agitata- lui mi sorride di rimando. E’ comprensivo e sembra capire la mia agitazione.        
-Non preoccuparti. Chiamami Nick o Fury. Ti ci abituerai, ormai lavori per noi-.                                                                           
Questa frase mi fa riprendere subito. Che onore sentirsi dire queste cose dal comandante dello S.H.I.E.L.D. E’ un privilegio, mi sento potente. Mi sembra tutto così surreale, penso sia un sogno ma non lo è affatto. Sono proprio qui e sono più che sveglia. Tutto questo è successo veramente.

Angolo autrice
Buondì a tutti quanti! Oggi ho deciso di aggiornare postando due capitoli, perchè mi andava così. Questo capitolo è ancora molto tranquillo: Nick gli ha fatto firmare il contratto che stabilirà il suo lavoro ufficiale come nuovo Avenger al servizio dello S.H.I.E.L.D. e di tutte le missioni che gli verranno affidate. Lei ha valutato tutti i rischi che andrà a correre ma ha deciso di firmare per capire meglio se stessa e per aiutare gli altri. Dal prossimo capitolo le cose cambieranno veramente, perchè entreranno in scena i nostri attesissimi super eroi! Avete notato qualcosa di diverso? Direi di si. I dialoghi ho deciso di distaccarli come richiesto in modo da lrendere la lettura più scorrevole e comprensibile. Ho ricontrollato mille volte per assicurarmi che non ci fossero errori, se me ne è sfuggito qualcuno perdonatemi. Ora sistemo il prossimo e lo pubblico :)

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Capitolo 7

E’ passata un’ ora ormai; non sto a casa ma ancora con Nick. Gli ho chiesto se potevo fare uno squillo a mia madre, giusto per dirgli che stavo bene e che avevo avuto un imprevisto, anche se non avevo idea di cosa inventarmi. Avevo paura che mi chiedesse cosa fosse successo, ero sicura che me lo avrebbe chiesto, ma Nick mi disse di non preoccuparmi e che ‘avrebbe capito’. Chiamai mia madre; era un po’ agitata ma non spaventata. Gli dissi che stavo bene e che avevo avuto un contrattempo. Lei non chiese altro, non fece domande. Strano, di solito mi chiede 800 cose al secondo, ma questa volta…era diverso. Rimango stranita dalla sua reazione, anche perché quando gli dissi che avevo avuto un contrattempo lei mi rispose semplicemente con un ‘ok, capisco. Non preoccuparti, l’importante è che stai bene. Ti voglio bene tesoro’. Ovviamente ricambiai quelle parole affettuose, e poi attaccò la cornetta come se fosse tutto normale. Per certi versi lo era, ma per altri no. Fatto sta che cercai di non pensarci molto. Avevo sentito mia madre ed ero più sollevata. Aveva il diritto anche lei di sapere che stavo bene, e io ci tenevo a dirglielo. Dopo tutto la mamma è sempre la mamma. Ho sempre avuto un bel rapporto con i miei genitori, specialmente con mia madre. Con lei ho legato molto, perché il lavoro di mio padre lo tiene spesso impegnato e a volte si ritrova a dover lavorare anche fuori casa, ma lui è stato sempre presente per me e nei momenti del bisogno, e gli voglio bene per come dedica il suo tempo a me e mia madre.
-Ora posso tornare a casa?- Mi rivolgo a Nick con fare scocciato                              
-Non ancora Talia- mi risponde lui. Sbuffo.                                                                               
-Dopo tutto quello passata da stamattina sono costretta a stare ancora qui? Che altro devo fare ormai?- Continuo a lamentarmi. Cavoli ho fame! Ho firmato il contratto e sono un Avengers, perché mi trattiene ancora?       
-Devo portarti in un posto prima di ritornare a casa- mi risponde sempre con il tono tranquillo. Ci dirigiamo verso il garage pieno di macchine nere. Sono molto simili alla macchina che hanno usato proprio oggi per il mio rapimento. Mi viene da ridere al ricordo di oggi. E’ divertente, perché pensavo che la mia vita fosse finita e mi avrebbero uccisa o stuprata. Bhe si, ho pensato al peggio, ma dopo tutto mi avevano ‘rapita’, o così sembrava. E poi vengo a scoprire che aveva tutto a che fare con lo S.H.I.E.L.D, i miei poteri e gli Avengers.                                                                              
-Allora, vuoi entrare?- Mi ero distratta, ma la voce di Nick mi ricompone. Mi fa cenno di entrare nella macchina.                                                      
-Oh, si, scusa- gli dico, e mi accomodo su uno dei sedili. Con noi entra anche l’agente Hill, che si siede affiancandomi, mentre nei sedili di fronte ai nostri si siede Fury. Alla guida ci sta un conducente e nei sedili dietro le stesse guardie che mi ‘avevano fatto compagnia’ sta mattina nell’auto. Che ricordi.
Anche questa volta non so dove mi stiano portando, ma non sono preoccupata. Però sono curiosa, ma preferisco non fare domande. Il viaggio è stato molto tranquillo e io mi sono messa a chiacchierare con Maria come fossimo amiche. Ci siamo conosciute un po’ e sono molto contenta che anche lei mi aiuterà nell’addestramento. La macchina si ferma e siamo arrivati a destinazione. Le due guardie ci aprono la grande portiera scorrevole e poi usciamo dalla macchina. Mi sgranchisco un po’ le gambe e mi guardo intorno. E’ un bel posto: tranquillo, con una distesa verdeggiante e solo una strada come via. E’ un posto isolato e sembra quasi una campagna. Ma perché mi hanno portata qui?                                                   
-Vuoi seguirci o continuare ad ammirare il paesaggio?- Anche questa volta la voce di Nick mi distacca dalla mia distrazione, costringendomi a girarmi verso la sua direzione. Questa volta il mio sguardo si sofferma nell’osservare ben altro: i miei occhi si illuminano e spalanco la bocca. So che cos’è.                                                                                                                                          
-Ma…ma quello è..- balbetto indicando l’imponente edificio davanti i miei occhi                                                                                                                                              
-Esatto Talia, il quartier generale degli Avengers- conclude la mia frase Fury.
 
 
 
POV STEVE
Questa mattina ci è arrivata una chiamata da Fury; ci ha detto che aveva trovato la persona che faceva al caso nostro per svolgere un importante missione che ci aveva a mala pena accennato. Avevano preso il prescelto sta mattina e oggi stesso lo avrebbero portato da noi per fare conoscenza e abituarlo all’ambiente. Non sapevamo niente riguardo questo nuovo compagno che ci avrebbe aiutati, ed eravamo tutti elettrizzati all’idea, e arrivato il fatidico pomeriggio ci siamo riuniti tutti nella sala principale (il salone) per discuterne e scambiarci qualche idea, che come al solito sono andate ad ingigantirsi con altri pensieri e discussioni.
-Chissà chi sarà il nostro nuovo compagno di avventure- si chiede Natasha con un sorrisetto sulle labbra.                                                                                             
-Io spero sia una donna. Magari bella, bionda e intelligente-                                            
-Hai altre pretese? Tony abbiamo bisogno di un elemento forte. Non stiamo in un locale di burlesque- commento ai soliti pensieri di Stark                      
-Avanti Capitano- si avvicina dandomi una pacca sulla spalla -non sarebbe male avere un’altra donna nella squadra-                                            
-E noi non bastiamo?- Si intromette Wanda un po’ infastidita dalla risposta di Tony.                                                                                                                           
-Anche io spero sia una donna. Ma di colore, come me- ci giriamo tutti verso la direzione di Sam, che sta in piedi con le braccia conserte                
-Oh andiamo, sarebbe perfetta per me- dice, e  con un gesto apre le braccia.                                                                                                                                           
-Quindi tu vorresti una ragazza di colore solo per soddisfare i tuoi desideri?- Gli commenta Natasha facendo tutti ridere                                                   
-Ritira il veleno Vedova- replica contro Sam                                                                    
-Ok, ora smettiamola- come al solito tocca sempre a me rimettere in sesto la conversazione.                                                                                                          
-Agli ordini Capitano- sento commentare da Tony. Lo fa sempre per prendermi in giro, ma oramai ci ho fatto l’abitudine.                                           -Avanti Steve, vuoi dirmi che non sei nemmeno un po’ curioso?- Mi chiede Nat con una vocina …tenera?                                                                                       
-Certo che lo sono, ma non ho preferenze-                                                                                     
-Tranquillo Capitano, l’agente Carter non verrà a saperlo- e ovviamente non manca mai il commento inutile e inappropriato di Stark. Perché ogni volta la mette in mezzo? E poi cosa vorrebbe insinuare? Stupidi pensieri maliziosi di Tony.                                                                                                                           
-Non metterla sempre in mezzo. E poi si stratta di una cosa seria. Abbiamo delle missioni da svolgere, non dobbiamo soddisfare i nostri pensieri- detto questo li ammutolisco.
Dalla grande porta a vetrate del salone vedo avvicinarsi l’agente Hill                                   
-Il comandante Fury è arrivato. Preparatevi ad accogliere il vostro nuovo aiutante-                                                                                                                                        
-Grazie agente Hill- la ringrazio e poi esce dalla stessa porta per andare a prendere Nick e il nuovo Avenger. Ci alziamo tutti in piedi e ci avviciniamo alla porta per attendere il suo arrivo.                                                                                    
-Che ansia ragazzi- sussurra Sam mettendosi le mani nelle tasche dei jeans. Io nel frattempo che aspetto mi dirigo verso il mio amico Bucky, seduto sulla poltrona rossa posta nell’angolo del grande salone intento a guardare fuori dalla finestra. Non ha espresso nessuna opinione riguardo chi sia o come possa essere la new entry. E’ comprensibile dopo tutto quello che ha passato. I ricordi sono riaffiorati quasi tutti, con Tony non si è proprio chiarito dopo quello successo e non vuole parlarne, ma l’ho convinto a farlo restare insieme a noi. Ora ha una casa e un posto sicuro in cui stare, ma fa ancora molta fatica a interagire tra noi e parla poco. Sembra che sia riuscito ad aprirsi un pochino di più solo con Sam, e mi fa piacere, perché lui è un mio amico e sta cercando di aiutarlo nonostante quello passato nelle missioni precedenti. Ma fa ancora molta fatica a integrarsi nel gruppo. Non gli metto fretta, ma sono sicuro che pian piano riuscirà a superare anche questo ostacolo.                                                                            
-Tutto bene?- Gli domando. Lui distacca gli occhi dalla grande finestra, fa cenno di si con la testa e si alza dalla poltrona.                                                                 
-Qualche pensiero in mente?- Gli chiedo.                                                                           
-Solo paura di come reagirà- mi risponde lui. Mi fa soffrire vederlo ancora impaurito dalla reazione della gente. Gli poggio un mano sulla spalla e lo rassicuro.                                                                                                                                     
-Sta tranquillo, ci siamo noi-. Ormai quasi tutti conoscevano James Buchanon Barnes come il famigerato Soldato d’inverno, assassino spietato con dozzine di omicidi alle spalle. Ma io lo conoscevo semplicemente come Bucky, il mio migliore amico. Mio fratello. Dopo tutta la sua storia la gente aveva iniziato ad avere paura di lui, giudicandolo senza sapere realmente le torture e le cattiverie che era stato costretto a subire. All’inizio era stato difficile anche per me accettare tutto quello, ma è sempre rimasto il mio migliore amico, fino alla fine. Non potevo ucciderlo o abbandonarlo, dovevo aiutarlo, perché un modo ci stava. C’è una soluzione a tutto. Certo, non è stato semplice, ma ha fatto molti progressi grazie anche al mio aiuto, e ne sono fiero. Ora sembra più tranquillo, anche se a volte gli rivengono degli attacchi, ma va meglio ed è più sereno. Aveva solo paura di come la gente avrebbe reagito al suo aspetto, al suo braccio, al suo passato.
-Oh, oh, stanno arrivando- commentò Wanda elettrizzata. Mi distaccai dai pensieri e mi avvicinai agli altri, seguito da Bucky. Era giunto il momento ormai, tra pochi secondi avremo scoperto il nostro nuovo compagno, il nuovo super eroe. C’era aria di tensione, lo si capiva: sorrisi eccitati, gambe tremanti, sudore, battito accelerato.                                                                  
-Ci siamo- dissi io. La grande porta si apre e con mio grane stupore non riesco a credere ai miei occhi: è una ragazzina.

Angolo autrice
6 e 7 capitoli aggiornati! Ho deciso di aggiungerne due in un unico giorno perchè non stavate più nella pelle di veder entrate in scene Steve e gli altri, così vi ho accontentati in parte. Bucky è presente in questo capitolo ma solo in una piccola parte, ma dai prossimi ... avrà delle apparizioni più lunghe e importanti, non preoccupatevi! Detto questo, spero siate abbastanza soddisfatti. Ho cercato di modificarli il più possibili come richiesto, ma quando li ho copiati e trasferiti sul programma di scrittura del sito me li da strani a volte, lasciando dello spazio all'inizio di una frase...non so se mi spiego...vabbè, in ogni caso fatemi notare eventuali errori e fatemi sapere cosa ne pensate di questi due capitoli! Il settimo penso sia un pochino corto, ma l'ho pubblicato a posta per soddisfare la vostra richiesta e darvi un primo assaggino della reazione degli Avengers ;) Quindiiiiii ci vediamo al prossimo aggiornamento, pieno di sorprese e di BUCKY! 
Oh, ringrazio tutte le persone che hanno recensito e che leggono la mia storia <3

 

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Capitolo 8

POV TALIA

Mi trovo nell’immenso salotto di ‘casa Avengers’ e ce li ho praticamente davanti. Li vedo stupiti alla mia vista. Bhe, come dargli torto? Non si sarebbero mai aspettati di vedere un’adolescente in fase di crescita come loro nuovo membro. Cavoli, Steve è proprio davanti a me ed è semplicemente bellissimo! Con quella maglietta blu a maniche lunghe attillata poi… Ho un sorriso da ebete stampato in faccia. Sembra che mi sono fatta una plastica facciale. Sento le guance tirare e non riesco a smettere di sorridere. Non so nemmeno cosa dire!                                                
-Vorrei presentarvi la vostra nuova recluta, la signorina Talia Cole-fortuna che c’è Nick a salvarmi da questa imbarazzante situazione introducendo almeno il mio nome e cognome. –Ciao- sussurro come una deficiente e con un cenno di mano. Loro non reagiscono subito, ma dopo un po’ li vedo scattare nella mia direzione accerchiandomi.                                                                                                                        
-Ciao Talia. Sono Natasha- La Vedova è la prima che prende l’iniziativa di presentarsi. Si avvicina porgendomi la mano e con un sorriso laterale. Io, essendo una ragazza sincera e che non ha problemi a fare le cose, le stringo la mano e ne approfitto per dirgli il rispetto che nutro verso di lei, dato che è una spia fantastica e l’ammiro molto                                                    
-Natasha, è un grande piacere per me. Io ti adoro, sei la mia spia preferita. Spero un giorno di diventare agile e brava come te- gli faccio i miei complimenti e lei risponde:                                                                           
-Sono sicura che riuscirai anche a superarmi. Sai come si suol dire? ‘l’allievo alla fine supera il maestro’- e così dicendo lascia posto a Wanda, la seconda a presentarsi.                                                                                                                     
-Ciao Talia, io sono Wanda- mi porge la mano e gliela stringo ricambiando il saluto. I suoi poteri sono fantastici. Mi dispiace solo che suo fratello non sia qui…                                                                                                                                     
-Hei come butta? Io sono Sam- lui è Falcon. Lo adoro, è simpaticissimo. Anche lui mi porge la mano e mi sorride. Ricambio.                                                                                                      
-Piacere di conoscerti, io sono il miliardario più figo del mondo. Tony Stark a tua disposizione- Iron Man mi fa un inchino e mi prende la mano baciandola. E ovviamente lui è il playboy filantropo. Come non resistere al suo fascino?                                                                                                                              
Si sono presentati (quasi) tutti in una botta sola. Sono contenta della loro reazione, e continuo ad avere il sorriso stampato in faccia. Non riesco a toglierlo per nemmeno un secondo. Solo che continuano ad  accerchiarmi e mi manca il respiro.                                                                                                                 
-Ragazzi un po’ di contegno. Fatele spazio, o gli mancherà aria- dice una voce proveniente dall’esterno del cerchio che Natasha, Wanda, Sam e Tony hanno creato intorno a me. Si scompongono per eseguire quell’ordine e riesco a vedere il Capitano. Mi sembrava infatti che lui non mi si era presentato. Non che io ne avessi il bisogno;insomma, essendo una sua grande fan conosco tutto su di lui, ma avere una sua stretta di mano sarebbe un privilegio. Ha un sorriso sul volto e sgancia le mani che poco prima teneva incrociate al petto (posizione che lo rende ancora più figo). Si avvicina e mi porge la mano.                                                                                                             
-Ciao Talia, io sono…- non gli lascio terminare la frase che senza accorgermene mi precipito su di lui abbracciandolo con più forza possibile. Ho sempre desiderato farlo, ma non avrei mai pensato che questo giorno sarebbe arrivato, finalmente. Mi è venuto spontaneo. Come ho detto prima, non sono una ragazza che si contiene, e ne ho approfittato subito.                                                                                                 
-Lo so chi sei, sono una tua grande fan- gli dico ancora stretta a lui. All’inizio l’ho sentito irrigidirsi al mio gesto, ma poi si è subito sciolto ricambiando l’abbraccio e stringendomi a lui. Che … cosa… tenera!!! Sto morendo … solo ora sto pensando al gesto che ho fatto, e imbarazzata più che mai mi distacco lentamente. Alzo lo sguardo per guardarlo (è abbastanza alto in confronto a me) ma lo vedo sorridere. Nel vederlo le mie guance diventano rosse.                                                                                 
-S..scusa- dico io timidamente.                                                                                                      
-Per cosa?Per avermi abbracciato?- mi risponde lui senza problemi                              
-Bhe, ho pensato di esser stata un po’ troppo invasiva. Scusami- rispondo io abbassando lo sguardo. Non riesco a parlagli e guardarlo in volto allo stesso tempo. Ho paura che quel gesto gli abbia dato fastidio. Forse sono stata troppo affrettata. Ops…                                                                                                                          
-Non devi scusarti Talia. Grazie- mi risponde e mi fa l’occhiolino. Ok, sto bene, sto bene…Captain America mi ha solo ringraziata e fatto l’occhiolino, ma sto bene … e quel suo sorriso stampato in volto contagia ancor di più il mio.                                                                                                                  
-Abbiamo una tua ammiratrice Capitano- commenta il signor Stark                                  
-Bhe, non penso di essere l’unica. Insomma, chi non ama il Capitano?- Mi rivolgo io. Credo che Steve si sia un po’ imbarazzato. Non credo sia abituato ad avere fan in casa. Ma è così carino con le guanciotte rosse e la mano che gratta dietro la nuca! Classico segno di imbarazzo…                                             
-In ogni caso è un vero piacere averti tra noi signorina- dice Natasha passandomi vicina e strizzando l’occhio.                                                                           
-Il piacere è tutto mio ragazzi. Davvero, vi adoro e sono contentissima di stare qui con voi. Siete i miei idoli- tutti si sciolgono con un tenero ‘aww’ alla mia affermazione. La felicità mi sta travolgendo, penso che questo sia uno dei giorni più belli della mia vita.
Dopo la calorosa accoglienza ricevuta mi giro intorno per esplorare l’immensa sala nella quale mi trovo, e guardando noto una persona alta, con i capelli lunghi fino alle spalle e con lo sguardo rivolto nel vuoto seduto su una sedia del tavolino bar. Come posso non riconoscerlo con il suo inconfondibile braccio di metallo? Mi fermo per qualche secondo ad osservarlo, per valutare bene cosa fare. Mi avvicino o no? Alla fine mi decido e mi dirigo lentamente nella sua direzione. Tutti mi stanno fissando e seguendo con lo sguardo. Il vociferare che prima gli altri avevano creato e che infestava la stanza ora era cessato. Mi sento gli occhi puntati addosso, ma poco mi importa. Sto a pochi centimetri di distanza dal suo corpo. Faccio un bel respiro, prendo coraggio e mi posiziono accanto a lui, che sembra non essersi ancora accorto della mia presenza.                                                                                                                              
–Ciao- gli dico. Fa un piccolo balzo con gli occhi. Sembrava pensoso, ma al mio saluto si riprende e posa lo sguardo su di me, squadrandomi dalla testa ai piedi.                                                                                                                           
-Oh, ciao- ricambia con faccia inespressiva -tu devi essere la nuova arrivata- non lo avevo mai sentito parlare, e immagino che lo faccia poco. Rimasi colpita nel sentire la sua voce così forte, attraente e profonda. Una voce da uomo, che gli si addice alla perfezione, che mi ha incantata.                                                                     
-Già, sono io. Mi chiamo Talia- gli rispondo con un sorriso dolce per mettergli sicurezza e gli porgo la mano. Lui la guarda esitando, ma poi la stringe. Al suo tocco ho un leggero brivido. Che mani morbide e perfette.                                                                                                             
-io sono…-                                                                                                                                            
-James Buchanon Barnes- termino la sua presentazione sotto lo sguardo incredulo di tutti, specialmente di James. Penso che nessuno se lo sarebbe aspettato, soprattutto il soldato qui presente, che ha un’espressione sconvolta in volto. Ebbene si gente, conosco anche il soldato d’inverno e so tutta la sua storia.                                                                               
-Posso chiamarti Bucky?- Gli chiedo poi con tono amichevole. Lui continua a stringermi la mano e a fissarmi dritta negli occhi.                                          
-Em…si, certo- mi risponde calmo. Gli sorrido nuovamente e stacchiamo la presa.                                                                                                                                      
-Wow, che stretta di mano- commento scherzosa per metterlo a suo agio dalla situazione. Dovrei essere io quella timida che ha bisogno di incoraggiamento, ma sembra che i ruoli si siano invertiti. Mi guarda e accenna un lieve sorriso. Morta, sono totalmente morta. Quando ho scoperto che Steve aveva un migliore amico sono rimasta affascinata dalla sua bellezza, e leggendo la sua storia, il suo passato e quello che (poverino) ha dovuto subire mi sono sentita male. Non si meritava tutto quello. Sapevo della sua sofferenza, e vederlo finalmente di persona, sereno e sorridere, è stata una cosa splendida, perché so quanto le cose siano migliorate grazie all’aiuto di Steve e degli Avengers. E quando mi ha guardata negli occhi? Quei suoi occhi blu, color del mare. Sono praticamente sprofondata in essi e non penso che riuscirò a risalire in superficie.


 

POV BUCKY

Questa ragazza che si è appena presentata a me, Talia, sarà la nostra nuova compagna d’avventure. Rimango titubante alla sua vista e la squadro dalla testa ai piedi per vederla meglio, ma i miei occhi non mi ingannano: è veramente una ragazzina. Non mi aspettavo di ritrovarmi una persona simile. E’ veramente giovane. Mi chiedo cosa possa aver avuto in mente Nick per far affrontare questo mondo e mettere in gioco la vita ad un’adolescente. Fatto sta che mi ha sorriso, un sorriso che mi ha messo sicurezza, raggiante, ed è venuta lei da me a salutarmi, quando io come un idiota mi sono rifugiato in solitudine con i miei pensieri. La cosa che mi ha fatto molto piacere è stata la sua reazione. La gente di solito si spaventa nel vedermi, pensando che io possa fargli del male. Ma lei non è scappata, lei non ha urlato. Lei mi ha sorriso e mi ha salutato porgendomi la mano. Inoltre già mi conosce, perché ha terminato lei la mia presentazione pronunciando il mio vero nome per intero. Pensavo conoscesse solo loro, i veri Avengers, i veri eroi, non me, un ex assassino dell’Hydra. Ma lei mi conosce, e forse sa. Mi ha anche chiesto se può chiamarmi ‘Bucky’. Come potevo dirle di no?

 

POV TALIA

-Bene bene, abbiamo una ragazza acculturata- la voce di Tony interrompe il contatto visivo che si era creato tra me e Bucky. Un contatto intenso che ora Tony ha dovuto spezzare facendoci distrarre. Tony, dopo ti uccido. Dopo la presentazione avuta sono rimasta fissa nel suo sguardo senza mai distaccarmi. Cavoli, non pensavo di avere questa reazione nel vederlo. Probabilmente loro non sanno il mio ‘segreto sul soldato d’inverno’. Dopo che la voce di Stark mi fece (purtroppo) ritornare alla realtà divenni rossa d’imbarazzo, e ad aumentarlo si aggiunge anche il rumore della mia pancia che brontola come se non ci fosse un domani. Poggio le mani sul ventre e rilascio un tenero -Ops, scusate-.                                                                                           
-Dimenticavo- fa parola il comandante Fury -la ragazza non ha mangiato per colpa mia- almeno si assume le sue colpe. -L’ho intrattenuta da quando è uscita da scuola nell’edifico dello S.H.I.E.L.D fino a questo momento. Chiedo scusa Talia- si rivolge a me.                                                   
-Oh, non fa niente Nick- lo ‘rassicuro’. Invece fa, sto morendo di fame! Ma non voglio approfittarmene.                                                                                  
-Credo che tu sia affamata. Natasha, portala in cucina e assicurati che abbia tutto il cibo che desidera. Dovrà stare in forma e immettere energie per affrontare gli allenamenti-. Natasha senza controbattere si avvicina a me portando il suo braccio a stringere le mie spalle.                                        
-Desideri qualcosa in particolare?- Mi chiede molto gentilmente                  
-Oh no, va bene qualunque cosa, davvero- gli rispondo timidamente.         
-Perfetto. Abbiamo della pizza rimasta. Ti va bene?-                                        
-Oh si, va più che bene- come potrei mai dire di no alla mia amata pizza? E ridacchiando mi accompagna fino in cucina.


 

POV STEVE

-Wow, sembra simpatica- commenta Sam sedendosi sulla poltrona. Credo che lui, come tutti noi, non sappia cosa dire. Siamo tutti rimasti scioccati, nessuno si sarebbe mai aspettato di vedere un’adolescente varcare la soglia della porta.                                                                                                    
-Io dico che ha del potenziale- mi giro dalla voce proveniente da dietro. Ma guarda chi si ritrova, Visione.                                                                          
-Hey amico, devi smetterla di spuntare così- commenta Sam con una mano sul petto. Si prende sempre gli spaventi quando Visione sbuca dal muro senza avvertire. Lo fa spesso, non vuole essere notato. A volte penso che sia presente ovunque, perché sa sempre tutto anche quando parliamo di cose che lui non dovrebbe sapere. Inoltre la gemma gli conferisce questo potere di mimetizzarsi con l’ ambiente.                                                                                           
-Hai visto tutto?- Gli chiedo sapendo già la risposta.                                        
-Si, Capitano- acconsente.                                                                                      
-Allora? Non siete contenti? Ve ne ho portata una giovane e fresca- prende parola Nick rivolgendosi a tutti noi.                                                        
-Molto giovane direi. Comunque non è questione di essere contenti. Con tutto il rispetto Nick, ma si tratta di una bambina- per una volta concordo con Tony.                                                                                                                          
-Ha 18 anni, nessuno l’ha obbligata- cerca di spiegarci il comandante                                                                                        
-18 anni? Ma sembra più piccola. Gliene avrei dati almeno 16- commenta sorpresa Wanda .                                                                                                    
-Lo so signorina Maximoff. Pensiamo che sia a causa dei suoi poteri-                                                                                                  
-E quali sarebbero?- domanda sempre lei.                                                         
-Ha diverse abilità. Le vedrete nell’addestramento. Per ora nulla è ancora certo, dobbiamo condurre delle analisi più approfondite sul suo DNA. Non posso rivelarvi molto-.                                                                                            
-Cosa non è ancora certo?- Chiedo io                                                                  
-Pensiamo che lei ci sia nata con le abilità. E’ quasi una certezza, ma ci servono più dati per stabilirlo-.                                                                              
-Comandante, dobbiamo ritornare. Lo S.H.I.E.L.D. lo attende- l’agente Hill entra nella sala interrompendo la discussione e attirare l’attenzione di Fury, che come al solito è atteso nell edificio. Nick sta per avviarsi all uscita, ma lo raggiungo in tempo per fermarlo. Ho bisogno di sapere di più.                                                                                                                              
-Nick, possiamo parlare?- il comandante si gira verso di me, poi verso le guardie e l’agente che lo stavano per condurre nella macchina parcheggiata di fronte il cancello d’ingresso. Con un cenno del capo l’agente Hill e le due guardie escono dalla porta lasciandoci da soli.                                                                             
-Perché lei?- Gli chiedo riferendomi a Talia.                                                       
-Ha molte capacità la signorina-                                                                            
-Non mi basta come risposta-.                                                                               
-Capitano sta per caso mettendo in dubbio la mia scelta?- Ci sta un momento di esitazione. Sono sempre stato un uomo onesto e lo sarò anche questa volta.                                                                                                 
-Mi sembra una scelta azzardata, sto valutando i rischi. Ha pur sempre 18 anni- Gli rispondo.                                                                                                   
-Capitano, le ripeto che nessuno l’ha costretta a firmare il contratto-                                                                                                 
-Ma lei ha fatto in modo che lo firmasse, non è così?- Lo affronto. So che in qualche modo Nick ci entra in questa faccenda, e anche se Talia ha firmato ‘spontaneamente’ come lui dice, sono sicuro che in qualche modo Nick l’abbia attirata per spronarla.                                                                       
-E’ stata lei di mano sua a mettere la firma su quel foglio, valutando i rischi e i cambiamenti che avrebbe comportato. So che siete rimasti tutti scioccati dalla mia scelta ma mi creda, Talia ha delle ottime qualità e se vengono potenziate diventerà un elemento vincente-                                                                                             
-Per fare cosa, per fermare l’Hydra?- lo vedo corrugare la fronte nel sentire uscire queste parole proprio da me. Mi si avvicina di più. C’è quasi aria di sfida.                                                                                                               
-La sta per caso sottovalutando?- Mi chiede                                                      
-Non lo sto facendo, non so nemmeno quello che è in grado di fare- gli rispondo. Spero di aver trovato la tattica per fargli rivelare questi poteri di cui tanta parla.                                                                                                         
-Appunto. Aspettiamo domani. Sono sicuro che rimarrà sbalordito dalle sue capacità. Si fiderà della mia scelta, vedrà- e così dicendo esce dalla porta, lasciandomi con una domanda in sospeso.
Ritorno nel salotto, sconfitto da Fury. Riesce a mantenere sempre tutto così segreto. Almeno domani sapremo quello che saprà fare. Fino a quel momento staremo con il pensiero e a discutere nuovamente tra di noi per trovare qualche abilità che gli si addicono. Bucky è seduto sulla sedia del bancone bar. Ho visto la sua reazione durante la presentazione di Talia e vorrei andarci a parlare per sapere se è tutto apposto. Mi sto per dirigere da lui, ma qualcuno mi ferma per il braccio. E’ Sam.                                                 
-Allora? Gli hai parlato?- Mi chiede riferendosi alla chiacchierata che ho avuto poco prima con Nick.                                                                        
-Si, gli ho parlato-                                                                                                     
-E che ti ha detto?- Proprio adesso lo devi sapere Sam? Giro lo sguardo per vedere Bucky. Sembra tranquillo ma voglio parlargli. Ma c’è Sam che vuole delle risposte anche lui. Tutti le vorrebbero ma nessuno sembra essersi interessato a chiedermelo a parte Sam. Lui anche è un mio grande amico, in questi ultimi tempi soprattutto abbiamo legato molto di più. Ma Bucky rimarrà sempre mio fratello. Vorrei dargli la precedenza, ma dato che ho Sam qui di fianco a me e Bucky se ne sta sereno, credo che questa volta risponderò prima a lui.                                                                                  
-Mi ha detto che ha delle ottime abilità e che se vengono potenziate diventerà un elemento vincente-                                                                           
-E tu che ne pensi?- Mi chiede con le braccia incrociate                                  
-Penso che abbia avuto una scelta troppo azzardata-                                      
-Io invece penso che sappia cosa fa. Se gli ha dato questa opportunità avrà le sue ragioni-. Osserva lui.                                                                             
-Si, forse hai ragione, ma rimane pur sempre una ragazzina e può correre molti rischi. Anche se Fury vede delle abilità incredibili in lei, non ne dubito, ed è stata lei a voler firmare, ho paura. Noi non stiamo qui a giocare Sam, il nostro compito è svolgere delle missione per salvare vite e salvare il mondo. E’ una responsabilità troppo grande da affidare ad un’ adolescente-.                                                                                                            
-Quindi tu hai paura per lei?-                                                                                 
-Certo che ne ho. Per questo non posso permettermi di mettere a rischio la sua vita. E’ troppo giovane-. Il solo pensiero che in queste missioni potrebbe andare qualcosa di storto mi spaventa. Ho sempre avuto paura che succedesse qualcosa ai miei compagni di squadra. Lei ora ne fa parte, è la più giovane e ho paura soprattutto per lei.                                                                                                  
-Non succederà Steve. La proteggeremo come abbiamo sempre fatto tra di noi. Siamo una squadra ormai, e lei ne fa parte-. Accenno un sorriso, un  po’ rassicurato dalle sue parole. Mi poggia una mano sulla spalla e riprende a dire qualcosa                                                                                         
-Ascolta, vedrai che andrà tutto bene. Noi la accompagneremo passo per passo nell’addestramento come ci ha richiesto Fury. Se vediamo che qualcosa non ci convince gli andremo a parlare-. Ricambio la stretta sulla spalla e lo ringrazio per il sostegno.                                                                        
-Grazie Sam-                                                                                                              
-Figurati amico. Quando vuoi-.                                                                               
Ha ragione, siamo una squadra e lei ne fa parte. La proteggeremo a costa della nostra vita. Io lo farò. Noi lo faremo.

Angolo autrice
Hello guys! Ho modificato di nuoco il capitolo perchè i dialoghi facevano al dir poco cagare ahaha spero di averli sistemati meglio, ma credo che ora sia più comprensibile …Comunque, passiamo alla storia: come promesso vediamo finalmente entrare in scena Bucky, e sappiamo la sua reazione nel primo incontro avuto con Talia e viceversa, che a quanto pare ha un segreto riguardo il soldato d’inverno…quale sarà mai questo segreto? E quali sono suoi poteri di cui tanto si parla? Lo scoprirete nel prossimo capitolo che aggiornerò domani per scusarmi dell’attesa. Ma devo avvertirvi di una cosa: nel prossimo capitolo non sarà presente Bucky, in quanto si incentrerà su di una storia importantissima che cambierà per sempre Talia nel corso della sua vita e delle missioni che svolgerà. Questa storia ha a che fare con il passato dei suoi poteri. Ci ho messo il cuore e l’anima per inventarne una che fosse avvincente, e io sono abbastanza soddisfatta. Spero apprezziate anche voi il mio sforzo e la mia volontà, inoltre da questa storia ne uscirà un’altra che scoprirete nel prossimo capitolo ancora, dove succederà una prima cosuccia con Bucky e Talia :D non vi spoilero altro. Ringrazio i lettori e mi raccomando, recensite in tanti! <3

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


Capitolo 9

POV STEVE

Sono pronto per andare dal mio migliore amico e parlargli. Ma ora Bucky non è più seduto dove stava prima. Non sta proprio nella stanza. Guardo ogni singolo angolo del salotto facendo attenzione, ma niente, non ci sta. E’ bastato un attimo di distrazione che lui è scomparso. Non mi preoccupo, perché se non sta qui con noi si richiude in solitudine nella sua stanza o in palestra ad allenarsi. Sospiro. Mi dirigo verso la cucina, e affacciandomi appena all’enorme vetrata che la separa dal salotto noto una scena che si sta svolgendo al suo interno: Talia sta mangiando un pezzo di pizza in compagnia di Natasha, seduta al suo fianco. Mentre mangia è intenta a chiacchierare con lei e spesso sfugge una risata ad ognuna di loro. La scena è davvero tenera, mi si apre il cuore. Sembrano quasi due sorelle. Potrebbero sembrare addirittura madre e figlia. E’ bello vedere Natasha legare con una ragazzina. Lei purtroppo non può avere figli e penso che nel vedere Talia abbia avuto come una specie di istinto. Mi scappa un sorriso nel vederle contente. Poi il cellulare che ho in tasca vibra. Perché questi bei momenti vengono sempre interrotti? Sbuffando lo estraggo e vedo nel display chi mi sta chiamando: è Nick Fury.                                                                                            
–Pronto?- .


 

POV TALIA

Ho finito di mangiare; la pizza era molto buona e la compagnia che avevo lo era ancora di più. Natasha mi ha offerto il cibo ed è rimasta con me facendomi compagnia. Mi ha parlato e abbiamo chiacchierato facendoci anche qualche risata. Si è comportata come….come una sorella maggiore. Sono figlia unica, il che non mi dispiace, ma da una parte ho sempre desiderato avere una sorella o un fratello maggiore che mi facesse non solo da familiare ma anche da migliore amico. A prima vista Natasha può incutere un po’ di timore: espressione seria, provocante, pronta a saltarti addosso con  una staccionata* da un momento all’altro. Lo capisco, ma in fondo è una delle migliore spie russe addestrate che svolge al meglio il suo lavoro. Ma no, non è così. Con me si è dimostrata fedele e affidabile, ha saputo mettermi a mio agio e sa come comportarsi da persona a persona. Insomma, l’ora di pranzo l’ho trascorso in ottimo modo e ho scoperto un lato della Vedova che non conoscevo nemmeno io. Mi accompagna di nuovo nel salotto, che sembra essersi svuotato: ci sono soltanto Sam, Wanda e …ma chi è quello seduto vicino a lei? Lo sto fissando per cercare di riconoscerlo. Wanda gli da una gomitata sul braccio e con un cenno del capo mi indica. Questo ‘personaggio bizzarro’ si gira verso di me. Ora lo vedo meglio in volto: ha la pelle rossa e ha una gemma brilluccicosa al centro della fronte, ma proprio non capisco chi sia. Sono talmente concentrata nel fissarlo per riconoscerlo che non mi rendo conto che la ‘persona’, se così si può definire, sta in piedi di fronte a me a cercare di attirare la mia attenzione.                                                                 
–Chiedo scusa se la disturbo signorina, ma non abbiamo avuto l’onore di presentarci- si rivolge molto cortesemente. La mia faccia fa uno scatto e ritorno al presente.                                                                                                  
–Oh…- sussurro                                                                                                              
–Io sono Visione- e nel mentre che si presenta mi porge la mano.                    
–Ma certo!- Grido ad alta voce –Visione! Come ho fatto a non ricordarmi?- Mi do uno schiaffetto sulla fronte pensando a quanto sono stata stupida nel non averlo riconosciuto. Che sciocca! Con quella gemma luccicosa dovrei riconoscerlo da un kilometro di distanza.                            
–Scusa, stavo cercando di ricordare chi fossi- gli prendo la mano ruvida al mio tatto e gliela stringo. –Io sono Talia, molto piacere- mi presento garbatamente.                                                                                                          
-Lieto di fare la sua conoscenza signorina- o mio dio, che strano accento. Sembra quasi inglese, ma lo adoro! Ho un debole per lui. Mi fa pena e lo trovo estremamente educato. E poi adoro il suo modo di parlare e di comportarsi.                                                                                                             
–Come si sente a far parte degli Avengers?- Mi chiede con il suo tono tranquillo                                                                                                                  
–Oh bhe, per me è un sogno. Sono molto emozionata e non vedo l’ora di vedere cosa mi riserva questa avventura-. Tutto d’un tratto il grande portone del salotto si apre e ci trovo Steve con l’orecchio attaccato al suo telefono.                                                                                                                   
-Si, arriviamo- lo sento dire prima di riattaccare la chiamata e incamminarsi verso di noi.                                                                                    
–Natasha, puoi venire un attimo?- Si rivolge verso la Vedova                          
–Arrivo subito Steve- gli risponde prontamente. Ora mi poggia le mani sulla schiena e mi dice –Torno subito Talia, resta qui-. Mi rassicura e la vedo uscire dalla stanza seguita subito dopo dal Capitano.


 

POV NATASHA

-Che succede Capitano- gli domando retoricamente fermandomi al centro del corridoio che ci divide dal salotto. L’ho visto riattaccare il telefono e chiamarmi subito dopo per dirmi qualcosa in privato. Capisco che si tratta di una cosa molto importante, altrimenti non si sarebbe rivolto a me con quel tono.                                                                                                                 
–Mi ha chiamato Fury. Prima che mi chiamasse per telefono lo avevo intrattenuto di persona per avere più chiarimenti sulla scelta di Talia-       
-Un momento- lo interrompo –non ti fidi della sua scelta?- Mi sorprendo del Capitano. Tutti siamo rimasti stupiti nel vedere varcare la soglia di ‘casa Avengers’ da una ragazzina, ma se Fury l’ha scelta ci sarà una motivazione dietro. Steve, per come lo conosco, non è un tipo polemico che si lamenta delle scelte altrui. Almeno che non si tratta di mettere in salvo vite o il mondo, allora quello è un caso a parte, perché apre delle discussioni per trovare un piano d’attacco migliore o strategie diverse.    
–E’proprio questo di cui ti devo parlare-. Ok, ho capito che si tratta di altro. Con un cenno acconsento e gli permetto di continuare a parlare. Voglio sapere tutto. Ha una strana espressione in viso e capisco che si tratta di una questione abbastanza seria.                                                                    
–All’inizio non mi fidavo della sua scelta. Sono ancora un po’ titubante in questo ma…mi ha parlato di una cosa e ora ho capito-                                                                                              
-Spiegati meglio- lo incito. Steve non farmi aspettare e passa subito al sodo. Non amo le attese.                                                                                       
–La sua scelta è stata ben studiata. Fury mi ha rivelato di più riguardo le sue capacità: hanno analizzato dei campioni del suo sangue e del DNA e non è mai stata sottoposta a sperimentazioni-                                                  
-Vorresti dire che lei è nata così?- Gli domando molto incuriosita               
–Si, esatto. E non è tutto- Il mio pensiero continua a ricadere sulle sue abilità, che a quanto pare ha acquisito sin dalla nascita senza nessun tipo di immissione artificiale. Ma continuo a domandarmi cosa lei sia in grado di fare.                                                                                                                       
–E quali sarebbero le sue doti?- Gli chiedo. Finalmente sto per ricevere la risposta tanto attesa e non sto più nella pelle.                                                
–Le tue. Lei sa fare quello che fai tu da sempre-.
Scioccata. Rimango scioccata dalla sua risposta: ‘lei sa fare quello che fai tu da sempre’. Mi sembra veramente impossibile, dato che io le ho acquisite dopo anni di pratica, allenamento e sotto dolorose sperimentazioni da laboratorio. Ma lei no.                                                         
–Ma com’è possibile?- Domando dubbiosa. Steve mi guarda e poi fa un sospiro.                                                                                                                     
–Suo padre, Kevin Cole, era un ex agente dello S.H.I.E.L.D. Durante una missione ha messo in salvo i suoi compagni, ma lui è stato preso e tenuto come cavia da laboratorio dall’Hydra-                                                                 
-Per quanto tempo?-                                                                                                
-Per tre anni-                                                                                                                   
-E poi cos’è successo?- Prima di rispondermi si sofferma un secondo.          
–L’ Hydra aveva cancellato ogni sua traccia, ma i suoi compagni sono riusciti a recuperare le coordinate e scoprire dove lo avevano confinato. Ci sono voluti tre anni per trovarlo e tendere un imboscata. Durante la missione sono riusciti a salvarlo, ma Kevin non era più lo stesso-.                
-Che gli hanno fatto?- Sono molto presa dalla storia, è intrigante e sono pronta a sapere tutto. L’unica cosa che mi chiedo è perché Nick ne ha parlato solo con Steve all’ultimo momento.                                                      
–Era più forte, addestrato. Con tecniche da soldato impeccabili. Non aveva memoria ed era diventato una macchina da guerra. E’ stato sottoposto alle stesse torture e sperimentazioni che ha subito Bucky-. Merda. Si ferma a quelle parole, uscite con fatica dalla sua bocca. Rivolge lo sguardo verso il basso. Questa storia ha riaffiorato il passato oscuro di Bucky, il suo migliore amico. So quanto lui stia soffrendo nel raccontarla e peggio ancora nel ricordarla. Caspita, il padre di Talia ha dovuto subire delle torture orribili, proprio come Bucky. Non oso immaginare la sofferenza provata. Non mi capacito nel sapere che ci sia gente che ha potuto commettere delle brutalità simili solo per far diventare dei soldati delle arme assassine. Gli prendo il volto tra le mani e lo fisso in quei suoi occhi azzurri con leggere sfumature di verde. Quegli occhi profondi che parlano da soli e basta guardarli per capire cosa vogliono.                                                                                                                   
–Che altro è successo?- Mi dispiace chiederglielo perché lui starà soffrendo come un cane al solo pensiero di tirar fuori questa storia. Cerco di essere il più dolce e delicata possibile, perché l’argomento è veramente molto fragile per lui e per Talia, che sicuramente è all’oscuro del passato di suo padre. Ma io ho bisogno di sapere ogni dettaglio della storia. Se Steve mi ha chiamato in disparte per raccontarmi tutto questo vuol dire che Nick ha intenzione di rendermi al corrente. Devo saper maneggiare bene la situazione con Talia. E’ abbastanza grande da sapere certe cose, ma questo potrebbe procurarle un trauma e lei non merita di soffrire.      
–Lo S.H.I.E.L.D lo ha tenuto sotto controllo. Gli hanno sottoposto test, terapie, allenamenti, sedute psicologiche, cure… di tutto pur di farlo ritornare se stesso e fargli riaffiorare la memoria. Ci sono voluti altri due anni impegnativi per riuscire a farlo ritornare il vero Kevin, e ci sono riusciti. Solo che le sostanze immesse nel suo corpo sono rimaste permanenti e quando si è sposato ed è nata Talia…-                                        
-Ha ereditato le capacità- concludo io sorpresa. Non ho mai sentito una storia simile. Ora è tutto chiaro: gli esperimenti a cui è stato sottoposto e le sostanze immesse hanno fatto si che rimanessero nel suo corpo in modo permanente, per cui Talia è nata con il DNA modificato e ha le sostanze nel corpo che gli permettono di fare tutto quello che so fare io, ma sicuramente in modo più abile.                                                                     
–Pensavo avesse poteri diversi. Non so…invisibilità, velocità, fuoco…ma questa mi è nuova. Da quanto ne so è impossibile nascere già con questa costanza e forza- dico io.                                                                                                    
–Per questo è considerato un potere,perchè lei ci è nata-                                   
-Ma perché Nick ce lo ha tenuto nascosto?-                                                       
-Perché voleva averne la conferma-                                                                      
-Ma quindi Nick già lo sospettava?- Mi fa cenno di si con la testa.                
–Perciò era a conoscenza. Ecco perché l’ha scelta…- Ora si che tornano molte cose, anche se continuo ad essere confusa.                                           
–Si, esatto. Ma c’è altro che devi sapere…-
 

 

POV TALIA

Steve ha chiamato Natasha per parlargli. Credo si tratti di cose di lavoro. Ovviamente non ho fiatato quando Steve ha richiesto la presenza della Vedova, ma sono rimasta in salotto da sola. Cioè, in verità non ero da sola, stavo in bella compagnia di Visione, Wanda e Sam, che sono stati anche molto gentili e mi hanno fatta accomodare sul divanetto vicino a loro. Mi sentivo molto timida senza Natasha. Ormai lei è diventata il mio punto di riferimento. Sarà per l’approccio immediato che ho avuto, ma sento di potermi fidare di lei. Ma ormai faccio parte degli Avengers, e dovrò abituarmi alla presenza di ognuno di loro. Il che non mi dispiace affatto. Hanno scaldato la tensione con battute ironiche e mi hanno fatto qualche domanda per conoscermi meglio. Io gli ho risposto tranquillamente senza problemi, e poi anche io ne ho approfittato per chiedergli qualcosa, anche se essendo i miei idoli ero già a conoscenza della maggior parte di cose. Alla fine mi sono aperta e sciolta anche io, e ho iniziato a scherzare e a unirmi alle loro risate. Mi sono divertita, ma mi sono accorta che più volte mi guardavo nervosamente intorno per la stanza come a cercare qualcuno. Ma quel qualcuno, che aveva travolto la mia vista con i suoi occhi, non era in giro. Sembrava essersi volatilizzato. Ma perché lo cercavo? Mha… fatto sta che ero nervosa. Addirittura quando vidi un ombra nel corridoio pensando fosse lui aguzzai la vista aspettando che finalmente facesse passo nel salotto ma…era soltanto Tony che ci salutò per poi dirigersi in cucina a bere qualcosa. Grazie tante per avermi illusa Stark… Quanto ci rimasi male, eppure speravo fosse Bucky. Un momento, speravo? Ma cosa mi succede? Avanti, si tratta solo di quel figo del migliore amico di Steve…oddio, no,no devo scacciare questo pensiero. Ecco, tutti gli altri, Sam in primis, si sono accorti che ero distratta e mi stanno chiedendo cosa mi prende. Bhe, non lo so nemmeno io cosa mi prende.                                                                                                   
–Talia- oh, grazie a Dio la voce di Natasha mi salva dai loro sguardi curiosi. A seguirla vedo che ci sta anche Steve, che si mette di fianco a lei incrociando le mani al petto.                                                                                
–Tutto bene?- Gli chiedo alzandomi dal divanetto                                           
–Si, tutto apposto- mi risponde lei volgendomi un sorriso quasi forzato. Ok, se lo dici tu.                                                                                                      
 –Talia dovresti venire con noi- si rivolge poi Steve                                           
–A fare cosa ?- Ti prego non di nuovo nell’edificio dello S.H.I.E.L.D. Penso di averne abbastanza per oggi.                                                                             
–Dobbiamo portarti a casa tua-                                                                            
-Oh, finalmente. Non offendetevi, ma ho proprio voglia di farmi una bella doccia- che bella notizia, finalmente mi riportano a casa! Non che mi dia fastidio stare li con loro, assolutamente no, ma ho bisogno di rivedere mia madre e fare un pisolino per ragionare bene sulla giornata di oggi, molto movimentata e nuova.                                                                                           
–No Talia, non resterai lì- mi dice poi Natasha.                                                 
–Come sarebbe a dire?-                                                                                          
-Dobbiamo riportarti a casa per prendere le tue cose-. Questa risposta affrettata mi lascia senza parole.                                                                         
–Cosa significa?- Alla mia domanda Steve e Natasha si lanciano un’occhiata, poi quest’ultima si avvicina a me poggiando come al suo solito la mano sulla mia spalla e mi inizia a parlare con voce tranquilla       
–Vedi Talia, da oggi sei parte di noi e Nick ha richiesto di farti trasferire qui. Noi siamo una squadra ed è importante stare insieme. Viviamo tutti qui ormai ed è molto più pratico lavorare se abbiamo contatti riavvicinati- mi spiega lei                                                                                                             
–Si ma..come farò con i miei genitori? E con la scuola?- Questa decisione presa di farmi viere con loro mi coglie alla sprovvista.                                                   
 –Insomma, non pensavo di venire a vivere addirittura qui- concludo la frase. Natasha leva la mano dalla mia spalla e fa un passo indietro mettendo le mani nelle tasche dei suoi jeans. Ora è Steve a parlare                
–Talia, sappiamo che non è facile per te, ma è una decisione presa da Fury e dallo S.H.I.E.L.D. Ascolta, so che è difficile, ma starai con noi e avrai una protezione maggiore. Inoltre potrai sempre vederli i tuoi genitori, ma è un esigenza di lavoro- mi spiega molto chiaramente.                                           
-Protezione maggiore? Perché, se rimango a casa sono più vulnerabile?-   
-Si Talia. Se stai qui abbiamo un controllo maggiore e in caso di emergenza ci sarà un attacco immediato. Sarà più facile per tutti noi agire alla svelta- mi risponde Natasha-.                                                                        
–Ok. Quindi mi porterete a casa per trasferire le mie cose e salutare i miei genitori?- mi rivolgo a loro con la voce un po’ roca. Sento di nuovo gli occhi pizzicare e il naso prudere. Mi succede quando sto per piangere, ma non devo farlo.                                                                                                        
–Non sarà un addio- mi conforta Natasha accarezzandomi una guancia. Mi accenna un sorriso, che io ricambio, poi guardo Steve, che mi sorride anche lui.                                                                                                                  
–Andiamo Talia. Ci stanno aspettando- e così dicendo, io ; il Capitano e Natasha usciamo dal salotto per dirigerci nella macchina, e a guidare è Steve. Stiamo per andare in quella che diventerà la mia vecchia casa.
 
Angolo autrice
Ma salve
Winter Children! Come promesso, per sdebitarmi dal ritardo e dal problema avuto ieri, ho deciso di pubblicare anche oggi. Finalmente sappiamo quali sono i poteri del nostro personaggio, ovvero è un’ottima combattente proprio come la Vedova Nera ma molto più abile, perché è nata con il DNA modificato da parte del padre, che era stato preso come cavia dall’Hydra e gli hanno condotto degli esprimenti. Spero di non avervi delusa con la storia e con i suoi poteri, forse vi aspettavate altro, ma vi posso assicurare che non è tutto e che poi ci sarà anche una nuova abilità che scoprirà in seguito…Anyway, cosa ne pensate del POV di Steve? Siete curiosi di sapere cos’altro ha rivelato a Natasha? Bhè, non resta che scoprirlo nel prossimo capitolo, dove sarà presente Bucky e ci sarà una sorpresina tra i due ;) non vi dico altro e vi lascio con l’ansia fino al prossimo aggiornamento MUAHAHAHA *urlo malefico*. Comunque vi consiglio di leggere la storia tramite il cellulare. Passando ai ringraziamenti vorrei ringraziare  ErZa_chan  per aver messo la storia tra le preferite! Non mi sembra di averla ringraziata precedentemente, ma nel caso lo rifaccio. Ovviamente ringrazio anche voi tutti lettori e voi altri che seguite, recensite e avete messo la storia tra le preferite, ricordate o seguite <3 siete una soddisfazione. Recensite e fatemi sapere cosa ne pensate. Vi aspetto al prossimo aggiornamento. 

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


 

Capitolo 10

POV TALIA
 
Il tragitto è stato breve e silenzioso. Appena arrivati davanti il vialetto di casa mi accorgo di una macchina nera e di un furgone parcheggiati di fronte il cancelletto. Steve parcheggia la macchina e mi slaccio la cintura  
–Ma quella non è la macchina di Fury?- mi chiedo retoricamente. Ma che ci fa la sua macchina qui? Usciti tutti e tre entriamo dalla porta principale e vengo subito travolta dal mio cane, che mi fa le feste come al suo solito.
–Hey, ciao Bucky- lo accarezzo e mi lecca tutto il viso.
–Bucky?- Sento dire da Steve. Oh, caspita. Sono talmente abituata a chiamarlo ovunque da non rendermi conto di averlo pronunciato davanti a Steve e Nat. Mi sollevo piano da terra e mi giro a guardarli. E adesso cosa gli dico?                                                                                                           
 –Talia- mi sento chiamare da mia madre                                                           
–Mamma!- E mi dirigo correndo verso di lei abbracciandola. Almeno me la sono scampata dal dover dare spiegazioni a Steve (per ora).                     
–Mi sei mancata così tanto-                                                                                   
-Anche tu mamma-.                                                                                                
–Talia- un’altra voce mi sta chiamando. E’ quella di mio padre.                    
–Papà?!- Non mi aspettavo di trovarlo, era fuori per lavoro. Ovviamente sono contenta di rivederlo, così abbraccio anche lui. Ma…perché è affiancato da Nick?                                                                                                 
–Comandante Fury?- Mi rivolgo sorpresa verso di lui                                      
–Sono contento di vederti di nuovo Talia-. Mi giro per cercare Steve e lo vedo salutare mia madre come se si conoscessero da tempo.                       
–Steve, che piacere rivederti- sento pronunciare da mia madre                   
–Anche per me signora Martha-. Un momento: ‘che piacere rivederti? Martha’? Come può Steve conoscere mia madre? E adesso cosa fa?            
–Ciao Steve- lo saluta ANCHE mio padre.                                                           
–Bill- ricambia il Capitano. Mi sono persa qualcosa?                                       
–Mi spiegate cosa sta succedendo?- Chiedo molto irritata –Perché voi vi conoscete? E perché Nick sta in casa nostra?-                                                   
-Tesoro, vedi, Nick ci ha spiegato tutto- mi risponde mia madre tranquillamente                                                                                                       
–E perché lo dici con così tanta naturalezza?- La interrompo io con tono freddo. Ho il presentimento che mi nascondono qualcosa.                            
–Talia … cosa ti prende?- Cerca di svagare mia madre. Ma con me non attacca.                                                                                                                     
–Voi sapevate?-                                                                                                        
-Ma Talia, cosa…-                                                                                                     
-Non provare a mentirmi- sbotto io.                                                                   
–Si Talia, eravamo a conoscenza- confessa mio padre. Bene, quindi per tutto questo tempo me lo hanno tenuto nascosto. Ma perché? E’ una cosa che fa parte di me e che avrei scoperto comunque, perchè tenermelo nascosto?                                                                                              
–E perché non me lo avete detto?- Ora voglio proprio sapere cosa risponderanno                                                                                                         
–Per proteggerti- mi dice mia madre. Classica risposta che avrei dovuto aspettarmi.                                                                                                                
–E da cosa, da me stessa?-                                                                                     
-Talia, ascolta, te lo abbiamo tenuto nascosto per il tuo bene-                      
-Ma lo avrei scoperto comunque! Perché mentirmi? Mamma non puoi nascondermi da me stessa, questa sono io. Prima o poi sarebbe venuto fuori-.

Sono molto delusa dai miei genitori. Non avrei mai creduto che loro sapessero o che mi avrebbero mentito a riguardo. Io ho cercato di tenerlo nascosto sin da quando l’ho scoperto per paura, ho sofferto molto per questo senza mai rivelarlo a nessuno e senza mai sfogarmi con nessuno, e ora salta fuori che ne sono a conoscenza e che me lo hanno tenuto nascosto. Avrei potuto evitare questa sofferenza che mi ha accompagnata per dodici anni. Probabilmente sono al corrente di tutto, altrimenti perché mai si sarebbe presentato in casa il Comandante?                             
–Talia, non è facile come sembra. Noi non ti abbiamo mentito, ti abbiamo solo protetta. Il mondo dei supereroi e degli agenti segreti è pericoloso, e…-                                                                                                                              
-E io ne faccio parte- concludo secca, e me ne vado a passo pesante per dirigermi nella mia camera.
 
 
 
POV STEVE

In casa Cole ho appena assistito ad una conversazione tormentata tra Talia e i suoi genitori, perché è emerso che loro sapevano già tutto sulle sue abilità e su quello che avrebbe dovuto affrontare. Nick stava a casa loro per parlargli proprio a riguardo e dargli gli ultimi chiarimenti. Talia è rimasta sconvolta e furiosa nello scoprire che i suoi genitori ne erano al corrente senza mai averglielo rivelato, e lei ha lasciato il salotto per andare nella sua camera. I suoi genitori gliel’hanno tenuto nascosto per il suo bene, ma Talia non ha voluto saperne e ha reagito di malo modo. Era prevedibile ed è rimasta molto infastidita, perché proprio come ha detto è una cosa che fa parte di lei e nessuno può nasconderglielo da se stessa; ma che lo hanno tenuto segreto per la sua protezione e per paura è più che giusto, dato l’ultimo avvenimento successo con suo padre e in seguito con sua madre…                                                                                                       
-O mio dio, cosa ho fatto- sussurra disperata Martha con le lacrime agli occhi                                                                                                                          
–Non è colpa tua, tesoro- cerca di rincuorarla il marito                                  
–E’ colpa nostra Bill. Forse Talia ha ragione, non dovevamo tenerglielo nascosto-                                                                                                                   
-Signora Martha non si disperi. Lei ha solo fatto quello che riteneva più giusto per la sua salvaguardia, e lo ha fatto egregiamente. Questo momento sarebbe dovuto arrivare, come lei sa, ed è normale la reazione della ragazza, ma vedrà che le passerà- si intromette Fury.                            
–Non so se mi perdonerà- continua a disperarsi la madre                              
–Vedrai che lo farà- la conforta il marito                                                            
–Bill, devo andare a parlargli-                                                                                
-Con tutto il rispetto Martha, perché non lo lascia fare al Capitano?- Propone il comandante. Cosa c’entro io?                                                            
–A me?- Chiedo indicandomi                                                                                
–Si, proprio a te. Sono sicuro che ti darà ascolto- mi risponde Nick.             
–Cosa dovrei dirle?- Non è da me, ma…sono un po’ agitato. Insomma, non mi sono mai trovato in mezzo a queste situazioni familiari, e non ho mai affrontato un discorso con un’adolescente, quindi non saprei cosa dire e come tirare fuori l’argomento. Tra l’altro è un discorso che riguarda lei e i sui genitori, non mi sembra il caso di intromettermi in questa faccenda familiare .                                                                                                                 
–Sei Captain America, Rogers. Vedrai che saprai trovare un approccio- commenta Natasha che è rimasta in silenzio per tutto il tempo e mi strizza l’occhio.                                                                                                                     
–Fury ha ragione. Talia ti adora e sei il suo idolo, a te darà ascolto- afferma Martha con tono fiducioso. Si avvicina a me poggiando la sua mano nella mia, e con gli occhi pieni di lacrime mi sussurra –Ti prego-. Non voglio vedere soffrire nessuno, né tanto meno deludere. Contano su di me, e ci tengo al bene di Talia. Se è questo quello che vogliono, incitarmi a parlarle per calmarla e fargli comprendere, allora lo farò. Gli stringo la mano e le rivolgo un sorriso rassicurante –Va bene. Andrò a parlarle-. Lei mi ricambia il sorriso commossa.

Salgo le scale fino a ritrovarmi nel corridoio con tutte le stanze poste ai lati. Riconosco subito la stanza di Talia, perché fuori la porta c’è un cartello con la scritta ‘DO NOT DISTURB’, classico cartello da ragazza riservata, quindi quella sarà sicuramente la sua camera. Mi avvicino alla porta e busso.                                                                                                          
–Vattene via- ricevo di rimando.                                                                          
–Sono Steve- le dico per fargli capire che non  si tratta né di sua madre né di suo padre, che ora probabilmente non ha voglia di vedere. Mi apre la porta.                                                                                                                         
–Posso entrare?- le chiedo gentilmente                                                             
–Oh…si, certo-. Spalanca la porta lasciandomi lo spazio per farmi accomodare. –Wow- mormoro. La sua camera è il covo degli Avengers. Non so se mi spiego, ma le pareti sono interamente ricoperte di poster che ritraggono non solo me, ma anche tutti noi, lo stemma dello S.H.I.E.L.D. e …Bucky. Tanti poster anche di Bucky. Poggiati sul cuscino del letto noto anche due simpatici peluche che ci ritraggono con le nostre uniformi. A proposito, ora che ricordo, sbaglio o ha chiamato il suo cane con il soprannome di James? Forse me lo sarei dovuto aspettare da una come lei. Ho visto il primo incontro che ha avuto con James, e si è persa totalmente nei suoi occhi. Ho sentito una certa sinfonia tra loro. Sarà stata un impressione o magari prova solo un debole per lui, ma Talia si è persa nei suoi occhi, ne sono sicuro, perché è rimasta fissa nel guardarli per minuti, e anche lui in qualche modo è rimasto fermo a ricambiare lo sguardo. Sarà perché ha visto una ragazza molto giovane e non se lo aspettava proprio come noi, ma conosco molto bene il mio amico, e c’era dell’altro in quello sguardo. Talia inoltre sapeva tutto anche riguardo il soldato d’inverno e il suo passato. Me lo ha accennato Nick dopo avermi chiamato, e poi si è intuito durante la presentazione, cosa che ha shoccato Bucky, e ne ho avuto la conferma adesso entrando nella sua stanza. Bucky Non è abituato a ricevere queste attenzioni e mai si sarebbe aspettato che una ragazza come lei conoscesse il suo orribile passato da assassino e le sue sofferenze senza rimanerne intimorita. Ma Talia è diversa. Fatto sta che non voglio imbarazzarla nel chiederle perché abbia scelto proprio questo nome da dare al suo cane, ma devo ancora scambiare qualche parola con James riguardo a questo fatidico incontro, e non nego che non vedo l’ora di scoprire cos’altro succederà tra i due in questa nuova convivenza.
 

POV TALIA

Steve ha bussato alla mia porta nel momento in cui stavo iniziando a svuotare i primi cassetti per il ‘trasloco’. Pensavo fosse mia madre che mi volesse parlare, ma io non avevo voglia di vederla al  momento. Invece no, a bussare era Steve. Mi si è gelato il sangue per l’imbarazzo nel sentire la sua voce, e ho pensato ‘ e adesso che faccio?’ Insomma, camera mia è tappezzata dal soffitto al pavimento di poster, foto, adesivi, souvenir, oggetti, anche magliette appese, coperte, tende, peluche e chi più ne ha più ne metta di cose degli Avengers e del Capitano in compagnia del suo migliore amico. A lasciarlo fuori dalla porta non mi sembrava proprio rispettoso, inoltre ormai ha capito che lo adoro, quindi sti cavoli, gli ho aperto la porta permettendogli di entrare nella mia ‘dimora segreta’. Il che dovrebbe considerarlo un privilegio, dato che non faccio vedere la mia camera a nessuno e lui è il primo (tra l’altro proprio il mio idolo) ad avere questo onore. Ma scherzi a parte, appena è entrato l’ho sentito dire ‘Wow’. Credo sia rimasto stupito (e come dargli torto?) ho richiuso poi la porta e mi sono seduta sul letto, mentre lui si è fatto un tour in giro nella stanza (che tra l’altro è molto grande e spaziosa) osservandone ogni minimo particolare. La mia camera è un po’ come uno specchio che lo ritrae. Sono curiosa di sapere che sensazione stia provando nel rivivere passo passo la sua storia tramite gli articoli e le foto attaccate alle pareti.      
–Come ci si sente?- Gli chiedo a tal proposito                                                    
–Riguardo cosa?-                                                                                                      
-A ritrovarsi nella camera di una ragazza piena di poster che ti ritraggono. Ti senti a disagio?-  Lui si riguarda rapidamente intorno e poi mi risponde:     
-No, non lo definirei disagio. Più che altro mi sento ammirato-.        
Sorrido alla sua affermazione. Caro Steve, è questo che volevo sentirti dire. Sappi che hai ragione, perché io ti venero da quando ho 13 anni e sei come una divinità per me.                                                                                       
–Non avrei mai pensato che la stessa ragazza che ho salvato insieme a Thor cinque anni prima fosse dotata di super poteri come noi- dice di punto in bianco lasciandomi perplessa.                                                              
–Come fai a ricordarti?-                                                                                          
-Oggi Nick mi ha chiamato per dirmi delle cose e mi ha ricordato di quel giorno facendomi notare che quella ragazzina eri tu. Io non dimentico niente, ma sei cresciuta da quell’evento, e sono rimasto perplesso anche io. I tuoi genitori non hanno mai scordato il salvataggio e ne sono rimasti grati-.                                                                                                                         
–Te ne sono grata anche io Steve, da quel giorno la mia vita è cambiata-. Io e Steve ci guardiamo, poi lui si avvicina a me e si siede al mio fianco, mentre io giocherello nervosa con il braccialetto che ho al polso.                
–Posso chiederti perché proprio io?- Mi domanda. All’inizio non comprendo il significato della frase.                                                                    
–Intendi dire perché ho ‘scelto te come mio idolo principale’?- Credo che si riferisca a questo.                                                                                                 
–Si. Insomma, anche Thor ti ha salvata, ma tu hai scelto me. Perché?- Bhe, credo sia ora di rivelargli il vero motivo che si nasconde dietro questa mia venerazione per il Capitano. Merita anche lui di sapere. Prendo un bel respiro e inizio a raccontare:-Quando sono rimasta incastrata nella maceria, Thor è venuto in mio soccorso. Con la sua forza è riuscito a spostarla permettendomi di liberarmi, poi mi ha accompagnata all’ uscita e mi ha affidata a te. Sono grata a Thor per avermi salvata e avermi impedito di morire schiacciata, ma sono grata a te per avermi riportata dai miei genitori. Non mi hai lasciata per strada come avrebbero fatto altre persone per salvare se stessi, mi hai aiutata perché sei un supereroe e cosa più importante perché sei una persona onesta e umana. Non camminavo bene, perché la maceria mi aveva schiacciato la gamba, tu te ne accorgesti e mi prendesti in braccio. Nel cammino, dei Chitauri hanno provato ad aggredirci, ma tu sei riuscito ad evitare il loro attacco nonostante avessi me in braccio. Hanno anche tentato di spararci e tu ti sei messo sopra di me per proteggermi, rimanendo ferito al polpaccio destro. Ma hai continuato a portarmi. Poi vidi i miei genitori e mi hai portata da loro. Mi hai chiesto se stavo bene e mi hai consigliato di andare da un medico per farmi controllare la ferita sulla gamba. Ti ringraziammo e tu dissi ‘Sono qui per questo’, prima di andare e continuare a salvare il mondo. Rimasi curiosa di sapere che identità avesse il mio salvatore, e da quel giorno scoprii tutto.-                                   
-Come avrei potuto lasciare per strada una povera ragazza indifesa?-Commenta Steve mostrandomi il suo sorriso.–Comunque- riprende a parlare assumendo un espressione seria –grazie per avermi definito una persona umana. La gente ci considera solo degli eroi con poteri sovraumani tralasciando il fatto che siamo vulnerabili anche noi, quindi te ne sono grato.-                                                                                                   

Quello che mi ha confidato Steve mi lascia perplessa: come può la gente vederli solo per come appaiono? Loro non sono fatti solo di armature, muscoli, abilità o coraggio; dietro questi eroi, dietro queste PERSONE, si nasconde un essere umano con paure e sentimenti, e un passato non facile alle spalle. Questo dimostra l’ignoranza della gente, che vede solo quello che vuole vedere per come appare ai loro occhi. Mi fa piacere che Steve mi abbia ringraziata per il mio pensiero e che si sia ‘sfogato’ su questo argomento con me, proprio adesso. –Sappi che per me siete molto più che supereroi. Siete persone speciali.-
 

POV STEVE

Sono stato spinto da Fury, Nat e Martha a salire nella stanza di Talia per parlarle della discussione avuta poco prima, ma giustamente non mi sembrava il caso di entrare e tirar fuori subito l’argomento, sarebbe stato troppo scontato che il mio scopo fosse quello. Così per sciogliere un po’ la tensione ero partito nell’osservare la sua stanza ricoperta di poster, poi lei mi ha fatto una domanda riguardo a come mi sentissi nel trovarmi in una camera simile e poi io ho deciso, spontaneamente, di introdurre l’evento successo cinque anni prima dove lei era rimasta ferita e salvata da me e Thor, e poi il resto è venuto fuori da solo. Ringrazio solo che non mi abbia chiesto come facessi a conoscere i suoi genitori. Non sarebbe stata pronta a subire anche questa menzogna (a fin di bene).
Una domanda tira l’altra, e io molto curiosamente ho deciso di chiederle come mai avesse scelto proprio me come suo idolo preferito. La sua risposta mi ha lasciato basito: mai mi sarei aspettato una risposta così ragionevole da parte di una diciottenne, e questo mi ha fatto capire quanto vengono sottovalutati gli adolescenti e quanto lei tenga veramente non solo a me, ma a tutti noi Avengers e mondo di supereroi. Lei non è per niente come gli altri. Non ci considera solo eroi con l’armatura, persone dotate di poteri che svolgono il solo compito di salvare le vite, ci considera e ci vede anche sotto l’aspetto più umano che ci racchiude, e ci rispetta per questo. Sa che dietro tutto ciò si nasconde ben altro che coraggio e forza. Nessuno lo hai mai notato prima, ma lei si, lo ha fatto. Sapere che nel nostro gruppo sarebbe entrata a far parte una ragazza molto giovane ha lasciato tutti sotto shock, me in primis, ma dopo le presentazioni, la sua reazione, questi discorsi affrontati e questa chiacchierata, mi sono reso conto di quanto sia matura per la sua età. Ha un modo di ragionare totalmente diverso dalle altre ragazze. Sicuramente per il fatto che non è come loro, e poi perché è acculturata in questo campo. A proposito di questo, Nick mi ha detto che conosce ogni singolo particolare delle nostre vite. Mi chiedo come sia possibile dato che sono segretamente custodite e nascoste nei fascicoli dello S.H.I.E.L.D. e mai state diffuse. Tranne la mia e quella di Bucky, nel museo, ma solo in parte.                                                   
-Talia-  la richiamo -posso chiederti una cosa?-                                                  
-Hm hm- annuisce                                                                                                   
–Come fai a conoscere le nostre storie?- Spalanca gli occhi, si alza dal letto e inizia a gironzolare per la stanza.                                                            
–Ecco…io ho condotto delle ricerche-. Si, era prevedibile questo. Perché balbetta?                                                                                                                  
–Delle ricerche…e posso chiederti come?- Lei mi guarda e si strofina nervosamente le mani. Gli lancio un occhiataccia, perché ho capito che nasconde qualcosa.                                                                                                
–E va bene- sbuffa –aspetta un attimo-. Si dirige verso la libreria ed estrae un raccoglitore verde che pullula di cartelline. Me lo porge, io lo prendo e mi incita ad aprirlo. Lo apro e ci ritrovo fascicoli ordinati alfabeticamente dalla A alla Z con tutti i nomi di persone dotate di qualche capacità particolare e agenti segreti o che fanno parte dello S.H.I.E.L.D. Inizio a sfogliarlo, e in ordine estraggo quelle che più mi interessano, ovvero tutte quelle che riguardano noi membri degli Avengers, la cartella dell’Agente Hill, Coulson, l’Agente Carter, il Comandante Fury e …trovo anche quella di Peggy e di Howard Stark. Come fa ad avere tutti questi fascicoli? Lo S.H.I.E.L.D. di sicuro non glieli ha prestati, non può averli rubati…non so che spiegazione dare. La guardo negli occhi sventolando un fascicolo in mano:-Come fai ad averli?-                                                                                    
-Ecco…li ho trovati- mi risponde con lo stesso tono agitato di prima di una ragazza indifesa che non sa come scampare da una bugia, perché ovviamente sta mentendo. Ci vuole pazienza con lei.                                     
–Talia è impossibile trovarli, sono controllati e custoditi dallo S.H.I.E.L.D.- gli dico con tono severo                                                                                         
–E va bene. Ho hackerato il sistema- mi confessa                                             
-Come hai fatto ad hackerare il sistema? Da quello che so è impossibile-    
-Bhe, diciamo che me la cavo con l’informatica e le tecnologie. Volevo a tutti i costi condurre delle ricerche su di voi per saperne di più e sono riuscita ad entrare nel sistema.- Mi spiega con tono innocente.                   
–Lo sai che è illegale quello che hai fatto?- La rimprovero. Lei abbassa lo sguardo e con voce colpevole sussurra –Lo so. Ma non dirlo a nessuno.- Faccio un sospiro. Dopo tutto anche se ha sbagliato voleva solo sapere e non ha diffuso i dati in giro nel web o da qualche parte, ne sono sicuro, anche perché li tiene custoditi segretamente, e poi non riesco ad arrabbiarmi con lei.                                                                                                
–Non lo dirò a nessuno- la rassicuro. Lei alza la testa e fa un sorriso a 32 denti –Ma promettimi due cose-                                                                          
-Tutto quello che vuoi-                                                                                            
-Prima cosa non farlo mai più. Ormai sei parte di noi e se vuoi delle informazioni puoi chiederle; e seconda cosa promettimi che parlerai con i tuoi genitori-.
 
 
POV TALIA
-Cosaaa?!-                                                                                                                 
-Hai capito bene signorina- mi dice alzandosi dal letto e dandomi un buffetto sul naso.                                                                                                     
–Dai Steve! Non puoi obbligarmi a farlo. E poi mi hanno mentito, dovrebbero essere loro a venire da me a parlare, non io-                               
-Me lo hai promesso Talia, e poi loro non ti hanno mentito, ti hanno protetta-                                                                                                                    
-Sarà, ma sono rimasta ferita e delusa-                                                               
-Lo so, ma lo hanno fatto per il tuo bene. E poi per cosa pensi sia venuto in camera tua?- Giro la testa di lato e mi alzo da letto.                                   
–Un momento- dico puntandogli l’indice –Tu sei venuto qui solo per dirmi di parlare con i miei?-                                                                                             
-Si, soprattutto per quello- mi conferma. Che ingannatore! Ora anche lui mi mente?                                                                                                                
–E perché hanno mandato te e non sono saliti loro?- Gli domando incrociando le mani al petto                                                                                 
–Tua madre voleva salire per parlarti, ma Fury l’ha fermata consigliando di far venire me al suo posto- mi spiega                                                             
–E perché?-                                                                                                               
-Dicono che mi avresti dato ascolto-.

Oh…adesso lo sfruttano anche per convincermi a fare le cose che non voglio fare? Bhe, se pensano che questa tecnica funziona….Ok, forse funziona. Dovrei comunque parlargli prima o poi, no? Quindi meglio farlo subito. L’idea un po’ mi scoccia, perché sono leggermente infastidita dal loro comportamento , ma penso che lo farò. Inoltre Steve mi mette sicurezza e mi ha fatto tranquillizzare. Che furbata però, ha escogitato una tattica per arrivare a questo. E’ proprio un leader astuto.                      
–E va bene- dico sbuffando –Gli andrò a parlare. Ma tu e Nat mi dovete aiutare a svuotare la camera-                                                                                
-Agli ordini Miss America- commenta scherzoso. Mi ha veramente chiamata Miss America? Questa me la segno. Comunque ci mettiamo a ridere, e molto impulsivamente lo abbraccio. Ma questa volta  non si è irrigidito, è stato lui ad accogliermi nelle sue grandi braccia stringendomi al suo petto. –Grazie Steve- gli sussurro prima di distaccarmi e incamminarmi verso la porta.

Inizio a scendere le scale, pronta a parlare con i miei genitori e chiarire questo inconveniente. Seduta su di un gradino ci vedo mia madre, che sta di spalle e non si è accorta della mia presenza. In questo momento provo un  po’ di irritazione nel vederla dopo la menzogna, ma è pur sempre mia madre. Inizio a scendere più lentamente i pochi gradini che mi separano da lei, e arrivata al punto mi ci siedo accanto. Lei ora si accorge di me.     
–Ciao- mi saluta                                                                                                       
–Ciao- ricambio un po’ a disagio. Vedo che tra le sue mani tiene una foto che ritrae me, lei e mio padre, e la sta fissando commossa.                           
–Questa è una delle mie foto preferite- inizia a parlare –era il quattro Ottobre del 2003, avevi sei anni e ti avevamo portata allo zoo. Desideravi tanto andarci e ti ci abbiamo portata. Eri la bambina più felice del mondo-                                                                                                                             
Sorrido al ricordo. E’ vero, mi sentivo veramente la bambina più fortuna e felice. Ho sempre amato gli animali e volevo andare allo zoo per vederli, soprattutto le scimmie, che io adoro. È stato un giorno bellissimo.              
–Volevi a tutti i costi fare la foto con la statua del gorilla gigante. Alla fine ci hai convinti, e l’abbiamo scattata. È la mia preferita questa-                   -Si, mi ricordo. Anche a me piace tanto questa foto- commento nostalgica. Lei sposta lo sguardo su di me e mi sorride, prima di ritornare a guardare la foto.                                                                                                  
–E’ stata una giornata indimenticabile- aggiunge                                                       
–Già, inoltre ero riuscita finalmente a vedere le scimmie- dico scherzosa. La faccio ridere. C’è ancora un po’ di tensione, ma sento l’aria già un po’ più alleviata.                                                                                                             
–Talia, devo chiederti scusa- cambia argomento mia madre riferendosi alla discussione. È ora di chiarire.                                                                        
–Io e tuo padre sapevamo tutto, e forse abbiamo sbagliato a tenertelo nascosto, ma volevamo proteggerti-                                                                    
-No mamma, sono io che devo scusarmi. Sono stata troppo fredda e rude nel comportamento. Non dovevo-. In fondo capisco che il loro intento era solo quello di proteggermi. Sono i miei genitori e io sono la loro unica figlia.                                                                                                                          
–Mamma, cosa vi ha detto Nick a te e papà?- Se Nick era presente in casa gli avrà sicuramente rivelato qualcosa.                                                               
–Tutto Talia, tutto quello successo oggi dalla mattina-.                                  
A proposito di sta mattina, quando stavo ancora nell’edificio e l’ho chiamata per assicurarla che stavo bene e avevo avuto un imprevisto, lei non aveva chiesto altri dettagli. Probabile che lei già sapesse qualcosa?    
–Mamma, Nick ti aveva per caso telefonata?- A questo punto credo che sia l’unica spiegazione alla sua reazione ‘tranquilla’ alla mia chiamata. Tra l’altro, ora che ricordo, Nick mi disse di non preoccuparmi e che ‘avrebbe capito’. Cosa avrebbe capito? Alla mia domanda mi guarda con lo sguardo perso. Sembra nervosa. –Mamma…- la richiamo all’attenzione e la guardo alzando un sopracciglio.                                                                                         
–Sapevo che Nick ti avrebbe convocata nell’edificio. Ecco perché non ti avevo telefonata e non ti ho fatto domande-.                                           
Bene, un’altra cosa che sapeva e che non mi ha rivelato. Rimango un po’ irritata anche a questa scoperta, ma non mi altero e questa volta comprendo. Però continuo a volere dei chiarimenti.                                       
–E come hai reagito?-                                                                                             
-Come avrei reagito secondo te? Sapere che mia figlia è dotata di super abilità e lo S.H.I.E.L.D. necessita del suo aiuto per svolgere delle missioni pericolose rischiando la sua vita…impensabile-.                                          
L’ho ascoltata, e osservata mentre rispondeva. Era agitata, con voce tremante. Ha mosso spesso la testa come se avesse dei piccoli tic, e tirava su il naso.                                                                                                                  
–Ma se tu sapevi, perché non l’hai impedito? Perché hai permesso che io firmassi?- A quanto ho capito lei era contraria e spaventata a questa idea, ma non mi ha intralciata e non mi ha fermata.                                                 
–Perché tu fai parte di loro Talia! Tu sei speciale, non sei come le altre. Se te lo avessi impedito tu avresti comunque fatto di tutto pur di firmare e dare il consenso. Non mi avresti ascoltata-.                                                      
–Come fai a dirlo?-                                                                                                   
-Ti conosco bene Talia, tu vuoi aiutare la gente, lo hai sempre voluto fare. Tu sei buona, e se c’è un modo per salvare vite tu faresti di tutto pur di aiutarle-                                                                                                                     
-Si ma…ora ho paura. E se avessi fatto la scelta sbagliata?- Perché ora ho i dubbi? Perché…ora ho paura?                                                                              
–Talia hai quasi 19 anni, sei una ragazza fantastica, intelligente, matura e sei indipendente. Sei sempre pronta a tutto e sai ragionare senza aver bisogno del cervello altrui. Sai prendere le decisioni che ritieni più giuste. Io sono sicura che tu hai firmato non solo perché avresti finalmente lavorato con lo S.H.I.E.L.D. e con gli Avengers, tu hai firmato perché eri sicura di quello che volevi fare. Tu hai le idee ben chiare Talia, devi solo riordinarle-                                                                                                                
-Ma ho paura mamma-                                                                                           
-Tutti hanno paura. Tu riuscirai ad affrontarla-.                                            
Una lacrima mi scende marcando la mia guancia. Mia madre mi prende il viso tra le mani e mi rivolge un sorriso –Questa è quella che sei. Sei forte e coraggiosa. Tu fai parte di loro Talia, quello è il tuo mondo, il tuo futuro. Nick e gli Avengers contano su di te-                                                                   
-Non voglio deluderli-                                                                                             
-Non lo farai. Mi fido di te tesoro. Andrai alla grande-.                                
Lei si fida di me. Prima era solo una lacrima, ma ora il mio viso viene interamente ricoperto di queste gocce salate che per troppo tempo si sono intrattenute dentro di me. Voglio buttare tutto fuori ora, e piango. Un pianto che contiene mille emozioni racchiuse tutte insieme. Mi getto tra le braccia di mia madre e la stringo forte a me, assaporando il suo profumo e il suo contatto delicato che mi è mancato per troppo tempo e godendomi questo momento che chissà quando ritornerà.                           
–Grazie mamma, ti voglio tanto bene- riesco a dire tra un singhiozzo e l’altro. La sua presa si fa più salda.                                                                      
–Ti voglio tanto bene anche io, tesoro-.

Mi sono chiarita con mia madre, mi sono aperta e finalmente sfogata dopo un lungo tempo che non lo facevo. Mi sentivo più leggera e libera. Lo stesso è successo dopo con mio padre. Ho parlato anche con lui a tal proposito; ci siamo scusati e chiariti reciprocamente e anche questa volta la nostra chiacchierata è terminata con un forte abbraccio. Dopodiché ho chiamato Natasha che mi ha aiutata insieme a mia madre a smantellare la cameretta, mentre Steve e mio padre preparavano gli scatoloni e li portavano giù per sistemarli nel furgone che stava li apposta. Inutile dire con quanto facilità Steve abbia sollevato insieme due scatoloni pesantissimi in confronto a mio padre che a mala pena ne riusciva a sollevare uno. Ci sono volute tre ore e mezza per questo lavoraccio, e si era fatta ormai ora di cena. Alla fine, mentre tutti gli altri erano scesi a portare l’ultimo scatolone e aspettarmi giù, io era rimasta ferma nella mia stanza ormai vuota, a provare un senso di tristezza e malinconia. Avrei lasciato la mia dimora per andare a vivere con gli altri. Che sensazione nostalgica. Volevo dare un ultimo saluto al mio ‘covo segreto’ che ho amato così tanto.
–Addio- dissi rivolta ad essa prima di richiudere la porta e raggiungere gli altri nel salotto. Mia madre stava abbracciata a mio padre, mentre Steve e Natasha mi attendevano davanti alla porta che avrei varcato per l’ultima volta.                                                                           
–Bene- dissi –è giunto il momento di salutarci-. Mi rivolsi verso i miei genitori e li abbraccia insieme.                                                                             
–Mi mancherete tanto-                                                                                          
-Ci mancherai anche tu tesoro- sussurrò mio padre dandomi un tenero bacio in testa.                                                                                                          
–La mia bambina. Sono fiera di te- commentò mia madre prendendomi il viso tra le mani e sorridendomi fiera e commossa. Mi diede anche lei un bacio in testa. –Sii prudente Talia-. Annuii e gli sorrisi. Poi sentii dei piccoli passi correre, e poi abbaiare. –Bucky!- Gridai correndo nella sua direzione e coccolandolo per bene prima di salutare anche il mio fedele amico. Lui in tutta risposta mi si buttò sopra leccandomi. –Mi mancherai anche tu- mi rivolsi a lui prima di rialzarmi e mettermi uno zaino sulle spalle. Steve apre la porta e dice –E’ ora di andare- gli annuisco e mi giro un’ultima volta per dare un ultimo saluto ai miei genitori e al mio cane. Poi esco fuori dalla porta di casa, con Natasha che mi cammina affianco abbracciandomi.
Nick è rimasto fuori appoggiato al suo macchinone, ovviamente di colore nero. –Siamo  pronti?- Ci chiede                                                                          
–Si, siamo pronti- rispondo io. Ognuno entra nella propria macchina, con Nick che fa da capo fila, seguito poi da Steve e dal furgone. Stiamo ritornando nel Quartier generale.

Appena arrivati io Nat e Fury scendiamo per entrare all’interno, mentre il Capitano è rimasto fuori ad aiutare a scaricare i tanti scatoloni. Appena entriamo andiamo subito nel salotto, dove questa volta ci stanno tutti quanti, e ci sta anche lui. Mi sento nervosa, e ho una strana sensazione allo stomaco, ma sono contenta di vederlo. Mi è…mancato. Lo saluto con un cenno di mano, e lui di rimando solleva gli angoli delle labbra. James, sei stupendo quando sorridi. Non ce la faccio, sento caldo, e lo imito in quel gesto fantastico che vorrei vederglielo fare più spesso.                                             
–Ecco la nostra mascotte. Dove ti eri cacciata signorina?- Si rivolge Tony a me. Seriamente Stark, una mascotte?                                                                
–Ero andata a casa mia-                                                                                          
-Come, non sei nemmeno arrivata che già te ne vuoi andare?- Commenta scherzoso Sam. Mi metto a ridere.                                                                      
–No, non me ne andrei mai da qui- lo rassicuro.                                              
–Talia verrà a stare da noi. Siamo passati a casa sua per trasferire la sua roba- sento dire da Steve che ha iniziato a scaricare i primi scatoloni seguito dagli altri traslocatori.                                                                              
–Uhuhu, ma che bello!- commenta Sam seriamente entusiasta                   
–Ne vedrai delle belle in casa Avengers. Preparati-. Lo adoro, è troppo simpatico e mi fa sempre ridere. Sam trasmette positività.                           
–Talia, non vorrei essere invadente, ma tu non vai a scuola?- Mi chiede Wanda. Miseriaccia, me l’ero scordata! Non gliel’ho nemmeno chiesto a Nick come farò. Bella domanda Wanda.                                                              
–Em…si, dovrei, ma ora che ci penso non so come farò…-                              
-A questo non devi preoccuparti- si intromette Nick. Che tempismo.          
–Abbiamo pensato a tutti noi. Per giunta hai tutti voti alti e hai vinto due borse di studio-                                                                                                        
-Wow, complimenti- commenta Tony alzando il bicchiere come per fare un brindisi.                                                                                                               
–Si ma ho la maturità quest’anno. Come farò? Non posso lasciare gli studi proprio ora-                                                                                                               
-Hai veramente voglia di studiare? Questa è la cosa più assurda che io abbia mai sentito- dice Sam.                                                                                 
–Sarà, ma non posso lasciare adesso-.                                                                
–Talia, non dovrai preoccuparti. L’agente Hill ha pensato a tutto per farti continuare gli studi e permetterti di diplomarti entro la fine dell’anno-       
-In che modo?-                                                                                                         
-Seguirai degli studi a modo nostro. Non potrai andare nella tua scuola, abbiamo creato una copertura, ma rientrerai il giorno del tuo diploma-.    
È sempre pieno di sorprese il Comandante. Non ho idea di quello che ha escogitato e in che modo dovrò continuare gli studi, ma alzo le mani. Diciamo che mi fido.                                                                                               
–Perfetto, questo è l’ultimo scatolone- dice uno dei traslocatori. Mi giro per vedere e … sono veramente tanti! Occupano quasi tutta l’entrata del salotto.                                                                                                                      
–Wow..sicura che non ti sei portata tutta la casa?- Ironizza Sam alzandosi e contandoli uno ad uno.                                                                                        
-20 scatoloni…cos’hai di così importante da portarti dietro?- Perché la gente deve sempre mettermi in imbarazzo?                                                     
–Bhe, dovrò vivere con voi. Mi sono portata tutto-                                          
-Anche i poster?- aggiunge Tony. Come fa lui a sapere dei miei bellissimi poster?! Lancio un’occhiataccia a Steve, che alza le mani                                     
–Non guardare me-                                                                                                 
-Ah, Steve non c’entra niente. Prenditela con Fury- lo indica Tony. Faccio come mi dice e lo fulmino, ma lui di tutta risposta fa l’indifferente. Devo fare attenzione a quello che dico a Nick, vorrei evitare figuracce.                                                
–Lasciatela in pace- Bucky. Bucky mi ha appena…protetta?                           
–Grazie- gli dico con il labiale. Nessuno ha più ribattuto o commentato.
–Ok…quindi…dove sarà la mia camera?- chiedo molto curiosa di sapere come sarà.                                                                                                                
–Oh, giusto. Fatele fare un tour e mostratele tutto. Dovrà abituarsi a questo nuovo ambiente. Io ora vado, qualsiasi cosa Talia chiamami o rivolgiti a loro. Buona serata Vendicatori- e il Comandante se ne va.           
–Molto bene. Allora Talia, iniziamo il tuo tour- dice Tony posando il drink sul bancone. Sta sempre con un bicchiere ripieno in mano.                        
Mi fa  fare un giro per tutto il l edificio, insieme a tutti gli altri. O almeno, quasi tutti. Bucky e Sam si sono offerti di aiutare Steve a posare gli scatoloni in quella che sarà la mia camera, ultima tappa del giro che Tony mi mostrerà.                                                                                                                
–E questa sarà la tua camera- me la ‘presenta’ aprendo la porta.                
–Wow, ma è enorme!- grido tutta entusiasta. È stupenda! Molto più grande di quella di casa mia. E ho anche il bagno incorporato! Ovviamente non è ancora arredata, e le pareti sono bianche, ma vedo che manca il letto.                                                                                                                          
–Oh, scusa, il letto ancora non c’è, lo porteranno domani- mi legge nel pensiero Tony. Questo è un problema, perché dove dormirò?                      
–E dove dormirò?-                                                                                                   
-Nella mia camera- risponde Bucky.
 
POV BUCKY

Quando sono ritornato in salotto Nat, Steve e Talia non erano presenti. Sono stato in palestra per sfogarmi un po’ e poi mi sono fatto una doccia fresca. In quel lasso di tempo in cui sono mancato chissà cos’è successo. 
–Sam, dove sono gli altri?- Chiedo fermandolo per un braccio                      
–Mi sembra di aver capito che sono andati in casa di Talia. Perché?-           
-Niente. E quando torneranno?-                                                                            
-Non lo so, credo tra un po’. Ti serve qualcosa?- scuoto la testa. Non mi serve niente, a parte rivederla. Mi sento nervoso e scombussolato da quando mi sono perso nel suo sguardo. Cosa mi ha fatto? Com’è possibile che una ragazza come lei sia capace di provocare tutta questa strana sensazione in me? Magari è solo lo stupore di essermi ritrovato faccia a faccia con una giovane adolescente. Credo…non lo so. Mi metto seduto sul divano e li aspetterò.

Sono passate tre ore e quaranta minuti, e finalmente sento il rumore di macchine sostare e le portiere sbattere. Sono loro. La porta si apre e finalmente la rivedo. Mi sento più rilassato e tranquillo. Lei appena entra si guarda intorno, e quando mi vede mi saluta. Ci siamo tutti in salotto, ma lei saluta solo me. Le sorrido, e lei ricambia. Di nuovo questa sensazione allo stomaco. È così solare, e quel sorriso…ma perché mi sorride sempre quando mi vede? E perché ha salutato solo me?

Tony e gli altri l’hanno accompagnata a fare il tour della casa. Io e Sam ci siamo offerti di aiutare Steve a portare gli scatoloni nella sua futura cameretta. Ne sono 20, e sono pesanti, ma riusciamo tutti a portarne due alla volta. Finito di scaricarli usciamo dalla stanza e li aspettiamo lì. Tony ha deciso di farle fare il giro al contrario, e come sorpresa gli ha riservato la camera per ultima tappa. Ma quando siamo entrati per posare gli scatoloni, il letto non c’era. Dove dormirà?                                                                                                       
–Amico, ma in questa stanza manca il letto. Dove dormirà la ragazza?- Si rivolge Sam a Steve. Quindi non ho visto male, il letto manca veramente. –Lo so che manca, hanno avuto un ritardo nel portarlo, arriverà domani-  
-E come farà per la notte?- Chiedo io. Non è una cosa grave, ma le camere sono tutte occupate, per altro questa era la stanza degli ospiti prima che arrivasse lei, ma il letto l’hanno dovuto cambiare e a quanto pare ha avuto un ritardo.                                                                                                    
–C’è un’altra stanza degli ospiti giù- commenta Sam.                                      
–Si, ma non va bene. Devono ristrutturarla, è crollato un pezzo del soffitto e ci sono delle crepe sul muro- risponde Steve.                                                                                        
–C’è sempre il divano letto- aggiunge Sam                                                        
–E vuoi lasciarla dormire lì in salotto il primo giorno?- Ribatto io                  
–Qual è il problema? È l’unico letto disponibile-                                               
-Si, ma sta in salotto. Se noi ci svegliamo e lei sta ancora dormendo potremo infastidirla. Potrebbe anche sentirsi a disagio a stare in bella mostra nella stanza che usiamo di più- gli faccio notare. No, lei non deve dormire su quel divano letto. Deve stare comoda per la notte.                     
–Bucky ha ragione, ma è anche vero che è l’unico posto per farla dormire-
-E se usasse il mio letto?- Propongo. Mi guardano torvi, soprattutto Sam  
–E farla dormire con te?- Commenta quest’ultimo                                                          
–No, scemo, lei dormirà nel mio letto e io userò quello in salone. Solo per questa notte- mi dispiacerebbe farla dormire lì.                                               
–Ne sei sicuro? Poi potremo disturbare te la mattina- mi si rivolge Steve   
–Non sarà un problema. Ho il sonno leggero- lo rassicuro.                             
–Ok, allora se non è un problema, andata-. Steve è d’accordo.

Eccoli, sono arrivati all’ultima tappa. Tony gli apre la porta e le mostra la camera piena di scatoloni. Lei ha la bocca aperta. Che scena tenera, sembra così contenta, e si tratta solo di una camera. Se reagisce  così solo per una stanza, come reagirà mai ad un regalo?... si accorge anche lei che manca qualcosa di fondamentale all’interno.                                                   
–Oh, scusa, il letto ancora non c’è, lo porteranno domani- gli spiega Tony –E dove dormirò?-Gli domanda lei                                                                        
-Nella mia camera- rispondo.
La vedo senza parole. –Ho per caso detto qualcosa di sbagliato?- Chiedo guardandomi tutti quanti.                                                                                     
–Come sarebbe a dire che dormirà nella tua camera?- Chiede Tony con quel tono che mi irrita ogni volta.                                                                        
–Abbiamo trovato un compromesso. La stanza degli ospiti ha una crepa sul soffitto ed è inagibile, e il divano letto sta in salone. È la stanza che usiamo di più, e la mattina potremmo svegliarla, così Bucky si è proposto di farla dormire nel suo letto mentre lui userà quello in salone-.      Fortuna che risponde Steve, altrimenti io mi sarei rivolto sgarbatamente. Io e Tony non andiamo molto d’amore e d’accordo, ma devo abituarmi. Per fortuna che non capita mai di dialogarci, ognuno sta per i fatti propri senza considerarsi. Ma quelle poche volte che si chiacchiera collettivamente, tra me e lui finisce sempre con delle polemiche, e come al solito è Steve ad intervenire. Ma questa volta Tony non ribatte. Meno male.                                                                                                                          
–Em…ma no, davvero, non è un problema, posso dormire nel salotto. Non voglio essere un disturbo- interviene Talia. No, non sei un disturbo, non pensarci nemmeno. Ti impedisco di dormire in quello scomodo letto.        
–Dormirò volentieri per una notte in salotto. Non è un problema- la rassicuro                                                                                                                   
–Ma…-                                                                                                                        
-Ho detto che non è un problema- la zittisco. –Se lo fosse stato non mi sarei proposto- lei annuisce e non ribatte.                                                         
–Molto bene, allora…vuoi portarla nella tua camera? A farla vedere- si rivolge Tony. Per una volta che non fa l’antipatico.                                          
–Si- dico, e gli faccio strada.
L’idea che ho avuto è stata approvata, e ora sto conducendo Talia nella mia stanza per fargliela vedere. Non ho problemi ha mostrargliela, non tengo niente di segreto o nascosto, e ho solo l’essenziale all’interno.         
–Grazie Bucky- la sento proferire parola. Mi giro per guardarla, ce l’ho dietro che mi segue –non dovevi disturbarti-                                                     
-Non è un disturbo. Mi fa piacere- le rivelo sinceramente. Purtroppo dopo quello che mi è successo non sono stato più lo stesso James di una volta. Molte cose sono cambiate, anche nel mio modo di comportarmi, ma per fortuna ci sono anche dei miglioramenti e mi sento più rilassato. Dopo questi cambiamenti sono rimasto molto riservato. Mai mi sarei offerto di prestare la mia camera per una notte a qualcuno, ma con lei è diverso. Per lei lo farei volentieri. Siamo arrivati davanti alla porta: la apro e gli permetto di entrare. Lei molto timidamente mette il piede dietro e si guarda intorno.
 
POV TALIA

Quando mi hanno portata a fare il tour della casa ed era arrivato il momento di mostrarmi la stanza che sarebbe diventata la mia camera, mi sono accorta che mancava il letto. Dove avrei dormito? A quanto pare non si è dimostrato un problema, perché Bucky si è offerto di lasciarmi il suo letto per questa notte mentre lui avrebbe dormito in quello scomodo divano letto nel salotto. Che gesto dolce! Lo apprezzo molto, è stato così caruccio nell’offrirsi. Sono rimasta senza parole, non sapevo cosa dire, e al contempo ero imbarazzata. Insomma, dormire nella camera di colui che mi ha scombussolata? Ho provato a dirgli che non sarebbe stato un problema, mi sarebbe dispiaciuto farlo dormire in quello scomodo sul divano, ma lui ha insistito, e alla fine mi sono arresa. Tony ha anche avuto la brillante idea di farmi condurre nella sua camera proprio da lui. IO e LUI, da soli. Panico. Talia, cerca di non fare figuracce.                                     
E così Bucky mi ha fatto strada nel lunghissimo corridoio fino a quando non siamo arrivati davanti alla porta della camera. Mi apre da gentil’uomo e mi fa entrare. Inizio a farmi un giro per ambientarmi. È molto grande, come la mia. Penso che abbiano tutte la stessa grandezza, ma la sua sembra ancora più spaziosa perché è ‘vuota’. Cioè, non è proprio vuota, ho utilizzato questo aggettivo perché è provvista solo di cose essenziali: un letto posto al centro della parete di destra, due comodini ai lati, un mobile posto nella parete di fronte alla porta, un armadio ad angolo che ricopre quasi tutta la parete più lunga di sinistra e la porta del bagno. Sui comodini ci sono solo due lampade, una sveglia e una cornice vuota; sopra al mobiletto invece c’è uno specchio, una piantina verde, dei notebook con un porta penne vicino, tre libri e un’altra lampada da comò. È una stanza molto semplice, e le pareti sono bianche. L’unica cosa colorata sono le tende della finestra, di colore blu acceso. Forse ha scelto questo colore perché il blu mette tranquillità.                                                                                            
–Wow-                                                                                                                      
–Che c’è?- domanda lui allarmato richiudendo la porta.                                 
–No, niente, è solo che…è…-                                                                                  
-Vuota?- conclude lui. Annuisco.                                                                         
–Posso chiederti perché?- Non voglio essere invadente, ma sono una ragazza molto curiosa.                                                                                           
–Non ho ricordi e non ho momenti da conservare- mi risponde lui. Ora mi sento in colpa per averglielo chiesto, avrei dovuto immaginarlo dato tutto ciò che quei bastardi gli hanno fatto. Non aveva ricordi, anche se aveva recuperato gran parte della sua memoria non poteva avere foto o oggetti da conservare, dato anche gli anni che sono passati…praticamente quasi un secolo.                                                                                                                 
–Scusa, non volevo essere invadente- mi perdono. Mi ha fatto tanta pena la sua risposta.                                                                                                        
–Non sei invadente, lo al tuo posto avrei chiesto lo stesso- mi risponde per rassicurarmi.                                                                                                          
–Bhe, sicuramente avrai tante domande da fare sulla mia di camera. Non so nemmeno se ti conviene entrare- scherzo per sdrammatizzare riferendomi a tutti i poster e cavolate varie che ho su di lui, Steve e tutti gli altri. Ovviamente non li ho lasciati alla casa vecchia, ho intenzione di attaccarli anche qui. Lui ridacchia. Quante volte sono che lo fa e che mi fa prendere fuoco?                                                                                                      
E niente, ora regna il silenzio. Io mi siedo sul letto e prendo la cornice vuota sul comodino, così mi viene in mente una cosa:                                     
-Potresti metterci una foto di te e Steve in questa cornice- è vero che non ha potuto portare dei ricordi materiali dal passato, data anche l’epoca in cui viveva, ma c’è sempre tempo per farsi una foto con il suo migliore amico e iniziare a farsi nuovi ricordi.                                                                                                            
–Non ho foto con Steve- mormora. Riposo la cornice, mi alzo dal letto e mi posiziono di fronte a lui                                                                                   
–Puoi sempre fartene una-.                                                                                 
Gli faccio l’occhiolino e faccio per uscire, ma prima di varcare la porta mi blocco perché mi viene in mente un’altra cosa da dirgli: -Comunque potresti iniziare a costruirne nuovi di ricordi. Sai, non è mai troppo tardi-. Ed esco dalla stanza.
Rimango ferma nel corridoio a sorridere da sola e mordermi il labbro. Mi sento bene, mi sento felice. Non so, ma lui mi scombussola e mi fa provare così tante emozioni che…mi fanno sentire bene e viva. Sono contenta di essere tornata e averlo trovato in salotto con gli altri; sono contenta che lui mi abbia sorriso sinceramente, che lui si sia proposta di prestarmi la sua camera per questa notte…sono contenta di aver trascorso quei pochi minuti con lui che presto diventeranno giorni, dato che conviverò con loro vedendoli ogni secondo. Comunque ho un’idea in mente per lui, una sorpresa. Non sarà facile, e dovrò cercare di svagare molto a riguardo. Non so quanto ci impiegherò, ma spero apprezzerà.
Dopo il tour avuto abbiamo cenato tutti insieme, e mi sono divertita tantissimo perché questi ragazzi sono fantastici. Mi sento già integrata nel gruppo. A fine pasto ho deciso di farmi una bella doccia per pulirmi e rinfrescarmi, poi sono andata a rovistare il mio pigiama per la notte (composto da una maglietta e culottes) nello scatolone e mi sono diretta in salotto per salutarli tutti. Sono molto stanca e ho bisogno di dormire. Percorro il corridoio e arrivo nella grande sala, dove sono tutti riuniti nei divanetti e poltrone rosse.                                                                                                        
–Ragazzi, io vado a dormire-                                                                                  
-Di già? Ma dai, proprio ora che inizia il divertimento?- Mi dice Tony sempre con un bicchiere di alcolico in mano.                                                    –No Tony, io ho sonno. Possiamo anche divertirci domani-. La mia frase sembra molto compromettente, anche perché ho accompagnato la mia affermazione con uno strano sorrisetto, e tutti quanti si sono messi a dire ‘uhuhuhu’ in coro, facendomi imbarazzare. Giuro che non intendevo niente di malizioso.                                                                                                  
–Ah, prima che vai a dormire, Nick mi ha detto che domani inizieranno gli allenamenti- mi informa Steve.                                                                            
–Davvero? A che ora?-                                                                                           
-Alle undici-                                                                                                               
-Perfetto! Allora a domani-                                                                                   
-Ci sarà da lavorare signorina- aggiunge Natasha alzandosi e dirigendosi verso di me –Buona notte Tesoro, riposati- mi dice con questo tono materno che mi mette sicurezza. Che dire, adoro questa donna.                
–Ok. Allora, buona notte- li saluto e loro ricambiano.                                    
–Buona notte Talia- mi saluta per ultimo Bucky. Io di tutta risposta gli ricambio un sorriso. Domani sarà una giornata faticosa, meglio riposare. Sicuramente farò sogni d’oro.
 
POV STEVE

Ora che Talia è andata a dormire io e Natasha siamo pronti a rivelare tutta la verità sul suo passato e sulle sue abilità anche agli altri componenti del gruppo. Ne abbiamo discusso molto e abbiamo deciso di parlarne senza la presenza della ragazza e di notte, dopo che lei sarebbe andata nella stanza. Talia ovviamente è all’oscuro di tutto ciò.                                                                                                                   
Li abbiamo riuniti in salotto, a loro insaputa per parlargli a riguardo. Talia molto educatamente è venuta a darci la buona notte. Poverina, sarà stanchissima e ha bisogno di riposare prima di affrontare la giornata di domani, che sarà tostissima. Aspetto che si allontani abbastanza prima di esordire l’argomento. Rivolgo un’occhiata a Natasha per avere la sua approvazione. Lei mi fa cenno con la testa e acconsente. Mi alzo dalla poltrona e richiamo l’attenzione di tutti:
-Ragazzi, io e Natasha dobbiamo parlarvi di una cosa-                                                                                                
-State insieme?- Chiede impetuosamente Stark.                                              
–Devi sempre dire cose inappropriate?- lo rimprovera la Vedova. Tony alza le mani. Non ho voglia di discutere con lui proprio ora, così mi limito a sbuffare.                                                                                                                
–Dicevo, dobbiamo dirvi una cosa molto importante-                                      
-Avanti, spara- ci ‘incita’ Stark                                                                              
–Riguarda Talia- li informa Natasha. Vedo Bucky alzare di scatto la testa   
–Che le è successo?- Domanda subito furtivo                                                   
–Niente, non le è successo niente. Quello che dobbiamo dirvi riguarda le sue abilità e il suo passato- lo ‘rassicuro’.                                                             
–Finalmente sapremo cosa è in grado di fare- commenta Wanda.               
–Lo so che non state più nella pelle, e finalmente le vostre domande avranno delle risposte, ma io non prenderei la cosa alla leggera- li avverte Natasha. È vero, quello che scopriranno in seguito sarà sconvolgente.       
–Allora ditecelo, siamo stufi di aspettare-.                                                         
–Ok. Allora, Talia ha le stesse abilità di Natasha-                                               
-Cosa?-                                                                                                                       
-Ma come?–                                                                                                              
-Come sarebbe a dire?-                                                                                           
Bene, se ho scatenato il panico solo con questa notizia, cosa succederà quando gli rivelerò l’altro?                                                                                    
–Ragazzi calmatevi, ora vi spiegheremo tutto- li zittisce la Vedova.              
–Grazie Nat. Allora, dicevo, Talia ha le sue stesse abilità. La novità, il motivo per cui viene considerato un super potere, è perché lei a differenza sua ci è nata-                                                                                          
-Come può esserci nata?- Chiede incuriosita Wanda, che sembra molto interessata a riguardo                                                                                            
–Suo padre, Kevin Cole, era un ex agente dello S.H.I.E.L.D. E’ stato preso come cavia dall’ Hydra e gli hanno condotto degli esperimenti- il mio sguardo cade spontaneamente sul volto di Bucky, che ascolta quello che dico guardando un punto vuoto della stanza e agitando nervosamente la gamba.                                                                                                                     
–Tre anni dopo i suoi compagni lo hanno trovato, ma non era più lo stesso. Gli esperimenti hanno avuto le stesse conseguenze che hanno avuto su di te, Bucky- gli spiego rapidamente e semplicemente. La storia è molto lunga e complicata, ma cerco di essere riassuntivo e raccontare almeno l’essenziale.                                                                                                 
–E che le è successo al padre?- Mi domanda il mio amico                                
–Lo S.H.I.E.L.D. lo ha aiutato a recuperare la memoria e a farlo ritornare il più possibile simile alla persona che era prima, e ci sono riusciti. Ma sono stati due anni pieni di terapie difficili -                                                                
-Che altro è successo?- domanda nuovamente Bucky seriamente catturato dalla storia.                                                                                             –Quando Kevin si è sposato, con una certa Katherine Dolen, anche lei ex agente dello S.H.I.E.L.D, ed è venuta alla luce Talia, è nata con il DNA modificato- questa notizia li lascia tutti a bocca aperta.                                   
–Un momento- ci interrompe Tony posando il bicchiere e alzandosi.          
–Perché il suo DNA è modificato?-                                                                       
-Perché durante le sperimentazioni condotte sul padre i liquidi e le sostanze che gli hanno immesso sono rimaste nel suo corpo in modo permanente, e sono state trasmesse ereditariamente alla ragazza, che è nata con questa grande forza e abilità senza essere stata mai sottoposta ad allenamenti. È una cosa che sta dentro di lei- gli spiega al mio posto Natasha.                                                                                                                    
–Wow, è impensabile. Non ho mai sentito una storia simile prima- commenta scioccata Wanda.                                                                                
–Ma se lei ci è nata non dovrebbe saperle usare da sola? Se non ha avuto bisogno di allenamenti perché dovremo aiutarla?- Si intromette Sam         
–Lei non ha mai dovuto affrontare missioni o combattimenti, dobbiamo comunque aiutarla a migliorare le tecniche e insegnarle i piccoli segreti. Non possiamo metterla subito a combattere con qualcuno. Anche se ne sarebbe in grado è comunque molto rischioso. E poi, ha difficoltà a controllarli-                                                                                                               
-Noi non dobbiamo soltanto allenarla per migliorarla, dobbiamo aiutarla a gestire le sue paure e se stessa- esordisce Natasha. Ci alterniamo nel parlare e nello spiegare la situazione.                                                                 
–Per questo ognuno di noi avrà un ruolo ben specifico in quello che dovrà svolgere con Talia-                                                                                                   
-Vuoi dire che tutti noi dovremo allenarla?- Chiede Wanda                           
–Si, esatto, ognuno di noi avrà un allenamento da esercitare con lei. Quelle che sono le nostre specialità- chiarisce Nat.                                         
–Scusate, ma io ho un armatura da volatile, e non credo che lei debba imparare a volare-.                                                                                              
Questo commento di Sam devo ammettere che mi fa ridere, ma mantengo il contegno.                                                                                           
–Non dovrai insegnarle a volare. Hai lavorato nell’esercito anche tu, quindi ti occuperai della tecnica e dell’astuzia-                                                  -E io cosa dovrò insegnarle?-                                                                                 
-Tu Wanda ti occuperai di gestire le sue paure- la informa Nat.            
Wanda può manipolare ed è l’unica in grado di poter comprendere la sua paura e aiutare a gestirla.                                                                                      
–Vuol dire che anche io dovrò allenarla?- Si aggiunge anche Bucky.      
Tutti spostano lo sguardo su di lui.                                                                       
–Si, tutti quanti. Tu la aiuterai con la tecnica e il combattimento, come me e Natasha-. Annuisce leggermente con la testa.                                               
–Bene, quindi Talia è una Vedova Nera in versione Junior, ognuno di noi avrà un ruolo specifico da svolgere con lei, suo padre era una cavia dell’Hydra e lei è un ibrido. A proposito, come stanno i suoi genitori? Come ha fatto Talia ha convivere per tutto questo tempo con un padre mentalmente instabile? E loro sanno dei suoi poteri?- Inizia a chiedere a raffica Tony. Piano, una cosa alla volta, tra l’altro hai fatto un commento che ha infastidito la serenità di Bucky, che stringe i pugni e fa per alzarsi ma lo fermo all’istante.                                                                                           
–Tony, potresti essere più garbato delle volte- lo rimprovero per il suo atteggiamento narcisista ed egoista.                                                                   
–A proposito di questo, c’è un’altra cosa che dovete sapere- continua Natasha                                                                                                                     
–Ovvero?- chiedono angosciosi-.                                                                      
Prendo un bel respiro. Quello che scopriranno sarà un colpo basso.           
–Talia è stata adottata-.
Bucky si alza di scatto dalla sedia.                                                                        

–Lei lo sa?- Chiede molto agitato. Non capisco il motivo di tutta questa sua agitazione. Lo avevo pensato che probabilmente avrebbe provato un debole per la ragazza, e credo che la mia intuizione sia stata fondata.         
–Bucky, sta calmo, siediti e vi spiegheremo di più- lo tranquillizzo. Lui lentamente mi ascolta e si risiede incrociando le mani.                                  
–Potete spiegarci bene le cose?- Si rivolge polemicamente Tony                            
–Se voi ci lasciate parlare senza interruzioni sarà molto più facile- controbatto. Ok, ora che sembra tutto silenzioso sono pronto a continuare:                                                                                                                
-Kevin è stato ritrovato 15 anni fa nella sua abitazione dove conviveva con la moglie e la figlia. Quelli dell’Hydra lo hanno ucciso. Katherine ha nascosto la figlia e lottato per salvare il marito, ma invano. E’ riuscita però a mettersi in salvo con Talia. L’ha portata a casa di Martha e di Bill, ex Agenti dello S.H.I.E.L.D. che hanno dovuto inventarsi una copertura e lasciare il lavoro per il bene della bambina, che hanno cresciuto e tenuto protetta fino a questo momento. Erano gli unici conoscenti fidati che avevano-.
Li vedo tutti sorpresi, azzittiti, cupi. Si respira aria tetra. Li aveva avvertiti Natasha che la storia che seguiva non andava presa alla leggere. Wanda si mette le mani in testa, Bucky ha lo sguardo abbassato, e gli altri non sanno cosa dire.                                                                                              
–Perché l’Hydra ha fatto irruzione nella loro casa?- Sam prende ‘coraggio’ e interviene con una domanda.                                                                           
–Volevano catturare Talia- risponde Natasha. Bucky rialza lo sguardo.      
–Volevano catturare una bambina di tre anni?- Commenta Wanda            
–Perché volevano Talia?- Domanda il mio caro amico                                    
–Per eseguire delle sperimentazioni. Sapevano che se in futuro Kevin avesse avuto figli sarebbero nati con qualche capacità ereditata-                 -Ma certo, volevano eseguire delle sperimentazioni anche su di lei. Che bastardi- aggiunge Sam.                                                                                       
–Esatto. Volevano tenerla come cavia-                                                               
-O mio dio…- sussurra Wanda –Cosa è successo invece a Katherine?-         
-Dopo che ha affidato la figlia a Martha e Bill è sparita senza lasciare traccia. Non si sa che fine abbia fatto- risponde Natasha.                                  
–E il padre? Perché hanno ucciso Kevin?- Si rivolge Tony                               
–Volevano creare un’arma assassina. Kevin durante le sperimentazioni era diventato un soldato molto agile e forte. Impeccabile. Era il prototipo del soldato perfetto che l’Hydra aveva in mente per annientare lo S.H.I.E.L.D. ma fu riportato alla normalità. Hanno fatto irruzione per riprenderlo, questa volta anche con la figlia, che secondo loro sarebbe stata ancor più abile del padre. Ma Kevin oppose resistenza, e lo uccisero-
-Ragazzi…- si intromette Natasha. È il momento di rivelare un’ultimo particolare –Talia è ancora ricercata dall’Hydra-.                                              –Come? È ancora in pericolo?- Chiede Bucky allarmato                                 
–E’ sempre stata in pericolo, Buck…- gli confesso. Wanda ha le lacrime agli occhi e gli altri sono tutti sotto shock.                                                               
–Nick, Martha, Bill, lo S.H.I.E.L.D., l’hanno sempre tenuta sotto controllo e protetta. Ma non potevano tenergli nascoste le abilità a lungo, e Talia avrebbe prima o poi scoperto tutto. Fury pensa che questo sia il momento migliore per metterla in azione e farla integrare nel suo vero mondo, che gli è stato tenuto nascosto per troppo tempo- spiego io.        
–Lei è a conoscenza?- Mi ripropone la domanda James.                                 
–No, lei non sa, e ancora non deve sapere-                                                           
-E per quanto credete di tenerglielo nascosto?-                                               
-Fino a che sarà necessario, Tony- risponde Natasha.                                        
–Dobbiamo proteggerla ragazzi. È’ anche per questo che lo S.H.I.E.L.D. ha preso la decisione di farla vivere nel quartier generale, si fidano di noi. Io e Natasha abbiamo dato la nostra approvazione, ma dobbiamo avere l’appoggio di tutti-. Li guardo, uno ad uno, per vedere le loro espressioni e prevenire una loro risposta. Bucky si alza in piedi                                            
–Io ci sto-. Non avevo dubbi. Poi si alza Sam –Amico, che domande, certo che la proteggerò- e si aggrega a me.                                                                 
–Io sono molto sensibile, e capisco come ci si sente a perdere i genitori. Talia è una ragazza fantastica, e sono certa che avremo molto da imparare da lei come lei ne avrà da noi. Voglio aiutarla, per cui anche io ci sto- Wanda è sempre così dolce e ha dato una spiegazione accurata al suo consenso. Sapevo che lei avrebbe accettato per compassione. Mi rivolgo poi a Tony –Stark? Che vuoi fare tu?- Lui finisce l’ultimo sorso di quel  liquido alcolico presente nel bicchiere.                                                               
-Cosa dovrei fare secondo te? È una ragazzina…non merita questo male. Si, mi unisco a voi-. Manca ancora una persona… Visione, che molto riservatamente non ha commentato niente a riguardo ed è rimasto tutto il tempo seduto accanto a Wanda a confortarla. Ma ovviamente accetta anche lui di proteggere Talia.                                                                              
–Molto bene Avengers. Abbiamo una persona da salvaguardare-.
 
Angolo autrice
Hello Guys! Vi prego non uccidetemi! So che ho ritardato tantissimo, e vi posso giurare che non è da me, ma ho avuto problemi. Dovete sapere che io scrivo prima la storia manualmente su carta, poi la riposta a computer eseguendo tutte le correzioni. I capitoli postati fin’ora erano già tutti pronti, quindi non ho avuto problemi e ricontrollarli e postarli, ma questo nuovo capitolo l’ho dovuto proprio inventare e scrivere e mi sono ritrovata indietro con la storia. Ma non preoccupatevi, non mi sono scordata di voi e non lascerò MAI questa storia che io amo. Dunque, bando alle ciance, parliamo del capitolo: sono cinque giorni che lo scrivo ed è veramente abnorme! Abbiamo finalmente scoperto che è adottata (come qualcuno di voi aveva già intuito) e tutta la storia terribile che c’è alle spalle delle sua abilità e dei suoi veri genitori. Ovviamente poi si scopriranno cose sempre più travolgenti anche riguardo loro, non è tutto. Come promesso è presente Bucky, il suo POV più lungo e dettagliato rispetto al primo e una scenetta tra loro (che era la sorpresa) a mio parere perfetta per iniziare il loro ‘cammino’. Spero che l’attesa sia valsa la pensa, ho il collo distrutto così come gli occhi. Ringrazio tutti voi lettori e tutte le persone che hanno messo la storia tra le preferite/recensite/ricordate. Sappiate che vi adoro <3. Recensite e fatemi sapere cosa ne pensate  ci vedremo al prossimo aggiornamento con il primo allenamento di Talia e gli Avengers..chissà cosa ci aspetterà. Da questo momento in poi Bucky sarà sempre presente. Dovrò pur sviluppare la storia con loro, no? ;)

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


 

Capitolo 11

POV BUCKY

Che nottataccia. Sono andato a letto tardi e non ho chiuso occhio. Non ho fatto che pensare alla storia che ieri Steve e Nat ci hanno rivelato. È stato un colpo basso scoprire il passato che si cela dietro le capacità di Talia e i suoi veri genitori. Abbiamo scoperto che il suo vero padre, Kevin Cole, lavorava per lo S.H.I.E.L.D. ed è stato preso come cavia dall’Hydra per potenziarlo tramite esperimenti e farlo diventare un arma assassina. Ha  subito le mie stesse atrocità. Kevin è stato poi ritrovato dallo S.H.I.E.L.D. e fatto ritornare alla normalità dopo anni di terapie; ma proprio quando tutto sembrava essere finito, qualche anno dopo l’Hydra ha fatto irruzione nella sua abitazione per catturarlo di nuovo, questa volta anche con Talia, nata con il DNA modificato e con delle abili capacità, che durante l’evento aveva solo tre anni. Kevin per proteggere sua figlia ci ha rimesso la vita, e la madre, Katherine Dolen, sapendo che la vita della piccola era in pericolo, la affidò alle uniche persone di fiducia che conoscevano: Bill e Martha, anche loro ex agenti dello S.H.I.E.L.D. che si sono presi cura di Talia. In tutto questo lei è stata adottata, la sua mamma biologica non si sa che fine abbia fatto, è all’oscuro del suo passato e dell’origine dei suoi poteri ed è ancora ricercata. Ho paura per lei, ma noi tutti ci siamo coalizzati per proteggerla. Se quei bastardi osano soltanto toccarla dovranno vedersela con me e passare sul mio corpo.  Uff, sono distrutto. Mi siedo sul bordo del ‘letto’ e mi passo le mani tra i capelli. Devo cercare di non pensarci e di mantenere il controllo, ma si tratta di lei e non ci riesco. Mi alzo e guardo l’orario: sono le nove del mattino. Il salotto è ancora immerso nel buio e la casa è silenziosa. Non è una novità; ho il sonno leggero e sono sempre il primo a svegliarsi. Sono anni che non dormo come si deve. Faccio per dirigermi nel mio bagno, ma la mia stanza è al momento occupata da Talia, che starà sicuramente dormendo come tutti gli altri. Userò momentaneamente il bagno vicino la cucina.                                                                                                               
Finito di fare quello che devo mi ricordo che io dormo solo con un pantalone della tuta. Ho sempre caldo, ma quando faccio colazione mi metto una maglietta per coprirmi il dorso. Non posso stare con la presenza di tutti a petto nudo, ma c’è un problema: dovrei andare a prendere la maglia che sta nell’armadio in camera. Cosa faccio? Da una parte vorrei andarci per vederla, per sentirmi più sicuro, e poi necessito di una maglietta; ma dall’altra parte mi dispiacerebbe svegliarla. Ma il mio istinto mi dice di andare, e non faccio in tempo a connettere il cervello ai movimenti che la mia gamba fa già il primo passo. Piede dopo piede mi ritrovo di fronte alla porta. Metto la mano sulla maniglia e la abbasso aprendola, facendo attenzione a non farla scricchiolare, e una volta dentro la richiudo. La stanza è leggermente inondata dalla luce del sole che filtra da una delle finestre rimasta con la serranda alzata. E lì, proprio sul mio letto, giace il corpo coperto e rannicchiato di Talia, che come pensavo dorme serenamente. Mi avvicino leggermente per osservarla un po’ più da vicino: i raggi del sole illuminano il suo volto che sembra assomigliare ad un tenero cucciolo. Che spettacolo. Mi sento più rasserenato ora, e sorrido. Ma adesso meglio mantenere le distanze, non vorrei si sentisse osservata. Mi dirigo verso l’armadio e apro un’anta. Inizio a rovistare per cercare una maglietta da mettermi, e nel mentre che la cerco sento il rumore delle lenzuola strusciare e il materasso muoversi. Talia si sta per svegliare.
 
POV TALIA

Sento un calore inondare il mio viso. Mi sento riposata e in forma per poter affrontare al meglio questo nuovo giorno. Mi agito nel letto e mi strofino gli occhi. Faccio uno sbadiglio e lentamente mi siedo poggiando la schiena sul bordo del letto. Mi stiracchio bene e apro meglio gli occhi ancora appiccicati. Un momento…ma quello è per caso James a petto nudo?!? –O mio dio..- sussurro impanicata per non farmi sentire, ma nel mentre che mi agito do una gomitata al comodino –Ahi..merda…- impreco portandomi il gomito al petto e massaggiandolo con la mano.    
–Buongiorno- mi saluta James con un sorriso accorgendosi del mio risveglio. Ok, prima figuraccia fatta, ma tu caro Bucky non puoi permetterti di farmi prendere un infarto di primo mattino presentandoti nella tua camera a petto nudo e con gli addominali in bella mostra e con quel sorriso che ogni volta mi uccide.                                                                
–Buongiorno- ricambio continuando ad imprecare mentalmente. Porca miseria che corpo scolpito…                                                                                  
-Em..che ci fai qui?-                                                                                               
–Fino a prova contraria è la mia stanza, e avevo bisogno di una maglietta-. Già, che domanda stupida. Ma per me la maglietta puoi anche non indossarla…oddio, cosa penso?                                                                                                               
-Ah…si, giusto…bene- dico parlando a monosillabi.                                         
–Ti sei fatta male?- Mi chiede indicandomi il gomito che ho ancora poggiato al petto. La mia faccia ricoperta da un ghigno di dolore parla da sola. Wow, quanto è bello…vorrei restasse fisso a contemplare l’armadio per ore senza mai trovare una maglietta. Ma il mio desiderio non viene ascoltato. Lui riesce purtroppo a trovare una t-shirt da indossare e richiude l’anta; ma prima di mettersela addosso e ricoprire quel suo corpo scolpito da bronzo di riace, mi lancia un occhiatina alzando un sopracciglio. Solo ora mi rendo conto di essere rimasta a fissarlo con le pupille  dilatate e probabilmente con la bava alla bocca.                                                                                                       
–Oh…em…io..credo di dover andare a prepararmi- svago molto impacciatamente.                                                                                                     
–Guarda che gli allenamenti iniziano alle undici- mi ricorda mettendosi la maglietta con quei movimenti estremamente sexy e facendomi prendere fuoco. Decido dunque di guardare l’orario dalla sveglia posata sul quel maledetto comodino che poco prima mi ha ferita al gomito. –Merda..- sussurro nuovamente a bassa voce. Sono soltanto le nove e mezza. Cosa devo fare? Restare in questa stanza con LUI e continuare con le figuracce? Non che a me dispiaccia la sua compagnia…                                                      
-Em..bhe, noi donne richiediamo molto tempo per i preparativi…- dico   mettendomi seduta. In qualche modo devo scappare da questa situazione che mi sta facendo venire la tachicardia.                                                                                                               
–Non credo che tu abbia bisogno di due ore e mezza per prepararti- commenta James. Infatti ha ragione. È vero che noi donne ci impieghiamo molto tempo, ma due ore e mezza mi bastano e avanzano, ma non riesco a stare un secondo di più in questa stanza con lui, perché sto sudando e sto per diventare la torcia umana!                                                                                                          
–Bhè..si, forse hai ragione, ma devo prendere le cose dagli scatoloni. Ho bisogno di una maglietta anche io..e devo lavarmi, e fare colazione…- inizio ad elencargli alzandomi dal letto e dirigendomi verso la porta           
–Guarda che hanno chiuso la tua stanza a chiave-. Ah, che bella notizia…e ora? –Fantastico- mormoro.                                                                                 
–Se vuoi ti presto una maglietta io-.                                                                     
 Mi giro di scatto guardandolo. Seriamente mi presterebbe una sua maglietta? –Sei sicuro?- gli chiedo. Lui annuisce. Riapre l’anta ed estrae un’altra t-shirt. Me la lancia e la prendo al volo.                                               
–Grazie-                                                                                                                        
–Puoi anche usare il mio bagno, e se dopo ti va…possiamo iniziare a fare colazione- mi propone grattandosi la nuca. CHE TENERO!!!! Sto per morire… e me lo chiede anche? Certo che accetto!                                            
–Si, va benissimo- acconsento con un grande sorriso sul volto.                     
–Allora…ti aspetto in salotto- ed esce dalla stanza. Non appena fuori inizio a fare i salti di gioia e ad annusare il suo profumo sulla maglietta. Ma cosa mi prende? Perché mi sento così ogni volta che lo vedo o che gli parlo? Non lo so, non riesco a capirlo, ma la mattinata è già iniziata alla grande e non vedo l’ora di scoprire cos’altro succederà.

Ho usato il suo bagno, mi sono data una sciacquata al viso e sistemata per quel poco che potevo non avendo i miei ‘utensili’ di bellezza. Ho anche messo la sua maglietta, e nonostante mi stia a vestito la adoro e ho il suo profumo dolce sparso per tutto il corpo. Mi guardo per l’ultima volta allo specchio e sorrido come una scema da sola. Esco dal bagno e poi dalla camera e mi dirigo nella cucina. Già dal corridoio riesco a sentire un profumino di pancake. Arrivata in cucina vedo Bucky alle prese con i fornelli che sta cucinando. Non ho mai visto una scena simile ed è un momento che sicuramente ricorderò. –Wow..James Barnes alle prese con i fornelli- esordisco ironicamente facendolo girare di scatto. Non si era accorto della mia presenza. Mi guarda e mi squadra… oddio, ho qualcosa che non va? –Che c’è? Sto male? Sono sporca?- inizio a chiedere impanicata cercando di pulirmi e toccandomi da tutte le parti. Lui sorride –No,no, stai…bene con la mia maglietta- mi dice riportando il suo sguardo al padellino. Io in tutta risposta gli sorrido e arrossisco.                                 
–Allora…sai cucinare i pancake?- chiedo avvicinandomi per aiutarlo e per evitare un silenzio imbarazzante                                                                          
–Si, da quando Steve e Sam mi hanno mostrato la ricetta li faccio spesso la mattina, anche perché sono sempre il primo a svegliarsi e mi rilassa-. Alla sua spiegazione provo pena e compassione. Dio, ogni volta mi viene in mente la cattiveria che ha dovuto subire e penso dove cavolo abbiano trovato il coraggio di commettere tutte queste atrocità ad una creatura simile come lui. Per altro è sempre il primo a svegliarsi e prepara la colazione per tutti. C’è qualcosa che non va in lui?                                                                                                        
–Non te lo saresti mai aspettato da una persona come me, vero?- mi chiede di punto in bianco facendomi ritornare al presente.                            
-Mai sottovalutare le persone James- gli rispondo semplicemente facendogli l’occhiolino. Inizio ad aggirarmi per la cucina, ma non mi va di starmene qui con le mani in mano e osservarlo mentre cucina i pancake. Lo trovo estremamente dolce e sembra un uomo di casa, ma per quanto mi piaccia la situazione vorrei comunque aiutarlo ad organizzare la colazione.                                                                                                                             
–Senti…se vuoi…posso aiutarti a fare qualcosa- gli propongo. Lui distoglie lo sguardo dal padellino e poi mi risponde:                                                                 
–Non preoccuparti, posso fare da solo-                                                              
-No, insisto. Posso preparare il caffè, o il cappuccino-                                      
-Sei sicura?-                                                                                                              
-Certo che si, faccio il cappuccino più buono del mondo io- aggiungo con aria fiera.                                                                                                                  
–Oh, allora devo proprio assaggiarlo- commenta ironicamente.             
Dio, perché ogni volta che ti guardo e mi sorridi provo una strana sensazione allo stomaco?                                                                                   
Finito di preparare il caffè e vari cappuccini apparecchio anche la tavola: metto quindi tutto l’occorrente e decido di rovistare in qualche mensola e scaffale per prendere merendine, biscotti, cereali e tutto ciò che c’è di commestibile per una buona colazione. E’ il mio pasto preferito della giornata. Mi arrampico dunque su di un mobile, dove al di sopra vi è una mensola. La apro e all’interno c’è tutto ciò che cercavo per finire di sistemare la tavola. Inizio a prendere i vari barattoli e buste con il cibo, ma data l’altezza un po’ elevata sono costretta ad arrampicarmi. Nel mentre che cerco di prendere un barattolo, do per sbaglio una botta al contenitore accanto. Ecco, ora mi cadrà addosso e prenderò di sicuro una botta alla testa. Chiudo gli occhi impaurita e pronta a sentire l’impatto su di me, ma quel contenitore non è mai caduto. Com’è possibile? Apro gli occhi e mi ritrovo un braccio metallico disteso con in mano il contenitore. Bucky è venuto in mio soccorso prendendolo al volo. Ha salvato la mia testa da una probabile botta. Mi giro per guardarlo e i nostri visi sono così vicini da poter sentire il fiato caldo sul naso. E restiamo così, fissi ognuno nello sguardo dell’altro per minuti. Minuti che sembrano un’ eternità, un’eternità che viene interrotta da alcuni passi provenienti dal salotto. Scendo subito dalla mensola facendo finta che non sia successo niente (anche se qualcosa è successo, eccome se è successo) seguita da Bucky, che poggia il barattolo sul tavolo. Sono sudata.                                                                                                  
–Buongiorno- sentiamo dire alle nostre spalle                                                 
–Buongiorno Nat- la saluto. Lei si avvicina a me e mi da un bacio sulla fronte. A seguirla ci sono Sam, Wanda con Visione e Tony. Ci salutano anche loro e io e Bucky ricambiamo.                                                                   
–Mmh, che buon profumino- scende infine Steve, che saluta per primo il suo migliore amico.                                                                                                
–Buongiorno a tutti- si rivolge poi a noi                                                               
-Buongiorno Capitano- lo saluto io.                                                                     
–Wow, che bella tavola apparecchiata- si complimenta Steve mettendosi seduto                                                                                                                         
–Già, lo penso anche io. Sicuramente Barnes non ha fatto tutto da solo- commenta Tony. Povero James, anche di mattina Stark deve rompergli? Ma James si limita a fulminarlo con lo sguardo.                                                
–Infatti mi ha aiutato Talia- ribatte lui indicandomi. Ok…ora mi fissano tutti. Mi sento osservata.                                                                                     
–Mi piace…potresti farlo più spesso- riprende parola Tony                               
–Se mi sveglierò alla stessa ora di oggi volentieri-                                                
-Siediti con noi- mi invita poi Bucky indicandomi il posto vuoto tra lui e Natasha. Mi avvicino timidamente portandomi una ciocca di capelli dietro l’orecchio e poi mi accomodo. Iniziamo a mangiare: io decido di bere il mio cappuccino e assaggiare i pancake di Bucky, che sono deliziosi e gli faccio i miei complimenti; mentre anche lui, come tutti gli altri, ricambiano per il mio cappuccino che hanno molto gradito. Ho passato del tempo con Bucky, abbiamo preparato il pasto insieme ed è stato tutto buonissimo. Si sono fatte le dieci, ed è ora di andarsi a preparare. Mi alzo dalla sedia e inizio a sparecchiare portando i primi piatti al lavello.                                                           
–Hei…aspetta un attimo…di chi è quella maglietta?- Esordisce Natasha fermandomi. Miseriaccia, mi ero totalmente dimenticata! E ora come glielo spiego?                                                                                                                  
–Em..- balbetto                                                                                                       
–E’la mia- risponde prontamente James. Tutti lo guardano. –Aveva bisogno di una maglietta, e la sua stanza era chiusa a chiave, così gli ho prestato momentaneamente la mia-. Nessuno controbatte. Mi salva sempre la pelle dalle situazioni imbarazzanti.                                                   
–Buongiorno a tutti Avengers- fa la sua comparsa il Comandante Fury seguito dall’Agente Hill. Lo salutiamo.                                                                    
–Talia, oggi sarà il tuo primo giorno di allenamento. Ho incaricato Steve come tuo personal trainer principale nei primi giorni. Alle undici puntuali vi voglio tutti in palestra. Io e l’Agente Hill vi aspetteremo li. A dopo- e così dicendo lascia la cucina. Dio che ansia.                                                         
–Bhe, allora io vado a prepararmi. La colazione è stata buonissima Talia. Ci vediamo dopo-                                                                                                      
-Grazie Sam-                                                                                                                 
-Anche io ho gradito molto. Vado a prepararmi- segue dopo Wanda                   
–Avrai tanto da fare oggi. Il Capitano ti farà faticare. È molto rigido sugli allenamenti- mi avverte Stark.                                                                             
–Non essere sciocco Tony. Talia non ascoltarlo- mi rassicura Steve              
–Oh, non preoccuparti. Usa pure il tuo metodo, mi ci abituerò- gli rispondo io facendo spallucce. Voglio imparare le cose per bene, non mi va che la gente mi tratti come una bambina. Ho 18 anni quasi 19, sono maggiorenne e ho delle grandi abilità che posso potenziare. Voglio dare il meglio di me e svolgere il mio dovere con serietà.                                           
–Sono sicura che Talia non si farà problemi- aggiunge Natasha –lei è una forte-                                                                                                                          
-Magari- ribatto io ridacchiando.                                                                           
–Lo vedremo signorina- mi strizza l’occhio e si allontana, seguita poi da Tony e dal Capitano. Indovinate un po’? Visione non so che fine abbia fatto, quindi chi è rimasto in cucina? Soltanto io e Bucky. Di nuovo da soli. Ed ecco che il caldo rinizia a farsi sentire.                                                             
–Sei pronta per gli allenamenti?- esordisce mentre sparecchia.                                                                                                                  
–Si, anche se sono un po’ in ansia- ammetto io aiutandolo a sistemare.              
–Non devi. Sono sicuro che andrai benissimo-. Mi sorride. Perché mi sento rassicurata quando mi guarda e alza gli angoli delle sue labbra? Il suo sguardo, il suo sorriso… mi mettono sicurezza, ma allo stesso tempo fanno aumentare QUELLA strana sensazione allo stomaco che provo ogni volta che lo vedo.

Finito di sparecchiare, James è riuscito a farsi dare le chiavi della mia stanza da Fury. Sono riuscita quindi ad aprire lo scatolone e prelevare tutto l’occorrente che mi serviva per lavarmi e vestirmi. Dopo gli allenamenti avrei iniziato a mettere in ordine la stanza, dato che nel tardo pomeriggio sarebbe arrivato anche il mio letto. Sono uscita dal bagno e mi sono vestita, lasciando la soffice maglietta di Bucky su di una poltroncina. Gliela restituirò più tardi. Ho indosso dei pantaloncini corti con un top da ginnastica, scarpe rosa della Nike da training e una coda alta un po’ scombinata per stare comoda e non sudare troppo dietro al collo. Non sarò il massimo della bellezza, ma sto andando a fare degli allenamenti.                                                                      
Appena entrata in palestra vedo Natasha, Wanda, Sam, Visione (che prima era scomparso) e Tony posizionati in fila, uno di fianco all’altro; mentre Steve sta a un passo da me con le braccia conserte affiancato da Nick e dalla Hill. Osservando bene la fila che hanno composto mi accorgo di un elemento fondamentale mancante…                                                                                     
-Eccoti signor Barnes. Ti stavamo aspettando- esordisce il comandante. Penso seriamente che a volte qualcuno mi legga nel pensiero. Molto istintivamente mi giro per guardarlo. Dio, quella maglietta a maniche corte attillata che mette in risalto le sue spalle e i suoi bicipi…sono sicura che sarai una distrazione oggi Bucky.                                                                  
–Si, mi scusi Nick- si scusa molto gentilmente. Questa versione di James mi piace molto. Mi ricorda il vecchio Bucky di una volta, e penso che in parte sia resuscitato. Si posiziona anche lui sulla fila, e io non faccio altro che fissarlo…                                                                                                              
-Molto bene- la voce di Nick mi interrompe -Talia, gli allenamenti che andrai ad affrontare saranno molto rigidi e di livelli estremi. Sappiamo che tu hai delle ottime qualità e vogliamo tirar fuori il meglio di te. Nei primi tre giorni verrai guidata dal Capitano in semplici esercizi per la tua muscolatura e test di resistenza, ma dovrai svolgerli correttamente. Io e l’Agente Hill ti osserveremo in ogni esercizio per valutarti e aumentare i livelli di difficoltà la dove vediamo dei miglioramenti. Mi dispiace dirlo, ma sarò molto impertinente a riguardo. Gli Avengers sono un Team esperto che si occupa di lavori estremi per salvaguardare il mondo e le vite umane, perciò abbiamo bisogno degli elementi migliori di cui disponiamo. Ho grandi aspettative da te, signorina. Non deludermi- mi fa questo discorso il comandante. È molto serio, e rigido. Mi guarda con quella sua espressione che ora mi incute un po’ di timore. Ma io ce la farò, DEVO farcela. Lui si fida di me e mi ha scelto apposta e non ho intenzione di deludere nessuno. Sto realizzando il sogno di una vita.                
–Non la deluderò- rispondo secca e sicura. Sorride compiaciuto                                
–Buon lavoro allora- e si allontana con l’Agente.                                                                              
Lascio un sospiro di sollievo e mi volto a guardare Steve.                                                                                                                          
–Sei pronta?- si rivolge a me                                                                                    
–Si, iniziamo-.

ACQUA … HO BISOGNO DI ACQUA! È passata solo un’ora e mezza e sono già sfinita. Eppure Tony mi aveva avvertita, e forse aveva ragione. Bhe, cosa c’è d’aspettarsi dopo tutto da uno come Steve? Mi ha fatto correre per tutto il perimetro della palestra per chissà quante volte, e già a quel punto un polmone mi era partito, mentre lui non ha mostrato nessun segno di ‘sofferenza’; il tempo di riprendermi di pochi minuti che già è passato a spiegarmi l esercizio successivo con grande nonchalance. Caro Steve, tu sei un supereroe a 360 gradi e sei abituato a questi allenamenti estremi, ma io sono solo una povera ragazza di 18 anni che non ha mai affrontato una roba del genere fino ad ora e che come sport preferito praticava il ‘tuffo sul divano’.                                                                              
Siamo andati avanti così per un’ora e mezza, e le gambe e gli addominali mi tirano e mi sento bruciare.                                                                                    
-Molto bene Talia- spunta il comandante –Direi che con la resistenza delle gambe e dei muscoli ci sai fare. Ottimo lavoro Steve- si congratula anche con il mio ‘personal trainer’ –hai cinque minuti di pausa, dopodiché potete procedere con il prossimo allenamento- ci dice rivolto a tutti e due. Almeno il tempo di respirare me lo consente. Grazie mille… il Comandante si allontana nuovamente e Steve mi guarda con un leggero sorrisetto laterale –Tutto apposto?- mi chiede. Mi alzo dalla posizione rannicchiata con le braccia poggiate alle ginocchia che avevo assunto e lo guardo, con i capelli che oramai vanno per i fatti loro –Si..abbastanza…- rispondo con il fiatone.                                                                                                                                
–Sei stata molto brava. I prossimi esercizi saranno più leggeri, non preoccuparti-                                                                                                                  
-Forse avrei dovuto dare retta a Tony- commento ridacchiando                        
–Sei tu ad avermi detto di usare il mio metodo- mi rimpaccia Steve. Che carattere che ha il Capitano.                                                                                               
–Vado a sistemare gli attrezzi. Torno subito- conclude allontanandosi. Il fiatone si sta lentamente calmando, ma sento ancora il corpo bruciare. Mi siedo su di una panchina, con la testa china a guardare i miei piedi. –Tieni- sento dirmi da qualcuno davanti a me. Alzo lentamente la testa, altrimenti rischio seriamente di svenire, e mi ritrovo Bucky che mi porge un asciugamano e una boccetta d’acqua, il tutto sempre sorridendomi. Anche lui è molto sudato: i capelli lunghi fino alla spalla sono bagnati, con alcune ciocche ribelli appiccicate al suo viso, rendendolo comunque estremamente sexy e macho. Intorno al collo ha un asciugamano, e le mani sono coperte da guanti da ginnastica.                                                              
–Grazie- gli dico prendendo gli oggetti che mi ha gentilmente portato. Mi asciugo la fronte e il petto, e bevo l’acqua con tanta foga come se non ci fosse un domani.                                                                                                             
–Va meglio?- mi chiede sedendosi accanto.                                                             
–Molto meglio ora- gli rispondo dissetata e ripresa.                                                              
–Cosa ti ha fatto fare Steve?- mi domanda                                                                  
–Come primo esercizio mi ha fatto correre per tutta la palestra facendomi fare chissà quanti giri- lo vedo ridacchiare alla mia risposta.  Cosa c’è di tanto divertente? Gli lancio un occhiataccia dubbiosa. Lui se ne accorge e mi da una spiegazione                                                                                                          
–E’ tipico di Steve. È fissato con la corsa-.                                                                    
–Capisco…-                                                                                                                            
-Che altro hai fatto poi?- sbaglio o sembra veramente interessato? Di solito mi da fastidio quando la gente chiede insistentemente le cose, ma se lo fa lui, ogni cosa che fa lui, non mi infastidisce minimamente. Anzi, mi fa piacere sapere che lui sia … interessato? Ma cosa pensi Talia, magari è solo curioso…                                                                                                                       
-Poi mi ha fatto fare degli esercizi di resistenza per i muscoli delle gambe e per gli addominali…sono distrutta, mi brucia tutto- continuo accarezzandomi il ventre dolorante con un ghigno sul volto.                                        
–Sei stata molto brava- commenta lasciandomi senza parole. Mi giro per guardarlo –Come fai a dirlo?-                                                                                                  
-Em..qualche volta…ti ho vista, e…sei stata molto brava. Hai molta resistenza- mi spiega balbettando.                                                                                       
–Grazie Bucky- lo ringrazio sorridendogli. Lui ricambia, e anche questa volta restiamo fissi a guardarci. Tra di noi è un continuo scambio di sorrisi e occhiate, sembra che comunichiamo solo con questi piccoli gesti che riescono a farmi sentire una persona diversa e migliore.                                             
–Talia, riprendiamo?- ci interrompe Steve. Miseriaccia, ogni volta che resto fissa e concentrata a guardarlo devo sempre essere interrotta.                                                                         
–Oh…si, certo. Vengo subito. Adesso vado James, mi aspettano altre due ore e mezza di faticosi esercizi- mi rivolgo scherzosa verso James per sdrammatizzare sulle prossime ore di tortura…anche se chiamarla ‘tortura’ mi sembra inappropriato, ripensando a quello che veramente Bucky ha subito. Perché ogni cosa che dico o penso mi riconduce sembra a lui e al suo passato? Bene, mi sento in colpa da sola.                                                   
–Buon lavoro Talia. Ci vediamo dopo- mi saluta. Il mio nome…il modo in cui pronuncia il mio nome mi fa venire i brividi; e la sua voce, il suo sorriso, il suo sguardo…LUI fa svanire tutti i mie pensieri negativi dalla mente, facendomi sentire tranquilla e sicura. Nessuno fino ad ora è mai riuscito a farmi questo effetto. E poi, quel ‘ci vediamo dopo’… purtroppo ora, a malincuore, sono costretta a seguire Steve. Non vedo l’ora di finire gli allenamenti.
 
POV BUCKY

Oggi è il primo giorno di allenamento per Talia. Nick ha incaricato Steve di seguirla nei primi giorni, facendogli svolgere dei semplici esercizi per i muscoli e per la resistenza; ma dai prossimi giorni si farà sul serio, perché dovrà imparare a lottare seriamente. Per questo Nick ha incaricato ognuno di noi di occuparsi singolarmente di insegnarle qualche trucchetto o segreto che ci caratterizza di più, in modo da prepararla al meglio e di ampliare le sue tecniche. Ciò vuol dire che anche io dovrò insegnarle dei segreti sul combattimento, in quanto io sono un soldato nonché ex assassino preparato apposta… il giorno in cui dovrò occuparmi personalmente di insegnarle alcune tecniche del mestiere mi spaventa, perché nonostante io non sia più il ‘Soldato d’inverno’ continuo comunque ad avere a volte dei crolli emotivi e a perdere il controllo. Non voglio metterla nei guai e rischiare di farle male, anche se lei mi incute serenità e mi fa sentire rilassato.                                                                           
Mentre mi allenavo con il sacco, esercizio che mi fa sfogare molto, mi sono distratto più volte nell’osservarla mentre si esercitava con Steve.  Sembra molto in gamba e se la cava bene con la resistenza e l’equilibrio. Nei primi esercizi ho notato che ha avuto un po’ di difficoltà, ma riprovandoli più volte è riuscita poi ad eseguirli correttamente da sola. Nick, che insieme all’Agente Hill si sono messi in un angolo a ‘studiarla’ attentamente, si è anche complimentato con lei, e ha ragione. Una ragazza gracile e piccolina come lei non riuscirebbe a resistere così a lungo con questo tipo di esercizi, ma lei è diversa, lei è come noi. È speciale. Appena gli  hanno dato cinque minuti di pausa mi sono preso coraggio e ho deciso di portarle un asciugamano con una boccetta di acqua. Si vede a kilometri di distanza che è sfinita. Poverina, è tutta sudata e con il fiatone. Ma come fa ad essere perfetta anche così? Con i capelli ormai scombinati; quei pantaloncini corti che mostrano le sue gambe perfette e con i muscoli che si intravedono al punto giusto; le sue braccia così piccole ma che hanno una grande potenza, e il top da training che lascia scoperta una parte di pancia, ansi, di addominali che si intravedono. Ha un corpo stupendo… James, che pensieri fai? È una ragazzina lei, e tu hai cento anni ormai… comunque, lei ha preso ciò che le ho portato; si è asciugata un po’ il corpo e ha bevuto con tanta foga. Si è meritata una pausa poverina, è passata solo un’ora e mezza e l’hanno già fatta sfinire. Gli ho chiesto che esercizi ha dovuto eseguire, e lei mi ha risposto tranquillamente senza sembrare scocciata, e quando mi parlava mi perdevo nel seguire il suono armonioso della sua voce che non mi stancherei mai di ascoltare.                                                                                       
Tra di noi inoltre, è un continuo scambio di occhiatine e sorrisi, che parlano da soli e che mi fanno provare una sensazione dentro che mi è mancata per troppo tempo. Purtroppo veniamo sempre interrotti da qualcuno quando ci perdiamo ognuno nello sguardo dell’altro. Come questa mattina: lei si era arrampicata per prendere un barattolo, ma io sono rimasto fisso a guardarla per evitare che cascasse o che si facesse male, pronto a correre in suo soccorso. Quando ho visto che stava per caderle il contenitore di zucchero sulla testa sono immediatamente corso nella sua direzione, e con i riflessi che ormai ho imparato ad usare sono riuscito a prendere al volo quel barattolo, evitando l’impatto. E siamo rimasti fissi a guardarci. Eravamo talmente vicini che io potevo sentire il suo fiato morbido e caldo sul mio collo, e le punte dei nostri nasi quasi si sfioravano. Poi ovviamente dei passi ci hanno fatto distaccare, scomponendoci da quella ‘posizione’ che avrei continuata ad assumere volentieri per infinite ore. Chissà cosa ha pensato lei in quel momento. Ma ora Steve l’ha richiamata per farle eseguire i prossimi esercizi, e lei si è dovuta alzare per seguirlo. Ma prima, mi ha salutato. Questi piccoli gesti che mi fa, sono così speciali per me. Mi fanno scombussolare. Ma non in senso negativo, è una sensazione bella, fantastica. Nessuno si ricorda mai di me, tranne Steve, e nessuno mi dedica queste attenzioni come fa lei. Magari lo fa solo perché è una ragazza dolce e gentile. Ma se lo facesse solo per rispetto, perché ogni volta che mi vede mi sorride? Perché con me parla e io ho la continua sensazione di vederla felice in mia presenza? Si, come no James…lei rimane comunque cosciente di tutte le cattiverie che hai combinato in passato. Non può essere felice con la presenza di uno come me, ma sperare non costa nulla.                                                          
Sono costretto ad attendere altre ore prima di poterla rivedere e continuare a parlare. Spero solo che passeranno in fretta.

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


Capitolo 12

POV TALIA

Finalmente gli allenamenti sono conclusi, e posso ufficialmente dire di essere distrutta.                                                                                            
–Bel lavoro cioccolatina- mi sento dire da Sam mentre stavo per uscire dalla palestra. Direi che per oggi ne ho abbastanza di allenamenti. Comunque..cioccolatina? Nessuno mi ha mai dato un soprannome del genere…ma a Sam glielo concedo, mi sta troppo simpatico.                                    
–Ti ringrazio-                                                                                                                         
-Sei stata molto resistente- si intromette anche Wanda                                                      
–Te lo avevo detto che eri forte- aggiunge Natasha                                                      
–Vi ringrazio, ma…non eravate intenti a svolgere i vostri esercizi?-                     
-Ma noi abbiamo tanti occhi, Vedova Junior- commenta Tony. Vedova Junior…l’ho detto che mi danno soprannomi strani.                                                      
–Che ti pensi, che non ci siamo permessi a volte di osservarti? Anche noi siamo tenuti a valutarti- mi spiega Natasha. Bene, questo vuol dire che loro mi hanno osservata mentre eseguivo gli esercizi in condizioni pietose. Che figuraccia…non so che dire e inizio a balbettare.                                      
–Per oggi hai terminato. Complimenti Talia, io e Nick abbiamo iniziato a valutarti e siamo rimasti colpiti. Sono stati esercizi base non molto semplici, ma grazie alla tua resistenza e alla capacità di comprendere al volo, sei riuscita a svolgerli correttamente. Come primo giorno è andato molto bene. Sappi che ci aspettiamo grandi cose da te. Domani ti attenderanno altri allenamenti e test. Mi raccomando, ci vediamo alla stessa ora. Complimenti anche a lei Capitano- si complimenta l’Agente Hill. Che bello, ho già fatto colpo sul Comandante! Lo avevo detto che non avrei deluso nessuno…ma meglio non entusiasmarmi troppo, questo è solo l’inizio. Quello che dovrò affrontare nei prossimi giorni sarà molto più tosto, e avrò bisogno di tante energie e di tutta me stessa per dare il massimo.                                                                                                                                  
–Talia, complimenti. Sei stata un’ottima allieva. Ammetto di essere stato un po’ rigido, ma ne è valsa la pena. Ti voglio bella energetica anche domani- mi rivolge parola Steve. Io di tutta risposta gli rivolgo un grande sorriso compiaciuto. Che bello sentirsi queste gratificazioni dagli Avengers, loro si che mi fanno sentire apprezzata. Anche se non saranno mai ai livelli di Bucky…aspetta, cosa ho appena pensato?                                             
–Vai a darti una rinfrescata, hai tutto il tempo per preparati e sistemare qualcosa nella tua camera. Ci vediamo alle otto e mezza per cenare tutti quanti- mi dice Natasha.                                                                                                      
–Hai proprio ragione, ho bisogno di una bella doccia. Ci vediamo tra un po’- li saluto tutti e mi incammino nella mia stanza.                                            

Chiudo la porta alle mie spalle e mi accascio sfinita sul pavimento in parquet. Uffa, dovrei rialzarmi per andare in bagno e lavarmi, ma il pavimento è così fresco! –Avanti Talia, fai uno sforzo- dico tra me e me. Mi alzo lentamente e dolorante e prendo dei vestiti puliti da uno scatolone e l’occorrente per docciarmi. Mi spoglio ed entro nella doccia. Dio, che rilassante la sensazione dell’acqua tiepida sulla pelle. Ci resto per circa mezz’ora; poi esco e mi attorciglio un asciugamano sul corpo e un’altra in testa per evitare di far gocciolare i capelli bagnati. Mi avvicino allo specchio, e ho delle occhiaie terribili fin sotto ai piedi e qualche livido sulle gambe e sulla spalla sinistra. Perfetto…non posso cenare conciata in queste condizioni! E non posso permettermi di farmi vedere così da Bucky…un momento, da quando sono quel tipo di ragazza che si cura così tanto per un ragazzo? Certo, io adoro il make up, ma non ho mai dato molta importanza ai ragazzi, dato che nessuno mi è mai interessato e sono spesso stata respinta. E con questo vorrei per caso insinuare che mi piace James? No, no, no, no, non pensarci nemmeno…lui ha cento anni! Figurati se gli interessa una ragazzina stupida di 18 come me. Si, ho una grande autostima. Comunque, smettila coscienza di parlarmi, adesso devo pensare a sistemarmi.

E dopo un’ora rimasta chiusa nel bagno a sistemarmi, truccarmi, farmi i capelli e vestirmi, finalmente sono uscita dalla stanza. Sono le otto e quaranta, ho ritardato di dieci minuti. Pensavo peggio. Rimango ferma nel corridoio silenzioso a darmi un’ultima sistemata veloce all’ abbigliamento, per poi essere pronta e dirigermi in cucina.                                                                    
–Oh! Finalmente ce l’hai fatta!- esordisce Sam                                                               
–Pensavamo ti avessero catturata- commenta Tony. Steve e gli altri lo fulminano. Perché hanno avuto questa reazione? Era solo una battuta..ma Bucky è quello che lo ha fulminato più di tutti. O madre, quanto è bello … i capelli sono legati con una piccola coda con qualche ciocca che gli esce davanti, ha una maglietta blu a maniche corte sempre attillata che mette in bella mostra il suo corpo scolpito e dei jeans scuri che gli stanno una favola. Mi incanto a guardarlo, e gli sorrido accennando anche un saluto con la mano. Lui fa lo stesso, e io come ogni volta inizio a sudare. Ho appena fatto la doccia James, vedi che puoi fare.
–Perché non ti siedi? Ti stavamo aspettando- mi invita Natasha.                        
–O..certo- mi dirigo quindi al tavolo, e con grande naturalezza vado vicino al posto libero tra Steve e Bucky.                                                                              
-Posso sedermi qui?- gli chiedo timidamente e con una sensazione di ansia allo stomaco.                                                                                                         
–Certo che puoi- acconsente Bucky con un filo di voce. Il mio stomaco si rilassa e mi accomodo di fianco a lui.                                                                             
Per tutta la cena gli altri non hanno fatto altro che parlare e scherzare, ma io non ho partecipato molto ai loro discorsi, perché sono stata la maggior parte del tempo a incantarmi sul profilo perfetto di Bucky; ed ogni volta che lui con l’angolo dell’occhio osservava nella mai direzione, io rivolgevo lo sguardo sul mio piatto arrossendo, per vergogna che lui se ne accorgesse. Non vorrei sbagliare o sperare troppo, ma quelle poche volte che non lo fissavo, mi è parso di intravedere lui che fissava me.
 
POV BUCKY

Sono le otto e mezza e quasi tutti sono presenti in cucina pronti per mangiare. Quasi tutti, perché manca lei, Talia.                                                  
–Ragazzi dov’è Talia?- Chiede Sam rivolto a tutti noi. Lo ringrazio mentalmente per aver posto questa domanda. Non ho mai il coraggio di chiedere spontaneamente cose che riguardano lei, per paura di quello che possano pensare.                                                                                                               
–Si starà finendo di lavare. Aspettiamola- risponde Natasha. Già, starà sicuramente finendo di sistemarsi, anche se la trovo perfetta in ogni istante. Scuoto la testa, e iniziamo ad accomodarci. Sono affiancato a sinistra da Sam, e alla mia destra c’è un posto vuoto seguito poi da Steve, che non so per quale motivo mi lancia l’occhiolino. È l’unico posto libero rimasto, quindi deduco che sia per Talia. Che Steve lo abbia per caso fatto apposta?

Sono passati dieci minuti e lei ancora non è scesa; ma come per magia il mio pensiero si esaudisce e lei finalmente arriva sulla soglia della porta. Wow, è bellissima: ha indosso dei pantaloncini a jeans a vita alta, una maglietta corta fucsia, scarpe dello stesso colore e un filo di trucco non molto forte che le rendono il viso ancora più bello; per non parlare dei suoi capelli tenuti sciolti che la mettono in risalto, e che sembrano così morbidi e soffici da volerli accarezzare e passarci le dita in mezzo.                                           
–Oh! Finalmente ce l’hai fatta!- Parla il compagno alla mia sinistra. Lei mi guarda, mi sorride solare come al suo solito e mi accenna un saluto con la mano. Di conseguenza io faccio lo stesso.                                                                     
–Pensavamo ti avessero catturata- segue il commento stupido di Tony. Gli lanciamo subito una fulminata, io in primis. Deve sempre essere così fastidioso. Non deve nemmeno per scherzo pensare a dire una battuta simile, dato il rischio alla quale Talia è veramente esposta. La ragazza sembra non capire il motivo della nostra reazione, e forse è meglio che non lo sappia, ma non sembra dargli importanza.                                                                                                                     
–Perché non ti siedi? Ti stavamo aspettando- la incoraggia Natasha, che in questi pochi giorni ha già instaurato un bel rapporto con lei.                                       
–O…certo- dice lei con voce timida. La vedo dirigersi verso la tavolata, o meglio, verso l’unico posto libero. Mi agito un pochino ed ecco la sensazione allo stomaco prendere il sopravvento.                                                    
-Posso sedermi qui?- mi chiede rivolgendosi a me                                                   
–Certo che puoi- non ti direi mai di no.
Per tutte le ore consecutive c’è stato tra di noi uno scambio di occhiatine a non finire. Gli altri parlavano e ridevano, ma per me esisteva solo lei, era come se tutto intorno a me fosse sparito, ed esistevamo solo NOI. Non potevo passare di certo tutti i secondi a guardarla, per quanto io avessi voluto, quindi a volte mi limitavo ad osservarla di sottecchi con la coda dell’occhio, e più volte mi è parso che lei in quei momenti mi fissava. Ed è andato avanti così finchè Natasha non ha interrotto il momento.        
–Talia, ti è piaciuta la cena?- E ti pareva che qualcuno dovesse per forza farlo. Ma lei non si stacca dal mio sguardo, e anche io non riesco a staccarmi.                                                               
 
POV TALIA

-Talia, ti è piaciuta la cena?- Sento una voce femminile parlarmi, ma non gli do importanza. I suoi occhi, quell’oceano nella quale sprofondo ogni volta senza mai ritrovare il punto di galla. È come se mi ipnotizzassero, e io non capissi più niente. I suoi occhi mi parlano, riesco a vederci le parole, la sua storia dentro…                                                                                            
-Talia? Pronto! Terra chiama Talia!- una mano si muove davanti al mio viso, e sento di nuovo questa voce femminile che purtroppo mi richiama all’attenzione. Ecco, il momento più bello rovinato come al solito. Mi guardo intorno imbarazzata più che mai, con le guance arrossate e il cuore a mille che potrei vomitare da un momento all’altro nel piatto posto sotto i miei occhi.                                                                                                                  
–Allora…ti è piaciuta la cena?- seriamente Natasha? Hai interrotto questo momento solo per chiedermi se ho gradito la cena?                                             
–Oh..si, certo..molto buona- rispondo svogliatamente                                   
–E allora perché hai lasciato quasi tutto il pasto?- mi domanda con un sorrisetto di sfida e incrociando le mani al petto. Guardo il piatto sotto ai miei occhi e ha ragione, non ho quasi toccato cibo. Avevo tanta fame prima di vederlo, ma poi mi sono distratta senza nemmeno pensare al mangiare.                                                                                                                                     
–Oh..- sussurro. Non so cosa rispondere, e di certo non posso rivelare la verità.                                                                                                                                     
–Natasha, mi accompagneresti a svuotare qualche scatolone?- decido quindi di svagare chiedendole di aiutarmi con gli scatoloni. Lei acconsente e si alza dalla sedia.                                                                                                                
–Scusate, è meglio se inizio a sistemare. Ritorno tra un po’-.
Quello che sto facendo non è molto educato, lo so, ma ho dovuto trovare per forza un pretesto per distrarmi, altrimenti avrei dato di matto.

Entriamo nella mia camera e richiudo la porta alle mie spalle. Natasha si siede sul letto che hanno portato nel pomeriggio quando ero impegnata ad allenarmi. È a una piazza e mezza, ed è abbastanza grande. Io invece inizio molto distrattamente ad aprire scatoloni a caso e a svuotarli senza sapere nemmeno dove e come iniziare a sistemare.
 
POV NATASHA

Talia mi sembra molto impacciata e nervosa. Per tutta la cena non ha emesso parola, è rimasta tutto il tempo distratta a fare ben altro. Per lo più non ha nemmeno toccato cibo. Se lei pensa che io sia stupida e che non mi sia accorta di niente ha sbagliato persona. È una ragazzina, e come tutte le adolescenti della sua età è il periodo in cui si affrontano nuovi sentimenti e nuove esperienze. Alla fine della cena ha trovato un pretesto per svagare alla mia domanda e portarmi in camera con lei (perché lo so benissimo che è stata solo una scusa per sfuggire alla situazione).          
Sono seduta sul suo letto, intenta ad osservare ogni suo minimo movimento. È impacciata, si muove rapidamente svuotando gli scatoloni senza sapere nemmeno lei di cosa ha bisogno. Ma io ho capito tutto.                                            
–Vuoi parlarne o continuare con questa storia per i prossimi anni in cui starai con noi?- ovviamente lei si blocca e rimane perplessa alla mia frase. –Cosa? Ma di cosa stai parlando Nat?- si, è proprio una ragazzina. Faccio un sospiro e un sorrisetto. La trovo una ragazza timida e dolce in fondo. Bhè, chi non lo è quando si trova in questa situazione? Forse non sono la persona più indicata per affrontare questo argomento, dato che non ne ho mai parlato con un’adolescente a riguardo, ma sono stata ragazza anche io, e nonostante il mio passato da Spia addestrata, sono stata comunque stravolta da questo sentimento.                                                                                 
–Ho visto come guardavi James- si pietrifica alla mia affermazione.                                
–Cos…ma cosa dici…- gli alzo un sopracciglio. Non sai mentire Talia, e poi con me caschi male. Dal mio sguardo ha capito tutto. Sospira, e poi confessa –Ok, mi perdo ogni volta che lo guardo-. Lo sapevo! Si nota lontano kilometri che rimane incantata nel suo sguardo. È successo a tutte le ragazze che si sono innamorate di lui, persino a me. I suoi modi, i suo occhi…sono dei punti deboli che ci fanno impazzire. Sono una trappola, una bella trappola.                                                                                          
–Non ti perdi soltanto nei suoi occhi. C’è dell’altro, non è vero?- perché è così. È dal primo giorno del loro incontro che si è notato un certo legame. Lui sorpreso e perplesso; lei persa e scioccata. Ognuno intrappolato nello sguardo dell’altro…                                                                                                               
Si mette le mani in testa e la sento sospirare.                                                                   
–Non lo so… ogni volta che lo guardo, che sto in sua presenza…provo una strana sensazione allo stomaco Nat. Dal primo giorno che l’ho visto ho provato qualcosa. All’inizio pensavo fosse solo l’emozione, ma nei giorni a seguire ho capito che non era così. È come se mi avesse scombussolata-. Bingo. Lo sapevo, e lo sapeva anche Steve. Ce ne siamo accorti noi.                    
–Come ti senti quando lo vedi?- io la mia analisi l’ho già appurata, ma voglio sentirla sfogarsi, ne ha bisogno.                                                                
–Mi sento felice, serena, tranquilla…mi sento apprezzata. Quando mi guarda io mi perdo nei suoi occhi, di quel blu intenso che mi ricordano l’oceano infinito; quando mi parla resterei ore ad ascoltare il suono della sua voce che si fa spazio nelle mie orecchie e nei miei pensieri; quando mi sorride, dio, quel sorriso splendente e perfetto che mi uccide ogni volta e mi fa sorridere di rimando; i suoi capelli così morbidi e setosi che vorrei sentire al tatto; il primo contatto che abbiamo avuto all’incontro e la sua pelle morbida e liscia; i suoi lineamenti precisi e il suo corpo così scolpito…- mi elenca con il sorriso più raggiante che io abbia mai visto. Ebbene, la mia teoria è più che fondata. –Ti piace, Talia- gli dico quindi in tutta risposta. Lei mi guarda, e si morde il labbro.
 
POV TALIA

E alla fine cedo e mi sfogo con Natasha, l’unica persona alla quale avrei veramente confessato tutto. Si, forse mi piace. Non riesco a togliermi dalla mente il viso di Bucky, e sorrido felice.                                                                    
–E’ normale alla tua età affrontare questo sentimento- mi dice Natasha.   –Ma io non so veramente cosa sia..- commento assumendo un espressione cupa –non l’ho mai affrontato veramente-. Già, mai provato un sentimento così forte che non so spiegare, e non ne ho mai parlato con nessuno. Natasha si avvicina di più a me e mi abbraccia.                             
-C’è una prima volta per tutto Talia. Sei una ragazza giovane e ricca di qualità. Quello che ti provoca James non è solo piacere. Tu provi un debole per lui. Ce ne siamo accorti-                                                                            
-E’ così evidente?- lei si mette a ridere                                                                             
–Certo che lo è. Si nota a kilometri di come cambi umore non appena lo vedi- ridacchio appresso a lei. Forse Nat ha ragione.                                                       
–Ma io ho paura. Mi fanno paura così tante cose- ammetto facendo uscire una piccola lacrima.                                                                                                 
–A tutti fa paura, ma il tempo saprà darti una risposta-                                                  
-Ma io ho 18 anni, e lui ne ha praticamente cento. Non potrà mai esserci niente tra noi- confesso a malincuore. Purtroppo mi rendo conto della situazione, e di quanto possa essere impossibile e assurda. Per quanto bello possa essere questo sentimento, fa al contempo male sapere che non si possa avverare, e questo mi fa soffrire, perché io tengo veramente a Bucky.                                                                                                                             
–Avrà anche cento anni, ma ha un vissuto alle spalle, e sembra dimostrarne molti di meno. Lo sai quello che è successo tra me e lui, non è vero?- io annuisco                                                                                                               
–Ero molto giovane anche io, eppure qualcosa c’è stato-                                   
-Come ti sei sentita nel sapere che era ancora in circolazione? E cosa hai provato dopo tutto quello successo?- gli chiedo molto curiosa. So benissimo quello che ha passato anni fa con James, e mi sono sempre chiesta coma abbia fatto ad affrontare la situazione in seguito, facendo finta che non fosse mai successo niente. Non sembrano esserci litigi tra loro, e all’apparenza sembra che abbiano un rapporto di compagni di squadra pacifico.                                                                                                                   
–Non è stato facile, ma bisogna accettare le conseguenze. Conoscendo il suo passato e quanto lui conta per Steve, mi sono dovuta abituare; la situazione non era fastidiosa, e mi dispiaceva comunque vederlo soffrire. Quello che ha fatto è stato orribile, ma non era lui, perché il vero Bucky non è così. Nessuno si merita di subire delle torture simili, lui è solo una vittima. Ho provato compassione, ho fatto un bel respiro e ho deciso di aiutarlo a recuperare parte di se stesso insieme a Steve- mi racconta                  
–Lo hai fatto per lui o per Bucky?- gli chiedo sapendo del grande rapporto di amicizia che la lega con Rogers                                                                            
-L’ho fatto per entrambi. Il mio compito resta sempre quello di salvaguardare il mondo-.                                                                                                 
–Che rapporto avete tu e Bucky?-                                                                                   
-Compagni di squadra. Non discutiamo, ci rispettiamo com’è giusto che sia. Ormai lui ha recuperato gran parte del vecchio Barnes, e la convivenza non è poi tanto difficile- aggiunge con tono sereno.                    
–Non pensare che l’età possa essere un ostacolo. Se non ti ci butti non potrai mai sapere- mi sussurra all’orecchio. Mi giro a guardarla e lei mi fa  l’occhiolino, e io mi butto tra le sue braccia stringendola come ho fatto l’ultima volta con mia madre. Mi sento sicura e leggera con lei, e riesce ad incoraggiarmi. –Grazie Nat-. È riuscita a farmi sfogare su di un argomento che è subentrato sin dal primo giorno che io ho messo piede in questa casa, o meglio, sin dal primo giorno che ho scoperto la storia del Sergente James Buchanon Barnes. È strano come qualcuno possa subentrare a far parte della tua vita in così poco tempo, e farti provare così tante sensazioni. Eppure sembra essere già passata un’eternità.
 
POV STEVE

Natasha e Talia sono salite nella camera di quest’ultima per ‘svuotare alcuni scatoloni’ mentre gli altri si sono alzati da tavola aspettandoci in salone. Io invece sto in cucina in bella compagnia del mio amico a sparecchiare. Penso sia ora di parlargli e chiedergli delle cose.                            
–Bucky, c’è una cosa che vorrei chiederti da ieri- esordisco attirando la sua attenzione –come ti sei sentito quando Talia ti si è presentata?- lui si irrigidisce.                                                                                                                           
–Bhe…stupito-                                                                                                               
-Ah..nient’altro?- gli domando per incitarlo. Avanti James, ti conosco da troppo tempo.                                                                                                                   
–A cosa ti riferisci?-                                                                                                               
-Al fatto che lei sa la tua storia-                                                                                     
-Sono rimasto perplesso. Non me lo sarei aspettato. Lo sai come la gente reagisce quando mi vede, no?- annuisco.                                                                          
–Lei non ha urlato, non ha indietreggiato..non ha avuto paura ad avvicinarsi a me- mi parla con un filo di voce                                                              
–Perché lei sa tutto, e vede altro- gli dico ricordandomi la conversazione che ho affrontato con lei la sera prima.                                                                            
–E’ molto matura per la sua età- commenta il mio amico                                              
–Si, hai proprio ragione- concordo osservandolo. Sembra nervoso e si passa le mani sui jeans                                                                                                         
–Sicuro che non devi dirmi niente?-                                                                           
-Eh?-                                                                                                                                         
-Avanti Buck…ho visto come la guardi- gli mormoro facendogli l’occhiolino –Ma cosa dici, ha solo 18 anni-                                                                                          
-Ah bhe, e con questo cosa vorresti dire? Tu ne hai praticamente cento-             
-Infatti, non posso permettermi di fare certi pensieri- e con questo mi ha praticamente confessato che in effetti a qualcosa pensa.                                           
–James, lo vedo come ti incanti- lui si ferma sul posto e irrigidisce la mascella –cambi totalmente quando stai in sua compagnia-                                    
-Mi..fa sentire..umano- lo sento sussurrare.                                                               
–Cosa intendi?-                                                                                                                    
-Che lei mi fa sentire umano, una persona, non un mostro-                                       
-Perché tu non sei un mostro Bucky-                                                                              
-Si che lo sono-                                                                                                                        
-No, non lo sei. Lo abbiamo ripetuto mille volte, e siamo sempre punto e daccapo. Tutto quello che hai fatto non è stato per colpa tua. Smettila di darti la colpa- alzo un po’ il tono di voce. Quando esce fuori questo argomento mi fa ritornare il ricordo di quando è caduto dal treno e non ho potuto fare niente per salvarlo.                                                                                 
–Il suo sguardo, il suo sorriso…mi incantano- inizia araccontare senza che io gli chiedessi niente. Fermo l’azione che stavo svolgendo per ascoltarlo.     
–Rimango fisso ad osservarla, e mi sento rilassato. Quando lei mi saluta mi fa sentire importante e apprezzato, e ogni volta che sto con lei e le parlo sento lo stomaco sottosopra. È come se mi avesse scombussolato. Resterei ore a passare il tempo con lei, perché mi diverte, e in quegli istanti tutto intorno a me scompare, ed esistiamo solo noi. Tutti i miei pensieri negativi vengono spazzati dal suo viso solare e dai suoi gesti, che rendono le giornate più serene da affrontare. Mi sento quasi rinato da quando è venuta a stare qui- mi confessa. Lo sapevo.                                          
–Ti fa provare un forte sentimento, lo sai?- lo informo                                        
–Si, lo so. Non pensavo che avrei mai potuto riaffrontarlo dopo tutto questo tempo-                                                                                                                 
-Non è mai troppo tardi Bucky- lo conforto dandogli una pacca sulla spalla. Lui fa lo stesso e accenna un lieve sorriso. Lo sapevo che qualcosa provava per Talia, un debole, o un qualcosa di più forte. Sono contento, perché lui è felice e sereno. Talia sembra quasi una medicina, perché ogni volta che la vede cambia totalmente espressione. Un attimo prima è rigido e giù di morale e un attimo dopo che lei fa la sua comparsa si riprende e si rilassa. E poi, è un continuo scambio di occhiatine tra loro. Io e Natasha ce ne siamo accorti soprattutto oggi a cena. Si stavano divorando con gli occhi.
 
POV TALIA

Alla fine io e Nat siamo comunque riuscite a sistemare qualcosa dagli scatoloni, ma essendo tardi non li abbiamo svuotati tutti, per cui al resto ci penseremo domani.                                                                                              
Così scendiamo dalla stanza per andare in salotto, dove gli altri ci stavano aspettando. Sono tutti riuniti lì, questa volta c’è anche James, seduto sul divano affiancato da Steve. Wanda e Visione sono seduti vicini sull’altro divano, mentre Sam e Tony, che come al suo solito ha un bicchiere con del Whisky in mano, hanno occupato due poltrone. Se io e Nat ci vogliamo sedere rimangono quindi due posti sui divanetti: uno vicino a Wanda e Visione e l'altro vicino ai due maschioni.                                                       
–Io mi siedo vicino Wanda- mi sussurra all’orecchio Natasha, facendomi l’occhiolino e accomodandosi al posto che ha deciso. Sono sicura che Natasha dopo questa conversazione avuta se ne approfitterà per mettermi il più in imbarazzo possibile, ma la cosa mi piace, perché vuol dire che allo stesso tempo starò più vicina a Bucky. Le sorrido rassegnata, e mi accomodo vicino a James, il tutto sempre molto timidamente e passandomi una ciocca dietro l’orecchio.                                                                       
–Ciao- lo risaluto                                                                                                                 
–Ciao- ricambia lui. Sbaglio o Steve gli ha dato una gomitata? Vabbè…

Nel tempo a seguire ci mettiamo a scherzare e a ridere, e la tensione che prima circondava me e Bucky si è alleviata, e questa volta partecipiamo anche noi. Quanto è bello vederlo ridere di gusto. Anche questa volta le occhiatine si sono fatte sentire, per non parlare degli sguardi maliziosi che mi rivolgeva Natasha. Ormai è un caso perso. Ma sono molto stanca, e dopo qualche ora il sonno mi travolge. Sento le palpebre pesanti, e accompagnata dalle rassicuranti voci dei miei compagni e dalla presenza al mio fianco di Bucky, mi lascio cullare dalle loro armonie e chiudo gli occhi, cadendo in un sonno profondo.
 
POV BUCKY

Io Steve e gli altri ci siamo accomodati in salotto ad attendere il ritorno di Nat e Talia. Dopo cena ci piace riunirci nella grande sala a bere qualcosa o a chiacchierare. È un momento della giornata che mi piace molto, perché tutti si divertono e mi diverto anche io. Sono sicuro che con la presenza di Talia mi divertirò ancor di più. Dopo aver chiacchierato un po’ con il mio migliore amico mi sento più leggero. Steve ha ragione, e mi ha scoperto: qualcosa per Talia la provo, ma non so dire cosa. Dopo tutti questi anni orribili passati senza memoria e a commettere crimini non ho potuto provare sentimenti positivi o sensazioni; e ora che tutto questo sembra essere finalmente finito (e lo spero) mi ritrovo dopo tanti anni a riavere una strana sensazione familiare allo stomaco che ho temuto di non poter mai più sentire. Quella sensazione di scombussolamento, che ti fa sentire sotto sopra, e quelle…quelle farfalle allo stomaco quando vedi qualcuno…ho questa sensazione ogni volta che vedo Talia. Finalmente eccole ritornare da noi. Sono ferme sulla soglia, e Natasha sussurra qualcosa all’orecchio di Talia, facendola sorridere. La Vedova si siede vicino a Wanda, e anche questa volta l’unico posto libero è di fianco a me. Ed ecco che la vedo avvicinarsi sempre di più a me, finchè non sento il divano sprofondare leggermente dalla sua parte.                                                     
–Ciao- mi saluta                                                                                                                 
–Ciao- ricambio io. Steve mi da una gomitata. Mi giro per guardarlo e mi fa un sorrisetto. Non saprei se interpretarlo come malizioso…
E le ore passano come speravo: a divertirmi con le battute di Sam, le chiacchierate collettive e la SUA risata. Dopo qualche ora mi giro alla mia destra, e noto che Talia si è addormentata. Poverina, sarà stanchissima. È stata in gamba oggi, e lo sarà anche domani. Com’è dolce quando dorme… do una pacca al braccio di Steve e le indico la ragazza, per farle notare che si è addormentata.                                                                                     
–Ragazzi Talia si è addormentata- li avverte a bassa voce                                       
–Che dolce, sarà sfinita dopo gli allenamenti di oggi- commenta intenerita Wanda                                                                                                                            
–Già..- acconsente Sam                                                                                                  
–Credo dobbiamo svegliarla- fa la sua uscita uniforma di latta                                
–Sei impazzito?- mi rivolgo a lui                                                                                    
–Sai, dovrebbe andare nel suo lettino, braccio di metallo- replica il playboy. James, mantieni il controllo.                                                                            
–Ragazzi stiamo calmi. Io direi di non svegliarla- grazie Natasha, almeno tu sei comprensiva.                                                                                                           
–E come la portiamo a dormire?- ribatte nuovamente quello sbruffone    
–Non penso sia un problema se la facciamo dormire qui- commenta Sam. E siamo a due contro uno. Non hai speranze Tony. Per altro non capisco perché ha tanta fretta di svegliarla e farla dormire nel suo letto.                          
–Io non so come ve la sbroglierete, ma sono stanchissima anche io. Buona notte ragazzi- aggiunge Natasha prima di andarsene                                                   
–Direi che siamo tutti stanchi. È meglio se ci riposiamo anche noi- si intromette Wanda.                                                                                                            
–Anche io ho sonno. Ci vediamo domani ragazzi- ci saluta Sam. E anche loro due si dirigono nelle proprie stanze. Tony finisce l’ultimo sorso di Whisky e poi si rivolge a me e Steve –Io esco a prendere una boccata d’aria- posa il bicchiere ed esce dalla stanza. Siamo rimasti io, il mio migliore amico e la ragazza addormentata.
 
POV STEVE

Sono andati tutti nelle proprie stanze a riposare. È molto tardi, e Talia per la stanchezza si è addormentata sul divano.                                                                                              
–Sembra un cucciolo quando dorme, non è vero?- Esordisce James osservandola e sorridendo. Mi sporgo un po’ in avanti per vederla                                                                           
–Si, hai ragione- confermo contento del fatto che il mio amico si senti così sereno con Talia.                                                                                                                 
–E’ bella-                                                                                                                        
-Cosa?- chiedo alzando un sopracciglio                                                                          
–E’ la prima cosa che ho pensato quando l’ho vista, che è bella e giovane- confessa. Si vede che le piace, e lo avevo capito sin da subito.                                                                                                          
–Steve come facciamo con lei?-                                                                                     
-Dovremo portarla nella sua camera-. Lui annuisce e poi fa uno sbadiglio. –Io non ce la faccio a portarla- mi dice chiaramente esausto.                           
–Ok, allora…posso?- gli domando indicandogli il corpicino disteso sul divano. Non vorrei si ingelosisce, ma è stato lui a darmi il permesso. Acconsente e mi alzo posizionandomi davanti al  posto dove giace il suo corpo: metto un braccio dietro il suo collo e l’altro sotto l’incavo delle gambe, in modo da poterla prendere in braccio e portarla in camera. È molto leggera e non si è svegliata quando l’ho sollevata. Bucky mi ha accompagnato fin sopra per potermi aprire la porta. Con lei in braccio altrimenti non ce l’avrei fatta.                                                                                      
–Io vado a dormire Steve. Buona notte-                                                                    
-Buona notte Buck-                                                                                                            
-E buona notte anche a te Talia- le sussurra dolcemente avvicinandosi al suo orecchio prima di girarsi e proseguire in direzione della sua camera. Il mio migliore amico che è stato scombussolato da una ragazzina…è strano da pensare, ma non impossibile. Eppure è successo realmente. Bucky ha passato la maggior parte degli anni a subire torture, lavaggi del cervello, ibernazioni e addestramenti a livelli estremi per farlo diventare una macchina assassina. Non ha potuto godersi la vita a pieno, e non era cosciente di ciò che era costretto ad eseguire. Non provava più niente ormai. Ma per fortuna lo abbiamo salvato, e ha recuperato la memoria, e può finalmente iniziare una nuova vita e riprovare sentimenti che per tutti questi anni gli sono mancati. Finito di soffermarmi sui miei pensieri, entro nella stanza, con ancora gli scatoloni buttati qua e là e solo qualche vestito ripiegato e sistemato. Talia, prima o poi dovrai sistemare la tua stanza. La adagio sul letto e la copro con le coperte. Rimango un po’ fermo seduto affianco a lei per no so quale motivo. Quella ragazza non sta cambiando la vita solo a James, la sta cambiando a tutti noi. Da quando lei è subentrata sembra tutto più sereno e tranquillo, e le giornate più facili da affrontare. Sarà perché è uno spirito giovane che spruzza vita e solarità da ogni poro, ma siamo stati tutti molto contenti di poterla accogliere tra noi. Io e Natasha inoltre abbiamo instaurato un rapporto fraterno, e anche se forse mi sembra ancora presto per dirlo, mi sento come un fratello pronto a proteggere la sua sorellina. Dopo tutto quello scoperto bisogna stare in allerta; anche se mi dispiace dirlo, devo purtroppo ammettere che c’è il rischio da un momento all’altro di un probabile attacco da parte dell’Hydra. Talia è ancora ricercata, ma noi la proteggeremo, a costo di combattere. Ma è meglio non pensare al peggio; finchè ci saremo noi lei sarà al sicuro. Le accarezzo la fronte e le lascio un tenero bacio in testa. Riposati ragazza, anche domani dovrai affrontare un giorno faticoso. Mi alzo e faccio per dirigermi alla porta, ma noto una maglietta familiare poggiata sulla poltroncina accanto al letto. La prendo in mano e noto che è la maglietta di James, che questa mattina le avevo prestato. Già, c’è proprio un feeling tra loro. La riposo da dove l’ho presa con un sorriso sulle labbra ed esco dalla porta chiudendola senza fare rumore. Voglio proprio sapere in che modo Talia gliela restituirà (sempre se non decide di tenersela per avere qualcosa di Bucky al suo fianco).

 
Angolo autrice
Hello Guys! Lo so che ho ritardato, ma i capitoli mi stanno uscendo veramente lunghi! Motivo per la quale oggi ne ho aggiornati ben due. Allora, come promesso il rapporto tra Talia e Bucky inizia a farsi sentire, e abbiamo già scoperto che effettivamente c’è un feeling reciproco tra i due personaggi. Mi sembra che siano passati giorni dalla convivenza di Talia in casa Avengers, ma mi sono accorta che ne sono passati solo tre! Ma non preoccupatevi, non starò ad elencare tutti i giorni di allenamenti che affronterà il nostro personaggio, altrimenti diventa noioso e lungo. Ho tanta ispirazione e soprattutto tante sorprese in servo! Spero vi siano piaciuti questi due capitoli (che ho dovuto per forza staccare altrimenti sarebbero venuti lunghi quanto la Divina Commedia), mi sono divertita molto a scriverli. Fatemi sapere cosa ne pensate del contenuto e soprattutto del rapporto che piano piano si fa sempre più evidenti tra i due *-* (già li shippo). Recensite e ci vediamo alla prossima! <3

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


Capitolo 13

POV TALIA
Anche questa volta vengo risvegliata dalla luce del sole, che con i suoi raggi delicati accarezza dolcemente il mio viso. Mi sento molto riposata, e i dolori del giorno precedente dovuti agli allenamenti si sono alleviati. Ma anche oggi mi aspetterà una giornata faticosa, quindi sarò pronta a ricevere nuove batoste. Ci dovrò fare l’abitudine per i prossimi giorni se non mesi, almeno fino a quando non decidono che io sia abbastanza preparata da affrontare una missione. Mi siedo poggiando la schiena alla spalliera e mi stiracchio massaggiandomi un po’ i muscoli. Mi guardo intorno, mi gratto la nuca e mi ricordo che io ieri sera mi sono appisolata sul divano vicino a Bucky. Ma quindi…come ci sono finita in camera?
Lavata e vestita, esco dalla stanza e mi incammino in cucina. Sono tutti svegli e già accomodati sui posti a fare colazione, persino Bucky che è intento a mangiare i suoi pancake con gli occhi rivolti verso il piatto. Uffa, questa mattina non mi sono svegliata presto e non ho potuto preparare la colazione con lui. Peccato, mi ero divertita ieri mattina. Sarà per la prossima volta.                                                                                                        
–Buongiorno dormigliona- mi saluta Natasha con una tazza di caffè fumante in mano                                                                                                                         
–Buongiorno- ricambio io –che ore sono?- Chiedo dubbiosa. Ho come l’impressione che sia un po’ tardino.                                                                          
–Sono quasi le undici- mi risponde Sam. Sgrano gli occhi:                                     
–Ma tra qualche minuto abbiamo gli allenamenti! Miseriaccia, sono in ritardo. Perché non mi avete svegliata prima?- inizio ad allarmarmi                         
–Hei stai tranquilla. Ieri eravamo tutti molto stanchi e ti abbiamo lasciato riposare. Ci siamo svegliati con comodo- mi spiega Steve. Mi tranquillizzo e mi siedo al primo posto libero che trovo, che purtroppo non è di fianco a Bucky, ma bensì di fronte. Si accorge di me, solleva gli angoli delle labbra e con un filo di voce mi dice –Buongiorno-. Io mi sento bruciare dentro, perché il modo in cui l’ha pronunciato è stato veramente sexy. Io sorrido molto timida e dico lo stesso. Poi mi servo un piatto di pancake con dello sciroppo d’acero e un bicchiere di latte, e inizio a mangiare.                                                                                                                     
–Mmm, a proposito- esordisco mentre mastico quella delizia preparata dal mio soldato preferito –chi mi ha portata a letto ieri sera?- Sono molto curiosa di sapere chi sia stata quella persona ad aver sollevato il mio corpo fino al letto in camera mia.                                                                               
–Sono stato io- mi risponde Steve sorridendo.                                                                  
–Oh…grazie- mi rivolgo con tono vacuo. Non so perché, ma speravo fosse stato Bucky…Oh Talia, smettila! Mica lui può pensare sempre a te…


Sono passate tre ore, e finalmente mi hanno concesso una pausa. Steve come riscaldamento mi ha sempre fatto correre per tutta la palestra ripetutamente, ma gli esercizi che sono venuti a seguire sono stati diversi e molto più tosti rispetto a quelli del giorno precedente. Ho faticato molto anche con le braccia, non solo con le gambe e gli addominali. All’arrivo di Nick e dell’Agente Hill mi hanno condotta in uno stanzino, accompagnata sempre da Steve che sembra essere diventato la mia guardia del corpo personale, e Maria ha iniziato ad eseguire i primi test su di me. Sapevo che lei si sarebbe occupata di questo, ma non così presto. La stanza era abbastanza spaziosa, con una grande vetrata e pareti interamente bianche, mentre il pavimento era in parquet. Al suo interno vi erano un tapirulan con un macchinario accanto, due travi verticali con un’altra sopra posizionata orizzontalmente, una poltrona con un kit medico e altri attrezzi particolari. Il primo test che ho dovuto eseguire consisteva nel correre sul tapirulan, e nel mentre che correvo mi hanno attaccata su tutto il corpo delle ventose collegate a quel macchinario. Aumentavano mano a mano la velocità, e io mi sentivo osservata: tra Nick e Steve che stavano al mia fianco, e la Hill che prendeva note scuotendo la testa su e giù, non sapevo chi mi metteva più a disagio. Dopo sono passata alle travi: dovevo arrampicarmi con le braccia e fare praticamente delle flessioni. Purtroppo ho ceduto poco dopo, crollando letteralmente per terra con le braccia che bruciavano; infine mi hanno prelevato dei campioni del sangue. In tutto ciò non ho capito esattamente lo scopo di questi test, ma Fury mi ha detto che l’Agente Hill mi avrebbe fatto sapere i risultati questa sera, concedendomi della pausa per riposarmi e riprendermi dopo il prelievo. Devo resistere un’altra ora e poi andrò a rilassarmi nella mia bella vasca e iniziare a riordinare la camera. Nick mi ha concesso anche di finire prima dicendomi di essere rimasto molto soddisfatto dei risultati. Caspita, sono solo due giorni che mi alleno e già è così entusiasta? Direi che come inizio è perfetto.                                                
Mi siedo tutta grondante di sudore (e ovviamente addolorata peggio di ieri) sulla panchina. Bucky questa volta non mi ha portato la boccetta d’acqua, e nemmeno l’asciugamano. Non l’ho proprio visto per quasi tutta la giornata, considerando il tempo che mi hanno intrattenuta in quella stanza. Ma ora sono disidrata, e ho bisogno di bere. Scolata tutta la boccetta mi guardo intorno, e finalmente lo vedo: è proprio lì, a qualche metro da me, con i pantaloncini corti, le scarpe da training, la canotta attillata traspirante, i capelli sciolti e bagnati appiccicati al viso intento a dare i pugni al sacco da box. Sembra molto concentrato, con lo sguardo fisso sul quel sacco che colpisce impetuosamente e ripetutamente, e la mascella rigida e serrata. Le sue mani forti e forse ormai abituate a tutti quei colpi, non sono nemmeno ricoperte da fasce o da guantoni. Dà colpi a crudo, senza protezioni, e riesco a vedere da qua le nocche delle sue mani ricoperte da un po’ di sangue incrostato dopo tutte le botte date. È così forte e veloce, così abile; e mi incanto a seguire e a studiare quei movimenti, che sembrano tirar fuori rabbia e pensieri.

 

POV BUCKY
Come al solito dopo il riscaldamento mi ritrovo a dare pugni a quel sacco da box, diventato ormai il mio sfogo principale. I ricordi orribili che ho e che sono riaffiorati non mi lasciano in tregua, e peggiorano di notte facendomi fare degli incubi orribili e costringendomi ogni volta a rimanere sveglio. L’unica volta che sembrano alleviarsi sembra essere quando c’è lei, Talia. Quel suo viso dolce e perfetto, i suoi occhi grandi e color nocciola, il sorriso solare che mi rivolge ogni volta…solo grazie a lei e questi piccoli gesti riesco a stare più calmo e sentirmi rilassato. Anche Steve, essendo il mio migliore amico, riesce a tranquillizzarmi, ma con Talia…è tutta un’altra cosa; lei ha quel non so che in più di rassicurante.                                                                         
Continuo a dare pugni al sacco, pensando al male che mi hanno procurato: un pugno alle torture subite, un pugno a quei bastardi che mi hanno tolto la vita privandomi di ogni cosa, a tutto ciò che mi hanno fatto fare; un altro alle infinite vite che ho tolto alle persone per colpa di queste mani, macchiatesi troppe volte di sangue, e un altro ancora al lavaggio del cervello che mi hanno fatto, costringendomi a terminare quella maledetta ‘missione’. Avrei potuto uccidere la persona che si è rivelato essere il mio migliore amico per tutto questo tempo, che non mi ha mai mollato e che mi ha sempre aiutato anche quando ho provato ad ucciderlo. Sono talmente preso dai miei pensieri e dal mio sfogo da non accorgermi di avere i pugni addolorati e con le nocche consumate ricoperte di sangue. Ma non mi importa, sono abituato al dolore. Mi fermo dopo aver sganciato l’ultimo pugno liberatorio, con il fiatone e grondante di sudore. Meglio finire qui per oggi. Porto i capelli indietro e prendo un bel respiro; mi dirigo poi a prendere la bottiglietta e vedo lei. Sfinita anche questa volta, tutta sudata e con i capelli scombinati che mi guarda. Non ho le forze per sollevare una mano e farle un cenno, inoltre non voglio che lei mi veda afflitto e con il sangue. Cerco di nasconderlo il più possibile con l’asciugamano e le rivolgo un sorriso come al solito. Perché lei mi fa sorridere veramente.
 

POV TALIA
E mi rivolge un sorriso. Dopo tutto lo sforzo e dopo tutto il dolore lui riesce sempre a trovare il tempo per sollevare gli angoli della bocca e mostrarmi la sua dentatura perfetta. Un sorriso che nonostante tutto nasconde qualcosa dietro, che mette quasi come scudo. Si copre le mani con l’asciugamano facendo attenzione a non mostrarle, ma io ho già visto tutto. Ho visto i pugni che ha dato, le nocche sanguinanti e soprattutto la sua espressione tosta e rigida. Perché ti nascondi da me? Perchè ti nascondi da quello che sei? È come se fosse ricoperto da una barriera. Sarà per tutto quello che ha subito? Si, sono sicura che questa sia la motivazione. Ma io non voglio vederlo sorridere solo per mettermi sicurezza o per non farmi sentire triste per lui; io non voglio che lui si nasconda per paura di mostrare chi è. Vorrei vederlo più sicuro di se e fargli capire che non è solo.                                                                                               
–Allora? Ripartiamo?- Ovviamente Steve mi riporta alla realtà, distaccandomi dai miei pensieri e dalle mie domande. Annuisco titubante con la testa e mi alzo dalla panchina, non prima di aver rivolto un sorriso dolce a James. Riuscirò a farti abbattere questa barriera. Non sarà facile, nemmeno per me, ma io ti aiuterò e ci riuscirò. Sei un soldato James, ma è ora di togliere l’armatura.


Allenamenti terminati anche questa volta. Ho appena finito di farmi la doccia e sto sistemando alcuni scatoloni ripensando alle domande su Bucky che sembrano volteggiare nella mia testa come un uragano. LUI sembra stare ormai fisso nella mia mente. Ho ancora un po’ di tempo prima di presentarmi giù in salone per la cena, e dovrebbero venire anche Fury accompagnato dall’Agente per mostrarmi i risultati dei test. Ho mal di pancia e mi sento in ansia per troppe cose. Sono già stressata? Caspita Talia, hai 18 anni! Su con la vita… sospiro e finisco di sistemare più roba possibile.

Perfetto! Il bagno è già tutto arredato, i vestiti sono tutti ordinati e sistemati negli appositi cassetti e il letto è ben fatto. Mancano solo alcuni oggetti da mettere sulla scrivania e sul comodino, i peluche e i poster e ho finito di arredare la mia nuova camera. –Molto bene- dico tra me e me, e con un sorriso esco dalla camera per scendere in cucina. Ho fame, molta fame, spero solo di non fare la fine di ieri, ovvero immergermi nel colorito blu degli occhi di Bucky e distrarmi senza pensare al cibo. Solo lui è riuscito a farmi scordare del mio amore per il cibo! E ce ne vuole tanto per farmi dimenticare del mio pasto… vabbè, vediamo cosa succederà, ma devo cercare di mangiare, con tutte le energie che spreco.                                                                                             
–Buonasera a tutti- li saluto arrivata in cucina                                                                  
–Oh, siamo in orario oggi- commenta Sam guardano l’orologio. Mi metto a ridere e poi gli rispondo                                                                                                  
–Già, sono riuscita a sbrigarmi e ho svuotato quasi tutti gli scatoloni-                  
-Quando l’hai arredata tutta sono curioso di vedere i poster- replica Tony. Meglio di no Stark, dato il rapporto che hai con Bucky non apprezzeresti.
–Quali poster?- si  intromette una voce. Giusto in tempo ecco arrivare il soldato Barnes, con delle fasce messe attorno alle nocche delle mani. Faccio finta di niente, ma so benissimo cosa ci ha combinato.                                 
–Ohh…niente- dico io rispondendo alla sua domanda e arrossendo. Lui annuisce leggermente e si dirige verso il tavolo con aria cupa.                                                             
–Ragazzi la cena è pronta- ci informa Wanda portando un enorme vassoio fumante e posizionandolo al centro del tavolo. –Wow, sembra invitante- dico io con gli occhi a cuoricino. Che profumino..                                                            
–Allora mangialo. E pensa al cibo, non ad altro- ribatte Natasha ad alta voce e facendomi l’occhiolino. Dovresti sostenermi non mettermi in imbarazzo. Gli lancio una fulminata ma ci passo sopra. Spero solo che nessuno abbia capito a cosa si riferisca. Senza nemmeno pensarci mi siedo vicino a Bucky. Finalmente gli sto vicino e non vedevo l’ora.

Iniziamo a mangiare, e il pasto preparato da Visione con l’aiuto di Wanda è davvero ottimo. Purtroppo non mi sono incantata nello sguardo di Bucky, anche perché mi sembra un po’ cupo rispetto alle altre volte, e questo ha fatto nascere in me una preoccupazione. Ho lasciato comunque un po’ del cibo nel piatto. Non riesco a mangiare nel sapere che c’è qualcosa che lo turba. Con quelle mani fasciate poi riesce a malapena a tenere la forchetta in mano, e mi fa tanta pena. Ha i capelli sciolti che gli ricadono lungo il viso; Il suo sguardo sembra perso e vuoto, e non ha emesso suono per tutta la serata. Non ha un bell’aspetto e vederlo così mi fa star male.                                                                                                                         
–Bucky cosa hai combinato alle mani?- Esordisce Steve facendolo scattare con la testa. Non si aspettava che qualcuno gli chiedesse qualcosa.                      
–Hm? O alle mani…- ha un tone di voce basso. Si guarda le mani e le stringe leggermente in un pugno –em..mi sono fatto male durante gli allenamenti- si limita a rispondere riabbassando poi lo sguardo sul piatto.
–Scusate, vado un’attimo al bagno- dice infine prima di alzarsi e uscire dalla porta, seguito dallo sguardo dubbioso di tutti noi.                                                
–Em…vado al bagno anche io- mi sbrigo a dire lanciando il tovagliolo e correndo a salire le scale. Mi sento in dovere di seguirlo.
 

POV BUCKY
Sono stanco e sfinito più delle altre volte. Mi sento affaticato e vorrei riposare, ma non ci riesco. Sto andando avanti a prendere medicinali che mi possano mantenere sveglio perché ho paura a dormire.                       
Finalmente posso andare a farmi una bella doccia e rilassarmi. Entro nel bagno, mi tolgo gli indumenti e mi immergo nella vasca. I pugni che ho dato mi hanno provocato delle ferite sulle nocche di tutte e due le mani, e al contatto con l’acqua e il doccia schiuma bruciano. I muscoli mi tirano e il caldo filtra nel mio corpo fino a provocarmi dei brividi piacevoli.
Rimango immerso per quasi un’ora, poi esco e il calore inonda il bagno facendo appannare lo specchio. Mi metto un asciugamano intorno alla vita e con un panno tolgo l’umidità per specchiarmi. Ho un aspetto orribile: occhiaie, lividi, graffi…e le nocche che continuano a sanguinare. Non posso mostrarmi così agli altri, soprattutto a Talia. Non voglio che lei si accorga in che condizioni pietose sto. Apro il cassetto e cerco disperatamente delle fasce mediche per coprirmi le mani, e fortunatamente le trovo. Me le fascio alla bell’è meglio e mi asciugo, per poi mettermi addosso degli indumenti puliti. Sono molto svogliato in questo momento e decido di indossare una semplice maglietta azzurra con un sotto tuta grigio, scarpe semplici da ginnastica e capelli sciolti, per cercare di coprire il mio orribile volto. Prendo un bel respiro e scendo per dirigermi in cucina.

–Già, sono riuscita a sbrigarmi e ho svuotato quasi tutti gli scatoloni- sento dalle scale la voce di Talia                                                                                                
-Quando l’hai arredata tutta sono curioso di vedere i poster- questa invece è quella di Tony. Li sento parlare mentre scendo per dirigermi da loro.                                                                                                                                               
–Quali poster?- faccio la mia entrata incuriosito dal commento di Tony. Talia alza lo sguardo verso di me.                                                                                               
–Ohh…niente- risponde abbassando il tono e..arrossendo? Annuisco leggermente e mi siedo al mio posto. Non voglio attirare l’attenzione.       
–Ragazzi la cena è pronta- fa la sua entrata Wanda poggiando un grande vassoio fumante al centro della tavola.                                                                                     
–Wow, sembra invitante- sento commentare dal tono dolce di Talia. Come fai ad essere sempre così radiosa? Vorrei avere anche io la tua solarità…                                                                                                                                   
–Allora mangialo. E pensa al cibo, non ad altro- si rivolge Natasha a lei, che gli lancia una fulminata. A cosa si riferisce? James, sei troppo curioso… tutti si accomodano e sento la svampata del profumo di Talia provenire dalla mia destra. Con la coda dell’occhio la intravedo, e si è seduta accanto a me. Vorrei poterla guardare negli occhi, vorrei poterle sorridere e parlarle, ma non ho il coraggio. Mi sento afflitto dai pensieri che non so per quale motivo oggi mi stanno divorando dentro, e ho paura a farmi vedere da lei.
Passano i minuti e mi sento agitato. Le mani mi bruciano, non sono partecipe alle discussioni degli altri e non sto toccando cibo.                                  
–Bucky cosa hai combinato alle mani?- la voce del mio caro Steve mi distrae facendomi scattare                                                                                                      
–Hm? O alle mani…- mi ha chiesto cosa avevo combinato riferendosi alle due fasce che mi coprono le ferite. Le osservo velocemente, cercando di stringerle per quello che posso in un pugno.                                                                   
–Em..mi sono fatto male durante gli allenamenti- mi limito a rispondere senza dare altre spiegazioni.                                                                                             
–Scusate, vado un attimo al bagno- dico per poi alzarmi e dirigermi nella mia camera. Non resisto un secondo di più in presenza di tutte queste persone. Ho bisogno di andare nella mia stanza da solo e calmarmi.

Richiudo velocemente la porta alle mie spalle ed entro nel bagno. Mi guardo allo specchio e i mie occhi sembrano ‘diversi’: James, calmati, non scatenare il soldato che si nasconde ancora in te. Apro con foga un armadietto e ne estraggo una pasticca. La metto in bocca e la ingoio bevendo dell’acqua dal lavandino. Mi porto le mani tra i capelli e cerco di respirare con calma. Tu non sei il soldato d’inverno, tu non sei il soldato d’inverno, tu non sei il soldato d’inverno, mi ripeto dentro come un mantra prima di sedermi sul pavimento e calmarmi. Stavo per avere un attacco, ma questa volta l’ho scampata. Ecco cosa mi succede ad essere divorato dai ricordi e dalla stanchezza. Mi rialzo lentamente dal pavimento e mi riguardo allo specchio. Sono un mostro, un mostro in tutto. Mi sciacquo la faccia e mi passo poi un asciugamano velocemente. Poggio la mano sulla maniglia pronto ad aprirla e a ritornare giù per vederla e tranquillizzarmi. Ora ho veramente bisogno del suo sguardo. Ma mentre sto per aprire sento un rumore di passi provenire dalla stanza. Sarà sicuramente Steve che mi ha seguito fino a su per controllarmi e assicurarsi che io stia bene. Apro la porta pronto a vedere il mio migliore amico, ma i passi sentiti non erano i suoi. È Talia, che si sta guardando intorno. –Che ci fai nella mia stanza?- le domando seriamente confuso. Per quale motivo mi ha seguito fino a sopra ?

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


 

Capitolo 14

POV TALIA
Sto davanti la porta della sua camera. Sono un po’ titubante, non so se entrare o se aspettare fuori. Ma se rimango qua fuori sarei sospetta, mentre se entro…sarebbe la stessa cosa. Ormai sto qui, e non tornerò indietro. Sicuramente vorrà delle spiegazioni, e non ho intenzione di prepararmi uno di quei discorsi mentali che non servono a niente e che tanto poi dimenticherò di sicuro. Al diavolo, io entro nella camera. L’ho visto agitato e DEVO sapere se sta bene, sono venuta qui sopra per questo. Ok, sono dentro e non me lo sono trovato davanti al primo colpo. Un piccolo sospiro di sollievo fuoriesce dalla bocca. Mi incammino circospetta nella stanza ad osservarla, eppure non è la prima volta che ci entro. Insomma, ci ho dormito la prima notte, e non c’è poi molto da guardare perché è vuota. All’improvviso sento la maniglia del bagno scattare e una voce che parla –Che ci fai nella mia stanza?- mi giro per guardarlo, e ha alcune ciocche di capelli bagnate. Per non parlare della sua espressione dubbiosa (e come dargli torto). Wow,  non avevo notato che vestito in questo modo è veramente figo. Talia, pensa a cose serie, sei venuta qua per una ragione più importante. Apro la bocca per emettere parola, ma non so cosa dire. Ci penso su un momento e l’unica cosa che mi viene in mente è dirgli la verità. Richiudo la bocca, socchiudo gli occhi per qualche secondo, prendo un respiro e gli rispondo:                                                                                       
–Volevo sapere se stavi bene-. L’ho detto, ho detto la verità. Perché dovrei mentirgli? Ha vissuto nelle bugie per anni, perché illuderlo o raccontargli balle? Non sono quel tipo di persona, e non lo farei MAI soffrire. Mi guarda perplesso e si avvicina a me con passo lento. Il mio respiro si fa affannoso, e il mio battito accelera. Dio, perché mi provochi questo ogni volta? Ma rimango ferma sul posto. Ora siamo vicini, a dividerci solo poco passi. Lui si tocca nervosamente le mani, o meglio le fasce, e appena si accorge del mio sguardo che ricade su di esse le rilascia facendole cadere lungo i fianchi. Allora i nostri sguardi si incontrano, io alzo un sopracciglio e gli chiedo –Che ti sei fatto-                                                        
-Niente- risponde secco                                                                                                       
–Non è vero, ti ho visto agli allenamenti-                                                                          
-Se lo sai perché me lo chiedi?- ribatte                                                                                
–Per vedere se mi avresti risposto-. Lo zittisco e non controbatte. Non pensavo di essere così sicura di me e di trovare una risposta così velocemente. Mi stupisco di me stessa. Fa un sospiro rassegnato. Noto che le fasce si sono sporcate di sangue, e andrebbero cambiate. –Posso?- mi faccio coraggio e gli chiedo il permesso di poter prendere le sue mani tra le mie per poterle medicare. Mia madre fa l’infermiera, quindi riesco ad occuparmi tranquillamente di alcune ferite superficiali. Mi fa un leggero cenno di testa come risposta e le prendo tra le mie mani. Sono grandi e forti. Slaccio lentamente le fasce e il sangue continua a sgorgare dalle ferite. James, che mi combini…                                                                                
-Dovresti usare le protezioni quando dai i pugni al sacco da box- lo rimprovero                                                                                                                                  
-Non ne ho bisogno- mi risponde con tono basso                                                             
–Perchè? Poi ti ferisci-                                                                                                          
-Non mi importa, ne ho tante di ferite ancora aperte-.                                                  
Alzo lo sguardo per guardarlo e i nostri occhi si incontrano: l’oceano che si scontra con la terra. Non so cosa controbattere, perché la sua risposta toccante mi ha lasciata senza parole e con il fiato sospeso al centro del petto. L’unica cosa a cui riesco a pensare nel vedere il suo sguardo indifeso è il perché di tutto questo male. Perché quei bastardi hanno fatto tutto questo a lui? Perché? Con quale coraggio? Bucky non se lo meritava e ora vive, se questa si può chiamare ‘vita’, con i tormenti e i ricordi. Ricordi orribili che lo abbattano, che lo fanno soffrire e lo fanno star male; ma lui è riuscito a trovare la forza per ricominciare e cercare di ricordare. Non ha mollato,e ha continuato a lottare. E lo so, perché glielo leggo dagli occhi; quegli occhi stupendi che mi tengono prigioniera e che mi raccontano la sua storia con lo sguardo. Rimango fissa per del tempo imprecisato in quella sua bellissima trappola, navigando in quel mare pieno di pensieri alla ricerca di qualcosa. Mi tengono ipnotizzata facendomi provare sentimenti mischiati:pena, compassione, dolore, rabbia, colpa..colpa perché ogni volta che parlo sembra che ogni mia parola riporti a galla i tormenti passati. Ora sento gli occhi pizzicare e le lacrime che cercano di spingere per uscire. No, non devo piangere, non davanti a lui. Non posso aggiungere un altro peso ai suoi pensieri. A malincuore abbasso lo sguardo e spezzo il contatto. Rilascio le sue mani per asciugarmi un po’ gli occhi, tiro su col naso e mi riprendo.                                                                                                                          
–Em..allora…vado a prendere delle nuove fasce- esordisco singhiozzando dirigendomi verso il bagno.                                                                                             
Appena ritorno con tutto l’occorrente per poterlo medicare lo vedo seduto sul bordo del letto, con le mani poggiate lungo le cosce e a guardare il vuoto. Prendo un bel respiro, ancora cupa dopo la risposta che mi ha lasciata spiazzata, e mi dirigo verso di lui. Poggio il materiale sul comodino, lui alza lo sguardo e io gli sorrido, per mettergli sicurezza. Imbevo un dischetto con dell’acqua ossigenata e mi inginocchio per poter iniziare l’operazione.                                                                                                          
–Brucerà un pochino- lo avverto prima di posare il dischetto sulla ferita. Lo appoggio appena e lui ritrae la mano, ma la riprendo delicatamente per continuare a disinfettarlo. Il silenzio si fa spazio nella stanza, permettendo di ascoltare I nostri respiri. Sono leggeri, ma il mio battito sembra non avere una pulsazione regolare.
 

POV BUCKY
Talia mi ha seguito fino alla mia stanza per sapere se stavo bene. A parte Steve nessuno si è mai interessato a me e alla mia salute. Poi viene lei, questa ragazza speciale, che è come noi, che mi scombussola e che si preoccupa per me; che si presenta nella mia stanza proprio nel momento del bisogno e per assicurarsi che io stia bene. Avevo bisogno di rivederla, e ora che sta qui con me e che mi cura la ferita sto meglio.                                                                                          
 La osservo mentre procede con l’operazione con quei movimenti morbidi e leggiadri; quelle mani piccole che quando toccano le mie mi provocano dei brividi per tutto il corpo. È così concentrata e precisa nelle sue movenze, da non distogliere per un secondo lo sguardo dall’azione che la tiene impegnata.                                                                                                                        
–Dove hai imparato a medicare?- spezzo il silenzio con una domanda.                       
–Da mia madre. Lei fa l’infermiera- mi risponde tenendo sempre lo sguardo abbassato sulle mie mani.
‘Mia madre’…lo ha detto con così tanta sicurezza. Mi si spezza il cuore (sempre se io ne abbia ancora uno) nel sapere la sua storia e tenerla all’oscuro di tutto. Lei non sa niente e non vogliono che sappia, ma per quanto ancora dovranno nasconderglielo? Ha già sofferto in passato, ora che è grande e scoprirà la verità, cosa le succederà? Soffrirà di più? Come la prenderà? So come una persona si può sentire nel vivere nella menzogna, nel dolore, e lei non se lo merita. Non voglio che soffra, non lei.                                                                                                       
–Ecco fatto- la sua voce dolce e armoniosa mi riporta alla realtà. Si alza in piedi sistemandosi e raccogliendo i dischetti, e io mi guardo le mani. Le ferite sono state disinfettate e il sangue fermato, e ora ho delle fasce nuove che mi ricoprono alla perfezione le nocche. Provo a stringere un po’ i pugni, e non sento più il bruciore. Talia prende tutto l’occorrente per rimetterlo al proprio posto, ma prima che vada nel bagno per sistemare la fermo per un polso, in modo molto delicato per non farle male e senza stringere troppo.                                                                                                                 
–Grazie- le dico molto sinceramente.                                                                                 
–Per cosa?-                                                                                                                      
Esito per qualche secondo perdendomi nei suoi grandi occhi. Ora ci guardiamo nuovamente –Per tutto- gli rispondo. Lei mi sorride.                Grazie perché ti sei preoccupata per me, perché guardi oltre all’apparenza, perché non ti dimostri intimorita dal mio braccio o dal mio passato; grazie per avermi medicato, per sorridermi ogni volta mettendomi serenità, per farmi sentire tranquillo e vivo, per farmi sentire una persona migliore e accettata.
 
 
POV TALIA
L’ho visto, e solo questo mi è bastato per avere la certezza che stesse meglio. Mi ha permesso di medicargli la ferita e gli ho messo una nuova fascia, e lui mi ha ringraziata, per tutto. Quel ‘tutto’ che io non ho saputo interpretare e che mi ha lasciata con tante domande. E poi il suo sguardo, il suo sguardo da cucciolo impaurito che ogni volta mi tocca nel profondo. Siamo riscesi dopo nel salotto, prima lui e infine io. Come ogni sera erano tutti riuniti nella grande sale, e come ogni volta mi sono accomodata accanto a Bucky, nello stesso divano dove la sera prima mi ero appisolata.                               
–Eccovi qua. Cosa stavate facendo voi due?- si rivolge molto maliziosamente Sam. Bucky sembra non voler rispondere, e questa volta decido di farlo io al posto suo. –Cercava delle nuove fasce per cambiarle e l’occorrente per disinfettare, così l’ho aiutato-. Alla fine questa è la verità, tralasciando il dettaglio di esserci guardati intensamente negli occhi e aver provato per l’ennesima volta una forte sensazione allo stomaco.                               
–Hei amico, tutto apposto?- sento chiedere poi da Steve.                                            
–Si, ora va meglio-. Perché Bucky si è rivolto verso di me e mi ha sorriso quando ha risposto? Non lo so, ma ho ricambiato.                                                           
–Talia- una voce maschile forte richiama la mia attenzione. Mi giro e vedo nell’entrata della stanza Nick accompagnato dall’Agente Hill, che si avvicinano verso di me.                                                                                                              
–Ti abbiamo portato i risultati dei test- mi informa Maria porgendomi una scheda. I risultati! Ma certo, mi ero totalmente dimenticata.                                         
–Dei test? Quali test?- chiede curioso Tony                                                                           
–Oggi in palestra l’Agente Hill ha sottoposto Talia ai suoi primi test- gli spiega Steve.                                                                                                                               
–Come sono andati?- chiede in seguito Natasha                                                                  
–Non lo so, spero bene- commento io con la scheda in mano. È un po’ difficile da comprendere, ci sono degli schemi e degli strani numeri che non riesco a decifrare.                                                                                                                      
–Abbastanza bene, per essere il primo- risponde l’Agente.                                                                                                                                     
–Posso sapere qual’era il loro scopo? Insomma, perché correre sul tapirulan lo chiamate test?- sinceramente parlando non ne ho capito molto il senso, ma dato che non ho peli sulla lingua ne sto approfittando della presenza della Hill e del comandante per togliermi dei dubbi.                           
–Il test del tapirulan è servito a noi per comprendere il tuo limite. Sei riuscita a correre per più di mezz’ora senza mostrare segni di cedimento o di rallentamento- mi spiega Maria. –Woooo- si complimentano tutti con questa esclamazione in coro.                                                                                                       
-Cosa significa quindi?- chiedo nuovamente                                                                      
–Significa che hai un ottima resistenza- si intromette Fury -il che è molto importante quando si svolge una missione. Le ventose che ti abbiamo applicato al corpo erano collegate a un macchinario che rilevava respiro, battito e altre funzioni vitali. Grazie alle tue doti non hai mostrato cedimento o affaticamento eccessivo. Sei stata veloce, e questo andrà a tuo favore. In caso di pericolo durante una missione, la cosa migliore da fare non è solo combattere, ma anche correre e sopravvivere-                        
-Quindi ho resistenza nella corsa?-                                                                                     
-Non solo in quella. Vuol dire che puoi resistere a lungo anche a determinati dolori senza mostrare cedimento. Essendo dotata di capacità sovraumane, se venissi ferita non moriresti sul colpo. Il tuo corpo è abbastanza resistente da permetterti di sopportarlo-. Si intromette la Hill. Altre esclamazioni di approvazione fuoriescono dalle bocche di chi ho intorno, tranne da Bucky, che si limita come al suo solito a guardarmi e a sorridere compiaciuto.                                                                                                          
–E il test della trave? Ho ceduto poco dopo. Se ho così tanta resistenza come dite perché ho ceduto subito?-                                                                                 
-Ti sbagli. È sembrato a te. Sei riuscita a fare più di 30 flessioni in due minuti, rientri nella media-. Wow, eppure mi erano sembrate poche. Sorrido fiera di me stessa.                                                                                                        
–Bhe, direi che sei andata alla grande- si rivolge Steve facendomi l’occhiolino.                                                                                                                             
–E per quanto riguarda il prelievo del sangue? A cosa vi serve?-                                     
-Quello ci serve a noi per il tuo DNA. Sei dotata di poteri sovraumani, e vogliamo condurre delle analisi più approfondite- mi spiega l’Agente. Acconsento con un cenno di testa.                                                                                          
–Molto bene Talia, hai dimostrato di avere un’ottima resistenza. La testeremo meglio domani con le tue abilità. Buona notte Avengers- conclude il comandante uscendo dalla stanza con l’Agente.                                                                                           
–Wow, complimenti Talia!-                                                                                                   
-Te lo avevo detto che eri forte- si complimentano con me.                                             
–No, ma che dite, sto solo alle prime armi- commento arrossendo e con un sorriso imbarazzato.                                                                                                                                  
–Sei in gamba- mi sussurra all’ orecchio Bucky facendomi girare e ritrovandomi  a pochi centimetri di distanza dal suo viso spettacolare.                   
–Una vedova Junior molto forte direi. Bisogna festeggiare- si intromette Tony alzando in aria un bicchiere di whisky.                                                                    
–Sei forte per la tua età- commenta Sam con un cenno di testa                                      
–Cosa avresti da dire contro la mia età?- ribatto io facendo la finta offesa
–O non intendevo offenderla signorina, intendevo dire che non si trovano facilmente adolescenti diciottenni con queste ottime qualità- risponde scherzosamente facendo la voce da intellettuale.                                                              
–Diciottenne ancora per poco mio caro Sam, tra quattro giorni è il mio compleanno- li informo.                                                                                                     
–Ooooh, allora risparmio i festeggiamenti per quel giorno- dice Tony riponendo il bicchiere sul bancone                                                                                       
–Lo festeggerai?- mi chiede Wanda                                                                                        
–Oh…bhe..io..no, non credo che lo festeggerò- rispondo abbassando lo sguardo. Anche se sembro una ragazza molto espansiva e poco timida, cosa che in effetti sono, non ho amici. Non li ho per una scelta personale. Da quando ho scoperto le mie doti, e dopo un evento che è successo, ho preferito io non avere amici per paura di perdere il controllo e procurargli qualche danno. La cosa un po’ mi fa soffrire, perché essendo figlia unica non ho nessun altro con me, se non i miei genitori o il mio cane.                                 
–Come mai, se posso chiedere?- mi domanda Natasha                                   
–Non ho nessuno con cui festeggiare- confesso con un sorriso malinconico. Il silenzio si fa spazio nella stanza. Odio il silenzio, mi fa pensare troppo facendomi sentire l’eco delle domande che mi rimbomba nella mente, e facendomi provare una sensazione di agitazione.                          
–Tu hai noi- lo interrompe Bucky. Si, proprio lui con questa frase che lascia spiazzati tutti, ma che mi fa brillare di gioia.                                                      
–James ha ragione- segue la voce di Natasha –Non sanno cosa si perdono- e mi fa l’occhiolino.                                                                                                                      
–Noi siamo fortunati ad avere te. Mi spiace ragazzi, ma Talia è nostra- commenta anche Sam                                                                                                          
–Non sei sola ragazza- mi conforta Wanda. Pensavo chissà cosa avrebbero pensato dopo l’affermazione di Bucky, e invece è stato proprio lui a scatenare la compassione e la dolcezza di tutti nei miei confronti, che ora mi stanno soffocando in un tenero abbraccio di gruppo. Guardo Bucky e lo ringrazio con lo sguardo pieno di lacrime. Vedere che loro, i Vendicatori tengono a me, mi ha fatto sentire protetta e al sicuro; ma sapere che Bucky è stato il primo ad esordire una frase che ha scatenato tutto ciò mi ha lasciata stupita. Perché io provo qualcosa per lui, e questo mi ha fatto capire che forse, in fondo, anche lui potrebbe ricambiare, e che lui non è il mostro che tanto crede di essere. Lui è solo James Buchanon Barnes.

-Allora ragazzi, meglio che vada a dormire, se no mi riaddormento sul divano- dico stiracchiandomi. L’affetto che oggi mi hanno dimostrato mi ha resa molto contenta e mi ha fatto sentire protetta; ma sono ancora più serena perché ho notato che Bucky si è ripreso, e questo mi ha rassicurata. Per me conta che lui sia tranquillo e lo sono anche io. Ma ora ho sonno, e domani dovrò affrontare un nuovo giorno di allenamento, quindi andrò a riposarmi.                                                                                                  
–Non sarà un problema- risponde Steve                                                                        
–Domani ti vedremo all’azione signorina. Preparati, si farà sul serio- mi informa Sam facendomi l’occhiolino.                                                                               
–Mi stai per caso sfidando?- ribatto fingendo un tono imponente. Lui in tutta risposta alza le braccia come in segno di rassegna. Io mi metto a ridere e mi alzo dal divano.                                                                                                     
–Buona notte ragazzi- li saluto con un sorriso e mi incammino nella mia camera.

Mi lavo, mi tolgo i vestiti per mettermi la maglietta con la quale dormo e sono pronta a dormire. Mentre cerco la mia t-shirt il mio occhio ricade sulla poltrona vicino al letto, dove sullo schienale vi è posata la maglietta che devo ancora restituire a Bucky. Dato che non trovo la mia e dormo nella mia camera, se la indosso non se ne accorgerà nessuno, giusto? Al diavolo, mi dirigo verso la sedia e la prendo. La indosso e sento ancora il suo profumo rassicurante. Mi abbraccio in essa e mi poso poi sul letto, con il suo odore addosso. È come se ce lo avessi proprio qui accanto a me, anche se non è la stessa cosa. E mi addormento con il sorriso pensando a lui, e stringendo la maglietta tra le mie mani.
 

POV BUCKY
Talia anche questa volta è stata la prima ad andare a dormire. Con tutti gli allenamenti che sta affrontando non deve essere facile per lei, dato che non è abituata a questo tipo di sforzo, anche se ce la sta mettendo tutta e si è già dimostrata all’altezza. Ma non avevo dubbi su questo. Ora sto pensando però al suo compleanno: ha detto che tra quattro giorni compierà gli anni, 19 per l’esattezza, ma non lo festeggerà perché non ha nessuno con cui organizzare la festa. Ma lei sta con noi ora, fa parte della famiglia, stavo pensando quindi che potremo organizzargli noi la festa. È una ragazza giovane, e una bella festa per una bella ragazza come lei si deve per forza organizzare. Ho intenzione di farle questa sorpresa, ma ho bisogno della collaborazione di tutti gli altri. Mentre chiacchierano tranquillamente tra di loro io sono immerso in questo pensiero, e decido dunque di esporre la mia idea interrompendoli.                                                                 
–E se gli organizzassimo una festa a sorpresa?- esordisco quindi facendoli rivoltare tutti nella mia direzione. Perché ogni volta che parlo io mi guardano con quell’espressione sconvolta? Non mi sembra di aver detto niente di male.                                                                                                                       
–Vorresti dire per Talia?- chiede a tal proposito Wanda                                               
–Si, e per chi se no?- rispondo ovvio.                                                                                   
–Secondo me è un’ottima idea- mi appoggia dopo qualche secondo di esitazione Steve.                                                                                                                    
–Concordo anche io. Talia è una brava ragazza, penso che si meriti una bella festa per quel giorno speciale, dopo tutto l’impegno che ci sta mettendo- acconsente anche Natasha                                                                             
–Poverina, non ha nessuno con cui festeggiare- commenta rattristita Wanda                                                                                                                                       
–Non aveva, ora ci siamo noi. Concordo con te, braccio di ferro- accetta anche Sam. Ci tengo ad aggiungere che con lui sto cercando di instaurare un rapporto. È molto amico di Steve, e si comporta comunque in modo rispettoso con me, nonostante a volte mi dia strani soprannomi come in questo caso. Ma se lo fa lui poco mi infastidisce, perché è una persona molto ironica, mentre il signor Tony-sono un playboy miliardario-Stark ha un atteggiamento troppo egoista e rude.                                                                         
–Sono d’accordo anche io- dà la conferma Wanda.                                                              
–Una festa a sorpresa…l’idea mi intriga. Vorrei contribuire anche io- si aggiunge Visione. È molto strano lui, non so nemmeno se considerarlo umano o no. Alla fine, nessuno di noi qui è normale o umano, considerando le capacità sovraumane che ci caratterizzano; ma lui è sempre molto gentile e disponibile.                                                                                                 
–Tony, che intenzioni hai?- lo richiama Natasha. Tutti gli occhi sono puntati su di lui, anche i miei. Sta seduto sulla poltrona, con le gambe incrociate e il solito bicchiere di alcool in mano. Ci squadra tutti, uno ad uno; posa il bicchiere, si sistema la giacca e dopo un sospiro risponde:            
-Io adoro le feste, quindi…lo faccio solo per Talia- ovviamente precisa. Va bene così, il mio intento era quello di rendere felice lei per quel giorno, non me. Ringrazio quindi l’approvazione di Tony con un cenno di testa.               
–Scusate se mi intrometto, ma la ragazza ha detto di non avere nessuno con cui festeggiare. Chi potremo invitare?- domanda Visione.                                           
–Non penso sia un problema, potremo invitare alcune persone dello S.H.I.E.L.D.- propone Steve.                                                                                                             
–Io posso contattare Thor, Bruce, e il resto della combriccola. Tanto lei li conosce tutti- si intromette anche Tony.                                                                                                         
–Io allora mi occuperò di Clint e di sua moglie. Più saremo e più sarà numerosa la festa- aggiunge Natasha.                                                                                  
–Bhe, allora abbiamo risolto- conclude Steve con un sorriso.                                           
–Quindi..andata?- chiedo conferma rivolgendomi  a tutti.                                               
–Andata- acconsentono. Perfetto. Sono contento, ci tengo a festeggiare quel giorno speciale per lei.

Dopo questa bella chiacchierata ci siamo organizzati su come procedere quel giorno: dovremo addobbare casa, invitare la gente, comprarle dei regali, il cibo, le bevande, la musica, e tutto ciò di indispensabile per una bella festa. Tony si occuperà di contattare alcune persone, del cibo insieme alle bevande e alla musica; Wanda e Visione si sono proposti di decorare il grande salone dove si terrà il party; Natasha dovrà distrarre Talia, mentre io, Sam e Steve ci occuperemo di tutto il resto. Nell’organizzare il tutto si è fatto molto tardi, e sono andati tutti a dormire. Gli ultimi rimasti nel salotto siamo stati io e Steve, che ci siamo diretti nei nostri dormitori insieme.                                                                                          
–Hai avuto una bella idea a preparare una festa a sorpresa per Talia- mi ferma Steve poggiando una mano sulla mia spalla.                                                           
–Voglio che sia tutto perfetto per quel giorno, e che lei sia felice- gli confesso sinceramente. Quello che conta per me ormai è questo.                                        
–Lo sarà di sicuro. Buona notte Buck- mi saluta Steve richiudendo la porta. La casa è immersa nel buio e nel silenzio, tutti dormono e tutto è tranquillo. Ora ci sono solo io in piedi. Dovrei andare a dormire perché ho seriamente bisogno di riposarmi, ma non so se ci riuscirò con questi pensieri che ogni notte mi tormentano. Avrei tanto bisogno di lei in questo momento…
 

Angolo autrice
Eeeee Hello guys! Sono resuscitata! Scusatemi tantooo ho ritardato veramente di troppo. Chiedo venia. Purtroppo il mese di Agosto è sempre molto incasinato, perché tutti i miei parenti sono nati in questo mese e sto quindi fuori casa per festeggiare la maggior parte dei giorni. Ma il tempo da dedicare a voi e a questa storia che io amo molto lo trovo sempre. Chiedo comunque scusa, ma grazie alla mia bontà ne ho aggiornati due. Allora, parlando della storia: sono dei capitolo abbastanza tranquilli (che non mi soddisfano molto, ma il bello arriverà dopo) incentrati molto su Bucky e Talia. Bucky sta passando un periodo particolare, perché stanno riaffiorando nuovi ricordi che non lo fanno riposare e rischiano di fargli ritornare qualche attacco, ma sembra che la presenza di Talia lo rassicuri…nel prossimo allenamento finalmente inizierà a combattere sul serio e la vedremo alla prova con la lotta; abbiamo poi scoperto che lei tra quattro giorni compierà gli anni, e il dolce Bucky ha ben pensato di organizzargli una festa a sorpresa. Cosa succederà in seguito? Siete curiosi di sapere come verrà organizzata questa festa? Continuate a seguire la storia e ho tante tante sorprese, novità e colpi di scena tutti per voi.
Ci tengo a ringraziare tutti i lettori che sono aumentati tantissimo, e tutte le persone che hanno cliccato sul pulsantino delle recensite/preferite/seguite (siete in tanti anche voi, sappiate che vi ringrazio immensamente). Recensite e fatemi sapere <3.
Vi adoroooo

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Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***


Capitolo 15

 
-Presto, prendi la bambina- esordisce una voce maschile. C’è un uomo di fronte a me, intento a chiudere le serrature e le finestre con molta cura e con movimenti decisi e impetuosi.                                                                                                   
–Coraggio, vieni- si rivolge a me una voce femminile con gli occhi colmi di lacrime e che mi sorride per mettermi sicurezza. Una sicurezza che non trovo, perché lei, come anche lui, sembrano spaventati. Mi prende in braccio e mi conduce in una camera da letto. Poi dei rumori, rumori forti. Rumori di passi, tanti passi veloci e felpati; rumori di serrature che si rompono, si spezzano e spari. La porta della camera si apre, e si fa spazio all’interno lo stesso uomo che poco fa era intento a chiudere quelle serrature ormai rotte. Questa volta ha un fucile in mano, il viso sudato, e richiude la porta alle spalle guardandoci a me e alla donna con occhi ormai rassegnati.                                                                                                                   
–Che succede? Come ci hanno trovato? Cosa vogliono da noi?- chiede la donna allarmata. Di cosa sta parlando?                                                                                                                    
–VOGLIONO LEI!- urla l’uomo in tutta risposta –vogliono me…e lei- ripete con tono più basso. La donna si accascia per terra portandosi le mani sulla bocca e scoppiando in un pianto. Intanto si continuano a udire dei passi di persone e voci, che pronunciano cose incomprensibili in un’altra lingua.                                                                                                                 
–Ascolta, voglio che tu ora faccia una cosa per me- si rivolge l’uomo alla donna inginocchiandosi di fronte e accarezzandole una guancia
–nascondi Talia e proteggila-                                                                                                                            
-Ma…ma…che ne sarà di te? Che ne sarà di NOI?- commenta la donna singhiozzando                                                                                                                             
–Io…non lo so. L’importante è salvare lei. Quei bastardi non le faranno niente, TE LO PROMETTO- cerca di rassicurala l’uomo con un tono di amarezza. I rumori si fanno più vicini, percepisco la presenza di qualcuno nel corridoio. L’uomo prende la donna per il viso e le lascia un bacio, un ultimo bacio.                                                                                                                             
–Ti amo- le sussurra lei con voce tremante. –Ti amo anche io- ricambia l’uomo poggiando la sua fronte su quella che deduco sia la moglie. Si rialza da terra, con il fucile ancora in mano, e si dirige verso di me.                                                                                                                                              
–Sei forte, e coraggiosa Talia. Sarai una ragazza in gamba. Ricordati che ti voglio bene- mi dice prima di lasciarmi un bacio sulla fronte.                                          
Intanto qualcuno cerca di sfondare la porta: l’uomo si prepara con il fucile puntato e la mascella irrigidita, mentre la donna si alza da terra e mi prende in braccio, nascondendomi poi sotto il letto.                                                                                         
–Resta qui sotto e non uscire per nessuna ragione. Andrà tutto bene, vedrai- mi ‘rassicura’ accarezzandomi il viso e rivolgendomi di nuovo quel sorriso atterrito. Faccio come mi dice, e mi nascondo bene. Poi un botto, la porta ha ceduto. Urla, grida, spari, passi…troppi rumori in una sola stanza. Qualcuno è entrato. Mi tappo le orecchie e stringo forte gli occhi, impaurita ed incosciente di cosa sta succedendo.                                                              
Sono troppo curiosa per restare qui sotto, ma la donna mi ha detto di non uscire dal mio nascondiglio. Alzo leggermente un lembo della lunga coperta per osservare: non lo avessi mai fatto. Una scena di azione brutale si sta svolgendo davanti ai miei occhi. L’uomo è stato disarmato e sta lottando corpo a corpo con le proprie mani contro tre uomini vestiti interamente di nero, con dei caschi in testa che non lasciano intravedere il volto e con un simbolo particolare che mi risalta all’occhio: un teschio rosso stampato sulla manica sinistra.                                                                                                               
–Dov’è la ragazza?- chiede uno di quegli uomini sbattendo l’uomo al muro e  fermandolo con il fucile al collo.                                                                                           
–Non l’avrete mai!- risponde lui con vigore, e con una mossa riesce a sfilargli il fucile e colpirlo, facendolo cadere a terra. Ora si rimette a combattere con gli altri due rimanenti. Nonostante le brutte ferite che si intravedono e il sangue che ricopre ormai gran parte del corpo riesce ad avere ancora la forza per lottare. Lottare contro questi uomini e per una qualche ragione a me sconosciuta. Chiedevano di me, ma perché? Cosa cercano da me? Chi sono queste persone? I combattimenti continuano e l’uomo riesce a metterli a tappeto. Sfinito rivolge il suo sguardo verso di me e mi sorride. Un ultimo sorriso prima che uno sparo sovrasta il silenzio e un proiettile si conficca dritto al suo petto. L’uomo si accascia per terra, con gli occhi ancora puntati su di me e la macchia di sangue che si espande.                                                                                                                                 
–Non…guardare- mormora prima che i suoi occhi assumono uno sguardo vacuo. Ma ormai è troppo tardi.                                                                                                                                
–Noooo!- sento gridare da una voce femminile, probabilmente la voce della donna. Il signore che ha sparato l’uomo uccidendolo si toglie il casco; si accorge della mia testolina affacciata e mi viene incontro. Alza le coperte e allarga le sue braccia –Vieni piccola, non ti farò niente…- lo sento dire con tono falso. Sta per prendermi in braccio e io mi ritraggo; ma poi qualcosa lo tira indietro. –Non l’avrai mai, brutto bastardo!- gli urla contro la donna dandole poi una botta in testa con il fucile. Con questa mossa l’uomo si inginocchia, e con un’altra botta sul naso si sdraia sanguinante per terra. La donna le si mette a cavalcioni sopra prendendolo a pugni ripetutamente, con occhi sanguinanti pieni di ira. Dopo avergliene dati abbastanza lo solleva per il colletto, digrignando i denti.                                                                                                                                      
–Pensi che ora sia al sicuro la bambina? Non sono il primo e non sarò l’ultimo che le darà la caccia. Lei sarà una ricercata, ne verranno uno dopo l’altro per trovarla, e ci riusciranno. Per quanto ancora credi di poterla proteggere?- esordisce l’uomo ormai in fase di morte sputando sangue dalla bocca.                                                                                                                            
–Fino a quando sarà necessario- gli risponde prontamente lei prima di dargli il colpo finale.                                                                                                              
Si rialza poi dal corpo dell’uomo scansandolo con disgusto. I capelli scompigliati, i vestiti imbrattati, le mani piene di sangue e il viso rigato da lacrime. –E’ tutto ok. Ora dobbiamo andare- mi dice prendendomi in braccio. Una volta fuori da quel nascondiglio, riesco a vedere chiaramente la scenografia. Una strage: corpi a terra tutti morti, armi sparpagliate qua e la, pavimento macchiato da enormi chiazze rosse, e lui, il corpo di quell’uomo che ha tentato di proteggerci che ormai giace per terra privo di vita. No, non è tutto ok.                                                                                                   
–Dobbiamo sbrigarci- la sento mormorare. Mi mette un cappotto addosso e mi copre; lo stesso fa lei. Usciamo dalla casa, e ci incamminiamo non so dove nelle strade buie e deserte del quartiere. Io sto sempre tra le sue braccia, che mi cingono forte stringendomi al suo petto e facendomi ascoltare lo scalpitare irregolare del suo cuore. Dopo minuti di camminata veloce, passati a guardarsi intorno con circospezione, siamo arrivati a destinazione. Bussa al campanello di una casa e la porta si apre poco dopo. Due persone con la vestaglia addosso sono sulla soglia della porta, ma non riesco a vedergli il volto.                                                                                                                                         
–Katherine, che ci fai qui? Che è successo?- sento chiedere da una voce femminile. Deduco che Katherine sia il nome della donna che mi tiene in braccio.                                                                                                                                      
–Sono entrati in casa nostra, ci hanno trovati- risponde tremando                             
–Ma come?- ribatte l’altra donna.                                                                                     
–Volevano lei-                                                                                                                              
-E Kevin? Dove sta lui?- domanda una voce maschile                                                         
–Lui…lui è…morto. Lo hanno ucciso mentre cercava di proteggerci-. Ma proteggerci da cosa? Perché vogliono me? Chi sono tutte queste persone?                                
–Vieni, entra in casa, ti serve un posto dove stare- si offre molto gentilmente la donna aprendo di più la porta.                                                                    
–No, non posso restare, metterò in pericolo la vostra vita. Tenete solo lei- ribatte porgendomi in braccio all’altra donna.                                                                         
–Ma Katherine, che ne sarà di te?-                                                                                          
-Non preoccupatevi per me. L’importante è che tenete in salvo lei. Mi fido di voi- si rivolge grondante di lacrime e singhiozzando. Si avvicina poi di qualche passo, ritrovandosi a poca distanza da me. –Talia, ricordati che ti voglio bene e che siamo fieri di te- mi sussurra in un sorriso poggiando le sue labbra sulla mia fronte, per poi allontanarsi dalla soglia scomparendo nel buio.

 
Mi sveglio di soprassalto con il fiatone e grondante di sudore. Mi guardo intorno e mi trovo nella mia camera al quartier generale degli Avengers. Sono viva e sono al sicuro. Mi poggio una mano al petto per calmare il mio respiro e lo spavento. Guardo la sveglia sul comodino: le 3 del mattino. Mi calmo facendo uscire un sospiro di sollievo. È stato solo un brutto sogno…
Mi alzo dal letto, incapace di riaddormentarmi subito dopo l’orribile incubo avuto. Mi dirigo silenziosamente in cucina per bere un bicchiere d’acqua e riprendermi dallo shock. A quest’ora tutti dormono, quindi non dovrei correre il rischio di incontrare nessuno. Arrivata nella cucina apro il frigo: prendo l’acqua e poi un bicchiere dalla mensola.                                             
–Anche tu sveglia?- una voce mi fa balzare facendo rovesciare l’acqua. Scruto bene nel buio per distinguere la grande figura massiccia seduta che si intravede nell’ombra. Ma non mi ci vuole molto per riconoscere quella voce e quella inconfondibile postura da soldato.
 

POV BUCKY
Come ogni sera mi ritrovo a stare sveglio per sfuggire dai miei incubi. Sono le tre del mattino, e il grande salone è immerso nel buio più totale. Mi dirigo in cucina per prendere un bicchiere di latte e mi siedo poi sulla sedia del tavolo, in tranquillità. Un rumore di passi leggeri mi distrae poco dopo dalla mie quiete. Intravedo nel buio una figura minuta, femminile probabilmente, che apre l’anta del frigorifero e prende poi un bicchiere dalla mensola, poggiandolo sul bancone del lavandino e permettendomi di distinguere meglio la sua figura. Si tratta di Talia.                                                       
–Anche tu sveglia?- esordisco senza pensare e facendole rovesciare l’acqua. Scruta nel buio per capire da che parte e da chi è provenuta la voce.                                                                                                                                        
–Bucky…- sussurra con un filo di voce –Mi hai spaventata- dice portandosi una mano al petto.                                                                                                             
–Scusa, non volevo-.                                                                                                           
–No, non preoccuparti- ribatte con la sua solita gentilezza e avvicinandosi al tavolo. Si siede di fronte a me, beve un sorso d’acqua e mi domanda:                          
-Come mai sveglio?-                                                                                                             
-Incubi- rispondo semplicemente. –E tu? Come mai sei sveglia?- la vera domanda dovrei farla io. Per me oramai è un’abitudine non dormire. Non so quanti anni sono che non schiaccio un pisolino come si deve. Ma una ragazza come lei, sempre felice e serena, cosa la porta a svegliarsi nel cuore della notte?                                                                                                                   
–Incubi anche io- risponde alla fine con un filo di voce. Io la guardo quasi curioso aggrottando un po’ la fronte.                                                                                 
–Non sei l’unico a quanto pare, James- commenta accorgendosi della mia espressione e sollevando il labbro lateralmente in un sorriso malinconico.
–Ti va di parlarne?- le chiedo senza risultare troppo invadente.                                      
–Non vorrei annoiarti- mi risponde lei.                                                                              
–No, affatto. Non mi annoierei mai ad ascoltarti-.
James, cosa è appena uscito dalla tua bocca? Questa ragazza non mi fa nemmeno più pensare; quando la vedo è come se riuscisse a tirarmi fuori frasi o parole che nemmeno io avrei mai pensato di dire. Ma alla fine è vero, ho detto la verità. Come può pensare di annoiarmi? Non mi stancherei mai di ascoltare il suono dolce della sua voce che mi mette sicurezza nei momenti di bisogno. Ma non voglio obbligarla, per questo gliel’ho prima chiesto. So come uno ci si può sentire nel fare incubi orribili, ed è difficile poi raccontarli, per paura di ricordare.


POV TALIA
Andando in cucina mi sono imbattuta con Bucky, seduto sulla sedia e con un bicchiere di latte vicino. Certo, mi ha spaventata all’inizio, perché non mi aspettavo di ritrovarmi qualcuno, specialmente lui, sveglio nel bel mezzo delle tre del mattino. O forse, dovevo aspettarmelo?                                                                                                  
–Come mai sveglio?- mi decido a chiedergli sedendomi di fronte a lui per vederlo meglio                                                                                                                           
–Incubi. E tu? Come mai sei sveglia?-                                                                                
-Incubi anche io- affermo. Un espressione quasi curiosa spunta sul suo tenero volto. –Non sei l’unico a quanto pare, James- aggiungo quindi notando il suo stupore.                                                                                                         
–Ti va di parlarne?- mi domanda di punto in bianco dopo secondi di esitazione.                                                                                                                                  
–Non vorrei annoiarti- rispondo abbassando la testa.                                                
–No, affatto. Non mi annoierei mai ad ascoltarti-.                                                          
Ho sentito bene? James ha veramente detto che non lo annoio? Ok, tu già mi provochi delle forti sensazioni solo a vederti ogni giorno, se poi ci aggiungi anche queste frasi io casco letteralmente ai tuoi piedi. E alla fine come al solito finisco per sorridergli come una ebete. Perché si, lui mi fa sorridere cavolo, queste cose mi dice mi fanno sentire apprezzata. E solo lui riesce a farmi questo effetto. Il fatto poi che lui si sia ‘interessato’ a chiedermi del sogno mi ha messo sicurezza, e alla fine prendo un respiro e decido di raccontarglielo. Parlarne potrebbe togliermi una liberazione, dato che non mi è mai capitato di fare un incubo più strano di questo e mi ha turbato un pochino.                                                                                                                  
–Non saprei come spiegarlo; è..è veramente strano- inizio non sapendo veramente da dove partire.                                                                                                 
–Racconta quello che ricordi- lo sento dire con voce calma.                                          
–Ok- mormoro. –Allora, em…io..era..era come se vivessi il sogno…come dire..-                                                                                                                             
-In prima persona?-                                                                                                                   
–Si, esatto-                                                                                                                             
-E cosa è successo?-                                                                                                                
-Non ho capito bene, era tutto così strano e dinamico, ma penso che io ero una bambina piccola. Ricordo che il tutto è iniziato con un uomo che chiudeva serrature e finestre per metterci al riparo; poi una donna mi ha portato in una camera per nascondermi e degli uomini hanno fatto irruzione nella casa. Volevano catturare me e il signore- lo vedo irrigidirsi all’ultima frase. –Tutto bene?- gli chiedo quindi notando questo rapido cambiamento di espressione.                                                                                          
–Si…si, continua- mi risponde con tono un po’ freddo. Ci passo su, e continuo il mio racconto: -L’uomo che ha tentato di proteggerci è stato ucciso, e mentre uno dei nemici ha cercato di catturarmi la donna lo ha strattonato uccidendolo. Era successa una strage nella camera. Poco dopo la donna si è diretta fuori con me in braccio portandomi in casa di due persone. Gli ha detto che erano entrati in casa e che ci avevano trovati. Poi mi ha lasciata in affidamento, dicendogli di prendersi cura di me. È scomparsa nella strada buia dopo avermi dato un bacio sulla fronte-concludo dopo avergli fatto un riassunto dell’essenziale. Raccontargli ogni singolo dettaglio impiegherebbe tempo, e non avrebbe importanza. James è rimasto fermo e composto per tutto il tempo del mio racconto; e ora si sporge un po’ in avanti, trovandosi a pochi centimetri dal mio volto.                                                                                                                            
–Come ti è sembrato questo sogno?-mi domanda lasciandomi perplessa e pensosa.                                                                                                                                     
–Reale- rispondo alla fine guardando il vuoto. Questo sogno mi ha veramente fatta sentire strana. Ma perché sembrava così reale?


POV BUCKY
Le vicende del suo sogno sembrano corrispondere con alcuni eventi che ci sono stati raccontati a proposito dei suoi veri genitori e del suo vero passato. Questo mi ha lasciato irrigidito e atterrito. Faccio un attimo mente locale: ha detto che lo ha vissuto in prima persona e che era una bambina nel sogno; gli eventi coincidono con delle cose realmente accadute nel suo passato, e ha rivelato che l’incubo sembrava reale. Ora, è vero che quasi tutti i sogni sembrano essere così reali, ma se questo non fosse solo un sogno? Se questo fosse…un RICORDO? Non sono forse la persona più indicata con il quale sfogarsi, essendo stato ibernato probabilmente anche il mio cuore ormai è diventato di ghiaccio; ma purtroppo di incubi e sogni me ne intendo, considerando che sono proprio loro la causa della mia astinenza dal dormire. Questo sogno non le ha fatto per niente bene. La vedo turbata, e la cosa che mi fa sentire in colpa è che lei non ha nemmeno idea di quello che si cela dietro a tutto questo, e non posso nemmeno rivelarle niente, per quanto io voglia. Magari lo considera solo un semplice incubo, ma io so che si cela dell’altro e non posso fare a meno di pensarci. Dovrò parlare con Steve a proposito di questo e tenerlo al corrente. Ho paura che questi sogni possano diventare frequenti, e io non voglio che lei soffra o che faccia la mia stessa fine. Non voglio che lei provi la terribile sensazione di ricordare…


POV TALIA
Una lacrima si fa spazio nel mio volto rigando la mia guancia. Sono stata talmente presa dal racconto da essermi dimenticata anche della presenza di James nella stanza.  -Oh…scusa, io..te l’ho detto che ti avrei annoiata- mi riprendo asciugandomi il viso e tirando su con il naso. Era tanto che non avevo degli incubi, e questo per non so quale ragione, penso sia stato uno dei più brutti che io abbia mai avuto.                                                                                
–No, non mi hai annoiata. Scusami, forse non avrei dovuto chiedertelo- risponde scusandosi addirittura. Per cosa poi? Perché mai si dovrebbe scusare? Lui è stato fin troppo gentile a chiedermelo, sono stata io a prendere la decisione di raccontarglielo, e se l’ho fatto vuol dire che volevo.                                                                                                                                    
–Non devi scusarti James, è tutto apposto- lo rassicuro mostrandogli anche un sorriso. Lui si sporge in avanti, portando lentamente la sua mano sul mio viso e poggiando un pollice sulla mia guancia, asciugandola con tenerezza da una lacrima.  Il suo contatto morbido sulla mia pelle mi provoca un brivido. Quanto vorrei sentire questo contatto più spesso…


POV  BUCKY
Non avrei dovuto chiederle del sogno. Per colpa mia ora le lacrime rigano il suo volto perfetto, che la fa sembrare ancora più bella e dolce. Spontaneamente, non so nemmeno io cosa abbia fatto scattare in me questo istinto, mi sporgo in avanti poggiando lentamente il mio pollice sulla sua morbida guancia, scacciando quella lacrima salata scesa dai quei grandi occhi color nocciola. E la guardo, la guardo senza staccare il contatto. È una sensazione così magica e misteriosa quella che mi provoca. Più la guardo e più mi cresce quella sensazione allo stomaco. È così bella anche quando piange…


POV  TALIA
E di nuovo il mare si scontra con la terra….i suoi occhi di ghiaccio mi scrutano nel profondo e io provo…eccitazione. Mi sto riscaldando e non so per quanto ancora riesco a resistere a questo sguardo. Sento che voglio di più da lui. Non voglio continuare a scambiarci solo occhiate, a comunicare con questo gesto che per quanto possa essere profondo non mi soddisfa abbastanza. Io provo qualcosa di forte per James, e ho bisogno del suo contatto. Quanto vorrei poterlo aiutare, quanto vorrei vederlo felice ogni giorno, potergli parlare e fargli capire che di me si può fidare; mettergli sicurezza, stringergli la mano, accarezzarlo e…
-Uhhh…- mi esce un sospiro dalla bocca. Troppi pensieri Talia, calma i tuoi ormoni. Mi ritraggo dalla sedia, appoggiando la schiena e facendola aderire meglio allo schienale. Adoro rimanere intrappolata nel suo sguardo, ma i sentimenti che provo per lui sono talmente forti da farmi perdere il controllo. –Allora James… - cambio quindi argomento sentendomi imbarazzata e accaldata                                                                          
–Quale incubo ti ha svegliato?- bevo un sorso di acqua. Devo rinfrescarmi.                
–Non sono incubi i miei- mi risponde.                                                                                
–Cosa vuoi dire?- gli domando confusa.                                                                             
–Sono ricordi-. Mi irrigidisco. Ogni volta esce fuori questo argomento. Lui non dorme perché gli riaffiorano le cose orribili che gli hanno fatto, e lui ne soffre. Sono passati anni ormai, ma le cattiverie che lo hanno fatto diventare il soldato d’inverno sono diventati purtroppo dei ricordi indelebili del passato.                                                                                                              
–Quanto tempo è che non dormi?-                                                                                   
-Anni-                                                                                                                                       
-Ma…dovresti riposarti. Insomma, quello che fai richiede forza e energie, non puoi non dormire…- cerco di fargli capire seriamente preoccupata per le sue condizioni. Non può non dormire, ha bisogno di riposo.                                                                                                                            
–Tu non capisci…ogni volta che ci provo ricordi orribili riaffiorano nella mia mente. Ricordare il mostro che si cela in me non fa altro che aumentare il mio senso di colpa-                                                                                              
-Senso di colpa per cosa? Quello non eri tu Bucky, e non è stata colpa tua-
-Si, ma l’ho fatto-                                                                                                                          
-Perché non hai avuto scelta!- alzo un po’ il tono di voce. Perché si ostina a credere di essere un mostro? Perché continua ad incolparsi? Quanto vorrei fargli capire che lui non è il mostro che tanto teme di essere. Prendo un respiro e mi riprendo, avvicinandomi di più al tavolo con la sedia e sporgendo il mio busto. –James, quello che ti hanno fatto è stato orribile. Non ti meritavi tutto quello, ma darti la colpa non servirà a niente. Il passato è passato, e quello successo non si può cambiare, ma migliorare. Non puoi sfuggire dai tuoi ricordi, è vero, ma tu non sei il mostro che tanto credi di essere James- gli parlo con tono dolce, e lui mi guarda, con la mascella irrigidita.                                                                                          
–Come puoi dirlo?-                                                                                                                
-Perchè mi hai mostrato più volte il lato del vero James-.
 

POV  BUCKY
Secondo lei il vero James è ancora racchiuso in me. Non so se sia vero o no, dato che la parte brutale si è un po’ calmata, ma io continuo ancora a vedermi come un mostro. Eppure lei sembra così sicura di quello che dice…ma forse non ha idea dei pensieri che mi tormentano ogni notte. I ricordi delle torture, le vite spezzate, il sangue sulle mie mani, i lavaggi del cervello…sono pensieri opprimenti. E il braccio, questo maledetto braccio di metallo che odio più di ogni altra cosa, che ha causato troppo dolore, mostra il mio lato oscuro. Ma lei non è intimorita da esso, lei sembra guardare solo la parte umana di me, che io non riesco a trovare. Se solo sapesse quante vite ho tolto a causa di questa arma letale.                                                                                                              
–I ricordi che ho non fanno altro che accrescere il mio senso di colpa…- gli confesso sfogandomi. Parlare di questo di solito mi fa perdere il controllo, ma lei, la sua presenza, mi trasmette fiducia e tranquillità. Il fatto che lei non sia intimorita, non si ritrae al mio aspetto e forse il fatto che lei sa, mi fa sentire più compreso.                                                                                                        
Si avvicina di più a me ritrovandosi a centimetri di distanza dal mio naso. Siamo così vicini che riesco a percepire il suo calore.                                                               
–Questo ti fa capire quanto il lato umano sia ancora vivo in te. Se tu fossi stato un mostro non avresti avuto il rimorso. Ti senti in colpa per cose che sei stato costretto a fare senza aver potuto opporre resistenza, e questo tormento ti lascia sveglio la notte. Un mostro se ne sarebbe fregato, e avrebbe probabilmente dormito sogni tranquilli, perché sa che quello che ha commesso è stato giusto. Ma tu James, non sei un mostro. Tu hai paura, e sei solo una vittima-.                                                                            
Nessuno ha mai creduto così in tanto in me. Nessuno mi ha mai considerato umano. Nessuno mi hai mai considerato una vittima. Ogni volta che mi vedono scappano e automaticamente associano la mia identità a quella dell’ assassino. Ma io non faccio più quelle cose, e non ho intenzione di ricommettere quelle atrocità. Voglio solo recuperare la vita che ho perso e il mio lato umano.


POV  TALIA
Io gli ho raccontato del mio sogno e mi sono sentita più leggera, e lui..bhe, lui mi ha confessato veramente cosa lo mantiene sveglio ogni notte da anni. Continua a darsi la colpa, ma io ho cercato di fargli capire che lui non è affatto un mostro. Lui è solo Bucky. Vederlo afflitto a causa dei pensieri affligge anche me, ma ho intenzione di aiutarlo. Come? Dandogli fiducia. Tutto viene fondato grazie ad essa: amicizia, amore, fratellanza…tutto. E con la disponibilità. Io ci sarò sempre per lui, in ogni momento. Voglio mettergli sicurezza e fare uscire il vero lato di Bucky che si nasconde nel profondo e che è ancora vivo dentro di lui. Perché io lo so che quel James esiste ancora ed è racchiuso in quella corazza.                                                  

–Bene…direi che è ora di riandare nelle proprie stanze- mi alzo dalla sedia dopo la conversazione e poso il bicchiere, ma lui è ancora li seduto e immobile. Mi avvicino piano e gli poggio una mano sulla spalla sinistra. Lui prende al volo il mio polso, mi guarda e mi dice –Ti prego, non andare- con quello sguardo da cucciolo smarrito. E ora?                                                                                                 
–James…dobbiamo andare a dormire-                                                                                     
-Ma io non voglio dormire. Ho paura…-
 
 
POV  BUCKY
Non voglio sdraiarmi nel mio letto, chiudere gli occhi e vedere quelle immagini orribili; voglio solo restare qui con te e parlare, sentire la tua voce e sentirmi al sicuro.                                                                                                   
–Ma devi riposarti-                                                                                                             
-Lo sai che non posso-                                                                                                          
-Non puoi perché non vuoi- ribatte lasciandomi a corto di parole. Sgancia la presa e si siede sulla sedia accanto.                                                                             
–Ascolta, prova a fare una cosa: pensa a qualcosa che ti rende felice. Ci sarà qualcosa che ti mette serenità o felicità, giusto?- mi consiglia.                       
–Non lo so…penso di si- rispondo inespressivo.                                                             
–Bene, allora prova ad addormentarti con quel pensiero-                                             
-Non so se sarò in grado…-                                                                                                 
-Sono sicura di si- risponde prontamente mostrando il suo sorriso. Si rialza dalla sedia per dirigersi nel corridoio che conduce alle camere da letto.                 
–Talia- la richiamo prima che se ne vada –Grazie- le dico alla fine sentendomi più libero. Parlare con lei mi ha fatto sentire meglio. Come ha detto lei non posso sfuggire dai mie ricordi e dal mio passato. Quello che è stato fatto purtroppo è fatto, ma posso fare in modo di migliorare. Magari con il suo aiuto…sento che con lei mi posso sfogare. Lei lo ha fatto con me a proposito del suo ‘sogno’, e io mi sono sentito sicuro di rivelargli il mio tormento. E poi con lei puoi parlare di tutto, perché è sempre li pronta a darti una risposta.                                                                                      
-Buona notte- la sento dire in tutta risposta.

Dopo un po’ sono ritornato in camera anche io. Stare nel salotto, immerso nel buio come al mio solito e lasciare spazio alla mia mente diventa una tortura dopo un po’. Ricorda quello che ha detto Talia: ‘pensa a qualcosa che ti rende felice. Ci sarà qualcosa che ti mette serenità o felicità, no?’. Si, quel qualcosa, o meglio qualcuno, sei tu. Ma avere solo la sua immagine impressa nel cervello non mi basta. Ho bisogno del suo contatto, del suo calore; della sua voce che mi culli come una dolce sinfonia; del suo sorriso splendente che illumina i miei occhi, del suo tatto delicato alla mia pelle…se solo tu potessi essere presente qui accanto a me in questo momento forse sarebbe più facile.                                                       
Sono sdraiato sul letto, e mi sento le palpebre pesanti. Guardo il soffitto e mi focalizzo su un qualcosa per rimanere sveglio, ma non ci riesco. Le palpebre fanno fatica a rimanere aperte. Ed ecco che una sensazione si fa spazio dentro di me e i miei occhi iniziano a cedere, per poi chiudersi definitivamente. Buio, ora è tutto buio e vedo nero.


Angolo autrice
Hello guys! Eccomi con un nuovo aggiornamento. Come vedete si passa frequentemente dal pensiero di Talia a quello di Bucky. Mi è venuto in mente di far rinascere un ricordo riguardo il passato di Talia tramite un sogno. Ovviamente lei non sa che questo andrà a cambiare presto un po’ di cose, ma vedremo nei prossimi episodi come si svolgeranno i prossimi eventi. Bucky è sempre sveglio perché tormentato dalle atrocità che ha subito, e come al solito sembra ritrovare sicurezza nel parlare con Talia, che lo considera umano e che farà di tutto pur di fargli capire che non è un mostro e risvegliare il vecchio Bucky. Caro soldato, dovrai abbattere la tua corazza. Tra due capitoli ci sarà la tanto attesa festa, e nei prossimi che verranno, bhe…ce ne saranno delle belle ;) fatemi sapere cosa ne pensate di questo capitolo. Ne approfitto come al solito per ringraziare i tantissimi lettori e tutte le persone che hanno aggiunto la mia storia tra le preferite/recensite/ricordate e le persone che dedicano il loro tempo a recensire facendomi sapere il loro parere (che per me è molto importante). Alla prossima miei cari soldati/soldatesse *3*

 

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Capitolo 16
*** Capitolo 16 ***


Capitolo 16

POV  BUCKY

Apro gli occhi e la mia vista è appannata. Mi passo le mani su di essi massaggiandoli e mettendo a fuoco: il mio sguardo rivolto verso l’alto mi permette di vedere un soffitto bianco. Girando la testa e guardando intorno ergo delle pareti bianche di una stanza che mi circondano. La mia stanza. Sto disteso sul mio letto nella mia camera. Mi alzo e mi siedo sul bordo, un po’ rintontito di prima mattina; poi mi stiracchio e poso lo sguardo sulla sveglia poggiata sul comodino: sono le 10:05. Ciò vuol dire che finalmente, dopo anni, sono riuscito a riposare per almeno cinque ore e mezza se non sei dopo gli eventi della scorsa notte. Certo, non ho recuperato tutto il sonno perso, ma almeno questa volta sono riuscito a schiacciare un pisolino, e percepisco già una leggerezza interiore. Alla fine la stanchezza ieri sera ha preso il sopravvento e mi sono lasciato trasportare da essa. Questo riposino, dopo tutto questo tempo, mi ha fatto bene; ma devo ringraziare una persona per questo: Talia. È stato grazie alle sue parole di conforto che sono riuscito a liberarmi dai miei pensieri e a concentrarmi su altro. Ma invece lei, dopo l’incubo che ieri ha avuto, sarà riuscita a dormire?
 
 POV  TALIA

Che nottataccia, non sono riuscita a dormire molto. Dopo essere ritornata in camera ho provato a riaddormentarmi, ma a quanto pare l’incubo non mi ha lasciato tregua. Non ho fatto altro che pensare a quel sogno orribile e a rigirarmi nel letto senza sosta. Ho giusto riposato due orette, ma poi mi sono dovuta risvegliare. L’immagine costante di quegli uomini, la loro attenzione su di me, la donna, la strage, quel simbolo… è stato terribile. Ora sono le dieci, e sto seduta sul mio letto a contemplare il vuoto. Sono stanca e oggi inizia anche il mio primo giorno di addestramento. Fantastico, mi chiedo come riuscirò a dare un bella impressione nel combattimento se sembro un morto che cammina. Meglio alzarmi e andare a fare una bella colazione. Magari con una bella tazza di caffè fumante per riprendermi un po’.
-Buongiorno a tutti- li saluto appena scesa in cucina.                                                  
–Buongiorno…dormito bene?- mi chiede Steve.                                                         
–Non direi…- gli rispondo indicandogli la mia faccia.                                                    
–Un po’ di caffè?- mi domanda retoricamente Natasha porgendomi una tazza in mano ripiena di quel liquido miracoloso.                                                                      
–Magari!- la prendo in mano e ne bevo subito un sorso, sentendo il liquido caldo attraversare la gola e creandomi subito una sensazione di relax. Mi siedo sulla sedia continuando a sorseggiare il caffè, ma solo ora mi accorgo che manca James nei paraggi. Scruto meglio la cucina ma niente, non è nella stanza. Poso la tazza sul tavolo ed esordisco:                                                                                                                             
–Em..Steve- richiamo la sua attenzione –Dov’è Bucky?- di solito a quest’ora lui è già bello e che sveglio a preparare i pancake.                                  
–Non lo so, non era in cucina quando ci siamo svegliati - mi risponde. Strano, di solito è sempre il primo che trovi la mattina in cucina. Chissà cosa gli è successo…

Sono passati un po’ di minuti e finalmente ergo una figura massiccia farsi spazio nella cucina. È lui.                                                                                                               
–Hei, buongiorno fusto!- lo saluta Sam.                                                                             
–Buongiorno a tutti- ricambia lui molto tranquillo e con un sorriso. Wow, sembra così sereno oggi. Che piacere vederlo di questo umore di primo mattino, vorrei fosse così ogni giorno.                                                                                                                                  
–Buongiorno Bucky. Come mai così tardi oggi?- si rivolge Steve.                                
–Ho riposato- risponde secco lasciandoci tutti sorpresi. Questa è la motivazione da dare al suo umore. Dovrebbe riposare più spesso, se è questa la cura per vederlo rilassato.                                                                                                                                    
–Complimenti soldato- commenta Sam alzando la sua tazza.                                       
–Sono contento Bucky- replica il Capitano dandogli una pacca sulla spalla.
–Devo ringraziare una persona per questo- Bucky mi indica con lo sguardo ammiccando, e io arrossisco. Steve rivolge lo sguardo in mia direzione e mi sorride dolcemente.

A colazione ho bevuto tutta la tazza di caffè e mi sento piena di energie; inoltre l’espressione serena sul viso di Bucky mi ha resa veramente contenta. Sapere che dopo tutti questi anni è finalmente riuscito a fare un riposino è una bella notizia. Dormire è molto importante per il nostro organismo, e spesso può aiutare molto a recuperare la nostra tranquillità ed energie, e Bucky ne ha davvero bisogno per rilassarsi. Ora ci ritroviamo come ogni mattinata in palestra per i miei allenamenti, e stiamo aspettando l’arrivo di Fury e dell’Agente Hill, che fanno la loro entrata poco dopo.                                                                                                                                 
–Buongiorno Vendicatori. Oggi è il giorno tanto atteso per poter finalmente testare le abilità della nuova arrivata- fa una breve pausa prima di rivolgersi a me -Ormai sono giorni che stai qui Talia: hai avuto il tempo di ambientarti e di fare le conoscenze, e hai iniziato i tuoi addestramenti. Nei primi esercizi assegnati hai dimostrato di avere grande resistenza e determinazione, per cui riteniamo che sia giunto il momento per mettere in pratica le tue vere doti-.                                                
Sono molto emozionata al pensiero di poter finalmente tirare fuori queste potenzialità. Aver scoperto di essere diversa è stato difficile da accettare all’inizio, ma poi col tempo ci ho fatto l’abitudine, anche se tutt’ora mi riesce difficile a volte controllarmi, a causa delle tante paure che mi tormentano. Ma per fortuna ho il loro aiuto, degli Avengers e dello S.H.I.E.L.D. So che sto qui per una ragione, perché sono come loro, perché questo è il mio futuro, e perché posso mostrare veramente me stessa senza dover soffrire o contenermi.                                                                                 
–Eseguirai il tuo primo addestramento con la signorina Romanoff- mi informa l’agente Hill lasciandomi pietrificata. Non so se mi spiego, ma si tratta della Vedova Nera, una famigerata spia russa che non guarda in faccia a nessuno. Sono sicura che non si lascerà travolgere dalla tenerezza o dalla compassione per una ragazzina come me, quindi posso già ritenermi morta. Natasha mi guarda e mi rivolge uno di quei suoi sorrisetti provocatori che mi fa gelare il sangue. Voglio bene a Nat, e ho anche scoperto un lato tenero di lei, ma quando si tratta di svolgere il proprio lavoro o di combattere, bhe…non c’è da scherzare.                                                                                                            
–Io e l’agente Hill resteremo sotto la tua supervisione per tutta la giornata- si intromette dopo Nick invadendo il mio corpo di ansia. Non solo devo subirmi le batoste che riceverò da Natasha, ma anche le occhiate da parte di Fury e dell’Agente perché devono testare le mie abilità per valutarmi. Sarà una giornata lunghissima…

-Bene, direi di iniziare- afferma alla fine di tutto Natasha. Nick con un cenno del capo acconsente allontanandosi con la Hill per assistere all’allenamento, mentre tutti gli altri si sparpagliano per la palestra e iniziare i loro allenamenti quotidiani. –Buona fortuna- mi sussurra Tony dandomi una pacca sulla spalla. Il tono con cui l’ha detto non mi ha di certo messo sicurezza. Con rassegnazione mi trovo costretta a seguire Natasha nel grande tappeto rosso da combattimento posizionato al centro della grande sala. Lei si mette subito in posizione: con il peso spostato sulla gamba posteriore e i piedi piantati l'uno perpendicolarmente all'altro con i talloni sulla stessa linea; e le mani chiuse in pugno in posizione di attacco.                                                                                            
–Avanti, non avere paura- mi incita ma invano, perché sono totalmente irrigidita. Ma non ho scelta, così mi posizione di fronte a lei cercando di assumere la sua stessa posizione.                                                                                                          
–Avanti, attacca- mi dice lasciandomi spiazzata.                                                                                                                                
–Attacca? Come faccio se non mi insegni?-                                                                           
-Si impara dagli errori. Su, fallo- continua a dirmi. Non so da dove cominciare. Nonostante io abbia fatto qualche anno di Karate qui si tratta di una situazione diversa: mi trovo faccia a faccia con una delle migliori spie e combattenti addestrate dello S.H.I.E.L.D., che ha subito dei trattamenti biogenetici nella Stanza Rossa e che si sa muovere con una destrezza senza eguali. Non ho nessuna chance di competere con lei, perché verrei messa a tappeto sempre. Cerco di trovare conforto da uno degli altri membri guardandomi intorno; ma tra chi è distratto, chi è fermo ad osservarmi con espressione rassegnata e Nick che non aspetta altro di vedermi in azione, non trovo il supporto da nessuno. Ebbene, senza indugiare altri secondi mi catapulto all’attacco, e come previsto vengo buttata per terra. Una botta forte alla schiena che mi provoca un ghigno di dolore. Arriccio gli occhi, e quando li riapro mi ritrovo il viso di Natasha che mi guarda dall’alto al basso.                                                                                                       
–Mai attaccare l’avversario catapultandoti contro. Devi sempre prevedere la sua mossa- mi informa con nonchalance. Facile per lei, sono anni che fa questo genere di cose, chissà quante arti marziali e quante mosse avrà acquisito col tempo. Ma non importa, le forze per rialzarmi ce le ho ancora, per ora.                                                                                                                        
–Come prima cosa mettiti così, come me- si degna almeno di spiegarmi la postura da assumere. –Molto bene, adesso posiziona i pugni in questo modo. Così facendo sarà più facile bloccare o colpire-.                                                    
Ok, posizione compresa, e fin qui tutto bene. Rimango come mi ha spiegato senza muovermi di un millimetro, per paura di rovinare tutto e dover riposizionarmi. Lei mi si pone davanti, piegando leggermente le gambe e distendendo le braccia aprendo le mani e posizionandole davanti al suo petto.                                                                                                                            
–Avanti, ora prova a dare un pugno-. Esito un pochino, ma poi lo faccio. Do un pugno alla sua mano, e sento subito l’impatto sulle mie nocche, mentre la sua mano non si è spostata minimamente!                                                   
–Di nuovo- commenta con prontezza. Questa versione seria e fredda di Natasha mi atterrisce, ma alla fine questo è il suo carattere da Vedova Nera, e mi sta insegnando. Richiudo la mano dolorante per flettere i tendini e riscaldarli, e poi sferro un secondo colpo. Dolore anche questa volta.                                                                                                                                        
–Non dovrei usare dei guantoni?- domando agitando la mano. Se si è ferito Bucky che è un super soldato, posso ferirmi anche io. A proposito di lui, chissà dov’è adesso. Oh, lo vedo, è proprio lì che sta facendo i pesi. Dio, la vista ai suoi bicipiti che si gonfiano mi fa ardere dentro. Poi vengo riportata al presente da una botta sullo zigomo. –Ahia!- dico io massaggiandomi.                                                                                                                    
–Non devi mai distrarti- mi avverte con un sorriso malizioso. Già, a quanto pare ha capito la fonte della mia distrazione.                                                         
Natasha si è messa sulle mani dei guantoni da kick boxing, di quelli che gli allenatori usano per far allenare l’allievo nel dare calci o pugni.                                                                                
-E i miei guantoni?- domando io alzando le mani.                                                           
–Non ne hai bisogno, questi ti faranno già da attrito. Adesso non fare storie e colpisci- ripete spazientita. Ok, meglio non farla arrabbiare. Discutere per una sciocchezza simile sarebbe infantile, e poi loro sono qui per aiutarmi, non per farmi da babysitter; e io sono più che determinata a fare le cose per bene e dare una bella impressione a tutti. Prendo un respiro, mi posiziono come prima e do un pugno, più deciso di quello precedente.                                                                                                                         
–Bene. Continua-. Pugno dopo pugno ci prendo un po’ la mano, e quando meno me lo aspetto lei mi colpisce con uno dei guantoni scaraventandomi nuovamente a terra.                                                                                                         
–Hei! Non è leale- commento stesa sul tappeto.                                                                  
–Devi stare sempre in guardia. Su, rialzati, che ora facciamo sul serio-. Perché, prima non era serio? E va bene. Mi rialzo e mi riprendo. Vuoi le cose fatte per bene? Ti accontenterò Natasha. Con decisione sferro un pugno dopo l’altro, cercando di fare attenzione a non ricevere un suo possibile attacco, che come previsto giunge poco dopo aver fatto il pensiero. Ma questa volta non sono caduta; sono rimasta rigida e in equilibrio sul posto nonostante avessi ricevuto l’impatto. Intravedo un sorriso compiaciuto sul suo volto e continuiamo senza fermarci. Ogni volta i colpi diventano sempre più impetuosi e rapidi, con l’aggiunta anche di calci, e senza rendercene conto iniziamo una vera e propria lotta. Non so come, ma riesco molto spontaneamente a stare al ritmo e a mettere in atto i miei riflessi.                                                                                                                           
Procede tutto regolarmente, fino a quando la Vedova non mi sorprende con una delle sue più pericolose ma eleganti mosse: la ‘staccionata’. Un secondo prima mi ritrovo con il suo peso sul mio collo, e un secondo dopo mi ritrovo stesa per terra. Questa ha fatto male. Mi rigiro ritrovandomi a pancia in terra e mi alzo con l’aiuto dei gomiti, guardandomi poi intorno e ritrovandomi il resto del gruppo a circondare i margini del grande tappeto per assistere al combattimento: Sam mi guarda con un ghigno di dolore, Nick con il suo classico volto inespressivo, Tony con un sorriso compiaciuto, Steve con le braccia incrociate e James vicino a lui con espressione seria. Il fatto che tutte queste persone mi stanno osservando mi mette in suggestione, soprattutto sapere che è presente Nick e che si aspetta grandi cose da me. Il pensiero di deludere lui e tutti gli altri fa accrescere in me una paura, ma è anche la motivazione che mi fa andare avanti e mi fa rialzare. Voglio scoprire me stessa e conoscere i miei limiti.                                                                  
Istintivamente riprendo a lottare, facendo fuoriuscire tutte le emozioni che sono racchiuse dentro di me. Do un pugno, un calcio, e poi ricevo una botta allo stomaco. Mi accascio leggermente, ma mi riprendo subito. Un altro pugno e calcio e un’altra botta, questa volta sulla guancia. Sputo per terra, macchiando il tappeto di saliva mischiata con un po’ di sangue. Il sudore ricopre il mio corpo, le gocce che mi rigano la fronte cadono per terra, ma l’adrenalina è tanta, e io non sono ancora stanca. Lanciando un grido di sfida corro veloce in direzione del mio avversario, e con tutta la rabbia e l’energia che mi rimane, colpisco. Colpisco con tutta la forza che ho e ripetutamente, alternando calci e pugni e riuscendo questa volta a schivare i suoi colpi.                                                                                                               
–Stai migliorando, vedo- esordisce con tono più sciolto, ma io non rispondo. Sono qui, ferma nella posizione di attacco ad aspettare un suo colpo. Mi sorride, ma la sua espressione muta subito dopo trasformandosi nel viso serio e freddo della spietata spia. Sembra anche lei più determinata di prima, e lo sento dai colpi veloci e spietati che questa volta fatico un po’ a schivare. Sto per esaurire le mie energie, e ho i pugni doloranti. Ma ancora non mollo, dopo tutto ho una grande resistenza. Prendo un po’ di velocità correndo dritta verso Natasha, e non so in che modo e come, con una mossa che nemmeno io pensavo di poter fare con così tanta naturalezza, mi ritrovo con le mie gambe incrociate al suo collo, e con una specie di capriola riesco a ribaltarla. Sfinita e con il fiatone mi accascio per terra vicino al suo corpo.                                                               
–Dagli errori si impara- le sussurro tra un respiro e l’altro ridacchiando per poi cedere al suo fianco.
 –Whu, grandioso- esordisce Tony applaudendo. Tutti gli altri si spostano all’interno del tappeto circondandoci entrambe.                                                                    
–Wow, è stato fantastico!- commenta Sam con grande entusiasmo.                           
–Sei stata brava piccola soldatessa- si rivolge Natasha sorridendomi fiera e accarezzandomi i capelli fradici. Io in tutta risposta, avendo definitivamente esaurito le forze, ricambio con un sorriso. Come fosse un gesto ormai spontaneo, cerco subito lo sguardo di James, che come un’ombra nell’oscurità sembra essere scomparso. Al posto suo ergo il Capitano, che viene richiamato dal comandante e portato in disparte.
Dopo qualche minuto passato stremata distesa sul grande tappeto, mi rialzo con l’aiuto di Sam per fare una pausa e bere un sorso d’acqua. Mi dirigo quindi verso la solita panchina, arrotolandomi l’asciugamano al collo e bevendo l’acqua fresca.                                                                                                  
–Una pausa?- sento dire da una voce alle mie spalle. Mi ha preso alla sprovvista e stavo rischiando di strozzarmi con l’acqua. Mi giro, e chi mi ritrovo? Il sorriso perfetto di Bucky.                                                                                    
–Dovresti smetterla di farmi prendere gli spaventi- commento ridacchiando.                                                                                                                                
–Scusa- replica ricambiando con il sorriso più solare che io abbia mai visto. Si siede sulla panchina e decido di fare lo stesso anche io.                                                   
–Sei stata molto brava prima- si complimenta con me.                                                   
–Ti ringrazio, ma sto ancora alle prime armi-                                                                   
-Non sembrerebbe. Quello che hai fatto non si impara subito-                                   
-A dire la verità non so nemmeno io come ci sia riuscita-                                                             
-Bhe, sei una ragazza speciale e queste sono le tue abilità. Per battere la Vedova Nera ci vuole forza e coraggio. Non tutti riescono a fare quello che hai appena fatto tu- replica guardandomi negli occhi. Il mio sguardo si alterna dall’oceano racchiuso in quelle splendidi iridi alle sue labbra così perfette e morbide che avrei tanta voglia di baciare. Non resisto alla tentazione, ma la paura di come lui possa reagire mi frena.                                          
–Talia…- mi richiama dopo una breve pausa –volevo ringraziarti per ieri sera-                                                                                                                                     
-Per cosa James?-                                                                                                                      
-Per il tuo supporto. Parlare con te mi ha…mi ha fatto sentire….bene- mi parla timidamente e massaggiandosi le dita nervosamente -i tuoi consigli li ho apprezzati molto, e finalmente sono riuscito a riposare. Sei molto comprensiva e… volevo ringraziarti- accompagna l’ultima frase con un sorriso di gratitudine.                                                                                                            
–Te lo avevo detto che saresti riuscito a riposarti. Comunque…se mai avessi voglia di parlare con qualcuno…puoi sempre rivolgerti a me. Cioè, so che tu e Steve siete grandi amici, ma se hai voglia anche di parlare con qualcun altro, bhe…sappi che io sarò a tua disposizione-.                                        
Ero indecisa e spaventata sul come dirglielo e quando, ma finalmente il momento giusto è arrivato, e quale modo migliore per approfittarne? Sapere che si è sentito a suo agio nel parlare con me, e che  il mio aiuto gli è servito mi fa sentire ‘utile’. Se c’è un modo per poterlo aiutare io sono più che propensa a dargli la mia disponibilità, e voglio che lui lo sappia. Ci sorridiamo reciprocamente, godendoci questo momento tenero e di fiducia, finchè un’ombra nera ci si pone davanti alla panchina facendoci alzare la testa a entrambi. È Fury, con il suo classico mantello nero e la benda all’occhio, affiancato dal Capitano. Avevo visto che prima si erano allontanati in disparte, ma ho preferito non chiedere niente a nessuno per non sembrare invadente, anche se sono rimasta incuriosita.                                       
–Allora… io continuo gli allenamenti. A dopo- mi saluta James allontanandosi. Ti prego, non andare…
-Em…ci sono problemi?- mi rivolgo a Nick che sosta ancora in piedi davanti a me.                                                                                                                            
–Volevo solo assicurarmi di dirti che quello che hai fatto oggi è notevole. Ma forse non dovrei stupirmi molto considerando le grandi cose che puoi fare. Continua così Talia e svolgerai presto le tue prime missioni. Buon lavoro- mi risponde con serietà il comandante lasciandomi senza parole.                                                                                                   
–Complimenti Talia- si aggiunge Steve con le braccia incrociate al petto e mettendo in risalto i pettorali e i bicipiti pompati. Va bene che sei Captain America, ma datti anche tu una regolata, o tra Bucky e te rischiamo di avere una fuoriuscita di ormoni. Dio cosa penso…ma non è colpa mia, sono loro che sono tutti dannatamente belli. Scuoto la testa al pensiero, e mi rialzo dalla panchina.                                                                                                                                  
–Grazie, ma in ogni caso Natasha mi ha distrutto le mani- gli faccio vedere le nocche incrostate e rosse.                                                                                                      
–E non solo quelle- aggiungo con un ghigno di dolore massaggiandomi la schiena. –Sicuro che non ci sono problemi? Non vorrei sembrare invadente, ma ho visto il Comandante chiamarti in disparte…- esordisco a proposito di questo. La mia curiosità alla fine mi spinge sempre a chiedere.                                                                                                                               
– Il Comandante è rimasto molto entusiasta dei tuoi risultati. Ha detto che le tue capacità vanno addirittura oltre le sue aspettative. Pensa che tu sia pronta per imparare qualche tecnica in più-. Inclino la testa e alzo un sopracciglio, per incitarlo a dare una spiegazione più completa.                                    
-Domani ti allenerai con me, Sam e forse con Bucky- mi blocco alla pronuncia di quest’ultimo nome.                                                                                        
–Tutto bene?- mi domanda notando la mia postura irrigidita.                                   
–Si, cioè…domani…-                                                                                                               
-E’ per Bucky?- mi giro di scatto                                                                                       
–Cosa?-                                                                                                                                      
–Hei soldatessa, pronta per il prossimo round?- mi richiama Natasha salvandomi dalla situazione.                                                                                              
–Arrivo Nat!- gli rispondo gridando per farmi sentire.                                                       
–Io vado. Ci vediamo dopo- liquido il Capitano senza dargli una risposta alla sua domanda. Certo che è per Bucky, insomma, si è capito che lui mi piace, e domani dovrò allenarmi anche lui… a parte il fatto che mi allenerò con i tre soldati più fighi del mondo, ma ci sarà anche lui, James, il soldato per eccellenza che ha catturato il mio cuore. Già sto pensando alle figuracce che potrò fare…no, devo cercare di essere seria e di fare le cose per bene.                                                                                                                       
–Allora…pronta per una nuova lotta?- mi domanda Nat già posizionata nella postura da combattimento e questa volta senza guantoni. Sarà una ‘sfida’ corpo a corpo, più seria di quella precedente. Sono ancora un po’ intimorita nel dover combattere con lei, ma sono anche pronta a dare tutta me stessa e potermi sfogare senza starmi a preoccupare. Siamo tutti uguali in questo posto, e non devo vergognarmi di quello che sono.                        
–Sono nata pronta-.

Secondo e infine terzo round conclusi. Dopo altre ore passate a combattere, sono finalmente felice di dire che anche oggi ho finito gli allenamenti. Risultato? Schiena dolorante, costole sotto sopra, nocche rovinate e lividi ovunque. Ma forse ne è valsa la pena.                                                                                                       
–Sei stata molto brava Talia. Sono fiera di quello che stai dimostrando- si congratula Natasha avvicinandosi a me. –Direi che per oggi abbiamo concluso. Ti meriti un po’ di relax- e così dicendo ci allontiamo, andando ognuno nella propria camera e godersi una bella doccia.

Dopo essermi finalmente docciata mi rimane del tempo per finire di sistemare la camera. Sto giusto per attaccare uno dei mie favolosi poster quando qualcuno bussa alla mia porta.                                                                                   
–Avanti- do il consenso e la soglia viene varcata da Bucky, l’ultima persona che mi sarei aspettata di trovare proprio in questo istante nella mia camera. Poso il poster con un po’ di imbarazzo, considerando che ci sono foto di lui e di tutti gli altri attaccate già in qualche parete; e noto subito il suo sguardo girovagare per la stanza a contemplarla. Mi avvicino verso di lui e lo saluto.                                                                                                              
–Ciao…-                                                                                                                                  
-Ciao- mi risponde timidamente. Lo fisso come per chiedergli ‘cosa ti ha portato nella mia camera?’                                                                                                           
–Em…ero venuto per darti questi- mi dice porgendomi una fascia, dell’acqua ossigenata e dei batuffoli di ovatta.                                                                    
–Non dovevi James- rispondo grata del gesto che ha fatto.                                         
–Ho visto le tue nocche, e mi sono ricordato a quando tu mi hai aiutato a curare le mie..- replica lasciandomi sorpresa. Lui è veramente venuto in camera mia per portarmi questi oggetti ricordandosi quel momento particolare passato insieme? Inutile dire che questo lato di Bucky mi convince sempre di più dell’esistenza del suo lato umano, approvando la mia teoria. Mi siedo sul letto e faccio per iniziare la medicazione, ma la sua mano mi ferma con un gesto rapido ma delicato. Sfila il batuffolo imbevuto dalla mia mano, e mentre mi guarda mi sussurra:                                                                             
-Vorrei farlo io per te sta volta- ad un centimetro dalle mia labbra. Io socchiudo la bocca e acconsento con un cenno di testa, incapace di parlare o di muovermi. Sento le farfalle nello stomaco e il sudore che spinge per fuoriuscire dai pori, mentre incrocio il mio sguardo con il suo. Delicatamente inizia a disinfettarmi le ferite, senza farmi sentire il dolore; per poi passare alla fasciatura. Prende le mia mani tra le sue, e come ogni volta al suo contatto rabbrividisco, percependo il cambiamento di temperatura dalla mano ‘umana’ e quella di metallo. Mi fascia con movimenti sinuosi e lenti prima una, e poi l’altra nocca, senza fiatare o emettere parola per tutto il tempo dell’azione e lasciandomi sorpresa della delicatezza con la quale ha compiuto questi movimenti.                                         
–Ottimo lavoro Soldato- esordisco a fine lavoro e con fare compiaciuto.               
–Ho imparato dalla migliore- replica sempre con un sorriso e con una voce estremamente sexy. Mi porge le sue mani per aiutarmi ad alzarmi dal letto, e nel tirarmi con la sua forza sono finita con lo scontrarmi verso il suo petto. Le sue mani intrecciate ai miei fianchi, le mie poggiate sui suoi pettorali, i nostri volti così tremendamente vicini da sentire il fiato sul naso. La voglia di baciarlo è tanta, e questo sarebbe il momento adatto: soli nella mia camera, senza interruzioni, finalmente stretti l’uno all’altro…cosa stiamo aspettando? I nostri volti si inclinano leggermente, i nostri occhi si socchiudono e i nostri volti si  avvicinano. Sto quasi per assaporare le sue labbra e sentirle sulle mie…                                                                                            
–Talia, volevo solo…- qualcuno spalanca la porta, io e Bucky ci distacchiamo subito. La voce di Steve si dissolve fino a diventare un bisbiglio. La situazione è questa: io rossa come un peperone, sudata  e che sospiro; mentre Bucky si passa le mani tra i capelli, chiaramente imbarazzato anche lui.                                                                                                        
–Vi ho per caso interrotti?- domanda Steve con tono innocente.                                   
–Oh..no, no no…Bucky era solo venuto per portarmi le fasce- rispondo mostrando le mie mani ben fasciate. No figurati se mi hai interrotto, stavo solo per riuscire a baciare Bucky dopo così tanti giorni di impellenza, assolutamente no Steve (perché la gente deve essere così impertinente?).                                                                                                                   
–Em..cosa..cosa volevi dirmi?- gli domando svagando.                                                   
–Em..oh, si, che…la cena è pronta. Mancavate solo voi due così ho pensato che stavate ognuno nella propria stanza e…-                                                               
-Si, non ti preoccupare, stavamo giusto per scendere- lo interrompo concludendo la sua frase. Meglio non farlo continuare, so a cosa avrebbe parato altrimenti. Evitiamo altro imbarazzo, grazie.                                                          
–Bene, em…allora…ci vediamo giù- e corro subito verso la porta sparendo nel corridoio. Una figuraccia peggiore di questa non mi sarebbe mai potuta capitare.
POV  BUCKY

Steve è un mio caro amico, ma in questo momento lo sto odiando. Proprio adesso doveva fare la sua entrata? Proprio quando stavo finalmente per baciare la mia salvatrice? Eravamo così dannatamente vicini…le mie mani poggiate sui suoi piccoli ma perfetti fianchi; le sue sul mio petto, i miei occhi su di lei. Mancava così poco che avrei potuto finalmente assaporare le sue labbra e poggiarle sulle mie. Ma Steve è venuto proprio nel momento meno opportuno, e per cosa? Per avvertirci che la cena è pronta. Sei serio amico?                                                                              
–Bene, em…allora…ci vediamo giù- balbetta Talia con il rossore sulle guancie e scomparendo dalla stanza, lasciandomi solo con il mio amico, che rimane fermo sulla soglia. Mi siedo sul letto rassegnato e infastidito. Avrei potuto baciarla, e lo avrei fatto. Ho il bisogno di sentirla veramente vicina non solo guardandola o trovando una scusa per poter accarezzare la sua pelle come prima, quando le ho fasciato quelle manine gracili distrutte dopo il duro allenamento. Vorrei fare di lei il mio angelo custode, perché mi sta salvando da un periodo buio.                                                           
–Buck, scusa, non sapevo che stavi in sua compagnia..- si giustifica Steve desolato. Dopo tutto gli do ragione, non poteva saperlo, ma sono rimasto irritato perché mi ha rubato un bacio.                                                                            
–Non importa- rispondo seccato alzandomi e dirigendomi verso la soglia  per uscire e scendere a cenare con gli altri.                                                                                              
–Nick mi ha detto di avvisarti riguardo una cosa- mi parla intanto Steve mentre camminiamo nel corridoio.                                                                                    
–Cosa?- gli domando freddo                                                                                                        
–Si sente pronto per far allenare Talia con noi-. Mi blocco sul posto e mi giro nella sua direzione.                                                                                                        
–Con noi chi?-                                                                                                                     
-Me, te e Sam. Domani-.                                                                                                      
–Per che cosa?-                                                                                                             
-Tecniche da soldato. Secondo Nick è pronta per affrontare addestramenti più seri- lo guardo esitando.                                                                                                        
-Non so se posso- rispondo alla fine.                                                                                   
–Come sarebbe a dire? È un incarico che abbiamo tutti, anche tu farai la tua parte- commenta, ma non gli do ascolto. Continuo a camminare senza rigirarmi.                                                                                                                                  
–Buck, che ti prende?- mi domanda girandomi per la spalla.                                        
–Non voglio allenarla-                                                                                                             
-Perché no? Sei un ottimo combattente, potresti insegnarle molto…-                           
-Non posso Steve! Ho paura di farle del male- confesso –ho paura di farle del male…- ripeto in un bisbiglio. Mi accascio dinnanzi al muro con le mani tra i capelli. La pura di poterle farle del male dopo il mio passato, e di far scatenare in me la furia del Soldato è un freno. Sento l’ansia salire e la mano di Steve posarsi nuovamente sulla mia spalla.                                                                                                                        
–Buck, andrà tutto bene. Non starai solo, e non le farai del male. Non sei più il soldato d’inverno, e non devi temere. Talia ha una bella impressione su dite, e sa chi sei veramente, come lo so io- mi conforta accasciandosi vicino a me.                                                                                                                             
–Non me lo perdonerei mai se dovessi farle del male- mormoro.                               
–Non succederà- replica il mio caro amico sorridendomi.                                                
–Forza, alzati. Sono sicuro che una certa persona ti sta aspettando per la cena- dice ammiccando. Come un comando mi rialzo e mi riprendo. Anche Steve è sempre capace di rimettermi di buon umore.                                 
Non so se l’ho ancora perdonato per l’interruzione di prima, ma so per certo che quel bacio riuscirò a darglielo.    

Angolo autrice
E ce la faaaa mi dovete veramente perdonare per il ritardo, ma mi metto a scrivere perché sono così tante le idee che navigano in questi neuroni (se solo io ne ho ancora qualcuno) che non mi accorgo del tempo e soprattutto della lunghezza! Ma bando alle ciance, passiamo a cosa serie. Cosa ne pensate di questo capitolo? Spero veramente possa essere di vostro gradimento. Se mai non andasse bene qualcosa fatemelo sapere senza esitazioni, la vostra presenza e il vostro supporto sono la cosa che contano di più <3 come al solito ringrazio tutti i lettori e le personcine adorabili che recensiscono e che spingono il pulsantino sulle storie seguite/recensite/preferite. Grazie 1000, siete fantastici! Con la speranza che possa piacervi vi auguro buona notte e al prossimo aggiornamento ;) bye bye Winter Children <3                                                           
                 

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Capitolo 17
*** Capitolo 17 ***


 

Capitolo 17

POV  TALIA

Finito di cenare ieri sera sono andata a letto abbastanza presto, visto che la notte precedente non avevo chiuso occhio e dopo l’estenuante allenamento con Natasha ero distrutta.                                                                     
Sta mattina mi sono svegliata alle 7:05 con l’ansia. Perché? Perché oggi dovrò affrontare il mio primo allenamento con i tre soldati, incluso Bucky. Ero talmente agitata che mi sono messa a girovagare per la stanza, e non trovando niente che mi potesse distrarre dalla mia costante agitazione, decisi di prepararmi e scendere in cucina per cucinare la colazione a tutti quanti, sperando anche di trovarmi Bucky, che a quanto pare anche oggi sembra riuscito ad aver preso sonno.                                                                                  

Un sorriso di sollievo si fa spazio tra le mie labbra. Certo, avrei voluto stare in sua compagnia dato che stamani sono stata la prima di tutti ad essersi svegliata di buon’ora, ma la sua saluta viene prima di tutto.                  
Dunque ho iniziato a preparare un’abbondante colazione, considerando che siamo tutti dotati di una qualche abilità e abbiamo bisogno di tante energie per poter affrontare gli allenamenti. In più bisogna sfamare un esercito insaziabile.                                                                                                          
Tempo di cucinare e preparare la tavolata che si sono fatte le 8.10, e dei passi provenire dal salotto iniziano a farsi sentire, segno che qualcun altro si è svegliato. Guardo la vetrata e intravedo un’ombra alta e muscolosa, con una postura rigida e un riflesso sul braccio sinistro. Ovviamente si tratta di Bucky, che ora sosta sulla soglia d’entrata guardando il tavolo ben apparecchiato con aria inaspettata.                                                                                        
–Buongiorno soldato- lo saluto di buon’umore mentre preparo qualche pancake.                                                                                                                                 
–Buongiorno- replica avvicinandosi verso di me –ti sei svegliata presto, vedo-                                                                                                                                     
-E tu sei riuscito a riposarti- ribatto retorica.                                                                          
–A quanto pare si- conferma accennando un lieve sorriso. Ora che il nostro rapporto sta iniziando ad essere radicato, vorrei approfittarne di ogni momento per instaurarlo sempre di più. Dato che lui non sarà mai il primo a fare il primo passo, comprensibile a causa delle sue paure, decido di agire sempre per prima per incutergli sicurezza e fargli comprendere che io non sono minimamente intimorita da lui: nè sotto l’aspetto fisico, né sotto l’aspetto emotivo.                                                                                                                                 
-Mi aiuteresti?- gli domando quindi per avere un approccio.                                      
–Oh..si, certo- risponde repentino prendendo la padella e terminando di cucinare gli ultimi pancake.                                                                                                  
–Allora Soldato, cosa dovrò svolgere oggi?- esordisco a proposito della giornata che andrò ad affrontare.                                                                                                 
–Oggi lavorerai con me, Sam e Steve su alcune tecniche militari. Lo vedrai in palestra- mi liquida senza dare altre spiegazioni ma suscitando la mia approvazione. Ho percepito dello sblocco nel suo tono di voce. Nei giorni precedenti era spesso apatico e affranto, ma da quando abbiamo avuto quella chiacchierata la sera dell’incubo è cambiato rigorosamente, e non posso far’altro che ritenermi fiera e orgogliosa non solo di me, perché è stato grazie al mio aiuto che sono riuscita a sbloccarlo, ma anche di lui, che si è impegnato e sta riuscendo a migliorare, perché lo desidera veramente. Ma non avevo dubbi su questo, sapevo che James ce l’avrebbe fatta.

Nel primo allenamento il mio ‘insegnante’ è stato Sam. È un tipo molto sarcastico che suscita sicurezza, e mi sta veramente simpatico; ma anche lui come la Vedova quando si tratta di allenamenti assume un’espressione seria e un tono eloquente. Appena sono entrata nella grande palestra mi ha fatto trovare un circuito costruito appositamente per me. Dovevo superare vari ostacoli, un po’ come i circuiti militari per preparare i soldati, e ogni volta che sbagliavo mi faceva ricominciare da capo spudoratamente. Sembrava tanto una sciocchezza, ma mi sono ricreduta ben presto quando mi sono ritrovata all’interno del percorso e ho sbagliato poco dopo, ricevendo subito la prima fischiata da Sam, che mi ha incitata a ricominciare dall’inizio. Non so quante volte l’ho dovuto ripetere quel maledetto circuito, è andata avanti così per interminabili volte; so soltanto che era diventato opprimente e non vedevo l’ora di svolgere la prossima esercitazione con Steve.                                                              

A circuito terminato, già esausta dopo solo il mio primo allenamento del giorno, il Capitano mi ha fatto correre per tutto il perimetro della palestra (e come poteva l’immancabile corsa non essere essenziale?) per poi passare ai sacchi da Box, insegnandomi come sferrare dei pugni correttamente. L’allenamento stava procedendo regolarmente: io concentrata con i guantoni più grandi della mia faccia a colpire l’enorme sacco, e Steve posto al mio fianco con le mani incrociate al petto che mi controllava attentamente e pronto ad intervenire laddove avessi sbagliato qualche colpo.                                                                                                                                         
–Non male Talia- commenta compiaciuto. Io in tutta risposta mi distacco per un secondo dal sacco, lo guardo in viso e lo ringrazio con un sorriso, non volendomi distrarre e ricominciando a colpire con determinazione. Voglio sempre dare il meglio di me e dimostrare quanto posso valere, quindi non voglio perdere la concentrazione.

POV  STEVE

Talia si sta veramente impegnando molto in questi giorni, e io come tutti glia altri non possiamo che essere fieri della nostra nuova compagna. Ogni dubbio e paura sulla sua età si sono affievoliti nei giorni, fino a scomparire definitivamente quando sono iniziati i suoi primi allenamenti. Ha dimostrato di essere resistente e forte abbastanza per poter svolgere delle missioni a lunga durata; la sua dote e agilità nel combattimento è stata esposta durante la lotta con Natasha e Fury è rimasto talmente sorpreso da considerarla pronta per affrontare uno step più elevato: le tecniche da soldato, ovvero insegnarle vari segreti per poter migliorare la sua capacità da combattente. Prima di tutto bisogna avere almeno delle ‘basi’, e per questo ho incaricato Sam con il circuito che ha gentilmente preparato la sera prima; io ora mi sto occupando della sua agilità per insegnarle a sferrare i pugni correttamente, per cui la sto tenendo impegnata con il sacco da Box, e sta facendo un lavoro davvero notevole; mentre per ultimo le abbiamo riservato Bucky, l’unico che può veramente insegnarle un combattimento degno di un soldato. È stato molto scettico a proposito di questo, e lo posso comprendere. Lui ha solo paura di ferirla e di perdere il controllo, ma Talia è la sua ancora di salvezza e non dovrebbe correre questo rischio. Nel caso dovesse succedere qualcosa sono convinto che Talia possa fermarlo, e in ogni caso siamo presenti tutti nella palestra per intervenire laddove si dovesse presentare un problema.
–Non male Talia- commento congratulandomi alla ragazza del buon lavoro che sta svolgendo. Si ferma distaccandosi finalmente da quell’enorme sacco, guardandomi con quei suoi occhioni marroni e il corpo ricoperto dal sudore che gocciola sul pavimento. Mi sorride chiaramente affaticata per poi ritornare con vigore a colpire quel sacco. Non si arrende mai.                                                                                                                       
–Capitano Rogers- una voce maschile profonda mi richiama alle spalle. Mi giro e il Comandante Fury si trova all’interno della stanza.                                               
–Comandante Fury- mi dirigo verso di lui e gli stringo la mano. A cosa devo questa visita inaspettata?                                                                                             
–Può seguirmi cortesemente?- mi domanda apatico.                                                   
–Talia torno subito- avverto la ragazza prima di seguire Nick, che mi conduce fuori dalla stanza richiudendo la porta.                                                                    
–Come procede Capitano?- mi chiede accompagnando la domanda con un cenno del capo verso Talia. Mi giro per osservarla dall’esterno della stanza, circondata da vetrate antisuono, intenta a sferrare pugni decisi con espressione concentrata. Sorrido pensando a quanto possa essere tosta e determinata.                                                                                                             
–Alla grande direi, la ragazza è davvero forte e si impegna ogni giorno. Ci sono problemi?- devio l’argomento introducendo una domanda. Se Nick mi ha preso in disparte significa che deve parlarmi di qualcosa di serio.                
–Vorrei parlarti di lei- si riferisce a Talia –io e l’Agente Hill stiamo osservando il suo percorso, e non posso che ritenermi orgoglioso dei suoi risultati. Sta andando oltre le mie aspettative- acconsento, concordando pienamente con la sua osservazione –ma vede Capitano- riprende il discorso dandomi del lei –sa che la ragazza non è a conoscenza della derivazione dei suoi poteri?- mi domanda retoricamente.                                        
–Cosa intende dire?- mi intrometto curioso. A cosa vuole parare?                                
–Talia ha vissuto 19 anni all’oscuro del suo passato e dell’origine delle sue doti. Non sa come è riuscita a contrarre queste abilità, e probabilmente se lo starà chiedendo. Prima o poi la ragazza vorrà delle spiegazioni, e noi dovremo rivelarle tutto- esito per un istante, osservando Talia e sentendomi in colpa per essere a conoscenza della sua vita privata quando lei non sospetta niente. Lei, proprio lei che dovrebbe sapere tutto sulla sua vita si ritrova ad esserne in parte sconosciuta.                                                 
–So che questo giorno dovrà arrivare, e non mi ritengo pronto a doverlo affrontare. La ragazza potrebbe risentirne psicologicamente. Come ha detto lei sono 19 anni vissuti nella menzogna per la sua salvaguardia. Ormai la ragazza è grande e matura, ma svelargli la verità dopo tutto questo tempo, la farebbe soffrire di più. Non crede che andrebbe ad aggravare la sua mente?- domando preoccupato. 19 anni sono veramente tanti, e ricevere questo colpo basso inaspettato, dopo tutto questo tempo, rovinerebbe tutto. Talia si renderà conto di aver vissuto questi anni all’oscuro, e la cosa che ancor più mi spaventa è che lei possa perdere la nostra fiducia. La MIA fiducia. Mi sono molto affezionato a lei, considerandola una sorellina, e non sono pronto a vedere abbattere i suoi fragili sentimenti a questa dura rivelazione.                                                                                
–Capitano, sono cosciente quanto lei dei danni collaterali che questo potrà comportare, ma vivere in questo mondo richiede un impegno non solo fisico ma anche mentale. Riuscirà a superare questo momento come ognuno di voi ha superato le pene del proprio passato. Dopo tutto ho avvertito la ragazza che questo incarico sarebbe costato anche come sforzo mentale. In ogni caso la signorina Maximoff si occuperà di comprendere le sua paure, quindi alla sua salute psicologica ci penserà lei-.                                                                                                                                                 
-Ma non si sente in colpa? È soltanto una ragazzina- sbotto spazientito.                
–Una ragazzina molto in gamba che può fare grandi cose. Le consiglio di prepararsi per questo momento, potrebbe arrivare quando meno se lo aspetta. Buon proseguimento Capitano- mi liquida come al suo solito lasciandomi con molti dubbi.

POV  TALIA

La porta della stanza si riapre, mostrando un Capitano chiaramente irritato. Ma non ho voglia di chiedere e di risultare invadente questa volta, per cui continuo a dare pugni, anche se la debolezza inizia ad invadere il mio corpo e ho ancora un ultimo allenamento da dover affrontare.                                                                                                                                  
–Basta così Talia- si avvicina Steve fermando il sacco davanti a me.                
–Fai una pausa, James ti aspetta nell’altra stanza-. Faccio come richiesto e mi fermo, sfinita. Grazie al cielo, pensavo che sarei andata avanti a dare pugni per il resto della giornata. Comunque ora capisco cosa prova Bucky quando usa il sacco per sfogarsi; è veramente un elemento utile per tirare fuori tutto ciò che ti opprime, facendoti sentire più leggero. Quando davo i colpi ho liberato tutta me stessa dalla tensione, e ha funzionato. Ora mi fermo per cinque minuti e mi riprendo. Ancora un ultimo sforzo per l’allenamento tanto atteso.
Mi dirigo nella stanza accanto, e sul ciglio della porta inizio ad essere invasa dall’ansia e dal terrore.                                                                                         
–Coraggio Talia, sta calma- sussurro tra me e me prendendo un respiro profondo e calmandomi. Poggio la mano sulla maniglia e con un colpo la apro, entrando definitivamente all’interno. Sosto davanti all’entrata, non scorgendo la sagoma del soldato. Faccio qualche passo felpato in avanti guardandomi con circospezione.                                                                                         
–James- chiamo il suo nome ma non ricevo risposta –Bucky- lo richiamo.                 
–Sono qui- mi giro di spalle e me lo ritrovo dietro.                                                      
-E tu da dove sei spuntato?- gli domando con una mano al petto. È l’ennesima volta che mi fa prendere uno spavento, se continua così morirò giovane.                                                                                                                        
–Per assalire il nemico bisogna anche essere silenziosi. Ti insegnerò anche questo- mi risponde apatico. –Posa la tua roba, iniziamo subito- mi avverte infine. Ma è possibile che ogni volta che si tratta di insegnarmi qualcosa tutti quanti mutano la loro espressine diventando così opprimenti? Forse sarà nel carattere degli Avengers, non so, ma non ho voglio di aprire un dibattito, soprattutto con lui. Poso il mio asciugamano e la boccetta d’acqua su una panchina e lo seguo.
-Cosa sono?- domando ritrovandomi davanti a diverse sagome nere.                    
–Bersagli- mi risponde dirigendosi verso essi. Faccio qualche passo in avanti anche io, con le mani dentro le maniche del mio cardigan rosa.                   
–E cosa dovrei fare esattamente?-                                                                                         
-Ieri hai lottato contro Natasha, giusto?- annuisco –sei molto agile e ti muovi con destrezza, ma devi sempre mantenere la guardia in un combattimento. Non sai mai quando o come attaccherà il nemico-                         
-E a cosa mi servono le sagome?-                                                                                      
-Saranno i tuoi nemici. Ti posizionerai al centro di questo cerchio nero, e io attiverò i bersagli-                                                                                                             
-Un momento- lo interrompo –cosa vuol dire che attiverai i bersagli?-                  
-Si muovono. Sono collegati ad un macchinario che li sposta. È un ottimo allenamento per migliorare i riflessi. Natasha si allena spesso in questa stanza per le sue tecniche da spia. Considerando la tua agilità ti saranno molto utili- mi spiega lasciandomi sbalordita. Non sapevo dell’esistenza di questi bersagli particolari, né tanto meno che sono stati progettati apposta per migliorare i riflessi e le tecniche. Oh, mi ha anche fatto un complimento.                                                                                                                             
–Sei pronta?- mi domanda.                                                                                              
–Si, credo di si- rispondo incerta. Mi tolgo il cardigan mentre lui si dirige verso una scatola contenente un pulsante rosso attaccata al muro; e io mi posizione al centro del cerchio che poco prima mi aveva indicato.                              
–Vediamo come te la cavi- e spinge il pulsante.                                                              
Le sagome iniziano a ritirarsi, trascinate dai macchinari che le tengono in movimento; alcune si ‘nascondono’ nei lati bui della stanza e altre vengono alzate verso l’alto. Mi ritrovo nel vuoto, al centro di questo cerchio nero posizionato sul pavimento bianco, con lo sguardo di James rivolto verso di me. Mi rigiro intorno, cercando di intravedere i bersagli e prevenire un loro attacco. Ma la luce illumina solo il centro della grande sala, nascondendo gli altri angoli bui. Un rumore di qualcosa che si sgancia mi fa sobbalzare, e una delle sagome si catapulta su di me facendomi atterrare. Non l’avevo prevista, ma mi rialzo subito. Guardo intorno furtiva, e un’altra sagoma viene sganciata. La intravedo al volo giusto in tempo per poterla schivare. Un altro bersaglio viene scaraventato da destra, ma questa volta lo colpisco.                                                                                                                            
Dopo qualche minuto che mi sono riscaldata, i bersagli vengono sganciati con più velocità, costringendomi a prestare più attenzione e aumentare i miei riflessi. Ma sono troppi, e sono impetuosi. Più cerco di schivarli/colpirli e più mi vengono addosso.                                                                     –Fermo!- grido stesa per terra. James preme il pulsante e i bersagli vengono stoppati. Mi rialzo con il respiro affannoso e portando le mani alle ginocchia per il troppo sforzo.                                                                                     
–Che succede?- mi domanda avvicinandosi verso di me.                                               
–Sono…troppo…veloci- ansimo tra un respiro e l’altro.                                            
–Durante una missione ti potrà capitare spesso di dover combattere contro tre o quattro nemici contemporaneamente, e non potrai tirarti indietro- mi informa con nonchalance. Bhe, si da il caso che tu sia un Soldato ben addestrato, mentre io sono una ragazzina ancora alle prime armi.                                                                                                                                          
–Ma sono troppo veloci- ripeto alzandomi lentamente dalla posizione che avevo assunto.                                                                                                                              
–Vieni- mi incita a seguirlo. –I bersagli possono sorprenderti dall’alto o dal basso- mi indica con il dito –e il rumore che hai sentito prima del macchinario lo udirai solo al primo sgancio-.                                                                  
-Si ma..prevedere gli altri è difficile- commento affranta.                                          
–E’ proprio questo lo scopo, ampliare i tuoi sensi da combattente. Ti do un consiglio- si avvicina di più a me, diminuendo le distanze. –Usa tutti i tuoi sensi- mi sussurra all’orecchio, provocandomi un brivido di calore alla sensazione del suo fiato caldo sui miei capelli. Si allontana poi lentamente dalla mia spalla, mi guarda negli occhi e ritorna alla postazione di prima.                                                                                                                                       
–Pronta?- sento chiedere in lontananza. Chiudo gli occhi e prendo un bel respiro. ‘Usa tutti i tuoi sensi’ mi ripeto mentalmente concentrandomi. Riapro le palpebre e acconsento con un cenno del capo. Il pulsante viene nuovamente spinto e i bersagli riattivati.

Ho seguito i consigli di Bucky, e si sono rivelati essere molto utili. Sono riuscita a concentrarmi su tutti i sensi, specialmente sull’udito, e in poco tempo sono riuscita a colpire e schivare gran parte dei bersagli. Più l’esercizio continuava e più mi dimostravo essere abile e veloce. ‘Studiavo’ il movimento dei bersagli, uno schema che dopo varie volte veniva ripetuto, e questo mi ha permesso di prevenire il loro attacco.                                                                      
Sento un suono acuto, e i bersagli vengono stoppati. Mi fermo anche io, grondante di sudore e affaticata dopo le numerose volte che mi sono esercitata con queste sagome, aspettando che James si diriga verso di me.                                                                                                                                               
–Sei molto versatile- esordisce –ora vediamo di mettere in pratica il tuo miglioramento- mi dice assumendo la posizione da combattimento.                         
–Ne sei sicuro?- gli domando corrugando la fronte e posizionandomi di fronte.                                                                                                                                     
–Ci andrò piano con te- mi ‘rassicura’. Alzo un sopracciglio, imperterrita dalla sua affermazione. Insomma, ho capito che sono la più giovane, ma sono riuscita a stendere Natasha al mio primo giorno di apprendimento del combattimento, quindi perché mai dovrebbe andarci piano? Sono una ragazza, ma non una vecchietta. Diciamo che la prendo come una ‘sfida’. Ancor prima di assumere la postura parto subito all’attacco, e ovviamente i suoi riflessi da Soldato predicono la mia mossa bloccando saldamente il mio pugno con la mano umana. Provo a colpire in un altro modo girandomi dall’altro verso per dargli una gomitata, ma anche questa volta con una mossa rapida mi blocca il braccio piegandolo. Rilascio un piccolo ghigno di dolore e molla subito la presa. Mi sgrullo un po’ il braccio per riscaldarlo e riparto all’attacco.                                                                                     

Pugni, calci, schiva e blocca ogni mia mossa, ma non attacca MAI.                             
–Avanti James, sei un soldato- sbotto mentre continuiamo questa ‘lotta’. Inaspettatamente James mi blocca. Il suo braccio metallico porta lo stesso braccio di prima piegato nuovamente dietro la schiena; mentre il suo braccio umano è intorno al mio petto.                                                                               
–E’ tutto qui quello che sai fare?- lo provoco, dimostrandomi incurante. La sua presa si affievolisce, e ne approfitto per colpirlo. Si accascia leggermente e si rialza poco dopo, guardandomi con quegli occhi così vulnerabili quanto il suo stato d’animo. Non mi lascio distrarre dall’immensità delle sue iridi e riprendo at attaccare. Non so cosa gli sia successo, ma dopo la mia provocazione si lascia colpire facilmente, senza schivare o bloccare i miei colpi. È come se si fosse indebolito.                                      
–E’ tutto qui quello che sai fare?- gli ripeto colpendolo.                                                   
Si inginocchia per terra, con i capelli bagnati che gli coprono il viso, ed è in quel preciso istante che capisco che qualcosa non va e mi fermo.                              
–James…- sussurro a voce bassa avvicinandomi con passi felpati verso il suo corpo possente.                                                                                                                   
–Basta…- lo sento sibilare, osservando il suo petto che si abbassa e si alza irregolarmente. Inizio ad agitarmi.                                                                                               
–James- richiamo il suo nome, avvicinando lentamente la mia mano verso di lui.                                                                                                                                      
–BASTA!- grida serrando i pugni e alzando la testa, mostrandomi due occhi che non sono più di quel blu immenso che mi avevano catturata il primo giorno, che non appartengono più al Bucky che avevo finalmente imparato a conoscere; ma ora sono ricolmi di ira e rabbia. In men che non si dica mi ritrovo il suo corpo catapultato con ferocia sul mio.

La schiena poggiata al pavimento e il suo corpo sopra di me, con il braccio di metallo a stringere il mio collo e a serrare la presa. Sono paralizzata per terra, con il suo peso su di me, impedendomi ogni movimento per potermi rialzare. Istintivamente, come se potessi aiutarmi, porto le mie mani a stringere il suo forte braccio metallico, ma la sua presa è ben salda sul mio collo.                                                                                                                            
–James- sussurro sentendomi andare a fuoco –sono io, Talia- continuo a mormorare con quella poca aria che circola ancora nei polmoni. Lo guardo negli occhi e capisco che non si tratta più di Bucky, ma di un’altra personalità. James ha appena avuto uno dei suoi attacchi; e per colpa mia, della mia stupidità e delle mie provocazioni, ho resuscitato il lato di quel Soldato che lui sperava di non rivedere mai più. Io, la ragazza che si era offerta di aiutarlo e che gli aveva esposto la sua fiducia, si ritrova ad essere la colpevole di questo improvviso attacco.                                                           
–Bucky- provo a richiamarlo utilizzando il suo soprannome, nonostante sento il fiato affievolirsi in gola e scrutandolo negli occhi, nella speranza di ritrovare ancora un pizzico di lucidità per riportarlo al vero Bucky. Le forze mi stanno abbandonando e non so quanto ancora io riesca a resistere. La visione del suo viso incosciente e vulnerabile sopra di me, mi fa sentire in colpa di quello appena fatto. Lo sto facendo soffrire, ed è tutta colpa mia.

 
POV  BUCKY

-Bucky- sento una voce femminile e rauca richiamare il soprannome di qualcuno. In un momento di lucidità mi ritrovo a cavalcioni sul corpo di una ragazza a stringerle il collo con il braccio di metallo. Con mia grande sofferenza realizzo ciò che si sta svolgendo. Questa ragazza è Talia, e Bucky… è il mio soprannome. Quel braccio appartiene a me e le sto stringendo il collo. Costa sta succedendo?                                                                                                                    
–Bucky!- questa volta è una voce maschile a richiamarmi. Mi prende per le spalle e mi sgancia dalla presa del suo collo. Che cosa ho appena fatto? Stavo per uccidere Talia. Come è potuto succedere? La ragazza, con il viso rosso e un segno sul collo, viene rialzata dal pavimento con l’aiuto di Sam, che la cinge tra le sue braccia tranquillizzandola. Lei si porta le mani al collo e mi guarda con sguardo atterrito e confuso. Lei, il mio angelo, la mia salvatrice, la prima a ragazza ad avermi considerato dopo tutti questi anni, se prima non era intimorita dal mio aspetto ora si ritrova ad esserne terrorizzata. Ma forse è un bene, una ragazza dolce e bella come lei, perché mai dovrebbe stare con un mostro come me? Non mi merita. Mi guardo intorno repentino e agitato, vedendo tutto così confuso e dinamico. Steve mi tiene per le braccia e ora si aggiunge anche Natasha, corsa in soccorso in direzione di Talia.                                                                                                         
–Tutto bene?- le domanda.                                                                                                               
–S..si..i..io sto bene- balbetta incerta, continuando a massaggiarsi il collo e scrutandomi negli occhi. Senza nessun commento o alcun dibattito, la ragazza viene portata fuori dalla stanza, camminando fino alla soglia d’uscita seguendomi con lo sguardo.                                                                                        
–Sta calmo- mormora il mio amico allentando la presa. Mi accascio per terra, distrutto e con sguardo vacuo ad osservare il vuoto. Tanti pensieri e domande scorrono nella mia mente, e troppe emozioni mi stanno sovrastando. Non mi capacito di quello appena successo e mai potrò perdonarmi.                                                                                                                            
–James, guardami- la voce di Steve mi risuona in lontananza –James, guardami- ripete scuotendomi, ma la mia mente è completamente offuscata da quell’orrenda visione, che la sua voce rimbomba come un eco.                                                                                                                                               
–So a cosa stai pensando, ma non rimuginare la colpa su di te- cerca di rassicurarmi.                                                                                                                    
–Ho quasi ucciso Talia- dico in un debole sussulto.                                                                
–Ma non lo hai fatto- ribatte Steve.                                                                                  
–Ma stavo per farlo- sbotto con vigore –Talia mi odierà- aggiungo afflitto e sicuro di questo pensiero che mi tormenta.                                                                    
–No, non lo farà. Ascoltami Buck, quello che è successo non andrà ad infierire sul vostro rapporto. Talia non ti odierà per quello che hai fatto. Lei è una ragazza matura, e quello successo non cambierà i suoi sentimenti per te- mi rincuora.                                                                                                                   
–Come fai a dirlo?-                                                                                                                   
-Ne sono sicuro- mi risponde con tono rassicurante.                                                                                                                                             
–Eri anche sicuro che io non avrei avuto uno dei miei attacchi- infierisco.  Perché assicurarmi di cose che non si possono prevedere? Darmi la certezza che io non diventi pericoloso quando nemmeno io so come o quando posso trasformarmi nella parte peggiore di me.                                                 
–James, non potevo prevederlo, io…-                                                                                        
-Allora non promettere- lo interrompo bruscamente alzandomi e uscendo. Ho bisogno di stare da solo e di ragionare. 

 
POV  TALIA

Sam e Natasha mi hanno condotta nell’infermeria per assicurarsi che io stia bene fisicamente. Ma a me non importa della mia saluta  fisica, a parte  qualche livido dovuto agli allenamenti, un graffio sul labbro e questo segno rosso sul collo, bhe…sto bene; a me importa di lui e del suo stato psicologico. Questa è la mia unica priorità ora. Sono scossa dall’evento successo poco prima, e non riesco a capacitarmi di quanto io sia stata stronza. Cosa mi è successo? E’ come se avessi perso il controllo di me stessa, e per colpa mia è capitato ciò che è capitato. Ero stata talmente presa dal combattimento da aver perso il controllo della mia mente.                                                                                                                                    
–Talia- alzo la testa e incrocio la sagoma di Natasha, che sosta davanti a me con le mani incrociate al petto–Sono cinque volte che ti chiamo- mi informa.                                                                                                                                     
–Bene, ora hai la mia attenzione- replico infastidita e sbuffando. Scrocia le braccia e si siede accanto a me, sul lettino di infermeria dove mi hanno ‘medicata’.                                                                                                                             
–Come è successo?- mi domanda.                                                                                      
–Ci stavamo allenando con le sagome. Ero molto versatile e James ha deciso di mettere alla prova ciò che avevo acquisito. Un combattimento corpo a corpo, o meglio, sarebbe dovuto esserlo. Io lo colpivo ma lui non mi attaccava mai. Solo ora ho capito perché- faccio una pausa –ero stata talmente presa dalla mia stupida costanza che l’ho provocato, e ho scatenato il lato del freddo soldato- concludo incrociando i suoi occhi verdi, che ha tenuto su di me ascoltandomi e senza interrompermi. Riabbasso poco dopo lo sguardo, sentendo gli occhi pizzicare e le lacrime che spingono per scendere. Non mi sono mai sentita così tanto in colpa in tutta la mia vita, ed è la prima volta che sto provando questa terribile frustrazione.                                                                                                                                
Una mano delicata si posa sulla mia spalla. –Può capitare a tutti di perdere il controllo. Sei una ragazza forte e in gamba e ti stai impegnando notevolmente nella tua nuova vita. Probabilmente tutti questi allenamenti ti stanno stressando un po’- cerca di dare una spiegazione all’accaduto, ma niente potrà rincuorarmi dopo il casino che IO ho combinato.                                                                                                                          
–E’ colpa mia Nat, è solo colpa mia. Ho ferito James per colpa della mia presunzione- mormoro a testa bassa facendo scivolare una lacrima.                              
–Non darti la colpa Talia, hai solo commesso un errore. Tutti qui abbiamo alle spalle un passato particolare, e a volte le nostre paure possono resuscitare. James ha sofferto molto, più di tutti di noi; la sua mente è ancora instabile e i suoi attacchi imprevedibili. Dovresti sentirti fiera di essere riuscita ad aiutarlo e a migliorarlo. Non vedevamo James così sereno da tempo ormai, e ogni speranza era andata perduta. Poi sei arrivata tu, che hai cambiato la vita a tutti noi, e te ne siamo grati; ma la tua presenza è stata indispensabile per James sin dal primo momento- mi parla con questa voce dolce e serena, ma io non riesco a non pensare al male che ho procurato. Mi sento morire dentro.                                                           
–Già, ero riuscita. Avevo assicurato a James la mia fiducia e la mia presenza, e ora ho perso tutto Nat. Ho perso la mia dignità, e ho perso LUI- commento amaramente e sgorgando fiumi di lacrime che non riesco a trattenere. Nat mi avvicina al suo corpo stringendomi in un abbraccio materno, e io mi sento al sicuro, riparata in un nido sotto l’ala della mamma. Una protezione che ora come ora mi serve più di ogni altra cosa, per avere la certezza che ancora qualcuno stia al mio fianco e non mi abbandoni.                                                                                                                            
–Tu non hai perso niente Talia. Noi siamo una squadra, uniti nel bene e nel male. Ci sopporteremo sempre a vicenda, e ogni volta che uno di noi avrà bisogno di aiuto basterà chiedere. Tu non hai perso niente, e soprattutto noi hai perso nessuno. Quello che è successo è stato uno sbaglio, ma si può rimediare. Non sono queste le note rosse della vita. Tu e James siete legati da qualcosa di forte. Vedrai che riuscirete a risolvere. Ne sono sicura- le sue parole sono una ninna nanna per le mie orecchie, che mi cullano tra le sue braccia facendomi calmare. Se ha ragione non lo so, la mia mente continua ad essere scossa, ma farò di tutto per riguadagnarmi la fiducia di James. Non voglio perderlo.

Tornata in camera mi dirigo subito verso il bagno e mi guardo allo specchio. Un margine del labbro destro è spaccato, con un graffio rosso e contornato di un colorito violaceo; alzo la maglietta e la mia schiena, così come il mio ventre, sono cosparsi di lividi violacei. Faccio per sfiorarli con le falange delle dita, ma fanno male, e infine mi soffermo sull’evidente segno rosso di quelle fredde dita metalliche sul mio collo.                                                                       
Percepisco una presenza nella stanza. Mi volto e mi ritrovo James in piedi davanti al bordo del letto che mi guarda. Abbasso subito la maglietta ed esco dal bagno. Non ho chiuso la porta della stanza, ecco perché è entrato. Probabilmente vorrà scusarsi, ma non è lui quello che deve delle scuse. Sono io la colpevole.                                                                                                   
–James- sussurro avvicinandomi a lui, ma al primo passo che faccio lui si ritrae. Ha paura, paura di ferirmi ancora.                                                                            
–Che ci fai qui?- gli domando quindi. Non parla. Si limita a fare un cenno con la testa indicando la mia maglietta. La maglietta non ha niente in particolare, ma si rivolge bensì a ciò che c’è sotto, ovvero i lividi.                                   
–Non sono niente- lo rassicuro accennando un lieve sorriso, per quanto il graffio possa bruciare e tirare. Lui, con espressione apatica e occhi vuoti, fa dei passi verso di me. Il corpo perfetto di statura alta, mi sosta di fronte. Alzo la testa per incontrare il suo sguardo. Mi guarda negli occhi mentre sento delle dita fredde prendere il margine della maglietta. Con lo sguardo fa un cenno verso di esse, e io acconsento. La solleva leggermente e osserva attentamente i vari lividi. La riabbassa e sposta le sue mani verso il mio viso, fino a prendermi le guance e rivolgere questa volta l’attenzione allo spacco sul labbro; poi lascia scivolare le mani verso il collo, verso quel segno rosso, sfiorandolo a mala pena. Dopo avermi esaminata si distacca.                                                                                                         
–E’ colpa mia- finalmente parla, anche se non è ciò che mi aspettavo di sentire. O forse avrei dovuto immaginarlo dato i sensi di colpa che si rimugina ogni volta?                                                                                                                
–No Bucky, non è colpa tua. Sono stata io. Ti ho provocato suscitando la tua reazione. Non sai quanto mi dispiace- confesso.                                                       
–Ho perso il controllo di me stesso, e ho avuto un attacco. Guarda cosa ti ho fatto- indica le ferite e fa una breve pausa -Tu non sei la causa del mio lato mostruoso-.                                                                                                                     
-Bhe, anche io ho perso il controllo di me stessa! Sono stata troppo concentrata e presa dal combattimento da essere stata incurante della reazione che avrei potuto provocare con le mi stupide provocazioni!- sbotto spazientita. Perché deve sempre darsi la colpa? E perché si ostina a credere di essere un mostro? Faccio un sospiro e mi avvicino verso di lui in un passo. Non si è spostato, anche perché glielo avrei impedito questa volta. Poggio le mie mani sulle sue guance, costringendolo a scontrare il mio sguardo. Voglio vederlo negli occhi mentre parlo, devo avere questo contatto. Ne ho bisogno.                                                                                                        
–James, ti prego, non darti la colpa di quello successo. Avrei dovuto ascoltarti e avrei dovuto capire perché non mi colpivi durante il combattimento-                                                                                                                            
-Ma le ferite parlano chiaramente- si sofferma nuovamente su di esse.                 
–Non starti a preoccupare delle ferite, queste non sono niente in confronto a quello che ti ho provocato. Sono stata incurante e per colpa mia ho scatenato tutto- abbasso lo sguardo e trascino le mie mani verso il suo petto. Faccio una pausa, stringendo gli occhi e sentendo nuovamente le gocce salate spingere. –Volevo aiutarti, fin dal primo giorno; speravo di ottenere la tua fiducia, di darti la mia disponibilità, e ora ho perso tutto James- aggiungo flebile. Le sue mani mi prendono i polsi e io rialzo lo sguardo rigato ormai da lacrime.                                                                                                                                     
–Io mi fido di te. E’ di me che non mi fido- sono le sue ultime e deboli parole prima di andarsene dalla stanza lasciandomi sola in un pianto liberatorio. Perché devi sempre andartene? Ho bisogno di te ora più che mai…

 
POV BUCKY

Vorrei restare con lei, Dio quanto vorrei restarci. Vederla in questa sofferenza, fisica e morale, fa male; vederla piangere e lasciarla nella solitudine fa male, ma non ci riesco. Sono un vigliacco, ecco cosa sono, sono un vile. Ho ferito e sto facendo soffrire la ragazza che amo. Perché si, io la amo come non ho mai amato nessuno. La sto lasciando sola a soffrire nella solitudine, e io non ho potuto fare altro che scappare. Lei si è dimostrata disponibile con me sin dal primo giorno aiutandomi, e anche io vorrei dimostrarmi utile per lei. Ma un mostro come me, che consigli potrà mai dare? Chi mi merita? Nessuno. Non sono nient’altro che una ‘persona’ senza identità. Ne ho tante di cicatrici ancora aperte, ma questa ferita rimarrà permanente così come la mia sofferenza. Io sono un mostro destinato a morire nella sofferenza. Ho provocato solo dolore, nel passato e nel presente. Talia, quella buon’anima di ragazza, si è data la colpa di quello successo. Ma le ferite, quei lividi, quel graffio sul labbro che vorrei poter curare con un bacio e quel maledetto segno del mio maledetto braccio metallico stampato su quel gracile collo, parlano chiaro: il colpevole sono io. Sono io che ho provocato quelle ferite, e sono io che ho provocato dolore. Avrei potuto ucciderla.
Qualcuno bussa alla porta della mia camera. –Avanti- do il consenso.                        
–Come va James?- il mio amico Steve entra all’interno e chiude la porta alle spalle.                                                                                                                                 
–Come vuoi che vada?- rispondo ovvio. Peggio di così non poteva andare. Dopo l’accaduto posso anche morire. Steve si avvicina al mio corpo, seduto inerme sul bordo del letto, e mi affianca, dandomi un’amichevole pacca sulla spalla.                                                                                                                                 
–James, mi dispiace di averti deluso. Non avrei dovuto prometterti una cosa imprevedibile, ma volevo darti conforto. So quanto possa essere dura, ma Talia è la tua ancora di salvezza e ti ha riportato alla tua vera identità-.                                                                                                                                     
-Io non ho più un’identità Steve. Non so più chi sono- commento afflitto.
–Tu ce l’hai un’identità Buck, devi solo scavare più in fondo- mi rincuora com’è solito fare con la sua voce calma e tranquilla. Gli rivolgo un lieve sorriso, grato che il mio caro amico mi stia ancora vicino. Posso avere la certezza che almeno non sono del tutto solo.                                                                      
–Spero solo di poter recuperare la fiducia di Talia. Non me lo perdonerei mai se lei mi vedesse come un mostro. Ho bisogno della sua sicurezza e delle sue parole di conforto. Ho bisogno di lei- mi sfogo.                                                         
–E lei ha bisogno di te. Talia non ti vedrà mai come un mostro, perché tu non lo sei. Lei già ti ha perdonato. Non ti abbandonerebbe mai per uno sbaglio commesso- mi conforta porgendomi un sorriso sincero, che apprezzo molto. Provo un senso di leggerezza alla mia liberazione, ma la rabbia e il ribrezzo per me stesso continuano ad invadermi con agonia.                                                                     
–Su, non essere giù di morale. Hai dimenticato che giorno sarà domani?- Devia alzandosi in piedi e posando le mani lungo i fianchi. Lo guardo confuso inarcando un sopracciglio.                                                                                                                                 
–Domani è il compleanno di Talia. Sai, la festa a sorpresa, i regali, gli invitati…te l’eri scordato?- cavoli, la festa di Talia! Erano giorni che stavamo programmando tutto. Ho proprio la testa altrove.                                          
–Non dirmi che te l’eri scordato…lo avevi proposto tu! Forza, dobbiamo iniziare i preparativi, domani sarà giorno di festa-. Ha ragione, dobbiamo preparare gli allestimenti. Non sono dell’umore adatto per organizzare una festa, ma lo faccio solo per Lei. Voglio che domani sia un giorno perfetto e speciale; voglio che si distragga e che trovi uno sfogo. Inoltre, potrebbe anche essere un modo per farmi perdonare, anche se probabilmente ci vorrà del tempo per riacquistare in pieno la sua fiducia. Ma la cosa più importante è che lei si diverta e che sia sempre felice. Vederla sorridere fa risplendere anche me. Mi alzo dal letto pronto a seguire il mio amico per preparare i festoni, ma prima ancora di uscire definitivamente dalla stanza mi sento in dovere di dirgli una cosa importante.                                                                                                                             
–Steve- lo richiamo.                                                                                                              
–Si?- si gira verso di me.                                                                                                                                              
-Grazie- sussurro lievemente ma in modo da farmi capire. Non lo dico spesso, ma lo ringrazio veramente e sempre per tutto quello che ha fatto e che continua a fare nonostante gli ostacoli. È stato al mio fianco nei momenti di bisogno, e continua ad essere un amico leale.                                             
Mi sorride dolcemente, e dandomi di nuovo una pacca sulla spalla mi pronuncia la famosa parola: -Fino alla fine-.
 
Angolo autrice
E questa volta sono in anticipo! Ho fatto di tutto pur di riuscire a pubblicarla oggi, e il mio intento sembra essere riuscito J Allora, cosa dite? Tutto bene? Oggi è riniziata la scuola e sono disperata! Non ho mai avuto così tanta voglia di restarmene a casa a non fare niente! Ma purtroppo ci dobbiamo andare. Dai, devo resistere altri due anni e poi andrò a lavorare… Anyway, non deprimiamoci adesso, godiamoci questa gioventù. Dunque, James ha avuto un attacco imprevedibile, e questo era solo il primo colpo di scena tra tutti gli altri che arriveranno presto! So quanto voi desiderate vedere questo bacio impellente tra Bucky e Talia (so anche quanto state fangirlando per loro due) ma ogni cosa ha suo tempo! Aspettate il prossimo capitolo che ci sarà la famosa festa a sorprese, e il prossimo ancora dove…bhe, ci saranno delle perturbazioni ;) Detto questo, la parte finale non mi convince molto, male che vada la rivedrò e la cambierò in seguito, per il momento pensiamo a dare un seguito ai prossimi avvenimenti. Ringrazio come al solito le bellissime persone che hanno cliccato il pulsantino sulle recensite/preferite/seguite, le Winter Children che recensiscono e mi rendono tanto felice con le bellissime parole e anche voi lettori che avete tanta pazienza a leggere la mia storia e a sopportarmi ahah <3 vi voglio taaaanto bene. Un bacione e alla prossima!

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Capitolo 18
*** Capitolo 18 parte 1 ***


Capitolo 18

POV  TALIA
Distrutta, ecco come mi sento questa mattina, distrutta. Non tanto fisicamente, ma quanto mentalmente. Ieri sera non sono nemmeno scesa per cenare, e tra l’altro non ho dormito. Non ci sono riuscita.                                          
La visione straziante del suo fragile sguardo sul mio, quegli occhi di ghiaccio che in quel momento rispecchiavano l’animo gelido del freddo Soldato, sovrastano i miei pensieri.                                                                                                 
Sono stata una stupida egoista. Ho perso il controllo della mia mente, mi sono lasciata andare presa dallo sfogo e dall’adrenalina e il risultato è stato pessimo, incurante. Come ho fatto a perdere la dignità in questo modo? A cadere così in basso con un errore così sciocco. La sofferenza che mi tormenta è opprimente e le lacrime non fanno che sgorgare ininterrottamente. Le ferite evidenti sul corpo non fanno nemmeno male, non sono queste le cicatrici che faticheranno a ricucirsi. Non bado ad esse; l’unico dolore che provo, anche se intangibile, è la sofferenza psicologica. Non tanto la mia, io me la merito sono stata vile, ma quanto la sua. Ha sofferto abbastanza in passato, e io che ho fatto? Ho alimentato la sua paura causandogli una perdita del controllo e facendo riemergere quell’identità che tanto sperava di non rivedere più…tutto per colpa mia.
Oggi è anche il mio compleanno. Dovrei essere felice, ma come faccio? Questo accaduto ha rovinato tutto ormai, e io l’ho perso. Speravo di poterlo aiutare, di suscitargli fiducia; ma se prima il nostro rapporto si stava fortificando ora invece si sta corrodendo. E la cosa che ancor più mi strazia è che me la sono andata a cercare io.

Restare rinchiusa in camera per tutta la giornata non la vedo una buona opzione, anche se ci rimarrei volentieri. Per di più è il mio compleanno, dovrebbe essere un giorno allegro, ma poco mi importa, ormai nulla ha più senso. Gli altri forse se lo saranno anche scordato, con tutti gli impegni che hanno figurati se stanno a badare a me.                                                                                                         
Sbuffando e con gli occhi ancora stracolmi di lacrime, scendo dal letto; e trascinandomi le gambe con passi pesanti mi dirigo per andare in cucina, pronta a ricevere occhiatacce, critiche e lo sguardo deluso di James.                 
Sto sull’ultimo gradino della scalinata che conduce alla grande cucina. Sosto esitando, incerta sul da farsi. Ho paura e mi viene da vomitare, ma allo stesso tempo ho bisogno di vederli. Loro e …LUI. Voglio, devo vedere come sta. Anche se probabilmente lui ora mi vedrà in un altro modo io non posso, non riesco ad odiarlo dopo quello che è successo; e poi il mio amico stomaco implora del cibo.                                                                               
Prendo un bel respiro, mi asciugo un po’ gli occhi e mi decido a scendere, il tutto con passi felpati e la testa abbassata. Ancora un altro passo e sono dentro la stanza.
                                                                                                                                                    
–Buon…-                                                                                                                           
-AUGURI TALIAAAAA!!- un grido acuto di più voci accavallate mi fa sobbalzare. Alzo la testa di scatto e mi ritrovo tutti quanti, proprio TUTTI, in piedi dietro al tavolo circolare con le braccia alzate per aria.                                                           
–Ma cos…- sussurro corrugando la fronte, presa alla sprovvista dall’euforica reazione dei miei compagni, che ora si avvicinano verso di me.                                                                                                                                                      
–Auguri Talia-  mi abbraccia Natasha porgendomi gli auguri con un dolce sorriso.                                                                                                                                    
–Auguri!- seguono anche gli altri.                                                                                          
–Grazie ma… pensavo vi foste scordati- esordisco ancora incredula.               
–Scordarci noi? Di te? Mai- risponde prontamente la Vedova.                                          
–Ho una certa età, ma per fortuna la memoria ancora resiste- ironizza il Capitano strappandomi una risata.                                                                                       
Ebbene, a quanto pare si sono ricordati della data di oggi. Ero convinta che si fossero scordati considerando gli impegni costanti; e poi nessuno mi ha mai dato così importanza, quindi sono rimasta sbalordita e disabituata a ricevere queste attenzioni. Ma forse c’è ancora qualcuno interessato a me.                                                                                                           
–Grazie ragazzi- li ringrazio grata e con una punta di commozione.                             
–Dai siediti, scommetto che hai una gran fame- mi invita Natasha stringendomi per le spalle. Annuisco e mi accomodo sulla prima sedia che trovo.                                                                                                                                              
–Auguri Talia- sento pronunciare da una voce fioca. Alzo lo sguardo per incontrare quello di James, seduto di fronte a me.                                                                                      
–Grazie- mormoro accennando un lieve sorriso, se pur mi viene difficile. Per la prima volta dopo ieri sera i nostri sguardi si sono rincontrati. È stato strano questa volta, diverso. Anche adesso provo dei forti sentimenti per lui, non è facile abbattere ciò che si è costruito, ma dopo l’accaduto di ieri mi rendo conto che qualcosa è cambiato per entrambi. Si percepiva imbarazzo, disagio… io quasi non avevo il coraggio di soffermarmi sulle sue iridi come ero solita fare. Più lo guardavo e più mi accresceva il senso di colpa.

–Ecco a te- Wanda posiziona un piatto stracolmo di pancake sotto i miei occhi. Una colazione pronta, salutare e già ben preparata.                                                                                                                                         
–Wow, grazie- mi rivolgo dolcemente. Lei mi sorride e si accomoda al suo posto.                                                                                     
Con l’acquolina in bocca inizio a mangiare i pancake con foga, perché il mio stomaco ieri sera non è stato saziato come avrebbe dovuto; e decido di accompagnare questa delizia dolce con la solita tazza di caffè fumante per darmi una bella carica di energia. Sono stanca, non ho dormito e mi si chiudono le palpebre. Per giunta anche oggi dovrò allenarmi, e il timore che io possa addormentarmi da un momento all’altro sul grande tappeto da combattimento sta seriamente sfiorando il mio pensiero.                                                                                                                                            
–Hai dormito?- mi domanda a proposito la voce sottile di James. Penso se ne sia accorto. Bhe, con questo look da zombie uscito direttamente dal video di Thriller come posso passare inosservata?                                                                            
–No- rispondo amaramente e scuotendo la testa –e tu?-                                                  
-No- risponde anche lui secco.                                                                                              
Che gli incubi hanno ricominciato a tormentarlo? O anche lui come me non ha fatto altro che pensare al tragico evento di ieri?                                                                                                  

Terminata la colazione sono pronta per cambiarmi e iniziare i miei ormai allenamenti quotidiani. Non ho voglia di parlare né di soffermarmi a chiacchierare come le altre mattinate a scherzare con i miei compagni, non sono in vena. Voglio solo indossare i miei guantoni e sfogarmi sul quel sacco da box. Ne ho un bisogno impellente.                                                              
Mi alzo dunque dalla sedia, ma i riflessi di Natasha sono più veloci e mi procedono bloccandomi per un braccio.                                                                             
–Dove credi di andare, signorina?- mi domanda con sguardo imperscrutabile.                                                                                                                      
–A prepararmi- rispondo titubante.                                                                                      
–No, tu verrai con me-                                                                                                          
–Ma…- mi fulmina con uno sguardo che non accetta contraddizioni. Senza controbattere, leggermente atterrita dalla fulminata che mi ha rivolto, la seguo fin su nella mia stanza, dove entrate all’interno richiude la porta alle spalle.

 
POV  BUCKY

Oggi è il suo compleanno, dovrebbe essere un giorno di festa e di felicità, ma si vede lontano un miglio che è presente della tensione tra di noi.                
È scesa in cucina con la testa china e la lunga chioma a coprirle il volto, e l’unica volta che ha sorriso ‘sinceramente’ è stato quando siamo balzati tutti per farle gli auguri. Dopo di chè gli altri sorrisetti, per lo più degli accenni, erano visibilmente forzati.                                                                              
Ma dov’è la vera Talia? La ragazza sempre solare e dolce che ho avuto il privilegio di poter conoscere? Quel sorriso che tanto amavo vedere e che mi rasserenava ogni volta è scomparso.                                                                              
 Il suo volto è stanco, afflitto; i suoi grandi occhi sono ora rossi, ricolmi di evidenti lacrime e accerchiati da occhiaie. Le ferite sembrano essersi affievolite rispetto a ieri, anche se riesco a scorgere ancora qualche livido sulla sua pelle olivastra e quel maledetto segno rosso attorno al collo.                                                                      
Che mostro che sono, che ‘persona’ orrenda. È evidente che la colpa sia stata mia, ma lei continua a rinnegare. Ma io la perdono, anche se lei non ha fatto niente e continua ad incolparsi, la perdono.                                                    
Ieri sera ho pensato molto all’accaduto e ci ho ragionato, motivo per il quale non ho chiuso occhio. Niente potrà farmi dimenticare questo avvenimento, oramai è stato segnato e non si può tornare indietro; ma ripensando a una frase che lei stessa mi ha pronunciato e che mi ha confortato, ‘si può solo andare avanti e migliorare’. Lei ha fatto così tanto per me, mi ha aiutato e mi sta cambiando. È riuscita a far riemergere una parte del vecchio Bucky che pensavo fosse stata dimenticata e chiusa nei meandri più oscuri del mio cuore. Ma la sua dolcezza, il suo essere ottimisti e la sua lealtà sono riusciti a far sciogliere in parte questa barriera di ghiaccio che mi ero costruito. Adesso però è giunto il mio turno di aiutare lei. Farei di tutto pur di vederla felice, pur di rivedere la vera Talia. Ma tanti dubbi e paure mi frenano. Io l’ho ferita, e non solo fisicamente. Cosa penserà adesso di me? E se non mi volesse più? E se ora mi odiasse? E se mi considerasse un mostro? Non voglio perderla, ho già perso troppe cose in passato.

Mentre tutti questi dubbi e tormenti scorrono nella mia mente come un mare in tempesta, la voce di Steve richiama la mia attenzione. Mi riscuoto la testa catapultandomi nella realtà. In cucina siamo presenti solo io e lui ora.                                                                                                                                                  
–Come stai Buck?- mi domanda sedendosi di fronte a me.                                           
–Non bene- rispondo ovvio con un sorriso malinconico.                                                              
–Non prendertela Buck, non è colpa tua-                                                                           
-E’ colpa mia Steve. I segni che ha sul corpo parlano chiaro-                                   
-Quelle ferite può essersele procurate durante gli allenamenti- cerca di deviare.                                                                                                                               
–Ma non quella intorno al collo- ribatto prontamente.                                                         
–Buck, smettila di riversarti la colpa. Ne abbiamo già parlato, sai come la penso. Oggi è il suo compleanno e abbiamo una festa da organizzare- cambia argomento mostrandomi un sorriso, ma io non riesco a pensare ad altro se non a lei.                                                                                                                         
–Non mi sembra aria di festa Steve. Non hai visto il suo stato? È chiaramente distrutta, e solo per colpa mia- infierisco sull’argomento. Steve rilascia un sospiro spossato e inclina il busto in avanti. -Non è colpa tua James. Lei è distrutta per te- mi informa. Un impulso a quest’ultima frase mi fa sollevare la testa che poco prima avevo chinato a scrutare il vuoto.                                                                                                                                           
–Lei non ce l’ha con te ne tanto meno è arrabbiata. Lei è preoccupata e ha paura per te James- continua a dire.                                                                                               
–E io sono preoccupato per lei- replico.                                                                                    
–Si vede che ci tenete l’un l’altro- risponde ammiccando prima di riprendere il discorso -Buck, devi perdonarmi per l’altro ieri, volevo solo confortarti e metterti coraggio. Non puoi vivere nella paura, devi saper guardare oltre. Solo perché hai subito quelle atrocità, solo perché ti hanno costretto a commettere quelle missioni, non vuol dire che tu sei il mostro che credi di essere. E io questa volta posso giurarti che Talia non è minimamente arrabbiata con te. Lei è molto preoccupata per la tua salute, vederti così abbattuto non fa che infierirla-.                                                          
Mentre il mio amico mi parla, pronunciando queste frasi che mi stringono il cuore, gli occhi mi si bagnano di un leggero velo di lacrime. Non sono un tipo che si sfoga con le parole, ne tanto meno uno che piange in pubblico. O per lo meno non mi capitava di farlo da tempo. Dopo gli anni ‘vissuti’ sotto ibernazione e come ratto da laboratorio, non mi è stata concessa la facoltà di vivere a pieno la vita e di provare sentimenti.
Ho ascoltato attentamente il suono della voce di Steve sempre così calmo e rassicurante, ma credere ad ogni singola parola mi viene difficile. Non riesco a togliermi dalla mente la visione della mia massa pesante sopra il suo gracile corpo, il suo volto atterrito e questo braccio in vibranio stretto al suo collo. Dopo tutto il male che le ho procurato, come può lei continuare a vedermi come il Bucky di una volta? Non so come possa essere possibile, dopo tutto l’agnello non si innamora del leone.                                                                                                                               
–Talia è in condizioni pessime, ieri sera non ha dormito. Vederla così mi affligge, e non riesco a capacitarmi che lei possa stare in queste condizioni per causa mia. Come può dopo quello che le ho causato vedermi ancora sotto l’aspetto di quel Bucky? Io non so nemmeno chi sono…- esordisco con tono flebile.                                                                                                                                      
–Perché lei tiene a te James, guarda oltre le apparenze. Non si sofferma sull’aspetto fisico o su particolare esteriori, lei va in fondo alla questione studiando tutto ciò che ci caratterizza, ciò che si cela alle spalle. Lei sa chi sei veramente James, e non sarà quell’errore ad ostacolare il vostro rapporto- mi rincuora facendo sollevare un angolo delle mie labbra al ricordo del nostro primo incontro. Come dargli torto? E’ veramente una ragazza speciale, non lo posso mettere in dubbio.                                                                                                                                    
–La prima volta che l’ho vista ho pensato ‘wow- inizio a raccontare dunque il fatidico incontro -mi sono incantato a scrutare ogni singolo dettaglio del suo corpo. È stato mozzafiato. Nei giorni a seguire tra di noi era un continuo scambio di occhiate e sorrisi timidi, e cavolo quanto mi garbava vederla arrossire. Ogni mattina la cosa che più mi rincuorava, che mi confortava e mi dava la forza era lei. Mi capiva, mi comprendeva e non si intimoriva. Mi ha aiutato molto ed è sempre stata disposta ad ascoltarmi. Ma ora ho paura- mi soffermo con una pausa –Vorrei farmi perdonare- concludo infine deciso.                                                                                                                            
–Non devi trovare un escamotage per farti perdonare, lei già lo ha fatto. Ma se proprio devi, direi che oggi è un giorno perfetto allora. Dobbiamo preparare i festeggiamenti, e tu sarai il ‘Party planner’- mi fa l’occhiolino, e mi lascio andare in una risata. Come farei senza di lui? Come ho fatto a resistere per tutti questi anni senza avere memoria di lui, di noi? Per fortuna ci siamo riuniti, e le cose hanno iniziato a migliorare. Poi è subentrata Talia, che ha scombussolato il mio stomaco e mi ha permesso di poter sperimentare un sentimento rimastomi sconosciuto per lungo tempo:l’amore. Da che ho memoria all’epoca ero un bravo ‘gigolò’, conoscevo vari modo per far cadere le donne ai miei piedi; ma nessuna è mai, e dico mai riuscita a crearmi una sensazione così inspiegabile come Lei. Io rivoglio la Talia solare che ho conosciuto il primo giorno; quella ragazza che con il suo sorriso faceva invidia al sole, che ogni mattina mi alleviava la tensione e mi dava la forza per affrontare un nuovo giorno. Io la amo e proprio per questo non posso perderla. Ho intenzione di ricucire il nostro rapporto. Tengo molto a lei, e vederla soffrire mi strazia.                                                               
Ma d’un tratto la mia espressione muta, diventando cupa e pensosa. Questa mattina ho ben notato i suoi occhi assonnati. Ieri sera lei non ha dormito, e mi risorge in mente quello strano incubo che aveva sognato pochi giorni prima. Non ne ho più parlato con Steve, e penso che lui debba sapere.                                                                                                                              
–Buck…tutto bene?- si accorge Steve della mia attuale espressione vacua.
–Qualche giorno fa Talia si è svegliata nella notte, aveva fatto un incubo. Io ero sveglio, come ogni volta, e ci siamo messi a chiacchierare. Lei me lo ha raccontato- faccio una pausa rivolgendo il mio sguardo sul volto curioso di Steve –ti ricordi la vicenda che tu e Natasha ci avete citato riguardo i suoi veri genitori?- annuisce –gli avvenimenti che ha sognato sembrano coincidere con quell’evento-.                                                                                                                                       
–Come sarebbe a dire?- mi interrompe catturato dal racconto.                                                                                                                                      
–Sto dicendo che l’incubo potrebbe essere un ricordo-.

Dopo averglielo raccontato per filo e per segno, si sofferma a ragionare. Mi sentivo in dovere di avvisarlo, ho paura che Talia possa avere un qualche potere che le permette di riacquisire dei ricordi persi.                                     
–Ho paura che questi incubi possano diventare più frequenti. Lei non sa niente Steve, e se scoprisse la verità tramite questi presunti ricordi…- lascio la frase in sospeso con una punta di amarezza nella voce, lasciando a lui la percezione di ciò a cui voglio andare a parare.                                                        
–Prima o poi verrà a scoprirlo, ma tramite gli incubi non è appropriato. Terremo la situazione sotto controllo e oggi ne parlerò con Fury. Grazie per avermi avvisato- mi liquida infine alzandosi dal posto e dirigendosi verso l’uscita con postura rigida.
 
POV  TALIA

-Ma che ti prende?- domando a Natasha che mi ha scaraventata all’interno della mia camera. Si avvicina in pochi passi di fronte al mio corpo seduto sul bordo del letto, e incrociando le braccia al petto esordisce:                                                                                                                                   
-Che hai?- inarco un sopracciglio alla sua domanda esplicita. –Sei in condizioni pietose. Che ti prende?- ripropone la domanda.                                          
–Non…non ho dormito ieri notte- rispondo con voce flebile e con sguardo rivolto altrove.                                                                                                                             
–Oh, si vede…hai delle occhiaie orribili- commenta con un ghigno scherzoso per alleviare la tensione. Ridacchio leggermente, ma gli occhi ripresentano la sensazione di pizzichio che precede la fuoriuscita di lacrime. Natasha, accortasi del mio stato afflitto, si siede affiancandomi e scrutandomi attentamente. Ormai questa ragazza mi legge come un libro aperto. –Ti va di parlarne?- mi chiede con tono sereno. La prima lacrima scende marcando la guancia sinistra, e tirando su col naso decido di sfogarmi. Tenermi tutto dentro fa male, ci sono passata per troppi anni, e di Natasha posso fidarmi.                                                                                                      
–Non riesco a capacitarmi di quello che ho causato, Nat. Sono preoccupata per la saluta di Bucky. Vederlo così mi provoca un grande dolore al petto e io…io…non riesco a resistere, mi sento trafitta da mille coltelli. Sto male Nat, sto veramente tanto male- mi lascio andare tra le sue braccia che mi accolgono con grande calore, accompagnando il mio dolore da un pianto. Avverto il tatto delicato della roscia accarezzarmi i capelli e io mi sento al sicuro. Non ricevendo l’affetto dai miei genitori percepisco una certa mancanza. Stare lontana da casa non è mai stato così difficile, soprattutto quando loro hanno ricoperto non solo il ruolo di genitori ma anche di migliori amici. Sono sempre stata molto solitaria, per cui loro e il mio adorato cane erano le uniche persone importanti che avevo. Sentirmi tra le braccia di Natasha mi fa ritornare un po’ a casa, in quei momenti che passavo coccolata a mia madre.                                                          
–Incolparti per questo errore non fa che accrescere il tuo senso di colpa. Non devi rimuginarci sopra, ma andare avanti e lottare. Siamo anche noi esseri umani, e come tutte le persone viventi commettiamo degli sbagli. Ma tutto si può recuperare, nulla è andato perso-                                                               
-Ma io sto perdendo lui Nat. Adesso penserà che il vero mostro sia io-                          
-Tu non sei un mostro Talia, e nemmeno lui lo è. Non lo è mai stato-                             
-Glielo dico sempre anche io, ma lui non fa altro che incolparsi ogni volta. E mi fa star male Nat, sembra un cucciolo indifeso. Provo compassione per lui. Ma Dio, che stupida che sono stata, ho impiegato così tanto tempo per aiutarlo e così poco per farmi odiare…ho perso ogni occasione - ribatto rassegnata.                                                                                                                
–Odiare? Come puoi pensare che lui possa odiarti?- si distacca dall’abbraccio per guardarmi dritta negli occhi -Se c’è una cosa che so per certo è che lui non ti odia affatto. Lui ti ama, è così evidente. Continua a guardarti con gli stessi occhi che lo hanno catturato il primo giorno. Ogni volta che gli parli o gli sorridi lui si scioglie come un ghiacciolo- dice con voce scherzosa facendomi sorridere un pochino. –Certo che voi due siete strani, avete una percezione particolare dell’amore- continua il suo discorso –tu sei preoccupata per lui e lui è preoccupato per te…vi mutilate a vicenda- conclude.                                                                                                            
–Non si merita del male. Non voglio vederlo soffrire, piuttosto morirei. Mi manca Nat, mi manca davvero tanto il mio Bucky. Vorrei che tutto si risolvesse…- ammetto con una punta di tristezza.                                                                                    
–Succederà presto, vedrai- mi rassicura strizzando l’occhio.                                                                                                                                              
–Pensi davvero che io possa avere ancora una chance con lui?- domando singhiozzando.                                                                                                                             
-Una chance? Lui te ne darebbe infinite. Conosco bene James. Non bene quanto Steve, ma ho imparato a conoscerlo. E credimi, in tutti gli anni della mia esistenza e della mia esperienza con lui, non l’ho ma visto così tanto scombussolato per una ragazza- mi informa con uno sguardo malizioso facendomi arrossire.                                                                                              
–Non so se quello che prova è amore. Insomma, guardami, ho 19 anni e lui ha un secolo ormai-                                                                                                                             
-Shh, dubiti del potere dell’amore? L’età non ha alcuna importanza. E poi lui non ne dimostra nemmeno. E comunque smettila di negare, si vede perfettamente che lui è innamorato di te- la mia faccia diventa color bordeaux dall’imbarazzo. Forse ha ragione, non vorrei essere egoista ma ho notato il modo in cui si comporta con me. Ma noi ragazze neghiamo sempre; un po’ perché ci piace sentircelo dire e un po’ perché non riusciamo a crederci a causa della bassa autostima.                                                          
–Oggi è il tuo compleanno e deve essere un giorno di festa. Non rovinarti la giornata per le tue preoccupazioni, vedrai che si sistemerà tutto quando meno te lo aspetti-. Le sorrido e la riabbraccio forte, sentendomi più leggera e tranquilla dopo i suoi incoraggiamenti. Avevo bisogno di parlarne e mi ha fatto bene. Ho ricevuto lo stimolo per non mollare. Devo recuperare il rapporto con James. Merita di sapere quanto conta per me e quanto sta influenzando la mia vita fino a diventare un pensiero costante. Lui merita di essere amato.                                                                                    
–Grazie Nat, ti sono veramente grata del tuo aiuto-                                                         
–Quando vuoi tesoro-. Ci distacchiamo dall’ abbraccio e mi asciuga le lacrime, per poi soffermarsi a guardare il mio corpo.                                                        
–Che succede?- le domando vedendola scrutare attentamente la mia pelle.                                                                                                                                         
–Le ferite…sono quasi sparite- mi risponde allibita. Mi alzo dal letto e mi dirigo verso lo specchio. Questa mattina quando mi sono svegliata non mi sono nemmeno degnata di specchiarmi, e a dire la verità non mi sento pronta ad osservare il mio stato pietoso di ‘zombie mood on’, ma l’affermazione di Natasha mi ha lasciata dubbiosa.                                                   
Guardo il mio riflesso e con grande sorpresa noto che ha ragione. Lo spacco sul labbro si è ridotto a una piccola crosta, il colorito dei lividi si è opacizzato e il segno rosso sul collo…bhe, è ancora leggermente visibile, ma anche quello sta svanendo. Strano, non ci avevo proprio fatto caso.                                                                                     
–Com’è possibile?- mi rivolgo a Natasha.                                                                                     
–Hai abilità sovraumane, potrebbe avere a che fare con una caratteristica del tuo sistema immunitario. Lo farò presente a Nick-.

*Talia si è tranquillizzata, ha ricevuto sicurezza da parte di Natasha, ed è più che propensa a recuperare il suo Bucky e fargli capire che lei continua a provare gli stessi sentimenti di una volta. Passano dunque del tempo a chiacchierare mentre Talia si inizia a preparare per i suoi allenamenti abituali*

-Ti allenerai anche oggi?- mi domanda Natasha seduta sul letto mentre finisco di indossare il mio top da training.                                                                          
–Si, perché voi no?-                                                                                                              
-No- risponde secca. Gli rivolgo uno sguardo indagatore –Impegni con lo S.H.I.E.L.D- replica subito dopo. Annuisco comprensiva.                                                             
–Dovresti riposarti. È il tuo compleanno, per un giorno puoi anche evitare. Ormai abbiamo capito che te la sai cavare- continua ammiccando all’ultima frase.                                                                                                                               
–Penso che mi sfogherò almeno con il sacco da box- rispondo con un ghigno e legandomi i capelli.                                                                                              
–Non molli mai eh- commenta alzandosi e dandomi una leggera pacca –e va bene, te lo concedo. Ma alle 18 fatti trovare in camera tua- mi ‘ordina’. –Perché, che c’è alle 18?- mi sono persa qualcosa?                                                         
-Niente domande, fallo e basta- conclude con vigore uscendo dalla stanza. A volte proprio non la capisco.
 
 
POV  NATASHA

Che sollievo vederla più rilassata. So benissimo quanto ha sofferto ieri sera, la mia stanza combacia con quella accanto alla sua, e mi si è ristretto il cuore nell’ udire i suoi singhiozzi e le sue imprecazione. Mi ha fatto pena. Sarei voluta entrare nella stanza e cullarla, ma non ne ho avuto il coraggio. Non che io sia una persona cattiva e insensibile, no affatto, ma sfogarsi in solitudine quando uno ne ha bisogno può far bene. E poi anche io provo sentimenti, non sono apatica. Non sempre se ne accorgono perché io tengo tutto dentro, o sono semplicemente molto abile nel nasconderli. Ma ieri notte, qualcosa mi ha impedito di intervenire, un’emozione troppo forte, quasi una sofferenza.                                           
In ogni modo avevo già programmato una chiacchierata che le avrei fatto il giorno dopo, e così è stato.                                                                                              
Questa mattina è entrata in cucina con una camminata da zombie ed è stata tutto il tempo a mangiare concentrata sul suo piatto senza degnarci di uno sguardo. Ho ‘fatto finta di niente’ e non ne ho proferito parola in pubblico, ma a me non mi fa scema. L’ho condotta a fine pasto su in camera e da lì è successo tutto molto spontaneamente.                                            
Sono contenta che si fidi e conti su di me, e sono ancora più felice quando il mio conforto si rivela essere di grande aiuto. Lei è una sorella minore per tutti noi, e Steve non è l’unico ad essersi affezionato a lei. In verità tutti noi proviamo un forte senso di protezione verso lei, a eccezione di James che ne è follemente innamorato. Ora che la vedo alleggerita mi sento tranquilla anche io. James non è l’unico che ha sofferto nel vederla così afflitta, noi tutti ci siamo preoccupati.                                                     
Oggi è anche il suo compleanno, compie 19 anni e vogliamo che fili tutto per il verso giusto.                                                                                                           
Bucky ha avuto la fantastica idea di organizzarle una festa a sorpresa, decisione che abbiamo approvato con grande entusiasmo, per cui ci stiamo tutti mobilitando per gli ultimi preparativi. La festa si terrà nel grande salone d’ingresso: nessuno di noi oggi si allenerà in palestra, abbiamo deciso di dedicarci interamente a Talia. Per fortuna lei si eserciterà in qualche allenamento, così sarà più facile aggirarla, anche se hanno incaricato me di distrarla, motivo per la quale passerò ogni tanto a tenerla sott’occhio. Ma prima devo aiutare Wanda e gli altri a sistemare la sala, prelevare il vestito che faremo indossare alla festeggiata e contattare alcune persone insieme a Tony.                                                                                                                                      
Esco dalla stanza di Talia e mi incammino nel corridoio, dove incontro il Capitano. –Hei Capitano- lo saluto e mi ci avvicino.                                                     
-Oh, Nat. Ciao- ricambia impacciato. Mm, sento puzza di bruciato. Qui qualcosa non va.                                                                                                                              
–Tutto bene?- gli domando. Scuote la testa. Lo sapevo, ormai lo conosco bene. Con un cenno lo incito a parlare. Se pensa di sfuggirmi così facilmente ha sbagliato persona.                                                                               
–Ho parlato con Bucky prima e mi ha raccontato che pochi giorni fa Talia ha avuto uno strano incubo-                                                                                                 
-Da quel che mi risulta gli incubi e i sogni sono sempre stati strani-                           
-Ma non questo- ribatte repentino.                                                                                    
–Che vuoi dire?-                                                                                                                   
-L’incubo coincide con l’avvenimento dell’uccisone del padre e l’affidamento a Martha e Bill-                                                                                              
-Come può essere?- domando scioccata.                                                                                     
–La conclusione più plausibile è che potrebbe trattarsi di un ricordo-                                                                                             
-Ma lei non sa niente, non ha nessuna fonte che le permette di ricordare…-                                                                                                                       
-Non lo so, sono incerto quanto te, per questo andrò a parlare con Fury. Potrebbero riaffiorarle dei vaghi ricordi. Anche se sono passati 19 anni lei comunque non è stupida, ed è dotata di un DNA modificato. Per quanto ne sappiamo potrebbe stupirci con una nuova abilità da un giorno all’altro-                                                                                                                                     
-Aveva solo tre anni quando è accaduto tutto quanto, la nostra mente non è in grado di recuperare memorie così arretrate. Ma se così fosse ne risentirebbe maggiormente. È già difficile pensare che prima o poi dovremo darle una spiegazione, ma scoprirlo tramite degli incubi sarebbe oltraggioso-                                                                                                                            
-Lo so, lo penso anche io- ribatte sbuffando e passandosi una mano tra i capelli nervosamente.                                                                                                                  
–Hei, andrà tutto bene, vedrai- lo rassicuro poggiandogli una mano sulla spalla muscolosa.                                                                                                                   
–Ho paura di perdere la sua fiducia. Scoprirà che le abbiamo mentito, che ha vissuto nella menzogna e soffrirà…perché deve essere tutto così difficile?-                                                                                                                                
-Perché è la nostra responsabilità. Veniamo messi alla prova ogni giorno, e ogni giorno possiamo rischiare. Siamo umani anche noi Steve. In ogni caso lei capirà-                                                                                                                        
-Ma si tratta di qualcosa di più grosso. Sono 19 anni di vita vissuti all’oscuro Nat, lei è una sconosciuta di se stessa-. A tale affermazione mi soffermo a scrutare le sue iridi azzurre, con un contrasto di sfumature verdi, e mi avvicino leggermente ad aumentare il contatto.                                                          
-Secondo te James come ha fatto per tutto questo tempo? Lui non ha avuto memoria di eventi passati più di 70 anni fa, eppure è sopravvissuto e sta riuscendo ad andare avanti con il nostro aiuto. Talia è matura e molto forte. So che le hanno mentito e lo abbiamo fatto anche noi, ma è stato solo per proteggerla. Ora lei è abbastanza grande e il momento di svelarle la verità giungerà presto; e bene o male che vada noi le staremo sempre vicino. Non è facile per nessuno di noi Steve, credimi. Farà male e sarà doloroso, ma tutti abbiamo sofferto, e tutti abbiamo avuto dei segreti- lo conforto con una punta di commozione.
Lo stesso timore che ha Steve in questo momento lo condivido anche io. Prima o poi lei dovrà sapere la verità e Nick vuole che saremo noi a rivelargliela. Tocca sempre a noi svolgere il lavoro difficile, ma fa parte del nostro ‘lavoro’ ed è stata una nostra scelta. Ma non pensiamoci adesso, abbiamo ancora del tempo per prepararci psicologicamente. Oggi deve essere un giorno tranquillo.
Mi distacco dalle iridi del Capitano che mi hanno tenuta incantata per interminabili minuti, e con un sospiro imbarazzato cambio argomento.                                                          
–Come sta James?-                                                                                                                   
-Meglio, spero. Prima abbiamo parlato e si è sfogato. Sai che lui è molto sensibile, per cui ogni cosa che accade si riversa la colpa e ci sta male per lungo tempo. Ne risente parecchio-                                                                                    
-Già..- mormoro.                                                                                                              
–Em…e Talia? Come si sente?-                                                                                               
-Meglio. Si è sfogata anche lei e si è liberata. È più leggera e per fortuna si è rasserenata-                                                                                                                            
-Sono contento- risponde con un sorriso gioioso. –Dove sta adesso?- domanda                                                                                                                     
–In palestra, vuole sfogarsi un po’ con il sacco da box-                                                        
-Bene. Tienila sotto controllo, io e gli altri andiamo ad agghindare la sala-                                                                                                                                   
-Io ho da fare prima con Stark e poi devo passare a ritirare il vestito-                       
-D’accordo. Allora em..ci vediamo in giro-                                                                             
-Ci vediamo in giro- gli faccio eco e ci allontaniamo in direzione opposta.

 
POV TALIA

Sono da sola nell’immensa palestra a sfogarmi con il sacco da box. Il sudore fuoriesce urgente dai miei pori e le mia braccia iniziano ad appesantirsi. Ma non riesco a smettere, dare pugni violenti a questo povero sacco si sta rivelando essere di grande aiuto per il mio sfogo. Riesco a distaccarmi dalla mia azione solo quando sento un suono di voce chiamare il mio nome. Fermo il sacco, e con il fiatone mi giro alle spalle. Natasha è poggiata sullo stipide della porta con gambe e braccia incrociate che mi guarda con un sorriso laterale.                                                          
–Nat…- sillabo respirando affannosamente.                                                                   
–Che ci fai qui?- le domando ritornando al sacco e picchiandolo più lentamente.                                                                                                                              
–Ero venuta a dare un’occhiata- la sento rispondere mentre percepisco i suoi passi avvicinarsi.                                                                                                              
–E mi hai trovata- replico concentrata. Continuo a dare pugni aumentando nuovamente la velocità finchè due mani non bloccano d’un tratto il sacco.                                                                                                                            
–Penso che per oggi ti sei allenata abbastanza- esordisce con voce bassa. Sfinita mi accascio sulle ginocchia facendo gocciolare il sudore sul grande tappeto.                                                                                                                                      
–Come ti senti?-                                                                                                                         
-Meglio…si, decisamente- rispondo esausta. Natasha mi porge una mano e mi aiuta a rialzarmi.                                                                                                              
–Forza, vieni con me- mi invita a seguirla.                                                                      
–Ma aspetta, avevi detto alle 18- ribatto confusa ricordandomi l’ appuntamento che mi aveva fissato.                                                                                                               
–SONO le 18- afferma.                                                                                                        
–Ma che succede?- le domando curiosa. Una persona non ti imposta un orario di incontro se non c’è una motivazione                                                                
-Non fare domande. Posa i guantoni e vieni con me- e come al solito non ricevo mai delle risposte intere.

-Et voilà- debutta la roscia mostrandomi un vestito rosso stupendo.                        
–Wow- replico con gli occhi a cuoricino –ma è magnifico!- mi esprimo sbalordita avvicinandomi ad esso. Ma aspetta un momento, per chi è?                     
–E’ per me?- domando.                                                                                                       
–Si, ti piace?- risponde retorica entusiasta.                                                                     
–E’…è stupendo! Ma..- mi blocco a pensare. Dunque, io non l’ho comprato né tanto meno l’ho chiesto; ma quindi perché mi è stato dato questo vestito? Perché è per me?...                                                                                   
–Dove dovrei andare con questo vestito?- a tal punto mi sorge un dubbio. Non sarà mica per il compleanno? Insomma, non ho nemmeno organizzato una festa, eppure il vestito è elegante. Inizio a sospettare qualcosa.                                                                                                                                               
–Quante domande che poni!- sbotta Natasha spazientita dai miei quesiti. –Fatti la doccia e indossalo- ribadisce porgendomelo e spingendomi nel bagno senza lasciarmi il tempo di controbattere –Oh, quasi dimenticavo- mi ferma porgendomi anche delle scarpe nere alte. –E non dimenticarti trucco e parrucco!-

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Capitolo 19
*** Capitolo 18 parte 2 ***


POV NATASHA

Quante domande che si pone questa ragazza. Il fatto è che vorrei anche risponderle, ma rovinerei la sorpresa! Spero solo lei non sospetti niente. Ma non credo, mi è sembrata solo molto confusa. Poverina, ma ammetto che la sua espressione caotica mi divertiva.                                                      
Impaziente guardo l’orologio: le 18:48. Siamo un po’ in ritardo. Le avevo dato appuntamento alle 18 precise davanti alla sua stanza, ma sfogandosi con il sacco ha totalmente perso la cognizione del tempo; per cui sono dovuta scendere in palestra per recuperarla. Ora sta rinchiusa nel bagno da minuti che sembrano essere un’eternità, e io inizio ad avere l’ansia: un po’ perché non vedo l’ora di vederla con l’abito che io e Wanda le abbiamo scelto; e un po’ per vedere la sua reazione alla festa che le abbiamo organizzato nel salotto, già bello e addobbato con tutti i membri più gli invitati che sono pronti ad attenderla. Spero che si diverta e che apprezzi, ma non ne ho dubbi.                                                                                             
D’un tratto il mio telefono vibra, rispondo ed è la voce di Steve:                                   
-A che punto siete?- mi domanda dall’altro capo del telefono.                                   
–Siamo quasi pronte-                                                                                                                 
-Qui sono presenti tutti. Li faccio nascondere?-                                                              
-Si, preparatevi in posizione- confermo e riattacco la telefonata. Dio, ma quanto è lenta?                                                                                                                               
–Talia? Tutto bene lì dentro?- mi decido a chiederle.                                                             
–Si- sento rispondere da dietro la porta.                                                                           
–Allora cosa aspetti?-                                                                                                            
-Non sono sicura di uscire-                                                                                                     
-Perché no?-                                                                                                                             
-Non mi sento a mio agio…-                                                                                                        
-Sono sicura che stai una favola- la incito. Perché mai si fa questi problemi? È una giovane ragazza con un corpo tonico, un bel viso e un carattere speciale. Ora che può deve sfruttare al meglio le sue forme!                       
Sono impaziente di vederla.                                                                                            
Dopo secondi di esitazione la maniglia viene abbassata e la porta aperta pacatamente, per mostrare infine una Talia che assomiglia ad una vera principessa.

 
POV  TALIA

-Wow! Ma sei uno schianto!- esordisce esaltata Natasha. Io sorrido abbassando la testa imbarazzata.                                                                                              
–E tu non ti sentivi a tuo agio?- mi lancia una frecciatina. –Ti sei vista allo specchio? Sembri una principessa-                                                                                   
-In verità no, non mi sono vista per intero- ammetto timidamente. Mi prende per mano, mi socchiude gli occhi con le mani delicate e mi sussurra:
–Allora dovresti-.                                                                                                
Apro gli occhi e mi specchio, e sbalordita più che mai mi porto una mano alla bocca. Non è possibile, questa ragazza non posso essere io! Mi giro e mi rigiro da fianco a fianco ad ammirare lo splendore che ho addosso: l’abito che pensavo fosse un vestito si rivela essere in realtà una tutina intera a pantaloncino rossa, con un velo sinuoso che parte dal fondo schiena fino a scendere leggiadro per terra; le scarpe che ho indosso sono un decolté nero con tacco bello alto, e la scelta del trucco e parrucco è stata azzeccata. Sembro una ragazza diversa! –Wow- sussurro con un sorriso a trentadue denti.                                                                                                        
–Allora? Cosa ne pensi?- interroga Natasha.                                                                              
–Cosa ne penso? Che è fantastico!- rispondo infervorata. Non riesco a smettere di specchiarmi. Non mi sentivo a mio agio perché sono sempre stata una ragazza semplice con il look. Non sono il tipo che indossa abiti eleganti o scarpe con il tacco, nonostante mi piacciono molto, ma adesso non riesco a togliermi gli occhi di dosso! Questa tutina mi calza a pennello e mi sento…bella. Mi giro di scatto e corro incontro a Natasha abbracciandola. –Grazie Nat, è bellissimo-                                                                                                      
-No, tu sei bellissima-. Mi distacco e mi do ancora un’occhiata, prima che un pensiero sovrasta la mia mente: ma che ci faccio vestita elegante?                         
–Nat…ma dove devo andare conciata così?- Senza neanche rispondermi mi copre la vista con una benda nera e io non riesco a vedere nulla.

-Ma dove mi stai portando?- non so quante volte gli ho posto questa domanda, ma sembra di essere ritornata al famosissimo rapimento in cui mi hanno posizionato un sacco in testa impedendomi la visuale. Ebbene, come quel giorno passato ormai da settimane, anche questa volta mi domando che cavolo sta succedendo! Sento Natasha guidarmi nei vari corridoi dell’enorme quartier generale, ma io avendo i tacchi e non avendo la percezione di ciò che mi circonda, mi risulta spontaneo tentare di palpare l’aria per percepire un qualche oggetto concreto. Ma il mio tatto non tocca nessuna superficie se non il vuoto.                                                             
–Nat, non farmi cadere- la supplico impanicata. Non mi sento per niente sicura a camminare con questi spilli ai piedi, per di più il silenzio che ci circonda mi accresce inquietudine.                                                                                      
–Attenta, ci sono tre scalini- mi avverte aiutandomi a scenderli. Poi si ferma facendomi sostare; mi slaccia la benda con lentezza e me la sfila. Buio, di fronte a me è buio, finchè…                                                                                 
-BUON COMPLEANNO!- la luce si accende e una massa di persone esclama questo augurio per me. Il salotto è tutto addobbato, le persone, di cui io riconosco la maggior parte, sono vestite eleganti e l’angolo bar è stracolmo di drink e buffet pieno di deliziose prelibatezze. Ora capisco tutto: queste persone sono invitati e questa è una festa a sorpresa. La mia festa a sorpresa.

Sorrido come un’ebete incantata dal fantastico evento.                                             
–Buon compleanno Talia- ripete Natasha sbucando da dietro le mie spalle.                                                                                                                                           
–Ma tu…loro…come..- cerco di sillabare non trovando un nesso alla frase che voglio comporre, tant’ è il mio stupore.                                                                      
–E’ stato tutto programmato, non potevo di certo rivelarti la verità-                          
-Ma non dovevate! È magnifico- commento entusiasta.                                                                                          
-Si che dovevamo- sbuca anche Steve. Wow, ma che bellezza! Con questa giacca elegante e rigorosamente attillata (come al solito) farebbe andare in calore persino oggetti inanimati. Talia, smettila di fissargli i pettorali…              
-Steve- lo saluto avvicinandomi, e lui mi accoglie in un caloroso abbraccio. –Tanti auguri a te- mi dice distaccandosi.                                                                           
–Grazie…wow, è impensabile! Avete organizzato tutto questo senza che io sospettassi niente!- osservo incredula.                                                                      
–Non devi ringraziare noi, ma lui- interviene Natasha puntando il dito di fronte a me. Guardo verso la direzione indicata e vedo una creatura irriconoscibile: vestito elegante, con una maglietta bianca e un giacchino di pelle rossa addosso; jeans blu e scarpe bianche, capelli portati indietro e solo in un angolo con un drink in mano. È proprio lui, Bucky, affascinante con questo outfit che lo rende estremamente attraente. Un colpo di calore invade il mio corpo quando si gira agganciando un contatto con i miei occhi. Sento una spintarella da dietro e con la coda dell’occhio scorgo Natasha accennarmi un sorrisetto di incitazione. E come una calamita attratta dal magnete mi dirigo verso di lui.

 
POV  BUCKY

Che spettacolo si propone davanti ai miei occhi. Altro che principessa, qui andiamo oltre. Si tratta di una regina. È un capolavoro: quella tutina rossa, il colore dell’amore e della passione per eccellenza, risalta la sua carnagione olivastra e gli occhi grandi color nocciola, mettendo in mostra le sue gambe luminose e perfette. Non riesco a distaccare il mio sguardo da questa fantastica meraviglia, che con andatura sinuosa si dirige verso di me.                                                                                                                                            
–Ciao- mi saluta sorridendomi. Mi ha sorriso, finalmente mi ha sorriso di nuovo.                                                                                                                                    
–Ciao- ricambio allo stesso modo –tanti auguri-                                                     
-Grazie…- sussurra chinando la testa e nascondendosi tra la sua lunga chioma liscia.                                                                                                                              
–Mi hanno detto che devo ringraziare te per tutto questo- esordisce guardandosi intorno meravigliata.                                                                                                 
–E’ il minimo che possa fare- commento onestamente. Per lei sarei disposto a fare molto di più. Sbaglio o sta arrossendo? Dio, sembra una Dea e io non riesco a distaccare lo sguardo. Ora c’è silenzio tra di noi. Avanti James, vuoi recuperare la tua regina? Fà qualcosa….                                                                                                        
–Ti va un drink?- Principiante James, puoi fare di meglio.                                           
–Em..grazie ma..io non bevo-                                                                                                  
-Nemmeno io- concordo porgendole un bicchiere analcolico come il mio, che prende in mano ricambiando sempre con quel sorriso. Quanto mi era mancato. Sto sul punto di parlarle quando Tony invade attaccando bottone.                                                                                                                                       
–Buon compleanno Vedova Junior- si rivolge a Talia. Che appellativo patetico, e come al solito stringe un bicchiere alcolico in mano.                                         
–Grazie Tony- sento dire dalla voce tranquilla di Talia.                                                                 
–Vorrei presentarti una persona- riprende a parlare il testone –lui è Peter Parker, Peter lei è Talia, la nostra nuova compagna- o no, bimbo ragno proprio no!                                                                                                                                   
–Molto piacere- le porge la mano.                                                                                                 
–Piacere mio- ricambia lei.                                                                                                        
–Talia, anche lui è dotato di super poteri, sai?- e adesso inizia la sua parlantina.                                                                                                                                    
–Oh, davvero?- risponde retorica.                                                                                                          
–Già. Lui ha le capacità di un ragno. Mai sentito parlare di Spider man?-                 
-Em…non credo- gli risponde scuotendo la testa.                                                              
–Ottimo allora. Dato che avete più o meno la stessa età, perché non vi fate una bella chiacchierata? Magari vi conoscete meglio- in tutto ciò sono presente anche io nell’azione, ma nessuno di questi partecipanti, a parte Talia ovviamente, sembra accorgersi della mia presenza. Fulmino Tony e osservo l’espressione scioccata della ragazza. Come al solito Stark deve rovinare il momento. Stavo per dialogare con Talia per riagganciare il nostro rapporto quando la mia quiete viene rovinata da un qualche intervento stupido. E di chi se non di Tony Stark? Che si è pure portato la concorrenza di questo sfigatello, il bimbo ragno. Non c’è proprio paragone tra lui e Talia: lui avrà anche le abilità di un ragno, ma è ingenuo in confronto alla maturità di Talia. Penso che lei non avrebbe problemi a stenderlo in tre secondi. Sarebbe bello vederli in azione e vedere il culetto dello sfigato per terra. Ma ritornando al presente, Talia mi guarda in cerca di risposte, senza sapere cosa fare.                                                                                       
–Em…- balbetta cercando il mio aiuto. Io la supplico con lo sguardo di restare, ma Tony non le permette nemmeno di controbattere che con una spintarella li trascina lontano. L’ultima cosa che scorgo è lo sguardo contraddittorio e disperato di Talia.

 
POV  TALIA

Era il momento perfetto per parlare con Bucky e stare finalmente con lui, ma indovinate un po’? E’ stato rovinato per colpa di Stark. Clichè… mi ha presentato questo ragazzino, penso di 16 anni o poco più, chiamato Peter Parker. Carino, ma non è niente in confronto al mio soldato. Con educazione gli ho porso la mano, sperando che poi togliesse il disturbo con Tony, ma noooo. Stark deve per forza essere invadente altrimenti non è contento. E cosa ha fatto dopo? Ha pronunciato testuali parole: ‘Ottimo allora. Dato che avete più o meno la stessa età, perché non vi fate una bella chiacchierata? Magari vi conoscete meglio’. No Tony, non ho voglia di conoscerlo! Per lo più hai rovinato il mio momento con Bucky! Ma a proposito di questo, ho trovato il comportamento di Tony estremamente fastidioso perché non si è minimamente degnato della sua presenza. È entrato nella scena senza nemmeno salutarlo o guardarlo in faccia, trascurandolo totalmente. Stark se continui così perderai la mia stima per te.                                                                                                                 

Bucky mi ha rivolto lo sguardo da cucciolo. Miseriaccia quanto era irresistibile! Avrei voluto rispondere di NO a Tony. Certo, magari non in maniera così esplicita, ma al momento non avevo proprio voglia di accamparmi con questo ragazzino per conoscerlo! In verità non avrei avuto voglia nemmeno dopo…                                                                                               
E dunque Tony non mi ha lasciato un secondo per ribattere alla sua ‘idea’ che mi ha trascinato con forza al centro della sala con questo Peter. Chiedevo aiuto con lo sguardo a Bucky, ma poverino lui poco ci poteva fare. Ma ho notato che era chiaramente offeso.                                                                       
E adesso io mi ritrovo seduta sul divanetto a pensare a James mentre questo adolescente mi parla senza suscitare la mia attenzione.                                    
–Talia- mi richiama.                                                                                                      
–Mm?- annuisco scocciata.                                                                                                      
–Ti sei incantata- mi fa notare. Non ha torto: lui parlava di non so cosa mentre io riggiravo l’ombrellino del drink che mi ha offerto James e al col tempo lo cercavo con lo sguardo.                                                                            
–Oh, scusa- rispondo cercando di essere garbata, per quanto la mia irritazione sia notevole.                                                                                                           
–Allora, em…tu che poteri hai?- mi domanda agitandosi nervosamente. Non ha fatto altro che agitare la gamba e torturarsi le mani tutto il tempo. Poso il drink sul tavolino sottostante, mi schiarisco la voce e replico:
-Non ho proprio dei poteri, sono per lo più abilità. In sintesi so fare quello che fa Natasha- gli spiego brevemente indicando la Vedova, intenta a bere un cocktail in compagnia di Steve, l’Agente Hill e Fury. –A eccezione che io a quanto pare sono dotata di un DNA modificato- concludo.                                                   
–Wow…è grandioso!- commenta ammirato.                                                                   
–Già…- rispondo apatica. Ora sono io quella che si agita nervosamente: continuo a guardarmi intorno in cerca di Bucky, ma non lo vedo. Mi sto annoiando. Perché Tony mi ha cacciata in questa situazione? Vorrei piantarlo in asso qui in questo istante, ma non mi sembra corretto; e per altro è solo un ragazzino.                                                                                                                

–Ei fanciullini- fa la sua comparsa Natasha, che indossa un vestitino color panna lungo fino alle ginocchia con una cinta in vita che le risalta perfettamente le forme, e scollatura rigorosa che mette in mostra il suo invidiabile balconcino; scarpe nere con tacco non eccessivamente alto, e trucco e capello ben acconciati. Si è cambiata ed è irriconoscibile anche lei! E stupenda come al suo solito.                                                                                                  
–Tutto bene qui?- domanda alternando lo sguardo tra me e ‘Peter’. Lui annuisce con la testa mentre io non rispondo proprio. Ma Natasha sembra avermi capita, e come il mio angelo custode riesce a salvarmi dalla situazione.                                                                                                                     
–Ti dispiace se te la ruba un secondo?- gli chiede gentilmente.                                  
–Em…no, no..prego- acconsente il ragazzino. Evvai! Senza nemmeno farmelo ripetere mi alzo dalla poltrona e mi allontano con Natasha.

-Mi hai salvato la vita- mi rivolgo grata alla roscia.                                                                   
–Figurati..viene con me, ti presento delle persone- mi fa strada e la seguo tra la massa di gente che balla, beve, mangia e si diverte con della musica pop in sottofondo.                                                                                                                
–Talia, ti presento il resto della squadra- mi indica gli Avengers rimanenti, che non so per quale motivo non alloggiano con noi nel quartier generale. Il mio stupore è tanto, li ho tutti qui davanti a me e ho finalmente l’onore di poterli conoscere.                                                                                                                      
–Ciao- mi salutano con un cenno della mano. Io non riesco a parlare, sono immobilizzata dallo stupore e con la bocca aperta. È per me un grandissimo onore.                                                                                                                 
–Ragazzi, Talia è la nostra nuova compagna. È molto in gamba, con coraggio da vendere. Vi consiglio di non mettervela contro- esordisce Natasha gratificandomi.                                                                                                                   
–E noi siamo fieri di poterla conoscere- si intromette la voce di un uomo che si stacca dal gruppo per avvicinarsi a me e presentarsi –Clint Barton. Piacere di conoscerti, e tanti auguri- mi porge la mano l’impeccabile occhi di falco, che non sbaglia mai un colpo.                                                                                  
–Molto piacere. Adoro la tua agilità, mi piacerebbe tanto imparare a utilizzare l’arco- commento mentre gli stringo la mano e viene affiancato da una donna con i capelli lunghi e mossi.                                                                                
–Io sono Laura, la moglie di Clint. Sappi che è un piacere poterti conoscere- mi lascia sorpresa. Hanno davvero invitato anche la moglie di Clint? Avendo hackerato il sistema dello S.H.I.E.L.D. ero a conoscenza anche della sua vita privata e della sua copertura, ma mai mi sarei aspettata di vederla dal vero. Sembra una donna dolcissima che accolgo con molto rispetto.                                                                                                                      
–Io sono Thor, figlio di Odino e dio del tuono- si avvicina questa massa altezzosa dai capelli biondi. Mi prende una mano e vi pone un bacio sul dorso facendomi arrossire per il gesto così medievale. –E’ un piacere signorina Talia- continua infine distaccandosi dalla mano e guardandomi negli occhi. Devo dire che Thor visto dal vero dà proprio un altro effetto! È possibile che siano tutti così fighi?                                                                                       
–Sono molto affascinato dalle sue doti signorina Cole. L’agente Fury e gli altri membri della squadra mi hanno parlato molto di lei, e sono rimasto esterrefatto dalle sue abilità- pronuncia queste parole eloquenti il gigante della squadra, all’apparenza piccolo e tranquillo. –Bruce Banner, scienziato. Se non le dispiace mi farebbe piacere poter studiare il suo DNA, signorina- si presenta e mi ‘propone’ porgendomi la mano.                                                             
–Ma prego, faccia pure. Molto piacere signor. Banner, io sono Talia-                       
-Piacere mio. Oh, e buon compleanno- mi augura infine con un lieve sorriso.                                                                                                                                       
Wow, vederli tutti riuniti è un grande onore per me, e i miei occhi assumono la forma di due cuoricini. Sono emozionata e incantata.                              
–Scusate, non riesco a proferire parole tant’è la mia gioia nel potervi conoscere finalmente dal vero. Insomma, non so se Steve o gli altri vi hanno accennato un’altra piccola curiosità su di me, ma siete praticamente i miei idoli- sorridono inteneriti dal mio compiacimento.

La festa procede a meraviglia, a eccezione di un minimo particolare: non ho la più pallida idea di dove sia finito Bucky. Continuo a guardarmi intorno furtiva con la speranza di scorgere la sua giacca rossa, ma il mio soldato sembra essere scomparso come un ninja.                                                            
–Talia, c’è un’altra persona che ti farebbe piacere conoscere- mi richiama Steve mostrandomi un uomo di colore dalla sua stessa fattura.                        
–Lui è T’challa, un nostro nuovo ‘amico’- me lo presenta. Mi alzo dalla poltrona sulla quale mi ero accomodata e mi avvicino ai due maschioni.                  
–Molto piacere Talia- mi accoglie anche lui posando un bacio sul dorso della mia mano.                                                                                                                            
–Il piacere è mio Altezza- rispondo ammirata. So benissimo chi è lui: T’challa, re del Wakanda, conosciuto in questo ambito come ‘Pantera Nera’. Sono grata per l’aiuto che ha offerto alla squadra e a Bucky.                                      
–Per lei solo Talia, signorina- ribatte molto gentilmente. Mi sento arrossire a così tanta nonchalance.                                                                                   
–Sono davvero grata dell’aiuto che ha offerto al Capitano e al Sergente Barnes- confesso senza imbarazzo.                                                                                         
–Il Soldato Barnes è stato solo una vittima. Meritava di essere protetto- Parole sante T’challa, come dargli torto?                                                                                                                                              
Mi emoziono leggermente alle sue parole, ripensando ai sentimenti afflitti che sono ancora rinchiusi nel suo animo tormentato.                                                         
–Ma tutto è andato per il meglio- si intromette Steve rimediando alla tensione che mi aveva invasa in quella frazione di secondo –Talia è un’ottima combattente ed è entrata a far parte della squadra- informa il Re con un grande sorriso.                                                                                                           
–Mi sono giunte voci positive da parte del suo conto- commenta T’challa guardandomi –non vedo l’ora di vederla in azione. Se non vi dispiace andrei a prendere un drink. Oh, buon compleanno Talia. Compermesso- e si allontana nel suo smoking total black.

Mi risiedo sbuffando sulla stessa poltroncina di prima, affiancata questa volta da Steve, che incrocia le mani scrutandomi.                                                                 
–Cerchi qualcuno?- mi giro di scatto alla sua domanda retorica.                                
–C..cosa?-                                                                                                                                 
-Stai cercando qualcuno?- ripropone.                                                                                  
–Em..i..io- balbetto e lui si lascia trasportare da una risata.                                                                                                                                             
–Non c’è bisogno che rispondi, la risposta è scontata- come non detto. Ormai anche lui mi conosce. Ma forse sono solo un libro aperto.                                             
-James sta fuori alla terrazza- mi indica con il dito verso la direzione dell’enorme porta finestra spalancata. –Vai a parlargli- mi incita con una spintarella. Prendo un respiro e mi alzo. Ho le gambe che tremano e l’ansia che prende il sopravvento.

 
POV  BUCKY

Mi sono allontanato dalla confusione della festa rifugiandomi in uno dei miei posti preferiti: l’enorme terrazza. Si sta bene quì, l’aria fresca inebria il mio volto dandomi una sensazione di goduria, il panorama verdeggiante è mozzafiato e percepisco la pace dei sensi. È tutto così tranquillo, ed è un ottimo posto per pensare ed estraniarsi dal mondo. Sto poggiato sul bordo del bancone a scrutare l’orizzonte.                                                                            
–Hei- mi sento chiamare da una voce femminile. Mi giro e vengo assalito dalla sua bellezza. Caspita, sembra proprio scesa dall’Olimpo.                                       
–Ciao- la saluto semplicemente. Mi sorride e si avvicina verso la mia direzione, rivolgendo poi lo sguardo verso l’orizzonte. I suoi lineamenti del volto sono così sinuosi che mi incanto ad osservarli.                                                                                     
–E’ bello qui- spezza il silenzio.                                                                                              
–Già- affermo riposizionandomi nella stessa posizione iniziale.                                         
–Vengo spesso a rifugiarmi. È un posto tranquillo; riesco a svuotare la mente dai pensieri e a sentirmi più rilassato- le confesso.                                            
–James, a proposito di questo, vorrei parlarti di…-                                                           
-Si, anche io- la interrompo all’istante. –Mi dispiace per quello che ti ho fatto-                                                                                                                                                            
-No James, non devi. Sono io che mi scuso per il mio comportamento noncurante. Sono stata una sciocca, ero talmente presa dalla determinazione da non essermi accorta di aver perso il controllo di me stessa- si perdona abbassando lo sguardo.                                                                            
–Ma sono io che ti ho procurato dolore. Le ferite, e…-                                                            
-James, permetti anche agli altri di prendersi le proprie colpe-                                    
-Non posso Talia, è sempre stata colpa mia- dichiaro afflitto e rassegnato. –Hei…hei- mi sussurra prendendomi il viso tra le mani e costringendomi a guardarla nelle iridi. Non ho altra via di fuga se non i suoi meravigliosi occhi nocciola, che mi incantano ogni volta disorientandomi.

 
POV  TALIA

-Hei…Hei- istintivamente raccolgo il suo viso tra le mie mani, esplorando da vicino quelle biglie di ghiaccio invernale. Ha uno sguardo così perso e fragile. Ma non permetterò che lui si abbatta o soffra, no, questa volta non gli permetterò di ritorcersi la colpa contro. Non se lo merita. Sono venuta qui con l’intenzione di risolvere la faccenda, e ne uscirò vittoriosa. –Non è mai stata colpa tua James, e mai lo sarà. Non sei stanco di incolparti ogni volta per crimini che non hai commesso? Non sei stanco di soffrire?- a questo punto non mi resta che provare a scavare in fondo alla questione e comprendere per quale motivo lui sia convinto di essere un ‘mostro’. Un mostro estremamente bello e coraggioso.                                                           
–Sono stanco di far soffrire gli altri- sibila lievemente. –Ho procurato troppo dolore in passato, è giusto che ora sia il mio turno di soffrire-. Adesso basta, sono stufa di sentire le sue lamentale! Vorrei sbottargli contro, ma il suo sguardo indifeso mi impedisce di alzare il tono di voce, mantenendomi costante e tranquilla; anche perchè lui ha solo bisogno di aiuto, e arrabbiarsi aggraverebbe il suo stato.                                                                   
–Non meriti di soffrire Bucky, meriti solo un’altra chance-                                                                  
-Come fai ad essere così?- chiede con voce flebile.                                                           
–Così come?-                                                                                                                              
-Così comprensiva e dolce. Nonostante tutto il male che ho provocato, al dolore che ho inflitto, come puoi aiutare un mostro come me?-                                   
-Perché tu non sei un mostro Buck, io so chi sei veramente. Tu non mi fai paura James. Mai me ne hai fatta, e mai me ne farai. Voglio solo aiutarti e ottenere la tua fiducia- confesso a un soffio dal suo viso.                                               
–Tu mi stai già aiutando Talia, ma io ho tentato di ucciderti-                                         
-Ma non lo hai fatto. Guardami, sono qui, sono viva- gli riscuoto la testa, come per catapultarlo nella realtà. Sembra confuso, ancora scosso dal terribile evento. Sembra quasi sotto uno stato confusionale, come se stesse vivendo un incubo. Ma io sono viva, sono qui e sto a pochi centimetri dal suo volto.                                                                                                                  
Solleva lo sguardo, con gli occhi ricoperti da un telo di lacrime, come per avere la conferma di ciò che gli ho appena detto. Adesso è lui a stringermi il volto tra le sue grandi mani, morbide e lisce che racchiudono alla perfezione le mie guance. Sono pronta a ricevere un bacio, quel bacio che già precedentemente ci è stato rubato e ho bisogno di avere. Le nostre bocche sono così vicine che riesco a percepire il suo fiato caldo sulla mia pelle, che mi provoca un brivido lungo tutta la schiena. Ma l’attimo è lungo, e non si avvicina per congiungere le labbra. Mi sta scrutando le ferite: passa le sue mani sul collo e mi accarezza il segno rosso; poi le rialza sul viso fino a palpare il labbro con la punta delle dita. La spaccatura che avevo è quasi sparita del tutto, ne rimane solo una leggera cicatrice che si allunga leggermente fino a sgorgare al margine del labbro.                                                                                                      
–Io sto bene James, non sono niente- mormoro riferendomi alle cicatrici in generale, ma lui non ribatte. Non parla e non emette suoni, sta fermo di fronte a me a contemplarmi, rivolgendo lo sguardo verso il labbro. Ci siamo, ora è il momento adatto: sono pronta finalmente a ricevere le sue labbra sulle mie. Socchiudo gli occhi pronta al momento, ma le sue labbra non vanno a posarsi sulle mie, ma bensì sulla cicatrice.                                               
Era come si suol dire un bacio a ‘mezza luna’. Ma non mi arrabbio, accetto comunque questo gesto delicato e dolce da parte sua. Mi ha baciato la cicatrice, come quando un genitore bacia la ferita di un figlio per farla guarire. Lui ha fatto lo stesso, e il senso era quello: guarire la ferita.                                                    
Sono in attesa di questo bacio da settimane, ma forse lui ancora non si sente pronto dopo il tragico evento. Forse è ancora insicuro. Ma va bene così, l’importante è che io abbia riacquistato la sua fiducia e che il nostro legame si sia finalmente riconciliato.

E dopo la chiacchierata avuta sulla terrazza, posso finalmente avere la certezza che tutto si sia risolto. Non potrei essere più contenta di così. Mancherebbe solo un bel bacio e tutto sarebbe ufficialmente perfetto, ma posso comprendere la sua insicurezza, ci siamo appena riconciliati e ci serve tempo a entrambi.                                                                                                        

La festa è ‘terminata’ da poco e gli invitati sono andati via tranne i membri degli Avengers. Ho avuto l’occasione di conoscerli meglio e togliermi ogni mio dubbio: ci siamo riuniti tutti nel salotto a parlare, scherzare, e bere un buono champagne; e James si è seduto al mia fianco. Sono così contenta, finalmente abbiamo iniziato a scambiarci nuovamente quegli sguardi da adolescenti innamorati. Mi erano così mancati i suoi occhi puntati sui miei che mi sono sentita rinata, libera. È un sollievo vederlo finalmente sorridere.                                                                                                       
Ebbene, mentre ripenso al suo sorriso e alla festa che dopo il chiarimento si è dimostrata essere molto più divertente, Stark sbatte con foga un grande scatolone impacchettato sul tavolo, facendomi sobbalzare.                               
–Che cos’è’?- domando.                                                                                                               
–La festa non è ancora finita. Aprilo- faccio come suggerito, e poggiando il bicchiere di champagne sul tavolo inizio a scartare la carta; apro poi la scatola, tolgo la cartaccia che avvolge il misterioso contenuto e infine lo estraggo. Mi ci vuole del tempo per comprendere di cosa si tratta, ma appena lo osservo attentamente ne rimango sbalordita:                                                        
-WOW! NON CI CREDO!- sbotto eccitata –Ma questa…è una divisa!- esclamo piena di gioia tenendola in mano.                                                                    
–Ora che fai parte della squadra, come ogni membro che si rispetti, anche tu devi possederne una- commenta Natasha. È spettacolare! È composta da una canotta rossa in poliestere, giacca in pelle nera e pantaloni attillati del medesimo colore creati con lo stesso tessuto della divisa di Natasha, e in più abbinati vi sono degli anfibi neri favolosi. È semplice ma d’impatto, e in vita c’è anche una cinta nera simile a quella che indossa la Vedova.                
–Così anche la Vedova Junior ha la sua divisa- commenta Tony strizzandomi l’occhio, mentre Natasha alza gli occhi al cielo disperata per lo squallido intervento di Tony.                                                                                                 
–E’ un regalo di tutti noi, proposto da Fury. Il tessuto è stato studiato appositamente per il tuo corpo e per rendere abili i tuoi movimenti, permettendoti di muoverti con destrezza- mi spiega la roscia catturando la mia attenzione.                                                                                                                        
–Grazie ragazzi, è bellissima- replico ‘abbracciando’ l’outfit con tanto affetto.                                                                                                                                          
–E non è finita qui! Guarda meglio nella scatola- mi consiglia Steve. incuriosita scruto all’interno e vi trovo qualcosa che aumenta il mio stupore: due pistole, coltellini da lancio, auricolare, porta pistole, e porta coltellini… oggetti che ho sempre sognato di utilizzare tutti quì di fronte ai miei occhi, regalati per il mio compleanno dagli Avengers. Non riesco ad esprimermi a parole per quanto sono scioccata, non riesco a crederci.                                                                                                                                 
–Negli stivali ci sono anche dei ganci per nascondere i coltellini, e la cintura ha dei sensori elettrici che caricano la scossa- mi spiega sempre Natasha. –Sappiamo che ancora non ti abbiamo insegnato a utilizzare una di queste armi, ma imparerai presto. Nel combattimento non basta solo saper stendere l’avversario a corpo nudo, in caso di emergenza questi utensili possono salvarti la vita-. Posando gli oggetti repentina mi scaravento addosso a Natasha e l’abbraccio forte, più forte di sempre, facendola sobbalzare.                                                                                                                    
–Grazie, grazie mille-. Li ringrazio tutti facendo il giro dei divanetti e delle poltroncine, abbracciandoli e lasciandogli a un ognuno uno stampo sulla guancia. Arrivata a James potete solo immaginare la mia reazione: ovviamente l’ho abbracciato, e lui ha ricambiato, ma non per intero. Mi spiego, l’unico braccio che mi ha stretto nel gesto affettuoso è stato quello umano. Il braccio di metallo non lo ha messo minimamente a contatto con la mia pelle; lo ha tenuto fermo poggiato sul divano senza muoverlo. E quando gli ho lasciato il bacio sulla guancia? Ho preso fuoco, e anche lui ha arrossito.

Dopo averli ringraziati tutti ed essermi accomodata nuovamente sul divano, ci siamo messi a discutere sulla mia nuova e bellissima divisa, che non vedo l’ora di indossare, a fantasticare sulle possibili missioni che potrei andare ad affrontare. È stata una serata fantastica, non potevo chiedere un compleanno migliore e degli amici migliori. Ma per questo devo ringraziare Bucky, è lui ad avere pensato a tutto questo progetto. Non riuscirei mai a ringraziarlo abbastanza. Il mio amore per lui si fortifica ogni giorno di più, e giuro che un giorno di questi glielo dimostrerò veramente.                                                                                                                                      
Ma le palpebre pesanti iniziano a cedere, e con la visione angelica del suo volto sorridente e la fantastica serata passata oggi, mi appisolo sul divano provando una sensazione di immensa leggerezza.

 
POV BUCKY

Il suo corpo giace stanco al mio fianco, proprio come quella volta. Sembra così serena finalmente, attraversata dalla pace dei sensi. Mi fa sentire rilassato e sicuro. Avevo così tante paure nella mente, e ancora qualcuna continua a persistere, ma lei è riuscita a scacciare alcuni nubi dal mio animo tormentato e ci siamo riconciliati. Volevo riavere la Talia di una volta, quella che avevo conosciuto il primo giorno, e sembra che la missione sia riuscita. Non potrei essere più felice di così…o forse posso? Mi sono lasciato sfuggire un occasione unica prima sulla terrazza. Diamine, la tentazione di baciarla era irrefrenabile, ma la mia insicurezza funge da freno. Ma forse è stato meglio così, ci siamo appena riavvicinati dopo quel tragico evento e superarlo richiede qualche giorno. Ma io prima o poi riuscirò ad avere quel bacio rubato, eccome se ci riuscirò.                                                     
–Come è andata?- il mio amico Steve mi riscuote dai pensieri. Si riferisce alla situazione tra me e Talia.                                                                                                           
–Bene, sembra essere andata bene- rispondo con tono pacato e accennando un sorriso fiero.                                                                                                          
–Te lo avevo detto che si sarebbe sistemato- replica dandomi una pacca sulla spalla.                                                                                                                               
–Grazie Steve- esprimo la mia riconoscenza. È sempre stato al mio fianco e gliene sarò grato per sempre.                                                                                              
–Anche questa volta si è addormentata sul divano- si riferisce al corpicino rannicchiato della dolce ragazza.                                                                                        
–E anche questa volta siamo rimasti solo noi tre- commento osservando la similitudine della situazione con quella capitata pochi giorni addietro.                   
–Dovremo portarla su- mi fa notare con un cenno del capo. Ci guardiamo negli occhi e in un attimo mi comprende al volo, dandomi il consenso. Mi alzo dal divano e mi preparo per cingere il suo corpo: metto la mano destra sotto l’incavo delle ginocchia, e la sinistra a prenderle il collo, per poi sollevarla delicatamente e dirigermi verso il corridoio. Appena la sollevo si rannicchia ancora di più aggomitolandosi sul mio petto e stringendomi la maglietta. Tranquilla, non ti lascerò andare.                                                                                                                                            

È così leggera che potrei sollevarla tutta la giornata.  Giunto nella sua camera buia richiudo la porto e adagio il suo corpo ancora ben vestito con l’abito della festa sul letto, coprendola con le coperte. Rimango fisso a guardarla, scrutarla, studiarla…ogni minimo dettaglio sembra essere così perfetto: il suo profilo sereno con lineamenti leggiadri, i capelli lunghi che percorrono il suo volto…è uno splendore. Sono tentato ad accarezzarla. Con gesto istintivo la mia mano si avvicina al suo volto, e senza esitare le lascio una tenera carezza lungo la guancia morbida. Al mio tatto la vedo sorridere nel sogno, contagiando anche me. Mi siedo sulla poltrona affianco del letto, e con il sorriso stampato sul volto e l’immagine di Talia impressa nella mente, chiudo gli occhi, cadendo in un sonno profondo.
 
 
Angolo autrice
E dopo 873 secoli sono resuscitata! Non so proprio come farmi perdonare, chiedo solamente la vostra comprensione. La scuola sembra farlo apposta a diminuire il mio tempo di scrittura! Ma non sarà di certo essa a privarmi della mia vita da fangirl. Finalmente il capitolo della festa!!! E no, ancora non c’è stato proprio un bacio, ma almeno si sono riconciliati e le cose tra loro posso assicurarvi che andranno per il meglio ;) ma non scordiamoci che ben presto farà la sua entrata il famigerato nemico e la prima missione della nostra eroina. Senza allungare di troppo questo poema, ho (come avete ben potuto vedere) dovuto per forza suddividere il capitolo. Il mio problema è che ho talmente tante idee che esplodono come una pentola di fagioli che quando inizio a scrivere non  la smetto più. Ma spero che con questo capitolo bello lungo mi perdoniate J *fa la faccia cucciolosa*. Bene, fatemi sapere cosa ne pensate e noi ci vediamo al prossimo capitolo! PREPARATEVI PER TROPPE SORPRESE. Vi adoroooo <3

 

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Capitolo 20
*** Capitolo 19 ***


Capitolo 19

 
POV TALIA
I giorni seguenti sono passati con serenità tra me e Bucky. Tutto era tranquillo e il nostro rapporto si stava fortificando di nuovo. Bucky non mi è sembrato più afflitto come prima, ansi al contrario, dopo la festa e la nostra chiacchierata sembra essersi ripreso alla grande. Gli allenamenti sono continuati regolarmente ogni giorno, e io posso confermare di essere riuscita a rafforzare la mia versatilità nel combattimento. Dopo il regalo di quei bellissimi giocattolini Natasha si è anche presa del tempo da dedicarmi per insegnarmi a usare le pistole con l’aiuto di Clint, l’arciere per eccellenza che non sbaglia mai un colpo e che mi ha insegnato qualche trucchetto per la mira. Per ora non me la cavo molto bene, riesco a colpire i bersagli ma non nei punti richiesti. Più agile mi sono dimostrata con i coltellini da tiro. A quanto pare ho scoperto di avere questa dote in più che mi tornerà sicuramente utile.


È mattina tardi, in questi giorni ci siamo allenati in maniera irrefrenabile, per cui ci siamo concessi del riposo in più. Stiamo facendo colazione con serenità, quando una cartella viene lanciata bruscamente sul tavolo facendoci balzare. Sollevo lo sguardo e mi ritrovo il comandante Fury, spuntato da non so dove senza produrre minimo rumore e con il suo classico vestiario total Black.                                                                                                          
–Cos’è?- domanda Steve prendendo il documento tra le mani e studiandolo.                                                                                                                                   
–L’inizio della vostra missione- risponde prontamente il comandante.                               
–Di cosa si tratta?- chiede Natasha sfilandogli il documento.                                                                                                                                           
-Abram Sokolov, agente nonché scienziato e ricercato assassino dell’Hydra. E’ stato sottoposto a vari esperimenti e al trattamento di un siero volto a conferirgli capacità sovraumane e invecchiamento rallentato. Nel 1945 ha lavorato a fianco del Teschio Rosso. È sparito per un tempo indeterminato, ma sono state ritrovate delle sue tracce dopo lo scongelamento del Capitano e in seguito agli eventi di New York- spiega Fury attirando la mia attenzione.                                                                                               
–Mmhh, aspetta un’attimo- esordisco con i cereali in bocca e sfilando il foglio dalle mani di Natasha. Lo leggo rapidamente e inizio a ricordare.                         
–Lo conosco- affermo alzando lo sguardo e guardando Nick –Cioè, non di persona, ma è una delle prime cose che mi ha accennato riguardo la missione- mi rivolgo verso il comandante.                                                                          
–Esatto Talia, ottima memoria- conferma lui.                                                                              
–Ma se non ricordo male ha anche detto che si erano perse le sue tracce. Come avete fatto a ritrovare il contatto?- interroga curiosa.                                                    
–Non lo abbiamo trovato infatti, abbiamo intercettato l’ultimo posto dove sono state rilevate recenti attività da parte di un suo probabile schieramento- mi risponde.                                                                                                    
–I file dell’Hydra sono stati compromessi, ecco perché non riusciamo ad avere sue informazioni- spiega girovagando per la cucina –il vostro compito è sbloccare i file e salvarli, il tutto facendo molta attenzione a non farvi sparare- wow, rassicurante.                                                                                               
–Sembra facile- commenta ‘ironico’ il Capitano, riferendosi all’ultima frase pronunciata da Fury. –Dove?-                                                                                         
-In Siberia-.


Bucky si irrigidisce e gli occhi  gli si ghiacciano. È seduto di fronte a me, lo riesco a vedere chiaramente: assume un sguardo vacuo e appoggia con lentezza la schiena allo schienale della sedia.                                                                         
–Buck…- lo riscuoto con tono pacato senza ricevere un impulso.                                                       
–Comandante, chiedo l’espulsione del sergente Barnes per questa missione- interviene Steve rimasto scosso anche lui dalla sentenza di Fury.
–NO- replica la voce repentina di James. Tutti ci giriamo per scrutarlo.                  
–Buck è troppo rischioso- cerca di persuaderlo Steve. Sono d’accordo con lui, non posso vedere Bucky soffrire, non di nuovo e non ora. So cosa gli hanno fatto in quel posto e non permetterò che ci ritorni.                                                   
–No, ce la faccio- ripete James.                                                                                              
–Ma Buck…- cerco di farlo ragionare ma invano, perché mi interrompe.                      
–Posso farcela- ribadisce lanciandomi un’occhiata imperscrutabile, che affievolisce poco dopo con l’accenno di un lieve sorriso.                                                
–Quando si parte?- chiede con vigore rivolgendo lo sguardo al Comandante.                                                                                                                               
–Adesso. È sicuro di potercela fare Barnes?- si assicura Nick. Bucky annuisce.                                                                                                                                     
–Molto bene. Il quinjet vi attende sulla terrazza-                                                                             
-Buona fortuna ragazzi- gli auguro in bocca al lupo prima che se ne vadano. Spero di ritrovarli tutti sani e salvi al loro ritorno e che riescano ad eseguire la missione correttamente. Ma non ho dubbi su questo.                                                                             
–Talia- mi richiama Fury –preparati anche tu-                                                                                                             
–Come sarebbe a dire?-                                                                                                                
–Si ricorda per quale motivo l’ho fatta allenare e diventare un membro della squadra?- mi domanda retorico.                                                                                                
–Si ma…ne è proprio sicuro? Non è ancora presto? Potrei essere di intralcio-                                                                                                                                            
-L’ho osservata per tutti questi giorni, rimanendo al corrente dei suoi miglioramenti. Non potrei essere più sicuro di così- acconsente.                                   
–Ci sarà da divertirsi- commenta Sam per alleviare la tensione, ma io sono ancora scioccata. La mia prima missione, Nick mi ha affidato la mia prima missione con i Vendicatori e si fida della sua scelta.                                                             
–Avete sei ora a partire da adesso. Buona fortuna Avengers-.


Stiamo tutti sul quinjet partito ormai da qualche ora: Tony è al volante del veicolo mentre Steve, Sam e Nat progettano il piano da attuare; Wanda è seduta accanto a Visione e si lanciano cuoricini con lo sguardo, e io sto seduta sul sedile agitando le gambe nervosamente.                                                    
–Hei- si avvicina Bucky con un sorriso e adagiandosi al mio fianco.                                
–Hei- gli faccio da eco.                                                                                                           
–Come ti senti?-                                                                                                                            
-Il mio tremolio parla da solo- rispondo con un ghigno e mostrandogli le mani tremanti, che racchiude tra le sue calmandole.                                                                   
–Andrà tutto bene- mi sussurra guardandomi negli occhi e riuscendo a placare la mia ansia. Solo lui riesce a domare il mio mare in tempesta…


-Stiamo atterrando- ci avverte Stark.                                                                      
–Avengers venite, vi esponiamo il piano- ci richiama all’ordine il Capitano. Ci avviciniamo tutti intorno al tavolo dove vi è posizionata una piantina dell’edifico che ci ‘ospiterà’ in questa missione, abbastanza agevole all’apparenza.                                                                                                                                    
–Dunque, la sala computer si trova nel sotterraneo est, dietro un passaggio segreto di una libreria situata in questo corridoio- spiega cerchiando i vari punti con un pennarello rosso –non potremo entrare tutti quanti, c’è il rischio che il perimetro possa essere accerchiato da qualche nemico- ci informa scrutandoci uno ad uno –per cui due di voi dovranno entrare nella struttura, salvare i file e disattivarli subito dopo; noi altri ci divideremo il compito di esaminare il perimetro e intervenire in caso di emergenza-                                                                                                                   
-E come ci affidiamo i compiti?- chiedo a proposito. Penso che io rimarrò in panchina, come si usa dire. Non credo mi farebbero mai svolgere la mia prima missione in un contatto così ravvicinato con l’Hydra, sarebbe troppo rischioso per me e metterei a rischio anche loro. Insomma, dopo tutto sono in parte ancora inesperta.                                                                                                                   
–Wanda e Visione rimarranno nel quinjet; Sam e Tony esamineranno il perimetro…- fa una pausa angosciosa prima di terminare la sua spiegazione –io e Nat entreremo per andare nella sala centrale; per quanto riguarda voi due…andrete nella sala computer-.                                         

Gli occhi mi escono fuori dalle orbite alla sua sentenza. Steven Grant Rogers, sei cosciente di quello che hai appena detto? Vuoi veramente farmi affrontare la mia prima missione al fianco di uno dei Soldati più dotati che possano esistere al mondo? Gli sarei solo d’intralcio!                                        
–Em…sei sicuro?- mi rivolgo incerta. Non vorrei prendesse decisioni affrettate.                                                                                                                                  
–Te la cavi bene nell’informatica e sai hackerare un sistema. Si, sono abbastanza sicuro-                                                                                                             
–E tu e Nat? Che farete nella sala centrale?- dal piano esposto non mi sembra che lui abbia introdotto questa parte.                                                                    
–Segreti dello S.H.I.E.L.D.- si limita a dire senza allargare la spiegazione.               
–Prendete le armature e preparatevi- ci ordina.                                                         
Ognuno di noi si dirige verso uno stand per arricchirsi di armi: tutti le scelgono rapidamente ma con cura. A differenza mia sono abituati ad utilizzare questi utensili, hanno affrontato innumerevoli missioni e ognuno di loro ha bene o male un addestramento militare alle spalle; per cui io mi sento un po’ un pesce fuor d’acqua.                                                                                                                            
–Tieni, prendi queste- Natasha mi porge la coppia di  pistole nere da combattimento. Semplici ma letali. Le prendo e le posiziono nelle apposite fondine sulla cinta che ho in vita. –Cerca di non adoperarle, ma in caso di emergenza non esitare ad usufruirne- mi informa con un occhiolino. Concordo a pieno con il suo avvertimento, considerando la mia scarsa mira. Le uniche armi che ho sempre a portata di mano e che ho la certezza di poter utilizzare con cura sono i miei fidati coltellini da tiro. Ne ho ben sei: quattro in vita, uno dentro uno stivale e uno dentro l’altro. Oh, Tony mi ha anche progettato dei polsini metallici capaci di emettere una scarica di 30.000 Volt. A parte queste armi non ne ho altre.


Scendiamo tutti dal quinjet, ritrovandoci sotto ai piedi un tappeto immenso di neve. Il clima sarà sicuramente freddo, ma non sembro soffrirlo. Strano, di solito sono molto freddolosa, ma penso che la mia uniforme sia stata progettata appositamente anche per resistere a determinate temperature.                                                                                                
Il posto sembra essere isolato, per ora non si intravedono nemici.                                                                                                                                     
–Sam, Tony, perlustrate il perimetro- si rivolge il Capitano verso i due, che si innalzano in volo per intercettarlo.                                                                                        
–Libero- dicono entrambi collegandosi all’auricolare. Per ora tutto è tranquillo, ma non bisogna MAI abbassare la guardia. In situazioni come queste non sai mai quando o come attaccheranno…                                                      
–Molto bene, procediamo- attesta Steve –Tony e Sam, continuate a perlustrare; Wanda e Visione, rimanete di emergenza nel quinjet, e noi…- si riferisce a me, Nat e Bucky –addentriamoci all’interno-.                                    
Così dicendo ci dirigiamo verso il terrificante ingresso: Nat e Steve davanti che fanno strada; e io e Bucky a seguire.
Arrivati all’enorme portone, Steve con un colpo del suo potente scudo distrugge il lucchetto e fa strada all’interno. Prima di seguirli mi soffermo ad osservare Bucky: irrigidito, con il fucile in mano abbassato e sguardo atterrito, fisso in un punto imprecisato. Troppi ricordi stanno riaffiorando nella sua mente, ricordi terribili e brutali appartenenti a questo posto, dove è stato costretto a subire atrocità. Dev’essere dura, nessuno potrà mai comprendere fino in fondo la sua sofferenza. E mi dispiace, perché vederlo soffrire mi fa star male. Gli accarezzo lievemente il braccio in metallo. Percepisco freddezza nel momento in cui la mia mano  aggancia un contatto con quel materiale, e la sua postura si contrae. Ma io non ho intenzione di distaccarmi, voglio che lui sappia che lo accetto per ogni sua caratteristica, esteriore e interiore. E che sono qui per supportarlo. Non mi intimorisce il suo braccio e non mi intimorisce il suo passato.                                                                                                                                          
Mentre continuo ad accarezzarlo inizia ad affievolirsi, girando il volto lentamente verso la mia direzione e guardandomi perso nello sguardo. Gli sorrido dolcemente, per incutergli sicurezza e fargli capire che io sono qui per lui, pronta ad aiutarlo e confortarlo. Ricambia il sorriso e mi sento più rilassata. Ha recepito il messaggio.                                                                                 
–Pronto?- esordisco facendo un cenno in direzione del portone aperto.                   
–Pronto- conferma impugnando saldamente il fucile e ritornando ad assumere il comportamento del vero Sergente Barnes.

Ci addentriamo nell’oscurità del posto, scrutando furtivamente intorno e pronti ad attaccare in un qualsiasi momento.                                                                       
–Sam, dammi una prospettiva del perimetro- chiede il Capitano tramite l’auricolare. Steve è un tipo molto prudente.                                                                                                               
–Per ora sembra tutto normale- ci assicura Falcon.                                                           
–Buck, Talia pronti per l’incarico; io e Nat proseguiamo nella nostra direzione. Avete cinque minuti di tempo- ci informa brevemente. Bucky annuisce e lo stesso faccio io.                                                                                         
–Buona fortuna-                                                                                                                                    
-Andiamo- mi incita Bucky e lo seguo verso il corridoio.


È tutto buio e polveroso, il posto è alquanto inquietante e troppo silenzioso. La cosa è sospetta, ma senza farmi problemi e appesantire i miei pensieri mi limito a svolgere l’incarico che ci è stato ordinato di eseguire. Prima di mettere piede nella sala computer e disattivare i file corrotti dobbiamo proseguire lungo un corridoio e arrivare davanti a una libreria, che dovrebbe essere il passaggio segreto per condurci nella sala desiderata. Dopo minuti di camminata passati senza emettere un minimo rumore, con Bucky sempre davanti a me e con il fucile sempre ben puntato, siamo giunti davanti alla libreria.                                                                       
–Dovrebbe essere questa- deduce James abbassando l’arma.                                      
–Si, è questa. Come facciamo ad aprirla?- domando passando la mano da un libro all’altro. Senza rispondermi James si avvicina all’enorme libreria e con immensa autorità da parte del braccio in vibranio ne ‘sposta’ un’anta aprendone il famoso passaggio. Rimango allibita dal gesto così imponente compiuto con grande nonchalance. Ma forse me lo sarei dovuto aspettare da un Soldato come lui. Gli rivolgo uno sguardo compiaciuto e lui mi fa cenno di entrare.                                                                                                                 
Davanti a noi il sentiero prosegue in un altro corridoio che termina con una porta in metallo. Ci troviamo a metà strada quando un tonfo ci fa sobbalzare. James si gira di scatto puntando il fucile e io con gesto repentino sfilo le pistole puntandole nella stessa direzione. La porta del passaggio si è chiusa alle nostre spalle. Senza indugiare continuiamo il nostro percorso ritrovandoci dinnanzi alla porta successiva. Di fianco vi trovo una scatoletta con un pulsante rosso, che piggio aprendo il passaggio.                                                                                                                                      
La sala all’interno è illuminata, grande e spaziosa; arredata da innumerevoli computer, sistemi e tecnologie avanzate. Io e James ci soffermiamo sbalorditi al centro mentre anche questa porta si richiude con un tonfo meno acuto.                                                                                                  
–A che punto state?- la voce di Steve dall’auricolare ci riscuote entrambi.
–Siamo nella sala- rispondo.                                                                                                     
–Procedete, rimangono tre minuti-.                                                                                    
Mi avvicino verso il computer con lo schermo più ampio, seguita da Buck che mi copre le spalle. Trovo un pulsante per accenderlo, che appena premo fa attivare anche tutti gli altri computer. Sulla schermata nera appaiono infiniti dati che scorrono con lettere e numeri indecifrabili dal colore verde acceso.                                                                                                                      
–Cosa sono?- domanda la voce sottile di Bucky.                                                            
–File…- mi avvicino verso lo schermo e posiziono la chiavetta USB che mi è stata data nell’apposito foro. Seleziono e inizio a trasferire con facilità i vari file, trasferendoli nella ‘mente virtuale’ e attendendo. Sono infiniti, per cui trasferirli per poi disattivarli richiede del tempo. Ma dato che come ha confermato il Capitano sono esperta nell’hackerare i sistemi e nell’informatica, inizio ad armeggiare con maestria e creare un procedimento che li trasferisca tutti quanti e contemporaneamente li disattivi dal sistema principale. –Cos’hanno così tanto da nascondere…- mormoro tra me stessa osservando la sfilza di documenti che compaiono nello schermo.                                                                                                                       
–Cosa fai?- mi chiede James affiancandomi.                                                                       
–Creo un procedimento per trasferirli e disattivarli al col tempo- rispondo senza perdere l’attenzione.                                                                                                                 
-Capitano quanto ci resta?- attivo l’auricolare collegandomi con Steve.                 
–Due minuti- replica.                                                                                                          
–Merda…- impreco a bassa voce.                                                                                          
–Ragazzi- si intromette la voce improvvisa di Sam.                                                                 
–Che succede?- interroga Bucky.                                                                                           
–C’è un po’ di movimento qua fuori-                                                                                  
-Che intendi dire?-                                                                                                                      
–Il perimetro è stato accerchiato, stanno facendo irruzione!- sbotta allarmandoci.
Perfetto, lo sapevo che il silenzio precedente era troppo sospetto.                                                                                                                                    
–Quanto ti manca?- mi chiede impellente James.                                                              
–Non lo so…- rispondo angosciata –i file sono tanti, non finiscono più-                       
-Non puoi far in modo di velocizzarli?-                                                                                         
-Non dipende da me…Sam, Tony, teneteli occupati-                                                               
-E che stiamo facendo secondo te?- sento commentare dalla voce di Stark. Alzo gli occhi al cielo al suo salito sarcasmo.                                                                
–Degli agenti si stanno infiltrando!- ci urla Sam dall’auricolare.                                         
–Talia, Buck, dovete uscire di lì!- si intromette Steve. Guardo il computer per regolarmi con i tempi e compare un timer di trenta secondi.                                                                                                                                         
–Andiamo!- incito l’oggetto inanimato.                                                                             
–Ragazzi avete un minuto- ci comunica sempre Sam. L’ansia inizia a salire, così come la tensione.                                                                                                                       
–Talia…- mi richiama Bucky pregandomi con lo sguardo di andare. No, non posso adesso, proprio ora che sto per completare la missione. Mancano solo pochi secondi e tutto è fatto.                                                                                                                                                   
–Solo un’attimo- lo intrattengo –Dai…-                                                                                     
-20 secondi- continua a farci il conto alla rovescia Sam. Guardo il computer e il timer del trasferimento si è bloccato a 7 secondi. Ci mancava solo questa. –Avanti!- inizio a smuovere lo schermo, e poi BOOM! Un forte tonfo ci fa sobbalzare. Io e Bucky ci scambiamo uno sguardo allarmato.                                                                                                                  
–Hanno fatto irruzione!- è la sentenza di Sam. Ma dai? Non me ne ero accorta.                                                                                                                                               
–Dovete uscire fuori di lì!- commenta di nuovo Steve.                                                            
–Proveniva da sopra- si concentra invece Bucky sul tonfo –cercano i file- conclude amaramente.                                                                                                                  
–Non finchè la porta sarà bloccata- commento avendo un’idea. Mi avvicino davanti al pulsante che permette di aprire la porta e lo distruggo con un calcio disattivandolo dall’interno. In questo modo probabilmente non li fermeremo, ma li rallenteremo. Faccio per ritornare al computer e un secondo tonfo viene udito. Più forte e più vicino, seguito da passi repentini. Stanno dietro la porta e cercano di entrare. Corro al sistema informatico e il timer si riattiva, mentre James punta il fucile pronto all’attacco.                                                                                                                                      
-5 secondi- lo avverto. I tonfi si fanno più impetuosi. 3 secondi, 2, 1…. BOOM! La porta viene sfondata e una granata introdotta all’interno.                                                                    
Sfilo la chiavetta e cerco Bucky con lo sguardo, che corre velocemente verso di me prendendomi per un fianco e sollevandomi, dirigendosi rapidamente dietro un muro e riparandomi dall’esplosione con il suo corpo.                                                                                                                                                               
–Tutto bene?- mi chiede distaccandosi leggermente, con la chioma a sfiorare le mie guance. Il che vuol dire che ho il suo volto a pochi centimetri di distanza dal mio. Di nuovo.                                                                                 
–Si…- rispondo scossa. Stavamo per esplodere come quella granata, ma non è successo. Siamo ancora integri per ora e James mi ha salvata facendomi da scudo. Ma adesso non è il momento dei ringraziamenti, lo farò dopo che saremo usciti di qui. Si spera sani e salvi.
Spari e botti provengono dalla stanza, colma di agenti dell’Hydra armati fino al collo.                                                                                                                             
–Che facciamo?- domando impanicata nascosta ancora dietro il muro.                        
–Combattiamo- è la risposta ovvia del mio compagno, che sbuca fuori dal nascondiglio iniziando a sparare con il fucile. Lo seguo allo scoperto coprendogli le spalle e pronta a sparare anche io con le mie pistole. Natasha mi ha detto di usufruirle solo in caso di emergenza…bhe, questa è un’emergenza.                                                                                                               
Subito lui ne colpisce quattro, mentre io, non essendo molto brava e non avendo un mirino preciso, ne mutilo alcuni. I combattimenti con le armi da fuoco vanno avanti, ma più ne facciamo fuori più loro sembrano aumentare.                                                                                                                                   
–Non finiscono più!- grido sparando l’ultimo colpo e sfilando rapidamente un coltellino per conficcarlo dritto in fronte a un nemico che stava per colpire Bucky, che mi ringrazia sorpreso con lo sguardo.                                                          
– Bisogna ricorrere alle manieri forti- commenta con voce per niente affaticata e iniziando a lottare corpo a corpo. Lo stesso inizio a fare io. Con forza e adrenalina, riesco a intrattenere due agenti in contemporaneo, colpendoli con pugni, calci e varie mosse che ho appreso nel corso degli allenamenti. Una di queste è la famosa ‘staccionata’ della Vedova Nera. È una mossa impetuoso ma d’effetto, che mi risulta facile da eseguire. Infatti riesco a metterli KO entrambi, passando dal collo di uno all’altro in men che non si dica. Mi rialzo con nonchalance osservando Bucky e correndo in suo soccorso. Sta per essere soffocato, ma salto sulle spalle dell’uomo fulminandolo con la scarica elettrica dei miei polsini e lasciando il pezzo finale a Bucky. Questa si chiama collaborazione.                                                                                                                          
Con una ciocca davanti agli occhi e leggermente affaticata tralascio un sospiro.                                                                                                                                  
–Tutto bene?- mi domanda James con qualche piccolo graffio.                                        
–Si…credo di si. Andiamo- affermo riprendendomi e dirigendomi verso l’uscita libera.                                                                                                                                     
–Ragazzi tutto bene? Buck, Talia, mi ricevete?- esordisce il Capitano preoccupato.                                                                                                                                      
–Qui ti riceviamo. Stiamo uscendo dalla struttura- rispondo continuando il nostro percorso finchè qualcosa non mi costringe a bloccarmi sul posto.
 
 
 POV BUCKY
Ci stiamo dirigendo all’esterno dell’edificio. I file sono stati salvati, anche se hanno fatto irruzione degli agenti e ci siamo trovati costretti a combattere. Era prevedibile, il perimetro era troppo tranquillo per rendere la missione facile. Stiamo camminando ancora lungo il corridoio e intorno a noi quasi tutto è andato distrutto dalla forte esplosione e ha preso fuoco. I nemici nella sala computer sono stati tutti ‘annientati’ da me e Talia. L’ho vista mentre combatteva, e diamine quanto era sensuale e abile. Non è un pensiero che dovrei fare, soprattutto in queste circostanze, ma ogni volta che il tempo passa mi rendo conto di provare sentimenti sempre più forti per lei e non riesco a distoglierle lo sguardo.                                       
–Ragazzi tutto bene? Talia, Buck mi ricevete?- la voce nell’auricolare mi riscuote dai pensieri.                                                                                                                            
–Qui ti riceviamo. Stiamo uscendo dalla struttura- risponde al mio posto Talia prima che un proiettile, veloce come la luce, si scaglia verso il suo corpo colpendola all’altezza della clavicola sinistra. Si paralizza al colpo e si porta una mano alla ferita sanguinosa, palpandola con le dita e sporcandosi del liquido rosso.                                                                                            
–Talia!- grido il suo nome. Mi giro verso l’assalitore e con furia mi ci scaravento contro. MOSSA SBAGLIATA BASTARDO. Lo disarmo, lo stordisco con un pugno e con un calcio lo stendo per terra privo di sensi. Corro poi in soccorso di Talia, accasciata per terra con la mano portata alla clavicola e la aiuto ad alzarsi, ponendo una mia mano intorno alla sua vita e all’altra ad agganciare il braccio che ho portato al collo per darle un appoggio.                                                                                                                                      
–Forza, dobbiamo uscire di quì- mormoro leggermente rallentato dalla sua andatura ciondolante.                                                                                                             
–Steve, Talia è ferita. Chiamate i soccorsi- lo avverto dall’auricolare.  


Usciti finalmente dall’edificio in fiamme, i nostri compagni sono pronti ad accoglierci in soccorso.                                                                                                           
–Che le è successo?- domanda repentino Steve aiutandomi a portarla.                    
–E’stata colpita da un’arma da fuoco. Ci ha colti alla sprovvista- spiego brevemente salendo sul quinjet.                                                                                                                             
–O mio dio, Talia…- esordisce scioccata Natasha.                                                              
–Sto bene Nat, non preoccuparti- commenta con voce rauca. La adagiamo sul sedile e la facciamo stendere.                                                                                                                     
–Sei sempre la solita…brava soldatessa- la sento sussurrare mentre tampona la ferita per fermare l’emorragia. Io mi siedo sfinito accanto a lei, sdraiata e con un sorriso fiero sul volto. Ma come fa a sorridere anche in questi contesti? Ad essere sempre di buon umore, trovare il lato positivo delle cose e non perdere mai la forza…e contagiare anche me.
 
POV TALIA
Tornati nel quartier generale sono stata subito soccorsa dagli infermieri dello S.H.I.E.L.D, che mi hanno medicato la ferita estraendomi il proiettile e ponendomi un enorme cerotto. Se dovessi fare una conclusione di questa giornata direi che è stata movimentata…si, molto movimentata. Ma la missione è stata completata alla grande! I file sono stati prelevati e nessuno si è ferito. A parte me ovviamente, nella mia prima missione tra l’altro. Ma questi sono solo dettagli.                                                                              
Ora scendo nella grande sala dove sono tutti riuniti per goderci un po’ di riposo.                                                                                                                                    
–Eccola qua, la nostra campionessa!- esordisce allegro Sam con un enorme sorriso. Mi lascio scappare una risata e mi accomodo al mio solito posto vicina al mio solito compagno.                                                                               
–Come va la ferita?- mi domanda senza nemmeno darmi il tempo di sedermi.                                                                                                                                     
–Meglio, non fa nemmeno male-                                                                                         
–Avengers!- una voce profonda richiama la nostra attenzione. Nick Fury entra nella stanza in compagnia dello scienziato Bruce Banner. A che dobbiamo la sua presenza?                                                                                                                                     
–Bruce!- si rivolgono sorpresi gli altri compagni.                                                                 
–Salve a tutti- saluta lui.                                                                                                         
–Bruce Banner- mi intrometto dirigendomi verso di lui e porgendogli la mano per salutarlo.                                                                                                                    
–Oh, Talia Cole. È un piacere rivederla-                                                                              
-Piacere mio, dottor Banner-                                                                                                  
–A cosa dobbiamo la vostra visita?- passa subito al sodo Steve.                                          
–Volevo innanzi tutto congratularmi con voi Avengers per il raggiungimento della missione; e signorina Talia…- richiama il mio nome – ha eseguito correttamente il suo incarico, siamo riusciti ad avere i file salvati e ora gli agenti dello S.H.I.E.L.D. li stanno analizzando. Ottimo lavoro- si congratula facendomi arrossire. Ma ammetto di sentirmi fiera di me stessa. Non per essere egoisti, ma non me la sono cavata male.                          
-Vedo che si è portata a casa anche la sua prima cicatrice- fa cenno con lo sguardo verso la clavicola sinistra, dove si scorge l’enorme cerotto che fuoriesce dalla canottiera.                                                                                                      
–Oh…già. Ma sto bene- lo rassicuro con un sorriso. Sono stata ferita lievemente, ma non ho niente di grave.                                                                             
–A proposito di questo, il signor Banner è qui per informarla di una cosa-               
-Dice a me?- domando curiosa.                                                                                              
–Si, esatto- risponde al suo posto lo scienziato. –Non so se si ricorda, ma ho avuto il consenso da parte sua di poter studiare il suo DNA-                                      
-Em…si, ricordo-                                                                                                                   
-Bene. Ho avuto in questi giorni l’occasione di potermi dedicare a questo impegno, e ho scoperto delle cose straordinarie a riguardo- dice con voce eccitata.                                                                                                                                      
–E sarebbero?-                                                                                                                            
-Vede, il suo DNA è stato geneticamente modificato; motivo per il quale possiamo spiegare le sue doti innaturali, forza e abilità che le permettono di muoversi con maestria e sistema immunitario avanzato- mi spiega lasciandomi sbigottita.                                                                                                              
-Ho sempre saputo di avere qualcosa di diverso dagli altri bambini. Sin da piccola mi sono accorta di queste strane abilità che ora si ritengono essere straordinarie e di grande aiuto. Mi sono sempre domandata come fosse possibile…- commento con voce lieve. Inizio a ragionare sul discorso che ha esposto e a ragionarci; e mi sorge spontaneo un dubbio.                                       
–Lei ha detto che ho un DNA modificato, giusto?- domando retorica.                      
–Esatto-                                                                                                                                           
-Ma per essere nata con una struttura del genere dovrei essere stata sottoposta a esperimenti, immissioni o roba varia. Almeno che mio padre o mia madre non abbiano subito cose simili, non vedo come possa essere possibile. Insomma, mia madre è infermiera e mio padre è un imprenditore- ragiono arrivando a una probabile spiegazione plausibile. Sembra che la mia teoria abbia ammutolito tutti, che si scambiano sguardi sospetti. Dovrei preoccuparmi?                                                                                                                           
–Ragazzi, che succede?- domando collettivamente posando lo sguardo su ognuno di loro. Perché c’è silenzio? Perché nessuno interviene?                                                                                                         
–Talia…c’è una cosa..che..che dovresti sapere- prende parola Steve, non suscitando la mia tranquillità. Percepisco tensione, e l’aria si sta appesantendo.                                                                                                                            
–Cosa?..- chiedo angosciata.                                                                                                 
–Em..vedi, non è facile da spiegare, ma devi promettermi che capirai- commenta Natasha inginocchiandosi di fronte a me e poggiandosi sulle mie ginocchia.                                                                                                                           
–Ok…- rispondo titubante. –Allora? Cosa dovete dirmi?- li incito perché nessuno sembra voler darmi una spiegazione (tanto per cambiare).                               
–No, io non ce la faccio- si ritira Steve portandosi la nuca tra le mani. Questo suo atteggiamento mi preoccupa. Raramente si comporta così.                     
–Talia, ci sono per caso dei sogni, o dei pensieri strani che hanno occultato la tua mente recentemente?- mi chiede Nick quasi sicuro della risposta che andrò a dare.                                                                                                      
-Forse qualche sogno. Ma cosa c’entra questo con ciò che dovete dirmi?-       
-Riusciresti a raccontarlo?- continua a infierire Nick scrutandomi senza accettare contraddizioni. Sospiro prima di iniziare a raccontare. Non vorrei farlo, ma mi trovo costretta. Non ho voglia di ricordarlo, è stato terribile e non è mai scomparso da quella notte.                                                                   
–Ero una bambina. Un uomo chiudeva serrature e finestre per mettere al riparo me e una donna da qualcuno. Lei mi ha portato in una camera per nascondermi e degli uomini hanno fatto irruzione poco dopo. Volevano catturarci, me e il signore. L’uomo ha tentato di proteggerci, ma è stato poi sparato. Mentre uno dei nemici si è avvicinato a me per catturarmi la donna lo ha fermato e ucciso brutalmente. Era una strage quella stanza, sangue e cadaveri sparsi ovunque- mi fermo con una pausa, sentendo un bolo risalire lungo l’esofago alla sola visione di quel ricordo orribile –poco dopo la donna si è diretta fuori dall’appartamento con me in braccio, portandomi in casa di due persone. Due persone che nel sogno non sono riuscita a identificare. Gli ha detto che erano entrati in casa e che ci avevano trovati. Poi mi ha affidata a loro ed è scomparsa nella strada buia…- concludo. Silenzio, la stanza è immersa nel silenzio più totale.                     
–Non so perché, ma è stato strano. Mi ha turbata molto- confesso rialzando lo sguardo –Ma insomma, volete dirmi cosa c’entra questo?- devio il discorso ritornando alla vera questione. Di nuovo si scambiano sguardi sospetti.                                                                                                                       
–Quello che hai avuto non è stato un sogno. È un ricordo-

-Cosa? Come sarebbe a dire un ricordo?- sbotto sconcertata.                                       
–Talia, non è facile da spiegare, ma…-                                                                                       
-Ma insomma volete dirle la verità? Non possiamo farla vivere nel dubbio per sempre!- si intromette Stark, che per una volta ogni tanto ha espresso un’opinione ragionevole. Sono pienamente d’accordo con lui.                                         
–Stark..- lo fulmina Roger                                                                                                            
–No, Stark niente Steve! Talia ha il diritto di sapere!-                                                    
-Non è facile Tony, ora sta calmo e siediti-                                                                      
-MA INSOMMA, VOLETE SPIEGARMI COSA STA SUCCEDENDO?!- esplodo irritata ammutolendo tutti.                                                                                                
–Martha e Bill non sono i tuoi veri genitori- definisce Fury lasciandomi allucinata.                                                                                                                                  
–E’ uno scherzo?- constato guardandomi intorno. Sembrano essere diventati tutti delle pietre. –Ragazzi vi prego, ditemi che è uno scherzo..- no, non può essere vero. NON DEVE essere vero.                                                        
–No, non è uno scherzo- risponde amaramente Steve. Mi siedo di scatto sul divano, come se un peso avesse fatto forza su di me. il mondo mi crolla addosso e spero di potermi svegliare presto da questo incubo. Questo è un incubo, è soltanto un altro stupido incubo. Ma non mi sveglio, tutto è reale e concreto e quello che ho udito…anche quello l’ho sentito veramente.                                                                                                                   
–Mi spiegate come può essere possibile?- trovo la forza di domandare mantenendo la calma, ma l’unica cosa che provo è oppressione.                                    
–Tuo padre era un ex agente dello S.H.I.E.L.D. Durante una missione è stato catturato da alcuni agenti dell’Hydra e ha subito delle sperimentazioni- inizia a spiegare Steve cauto –è stato ritrovato dopo qualche anno, in condizioni pessime. Era stato addestrato a scopo di diventare un soldato invincibile, come Bucky- indica il compagno vicino a me, seduto con le mani incrociate e sguardo rivolto in basso con i capelli a coprirgli il volto. –Dopo vari tentativi di terapie e recupero della memoria, sono riusciti a ricondurlo alla sua vera identità, ma le sostanze che gli furono immesse sono rimaste permanenti nel suo DNA. Per cui quando si è sposato con Katherine, la tua madre biologica anche lei ex agente dello S.H.I.E.L.D, e sei nata tu, sei stata generata con un DNA modificato alla base del tuo corpo. Ecco come hai ereditato le tue doti fenomenali. Le hai ereditate da tuo padre…- conclude. Non riesco a crederci, è così difficile. Pensavo che la sofferenza fosse terminata, ma invece è appena iniziata.                                             
–Che fine hanno fatto loro, i miei veri genitori?- interrogo con voce flebile.                                                                                                                                            
–Tuo padre è morto con onore per proteggere te e Katherine, mentre tua madre…non abbiamo avuto tracce di lei dopo che ti ha affidata a Martha e Bill…- risponde Natasha.                                                                                                         
–Quindi i miei veri genitori sono morti…- concludo rassegnata e mutilata. Ricevo un cenno di assenso da parte di Steve e Nat, gli unici ad essere intervenuti nella dura questione.                                                                                            
–Da quanto tempo mi è stato tenuto nascosto?-                                                             
-Sedici anni-                                                                                                                              
-Vuol dire che io avevo tre anni quando è successo tutto?-                                               
-Si…-                                                                                                                                                
Non so dove sto trovando la forza di parlare e chiedere tutti questi particolari che mi faranno solo del male, ma si tratta sempre della mia vita. Già, questa dovrebbe essere la mia vita, ma a questo punto non so nemmeno più io a quale identità appartengo.                                                              
–Chi erano Martha e Bill? Perché mi hanno affidata a loro?- continuo a domandare troppo scossa per fermarmi. Voglio sapere, voglio sapere tutto. Non posso andare avanti e vivere senza conoscere la vera me.                        
–Erano anche loro degli ex agenti dello S.H.I.E.L.D. Hanno cambiato le carte in gioco e falsato mestiere e identità per dedicarsi alla tua crescita e salvaguardia- ricevo come sentenza. Un’altra novità che guarda caso mi era all’oscuro. Che altro ancora dovrò aspettarmi? Che ho un fratello in Nigeria? O che sono stata già sposata ma hanno deciso di togliermi il ricordo? Che hanno resettato il mio cervello? Cos’altro ancora? Ormai le lacrime non le riesco più a trattenere. Le lascio scorrere come cascate lungo le guance arrossate e calde; lungo il mio volto piangente e addolorato, lungo la mia anima vuota e priva di vita.                                                       
–Tu lo sapevi?- mi rivolgo in un’ultima domanda singhiozzante verso il comandante.                                                                                                                          
–Tutti sapevamo-
POV BUCKY
Si alza dal suo posto e se ne va, dirigendosi verso il corridoio e chiudendo con un tonfo sonoro la porta della sua dimora. Non sono intervenuto e non ho parlato. Ho lasciato fare tutto agli altri. Non ce l’avrei fatta a reggere un suo crollo, non ero pronto e non lo sono ora. Sapevamo che prima o poi sarebbe successo, ma non eravamo pronti. Non puoi prepararti psicologicamente per una batosta simile. Fa male anche a noi.
–Che abbiamo fatto…- sussurra in disperazione Natasha lasciandosi trasportare sulla poltrona.                                                                                                         
–Niente, noi non abbiamo fatto niente. E’ stato il destino a volere questo- la rincuora Steve accarezzandole la schiena.                                                                     
–E’ contento? Ha lasciato a noi il compito di svelarle la verità, e lo abbiamo fatto- sbotta con vigore rivolgendosi al comandante.                         
–Talia lo avrebbe scoperto prima o poi. Se non glielo avremo rivelato noi, si sarebbe sicuramente posta delle domande. Credetemi, per nessuno è facile e non è una decisione che ho preso per caso-                                                        
-Perché ha insistito che fossimo noi?-                                                                                  
-Perché lei si fida. Capirà presto, e si riprenderà. Per ora lasciatela sfogare in pace. Arrivederci Vendicatori- ci liquida uscendo con il Dottor Barnes. Non ce la faccio a restare qui in pena con loro, devo andare da lei. Decido di alzarmi dal divano.                                                                                                              
–Dove vai?- mi richiama Steve.                                                                                               
–Da lei-                                                                                                                                                        
-Non hai sentito il comandante? Ha detto di lasciarla da sola- ribatte la voce irritante di Tony. L’unica voce che proprio in questo momento non avrei mai voluto sentire. Ma non ho voglia di discutere, non mi sembra proprio il caso.                                                                                                                          
–Lei c’è sempre stata per me, ora è il mio turno- mi limito a rispondere. Non sono tenuto a dare spiegazioni a nessuno.


Abbasso la maniglia e apro la porta con lentezza. Mi introduco all’interno della stanza buia udendo singhiozzi risonanti. Richiudo la porta e mi addentro nell’oscurità, scorgendo appena il corpo rannicchiato di Talia sul letto. Che sofferenza atroce vederla in questo stato. Mi sento in colpa per non averle detto niente. Mi seno in colpo quanto gli altri per averle nascosto parte della sua vita. La affianco sedendomi accanto al suo corpo, con le ginocchia portate al petto e volto nascosto tra le braccia, che solleva in seguito alla mia presenza permettendomi di riconoscere un’espressione piangente e distrutta. Eppure anche quando piange riesce ad essere un capolavoro.                                                                                                     
–Ho vissuto tutti questi anni immersa nella menzogna. La mia vita non ha mai avuto senso- esordisce sommessa.                                                                                 
–Hei, non dire così. La tua vita ha sempre avuto un senso, altrimenti non saresti qui con noi a salvare il mondo-                                                                                    
-Mi hanno mentito Buck, mi hanno mentito tutti. Non so più di chi posso fidarmi-                                                                                                                                       
-Fidati di te stessa- le rispondo.                                                                                          
–Perché mi hanno mentito?- continua a domandarsi.                                                          
–Lo hanno fatto per il tuo bene. Ti hanno protetta per tutti questi anni e allevata come una figlia. Sono sempre stati al tuo fianco e ti hanno dato un ottimo insegnamento. Non odiarli e non prendertela con loro. Amali per quello che ti hanno dedicato-.                                                                                         
Anche se loro non sono i suoi veri genitori, si sono sempre comportati da tali e non le hanno mai fatto mancare niente. La notizia che ha ricevuto è stato un forte colpo, e che lei ne avrebbe risentito era scontato. Ma voglio che lei capisca la fortuna che ha avuto nel vivere con loro. Le hanno dato una casa, un tetto su cui stare, del cibo, tutto. Lei non merita di soffrire, ma loro non meritano di essere odiati per le bugie nascoste a fin di bene. Non sa che ha rischiato la vita mille volte a causa di quei bastardi che non si sono mai fermati; e non sa che mille volte Martha e Bill si sono attivati per proteggerla. Se lei è ancora viva è merito loro e dello S.H.I.E.L.D. E li ringrazio per questo, non so come sarebbe continuata la mia vita se non avessi mai incontrato una creatura come lei.                                                                                                                  
–E’ così difficile Buck, non so se ci riesco- ribatte piangendo e abbassando lo sguardo.                                                                                                                                    
–Hei hei- la richiamo lieve rinchiudendo il suo volto nel palmo delle mie mani e asciugandole le lacrime. I suoi grandi occhi adesso arrossati mi guardano colmi di sofferenza, odio, frustrazione e sentimenti confusi.                                                                
–Perché a me? perché a me è toccata questa vita?- interroga penetrando nel mio sguardo.                                                                                                                   
–Perché sei abbastanza forte da poterla affrontare-
POV TALIA
I suoi occhi ghiacciati, freddi come la neve; le sue iridi di un azzurro perfetto, intenso, sono posati non più sul mio sguardo, ma sulla mia anima. Ancora una volta i nostri volti sono talmente vicini, che il suo fiato sembra respirare sul mio. Un’altra volta, come le tante migliaia di volte precedenti, sono travolta dall’amore per lui. Ma questa volta l’unica cosa che potrà veramente calmarmi è un contatto ravvicinato. Senza pensarci nemmeno un secondo, senza esitare e senza freni, mi fiondo sulle sue labbra e le bacio. LO bacio. Lo bacio come se fosse l’unica cosa di cui ho bisogno, perché è così. Avevo bisogno di lui, ed è venuto, avevo bisogno del suo contatto e l’ho ricevuto. Un bacio romantico ma passionale, che troppe volte ci era stato rubato. Ma ogni cosa viene ripagata, e questa ne è la prova.                                                                                                                                      
Si irrigidisce al primo impatto, alleviandosi subito dopo e accompagnando le mie labbra con le sue. Morbide e delicate come pensavo, le assaporo fino in fondo, sentendo il tocco delle sue mani sulle mie guance.                                                                                        
Mi  posiziono a cavalcioni su di lui, aggrappandomi  al suo collo massaggiandogli la chioma corvina, soffice e liscia, che lascio scorrere tra le mie dita.                                                                                                                                  
Il bacio va avanti senza intoppi; l’unico momento in cui ci stacchiamo è solo per riprendere fiato. Momenti che durano una frazione di secondo, prima di rifondarci ognuno sulle labbra dell’altro impellentemente.                      
Dopo tutti questi anni l’abilità nel baciare gli è rimasta dopo tutto.                     
Sento la sua lingua leccare il mio labbro inferiore per chiedere l’accesso, che acconsento dischiudendo la bocca e permettendo alle nostre lingue di muoversi come in una danza.                                                                                                                
I nostri respiri sono affannosi, i battiti accelerati e io inizio a sentire un calore che mi risale lungo tutta la spina dorsale. La posizione che ho assunto così ravvicinata al suo corpo, mi permette di stabilire un contatto con il suo bacino e sentirne la durezza.                                                                              
Siamo tutti e due infervorati: io presa dall’eccitazione non faccio che agitarmi e passare le mani dalla sua nuca al suo collo; mentre lui sembra assumere un atteggiamento casto. Mi accarezza le guance, il collo; poi inizia ad abbassare le mani e portarle sui miei fianchi, sul fondo schiena… e risale repentino come per timore. Ma diamine, io ho bisogno di ogni tipo di contatto con lui. Ogni contatto fisico che si possa avere. Mi distacco solo per un secondo dalle sue labbra per prendere le sue possenti braccia e farle aderire ai miei fianchi stringendoli.                                                    
–Non avere paura- gli sussurro dopo riprendendo a baciarlo, allontanandomi dalla sua bocca e lasciandogli dei baci sul collo. Mi avvicino poi all’ orecchio e lo stuzzico, sapendo che è un punto debole per la maggior parte dei maschi. E si dimostra esserlo anche per lui, sentendo le sue mani abbassarsi lungo il mio fondo schiena e stringere la presa. Inizia ad ansimare; e per rendere il tutto ancor più eccitante struscio il mio bacino al suo, ritornando sulle sue labbra che mi accolgono con passione.                                                                                                                                                    
–Ho voglia di te Buck-
POV BUCKY
Questa ragazza si che sa come eccitarmi. Caspita, quanto tempo era che non avevo un rapporto con una donna? Con una giovane donna in questo caso, direi. Dalla disperazione che l’affliggeva è passata all’eccitazione più totale sorprendendomi. Si è fiondata su di me senza esitazione, lasciandomi allibito dal gesto improvviso che non mi sarei aspettato in quel momento.                                                                                                          
Finalmente sono riuscito ad assaporare la dolcezza delle sue labbra sulle mie, e non ho mai provato una sensazione più inspiegabile e magica di questa. Non desideravo altro da giorni e il momento è stato ripagato. Nell’ istante in cui si è posizionata a cavalcioni su di me e ha iniziato ad accarezzarmi la chioma, mi stavo lasciando andare dal momento, incosciente della direzione che stavano prendendo le mie mani. A contatto con il suo bacino le ho subito ritirate. L’età e vari pensieri sono le cause che fungono come freni. Il timore di fare il passo sbagliato, di farla sentire costretta di una cosa che non si sente pronta a compiere…la voglio e la desidero più di ogni altra cosa, ma non voglio che lei si senta affrettata solo per soddisfare un mio piacere. Eppure tutti i miei dubbi vengono scacciati quando lei, di sua volontà, mi afferra le braccia riconducendole nella strada lungo il suo fondo schiena, che mi permette di tenere e stringere tra il mio palmo.                                                                                 
–Non avere paura- mi sussurra all’orecchio. Il suono docile e sensuale della sua voce mi provoca un brivido di piacere, e inizia a deporre baci sul collo per poi passare a uno dei miei punti deboli: il lobo dell’orecchio. Sento la sua lingua carezzare il lobo del mio organo uditivo, aggiunto da uno strusciamento del suo bacino contro il mio, che infierisce sulla mia durezza facendomi ansimare.                                                                                                        
–Ho voglia di te Buck-.                                                                                                                 
A quanto pare ho a che fare con un felino affamato. Decido di stare al suo gioco e saziarla come richiesto.                                                                                               
–Sapessi io- mormoro tra le sue labbra ribaltando le posizioni e sdraiandola sul letto. Sorride provocante e io impazzisco. Adesso è il mio turno.                                                                                                                                          
Mi sdraio su di lei e lambisco le nostre labbra, per poi passare al collo e al centro del petto, posto dove deposito un segno rosso succhiandole la pelle. Un luogo che non ho scelto a caso. Al centro dove si trova il cuore, luogo che racchiude il suo amore e che funge da serratura per il mio. Perché si, io la amo, e farò di lei la mia regina.                                                         
Mentre procedo nel marchiarle il corpo con i segni del mio affetto, sento le sue gambe stringere sul mio bacino e le sue mani accarezzare i miei capelli, accompagnando questi gesti da ansimi.                                                                              
–James- boccheggia estasiata –fallo-                                                                                         
La guardo negli occhi e la ribacio con maggiore enfasi. Le sue parole sono state chiare e senza rimorso mi lascio trasportare dal momento.

Le lascio sfilare la mia maglia esponendo il mio busto nudo. Accarezza i miei addominali e passa le sue mani delicate sul mio petto, per poi trascinarmi su di lei e permettendomi di sfilarle la maglietta.                                    
Si passa poi ai pantaloni: mi cinge per i fianchi attaccandoli ai suoi e armeggia con la  cintura prima di frangerla e abbassare la zip, mostrando i boxer che faticano a contenersi. Poi è il mio turno: mi adagio sul suo corpo lasciandole dei baci sullo stomaco e arrivando fino all’apice. Ha indosso dei leggins, per cui sfilarglieli è una passeggiata. Arriccio l’elastico di questi pantaloni guardandola dritta negli occhi. Ammicchiamo entrambi e ripongo la mia attenzione sull’ indumento desiderato, che sfilo lanciandoli sul pavimento. Mi soffermo ad osservare il suo corpo perfetto accarezzandone ogni curva sinuosa partendo dalle cosce e arrivando fino alle sue guance. Le lascio un bacio e lentamente passo al suo petto. Inarca la schiena per facilitarmi l’azione e le slaccio il reggiseno. Ora rimaniamo solo con un unico indumento.

POV TALIA
Sono sicura della mia richiesta e glielo faccio capire una volta per tutte. Sono stanca di aspettare, ho solo bisogno del suo corpo sul mio, del suo calore sulla mia pelle. ORA.                                                                                                           
I baci si fanno più passionali e presa dall’unico pensiero che mi risuona gli sfilo la maglietta, esponendo la sua muscolatura perfetta. Mi incanto ad accarezzare i suoi addominali e pettorali erculei.                                                                  

Si fionda sul mio corpo e gli permetto di togliere anche la mia, ritrovandomi con il reggiseno. Ormai manca poco al punto cruciale, e passo al suo punto vita. Trascino letteralmente il suo bacino al mio, percependo la sua durezza. Armeggio con la cintura prima di sfilargliela e togliendogli completamente l’indumento, lasciandolo solo in boxer con un’erezione evidente che quasi non si trattiene. Si adagia sul mio corpo posando le sue labbra sul mio stomaco e iniziando a porvi dei teneri baci che proseguono lungo l’altezza dell’utero. Li si fermano, concentrando l’attenzione sui miei leggins. Giocherella con l’elastico intrattenendo l’istante, ma io sono impaziente di averlo dentro di me.                                                      
I suoi occhi scrutano con attenzione la mia corporatura e le sue mani accarezzano ogni parte di esso provocandomi brividi di piacere. Mi lascia un bacio a stampo e dirige le mani lungo il mio petto. Inarco la schiena e gli do il consenso di sfilare anche il reggiseno. Prima di procedere continuiamo a scambiarci segni d’affetto con le labbra e carezze.
La nostra nudità mette in mostra ogni particolare anatomico del corpo, e io mi accorgo delle cicatrici che accerchiano il suo braccio sinistro. Le palpo delicatamente, e sono rialzate al mio tatto. Mi sposto sul braccio in metallo e ne accarezzo il materiale, ricevendo in cambio un impulso rigido.                                                                                                                                  
–Talia…- sussurra intimorito più che infastidito.                                                                       
–Va tutto ok James- lo rassicuro accarezzandogli le guance e attaccandomi alle sue labbra.                                                                                                      
Io amo ogni singolo particolare di lui. Con me non deve vergognarsi del suo corpo. Lui non accetta questa articolazione in vibranio perché gli ricorda troppe esperienze oscure. Ma io gli insegnerò ad accettarlo e a valorizzarlo, perché lui è perfetto per questo. Lui è perfetto così com’è.                  
Io riuscirò a farglielo capire.                                                                                       
Il resto potete anche immaginarlo. Boxer e slip volati per aria e…finalmente facciamo l’amore.
 
 
Angolo autrice
Here i am again! E già, dovrete sopportarmi ancora per qualche capitolo. Allora, che ne pensate di questa chapter? Finalmente ho soddisfatto il vostro desiderio di vederli congiunti in un grande segno d’affetto e finalmente è arrivato il bacio tanto atteso! Avete capito perchè vi ho fatto attendere così tanto? Era già tutto programmato nelle mie idee e nella mia mente depravata da fangirl. Questa volta sono anche stata brava perché non ho ritardato e sono rientrata nei tempi; pensate che per scrivere la scena di azione mi era salita un’ansia! Mi sono proprio immedesimata in Talia. Ma ripassando alla storia: a Talia viene rivelata la verità e la ragazza non ha di certo reagito in modo positivo; finalmente abbiamo avuto il primo bacio (e anche bello intenso con l’aggiunta per altro di un rapporto amoroso) tra i due e spero di aver soddisfatto le vostre aspettative. Ma dopo la prima missione compiuta e la terribile rivelazione del suo passato, come cambierà la vita di Talia? Come influenzerà questo particolare enorme sulla sua vita? Ma soprattutto, qual è  il vero obiettivo del nemico in questione? Bhe, non resta che scoprirlo nei prossimi capitoli ;) Se la storia vi appassiona continuate a seguirmi e fatemi sapere cosa ne pensate! Ho proprio bisogno di un vostro parere. Alla prossima Winter Children <3

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Capitolo 21
*** Capitolo 20 ***


Capitolo 20

POV TALIA
La luce del sole filtra nella stanza e i suoi raggi delicati accarezzano con la loro dolcezza le palpebre ancora chiuse dei miei occhi, provocandomi un calore piacevole su tutto il corpo. Mi rannicchio sotto le coperte, avvicinandomi di più verso un secondo corpo massiccio e altrettanto caldo.                                                                                                                                   
La mia mano è posata sul suo petto, che si abbassa e si alza  regolarmente accompagnato dal pulsare del suo cuore. Un secondo contatto con qualcosa di più freddo, che traccia dei segni concentrici sulla mia schiena nuda, mi causa un brivido che mi percorre. Che bello poter ricevere quell’affetto così tanto desiderato. Potersi svegliare accanto alla persona che si ama e avvertire il suo contatto. Mi sento al sicuro, e protetta.                                                                                                                         
Con il ricordo in mente dell’avventura di una notte avuta il giorno precedente, mi risveglio con cautela aprendo gli occhi ancora assonnati e ritrovandomi l’immagine più bella che potessi aspettarmi: il suo sorriso. Il suo dolce e sincero sorriso che mi fa brillare gli occhi di prima mattina. Non potevo ricevere un risveglio migliore di questo.                                                        
–Buongiorno- mi sussurra con voce tenue e continuando a sorridermi.                      
–Buongiorno- ricambio agganciando il suo sguardo. Si abbassa con la testa e avvicina le sue labbra alla mia fronte, adagiandovi un tenero bacio.                    
Mi sollevo dalla posizione distesa e mi appoggio sullo schienale del letto, con il suo braccio in vibranio abbracciato alla mia spalla. Mi guardo intorno e la stanza sembra essere diventata una lavanderia: i vestiti sono sparsi ovunque sul pavimento. Scrutando il disordine sul parquet mi sembra di rivivere passo per passo ogni momento vissuto di quella eccitante esperienza, e sorrido vivace alla sensazione e al piacere che ho provato. Mi sembra ancora di poter percepire il suo tatto delicato sulla mia pelle, il suo corpo dentro al mio. Una nottata movimentata che non scorderò mai.                                                                                                                                            
–Che c’è?- mormora il mio compagno sempre con voce lieve e posandomi un bacio sulla nuca.                                                                                                  
–Mmh?- mi rivolgo confusa essendomi distratta nei miei pensieri.                                  
–Sorridevi-                                                                                                                             
-Oh, si..bhe..- inizio a balbettare e ad assumere un colorito rosso                                      
–sorridevo al ricordo di ieri notte- confesso incrociando  il suo sguardo e riabbassandolo in seguito invasa dall’imbarazzo.
Nemmeno un secondo dopo le sue morbide dita mi alzano il mento, e mi ritrovo incantata come al solito in quei ghiacciai. Sempre più vicini le nostre labbra si sfiorano in un bacio armonioso e romantico; e ogni volta che mi bacia sento le farfalle sulla bocca dello stomaco esplodere in euforia. Si distacca dopo qualche secondo con uno schiocco e mi sussurra –è stata la notte più bella della mia vita-.


Passiamo minuti infiniti a coccolarci nel letto e scambiarci effusioni. Nessuno dei due sembra volersi distaccare dall’ altro. La quiete pervade la stanza lasciando udire solo i nostri respiri, e mi lascio trasportare dal rilassante suono del silenzio.                                                                                     
James mi accarezza i capelli attorcigliando le punte in sinuosi boccoli, quando poi mi prende la mano facendo incrociare alla perfezione le nostre dita, che aderiscono come un puzzle diventando un tutt’uno. Un unico corpo che combacia alla perfezione; e come un gentil’uomo vi pone un bacio sul dorso di essa, facendomi arrossire.                                                           
–Sei bella quando arrossisci- mormora poco dopo all’orecchio lasciando una scia di calore. Sorrido timidamente al suo complimento, non avendo parole per esprimere la mia gratitudine.                                                                  
Non riesco a descrivere la sensazione che mi pervade da ieri sera, ma sento che le cose stanno per cambiare tra di noi, e non potrei essere più felice di così. Ho passato la notte più bella della mia vita con il ragazzo che amo. Sono riuscita a conquistarlo dopo settimane e suscitargli fiducia, e adesso sto qui, con lui, a stringergli la mano e sentirmi ricambiata. Dio, quanto vorrei dirgli che lo amo, vorrei urlarlo al mondo intero. Ma nonostante io sia sicura del forte legame che ormai che ci lega, qualche dubbio non stenta a mancare. E se andassi troppo in fretta? Se stessi affrettando le cose? Insomma, abbiamo condiviso una nottata amorosa ed è ormai esplicito che entrambi proviamo qualcosa l’un l’altro, ma adesso come ci dobbiamo comportare? Inoltre a parte Steve e Nat, gli altri non credo sospettino niente di noi…                                                                                                     
-A cosa pensi?- lo sento domandare. Mi volto verso il suo sguardo e  lo incrocio. Anche questa volta mi sono distratta e lui se n’è accorto.                                                                                                                                   
–Non ti sfugge niente- affermo ironica                                                                     
–No, a me no- replica modesto e mostrandomi un sorriso scherzoso. Te lo bacio quel sorriso James.                                                                                                                                     
–Qualcosa ti turba?- ripropone accarezzandomi la mano.                                               
–Non proprio…-                                                                                                                   
-Che vuoi dire?- chiede fermando l’azione che stava svolgendo e osservandomi interrogativo. Niente da fare, sono proprio un libro aperto. Lui mi ha letta e ha capito che ero pensosa. E poi, non riesco a mentirgli.                                 
–Pensavo…a quello successo ieri notte. Insomma, abbiamo fatto l’amore e…- esito un momento. È così’ difficile da spiegare. Il concetto è che vorrei sapere cosa siamo adesso, ma senza troppi giri di parole decido di andare dritta al sodo, alla questione principale.                                                                                                             
–James, tu mi piaci, e tanto. Credo…credo di amarti- confesso timidamente rannicchiandomi nelle lenzuola. James non parla e non esprime un parere. Mi guarda vacuo, incomprensibile e ora ho paura. Ecco, forse non avrei dovuto dirlo. Forse ancora non era il momento giusto. Il timore di aver rovinato tutto si fa largo come una tempesta, e pronta a ricevere un dissenso gli occhi mi si colmano di un velo di lacrime pronte a scendere alla sua sentenza. Ma invece no. Con un azione dinamica mi prende il viso tra le sue grandi mani e mi bacia. Con passione. L’ansia che era salita frana come rocce sulla montagna e accompagno il bacio.                                                                                                                                            
–Nessuna ragazza è stata così speciale quanto te. Mi hai cambiato la vita sin dal primo giorno che ti sei presentata, e non potrei ritenermi uomo più fortunato di così. Nessun gesto sarà mai abbastanza per poterti ringraziare. Se prima volevo porre un fine alla mia vita, adesso sono più che certo di voler costruirne una nuova. Con te.-                                                          
Io non credo di amarti Talia, io sono sicuro di amarti-                                                                                                                            
-Davvero?- domando retorica, mordendomi il labbro e rimanendo commossa dalle sue parole così profonde. Parole che non sono buttate all’aria, ma che provengono dal suo cuore. Per l’ennesima  volta questa è la dimostrazione che lui è dotato di uno spirito umano.                                                                    
-Davvero davvero- acconsente accarezzandomi le guance e riallacciando le sue soffici labbra con le mie.

 
POV BUCKY
Era tutto così inutile fino a poco tempo fa, ma da quando è comparsa lei sono contento di poter affermare che le cose sono cambiate per il meglio. Mi sentivo un uomo freddo, gelido. Un soldato ghiacciato, un mostro senza pietà. Ma il mio animo è stato sciolto dal tocco del fuoco, dalla mia ancora di salvezza. Lei è la mia ancora.                                                                        
È riuscita a cambiarmi in così poco tempo e a scatenare in me un miscuglio di emozioni che per un’eternità sono rimaste imprigionate. Non ci sono modi per poterla ringraziare abbastanza per tutto quello che ha fatto e continua a fare per me. Solo e unicamente per me, per il nostro amore. Perché noi ci amiamo.                                                                                    
Una creatura così dolce e giovane come lei è riuscita a colmare il vuoto di un uomo così rigido e imperscrutabile come me. Strano, ma non  impossibile. E lei ci è riuscita, è stata in grado di cambiarmi e di farmi ritrovare la voglia di vivere e andare avanti. Farmi sentire un uomo migliore.
Sono passati minuti interminabili, se non ore, da quando ci siamo svegliati e coccolati nel letto. Stretti e abbracciati l’uno all’altra, a condividere carezze, calore e quei baci così intensi. Le sue labbra, quanto vorrei poterle assaporare ogni secondo di ogni giorno; e il suo viso così perfetto quando dorme sembra brillare di luce propria.                                                                 


Il suo corpo rannicchiato si è riappisolato al mio, e con la punta delle dita le accarezzo delicatamente la schiena percependo il suo calore. Mi incanto ad osservarla e provare una sensazione di serenità profonda che mi fa sentire tranquillo e adagiato nella leggerezza. E l’unica cosa che mi viene da fare è sorridere di piacere. Ecco, un’altra cosa che è riuscita a farmi ritornare è proprio il sorriso. Con lei è tutto più facile, persino sorridere è diventato ormai una beatitudine.                                                    
Ma come ogni persona che si rispetti anche un soldato come me ha bisogno di nutrirsi, e io inizio a sentire il bisogno di mettere qualcosa nello stomaco. A malincuore mi trovo costretto a doverla risvegliare.                                
–Talia- inizio a scuoterla leggermente                                                                            
–Talia-                                                                                                                                    
-Mmmh- le esce un ghigno.                                                                                                 
–Che c’è?- chiede disorientata.                                                                                                
–Per quanto io possa amare condividere il tempo con te, e credimi passerei infinite ore, non so te ma ho un certo languorino-                                                   
-Si, devo ammettere che anche io inizio a sentire il bisogno di mangiare- commenta accarezzandosi il ventre e ridacchiando al suo brontolio.                          
–Che ne dici se scendiamo con gli atri? Si staranno chiedendo che fine abbiamo fatto- propongo.                                                                                                    
–Con gli altri?- interroga concitata.                                                                                      
–Si- affermo. Talia punta il viso a guardare un punto imprecisato davanti a sé. Esita per un po’ ed esordisce nuovamente.                                                               
–Non voglio vedere gli altri-

 
POV TALIA
-Non voglio vedere gli altri-                                                                                              
-Perché no?- mi domanda confuso.                                                                                      
–Non dopo che mi hanno mentita- sbotto.                                                                    
Era tutto così perfetto prima. Io e lui, soli nella tranquillità. Mi ero anche ‘scordata’ per quel momento tutte le bugie che mi erano state nascoste, ma questo ricordo è stato riestrapolato. Prima o poi sarebbe successo comunque, lo so; una rivelazione così importante dopo tutto, non potrà mai essere dimenticata. Ma fa così male sapere di aver vissuto una vita falsa, non propria. Aver vissuto nella menzogna. Mi affligge tanto da provare tristezza, sofferenza, odio.                                                                               
Le lacrime amare ritornano a velare le mie iridi e a fare pressione per scendere.                                                                                                                               
–Non riesco a credere a ciò che mi hanno tenuto nascosto. La mia vita, mi hanno mentito sulla mia vita. E la cosa che fa ancor più male è che io mi fidavo di loro…- scoppio in un pianto dopo aver pronunciato queste ultime parole.
Mi accascio sul letto portando le mani a coprirmi il volto affranto. Sento le braccia di James catturarmi in un abbraccio e stringermi forte a lui, a ripararmi come uno scudo. Il mio scudo.                                                                                                                            
–Lo hanno fatto solo per il tuo bene Talia. Non è così facile, e credimi, non lo è stato neanche per noi-                                                                                                 
-Ma perché non dirmelo prima? Perché aspettare così tanto?-                                      
-Hanno aspettato il momento giusto. Non sapevano come dirtelo, e prepararsi psicologicamente per una batosta simile ha spaventato tutti. Nessuno era pronto a fare il grande passo. Nessuno sapeva in che contesto muoversi- mi spiega coccolandomi tra le sue forti braccia nella quale trovo conforto e protezione.                                                                                              
–Ascolta- mi richiama sollevandomi il viso –so che sei afflitta, e che probabilmente la rabbia e il dolore ti stanno opprimendo, ma tu sei forte, e intelligente. Devi cercare di capire. Mettiti nei nostri panni, come avresti agito?- mi domanda.                                                                                                                  
–Non avrei mentito- rispondo singhiozzando.                                                                     
–No, non puoi dirlo. Probabilmente avresti fatto lo stesso. Non sai quanto è stato difficile per noi mantenere il segreto. Tu non immagini nemmeno come mi sono sentito quando Steve mi ha raccontato le cose-                                                                                                     
-Come ti sei sentito?- gli chiedo asciugandomi una lacrima.                                               
–Atterrito. Arrabbiato. È stata una sofferenza scoprire il terribile passato che si cela dietro la tua vera storia. Sono rabbrividito alle parole di Steve. Non è gradevole pensare alle atrocità che avresti potuto subire per colpa di quei bastardi…- l’ultima frase la pronuncia in un flebile sussurro, e riesco a intravedere di nuovo lo sguardo avvilito di quella vittima racchiuso nel suo mare in tempesta. Adesso tocca a me dover confortare l’animo turbato del mio soldato. Mi avvicino a lui e gli cingo il viso con le mia gracile mani, accarezzandogli le guance.                                                                                               
–Hei, sono qui, vedi? Quei bastardi non mi hanno presa- mormoro con voce confortante per riportarlo alla realtà. Ogni volta che assume quello sguardo vacuo so che si perde nei suoi pensieri, nei suoi ricordi. Si riscuote rivolgendomi un sorriso rassicurante e allacciando la presa ai miei polsi.                                                                                                                                     
–Lo sai che non puoi evitarli per sempre, vero?- si rivolge agli Avengers. Ritorno seria e sospiro.                                                                                                           
–Si, lo so-                                                                                                                                      
-Avrai bisogno di tempo per abituarti a questa nuova prospettiva, ma so che comprenderai. Solo perché ti hanno salvaguardata celandoti un evento così notevole non vuol dire che hai perso la loro fiducia-                                                        
-Non mi sono mai fidata così apertamente delle persone. Pensavo di aver trovato quelle giuste ma…adesso sarà difficile recuperare. Mi serve solo tempo-                                                                                                                                      
-E ne avrai di tempo, quanto tu vorrai. Ma non essere così rigida con loro. Promettimi solo una cosa- mi invoca stringendomi le mani.                                                                                              
-…Cosa?-                                                                                                                                  
-Che ci penserai su-                                                                                                        
Indugio cercando sicurezza nella sua espressione, che mi mesmerizza ogni volta.                                                                                                                                                   
–Te lo prometto- rispondo infine, decisa e alleviata. Mi sorride sollevato contagiando anche me, e senza esitare diminuisco le distanze posandogli un bacio sulle labbra.                                                                                                              
Forse James ha ragione, non dovrei essere così severa con loro e dovrei provare a comprendere. Ma ho solo bisogno di tempo…
 
POV STEVE
Sono seduto in cucina a leggere il giornale mattutino, accompagnato da una calda tazza di caffè. La stanza è vuota senza la presenza di Talia e Bucky, e tutti noi siamo ancora scossi dall’evento di ieri. Le abbiamo rivelato tutto riguardo il suo passato, il suo vero passato. È stato difficile per noi e ancora nessuno si è ripreso. Purtroppo prima o poi, sapevamo che quell’attesa sarebbe giunta.                                                                                       
Questa mattina quando mi sono svegliato erano tutti giù di morale. Nessun sorriso, nessuna battuta, e nessuna chiacchierata.                                         
L’aria è evidentemente cupa e nessuno osa emettere parola.                                         
–Buongiorno- ci saluta Tony, l’ultimo ad essersi svegliato. Mi chiedo come abbia fatto a chiudere occhio, dato che tra noi presenti si fa a gara a chi ha le occhiaie più visibili.                                                                                                      
–Buongiorno- ricambiamo apatici. Tony ci scruta indifferente, poi si dirige verso la caffettiera e si prepara anche lui una tazza di caffè.                                      
–Wow, che allegria. Em…- si guarda intorno –Sbaglio o manca qualcuno?- postula infine.                                                                                                                    
–No, non sbagli- rispondo posando il giornale.                                                              
–Qualcuno ha notizie di Talia?- si rivolge a tutti. Scuotiamo la testa in risposta negativa.                                                                                                                       
–Bene…em, fatemi un fischio quando sapete qualcosa- ribatte con il suo classico egoismo.                                                                                                            
–Dove vai?-                                                                                                                            
-Via da questa gente depressa. Avete proprio bisogno di una botta di vitalità- e con questa stupida sentenza si dirige verso l’uscita. Risulta davvero irritante questo suo atteggiamento menefreghista.                                         
Natasha, dopo essere rimasta ferma immobile ad osservare la scena,  incapace di intervenire dinnanzi a così tanta riluttanza, si avvicina al tavolo sedendosi di fronte a me.                                                                         
–Hai idea di dove possano essere Talia e James?- mi domanda a bassa voce per non farsi sentire.                                                                                                      
–Non ne ho idea, ma dopo l’accaduto Buck ha seguito Talia in camera. Non so cos’è successo in seguito, ma non l’ho visto per tutta la nottata- rispondo sfinito passandomi una mano tra i capelli.                                                                          
–Io avrei una vaga idea- commenta la roscia con un ghigno provocatorio che lascia all’ immaginazione. Dopo di che si alza e se ne va anche lei. Che Nat possa avere ragione?                                                                                                         
Se mai fosse successo qualcosa tra i due, ne sarei contento. E’ palese che si amano e finalmente sono riusciti a esporre i loro sentimenti, anche se privatamente. Magari questo può essere servito a entrambi: far sentire Bucky un uomo amato e accettato; e rilassare l’animo afflitto di Talia.                                                                    
Mi tormenta pensare a ciò che dovrà superare. È stato un trauma per lei e richiederà del tempo stabilizzarsi nuovamente. Ma l’unico pensiero che realmente mi perseguita, è che lei possa aver perso la nostra fiducia. La mia fiducia. Non me lo perdonerei mai.


Rimasto solo in cucina a navigare nei miei supplizi, vengo interrotto dall’avvicinarsi di passi. Alzo il mio sguardo per incontrare la figura alta e rivestita di nero del Comandante Fury.                                                                                
–Capitano Rogers-                                                                                                                         
-Comandante- ricambio alzandomi in piedi.                                                                       
–Come sta la ragazza?-                                                                                                                  
-Non l’abbiamo vista per tutta la giornata- rispondo amaramente.                                    
–E Barnes?-                                                                                                                                     
-Nemmeno lui…-                                                                                                                    
Mi scruta dubbioso e acconsente con un cenno del capo.                                                                                                                                           
–Avrà bisogno del tempo per abituarsi a questa nuova vita. Non se la prenda con se stesso, prima o poi tutto sarebbe uscito allo scoperto- mi rincuora.                                                                                                                                    
–Dove sono tutti gli altri?-                                                                                                    
-Spariti- mi limito a dire.                                                                                                                  
–Allora mi toccherà parlare solo con lei-.
 
POV TALIA
Con forza e coraggio, io e Bucky  siamo pronti (dopo un paio di lunghe ore) a uscire allo scoperto e dirigerci in cucina. Non sarà facile guardare in faccia le persone che mi hanno mentito, ma mi rendo conto che forse…non hanno avuto altra scelta. Dopo tutto mi hanno sempre protetta, insegnato a gestire le mie abilità e a migliorarmi. Io sono diventata un membro del gruppo, sono stata accettata e loro sono la mia famiglia. Non posso perdere altre persone.

Usciamo dalla camera da letto e ci incamminiamo verso il lungo corridoio. Quasi giunti al capolinea Bucky si ferma sul posto bloccandomi per il braccio.                                                                                                                                           
–Che succede?- domando subito preoccupata.                                                    
–Oh…niente. Devo solo andare in camera. Torno subito- mi rassicura dandomi una pacca sulle labbra.                                                                            
Rimango immobile nel corridoio, incerta sul da farsi. Cammino avanti e indietro, avanti e indietro ripetutamente e con la tensione che mi invade. Che faccio proseguo senza Bucky, o lo aspetto? Ho paura e sto indugiando.                                                                                                                
Prendo una grande boccata d’aria e cerco di calmarmi, quando all’improvviso avverto due voci maschili discutere. La mia curiosità come al solito mi porta ad andare oltre; e istintivamente, un passo dopo l’altro, mi ritrovo verso la fine del corridoio. Mi affaccio leggermente per comprendere da chi provenga il vociferare, e scorgo la figura del Comandante impegnato in una conversazione con Steve.                                           
Sto sul punto di ritornare indietro e andare a cercare Bucky, ma qualcosa, o meglio un nome, mi impedisce di staccarmi dal mio attuale nascondino.

 
POV STEVE
–Tramite i file che Talia ci ha procurato siamo riusciti a rintracciare Sokolov- introduce l’argomento il comandante.                                                                    
–E dove si trova?-                                                                                                                  
-Nell’Unione Sovietica. Ma c’è dell’altro- mi porge una cartellina che inizio ad analizzare.                                                                                                                                  
–A quanto pare ha uno schieramento dell’Hydra ancora attivo che opera dalla sua parte- spiega.                                                                                                                  
–Cos’è questo?- domando concentrando la mia attenzione sulla foto di quello che sembra essere un grande bunker, molto simile all’edificio della nostra missione in Siberia…                                                                                                                                  
-Il loro covo- risponde prontamente –secondo quanto scoperto, Abram e il suo spietato esercito, catturavano nemici di guerra e soldati per torturarli e sfruttarli come cavie da laboratorio-                                                                                  
-E’ qui dove i loro ‘prigionieri’ subivano gli esperimenti?- lo interrompo repentino.                                                                                                                                  
–E’ qui dove li ha subiti il padre di Talia- mi ammutolisce con questa scioccante sentenza. Con uno sguardo lo sollecito a continuare il discorso, dato che per ora sono a corto di parole.                                                                
–Il punto è, Capitano Rogers, che Talia è sempre stata a rischio sin dal giorno della sua nascita. Essendo nata da un ex soldato artificialmente modificato, lei è dotata di un prezioso DNA congenito-                                     
Richiudo la cartellina ed esordisco –Comandante, io penso di aver capito a ciò che allude, ma vorrei sentirglielo dire ufficialmente. Talia potrebbe essere in pericolo?-                                                                                                                           
-Lei è in pericolo, Rogers. Lui è tornato solo per lei-                                         


–Qual è il vero obiettivo di questo scienziato?-                                                 
-Il DNA di Talia è molto ricercato per le sperimentazioni. È dotata di ottime capacità, che se potenziate possono creare una macchina da guerra-                                                                                                                                   
-Quanto potente?- chiedo.                                                                                                   
–Molto potente, più di un soldato d’inverno- sillaba bene le ultime parole.                                                                
-Quindi il suo obiettivo sarebbe quello di condurre delle sperimentazioni sul suo DNA?- postulo brevemente.                                                                                     
–Non solo sul suo DNA, ma anche su di lei. Come le dicevo prima, Talia è un elemento prezioso, nonché raro. Mentre noi ci siamo presi la responsabilità di tutelarla e potenziarla al fin di bene, c’è gente che ne usufruirebbe in modo sbagliato. E Abram è uno di questi.                                        
Il suo DNA potrebbe essere alterato così come le sue capacità. Per quanto ne sappiamo, la ragazza potrebbe essere dotata di altre attitudini nascoste-                                                                                                                                          
-Cosa dobbiamo fare?- domando dopo aver avuto chiaro il punto della questione.                                                                                                                     
–Proteggerla e fare in modo che stia al sicuro. Domani partiranno alcuni di voi per una missione e annienterete il suo esercito. Il bunker, i soldati, Abram…devono essere sterminati. Sono un pericolo per l’umanità, non solo per Talia-                                                                                                                                  
-Chi di noi avrà l’incarico?-                                                                                              
-Quasi tutti. Wanda resterà nella struttura per tutelare la ragazza e… stiamo valutando se sia il caso di intrattenere anche Barnes-                             
-James? È un ottimo soldato. Ha affrontato innumerevoli missioni nella vita, non vedo perché questa potrebbe presentare un problema- sentenzio irritato dal suo intervento. James viene ancora giudicato per le brutalità che è stato indotto a compiere, ma nessuno sembra volerlo riconoscere per il vero Soldato che è e per l’ onore che ha portato in patria.                                                                                                                        
–Non ho messo in dubbio le sue grandi doti da soldato. Sto solo dicendo che Barnes potrebbe perdere il controllo-                                                                                    
-Perché mai?-                                                                                                                         
-Perché anche  Abram ha creato un esercito di Soldati d’inverno simili a James. Barnes è ancora conosciuto per i crimini che è stato costretto a commettere, e considerato uno dei Soldati più forti che siano mai stati creati. Se Abram avesse un incontro con James, saprebbe come manipolarlo e lui perderebbe il controllo- mi spiega dettagliatamente.                    
–Quindi anche lui potrebbe essere a rischio?- domando sapendo già la dura risposta. Nick , infatti, annuisce amaramente.                                                         
–Non posso crederci…- commento in un sussurro.                                                                
–Steve- mi richiama Fury poggiando una mano sulla mia spalla –credo sia meglio che tu ne gliene parli. Non possiamo permetterci che Barnes abbia un crollo nel bel mezzo di un compito così rilevante. Penso sia prudente esentarlo da questo incarico- mi consiglia.
Sollevo lo sguardo, ricolmo di disperazione. Non fanno che aggiungersi pericoli dopo pericoli e …menzogne su menzogne.                                                                                                
–Quando tutto sarà finito Talia sarà al sicuro. Per il momento dobbiamo preoccuparci di tenerla in salvo, lei e James. Questa è l’unica cosa che conta. Dobbiamo farlo per lei e per i suoi genitori biologici-                                                                
-E noi eseguiremo il compito in modo impeccabile. Quel bastardo non avrà mai ciò a cui aspira da anni. Dovrà vedersela con noi- ribatto più adrenalinico che mai.                                                                                                                   
Se pensa di poter prendere la ragazza e torturarla, allora non ha capito con chi ha a che fare. Nessuno la toccherà o si azzarderà a torcerle un dito contro. Piuttosto dovranno passare sul nostro cadavere. E Bucky…non gli permetterò di rivivere quell’incubo, ne ora ne mai. Non se lo merita.   
 
POV TALIA
Ho sentito tutto. Ogni singola parola che è fuoriuscita dalle loro bocche, è giunta limpida fino al mio apparato uditivo. Parlavano di me, e non solo.                                    
Sono esposta sin dalla mia nascita ad un rischio elevato, e questo pericolo è diventato alquanto notevole. Abram Sokolov, l’obiettivo principale della missione degli Avengers, si dimostra essere interessato al mio DNA, ed è ritornato solo per me. A quanto ho capito, ha un esercito di Soldati simili a quelli di Bucky, per cui anche lui è scoperto a un rischio rilevante che potrebbe tornare a turbarlo. Pensavo che le cose stessero migliorando, di essere al sicuro una volta per tutte e avere la libertà di essere me stessa. Ma man mano che i giorni passano, mi rendo conto che questa vita è più difficile di quanto pensassi, piena di rischi e pericoli.                                                                                                                                                    
Il mio viso è rigato da lacrime, e facendo silenzio mi alzo dalla posizione inginocchiata che avevo assunto nascosta dietro il muro per non farmi vedere. Mi incammino destabilizzata e a passi lenti verso il corridoio per ritornare indietro. Come posso andare in cucina e guardare Steve negli occhi dopo aver ascoltato un discorso che non avrei dovuto sentire? Un altro segreto così importante che avrebbero dovuto nascondermi ma che non mi è poi così oscuro…                                                                                                      
Mentre cammino a testa bassa, mi scontro con un corpo massiccio. Sobbalzo di spavento e noto che si tratta di Bucky. Mi asciugo le lacrime velocemente per nascondere il mio dolore. Non voglio che Bucky si preoccupi.                                                                                                                                  
–Talia…tutto bene?- non manca ovviamente la sua domanda.                                    
–Si..si, tutto bene. Em..dov’eri andato?- cerco di risultare il più naturale possibile.                                                                                                                                               
–Ero andato nel bagno in camera. Sicura di stare bene?-                                                        
-Si, non preoccuparti- lo rassicuro mostrandogli un sorriso forzato. Lui mi prende per la vita, mi trascina verso di se e mi racchiude in un abbraccio.
È vero, ora capisco perché i miei compagni mi hanno mentita, non hanno avuto scelta. Ora capisco veramente come si sono sentiti, perché sto provando la loro stessa identica cosa con Bucky. Pensavo che non gli avrei mai mentito, ma ora…sono io che mi trovo costretta a farlo.


Angolo autrice
Hello Winter Children! E anche questa volta ho ritardato, ma come al solito tra scuola, impegni e cose varie il tempo per la scrittura, anche se lo trovo, è comunque ristretto. Ma vi tranquillizzo annunciando che non lascerò mai questa storia! Quindi se vedete che non aggiorno in tempo, non allarmatevi. Ma bando alle ciance, passiamo subito alla questione principale: abbiamo scoperto il vero rischio alla quale Talia, e non solo, sono esposti. Lei perché rappresenta una fonte di prima importanza per condurre esperimenti terribili sul suo preziosissimo DNA; e lui perché è un Soldato impeccabile che potrebbe attirare l’attenzione di Abram, in grado di poterlo manipolare e… fargli nuovamente il lavaggio del cervello. Ora, cosa vi aspettate che faccia Talia? Cosa avrà in mente la ragazza? Non so voi, ma io aspetterei il prossimo capitolo. Grazie a tutti i lettori, alle persone che seguono la mia storia e alle Soldatesse che recensiscono. Fatemi sapere cosa ne pensate <3 Spero sia di vostro gradimento e ricco dei primi colpi di scena.

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Capitolo 22
*** La mia soddisfazione...VOI ***


1000 visite, la mia storia è arrivata a ben 1000 visite. Mille persone sono passate a leggerla e gran parte di voi ha deciso di continuare a seguirla, così come il mio percorso. È un grande traguardo che non mi sarei mai aspettata di raggiungere e volevo condividerlo con voi. Si, proprio con voi, i miei fantastici lettori, le mie Soldatesse. Mi avete sempre supportata facendomi percepire la vostra presenza. Avete sopportato i miei ritardi, le mie rotture di scatole, 21 capitoli prima di potervi gustare un bacio tra Talia e Bucky e mi avete sempre appoggiata. I vostri commenti sono sempre stati molto importanti e di grande insegnamento; e mi fa piacere sapere che ci sono persone fantastiche come voi che apprezzano ciò che io faccio, perché io voglio solo dar vita alla mia fantasia e far viaggiare con la mente gli altri; e sapere che probabilmente sono riuscita in questo intento mi rende molto orgogliosa. Sappiate che siete fantastici e vi adoro, ognuno di voi: chi legge, chi segue, chi recensisce…TUTTI! Vi mando un grosso abbraccio virtuale e … CASPITA, 1000 VISITE! Devo ancora riprendermi.


P.S. Ne approfitto per aggiornarvi su delle cosucce very important: prima cosa, mi duole avvertirvi che la storia sta giungendo a un termine, ancora 4 penso massimo 5 capitoli e si chiuderà questo fantastico ciclo di avventure. Maaaa non disperatevi! Sto già pensando ad un sequel. Questa storia oltre a piacere a voi, sta molto a cuore anche a me! Per cui … non è la fine, è soltanto l’inizio. Sto addirittura pensando a fare una storia sempre riguardo a questi personaggi ma catapultandoli nel mondo moderno e farli diventare adolescenti! Per cui le mie idee si fanno molto interessanti (fatemi sapere cosa ne pensate a tal proposito).                                
Come ultima cosa, non allarmatevi se vedrete dei capitoli in meno, perché rileggendo i primi che ho scritto e mettendoli a confronto con quelli più recenti mi sono accorta di aver fatto un grande salto di qualità grazie anche a voi! Per cui apporterò delle modifiche nei capitoli precedenti, e i primi che ho scritto, dato che erano abbastanza corti, li unirò, perciò sarà tutto normale, non preoccupatevi ;) 

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Capitolo 23
*** Capitolo 21 ***


Capitolo 21

POV TALIA
Questa è la seconda volta che il mondo mi crolla addosso, ma adesso è più pesante. Tutto il dolore che avevo scaricato dopo anni di contegno, sta riaffiorando. Ma questa volta non voglio piangere, questa volta voglio agire. Non posso trascurare una situazione così notevole. Sto mettendo in gioco la loro vita, solo per colpa mia. Devo trovare una soluzione all’istante. Magari da sola.
Non è facile, ne sono conscia, per altro devo procedere individualmente. Questa volta non ho l’aiuto di nessuno. È una faccenda troppo seria, che riguarda principalmente me. Non ho intenzione di mettere a rischio la loro vita, anche se forse già ne sono esposti. Ma posso ancora rimediare. Ho tutta la giornata per mettere in atto un piano e pensare a un diversivo.                  
Come prima cosa devo approfondire delle ricerche per scoprire l’esatta posizione di Sokolov. Le informazioni che ho recepito da Nick non sono soddisfacenti, e se ho intenzione di agire devo farlo con destrezza. Non posso muovermi senza avere abbastanza indizi, per cui mi dirigo furtiva verso la sala informatica per condurre qualche ricerca in più. Ribadisco che sono un esperta di hackeraggio, quindi entrare nella mente artificiale dello S.H.I.E.L.D. per carpirne dati, non mi risulta complicato.                                      
Dopo vari procedimenti riesco a trovare ciò che fa al caso mio: le corrette coordinate del bunker di Abram e i suoi spietati seguaci. Stampo il foglio ed esco repentina dalla stanza, prima che qualcuno possa scoprirmi. Prima parte del piano completata. Ora, passiamo alla seconda fase.

In tutto ciò questa mattina non ho fatto colazione. Dopo aver udito la notizia sconvolgente mi sono dedicata solo alla pianificazione della mia missione, trascurando tutto e tutti. Ma non posso evitare i miei compagni per sempre, e non posso non mangiare.                                                                            
Dato che adesso è ora di pranzo, ho almeno un pretesto per saziarmi e…rivedere gli altri.
Scendo in cucina, ma prima di varcare la porta inalo una grande boccata di aria. “Forza Talia, fa un bel respiro e fa finta di niente” mi ripeto da sola, ma non serve per tranquillizzarmi. Come posso avere il coraggio di trascurare tale situazione? Eppure non mi lascio altra scelta, non devo farmene accorgere.                                                                                            
Ormai posizionata sul ciglio della porta, la attraverso.                                                   
–Salve a tutti- li saluto dirigendomi al mio posto senza scrutarli in volto                      
–Dove ti eri cacciata?- mi domanda a bassa voce Bucky                                                  
–Ero andata a sistemare la camera- divago. In questo momento sto provando disprezzo per me stessa. Mi ritrovo a dover mentire a lui, l’amore della mia vita. Sembra aver abboccato, e non chiede altro.                              
–Come stai Talia?- a interrogare ora è proprio lui, Steve, il ‘complice’ della situazione                                                                                                                            
–Potrebbe andare meglio, ma…si va avanti- rispondo riluttante.

L’ora di pranzo continua indifferente, e io mi ritrovo a dover assecondare una situazione nella quale non mi sento a mio agio.                                            
L’aria è tetra, ma nessuno sembra sospettare nulla riguardo la mia conoscenza. Meglio così.                                                                                   Mentre mangio con foga, affamata dopo la nottata passata e il digiuno di questa mattina, un richiamo di tosse da parte del Capitano richiama la mia attenzione.                                                                                                                            
–Em…Talia, non posso ignorare la circostanza. Ti è stata rivelata una verità celata da anni e io, NOI, ci sentiamo responsabili della menzogna. Non abbiamo avuto altra scelta, ma…- lo interrompo all’istante con un cenno della mano                                                                                                                 
–Steve, non dovete sentirvi responsabili di nulla. Capisco che non vi siete potuti opporre, e che lo avete fatto solo per il mio bene con il solo fine di salvaguardarmi- intervengo indulgente                                                                                    
–E’ stato più facile di quanto pensassimo- commenta Stark seguito dalle nostre accigliate                                                                                                                        
–Ma..quindi..non sei arrabbiata con noi?- riprende parola uno Steve confuso. Tralascio un sospiro prima di sentenziare.                                                                   
–Arrabbiata non è il termine che userei. Diciamo che effettivamente sono un po’ irritata, ma capisco che non ne avete colpa- mi addolcisco                                   
–Noi vogliamo solo che tu comprenda la realtà delle cose- si intromette Natasha                                                                                                                                    
–Lo so, e mi sto forzando a farlo, e credimi non è facile- ribatto marcando la frase                                                                                                                                            
–Nessuno ha detto che lo sia. Noi lo sappiamo- replica Rogers                                          
–Sentite, apprezzo le vostre scuse e spiegazioni, ma sul serio, non ne avete colpe. Questo è il mio passato, e non lo avete imposto voi. Ho solo bisogno di tempo- dichiaro lasciandoli ammutoliti.                                                                
–Bene- riprendo dopo attimi di esitazione alzandomi da tavola –se volete scusarmi-                                                                                                                            
-Dove vai?- chiede subito Bucky allarmato                                                                               
–Ho delle faccende da sbrigare-

 
POV BUKY
E così concludendo se ne va, senza aver terminato il suo pasto e lasciandoci perplessi. Qui qualcosa non quadra. Prima la strana reazione di questa mattina, e adesso questo. Se pensa di potersi nascondere, ha sbagliato. Ormai ho imparato a conoscerla. È un libro aperto e percepisco che qualcosa non va come dovrebbe andare.                                                                                                            
Questa mattina non è scesa per la colazione, e a mia insaputa chissà cosa avrà combinato. Ci sono passato sopra, ma poco fa a pranzo si è dimostrata noncurante dinnanzi un importante argomentazione di Steve e Nat, e non posso non ignorare. Hanno cercato di chiarirsi e chiederle scusa, ma nonostante lei sia intervenuta con indulgenza, è risultata…taciturna. Non saprei che altro termine utilizzare per descrivere il suo comportamento se non bislacco. Non era lei, e se ne sono accorti tutti.

-Ma che le prende?- domanda subito dopo Sam                                                                                         
–Già, che le succede?- infierisce anche Tony                                                                     
–Perché guardate me?- mi puntano tutti gli occhi addosso                                                     
–Perché tu sei quello che ci passa più tempo insieme- mi sorprende Tony con questa affermazione. Come fa lui a dedurre ciò?                                                      
–Buck, sai cosa le succede?- ripropone più lieve Steve                                                             
–Non lo so. Sono sorpreso quanto voi- confesso                                                            
–Magari è solo ancora un po’ scossa- ipotizza Sam. Il che potrebbe essere corretto                                                                                                                                        
–Non credo sia solo quello. Sai se qualcosa possa averla turbata?- si appresta a chiedere Natasha                                                                                                  
–Non nello specifico. Questa mattina quando si era svegliata era di buon’umore. Verso metà mattinata l’ho trovata un po’ inconsueta. Non so cosa possa esserle successo- affermo                                                                            
–Qualunque cosa sia, è risultata impassibile dinnanzi alle nostre scuse- commenta nuovamente Sam                                                                                                  
–E’ questo ciò che mi percuote. È stata troppo ‘pacata’- ribatte Steve.
Entrambi hanno ragione. Non può aver reagito in questo modo. Insomma, sicuramente è ancora scossa dopo tutte le verità che è venuta a scoprire in così pochi attimi, ma il perché di questa indifferenza non saprei motivarlo.                                                                                                                                         
–Secondo me vi fate troppi problemi- interviene Tony alzandosi dalla sedia –è un’adolescente, starà passando una di quelle fasi da teenager in crisi. È normale, è successo anche a me- la fa facile lui                                                       
–Bucky, posso parlarti un secondo?- prorompe Steve. Acconsento e ci appartiamo in disparte.
 
 
POV STEVE
Ho una questione più importante da risolvere adesso, che riguarda non solo Talia ma anche Bucky, più nello specifico l’ incarico che dovremo affrontare domani. Ne approfitto del momento per informarlo, prima che lo venga a sapere di sorpresa. Ho già avvertito gli altri, manca solo lui all’appello. Probabilmente verrà esentato da questo incarico così pesante, anche se non sarà d’accordo; ma non possiamo permetterci un suo crollo nel bel mezzo di una missione così importante, che potrebbe cambiare il destino di Talia. Lei è esposta ad un grave pericolo, ma anche lui può rischiare e non deve succedere. Gli parlerò e cercherò di farlo riflettere sulla gravità della situazione, per quel poco che riuscirò. Lo conosco da troppo tempo, e so quanto lui sia disposto a giocarsi.

Ci appartiamo fuori dalla cucina, in un angoletto del salotto. Faccia a faccia, con espressioni serie, esordisco io.                                                                      
–Devo dirti una cosa-                                                                                                               
-Cosa?- si affretta a domandare                                                                                                    
–Promettimi che mi ascolterai- gli faccio prima una premessa. Mi guarda confuso mentre annuisce con il capo                                                                                                                 
–Sappiamo dove si trova Sokolov con il suo esercito. Il comandante Fury ha dato ordine di attaccare domani, si partirà in missione-                                                        
-Perfetto, prima partiamo prima sterminiamo quel bastardo- interviene con vigore, ma fermo subito il suo entusiasmo                                                                                 
–Buck, tu non verrai con noi- giungo velocemente al sodo                                                                                                 
-Come sarebbe a dire?-                                                                                                             
–Ascolta, Talia è esposto a un rischio considerevole. Abram ha intenzione di condurle degli esperimenti. Il suo DNA è un elemento prezioso che lui ricerca da anni, ecco perché ha dato la caccia a suo padre e ora vuole rivendicarsi su di lei. Noi dobbiamo salvaguardarla e assicurarci che questo non accada- gli spiego                                                                                                             
–Non puoi obbligarmi a rimanere nell’edificio- come pensavo ottengo un dissenso                                                                                                                                 
-So che non posso, e so che tu ti opporrai, ma voglio farti capire- cerco di persuaderlo                                                                                                                              
–Capire cosa? Si tratta di lei, sai quanto io ci tengo. A maggior ragione devo sistemare quel bastardo con le mie mani!-                                                                   
-Non puoi farlo Buck-                                                                                                                 
-Perche no?- insiste                                                                                                                          
–Perché anche tu sei in pericolo e non posso perderti di nuovo!- sbotto perdendo il controllo                                                                                                                
–Come sarebbe a dire?- mi guarda esterrefatto                                                                                                             
-Abram ha un esercito di soldati simili a te. Conosce i tuoi limiti e i tuoi punti deboli. Sa come manipolarti per farti perdere il controllo, e schierarti contro di noi. Non posso permettere che questo incubo accada di nuovo- spiego con voce flebile mentre nella mia mente si fanno spazio i terribili ricordi di quel periodo cupo passato a pensare alla sua morte e alla mia vita senza di lui. Una vita vuota, con un buco oscuro da colmare.                                         
–Io nemmeno voglio perderti Steve. Non voglio rivivere nel passato. Ma non posso perdere nemmeno lei- interviene con malinconia                                                                                      
–Allora resta nell’edificio. Potrai proteggerla senza dover rischiare la tua vita- provo a farlo ragionare                                                                                               
-Sarei disposto a rischiare molto di più per lei-                                                                  
-Ma così farai del male a te stesso!-                                                                                       
-Se questo è il prezzo che devo pagare per proteggerla, allora lo farò- non si da per vinto                                                                                                                            
-E non pensi a noi? Non pensi a me?- influisco mettendo in mezzo la nostra ‘fratellanza’. È l’ultimo mezzo che ho per provare a convincerlo.                  
Ci scambiamo uno sguardo. Si irrobustisce il petto e si avvicina di un passo verso di me.                                                                                                                                
–Io penso sempre a noi- sentenzia lasciandomi privo di parole e allontanandosi, seguito dal mio sguardo rassegnato.                                                                          
Parlare con lui è come parlare al vuoto, perché come appena dimostrato, lui non mi ascolta. Metterebbe in gioco la sua stessa vita per salvare quella dei suoi cari, ma non si rende conto del dolore che provocherebbe.

 
 POV TALIA
Dimostrarsi indifferente alle loro scuse si è rivelato essere un’atroce sofferenza. Mi sono sentita una sporca ipocrita, una vigliacca. Ma che ci potevo fare? Io sono già deturpata. Peggio di così non poteva andare, ma lamentarmi non concluderà nulla. Meglio concentrarmi sulla seconda fase del piano.                                                                                                                                      
In silenzio mi dirigo in camera di Natasha. So che non dovrei farlo, ma ho bisogno di un contatto telefonico che posso procurarmi solo in questo modo. Frugo in tutti i suoi cassetti per cercare il suo telefono di servizio, finchè non lo trovo. Mi ero imposta che in questo incarico personale non sarei ricorsa all’aiuto di nessuno, ma dato che ho trascurato un elemento abbastanza importante, ovvero come arrivarci nell’Unione Sovietica, devo apprestarmi ad un piccolo soccorso.                                                                                            
Cerco tra la rubrica telefonica il nome di colui che potrebbe cooperare per un piccolo particolare: Clint Barton. Anche se io lo conosco, di persona ci siamo incontrati solo una volta qualche settimana fa, al mio compleanno. So che sa guidare un quinjet, e io ne avrei un urgente bisogno. L’unico problema è: come non sembrare sospetti? Insomma, non è consueto che una ragazza come me chieda un quinjet per andare nell’Unione Sovietica. Per fare cosa, poi? Di certo non per una vacanza.                                                                        
Se mento verrei sgamata e risulterei poco credibile; ma non posso nemmeno giustificarmi con la verità, perché lui potrebbe avvertire gli altri. L’alternativa che ho è quella di mascherare la vera causa provando a modificarne il contenuto. A questo ci penserò dopo, prima devo essere certa che lui possa procurarmi ciò di cui ho bisogno.                                                                                               
Prendo coraggio e premo il pulsante della chiamata. Il telefono inizia a squillare.                                                                                                                                      
–Hei Nat- risponde dall’altro capo del telefono                                                                   
–Ciao Clint! Em…non sono Nat-                                                                                           
-Con chi parlo?-                                                                                                                        
-Talia, Talia Cole. Non so se ti ricordi di me, ci siamo visti solo una volta-                                                                    
-Talia! Ma certo, la nuova arrivata. Come fai ad avere il telefono di Nat?-                                                         
-Em, non importa questo. Senti, so che ti sembrerà assurdo, ma ho bisogno del tuo aiuto-                                                                                                                  
-D’accordo. In cosa posso esserti utile?-                                                                            
-Devi procurarmi un quinjet-
 
POV BUCKY
Non posso crederci, esentarmi da una missione così seria solo per il timore della mia stabilità mentale. C’è molto di più a cui pensare, si tratta della vita di Talia, non della mia. Solo perché questo Abram ha un esercito di soldati al mio simile, non vuol dire che può avere il pieno controllo su di me. Ansi, proprio perché si tratta di miei simili, forse io potrei avere influenza su di loro.                                                                                                                
Sono deluso, e Steve sa benissimo che tanto non avrei mai accettato di restare fermo nell’edificio. Sono un Soldato, e i Soldati combattono. Se c’è un modo per poter salvare la vita di Talia, qualsiasi modo, io sono disposto a tutto. Se qualcosa andasse storto potrei rischiare di subire nuovamente quelle atroci torture, ma almeno posso avere la consapevolezza di aver commesso un gesto eroico, di aver salvato la vita del mio amore. Non voglio perdere nessuno. Non voglio perdere Steve, ne tanto meno lei, la ragazza che mi ha fatto riscoprire l’amore.                                                                                                                                 
Non mi importa niente, io domani partirò con loro, con o senza il consenso di Steve. Salirò su quel quinjet con gli Avengers, e mi assicurerò di uccidere quel bastardo con le mie stesse mani.

Cammino per dirigermi nella mia camera e prepararmi psicologicamente. La cosa più difficile sarà dover mentire a Talia, ignara di questa circostanza. Mi sento la gravità schiacciarmi, e ho il mal di testa. Sembra tutto un circolo vizioso: gira che si rigira, ci troviamo sempre a dover salvare la vita di una persona, e rischiare il peggio. Ma dopo tutto è questo il nostro mestiere.                                                                                                                               
Mentre passeggio per il corridoio, in lontananza scorgo la figura di Talia, che sembra guardarsi circospetta intorno senza accorgersi della mia presenza. Mi avvicino verso di lei, finchè giunto ad una distanza minima la blocco per le spalle, facendola sobbalzare.                                                                                     
–James, che spavento-                                                                                                                
-Non è la prima volta che capita- commento facendola sorridere.                                 
–Senti, em…sei sicura di stare bene?- le pongo questa domanda che tormenta tutti noi da questo pomeriggio. La vedo troppo sovrappensiero, ma non è costretta a tenersi tutto dentro. Io sono qui apposta.                                                                                                                               
–Si, si sto bene- risponde flebile e con gli occhi lucidi. Acciglio, perché so benissimo che non è così.                                                                                                            
–Sono solo…sono solo ancora un po’ scossa, Buck- confessa passandosi una mano sulla fronte e sospirando sfinita                                                                                          
–Sai che qualsiasi cosa io sarò sempre qui, pronto ad ascoltarti?- mi rivolgo dolcemente sollevandole il mento, e agganciando il suo sguardo penetrante. Mi scruta con gli occhi luccicosi, mi risponde con un sorriso e si scaglia verso di me, in punta di piedi, abbracciandomi. Senza esitare la accolgo calorosamente tra le mie braccia, stringendola con forza senza farla sfuggire.                                                                                                                          
Le sue braccia attorno al mio collo, le mie a cingerle la vita. I nostri corpi che anche questa volta si congiungono in unico pezzo. Il suo odore che mi pervade, il suo calore che percepisco.                                                            
Restiamo così per un po’ godendoci l’effusione, finchè lentamente non ci distacchiamo rimanendo comunque ad una distanza irrilevante.                                                                                                        
–E sai che io ci sarò sempre per te?- risponde retoricamente al mio quesito precedente. Si, lo so, perché già me lo ha dimostrato in passato. Le sue mani si posano sulle mie guance e mi accarezzano lievemente.
Scrutandoci reciprocamente, accorciamo le distanze assaporando le nostre labbra con un bacio mellifluo. Quanto adoro baciarla, lo farei fino a consumarmi. 
 
 
POV TALIA
È notte fonda adesso, e il momento di mettere in atto il mio piano ormai è giunto. Mi trovo distesa nel letto a fianco di Bucky, nella sua camera. Avremo dovuto dormire insieme, passare una nottata tranquilla abbracciati l’uno all’altro a coccolarci; ma le mie aspettative sono state sgretolate da un terribile inconveniente che mi ha costretta a studiare un’ attacco. Dopo la telefonata con Clint e la bugia che mi sono inventata per scamparmela, sono riuscita a convincerlo per farmi procurare un quinjet. Ci siamo dati appuntamento alle 3:30 del mattino nel bosco dietro il quartier generale, per non svegliare gli altri o attirare l’attenzione. Non devono scoprirlo.                                                                                                           
Adesso sono le 2:30, e non sono riuscita a riposarmi nemmeno per un paio d’ore. Troppa ansia e troppe preoccupazioni.                                                              
Mi giro nel lato opposto e la vista mi mostra la figura adagiata di Bucky, che dorme serenamente come un neonato. Mi viene da sorridere alla visione così tenera, e gli scanso delicatamente una ciocca dal viso, senza farlo svegliare. E pensare che fino a poco tempo fa non riusciva a chiudere occhio. Invece adesso dorme spensierato, ma ignaro di quello che andrà ad accadere. D’un tratto vengo invasa dalla nostalgia. Sto per partire in una segretissima missione individuale, e sacrificarmi per salvare la sua vita. Dovrò lasciarlo, e non so se e quando potrò più rivederlo.                     
Una lacrima riga il mio volto, ma mi affretto a ricompormi e prepararmi per l’appuntamento fissato. Non devo perdere tempo.
Metto indosso la divisa da combattimento che mi hanno regalato gli Avengers per il mio compleanno, e mi armo con le pistole e le varie attrezzature da me usate. Non mi porto nient’altro dietro, affronterò il nemico faccia a faccia, senza scrupoli.                                                                            
Prima di lasciare la stanza e il mio amato Bucky, mi appresto a scrivere un messaggio cartaceo che depongo sul lato vuoto del letto, dove adesso dovrebbe vegliare il mio corpo. Mi accascio leggermente per osservarlo un’ultima volta e sussurrargli un –Ti amo-, prima di varcare la soglia e dirigermi in lacrime verso il bosco.

Mi addentro nella fitta vegetazione finchè non scorgo l’enorme velivolo fluttuare sopra la pianura verdeggiante. Clint dall’interno mi fa un cenno con la mano, e apre la rampa d’accesso per farmi entrare.                                                                                                                         
–Mi stai cacciando in grossi guai, lo sai?-                                                                                       
-Lo so, perdonami. Me ne assumo le responsabilità- lo rassicuro sedendomi e allacciandomi le cinghie di sicurezza.                                                              
–Pronta per partire?- si rivolge a me.                                                                                  
Do un occhiata finale all’edificio imponente, e in pochi istanti ripercorro con la mente tutti i ricordi passati in questi mesi con i miei compagni di avventura. Ne abbiamo passate tante, e sono stati attimi meravigliosi. Sono molto grata ad ognuno di loro per avermi supportata ed essermi sempre stata accanto. Per avermi protetta, avermi insegnato i trucchi del mestiere, consigli che ho raccolto nel mio bagaglio culturale; per avermi fatto crescere, e per avermi fatto comprendere il significato della fedeltà. E Bucky…non so per quale motivo, ma il destino ha voluto che noi ci incontrassimo. Le nostre vite si sono connesse. In queste settimane con loro, ho imparato anche ad amare.                                                                                                                                     
Sarà difficile affrontare questo arbitrio, e ammetto che in realtà ne sono intimorita. Ma non voglio cacciare nei guai nessuno, e non voglio che Bucky sia costretto a soffrire nuovamente.                                                                                                                                        
–Si, sono pronta-                                                                                                                
Ormai non si torna più indietro.
 
POV BUCKY
Il cinguettio degli uccellini e la luce che filtra dalle tapparelle, mi invade di calore e di brividi piacevoli. Ieri notte ho dormito come un sasso, ma oggi è il giorno cruciale in cui svolgeremo una missione importante.                                        
Mi poggio alla spalliera, e con gli occhi ancora serrati inizio il processo di ‘rianimazione mattutina’. Mi stiracchio per bene e rilascio uno sbadiglio, poi strofino gli occhi e li apro, vedendo appannato. La mattina siamo tutti un po’ rintontiti. Socchiudo le palpebre e mi rivolgo verso il lato opposto. Allungo un braccio per accarezzare la morbida pelle di Talia e svegliarla dolcemente.                                                                                                                                 
–Buongi…- il vuoto, il mio braccio ricade nel vuoto. Apro gli occhi, e con uno scatto mi sollevo. Talia non è accanto a me. Strano, di solito sono sempre io il primo a svegliarmi. Probabilmente starà al bagno, o sarà già scesa in cucina. Mi esamino intorno ancora confuso, e la mia mano entra in contatto con un oggetto di carta. Lo prendo e lo osservo. Si tratta di un messaggio, da parte di Talia. Inizio a preoccuparmi, e concitato trovo il coraggio di leggerlo:

Ricordi quando ieri ci siamo scambiati quelle premesse? E tu mi hai detto “sai che qualsiasi cosa io sarò sempre qui, pronto ad ascoltarti”? So benissimo che ci sarai sempre per me, e te ne sono riconoscente. Io sarò pronta ad affrontare ogni problema con te, insieme. Ma a volte la vita ti metta alla prova, e ci sono cose che non possono essere rivelate, per il bene di entrambi.                                                                                                         
Pensavo fosse tutto finito, che nulla più sarebbe potuto accadere finchè stessi con voi, con TE. Non volevo arrivare a questo, ma il destino è imprevedibile, così come lo è stato il nostro fatidico  incontro. Eppure se il fato mi ha preservato questo ostacolo, vuol dire che anche io ho uno scopo nella vita, e ora l’ho capito. Adesso è il mio turno di proteggere voi.                                                                                                              
Mi ero promessa che mai ti avrei mentito, e credimi, non ne ho l’intenzione, ma questa volta non ho avuto altra scelta.                                 
Perdonami James, lo faccio solo per il tuo bene. Non meriti di rivivere tutto quel male.                                                                                                                          
Promettimi che ti ricorderai di me, che ti ricorderai del mio, del NOSTRO amore. Ricordati del tuo lato umano, perché non sei un mostro, non lo sei mai stato. E ricordati che io ci sarò sempre per te. Perdonami.
Ti amo
Talia
 
Il vuoto mi sovrasta, tutto intorno a me si offusca e spero presto di risvegliarmi da un terribile incubo. La mano mi trema, mentre con gli occhi continuo ad esaminare il pezzo di carta inciso dalla sua scrittura. Non posso crederci e non voglio convincermi. Non me ne capacito.                 
Senza indugiare ancora un secondo, mi precipito frettoloso in cucina, e con mia fortuna vi trovo tutti quanti. Mi precipito nella stanza, senza salutare nessuno e senza soffermarmi.                                                                               
–Buongiorno Bucky- mi saluta Steve, ma lo ignoro, focalizzando l’attenzione sulla lettera che sprezzante sbatto sul tavolo.                                               
–Cos’è?- domanda Steve accigliato esaminandola                                                                
–Questa mattina Talia non era nella camera. Il suo lato era vuoto e ci ho trovato questa lettera- spiego brevemente e in stato agitato. Nel frattempo anche gli altri, dopo le ultime parole pronunciate, si affrettano a raggiungere Steve e leggere anche loro il messaggio.                                                          
–Come fa lei a sapere?- chiede sempre Steve incredulo                                           
–Non lo so, forse dovrei chiederlo io a te- ribatto retorico e con gli occhi stracolmi di ira, preoccupazione, terrore. L’adrenalina mi sovrasta, e serro il pugno in metallo cercando di trattenere il contegno.                                                 
–Avevi detto che non ne era a conoscenza, come ha fatto a scoprirlo?                                                    
–Ora sta calmo Buck, la troveremo- mi rincuora il mio amico, ma nessuna parola di conforto sarà in grado di domare il mio disprezzo.                                              
–Vengo con voi- esordisco con vigore.                                                                                 
–Lascia svolgere a noi il compito, abbiamo già abbastanza problemi, è meglio non infierire- mi blocca il mio amico                                                                                                                            
-SI TRATTA DI TALIA, LA RAGAZZA CHE AMO. LA SUA VITA E’ IN PERICOLO, E SI E’ SACRIFICATA CON ONORE PER PROTEGGERE ME. MA ADESSO DOBBIAMO SALVARLA, E IO VERRO’ CON VOI, CHE TI PIACCIA O NO- sbotto cozzando i pugni sul tavolo.                                                                                       
–Allora partiamo- conclude Steve senza opporsi.                                                                                  
Talia resisti, sto venendo a salvarti.


Angolo autrice
Good morning, Winter children! Inizio subito nel chiedervi scusa, ma sto passando un periodo particolare, e come al solito la scuola e i compiti non fanno che infierire. Passando subito al contenuto, ho avuto un ansia nel scrivere questo capitolo! Voi non avete idea di quello che adesso si andrà a scaturire. Talia si è offerta con grande onore di sacrificarsi per salvare la vita di Bucky, e nel prossimo capitolo vedremo cosa le andrà a succedere. Sbarcherà nell’Unione Sovietica e si consegnerà ad Abram.                                       
Senza darvi altre anticipiazioni, spero sia stato di vostro gradimeto e di aver ampliato la vostra suspense ;) Passate a recensire e grazie a tutti voi. Alla prossima Soldatesse/Soldati.

 

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Capitolo 24
*** Capitolo 22 ***


Capitolo 22

POV TALIA
Siamo giunti a destinazione su delle montagne innevate che celano il mio bersaglio d’attacco. Clint procede con l’atterraggio del quinjet, e con cautela mi appresto a scendere dalla grande rampa.                                                     
–Sei sicura che non ti serve aiuto?- si accerta il mio ‘collaboratore’                              
–E’ una questione che riguarda me. Non voglio mettere in mezzo altre persone-                                                                                                                                  
-Qualsiasi problema non esitare a chiamare. Buona fortuna Talia-                               
Lo saluto con un cenno del capo, e poggio piede sulla terra ferma, osservando il velivolo mimetizzarsi in cielo.                                                                                    
Il posto in cui mi trovo è freddo e isolato. Nessuna anima viva, o almeno non per il momento. Inizio ad esplorare la montagna, alla ricerca del bunker desiderato, seguendo le coordinate della mappa che ho stampato.
Dopo una decina di minuti, passati per lo più a sprofondare nella neve con gli anfibi che ho ai piedi, poco adatti al clima del posto, giungo davanti all’edifico. In mente mi ritorna un flash della prima missione affrontata: nessuna guardia al di fuori e perimetro libero. Lo scenario è lo stesso, ma ormai ho già vissuto questo evento, ed è improbabile che la situazione rimanga lineare per lungo tempo. Sarebbe troppo facile.                                                                   
Ripongo la mappa nella tasca del mio giubbino, e mi dirigo felpata verso l’ingresso. Poggio le mani sulla maniglia e il timore mi frena. Inizio a pensare se questa sia la cosa giusta da fare…                                                                    
Ho paura, non voglio morire e non voglio che altre persone muoiano per me. E Bucky…penso al male che gli hanno procurato, e non posso permettere che ciò riaccada. Non di nuovo, e non a lui.                                                
Volto lo sguardo ad ammirare i fiocchi di neve che si posano leggiadri sul tappeto bianco. Inalo un grande respiro, e senza esitare ancora apro l’ingresso dell’inferno. Mi sto addentrando nella dimora del Diavolo, sacrificandomi per il bene di tutti gli altri. Mi sto offrendo al nemico.                  
Non so cosa mi aspetterà, non so se questo possa salvare la loro, la sua vita. So soltanto che devo tentare, e alla fine mi convinto che forse questa sia l’azione giusta da compiere.


Buio, tutto all’interno è tenebroso, privo di fonte luminosa. Mi incammino lungo quello che deduco sia un corridoio, palpandomi intorno e affidandomi ai restanti sensi. Tutto d’un tratto, uno schiocco, seguito da un secondo, mi lasciano pietrificata. Rimango ancorata al mio posto, e intorno a me tutto inizia ad illuminarsi, mostrando quello che sembra assomigliare ad un immensa stanza colma di tubature e con un piedistallo circolare al centro, sopra la quale vi è posizionata una poltrona nera collegata a macabri macchinari. Non oso immaginare quale sia il loro scopo.                                                                                                                                         
–Talia- pronuncia una voce sconosciuta con accento russo. Scruto intorno, senza vedere nessuno                                                                                                         
–Dove sei?- prendo coraggio e ribatto, incamminandomi con accortezza verso l’interno della stanza, senza mai distaccare lo sguardo attento, pronto ad agire all’istante in caso di pericolo.                                                                       
Un battito continuo di mani dietro le mie spalle, mi fa compiere uno scatto immediato, mentre con agilità estraggo la pistola dalla fondina, puntandola dinnanzi alla figura di un uomo.                                                             

Questo individuo è alto e massiccio, di carnagione color sabbia, ricoperto di muscoli e cicatrici visibili dal suo torso nudo. Braccia palestrate e pompate, una delle quali cosparsa di tatuaggi tribali, così come la sua testa calva. I suoi occhi color nero pece irradiano malignità e ira, e a rendere il suo aspetto ancor più raccapricciante, vi è una cicatrice di artigli che percorre tutto il suo occhio destro, fino alla guancia. Lui deve essere l’uomo che mi sta dando la caccia.                                                                                       
–Qual buon vento ti ha condotta fin qui?- si rivolge con un ghigno sul volto. Lo prenderei a pugni all’istante.                                                                                                 
–Tu sei Abram, il bastardo che ha rovinato la mia vita- prorompo abbassando la pistola, pur senza posarla                                                                           
–Mi offendi dicendo questo. Io ho solo cercato di renderla migliore- replica menefreghista                                                                                                          
–E in che modo? Rendendo mio padre una macchina da guerra?- ribatto sprezzante. Si mette a ridare: una risata malefica, agghiacciante.                                         
–Bei ricordi Talia, bei ricordi. Tuo padre era fenomenale, forse uno dei prototipi migliori che siano stati progettati. Ma i suoi cari compagni me lo hanno sottratto dopo tre anni-                                                                                               
-E tu gli hai dato la caccia- ribadisco ipocritamente                                                           
–E ci sarei riuscito se non fosse stato per l’intervento della tua stupida madre!-                                                                                                                                   
Accecata dalla rabbia, gli punto nuovamente la pistola dritta in fronte, con le dita ben posizionate sul grilletto.                                                                     
–Non osare mai più parlare di mia madre in questo modo- sibilo tra i denti stretti. Mi guarda per nulla atterrito, rivolgendomi un sorriso beffardo.               
–Avanti, perché non premi il grilletto- cerca di persuadermi, ma sarebbe troppo semplice. Riabbasso l’arma, senza mai distaccare lo sguardo da quel suo volto spregevole.                                                                                                       
–Sapevo che avresti ragionato. Perché sei qui?-                                                                      
-Per salvare la vita ai miei amici-                                                                                               
-E cosa ti fa pensare che io li risparmi?-                                                                                      
-Mi sono consegnata a te. Adesso hai ciò a cui aspiri da anni- commento mostrandomi ambiziosa.                                                                                                       
Più appaio intimorita, e più lo alimento. È questo ciò di cui si nutrono i nemici, della paura.                                                                                                                
–Ti stai sacrificando per i tuoi amici…ammirevole. Saresti disposta a perdere la tua vita per loro?- mi scruta dritto negli occhi, che mi pervadono di oscurità.                                                                                                              
–Sarei disposta a tutto. Ma se osi torcere un dito contro Bucky, ti ucciderò ancor prima che sia tu a consumare me- lo minaccio con vigore.                                          
–Wow, il Soldato d’inverno che trova l’amore da parte di una ragazzina. Notevole- commenta mostrando la sua perplessità.                                                               
Si avvicina di un passo verso di me, allungando la sua mano e portandola ad accarezzare la mia guancia. Io rimango ferma, immobile, inorridita dal suo gesto e dal suo contatto ruvido.                                                                                    
–Diamo a quest’ospite un benvenuto degno della sua dignità- mormora provocandomi i brividi.                                                                                                          
Con un cenno del capo, invita alcuni dei suoi agenti a scendere da una piattaforma elevata, che noto solo in questo momento. La  luce dei riflettori mi permette anche di scorgere altre figure maestose, con divise nere, volto scoperto e fucili in mano. In poco tempo, due di questi energumeni mi affiancano, afferrandomi saldamente per le braccia.                                                                                                                                        
–Portatela sul piedistallo, e preparate i sedativi- ordina Abram con espressione vittoriosa. Mi si gela il sangue al solo pensiero di ciò che mi attende. In cosa mi sto cacciando…

 
POV BUCKY
Stiamo in viaggio sul quinjet, in missione per sterminare Abram e trarre in salvo Talia. Ma cosa le è venuto in mente? Pensa davvero di poterci salvare sacrificandosi e rischiando il tutto? Non riesco a capacitarmi del gesto compiuto. Non ho mai provato così tanto terrore in tutti questi anni.                                                                                                                                  
Sono impietrito, incapace di ragionare o di emettere parola. Sto seduto immobile, a contemplare il vuoto, con le mani ben aderite alle cosce, pensando solo al peggio. 
–Siamo quasi arrivati- la voce pacata di Steve mi rianima, ma il suo sorriso confortante non ha alcun effetto su di me.                                                                                       
–Vedrai che la troveremo- mi rincuora scambiandomi una pacca sulla spalla. Questo ottimismo però non serve a placare il mio animo afflitto.                 
–Se le dovesse succedere qualcosa, io…-                                                                              
-Hei, non le succederà niente. Abbi fiducia- mi interrompe prima che completi la frase.                                                                                       
–Ragazzi- fa la sua comparsa Natasha –guardate un po’ qui- ci mostra il display del suo telefono di servizio                                                                                       
–Sono delle telefonate a Clint- osserva Steve                                                                     
–Esatto, e risalgono a ieri, nel tardo pomeriggio- ci informa                                       
–E quindi?- domando incompreso                                                                                              
–Voglio farvi notare che ieri non ho telefonato io Clint-                                                     
-Sei non sei stata tu, allora chi può averlo fatto?-                                                                     
-Talia…- ipotizzo sconvolto. Steve e Nat mi scrutano con stupore.                             
–Perché mai avrebbe telefonato Clint?- domanda Steve                                              
-Se noi ci pensiamo, come ha fatto a sbarcare nel continente Sovietico?- constato                                                                                                                                             
–La cosa potrebbe avere senso- concorda la roscia                                                         
–Ma perché chiedere aiuto a lui?- infierisce il Capitano                                                       
–Perché sapeva che noi glielo avremo impedito- appuro -Talia è un’ottima stratega, e con il suo intelletto sarà stata capace di persuadere l’incoscienza di Clint e ottenere il suo ausilio-                                                                       
-Bucky ha ragione. Ci ha fregati, ma questa volta saremo noi a fregare lei- premedita la Vedova agitando il telefono tra le mani e facendo partire la chiamata al suo amico.

 
POV TALIA
Sono incatenata su questa maledetta poltrona da non so quanti interminabili minuti. Sono confusa, ho perso la cognizione del tempo. Mi hanno immesso strani liquidi tramite degli aghi che hanno conficcato nelle mie vene, provocandomi un bruciore interiore indescrivibile, tale da languirmi gradualmente. Sento le forse vitali indebolirsi, e con le lacrime agli occhi, rimugino la mia decisione che mi ha indotto a questa pena opprimente. Sono stata io e adesso lo devo sopportare, per quanto possa essere difficile.

Abram, posizionato di fronte a me con sguardo compiaciuto, ordina ad uno dei suoi seguaci di bloccarmi il petto, mentre un secondo procede con l’assimilazione di un’altra specie di antidoto. Non so quanti me ne abbiano somministrati, so soltanto che di questo passo mi uccideranno, senza potenziare nulla della mia formazione genetica.                                                             
–Vi pergo, basta- mormoro flebile con un groppo in gola. Ovviamente il mio stato non li induce a compassione, scatenando ansi l’inverso: ne godono maggiormente.                                                                                                  
Appena l’ago viene puntato in direzione del braccio, cerco di opporre resistenza agitando la sola parte del mio corpo libera: la testa. Ma invano servono i miei movimenti, placcati in seguito da una terribile scossa di elettroshock proveniente da un congegno al di sopra delle mie tempie.                                                                      
–Se fai la bimba cattiva siamo costretti a procedere con brutalità- esordisce il suono fastidioso della sua voce insolente, che giunge alle mie orecchie come un eco sfocato.                                                                                                                   
–Perché, questo lo ritieni procedere con cautela?- riesco a mala pena a ribattere, con un forte mal di testa. Immancabile al mio commento, giunge una seconda scossa.                                                                                                      
–Perché non tieni la bocca chiusa?- mi minaccia.


Solamente le mie grida sovrastano il silenzio della sala da torture. Non resisto più, sono in agonia. Sento che il mio corpo sta per abbandonarmi da un momento all’altro, e le speranze che i miei compagni possano sopraggiungere in tempo per salvarmi stanno sfumando.                                           
Mi hanno sottratto un notevole quantitativo di sangue, e la mie pelle ha ormai perso il suo colorito olivastro, lasciando spazio ad un pallore cadaverico. Sulle mie braccia sono collegate due flebo, e dal filo che le comunica alle sacchette, riesco a intravedere, con la poca vista che mi rimane, il liquido penetrare nelle mie vene. Più stringo il pugno e più il flusso entra in maggiore quantità, aumentandone il bruciore. E non è tutto: come se non bastasse, sulle mie tempie sono state collegate delle ventose, che agiscono automaticamente ai miei impulsi collegandomi ad un macchinario che rileva le funzioni vitali. Peggio di così non poteva andare.                                                                                                                                         
Ho il respiro affannoso e sono appiccicata dal sudore. Ho sete, mi sento svenire, ho freddo e sto languendo. Se è arrivata la mia ora è meglio che giunga subito, senza farmi subire altri supplizi.                                                                                 
–Vi prego, basta- bisbiglio nuovamente, e immediato vi è l’elettroshock, che mi pervade di scariche elettriche. Subito dopo segue un rumore simile ad un ticchettio proveniente dal macchinario.                                                                                                                             
–Signore, è stato rilevato un aumento eccessivo di quantità somministrate. Il suo DNA potrebbe provocare un alterazione elevata- recepisco da uno degli energumeni                                                                                     
–Che vorresti insinuare?- ribatte impetuoso Abram                                                          
–Che così possiamo aggravare le sue funzioni vitali-                                                           
–Non mi importa, procedete- ordina trascurandolo                                                   
–Ma signore…- cerca di persuaderlo                                                                                                                        
-HO DETTO PROCEDETE- ribadisce senza accettare dissensi.                               
Costretto ad eseguire il suo ordine, procede con l’ennesima sperimentazione. Rivolgo lo sguardo affaticato verso la sua azione, e lo scorgo mentre estrae un bisturi da una valigetta di attrezzature. Il cuore mi sale in gola.                                                                                                                            
Con il respiro irregolare e le gocce di sudore che ricadono, mi agito repentina, supplicando e intimando loro di smetterla. Il signore vedendomi addolorata sembra indugiare, ma atterrito dal fucile che Abram gli punta, si distacca dal suo ancoraggio riprendendo pacatamente l’azione.                                                                                                                     
Continuo a pregarli e a scuotermi, ma le scosse non tardano a percorrere la mia testa e affliggermi maggior tormento.                                                                         
Tutto questo affanno è atroce, e prima che il bisturi si incida nelle mie carni, tralascio un ultimo e altisonante grido di sofferenza.                                                                                            
In quel preciso istante, percepisco come una strana energia fuoriuscire dal mio corpo ed espandersi all’esterno, stendendo per terra tutte le persone che mi circondano. Poi un tonfo, e la figura di Bucky seguito da altri componenti del gruppo, irrompono nella stanza.                                                     
Il mio salvatore è qui.                                                                                                           
–Bucky- pronuncio in un lieve sussurro, prima che la mia vista si appanni del tutto.

 
POV BUCKY
Approdati sul continente, mi avvio repentino a scendere dalla rampa per  raggiungere il punto di incontro con Clint. Natasha lo ha telefonato, e la nostra teoria è stata appurata: Talia è riuscita a suggestionarlo, e la preda ha abboccato. Appena lo vediamo ci indirizziamo verso di lui.                                                                                                     
–Clint!- lo chiama Natasha                                                                                                  
–Ragazzi, scusate, non pensavo a cosa stesse andando incontro- si giustifica addolorato                                                                                                           
–Non importa, a questo penseremo dopo. Andiamo- prorompe con vigore Steve.                                                                                                                                          
Ci avviamo verso il bunker, e raggiunto l’obiettivo il perimetro attorno è libero. Senza esitare mi catapulto verso l’ingresso.                                                     
–Bucky no!- tenta di fermarmi Steve. Mi appresto ad aprire l’enorme portone, ma sembra essere bloccato.                                                                                 
–E’ bloccato- informo gli altri, che nel frattempo mi hanno raggiunto                     
–Merda…- sospiro agitato. Non abbiamo tempo da perdere.                                                                                                   
–Ci sarà un altro passaggio- constata Steve esaminandosi intorno.                                           
–Di qui!- ci fa cenno Clint.                                                                                                       
Lo raggiungiamo trovandoci dinnanzi una seconda porta. Senza indugiare vi entriamo, addentrandoci in un lungo e stretto corridoio oscuro, visibile al momento solo grazie alla luce che filtra dall’esterno, perché non appena richiudiamo la porta in metallo con un tonfo, tutto diventa cupo.
Proseguiamo a istinto in senso diretto, udendo i macabri rumori delle tubature arrugginite che percorrono il corridoio. Poi un urlo, un urlo raccapricciante giunge fino ai nostri apparati uditivi. Riconosco chiaramente la sua provenienza.                                                                                                
–Talia..- bisbiglio allucinato.                                                                                                   
E corro, corro senza sosta seguendo il suo terribile grido disperato, con Steve, Nat e Clint alle calcagna.                                                                                 
–E’ chiusa anche questa- commenta Steve riferendosi alla porta che ci preclude                                                                                                                                 
Non è un problema. Con prontezza mi avvicino e la sfondo con un calcio potente.                                                                                                                 
Irrompiamo all’interno, e a primo impatto intravediamo come una specie di campo di forza propagarsi per tutta la stanza, e mettere KO tutte le persone al suo interno.                                                                                                  
Mentre gli altri si avvicinano ai corpi distesi, ma non inermi, io mi appronto ad avviarmi in direzione di Talia, esposta sotto tortura da miriadi di aghi, macchinari, fili collegati ad aggeggi e…un fottuto elettroshock. Corro verso di lei e la libero immediatamente.                                   
–O mio Dio, Talia- le accarezzo delicatamente il volto pallido, con i capelli sudati aderiti alla fronte.                                                                                                         
–Sei venuto a salvarmi- mormora con voce rauca e debole                                       
–Avevi dubbi?-                                                                                                                       
La slego a la scollego da quei dispositivi di martiri. Appena la sgancio, perde l’equilibrio, e flaccida si aggrappa al mio petto. È priva di forze, pallida, trema come una piuma ed è in condizioni critiche.                                                                                            
–Steve, servono soccorsi immediati- grido al mio amico.                                            
Talia è pervasa da espressione di dolore, e si accascia sofferente al mio corpo.                                                                                                                                           
La prendo in braccio, leggera come al suo solito e la sollevo.                                          
–E’ tutto finito adesso. Sono qui-
 

Angolo Autrice
Appena in tempo! Questa volta sono rientrata pelo pelo nell’aggiornamento. Ma lo sapete che questa storia diventa ogni volta sempre più intrigante? Non è possibile che più la scrivo e più mi sale l’ansia! Ma la adoro, e ammetto che questo capitolo, per quanto arduo e particolare, sia forse uno dei migliori che io abbia scritto fin’ora. Sono proprio soddisfatta, e spero che sia anche di vostro gradimento!                          
Punto della situazione: Talia si è consegnata ad Abram, le hanno condotto delle tremende sperimentazioni letali, e lei adesso, salvata dall’avvento del suo Soldato, è stata tratta in salvo, nonostante le condizioni pietose. Ma c’è da dire che c’è una grossa novità che riguarda la nostra eroina: secondo voi, che cos’è questo campo di forza che è fuoriuscito dal suo corpo? Sarà una cosa momentanea, o potrebbe essere la scoperta di una nuova capacità? A voi l’immaginazione ;)
Fatemi sapere cosa ne pensate, e grazie come al solito a tutti voi. I vostri commenti sono oro per me, e i vostri suggerimenti sono sempre ben accetti. Alla prossima!

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Capitolo 25
*** Capitolo 23 ***


Capitolo 23

POV TALIA
Sono passati due giorni dal terribile vissuto, e sono due giorni che mi sottopongono a cure per assicurarsi del mio stato fisico. Dopo che Bucky mi ha salvata le mie condizioni erano critiche: avevo perso una notevole quantità di sangue, ero pallida, fredda…sono stata davvero male. Ho patito dolori allucinanti che mi hanno pervaso il corpo, e delle fitte acute alla testa. Ho perso i sensi svariate volte, motivo per la quale non riesco a rimembrare tutti i ricordi di questi giorni. L’unica cosa che rievoco, per lo più sensazione, sono le macabre torture. Quelle si che rimarranno indelebili.

Sono stata assistita da Bruce Banner durante le cure, è lui che si sta occupando delle mie analisi.                                                                                                 
Adesso mi trovo nella sala infermeria, dove Bruce mi sta sottoponendo a delle trasfusioni di liquidi per reintegrarmi le funzioni vitali, che si sono indebolite.                                                                                                                            
–Perfetto. Adesso resta così per cinque minuti, il tempo di terminare la trasfusione e poi passiamo ai prossimi controlli- mi avvisa mentre lascia penetrare l’ago nell’apposita vena. In quel momento entra nella stanza Bucky.                                                                                                                                     
–Signor Barnes, buongiorno- lo saluta Bruce                                                                      
–Salve- ricambia semplicemente, rivolgendomi uno sguardo pungente                                 
–Em…vi lascio soli- si defila ‘l’estraneo’ della situazione, lasciandoci in privato.

La sua fisicità poderosa si avvicina verso di me, seduta sul lettino di medicazione e con la flebo conficcata nel braccio.                                              
–Come ti senti?- mi domanda accomodandosi su una sedia di fronte                                                                                                                               
-Continuo ad avere ancora qualche giramento di testa, ma per il resto…sembra essere abbastanza regolare- rispondo pacata.                                           
Lui risulta molto taciturno, si limita a dei semplici cenni con il capo o espressioni facciali, sovrastando la stanza con il silenzio.                                                                                                               
Comprendo la situazione, l’ho fatto stare sovrappensiero. Questi giorni non sono stati per nulla facili, chissà quanto avrà sofferto anche lui…                                                                                                         
-E tu? Come stai?- prorompo incerta.                                                                       
Solleva la testa, mostrandomi la chioma incolta che ricade sul suo volto, ma sufficiente per lasciarmi intravedere i suoi occhi assonnati. Eppure riesce ad essere perfetto, nonostante.                                                                                             
–Cosa ti è venuto in mente?- ribatte retoricamente. Riabbasso lo sguardo rassegnata, cosciente del guaio nella quale mi sono cacciata e dei rimproveri che, come previsto, non hanno esitato a giungere.                                                                                           
–Come potrei sentirmi? Ho pensato solo al peggio- confida con tono flebile                                                                                                                                           
–Lo so, scusa…-                                                                                                                          
-Ma cosa ti è saltato in mente? Hai pensato all’azione che hai commesso?- domanda con agitazione convulsa.                                                            
–Ci ho pensato James, credimi-                                                                                              
-E hai valutato anche le conseguenze?- infierisce                                                             
–Si, avevo verificato anche quelle-                                                                                        
-E allora perché lo hai fatto?!-                                                                                          
-Perché volevo proteggerti!- sbotto con le lacrime agli occhi, suscitando la sua perplessità.                                                                                                                    
–Volevo proteggere voi, e te- ripeto in un sussurro.                                                         
–Me?- si domanda indicandosi                                                                                                
–Si, te. Abram aveva cattive intenzione, non potevo permettere che tutti quegli incubi ritornassero a galla James, non di nuovo. Tu non meriti tutto quel male- rivelo lasciando scendere ormai la lacrima, e guardandolo in cerca di apprensione.                                                                                                            
Mi scruta esitando, socchiudendo la bocca; poi si alza dalla sedia, dirigendosi verso di me, portando la sua mano a cingere il mio fragile volto.                                                                                                                          
–Veramente, Talia? Ti sei cacciata in tutto questo guaio solo per me?- chiede con incredulità. Annuisco prima con la testa, per poi confermare a parole:                                                                                                                                      
-Si James, l’ho fatto solo per te-                                                                                  
Riabbasso nuovamente il capo, e tutte le mie paure svaniscono nel momento in cui sento le sue braccia racchiudermi in un caloroso abbraccio, e il suo battito che pulsa al contatto con il mio petto. Sorpresa di questa affettuosità inaspettata, mi lascio godere il momento ricambiando il gesto, e cullandomi tra le sue forti braccia che fungono come da scudo.                                                                                                                        
–Apprezzo davvero molto il tuo gesto Talia, ma hai rischiato di perdere la vita per uno come me- mormora senza staccare il contatto                                                                            
–Per te farei ogni cosa, James- confesso.                                                                                             
Mi solleva il volto e guardandomi ribatte: -Ho pensato che fossi morta-                                                                                                                          
Scruto del vero terrore nelle sue iridi profonde, e dal modo in cui si accerta che io sia concreta, e non parte della sua immaginazione. Proprio come feci tempo fa, lo tranquillizzo.                                                                                                
–E non è successo. James, guardami, io sono ancora qui-                                               
Mi esamina, quasi smarrito, ma ritrovando lucidità agguanta le mie guance, e ad un soffio dalle mie labbra sussurra –Non farlo mai più-
 
***
Ci dirigiamo in salotto, dove ci attendono gli Avengers, incluso Clint, e l’immancabile Comandante Fury, in compagnia dell’Agente Hill. Mi soffermo allarmata nel corridoio, con Bucky al mio fianco, che a sua volta si blocca osservando la mia paralisi.                                                                                     
–Talia, che succede?- mi domanda accarezzandomi un braccio e facendomi sussultare. Riprendo conoscenza, e sospirando rispondo:                            
-Sono nei guai-                                                                                                                         
Già, perché lo sono, e fino al collo. Sono nervosa, ma subito il suo contatto rassicurante non stenta a giungere.                                                                                       
–Talia, andrà tutto bene, vedrai- mi rassicura                                                                                        
-Ma ho rovinato tutto! Adesso ce l’avranno con me. Ho sballato ogni loro piano- pondero addolorata.                                                                                                                
–Hei, non hai sballato niente- mi conforta cingendomi il mento.                         
-Ascolta, quello che hai fatto è stato molto coraggioso. Stupido, ma estremamente audace. Te ne saranno riconoscenti, come te lo sono io. Noi adesso varcheremo quella soglia a testa alta, e affronteremo ogni questione, INSIEME- conclude con vigore. Rilascio un sorriso sincero, il primo sorriso che solo lui è riuscito a strapparmi in questi giorni strazianti. Guardandomi negli occhi e irradiandomi di luminosità, ricambia anche lui, ineffabile, e porgendomi la mano mormora –Andiamo?-                                                                                              
Senza esitare la afferro, sentendone la sua salda stretta, e mano nella mano facciamo la nostra entrata, INSIEME.

***
 -Eccola qua, la manipolatrice- esordisce subito Clint sarcastico.                                
–Clint, senti, scusa, non volevo cacciarti nei guai…- mi sento doverosa di porgergli delle scuse. Dopo tutto, gliele devo.                                                                                    
–E’ tutto ok, tranquilla, nessun rammarico. Piuttosto, come ti senti?- domanda indulgente                                                                                                                         
–Meglio, grazie- rispondo serena.                                                                                                 
–Volete accomodarvi?- si intromette rapido Fury, rivolgendosi a me e Bucky e indicandoci il divanetto libero.                                                                                                                           
–Lo sai perché sei qui, Talia?- non indugia ad arrivare al sodo                                          
–Si- rispondo secca                                                                                                                     
–E sei anche cosciente della gravità della tua azione?- continua imperscrutabile.                                                                                                                    
–S…si- ripeto atterrita, agitando la gamba. A tal punto Bucky, accortosi del mio stato concitato, stringe nuovamente la mia mano, placandomi il nervosismo.                                                                                                                       
Acquistata sicurezza, inalo un bel respiro, mi alzo, e recuperata la carica grazie al mio Soldato, prorompo ambiziosa, esponendo subito il mio pensiero e precedendo ogni loro sentenza.                                                                                             
–Comandante, so che mi sono cacciata nei guai, e so anche che i miei compagni hanno rischiato per la mia incolumità. Come lei sai, non potevo lasciare che Abram ambisse ad uno dei suoi obiettivi. Non potevo lasciare che Bucky rimembrasse tutti quei martiri. Ho cercato di ragionare con il mio arbitrio, consapevole della scelta e delle varie conseguenze. Ma vede, quando il cuore prende il sopravvento sulla mente, la gente è capace di qualsiasi cosa pur di proteggere la persona interessata. Lei sa cosa vuol dire innamorarsi? Perdere una persona a lei cara?- concludo con una seria riflessione lasciando tutti allibiti, compreso il mio Bucky.                                           
Mi accomodo nuovamente, sentendomi più leggera, libera, guardandomi intorno e osservando la simpatica perplessità del gruppo.                             
–Signorina Cole- prorompe poco dopo Nick schiarendosi la gola -le confesso che il motivo principale per la quale l’ho integrata nel gruppo, è stato nettamente connesso al suo passato. Conoscevo i suoi genitori, e conoscevo lei- mi sorprende con questa inaspettata notizia –ho promesso loro che l’avrei salvaguardata, e garantito una massima istruzione delle tecniche di spionaggio. Lei comunque sarebbe stata destinata ad entrare nello SHIELD, ma il fenomeno che ha segnato indelebilmente il suo passato, le ha concesso una marcia in più. Le sue doti sono sempre state speciali sin dalla tenera età, ed io non avevo dubbi che grazie al miglior team sarebbe riuscita a compiere grandi progressi. Quando settimane fa ha firmato nero su bianco il documento immutabile, ed è entrata a far parte degli Avengers, ha dato il via al suo percorso formativo. Era giunto il momento in cui avrebbe scoperto se stessa, e la verità. Ero molto sicuro della mia scelta, ambizioso, ma…-                                                                                                                           
-Ma…?- lo riprendo agitata, atterrita dalla sua osservazione.                                   
Migliaia di pensieri negativi iniziano a scorrere nella mia mente, pensando solo al peggio. E se adesso mi rispedisse a casa? E se fosse tutto finito? Non potrò più far parte degli Avengers, rivedere i miei compagni e …rivedere Bucky, il mio amore. O mio dio, ma cosa ho combinato?                                                                    
–Ma…adesso sono più fiducioso di prima. In queste settimane di convivenza, prove, e ardui allenamenti, ha dimostrato di essere predisposta a tutto, e stupirci ogni giorno. È riuscita in poco tempo ad apprendere le tecniche basilari di una spia, mettendo in atto le sue abilità e la sua ottima dimestichezza, rischiando e combattendo il pericolo. Lei è molto in gamba Talia, e molto coraggiosa. Certo è che l’azione commessa riscontrerà sicuramente delle conseguenze. Trascurabili, ma ne terremo conto, e a sua volta gliene siamo riconoscenti. Si riguardi, e si rimetta presto in sesto. Buona giornata Vendicatori- ci liquida infine lasciandomi allibita.

***
 Tralascio un sospiro di sollievo. Tutto qua? Nessun rimprovero, nessuna punizione…sono sorpresa, mi aspettavo di ricevere qualche conseguenza severa, che fosse esemplare, o per lo meno un’ammonizione; invece il Comandante sembra essere imperturbato dall’accaduto, e molto ammirato dal mio gesto considerato eroico.                                                                                                                                        
Mi soffermo a guardarmi intorno inquisitoria, in cerca di qualche risposta dagli altri componenti, qualche commento. Mi sento abbastanza confusa. Il silenzio è imbarazzante, nessuno emette parola, ma ho bisogno di recepire altre opinioni.                                                                                                               
–Allora?- esordisco per incitarli                                                                                              
–Allora…sei stata abbastanza incurante Talia- commenta il Capitano alzandosi dalla poltrona –ma ci hai sorpresi della tua determinazione, dandoci la conferma della tua eroicità- sorride premuroso.                                                  
A seguire, Natasha con uno scatto si dirige verso di me, abbracciandomi impellente, e facendomi sobbalzare.                                                                                                
–Ci hai fatto prendere un grosso spavento- bisbiglia al mio orecchio.                              
–Lo so, e chiedo perdono. Pensavo solo di fare la cosa giusta-                                      
Si distacca e mi sorride malinconica.                                                                                                         
–Em…avete notizie di Abram dopo l’accaduto?- passo a domandare. Di certo non mi sono scordata di quello sbruffone.                                                            
–E’ scappato dal rifugio, ma non è finita. Il nemico è ancora in circolazione- risponde Steve. Annuisco impenetrabile. Era prevedibile che non si sarebbe fermato.                                                                                                         
–Perciò, che si fa adesso?-                                                                                                            
-Aspettiamo che Fury ci dia l’incarico di attaccare. Prima dobbiamo verificare la sua posizone, e quando avremo l’ordine…lo faremo fuori- commenta determinato.                                                                                                
–Vi ho messi tutti in pericolo- continuo ad incolparmi                                                           
–Lo eravamo comunque,Talia- mi conforta Natasha                                                          
–Ma per colpa mia ho incrementato il rischio-                                                                      
-Non incriminarti. Finchè saremo in vita nessuno lo sarà veramente- replica vigoroso Steve                                                                                                                          
–E nessuno si azzarderà a toccarti- si intromette Bucky rivolgendomi lo sguardo, e intrecciando le sue dita alle mie.                                                                                
–Ma che romantici…- interferisce con ribrezzo Tony –Io non lo avrei salvato uno come lui-                                                                                                             
-Forse perché non sai cos’è l’amore- ribatto sprezzante, suscitando lo scalpore del gruppo                                                                                                         
–O forse sono troppo ingenuo per comprendere il tuo- ribatte. Non si da mai per vinto.                                                                                                                         
Con la coda dell’occhio osservo il mio compagno, immobile, ma chiaramente irritato. Questa volta non mi tengo il sorcio in bocca, Tony l’ha fatta grossa, e deve togliersi il vizio di criticarci. Mi alzo dal divanetto, puntandogli il dito contro, e piena d’ira lo minaccio.                                                            
–Azzardati ancora una volta a criticare Bucky, e te la vedrai con me- lo avverto a denti stretti –se ferisci lui, ferisci anche me-                                                  
-Talia- entra in scena Banner in camice, distaccandoci dall’intesa                               
-Ho…interrotto un momento particolare?- domanda imbarazzato. Rivolgo una fulminata a Tony, per poi indirizzarmi nuovamente allo scienziato e concedergli parola.                                                                                                                            
–No, figurati. Ci sono novità?-                                                                                                  
-Ho i test del tuo DNA-

***
Ci dirigiamo frettolosi verso il laboratorio, per verificare gli esami. Dopo la terribile esperienza hanno praticato ogni tipo di accertamento, soprattutto sul mio DNA. Essendo dotata di una configurazione geneticamente modificata, ed essendo stata sottoposta a trasfusioni danneggianti, le probabilità che esso possa aver cambiato struttura sono molto elevate.                                                                                                                                     
–Allora, cosa hai scoperto?-                                                                                                      
-In queste prime analisi sembra essersi alterato in modo notevole, ma in quest’altre…- si sofferma ad indicare.                                                                                      
-In quest’altre?- lo incito impellente                                                                                   
–Si è ristabilizzato- constata.                                                                                                 
–Che vuol dire?- domando esaminando i dati, per quel poco che posso comprendere in quel linguaggio che per me è decifrabile come aramaico. –Talia, hai notato qualcosa di strano dopo quello che ti hanno somministrato?- si rivolge togliendosi gli occhiali                                                          
–Che intendi per qualcosa di strano?-                                                                             
-Non so, qualche cambiamento fisico, o sensazione…qualcosa di inusuale in te?-                                                                                                                                              
Mi soffermo a ponderare attentamente, ricostruendo e cercando di rivivere la terribile esperienza, quando il mio ricordo si sofferma su di un evento che effettivamente potrebbe essere un indizio al suo quesito.                     
–Ora che ci penso…poco prima che Bucky e gli altri facessero irruzione, ho percepito una strana sensazione dall’interno-                                                                 
-Che tipo di sensazione?-                                                                                                   
–Non so, come una specie di forza, dentro il mio corpo, e poi…l’ho sprigionata all’esterno- mi guardano tutti increduli, incompresi.                                                                                                                                 
–Che c’è?- mi rivolgo                                                                                                                         
–Em..Talia, per caso ti ricordi com’era fatta questa forza?- continua ad indagare lo scienziato.                                                                                                               
–Non ricordo, si trattava di una energia, come una sorta di campo magnetico. Non aveva una struttura propria, ricordo solo che è fuoriuscita dal mio corpo e si è poi propagata intorno- spiego cercando di essere molto dettagliata.                                                                                                          
–Interessante- mormora                                                                                                               
–Talia, sei sicura di quello dici?- domanda Natasha                                                               
–Certo che ne sono sicura. Dubiti della mia parola?- mi rivolgo offesa                     
–Non la sto mettendo in dubbio, ma dobbiamo ottenere delle informazioni chiare. Per quanto ne sappiamo la tua formazione genetica non è stabile, e potresti sbalordirci con una nuova abilità quando meno ce lo aspettiamo-                                                                                                                             
-Voi pensate possa trattarsi di una nuova capacità?-                                                             
-Le possibilità sono elevate, Talia- risponde Bruce –il tuo DNA ha subito una leggera alterazione, che nel tuo caso potrebbe significare molto. Basta una scintilla per alimentare una fiamma- dichiara metaforicamente, ma facendomi valutare con attenzione l’ipotesi. Si tratta pur sempre di un’energia estranea che è stata irradiata dal mio corpo, per cui se questo evento non può avere delle fondamenta razionali, non so proprio come definirlo se non disumano o insolito, il che spiegherebbe invece molto.               
–Ma non so come ci sono riuscita, è successo inaspettatamente- confido afflitta.                                                                                                                          
-Forse abbiamo qualcuno che può darti una mano-


Angolo autrice
Welcome back guys! Dopo questo ritardo imperdonabile penso che mi vogliate uccidere, ma credetemi, ho spiegazioni plausibili. Senza che mi dilungo come al solito, mi ‘giustifico’ informandovi che ho passato davvero un brutto periodo, e per giunta sono stata 10 giorni in Germania per le vacanze, senza il laptop. Ma come promesso, sono ritornata e anche più forte di prima ;) tecnicamente il capitolo non è concluso, ma mi dispiaccio tantissimo quando vi lascio settimane senza lettura, per cui questa volta farò un eccezione e lo suddividerò in due parti. Spero sia di vostro gradimento. Vi avviso che manca davvero pochissimo alla conclusione della storia! Oramai siamo quasi giunti alla fine, ma ho in mente di modificare i capitoli precedenti e di incominciarne anche un'altra. Detto questo, vi auguro un buon 2017 a tutti voi. See you next time!

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Capitolo 26
*** Capitolo 24 ***


Capitolo 24

 
-Allora Talia, ricordi come hai fatto ad estraniare la forza?- mi interroga Wanda girovagando nello studio del dottor Banner, mentre sono seduta al centro della stanza su di una poltrona d’ufficio.                                                                                                                                      
–Non ricordo, l’ ho fatto e basta- rispondo afflitta, incapace di ricordare altro.                                                                                                                                       
–E sai per caso di che materiale era fatto, o il colore?- domanda                                        
–Non era proprio concreto, te l’ho già detto. Era come una sorta di campo invisibile, con delle onde che dall’epicentro si sono propagate…e poi sono crollata- spiego alla ragazza che continua a camminare avanti e indietro senza sosta, con una mano portata al mento, e lo sguardo intento a soppesare.                                                                                                                                        
–Devi riuscirci di nuovo- imposta infine, nettamente.                                                                
–Ma come? Non so neanche da dove cominciare!- le rendo noto interdetta. A tal punto si avvicina a me, piegando leggermente il gomito verso l’alto e aprendo il palmo della mano, per poi compiere dei movimenti convulsi, ma leggiadri, con le dita, e creare una sorta di ‘palla’ rossa luminescente, riuscendo a dominarla perfettamente e lasciandomi incantata dalla sua maestria.                                                                                                    
–Sai, all’inizio non sapevo neanche io da dove cominciare, ma con il tempo ho imparato a padroneggiarla, e rendermi conto che ormai era una parte di me- esordisce ritirando la ‘magia’ e rivolgendosi nuovamente a me –questa tua nuova potenzialità è molto simile alla mia. Non sai come dominarla per ora, ma fa parte di te. Ce l’hai dentro. Devi solo capire come fare a sprigionarla- mi esorta dolcemente, facendo accrescere la mia determinazione. Ha ragione, non so come comandarla per ora, e non mi aspetto certamente di riuscirci all’istante, ma fa parte di me. Devo solo capire come fare per tirarla fuori.                                                                          
–Okay…- mormoro infine, chiudendo gli occhi e concentrandomi, rivivendo quel momento e cercando di percepire le emozioni che mi hanno portata a sprigionare quella forza arcana.                                                                           

E rivedo le torture, la sofferenza, la pietà. Il dolore, la rassegnazione, la morte…                                                                                                                                        
-Talia- sento un’eco lontano pronunciare il mio nome, ma non mi distacco, e continuo a concentrarmi. Mi estraneo da ciò che mi circonda, precludendomi nei miei ricordi, nei meandri dei miei pensieri.                                           
–Talia- percepisco nuovamente. Rimango impassibile, ancora non è il momento. Inizio a percepire qualcosa, una sensazione di scombussolamento interiore. Mi sforzo sempre di più tentando di sprigionare questa sensazione, facendola espandere verso l’esterno.                         
–Talia, devi smetterla, ADESSO- mi supplica una voce allarmata, ma è come se non ci riuscissi. Il calore invade il mio corpo, sento il sudore fuoriuscire impellente dalla fronte, la stretta delle mani sui manici della sedia si fa più salda e poi…


Sobbalzo udendo un rumoroso tonfo e riapro gli occhi. Cocci di vetro ricoprono il pavimento, fogli e documenti sparsi ovunque, e Wanda paralizzata alle mie spalle intenta a fare leva  con il suo campo per impedire che dei pezzi di vetro appuntiti si conficchino nella mia testa. Mi sposto velocemente dalla sedia, e Wanda, sfinita dallo sforzo, li rilascia.                                                      
–O mio Dio- sussurro desolata e guardandomi intorno, scioccata.                                
–Sono stata io?- domando incredula.                                                                                  
Ricevo un cenno di conferma da parte di Wanda, ancora con il fiatone.                
–Ma come è successo?- chiedo avvicinandomi a lei, calpestando i vari detriti.                                                                                                                                         
–Hai perso conoscenza e sei entrata in stato catatonico. Hai iniziato ad agitarti e ad avere le convulsioni, e poi…hai sprigionato qualcosa. Qualcosa di molto potente- risponde calcando le ultime parole.                       
–Vuoi dire…vuoi dire che sono riuscita a sprigionare l’energia?-                     
-Una parte, più o meno- precisa                                                                                                             
-E…e come ho fatto ha combinare tutto questo?- domando indicando la stanza a soqquadro.                                                                                                               
–A quanto pare abbiamo a che fare con qualcosa di estremamente superiore alle aspettative- constata ambiziosa.                                                                  
–Abbiamo molto su cui lavorare, ragazzina-
 
Una settimana dopo

Dopo l’esperienza in laboratorio, ho iniziato ad esercitarmi con Wanda, l’unica veramente in grado di potermi potenziare in questo. Ho scoperto di possedere questa capacità di creare campi di forza provenienti dall’interno e sprigionarli verso l’esterno, fino a farli propagare a lunghe distanze. O per lo meno, è ciò che potrei saper fare, ma richiede un lungo addestramento. Per il momento mi sto limitando alle basi, ovvero dominarlo in minime parti e creare piccole ‘palle’ di energia sulla mano.                                                                                                                               

Gli allenamenti vanno avanti ormai da sei giorni. Non avrei mai pensato di dirlo, ma…sono addirittura più impegnativi di quelli che svolgevo inizialmente con Steve e gli altri. In questo tipo di formazione devo infatti impegnarmi non solo fisicamente, ma anche e soprattutto mentalmente. Si tratta per lo più di una competenza dominata in gran parte dalla capacità psicologica, che richiede un grande sforzo mentale. Stancarsi quasi subito è inevitabile, perché compio fatiche immani; ma Wanda sembra abbastanza fiera dei progressi che sono riuscita a compiere in così poco tempo, e lo sono anche io. Ci tenevo veramente tanto ad impegnarmi molto per sviluppare al meglio questa nuova dote, che a quanto sembra può risultare molto utile durante una missione, non solo a me ma anche agli altri.                                                                                                                 
–Molto bene Talia- si congratula Wanda applaudendo le mani e con un sorriso sincero stampato sul volto, dopo che sono riuscita ad ingrandire l’energia e farla fluttuare manipolandola con la mente e le dita.                                        
–Adesso prova ad applicare anche la forza- propone –ricorda: concentrazione ed equilibrio mentale- mima indicandosi la tempia con l’indice. Annuisco con il capo e metto in atto la sua proposta.                              
Provo a concentrarmi sul tavolino posto a qualche metro da me, iniziando a creare il campo di forza, che con grande maestria riesco adesso ad ingigantire e manipolare con movimenti delle dita. Provo a mandarlo avanti verso l’oggetto desiderato, applicando la forza mentale e fisica. ‘Spingo’ il campo dritto verso di me, ma il peso sembra quasi schiacciarmi, e debole ricado sulle ginocchia, ritraendo l’energia.                                                        
–Non ce la faccio- commento affranta, mentre i passi provenienti dagli stivali di Wanda si avvicinano, fino a sostare al mio lato.                                                  
–Da quando sei così arrendevole?- mi rimprovera traendo le braccia al petto.                                                                                                                                           
–Già…- sussurro flebile. Non lo so nemmeno io…                                                                                         
–Non sopporto quando non riesco a fare le cose- aggiungo affranta                             
–Perché lo credi tu- commenta sedendosi al mio fianco.                                              
–Che fine ha fatto la Talia determinata e ambiziosa che conoscevo?- faccio spallucce alla sua domanda retorica.                                                                     
–Soltanto perché non ti riesce adesso, non vuol dire che non ti riuscirà in futuro- mi conforta.                                                                                                                   
–Ma non ce la faccio, è troppo forte- ripeto                                                                       
-Un’energia che padroneggi tu è più forte di te stessa?- mi fa notare accigliando.                                                                                                                                     
–E la catastrofe che hai creato in laboratorio te la sei scordata?- mi rimembra –l’hai creata tu, a tua insaputa, e con la tua forza-                                   
-Ma non so come ‘spingerla’, sembra quasi schiacciarmi- ribadisco lamentosa.                                                                                                                                    
Wanda, con un sospiro, si rialza. Una volta in piedi si sistema la gonna per poi porgermi le mani e aiutarmi a rialzare.                                                                    
–Avanti, vieni- mi invita cordialmente. Cingo la sua presa e mi solleva, posizionandomi nuovamente nel punto in cui stavo prima.                                                    
–Vedi il tavolino di fronte?- mi indica da dietro le spalle –Devi solo rovesciarlo. Sembra difficile, ma non lo è. Sta tutto qui dentro- mi incoraggia poggiando il suo dito sulla mia testa, per poi scomparire silenziosamente lasciando solo una scia d’aria.                                                                             
–Okay…- mormoro tra me stessa.
Richiudo gli occhi e cerco di meditare. Mi immagino il campo di energia propagarsi e abbattere il tavolino. Facile, no? Devo solo metterlo in atto.                                                                                                                  
Inizio a creare la magia con le dita, e fin qui nessun problema; poi proseguo allargandolo e sollevandolo, facendolo espandere in avanti. Sento il sudore scivolare, le mani tremare, le gambe cedere. Ti prego non cedere proprio ora, imploro, ma anche questa volta la gravità sembra avere la meglio comprimendomi, e il campo svanisce nuovamente a metà strada.                                                                                                                                 
Porto le mani alle ginocchia e respiro affannosa, imprecando per l’esercizio incompiuto.                                                                                                           
–La forza la controlli tu. Non farti avvinghiare dall’energia, sei tu che la domini, non lei che domina te- mi esorta Wanda dall’angolo buio della palestra che abbiamo occupato.                                                                                                  
Ha ragione, sono io a padroneggiarla. L’energia viene da me, dalla mia forza. Non posso mandare tutto all’aria, non dopo tutti i progressi compiuti.                                                                                                                                    
–Okay…tanto vinco io- mormoro con fermezza.                                                                      
Mi ricompongo e riprendo da dove avevo tralasciato. Punto lo sguardo verso il maledetto tavolino e produco l’energia, che come prima ingrandisco e lascio fluttuare, espandendola dinnanzi a me. Tengo lo sguardo fisso sull’oggetto, nulla potrà distrarmi. Continuo a spingere applicando una notevole potenza, e tale è lo sforzo che le gambe si rammolliscono. Ma non posso smettere adesso, devo resistere ancora. Con determinazione mi ristabilizzo, non pensando alla debolezza che piano piano inizia a sovrastarmi. Sono a metà strada, manca davvero poco. Con un ultimo sforzo e un grido liberatorio, do una spinta finale al campo di forza, che assumendo velocità, atterra il tavolino facendolo addirittura allontanare di qualche metro. Con espressione vittoriosa mi lascio cadere sulle ginocchia. Fiacca, ma finalmente appagata.

***
Questi giorni sono passati molto serenamente, e il nostro addestramento procede alla grande. Mano a mano divento sempre più esperta, ampliando le tecniche al massimo. Mentre prima atterrare un tavolino risultava un incubo, adesso si propone banale, tanto che riesco a demolire anche più oggetti sovrapposti o di dimensioni leggermente maggiori. Per quanto riguarda il campo di forza…ancora non sono in grado di propagarlo a lunghe distanze, ma ci sto lavorando.

Sono le 16:23 di un solare venerdì pomeriggio, e siamo tutti radunati nel tavolo circolare della cucina, a rilassarci con una calda tazza di tè dopo questo faticoso pomeriggio. Un break ce lo siamo proprio meritati. Al mio fianco ho Bucky, raggiante e sereno come non lo avevo mai visto. Dopo tutto quello che ho combinato e il mio ritorno, sembra essersi ripreso alla grande, e la nostra relazione non va che migliorare. Ma questa sinuosa tranquillità e complicità tra i nostri sguardi, si spezza quando prorompe il Comandante, sbattendo con noncuranza e sotto i nostri occhi un fascicolo, facendoci sobbalzare dal rumore improvviso. Capisco che si prevede un compito molto importante.                                                                                                                        
–Cos’è?- domanda al mio pasto Steve cingendo il documento.                                         
–Ho un compito per voi, Avengers- ci informa Nick scrutandoci uno ad uno. Fantastico, una nuova missione.                                                                                   
Come al solito la bilancia deve sempre essere equilibrata: non può filare tutto liscio a lungo, sarebbe troppo facile e…statico.                                                                                                               
–Di che si tratta?- chiede Nat unendosi alla lettura con il Capitano.                                                                                                 
–È stata segnalata la posizione di Abram e il suo spietato esercito in Sassonia- annuncia il Comandante facendomi rabbrividire.                                         
Sapevo che sarebbe ritornato.                                                                                              
–Un suo quinjet segreto è stato rinvenuto in un hangar dell’aeroporto di Lipsia-Halle-                                                                                                                                     
-Da a me- mi rivolgo a Natasha, che mi porge i documenti che inizio ad analizzare insieme a Bucky.                                                                                                   
–Quali sono le sue intenzioni sta volta?- esordisce Bucky con un filo di voce.                                                                                                                                                     
–Facile, sono io la sua preda- rispondo scostando i fogli e sbuffando profondamente.                                                                                                                           
–I suoi piani sono imprevedibili, Talia. È pur sempre uno spietato nemico dell’Hydra. Potrebbe mirare al suo obiettivo passato come aspirare ad un nuovo proposito- spiega accuratamente Fury.                                                                                            
–E come facciamo a scoprirlo?- aggiunge Steve                                                                                                      
–Semplice: avete un nuovo compito, Vendicatori. La Sassonia vi attende-
 
Angolo autrice
Hello guys! Welcome back with a new chapter J il capitolo è stato sfornato prima di quanto aspettassi. Dunque, andiamo ad analizzarlo: Talia sta sperimentando la sua nuova dote con Wanda, personaggio che fino ad ora non ha avuto un grande ruolo, ma ho ben pensato di rivalutarla in questo capitolo. Ci tengo ad aggiungere che è un personaggio che, al di fuori della sua poca rilevanza nella storia, ammiro molto. Per gli Avengers si prevede una missione importante, che possiamo definire come ‘la missione decisiva’ dove affronteranno una volta per tutte il perfido nemico. Succederà qualcosa di veramente sconvolgente che nessuno di voi si aspetterà nel prossimo capitolo. In tutto ciò, non sono molto soddisfatta di come sia uscito, ma fatemi sapere cosa ne pensate con un commento. A proposito, vi annuncio che mancano solo due capitoli al finale! T_T

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Capitolo 27
*** Capitolo 25 parte uno ***


Capitolo 25

 
L’Hangar del quartier generale ospita l’enorme quinjet, pronto ad attenderci per condurci in Sassonia a svolgere la nostra missione decisiva: annientare lo spietato Abram e il suo esercito di collaboratori.                                                                 
I motori del velivolo sono già in moto, pronti a decollare, le ventole che ruotano, la rampa spalancata. Tutto è pronto e il tempo è ormai agli sgoccioli. Non ci sono ripensamenti, non esistono dubbi; solo fermezza e scrupolosità. Non si accettano errori.                                                                                                                 
Esalo un sospiro compiendo il primo passo verso quello che si può definire come il ventre del grande il velivolo, ma un flashback del terribile ricordo vissuto poco tempo addietro prende il sopravvento irrigidendomi, ancorando il mio corpo sul posto.
Rimango paralizzata con occhi stralunati a contemplare il vuoto, mentre tutto intorno a me si adombra e il resto del gruppo mi appare come contorni sfocati. Mi soffermo a pensare, a rimembrare quel ricordo percependone ancora le sensazioni sul corpo, rizzandomi i peli e iniziando a trarne tragiche conclusioni. E se qualcosa andasse storto? E se mi accadesse di peggio? Ma soprattutto, se succedesse qualcosa a Bucky? No, non posso permettere che riaccada, ne tanto meno a Lui. Ci è stata affidata una grande responsabilità, non è ammissibile che qualcosa vada storto. Questa è un occasione improrogabile per porre un fine ad una spietata propaganda.                                                                                                                                                                                    

Le paure si impossessano del mio subconscio, mentre io sempre più ignara mi lascio divorare da questo mostro oscuro, perdendo la concezione della realtà.

–Talia- una voce richiama il mio nome, una voce che risuona come un eco lontano. Cerca di risvegliarmi da un incubo, ma io sono completamente immersa in uno stato di ipnosi.                                                                                          
–Talia- ripete nuovamente, con tono docile, seguito da un tocco leggero sulla mia spalla che mi fa sobbalzare.                                                                                 
D’un tratto tutto si concretizza, ed io inizio a vedere distintamente: i colori, le figure vivide, la realtà. Ma sono ancora scossa dallo stato di trance che, presa dallo spavento e ancora immersa nei meandri dei miei pensieri, spontaneamente poso una mano sulla fondina che ho in vita, nell’atto di estrarne la pistola ed agire istintivamente, come avessi percepito un pericolo in agguato. Ma subito mi calmo nel voltarmi e notando che la figura che ho alle spalle non è nient’altro che Bucky, che mi esamina preoccupato e confuso.                                                                                                
–Bucky- sussurro sollevata ruotandomi nella sua direzione, in modo da vederlo chiaramente in volto. Lui rivolge un’occhiata sulla mia mano posata ancora sulla fondina, e rendendomi conto che non è necessaria, mi rilasso ritraendola. A tal punto il suo sguardo si posa sul mio.                                                                                                                                      
–Tutto bene?- domanda inarcando un sopracciglio.                                                    
–Si, credo di si- rispondo titubante, annuendo inizialmente con un cenno repentino del capo.                                                                                                                 
–Qualcosa non va? Sembri turbata- ipotizza penetrandomi con quelle iridi cerulee che mi lasciano ogni volta sprofondare in quell’oceano immenso. –Sono un po’ nervosa- confesso rivolgendogli un sorriso flebile –è un incarico importante, non possiamo concederci errori-                                                        
Esita, poi accorcia le distanza tra i nostri corpi e mi avvolge tra le sue possenti braccia in un gesto che parla da sé, che vale più di mille parole. Che vale più di una risposta. Mi circonda forte tra i suoi possenti arti lasciandomi cullare dal palpitare del suo cuore. Un cuore enorme nella quale mi ha concesso un varco alle sue emozioni, al suo animo umano. Al suo vero Lui.                                                                                                                                 
–Andrà tutto bene, vedrai. Te lo prometto- commenta in seguito ad un soffio dalle mie labbra, poggiando il suo polpastrello sulla mia guancia e accarezzandola lievemente, tracciandovi una sinuosa riga e porgendomi un sorriso rassicurante.

Il frastuono dei motori e un messaggio via auricolare dal Comandante ci informano che è giunto il momento di partire. Manchiamo solo noi due all’appello. Dirigiamo un’occhiata alla rampa ancora aperta per poco, e mentre Bucky si incammina per salirvi io mi soffermo nuovamente, insicura, scrutando l’enorme velivolo come fosse una trappola. Ma questo mio tentennare svanisce nel momento in cui Bucky, ritornando indietro, mi porge la mano invitandomi a seguirlo, alleggerendo il mio animo turbato con il suo conforto. Prendo un bel respiro e lentamente mi lascio stringere dalla sua presa, permettendogli di accompagnarmi e affrontare anche questa avventura insieme.

***

Sbarcati nel continente dopo poche ore di viaggio, il quinjet tocca il suolo dell’aeroporto di  Lipsia-Halle, meta che nasconde in uno dei suoi hangar un velivolo custodito di Abram. L’aeroporto sembra essere al momento fuori uso, nessun velivolo è atterrato o decollato nelle ultime ore, secondo quanto riportato dalle informazioni di spionaggio degli ingegni di Stark. Per altro ci sono diverse riserve da ispezionare, perciò, senza soffermarci a lungo, iniziamo subito la nostra perlustrazione.                                                                                                                                   
–Sam, riesci a vedere qualcosa?- domanda il Capitano al desiderato spiccato in volo sui tetti delle riserve.                                                                                  
–Rilevo un quinjet di medie dimensioni nell’hangar numero cinque, sorvegliato da un gruppo di uomini armati- giunge poco dopo di risposta                                                                                                                                                 
-Non sarà un problema- constata il Capitano prima di sfrecciare nell’Hangar richiesto e farci da strada, mentre Tony e Visione ci seguono in volo.                                                                                                                                
Inutile precisare che giunti davanti al punto di incontro, Tony, Visione e Sam non hanno indugiato a mettere KO tutti gli uomini di guardia, in modo tale da facilitarci il passaggio.                                                                                   
–Tutto apposto?– si assicura Steve                                                                       
–Una passeggiata- commenta imperterrito Wilson atterrando, seguito dalla calata degli altri due.                                                                                                                                  
–Mi domando cosa abbia di così segreto per essere nascosto in un aeroporto- esordisce Tony curioso indicando l’aviorimessa aperta, che espone in bella mostra il quinjet segreto.                                                                                  
-Wow…mi aspettavo qualcosa di più…possente - ironizza Wilson                                
–Bisogna ispezionarlo. Bucky, Nat, perlustriamo l’interno, voi altri rimanete di guardia- comanda il Capitano.                                                                                                                                    
–Vengo con voi- mi offro compiendo il primo passo, ma vengo placcata  immediatamente.                                                                                                                                            
–No, tu resterai qui, potrebbe essere pericoloso-                                                                     
-Pericolo è ciò che affrontate ogni giorno. Niente è al sicuro, da nessuna parte, quindi non se ne parla, voglio rendermi partecipe con voi- ribatto con dedizione mentre si scambiano occhiate incerte.                                                                                                                                         
-Non c’è tempo per le discussioni, dobbiamo agire- aggiungo perentoria.                   
Il mio tono vigoroso sembra avere la meglio, e senza ribattere Steve si trova costretto a darmi il consenso, aprendomi il varco per proseguire, anche perché non avrei accettato una negazione.

***
  
-Dunque…da dove cominciamo?- prorompo perlustrando l’interno spaesata.                                                                                                                                         
–Dalla superficie- risponde il Capitano                                                                               
–Sarebbe troppo scontato, è ciò che vogliono farci credere- commenta Natasha ovvia.                                                                                                                       
–Al momento non abbiamo altre opzioni- ribatte Steve iniziando ad esaminare i primi spazi esposti.

*Qualche minuto dopo*

-Trovato qualcosa?-                                                                                                                          
–No-                                                                                                                                            
-Qui niente-                                                                                                                             
-Neanche qui- rispondono afflitti.                                                                                                        
–Qualcosa ci sfugge- mormoro passandomi la mano sulla nuca.                                      
–Deve pur esserci qualcosa, altrimenti perché nasconderlo?- ragiona Steve.                                                                                                                                            
–Magari abbiamo guardato nei luoghi sbagliati- esordisce Bucky, rimasto taciturno per tutto il tempo dell’ispezione.                                                                               
–Almeno che…- aggiunge senza concludere la frase e assumendo uno sguardo pensoso                                                                                                                
–Almeno che…?- lo incito                                                                                                              
-Da qualche parte non ci sia uno scomparto occultato- deduce attirando la nostra attenzione. Ragionamento sensato, potrebbe essere l’unica soluzione per celare una qualche ‘reliquia preziosa’. Senza indugiare, ci tuffiamo nuovamente alla riscossa in una seconda ispezione più approfondita.
Controlliamo ovunque, nei posti più possibili e inimmaginabili, ma nonostante ciò anche questa vigile osservazione non ci ha condotti a nulla.                                                                                                                                               
–Niente anche questa volta- commenta rassegnata Natasha borbottando un imprecazione.                                                                                                                            
–Io ci ho provato- si esprime Bucky comprovato. Intorno a noi cala il silenzio. Nessuno interviene, e si percepisce solo sconforto.                                                                                                                                 
–Aspettate- prorompo –non possiamo arrenderci così-                                                         
-E cosa vorresti fare? Era previsto che il quinjet nascondesse qualcosa. Più di esaminarlo da cima a fondo non possiamo fare altro- interviene Natasha                                                                                                                                           
–Non possiamo mollare. Non adesso che siamo vicini alla rivelazione- esorto, perché so di avere ragione.                                                                                   
–Talia, abbiamo controllato e ricontrollato. Probabilmente abbiamo sbagliato i calcoli-                                                                                                                     
-Ma non potete sbagliare! Voi non sbagliate mai!-                                                            
-Anche i migliori commettono errori- replica la roscia con sorriso malinconico, dandomi una pacca incoraggiante sulla spalla prima di dirigersi verso la rampa di uscita, seguita dagli altri due.                                                 
Ma io non li seguo, rimango fissa sul posto girandomi attorno, perché so che qualcosa ci è sfuggito. Ne sono convinta.                                                                   
E finalmente, il lampo di genio mi raggiunge: analizzando con impegno lo spazio, mi soffermo curiosa sul sedile del pilota, notandone una particolarità bizzarra. Focalizzo bene la visuale sull’oggetto riconoscendone un’apertura che ne solleva il sedile usurato. Potrebbe trattarsi dello scomparto segreto proposto da Bucky, e se questa è la volta buona, li sotto c’è sicuramente ciò che stavamo cercando.                                                                                
–Ragazzi- li richiamo –credo di aver trovato qualcosa-                                                        
Si voltano repentini al mio annuncio inaspettato, e in pochi secondi giungono verso di me, affiancandomi concitati e in attesa di un qualche mio segnale. Ma senza proferire parola, avanzo verso il sedile genuflettendomi per sollevarne la fessura in rilievo. Con movimenti cauti rialzo il rivestimento, e come non detto, sotto di essa vi troviamo un oggetto: una valigetta. Inalo un respiro profondo e procedo con l’azione, trattandola come fosse un’operazione delicata. Il respiro mi si blocca in petto quando le mani entrano in contatto con il tessuto della valigetta e la estraggono, poggiandola sul sedile richiuso; poi la apro mostrandone il contenuto: quattro sacchette contenenti del liquido blu. Non un liquido qualsiasi, non una droga, ma bensì qualcosa di più raccapricciante: il siero del Super Soldato.

***

-Ma che…- mormora Bucky indietreggiando allucinato, mentre io schifata e con un gesto netto, scanso la valigetta e tutto il suo contenuto, sotto lo sguardo altrettanto sconvolto di Steve e Nat.                                                                     
–Ragazzi, avete trovato qualcosa?- interviene nel frattempo Wanda via auricolare, senza ricevere nessuna risposta.                                                                        
–State tutti bene?-                                                                                                                           
–Em…si, abbiamo trovato qualcosa- debutta Natasha riprendendosi, con le labbra tremolanti per lo stupore                                                                                              
–Cosa avete trovato?-                                                                                                         
-Il siero del Super Soldato- risponde chiaro e tondo.                                                          
–Dio…cos’hai intenzione di fare?- bisbiglia la roscia riferendosi indirettamente allo spietato Sovietico.                                                                                     
–Non è evidente?- prorompo con tono burbero –quel bastardo vuole creare un esercito spietato-                                                                                                          
-Ed esportare il prodotto, a quanto pare- aggiunge il Capitano.                                          
–Adesso si spiegano molte cose…- commento con tono basso, incantando il mio sguardo su quelle maledette sacchette.
–Rag..az..zi- ci distrae un improvvisa interferenza dall’auricolare                              
–st..acc..ti.- ciò che captiamo è incomprensibile.                                                                                                                                             
-Sam, sam che succede?- lo richiama Steve allarmato                                                           
-Siamo stati accerchiati!-                                                                                                           
Ci apprestiamo a scendere dal quinjet e correre dai nostri compagni, non prima di aver notato lo stato di shock di Bucky, rimasto pietrificato a contemplare con raccapriccio il contenuto della valigetta.                                        
–Buck- lo richiamo aspettando una sua reazione, ma il suo corpo è totalmente paralizzato, freddato al suolo.                                                                              
–Bucky, tesoro, dobbiamo correre- lo scuoto con più forza, attirando il suo sguardo interdetto.                                                                                                       
–Cos..?- mi guarda vacuo, incosciente.                                                                             
-Sono in pericolo- spiego concisa, ma basta questa frase per rianimarlo e lasciare spazio al Soldato che è in lui.                                                                                  
Ci fiondiamo dunque in loro soccorso, e lo scenario che ci si presenta è alquanto movimentato: il resto del gruppo si ritrova a dover combattere contro altre guardie armate giunte di rinforzo. Non esitiamo ad entrare nella calca e dare il meglio di noi per prevalere.

***

-Ma ancora non si stancano?!- prorompe Wilson infastidito cercando di alzarsi in volo, invano dato che uno degli avversari si aggrappa su di un ala impedendogli il decollo.                                                                                                           
–A quanto pare non ne hanno abbastanza- commenta Nat attorcigliando le sue gambe al collo di un nemico e compiendo una torsione che lo atterra.                                                                                                                                           
–Ci servono rinforzi- mi intrometto a questo punto con il fiatone, dopo aver appena concluso una lotta intensa. Ma non ho neanche il tempo di riprendere fiato, che subito mi rimetto all’opera.

Sfrutto tutte le doti possibili e le tecniche apprese per dare una bella lezione a questi bastardi, ma sembrano non darsi per vinti. Per giunta più ne facciamo fuori e più subentrano le riserve, mentre noi siamo quelli che siamo.                                                                                                                                    
Coprirci le spalle a vicenda inizia a diventare complicato, e le energie pian piano si debilitano. Mi accascio per un secondo sulle ginocchia, con il fiatone, ma non appena rialzo lo sguardo noto uno dei soldati cogliere Bucky alle spalle: con un colpo del fucile lo colpisce al collo facendolo prostrare, e con uno strattone lo volta frontalmente puntandogli il fucile dritto sulla fronte, l’indice ben posizionato sul grilletto.                                                                                                                                 
–Bucky!- grido impanicata, priva di tempo materiale per raggiungerlo ed intervenire. Perciò procedo con la sola cosa che mi viene in mente di fare: propagare un campo di forza. Ancora non è una delle mie specialità, ma dovrei farcela ad espanderlo fino a quella distanza. Devo farcela per lui, perché per ora è l’unica possibilità che mi resta.                                                              
Mi concentro velocemente eseguendo la formazione della materia, ma qualcuno mi interrompe strattonandomi bruscamente da dietro e placcandomi le braccia, impedendomi di proseguire.                                                                                          
–Lasciami, brutto bastardo!- mi dimeno con le gambe e con il resto del corpo, ma a niente serve il mio scalpitare per svincolarmi dalle sue grinfie. –Bucky!- strillo nuovamente sgolandomi, avvertendo la stretta del nemico stringere saldamente il mio torace, rendendomi difficile la respirazione. Ma il grido riesce ad attirare l’attenzione dei miei compagni,  che si voltano allarmati rilevando il nostro pericolo.                                                          
Natasha sembra concentrare adesso la sua priorità su di me, distaccandosi dal suo avversario per correre in mio soccorso; ma proprio quando la distanza è minima, viene sopraffatta dalla forza bruta di un energumeno che la spinge malamente sull’asfalto. Steve invece sfreccia verso il suo caro amico, ma anche lui sembra incontrare il peggio: il frastuono di un esplosione proveniente da un bus travel sembra distrarre noi tutti, Steve in particolare, che nel momento in cui si volta per individuarne la causa, una granata viene scagliata verso di lui. Solleva lo scudo come protezione, ma a poco serve per ripararsi, perché l’impatto è tale da farlo sobbalzare violentemente di qualche metro.                                                                      
Il resto del gruppo è incapace di intervenire, perché anche loro sono vincolati dalla forza bruta degli antagonisti, che sembrano aver avuto la meglio.  Forse è la fine, è la fine per tutti noi. 

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Capitolo 28
*** Capitolo 25 parte due ***


Il tempo sembra rallentare e le immagini appaiono come fotogrammi lenti. L’udito è ovattato e tutto procede così flemmaticamente. Riesco a leggere i loro volti afflitti che invocano pietà e non posso far altro che osservare lo sguardo di Bucky rassegnato, rivolto verso il grugno senza sdegno dell’uomo; non posso far altro che osservare la debolezza dei miei compagni, che tentano invano di sottrarsi, mentre le forze si vanno ad affievolire.                                                                                                                                   
Non ho tempo per agire, non ho tempo per pensare. Sono tutti in pericolo, uno più dell’altro, ma è a me che è stato riservato il più atroce dei martiri: la visione della morte. Non la mia, ma la loro…la Sua.                                                         
Mi sento totalmente inutile.                                                                                           
Avverto il respiro farsi pesante; gli occhi ben serrati, incapace di assistere allo scenario, e una lacrima che scende rigando la mia guancia, accettando con rassegna il fato. Ma le orecchie son ben spalancate, attente ad udire il ‘click’ del grilletto, il ‘click’ dello sparo. Un suono rapido e veloce ma indolore; un suono rapido e veloce ma fatale. Un suono raccapricciante che non raggiungerà mai la vittima. Ed è quando quel suono non arriva che l’ultimo pizzico di speranza si rianima.                                                                                         

Socchiudo leggermente gli occhi aprendoli gradualmente, impaurita di ciò che mi riserva. Ma ciò che vedo, nonostante mi stupisca, è inaspettato: Bucky è rimasto immobile sullo stesso posto, con espressione sorpresa, mentre l’uomo, che prima gli puntava il fucile, risulta essere diventato il bersaglio di una freccia conficcatagli perfettamente nel cranio.                                                                                                                                            
La ‘vittima’ ricade instabile sulle ginocchia, per poi afflosciarsi lateralmente cadendo sull’asfalto, privo di vita, sotto lo sguardo confuso del povero Soldato e l’espressione sorpresa dell’esercito nemico.                                                                                                             
–Hey braccio di metallo, serve aiuto?- esordisce una voce estranea dall’auricolare.                                                                                                                          
–Barton?- sussurra Bucky.                                                                                                  
–Al vostro servizio-                                                                                                                    
–Ma che diavolo…- mormora stupefatto l’uomo alle mie spalle, che distratto allenta leggermente la presa. Approfittando di questo momento, agisco dandogli una testata sul naso, sciogliendo definitivamente la sua presa dal mio petto; poi con una gomitata allo stomaco lo costringo a piegarsi in due, e con un colpo finale determinato da una ginocchiata sul mento, lascio ricadere il suo corpo sanguinante.                                                    
–Serve una mano?- interviene una seconda voce, mentre in lontananza adocchio l’energumeno vincolato alla roscia dimenarsi. Presumo qualcuno sia entrato in soccorso di Nat, anche se non riesco a scorgere nessuno materialmente. Ma Nat riesce finalmente a liberarsi grazie ad una delle sue mosse letali, rialzandosi poi in piedi con nonchalance e rivolgendosi grata al suo soccorritore:                                                                                                                             
-Grazie Scott-                                                                                                                                     
–Non c’è di che- risponde quest’ultimo.                                                                            
Devo ancora capire chi sia e soprattutto da dove e come sia intervenuto, ma ora non è mia priorità saperlo. L’unica cosa che conta è che Bucky sia fuori pericolo.                                                                                                                      
Nel frattempo, lo scudo del Capitano svolazza sopra le nostre teste sorretto da quella che sembra una ragnatela, seguito dall’ascesa di un personaggio con indosso una tuta rossa con motivo della medesima sostanza, che si arrampica da una parte all’altra restituendo poi l oggetto al proprietario, mentre gli altri si rimettono all’opera e nuove frecce trafiggono i ‘bersagli’. Ma non è finita qui: per concludere in bellezza, la furia di una tempesta e la comparsa inaspettata del Dio figlio di Odino, rade al suolo, con un colpo netto di Mjolnir, l’esercito avversario.
Stabilizzata la situazione, corro in direzione di Bucky, invocando il suo nome mentre mi getto tra la sua presa.                                                             
–Talia- sussurra stringendomi forte accarezzandomi i capelli, scrutandomi poi negli occhi e catturando il mio viso tra le sue mani, asciugandomi le lacrime di paura con il polpastrello del suo pollice e posandomi un bacio rassicurante sulla fronte. Un contatto impellente che come al solito ho bisogno di percepire, ora più che mai. Ho pensato solo al peggio, ma lui è ancora qui, presente come al solito a sorreggermi, presente come al solito a confortarmi e assicurarmi che lui non mi abbandonerà mai.

***                                                                                                                                      

–State tutti bene?- si assicura Thor avvicinandosi con il resto del gruppo. Rimaniamo in silenzio esaminandoci tra di noi, annuendo solo con un cenno del capo, ancora troppo scossi per proferire parola.                                                  
–Si, sembrerebbe di si- interviene Steve –grazie del vostro intervento-                                                                                                                                   
–Come avete fatto a trovarci?- prorompo io curiosamente restando attaccata alla stretta di Bucky, che mi cinge per un fianco con grande necessità.                                                                                                                                      
–Siamo stati spediti dal Comandante come rinforzi- risponde accuratamente Barton mentre sistema le sue frecce –sapeva che la missione avrebbe preso una brutta piega; inoltre è stato rintracciato un secondo ‘ramo dell’albero’- spiega                                                                                   
–Sarebbe a dire?– domanda Steve                                                                                                
–Un secondo braccio destro. Più numeroso, più spietato-                                                                                        
-Di bene in meglio…- borbotto                                                                                                   
-A proposito, ben ritrovata Talia- aggiunge alleviando la tensione con un sorriso affabile.                                                                                                                                      
–Non era questo il modo in cui avrei voluto rivedervi ma…grazie-                                                                                                                 
–Whoo- giunge subito dopo il sospiro di una persona che si materializza dal nulla.                                                                                                                               
–Che diamine…- commento confusa accigliando a questo personaggio bizzarro che sbuca dal niente. Si presenta con un’ armatura silver e rossa e un enorme copricapo sulla testa. Questi si sfila il casco, esaminandosi attorno, posando poi lo sguardo su di me, analizzandomi da capo a piedi.                                                                                                                       
–E tu devi essere Talia- deduce dopo un attenta osservazione                                                                                       
–Si sono io- affermo squadrandolo –come mai tutti sanno della mia esistenza?- domando scettica.                                                                                            
–Bhè, le notizie circolano quando un elemento forte diventa la mascotte del gruppo- spiega con un sorriso sornione –Comunque sia, sono Scott- divaga presentandosi                                                                                                                  
–Piacere- rispondo distaccata                                                                                                                                  
-Hey Wilson- si rivolge poi verso Falcon                                                                                             
–Tic Tac- ricambia quest’ultimo.                                                                                             
–Mi spiegate cosa sta succedendo?- intervengo sempre più perplessa. Credo mi sia sfuggito qualcosa.                                                                                            
–Oh, giusto. Io sono Ant-man- mi informa Scott alzando la mano.                                  
–Vuoi dire l’uomo formica?-                                                                                                       
-Se è così che preferisci chiamarmi-                                                                                       
Bene, ora che mi è stata chiarita la questione, tutto inizia ad essere più limpido e chiaro.                                                                                                                           
-Hei Talia!- giustamente ne approfitta dei saluti anche Peter Parker, o meglio dire ‘Spiderino’ –ti ricordi di me? sono Peter, Peter Parker-                                
-E come scordarsi…- commento lasciva.                                                                               
–Vacci piano con gli ormoni bimbo ragno, o rischi di ricevere un pugno metallico- lo mette in guardia Tony. Riferimenti a persone puramente casuali, ovviamente.                                                                                                           
–E’ davvero un piacere ritrovarvi, sul serio, sono commosso, ma non è il momento dei saluti. Abbiamo un esercito da annientare- aggiunge incisivo.                                                                                                                                        
–Sapete contro chi stiamo lottando?- va dritto al punto Steve                                      
–Fury ci ha accennato qualcosa- risponde Clint.                                               
–Allora ci fidiamo di quel che sapete. Sono sicuro che vi abbia informati sull’essenziale. Non c’è tempo per dilungarsi nelle spiegazioni-                                               
-Come ha intenzione di procedere Capitano?- passa alla pratica Scott, ma proprio nel momento della pianificazione, il borbottio di un motorino nelle vicinanze ci interrompe. Ci voltiamo e vediamo avanzare il dottor Banner su questo veicolo piuttosto usurato. Un’entrata davvero comica per un personaggio come lui.                                                                                                                                     
–Non vorrete iniziare senza di me- proferisce scendendo dallo scatorcio e unendosi al gruppo.                                                                                                                   
–Dottor Banner- commenta la Vedova incrociando le mani al petto.                         
–Signorina Romanoff, Avengers. Scusate il ritardo-                                                           
-E’ ancora in tempo per partecipare- lo assolve il Capitano.                                          
–Sono in tempo anche io?-                                                                                            
Sobbalzo al suono di questa voce a me già familiare, che mi fa rabbrividire al ricordo. Un accento pungente, raccapricciante, che ti trafigge al solo udito.                                                                                                                                              
–Chi altro manca all appello?- si guarda Tony circospetto.                                                  
–Non manca nessuno- commento pietrificata, con lo sguardo puntato di fronte a me, verso il nemico in bella mostra davanti all’hangar del quinjet e una mandria di soldati armati tutti attorno.                                                                       
–Gli Avengers- inizia a parlare calcando l accento sovietico –ma che onore potervi vedere riuniti-                                                                                                               
-E questo dovrebbe essere il secondo braccio destro?- sussurra Wilson.                                                                                                                                         
E avete presente la famosa diceria a proposito dell’Hydra? E’proprio vero che se tagli una testa altre due ne spuntano.

***

-Deponi le armi sovietico, sappiamo cosa nascondi-                                                           
-L ingegnoso Tony Stark…miliardario, affascinante; tutte le donne fanno la coda per averla. Si crede tanto forte, potente, ma tolta l’armatura cosa le resta?-                                                                                                                                 
-E senza il tuo esercito quanti vali?- ribatte Steve                                                               
–Il Capitano, eroe della patria. Conservi ancora i tuoi valori da brav’uomo, non è così Rogers?-                                                                                                                       
-E tu possiedi ancora la spietatezza del tuo animo freddo. Perché non ti arrendi adesso prima di vedere il tuo esercito cadere a pezzi?-                                   
-Senti da che pulpito giunge la predica. Parli di freddezza quando sei rimasto congelato per oltre settanti anni. Catapultato in un mondo tecnologico, moderno, disorientato senza il tuo caro amico, il tuo caro Bucky- sibila con veemenza                                                                                                       
–Smettila di farfugliare, sappiamo quali sono i tuoi piani. Restituiscici l’arma biologica- intervengo con l’ira che mi ribolle nel sangue, con il fuoco che brucia al posto delle iridi.                                                                                    
–Talia Cole- pronuncia il mio nome iniziando ad avanzare tra l’esercito e farsi spazio tra gli uomini armati, fermi e immobili, tutti con lo stesso sguardo vuoto e apatico. Automi, ecco cosa sono, macchine telecomandante sotto l’imposizione di Abram. Perché è così che lui li ha resi, sudditi, non soldati.                                                                                              
All’avanzare felpato del nemico, Bucky mi si pone davanti facendomi da scudo, posando la sua mano sul mio bacino e costringendomi a stare dietro di lui.                                                                                                                           
Dopo aver compiuto quanti passi desiderati, Abram si ferma a qualche metro dal suo esercito, rimasto composto senza compiere un minimo movimento, i fucili ben serrati e portati al petto, e con una risata malefica apre le braccia guardandosi intorno.                                                                                         
–Non è così che dovrebbe essere? Non credete possa essere un mondo migliore? È così facile rispettare il proprio sovrano. Ci vuole davvero così tanto?- prorompe interrogativo.                                                                                            
–Tu non sei sovrano di nessuno, sei solo uno spietato privo di vita che vuole crearsi dei giocattoli per non sentirsi abbandonato, ecco cosa sei. Un lupo senza il suo branco- commento sbucando da dietro le spalle di Bucky, mostrandomi in bella vista, guardandolo dritto nei suoi occhi color pece che si rispecchiano nel macabro ingresso dell’ inferno.                                               
–Non sono io quello rimasto orfano di genitori a soli tre anni. Non sono io quello rimasto all’oscuro della sua vera vita per così tanto tempo-                                  
-Non puoi permetterti di evocare i miei ricordi. Non sei nessuno per proferire parola a riguardo, sei solo un povero illuso- ribatto a gran voce.                                                                                                                
–Sei una ragazza audace Talia, dalle doti davvero eccezionali. Ma tu e il tuo Soldato appartenete a noi. Tu appartieni a me- accentua.                                 
–Adesso lo faccio fuori- mormora Bucky a denti stretti pronto ad attaccare, ma lo placco all’istante per un braccio. La discussione ancora non è terminata, voglio vedere fin dove vuole arrivare.                                                       
–Per quanto possa essere difficile accettarlo, tu sei una mia creatura. Se sei nata con queste capacità è solo per merito mio-                                                       
–Ti sei solo divertito a rendere i soldati cavie da laboratorio, così come mio padre. Tu gli hai rovinato la vita, e per colpa tua sono morti entrambi- lo rendo noto.                                                                                                                             
–Tuo padre sarebbe potuto diventare un Soldato impeccabile. Avrei fatto di lui l’arma più spietata dell’Hydra, e le cose sarebbero cambiate. Ma per colpa dello S.H.I.E.L.D i nostri piani sono andati in frantumi. Ma quando ho saputo che la moglie di Kevin aveva concepito una bambina dal DNA sovraumano, ho rivisto la luce in un tunnel di oscurità. Non potevo lasciarmi scappare questa occasione, dovevo avere la mia rivincita. Ho fatto ciò che era giusto fare. Lui si è opposto, ed io l’ho ucciso, mentre quella troietta di Katheryne è scappata. Pensava di sfuggirmi a lungo, e invece…-                                                                                                                                  
-Smettila- bisbiglio con lo sguardo impalato, le tempie che mi scoppiano, i pugni serrati.                                                                                                                            
–Mi ricordi tanto tua madre, sai? Impavida, coraggiosa…Vuoi sapere cos’è successo alla tua dolce mammina?- mi stuzzica –L’ho uccisa io stesso- termina meschino.                                                                                                                         
Una risposta scontata ma che non avrei mai voluto sentire pronunciare dalla sua lurida boccaccia.                                                                                                             
–Adesso basta!- grido con tono acuto e feroce.                                                             
Abram, con un sorriso viscido, insensibile e indifferente al dolore che mi sta provocando, comanda al suo esercito, con un gesto delle braccia, di procedere contro di noi, e questi obbedendo avanzano in ordine con una marcia in simbiosi. Non esitiamo ad imitarli e attaccarli a nostra volta, perciò avanziamo anche noi.

Sono impavida più che mai, e l’unico mio obiettivo è adesso la vendetta. Desidero la sua morte più di ogni altra cosa, perché è ciò che si merita. Per tutto il male che ha procurato a tante persone, a tanti innocenti; ai miei genitori, alla mia famiglia, e alla mia vita.                                                               
Sono carica e pronta ad avvinghiarmi con ira contro il suo corpo. Nulla sarà in grado di fermarmi.                                                                                             
–Continuano ad avanzare- commenta Peter mentre la marcia inizia a velocizzarsi –cosa facciamo?-                                                                                                  
-Combattiamo- stabilisce Steve.                                                                                     
Le distanze tra l’esercito nemico si accorciano, i passi rapidi si fanno più lunghi diventando una corsa, finchè giunti al limite non acceleriamo e ci scagliamo a vicenda. La vera battaglia è appena iniziata.

***

Siamo una squadra di tredici persone contro un esercito geneticamente modificato di un centinaio di uomini. Ma la collera che ci assale è tale da farci lottare con più ferocia di sempre. La forza ci assale e la necessità di farli fuori è talmente elevata che non incontriamo difficoltà nello sterminare immediatamente metà esercito, grazie anche alla trasformazione di Bruce e i rinforzi, che ringrazio Dio essere arrivati al momento giusto, altrimenti le cose avrebbero preso una brutta piega per noi.                                                                                                                                                 
E lottiamo, lottiamo riuscendo ad avere il controllo su più di un nemico, coprendoci le spalle a vicenda. Calci, pugni, persone che vengono scaraventate, ragnatele che immobilizzano, le frecce scagliate, la violenza di Bruce, uniamo tutte le nostri doti per collaborare in questa guerra al fine di salvare un intera umanità. E lui, Abram, colui che si è autoproclamato Comandante del suo esercito, se ne resta comodo e al riparo ad osservare la scena affiancato da due uomini di guardia, ad osservare il suo impero crollare.
Passa il tempo e noi tutti siamo ancora impegnati, ma anche questa volta le forze vanno a debilitarsi, e resistere ancora a lungo si sta dimostrando una sfida ardua.                                                                                                                    
–Tic Tac- esordisce Sam in volo mentre spara proiettili agli assalitori –è il momento di sfoderare la tua arma vincente- lo incita parlando di un qualcosa a me estraneo. Non ho infatti idea di cosa intende dire, ma starò a vedere.                                                                                                                                            
–Cari Sovietici, la formica si sta arrabbiando- commenta Scott cambiando sembianze poco dopo e assumendo quelle di un essere gigante. Un accoppiata perfetta insieme al gigante verde.                                                                               
–Wow- mormoro con occhi allucinati, osservandolo unirsi alla forza bruta di Bruce, che ruggisce ambizioso.

***

Grazie alla sorpresa di Scott abbiamo guadagnato un grande vantaggio, riuscendo a sterminare oramai quasi l’intero esercito avversario, rimasto a corto di uomini, mentre Abram adesso, chiaramente rassegnato, se la da a gambe raggiungendo il quinjet con il carico del Siero e le ultime due guardie rimaste.                                                                                                                            
–Steve- mi rivolgo al Capitano osservando il vigliacco procedere sbrigativo                                                                                                                                             
–Abram se la sta svignando- lo avverto, ma Steve è troppo distante per poter accorrere subito. Per fortuna interviene Visione, che con la sua gemma fa crollare un pezzo dell’ Hangar precludendo il passaggio. Lo ringrazio mentalmente e mi volto per tenere sotto controllo la situazione, per concludere in bellezza questa missione. Corro verso gli ultimi avversari schivando pallottole, ruotandomi da una parte all’altra con salti e acrobazie innaturali che ancora non pensavo di poter compiere con così tanta naturalezza, e lottando nel cammino con alcuni degli ultimi Soldati facendoli fuori tutti in un batter d’occhio. Mi rialzo soddisfatta e con un sorriso vittorioso sulle labbra, alzando lo sguardo e incrociando quello di Bucky, che orgoglioso mi regala un sorriso.

Ci siamo, la vittoria è nelle nostre mani, ma quando tutto sembra essere ormai terminato, qualcosa di strano, di inaspettato mi percuote. Abbasso la testa lentamente, accompagnando il movimento con le mani che si poggiano sull’impugnatura di un coltello conficcato nel mio stomaco. Sono allucinata, confusa, ma non sento dolore; riesco solo a distinguere una chiazza di sangue che si dilata nel ventre, prima di atterrare languida sulle ginocchia, vedendo la mia vita sfrecciare in un lampo davanti i miei occhi.
 

POV BUCKY

-Talia!- grido il suo nome correndo verso il suo corpo, sorreggendolo appena in tempo prima che ricada sull’asfalto e impedendo un impatto del cranio. Le sostengo la testa con la mano destra, mentre il suo corpo è disteso sulle mie gambe e il mio sguardo avvilito puntato su una lama inserita nel suo stomaco.                                                                                                      
–No..no, no, no…ti prego no- sussurro flebile, sfilando la lama e facendo pressione sulla ferita, che sgorga copiosa di sangue. I mie compagni si avvicinano in gruppo per verificare la situazione, sbalorditi anche loro del terribile avvenimento.                                                                                                             
–O mio Dio…- mormora Natasha portandosi una mano alla bocca. Talia inizia a tossire, il suo corpo che si pervade si convulsioni.                                              
–Ab…Abram- sibila tra un singhiozzo e l’altro mentre debole indica con il dito dietro la mia spalla. Non posso voltarmi perché compierei una torsione troppo violenta, provocandole maggiori danni alle condizioni già critiche. Ma basta uno sguardo con Steve che già ho compreso. Quel bastardo la pagherà cara.                                                                                                                             
Steve e altri della squadra si occupano di placcare il malvagio in fuga, mentre Natasha chiama urgente i soccorsi e io rimango a sostenere il corpo della mia principessa, della mia guerriera, sussurrandole frasi di incoraggiamento e accarezzandole dolcemente i capelli. Ma per quanto possa essere dura da fronteggiare, sono cosciente delle condizioni in cui si trova, e la ferita non fa che peggiorare secondo dopo secondo, mentre al suo tossire si aggiunge anche la fuoriuscita di sangue dalla bocca, e il respiro affannoso.                                                                                                                    
–B..Bu…Bucky- esordisce quasi afona                                                                                           
-Ssh, sta tranquilla Talia, adesso arrivano i soccorsi. Non sforzarti- la rassicuro stringendole la mano.                                                                                       
–T..tu non sei solo un Soldato, t..tu sei un brav…uomo- mi dice trasportando cauta la sua mano sulla mia guancia. Mi avvicino per non farle compiere sforzi, assaporando la sua carezza e sorridendole flebile.                 
Le afferro la mano e le depongo un bacio delicato.                                                                                                                                    
–E tu ricordati che sei la mia Salvatrice- replico con voce tremante, non riuscendo a contenere neanche una lacrima. Sorride leggermente guardandomi con le iridi di una lucentezza naturale, ma un altro colpo di tosse le causa una maggiore perdita di sangue, il suo volto contratto in un’espressione di dolore, il suo corpo in agonia.                                                                                            
–Bucky…- pronuncia il mio nome ormai priva di aria, le palpebre appesantite, il respiro affievolirsi.                                                                                        
–Talia, guardami, rimani sveglia- la percuoto lievemente, ma gli occhi si vanno a chiudere gradualmente, finchè non esala un ultimo respiro e giunge l’ultimo stato di tormento, prima di sprofondare nell’ oscurità.                                 
–Talia- la richiamo, ma nessun impulso mi giunge di risposta.                                          
–Talia- ritento, ma il suo corpo è fermo e immobile. Abbasso la testa e poggio un orecchio al suo petto, nella speranza di udire ancora qualche battito. Magari è solo svenuta, o ha perso coscienza. Cerco di pensare ad ogni conclusione purchè non sia quella più temibile ma ahimè, quella più attendibile. Nulla, non percepisco nulla, il suo piccolo grande cuore si è spento.                                                                                                                                   
–Talia no, ti prego- mugolo accarezzandola.                                                                          
–Ti prego Talia, non lasciarmi- piango afflitto dalla disperazione, abbracciando ancora e ancora il suo corpo gracile.                                                     
Non posso pensarci, non può essere vero, ditemi che è tutta un’illusione. Spero di svegliarmi da un momento all altro e aver vissuto solo un brutto incubo, ma quando riapro gli occhi mi ritrovo nello stesso ambiente, nella stessa circostanza, e con lo stesso corpo tra le braccia. È tutto concreto ma allo stesso tempo irreale.                                                                                         
Non doveva finire così, non è così che doveva andare. Rivivo mentalmente, in un flash rapido, ogni singolo momento vissuto con lei dal primo giorno della presentazione, all’ultimo, ossia pochi attimi prima di questo. Mi sentivo rinato, pronto a iniziare un nuovo percorso, condurre finalmente una vita normale. Poterla condividere con qualcuno che mi capisse, mi ascoltasse, mi aiutasse; con l’unica persona che mi ha accettato oltre ogni apparenza, colei che mi ha fatto rinascere in me il sorriso. La mia unica ancora di salvezza che aveva dato un senso alla mia inutile esistenza, e che adesso mi è stata portata via.                                                     
Non ho potuto fare niente per prevederlo, per fermarlo. Non ho saputo mantenere la mia promessa…                                                                                                 
–Talia ti prego ho bisogno di te, non lasciarmi. Io ti amo…-
 
 Angolo autrice
No, non sono morta, si, sono ancora viva e di un ritardo imperdonabile! Invocare il vostro perdono penso che sia oramai inutile, e mi dispiace veramente tanto, ma ho davvero avuto una serie di problemi molti seri. Ma come promesso, ecco il penultimo capitolo suddiviso in due parti, perché immenso. Spero almeno che sia valso un minimo di attesa, e vi chiede ancora umilmente perdono.
Detto questo, vi aspettavate questo avvenimento scioocante di Talia? Sono stata cattiva? Cosa le succederà? enjoy the chapter e fatemi sapere con un commento o una stellina. Vi aspetto alla prossima con il capitolo finale ;)

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Capitolo 29
*** Final Chapter ***


Final chapter

 
POV BUCKY
*Cinque giorni dopo*

E’ passata quasi una settimana dall’accaduto, e Talia ancora non si è rimessa. Dopo il terribile incidente è stata portata con urgenza in ospedale e trasferita immediatamente in sala operatoria. Le sue condizioni erano gravi, ed è stata sottoposto ad un intervento molto delicato durato tre ore. Tre ore di puro terrore e angoscia, e adesso eccola ancora qui, che giace sul lettino ospedaliero esanime, con le cicatrici ancora evidenti in volto, le apparecchiature elettriche attaccate come ventose al suo corpo che rilevano le sue attività vitali. Il battito è regolare, l’operazione è riuscita e respira tranquillamente senza l’aiuto di meccanismi, ma lei ancora non si è destata. E’ al momento in uno stato di coma causatole dalla ferita riportata. La penetrazione del coltello le ha perforato l’addome provocandole un’ emorragia interna divulgatasi nel resto dell’apparato. Un colpo davvero forte che neanche una persona come lei, dotata di capacità più amplificate, è riuscita ad attutire. Certo, se fosse capitato a chiunque altro essere umano forse esso sarebbe morto nell’arco di pochi minuti, e lei invece non lo è, o per lo meno si spera non accada.                                                                                                                 
Nessuno ancora sa dare conferma di quando potrà risvegliarsi, dicono solo di dare tempo a tempo e pazientare, ma non posso. I giorni sembrano essere infiniti, non passano mai, ed io continuo a rivivere lo strazio ogni fottuto secondo che passa, vivendo nell’incertezza e nella paura di non poterla vedere mai più. Osservarla così priva di vita, incapace di poter intervenire, salvarla. La mancanza del suo sorriso, della sua voce, delle sue parole di conforto; il suo affetto, il suo contatto… tutto questo mi manca, tutto questo ne ho bisogno.                                                                                                              
Cos’è mai il sole senza la luna? Orfano della sua metà; o il cielo notturno senza le stelle? Un’enorme distesa vuota. Ed ecco cosa sono io senza di lei, privo di vita. Il nulla, il nulla assoluto. Io non valgo più niente.
Non mi sono schiodato da questa sedia neanche per un istante, se non solo per andare al bagno o bere un goccio d’acqua. La assisto ogni giorno, le parlo ogni giorno sicuro che lei mi sta ascoltando e nella speranza che percependo la mia voce si possa ben presto destare. Non riesco a dormire, non riesco a mangiare, e a niente serve il conforto dei miei compagni per tirarmi su di morale, non finchè lei continuerà a giacere su quel lettino, ed io continuerò a marcire, se non a morire per lei.                                                       
Ho lo sguardo stralunato, occhiaie che toccano terra, volto chiaramente affaticato ma non ancora stanco di poterla ammirare in tutta la sua purezza, in attesa di un suo sorriso, o un suo cenno, nonostante le condizioni in cui si trova. Eppure riesce a rimanere impeccabile. Lei, il mio angelo. Un sorriso malinconico spunta sul mio volto mentre faccio questo pensiero, ricordando ogni magico momento passato insieme, e tendo una mano per scansarle delicatamente una ciocca cadutale davanti l’occhio, accostandola dietro l’orecchio per poi discendere con il palmo del dito lentamente lungo la guancia e accarezzarne la superficie morbida. Le cingo poi la mano e gliela stringo senza troppa pressione, e un brivido mi percorre nel momento in cui non sento ricambiare la stretta. È come se stessi toccando un corpo morto. A quel punto i miei occhi si colmano di lacrime facendone straripare tutto il dolore accumulatasi da troppo tempo. La stringo adesso con entrambe le mani come fosse la mia unica salvezza, il mio unico appiglio, e vi deposito sopra il mio volto piangente e disperato macchiandola di lacrime.                                                                                                                                                                  –Perché sta succedendo questo….perchè a me, perché a noi. Ti prego Talia, ho bisogno di te- pronuncio in un esile mormorio strozzato.
 
 
 
POV TALIA

Buio, ecco ciò che vedo, o meglio ciò che mi circonda. Dove sono? Chi mi ha portata qui? Perché non riesco a vedere? Eppure sento sempre delle voci, la sua voce, ma non riesco a raggiungerla. Ma adesso basta, sono stufa di stare qui. Io voglio svegliarmi, voglio rivedere i miei amici, voglio rivedere Lui. Mi manca spropositatamente, e sentirlo piangere ogni giorno incolpandosi per non essere riuscito a salvarmi è una sofferenza abominevole. Vorrei tanto poterlo consolare. Ma sapere che non se n’è andato mai dalla sua postazione solo per restare con me, è anche un grande conforto.                                                                                                                
Sento qualcuno aggrapparsi con impellenza alla mia mano e singhiozzare posandovi la fronte sudata, mentre delle gocce bagnate si depositano sul dorso della mia mano. E riconosco la sua voce soffocata in cerca del mio aiuto, della mia presenza.                                                                                                     
Ma eccola, eccola che la vedo, proprio lì, che risuona distintamente come un eco lontano che si propaga come un’onda squillante. E poi bianco, tutto si fa bianco. Un bianco accecante che gradualmente avanza verso la luminosità, fino a che non diventa uno spiraglio luminosa e il suono di voce rimbomba in un trambusto facendo vibrare il mio apparato uditivo. E poi BOOM!, una forte esplosione sembra penetrare nel mio orecchio facendomi sobbalzare, e finalmente riapro gli occhi.

Le mie iridi puntate sul soffitto, le palpebre che si aprono e chiudono rapidamente per mettere a fuoco e riabituarsi alla concretezza. Esamino l’ambiente: attrezzature mediche disposte accanto al mio letto, apparecchiature attaccate al mio corpo, camice da paziente, stanza bianca e spoglia con un grosso comò sul lato destro colmo di mazzi di fiori colorati e una porta con finestre in vetro con le tendine abbassate; sul lato sinistro invece, scorgo la porta del bagno mezza aperta, la finestra con visuale all’aperto che lascia intravedere i raggi del sole filtrare all’interno della stanza, e come ultima cosa il Suo corpo con le mani ben ancorate alla mia e la sua testa distesa sul dorso di essa. La sua schiena che si alza e si abbassa ripetutamente al ritmo del suo singhiozzio. Una scena che mi stringe il cuore. Allora ricambio la stretta, facendolo irrigidire per il gesto inaspettato appena compiuto. Il suo movimento di spalle cessa e lentamente solleva la testa rivelando il suo volto nascosto dalla chioma bagnata, ma che lascia intravedere un’espressione di puro stupore.                                                                                                                                  
–Bucky- riesco a pronunciare il suo nome in un sussurro. 

 
POV BUCKY

E mentre verso le mie lacrime di dolore, inaspettatamente percepisco una stretta alla mano. Mi irrigidisco incredulo pensando che sia solo frutto della mia immaginazione, che sicuramente è un fatto irreale, ma smentisco ben presto non appena lentamente alzo il mio volto per incontrare i suoi occhi aperti, il suo sguardo confuso e disperso puntato su di me, e la sua mano ora stretta alla mia.                                                                   
–Bucky- sussurra affaticata cercando di sollevarsi leggermente con il busto. Movimento troppo affrettato e incapace di compiere nelle sue attuali condizioni, perciò la blocco subito non appena il suo volto assume un’espressione affranta, accompagnandola cautamente sullo schienale.    
–E’ meglio che non compi questi movimenti bruschi per ora- è la prima cosa che riesco a dire, ancora troppo scioccato per poter realizzare. Si lascia accompagnare verso lo schienale e si sdraia nuovamente, tralasciando un lieve sospiro di fiacchezza.                                                                           
–Cosa mi è successo? Da quanto tempo sto così?- domanda ancora in stato di trance                                                                                                                        
–Abram ti ha accoltellata all’ addome, causando una forte emorragia interna. Sei stata portata con urgenza in sala operatoria, sotto i ferri per tre ori- le spiego volgendo lo sguardo sul pavimento, a fissare le mattonelle, per non rimembrare il ricordo di quelle strazianti ore.                                  
–E per quanto tempo sono rimasta incosciente?-                                                                 
-Cinque giorni- rispondo sollevando il volto, penetrando il suo sguardo       
–i cinque giorni più lunghi della mia vita- sottolineo con tono flebile.                                
–Oh, Bucky…- mormora allungando la mano in cerca della mia, che non esito di un secondo a darle.                                                                                               
–Mi dispiace così tanto di averti fatto soffrire. Ma adesso è tutto finito- accerta stringendo la presa della mia mano e mostrando un lieve sorriso di vittoria e liberazione. La guardo e in quel momento mi rianimo. Tutto torna a riavere senso, e un lampo di luce riaffiora dentro di me. La vedo sorridere e ricambio, sereno e finalmente contento di riaverla con me, con la speranza che lentamente risorge.                                                                                                                                                   
–Mi sei mancata tanto Talia-                                                                                      
-Anche tu mi sei mancato tanto Buck-                                                                                   
-Promettimi che non mi rifarai mai più uno scherzo del genere-                                  
-Te lo prometto- conferma con una leggera risata, prima di ritornare a sprofondare ognuno nello sguardo dell altro, a fare l’amore con l’anima.
 
*Tre mesi dopo*

Sono appena uscita dalla doccia dopo una lunga sessione di allenamento intenso, e mi sto per vestire pronta a scendere in veranda in compagnia di tutti gli altri e rinfrescarci con della limonata fresca preparata da Wanda. Una merenda appropriata per una giornata così calda e soleggiante, troppo bella per sprecarla rinchiusi in casa. Sto giusto per indossarmi la canottiera quando frettolosamente, rimettendo in ordine i vestiti gettati sul letto, passo davanti allo specchio. Mi blocco di impatto facendo retro front posizionandomi dinnanzi ad esso, fissandomi. Lentamente, con gesto titubante, conduco la mano verso il bordo della canotta sollevandola fin sotto il seno, osservandone la cicatrice. Quel segno, posto all’altezza dell’intestino, marchiato sulla mia pelle come un simbolo. Conduco l’indice verso lo sfregio, sfiorandone appena il rilievo evidente. Sarei potuta morire per colpa di quella ferita, ma non è accaduto. Io sono ancora qui, sono ancora viva. Vado fiera di quella deturpazione come simbolo della mia sopravvivenza e del mio atto per aver salvato la squadra, e la persona che amo; e sono orgogliosa di aver commesso quel gesto benefico. Immersa nel mio sorriso compiaciuto, pensando a tutti gli eventi vissuti e che continuo a vivere nell’arco di queste avventure travagliate, sobbalzo nel percepire un soffio caldo all’altezza del collo. Rivolgo lo sguardo verso lo specchio e mi accorgo di una seconda mano, maschile, poggiata dolcemente sul mio ventre, proprio sopra la cicatrice, e il suo sguardo premuroso puntato sul mio.                                                                  
–Sei impeccabile anche così, lo sai?- mi sussurra seducente provocandomi un brivido di piacere. Gli rivolgo un sorrisetto carico di sottintesi, mordendomi il labbro. Allora cingendomi per i fianchi, mi costringe a voltarmi verso di lui, e con impeto collega le sue morbide labbra alle mie, baciandomi con passione.                                                                                                       
–Direi che è meglio raggiungere gli altri, prima che si facciano strani pensieri- mormoro smorzando il bacio                                                                               
–Lasciamoli pensare allora- replica troppo impegnato a baciarmi il collo per distaccarsi. E allora lo lascio fare, troppo coinvolta anche io dal momento per poter spezzare l’atmosfera.                                                                      
 –Va bene…- mugolo                                                                                                                  
–La limonata può aspettare-
 
***
-Eccovi! Vi stavamo aspettando. Dove vi eravate cacciati?- esordisce Wanda non appena ci vede scendere in coppia, non aspettando una vera risposta in sé,  dato che è palese dai nostri sguardi. Dunque, ci accomodiamo ed iniziamo a sorseggiare la fresca limonata immersi nel verde della natura circostante e in compagnia di ottime persone. Relax, natura, sole, e amore. Non potrebbe andare meglio di così.

Rimasti a chiacchierare e ridere per lungo tempo, veniamo purtroppo interrotti dall’arrivo del comandante Fury.                                                                         
 –Oh oh, questa non ci voleva- commenta Sam                                                                      
–Quando arriva Fury non è mai nulla di buono-                                                   
-Comandante, cosa la porta qui?- domanda formalmente Steve                                      
–Mi dispiace interrompervi nel bel mezzo della serenità. Se fossi stato al vostro posto avrei ben volentieri bevuto anche io una dolce limonata rinfrescandomi nell’ebbrezza di questa aria estiva. Ma ho un nuovo compito per voi- annuncia senza indugiare, distribuendo sul tavolo tre fascicoli. Io, Nat e Steve siamo i primi a darvi un’occhiata.                                             
–Di cosa si tratta?- domando sfogliando i documenti insieme a Bucky, seduto al mio fianco.                                                                                                                   
–Una nuova associazione segreta ha corrotto alcuni dei nostri agenti tenendoli sotto ostaggio in un luogo al momento irreperibile. Sta a voi rintracciarvi le coordinate e compiere il resto del lavoro. Inoltre stanno svolgendo attività di spionaggio danneggiando i nostri file. Non sappiamo fin dove possono arrivare le loro intelligence, ma di sicuro non si fermeranno qui, e non sono da soli. Conto su di voi Vendicatori- conclude con circoncisione ripercorrendo la via per il ritorno.                                                            
–A proposito- aggiunge volgendosi verso di me                                                   
–Bentornata tra noi- e ci liquida senza aggiungere altro.                                                      
–Allora- prorompo attirando l’attenzione dei miei compagni.                                         
–Quando si inizia?-    
 

Angolo autrice
Ed eccoci qua giunti anche noi alla fine di questo lungo tragitto. In questi pochi anni che sono entrata a contatto con questo mondo, sono fiera dei risultati ottenuti passo dopo passo con questa storia. So per certo che dai primi capitoli fino a questo sono cambiate molte cose, a partire dai miei miglioramenti e dal vostro coinvolgimento. Vorrei ringraziare ognuno di voi singolarmente per aver avuto la pazienza di seguire la mia storia e i miei infiniti aggiornamenti che, scusatemi ancora per l’ennesima volta, hanno tardato di parecchio. Grazie per il vostro sostegno e la costanza con la quale avete letto ogni capitolo, a volte anche con trepidazione per ciò che sarebbe accaduto nel prossimo. Sono davvero molto contenta di aver condiviso questa esperienza con voi. Vi ringrazio di cuore.                                                                                                                     
Ma non è finita qui! Innanzi tutto sto lavorando per modificare tutti quelli precedenti e ripostarli per rendere la mia storia ancor più coinvolgente, inoltre l’idea di un probabile sequel o comunque di un’altra storia è in progettazione. Alla prossima miei Winter Children

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