La otterrò a qualsiasi costo!

di Voglioungufo
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 10: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


La storia partecipa alla Crack-challenger del gruppo facebook “SASUNARU FANFICTION italia”.


 
Coppia estratta: Sakuhina (neanche a farlo apposta lol)
Prompts: “Lo/a otterrò a qualsiasi costo!” (+ HarryPotter!AU)
Altre coppie: NaruSasu e SaiIno. Accenni alla LeeGaa.
Avvertimenti: trash a palate, un po’ di OOC e un meraviglioso Transgender!Sai
Introduzione: Sakura, brillante studentessa della Casa di Corvonero, non si sarebbe mai aspettata di prendersi una cotta mostruosa per la timida Tassorosso Hinata Hyuuga, di certo non si sarebbe mai aspetta di trovarsi a invidiare Naruto Uzumaki, scapestrato Grifondoro. Per questo non bisogna sorprendersi se quando si ritrova in mano una fiala di pozione polisucco il suo primo pensiero è quello di prendere le sembianze del ragazzo per conquistare Hinata.
Note: A mia discolpa dico che è un po’ di  sano dramma adolescenziale ci vuole nella vita.
 La challenger è scaduta da un pezzo, ma io ero troppo impegnata con gli esami per pensare di riuscire a concludere qualcosa ç_ç. Trovavo comunque questa storia troppo trash e idiota per lasciarla a prendere polvere nel mio computer, quindi eccola qui. In più, la storia nasceva anche come progetto per il pride month, quindi tratta anche tematiche simili, soprattutto sul finale. Ed è il motivo per cui ho voluto inserire la SaiIno con Sai transgender :D
Mi decido a pubblicarla solo ora per un motivo molto semplice: oggi è il b-day della mia kohai Gaia che oggi compie 18 anni! Finalmente puoi leggere le lemon legalmente – e puoi scriverle, just saying… :D Anyway, questo è il mio regalo per te, spero ti possa piacere, visto che alla fine è stata proprio la Sakuhina il motivo per cui ci siamo conosciute <3
Buon Compleanno, dolcezza, questa è tutta per te ^^
                                                                                             
 
 
 
 
 
 
La otterrò a qualsiasi costo!
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“Girls like girls, like boys do
Nothing’s new”
(Hayley Kyoko – Girls like girls)
 
 
 
Prologo
Quando la tecnica fissarla finché non si innamorerà di me non funziona
 
 
 
Sakura guardò con odio il proprio calderone, nonostante questo contenesse del bollente liquido argenteo esattamente come suggerito dal libro di testo. Ma non era la pozione che stava preparando la causa della sua ira, bensì il professor Orochimaru. Il tale professore vagava fra i banchi spiando fra i calderoni delle coppie esibendo talvolta facce compiaciute, talvolta seccate, totalmente ignaro delle maledizioni silenziose provenienti dalla ragazza.
L’aula del sotterraneo era umida e calda a causa dei vapori dei calderoni, molti degli studenti erano stati costretti a rotolare le maniche della divisa scolastica e alcune ragazze avevano anche raccolto i capelli in una coda spettinata. I banchi occupati erano pochi ed erano presenti i colori di tutte le case di Hogwarts, il che non era una cosa strana: arrivati al sesto anno, con la possibilità di scegliere i corsi, le lezioni erano meno affollate e non c’era più la necessita di dividere le ore per case. Dell’anno di Sakura solo otto studenti avevano scelto di continuare Pozioni, la maggior parte erano Serpeverde e Corvonero (come lei), con una minoranza di Grifondoro e una sola Tassorosso. Ed era proprio verso la Tassorosso che faceva scivolare di tanto in tanto lo sguardo corrucciato.
Hinata Hyuuga, diciassette anni compiuti a Dicembre, discendente di una delle famiglie magiche più influenti del loro secolo, occhi chiari dalle sfumature lilla, pelle nivea, le gote tendenti a frequenti arrossamenti, capelli lunghi e neri come inchiostro, un sorriso gentile e timido, movenze leggermente impacciate, curve morbide, altezza di un metro e sessanta, media scolastica sull’Oltre Ogni Previsione con qualche carenza in Difesa contro le Arti Oscure, membro del club di musica, dal quinto anno era prefetto della sua casa e svolgeva i suoi compiti con diligenza. Questo era l’identikit della Tassorosso che Sakura fissava con tanta insistenza.
 Il fatto è che quella mattina il professor Orochimaru aveva avuto la brillante idea di far lavorare i suoi studenti a coppie scelte da lui.  Ovviamente, Sakura aveva incrociato le dita perché finisse in coppia con la Tassorosso, ma evidentemente doveva aver fatto un torto imperdonabile alla dea bendata perché, ancor più ovviamente, il suo desiderio non era stato esaudito.
“Problemi in paradiso?” la schernì Ino accanto a lei “Credo siano passati i tre minuti della ricetta, non sai come continuare la pozione?”
Sakura la guardò sdegnata “Lo so, strega” sibilò iniziando a rimestare in senso antiorario il liquido finché non divenne azzurro “Taci e lasciami lavorare” aggiunse.
Ino alzò gli occhi al cielo “Potresti evitare di sfogare la tua insoddisfazione sessuale su di me, grazie?” domandò passandole delle radici triturate.
“Non sono insoddisfatta sessualmente!” protestò “E queste radici sono ancora troppo grosse”
Ino Yamanaka non era solo una delle poche Grifondoro che le era stata assegnata come compagna in quella folle lezione, ma anche la sua migliore amica da quando aveva messo piede nell’Espresso per Hogwarts. All’epoca Sakura era una undicenne timida e insicura, nata da una famiglia babbana e non conosceva nulla di quel modo meraviglioso e magico; sul treno si era seduta da sola non conoscendo nessuno, in più la sua proverbiale insicurezza le aveva impedito di rivolgere parola a chicchessia. Era stata proprio Ino, con i capelli più corti e molti centimetri in meno, a sedersi vicino a lei offrendole non solo qualche bizzarra caramella, ma anche la propria amicizia. Un’amicizia che era durata nonostante entrambe fossero finite in case diverse, e di questo Sakura le era infinitamente grata: l’esuberanza della Yamanaka l’aveva portata ad essere più sicura di sé abbandonando completamente la timidezza. Era la sua migliore amica e le voleva un gran bene, nonostante al momento il suo più grande desiderio fosse ficcarla dentro un calderone.
Sbuffò e incenerì con lo sguardo Naruto Uzumaki, Grifondoro dalla media disastrosa, capitano della squadra di Quidditch, disgraziatamente suo amico e attuale compagno di banco di Hinata Hyuuga. Ripensandoci, Sakura avrebbe voluto ficcare Naruto dentro un calderone, invece di Ino.
“Passami il misurino” ordinò funebre all’altra ragazza “E il succo di mandragola”
Ino la guardò confusa e Sakura sospirò. “La boccetta rossa”
“Ah, questa!” comprese immediatamente ed eseguì.
“Seriamente” cominciò “perché continui pozioni anche se non ci capisci niente?”
“Te l’ho già detto: per diventare una Indicibile devo seguire questo corso. E poi” fece l’occhiolino “Non ho nulla da temere, finché tu mi darai una mano”
Il che era perfettamente vero: Sakura era la migliore del suo anno, direttamente dopo Sasuke Uchiha, un Serpeverde, nonché sua ex-cotta storica.
Entrambi avevano sempre preso il massimo dei voti fin dal primo anno e per la piccola Sakura era sembrato giusto doversi innamorare di lui; insomma, erano i migliori ed era naturale che dovessero diventare una coppia. Nonostante la tenacia dalla ragazza, ciò non era mai successo e lei si era trovata a raccogliere fin troppe volte i cocci del proprio cuore da bambina. Al quinto anno aveva cominciato a pensare che fosse meglio lasciar perdere, al sesto si era completamente rassegnata e ora, al settimo e ultimo anno, aveva scoperto di essersi presa una cotta per una ragazza.
“Il tempo sta per scadere” avvisò il professore terminando il giro fra i banchi e tornando alla cattedra. Sakura non si scompose, la loro pozione era perfetta, preferì lanciare l’ennesima occhiata verso Hyuuga per vedere come se la stessero cavando lei e Naruto. A giudicare da come si agitava il ragazzo, non molto bene. In più, ogni volta che le mani dei due studenti si sfioravano, la Tassorosso arrossiva vistosamente, mandando in bestia Sakura.
A Hogwarts non era affatto un segreto che la timida Hinata Hyuuga avesse una cotta  per l’estroverso Naruto Uzumaki, ormai era chiaro a tutti –  tranne al diretto interessato, ovviamente – che provasse qualche sentimento romantico: fin dal primo anno ogni volta che incrociavano la strada per i corridoi, Hinata arrossiva diventando improvvisamente imbranata, e fin troppo spesso veniva beccata a fissarlo durante le lezioni.
Ino parve indovinare la direzione dei pensieri di Sakura e sospirò. “Forse dovresti parlarne con lui”
“A chi? Di cosa?” finse di cadere dalle nuvole mentre metteva un po’ della pozione dentro la boccetta da consegnare al professore.
Ino roteò gli occhi. “A Naruto. Di Unicorno
Suo malgrado, Sakura sorrise a sentire quel nomignolo. Come sua migliore amica, Ino era l’unica strega a conoscenza della sua cotta per Hinata e, di conseguenza, l’unica a farle da supporto morale. Quel nome in codice per la Hyuuga era stato partorito dalla bionda in una occasione che aveva avuto del tragicomico: Sakura, con il ciclo, aveva assistito alla romantica scena di un cavalleresco Naruto che prendeva al volo una leggiadra Hinata che inciampava dalle scale scontrandosi al suo virile petto. Una perfetta scena da romanzo harmony, peccato che gli ormoni sregolati di Sakura avessero preso la faccenda più seriamente del necessario, rischiando di farla finire in un pianto a dirotto, così che la santa Ino era stata costretta a trascinarla nelle cucine per darla alle amorevoli cure degli Elfi Domestici. E del gelato, soprattutto del gelato. Così, fra una cucchiaiata e l’altra, la giovane eroina si era messa a declamare l’irraggiungibile bellezza di Hinata, finendo in metafore da discount. La più bella era stata: “La sua innocenza è così candida e pura, delicata come un puledro di Unicorno”. L’aveva detta con una tale serietà e convinzione che Ino, se ci pensava, scoppiava ancora a ridere. Da lì a nominarla Unicorno nel loro linguaggio in codice il passo era stato breve.
“Tempo scaduto, consegnate!” il tono imperioso del professor Orochimaru la riscosse facendole ricordare di dover rispondere alla domanda.
“Non posso dirglielo” decretò Sakura.
“Perché no? È praticamente il tuo migliore amico, dopo di me ovviamente” si affrettò ad aggiungere con vanto “Sono sicura capirebbe”
Sakura strinse le labbra in una linea sottile. “Non è una questione di capire” precisò “Ma di principio: non posso andare da lui a piagnucolare che stia lontano da lei o che smetti di parlarle. Devo riuscire a conquistarla con le mie proprie forze”
La guardò scettica. “E conti di conquistarla fissandola e basta? Non si è rivelata una tecnica molto vincente, fin’ora”
“Guarda che non è semplice come sembra!” sbottò scaldandosi, prima di uscire dall’aula consegnò la boccetta con la pozione alla cattedra. Si sistemò meglio la borsa sulla spalla passando fra la calca che usciva dal sotterraneo.
“Perché no?” continuò imperterrita Ino raggiungendola.
“Perché siamo due ragazze” bisbigliò per non farsi sentire dagli altri compagni, con lo sguardo seguiva ancora Hinata. “Se un ragazzo si avvicina a una ragazza per parlare, automaticamente tutti capiscono che ci sta provando, o comunque viene il dubbio. Mentre se una ragazza invita fuori un’altra ragazza, si dà per scontato che sia in segno di amicizia”
“Avere un rapporto di amicizia con lei sarebbe già un passo avanti”
“Ma io non voglio esserle amica!” protestò sistemando una ciocca di cappelli rosa dietro l’orecchio “Voglio stare con lei e fare le cose… be’, le cose che fanno i fidanzati” arrossì imbarazzandosi, poi intristì lo sguardo “Se fossi un ragazzo tutto questo sarebbe molto più semplice. Perché non sono un ragazzo?”
“Perché sei dotata di materia grigia molto sviluppata” cercò di scherzare Ino.
“Anche Sasuke è intelligente, ed è un maschio” sospirò “Accidenti, devo essere messa proprio male per invidiare Naruto…”
“Sei solo innamorata” cercò di confortarla Ino passando un braccio attorno alle sue spalle “Succede”
 
**
 
In realtà Sakura era ben contenta di essere una femmina e non uno di quei trogloditi in grado di usare la materia grigia solo quando si trattava di realizzare schemi di Quidditch o leggere materiale discutibile durante le ore scolastiche. In particolare questa descrizione calzava a pennello con Naruto Uzumaki. Come  una ragazza dolce quale Hinata potesse essersi innamorata di uno come l’Uzumaki restava un mistero da risolvere, probabilmente avrebbe regalato volentieri i suoi appunti di trasfigurazione per capirlo. Naruto dal canto suo avrebbe venduto (meno volentieri) la sua scopa da corsa per capire per quale motivo da settimane la ragazza gli si rivolgesse con così tanto astio.
Come il pomeriggio dopo pozioni. Entrambi avevano un’ora buca e, come era da tradizione da due anni, avevano deciso di studiare insieme in biblioteca. Naruto era arrivato ovviamente in ritardo, trovandola già su uno dei lunghi tavoli sommersa fra tomi polverosi.
Appena aveva scostato la sedia la ragazza aveva alzato lo sguardo rivolgendogli un’occhiata malevola.
“Divertito a pozioni con la Hyuuga?” gli aveva chiesto sarcastica. Ecco, Naruto avrebbe anche voluto capire perché ultimamente gli nominasse sempre la Tassorosso, non riusciva a trovare nessun nesso.
L’aveva guardata incerto, perché ovviamente si era divertito a prendere l’ennesima insufficienza. Lui adorava prendere insufficienze, si divertiva sempre!
Si premurò comunque di non esprimere quel pensieri sarcastico, certo di finire divorato vivo, e tentò un traballante: “Ehm, sì?”, che pareva più una domanda che una risposta.
Sakura  lo aveva incenerito, subito dopo si era messa a scrivere furiosamente, rischiando quasi di bucare la pergamena, e lo aveva ignorato per il resto del tempo.
Il mondo femminile era davvero un mistero per lui.
Fu distratto dai suoi pensieri quando un bolide gli si schiantò in faccia facendogli quasi perdere la presa sulla scopa.
“Circe maiala!” imprecò “Datti una calmata, Uchiha. Vuoi forse uccidermi?”
“Ti eri distratto” lo freddò il ragazzo davanti a lui.
Sasuke Uchiha, Serpeverde e studente modello, caposcuola e capitano della squadra di Quidditch, discendente di un’antica e nobile famiglia purosangue, volteggiava con grazia reggendo fra le mani una mazza. Sasuke, come Naruto, era in realtà il cercatore della sua squadra, ma quel pomeriggio avevano deciso di allenarsi nello schivare i bolidi e per questo si stavano dando i turni come battitori. Inutile dire come la mira di Sasuke fosse perfetta.
“Stavo pensando” si giustificò imbronciandosi.
 Sasuke sollevò una sopracciglia. “Questa sì che è una novità, dobe”
“Molto divertente, teme” sbuffò in rimando.
Che si rimbeccassero non era affatto una novità. Caratterialmente erano completamente opposti ed era inevitabile che a undici anni ciò fosse motivo di astio. Già il fatto che fossero l’uno Serpeverde e l’altro Grifondoro li portava a lanciarsi incantesimi addosso o, ancora più spesso, a picchiarsi direttamente.
La povera Shizune aveva perso il conto delle innumerevoli volte che se li era trovati in infermeria ammaccati e con qualche osso rotto. E dovevano stare necessariamente con cinque lettini di distanza, altrimenti chi li sopportava più?
Probabilmente avrebbe anche continuato per quelle strada di rivalità e intolleranza se al quinto anno non ci fosse stato quel fatto che aveva avuto il potere di ribaltare l’intera situazione.
Naruto stava ai margini della Foresta Proibita in attesa del professor di Cura della Creature Magiche e nel mentre ammirava e accarezzava con devozione dei Thestral che pascolavano poco distanti dal gruppetto di studenti. Solo lui, ovviamente, aveva fatto caso agli animali e si era avvicinato. Come ogni qualvolta succedeva, gli altri ragazzini si erano limitati ad alzare gli occhi al cielo e sorvolare sul fatto che un loro compagno si fosse messo ad accarezzare l’aria.
Però non l’Uchiha che dopo averlo squadrato da capo a piedi nella sua uniforme di terza – facciamo anche quarta — mano aveva chiesto con una certa bruschezza “Chi ti è morto?” lasciando di stucco Naruto, quasi gli avesse lanciato un pietrificus totalus, che lo aveva guardato con la bocca spalancata e la mano ferma a mezz’aria.
“Chi è morto a te, piuttosto!” aveva camuffato la risposta in una domanda.
Sasuke non aveva risposto, si era limitato a sistemare meglio il mantello sulle spalle. “Tze, allora non sei così stupido” aveva ribattuto prima di andarsene
Da quel momento qualcosa era cambiato. Le sfide continuavano, così come i dispetti e le baruffe nel mezzo dei corridoio, ma c’era qualcosa di diverso che chiunque percepiva, loro in primis. Come se ci fosse un legame a cui fino a quel momento non avevano fatto caso. Naruto non riusciva più a dire di odiare Sasuke senza sentirsi un bugiardo.
In più erano stati sorteggiati come compagni di calderone per un intero quadrimestre, con terrore collettivo della classe – e dello stesso professor Orochimaru che cominciò a presentarsi munito di elmetto. In realtà le cose non andarono troppo male finché Sasuke, con il suo solito tatto da elefante, gli aveva chiesto nel bel mezzo di una lezione “Senti, ma chi ti è morto?”
Naruto, preso alla sprovvista, aveva fatto esplodere la pozione rendendo la classe inagibile per qualche settimana e spedendo lui ed Uchiha in punizione. Proprio durante quella punizione – sistemare vecchi moduli senza l’uso della magia – avevano continuato il litigio che era culminato con una brillante uscita dell’Uzumaki.
“Ma vai a piangere dalla tua mammina”
Sasuke lo aveva fissato da prima impassibile, poi una rabbia feroce gli aveva distorto i lineamenti e, infine, lo aveva piantato lì, a finire la punizione da solo.
Da quel momento in poi Sasuke si era comportato come se Naruto non esistesse. Non rispondeva alle sue provocazioni, non lo guardava, non gli parlava, non lo nominava e faceva di tutto per non incrociarlo.
I professori speravano, festeggiando e brindando con la burro birra, che i due fossero finalmente maturati, ma Naruto non era stupido e gli era bastato fare due più due per capire sia l’improvvisa freddezza dell’Uchiha e sia perché potesse vedere i Thestral.
Il vero problema è che Naruto è un logorroico di natura e non riesce a restare arrabbiato con qualcuno nemmeno per un giorno, questo lo portava a trovare insopportabile la tensione che si era creata con il suo rivale. Gli mancava litigare con lui e lo infastidiva enormemente l’essere ignorato.
Così aveva deciso di impegnarsi a livello scolastico per riavere l’attenzione del moro e, con il fondamentale aiuto di Sakura, era riuscito a risollevare la sua media disastrosa. Per i professori era stato un miracolo e ricordava ancora quando, dopo la prima verifica, era stato chiamato nell’ufficio del professor Kakashi perché doveva aver assolutamente copiato, era impossibile avesse preso un Oltre Ogni Previsione.
Il suo piano pareva, però, aver funzionato perché catturò l’attenzione dell’Uchiha: aveva cominciato a sentirsi minacciato dall’improvviso successo scolastico del biondo e tra i due cominciò un nuovo tipo di rivalità, più matura e affettiva. L’Incidente del Calderone era stato messo in secondo piano, anche se nessuno dei due lo aveva dimenticato.
Però. Eh, c’è il però. Ovvero un giorno Naruto aveva beccato Sasuke in un bagno intento a preparare illegalmente una pozione di armontetia. L’aveva riconosciuta subito per il suo odore particolare – mandorle, fiore di loto e libri nuovi, lo stesso che aveva Sasuke – e si era chiesto per chi stesse preparando un filtro d’amore avendo già metà Hogwarts ai suoi piedi.
Proprio in quel momento aveva deciso di passare per di là il professor Hatake, rischiando di beccare immediatamente Uchiha nella sua infrazione, e Naruto, preso dal panico, aveva avuto un attacco di magia incontrollata che aveva fatto esplodere il bagno. Quel diversivo aveva permesso a Sasuke di non essere beccato, in più Naruto si era subito costituito come colpevole permettendogli di nascondere la pozione. Ovviamente era finito in punizione.
Durante la punizione (ovvero sistemate lo stesso bagno senza magia) Sasuke era andato ad importunarlo per capire perché lo avesse fatto, perché lo avesse coperto.
“Allora, perché ti sei preso la colpa? Per cavalleria? Per farti sentire bravo? Perché fossi in debito con te? Cosa?”
Tutto questo mentre Naruto aveva cercato di capire in ogni modo per chi fosse quel filtro d’amore. Alla fine, fra un litigio e l’altro, senza sapere come, si erano ritrovati a baciarsi nei cubicoli del bagno. Più tardi si erano trovati nella Stanza delle Necessità per fare altre cose. Quella stanza poteva soddisfare davvero  qualsiasi richiesta, il culo di Naruto la ringraziava ancora per il lubrificante che aveva loro fatto trovare.
Ancora una volte, il bolide gli si schiantò addosso.
“Ma allora è un vizio!”
“Sei tu quello distratto, non io” replicò Sasuke, odiava profondamente essere ignorato da Naruto. Afferrò saldamente il manico della scopa e cominciò a planare verso il campo. “Si sta facendo buio, è meglio rientrare”
Naruto lo seguì docilmente, ma appena toccò terra mollò la presa sulla scopa e si scagliò su Sasuke facendolo cadere sull’erba umida e fredda. Senza tante cerimonie lo baciò, felice di trovare già le labbra socchiuse di Sasuke ad accoglierlo. Non capiva perché baciare Sasuke fosse così bello, ma semplicemente a volte non riusciva a resistere a quel richiamo e doveva ancora imparare bene a convivere con tutti quei sentimenti che gli rovesciavano lo stomaco.
Penso si chiami adolescenza.
“Sempre così irruento” commentò Sasuke quando si staccarono, ma aveva le labbra piegate in un sorriso. Vedere Uchiha sorridere era meraviglioso, soprattutto perché lo faceva solo quando era con lui.
Affettuosamente gli tirò una ciocca nera. “Sas’ke, ho voglia” gli soffiò sulle labbra senza tanti preamboli e gli stampò un bacio.
Sasuke abbassò lo sguardo. “Dopo” concesse “Siamo all’aperto e fa freddo. Potrebbe passare qualcuno e vederci” snocciolò cercando di mantenersi indifferente.
Naruto non commentò. Sasuke veniva da un’importante famiglia di maghi dove il sangue era sacro, importante, così come la discendenza. Non poteva dire come suo padre avrebbe preso la notizia che suo figlio era gay, felicemente fidanzato e che quindi non avrebbe potuto avere figli. Per questo all’interno dell’ambiente scolastico si muovevano in maniera cauta, nascondendo la loro relazione a tutti. Non lo aveva detto nemmeno a Sakura, che era la sua migliore amica.
Sasuke parve notare l’improvviso avvilimento di Naruto, perché alzò la testa per raggiungere nuovamente le sue labbra.
“Potremmo usare il bagno dei prefetti” gli propose sussurrando contro la sua bocca “Lì non ci va mai nessuno e potremmo fare con tutta la calma del mondo qualsiasi cosa, cosa ne dici?”
Le pupille di Naruto si allargarono. “Dico che è un ottima idea”

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


Capitolo 1
Quando le coppie scoppiano
(Come le pozioni)
 
 
“Merlino benedica gli stagisti!”
Sakura sorrise divertita all’esclamazione di Ino. Erano appena uscite dalla serra numero cinque per la lezione di erbologia con il professor Yamato e il sussurrare concitato degli alunni verteva sullo stesso argomento, ovvero sul nuovo stagista che aveva fatto da assistente al professore.
Appena Ino lo aveva visto si era aggrappata al suo braccio esalando: “Mio figlio deve avere la sua faccia”
Sakura era quasi scoppiata a ridere. Certo, Sai – lo stagista – era molto carino con i tratti dolci, orientali, androgini e il caschetto corvino, ma non l’aveva colpita particolarmente.
“Era così teneramente impacciato” continuò Ino “Erbologia è appena diventato il mio corso preferito”
“Ma ti piaceva anche prima”
“Be’, adesso ho un motivo in più per stare attenta. Non sei contenta?” e le fece l’occhiolino.
Sakura scosse la testa. “Sei incorreggibile”
“Ehi, ho diciassette anni. Se non ci penso adesso a queste cose, quando?” si sistemò la tracolla sulle spalle “Dici che potrei chiedergli un appuntamento? O gli farei fare una figura poco professionale? Visto che è lo stagista di Yamato, dico. Oh, ma che importa, ormai ho deciso”
Ma Sakura era stata totalmente distratta da Hinata, le erano caduti alcuni quaderni e si era accucciata all’inizio del corridoio per raccoglierli. Anche Ino la notò.
“Sai chi dovrebbe chiedere un appuntamento, invece? Tu.”
Sakura arrossì. “Ti ho già detto che non posso, fraintenderebbe e sarebbe solo un buco nell’acqua”
“Ma almeno la conoscerai”
“E se scopro che è etero convinta?”
Ino a quel punto si spazientì e la spintonò alle spalle. “Se non la conosci non lo scoprirai mai!”
Haruno barcollò in avanti di qualche passo e quando si voltò per incenerire l’amica la trovò intenta mostrarle il pollice con un sorriso smagliante. Sospirò, raccogliendo quanto più coraggio possibile e si avvicinò alla Tassorosso.
“Posso aiutarti?” domandò sforzandosi di non mostrarsi troppo nervosa.
Hinata alzò lo sguardo su di lei e arrossì. “Non preoccuparti, non voglio disturbarti”
“Ma figurati, nessun disturbo” le assicurò intenerita da quella vocina timida e si accucciò ad aiutarla. Avvertiva distrattamente con la coda nell’occhio Ino impegnata a mandarle gesti di incoraggiamento.
“Sono inciampata dalle scale” si giustificò lasciando che alcuni ciuffi corvini le nascondessero il volto “Mi dimentico sempre che il giovedì le scale fanno scomparire l’ultimo gradino”
“Cose che succedono, spero tu non ti sia fatta male”
“N-no, sto bene” le assicurò balbettando un poco “Grazie, sei molto gentile”
“Per così poco” si schernì. Non riusciva a trattenere il sorriso, non riusciva a credere di star parlando con lei, le sembrava di essere finita in uno dei suoi sogni aperti. Ino aveva ragione, doveva chiederle di uscire.
“Senti…” abbassò lo sguardo sui libri che stava sistemando e si bloccò improvvisamente quando vide spuntare fra le pagine il lato di una foto. Riusciva a vedere un pezzo della faccia di Naruto.
Hinata se ne accorse e arrossì immediatamente. Afferrò il libro sistemando la foto e facendola sparire, lo inghiottì immediatamente nella borsa. Evitava il suo sguardo come se fosse infinitamente imbarazzata.
A Sakura pareva di aver appena ricevuto un pugno al centro dello stomaco. Strinse le labbra passandole gli ultimi quaderni.
“Ecco qui” disse fiaccamente.
“Grazie ancora” fece Hinata.
Sakura cercò di farle un sorriso, ma si sentì idiota mentre lo faceva. Come aveva potuto illudersi così? Solo perché le aveva detto che era molto gentile, eppure lo sapeva già della sua cotta per Naruto. Stupida, stupida Sakura.
Si alzò sistemandosi la borsa e leggermente ingobbita raggiunse Ino, la quale la attendeva con un enorme sorriso.
“Allora, come è andata?” poi si accorse della faccia funebre dell’amica “Oddio, tesoro, che è successo?”
Sakura teneva lo sguardo basso. “Non le ho chiesto di uscire”
“Perché no?” le domandò accarezzandole i capelli.
Tirò su con il naso. “Gira con una foto di Naruto in mezzo ai libri, credo sia abbastanza chiara la situazione”
“Cielo, questo è inquietante” cercò di sdrammatizzare, ma ricevendo l’occhiataccia della rosa decise di rinunciare. “Forza, le cose potrebbero andare peggio”
“Tipo?”
“Tipo… adesso potremmo avere un’altra lezione, invece no! È ora di cena e oggi probabilmente ci saranno le lasagne”
“Adoro le lasagne” borbottò Sakura accennando un sorriso.
“Lo so, per questo è meglio affrettarsi alla Sala Grande”
 
**
A Sasuke invece le lasagne non piacevano per niente, soprattutto perché era vegetariano, ed era quindi ben felice di saltare la cena. Peccato non poter dire lo stesso di Naruto, che invece stava lamentando la sua fame in maniera insistente.
Erano ancora nel bagno dei prefetti, Sasuke si stava rivestendo mentre Naruto si rotolava fra gli asciugamani completamente nudo. Non che la vista gli dispiacesse, Uzumaki con i capelli umidi, arruffati e le grazie al vento era una visione deliziosa.
“Come fai a non avere fame?” gli chiese lamentoso “Io ogni volta dopo aver fatto sesso mi mangerei volentieri un elefante”
“Questo perché sei un incontinente senza fondo” lo riprese affettuosamente.
Naruto ghignò, ondeggiando le anche. “Credevo che ti piacesse questo lato di me”
“Potremmo andare nelle cucine, ormai è troppo tardi per andare nella Sala Grande”
Gli occhi di Naruto si illuminarono. “Mi sembra un’ottima idea!” adorava gli Elfi Domestici, erano sempre gentili con lui e pronti a sfamarlo. Anche se quella sera probabilmente ci sarebbero state le lasagne, che adorava. Anche Sakura amava le lasagne. La sua faccia si oscurò quando pensò alla ragazza e Sasuke se ne accorse subito.
“Stai ancora pensando?” gli chiese “Fai attenzione, il tuo cervello potrebbe non sostenere tutta questa fatica”
“La sai una cosa, Uchiha?” alzò gli occhi al cielo. “La tua simpatia è la cosa che preferisco di più, direttamente dopo il tuo culo”
L’effetto fu immediato e Sasuke avvampò sugli zigomi, nonostante tutto non riusciva mai ad abituarsi ai commenti sfacciati che Naruto gli schiaffava sempre in faccia. Spesso la spontaneità e la trasparenza del biondo erano imbarazzanti, ma erano anche fra le qualità che più amava di lui.
“E’ successo qualcosa? Solitamente non sei così pensieroso”
Naruto si rizzò a sedere incrociando le gambe e si morse il labbro. “Si tratta di Sakura. Credo di averle fatto qualcosa, è da un po’ che mi tratta freddamente” confessò.
Sasuke si accigliò e andò a sedersi accanto a lui. “Qualcosa tipo?”
“Non lo so” sbuffò il suo ragazzo “Ma mi guarda sempre male, come se avessi fatto qualcosa di terribile. E mi risponde sempre con frecciatine sarcastiche, non è mai stata così antipatica con me. E poi ultimamente mi nomina sempre Hinata Hyuuga, anche se non capisco perché” si sfogò.
A sentire il nome dell’anonima Tassorosso, Sasuke strinse le labbra. “Dicono sia innamorata di te”
“Chi? Sakura?”
Alzò gli occhi al cielo. “La Hyuuga, usuratonkachi” sbuffò.
“Ma va” scoppiò a ridere Naruto “saranno solo dei pettegolezzi”
Sasuke non ne era tanto sicuro, ma non commentò. In ogni caso non considerava la Hyuuga una minaccia, innanzitutto era troppo timida per poter azzardare qualsiasi mossa, in più aveva la certezza che Naruto fosse interessato unicamente a lui. Era una persona troppo onesta per poter dubitare di lui.
Improvvisamente fu colpito da un’illuminazione.
“Sakura è amica con la Hyuuga?”
Naruto non capì il senso di quella domanda e scosse la testa. “Non si sono mai parlate, che io sappia. Perché?”
Sasuke non rispose immediatamente, perso nel proprio ragionamento. Sakura aveva sempre passato molto tempo con Naruto, non a caso erano migliori amici fin dai primi anni. In più, da quel che sapeva, la ragazza aveva smesso di corrergli dietro da un anno e non aveva più mostrato di essere interessata a Sasuke. Che alla fine si fosse resa conto di provare qualcosa per Naruto? Che quell’atteggiamento freddo fosse per un’improvvisa gelosia nei confronti della Hyuuga? Temeva che potesse essere una potenziale rivale? In ogni caso, Naruto era già occupato. Si amareggiò nel rendersi conto che, però, la cosa non aveva molta importanza, visto che per tutti Naruto era single e disponibile.
“Adesso sei tu quello pensieroso” lo distrasse Uzumaki abbracciandolo da dietro. A Sasuke non era mai piaciuto il contatto fisico, odiava quando le persone invadevano il suo spazio vitale senza nessuna rimostranza, ma Naruto era un’eccezione. Naruto era la bellissima eccezione della sua vita.
“Ti pesa mai…” cominciò sistemandosi meglio contro il petto “il fatto che la nostra relazione sia segreta?”
Sentì la sorpresa irrigidire il corpo dell’altro. “A volte” bofonchiò “Ma non te ne faccio una colpa, è una situazione che capisco benissimo” gli assicurò “Alla fine, riusciamo a ritagliare comunque i nostri momento di intimità” terminò mordendogli un’orecchia scherzosamente.
Sasuke socchiuse gli occhi e lasciò che le labbra del biondo scendessero a baciargli le vertebre. I loro momenti di intimità, come li aveva chiamati lui, erano una boccata d’ossigeno per Sasuke; una parte di lui gongolava ancora nel sapere di essere riuscito a conquistarlo, alla fine.
Il piccolo momento fu interrotto dallo stomaco di Naruto e l’ennesimo brontolio.
Sasuke alzò gli occhi al cielo.
“Ops” commentò Naruto.
“Credo sia il caso di sfamarti”
“Sì, è il caso”
 
**
Le lasagne avevano avuto un buon effetto su Sakura, che era tornata alla torre di Corvonero con rinnovata energia. Hinata girava con una foto di Naruto in mezzo ai libri, e allora? Anche lei a tredici anni aveva le foto dei giocatori di Quidditch appese in camera, non c’era niente di male. Non significava assolutamente niente.
L’ottimismo passò completamente nei giorni successivi, quando beccò più volte Naruto parlare con Hinata. Il biondo non si era mai interessato a lei, perché improvvisamente ci parlava così spesso? Che avesse cominciato a realizzare qualche sentimento?
 Il suo umore precipitò totalmente quando li beccò studiare insieme in biblioteca, con le teste vicine. Correndo via da lì, con gli occhi umidi, aveva incrociato Sasuke Uchiha; vedendola il Serpeverde aveva perso la sua espressione apatica facendo dardeggiare gli occhi fra lei e i due ragazzi seduti poco lontani. Sembrava stesse realizzando qualcosa e Sakura, preoccupata dal suo incredibile intuito, si spaventò un poco.
“Che vuoi, Uchiha?” sbottò superandolo di corsa. Ci mancava solo che la sua ex-cotta storica, il ragazzo che per anni le aveva sbriciolato il cuore, capisse i suoi sentimenti per Hinata.
Raggiunse Ino alle serre, da quando c’era lo stagista aveva iniziato a gironzolare da quelle parti durante le ore buche decisa come non mai ad ottenere un appuntamento. Sakura la invidiava per la sua determinazione, persino durante le lezioni l’amica ci provava senza scrupoli con il ragazzo, avrebbe voluto avere il suo stesso coraggio. Sentiva che se solo fosse stata un ragazzo, tutto sarebbe stato più semplice. Probabilmente si sarebbe data alla Magia Nera pur di trovare un modo che le permettesse di avere le sembianze di Naruto anche per un solo giorno.
Trovò Ino intenta ad aiutare Sai a concimare alcuni terrari e nel mentre rigurgitare cento parole al secondo. Il ragazzo pareva impressionato dalla capacità della ragazza di dire così tante cose in così poco tempo, la guardava come se fosse una pianta rara da studiare assolutamente.
Si interruppe però quando vide piombarsi davanti la migliore amica.
“Sakura!” esclamò “E’ successo qualcosa?”
Haruno, che sentiva che sarebbe scoppiata a piangere se avesse aperto la bocca, annuì.
“Si tratta di Unicorno e Ramen-boy?” domandò allora Ino.
Annuì ancora facendo sospirare la bionda, si rivolse verso Sai con un sorriso cordiale. “Mi dispiace, ma devo andare. Supporto morale fra donne, capisci. Assorbenti, reggiseni in pizzo, cadaveri da sepellire… le solite cose, insomma” e nel mentre si era tolta i guanti di gomma gialli e si era avvicinata all’amica.
Sai le guardò scappare via perplesso.
“Unicorni? Assorbenti?” borbottò fra sé, poi decise che non erano affari suoi e riprese a concimare.
 
Dopo un rapido aggiornamento nel bagno di Mirtilla Malcontenta, Ino si premurò di mostrarle tutto il suo supporto.
“Povera cara” la consolò “Forse Naruto aveva bisogno di qualche ripetizione. So che Hyuuga va molto bene in Astronomia e Divinazione”
“Ma ha sempre chiesto aiuto a me, fin’ora!” singhiozzò “Ha scoperto di essere innamorato di lei, te lo dico io. E me la porterà via”
“Non essere così tragica. Naruto si è sempre mostrato troppo interessato a fare scherzi che sbirciare sotto le gonne delle signorine, non ti porterà via proprio niente”
“L’amore fa schifo” borbottò “Perché sono così sfigata? Prima Uchiha, adesso Hinata… perché non posso innamorarmi di qualcuno alla mia portata?”
“L’amore ha anche questa medaglia, purtroppo” le fece qualche colpetto sulle spalle.
“Avrei dovuto accettare l’appuntamento di Rock Lee quando ne avevo l’occasione” tirò su con il naso “Magari mi sarei innamorata di lui alla fine”
Con i se e con i ma la storia non si fa” proclamò energica Ino “Fortunatamente le cose sono andate diversamente e ora Rock Lee è felicemente fidanzato con Gaara”
“E io sono infelicemente single” completò Sakura “Di questo passo resterò zitella a vita”
“Adesso stai esagerando, però” sbottò visto che stava perdendo la pazienza. Le puntò l’indice contro “Sakura Haruno! Ti proibisco di continuare a piangerti addosso in questo modo. Sei una ragazza bellissima e intelligente, sei ancora giovane e l’amore giunge sempre prima o poi”  incrociò le braccia “Ora alzati e lavati la faccia, ci aspetta un’entusiasmante lezione di pozioni in un puzzolente sotterraneo e noi non vogliamo andarci con gli occhi rossi, dico bene, Sakura?”
“Al momento non ho tanta voglia”
“Il professor Orochimaru vorrà sicuramente darti un premio per aver fatto la pozione migliore della classe nella scorsa lezione. Magari sarà fortuna liquida!” le strizzò un braccio per infonderle il suo stesso entusiasmo.
“Tanto quella di Sasuke era migliore della mia” passò una mano ad asciugarsi le ciglia.
“Non ne sarei così sicura” appoggiò le mani sui fianchi facendo un sorriso trionfante “Era in coppia con Inuzuka e lo sappiamo bene tutte e due quanto è incapace in pozioni. Sarà stato più preoccupato a rimediare ai suoi danni, fidati”
Quello la fece sorridere un poco. “Nessuno può vantarsi di avere un assistente come te, Ino”
“Vero?” annuì compiaciuta “Di Ino Yamanaka ce n’è una sola”
“E meno male” aggiunse sottovoce senza farsi sentire.
 
**
Sasuke era preoccupato. Non tanto per l’idea di non aver fatto la pozione migliore nella scorsa lezione (con Inuzuka accanto era già un miracolo che il calderone non gli  fosse scoppiato in faccia), ma per il suo incontro con Sakura nell’ora buca.
Era stato lui a consigliare a Naruto di farsi fare qualche ripetizione dalla Hyuuga, un po’ perché Uzumaki doveva assolutamente risolvere quell’insufficienza in Astronomia, un po’ perché il mostrarsi accanto a una ragazza avrebbe allontanato qualsiasi ipotesi su una loro possibile relazione. Così aveva ingoiato la gelosia e aveva assicurato a Naruto che la cosa non gli creava nessun problema. Di certo non si sarebbe mai aspettato di vedere Sakura gelosa della cosa. Gli era bastato fare due più due per rendersi conto che la sua ipotesi fatta nel bagno dei prefetti era vera: Sakura si era innamorata di Naruto.
Ora, se Hyuuga era una rivale inoffensiva della quale non doveva assolutamente temere nulla, purtroppo non poteva dire lo stesso di Sakura. Aveva sperimentato in prima persona quanto fosse insistente e subdola; Naruto era una persona di buon cuore, che non pensava mai male degli altri e proprio per questo era facile da raggirare. Temeva che la ragazza riuscisse a fare una qualche mossa molesta.
Motivo per cui si premurò di sedersi accanto a lui durante l’ora di pozioni, evento più unico che raro. L’ultima volta che erano stati seduti nello stesso banco risaliva all’Incidente del Calderone, da allora avevano evitato di farlo, inizialmente perché rischiavano di far esplodere ogni volta la pozione, poi per non destare sospetti sulla loro relazione. In quel momento però lo preoccupava di più Sakura che l’essere scoperto da suo padre.
Purtroppo appena Orochimaru entrò in classe e vide le due potenziali minacce nello stesso banco, si premurò di separarle senza tanti mezzi termine.
“Vorrei evitare che la classe diventi inagibile per un’altra settimana. Uzumaki, prenda il posto del signor Nara”
“Che seccatura” borbottò quello con la testa appoggiata sul banco.
Almeno non era finito insieme a Sakura.
“Prima di iniziare, vorrei catturare la vostra attenzione sulle pozioni della scorsa lezioni. Sono rimasto molto deluso dal risultato, poche coppie soni riuscite a raggiungere un livello soddisfacente”
Il che non era una novità, al professor Orochimaru non sembrava andare mai bene nessuna delle pozioni che preparavano. L’unico a raggiungere i suoi elogi solitamente era Sasuke, ma per colpa di quell’imbecille di Inuzuka era già tanto se la sua pozione fosse finita tra le accettabili.
Il professore cominciò a passare tra i banchi consegnando dei pezzi di pergamena agli alunni dove, insieme al voto, erano appuntate anche tutte le criticità dei preparati magici. Sasuke fissò sorpreso la propria O, il voto gli rovinava comunque la media, ma era quanto più avesse sperato.
“Speravo che metterlo insieme alla signorina Hyuuga potesse dare buoni risultati, ma a quanto pare mi sbagliavo” lo sentì commentare quando passò davanti a Naruto. Immaginò sopra doveva esserci lo stesso voto della Tassorosso accanto a lui: Scadente.
“Invece, sono stato piacevolmente sorpreso da voi due, signorina Haruno e signorina Yamanaka”
Vide entrambe spalancare gli occhi e poi sorridere soddisfatte.
“Una E+ ampiamente meritata, non aggiungo altro. E questa” mostrò una fiala piena di un liquido fangoso “E’ il vostro premio”
Sasuke assottigliò gli occhi fissando con odio Sakura.
Avrai pure vinto questa sfida, ma non mi porterai via Naruto. Pensò fra sé aprendo il libro alla pagina indicata dal professore.
 
**
Sakura fissava la fiala come in trance, gli occhi accesi da un’idea pericolosa.
“Qualsiasi cosa tu stia pensando, non mi piace” borbottò Ino.
Finita la lezione erano andate a nascondersi in una delle tante aule vuote della scuola per poter ammirare con attenzione il loro premio.
Pozione Polisucco, recitava l’etichetta con l’obliqua scrittura del professore.
Il sorriso di Sakura si allargò ulteriormente in una smorfia inquietante.
“No, non mi piace per niente” completò l’altra.
Sakura non la badò minimamente. “Questa è la soluzione a tutti i miei problemi”
“E’ una pessima idea” l’anticipò.
“Ma se non sai nemmeno quale sia!” protestò.
“Mi basta vedere la tua faccia. Cielo, fa paura” e si sventolò una mano davanti al petto con fare teatrale.
Sakura la spintonò scherzosamente. “Esagerata” sembrava le fosse tornato tutto il buon umore, nemmeno le lasagne avevano questo effetto su di lei.
“Allora, sentiamo questa tua geniale idea” si sporse in avanti fissandola con curiosità e reggendosi la faccia con una mano.
Sakura alzò la boccetta al soffitto come un trofeo e proclamò. “Prenderò il posto di Naruto per un giorno, inviterò Hinata ad uscire con me e la bacerò”
“Lo sapevo: è una pessima idea”
Quella reazione lasciò di stucco la rosa. “Cosa? Perché?”
“Perché questo sarebbe un inganno bello e buono” spiegò Ino “Non otterrai niente di buono per te, illuderai solo Hinata. E credi che Naruto ti permetterà di baciare chicchessia con la sua faccia? Per non parlare del fatto che ci sarebbero due Naruto in giro per la scuola!”
Sakura fece una smorfia. “Basterà mettere il vero Naruto k.o. e non farlo uscire dalla Torre di Grifondoro. Per il resto non sarà un vero inganno: io bacerò la persona che mi piace, lei bacerà la persona che le piace. Che male c’è?”
“No, bacerà una persona che si finge quella che le piace” tenne il punto “Questo piano fa acqua da tutte le parti, Fronte Spaziosa”
“Ma è il migliore che abbiamo” nemmeno lei era interessata a cedere terreno “Sono disposta a ottenerla a qualsiasi costo. La otterrò a qualsiasi costo!” prese fiato “La pozione qui dentro è sufficiente per più di mezza giornata e la prossima settimana ci sarà un’uscita ad Hogsmeade” ragionò ad alta voce “Le manderò un gufo imitando la scrittura di Naruto chiedendole di uscire”
Ino scuoteva ancora la testa. “Questa storia non mi piace, non mi piace per niente”
Sakura sbatté le ciglia, con il labbro inferiore che tremava. “Vuoi dire che non mi aiuterai? Per favore, sai che non potrei fare nulla senza di te”
Suo malgrado, Ino aveva un cuore debole che non poteva sopravvivere davanti alla sua migliore amica implorate, per non parlare della sua vanità e della sua passione per i guazzabugli adolescenziali.
Sospirò. “Dovrebbe essermi avanzata qualche merendina marinara da qualche parte. Insomma, dovremmo pure impedire al vero Naruto di andare a spasso, no?”
Fece appena in tempo a finire la frase che si ritrovò le braccia si Sakura al collo, intenta a stringerla in un abbraccio soffocante che quasi la fece cadere a terra.
“Grazie, grazie, grazie!” le strillò nelle orecchie “Insieme metteremo in atto le Tre P”
“Tre P?”
Ghignò. “Piano Pozione Polissucco”
Me ne pentirò, lo so che me ne pentirò. Povero Naruto…
 
**
Naruto starnutì.
Sasuke lo guardò infastidito. “La mano, dobe, la mano” e gli passò un fazzoletto.
“Grazie” sospirò. Lo starnuto gli era salito improvviso, senza che se ne rendesse conto. Non aveva nemmeno il raffreddore, forse qualcuno stava pensando a lui.
Lui e Sasuke stavano passeggiando per un corridoio solitario del terzo piano, era quasi l’ora del coprifuoco e quindi non c’era il rischio che incrociassero qualcuno. Erano stati in una delle torrette a baciarsi e a fare i compiti insieme, chiacchierando di tanto e in tanto. Era bello passare quel tempo insieme, Naruto si rammaricava che non potessero farlo sempre, ma prima o poi qualcuno si sarebbe reso conto delle loro continue essenze strategiche in coppia durate la cena.
Ma non era ancora quella il giorno, perciò:
“Ti accompagno fino al dormitorio” gli propose stringendogli le dita fredde con entusiasmo.
Sasuke abbassò lo sguardo sulle loro mani intrecciate, poi distolse gli occhi con un lieve rossore sulle guance. “Fa come vuoi, dobe” si finse distaccato.
Naruto adorava vederlo tentare di essere indifferente e fallire miseramente, sempre tradito da particolari che solo lui poteva notare e, incapace di trattenersi, lo spinse contro la parete per reclamare le sue labbra. Sasuke, che si aspettava quel gesto, lo assecondò immediatamente, intrecciando la propria lingua a quella dell’altro e incastrando le proprie dita nella zazzera bionda per tenere ben ferma la testa. Naruto aveva avvinghiato le sue mani ai fianchi magri tentando di superare la barriera dell’uniforme e toccare la pelle chiara. Era sempre bello perdersi in quei baci, erano sempre così in sintonia quando si baciavano – o anche quando facevano sesso – come se i loro corpi fossero fatti per reagire perfettamente a quello dell’altro, nonostante fossero caratterialmente opposti.
Le labbra di Naruto scesero a lambirgli il collo e Sasuke reclinò la testa all’indietro, appoggiandosi contro il muro in pietra, per lasciare a quella labbra maggior spazio. I brividi che gli percorrevano la spina dorsale erano piacevolissimi.
Improvvisamente, avvertì un rumore di passi in avvicinamento.
Preso dal panico, Sasuke si staccò bruscamente Naruto di dosso. Il dobe non si era accorto minimamente di niente e lo guardava ancora come un cucciolo scodinzolante, un sorriso ebete sul volto.
“Sas’ke …”
Non fece in tempo ad aggiungere altro perché il Serpeverde lo cacciò dentro un ripostiglio accanto a loro e lo richiuse dentro, proprio mentre i passi svoltavano l’angolo e un gruppo di studenti gli passava davanti.
“Ehi, Uchiha. Tutto bene?” domandò uno di quelli vedendolo scombussolato.
Lo freddò con un’occhiataccia senza rispondere. Attese che fossero sufficientemente lontani, poi aprì la porta dello sgabuzzino permettendo a Naruto di uscire.
Quello lo guardava stralunato. “Mi hai chiuso nel ripostiglio” farfugliò.
“Lo so, dobe. Ma ci avrebbero visto altrimenti”
“Nel ripostiglio delle scope” rimarcò sconvolto.
“Avrebbero capito subito cosa stavamo facendo”
“Mi hai chiuso dentro il ripostiglio delle scope!” lo interruppe ancora.
Quel rimarcare l’ovvio innervosì Sasuke. “Ti ho già detto che lo so, ma che dovevo fare? Ci avrebbero beccato, ora non fare tanto l’offeso”
Naruto esplose. “Ma certo! Tanto sono solo stato chiuso dentro un ripostiglio, che diritto ho di offendermi, io”
“Usuratonkachi …”
Ma non gli permise di finire la frase. “Sai che ti dico? Tornatene al dormitorio da solo, teme!”
Detto questo, si voltò e falcate pesanti e veloce si allontanò verso la torre di Grifondoro, macinando ancora rabbia e facendo uscire fumo dalle orecchie.
 

 
BEH
Le coppie per essere scoppiate sono scoppiate xD Anche la testa di Sai è scoppiata a furia di sentire Ino chiacchierare. Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, coraggio che nel prossimo c’è il disastroh :D
 
Vi voglio ringraziare per il caloroso benvenuto alla fic, non me l’aspettavo giuro xD Spero non deludi le vostre aspettative, ma sarà davvero molto trash e demenziale hahaha
A presto!
Hatta

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


Buongiorno nuvolette di zucchero *3* Qui è Hatta che vi parla con tutte le dita sporche di inchiostro dopo che ha tentato di fare un comic Sakuhina, temo che la missione sia fallita xD
Vengo a consolarmi postando il secondo capitolo di questa trashata assurda, dove finalmente vedremo Sakura mettere in atto il suo diabolico piano e… ma cosa vi dico a fare? Leggetelo e scopritelo da soli ^^
Vi ringrazio per le meravigliose recensioni, siete carinissimi <3
Hatta
 
 
 
 
 
 
 
Capitolo 2
Piano Pozione Polisucco in azione!
 
 
Ben presto, arrivò il giorno di mettere in atto le Tre P e sia Ino che Sakura erano alle loro postazioni. La mattina avevano mandato il messaggio a Hinata, ora dovevano mettere fuori combattimento Naruto. L’ingrato compito era capitato a Ino, visto che faceva parte della sua stessa casa e quindi sarebbe stato più semplice agire.
Si sentiva un poco in colpa a fargli mangiare una merendina marinara, fare un torto a Naruto era come prendersela con un cucciolo di labrador. Ma aveva dei doveri come migliore amica e li avrebbe adempiuti tutti, anche a costo di comportarsi come una di quei viscidi Serpeverde.
Naruto in quei giorni pareva essere furioso con il mondo, doveva aver avuto un incidente con uno sgabuzzino, o almeno era quello che tutti pensavano visto che da giorni non faceva altro che borbottare sdegnato “in un ripostiglio!”. In ogni caso, era talmente distratto dalle proprie elucubrazione da non essersi minimamente accorto di aver portato alla bocca un dolcetto stregato invece di un pezzo di pollo.
Ino ghignò divertita, poi fece un gesto vittorioso a Sakura, seduta al tavolo di Corvonero.
Ora bisognava mettere in atto la terza fase.
 
**
 
A Naruto doleva incredibilmente la pancia, quasi avesse ingoiato fuoco solido. Avanzò fuori dalla Sala Grande sofferente, chiedendosi se non avesse esagerato con il budino, non sarebbe stata la prima volta che si procurava un’indigestione. Così preso nelle proprie supposizioni non si accorse di Sasuke finché quello non gli afferrò il polso e lo strattonò.
“Teme!” sbottò quando girandosi incrociò i suoi occhi neri “Hai intenzione di chiudermi dentro un altro ripostiglio?”
Sasuke spalancò gli occhi mostrandosi leggermente ferito da quella insinuazione, poi indurì lo sguardo. “Per quanto ancora me lo farai pesare?”
Naruto sapeva quanto al moro costasse quella situazione e in una situazione normale avrebbe pure sorvolato sulla faccenda, ma ci era rimasto davvero male quando si era visto chiudere la porta di quello sgabuzzino buio e polveroso in faccia.
“Per quanto necessario” replicò “Che cosa vuoi? Ho un impegno e non vorrei fare tardi” mentì con disinvoltura.
Quello gli lasciò andare il polso, improvvisamente imbarazzato. “Oggi c’è l’uscita ad Hogsmeade, potremmo andarci. Insieme” e lo spiò di sottecchi.
La rabbia svaporò totalmente da Naruto e, senza poterci fare nulla, sorrise a trentadue denti.  Non erano mai andati a Hogsmeade insieme, durante quelle gite erano sempre stati al castello approfittando dei pochi studenti per stare tranquilli senza il rischio di essere beccati.
“Oh, va bene” gli stava venendo una paralisi facciale da quanto stava sorridendo, il dolore allo stomaco completamente dimenticato.
Il modo di sorridere di Naruto era così spontaneo  da essere irresistibile per Sasuke che, gongolante per averlo fatto capitolare ancora una volta, si sporse per ricevere il guadagnato premio: un bacio. Il corridoio era miracolosamente deserto, bisognava approfittarne assolutamente.
 Naruto rispose con fin troppo entusiasmo, la proposta lo doveva aver reso davvero felice. Serrò le dita sulla cravatta verde-argento per costringerlo più vicino e approfondire il bacio, completamente inebriato dal suo sapore di mandorle e fiori di loto, al mondo non c’era un odore più buono di quello.
Sasuke si godette tutte quelle attenzioni senza protestare, la bocca del biondo si muoveva vorace sulla sua ed emise un sospiro soddisfatto quando gli morse il labbro inferiore per invogliarlo ad essere più attivo. Quei giorni in cui Naruto era stato arrabbiato con lui erano stati davvero brutti, non credeva di essersi affezionato a tal punto, di essere così dipendente, e la cosa po’ lo terrorizzava. Non in quel momento, in quel momento riusciva solo a pensare oh, sì, grazie a Salazar.
Poi Naruto staccò lentamente la bocca dalla sua per riprendere fiato, con gli occhi azzurri vividi e le guance arrossate, le labbra incurvate in un sorriso. Il suo fiato caldo si infrangeva ancora contro quello di Sasuke.
Oh, sì, grazie a Salazar.
“Sas’ke…” esalò Naruto distraendolo e strabuzzando gli occhi.
“Sì?”
Senza molte cerimonie gli artigliò le spalle, lo spostò da davanti a sé facendolo quasi cadere  e si piegò in avanti.
Poi vomitò.
 
Sasuke lo fissò inorridito mentre si piegava su di sé e rigurgitava anche l’anima, con una mano premuta sullo stomaco.
“Dobe!” sbottò sconvolto. Era quello il modo di reagire a un suo bacio, per le più sporche mutande di Godric?! Gli stava forse facendo capire che baciava da schifo? Come osava!
“Sas’ke” articolò ancora a fatica “Non mi sento molto …” si interruppe, sbiancando di colpo e riprese a vomitare il pranzo. A quel punto il Serpeverde cominciò a preoccuparsi, il volto del fidanzato era diventato verdognolo e sudaticcio.
“Okay” raccolse le idee  guardandolo leggermente schifato “Ti porto in infermeria”
Naruto strinse le labbra cercando di ricacciare indietro un altro conato e annuì, con la spiacevole sensazione di essere finito fra i rami del Platano Picchiatore.
Uchiha lo aiutò a passare un braccio attorno alle sue spalle per sorreggerlo e con uno sbuffo di fatica cominciò a dirigersi verso l’infermeria.
“Se mi vomiti sulla divisa ti schianto” lo minacciò a denti stretti.
Naruto spalancò la bocca, forse per rispondergli per le rime, ma non si rivelò una buona idea.
Gli vomitò addosso.
 
Tra una imprecazione contro i fondatori, Merlino, Silente e altri maghi illustri, i due raggiunsero l’infermeria indenni. Lo stesso non si poteva dire però delle loro divise.
Ad accoglierli fu Shizune, che appena li vide accigliò lo sguardo borbottando fra sé qualche maledizione. L’infermiera era una donna paziente, ma dopo sette anni passati a curare le ossa rotte che i due si procuravano a vicenda aveva sviluppato una sorta di insofferenza ogni volta che se li vedeva piombare davanti.
Doveva ammettere, però, che era da molto che non se li trovava malconci davanti alla porta e che aveva cominciato a preoccuparsi. Evidentemente, la sua preoccupazione era stata totalmente inutile.
“Cosa abbiamo qui? Uchiha, Uzumaki!” vociò appoggiando le mani suoi fianchi e guardandoli critica. Poi, brusca come una madre preoccupata, tolse Naruto dalle mani di Sasuke per farlo distendere su un lettino. La sua faccia era peggiorata ulteriormente, diventando di un grigio malaticcio. Shizune passò velocemente la bacchetta su tutto il suo corpo, le labbra serrate in una posa rigida, con Sasuke accanto che guardava il tutto, trepidante di un verdetto.
“Avvelenamento per dolcetto maledetto” asserì alla fine la donna “Probabilmente, scudato di qualche settimana”
Sasuke fissò perplesso l’altro ragazzo, chi diavolo avrebbe potuto tirargli uno scherzo del genere? La finale di Quidditch era ancora lontana e a scuola tutti adoravano Naruto, era impossibile non volergli bene.
Velocemente Shizune preparò una bevanda sciogliendo una polverina verde dentro un bicchiere di vetro.
“Che cos’è?” domandò diffidente Naruto.
“Nulla di troppo amaro, né di troppo dolce. Ti farà bene” lo spronò.
Al primo sorso Naruto fece una smorfia, ma poi inghiottì tutta la medicina senza fare smorfie.
Shizune annuì soddisfatta fra sé, poi si voltò verso Sasuke.
“Signor Uchiha, restate qui mentre vado a chiamare qualcuno che accompagni il signor Uzumaki al proprio dormitorio. Nel frattempo, cercherò anche la punizione adatta per voi”
Sasuke sbiancò immediatamente. “Punizione?!” quasi si soffocò con la saliva.
Shizune gli lanciò uno sguardo di sufficienza. “Volete farmi credere che non siete stato voi ad avvelenare il signor Uzumaki, esattamente come le altre mille volte passate? Mi faccia il piacere” sbuffò.
Sasuke a quello non seppe come replicare, negli anni passati non era raro che uno dei due si presentasse lì avvelenato da uno stupido scherzo dell’altro.
“Questa volta sono davvero innocente!” tentò comunque.
“Certo, e io sono Hermione Granger” non gli diede un minimo di credito “Aspettatemi qui, se al mio ritorno non vi troverò toglierò dieci punti a Serpeverde. E, signor Uzumaki, vicino al letto c’è un secchio, nel caso dovesse vomitare…” detto ciò uscì dall’infermeria con passo svelto.
Sia Naruto che Sasuke sospirarono.
“Mi dispiace” si imbronciò il biondo “Sia per la punizione, che per averti vomitato addosso”
“A me dispiace di più per il nostro appuntamento”
Le orecchie di Naruto si infiammarono immediatamente. “Ah. Era un appuntamento?”
Sasuke lo guardò indispettito. “Che cosa doveva essere, dobe? In ogni caso è saltato”
“Apprezzo comunque il pensiero” si premurò di fargli sapere stringendogli una mano. Lo sguardo di Uchiha dardeggiò verso la porta, quando vide che non stava per entrare nessuno si permise di ricambiare la stretta.
“Ci vediamo, quindi” commentò mestamente.
 
**

“Tutto come previsto” commentò Sakura quando vide qualcuno accompagnare Naruto alla torre di Grifondoro. Fissò la boccetta di polisucco con un ghigno vittorioso. Riuscire ad ottenere un capello dell’Uzumaki non era stato affatto difficile e ora la pozione non aveva più il suo aspetto fangoso, era di un bellissimo color ocra che variava dall’arancione al giallo a seconda della luce.
“Siamo sicuri di volerlo fare?” domandò Ino fissandola. Erano in un angolo nascosto del cortile d’entrata, poco lontano dal punto d’incontro con Hinata.
“Non mi fermerò arrivata a questo punto”
“E se Hinata non dovesse venire?”
“Verrà sicuramente” alzò gli occhi al cielo “Smettila di essere così negativa”
Ino incrociò le braccia al petto e sorrise. “Questa storia finirà malissimo, ne sono sicura” commentò.
“Eppure ho la sensazione che la cosa non ti dispiaccia molto”
Scoperta, la bionda ghignò più apertamente, nonostante i colori rosso e oro in quel momento sembrava una perfetta Serpeverde. “Comunque vada, questa storia sarà frutto di molti pettegolezzi. Non vedo l’ora” trillò.
Sakura sorrise esasperata, poi guardò l’orologio. “Mancano sette minuti, io mi trasformo”
Indossava già gli abiti di Naruto, precedentemente sottratti, per non doversi cambiare nel mezzo del cortile. Nonostante la primavera fosse giunta da un pezzo, l’aria in Scozia era ancora piuttosto gelida.
Ingoiò la pozione tutta in un sorso, poi fece una smorfia: sapeva di ramen! Non ebbe modo di pensarci troppo, però, perché alcune fitte lungo tutti i suoi muscoli l’avvertirono che la trasformazione era già iniziata. Serrò gli occhi cercando di contenere il dolore.
Quando sentì che stava smettendo di crescere e che le scarpe gli stavano giuste, si arrischiò ad aprire gli occhi. “Come sto?” chiese all’amica.
“Come Naruto” commentò quella critica squadrandola da capo a piedi. Le passò uno specchio e Sakura si vide ricambiare il volto del ragazzo: la pelle più scura, gli occhi cerulei e una zazzera bionda sulla testa.
Si allentò la cravatta nel modo trascurato in cui la portava anche Uzumaki e cercò di fare un sorriso.
“Ricordati di dire dattebayo ogni tanto” le suggerì Ino “Hai imparato a memoria i nomi dei giocatori di Quidditch?”
“Certo”
“E il tuo piatto preferito è il…”
“Ramen” rispose esasperata “Non preoccuparti, Ino. Ho passato anni insieme a lui, so come imitarlo. Sarò un Naruto migliore di lui, shannar … cioè, volevo dire: dattebayo!”
Ino sospirò. “E’ proprio questo che mi preoccupa”
Hinata era già nel punto dell’incontro. Indossava una deliziosa gonnellina scozzese, delle parigine nere le calzavano le gambe fino al ginocchio e aveva la sciarpa di Tassorosso attorno al collo. Sakura si prese qualche secondo per ammirarla, poi prese un lungo respiro e, proprio come avrebbe fatto il vero Naruto, la chiamò ad alta voce sbracciandosi e correndo verso di lei in maniera scomposta.
“Hinata!”
Quella si voltò, facendo ondeggiare leggermente i lunghi capelli corvini e accennò un lieve sorriso. “Na-Naruto” ricambiò il saluto.
“Scusami per il ritardo” disse passandosi una mano fra i capelli biondi come avrebbe fatto il vero Naruto, anche se si sentì impacciata nel farlo.
Hinata scosse la testa con fare tranquillizzante. “Sono appena arrivata anche io, non preoccuparti”
Nonostante le guance rosse e il leggero balbettio, Hinata sembrava essere abbastanza a suo agio. Ciò diede rinnovato vigore a Sakura.
“Andiamo?” le propose tendendole il braccio piegato come un vero gentiluomo, era quello che avrebbe fatto un cavalleresco Grifondoro, no?
Hinata annuì e poi, leggermente incerta, posò la propria mano sul braccio che le stava porgendo. Era così carina che sentì l’impulso di baciarla immediatamente, ma si contenne. Aveva un piano da seguire, avrebbe reso quella giornata perfetta, non poteva sprecare la sua unica occasione.
Sorprendentemente, l’impaccio finale scivolò via subito e le due si ritrovarono a chiacchierare amabilmente. Forse era il fatto di non essere davvero se stessa a rendere Sakura così coraggiosa e a osare con battute che normalmente non avrebbe mai fatto. Si scoprì ad adorare il modo in cui Hinata rideva, ancor di più adorava essere lei a farla ridere in quel modo.
Andarono a Mielandia, dove Sakura regalò a Hinata un bastoncino di zucchero filato che si diceva avesse lo stesso sapore delle nuvole. Si divertirono ad acchiappare quante più cioccorane possibile e Sakura si premurò di cedere tutte le sue cartine all’altra ragazza. Con un sacco pieno di dolci andarono poi nel negozio di scherzi dei Weasley, dove Hinata comprò un’agenda incantata che l’avvertiva dei compiti che si dimenticava di barrare. La tappa successiva fu all’ufficio postale, gufi di tutte le dimensioni volteggiavano sopra le loro teste e dovettero fare una lunga fila affinché Hinata potesse mandare una lettera a suo cugino Neji, un ex-Serpeverde che stava facendo uno stage in Giappone.
Quando andarono da Madame Piediburro, Hinata arrossì istantaneamente, diventando timidissima. Ordinarono due tazze di cioccolata calda e Sakura, ancora nei panni di Naruto, pagò per entrambe. La Tassorosso tentò di protestare, perché anche negli altri negozi era sempre stata Sakura a pagare.
“Metti via il portafoglio, Hinata, oggi sei mia ospite” le garantì avvolgendo un braccio sulle sue spalle e avvicinando il volto ai suoi capelli. Già normalmente era di qualche centimetro più alta della Hyuuga, ma con l’altezza di Naruto la corvina le arrivava al collo. Era bello abbracciarla a quel modo.
Dopo Madame Piediburro, le due andarono verso la Casa Stregata. Il boschetto attorno ad essa era completamente verde, un po’ umido per la pioggia che era caduta il giorno prima e dei fiorellini bucavano il prato rendendo il posto meno spaventoso.
Si sedettero in una panchina a guardare il rudere della vecchia villa, ormai da quando si era scoperta la verità quella casa non spaventava più nessuno. Doveva però ammettere che gli urli del vento erano comunque agghiaccianti.
Hinata aveva affondato il mento nella sua sciarpa nera e gialla, alcuni ciuffi neri le ricadevano sul viso. “Grazie per la meravigliosa giornata, Naruto” disse con lo sguardo basso, un sorriso tenerissimo sulle labbra.
Sakura pensò che fosse finalmente arrivato il momento giusto. L’idea l’agitava un poco, ma era decisa come mai lo era stata in vita sua.
Allungò una mano scostandole i ciuffi da davanti il viso e sistemandogli dietro l’orecchio, Hinata si voltò verso di lei con gli occhi spalancati, la bocca socchiusa e le guance rosse.
“Naruto…?” domandò incerta mentre si protendeva verso di lei. Non fece in tempo ad aggiungere altro perché Sakura aveva annullato ogni distanza e le stava baciando timidamente le labbra, le farfalle che svolazzavano allegramente nel suo stomaco.
Finalmente, pensò, ma non fece in tempo ad approfondire quel bacio che la Hyuuga era già schizzata via, sul bordo della panchina, con il volto completamente in fiamme.
“Na-Naruto!” balbettò quella serrando gli occhi “N-non oc-occorre arrivare a tanto”
Sakura era ancora piegata in avanti, sul volto un’espressione idiota e sorpresa. “Eh?”
Hinata riaprì gli occhi abbassò lo sguardo sulle proprie mani. “Io… io conosco il tuo segreto” spiegò imbarazzata.
“Il mio segreto?” ripeté Sakura, che davvero non ci capiva più nulla. Il suo piano era perfetto, com’era possibile che Hinata si fosse sottratta al suo bacio? E di che segreto stava parlando?
Cominciò a sudare freddo, che l’avesse smascherata?!
Hinata aprì la bocca, forse per dire qualcosa, ma poi parve ripensarci e cominciò a cercare all’interno della propria borsetta sotto lo sguardo confuso di Sakura. Tirò fuori delle fotografie e gliele tese mentre mormorava.
“Volevo dartele durante le ripetizioni, o prima. Ma mi vergognavo…”
Sakura le prese in mano e riconobbe la foto che aveva intravisto quella volta che aveva aiutato Hinata nel corridoio. Solo che nella foto non c’era solo Naruto, vicino a lui stava Sasuke. Sasuke che lo guardava e sorrideva, Sakura non aveva mai visto Sasuke sorridere a quel modo. Era una foto come quelle babbane e quindi i soggetti stavano immobili, fissi in quel momento.
Sfogliò la foto successiva e il sangue le si gelò nelle vene: Naruto stava baciando Sasuke. Il Serpeverde era schiacciato contro il muro mentre l’altro ragazzo lo teneva poco delicatamente per il volto e faceva combaciare le loro labbra.
Spalancò la bocca rendendosi conto che anche le altre foto mostravano qualcosa del genere. Sasuke e Naruto che si baciavano, loro che studiavano insieme, distesi sul prato, Sasuke che baciava Naruto sulla fronte mentre questo era addormentato su un libro. Erano tutti sprazzi di vita rubati che lasciavano intendere solo una cosa.
Naruto e Sasuke stanno insieme?!
“Da quando?” esalò. Da quando quei due si frequentavano in quel modo? Non si erano mai sopportati, com’era possibile una cosa del genere?
Hinata ovviamente fraintese la domanda. “Lo so da Natale. Vi ho visti mentre vi baciavate credendo di essere soli. Ho un mantello dell’Invisibilità, ecco perché non mi avete vista” arrossì “Non volevo spiarvi, ma…” si morse il labbro.
Sakura non sapeva come reagire, ancora sotto shock. E pensare che Naruto non gli aveva detto niente. Chissà quante risate si erano fatti quei due pensando a lei che si agitava per ottenere l’attenzione di Sasuke. Sentì gli occhi bruciarle.
“Ma non devi preoccuparti!” continuò Hinata alzando la voce, lo sguardo più deciso “Con me il vostro segreto è al sicuro, non l’ho mai detto a nessuno. E se vorrete usarmi come copertura, io sarò ben felice di aiutarvi”
Sakura non pensava di potersi innamorare ancora di più di Hinata, ma vedendo quanto fosse gentile e altruista non poté non pensare che fosse bellissima. Ma prima doveva risolvere quella situazione.
“E così, lo sai…” ridacchiò imbarazzata chiedendosi come avrebbe reagito Naruto. Il vero Naruto. “Come mai sei disposta a fare una cosa del genere per me e Sasuke?”
Dovrei dirlo a Ino? Questa notizia le farebbe girare la testa, ma non voglio metterli nei guai…
Hinata nascose il sorriso dietro la sciarpa. “Perché vi shippo dal primo anno, ho sempre pensato che foste una coppia carinissima. E so come possano essere difficili le cose per Sasuke, con suo padre… le nostre famiglie sono molto simili e quindi lo capisco perfettamente” aggiunse mestamente.
Sakura non sapeva cosa intendesse con vi shippo, ma preferì sorvolare sulla faccenda.
“Oh, be’… ne parlerò con Sasuke e vedremo insieme…” le cose si stavano mettendo male. Davvero male.
Infatti Hinata lo guardò perplessa. “Pensavo che mi avessi invitata qui proprio per questo. Per usarmi come copertura”
Ehm, veramente …
Doveva trovare un modo per uscire da quella situazione. “Sì, esatto. Ma non pensavamo tu sapessi, questo cambia alcune cose”
“Oh, capisco” annuì seriamente, poi scoppiò a ridere portandosi la mano alla bocca “Comunque prima, con il bacio, mi hai davvero spaventata. Devi sapere che a me non piacciono…”
 Ma Sakura non scoprì mai cosa non piacesse a Hinata, perché un rumore di rami spezzati e passi in avvicinamento la fece sussultare e interrompere. Velocemente riprese le fotografie cacciandole malamente dentro la borsa, un secondo dopo nello spiazzo si presenteranno altri ragazzi.
Erano tutti Serpeverde, parevano del quinto o sesto anno, tranne quello che stava a capo del gruppo e li guardava con rabbia, lui aveva chiaramente la loro stessa età.
“Uzumaki! Cosa fai con la mia promessa?”
Sakura lo guardò perplessa prima di riconoscerlo. Era Toneri Ototsuki, il rampollo di una nobile famiglia purosangue. Era un bel ragazzo, con i capelli mossi, del colore della neve, e gli occhi azzurri, ma aveva sul volto  una perenne espressione di superiorità che faceva a gara con quella di Sasuke.
Hinata al suo fianco soffocò un gemito. “Toneri” disse esasperata “Noi due non siamo promessi”
Quello fece un gesto vago con la mano. “Sciocchezze. Noi due ci sposeremo, un giorno. E tu” puntò l’indice contro Sakura “Faresti meglio a starle lontano”
Sakura lo guardò indignata per tutta quella prepotenza, fece per rispondergli per le rime, ma Hinata le posò una mano sulla spalla. “Lascia stare, Naruto. Non ne vale la pena” lo supplicò.
“Già, Uzumaki. Non vorremmo ti scoppiasse la bacchetta sotto il naso” replicò sarcastico Toneri e gli scagnozzi che gli stavano dietro scoppiarono a ridere.
Sakura si chiese se fosse l’effetto di essere trasformata nel corpo di Naruto, ma sentì il sangue andargli alla testa.
Toneri smise di ridere. “Vattene, Uzumaki. Devo parlare con la mia fidanzata di alcune cose”
Sakura sentì Hinata stringerle il braccio e tremare leggermente, quello le fece azzerare il cervello.
“Lei non è la tua fidanzata” tuonò alzandosi in piedi.
Toneri si accigliò a vedere quella reazione. “Certo che lo è. Ha promesso di sposarmi”
Hinata alzò gli occhi al cielo. “Avevo quattro anni” si giustificò “Era la promessa di una bambina. Avevo promesso anche di sposare papà e Neji”
“Hai capito? Quindi sloggia” le diede man forte Sakura.
Toneri non parve particolarmente colpito da quella affermazione, era solo furioso. “Ti conviene sparire, Uzumaki, se non vuoi farti troppo male” e tirò fuori la bacchetta.
Sakura lo imitò, tirando fuori la propria, e lo guardò in cagnesco. “Quello che si farà male sei proprio tu, invece”
In simultanea anche gli altri Serpeverde tirarono fuori la bacchetta, ma Sakura non si scompose. Aveva Eccezionale + in Incantesimi, insieme a Sasuke era la migliore della classe. Poteva tenere a bada quattro bulletti del cavolo senza nessuna difficoltà.
Prima che potessero fare alcunché li disarmò usando un incantesimo non verbale, poi alcuni li pietrificò, altri li fece lievitare in aria appesi per la caviglia.
Toneri spalancò la bocca. “Da quando…?”
Schianto!”
Protego” si difesa appena in tempo.
Levicorpus!” continuò imperterrita Sakura.
Toneri faticava a respingere quegli attacchi, non immaginava minimamente che quell’Uzumaki fosse così bravo negli incantesimi. Inciampò su una radice evitando per un pelo un pietrificus totalus, ma si sporcò la divisa con il fango. Fumante di rabbia si rialzò e la incenerì con lo sguardo.
“Pagherai questo affronto, Uzumaki!” garantì prima di sparire. Sakura alzò gli occhi al cielo e sciolse gli incantesimi sugli altri Serpeverdi, una volta liberi si affrettarono a seguire il loro capo.
Sakura sorrise soddisfatta. Codardi.
Un battito di mani la distrasse e si voltò verso la Tassorosso che la guardava colpita, il volto arrossato per l’eccitazione e gli occhi che brillavano. “E’ stato fantastico! Da quando sei così bravo negli incantesimi?”
Sakura sorrise e si grattò la zazzera bionda. “Alla fine le ripetizioni sono servite” bofonchiò pensando alla media di Naruto.
“Fantastico” ripeté Hinata “Stare con Sasuke ti fa davvero bene”
Era così entusiasta da far sentire Sakura un po’ in colpa, forse prendere l’aspetto di Naruto per ingannarla non era stata la sua idea più geniale.
Ino aveva ragione, gemette internamente, e adesso che faccio?
 

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


Buona domenica, raggi di sole! Sole che qui oggi non c’è, credo sia ufficialmente iniziato l’autunno :3 Halloween si avvicina *^*
Nella lunga attesa, vi posto il capitolo nuovo, giusto per vedere le avventure di questa povera Sakura. Ci saranno tanti malintesi, fotografie compromettenti e Sai si dimostrerà per l’adorabile pittore quale è.
Buona lettura, e grazie per le meravigliose recensioni <3 siete la mia fonte di gioia
Hatta


 
 
Capitolo 4
Tutto va a rotoli, come la cartigenica
 
Naruto si sentiva molto meglio dopo aver preso la pozione di Shizune e aver dormito tutto il pomeriggio. Si era svegliato appena in tempo per la cena e quella era una notizia meravigliosa visto quanto brontolava il suo stomaco.
Cominciò a rivestirsi per poter scendere nella Sala Grande, quando la porta del dormitorio si aprì, solo che non entrò né Kiba o qualche altro suo compagno di stanza.
Era Sasuke, avvolto nel suo mantello nero con appuntato il distintivo da caposcuola, la cravatta verde argento perfettamente legata al collo e i polsini della camicia ben stirati.
“Come ti senti?” fu la prima cosa che chiese.
“Come nuovo” sorrise smagliante “Cosa ci fai qui? Credevo di incontrarti dopo la cena”
“A titolo ufficiale, sono qui per portarti un’altra pozione da parte di Shizune e scusarmi” poi ghignò “Ufficiosamente, per rimediare alla giornata persa”
Naruto inarcò una sopracciglia a quella espressione. “Effettivamente, tu sai qual è il modo esatto per scusarti”
Non ci fu bisogno di altro. Anche quella sera avrebbero saltato entrambi la cena.
 
**

“Sono ancora sconvolta”
Sakura, ritornata se stessa, si era rifugiata in una stanza vuota con Ino immediatamente dopo la cena.
“Naruto non c’era a cena” disse Ino staccando un morso a una mela.
“Forse dovevamo dargli una merendina marinara meno forte”
“Non c’era nemmeno Sasuke” le fece presente muovendo su e giù le sopracciglia con fare eloquente. Alla fine, dopo una lunga diatriba interna, Sakura era giunta alla conclusione di non poter nascondere quel dettaglio a Ino, aveva bisogno di sfogare su qualcuno la sua sorpresa su quella scoperta. Insomma, Naruto e Sasuke fidanzati, c’era da perderci la testa.
Appena lo era venuto a sapere, Ino si era esaltata fin troppo, aveva dovuto richiuderla là dentro da quanti acuti aveva lanciato elettrizzata. Sperava solo che mantenesse la promessa di non dirlo a nessuno.
“Non fare quell’espressione, mi inquieti” si massaggiò l’ampia fronte.
“Effettivamente ci saremmo dovute arrivare molto tempo prima che Sasuke pescava dalla nostra stessa sponda” poi lanciò uno sguardo a Sakura “Pardon, dalla mia stessa sponda”
“Ma a Naruto piacciono le ragazze! Ne sono sicurissima”
Ino scrollò le spalle. “Sarà bisessuale” morse ancora la mela “Godric, effettivamente tutta quella tensione fra loro due doveva essere per forza sessuale”
“Resto comunque sconvolta. Come si è permesso Naruto di non dirmi niente?!” arricciò il naso oltraggiata.
“Be’, tu non gli hai mai detto di Unicorno, quindi siete pari” sembrò rendersi conto di una cosa “Almeno adesso sappiamo che non le piace Uzumaki”
A quelle parole Sakura sorrise. “Era così carina, Ino. Aveva questa impacciata determinazione che mi faceva voglia di riempirla di baci”
“Certo che, però, chi vorrebbe fare volontariamente da copertura? Perché?”
Sakura fece spallucce. “Forse vuole fare una buona azione”
“Forse spera in una cosa a tre”
“Ino!”
“Che c’è? Io ci farei un pensierino, Naruto e Sasuke non sono niente male. E stanno assieme, Merlino! Voglio una di quelle foto!”
Sakura la guardò oltraggiata, lisciando le pieghe della sua gonna. Era confortante essere tornata una ragazza, non pensava che avere un pene in mezzo alle gambe potesse essere così fastidioso.
“Tu oggi cosa hai fatto?” sospirò alla fine rendendosi conto di aver monopolizzato l’intera conversazione.
Ino sorrise furba. “Ho tallonato lo stagista e credo di aver ottenuto un appuntamento”
Sakura spalancò gli occhi. “Tu cosa? E me lo dici così, porcellina?” la spintonò scherzosamente.
Ino agitò la coda vanitosamente. “Be’, ha detto che potevo pure passare da lui per aiutarlo a catalogare certe piante che serviranno al professor Yamato”
“Passare da lui?” Sakura ghignò “intendi nella sua stanza?”
“Adesso sei tu quella che fa la faccia pervertita, Fronte Spaziosa” evitò egregiamente la sua domanda. Guardò l’orologio corrucciando la fronte. “E’ quasi il coprifuoco, dovremmo andare ai dormitori”
Sakura si stava mordicchiando un’unghia. “Forse adesso dovrei essere più diretta con Hinata. Voglio dire, visto che non è innamorata di Naruto e pare così felice di una relazione omosessuale, potrei avere qualche speranza”
“E brava la mia Sakura” le batté una pacca sulla spalla “Alla fine ci sei arrivata. Meglio tardi che mai, dico io, ma la prossima volta evita di improvvisare certi piani balordi”
Scoppiò a ridere dandole ragione.
Si separarono, ognuna diretta verso la propria torre. Ad un certo punto Ino si incrociò con Sasuke nella strada per il dormitorio di Grifondoro. I capelli era un poco arruffati  e si stava sistemando nervosamente l’uniforme, un succhiotto svettava sulla pelle pallida del collo. Quando lo vide ghignò pensando che, nonostante la merenda marinara, anche Naruto aveva potuto prendersi una soddisfazione.
Naruto e Sasuke… doveva saperlo che tutto quell’incrociare bacchette significasse qualcosa.
 
**

Il giorno dopo c’era il sole e solo questo pareva a Naruto un buon motivo per essere allegro: da quando in Scozia non pioveva per due giorni di fila? Doveva essere sicuramente un segno di buona sorte.
Forte di questa convinzione, sorridendo come uno scemo, si diresse verso la colazione. Ignorò totalmente i bisbigli e le occhiate che gli altri studenti gli rivolgevano, era ancora mezzo intontito dal sonno e si sarebbe messo a questionare su ciò che lo circondava solo dopo una scodella di ramen.
Appena vide Sasuke, però, si svegliò immediatamente. Dovette farsi violenza fisica per non mettersi ad agitare le mani ed attirare la sua attenzione, sarebbe stato sospetto. Si limitò a camminargli davanti con passo di marcia e poi ghignare:
“Uchiha”
“Uzumaki” ricambiò Sasuke, con lo stesso ghigno pieno di tutti quei sottintesi che avrebbero potuto rispedire Naruto in infermeria.
Gli altri studenti li guardarono preoccupati, evidentemente temevano che i due rivali cominciassero una rissa, e corsero via. Nonostante tutto l’idea che tutti fossero all’oscuro della loro relazione lo faceva sentire potente, quei bambocci credevano di sapere tutto su di loro, invece non potevano assolutamente immaginare niente. Ma allora perché Ino Yamanaka gli aveva appena ammiccato con fare malizioso? Scrollò le spalle sicuro di esserselo immaginato e focalizzò tutta la propria attenzione sul ragazzo di fronte a sé.
“Hai freddo?” gli domandò sottovoce, alludendo alla sciarpa verde e argento che gli cingeva il collo.
Quello lo fulminò con lo sguardo. “No, è colpa tua. Tua e dei tuoi dannati denti”
Naruto sogghignò per nulla pentito, gli piaceva troppo mordere o succhiare quella pelle nivea fino a lasciare dei marchi rossastri. Gli davano un senso di appartenenza che adorava.
“Se la cosa ti dispiace, la prossima volta puoi sempre fermarmi” fece spallucce sapendo perfettamente che una cosa del genere non sarebbe mai successa.
Sasuke aprì la bocca per ribattere offeso, ma fu interrotto da uno strillo carico di collera.
“Uzumaki!”
Entrambi sobbalzarono e si voltarono verso il suono della voce.
“Chi hai fatto incazzare ‘sta volta, usuratonkachi?” chiese fra i denti Sasuke prima di individuare la figura di Toneri Otsutsuki  avvicinarsi minacciosa verso di loro.
“Ehi, Otsutsuki!” lo salutò solare Naruto sventolando una mano, per nulla turbato dall’espressione omicida, disponibile come sempre “Ti serve qualcosa?”
“Tu!” gli puntò addosso il dito indice.
Naruto guardò confuso Sasuke prima di indicarsi a sua volta. “Me?”
Sasuke si chiese se dovesse essere geloso, intanto attorno a loro si era raccolto un gruppetto di curiosi.
“Tu, figlio di un troll” aggiunse fermandosi davanti a lui, il mento dritto e un’espressione sprezzante. Naruto era sempre più confuso.
“Sì?” domandò incerto.
“Ti sfido a duello” terminò.
Naruto sbiancò. “Come scusa?” ovviamente non si sarebbe mai tirato dietro per una sana rissa, ma – Merlino! – perché mai quel tipo strambo lo veniva a sfidare alle sette di mattina?  Preferiva fare prima colazione.
“Ti sfido a duello, dopodomani, al termine delle lezioni” ripeté compiaciuto dalla reazione dell’altro “Per il mio orgoglio. E per la mano di Hinata!”
“Per… per la mano di Hinata?!” quasi si strozzò con la saliva “Per le più unte mutande di Merlino, cosa stai dicendo?”
“So che vi frequentate”
“Noi… cosa?!”
“Vi ho visti insieme”
“Certo, amico, mi aiuta con le ripetizioni. Ma tra noi due non c’è niente!” gesticolò furiosamente.
Ma Toneri non si fece scalfire da quelle parole. “Vi ho visti ieri, a Hogsmeade. Vi stavate baciando”
Il gelo scese brevemente nella stanza, alcuni degli studenti che li stavano guardando si portarono una mano alla bocca, eccitati dalla piega della situazione. Sasuke invece si era irrigidito spalancando gli occhi.
“M-ma cosa stai dicendo?” balbettò Naruto sconvolto da quella idiozia.
“Vuoi le prove? Eccole” schioccò le dita e dei ragazzini di Serpeverde, i suoi leccapiedi probabilmente, gli porsero una fotografia magica. Appena la vide Naruto sentì di essere stato colpito prima da un Pietrificus Totalus e poi da uno schiantesimo. Nella foto incantata si vedeva lui che si protendeva per baciare Hinata, erano seduti su una panchina e la zona sembrava il boschetto vicino alla Casa Stregata.
“Questo è impossibile!” sbraitò riprendendosi dallo choc “Ieri ero in dormitorio a vomitare! Figurati se me ne sono andato a zonzo per Hogsmeade a baciare Hinata!”
Toneri lo guardò seccato. “Non mentire, so perfettamente quello che ho visto. E so anche quello che mi hai fatto, la vergogna inflitta” lo guardò con ira, portandosi drammaticamente una mano sul petto.
Naruto era sempre più sconvolta da tutto quello, non osava guardare Sasuke anche se lo avvertiva accanto a sé immobile come una statua di ghiaccio.
“Ci deve essere un malinteso” protestò infervorandosi “Tutto questo è impossibile”
Toneri pareva scocciata dalla sua caparbietà nel voler negare la cosa. “Nessun malinteso, le cose stanno così. Nascondersi è inutile, so che hai intenzione di portarmi via la mia Hinata”
Gli stava venendo un’emicrania, una seria emicrania. “Senti” prese fiato “Ti ripeto che … ”
“Dopodomani” lo interruppe seccato “Alla fine delle lezioni. Ti conviene venire preparato” gli lanciò un ultimo sguardo minaccioso, prima di superarlo tutto impettito e raggiungere la Sala Grande seguito dai suoi scagnozzi.
Naruto era ancora sotto choc, incapace di realizzare la situazione e pian pianino gli studenti attorno a loro cominciarono ad andarsene, spintonandosi e spettegolando su quanto appena avvenuto.
Si riscosse solo quando Sasuke accanto a lui, dopo un tremulo respiro, cominciò a camminare veloce verso la parte opposta, rigido e silenzioso. Sentì subito il panico serrargli lo stomaco.
“Sas’ke!” lo chiamò dimenticandosi della gente attorno a loro e di essere stato troppo confidenziale, ma vedendo che quello non dava segno di averlo sentito si mise a corrergli dietro. Sasuke non si voltò mai e Naruto riuscì a raggiungerlo solo quando arrivarono a una rampa di scale.
Gli afferrò il braccio strattonandolo. “Sasuke!” sbottò.
Finalmente quello si voltò a guardarlo, aveva lo sguardo vuoto ma emanava un aurea omicida visibilissima. “Lasciami andare” pretese gelido.
“Sas’ke, lo sai che non è vero” lo supplicò terrorizzato da quello sguardo “Non puoi credere sul serio a quella stronzata”
Un gruppo di primini li superò guardandoli cautamente curiosi, ma in quel momento non gli importava che qualcuno potessi vederli o sospettare qualcosa.
Sasuke sorrise, ma fu un sorriso che gli fece accapponare la pelle. “Sai, Uzumaki, credo di averti sempre sottovalutato …” strattonò il braccio liberandosi dalla presa “Non credevo che tu potessi essere così machiavellico”
“Di cosa stai parlando? Otsutsuki stava mentendo, io non ho mai baciato Hinata”
Il moro lo fulminò. “Avevi un impegno ieri, avevi fretta” gli ricordò.
Naruto avrebbe voluto dirgli che aveva mentito, che era solo ancora arrabbiato per la questione del ripostiglio, ma che in realtà non aveva nessun impegno; solo che Sasuke non gli diede modo di parlare.
“Poi hai finto di stare male e hai fatto in modo che io finissi in punizione. Così che tu potessi andare al tuo impegno con Hyuuga” terminò disgustato.
“Ieri stavo davvero male” cercò di difendersi “Mi hai visto! Non puoi credere che io abbia fatto davvero una cosa del genere”
“Eppure tutto ha senso. Volevi farmela pagare perché tengo la nostra relazione segreta? Per la questione del ripostiglio? O semplicemente mi hai sempre preso in giro?” spalancò le braccia “E’ sempre stato tutto uno scherzo per te, Naruto?”
Naruto era sbiancato. “Come… come può venirti in mente una cosa del genere?” farfugliò “Non puoi pensarlo davvero”
“E cosa dovrei pensare? Quella foto parlava chiaro” lo gelò.
“Ti giuro che non ho mai baciato Hinata!” quasi urlò esasperato “Ieri non mi sono mosso dal letto”
Sasuke rimase in silenzio a lungo, guardandolo fisso negli occhi. “Non ti credo” proclamò infine glaciale. Si voltò per andarsene nuovamente, ma Naruto gli afferrò nuovamente il braccio impedendoglielo.
“Sas’ke, dattebayo!”
Le spalle si Sasuke si irrigidirono. “Uchiha” sibilò “Non Sas’ke, io per te ritorno ad essere solo Uchiha”
Il panico lo investì in pieno e quasi gli sembrò di non riuscire a respirare. “Cosa?” mormorò senza fiato, la sensazione che qualcuno lo avesse colpito allo stomaco con un pugno “Tu mi stai lasciando?”
Non poteva essere. Doveva essere tutto un incubo.
L’espressione di Sasuke rimase impenetrabile. “Sì” disse solamente sfilandosi dalla presa debole, ma subito si sentì sbattere contro il muro. Naruto lo aveva afferrato alle spalle e lo premeva alla parete con rabbia, gli occhi che lanciavano scintille.
“Non puoi fare una cosa del genere!” sbraitò “Non per questa cazzata”
“Non è una cazzata” lo fulminò “Mi hai appena tradito e continui a negare l’evidenza”
“Perché non l’ho fatto!” ruggì spaventando alcuni ritratti che cominciarono a correre via dal proprio dipinto.
“Invece sì, dannazione!” alzò finalmente la voce, cercò di staccarselo “Smettila di insistere”
Smettila di farmi più male di quanto tu non abbia già fatto.
Naruto continuò a tenerlo fermo, guardandolo con rabbia e disperazione, troppo incredulo per come le cose fossero improvvisamente precipitate. Ma poi, lentamente, chiuse gli occhi e smise di tenerlo per le spalle, staccandosi.
“Sai, forse hai ragione tu” mormorò con la voce rotta “Come posso stare con una persona che non mi crede nemmeno?”
Sasuke sentì quasi tutta la propria convinzione sbriciolarsi davanti a quello sguardo ferito, strinse i pugni deciso a mantenere la propria posizione. “Ora non rivoltare la faccenda, Uzumaki. Questo è colpa tua”
Dall’occhiata che gli lanciò ebbe quasi la sensazione che gli avrebbe tirato un pugno e quasi ci sperò, si sentiva pronto a colpirlo, a iniziare una zuffa. Voleva iniziare una zuffa con lui.
Invece Naruto non fece niente. “Credi a quello che vuoi, Uchiha Sasuke” ringhiò “Ma io non sto mentendo e se non lo capisci non è certo colpa mia”
Detto ciò si voltò, cominciando a camminare a passo di furia, deciso a saltare la prima lezione della giornata.
 
**
 Sakura si sentiva malissimo.
Durante la colazione aveva sentito tutti quanti spettegolare sulla scenata che aveva fatto Toneri a Naruto fuori dalla Sala Grande e ora tutta la scuola credeva che Naruto avesse baciato davvero Hinata, che si stessero frequentando. Si era sparsa anche la voce che quella mattina Uzumaki e Uchiha avessero litigato furiosamente, anche se nessuno capiva perché. Lei, invece, lo sapeva benissimo. Per lei, che sapeva la verità, era fin troppo facile capire perché l’imperturbabile Sasuke avesse quell’espressione amara, ferita e furiosa. In più all’inizio della lezione di Aritmazia, Hinata gli si era avvicinata – forse per spiegare la situazione dal suo punto di vista – ma lui l’aveva scacciata via a malo modo, mancava poco che tirasse fuori la bacchetta. Naruto invece non si era fatto vedere per l’intera mattinata.
Ed era tutta colpa sua.
Gemette stringendosi una mano allo stomaco, i sensi di colpa le avevano fatto venire dei dolorosissimi crampi e una grande voglia di piangere. Ma non poteva scoppiare durante la lezione, doveva trattenersi per evitare di scompigliare ancor di più la situazione.
Ino al suo fianco le prese un mano per confortarla. “Andrà tutto bene” le assicurò. Ovviamente capiva fin troppo bene i drammi dell’amica.
“Avevi ragione” mormorò sicura di non riuscire più a trattenere le lacrime “Il mio piano era pessimo e ora non so come risolvere questo casino”
Di dire la verità non se ne parlava. Figurarsi, non era coraggiosa e stupida come un Grifondoro, razionalmente sapeva che sarebbe stato un suicidio. Se lo avesse fatto sarebbe sicuramente incappata nelle furie di Toneri e Sasuke, avrebbe perso l’amicizia con Naruto e Hinata l’avrebbe trovata una persona disgustosa. No, non aveva abbastanza forza per affrontare tutto quello.
Tremante alzò una mano. “Professore?” pigolò “Posso uscire? Non mi sento molto bene”
Asuma la guardò con apprensione. “Ma certo, signorina Haruno. Signorina Yamanaka, può accompagnarla in infermeria?”
Ino annuì ampiamente facendo ondeggiare la coda e subito aiutò l’amica a sistemare i libri nella borsa.
Una volta fuori, Sakura scoppiò in un pianto a dirotto, incapace di trattenere le lacrime a oltranza.
“Oh, cielo, cara!” sospirò Ino cercando immediatamente un fazzoletto.
“È-è  tut-tutta colpa m-mia” singhiozzò portandosi le mani agli occhi, le spalle scosse dai singulti “So-sono stata c-così stupid-a!”
Ino le diede dei colpetti sulla spalla cercando di farle coraggio. “Le cose si sistemeranno, ne sono sicura”
Sakura parve non sentirla nemmeno. “Non so cosa fare!”
“Be’, abbiamo già discusso sul dire la verità e sappiamo entrambe che sarebbe un suicidio” sospirò “Oppure potresti fare finta di niente e lasciare che le cose vadano per il loro corso. Ma temo tu sia troppo sensibile per fare una cosa del genere”
Sakura annuì in accordo, accettò il fazzoletto soffiandosi rumorosamente il naso.
“Era ovvio che Toneri non se ne sarebbe stato zitto, avrei dovuto obliviarlo” si asciugò gli occhi “Come ho potuto essere così ingenua?”
“Non essere troppo dura con te stessa” le accarezzò i capelli “Nessuno poteva sapere che la situazione avrebbe preso questa piega. Ora che ne dici di andare da Shizune? Sono sicura che una camomilla risolverà tutto”
Sakura avrebbe davvero voluto che le cose fossero così facili
 
**
“E’ permesso?”
Senza attendere una risposta, Ino aprì la porta entrando nello studiolo dello stagista di erbologia. Dentro non c’era nessuno e rimase qualche secondo incerta sulla soglia ad osservare l’ambiente, ma alla fine la curiosità ebbe la meglio e senza scrupoli entrò cominciando a curiosare. Era piccolo, ma molto luminoso per via di una grande vetrata dietro la scrivania. Le pareti erano ricoperte da due librerie piene di libri, curiosa si avvicinò per spiarne i titoli. Erano per lo più di sociologia e tutti variavano da “Come fare amicizia” a “Cose da evitare di dire in una conversazione” per terminare in “Quando sorridere e quando no”. Scappò a lei, un sorriso, vedendoli.
Lasciò la libreria avvicinandosi alla scrivania, era un po’ disordinata e macchiata d’inchiostro e terra, ma il suo sguardo fu subito catturato da una quaderno in carta spessa. Era aperto e sulla pagina si vedeva lo schizzo di una mandragola giovane, il colore era applicato solo per metà e sembrava essere acquarello. Rimase molto colpita dal realismo, sembrava pronto a uscire dalla pagina. Per nulla preoccupata di sembrare indiscreta, si mise a sfogliarlo.
Erano tutti disegni in acquarello sulle erbe magiche con accanto appunti sulle loro proprietà e caratteristiche. Erano bellissimi, non aveva minimamente sospettato un talento del genere.
“Cosa stai facendo?”
Ino alzò lo sguardo dal quaderno, per nulla preoccupata di essere stata beccata in flagranza e, anzi, gli rivolse un ampio sorriso.
“I tuoi disegni sono bellissimi!” esclamò.
Sai, vestito con abiti informali e sporchi di terra umida accennò un lieve arrossamento sulle guance. Indossava dei simpaticissimi guantoni da giardinaggio verdi e teneva fra le mani un vaso con un fungo carnoso, di color arancio.
“Oh, ehm, grazie?” replicò incerto.
Quando lo aveva visto la prima volta Ino aveva pensato che quel Sai fosse un figo, il solito belloccio bellissimo dall’aria misteriosa e di poche parole, in grado di far precipitare ai propri piedi qualsiasi ragazza con un solo sguardo. Lo aveva trovato intrigante ed era stato principalmente quello a spingerla a provarci, i ragazzi tenebrosi erano la sua passione.
Invece, parlandoci, aveva capito che Sai non ci azzeccava minimamente con quella sua prima impressione. Ad essere sinceri, sembrava un ragazzo impacciato, poco incline a socializzare e poco empatico. Sembrava essere immerso in un proprio mondo. Quell’aria un po’ sperduta le suscitava tanta tenerezza e aveva finito con il preferire la versione vera a quella che si era costruita nella sua testa. Quando parlava non aveva peli sulla lingua, diceva tutto quello che pensava senza preoccuparsi di essere scortese e quella sua impaccata sincerità la faceva impazzire.
“Non pensavo avessi questo talento” si avvicinò spiando incuriosita il vaso che teneva in mano “Che cos’è?”
“Un Orclumpo” spiegò immediatamente il ragazzo disegnandosi sulle labbra un sorriso di circostanza “E’ una delle principali fonti di nutrimento degli gnomi, ma noi lo usiamo soprattutto perché le spore…”
“..sono ingredienti fondamentali per l’antidoto ai veleni comuni. Già, ora ricordo” completò, anche se in realtà lo aveva riconosciuto fin da subito. Ma quella era una delle sue tecniche per filtrare, ai ragazzi piace spiegare qualcosa alle ragazze.
“Secondo il professor Yamato avete una vera dote per l’Erbologia…”
Si fece aria con una mano. “Ma va’” minimizzò segretamente compiaciuta “E’ solo che mia madre tiene un negozio di piante magiche a Diagon Alley”
“Però trova insopportabile il suo continuo chiacchierare durante le lezioni” completò.
Ino si morse un labbro. “Oh, davvero?”
“Sì. Ho notato anche  io che tendete a distrarvi. A volte è snervante, soprattutto perché avete un tono troppo acuto”
Scosse la testa divertita. “Dici proprio tutto quello che pensi, vero?”
“Ho letto in un libro che la sincerità è fondamentale con le persone” appoggiò il vaso sulla scrivania con delicatezza, poi chiuse il quaderno andando a nasconderlo in un cassetto.
“Disegni solo piante o fai anche altre illustrazioni?” gli domandò curiosa.
Sai corrucciò le sopracciglia. “Perché ti interessa?”
Ino alzò gli occhi al cielo divertita. “Be’, sei bravo e sono incuriosita da te, mi piacerebbe sapere qualcosa di più sulle tue passioni”
Sai sembrò ancora più confuso. “Incuriosita da me? E perché?”
Ino si chiese se dovesse sventolare un cartello con scritto Sto filtrando con te, idiota! per essere più efficace, ma decise di accettare la sfida. “E dai, cosa ti costa rispondermi?”
La cosa divertente fu che Sai parve pensarci davvero, come se stesse sul serio valutando i pro e i contro. “D’accordo. Ma poi dobbiamo lavorare” le ricordò facendole segno di seguirla. La portò per una porticina vicino alla libreria, facendole raggiungere la sua stanza.  Era così bella che Ino valutò seriamente di diventare una stagista ad Hogwarts nel caso il suo piano di diventare Indicibile dovesse fallire. Ovunque erano sparse tele coperte, Sai ne scoprì una mostrando un paesaggio, era il Lago Nero visto da una delle torri.
“E’ meraviglioso!” commentò stupita dai particolari curati, dai riflessi del cielo sull’acqua e dalle sfumature “Quanto ci hai messo a farlo?”
Sai pareva davvero sorpreso da tutto quell’interessamento. “Due ore, più o meno”
“Caspita” smise di fissarlo andando a scoprire un’altra tela curiosa di vedere altri lavori.
Appena la vide avvicinarsi Sai arrossì vistosamente e cercò di bloccarla. “No, quella…” ma ormai era troppo tardi, Ino aveva tolto il telo rivelando lo schizzo che celava.
Sbatté le palpebre, stupita di trovare il proprio sguardo sulla tela. Il dipinto era incompleto, ma poteva riconoscersi perfettamente mentre raccoglieva rose per una delle tante serre di Hogwarts. C’era una dolcezza nei tratti della mattina e nelle pennellate che le scaldò il cuore facendola arrossire a sua volta.
Sai sembrò interpretare male il suo silenzio. Immediatamente andò a coprire nuovamente la tela con gesti secchi e iniziò a balbettare qualche scusa.
“Mi dispiace, so che avrei dovuto chiedere il permesso…” sembrava davvero in difficoltà “Non volevo farvi arrabbiare”
“Non sono arrabbiata” sorrise spostandosi una ciocca bionda dietro l’orecchio “Anzi, sono lusingata…”
“D-davvero?” la fissò sospettoso “Non vi infastidisce?”
“Perché dovrebbe?” gli sorrise incoraggiante “Davvero, mi fa molto piacere in realtà. Ed è davvero bello, posso averlo quando lo finirai?”
Sai sembrava a corto di parole e finì per annuire. “Certo, se vi fa piacere”  
“Ovvio che mi fa piacere. Ma ti prego, smettila di darmi del lei. Siamo coetanei, non essere così ingessato”
Sai la ascoltò attentamente. “Lo sono?”
“Lo sei” confermò storcendo il naso “Sii più rilassato e chiamami Ino e basta”
Sembrò molto felice da quella concessione. “Ino” ripeté fra sé, poi cercò di fare un sorriso sincero. “Sono felice che ti piacciano i miei disegni”
Ino sorrise furba, passandogli accanto e gli diede un colpetto al braccio. “E adesso basta perdere tempo, non avevamo del lavoro da fare?”
Sai parve cadere dalle nuvole. “Giusto, il lavoro!” e perse tutta l’aria impacciata per tornare professionale come suo solito.





 

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


Buona domenica, angioletti!
Eccomi con il nuovo capitolo, ormai abbiamo superato la metà della storia – sperando che la mia logorria non prende il sopravvento, ovviamente.
Non succederanno molte cose, qui, ma saranno interessanti. Avremo finalmente un incontro serio fra Naruto e Hinata, una pazza idea e infine vedremo sua altezza Ino Yamanaka risplendere come regina del gossip indiscussa. Perché è matematico: ad hogwarts nessuno si fa gli affaracci propri u.u
Spero che sia di vostro gradimento! E vi ringrazio per le meravigliose recensione, siete adorabili :3
Hatta
 
 
 
 
 
Capitolo 4
Scuse improbabili per andare in bagno
una guida a cura di Ino Yamanaka
 
Era ora di pranzo, ma Hinata non si stava dirigendo alla Sala Grande. Tenendo la borsa su una spalla zampettava su e giù per le scale nel tentativo di trovare Uchiha. Non aveva ben capito cosa fosse successo, perché avessero litigato, ma era intenzionata a spiegargli le cose come stavano. Certo, in quella faccenda restava comunque una cosa che non quadrava minimamente: Naruto aveva agito senza consultare Sasuke? Non avevano deciso insieme di usarla come copertura?
Doveva assolutamente trovarlo e dirgli che, oltre a non provare nulla per Naruto, sapeva della loro relazione e che non aveva nessuna intenzione di mettersi in mezzo.
Stava cercando Uchiha, invece trovò Uzumaki. Si stava lamentando accesamente con un quadro in un corridoio.
“N-Naruto!” lo chiamò riprendendo fiato.
Appena sentì il proprio nome il ragazzo si voltò verso di lei. “Hinata!” i suoi occhi si illuminarono e cominciò a camminarle incontro “Grazie al cielo! Dobbiamo trovare assolutamente Sas’ke!”
Hinata annuì aggrappandosi alla tracolla con le mani. “Lo stavo facendo proprio adesso” confermò.
“Dobbiamo assolutamente spiegargli che si sta sbagliando”
Annuì ancora. “Ci ho già provato questa mattina, ma mi ha mandato via”
Le prese una mano. “Non importa” si animò “Dovrà ascoltarci per forza”
Hinata rimase incantata a vedere la risolutezza che animava gli occhi del ragazzo, avrebbe voluto avere anche lei la stessa determinazione nell’affrontare le proprie difficoltà. Naruto era davvero una persona meravigliosa, sempre così sincera e leale e coraggiosa! Peccato che fosse un ragazzo…
“Gli dirai anche tu che è tutto un errore, che è siamo stati incastrati…”
Annuì seguendolo.
“… e che non ci siamo mai baciati!”
Spalancò gli occhi chiari e si fermò di colpo in mezzo al corridoio. “Vu-vuoi dirgli una bugia?” balbettò sconvolta, il suo animo tassorosso non poteva accettare una cosa del genere.
Naruto la guardò perplessa. “Certo che no, gli diremo la verità. Che, appunto, io non ti ho mai baciata”
Rimase in silenzio, poi aggrottò le sopracciglia. “Ma… Naruto, tu mi hai davvero b-baciata”
Uzumaki impallidì seduta stante. “No!” sbottò “Non cominciare anche tu! Io non sono mai uscito a Hogsmaede con te, cosa… cosa…” si mise le mani fra i capelli “Qualcuno può spiegarmi cosa sta succedendo?!” ruggì verso il soffitto.
“Naruto…”
“E’ stato Otsutsuki a corromperti, vero? A me puoi dire la verità, Hinata! Se ti sta minacciando in qualche modo io… io…” cominciò infervorandosi e gesticolando pericolosamente, tutta la sua indole cavalleresca che usciva fuori.
Ma Hinata ci stava capendo anche meno di lui. Si mise a rovistare nella propria borsa finché non trovò il biglietto che aveva ricevuto il giorno prima, glielo porse. “Questo me lo hai mandato tu con un gufo della scuola”
Naruto lo prese osservando la propria grafia orribile mentre la ragazza continuava: “Siamo usciti assieme, abbiamo fatto un giro ad Hogsmeade e poi siamo andati nel bosco vicino alla casa stregata. Lì hai provato a baciarmi, poi è arrivato Toneri”
Le mani del Grifondoro stavano tremando. “Non può essere. Io ieri stavo male, stavo vomitando tutte le mie cene in dormitorio” scosse la testa “E’ impossibile”
“Ma eri lì con me” mormorò Hinata “Non ti ricordi nemmeno che ti ho mostrato le foto?”
“Che foto?”
“Su te e Sasuke Uchiha”
Me e Sas’ke?!” strillò rischiando di soffocarsi con la saliva “Co… ma… co-cosa intendi esattamente?” cercò di riprendere compostezza per non tradirsi, cosa inutile visto che aveva cominciato a sudare freddo.
Hinata ci capiva sempre meno, sembrava che qualcuno avesse obliviato Uzumaki. Stavano praticamente facendo la stessa conversazione del giorno prima, doveva assolutamente trovare una spiegazione a tutto quello. Per questo si armò di tutto il suo coraggio e di una buona dose di pazienza.
“So di te e Sasuke. So che state insieme” arrossì “Te l’ho detto subito dopo che mi hai baciato. Ieri siamo usciti assieme solo perché devo essere la vostra copertura, giusto?”
Ma Naruto si era fermato al So di te e Sasuke.
 “Tu sai cosa?!” strillò sconvolto, si schiaffò una mano sulla fronte “Merda, Sasuke mi ammazza. Mi ammazza sul serio. Io devo espatriare, dattebayo, me ne vado in Messico! Merlino, Circe maiala e i quattro fondatori. Mi crucia e poi mi ammazza!” cominciò a camminare in tondo  facendosi aria con le mani e continuando a ripetere come una cantilena mi ammazza, mi ammazza
“Naruto!” lo chiamò cercando di farlo tornare in sé. Quello la prese per le spalle scrollandola “Ti prego, ti prego. Dimmi che non lo hai detto a nessuno. Sas’ke mi ammazzerà!”
“Non l’ho detto a nessuno” confermò allontanandosi di qualche passo “Non ti ricordi proprio niente di ieri?”
Agitò le mani al cielo. “Ieri non è successo niente. Ieri ho solo vomitato” sembrava sul punto di una crisi di nervi “Te lo giuro, io non ti ho mai baciato. Devi credermi…”
“Va bene” annuì risoluta “Ti credo”
Naruto si immobilizzò. “Davvero?” sbatté le palpebre.
Annuì con forza. “Non avresti nessun motivo per mentirmi” si portò un dito al viso picchiettandosi le labbra “Dobbiamo assolutamente risolvere questo mistero”
Sconsolato Uzumaki si sedette per terra. “Io non ci capisco più niente” sbuffò “l’intero universo sembra impazzito”
Rimasero in silenzio per qualche minuto, persi nelle proprie elucubrazioni, poi Naruto accennò una risata. “Questa situazione è assurda. Cioè, Sas’ke pensava che tu fossi innamorata di me, invece… Da quanto tempo lo sai?”
A Hinata sembrava di essere entrata in un déjà-vu. “Da natale… ma ho sempre sperato che prima o poi realizzaste i vostri sentimenti” aprì la propria borsa e si mise a cercare le foto tra i libri, gliele porse ancora una volta.
Naruto arrossì non appena le vide, si spiaccicò una mano sulla faccia. “Questo è imbarazzante” ammise a disagio.
Scosse la testa. “No, no! Ho sempre fatto il tifo per voi” strinse le mani a pugno e le agitò su e giù davanti al busto “Voi due siete la mia OTP
“La tua… cosa?” scoppiò a ridere.
Ma Hinata era serissima, anche se a quella reazione era arrossita maggiormente. “OTP significa one true paring, è quando trovi che due persone stiano benissimo insieme come coppia, che siano la migliore di tutte” spiegò fissandosi i piedini.
“Oh” si grattò i capelli imbarazzato “Grazie, anche se come coppia non siamo proprio i migliori, non facciamo altro che litigare. Cioè, intendevo, eravamo” strinse le labbra oscurandosi “Quel teme, non posso crederci che non mi abbia creduto”
“S-sono sicura che tutto tornerà al suo posto” tentò di fargli forza.
“Ma prima gli spaccherò la faccia!” assicurò agitando un pugno, poi si gettò in un’altra lunga seria di epiteti poco gentili verso l’ex-fidanzato.
Hinata attese che finisse prima di riprendere a parlare. “Dobbiamo capire cos’è successo” ragionò “Qualcuno deve essere riuscito a prendere il tuo posto”
Naruto si fece attento. “E chi? E come?”
La ragazza rimase zitta pensandoci attentamente. La trasformazione era perfetta, un incantesimo di trasfigurazione non poteva ottenere quei risultati, a meno che il loro avversario non fosse un metamorfus, ma non ne conosceva lì nella scuola. Forse aveva usato una polisucco? Ma come? Non era di certo una pozione facile da ottenere. In più doveva considerare che chiunque avesse preso le sembianze del ragazzo doveva conoscerlo molto bene.
Si picchiettò un dito sulle labbra ricordando un dettaglio fondamentale, deglutì. “Chiunque sia, sa
Naruto sbatté le palpebre. “Sa cosa?”
“D-di te e S-sasuke” balbettò abbassando lo sguardo.
Il volto di Naruto si cristallizzò nell’Urlo di Munch. “Eh?” esalò convinto di star per morire.
Hinata si portò le mani alla faccia coprendosi gli occhi. “M-mi dispiace! Credevo fossi tu, non potevo immaginare…” prese fiato, poi si mise a raccontare quella gita a Hogsmeade per filo e per segno, spiegandogli tutto quello che era successo.
Naruto perdeva colore man mano che andava avanti nel suo racconto, alla fine dovette allentarsi il nodo della cravatta. “Questa situazione non mi piace, finirà malissimo. Lo so” prese un lungo respiro cercando di riprendere il controllo “Va bene, cerchiamo di uscirne. Dunque” socchiuse gli occhi cercando di far funzionare i cervello.
“Dobbiamo fare una lista di persone innamorate di te” iniziò alzando un dito al cielo.
Hinata arrossì completamente. “Persone innamorate di me?” ripeté in un bisbiglio “Cosa?”
Naruto aggrottò le sopracciglia. “E’ ovvio, no? Chiunque abbia fatto una cosa del genere lo ha fatto per arrivare a te”
La ragazza abbassò lo sguardo, non aveva preso minimamente in considerazione una cosa del genere. Si imbarazzò un sacco a pensarci, non credeva di aver attirato l’attenzione di qualcuno, timida com’era. Be’, qualcuno che non fosse Toneri ovviamente.
Sospirò. “S-spero n-non s-sia un ra-ragazzo” avrebbe voluto dirlo con più convinzione, quasi non fosse una cosa davvero importante, solo una costatazione fatta distrattamente, ma invece la voce le tremò per la leggera paura di esporsi.
Naruto la guardò senza capire. “Perché? Cosa dovrebbe essere?”
Lottò contro l’impulso di gettargli addosso la borsa come diversivo e fuggire via. “U-una r-ra…” si interruppe prendendo fiato e coraggio, strinse gli occhi “Una ragazza!” quasi strillò.
Ci fu un lungo silenzio.
 Poi, la realizzazione.
“Hinata!” strepitò Naruto senza un minimo di tatto “Sei lesbica!”
Ci fu un altro lungo silenzio, con Hinata che minacciava di andare in autocombustione.
Poi: “Sì”, pigolò facendosi piccola, piccola.
 Il grifondoro scoppiò a ridere e le colpì fraternamente la spalla, in una manifestazione di affetto virile che rischiò quasi di fare uscire l’osso dalla sua articolazione. “Non occorre fare quella faccia. Cioè, aveva cominciato a temere chissà cosa e invece è tutto apposta” le diede un altro paio di pacche.
Hinata abbassò la testa nascondendo un sorriso di sollievo. “E’ la p-prima volta che lo dico ad alta voce”
“Come mai?”
Sospirò amareggiata. “Per mio padre, immagino. Non so come reagirebbero gli altri a sapere una cosa del genere, credo di aver paura” ammise.
“Be’, dovresti farlo più spesso” annuì Naruto “E’ liberatorio, io lo faccio sempre davanti allo specchio di mattina”
Scoppiò a ridere. “Sul serio?”
“Ma certo! Anzi, sai cosa ti dico?” si guardò attorno e le tese una mano “Andiamo a farlo”
Hinata quasi fece cadere la borsa. “C-cosa? No!” ma non riuscì a protestare oltre perché il ragazzo l’aveva già afferrata e la stava trascinando per il corridoio.
“Fidati di me, sarà divertente” le assicurò portandola fino alla torre Ovest. Fortunatamente non c’era nessuno essendo tutti quanti nella Sala Grande.
Si affacciarono alla grande finestra abbracciando con lo sguardo la vista mozzafiato, il cielo si era un poco rannuvolato, ma il parco della scuola aveva comunque degli splendidi colori primaverili.
“Cosa vuoi fare?” domandò la tassorosso aggrappandosi alla tracolla.
Naruto si sporse dalla finestra sorridendo a trentadue denti.
“Io amo un ragazzo!” gridò con tutto il fiato che aveva in gola al parco, facendo spaventare qualche uccello che si era rifugiato fra le tegole della torre.
Hinata sussultò e arrossì immediatamente.
“Forza Hinata, fallo anche tu” la spronò facendole spazio alla finestra “Non dobbiamo avere paura del giudizio degli altri. Nessuno ha il diritto di dirci cosa amare, come non bisogna avere paura di amare. Che sia un uomo, una donna o… un elfo!” scoppiò a ridere “Non importa finché i nostri sentimenti sono sinceri e per questo non dobbiamo averne paura”
Hinata lo guardava con gli occhi spalancati, ascoltandolo con attenzione e sentendosi riscaldata da quelle parole. Se Naruto fosse stato una ragazza si sarebbe assolutamente innamorata, si rese conto, era una persona così onesta e genuina e coraggiosa che non poteva essere altrimenti.
Si affacciò al suo fianco con le guance rosse e gli occhi chiari che brillavano, le tremavano un poco le mani. E se fosse passato qualcuno proprio in quel momento?
Si rese conto che non le importava.
“Mi piacciono le ragazze” bisbigliò, poi gridò più forte “MI PIACCIONO LE RAGAZZE!”
Ebbe come la sensazione di essersi tolta un enorme peso dal petto.
“E a me i ragazzi!” confermò Naruto “Sia i ragazzi che le ragazze!” precisò scoppiando a ridere.
“Viva l’amore!” lo seguì Hinata ridendo con lui, le guance completamente rosse.
Non si era mai sentita così libera.
 
**
 
Nel pomeriggio, Naruto si presentò alle lezioni. Aveva passato il resto del tempo a raccontare a Hinata di lui e Sasuke, non pensava che sfogarsi con qualcuno su quella relazione clandestina gli avrebbe fatto così bene. In più Hinata era un ottimo ascoltatrice, lo aveva seguito incantata ed esagitandosi per i momenti più salienti. Aveva fatto un sacco di domande, alcune anche un po’ imbarazzanti, e più di una volta aveva fatto commenti che non aveva capito molto bene. Tipo: meglio di qualsiasi fan fiction.
In ogni caso, dopo quell’illuminante dialogo aveva deciso di affrontare la situazione di petto. Non avrebbe rinunciato a Sasuke, dattebayo! Se necessario, era disposto a picchiarlo fino a fargli tornare un po’ di sale in zucca. Anzi, lo avrebbe fatto sicuramente, per soddisfazione personale.
Per questo durante la lezione di Trasfigurazione andò a sedersi vicino a lui.
“Ciao Sas’ke” lo salutò affabile.
Quello spalancò gli occhi assumendo lo stesso aspetto assassino di uno Spinoso di Norvegia. “Cosa ci fai qui, dobe?” ringhiò fra i denti.
“Sto dove devo stare” rispose “Al tuo fianco” e compiaciuto della sua ultima battuta – degna di un film, a suo parere – tirò fuori inchiostro e pergamena iniziando a prendere appunti.
Solo una cosa lo lasciava confuso: perché Yamanaka li stava guardando lanciando gridolini e agitandosi sul posto come se stesse vedendo una cosa incredibile?
 
“Naruto si è seduto vicino a Sasuke, Naruto si è seduto vicino a Sasuke, Naruto si è seduto vicino a Sasuke!” continuò a ripetere esagitata colpendola alla spalla per attirare la sua attenzione.
“Ho capito” sbottò Sakura, guardando suo malgrado anche lei verso i due ragazzi incuriosita. Incrociò le dita sperando che risolvessero la brutta situazione che aveva indirettamente creato.
“Che cosa dicono?” continuò Ino, palesemente più interessata a decifrare i bisbigli dei due che le astruse nozioni che stava snocciolando il professor Kakashi.
“Non lo so” si mordicchiò un’unghia “Non riesco a sentirli”
Ino annuì solennemente. “Non ci resta che usare l’arma finale”
“L’arma finale?”
Ma non venne ascoltata, perché l’amica si era piegata a tirare fuori qualcosa dalla borsa, appoggiò poi sulla scrivania delle minuscole Orecchie Oblunghe, l’ultimissimo modello tascabile.
Spalancò gli occhi. “Ino! Non vorrai usarle sul serio”
“Certo che sì” la ribeccò infilandosi un auricolare nella propria orecchia “Tu no?” domandò passandole il secondo auricolare.
Sakura voleva opporsi, voleva dirle che non potevano ignorare in quel modo la lezione, facendosi gli affari degli altri per di più. Invece afferrò malamente l’auricolare cacciandoselo addosso malamente.
Ino ghignò soddisfatta prima di azionare le Orecchie e farle andare vicino ai due ignari ragazzi.
 
“No, questo non è il tuo posto” sibilò Sasuke.
“Invece sì” replicò Naruto “E ormai non puoi più cacciarmi, la lezione è iniziata”
Gli rivolse un’occhiata di fuoco. “Credevo di essere stato chiaro”
“Lo sei stato” lo rassicurò “Ma non ho intenzione di arrendermi, ‘bayo. Ti dimostrerò che sono sincero e tu dovrai ammettere di esserti sbagliato”
“Ancora neghi l’evidenza” alzò gli occhi al cielo.
 
Anche Sakura e Ino alzarono gli occhi al cielo.
 
“Nego un evidenza che non esiste. Sono stato incastrato, io e Hinata stiamo indagando e…”
“Tu e Hinata?” lo interruppe macchiando la pergamena per la rabbia “Oh, vedo che hai saputo subito da chi andare per consolarti”
 
“Merlino, quanto è melodrammatico” commentò Ino.
“Shht!”
 
“Ma ti ascolti, Uchiha?!” sbottò Naruto perdendo al pazienza “Hinata sta solo cercando di aiutarmi”
“Per entrare nei tuoi pantaloni, ovvio” replicò sprezzante.
Naruto lo guardò oltraggiato. “Non osare parlare di lei in quel modo! Non se lo merita affatto. E poi… e poi a lei non piacciono i ragazzi” sbottò a bassa voce.
 
Ino quasi lanciò un urlo e si voltò verso Sakura esagitata, Haruno aveva spalancato la bocca e le rivolgeva lo stesso identico sguardo.
 
“Certo” fece sarcastico “E allora perché si è fatta baciare te?!”
“Non. Ci. Siamo. Baciati.” Scandì parola per parola “Perché devi essere così ottuso, dattebayo!” protestò a voce più alta.
 
“Uchiha, Uzumaki!” li richiamò il professor Kakashi “Smettetela immediatamente di disturbare la lezione”
Entrambi abbassarono il capo zittendosi, ma per la gioia delle due ragazze ripresero a parlare subito dopo.
 
“Qualcuno deve aver preso il mio posto in qualche modo, secondo Hinata ha usato la pozione polisucco” continuò Naruto.
“Smettila di nominarla” ringhiò fra i denti “Non davanti a me”
 
“Ribadisco: melodrammatico” annuì Ino.
 
“Sasuke, stai diventando ridicolo. Tutta questa storia è ridicola”
“Sei tu l’unico ridicolo, qui, dobe”
“Teme!” sbottò, ricevendo un altro rimprovero dal professore,  ma lo ignorò platealmente. “Sei una bastardo senza cuore, come devo dirtelo che sono innamorato di te e che quindi non potrei mai tradirti”
 
“Oh, cielo” commentò Ino commuovendosi, si fece aria con una mano “E’ meglio del Titanic questa roba. Hinata deve passarmi assolutamente le loro foto”
Sakura trattenne una risata, ma in realtà anche lei era presissima.
 
Sasuke era arrossito leggermente sugli zigomi, ma pareva intenzionato a non cedere terreno.
“Stai perdendo il tuo tempo, dobe” parlò con il solo intento di ferirlo “In fondo, per me non è mai stato niente di serio”
Naruto gli fece il verso. “Niente di serio? Ma se all’inizio hai tentato di rifilarmi un amortentia
 
Ino strabuzzò gli occhi celesti. “Un amortentia?” ripete incredula, poi si coprì la bocca con una mano per non scoppiare a ridere.
Anche Sakura faticò a soffocare una risata, immaginarsi Sasuke intento a fare una pozione d’amore per Naruto era un’idea così out of charactar da essere ridicola
“Ma allora non sei l’unica a ricorrere a piani balordi, Fronte Spaziosa” bisbigliò Ino.
 
“Non era per te!” sbottò Sasuke messo all’angolo.
Naruto inarcò una sopracciglia. “Ah no?” scosse la testa divertito “Coraggio, Uchiha, ormai lo so che tu provi lo stesso per me” si bloccò, come colto da un’illuminazione “Tu hai paura!”
Sasuke sbiancò. “Io, paura? Ma figurati” tornò a scrivere gli appunti, cosa inutile perché ormai aveva totalmente perso il filo della lezione. Stupido dobe!
“Invece è così” continuò cocciuto “In quel tuo cervello da teme la sola idea di legarti troppo a me ti spaventa, e quindi adesso stai facendo quello che ti viene meglio: lo stronzo”
“Non un’altra parola…”
“Tu ti stai comportando così perché hai paura di essere ferito, che io possa ferirti” blaterò ignorandolo “Sei davvero una testa di goblin, Uchiha Sasuke” ghignò.
“Io non ho paura di niente, dobe!”
“Invece sì, tu sei terrorizzato da qualsiasi legame possa…” ma non finì la frase perché Sasuke lo colpì alla faccia con un pugno.
“Cazzo!” strillò prima di avventarsi su di lui per ricambiare il favore.
 
“UZUAMAKI, UCHIHA! USCITE IMMEDIATAMENTE IN CORRIDOIO!” Tuonò Kakashi sbattendo con forza il libro di testo sulla cattedra “Alla fine della lezione discuteremo sulla vostra nuova punizione. E dieci punti in meno a Grifondoro e Serpeverde”
Ino soffiò dal naso. “Fantastico, anche quest’anno arriveremo ultimi alla coppa delle case”
Sakura la ignorò guardando i due ragazzi che si alzavano dai loro posti e si dirigevano fuori dalla classe. Sasuke aveva la sua solita espressione di superiorità sprezzante, mentre Naruto sembrava leggermente mortificato, in più gli sanguinava il labbro.
Appena furono fuori, Ino alzò la mano.
Il professor Kakashi sospirò esasperato. “Sì, signorina Yamanaka?”
“Io e Sakura possiamo uscire al bagno?” trillò con un sorriso smagliante e innocente.
Aggrottò la fronte. “Certo, ma una alla volta ovviamente”
“Ma professore” fece una faccia supplichevole “Hermione Granger fu attaccata da un troll di montagna mentre era al bagno da sola, non vorrà farci andare incontro a un simile rischio!” Kakashi fece per ribattere, ma la bionda fu più veloce “E poi Sakura ha il ciclo”
La citata sussultò sul posto sconvolto dall’ardire della migliore amica.
“E questo cosa…”
Ancora il povero professore fu interrotto dalla grifondoro. “Ha grandi perdite di sangue, non vorrei svenisse durante la strada per un calo di ferro. Sì, sa: non sta molto bene”
Tutta l’attenzione si catalizzò su Haruno  la quale, dopo un momento di perplessità, si piegò su se stessa simulando un attacco di mal di pancia atroce. “Oh, sì, non sto bene professore” si lamentò supplicante “Non mi faccia andare da sola”
Kakashi sospirò sedendosi pesantemente sulla propria sedia e si coprì una mano con gli occhi. “E va bene, andate! Ma fate presto”
In pensione, voleva andare in pensione!
 
Sakura e Ino seguirono il battibeccare di Sasuke e Naruto per i corridoio, finché non li trovarono ancora intenti nel loro litigio. Andarono immediatamente a nascondersi in una nicchia nel muro per ascoltare attentamente quello che stava succedendo.
I due parevano aver abbandonato ogni tentativo di discussione civile per lasciarsi andare ad ogni genere di improperi.
“Teme!”
“Dobe!”
“Potevi farmi male davvero, testa di cazzo”
“Che peccato, era quello il mio intento, decerebrato”
E cose del genere, nulla di interessante quindi. Ino quasi si pentì di essere uscita dalla classe, e lei che sperava esplodessero in una limonata contro il muro!
Anche Sakura pareva triste della mancata limonata.
E sì che la vita ultimamente ci ha lanciato molti limoni. Ma c’era ancora tempo per sperare.
Naruto si tamponava il labbro spaccato, mentre Sasuke cominciava già a mostrare i segni di un futuro occhio nero.
“E questo solo perché ho ragione” si lagnò Uzumaki.
Sasuke si inferocì seduta stante. “No! Tu non hai ragione”
“Sas’ke…” cominciò.
“Uchiha” lo corresse.
“…tutto questo è ridicolo” continuò roteando gli occhi.
Gli puntò un dito contro. “Sei tu che hai cominciato”
“I-io?!”
“Sì, non è stata colpa mia se mi sono…” si morse una lingua “Insomma, non è colpa mia se mi sono infatuato di te” parve molto soddisfatto dalla propria scelta lessicale “E’ colpa tua, tua che mi stavi sempre appiccato e che hai cominciato a vedere i theastral. È colpa tua se la mia vita è diventata incasinata, mi hai rovinato!”
Naruto parve davvero rimanerci male per quella risposta. “Credevo che questa vita incasinata ti rendesse felice” borbottò indeciso se picchiarlo o no.
Sasuke si rese conto di essere stato fin troppo cattivo anche per i suoi standard.
“Lo ero” ammise, si passò una mano sugli occhi con evidente stanchezza.

Ino dal loro rifugio trillò sottovoce. “Forza, fate pace e baciatevi!” li spronò.
Sakura tratteneva il fiato.
“Ma allora…” iniziò Naruto sentendo evaporata la voglia di picchiarlo.
“Allora questo non cambia niente. Anzi, è meglio che tu abbia baciato Hinata”
“Io non l’ho baciata!”
Lo ignorò. “Abbiamo solo anticipato quello che sarebbe stato inevitabile. Cosa avremmo fatto una volta finito Hogwarts? Avremmo continuato a vederci clandestinamente, a tenere la nostra relazione segreta? Anche quando mio padre mi avrebbe presentato una purosangue da sposare? La separazione era inevitabile”
“Non dire fesserie! Con un po’ di buona volontà…”
“La buona volontà non è sempre la soluzione” ringhiò “Non capisci proprio? Alla fine ci saremmo lasciati comunque, anche se sparavo non avvenisse per un tuo tradimento. In ogni caso, meglio così. Sarà più facile cancellarti”
La voglia di picchiarlo era tornato. “Quante testate devo darti per farti tornare un po’ di sale in zucca?”
Fu palesemente ignorato. “Spezzerò il mio legame con te” proclamò “E per farlo, ti sfido a duello”
Ino si chiese se Sasuke non avesse mai preso seriamente in considerazione una carriera nella recitazione, era abbastanza portato per le parti melodrammatiche.
Naruto scoppiò a ridere freddamente. “Ma certo!” acconsentì ilare “Fammi un attimo prendere appuntamento nella mia agenda. Certo, prima bisogna vedere se sopravvivo a quello di domani con Toneri” quasi strillò le ultime parole, i suoi occhi brillavano di rabbia.
“Toneri è un incapace” liquidò la questione.
“E tu un idiota!” completò Uzuamaki. Detto ciò si allontanò, fumante di rabbia e masticando altre imprecazioni.
Sasuke non lo seguì nemmeno, cacciò una parolaccia che avrebbe fatto concorrenza a un poltergeist, poi se andò anche lui.
Ino sospirò affranta. “Niente limone?”
“Niente limone” confermò Sakura, più depressa di prima.



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Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***


Buona domenica! Mi accingo a pubblicare sorseggiando il tè dalla mia tazza NaruSaru (sì, la mia ossessione raggiunge questi livelli)
Il capitolo doveva essere più serio, ma no. Non ci sono riuscita xD Ino e Sai avranno molto spazio, mentre Sakura prenderà finalmente in mano il proprio coraggio. Naruto invece no, Naruto in questo capitolo  è praticamente scomparso. Rimedierò con il prossimo :3
Spero vi piaccia!
 
Hatta
 
 
 
 
Capitolo 5

Niente è più pericoloso di una interrogazione di Trasfigurazione
(Tranne le ragazze che piangono, quelle sono terribili)
                                                        


Ino si era appena divisa da Sakura, anche quella sera avevano mangiato separatamente rispetto agli altri loro compagni per mettere in atto un piano d’azione. Certo, se le tavole non fossero state divise per Case la cosa sarebbe stata molto più semplice, ma così non era e quindi si trovavano costrette a saltare la cena.
In ogni caso, alla fine Ino  era riuscita a convincerla ad andare a parlare con Hinata.
“E cosa le dico?” aveva piagnucolato Sakura stropicciandosi la gonna.
“Qualsiasi cosa!” cielo, non capiva perché facesse di una tragedia una cosa così piccola e innocua.
“E se faccio una figuraccia?”
L’istinto di buttarla giù dalla torre di astronomia era stato pressante, ma alla fine aveva preso un grosso respiro per ricordarsi che no, non poteva uccidere la sua migliore amica e che sì, considerando tutti i due di picche che le aveva dato Sasuke, poteva capire la sua reticenza a buttarsi.
Ma alla fine era riuscita a convincerla. Insomma, non poteva sprecare l’occasione ora che sapeva che a Hinata piaceva il gentil sesso!
Si affacciò alla rampa di sale, mentre saliva per la torre di Grifondoro, e il suo sguardo fu catturato da una liscia e familiare capigliatura corvina poco più in basso.
Lo stagista!
Decise immediatamente di scendere le scale, invece che salirle, e cominciò a zampettare verso l’uomo.
“Sai!” lo chiamò sventolando una mano in segno di saluto e facendo un sorriso radioso quando gli fu a pochi gradini di distanza.
Quello la guardò sbattendo le palpebre, forse colto di sorpresa, poi fece quel suo stranissimo sorriso. “Salve, signorina Yamanaka”
“Ino, ti ho detto di chiamarmi Ino” berciò. Poi, strategicamente, mise male la caviglia e perse l’equilibrio cadendo graziosamente fra le braccia dello stagista che, cavallerescamente, le aveva aperte per prenderla al volo.
“Oh, che sbadata” nascose il ghigno aggrappandosi alle sue braccia e approfittandone per tastargli i bicipiti.
Uhm, niente male.
“Non dovresti correre così per le scale, è pericoloso” disse Sai apprensivo “Non ti sei slogata la caviglia, vero?”
Sorrise civettuola, per nulla intenzionata a staccarsi da lui.
“Tranquillo” sorrise maliziosa “La tua musa preferita è ancora tutta intera” poi si alzò sulle punte, allungando una mano fra i capelli del ragazzo, tra i ciuffi corvini aveva incastrata una foglia e voleva togliergliela. Fece in modo che i loro visi si avvicinassero di molti centimetri, e avvertì Sai trattenere bruscamente il respiro per quella improvvisa vicinanza.
Invece, Ino si ritrasse immediatamente dopo, agitando la foglia davanti ai suoi occhi.  “Avevi questa fra i capelli” sorrise a trentadue denti, per nulla in imbarazzo.
Invece le guance di Sai erano andate a fuoco. “Oh… ehm, grazie” borbottò.
“Figurati”  si allontanò di un passo “Quando potrò vedere il mio quadro?”
Fu divertente vederlo cercare di riprendere un contegno. “Ehm… domani?” più che una risposta sembrava una domanda.
Annuì soddisfatta battendo le mani. “Allora ci vediamo domani” si piegò verso di lui strizzando un occhio “Buonanotte, Sai” mormorò seducente.
Poi si voltò, premurandosi di salire le scale sculettando in maniera invitante.
“Buonanotte, Ino” mormorò più tardi con un filo di voce, dopo essersi chiesto se le gonne dell’uniforme dovessero essere per forza così corte.
 
**

In quel paesaggio grigio, una notizia illuminò il giorno seguente: niente pozioni!

Il professor Orochimaru a quanto pare quel giorno aveva dato buca a tutte le classi per qualche misterioso motivo. In ogni caso, ciò significava ora buca o, anche meglio, libertà.
Sakura decisa di agire proprio in quel frangente e, forse, la fortuna aveva per una volta deciso di girare in suo favore.
Trovò Hinata immediatamente e, come qualche giorno prima, la vide inciampare per le scale e rovinare a terra, rovesciando tutto il contenuto della proprio borsa. Si affrettò subito per andare ad aiutarla.
“Ehi, tutto bene?” si premurò di chiedere. Le tremavano leggermente le mani per il nervosismo, ma si mostrò sicura di se stessa. Ci aveva pensato tutta la notte, ok? Poteva farcela.
Hinata alzò lo sguardo su di lei. “S-sì” balbettò “Non preoccuparti”
Sakura sorrise, inginocchiandosi accanto e lei e cominciò a raccogliere dei libri che erano scivolati fuori dalla borsa. “Ecco, tieni”
“G-grazie, sono davvero sbadata. Mi dispiace”
“Ma di cosa?” fece un sorriso morbido “A me fa piacere aiutare una bella ragazza quando è in difficoltà” La battuta sarebbe risultata molto più efficace se nel mentre non fosse arrossita come un pomodoro.
Anche Hinata arrossì come un pomodoro e ciò conseguì un lungo silenzio imbarazzato.
Oh, no, shannaroo! Si maledì cercando velocemente una soluzione. Cosa avrebbe fatto Ino?
Abbassò lo sguardo sui libri che stava sistemando e vide sbucare da uno di essi il lembo di una fotografia. Senza remore, la sfilò dalle pagine, conscia di sapere già di cosa si trattasse.
Hinata entrò immediatamente nel panico.
“No! Quella è….” L’afferrò prontamente prima che potesse sfilarla del tutto e nascose frettolosamente il libro dentro la borsa, borbottando qualche parola incomprensibile.
Haruno fece un sorriso morbido. “… una foto di Naruto e Sasuke?” domandò con semplicità.
Hinata si zittì di colpo, fissandola con gli occhi spalancati. “Non so di cosa tu stia parlando” asserì serissima.
Era divertente come i tassorosso non sapessero minimamente mentire. Sakura socchiuse gli occhi. “Tranquilla, io lo so” abbassò la voce “Di Sasuke e Naruto”
Sbatté gli occhi chiari. “…Oh” si spostò una ciocca di capelli dietro le orecchie con fare nervoso “Credevo che Naruto non lo avesse detto a nessuno. Come…?”
Sakura si accorse di aver fatto un errore davanti al suo sguardo sospettoso e cercò di rimediare. “Infatti non me lo ha detto” annuì “Ma io sono la sua migliore amica, certe cose si capiscono e basta”
Quello parve convincere la Hyuuga, che si concesse un mezzo sorriso. Poi alzò i suoi occhi grandi su di lei, fissandola perplessa.
“Ma tu?”
La guardò confusa. “Io cosa?”
Hinata sembrava titubante. “Credevo ti piacesse Sasuke…”
“Ah, oh” roteò gli occhi. “Sì, mi piaceva. Ma con lui ho chiuso, non posso accettare che i miei sentimenti vengano calpestati sena nessun riguardo. No, quell’idiota non fa proprio per me” concluse fieramente.
Con un sorriso mite Hinata finì si sistemare i libri caduti. “Sono felice per te” e lo sembrava sinceramente.
“E poi…” si morse il labbro inferiore incerta “Mi sono resa conto di essere interessata anche alle… ragazze”
Silenzio.
Hinata la guardava con la bocca spalancata, perfettamente immobile. Cominciò a sentirsi a disagio sotto quello sguardo e si chiese se avesse fatto bene a dirle quella cosa.
Oddio, oddio.
Ma prima che potesse fare qualsiasi cosa, la tassorosso esplose in un lungo e acuto gridolino.
“Lo sapevo! Lo sapevo!” si esagitò con le guance rosse per l’emozione “Lo sapevo che tu e Ino stavate insieme!”

Come?
“Io e Ino?” accigliò lo sguardo “Per Merlino, no! È la mia migliore amica e… e no! Lei è etero e non è per niente il mio tipo e…”
Hinata parve afferrare il concetto.
“Ah…” si nascose la faccia fra le mani “S-scusami, m-mi sono lasciata t-trascinare. Non volevo o-offenderti”
“Non sono offesa!” si affrettò a rassicurarla, ma Hinata pareva essere in procinto di morire per l’imbarazzo.
Cercò frettolosamente un modo per distrarla.
“Potrei vedere le foto di Sasuke e Naruto?” chiese, anche se le aveva già viste.
Quello parve illuminare il volto della ragazza. “Certo!” esitò un attimo corrucciando le sopracciglia “C-come facevi a sapere delle foto?”
Aaaah, cosa mi invento adesso?
“Oh, ehm, sai la prima volta che ti ho aiutato con i libri? Ecco, ne avevo visto una” inventò sul momento “Per questo lo so, sì, solo per questo” sudò freddo.
Hinata sospirò pesantemente. “Accidenti, meno male lo sapevi già. Se fosse stato qualcun altro…” scosse la testa, scacciando il pensiero.
Le passò le foto e Sakura si permise di guardarle con attenzione.
“Wow, sono bellissime” commentò. Non se ne intendeva di fotografia, ma poteva dire che la luce e le inquadrature fossero perfette.
“G-grazie” si imbarazzò, anche se faticò a trattenere un sorriso.
“Come mai sono foto babbane?” chiese sinceramente curiosa.
“Perché sono immobili. Voglio dire… catturano proprio un istante che rendono eterno, mentre le foto magiche cambiano continuamente. Non sono mai uguali, si muovono sempre! Ma quelle babbane… anche fra cinquant’anni, quel momento sarà così, uguale e immutabile. Lo trovo molto… romantico” arrossì.
Sakura sorrise piena di tenerezza. “Hai una passione bellissima, Hinata” mormorò “Devi assolutamente mostrarmi altri tuoi scatti”
Tutti quei complimenti sembravano sia imbarazzarla che renderla felice, era adorabile.
“Ma non sono niente di speciale…” si schernì guardando a terra.
“Sono qualcosa che fai con il cuore, mettendoci tutta te stessa” obiettò “Per me sono speciali”
Lo sguardo stupefatto che le rivolse fu meraviglioso e lo avrebbe ammirato per tutta la giornata con un sorriso ebete, proprio come stava facendo, se non che le campane decisero di rintoccare proprio in quel momento per ricordarle che l’ora buca era finita.
“Oh, Storia della Magia!” ricordò tornando in sé.
Anche Hinata parve riprendersi. “Babbanologia!” sbottò invece lei “Devo andare”
Sakura fece il sorriso più radioso del suo repertorio. “Devo andare anch’io. Ci vediamo in giro” assicurò. Poi raccolse tutto il coraggio che aveva – e doveva averlo per forza, il Cappello Parlante non poteva essere stato indeciso su Grifondoro per nulla! – e si protese verso di lei, sfiorando con le propria labbra la sua guancia.
Le scoccò un bacio.
Subito dopo corse via, per evitare che vedesse il suo viso a fuoco o sentisse come il cuore le stava scoppiando nel petto.
L’ho baciata! L’ho baciata!
Hinata rimase invece immobile al suo posto, come folgorata. Si portò una mano alla guancia e con sorpresa si accorse di avere le labbra stese in un sorriso. 
 
**
“Lo farò!”

Ino sobbalzò palesemente quando i libri furano schiantati rumorosamente sul tavolo al quale aveva preso posto. Alzò lo sguardo su Sakura, preoccupandosi leggermente per il cipiglio battagliero del suo sguardo.
“Ti offrirai a Trasfigurazione?” chiese, quasi speranzosa. Le interrogazioni volontarie con il professor Kakashi erano veri e propri atti di coraggio.
“Cosa c’entra questo, di grazia?” domandò prendendo posto al tavolo accanto a lei. La serra si stava lentamente riempiendo per la nuova lezione, Ino si era presentata in anticipo nella speranza di intercettare lo stagista. Speranza vana, dal momento che di Sai non si era vista l’ombra.
“Scusa, sembrava tu avessi preso una decisione pericolosa. E, francamente, niente è più mortale delle interrogazioni del professor Kakashi”
“Nemmeno dire a Sasuke che sono stata io a baciare Hinata, e non Naruto?” chiese evidentemente sarcastica.
Ino spalancò la bocca. “Tu vuoi morire?” chiese seriamente preoccupata “Vuoi lasciarmi vedova prima del tempo?”
Sbuffò. “Dovresti incoraggiarmi”
“Come tua migliore amica, mi permetto di dissentire” cominciò “Il mio compito è mantenerti viva e fare da sostegno morale, non mandarti al suicidio”
“Andrà  bene” la seccò a bassa voce, proprio mentre il professore entrava.
Ino cercò di non lasciarsi troppo distrarre dalla visione di Sai con il camice macchiato di terra, per restare ancorata al vero problema.
“Come mai questa decisione?” chiese aprendo il libro sul nuovo capitolo. Niente lezione pratica quel giorno.
Sakura rimase zitta qualche secondo prima di rispondere. “Oggi ho parlato con Unicorno e…”
“… state insieme?” la interruppe animandosi.
Ridacchiò. “Corri troppo, Maial-Ino. No, ma… ho capito che devo risolvere questa situazione. Ramen-boy è il mio migliore amico e gli ho praticamente rovinato la vita!”
“Veramente il problema è Toneri…” fece notare.
Scosse la testa. “Ma è tutto partito da me. Devo prendermi le mie responsabilità, anche se significa…” deglutì “fronteggiare il Becchino
Entrambe si voltarono verso Sasuke, il quale stava seduto in prima fila con la sua solita e allegra espressione da Dissennatore.
“Buona fortuna” commentò Ino con empatia “Cosa gli dirai?”
Sospirò. “Gli spiegherò tutto, nella speranza che non mi uccida” aggrottò le sopracciglia “Forse dovrei disarmarlo, prima”
Ino annuì. “Sarebbe saggio”
Per tutto il resto della lezione continuarono a discutere sull’argomento, cercando di trovare la strategia più appropriata. Nonostante fosse una fiera Grifondoro, Ino mostrava le migliori caratteristiche di tutte e quattro le case. Era davvero un peccato che usasse, però, tutta la sua intelligenza strategica per adescare ragazzi, invece di pianificare lo studio.
Alla fine, decisero che Sakura avrebbe placcato Sasuke immediatamente dopo la lezione, anche se significava saltare ancora la cena.
Questa situazione ci avrà fatto perdere come minimo cinque chili, pensò con rammarico.
La campanella suonò prima che potessero rendersene conto ed entrambe non avevano preso uno straccio di appunto. Sakura sperò che il nuovo argomento fosse ben spiegato dal libro di testo.
Furono le ultime ad alzarsi dal loro posto, entrambe volevano rimandare il momento del processo.
“Signorina Yamanaka? Potrebbe fermarsi qui qualche minuto?”
Entrambe spalancarono gli occhi ad avvertire la voce dello stagista. Ino alzò gli occhi su Sai, la guardava fingendo indifferenza, con un forzatissimo sorriso sulle labbra, ma il lieve rossore sulle sue guance tradiva il suo nervosismo.
Sakura avrebbe tanto voluto farle un cenno incoraggiante, ma visto quello che doveva fare non le piaceva molto l’idea che l’amica l’abbandonasse in un momento così cruciale.
Pareva pensarlo anche Ino, da come fece scivolare lo sguardo su entrambi titubante.
Sospirò. Nonostante tutto, anche Sakura era la migliore amica di Ino  e aveva verso di lei gli stessi doveri.
“Allora io vado avanti” sorrise nascondendo tutta l’ansia che provava “Ci vediamo dopo cena, va bene?”
“Sei sicura?”
Le toccò la spalla. “Ma certo. Per far avere la sua stessa faccia ai tuoi figli, dovrai pur cominciare da qualche parte, no?” buttò sul ridere a bassa voce.
Ino ghignò divertita. “Ogni tanto dici cose giuste, Fronte Spaziosa”
Sakura uscì dalla serra facendole l’occhiolino, lasciandola così sola con lo stagista.
Ino sorrise subito, mostrandosi a suo agio e avvicinandosi al ragazzo.
“Cosa posso fare per te, Sai?” chiese, con voce innocente e lo sguardo che intendeva tutt’altro.
Sai, ovviamente, deglutì. A volte i ragazzi erano davvero prevedibili.
“A dir la verità…” iniziò titubante “Ho finito il tuo ritratto”
Lo sguardo di Ino si illuminò, diventando chiarissimo. “Davvero? Posso vederlo?” si emozionò, sinceramente curiosa.
Sai annuì. “Certamente. Vieni, il mio ufficio non è lontano”
Cercando di essere cavalleresco, le prese la borsa, ma il gesto fu così meccanico e impacciato da essere leggermente ridicolo. E adorabile, soprattutto adorabile.
Era impossibile che nessun’altra studentessa sbavasse su di lui, era così… così… purtroppo, non trovò nessun aggettivo appropriato.
Lo studio era esattamente come lo ricordava, ordinato e con le librerie cariche di tomi dai titoli assurdi. La tela con il suo ritratto, però, era già pronta, come se avesse progettato fin dall’inizio di portarla lì.
A saperlo mi sarei passata un po’ di mascara sulle ciglia.
“Eccolo” mormorò a mezza voce, scoprendo il suo ultimo lavoro.
Ino lo trovò incantevole, non solo perché il soggetto fosse proprio lei, ma perché il tratto usato dal ragazzo era così particolareggiato e personale che le sembrò di vedersi davvero attraverso gli occhi del pittore.
“E’ bellissimo” scosse la testa, rendendosi conto di essere arrossita leggermente “Tu hai davvero un talento”
Sai parve davvero lusingato. “Grazie”
“Posso tenerlo?” chiese, anche se temette di star azzardando troppo.
“Veramente… era mia intenzione regalartelo” ammise.
Si aggrappò al suo abbraccio, sorridendo a trentadue denti. “Lo apprezzerei molto! Ah, sei fantastico”
Sai sembrò a disagio per il contatto fisico non richiesto. Se ne infischiò, restandogli aggrappata.
“Volevo anche chiedere… se posso permettermelo…” riprese a parlare il ragazzo esitante “Se ti andrebbe di posare per altri quadri…”
“Ma certo!” gli gridò nelle orecchie , mordendosi la lingua per non aggiungere anche nuda.
Sai si districò gentilmente da quella stretta, voltando il capo per nascondere il tenue imbarazzo che colorava le sue guance, e si avvicinò alla tela, accarezzando i contorni della figura pensieroso, come se stesse pensando a un modo per migliorarlo ancora.
Per Ino, vedere quelle dita posarsi gentile sul volto dipinto, fu come sentirle davvero sulle proprie guance.
“Ti ringrazio davvero tanto” inaspettatamente Sai riprese a parlare “Non sono bravo con le persone, o con le parole. Io so solo dipingere e da poco ho imparato ad annaffiare le piante… Per me questo è importante”
Si intenerì per quella confessione impacciata e gli sorrise, avvicinandosi al suo fianco. “Che ne dici di raccontarmi della tua passione per l’arte e per quale motivo hai dovuto imparare ad annaffiare le piante?” gli propose mantenendo un tono di voce basso, più dolce “Magari, davanti a un bicchiere di burrobirra” aggiunse.
Sai aggrottò le sopracciglia. “E dove possiamo trovarla, la burrobirra?”
“Be’…” cominciò mordendosi il labbro inferiore con fare invitante “Potremmo andare ad Hogsmaede, ai Tre Manici di Scopa…” buttò lì, con fare casuale.
Lo stagista parve ancora più perplesso. “Ma non c’è il coprifuoco? E poi, gli studenti non dovrebbero non abbandonare Hogwarts?”
“Sì” ammise senza abbandonare l’espressione accattivante “Ma va bene se con noi c’è un professore o uno stagista”
“Davvero?”
No. “Ma ovvio che sì!” sorrise elettrizzata “Se una figura adulta ci accompagna, abbiamo il permesso”
Sai annuì fra sé, lasciandosi convincere da quelle parole. “Va bene”
Ino non riusciva a credere di averlo convinto, dovette trattenersi dall’agitare un pugno al soffitto con fare vittorioso.
“Dammi solo tre secondi, ho gli abiti sporchi di terra e vorrei mettermi qualcosa di appropriato”
Annuì. “Fa’ pure con calma” lo rassicurò, anche se dentro di sé pensò se fosse il caso di andargli dietro per vedere se i pettorali meritavano quanto i bicipiti.
 
**

Sasuke era preoccupato.  Molto preoccupato.
Quasi istintivamente, fece un passo per allontanarsi dalla ragazza e guardò nervosamente con gli occhi attorno a loro.
Il corridoio era deserto.
Sì, era decisamente preoccupato.
Non è che Sasuke fosse spaventato da Sakura, proprio no: lui ne era terrorizzato. Aveva ben sette anni di esperienza sulla sua cocciutaggine e più di una volta l’aveva vista sfogare la sua forza bruta su qualche povero mal capitato. E poi Sakura aveva la tendenza a piangere sempre, e non c’era nulla di più spaventoso di una donna in lacrime per lui. O di una donna che esternava i propri sentimenti, dichiarandoti amore eterno.
Ecco, un molliccio davanti a Sasuke si sarebbe sicuramente trasformato in Sakura in lacrime che gli chiedeva di amarla. No, non era bravo con le persone e le emozioni, figurarsi con le persone emotive.
Decise comunque di concentrarsi sulla ragazza davanti a lui con la solita imperturbabile espressione di noia.
“Che cosa vuoi, Haruno?” chiese atono, studiando un piano di fuga.
Sakura aveva quella sua espressione piena di determinazione che sì, la rendeva più carina, ma anche più spaventosa.
“Devo parlarti, Uchiha” rispose la ragazza, prendendo un lungo respiro.
Almeno lo aveva chiamato per cognome, magari c’era ancora una possibilità di salvezza. Poi un dubbio lo colse: e se fosse venuta a vendicarsi di lui? E se fosse lì per picchiarlo con i suoi terribili pugni?
Quel dubbio di avvalorò ancor di più quando la vide tirare fuori la bacchetta.
Vuole uccidermi!
Allargò gli occhi allarmato. “Che vuoi farci, con quella?” sbottò meditando di tirare fuori la sua.
Sakura deglutì. “Devo dirti una cosa importantissima, ma voglio essere sicura di uscirne viva”
Il cervello di Sasuke stava lavorando velocemente per trovare un modo per contrastarla. “Parla, allora” ordinò secco “Non farmi perdere tempo”
La corvonero rimase zitta a lungo, prima di prendere fiato e professare: “So che tu e Naruto vi frequentate”
Fu il turno di Sasuke di stare in silenzio, sicuro di aver capito male le sue parole.
Poi, repentino, tirò fuori la propria bacchetta.
“OBLIVIUM!” strepitò verso la strega.
Ma quella, aspettandosi una cosa del genere, bloccò prontamente l’incantesimo con un protego.
“Va tutto bene, Sasuke, non occorre…” non finì la frase  perché fu aggredita nuovamente.
Sasuke doveva obliviarla, doveva trovare una soluzione. Forse poteva chiuderla nell’armadio Svanitore e sperare ricomparisse in Antartide? Quella era una tragedia! Una tragedia!
“Circe Maiale, mi vuoi ascoltare!” sbottò Sakura estendendo un protego attorno a sé.
Suo malgrado Sasuke dovette ammettere che la ragazza se la cavava con gli incantesimi. Questo la rendeva solo ancora più pericolosa.
“Cosa vuoi, Haruno? Ricattarmi? Non funzionerà, sappilo” ringhiò stringendo con rabbia la propria bacchetta.
Sakura alzò gli occhi al cielo. “Merlino, Sasuke. Puoi per una volta comportarti come un normale essere umano civile?” sbottò esasperata “Devo dirti una cosa importantissima, ascoltami ti prego”
Con un cenno sprezzante, glielo concesse. Ma continuò a tenere la bacchetta ben salda nella mano.
A Sakura il cuore batteva velocissimo.
“Sono stata io a baciare Hinata, non Naruto”

 

 

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Capitolo 7
*** Capitolo 6 ***


Buona domenica, angioletti!
Chiedo venia per aver saltato l’aggiornamento dell’altra settimana ma, come ho anche detto in Nihonshoki – l’altro mia long, nel caso non lo sappiate –, in queste settimane ho iniziato l’università ed è, come dire, un disastro xD Sono pendolare, quindi passo la maggior parte del tempo in corriera e ho pochissimo tempo per scrivere
Ma non disperate! Gli aggiornamenti continueranno fino alla fine della storia – ormai vicinissima – è solo per dirvi che se qualche settimana salta è per questo ç_ç mi dispiace davvero :c
 
Ma andiamo a questo capitolo, dove finalmente Ino non riesce più a trattenere la propria natura da spettegolatrice, Naruto verrà messo a corrente del misterioso culto della yaoi, mentre Sasuke si beccherà uno schiaffo ben meritato. Spero vi divertiate :D
Hatta
 
 
Capitolo 6
la famosa amica in Francia
che ha un cugino di terzo grado
che ha una conoscente alla quale è  successo che…
**


“Ti vedo distratta”
A voler confermare la considerazione appena detta, Ino sbatté le palpebre voltandosi a guardarlo. “Eh? Scusami, non stavo ascoltando”
Sai sospirò e ripeté. “Ho appunto detto che ti vedo distratta”
Giustamente, Ino si imbarazzò un poco. Erano sulla strada che portava ad Hogsmeade, ma il suo pensiero non faceva altro che rivolgersi a Sakura e alla sua missione omicida, impedendole di concentrarsi sul bel ragazzo accanto a lei. Chissà come stava andando. Sasuke aveva già cercato di cruciarla? O alla fine era stata Sakura a cruciare lui? E se avessero ingaggiato uno scontro?
Scosse la testa, scacciando quei pensieri dalla testa, e sorrise verso Sai. “Perdonami è che… stavo pensando a una situazione molto particolare”
Sai aggrottò le sopracciglia. “Che genere di situazione?”
Si morse la lingua, perché ovviamente non poteva parlargli di quanto stava succedendo al castello, avrebbe dovuto spiegargli tutta la complicata trama che ci stava dietro e Sakura le aveva tassativamente proibito di spettegolare in giro. Solo che… insomma! Era una storia così emozionante e piena di intrighi, perfetta per un pettegolezzo, e non poterne parlare era un’ingiustizia. Stava scoppiando, letteralmente.
Un colpo di genio la illuminò.
“Oh, non so se possa interessarti…” fece con tono casuale, guardando la stradicciola davanti a sé. “E’ solo che ho questa amica di Beauxbatons e la sorella del suo fidanzata  ha un cugino di terzo grado che ha una conoscente alla quale sono successe cose incredibili”
Sai rimase zitto a fissarla, cercando di metabolizzare tutta quella lunga sequela di amicizie. “… cose incredibili?” chiese, molto perplesso.
“Sì” annuì con forza, iniziando ad infiammarsi “Devi sapere che questa conoscente del cugino di terzo grado della sorella del fidanzato della mia amica di Beauxbatons si è presa una cotta per un’altra ragazza e nel tentativo di conquistarla… be’, sono successe molte cose…”
E cominciò a raccontare, specificando sempre la lunga sequela di amicizie, ovviamente.
 
**

“Sono stata io a baciare Hinata, non Naruto”
Silenzio.
Sasuke la guardò indecifrabile per un tempo infinito, con la bacchetta tesa davanti a sé e per un momento Sakura sospettò che lo shock fosse stato così grande da mandarlo in uno stato vegetativo. Non che solitamente fosse molto più vivace, ma tant’è.
“Ehm… Sasuke?” si premurò di chiedere comunque, leggermente preoccupata.
La sua voce parve riscuotere il ragazzo dallo stato catatonico in cui era finito, purtroppo lo dimostrò lanciandogli addosso un fiotto di luce dalla bacchetta.
Fortunatamente, nemmeno Sakura aveva abbassato le difese.
“Oh, Santa Priscilla!” sbottò al soffitto, mentre infrangeva l’incantesimo “Non si può proprio tenere una conversazione civile, neh?”
“Scommetto” cominciò Sasuke “Che questa è un’idea del dobe. Effettivamente, solo uno come lui poteva partorire una stronzata del genere”
Strabuzzò gli occhi. “Credi che io stia mentendo?”
“Naturale” fu la replica stizzita “Perché mai saresti dovuta essere tu? Salazar, è proprio caduto in basso per dover inventare una cazzata del genere” scosse la testa.
A quel punto, Sakura cominciò ad arrabbiarsi. “Invece è andata proprio così!” abbaiò “Sono disastrosamente innamorata di Hinata ed ero così disperata che avrei fatto qualsiasi cosa, perfino prendere il posto di Naruto con una pozione polisucco! Cosa che, effettivamente, ho fatto” completò abbassando il capo.
Il Serpeverde continuò a guardarla impassibile, deciso a non crederle, anche se gli si era infilato un dubbio in testa.
“Fingendomi Naruto” continuò lei “l’ho invitata ad uscire… poi ho dato una merendina marinara a Naruto, in modo che non potesse scoprire l’inganno. Così sono riuscita ad andare ad Hogsmeade con Hinata, dove l’ho baciata… non potevo immaginare che Otsutsuki ci vedesse e combinasse tutto questo casino”
“Questo piano è talmente pessimo che mi viene naturale non crederci, perdonami” ribatté sarcastico roteando gli occhi “In più questo non spiega come sai di me e Naruto”
“Ma lo sa Hinata. Lei… come dire, vi adora come coppia. Vi considera fantastici e non so che, ha perfino delle vostre foto mentre vi baciate” si interruppe notando ce il volto di Uchiha era letteralmente andato a fuoco, era così rosso da sembrare un pomodoro.
“Devo bruciare quelle foto” lo sentì mormorare lugubre “E poi brucerò te, lei e Naruto”
Lo aveva detto in un tono così serio che Sakura sentì i peli rizzarsi sulle braccia. “Non credo sia la soluzione” cercò di mitigare.
“Non ne vedo altre. Anche se resta il fatto che non ti credo ancora” alzò il mento sprezzante.
La Corvonero sospirò, accorgendosi che non c’era altra soluzione. Ovviamente si era aspettata che il ragazzo faticasse a crederle, infondo era una situazione così bislacca che faticava a crederci perfino lei, che l’aveva vissuta.
Così, tirò fuori dalla propria borsa di libri una piccola boccetta piena di un liquido trasparente. Non aveva nessuna etichetta, ma gli occhi esperti di Sasuke la riconobbero subito da come trasalì.
“Ma quello è…”
“Sì” annuì solennemente “E’ veritaserum
 
**

“Che ne dici di Kiba Inuzuka?” propose Naruto scrivendo il nome sulla pergamena che aveva davanti.
Lui e Hinata erano nell’aula studio, una stanza nata da poco e creata a causa delle ferrei regole di silenzio della biblioteca. Era una proposta partita dagli studenti, che avevano pensato di creare un luogo dove potessero studiare e parlare. Era molto utile per quando si facevano i gruppi studio e ben presto era diventata anche una semplice zona di ritrovo.
A quella proposta, Hinata scosse la testa. “Non può essere stato lui”
“Perché no?” obiettò “Al quarto anno aveva una cotta per te ed è il mio compagno di stanza, quindi mi conosce abbastanza bene. Potrebbe essere davvero lui”
Ma Hinata si era impuntata e scosse ancora la testa. “No, lui sta con Shino Aburame”
“…con chi?” chiese, sicuro di aver capito male. Non poteva riferirsi al tipo strambo di Serpeverde che portava perennemente gli occhiali da sole, anche nei sotterranei. E poi era molto sicuro che Kiba fosse etero, visto i commenti molto espliciti che faceva alle modelle nelle riviste.
“Shino Aburame” ripeté la Hyuuga togliendogli ogni dubbio.
“Sei sicura?” sbatté le palpebre altamente perplesso.
Quella annuì, poi parve pensarci un attimo. “C-cioè, loro due si amano, ma non lo hanno ancora capito. Prima o poi lo capiranno e si fidanzeranno”
“Ah, ok” considerò stranito “E’ una delle tue… ship, quindi”
Dopo un pomeriggio intero passato con lei era abbastanza certo di aver imparato tutte le parole di quell’idioma barbarico, anche se c’erano ancora certi principi che lo lasciavano perplesso. Ad esempio la questione dell’attivo e del passivo: stando agli insegnamenti di Hinata, si chiamavano rispettivamente seme e uke. Stando sempre a quello che diceva lei, l’uke – ovvero il passivo – era quello più basso e solitamente aveva i capelli biondi, gli occhi chiari e un carattere più solare, mentre il seme aveva i capelli scuri, una faccia impenetrabile, era più alto e aveva un brutto carattere. Quelle descrizioni calzavano benissimo a lui e Sasuke, con la differenza che non avevano mai avuto un ruolo fisso nel sesso e, anzi, la maggior parte delle volte era proprio Naruto –l’uke, stando alla descrizione fisica – l’attivo.
Ecco, tutto quello lo lasciava confuso. E lui che si considerava un pro del sesso anale, quando invece c’erano ancora così tanti meccanismi che gli sfuggivano. Meno male che Hinata era stata così gentile da illuminarlo.
“Okay, quindi cancello Kiba?” chiese, ancora titubante. Poi guardò gli altri nomi della lista, tutti depennati, e sospirò.
“Sai, Hinata, esistono anche coppie etero, no?”
“Oh, certo, lo so” lo rassicurò.
“E allora perché hai bocciato ogni nome che ti ho proposto, dicendo che erano già impegnati in una relazione omosessuale?”
A quella domanda, Hinata tacque.
“Non è che forse questa cosa ti sta sfuggendo di mano?” esitò nel dirlo, non voleva ferirla, però cominciava ad essere un po’ preoccupato.
“Però con te e Sasuke ho avuto ragione…” mormorò pianissimo.
“Ed è una cosa fantastica, ma non si può avere sempre ragione” le sorrise incoraggiante.
“Ma ho avuto ragione anche con Rock Lee e Sabaku no Gaara” obiettò corrucciando le sopracciglia sotto la frangia.
…come?
La fissò sinceramente sorpreso. Lee e Gaara erano due loro compagni, di un anno più grande, che alla fine del sesto anno si erano fidanzati. Nessuno aveva mai sospettato una cosa del genere, che potessero essere interessati all’altro: caratterialmente erano molto diversi, in più non avevano una grande confidenza. Eppure era successo e a giugno avrebbero festeggiato il loro terzo anno insieme.
“Come lo sapevi?” spalancò gli occhi.
“E-ecco…” si imbarazzò “E’ stato durante la prova pratica di Divinazione agli esami G.U.F.O. Nelle mia sfera avevo appunto previsto che si sarebbero messi insieme. Inizialmente l’esaminatrice voleva bocciarmi, ma quello stesso giorno assistette alla richiesta di Gaara a Lee, esattamente come gliela avevo descritta io, e quindi… mi promosse a pieni voti” arrossì furiosamente “Mi disse che il mio era un talento”
Naruto risultò molto colpito da quel racconto. “Wow!” esclamò “Sei davvero fantastica, Hinata” intinse la penna nell’inchiostro e fece un sorriso smagliante “Quindi, meglio fidarsi della sensitiva” e depennò il nome di Kiba.
 
**

“Quindi nella sua ultima lettera, la tua amica francese ti diceva che la conoscente del cugino di terzo grado della sorella del suo fidanzato ha alla fine deciso di parlare con Sukeh” completò Sai, un poco perplesso.
“Esatto, e io sono un po’ preoccupata” confermò Ino.
Raccontare tutta quella avventura aveva preso così tanto tempo che erano arrivati ai Tre Manici di Scopa quando lei era ancora a metà. Aveva finito di parlare solo quando erano state servite le due burrobirra. Sai sembrava leggermente ubriaco per tutte le parole che era stato costretto ad ascoltare ed era stato in silenzio a lungo prima di fare il punto della situazione.
 In più Ino aveva usato dei nomi in codice per Naruto – Boruto –, Sasuke – Sukeh – e Hinata – Hinabae. Era certa che così non li avrebbe mai collegati ai personaggi reali. Per Sakura invece usava ogni volta quella lunghissima locuzione sulla conoscente.
“Perché sei preoccupata? Tu non la conosci” obiettò giustamente.
“Eee” si trovò leggermente a disagio “Ma ormai questa storia mi ha totalmente coinvolta! Insomma, non è emozionante?”
“Complicata mi sembra la parola adatta” si fece pensieroso “Tutto quello è nato solo a causa di continui malintesi che hanno ingigantito la cosa più del dovuto”
Ino alzò le spalle. “Siamo adolescenti, è ovvio che tutto ci appaia più grande del dovuto” sorseggiò la burrobirra, poi sorrise “Sono sollevata, sai? Temevo che per il fatto fossero coppie omosessuali tu ti infastidissi”
Sai rimase impassibile. “In realtà sono molto attivo nella comunità lgbtqua”
Rimase molto colpita. “Davvero? Anche io ne sono una ferrea sostenitrice, anche se trovo il fatto di doverla considerare una comunità a parte… sbagliato. Voglio dire, sono persone con diverso interesse sessuale, ma pur sempre persone, no? Perché etichettarle?” completò infervorandosi
“Immagino… di sì”
Ino annuì da sola. “Le etichette non fanno altro che rimarcare differenze che non esistono, sarai d’accordo anche tu, no?”
Sai esitò qualche secondo. “Ma a volte sapere cosa si è dà maggiore certezza. Ti fa capire che non sei l’unico”
“Certo, non dico che sia un concetto del tutto sbagliato, ma spesso si rimarca troppo su questa fantomatica comunità a parte” alzò gli occhi al cielo.
“Spesso è inevitabile, perché sono proprio gli altri a farti sentire diverso e tutto quello che puoi fare è chiuderti in queste… definizioni”
In quel momento, Ino si accorse che il tono di Sai era troppo personale, come se stesse parlando di esperienze vissute in prima persona. Un dubbio atroce l’assalì.
Ti prego… dimmi che non mi sono innamorata di un ragazzo gay. Ti prego, fa che sia almeno bisessuale, pansessuale o non lo so….
Era stata troppo a contatto con Sakura, la sua sfiga l’aveva influenzata, accidenti!
“Sei gay?” la domanda le uscì così diretta che si accorse troppo tardi che, forse, andava posta con un minimo di tatto.
Sai arrossì un poco. “No… io mi considero etero. Se così possiamo dire” e abbassò il capo osservando il proprio bicchiere quasi finito “E’ un po’ complicato” terminò.
Gli sorrise dolcemente. “Nulla lo è quando viene compresa” assicurò.
Tentennante, il ragazzo ricambiò il sorriso. “Ti va se ti racconto la storia dell’amica della coinquilina della prozia dell’amica di un mio ex-collega?”
Scoppiò a ridere, accorgendosi che il suo trucco era stato smascherato. “Credo che dovremo ordinare altre due burrobirra, allora”
 
**

Sasuke fissava Sakura inespressivo.
Per fare la prova del veritaserum erano andati nella Stanza delle Necessità e a Sakura sarebbe piaciuto molto capire perché dentro fossero comparse della macchine di tortura medievale.
Ovviamente, inizialmente Sasuke aveva voluto essere sicuro che la pozione fosse davvero veritaserum e aveva richiesto dei strani aggeggi alla stanza per poterla analizzare. Quando era giunto che sì, era pozione della verità, l’aveva somministrata a Sakura, la quale aveva confermato quanto già detto in precedenza.
E ora Sasuke la guardava senza nessuna espressione particolare, come se faticasse a metabolizzare tutto.
Decise di parare subito le mani avanti. “Se mi uccidi, c’è una persona che sa che sono qui con te e correrà subito a denunciarti”
Fece una smorfia. “Mi basterà uccidere anche Yamanaka, allora” commentò immaginando chi fosse la fantomatica persona. Poi si passò una mano sul volto, mostrando la prima espressione di debolezza. “Non ti ucciderò Haruno” mormorò “Tanto era inevitabile che prima o poi ci lasciassimo”
“Lo so, io e Ino abbiamo origliato la vostra discussione durante l’ora di trasfigurazione” se proprio doveva dire la verità, voleva farlo nel modo giusto.
Sasuke la guardò oltraggiato. “Voi due non conoscete proprio il concetto di privacy” scosse la testa “Be’, cosa potevo aspettarmi da una che si finge un altro per conquistare una ragazza”
Sakura s’indignò. “Non accetto critiche da qualcuno che voleva usare un armontetia”
 Spalancò gli occhi sconvolto. “Anche questo avete sentito?!”
La sua faccia fu talmente comica che, dopo tutto quello stress accumulato, Haruno non poté evitare di scoppiare a ridere di cuore, piegandosi su se stessa.
“Non è divertente” sbottò Sasuke arrossendo “Dovrò obliviarti sul serio” ma anche le sue labbra si erano sollevate in un mezzo sorriso. Considerando la sua solita faccia da dissennatore, quello era un grande passo avanti.
Quando riuscì a fermare lo scroscio di risa, alzò lo sguardo su di lui, leggermente speranzosa: “Quindi? Ora sai che Naruto non c’entra niente in questa storia, farai tornare le cose come prima, no?”
Sasuke rimase in silenzio così a lungo che quasi temette di non ricevere risposta, ma alla fine qualcosa dentro il moro parve rompersi e sbottò quasi non riuscisse a trattenere le parole:
“Questo non cambia niente!” e nel dirlo si sedette su una sedia fatta apparire magicamente dalla stanza per l’occasione “Anzi, ora che so che non mi ha tradito tutto è anche peggio. Almeno prima avevo una scusa, ora invece…”
Sembrava che quel ragazzo avesse un serio bisogno di uno sfogo e Sakura, ormai allenata da anni di amicizia e psicologia con Ino, fece apparire una sedia anche per lei, sedendosi accanto. Infondo, non doveva essere facile tenersi una relazione segreta dentro, le pressioni dovevano essere moltissime.
“Perché dovrebbe essere peggio?” gli chiese “Basterà chiedergli scusa e…”
Si accorse di aver detto la frase sbagliata da come la incenerì con lo sguardo nero. “Figurati se chiederò scusa a quell’usuratonkachi!” sbottò “Così dopo non farà altro che rinfacciarmelo e sarà un inferno! E poi non è colpa mia, ma tua e dell’altra mentecatta che avete scatenato questo casino”
Sakura ingoiò il fastidio, perché era più che evidente che Sasuke stesse per avere una crisi nervosa. Lei ne aveva avute così tante che ormai poteva distinguerle.
“Mi prenderò anche io la mia fetta di colpa, ma tu avresti dovuto credergli” replicò duramente.
“Come no, non sono così stupidamente fiducioso nell’umanità come voi idioti” fece notare con uno sbuffo “E comunque tornare con lui non ha senso. Fra meno di un mese ci saranno i M.A.G.O. e poi Hogwarts finirà. Sarebbe finito tutto in ogni caso”
“Sì, ho già sentito questo disco” alzò gli occhi al cielo “Ma se tu lo ami davvero, riuscirete ad affrontare questa difficoltà. Insieme
“Oh, ti prego” rise sprezzante “Non sono così stupido da credere alla favola che l’amore può tutto, che le difficoltà verranno cancellate e blablabla. No, questa è la vita reale e nella vita reale i ragazzi non baciano gli altri ragazzi; nella vita reale le ragazze non si innamorano di altre ragazze. Nella vita reale le cose vanno sempre nello stesso modo e se tu, o Naruto, o qualsiasi altro idiota, credete di poter cambiare questa cosa… siete solo degli illusi. E ve ne accorgerete presto quanto voi siate patetici…”
Non completò oltre la sua lista di insulti perché Sakura lo colpì con uno schiaffo fortissimo alla guancia, talmente violento che lo schiocco risuonò nella stanza e la testa di Uchiha si voltò
Sentì immediatamente bruciare la pelle lesa e si portò una mano alla guancia, oltraggiato e umiliato. Ma non osò dire niente, lo sguardo di Haruno faceva paura da quanto era determinato. I suoi occhi verdi erano lucidi di lacrime, ma lo guardavano fisso come due proiettili.
“Sei tu l’illuso, Uchiha” replicò gelidamente, con la voce che tremava “Naruto è veramente innamorato di te, ma tu non lo meriti minimamente. Resta pure nel tuo patetico nichilismo, ti dimostrerò da sola che sbagli e risolverò io questa situazione”
Sasuke assottigliò lo sguardo. “Non è nichilismo, è pura realtà. Accettala”
Si alzò. “No” asserì “Non accetterò mai una realtà dove non si è liberi di amare”
Detto ciò, uscì dalla Stanze delle Necessità senza dargli l’opportunità di ribattere qualcosa.
Stupido Uchiha!
Ma ormai erano passati i giorni in cui si lasciava affossare dalle sue parole velenose, poteva abbaiare cattiverie quanto voleva, ma non sarebbe mai riuscito a morderla. Lei era determinata e decisa, in quel momento decise di mettere da parte ogni paura.
Avrebbe fatto quello che riteneva giusto.
Avrebbe risolto quella situazione da sola.
 
 

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Capitolo 8
*** Capitolo 7 ***


Buonadomenica, biscottini!
Ancora, mi scuso per l’attesa, ma questo capitolo è stato molto difficile da scrivere, per un motivo che capirete subito anche voi c_c ci sarà un argomento che temo di non aver trattato nel giusto modo, quindi attendo un vostro giudizio!
Per il resto, oggi si riderà poco, anche se avremo un’entrata di scena di Sakura molto, ma molto teatrale, che Sasuke può solo nascondersi.
Spero vi piaccia^^
Hatta
 
 
 
Cap. 7
La vita non è una sarta e l’abito non fa il monaco.
 
 
Aiko Shimura non aveva molti ricordi della sua infanzia, per qualche motivo quegli anni le apparivano sempre tremuli e inconsistenti come se fossero sogni. Ogni tanto qualche ricordo si faceva più forte, ad esempio il giorno del suo sesto compleanno, ma per la maggior parte del tempo restavano qualcosa di lontano a cui non pensare mai. Così, finì per dimenticare la maggior parte delle cose.
C’era però una sensazione che veniva a galla ogni volta che si sforzava di pensare alla sua infanzia, una sensazione sgradevole che avrebbe provato per molti anni ancora. Una sensazione che può essere paragonata a quella di indossare un abito di molte taglie più piccole, che tirava in più punti del suo corpo, scatenandole un prurito che non riusciva mai a scacciare. Un fastidio che la metteva profondamente a disagio, ma che, soprattutto, non sapeva come fermare.
Quell’abito non poteva essere tolto, gli era stato cucito sulla pelle e non poteva fare assolutamente nulla per toglierlo, se non strapparsi la pelle. Tutto quello che aveva potuto fare era stato adeguarsi a quell’errore sartoriale, convivendo con quel difetto – perché era così che da un lato lo considerava.
Quindi, Aiko non ha mai potuto dire di averlo sempre saputo, perché non è così. Ma può dire che qualcosa c’era sempre stato, solo che non sapeva ancora come spiegarlo e non sapeva nemmeno dire quale fosse il problema effettivo, che cosa non andasse.
Per arrivare a capirlo, ci mise molto tempo.
Arrivò a una sorta di prima illuminazione quando a tredici anni prese un libro di università del fratello maggiore, Shin, iniziando a leggerlo con curiosità. Lì, aveva conosciuto per la prima volta lo studio sui generi, con la relativa differenza fra sesso e identità di genere. E quando aveva capito quel concetto, che inizialmente le era risultato totalmente strano, il brusio nella sua testa, il prurito per tutto il suo corpo, si era intensificato.
Più leggeva su quei studi, su come si potesse nascere nel corpo sbagliato e non identificarsi nel proprio, più si rendeva conto che non era l’unica al mondo a provare quel senso di fastidio, più capiva quello che non aveva mai compreso. Fu come una illuminazione, una lampadina che si accendeva improvvisamente.
Ma non fu per nulla semplice. Ora comprendeva la probabile natura di quel suo disagio con il proprio corpo, capiva perché indossasse un vestito che non le calzava.
Eppure, ormai lo indossava, che cosa doveva fare?
Nonostante fosse giunta a quella illuminazione, continuò per anni ad accettare quella definizione che gli altri le davano, continuò a considerarsi una donna. Tutti la etichettavano in quel modo e non aveva mai sufficientemente coraggio per correggerli. Che poi, cosa avrebbe potuto chiedere? Di usare il pronome maschile? Nonostante fosse fin troppo visibile il suo essere una donna?
Quelli erano anche gli anni della pubertà, del suo corpo che si modella da solo, senza che potesse avere una minima voce in capitolo. Faceva quello che voleva, si ingrossava dove non voleva, ma si snelliva in altri punti, dandole l’aspetto di un qualcosa pieno di curve.
Un qualcosa che era il corpo femminile.
Infondo, quello era il corpo che la natura aveva scelto, che diritto aveva di protestare? A molti sarebbe piaciuto avere gli occhi di un colore diverso, ma non per questo pretendevano che gli altri fingessero di vederli di un colore che in realtà non erano. Era la stessa identica cosa.
No?
In più, avvertiva anche un fortissimo senso di colpa, una sorta di tradimento verso qualcosa che si sentiva in dovere di non abbandonare. Aveva paura di tradire le donne, di calpestare tutte le lotte che avevano fatto per raggiungere i loro diritti, la loro parità. Non doveva provare vergogna del suo corpo femminile, doveva accettarlo non solo perché parte di sé, ma per rivendicare tutti quegli altri corpi simili al suo che erano stati macchiati di negatività e presunta inferiorità.
Non voleva essere lei a tradirli.
Perciò, dall’altro lato Aiko cominciò a razionalizzare quegli impulsi maschili… quelle sensazioni che proprio sentiva nascere da dentro la sua pancia.
Si diceva che andava bene che certe cose le piacessero, anche se non erano convenzionali, poteva essere donna senza seguire lo stereotipo. Ci sono tanti modi di esser donna – cosa che continuò a pensare sempre – e perciò andava bene. Poteva essere una donna che sembrava un ragazzo.
Ma che non era un ragazzo.
In quegli anni, qualsiasi pensiero il suo subconscio le suggerisse, lei lo rivoltava completamente, trasformandola in una battaglia contro lo stereotipo e contro il sessismo. Quelle battaglie, in cui Aiko divenne molto attiva, la distrassero a lungo dal vero problema, dalla reale questione che continuava a tormentarla. Perché, per quante giustificazioni trovasse, il prurito non cessava e l’abito diventava sempre più stretto.
Ma in fondo, tutte le ragazze hanno un problema con il loro corpo, no? È raro che nel periodo adolescenziale ci si trovi a proprio agio con esso. Era una cosa normale il suo disagio.
No?
La cosa migliore che potesse fare era trovare un modo per imparare a sentirsi a proprio agio con quel corpo che non poteva cambiare.
Così passarono altri anni, dove qualsiasi cosa si dicesse il brusio non terminava. Anni dove fece di tutto per tenere il problema più lontano da lei, anche se si trovava proprio sotto la sua pelle, pronto a esplodere. Al massimo lo guardava come un problema da studiare, qualcosa da non relazionare minimamente a lei. Qualcosa che le era estraneo.
Poi un giorno, un pensiero sfuggì al suo controllo ferreo, presentandosi davanti come una voce  infastidita e ironica.
Senti, perché non guardiamo in faccia la realtà e ammettiamo che ci troveremmo di più a nostro agio con un corpo maschile?
Lo zittì, ovviamente, soffocandolo con tutte quelle giustificazioni create in anni di auto-convincimento. Ma ormai aveva preso a gridare troppo forte.
Quelle urla erano sempre più forti e insistenti, il prurito era diventato un martello pneumatico in funzione ventiquattro ore su ventiquattro. A quel punto capì che non lo poteva più ignorare a zittire, che aveva convissuto con quell’elefante nella stanza fin troppo a lungo. Così decise di ascoltarlo – di ascoltarsi – di cercare di accoglierlo e capirlo.
Ok, dimmi tutto, ti ascolto. Sono qui e senza armi, sono in pace. Spiegami, ti prego.
Fu uno dei momenti più brutti della vita di Aiko, fu orribile. Cercare di approcciarsi a quella cosa che la spaventava enormemente, che la confondeva fino a non riuscire nemmeno a capire chi fosse realmente. Ma se non lo avesse fatto, se non avesse avuto il coraggio sufficiente per lavorarci giorni, notti, mesi… non sarebbe mai riuscita a vivere davvero.
Le risposte le aveva già, le aveva solo occultate, e disseppellirle non era facile. Era faticoso, doloroso.
Capì che c’era posto per lei. Anzi, non per lei: per lui.
Era quella la semplice e banale verità. Aiko non era una ragazza che sembrava un ragazzo. Aiko era un ragazzo finito nel corpo sbagliato. Ma questo non tradiva minimamente il genere femminile in generale. Il sentirsi un maschio, non lo rinnegava.
Poteva lottare comunque nelle battaglie delle donne al loro fianco, senza esserlo per forza, una donna.
Il primo con cui ne parlò fu suo fratello. Era terrorizzato di farne parola con suo padre, Danzo Shimuro, uomo all’antica e conservatore su ogni cosa.
Piangendo, spiegò a Shin tutta quella situazione, del suo disagio di non riconoscersi come donna, nel sapere di essere un maschio e di voler cambiare quel corpo che tanto lo disturbava.
Shin reagì nel migliore dei modi: lo capì subito, assicurandogli che poteva contare su di lui in ogni caso, che fosse una sorellina o un fratellino non importava, restava comunque una delle persone più importanti della sua vita.
Senza di lui, sicuramente non avrebbe avuto il coraggio di affrontare tutto quello che venne dopo. Non suo padre che gridava, sua madre che piangeva chiedendosi dove avesse sbagliato.
Senza di lui, non avrebbe trovato così facilmente il coraggio di prendere in mano la propria per se stesso. Era stato lui ad accompagnalo fino a Londra, dove lì la magimagia era molto più avanzata rispetto al Giappone. Era stato lui a sostenerlo quando il dubbio lo aveva sommerso nuovamente. Era stato lui ad attenderlo fuori dalla porta ad ogni visita. Lui a portarlo a comprare vestiti nuovi, a scegliere una nuova casa lì in Inghilterra ed aiutarlo a cercare un lavoro.
E, alla fine, era stato lui a chiamarlo Sai per la prima volta.
 
**

Quando finì di parlare, calò il silenzio. Sai teneva cocciutamente lo sguardo sul proprio bicchiere di burrobirra, ormai completamente vuoto.
Il racconto aveva scosso molto Ino, non tanto per il contenuto, ma perché aveva sentito subito un profondo senso di protezione dell’immaginare quel piccolo Sai pieno di dubbi su se stesso. Non comprendersi deve essere il peggiore dei mali, fortunatamente lei non aveva mai avuto questi problemi, forse causati dalla profonda schiettezza che manteneva anche con se stessa.
Voleva dire qualcosa, ma temeva che qualsiasi cosa fosse inadeguata. Però voleva fargli assolutamente capire che non lo trovava strano per quello, anzi trovava molto più preoccupante la scarsa igiene di Inuzuka che il fatto che prima Sai fosse intrappolato nel corpo di una donna.
Si schiarì la gola, perché non poteva restare in silenzio per sempre.
“Da quanto tempo hai fatto l’operazione?” chiese.
“Sono più di due anni, ormai”
“E puoi fare la pipì in piedi?” strabuzzò gli occhi appena lo disse e si tappò la mano con la bocca “Scusa, non volevo mancare di tatto”
“In realtà, è proprio quando le persone cercano di usare del tatto su questo argomento che mi sento a disagio. Mi fanno sentire davvero un alieno” accennò un sorriso “Comunque sì, la faccio in piedi”
Lo incoraggiò con un sorriso radioso. “Be’, sinceramente, questo non mi cambia molto. Cielo, ho avuto il terrore che non ti piacessero le donne” scoppiò a ridere.
“Perché?” domandò perplesso.
Scosse la testa, intenerita da quella ottusità. “Pensavo che ormai fosse abbastanza chiaro…” mormorò piano, allungando una mano a intrecciare le loro dita.
Sai fissò le loro mani unite, arrossendo vistosamente sugli zigomi, gli occhi neri brillarono di una scintilla piena di calore. Guardandolo meglio, effettivamente doveva ammettere che i suoi lineamenti erano davvero molto dolci e femminili, ma non le importava. Sai era bello e aveva un animo gentile e sincero, le bastava solo quello.
“Da dopo l’operazione ho avuto una sola relazione con una ragazza” bisbigliò “Ma finì appena le dissi che prima ero una femmina. Disse che era etero, quindi non poteva stare con me” aggiunse depresso.
Che mentecatta, pensò indignata.
“Mi dispiace, ma io no soffro del suo stesso problema di idiozia. Quindi non mi scrollerai di dosso così facilmente” assicurò ghignando.
Anche Sai ampliò il sorriso. “E chi ha detto che voglio mandarti via?”
 
**

Il giorno dopo, Naruto era estremamente nervoso. Nonostante fosse stato sveglio tutta lo notte con Hinata, non erano arrivati alla soluzione su chi potesse aver preso al suo posto, senza contare che quello era anche il giorno del duello.
Appena aveva fatto il suo ingresso in Sala Grande, con i capelli scompigliati, la sciarpa slacciata e la faccia assonnata, la sua Casa era esplosa in un boato di applausi e incoraggiamenti. Sembravano tutti emozionati ed esaltati dall’imminente duello, ormai la voce si era sparsa per tutta Hogwarts e tutta la scuola sembrava impaziente di assistervi.
La verità è che Naruto negli incantesimi non se l’era mai cavata davvero bene. Dentro di sé aveva così tanta magia che faticava ancora ad incanalarla perfettamente e quando si agitava la magia involontaria scoppiava ancora, facendo più danni di quella di un bambino. E in quel momento era così nervoso che si sentiva un fuoco d’artificio ambulante.
Se non fosse stato un Grifondoro sarebbe sicuramente scappato in Messico clandestinamente, ma purtroppo apparteneva a quella casa di scavezzacollo e pareva più che intenzionato ad andare contro il nemico a testa bassa.
Prima del duello, voleva assolutamente ribadire a Sasuke che non lo aveva tradito e che lo amava, ma il serpeverde sembrava essere sparito dalla scuola. Così dovette andare all’entrata, luogo dove si sarebbe tenuto lo scontro, senza potergli parlare – e magari digli addio, molto drammaticamente.
Al diavolo, vincerò io e darò una bella lezione a quell’idiota di Otsutsuki!
Pimpante e deciso si presentò nella stanza, dentro c’era già una grande folla di curiosi, e un angolo Hinata stava supplicando Toneri di cambiare idea.
“Solo se verrai via con me”
“Per favore, cerca di ragionare” balbettava timidamente.
“Allora, il duello si terrà!”
Quel tipo sembrava essere uscito da un drama coreano di serie B, aveva una vene melodrammatica peggiore di quella di Sasuke.
“Oh, sei qui” ribatté sprezzante Toneri appena lo vide.
Incrociò le braccia al petto, fissandolo con una faccia dura. “Sì, sono qui” sbottò “A farti il culo”
Lo disse solo perché sembrava una battuta molto figa da dire. Infatti Toneri scoppiò immediatamente a ridere.
“Divertente, Uzumaki” lo guardò sprezzante “D’altronde tu sei sempre stato un buffone”
A quelle parole sentì immediatamente il sangue andargli alla testa e le mani prudergli per prendere a pugni quella faccia pallida, la sua bacchetta mandò scintille rosse dalla punta.
Toneri si mise al centro dello spiazzo che era stato creato con fare superbo, tirando fuori la propria bacchetta come se fosse un grande lord.
“Devo ricordarti le regole, per il tuo cervellino?” lo schernì, facendo scoppiare a ridere alcuni dei suoi scagnozzi.
Digrignò i denti. “No, non serve” ringhiò fronteggiandolo. “Cominciamo?”
Anche Toneri sorrise. “Cinque passi a testa, poi ci voltiamo”
“Perfetto” lo fulminò con lo sguardo.
Ma non ebbero nemmeno il tempo di voltarsi che una voce leggermente stridula irruppe nell’aria, facendo sobbalzare tutti.
“FERMI!”
Era Sakura, all’imbocco delle scale, con la tracolla in spalla, i capelli elettrici e completamente trafelata.
“Fermi!” ripeté scendendo le scale “Non è lui il tuo avversario, Otsutsuki”
Quello fece una faccia infastidita. “Ah, no, Haruno?”
“No” confermò intromettendosi fra i due ragazzi e tirando indietro Naruto “Sono io il tuo avversario”

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Capitolo 9
*** Capitolo 8 ***


Ehilà!  Passato un buon week-end? Qui è scesa le nebbia c_c ma mi ha dato un buon motivo per scrivere queste pagine che tutti stavamo aspettando con ansia: finalmente si sciolgono gli intrighi e tutto torna al suo posto. Infatti siamo ormai alla fine, visto che questo è il penultimo capitolo e poi ci sarà l’epilogo <3
Ma non badiamo al triste futuro e pensiamo a cosa accadrà qui. Be’, scopriremo che le entrate in scena spettacolari con tanto di rivelazioni sconvolgenti sono un must di tutti i personaggi di Naruto xD Avremo un po’ di SaiIno, qualche pugno e verrà argomentata ancora una volta l’asessualità meno uno di Uchiha u.u teoria che sono sempre pronta a difendere a spada tratta hahah
Spero vi piaccia :3
Hatta
 
 
 
Cap. 8
Tutto è bene quello che finisce
con uno schiantesimo in faccia a Toneri


 
Svegliandosi, Ino notò di non trovarsi nella calda e colorata camera delle ragazze del settimo anno di Grifondoro, ma in una più piccola, con un solo letto matrimoniale e le pareti decorate in modo impersonale. Non se ne preoccupò, ricordando perché non si trovasse nel suo dormitorio, ma nella stanza dello stagista e gongolò.
Si rotolò tra le coperte, i capelli biondi sparpagliati attorno a lei e un sorriso soddisfatto sulle labbra. Dopo il racconto di Sai aveva pensato bene di controllare i passi da gigante che aveva fatto la magia nella riassegnazione chirurgica del sesso e, quindi, passare la notte con lui.
Per la scienza!
Be’, poteva dirsi assolutamente soddisfatta.
Le lenzuola trattenevano ancora l’odore del ragazzo, che sapeva d’inchiostro fresco e colori ad olio, e ci affondò dentro, sollevandole fin sopra la testa, per nulla intenzionata ad alzarsi. Quel letto era così morbido…
Da sotto gli strati del piumino avvertì una leggera risata divertita raggiungerla, seguita immediatamente dalla voce di Sai:
“Dovresti alzarti”
“Altri cinque minuti” borbottò senza emergere e restando nascosta dentro quella tana improvvisata. Subito dopo, però, avvertì Sai tirarle le coperte, scoprendole le testa.
“Altri cinque minuti e anche l’ultima lezione della giornata sarà finita” le fece notare, avvicinando il volto a baciarle una tempia.
Deliziata da quel gesto così intimo e dolce sorrise, non badando minimamente al significato di quelle parole, e se lo tirò contro, costringendolo a stendersi accanto a lei. I capelli corvini erano umidi, probabilmente doveva aver appena fatto la doccia. Lo abbracciò, stringendoselo contro e aggrappandosi anche con le gambe al suo corpo, come se fosse un pupazzo troppo grande.
Poi capì.
Si alzò di scatto, gettando le coperte giù dal materasso, rivelando le sue lunghe gambe magre. “Che ore sono?!” strillò spalancando gli occhi, completamente sveglia.
Sai, che nello scatto della ragazza si era beccato un gomito sullo zigomo, si imbronciò, massaggiando la zona lesa.
“Quasi le sei” borbottò.
“Le sei!” strillò Ino, scendendo dal letto “Se facciamo veloce, faremo in tempo”
Sai fissò la sua figura nuda con un sorriso soddisfatto, soprattutto per alcuni segni rossi che le sue labbra le avevano lasciato sul collo. Poi si riscosse:
“Non faremo mai in tempo, oggi hai perso le lezioni” disse con rammarico, gli dispiaceva di averle fatto perdere la giornata scolastica.
“Ma chi se ne frega delle lezioni!” fu la replica di Ino, mentre cercava di allacciarsi il reggiseno “Io sto parlando del duello di Naruto! Se Sakura non ha trovato una soluzione…”
“Ah” la interruppe Sai alzandosi a sedere sul materasso “Quindi era Sakura la conoscente del cugino di terzo grado della sorella del fidanzato della tua amica francese” appena terminò di dire la frase gli arrivarono i suoi boxer in faccia.
“Ma certo che sì!” disse Ino, saltellando su un piede solo per mettersi le calze.
“Quindi sono Naruto e Sasuke i due ragazzi che ha fatto lasciare” parve realizzare, poi corrucciò lo sguardo “Ma i duelli non sono proibiti a Hogwarts? Se non controllati da un docente?”
Quelle parole dovettero risvegliare qualcosa nella mentre della Yamanaka, visto come si voltò a guardarlo, colta da un’idea:
“Ma certo! Tu sei uno stagista, fai parte del corpo docenti!”
“Ehm… non proprio”
Ma lei non sentì minimamente il suo borbottio. “Fermerai il duello e manderai Toneri in punizione. Anzi, già che ci siamo toglierai anche punti a Serpeverde” quell’ultima idea parve entusiasmarla molto.
“Ma io non so…”
“Io lo so” lo interruppe abbottonandosi la camicetta sul petto, con suo grande dispiacere “Forza, vestiti. Voglio evitare che la squadra perda il suo cercatore, ci serve per la prossima partita”
Dopo una sommaria pettinata ai lunghi capelli biondi e una veloce passata di lucido sulle labbra (sia mai che Ino Yamanaka non si presenti al massimo della bellezza), i due erano corsi verso la Sala Grande, nella speranza di arrivare prima che succedesse il disastro. A dir la verità, Sai pareva ancora molto confuso.
Si fecero largo fra la folla di studenti che era accorsa per vedere il duello, mentre spiegava a Sai cosa dire e come dirlo.
“Devi essere minaccioso e inflessibile, devi far sentire Otsutsuki una merdina” arricciò il labbro infastidita spintonandolo in avanti.
Ma non fu Sai a urlare minacciosamente “FERMI!”, bensì Sakura, come realizzò girando la testa verso la rampa di scale.
Trillò deliziata. “E’ ancora viva!” Sasuke non l’aveva uccisa, che gioia.
Sai sbatté le palpebre confuso, mentre la Corvonero scendeva la rampa di scale di fretta, con la borsa appesa alla spalla che sbatteva contro il suo fianco. Gli occhi verdi mandavano lampi di avvertimento.
“Fermi!” continuò Sakura “Non è lui il tuo avversario, Otsutsuki!”
Il ragazzo pallidissimo fece una faccia schifata, molto infastidita. “Ah, no, Haruno?”
“No” confermò quella, intromettendosi fra i due e tirando al contempo dietro Naruto “Sono io!”
Sai si voltò verso Ino con la fronte aggrottata. “Adesso devo intervenire?”
Lei aveva gli occhi spalancati, che brillavano carichi di eccitazione. Si aggrappò al suo braccio, scuotendo forsennatamente la testa. “No, no! Voglio vedere che succede”
“Ma tu hai detto…”
“Shhht!” lo zittì “Oh, Sakura… Sakura… cosa hai intenzione di fare?”
Sembrava stesse guardando l’episodio finale di una lunghissima serie TV, di quelle che i babbani adoravano all’impazzita.
 
“Tu?” commentò Toneri, scoppiando a ridere freddamente “Uzumaki, sei così disperato che ti fai difendere da una donna?”
Sakura lo fulminò, facendosi ancora più minacciosa tirando fuori la bacchetta. “Lui non c’entra niente in questa faccenda”
“Ha baciato la mia donna!” sbottò allora il Serpeverde, indicandolo con la punta della bacchetta.
“Hinata non è la tua donna” ringhiò in risposta Sakura “E non è stato lui a baciarla” fece una pausa, raccogliendo il fiato e il coraggio “Sono stata io”
L’intera sala sussultò per la sorpresa, sospirando pesantemente.  Dopo un momento di silenzio, un sussurrato parlottio invase l’aria, mentre gli studenti bisbigliavano fra loro stupiti e scettici.
Ino si aggrappò con ancora più forza al braccio di Sai. “Oddio, lo sta facendo sul serio” mormorò con un inquietante sorriso sulle labbra. Sembrava estremamente elettrizzata, faticava palesemente a trattenere l’entusiasmo.
Toneri aveva messo su una faccia sconvolto e confusa, identica a quella di Naruto, infatti entrambi si scambiarono uno sguardo perplesso.
“Cosa?” si arrischiò alla fine di chiedere “Ma non dire baggianate, abbiamo la foto!”
Sakura avvertì le proprie guance diventare incandescenti, così tanto che era certa che avrebbe fatto concorrenza al Sarah, e strinse più saldamente la bacchetta, sforzandosi di non abbassare lo sguardo.
“Sono stati io” ripeté “Ero io, ad Hosgmeade, con lei. Io… io ho preso una pozione polisucco per fingermi Naruto e invitarla ad uscire”
Sentiva lo sguardo di Naruto bucarle la nuca e non osava volgere gli occhi per incontrare quelli chiari di Hinata – li immaginava spalancati e inorriditi – poco distante da loro. Continuò a guardare Toneri con fare minaccioso anche quando disse:
“Perché la verità è che… è che io sono innamorata di Hinata!”
La sala sobbalzò una seconda volta per la sorpresa, ma questa volta nessuno bisbiglio: stavano tutti trattenendo il fiato.
Quel silenzio improvviso e gelido fece quasi vacillare Sakura, ma poi si arrischiò ad alzare lo sguardo verso Hinata. Lei la stava guardando con gli occhi chiarissimi spalancati, la bocca socchiusa e gli zigomi arrossati, i ciuffi della frangia che le ricadeva composti sulla frangia, sembrava aver incastrata fra le labbra una parola che non riusciva a dire.  E, per qualche motivo, le tornarono in mente le parole che Sasuke le aveva rivolto, la rabbia e la paura che aveva scorso in quegli occhi neri – come di qualcosa di troppo grande da sopportare.
Io non sono patetica.
Riportò gli occhi verdi su Toneri, tornando sicura di sé. “Sono innamorata di Hinata” ripeté con voce salda, decisa, quasi lo sfidasse a contraddirla “E ho fatto una grande cazzata per questo, ma non è giusto che sia qualcun altro a pagarla. Quindi, se proprio ti senti offeso nell’animo” non riuscì non trattenersi dall’alzare gli occhi al cielo “Combatti con me. Non con Naruto, lui non c’entra niente”
Finalmente, Toneri parve riprendersi dallo shock della rivelazione, perché cambiò espressione, diventando schifato. “Ma siete due donne. Che sei? Una frocia?” e appena lo disse i suoi scagnozzi cominciarono a ridere con scherno, cercando di coinvolgere anche il resto dei presenti nella sale, dei quali qualcuno si aggiunse nervosamente.
Strinse le labbra in una linea sottilissima davanti a quell’insulto, quelle risate le ferirono davvero le orecchie e dovette sforzarsi per non lanciare uno schiantesimo contro Toneri.
“Che importanza ha?” sbottò fra i denti, cercando di controllare la rabbia “Mi innamoro delle persone, non di quello che hanno fra le gambe”
Quella risposta non parve scalfire per nulla l’espressione schifata di Toneri, che anzi arricciò ancor di più le labbra.
“Tu sei malata” decretò “E ti conviene stare alla larga dalla mia Hinata, non…” si bloccò, notando che Hinata si era spostata, andando a posizionarsi al fianco di Sakura.
Aveva la schiena dritta, anche se tremava e aveva il respiro accelerato, la vide stringere le mani a pugno come per fermare il fremito.
“L-lei non è m-malata. Perché… perché se lo è l-lei” la vide deglutire, la voce resa leggermente soffocata dall’ansia “A-allora lo sono… lo sono a-anch’io!” l’ultima parola quasi la strillò.
Toneri parve sul punto di svenire e non disse niente, motivo per cui decise di continuare a parlare
“Che importa di chi amiamo, se lo amiamo e ci ama a sua volta?” mormorò “L’amore non dovrebbe mai essere limitato, è ciò che ci dà forza, non è vero? Ma allora… allora perché quando si ama, spesso si viene odiati per questo? Non è giusto! Io voglio essere libera di amare senza temere il giudizio di gente b-bigotta come te, che ha p-aura delle diversità”
 “Lo sapevo, ti ha contagiata” bisbigliò terreo, poi scosse la testa tornando a mettere sul volto la faccia di schifato disprezzo e cominciò a imprecare verso la Corvonero “Questa cosa è assurda! Non ti vergogni?! Dovresti venire espulsa dalla scuola Haruno! Già teniamo i mezzosangue, adesso dobbiamo sopportare anche gli invertiti! Mi fate schifo, siete solo delle luride troie che…”
Non riuscì a finire la frase, perché Naruto gli si scagliò contro. Letteralmente.
Sakura non capì subito cosa fosse successo, visto che vide qualcosa di giallo e rosso scattare al suo fianco per poi atterrare direttamente sopra Toneri. Capì che si trattava di Naruto quando lo sentì sbraitare contro il serpeverde, colpendolo alla faccia con dei pugni fortissimi.
“Non t’azzardare a rivolgerti mai più a lei in quel modo” gridò furioso, alzando un altro pugno per colpirlo alla mascella, mentre teneva l’altra mano ben stretta al suo colletto “Non azzardarti mai più”
“Stupido mezzosangue” fu la replica di Toneri cercando di reagire, ma nella caduta aveva perso la bacchetta.
Hinata trattenne il fiato, portandosi le mani davanti alla bocca. Un po’ come il resto della sala, che non si era minimamente aspettata tutti quei colpi di scena.
Sai guardò Ino. “Devo intervenire?” chiese preoccupato. Toneri aveva cominciato a perdere sangue dal naso.
Ino scosse la testa. “Ma no, che un po’ di pugni non possono fargli che bene”
Annuì, convinto da quella argomentazione, e tornò a concentrarsi sulla scena. In soccorso del loro capo, erano arrivati anche gli scagnozzi di Toneri che stavano cercando in ogni modo di togliergli Naruto di dosso.
Sia Sakura che Hinata cercarono di intervenire, aggiungendosi alla baraonda e la corvonero non si risparmiò sui pugni e sugli insulti, mentre Hinata cercava di mitigare la situazione.
“Ok…” considerò Ino vedendo come la cosa stava degenerando “Forse è il caso di intervenire…”
Ma, ancora una volta, Sai non ebbe l’opportunità di mettere in pratica la propria autorità come stagista, perché qualcuno intervenne prima di lui: improvvisamente tutti i corpi dei litiganti si misero a volteggiare in aria, come se qualcuno avesse lanciato un levi corpus su di loro.
“Tsk”
Tutta la sala si voltò davanti alla grandiosa entrata in scena di Sasuke, la bacchetta tesa davanti a se in un posa elegante della mano e i capelli perfettamente tirati all’indietro con il gel.
“Era questo il tuo piano, Haruno?” commentò con la sua voce gelida, godendosi il momento di silenzio stupefatto che aveva fatto scendere nella sala con la sua apparizione.
Solo Toneri lo spezzò:
“Fammi scendere, Uchiha!” strepitò agitando goffamente le braccia attorno a sé.
Sasuke lo ignorò totalmente, piazzandosi nello spazio vuoto che avevano lasciato sotto di sé e alzò lo sguardo, facendo cadere un ciuffo nero sulla fronte.
“Credevo volessi spargere amore nel mondo, non picchiare qualche idiota sfigato”
“Chi sarebbe l’idiota sfigato, Uchiha?!” strillò ancora con indignazione Toneri “Fammi scendere subito!”
Sakura si dimenò per aria, leggermente infastidita. “La cosa mi è sfuggita di mano e poi non sono stata io a iniziare” ghignò.
Naruto incrociò le braccia al petto, sbuffando imbronciato. “Stava insultando Sakura, cosa dovevo fare?”
Hinata cercò di tenersi la gonna, impedendole di sollevarsi e mostrare le mutandine. Era diventata rossa come un pomodoro, completamente imbarazzata da quella situazione. “F-facci s-scendere”
“Esatto!” sbraitò ancora Toneri “Tu non c’entri niente in questa faccenda, Uchiha. Tornatene in biblioteca!”
Gli occhi neri del serpeverde saettarono verso di lui, così tanto minacciosi e gelidi che lo zittirono di colpo.
“C’entro, per due motivi” indicò Naruto con fare annoiato “Tanto per cominciare, hai tirato in mezzo il mio fidanzato”
Ancora una volta, tutti i presenti nella sala sobbalzarono sul posto, lanciando gridolini di sorpresa. Alcune ragazze svennero davanti a quella notizia shock.
Sasuke finse indifferenza a quelle reazione, anche se le orecchie si arrossarono un poco.
“Secondo” riprese comunque con voce ferma “Sono il Caposcuola e non vorrei togliere punti alla mia stessa casata perché un ragazzino viziato non ha fatto collegare i suoi due e unici neuroni. Duello non autorizzato, insulti razzisti verso altri propri compagni di classe, incitamento alla violenza… credo che questo sia sufficiente non solo a far scendere Serpeverde in fondo alla classifica, ma anche a una seria punizione” assottigliò gli occhi, mentre un ghigno allungava inquietantemente le sue labbra fini “Lo sai che da quando Voldemort è stato sconfitto usare la parola mezzosangue come insulto è un reato penale?”
Toneri impallidì, spalancando gli occhi. “Non oserai…” sibilò.
Con un colpo elegante del polso, Sasuke interruppe l’incantesimo che li faceva galleggiare in aria. Ma se Naruto, Sakura e Hinata atterrarono lentamente, Toneri e i suoi compagni si schiantarono sul pavimento disastrosamente, proprio ai piedi dell’Uchiha.
“Sfidami” lo provocò il Caposcuola, fissandolo dall’alto al basso.
Toneri digrignò i denti, nemmeno lui era troppo stupido da voler iniziare una guerra che avrebbe sicuramente perso.
Umiliato, si alzò da terra, macinando rabbia, ma ancora non del tutto deciso a non perdere l’ultimo briciolo di dignità.
“Andiamocene” disse ai suoi scagnozzi, gli occhi chiari che brillavano di rabbia “Lasciamo perdere questi frocetti del…”
Fu scaraventato contro la parete con una forza tale che dal muro crollò qualche calcinaccio. Tutti si voltarono sorpresi verso la folla, verso Ino con la bacchetta ancora davanti a sé e la bocca aperta nel formulare schianto.
Scosse la testa, agitando i capelli biondi, tornando ad avere un’aria composta. “Insulta ancora i miei amici e passerai il resto della vita a desiderare un pene, perché tu non ne avrai più uno” tuonò, terribilmente meravigliosa.
Fu così splendida che qualcuno, dalla folla, non riuscì ad evitare di applaudire.
 
**

Finalmente, Sai riuscì a intervenire e a far valere la sua autorità di stagista. In realtà, richiamati dal terribile schiantesimo di Ino che aveva fatto tremare i muri, erano finalmente accorsi i professori, trovando un Toneri svenuto ancora spiaccicato al muro e mezza scuola nella Sala Grande. Immediatamente, nel vedere i docenti, la maggior degli alunni aveva ben pensato di darsela a gambe per non essere coinvolta in qualche punizione di gruppo.  
Sai era, appunto, andato a spiegare ai professori la situazione, spalleggiato da Ino che con voce acuta e vibrante faceva ben valere le loro ragioni, spiegando con indignazione di come fosse tutta colpa di Toneri. Era così agguerrita che molti professori avevano fatto un passo indietro, tranne Kakashi che aveva alzato gli occhi al cielo, desiderando ancora una volta la meritata pensione.
In tutto quello, Sasuke aveva afferrato malamente Naruto per un lembo del mantello per trascinarlo via.
“Muoviti, usuratonkachi”
E nel dirlo incrociò brevemente lo sguardo verde di Sakura. Fu un moto incoraggiamento e un muto scusarsi.
Naruto si agitò, cercando di non cadere malamente a terra per quello sbilanciamento. “Sas’ke!” sbottò, sfuggendo alla sua presa, poi allargò la bocca in un enorme sorriso. “Eh, hai visto che avevo ragione io, eh, uomo di malafede!” gongolò affiancandolo mentre uscivano velocemente dalla Sala Grande.
Sasuke sbuffò. “Sì, ne sono stato informato da Sakura ieri”
Naruto si bloccò, spalancando la bocca. “Ieri? Cioè, tu lo sapevi già e se comparso solo adesso?!” ringhiò le ultime parole “Sul serio, Sas’ke?”
Lui deviò lo sguardo, avendo la decenza di mostrarsi almeno imbarazzato. “Dovevo… dovevo pensare se ne valesse la pene”
“Che cosa, esattamente?!” si scaldò “Se valesse la pena ammettere per una sola e benedetta volta di esserti sbagliato?! Se io ne valesse la pena? Cos’è, valgo meno del tuo orgoglio adesso, dattebayo?”  stizzito voltò il capo, serrando le mani a pugno, e a testa bassa lo superò, deciso a mettere più distanza possibile fra loro due prima che potesse fare qualcosa di cui pentirsi.
Ma non fece molta strada, perché Sasuke lo afferrò al braccio, bloccandolo.
“…se valesse la pene accettare una realtà dove non sono libero di amarti”
Naruto si voltò subito a guardarlo, le labbra socchiuse per la sorpresa e gli occhi spalancati. Sasuke teneva lo sguardo basso, lasciando che i ciuffi tirati all’indietro sfuggissero al gel per cadergli sulla fronte.
Alzò lentamente lo sguardo, gli occhi neri brillavano di imbarazzo.
“No” mormorò “La risposta è stata no, non ne vale la pena” aumentò la presa sul suo braccio, tirando per avvicinarlo.
Naruto si affrettò a richiudere la bocca, sentendosi ridicolo per l’improvviso rovesciamento di stomaco che gli avevano causato quelle parole, come se stesse andando sulle montagne russe.
“Eh, eh” cercò di sdrammatizzare, anche se non riuscì a non impedirsi di sorridere “Meglio tardi che mai, dico io. Ma, in fondo, sei sempre stato abbastanza stupido…”
Si bloccò di colpo non appena Sasuke fece avvicinare pericolosamente i loro volti.
“Chiusi il becco, usuratonkachi” disse infatti, prima di baciarlo. Naruto, che ormai lo aveva perdonato completamente, gli gettò le braccia al collo per stringerselo più contro e cercare di prendere prepotentemente il controllo su quel gioco di labbra e lingue. Merlino, gli era mancato da morire baciarlo.
Si staccarono che avevano entrambi le gote rosse e la temperatura corporea altissima.
“Come farai con tuo padre?” Naruto ebbe quasi paura a chiederlo, ripensò alla nonchalance con cui aveva rivelato davanti a tutta quella folla della loro relazione.
Sasuke strinse le labbra, facendosi di cattivo umore. “Un modo troverò”
“Sicuramente andrà bene, è tuo padre e ti vuole bene…”
“Mio padre” disse fra i denti “Non è una persona facile. Ma non importa, ho fatto la mia scelta e lui non avrà diritto di mettersi in mezzo. Il massimo che può fare è buttarmi fuori di casa e a quel punto mi arrangerò. Cercherò un lavoro con cui pagarmi a un affitto a Nocturn Alley… andrà bene, dovrò solo rimandare di qualche anno la mia ambizione” non poté non dirlo con un tono di voce amaro.
Naruto annuì, afferrandogli la mano per intrecciare le loro dita. “Potresti venire a stare da me. Sono sicuro che a mio cugino Nagato andrà bene e magari… poi potremmo cercare qualcosa… insieme… per entrambi”
Ricevette uno schiaffetto scherzoso fra i capelli, che lo fece allontanare un poco. “Dobe. Ora non correre troppo, abbiamo solo diciassette anni” gli fece notare, ma facendo un sorrisetto.
Anche Naruto sorrise. “E dai, lasciami sognare. Sono una adolescente, non ammorbarmi con le tue paranoie da vecchio”
“Chi sarebbe vecchio?” si indignò e Naruto rise, alzandosi a baciare di nuovo quelle labbra costrette in una smorfia offesa, che si sciolse subito, non appena approfondirono quel contatto.
“Oh, per la barba di Merlino”
Si staccarono, presi in contropiede da quel sospiro sconvolto, e voltarono entrambi il capo verso la voce.
Delle ragazzine, probabilmente dei primi anni, li guardavano con tanto di occhi, una di loro perfino in lacrime.
“Ma allora è vero?” disse con la voce tremante “A Sasuke Uchiha piacciono i ragazzi?”
Senza lasciarsi impietosire, Sasuke le fulminò tutte e cinque con lo sguardo, afferrando malamente Naruto per mano.
“No” disse acido, infuriato per essere stato interrotto “A me le persone fanno schifo, ad eccezione di questo dobe qui”
Detto ciò le superò, deciso di andare in un luogo più appartato a completare quella rappacificazione.
 
**

Nel frattempo che i due sfortunati amanti gettavano alle spalle i passati malintesi e gli antichi dissapori, anche l’eroina di questa storia si accingeva a compiere il grande passo.
Il grande passo che avrebbe dovuto far fin dal prologo, appena capito che la tecnica fissarla finché non si innamorerà di me era fallita, invece di scatenare questo gran casino.
Nel mentre che Ino e Sai spiegavano cosa era appena accaduto, lei si avvicinò ad Hinata, con un sorriso di scuse.
“Stai bene?” le chiese indicandole un livido che aveva cominciato a formarsi sullo zigomi, evidentemente uno degli scagnozzi di Toneri doveva averla colpita.
Quella annuì, appoggiando una mano sulla guancia e fece un sorriso. “Sono sicura che con una lozione di Shizune passerà subito”
“Mi dispiace” sospirò alla fine Sakura, abbassando lo sguardo “Ho combinato un casino e non so come scusarmi. Se solo avessi una giratempo…”
Sussultò quando Hinata le prese le mani, stringendole con le proprie. “Tu hai già rimediato” le assicurò “E io ti ho già perdonata, anzi: non mi sono proprio arrabbiata” e socchiuse gli occhi, inclinando un poco il capo.
Fece un sorriso impacciato. “Sei troppo buona, Hinata”
“Avresti affrontato da sola Toneri e hai avuto il coraggio di farlo anche davanti a tutta la scuola” sorrise anche lei, dolcemente “E hai dato anche a me il coraggio di affrontarlo”
“Mi dispiace di averti ingannato” continuò Sakura, perché nonostante tutto continuava a sentirsi in colpa “E’ stata la peggior idea della storia”
“Di questo dovresti scusarti con Naruto, che con me” le suggerì “E, davvero, non devi preoccuparti. È tutto apposto”
Sakura rimase in silenzio, ancora mortificata, ma poi puntò con decisione le iridi verdi su quelle chiare. Ricambiò la stretta delle mani con forza.
“So che probabilmente non ho più il diritto di pretenderlo, ma io sono innamorata di te” disse con fermezza, facendo arrossire la tassorosso per quella schiettezza così diretta “Sono innamorata di te e non ho intenzione di rinunciare a te, per questo… per questo…” prese fiato “Alla prossima uscita ad Hogsmeade, andiamoci insieme! Ti prometto che non te ne pentirai”
“I-insieme… come un appuntamento?” domandò a voce bassa.
Annuì. “Sì, come un appuntamento. Anzi, sarà un appuntamento” deglutì “Vuoi uscire con me, Hinata?”
E lei si aprì in un sorriso dolce, pieno di calore. “V-va bene” acconsentì.
 
  
 

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Capitolo 10
*** Epilogo ***


 
  Epilogo
Perché saremo sempre fieri di amare.
 
 
Un’estate così afosa, a Londra, non si vede da secoli, dicono i vecchietti, motivo per cui, dopo aver passato l’intera giornata tra i cortei nella City, hanno deciso di ripiegare una veloce ritirata al Paiolo Magico per qualche limonata fredda, piazzandosi strategicamente al tavolo davanti al ventilatore.
Il locale è pieno, ma l’atmosfera è così vivace e rilassata che il rumore non dà affatto fastidio e riescono a chiacchierare tra loro tranquillamente. Gaara ha anche messo le cuffiette, dividendone una con Rock Lee. Sono tornati a Londra proprio per partecipare al gay pride che si tiene quel giorno, durante il pride month e indossano l’uno la maglia dei demisessuali, l’altro quella arcobaleno degli omosessuali.
Sakura sta chiacchierando con Ino e Sai, quest’ultimo indossa la maglietta con la bandiera dei transegender e ha un sorriso un poco più realistico del solito. Da quando sta con la Yamanaka i suoi sorrisi sono diventati più spontanei e meno nervosi.
Poi c’è Naruto, nella sua maglietta con i colori dei bisessuali, che sta guardando con fin troppo entusiasmo le foto che Hinata ha fatto quella giornata, le teste sono troppo vicine per i gusti di Sasuke. Non che sia geloso, solo che in quell’ultimo periodo Naruto è stato troppo influenzato dalle discutibili letture di Hyuuga, che gli hanno fatto venire più di qualche crisi nervosa.
Come si chiamano? Giusto, yaoi. Sasuke vorrebbe bruciarli tutti. Così come le fan fiction che ha scoperto Hinata scrivere su di loro.
Per il resto, la loro relazione è andata in salita. Non avrebbe mai immaginato che frequentarsi alla luce del sole, senza preoccuparsi di misurare troppo le proprie azioni e parole o che qualcuno potesse vederli, fosse così gratificante.
Ormai è dominio pubblico che lui e Naruto sono una coppia. C’è da dire che suo padre l’ha presa meglio del previsto: nessuna scenata, nessuna minaccia e niente valigie fuori dalla porta ad aspettarlo. Gli ha solo fatto cortesemente capire che non approva minimamente, così Sasuke non altrettanto cortesemente lo ha mandato a cagare. Alla fine Fugaku ha optato per il fare finta di nulla, considerare il tutto solo una fase e ogni volta che si parla di Naruto lo chiama “il tuo amichetto”, nemmeno fossero i fidanzati delle elementari.
Però non si lamenta, affatto, poteva andare sicuramente peggio e alla fine è riuscito a diplomarsi sano e salvo, con una meritatissima Eccezionale con lode. Lo stesso vale per Sakura, mentre Hinata ha avuto un semplice Eccezionale.
Perfino Naruto si è messo sotto con lo studio, riuscendo a raggiungere una O piena che, vista la sua disastrosa media scolastica, è sicuramente Oltre ogni Previsione.
“Oh, guarda com’è carino Sasuke” lo distrae Naruto indicando lo schermo fra le dita di Hinata “Sei tutto rosso in faccia”
Lo fulmina con lo sguardo, meditando di distruggere la macchina fotografica. “Odio le foto” ringhia a mezza voce, ma il malumore passa totalmente non appena Naruto gli si arpiona addosso, tornando a dargli – finalmente – le giuste attenzioni. Anche se continua a fingersi indispettito.
“Scusa” una voce sconosciuta distrae il piccolo gruppo dalle loro faccende. Una ragazza con una faccia perplessa si è avvicinata curiosa a Sasuke, indicando la sua maglietta.
“Venite dal gay pride?” chiede corrugando la fronte “Che orientamento indica la tua maglietta?”
Sasuke fa una faccia indignatissima, mentre sia Ino che Sakura scoppiano a sghignazzare senza ritegno.
“La maglia dei dobesessuali” spiega Sai con calma, dal momento che sembra aver preso la faccenda fin troppo seriamente, come se fosse di vitale importanza.
“Cosa?” la ragazza sembra sempre più confusa, allora Ino decide finalmente di spiegare la situazione.
“Vedi, a lui fanno schifo tutte le persone, comprese noi e tu, tranne questo dobe qui” e indica Naruto, che comincia a grattarsi la zazzera bionda imbarazzato.
Da quando Uchiha ha detto quella frase, le ragazze non perdono occasione per rinfacciargliela, come se fosse la più grande sentenza pronunciata sulla faccia della terra. Gli hanno perfino fatto una maglietta su misura, creando una bandiera personalizzata solo per lui: hanno usato come base la bandiera della comunità asessuata, sostituendo il nero e il grigio e con due diverse gradazioni di arancione.
È già la quarta volta che qualcuno gli chiede che orientamento sia.
“Giuro che mi vendicherò” borbotta a mezza voce Sasuke quando la ragazza, ottenuta la sua informazione, si allontana.
“Oh, Sasuke Uchiha il vendicatore” lo prende in giro Sakura, prendendo un sorso di limonata “Che paura”
Gli manca decisamente il periodo in cui la ragazza sembrava temerlo, ormai è sempre più irriverente nei suoi confronti.
“Io la trovo una cosa molto dolce, in realtà” mormora Hinata con un sorriso incoraggiante.
Nel sentire la voce della sua fidanzata, Sakura perde ogni interesse per Uchiha, concentrandosi solo su di lei. La faccia piena di adorazione che fa ogni volta è imbarazzante, sembra che nell’universo esista solo Hinata per lei. Poi quel giorno, con la maglietta con le diverse gradazioni di rosa della lipstick lesbian flag, sembra un confetto delizioso. Invece Sakura è un po’ troppo accecante con i colori dei pansessuali addosso.
“Posso un po’ della tua limonata, amore?” le chiede “Ho finito la mia”
L’ex-tassorosso le passa la sua sorridendo, ricambiando lo stesso sguardo carico di affetto. “Certo, tesoro”
A Sasuke fanno venire il diabete. In più, con Ino e Sai che pomiciano tutto il tempo e Lee che riempie di dolcezze Gaara, si sente un fidanzato leggermente degenere.
“Vuoi la mia limonata, dobe” chiede a Naruto, senza nessun tono interrogativo.
Lui sorride. “No, grazie, sono a posto così”
Quella risposta non piace per nulla ad Uchiha, che socchiude gli occhi offeso, e gli piazza il proprio bicchiere davanti.
“Prendi la mia limonata, dobe”
“Ma la tua è amara… non hai nemmeno messo il miele”
“Bevi la mia limonata!” gli ordina, quasi tirandogli in faccia il bicchiere.
Gaara, dopo aver assistito a tutta la scena, alza lo sguardo al soffitto esasperato e poi scocca un bacio sulla guancia a Lee, perché sarà pure un bambino iperattivo, ma almeno non è mai mestruato.
 
“Potremmo stampare le foto e fare un album” propone Sakura, fissando la macchinetta di Hinata “Magari la nostra la incorniciamo”
Hinata arrossisce immediatamente. “Dici?”
“Ma sì, siamo così dolci” indica quella dove la tiene sulle spalle, entrambe avviluppate nella bandiera arcobaleno come se fosse un mantello da supereroe.
“Magari la mandiamo a Toneri” suggerisce.
Hinata sorride rassegnata, quando si sono messe assieme la prima cosa che Haruno ha fatto è stato sbatterlo in faccia a Toneri. Evidentemente deve averlo preso molto sul personale.
Inevitabilmente, le tornano in mente i loro primi appuntamenti. Prima di mettersi insieme ne avevano avuti molto, un po’ perché Hinata inizialmente era ancora troppo confusa da quelle attenzione, poi perché nessuna delle due aveva il coraggio di fare quel passo in più.
Poi, però, era finalmente successo e Hinata, pensandoci, sorride.
 
“Quindi, buonanotte” borbottò Sakura, leggermente incerta davanti all’entrata dei dormitori di Tassorosso. Il coprifuoco stava per scoccare in una manciata di minuti, avrebbe dovuto correre per raggiungere la sua torre in tempo.
Hinata alzò lo sguardo dalle proprie ballerine. “Buonanotte” ricambiò, arrossendo mentre sporgeva il volto verso di lei.
Sakura rimase a fissare il suo viso qualche secondo, gli occhi incollati sulle labbra carnose dell’altra ragazza. Poi parve riscuotersi improvvisamente e fece un balzo all’indietro.
“Buonanotte!” ripeté con voce stridula e si allontanò velocemente, facendo lunghi passi rigidi e impettiti.
Hinata guardò la schiena allontanarsi imbronciandosi un poco, sentendo la delusione raggrupparsi nel suo stomaco. La verità era che si aspettava… un bacio. Avrebbe tanto voluto che la baciasse, ma non trovava il coraggio per farlo lei per prima. Era vero che tecnicamente se ne erano già scambiato uno, ma non era la stessa cosa. Soprattutto perché ormai aveva cominciato a provare qualcosa per la Corvonero e… be’, voleva che la baciasse e, magari, che la toccasse un pochino.
Come ogni qual volta si ritrovava a fare quei pensieri, arrossì violentemente, sentendosi la faccia bruciare, e se la coprì con le mani scuotendo la testa.
Magari al prossimo appuntamento l’avrebbe baciata. O sarebbe stata lei a trovare il coraggio per farlo.
Era più probabile che Naruto uscisse con Eccezionale da Hogwarts, si rese conto mestamente. Sospirò, decidendosi finalmente ad entrare nel dormitorio.
“Hinata!”
Il cuore le schizzò immediatamente in gola e si voltò, facendo ondeggiare i lunghi capelli corvini.
“S-Sakura” balbettò portandosi una mano al centro del petto, vedendo la ragazza correre verso di lei per il corridoio.
La corvonero aveva un leggero fiatone. “Scusami, ma devo…”
Non riuscì a finire la frase che, in un impeto di coraggio, Hinata salì sulle punte, afferrando il colletto della sua camicia, facendo collidere le loro labbra. Sentiva il cuore  rimbombarle nelle orecchie e una vocina impanicata gridare: cosa sto facendo, cosa sto facendo, cosa sto facendo…
Ma ogni suo pensiero si azzerò non appena percepì Sakura socchiudere le labbra, ricambiando quel bacio impacciato, azzardando qualche movimento con la sua bocca. Sentì una scossa percorrerle tutta la spina dorsale quando avvertì la lingua dell’altra leccarle le labbra e poi affondare fra esse, alla ricerca della gemella.
Merlino, pensò internamente, trovandosi a costretta ad appoggiarsi alla parete per via delle ginocchia improvvisamente molli. Sakura le mise una mano sul fianco, mentre l’altra si incastrò fra i suoi capelli sottili e lisci, scompigliandoli un poco.
Si staccarono solo quando respirare fu strettamente necessario. Hinata si sentiva ad andare a fuoco e non riusciva distogliere lo sguardo dalle labbra lucide di saliva di Sakura.
Subito, però, la sua mente fu invasa delle paranoie: aveva baciato bene? O aveva fatti schifo? Forse Sakura non era tornata indietro per un bacio, forse aveva frainteso, forse aveva sbagliato tutto e…
Il cervello si azzerò ancora quando l’altra ragazza si piegò nuovamente sul suo viso, coinvolgendola in un altro bacio più composto e meno incerto. Le gettò le braccia al collo tirandosela contro, sentendosi realizzata. Quando Sakura cominciò poi a baciarle il collo le venne la pelle d’oca e rischiò seriamente di cadere a terra, incapace di reggersi sulle gambe.
“C-come sono andata?” domandò titubante.
“Oltre ogni Previsione” le garantì Sakura, gli occhi verdi che brillavano emozionati “Anzi, azzarderei anche Eccezionale” e tornò a baciarla.
Il coprifuoco era completamente dimenticato.
 
“Perché stai sorridendo?”
Viene distratta dalla voce di Sakura, che le ha passato anche la mano davanti agli occhi.
“No… niente” gongola, appoggiandosi alla sua spalla “Sono solo felice”
Sakura passa un braccio dietro la sua schiena, stringendola. “Anche io lo sono” e le bacia i capelli.
In quel momento Gaara si toglie la cuffietta, alzando lo sguardo verso le casse da dove esce una musica leggera.
“Oh, adoro questa canzone” dice stiracchiando le labbra in un sorriso pigro.
Rock Lee si alza, rivolgendosi al bancone con le mani a coppa attorno alla bocca: “Ehi, mister! Alza un po’ il volume!”
Quello sorride, sollevando la bacchetta e indicando con un colpetto l’amplificatore, la voce chiara di Bon Vox riempie subito il locale.
 
“One man come in the name of love
One man come and go
One man come he to justify
One man to overthrow”
 
Ino si sporge su Sai, baciandogli le labbra teneramente, una mano appoggiata sulla guancia. Mentre Naruto prende la mano di Sasuke, cominciando a strillargli il ritornello nelle orecchie. Anche gli altri frequentatori si sono messi a cantare, qualcuno anche sventolando le bandiere arcobaleno.
A Sakura, invece, tornano in mente le parole di Toneri.
Ma non ti vergogni? È malato!
No, pensa cocciuta, accarezzando i capelli di Hinata e invitandola ad alzare la testa dalla sua spalle. No, lei non si vergogna affatto, anzi è orgoglio di amare, fiera di ciò che è e non permetterà mai a nessuno di farle credere il contrario.
Non c’è nulla di sbagliato nell’amare.
Così bacia Hinata sulle labbra, felice, perché non smetterà mai di essere fiera di amare una donna bella e gentile come lei.
 
 
 



“In the name of love

What more in the name of love”
(Pride, in the name of love – U2)
 
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WA
Ogni volta che finisco una storia mi sale il magone, non riesco proprio ad abituarmi ;_;  ma credo sia naturale, visto che mi ha fatto compagnia per tutta l’estate e l’autunno. Adesso arriva il natale, adesso arrivano nuove fic! * guarda la nuova fic trash che ha in cantiere e sogghigna *
Il piano iniziale era pubblicarla a giugno, proprio durante il pride month, come nell’epilogo, ma purtroppo sono leggermente in ritardo xD
 
Ho anche una mezza intenzione di fare degli extra, magari su una probabile prima volta SakuHina *faccia compiaciuta* e magari la reazione di Sasuke agli yaoi hahahaha
Spero vi sia piaciuta davvero, di averla trovata divertente e leggera e spontanea, perché quello che volevo esprimere è che ogni tipo di amore è spontaneo, mai forzato, se sincero. Spero anche che questo epilogo l’abbia chiusa degnamente.
Vi ringrazio tantissimo per averla seguita, soprattutto quelle persone che non si sono mai perse un aggiornamento, facendo sempre sapere il loro parere. Grazie di cuore, siete stati fondamentali, perché per quanto l’autore sia importante sono sempre i lettori a dare vita alla storia <3
Quindi, grazie.
 
Ci vediamo con altre storie^^
Hatta 

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