La otterrò a qualsiasi costo! di Voglioungufo (/viewuser.php?uid=371823)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 10: *** Epilogo ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
La storia
partecipa alla Crack-challenger del
gruppo facebook “SASUNARU FANFICTION
italia”.
Coppia estratta:
Sakuhina (neanche a farlo apposta lol)
Prompts:
“Lo/a
otterrò a qualsiasi costo!” (+ HarryPotter!AU)
Altre coppie:
NaruSasu e SaiIno. Accenni alla LeeGaa.
Avvertimenti:
trash a palate, un po’ di OOC e un meraviglioso
Transgender!Sai
Introduzione:
Sakura, brillante studentessa della Casa
di Corvonero, non si sarebbe mai aspettata di prendersi una cotta
mostruosa per
la timida Tassorosso Hinata Hyuuga, di certo non si sarebbe mai aspetta
di
trovarsi a invidiare Naruto Uzumaki, scapestrato Grifondoro. Per questo
non
bisogna sorprendersi se quando si ritrova in mano una fiala di pozione
polisucco il suo primo pensiero è quello di prendere le
sembianze del ragazzo
per conquistare Hinata.
Note: A mia
discolpa dico che è un po’ di
sano
dramma adolescenziale ci vuole nella vita.
La challenger
è scaduta da un pezzo, ma io ero troppo impegnata
con gli esami per
pensare di riuscire a concludere qualcosa ç_ç.
Trovavo comunque questa storia
troppo trash e idiota
per lasciarla a prendere polvere nel mio computer, quindi eccola qui. In più, la storia
nasceva
anche come progetto per il pride
month, quindi tratta anche
tematiche simili, soprattutto sul finale. Ed è il motivo per
cui ho voluto inserire
la SaiIno con Sai transgender :D
Mi
decido a pubblicarla solo ora per
un motivo molto semplice: oggi è il b-day
della mia kohai Gaia
che oggi compie 18 anni! Finalmente puoi leggere le lemon legalmente – e puoi
scriverle, just saying…
:D Anyway, questo è il
mio regalo per te, spero ti possa piacere,
visto che alla fine è stata proprio la Sakuhina il motivo
per cui ci siamo
conosciute <3
Buon Compleanno,
dolcezza, questa
è tutta per te ^^
La
otterrò a
qualsiasi costo!
**
“Girls
like girls, like boys do
Nothing’s
new”
(Hayley Kyoko
– Girls
like girls)
Prologo
Quando
la
tecnica fissarla finché non si
innamorerà
di me non funziona
Sakura
guardò con odio il proprio calderone, nonostante questo
contenesse del bollente
liquido argenteo esattamente come suggerito dal libro di testo. Ma non
era la
pozione che stava preparando la causa della sua ira, bensì
il professor Orochimaru.
Il tale professore vagava fra i banchi spiando fra i calderoni delle
coppie
esibendo talvolta facce compiaciute, talvolta seccate, totalmente
ignaro delle
maledizioni silenziose provenienti dalla ragazza.
L’aula
del
sotterraneo era umida e calda a causa dei vapori dei calderoni, molti
degli
studenti erano stati costretti a rotolare le maniche della divisa
scolastica e
alcune ragazze avevano anche raccolto i capelli in una coda spettinata.
I
banchi occupati erano pochi ed erano presenti i colori di tutte le case
di
Hogwarts, il che non era una cosa strana: arrivati al sesto anno, con
la
possibilità di scegliere i corsi, le lezioni erano meno
affollate e non c’era
più la necessita di dividere le ore per case.
Dell’anno di Sakura solo otto
studenti avevano scelto di continuare Pozioni, la maggior parte erano
Serpeverde e Corvonero (come lei), con una minoranza di Grifondoro e
una sola
Tassorosso. Ed era proprio verso la Tassorosso che faceva scivolare di
tanto in
tanto lo sguardo corrucciato.
Hinata
Hyuuga,
diciassette anni compiuti a Dicembre, discendente di una delle famiglie
magiche
più influenti del loro secolo, occhi chiari dalle sfumature
lilla, pelle nivea,
le gote tendenti a frequenti arrossamenti, capelli lunghi e neri come
inchiostro, un sorriso gentile e timido, movenze leggermente
impacciate, curve
morbide, altezza di un metro e sessanta, media scolastica
sull’Oltre Ogni Previsione
con qualche carenza in Difesa contro le Arti Oscure, membro del club di
musica,
dal quinto anno era prefetto della sua casa e svolgeva i suoi compiti
con
diligenza. Questo era l’identikit della Tassorosso che Sakura
fissava con tanta
insistenza.
Il fatto è che
quella mattina il professor
Orochimaru aveva avuto la brillante idea di far lavorare i suoi
studenti a
coppie scelte da lui. Ovviamente, Sakura aveva
incrociato le dita
perché finisse in coppia con la Tassorosso, ma evidentemente
doveva aver fatto
un torto imperdonabile alla dea bendata perché, ancor
più ovviamente, il suo
desiderio non era stato esaudito.
“Problemi
in paradiso?” la schernì Ino accanto a lei
“Credo siano passati i tre minuti
della ricetta, non sai come continuare la pozione?”
Sakura
la
guardò sdegnata “Lo so, strega”
sibilò iniziando a rimestare in senso
antiorario il liquido finché non divenne azzurro
“Taci e lasciami lavorare”
aggiunse.
Ino
alzò
gli occhi al cielo “Potresti evitare di sfogare la tua
insoddisfazione sessuale
su di me, grazie?” domandò passandole delle radici
triturate.
“Non
sono
insoddisfatta sessualmente!” protestò “E
queste radici sono ancora troppo
grosse”
Ino
Yamanaka non era solo una delle poche Grifondoro che le era stata
assegnata
come compagna in quella folle lezione, ma anche la sua migliore amica
da quando
aveva messo piede nell’Espresso per Hogwarts.
All’epoca Sakura era una
undicenne timida e insicura, nata da una famiglia babbana e non
conosceva nulla
di quel modo meraviglioso e magico; sul treno si era seduta da sola non
conoscendo nessuno, in più la sua proverbiale insicurezza le
aveva impedito di
rivolgere parola a chicchessia. Era stata proprio Ino, con i capelli
più corti
e molti centimetri in meno, a sedersi vicino a lei offrendole non solo
qualche
bizzarra caramella, ma anche la propria amicizia. Un’amicizia
che era durata
nonostante entrambe fossero finite in case diverse, e di questo Sakura
le era
infinitamente grata: l’esuberanza della Yamanaka
l’aveva portata ad essere più
sicura di sé abbandonando completamente la timidezza. Era la
sua migliore amica
e le voleva un gran bene, nonostante al momento il suo più
grande desiderio
fosse ficcarla dentro un calderone.
Sbuffò
e
incenerì con lo sguardo Naruto Uzumaki, Grifondoro dalla
media disastrosa,
capitano della squadra di Quidditch, disgraziatamente
suo amico e attuale compagno di banco di Hinata Hyuuga. Ripensandoci,
Sakura
avrebbe voluto ficcare Naruto
dentro
un calderone, invece di Ino.
“Passami
il
misurino” ordinò funebre all’altra
ragazza “E il succo di mandragola”
Ino la
guardò confusa e Sakura sospirò. “La
boccetta rossa”
“Ah,
questa!” comprese immediatamente ed eseguì.
“Seriamente”
cominciò “perché continui pozioni anche
se non ci capisci niente?”
“Te
l’ho
già detto: per diventare una Indicibile devo seguire questo
corso. E poi” fece
l’occhiolino “Non ho nulla da temere,
finché tu mi darai una mano”
Il che
era
perfettamente vero: Sakura era la migliore del suo anno, direttamente
dopo
Sasuke Uchiha, un Serpeverde, nonché sua ex-cotta storica.
Entrambi
avevano sempre preso il massimo dei voti fin dal primo anno e per la
piccola
Sakura era sembrato giusto doversi innamorare di lui; insomma, erano i
migliori
ed era naturale che dovessero diventare una coppia. Nonostante la
tenacia dalla
ragazza, ciò non era mai successo e lei si era trovata a
raccogliere fin troppe
volte i cocci del proprio cuore da bambina. Al quinto anno aveva
cominciato a
pensare che fosse meglio lasciar perdere, al sesto si era completamente
rassegnata e ora, al settimo e ultimo anno, aveva scoperto di essersi
presa una
cotta per una ragazza.
“Il
tempo
sta per scadere” avvisò il professore terminando
il giro fra i banchi e
tornando alla cattedra. Sakura non si scompose, la loro pozione era
perfetta,
preferì lanciare l’ennesima occhiata verso Hyuuga
per vedere come se la
stessero cavando lei e Naruto. A giudicare da come si agitava il
ragazzo, non molto
bene. In più, ogni volta che le mani dei due studenti si
sfioravano, la
Tassorosso arrossiva vistosamente, mandando in bestia Sakura.
A
Hogwarts
non era affatto un segreto che la timida Hinata Hyuuga avesse una cotta
per
l’estroverso Naruto Uzumaki, ormai era
chiaro a tutti – tranne
al diretto
interessato, ovviamente – che provasse qualche sentimento
romantico: fin dal
primo anno ogni volta che incrociavano la strada per i corridoi, Hinata
arrossiva diventando improvvisamente imbranata, e fin troppo spesso
veniva
beccata a fissarlo durante le lezioni.
Ino
parve
indovinare la direzione dei pensieri di Sakura e sospirò.
“Forse dovresti
parlarne con lui”
“A
chi? Di
cosa?” finse di cadere dalle nuvole mentre metteva un
po’ della pozione dentro
la boccetta da consegnare al professore.
Ino
roteò
gli occhi. “A Naruto. Di Unicorno”
Suo
malgrado, Sakura sorrise a sentire quel nomignolo. Come sua migliore
amica, Ino
era l’unica strega a conoscenza della sua cotta per Hinata e,
di conseguenza,
l’unica a farle da supporto morale. Quel nome in codice per
la Hyuuga era stato
partorito dalla bionda in una occasione che aveva avuto del
tragicomico:
Sakura, con il ciclo, aveva assistito alla romantica scena di un cavalleresco Naruto che prendeva al volo
una leggiadra Hinata che inciampava
dalle scale scontrandosi al suo virile
petto. Una perfetta scena da romanzo harmony,
peccato che gli ormoni sregolati di Sakura avessero preso la faccenda
più
seriamente del necessario, rischiando di farla finire in un pianto a
dirotto,
così che la santa Ino
era stata
costretta a trascinarla nelle cucine per darla alle amorevoli cure
degli Elfi
Domestici. E del gelato, soprattutto del gelato. Così, fra
una cucchiaiata e
l’altra, la giovane eroina si era messa a declamare l’irraggiungibile bellezza di
Hinata, finendo in metafore da discount.
La più bella era stata: “La
sua innocenza è così candida e pura,
delicata come un puledro di Unicorno”.
L’aveva detta con una tale serietà e
convinzione che Ino, se ci pensava, scoppiava ancora a ridere. Da
lì a
nominarla Unicorno nel loro
linguaggio in codice il passo era stato breve.
“Tempo
scaduto, consegnate!” il tono imperioso del professor
Orochimaru la riscosse
facendole ricordare di dover rispondere alla domanda.
“Non
posso
dirglielo” decretò Sakura.
“Perché
no?
È praticamente il tuo migliore amico, dopo di me
ovviamente” si affrettò ad
aggiungere con vanto “Sono sicura capirebbe”
Sakura
strinse le labbra in una linea sottile. “Non è una
questione di capire” precisò
“Ma di principio: non posso andare da lui a piagnucolare che
stia lontano da
lei o che smetti di parlarle. Devo riuscire a conquistarla con le mie
proprie
forze”
La
guardò
scettica. “E conti di conquistarla fissandola e basta? Non si
è rivelata una
tecnica molto vincente, fin’ora”
“Guarda
che
non è semplice come sembra!” sbottò
scaldandosi, prima di uscire dall’aula
consegnò la boccetta con la pozione alla cattedra. Si
sistemò meglio la borsa
sulla spalla passando fra la calca che usciva dal sotterraneo.
“Perché
no?” continuò imperterrita Ino raggiungendola.
“Perché
siamo due ragazze”
bisbigliò per non
farsi sentire dagli altri compagni, con lo sguardo seguiva ancora
Hinata. “Se
un ragazzo si avvicina a una ragazza per parlare, automaticamente tutti
capiscono che ci sta provando, o comunque viene il dubbio. Mentre se
una
ragazza invita fuori un’altra ragazza, si dà per
scontato che sia in segno di
amicizia”
“Avere
un
rapporto di amicizia con lei sarebbe già un passo
avanti”
“Ma
io non
voglio esserle amica!” protestò sistemando una
ciocca di cappelli rosa dietro
l’orecchio “Voglio stare con lei e fare le
cose… be’, le cose
che fanno i fidanzati” arrossì imbarazzandosi, poi
intristì
lo sguardo “Se fossi un ragazzo tutto questo sarebbe molto
più semplice. Perché
non sono un ragazzo?”
“Perché
sei
dotata di materia grigia molto sviluppata” cercò
di scherzare Ino.
“Anche
Sasuke è intelligente, ed è un maschio”
sospirò “Accidenti, devo essere messa
proprio male per invidiare Naruto…”
“Sei
solo
innamorata” cercò di confortarla Ino passando un
braccio attorno alle sue
spalle “Succede”
**
In
realtà
Sakura era ben contenta di essere una femmina e non uno di quei
trogloditi in
grado di usare la materia grigia solo quando si trattava di realizzare
schemi
di Quidditch o leggere materiale discutibile durante le ore
scolastiche. In
particolare questa descrizione calzava a pennello con Naruto Uzumaki.
Come una ragazza
dolce quale Hinata potesse
essersi innamorata di uno come l’Uzumaki restava un mistero
da risolvere,
probabilmente avrebbe regalato volentieri i suoi appunti di
trasfigurazione per
capirlo. Naruto dal canto suo avrebbe venduto (meno volentieri) la sua
scopa da
corsa per capire per quale motivo da settimane la ragazza gli si
rivolgesse con
così tanto astio.
Come il
pomeriggio dopo pozioni. Entrambi avevano un’ora buca e, come
era da tradizione
da due anni, avevano deciso di studiare insieme in biblioteca. Naruto
era
arrivato ovviamente in ritardo, trovandola già su uno dei
lunghi tavoli
sommersa fra tomi polverosi.
Appena
aveva scostato la sedia la ragazza aveva alzato lo sguardo
rivolgendogli
un’occhiata malevola.
“Divertito
a pozioni con la Hyuuga?” gli aveva chiesto sarcastica. Ecco,
Naruto avrebbe
anche voluto capire perché ultimamente gli nominasse sempre
la Tassorosso, non
riusciva a trovare nessun nesso.
L’aveva
guardata incerto, perché ovviamente
si
era divertito a prendere l’ennesima insufficienza. Lui
adorava prendere
insufficienze, si divertiva sempre!
Si
premurò
comunque di non esprimere quel pensieri sarcastico, certo di finire
divorato
vivo, e tentò un traballante: “Ehm,
sì?”, che pareva più una domanda che
una
risposta.
Sakura lo aveva incenerito,
subito dopo si era messa
a scrivere furiosamente, rischiando quasi di bucare la pergamena, e lo
aveva
ignorato per il resto del tempo.
Il mondo
femminile era davvero un mistero per lui.
Fu
distratto dai suoi pensieri quando un bolide gli si schiantò
in faccia
facendogli quasi perdere la presa sulla scopa.
“Circe
maiala!” imprecò “Datti una calmata,
Uchiha. Vuoi forse uccidermi?”
“Ti
eri
distratto” lo freddò il ragazzo davanti a lui.
Sasuke
Uchiha, Serpeverde e studente modello, caposcuola e capitano della
squadra di
Quidditch, discendente di un’antica e nobile famiglia
purosangue, volteggiava
con grazia reggendo fra le mani una mazza. Sasuke, come Naruto, era in
realtà
il cercatore della sua squadra, ma quel pomeriggio avevano deciso di
allenarsi
nello schivare i bolidi e per questo si stavano dando i turni come
battitori.
Inutile dire come la mira di Sasuke fosse perfetta.
“Stavo
pensando” si giustificò imbronciandosi.
Sasuke sollevò
una sopracciglia. “Questa
sì che è una novità, dobe”
“Molto
divertente, teme” sbuffò in rimando.
Che si
rimbeccassero non era affatto una novità. Caratterialmente
erano completamente
opposti ed era inevitabile che a undici anni ciò fosse
motivo di astio. Già il
fatto che fossero l’uno Serpeverde e l’altro
Grifondoro li portava a lanciarsi
incantesimi addosso o, ancora più spesso, a picchiarsi
direttamente.
La
povera
Shizune aveva perso il conto delle innumerevoli volte che se li era
trovati in
infermeria ammaccati e con qualche osso rotto. E dovevano stare
necessariamente
con cinque lettini di distanza, altrimenti chi li sopportava
più?
Probabilmente
avrebbe anche continuato per quelle strada di rivalità e
intolleranza se al
quinto anno non ci fosse stato quel fatto
che aveva avuto il potere di ribaltare l’intera situazione.
Naruto
stava ai margini della Foresta Proibita in attesa del professor di Cura
della
Creature Magiche e nel mentre ammirava e accarezzava con devozione dei
Thestral
che pascolavano poco distanti dal gruppetto di studenti. Solo lui,
ovviamente,
aveva fatto caso agli animali e si era avvicinato. Come ogni qualvolta
succedeva, gli altri ragazzini si erano limitati ad alzare gli occhi al
cielo e
sorvolare sul fatto che un loro compagno si fosse messo ad accarezzare
l’aria.
Però
non
l’Uchiha che dopo averlo squadrato da capo a piedi nella sua
uniforme di terza
– facciamo anche quarta — mano aveva chiesto con
una certa bruschezza “Chi ti è
morto?” lasciando di stucco Naruto, quasi gli avesse lanciato
un pietrificus totalus, che lo
aveva
guardato con la bocca spalancata e la mano ferma a mezz’aria.
“Chi
è
morto a te, piuttosto!” aveva camuffato la risposta in una
domanda.
Sasuke
non
aveva risposto, si era limitato a sistemare meglio il mantello sulle
spalle.
“Tze, allora non sei così stupido” aveva
ribattuto prima di andarsene
Da quel
momento qualcosa era cambiato. Le sfide continuavano, così
come i dispetti e le
baruffe nel mezzo dei corridoio, ma c’era qualcosa di diverso
che chiunque
percepiva, loro in primis. Come se
ci
fosse un legame a cui fino a quel momento non avevano fatto caso.
Naruto non
riusciva più a dire di odiare Sasuke senza sentirsi un
bugiardo.
In
più
erano stati sorteggiati come compagni di calderone per un intero
quadrimestre,
con terrore collettivo della classe – e dello stesso
professor Orochimaru che
cominciò a presentarsi munito di elmetto. In
realtà le cose non andarono troppo
male finché Sasuke, con il suo solito tatto da elefante, gli
aveva chiesto nel
bel mezzo di una lezione “Senti, ma chi ti è
morto?”
Naruto,
preso alla sprovvista, aveva fatto esplodere la pozione rendendo la
classe
inagibile per qualche settimana e spedendo lui ed Uchiha in punizione.
Proprio
durante quella punizione – sistemare vecchi moduli senza
l’uso della magia –
avevano continuato il litigio che era culminato con una brillante
uscita
dell’Uzumaki.
“Ma
vai a
piangere dalla tua mammina”
Sasuke
lo
aveva fissato da prima impassibile, poi una rabbia feroce gli aveva
distorto i
lineamenti e, infine, lo aveva piantato lì, a finire la
punizione da solo.
Da quel
momento in poi Sasuke si era comportato come se Naruto non esistesse.
Non
rispondeva alle sue provocazioni, non lo guardava, non gli parlava, non
lo
nominava e faceva di tutto per non incrociarlo.
I
professori speravano, festeggiando e brindando con la burro birra, che
i due
fossero finalmente maturati, ma Naruto non era stupido e gli era
bastato fare
due più due per capire sia l’improvvisa freddezza
dell’Uchiha e sia perché
potesse vedere i Thestral.
Il vero
problema è che Naruto è un logorroico di natura e
non riesce a restare
arrabbiato con qualcuno nemmeno per un giorno, questo lo portava a
trovare
insopportabile la tensione che si era creata con il suo rivale. Gli
mancava
litigare con lui e lo infastidiva enormemente l’essere
ignorato.
Così
aveva
deciso di impegnarsi a livello scolastico per riavere
l’attenzione del moro e,
con il fondamentale aiuto di Sakura, era riuscito a risollevare la sua
media
disastrosa. Per i professori era stato un miracolo e ricordava ancora
quando,
dopo la prima verifica, era stato chiamato nell’ufficio del
professor Kakashi
perché doveva aver assolutamente copiato, era impossibile
avesse preso un Oltre
Ogni Previsione.
Il suo
piano pareva, però, aver funzionato perché
catturò l’attenzione dell’Uchiha:
aveva cominciato a sentirsi minacciato dall’improvviso
successo scolastico del
biondo e tra i due cominciò un nuovo tipo di
rivalità, più matura e affettiva.
L’Incidente del Calderone era stato messo in secondo piano,
anche se nessuno
dei due lo aveva dimenticato.
Però.
Eh,
c’è il però. Ovvero un giorno Naruto
aveva beccato Sasuke in un bagno intento a
preparare illegalmente una pozione di armontetia. L’aveva
riconosciuta subito
per il suo odore particolare – mandorle, fiore di loto e
libri nuovi, lo stesso
che aveva Sasuke – e si era chiesto per chi stesse preparando
un filtro d’amore
avendo già metà Hogwarts ai suoi piedi.
Proprio
in
quel momento aveva deciso di passare per di là il professor
Hatake, rischiando
di beccare immediatamente Uchiha nella sua infrazione, e Naruto, preso
dal
panico, aveva avuto un attacco di magia incontrollata che aveva fatto
esplodere
il bagno. Quel diversivo aveva permesso a Sasuke di non essere beccato,
in più
Naruto si era subito costituito come colpevole permettendogli di
nascondere la
pozione. Ovviamente era finito in punizione.
Durante
la
punizione (ovvero sistemate lo stesso bagno senza magia) Sasuke era
andato ad
importunarlo per capire perché lo avesse fatto,
perché lo avesse coperto.
“Allora,
perché ti sei preso la colpa? Per cavalleria?
Per farti sentire bravo? Perché fossi in debito con te?
Cosa?”
Tutto
questo mentre Naruto aveva cercato di capire in ogni modo per chi fosse
quel
filtro d’amore. Alla fine, fra un litigio e
l’altro, senza sapere come, si erano
ritrovati a baciarsi nei cubicoli del bagno. Più tardi si
erano trovati nella
Stanza delle Necessità per fare altre cose. Quella stanza
poteva soddisfare davvero
qualsiasi richiesta, il culo di Naruto la ringraziava
ancora per il
lubrificante che aveva loro fatto trovare.
Ancora
una
volte, il bolide gli si schiantò addosso.
“Ma
allora
è un vizio!”
“Sei
tu
quello distratto, non io” replicò Sasuke, odiava
profondamente essere ignorato
da Naruto. Afferrò saldamente il manico della scopa e
cominciò a planare verso
il campo. “Si sta facendo buio, è meglio
rientrare”
Naruto
lo
seguì docilmente, ma appena toccò terra
mollò la presa sulla scopa e si scagliò
su Sasuke facendolo cadere sull’erba umida e fredda. Senza
tante cerimonie lo
baciò, felice di trovare già le labbra socchiuse
di Sasuke ad accoglierlo. Non
capiva perché baciare Sasuke fosse così bello, ma
semplicemente a volte non
riusciva a resistere a quel richiamo e doveva ancora imparare bene a
convivere
con tutti quei sentimenti che gli rovesciavano lo stomaco.
Penso si chiami
adolescenza.
“Sempre
così irruento” commentò Sasuke quando
si staccarono, ma aveva le labbra piegate
in un sorriso. Vedere Uchiha sorridere era meraviglioso, soprattutto
perché lo
faceva solo quando era con lui.
Affettuosamente
gli tirò una ciocca nera. “Sas’ke, ho
voglia” gli soffiò sulle labbra senza
tanti preamboli e gli stampò un bacio.
Sasuke
abbassò lo sguardo. “Dopo” concesse
“Siamo all’aperto e fa freddo. Potrebbe
passare qualcuno e vederci” snocciolò cercando di
mantenersi indifferente.
Naruto
non
commentò. Sasuke veniva da un’importante famiglia
di maghi dove il sangue era
sacro, importante, così come la discendenza. Non poteva dire
come suo padre
avrebbe preso la notizia che suo figlio era gay, felicemente fidanzato
e che
quindi non avrebbe potuto avere figli. Per questo all’interno
dell’ambiente
scolastico si muovevano in maniera cauta, nascondendo la loro relazione
a
tutti. Non lo aveva detto nemmeno a Sakura, che era la sua migliore
amica.
Sasuke
parve notare l’improvviso avvilimento di Naruto,
perché alzò la testa per
raggiungere nuovamente le sue labbra.
“Potremmo
usare il bagno dei prefetti” gli propose sussurrando contro
la sua bocca “Lì
non ci va mai nessuno e potremmo fare con tutta la calma del mondo
qualsiasi
cosa, cosa ne dici?”
Le
pupille
di Naruto si allargarono. “Dico che è un ottima
idea”
|
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Capitolo 2 *** Capitolo 1 ***
Capitolo
1
Quando
le
coppie scoppiano
(Come
le
pozioni)
“Merlino
benedica gli stagisti!”
Sakura
sorrise divertita all’esclamazione di Ino. Erano appena
uscite dalla serra
numero cinque per la lezione di erbologia con il professor Yamato e il
sussurrare concitato degli alunni verteva sullo stesso argomento,
ovvero sul
nuovo stagista che aveva fatto da assistente al professore.
Appena
Ino
lo aveva visto si era aggrappata al suo braccio esalando:
“Mio figlio deve avere
la sua faccia”
Sakura
era
quasi scoppiata a ridere. Certo, Sai – lo stagista
– era molto carino con i
tratti dolci, orientali, androgini e il caschetto corvino, ma non
l’aveva
colpita particolarmente.
“Era
così
teneramente impacciato” continuò Ino
“Erbologia è appena diventato il mio corso
preferito”
“Ma
ti
piaceva anche prima”
“Be’,
adesso ho un motivo in più per stare attenta. Non sei
contenta?” e le fece
l’occhiolino.
Sakura
scosse la testa. “Sei incorreggibile”
“Ehi,
ho
diciassette anni. Se non ci penso adesso a queste cose,
quando?” si sistemò la
tracolla sulle spalle “Dici che potrei chiedergli un
appuntamento? O gli farei
fare una figura poco professionale? Visto che è lo stagista
di Yamato, dico.
Oh, ma che importa, ormai ho deciso”
Ma
Sakura
era stata totalmente distratta da Hinata, le erano caduti alcuni
quaderni e si
era accucciata all’inizio del corridoio per raccoglierli.
Anche Ino la notò.
“Sai
chi
dovrebbe chiedere un appuntamento, invece? Tu.”
Sakura
arrossì. “Ti ho già detto che non
posso, fraintenderebbe e sarebbe solo un buco
nell’acqua”
“Ma
almeno
la conoscerai”
“E
se
scopro che è etero convinta?”
Ino a
quel
punto si spazientì e la spintonò alle spalle.
“Se non la conosci non lo
scoprirai mai!”
Haruno
barcollò in avanti di qualche passo e quando si
voltò per incenerire l’amica la
trovò intenta mostrarle il pollice con un sorriso
smagliante. Sospirò,
raccogliendo quanto più coraggio possibile e si
avvicinò alla Tassorosso.
“Posso
aiutarti?” domandò sforzandosi di non mostrarsi
troppo nervosa.
Hinata
alzò
lo sguardo su di lei e arrossì. “Non preoccuparti,
non voglio disturbarti”
“Ma
figurati, nessun disturbo” le assicurò intenerita
da quella vocina timida e si
accucciò ad aiutarla. Avvertiva distrattamente con la coda
nell’occhio Ino
impegnata a mandarle gesti di incoraggiamento.
“Sono
inciampata dalle scale” si giustificò lasciando
che alcuni ciuffi corvini le
nascondessero il volto “Mi dimentico sempre che il
giovedì le scale fanno
scomparire l’ultimo gradino”
“Cose
che
succedono, spero tu non ti sia fatta male”
“N-no,
sto
bene” le assicurò balbettando un poco
“Grazie, sei molto gentile”
“Per
così
poco” si schernì. Non riusciva a trattenere il
sorriso, non riusciva a credere
di star parlando con lei, le sembrava di essere finita in uno dei suoi
sogni
aperti. Ino aveva ragione, doveva chiederle di uscire.
“Senti…”
abbassò
lo sguardo sui libri che stava sistemando e si bloccò
improvvisamente quando
vide spuntare fra le pagine il lato di una foto. Riusciva a vedere un
pezzo
della faccia di Naruto.
Hinata
se
ne accorse e arrossì immediatamente. Afferrò il
libro sistemando la foto e
facendola sparire, lo inghiottì immediatamente nella borsa.
Evitava il suo
sguardo come se fosse infinitamente imbarazzata.
A Sakura
pareva di aver appena ricevuto un pugno al centro dello stomaco.
Strinse le
labbra passandole gli ultimi quaderni.
“Ecco
qui”
disse fiaccamente.
“Grazie
ancora” fece Hinata.
Sakura
cercò di farle un sorriso, ma si sentì idiota
mentre lo faceva. Come aveva
potuto illudersi così? Solo perché le aveva detto
che era molto gentile, eppure
lo sapeva già della sua cotta per Naruto. Stupida, stupida
Sakura.
Si
alzò
sistemandosi la borsa e leggermente ingobbita raggiunse Ino, la quale
la
attendeva con un enorme sorriso.
“Allora,
come è andata?” poi si accorse della faccia
funebre dell’amica “Oddio, tesoro,
che è successo?”
Sakura
teneva lo sguardo basso. “Non le ho chiesto di
uscire”
“Perché
no?” le domandò accarezzandole i capelli.
Tirò
su con
il naso. “Gira con una foto di Naruto in mezzo ai libri,
credo sia abbastanza
chiara la situazione”
“Cielo,
questo è inquietante” cercò di
sdrammatizzare, ma ricevendo l’occhiataccia
della rosa decise di rinunciare. “Forza, le cose potrebbero
andare peggio”
“Tipo?”
“Tipo…
adesso potremmo avere un’altra lezione, invece no!
È ora di cena e oggi
probabilmente ci saranno le lasagne”
“Adoro
le
lasagne” borbottò Sakura accennando un sorriso.
“Lo
so, per
questo è meglio affrettarsi alla Sala Grande”
**
A Sasuke
invece le lasagne non piacevano per niente, soprattutto
perché era vegetariano,
ed era quindi ben felice di saltare la cena. Peccato non poter dire lo
stesso
di Naruto, che invece stava lamentando la sua fame in maniera
insistente.
Erano
ancora nel bagno dei prefetti, Sasuke si stava rivestendo mentre Naruto
si
rotolava fra gli asciugamani completamente nudo. Non che la vista gli
dispiacesse, Uzumaki con i capelli umidi, arruffati e le grazie al
vento era
una visione deliziosa.
“Come
fai a
non avere fame?” gli chiese lamentoso “Io ogni
volta dopo aver fatto sesso mi
mangerei volentieri un elefante”
“Questo
perché sei un incontinente senza fondo” lo riprese
affettuosamente.
Naruto
ghignò, ondeggiando le anche. “Credevo che ti
piacesse questo lato di me”
“Potremmo
andare nelle cucine, ormai è troppo tardi per andare nella
Sala Grande”
Gli
occhi
di Naruto si illuminarono. “Mi sembra un’ottima
idea!” adorava gli Elfi
Domestici, erano sempre gentili con lui e pronti a sfamarlo. Anche se
quella
sera probabilmente ci sarebbero state le lasagne, che adorava. Anche
Sakura
amava le lasagne. La sua faccia si oscurò quando
pensò alla ragazza e Sasuke se
ne accorse subito.
“Stai
ancora pensando?” gli chiese “Fai attenzione, il
tuo cervello potrebbe non
sostenere tutta questa fatica”
“La
sai una
cosa, Uchiha?” alzò gli occhi al cielo.
“La tua simpatia è la cosa che
preferisco di più, direttamente dopo il tuo culo”
L’effetto
fu immediato e Sasuke avvampò sugli zigomi, nonostante tutto
non riusciva mai
ad abituarsi ai commenti sfacciati che Naruto gli schiaffava sempre in
faccia.
Spesso la spontaneità e la trasparenza del biondo erano
imbarazzanti, ma erano
anche fra le qualità che più amava di lui.
“E’
successo qualcosa? Solitamente non sei così
pensieroso”
Naruto
si
rizzò a sedere incrociando le gambe e si morse il labbro.
“Si tratta di Sakura.
Credo di averle fatto qualcosa, è da un po’ che mi
tratta freddamente”
confessò.
Sasuke
si
accigliò e andò a sedersi accanto a lui.
“Qualcosa tipo?”
“Non
lo so”
sbuffò il suo ragazzo “Ma mi guarda sempre male,
come se avessi fatto qualcosa
di terribile. E mi risponde sempre con frecciatine sarcastiche, non
è mai stata
così antipatica con me. E poi ultimamente mi nomina sempre
Hinata Hyuuga, anche
se non capisco perché” si sfogò.
A
sentire
il nome dell’anonima Tassorosso, Sasuke strinse le labbra.
“Dicono sia
innamorata di te”
“Chi?
Sakura?”
Alzò
gli
occhi al cielo. “La Hyuuga, usuratonkachi”
sbuffò.
“Ma
va”
scoppiò a ridere Naruto “saranno solo dei
pettegolezzi”
Sasuke
non
ne era tanto sicuro, ma non commentò. In ogni caso non
considerava la Hyuuga
una minaccia, innanzitutto era troppo timida per poter azzardare
qualsiasi
mossa, in più aveva la certezza che Naruto fosse interessato
unicamente a lui.
Era una persona troppo onesta per poter dubitare di lui.
Improvvisamente
fu colpito da un’illuminazione.
“Sakura
è
amica con la Hyuuga?”
Naruto
non
capì il senso di quella domanda e scosse la testa.
“Non si sono mai parlate,
che io sappia. Perché?”
Sasuke
non
rispose immediatamente, perso nel proprio ragionamento. Sakura aveva
sempre
passato molto tempo con Naruto, non a caso erano migliori amici fin dai
primi
anni. In più, da quel che sapeva, la ragazza aveva smesso di
corrergli dietro
da un anno e non aveva più mostrato di essere interessata a
Sasuke. Che alla
fine si fosse resa conto di provare qualcosa per Naruto? Che
quell’atteggiamento freddo fosse per un’improvvisa
gelosia nei confronti della
Hyuuga? Temeva che potesse essere una potenziale rivale? In ogni caso,
Naruto
era già occupato. Si amareggiò nel rendersi conto
che, però, la cosa non aveva
molta importanza, visto che per tutti Naruto era single e disponibile.
“Adesso
sei
tu quello pensieroso” lo distrasse Uzumaki abbracciandolo da
dietro. A Sasuke
non era mai piaciuto il contatto fisico, odiava quando le persone
invadevano il
suo spazio vitale senza nessuna rimostranza, ma Naruto era
un’eccezione. Naruto
era la bellissima eccezione della sua vita.
“Ti
pesa
mai…” cominciò sistemandosi meglio
contro il petto “il fatto che la nostra
relazione sia segreta?”
Sentì
la
sorpresa irrigidire il corpo dell’altro. “A
volte” bofonchiò “Ma non te ne
faccio una colpa, è una situazione che capisco
benissimo” gli assicurò “Alla
fine, riusciamo a ritagliare comunque i nostri momento di intimità”
terminò mordendogli un’orecchia scherzosamente.
Sasuke
socchiuse gli occhi e lasciò che le labbra del biondo
scendessero a baciargli
le vertebre. I loro momenti di intimità, come li aveva
chiamati lui, erano una
boccata d’ossigeno per Sasuke; una parte di lui gongolava
ancora nel sapere di
essere riuscito a conquistarlo, alla fine.
Il
piccolo
momento fu interrotto dallo stomaco di Naruto e l’ennesimo
brontolio.
Sasuke
alzò
gli occhi al cielo.
“Ops”
commentò Naruto.
“Credo
sia
il caso di sfamarti”
“Sì,
è il
caso”
**
Le
lasagne
avevano avuto un buon effetto su Sakura, che era tornata alla torre di
Corvonero con rinnovata energia. Hinata girava con una foto di Naruto
in mezzo
ai libri, e allora? Anche lei a tredici anni aveva le foto dei
giocatori di
Quidditch appese in camera, non c’era niente di male. Non
significava
assolutamente niente.
L’ottimismo
passò completamente nei giorni successivi, quando
beccò più volte Naruto
parlare con Hinata. Il biondo non si era mai interessato a lei,
perché
improvvisamente ci parlava così spesso? Che avesse
cominciato a realizzare qualche
sentimento?
Il suo umore
precipitò totalmente quando li
beccò studiare insieme in biblioteca, con le teste vicine.
Correndo via da lì,
con gli occhi umidi, aveva incrociato Sasuke Uchiha; vedendola il
Serpeverde
aveva perso la sua espressione apatica facendo dardeggiare gli occhi
fra lei e
i due ragazzi seduti poco lontani. Sembrava stesse realizzando qualcosa
e
Sakura, preoccupata dal suo incredibile intuito, si spaventò
un poco.
“Che
vuoi,
Uchiha?” sbottò superandolo di corsa. Ci mancava
solo che la sua ex-cotta
storica, il ragazzo che per anni le aveva sbriciolato il cuore, capisse
i suoi
sentimenti per Hinata.
Raggiunse
Ino alle serre, da quando c’era lo stagista aveva iniziato a
gironzolare da
quelle parti durante le ore buche decisa come non mai ad ottenere un
appuntamento. Sakura la invidiava per la sua determinazione, persino
durante le
lezioni l’amica ci provava senza scrupoli con il ragazzo,
avrebbe voluto avere
il suo stesso coraggio. Sentiva che se solo fosse stata un ragazzo,
tutto
sarebbe stato più semplice. Probabilmente si sarebbe data
alla Magia Nera pur
di trovare un modo che le permettesse di avere le sembianze di Naruto
anche per
un solo giorno.
Trovò
Ino
intenta ad aiutare Sai a concimare alcuni terrari e nel mentre
rigurgitare
cento parole al secondo. Il ragazzo pareva impressionato dalla
capacità della
ragazza di dire così tante cose in così poco
tempo, la guardava come se fosse
una pianta rara da studiare assolutamente.
Si
interruppe però quando vide piombarsi davanti la migliore
amica.
“Sakura!”
esclamò “E’ successo qualcosa?”
Haruno,
che
sentiva che sarebbe scoppiata a piangere se avesse aperto la bocca,
annuì.
“Si
tratta
di Unicorno e Ramen-boy?” domandò allora Ino.
Annuì
ancora facendo sospirare la bionda, si rivolse verso Sai con un sorriso
cordiale. “Mi dispiace, ma devo andare. Supporto morale fra
donne, capisci.
Assorbenti, reggiseni in pizzo, cadaveri da sepellire… le
solite cose, insomma”
e nel mentre si era tolta i guanti di gomma gialli e si era avvicinata
all’amica.
Sai le
guardò scappare via perplesso.
“Unicorni?
Assorbenti?” borbottò fra sé, poi
decise che non erano affari suoi e riprese a
concimare.
Dopo un
rapido aggiornamento nel bagno di Mirtilla Malcontenta, Ino si
premurò di
mostrarle tutto il suo supporto.
“Povera
cara” la consolò “Forse Naruto aveva
bisogno di qualche ripetizione. So che
Hyuuga va molto bene in Astronomia e Divinazione”
“Ma
ha
sempre chiesto aiuto a me, fin’ora!”
singhiozzò “Ha scoperto di essere
innamorato di lei, te lo dico io. E me la porterà
via”
“Non
essere
così tragica. Naruto si è sempre mostrato troppo
interessato a fare scherzi che
sbirciare sotto le gonne delle signorine, non ti porterà via
proprio niente”
“L’amore
fa
schifo” borbottò “Perché sono
così sfigata? Prima Uchiha, adesso Hinata…
perché
non posso innamorarmi di qualcuno alla mia portata?”
“L’amore
ha
anche questa medaglia, purtroppo” le fece qualche colpetto
sulle spalle.
“Avrei
dovuto accettare l’appuntamento di Rock Lee quando ne avevo
l’occasione” tirò
su con il naso “Magari mi sarei innamorata di lui alla
fine”
“Con i se e con i ma la storia non si fa”
proclamò energica Ino “Fortunatamente le cose sono
andate diversamente e ora
Rock Lee è felicemente fidanzato con Gaara”
“E
io sono
infelicemente single” completò Sakura
“Di questo passo resterò zitella a vita”
“Adesso
stai esagerando, però” sbottò visto che
stava perdendo la pazienza. Le puntò
l’indice contro “Sakura Haruno! Ti proibisco di
continuare a piangerti addosso
in questo modo. Sei una ragazza bellissima e intelligente, sei ancora
giovane e
l’amore giunge sempre prima o poi”
incrociò le braccia “Ora alzati e
lavati la faccia, ci aspetta
un’entusiasmante lezione di pozioni in un puzzolente
sotterraneo e noi non
vogliamo andarci con gli occhi rossi, dico bene, Sakura?”
“Al
momento
non ho tanta voglia”
“Il
professor Orochimaru vorrà sicuramente darti un premio per
aver fatto la
pozione migliore della classe nella scorsa lezione. Magari
sarà fortuna
liquida!” le strizzò un braccio per infonderle il
suo stesso entusiasmo.
“Tanto
quella di Sasuke era migliore della mia” passò una
mano ad asciugarsi le
ciglia.
“Non
ne
sarei così sicura” appoggiò le mani sui
fianchi facendo un sorriso trionfante
“Era in coppia con Inuzuka e lo sappiamo bene tutte e due
quanto è incapace in
pozioni. Sarà stato più preoccupato a rimediare
ai suoi danni, fidati”
Quello
la
fece sorridere un poco. “Nessuno può vantarsi di
avere un assistente come te,
Ino”
“Vero?”
annuì compiaciuta “Di Ino Yamanaka ce
n’è una sola”
“E
meno
male” aggiunse sottovoce senza farsi sentire.
**
Sasuke
era
preoccupato. Non tanto per l’idea di non aver fatto la
pozione migliore nella
scorsa lezione (con Inuzuka accanto era già un miracolo che
il calderone non
gli fosse scoppiato
in faccia), ma per
il suo incontro con Sakura nell’ora buca.
Era
stato
lui a consigliare a Naruto di farsi fare qualche ripetizione dalla
Hyuuga, un
po’ perché Uzumaki doveva assolutamente risolvere
quell’insufficienza in
Astronomia, un po’ perché il mostrarsi accanto a
una ragazza avrebbe
allontanato qualsiasi ipotesi su una loro possibile relazione.
Così aveva
ingoiato la gelosia e aveva assicurato a Naruto che la cosa non gli
creava
nessun problema. Di certo non si sarebbe mai aspettato di vedere Sakura
gelosa
della cosa. Gli era bastato fare due più due per rendersi
conto che la sua
ipotesi fatta nel bagno dei prefetti era vera: Sakura si era innamorata
di
Naruto.
Ora, se
Hyuuga era una rivale inoffensiva della quale non doveva assolutamente
temere
nulla, purtroppo non poteva dire lo stesso di Sakura. Aveva
sperimentato in
prima persona quanto fosse insistente e subdola; Naruto era una persona
di buon
cuore, che non pensava mai male degli altri e proprio per questo era
facile da
raggirare. Temeva che la ragazza riuscisse a fare una qualche mossa
molesta.
Motivo
per
cui si premurò di sedersi accanto a lui durante
l’ora di pozioni, evento più
unico che raro. L’ultima volta che erano stati seduti nello
stesso banco
risaliva all’Incidente del Calderone,
da allora avevano evitato di farlo, inizialmente perché
rischiavano di far
esplodere ogni volta la pozione, poi per non destare sospetti sulla
loro
relazione. In quel momento però lo preoccupava di
più Sakura che l’essere
scoperto da suo padre.
Purtroppo
appena Orochimaru entrò in classe e vide le due potenziali
minacce nello stesso
banco, si premurò di separarle senza tanti mezzi termine.
“Vorrei
evitare che la classe diventi inagibile per un’altra
settimana. Uzumaki, prenda
il posto del signor Nara”
“Che
seccatura” borbottò quello con la testa appoggiata
sul banco.
Almeno
non
era finito insieme a Sakura.
“Prima
di
iniziare, vorrei catturare la vostra attenzione sulle pozioni della
scorsa lezioni.
Sono rimasto molto deluso dal risultato, poche coppie soni riuscite a
raggiungere un livello soddisfacente”
Il che
non
era una novità, al professor Orochimaru non sembrava andare
mai bene nessuna
delle pozioni che preparavano. L’unico a raggiungere i suoi
elogi solitamente
era Sasuke, ma per colpa di quell’imbecille di Inuzuka era
già tanto se la sua
pozione fosse finita tra le accettabili.
Il
professore cominciò a passare tra i banchi consegnando dei
pezzi di pergamena
agli alunni dove, insieme al voto, erano appuntate anche tutte le
criticità dei
preparati magici. Sasuke fissò sorpreso la propria O, il voto gli rovinava comunque la
media, ma era quanto più avesse
sperato.
“Speravo
che metterlo insieme alla signorina Hyuuga potesse dare buoni
risultati, ma a
quanto pare mi sbagliavo” lo sentì commentare
quando passò davanti a Naruto.
Immaginò sopra doveva esserci lo stesso voto della
Tassorosso accanto a lui: Scadente.
“Invece,
sono stato piacevolmente sorpreso da voi due, signorina Haruno e
signorina
Yamanaka”
Vide
entrambe spalancare gli occhi e poi sorridere soddisfatte.
“Una
E+ ampiamente meritata, non aggiungo
altro. E questa” mostrò una fiala piena di un
liquido fangoso “E’ il vostro
premio”
Sasuke
assottigliò gli occhi fissando con odio Sakura.
Avrai pure vinto
questa sfida, ma non mi porterai via
Naruto.
Pensò fra sé aprendo il libro alla pagina
indicata dal
professore.
**
Sakura
fissava la fiala come in trance, gli occhi accesi da un’idea
pericolosa.
“Qualsiasi
cosa tu stia pensando, non mi piace” borbottò Ino.
Finita
la
lezione erano andate a nascondersi in una delle tante aule vuote della
scuola
per poter ammirare con attenzione il loro premio.
Pozione Polisucco, recitava
l’etichetta con
l’obliqua scrittura del professore.
Il
sorriso
di Sakura si allargò ulteriormente in una smorfia
inquietante.
“No,
non mi
piace per niente” completò l’altra.
Sakura
non
la badò minimamente. “Questa è la
soluzione a tutti i miei problemi”
“E’
una
pessima idea” l’anticipò.
“Ma
se non
sai nemmeno quale sia!” protestò.
“Mi
basta
vedere la tua faccia. Cielo, fa paura” e si
sventolò una mano davanti al petto
con fare teatrale.
Sakura
la
spintonò scherzosamente. “Esagerata”
sembrava le fosse tornato tutto il buon
umore, nemmeno le lasagne avevano questo effetto su di lei.
“Allora,
sentiamo questa tua geniale idea” si sporse in avanti
fissandola con curiosità
e reggendosi la faccia con una mano.
Sakura
alzò
la boccetta al soffitto come un trofeo e proclamò.
“Prenderò il posto di Naruto
per un giorno, inviterò Hinata ad uscire con me e la
bacerò”
“Lo
sapevo:
è una pessima idea”
Quella
reazione lasciò di stucco la rosa. “Cosa?
Perché?”
“Perché
questo sarebbe un inganno bello e buono” spiegò
Ino “Non otterrai niente di
buono per te, illuderai solo Hinata. E credi che Naruto ti
permetterà di
baciare chicchessia con la sua faccia? Per non parlare del fatto che ci
sarebbero due Naruto in giro per la scuola!”
Sakura
fece
una smorfia. “Basterà mettere il vero Naruto k.o.
e non farlo uscire dalla
Torre di Grifondoro. Per il resto non sarà un vero inganno:
io bacerò la
persona che mi piace, lei bacerà la persona che le piace.
Che male c’è?”
“No,
bacerà
una persona che si finge quella che le piace” tenne il punto
“Questo piano fa
acqua da tutte le parti, Fronte Spaziosa”
“Ma
è il
migliore che abbiamo” nemmeno lei era interessata a cedere
terreno “Sono
disposta a ottenerla a qualsiasi costo. La otterrò a
qualsiasi costo!” prese
fiato “La pozione qui dentro è sufficiente per
più di mezza giornata e la
prossima settimana ci sarà un’uscita ad
Hogsmeade” ragionò ad alta voce “Le
manderò un gufo imitando la scrittura di Naruto chiedendole
di uscire”
Ino
scuoteva ancora la testa. “Questa storia non mi piace, non mi
piace per niente”
Sakura
sbatté le ciglia, con il labbro inferiore che tremava.
“Vuoi dire che non mi
aiuterai? Per favore, sai che non potrei fare nulla senza di
te”
Suo
malgrado, Ino aveva un cuore debole che non poteva sopravvivere davanti
alla
sua migliore amica implorate, per non parlare della sua
vanità e della sua
passione per i guazzabugli adolescenziali.
Sospirò.
“Dovrebbe essermi avanzata qualche merendina
marinara da qualche parte. Insomma, dovremmo pure impedire al
vero Naruto
di andare a spasso, no?”
Fece
appena
in tempo a finire la frase che si ritrovò le braccia si
Sakura al collo,
intenta a stringerla in un abbraccio soffocante che quasi la fece
cadere a
terra.
“Grazie,
grazie, grazie!” le strillò nelle orecchie
“Insieme metteremo in atto le Tre P”
“Tre
P?”
Ghignò.
“Piano Pozione Polissucco”
Me ne
pentirò, lo so che me ne pentirò. Povero
Naruto…
**
Naruto
starnutì.
Sasuke
lo guardò infastidito. “La mano, dobe, la
mano”
e gli passò un fazzoletto.
“Grazie”
sospirò. Lo starnuto gli era salito
improvviso, senza che se ne rendesse conto. Non aveva nemmeno il
raffreddore,
forse qualcuno stava pensando a lui.
Lui e
Sasuke stavano passeggiando per un corridoio
solitario del terzo piano, era quasi l’ora del coprifuoco e
quindi non c’era il
rischio che incrociassero qualcuno. Erano stati in una delle torrette a
baciarsi e a fare i compiti insieme, chiacchierando di tanto e in
tanto. Era
bello passare quel tempo insieme, Naruto si rammaricava che non
potessero farlo
sempre, ma prima o poi qualcuno si sarebbe reso conto delle loro
continue essenze
strategiche in coppia durate la cena.
Ma non
era ancora quella il giorno, perciò:
“Ti
accompagno fino al dormitorio” gli propose
stringendogli le dita fredde con entusiasmo.
Sasuke
abbassò lo sguardo sulle loro mani intrecciate,
poi distolse gli occhi con un lieve rossore sulle guance. “Fa
come vuoi, dobe”
si finse distaccato.
Naruto
adorava vederlo tentare di essere indifferente
e fallire miseramente, sempre tradito da particolari che solo lui
poteva notare
e, incapace di trattenersi, lo spinse contro la parete per reclamare le
sue
labbra. Sasuke, che si aspettava quel gesto, lo assecondò
immediatamente,
intrecciando la propria lingua a quella dell’altro e
incastrando le proprie
dita nella zazzera bionda per tenere ben ferma la testa. Naruto aveva
avvinghiato le sue mani ai fianchi magri tentando di superare la
barriera
dell’uniforme e toccare la pelle chiara. Era sempre bello
perdersi in quei
baci, erano sempre così in sintonia quando si baciavano
– o anche quando
facevano sesso – come se i loro corpi fossero fatti per
reagire perfettamente a
quello dell’altro, nonostante fossero caratterialmente
opposti.
Le
labbra di Naruto scesero a lambirgli il collo e Sasuke
reclinò la testa all’indietro, appoggiandosi
contro il muro in pietra, per
lasciare a quella labbra maggior spazio. I brividi che gli percorrevano
la
spina dorsale erano piacevolissimi.
Improvvisamente,
avvertì un rumore di passi in
avvicinamento.
Preso
dal panico, Sasuke si staccò bruscamente Naruto
di dosso. Il dobe non si era accorto minimamente di niente e lo
guardava ancora
come un cucciolo scodinzolante, un sorriso ebete sul volto.
“Sas’ke
…”
Non fece
in tempo ad aggiungere altro perché il
Serpeverde lo cacciò dentro un ripostiglio accanto a loro e
lo richiuse dentro,
proprio mentre i passi svoltavano l’angolo e un gruppo di
studenti gli passava
davanti.
“Ehi,
Uchiha. Tutto bene?” domandò uno di quelli
vedendolo scombussolato.
Lo
freddò con un’occhiataccia senza rispondere.
Attese
che fossero sufficientemente lontani, poi aprì la porta
dello sgabuzzino
permettendo a Naruto di uscire.
Quello
lo guardava stralunato. “Mi hai chiuso nel
ripostiglio” farfugliò.
“Lo
so, dobe. Ma ci avrebbero visto altrimenti”
“Nel
ripostiglio delle scope” rimarcò sconvolto.
“Avrebbero
capito subito cosa stavamo facendo”
“Mi
hai chiuso dentro il ripostiglio delle scope!” lo
interruppe ancora.
Quel
rimarcare l’ovvio innervosì Sasuke. “Ti
ho già
detto che lo so, ma che dovevo fare? Ci avrebbero beccato, ora non fare
tanto
l’offeso”
Naruto
esplose. “Ma certo! Tanto sono solo stato
chiuso dentro un ripostiglio, che diritto ho di offendermi,
io”
“Usuratonkachi
…”
Ma non
gli permise di finire la frase. “Sai che ti
dico? Tornatene al dormitorio da solo, teme!”
Detto
questo, si voltò e falcate pesanti e veloce si
allontanò verso la torre di Grifondoro, macinando ancora
rabbia e facendo
uscire fumo dalle orecchie.
BEH
Le
coppie per essere scoppiate sono scoppiate
xD Anche la testa di Sai è scoppiata a furia di
sentire Ino chiacchierare. Spero che questo capitolo vi sia
piaciuto,
coraggio che nel prossimo c’è il disastroh :D
Vi
voglio ringraziare per il caloroso benvenuto
alla fic, non me l’aspettavo giuro xD Spero non
deludi le vostre aspettative, ma sarà davvero molto trash e demenziale
hahaha
A presto!
Hatta
|
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Capitolo 3 *** Capitolo 2 ***
Buongiorno
nuvolette di zucchero *3* Qui
è Hatta che vi parla con tutte le dita sporche di inchiostro dopo che ha tentato di fare
un comic Sakuhina,
temo che la missione sia fallita xD
Vengo a
consolarmi postando il secondo
capitolo di questa trashata
assurda, dove finalmente vedremo Sakura mettere in atto il suo
diabolico piano
e… ma cosa vi dico a fare? Leggetelo
e scopritelo da soli ^^
Vi
ringrazio per le meravigliose recensioni,
siete carinissimi <3
Hatta
Capitolo
2
Piano
Pozione Polisucco in azione!
Ben
presto,
arrivò il giorno di mettere in atto le Tre P e sia Ino che
Sakura erano alle
loro postazioni. La mattina avevano mandato il messaggio a Hinata, ora
dovevano
mettere fuori combattimento Naruto. L’ingrato compito era
capitato a Ino, visto
che faceva parte della sua stessa casa e quindi sarebbe stato
più semplice
agire.
Si
sentiva
un poco in colpa a fargli mangiare una merendina marinara, fare un
torto a
Naruto era come prendersela con un cucciolo di labrador. Ma aveva dei
doveri
come migliore amica e li avrebbe adempiuti tutti, anche a costo di
comportarsi
come una di quei viscidi Serpeverde.
Naruto
in
quei giorni pareva essere furioso con il mondo, doveva aver avuto un
incidente
con uno sgabuzzino, o almeno era quello che tutti pensavano visto che
da giorni
non faceva altro che borbottare sdegnato “in
un ripostiglio!”. In ogni caso, era talmente
distratto dalle proprie elucubrazione
da non essersi minimamente accorto di aver portato alla bocca un
dolcetto
stregato invece di un pezzo di pollo.
Ino
ghignò
divertita, poi fece un gesto vittorioso a Sakura, seduta al tavolo di
Corvonero.
Ora
bisognava mettere in atto la terza fase.
**
A Naruto
doleva incredibilmente la pancia, quasi
avesse ingoiato fuoco solido. Avanzò fuori dalla Sala Grande
sofferente,
chiedendosi se non avesse esagerato con il budino, non sarebbe stata la
prima
volta che si procurava un’indigestione. Così preso
nelle proprie supposizioni
non si accorse di Sasuke finché quello non gli
afferrò il polso e lo strattonò.
“Teme!”
sbottò quando girandosi incrociò i suoi occhi
neri “Hai intenzione di chiudermi dentro un altro
ripostiglio?”
Sasuke
spalancò gli occhi mostrandosi leggermente
ferito da quella insinuazione, poi indurì lo sguardo.
“Per quanto ancora me lo
farai pesare?”
Naruto
sapeva quanto al moro costasse quella
situazione e in una situazione normale avrebbe pure sorvolato sulla
faccenda,
ma ci era rimasto davvero male quando si era visto chiudere la porta di
quello
sgabuzzino buio e polveroso in faccia.
“Per
quanto necessario” replicò “Che cosa
vuoi? Ho un
impegno e non vorrei fare tardi” mentì con
disinvoltura.
Quello
gli lasciò andare il polso, improvvisamente
imbarazzato. “Oggi c’è
l’uscita ad Hogsmeade, potremmo andarci. Insieme” e
lo
spiò di sottecchi.
La
rabbia svaporò totalmente da Naruto e, senza
poterci fare nulla, sorrise a trentadue denti.
Non erano mai andati a Hogsmeade insieme, durante quelle
gite erano
sempre stati al castello approfittando dei pochi studenti per stare
tranquilli
senza il rischio di essere beccati.
“Oh,
va bene” gli stava venendo una paralisi facciale
da quanto stava sorridendo, il dolore allo stomaco completamente
dimenticato.
Il modo
di sorridere di Naruto era così spontaneo
da essere irresistibile per Sasuke che,
gongolante per averlo fatto capitolare ancora una volta, si sporse per
ricevere
il guadagnato premio: un bacio. Il corridoio era miracolosamente
deserto,
bisognava approfittarne assolutamente.
Naruto rispose
con fin troppo entusiasmo, la proposta lo doveva aver reso davvero
felice.
Serrò le dita sulla cravatta verde-argento per costringerlo
più vicino e
approfondire il bacio, completamente inebriato dal suo sapore di
mandorle e
fiori di loto, al mondo non c’era un odore più
buono di quello.
Sasuke
si godette tutte quelle attenzioni senza
protestare, la bocca del biondo si muoveva vorace sulla sua ed emise un
sospiro
soddisfatto quando gli morse il labbro inferiore per invogliarlo ad
essere più
attivo. Quei giorni in cui Naruto era stato arrabbiato con lui erano
stati
davvero brutti, non credeva di essersi affezionato a tal punto, di
essere così
dipendente, e la cosa po’ lo terrorizzava. Non in quel
momento, in quel momento
riusciva solo a pensare oh, sì,
grazie a
Salazar.
Poi
Naruto staccò lentamente la bocca dalla sua per
riprendere fiato, con gli occhi azzurri vividi e le guance arrossate,
le labbra
incurvate in un sorriso. Il suo fiato caldo si infrangeva ancora contro
quello
di Sasuke.
Oh,
sì,
grazie a Salazar.
“Sas’ke…”
esalò Naruto distraendolo e strabuzzando gli
occhi.
“Sì?”
Senza
molte cerimonie gli artigliò le spalle, lo
spostò da davanti a sé facendolo quasi cadere
e si piegò in avanti.
Poi
vomitò.
Sasuke
lo fissò inorridito mentre si piegava su di sé
e rigurgitava anche l’anima, con una mano premuta sullo
stomaco.
“Dobe!”
sbottò sconvolto. Era quello il modo di
reagire a un suo bacio, per le più sporche mutande di
Godric?! Gli stava forse
facendo capire che baciava da schifo? Come osava!
“Sas’ke”
articolò ancora a fatica “Non mi sento molto
…” si interruppe, sbiancando di colpo e riprese a
vomitare il pranzo. A quel
punto il Serpeverde cominciò a preoccuparsi, il volto del
fidanzato era
diventato verdognolo e sudaticcio.
“Okay”
raccolse le idee guardandolo
leggermente schifato “Ti porto in
infermeria”
Naruto
strinse le labbra cercando di ricacciare
indietro un altro conato e annuì, con la spiacevole
sensazione di essere finito
fra i rami del Platano Picchiatore.
Uchiha
lo aiutò a passare un braccio attorno alle sue
spalle per sorreggerlo e con uno sbuffo di fatica cominciò a
dirigersi verso
l’infermeria.
“Se
mi vomiti sulla divisa ti schianto” lo minacciò a
denti stretti.
Naruto
spalancò la bocca, forse per rispondergli per
le rime, ma non si rivelò una buona idea.
Gli
vomitò addosso.
Tra una
imprecazione contro i fondatori, Merlino,
Silente e altri maghi illustri, i due raggiunsero
l’infermeria indenni. Lo
stesso non si poteva dire però delle loro divise.
Ad
accoglierli fu Shizune, che appena li vide accigliò
lo sguardo borbottando fra sé qualche maledizione.
L’infermiera era una donna
paziente, ma dopo sette anni passati a curare le ossa rotte che i due
si
procuravano a vicenda aveva sviluppato una sorta di insofferenza ogni
volta che
se li vedeva piombare davanti.
Doveva
ammettere, però, che era da molto che non se li
trovava malconci davanti alla porta e che aveva cominciato a
preoccuparsi.
Evidentemente, la sua preoccupazione era stata totalmente inutile.
“Cosa
abbiamo qui? Uchiha, Uzumaki!” vociò appoggiando
le mani suoi fianchi e guardandoli critica. Poi, brusca come una madre
preoccupata, tolse Naruto dalle mani di Sasuke per farlo distendere su
un
lettino. La sua faccia era peggiorata ulteriormente, diventando di un
grigio
malaticcio. Shizune passò velocemente la bacchetta su tutto
il suo corpo, le
labbra serrate in una posa rigida, con Sasuke accanto che guardava il
tutto,
trepidante di un verdetto.
“Avvelenamento
per dolcetto maledetto” asserì alla
fine la donna “Probabilmente, scudato di qualche
settimana”
Sasuke
fissò perplesso l’altro ragazzo, chi diavolo
avrebbe potuto tirargli uno scherzo del genere? La finale di Quidditch
era
ancora lontana e a scuola tutti adoravano Naruto, era impossibile non
volergli
bene.
Velocemente
Shizune preparò una bevanda sciogliendo
una polverina verde dentro un bicchiere di vetro.
“Che
cos’è?” domandò diffidente
Naruto.
“Nulla
di troppo amaro, né di troppo dolce. Ti farà
bene” lo spronò.
Al primo
sorso Naruto fece una smorfia, ma poi
inghiottì tutta la medicina senza fare smorfie.
Shizune
annuì soddisfatta fra sé, poi si voltò
verso
Sasuke.
“Signor
Uchiha, restate qui mentre vado a chiamare
qualcuno che accompagni il signor Uzumaki al proprio dormitorio. Nel
frattempo,
cercherò anche la punizione adatta per voi”
Sasuke
sbiancò immediatamente. “Punizione?!”
quasi si
soffocò con la saliva.
Shizune
gli lanciò uno sguardo di sufficienza. “Volete
farmi credere che non siete stato voi ad avvelenare il signor Uzumaki,
esattamente come le altre mille volte passate? Mi faccia il
piacere” sbuffò.
Sasuke a
quello non seppe come replicare, negli anni
passati non era raro che uno dei due si presentasse lì
avvelenato da uno
stupido scherzo dell’altro.
“Questa
volta sono davvero innocente!” tentò comunque.
“Certo,
e io sono Hermione Granger” non gli diede un
minimo di credito “Aspettatemi qui, se al mio ritorno non vi
troverò toglierò
dieci punti a Serpeverde. E, signor Uzumaki, vicino al letto
c’è un secchio,
nel caso dovesse vomitare…” detto ciò
uscì dall’infermeria con passo svelto.
Sia
Naruto che Sasuke sospirarono.
“Mi
dispiace” si imbronciò il biondo “Sia
per la
punizione, che per averti vomitato addosso”
“A
me dispiace di più per il nostro appuntamento”
Le
orecchie di Naruto si infiammarono immediatamente.
“Ah. Era un appuntamento?”
Sasuke
lo guardò indispettito. “Che cosa doveva
essere, dobe? In ogni caso è saltato”
“Apprezzo
comunque il pensiero” si premurò di fargli
sapere stringendogli una mano. Lo sguardo di Uchiha
dardeggiò verso la porta,
quando vide che non stava per entrare nessuno si permise di ricambiare
la
stretta.
“Ci
vediamo, quindi” commentò mestamente.
**
“Tutto
come
previsto” commentò Sakura quando vide qualcuno
accompagnare Naruto alla torre
di Grifondoro. Fissò la boccetta di polisucco con un ghigno
vittorioso.
Riuscire ad ottenere un capello dell’Uzumaki non era stato
affatto difficile e
ora la pozione non aveva più il suo aspetto fangoso, era di
un bellissimo color
ocra che variava dall’arancione al giallo a seconda della
luce.
“Siamo
sicuri di volerlo fare?” domandò Ino fissandola.
Erano in un angolo nascosto
del cortile d’entrata, poco lontano dal punto
d’incontro con Hinata.
“Non
mi
fermerò arrivata a questo punto”
“E
se
Hinata non dovesse venire?”
“Verrà
sicuramente” alzò gli occhi al cielo
“Smettila di essere così negativa”
Ino
incrociò le braccia al petto e sorrise. “Questa
storia finirà malissimo, ne
sono sicura” commentò.
“Eppure
ho
la sensazione che la cosa non ti dispiaccia molto”
Scoperta,
la bionda ghignò più apertamente, nonostante i
colori rosso e oro in quel
momento sembrava una perfetta Serpeverde. “Comunque vada,
questa storia sarà
frutto di molti pettegolezzi. Non vedo l’ora”
trillò.
Sakura
sorrise esasperata, poi guardò l’orologio.
“Mancano sette minuti, io mi
trasformo”
Indossava
già gli abiti di Naruto, precedentemente sottratti, per non
doversi cambiare
nel mezzo del cortile. Nonostante la primavera fosse giunta da un
pezzo, l’aria
in Scozia era ancora piuttosto gelida.
Ingoiò
la
pozione tutta in un sorso, poi fece una smorfia: sapeva di ramen! Non ebbe modo di pensarci troppo,
però, perché alcune fitte
lungo tutti i suoi muscoli l’avvertirono che la
trasformazione era già
iniziata. Serrò gli occhi cercando di contenere il dolore.
Quando
sentì che stava smettendo di crescere e che le scarpe gli
stavano giuste, si
arrischiò ad aprire gli occhi. “Come
sto?” chiese all’amica.
“Come
Naruto” commentò quella critica squadrandola da
capo a piedi. Le passò uno
specchio e Sakura si vide ricambiare il volto del ragazzo: la pelle
più scura,
gli occhi cerulei e una zazzera bionda sulla testa.
Si
allentò
la cravatta nel modo trascurato in cui la portava anche Uzumaki e
cercò di fare
un sorriso.
“Ricordati
di dire dattebayo ogni
tanto” le
suggerì Ino “Hai imparato a memoria i nomi dei
giocatori di Quidditch?”
“Certo”
“E
il tuo
piatto preferito è il…”
“Ramen”
rispose esasperata “Non preoccuparti, Ino. Ho passato anni
insieme a lui, so
come imitarlo. Sarò un Naruto migliore di lui, shannar … cioè,
volevo dire: dattebayo!”
Ino
sospirò. “E’ proprio questo che mi
preoccupa”
Hinata
era già nel punto dell’incontro. Indossava una
deliziosa gonnellina scozzese, delle parigine nere le calzavano le
gambe fino
al ginocchio e aveva la sciarpa di Tassorosso attorno al collo. Sakura
si prese
qualche secondo per ammirarla, poi prese un lungo respiro e, proprio
come
avrebbe fatto il vero Naruto, la chiamò ad alta voce
sbracciandosi e correndo
verso di lei in maniera scomposta.
“Hinata!”
Quella
si voltò, facendo ondeggiare leggermente i
lunghi capelli corvini e accennò un lieve sorriso.
“Na-Naruto” ricambiò il
saluto.
“Scusami
per il ritardo” disse passandosi una mano fra
i capelli biondi come avrebbe fatto il vero Naruto, anche se si
sentì impacciata
nel farlo.
Hinata
scosse la testa con fare tranquillizzante.
“Sono appena arrivata anche io, non preoccuparti”
Nonostante
le guance rosse e il leggero balbettio,
Hinata sembrava essere abbastanza a suo agio. Ciò diede
rinnovato vigore a
Sakura.
“Andiamo?”
le propose tendendole il braccio piegato
come un vero gentiluomo, era quello che avrebbe fatto un cavalleresco
Grifondoro, no?
Hinata
annuì e poi, leggermente incerta, posò la
propria mano sul braccio che le stava porgendo. Era così
carina che sentì
l’impulso di baciarla immediatamente, ma si contenne. Aveva
un piano da
seguire, avrebbe reso quella giornata perfetta, non poteva sprecare la
sua
unica occasione.
Sorprendentemente,
l’impaccio finale scivolò via
subito e le due si ritrovarono a chiacchierare amabilmente. Forse era
il fatto
di non essere davvero se stessa a rendere Sakura così
coraggiosa e a osare con
battute che normalmente non avrebbe mai fatto. Si scoprì ad
adorare il modo in
cui Hinata rideva, ancor di più adorava essere lei a farla
ridere in quel modo.
Andarono
a Mielandia, dove Sakura regalò a Hinata un
bastoncino di zucchero filato che si diceva avesse lo stesso sapore
delle
nuvole. Si divertirono ad acchiappare quante più cioccorane
possibile e Sakura
si premurò di cedere tutte le sue cartine
all’altra ragazza. Con un sacco pieno
di dolci andarono poi nel negozio di scherzi dei Weasley, dove Hinata
comprò
un’agenda incantata che l’avvertiva dei compiti che
si dimenticava di barrare.
La tappa successiva fu all’ufficio postale, gufi di tutte le
dimensioni
volteggiavano sopra le loro teste e dovettero fare una lunga fila
affinché
Hinata potesse mandare una lettera a suo cugino Neji, un ex-Serpeverde
che
stava facendo uno stage in Giappone.
Quando
andarono da Madame Piediburro, Hinata arrossì
istantaneamente, diventando timidissima. Ordinarono due tazze di
cioccolata
calda e Sakura, ancora nei panni di Naruto, pagò per
entrambe. La Tassorosso
tentò di protestare, perché anche negli altri
negozi era sempre stata Sakura a
pagare.
“Metti
via il portafoglio, Hinata, oggi sei mia
ospite” le garantì avvolgendo un braccio sulle sue
spalle e avvicinando il
volto ai suoi capelli. Già normalmente era di qualche
centimetro più alta della
Hyuuga, ma con l’altezza di Naruto la corvina le arrivava al
collo. Era bello
abbracciarla a quel modo.
Dopo
Madame Piediburro, le due andarono verso la Casa
Stregata. Il boschetto attorno ad essa era completamente verde, un
po’ umido
per la pioggia che era caduta il giorno prima e dei fiorellini bucavano
il
prato rendendo il posto meno spaventoso.
Si
sedettero in una panchina a guardare il rudere
della vecchia villa, ormai da quando si era scoperta la
verità quella casa non
spaventava più nessuno. Doveva però ammettere che
gli urli del vento erano
comunque agghiaccianti.
Hinata
aveva affondato il mento nella sua sciarpa nera
e gialla, alcuni ciuffi neri le ricadevano sul viso. “Grazie
per la
meravigliosa giornata, Naruto” disse con lo sguardo basso, un
sorriso
tenerissimo sulle labbra.
Sakura
pensò che fosse finalmente arrivato il momento
giusto. L’idea l’agitava un poco, ma era decisa
come mai lo era stata in vita
sua.
Allungò
una mano scostandole i ciuffi da davanti il
viso e sistemandogli dietro l’orecchio, Hinata si
voltò verso di lei con gli
occhi spalancati, la bocca socchiusa e le guance rosse.
“Naruto…?”
domandò incerta mentre si protendeva verso
di lei. Non fece in tempo ad aggiungere altro perché Sakura
aveva annullato
ogni distanza e le stava baciando timidamente le labbra, le farfalle
che
svolazzavano allegramente nel suo stomaco.
Finalmente,
pensò, ma non fece in tempo ad
approfondire quel bacio che la Hyuuga era già schizzata via,
sul bordo della
panchina, con il volto completamente in fiamme.
“Na-Naruto!”
balbettò quella serrando gli occhi “N-non
oc-occorre arrivare a tanto”
Sakura
era
ancora piegata in avanti, sul volto un’espressione idiota e
sorpresa. “Eh?”
Hinata
riaprì gli occhi abbassò lo sguardo sulle proprie
mani. “Io… io conosco il tuo
segreto” spiegò imbarazzata.
“Il
mio
segreto?” ripeté Sakura, che davvero non ci capiva
più nulla. Il suo piano era
perfetto, com’era possibile che Hinata si fosse sottratta al
suo bacio? E di
che segreto stava parlando?
Cominciò
a
sudare freddo, che l’avesse smascherata?!
Hinata
aprì
la bocca, forse per dire qualcosa, ma poi parve ripensarci e
cominciò a cercare
all’interno della propria borsetta sotto lo sguardo confuso
di Sakura. Tirò
fuori delle fotografie e gliele tese mentre mormorava.
“Volevo
dartele durante le ripetizioni, o prima. Ma mi
vergognavo…”
Sakura
le
prese in mano e riconobbe la foto che aveva intravisto quella volta che
aveva
aiutato Hinata nel corridoio. Solo che nella foto non c’era
solo Naruto, vicino
a lui stava Sasuke. Sasuke che lo guardava e sorrideva, Sakura non
aveva mai
visto Sasuke sorridere a quel modo. Era una foto come quelle babbane e
quindi i
soggetti stavano immobili, fissi in quel momento.
Sfogliò
la
foto successiva e il sangue le si gelò nelle vene: Naruto stava baciando Sasuke. Il
Serpeverde era schiacciato contro
il muro mentre l’altro ragazzo lo teneva poco delicatamente
per il volto e
faceva combaciare le loro labbra.
Spalancò
la
bocca rendendosi conto che anche le altre foto mostravano qualcosa del
genere.
Sasuke e Naruto che si baciavano, loro che studiavano insieme, distesi
sul
prato, Sasuke che baciava Naruto sulla fronte mentre questo era
addormentato su
un libro. Erano tutti sprazzi di vita rubati che lasciavano intendere
solo una
cosa.
Naruto e Sasuke
stanno insieme?!
“Da
quando?” esalò. Da quando quei due si
frequentavano in quel modo? Non si erano
mai sopportati, com’era possibile una cosa del genere?
Hinata
ovviamente fraintese la domanda. “Lo so da Natale. Vi ho
visti mentre vi
baciavate credendo di essere soli. Ho un mantello
dell’Invisibilità, ecco
perché non mi avete vista” arrossì
“Non volevo spiarvi, ma…” si morse il
labbro.
Sakura
non
sapeva come reagire, ancora sotto shock. E pensare che Naruto non gli
aveva
detto niente. Chissà quante risate si erano fatti quei due
pensando a lei che
si agitava per ottenere l’attenzione di Sasuke.
Sentì gli occhi bruciarle.
“Ma
non
devi preoccuparti!” continuò Hinata alzando la
voce, lo sguardo più deciso “Con
me il vostro segreto è al sicuro, non l’ho mai
detto a nessuno. E se vorrete
usarmi come copertura, io sarò ben felice di
aiutarvi”
Sakura
non
pensava di potersi innamorare ancora di più di Hinata, ma
vedendo quanto fosse
gentile e altruista non poté non pensare che fosse
bellissima. Ma prima doveva
risolvere quella situazione.
“E
così, lo
sai…” ridacchiò imbarazzata chiedendosi
come avrebbe reagito Naruto. Il vero
Naruto. “Come mai sei disposta a
fare una cosa del genere per me e Sasuke?”
Dovrei dirlo a
Ino? Questa notizia le farebbe girare
la testa, ma non voglio metterli nei guai…
Hinata
nascose il sorriso dietro la sciarpa. “Perché vi shippo dal primo anno, ho sempre pensato
che foste una coppia
carinissima. E so come possano essere difficili le cose per Sasuke, con
suo
padre… le nostre famiglie sono molto simili e quindi lo
capisco perfettamente”
aggiunse mestamente.
Sakura
non
sapeva cosa intendesse con vi shippo,
ma preferì sorvolare sulla faccenda.
“Oh,
be’…
ne parlerò con Sasuke e vedremo
insieme…” le cose si stavano mettendo male.
Davvero male.
Infatti
Hinata lo guardò perplessa. “Pensavo che mi avessi
invitata qui proprio per
questo. Per usarmi come copertura”
Ehm, veramente
…
Doveva
trovare un modo per uscire da quella situazione.
“Sì, esatto. Ma non pensavamo
tu sapessi, questo cambia alcune cose”
“Oh,
capisco” annuì seriamente, poi scoppiò
a ridere portandosi la mano alla bocca
“Comunque prima, con il bacio, mi hai davvero spaventata.
Devi sapere che a me
non piacciono…”
Ma Sakura non
scoprì mai cosa non piacesse a
Hinata, perché un rumore di rami spezzati e passi in
avvicinamento la fece
sussultare e interrompere. Velocemente riprese le fotografie
cacciandole
malamente dentro la borsa, un secondo dopo nello spiazzo si
presenteranno altri
ragazzi.
Erano
tutti
Serpeverde, parevano del quinto o sesto anno, tranne quello che stava a
capo
del gruppo e li guardava con rabbia, lui aveva chiaramente la loro
stessa età.
“Uzumaki!
Cosa fai con la mia promessa?”
Sakura
lo
guardò perplessa prima di riconoscerlo. Era Toneri Ototsuki,
il rampollo di una
nobile famiglia purosangue. Era un bel ragazzo, con i capelli mossi,
del colore
della neve, e gli occhi azzurri, ma aveva sul volto
una perenne espressione di superiorità che
faceva a gara con quella di Sasuke.
Hinata
al
suo fianco soffocò un gemito. “Toneri”
disse esasperata “Noi due non siamo
promessi”
Quello
fece
un gesto vago con la mano. “Sciocchezze. Noi due ci
sposeremo, un giorno. E tu”
puntò l’indice contro Sakura “Faresti
meglio a starle lontano”
Sakura
lo
guardò indignata per tutta quella prepotenza, fece per
rispondergli per le rime,
ma Hinata le posò una mano sulla spalla. “Lascia
stare, Naruto. Non ne vale la
pena” lo supplicò.
“Già,
Uzumaki. Non vorremmo ti scoppiasse la bacchetta sotto il
naso” replicò
sarcastico Toneri e gli scagnozzi che gli stavano dietro scoppiarono a
ridere.
Sakura
si
chiese se fosse l’effetto di essere trasformata nel corpo di
Naruto, ma sentì
il sangue andargli alla testa.
Toneri
smise di ridere. “Vattene, Uzumaki. Devo parlare con la mia
fidanzata di alcune
cose”
Sakura
sentì Hinata stringerle il braccio e tremare leggermente,
quello le fece
azzerare il cervello.
“Lei
non è
la tua fidanzata” tuonò alzandosi in piedi.
Toneri
si
accigliò a vedere quella reazione. “Certo che lo
è. Ha promesso di sposarmi”
Hinata
alzò
gli occhi al cielo. “Avevo quattro anni” si
giustificò “Era la promessa di una
bambina. Avevo promesso anche di sposare papà e
Neji”
“Hai
capito? Quindi sloggia” le diede man forte Sakura.
Toneri
non
parve particolarmente colpito da quella affermazione, era solo furioso.
“Ti
conviene sparire, Uzumaki, se non vuoi farti troppo male” e
tirò fuori la
bacchetta.
Sakura
lo
imitò, tirando fuori la propria, e lo guardò in
cagnesco. “Quello che si farà
male sei proprio tu, invece”
In
simultanea anche gli altri Serpeverde tirarono fuori la bacchetta, ma
Sakura
non si scompose. Aveva Eccezionale + in Incantesimi, insieme a Sasuke
era la
migliore della classe. Poteva tenere a bada quattro bulletti del cavolo
senza
nessuna difficoltà.
Prima
che
potessero fare alcunché li disarmò usando un
incantesimo non verbale, poi
alcuni li pietrificò, altri li fece lievitare in aria appesi
per la caviglia.
Toneri
spalancò la bocca. “Da
quando…?”
“Schianto!”
“Protego” si difesa appena in
tempo.
“Levicorpus!”
continuò imperterrita
Sakura.
Toneri
faticava a respingere quegli attacchi, non immaginava minimamente che
quell’Uzumaki fosse così bravo negli incantesimi.
Inciampò su una radice
evitando per un pelo un pietrificus
totalus, ma si sporcò la divisa con il fango.
Fumante di rabbia si rialzò e
la incenerì con lo sguardo.
“Pagherai
questo affronto, Uzumaki!” garantì prima di
sparire. Sakura alzò gli occhi al
cielo e sciolse gli incantesimi sugli altri Serpeverdi, una volta
liberi si
affrettarono a seguire il loro capo.
Sakura
sorrise soddisfatta. Codardi.
Un
battito
di mani la distrasse e si voltò verso la Tassorosso che la
guardava colpita, il
volto arrossato per l’eccitazione e gli occhi che brillavano.
“E’ stato
fantastico! Da quando sei così bravo negli
incantesimi?”
Sakura
sorrise e si grattò la zazzera bionda. “Alla fine
le ripetizioni sono servite”
bofonchiò pensando alla media di Naruto.
“Fantastico”
ripeté Hinata “Stare con Sasuke ti fa davvero
bene”
Era
così
entusiasta da far sentire Sakura un po’ in colpa, forse
prendere l’aspetto di
Naruto per ingannarla non era stata la sua idea più geniale.
Ino aveva ragione, gemette
internamente, e adesso che faccio?
|
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Capitolo 4 *** Capitolo 3 ***
Buona
domenica, raggi di sole! Sole che qui
oggi non c’è, credo sia
ufficialmente iniziato l’autunno :3
Halloween si avvicina *^*
Nella lunga attesa, vi posto
il capitolo nuovo, giusto per vedere
le avventure di questa povera
Sakura.
Ci saranno tanti malintesi, fotografie
compromettenti e Sai si dimostrerà
per l’adorabile pittore quale è.
Buona
lettura, e grazie per
le meravigliose recensioni
<3 siete la
mia fonte di gioia
Hatta
Capitolo
4
Tutto
va a
rotoli, come la cartigenica
Naruto
si
sentiva molto meglio dopo aver preso la pozione di Shizune e aver
dormito tutto
il pomeriggio. Si era svegliato appena in tempo per la cena e quella
era una
notizia meravigliosa visto quanto brontolava il suo stomaco.
Cominciò
a
rivestirsi per poter scendere nella Sala Grande, quando la porta del
dormitorio
si aprì, solo che non entrò né Kiba o
qualche altro suo compagno di stanza.
Era
Sasuke,
avvolto nel suo mantello nero con appuntato il distintivo da
caposcuola, la
cravatta verde argento perfettamente legata al collo e i polsini della
camicia
ben stirati.
“Come
ti
senti?” fu la prima cosa che chiese.
“Come
nuovo” sorrise smagliante “Cosa ci fai qui? Credevo
di incontrarti dopo la
cena”
“A
titolo
ufficiale, sono qui per portarti un’altra pozione da parte di
Shizune e
scusarmi” poi ghignò “Ufficiosamente,
per rimediare alla giornata persa”
Naruto
inarcò una sopracciglia a quella espressione.
“Effettivamente, tu sai qual è il
modo esatto per scusarti”
Non ci
fu
bisogno di altro. Anche quella sera avrebbero saltato entrambi la cena.
**
“Sono
ancora sconvolta”
Sakura,
ritornata se stessa, si era rifugiata in una stanza vuota con Ino
immediatamente dopo la cena.
“Naruto
non
c’era a cena” disse Ino staccando un morso a una
mela.
“Forse
dovevamo dargli una merendina marinara meno
forte”
“Non
c’era nemmeno Sasuke” le fece presente muovendo
su e giù le sopracciglia con fare eloquente. Alla fine, dopo
una lunga diatriba
interna, Sakura era giunta alla conclusione di non poter nascondere
quel
dettaglio a Ino, aveva bisogno di sfogare su qualcuno la sua sorpresa
su quella
scoperta. Insomma, Naruto e Sasuke fidanzati, c’era da
perderci la testa.
Appena
lo era venuto a sapere, Ino si era esaltata fin
troppo, aveva dovuto richiuderla là dentro da quanti acuti
aveva lanciato elettrizzata.
Sperava solo che mantenesse la promessa di non dirlo a nessuno.
“Non
fare quell’espressione, mi inquieti” si
massaggiò
l’ampia fronte.
“Effettivamente
ci saremmo dovute arrivare molto tempo
prima che Sasuke pescava dalla nostra stessa sponda” poi
lanciò uno sguardo a
Sakura “Pardon, dalla mia
stessa
sponda”
“Ma
a Naruto piacciono le ragazze! Ne sono
sicurissima”
Ino
scrollò le spalle. “Sarà
bisessuale” morse ancora
la mela “Godric, effettivamente tutta quella tensione fra
loro due doveva
essere per forza sessuale”
“Resto
comunque sconvolta. Come si è permesso Naruto
di non dirmi niente?!” arricciò il naso
oltraggiata.
“Be’,
tu non gli hai mai detto di Unicorno, quindi
siete pari” sembrò rendersi conto di una cosa
“Almeno adesso sappiamo che non
le piace Uzumaki”
A quelle
parole Sakura sorrise. “Era così carina, Ino.
Aveva questa impacciata determinazione che mi faceva voglia di
riempirla di
baci”
“Certo
che, però, chi vorrebbe fare volontariamente da
copertura? Perché?”
Sakura
fece spallucce. “Forse vuole fare una buona
azione”
“Forse
spera in una cosa a tre”
“Ino!”
“Che
c’è? Io ci farei un pensierino, Naruto e Sasuke
non sono niente male. E stanno assieme, Merlino! Voglio una di quelle
foto!”
Sakura
la guardò oltraggiata, lisciando le pieghe
della sua gonna. Era confortante essere tornata una ragazza, non
pensava che
avere un pene in mezzo alle gambe potesse essere così
fastidioso.
“Tu
oggi cosa hai fatto?” sospirò alla fine rendendosi
conto di aver monopolizzato l’intera conversazione.
Ino
sorrise furba. “Ho tallonato lo stagista e credo
di aver ottenuto un appuntamento”
Sakura
spalancò gli occhi. “Tu cosa?
E me lo dici così, porcellina?” la
spintonò scherzosamente.
Ino
agitò la coda vanitosamente. “Be’, ha
detto che
potevo pure passare da lui per aiutarlo a catalogare certe piante che
serviranno al professor Yamato”
“Passare
da lui?” Sakura ghignò “intendi nella
sua
stanza?”
“Adesso
sei tu quella che fa la faccia pervertita,
Fronte Spaziosa” evitò egregiamente la sua
domanda. Guardò l’orologio
corrucciando la fronte. “E’ quasi il coprifuoco,
dovremmo andare ai dormitori”
Sakura
si stava mordicchiando un’unghia. “Forse adesso
dovrei essere più diretta con Hinata. Voglio dire, visto che
non è innamorata
di Naruto e pare così felice di una relazione omosessuale,
potrei avere qualche
speranza”
“E
brava la mia Sakura” le batté una pacca sulla
spalla “Alla fine ci sei arrivata. Meglio tardi che mai, dico
io, ma la
prossima volta evita di improvvisare certi piani balordi”
Scoppiò
a ridere dandole ragione.
Si
separarono, ognuna diretta verso la propria torre.
Ad un certo punto Ino si incrociò con Sasuke nella strada
per il dormitorio di
Grifondoro. I capelli era un poco arruffati
e si stava sistemando nervosamente l’uniforme,
un succhiotto svettava
sulla pelle pallida del collo. Quando lo vide ghignò
pensando che, nonostante
la merenda marinara, anche Naruto aveva potuto prendersi una
soddisfazione.
Naruto e
Sasuke… doveva saperlo che tutto
quell’incrociare bacchette
significasse qualcosa.
**
Il
giorno
dopo c’era il sole e solo questo pareva a Naruto un buon
motivo per essere
allegro: da quando in Scozia non pioveva per due giorni di fila? Doveva
essere
sicuramente un segno di buona sorte.
Forte di
questa convinzione, sorridendo come uno scemo, si diresse verso la
colazione.
Ignorò totalmente i bisbigli e le occhiate che gli altri
studenti gli
rivolgevano, era ancora mezzo intontito dal sonno e si sarebbe messo a
questionare su ciò che lo circondava solo dopo una scodella
di ramen.
Appena
vide
Sasuke, però, si svegliò immediatamente. Dovette
farsi violenza fisica per non
mettersi ad agitare le mani ed attirare la sua attenzione, sarebbe
stato
sospetto. Si limitò a camminargli davanti con passo di
marcia e poi ghignare:
“Uchiha”
“Uzumaki”
ricambiò Sasuke, con lo stesso ghigno pieno di tutti quei
sottintesi che
avrebbero potuto rispedire Naruto in infermeria.
Gli
altri
studenti li guardarono preoccupati, evidentemente temevano che i due
rivali
cominciassero una rissa, e corsero via. Nonostante tutto
l’idea che tutti
fossero all’oscuro della loro relazione lo faceva sentire
potente, quei
bambocci credevano di sapere tutto su di loro, invece non potevano
assolutamente immaginare niente. Ma allora perché Ino
Yamanaka gli aveva appena
ammiccato con fare malizioso? Scrollò le spalle sicuro di
esserselo immaginato
e focalizzò tutta la propria attenzione sul ragazzo di
fronte a sé.
“Hai
freddo?” gli domandò sottovoce, alludendo alla
sciarpa verde e argento che gli
cingeva il collo.
Quello
lo
fulminò con lo sguardo. “No, è colpa
tua. Tua e dei tuoi dannati denti”
Naruto
sogghignò per nulla pentito, gli piaceva troppo mordere o
succhiare quella
pelle nivea fino a lasciare dei marchi rossastri. Gli davano un senso
di
appartenenza che adorava.
“Se
la cosa
ti dispiace, la prossima volta puoi sempre fermarmi” fece
spallucce sapendo
perfettamente che una cosa del genere non sarebbe mai successa.
Sasuke
aprì
la bocca per ribattere offeso, ma fu interrotto da uno strillo carico
di
collera.
“Uzumaki!”
Entrambi
sobbalzarono e si voltarono verso il suono della voce.
“Chi
hai
fatto incazzare ‘sta volta, usuratonkachi?” chiese
fra i denti Sasuke prima di
individuare la figura di Toneri Otsutsuki
avvicinarsi minacciosa verso di loro.
“Ehi,
Otsutsuki!” lo salutò solare Naruto sventolando
una mano, per nulla turbato
dall’espressione omicida, disponibile come sempre
“Ti serve qualcosa?”
“Tu!”
gli
puntò addosso il dito indice.
Naruto
guardò confuso Sasuke prima di indicarsi a sua volta.
“Me?”
Sasuke
si
chiese se dovesse essere geloso, intanto attorno a loro si era raccolto
un
gruppetto di curiosi.
“Tu,
figlio
di un troll” aggiunse fermandosi davanti a lui, il mento
dritto e
un’espressione sprezzante. Naruto era sempre più
confuso.
“Sì?”
domandò incerto.
“Ti
sfido a
duello” terminò.
Naruto
sbiancò. “Come scusa?” ovviamente non si
sarebbe mai tirato dietro per una sana
rissa, ma – Merlino! – perché mai quel
tipo strambo lo veniva a sfidare alle
sette di mattina? Preferiva
fare prima
colazione.
“Ti
sfido a
duello, dopodomani, al termine delle lezioni”
ripeté compiaciuto dalla reazione
dell’altro “Per il mio orgoglio. E per la mano di
Hinata!”
“Per…
per la mano di Hinata?!”
quasi si
strozzò con la saliva “Per le più unte
mutande di Merlino, cosa stai dicendo?”
“So
che vi
frequentate”
“Noi…
cosa?!”
“Vi
ho
visti insieme”
“Certo,
amico, mi aiuta con le ripetizioni. Ma tra noi due non
c’è niente!” gesticolò
furiosamente.
Ma
Toneri
non si fece scalfire da quelle parole. “Vi ho visti ieri, a
Hogsmeade. Vi
stavate baciando”
Il gelo
scese brevemente nella stanza, alcuni degli studenti che li stavano
guardando
si portarono una mano alla bocca, eccitati dalla piega della
situazione. Sasuke
invece si era irrigidito spalancando gli occhi.
“M-ma
cosa
stai dicendo?” balbettò Naruto sconvolto da quella
idiozia.
“Vuoi
le
prove? Eccole” schioccò le dita e dei ragazzini di
Serpeverde, i suoi
leccapiedi probabilmente, gli porsero una fotografia magica. Appena la
vide
Naruto sentì di essere stato colpito prima da un Pietrificus Totalus e poi da uno
schiantesimo. Nella foto incantata
si vedeva lui che si protendeva per baciare Hinata, erano seduti su una
panchina e la zona sembrava il boschetto vicino alla Casa Stregata.
“Questo
è
impossibile!” sbraitò riprendendosi dallo choc
“Ieri ero in dormitorio a
vomitare! Figurati se me ne sono andato a zonzo per Hogsmeade a baciare
Hinata!”
Toneri
lo
guardò seccato. “Non mentire, so perfettamente
quello che ho visto. E so anche
quello che mi hai fatto, la vergogna inflitta” lo
guardò con ira, portandosi
drammaticamente una mano sul petto.
Naruto
era
sempre più sconvolta da tutto quello, non osava guardare
Sasuke anche se lo
avvertiva accanto a sé immobile come una statua di ghiaccio.
“Ci
deve
essere un malinteso” protestò infervorandosi
“Tutto questo è impossibile”
Toneri
pareva scocciata dalla sua caparbietà nel voler negare la
cosa. “Nessun malinteso,
le cose stanno così. Nascondersi è inutile, so
che hai intenzione di portarmi
via la mia Hinata”
Gli
stava
venendo un’emicrania, una seria emicrania.
“Senti” prese fiato “Ti ripeto che
…
”
“Dopodomani”
lo interruppe seccato “Alla fine delle lezioni. Ti conviene
venire preparato”
gli lanciò un ultimo sguardo minaccioso, prima di superarlo
tutto impettito e
raggiungere la Sala Grande seguito dai suoi scagnozzi.
Naruto
era
ancora sotto choc, incapace di realizzare la situazione e pian pianino
gli
studenti attorno a loro cominciarono ad andarsene, spintonandosi e
spettegolando su quanto appena avvenuto.
Si
riscosse
solo quando Sasuke accanto a lui, dopo un tremulo respiro,
cominciò a camminare
veloce verso la parte opposta, rigido e silenzioso. Sentì
subito il panico
serrargli lo stomaco.
“Sas’ke!”
lo chiamò dimenticandosi della gente attorno a loro e di
essere stato troppo
confidenziale, ma vedendo che quello non dava segno di averlo sentito
si mise a
corrergli dietro. Sasuke non si voltò mai e Naruto
riuscì a raggiungerlo solo
quando arrivarono a una rampa di scale.
Gli
afferrò
il braccio strattonandolo. “Sasuke!”
sbottò.
Finalmente
quello si voltò a guardarlo, aveva lo sguardo vuoto ma
emanava un aurea omicida
visibilissima. “Lasciami andare” pretese gelido.
“Sas’ke,
lo
sai che non è vero” lo supplicò
terrorizzato da quello sguardo “Non puoi
credere sul serio a quella stronzata”
Un
gruppo di
primini li superò guardandoli cautamente curiosi, ma in quel
momento non gli
importava che qualcuno potessi vederli o sospettare qualcosa.
Sasuke
sorrise, ma fu un sorriso che gli fece accapponare la pelle.
“Sai, Uzumaki,
credo di averti sempre sottovalutato …”
strattonò il braccio liberandosi dalla
presa “Non credevo che tu potessi essere così
machiavellico”
“Di
cosa
stai parlando? Otsutsuki stava mentendo, io non ho mai baciato
Hinata”
Il moro
lo
fulminò. “Avevi un impegno ieri, avevi
fretta” gli ricordò.
Naruto
avrebbe voluto dirgli che aveva mentito, che era solo ancora arrabbiato
per la
questione del ripostiglio, ma che in realtà non aveva nessun
impegno; solo che
Sasuke non gli diede modo di parlare.
“Poi
hai
finto di stare male e hai fatto in modo che io finissi in punizione.
Così che
tu potessi andare al tuo impegno
con
Hyuuga” terminò disgustato.
“Ieri
stavo
davvero male” cercò di difendersi “Mi
hai visto! Non puoi credere che io abbia
fatto davvero una cosa del genere”
“Eppure
tutto ha senso. Volevi farmela pagare perché tengo la nostra
relazione segreta?
Per la questione del ripostiglio? O semplicemente mi hai sempre preso
in giro?”
spalancò le braccia “E’ sempre stato
tutto uno scherzo per te, Naruto?”
Naruto
era
sbiancato. “Come… come può venirti in
mente una cosa del genere?” farfugliò
“Non puoi pensarlo davvero”
“E
cosa
dovrei pensare? Quella foto parlava chiaro” lo
gelò.
“Ti
giuro
che non ho mai baciato Hinata!” quasi urlò
esasperato “Ieri non mi sono mosso
dal letto”
Sasuke
rimase in silenzio a lungo, guardandolo fisso negli occhi.
“Non ti credo”
proclamò infine glaciale. Si voltò per andarsene
nuovamente, ma Naruto gli
afferrò nuovamente il braccio impedendoglielo.
“Sas’ke,
dattebayo!”
Le
spalle
si Sasuke si irrigidirono. “Uchiha”
sibilò “Non Sas’ke, io per te ritorno ad
essere solo Uchiha”
Il
panico
lo investì in pieno e quasi gli sembrò di non
riuscire a respirare. “Cosa?”
mormorò senza fiato, la sensazione che qualcuno lo avesse
colpito allo stomaco
con un pugno “Tu mi stai lasciando?”
Non
poteva
essere. Doveva essere tutto un incubo.
L’espressione
di Sasuke rimase impenetrabile. “Sì”
disse solamente sfilandosi dalla presa
debole, ma subito si sentì sbattere contro il muro. Naruto
lo aveva afferrato
alle spalle e lo premeva alla parete con rabbia, gli occhi che
lanciavano
scintille.
“Non
puoi
fare una cosa del genere!” sbraitò “Non
per questa cazzata”
“Non
è una
cazzata” lo fulminò “Mi hai appena
tradito e continui a negare l’evidenza”
“Perché
non
l’ho fatto!” ruggì spaventando alcuni
ritratti che cominciarono a correre via
dal proprio dipinto.
“Invece
sì,
dannazione!” alzò finalmente la voce,
cercò di staccarselo “Smettila di
insistere”
Smettila di
farmi più male di quanto tu non abbia già
fatto.
Naruto
continuò a tenerlo fermo, guardandolo con rabbia e
disperazione, troppo incredulo
per come le cose fossero improvvisamente precipitate. Ma poi,
lentamente,
chiuse gli occhi e smise di tenerlo per le spalle, staccandosi.
“Sai,
forse
hai ragione tu” mormorò con la voce rotta
“Come posso stare con una persona che
non mi crede nemmeno?”
Sasuke
sentì quasi tutta la propria convinzione sbriciolarsi
davanti a quello sguardo
ferito, strinse i pugni deciso a mantenere la propria posizione.
“Ora non
rivoltare la faccenda, Uzumaki. Questo è colpa tua”
Dall’occhiata
che gli lanciò ebbe quasi la sensazione che gli avrebbe
tirato un pugno e quasi
ci sperò, si sentiva pronto a colpirlo, a iniziare una
zuffa. Voleva iniziare una zuffa
con lui.
Invece
Naruto non fece niente. “Credi a quello che vuoi, Uchiha
Sasuke” ringhiò “Ma io
non sto mentendo e se non lo capisci non è certo colpa
mia”
Detto
ciò
si voltò, cominciando a camminare a passo di furia, deciso a
saltare la prima
lezione della giornata.
**
Sakura si sentiva malissimo.
Durante
la
colazione aveva sentito tutti quanti spettegolare sulla scenata che
aveva fatto
Toneri a Naruto fuori dalla Sala Grande e ora tutta la scuola credeva
che
Naruto avesse baciato davvero Hinata, che si stessero frequentando. Si
era
sparsa anche la voce che quella mattina Uzumaki e Uchiha avessero
litigato
furiosamente, anche se nessuno capiva perché. Lei, invece,
lo sapeva benissimo.
Per lei, che sapeva la verità, era fin troppo facile capire
perché
l’imperturbabile Sasuke avesse quell’espressione
amara, ferita e furiosa. In
più all’inizio della lezione di Aritmazia, Hinata
gli si era avvicinata – forse
per spiegare la situazione dal suo punto di vista – ma lui
l’aveva scacciata
via a malo modo, mancava poco che tirasse fuori la bacchetta. Naruto
invece non
si era fatto vedere per l’intera mattinata.
Ed era
tutta colpa sua.
Gemette
stringendosi una mano allo stomaco, i sensi di colpa le avevano fatto
venire
dei dolorosissimi crampi e una grande voglia di piangere. Ma non poteva
scoppiare durante la lezione, doveva trattenersi per evitare di
scompigliare
ancor di più la situazione.
Ino al
suo
fianco le prese un mano per confortarla. “Andrà
tutto bene” le assicurò.
Ovviamente capiva fin troppo bene i drammi dell’amica.
“Avevi
ragione” mormorò sicura di non riuscire
più a trattenere le lacrime “Il mio
piano era pessimo e ora non so come risolvere questo casino”
Di dire
la
verità non se ne parlava. Figurarsi, non era coraggiosa e
stupida come un
Grifondoro, razionalmente sapeva che sarebbe stato un suicidio. Se lo
avesse
fatto sarebbe sicuramente incappata nelle furie di Toneri e Sasuke,
avrebbe
perso l’amicizia con Naruto e Hinata l’avrebbe
trovata una persona disgustosa.
No, non aveva abbastanza forza per affrontare tutto quello.
Tremante
alzò una mano. “Professore?”
pigolò “Posso uscire? Non mi sento molto
bene”
Asuma la
guardò con apprensione. “Ma certo, signorina
Haruno. Signorina Yamanaka, può
accompagnarla in infermeria?”
Ino
annuì
ampiamente facendo ondeggiare la coda e subito aiutò
l’amica a sistemare i
libri nella borsa.
Una
volta
fuori, Sakura scoppiò in un pianto a dirotto, incapace di
trattenere le lacrime
a oltranza.
“Oh,
cielo,
cara!” sospirò Ino cercando immediatamente un
fazzoletto.
“È-è tut-tutta colpa
m-mia” singhiozzò portandosi
le mani agli occhi, le spalle scosse dai singulti “So-sono
stata c-così
stupid-a!”
Ino le
diede dei colpetti sulla spalla cercando di farle coraggio.
“Le cose si
sistemeranno, ne sono sicura”
Sakura
parve non sentirla nemmeno. “Non so cosa fare!”
“Be’,
abbiamo già discusso sul dire la verità e
sappiamo entrambe che sarebbe un
suicidio” sospirò “Oppure potresti fare
finta di niente e lasciare che le cose
vadano per il loro corso. Ma temo tu sia troppo sensibile per fare una
cosa del
genere”
Sakura
annuì in accordo, accettò il fazzoletto
soffiandosi rumorosamente il naso.
“Era
ovvio
che Toneri non se ne sarebbe stato zitto, avrei dovuto obliviarlo”
si asciugò gli occhi “Come ho potuto essere
così
ingenua?”
“Non
essere
troppo dura con te stessa” le accarezzò i capelli
“Nessuno poteva sapere che la
situazione avrebbe preso questa piega. Ora che ne dici di andare da
Shizune?
Sono sicura che una camomilla risolverà tutto”
Sakura
avrebbe davvero voluto che le cose fossero così facili
**
“E’
permesso?”
Senza
attendere una risposta, Ino aprì la porta entrando nello
studiolo dello
stagista di erbologia. Dentro non c’era nessuno e rimase
qualche secondo
incerta sulla soglia ad osservare l’ambiente, ma alla fine la
curiosità ebbe la
meglio e senza scrupoli entrò cominciando a curiosare. Era
piccolo, ma molto
luminoso per via di una grande vetrata dietro la scrivania. Le pareti
erano
ricoperte da due librerie piene di libri, curiosa si
avvicinò per spiarne i
titoli. Erano per lo più di sociologia e tutti variavano da
“Come fare amicizia”
a “Cose da evitare di dire in una
conversazione”
per terminare in “Quando sorridere e
quando no”. Scappò a lei, un sorriso,
vedendoli.
Lasciò
la
libreria avvicinandosi alla scrivania, era un po’ disordinata
e macchiata
d’inchiostro e terra, ma il suo sguardo fu subito catturato
da una quaderno in
carta spessa. Era aperto e sulla pagina si vedeva lo schizzo di una
mandragola
giovane, il colore era applicato solo per metà e sembrava
essere acquarello.
Rimase molto colpita dal realismo, sembrava pronto a uscire dalla
pagina. Per
nulla preoccupata di sembrare indiscreta, si mise a sfogliarlo.
Erano
tutti
disegni in acquarello sulle erbe magiche con accanto appunti sulle loro
proprietà e caratteristiche. Erano bellissimi, non aveva
minimamente sospettato
un talento del genere.
“Cosa
stai
facendo?”
Ino
alzò lo
sguardo dal quaderno, per nulla preoccupata di essere stata beccata in
flagranza e, anzi, gli rivolse un ampio sorriso.
“I
tuoi
disegni sono bellissimi!” esclamò.
Sai,
vestito con abiti informali e sporchi di terra umida accennò
un lieve
arrossamento sulle guance. Indossava dei simpaticissimi guantoni da
giardinaggio verdi e teneva fra le mani un vaso con un fungo carnoso,
di color
arancio.
“Oh,
ehm,
grazie?” replicò incerto.
Quando
lo
aveva visto la prima volta Ino aveva pensato che quel Sai fosse un
figo, il
solito belloccio bellissimo dall’aria misteriosa e di poche
parole, in grado di
far precipitare ai propri piedi qualsiasi ragazza con un solo sguardo.
Lo aveva
trovato intrigante ed era stato principalmente quello a spingerla a
provarci, i
ragazzi tenebrosi erano la sua passione.
Invece,
parlandoci, aveva capito che Sai non ci azzeccava minimamente con
quella sua
prima impressione. Ad essere sinceri, sembrava un ragazzo impacciato,
poco
incline a socializzare e poco empatico. Sembrava essere immerso in un
proprio
mondo. Quell’aria un po’ sperduta le suscitava
tanta tenerezza e aveva finito
con il preferire la versione vera a quella che si era costruita nella
sua
testa. Quando parlava non aveva peli sulla lingua, diceva tutto quello
che
pensava senza preoccuparsi di essere scortese e quella sua impaccata
sincerità
la faceva impazzire.
“Non
pensavo avessi questo talento” si avvicinò spiando
incuriosita il vaso che
teneva in mano “Che cos’è?”
“Un
Orclumpo” spiegò immediatamente il ragazzo
disegnandosi sulle labbra un sorriso
di circostanza “E’ una delle principali fonti di
nutrimento degli gnomi, ma noi
lo usiamo soprattutto perché le spore…”
“..sono
ingredienti fondamentali per l’antidoto ai veleni comuni.
Già, ora ricordo”
completò, anche se in realtà lo aveva
riconosciuto fin da subito. Ma quella era
una delle sue tecniche per filtrare, ai ragazzi piace spiegare qualcosa
alle
ragazze.
“Secondo
il
professor Yamato avete una vera dote per
l’Erbologia…”
Si fece
aria con una mano. “Ma va’”
minimizzò segretamente compiaciuta “E’
solo che mia
madre tiene un negozio di piante magiche a Diagon Alley”
“Però
trova
insopportabile il suo continuo chiacchierare durante le
lezioni” completò.
Ino si
morse un labbro. “Oh, davvero?”
“Sì.
Ho
notato anche io che
tendete a distrarvi.
A volte è snervante, soprattutto perché avete un
tono troppo acuto”
Scosse
la
testa divertita. “Dici proprio tutto quello che pensi,
vero?”
“Ho
letto
in un libro che la sincerità è fondamentale con
le persone” appoggiò il vaso
sulla scrivania con delicatezza, poi chiuse il quaderno andando a
nasconderlo
in un cassetto.
“Disegni
solo piante o fai anche altre illustrazioni?” gli
domandò curiosa.
Sai
corrucciò le sopracciglia. “Perché ti
interessa?”
Ino
alzò
gli occhi al cielo divertita. “Be’, sei bravo e
sono incuriosita da te, mi
piacerebbe sapere qualcosa di più sulle tue
passioni”
Sai
sembrò
ancora più confuso. “Incuriosita da me? E
perché?”
Ino si
chiese se dovesse sventolare un cartello con scritto Sto
filtrando con te, idiota! per essere più
efficace, ma decise di
accettare la sfida. “E dai, cosa ti costa
rispondermi?”
La cosa
divertente fu che Sai parve pensarci davvero, come se stesse sul serio
valutando i pro e i contro. “D’accordo. Ma poi
dobbiamo lavorare” le ricordò
facendole segno di seguirla. La portò per una porticina
vicino alla libreria,
facendole raggiungere la sua stanza.
Era
così bella che Ino valutò seriamente di diventare
una stagista ad Hogwarts nel
caso il suo piano di diventare Indicibile dovesse fallire. Ovunque
erano sparse
tele coperte, Sai ne scoprì una mostrando un paesaggio, era
il Lago Nero visto
da una delle torri.
“E’
meraviglioso!” commentò stupita dai particolari
curati, dai riflessi del cielo
sull’acqua e dalle sfumature “Quanto ci hai messo a
farlo?”
Sai
pareva
davvero sorpreso da tutto quell’interessamento.
“Due ore, più o meno”
“Caspita”
smise di fissarlo andando a scoprire un’altra tela curiosa di
vedere altri
lavori.
Appena
la
vide avvicinarsi Sai arrossì vistosamente e cercò
di bloccarla. “No, quella…”
ma ormai era troppo tardi, Ino aveva tolto il telo rivelando lo schizzo
che
celava.
Sbatté
le
palpebre, stupita di trovare il proprio sguardo sulla tela. Il dipinto
era
incompleto, ma poteva riconoscersi perfettamente mentre raccoglieva
rose per
una delle tante serre di Hogwarts. C’era una dolcezza nei
tratti della mattina
e nelle pennellate che le scaldò il cuore facendola
arrossire a sua volta.
Sai
sembrò
interpretare male il suo silenzio. Immediatamente andò a
coprire nuovamente la
tela con gesti secchi e iniziò a balbettare qualche scusa.
“Mi
dispiace, so che avrei dovuto chiedere il
permesso…” sembrava davvero in
difficoltà “Non volevo farvi arrabbiare”
“Non
sono
arrabbiata” sorrise spostandosi una ciocca bionda dietro
l’orecchio “Anzi, sono
lusingata…”
“D-davvero?”
la fissò sospettoso “Non vi
infastidisce?”
“Perché
dovrebbe?” gli sorrise incoraggiante “Davvero, mi
fa molto piacere in realtà.
Ed è davvero bello, posso averlo quando lo
finirai?”
Sai
sembrava a corto di parole e finì per annuire.
“Certo, se vi fa piacere”
“Ovvio
che
mi fa piacere. Ma ti prego, smettila di darmi del lei. Siamo coetanei,
non
essere così ingessato”
Sai la
ascoltò attentamente. “Lo sono?”
“Lo
sei”
confermò storcendo il naso “Sii più
rilassato e chiamami Ino e basta”
Sembrò
molto felice da quella concessione. “Ino”
ripeté fra sé, poi cercò di fare un
sorriso sincero. “Sono felice che ti piacciano i miei
disegni”
Ino
sorrise
furba, passandogli accanto e gli diede un colpetto al braccio.
“E adesso basta
perdere tempo, non avevamo del lavoro da fare?”
Sai
parve
cadere dalle nuvole. “Giusto, il lavoro!” e perse
tutta l’aria impacciata per
tornare professionale come suo solito.
|
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Capitolo 5 *** Capitolo 4 ***
Buona
domenica, angioletti!
Eccomi
con
il nuovo capitolo, ormai abbiamo superato la metà
della storia – sperando
che la mia logorria non prende il sopravvento, ovviamente.
Non
succederanno molte cose, qui, ma saranno interessanti. Avremo
finalmente un
incontro serio fra Naruto e Hinata, una pazza idea e infine vedremo sua
altezza
Ino Yamanaka risplendere come regina del
gossip indiscussa. Perché è matematico:
ad hogwarts nessuno si fa
gli affaracci propri u.u
Spero
che
sia di vostro gradimento! E vi ringrazio per le meravigliose
recensione, siete adorabili :3
Hatta
Capitolo
4
Scuse
improbabili per andare in bagno
una
guida a
cura di Ino Yamanaka
Era ora
di pranzo, ma Hinata non si
stava dirigendo alla Sala Grande. Tenendo la borsa su una spalla
zampettava su
e giù per le scale nel tentativo di trovare Uchiha. Non
aveva ben capito cosa
fosse successo, perché avessero litigato, ma era
intenzionata a spiegargli le
cose come stavano. Certo, in quella faccenda restava comunque una cosa
che non
quadrava minimamente: Naruto aveva agito senza consultare Sasuke? Non
avevano
deciso insieme di usarla come copertura?
Doveva
assolutamente trovarlo e
dirgli che, oltre a non provare nulla per Naruto, sapeva della loro
relazione e
che non aveva nessuna intenzione di mettersi in mezzo.
Stava
cercando Uchiha, invece trovò
Uzumaki. Si stava lamentando accesamente con un quadro in un corridoio.
“N-Naruto!”
lo chiamò riprendendo
fiato.
Appena
sentì il proprio nome il
ragazzo si voltò verso di lei. “Hinata!”
i suoi occhi si illuminarono e
cominciò a camminarle incontro “Grazie al cielo!
Dobbiamo trovare assolutamente
Sas’ke!”
Hinata
annuì aggrappandosi alla
tracolla con le mani. “Lo stavo facendo proprio
adesso” confermò.
“Dobbiamo
assolutamente spiegargli
che si sta sbagliando”
Annuì
ancora. “Ci ho già provato
questa mattina, ma mi ha mandato via”
Le prese
una mano. “Non importa” si
animò “Dovrà ascoltarci per
forza”
Hinata
rimase incantata a vedere la
risolutezza che animava gli occhi del ragazzo, avrebbe voluto avere
anche lei
la stessa determinazione nell’affrontare le proprie
difficoltà. Naruto era
davvero una persona meravigliosa, sempre così sincera e
leale e coraggiosa!
Peccato che fosse un ragazzo…
“Gli
dirai anche tu che è tutto un
errore, che è siamo stati incastrati…”
Annuì
seguendolo.
“…
e che non ci siamo mai baciati!”
Spalancò
gli occhi chiari e si fermò
di colpo in mezzo al corridoio. “Vu-vuoi dirgli una
bugia?” balbettò sconvolta,
il suo animo tassorosso non poteva accettare una cosa del genere.
Naruto
la guardò perplessa. “Certo
che no, gli diremo la verità. Che, appunto, io non ti ho mai
baciata”
Rimase
in silenzio, poi aggrottò le
sopracciglia. “Ma… Naruto, tu mi hai davvero
b-baciata”
Uzumaki
impallidì seduta stante.
“No!” sbottò “Non cominciare
anche tu! Io non sono mai uscito a Hogsmaede con
te, cosa… cosa…” si mise le mani fra i
capelli “Qualcuno può spiegarmi cosa sta
succedendo?!” ruggì verso il soffitto.
“Naruto…”
“E’
stato Otsutsuki a corromperti,
vero? A me puoi dire la verità, Hinata! Se ti sta
minacciando in qualche modo
io… io…” cominciò
infervorandosi e gesticolando pericolosamente, tutta la sua
indole cavalleresca che usciva fuori.
Ma
Hinata ci stava capendo anche meno
di lui. Si mise a rovistare nella propria borsa finché non
trovò il biglietto
che aveva ricevuto il giorno prima, glielo porse. “Questo me
lo hai mandato tu
con un gufo della scuola”
Naruto
lo prese osservando la propria
grafia orribile mentre la ragazza continuava: “Siamo usciti
assieme, abbiamo
fatto un giro ad Hogsmeade e poi siamo andati nel bosco vicino alla
casa
stregata. Lì hai provato a baciarmi, poi è
arrivato Toneri”
Le mani
del Grifondoro stavano
tremando. “Non può essere. Io ieri stavo male,
stavo vomitando tutte le mie
cene in dormitorio” scosse la testa “E’
impossibile”
“Ma
eri lì con me” mormorò Hinata
“Non ti ricordi nemmeno che ti ho mostrato le foto?”
“Che
foto?”
“Su
te e Sasuke Uchiha”
“Me
e Sas’ke?!” strillò rischiando
di soffocarsi con la saliva “Co… ma…
co-cosa
intendi esattamente?” cercò di riprendere
compostezza per non tradirsi, cosa
inutile visto che aveva cominciato a sudare freddo.
Hinata
ci capiva sempre meno,
sembrava che qualcuno avesse obliviato Uzumaki. Stavano praticamente
facendo la
stessa conversazione del giorno prima, doveva assolutamente trovare una
spiegazione a tutto quello. Per questo si armò di tutto il
suo coraggio e di
una buona dose di pazienza.
“So
di te e Sasuke. So che state
insieme” arrossì “Te l’ho
detto subito dopo che mi hai baciato. Ieri siamo
usciti assieme solo perché devo essere la vostra copertura,
giusto?”
Ma
Naruto si era fermato al So di te e Sasuke.
“Tu sai
cosa?!” strillò sconvolto, si schiaffò
una mano sulla fronte “Merda, Sasuke mi ammazza. Mi ammazza
sul serio. Io devo
espatriare, dattebayo, me ne vado in Messico! Merlino, Circe maiala e i
quattro
fondatori. Mi crucia e poi mi
ammazza!” cominciò a camminare in tondo
facendosi aria con le mani e continuando a ripetere come
una cantilena mi ammazza, mi ammazza…
“Naruto!”
lo chiamò cercando di farlo
tornare in sé. Quello la prese per le spalle scrollandola
“Ti prego, ti prego.
Dimmi che non lo hai detto a nessuno. Sas’ke mi
ammazzerà!”
“Non
l’ho detto a nessuno” confermò
allontanandosi di qualche passo “Non ti ricordi proprio
niente di ieri?”
Agitò
le mani al cielo. “Ieri non è
successo niente. Ieri ho solo vomitato” sembrava sul punto di
una crisi di
nervi “Te lo giuro, io non ti ho mai baciato. Devi
credermi…”
“Va
bene” annuì risoluta “Ti credo”
Naruto
si immobilizzò. “Davvero?”
sbatté le palpebre.
Annuì
con forza. “Non avresti nessun
motivo per mentirmi” si portò un dito al viso
picchiettandosi le labbra
“Dobbiamo assolutamente risolvere questo mistero”
Sconsolato
Uzumaki si sedette per
terra. “Io non ci capisco più niente”
sbuffò “l’intero universo sembra
impazzito”
Rimasero
in silenzio per qualche
minuto, persi nelle proprie elucubrazioni, poi Naruto
accennò una risata.
“Questa situazione è assurda. Cioè,
Sas’ke pensava che tu fossi innamorata di
me, invece… Da quanto tempo lo sai?”
A Hinata
sembrava di essere entrata
in un déjà-vu. “Da natale…
ma ho sempre sperato che prima o poi realizzaste i
vostri sentimenti” aprì la propria borsa e si mise
a cercare le foto tra i
libri, gliele porse ancora una volta.
Naruto
arrossì non appena le vide, si
spiaccicò una mano sulla faccia. “Questo
è imbarazzante” ammise a disagio.
Scosse
la testa. “No, no! Ho sempre
fatto il tifo per voi” strinse le mani a pugno e le
agitò su e giù davanti al
busto “Voi due siete la mia OTP”
“La
tua… cosa?”
scoppiò a ridere.
Ma
Hinata era serissima, anche se a
quella reazione era arrossita maggiormente. “OTP
significa one true paring,
è quando trovi che due persone stiano benissimo insieme come
coppia, che siano
la migliore di tutte” spiegò fissandosi i piedini.
“Oh”
si grattò i capelli imbarazzato
“Grazie, anche se come coppia non siamo proprio i migliori,
non facciamo altro
che litigare. Cioè, intendevo, eravamo”
strinse le labbra oscurandosi “Quel teme, non posso crederci
che non mi abbia
creduto”
“S-sono
sicura che tutto tornerà al
suo posto” tentò di fargli forza.
“Ma
prima gli spaccherò la faccia!”
assicurò agitando un pugno, poi si gettò in
un’altra lunga seria di epiteti
poco gentili verso l’ex-fidanzato.
Hinata
attese che finisse prima di
riprendere a parlare. “Dobbiamo capire
cos’è successo” ragionò
“Qualcuno deve
essere riuscito a prendere il tuo posto”
Naruto
si fece attento. “E chi? E
come?”
La
ragazza rimase zitta pensandoci
attentamente. La trasformazione era perfetta, un incantesimo di
trasfigurazione
non poteva ottenere quei risultati, a meno che il loro avversario non
fosse un
metamorfus, ma non ne conosceva lì nella scuola. Forse aveva
usato una
polisucco? Ma come? Non era di certo una pozione facile da ottenere. In
più
doveva considerare che chiunque avesse preso le sembianze del ragazzo
doveva
conoscerlo molto bene.
Si
picchiettò un dito sulle labbra
ricordando un dettaglio fondamentale, deglutì.
“Chiunque sia, sa”
Naruto
sbatté le palpebre. “Sa cosa?”
“D-di
te e S-sasuke” balbettò
abbassando lo sguardo.
Il volto
di Naruto si cristallizzò
nell’Urlo di Munch. “Eh?”
esalò convinto di star per morire.
Hinata
si portò le mani alla faccia
coprendosi gli occhi. “M-mi dispiace! Credevo fossi tu, non
potevo immaginare…”
prese fiato, poi si mise a raccontare quella gita a Hogsmeade per filo
e per
segno, spiegandogli tutto quello che era successo.
Naruto
perdeva colore man mano che
andava avanti nel suo racconto, alla fine dovette allentarsi il nodo
della
cravatta. “Questa situazione non mi piace, finirà
malissimo. Lo so” prese un
lungo respiro cercando di riprendere il controllo “Va bene,
cerchiamo di
uscirne. Dunque” socchiuse gli occhi cercando di far
funzionare i cervello.
“Dobbiamo
fare una lista di persone
innamorate di te” iniziò alzando un dito al cielo.
Hinata
arrossì completamente.
“Persone innamorate di me?” ripeté in un
bisbiglio “Cosa?”
Naruto
aggrottò le sopracciglia. “E’
ovvio, no? Chiunque abbia fatto una cosa del genere lo ha fatto per
arrivare a
te”
La
ragazza abbassò lo sguardo, non
aveva preso minimamente in considerazione una cosa del genere. Si
imbarazzò un
sacco a pensarci, non credeva di aver attirato l’attenzione
di qualcuno, timida
com’era. Be’, qualcuno che non fosse Toneri
ovviamente.
Sospirò.
“S-spero n-non s-sia un
ra-ragazzo” avrebbe voluto dirlo con più
convinzione, quasi non fosse una cosa
davvero importante, solo una costatazione fatta distrattamente, ma
invece la
voce le tremò per la leggera paura di esporsi.
Naruto
la guardò senza capire.
“Perché? Cosa dovrebbe essere?”
Lottò
contro l’impulso di gettargli
addosso la borsa come diversivo e fuggire via. “U-una
r-ra…” si interruppe
prendendo fiato e coraggio, strinse gli occhi “Una
ragazza!” quasi strillò.
Ci fu un
lungo silenzio.
Poi, la realizzazione.
“Hinata!”
strepitò Naruto senza un
minimo di tatto “Sei lesbica!”
Ci fu un
altro lungo silenzio, con Hinata che
minacciava di andare in autocombustione.
Poi:
“Sì”, pigolò facendosi
piccola,
piccola.
Il grifondoro
scoppiò a ridere e le colpì
fraternamente la spalla, in una manifestazione di affetto virile che
rischiò
quasi di fare uscire l’osso dalla sua articolazione.
“Non occorre fare quella
faccia. Cioè, aveva cominciato a temere chissà
cosa e invece è tutto apposta”
le diede un altro paio di pacche.
Hinata
abbassò la testa nascondendo
un sorriso di sollievo. “E’ la p-prima volta che lo
dico ad alta voce”
“Come
mai?”
Sospirò
amareggiata. “Per mio padre,
immagino. Non so come reagirebbero gli altri a sapere una cosa del
genere,
credo di aver paura” ammise.
“Be’,
dovresti farlo più spesso”
annuì Naruto “E’ liberatorio, io lo
faccio sempre davanti allo specchio di
mattina”
Scoppiò
a ridere. “Sul serio?”
“Ma
certo! Anzi, sai cosa ti dico?”
si guardò attorno e le tese una mano “Andiamo a
farlo”
Hinata
quasi fece cadere la borsa.
“C-cosa? No!” ma non riuscì a protestare
oltre perché il ragazzo l’aveva già
afferrata e la stava trascinando per il corridoio.
“Fidati
di me, sarà divertente” le
assicurò portandola fino alla torre Ovest. Fortunatamente
non c’era nessuno
essendo tutti quanti nella Sala Grande.
Si
affacciarono alla grande finestra
abbracciando con lo sguardo la vista mozzafiato, il cielo si era un
poco
rannuvolato, ma il parco della scuola aveva comunque degli splendidi
colori
primaverili.
“Cosa
vuoi fare?” domandò la
tassorosso aggrappandosi alla tracolla.
Naruto
si sporse dalla finestra
sorridendo a trentadue denti.
“Io
amo un ragazzo!” gridò con tutto
il fiato che aveva in gola al parco, facendo spaventare qualche uccello
che si
era rifugiato fra le tegole della torre.
Hinata
sussultò e arrossì
immediatamente.
“Forza
Hinata, fallo anche tu” la
spronò facendole spazio alla finestra “Non
dobbiamo avere paura del giudizio
degli altri. Nessuno ha il diritto di dirci cosa amare, come non
bisogna avere
paura di amare. Che sia un uomo, una donna o… un
elfo!” scoppiò a ridere “Non
importa finché i nostri sentimenti sono sinceri e per questo
non dobbiamo
averne paura”
Hinata
lo guardava con gli occhi
spalancati, ascoltandolo con attenzione e sentendosi riscaldata da
quelle
parole. Se Naruto fosse stato una ragazza si sarebbe assolutamente
innamorata,
si rese conto, era una persona così onesta e genuina e
coraggiosa che non
poteva essere altrimenti.
Si
affacciò al suo fianco con le
guance rosse e gli occhi chiari che brillavano, le tremavano un poco le
mani. E
se fosse passato qualcuno proprio in quel momento?
Si rese
conto che non le importava.
“Mi
piacciono le ragazze” bisbigliò,
poi gridò più forte “MI PIACCIONO LE
RAGAZZE!”
Ebbe
come la sensazione di essersi
tolta un enorme peso dal petto.
“E
a me i ragazzi!” confermò Naruto
“Sia i ragazzi che le ragazze!” precisò
scoppiando a ridere.
“Viva
l’amore!” lo seguì Hinata
ridendo con lui, le guance completamente rosse.
Non si
era mai sentita così libera.
**
Nel
pomeriggio, Naruto si presentò
alle lezioni. Aveva passato il resto del tempo a raccontare a Hinata di
lui e
Sasuke, non pensava che sfogarsi con qualcuno su quella relazione
clandestina
gli avrebbe fatto così bene. In più Hinata era un
ottimo ascoltatrice, lo aveva
seguito incantata ed esagitandosi per i momenti più
salienti. Aveva fatto un
sacco di domande, alcune anche un po’ imbarazzanti, e
più di una volta aveva
fatto commenti che non aveva capito molto bene. Tipo: meglio
di qualsiasi fan fiction.
In ogni
caso, dopo quell’illuminante
dialogo aveva deciso di affrontare la situazione di petto. Non avrebbe
rinunciato a Sasuke, dattebayo! Se
necessario, era disposto a picchiarlo fino a fargli tornare un
po’ di sale in
zucca. Anzi, lo avrebbe fatto sicuramente, per soddisfazione personale.
Per
questo durante la lezione di
Trasfigurazione andò a sedersi vicino a lui.
“Ciao
Sas’ke” lo salutò affabile.
Quello
spalancò gli occhi assumendo
lo stesso aspetto assassino di uno Spinoso di Norvegia. “Cosa
ci fai qui,
dobe?” ringhiò fra i denti.
“Sto
dove devo stare” rispose “Al tuo
fianco” e compiaciuto della sua ultima battuta –
degna di un film, a suo parere
– tirò fuori inchiostro e pergamena iniziando a
prendere appunti.
Solo una
cosa lo lasciava confuso:
perché Yamanaka li stava guardando lanciando gridolini e
agitandosi sul posto
come se stesse vedendo una cosa incredibile?
“Naruto
si è seduto vicino a Sasuke,
Naruto si è seduto vicino a Sasuke, Naruto si è
seduto vicino a Sasuke!”
continuò a ripetere esagitata colpendola alla spalla per
attirare la sua
attenzione.
“Ho
capito” sbottò Sakura, guardando
suo malgrado anche lei verso i due ragazzi incuriosita.
Incrociò le dita
sperando che risolvessero la brutta situazione che aveva indirettamente
creato.
“Che
cosa dicono?” continuò Ino,
palesemente più interessata a decifrare i bisbigli dei due
che le astruse
nozioni che stava snocciolando il professor Kakashi.
“Non
lo so” si mordicchiò un’unghia
“Non riesco a sentirli”
Ino
annuì solennemente. “Non ci resta
che usare l’arma finale”
“L’arma
finale?”
Ma non
venne ascoltata, perché
l’amica si era piegata a tirare fuori qualcosa dalla borsa,
appoggiò poi sulla
scrivania delle minuscole Orecchie Oblunghe, l’ultimissimo
modello tascabile.
Spalancò
gli occhi. “Ino! Non vorrai
usarle sul serio”
“Certo
che sì” la ribeccò infilandosi
un auricolare nella propria orecchia “Tu no?”
domandò passandole il secondo
auricolare.
Sakura
voleva opporsi, voleva dirle
che non potevano ignorare in quel modo la lezione, facendosi gli affari
degli
altri per di più. Invece afferrò malamente
l’auricolare cacciandoselo addosso
malamente.
Ino
ghignò soddisfatta prima di
azionare le Orecchie e farle andare vicino ai due ignari ragazzi.
“No,
questo non è il tuo posto” sibilò
Sasuke.
“Invece
sì” replicò Naruto “E ormai
non puoi più cacciarmi, la lezione è
iniziata”
Gli rivolse
un’occhiata di fuoco. “Credevo di essere stato
chiaro”
“Lo
sei stato” lo rassicurò “Ma non ho
intenzione di arrendermi, ‘bayo.
Ti dimostrerò che sono sincero e tu dovrai ammettere di
esserti sbagliato”
“Ancora
neghi l’evidenza” alzò gli occhi al
cielo.
Anche
Sakura e Ino alzarono gli occhi
al cielo.
“Nego
un evidenza che non esiste. Sono stato incastrato, io e Hinata
stiamo indagando e…”
“Tu e
Hinata?” lo interruppe macchiando la pergamena per la rabbia
“Oh,
vedo che hai saputo subito da chi andare per consolarti”
“Merlino,
quanto è melodrammatico” commentò
Ino.
“Shht!”
“Ma ti
ascolti, Uchiha?!” sbottò Naruto perdendo al
pazienza “Hinata sta
solo cercando di aiutarmi”
“Per
entrare nei tuoi pantaloni, ovvio” replicò
sprezzante.
Naruto lo
guardò oltraggiato. “Non osare parlare di lei in
quel modo! Non
se lo merita affatto. E poi… e poi a lei non piacciono i
ragazzi” sbottò a
bassa voce.
Ino
quasi lanciò un urlo e si voltò
verso Sakura esagitata, Haruno aveva spalancato la bocca e le rivolgeva
lo
stesso identico sguardo.
“Certo”
fece sarcastico “E allora perché si è
fatta baciare te?!”
“Non.
Ci. Siamo. Baciati.” Scandì parola per parola
“Perché devi essere
così ottuso, dattebayo!” protestò a
voce più alta.
“Uchiha,
Uzumaki!” li richiamò il
professor Kakashi “Smettetela immediatamente di disturbare la
lezione”
Entrambi
abbassarono il capo
zittendosi, ma per la gioia delle due ragazze ripresero a parlare
subito dopo.
“Qualcuno
deve aver preso il mio posto in qualche modo, secondo Hinata ha
usato la pozione polisucco” continuò Naruto.
“Smettila
di nominarla” ringhiò fra i denti “Non
davanti a me”
“Ribadisco:
melodrammatico” annuì
Ino.
“Sasuke,
stai diventando ridicolo. Tutta questa storia è
ridicola”
“Sei
tu l’unico ridicolo, qui, dobe”
“Teme!”
sbottò, ricevendo un altro rimprovero dal professore, ma lo ignorò
platealmente. “Sei una bastardo
senza cuore, come devo dirtelo che sono innamorato di te e che quindi
non
potrei mai tradirti”
“Oh,
cielo” commentò Ino
commuovendosi, si fece aria con una mano “E’ meglio
del Titanic questa roba.
Hinata deve passarmi assolutamente le loro foto”
Sakura
trattenne una risata, ma in
realtà anche lei era presissima.
Sasuke era
arrossito leggermente sugli zigomi, ma pareva intenzionato a
non cedere terreno.
“Stai
perdendo il tuo tempo, dobe” parlò con il solo
intento di ferirlo
“In fondo, per me non è mai stato niente di
serio”
Naruto gli fece
il verso. “Niente di serio? Ma se all’inizio hai
tentato
di rifilarmi un amortentia”
Ino
strabuzzò gli occhi celesti. “Un amortentia?”
ripete incredula, poi si
coprì la bocca con una mano per non scoppiare a ridere.
Anche
Sakura faticò a soffocare una
risata, immaginarsi Sasuke intento a fare una pozione d’amore
per Naruto era
un’idea così out of
charactar da
essere ridicola
“Ma
allora non sei l’unica a
ricorrere a piani balordi, Fronte Spaziosa”
bisbigliò Ino.
“Non
era per te!” sbottò Sasuke messo
all’angolo.
Naruto
inarcò una sopracciglia. “Ah no?” scosse
la testa divertito
“Coraggio, Uchiha, ormai lo so che tu provi lo stesso per
me” si bloccò, come
colto da un’illuminazione “Tu hai paura!”
Sasuke
sbiancò. “Io, paura? Ma figurati”
tornò a scrivere gli appunti,
cosa inutile perché ormai aveva totalmente perso il filo
della lezione. Stupido
dobe!
“Invece
è così” continuò cocciuto
“In quel tuo cervello da teme la sola
idea di legarti troppo a me ti spaventa, e quindi adesso stai facendo
quello
che ti viene meglio: lo stronzo”
“Non
un’altra parola…”
“Tu ti
stai comportando così perché hai paura di essere
ferito, che io
possa ferirti” blaterò ignorandolo “Sei
davvero una testa di goblin, Uchiha
Sasuke” ghignò.
“Io
non ho paura di niente, dobe!”
“Invece
sì, tu sei terrorizzato da qualsiasi legame
possa…” ma non finì
la frase perché Sasuke lo colpì alla faccia con
un pugno.
“Cazzo!”
strillò prima di avventarsi su di lui per ricambiare il
favore.
“UZUAMAKI,
UCHIHA! USCITE
IMMEDIATAMENTE IN CORRIDOIO!” Tuonò Kakashi
sbattendo con forza il libro di
testo sulla cattedra “Alla fine della lezione discuteremo
sulla vostra nuova
punizione. E dieci punti in meno a Grifondoro e Serpeverde”
Ino
soffiò dal naso. “Fantastico,
anche quest’anno arriveremo ultimi alla coppa delle
case”
Sakura
la ignorò guardando i due
ragazzi che si alzavano dai loro posti e si dirigevano fuori dalla
classe.
Sasuke aveva la sua solita espressione di superiorità
sprezzante, mentre Naruto
sembrava leggermente mortificato, in più gli sanguinava il
labbro.
Appena
furono fuori, Ino alzò la
mano.
Il
professor Kakashi sospirò
esasperato. “Sì, signorina Yamanaka?”
“Io
e Sakura possiamo uscire al
bagno?” trillò con un sorriso smagliante e
innocente.
Aggrottò
la fronte. “Certo, ma una
alla volta ovviamente”
“Ma
professore” fece una faccia
supplichevole “Hermione Granger fu attaccata da un troll di
montagna mentre era
al bagno da sola, non vorrà farci andare incontro a un
simile rischio!” Kakashi
fece per ribattere, ma la bionda fu più veloce “E
poi Sakura ha il ciclo”
La
citata sussultò sul posto
sconvolto dall’ardire della migliore amica.
“E
questo cosa…”
Ancora
il povero professore fu
interrotto dalla grifondoro. “Ha grandi perdite di sangue,
non vorrei svenisse
durante la strada per un calo di ferro. Sì, sa: non sta
molto bene”
Tutta
l’attenzione si catalizzò su
Haruno la quale,
dopo un momento di
perplessità, si piegò su se stessa simulando un
attacco di mal di pancia
atroce. “Oh, sì, non sto bene
professore” si lamentò supplicante “Non
mi faccia
andare da sola”
Kakashi
sospirò sedendosi
pesantemente sulla propria sedia e si coprì una mano con gli
occhi. “E va bene,
andate! Ma fate presto”
In
pensione, voleva andare in
pensione!
Sakura e
Ino seguirono il
battibeccare di Sasuke e Naruto per i corridoio, finché non
li trovarono ancora
intenti nel loro litigio. Andarono immediatamente a nascondersi in una
nicchia
nel muro per ascoltare attentamente quello che stava succedendo.
I due
parevano aver abbandonato ogni
tentativo di discussione civile per lasciarsi andare ad ogni genere di
improperi.
“Teme!”
“Dobe!”
“Potevi
farmi male davvero, testa di
cazzo”
“Che
peccato, era quello il mio intento,
decerebrato”
E cose
del genere, nulla di
interessante quindi. Ino quasi si pentì di essere uscita
dalla classe, e lei
che sperava esplodessero in una limonata contro il muro!
Anche
Sakura pareva triste della
mancata limonata.
E sì
che la vita ultimamente ci ha lanciato molti limoni. Ma
c’era ancora tempo per sperare.
Naruto
si tamponava il labbro
spaccato, mentre Sasuke cominciava già a mostrare i segni di
un futuro occhio
nero.
“E
questo solo perché ho ragione” si
lagnò Uzumaki.
Sasuke
si inferocì seduta stante.
“No! Tu non hai ragione”
“Sas’ke…”
cominciò.
“Uchiha”
lo corresse.
“…tutto
questo è ridicolo” continuò
roteando gli occhi.
Gli
puntò un dito contro. “Sei tu che
hai cominciato”
“I-io?!”
“Sì,
non è stata colpa mia se mi
sono…” si morse una lingua “Insomma, non
è colpa mia se mi sono infatuato di
te” parve molto soddisfatto dalla propria scelta lessicale
“E’ colpa tua, tua
che mi stavi sempre appiccato e che hai cominciato a vedere i
theastral. È
colpa tua se la mia vita è diventata incasinata, mi hai
rovinato!”
Naruto
parve davvero rimanerci male
per quella risposta. “Credevo che questa vita incasinata ti
rendesse felice”
borbottò indeciso se picchiarlo o no.
Sasuke
si rese conto di essere stato
fin troppo cattivo anche per i suoi standard.
“Lo ero” ammise, si passò una
mano sugli occhi con evidente stanchezza.
Ino dal
loro rifugio trillò
sottovoce. “Forza, fate pace e baciatevi!” li
spronò.
Sakura
tratteneva il fiato.
“Ma
allora…” iniziò Naruto sentendo
evaporata la voglia di picchiarlo.
“Allora
questo non cambia niente.
Anzi, è meglio che tu abbia baciato Hinata”
“Io
non l’ho baciata!”
Lo
ignorò. “Abbiamo solo anticipato
quello che sarebbe stato inevitabile. Cosa avremmo fatto una volta
finito
Hogwarts? Avremmo continuato a vederci clandestinamente, a tenere la
nostra relazione segreta?
Anche quando mio padre mi avrebbe presentato una purosangue da sposare?
La
separazione era inevitabile”
“Non
dire fesserie! Con un po’ di
buona volontà…”
“La
buona volontà non è sempre la
soluzione” ringhiò “Non capisci proprio?
Alla fine ci saremmo lasciati
comunque, anche se sparavo non avvenisse per un tuo tradimento. In ogni
caso, meglio
così. Sarà più facile
cancellarti”
La
voglia di picchiarlo era tornato.
“Quante testate devo darti per farti tornare un po’
di sale in zucca?”
Fu
palesemente ignorato. “Spezzerò il
mio legame con te” proclamò “E per
farlo, ti sfido a duello”
Ino si
chiese se Sasuke non avesse
mai preso seriamente in considerazione una carriera nella recitazione,
era abbastanza
portato per le parti melodrammatiche.
Naruto
scoppiò a ridere freddamente.
“Ma certo!” acconsentì ilare
“Fammi un attimo prendere appuntamento nella mia
agenda. Certo, prima bisogna vedere se sopravvivo a quello di domani
con
Toneri” quasi strillò le ultime parole, i suoi
occhi brillavano di rabbia.
“Toneri
è un incapace” liquidò la
questione.
“E
tu un idiota!” completò Uzuamaki.
Detto ciò si allontanò, fumante di rabbia e
masticando altre imprecazioni.
Sasuke
non lo seguì nemmeno, cacciò
una parolaccia che avrebbe fatto concorrenza a un poltergeist, poi se
andò
anche lui.
Ino
sospirò affranta. “Niente
limone?”
“Niente
limone” confermò Sakura, più
depressa di prima.
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Capitolo 6 *** Capitolo 5 ***
Buona domenica! Mi accingo a
pubblicare
sorseggiando il tè dalla mia tazza NaruSaru (sì,
la mia ossessione raggiunge questi
livelli)
Il
capitolo
doveva essere più serio, ma no. Non ci
sono riuscita xD Ino e Sai avranno
molto spazio, mentre Sakura
prenderà finalmente in mano il
proprio coraggio. Naruto invece no,
Naruto in questo capitolo è
praticamente scomparso. Rimedierò con il prossimo
:3
Spero vi piaccia!
Hatta
Capitolo 5
Niente
è
più pericoloso di una interrogazione di Trasfigurazione
(Tranne le
ragazze che piangono, quelle sono terribili)
Ino si
era
appena divisa da Sakura, anche quella sera avevano mangiato
separatamente
rispetto agli altri loro compagni per mettere in atto un piano
d’azione. Certo,
se le tavole non fossero state divise per Case la cosa sarebbe stata
molto più
semplice, ma così non era e quindi si trovavano costrette a
saltare la cena.
In ogni
caso, alla fine Ino era
riuscita a
convincerla ad andare a parlare con Hinata.
“E
cosa le
dico?” aveva piagnucolato Sakura stropicciandosi la gonna.
“Qualsiasi
cosa!” cielo, non capiva perché facesse di una
tragedia una cosa così piccola e
innocua.
“E
se
faccio una figuraccia?”
L’istinto
di buttarla giù dalla torre di astronomia era stato
pressante, ma alla fine
aveva preso un grosso respiro per ricordarsi che no, non poteva
uccidere la sua
migliore amica e che sì, considerando tutti i due di picche
che le aveva dato
Sasuke, poteva capire la sua reticenza a buttarsi.
Ma alla
fine era riuscita a convincerla. Insomma, non poteva sprecare
l’occasione ora
che sapeva che a Hinata piaceva il gentil sesso!
Si
affacciò
alla rampa di sale, mentre saliva per la torre di Grifondoro, e il suo
sguardo
fu catturato da una liscia e familiare capigliatura corvina poco
più in basso.
Lo
stagista!
Decise
immediatamente di scendere le scale, invece che salirle, e
cominciò a
zampettare verso l’uomo.
“Sai!”
lo
chiamò sventolando una mano in segno di saluto e facendo un
sorriso radioso
quando gli fu a pochi gradini di distanza.
Quello
la
guardò sbattendo le palpebre, forse colto di sorpresa, poi
fece quel suo
stranissimo sorriso. “Salve, signorina Yamanaka”
“Ino,
ti ho
detto di chiamarmi Ino” berciò. Poi,
strategicamente, mise male la caviglia e
perse l’equilibrio cadendo graziosamente fra le braccia dello
stagista che,
cavallerescamente, le aveva aperte per prenderla al volo.
“Oh,
che
sbadata” nascose il ghigno aggrappandosi alle sue braccia e
approfittandone per
tastargli i bicipiti.
Uhm, niente male.
“Non
dovresti correre così per le scale, è
pericoloso” disse Sai apprensivo “Non ti
sei slogata la caviglia, vero?”
Sorrise
civettuola, per nulla intenzionata a staccarsi da lui.
“Tranquillo”
sorrise maliziosa “La tua musa preferita è ancora
tutta intera” poi si alzò
sulle punte, allungando una mano fra i capelli del ragazzo, tra i
ciuffi
corvini aveva incastrata una foglia e voleva togliergliela. Fece in
modo che i
loro visi si avvicinassero di molti centimetri, e avvertì
Sai trattenere
bruscamente il respiro per quella improvvisa vicinanza.
Invece,
Ino
si ritrasse immediatamente dopo, agitando la foglia davanti ai suoi
occhi. “Avevi
questa fra i capelli” sorrise a
trentadue denti, per nulla in imbarazzo.
Invece
le
guance di Sai erano andate a fuoco. “Oh… ehm,
grazie” borbottò.
“Figurati” si allontanò di
un passo “Quando potrò vedere
il mio quadro?”
Fu
divertente vederlo cercare di riprendere un contegno.
“Ehm… domani?” più che
una risposta sembrava una domanda.
Annuì
soddisfatta battendo le mani. “Allora ci vediamo
domani” si piegò verso di lui
strizzando un occhio “Buonanotte, Sai”
mormorò seducente.
Poi si
voltò, premurandosi di salire le scale sculettando in
maniera invitante.
“Buonanotte,
Ino” mormorò più tardi con un filo di
voce, dopo essersi chiesto se le gonne
dell’uniforme dovessero essere per forza così
corte.
**
In quel
paesaggio grigio, una notizia illuminò il giorno seguente:
niente pozioni!
Il
professor Orochimaru a quanto pare quel giorno aveva dato buca a tutte
le
classi per qualche misterioso motivo. In ogni caso, ciò
significava ora buca o, anche
meglio, libertà.
Sakura
decisa di agire proprio in quel frangente e, forse, la fortuna aveva
per una
volta deciso di girare in suo favore.
Trovò
Hinata immediatamente e, come qualche giorno prima, la vide inciampare
per le
scale e rovinare a terra, rovesciando tutto il contenuto della proprio
borsa.
Si affrettò subito per andare ad aiutarla.
“Ehi,
tutto
bene?” si premurò di chiedere. Le tremavano
leggermente le mani per il
nervosismo, ma si mostrò sicura di se stessa. Ci aveva
pensato tutta la notte,
ok? Poteva farcela.
Hinata
alzò
lo sguardo su di lei. “S-sì”
balbettò “Non preoccuparti”
Sakura
sorrise, inginocchiandosi accanto e lei e cominciò a
raccogliere dei libri che
erano scivolati fuori dalla borsa. “Ecco, tieni”
“G-grazie,
sono davvero sbadata. Mi dispiace”
“Ma
di
cosa?” fece un sorriso morbido “A me fa piacere
aiutare una bella ragazza
quando è in difficoltà” La battuta
sarebbe risultata molto più efficace se nel
mentre non fosse arrossita come un pomodoro.
Anche
Hinata arrossì come un pomodoro e ciò
conseguì un lungo silenzio imbarazzato.
Oh, no,
shannaroo! Si
maledì cercando
velocemente una soluzione. Cosa avrebbe fatto Ino?
Abbassò
lo
sguardo sui libri che stava sistemando e vide sbucare da uno di essi il
lembo
di una fotografia. Senza remore, la sfilò dalle pagine,
conscia di sapere già
di cosa si trattasse.
Hinata
entrò immediatamente nel panico.
“No!
Quella
è….” L’afferrò
prontamente prima che potesse sfilarla del tutto e nascose
frettolosamente il libro dentro la borsa, borbottando qualche parola
incomprensibile.
Haruno
fece
un sorriso morbido. “… una foto di Naruto e
Sasuke?” domandò con semplicità.
Hinata
si
zittì di colpo, fissandola con gli occhi spalancati.
“Non so di cosa tu stia
parlando” asserì serissima.
Era
divertente come i tassorosso non sapessero minimamente mentire. Sakura
socchiuse gli occhi. “Tranquilla, io lo so”
abbassò la voce “Di Sasuke e
Naruto”
Sbatté
gli
occhi chiari. “…Oh” si spostò
una ciocca di capelli dietro le orecchie con fare
nervoso “Credevo che Naruto non lo avesse detto a nessuno.
Come…?”
Sakura
si
accorse di aver fatto un errore davanti al suo sguardo sospettoso e
cercò di
rimediare. “Infatti non me lo ha detto”
annuì “Ma io sono la sua migliore
amica, certe cose si capiscono e basta”
Quello
parve convincere la Hyuuga, che si concesse un mezzo sorriso. Poi
alzò i suoi
occhi grandi su di lei, fissandola perplessa.
“Ma
tu?”
La
guardò
confusa. “Io cosa?”
Hinata
sembrava titubante. “Credevo ti piacesse
Sasuke…”
“Ah,
oh”
roteò gli occhi. “Sì, mi piaceva. Ma
con lui ho chiuso, non posso accettare che
i miei sentimenti vengano calpestati sena nessun riguardo. No,
quell’idiota non
fa proprio per me” concluse fieramente.
Con un
sorriso mite Hinata finì si sistemare i libri caduti.
“Sono felice per te” e lo
sembrava sinceramente.
“E
poi…” si
morse il labbro inferiore incerta “Mi sono resa conto di
essere interessata
anche alle… ragazze”
Silenzio.
Hinata
la
guardava con la bocca spalancata, perfettamente immobile.
Cominciò a sentirsi a
disagio sotto quello sguardo e si chiese se avesse fatto bene a dirle
quella
cosa.
Oddio, oddio.
Ma prima
che potesse fare qualsiasi cosa, la tassorosso esplose in un lungo e
acuto
gridolino.
“Lo
sapevo!
Lo sapevo!” si esagitò con le guance rosse per
l’emozione “Lo sapevo che tu e
Ino stavate insieme!”
…
Come?
“Io
e Ino?”
accigliò lo sguardo “Per Merlino, no! È
la mia migliore amica e… e no! Lei è
etero e non è per niente il mio tipo e…”
Hinata
parve afferrare il concetto.
“Ah…”
si
nascose la faccia fra le mani “S-scusami, m-mi sono lasciata
t-trascinare. Non
volevo o-offenderti”
“Non
sono
offesa!” si affrettò a rassicurarla, ma Hinata
pareva essere in procinto di
morire per l’imbarazzo.
Cercò
frettolosamente un modo per distrarla.
“Potrei
vedere le foto di Sasuke e Naruto?” chiese, anche se le aveva
già viste.
Quello
parve illuminare il volto della ragazza. “Certo!”
esitò un attimo corrucciando
le sopracciglia “C-come facevi a sapere delle foto?”
Aaaah, cosa mi
invento adesso?
“Oh,
ehm,
sai la prima volta che ti ho aiutato con i libri? Ecco, ne avevo visto
una”
inventò sul momento “Per questo lo so,
sì, solo per questo” sudò freddo.
Hinata
sospirò pesantemente. “Accidenti, meno male lo
sapevi già. Se fosse stato
qualcun altro…” scosse la testa, scacciando il
pensiero.
Le
passò le
foto e Sakura si permise di guardarle con attenzione.
“Wow,
sono
bellissime” commentò. Non se ne intendeva di
fotografia, ma poteva dire che la
luce e le inquadrature fossero perfette.
“G-grazie”
si imbarazzò, anche se faticò a trattenere un
sorriso.
“Come
mai
sono foto babbane?” chiese sinceramente curiosa.
“Perché
sono immobili. Voglio dire… catturano proprio un istante che
rendono eterno,
mentre le foto magiche cambiano continuamente. Non sono mai uguali, si
muovono
sempre! Ma quelle babbane… anche fra
cinquant’anni, quel momento sarà così,
uguale e immutabile. Lo trovo molto… romantico”
arrossì.
Sakura
sorrise piena di tenerezza. “Hai una passione bellissima,
Hinata” mormorò “Devi
assolutamente mostrarmi altri tuoi scatti”
Tutti
quei
complimenti sembravano sia imbarazzarla che renderla felice, era
adorabile.
“Ma
non
sono niente di speciale…” si schernì
guardando a terra.
“Sono
qualcosa che fai con il cuore, mettendoci tutta te stessa”
obiettò “Per me sono
speciali”
Lo
sguardo
stupefatto che le rivolse fu meraviglioso e lo avrebbe ammirato per
tutta la
giornata con un sorriso ebete, proprio come stava facendo, se non che
le
campane decisero di rintoccare proprio in quel momento per ricordarle
che l’ora
buca era finita.
“Oh,
Storia
della Magia!” ricordò tornando in sé.
Anche
Hinata parve riprendersi. “Babbanologia!”
sbottò invece lei “Devo andare”
Sakura
fece
il sorriso più radioso del suo repertorio. “Devo
andare anch’io. Ci vediamo in
giro” assicurò. Poi raccolse tutto il coraggio che
aveva – e doveva averlo per
forza, il Cappello Parlante non poteva essere stato indeciso su
Grifondoro per
nulla! – e si protese verso di lei, sfiorando con le propria
labbra la sua
guancia.
Le
scoccò
un bacio.
Subito
dopo
corse via, per evitare che vedesse il suo viso a fuoco o sentisse come
il cuore
le stava scoppiando nel petto.
L’ho
baciata! L’ho baciata!
Hinata
rimase invece immobile al suo posto, come folgorata. Si
portò una mano alla
guancia e con sorpresa si accorse di avere le labbra stese in un
sorriso.
**
“Lo
farò!”
Ino
sobbalzò palesemente quando i libri furano schiantati
rumorosamente sul tavolo
al quale aveva preso posto. Alzò lo sguardo su Sakura,
preoccupandosi
leggermente per il cipiglio battagliero del suo sguardo.
“Ti
offrirai a Trasfigurazione?” chiese, quasi speranzosa. Le
interrogazioni
volontarie con il professor Kakashi erano veri e propri atti di
coraggio.
“Cosa
c’entra questo, di grazia?” domandò
prendendo posto al tavolo accanto a lei. La
serra si stava lentamente riempiendo per la nuova lezione, Ino si era
presentata in anticipo nella speranza di intercettare lo stagista.
Speranza
vana, dal momento che di Sai non si era vista l’ombra.
“Scusa,
sembrava
tu avessi preso una decisione pericolosa. E, francamente, niente
è più mortale
delle interrogazioni del professor Kakashi”
“Nemmeno
dire a Sasuke che sono stata io a baciare Hinata, e non
Naruto?” chiese
evidentemente sarcastica.
Ino
spalancò la bocca. “Tu vuoi morire?”
chiese seriamente preoccupata “Vuoi
lasciarmi vedova prima del tempo?”
Sbuffò.
“Dovresti incoraggiarmi”
“Come
tua
migliore amica, mi permetto di dissentire”
cominciò “Il mio compito è
mantenerti viva e fare da sostegno morale, non mandarti al
suicidio”
“Andrà bene” la
seccò a bassa voce, proprio mentre
il professore entrava.
Ino
cercò
di non lasciarsi troppo distrarre dalla visione di Sai con il camice
macchiato
di terra, per restare ancorata al vero problema.
“Come
mai
questa decisione?” chiese aprendo il libro sul nuovo
capitolo. Niente lezione
pratica quel giorno.
Sakura
rimase zitta qualche secondo prima di rispondere. “Oggi ho
parlato con Unicorno
e…”
“…
state
insieme?” la interruppe animandosi.
Ridacchiò.
“Corri troppo, Maial-Ino. No, ma… ho capito che
devo risolvere questa
situazione. Ramen-boy è
il mio
migliore amico e gli ho praticamente rovinato la vita!”
“Veramente
il problema è Toneri…” fece notare.
Scosse
la
testa. “Ma è tutto partito da me. Devo prendermi
le mie responsabilità, anche
se significa…” deglutì
“fronteggiare il Becchino”
Entrambe
si
voltarono verso Sasuke, il quale stava seduto in prima fila con la sua
solita e
allegra espressione da Dissennatore.
“Buona
fortuna” commentò Ino con empatia “Cosa
gli dirai?”
Sospirò.
“Gli spiegherò tutto, nella speranza che non mi
uccida” aggrottò le
sopracciglia “Forse dovrei disarmarlo, prima”
Ino
annuì.
“Sarebbe saggio”
Per
tutto
il resto della lezione continuarono a discutere
sull’argomento, cercando di
trovare la strategia più appropriata. Nonostante fosse una
fiera Grifondoro,
Ino mostrava le migliori caratteristiche di tutte e quattro le case.
Era
davvero un peccato che usasse, però, tutta la sua
intelligenza strategica per
adescare ragazzi, invece di pianificare lo studio.
Alla
fine,
decisero che Sakura avrebbe placcato Sasuke immediatamente dopo la
lezione,
anche se significava saltare ancora la cena.
Questa
situazione ci avrà fatto perdere come minimo
cinque chili,
pensò con rammarico.
La
campanella suonò prima che potessero rendersene conto ed
entrambe non avevano
preso uno straccio di appunto. Sakura sperò che il nuovo
argomento fosse ben
spiegato dal libro di testo.
Furono
le
ultime ad alzarsi dal loro posto, entrambe volevano rimandare il
momento del
processo.
“Signorina
Yamanaka? Potrebbe fermarsi qui qualche minuto?”
Entrambe
spalancarono gli occhi ad avvertire la voce dello stagista. Ino
alzò gli occhi
su Sai, la guardava fingendo indifferenza, con un forzatissimo sorriso
sulle
labbra, ma il lieve rossore sulle sue guance tradiva il suo nervosismo.
Sakura
avrebbe tanto voluto farle un cenno incoraggiante, ma visto quello che
doveva
fare non le piaceva molto l’idea che l’amica
l’abbandonasse in un momento così
cruciale.
Pareva
pensarlo anche Ino, da come fece scivolare lo sguardo su entrambi
titubante.
Sospirò.
Nonostante tutto, anche Sakura era la migliore amica di Ino e aveva verso di lei gli
stessi doveri.
“Allora
io
vado avanti” sorrise nascondendo tutta l’ansia che
provava “Ci vediamo dopo
cena, va bene?”
“Sei
sicura?”
Le
toccò la
spalla. “Ma certo. Per far avere la sua stessa faccia ai tuoi
figli, dovrai pur
cominciare da qualche parte, no?” buttò sul ridere
a bassa voce.
Ino
ghignò
divertita. “Ogni tanto dici cose giuste, Fronte
Spaziosa”
Sakura
uscì
dalla serra facendole l’occhiolino, lasciandola
così sola con lo stagista.
Ino
sorrise
subito, mostrandosi a suo agio e avvicinandosi al ragazzo.
“Cosa
posso
fare per te, Sai?” chiese, con voce innocente e lo sguardo
che intendeva
tutt’altro.
Sai,
ovviamente, deglutì. A volte i ragazzi erano davvero
prevedibili.
“A
dir la
verità…” iniziò titubante
“Ho finito il tuo ritratto”
Lo
sguardo
di Ino si illuminò, diventando chiarissimo.
“Davvero? Posso vederlo?” si
emozionò, sinceramente curiosa.
Sai
annuì.
“Certamente. Vieni, il mio ufficio non è
lontano”
Cercando
di
essere cavalleresco, le prese la borsa, ma il gesto fu così
meccanico e
impacciato da essere leggermente ridicolo. E adorabile, soprattutto
adorabile.
Era
impossibile che nessun’altra studentessa sbavasse su di lui,
era così… così…
purtroppo, non trovò nessun aggettivo appropriato.
Lo
studio
era esattamente come lo ricordava, ordinato e con le librerie cariche
di tomi
dai titoli assurdi. La tela con il suo ritratto, però, era
già pronta, come se
avesse progettato fin dall’inizio di portarla lì.
A
saperlo
mi sarei passata un po’ di mascara sulle ciglia.
“Eccolo”
mormorò a mezza voce, scoprendo il suo ultimo lavoro.
Ino lo
trovò incantevole, non solo perché il soggetto
fosse proprio lei, ma perché il
tratto usato dal ragazzo era così particolareggiato e
personale che le sembrò
di vedersi davvero attraverso gli occhi del pittore.
“E’
bellissimo” scosse la testa, rendendosi conto di essere
arrossita leggermente
“Tu hai davvero un talento”
Sai
parve
davvero lusingato. “Grazie”
“Posso
tenerlo?” chiese, anche se temette di star azzardando troppo.
“Veramente…
era mia intenzione regalartelo” ammise.
Si
aggrappò
al suo abbraccio, sorridendo a trentadue denti. “Lo
apprezzerei molto! Ah, sei
fantastico”
Sai
sembrò
a disagio per il contatto fisico non richiesto. Se ne
infischiò, restandogli
aggrappata.
“Volevo
anche chiedere… se posso
permettermelo…” riprese a parlare il ragazzo
esitante
“Se ti andrebbe di posare per altri
quadri…”
“Ma
certo!”
gli gridò nelle orecchie , mordendosi la lingua per non
aggiungere anche nuda.
Sai si
districò gentilmente da quella stretta, voltando il capo per
nascondere il
tenue imbarazzo che colorava le sue guance, e si avvicinò
alla tela,
accarezzando i contorni della figura pensieroso, come se stesse
pensando a un
modo per migliorarlo ancora.
Per Ino,
vedere quelle dita posarsi gentile sul volto dipinto, fu come sentirle
davvero
sulle proprie guance.
“Ti
ringrazio davvero tanto” inaspettatamente Sai riprese a
parlare “Non sono bravo
con le persone, o con le parole. Io so solo dipingere e da poco ho
imparato ad
annaffiare le piante… Per me questo è
importante”
Si
intenerì
per quella confessione impacciata e gli sorrise, avvicinandosi al suo
fianco.
“Che ne dici di raccontarmi della tua passione per
l’arte e per quale motivo
hai dovuto imparare ad annaffiare le
piante?” gli propose mantenendo un tono di voce
basso, più dolce “Magari,
davanti a un bicchiere di burrobirra” aggiunse.
Sai
aggrottò le sopracciglia. “E dove possiamo
trovarla, la burrobirra?”
“Be’…”
cominciò mordendosi il labbro inferiore con fare invitante
“Potremmo andare ad
Hogsmaede, ai Tre Manici di Scopa…”
buttò lì, con fare casuale.
Lo
stagista
parve ancora più perplesso. “Ma non
c’è il coprifuoco? E poi, gli studenti non
dovrebbero non abbandonare Hogwarts?”
“Sì”
ammise
senza abbandonare l’espressione accattivante “Ma va
bene se con noi c’è un
professore o uno stagista”
“Davvero?”
No. “Ma
ovvio che sì!” sorrise elettrizzata “Se
una
figura adulta ci accompagna, abbiamo il permesso”
Sai
annuì
fra sé, lasciandosi convincere da quelle parole.
“Va bene”
Ino non
riusciva a credere di averlo convinto, dovette trattenersi
dall’agitare un
pugno al soffitto con fare vittorioso.
“Dammi
solo
tre secondi, ho gli abiti sporchi di terra e vorrei mettermi qualcosa
di
appropriato”
Annuì.
“Fa’
pure con calma” lo rassicurò, anche se dentro di
sé pensò se fosse il caso di
andargli dietro per vedere se i pettorali meritavano quanto i bicipiti.
**
Sasuke
era
preoccupato. Molto
preoccupato.
Quasi
istintivamente, fece un passo per allontanarsi dalla ragazza e
guardò
nervosamente con gli occhi attorno a loro.
Il
corridoio era deserto.
Sì,
era
decisamente preoccupato.
Non
è che
Sasuke fosse spaventato da Sakura, proprio no: lui ne era terrorizzato. Aveva ben sette anni di
esperienza sulla sua
cocciutaggine e più di una volta l’aveva vista
sfogare la sua forza bruta su
qualche povero mal capitato. E poi Sakura aveva la tendenza a piangere
sempre,
e non c’era nulla di più spaventoso di una donna
in lacrime per lui. O di una
donna che esternava i propri sentimenti, dichiarandoti amore eterno.
Ecco, un
molliccio davanti a Sasuke si sarebbe sicuramente trasformato in Sakura
in
lacrime che gli chiedeva di amarla. No, non era bravo con le persone e
le
emozioni, figurarsi con le persone emotive.
Decise
comunque di concentrarsi sulla ragazza davanti a lui con la solita
imperturbabile
espressione di noia.
“Che
cosa
vuoi, Haruno?” chiese atono, studiando un piano di fuga.
Sakura
aveva quella sua espressione piena di determinazione che sì,
la rendeva più
carina, ma anche più spaventosa.
“Devo
parlarti, Uchiha” rispose la ragazza, prendendo un lungo
respiro.
Almeno
lo
aveva chiamato per cognome, magari c’era ancora una
possibilità di salvezza.
Poi un dubbio lo colse: e se fosse venuta a vendicarsi di lui? E se
fosse lì
per picchiarlo con i suoi terribili pugni?
Quel
dubbio
di avvalorò ancor di più quando la vide tirare
fuori la bacchetta.
Vuole
uccidermi!
Allargò
gli
occhi allarmato. “Che vuoi farci, con quella?”
sbottò meditando di tirare fuori
la sua.
Sakura
deglutì. “Devo dirti una cosa importantissima, ma
voglio essere sicura di
uscirne viva”
Il
cervello
di Sasuke stava lavorando velocemente per trovare un modo per
contrastarla. “Parla,
allora” ordinò secco “Non farmi perdere
tempo”
La
corvonero
rimase zitta a lungo, prima di prendere fiato e professare:
“So che tu e Naruto
vi frequentate”
Fu il
turno
di Sasuke di stare in silenzio, sicuro di aver capito male le sue
parole.
Poi,
repentino, tirò fuori la propria bacchetta.
“OBLIVIUM!”
strepitò verso la strega.
Ma
quella,
aspettandosi una cosa del genere, bloccò prontamente
l’incantesimo con un
protego.
“Va
tutto
bene, Sasuke, non occorre…” non finì la
frase
perché fu aggredita nuovamente.
Sasuke
doveva obliviarla, doveva trovare
una
soluzione. Forse poteva chiuderla nell’armadio Svanitore e
sperare ricomparisse
in Antartide? Quella era una tragedia! Una tragedia!
“Circe
Maiale, mi vuoi ascoltare!” sbottò Sakura
estendendo un protego attorno a
sé.
Suo
malgrado Sasuke dovette ammettere che la ragazza se la cavava con gli
incantesimi. Questo la rendeva solo ancora più pericolosa.
“Cosa
vuoi,
Haruno? Ricattarmi? Non funzionerà, sappilo”
ringhiò stringendo con rabbia la
propria bacchetta.
Sakura
alzò
gli occhi al cielo. “Merlino, Sasuke. Puoi per una volta
comportarti come un
normale essere umano civile?” sbottò esasperata
“Devo dirti una cosa
importantissima, ascoltami ti prego”
Con un
cenno sprezzante, glielo concesse. Ma continuò a tenere la
bacchetta ben salda
nella mano.
A Sakura
il
cuore batteva velocissimo.
“Sono
stata
io a baciare Hinata, non Naruto”
|
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Capitolo 7 *** Capitolo 6 ***
Buona
domenica, angioletti!
Chiedo venia per
aver saltato l’aggiornamento
dell’altra
settimana ma, come ho anche detto in Nihonshoki
– l’altro mia long, nel caso non lo sappiate
–, in queste settimane ho iniziato
l’università ed è, come dire, un disastro
xD Sono pendolare, quindi
passo la maggior parte del tempo in corriera e ho pochissimo
tempo per
scrivere 3
Ma non
disperate! Gli aggiornamenti
continueranno fino alla fine della storia – ormai
vicinissima – è solo per
dirvi che se qualche settimana salta è per questo
ç_ç mi dispiace
davvero
:c
Ma
andiamo
a questo capitolo, dove finalmente Ino non riesce più a
trattenere la
propria natura da spettegolatrice, Naruto verrà messo a corrente
del misterioso culto della yaoi,
mentre Sasuke si
beccherà uno schiaffo ben
meritato. Spero vi divertiate
:D
Hatta
Capitolo
6
la
famosa amica
in
Francia
che
ha un cugino di terzo grado
che
ha una conoscente alla quale è
successo che…
**
“Ti
vedo
distratta”
A voler
confermare la considerazione appena detta, Ino sbatté le
palpebre voltandosi a
guardarlo. “Eh? Scusami, non stavo ascoltando”
Sai
sospirò
e ripeté. “Ho appunto detto che ti vedo
distratta”
Giustamente,
Ino si imbarazzò un poco. Erano sulla strada che portava ad
Hogsmeade, ma il
suo pensiero non faceva altro che rivolgersi a Sakura e alla sua
missione
omicida, impedendole di concentrarsi sul bel ragazzo accanto a lei.
Chissà come
stava andando. Sasuke aveva già cercato di cruciarla? O alla
fine era stata
Sakura a cruciare lui? E se avessero ingaggiato uno scontro?
Scosse
la
testa, scacciando quei pensieri dalla testa, e sorrise verso Sai.
“Perdonami è
che… stavo pensando a una situazione molto
particolare”
Sai
aggrottò le sopracciglia. “Che genere di
situazione?”
Si morse
la
lingua, perché ovviamente
non poteva
parlargli di quanto stava succedendo al castello, avrebbe dovuto
spiegargli
tutta la complicata trama che ci stava dietro e Sakura le aveva
tassativamente
proibito di spettegolare in giro. Solo che… insomma! Era una
storia così
emozionante e piena di intrighi, perfetta per un pettegolezzo, e non
poterne
parlare era un’ingiustizia. Stava scoppiando, letteralmente.
Un colpo
di
genio la illuminò.
“Oh,
non so
se possa interessarti…” fece con tono casuale,
guardando la stradicciola
davanti a sé. “E’ solo che ho questa
amica di Beauxbatons e la sorella del suo
fidanzata ha un
cugino di terzo grado
che ha una conoscente alla quale sono successe cose
incredibili”
Sai
rimase
zitto a fissarla, cercando di metabolizzare tutta quella lunga sequela
di
amicizie. “… cose incredibili?” chiese,
molto perplesso.
“Sì”
annuì
con forza, iniziando ad infiammarsi “Devi sapere che questa
conoscente del
cugino di terzo grado della sorella del fidanzato della mia amica di
Beauxbatons si è presa una cotta per un’altra
ragazza e nel tentativo di
conquistarla… be’, sono successe molte
cose…”
E
cominciò
a raccontare, specificando sempre la lunga sequela di amicizie,
ovviamente.
**
“Sono
stata io a baciare Hinata, non Naruto”
Silenzio.
Sasuke
la
guardò indecifrabile per un tempo infinito, con la bacchetta
tesa davanti a sé
e per un momento Sakura sospettò che lo shock fosse stato
così grande da
mandarlo in uno stato vegetativo. Non che solitamente fosse molto
più vivace,
ma tant’è.
“Ehm…
Sasuke?” si premurò di chiedere comunque,
leggermente preoccupata.
La sua
voce
parve riscuotere il ragazzo dallo stato catatonico in cui era finito,
purtroppo
lo dimostrò lanciandogli addosso un fiotto di luce dalla
bacchetta.
Fortunatamente,
nemmeno Sakura aveva abbassato le difese.
“Oh,
Santa
Priscilla!” sbottò al soffitto, mentre infrangeva
l’incantesimo “Non si può
proprio tenere una conversazione civile, neh?”
“Scommetto”
cominciò Sasuke “Che questa è
un’idea del dobe. Effettivamente, solo uno come
lui poteva partorire una stronzata del genere”
Strabuzzò
gli occhi. “Credi che io stia mentendo?”
“Naturale”
fu la replica stizzita “Perché mai saresti dovuta
essere tu? Salazar, è proprio
caduto in basso per dover inventare una cazzata del genere”
scosse la testa.
A quel
punto, Sakura cominciò ad arrabbiarsi. “Invece
è andata proprio così!”
abbaiò
“Sono disastrosamente
innamorata di
Hinata ed ero così disperata che avrei fatto qualsiasi cosa,
perfino prendere
il posto di Naruto con una pozione polisucco! Cosa che, effettivamente,
ho
fatto” completò abbassando il capo.
Il
Serpeverde continuò a guardarla impassibile, deciso a non
crederle, anche se
gli si era infilato un dubbio in testa.
“Fingendomi
Naruto” continuò lei “l’ho
invitata ad uscire… poi ho dato una merendina
marinara a Naruto, in modo che non potesse scoprire
l’inganno. Così sono
riuscita ad andare ad Hogsmeade con Hinata, dove l’ho
baciata… non potevo
immaginare che Otsutsuki ci vedesse e combinasse tutto questo
casino”
“Questo
piano è talmente pessimo che mi viene naturale non crederci,
perdonami” ribatté
sarcastico roteando gli occhi “In più questo non
spiega come sai di me e
Naruto”
“Ma
lo sa
Hinata. Lei… come dire, vi adora come coppia. Vi considera
fantastici e non so
che, ha perfino delle vostre foto mentre vi baciate” si
interruppe notando ce
il volto di Uchiha era letteralmente andato a fuoco, era
così rosso da sembrare
un pomodoro.
“Devo
bruciare quelle foto” lo sentì mormorare lugubre
“E poi brucerò te, lei e
Naruto”
Lo aveva
detto in un tono così serio che Sakura sentì i
peli rizzarsi sulle braccia.
“Non credo sia la soluzione” cercò di
mitigare.
“Non
ne
vedo altre. Anche se resta il fatto che non ti credo ancora”
alzò il mento
sprezzante.
La
Corvonero sospirò, accorgendosi che non c’era
altra soluzione. Ovviamente si
era aspettata che il ragazzo faticasse a crederle, infondo era una
situazione
così bislacca che faticava a crederci perfino lei, che
l’aveva vissuta.
Così,
tirò
fuori dalla propria borsa di libri una piccola boccetta piena di un
liquido
trasparente. Non aveva nessuna etichetta, ma gli occhi esperti di
Sasuke la
riconobbero subito da come trasalì.
“Ma
quello
è…”
“Sì”
annuì
solennemente “E’ veritaserum”
**
“Che
ne
dici di Kiba Inuzuka?” propose Naruto scrivendo il nome sulla
pergamena che
aveva davanti.
Lui e
Hinata erano nell’aula studio, una stanza nata da poco e
creata a causa delle
ferrei regole di silenzio della biblioteca. Era una proposta partita
dagli
studenti, che avevano pensato di creare un luogo dove potessero
studiare e parlare. Era molto utile
per quando si
facevano i gruppi studio e ben presto era diventata anche una semplice
zona di
ritrovo.
A quella
proposta, Hinata scosse la testa. “Non può essere
stato lui”
“Perché
no?” obiettò “Al quarto anno aveva una
cotta per te ed è il mio compagno di
stanza, quindi mi conosce abbastanza bene. Potrebbe essere davvero
lui”
Ma
Hinata
si era impuntata e scosse ancora la testa. “No, lui sta con
Shino Aburame”
“…con
chi?”
chiese, sicuro di aver capito male. Non poteva riferirsi al tipo
strambo di
Serpeverde che portava perennemente gli occhiali da sole, anche nei
sotterranei.
E poi era molto sicuro che Kiba fosse etero, visto i commenti molto
espliciti
che faceva alle modelle nelle riviste.
“Shino
Aburame” ripeté la Hyuuga togliendogli ogni dubbio.
“Sei
sicura?”
sbatté le palpebre altamente perplesso.
Quella
annuì, poi parve pensarci un attimo.
“C-cioè, loro due si amano, ma non lo
hanno ancora capito. Prima o poi lo capiranno e si
fidanzeranno”
“Ah,
ok”
considerò stranito “E’ una delle
tue… ship,
quindi”
Dopo un
pomeriggio intero passato con lei era abbastanza certo di aver imparato
tutte
le parole di quell’idioma barbarico, anche se
c’erano ancora certi principi che
lo lasciavano perplesso. Ad esempio la questione dell’attivo
e del passivo:
stando agli insegnamenti di Hinata, si chiamavano rispettivamente seme e uke.
Stando sempre a quello che diceva lei, l’uke
– ovvero il passivo – era quello più
basso e solitamente
aveva i capelli biondi, gli occhi chiari e un carattere più
solare, mentre il seme aveva i
capelli scuri, una faccia
impenetrabile, era più alto e aveva un brutto carattere.
Quelle descrizioni
calzavano benissimo a lui e Sasuke, con la differenza che non avevano
mai avuto
un ruolo fisso nel sesso e, anzi, la maggior parte delle volte era
proprio
Naruto –l’uke, stando
alla
descrizione fisica – l’attivo.
Ecco,
tutto
quello lo lasciava confuso. E lui che si considerava un pro
del sesso anale, quando invece c’erano ancora così
tanti
meccanismi che gli sfuggivano. Meno male che Hinata era stata
così gentile da
illuminarlo.
“Okay,
quindi cancello Kiba?” chiese, ancora titubante. Poi
guardò gli altri nomi
della lista, tutti depennati, e sospirò.
“Sai,
Hinata, esistono anche coppie etero, no?”
“Oh,
certo,
lo so” lo rassicurò.
“E
allora
perché hai bocciato ogni nome che ti ho proposto, dicendo
che erano già
impegnati in una relazione omosessuale?”
A quella
domanda, Hinata tacque.
“Non
è che
forse questa cosa ti sta sfuggendo di mano?” esitò
nel dirlo, non voleva
ferirla, però cominciava ad essere un po’
preoccupato.
“Però
con
te e Sasuke ho avuto ragione…” mormorò
pianissimo.
“Ed
è una
cosa fantastica, ma non si può avere sempre
ragione” le sorrise incoraggiante.
“Ma
ho
avuto ragione anche con Rock Lee e Sabaku no Gaara”
obiettò corrucciando le
sopracciglia sotto la frangia.
…come?
La
fissò
sinceramente sorpreso. Lee e Gaara erano due loro compagni, di un anno
più
grande, che alla fine del sesto anno si erano fidanzati. Nessuno aveva
mai
sospettato una cosa del genere, che potessero essere interessati
all’altro:
caratterialmente erano molto diversi, in più non avevano una
grande confidenza.
Eppure era successo e a giugno avrebbero festeggiato il loro terzo anno
insieme.
“Come
lo
sapevi?” spalancò gli occhi.
“E-ecco…”
si imbarazzò “E’ stato durante la prova
pratica di Divinazione agli esami
G.U.F.O. Nelle mia sfera avevo appunto previsto che si sarebbero messi
insieme.
Inizialmente l’esaminatrice voleva bocciarmi, ma quello
stesso giorno
assistette alla richiesta di Gaara a Lee, esattamente come gliela avevo
descritta io, e quindi… mi promosse a pieni voti”
arrossì furiosamente “Mi
disse che il mio era un talento”
Naruto
risultò molto colpito da quel racconto.
“Wow!” esclamò “Sei davvero
fantastica,
Hinata” intinse la penna nell’inchiostro e fece un
sorriso smagliante “Quindi,
meglio fidarsi della sensitiva” e depennò il nome
di Kiba.
**
“Quindi
nella sua ultima lettera, la tua amica francese ti diceva che la
conoscente del
cugino di terzo grado della sorella del suo fidanzato ha alla fine
deciso di
parlare con Sukeh” completò Sai, un poco perplesso.
“Esatto,
e
io sono un po’ preoccupata” confermò Ino.
Raccontare
tutta quella avventura aveva preso così tanto tempo che
erano arrivati ai Tre
Manici di Scopa quando lei era ancora a metà. Aveva finito
di parlare solo
quando erano state servite le due burrobirra. Sai sembrava leggermente
ubriaco
per tutte le parole che era stato costretto ad ascoltare ed era stato
in
silenzio a lungo prima di fare il punto della situazione.
In più Ino aveva
usato dei nomi in codice per
Naruto – Boruto –, Sasuke – Sukeh
– e Hinata – Hinabae. Era certa che così
non
li avrebbe mai collegati ai personaggi reali. Per Sakura invece usava
ogni
volta quella lunghissima locuzione sulla conoscente.
“Perché
sei
preoccupata? Tu non la conosci” obiettò
giustamente.
“Eee”
si
trovò leggermente a disagio “Ma ormai questa
storia mi ha totalmente coinvolta!
Insomma, non è emozionante?”
“Complicata
mi sembra la parola adatta” si fece pensieroso
“Tutto quello è nato solo a
causa di continui malintesi che hanno ingigantito la cosa
più del dovuto”
Ino
alzò le
spalle. “Siamo adolescenti, è ovvio che tutto ci
appaia più grande del dovuto”
sorseggiò la burrobirra, poi sorrise “Sono
sollevata, sai? Temevo che per il fatto
fossero coppie omosessuali tu ti infastidissi”
Sai
rimase
impassibile. “In realtà sono molto attivo nella
comunità lgbtqua”
Rimase
molto colpita. “Davvero? Anche io ne sono una ferrea
sostenitrice, anche se
trovo il fatto di doverla considerare una comunità a
parte… sbagliato. Voglio
dire, sono persone con diverso interesse sessuale, ma pur sempre
persone, no?
Perché etichettarle?” completò
infervorandosi
“Immagino…
di sì”
Ino
annuì
da sola. “Le etichette non fanno altro che rimarcare
differenze che non
esistono, sarai d’accordo anche tu, no?”
Sai
esitò
qualche secondo. “Ma a volte sapere cosa si è
dà maggiore certezza. Ti fa
capire che non sei l’unico”
“Certo,
non
dico che sia un concetto del tutto sbagliato, ma spesso si rimarca
troppo su
questa fantomatica comunità a parte”
alzò gli occhi al cielo.
“Spesso
è
inevitabile, perché sono proprio gli altri a farti sentire
diverso e tutto
quello che puoi fare è chiuderti in queste…
definizioni”
In quel
momento, Ino si accorse che il tono di Sai era troppo personale, come
se stesse
parlando di esperienze vissute in prima persona. Un dubbio atroce
l’assalì.
Ti
prego… dimmi che non mi sono innamorata di un
ragazzo gay. Ti prego, fa che sia almeno bisessuale, pansessuale o non
lo so….
Era
stata
troppo a contatto con Sakura, la sua sfiga l’aveva
influenzata, accidenti!
“Sei
gay?”
la domanda le uscì così diretta che si accorse
troppo tardi che, forse, andava
posta con un minimo di tatto.
Sai
arrossì
un poco. “No… io mi considero etero. Se
così possiamo dire” e abbassò il capo
osservando il proprio bicchiere quasi finito “E’ un
po’ complicato” terminò.
Gli
sorrise
dolcemente. “Nulla lo è quando viene
compresa” assicurò.
Tentennante,
il ragazzo ricambiò il sorriso. “Ti va se ti
racconto la storia dell’amica
della coinquilina della prozia dell’amica di un mio
ex-collega?”
Scoppiò
a
ridere, accorgendosi che il suo trucco era stato smascherato.
“Credo che
dovremo ordinare altre due burrobirra, allora”
**
Sasuke
fissava Sakura inespressivo.
Per fare
la
prova del veritaserum erano andati
nella Stanza delle Necessità e a Sakura sarebbe piaciuto
molto capire perché
dentro fossero comparse della macchine di tortura medievale.
Ovviamente,
inizialmente Sasuke aveva voluto essere sicuro che la pozione fosse
davvero veritaserum e aveva
richiesto dei strani
aggeggi alla stanza per poterla analizzare. Quando era giunto che
sì, era
pozione della verità, l’aveva somministrata a
Sakura, la quale aveva confermato
quanto già detto in precedenza.
E ora
Sasuke la guardava senza nessuna espressione particolare, come se
faticasse a
metabolizzare tutto.
Decise
di
parare subito le mani avanti. “Se mi uccidi,
c’è una persona che sa che sono
qui con te e correrà subito a denunciarti”
Fece una
smorfia. “Mi basterà uccidere anche Yamanaka,
allora” commentò immaginando chi
fosse la fantomatica persona. Poi si passò una mano sul
volto, mostrando la
prima espressione di debolezza. “Non ti ucciderò
Haruno” mormorò “Tanto era
inevitabile che prima o poi ci lasciassimo”
“Lo
so, io
e Ino abbiamo origliato la vostra discussione durante l’ora
di trasfigurazione”
se proprio doveva dire la verità, voleva farlo nel modo
giusto.
Sasuke
la
guardò oltraggiato. “Voi due non conoscete proprio
il concetto di privacy”
scosse la testa “Be’, cosa potevo aspettarmi da una
che si finge un altro per
conquistare una ragazza”
Sakura
s’indignò. “Non accetto critiche da
qualcuno che voleva usare un armontetia”
Spalancò gli
occhi sconvolto. “Anche questo
avete sentito?!”
La sua
faccia fu talmente comica che, dopo tutto quello stress accumulato,
Haruno non
poté evitare di scoppiare a ridere di cuore, piegandosi su
se stessa.
“Non
è
divertente” sbottò Sasuke arrossendo
“Dovrò obliviarti sul serio” ma anche le
sue labbra si erano sollevate in un mezzo sorriso. Considerando la sua
solita
faccia da dissennatore, quello era un grande passo avanti.
Quando
riuscì a fermare lo scroscio di risa, alzò lo
sguardo su di lui, leggermente
speranzosa: “Quindi? Ora sai che Naruto non c’entra
niente in questa storia,
farai tornare le cose come prima, no?”
Sasuke
rimase in silenzio così a lungo che quasi temette di non
ricevere risposta, ma
alla fine qualcosa dentro il moro parve rompersi e sbottò
quasi non riuscisse a
trattenere le parole:
“Questo
non
cambia niente!” e nel dirlo si sedette su una sedia fatta
apparire magicamente
dalla stanza per l’occasione “Anzi, ora che so che
non mi ha tradito tutto è
anche peggio. Almeno prima avevo una scusa, ora
invece…”
Sembrava
che quel ragazzo avesse un serio bisogno di uno sfogo e Sakura, ormai
allenata da
anni di amicizia e psicologia con Ino, fece apparire una sedia anche
per lei,
sedendosi accanto. Infondo, non doveva essere facile tenersi una
relazione
segreta dentro, le pressioni dovevano essere moltissime.
“Perché
dovrebbe essere peggio?” gli chiese
“Basterà chiedergli scusa e…”
Si
accorse
di aver detto la frase sbagliata da come la incenerì con lo
sguardo nero.
“Figurati se chiederò scusa a
quell’usuratonkachi!” sbottò
“Così dopo non farà
altro che rinfacciarmelo e sarà un inferno! E poi non
è colpa mia, ma tua e
dell’altra mentecatta che avete scatenato questo
casino”
Sakura
ingoiò il fastidio, perché era più che
evidente che Sasuke stesse per avere una
crisi nervosa. Lei ne aveva avute così tante che ormai
poteva distinguerle.
“Mi
prenderò anche io la mia fetta di colpa, ma tu avresti
dovuto credergli”
replicò duramente.
“Come
no,
non sono così stupidamente fiducioso
nell’umanità come voi idioti” fece
notare
con uno sbuffo “E comunque tornare con lui non ha senso. Fra
meno di un mese ci
saranno i M.A.G.O. e poi Hogwarts finirà. Sarebbe finito
tutto in ogni caso”
“Sì,
ho già
sentito questo disco” alzò gli occhi al cielo
“Ma se tu lo ami davvero,
riuscirete ad affrontare questa difficoltà. Insieme”
“Oh,
ti
prego” rise sprezzante “Non sono così
stupido da credere alla favola che
l’amore può tutto, che le difficoltà
verranno cancellate e blablabla.
No, questa è la vita reale e nella vita reale i ragazzi
non baciano gli altri ragazzi; nella vita reale le ragazze non si
innamorano di
altre ragazze. Nella vita reale le cose vanno sempre nello stesso modo
e se tu,
o Naruto, o qualsiasi altro idiota, credete di poter cambiare questa
cosa…
siete solo degli illusi. E ve ne accorgerete presto quanto voi siate
patetici…”
Non
completò oltre la sua lista di insulti perché
Sakura lo colpì con uno schiaffo
fortissimo alla guancia, talmente violento che lo schiocco
risuonò nella stanza
e la testa di Uchiha si voltò
Sentì
immediatamente bruciare la pelle lesa e si portò una mano
alla guancia,
oltraggiato e umiliato. Ma non osò dire niente, lo sguardo
di Haruno faceva
paura da quanto era determinato. I suoi occhi verdi erano lucidi di
lacrime, ma
lo guardavano fisso come due proiettili.
“Sei
tu
l’illuso, Uchiha” replicò gelidamente,
con la voce che tremava “Naruto è
veramente innamorato di te, ma tu non lo meriti minimamente. Resta pure
nel tuo
patetico nichilismo, ti dimostrerò da sola che sbagli e
risolverò io questa
situazione”
Sasuke
assottigliò lo sguardo. “Non è
nichilismo, è pura realtà. Accettala”
Si
alzò.
“No” asserì “Non
accetterò mai una realtà dove non si è
liberi di amare”
Detto
ciò,
uscì dalla Stanze delle Necessità senza dargli
l’opportunità di ribattere
qualcosa.
Stupido Uchiha!
Ma ormai
erano passati i giorni in cui si lasciava affossare dalle sue parole
velenose,
poteva abbaiare cattiverie quanto voleva, ma non sarebbe mai riuscito a
morderla. Lei era determinata e decisa, in quel momento decise di
mettere da
parte ogni paura.
Avrebbe
fatto quello che riteneva giusto.
Avrebbe
risolto quella situazione da sola.
|
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Capitolo 8 *** Capitolo 7 ***
Buonadomenica,
biscottini!
Ancora,
mi
scuso per l’attesa, ma questo capitolo è stato molto
difficile da
scrivere, per un motivo che capirete subito anche voi c_c ci
sarà un argomento
che temo di non aver trattato nel
giusto modo, quindi attendo un vostro
giudizio!
Per il
resto, oggi si riderà poco, anche se avremo
un’entrata di scena di Sakura molto,
ma molto teatrale, che Sasuke
può solo nascondersi.
Spero vi
piaccia^^
Hatta
Cap.
7
La
vita non è una sarta e l’abito non fa il monaco.
Aiko
Shimura non aveva molti ricordi della sua infanzia, per qualche motivo
quegli
anni le apparivano sempre tremuli e inconsistenti come se fossero
sogni. Ogni
tanto qualche ricordo si faceva più forte, ad esempio il
giorno del suo sesto
compleanno, ma per la maggior parte del tempo restavano qualcosa di
lontano a
cui non pensare mai. Così, finì per dimenticare
la maggior parte delle cose.
C’era
però
una sensazione che veniva a galla ogni volta che si sforzava di pensare
alla
sua infanzia, una sensazione sgradevole che avrebbe provato per molti
anni
ancora. Una sensazione che può essere paragonata a quella di
indossare un abito
di molte taglie più piccole, che tirava in più
punti del suo corpo,
scatenandole un prurito che non riusciva mai a scacciare. Un fastidio
che la
metteva profondamente a disagio, ma che, soprattutto, non sapeva come
fermare.
Quell’abito
non poteva essere tolto, gli era stato cucito sulla pelle e non poteva
fare
assolutamente nulla per toglierlo, se non strapparsi la pelle. Tutto
quello che
aveva potuto fare era stato adeguarsi a quell’errore
sartoriale, convivendo con
quel difetto – perché era così che da
un lato lo considerava.
Quindi,
Aiko non ha mai potuto dire di averlo sempre saputo, perché
non è così. Ma può
dire che qualcosa c’era sempre stato, solo che non sapeva
ancora come spiegarlo
e non sapeva nemmeno dire quale fosse il problema effettivo, che cosa
non
andasse.
Per
arrivare a capirlo, ci mise molto tempo.
Arrivò
a
una sorta di prima illuminazione quando a tredici anni prese un libro
di
università del fratello maggiore, Shin, iniziando a leggerlo
con curiosità. Lì,
aveva conosciuto per la prima volta lo studio sui generi, con la
relativa
differenza fra sesso e identità di genere. E quando aveva
capito quel concetto,
che inizialmente le era risultato totalmente strano, il brusio nella
sua testa,
il prurito per tutto il suo corpo, si era intensificato.
Più
leggeva
su quei studi, su come si potesse nascere nel corpo sbagliato e non
identificarsi
nel proprio, più si rendeva conto che non era
l’unica al mondo a provare quel
senso di fastidio, più capiva quello che non aveva mai
compreso. Fu come una
illuminazione, una lampadina che si accendeva improvvisamente.
Ma non
fu
per nulla semplice. Ora comprendeva la probabile natura di quel suo
disagio con
il proprio corpo, capiva perché indossasse un vestito che
non le calzava.
Eppure,
ormai lo indossava, che cosa doveva fare?
Nonostante
fosse giunta a quella illuminazione, continuò per anni ad
accettare quella
definizione che gli altri le davano, continuò a considerarsi
una donna. Tutti
la etichettavano in quel modo e non aveva mai sufficientemente coraggio
per
correggerli. Che poi, cosa avrebbe potuto chiedere? Di usare il pronome
maschile? Nonostante fosse fin troppo visibile il suo essere una donna?
Quelli
erano anche gli anni della pubertà, del suo corpo che si
modella da solo, senza
che potesse avere una minima voce in capitolo. Faceva quello che
voleva, si ingrossava
dove non voleva, ma si snelliva in altri punti, dandole
l’aspetto di un qualcosa
pieno di curve.
Un
qualcosa
che era il corpo femminile.
Infondo,
quello era il corpo che la natura aveva scelto, che diritto aveva di
protestare? A molti sarebbe piaciuto avere gli occhi di un colore
diverso, ma
non per questo pretendevano che gli altri fingessero di vederli di un
colore
che in realtà non erano. Era la stessa identica cosa.
No?
In
più,
avvertiva anche un fortissimo senso di colpa, una sorta di tradimento
verso
qualcosa che si sentiva in dovere di non abbandonare. Aveva paura di
tradire le
donne, di calpestare tutte le lotte che avevano fatto per raggiungere i
loro
diritti, la loro parità. Non doveva provare vergogna del suo
corpo femminile,
doveva accettarlo non solo perché parte di sé, ma
per rivendicare tutti quegli
altri corpi simili al suo che erano stati macchiati di
negatività e presunta
inferiorità.
Non
voleva
essere lei a tradirli.
Perciò,
dall’altro lato Aiko cominciò a razionalizzare
quegli impulsi maschili… quelle
sensazioni che proprio sentiva nascere da dentro la sua pancia.
Si
diceva
che andava bene che certe cose le piacessero, anche se non erano
convenzionali,
poteva essere donna senza seguire lo stereotipo. Ci sono tanti modi di
esser
donna – cosa che continuò a pensare sempre
– e perciò andava bene. Poteva essere
una donna che sembrava un ragazzo.
Ma che
non
era un ragazzo.
In
quegli
anni, qualsiasi pensiero il suo subconscio le suggerisse, lei lo
rivoltava
completamente, trasformandola in una battaglia contro lo stereotipo e
contro il
sessismo. Quelle battaglie, in cui Aiko divenne molto attiva, la
distrassero a
lungo dal vero problema, dalla reale questione che continuava a
tormentarla. Perché,
per quante giustificazioni trovasse, il prurito non cessava e
l’abito diventava
sempre più stretto.
Ma in
fondo, tutte le ragazze hanno un problema con il loro corpo, no?
È raro che nel
periodo adolescenziale ci si trovi a proprio agio con esso. Era una
cosa
normale il suo disagio.
No?
La cosa
migliore che potesse fare era trovare un modo per imparare a sentirsi a
proprio
agio con quel corpo che non poteva cambiare.
Così
passarono altri anni, dove qualsiasi cosa si dicesse il brusio non
terminava.
Anni dove fece di tutto per tenere il problema più lontano
da lei, anche se si
trovava proprio sotto la sua pelle, pronto a esplodere. Al massimo lo
guardava
come un problema da studiare, qualcosa da non relazionare minimamente a
lei. Qualcosa
che le era estraneo.
Poi un
giorno, un pensiero sfuggì al suo controllo ferreo,
presentandosi davanti come
una voce infastidita
e ironica.
Senti,
perché non guardiamo in faccia la realtà e
ammettiamo che ci troveremmo di più a nostro agio con un
corpo maschile?
Lo
zittì,
ovviamente, soffocandolo con tutte quelle giustificazioni create in
anni di
auto-convincimento. Ma ormai aveva preso a gridare troppo forte.
Quelle
urla
erano sempre più forti e insistenti, il prurito era
diventato un martello
pneumatico in funzione ventiquattro ore su ventiquattro. A quel punto
capì che
non lo poteva più ignorare a zittire, che aveva convissuto
con quell’elefante
nella stanza fin troppo a lungo. Così decise di ascoltarlo
– di ascoltarsi
– di cercare di accoglierlo e
capirlo.
Ok, dimmi tutto,
ti ascolto. Sono qui e senza armi,
sono in pace. Spiegami, ti prego.
Fu uno
dei
momenti più brutti della vita di Aiko, fu orribile. Cercare
di approcciarsi a
quella cosa che la spaventava enormemente, che la confondeva fino a non
riuscire nemmeno a capire chi fosse realmente. Ma se non lo avesse
fatto, se
non avesse avuto il coraggio sufficiente per lavorarci giorni, notti,
mesi… non
sarebbe mai riuscita a vivere davvero.
Le
risposte
le aveva già, le aveva solo occultate, e disseppellirle non
era facile. Era faticoso,
doloroso.
Capì
che c’era
posto per lei. Anzi, non per lei: per lui.
Era
quella
la semplice e banale verità. Aiko non era una ragazza che
sembrava un ragazzo.
Aiko era un ragazzo finito nel corpo sbagliato. Ma questo non tradiva
minimamente il genere femminile in generale. Il sentirsi un maschio,
non lo
rinnegava.
Poteva
lottare comunque nelle battaglie delle donne al loro fianco, senza
esserlo per
forza, una donna.
Il primo
con cui ne parlò fu suo fratello. Era terrorizzato di farne
parola con suo
padre, Danzo Shimuro, uomo all’antica e conservatore su ogni
cosa.
Piangendo,
spiegò a Shin tutta quella situazione, del suo disagio di
non riconoscersi come
donna, nel sapere di essere un maschio e di voler cambiare quel corpo
che tanto
lo disturbava.
Shin
reagì
nel migliore dei modi: lo capì subito, assicurandogli che
poteva contare su di
lui in ogni caso, che fosse una sorellina o un fratellino non
importava,
restava comunque una delle persone più importanti della sua
vita.
Senza di
lui, sicuramente non avrebbe avuto il coraggio di affrontare tutto
quello che
venne dopo. Non suo padre che gridava, sua madre che piangeva
chiedendosi dove
avesse sbagliato.
Senza di
lui, non avrebbe trovato così facilmente il coraggio di
prendere in mano la
propria per se stesso. Era stato lui ad accompagnalo fino a Londra,
dove lì la
magimagia era molto più avanzata rispetto al Giappone. Era
stato lui a
sostenerlo quando il dubbio lo aveva sommerso nuovamente. Era stato lui
ad
attenderlo fuori dalla porta ad ogni visita. Lui a portarlo a comprare
vestiti
nuovi, a scegliere una nuova casa lì in Inghilterra ed
aiutarlo a cercare un
lavoro.
E, alla
fine, era stato lui a chiamarlo Sai per la prima volta.
**
Quando
finì
di parlare, calò il silenzio. Sai teneva cocciutamente lo
sguardo sul proprio
bicchiere di burrobirra, ormai completamente vuoto.
Il
racconto
aveva scosso molto Ino, non tanto per il contenuto, ma
perché aveva sentito
subito un profondo senso di protezione dell’immaginare quel
piccolo Sai pieno
di dubbi su se stesso. Non comprendersi deve essere il peggiore dei
mali,
fortunatamente lei non aveva mai avuto questi problemi, forse causati
dalla
profonda schiettezza che manteneva anche con se stessa.
Voleva
dire
qualcosa, ma temeva che qualsiasi cosa fosse inadeguata.
Però voleva fargli
assolutamente capire che non lo trovava strano per quello, anzi trovava
molto
più preoccupante la scarsa igiene di Inuzuka che il fatto
che prima Sai fosse
intrappolato nel corpo di una donna.
Si
schiarì
la gola, perché non poteva restare in silenzio per sempre.
“Da
quanto
tempo hai fatto l’operazione?” chiese.
“Sono
più
di due anni, ormai”
“E
puoi
fare la pipì in piedi?” strabuzzò gli
occhi appena lo disse e si tappò la mano
con la bocca “Scusa, non volevo mancare di tatto”
“In
realtà,
è proprio quando le persone cercano di usare del tatto su
questo argomento che
mi sento a disagio. Mi fanno sentire davvero un alieno”
accennò un sorriso “Comunque
sì, la faccio in piedi”
Lo
incoraggiò con un sorriso radioso. “Be’,
sinceramente, questo non mi cambia
molto. Cielo, ho avuto il terrore che non ti piacessero le
donne” scoppiò a
ridere.
“Perché?”
domandò perplesso.
Scosse
la
testa, intenerita da quella ottusità. “Pensavo che
ormai fosse abbastanza
chiaro…” mormorò piano, allungando una
mano a intrecciare le loro dita.
Sai
fissò
le loro mani unite, arrossendo vistosamente sugli zigomi, gli occhi
neri
brillarono di una scintilla piena di calore. Guardandolo meglio,
effettivamente
doveva ammettere che i suoi lineamenti erano davvero molto dolci e
femminili,
ma non le importava. Sai era bello e aveva un animo gentile e sincero,
le
bastava solo quello.
“Da
dopo l’operazione
ho avuto una sola relazione con una ragazza”
bisbigliò “Ma finì appena le dissi
che prima ero una femmina. Disse che era etero, quindi non poteva stare
con me”
aggiunse depresso.
Che mentecatta,
pensò indignata.
“Mi
dispiace, ma io no soffro del suo stesso problema di idiozia. Quindi
non mi scrollerai
di dosso così facilmente” assicurò
ghignando.
Anche
Sai
ampliò il sorriso. “E chi ha detto che voglio
mandarti via?”
**
Il
giorno
dopo, Naruto era estremamente nervoso. Nonostante fosse stato sveglio
tutta lo
notte con Hinata, non erano arrivati alla soluzione su chi potesse aver
preso
al suo posto, senza contare che quello era anche il giorno del duello.
Appena
aveva fatto il suo ingresso in Sala Grande, con i capelli scompigliati,
la
sciarpa slacciata e la faccia assonnata, la sua Casa era esplosa in un
boato di
applausi e incoraggiamenti. Sembravano tutti emozionati ed esaltati
dall’imminente
duello, ormai la voce si era sparsa per tutta Hogwarts e tutta la
scuola
sembrava impaziente di assistervi.
La
verità è
che Naruto negli incantesimi non se l’era mai cavata davvero
bene. Dentro di sé
aveva così tanta magia che faticava ancora ad incanalarla
perfettamente e
quando si agitava la magia involontaria scoppiava ancora, facendo
più danni di
quella di un bambino. E in quel momento era così nervoso che
si sentiva un
fuoco d’artificio ambulante.
Se non
fosse stato un Grifondoro sarebbe sicuramente scappato in Messico
clandestinamente, ma purtroppo apparteneva a quella casa di
scavezzacollo e
pareva più che intenzionato ad andare contro il nemico a
testa bassa.
Prima
del
duello, voleva assolutamente ribadire a Sasuke che non lo aveva tradito
e che
lo amava, ma il serpeverde sembrava essere sparito dalla scuola.
Così dovette
andare all’entrata, luogo dove si sarebbe tenuto lo scontro,
senza potergli
parlare – e magari digli addio, molto drammaticamente.
Al diavolo,
vincerò io e darò una bella lezione a
quell’idiota di Otsutsuki!
Pimpante
e
deciso si presentò nella stanza, dentro c’era
già una grande folla di curiosi,
e un angolo Hinata stava supplicando Toneri di cambiare idea.
“Solo
se
verrai via con me”
“Per
favore, cerca di ragionare” balbettava timidamente.
“Allora,
il
duello si terrà!”
Quel
tipo
sembrava essere uscito da un drama coreano di serie B, aveva una vene
melodrammatica peggiore di quella di Sasuke.
“Oh,
sei
qui” ribatté sprezzante Toneri appena lo vide.
Incrociò
le
braccia al petto, fissandolo con una faccia dura.
“Sì, sono qui” sbottò
“A
farti il culo”
Lo disse
solo perché sembrava una battuta molto figa da dire. Infatti
Toneri scoppiò
immediatamente a ridere.
“Divertente,
Uzumaki” lo guardò sprezzante
“D’altronde tu sei sempre stato un
buffone”
A quelle
parole sentì immediatamente il sangue andargli alla testa e
le mani prudergli
per prendere a pugni quella faccia pallida, la sua bacchetta
mandò scintille
rosse dalla punta.
Toneri
si
mise al centro dello spiazzo che era stato creato con fare superbo,
tirando
fuori la propria bacchetta come se fosse un grande lord.
“Devo
ricordarti le regole, per il tuo cervellino?” lo
schernì, facendo scoppiare a
ridere alcuni dei suoi scagnozzi.
Digrignò
i
denti. “No, non serve” ringhiò
fronteggiandolo. “Cominciamo?”
Anche
Toneri sorrise. “Cinque passi a testa, poi ci
voltiamo”
“Perfetto”
lo fulminò con lo sguardo.
Ma non
ebbero nemmeno il tempo di voltarsi che una voce leggermente stridula
irruppe
nell’aria, facendo sobbalzare tutti.
“FERMI!”
Era
Sakura,
all’imbocco delle scale, con la tracolla in spalla, i capelli
elettrici e
completamente trafelata.
“Fermi!”
ripeté scendendo le scale “Non è lui il
tuo avversario, Otsutsuki”
Quello
fece
una faccia infastidita. “Ah, no, Haruno?”
“No”
confermò
intromettendosi fra i due ragazzi e tirando indietro Naruto
“Sono io il tuo
avversario”
|
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Capitolo 9 *** Capitolo 8 ***
Ehilà! Passato un buon
week-end? Qui è
scesa le nebbia c_c ma mi ha dato
un
buon motivo per scrivere queste pagine che tutti stavamo aspettando con
ansia:
finalmente si sciolgono gli intrighi e tutto torna
al suo posto. Infatti
siamo ormai alla fine, visto che questo
è il penultimo capitolo e poi ci sarà
l’epilogo <3
Ma non
badiamo al triste futuro e pensiamo
a
cosa accadrà qui. Be’, scopriremo che le entrate
in scena spettacolari con
tanto di rivelazioni sconvolgenti sono un must
di tutti i personaggi di Naruto xD Avremo un po’ di SaiIno, qualche pugno e verrà
argomentata ancora una volta l’asessualità
meno uno di Uchiha u.u teoria che sono sempre
pronta a difendere a spada tratta hahah
Spero vi
piaccia :3
Hatta
Cap.
8
Tutto
è bene
quello che finisce
con
uno schiantesimo in faccia a Toneri
Svegliandosi,
Ino notò di non trovarsi nella calda e colorata camera delle
ragazze del
settimo anno di Grifondoro, ma in una più piccola, con un
solo letto
matrimoniale e le pareti decorate in modo impersonale. Non se ne
preoccupò,
ricordando perché non si trovasse nel suo dormitorio, ma
nella stanza dello
stagista e gongolò.
Si
rotolò
tra le coperte, i capelli biondi sparpagliati attorno a lei e un
sorriso
soddisfatto sulle labbra. Dopo il racconto di Sai aveva pensato bene di
controllare i passi da gigante che aveva fatto la magia nella
riassegnazione
chirurgica del sesso e, quindi, passare la notte con lui.
Per la scienza!
Be’,
poteva
dirsi assolutamente soddisfatta.
Le
lenzuola
trattenevano ancora l’odore del ragazzo, che sapeva
d’inchiostro fresco e
colori ad olio, e ci affondò dentro, sollevandole fin sopra
la testa, per nulla
intenzionata ad alzarsi. Quel letto era così morbido…
Da sotto
gli strati del piumino avvertì una leggera risata divertita
raggiungerla,
seguita immediatamente dalla voce di Sai:
“Dovresti
alzarti”
“Altri
cinque minuti” borbottò senza emergere e restando
nascosta dentro quella tana
improvvisata. Subito dopo, però, avvertì Sai
tirarle le coperte, scoprendole le
testa.
“Altri
cinque minuti e anche l’ultima lezione della giornata
sarà finita” le fece
notare, avvicinando il volto a baciarle una tempia.
Deliziata
da quel gesto così intimo e dolce sorrise, non badando
minimamente al
significato di quelle parole, e se lo tirò contro,
costringendolo a stendersi
accanto a lei. I capelli corvini erano umidi, probabilmente doveva aver
appena
fatto la doccia. Lo abbracciò, stringendoselo contro e
aggrappandosi anche con
le gambe al suo corpo, come se fosse un pupazzo troppo grande.
Poi
capì.
Si
alzò di
scatto, gettando le coperte giù dal materasso, rivelando le
sue lunghe gambe
magre. “Che ore sono?!” strillò
spalancando gli occhi, completamente sveglia.
Sai, che
nello scatto della ragazza si era beccato un gomito sullo zigomo, si
imbronciò,
massaggiando la zona lesa.
“Quasi
le
sei” borbottò.
“Le
sei!”
strillò Ino, scendendo dal letto “Se facciamo
veloce, faremo in tempo”
Sai
fissò
la sua figura nuda con un sorriso soddisfatto, soprattutto per alcuni
segni
rossi che le sue labbra le avevano lasciato sul collo. Poi si riscosse:
“Non
faremo
mai in tempo, oggi hai perso le lezioni” disse con rammarico,
gli dispiaceva di
averle fatto perdere la giornata scolastica.
“Ma
chi se
ne frega delle lezioni!” fu la replica di Ino, mentre cercava
di allacciarsi il
reggiseno “Io sto parlando del duello di Naruto! Se Sakura
non ha trovato una
soluzione…”
“Ah”
la
interruppe Sai alzandosi a sedere sul materasso “Quindi era
Sakura la
conoscente del cugino di terzo grado della sorella del fidanzato della
tua
amica francese” appena terminò di dire la frase
gli arrivarono i suoi boxer in
faccia.
“Ma
certo
che sì!” disse Ino, saltellando su un piede solo
per mettersi le calze.
“Quindi
sono
Naruto e Sasuke i due ragazzi che ha fatto lasciare” parve
realizzare, poi
corrucciò lo sguardo “Ma i duelli non sono
proibiti a Hogwarts? Se non
controllati da un docente?”
Quelle
parole dovettero risvegliare qualcosa nella mentre della Yamanaka,
visto come
si voltò a guardarlo, colta da un’idea:
“Ma
certo!
Tu sei uno stagista, fai parte del corpo docenti!”
“Ehm…
non
proprio”
Ma lei
non
sentì minimamente il suo borbottio. “Fermerai il
duello e manderai Toneri in
punizione. Anzi, già che ci siamo toglierai anche punti a
Serpeverde”
quell’ultima idea parve entusiasmarla molto.
“Ma
io non
so…”
“Io
lo so”
lo interruppe abbottonandosi la camicetta sul petto, con suo grande
dispiacere
“Forza, vestiti. Voglio evitare che la squadra perda il suo
cercatore, ci serve
per la prossima partita”
Dopo una
sommaria pettinata ai lunghi capelli biondi e una veloce passata di
lucido
sulle labbra (sia mai che Ino Yamanaka non si presenti al massimo della
bellezza), i due erano corsi verso la Sala Grande, nella speranza di
arrivare
prima che succedesse il disastro. A dir la verità, Sai
pareva ancora molto
confuso.
Si
fecero
largo fra la folla di studenti che era accorsa per vedere il duello,
mentre
spiegava a Sai cosa dire e come dirlo.
“Devi
essere minaccioso e inflessibile, devi far sentire Otsutsuki una
merdina”
arricciò il labbro infastidita spintonandolo in avanti.
Ma non
fu
Sai a urlare minacciosamente “FERMI!”,
bensì Sakura, come realizzò girando la testa
verso la rampa di scale.
Trillò
deliziata. “E’ ancora viva!” Sasuke non
l’aveva uccisa, che gioia.
Sai
sbatté
le palpebre confuso, mentre la Corvonero scendeva la rampa di scale di
fretta,
con la borsa appesa alla spalla che sbatteva contro il suo fianco. Gli
occhi
verdi mandavano lampi di avvertimento.
“Fermi!”
continuò Sakura “Non è lui il tuo
avversario, Otsutsuki!”
Il
ragazzo
pallidissimo fece una faccia schifata, molto infastidita.
“Ah, no, Haruno?”
“No”
confermò quella, intromettendosi fra i due e tirando al
contempo dietro Naruto
“Sono io!”
Sai si
voltò verso Ino con la fronte aggrottata. “Adesso
devo intervenire?”
Lei
aveva
gli occhi spalancati, che brillavano carichi di eccitazione. Si
aggrappò al suo
braccio, scuotendo forsennatamente la testa. “No, no! Voglio
vedere che
succede”
“Ma
tu hai
detto…”
“Shhht!”
lo
zittì “Oh, Sakura… Sakura…
cosa hai intenzione di fare?”
Sembrava
stesse guardando l’episodio finale di una lunghissima serie
TV, di quelle che i
babbani adoravano all’impazzita.
“Tu?”
commentò Toneri, scoppiando a ridere freddamente
“Uzumaki, sei così disperato
che ti fai difendere da una donna?”
Sakura
lo
fulminò, facendosi ancora più minacciosa tirando
fuori la bacchetta. “Lui non
c’entra niente in questa faccenda”
“Ha
baciato
la mia donna!” sbottò allora il Serpeverde,
indicandolo con la punta della
bacchetta.
“Hinata
non
è la tua donna” ringhiò in risposta
Sakura “E non è stato lui a baciarla”
fece
una pausa, raccogliendo il fiato e il coraggio “Sono stata
io”
L’intera
sala sussultò per la sorpresa, sospirando pesantemente. Dopo un momento di silenzio,
un sussurrato
parlottio invase l’aria, mentre gli studenti bisbigliavano
fra loro stupiti e
scettici.
Ino si
aggrappò con ancora più forza al braccio di Sai.
“Oddio, lo sta facendo sul
serio” mormorò con un inquietante sorriso sulle
labbra. Sembrava estremamente
elettrizzata, faticava palesemente a trattenere l’entusiasmo.
Toneri
aveva messo su una faccia sconvolto e confusa, identica a quella di
Naruto,
infatti entrambi si scambiarono uno sguardo perplesso.
“Cosa?”
si
arrischiò alla fine di chiedere “Ma non dire
baggianate, abbiamo la foto!”
Sakura
avvertì le proprie guance diventare incandescenti,
così tanto che era certa che
avrebbe fatto concorrenza al Sarah, e strinse più saldamente
la bacchetta, sforzandosi
di non abbassare lo sguardo.
“Sono
stati
io” ripeté “Ero io, ad Hosgmeade, con
lei. Io… io ho preso una pozione
polisucco per fingermi Naruto e invitarla ad uscire”
Sentiva
lo
sguardo di Naruto bucarle la nuca e non osava volgere gli occhi per
incontrare
quelli chiari di Hinata – li immaginava spalancati e
inorriditi – poco distante
da loro. Continuò a guardare Toneri con fare minaccioso
anche quando disse:
“Perché
la
verità è che… è che io sono
innamorata di Hinata!”
La sala
sobbalzò una seconda volta per la sorpresa, ma questa volta
nessuno bisbiglio:
stavano tutti trattenendo il fiato.
Quel
silenzio improvviso e gelido fece quasi vacillare Sakura, ma poi si
arrischiò
ad alzare lo sguardo verso Hinata. Lei la stava guardando con gli occhi
chiarissimi spalancati, la bocca socchiusa e gli zigomi arrossati, i
ciuffi
della frangia che le ricadeva composti sulla frangia, sembrava aver
incastrata
fra le labbra una parola che non riusciva a dire.
E, per qualche motivo, le tornarono in mente
le parole che Sasuke le aveva rivolto, la rabbia e la paura che aveva
scorso in
quegli occhi neri – come di qualcosa di troppo grande da
sopportare.
Io non
sono
patetica.
Riportò
gli
occhi verdi su Toneri, tornando sicura di sé.
“Sono innamorata di Hinata”
ripeté con voce salda, decisa, quasi lo sfidasse a
contraddirla “E ho fatto una
grande cazzata per questo, ma non è giusto che sia qualcun
altro a pagarla.
Quindi, se proprio ti senti offeso nell’animo” non
riuscì non trattenersi
dall’alzare gli occhi al cielo “Combatti con me.
Non con Naruto, lui non
c’entra niente”
Finalmente,
Toneri parve riprendersi dallo shock della rivelazione,
perché cambiò
espressione, diventando schifato. “Ma siete due donne. Che
sei? Una frocia?” e
appena lo disse i suoi scagnozzi cominciarono a ridere con scherno,
cercando di
coinvolgere anche il resto dei presenti nella sale, dei quali qualcuno
si
aggiunse nervosamente.
Strinse
le
labbra in una linea sottilissima davanti a quell’insulto,
quelle risate le
ferirono davvero le orecchie e dovette sforzarsi per non lanciare uno
schiantesimo contro Toneri.
“Che
importanza ha?” sbottò fra i denti, cercando di
controllare la rabbia “Mi
innamoro delle persone, non di quello che hanno fra le gambe”
Quella
risposta non parve scalfire per nulla l’espressione schifata
di Toneri, che
anzi arricciò ancor di più le labbra.
“Tu
sei
malata” decretò “E ti conviene stare
alla larga dalla mia Hinata, non…” si
bloccò, notando che Hinata si era spostata, andando a
posizionarsi al fianco di
Sakura.
Aveva la
schiena dritta, anche se tremava e aveva il respiro accelerato, la vide
stringere le mani a pugno come per fermare il fremito.
“L-lei
non
è m-malata. Perché… perché
se lo è l-lei” la vide deglutire, la voce resa
leggermente soffocata dall’ansia “A-allora lo
sono… lo sono a-anch’io!”
l’ultima parola quasi la strillò.
Toneri
parve sul punto di svenire e non disse niente, motivo per cui decise di
continuare a parlare
“Che
importa di chi amiamo, se lo amiamo e ci ama a sua volta?”
mormorò “L’amore non
dovrebbe mai essere limitato, è ciò che ci
dà forza, non è vero? Ma allora…
allora perché quando si ama, spesso si viene odiati per
questo? Non è giusto! Io
voglio essere libera di amare senza temere il giudizio di gente
b-bigotta come
te, che ha p-aura delle diversità”
“Lo sapevo, ti ha
contagiata” bisbigliò
terreo, poi scosse la testa tornando a mettere sul volto la faccia di
schifato
disprezzo e cominciò a imprecare verso la Corvonero
“Questa cosa è assurda! Non
ti vergogni?! Dovresti venire espulsa dalla scuola Haruno!
Già teniamo i
mezzosangue, adesso dobbiamo sopportare anche gli invertiti! Mi fate
schifo,
siete solo delle luride troie che…”
Non
riuscì
a finire la frase, perché Naruto gli si scagliò
contro. Letteralmente.
Sakura
non
capì subito cosa fosse successo, visto che vide qualcosa di
giallo e rosso
scattare al suo fianco per poi atterrare direttamente sopra Toneri.
Capì che si
trattava di Naruto quando lo sentì sbraitare contro il
serpeverde, colpendolo
alla faccia con dei pugni fortissimi.
“Non
t’azzardare a rivolgerti mai più a lei in quel
modo” gridò furioso, alzando un
altro pugno per colpirlo alla mascella, mentre teneva l’altra
mano ben stretta
al suo colletto “Non azzardarti mai più”
“Stupido
mezzosangue” fu la replica di Toneri cercando di reagire, ma
nella caduta aveva
perso la bacchetta.
Hinata
trattenne il fiato, portandosi le mani davanti alla bocca. Un
po’ come il resto
della sala, che non si era minimamente aspettata tutti quei colpi di
scena.
Sai
guardò Ino.
“Devo intervenire?” chiese preoccupato. Toneri
aveva cominciato a perdere
sangue dal naso.
Ino
scosse
la testa. “Ma no, che un po’ di pugni non possono
fargli che bene”
Annuì,
convinto da quella argomentazione, e tornò a concentrarsi
sulla scena. In soccorso
del loro capo, erano arrivati anche gli scagnozzi di Toneri che stavano
cercando in ogni modo di togliergli Naruto di dosso.
Sia
Sakura
che Hinata cercarono di intervenire, aggiungendosi alla baraonda e la
corvonero
non si risparmiò sui pugni e sugli insulti, mentre Hinata
cercava di mitigare
la situazione.
“Ok…”
considerò Ino vedendo come la cosa stava degenerando
“Forse è il caso di
intervenire…”
Ma,
ancora
una volta, Sai non ebbe l’opportunità di mettere
in pratica la propria autorità
come stagista, perché
qualcuno
intervenne prima di lui: improvvisamente tutti i corpi dei litiganti si
misero
a volteggiare in aria, come se qualcuno avesse lanciato un levi corpus
su di
loro.
“Tsk”
Tutta la
sala si voltò davanti alla grandiosa entrata in scena di
Sasuke, la bacchetta tesa
davanti a se in un posa elegante della mano e i capelli perfettamente
tirati
all’indietro con il gel.
“Era
questo
il tuo piano, Haruno?” commentò con la sua voce
gelida, godendosi il momento di
silenzio stupefatto che aveva fatto scendere nella sala con la sua
apparizione.
Solo
Toneri
lo spezzò:
“Fammi
scendere, Uchiha!” strepitò agitando goffamente le
braccia attorno a sé.
Sasuke
lo
ignorò totalmente, piazzandosi nello spazio vuoto che
avevano lasciato sotto di
sé e alzò lo sguardo, facendo cadere un ciuffo
nero sulla fronte.
“Credevo
volessi spargere amore nel mondo, non picchiare qualche idiota
sfigato”
“Chi
sarebbe l’idiota sfigato, Uchiha?!”
strillò ancora con indignazione Toneri “Fammi
scendere subito!”
Sakura
si
dimenò per aria, leggermente infastidita. “La cosa
mi è sfuggita di mano e poi
non sono stata io a iniziare” ghignò.
Naruto
incrociò le braccia al petto, sbuffando imbronciato.
“Stava insultando Sakura,
cosa dovevo fare?”
Hinata
cercò di tenersi la gonna, impedendole di sollevarsi e
mostrare le mutandine.
Era diventata rossa come un pomodoro, completamente imbarazzata da
quella
situazione. “F-facci s-scendere”
“Esatto!”
sbraitò ancora Toneri “Tu non c’entri
niente in questa faccenda, Uchiha. Tornatene
in biblioteca!”
Gli
occhi
neri del serpeverde saettarono verso di lui, così tanto
minacciosi e gelidi che
lo zittirono di colpo.
“C’entro,
per due motivi” indicò Naruto con fare annoiato
“Tanto per cominciare, hai
tirato in mezzo il mio fidanzato”
Ancora
una
volta, tutti i presenti nella sala sobbalzarono sul posto, lanciando
gridolini
di sorpresa. Alcune ragazze svennero davanti a quella notizia shock.
Sasuke
finse indifferenza a quelle reazione, anche se le orecchie si
arrossarono un
poco.
“Secondo”
riprese comunque con voce ferma “Sono il Caposcuola e non
vorrei togliere punti
alla mia stessa casata perché un ragazzino viziato non ha
fatto collegare i
suoi due e unici neuroni. Duello non autorizzato, insulti razzisti
verso altri
propri compagni di classe, incitamento alla violenza… credo
che questo sia sufficiente
non solo a far scendere Serpeverde in fondo alla classifica, ma anche a
una
seria punizione” assottigliò gli occhi, mentre un
ghigno allungava
inquietantemente le sue labbra fini “Lo sai che da quando
Voldemort è stato sconfitto
usare la parola mezzosangue come
insulto è un reato penale?”
Toneri
impallidì, spalancando gli occhi. “Non
oserai…” sibilò.
Con un
colpo elegante del polso, Sasuke interruppe l’incantesimo che
li faceva
galleggiare in aria. Ma se Naruto, Sakura e Hinata atterrarono
lentamente,
Toneri e i suoi compagni si schiantarono sul pavimento disastrosamente,
proprio
ai piedi dell’Uchiha.
“Sfidami”
lo provocò il Caposcuola, fissandolo dall’alto al
basso.
Toneri
digrignò i denti, nemmeno lui era troppo stupido da voler
iniziare una guerra
che avrebbe sicuramente perso.
Umiliato,
si alzò da terra, macinando rabbia, ma ancora non del tutto
deciso a non
perdere l’ultimo briciolo di dignità.
“Andiamocene”
disse ai suoi scagnozzi, gli occhi chiari che brillavano di rabbia
“Lasciamo
perdere questi frocetti del…”
Fu
scaraventato contro la parete con una forza tale che dal muro
crollò qualche
calcinaccio. Tutti si voltarono sorpresi verso la folla, verso Ino con
la
bacchetta ancora davanti a sé e la bocca aperta nel
formulare schianto.
Scosse
la
testa, agitando i capelli biondi, tornando ad avere un’aria
composta. “Insulta
ancora i miei amici e passerai il resto della vita a desiderare un
pene, perché tu non ne avrai
più uno” tuonò,
terribilmente meravigliosa.
Fu
così
splendida che qualcuno, dalla folla, non riuscì ad evitare
di applaudire.
**
Finalmente,
Sai riuscì a intervenire e a far valere la sua
autorità di stagista. In
realtà, richiamati dal terribile schiantesimo di Ino
che aveva fatto tremare i muri, erano finalmente accorsi i professori,
trovando
un Toneri svenuto ancora spiaccicato al muro e mezza scuola nella Sala
Grande. Immediatamente,
nel vedere i docenti, la maggior degli alunni aveva ben pensato di
darsela a
gambe per non essere coinvolta in qualche punizione di gruppo.
Sai era,
appunto, andato a spiegare ai professori la situazione, spalleggiato da
Ino che
con voce acuta e vibrante faceva ben valere le loro ragioni, spiegando
con
indignazione di come fosse tutta colpa di Toneri. Era così
agguerrita che molti
professori avevano fatto un passo indietro, tranne Kakashi che aveva
alzato gli
occhi al cielo, desiderando ancora una volta la meritata pensione.
In tutto
quello, Sasuke aveva afferrato malamente Naruto per un lembo del
mantello per
trascinarlo via.
“Muoviti,
usuratonkachi”
E nel
dirlo
incrociò brevemente lo sguardo verde di Sakura. Fu un moto
incoraggiamento e un
muto scusarsi.
Naruto
si
agitò, cercando di non cadere malamente a terra per quello
sbilanciamento. “Sas’ke!”
sbottò, sfuggendo alla sua presa, poi allargò la
bocca in un enorme sorriso. “Eh,
hai visto che avevo ragione io, eh, uomo di malafede!”
gongolò affiancandolo
mentre uscivano velocemente dalla Sala Grande.
Sasuke
sbuffò. “Sì, ne sono stato informato da
Sakura ieri”
Naruto
si
bloccò, spalancando la bocca. “Ieri?
Cioè, tu lo sapevi già e se comparso solo
adesso?!” ringhiò le ultime parole “Sul
serio, Sas’ke?”
Lui
deviò
lo sguardo, avendo la decenza di mostrarsi almeno imbarazzato.
“Dovevo… dovevo
pensare se ne valesse la pene”
“Che
cosa,
esattamente?!” si scaldò “Se valesse la
pena ammettere per una sola e benedetta
volta di esserti sbagliato?! Se io ne valesse la pena?
Cos’è, valgo meno del
tuo orgoglio adesso, dattebayo?” stizzito
voltò il capo, serrando le mani a
pugno, e a testa bassa lo superò, deciso a mettere
più distanza possibile fra
loro due prima che potesse fare qualcosa di cui pentirsi.
Ma non
fece
molta strada, perché Sasuke lo afferrò al
braccio, bloccandolo.
“…se
valesse la pene accettare una realtà dove non sono libero di
amarti”
Naruto
si
voltò subito a guardarlo, le labbra socchiuse per la
sorpresa e gli occhi
spalancati. Sasuke teneva lo sguardo basso, lasciando che i ciuffi
tirati all’indietro
sfuggissero al gel per cadergli sulla fronte.
Alzò
lentamente lo sguardo, gli occhi neri brillavano di imbarazzo.
“No”
mormorò “La risposta è stata no, non ne
vale la pena” aumentò la presa sul suo
braccio, tirando per avvicinarlo.
Naruto
si
affrettò a richiudere la bocca, sentendosi ridicolo per
l’improvviso
rovesciamento di stomaco che gli avevano causato quelle parole, come se
stesse
andando sulle montagne russe.
“Eh,
eh”
cercò di sdrammatizzare, anche se non riuscì a
non impedirsi di sorridere “Meglio
tardi che mai, dico io. Ma, in fondo, sei sempre stato abbastanza
stupido…”
Si
bloccò
di colpo non appena Sasuke fece avvicinare pericolosamente i loro volti.
“Chiusi
il
becco, usuratonkachi” disse infatti, prima di baciarlo.
Naruto, che ormai lo
aveva perdonato completamente, gli gettò le braccia al collo
per stringerselo
più contro e cercare di prendere prepotentemente il
controllo su quel gioco di
labbra e lingue. Merlino, gli era mancato da morire baciarlo.
Si
staccarono che avevano entrambi le gote rosse e la temperatura corporea
altissima.
“Come
farai
con tuo padre?” Naruto ebbe quasi paura a chiederlo,
ripensò alla nonchalance
con cui aveva rivelato davanti a tutta quella folla della loro
relazione.
Sasuke
strinse le labbra, facendosi di cattivo umore. “Un modo
troverò”
“Sicuramente
andrà bene, è tuo padre e ti vuole
bene…”
“Mio
padre”
disse fra i denti “Non è una persona facile. Ma
non importa, ho fatto la mia
scelta e lui non avrà diritto di mettersi in mezzo. Il
massimo che può fare è
buttarmi fuori di casa e a quel punto mi arrangerò.
Cercherò un lavoro con cui
pagarmi a un affitto a Nocturn Alley… andrà bene,
dovrò solo rimandare di
qualche anno la mia ambizione” non poté non dirlo
con un tono di voce amaro.
Naruto
annuì, afferrandogli la mano per intrecciare le loro dita.
“Potresti venire a
stare da me. Sono sicuro che a mio cugino Nagato andrà bene
e magari… poi
potremmo cercare qualcosa… insieme… per
entrambi”
Ricevette
uno
schiaffetto scherzoso fra i capelli, che lo fece allontanare un poco.
“Dobe.
Ora non correre troppo, abbiamo solo diciassette anni” gli
fece notare, ma
facendo un sorrisetto.
Anche
Naruto sorrise. “E dai, lasciami sognare. Sono una
adolescente, non ammorbarmi
con le tue paranoie da vecchio”
“Chi
sarebbe vecchio?” si indignò e Naruto rise,
alzandosi a baciare di nuovo quelle
labbra costrette in una smorfia offesa, che si sciolse subito, non
appena
approfondirono quel contatto.
“Oh,
per la
barba di Merlino”
Si
staccarono, presi in contropiede da quel sospiro sconvolto, e voltarono
entrambi il capo verso la voce.
Delle
ragazzine, probabilmente dei primi anni, li guardavano con tanto di
occhi, una
di loro perfino in lacrime.
“Ma
allora
è vero?” disse con la voce tremante “A
Sasuke Uchiha piacciono i ragazzi?”
Senza
lasciarsi impietosire, Sasuke le fulminò tutte e cinque con
lo sguardo,
afferrando malamente Naruto per mano.
“No”
disse
acido, infuriato per essere stato interrotto “A
me le persone fanno schifo,
ad eccezione di questo dobe qui”
Detto
ciò
le superò, deciso di andare in un luogo più
appartato a completare quella
rappacificazione.
**
Nel
frattempo che i due sfortunati amanti gettavano alle spalle i passati
malintesi
e gli antichi dissapori, anche l’eroina di questa storia si
accingeva a
compiere il grande passo.
Il
grande
passo che avrebbe dovuto far fin dal prologo, appena capito che la
tecnica fissarla finché non si
innamorerà di me
era fallita, invece di scatenare questo gran casino.
Nel
mentre
che Ino e Sai spiegavano cosa era appena accaduto, lei si
avvicinò ad Hinata,
con un sorriso di scuse.
“Stai
bene?”
le chiese indicandole un livido che aveva cominciato a formarsi sullo
zigomi,
evidentemente uno degli scagnozzi di Toneri doveva averla colpita.
Quella
annuì, appoggiando una mano sulla guancia e fece un sorriso.
“Sono sicura che
con una lozione di Shizune passerà subito”
“Mi
dispiace” sospirò alla fine Sakura, abbassando lo
sguardo “Ho combinato un
casino e non so come scusarmi. Se solo avessi una
giratempo…”
Sussultò
quando Hinata le prese le mani, stringendole con le proprie.
“Tu hai già
rimediato” le assicurò “E io ti ho
già perdonata, anzi: non mi sono proprio
arrabbiata” e socchiuse gli occhi, inclinando un poco il capo.
Fece un
sorriso impacciato. “Sei troppo buona, Hinata”
“Avresti
affrontato da sola Toneri e hai avuto il coraggio di farlo anche
davanti a
tutta la scuola” sorrise anche lei, dolcemente “E
hai dato anche a me il
coraggio di affrontarlo”
“Mi
dispiace di averti ingannato” continuò Sakura,
perché nonostante tutto
continuava a sentirsi in colpa “E’ stata la peggior
idea della storia”
“Di
questo
dovresti scusarti con Naruto, che con me” le
suggerì “E, davvero, non devi
preoccuparti. È tutto apposto”
Sakura
rimase in silenzio, ancora mortificata, ma poi puntò con
decisione le iridi
verdi su quelle chiare. Ricambiò la stretta delle mani con
forza.
“So
che probabilmente
non ho più il diritto di pretenderlo, ma io sono innamorata
di te” disse con
fermezza, facendo arrossire la tassorosso per quella schiettezza
così diretta “Sono
innamorata di te e non ho intenzione di rinunciare a te, per
questo… per questo…”
prese fiato “Alla prossima uscita ad Hogsmeade, andiamoci
insieme! Ti prometto
che non te ne pentirai”
“I-insieme…
come un appuntamento?” domandò a voce bassa.
Annuì.
“Sì,
come un appuntamento. Anzi, sarà un appuntamento”
deglutì “Vuoi uscire con me,
Hinata?”
E lei si
aprì in un sorriso dolce, pieno di calore. “V-va
bene” acconsentì.
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Capitolo 10 *** Epilogo ***
Epilogo
Perché
saremo
sempre fieri di amare.
Un’estate
così afosa, a Londra, non
si vede da secoli, dicono i vecchietti, motivo per cui, dopo aver
passato
l’intera giornata tra i cortei nella City, hanno deciso di
ripiegare una veloce
ritirata al Paiolo Magico per qualche limonata fredda, piazzandosi
strategicamente al tavolo davanti al ventilatore.
Il
locale è pieno, ma l’atmosfera è
così vivace e rilassata che il rumore non dà
affatto fastidio e riescono a
chiacchierare tra loro tranquillamente. Gaara ha anche messo le
cuffiette,
dividendone una con Rock Lee. Sono tornati a Londra proprio per
partecipare al gay pride che si
tiene quel giorno,
durante il pride month e indossano
l’uno
la maglia dei demisessuali, l’altro quella arcobaleno degli
omosessuali.
Sakura
sta chiacchierando con Ino e
Sai, quest’ultimo indossa la maglietta con la bandiera dei transegender e ha un sorriso un poco
più realistico del solito. Da
quando sta con la Yamanaka i suoi sorrisi sono diventati più
spontanei e meno
nervosi.
Poi
c’è Naruto, nella sua maglietta
con i colori dei bisessuali, che sta guardando con fin troppo
entusiasmo le
foto che Hinata ha fatto quella giornata, le teste sono troppo vicine
per i
gusti di Sasuke. Non che sia geloso, solo che in quell’ultimo
periodo Naruto è
stato troppo influenzato dalle discutibili letture di Hyuuga, che gli
hanno
fatto venire più di qualche crisi nervosa.
Come si
chiamano? Giusto, yaoi. Sasuke
vorrebbe bruciarli tutti.
Così come le fan fiction che ha scoperto Hinata scrivere su
di loro.
Per il
resto, la loro relazione è
andata in salita. Non avrebbe mai immaginato che frequentarsi alla luce
del
sole, senza preoccuparsi di misurare troppo le proprie azioni e parole
o che
qualcuno potesse vederli, fosse così gratificante.
Ormai
è dominio pubblico che lui e
Naruto sono una coppia. C’è da dire che suo padre
l’ha presa meglio del
previsto: nessuna scenata, nessuna minaccia e niente valigie fuori
dalla porta
ad aspettarlo. Gli ha solo fatto cortesemente capire che non approva
minimamente, così Sasuke non
altrettanto cortesemente lo ha mandato a cagare. Alla fine Fugaku ha
optato per
il fare finta di nulla, considerare
il tutto solo una fase e ogni volta che si parla di Naruto lo chiama
“il tuo amichetto”,
nemmeno fossero i
fidanzati delle elementari.
Però
non si lamenta, affatto, poteva
andare sicuramente peggio e alla fine è riuscito a
diplomarsi sano e salvo, con
una meritatissima Eccezionale con lode. Lo stesso vale per Sakura,
mentre
Hinata ha avuto un semplice Eccezionale.
Perfino
Naruto si è messo sotto con
lo studio, riuscendo a raggiungere una O piena che, vista la sua
disastrosa
media scolastica, è sicuramente Oltre ogni Previsione.
“Oh,
guarda com’è carino Sasuke” lo
distrae Naruto indicando lo schermo fra le dita di Hinata
“Sei tutto rosso in
faccia”
Lo
fulmina con lo sguardo, meditando
di distruggere la macchina fotografica. “Odio le
foto” ringhia a mezza voce, ma
il malumore passa totalmente non appena Naruto gli si arpiona addosso,
tornando
a dargli – finalmente
– le giuste
attenzioni. Anche se continua a fingersi indispettito.
“Scusa”
una voce sconosciuta distrae
il piccolo gruppo dalle loro faccende. Una ragazza con una faccia
perplessa si
è avvicinata curiosa a Sasuke, indicando la sua maglietta.
“Venite
dal gay pride?” chiede
corrugando la fronte “Che orientamento indica la
tua maglietta?”
Sasuke
fa una faccia indignatissima,
mentre sia Ino che Sakura scoppiano a sghignazzare senza ritegno.
“La
maglia dei dobesessuali”
spiega Sai con calma, dal momento che sembra aver
preso la faccenda fin troppo seriamente, come se fosse di vitale
importanza.
“Cosa?”
la ragazza sembra sempre più
confusa, allora Ino decide finalmente di spiegare la situazione.
“Vedi,
a lui fanno schifo tutte le
persone, comprese noi e tu, tranne questo dobe qui” e indica
Naruto, che
comincia a grattarsi la zazzera bionda imbarazzato.
Da
quando Uchiha ha detto quella
frase, le ragazze non perdono occasione per rinfacciargliela, come se
fosse la
più grande sentenza pronunciata sulla faccia della terra.
Gli hanno perfino
fatto una maglietta su misura, creando una bandiera personalizzata solo
per
lui: hanno usato come base la bandiera della comunità
asessuata, sostituendo il
nero e il grigio e con due diverse gradazioni di arancione.
È
già la quarta volta che qualcuno
gli chiede che orientamento sia.
“Giuro
che mi vendicherò” borbotta a
mezza voce Sasuke quando la ragazza, ottenuta la sua informazione, si
allontana.
“Oh,
Sasuke Uchiha il vendicatore” lo
prende in giro Sakura, prendendo un sorso di limonata “Che
paura”
Gli
manca decisamente il periodo in
cui la ragazza sembrava temerlo, ormai è sempre
più irriverente nei suoi
confronti.
“Io
la trovo una cosa molto dolce, in
realtà” mormora Hinata con un sorriso
incoraggiante.
Nel
sentire la voce della sua
fidanzata, Sakura perde ogni interesse per Uchiha, concentrandosi solo
su di
lei. La faccia piena di adorazione che fa ogni volta è
imbarazzante, sembra che
nell’universo esista solo Hinata per lei. Poi quel giorno,
con la maglietta con
le diverse gradazioni di rosa della lipstick
lesbian flag, sembra un confetto delizioso. Invece Sakura
è un po’ troppo
accecante con i colori dei pansessuali addosso.
“Posso
un po’ della tua limonata,
amore?” le chiede “Ho finito la mia”
L’ex-tassorosso
le passa la sua
sorridendo, ricambiando lo stesso sguardo carico di affetto.
“Certo, tesoro”
A Sasuke
fanno venire il diabete. In
più, con Ino e Sai che pomiciano tutto il tempo e Lee che
riempie di dolcezze
Gaara, si sente un fidanzato leggermente degenere.
“Vuoi
la mia limonata, dobe” chiede a
Naruto, senza nessun tono interrogativo.
Lui
sorride. “No, grazie, sono a
posto così”
Quella
risposta non piace per nulla
ad Uchiha, che socchiude gli occhi offeso, e gli piazza il proprio
bicchiere
davanti.
“Prendi
la mia limonata, dobe”
“Ma
la tua è amara… non hai nemmeno
messo il miele”
“Bevi
la mia limonata!” gli ordina,
quasi tirandogli in faccia il bicchiere.
Gaara,
dopo aver assistito a tutta la
scena, alza lo sguardo al soffitto esasperato e poi scocca un bacio
sulla
guancia a Lee, perché sarà pure un bambino
iperattivo, ma almeno non è mai
mestruato.
“Potremmo
stampare le foto e fare un
album” propone Sakura, fissando la macchinetta di Hinata
“Magari la nostra la
incorniciamo”
Hinata
arrossisce immediatamente.
“Dici?”
“Ma
sì, siamo così dolci” indica
quella dove la tiene sulle spalle, entrambe avviluppate nella bandiera
arcobaleno come se fosse un mantello da supereroe.
“Magari
la mandiamo a Toneri”
suggerisce.
Hinata
sorride rassegnata, quando si
sono messe assieme la prima cosa che Haruno ha fatto è stato
sbatterlo in
faccia a Toneri. Evidentemente deve averlo preso molto sul personale.
Inevitabilmente,
le tornano in mente
i loro primi appuntamenti. Prima di mettersi insieme ne avevano avuti
molto, un
po’ perché Hinata inizialmente era ancora troppo
confusa da quelle attenzione,
poi perché nessuna delle due aveva il coraggio di fare quel
passo in più.
Poi,
però, era finalmente successo e
Hinata, pensandoci, sorride.
“Quindi,
buonanotte” borbottò Sakura, leggermente incerta
davanti
all’entrata dei dormitori di Tassorosso. Il coprifuoco stava
per scoccare in
una manciata di minuti, avrebbe dovuto correre per raggiungere la sua
torre in
tempo.
Hinata
alzò lo sguardo dalle proprie ballerine.
“Buonanotte” ricambiò,
arrossendo mentre sporgeva il volto verso di lei.
Sakura rimase a
fissare il suo viso qualche secondo, gli occhi incollati
sulle labbra carnose dell’altra ragazza. Poi parve
riscuotersi improvvisamente
e fece un balzo all’indietro.
“Buonanotte!”
ripeté con voce stridula e si allontanò
velocemente,
facendo lunghi passi rigidi e impettiti.
Hinata
guardò la schiena allontanarsi imbronciandosi un poco,
sentendo la
delusione raggrupparsi nel suo stomaco. La verità era che si
aspettava… un
bacio. Avrebbe tanto voluto che la baciasse, ma non trovava il coraggio
per
farlo lei per prima. Era vero che tecnicamente se ne erano
già scambiato uno,
ma non era la stessa cosa. Soprattutto perché ormai aveva
cominciato a provare
qualcosa per la Corvonero e… be’, voleva che la
baciasse e, magari, che la
toccasse un pochino.
Come ogni qual
volta si ritrovava a fare quei pensieri, arrossì
violentemente, sentendosi la faccia bruciare, e se la coprì
con le mani
scuotendo la testa.
Magari al
prossimo appuntamento l’avrebbe baciata. O sarebbe stata lei
a
trovare il coraggio per farlo.
Era
più probabile che Naruto uscisse con Eccezionale da
Hogwarts, si rese
conto mestamente. Sospirò, decidendosi finalmente ad entrare
nel dormitorio.
“Hinata!”
Il cuore le
schizzò immediatamente in gola e si voltò,
facendo ondeggiare
i lunghi capelli corvini.
“S-Sakura”
balbettò portandosi una mano al centro del petto, vedendo la
ragazza correre verso di lei per il corridoio.
La corvonero
aveva un leggero fiatone. “Scusami, ma
devo…”
Non
riuscì a finire la frase che, in un impeto di coraggio,
Hinata salì
sulle punte, afferrando il colletto della sua camicia, facendo
collidere le
loro labbra. Sentiva il cuore
rimbombarle nelle orecchie e una vocina impanicata gridare: cosa sto
facendo, cosa sto facendo,
cosa sto facendo…
Ma ogni suo
pensiero si azzerò non appena percepì Sakura
socchiudere le
labbra, ricambiando quel bacio impacciato, azzardando qualche movimento
con la
sua bocca. Sentì una scossa percorrerle tutta la spina
dorsale quando avvertì
la lingua dell’altra leccarle le labbra e poi affondare fra
esse, alla ricerca
della gemella.
Merlino,
pensò internamente, trovandosi a costretta ad appoggiarsi
alla
parete per via delle ginocchia improvvisamente molli. Sakura le mise
una mano
sul fianco, mentre l’altra si incastrò fra i suoi
capelli sottili e lisci,
scompigliandoli un poco.
Si staccarono
solo quando respirare fu strettamente necessario. Hinata si
sentiva ad andare a fuoco e non riusciva distogliere lo sguardo dalle
labbra
lucide di saliva di Sakura.
Subito,
però, la sua mente fu invasa delle paranoie: aveva baciato
bene?
O aveva fatti schifo? Forse Sakura non era tornata indietro per un
bacio, forse
aveva frainteso, forse aveva sbagliato tutto e…
Il cervello si
azzerò ancora quando l’altra ragazza si
piegò nuovamente
sul suo viso, coinvolgendola in un altro bacio più composto
e meno incerto. Le
gettò le braccia al collo tirandosela contro, sentendosi
realizzata. Quando
Sakura cominciò poi a baciarle il collo le venne la pelle
d’oca e rischiò
seriamente di cadere a terra, incapace di reggersi sulle gambe.
“C-come
sono andata?” domandò titubante.
“Oltre
ogni Previsione” le garantì Sakura, gli occhi
verdi che brillavano
emozionati “Anzi, azzarderei anche Eccezionale” e
tornò a baciarla.
Il coprifuoco
era completamente dimenticato.
“Perché
stai sorridendo?”
Viene
distratta dalla voce di Sakura,
che le ha passato anche la mano davanti agli occhi.
“No…
niente” gongola, appoggiandosi
alla sua spalla “Sono solo felice”
Sakura
passa un braccio dietro la sua
schiena, stringendola. “Anche io lo sono” e le
bacia i capelli.
In quel
momento Gaara si toglie la
cuffietta, alzando lo sguardo verso le casse da dove esce una musica
leggera.
“Oh,
adoro questa canzone” dice
stiracchiando le labbra in un sorriso pigro.
Rock Lee
si alza, rivolgendosi al
bancone con le mani a coppa attorno alla bocca: “Ehi, mister!
Alza un po’ il
volume!”
Quello
sorride, sollevando la
bacchetta e indicando con un colpetto l’amplificatore, la
voce chiara di Bon
Vox riempie subito il locale.
“One
man come
in the name of love
One
man come
and go
One
man come
he to justify
One man to
overthrow”
Ino si
sporge su Sai, baciandogli le
labbra teneramente, una mano appoggiata sulla guancia. Mentre Naruto
prende la
mano di Sasuke, cominciando a strillargli il ritornello nelle orecchie.
Anche
gli altri frequentatori si sono messi a cantare, qualcuno anche
sventolando le
bandiere arcobaleno.
A
Sakura, invece, tornano in mente le
parole di Toneri.
Ma non ti
vergogni? È malato!
No, pensa
cocciuta, accarezzando i capelli di Hinata e invitandola ad alzare la
testa
dalla sua spalle. No, lei non si vergogna affatto, anzi è
orgoglio di amare,
fiera di ciò che è e non permetterà
mai a nessuno di farle credere il
contrario.
Non
c’è nulla di sbagliato
nell’amare.
Così
bacia Hinata sulle labbra,
felice, perché non smetterà mai di essere fiera
di amare una donna bella e
gentile come lei.
“In
the name
of love
What
more in
the name of love”
(Pride,
in
the name of love – U2)
WA
Ogni
volta che
finisco una storia mi sale il magone, non riesco proprio ad
abituarmi
;_; ma credo sia
naturale, visto che mi
ha fatto compagnia per tutta l’estate e l’autunno.
Adesso arriva il natale,
adesso arrivano nuove fic! * guarda la nuova fic
trash che ha in cantiere e sogghigna *
Il piano
iniziale era pubblicarla a giugno, proprio durante il pride
month, come nell’epilogo, ma purtroppo sono leggermente in ritardo xD
Ho anche
una mezza intenzione di fare degli extra,
magari su una probabile prima volta SakuHina *faccia compiaciuta* e
magari la
reazione di Sasuke agli yaoi hahahaha
Spero vi sia
piaciuta davvero, di averla
trovata divertente e leggera e spontanea,
perché quello
che volevo esprimere è che ogni tipo di amore
è spontaneo, mai forzato,
se sincero. Spero anche che questo epilogo l’abbia chiusa
degnamente.
Vi ringrazio
tantissimo per averla
seguita, soprattutto quelle persone che non si sono mai perse un
aggiornamento,
facendo sempre sapere il loro parere. Grazie
di cuore, siete stati fondamentali,
perché per quanto l’autore sia importante sono
sempre i lettori a dare vita
alla storia <3
Quindi, grazie.
Ci
vediamo
con altre storie^^
Hatta
|
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