Paura d'amare

di Rebelle Fleur
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Calamità ***
Capitolo 2: *** Sogno ***
Capitolo 3: *** Sentimenti a lunga conservazione ***
Capitolo 4: *** Nessuno sarà mai come te ***
Capitolo 5: *** Fearless ***



Capitolo 1
*** Calamità ***


Lei lo sapeva.

Lo aveva intuito dalla prima volta che i loro sguardi si erano incrociati.

Sapeva che questa storia non sarebbe finita bene e che inevitabilmente si sarebbe scottata.

Ma aveva attraversato quel fuoco perchè qualcosa in lei aveva tremato.

Chiara non affezionarti. Si ripeteva ogni si giorno, ma ormai lui già aveva preso forma nella sua mente, come un pensiero che ogni tanto sbuca fuori e più cerchi di scacciarlo, più riemerge.

Col suo fare affascinante e misterioso, J. l'aveva catturata.

Purtroppo però nulla va come crediamo. Spesso due persone si incontrano nel momento sbagliato, ma quando i loro destini si incrociano, nulla sarà più come prima.

 

 

 

Si svegliò di soprassalto, il cuore che le batteva così forte che quasi non riusciva a respirare.

 

Lo aveva persino sognato ed era questo l'effetto che le faceva.

 

Madida di sudore, si alzò per andare a sciacquarsi il viso.

 

Com'era possibile? Era passata solo una settimana dal suo primo incontro con J., ma era come se già lo conoscesse.

 

Lui si era aperto tanto, raccontandogli della sua vita e soprattutto menzionando la sua ragazza.

 

Proprio così, era fidanzatissimo a detta sua, ma Chiara aveva forti dubbi al riguardo.

 

J. più volte le sottolineava che era bella sia fuori che dentro e questo l'aveva sconvolta. Di certo non era nè il primo, nè l'ultimo ragazzo che faceva apprezzamenti su di lei, ma il suo modo di dirlo era stato diverso.

Come diverso era diventato il cielo per Chiara quando lui le aveva aperto il suo mondo.

Per quanto strano potesse sembrare, a volte capita che qualcuno ci prenda e ci capisca così all'improvviso, così tanto, che qualcosa cambia inavvertitamente.

 

Chiara non avrebbe mai voluto dargli il potere di cambiarla, non aveva mai permesso a nessuno di farlo. 

 

Lui si comportava in maniera del tutto inusuale e questo suo modo di fare era una calamita.

 

Anzi una calamità.

 

J. rappresentava al contempo tutto ciò dal quale, per lungo tempo, Chiara si era ben guardata dall'evitare, ma che attirava la sua attenzione.

 

E poi come nel sogno, c'era stato quel contatto. Quell'elettricità che i loro corpi avevano sprigionato, che non era stata di certo voluta.

Certe cose non si possono spiegare, accadono.

 

"Perchè a me"? Chiara si chiese.

 

Si affacciò dalla finestra, c'era la luna piena, che faceva luce all'interno della sua stanza. Una leggera brezza estiva, muoveva appena le tende. Si tolse i capelli dal viso ed automaticamente li legò.

 

"Hai dei bellissimi capelli, tienili sciolti"...

 

Quelle sue parole balzarono nella mente di Chiara, si insinuarono lentamente e lei fu risucchiata dal "vortice J".

 

Quel giorno sul treno la tensione tra loro era aumentata più del solito, almeno da parte sua.

 

Lui le aveva scompigliato i capelli, ordinandole di non toccarseli almeno davanti a lui.

 

Questo gesto, per quanto insignificante, non l'aveva lasciata indifferente.

 

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Capitolo 2
*** Sogno ***


L'odore dei fiori selvatici le risvegliò i sensi. Aprì gli occhi tanto da scorgere un piccolo gattino ai piedi del letto su cui giaceva. Ma lei non aveva gatti. Aprì ancora di più gli occhi per mettere a fuoco la stanza in cui si trovava. Si rese subito conto di non essere a casa sua ed una sensazione di ansia e curiosità si impossessarono di lei. Siedeva ora su un letto di legno di noce, con lunghe tende bianche di lino ai lati...esse ondeggiavano mosse dal vento leggero che entrava da due grandi finestre rosse; di fronte un grande armadio imponente, di quelli antichi. L'arredamento era scarno, ma allo stesso tempo, una sensazione di calore avvolgeva la stanza. Si alzó finalmente, decisa a capire dove si trovasse. Si mosse verso le finestre spalancate, un piccolo balconcino all'esterno torreggiava su immense distese di terreno sconfinato...ed in lontananza monti, aridi territori...il clima era secco, caldo... All'improvviso udì dei suoni...ci mise un po' a capire di cosa si trattasse, erano dei canti...ma canti di cui non riusciva a capire le parole...pian piano riuscì a realizzare... "Non può essere..." pensò Chiara. "Ma come...?" si ritrovò a dire ad alta voce. Erano canti arabi...canti di festa...inni... Il gattino che prima giaceva ai piedi del letto, le si avvicinò... Era rossiccio...con grandi occhi blu, piccolo piccolo il suo corpicino, una macchietta insomma e stava cercando di arrampicarsi sulla sua gamba nuda...poichè indossava una semplice camicia da notte dello stesso lino delle tende che avvolgevano il grande letto come un mantello... "Hey..." sussurrò al gattino. Lui o lei, dal canto suo, iniziò a fare le fusa...sembrava conoscerla perfettamente, mentre lei non ricordava di aver mai visto quel gatto in tutta la sua vita. Iniziò ad accarezzarlo dolcemente ed udì dei rumori provenire dall'interno...la chiave in una serratura...una porta che si apriva...il rumore di piccoli passi e poi...una voce che le fece venire la pelle d'oca... "Mamma, mamma"... Era la voce di un bambino... Piccole braccine le si fiondarono attorno al collo...e lei lì impalata, non sapendo cosa fare ed incapace persino di pensare in quel momento...La testa le girava tremendamente...Da quando aveva un figlio? Ma la cosa che più la scosse, fu la comparsa di un uomo sulla soglia, un uomo i cui tratti le erano alquanto familiari...anche se sembrava invecchiato di 15, forse 20 anni...era J. Ma cosa cavolo stava succedendo?? Nel frattempo la testa continuava a girarle, accompagnata stavolta, da un dolore lancinante all'addome... "Lascia stare la mamma Mingus, non vedi che si è appena alzata!" Chiara a queste parole quasi venne meno...significava che quello era loro figlio e che loro quindi avevano...ma...com'era possibile????!! Il bambino si ritrasse, obbediente ed incominciò a giocare col gattino... "Andiamo in giardino Eye, corriii" urló. Ancora più allibita, guardò con intensità l'uomo che rispose al suo sguardo, con la stessa intensità di sempre, quell'intensità che le faceva tremare le gambe ogni volta. "Amore ciao, ben svegliata" disse. Le si avvicinò stampandole un bacio sulle labbra e poi tutto divenne buio.

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Capitolo 3
*** Sentimenti a lunga conservazione ***


Le sembrò di aver a lungo cercato, ma arrivata alla fine di quella strada lunga e tortuosa, tutto era svanito. Chiara, avvolta dal buio della sua stanza, si rese conto che era stato tutto un sogno. Ma sembrava così reale...così vivido... Aver assaporato le labbra di J... Un formicolio che dai piedi, le giungeva fin alla punta dei capelli color oro. Era questa la sensazione ogni volta che lo guardava. Come adesso. E capì che ripensare al sogno, di certo non sarebbe servito, anzi le avrebbe solo fatto del male. "Chiara, Chiara...ci sei?". La voce di J. sembrava provenire da chissà dove. Ci mise un po' per comporre una frase di senso compiuto. "Si, si...mi ero appisolata..." "Hai dormito poco stanotte?" e nel dirlo J. ridacchiò. Avrebbe voluto dirgli che ormai, erano circa due settimane che lui popolava non solo i suoi pensieri diurni, ma che veniva a fargli visita anche di notte. Ma a cosa sarebbe servito? Non sarebbe cambiato nulla. "Si, ho mangiato pesante ieri sera." rispose in tono secco. J. la scrutó com'era solito fare e poi continuarono a passeggiare nel parco. Era una giornata un po' più ventilata del solito. Nonostante fosse luglio inoltrato, quel caldo torrido si era un po' attenuato. Continuarono per circa cinque minuti a camminare, senza dire nulla. Chiara si accorse che anche il silenzio con lui era piacevole. "Mi sa che devo ritornare a casa...Sara mi starà aspettando per cenare"...se ne uscì all'improvviso J. Ma quelle parole ferivano più delle lame. Incosciamente una sensazione di disturbo si insinuava nella sua mente, al solo pronunciare di quel nome. Non era una competizione per Chiara. Sara era la sua ragazza...invece lei per J, cos'era? Era un'amica ? Nemmeno lei lo sapeva. Nonostante quel pomeriggio avessero parlato a lungo del rapporto che lui aveva con Sara e che secondo lei non si poteva definire un fidanzamento ufficiale, Chiara era profondamente convinta che il legame tra i due, per quanto strano, nulla poteva cambiarlo o scalfirlo. Di certo non lei. Erano state le parole di J. a farle intendere questo: "Non la tradirei mai, nonostante mi siano piaciute altre ragazze, nonostante le avrò detto mille volte che mi scoperei altre ragazze...Lei lo sa e lo accetta...è un rapporto unico, il nostro...Lei ha anche visto miei amici nudi per casa...senza problemi.." Al diavolo la differenza culturale, pensò Chiara. Non avrebbe mai accettato una cosa del genere...Forse Sara si fidava a tal punto e sapeva di essere l'unica per J. Ma per lei, quello non era un rapporto del tutto sano. Se davvero amo una persona non ne desidero altre, non voglio portarmele di certo a letto... Forse era lei a vivere i rapporti in senso più stretto, anche quando si trattava di semplice amicizia. "Faresti meglio ad andare, allora". Pronunciò queste parole con un tono più freddo di quanto realmente avrebbe voluto. J. la guardò più intensamente del solito ed aggiunse: "Se vuoi posso restare ancora un po". Questa frase, invece di calmarla, le fece ribollire il sangue nelle vene... Cosa le stava succedendo? Come poteva un estraneo, dato che la loro conoscenza era di soli 2 mesi, averle scaturito tali sentimenti? Un ragazzo del genere poi...? J. non era un ragazzo cattivo, anzi...Era una persona buona, gentile, non aveva mai mostrato disinteresse nei suoi confronti. Alcune sue battutine spinte, avevano fatto intendere a Chiara che J. aveva un reale interesse per lei, che andava al di là della banale conoscenza o amicizia. Ma l'interesse non era tale da provocargli confusione o ripensamenti sul suo rapporto con Sara. Diceva sempre che Chiara parlava e pensava troppo, che doveva lasciarsi andare. Chiara sapeva benissimo di non poter in nessun modo fare una cosa simile, sennò gli sarebbe saltata addosso. Anche se, la sua coscienza le diceva continuamente che quello non era un rapporto che poteva avere un futuro, o almeno un futuro come lei lo intendeva. La testa quasi le scoppiava e rispose: "No, non preoccuparti, devo andare anche io". Mentì spudoratamente. Sarebbe rimasta lì ad osservarlo per ore, tenendogli la mano, fantasticando come una stupida adolescente alla sua prima cotta, non pensando assolutamente a niente, tranne che a lui. Lui che, a differenza di altri, sapeva vedere cosa c'era oltre la corazza che negli anni si era faticosamente creata. Una corazza, che si era sgretolata nell'istante esatto in cui i loro sguardi si erano incrociati. A distanza di tempo, Chiara era pienamente consapevole, di cosa le avesse provocato J. aveva risvegliato una parte di lei e dei suoi sentimenti che era assopita da tempo...Ma la cosa che più faceva male, era che questo rapporto non poteva decollare. In un modo o nell'altro Chiara avrebbe dovuto seppellire le sue sensazioni. J. dopo questo breve soggiorno in Italia, sarebbe partito di lì a poco, lasciando dietro di sè soltanto una scia di ricordi. Con lui Chiara si sentiva vulnerabile, ma anche libera di poter essere se stessa. J. si era aperto a lei, in maniera del tutto spontanea...ma la cosa che più la faceva impazzire, era quanto spesso lui fosse spudorato. Come quando al ristorante spagnolo le aveva accarezzato dolcemente le gambe...A volte quel contatto le ritornava alla mente ed in lei qualcosa si accendeva...Quella sua carezza, carica di cose proibite era antidoto e veleno allo stesso tempo. Chiara non sapeva per quanto tutto questo sarebbe andato avanti. Un misto di paura e curiosità si insinuavano in lei. Forse doveva andare così. Forse un destino era già scritto. Forse non era tempo per loro.

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Capitolo 4
*** Nessuno sarà mai come te ***


Ad un certo punto si arriva ad una patetica e triste accettazione. Quella che accompagna gli amori non ricambiati. Ed io, come sempre, arrivo sempre tardi a capire le cose. Figuriamoci capire i comportamenti di J, l'eterno enigma per me. Ingenuamente ero arrivata a pensare di aver scaturito qualcosa in lui, qualcosa segno del sentimento che io ormai provavo da tempo. Accettarlo però, mi aveva fatto più male che bene. Volevo e potevo stargli vicino. Ma era insopportabile a volte. Era come entrare in un negozio in cui distribuivano dolci ed essere a dieta. Poi lui mi provocava e questo...Beh, questo oltre a farmi sentire viva, lasciava indietro tanta, tanta amarezza. Devo ammetterlo: a volte me lo sarei scopato lì sull'ingresso di casa, altre volte il mio raziocinio mi diceva solo di prendere le distanze. Ma come si fa ad allontanarci da chi amiamo? È così. J era in me. Ma non come avrei desiderato. In tutti i sensi in cui lo avrei desiderato. Gli avrei spaccato la faccia quando all'ennesima provocazione, sentì persino montare in lui pensieri perversi su di me. E questo era troppo. Andava troppo oltre. Ma io sarei stata capace di seguirlo fino all'inferno e questo mi turbava ancora di più. Ero stata una stupida ad accettare i suoi giochini del cavolo. Quelli senza ripercussioni, senza coinvolgimento. Si, certo. Ero stata e sono una stupida. Talmente stupida che ci eravamo persino baciati. Ma mi ero tirata indietro una volta ed in lui avevo percepito un velo di dispiacere...Ma nient'altro che potesse farmi intendere un interesse maggiore da parte sua. É che io sento il bisogno di voler stare con lui, anche da lontano. So che le conseguenze arriveranno come un fulmine a ciel sereno e saranno atroci. Sento persino il bisogno di essere guardata da lui, guardata per quella che sono. Lo devo ammettere...Ho sempre avuto un fascino per gli amori impossibili, forse perché sono quelli che rimangono per sempre. Non avevo però fatto i conti con me stessa, con quello che sarebbe rimasto di me una volta che J. sarebbe andato via. E soprattutto non avevo fatto i conti con la realtà: J. era soltanto uno che voleva godersi la vita fino in fondo, sentire di aver provato tutto, io invece, vivevo nella mia bolla, cullandomi con l'illusione di qualcosa di diverso e di vero. Ero sempre stata quella che vive con cautela, che riflette, che pondera ogni decisione, ma con lui tutto questo non era possibile. J. ci teneva a me, ma a modo suo. Io avrei voluto che mi amasse, era questa la verità. Prima o poi arriva qualcuno che sconvolge tutti i tuoi equilibri, resetta il tuo passato, abbatte i tuoi muri, smuove il tuo essere...E alla fine ti chiedi: "Come mi sono ridotta così?" Si diventa un'immagine evanescente, la proiezione di sè stessi, anzi la proiezione di un sentimento non corrisposto...Ma in fondo, da brava masochista quale sono, ci credevo e ci speravo sempre. Ancora adesso, spero in quel nostro modo di essere complici e mi aggrappo a ciò che posso. Ma è questo il vero amore? Anche se a rigor di logica, è quasi del tutto impossibile descrivere un sentimento, etichettarlo, nella mia testa avevo cercato di dargli una forma, mi ero creata delle aspettative in fondo. Come tutti del resto. Tutti desideriamo una persona che ci faccia sentire al sicuro, che sia la nostra costante...Abbiamo tutti bisogno della nostra spalla, del nostro lieto fine. Di sapere che tra milioni di anime, ce ne è una complementare alla nostra o forse ci illudiamo che ci sia? Ma anche il solo illuderci, il solo pensare di poterla incontrare, ci rende fiduciosi, ci fa andare avanti e lenisce i nostri dolori. Perchè è innegabile quanta sia la felicità nel solo pensare che un'altra persona respira più facilmente grazie a noi, ci rende invincibili. Ho tanti esempi di amore dinanzi ai miei occhi, dalle coppiette per strada, ai gattini che si rincorrono nei viali, ai miei genitori...mi vengono persino in mente Carol e Daryl, l'esempio di due anime tormentate che si sono ritrovate, che si supportano ed amano incondizionatamente. Riuscirò mai a trovare tutto questo? O meglio, a trovarlo nella persona giusta? Forse non esiste nemmeno la persona giusta, esiste quella persona che se ti volti c'è sempre, nonostante il cielo che cambia, la vita che scorre e gli anni che passano. Ecco, vorrei qualcuno che si voltasse per me, mi prendesse per le mani, camminasse silenziosamente al mio fianco, fino a giungere nei meandri dell'universo e mi dicesse: "Abbiamo camminato per tutto questo tempo, ma non è ancora abbastanza". "Abbastanza... cosa?"....Giustamente chiederei. "Abbiamo viaggiato per tutto l'universo, percorso ogni singolo angolo di essa, ma nulla è abbastanza, niente di tutto quello che abbiamo visto è lontanamente paragonabile al tuo sorriso".

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Capitolo 5
*** Fearless ***


Avevo ormai da tempo cercato di chiudere i miei sentimenti in una busta. Era come se avessi cercato di metterli sottovuoto, ma anche questo non era bastato. J. era nei miei sogni, era un pensiero talmente fisso certe volte, che forse...pensai, non me ne sarei mai liberata del tutto. Erano accadute troppe cose, troppe cose forse ci avevano divisi o uniti per sempre. Non avevo mai messo in dubbio l'affetto che lui diceva di provare nei miei confronti, nonostante tutto. Ma non avevo nemmeno mai negato di tenerci tanto a lui, forse troppo e sicuramente più di quanto lui tenesse a me. Mi ero completamente spogliata della mia corazza, confessandogli l'inconfessabile, andando molto oltre i miei limiti e le mie debolezze. Molto spesso, mi era capitato di rimpiangere quello che avevo fatto, forse perché pensavo che così, avrebbe fatto meno male. È che, come sempre, mi aspetto tanto quando dò tanto. Ma ho imparato a non aspettarmi più nulla, soprattutto da J. Lui che, non aveva mai smesso di insidiarsi come un pensiero dolce amaro dentro di me. Sembrava che più cercavo di scacciarlo, più lui ritornava, più forte di prima. Mi ero illusa? Mi ero fatta prendere in giro?! No di certo, ma ci avevo sperato. Sperato in cosa? Sperato di essere felice. Nonostante io creda fermamente che la felicità sia data dalle piccole cose, ecco, tu eri il mio piccolo angolo di felicità. Anche solo uno scambio di battute mi faceva sentire bene, mi faceva sentire libera. Ma forse è meglio tornare coi piedi per terra... ...E da oggi, ho deciso di smettere di pensare a te. Smetterò di guardarti. Smetterò di ammirarti. Smetterò di guardare i tuoi occhi che sorridono quando puntualmente incontrano i miei. Ti cancellerò dai miei ricordi. Smetterò di preoccuparmi per te. Di giustificare forse le tue debolezze e dimenticanze. Non sarai più la mia priorità, sarò io la mia. Ma sappi che ti ho amato, ti ho amato davvero, a modo mio. Perché quando amo divento stupida, fragile e rompi coglioni. Proprio come sono con te. Devo accettare questa tristezza, la tua non presenza e devo accettare semplicemente di andare avanti. Ho speso troppe notti insonni ad innamorarmi dell'idea di te. Ma ricorderò tutto quello che mi hai detto. Tutte le risate e tutti i giorni in cui il tempo sembrava essersi fermato. Perché hai dato un senso, sei stato un tassello della mia vita. Nel bene o nel male. Io so che resterei in qualsiasi posto del mondo, con te, per sempre.

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