Love is... a color! di cabin13 (/viewuser.php?uid=919960)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** #1. Rosso - Sangue ***
Capitolo 2: *** #2. Arancione - Maglietta ***
Capitolo 3: *** #3. Giallo - Girasole ***
Capitolo 4: *** #4. Verde - Tè verde ***
Capitolo 5: *** #5. Azzurro - Stella e cielo ***
Capitolo 1 *** #1. Rosso - Sangue ***
Sangue
[SoMa]
Era paralizzata dalla testa ai
piedi. La paura non la faceva
ragionare in maniera razionale.
Stringeva la falce tra le dita
con forza, i denti
digrignavano, ma non osava utilizzare l’arma per difendersi
dai micidiali colpi
di Crona; poteva solamente continuare a schivare.
Non poteva azzardarsi a parare
le stoccate del nemico, per
salvare se stessa rischiava di ferire la sua arma, rischiava di ferire Soul. Aveva provato a intercettare gli
affondi della spada demoniaca, però quando i due metalli si
erano incrociate il
suo partner aveva trattenuto un gemito e gocce di sangue rosso vivo
erano sprizzate
in aria.
Sentiva l’albino
gridarle di parare gli attacchi, ma nella
sua testa la voce era ovattata e lontana e anche le parole con cui
rispondeva
lei sembravano un eco distante.
La sua schiena urtò
il duro legno del portone della
basilica, Maka si voltò e provò a spingerlo ma
quello non si muoveva di un
millimetro e il panico iniziò a salirle in gola. Crona si
avvicinava sempre di
più menando fendenti minacciosi. Soul continuava a intimarle
di difendersi, ma
lei non ci riusciva.
Crona adesso era proprio di
fronte a lei e si preparava a
trafiggerla con un colpo mortale. La ragazza sentì il sangue
che si ghiacciava
nelle vene, il cuore che smetteva di battere sapendo già
cosa sarebbe successo dopo. La lama
nera luccicava proprio
sopra la testa del nemico e iniziava la sua corsa verso il petto della
giovane.
Una saetta albina si mosse e si
frappose sulla traiettoria
dell’arma con un grido facendo da scudo al corpo della
maestra d’armi.
E poi il sangue rosso di Soul
schizzò sul suo volto, sul
pavimento, sulla spada demoniaca, ovunque…
– Soul!!
Maka si tirò su di
scatto, sudata e ansimante. Era notte
fonda e lei era nella sua stanza a Death City, la basilica e
quell’orribile
avvenimento erano stati solo un orribile sogno. Si guardò
intorno riconoscendo
i rassicuranti mobili che arredavano la camera.
Aveva il fiato corto, dovette
fare un paio di profondi
respiri per calmarsi e per riportare il suo cuore ad un battito
regolare.
– Ehi,
Maka… - un mormorio provenne da qualcuno accanto a
lei.
La bionda si voltò e
si ritrovò faccia a faccia con Soul. Il
ragazzo si era svegliato, si era messo seduto e adesso la guardava con
aria
molto preoccupata: – Era solo un incubo. Io sono qui,
tranquilla.
La maestra d’armi,
nell’udire quelle parole, distese le
labbra in un sorriso rilassato. La basilica di Firenze e i suoi cupi
avvenimenti erano lontani; nessuna goccia di sangue scarlatto a
ricordarglieli.
Di rosso c’erano solamente gli ardenti occhi del suo
compagno, che la
osservavano pieni di amore e apprensione.
L’albino
passò un braccio intorno alle spalle della partner
e insieme si ridistesero sul materasso. Soul abbracciava Maka e la
ragazza
aveva la testa poggiata sul suo petto, sentiva il sangue del giovane
che
scorreva e faceva battere il suo cuore.
E proprio al ritmo di quel
battito la bionda si addormentò.
Soul era
lì con lei. E
non sarebbe mai andato via.
Hola
gente
Questa
è la prima storia che scrivo su Soul Eater e spero
vi piaccia.
È
ambientata in un periodo imprecisato dopo la sconfitta del kishin e
come si è capito (spero) Soul e Maka stanno insieme.
Ringrazio
chi vorrà lasciarmi una recensione (credeghe ndTutti) e
anche chi leggerà e basta.
Alla
prossima gente
Adios
|
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Capitolo 2 *** #2. Arancione - Maglietta ***
Maglietta
[TsuStar]
Poco ci mancò che si
beccasse lo spigolo del tavolo in piena
fronte.
Sia lui che la ciotola piena di
crema pasticcera fecero un
bel capitombolo e atterrarono in malo modo sul pavimento. Inutile dire
che di
impasto se n’era salvato ben poco, un po’ era
volato sul tavolo e un po’ – un po’
tanto – si trovava
spiaccicato sulla
sua maglia.
Black*Star si tirò
su piuttosto stizzito, a vedere Tsubaki
cucinare sembrava una bazzecola e invece lui ci stava impiegando
un’eternità
per preparare una stupidissima torta. Evidentemente la cucina non era
il posto
adatto a un dio, si disse. Gli dei non sono portati per le sorprese
verso i
comuni mortali, di solito sono loro quelli che dovrebbero farle alle
divinità –
dannati amici che gli avevano fatto venire l’idea.
Prese in mano il primo straccio
pulito che gli capitò e pulì
il disastro che aveva combinato. Guardò prima
l’orologio e poi la crema
“sopravvissuta”:
aveva ancora tempo prima che la ragazza tornasse dal suo giretto con
Maka, Liz
e Patty, forse poteva ancora rimediare qualcosa per il dolce.
***
Il giovane maestro
d’armi infornò la piccola torta e
impostò
il timer per la cottura. Finalmente, dopo
un’infinità, tutto quanto era pronto:
il tavolo era apparecchiato, il cibo era cotto e la casa era ancora in
piedi.
Tsubaki sarebbe tornata a momenti.
Black*Star ammirò la
sua divina magnificenza nel riflesso
sul frigorifero d’acciaio, ma il suo sorriso svanì
non appena si rese conto di
com’era conciato: aveva ancora gli abiti sporchi con cui
aveva cucinato ed era
sporco pure in faccia.
Come una scheggia
filò di corsa in bagno e si sciacquò il
viso, poi schizzò nella zona notte. C’era una pila
di vestiti puliti che
Tsubaki aveva ritirato dallo stendino la sera precedente e non aveva
ancora
avuto l’occasione di riordinare. Il ragazzo si
tuffò alla ricerca di un paio di
panni puliti, li scelse totalmente a caso e si cambiò in
tutta fretta. Alla fine
si ritrovò con un paio di pantaloni della tuta mimetici e
una T-shirt
arancione.
Grazie al suo udito
sviluppatissimo sentì la chiave di
Tsubaki che girava nella toppa. Velocissimo si precipitò
verso l’ingresso
giusto nel momento in cui la giovane entrava in casa.
– Ehi, Tsubaki! - la
salutò con un sorrisone stampato in
viso.
– Ciao,
Black*Star… –
rispose lei, distratta. Nell’aria avvertiva un buon profumino
di pollo arrosto:
possibile che quel pasticcione…?
La ragazza osservò
il suo partner dalla testa ai piedi e
dovette sforzarsi per trattenere una risata. L’ultimo
discendente del temibile
Clan della Stella era tutto spettinato e portava intorno…
– Black*Star,
– iniziò con tono divertito – scusami
ma… perché
indossi la mia maglietta?
Il maestro d’armi
rimase bloccato con un’espressione
assurdamente ridicola in volto, mentre lei non riusciva più
a contenersi e
scoppiava in una sonora risata. Poteva giurare di aver visto le guance
del suo
partner variare almeno dieci sfumature di rossore.
– Ah, la
tua… la tua maglietta deve sentirsi onorata di venir
indossata da una divinità! – in qualche maniera
lui riuscì a ritrovare un minimo
di contegno, sebbene se ne fosse appena uscito con una frase insensata.
Tsubaki inclinò di
lato il capo e mormorò qualcosa come un
“sì,
certo”. In realtà era davvero felice che il
compagno le avesse fatto quella
piccola, inaspettata sorpresa. E trovava davvero adorabile e bello Black*Star,
con la zazzera tutta scombinata e
la sua maglietta arancione accesso che faceva a pugni con i capelli
turchini.
Doveva essere impazzita
– di solito era lui quello delle
azioni avventate e impulsive: scompigliò affettuosamente le
ciocche azzurre del
ragazzo e si chinò verso di lui, posò le proprie
labbra su quelle del maestro d’armi
in un rapido e casto bacio.
Che il
giovane, forse impazzito anche lui, ricambiò.
.
.
Hola gente
Rieccomi con il secondo
capitolo - o dovrei dire colore? (Per favore risparmiaci battute
squallide ndTutti)
Devo dire che io adoro la
TsuStar e spero davvero tanto che non mi sia venuta fuori
un'emerita cagata al posto di una storia ^^'
Sì, la
conclusione è piuttosto merdosa e il colore arancione con la
maglietta non ci sta molto... Per il "prompt" è colpa mia e
dell'amica che mi ha suggerito i prompt, perché siamo
entrambe ossessionate da Percy Jackson (come si nota dal mio nickname)
e con questo colore ci sono venute subito in mente le magliette che
hanno i personaggi dei libri! XD
Ringrazio chi
avrà il coraggio di lasciare una recensione o anche solo di
leggere
Alla prossima gente
Adios
|
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Capitolo 3 *** #3. Giallo - Girasole ***
Girasole
[KidLiz]
Era rilassante stare
lì. Bastava ignorare sua sorella che tentava
di creare una giraffa con dei sassolini e non calcolare Kid che
sclerava sulla
differenza di altezza dei fiori.
Liz si godeva il calore del
sole sulla pelle, era distesa
sull’erbosa riva di un piccolo laghetto di campagna
– meritata pausa dopo le
innumerevoli missioni che il trio aveva svolto tutte di seguito
– e non poteva
chiedere di meglio.
Lo specchio d’acqua
era contornato da un immenso campo di
girasoli e il paesaggio poteva benissimo essere quello di una cartolina.
Decise di togliersi gli stivali
e anche i jeans, dato che
comunque sotto indossava il costume, e andò a bagnarsi i
piedi. L’acqua era un
po’ freddina, forse perché era solamente fine
maggio, ma il contrasto tra la
temperatura del lago e quella dell’aria era comunque
piacevole.
Con il caldo vento che le
scompigliava i capelli, Liz pensò
che ormai erano lontani i giorni che lei e Patty avevano trascorso a
Brooklyn,
tra vicoli malfamati e sporchi e grattacieli opprimenti. In quel
placido campo il
caos infernale della Grande Mela era solo un ricordo: non
c’era nessun allarme
pronto a scattare, nessun sistema di sicurezza da eludere, nessuna
necessità
rubare per sopravvivere, nessuna sirena di polizia alle loro calcagna.
Un esasperatissimo grido
spezzò la quiete di quel posto.
Già, in compenso a
tutte quelle migliorie c’era da
sopportare uno shinigami con ossessioni davvero fastidiose.
Alzando gli occhi al cielo, Liz
si costrinse ad uscire dall’acqua
e si avvicinò al suo maestro d’armi: il ragazzo
era accovacciato sul prato
vicino a dei grandi girasoli.
– Ehi, Kid
– chiamò piano – va tutto bene?
Il lamento soffocato
che udì fu una risposta piuttosto chiara. Il
moro stava avendo un’altra
delle sue crisi e, purtroppo per lei, Patty non sembrava intenzionata a
darle
una mano per farlo calmare, tutta presa dai sassolini e dalle giraffe.
Si sedette di fianco allo
shinigami: – Che cosa succede,
stavolta?
– Succede che sono un
misero inetto! Non sono nemmeno capace
di completare una dannatissima ghirlanda simmetrica! –
biascicò quello
prendendo in mano dei fiori e agitandoli davanti al naso della bionda.
– Vedi questo
fiore a sinistra? È di un millimetro
più alto degli altri, dannazione!
Continuò a
piagnucolare e a mugugnare frasi senza senso fino
a quando la giovane non gli rubò dalle dita la ghirlanda,
con un modo di fare a
metà tra l’intenerito e lo scocciato.
Piegò meglio uno degli steli dei fiori e
riuscì a pareggiarli tutti, poi mollò la
ghirlanda vicino a Kid e se ne tornò
in acqua senza dir nulla.
Circa un’ora
più tardi, finché era distesa sotto il sole,
nel suo campo visivo entrò un’ombra che la
costrinse a mettersi seduta: si trattava
del suo maestro d’armi inginocchiato accanto a lei.
– Ma cos…?
– riuscì a mormorare prima che il ragazzo
rivelasse cosa teneva dietro la schiena. Con delicatezza le
posò sui capelli la
corona di girasoli mentre il viso di Liz si colorava di una vivida
sfumatura
bordeaux. Non riusciva a spiegarsi il senso di quel gesto, forse il
moro si era
bevuto gli ultimi rimasugli di sanità mentale e adesso era
totalmente andato. –
Sicuro di sentirti bene? – balbettò.
– Era solo per
ringraziarti – fece lui.
– Eh?
– Per ringraziarti.
Perché da quando ti ho conosciuto ci sei
sempre stata e mi hai sempre rallegrato – le disse in un
sussurro.
Le labbra dello shinigami
incontrarono quelle della bionda
in un contatto fugace e tenero, poi lui si alzò in piedi e
si diresse verso il
laghetto.
Liz lo sapeva – chi
l’avrebbe mai detto che leggere riviste
metropolitane potesse rivelarsi utile? –, lo sapeva che il
girasole aveva il
significato di allegria, gioia e anche amore.
Ma rimase
comunque spiazzata, seduta lì sull’erba con
un’aria
inebetita e sognante stampata in volto.
.
.
Hola
gente
Eccomi
con il terzo capitolo! Spero che né Kid né Liz
risultino OOC, anche se ho paura che nel finale lo siano abbastanza
(aiuto XC)
Come
storia fa abbastanza (molto) schifo, lo so *si nasconde sperando che
non la picchino* Onestamente mi dispiace che sia venuta una cosa
così fluffosa (?) perché nemmeno io volevo
scriverla così smielata, soprattutto nella fine...
Vabé,
passo ai ringraziamenti che è meglio: ringrazio Gea EFP, H a n a e (va con
gli spazi o sono io che ho problemi di lettura? ^^') e morganeaa_ che
hanno recensito i due capitoli precedenti e anche Sugar 22 e Kuchiki Rukia che
hanno messo la storia tra le preferite/seguite/ricordate
Ringrazio
chi lascerà una recensione e anche chi leggerà e
basta
Alla
prossima gente
Adios
|
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Capitolo 4 *** #4. Verde - Tè verde ***
Tè
verde
.
[SoMa]
Il risveglio non fu certamente
dei migliori. Si stava
placidamente rotolando nel letto – era sveglio, ma troppo
impigrito per alzarsi
definitivamente – quando a un certo punto il materasso
sparì da sotto il suo
corpo e lui, il cuscino e tutte le coperte si trovarono per terra.
Con un sospiro, Soul si
rassegnò a tirarsi su. Ributtò sul
letto il guanciale e le lenzuola e con passo strascicato si
avviò verso il
bagno.
Dopo che ebbe sbrigato tutti i
suoi bisogni personali –
alias fare la pipì e sciacquarsi il viso, di cavarsi il
pigiama non se ne
parlava neanche –, ciondolò fino in cucina.
Maka si era già
alzata, aveva già fatto colazione, aveva rimesso
a posto tutte le pentole ed era uscita. La sera precedente aveva
accennato a
una qualche gita per sole ragazze con le altre, ma l’albino
non ne era certo.
Sul tavolo gli aveva lasciato
un piatto in cui c’erano del
bacon e un uovo strapazzato ormai freddi. Il ragazzo
controllò l’ora sull’orologio
appeso alla parete e constatò che forse, più che
come colazione, li avrebbe
potuti mangiare come antipasto del pranzo, dato che era quasi
mezzogiorno.
Arricciò il naso e
mosse i vari muscoli facciali per cercare
di darsi una svegliata e di assumere anche un’espressione
più cool di una da
ebete appena svegliatosi, di sicuro Kid e Black*Star gli sarebbero
piombati in
casa entro mezz’ora. Tanto nemmeno loro si alzavano presto,
quando Tsubaki e le
gemelle se ne andavano a orari improponibili – a detta di
Maka, erano
improponibili solamente per loro tre.
Appena il tempo di formulare
quel pensiero, che qualcuno
bussò alla porta così forte da poterla quasi
buttare giù.
– Soul, apri!
– strillò da fuori la voce di Black*Star
– Il grande
me deve fare la sua entrata in scena!
L’albino
soffocò uno sbadiglio e con calma
si diresse verso l’uscio. I suoi migliori amici a volte
ci si mettevano proprio di impegno per scocciarlo.
– Questo scemo stava
per passare dalla finestra. Sono riuscito
a fermarlo all’ultimo – gli disse Kid quando li
fece entrare.
Il ragazzo gli rivolse un cenno
di ringraziamento: il vetro
e la sua vita erano salvi dalle furiose ire della sua maestra
d’armi.
I tre andarono in cucina, dove
il bacon era rimasto
intoccato.
– Woah, ti tratti
bene a colazione! – l’assassino
dei suoi timpani in quel momento fissava fin troppo famelico il suo piatto.
Con uno scatto olimpico
riuscì a sfilarlo da sotto il naso di
Black*Star prima che questo riuscisse anche solo a sfiorare la
forchetta. Il turchino
era un pozzo senza fondo e ingurgitava qualsiasi cosa commestibile gli
capitasse a tiro.
– Ehi, Soul, ma in
questo bicchiere c’è del... tè verde?
–
ghignò Kid.
Non appena vide ciò
che reggeva, il giovane si
dimenticò totalmente della sua colazione e del predatore che
ci sbavava dietro
e si protese per prendere di mano il contenitore al piccolo shinigami.
– Santo me, non dirmi
che ti bevi il tè verde come le signore! –
sghignazzò il suo migliore amico.
– È Maka
che lo prepara! Si ostina a lasciarmene sempre un po’...
–
borbottò l’albino fingendo un tono scocciato,
tradito solo dall’impercettibile
rossore delle sue orecchie.
I due maestri d’armi
non sembrarono convinti della risposta
ma lasciarono cadere l’argomento e spinsero l’amico
ad andare a vestirsi.
***
Finché si cambiava,
Soul era sollevato che gli amici non gli
avessero rivolto ulteriori domande sulla questione tè verde.
Era una cosa solo sua e di
Maka, che gli altri non potevano
capire; non potevano sapere la motivazione che c’era dietro.
Era una loro piccola usanza che negli anni si era
consolidata, uno dei rari impercettibili gesti affettuosi della bionda.
All’albino piaceva
tutto di quella bevanda: il profumo che
sapeva di casa, il sapore forte e al contempo dolce e quel colore che
racchiudeva
tutte le sfumature del verde.
Quel
tè rappresentava Maka.
.
.
.
Hola
gente
Eccomi con il quarto capitolo, che ho totalmente riscritto
percé l'altro non mi piaceva per nulla!
Nemmeno questo mi convince al 100% soprattutto nel finale (che quando
mai riesco a metter gù in maniera decente) , ma comunque mi
sembra più sensato di quello precedente sulla menta..
lasciamo stare, che è meglio -_-
Ehh, niente, ho finito le cose da dire! XD
Spero vi piaccia, ringrazio chi recensirà e chi
leggerà e basta
Alla prossima gente
Adios
|
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Capitolo 5 *** #5. Azzurro - Stella e cielo ***
Stella e
cielo
[TsuStar]
“Se io sono il cielo
nero, tu sei le stelle luminose,
Tsubaki.” Le aveva detto così, quella
sera in Giappone.
Black*Star non era certo un
tipo romantico che ammetteva i
propri sentimenti apertamente, perciò la ragazza era rimasta
fortemente colpita
da quella frase.
Stava un po’ a
significare che lei, forse, era la parte
migliore di lui. E che entrambi dipendevano l’uno
dall’altra, come le stelle
hanno bisogno del buio per splendere e alla notte servono gli astri per
non far
paura.
Quella sera, la giovane stava
passeggiando per Death City
senza una meta precisa, teneva il naso fisso per aria non prestando
attenzione
a ciò che incrociava per strada. Tutto il suo interesse era
catturato dalla
distesa cobalto che si estendeva a perdita d’occhio.
Era un indaco totalmente
differente da quello che
caratterizzava il mare: il cielo era più luminoso,
racchiudeva migliaia di
sfumature in più. Dall’alba al tramonto il suo
cambiamento di tonalità non si
arrestava mai, dal rosato all’azzurro pallido, dal vivido
turchese al tenue
lilla. E la notte si tingeva di un cupo blu tetro e quasi nero.
Black*Star aveva definito se
stesso come “cielo buio”, ma era
tutt’altro che oscuro. Sotto il tatuaggio che lo marchiava
come spietato
assassino del Clan della Stella si nascondeva un animo sincero,
coraggioso e
anche affettuoso. Oltre a una spropositata mania da megalomane, certo.
Negli anni, Tsubaki aveva
iniziato ad associare al suo
maestro d’armi tutte le emozioni positive che provava; la
causa di queste era
sempre stato – a volte anche involontariamente –
lui. Era sempre stato
presente.
La ragazza si sentiva come una
piccola stella che aveva
imparato a brillare proprio grazie alla temuta notte nera, soltanto per
merito
del giovane era diventata ciò che era.
Si arrestò di colpo.
I suoi occhi erano concentrati su un
puntino azzurro, lassù nel firmamento. Si faceva fatica a
notarlo, la sua
luminosità era davvero flebile comparata alle altre
costellazioni – Cassiopea,
il Grande Carro, Orione*.
Eppure brillava.
Quel minuscolo astro
insignificante era sostenuto dalla
grande volta celeste, il cielo le donava la sua tonalità
turchina.
Le persone che sarebbero
passate l’avrebbero presa per matta
a vederla ridere così, in piedi in mezzo alla strada
deserta, tra i lampioni
fulminati non funzionanti e con lo sguardo puntato
all’insù.
Tsubaki non ne aveva potuto
fare a meno, di sorridere. Quella
situazione rispecchiava lei e Black*Star, il suo cielo.
C’era gente che
associava alla speranza il colore verde,
invece per lei era l’azzurro che colorava quella stella.
L’azzurro del cielo. E
lo stesso azzurro turchino che componeva la zazzera spettinata del suo
adorato
compagno, il suo sostegno.
Era il firmamento che li
accomunava, la rappresentazione
perfetta della loro unione.
Un pensiero improvviso le
colpì la mente, si voltò di scatto
e prese a camminare nella direzione di casa con passo spedito. Sembrava
che da
un momento all’altro potesse iniziare a correre a perdifiato.
Senza nemmeno farci caso, si
portò una mano al grembo e lo
accarezzò piano. C’era un rigonfiamento appena
appena accennato, piccolissimo come l’esserino
dentro di lei.
L’unione perfetta tra
un cielo ed una stella.
Sora*Star°.
Loro figlio.
*Orione, Cassiopea e il
Grande Carro sono le uniche costellazioni che riesco a trovare io nel
cielo, ecco perché le ho inserite ^^
Hola gente
Rieccomi qui con il quinto
capitolo!
Non ha minimamente senso,
lo so, e credo che faccia anche piuttosto cagare... Povera Tsubaki,
sembra una stordita in questa OS! >_<
°il nome Sora in
giapponese vuol dire "cielo" e io personalmente lo adoro. Sora*Star
secondo me sta abbastanza bene per simboleggiare l'unione tra il cielo
e una stella, spero che non suoni bene solo a me, altrimenti
so già che per Natale dovrò farmi regalare una
visita pschiatrica (o un libro elementare di scrittura, a voi la
scelta.. XD)
Si è capito che
Tsubaki è incinta da poco, e ci tengo a precisare (ma spero
si capisca dai termini che ho usato nel testo) che lei e Black*Star non
sono prossimi ai trenta (?) come età, ma sono ancora
abbastanza giovani ^^'
Bene, dopo questi deliri
assurdi ringrazio Crissy_Chan
che ha recensito lo scorso capitolo e ringrazio anche chi
ha messo la storia tra le seguite/preferite (sperando che dopo questo
capitolo la seguano ancora...)
Ringrazio chi
lascerà una recensione o anche chi leggerà e basta
Alla prossima gente
Adios
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