La Luna rossa

di Bagabu28
(/viewuser.php?uid=844214)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1-Un incontro inaspettato ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2-Arrivi e partenze ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3- Un popolo arrabbiato ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1-Un incontro inaspettato ***


SPAZIO AUTRICE: Dopo due anni dalla scrittura dell’ultima fanfiction, mi è finalmente tornata l’ispirazione. Mi sono sempre detta di voler scrivere un sequel della mia fanfiction più riuscita “La luna blu”, tuttavia avevo paura di scrivere qualcosa di basso livello, qualcosa non all’altezza della prima storia. Così ho lasciato perdere per ben due anni, finché, guardando insieme a mia sorella un film intitolato “La rivolta delle ex”, una commedia romantica, mi venne un’idea. Così abbozzai su un foglio qualche spunto per la trama, i personaggi, l’ambientazione ecc. Ed ecco cosa ne è uscito! Vi lascio alla lettura! Fatemi sapere cosa ne pensate :-) 
PS: consiglio vivamente di leggere il prequel di questa storia che si trova all'indirizzo:  http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3172187&i=1 
 
Capitolo 1
Se si fosse trattato di un normalissimo toro, non avrei avuto nessun problema a sconfiggerlo, ma quando sei un semidio non ti può mai capitare un toro normale! Ti pare? Sarebbe troppo facile!
Era una tranquilla giornata di caccia, simile a tutte le altre da quando avevo deciso di unirmi al gruppo delle cacciatrici di Artemide. Ovviamente mio padre non l’aveva presa bene ma dopo qualche discussione si era finalmente arreso ad accettare la mia scelta facendomi giurare che sarei andata a trovarlo almeno una volta all’anno. Partita da casa alla ricerca delle cacciatrici insieme al mio fedele amico a quattro zampe, il mio cane-lupo Larry, trovare il loro accampamento non era stato affatto facile, dal momento che si spostavano continuamente. Tuttavia dopo qualche mese di ricerca, seguendo le loro tracce, ero riuscita a individuarle in un bosco del nord. Mia “madre” mi aveva ovviamente accolto a braccia aperte e nonostante fossi la più grande di età, aveva subito accettato la mia richiesta di unirmi a loro. Da quel giorno era iniziato il mio addestramento. Tutte le mattine, all’alba, Artemide e la luogotenente Talia ci insegnavano nuove tecniche per cacciare e per combattere in battaglia. In poco più di un anno avevo imparato a controllare i miei poteri di guaritrice e a migliorare la mia mira con l’arco. Avevo fatto molta amicizia con Talia, non solo perché era la ragazza più vicina alla mia età ma anche perché ci eravamo accorte di avere molti tratti in comune. Mi aveva raccontato così tante storie affascinanti sul mondo dell’antica Grecia che mi aveva fatto incuriosire ogni giorno di più.
Quella giornata tuttavia era cominciata proprio come tutte le altre: stavo facendo una battuta di caccia nella foresta all’alba con altre due ragazze e Larry al mio fianco. Stavamo rincorrendo due telchini (cose di tutti i giorni insomma). Arrivati a un bivio, i due mostri presero direzioni diverse. Senza bisogno di parole, con un rapido scambio di sguardi, io e le mie compagne ci separammo: io e Larry da una parte, loro due dall’altra. Il mio telchino correva molto veloce, tanto da farmi venire il fiatone. Spostai rami, saltai torrenti, mi asciugai il sudore continuando a correre. Tuttavia, una volta raggiunta la distanza minima di tiro, presi l’arco e scoccai una freccia che prevedibilmente andò a conficcarsi nel collo del mostro che si disintegrò all’istante. A quel punto, fiera della mia caccia del giorno, richiamai Larry con un fischio. Stavo giusto incamminandomi verso l’accampamento delle cacciatrici quando all’improvviso sentii un grido d’aiuto nelle vicinanze. Senza pensarci due volte, presi l’arco e iniziai a correre nella direzione da cui proveniva l’urlo. Larry sempre al mio fianco ovviamente. Più mi avvicinavo, più sentivo un rumore sempre più forte come di una mandria di tori impazziti. Be’ se fosse stato così, sarebbe stato meglio. Arrivai finalmente ad un precipizio alla fine della foresta. Circa una ventina di metri sotto di me c’era una radura nella quale vidi un giovane uomo che fuggiva da quello che all’apparenza poteva sembrare un grande toro. La scena inizialmente mi sembrò comica. Tuttavia guardando meglio, notai che il mostro da cui fuggiva il ragazzo, aveva sì la testa di toro ma era per metà umano!
Non potevo credere ai miei occhi, quello era il Minotauro. Dovevo assolutamente fare qualcosa, non potevo starmene lì ferma ad assistere alla morte di quel giovane innocente. Per di più ero una cacciatrice, cacciare mostri era il mio dovere. Tuttavia ero paralizzata dal terrore, non avevo mai visto qualcosa di così imponente e terrificante. Inoltre da quando ero entrata nel gruppo delle cacciatrici, avevo affrontato mostri di tutte le taglie ovvio, ma sempre in gruppo, con le mie compagne accanto. Per fortuna ci pensò Larry a risvegliarmi dalla mia temporanea “pietrificazione” con un abbaio abbastanza forte da attirare l’attenzione del mostro. Esso si fermò un istante voltandosi verso di noi ma un momento dopo ci lasciò stare e continuò a rincorrere il povero malcapitato.
Allora io, decisa a riottenere la sua attenzione, gli tirai contro due frecce che purtroppo non bastarono a disintegrarlo ma lo ferirono lievemente. Dalle fauci del mostro, chiaramente infastidito, uscì un lamento straziante che non lasciava presagire niente di buono. Forse sarebbe stato meglio fuggire. E invece no, ancora più convinta di prima agitai le braccia in alto urlando con aria di sfida: -Ehilà sono proprio qui, razza di finto toro!! Prova a prendermi se ci riesci!-
Il mostro non se lo fece ripetere due volte, infuriato come non mai, si girò verso di me e prese la rincorsa come se fosse stato in una corrida. Peccato che io non avessi idea di come fare il matador. Continuai imperterrita a tirare frecce contro quell’essere mostruoso per cercare di rallentare il più possibile il suo avvicinamento in attesa che mi venisse un’idea su come sconfiggerlo. Tuttavia visto che le mie frecce non stavano avendo molto successo, decisi di cambiare arma. Afferrai la mia spada e saltai giù dal dirupo (sì lo so che era un salto di venti metri, ma l’essere insieme cacciatrice e figlia di Artemide mi aveva donato doti incredibili in battaglia). Corsi più veloce che potei verso quel mostro attaccandolo alle gambe e infilzando la mia spada lungo i polpacci per indebolirlo. Purtroppo, dopo aver sferrato un po’ di colpi, il mostro si innervosì un po’ troppo e mi diede un calcio così forte da farmi fare un volo di una decina di metri. Nella mia caduta persi la spada a una distanza troppo grande per poterla riafferrare in tempo. Non avevo però perso la mia faretra né l’arco. Prima che potessi anche solo pensare di mettere le mie mani su una freccia, il minotauro si avvicinò minaccioso colpendomi con violenza allo stomaco. Il dolore fu atroce, ma per fortuna il mio corpo guariva in fretta. Larry cercò di fermarlo mordendolo alle caviglie ma venne facilmente allontanato dal mostro. Poi, improvvisamente, per qualche secondo il mostro fu distratto da un’altra persona.
Infatti il giovane ragazzo che stavo cercando di salvare, aveva raccolto la mia spada e la stava impugnando con grande maestria. Aveva sferrato colpi a destra e a manca come se già sapesse quali fossero i punti deboli del mostro...come se lo avesse già affrontato…
-Scappa!! Va’ via, presto!- mi gridò mentre continuava a combattere.
-Neanche per sogno!- ribattei in risposta. Si vedeva che era stato addestrato molto bene, tuttavia non sarebbe riuscito a resistere a lungo, aveva bisogno d’aiuto. Approfittai della momentanea distrazione del mostro per rimettermi in piedi e afferrare il mio arco. Iniziai a scoccare frecce cercando di mirare ai punti deboli. Poi gridai: -Ei toro! Non ho ancora finito con te!-
Il minotauro torcendosi dal dolore rivolse di nuovo a me la sua attenzione. Questo permise al ragazzo spadaccino di arrampicarsi su un albero abbastanza alto dal quale si lanciò colpendo alle spalle il mostro e conficcando la spada proprio in mezzo alle scapole. Esso si disintegrò all’istante e il giovane cadde a terra distrutto. Allora io con il fiatone e con Larry accanto mi avvicinai verso di lui osservandolo meglio. Era castano, abbronzato, sui vent’anni e aveva un fisico da guerriero perfettamente in forma, con muscoli dappertutto.
-Ei tutto bene?- chiesi gentilmente. Lui aprì lentamente gli occhi di un azzurro intensissimo, sospirò e poi con un po’ di fatica si alzò in piedi rispondendomi: -Sì sì ho solo una ferita al braccio ma...non è niente di grave…-
-Fa’ vedere avanti…per tutti gli dei, è molto profonda!- esclamai. Lui si limitò ad alzare le spalle.
-Ma no, me la caverò, sono un esperto nell’arte del sopravvivere.- fu la sua risposta.
-Ci penso io.- ribattei. Afferrai il suo braccio, posai sopra la sua ferita le mie mani che si illuminarono in un bagliore dorato. Nonostante i miei poteri curativi funzionassero solo di notte, il sole era sorto da poco tempo quindi potei utilizzare gli ultimi residui magici della notte per guarirlo.
-Ecco fatto.- dichiarai soddisfatta. Incredulo lui continuò ad ammirare il suo braccio come nuovo e poi esclamò: -Wow! Grazie...per la ferita e per avermi aiutato a sconfiggere questo mostro…senza di voi non ce l’avrei mai fatta.-
-Non c’è problema, è mio dovere...- risposi abbassando lo sguardo...la sua voce profonda mi metteva a disagio. In fondo, era da più di un anno che non parlavo con qualcuno di sesso maschile.
-Be’ grazie comunque...sono in debito con voi. Posso sapere il nome di questa bella fanciulla che mi ha salvato la vita?- continuò in tono quasi regale lui.
-Io sono Diana Morrison, cacciatrice di Artemide...tu invece chi sei?- risposi curiosa. Egli mi prese la mano con delicatezza. -Io sono Teseo, re di Atene, figlio di Egeo.- 
Così dicendo mi baciò la mano, lasciandomi senza parole.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo 2-Arrivi e partenze ***


Capitolo 2

-Teseo...cioè tu sei proprio quel Teseo, insomma quello del labirinto, degli Argonauti, del…-
-Sì sì sono io, non c’è bisogno di ricordarmi tutte le mie imprese…- si affrettò a rispondere lui vago. Stavamo camminando nella foresta da più di un’ora, faticavo a credere a quello che era appena successo e continuavo a riempire di domande quel giovane misterioso.
-Eccoci arrivati. Questo è il nostro accampamento.- affermai fermandomi all’entrata. Davanti a noi si stendevano una quarantina di tende da campeggio, il perimetro era sorvegliato da lupi e in giro per il campo ragazzine adolescenti erano occupate a prepararsi alla caccia giornaliera.
-Bene, allora andiamo.- mi rispose impavido lui facendo due passi in avanti.
-Aspetta...- lo bloccai poggiandogli una mano sulla spalla  -...ti devo avvertire, non so se sei al corrente che le cacciatrici non amano la presenza maschile.-
-Tranquilla dolcezza, lo so bene.- rispose lui ammiccando.
-Ti ho già detto di non chiamarmi così.- ribattei infastidita.
-Come vuoi, tesoro.- continuò lui alzando le mani in gesto di scusa. Sbuffai esasperata incamminandomi tra le tende. Lui mi seguì. Ci dirigemmo verso la tenda centrale, quella di Artemide, tra sguardi infastiditi e occhiatacce da parte di tutte le ragazze del campo.
Prima di oltrepassare l’entrata della tenda, udii una voce familiare da dentro che con tono minaccioso si stava lamentando:
-Così non si può andare avanti! Abbiamo bisogno di nuove reclute, i mostri rinascono troppo in fretta! E...-
-Ciao Talia!- esclamai entrando e interrompendo la conversazione.
-Diana che ci fai qui? Non dovresti essere a caccia?- mi chiese lei nervosa.
-In effetti dovrei ma, vedi, ho avuto un contrattempo.- così dicendo mi voltai rivolgendomi a mia madre per spiegarle l’accaduto:
-Divina Artemide, mentre cacciavo ho salvato quest’uomo dalle feroci fauci del Minotauro e…-
-Veramente sono stato io ad averlo ucciso, certo non nego che l’aiuto di Diana mi sia stato necessario tuttavia…- mi interruppe Teseo entrando nella tenda con tutta la spavalderia tipica degli eroi che si atteggiano.
-Teseo, santi numi...mi sembrava tu fossi morto circa qualche secolo fa...- esclamò con stupore la dea. Poi continuò tempestandolo di domande: -Che cosa ci fai qui? Voglio dire, in questo tempo, in questo posto?? Cosa ti è capitato?-
-Esattamente non so spiegare cosa sia successo...so solamente di essere stato riportato in vita da Pasifae, la mia cara suocera, insieme con il suo adorato figlioletto, il Minotauro. Da quel che mi ricordo mi ha abbandonato in quella radura disarmato, come vendetta personale credo. Insomma capisco che le donne sanno essere delle vere vipere, senza offesa ovviamente, quando si tratta di vendicarsi, ma arrivare a tale punto mi è sembrata un’esagerazione. Sono pur sempre suo genero!-
-Io avrei fatto lo stesso Teseo, tu gli avevi ucciso il figlio.- ribattè seria la dea con sguardo minaccioso incrociando le braccia.
-D’accordo…-si arrese l’eroe-...non comprenderò mai la psicologia femminile…-
-Tuttavia..- continuò Artemide-...uno dei tuoi figli, Ippolito mi sembra, era un mio devoto e dunque ti aiuterò, per quel che posso fare…-
-Oh grazie infinite, non so davvero come sdebitarmi…- continuò lui con una punta d'ironia.
-Basterà fare qualche sacrificio in mio onore una volta arrivato al campo.- spiegò lei frettolosa.
-Al campo? Perdonatemi ma non capisco…- disse confuso lui.
-Si tratta del Campo Mezzosangue, un posto dove i semidei e le altre creature mitologiche possono vivere al sicuro dai mostri e dal mondo esterno. Lì incontrerai Chirone, il centauro addestratore di eroi, lui deciderà la tua sorte.- fece una pausa. Poi riprese: - Ti farò accompagnare lì da una scorta. Come ben sai, i maschi non sono ben visti dalle mie ancelle, ti farò quindi guidare da due ragazze che invece non hanno problemi del genere. Sarai accompagnato dal mio luogotenente Talia, figlia di Zeus, e da mia figlia Diana.- sentenziò la dea.
-Cosa?!- esclamammo all’unisono io e Talia. Poi la seconda continuò:
-Ma divina Artemide, stavamo giusto prima discutendo sulla necessità di continuare il reclutamento. Inoltre io non posso andarmene, devo rimanere qui ad addestrare le cacciatrici!-
-Talia cara, ti assicuro che non avremo bisogno di te qui all’accampamento. Il reclutamento è una questione che affronteremo in seguito...per ora ci sono faccende più importanti da sbrigare, come il risveglio di Gea per esempio...quindi prima porterete questo eroe al campo, prima potremo occuparci del resto. Perché sicuramente concorderete con me sul fatto che lui non può assolutamente restare qui. Distruggerebbe l’equilibrio creatosi, causerebbe troppa confusione...-
-Be’ sì in effetti sono consapevole di avere un fascino irresistibile…- commentò malizioso Teseo che fino a quel momento aveva taciuto. Le tre ragazze presenti nella tenda si limitarono a sospirare e a scuotere la testa.
-Partirete domattina all’alba.- concluse la dea.
-E per la giornata di oggi? E stanotte?- chiesi io introducendomi nel discorso.
-Per la giornata di oggi starà con te Diana, preparerete insieme le provviste per il viaggio e monterete la tenda per la notte. Talia tu invece contatterai il campo e li avviserai del vostro arrivo. E’ tutto, potete andare.-
Dette queste ultime parole, dopo un inchino, uscimmo dalla tenda principale dirigendoci ognuno verso i propri compiti assegnatici dalla dea.

 

-Dove hai imparato a tirare con l’arco?- mi chiese curioso mentre cercavamo di montare la tenda.
-Sono una cacciatrice, è normale che io sappia usare frecce e faretra…- fu la mia risposta.
-Be’ credimi, so riconoscere un talento quando lo vedo e credo che la tua abilità con l’arco non sia dovuta solo al fatto di essere una delle servette di Artemide…- continuò lui.
-Attento a come parli! Noi non siamo servette! Piuttosto delle compagne o sorelle insomma a seconda dei casi…- ribattei infastidita. Allora lui mi fissò con sguardo confuso e piantando un paletto della tenda per terra esclamò:
-Ah giusto! Prima Artemide ha accennato al fatto che tu sei sua figlia...ma non era una dea vergine? E poi, come puoi essere sua figlia e sorella contemporaneamente?-
-Be’ è complicato e...non sono affari tuoi. - dissi piantando anche io un altro paletto a terra. Per una mezz’oretta buona regnò di nuovo il silenzio tra di noi, finché, una volta finito di montare quella benedetta tenda, Teseo soddisfatto si voltò, bevve un sorso d’acqua dalla sua borraccia e poi si rivolse nuovamente a me:
-Sai ho notato l’età media delle ragazze che popolano l’accampamento...tu sei una delle più grandi, quanti anni hai? Se posso chiederlo…-
-Ho 16 anni, se proprio ti interessa.- risposi francamente. La sua domanda non mi infastidiva. Lui non sembrò sorpreso, così continuò:
-E da quanto tempo hai quest’età?-
-Da circa 3 anni...sono entrata nel gruppo da poco…tu invece quanti anni hai? Nel senso, anni che dimostri, non quelli che effettivamente hai...probabilmente secoli...-
Lui rise divertito, poi avvicinandosi rispose:
-In realtà non lo so ma penso sulla ventina...o almeno mi sento come un ventenne. Con tutta la forza e le passioni di un ventenne...a proposito di questo, voi siete comunque adolescenti...tu in particolare, perché odiate così tanto il genere maschile? Non dovreste provare, non so, quella attrazione tipica della vostra età?-
A quel punto probabilmente diventai rossa come un peperone. Non ero proprio imbarazzata ma piuttosto sorpresa, mi aveva colto alla sprovvista il suo modo del tutto naturale di affrontare argomenti simili.
-Fai decisamente troppe domande e la risposta è la stessa di prima.- mi affrettai a ribadire.
-Lo so, non sono affari miei. Ho capito…- rispose semplicemente lui. E io fui sollevata che avesse deciso di lasciar perdere l’argomento. Stanca mi sedetti su un tronco a qualche metro da me e accarezzando Larry, rivolgendomi di nuovo a Teseo, cercai di spiegargli:
-La verità è che lo spirito di noi cacciatrici non è interessato ad altro se non allo sconfiggere e cacciare mostri, al prepararsi alle battaglie...perché questo è ciò che noi siamo.-
Lui mi guardò torvo, non molto convinto dalle mie parole. Così lentamente si avvicinò e si sedette accanto a me. Poi quasi sussurrando affermò:
-Ti dirò una cosa Diana, la vita non è solo pensare alla prossima lotta. Devi goderti i momenti.-
-I momenti?-
-Sì. La vita è fatta di momenti, belli o brutti. Vale la pena di viverli, sempre.- concluse sorridendo. Ricambiai il sorriso, forse le sue parole avevano un fondo di verità. Ci avrei riflettuto in seguito.
-Ehilà ragazzi!- esclamò Talia mentre arrivava di corsa. -Ho avvisato il campo e ho preparato le provviste, domani all’alba si parte. Che nessuno si azzardi a svegliarsi tardi o dovrà vedersela con me, chiaro?- continuò lei minacciosa.
-Sì, luogotenente.- risposi veloce io.
-Ai suoi ordini, figlia di Zeus…- disse invece Teseo in tono scherzoso.
-Ascolta bene, eroe dal bel faccino, in questa missione il capo sono io, e credimi, sono un tipo che ama farsi rispettare. Già non mi entusiasma l’idea di doverti fare da scorta quando invece dovrei rimanere qui ad addestrare le mie cacciatrici. Quindi sarà meglio che tu mi obbedisca senza ribattere.- sentenziò la semidea al limite della pazienza. L’eroe si limitò a fare un cenno d’intesa con il capo.
-Bene…-continuò lei -...sicuramente al campo non ci arriveremo a piedi. Cioè, potremmo anche farlo ma ci vorrebbe troppo  tempo. Dunque la prima cosa da fare, è procurarci un mezzo di trasporto.-
-E come faremo esattamente?- chiese lui incrociando le braccia.
-Se mi dessi il tempo di finire la frase magari lo scopriresti…- ribattè infastidita la ragazza. -Siamo a qualche chilometro da Seattle. Una volta arrivati lì, chiederemo aiuto ad un’azienda molto famosa...Amazon.-
-Scusami Talia ma non penso che da Amazon troveremo un mezzo adatto...vende roba moderna...cosa c’entra col mondo semidivino?- mi intromisi nella conversazione.
-Ed è qui che ti sbagli cara amica mia! La Amazon è gestita da un popolo di donne guerriere che si dà il caso siano nostre amiche.- mi spiegò lei sorridendo.
-Aspetta un attimo...non starai parlando delle stesse persone a cui penso io…non ti starai riferendo proprio a loro, alle amazzoni- affermò preoccupato il ragazzo.
-Non so che rapporto abbia avuto con loro ma, nella maggior parte dei casi sono cortesi e disponibili...almeno con le donne…- continuò Talia. Poi si ritirò nella propria tenda raccomandandosi:
-Bene ragazzi, riposatevi e preparatevi per domani, sarà una giornata faticosa.-
Una volta che la figlia di Zeus si fu allontanata, Teseo, pallido in volto, si voltò verso di me e dichiarò: -Perfetto. Sono un uomo morto.-


SPAZIO AUTRICE: Eccoci arrivati alla fine del secondo capitolo! Per conoscere meglio il personaggio di Diana vi consiglio nuovamente di legger il prequel La Luna blu!! Come avete visto Teseo impallidisce al pensiero di andare a trovare le Amazzoni...qualcuno di voi si ricorda perché? Se la risposta è no, non temete, lo scoprirete al prossimo capitolo! L'avventura sta per iniziare! 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo 3- Un popolo arrabbiato ***


Capitolo 3

L’idea di andare alla ricerca di un altro carro da guerra non mi  entusiasmava. L’ultima volta non era andata a buon fine...o almeno l’atterraggio non era stato dei migliori, magari questa volta sarebbe andata meglio...o così speravo.
Dopo aver salutato Artemide e le altre cacciatrici partimmo verso Seattle alle prime luci dell’alba. Arrivammo in città dopo qualche ora di camminata pesante sotto il sole cocente di fine giugno.
-Quindi dobbiamo proprio andare a chiedere aiuto alle amazzoni??- chiese nervoso Teseo mentre ci dirigevamo in una zona sud del centro, in una piazza circondata di edifici più piccoli di vetro e mattoni.
Talia annuì. Io scossi le spalle. Era lei il capo, aveva guidato noi cacciatrici in molte missioni e aveva sempre dimostrato grande capacità organizzativa e tattiche infallibili.
-Ehm...non è che uccidono gli uomini a vista, vero?- continuò lui inquieto.
-Dipende…- rispose allora lei.
-Da cosa?!- domandò sempre più agitato.
-Dalla gravità del torto commesso in passato.- concluse la ragazza sorridendo compiaciuta.
-Bene...incoraggiante.-
Talia si fermò all’improvviso, davanti a un palazzo sulla cui porta di vetro era incisa la parola: AMAZON.
-Ci siamo.- dichiarò la semidea. Io ero entusiasta di conoscere questo straordinario popolo di donne guerriere i cui miti mi avevano sempre affascinato. Teseo non sembrava essere dello stesso parere. Mi avvicinai a lui e gli poggiai la mano sulla spalla. Riuscivo a sentire i suoi nervi tesissimi.
-Ei, tutto ok?- domandai gentilmente. Lui serrò la mascella e disse solo: -Facciamo in fretta. Loro non saranno felici di vedermi.-
Talia varcò la soglia, e noi la seguimmo. L’atrio sembrava un grosso acquario vuoto: pareti di vetro, pavimento nero lucido, qualche pianta e quasi nient’altro. Contro la parete nera c’era una scala di pietra altrettanto nera che portava in alto e in basso. Al centro della sala c’era una giovane donna con un completo pantalone nero, lunghi capelli rosso Tiziano e un auricolare da guardia di sicurezza. Sul suo badge c’era scritto: Kinzie. Aveva un sorriso piuttosto cordiale, ma i suoi occhi freddi sembrava cercassero di capire chi avrebbe potuto aggredirli.
Kinzie fece un cenno del capo a Talia: -Posso aiutarti cara?-
-Ehm...spero di sì. Stiamo cercando le amazzoni. So che questa è la sede centrale...avrei bisogno del loro aiuto. Siamo state mandate da Artemide, siamo due delle sue cacciatrici.- rispose prontamente la figlia di Zeus.
-Oh capisco…-  disse sorridente Kinzie. Poi però scoccò uno sguardo alle spalle di Talia e il suo voltò si incupì. Il tono cordiale di un attimo prima lasciò improvvisamente spazio a un tono minaccioso e decisamente fremente di rabbia omicida.
-Lui cosa ci fa qui.-  
-Posso spiegare…- cercò di parlare Teseo facendo un passo avanti ma prima che se ne potesse rendere conto, Kinzie aveva superato la scrivania della reception, sferrando un calcio nel suo torace e scaraventandolo dall’altra parte dell’atrio. Troppo tardi puntai l’arco contro Kinzie. Una decina di altre ragazze vestite di nero si riversò sulle scale, spada in pugno, e ci circondarono.
Kinzie guardò l’eroe con occhio torvo. -Regola numero uno: i maschi non parlano senza permesso. Soprattutto tu. Anzi con quale coraggio hai osato oltrepassare quella porta! Regola numero due: devi sapere che entrare abusivamente  nel nostro territorio è punibile con la morte…-
Prima che fosse troppo tardi, Talia si affrettò ad intervenire.
-Calma, calma, calma. Siamo venuti in pace solo per chiedere aiuto e non abbiamo nessuna intenzione di combattere. Lui è con noi, che vi piaccia o no.-
Kinzie si voltò verso di lei sorpresa. Poi rivolgendosi anche a me esclamò: -Come potete proteggere un uomo del genere??! Avete idea di cosa ha fatto al nostro popolo?! Sono stata fin troppo generosa a non averlo ucciso all’istante.- e così dicendo, impugnò la spada, pronta a trafiggere l’uomo.
-Aspetta!- gridai io mettendo l’arco a terra in segno di resa. -Lascia che sia la regina a decidere la sua sorte.-
Kinzie e le altre amazzoni mi guardarono torve, dubbiose se fidarsi o meno. Alla fine una di loro, probabilmente di livello gerarchico superiore, rispose: -Va bene, sarà la regina Hylla a scegliere il vostro destino.-

 

Le amazzoni ci confiscarono le armi  e ci condussero lungo così tante rampe di scale che persi il conto. Alla fine attraversammo una corsia piena di carrelli elevatori in movimento, ci facemmo largo in un labirinto di nastri trasportatori e ci infilammo sotto una fila di bracci robotici che impacchettavano scatole. Quasi tutta la merce sembrava roba piuttosto normale...ma contro una parete era addossato un carro da guerra con un grosso codice a barre su un fianco. Appeso al giogo c’era un cartello con la scritta: “disponibilità: ultimo rimasto. Ordina subito, ulteriori in arrivo.”
Finalmente entrammo nella sala del trono, le pareti erano decorate da vessilli di guerra, scudi dipinti, ritratti delle donne più illustri e teste impagliate di draghi, idre, leoni giganti. A guardia di entrambi i lati  c’erano decine di carrelli elevatori adibiti alla guerra. Ciascuno era guidato da un maschio con il collare di ferro, ma sulla piattaforma posteriore c’era una guerriera che azionava una balestra gigante.
-Benvenute cacciatrici nel nostro quartier generale, dovete scusare l’accoglienza brusca…- esclamò entusiasta una giovane donna seduta sul trono al centro della sala rivolgendosi a me e Talia.
-Vostra maestà, ci ha mandato la divina Artemide fiduciosa nel fatto che voi ci avreste donato il vostro aiuto.- spiegò gentilmente la semidea.
-Come posso aiutarvi, cacciatrici?-
-Siamo state incaricate dalla dea di portare questo ragazzo fino al campo mezzosangue, ma per farlo avremmo bisogno di un mezzo di trasporto…-continuò Talia. La regina sembrava dubbiosa.
-Certo vi aiuterei volentieri ma...purtroppo il ragazzo in questione ha arrecato moltissime perdite al nostro popolo in passato...non posso lasciarlo andare impunito.- dichiarò l’amazzone.
-Certamente vostra maestà, non conosco le vostre ragioni ma...entrambe desideriamo qualcosa: voi volete vendetta, noi vogliamo un mezzo di trasporto. Possiamo giungere ad un accordo.- ribattè Talia in tono diplomatico. Si vedeva che era nata per guidare gli altri, per ricoprire il ruolo di leader. La regina rifletté qualche istante.
-Può darsi che tu abbia ragione cara, ma tratterò soltanto con te, in privato.- detto ciò, ordinò alle sue guardie di portare me e Teseo in una cella in attesa della decisione sulla nostra sorte. Non cercammo neanche di ribellarci, sarebbe stato inutile e avrebbe aggravato le nostre condizioni. Definire le amazzoni ‘gentili’ era stato un grande errore dal momento che ci scaraventarono dentro un carrello elevatore con violenza e rabbia. Osservai la mia cella: era di piccole dimensioni, a malapena entravamo in due, e i denti del carrello erano stati affilati e trasformati in enormi lame di spada.
-Ok...dunque, se posso chiederlo, cosa diamine gli hai fatto per farti odiare così tanto?!- esclamai nervosa rivolgendomi a Teseo che nel frattempo si era seduto in un angolo.
-Be’...è una lunga storia…- rispose evasivo lui.
-Penso di meritarmi una spiegazione dopo aver subito questo trattamento.- continuai imperterrita incrociando le braccia. Lui abbassò  gli occhi e a voce bassa cominciò: -A quel tempo ero un uomo diverso...ero avventato, appassionato e poco cauto…- fece una pausa, poi continuò:-...be’ un giorno feci visita al popolo delle amazzoni che mi accolsero con banchetti e offrendomi la loro ospitalità. Mi invaghii della loro regina, Antiope, così quando salpai con la mia nave per tornare in patria la portai con me…-
-Cioè la rapisti.- conclusi io.
-Be’ in un certo senso...in fondo anche lei mi amava…-cercò di scusarsi lui. -Sì ma costringere una persona a venire con te contro la sua volontà vuol dire rapirla...comunque va’ avanti...cosa è successo dopo?- lo esortai io. Lui sospirò e a malincuore continuò il suo racconto:
-Per un po’ la nostra vita andò bene, tanto che ebbi anche un figlio da lei. Poi però quando le sue donne guerriere attaccarono l’Attica per riprendersi la loro regina, io be’...ero il re, dovevo difendere il mio popolo…-
-Quindi avrai mandato il tuo esercito a fermarle immagino…-
-Esattamente. Ti basti sapere che non ho voluto prigioniere.- concluse lui affranto. Lo osservai meglio, avevo la strana sensazione che mi stesse nascondendo qualcosa, tuttavia aveva già parlato abbastanza, mi bastava sapere quello che mi aveva detto per capire l’odio profondo che aveva scatenato la reazione delle amazzoni al nostro arrivo. Così mi sedetti anche io nell’altro angolo della cella in attesa della condanna.
-Comunque Diana, non ho avuto ancora il tempo di ringraziarti per prima...se non avessi fermato Kinzie probabilmente non avrebbe avuto problemi a uccidermi…- affermò lui tornando al suo solito tono di voce. Abbozzai un sorriso. Poi continuò: -Mi hai salvato la vita un’altra volta...riuscirò mai a sdebitarmi?-
Prima che potessi rispondere, la guerriera che ci faceva da guardia aprì la nostra cella e ci ordinò di uscire. Ad aspettarci fuori dalla cella vi era Talia con le braccia incrociate e in evidente agitazione.
-Allora?- chiesi avvicinandomi. Lei scrutò attentamente prima me poi Teseo, e infine ci spiegò che le amazzoni desideravano ardentemente la morte dell’eroe, tuttavia, per fortuna era riuscita a contrattare un accordo. -Si tratta di un’umiliazione pubblica.- disse con tono pacato.
-E...in cosa consiste esattamente?- chiese il ragazzo preoccupato.
-Tra poco si riuniranno tutte assieme nella sala del trono. Tu dovrai...be’ innanzitutto pentirti delle azioni commesse in passato...poi...ecco…-
Talia tentennò qualche secondo prima di continuare la frase.
-Be’ dovrai implorare perdono ricevendo uno schiaffo per ogni amazzone uccisa…- concluse.
-Cosa?! Ma sei matta! Ho sbaragliato un esercito intero!- esclamò Teseo agitatissimo.
-Un esercito?? Hylla non mi aveva specificato questo dettaglio…- ribattè la ragazza sbalordita.
-Eravamo in guerra...non ricordo i numeri esatti, resta il fatto che questo accordo va assolutamente cambiato!- continuò il ragazzo.
-Invece no. Possiamo farcela.- mi intromisi nel discorso. Si voltarono entrambi verso di me, così spiegai che avrei potuto guarire con le mie doti magiche qualunque ferita, anche centinaia o migliaia di schiaffi...evitai di specificare che la mia magia avrebbe funzionato solo di notte ma tanto era già pomeriggio, Teseo avrebbe dovuto resistere solo per qualche ora. A malincuore l’eroe accettò l’accordo e si incamminò verso la sala del trono. Incredibilmente tutte le guerriere si erano già riunite impazienti di assistere all’umiliazione del malcapitato.
-Dunque Teseo, ex-re di Atene, figlio di Egeo o Poseidone, tua madre non l’ha mai specificato...vieni avanti.- esclamò la regina Hylla dall’alto del suo trono con tono derisorio. Seguirono risatine e versi di scherno che velocemente si propagarono per tutta la sala. Prima che muovesse il primo passo, lo fermai afferrandogli il braccio.
-Ei, sta’ tranquillo, ci penso io a salvarti.- dissi con tono incoraggiante. Lui si voltò sorridendomi. -Lo so, tesoro. Ho una soglia del dolore abbastanza alta, posso cavarmela.- Io lo guardai torvo, proprio non voleva capirlo che non doveva chiamarmi in quel modo.
Poi con disinvoltura si incamminò lungo la navata centrale della grande sala iniziando a scusarsi per le azioni commesse e implorando perdono scegliendo con cura ogni parola. Alla fine del suo discorso, la regina si alzò diffidente e dichiarò ad alta voce: -La tua richiesta di perdono è stata accolta. Tuttavia noi non potremmo ritenerci completamente soddisfatte se ti lasciassimo andare via impunito.-
-Sono al corrente della pena scelta, quindi vi pregherei di fare in fretta.- rispose Teseo mantenendo un tono calmo e pacato.
-Sarai felice di sapere che, per tua fortuna, è stata leggermente modificata.- continuò la regina. -Probabilmente non avresti resistito ai 10000 schiaffi corrispondenti alle donne guerriere del cui sangue tu ti sei macchiato. Ma un centinaio, potranno andare bene lo stesso.-
Detto ciò, una alla volta, le amazzoni presenti in sala si avvicinarono all’uomo schiaffeggiandolo con tutta la loro forza. Teseo sopportò il tutto con pazienza e senza mostrare un minimo segno di sofferenza. Doveva proprio avere una soglia del dolore molto alta.
Alla fine riuscimmo ad ottenere il carro e i pegasi come previsto dall’accordo, la regina Hylla salutò me e Talia con grande affetto ma Teseo con un pugno allo stomaco, come ‘ricordo’ della sua visita. Kinzie ci preparò delle provviste di cibo per i giorni successivi e ci restituì le armi confiscate. Una volta fuori da quel palazzo tutti e tre tirammo un sospiro di sollievo. Avevamo pensato la stessa cosa: menomale che le amazzoni dovevano essere ‘cortesi e disponibili’.


SPAZIO AUTRICE: Salve a tutti lettori e lettrici silenziosi! Siamo finalmente giunti davanti alla prima vendetta di un ex di Teseo (vi anticipo già che è la prima di una lunga serie!;-) Finalmente inizia ad esserci una certa chimica tra la figlia di Artemide e il bell'eroe :-). Vi aggiornerò tra una settimana, intanto sarei felice di sapere cosa ne pensate! Alla prossima! 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3699025