Hogwarts 1973 - The First Order of Phoenix di Ms Mary Santiago (/viewuser.php?uid=976451)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Prologo 2.0 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 1 & Selezione OC ***
Capitolo 4: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 18: *** Epilogo ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
Prologo
31
agosto
1973
Raelena
gettò la testa all’indietro, lasciando che le
lunghe
onde corvine sfiorassero la stoffa della sdraio sulla quale era stesa a
prendere il sole.
La
villa per le vacanze che i suoi genitori avevano scelto di acquistare
quando aveva otto anni si era rivelata una scelta a dir poco saggia.
Tranquillità,
incantesimi respingi Babbano, un mare
cristallino che poteva essere ammirato da una qualsiasi delle grandi
terrazze,
un immenso giardino ben tenuto e provvisto di piscina e lo sfolgorante
sole
della Costa Azzurra a baciarle il corpo con i suoi raggi caldi.
Non
guastava minimamente il fatto che Rodolphus fosse via con
Bellatrix, impegnati a organizzare il loro matrimonio, ormai sulla
bocca di
qualsiasi rotocalco magico. Rabastan dal canto suo si faceva ben pochi
pensieri
sul farle o meno la morale per il suo comportamento, lui che era il
primo ad
afferrare al volo qualsiasi occasione per movimentare le cose.
I
suoi genitori erano a Londra, impegnati in chissà quali
urgenti
e misteriosi affari che coinvolgevano l’Oscuro Signore.
Non
che le avessero mai detto la cosa chiaramente, ma lei non
era una sprovveduta.
Lord
Voldemort frequentava casa sua da quando era stata
abbastanza grande da riconoscerlo tra la miriade di altre persone che
affollavano i saloni di casa Lestrange durante i vari eventi mondani.
Schivo
e solitario, con un che di cupo e tenebroso, aveva
sempre suscitato sentimenti contrastanti in lei.
La
verità era che una parte ne era intimorita,
l’altra attratta.
La
seduzione del serpente avrebbe detto qualcuno.
Sentì
l’ombra avvolgerla perciò aprì gli
occhi, puntando le
iridi verdi azzurre sulla sagoma alta e muscolosa del fratello minore.
-
Stai coprendo il mio Sole. –
-
Buffo, perché l’ultima volta che ho controllato il
Sole non
apparteneva a nessuno – la rimbeccò ironico.
Abbozzò
un sorriso sghembo, imponendosi di non scoppiare a
ridere.
Di
sicuro a Rabastan non serviva più incoraggiamento di quanto
non avesse già.
-
L’arpia è arrivata – annunciò
poi, accennando con il capo a
qualche metro più indietro.
-
Guarda che ti sento – lo rimbeccò la diretta
interessata.
-
Buon per te, significa che l’udito ti funziona bene.
–
Questa
volta non riuscì a trattenersi e scoppiò a ridere
mentre una decisamente imbronciata Alecto si faceva avanti a passo di
carica.
-
Detesto tuo fratello – annunciò, sedendosi sulla
sdraio
libera al suo fianco, - se fossi stata in te l’avrei affogato
da piccolo. –
-
Credo che il sentimento sia reciproco, l’ho sentito parlarne
l’altro giorno con Amycus – la informò,
facendo tintinnare le unghie fresche di
manicure contro il bicchiere di cristallo sul tavolino.
Alecto
alzò gli occhi al cielo, roteandoli.
-
Giusto loro due potevano trovarsi d’accordo, si sopportano a
vicenda. –
-
Preferisco mille volte Rab a Rod … lui e le sue fisime su
tutto ciò che è appropriato o meno. –
-
Mi piacerebbe vederlo dire a Bellatrix ciò che una giovane
Purosangue dovrebbe o meno fare – rise la bionda.
-
Già, quello sì che sarebbe uno spettacolo.
–
Conoscendo
la loro ex compagna di Casa probabilmente suo
fratello non avrebbe fatto in tempo a finire la frase che si sarebbe
ritrovato
catapultato dall’altra parte della stanza in preda a dolori
lancinanti.
Bellatrix
Black era deliziosamente fuori di testa.
D’un
tratto Raelena lasciò la sdraio, recuperando il bicchiere
di gelido succo di zucca.
-
Rientriamo, sono stufa di abbrustolirmi. –
Seguendola
come un’ombra come suo solito, Alecto entrò in
salone proprio in tempo per trovare Amycus e Rabastan intenti a ridere
di
chissà cosa.
-
Stavamo pensando di fare un salto a Diagon Alley, volete
venire con noi? – chiese Amycus, facendo sparire nella tasca
interna del
doppiopetto un foglio di pergamena piegato in quattro.
-
Perché no, abbiamo abbastanza Metropolvere per un viaggetto
– convenne Raelena, dirigendosi verso il gigantesco camino.
Se
non altro lì avrebbero trovato qualcosa
d’interessante da
fare.
Quella casa era
stupenda, ma dopo tutta l’estate passata lontana da intrighi,
pettegolezzi e
basse insinuazioni cominciava davvero a sentire la mancanza di tutto
quanto di
machiavellico e dissacrante albergava a Hogwarts.
*
-
Io continuo a credere che tu debba dirglielo –
asserì
Amelia, mentre gustavano un gelato da Fortebraccio.
Rebekah
annuì, recuperando velocemente una goccia di gelato
che stava per cadere dal cono e colarle sulle gambe lasciate scoperto
dal
leggero abito estivo.
-
Sono d’accordo con lei. E poi era destino, sei troppo carina
per quell’idiota di mio fratello. –
Hydra
scosse la testa davanti a quel tentativo di stemperare
la situazione.
Erano
le sue migliori amiche, le uniche alle quali aveva
confidato quanto si sentisse ingabbiata dalla relazione con Nicholas.
I
loro genitori erano amici dai tempi della scuola, loro si conoscevano
da quando erano nati, tutto sembrava fin troppo schematico e
predestinato per i
suoi gusti.
Eppure
Nick si comportava come se tutto fosse già stato deciso
e la strada verso il futuro matrimoniale fosse ormai solo che in
discesa.
-
Non piace neppure a tuo padre – rincarò la dose,
facendo
ridere sia lei che Amelia.
-
A mio padre non piace nessun essere di sesso maschile mi si
avvicini se escludiamo il gatto, Regulus e Sirius. –
-
Tu non dovresti essere dalla parte di tuo fratello o
perlomeno non dargli addosso? – chiese poi Amelia, un sorriso
ancora a
incresparle le labbra rosee.
-
E dove sta scritto? Nick è un idiota e non si schiera mai
dalla mia parte, quindi farò altrettanto. Non tutti sono dei
bravi fratelli
maggiori come Edgar. –
-
Solidarietà fraterna, certe volte vorrei quasi non essere
figlia unica … poi mi ricordo che per come stanno le cose se
non altro non ho
nessuno che mi stressa o mi da il tormento. –
-
Già, ma non tergiversare … stavamo parlando di te
e Nick –
replicò Rebekah, accavallando le gambe con un movimento
fluido e osservandola
con intensità, - quindi cosa pensi di fare in merito?
–
Bella
domanda.
Se
solo avesse avuto una risposta altrettanto bella.
-
Non lo so -, ammise, - indipendentemente dalla situazione
gli voglio davvero bene solo che … -
-
Che hai bisogno di chiarezza. È naturale –
concluse Amelia.
Rebekah
la spintonò scherzosamente.
-
Senti senti chi dispensa consigli amorosi tremendamente
saggi; tu quando hai intenzione di guardarti attorno e metterli a
frutto, Lia? –
Come
sempre davanti alla spigliatezza dell’amica si
ritrovò ad
arrossire.
Hydra
intervenne, ammonendola con un’occhiata.
-
Beks. –
Non
era il momento.
Amelia
avrebbe trovato un ragazzo quando l’avesse voluto e
fosse stata certa che fosse quello giusto.
Lo
sapevano da sempre quindi che senso aveva discuterne
ancora?
-
D’accordo, d’accordo, allora limitiamoci ad
affogare i
nostri pensieri negli zuccheri. –
Ecco,
quello sì che era un buon piano.
*
-
È assolutamente stupenda. –
Benjamin,
accanto al fratello maggiore e al loro migliore
amico, si ritrovò a sorridere davanti all’aria di
venerazione che Nicholas
aveva assunto davanti alla nuova Nimbus in esposizione da Accessori per
il
Quidditch.
-
Non farti sentire da Hydra mentre decanti così quella scopa
o comincerà a pensare che preferisci le scope a lei
– rise.
-
Disse quello che in questi anni di scuola non ha mai degnato
una ragazza di un’occhiata. Tra te e Lia sembra che entrambi
siate destinati al
sacerdozio per come vi comportate – lo rimbeccò.
Edgar
scrollò le spalle.
-
Per me andrebbe più che bene se Lia decidesse di farsi
suora. Almeno mi eviterei di spaccare qualche testa prima del diploma.
–
Nick
ridacchiò al pensiero del Golden Boy di Hogwarts che
spazzava via ogni certezza fino a quel momento insita nella scuola e
prendeva a
pugni qualcuno.
Edgar
aveva un controllo praticamente perfetto, sembrava quasi
buddista tanto viveva la vita con calma, ed era una fortuna
perché se fosse
dipeso da lui si sarebbero cacciati in una rissa un giorno
sì e l’altro pure; c’erano
però due cose che potevano far scattare il buon vecchio
Tassorosso: un ragazzo
che non gli piaceva che girava intorno ad Amelia e uno dei tanti idioti
che
prendevano in giro Benjamin e il suo essere un imbranato a livelli
più o meno
patologici.
-
A proposito delle ragazze, si staranno chiedendo che fine
abbiamo fatto. –
-
Già e poi è ora di rientrare. Mamma ci uccide se
non finiamo
di preparare il baule entro l’ora di cena –
aggiunse Benjamin.
E
quando si trattava di Laura Neuberg c’era poco da scherzare.
Spazio
autrice:
Salve!
Come
già
anticipato eccomi qui con la nuova interattiva che farà da
sequel a “Hogwarts
1944 – First Act”; ovviamente per partecipare non
occorre necessariamente aver
letto l’altra storia né aver partecipato, ma
è consigliabile darle un’occhiata
se si vuole avere un’idea più chiara di fatti e
personaggi che compariranno di
tanto in tanto.
Detto
ciò, vi lascio alle regole da seguire:
-
Non
avete un limite massimo di OC con cui potete provare a partecipare ma
vi chiedo
di differenziare sesso e Casa;
-
accetto
che partecipiate con personaggi imparentati con i personaggi secondari
della
saga (McKinnon, Rosier, Wilkes, Nott, Greengrass, Wood, Meadowes,
Dearborn,
etc) oppure potete anche propormi un personaggio secondario che nella
saga è
solo stato nominato e che volete rendere a vostro gusto;
-
se
decidete di partecipare sappiate che mi aspetto vi facciate sentire
almeno ogni
due capitoli perché chi ha già partecipato a mie
interattive sa bene che pongo
spesso domande a fine capitolo. Se doveste avere problemi a recensire
fatemelo
sapere tranquillamente tramite mp e non ci sarà alcun tipo
di problema. Se non
recensite un determinato capitolo vi chiedo comunque di rispondere alle
eventuali domande (per recensione o tramite mp) altrimenti il vostro OC
non
comparirà in quel determinato capitolo;
-
La storia
è ambientata nel 1973;
-
Accetterò personaggi tra il V e il VII anno;
-
Potete
richiedere relazioni con personaggi in particolare, ma
l’ultima parola sarà la
mia;
-
sarà
operata una selezione;
-
avrete
tempo per inviare le schede fino al 7 settembre solo ed esclusivamente
tramite
mp alla sottoscritta con oggetto “Scheda *Nome OC*
– Hogwarts 1973”
Scheda
Nome:
Secondo
nome:
Cognome:
Età:
Orientamento
sessuale (li accetto tutti):
Stato
di
sangue:
Casa
e
anno:
Schieramento
(Ordine o Mangiamorte)?
Aspetto
fisico:
Prestavolto
(reale e che non sia un attore comparso
nella serie né in Animali Fantastici):
Carattere
(dettagliato):
Famiglia
e rapporto con essa:
Materie
preferite:
Materie
odiate:
Patronus:
Molliccio:
Amortentia:
Ruolo
(Prefetto, Caposcuola, Quidditch, etc):
Club
(Lumaclub, Club di Incantesimi, Club dei
Duellanti, Club di Trasfigurazione, Club degli Scacchi, Club delle
Gobbliglie):
Amicizie
(tipo di persona. Potete fare anche nomi
se volete):
Inimicizie
(tipo di persona. Potete fare anche nomi
se volete):
Amore
(tipo di persona. Potete fare anche nomi se
volete):
Animale
domestico:
Hobby/Passioni
particolari:
Altro:
Canon
& OC
Raelena
Lestrange
– VI anno, Serpeverde. Capitano e Cacciatrice, membro del
Lumaclub. Eterosessuale. Secondogenita di
Renford
Lestrange e Katherine Nott.
Hydra
Black
– VI anno, Corvonero. Cacciatrice e Prefetto. Membro del Club
degli Scacchi e del Lumaclub. Eterosessuale. Figlia
di
Alphard Black e Adhara Rosier.
Rebekah
King
– VI anno, Corvonero. Prefetto. Eterosessuale. Secondogenita
di Stephen King e Drusilla Selwyn.
Nicholas
King
– VII anno, Grifondoro. Capitano e Cacciatore. Eterosessuale.
Primogenito di Stephen King e Drusilla Selwyn.
Rabastan
Lestrange
– V anno, Serpeverde. Battitore e membro del Lumaclub.
Bisessuale. Terzogenito di Renford
Lestrange e Katherine Nott.
Alecto
Carrow –
VI anno, Serpeverde. Prefetto. Bisessuale.
Amycus
Carrow
– VI
anno, Serpeverde. Battitore. Omosessuale.
Amelia
Bones
– VI anno, Tassorosso. Cercatrice. Membro del Club degli
Scacchi. Eterosessuale. Secondogenita di
Laura Neuberg
e Devon Bones.
Edgar
Bones
– VII anno, Tassorosso. Caposcuola e Cacciatore. Membro del
Club d’Incantesimi e del Lumaclub. Eterosessuale. Primogenito
di Laura Neuberg e Devon Bones.
Benjamin
Bones –
V anno, Tassorosso. Portiere. Membro del Club d’incantesimi.
Bisessuale.
Terzogenito di Laura Neuberg e Devon
Bones.
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Capitolo 2 *** Prologo 2.0 ***
Prologo
2.0
Salve!
Tranquilli,
non è ovviamente il capitolo di selezione degli OC che
vedrete pubblicato l’8
settembre in giornata, ma mentre lavoravo sulla OS di Memories dedicata
ai
Flara ho avuto l’improvvisa voglia di scrivere qualcosa sui
miei fratelli Black
preferiti e perciò mi sono detta: ma sì,
facciamolo!
Sarà
un
capitolo molto breve, incentrato solo in casa Black, e vedrà
fare la comparsa
anche di altri personaggi (Bellatrix e Narcissa principalmente, ma
anche con un
accenno ad Andromeda e una piccola comparsata di Rodolphus).
Ne
approfitto per invitare tutti coloro che lo desiderano a partecipare
all’interattiva
visto che le iscrizioni e l’invio delle schede sono aperte
fino al 7 Settembre.
Qui
sotto
infine vi lascerò i PV di tutti i personaggi che
compariranno e che rivedrete
di tanto in tanto nel corso della storia.
31
agosto
ore 19.00
Quando
Hydra mise piede all’interno di casa sua trovò un
vero
e proprio sovraffollamento.
Zia
Druella era in lacrime, seduta sulla poltroncina vicino al
camino con il marito alle sue spalle che le accarezzava ritmicamente la
schiena
scossa dai singhiozzi, mentre zia Walburga era seduta compostamente sul
divano
accanto al marito e aveva un’espressione più
severa del solito sul volto dai
tratti duri.
E
nonna Irma sbraitava di incoscienza e stupidità giovanile,
di
Nati Babbani, Mezzosangue e altra feccia che quel Babbanofilo di
Silente aveva
ammesso senza curarsi della rovina di famiglie rispettabili.
Incrociò
lo sguardo di suo padre, che le fece cenno di non
entrare nel salone.
Perplessa,
continuò a camminare lungo il corridoio finchè
non
raggiunse la sala del pianoforte attirata dalle voci che provenivano al
suo
interno.
Bellatrix
e Narcissa discutevano tra di loro animatamente
mentre Rodolphus Lestrange guardava fuori dalla finestra come se la
cosa non lo
riguardasse particolarmente e la sua promessa sposa fosse perfettamente
in
grado di vedersela da sola.
Cosa
decisamente vera visto il temperamento di Bellatrix.
Regulus
stava seduto a terra, la schiena appoggiata contro il
muro, e le iridi arrossate che tradivano il fatto che avesse pianto.
Infine
Sirius sedeva al pianoforte, muovendo rapidamente le
lunghe dita affusolate sui tasti in una melodia lenta e triste.
Andromeda
non si vedeva da nessuna parte.
Tossicchiò,
attirando l’attenzione generale su di sé.
-
Dra, sei arrivata – esclamò Regulus, alzandosi in
piedi e
raggiungendola. L’abbracciò di getto, stringendola
con un vigore che tradiva
uno spasmodico bisogno d’affetto.
Regulus
era sempre stato il più emotivo di tutti loro, quello
che aveva un disperato bisogno di sentirsi amato e apprezzato.
Hydra
supponeva che c’entrasse il fatto di essere il più
piccolo della famiglia.
Lo
strinse a sé, baciandolo sulla fronte.
Sentì
le lacrime sgorgare nuovamente sul volto del ragazzino, bagnandole
la leggera camicetta color carta da zucchero.
-
Certo che sono qui, Reg. Qualcuno mi spiega cosa sta
succedendo? – aggiunse, spostando lo sguardo su Bellatrix e
Narcissa, - Dov’è
vostra sorella? –
Le
iridi grigie di Bellatrix avvamparono in un misto di furia
e odio.
-
Sorella? Sorella?! Non accosterò mai più il suo
nome a
quella parola … quella sporca traditrice del suo sangue!
–
-
Meda se n’è andata di casa –
sussurrò Narcissa.
-
Non se ne è semplicemente andata di casa, Cissy! Quella
traditrice è scappata con quella feccia di Ted Tonks, quel
lurido Tassorosso
dal sangue sporco! –
Sirius
premette le mani sui tasti con ancora più vigore, come
se volesse scacciare quelle parole con l’impeto della sua
musica.
-
Giuro che se mi capita tra le mani la uccido – concluse, in
quella che a tutti i presenti suonava chiaramente come una minaccia e
non uno
sfogo.
-
Bella -, la richiamò improvvisamente la voce pacata di
Rodolphus, - non è il momento. –
Accennò
con il capo a Regulus, che si era stretto maggiormente
contro Hydra, e a Sirius che era palesemente furioso.
Tacque,
seguendo per una volta il consiglio del futuro marito,
e marciò risolutamente fuori dalla sala.
Narcissa
e Rodolphus le andarono dietro, forse timorosi di
vederla effettivamente uscire di casa con la bacchetta sguainata,
decisa a far
fuori Andromeda e Tonks.
La
sentì in lontananza mentre parlava con lo zio Orion, che le
rispondeva a voce bassa e ferma come ordinandole di mettere da parte
qualsiasi sciocco
desiderio di vendetta.
-
Meda non tornerà mai più, vero? –
Hydra
abbassò lo sguardo verso Regulus, accarezzandogli i
capelli corvini.
-
No, Reg, temo di no. –
-
La diserederanno, ho sentito nostra madre dire che avrebbero
cancellato il suo nome dall’albero genealogico. È
di questo che stavano
discutendo in salone, poi zia Adhara ci ha detto di andare tutti quanti
nella
sala della musica perché non erano discorsi che dovevamo
sentire – disse distrattamente
Sirius, smettendo finalmente di suonare.
Annuì,
sedendosi sulla panca del pianoforte accanto a lui.
Certe
volte dimenticava che anche Sirius possedeva una forte
emotività, era facile scordarlo quando si incrociavano
quelle iridi grigie
forti e determinate ma in quei momenti erano i piccoli segnali che lo
tradivano.
Non
la guardava negli occhi, serrava le mani fino a far
sbiancare le nocche, sedeva rigidamente.
Sirius
stava soffrendo tanto profondamente quanto Regulus, ma
non lo dava a vedere perché un Black che si rispetti non
piangeva mai … questo
era il mantra di Walburga.
Lo
abbracciò, stringendolo a sé con vigore.
-
Puoi piangere, Sir, non lo diremo a nessuno. Non è vero,
Reg? –
Il
ragazzino annuì, abbracciando il fratello a sua volta.
-
Anche io ho pianto, Sir – aggiunse con la sua solita
disarmante spontaneità.
Come
se stesse aspettando null’altro che il loro consenso,
calde lacrime sgorgarono sul volto di Sirius.
-
Voi due siete state le uniche che mi hanno sempre voluto
davvero bene e adesso Meda se n’è andata. Prima o
poi te ne andrai anche tu e
io come farò a sopravvivere qui dentro? –
-
Ce la farai. Sei forte, Sir … e poi mancano ancora anni
prima che io lasci questa casa. E avrai sempre i miei genitori dalla
tua parte,
questo non devi mai dimenticarlo. –
La
strinse a sua volta, tenendola guancia a guancia per quelli
che parvero minuti interminabili.
Quando
la porta della sala della musica si aprì Adhara li
trovò così.
Hydra
seduta sulla panca, Sirius stretto a lei nel più
mozzafiato degli abbracci, e Regulus che stava in piedi e abbracciava
entrambi
come meglio poteva.
A
quel quadro d’affetto familiare mancava solo Andromeda.
Se
ci fosse stata lei sarebbe stata seduta accanto a Hydra e
avrebbe tenuto seduto sulle gambe Regulus, lamentandosi di quanto fosse
cresciuto in quei mesi e cominciasse a pesarle, e poi avrebbe cantato
con la
sua voce allegra mentre Hydra e Sirius suonavano un frizzante minuetto.
Sentì
una lacrima solitaria scenderle lungo la guancia e poco
dopo le mani forti e calde di suo marito cingerle i fianchi mentre
l’abbracciava
da dietro.
-
Non ce la facevi più a sentirli discutere, vero? –
Annuì.
Portare
qualcosa da mangiare ai ragazzi era stata una semplice
scusa per allontanarsi di lì.
Non
riusciva a concepire come una famiglia potesse voltare le
spalle a un proprio membro solo perché amava una persona che
non approvavano.
Sapeva
di essere una Purosangue anomala da quel punto di
vista, ma per lei i sentimenti sarebbero sempre venuti prima di
qualsiasi
cognome o stato di sangue.
-
Hanno deciso di diseredarla, vero? –
-
Ho provato a convincerli a non prendere una decisione così
drastica, ma non c’è stato nulla da fare. Walburga
ha cancellato il nome dall’arazzo
cinque minuti fa. –
E
così il corso della storia aveva seguito la sua inevitabile
fine.
Non
che si fosse aspettata veramente un finale diverso.
Hydra
si districò gentilmente dall’abbraccio, facendo
cenno ai
genitori di entrare nella sala.
Afferrò
il vassoio con panini e toast che sua madre teneva tra
le mani, spingendo Regulus e Sirius a mangiarne almeno un paio.
-
Per questa sera Sirius e Regulus potranno rimanere a casa
nostra -, le comunicò suo padre, - ho convinto Walburga del
fatto che abbiano
bisogno di stare con te per riprendersi dalla perdita di Andromeda.
–
Perdita.
Sembrava
una parola così sbagliata.
-
Noi non abbiamo perso Andromeda -, replicò Sirius dando voce
ai suoi pensieri, - sono stati loro che l’hanno obbligata a
fuggire di casa …
che l’hanno diseredata. –
Alphard
annuì con espressione grave.
Sirius
era sempre stato il suo nipote preferito e non se la
sentiva di mentirgli.
Meritava
di sapere la verità.
-
Hai ragione, Sirius. Faranno finta che Andromeda non sia mai
esistita, vi diranno di fare altrettanto, ma non siete obbligati a
obbedire.
Ricordatevi di lei, se lo desiderate, e tenete vivo il ricordo dei bei
momenti
nel cuore. –
Sirius
e Regulus annuirono con espressione determinata
impressa sul volto.
Ognuno
di loro avrebbe ricordato Andromeda, sarebbe stato il
loro piccolo atto di ribellione nei confronti di una famiglia che aveva
appena
preso la decisione peggiore che potesse scegliere.
Spazio
autrice:
Come
anticipato all’inizio del capitolo si tratta di un semplice
“secondo” Prologo
in cui ho deciso di descrivere un momento che precede di appena un
giorno l’inizio
del nuovo anno scolastico. Ricordo a coloro che ancora devono inviare
le schede
che hanno tempo fino al 7 Settembre e invito coloro che vogliono
partecipare a
farsi avanti :)
Per
i
nuovi arrivati che vogliono provare a partecipare alla storia vi invito
a
leggere lo spazio autrice del primo capitolo nel quale trovate tutte le
regole
per partecipare.
Ci
vediamo l’8 settembre con il capitolo nuovo e la selezione
degli OC.
Stay
tuned.
XO
XO,
Mary
Regulus Black – II anno, Serpeverde
Sirius
Black – III anno, Grifondoro
Andromeda
Black – 20 anni, ex Serpeverde
Bellatrix
Black – 22 anni, ex Serpeverde
Narcissa
Black – 18 anni, ex Serpeverde
Edward
Tonks – 20 anni, ex Tassorosso
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Capitolo 3 *** Capitolo 1 & Selezione OC ***
Capitolo
1 & Selezione OC
1
settembre 1973
Hydra
abbracciò prima la madre e poi il padre,
dopodichè prese
sottobraccio Regulus e Sirius e s’incamminarono verso il
treno.
Arrivati
all’altezza della scaletta incrociò lo sguardo di
James, Remus e Peter, accennando un lieve sorriso mentre il cugino
raggiungeva
i suoi amici e sparivano all’interno del treno.
-
Lascia, ci penso io ai bauli – esordì la voce di
Nicholas,
che fece capolino da dietro di lei scoccandole un rapido bacio a fior
di labbra.
Accettò,
consegnandogli il baule e osservandolo mentre lo
caricava sul treno come se non pesasse nulla.
Con
la coda dell’occhio vide che Regulus l’aveva
folgorato con
un’occhiataccia quando aveva provato a fare altrettanto con
il suo baule.
-
Ci penso da solo, non mi serve il tuo aiuto. –
Scrollando
le spalle, Nick si fece da parte per permettergli
di salire.
Era
quasi assurdo come uno scricciolo di Regulus s’incaponisse
in quel modo per tirare su un baule che pesava quasi quanto lui.
Una
figura alta, dal fisico asciutto e muscoloso con indosso i
colori di Serpeverde, fece capolino e percorse la distanza che li
separava a
passi decisi.
Kenneth
Wilkes, con le sue ciocche corvine e le iridi blu, che
insieme a Rabastan formava il duo dei beniamini indiscussi di Regulus.
-
Dammi qui, Reg. –
Gli
tolse il baule dalle mani e questa volta Regulus non
protestò minimamente, limitandosi a seguirlo.
Rimasti
soli, Nicholas roteò gli occhi.
-
Niente da fare, non riesco proprio ad andare a genio ai tuoi
cugini. –
-
Sono solo protettivi -, minimizzò, - non è nulla
di
personale. –
Persino
alle sue stesse orecchie suonava molto poco
convincente.
Ma
come poteva spiegargli che Regulus e Sirius non l’avrebbero
mai accettato, nemmeno tra un milione di anni?
C’erano
tante di quelle cose di cui doveva parlare con
Nicholas … a cominciare dalla loro relazione, ma non aveva
ancora trovato il
momento migliore.
Fortunatamente
sembrava che il ragazzo avesse già perso
attenzione nei confronti del comportamento dei fratelli Black,
perché si era
voltato verso Dean e Benji.
-
Nick, noi stiamo andando a occupare il solito scompartimento
-, esordì il più piccolo dei Bones, - Edgar,
Alexander e Valerie sono già nella
carrozza dei Caposcuola quindi ci raggiungeranno più tardi.
Tu sei dei nostri?
–
Il
biondo si accigliò, guardandola interrogativo.
-
Vai pure con loro, io andrò a cercare le ragazze. –
Eppure
appariva ancora combattuto.
-
Magari faccio un salto durante il viaggio. –
-
Magari. –
Si
alzò in punta di piedi, baciandolo su una guancia, e si
diresse verso lo stretto corridoio che congiungeva gli scompartimenti
alla
ricerca delle amiche.
Non
che fosse difficile trovarle.
Serenei,
Rebekah, Amelia e Nimue sceglievano sempre uno degli
ultimi scompartimenti per essere certe di non venire disturbate dal
continuo
vociare degli studenti sovraeccitati del primo anno.
Senza
contare che dove c’era il carrello dei dolci allora si
finiva con l’incontrare inevitabilmente Rebekah King,
determinata più che mai a
fare razzia di ogni Cioccorana disponibile.
*
-
Cosa leggi? –
Helen
alzò lo sguardo dal libro che teneva sulle ginocchia.
Di
solito sceglieva quello scompartimento perché era il
più
tranquillo. Era a ridosso della carrozza dei Prefetti e dei Caposcuola
e questo
impediva ai più di venirla a disturbare.
Non
aveva però considerato che quell’anno, con William
White
recentemente nominato Caposcuola, Irfan sarebbe andato alla ricerca di
un posto
tranquillo in cui aspettare l’amico.
-
Un vecchio romanzo Babbano. Stai aspettando William? –
Annuì,
sedendosi sul sedile di fronte al suo.
-
Ti dispiace se lo aspetto qui? –
Scosse
la testa.
Tutto
sommato una compagnia brillante e pacata non sarebbe
stata male per trascorrere il viaggio verso il castello.
Inoltre,
probabilmente a causa del suo non essere minimamente
interessata alle relazioni sentimentali, Irfan riusciva a parlare con
lei senza
arrossire o imbarazzarsi come accadeva spesso e volentieri quando aveva
a che
fare con le altre ragazze.
-
Kala come sta? Non l’ho vista sul binario. –
La
sorellina di Irfan aveva tredici anni ed era in Corvonero
come loro; Irfan era molto protettivo nei suoi confronti e
d’altro canto lei gli
era tremendamente affezionata.
Era
il tipo di rapporto che ogni sorella sperava di avere con
il proprio fratello maggiore.
-
Sta bene. Non l’hai vista perché appena siamo
arrivati in
stazione è sparita con Lily Evans, Marlene McKinnon e Mary
MacDonald. Immagino
siano andate a cercare un posto lontano da Potter & co.
–
Ridacchiò,
allontanando una ciocca di capelli rossi dal volto.
Effettivamente
le discussioni tra quei ragazzini del terzo
anno erano diventate a dir poco leggendarie.
In
particolar modo quelle che vedevano contrapporsi Lily
Evans, paladina delle regole e dello studio, e James Potter, che
insieme a
Sirius Black formava la coppia d’oro dei Malandrini.
-
Spero per loro che ci riescano. –
-
Già, non vorrei dover prendere quei ragazzini per le
orecchie già il primo giorno di scuola. –
E
non era da escludere, perché se Irfan era solitamente pacato
e poco incline a fare scenate era altrettanto vero che il suo lato
dolce e
gentile svaniva quando Kala veniva importunata.
-
Adesso hai anche William che può tirarti fuori da guai nel
caso – scherzò.
Sorrise
soddisfatto.
-
Giusto. A questo non avevo pensato. –
Ecco
fatto, adesso i Malandrini avrebbero davvero fatto meglio
a lasciar perdere quelle ragazze per il resto dell’anno.
*
Kenneth
alzò gli occhi al cielo, senza preoccuparsi di
nascondere lo sbadiglio.
Quelle
riunioni avevano la tendenza a diventare a dir poco
prolisse e il fatto che la maggior parte dei suoi colleghi fossero
persone che
non gli andavano particolarmente a genio non migliorava certo la
situazione.
Oltre
al Prefetto di Serpeverde, Alecto Carrow, e a quello di
Corvonero, Hydra Black, non c’era infatti nessun altro con
cui avesse rapporti
perlomeno civili.
Non
con il pacato William White, fautore proprio dello
sbadiglio di poco prima, né tantomeno con i Caposcuola
Grifondoro, Alexander
Greengrass e Valerie McKinnon, o Salazar non volesse con quello di
Tassorosso,
Edgar Bones e quella sua aria da Golden Boy.
Fu
Valerie a intervenire, l’espressione infastidita nelle
iridi grigio azzurre.
-
Chiedo scusa, forse ti stiamo annoiando? –
Si
voltò verso di lei, atteggiando le labbra sottili in un
sorriso strafottente che sapeva perfettamente suscitare la voglia negli
altri
di prenderlo a schiaffi.
-
In effetti sì, grazie per averlo notato, McKinnon.
–
Sentì
Alecto, seduta accanto a lui, che ridacchiava divertita.
Valerie
emise uno sbuffo incredulo, incrociando le braccia al
petto e continuando a fissarlo con risolutezza.
C’era
da dire che era difficile farla sbottare del tutto, ma
era certo che con un po’ d’impegno ci sarebbe
riuscito.
-
Le mie scuse allora Wilkes. Forse una scuola dell’infanzia
sarebbe più adatta alle tue capacità di
concentrazione? –
Sentì
il sorriso allargarsi ancora di più sul suo volto.
-
Ma che classe … mia nonna usa insulti più
coloriti. –
Vide
Alexander irrigidirsi mentre assisteva allo scambio di
parole tra i due, le spalle tese nell’evidente tentativo di
sforzarsi di non
peggiorare le cose intervenendo.
Edgar
però non parve farsi altrettanti problemi, nello
sbottare infastidito.
-
Dacci un taglio, Wilkes. –
-
Se me lo chiede San Bones, protettore di Mezzosangue, Nati
Babbani e Traditori del loro sangue, non posso che accontentarlo.
–
-
Wilkes … -
-
Non assecondarlo, non fare il suo gioco Edgar – intervenne
Hydra, alzandosi in piedi e afferrandolo per la manica della divisa
trascinandolo fuori dallo scompartimento con sé.
Kenneth
si lasciò guidare fuori senza obiettare, appoggiandosi
contro la parete del treno quando furono fuori.
Pescò
una sigaretta dalla tasca interna della divisa e
l’accese sotto lo sguardo furioso della ragazza.
-
Perché devi essere sempre così odioso con loro?
–
-
Perché … essere odioso con loro … mi
dona un certo piacere –
replicò, muovendosi più vicino a lei a ogni pausa
che faceva finchè non la mise
con le spalle al muro, a separarli appena una manciata di centimetri.
– Non te
l’hanno detto, Black? Non sono uno
dei
buoni. –
Alzò
una mano a giocherellare con una ciocca castano scuro
sfuggita allo chignon in cui aveva acconciato i capelli,
attorcigliandosela
attorno all’indice per poi lasciarla andare.
-
Ho saputo di tua cugina Andromeda … cerca di non essere la
prossima Black a essere considerata una Traditrice. –
Poi,
repentinamente così come si era avvicinato, le
voltò le
spalle e si allontanò con quella sua solita andatura
indolente.
*
Raelena
alzò lo sguardo non appena sentì la porta dello
scompartimento che scorreva, distogliendolo per un attimo dalla partita
a
Sparaschiocco che era impegnata a giocare contro suo fratello.
-
Allora, novità? –
Alecto
annuì, lasciandosi ricadere sul sedile accanto al suo.
-
Bones, McKinnon, Greengrass e White sono gli altri
Caposcuola. Black ha trascinato via Kenneth a metà riunione,
perché stava
facendo perdere la calma un po’ a tutti. –
Rabastan
scoppiò a ridere, facendo la sua mossa.
-
E quale sarebbe la novità? –
-
Ehi, tocca a me - protestò Raelena quando vide che il
fratello stava muovendo di nuovo, assestandogli uno schiaffetto sulla
mano.
-
E che aria tira da quelle parti? Sai, per tutta la storia di
Andromeda – chiese Amycus, con la rivista di Quidditch aperta
sulle gambe.
La
gemella si strinse nelle spalle. – La solita suppongo,
forse sono solo un po’ più suscettibili del
solito. Del resto con una
Traditrice del proprio sangue tra le proprie amicizie … -
Raelena
inarcò un sopracciglio perfettamente curato,
folgorandola con un’occhiata che la spinse a chiudere la
bocca.
Dopodichè
si alzò, rassettando la gonna della divisa. – Se
volete continuare a spettegolare di Andromeda fatelo pure, ma a me
questo
discorso non interessa – concluse, uscendo dallo
scompartimento e richiudendosi
dietro la porta.
Sentì
Alecto chiedere cosa avesse detto di male e Rabastan
risponderle che era null’altro che tipica
emotività femminile, le sarebbe
passata.
La
verità era che non riusciva a capire come mai dei genitori
arrivassero a voler cancellare qualsiasi traccia
dell’esistenza di una figlia
solo perché questa pensava con la propria testa e si
rifiutava di seguire un
percorso prestabilito.
Non
condivideva le idee che Rod e Rab portavano avanti con
tanta convinzione, ma i suoi fratelli le avrebbero voltato le spalle
con la
stessa rapidità con cui l’avevano fatto Bella e
Cissy se si fosse esposta come
Andromeda?
Non
lo sapeva.
E
probabilmente questo rendeva le cose ancora più tristi.
Come
poteva davvero fidarsi di loro se nutriva il sospetto che
l’avrebbero cancellata dalla loro vita con una semplice
macchia scura
sull’arazzo di famiglia?
Un
rumore di passi attirò la sua attenzione, annunciandole la
comparsa di William White.
Il
Corvonero stringeva tra le mani un piccolo thermos di caffè
bollente, probabilmente appena acquistato dal carrello.
Le
rivolse un’occhiata incuriosita, fermandosi a pochi passi
da lei.
-
Tutto bene? –
Annuì.
– Sì, mi stava venendo mal di testa lì
dentro. Troppe
chiacchiere … -
Non
disse quale era il soggetto dei pettegolezzi, ma William
parve capire all’istante a cosa si stesse riferendo.
Dopotutto
non capitava tutti i giorni di sentire di una Black
diseredata.
-
Vuoi un po’ di caffè? Mia nonna ce lo propina
sempre quando
abbiamo mal di testa. –
Sembrava
un’offerta innocente, ma per uno come William White
che notoriamente non sopportava granchè i Serpeverde era una
vera e propria
offerta di pace.
-
I vecchi rimedi popolari -, convenne, - magari potrebbe
farmi bene davvero. –
Accettò
il bicchiere che le porgeva, buttandolo giù d’un
sorso.
Bollente
e zuccherato il giusto, proprio come piaceva a lei.
-
Grazie, White … ti lascio andare, immagino ti stiano
aspettando. –
Accennò
un piccolo sorriso, rivolgendole un cenno del capo, e
poi entrò nello scompartimento di fronte.
*
-
Hai la faccia di una che é pronta ad andare in guerra e
magari anche a mozzare un paio di teste – le
comunicò Rebekah non appena ebbe
messo piede all’interno dello scompartimento.
-
E tu hai la bocca sporca di cioccolato, ma io non ti giudico
mica – la rimbeccò, sorridendo ironica.
Recuperando
un fazzoletto, Rebekah si ripulì.
-
Non era questo il punto … Cosa è successo,
c’entra
quell’idiota di mio fratello? –
Scosse
il capo.
Effettivamente
riguardava un ragazzo, ma per quella volta i
patemi d’amore venivano messi in disparte.
-
Kenneth. –
Serenei
arricciò il naso, alzando gli occhi al cielo.
Conosceva
bene il suo compagno di Casa e non era sicuramente
una delle sue più grandi fan. – Cosa ha combinato
questa volta? –
-
Ha cercato come sempre di far saltare i nervi ad Alexander,
Valerie ed Edgar. –
-
Nulla di nuovo insomma -, considerò Amelia, - anche se non
capisco perché si accanisca così tanto con Edgar.
–
-
Roba vecchia … ti ricordi la finale di tre anni fa?
–
Nimue
sgranò gli occhi, incredula. – Ancora quella
vecchia
storia? È passato un secolo,
secondo
me la maggior parte della scuola non se la ricorda nemmeno. –
-
Certe rivalità non finiscono mai –
commentò Serenei con
l’aria di chi la sapeva lunga.
-
La vera domanda è come mai tu cerchi sempre di rimetterlo
sulla strada giusta – puntualizzò Rebekah, le
iridi verdi che sondavano il suo
volto alla ricerca del minimo indizio, - Non è che dietro a
tutta quella storia
dell’insicurezza con Nick c’è Wilkes?
–
Sgranò
gli occhi, scuotendo la testa con vigore.
-
Merlino, certo che no, ti ha dato di volta la testa? –
-
Dicevo tanto per dire. Perché lasciar perdere Nick per
passare a Wilkes è una scelta decisamente molto insensata
… Cioè, Kenneth è
tremendamente sexy ma è disfunzionale a livelli patologici.
–
Il
gruppo di ragazze scosse la testa, scoppiando a ridere.
Tipico
di Beks ridurre tutto a quanto un ragazzo fosse o meno
sexy.
-
A ogni modo, Kenneth cosa ti ha detto per farti arrabbiare?
– riprese il discorso Amelia, spizzicando le Gelatine tutti i
gusti più uno nel
sacchetto che aveva in mano.
Le
porse a Serenei, che ne prese una manciata studiandole con
attenzione per non incappare in gusti a dir poco strani.
-
Solo che non ha la minima intenzione di cambiare
atteggiamento perché si diverte così. –
Serenei
sbuffò, roteando gli occhi.
Tipico
di Kenneth Wilkes, lui e quella sua perenne aria da “bello,
tenebroso e dannato” come se tutto fosse irreparabilmente
destinato a terminare
nel peggiore dei mondi possibili quando era coinvolto lui.
-
Per come la vedo io è un caso perso, lascialo perdere
–
decretò.
-
Giusto. Basta parlare di Kenneth Wilkes o di quanto i
pantaloni della divisa gli facciano un bel sedere … -
convenne Beks, attirando
su di sé le occhiate scandalizzate delle amiche, - Ah,
giusto, quest’ultima
affermazione non era ancora stata fatta da nessuna … beh,
diciamo solo che ho
dato voce al pensiero comune. –
Scoppiarono
a ridere, chi rossa in viso come Amelia e Nimue, e
chi semplicemente incredula come Hydra e Serenei.
Dopodichè
accantonarono il discorso Wilkes e passarono a un
rapido aggiornamento sulle loro vacanze estive, attendendo che il treno
fischiasse e annunciasse l’arrivo a Hogwarts.
*
-
Come sta il piccolo Nicholas? –
Aiden
abbozzò un sorriso ripensando al figlio di un anno che
era rimasto a casa con i suoi genitori; allontanarsi da lui era stato
davvero
difficile, ma fortunatamente quello sarebbe stato il suo ultimo anno
d’istruzione
e avrebbe potuto passare molto più con lui in futuro.
-
Sta bene, i miei genitori lo adorano. –
Jacob
sorrise a sua volta ripensando a quel frugoletto che
gattonava in giro per il pavimento dei McCartney e finiva con il
rigurgitare
sulle scarpe in pelle di drago del loro Nicholas.
Era
un po’ come se il piccolo Nick avesse mostrato al
“grande”
Nick di essere un suo degno successore in quanto a danni da causare
ovunque si
trovasse.
-
A proposito del nostro Nick … che fine ha fatto? Non
l’ho
visto per tutto il viaggio. –
Jacob
si strinse nelle spalle, accennando con il capo alla
sorella.
Adorava
Louisa, davvero, ma la maggior parte della scuola non
sembrava affatto pensarla come lui.
Complice
il carattere complicato di Louisa, erano ben i pochi
quelli con cui la ragazza andava d’accordo e chiuderla nello
stesso
compartimento di Nick King avrebbe finito inevitabilmente con un
brutale
omicidio prima dell’arrivo al castello.
Aiden
annuì impercettibilmente, come a indicare che aveva
capito il problema alla perfezione.
-
Lo so che state parlando di me -, intervenne Louisa senza
alzare lo sguardo dalla rivista di Quidditch, - perciò fate
gli uomini e ditelo
a voce alta invece di comportarvi da femminucce e girarci intorno.
–
-
Dicevo solo che tu e Nick non andate d’accordo
perché … -
Lanciò
un’occhiata tagliente all’indirizzo del fratello.
– Perché?
–
-
Perché avete due caratteri particolari – concluse
diplomaticamente.
-
Già, ma se proprio non potete fare a meno di vederlo posso
sempre uscire dallo scompartimento. –
-
Non è necessario – fece per dire Aiden, ma la
ragazza era
già in piedi.
-
Va’ tutto bene, Aiden. Avevo comunque intenzione di andare a
cercare Rae prima dell’arrivo al castello. –
Richiuse
lo scompartimento, sentendo in lontananza i commenti
del fratello, che era a dir poco scontento della strettissima amicizia
che la
legava alla Serpeverde.
Poco
male, non era certo un suo problema.
Raelena
l’accettava per com’era, non la giudicava, e
soprattutto le era sempre stata vicina.
Era
la sua migliore amica e suo fratello avrebbe dovuto
farsene una ragione prima o poi.
*
-
Stiamo per arrivare al castello – annunciò
distrattamente Mairéad,
guardando fuori dal finestrino del treno che aveva
cominciato a rallentare.
Artemis
smise di rileggere per l’ennesima volta il
tema per le vacanze, alla ricerca di errori sfuggiti ai suoi
innumerevoli
controlli, e lo mise finalmente in borsa.
Suo
cugino la prendeva bonariamente in giro per la
sua mania perfezionista nei confronti della scuola, ma a lei non
interessava.
In
famiglia non facevano altro che paragonarla a
lui, perciò la spinta a dimostrarsi migliore in almeno un
ambito era stata
troppo forte per sopprimerla.
-
Sarà il caso di cominciare a prepararsi –
considerò Ellen, afferrando il manico del baule sulla
rastrelliera nel
tentativo di tirarlo giù.
Pesava
sempre fin troppo per i suoi gusti, ma ogni
volta che lo preparava per tornare a scuola finiva sempre con
l’aggiungere più
cose dell’anno precedente.
Probabilmente
prima o poi avrebbe finito con l’esplodere
e avrebbe imparato la lezione, ma di sicuro non sarebbe stato quel
giorno.
Si
cambiarono velocemente, ultimando di vestirsi
proprio quando il treno fischiò e fece sferragliare i freni
annunciando l’arrivo
a Hogwarts.
-
Spero che lo Smistamento sia breve, sto
letteralmente morendo di fame – sbuffò
Mairéad, mentre uscivano dallo
scompartimento e si univano alla folla di studenti che stava facendo
altrettanto nella speranza di conquistarsi un posto su una delle prime
carrozze.
-
Non ho visto molti studenti del primo anno -,
replicò Artemis, - immagino che sia per tutto quello che sta
succedendo in
questo periodo. –
Negli
ultimi tre anni, infatti, gli attacchi dei
Mangiamorte si erano intensificati sempre più, mietendo una
vittima dopo l’altra
con una spaventosa precisione che appariva quasi militare.
Molti
genitori erano spaventati e avevano
preferito istruire i propri figli in casa.
-
Hogwarts è il posto più sicuro al mondo. Non
attaccheranno mai con Silente presente. –
Ellen
annuì, per poi indicare una carrozza libera
nell’angolo più estremo del binario.
-
Diamoci una mossa, qui fuori si gela di già. –
Il
profilo del castello comparve all’orizzonte una
manciata dopo che le carrozze si lanciarono in avanti.
Artemis
sorrise fissando l’orizzonte.
Finalmente
erano tornati a casa.
Spazio
autrice:
Salve!
Come
promesso eccomi qui con la selezione e il primo capitolo.
Come
sempre chiedo a chi non è stato scelto di non prendersela,
perché ho ricevuto
davvero tantissimi OC e ho privilegiato quelli caratterialmente
più differenti e
che si adattavano meglio alla trama.
Sono
ben
15 OC, più i miei che sono una decina, quindi in questo
primo capitolo non sono
riuscita a introdurli tutti ma se non altro li ho perlomeno accennati.
Nel
prossimo quelli che sono comparsi di meno avranno maggior spazio.
Detto
ciò, vi lascio all’elenco dei selezionati e ai
loro prestavolto.
Per
ora è
tutto.
Al
prossimo aggiornamento.
Stay
tuned.
XO
XO,
Mary
OC
Selezionati
Aiden
Joseph McCartney
(PV Matthew
Daddario) – VII anno, Grifondoro. Cacciatore,
membro del Lumaclub e del
club di Trasfigurazione. Eterosessuale.
William
Lancelot White
(PV ?)
– VII anno, Corvonero. Caposcuola e membro del club degli
Scacchi. Eterosessuale.
Helen
Siria Sharp
(PV
Margarita Masliakova) – VI anno, Corvonero.
Cercatrice, membro del
Lumaclub, del club dei Duellanti e del club degli Scacchi. Asessuale.
Valerie
Helen McKinnon
(PV Charlotte
Beaumont) – VII anno,
Grifondoro.
Caposcuola, membro del Lumaclub e del club degli Incantesimi.
Eterosessuale.
Serenei
Ariel Fawley
(PV Miriam
Leone) – VI anno, Serpeverde. Cercatrice, membro
del Lumaclub, del club dei
Duellanti e del club di Trasfigurazione. Eterosessuale.
Mairéad
Erin Cahall
(PV Juno
Temple) – V anno, Serpeverde. Membro del Lumaclub.
Eterosessuale.
Irfan
Dandekar
(PV Dev Patel) – VI
anno, Corvonero. Portiere e membro del club di Trasfigurazione.
Eterosessuale.
Ellen
Esmeralda Rowle
(PV
Charlotte Sullivan) – VI anno, Serpeverde. Membro
del Lumaclub e del club
degli Scacchi. Eterosessuale.
Dean
Oliver Ammel
(PV Grant
Gustin) – V anno, Grifondoro. Cercatore e membro
del club di
Trasfigurazione. Eterosessuale.
Nimue
Burke
(PV Lindsay Hansen)
– V anno, Tassorosso. Prefetto, membro del Lumaclub e del
club degli
Incantesimi. Eterosessuale.
Louisa
Desdemona Prince
(PV Elizabeth
Olsen) – VII anno, Tassorosso. Capitano e
Cacciatrice. Membro del Lumaclub
e del club dei Duellanti. Eterosessuale.
Jacob
Boniface Prince (PV Dean Geyer)
–
VI anno, Grifondoro. Battitore, membro del club dei Duellanti e del
club di
Trasfigurazione. Eterosessuale.
Kenneth Wilkes (PV Johannes Huebl)
– VII anno, Serpeverde. Caposcuola
e Cacciatore, membro del Lumaclub e del
Club degli Scacchi. Eterosessuale.
Artemis
Lux Greengrass
(PV Nicola
Peltz) – V anno, Corvonero. Battitrice, membro del
club di Trasfigurazione
e del club d’Incantesimi. Eterosessuale.
Alexander
Nox Greengrass
(PV William
Peltz) – VII anno, Grifondoro. Caposcuola e membro
del Lumaclub. Eterosessuale.
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Capitolo 4 *** Capitolo 2 ***
Capitolo
2
2
Settembre 1973
-
Deve esserci una specie di castigo divino in atto o
altrimenti non si spiega – sbuffò Amelia,
chinandosi a raccogliere il contenuto
della sua borsa che si era rovesciato sul pavimento del corridoio del
primo piano.
Si
era svegliata in ritardo, aveva dovuto fare una colazione
micragnosa, e si era scapicollata nella speranza di non arrivare in
ritardo
alla prima lezione dell’anno: Trasfigurazione.
E
adesso la sua borsa nuova pensava bene di rompersi.
In
aggiunta a ciò Minerva McGrannit era severissima con i
ritardatari, non importava che fosse o meno stata un’ex
compagna di scuola dei
suoi genitori.
-
O magari le cuciture erano semplicemente difettose –
replicò
Ellen, mentre cercava di risistemare il cravattino verde argento che
nella
fretta aveva allacciato in modo a dir poco barbaro.
-
O magari l’universo ce l’ha con me
perché non sono rimasta a
dormire come avrei voluto. –
Con
una risata, la bionda Serpeverde si chinò ad aiutarla e
puntò ritmicamente la bacchetta sui fogli di pergamena
impregnati d’inchiostro.
-
Dimmi che hai una boccetta di riserva, non farò mai in tempo
ad andare in dormitorio a prenderne una nuova. –
-
Possiamo condividere l’unica che ho con me – la
rassicurò,
guadagnandosi un sorriso solare.
-
Bene, allora diamoci una mossa o finiremo con il perdere
punti ancora prima di iniziare l’anno. –
Corsero
verso l’aula stringendo libri, pergamene e
quant’altro
tra le braccia e s’intrufolarono dentro una frazione di
secondo prima che la
professoressa chiudesse la porta.
Amelia
sentiva chiaramente su di sé l’occhiata severa
della
Vice preside, ma finse di trovare particolarmente interessante un
angolo del
suo banco e riuscì a evitare il contatto visivo.
Quella
donna aveva il potere di terrorizzarla.
*
L’ora
di Storia della magia doveva avere poteri soporiferi,
perché chiudere gli occhi le riusciva ogni volta sempre
più naturale, considerò
Nimue mentre si sforzava di continuare a prestare attenzioni alle
parole del
professor Ruf.
Il
fatto che Dean Amell e Benjamin Bones fossero seduti
proprio dietro di lei non le facilitava minimamente il compito.
-
Secondo te è legale che un fantasma insegni? –
chiese
infatti proprio in quel momento Dean, senza preoccuparsi minimamente di
tenere
la voce bassa.
Di
sicuro Ruf non avrebbe captato la cosa, visto che sembrava
essere ragionevolmente convinto di insegnare ancora in una classe
indefinita di
qualche decina d’anni prima.
Benjamin
si strinse nelle spalle, continuando a scarabocchiare
un ritratto sul foglio di pergamena su cui avrebbe dovuto scrivere le
date
della prima guerra dei Folletti.
-
Non ne ho idea, ma lo sai che Silente ha gusti perlomeno
molto strani. –
-
Mi domando ancora perché perdiamo tempo a venire in classe
se tanto questo qui non si accorge nemmeno se ci sono alunni o meno.
Storia
della magia è una delle materie migliori, ma Ruf la
trasforma in una ninna
nanna. –
Nimue
sbuffò abbastanza violentemente da far capire ai due
chiacchieroni che avrebbe gradito un po’ più di
silenzio da parte loro, ma
sembrava proprio che Dean non avesse recepito il messaggio
perché continuò la
sua disquisizione su quanto fosse inutile avere un professore
soporifero e
fuori di testa come quello.
-
Qualcuno qui vorrebbe prendere appunti, chiudete quella
bocca larga – sbuffò Mairéad, che
sedeva nella fila accanto alla loro vicino ad
Artemis.
-
Studia direttamente dal libro. –
Artemis
alzò gli occhi al cielo, roteandoli, prima di esortare
l’amica a lasciarlo perdere.
Dean
scoccò un’occhiata incuriosita alla pergamena
dell’amico,
cercando di capire cosa dovessero formare quelle rapide linee che
tratteggiava.
-
Cosa disegni, Ben? –
Il
Tassorosso piegò il foglio, mettendolo dentro al libro di
Storia in tutta fretta.
-
Nulla d’importante, solo uno schizzo. –
Eppure
era diventato tanto rosso che, con la coda dell’occhio,
Nimue cercò d’osservarlo per capire cosa lo
mettesse così in imbarazzo.
Peccato
solo che con un tipo timido come Benjamin Bones capire
cosa lo influenzasse fosse terribilmente complesso.
-
Guarda che quella data non è mica il 1730 …
è il 1370, hai
invertito i numeri – le comunicò la voce
leggermente roca di Rabastan,
riportandola alla realtà.
Non
sapeva neanche lei perché le si era seduto vicino quella
mattina, ma se non altro la sua presenza le tornava utile in quel
momento.
Corresse
rapidamente.
-
Grazie, mi ero persa. –
-
L’ho notato. Da quanto è che ti piace
l’imbranato, Burke? –
-
Non so di cosa stai parlando. –
Rabastan
sbuffò divertito. – Certo, continua a ripetertelo.
–
*
-
Sembra che Louisa sia più che mai decisa a frequentare tutte
le persone che suo fratello non sopporta –
considerò Alexander, indicando con
un cenno del capo la bionda Tassorosso che aveva appena preso posto
accanto a
Kenneth Wilkes.
-
Come se fosse una novità -, replicò Nicholas
socchiudendo
gli occhi sulla figura del Serpeverde, - del resto hanno lo stesso
carattere
insopportabile … chi lo sa, potrebbero persino essere anime
gemelle. –
Alexander
ridacchiò, passandogli le radici.
-
Taglia queste, alla parte di mescolatura penso io. Sia mai
che tu faccia prendere di nuovo fuoco alla pozione. –
-
È successo una sola volta e ben tre anni fa,
perché tirate
sempre in ballo quella storia? –
-
Forse perché la tua pozione ha incendiato la mia borsa nuova
– replicò Valerie, seduta dietro di loro insieme a
Edgar.
-
E perché Val ti ha quasi ucciso subito dopo. La qual cosa
era assolutamente comprensibile … nonché
tremendamente divertente – concluse
Edgar.
Il
quartetto scoppiò a ridere, attirando l’attenzione
di
Lumacorno che si voltò verso di loro corrugando la fronte.
-
Ragazzi, per favore, un po’ di contegno. Quanto a lei,
signor King, mi aspetto che inizi l’anno con il piede giusto
questa volta
perciò comincerò esaminando la sua pozione.
–
Ingoiando
un’imprecazione particolarmente colorita, Nick
cominciò a tagliare le radici immaginando che al loro posto
ci fosse il collo
di quel grasso tricheco.
Quando
furono pronte le passò ad Alexander, che le versò
e
mescolò il composto in senso prima orario e poi due volte in
antiorario.
Quando
ebbe terminato il procedimento la pozione assunse il
colorito turchese richiesto, facendo tirare loro un sospiro di sollievo.
Lavorare
con Alexander era un modo ottimo per riuscire a
strappare la sufficienza in Pozioni.
Peccato
che le cose non andassero altrettanto bene per William
e Aiden, seduti in prima fila, in evidente difficoltà con il
loro lavoro visto
che aveva assunto un’inquietante sfumatura nero pece.
Lumacorno
passò davanti al loro calderone, scuotendo la testa
con disappunto, dopodichè proseguì verso quello
di Kenneth e Louisa.
-
Come sempre un ottimo lavoro, miei cari. Tutti voi dovreste
prendere esempio da loro due. –
-
Piuttosto mi taglio una mano – mormorò Nicholas,
facendo
ridere i suoi amici.
-
Veniamo ora al signor King e al signor Greengrass … che
hanno inaspettatamente portato a termine un buon lavoro. I miei
complimenti,
signor Greengrass, è anche possibile che lei faccia
acquisire un po’ di abilità
nella materia al signor King. –
-
Non faccio miracoli, signore. –
Ridendo,
Lumacorno battè sulla spalla di Alexander e passò
poi
al calderone di Valerie ed Edgar.
-
Ottimo lavoro come sempre, ragazzi miei, siete una
combinazione perfetta. –
Edgar
ammiccò leggermente all’indirizzo
dell’amica, facendola
ridere, - Lumacorno passione agente matrimoniale. –
Il
professore volse poi l’attenzione a tutta la classe.
-
Come prima lezione non siete andati troppo male, ma mi
aspetto grandi cose da voi nell’anno dei M.A.G.O. Per oggi
è tutto … potete
andare. –
*
Uscendo
dall’aula, Kenneth allungò gli appunti
dell’ora
precedente a Louisa.
-
C’è tutto quello che ha spiegato la Sinistra.
–
La
ragazza li afferrò, riponendoli in borsa e porgendogli a
sua volta gli appunti di Storia della Magia.
-
Con questi dovresti riuscire a preparare il tema per
mercoledì senza nemmeno mettere piede in biblioteca.
–
Kenneth
li scorse rapidamente, per poi intascarli.
-
È sempre un piacere fare affari con te, Prince. Scusami, ma
devo fare una cosa … – aggiunse, notando con la
coda dell’occhio che gli
studenti del sesto anno stavano venendo da quella parte per prendere il
loro
posto nell’aula.
Tagliò
la strada a Hydra, afferrandola gentilmente per un
braccio e tirandola via dal gruppo delle sue amiche.
-
La lezione inizia tra cinque minuti, cosa vuoi? –
-
Wow, che accoglienza. Cos’hai mangiato, pane e
acidità a
colazione? –
Hydra
gli rivolse un’occhiata eloquente alla quale rispose
stringendosi nelle spalle.
-
D’accordo, ieri sono stato uno stronzo, ma non dovrebbe
essere una novità no? –
Già,
non avrebbe dovuto prenderla sul personale visto che in
media Kenneth Wilkes si comportava da stronzo sette giorni su sette,
trecentosessantacinque giorni l’anno.
Eppure
non sopportava l’idea di impegnarsi a spingerlo a
comportarsi meglio e vedere i suoi tentativi naufragare; durante le
cene tra
Purosangue o gli incontri del Club degli Scacchi non era
così strafottente e
scontroso quindi perché al di fuori di quegli eventi doveva
essere così?
-
Hydra, non tenermi il muso – insistè.
-
Non ti sto tenendo il muso, ma ho davvero poco tempo prima
che Lumacorno chiuda la porta perciò se devi dirmi qualcosa
fallo subito. –
-
Devo depositare il calendario degli incontri del Club
nell’ufficio di Vitious quindi volevo chiederti se preferivi
avere gli incontri
il lunedì e il mercoledì o il martedì
e il giovedì. –
-
Perché lo chiedi a me? –
Scrollò
le spalle. – A chi altro dovrei chiederlo? Non è
che
m’interessi l’opinione di molta gente qui a scuola.
–
Certo
e lei che ancora gli faceva quelle domande.
-
Il martedì e il giovedì vanno benissimo.
–
-
Perfetto, allora ci vediamo in giro – concluse, voltandole
le spalle e allontanandosi lungo il corridoio.
Lo
osservò per una frazione di secondo prima di incrociare lo
sguardo di Lumacorno sulla soglia dell’aula.
-
Signorina Black, stiamo per cominciare. –
-
Naturalmente, arrivo subito, mi scusi. –
Ci
mancava solo che si prendesse una punizione.
*
3
settembre 1973
-
Dove scappi? –
Hydra
continuò a infilare le sue cose nella borsa,
sistemandole con cura affinchè i rotoli di pergamena non
facessero pieghe.
-
Club degli Scacchi, non ti ricordi? –
-
Giusto, continuo a fare confusione con gli orari dell’anno
scorso. Qualcuno di voi sa perché abbiamo dovuto invertire i
giorni? – sbuffò Helen,
mettendo via le sue cose a sua volta, imitata da Ellen e Amelia.
-
Perché mister Presidente del Club ha deciso così
e si è
degnato di interpellare solo Hydra – replicò
Ellen, sorridendo con l’aria di
chi la sapeva lunga.
-
L’unica cosa che so io è che se non ci diamo una
mossa
lasceremo William da solo con Kenneth … e sappiamo tutte
come andrebbe a
finire. –
Con
una risata le ragazze lasciarono la biblioteca e si
diressero verso l’aula assegnata al Club degli Scacchi.
Il
pacato William rischiava seriamente di perdere le staffe e
prendersela con il Serpeverde, che per contro lo avrebbe provocato per
il
semplice gusto di vedere fin quanto riusciva a mantenere
quell’aria da asceta
prima di sbottare e Schiantarlo.
Era
una scena vista e rivista da anni.
Alla
faccia di chi diceva che il Club degli Scacchi era
noioso.
*
-
Non riesco a credere che ci tocchi allenarci sotto la
pioggia – sbuffò Amycus, osservando le gocce
battenti sulla finestra dell’atrio
della scuola.
-
Prova a lamentarti con il Capitano, così vediamo che fine
fai – lo rimbeccò Rabastan, inarcando
beffardamente un sopracciglio.
Sua
sorella aveva ripreso l’indole da Capitano despota dal
loro padre, perciò non c’era la minima
possibilità che si muovesse a
compassione e decidesse di sospendere gli allenamenti.
-
Prova a farla ragionare, Rab … tra poco comincerà
anche a
grandinare. –
-
Non guardare me, non la convincerei mai e non sono così
stupido da provarci. –
-
Perché invece di lamentarvi come delle femminucce non
prendete esempio da Serenei? -, intervenne la voce di Raelena, - Non mi
sembra
che lei faccia tutte le vostre storie. –
In
effetti la rossa Cercatrice non aveva proferito parola e si
era limitata a tirare più su la cerniera della divisa da
Quidditch.
-
Un po’ di pioggia non mi spaventa –
affermò determinata.
Raelena
annuì, sorridendo compiaciuta.
-
Questo è esattamente il tipo di atteggiamento che mi aspetto
dai miei giocatori. Coraggio, squadra, si va in campo! –
-
Non per smorzare il tuo impeto, sorellina … ma non manca uno
dei nostri Cacciatori? –
Guardandosi
attorno, Raelena realizzò che in effetti Kenneth
non era con loro.
-
Giuro che lo ammazzo – decretò, pronta a dirigersi
a passo
di carica nella loro Sala Comune e filare nel dormitorio maschile per
strapparlo a qualsiasi intrattenimento sessuale avesse rimediato quel
pomeriggio.
Eppure
proprio in quell’istante il loro Cacciatore fece la sua
comparsa.
-
Ho appena finito con il Club degli Scacchi – disse a
mo’ di
scuse, per poi incamminarsi verso l’uscita.
Si
voltò, sorridendo strafottente all’indirizzo di
Raelena.
-
Allora? Mi era sembrato di capire che fossimo di fretta …
oppure hai cambiato idea? –
Raelena
meditò seriamente di strangolarlo a mani nude davanti
a tutti, fregandosene dei testimoni e degli anni di carcere che avrebbe
dovuto
passare ad Azkaban.
-
Se vuoi ucciderlo io faccio finta che si sia trattato di
legittima difesa – le sussurrò Serenei.
-
Per quanto mi piacerebbe non posso, è un Cacciatore troppo
maledettamente bravo per permetterci di perderlo. –
*
-
Non ci sono proprio possibilità che ti convinca a farmi
copiare? – chiese Rebekah, in uno sfarfallio di lunghe ciglia
bionde.
William
rise davanti al tentativo di corruzione di Irfan a
opera della loro compagna di Casa.
-
Come fai a essere indietro con i compiti quando siamo solo
al secondo giorno di scuola? –
-
Sono un caso disperato e Trasfigurazione è davvero troppo
complessa … senza contare che la Mc mi terrorizza. Ecco
spiegato il perché. –
-
Credevo che lei e tua madre fossero amiche per la pelle. –
-
Appunto -, Rebekah sbuffò, - riesci a immaginare quanto
possa essere frustrante sapere che la tua prof. nemesi per antonomasia
ha un
canale diretto con tua madre? Se prendo un’altra D mia madre
mi taglia i viveri
… e quando torno a casa mi taglia la testa. E io ho davvero
una testa troppo
graziosa per essere separata dal collo. –
Irfan
interruppe lo scambio dei due amici, sospirando.
-
D’accordo, Beks, hai vinto. Qui trovi il mio tema. Cambia
qualcosa e inserisci qualche errore altrimenti si capisce che non
è farina del
tuo sacco. –
Si
allungò verso di lui, scoccandogli un bacio sulla guancia.
-
Grazie, sei un angelo. –
Lo
vide arrossire come un pomodoro, bofonchiando che non era
nulla di che.
Sorridendo
intenerita si accinse a copiare il tema.
Forse
sarebbe riuscita a strappare almeno un Accettabile, o se
fosse stata particolarmente fortunata un Oltre Ogni Previsione.
*
Jacob
rivolse un’occhiata ad Aiden e Alexander, seduti sul
divano accanto a Valerie.
Accennò
con il capo all’indirizzo di Nicholas, che teneva il
broncio e fissava risolutamente verso il caminetto.
-
Secondo voi cosa ha? –
-
Ha discusso con Hydra –, sussurrò in risposta
Valerie, - ma
non ho idea di quale sia il motivo. –
-
Ultimamente discutono spesso – osservò Aiden.
-
Già. Qualcuno sa il motivo? –
Il
terzetto scosse la testa all’unisono appena una frazione di
secondo prima che Nicholas si voltasse verso di loro.
-
Lo sapete che sono a mezzo metro da voi e che sento
perfettamente quello che borbottate, vero? –
Rimasero
in silenzio, imbarazzati.
-
È solo che non ci piace vederti così -,
replicò Valerie, -
siamo amici perciò se c’è qualcosa che
non va a noi puoi dirlo. –
-
Non lo so nemmeno io cosa c’è che non va
– ammise,
tormentandosi nervosamente le mani.
Jacob
provò a sbloccare la situazione, esitante.
-
Ti va di … insomma, di dirci cosa è successo?
–
Sbuffando,
Nick prese a raccontare.
Aveva
cercato Hydra quel pomeriggio, deciso a proporle di trascorrere le ore
che
mancavano alla cena in sua compagnia, ma non riusciva a trovarla da
nessuna
parte.
Finchè
non l’aveva sentita ridere.
Allora
si
era sporto lungo la rampa di scale che conduceva al secondo piano e
l’aveva
vista scendere le scale in compagnia di Kenneth Wilkes.
Camminavano
vicini, ridendo come se avessero appena sentito la cosa più
divertente sulla
faccia della terra.
-
L’ha
fatto davvero? –
-
Già, la
conosci, è una piccola peste. –
-
Non
vedo l’ora di incontrarla alla festa di Natale. È
un vero spasso. –
-
Sono
certo che per lei sia lo stesso, Elizabeth ti adora. –
Hydra
aveva sorriso, in quel modo lieve con cui mascherava
l’imbarazzo.
-
È
facile andare d’accordo con lei, è una bambina
adorabile. –
-
Già,
avete parecchio in comune – aveva concluso Wilkes, quasi
distrattamente, ma
nelle iridi blu del ragazzo c’era qualcosa che a Nick non era
piaciuto per
nulla.
Si
era
fatto avanti, tossicchiando seccamente.
-
Nick,
dove stavi andando? –
-
Stavo
cercando te … -
Il
tono d’accusa
non era sfuggito a nessuno dei presenti, perché Hydra aveva
assottigliato lo
sguardo ed era certo di leggere una certa ilarità repressa a
stento sul volto
di Wilkes quando annunciò che avrebbe lasciato da soli i
piccioncini.
-
Abbiamo
appena finito con il Club degli Scacchi. –
- D’accordo, ma
devi proprio … -
-
Parlargli? -, l’aveva interrotto, - Sì. Gli parlo
perché lo considero un mio
amico, malgrado molti qui al castello non lo capiscano a fondo.
–
-
Quello
non la vede solo come un’amicizia. –
-
Come la
vede lui non è importante. Quello che conta è
come la vedo io. Oppure non ti
fidi? –
E
lì
aveva commesso l’errore peggiore.
Non
aveva
aperto bocca.
-
Sei rimasto zitto senza negare e dirle che ti fidi
ciecamente di lei? Merlino, Nick, perché? –
-
Non lo so nemmeno io il perché –, ammise
amaramente, - so
solo che sono un idiota. –
-
Colossale – convenne Valerie.
-
Ma può ancora recuperare, no? Delle scuse dovrebbero bastare
– gli venne in soccorso Jacob.
-
Delle scuse e magari un po’ più di fiducia
accompagnata da
meno scenate di gelosia potrebbero funzionare, ma devi impegnarti
seriamente –
riconobbe la bionda Grifondoro.
-
Ce la posso fare. –
O
almeno lo sperava.
Teneva
troppo a Hydra per lasciare che la gelosia rovinasse
tutto.
Spazio
autrice:
Salve!
Eccoci
qui con il nuovo capitolo. Ho cercato di dare più spazio a
tutti gli OC, spero
di esserci riuscita.
Ho
una
piccola domanda per voi a cui potete tranquillamente rispondere anche
nella
recensione.
Per
chi tiferà il vostro OC nella
partita Corvonero vs Tassorosso del prossimo capitolo?
Ci
sentiamo tra qualche giorno con il prossimo capitolo.
Inoltre
vi faccio un po’ di spam di un’altra mia
interattiva nel caso interessi a
qualcuno: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3703278&i=1
Al
prossimo capitolo.
Stay
tuned.
XO
XO,
Mary
|
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Capitolo 5 *** Capitolo 3 ***
Capitolo
3
Una
piccola comunicazione di servizio prima di lasciarvi al capitolo:
Helen
Sharp non farà più parte di questa storia
perché l’autrice non si è
più fatta
sentire.
Visto
che
in questi giorni è già la seconda storia in cui
taglio un personaggio per scomparsa
della creatrice rinnovo le raccomandazioni a non sparire e, nel caso di
problemi, ad avvertirmi tramite messaggio privato.
Detto
ciò, vi lascio al capitolo :)
7
settembre 1973
Rebekah
le porse una Cioccorana, ignorando palesemente il
divieto affisso nella biblioteca che proibiva il consumo di cibo e
bevande
all’interno.
-
Tu e Nick vi siete chiariti? –
Afferrò
il dolciume, scartandolo e mordendo il dolce strato di
cioccolato al latte.
Assaporò
il boccone lentamente, prendendo tempo.
-
In realtà non ancora. Mi ha chiesto scusa, ma
c’è qualcosa
di strano. –
Annuì,
rovistando alla ricerca dell’ennesimo dolciume.
-
Capisco. Immagino che sia dura decidere quando non si vuole
ferire nessuno. –
Hydra
sbuffò.
Era
tremendamente vero e come sempre Rebekah aveva centrato in
pieno la questione.
-
Voglio bene a Nick, gliene voglio moltissimo, ma certe volte
mi domando se la nostra storia non vada avanti per pura inerzia.
Insomma, forse
stiamo insieme solo perché negli ultimi tre anni siamo stati
abituati così. –
Con
la fronte corrucciata, l’amica replicò: - Io credo
che
alla nostra età l’amore dovrebbe essere folle e
passionale, capace di farci
fare le sciocchezze più grandi e compiere le azioni
più assurde. Non dovrebbe
essere routine. –
La
conversazione venne interrotta dal rumore della sedia
accanto a loro che veniva spostata con decisione.
Raelena
ci si lasciò ricadere sopra di peso, gettando a terra
la borsa in pelle di drago.
-
Potrei uccidere qualcuno – annunciò, estraendo tra
uno
sbuffo e l’altro il tema di Antiche Rune che doveva
completare per la mattina
seguente.
-
Con quel libro non dovrebbe essere un’impresa troppo
difficile, basta che tu colpisca qualcuno in testa –
ironizzò Hydra, sbirciando
l’argomento del tema.
-
È come compito di recupero per non aver ultimato la
traduzione in aula –, spiegò la Serpeverde, - e
ovviamente non ho la minima
idea di cosa si aspetti da me la professoressa. Insomma, se avessi
saputo farlo
l’avrei completata in classe. –
-
Spiacente, ma Antiche Rune non è la materia in cui me la
cavo meglio. Anzi, mi domando ancora perché l’ho
scelta. –
-
E non guardate me, tutto quello che vedo lì sopra sono un
ammasso di ghirigori da bambini dell’asilo –
aggiunse Rebekah, facendole
scoppiare a ridere.
La
bibliotecaria, Madama Pince, sollevò lo sguardo dal
registro dei prestiti che stava compilando per scoccare
un’occhiata ammonitrice
verso loro tre.
-
Sarà meglio che cerchi Kenneth per farmi dare una mano,
prima che la Pince decida di bannarmi dalla biblioteca per il resto
della vita
… in bocca al drago per la partita di domani –
aggiunse alla fine Raelena,
rivolgendo un cenno irriverente del capo in direzione della
bibliotecaria e
tornando sui suoi passi.
Rimaste
sole, le due Corvonero si scambiarono un’occhiata
complice.
Raelena
era sempre la solita anti convenzionale.
*
-
Diamoci una mossa, non abbiamo tutto il giorno –
sbottò
Nicholas, osservando i compagni di squadra che si preparavano per gli
allenamenti chiacchierando e ridendo tra di loro.
Aiden,
Dean e Jacob volsero lo sguardo verso l’amico che in
quei giorni era costantemente di pessimo umore.
-
Ancora con la storia di Hydra? – chiese Aiden.
Jacob
annuì con rassegnazione. – Speriamo che risolvano
la
cosa prima della partita contro Serpeverde; abbiamo bisogno di lui al
meglio se
vogliamo vincere e mancano solo due settimane all’incontro.
-
Nick non perderebbe mai una partita -, lo contraddì Dean, -
insomma è il nostro Capitano. –
I
due ragazzi si strinsero nelle spalle, decisi a non rovinare
l’immagine di Capitano tutto d’un pezzo e
invincibile che il più giovane del
loro gruppo si era tratteggiato in testa.
La
verità era che Nick tendeva a perdere la concentrazione
quando era arrabbiato o nervoso e a diventare intrattabile come aveva
ampiamente dimostrato in quei giorni.
Mentre
uscivano dallo spogliatoio intravidero Valerie e
Alexander sulla tribuna, pronti ad assistere all’allenamento
e a rilasciare il
loro parere spassionato non appena fosse terminato.
-
Cominciamo con un paio di giri di riscaldamento, poi
passiamo al lavoro di triangolazione – ordinò
Nicholas, mentre montavano a
cavallo della scopa e si davano lo slancio per prendere il volo.
Osservò
con cipiglio serio mentre la squadra compiva i
consueti giri di riscaldamento e poi i Cacciatori si disponevano in
semicerchio
per lavorare sui passaggi.
Spedì
Robinson tra gli anelli, deciso a cominciare con i tiri
liberi.
-
Aiden, comincia tu. –
Gli
lanciò la Pluffa, osservando l’amico afferrarla
con
precisione e dirigersi a tutta velocità verso
l’area di rigore.
Calibrò
bene il tiro, direzionandolo verso l’anello di
sinistra.
Le
dita di Robinson sfiorarono appena la Pluffa, deviandola
quanto bastava per allontanarla dagli anelli ma senza trattenerla.
-
Muoviti più velocemente, non possiamo lasciare spazio alle
ripartenze dell’attacco di Serpeverde! –
Il
Portiere annuì, recuperando la posizione.
-
Miller, tocca a te. –
Il
loro secondo Cacciatore tentò un tiro di potenza, da fuori
area, che s’infranse contro il petto solido del Portiere e
rimase imprigionato
dalle sue braccia.
-
Quello cosa avrebbe dovuto essere? – gli ringhiò
contro,
ottenendo per tutta risposta un’espressione piccata.
Nick
tenne per sé la Pluffa, fintando un paio di movimenti
davanti agli anelli. Scartò a destra, sorprendendo Robinson
con un tiro
dall’effetto a giro che entrò con precisione
nell’anello centrale.
Nella
foga di cercare di pararlo Robinson sbattè la testa
contro il palo dell’anello, spezzando il coprifronte del
caschetto di sicurezza
e tagliandosi la pelle candida e screziata di lentiggini.
Sentì
Jacob che imprecava mentre lui e Dean, i più vicini alla
porta, si lanciavano verso il compagno di squadra e gli impedivano di
cadere
dalla scopa.
-
Tutti a terra – decretò, scendendo di scopa non
appena toccò
il terreno con la suola dei pesanti scarponi.
Si
fece largo tra i due, osservando la ferita con attenzione.
-
Non è nulla di grave, ma dovrai fare un salto in infermeria.
–
Jacob
ammiccò all’indirizzo di Aiden. – Lo
portate tu e Dean?
–
-
Certo, nessun problema. Coraggio, Dean, dammi una mano prima
che mi sanguini addosso. –
Mentre
i due compagni si allontanavano e il resto della
squadra tornava verso gli spogliatoi, Jacob gli diede una pacca sulla
spalla e
lo trattenne leggermente.
-
Vorrei poterti dire qualcosa che ti tiri su di morale, Nick,
ma so bene che in questo momento l’unico che forse potrebbe
aiutarti è Edgar. –
-
Non ho bisogno dell’aiuto di nessuno. –
-
Certo, come dici tu. –
-
Sul serio, Jacob. –
Ammiccò,
ironico. – Guarda che ho capito, perché continui a
ripetermelo? Sembra quasi che ti voglia convincere da solo. –
Nick
alzò gli occhi al cielo, roteandoli davanti
all’espressione
dell’amico.
Era
palese che non credesse alle sue parole, ma conoscendolo
sarebbe stato del tutto inutile continuare a insistere per convincerlo.
-
Andiamoci a cambiare o faremo tardi – tagliò
corto,
dirigendosi verso gli spogliatoi.
*
8
settembre 1973
Irfan
mandò giù un paio di bocconi sotto lo sguardo
attento di
William che mai e poi mai gli avrebbe permesso di affrontare la partita
senza
essersi prima sincerato di vederlo mangiare decentemente.
-
Ecco fatto, sto mangiando, soddisfatto? –
-
Quasi -, replicò il Caposcuola, - lo sarò
completamente dopo
che avrai finito il toast e il succo di zucca. Non vorrai rischiare di
cadere
dalla scopa nel bel mezzo della partita. –
-
Non avrò un calo di zuccheri solo perché ho
mangiato come
una persona normale e non come un rinoceronte, Will. –
-
Questo è del tutto opinabile. –
Rassegnato,
afferrò nuovamente il pane tostato e continuò a
mangiarlo, sforzandosi d’ignorare lo sguardo compiaciuto
dell’amico.
Lanciò
un’occhiata al resto della squadra.
Artemis
si tormentava nervosamente le ciocche bionde,
attorcigliandole attorno all’indice e poi lasciandole andare.
Hydra
sorseggiava il suo caffè con sguardo assente.
Si
voltò verso di lei, sorridendole nel tentativo imbarazzato
di intavolare una conversazione.
-
C’è qualcosa che ti preoccupa? –
La
vide sgranare le iridi azzurre come se si fosse resa conto
solo in quel momento di quanto strana dovesse apparire agli occhi degli
altri
mentre beveva osservando il vuoto.
-
No, nulla di grave – si affrettò a rassicurarlo,
sorridendogli di rimando, - solo un po’ di tensione prima
della partita. –
Non
era molto convinto dalla sua replica, ma decise di dare
per buona quella risposta.
-
Non hai motivo di esserlo, sei una Cacciatrice davvero molto
brava. –
-
Ti ringrazio, ma non sono l’unica brava Cacciatrice della
scuola. Edgar è a dir poco micidiale. –
-
A lui penso io – replicò, con una ferma
determinazione che
sorprese persino se stesso.
Solitamente
non mostrava quel lato del suo carattere quando si
trovava a conversare con Hydra, troppo preoccupato dall’idea
di impappinarsi
per via della timidezza, ma per qualche strano motivo vederla
così incerta
aveva scatenato quell’istinto di protezione che riservava
alle persone a cui
voleva bene.
-
Allora andiamo a vincere questa partita. –
Artemis,
che aveva ascoltato la conversazione in silenzio fino
a quel momento, mandò giù l’ultimo
boccone di croissant e annuì con risolutezza
nelle iridi chiare.
-
Certo, la vittoria sarà nostra. –
*
Edgar
uscì dalla Sala Grande accompagnato dal resto della
squadra e da Valerie, che aveva lasciato il tavolo dei Grifondoro per
affiancarglisi fino al campo da Quidditch.
Louisa,
Amelia e Benjamin camminavano poco più avanti di lui a
passo deciso.
La
squadra non era mai stata tanto pronta a cominciare il
campionato scolastico, constatò compiaciuto.
Appena
fuori dal castello incrociarono un drappello di
studentesse di Tassorosso che dovevano essere
d’età compresa tra i tredici e i
sedici anni, tutte adornate con i colori della loro Casa e con
cartelloni e
striscioni da sfoggiare durante la partita.
Incrociarono
lo sguardo di Edgar, ridacchiando e dandosi di
gomito mentre le più sfrontate ammiccavano o gli rivolgevano
sorrisi seducenti,
per poi continuare a camminare e chiacchierare vivacemente.
Non
che fosse difficile capire chi fosse l’oggetto delle loro
conversazioni.
-
Dimentico sempre quanto siano in piena tempesta ormonale
certe ragazzine – considerò Valerie.
Il
ragazzo si strinse nelle spalle, sorridendo benevolo.
-
Amore per la Casa, vogliono la vittoria quanto noi. –
Inarcando
un sopracciglio, gli rivolse un’occhiata sarcastica,
- Adesso si dice voglia di vittoria? Ai miei tempi si chiamava voglia
di
provarci. –
Ridendo,
Edgar le passò un braccio attorno alle spalle e
l’attirò
a sé.
Le
iridi verdi screziate di pagliuzze castane e dorate
luccicarono divertite.
-
E tu? Nessun cartellone d’incitamento, niente pon pon
né
cori da stadio? –
-
Temo proprio di no, signor Bones, immagino dovrà
accontentarsi della mia umile presenza sugli spalti. –
-
Credo proprio che me la farò bastare –
decretò, scoccandole
un bacio sulla guancia e allungando il passo per raggiungere il resto
della
squadra in vista del solito discorso d’incoraggiamento di
Louisa.
*
-
Non credo che sia necessario ribadire per l’ennesima volta
quanto sia importante portare a casa la vittoria –
iniziò Louisa, scrutandoli
uno alla volta con espressione fiera e risoluta.
-
No, infatti, quindi per favore risparmiati il solito
discorso – sussurrò Amelia, facendosi sentire solo
da Benjamin.
-
Secondo me lo ripete comunque, fa sempre così. –
-
Se lo ripete, Ben, giuro che ti uccido. –
-
Ma, se dovesse servirvi una rinfrescata, ricordatevi che la
vittoria aiuta moltissimo l’umore della squadra e che far
partire Corvonero
sotto fin dall’inizio del campionato sarebbe una bella botta
per loro. –
-
Ti avevo detto che l’avrebbe ripetuto lo stesso –
confermò Benjamin.
-
Dopo la partita ti uccido, sempre se non perdiamo e Louisa
ci impicca per altro tradimento dei valori della squadra, del duro
valore e di
tutta quella roba. –
Ben
si sforzò di non scoppiare a ridere, nascondendo la risata
che gli stava sgorgando con un colpo di tosse.
Helga
non volesse che Louisa si accorgesse di quello che
stavano bofonchiando loro due.
-
D’accordo, squadra, diamoci una mossa. Si va in campo
–
concluse la ragazza.
Recuperarono
i rispettivi manici di scopa, uscendo in
formazione compatta.
Mentre
si sistemavano a cavalcioni delle scope e osservavano i
rispettivi capitani avvicinarsi a Madama Bumb e assistere al lancio
della
moneta che avrebbe sorteggiato il possesso Pluffa, Benjamin
lasciò vagare lo
sguardo sulle tribune affollate dai loro compagni di Casa.
In
prima fila, tra le ragazze che agitavano striscioni e
strillavano il nome di Edgar, scorse Nimue che osservava il campo con
l’aria
timida di chi si domandava cosa accidenti ci stesse facendo in mezzo a
tutte
quelle scalmanate.
Era
venuta a vederli giocare, considerò sentendo il cuore
battergli all’impazzata nel petto.
Immediatamente
dopo si diede dello sciocco; era sicuramente lì
per tifare per Amelia, dopotutto erano amiche, non certo per lui.
La
voce di sua sorella lo riscosse dai suoi pensieri.
-
Ben, stiamo per cominciare. –
-
Certo, ci sono. –
*
-
I Corvonero hanno migliorato moltissimo il loro gioco –
considerò Amycus, mentre il tridente d’attacco
avanzava compatto passandosi la
Pluffa con precisione e rapidità.
Rabastan
annuì, seguendo la Pluffa con le iridi cobalto.
-
Sì, saranno degli avversari difficili. Speriamo che
Tassorosso vinca, preferisco affrontare loro che i Corvonero.
–
Raelena
e Alecto rivolsero loro un’occhiata di sufficienza.
-
Invece di preoccuparvi di chi affronteremo, perché non vi
concentrate sul dare il massimo agli allenamenti? –
replicò la prima.
-
Perché se lo facessimo già di nostro tu non
avresti modo per
ripetercelo ogni volta – la rimbeccò il fratello,
facendo ridere Amycus e
Alecto.
-
Troppa bontà, fratellino. –
Il
ragazzo si strinse nelle spalle, beffardo. – E poi dicono
che sono una cattiva persona. –
*
Serenei
e Mairéad esultarono nel momento in cui entrò in
rete
il tiro di Hydra, portando il risultato a 30 a 10 per i Corvonero.
Sorpresa,
la bionda si accigliò.
-
Non ho ancora capito per chi stai tifando, esulti quando
segnano entrambe le squadre. –
La
rossa fece spallucce.
-
Tifo sia per Hydra che per Amelia, perciò indipendentemente
da come finirà la partita sarò contenta.
–
-
Comodo così -, rise Mairéad, - di sicuro non ti
si può
accusare di parzialità. –
-
Tu ed Ellen invece vi siete contrapposte -, osservò, - tu
per i Corvonero e lei per i Tassorosso. –
-
Immagino le piacciano le cause perse … o magari uno dei
Bones. –
Risero,
venendo folgorate dall’occhiata piccata della diretta
interessata.
-
Spiritose. L’unica Bones del mio cuore è Amelia
– asserì poi,
facendole scoppiare tutte a ridere.
-
Dovrai metterti in fila, allora, perché dubito che Prince te
la lascerà così su due piedi –
ironizzò a sua volta una voce maschile.
Non
c’era Serpeverde che non riconoscesse l’intonazione
di
Kenneth Wilkes.
E
infatti il Caposcuola era seduto proprio dietro di loro e
aveva un’espressione divertita sul bel volto.
-
Casomai è lui che deve mettersi in fila, la migliore amica
ha la precedenza. –
-
Piuttosto, tu che ne sai di Amelia e Prince? – aggiunse
Mairéad, curiosa.
Con
un’occhiata che lasciava chiaramente intendere quanto
considerasse stupida la domanda, Kenneth replicò: - Ce li ho
gli occhi per
vedere quando uno ci prova disperatamente con qualcuno. –
-
E tu, bel tenebroso, per chi tifi questa volta? –
insistè ancora.
Qualcosa
nelle iridi della ragazza faceva capire chiaramente
che sapesse perfettamente la risposta alla sua domanda.
-
Che domanda difficile …. Vediamo un po’, tifare
per l’unica
persona minimamente interessante della scuola oppure per San Bones e i
suoi
oltraggiosamente ridicoli compagni di Casa? –
-
E di Louisa cosa mi dici? – rilanciò Serenei, suo
malgrado
incapace di contenere lo sdegno per quell’ultima affermazione
fatta dal
ragazzo.
-
Louisa è un caso a parte, è completamente
sprecata lì in
mezzo. –
Roteando
gli occhi al cielo, Serenei si voltò e tornò a
osservare la partita giusto in tempo per vedere Artemis assestare un
colpo
micidiale al Bolide che costrinse Amelia a deviare direzione
all’ultimo secondo
e serrare le ginocchia sulla scopa per mantenere l’equilibrio.
Corvonero
conduceva ancora la partita, ma Tassorosso aveva
limitato il vantaggio dei primi e resisteva trascinando la partita a un
rigoroso 50 a 40.
-
Credo che abbiano visto il Boccino – decretò
Ellen,
assottigliando lo sguardo mentre i Cercatori delle due squadre
scendevano in
picchiata verso la sfera dorata.
Kenneth
si alzò dal posto, dirigendosi verso la scalinata che
portava alla base delle gradinate.
-
Dove vai, la partita non è ancora finita. –
-
So già chi vincerà. La Bones è partita
troppo in ritardo
rispetto a McGalway. –
*
Alexander
si alzò in piedi, seguendo McGalway che si allungava
fino allo spasmo sul manico della scopa.
Amelia
Bones spingeva la sua scopa al massimo, cercando di
recuperare lo svantaggio iniziale, ma le dita del Cercatore di
Corvonero si
chiusero sulla sfera dorata a due metri da terra rendendo vano ogni suo
sforzo.
Sorrise,
battendo le mani con vigore mentre Artemis esultava
facendo svettare la mazza da Battitrice a mezz’aria.
Hydra
e Irfan abbandonarono le loro posizioni, raggiungendo il
compagno di squadra.
Atterrarono
in contemporanea, stringendolo in un gigantesco
abbraccio di gruppo spaccaossa.
-
Tua cugina ha giocato una gran bella partita –
considerò Aiden.
-
Teneva davvero molto alla vittoria, sono contento che ce
l’abbiano
fatta. –
-
Lo sapete che voi due eravate gli unici a tifare Corvonero
qui, vero? – fece presente Dean.
-
Ovviamente. Noi due siamo dei vincenti nati –
replicò Alexander,
ridendo.
Valerie
gli assestò un buffetto dietro al collo.
-
Certo, come no, cammina vincente … dobbiamo salvare Ed, Ben
e Lia dall’attacco isterico di Louisa. –
*
Hydra
uscì dallo spogliatoio chiacchierando con Artemis e
Irfan, trovando ad attenderla non Rebekah come aveva inizialmente
pensato bensì
Nicholas.
-
Ragazzi, ci vediamo in Sala Comune. –
Annuendo
in silenzio, i due compagni continuarono a camminare
verso il castello lasciandoli da soli.
Il
ragazzo era appoggiato al tronco di un albero, i capelli
biondi leggermente scompigliati per via del vento e le iridi nocciola
che la
osservavano con intensità.
Una
volta avrebbe annullato la distanza che li separava di
getto, buttandogli le braccia al collo e baciandolo mentre affondava le
dita
tra le ciocche scomposte.
Eppure
adesso era frenata.
Una
parte di lei voleva davvero lasciarsi stringere da Nick e abbandonarsi
alla sensazione di familiare benessere che suscitava in lei.
L’altra
si domandava se fosse davvero ciò che voleva nel
profondo.
Era
ancora amore o il sentimento di un tempo aveva lasciato
ormai il posto a un fortissimo affetto?
Rompendo
gli indugi, fu Nick ad andarle incontro con le labbra
arricciate in un sorriso appena accennato.
-
Bella partita, è stata una vittoria davvero meritata.
–
-
Ci siamo impegnati molto, era importante cominciare bene il
campionato. –
-
Già. –
Rimasero
in silenzio per una manciata di secondi.
-
Cosa ci sta succedendo? – sussurrò piano.
-
Non lo so -, le rispose, - ma so quello che provo io. Mi sta
uccidendo questa situazione, Hydra. Perciò devo chiedertelo:
stai pensando di
lasciarmi? –
Schietto
e brutale.
La
risposta sincera sarebbe stata che non lo sapeva, ma
dubitava che Nick si sarebbe accontentato di quelle tre misere parole.
Era
stato il suo primo bacio.
Il
suo primo ragazzo.
Il
suo primo amore.
Il
suo primo tutto.
Eppure
eccoli lì, tormentati dall’incertezza.
Avrebbe
voluto avere sua madre lì con lei e magari anche Andromeda,
pronte a consigliarle cosa fare.
Ma
loro non c’erano e la decisione spettava solo a lei.
-
No, non sto pensando di lasciarti, Nick. –
Ed
era la verità.
L’idea
era così nebulosa nella sua mente che nemmeno lei
sapeva davvero cosa volesse.
Sentì
le braccia muscolose del ragazzo serrarsi su di lei e il
consueto dopobarba al muschio di Nicholas arrivarle alle narici mentre
si
chinava a baciarla, palesemente sollevato.
*
Kenneth
osservò la scena sentendo la mascella serrarsi in modo
automatico fino a far digrignare i denti.
Eppure
avrebbe dovuto saperlo.
Erano
tre anni che lei e King stavano insieme, le cose
probabilmente non sarebbero mai cambiate per quanto lui potesse
desiderarlo.
-
Hydra Black? Vorrei poter dire che me lo immaginavo, ma in
realtà mi lasci completamente spiazzata –
commentò Louisa, uscendo dallo
spogliatoio dei Tassorosso.
-
Hai preso un Bolide in testa? Cominci a farneticare e ti
aspetti che io capisca di cosa stai parlando. –
Con
un sorrisetto d’irritante superiorità, Louisa
inarcò le
sopracciglia.
-
Fare il finto tonto non ti si addice, Kenneth. –
Scrollò
le spalle.
Figurarsi
se riusciva a farle credere di aver frainteso.
-
Se può esserti di conforto penso proprio che la Black meriti
di meglio. –
-
Cosa c’è, ti metti a fare la consulente
d’amore? –
-
Tutt’altro, ma so riconoscere due persone che non sono ben
assortite. –
Rimase
in silenzio, consapevole che qualsiasi risposta le
avesse dato le avrebbe confermato di avere ragione ancora
più di quanto non
avesse fatto fino a quel momento.
-
Non serve che parli, il modo in cui la guardi è sufficiente.
–
-
Che intendi? –
-
Sei diverso quando la guardi, le parli o le sei
semplicemente vicino … sei una persona migliore e
l’amore dovrebbe servire
proprio a questo, a migliorarci. –
-
Belle parole -, riconobbe, - ma nella realtà la ragazza
sceglie un altro. –
Louisa
fece per ribattere, ma Kenneth non le diede il tempo e
s’incamminò verso il castello.
Non
aveva mai sopportato Nicholas King, fin dal loro primo
anno, ma solo al quarto anno si era reso conto di quale fosse il
motivo: il
modo in cui Hydra lo guardava, gli sorrideva, lo sceglieva.
E
dire che qualcuno avrebbe detto che dopo tre anni avrebbe
fatto meglio a mettersi l’anima in pace, ma evidentemente
aveva una natura così
masochista da impedirgli di togliersela dalla testa.
Spazio
autrice:
Salve!
Come
noterete mi sono fatta perdonare l’attesa con un capitolo
più lungo del solito
e spero che vi sia piaciuto. So che è un po’
presto per porvi questa domanda,
ma mi piace sentire i lettori ipotizzare ship e quant’altro.
Al momento su chi
siete più orientati la Nydra
(Nick/Hydra) o la Kendra
(Kenneth/Hydra)?
Al
prossimo capitolo.
Stay
tuned.
XO
XO,
Mary
|
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Capitolo 6 *** Capitolo 4 ***
Capitolo
4
Comunicazione
di servizio:
Avendo
parlato con l’autrice di Helen Sharp, che mi ha spiegato il
motivo della sua
assenza negli scorsi capitoli, ho deciso di reinserire il suo
personaggio nella
storia.
Detto
ciò
mi scuso per l’attesa nella pubblicazione del capitolo, ma
avendo cominciato le
lezioni della magistrale da due settimane a questa parte riuscire a
trovare un
momento per scrivere sta diventando un’impresa
perciò credo che almeno per il
momento gli aggiornamenti saranno in media ogni 14 giorni ma ovviamente
spero
di riuscire a pubblicare anche prima se se ne presenta
l’occasione.
Vi
lascio
al capitolo :)
20
settembre 1973
-
Non posso darmi malata? –
Raelena
scosse il capo, lasciando che le onde castane le
ricadessero lungo la schiena coperta dalla camicia bianca della divisa.
-
Non pensarci minimamente. Se io vado allora vieni anche tu. –
-
Ma io non lo sopporto – sbuffò Hydra,
giocherellando con la
piuma con la quale in teoria avrebbe dovuto scrivere il tema per la
lezione di
Storia della magia della mattina seguente, - e in più sono
ancora in alto mare
con questa roba perciò sono certa che Lumacorno capirebbe se
mi assentassi. –
La
Serpeverde sbuffò ironica.
-
Stiamo parlando dello stesso pazzo ossessivo che si è
offerto di fornire giustificazioni a praticamente mezza scuola solo
perché l’anno
scorso partecipassimo tutti alla sua festa pre natalizia? –
Giusto.
Probabilmente
la tattica dell’assenza strategica non sarebbe
servita a nulla con lui.
-
Non mi va davvero di andare. –
-
Notizia flash, mia cara, a quasi nessuno di coloro che
saranno presenti fa davvero piacere l’invito. –
-
A me Lumacorno non dispiace poi così tanto –
intervenne una
voce maschile.
Kenneth
si lasciò cadere sulla sedia libera e sorrise
divertito davanti agli sguardi stralunati delle due ragazze.
Raelena
fu la prima a riprendersi abbastanza da replicare. –
Ovviamente è perché tu sei uno ancora
più difficile da tollerare perciò è
naturale che empatizzi con il vecchio tricheco obeso. –
-
Se me ne importasse un minimo potrei dire di essermi quasi
offeso. –
-
Il che sarebbe un vero peccato – ironizzò.
Hydra
si frappose tra i due, alzando gli occhi al cielo.
-
Ragazzi, potete fare almeno finta di avere rapporti civili? –
-
Se a Raelena sta bene possiamo smetterla anche adesso –
rilanciò Kenneth, inarcando un sopracciglio
all’indirizzo della compagna di
Casa.
-
Ed ecco che fa passare me come la bambina litigiosa di turno.
Davvero complimenti, Wilkes, le tue capacità sono fuori dal
comune quando si
tratta di rivoltare le carte in tavola. –
Accennò
un inchino beffardo.
-
Comunque concordo e per il momento possiamo mettere da parte
le ostilità. –
-
Quanta grazia. –
-
Ken – lo redarguì Hydra.
-
Non parlo più -, assicurò, - rimettiamoci a
studiare. –
*
-
Non riesco proprio a capire come faccia a piacervi questo
gioco – considerò Mairéad mentre
osservava Artemis ed Ellen impegnate in una
partita a Sparaschiocco all’ultimo sangue.
-
Non lo capisci perché tu lo odi, lo scoppio delle carte ti
manda il sangue al cervello – replicò Ellen,
studiando con espressione assorta
le carte che stringeva tra le dita sottili.
-
Infatti, proprio per questo non capisco. Quello scoppio è un
rumore infernale. –
-
Ma non sarà mai peggio di Lumacorno che tiene banco per
tutta la sera – le ricordò Nimue.
-
Non ricordarmelo -, gemette Ellen, - certe volte ti invidio
davvero Artemis. –
La
Corvonero annuì con un sorriso solare.
-
Qualche volta non essere una delle cocche del professore ha
i suoi vantaggi -, riconobbe, - soprattutto se il prof. in questione
è
Lumacorno. Anche alle cene parla tanto come a lezione? –
-
Anche peggio –, assicurò Mairéad, -
diventa di un logorroico
impressionante. Mi domando come faccia a parlare e mangiare
così tanto e per
giunta simultaneamente senza strozzarsi mai. –
Nimue
scoppiò a ridere.
-
Fantastichi sul soffocamento del tuo Capo Casa? –
-
Solo un po’. –
-
Dovremmo sempre tenere a mente che è bene non contrariare
Mairéad, non sia mai che ci tiri dietro qualche maledizione
strangolante –
concluse Artemis, con un’espressione a metà tra la
serietà e l’ilarità che
coinvolse presto tutto il gruppo in un attacco di risate incontrollato.
*
Mentre
uscivano dall’aula studio fianco a fianco, Rebekah
diede di gomito ad Amelia e gli indicò la figura alta e
decisamente maschile che
puntava verso di loro.
-
Oh, no, non un’altra volta – sospirò la
Bones nell’evidente
tentativo di nascondersi dietro alla bionda e a Serenei che camminava a
qualche
passo di distanza da loro.
Jacob
Prince avanzava nel bel mezzo del corridoio con un
sorriso accattivante dipinto sul bel viso ed era più che
palese che fosse
intenzionato a parlare proprio con Amelia.
-
Questo è il tentativo numero? – chiese Serenei,
senza
riuscire a trattenere del tutto l’ilarità nella
voce.
-
Ho perso il conto – sbuffò in risposta.
-
Se non altro bisogna ammettere che è un tipo molto
perseverante. –
-
Mi piacerebbe che cominciasse a perseverare nell’idea di non
avere alcuna possibilità di ottenere un sì.
–
-
Anche se non capisco perché non accetti di uscirci. Insomma,
è molto carino – intervenne Rebekah, soppesando il
Grifondoro che era ormai a
pochi passi da loro.
-
Non mi basta un bel faccino. –
-
Allora immagino dovrai rassegnarti nell’evitare nuovamente
il suo tentativo d’abbordaggio. –
Come
a voler confermare le sue parole, Jacob ammiccò
leggermente all’indirizzo della Tassorosso.
-
Amelia. –
Alzò
gli occhi al cielo, roteandoli.
-
Ciao, Jacob. –
-
Posso parlarti un attimo … da soli? –
Fece
per rivolgere un’occhiata supplichevole a Rebekah e
Serenei, ma le due ragazze si erano già sorrise con aria
d’intesa e avevano
annuito allontanandosi lungo il corridoio prima ancora che avesse modo
di
pregarle di non abbandonarla.
Traditrici.
-
Immagino di sì. Cosa volevi dirmi? –
Fa
che non sia l’ennesimo invito.
Fa
che non sia l’ennesimo invito, ti supplico Helga.
-
Volevo chiederti se ti andasse di uscire con me … il due
ottobre c’è la prima uscita a Hogsmeade.
–
Ecco,
tutte le sue preghiere alla santissima Fondatrice di
Tassorosso si erano infrante nel nulla.
-
Temo non sia possibile, Jacob. –
-
Oh, andiamo, non puoi trovare una scusa per rifiutare anche
questa volta. –
Dopo
quasi due anni d’inviti incessanti avrebbe dovuto capirlo
che non se ne parlava proprio.
Eppure
non demordeva.
Se
non fosse determinato a darle il tormento avrebbe ammirato
la sua testardaggine.
-
Se ho sempre rifiutato i tuoi inviti ci sarà pure un motivo,
no? –
-
Di sicuro non è il mio aspetto fisico. –
Arrogante.
-
No, ma sei amico di entrambi i miei fratelli … e io non esco
con i loro amici – lo liquidò, ignorando il
commento sull’estetica.
Effettivamente
era un gran bel ragazzo, ma la sua nomina lo
precedeva e non aveva alcuna intenzione di
“bruciarsi” con un tipo come lui.
-
Nemmeno se Edgar e Benjamin fossero d’accordo? –
-
Sono piuttosto sicura che nessuno dei due è
d’accordo … e
comunque, no nemmeno in quel caso. –
-
Andiamo, Amelia, giuro che non sono un cattivo ragazzo. –
-
Non ho mai insinuato il contrario. –
Frivolo,
poco attento ai sentimenti altrui, ed era decisamente
un dongiovanni … ma cattivo no, di questo ne era
assolutamente certa.
-
D’accordo -, cedette, - suppongo che mi toccherà
aspettare
la prossima uscita. –
Non
era esattamente la risposta che desiderava, ma almeno per
qualche settimana si sarebbe risparmiata quegli inviti serrati.
Supponeva
che fosse meglio di nulla.
*
-
Non dovresti essere già fuori dalla Sala Comune? –
chiese William,
voltandosi verso Helen che sedeva a gambe incrociate e sfogliava
pigramente una
copia della Gazzetta del Profeta.
-
Per caso stai cercando di cacciarmi? –
-
No, affatto. È solo che avevo capito che Lumacorno non
amasse molto i ritardatari. –
-
Dubito che ci faccia veramente caso -, replicò Irfan, -
dopotutto loro sono i suoi preziosissimi pargoli. Sono
l’elitè scelta per
istruire noi comuni mortali – concluse palesemente ironico.
Helen
sorrise tiepidamente.
-
Probabilmente pensa esattamente quello che hai appena detto,
ma personalmente sono convinta che anche nel bel mezzo
“dell’elité” ci sia
qualcuno che potrebbe tranquillamente essere buttato nel cassonetto.
–
-
Fammi indovinare, Rabastan Lestrange e la sua piccola gang
di teppistelli fissati con il sangue puro? –
-
Tendono a essere tremendamente noiosi –, annuì
confermando
la sua deduzione, - ma a quanto pare essere una Sharp comprende il
fatto di
fare almeno finta che mi vadano a genio. –
-
Mi domando come sia possibile una tale differenza tra quei
tre. Rodolphus era pacato e ligio alle regole, Rabastan è
sempre con quell’aria
da “puzza sotto il naso” come se chi lo circonda
non fosse mai alla sua altezza
o abbastanza interessante per lui, eppure Raelena si comporta con una
spontaneità disarmante – considerò
William, corrugando la fronte quando si rese
conto delle occhiate che i suoi interlocutori gli stavano rivolgendo, -
Cosa c’è?
–
-
Nulla. È solo che credo sia la prima volta che ti sento
parlare bene di un Serpeverde … soprattutto di un membro dei
Lestrange – ammise
Irfan.
-
E la cosa è molto interessante. C’è
forse la possibilità che
Raelena abbia attirato le tue simpatie? – aggiunse Helen,
scrutandolo con
attenzione per non perdere il minimo indizio sul suo volto.
-
Credo solo che non sia tremenda come la maggior parte dei
suoi compagni di Casa ed è sicuramente molto meglio dei suoi
fratelli. –
-
Sarà come dici, cosa della quale ammetto di dubitare con una
certa ragionevolezza, ma immagino che dovrò davvero darmi
una mossa a
raggiungere i sotterranei prima che Lumacorno salga fino a qui a
cercarmi. Auguratemi
buona fortuna – tagliò corto la ragazza, mettendo
via il giornale e balzando
giù dal divano con un movimento fluido.
*
Mentre
usciva dalla Sala Comune Louisa venne quasi investita
da Benjamin Bones che aveva il volto completamente rosso per
l’imbarazzo e
guardava fisso a terra quasi volesse sotterrarsi.
Rivolse
un’occhiata interrogativa a Edgar, al suo fianco, che
si limitò a stringersi nelle spalle.
-
Non ho la minima idea di cosa abbia combinato, ma
c’è
decisamente qualcosa di strano. –
Si
fecero da parte, lasciandolo uscire per primo e
osservandolo correre lungo la rampa di scale, probabilmente diretto al
dormitorio
dei Grifondoro per confrontarsi con Dean.
-
Voi Bones certe volte sapete essere davvero strani. –
-
Che intendi? –
-
Beh, abbiamo appena avuto un esempio lampante … e
l’altro è
tua sorella, che non si sa per quale motivo continua a evitare mio
fratello … e
poi ci sei tu. –
Incrociando
le braccia al petto asciutto e muscoloso, le fece
cenno di continuare la frase.
-
Coraggio, sono curioso, io cosa ho di strano? –
-
Il tuo rapporto con la McKinnon. Certe volte vi comportate
come fratello e sorella, altre come migliori amici, altre ancora come
qualcosa
d’indefinito. Semplicemente non vi capisco né
capisco il perché dobbiate fare
le cose sempre più difficili di quello che sono. –
-
Io e Valerie siamo migliori
amici. –
-
Certo, ma siete solo questo? Ne sei assolutamente certo? –
-
Non capisco cosa stai dicendo, Louisa … e non ho nemmeno il
tempo di cercare di farlo, siamo di fretta. –
La
ragazza alzò gli occhi al cielo.
Certe
volte lui e Kenneth diventavano incredibilmente simili
nel loro tentativo di insistere nel far finta di non avere la minima
idea di
quello di cui si stava parlando.
*
Nick
e Dean erano seduti davanti al camino, discutendo della
nuova formazione da adottare in occasione della partita contro i
Serpeverde che
si sarebbe tenuta la settimana successiva, quando Benjamin
entrò nella Sala
Comune a passo di carica borbottando qualcosa
d’incomprensibile.
-
Siediti, Benji, e ripeti quello che stavi dicendo in un
linguaggio comprensibile al genere umano – lo
invitò Nicholas, facendogli
spazio sul divano tra loro.
-
Ho detto che ho appena fatto la figura più imbarazzante
della mia intera esistenza – ripetè più
lentamente.
-
Con chi? –
-
Nimue Burke. –
Una
scintilla divertita si accese nello sguardo di Dean. –
Cosa le hai detto? –
-
Nulla ovviamente, lo sai che quando le devo parlare finisco
sempre per balbettare e arrossire come un idiota. –
-
Quindi più o meno quello che stavi facendo quando sei
entrato qui. –
-
Grazie mille per il sostegno, Dean – sbuffò.
-
D’accordo, cosa hai combinato? –
-
Ha visto il mio album di disegni. –
-
E quale sarebbe il problema? – chiese Nick.
Prese
un respiro profondo, cercando di non arrossire ancora
più di quanto non fosse già.
-
Gli ultimi disegni dell’album sono dei ritratti …
dei suoi
ritratti – chiarì.
-
Ah. –
Già,
proprio “ah”.
-
E lei cosa ti ha detto? –
-
Nulla, solo che erano dei bei disegni e che ho molto
talento. –
-
Quindi nulla di cui preoccuparsi -, considerò il biondo, -
perciò rilassati. –
-
Rilassati? – ripetè incredulo, - ma se ho fatto la
figura
dell’idiota. –
-
Quella l’avresti fatta anche senza bisogno dei disegni -,
gli ricordò Dean, - magari questa volta è rimasta
davvero colpita e la prossima
volta avrete un argomento di conversazione. –
Già,
quella era una possibilità.
-
Tu credi? –
-
Certo. Adesso rilassati e dacci una mano a distruggere i
Serpeverde nella prossima partita. –
Obbedì,
concentrandosi sugli schemi che i due Grifondoro gli
stavano sottoponendo.
Avrebbe
tanto voluto che avere a che fare con le ragazze fosse
altrettanto facile, che bastasse solo seguire uno schema predefinito e
tutto si
sarebbe risolto nel migliore dei modi.
*
Valerie
cercò con lo sguardo Edgar nell’istante in cui
misero
piede all’interno dello studio di Lumacorno.
Seduti
attorno al tavolo c’erano già tutti i Serpeverde e
i
Corvonero che facevano parte del Lumaclub.
A
quanto pareva gli unici a mancare erano lei, Aiden e
Alexander perché anche Edgar era seduto al tavolo e le aveva
tenuto libero il
posto accanto a lui.
Incrociò
il suo sguardo e si ritrovò a sorridere di riflesso
davanti al suo ammiccamento.
-
Signorina McKinnon, singor McCartney, signor Greengrass …
aspettavamo giusto voi, accomodatevi pure – li
invitò il professore mentre
cominciava a far girare i contenitori con i vari antipasti.
Aiden
prese posto accanto a Helen Sharp, scambiando un paio di
frasi di circostanza con la ragazza mentre afferrava la brocca
dell’acqua e
riempiva prima il bicchiere di lei e poi il suo.
Mentre
Alexander sedette alla sinistra di Raelena rivolgendole
un lieve sorriso al quale la Serpeverde rispose increspando lievemente
le
labbra tornite in un’espressione sensuale.
Sedendosi
accanto a Edgar, gli diede leggermente di gomito e
indicò la scena davanti a loro.
-
Credi che Alex si sia finalmente deciso a farsi avanti? –
Edgar
si strinse nelle spalle.
Dopotutto
il fatto che il loro amico fosse cotto della
Lestrange non era certo un segreto per loro, ma fino a quel momento si
era
limitato a brevi conversazioni il più neutrali possibili.
-
Non saprei, ma spero per lui che si dia una mossa. Non
bisognerebbe mai far passare troppo tempo senza agire, se
c’è dell’interesse si
potrebbe rischiare di vederlo passare in cavalcavia –
considerò lui.
Perplessa,
si accigliò.
-
Da quando in qua fai ragionamenti così seri
sull’amore, Ed? –
-
Conversazioni strane con Louisa che hanno evidentemente
portato a questo. Non farci caso, immagino che sia la stanchezza che
parla per
me. –
Annuì,
poco convinta.
Conoscendo
Edgar c’era decisamente qualcosa che gli stava
passando per la testa eppure per qualche strana ragione non voleva
metterla a
parte della cosa.
Decise
di soprassedere; quando gliene avesse voluto parlare
l’avrebbe
fatto e lei sarebbe stata più che lieta di sentire cosa gli
passava per la
testa.
*
-
Cominciavo a pensare che non ci avrebbe più fatto uscire di
lì – sospirò Hydra mentre percorrevano
il corridoio buio del seminterrato.
-
Già, questa sera era particolarmente loquace –
convenne Kenneth,
soffocando uno sbadiglio mentre l’accompagnava verso la rampa
di scale che l’avrebbero
portata sempre più su fino a raggiungere la torre di
Corvonero.
-
Sei sicuro di volermi accompagnare fino a su? Mi sembri
molto stanco. –
-
Certo che sono sicuro, non mi piace far girare le ragazze da
sole di notte … nemmeno se è dentro al castello.
–
-
Chi l’avrebbe mai detto, Kenneth Wilkes è un
cavaliere d’altri
tempi. –
Emise
uno sbuffo beffardo. – Adesso non esageriamo. Preferisco
definirmi responsabile. –
Lo
punzecchiò leggermente su un fianco, sorridendo.
-
Non è una brutta cosa essere considerato gentile, Ken.
Dovresti smetterla di comportarti come se lo fosse e cominciare ad
apprezzare i
complimenti che ricevi. –
-
Non è che ne riceva poi molti. –
-
E di chi è la colpa? –
-
Probabilmente mia -, riconobbe, - ma andare a genio alle
persone non mi è mai importato molto. –
-
Già, sei sempre stato un po’ un lupo solitario -,
riconobbe,
- anche da bambino le cose non erano diverse. –
-
Veramente erano un po’ diverse -, la contraddisse, -
passavamo molto più tempo insieme da piccoli. Ma immagino
che il tuo ragazzo
sia piuttosto geloso quindi … -
-
Nick è geloso -, riconobbe, - anche se gli ho detto che non
ce ne è assolutamente motivo. Ma sono ancora io che scelgo i
miei amici, non
lui … e tu sei mio amico, Kenneth, lo sei sempre stato e
continuerai a esserlo.
Non ti resta che rassegnarti all’idea – concluse,
stringendosi nelle spalle.
Lo
vide fissarla per una frazione di secondo che parve
infinita, dopodichè si chinò su di lei proprio
come era solito fare Nicholas e
posò le labbra sulle sue.
Interdetta,
impiegò qualche secondo a capire cosa stesse
succedendo e come, di riflesso, aveva risposto a quel contatto.
-
Ken … Kenneth, scusami ma non so cosa mi sia preso. Non
possiamo,
non possiamo assolutamente. Nick … -
Gli
sfuggì dalla stretta, correndo via lungo il corridoio e
sgusciando all’interno della torre di Corvonero.
Il
Serpeverde sospirò, lasciandosi ricadere con le spalle
contro il freddo muro in mattoni.
Aveva
la netta sensazione di aver appena incasinato tutto.
Spazio
autrice:
Salve!
Come
scritto nella “comunicazione di servizio” mi scuso
per il ritardo, ma è un
periodo pieno d’impegni e sono letteralmente a mille tanto
che ormai quando
sono a casa ho solo il tempo di dormire. Spero tuttavia di essermi
fatta
perdonare con questo nuovo capitolo che mette un bel po’ di
carne al fuoco in
tema di ship.
Al
prossimo capitolo, nel quale vi anticipo che rivedremo qualche vecchia
conoscenza di “Hogwarts 1944- First Act”.
Stay
tuned.
XO
XO,
Mary
|
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Capitolo 7 *** Capitolo 5 ***
Capitolo
5
23
settembre 1973
-
Sei strano in questi giorni, sembra che tutti i demoni che
di solito tieni dentro abbiano deciso di uscire fuori a giocare tutti
insieme
allegramente – osservò Louisa mentre uscivano
dall’aula d’Incantesimi.
-
Ma come siamo melodrammatici. –
-
Dico solo quello che vedo … e tu hai qualcosa di strano
perciò deve essere successo qualcosa di cui non mi hai
parlato. Sono indecisa
se sentirmi offesa o meno – concluse, fissandolo
risolutamente come se volesse
costringerlo a confidarsi con la sola forza del pensiero.
Kenneth
sbuffò, finendo con il cedere ben sapendo che Louisa
non si sarebbe rassegnata finchè non avesse confessato. Anzi
era già abbastanza
strano che avesse atteso ben due giorni prima di prenderlo
d’assalto con le sue
domande.
-
Diciamo solo che ho fatto un casino che fa sembrare la fuga della
Manticora dal circo francese di quest’estate una simpatica
passeggiata di
salute. –
-
Okay, chi hai ucciso e dove hai messo il cadavere? Sono
disposta ad aiutarti a seppellirlo, la Foresta Proibita dovrebbe essere
una
buona scelta – rispose, senza battere ciglio, sorridendo
ironica.
Si
sforzò di trattenere il sorriso, ma non doveva esserci
riuscito troppo bene perché il sorriso sul volto di Louisa
si allargò ancora di
più.
-
Sfortunatamente ancora nessuno, ma lo terrò a mente quando
accadrà. –
-
Ah, allora l’unica opzione rimasta è la Black.
Avete
litigato? –
-
Non esattamente. –
La
Tassorosso alzò gli occhi al cielo, roteandoli. –
Ken, ti
spiacerebbe essere un po’ più chiaro? Gli
indovinelli non mi sono mai piaciuti.
–
-
D’accordo -, prese un respiro profondo, - dopo la cena del
Lumaclub l’ho accompagnata verso il dormitorio. Abbiamo
parlato come al solito
e poi non so cosa mi è passato per la testa. L’ho
baciata – concluse, pronto
alla reazione di quella bomba appena sganciata.
Tuttavia
Louisa non sembrava per nulla sorpresa.
-
E? –
-
E cosa? –
-
Lei cosa ha fatto? –
-
Se ne è andata borbottando qualcosa su King e su come non
potessimo farlo. E perché, per l’amore di Salazar,
adesso stai ridendo? –
sbottò, folgorandola con un’occhiataccia.
Louisa
replicò, tra una risata e l’altra, - Scusa, ma
è troppo
divertente. Siete evidentemente incastrati in un triangolo e nessuno
dei tre se
ne è ancora accorto. Fa’ così tanto
dramma adolescenziale in piena regola. –
Il
Serpeverde continuò a guardarla, non capendo dove accidenti
voleva andare a parare. Donne, capirle era praticamente impossibile.
-
Le piaci, ma non l’ha ancora capito oppure non è
ancora
pronta ad accettarlo … o è confusa
perché le piace anche King. Comunque la
metti non le sei affatto indifferente. Santo cielo, voi uomini sapete
essere così
ottusi certe volte! –
*
Benjamin
si fermò nel bel mezzo del corridoio, spingendo Dean
a voltarsi per capire cosa stesse succedendo.
Nimue
Burke, in compagnia di Artemis Greengrass e Mairéad
Cahall, era seduta sui gradini dell’ingresso della serra e
stava chiacchierando
allegramente di qualcosa che riguardava una sua compagna di Casa e un
abito
particolarmente bello che le aveva visto indossare
quell’estate in chissà quale
evento.
-
Se non ha dato di matto quando ha visto i disegni non
c’è
motivo per cui lo faccia adesso – gli mormorò
all’orecchio l’amico.
E
in fin dei conti non potevano certo saltare la lezione solo
perché
lui non voleva passarle davanti.
-
Lo spero – mormorò, rassegnandosi
all’idea di entrare
finalmente nella serra.
Erano
quasi davanti a loro quando vide Mairéad dare di gomito
a Nimue e indicarlo con un cenno del capo.
Fantastico,
allora lo sapevano anche le sue amiche.
Adesso
sì che poteva sotterrarsi. Non avrebbe mai più
lasciato
la Sala Comune di Tassorosso … anzi, che diceva, non avrebbe
mai più lasciato
la sua stanza!
La
vide alzarsi e incamminarsi verso di lui, il volto
leggermente più colorito del solito mano a mano che si
avvicinava a lui.
-
Benjamin, volevo chiederti un favore – cominciò,
incerta.
-
Io vado a prendere il posto – intervenne
all’istante Dean,
assestando una pacca d’incoraggiamento sulla spalla
dell’amico ed entrando
nella serra, e scambiando un’occhiata d’intesa con
le altre due ragazze che lo
seguirono a loro volta.
E
così erano di nuovo da soli, proprio come tre giorni prima
quando Nimue aveva visto i disegni.
-
Dimmi. –
-
Sai quei ritratti che hai fatto? –
-
Sì? –
-
Credi che potresti regalarmene uno? Mi piacerebbe tenerlo
come ricordo, li trovo veramente bellissimi, non sapevo che fossi
così talentuoso
… né che ti piacesse l’arte. –
-
Piace anche a te? – chiese, sorpreso dalla richiesta ma a
suo agio per l’argomento familiare.
-
Sì, ma non sono affatto brava a disegnare. Sono bravina a
suonare … suono il clarinetto. –
Si
morse la lingua prima di replicare che lo sapeva.
Se
le avesse detto che l’aveva vista suonare nell’aula
vuota
del primo piano avrebbe avuto la conferma che era una sorta di
inquietante
stalker.
-
Mi … mi piacerebbe sentirti suonare … insomma, se
ti va …
uno di questi giorni magari – mormorò,
maledicendosi per il modo in cui aveva
balbettato.
Il
sorriso di Nimue però valse tutto l’imbarazzo che
stava
provando in quel momento.
-
Certo. Io potrei farti da accompagnamento musicale mentre
disegni, un po’ come una sorta di jam session. –
-
D’accordo, allora ci aggiorniamo per uno di questi giorni.
–
-
Va bene -, sorrise, - ma immagino sia ora di entrare se non
vogliamo che la Sprout ci metta in punizione. –
Annuì,
facendole cenno di precederlo, in modo tale che non
vedesse il sorriso enorme dipinto sul suo volto.
Però
non sfuggì a Dean, che gli strizzò
l’occhio con complice
approvazione.
*
-
D’accordo, sputa il rospo. –
Hydra
si accigliò, smettendo di prendere appunti e voltandosi
verso Rebekah.
-
Di cosa stai parlando? –
-
Parlo di qualsiasi cosa tu stia nascondendo alle tue amiche.
Hai la faccia di chi ha visto un fantasma da due giorni pieni,
perciò se pensi
che lasceremo perdere sei completamente fuori strada, occhioni da
cerbiatta -,
replicò per poi voltarsi verso il banco dietro al loro, -
dico bene ragazze? –
Amelia
e Serenei annuirono.
-
Dicci di cosa si tratta, magari possiamo darti una mano –
confermò la rossa, giocherellando con la piuma che teneva
ancora in pugno.
-
Non lascerete perdere, non importa quanto negherò che sia
successo qualcosa, vero? –
-
Esatto – confermò Rebekah, sorridendo soddisfatta.
-
D’accordo, ma promettete di non avere reazioni esagerate.
–
-
Consideralo assicurato – rispose Amelia.
-
Saremo perfettamente impassibili – confermò
Serenei.
-
Beks? –
Era
lei che più di ogni altra era incline alle esplosioni
emotive
capaci di attirare l’attenzione di chiunque fosse provvisto
di occhi e
orecchie.
-
Certo, certo, ma adesso dicci di cosa si tratta. –
-
Dopo la cena del Lumaclub Kenneth mi ha accompagnata al
dormitorio e lungo la strada ci siamo messi a chiacchierare come al
solito … -
Rebekah
sembrava sul punto di dire qualcosa, ma l’occhiataccia
di Serenei bastò a chiuderle la bocca.
-
E all’improvviso mi ha baciata – concluse, sentendo
il volto
accalorarsi come accadeva sempre quando ripensava a quel momento.
-
E tu hai risposto al bacio? –
Questa
volta Serenei non si prese la briga di zittire l’amica,
probabilmente perché anche lei era tremendamente curiosa di
sentire la
risposta.
-
Per tipo tre secondi, di riflesso … poi sono scappata via.
–
La
bionda Corvonero annuì soddisfatta. – Ben fatto.
–
-
Ma tu non eri quella che diceva che Nick era un idiota e che
lei era troppo per lui? – chiese Amelia, perplessa.
-
Certo, mio fratello è un idiota e Hydra è troppo
per lui, lo
penso ancora. Però lasciare Nick per Kenneth non
è certo una mossa saggia.
Insomma, è sexy ma ha più diavoli in corpo lui
che la bambina dell’Esorcista. –
Davanti
allo sguardo perplesso delle amiche, aggiunse a mo’ di
spiegazione: - Si tratta di un film Babbano. –
-
Ah, comunque credo che il senso sia giusto. Insomma, quel
ragazzo non ha certo il carattere più facile sulla faccia
della terra –
convenne Serenei.
-
Ferme tutte -, intimò la Black, - qui nessuno sta pensando
di lasciare nessuno. È successo e basta, ma le cose non
cambieranno. –
Rebekah
e Serenei inarcarono un sopracciglio, sarcastiche, e
persino Amelia parve essere d’accordo con loro.
-
Non dire che non te l’avevamo detto. –
*
25
settembre 1973
Raelena
non si considerava particolarmente superstiziosa né
impressionabile,
ma quella mattina si era svegliata con la netta sensazione che sarebbe
successo
qualcosa di brutto e appena entrata nel bagno ne aveva avuto la
conferma.
Lo
specchio da trucco le era scivolato di mano, finendo con il
cadere dentro al lavandino e andare in pezzi.
Un
frammento le era schizzato verso il dorso della mano,
ferendole il pollice.
-
Maledizione – imprecò, regolando il getto
dell’acqua finchè
non fu sufficientemente freddo da arrestare il flusso sanguigno.
Alecto
fece capolino dalla porta, preoccupata.
-
Che succede? –
Le
mostrò la mano. – Questo stupido specchio si
è rotto e mi
sono tagliata. –
-
Vieni, ti aiuto a fasciarla – la spinse gentilmente verso la
camera da letto e la fece sedere sul bordo del letto a baldacchino.
Aveva
quasi finito di fasciarla quando un lieve bussare attirò
la loro attenzione.
Una
studentessa che doveva essere del primo o forse del
secondo anno si affacciò con fare titubante.
-
Raelena Lestrange? Tuo fratello chiede di te. –
-
Rabastan ti ha detto cosa voleva? –
-
Non Rabastan -, la corresse la ragazzina, - è Rodolphus
quello che chiede di te. –
Lei
e Alecto si scambiarono un’occhiata allarmata.
Se
Rodolphus era a Hogwarts e aveva raggiunto la loro Sala
Comune in modo del tutto indisturbato significava che era successo
qualcosa di
davvero grave.
Scattò
in piedi, sorpassando la ragazzina e correndo lungo la
rampa di scale che conduceva alla Sala Comune. Aprì la porta
di scatto,
trovando Rabastan seduto sulla sedia con espressione funerea sul volto
mentre
ascoltava le parole di Rodolphus e Lucius Malfoy che si tormentava le
lunghe
dita pallide come se avrebbe preferito essere ovunque tranne
lì.
-
Rod … è la mamma? –
Il
fratello maggiore alzò le iridi blu verso di lei, scuotendo
appena il capo.
Sentì
il cuore perdere un battito e la voce le tremò quando
chiese nuovamente: - Papà? –
Sentì
le lacrime che lottavano contro di lei per uscire e
riversarsi sul volto, ma resistette. I Lestrange erano duri come la
pietra,
loro non piangevano mai … non in pubblico perlomeno.
-
Si trova al San Mungo, è stato ferito durante un attacco.
Silente e Lumacorno dicono che possiamo partire subito. –
Sentì
le braccia muscolose di Rabastan stringersi attorno a
lei mentre Rodolphus faceva lo stesso dall’altro lato.
Eccoli
lì i fratelli Lestrange, uniti nel dolore e nella
preoccupazione verso le poche persone che davvero li legavano gli uni
agli
altri.
*
-
Hanno rimandato la partita di domani, a quanto pare il
signor Lestrange è messo piuttosto male –
riferì Nick, rientrando nella Sala
Comune di Grifondoro e dando la notizia al resto della squadra.
-
Raelena è già partita? – chiese
Alexander.
Annuì.
– L’ho vista uscire dal castello insieme ai
fratelli
mezz’ora fa. –
-
Lo so che i Lestrange sono notoriamente dei Mangiamorte e
che quell’attacco avrebbe potuto portare alla morte di
qualcuno, ma mi dispiace
per lei. Insomma, Raelena non è come loro …
almeno non sembra – mormorò Jacob.
-
Le colpe dei genitori non dovrebbero ricadere sui figli –,
sentenziò Valerie, - perciò credo che sia giusto
starle vicino se lo si
desidera. –
Alexander
parve prendere alla lettera il consiglio dell’amica
perché
si alzò di scatto e uscì dalla Sala Comune a
passi decisi.
Sentì
dietro di sé che Aiden domandava dove fosse diretto e
Nicholas che rispondeva qualcosa come “ha deciso di prendere
in mano la situazione
finalmente”, ma non si prese la briga di confermare o
smentire le parole dell’amico.
Raggiunse
la guferia a tempo di record e sedette sui gradini,
meditando su cosa scriverle.
Voleva
che sapesse che le era vicino, ma che non pensasse che
fosse uno squallido tentativo di provarci mentre era sofferente e
vulnerabile.
Alla
fine, con le mani quasi congelate per il freddo, impugnò
la piuma e spianò il rotolo di pergamena.
Cominciò
a scrivere lentamente.
Quelle
parole, si disse, avrebbero trasmesso bene il
messaggio.
*
Il
picchiettare del falco sulla finestra della sala d’aspetto
del San Mungo attirò l’attenzione dei presenti.
-
Quello non è il falco dei Greengrass? – chiese
Rabastan,
osservando il volatile con moderata sorpresa.
-
Sembrerebbe di sì - convenne Raelena, avvicinandosi alla
finestra e aprendola per farlo entrare.
Tolse
il legaccio e aprì la busta.
La
voce di Rodolphus la fece sussultare.
Era
entrato nella sala d’aspetto talmente piano che non se ne
era nemmeno accorta.
Bellatrix
era con lui, distanziata a pochi passi da Lucius e
Narcissa.
-
Chi è che ti scrive? –
-
Alexander Greengrass – rispose, impassibile, tornando a
leggere quelle poche righe vergate con la sua inconfondibile grafia
leggermente
spigolosa.
Raelena,
so che probabilmente adesso l’ultima
cosa che vorrai sentirti dire è che ti sono vicino. Decine
di persone ve l’avranno
ripetuto con espressioni contrite di facciata, come accade sempre tra
la nostra
gerarchia, senza pensarlo davvero e conoscendoti ne sarai stata
disgustata. Io
però lo penso davvero perciò te lo dico lo
stesso: ti sono vicino. Se volessi
parlare, sfogarti, o anche solo stare seduti senza dire nulla sappi che
con me
puoi farlo.
Spero
che
tuo padre si riprenda presto,
Alexander Nox Greengrass
-
C’è un motivo in particolare per cui ti scrive?
– chiese Bellatrix,
le iridi grigie assottigliate con malizia.
-
Non direi, andiamo solo d’accordo. –
-
Bene, sono un’ottima famiglia, una delle Sacre Ventotto
… e
sono leali alla Causa. –
Rabastan
le rivolse un’occhiata a metà tra il sarcastico e
l’esasperato.
– Non dirmi che stai seriamente pensando a un contratto
matrimoniale in questo
momento? Pensavo che fossi più una serpe che una iena, ma
forse sei un incrocio
tra le due. –
Le
iridi della giovane donna lampeggiarono e per un momento
sembrò che fosse più che propensa ad assestargli
un sonoro schiaffo.
-
Bella –, la richiamò Rodolphus, - non adesso.
–
Parve
volergli rispondere, ma l’arrivo di uno degli infermieri
del San Mungo li trattenne dall’intavolare
l’ennesima discussione.
-
Il signor Lestrange è sveglio e cosciente, madame Lestrange
dice che potete entrare se volete. –
Raelena
fu la prima a oltrepassare la soglia, lasciando
indietro i due fratelli.
Se
volevano litigare tra di loro che lo facessero pure, ma a
lei in quel momento interessava solo sapere come stesse suo padre.
Fece
capolino dalla porta.
Sua
madre era seduta accanto al letto e mormorava qualcosa.
Smise
di parlare non appena la vide, invitandola a entrare.
Le
sorrise lievemente, accarezzandole il volto.
-
Tuo padre vuole parlarti, io aspetto qui fuori. –
Perplessa,
entrò nella stanza privata e fece per sedere sulla
sedia quando il padre la fermò battendo sul materasso
accanto a lui.
-
Mamma dice che volevi parlarmi. Sicuro di non esserti
confuso e di voler parlare invece con Rodolphus? –
Insomma,
dopotutto era lui il maggiore e per giunta era un
uomo.
Lei
era solo la secondogenita, e per di più era una ragazza,
Rabastan l’avrebbe sorpassata di diritto non appena avesse
raggiunto la
maggiore età.
Renford
le rivolse un sorriso divertito. – Credo di essere
ancora in grado di distinguere tra mio figlio e mia figlia, lui
è quello con i
capelli corti giusto? –
Scoppiò
a ridere, sollevata.
Se
suo padre trovava il tempo di fare battute allora non stava
poi così male.
Tornando
serio, Renford riprese il discorso. – Volevo solo
essere certo che tu sapessi che ho la massima fiducia in te e in quello
che
fai, qualsiasi sia la natura della decisione che prendi … e
lo stesso varrà in
futuro. I tuoi fratelli sono forti, a modo loro, ma non hanno quella
capacità
di mettersi pienamente in gioco come fai tu. Hanno ripreso
più da tua madre da
quel punto di vista che da me, ma tu … volevo solo che
sapessi che sarò fiero
di te indipendentemente da come andranno le cose. Pensi di riuscire a
tenerlo a
mente? –
Le
prese la mano, portandola al volto e baciandola con
delicatezza.
-
Lo farò anche se non capisco a cosa ti riferisci. –
-
Lo capirai al momento giusto. Non capiamo mai le decisioni
importanti della vita finchè non ce le troviamo davanti.
–
-
Papà … -
-
Tienilo solo a mente, adesso fammi parlare con Rodolphus
prima che lui e Bellatrix facciano qualcosa di molto stupido.
–
Ed
ecco che la Causa tornava prepotente nelle loro vite.
Raelena
obbedì, uscendo dalla stanza e chiedendosi se e quando
tutto quello avrebbe avuto una fine.
Spazio
autrice:
Salve!
Ho
aggiornato prima del previsto, ma sfortunatamente non sono riuscita a
inserire
tutti gli OC. Ovviamente mi rifarò con il prossimo capitolo,
dedicando loro uno
spazio maggiore. Qui sotto vi lascio i prestavolto della famiglia
Lestrange per
chi non avesse letto né “Hogwarts 1944”
né “Memories”.
Al
prossimo capitolo.
Stay
tuned.
XO
XO,
Mary
Katherine
Nott in Lestrange – 46 anni, ex Serpeverde.
Renford
Lestrange – 46 anni, ex Serpeverde.
Rodolphus
Lestrange – 22 anni, ex Serpeverde.
|
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Capitolo 8 *** Capitolo 6 ***
Capitolo
6
30
settembre 1973
-
Toglietemela da davanti o giuro che la Schianto –
sbottò Ellen,
mentre lei e Alecto si lanciavano sguardi furiosi da una parte
all’altra della
Sala Comune di Serpeverde sotto gli occhi divertiti dei loro compagni.
Le
discussioni tra loro due erano ormai all’ordine del giorno
ed era anzi fin troppo strano che non si fossero saltate al collo prima.
-
Per cosa stanno discutendo? – chiese Regulus, sopraggiunto
in quel momento insieme ai suoi compagni del secondo anno.
-
Non ne ho idea, ma immagino che non sia importante … tutto
si riduce sempre all’incompatibilità caratteriale
– replicò Mairéad, con un
piccolo accenno di sorriso a incresparle le labbra.
-
Sembra quasi che ti stia divertendo. –
-
Oh, ma infatti è proprio così. –
-
Non dovresti intervenire? – insistè il giovane
rampollo dei
Black.
La
ragazza parve genuinamente sorpresa.
-
E perché mai? Ellen è più che in grado
di conciarla per le
feste, non le serve certo il mio aiuto. –
*
Artemis
uscì dall’aula del Club di Trasfigurazione insieme
a
Irfan, chiacchierando di quelli che erano i possibili esiti della
partita tra
Grifondoro e Serpeverde che si sarebbe tenuta di lì a tre
giorni.
-
Per come la vedo io Wilkes e King si scanneranno –,
profetizzò la ragazza, - hanno sempre quell’aria
da “vorrei staccarti la testa
a morsi, ma non posso perché se lo facessi poi finirei ad
Azkaban”. –
Irfan
ridacchiò, annuendo con convinzione.
Effettivamente
mettere in campo quei due assicurava sempre un
elevato tasso di falli e gioco pericoloso ai limiti del regolamento.
-
Personalmente non saprei dirti chi ha maggiori possibilità
di vincere. Da un lato Grifondoro ha una squadra ben bilanciata, ma
dall’altro Serpeverde
ha un gioco molto più aggressivo e un grande attacco.
–
-
L’unica cosa su cui non c’è alcun dubbio
è che se Grifondoro
perde la prima partita di campionato la Mc sarà di umore
intrattabile per tutta
la settimana seguente –, sospirò Artemis, - e
… oh, per le mutande di Merlino,
mi ero completamente dimenticata dell’incontro del Club
d’Incantesimi. –
Accennò
con il capo alla borsa carica di libri prima di
aggiungere: - Irfan, visto che stai tornando in Sala Comune, me la
porteresti?
Non arriverò mai in tempo se devo mettermi a correre con
questa roba sulla
schiena. –
Irfan
afferrò la tracolla, sistemandola sulla spalla lasciata
libera.
-
Nessun problema. Visto che vai all’incontro del Club,
chiederesti alla Evans come procede la situazione con i Malandrini?
–
-
Così che tu possa sapere se devi o meno minacciare un gruppo
di ragazzini del terzo anno? – chiese ironica.
-
Esattamente. –
-
Consideralo già fatto. –
*
Edgar
prese posto accanto a Valerie, rispondendo alla sua muta
domanda sul motivo del suo ritardo con un cenno che nel loro personale
linguaggio significava “te lo dico dopo”.
-
Signor Bones, cominciavo a pensare che non si sarebbe unito
a noi quest’oggi – constatò il professor
Vitious.
-
Le mie scuse, professore, ma sono rimasto invischiato in un
piccolo imprevisto nella Sala Comune di Tassorosso. –
-
Qualcosa di cui dovremmo preoccuparci? –
-
No, signore, non direi. –
-
Allora direi che la signorina McKinnon può procedere a
spiegarle brevemente cosa ci accingeremo a fare nel corso di questo
nostro
incontro. –
Per
tutta risposta Valerie si sporse leggermente verso di lui,
mostrandogli gli appunti che aveva preso durante la breve spiegazione
del
professore.
-
Mi dici cosa è successo? – chiese sottovoce,
mentre
fingevano di consultare insieme il materiale fornito da Vitious.
-
Dispensavo consigli da fratello maggiore -, rispose con un
sorriso orgoglioso, - visto che a quanto pare Benjamin ha intenzione di
chiedere un appuntamento a una ragazza … e sappiamo entrambi
che ho una certa
esperienza in materia. –
Gli
diede un buffetto dietro al collo, sbuffando.
-
Non ci vedo nulla di cui vantarsi, Ed. –
-
Oh, andiamo, quando è stata l’ultima volta che uno
del
nostro gruppo ha avuto un appuntamento all’infuori di me?
Nick non fa testo,
lui e Hydra stanno insieme da anni – aggiunse in fretta.
Roteò
gli occhi al cielo.
Quando
si toccava l’argomento appuntamenti la situazione tra
loro diventava sempre strana. Insomma per certi versi era abituata a
vederlo
uscire con ragazze sempre diverse e destinate a durare al massimo un
mese, ma
non riusciva a comprendere perché fosse così
intenzionato a spingerla ad
affrontare l’argomento vita sentimentale quando lei stava
bene così.
-
Beh, considerando che Aiden ha un figlio dubito che a lui
interessi una nuova storia nell’immediato -, gli fece notare
beffarda, - e so
che Jacob ha chiesto nuovamente ad Amelia di uscire. –
Sorrise
soddisfatta quando lo vide aggrottare la fronte.
-
Jacob ha chiesto cosa
a mia sorella? –
-
Sssh, abbassa la voce – lo ammonì, visto che
alcuni dei
presenti si erano voltati verso di loro con aria incuriosita, - o vuoi
che ci
senta tutto il castello? –
-
D’accordo, ma non puoi impedirmi di ucciderlo. –
-
Non ho intenzione di provarci -, assicurò, - ma magari
è il
caso di mettere da parte il discorso appuntamenti romantici e
concentrarci sull’esercizio.
–
-
Prima lo studio e poi l’omicidio, mi sembra un buon
compromesso – convenne.
*
Mentre
prendevano posto sui divani della Sala Comune di
Corvonero Helen si voltò verso William, tamburellando le
dita sulle labbra con
fare pensieroso.
-
Sono solo io oppure l’atmosfera alla riunione del Club degli
Scacchi era stranamente tesa? –
-
Già, sembrava anche a me -, convenne il biondo, - eppure
è
strano perché di solito Hydra e Wilkes vanno
d’amore e d’accordo. –
-
Immagino sia successo qualcosa … magari si tratta di
qualcosa d’imbarazzante – considerò, le
iridi che scintillavano divertite e
curiose al contempo.
-
Fammi indovinare, hai intenzione di indagare? –
-
Mi conosci fin troppo bene, Will. –
-
Lo sai che Kenneth Wilkes ti ucciderà e occulterà
il tuo
cadavere in qualche angolo del castello se scopre che ti stai facendo
gli
affari suoi, vero? –
Si
strinse nelle spalle, lasciandosi ricadere contro il
morbido sedile del divano.
-
È un rischio che sono disposta a correre … e poi
se dovessi
cacciarmi nei guai ho sempre un Caposcuola pronto a tirarmene fuori,
no? –
aggiunse, sogghignando.
-
Tra te che ti cacci nei guai e Irfan che potrebbe uccidere i
Malandrini comincio a pensare che questa spilla sia più una
punizione che un
premio – sospirò esasperato.
*
3
ottobre
1973
Raelena
scorse il tavolo verde argento soffermandosi in
particolare sui membri della sua squadra.
C’era
chi spiluccava svogliatamente, chi sbadigliava
ingurgitando quanta più caffeina possibile prima di scendere
in campo e chi
fissava punti della Sala Grande come se fossero con la testa da
tutt’altra
parte.
Non
andava minimamente bene.
Battè
un pugno sul tavolo, facendo sussultare tutti i
presenti.
-
Volete svegliarvi e ricordarvi che questa mattina giochiamo
contro Grifondoro oppure devo prendervi tutti a calci fino al campo da
Quidditch? –
-
Lei sì che sa come sollevare il morale della squadra
–
ironizzò Rabastan, per beccarsi per tutta risposta un pezzo
di toast in piena
fronte.
-
Invece di fare il simpatico pensa a mangiare. –
-
Signorsì signora dittatrice –
bofonchiò, ma afferrò una
fetta di pane tostato e prese a masticarla con impegno.
Se
c’era qualcosa che i suoi quindici anni di vita gli avevano
insegnato era che non bisognava mai e poi mai mettersi contro sua
sorella …
sempre ammesso che si tenesse alla propria pelle ovviamente.
*
Hydra
si avvicinò al tavolo rosso oro in compagnia di Rebekah,
fermandosi alle spalle di Nicholas e coprendogli gli occhi con le mani.
Sentì
il volto del Grifondoro tendersi mentre sorrideva per
poi voltarsi verso di lei e passarle un braccio intorno alla vita,
attirandola
a sé e facendola sedere sulle sue gambe.
-
Sei passata a farci gli auguri per la partita? –
Annuì.
– Saremo in tribuna a tifare per voi. –
-
Perciò ho diritto a un bacio di buona fortuna. –
Arricciò
le labbra in un sorrisetto divertito. – Oh, non
saprei … non vorrei che ti rovinasse la concentrazione in
vista della partita. –
Le
si avvicinò ancora di più, sussurrandole a fior
di labbra
prima di baciarla: - Credo proprio che correrò il rischio.
–
Rebekah
tossicchiò, attirando l’attenzione della coppia.
-
Ci sarei anche io qui e vi inviterei a non fare cose del
genere davanti ai miei giovani occhietti innocenti. –
-
Sei passata anche tu a farmi gli auguri? – chiese Nicholas,
sinceramente stupito da quell’improvvisa premura di sua
sorella minore.
-
Qualcosa del genere. Sono passata a dirti che voglio che tu
stia molto attento e non ti faccia assolutamente colpire dai Bolidi
… spetta a
me il compito di farti fuori e prima o poi ci riuscirò,
perciò non accetto che
una stupida palla incantata mi rubi l’onore –
concluse, strizzandogli l’occhio.
-
Sono sempre più commosso da questa forma di amore fraterno.
–
-
Sì, ma non farci l’abitudine. –
*
-
La partita sembra andare avanti in modo piuttosto
equilibrato – considerò Louisa mentre osservava i
Cacciatori di Serpeverde
portare avanti la Pluffa con decisione, schivando le incursioni degli
avversari.
-
Già, ma immagino che prima o poi si sbloccherà
–, replicò Valerie,
- dopotutto Dean è un bravo Cercatore. –
-
La Fawley è altrettanto brava. –
La
bionda Grifondoro si voltò verso di lei, inarcando un
sopracciglio:
- Posso sapere per chi hai intenzione di tifare, Louisa? –
Si
strinse nelle spalle. – Mi va bene la vittoria di entrambe
le squadre, non ho una preferenza in particolare. –
Valerie
sembrava sul punto di ribattere in qualche modo, ma lo
sguardo le cadde sul posto accanto al suo dove Edgar stava seguendo la
partita
e al contempo chiacchierando con un paio di ragazze di Grifondoro.
Louisa
seguì la sua traiettoria, sorridendo maliziosa.
-
Dovresti dirglielo. –
-
Dirgli cosa? –
-
Quello che provi ovviamente. Se non lo fai dubito che
smetterà di parlare con le ragazze che gli ronzano intorno.
–
-
Non so a cosa ti stai riferendo, noi siamo migliori amici. –
Il
sorriso si estese ancora di più sul volto della Tassorosso.
-
Che buffo, è esattamente quello che ha detto anche lui.
–
*
-
Ahia, quel contrasto ha tutta l’aria di aver fatto parecchio
male – considerò Amelia, storcendo il naso davanti
allo scontro appena avvenuto
tra Kenneth e Nicholas.
Dopo
un attimo di smanacciamento il Cacciatore di Serpeverde
riemerse con la Pluffa saldamente stretta al petto e filò
dritto verso gli
anelli.
Calibrò
il tiro, mirò all’anello esterno e
centrò in pieno l’anello.
Il
punteggio di 80 a 50 per Serpeverde venne accolto con una
sonora imprecazione dalla curva rosso oro.
-
Deve mantenere la lucidità o non vincerà mai un
contrasto –
considerò Hydra sottovoce, osservando il suo ragazzo mentre
alzava gli occhi al
cielo con l’aria di chi era pronto a spaccare qualcosa.
-
Non credo servirà a molto, Serenei ha appena individuato il
Boccino. –
Seguirono
la rossa Serpeverde nella sua picchiata,
osservandola esultare quando risalì tenendo stretta tra le
dita la sfera
dorata.
Il
fischio di Madama Bumb annunciò la fine
dell’incontro e la
vittoria dei verde argento.
-
Vado da Nick – decretò Hydra, abbandonando gli
spalti e
dirigendosi verso lo spogliatoio maschile.
Conoscendo
Nicholas sarebbe stato a dir poco furioso.
Spazio
autrice:
Salve!
Eccoci
qui con il nuovo capitolo. Nel prossimo vedremo i festeggiamenti per
Halloween
perciò vorrei porvi una piccola domanda:
-
Avete
preferenze su cosa indosserà il vostro OC per la festa in
Sala Grande e sulle
persone con cui socializzerà/ballerà o magari
gli/le faranno da cavaliere o da
dama?
Fatemi
sapere o tramite recensione o tramite mp.
Al
prossimo aggiornamento.
Stay
tuned.
XO
XO,
Mary
|
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Capitolo 9 *** Capitolo 7 ***
Capitolo
7
13
ottobre 1973
-
Nicholas è ancora al campo? –
Jacob
annuì appena mentre si serviva una generosa dose di
pasticcio di rognone per poi passare la scodella ad Aiden.
-
Negli ultimi dieci giorni non ha fatto altro che allenarsi.
Devo dire che ha preso proprio male tutta questa storia della
sconfitta. –
-
Tipico di lui. Avrebbe accettato di perdere contro qualsiasi
squadra, ma non Serpeverde – commentò Alexander
mentre Aiden mormorava la sua
approvazione.
-
Io ho provato ad andare con lui per qualche giorno, ma è
andato completamente fuori di testa – aggiunse Dean,
stringendosi tra le spalle
con l’aria di chi non sapeva più che pesci
prendere, - Insomma ovviamente
dispiace anche a me della sconfitta, come a tutti credo, ma lui
l’ha presa veramente
malissimo … quasi fosse qualcosa di personale. –
Jacob
sorrise con l’aria di chi la sapeva lunga.
-
Ma è esattamente così, mio giovane amico. Nick
non tollera
l’idea di perdere contro Kenneth Wilkes non contro Serpeverde
in sé per sé. –
-
Quei due non si sopporteranno mai – confermò una
voce
femminile decisa che interruppe il loro momento di pettegolezzi tutto
al
maschile.
-
Spie verde argento all’orizzonte o è solo una
visita di
cortesia? – s’informò Dean.
Raelena
atteggiò le labbra tornite a un sorrisetto vagamente
divertito.
-
Nessuna delle due, temo. Volevo solo rubarvi Alexander per
qualche minuto, sempre se voi comari rosso oro avete finito di
spettegolare …
altrimenti ripasso quando vi è più comodo
– concluse ironica.
Prima
che Jacob o Dean avessero modo di replicare con qualche
battuta salace Aiden intervenne sorridendo cordialmente.
-
Naturalmente, è tutto tuo. –
Vagamente
consapevole di avere gli occhi di tutta la tavolata
su di sé, Alexander si alzò e seguì la
ragazza verso l’uscita della Sala
Grande.
Giunti
nel corridoio rimase in silenzio a guardarla finchè
Raelena non prese la parola.
-
Non ho avuto occasione per ringraziarti della lettera che mi
hai mandato quando mio padre era ricoverato al San Mungo. È
un gesto che ho
apprezzato molto e volevo che tu lo sapessi. –
-
Sono contento che tu abbia apprezzato, anche se per un
attimo ho temuto che l’avessi considerato troppo invadente.
–
Scosse
il capo, gettando le lunghe ciocche castano scuro sulla
schiena.
-
No, è solo che tra la partita e le lezioni non sono riuscita
a trovare un momento per venire a parlarti e ci tenevo a ringraziarti
di
persona. –
-
Bene … allora immagino di doverti ringraziare per i
ringraziamenti – replicò ironico.
Scoppiarono
a ridere all’unisono per poi rimanere in silenzio
a fissarsi nel bel mezzo del corridoio.
-
Ti lascio tornare alle vostre chiacchiere da uomini prima
che uno di loro cominci a pensare davvero che ti abbia rapito
… o ucciso e
occultato il tuo cadavere visto come la pensano sulla maggioranza di
noi
Serpeverde. –
-
Io non la penso così. –
Le
iridi nocciola screziate di pagliuzze verdi luccicarono.
-
Lo so. –
Dopodichè
si voltò e percorse a passi lenti la distanza che la
separava dalle scale che portavano ai sotterranei, voltandosi verso di
lui un
attimo prima di sparire lungo la rampa con un fugace sorriso.
*
Hydra
rabbrividì stringendosi maggiormente contro il mantello
che indossava mentre osservava il suo ragazzo compiere
l’ultimo giro intorno
agli anelli e dirigersi verso terra.
Soffocò
uno sbadiglio alzandosi dalla gradinata e scendendo a
raggiungerlo proprio mentre atterrava sul terreno gelido e umido.
-
Sei rimasta per tutto il tempo sugli spalti? – chiese
sorpreso, accettando il cestino con i sandwich che gli aveva portato.
-
Mi sono allontanata solo per andare a prendere da mangiare –
confermò, accennando con il capo verso lo spogliatoio, - ti
dispiace se
mangiamo dentro? Fa veramente freddo qui. –
Annuì,
passandole un braccio attorno alle spalle e attirandola
a sé mentre camminavano verso lo spogliatoio.
-
Sei gelata, saresti potuta tornare al castello a scaldarti.
–
-
E chi sarebbe intervenuta per fermarti quando si fosse fatto
troppo tardi e tu fossi rimasto ancora sulla scopa ad allenarti?
–
-
Anche questo è vero -, ammise tenendole aperta la porta e
invitandola a precederlo, - ma la prossima partita con i Tassorosso
sarà tra
meno di un mese e non possiamo permetterci di perdere anche quella.
–
-
È solo l’inizio del campionato, Nick. Perdere una
partita
non ucciderà di certo nessuno. –
-
Lo so, ma l’idea di aver perso contro di lui mi fa andare il
sangue al cervello. Anche soltanto il modo in cui entra a lezione, con
quel suo
odioso sorrisetto soddisfatto … sembra che mi prenda in giro
in continuazione.
–
Hydra
alzò gli occhi al cielo, sbuffando.
I
ragazzi e le loro fisse da macho.
-
Hai mai pensato che forse sei tu che ti suggestioni e che
non voglia provocarti? –
-
Ne dubito. Wilkes adora provocarmi, non perderebbe mai
un’occasione per farlo. –
-
Non è che tu sia questo stinco di santo … -
-
Immagino che sia semplice antipatia a pelle. Non possiamo
farci nulla, ma allo stesso tempo l’idea di perdere una sfida
con lui mi manda
il sangue al cervello – ammise il Grifondoro, gettando la
divisa sporca nella
cesta con stizza.
-
Quando si gioca a Quidditch sono due squadre che si sfidano,
non due singoli giocatori -, gli fece presente, - perciò
credo che voi due
dovreste proprio darci un taglio e comportarvi da persone e giocatori
maturi. –
-
Bella e saggia, comincio a credere che Rebekah abbia ragione
quando dice che sei troppo per me – rise, chinandosi a
baciarla.
Rispose
al bacio, per poi fissarlo dritto negli occhi con uno
sguardo deciso.
-
Me lo prometti, Nick? Mi prometti che proverai a lasciar
perdere tutta questa stupida storia della rivalità
personale? –
Prese
un respiro profondo per poi annuire.
-
D’accordo, lo prometto. –
*
21
ottobre 1973
Valerie
si sedette sul prato ai margini del Lago Nero con aria
perplessa, voltandosi verso il clan Bones che chiacchierava
sommessamente tra
di loro.
Di
qualsiasi cosa si trattasse stava mettendo tremendamente in
imbarazzo Benjamin, perché il ragazzo aveva il volto di una
bella tonalità
rosso pomodoro.
-
Che succede? –
-
Edgar sta cercando di istruire Benjamin con i suoi consigli
da rimorchio – replicò Amelia, roteando gli occhi
come a sottintendere che per
lei erano un ammasso di idiozie belle e buone.
La
Grifondoro scoppiò a ridere, attirando su di sé
lo sguardo
indignato del suo migliore amico.
-
Ehy, si può sapere cosa ci trovi di divertente? –
-
Nulla, figurati … solo che trovo assurdo vederti nei panni
di mr lezioni d’amore. –
-
Per la cronaca io ho sempre avuto un notevole successo con
le ragazze – replicò Edgar, piccato.
-
Non lo metto in dubbio, peccato solo che il più delle volte
si trattasse di tipe provviste al massimo di una coppia di neuroni
… di cui uno
ubriaco e l’altro affetto da qualche grave deficit.
–
Amelia
scoppiò a ridere, allungandosi a scambiare un cinque
con la bionda.
-
Esattamente quello che stavo dicendo io, le ragazze di Ed
non sono un prototipo attendibile. –
-
Quindi, dall’alto della vostra immensa intelligenza
femminile, voi cosa gli consigliereste per un primo appuntamento?
–
Valerie
si accigliò, pensierosa. – Immagino dipenda da chi
è
la ragazza in questione. –
-
Nimue Burke – farfugliò Benjamin, arrossendo se
possibile
ancora di più.
-
Bella scelta, è molto carina e decisamente intelligente -,
approvò la bionda Grifondoro venendo ricompensata da un
sorriso solare del
quindicenne, - perciò credo che con lei potresti andare sul
sicuro scegliendo
qualcosa che ti faccia sentire a tuo agio. Non deve essere una cosa
troppo
sdolcinata o eclatante, credo sia sufficiente anche solo un posto
tranquillo in
cui chiacchierare e fare qualcosa che piaccia a entrambi. –
-
A lei piace la musica ed è rimasta colpita dai miei disegni
… avevo pensato a una sorta di jam session, ma
improvvisamente l’idea non mi
sembra più buona come quando l’ho proposta
– ammise.
-
Invece trovo che sia una splendida idea e credo che le
piacerà. Far coincidere le vostre passioni dovrebbe aiutarvi
a superare
l’imbarazzo. –
-
E magari riuscirai anche a invitarla al ballo di Halloween –
aggiunse Amelia.
Benjamin
si voltò verso il fratello maggiore alla ricerca di
un parere maschile.
-
Tu che ne pensi, Ed? –
-
Credo che l’idea non sia malvagia, quando disegni diventi
sempre più sicuro di te e di quello che dici -,
considerò lui, - perciò come
primo appuntamento potrebbe rompere il ghiaccio. Se pensi che sia
andata bene
allora invitala anche al ballo, altrimenti lascia le cose in sospeso
con
abbastanza tatto e naturalezza da non risultare offensivo. –
-
D’accordo, allora immagino che sia ora che mi vada a
preparare per l’appuntamento. –
Si
alzò spolverando i pantaloni della divisa e sentì
le voci
di Amelia e Valerie che gli gridavano dietro: - Poi vogliamo tutti i
dettagli.
–
*
Trascinò
nervosamente i piedi mentre sedeva sul bordo di un
banco dell’aula abbandonata del secondo piano, in attesa che
Nimue arrivasse.
Avevano
appuntamento per le quattro, eppure l’ora concordata
era passata da dieci minuti e di lei non c’era traccia.
Un
pensiero spaventoso si fece largo nella sua mente.
E
se non si fosse presentata all’appuntamento?
Dopotutto
lui era patologicamente timido, decisamente
imbranato, e praticamente incapace di mettere in fila una frase di
senso
compiuto dietro l’altra quando si trovava di fronte a lei.
Patetico,
era questo che doveva esserle sembrato quando l’aveva
invitata e solo per carineria non aveva declinato fin da subito
l’invito.
La
porta dell’aula venne aperta e il volto di Nimue fece
capolino all’interno scacciando via ogni sua assurda
preoccupazione.
Era
lì, non gli aveva dato buca all’ultimo momento.
-
Scusami per il ritardo, ma Mairéad e Artemis non la
smettevano più di chiacchierare. –
-
Non … non fa nulla, anche io sono arrivato poco fa.
–
-
Bene -, gli sorrise solare, - allora cosa vuoi che suoni?
Qual è la musica che ti ispira di più mentre
disegni? –
-
Qualsiasi cosa tu voglia suonare a me andrà benissimo.
–
Sedette
incrociando le caviglie una sull’altra e tirò
fuori il
violino, appoggiandolo sulla spalla e chiudendo gli occhi mentre
cominciava a
muovere l’archetto con movimenti agili e sicuri.
Prese
qualche istante per osservarla.
Il
volto dai tratti delicati come quelli di una bambola, le
lunghe ciglia castano chiaro che celavano grandi occhi verdi e le
ciocche castane
screziate di riflessi biondi che per l’occasione aveva
acconciato in una
treccia laterale.
Bellissima.
Assolutamente
celestiale.
La
matita si mosse tra le sue dita ancora prima che riuscisse
a rendersi conto di quello che stava facendo e quando la ragazza ebbe
finito la
canzone si sporse verso di lui, incuriosita.
Sul
foglio, tratteggiata con sapiente maestria, c’era una sua
fedele riproduzione incorniciata da raggi di luce e delicati gigli
candidi.
-
Quella sarei io? – chiese Nimue, accarezzando con timore
reverenziale il disegno.
-
Già … ma se non ti piace posso modificarlo
– aggiunse in
fretta.
-
No, è stupendo così com’è.
È solo che nessuno mi aveva mai
ritratta in questo modo prima … anzi in realtà
nessuno mi aveva mai usato come
modella per i suoi lavori – si corresse.
È
un peccato perché sei stupenda … cioè
… intendevo dire che
sei una modella stupenda, perfettamente proporzionata, riprodurti
è semplice –
bofonchiò, consapevole di essere arrossito.
-
Posso tenerlo? –
-
Certo. –
Strappò
la pagina dell’album, consegnandogliela e osservandola
riporla in borsa con estrema delicatezza, quale stesse stringendo la
più grande
delle opere d’arte.
-
Nimue … stavo pensando … insomma volevo chiederti
una cosa. –
Gli
sorrise, sfiorandogli il dorso della mano.
-
Dimmi pure, Ben. –
-
Mi domandavo se tu avessi già un cavaliere per la festa di
Halloween
… e se non ce l’hai … ti andrebbe di
andarci con … insomma con me? –
-
Sì. –
-
Ah, immaginavo che l’avessi già. –
La
Tassorosso scosse il capo, ridendo. – No, Ben. Non volevo
dire che ho già un cavaliere, ma intendevo che mi piacerebbe
molto andarci con
te – lo corresse.
Sgranò
le iridi color cioccolato, piacevolmente scioccato.
-
Magnifico. Davvero magnifico. –
-
Sì, è proprio magnifico. –
*
-
Ripetici un’altra volta quello che hai detto –
ordinò Mairéad,
osservando Ellen come se fosse completamente uscita di testa.
-
È inutile che mi guardi in quel modo, Mairé -,
replicò la
bionda, - perché mi hai sentita benissimo. –
-
Concordo con Mairéad -, stabilì Artemis, -
perciò mi viene
più che naturale chiederti come mai tu abbia deciso di
andare alla festa di
Halloween con lui. Insomma non è che tu abbia mai parlato di
un interesse
particolare nei suoi confronti, o se l’hai fatto io non me ne
sono mai accorta.
–
Ellen
scrollò le spalle, infilando nella borsa in pelle di
drago i libri di Storia della magia.
-
Non fatene una questione di stato, ragazze. Io e Kenneth
abbiamo deciso di andare al ballo insieme e basta, non abbiamo mica
annunciato
un fidanzamento o l’idea di scappare per sposarci a Las
Vegas. –
-
Sì, ma non mi spiego il perché -,
insistè Mairéad, - insomma
è tremendamente strano … e non puoi negarlo
– aggiunse perché l’amica sembrava
pronta a ribattere.
-
A proposito di cose strane … non è Rabastan
Lestrange quello
appena entrato in biblioteca? – glissò abilmente
sull’argomento Ellen,
indicando con un cenno del capo il loro compagno di Casa che era
appoggiato
allo scaffale della sezione di Antiche Rune e chiacchierava a bassa
voce con
Serenei Fawley.
-
È decisamente lui … e la cosa è ancora
più strana della tua
decisione di andare alla festa con Kenneth. Mi chiedo di cosa stiano
parlando. –
-
C’è solo un modo per scoprirlo: origliare
– stabilì con
allegra determinazione Mairéad, alzandosi e facendo il giro
dello scaffale per
portarsi a portata d’orecchio senza attirare la loro
attenzione.
Ad
Ellen e Artemis non rimase che scambiarsi un’occhiata a
metà tra l’incredulo e il divertito prima di
alzarsi e seguire la loro amica in
quell’improvvisa spedizione alla ricerca di gossip.
*
-
Volevi parlarmi, no? Bene, eccomi qui – esordì
Serenei,
osservando risolutamente negli occhi il compagno di Casa e di squadra.
Rabastan
aveva la consueta espressione rilassata, incurante e
perfettamente sicura di sé mentre stava appoggiato allo
scaffale e l’osservava
con le labbra sottili stirate in un ghigno compiaciuto.
-
Volevo parlarti della festa di Halloween. A quanto ne so
nessuno ti ha ancora invitata ad andare al ballo con lui. –
-
Sembra quasi che tu lo sappia con fin troppa certezza. –
Il
sogghigno si estese ancora di più.
-
Così sembrerebbe -, convenne, - quindi la mia supposizione
è
corretta? –
-
Per il momento sì. –
-
Ed è altrettanto ragionevole supporre che dal momento che la
Black andrà con King e Rebekah è stata invitata
da Davies tu sei l’unica del
vostro allegro terzetto a non avere un accompagnatore? –
Serenei
sbuffò, incrociando le braccia al petto e lanciandogli
un’occhiataccia.
-
Arriva al punto oppure comincerò a supporre che tu sia qui
solo ed esclusivamente per darmi il tormento. –
-
D’accordo, vengo al punto. La mia proposta è di
venire al
ballo con me. Niente fronzoli, niente impegni, semplicemente una serata
leggera
e stiamo a vedere come va. –
Lo
soppesò con cura prima di replicare, sorpresa: - Si tratta
di uno scherzo, vero? –
-
Ho forse la faccia di uno che sta scherzando? –
No,
non ce l’aveva affatto. –
-
Perché io? –
-
Nell’ordine: non sei di certo la peggiore compagnia
possibile, sei un membro delle Sacre Ventotto, non mi
toccherà sorbirmi Alecto
Carrow per tutta la serata … e ho sempre trovato sexy le
rosse – concluse.
-
E questa è probabilmente la richiesta meno romantica della
storia di tutti i balli – concluse per lui.
-
Bene, perché il romanticismo non è mai stato cosa
per me. –
-
Per la cronaca, probabilmente sono completamente impazzita …
ma d’accordo, verrò al ballo con te. –
*
31
ottobre 1973
Irfan
raggiunse Mairéad e Artemis insieme a William,
osservando la pista gremita di ballerini.
C’era
chi si muoveva a tempo, chi aveva improvvisato un lento
spaccaossa e chi ondeggiava sul posto come se non avesse la minima idea
di
quello che stava facendo.
-
Credo che andrò a chiedere a Louisa di ballare –
disse d’un
tratto William, individuando la Tassorosso a qualche metro da loro
mentre
chiacchierava con suo fratello e Valerie McKinnon e sorseggiava della
Burrobirra.
Davanti
agli sguardi perplessi delle due ragazze Irfan non
potè fare a meno di stringersi nelle spalle e rivolgere un
cenno del capo all’amico
che lasciava intendere che avesse compreso le sue parole e che gli dava
il suo
completo appoggio.
-
Ma che succede alla gente in questi giorni? Escono fuori
tutta una serie di accoppiate decisamente strane –
sbuffò Mairéad, accennando
con il capo a Kenneth ed Ellen che si muovevano con grazia in mezzo ai
ballerini al centro della pista e a Louisa che aveva accettato il
braccio di
William e si era lasciata scortare dal Corvonero sulla pista da ballo.
-
Secondo me è qualcosa nell’aria, li ha rimbambiti
del tutto –
stabilì Artemis facendoli scoppiare a ridere.
-
E allora non mi resta che fare qualcosa di strano anche io e
presentarmi in pista con ben due dame al mio braccio -, intervenne
Irfan con
allegria, - allora chi vuole lasciarsi andare a qualche danza
selvaggia? –
Ridendo
le due ragazze accettarono l’offerta e lo seguirono in
pista.
C’era
da dire una cosa sul solitamente timido e pacato Irfan:
era decisamente una vittima della febbre del ballo.
*
-
Non hai l’aria di divertirti molto –
considerò Aiden
avvicinandosi a Valerie e porgendole un boccale di Burrobirra.
-
Sono solo un po’ stanca – mentì in
fretta, distogliendo lo
sguardo da Edgar e dalla ragazza Corvonero del settimo anno dal seno
esagerato che
gli stava praticamente incollata come una seconda pelle.
-
Capisco. –
-
Capisci cosa, Aiden? –
-
Quello che c’è da capire –
replicò, sorridendo malandrino.
Si
accigliò. – Ti dispiacerebbe non parlare per
indovinelli?
Non sono mai stata brava a risolverli. –
-
Come non detto, deliri di un ragazzo annoiato. Ti va se ci
scateniamo in pista anche noi? –
Jacob
era chissà come riuscito a strappare un ballo ad Amelia,
Benjamin e Nimue ballavano abbracciati e si sorridevano dolcemente,
persino
Alexander si era deciso ad invitare Raelena e sembrava che quei due
fossero perfettamente
in sintonia.
Quanto
a Dean, il loro giovane amico si era fatto strada tra
la folla e aveva sottratto Artemis dalla danza folle di Irfan per
coinvolgerla
in un ballo decisamente più pacato.
Si
stavano divertendo tutti quindi, in nome delle più consunte
mutande di Merlino, perché lei avrebbe dovuto stare
lì a tenere il broncio?
-
D’accordo, balliamo – stabilì,
afferrandolo per la mano e trascinandolo
in pista con sé.
*
Dopo
l’ennesimo giro di danze Kenneth si congedò dalla
sua
dama con la scusa di andare a prendere qualcos’altro da bere,
tuttavia le iridi
blu sondavano la pista alla ricerca di una sagoma delicata e femminile
tremendamente familiare.
Era
dalla sera del bacio che Hydra l’aveva evitato con estrema
cura e la cosa lo stava letteralmente facendo andare fuori di testa.
La
vide seduta su un divanetto in disparte, miracolosamente da
sola visto che in quei giorni sembrava che lei e King vivessero in
simbiosi.
Si
avvicinò lentamente, quasi temesse di vederla scappare via
una volta individuato, ma lei guardava verso l’angolo
più esterno della sala
con espressione divertita.
Seguì
il suo sguardo individuando Sirius e la sua combriccola
intenti a ridere e scherzare.
-
È decisamente diverso da Regulus. –
La
vide trasalire, voltandosi verso di lui di scatto.
-
Kenneth. –
-
Hydra. Allora mi parli, credevo che stessi fingendo che non
esistessi. –
-
Sì, Sirius è decisamente diverso da Regulus
– replicò,
rispondendo alla prima considerazione e tralasciando la seconda.
-
Probabilmente sono stato troppo impulsivo quella sera, ma
dovresti saperlo che quando voglio qualcosa non sono la persona
più paziente
del mondo. –
-
E tu dovresti sapere che sono fidanzata. –
Emise
uno sbuffo. – Ti prego, King non c’entra proprio
nulla
in questo momento. –
-
Non vedo come potrebbe non entrarci visto che è lui il mio
ragazzo, non tu – replicò, forse un pizzico
più gelidamente di quanto avesse
inizialmente programmato di fare.
-
Io sarò colpevole di averti baciata, ma sappiamo entrambi
che tu mi hai risposto. Se c’entrasse davvero non avresti
risposto al bacio
nemmeno per una frazione di secondo. Lo so io e lo sai tu –
replicò imperturbabile.
Hydra
si alzò dal divano, fronteggiandolo con espressione
decisa sul bel volto.
-
Non so cosa tu creda di sapere, ma non è così. E
adesso, se
vuoi scusarmi, vado a cercare il mio fidanzato. –
Lo
oltrepassò a passo deciso, i tacchi alti che ticchettavano
contro il freddo marmo della Sala Grande.
La
guardò allontanarsi consapevole che ci fosse molto
più di
quanto Hydra si ostinasse ad affermare.
La
conosceva bene, non si sarebbe arrabbiata in quel modo se
fosse stata certa di essere dalla parte della ragione.
Spazio
autrice:
Salve!
Influenza
permettendo sono finalmente riuscita a pubblicare il nuovo capitolo.
Come
avrete notato Helen Sharp è nuovamente, e questa volta
definitivamente, fuori
dalla storia. Avevo dato una seconda occasione alla sua autrice visti i
problemi che aveva avuto, ma non ho alcuna intenzione di essere presa
in giro e
dopo l’ennesima sua scomparsa ho deciso di eliminare la sua
OC senza alcuna
possibilità di ripensamento.
Detto
ciò
noi ci sentiamo al prossimo capitolo.
Stay
tuned.
XO
XO,
Mary
|
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Capitolo 10 *** Capitolo 8 ***
Capitolo
8
3
novembre 1973
Louisa
lo affiancò mentre uscivano dall’aula di Difesa
Contro
le Arti Oscure, prendendolo sottobraccio e allontanandolo leggermente
dal resto
del gruppo del loro anno.
-
Allora, non mi hai più aggiornata dopo Halloween, la Black
si è ingelosita grazie al tuo piccolo piano? –
-
Non direi, ma credo che tu abbia ragione quando dici che
c’è
qualcosa di più ma non vuole ammetterlo. Non è da
lei troncare una discussione
senza avere l’ultima parola se è sicura di avere
ragione. –
Sorrise
furba.
-
Sai come si dice, no? Bisogna battere il ferro finchè
è
caldo, perciò probabilmente provare a tornare a parlarle non
sarebbe una
cattiva idea. –
-
Non pensavo che questa storia del Cupido ti piacesse, ma
sembra quasi che tu ci abbia preso gusto. –
Scrollò
le spalle, bofonchiando: - Non essere sciocco. –
Ma
il suo sorriso soddisfatto raccontava tutt’altra storia.
-
Adesso scusami, bel moraccione, ma ho urgenti impegni che mi
reclamano – concluse, mollando la presa sul suo braccio e
allungando il passo
per raggiungere Raelena dall’altro lato del corridoio e
cominciare a
chiacchierare fittamente con lei.
Osservandole
ridere tra di loro si disse che effettivamente
quelle due erano una coppia d’amiche decisamente ben
assortite … il genere di
ragazze che ti faceva venire voglia di non averle mai contro.
-
Sembri divertito – considerò una voce familiare.
Si
voltò, incontrando la chioma bionda e mossa di Ellen a
pochi passi da lui.
La
compagna di Casa gli sorrise in un misto di sorpresa e
allegria.
-
Dovresti sorridere più spesso in quel modo, sembri meno
intimidatorio quando lo fai. –
-
Peccato perché mi piace intimidire le persone. –
-
Tu ed io sappiamo bene che non è vero o non saresti stato un
cavaliere tanto esemplare ad Halloween – lo
contraddì.
-
Qualche volta giocare al bravo ragazzo può essere divertente
– riconobbe suo malgrado.
-
Bene, allora se ti andasse ti fare il bravo ragazzo per
qualche altra volta potremmo organizzare una partita a scacchi in Sala
Comune.
–
La
soppesò per qualche istante prima di ritrovarsi con
sorpresa ad annuire.
La
compagnia di Ellen non gli era affatto dispiaciuta quella
sera, forse avrebbero persino potuto diventare amici.
-
Potrebbe essere un’idea interessante. –
*
Dean
passò un braccio attorno alle spalle di Benjamin,
attirandolo a sé con fare cospiratorio.
-
Dunque, amico mio, stavo pensando a un’idea geniale.
–
-
E sarebbe? –
-
Domenica c’è l’uscita a Hogsmeade e
immagino che tu voglia
chiedere a Nimue di andarci con te. –
Annuì.
In
effetti aveva pensato di chiederle di andare con lui anche
se l’idea di quello che era a tutti gli effetti un
appuntamento al di fuori del
castello lo metteva un po’ in ansia.
-
Solo che non so dove potremmo andare … -
-
Proprio qui entro in gioco io -, si sfregò le mani
soddisfatto, - perché potrebbe essere un appuntamento a
quattro. Tu potresti
chiederle di uscire e di portare anche Artemis … sarebbe una
sorta di uscita a
quattro e io sarei presente a suggerire argomenti di conversazione se
tu
dovessi andare in blocco. –
Forse
avrebbe dovuto chiedere l’opinione di Edgar … o
magari
quella di Amelia e Valerie.
Ma
al diavolo l’imbarazzo e il bisogno di conferme.
Aveva
quindici anni ormai, era giunto il momento di prendere
in mano da solo la sua vita amorosa.
-
D’accordo, ci sto. –
*
-
Hai saputo della brillante idea che aveva avuto Lumacorno? –
-
Ho quasi paura di chiedere – replicò
Mairéad, osservando la
compagna di Casa mentre rimetteva a posto le sue cose.
Serenei
abbozzò un sorrisetto divertito.
-
Voleva incastrarci con un’uscita di gruppo per domenica a
Hogsmeade. Fortunatamente gli è stato fatto notare che
alcuni di noi hanno una
vita al di fuori della scuola e che spesso e volentieri si tratta di
una vita
romantica. –
-
Non la sottoscritta a quanto pare, visto che nessuno si è
ancora preso la briga d’invitarmi … Artemis e
Nimue invece andranno con Dean e
Benjamin perciò non potrò nemmeno fare
affidamento su di loro. –
-
Ellen? –
-
Non so, ultimamente gira parecchio intorno a Wilkes … spero
che non mi abbandoni anche lei. –
-
Fammi sapere se rimani da sola, potresti sempre unirti a me
e Rebekah. –
Sorridendo
furba, la riccia inarcò un sopracciglio
all’indirizzo
della rossa.
-
Rabastan Lestrange non ti ha invitata ad andare con lui? –
Scoppiò
a ridere, facendo ondeggiare le lunghe onde lungo la
schiena.
-
Non direi proprio, anche perché è come sempre
sprovvisto di
ogni minima forma di romanticismo per cui dubito che ci sarà
un invito nel
senso classico del termine. –
-
Già, non è affatto un tipo sdolcinato -,
riconobbe, - ma mi
sembra che abbiate passato una serata piacevole ad Halloween.
–
Effettivamente
era stato un ottimo conversatore e si era
comportato con classe ed eleganza nei suoi confronti come un perfetto
cavaliere
avrebbe dovuto fare.
-
Già, ma non ho alcuna pretesa in merito e sono certa non ne
abbia nemmeno lui. È stata solo una serata tra compagni di
Casa che si sono
ritrovati in inaspettata piacevole compagnia. –
Annuì
meditabonda.
-
È la stessa cosa ha detto Ellen di Wilkes. È solo
che fatico
davvero ad accostare quei due all’aggettivo
“piacevole”. –
La
punzecchiò leggermente su un fianco.
-
Oh, andiamo, guarda che ti ho vista scatenarti in pista …
anche tu sei stata una vera rivelazione. –
-
Già, sono un animale da party, cosa ci posso fare.
–
Risero
all’unisono, finendo di sistemare la stanza prima che
tornasse Raelena e che si scagliasse contro di loro e il loro disordine
cronico.
*
Raelena
finì quasi con il travolgere il ragazzo che attendeva
all’uscita dell’aula di Pozioni, fermandosi appena
prima di costringere
entrambi a rovinare a terra.
-
Ehy –, sorrise sorpresa una volta che mise a fuoco la sagoma
davanti a lei, - come mai da queste parti? –
-
Ti stavo aspettando. Hai l’ora buca prima di pranzo, vero?
–
-
Sì … tu come fai a saperlo? –
Alexander
sorrise furbo.
-
Potrei aver chiesto in giro. –
-
Ah davvero? E come mai tutto questo interesse, signor
Greengrass? – rilanciò, sorridendo a sua volta con
appena una punta di
compiacimento nella voce.
-
Diciamo che la mia attenzione è stata catturata da una certa
signorina e speravo di poter trascorrere in sua compagnia un
po’ di tempo visto
che anche io ho un’ora buca. –
Arricciò
le labbra in un sorriso accattivante.
-
Potrebbe essere interessante … come ti proponevi di passare
questo tempo? –
-
Una passeggiata nel parco? So che ti piace molto il Lago
Nero. –
Nessuna
sorpresa che lo sapesse visto che era stata proprio a
lei a dirglielo durante uno dei loro balli la sera di Halloween.
Eppure
il fatto che si ricordasse ciò che gli aveva detto la
lusingava tremendamente.
-
D’accordo, ma lascia che sia io a farti prima una proposta
per domenica … ti andrebbe di berci qualcosa? –
-
Ci sto, purchè non sia da Madama Piediburro. –
Raelena
gli rivolse un’occhiata a metà tra
l’incredulo e il
disgustato che lo fece scoppiare a ridere.
-
Santo Salazar, non metterei piede lì dentro nemmeno se fosse
l’ultimo locale sulla faccia della terra. In
realtà stavo pensando alla Testa
di Porco, è più tranquillo dei Tre Manici di
Scopa e Aberforth non si fa
scrupoli nel servire alcolici. –
-
E Testa di Porco sia – accettò, porgendole il
braccio, -
adesso mi permette di scortarla, signorina Lestrange? –
Lo
prese sottobraccio, avvertendo i muscoli tonici delle
braccia anche al di sopra della divisa scolastica, e sorrise divertita
da quel
gioco.
-
Mi scorti pure dove vuole, signor Greengrass. –
*
4
novembre 1973
Hydra
fece capolino nella stanza che condividevano i
Malandrini, cercando con lo sguardo il letto a baldacchino di suo
cugino.
Scostò
la prima tendina, trovandosi davanti un James Potter
dai capelli più arruffati del solito e un dolcissimo pigiama
coperto di disegni
di renne e rametti di vischio.
Stava
per tentare con la seconda quando la voce gentile di
Remus Lupin le annunciò che uno dei Malandrini era
già ben sveglio.
-
Il letto di Sirius è quello alla destra di James –
le disse,
indicandolo con un cenno del capo, - Sei qui per fargli gli auguri?
–
-
Già, mi ha fatta entrare Nicholas. –
Remus
annuì, le iridi color cioccolato serie e riflessive,
prima di dirigersi verso il bagno. – Scusami, ma se non mi
sbrigo James finirà
con il monopolizzarlo, è tremendamente vanesio. –
-
Vai pure, tanto immagino che svegliare Sirius sarà
un’impresa
– replicò, aprendo le tendine e chinandosi a
scuotere delicatamente il cugino.
-
Sirius … ehy, Sir. –
Non
ottenne alcun risultato se non un borbottio contrariato e
una testa corvina che affondava sempre più sotto le coperte.
-
Sirius, coraggio, alzati o i pancake finiranno –
insistè,
consapevole che quelle parole l’avrebbero automaticamente
spinto a spalancare
gli occhi.
E
infatti una frazione di secondo più tardi le iridi grigie
del cugino la fissavano; impiegò qualche secondo a rendersi
conto del fatto che
non erano a Grimauld Place e che sua cugina era nella sua stanza nel
dormitorio
di Grifondoro.
-
Hydra, che ci fai qui? –
-
È il quattro novembre, Sir … non potevo non fare
gli auguri
al mio cugino preferito, no? –
Il
ragazzino si mise a sedere con un colpo di reni,
sporgendosi verso di lei e accettando l’abbraccio in cui lo
strinse.
Il
sorriso s’ingrandì ancora di più quando
Hydra gli scoccò un
bacio sulla guancia.
-
Adesso faresti bene a darti una mossa, però, dubito che i
professori tollereranno un ritardo. Ci vediamo più tardi
– concluse,
scompigliandogli affettuosamente i capelli e uscendo alla stanza
proprio mentre
gli altri due Malandrini cominciavano a dare segno di svegliarsi.
Li
sentì fare gli auguri a Sirius con toni gioiosi e poi un
po’
di sano parapiglia.
Sorrise
mentre tornava nella Sala Comune.
Sembrava
che Sirius avesse davvero trovato tre amici per la
vita.
*
Mentre
uscivano dall’aula del Club dei Duellanti Jacob emise
un gemito accompagnato da un’imprecazione piuttosto colorita.
-
Sono ufficialmente a pezzi – stabilì,
sgranchiendosi la
schiena, - avresti potuto andarci un po’ più piano
Ed. –
Edgar
si mise in spalla la tracolla della borsa in pelle di
drago, voltandosi verso l’amico.
-
Avrei potuto -, riconobbe, - ma poi mi sono ricordato che
continui a provarci con mia sorella e ogni barlume di comprensione e
solidarietà è svanita nel nulla. –
Nicholas
scoppiò a ridere, affibbiando una pacca sulla spalla
del compagno di Casa.
-
Spiacente amico, ma Ed ha perfettamente ragione. E ti dice
bene che lui è quello riflessivo, perché se
avessi puntato Rebekah
probabilmente a quest’ora non respireresti neanche
più. –
-
Voi due siete fin troppo protettivi. Io non sono mica così
con Louisa – osservò.
-
Certo, perché Louisa ti staccherebbe la testa a morsi se
provassi a dirle cosa fare – replicò Edgar.
Scoppiarono
a ridere immaginando la bionda Tassorosso intenta
a divorare letteralmente il fratello.
Effettivamente
conoscendo il suo impeto non era una scena poi
troppo difficile da immaginare.
-
Già che parliamo di gente da divorare … quelli
lì non sono
Hydra e Wilkes? – osservò Jacob, indicando il
corridoio a pochi metri da loro
dove i due sembravano evidentemente in preda a una qualche
conversazione poco
allegra.
Nick
assottigliò lo sguardo, osservandoli.
Da
dove erano loro era impossibile sentire cosa si stessero
dicendo, ma il suo istinto gli diceva che non c’era
assolutamente nulla di
buono.
-
Sono decisamente loro. –
-
Magari si tratta di qualcosa che riguarda il Club degli
scacchi -, intervenne Edgar, - non è detto che ci siano
problemi in vista. –
Magari
… ma non ne era affatto convinto.
-
Credete che dovrei andare lì? –
-
Assolutamente – dichiarò Jacob proprio mentre
Edgar scuoteva
il capo.
Il
Tassorosso rifilò una gomitata nelle costole
dell’amico che
aggiunse: - Volevo dire … assolutamente no. –
-
Se si tratta di qualcosa di grave sarà Hydra a parlartene
–
concluse Edgar.
-
Già … d’accordo andiamo –
cedette, lasciandosi condurre via
dagli amici ma continuando a osservare quei due con la coda
dell’occhio.
*
-
Stai davvero pensando di chiedere a Louisa di uscire? –
chiese Irfan, colto alla sprovvista dalle parole dell’amico.
-
Assolutamente. La sera di Halloween mi sono divertito molto
con lei, è molto meno dura di quanto si sforza di dare a
vedere. –
Prima
la simpatia improvvisa per Raelena Lestrange e adesso
l’interesse
per Louisa Prince.
William
era una sorpresa continua quell’anno, non c’era che
dire.
-
Bene, allora immagino che mi aggregherò a Rebekah e Serenei
…
dopotutto con loro due la scorta di dolciumi è assicurata.
–
-
Sicuro che non sia un problema? –
Avevano
sempre passato insieme le uscite a Hogsmeade e quella
sarebbe stata la prima volta in assoluto in cui si separavano.
-
Nessun problema, sono contento se c’è qualcuna che
ti interessa
– assicurò.
Poi
individuò sua sorella che camminava nel bel mezzo del
corridoio insieme a Mary Macdonald, Lily Evans e Marlene McKinnon.
-
Scusami solo un attimo, Will. –
Si
avvicinò a Kala, sorridendo al resto del gruppetto.
-
Ti lascio l’autorizzazione per l’uscita a
Hogsmeade.
Ricordati di consegnarla entro domenica o ti toccherà
rimanere al castello. –
-
Ecco dov’era finita, pensavo di averla persa –
esclamò la
sorella, afferrando il foglio di pergamena.
Abbracciò
il fratello, per poi trotterellare via al seguito
delle amiche.
Ah,
se non fosse stato per lui probabilmente Kala si sarebbe
dimenticata anche di portarsi dietro la testa, considerò
divertito mentre
allungava il passo per raggiungere William.
*
6
novembre 1973
-
Cosa ha Nick? – chiese Valerie mentre il loro compagno di
Casa entrava a passo di carica in Sala Grande e puntava verso il tavolo
di
Corvonero.
-
Sono due giorni che si danna perché ha visto Wilkes e Hydra
parlare animatamente di qualcosa –, riferì Aiden,
- ma lei non gli ha ancora
detto nulla a riguardo. –
-
Magari non l’ha fatto perché non
c’è nulla di cui parlare. –
-
È quello che ho pensato anche io … ma sembra che
Nick non
sia affatto convinto a giudicare da come si sta scaldando. –
Valerie
seguì lo sguardo di Aiden, osservando come la fronte
di Nick fosse effettivamente aggrottata e la mascella serrata mentre
parlava
con Hydra.
-
Credo che sia meglio che vada a cercare Edgar, lui è
l’unico
che riesce a farlo ragionare – decretò, alzandosi
dalla panca di scatto e
uscendo dalla Sala Grande andando alla ricerca dell’amico.
Lo
trovò nei pressi delle clessidre delle Case, impegnato a
chiacchierare con un paio di suoi compagni di squadra.
-
Scusatemi ma devo proprio rubarvi Edgar per qualche minuto,
si tratta di una questione urgente. –
Vide
le iridi verdi del ragazzo sgranarsi leggermente mentre
la seguiva all’istante.
-
Che succede? –
-
Nicholas. Sembra parecchio arrabbiato e ho pensato che tu
sei l’unico capace di calmarlo. –
-
Wilkes? –
-
Probabilmente. Stava parlando con Hydra perciò immagino
riguardi quello che ha visto l’altro giorno. –
-
Maledizione, hai fatto benissimo a chiamarmi. –
La
spostò leggermente per allungare ancora di più il
passo e
oltrepassò il tavolo di Tassorosso e quello di Grifondoro
proprio in tempo per
vedere Nicholas ignorare i richiami di Hydra e marciare risolutamente
verso i
Serpeverde.
Si
fermò dritto di fronte a Kenneth, apparentemente incurante
di essere nel bel mezzo della Sala Grande, caricò il braccio
destro e il pugno
s’infranse sul volto del Serpeverde.
Nel
silenzio generale la reazione di Kenneth fu immediata.
Tra
le urla degli studenti del primo anno, le esclamazioni dei
loro compagni di Casa e le incitazioni di alcuni che esortavano i due
contendenti a darsele di santa ragione, risuonò chiara la
voce di Silente che
pronunciò un incantesimo per allontanare i due contendenti.
-
Basta così, signor Wilkes e signor King. Vi voglio entrambi
immediatamente nel mio studio e con voi desidero che vengano anche i
vostri
Capo Casa. –
Edgar
li osservò uscire scortati dalla McGranitt e da
Lumacorno, scuotendo il capo incredulo.
Non
era la prima volta che Nick e Kenneth si scontravano, ma
non avevano mai dato spettacolo in quel modo.
Si
avvicinò a Hydra e a Rebekah, entrambe ancora incredule per
quello che era appena successo.
-
Si può sapere cosa ha fatto scattare Nick? –
-
Kenneth ha baciato Hydra qualche giorno fa … e Nick non
l’ha
presa affatto bene – rispose Rebekah dato che
l’amica era ancora senza parole e
appariva leggermente stordita dagli avvenimenti appena occorsi e dalle
chiacchiere che già si levavano dai tavoli delle varie Case
e che la volevano
causa scatenante di tutto.
Raelena
allora si fece largo tra i tavoli delle Case,
afferrando la Black per un braccio e trascinandola con sé.
-
E voi che diavolo avete da guardare? Tornate a ingozzarvi,
maledetti idioti – sbuffò quando
incrociò lo sguardo di alcuni studenti del
quinto anno che le osservavano senza alcun pudore e borbottavano tra
loro.
Abbassarono
lo sguardo all’istante e lei annuì compiaciuta.
Non
aveva mai sopportato i pettegoli.
*
-
Sono senza parole. Un duello alla Babbana in piena Sala
Grande –, esordì Minerva, - come ha fatto a
venirti in mente di fare una cosa
del genere, Nicholas? –
-
Non ho passato molto tempo a pensare a quello che stavo
facendo, professoressa – ammise candidamente.
In
effetti quando Hydra gli aveva spiegato cosa era successo
tra lei e Kenneth l’unica cosa che aveva sentito era rabbia e
desiderio di
annientare il Serpeverde.
-
Mentre appare evidente che il signor Wilkes si sia
semplicemente difeso – aggiunse Lumacorno.
-
Non direi proprio Horace -, obiettò la donna, - dal momento
che anche il signor Wilkes ha inferto più di un colpo dubito
che si possa
qualificare come legittima difesa. È stata una rissa in
piena regola, nessuno
dei due ha alcuna attenuante. –
-
Se non l’attenuante dell’amore e della giovinezza
impetuosa –
aggiunse Silente, le iridi azzurre che osservavano i due giovani con un
vago
luccichio comprensivo e divertito al di sotto degli occhiali a
mezzaluna. –
Tuttavia mi duole dirvi che dubito che la signorina Black sia rimasta
impressionata dalle vostre gesta. –
-
Non l’ho certo fatto per impressionarla o per qualche
stupidaggine da maschio alfa -, intervenne Nicholas, - ho semplicemente
agito
senza pensare. –
-
Menomale perché non sei nemmeno un granchè come
pugile -
aggiunse Kenneth con le labbra appena arricciate in un sorriso sghembo
che gli
fece andare nuovamente in sangue al cervello.
-
Sono abbastanza per avere qualcosa che tu vuoi e che non
hai. –
-
Per il momento. –
Minerva
tossicchiò, mettendo a tacere quell’ennesimo
battibecco.
-
Sia come sia, credo che sia più che giusto che entrambi
saltino la gita di domani e che la passino aiutando Madama Pince a
risistemare
gli archivi della biblioteca. –
-
Horace? –
-
Credo che sia una richiesta adeguata, preside, e non ho
nulla in contrario. –
-
Allora è deciso. Provvederò affinchè
madama Pince venga
informata il prima possibile. Comincerete domani alle nove …
e mi auguro,
signori, che non si ripeta nulla del genere – concluse
Silente.
Entrambi
annuirono, venendo congedati subito dopo.
Mentre
uscivano dallo studio del preside e percorrevano il
tratto di corridoio che avevano in comune, Kenneth prese nuovamente la
parola.
-
Tanto per la cronaca, King, non ho alcuna intenzione di
farmi da parte. Non è un gioco o un passatempo per me.
–
-
Non lo è nemmeno per me, Wilkes. –
-
Bene, allora che vinca il migliore. –
Spazio
autrice:
Salve!
Questo
capitolo è venuto decisamente più lungo di quanto
avrei immaginato perciò ho
deciso di dividerlo in due parti e di lasciare l’uscita a
Hogsmeade per il
prossimo aggiornamento.
Ci
sentiamo alla prossima.
Stay
tuned.
XO
XO,
Mary
|
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Capitolo 11 *** Capitolo 9 ***
Capitolo
9
7
novembre 1973
Dean
percorse gli ultimi metri del corridoio a passo svelto,
individuando all’istante la chioma bionda di Artemis e quella
castana rossiccia
di Nimue.
Si
voltò verso Benjamin, leggermente rosso in volto, e gli
rivolse un sorriso incoraggiante.
-
Coraggio, ti giuro che non permetterò che tu finisca con il
non sapere cosa dire. –
Benjamin
annuì titubante, affiancandosi all’amico e
raggiungendo le due ragazze.
Salutò
con un cenno del capo Artemis e sentì il cuore
martellargli nel petto quando Nimue si fece avanti sorridendo
timidamente e si
alzò in punta di piedi per scoccargli un bacio sulla guancia.
-
Ce ne avete messo di tempo, di solito non sono le ragazze a
farsi aspettare? – chiese la Greengrass, ironica, mentre
accettava il braccio
che Dean le porgeva e s’incamminavano verso il controllo
permessi.
-
State lottando per la parità dei sessi quindi è
giusto che
ogni tanto aspettiate anche voi – replicò il
Grifondoro, sorridendo malandrino.
La
ragazza gettò la testa all’indietro, scoppiando a
ridere di
cuore.
-
Quindi la prossima volta toccherà a me fare ritardo?
–
-
Ovviamente. –
-
Anche tu sei per la filosofia del ritardo alternato? –
chiese Nimue, voltandosi verso Benjamin che fino a quel momento era
rimasto
accuratamente in silenzio.
-
Io … no, non direi, non volutamente perlomeno. –
-
Bene, allora non dovrò preoccuparmi per il nostro prossimo
appuntamento – concluse la Tassorosso, per poi arrossire
bruscamente, - Insomma
sempre se ti andrà di uscire di nuovo. –
Se
gli andava?
Sarebbe
uscito con lei ogni giorno della settimana, ma
dubitava che fosse una mossa saggia dirle ciò
perciò si limitò a una replica
molto più adeguata al momento.
-
Certo che mi andrà. –
Il
sorriso di Nimue lo ricompensò e scacciò via ogni
ulteriore
preoccupazione.
Per
qualche strano dono divino sembrava che a lei piacesse sul
serio.
Una
volta tanto la fortuna era dalla sua parte.
*
Mentre
passeggiavano lungo il sentiero che li avrebbe condotti
a Mielandia Rebekah scosse per l’ennesima volta il capo.
-
Ancora non riesco a crederci – mormorò, tenendo
Irfan
sottobraccio, - Tu sei assolutamente sicuro che William esca proprio
con quella Louisa? –
-
L’ultima volta che ho controllato lei era l’unica
Louisa che
conoscevamo perciò direi proprio di sì
– replicò ironico.
-
L’aria fresca di questi giorni deve aver fatto andare fuori
di testa la gente –, stabilì incredula, -
ultimamente stanno facendo coppia in
modo assurdo. –
-
Ogni riferimento ad Amelia che ci ha mollati per andare a
fare un giro di shopping con Jacob immagino non sia puramente casuale
–
intervenne Serenei, che camminava accanto a Hydra e condivideva con
l’amica
l’espressione tremendamente divertita.
-
Già. Proprio non la capisco. Prima si ostina a dire che non
le interessa proprio e poi accetta il suo invito. –
-
Doveva solo andare a comprare il regalo per Edgar e
Benjamin, non ci saranno altre uscite prima di Natale – le
ricordò Irfan.
-
Sei di un’innocenza sconvolgente, amico mio –
replicò lei,
battendogli sulla mano con fare accondiscendente, - quella
dell’aiuto per
trovare un regalo era solo una scusa … per altro decisamente
poco originale. –
-
E tu vedi complotti ovunque – rimarcò Serenei.
-
E la maggior parte delle volte ho perfettamente ragione.
Prima o poi succederà qualcosa tra quei due, poco ma sicuro.
–
Irfan
alzò gli occhi al cielo, ma non aggiunse nulla ben
consapevole che le sue proteste sarebbero rimaste inascoltate come ogni
altra
volta in cui Rebekah si metteva in testa qualcosa.
-
D’accordo, allora parliamo di cose serie: prima Articoli per
il Quidditch o Mielandia? –
-
Ma che domande. Prima Mielandia, devo fare una bella scorta
di Cioccorane. –
-
E Mielandia sia. –
*
Aiden
sorseggiò la sua Burrobirra, osservando con la coda
dell’occhio
lo sguardo di Valerie che si spostava alternativamente dal suo boccale
all’ingresso dei Tre Manici di scopa.
Nicholas
era in punizione, Jacob miracolosamente in compagnia
di Amelia, Dean e Benjamin a un doppio appuntamento ed Edgar aveva
giurato che
li avrebbe raggiunti al locale entro mezzogiorno.
Eppure
era passata più di mezz’ora dall’orario
che aveva
indicato e non c’era alcuna traccia di lui.
-
Magari sta finendo di fare i regali, dopotutto lo sai che
ama portarsi avanti con largo anticipo – ipotizzò.
-
Sì, certo – bofonchiò la ragazza in
risposta.
La
verità era che entrambi sapevano bene che Edgar era
impegnato a passeggiare con una delle sue tante conquiste e che
probabilmente
tra una cosa e l’altra aveva completamente perso di vista
l’orario.
Non
era la prima volta che succedeva eppure per qualche strana
ragione quella volta era particolarmente infastidita dalla cosa.
Aiden
accennò alla porta che si apriva con un tintinnio e
lasciava entrare il loro amico.
-
Eccolo che arriva. –
In
effetti era proprio Edgar quello che stava entrando … lui e
la ragazza del periodo.
Cassandra
… Cassiopea … Cassidy o come accidenti si
chiamava.
Non
riusciva a crederci: l’aveva portata con lui.
Aiden
parve capire alla perfezione cosa le passava per la
testa, perché accolse Edgar con un’aria
decisamente sorpresa.
-
Ed, non avevo capito che avresti avuto compagnia. –
Se
non altro ebbe il buon gusto di mostrarsi imbarazzato
mentre si sfilava sciarpa e mantello e li adagiava sullo schienale
della sedia
accanto a Valerie.
-
Le amiche di Calliope sono rimaste da Madama Pié di burro
con i loro ragazzi perciò a lei non andava di fare da
incomodo. –
Madama
Piè di burro … roba da matti pensò
Valerie, inarcando
un sopracciglio all’indirizzo dell’amico.
Edgar
scrollò le spalle come a voler rispondere che lo sapeva
ma non era proprio il caso d’infierire con battutine.
-
Spero che non sia un problema – proseguì la
ragazza con tono
zuccherino e sorriso speranzoso.
Probabilmente
ce la stava mettendo davvero tutta per riuscire
a conquistarli.
Si
costrinse a stirare le labbra in un sorriso palesemente
forzato.
-
Figurati, Calliope, nessun problema. –
-
Oh perfetto, comunque puoi chiamarmi Callie. –
Piuttosto
la morte.
*
Hydra
fece capolino nel corridoio che portava alla torre di
Grifondoro.
Aveva
cercato Nick in biblioteca dopo essere rientrata dalla
gita a Hogsmeade, ma madama Pince le aveva detto che entrambi i ragazzi
avevano
già ultimato la punizione ed erano tornati da poco verso i
rispettivi
dormitori.
Arrivata
a metà del corridoio individuò la chioma bionda
in
lontananza e affrettò il passo per andargli incontro.
-
Nick! –
Lo
vide girarsi verso di lei con una lieve sorpresa che si
tramutò immediatamente in un sorriso allegro.
-
Ehy, non pensavo che fossi già rientrata al castello.
–
-
Ho preferito tornare un po’ prima rispetto agli altri, non
ero dell’umore per divertirmi più di tanto
– ammise.
Trascinò
nervosamente il piede contro il pavimento in marmo.
-
Cosa c’è che non va? – le chiese il
ragazzo, accarezzandole
una guancia alabastrina.
-
Nulla … è solo che mi sento responsabile per la
punizione
che ti sei preso. –
Si
chinò a baciarla dolcemente.
-
Non pensarci nemmeno. Ho agito d’impulso e mi sono preso
questa bella rottura di punizione, ma se tornassi indietro farei la
stessa identica
cosa. –
Si
lasciò stringere contro di lui, rilassandosi nella sua
presa.
-
Mi dispiace aver creato questa situazione. –
-
Non è stata colpa tua. –
-
Non è quello che dice metà scuola. –
-
Intendi la metà formata da idioti totali? Che pensassero
quello
che vogliono. –
Sorrise
in modo appena accennato, non del tutto convinta.
La
verità era che si sentiva ancora più colpevole
perché non
sapeva nemmeno lei se considerare l’avvenimento un semplice
incidente privo
d’importanza o meno.
Fu
allora che decise di prendere la decisione che aveva a
lungo accantonato in un angolo della sua mente.
-
Nick, devo dirti una cosa – mormorò contro la sua
spalla,
facendo leva con le braccia per allontanarsi e guardarlo dritto negli
occhi.
Lo
vide diventare improvvisamente molto più serio.
-
Di che si tratta? –
-
Di noi. Io non so come dirlo per evitare che tu fraintenda,
ma non posso più andare avanti così. Non so se
quello che provo per te è ancora
amore oppure un fortissimo affetto e devo capirlo … non
posso trascinare ancora
così la situazione, perché non sarebbe giusto
né per me né per te. –
-
Vediamo se ho capito bene -, ricapitolò con lentezza
esasperante, - tu non sai più se mi ami in senso romantico o
solo fraterno …
quindi cosa vorresti? –
-
Una pausa. Credo che un periodo di pausa sia quello di cui
ho bisogno per mettere in ordine le idee – concluse.
Adesso
che lo diceva a voce alta l’idea le sembrava molto
più
reale, meno astratta e assurda.
Aveva
persino senso.
-
E quanto dovrebbe durare questa pausa? –
-
Ancora non lo so. Forse qualche settimana, forse qualche
mese … potrebbe volerci molto poco o veramente tanto.
Ovviamente non mi aspetto
che tu resti in sospeso fino a che non avrò una risposta
certa; se per te le
cose dovessero cambiare potresti dirmelo con assoluta
tranquillità … non ti
giudicherei. –
Così
come sperava che lui non la giudicasse in quel momento.
Non
lo disse chiaramente, ma nel tono della sua voce c’era
esattamente quella speranza.
-
Non credo di poter fare molto per farti cambiare idea -,
considerò Nicholas in un mormorio ben diverso dal solito
tono alto e deciso, -
E quando tornerai da me voglio che tu lo faccia perché ne
sarai assolutamente
certa … e io ti aspetterò perché non
potrei immaginare di fare null’altro. –
Lo
abbracciò, alzandosi in punta di piedi per baciargli
dolcemente la guancia.
*
15
novembre 1973
Mentre
osservava con aria disgustata il vasetto da riempire
con il fertilizzante, Mairéad riportò il discorso
sull’argomento che avevano
affrontato a colazione e che da una settimana a quella parte ormai era
sulla
bocca di tutti.
-
Quindi, tu che ultimamente sei molto amica di Wilkes, sai
con precisione come stanno le cose tra il terzetto più
chiacchierato della
scuola? –
Ellen
allontanò una ciocca bionda con il dorso della mano,
cercando di non sporcarsi più di quanto non avessero
già fatto nel processo di
travaso della pianta.
-
Kenneth non si sbilancia mai troppo sugli argomenti
personali, ma a quanto pare la pausa di riflessione tra la Black e King
non lo
ha sorpreso particolarmente. –
-
E riguardo alla storia del bacio? È vero che lei lo ha
ricambiato? –
Annuì,
sistemando meglio le radici.
-
Sembrerebbe di sì, ma se sia stato solo istinto o una vera e
propria volontà di replica non c’è dato
saperlo. –
Uno
sbuffo provenne dalle loro spalle.
-
Ti serve qualcosa, Rabastan? – chiese Mairéad,
inarcando un
sopracciglio.
-
Un po’ di silenzio e qualche pettegolezzo in meno sarebbe
cosa gradita, sembrate Alecto quando fate così. –
Ellen
arricciò il naso contrariata.
-
Se vuoi arrivare vivo e vegeto al tuo compleanno ti
suggerisco di ritirare quello che hai appena detto, Lestrange.
–
-
Brrrr che paura. –
-
Non capisco perché Serenei sia andata alla festa di
Halloween con te, non è che le hai lanciato qualche
incantesimo? –
-
Siete due pazze se pensate seriamente che io vi dica
qualcosa -, replicò Rabastan, - e comunque il tempo
è quasi scaduto e sono
piuttosto certo che la Sprout non intendesse quella roba quando ci ha
detto di
travasare. –
Mairéad
e l’amica riportarono lo sguardo sulla pianta davanti
a loro.
Effettivamente
era un bel disastro.
L’ennesimo
Desolante in Erbologia, poco ma sicuro.
*
23
novembre 1973
Raelena
aprì gli occhi soffocando uno sbadiglio quando il
rumore incessante all’interno della loro camera le rese
praticamente
impossibile continuare a dormire.
-
Sto per uccidere chiunque mi abbia svegliato all’alba di
sabato mattina – annunciò, allungandosi ad aprire
le tende del letto a
baldacchino.
Mise
lentamente a fuoco le sagome davanti a lei.
C’era
Alecto, ancora acciambellata sul suo letto, in compagnia
di Serenei, Mairéad ed Ellen.
E
fin lì nulla di strano visto che condividevano la stanza.
Ma
nell’altro angolo svettava chiaramente la presenza di
Rebekah e di Hydra e a qualche passo di distanza c’erano
Louisa e Amelia.
-
Ma che … -
-
Buon compleanno! – esclamarono le ragazze
all’unisono.
Impiegò
qualche secondo a rendersi conto che in effetti quello
era proprio il giorno del suo compleanno … e anche di quello
di Hydra, che
evidentemente era stata svegliata appena qualche decina di minuti prima
di lei
dalla medesima allegra combriccola.
-
È vero, oggi è il mio compleanno –
assaporò con lentezza
quelle parole, godendosele.
-
Già … e questa è per te –
convenne Louisa, porgendole ciò
che fino a quel momento aveva nascosto dietro la schiena.
Una
gigantesca fetta di Red Velvet con una candelina accesa
sopra.
Chiuse
gli occhi, soffiandovi sopra per spegnerla.
-
Cosa hai desiderato? – le chiese Serenei.
Arricciò
le labbra in un sorriso sghembo.
-
È un segreto. –
-
Secondo me il suo desiderio si è materializzato cinque
minuti fa nella Sala Comune di Serpeverde entrando proprio insieme a
noi –
intervenne Hydra, sorridendo maliziosa.
A
quelle parole calciò via le coperte, infilò le
pantofole e
uscì dalla stanza rapidamente ignorando le risate delle
amiche.
Ed
infatti eccolo lì Alexander.
Appoggiato
al caminetto, intento a chiacchierare con Rabastan
e Severus come se fosse perfettamente a suo agio all’interno
della Sala Comune
di Serpeverde … come se fosse a tutti gli effetti uno di
loro.
Lo
vide voltarsi verso di lei proprio mentre scendeva l’ultimo
gradino, sorridendole come se fosse la cosa più bella che
avesse mai visto.
-
Buon compleanno. –
Lo
abbracciò, ringraziandolo sottovoce.
-
Ho pensato di portarti subito il mio regalo –
asserì il
Grifondoro, fissandola dritta negli occhi.
-
Ah, sì? E di cosa si tratta? –
Si
chinò su di lei, ignorando palesemente gli sguardi di tutti
i presenti e le catturò le labbra in un lungo bacio.
Un
vago rumore di fischi d’approvazione provenne dai compagni
di Casa della ragazza e dalle sue amiche, ma lo ignorarono.
Spazio
autrice:
Salve!
Finalmente
abbiamo la prima ufficializzazione di una coppia all’interno
della storia. Ho
pensato di inserirla in questo capitolo invece che nel successivo
perché nel
periodo natalizio non avrò modo di aggiornare
perciò ci sentiremo con i
prossimi aggiornamenti dal 2 gennaio in poi. Spero che il capitolo vi
sia
piaciuto.
Alla
prossima e auguri di buone feste a tutti!
Stay
tuned.
XO
XO,
Mary
|
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Capitolo 12 *** Capitolo 10 ***
Capitolo
10
1
dicembre
1973
-
Corri corri corri – sbuffò Serenei, ormai a corto
di fiato
dopo aver percorso a passo di carica le rampe di scale che li
separavano dall’aula
di Trasfigurazione.
-
Se continuo a correre così finirò con il giocarmi
entrambi i
polmoni – ansimò per tutta risposta Irfan.
Artemis
gli battè una mano sulla spalla, allontanando le
ciocche bionde che le erano finite sul volto mentre correvano.
-
Risparmia il fiato, siamo in super ritardo e la McGranitt
sicuramente vorrà il nostro scalpo. –
-
Esagerate, non è poi così tremenda. –
-
Questo perché lei ti adora -, osservò Serenei, -
perciò non
farebbe mai del male al suo piccolo adorabile Irfan. Io e Artemis non
godiamo
di altrettanta buona predisposizione da parte sua. –
-
Piccolo adorabile Irfan? – ripetè con tono
palesemente poco
convinto.
-
Già, per non parlare poi di quando ti impappini e arrossisci
… lì sei di una dolcezza disarmante –
confermò Artemis.
Il
Corvonero arrossì, distogliendo lo sguardo, e
allungò il
passo sfidando ogni legge della dinamica.
Parlare
con loro gli riusciva tutto sommato abbastanza facile,
ma quando si mettevano in luce certi aspetti del suo carattere
l’abituale
timidezza nei confronti del gentil sesso tornava a farsi sentire
prepotentemente.
Entrarono
in aula pochi secondi dopo che la porta era stata
chiusa, facendosi piccoli piccoli sotto lo sguardo della professoressa
e
occupando i primi posti che trovarono disponibili.
-
Persino Jacob e Dean sono arrivati in orario -, considerò
Serenei incredula, - questa volta siamo stati proprio imperdonabili.
–
Artemis
si voltò verso i due Grifondoro, scarmigliati ma
già
pronti all’incontro del Club, seduti accanto a un sorridente
Aiden.
-
Secondo me c’è il suo zampino, non si spiega
altrimenti come
abbiano fatto in tempo ad arrivare. –
-
Sicuramente -, convenne Irfan, - visto che quei due sono
puntuali solo quando si parla di Quidditch. –
La
McGranitt tossicchiò seccamente, attirando la loro
attenzione.
-
Stiamo cominciando perciò risparmiatevi le chiacchiere per
dopo. –
-
Sì, professoressa, scusi – mormorò
Irfan all’istante, con un’aria
talmente compassata che strappò un accenno di sorriso
indulgente alla donna.
-
Prendete il libro a pagina 132, leggete l’incantesimo e le
sue implicazioni e appuntatevi ogni cosa che non vi è
chiara. Ne discuteremo al
termine della lettura e poi passeremo alla sua applicazione pratica.
–
Mentre
leggevano Artemis sentì chiaramente le voci di Jacob e
Dean parlare fittamente tra loro degli allenamenti che a quanto
sembrava erano
stati organizzati per quella sera, lamentandosi degli orari a dir poco
disumani
che Nicholas aveva messo in atto nell’ultimo periodo.
-
Continuo a sostenere che sia andato fuori di testa –
asserì Jacob.
Dean
annuì seccamente.
-
Già, non fa altro che pensare al campionato. A quanto pare
le relazioni sentimentali fanno molto male a certa gente. –
-
Sapete cos’altro fa molto male? – intervenne la
voce di
Aiden, palesemente infastidita da tutto quel chiacchierare, - Una bella
librata
in testa se non state zitti e mi lasciate concentrare. Fate tanto
rumore che
non riesco nemmeno a pensare. –
I
due compagni ridacchiarono piano, ma assecondarono la
richiesta dell’amico.
Dopotutto
Aiden McCartney non minacciava mai a vuoto.
*
Louisa
fissò in cagnesco il foglio di pergamena davanti a lei.
Continuava
a non capire minimamente l’importanza che poteva
avere quella materia.
Insomma,
conoscere asteroidi, costellazioni e pianeti in quale
modo avrebbe mai potuto influire sulla sua vita?
-
Ti serve una mano? –
Alzò
lo sguardo, incrociando le iridi chiare di William.
-
Più che una mano ci vorrebbe un miracolo … oppure
potrei
buttarmi dalla torre d’Astronomia e risolvere per sempre i
miei problemi con la
Sinistra – replicò.
-
Come siamo melodrammatici. Non può essere così
difficile,
coraggio lasciami dare un’occhiata. –
Prese
posto sulla sedia accanto alla sua, chinandosi a sua
volta a osservare le mappe astrali.
-
L’ordine dei pianeti è sbagliato, ci credo che non
ti
ritrovi con le spiegazioni della Sinistra -, considerò
cancellando i numeri che
aveva apposto e posizionando i nuovi, - Ecco fatto, prova
così. –
-
E questo qui? –
-
Quello è un asteroide non un pianeta. –
-
Ah … immagino che adesso le cose abbiano vagamente senso
– riconobbe.
-
Decisamente. Cos’altro non hai capito? –
-
Praticamente tutto. –
-
D’accordo … torno subito. –
Si
alzò, facendo per allontanarsi.
-
Dove stai andando? Sono un caso così disperato da mettere in
fuga persino te? – ironizzò.
-
No, ma se dobbiamo ripetere tutto il programma di Astronomia
fatto finora mi ci vorranno un po’ di provviste. –
-
E magari anche una di quelle paste al limone sgraffignate
dalle cucine? – chiese speranzosa.
-
Ovviamente. –
Sorrise
vedendolo allontanarsi.
A
quanto pareva lei e William White viaggiavano sulla stessa
lunghezza d’onda.
*
16
dicembre 1973
-
Dici che sarebbe molto grave se la uccidessi nel sonno? –
domandò Ellen, mentre sorseggiava distrattamente del the e
osservava con aria
omicida Alecto Carrow dall’altro lato del tavolo.
Quella
mattina erano state svegliate praticamente all’alba
dalle urla della ragazza che entrando nel bagno del dormitorio aveva
visto un ragno
poco sopra lo specchio.
E
dire che a suo giudizio Alecto Carrow era tranquillamente
assimilabile a una tarantola perciò avere paura di un suo
simile era a dir poco
privo di senso.
-
Non saprei -, considerò Mairéad, - immagino
dipenda se ti
importi o meno di finire ad Azkaban per tutta la vita per il suo
omicidio. –
-
Già … dovrei valutare attentamente la cosa.
–
-
Oppure potremmo testimoniare la tua innocenza e la tua
assoluta estraneità ai fatti – intervenne Kenneth,
che da un po’ a quella parte
aveva preso a consumare i pasti in loro compagnia.
-
Anche quella potrebbe essere un’idea – convenne
Mairéad.
Ellen
tamburellò pensierosamente sulle labbra continuando a
osservare la compagna di Casa.
-
Effettivamente l’idea mi tenta parecchio. –
-
Però c’è anche da considerare che
Natale si sta avvicinando
perciò avresti una scusa per saltare la cena di Lumacorno.
–
Kenneth
emise un gemito.
-
Perché me lo hai ricordato? Il mio cervello ci ha messo
giorni a rimuovere l’idea. –
La
riccia lo guardò con aria divertita.
-
Ma come, sei uno dei suoi cocchetti preferiti. –
-
E mai disgrazia fu più grande – affermò
con serietà.
Quasi
le loro parole lo avessero evocato, Lumacorno marciò
risolutamente verso il tavolo verde argento e si fermò
proprio di fronte a
loro.
-
Miei cari ragazzi, avete ricevuto il mio invito? –
-
Naturalmente, professore – replicò
all’istante Kenneth,
cambiando immediatamente tono e sorridendo amabilmente.
-
E posso contare sulla vostra presenza? –
-
Certo. –
-
Magnifico, veramente magnificò –, tubò,
- Allora vi lascio
alla vostra colazione, non fate tardi a lezione. –
Quando
si fu allontanato Ellen lo guardò scuotendo la testa.
-
Che c’è? –
-
Devo dire che è quasi inquietante il modo in cui cambi modo
di fare quando il tricheco è nei paraggi. –
Kenneth
si strinse nelle spalle.
-
Puro e semplice istinto di sopravvivenza mia cara, dopotutto
siamo Serpeverde. –
*
-
Qualcuna di voi ha la minima idea di cosa scriverà nella
prova di valutazione di metà corso con Ruf? –
domandò Amelia, mentre
camminavano a passo lento verso l’aula di Storia della magia
neanche fossero
condannate a morte che avanzavano verso il patibolo.
-
È una domanda retorica, vero? – replicò
Rebekah.
-
No, parlo seriamente. Avete studiato? –
La
bionda Corvonero si voltò verso Hydra e Serenei, sgranando
gli occhi.
-
Spiegatele che non ho la minima idea di quello di cui sta
parlando, vi prego. –
-
Beks, tu non hai la minima idea di ciò a cui stiamo andando
incontro? – chiese Serenei, a metà tra
l’incredulo e il divertito.
-
Io non ho mai aperto il libro di Storia della magia da circa
… sempre. –
La
rossa Serpeverde scambiò un’occhiata con Hydra che
si
limitò a stringersi nelle spalle come a dire di lasciar
perdere perché era a
dir poco un caso senza speranze.
-
E come pensi di superare la prova? – domandò
allora Amelia.
-
Improvvisando … oppure facendo gli occhi dolci a qualcuno
finchè non mi faranno copiare, insomma in qualche modo me la
caverò. –
-
E io continuo sempre più a chiedermi come hai fatto a
prendere un G.U.F.O. –
-
E soprattutto perché continua a seguirla –
aggiunse Hydra.
Rebekah
inarcò un sopracciglio, eloquente.
-
Non è evidente? –
Le
tre ragazze scossero il capo replicando all’unisono: - Per
nulla.
–
-
Per fare la consulente degli Spezzaincantesimi è richiesto
un M.A.G.O nella materia … e tra gli Spezzaincantesimi
c’è notoriamente una
grandissima percentuale di gran bei ragazzi perciò io devo
assolutamente
lavorare a contatto con loro – concluse.
-
Oh, sì adesso la cosa ha perfettamente senso –
ironizzò Hydra.
-
Lieta che tu capisca. –
Scoppiarono
a ridere, entrando in aula ancora in preda
all’ilarità
e ignorando palesemente gli sguardi sconcertati dei loro compagni.
Se
non altro Rebekah era sempre capace di risollevare l’umore
generale.
*
22
dicembre 1973
Mentre
aspettavano Nicholas fuori dal dormitorio di Grifondoro
Edgar sbiancò e cercò di addossarsi
più che poteva contro la colonna vicino al
passaggio segreto che conduceva alla torre.
Guardandolo
perplessa, Valerie spostò poi lo sguardo verso il
corridoio.
Dalla
direzione opposta alla loro proveniva un gruppetto di
ragazze tra le quali faceva la sua comparsa Calliope
“Chiamami Callie” Davies.
-
L’ultima volta le stavi mangiando la faccia,
perché adesso
ti nascondi? –
-
Perché è diventata di un appiccicoso
insostenibile così ho
dovuto mollarla … e non è che l’abbia
presa troppo bene. –
-
Strano, non succede praticamente mai – ironizzò.
-
Lo sai che non me la cavo per niente bene con le ragazze in
lacrime. Non so mai cosa dire quando si mettono a fare le fontane
umane. –
-
Il più delle volte basta stare zitti e dare qualche colpetto
incoraggiante. Non è che ci voglia un M.A.G.O. –
-
Già, ma sono comunque a disagio. Menomale che tu non piangi
mai, è una delle cose meravigliose che ti caratterizzano.
–
Valerie
tentennò per qualche secondo, non sapendo bene come
interpretare quel commento che era a metà strada tra il
più imbranato dei
complimenti e una semplice constatazione.
-
Comunque sia ti ha visto, quindi nasconderti non servirà a
nulla. –
-
Magnifico, proprio magnifico –, sospirò quando
Calliope
incrociò il suo sguardo e gli allegri occhioni verdi si
velarono di lacrime, -
Giuro che se diventa di nuovo una fontana scappo via. –
Sentendo
lo sguardo della ragazza vagare da Edgar a lei, Valerie
provò una sensazione di disagio. Tutti a Hogwarts sapevano
della loro amicizia,
ma dal modo in cui Calliope li guardava sembrava quasi che lei fosse il
terzo
incomodo che si era messa in mezzo e aveva rovinato la sua idilliaca
storia d’amore.
Finalmente
una delle amiche di Calliope la prese sottobraccio
e, dopo averli folgorati con un’occhiata indignata, la
portò via con sé.
-
Bene, devo dire che è stato decisamente imbarazzante.
–
-
Decisamente -, convenne Edgar, - Ah, ecco che arriva Nick. –
Il
Capitano di Grifondoro era infatti appena uscito dal
ritratto della Signora Grassa e li guardava con aria incuriosita.
-
Come mai quelle facce? –
-
Abbiamo avuto un piccolo faccia a faccia con Calliope e le
sue amiche. –
-
Wow. –
-
Già … wow riassume bene la situazione –
convenne Valerie,
prendendo sottobraccio entrambi, - e in vista della cena di Lumacorno,
nonché dopo
questa traumatica esperienza, credo proprio che voi due mi dobbiate una
merenda
decisamente sostanziosa. –
Edgar
le rivolse un sorrisetto divertito.
-
Ma come, la perfetta Caposcuola vuole intrufolarsi nelle
cucine? –
-
Assolutamente, Bones, perciò datti una mossa o la prossima
volta ti lascerò in balia dell’ex di turno.
–
-
Non oseresti mai. –
-
Vuoi mettermi alla prova? –
No,
decisamente non voleva.
*
Kara
osservò la gigantesca stanza che Lumacorno aveva
attrezzato per la festa di Natale. Non essendo mai stata un membro del
Lumaclub
non aveva alcuna idea di ciò a cui sarebbe andata incontro,
ma Fleamont le
aveva assicurato che una cena reale avrebbe avuto molte meno
formalità di
quella.
Ed
effettivamente a giudicare dal numero di invitati il suo ex
professore si era davvero dato da fare.
-
Ho appena visto Azalea ed Ethan –, le annunciò
Fleamont, -
li andiamo a salutare? –
Annuì,
prendendolo per mano e lasciandosi guidare in mezzo a
quel marasma di gente.
Ethan
era vicino a una ragazza dai lunghi capelli biondi ed
era tutto preso dai racconti sul campionato di Quidditch e su come
stava
andando.
Alzò
lo sguardo quando vide Fleamont e Kara e si aprì in un
sorriso.
-
Ragazzi, è passata una vita! –
-
Sei tu quello che fa il girovago, Et. –
-
A proposito … questa è mia figlia, Louisa.
È all’ultimo anno
in Tassorosso. –
Scambiarono
una stretta di mano e Fleamont chiese,
incuriosito: - E tuo figlio? –
-
Per lui niente Lumaclub, sembra che almeno uno in famiglia
se la sia scampata. –
-
A quanto posso vedere è stato decisamente fortunato. Dimmi,
Louisa, è sempre così? –
domandò Kara, rivolgendosi gentilmente alla ragazza.
La
Tassorosso ridacchiò.
-
Oh, mi creda signora Potter, è moooolto peggio di
così. –
*
-
Quella lì non è tua madre? – chiese
Valerie, indicando i
signori Bones che chiacchieravano con il professor Lumacorno.
L’espressione
sul volto di Devon Bones era inequivocabile e
sembrava implorare silenziosamente qualcuno affinchè
arrivasse lì e lo portasse
via da quel supplizio.
-
Già, non sembra che mio padre si stia divertendo molto.
–
-
E allora andiamo a salvarli – propose allegramente,
prendendolo sottobraccio.
-
Dritti nella tana del lupo – sospirò, ma si
lasciò guidare
dall’amica.
-
Signori Bones, è sempre un piacere vedervi –
esclamò Valerie,
interrompendo la conversazione e distraendo Lumacorno quanto bastava da
permettere ai coniugi di sgattaiolare via.
Devon
le rivolse un sorriso riconoscente.
-
Ti sarò debitore a vita, momenti come questo mi ricordano
perché
non facevo parte del Lumaclub. –
Laura
scosse il capo ridendo.
-
Esagerato, c’erano anche dei momenti divertenti. –
-
Dimmene uno – la sfidò.
-
Per esempio la volta in cui si ruppe la sedia su cui era
seduto Lumacorno. Fece una gran bella caduta. –
-
Già, quella era una scena che avrei pagato per vedere
–,
riconobbe, - A proposito Ed, perché quella ragazza
laggiù ti guarda male? –
Calliope
Davies era infatti chissà come riuscita ad
accalappiare un membro del Lumaclub disposto a invitarla a tempo di
record e
adesso stava dall’altra parte della sala a fissarlo
oltraggiata.
-
Nulla di grave, è solo una ragazza con cui sono uscito per
un po’ che non ha preso bene la rottura. –
Sua
madre incrociò lo sguardo con il suo e disse con tono
severo: - Spero che tu sia stato un gentiluomo perlomeno. –
Edgar
sgranò gli occhi, voltandosi verso Valerie.
-
Non lo sono sempre? –
-
Più o meno. –
La
signora Bones scrollò le spalle.
-
Non so proprio come faccia a sopportarti Valerie. –
-
A volte me lo chiedo anche io – convenne la bionda.
Edgar
fece per replicare, ma Devon scosse impercettibilmente
il capo.
Quando
le donne si coalizzavano non serviva a nulla opporre
resistenza e ogni tentativo di difesa era vano.
*
-
Tu sei proprio sicura che tuo padre non mi farà a pezzi,
vero? –
Raelena
annuì, continuando a tenerlo per mano e a trascinarlo
verso i suoi genitori.
-
Per l’ennesima volta, sì Alex. Mio padre
è un pezzo di pane.
–
Il
rampollo di casa Greengrass inarcò un sopracciglio
studiando il profilo aristocratico e impeccabile del signor Lestrange e
della
sua bellissima consorte.
Francamente
Renford Lestrange sembrava tutto fuorchè un pezzo
di pane.
-
E poi lo conosci già. –
-
L’ho incontrato durante delle cene formali a casa di gente
pomposa durante le quali siamo a malapena stati presentati e, cosa
ancora più
importante, all’epoca non stavo insieme a sua figlia.
Rabastan dice che sei la
sua preferita. –
-
Rab e Rod sono solo gelosi -, replicò, - perché
se fossi
nata uomo sarei stata l’erede ideale per nostro padre
perciò non farti
condizionare da quello che dicono loro. –
-
Questo sì che mi consola – gemette, ma ormai era
troppo
tardi per tirarsi indietro perché il signor Lestrange li
aveva visti e li stava
osservando con le profonde iridi blu cobalto.
-
Lena – asserì, spalancando le braccia e
permettendo alla
figlia di mezzo di abbracciarlo con vigore.
-
Papà, mi sei mancato tantissimo. –
Rabastan,
a qualche passo dai genitori, storse il naso in una
comica espressione di disgusto davanti a quella sdolcinatezza e ad
Alexander ci
volle ogni oncia del suo autocontrollo per non mostrarsi divertito.
Quando
i due si separarono dall’abbraccio, Renford
osservò il
ragazzo davanti a lui dalla testa ai piedi con espressione pensierosa.
-
Papà, ti presento Alexander … Alex, adesso
conosci
ufficialmente mio padre. –
-
È un piacere conoscerla, signor Lestrange. –
-
Anche per me, ragazzo. –
Renford
gli strinse la mano, attirandolo a sé quanto bastava
per sussurrare a bassa voce.
-
La sala delle torture al Manor è ormai in disuso, ma non
dovrebbe volerci molto a rimetterla in sesto … Tienilo
presente nel caso ti
passasse per la testa di rendere mia figlia meno che tremendamente
felice. –
Alexander
annuì mentre la bottarella nelle costole ricevuta
dalla moglie portava Renford ad atteggiare le labbra in un lieve
sorriso.
Impossibile
capire se il suo fosse solo uno scherzo o una
nient’affatto velata minaccia.
Probabilmente
una via di mezzo tra le due, ma lui di sicuro
non aveva alcuna intenzione di lasciarsi intimorire.
-
Non lo farei mai, signore. –
Parve
soddisfatto da quello che vide fissandolo negli occhi perché
gli battè una mano sulla spalla e non aggiunse altro.
Almeno
per il momento il confronto era terminato.
Spazio
autrice:
Salve!
Come
saprà chi ha letto o ha partecipato a “Hogwarts
1944” gli ex alunni che
compaiono nella cena di Natale di Lumacorno altri non sono che i membri
del
Lumaclub della precedente generazione. Ho pensato di inserirli
perché sono tra
gli OC ai quali sono più legata e non sono minimamente
pronta a lasciarli
andare e per dare modo anche a chi non li conosce di avere un quadro su
come
sono i genitori degli OC protagonisti di questa storia. Inoltre come
avrete
capito dalle date comparse in questo capitolo siamo ormai prossimi alle
vacanze
di Natale perciò chiederei a tutti voi di rispondere a due
domande:
-
Il
vostro OC tornerà a casa o resterà a scuola per
le vacanze?
-
Ha
dei programmi precisi o c’è qualcosa in
particolare che vorreste che facesse
durante il Natale?
Come
sempre prima mi arrivano le risposte e prima giungerà il
prossimo capitolo.
Inoltre
concludo con una mia piccola curiosità: eventualmente
sareste interessati a una
terza parte della storia sottoforma di prequel (per capirci sarebbe
ambientata
nel 1926 e avrebbe come protagonisti i nonni dei vari OC)?
Al
prossimo aggiornamento.
Stay
tuned.
XO
XO,
Mary
|
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Capitolo 13 *** Capitolo 11 ***
Capitolo
11
23
dicembre 1973
-
Sicure di non voler tornare a casa quest’anno? –
domandò Raelena
mentre finiva di sistemare le cose nel baule e lo richiudeva con un
colpo
secco.
Mairéad
annuì, sdraiata con tutta comodità tra le coltri
verde
argento, - Puoi scommetterci. Io ed Ellen ci godremo la pace e la
tranquillità
del nostro dormitorio una volta ogni tanto. –
-
E la mancanza di Alecto Carrow a infestare la Sala Comune
con la sua presenza – aggiunse Ellen, facendo capolino da
dietro la porta del
bagno, intenta a sistemare meglio che poteva le onde bionde.
-
Ci dispiacerà solo per l’assenza di voi due
– aggiunse la
riccia, sorridendo all’indirizzo di Raelena e Serenei, - Ma
devo ammettere che
se penso a tutte le cene tra Purosangue ingessati a cui andrete
incontro forse
converrebbe anche a voi rimanere al castello. –
-
Oh, su questo puoi giurarci, anche perché ho da poco
scoperto che a quanto pare il caro Rabastan
ha passato il tempo a invitarmi per uno scopo ben preciso –
convenne Serenei,
la fronte aggrottata e l’espressione omicida nelle iridi
chiare.
-
E sarebbe … a parte portarti a letto, intendo –
chiarì Ellen,
facendole ridacchiare tutte mentre Serenei avvampava e sgranava gli
occhi.
-
Ellen! –
-
Che c’è, è un ragazzo, lo sanno tutti
che per la maggior
parte del tempo pensano a quello. –
Raelena
si mise le mani sulle orecchie, scuotendo la testa.
-
Non sento, non sento, non sento! State parlando di mio
fratello dopotutto e immaginarlo mentre ha a che fare con il sesso
è decisamente
strano. –
-
Sarebbe, indipendentemente dalle insinuazioni della nostra
biondina, che sta cercando di spingere verso un contratto matrimoniale.
–
-
Evitando così la prospettiva di Alecto o, Salazar non
volesse, di Melissa Yakley … chi l’avrebbe mai
detto che mio fratello fosse un
fine stratega – considerò Raelena, suo malgrado
impressionata dalle capacità
machiavelliche di Rabastan.
E
dire che lei aveva sempre pensato che quello intelligente
tra i due fosse Rodolphus.
-
Perciò il piano per queste vacanze è mandare a
monte la
prospettiva di diventare la futura signora Lestrange? –
-
Esattamente. –
-
E hai già in mente come fare? – chiese
Mairéad, sorridendo
divertita.
-
Ovviamente. Sarò così assolutamente deliziosa che Rabastan
preferirà correre dalla Yakley piuttosto che
rischiare di passare la vita con una moglie assillante. –
Ridendo
finirono di preparare le loro cose e quando giunse il
momento dei saluti si coinvolsero le une con le altre in un gigantesco
abbraccio collettivo e assolutamente mozzafiato.
-
Ricordatevi di scriverci per raccontarci tutto quello che
succede in questa settimana. –
-
Sarà fatto e voi cercate di non far saltare in aria il
dormitorio. –
Ellen
ammiccò. – Ci metteremo d’impegno per
limitare i danni,
ma non promettiamo nulla. –
*
Alexander
abbracciò la cugina, dandole un buffetto sulla
guancia che la fece sorridere.
-
Sicura di voler rimanere qui, Lux? – chiese, utilizzando il
suo secondo nome.
-
Punto primo ti ho già detto che non sopporto quando mi
chiami in quel modo e, punto secondo, non ho nessuna intenzione di
passare una
settimana sotto i riflettori per sentirmi dire quanto sono inadeguata e
quanto
dovrei prendere spunto da te. –
-
Già, effettivamente sono proprio perfetto –
scherzò.
-
Certo, continua pure a crederci -, gli fece la linguaccia, -
e adesso “mr perfettino” sbrigati o finirai con il
perdere il treno e rimanere
incastrato qui per le vacanze anche tu. –
Dopo
l’ennesimo abbraccio si separarono e il ragazzo
accennò
al suo compagno di Casa che attendeva leggermente in disparte.
-
Credo che ci sia qualcuno che sta aspettando di salutarti. –
Seguì
lo sguardo del cugino, sorpresa nel trovare Dean
appoggiato alla colonna con un sorrisetto imbarazzato sul volto.
Incrociò
il suo sguardo e le sorrise facendo per avvicinarsi
proprio mentre Alexander si allontanava per raggiungere Nicholas e il
resto del
gruppo ormai in partenza.
-
Manca poco alla partenza – osservò la Corvonero.
-
Già, ma Alex mi ha detto che saresti rimasta qui e volevo
augurarti Buon Natale prima di partire … se dovessi sentirti
sola sappi che
puoi scrivermi in qualsiasi momento e, se non ti da fastidio, io potrei
fare
altrettanto. –
Soppesò
le sue parole prima di annuire con un bel sorriso.
-
Certo, mi farebbe piacere, buone vacanze anche a te Dean –
replicò, alzandosi in punta di piedi per scoccargli un bacio
sulla guancia e
poi allontanarsi velocemente per raggiungere i Corvonero che si
sarebbero
trattenuti a Hogwarts.
All’improvviso
non sentiva quasi più così tanto il bisogno di
tornare a casa pensò il giovane Grifondoro mentre,
consapevole di sorridere in
modo fin troppo eccessivo, allungava il passo per non rischiare di
perdere il
treno.
*
24
dicembre 1973
Valerie
aprì la porta della sua camera di scatto, affacciandosi
sul pianerottolo e lanciando occhiate omicida attorno a lei.
Se
riusciva a mettere le mani su Marlene quella volta si
sarebbero ritrovati con un componente in meno in modo a dir poco
definitivo.
-
Marlene, dove accidenti ti sei cacciata?! –
Il
rumore della chiave che girava all’interno della porta del
bagno le annunciò che quella piccola peste di sua sorella si
era rintanata lì
dentro.
Battè
con forza contro la porta.
-
Apri, Marlene, e ridammi immediatamente il mio maglione! –
-
Sta meglio a me che a te – replicò per tutta
risposta quella
piccola impertinente.
-
Ma se ti sta palesemente troppo grande. –
-
Resta il fatto che sia decisamente il mio colore. –
-
Marlene, ti avviso … -
La
porta della camera di Graham si aprì a mostrare il fratello
maggiore che scuoteva la testa incredulo.
-
Sono tornato a casa per le vacanze, ma vedo che le cose non
cambiano mai anche se passano gli anni. –
-
Cambieranno presto quando saremo soltanto io, te e Samuel
oltre ai nostri genitori. –
Graham
si fece avanti, muovendo la bacchetta verso la
serratura e facendola scattare.
-
Coraggio, Marlene, esci di qui e restituisci a Valerie il
suo maglione. Manca poco all’ora della cena e la mamma si
arrabbierà se non
scendiamo per tempo a darle una mano. –
-
D’accordo, ma in cambio non voglio essere io a stare seduta
vicino allo zio Malocchio … quel suo occhio mi inquieta
tremendamente. –
Graham
e Valerie si scambiarono un’occhiata d’intesa.
-
Se ti occupi di apparecchiare allora ci siederemo noi vicini
allo zio Alastor – confermò Graham.
-
Affare fatto. Vado subito! –
Mollò
il maglione tra le mani di Valerie e corse giù per le scale
in una sventagliata profumata che fece capire alla sorella maggiore che
oltre
al maglione aveva utilizzato anche il suo shampoo.
Ah,
che Godric le desse la pazienza.
-
Graham il pacificatore, hai delle doti da negoziatore non
indifferenti, perché di tanto in tanto non fai anche un
salto a Hogwarts? –
scherzò Valerie.
-
Forse dovrei così potrei tenere alla larga tutti i ragazzi
che vi girano intorno. –
-
Devi essere più informato di me al riguardo,
perché per
quanto ne so io non è che abbia proprio la fila fuori dal
dormitorio. –
Graham
le rivolse un’occhiata penetrante.
-
E di Edgar Bones che mi dici? –
-
Che siamo amici. –
-
Ancora solo amici?
–
Roteò
gli occhi al cielo. – È quello che ti ho appena
detto,
Graham. –
Alzò
le mani in segno di resa.
-
D’accordo, ma quando le cose cambieranno mi prometti che me
lo dirai vero? Immagino che dovrò fargli un discorsetto su
come la mia
sorellina preferita merita di essere trattata. –
-
Se per assurdo dovesse mai succedere sarai il primo a
saperlo – confermò.
-
Bene. Adesso sbrighiamoci o per cena la mamma servirà noi al
posto dell’arrosto. –
*
-
Hai l’aria di chi si sta godendo ogni briciolo di questa
passeggiata – considerò William mentre camminava
lungo le vie della Londra
Babbana in compagnia di Irfan.
-
Certo, è bello essere riuscito a sfuggire alle pressioni dei
parenti che vogliono incastrarmi come baby sitter anche se solo per
mezza
giornata. E poi mio padre ha il turno di chiusura al museo e andarlo a
trovare
lì è un po’ una sorta di tradizione
annuale -, replicò indicando l’ingresso del
British Museum, - Eccolo lì, tu non c’eri mai
stato prima vero? –
Scosse
il capo, sorridendo divertito al pensiero di ciò che
avrebbero detto i suoi genitori sapendo che si trovava nella Londra
Babbana e
per di più in procinto di mischiarsi con decine di loro per
studiarne la
cultura.
-
Mai -, confermò, - e sono assolutamente curioso di scoprire
tutto quello che c’è da sapere a riguardo.
–
-
È un po’ troppo grande per girarlo tutto oggi -,
lo avvisò,
- ma se dovesse piacerti potremmo tornarci prima di rientrare a scuola
e
visitare tutte le altre ale. –
-
Ottima idea, tutto purchè stia alla larga dai miei.
–
-
Le cose non vanno ancora bene? –
-
Per nulla. Lo sai come sono fatti, hanno tutta una loro idea
di come dovrebbe essere un erede Purosangue e quelle idiozie a cui non
sono
disposto a sottostare. –
Irfan
annuì.
Certe
volte le famiglie dei suoi compagni di scuola erano
davvero incasinate in modo assurdo.
*
I
King presero posto non appena tutti i Bones si furono
accuratamente sistemati al loro posto e altrettanto aveva fatto il ramo
della
famiglia appartenente a Jonathan Burke e consorte.
Nimue
sedette vicino a Benjamin, sorridendogli radiosa quando
lui le riempì il bicchiere con un gesto cavalleresco che non
sfuggì minimamente
allo zio della ragazza.
Jonathan
Burke, collega di Devon Bones e Stephen King da anni
ormai, sorrise all’indirizzo della moglie.
-
Sembra proprio che nostra nipote abbia un perfetto cavaliere
servente. –
Alya
bofonchiò una risposta che suonava come un “non
mettere
in imbarazzo i ragazzi” e si mise a sistemare meglio il
vestito di Arianne dal
momento che sua figlia sembrava pensare che fosse sufficientemente
caldo per
attorcigliarlo attorno alle gambe.
Ah,
i bambini di quell’età sapevano essere
così impegnativi.
-
Allora, ragazzi, che piani avete per Capodanno? –
Rebekah
sorrise maliziosa.
-
Amelia ha ricevuto un invito da Jacob Prince. –
Sentendo
su di sé lo sguardo incuriosito di Devon, la ragazza
arrossì violentemente e prese a giocherellare nervosamente
con la forchetta.
-
Non ha invitato solo me -, chiarì, - ma tutti quanti.
Sarà a
casa di suo padre e altrimenti si annoierebbe a morte. Vero Nick, Ed?
–
Il
fratello e l’amico annuirono.
-
Sì, non sarà una cosa eccessiva, ma Jacob ci ha
pregato di
risollevare almeno un po’ il ricevimento che ha in programma
il padre. –
-
Bene. E per il resto va tutto bene … con Hydra? –
Edgar
tossicchiò vistosamente, facendo capire al padre che
aveva scelto proprio la domanda più sbagliata.
-
Io e Hydra non stiamo più insieme, zio Devon. –
-
Oh, non ne avevo idea … -
Il
silenzio imbarazzante sceso sulla tavolata venne stemperato
dalla voce fin troppo forzatamente allegra di Drusilla che si
alzò in piedi e
afferrò i piatti.
-
Il momento del secondo, vado a prenderlo! –
-
Ma io sto ancora finendo - bofonchiò Stephen, ricevendo
un’occhiataccia.
-
Avresti potuto mangiare più rapidamente. Adesso servo il
secondo. –
-
Vengo a darti una mano – asserì Laura mentre Alya
si alzava
nello stesso momento con il medesimo pretesto.
I
tre uomini rimasti si scambiarono occhiate decisamente
perplesse per poi voltarsi verso i rispettivi figli.
-
Ragazzi se non siete abbastanza forti psicologicamente non
sposatevi mai. –
*
25
dicembre 1973
Alexander
osservò la tavolata al completo dei Lestrange e dei
Black che nell’ultimo periodo avevano preso a festeggiare
insieme ogni
ricorrenza visto che di lì a qualche mese ci sarebbe stato
il matrimonio di
Bellatrix e Rodolphus. Per non parlare poi di quello che si sarebbe
tenuto in
estate tra Narcissa e Lucius, motivo per il quale in
quell’occasione si erano
uniti a loro anche i Malfoy.
Narcissa
sedeva composta e mangiava piccoli bocconi con un’eleganza
degna di una regina mentre Lucius la guardava con una scintilla
d’adorazione
nello sguardo e al contempo prestava ascolto alle parole che la futura
cognata
stava proferendo.
Bellatrix
infatti aveva intavolato un vero e proprio
soliloquio circa la disastrosa condizione del ministero della magia e
della
formazione sempre più scadente fornita da Hogwarts.
-
Se solo avessimo abbastanza appoggio le cose cambierebbero
per il meglio – concluse, le iridi che luccicavano animate da
una smania
bramosa vagamente inquietante.
-
Tu cosa ne pensi, Alexander? – domandò
d’un tratto Renford,
catalizzando l’attenzione generale su di sé.
Prese
un respiro profondo, riordinando le idee.
-
Sinceramente non ci ho ancora pensato seriamente, signore.
Tuttavia immagino che ci sia della verità in ciò
che dice Bellatrix, le cose
potrebbero davvero migliorare … ma una previsione a lungo
termine è impossibile
da fare senza rischiare di cadere in errore. –
Renford
annuì, allungandosi ad afferrare la costosa bottiglia
di vino elfico e se ne versò dell’altro.
-
Ancora un po’, Alexander? –
-
Solo un goccio, signore, non vorrei esagerare. –
-
Ma immagino la tua famiglia condivida il pensiero alla base
della Causa – insistè Bellatrix, riportando il
discorso sul terreno che le
interessava.
-
Indubbiamente. –
Sorrise
sorniona, decisamente soddisfatta da quelle parole, e
tornò ad adagiarsi contro l’alto schienale della
sedia.
Raelena
si schiarì la gola, lanciando un’occhiata poco
cordiale alla cognata, - Potremmo lasciar perdere l’argomento
e passare ad
altro, per favore? –
Rodolphus
fece per replicare, ma Alphard Black prese la
parola: - Sono d’accordo con Raelena, ci sono dei bambini al
tavolo e non credo
sia il momento di affrontare certi argomenti. –
Sirius
e Regulus parvero non essere contenti dell’essere
appellati come bambini, ma adoravano troppo lo zio Alphard per
obiettare.
Così
il discorso si spostò immediatamente in tema Quidditch.
-
La vostra prossima partita è contro Grifondoro, vero cugina?
–
Hydra
annuì, ben sapendo dove volesse andare a parare Bellatrix.
-
Deve essere strano giocare contro il tuo fidanzatino. –
-
Io e Nicholas non stiamo più insieme. –
-
Finalmente una buona notizia – mormorò Rodolphus,
venendo
folgorato da un’occhiataccia del padre e ricevendo un calcio
sotto il tavolo da
Raelena.
-
Abbiamo preso una pausa per capire cosa vogliamo dalla vita –
continuò, con uno stoicismo che Raelena le
ammirò, fingendo che nessuno avesse
aperto bocca. – Perciò c’è un
po’ d’imbarazzo ma le cose torneranno alla
normalità prima o poi. –
Persino
Bellatrix parve non sapere bene come reagire perché tacque
e la conversazione morì definitivamente, riprendendo solo
quando arrivarono al
dolce e alla questione dell’abito che avrebbero indossato lei
e la sorella ai
rispettivi matrimoni.
*
31
dicembre 1973
-
Scegli qualcosa e facciamola finita – sbuffò
Aiden, mentre
percorrevano per l’ennesima volta la strada davanti alle
vetrine di ninnoli e
gioielli di Diagon Alley.
-
Più facile a dirsi che a farsi –,
sbuffò Dean, - dal momento
che non ho la minima idea di cosa potrebbe piacere ad Artemis. Voglio
che sia
un regalo perfetto. –
-
E allora chiedi a Nimue, dopotutto sono migliori amiche. –
Come
folgorato dall’idea, Dean annuì convinto.
-
Giusto, non ci avevo pensato, torno subito! –
Corse
verso la pasticceria dove avevano lasciato Nimue e
Benjamin, fermandosi appena in tempo perché a quanto
sembrava i due ragazzi
avevano perso ogni interesse per i dolci e si stavano baciando
dolcemente
seduti al tavolino esterno del locale.
Fece
marcia indietro, tornando da un Aiden decisamente
perplesso.
-
Allora, già di ritorno? –
-
Sembra che abbiano finalmente deciso di passare al passo
successivo, non disturbiamoli. Continueremo a cercare noi. –
Aiden
alzò gli occhi al cielo.
-
Fantastico, ma se non ci diamo una mossa Jacob ci ucciderà.
–
-
Arriveremo in tempo, parola mia. –
Sì,
proprio come arrivavano in tempo alle lezioni e agli
incontri del Club di Trasfigurazione.
*
Mentre
gli ospiti facevano il loro ingresso all’interno del
salone Jacob individuò all’istante un paio di
persone che non figuravano
decisamente tra i suoi invitati.
-
Louisa, mi spieghi cosa accidenti ci fanno Kenneth Wilkes,
Raelena Lestrange e Hydra Black qui? –
-
Semplice, li ho invitati io. Credevi davvero che avrei
accettato di trascorrere tutta la sera in balia dei tuoi amici?
– replicò imperturbabile.
-
E nostro padre te l’ha permesso? –
-
Certo dal momento che gli ho fatto notare che se non mi
avesse accontentato avrei trascorso le vacanze con la mamma. –
Jacob
sbuffò.
Raelena
Lestrange era un conto, sebbene non approvasse che sua
sorella frequentasse un membro di quella famiglia, ma come accidenti
spiegava a
Nicholas la presenza della sua ex e della sua nemesi per eccellenza?
Come
se gli avesse letto nel pensiero, Louisa gli rivolse
un’ultima
occhiata prima di dirigersi verso gli amici.
-
Vado a fare gli onori di casa, tu cerca di non roderti
troppo il fegato, fratellino. –
Già,
avrebbe fatto meglio a cominciare a preoccuparsi di
arrivare all’anno nuovo tutto intero.
Cercò
all’istante Nicholas, trovandolo seduto su uno dei
divani e intento a chiacchierare con Edgar e Valerie.
Si
avvicinò loro con un’aria da cane bastonato che
attirò
immediatamente l’attenzione.
-
Che succede Jacob? –
-
Ecco … mia sorella ha invitato delle persone che
probabilmente a Nick non farà piacere vedere. –
Il
Grifondoro puntò immediatamente lo sguardo verso
l’ingresso,
irrigidendosi visibilmente.
-
Wilkes? –
-
Già … lui, la Lestrange e Hydra
– concluse con tono mortificato.
Ci
mise qualche secondo a recuperare il controllo, ma poi
scrollò le spalle.
-
D’accordo, immagino che ormai il danno sia fatto, ma
avrò
bisogno di molto più alcool di questo per arrivare a fine
serata. –
*
Era
quasi la mezzanotte quando Hydra riuscì a svicolare dalle
chiacchiere e dalle attenzioni generali per intrufolarsi sul balcone
che
affacciava sul giardino.
Era
miracolosamente deserto e accarezzato dall’unica fonte di
luce dei raggi lunari.
Appoggiò
le mani alla balaustra, osservando come il riflesso
argenteo facesse scintillare la neve fresca che si era depositata sul
manto
erboso.
L’inverno
era sempre stato il suo periodo preferito, le
vacanze di Natale in particolare.
D’un
tratto udì un rumore di passi e una giacca che le veniva
adagiata sulle spalle lasciate scoperte dall’abito argentato.
Alzò
lo sguardo incontrando due iridi blu che la fissavano.
-
Starai congelando, la temperatura sta calando bruscamente. –
Vide
che Kenneth era rimasto in camicia.
-
E tu non senti freddo? –
-
Sto bene -, replicò, - e tu come stai … e non
intendo
riferirmi alla temperatura – chiarì.
-
Immagino che sia complicato, ma non necessariamente in senso
negativo. Nell’ultimo mese ho avuto modo di concentrarmi su
di me, di cercare
di capire cosa voglio e quali sono le mie priorità
… e lì fuori c’è una guerra,
la gente muore, Ken. –
-
La gente morirà sempre, gli esseri umani sono nati per fare
la guerra, è la loro natura e lo stato di sangue non
c’entra nulla. –
Annuì.
Era
vero.
Prima
Grindelwald.
Adesso
Voldemort.
Sembrava
che gli ideali cambiassero ma le sorti del mondo
magico fossero sempre le medesime.
-
Forse non è il momento migliore per chiedertelo, ma non
credo ce ne sarà mai uno perciò tanto vale che lo
faccia subito -, disse d’un
tratto Kenneth, - Hai più pensato a quella sera? –
Non
c’era bisogno che dicesse di quale sera stava parlando.
Quella
volta dopo la cena del Lumaclub, quando l’aveva
riaccompagnata e poi baciata fuori dalla torre di Corvonero.
Quando
lei aveva risposto al bacio e poi era fuggita via.
Sembrava
passata un’eternità da quel momento.
-
Sì –, ammise, - ma non so ancora cosa significhi.
–
Kenneth
parve rinfrancato da quella risposta che non era una
dichiarazione ma neppure un completo respingimento.
-
Forse potremmo provare a stare a vedere cosa succedere
facendo le cose a piccoli passi … se vuoi. –
Voleva?
Sì,
forse era quello il modo in cui poter fare chiarezza.
Forse
aveva davvero bisogno di Kenneth in quel senso.
-
Va bene. –
Doveva
essere la risposta che non si aspettava perché
sgranò
gli occhi come se non fosse certo di aver capito bene.
-
Cosa? –
-
Ho detto va bene, Ken, proviamoci – ripetè
sorridendo.
Il
volto del Serpeverde parve illuminarsi fin quasi a fare a
gara con i raggi lunari tanto era raggiante.
Poi
si chinò a baciarla con delicatezza, rilassandosi
definitivamente solo quando sentì le braccia di Hydra
intrecciarsi attorno al
suo collo e attirarlo maggiormente a sé.
Le
cinse i fianchi, vagamente consapevole che il grande
orologio principale del salone faceva rintoccare la mezzanotte.
Spazio
autrice:
Salve!
Eccoci
qui con l’ufficializzazione della Ninjamin
e della Kendra. Devo ammettere che
se
per Benjamin e Nimue avevo chiaro fin dall’inizio che
sarebbero finiti insieme
ho invece pensato a lungo a chi si sarebbe aggiudicato il cuore della
nostra
bella Black e sono molto stata indecisa tra Kenneth e Nicholas, ma alla
fine ho
deciso per il nostro Serpeverde. Adesso non resta che vedere come la
prenderà
il caro Nick. In aggiunta a ciò nel prossimo capitolo avremo
la partita Corvonero
vs Grifondoro perciò come al solito chiedo a tutti voi di
esprimere la vostra
preferenza per chi si aggiudicherà la vittoria.
Al
prossimo capitolo.
Stay
tuned.
XO
XO,
Mary
|
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Capitolo 14 *** Capitolo 12 ***
Capitolo
12
7
gennaio
1973
-
Quando arrivano le vacanze di Pasqua? –
Kenneth
e Hydra si scambiarono un’occhiata a metà tra
l’incredulo e il divertito mentre alzavano lo sguardo dai
libri attirati dalla
domanda di Rebekah.
-
Vuoi essere tu a farle notare che siamo appena tornati da
quelle di Natale oppure devo pensarci io? – chiese il
Serpeverde, le labbra
stirate in un sogghigno.
-
Fatica sprecata, continuerà a lamentarsi lo stesso.
–
-
Lo fareste anche voi se aveste decine di pagine di Storia
della magia da recuperare – replicò la bionda,
fissando il grosso tomo davanti
a lei come se fosse tutta colpa sua se lei doveva approfondire cose
come le
guerre dei goblin o le stragi ad opera dei giganti.
-
Metà di quella roba era per le vacanze. Se le avessi fatte
per tempo non ti troveresti in questa situazione – le fece
presente Serenei,
l’ultimo membro del loro eterogeneo quartetto.
-
Sei mia amica non mia madre, perciò si presume che tu stia
dalla mia parte! –
-
Non ricordo che fosse scritto da nessuna parte nell’accordo
che ho firmato – replicò lei di rimando, ironica.
-
Provvederò a fartene mandare una copia dal mio magi
avvocato! –
Kenneth
si voltò verso la sua fidanzata, la fronte corrugata e
l’espressione di chi non sapeva bene come prendere la cosa.
-
Fanno sempre così? –
-
Molto spesso -, confermò Hydra sorridendo, - con il tempo ti
abituerai alla pazzia che impera tra noi. –
-
E pensare che ho sempre creduto che voi foste quelle più
normali. –
-
E non hai idea di quanto ti sbagliassi. –
No,
decisamente non ce l’aveva.
Con
la coda dell’occhio vide che all’interno della
biblioteca
si era aggiunta la presenza del gruppo di Grifondoro
dell’ultimo anno.
Hydra
seguì il suo sguardo, irrigidendosi leggermente quando
incrociò lo sguardo di Nicholas.
Non
parlavano da un po’, ma non aveva alcun dubbio sul fatto
che il ragazzo fosse a conoscenza del fatto che lei e Kenneth stessero
insieme.
-
Beks, non credi che tuo fratello si senta un po’ tradito
vedendoti qui con noi? – chiese d’un tratto
Serenei, dando voce a quella che
era la maggior preoccupazione della Black.
Rebekah
si strinse nelle spalle.
-
Non mi ha detto nulla a riguardo e poi lo sa benissimo che
io e Hydra eravamo amiche prima che loro si mettessero insieme
perciò ho
diritto di precedenza. –
-
Dalla sua espressione non sembra molto contento. –
-
Nick fa un sacco di cose che non rendono molto contenta me,
l’ultima prodezza risale appena a ieri quando mi ha
sgraffignato tutte le
Cioccorane che avevo ricevuto dai nonni, perciò francamente mia cara me ne infischio!
–
Pronunciò
l’ultima frase con un vigore tale che Kenneth non
potè fare a meno di mettersi a ridere, dando cenno di aver
riconosciuto la
citazione e sorprendendo le tre ragazze.
-
D’accordo, sono un Wilkes, ma ho messo piede in un cinema
Babbano una volta … e quella volta proiettavano
“Via col vento”. –
-
Tu hai messo piede in un cinema Babbano? – ripetè
Rebekah,
palesemente colpita.
-
Un cine … che?
–
ripetè allo stesso tempo Serenei.
-
Cinema. Una
diavoleria Babbana piuttosto divertente – replicò
il ragazzo.
-
Abbiamo appena trovato un punto d’incontro, forse tutto
sommato non sei completamente da buttare via, Wilkes. –
-
Attenta, rischia di assomigliare pericolosamente a un
complimento. –
*
-
Sicuro di voler rimanere qui? –
-
L’ultima volta che ho controllato la biblioteca era un luogo
pubblico, perciò non c’è motivo per cui
non possiamo stare tutti e tre qui –
replicò, staccando finalmente lo sguardo dal tavolo al quale
sedeva la sorella
e tornando a voltarsi verso Aiden e Alexander. –
-
Spaventosamente saggio come comportamento –
constatò Aiden,
accigliandosi.
-
Oh, credimi, sto facendo violenza a me stesso per essere
così calmo ma dubito che una scazzottata in biblioteca
risolverebbe le cose. –
-
Soprattutto visto come è andata a finire l’ultima
volta –
aggiunse Alexander, guadagnandosi un’occhiataccia
dall’amico.
-
Che intendi? –
-
Nulla. –
-
Alex … -
-
D’accordo, dico solo che l’ultima volta non
è che nessuno di
voi due abbia fatto chissà che figura. –
-
Non ne abbiamo avuto il tempo. Un minuto di più e
l’avrei
rovinato. –
-
Sicuro, macchina tira pugni, adesso perché non proviamo a
concentrarci su Trasfigurazione? –
Il
riferimento alla materia ricordò involontariamente a
Nicholas che se fosse finito nuovamente dal preside sua madre
l’avrebbe saputo
e allora non ci sarebbe stato un angolo del globo in cui nascondersi
dalla sua
furia.
-
D’accordo, mettiamoci a studiare – cedette.
*
Serenei
entrò nella Sala Comune e rimase senza parole.
Al
centro dello spazio formato dai divani, poco davanti al
caminetto ardente, Ellen e Alecto si dimenavano sul pavimento tra le
urla dei
loro compagni di Casa.
-
Siete completamente usciti di testa tutti quanti? –
Mairéad,
intenta a sbocconcollare gelatine tutti i gusti più
uno mentre osservava la scena, scosse i ricci biondi.
-
No, solo Alecto ed Ellen. –
-
Questo lo vedo, perché in nome di Merlino si stanno
picchiando? –
-
E io secondo te come dovrei fare a saperlo? Sono rientrata
che loro avevano appena cominciato a prendersi per i capelli.
–
-
E non ti è venuto in mente di separarle? –
-
Sì, ma Ellen ha l’incontro in mano quindi
perché fermarla
quando sta per vincere? –
D’accordo,
in quella Sala Comune lei era ufficialmente l’unica
persona ancora sana di mente.
-
Rabastan …
Il
più giovane dei Lestrange, seduto sulla poltrona
più comoda
della Sala, volse lo sguardo verso di lei.
-
Sì? –
-
Ti dispiacerebbe fare qualcosa? –
- D’accordo.
Signori,
signore, se volete piazzare una scommessa potete venire da me:
vincerà la
nostra atomica bionda o la scatenata brunetta? –
-
Non intendevo questo! –
-
Ah, allora temo che tu debba essere molto più specifica, tesoro. –
Mairéad
le rivolse uno sguardo cospiratore.
-
Credo proprio che abbia scoperto tutta la tua tattica per
mandare in fumo i suoi piani. –
-
Lo credo anche io – sospirò, vedendo Ellen che si
rialzava
sorridendo vittoriosa mentre Amycus approfittava di quel momento per
portare
via sua sorella di peso.
*
Artemis
si trovò davanti Dean non appena ebbe messo piede
fuori dallo spogliatoio femminile, trasalendo leggermente.
-
Scusa, non volevo spaventarti. –
-
Non fa nulla, sono solo sorpresa … che ci fai da queste
parti, Dean? Ci spii prima della partita? –
scherzò, sciogliendo le lunghe e
lisce ciocche bionde che aveva raccolto in un’alta coda di
cavallo durante gli
allenamenti.
-
No … no, certo che no. È solo che non ho avuto
modo di
parlarti per tutto il giorno e io … -
-
Tu? – lo esortò, incuriosita.
-
Io avevo un regalo per te. È un po’ in ritardo
rispetto a
Natale, ma ci tenevo a dartelo di persona. –
-
Un regalo? – ripetè sorpresa, osservando il
Grifondoro
davanti a lei che fissava ostinatamente il prato come se non avesse mai
visto
nulla di più interessante in tutta la sua vita.
-
Già. –
Afferrò
la scatolina che teneva all’interno del mantello della
divisa, porgendogliela.
Mentre
la scartava, Dean mormorò: - Spero che ti piaccia, ma
se così non fosse si può sempre cambiare e
… -
-
Ed è stupenda – lo interruppe, osservando la
collanina con
il ciondolo a forma di stella nel quale era incastonata una pietra
dell’esatta
sfumatura dei suoi occhi, - Solo che io non ti ho preso nulla e adesso
mi sento
in colpa. –
-
Non devi -, si affrettò a replicare, - anzi conosco un modo
perfetto con cui potresti sdebitarti. –
-
Ah sì? –
Annuì.
-
La prossima uscita a Hogsmeade potresti venire con me. –
-
La prossima uscita è a San Valentino –
osservò.
-
Lo so. Signorina Artemis, mi farebbe l’enorme privilegio di
essere la mia Valentina nonostante l’invito con un
po’ d’anticipo? –
Sorrise
annuendo e accennò una timida riverenza.
-
Con molto piacere, signore. –
*
12
gennaio 1973
-
Si può sapere perché mi fissi in questo modo?
– domandò Louisa
dopo aver scambiato un cenno con il fratello e avergli annunciato che
loro
sarebbero andate a cercare dei buoni posti da cui osservare la partita.
-
Non ti fisso in nessun modo. –
-
Sì invece e non provare a continuare a negarlo. –
Raelena
si lasciò cadere sul sedile in prima fila, abbozzando
un sorriso.
-
D’accordo, mi hai scoperta, ma non potevo fare a meno di
chiedermi per chi avresti tifato visto che tra te e William ultimamente
le cose
sembrano procedere bene. –
-
Abbiamo solo studiato insieme qualche volta. –
-
E siete andati insieme a Hogsmeade l’ultima volta. –
-
E magari potremmo esserci scritti durante le vacanze –
ammise, arrossendo leggermente.
-
Ta dan! Lo sapevo! –
L’urlo
soddisfatto della Serpeverde fece sobbalzare la
ragazzina del primo anno seduta accanto a loro, facendole volare per
aria il
contenitore con gli snack che aveva portato con sé per
assistere al match.
-
Abbassa la voce, Rae. Primo perché non è
necessario che lo
sappia tutta la scuola e secondo perché finirai con il far
prendere un infarto
a qualcuno se continui a urlare così. –
-
Sono solo contenta per te. Questa volta il tuo
insopportabilmente prevenuto fratello approva? –
Louisa
assunse un’aria pensierosa.
Effettivamente
non aveva alcuna idea di come avrebbe potuto
prenderla Jacob.
-
Per approvare dovrebbe prima saperlo … -
-
Ben fatto, amica mia: tenere sempre fuori i fratelli da
queste storie è la prima regola! –
*
Edgar
alzò la mano per attirare l’attenzione di Valerie,
indicandole il posto che le aveva tenuto insieme a Benjamin e Nimue, e
spostò
il mantello e la sciarpa per permetterle di sedersi.
-
Non stai morendo di freddo? –
-
No … sono a uno stato d’ipotermia tale che ormai
il freddo
non lo sento più, ma se non altro sto per morire per una
buona causa. Hai una
vaga idea di quanto sia stato difficile tenere libero questo posto?
–
-
Oh, mio eroe, senza te sarei perduta – ironizzò.
-
Lieto che apprezzi. Non è che per caso hai portato la roba? –
-
Detta così mi fai passare per una specie di trafficante di
chissà cosa. –
-
Val, sto morendo di fame, dimmi che ce l’hai. –
Ridendo,
estrasse dalla borsa un paio di sandwich farciti con
bacon e un sottile strato di uova strapazzate.
-
Ti ho mai detto che ti amo, vero? –
Edgar
li afferrò come se non mangiasse da secoli e poi si
allungò a scoccarle un bacio sulla guancia che ebbe il
potere di farla
diventare un vero e proprio peperone umano.
Fortuna
che lui fosse troppo impegnato a sbranare la colazione
per accorgersene.
Eppure
sembrava che Benjamin se ne fosse accorto eccome perché
le rivolse uno sguardo penetrante che sembrava volerle far capire di
essere
perfettamente al corrente di quello che le stava passando per la testa.
-
Ti vendi per poco, eh Ed? –
Ingoiando
l’ultimo boccone, il maggiore annuì.
-
Lo sai che quando ho fame divento super manovrabile.
Comunque erano i migliori sandwich che abbia mai mangiato, sei
fantastica come
sempre, Val. –
-
Lo so – replicò, ritornata finalmente al suo
solito
colorito, per poi voltarsi verso il campo quando il fischio
dell’arbitro
annunciò l’inizio della partita.
*
-
Bel bolide della Greengrass che viene prontamente deviato da
Prince … bella ribattuta, del resto sappiamo tutti che quel
ragazzo ha dei
muscoli niente male – disse la Cronista, venendo accolta da
un insieme di
risolini misti a sonori sbuffi.
-
Per nulla di parte – commentò Amelia, ignorando le
occhiate
divertite di Rebekah e Serenei.
-
Il commento ti innervosisce? – domandò la
Serpeverde.
-
Mi domando come mai – continuò Rebekah, battendo
le lunghe
ciglia con fare eloquente.
-
Mi innervosiscono le galline in preda agli ormoni, poco
importa chi o cosa commentino. –
-
Ceeeerto. –
Amelia
alzò gli occhi al cielo, ma non ribattè.
Le
amiche non l’avrebbero mai lasciata perdere finchè
non
avesse confermato che era come pensavano loro.
-
Per le mutande di Merlino, ma dove accidenti ha mirato
quell’idiota
di Rosgood? –
L’idiota
in questione aveva spedito il Bolide dritto verso
Hydra Black, colpendole la saggina della scopa e mandandola in frantumi.
Mentre
precipitava nel vuoto, Amelia fu vagamente consapevole
di essersi messa a strillare insieme a Rebekah e Serenei.
Vide
Irfan, il più vicino a lei tra tutti i giocatori,
lasciare la porta all’istante, scendendo in picchiata
incurante del rischio di
schiantarsi a terra e delle urla che riecheggiavano per lo stadio.
L’afferrò
a un metro da terra, tenendola a sé e atterrando con
quanta più delicatezza possibile.
In
quello stesso istante giunse il fischio che decretava la
fine della partita: Dean Ammel aveva conquistato il Boccino per
Grifondoro.
Spazio
autrice:
Salve!
Almeno
una gioia per Nick e i Grifondoro c’è stata, anche
se la povera Hydra ha
rischiato di rimetterci la pelle.
Scusate
l’angolo
autrice molto striminzito ma stasera sono davvero sulla soglia del
sonno
profondo.
Al
prossimo aggiornamento.
Stay
tuned.
XO
XO,
Mary
|
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Capitolo 15 *** Capitolo 13 ***
Capitolo
13
14
gennaio 1974
-
Rosgood è finito in infermeria – le
comunicò Rebekah non
appena la vide aprire gli occhi.
Era
stata dimessa dall’infermeria solo la sera prima,
perciò
era ancora intontita dal Bolide e dagli avvenimenti accaduti,
così sbattè le palpebre
prima di chiederle di ripetere.
-
Dicevo che è finito in infermeria, è notizia di
pochi minuti
fa. –
Alzò
gli occhi al cielo, mentre i primi immediati sospetti si
facevano strada in lei.
-
Dimmi che non è stato Kenneth. –
-
No, ritenta. –
-
Nick? –
-
Neppure, ma a difesa di quei due non è che non ci abbiano
provato … solo che sono stati preceduti. –
Aggrottò
la fronte, decisamente perplessa.
-
E allora chi? –
-
Sirius e Regulus –, replicò sorridendo divertita,
- Quei due
piccoletti hanno proprio del coraggio. –
-
Rosgood è grosso due volte loro, quando uscirà
dall’infermeria
li sgranocchierà – considerò, scuotendo
il capo davanti all’impulsività dei
cugini.
-
Prima deve sempre prenderli e dubito che Nick e Kenneth li
lascerebbero affrontarlo da soli. –
Anche
quello era vero.
Sebbene
Sirius non nutrisse particolare simpatia per Nicholas,
e poteva giurare che anche Kenneth gli stesse decisamente antipatico,
sembrava che
a Nick il suo carattere ribelle facesse decisamente simpatia; quanto a
Regulus,
se non tollerava Nick era però altrettanto vero che nutriva
una sorta di
venerazione per Kenneth che dal canto suo l’aveva sempre
tenuto sotto la sua
ala protettiva.
-
Vengo messa fuori gioco per una giornata e mezza e succede
il putiferio. Uomini, lasciati da soli vanno sempre allo sbaraglio
– sbuffò,
allontanando le lenzuola e infilando le pantofole.
-
Dove stai andando? –
-
A impedire una guerra civile. –
La
guardò come se le avesse dato di volta il cervello.
-
Silente ha detto che eri esonerata dalle lezioni fino a
domani e tu vuoi comunque partecipare? –
-
Già, qualcuno deve tenere sotto controllo quei quattro.
–
*
-
Molto bene, ragazzi, sistematevi qui vicino a me perché /
oggi faremo qualcosa di diverso dal solito e molto divertente -
esordì
Lumacorno con voce allegra.
-
È normale che io abbia paura ogni volta che dice una cosa
del genere? – chiese William, facendo scoppiare a ridere
Aiden.
-
Credo proprio di sì, perché anche io sono
tremendamente
preoccupato. Dopotutto la sua idea di divertimento sono le sue cene e
le sue
feste. –
-
Già, perciò prepariamoci al peggio. –
-
Vi dividerò in coppie e assegnerò a ogni coppia
una pozione
a cui lavorare nel corso della settimana. Saranno coppie diverse da
quelle in
cui lavorate di solito in modo tale da migliorare i rapporti tra i
membri di
questa classe e non potrete cambiare il vostro compagno. –
-
Ecco, adesso si comincia con il dramma – sussurrò
Will.
-
Innanzitutto la signorina McKinnon lavorerà con il signor
McCartney. –
Aiden
tirò un sospiro di sollievo mentre Valerie gli si
avvicinava sorridendo e sceglievano un posto a metà aula.
Se
non altro a lui era andata bene.
-
La signorina Prince e il signor Bones. –
Louisa
sedette con Edgar, sorridendo con l’aria di chi la
sapeva lunga.
Aveva
una mezza idea di sbloccare le cose tra lui e la
McKinnon e con l’aiuto e le recenti confidenze di Benjamin
aveva tutte le carte
in regola per riuscirci.
-
Il signor King sarà in coppia con il signor Wilkes.
–
Il
silenzio che scese nell’aula fu tale che Lumacorno si
sentì
in dovere di precisare. – So che potrà apparire
come una scelta
incomprensibile, ma non sempre lavorerete con persone che sono vostre
amiche
nel mondo al di fuori della scuola e dovrete cominciare a farci
l’abitudine. –
Kenneth
si voltò verso Nicholas, inarcando un sopracciglio.
-
Preferenze per il posto? –
Il
Grifondoro si strinse nelle spalle, puntando verso il banco
tra quello di Valerie e quello di Edgar.
Se
non altro davanti e dietro avrebbe avuto dei volti amici.
-
Infine il signor White lavorerà con il signor Greengrass.
Troverete le pozioni scritte sulla lavagna -, mosse la bacchetta, -
sceglietene
una a coppia e cominciate a lavorare. –
*
Regulus
si fece piccolo piccolo sotto lo sguardo severo della
cugina, trascinando nervosamente il piede contro il pavimento in marmo.
-
Quello è grosso come un troll, Reg, e poi non dovreste
lanciare incantesimi alla gente in giro per i corridoi –
concluse.
-
Lo zio Alphard ha detto che potevamo – obiettò.
-
Cosa? –
Ci
mancava solo suo padre che assoldava quei due come una
sorta di vendicatori prezzolati.
-
Non dirgli che te l’ho detto -, aggiunse in fretta, -
perché
ha detto a me e Sirius di non farlo. –
-
Non glielo dirò, ma in futuro non lasciatevi coinvolgere dai
piani deliranti di mio padre. –
-
D’accordo … ma tu come stai? –
Gli
scompigliò i capelli corvini, sorridendogli.
-
Sto bene, Reg, non preoccuparti. –
-
Menomale, mi sono spaventato moltissimo durante la partita. –
Si
chinò verso di lui, soffermandosi quando vide alcuni dei
suoi compagni che lo fissavano.
-
Posso abbracciarti davanti ai tuoi amici oppure ti vergogni?
–
-
Certo che puoi. Tutti loro pensano che tu sia bellissima e
fantastica, perciò mi invidieranno tantissimo. –
Rise,
stringendolo a sé e baciandogli una guancia.
-
Vai a lezione, Reg, ci vediamo più tardi. –
*
21
gennaio 1974
Kenneth
era appoggiato alla parete dei sotterranei quando
Nicholas fece la sua comparsa.
-
Sei in ritardo – lo accolse, scostandosi dalla parete in
muratura e facendogli strada lungo l’aula dei sotterranei che
Lumacorno aveva
concesso loro di utilizzare; era una di quelle in disuso in cui
solitamente il
docente lavorava ai suoi esperimenti.
Lì
nessuno li avrebbe disturbati.
-
Ho la faccia di uno a cui frega qualcosa di averti fatto
aspettare? – rilanciò il Grifondoro.
-
Meglio che non ti dica che faccia hai o finiremo in
infermeria prima ancora di aver cominciato a lavorare alla pozione
– lo rimbeccò.
-
Come siamo spaventosamente ragionevoli. –
-
Sto cercando di essere quasi
civile con te King, ma non provocarmi. –
-
E a cosa devo il tentativo? –
-
Semplicemente perché capisco quello che provi –
replicò, aprendo
la porta dell’aula e facendo per entrare.
La
mano di Nicholas calò sulla sua spalla, fermandolo e
spingendolo a voltarsi con espressione irritata.
-
Se non vuoi perdere l’uso della mano, King, ti consiglio di
togliermela di dosso all’istante. –
-
Perché capiresti quello che provo … e
perché pensi di sapere
cosa provo? –
-
Perché ho passato anni nella tua situazione e so quanto
faccia schifo; ti senti morire, vorresti spaccare tutto, ma sai che non
servirebbe a nulla perché è lei che ha scelto e
scoppiare non servirebbe a
farle cambiare idea. –
Nicholas
rimase in silenzio, fissandolo come se per la prima
volta avesse fatto qualcosa d’impressionante.
-
Ti sentivi così anche tu vedendo me e Hydra insieme?
–
-
Anche peggio. –
-
E come hai fatto a non spaccarmi la faccia ogni due secondi?
–
-
È stata dura -, ammise, - ma a lei non sarebbe piaciuto se
l’avessi
fatto. –
-
No, non le piacerebbe – convenne sorridendo.
Hydra
era sempre stata contraria alla violenza che andasse al
di là della semplice autodifesa.
-
Se non hai altre domande, mettiamoci a lavoro.
Indipendentemente da Hydra non mi sei comunque mai andato a genio in
modo
particolare perciò prima finiamo e meglio é.
–
-
Già, condivido in pieno, ma forse potremmo evitare di
scannarci in futuro. –
-
Potremmo – convenne.
*
Edgar
vide con la coda dell’occhio che Louisa continuava a
fissarlo insistentemente mentre sminuzzava le radici.
-
Vuoi chiedermi qualcosa? –
-
Sì -, confermò, - quanto pensi di metterci
ancora? –
-
Sto sminuzzando alla velocità della luce. –
-
Non mi riferivo alla radice, Edgar. –
Aggrottò
la fronte, perplesso. – E allora a cosa? –
-
La McKinnon. –
-
Continuo a non capire. –
-
Per l’amor di Merlino, non potrebbe essere più
evidente di
così: Valerie è cotta di te e scommetto che anche
tu lo sei di lei, perciò
quanto ti ci vuole ancora per farti avanti? –
-
Io … non è vero. –
-
Certo e io sono Morgana -, sbuffò beffarda, - Non capisco
perché
non vuoi ammetterlo, è una bella cosa dopotutto. –
-
Il fatto che Valerie mi piaccia non significa
necessariamente che io piaccia a lei. –
-
Ma se ti ho appena detto che è così, razza di
deficiente. –
-
Questa è una tua supposizione visto che dubito che sia stata
lei a confidarsi -, obiettò, - perciò non
rischierò di rovinare la nostra
amicizia in base a delle ipotesi senza riscontro. –
-
Sei di una testardaggine paurosa. –
-
Senti chi parla. –
-
Io ho accettato di provare qualcosa per William e lo
frequentando -, lo rimbeccò, - perciò non fare
l’idiota e datti una mossa prima
che si stufi di starti ad aspettare … e tanto per la cronaca
tua sorella e tuo
fratello la pensano come me. –
Edgar
rimase in silenzio, continuando a sminuzzare le radici,
riprendendo a parlare solo qualche minuto più tardi.
-
Tu sei assolutamente sicura di quello che dici, Louisa? –
-
Per l’ennesima volta, sì. –
Afferrò
la sua tracolla, alzandosi di scatto dalla sedia.
-
E adesso dove stai andando? –
-
A parlarle. –
Lo
vide uscire dall’aula e sorrise soddisfatta di sé.
Finalmente
il suo lavoro lì era terminato.
*
Valerie
sgranò gli occhi non appena vide entrare Edgar nella
loro Sala Comune a passo di carica.
-
Ed … è successo qualcosa? –
L’amico
si fermò davanti a lei, annuendo.
-
Sì, devo fare assolutamente una cosa. –
-
Qualche nuova conquista? – chiese, tornando a voltarsi verso
Aiden per finire di appuntare gli ingredienti e i passaggi che
mancavano per la
realizzazione della loro pozione.
-
Forse, dipende da come reagirà a quello che sto per fare.
–
-
Allora in bocca al lupo mannaro. –
Le
mani di Edgar si chiusero sulle sue spalle, spingendola a
voltarsi nuovamente verso di lui e ad alzarsi in piedi.
Perplessa,
lo osservò in attesa della sua prossima mossa.
-
Merlino, spero proprio che Louisa abbia ragione oppure farò
la figura dell’idiota – mormorò,
chinandosi poi verso di lei e puntando dritto
verso le sue labbra.
La
baciò con gentile fermezza, tenendola stretta tra le
braccia ma non tanto da impedirle di ritrarsi se avesse voluto.
E
il punto era che lei non voleva, ma allo stesso tempo aveva
paura.
Si
scostò leggermente, fissandolo dritto negli occhi.
-
Non è uno scherzo o una qualche stupida scommessa che hai
fatto con i ragazzi, vero? –
-
No, non lo é. –
Lesse
la sincerità nelle iridi chiare e non potè fare a
meno
di sorridere radiosa.
-
Ce ne hai messo di tempo per capirlo – disse soltanto,
alzandosi in punta di piedi per baciarlo di rimando.
Spazio
autrice:
Salve!
Mi
scuso
per il ritardo nell’aggiornare ma tra gli esami, un
po’ di stanchezza generale
e la cresima alla quale mi hanno incastrato ad andare oggi non ho avuto
modo di
aggiornare prima né di creare un capitolo particolarmente
lungo, ma spero che
vi sia piaciuto comunque … e finalmente anche la Valar è Canon.
Al
prossimo aggiornamento.
Stay
tuned.
XO
XO,
Mary
|
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Capitolo 16 *** Capitolo 14 ***
Capitolo
14
2
febbraio 1974
Louisa
rivolse un’occhiata complice all’indirizzo di
William,
accennando con il capo a Edgar e Valerie che camminavano lungo il patio
del
castello con un cestino di vimini tra le mani.
-
Dove ve ne andate, piccioncini? –
Il
suo compagno di Casa le rivolse un sorriso sghembo,
soffermandosi sulle mani intrecciate dei due.
-
Proprio tu mi vieni a parlare di piccioncini? Ultimamente
siete inseparabili. –
-
Ma mai diabetici quanto voi due – rilanciò.
Edgar
scosse il capo, ridendo.
-
Buona giornata anche a voi due, ragazzi. –
Quando
si furono allontanati William le rivolse uno sguardo
perplesso.
-
Tu e Bones vi punzecchiate sempre? –
Louisa
annuì.
-
Assolutamente sì. È diventato un po’
una sorta di gioco, ma
sotto sotto siamo amici. –
-
In un modo molto nascosto. –
-
Ovviamente -, rise, - ho pur sempre una reputazione da dura
da mantenere. –
William
le accarezzò il volto, sorridendole. – Temo che la
tua
reputazione da dura sia franata miseramente da quando stiamo insieme.
–
Afferrò
la mano del ragazzo, tenendola premuta contro di sé.
-
Ti dirò, la cosa non mi dispiace affatto –
replicò, sporgendosi
a baciarlo.
*
-
Oh andiamo, Ellen, è veramente necessario? –
L’amica
si voltò verso Artemis, inarcando un sopracciglio
biondo.
-
Ovviamente è necessario, dopotutto sei la nostra migliore
amica perciò è nostro dovere assicurarci che ti
tratti come un perfetto
gentiluomo. –
-
Mairéad? –
-
Non guardare me, io sono d’accordo con lei. –
La
Corvonero sbuffò.
Ci
mancava solo che quelle due finissero con il far scappare
Dean a gambe levate.
-
D’accordo, ma se lo mettete in imbarazzo giuro che ve la
farò pagare. –
Mairéad
le rivolse un beffardo cenno militare.
Dopodichè
le due Serpeverde allungarono il passo e puntarono
dritte verso il giovane Grifondoro che l’attendeva nei pressi
del portone del
castello.
Artemis
rallentò l’andatura.
Non
aveva proprio voglia di assistere al terzo grado che di
sicuro quelle due avevano preparato, anche perché era
abbastanza sicura che
avrebbe finito con l’arrossire come un peperone e balbettare
qualcosa senza
senso.
Attese
pazientemente per una manciata di minuti finchè Ellen
non si voltò verso di lei e le fece cenno di avvicinarsi.
-
Abbiamo finito, sembra un tipo a posto – decretò.
-
Questo lo sapevo benissimo da me anche prima del vostro
interrogatorio. –
-
Ma noi due no. Adesso che abbiamo fatto il nostro lavoro
d’amiche
e possiamo ritenerci soddisfatte, avete ufficialmente la nostra
benedizione e
potete andare. –
-
Che emozione – ironizzò, prendendo sottobraccio
Dean e
trascinandolo praticamente dietro di sé.
-
Come mai tutta questa fretta? – chiese perplesso.
-
Mi sbrigo per evitare che venga loro in mente qualcos’altro
da chiederti. Conoscendole potrebbero tenerci lì per tutto
il giorno. –
-
Quando è così, spariamo dai paraggi –
convenne, stringendole
la mano e correndo con lei verso i gradini e lungo il sentiero in
ghiaia.
*
21
febbraio 1974
Rebekah
sbuffò, lasciandosi guidare dalle amiche lungo i
sotterranei.
-
Dobbiamo proprio farlo? –
-
Per l’ennesima volta, Beks: sì, dobbiamo proprio
farlo –
replicò Amelia, sbuffando.
Ogni
volta che c’era lezione di Pozioni si ritrovavano sempre
ad affrontare lo stesso discorso.
-
Continuo a domandarmi perché l’hai scelta come
materia -,
intervenne Serenei, - e la scusa degli Spezzaincantesimi sexy non regge
perché non
è una delle materie richieste. –
-
Ma è richiesta anche per gli Indicibili … e anche
tra di
loro ce ne sono alcuni molto belli. –
Amelia
emise un verso incredulo.
-
Ma se la maggior parte delle persone non sa nemmeno chi
siano quelli che lavorano come Indicibili! Quindi di grazia come
faresti a
sapere che aspetto hanno? –
Rebekah
si strinse nelle spalle.
-
Non ne ho la minima idea, ma dal tipo di lavoro presumo che
qualcuno sexy e spericolato ci sia per forza lì in mezzo.
–
Scoppiarono
a ridere, tacitandosi solo quando furono ormai in
prossimità dell’aula di Pozioni.
-
Seriamente, se non ti piace perché l’hai scelta?
– insistè Serenei.
-
Perché voi due e Hydra la frequentate. Cosa avrei dovuto
fare senza voi tre, passare ore in qualche aula a rigirarmi i pollici
in completa
solitudine? –
-
Ah, questa sì che è una motivazione molto
più saggia –
scherzò Amelia.
-
Tremendamente! E adesso diamoci una mossa, vedo già
abbastanza Lumacorno per i miei gusti quindi non ho alcuna intenzione
di
sorbirmelo anche durante le ore di punizione per essere arrivata in
ritardo. –
*
Mescolò
l’Amortentia in senso orario per tre volte e poi due
in senso antiorario, osservando il liquido assumere lentamente la
sfumatura
richiesta.
-
Direi che ci siamo – stabilì Raelena, voltandosi
verso
Hydra.
-
Sembrerebbe di sì. Vuoi essere tu a cominciare? –
La
Serpeverde assottigliò lo sguardo, osservando
l’amica che
appariva titubante.
-
Certo, comincio io, ma mi togli prima una curiosità?
–
-
D’accordo, cosa vuoi sapere? –
-
Perché sembra quasi che tu abbia paura di annusarla?
–
Hydra
giocherellò nervosamente con una ciocca corvina,
attorcigliandola attorno alle dita e poi lasciandola andare di botto.
-
Non ho paura, ma … -
-
Ma non sai che odore sentirai. –
-
Esatto. Se avessi fatto la scelta sbagliata, Rae? –
-
Immagino che se non l’annusi non lo saprai mai. –
Hydra
prese un respiro profondo, tuffandosi poi a capofitto
tra i vapori della pozione.
Raelena
aveva ragione; se non l’avesse annusata non avrebbe
mai saputo se aveva fatto la scelta giusta scegliendo Kenneth o meno.
Ed
era ridicolo vivere nel dubbio.
Inspirò
a pieni polmoni, venendo investita all’istante
dall’odore
della legna che bruciava nel caminetto.
Il
secondo odore che giunse alle sue narici fu quello che
contraddistingueva i temporali: umido e pungente.
E
poi si fece avanti un terzo odore.
Fumo
misto a qualcosa di fresco e pungente che le ricordava molto
l’odore delle sigarette miste alla menta.
L’odore
che l’avvolgeva ogni volta che Kenneth la baciava.
Sentì
una lacrima scenderle lungo la guancia e vide Raelena
allungare una mano ad asciugarla dolcemente.
-
Cosa hai sentito? –
-
Kenneth. Ho sentito Kenneth. –
Aveva
fatto la scelta giusta, considerò sollevata.
Raelena
sorrise prima di chinarsi a sua volta verso le volute
di vapore.
Il
primo odore che l’assalì fu quello dei rotoli di
pergamena
misto a quello che si respirava nelle librerie.
E
subito dopo la familiare nota dolciastra della cannella.
L’ultima
nota pungente che avvertì fu quella del pino, lo
stesso odore del dopobarba di Alexander.
Sorrise.
Aveva
sempre saputo che lui era quello che aveva aspettato per
anni.
*
7
marzo
1974
Nicholas
lasciò vagare lo sguardo sui membri della sua
squadra, tutti in evidente stato catatonico.
-
State aspettando un invito a nozze per darvi una mossa e
scendere giù al campo? –
Jacob
alzò a malapena lo sguardo dalla tazza di caffè
che aveva
davanti.
-
È domenica mattina e sono le sette, Nick. Le
stramaledettissime sette di mattina.
Non hai un po’ di umanità? –
-
Non quando siamo a un passo dal giocarci il terzo posto per
il campionato contro Tassorosso. –
-
Va tutto bene e capisco il tuo spirito competitivo -,
intervenne Alexander soffocando uno sbadiglio, - ma posso farti una
domanda? –
Nick
annuì.
-
Perché, in nome di Merlino e di tutti i Fondatori, hai
dovuto tirare giù dal letto anche me?
–
-
Ovviamente perché devi sostenerci nella buona e nella
cattiva sorte. –
-
Quello non riguardava il matrimonio? Non mi risulta di aver
sposato la squadra di Quidditch. –
-
Noi siamo peggio che sposati, Alec. Noi siamo migliori amici!
–
Lanciò
un’occhiata verso Jacob e Aiden.
-
Immagino sia troppo tardi per cambiare giro di
frequentazioni, vero? –
-
Temo di sì – replicò Aiden, sorridendo
divertito.
-
Beata Valerie che non può essere svegliata da questo pazzo
psicopatico. –
-
Basta con le chiacchiere -, li interruppe, - e datevi una
mossa. Tra cinque minuti vi voglio nello spogliatoio oppure
l’allenamento
durerà quattro ore invece di tre. –
Emisero
un gemito collettivo.
Qualche
dittatore fuori di testa doveva aver posseduto il loro
amico.
Spazio
autrice:
Salve!
Scusate
per l’attesa, ma finalmente eccoci qui con il terzultimo
capitolo. Vi chiederei
di rispondere a un paio di domandine:
-
chi
volete che si aggiudichi il terzo posto nel campionato tra Grifondoro e
Tassorosso?
E chi vincerà il campionato tra Serpeverde e Corvonero?
-
questa
è solo per gli studenti del VII anno. Che lavoro vorrebbe
fare il vostro OC una
volta terminata la scuola?
Come
sempre prima giungeranno le risposte alle domande e prima
pubblicherò il nuovo
capitolo.
A
presto.
Stay
tuned.
XO
XO,
Mary
|
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Capitolo 17 *** Capitolo 15 ***
Capitolo
15
21
marzo
1974
-
Hai la minima idea di cosa voglia parlarci la Mc? –
Nicholas
scosse il capo mentre si univa a Aiden e Alexander
lungo la scalinata che li avrebbe condotti alla loro Sala Comune.
-
L’unica cosa che sappiamo per certo è che ha
chiesto solo ai
maggiorenni di raggiungerla. –
-
Forse Valerie ne sa qualcosa, dopotutto è la Caposcuola
–
ipotizzò Aiden.
Alexander
tossicchiò, inarcando un sopracciglio.
-
Vorrei fare presente a entrambi che anche io sono un
Caposcuola. –
Nicholas
e Aiden si scambiarono un’occhiata divertita.
-
Giusto, ma correggimi se sbaglio, tu ne sai quanto noi
quindi magari non sei esattamente il Caposcuola più preso in
considerazione di
Grifondoro. –
-
Dopotutto sta con una Serpeverde, è logico che sia snobbato
–
convenne Nick.
-
Imbecilli – bofonchiò il ragazzo di rimando,
mentre i due
amici scoppiavano a ridere.
Raggiunsero
la Sala Comune, trovando Valerie e il resto degli
studenti del settimo anno della loro Casa che avevano già
preso posto.
-
Meglio tardi che mai -, li accolse la loro Capo Casa, - e
adesso prendete posto e prestate ascolto. –
Ubbidirono,
predisponendosi all’ascolto.
La
professoressa sembrava nervosa, come se non fosse
completamente convinta di ciò che stava per fare, ma alla
fine prese la parola.
-
Il professor Silente ha chiesto a tutti i Capo Casa di
radunare gli studenti maggiorenni della propria Casa e di spiegarvi
come stanno
le cose al di fuori del castello -, cominciò lentamente, -
Immagino che siate
tutti informati sui recenti avvenimenti che riguardano Lord Voldemort e
i suoi
Mangiamorte. –
Annuirono
in silenzio.
-
Ebbene esiste un Ordine formato dal professor Silente che si
oppone a questi atti barbari; si chiama l’Ordine della Fenice
… e al momento è
alla ricerca di nuovi membri desiderosi di battersi in nome della pace
e della
giustizia. Il preside ha ritenuto che fosse giusto mettervi a
conoscenza della
cosa nel caso in cui qualcuno di voi desideri schierarsi dalla loro
parte. –
Con
la coda dell’occhio Alexander vide che i suoi due amici e
Valerie osservavano la professoressa con aria seria e annuivano alle
sue parole
con convinzione.
Convinzione
che doveva ammettere suo malgrado di non
condividere minimamente.
-
Chi è interessato è pregato di farlo presente a
me, sarà mio
compito passare i vostri nominativi al professor Silente –
concluse la donna,
scrutandoli con i suoi penetranti occhi verdi.
La
mano di Nicholas scattò immediatamente in aria, seguita da
quella di Valerie e poi quella di Aiden.
-
Noi ci siamo, professoressa – asserì la bionda
Caposcuola,
per poi voltarsi verso Alexander con espressione sorpresa, - E tu Alec?
–
Prese
un respiro profondo, cercando le parole migliori per
ribattere.
D’altro
canto come si poteva far sembrare il suo rifiuto di
unirsi all’Ordine come qualcosa di diverso da
un’implicita ammissione di
vicinanza ai Mangiamorte?
Ci
rinunciò in partenza.
-
No, io non sono interessato a quest’Ordine della Fenice.
–
*
-
Allora di cosa voleva parlare Vitious con gli studenti
dell’ultimo
anno? – chiese incuriosito Irfan, sedendosi sul divano
accanto a William che era
immerso nella lettura di un libro di Antiche Rune.
Il
biondo alzò lo sguardo dal libro e infilò il
segnalibro,
voltandosi verso di lui.
Abbassò
la voce, con tono da cospiratore.
-
Ci ha parlato di un’organizzazione messa su da Silente per
combattere Voldemort e i Mangiamorte. Sembra che siano alla ricerca di
nuovi
membri e hanno proposto a noi dell’ultimo anno di entrare a
farne parte. –
Affascinato,
Irfan domandò: - Una sorta d’organizzazione
parallela al lavoro degli Auror? –
-
Precisamente, ma non ci ha dato tutti i dettagli. Gli
interessati avranno un colloquio con Silente entro la fine
dell’anno. –
-
E tu cosa hai intenzione di fare? –
William
si strinse nelle spalle. – Sinceramente non ho ancora
deciso con sicurezza, ma parlandone con Louisa ho scoperto che entrambi
siamo
ben propensi alla cosa quindi non lo escluderei. –
-
E con i tuoi genitori? –
Già,
quella sì che era una bella domanda.
Che
i suoi fossero impliciti sostenitori di Voldemort non era
certo un segreto né tantomeno lo era il fatto che si
aspettassero che lui si
schierasse dalla medesima parte.
-
Credo che sia venuto il momento di recidere definitivamente
il cordone ombelicale – replicò deciso.
*
-
Cosa hai intenzione di fare? –
Kenneth
si voltò verso di lei, scrutandola come se non capisse
di cosa accidenti stava parlando. Era abbastanza convincente, tanto che
per un
attimo Hydra si chiese se non sapesse effettivamente a cosa si riferiva.
-
Intendo con la proposta che di certo Lumacorno avrà fatto
anche a voi Serpeverde. –
-
La vera domanda è come tu, che sei al sesto anno, fai a
sapere di questa storia. –
-
Me lo ha raccontato Irfan a cui l’ha riferito William.
–
-
Chi l’avrebbe mai detto che voi Corvonero foste dei
pettegoli – ironizzò, ricevendo in cambio una
bottarella sul braccio.
-
Non girarci intorno, cosa hai deciso di fare? –
Kenneth
scrollò le spalle, lasciandosi ricadere sull’erba
fresca del prato antistante il lago nero, - Sono una persona tremenda
se dico
di tutta questa storia non me ne frega nulla? Né
dell’Ordine né dei
Mangiamorte, voglio semplicemente vivere la mia vita senza preoccuparmi
dei
problemi di questa o quella fazione. –
La
ragazza sospirò.
-
Sinceramente sono contenta di questa risposta. Egoisticamente
non voglio preoccuparmi di mettere a rischio la vita delle persone a
cui tengo né
del rischio che possano morire su un campo di battaglia. –
-
Quindi al mio posto avresti fatto la stessa scelta? –
Annuì.
– Ho visto Bellatrix scegliere il lato oscuro e venirne
divorata e so che Regulus seguirà di sicuro le sue orme e
che Sirius quando
arriverà il momento si unirà all’Ordine
della Fenice. Mi piace pensare che
almeno i miei genitori e il mio ragazzo non rischieranno la vita per
una causa,
indipendentemente da quale essa sia. –
Kenneth
le passò un braccio intorno alle spalle, attirandola a
sé, e la baciò con passione.
-
Prometto che m’impegnerò a restare vivo il
più a lungo
possibile. –
-
Bene, altrimenti mi toccherà seguirti dall’altra
parte e
prenderti a calci. –
*
12
aprile
1974
-
Credi che Louisa continuerà a tenere il muso fino alla fine
dell’anno? – domandò Valerie mentre
s’incamminavano verso l’aula
d’Incantesimi.
Edgar
annuì.
-
Decisamente, ha preso male il fatto che il terzo posto sia
toccato a voi. –
-
Se non altro potete puntare ancora alla Coppa delle Case. –
-
Immagino di sì, ma sai quanto è competitiva.
–
Valerie
sorrise, punzecchiandolo su un fianco, - Tu no invece?
–
-
Lo sarei stato molto di più se non fosse stato contro
Grifondoro. Se Nick vince una partita in più non mi
dispiace, non è stato un
anno facile per lui. –
-
Sei davvero un buon amico. –
-
Anche se mi piace pensare di essere un fidanzato ancora
migliore, no? –
Mentre
le passava un braccio attorno alle spalle, Valerie
finse di pensarci su.
-
Oh, non saprei … -
-
Ma davvero? –
-
Credo che tu possa impegnarti un po’ di più
… per esempio
offrendoti di prestarmi i tuoi appunti di Erbologia per prepararmi al
meglio ai
M.A.G.O. –
Ridendo,
Edgar afferrò i rotoli di pergamena dalla tracolla e
le porse la piccola pila.
-
Ecco a lei, signorina, e adesso esigo un bacio di ricompensa
e il titolo di miglior ragazzo di sempre. –
Valerie
si alzò in punta di piedi, baciandolo a fior di labbra
con rapidità, e rise davanti all’espressione poco
soddisfatta del Tassorosso.
-
E questo cosa sarebbe? Voglio un bacio come si deve! –
-
Per averlo dovrai prima prendermi – lo rimbeccò,
mettendosi
a correre lungo il corridoio ridendo, consapevole dei passi di Edgar
che
echeggiavano dietro di lei mentre anche lui faceva altrettanto.
*
-
Continuare a ripetere quella definizione non la renderà
più
vera – fece notare Mairéad davanti
all’ennesimo tentativo di Ellen di esporre la
legge sulla trasfigurazione degli elementi di Gamp e le sue eccezioni.
-
Perché invece di criticare non mi aiuti a tenerla a mente?
–
rilanciò lei.
-
Ho forse la faccia di una che ha la minima idea di cosa
dica? –
Entrambe
le Serpeverde si voltarono verso Artemis e Nimue che
stavano finendo di disegnare le mappe delle costellazioni per il
ripasso di
Astronomia.
-
Secchioncelle del nostro cuore, una di voi due che ci aiuta
a non fare una figuraccia tremenda all’esame? –
Nimue
e Artemis si scambiarono un’occhiata e poi la Corvonero
mise via le mappe celesti per aiutare le due amiche.
-
D’accordo, ma questa volta promettete di ascoltare?
–
-
Giurin giurello – assicurò Mairéad
mentre Ellen annuiva a
sua volta.
-
Secondo la Legge di Gamp sulla Trasfigurazione degli
Elementi, qualsiasi oggetto o creatura può essere
trasfigurata in qualcos’altro,
o modificato di forma o di sostanza. La Legge di Gamp prevede cinque
eccezioni
sulle quali non è possibile usare la Trasfigurazione; si
tratta del cibo, dell’amore,
della vita, delle informazioni e del denaro -, ripetè
Artemis per la milionesima
volta in quei giorni, - Anche se c’è da precisare
che nel caso di cibo e denaro
si può usare la Trasfigurazione, ma il denaro
sarà falso e il cibo non sarà
commestibile e avrà il sapore dell’oggetto da cui
è stato trasfigurato –
concluse.
-
D’accordo, questa volta ci sono – asserì
Ellen.
- Ne
sei assolutamente sicura? –
-
Più o meno … ma devo farmi bastare quel poco che
so
o non arriverò mai a ripetere tutto il programma. –
-
Domani ti chiederà nuovamente di ripetergliela –
profetizzò Nimue, facendo ridere Mairéad e alzare
gli occhi al cielo ad Ellen.
-
Allora domani ti chiederò di uccidermi. –
*
-
Sono spacciato – decretò Dean.
-
Più o meno quanto lo sono io in Storia della magia, ma non
ne faccio mica una tragedia – replicò Benjamin.
-
Questo perché ti sei rassegnato a fare di Nimue quella
intelligente della coppia. –
-
Lei è la studiosa, io l’artista –
precisò.
-
Già, ma io e Artemis siamo in competizione per chi
prenderà più
G.U.F.O. e abbiamo scommesso anche sulla finale di Quidditch
perciò non posso
correre il rischio di perdere entrambe le sfide. –
-
E potrei sapere cosa avete scommesso? –
Dean
gli strizzò l’occhio.
-
Potresti, ma poi le tue giovani e innocenti orecchie
rimarrebbero scandalizzate. –
Benjamin
finse di ponderare attentamente qualcosa, facendo
insospettire il Grifondoro.
-
A cosa pensi? –
-
Che forse anche Alexander sarebbe curioso di sapere cosa hai
in mente di scommettere con sua cugina. –
-
Non oseresti mai. –
-
Scommetti? –
Dean
alzò le mani in segno di resa. –
D’accordo, basta
scommesse per me. –
*
15
maggio
1974
Raelena
storse il naso davanti alle esclamazioni gioiose dei
Corvonero, voltandosi poi a folgorare con un’occhiataccia i
suoi compagni di
squadra.
-
Spero che siate tutti soddisfatti di aver fatto vincere
Corvonero. –
Kenneth
le battè una mano sulla spalla, un sorriso sghembo
sulle labbra sottili.
-
Oh, andiamo, hai sempre il prossimo anno per rifarti. –
-
Wilkes, sembra quasi che tu abbia voluto far vincere la
squadra della tua ragazza – osservò Serenei,
sorridendo divertita.
-
Non so proprio di cosa stai parlando, Fawley. –
Tuttavia
il sorriso rimase ben al suo posto e diede alle due
Serpeverde la conferma dei loro sospetti.
-
Cosa hai detto al resto della squadra per spingerli a
perdere? – chiese la rossa con curiosità.
-
Ho solo chiesto se preferivano perdere una partita o perdere
l’uso di qualche osso in questi ultimi giorni prima della
fine della scuola. –
Raelena
scosse il capo, incredula.
-
L’amore ti fa decisamente male, Wilkes. Chi sei tu e cosa ne
hai fatto del vero Kenneth? –
Le
fece l’occhiolino.
-
Non fare la musona, Lestrange … lo so che sotto sotto sei
contenta che tu per lei. –
-
Già, ma non dirlo in giro -, ammise, - dopotutto ho una
reputazione da Capitano dura come l’acciaio da mantenere.
–
-
Porterò il segreto nella tomba –
assicurò sarcastico.
-
Bene o sarò io a farti finire nella tomba, Wilkes.
–
Spazio
autrice:
Salve!
Scusate
per l’attesa, ma tra università e inizio del
lavoro non ho avuto un momento per
mettermi a lavorare al capitolo e contemporaneamente anche
all’Epilogo di
questa storia perciò giungo solo ora.
A
ogni
modo, spero che il capitolo vi sia piaciuto e ci vediamo
mercoledì con l’Epilogo.
A
presto.
Stay
tuned.
XO
XO,
Mary
|
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Capitolo 18 *** Epilogo ***
Epilogo
1
giugno
1974
Mairéad
lanciò un’occhiata in direzione di Ellen,
aggrottando
la fronte.
-
È mai possibile che tu ci metta una vita a preparare i
bagagli? –
-
Non è colpa mia se quella creatura inutile di Alecto mi ha
nascosto la mia maglietta preferita; non me ne vado senza quella.
–
-
D’accordo, allora lascia che ti dia una mano a cercarla.
–
La
riccia prese a rovistare negli anfratti della stanza,
scovando il tanto ricercato capo a mezzamanica sotto il letto a
baldacchino
della loro molto poco tollerata compagna di dormitorio.
La
sventolò con aria trionfante sotto il naso
dell’amica. –
Trovata! –
-
Sia ringraziato Salazar -, sospirò sollevata, - ma se Alecto
spera di cavarsela si sbaglia di grosso. –
-
Vendetta sull’Espresso? –
Una
luce battagliera illuminò le iridi verdi della ragazza.
–
Puoi scommetterci, Mairé. –
*
-
Sei proprio sicura che per te vada bene? –
Hydra
annuì, rigirandosi tra le dita la lettera che aveva
ricevuto da Andromeda la sera precedente.
-
Sì, tranquilla, è giusto che tu e Alexander
passiate questi
mesi in totale tranquillità. –
Raelena
sorrise all’amica, battendole una mano sulla gamba con
affetto.
-
Non l’hai ancora aperta? –
-
Non ancora, ho quasi paura di leggerla. –
-
Andromeda non ti scriverebbe se pensasse di metterti nei
guai. –
Già,
sua cugina era troppo altruista per rivolgerlesi senza un
valido motivo, consapevole che se zia Walburga lo fosse venuta a sapere
avrebbe
praticamente rivoltato mezzo mondo finchè anche Hydra non
fosse stata tacciata
di essere una Traditrice del suo sangue.
-
D’accordo, credo che la leggerò durante il
viaggio. –
-
Leggila subito, io ti lascio da sola, ci vediamo più tardi.
–
Raelena
rassettò la gonna e uscì dallo scompartimento
prima
che la Black potesse anche solo pensare di ribattere.
Così,
trovandosi ormai sola con la lettera, ruppe il sigillo e
scorse rapidamente le poche righe vergate con la calligrafia familiare
della
cugina.
Mia
adorata cugina,
so
che è molto che non hai mie notizie e mi dispiace di essere
scomparsa nel
nulla, ma l’ultimo periodo è stato molto ricco
d’eventi. Io e Ted ci siamo
sposati poco prima di Natale e abbiamo dato la nascita a una
meravigliosa
bambina. Si chiama Nimphadora, anche se tutti la chiamano semplicemente
Dora,
ed è già un piccolo terremoto pieno
d’energia. Volevo farti sapere che io, Ted
e la piccola stiamo bene e che non ci manca nulla.
Spero
che tu voglia venirci a trovare durante le vacanze estive, ma se non
potessi
farlo ti capirei.
Abbraccia
forte gli zii da parte mia e dai un bacio a Reg e Sir.
La
tua affezionata cugina,
Andromeda
Sorrise,
immaginando come dovesse essere la piccola nata dalla
combinazione dei geni di Andromeda e Ted; sicuramente sarebbe stata
adorabile.
Ripiegò
la lettera con cura e la ripose nella tasca interna
della divisa, all’altezza del cuore, decisa a conservarla
gelosamente.
*
-
A che meta pensavi? –
Edgar
si strinse nelle spalle, passando un braccio intorno a
Valerie e attirandola maggiormente a sé, - Non ne ho idea.
Tu hai preferenze? –
La
bionda Grifondoro arricciò il labbro inferiore, pensierosa,
per poi annuire dopo qualche secondo di attenta analisi.
-
Cosa ne dici dell’Egitto? –
-
Egitto e poi India? –
-
Mi sembra magnifico. –
Valerie
si sporse a baciarlo a fior di labbra, rilassandosi
nella sua stretta, e appoggiò la testa sulla spalla del suo
ragazzo.
L’idea
di passare tutta l’estate in giro per il mondo con
Edgar la riempiva d’emozione ed euforia.
-
Ottimo perché l’idea di un tappeto volante non mi
dispiacerebbe. –
Lo
spintonò leggermente. – Lo sai che sono illegali
qui in
Inghilterra, vero? –
-
Già, ma che sarebbe la vita senza un pizzico
d’illegalità? –
-
Una vita fuori da Azkaban? –
-
Dimenticavo che sei una perfetta Caposcuola …
d’accordo,
niente tappeto volante importato illegalmente. –
*
-
Sei sicura che a tuo padre vada bene? – chiese Alexander,
sinceramente sorpreso.
Renford
Lestrange si era decisamente mostrato più benevolo nei
suoi confronti, ma non credeva che avrebbe acconsentito
all’idea di loro due da
soli per un intero mese senza battere ciglio.
-
Certo, ha detto che sarebbe stato un peccato lasciare la
villa in Costa Azzurra chiusa per tutta l’estate
perciò è tutta nostra. –
-
E i tuoi fratelli che ne pensano? –
Raelena
si voltò verso il ragazzo, passandogli le braccia
attorno al collo e spingendolo ad avvicinarsi alle sue labbra tornite.
-
Ti preoccupi troppo, ti adorano tutti quanti, Alex. –
-
Sì, ma … -
Lo
baciò, tacitando le sue proteste.
-
E parli troppo. –
-
Quindi pensi di zittirmi per tutto il tempo a forza di baci?
–
-
L’idea è più o meno questa –
ammise, sorridendo maliziosa.
-
Allora lasciami dire che sono più che d’accordo
con te. –
*
Nicholas
bussò alla porta dello scompartimento che Dean e
Artemis dividevano con Benjamin e Nimue, facendo capolino poco dopo.
-
Scusate l’interruzione, piccioncini, ma dovrei parlare con
Dean. –
Il
giovane Grifondoro si voltò verso il suo Capitano,
incuriosito.
-
Arrivo subito. –
Lo
seguì, fermandosi nel corridoio che divideva gli
scompartimenti.
-
Ti ruberò poco tempo, Dean. Si tratta della squadra.
–
Il
cuore prese a martellargli forte nel petto. – E? –
-
Come ben sai dall’anno prossimo a Grifondoro
servirà un
nuovo Capitano. Ne ho parlato con la Mc e lei è
d’accordo con me su quale sia
il candidato più adatto a ricoprire il ruolo.
Perciò, congratulazioni Ammel,
sarai il prossimo Capitano; sono certo che farai un grande lavoro.
–
Dean
impiegò qualche secondo a elaborare
l’informazione, per
poi ritrovarsi a sorridere come un bambino la mattina di Natale.
-
Sul serio? –
Nicholas
annuì.
Ignorò
la mano che il ragazzo gli porgeva e lo coinvolse in un
abbraccio cameratesco.
-
Grazie, Nick, grazie davvero! –
-
Te lo sei meritato … adesso non ti resta che far vincere
alla squadra il Campionato. –
-
Lo farò. Per te e per la squadra. –
*
Kenneth
ascoltò Hydra che lo informava della lettera di
Andromeda e della richiesta senza battere ciglio.
-
Se sia giusto o meno non ha importanza -, concluse alla
fine, - quello che conta davvero è se lo vuoi. –
La
Black annuì.
-
Io … sì, lo desidero profondamente. –
-
Allora non c’è altro di cui parlare. Se vuoi posso
portarti
lì domani stesso. –
La
vide sgranare le iridi azzurro cielo, colta di sorpresa.
-
Verresti con me? –
-
Se lo vuoi. –
-
Certo che voglio. –
-
Allora verrò con te da Andromeda …
però credo che ci sia qualcun
altro che ha diritto di saperlo. –
Davanti
all’espressione sorpresa della ragazza, chiarì: -
Regulus e Sirius. –
Già,
a loro due non aveva pensato minimamente, troppo presa
dalla notizia.
-
Hai ragione. Corro a informarli. –
Si
alzò e fece per uscire dallo scompartimento, ma a
metà
strada si fermò e tornò indietro.
Baciò
Kenneth con impeto, sussurrandogli a fior di labbra.
-
Lo sai che ti amo, vero? –
-
Certo, ma mi piace sentirtelo ripetere. Ti amo anche io. –
Spazio
autrice:
Salve!
Come
vi
avevo anticipato eccoci qui con l’Epilogo anche di questa
storia. Come sempre
quando arrivo a scrivere questo capitolo vengo sommersa dalle emozioni
e mi
ritrovo a non volermi separare da questi fantastici personaggi di cui
mi avete
fatto dono. Vi ringrazio davvero per aver partecipato, per avermi
permesso di
muovere i vostri OC in questa storia, e per l’impegno e la
costanza con cui
avete seguito la storia.
Spero
di
essere riuscita a farvi amare la storia almeno quanto l’ho
amata io.
Ovviamente
per una storia che finisce ce ne è un’altra che
comincia. Si tratta di una
sorta di prequel ambientato nel 1899/1900 a Durmstrang, durante gli
anni di
scuola di Grindelwald, e trovate la storia al seguente link: https://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3752258&i=1
Spero
di
ritrovarvi anche lì o in qualche altro progetto.
Grazie
ancora a tutti voi e ai lettori silenziosi, a coloro che hanno inserito
la
storia nei preferiti, nei ricordati o nei seguiti.
Alla
prossima.
XO
XO,
Mary
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