L'ombra della dinastia

di paige95
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Una lettera inaspettata ***
Capitolo 2: *** Una parola di troppo ***
Capitolo 3: *** Il contrasto inatteso ***
Capitolo 4: *** Un tentativo di conciliazione ***
Capitolo 5: *** Una discordia perenne ***
Capitolo 6: *** Sofferti ricordi e distacchi ***
Capitolo 7: *** Sentimenti e azioni contrastanti ***
Capitolo 8: *** Meeting ***
Capitolo 9: *** Un "quasi" ritorno alla normalità ***
Capitolo 10: *** Un incontro speciale ***
Capitolo 11: *** Inconvenienti ***
Capitolo 12: *** Un piccolo amore, ma un grande distacco ***
Capitolo 13: *** Un nipote acquisito ***
Capitolo 14: *** Per una giusta causa ***
Capitolo 15: *** Una flebile speranza ***
Capitolo 16: *** Quell'ultimo disperato tentativo...e un lieto fine inaspettato, ma tanto desiderato ***



Capitolo 1
*** Una lettera inaspettata ***


Una lettera inaspettata
 
 
P.O.V Bra
 
È trascorso un anno dalla nascita del mio piccolo Charlie. Un bellissimo e sereno anno vissuto con la mia famiglia.
 
Ormai non esiste sera, che io mi addormenti, che Goten non sia accanto a me. Non ringrazierò mai abbastanza mia madre per avergli offerto quel lavoro alla Capsule Corporation, per avergli consentito di crescere i suoi figli e, in fondo, per avermi regalato questa felicità.
 
Mi sveglio come ogni mattina da sola, ma non mi sorprendo né preoccupo se non lo trovo accanto a me, esce sempre presto di casa e cerca di non svegliarmi. Lo ammetto, un bacio non mi sarebbe sgradito, ma attendo con ansia la fine della giornata per riceverlo.
 
È tardi ed in teoria dovrei iniziare la mia lunga giornata di lavori domestici e ovviamente accompagnare Lily a scuola. Quindi cosa sto aspettando?!
 
Mi alzo velocemente ed inizio a prepararmi. Mi blocco quando sento il campanello della porta. Non faccio nemmeno in tempo a scendere le scale, che mia figlia è andata ad aprire e a ricevere la missiva del postino.
 
In effetti è un po’ presto per la posta.
 
“Tesoro, per chi è?”
 
Lily si sforza a capire il destinatario, ha appena imparato a leggere e le concedo un momento per rispondermi.
 
“Si-gnor Son Go-ten” scandisce lentamente le lettere e alza lo sguardo su di me “È per papà!”
 
Me lo annuncia soddisfatta e le sorrido per essere stata così brava. Le prendo dalle mani la lettera.
 
“Tesoro, comincia a prepararti e poi scendi per fare colazione”
 
Mi ubbidisce e sale le scale. Indugio ad aprire la busta, noto il logo della Capsule Corporation e non capisco cosa debbano comunicargli via posta visto che lavora lì ogni santo giorno.
 
Al diavolo la privacy di mio marito! Dopotutto è anche la mia azienda. Forse la apro con troppa enfasi, perché la busta dopo pochi istanti è a brandelli. Ma poco importa, quello che a me interessa è il foglio ripiegato al suo interno.
 
Distendo la lettera davanti ai miei occhi e una parola attrae la mia attenzione: licenziamento. Mi blocco un momento. Istintivamente il mio sguardo scende sulla firma posta a piè pagina. Mio padre! Mio padre ha mandato a mio marito una lettera di licenziamento?? Mi viene da ridere. Tanto per iniziare, non sapevo neppure che lui potesse decidere le dimissioni dei dipendenti della Capsule Corporation, figuriamoci poi firmarle.
 
Non mi assale alcuna preoccupazione, anzi è una situazione alquanto ridicola. Sarà sicuramente lo scherzo di qualcuno. Poi però rifletto: e se fosse un meschino piano di mio padre per liquidare Goten? Dopotutto non sarà né il primo né l’ultimo, ma sicuramente è il più squallido e assurdo.
 
Non ho proprio tempo di passare da lui e chiedergli cosa stia combinando con i documenti dell’azienda, ma una chiamata non posso proprio risparmiala. Compongono il numero senza nemmeno distogliere lo sguardo dalla lettera, ho un’espressione davvero perplessa. Finalmente mi risponde qualcuno.
 
“Trunks”
 
“Ciao, Bra”
 
Avrei gradito qualcun altro, ma probabilmente si sta già allenando nella Gravity Room.
 
“Sorellina, scusa, ma non ho molto tempo. Se arrivo in ritardo anche stavolta, la mamma mi licenzia sul serio”
 
Ride, ma io sto diventando troppo seria per assecondarlo.
 
“A proposito di licenziamenti, sai per caso qualcosa di una lettera di dimissioni firmata da nostro padre e indirizzata a Goten?”
 
La mia domanda lo ha inaspettatamente zittito.
 
“Trunks? Sei ancora lì?”
 
“Sì, ma non so davvero nulla, mi dispiace. Devo proprio andare, Bra”
 
Riattacca. Ma che significa? Cosa stanno complottando mio padre e mio fratello?
 
Richiamo, sperando stavolta di essere più fortunata.
 
“Pronto!”
 
È mio padre e dal tono della voce è anche parecchio irritato, devo averlo distolto dal suo passatempo preferito.
 
“Papà, hai un minuto?”
 
Domanda scontata. Non gli do nemmeno il tempo di rispondermi per paura che mi venga negato.
 
“Hai firmato il licenziamento di mio marito?”
 
Anche lui fa una snervante pausa. Ma che hanno tutti stamattina?
 
“No”
 
A quella risposta così secca ricontrollo la lettera per paura di essermi sbagliata, ma non ho visto male.
 
Ma allora se lui la può firmare, io la posso revocare?
 
“V-va bene, grazie”
 
Riattacco senza nemmeno salutarlo. Per la verità non va bene proprio niente, inizio a spaventarmi e un pensiero comincia ad insinuarsi nella mia mente: e se fosse stato lui a licenziarsi? Ma per quale motivo? Non ha senso. Forse mi conviene aspettare Goten e parlarne tranquillamente con lui, sicuramente non è nulla, ma preferisco non sottovalutare questa storia se c’è di mezzo mio padre.
 
 
 
 
Il pomeriggio, tra mille impegni, trascorre tranquillamente. Quella notizia mi resta in testa, ma non mi causa particolari paranoie.
 
Come al solito, verso sera, mio marito rientra silenziosamente per non svegliare Charlie, che, dopo aver mangiato, cade tra le braccia di Morfeo.
 
Sento i suoi passi salire le scale e lo incrocio a metà strada tra la nostra camera e quella di Lily.
 
“Ciao, Bra”
 
Mi rivolge un radioso sorriso, ma ha un’espressione particolarmente stanca.
 
“Ciao, tesoro. Tutto bene?”
 
Si slaccia la giaccia, più per alleviare una sofferenza interiore che per reale fastidio.
 
“Solito. I bambini stanno bene?”
 
“Sì, stanno benissimo”
 
Tento di mostrarmi serena, lo vedo talmente provato che non ho cuore di aggiungere altra preoccupazione.
 
Mi rivolge un altro stanco sorriso e mi porge un lieve bacio sulla guancia prima di riprendere il cammino verso la camera.
 
Io però non riesco a restare ancora con questo dubbio e poi la lettera era per lui, quindi è giusto che gli venga recapitata.
 
La estraggo dalla tasca e mi avvio verso di lui. È seduto sul letto a contemplare un fascicolo. Rimango un momento perplessa sulla porta, è sconsolato, lo posso percepire dai suoi rassegnati sospiri, ma alla fine decido di entrare e sedermi accanto a lui. È talmente immerso nei suoi pensieri, che non si accorge nemmeno della mia presenza.
 
Gli poso una mano sulla spalla per distendere la tensione.
 
“Tesoro?”
 
Si volta di scatto verso di me, sbattendo le palpebre, probabilmente l’ho riportato all’improvviso alla realtà.
 
“Ehy”
 
Non sforza serenità, nella sua voce traspare solo una grande tristezza.
 
“Goten, che hai?”
 
Non mi risponde e continua a leggere quelle carte. Anche io poso gli occhi su di esse. Per la verità non leggo nemmeno una riga, attendo solo che lui mi risponda.
 
“Niente, amore, tranquilla”
 
Chiude velocemente quel fascicolo e lo ripone nel cassetto del suo comodino. Tenta di mostrarsi sereno, ma ormai io ho mangiato la foglia.
 
“Mi cambio in un secondo e scendo per cenare”
 
Si alza, lasciandomi perplessa. Potrebbe esserci un collegamento tra il suo umore e la lettera?
 
“Goten, che cos’erano quelle carte?”
 
Non mi sono mai intromessa negli affari della Capsule Corporation e tanto meno ho mai chiesto informazioni a mio marito, non mi è mai importato un accidente, ma se influiscono negativamente su di lui, iniziano davvero ad interessarmi.
 
“Lavoro”
 
Resta sul vago, ma a quella consapevolezza ero arrivata anche da sola.
 
“Che genere di lavoro?”
 
Continua a passarmi davanti, è intento a cambiarsi e non ha alcuna intenzione di fermarsi per riflettere e rispondermi.
 
Mi spazientisco e prendo in mano quella dannata lettera, che avevo appoggiato sul copriletto.
 
“È arrivata questa per te oggi”
 
Gliela porgo e non mi preoccupo nemmeno per averla aperta prima di lui.
 
“Di già?”
 
La sua domanda mi prende alla sprovvista. La stava aspettando? Abbasso la mano con la lettera e lo guardo con un’espressione tra il sorpreso e l’impaziente. Sono alla ricerca di risposte e Goten accoglie i miei dubbi.
 
“Ho fatto arrabbiare tuo padre, Bra”
 
È sinceramente dispiaciuto. Ora si spiega la firma, ma cosa può aver combinato di così grave per arrivare al licenziamento? Oltre ad esistere ovviamente, a parere di mio padre.
 
Non ha il coraggio di parlarmi, ma io non sono arrabbiata con lui, anzi sono preoccupata. No, forse un po’ arrabbiata la sono, ma non con mio marito, sono sicura che non possa aver fatto nulla di grave.
 
La nostra conversazione viene interrotta da Lily, che piomba nella nostra stanza.
 
“Papà!”
 
“Tesoro”
 
Gli corre incontro con l’intenzione di essere presa in braccio. Goten la accontenta, anche se con un po’ di fatica.
 
“Lily, stai diventando grande e di conseguenza un po’ troppo pesante”
 
Accompagna quella sincera considerazione con un sorriso per non sembrare troppo severo.
 
Mi intrometto tra i due.
 
“Dai, tesoro, lascia riposare papà”
 
La strappo dalle braccia di mio marito per concedergli un po’ di sollievo. La bambina ci rimane male.
 
“Mamma, io voglio stare con papà”
 
“Hai finito i compiti, signorina?”
 
A quella domanda si butta giù dalle mie braccia e si precipita nella sua cameretta. Chiudo la porta per evitare di avere altre intromissioni e cerco di essere più diretta possibile nell’affrontare l’argomento, qualunque esso sia.
 
“Goten, ma si può sapere che cosa sta succedendo?”
 
Il mio tono inizia ed essere allarmato.
 
“Nulla di grave. Davvero. È tuo padre che drammatizza sempre tutto” fa una pausa, probabilmente è alla ricerca delle parole più giuste per comunicarmi una notizia “Te lo avrei detto. È ovvio che te lo avrei detto, non potevo nasconderlo per sempre. È solo che prima è venuto a scoprirlo Trunks e lo ha detto a Vegeta e conosci tuo padre, ogni cosa è una catastrofe, specie le mie idee”
 
Mi sto davvero spazientendo.
 
“Goten, puoi arrivare subito al dunque, per favore??”
 
“Sì, scusa. Circa un mese fa ho letto un articolo sul giornale” è diventato estremamente serio “Parlava di un bambino che aveva perso il padre e la madre non poteva occuparsi di lui, così venne portato in una comunità per minori”
 
Abbassa gli occhi, la situazione di quel bambino lo commuove e non riesce nemmeno a proseguire. Istintivamente mi avvicino a lui per infondergli coraggio.
 
“Mi ha riportato alla mente la mia famiglia. Voglio dire, mio padre è mancato per tanti anni e mia madre si è occupata di me e di mio fratello. Io sono stato fortunato, ma lui non lo è stato, Bra”
 
Ora capisco perché quella storia lo ha coinvolto a tal punto, ma non pensavo che il suo passato fosse ancora così presente e influisse sulla sua vita. Lo abbraccio dolcemente per alleviare la sua sofferenza. Lui ricambia con sofferenza la mia stretta. Mi allontana delicatamente da lui dopo qualche istante e cerca i miei occhi.
 
“Forse sono stato impulsivo, forse tuo padre ha ragione” prende un respiro, forse siamo arrivati al dunque di questa storia “Le carte che hai visto sono una richiesta di affidamento”
 
Credo di non aver capito o forse è talmente assurdo che non riesco a realizzare.
 
“Hai avviato una pratica di affidamento per quel bambino??”
 
Indugia a rispondermi. Crede di aver combinato un guaio?
 
“Sì” si affretta a chiarire “Però, ripeto, te lo avrei detto. Anche perché essendo sposati ci deve essere anche il tuo consenso”
 
“E mio padre cosa c’entra?”
 
Alza gli occhi al cielo con rassegnazione.
 
“Quando lo ha scoperto, è andato su tutte le furie. Non sono riuscito a fermare Trunks, non sapevo nemmeno che tuo fratello lo sapesse, e lui lo ha detto ingenuamente a Vegeta. Il solo pensiero che un bambino che non sia un sayan diventi parte della famiglia gli ha fatto completamente perdere la ragione”
 
Decisamente troppe notizie stanno arrivando al mio cervello, troppe novità, ed io sto letteralmente andando in tilt. Non so cosa ribattere, non riesco a condannare mio padre, se neppure io so di volere quel bambino.
 
“Ho tentato di farlo ragionare, ma per poco non mi uccideva”
 
A quelle parole alzo gli occhi su di lui per appurare che non abbia qualche ferita.
 
“Tranquilla, non mi ha colpito. Ma quando ha visto che non c’era altra soluzione per farmi cambiare idea”
 
“Ti ha licenziato”
 
Ora finalmente sono riuscita a mettere insieme i tasselli.
 
“Esatto. All’inizio era solo una minaccia, ma pare che le minacce di tuo padre non restino tali per molto” mi fissa alla ricerca di una reazione “Non sei felice, vero?”
 
“Goten, io” sono rimasta senza parole “Non so cosa provo in questo momento. Quando è nato Charlie, pensavamo che avere altri figli comportasse un rischio per la mia incolumità. Ora invece mi parli di affido, io sinceramente non ci ho pensato, l’idea non mi ha nemmeno mai sfiorata”
 
Rimane un po’ deluso da quelle parole e non accenna a svanire dal suo volto quell’espressione di colpevolezza.
 
“Certo, ti capisco. Neanche io avevo mai pensato a questa eventualità. Però quando ho letto di quel bambino, non ti so spiegare cosa è scattato in me”
 
Che gli fosse scattato qualcosa di folgorante lo avevo capito anche io, dato che non si è preso nemmeno il disturbo di parlarmene.
 
“Questa storia va avanti da un mese?! Perché non l’hai condivisa con me? Pensavi che non ti comprendessi?”
 
Le mie domande lo spaventano.
 
“No, assolutamente! Ma non volevo stravolgere la nostra vita, se alla fine non fosse stato fattibile”
 
“Ed è fattibile?”
 
Mi viene spontaneo chiederglielo.
 
“L’iter è lungo e le carte che hai visto prima spiegano tutto quello che si deve fare per arrivare alla riuscita dell’affidamento, però secondo l’assistente sociale abbiamo buone possibilità”
 
Devo risedermi, in meno di mezz’ora mi è piombata addosso una grande responsabilità. Inizio a sentire un nuovo peso sulle spalle: la felicità di quel bambino dipende da noi.
 
“Goten, devo pensarci. Insomma abbia già due figli e Charlie è molto piccolo”
 
Si siede accanto a me e mi prende una mano per farmi percepire la sua vicinanza.
 
“Lo so, tesoro. Prenditi tutto il tempo che ti serve”
 
È comprensivo, ma io inizio a sentire una specie di macigno sul cuore.
 
“Devo anche convincere mio padre a non licenziarti”
 
“Ho combinato un casino, vero?”
 
Decisamente sì. Ma è già abbastanza provato, non posso anche dargli questa certezza. Rivolge lo sguardo al pavimento per la sconsolazione. Mi sfugge un sincero e amorevole sorriso.
 
“Amore”
 
Lo richiamo e lui alza gli occhi lucidi su di me.
 
“È bellissimo quello che stai cercando di fare per quel bambino. Ti sei immedesimato in lui, tu sai cosa vuol dire vivere senza un padre e stai cercando di regalargli una casa e una famiglia in cui ricevere amore. Io sono orgogliosa di te” mi sfugge una lacrima “Mio padre non comprende questo tuo travaglio interiore o forse non vi si sofferma nemmeno, visto che anche lui ha perso il padre presto”
 
“Grazie, Bra”
 
Riesco a disegnare un sorriso sulle sue labbra.
 
“Per cosa?”
 
“Per comprendermi”
 
Mi viene così naturale, non faccio alcuna fatica a cercare di stargli accanto, ad alleviare le sue sofferenze.
 
“Quanti anni ha il bambino?”
 
“Ha quattro anni”
 
È così piccolo, eppure non ha una famiglia che gli stia vicino e per giunta ha dovuto vivere la morte del padre.
 
“E non possiamo nemmeno resuscitare suo padre con le sfere del drago, vero?”
 
È una domanda ingenua me ne rendo conto.
 
“Temo di no, Bra. E poi comunque la sua famiglia non può occuparsi di lui”
 
“Tesoro, prometto che ci penso e prendo rapidamente una decisione”
 
Ha toccato anche a me questa storia, ma fino ad oggi non avevo mai pensato di avere un altro figlio. È una grande responsabilità sia accettare che rifiutare. E poi c’è mio padre, che non credo acconsentirà tanto facilmente di macchiare la sua discendenza. Ora un nuovo pensiero mi frulla in testa e spero con il cuore di prendere la decisione più giusta.
 
Continua… 
 
Spazio dell’autrice
 
Ciao a tutti cari lettori!
 
Riprendo con la serie “Un amore incompreso”.
Stavolta però la narrazione sarà in prima persona e cerco di soffermarmi sul punto di vista dei diversi personaggi.
Ovviamente non mancheranno contrasti, resto in linea con le precedenti storie.
Il tema è sicuramente più profondo, più attuale, ma ovviamente sempre inserito nell’universo di Dragon Ball.
Spero possa piacervi 😊
A presto 😊
Baci
-Vale

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Capitolo 2
*** Una parola di troppo ***


Una parola di troppo
 
 
P.O.V Goten
 
Non credo di riuscire a dormire stasera. Ho combinato un casino. Bra non dovrebbe volermi neppure più vedere e invece è ancora qui accanto a me e cerca pure di infondermi coraggio. Non sono così sicuro di meritarla.
 
Ciò di cui sono certo invece è di voler aiutare questo bambino. Sono stato impulsivo però, forse ho intrapreso la strada sbagliata. Non so nemmeno io cosa mi sia preso a non parlarne a lei, magari Bra avrebbe potuto darmi un consiglio. Ed ora che sa tutto le ho pure vigliaccamente mentito, non era per accertarmi dell’idoneità della nostra famiglia se non l’ho messa al corrente della situazione, quanto piuttosto temevo la sua reazione. È chiaro che io l’abbia sottovalutata e mi sento in colpa, in fondo ho tradito la sua fiducia. Non importa quante volte lei mi perdonerà, io non riuscirò a cancellare questa sensazione dal cuore.
 
Sono persino riuscito a farmi licenziare. Mia moglie tiene così tanto a quel lavoro, al fatto che sia vicino a lei. Era veramente felice ed ora non lo sarà di certo più, la sua spensieratezza svanirà per la mia brillante idea.
 
Forse dovrei cercare un altro modo per andare in soccorso di quel bambino, così metterei tutti d’accordo e placherei la furia di mio suocero. Ma a che servirebbe? A mio parere ha solo trovato una scusa per liberarsi di me. Mi auguro solo che le prossime firme non siano quelle del nostro divorzio.
 
“Goten”
 
Pensavo dormisse e invece la voce di mia moglie è tutt’altro che assonnata.
 
“Perché non dormi?”
 
“E tu perché non dormi, Bra?”
 
La provoco, ma mi guarda e non sa cosa rispondermi. Probabilmente dalla sua espressione deduco che non si aspettasse di essere scoperta. Sono davvero un pessimo marito, ora le ho tolto persino il riposo, le sto addossando troppi pensieri.
 
“Domani devi andare al lavoro, quindi devi dormire”
 
Mi viene drammaticamente da ridere alle sue parole. Ma di quale lavoro sta parlando?
 
“Tesoro, credo di essere disoccupato da domani”
 
Diventa ancora più triste, come se il suo umore potesse peggiorare.
 
“Non ho letto molto attentamente quella lettera. Le tue dimissioni sono a effetto immediato?”
 
Non ho nemmeno la forza di confermare, affermo silenziosamente.
 
“Ma mio padre non può farlo!” si sta agitando “Neanche fossi un delinquente!”
 
Evidentemente per Vegeta sono esattamente questo, il più terribile di tutti i malviventi, solo perché sono un Son e ho sposato sua figlia.
 
“Goten, ti prometto che lo farò ragionare. Lui non mi farà questo”
 
No, tesoro mio, il male te l’ho fatto io. Tuo padre ha solo approfittato della mia stupidità.
 
“Scusami, Bra. Non avrei mai dovuto nemmeno pensare a tutto questo”
 
Mia moglie mi guarda con delusione.
 
“Finiscila! Guarda che il colpevole di tutto è mio padre. Tu non hai fatto nulla di male”
 
Mi si avvicina per guardarmi negli occhi, si alza leggermente e la trovo proprio difronte a me. I suoi bellissimi occhi azzurri mi fanno per un momento dimenticare tutto e persino le parole che mi ha appena riferito con concitazione passano in secondo piano.
 
“Ohi, Goten. Mi hai sentito?”
 
Mi riporta alla realtà e le sorrido.
 
“Sì, amore, ti ho sentita”
 
“Mio padre e il suo dannato orgoglio non vedono mai oltre il loro naso”
 
Mi fa sorridere la sua considerazione.
 
“Ma è pur sempre tuo padre, tesoro. E in fondo ti vuole bene”
 
Su questo non ho davvero alcun dubbio.
 
“Credo che voglia più bene al suo orgoglio” si sofferma a guardarmi “Goten, credo che dovremmo tentare. Sono certa che Lily ne sarebbe entusiasta”
 
Lo fa sicuramente per accontentarmi, non si è presa nemmeno 12 ore per pensarci, come fa ad esserne così sicura?
 
“Bra, riflettiamo ancora un po’. Forse è il caso che anche io freni la mia smania. Non è una decisione da prendere alla leggera e paradossalmente tuo padre mi ha dato questa certezza”
 
È ancora più triste dopo le mie parole.
 
Non mi risponde ma si allunga oltre me per aprire il cassetto del mio comodino.
 
“Ma che fai?”
 
Accende la luce per illuminare maggiormente la stanza, tira fuori le carte dell’affidamento, le appoggia sul mio petto ed inizia a sfogliarle.
 
Seguo ogni suo movimento e ogni suo sguardo per provare a decifrare i suoi pensieri.
 
È concentrata su quello che legge e una nota di dolore attraversa i suoi occhi.
 
Ritorna a guardarmi con amore e sofferenza.
 
“Io voglio che Nicholas faccia parte della nostra famiglia. Non mi importa un accidente di quello che pensa mio padre o di quanto tempo ci vorrà”
 
Era vero quando credevo di non meritarla. Quelle carte raccontano tutto di quel bambino, tutto ciò che riguarda la sua triste storia.
 
Le tolgo prudentemente dalle mani quei fogli e li poso sul comodino.
 
“Bra, sono sincero, non importa quello che c’è scritto qui sopra. Anche perché allo stato attuale non riceverebbe amore, ma solo altro dolore”
 
Non replica, ma si corica sul mio petto abbracciandomi ed io la stringo forte a me.
 
 
 
Ci siamo addormentati l’uno tra le braccia dell’altra. Ma il nostro sonno viene interrotto dal campanello.
 
“Ma chi è alle 6 del mattino??”
 
È stato più il tono alto di mia moglie a destarmi completamente, che il suono in sé.
 
Il campanello continua a suonare. La innervosisce quel disturbo. Si alza rapidamente per evitare che i bambini si sveglino. Mi chiedo davvero chi possa essere il cretino che citofona in quel modo.
 
La seguo. Sono già sufficientemente irritato. Ma Bra apre la porta prima di me.
 
“Papà!”
 
Una grande sorpresa e una certa nota di terrore si dipinge sul viso di Bra.
 
Vegeta fa vagare lo sguardo prima su sua figlia e poi su di me.
 
Mia moglie prende entrambi alla sprovvista.
 
“Mi hai risparmiato un viaggio, sai? Si può sapere cosa ti è saltato in mente, licenziando Goten??”
 
La guarda, ma indugia a risponderle.
 
“Papà, riassumi mio marito e accetta il fatto che non vada tutto come vuoi tu”
 
Glielo sussurra, ha la voce rotta dal pianto e questo suo stato mi frantuma il cuore.
 
Mio suocero continua ad essere apatico e questa incertezza mi fa spazientire.
 
“Vegeta, basta farla soffrire! Esci da casa mia!”
 
Alza lo sguardo su di me, ma stavolta non è più così indifferente. Mi minaccia.
 
“Casa tua??”
 
Si avvicina, ma io non indietreggio. Non mi spaventa, o almeno non più.
 
Ride, per la verità è più un ghigno.
 
“Questa non è casa tua, pivello” mi squadra con il suo solito sguardo strafottente, lo conosco da una vita, ma non credo che ci farò mai l’abitudine “Ti ricordo che da solo non avresti combinato nulla”
 
Queste insinuazioni mi toccano sul vivo, non è questione di orgoglio, ma trattarmi come un nullafacente lo considero veramente troppo.
 
“Vegeta, ho sempre lavorato e mantenuto la mia famiglia! Quindi, se permetti, posso tranquillamente considerarla casa mia”
 
“Ed ora magari mi dirai anche che hai cresciuto i tuoi figli, vero?”
 
Mi provoca, riesce a tirare fuori il peggio di me, non riesco più a mantenere la calma, che ho faticato tanto a controllare fino ad ora.
 
Mia moglie cerca il mio sguardo per chiedermi di non assecondarlo, di non cedere alle sue provocazioni, ma io sono arcistufo di questa situazione. Stavolta ha davvero esagerato.
 
“Non farmi ridere, Vegeta! Dai lezioni di morale a me, quando volevi che Bra abortisse?!” sono davvero sconcertato “Avresti davvero eliminato Lily pur di evitare il nostro matrimonio?!”
 
“Goten”
 
Mi guarda spaventata e mi richiama. So già di aver alzato la voce e probabilmente svegliato i bambini, ma dopo poco abbassa lo sguardo oltre me. Mi giro d’istinto interdetto e vedo che mia figlia guarda Vegeta con gli occhi lucidi.
 
Oh no! Perché non ho frenato la lingua?? Non mi sono accorto della sua presenza, ero troppo intento a sputare tutta la mia rabbia contro mio suocero, che mi ha veramente tirato liso.
 
Anche Vegeta abbassa gli occhi sulla bambina, ma non le rivolge nemmeno una parola. Credo di leggere dispiacere nei suoi occhi, ma non ci metterei la mano sul fuoco. Non sono più così sicuro che sappia amare qualcuno oltre a se stesso. Ritorna con lo sguardo su di me: una nuova minaccia si dipinge sul suo viso, ma non è una novità, non mi stupisce. Se proprio lo vuole sapere neanche a me lui è molto simpatico. Si volta con decisione e nell’uscire sbatte la porta e non so nemmeno come faccia ancora ad essere intatta.
 
Al momento la mia preoccupazione è per Lily. Abbasso la guardia, che istintivamente avevo alzato verso mio suocero. Mi volto verso la bambina e mi chino per arrivare alla sua altezza.
 
“Tesoro, non volevo dire quello che hai sentito. Ero solo un po’ arrabbiato con il nonno”
 
Provo a sorriderle, ma c’è troppo dispiacere nel mio cuore per fingere serenità.
 
“Nonno Vegeta non mi vuole bene, vero papà?”
 
Non volevo davvero arrivare a tanto, non desideravo che Lily lo odiasse, non era nelle mie intenzioni.
 
“Ma, piccola, cosa ti salta in mente?! Come si fa a non volere bene ad un tesoro come te?!”
 
Scoppia in lacrime davanti ai mie occhi ed io non so in che altro modo consolarla se non abbracciarla e stringerla forte a me.
 
Continuo a combinare un guaio dietro l’altro, facendo soffrire le persone che amo di più al mondo.
 
Ora avrò sicuramente deluso mia moglie. Alzo gli occhi su di lei per scusarmi, per comunicarle quanto mi distrugga questa situazione, che alla resa ho creato con le mie mani.
 
Sentire il pianto della mia bambina contro il petto fa quasi scendere le lacrime anche a me. La allontano dolcemente.
 
Sto cercando le parole più adatte per riabilitare l’immagine di Vegeta ai suoi occhi, ma Bra mi anticipa.
 
“Lily, tesoro, va tutto bene”
 
Le porge una carezza sulla testa, ma a quel contatto la sua disperazione si trasforma in rabbia e corre su per le scale, lasciandoci sorpresi.
 
Sono talmente demoralizzato che non ho nemmeno la forza di parlare, fatico persino a reggermi in piedi.
 
“Bra, sei mi odi, non ti biasimo”
 
Mi guarda un momento, ma non riesco a decifrare quali pensieri le stiano attraversando la mente.
 
“Ti odi già a sufficienza da solo” nella sua voce c’è un lieve tono di rimprovero “Potevi evitare di dire quelle cose, Goten. Lo sai anche tu quanto è stato al mio fianco quando tu non c’eri”
 
“Lo so” lo rammento nitido nella memoria “È la rabbia che mi ha fatto parlare. Lui non si fa alcun problema a rinfacciare le mie mancanze. Ma ho esagerato, lo ammetto. Ed ora però chi ne soffre è mia figlia. Come posso pensare di aiutare quel bambino, se non so nemmeno evitare un dolore ai miei figli?!”
 
Non sa più cosa rispondere. Stavolta sono stato davvero molto bravo, sono riuscito a deluderla davvero.
 
Si avvia verso le scale, lasciandomi con un nuovo peso sul cuore.
 
 
P.O.V Bra
 
Capisco la sua rabbia, mio padre non è certo il tipo con cui intraprendere una conversazione pacifica, ma così ha solo peggiorato una situazione già sufficientemente precaria.
 
Sono bastate poche ore per far cadere le mie convinzioni sulla nostra felicità.
 
Mi avvicino alla porta della cameretta di Lily e sento forti singhiozzi. Viene da piangere anche a me per la sofferenza che sta vivendo la mia bambina.
 
Anche il ricordo dei momenti che Goten ha richiamato alla memoria mi provocano un certo dolore. Sono trascorsi anni, ma percepisco ancora sulla pelle quelle sensazioni, lo spaesamento, la paura, i contrasti con mio padre. Riaffiora inesorabilmente tutto, senza che io possa evitarlo.
 
Prendo un respiro per non lasciarmi travolgere da quelle remote emozioni e abbasso la maniglia.
 
“Amore mio”
 
La chiamo dolcemente per attirare la sua attenzione. Alza gli occhi su di me, ma da essi traspare grande dolore e delusione. Spero tanto non sia arrabbiata anche con me, ma lo scatto che ha fatto al mio tocco poco fa non mi lascia sperare poi più di tanto.
 
Mi siedo prudentemente accanto a lei, non voglio urtare ulteriormente la sua sensibilità.
 
“Lily”
 
Come faccio a spiegare quella delicata situazione ad una bambina di 6 anni?
 
“Anche tu non mi volevi, vero mamma?”
 
Non ci credo che mia figlia possa pensare una cosa simile! Non ho parole per smentire. Mi guarda addolorata.
 
“Tesoro mio, sei la mia bambina, come potrei non volerti bene?!”
 
Ma alla fine non ha tutti i torti. Io stessa avevo pensato di abortire. Egoisticamente a quel tempo credevo di eliminare il problema con una drastica decisione. Alla fine facevo del bene solo a me e a Goten per evitare la furia di mio padre, ma alla resa forse avrei sentito per sempre i morsi della colpa.
 
“Perché il nonno voleva eliminarmi?”
 
È davvero impossibile trovare le parole per spiegarle quella situazione, per giustificare il comportamento di mio padre. Posso solo convincerla che l’amore che proviamo nei suoi confronti è sincero e che senza di lei nessuno di noi potrebbe più vivere.
 
“Il nonno ti vuole un bene dell’anima” le sorrido “Sai, ho imparato a non ascoltare gli altri quando sono arrabbiati. Dicono sempre quello che non pensano e spesso delle grandi bugie”
 
Forse ho sortito l’effetto sperato? I singhiozzi sono cessati, solo qualche solitaria lacrima è rimasta sulle sue guance. Provo a proseguire.
 
“Il papà è molto arrabbiato con il nonno e non ha prestato attenzione a quello che diceva”
 
Riflette prima di ribattere.
 
“Quindi anche quando tu e papà litigate non pensate davvero quello che dite”
 
Vedo che ha capito, ma leggo dalla sua espressione che ha ancora qualche dubbio ed è più che logico, io non le ho spiegato nulla e non credo nemmeno sia il momento.
 
Le do un bacio sulla fronte.
 
“Inizia a prepararti, altrimenti rischi di arrivare tardi a scuola”
 
Mi avvio verso la porta palesemente provata. La apro velocemente, ma non mi aspetto di trovare davanti a me mio marito.
 
Butta un occhio dentro prima che io la richiuda alle spalle.
 
“Come sta?”
 
“Insomma”
 
Ritorna con lo sguardo su di me.
 
“E tu come stai?”
 
Indugio a rispondergli, non so come sto, ma probabilmente non ho nemmeno il tempo di riflettere sul mio umore.
 
“Sono stanca, Goten. Sono veramente stufa di non riuscire a trovare un po’ di pace”
 
Lo feriscono le mie parole, si sente in colpa, ma stavolta non lo giustifico. Perché mai non riesco? Forse sono convinta davvero che sia colpa sua per questa nuova situazione. Dopotutto è così, conosce mio padre e non avrebbe dovuto azzardare una simile mossa, doveva immaginarsi che lo avrebbe infastidito. Perché, per vivere in armonia dobbiamo evitare di infastidire mio padre, vero? Assecondarlo e incassare ogni suo singolo colpo, restando zitti, giusto? È una triste realtà, ma comincio a non vedere altre soluzioni.
 
“Vado a vedere Charlie”
 
Abbasso gli occhi e faccio per avviarmi, ma mio marito mi blocca per un braccio.
 
“Bra, risolveremo tutto”
 
Sorrido rassegnata alle sue promesse. Sento nel cuore di aver sbagliato ogni cosa dal principio, non avrei mai dovuto innamorarmi di Goten e tanto meno sposarlo.
 
Mi stacco dalla sua presa e riprendo il cammino verso la cameretta di mio figlio. Ma attualmente vorrei non solo allontanarmi da mio marito, anche la posizione in cui mi trovo mi è stretta.
 
 
P.O.V Vegeta
 
È solo un pivello di terza classe che si permette di buttare fango su chi ha tenuto in piedi il suo matrimonio, su chi si è preso cura di sua figlia. È un idiota, ma dopotutto cosa potevo aspettarmi dal figlio di Karoth?!
 
Maledico me stesso per aver lasciato mia figlia nelle sue mani. Non ha un minimo di cognizione, parla e non ragiona nemmeno su quello che dice.
 
È proprio per colpa sua se volevo che Bra abortisse, era per evitare di ritrovarmi in queste condizioni.
 
Ora mia nipote è convinta che la odi. È riuscito persino a mettermi contro Lily. Odio quella sua aria da santarellino, che fa passare sempre e comunque me per il cattivo.
 
Lui e le sue stupide idee di volersi occupare di quel terrestre. E ovviamente anche in questa situazione diventa il buon samaritano. Odio Karoth e la sua famiglia! Una bontà e un’ingenuità nauseanti.
 
Avrei tanto voluto sfogare la mia rabbia su mio genero, ma ho preferito contenermi per non far precipitare tutto e finire col farmi odiare veramente da Bra.
 
Rientro a casa e mi avvio verso la Gravity Room, l'unico posto in cui al momento mi è consentito dar sfogo alla furia che cresce dentro me. Sono a pochi passi dalla stanza, quando mia moglie mi si para davanti con fare sospettoso.
 
“Vegeta, non devi dirmi niente?”
 
Ci mancava solo lei e il suo terzo grado.
 
“No. E levati che non ho tempo”
 
Si mette davanti alla porta per impedirmi l’accesso. Sarebbe stato troppo strano se fossi riuscito a liquidarla così facilmente.
 
“Nemmeno io ho tempo da perdere dietro un cafone come te, eppure sono anni che paziento e provo a farti ragionare”
 
Dalle sue parole deduco che sappia già tutto. Goten è andato a lamentarsi? O Bra forse? Non mi stupirei, quei due sanno perfettamente che Bulma sa essere molto persuasiva quando vuole.
 
“Vegeta, oggi tuo genero non è al lavoro e Trunks mi ha detto che tu lo hai licenziato” attende una mia reazione “Mi spieghi come diavolo ti sei permesso??”
 
È chiaro che non è al corrente del motivo, ma conoscendola non credo che comprenderà mai le mie ragioni.
 
“Goten voleva prendere in affido un bambino”
 
Rimane sorpresa dalle mie parole. Il suo viso si rilassa a quella rivelazione.
 
Ed ecco che la bontà di quel ragazzino colpisce ancora. Mia moglie è rimasta ammaliata. È vomitevole la mia posizione.
 
“E tu lo licenzi per questa ragione??”
 
Figurarsi se per una volta tanto mi comprende! Ed io cosa mi sforzo a fare per spiegarglielo?
 
“Esatto. Ora ti togli che devo allenarmi?”
 
Ha uno sguardo deluso e infuriato.
 
“Vegeta, non ti devi mai più permettere di prendere una decisione simile senza il mio permesso! Mi hai capito?”
 
Finisce sempre così: Goten vince ed io perdo.
 
 
 
Continua…
 

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Capitolo 3
*** Il contrasto inatteso ***


Il contrasto inatteso
 
 
P.O.V Goten
 
Sto vivendo davvero una pessima giornata. In casa è sceso un silenzio tombale.
 
Lily non ha detto una parola da quando è tornata da scuola e persino Charlie è più silenzioso del solito, o forse sono io, che, non essendo mai a casa, percepisco la differenza.
 
Ma il silenzio che avverto di più è quello di mia moglie. Da quando abbiamo ricevuto la visita di Vegeta, comunica con me solo per lo stretto indispensabile. Non abbiamo più sfiorato l’argomento, ma temo che stia comunque influenzando il nostro rapporto e questo mi fa soffrire.
 
Pochi minuti fa ha chiamato mia madre per invitarci a cena. Si è stupita di trovarmi a casa, ma io le ho prontamente inventato una scusa, non credo siano notizie da dare per telefono. Ho accettato l’invito, anche se poco volentieri, visto che ora dovrò metterli al corrente della situazione e, cosa ancora peggiore, devo informare Bra che stasera non mangeremo a casa.
 
Non so nemmeno in che stanza si trovi in questo momento o cosa stia facendo. La cerco e dopo poco la trovo nella cameretta di nostro figlio, lo sta cullando dolcemente immersa nei pensieri e seduta sulla sedia a dondolo. Credo che quel contatto serva più a lei che al bambino, la rilassa e le porta consiglio, almeno è quello che lei mi ha sempre confessato.
 
Mi fermo un istante appoggiato allo stipite della porta per osservarli. I sensi di colpa non tardano ad affiorare, ma tento di allontanarli per un momento.
 
“Bra”
 
Sussurro il suo nome per non turbare il riposo di Charlie e per non spaventare mia moglie.
 
Lei non alza nemmeno lo sguardo su di me, continua in quello che stava facendo: pensa e ammira nostro figlio, cullandolo.
 
Non è arrabbiata, almeno non è quello l’atteggiamento che noto, quanto piuttosto la vedo esasperata e delusa e giustamente non vuole parlare con il responsabile di questo suo stato.
 
Mi avvicino un po’ titubante, mi chino davanti a lei, appoggiandomi ai braccioli della sedia, impedendole di dondolare ulteriormente. Cerco di catturare il suo sguardo, ma lei continua ad ignorarmi.
 
Lancio un veloce sguardo a mio figlio. Sta dormendo sereno e spensierato, almeno lui non risente di tutta questa tensione.
 
“Tesoro. I miei ci hanno invitati a cena. Ti va di venire?”
 
Finalmente mi guarda negli occhi. Le accenno un sorriso.
 
“Goten”
 
“Che c’è?”
 
È quasi un sollievo sentirla pronunciare il mio nome, dopo ore di silenzio tra noi.
 
“Loro non sanno nulla di questa storia. Pensi di informarli?”
 
Stavolta sono io ad essere insicuro sulle parole da impiegare.
 
“Non credo siano contrari all’affido, a mio padre non è mai importato un accidente della purezza della razza e mia madre potrebbe esserne felice, un altro nipotino di cui prendersi cura le farebbe sicuramente piacere”
 
Riflette sulle mie parole, facendo vagare lo sguardo in giro per la stanza. Torna nuovamente su di me.
 
“Non so perché, ma ho un brutto presentimento, Goten. Chichi tiene molto al fatto che tu lavori e mantieni la tua famiglia, quindi non sono molto sicura che ne sarà entusiasta quando saprà che sei stato licenziato”
 
In effetti su questo potrebbe avere ragione.
 
“Potrei parlare con Bulma. Sono certo che lei non sia d’accordo con tuo padre”
 
Ma forse con quella mossa alimento solo la lite con mio suocero.
 
“Tanto non importa quello che faremo, sarà sempre sbagliato”
 
Da questa considerazione deduco che mia moglie sia arrivata alla mia stessa conclusione.
 
“Goten, sai cosa penso? Mio padre non ha mai accettato la nostra unione. Ha finto per anni e sopportato, ma noi non abbiamo mai ricevuto la sua benedizione” mi guarda addolorata “O forse alla fine non ha nemmeno così tanto finto, non perde occasione di metterti in cattiva luce, di sottolineare i tuoi più piccoli sbagli e da quando mia madre ti ha assunto in azienda è ancora peggio”
 
“E cosa vuoi fare? Divorziare?”
 
Le rivolgo quelle domande con un mezzo sorriso, sperando che le risposte siano scontate, almeno per me lo sarebbero. Ma lei non mi risponde subito e questa titubanza mi inquieta.
 
“Bra?”
 
“Non lo so, Goten”
 
Che significa che non lo sa??
 
Mi sento mancare la terra sotto i piedi davanti a quell’incertezza, ma trovo comunque la forza di alzarmi in piedi.
 
Lei segue mortificata i miei movimenti.
 
“Goten, non sto dicendo che non ti amo”
 
“E ci mancherebbe solo questo!”
 
Sono allibito e alzo di qualche decibel la voce. Me ne accorgo tardi e mi accerto di non aver svegliato Charlie.
 
“Goten, ti prego”
 
Sussurra per intimarmi a stare calmo, ma sono troppo agitato. Provo a seguire il suo implicito suggerimento.
 
“Bra, non è la soluzione. La fine del nostro matrimonio non porterà pace. E poi pensa ai nostri figli, loro non hanno colpa, perché vuoi far vivere loro la separazione dei genitori?!”
 
“Almeno mio padre placherà l’astio che ha nei tuoi confronti” si alza per guardarmi negli occhi, ma non trova uno sguardo sereno su cui posarsi “Sto male anch’io per questa situazione e anche i bambini ne soffrono, ad iniziare da Lily”
 
Ha ragione, ha dannatamente ragione, ma il solo pensiero di separarmi da lei mi distrugge, non credo di poter sopravvivere a questo.
 
“Bra, io non voglio” il cuore batte all’impazzata e anche il fiato sta diventando corto, persino i miei occhi si stanno inumidendo “Io ti amo e non riesco a pensare la mia vita senza di te”
 
“Neanche io, Goten. Ma forse non era destino”
 
Anche lei trattiene le lacrime per non rendere questa conversazione più drammatica di quanto non lo sia già.
 
“Bra, invece era destino, come la chiami Lily? Se non ci fosse stata lei, probabilmente tuo padre non avrebbe mai acconsentito al nostro matrimonio”
 
Riflette sulle mie parole. Si avvia verso la culla e posa Charlie al suo interno. Resta ancora un momento ad ammirarlo.
 
“Goten, non trovi ti somigli?”
 
Mi avvicino lentamente a lei, prendendo un respiro.
 
“Immagino di sì”
 
Si gira verso di me e mi rivolge un sorriso inaspettato, lasciandomi interdetto.
 
“Ti amo davvero, Goten. Ti ho sempre amato. Non dubitarne mai”
 
“E allora non credo ci siano i presupposti per il nostro divorzio”
 
Mi sorride di nuovo. Così però non mi aiuta.
 
Mi appoggio alla culla e cerco di catturare il suo sguardo per essere più convincente possibile.
 
“Non credo che due persone che si amano penserebbero mai di divorziare. E poi, come quando ci siamo sposati, ci chiederanno il motivo della nostra separazione e tu cosa risponderai? Mio padre?” aspetto una reazione che non arriva “Bra, non farlo per nessun altro, se non per i nostri figli. Ti prego, non farmi vivere l’agonia di poterli vedere solo nel fine settimana” la supplico “E non ti voglio perdere”
 
“Perché dovresti vederli solo nel weekend?”
 
Si volta di scatto verso di me, rimanendo perplessa alla mia considerazione.
 
“Perché vivranno con te. E a questo non mi opporrei, so che hanno bisogno della loro madre, ma mi mancherebbero da morire. Anzi, mi manchereste”
 
Spero tanto di averla convinta a non lasciarmi. Le sto parlando con il cuore in mano. Di più non posso fare per persuaderla che non è la soluzione migliore, anzi è veramente pessima. Non posso tenerla legata a me con la forza, se allontanandosi trova un po’ di pace senza dover subire questi contrasti con suo padre.
 
Una lacrima attraversa la sua guancia. Non era mia intenzione farla piangere con le mie parole.
 
“Hai ragione, Goten. Sono stata una stupida ad aver pensato che il divorzio potesse essere la soluzione ai nostri problemi”
 
L’abbraccio e lei mi stringe forte, ma il pianto diventa più intenso e tenta di reprimerlo contro la mia spalla.
 
“Tesoro, tranquilla, va tutto bene” per la verità niente va bene, ma devo pur consolarla in qualche modo, il suo cuore minaccia di uscirle dal petto “Bra, calmati, altrimenti ti sentirai male”
 
La allontano da me per guardarla in viso. Tiro fuori un fazzoletto dalla tasca dei pantaloni e lo porgo a lei.
 
“Tieni, asciugati gli occhi e smetti di piangere, così non risolvi nulla”
 
“L-lo so, ma mi dispiace di aver pensato di lasciarti e p-poi non trovo altre soluzioni per vivere serenamente”
 
Ora pensa persino di avermi offeso.
 
“Bra, basta. Ascoltami, non è successo nulla. Io non me ne vado da te, se non vuoi”
 
“C-certo che non voglio!”
 
Quella certezza mi fa sorridere e mi rasserena un po’.
 
“Tesoro, chiamo mia madre e le dico che stasera non andiamo, ok?”
 
Sto per avviarmi per raggiungere il telefono, ma mia moglie allunga un braccio per dissentire le mie intenzioni.
 
“No, andiamo” si asciuga accuratamente gli occhi con il mio fazzoletto e si ricompone “Sto bene”
 
Ora la riconosco e questo mi infonde un po’ di coraggio.
 
 
P.O.V Bra
 
Non so cosa mi sia preso oggi. Troppe emozioni nel cuore e mille pensieri nella testa mi hanno fatta esplodere e chi c’è andato di mezzo è stato mio marito.
 
Ma come ho fatto a pensare di lasciarlo? Non potrei vivere un solo giorno senza di lui. Ma probabilmente è stato un disperato tentativo di proteggerlo dalle grinfie di mio padre e ovviamente, mentre dichiaravo la mia volontà di divorziare, non tenevo minimamente conto delle conseguenze che una simile eventualità potesse avere sui miei figli.
 
Per fortuna il mio cervello ha ricominciato a funzionare e Goten è riuscito a farmi aprire gli occhi. Ha ragione dobbiamo trovare un’altra soluzione, che sia sicuramente meno drastica e più salutare per tutti.
 
Arriviamo in auto davanti alla casa dei miei suoceri, indugio un momento a scendere.
 
“Bra. Non sei obbligata, se non ti senti”
 
Mi sussurra queste parole per non farsi sentire da Lily, che è sul sedile posteriore e attende, come sempre, che scendiamo prima noi. Ma forse stavolta mi sono sbagliata, perché sento la portiera aprirsi inaspettatamente e dal finestrino vedo mia figlia correre tra le braccia di Chichi, che la accoglie sulla porta di casa.
 
“Amore, andiamo anche noi?”
 
Mi volto verso Goten e acconsento.
 
Ci pensa mio marito a prendere Charlie e in breve tempo raggiungiamo mia suocera.
 
Entriamo, ma a Goten sorge un dubbio.
 
“Mamma, dov’è papà?”
 
Chichi gli risponde rassegnata, strappando mio figlio dalle sue braccia.
 
“Ci raggiunge dopo. Tranquillo che non salta la cena”
 
Inizia a coccolare il suo nipotino e mi chiedo se sarebbe veramente felice se si aggiungesse alla famiglia anche Nicholas.
 
“Ragazzi, sedetevi e raccontatemi come va”
 
Io e Goten ci lanciamo un’occhiata complice prima di seguire il suo invito. Lily corre a giocare al piano superiore, dove tiene tutte le sue bambole.
 
Mia suocera sta aspettando e suo figlio inizia a parlare.
 
“Per la verità, mamma, abbia una notizia buona e una cattiva. Ma non dovremmo aspettare papà?”
 
Sono sicura che lo fa per prendere tempo.
 
“Tuo padre si arrangia, lo aggiorniamo quando arriva. Dimmi”
 
Ma il suo tentativo fallisce miseramente, come in realtà avrebbe dovuto prevedere. Goten si sta agitando ed io non so proprio come andare in suo soccorso. Ma inaspettatamente - anche per me - lo anticipo.
 
“Goten ha deciso di prendere un po’ di ferie per stare con noi” sorrido per essere più convincente possibile; ammetto di essere poco efficace e che sia una scusa un po’ debole visto che lei e mia madre si sentono praticamente tutti i giorni e si raccontano ogni singolo dettaglio delle loro e delle altrui vite, ma finché dura, lasciamola durare e poi mi inventerò qualcos’altro “Vero, caro?”
 
Mio marito mi guarda stupito e perplesso. Per fortuna dopo un breve tempo reagisce e rivolge anche lui un sorriso spensierato a sua madre.
 
“C-certo. Sì”
 
Anche Chichi all’inizio sembra avere dei dubbi, poi però si lascia contagiare dai nostri falsi sorrisi.
 
“Sono davvero felice per voi, così passate un po’ di tempo insieme. Ve lo meritate”
 
Mi sfugge un sospiro per essere riuscita nel mio intento. Ma una domanda mi lascia senza fiato.
 
“Però mi hai detto che avevi due notizie. Quella cattiva qual è?”
 
Diamine, quel dettaglio mi è proprio sfuggito. Stavolta è Goten a reagire per primo.
 
“Mamma, pensavamo, che ne diresti di un altro nipote?” la prende alla sprovvista ed è chiaramente sorpresa, ma mio marito si affretta a precisare “Però aspetta, non fraintendere, non pensavamo di averne un altro nostro, abbiamo pensato di ricorrere all’affido. Cosa ne dici?”
 
L’ha lasciata senza parole. Non ci sono dubbi, l’avevamo annunciata, per una mia leggerezza, come una cattiva notizia e a quanto pare per lei lo è stata veramente.
 
La porta si spalanca all’improvviso e fa il suo plateale ingresso mio suocero.
 
“Ciao, ragazzi! Sono in ritardo lo so”
 
Si gira verso Chichi, spaventato dal suo silenzio, forse si aspettava una sfuriata. Si rilassa quando vede che sembra stranamente tranquilla, ma comunque la situazione lo insospettisce.
 
“Va tutto bene?”
 
Ora mia suocera lo guarda, quasi come se volesse cercare un appoggio.
 
“Tuo figlio e tua nuora vogliono prendere in affidamento un bambino. Ti sembra che vada tutto bene?”
 
Goku la guarda perplesso e si porta una mano dietro la testa ridendo imbarazzato.
 
“E cosa vuol dire?”
 
Anche io scoppio a ridere davanti a quella considerazione e Goten fa lo stesso, se pur con più ritegno.
 
Chichi invece non ride, anzi è estremamente seria e l’ingenuità di suo marito la sta infastidendo.
 
“Vogliono occuparsi di un bambino che non è loro”
 
Si vede che si trattiene dall’urlargli contro.
 
Goku è tornato serio a quelle parole “E che problema c’è?”
 
“Come che problema c’è??”
 
Goten interviene nel litigio tra i suoi genitori.
 
“Scusate, se disturbiamo, torniamo dopo”
 
Chichi si rivolge di scatto verso suo figlio.
 
“Hai voglia di scherzare?! Ragazzi, è una pessima idea. Ma vi rendete conto delle difficoltà che incontrerete??”
 
“Mamma, lo sappiamo già, ma vogliamo aiutare quel bambino. A lui è rimasta solo la madre e non può nemmeno occuparsi di suo figlio”
 
Quelle informazioni peggiorano, se possibile, l’umore di mia suocera.
 
“Ha la madre? E non pensate che potrebbe rivendicare i diritti su suo figlio in qualsiasi momento, portandovelo via?”
 
Immagino che Goten abbia preso in considerazione questa possibilità.
 
Goku lo anticipa.
 
“Chichi, calmati, credo che i ragazzi siano abbastanza grandi per pensare alla loro famiglia e se ritengono che questa decisione sia giusta, chi siamo noi per impedirlo?”
 
Sono sempre più sicura del fatto che non mi potesse capitare un suocero migliore.
 
Lei non sa cosa rispondergli, probabilmente è stata nuovamente presa alla sprovvista. Dopo aver appurato di averla zittita, si volta verso di noi e ci sorride.
 
“Allora, ragazzi, a parte l’annuncio di un nuovo nipotino, cosa ci raccontate?”
 
Mia suocera si alza, molla Charlie in braccio al marito e si allontana verso la cucina, palesemente offesa. Ma Goku non sembra farci caso, si siede al posto occupato in precedenza dalla moglie e fa accomodare suo nipote sulle gambe.
 
“Non fateci caso, poi le passa. Lily?”
 
Fa vagare lo sguardo intorno a sé.
 
“È su che gioca”
 
Gli rispondo con un sorriso. È proprio l’opposto di mio padre: comprensivo, cordiale, vorrei tanto anch’io un padre così. Invidio tanto Goten.
 
“Papà, davvero non ti infastidisce che un bambino che non faccia parte della razza sayan diventi un Son?”
 
Non capisco la domanda di mio marito, visto che avevamo previsto la reazione di Goku. Chi mi preoccupa piuttosto è la reazione di mia suocera e non sa nemmeno che per questo motivo suo figlio attualmente è disoccupato.
 
 
P.O.V Chichi
 
Non ho davvero parole per descrivere quanto quei due ragazzi siano incoscienti. Hanno già avuto abbastanza problemi ed ora vogliono crearsene altri con le loro mani?! Non riesco ad immaginare la faccia di Vegeta quando gli daranno la notizia. Spero non sia la volta buona che uccida davvero mio figlio.
 
Non riesco a rasserenarmi e sbatto pentole a destra e sinistra per sfogare la mia rabbia e preoccupazione. È un miracolo se le stoviglie siano ancora tutte intere.
 
Sento dei passi dietro di me. Sono leggeri, quindi deduco non siano di mio marito o di mio figlio.
 
“Chichi” è mia nuora e indugia “Ti posso parlare un momento?”
 
Ho sempre adorato Bra, è davvero una cara ragazza, ma questa loro idea non mi piace per niente.
 
Non le rispondo, non do l’assenso per quel confronto, ma lei prosegue comunque. È testarda e sono certa di non riuscire a dissuaderla.
 
“Ti posso dare una mano?”
 
Prova ad acquietarmi, ma sono troppo agitata.
 
Si avvicina a me e mi si para davanti impedendomi altri passi.
 
“Per favore, Chichi. Almeno tu cerca di comprenderci”
 
Mi lasciano perplessa le sue parole.
 
“Perché, chi altro non vi capisce?”
 
La mia domanda la spaventa e si accorge di aver parlato troppo.
 
“Bra?” la scruto, sta diventando pallida ed inizio a preoccuparmi per un possibile svenimento, ma, siccome lei non reagisce, provo a dedurre “È tuo padre, vero?”
 
Non mi risponde, ma non mi è così difficile immaginarlo mentre si oppone ad un nipote che non sia sangue del suo sangue.
 


Continua…

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Capitolo 4
*** Un tentativo di conciliazione ***


Un tentativo di conciliazione
 
 
P.O.V Bulma
 
Vegeta ha davvero esagerato stavolta. Ogni scusa è buona per mettere in difficoltà quel povero ragazzo, che si fa sempre in quattro per la sua famiglia.
 
Mi era parso che l’avesse piantata di accanirsi contro Goten e invece è ritornato il solito scimmione senza cuore di sempre. È vero, nostro genero lo ha toccato sul vivo, però mio marito deve iniziare ad essere meno rigido e anche meno sayan, se possibile, o meglio mettere da parte tutti i lati negativi di quei geni, ad iniziare dall’orgoglio. Mi sono davvero stufata.
 
Quel ragazzo voleva aiutare un povero bambino. Io non ci trovo davvero nulla di male, anzi, tutto il contrario, la trovo una splendida idea.
 
Siccome non mi importa un accidente dell’opinione di Vegeta, specie quando lui non usa minimamente il cervello, decido innanzitutto di annullare quelle dannate dimissioni.
 
Mi dirigo verso l’ufficio del direttore e busso, non vorrei che mio figlio fosse nel bel mezzo di qualche riunione.
 
“Ciao, mamma”
 
“Trunks, straccia pure le dimissioni di Goten”
 
Mi guarda sorpreso e una certa nota di terrore si dipinge sul suo viso.
 
“Che c’è, tesoro?”
 
“P-papà, lo sa?”
 
Teme Vegeta, ma non sa che dovrebbe avere più paura di me, perché io non mi fermò finché tutto questo non sarò risolto e regnerà finalmente la pace sulla nostra famiglia.
 
“Trunks, non mi importa un accidente di quello che pensa tuo padre. Tu annulli quel licenziamento e riassumi tuo cognato, mi sono spiegata?” lo fisso dritto negli occhi per intimorirlo “E poi spiegami per quale ragione è stato Vegeta a firmare quelle carte”
 
Indugia a rispondermi, teme sicuramente ritorsioni su di sé.
 
“Mamma, ti prego, sono già in una posizione alquanto scomoda, almeno tu cerca di comprendermi”
 
Si sta agitando, allenta la cravatta. Inizia a farmi tenerezza. Mi siedo difronte a lui e cerco di calmarmi.
 
“Ti ha minacciato?”
 
“Più o meno”
 
Non potevo di certo aspettarmi altro da mio marito.
 
“Senti, tesoro, non ti devi preoccupare. Tuo padre non ti farà nulla. Però lo capisci anche tu che è sbagliato licenziare Goten per questo motivo, vero?”
 
“Certo che lo so! Ho provato ad evitarlo, ma è stato tutto inutile. Mi ha costretto e ha voluto che il suo nome spiccasse sui documenti da spedire a Goten. Desiderava non ci fossero dubbi sul mittente”
 
Non ha senso prendersela con mio figlio, anche lui è una vittima. E infondo tutti lo diventano sotto le sue grinfie.
 
“Trunks, chiama tuo cognato e digli di venire subito al lavoro, abbiamo bisogno di lui” lo osservo e aspetto una reazione “Tesoro, non sto scherzando, abbiamo davvero bisogno che lui torni e tu lo sai meglio di me”
 
Prende il telefono ed inizia a comporre velocemente il numero.
 
“Non sai che fatica senza di lui, mamma. Stavo impazzendo”
 
Felice di sentire queste parole.
 
 
P.O.V Goku
 
Ed ecco che siamo ripiombati nel dramma più totale. E che sarà mai un bambino? Che male può fare?
 
Eppure Chichi non è del mio stesso avviso. Da quando Bra e Goten sono rientrati a casa, non ha ancora pronunciato una parola, nemmeno mezza, ed io sto iniziando a spaventarmi. Ho la vaga impressione che stasera sfogherà su di me tutta la sua frustrazione. Tanto non è una novità.
 
Questi pensieri mi portano involontariamente ad alzare gli occhi al cielo per la rassegnazione. Purtroppo per me, a mia moglie non sfugge nulla.
 
“Goku! Era per caso riferito a me quel gesto?”
 
“Q-quale gesto?”
 
Prevedo che si scatenerà un’ira funesta. Mi vedo già di nuovo davanti a re Yammer.
 
“Non mi prendere per stupida. So che sei contrario al fatto che non approvo l’idea dei ragazzi”
 
Non rispondo, preferisco non assecondarla. Spero ancora che si plachi senza evidenti conseguenze.
 
“Ma cosa parlo a fare con te?! Tanto non capisci un accidente di queste cose”
 
Non ha tutti i torti, ma almeno cerco di comprendere le ragioni di mio figlio e di mia nuora.
 
“Chichi?”
 
Ho azzardato, me ne rendo conto, ma hanno contro Vegeta, il che è già abbastanza un grattacapo, non è davvero il caso che anche lei metta loro i bastoni tra le ruote.
 
“Che vuoi, Goku?”
 
Cerco le parole giuste, ma non sono molto bravo a formulare elaborati e persuasivi discorsi. Così mi avvicino a lei, tenendo basse le difese, facendole capire che non voglio litigare, ma solo ragionare in modo pacifico.
 
“Perché non diamo fiducia a nostro figlio?”
 
Punto sul sentimentale, sperando che funzioni. Mi fissa e non ho la più pallida idea di cosa stia cercando di dirmi.
 
“Forse, allora, non ti rendi conto della gravità della situazione” porta le mani ai fianchi, brutto segno, ho detto due parole in croce, ma pare siano state anche troppe “Qui non è questione di fiducia. Ci metteranno mesi solo per ottenere quell’affidamento. E non pensi al dolore che dovranno vivere se un giorno la madre tornerà a prenderlo?!”
 
Non so davvero cosa risponderle. L’istinto mi dice di aiutare quel bambino, ma mia moglie ha espresso dei timori che, detti in questi termini, non mi sembrano così infondati.
 
Però ora si aspettava che io parlassi, perché allontana da me lo sguardo delusa e si avvia verso la nostra camera.
 
“Buonanotte, Goku”
 
Sto per ribattere e tentare di fermarla, ma il telefono squilla all’improvviso. Indugio un momento a rispondere, ma alla fine distolgo l’attenzione da Chichi e mi avvio verso l’apparecchio.
 
“Pronto”
 
Mi chiedo chi possa essere a quest’ora.
 
“Goku”
 
“Bulma?”
 
Una chiamata alquanto insolita. Spero non sia successo nulla.
 
“Scusa per l’ora, ma volevo solo avvisarvi che Goten è stato riassunto”
 
Non comprendo subito le sue parole. Ma che mi sono perso?
 
“Riassunto? Ma quando mai è stato licenziato”
 
Forse era meglio se, per l’ennesima volta, frenavo la lingua. Mia moglie mi ha sentito e si è affrettata a raggiungermi.
 
“Licenziato??” mi guarda spaventata “Goten è stato licenziato?”
 
Meglio se mantengo la calma, non sono solito agitarmi, ma sfido chiunque a tenere i nervi saldi ad avere a che fare con Bulma e Chichi nello stesso istante.
 
“Bulma, scusa, ti posso richiamare tra qualche minuto?”
 
Riattacco senza nemmeno darle il tempo di rispondermi.
 
“Chichi, calmati, nostro figlio non è stato licenziato”
 
“Mi hanno mentito” un flash di meraviglia e delusione attraversa i suoi occhi “Altro che ferie, Goten era stato licenziato”
 
Evidentemente sta riflettendo sul motivo, ma a me sembra piuttosto chiaro se c’è di mezzo Vegeta.
 
“Tesoro, tranquilla, il problema è stato risolto”
 
Non faccio nemmeno in tempo a finire la frase che si precipita sul telefono. Riesco con uno scatto ad intercettarlo prima di lei.
 
“Goku, ma che fai?”
 
“Mi serve. Torna a letto”
 
Mi guarda stranita.
 
“Chichi, devo richiamare Bulma”
 
“E non posso chiamarla io?”
 
Sono davvero vicino all’esaurimento.
 
“Domani, ora la chiamo io” la intimo ad andare “Su, forza, che domani devi alzarti presto”
 
È arrabbiata, ma non più di prima, quindi non mi preoccupo. Finalmente mi ascolta e torna in camera. Sbatte la porta. Come non detto, è infuriata.
 
Ignoro quel gesto di stizza e compongo il numero della Capsule Corporation.
 
“Pronto!”
 
È Vegeta! Non me ne va bene una stasera.
 
“C-ciao, Vegeta” non so cosa inventarmi “C’è Bulma?”
 
“Karoth! È l’ora di chiamare??”
 
Non mi dà il tempo di risponde, che sento dei rumori dall’altra parte del telefono, qualche rimprovero e poi la voce serena e pacata di Bulma.
 
“Goku, scusami. Mi sono allontana solo due minuti e mio marito passava da queste parti” fa una breve pausa “Bè, comunque, ti avevo anche chiamato per invitarvi a pranzo domani. Ci saranno anche Bra e Goten. Ho pensato che un pranzo in famiglia avrebbe messo un po’ di pace”
 
Rifletto sulle sue parole e mi viene quasi da ridere. La pace non si vede nemmeno all’orizzonte.
 
“Bulma, mi dispiace deluderti, ma anche mia moglie non sembra molto propensa al dialogo, non solo Vegeta”
 
Aspetto una sua reazione, che indugia ad arrivare.
 
“Ti prego, Goku, convincila a venire domani. È molto importante che ci sia anche lei, soprattutto ora che so la sua opinione”
 
“Ci proverò”
 
Ci lasciamo con questa promessa. Non credo che Chichi rifiuterà l’invito di Bulma, ma non sono altrettanto sicuro che passeremo un sereno momento in famiglia.
 
Mi dirigo verso la camera e la apro con prudenza. Mi avvio lentamente verso il letto e finalmente mi corico. Desidero solo finire alla svelta questa estenuante giornata.
 
“Goku”
 
Come non detto. Mi giro verso mia moglie.
 
“Cosa voleva Bulma?”
 
“Ci ha invitati domani a pranzo. Ci saranno anche Bra e Goten con i bambini”
 
Forse l'idea della presenza dei nostri nipoti la invoglia ad essere presente. Non le do modo di ribattere e mi rigiro dall’altra parte, dandole le spalle.
 
“Cosa??”
 
Provo ad ignorarla.
 
“Goku, è una catastrofe. Vegeta ucciderà Goten!”
 
Sono stanco morto e lei mi urla nelle orecchie, impedendomi di dormire.
 
“Chichi, se non mi lasci dormire, non avrò la forza domani per fermare Vegeta”
 
Spero che dopo questa considerazione valuti anche lei l’idea di addormentarsi e di non pensare al peggio.
 
“Goku?”
 
Ma perché diamine mi sono sposato? Stavo così bene da solo.
 
“Che c’è, tesoro?”
 
“Non sono molto convinta che andrà tutto bene”
 
Mi giro verso di lei e la vedo davvero molto in apprensione. La sua rabbia si è placata e ha lasciato il posto alla preoccupazione.
 
“Chichi, tranquilla, nessuno morirà domani e tanto meno Goten. E quando mai Vegeta mi ha battuto?!” le sorrido per rasserenarla “Fidati di me, cara. Buonanotte”
 
Stavolta sono davvero intenzionato a chiudere la conversazione e spero che lo faccia anche lei. È tanto in pena per la reazione di Vegeta, quando è la prima ad andare contro a quei poveri ragazzi.
 
Certe volte non capisco proprio mia moglie.
 
Spero che questa notte sia infinita, non ho decisamente voglia che arrivi presto l’alba.
 
 
P.O.V Goten
 
Sono un uomo morto! Non ho nemmeno la forza di alzarmi dal letto. Sono sicuro che Vegeta non sarà così clemente da finirmi in un colpo solo, mi farà agonizzare e solo dopo mi darà il colpo di grazia.
 
“Tesoro?”
 
Solo la voce di mia moglie mi consente di aprire gli occhi.
 
“Bra, sto malissimo stamattina. Non so cosa possa avere, ma forse è il caso che io vada in ospedale per sicurezza”
 
Lei mi sorride divertita. Non mi sta prendendo sul serio. E poi come potrebbe? Troppe coincidenze. Si siede accanto a me.
 
“Goten, non ti accadrà nulla”
 
“Trunks mi ha detto che le dimissioni sono state annullate, ma non credo che tuo padre ne sia così felice”
 
Mi regala inaspettatamente un dolce bacio per mettere a tacere le mie insicurezze.
 
Forse ho trovato il modo di evitare l’inferno che ci attende. La stringo forte a me, impedendole di allontanarsi.
 
Bra riesce a liberarsi con mia grande delusione.
 
“Goten, non mi pare proprio il caso, sai?” si alza e ricomincia a prepararsi “Arriveremo in ritardo e allora sì che dovremo pregare il cielo che mia madre non ci uccida”
 
Trovo la forza di levarmi e faccio un ultimo tentativo.
 
“Tesoro, non credo sia una buona idea, in questo particolare momento, far sedere mia madre e tuo padre allo stesso tavolo”
 
Lei non capisce la mia considerazione.
 
“E perché mai? Anzi, credo che in questa occasione potrebbero addirittura andare d’accordo, visto che entrambi sono contrari all’affidamento”
 
“Ma non al licenziamento”
 
Stavolta non riuscirò a sopravvivere, ne sono sicuro. Sarò attaccato da due fronti e l’unico appoggio in cui posso sperare arriverà da Bulma e da mio padre, almeno, sperando che non abbiano cambiato idea.
 
Si volta di scatto verso di me.
 
“Sei stato riassunto, Goten e mio padre dovrà farsene una ragione”
 
Mi porge degli eleganti vestiti.
 
“Addirittura la cravatta, Bra?”
 
“Sì, tesoro. È un pranzo importante e voglio che tu sia ben vestito”
 
E quanto durerà la mia eleganza, se alla fine dovrò scontarmi con Vegeta?
 
Mia moglie è a pochi centimetri da me e ne approfitto. Ho un brutto presentimento per quel pranzo, quindi almeno se devo morire, voglio congedarmi come si deve da lei.
 
Poso i miei vestiti sul comò e la attirò a me.
 
“Goten”
 
Zittisco quel sussurro con un nuovo bacio. Si irrigidisce, ma dopo pochi istanti si rilassa e ricambia, cingendomi con le braccia il collo.
 
“Mamma”
 
La voce di nostra figlia ci fa staccare velocemente in preda all’imbarazzo.
 
“L-Lily, dimmi”
 
È chiaro che il destino mi sia avverso stamattina e non ho proprio modo di evitare l’inevitabile.
 
“Mi aiuti con il vestito?”
 
Per fortuna ha ignorato quello che stavamo facendo prima del suo arrivo.
 
“Certo, tesoro, andiamo”
 
Bra le sorride e la prende per mano, lasciandomi da solo e profondamente in ansia.
 
Ho davvero bisogno di un piano per uscirne vivo. Al lavoro, forse, posso cercare di evitare di incrociare mio suocero, percependo la sua aura e cambiando prudentemente strada, ma in questa occasione non ho proprio modo di evitare il suo sguardo assassino e il suo istinto omicida.
 
Rassegnato, inizio a prepararmi, lentamente e controvoglia.
 
Metto questa dannata cravatta quasi tutti i giorni, ma stamattina proprio non riesco a legarla. La sbatto sul comò dal nervoso e mi appoggio ad esso, guardandomi allo specchio. Cerco di calmarmi, ma mi è impossibile.
 
“Goten, non sei ancora pronto?”
 
Mia moglie compare sulla porta e assiste a questa penosa scena.
 
Si avvicina a me.
 
“Che hai?” fa scivolare lo sguardo sul comò “La cravatta non la metti?”
 
“Non riesco ad annodarla in modo decente stamattina”
 
La prende comprensiva tra le mani e mi fa segno di voltarmi verso di lei. Mi fa passare il tessuto sotto il collo della camicia.
 
Bra è concentrata sul suo lavoro, mentre io su di lei. Mi sfugge un sorriso, il primo della giornata, ma non poteva che essere lei a stimolarlo.
 
“Ecco fatto”
 
Alza lo sguardo su di me, disincantandomi.
 
“Tesoro, andrà tutto bene”
 
“Sì”
 
Le rivolgo un altro sorriso. Sicuramente anche lei sarà nervosa e le ho già fatto pesare a sufficienza i miei timori.
 
“Grazie, Bra” la guardo amorevolmente
 
“Per così poco?”
 
“No, non per la cravatta. Per lo meno non solo” mi perdo dentro quei pezzi di cieli che ha al posto degli occhi “Mi dai coraggio per affrontare quello che sarà, tesoro”
 
Ricambia il mio sorriso.
 
“Ma tu non hai bisogno di coraggio, amore”
 
Afferra la mia mano e mi trascina fuori dalla stanza.
 
 
P.O.V Bra
 
Siamo arrivati per ultimi e già mi aspetto la sfuriata di mia madre. Invece non arriva proprio nulla. Forse vuole solo distendere la tensione e rendere quella riunione piacevole.
 
Mio padre e mia suocera non fiatano. Da lui me lo aspetto, ma non è da Chichi questo silenzio, lei è sempre un fiume in piena. Credo di averla delusa e questa sensazione mi fa sentire davvero male.
 
Goku mi è proprio davanti ed evidentemente nota il mio malessere.
 
“Bra. Tutto bene?”
 
Sforzo un sorriso, non voglio che si preoccupi.
 
“Ragazza, sei pallida”
 
“Sto bene, grazie”
 
Non l’ho convinto, lo so.
 
Mia madre ha seguito la nostra breve conversazione ed inizia a scrutarmi preoccupata.
 
“Tesoro, hai bisogno di uscire un attimo?”
 
Non lo so neppure io di cosa ho bisogno in questo momento.
 
Lei si alza senza aspettare una risposta e stavolta parla ad alta voce.
 
“Bra, vieni un momento con me”
 
Mi fa cenno di seguirla ed io non posso fare altrimenti.
 
Durante il tragitto non mi dice nulla. Raggiungiamo la terrazza e qui finalmente si volta e mi fissa dritto negli occhi.
 
“Bambina mia, so cosa ti turba” non riesco a replicare, mi stanno scendendo le lacrime, che tanto ho faticato a trattenere davanti agli altri “Ti prometto che sistemo tutto e alla fine Vegeta e Chichi dovranno accettare la vostra idea”
 
Mi abbraccia, confortandomi un po’.
 
“Bra, io sono fiera di te e Goten, ok? E anche Goku lo è. Quindi non badare a quello che dicono tuo padre e tua suocera. Se voi ritenete che sia la decisione giusta, sono certa che lo sia, tesoro. Insomma, sappiamo tutti che non sarà semplice, ma è un bel gesto e l’idea di un altro nipotino mi elettrizza” mi regala un grande sorriso “E poi, credo tu debba fare anche la parte di tuo fratello, immagino che non mi regalerà mai la gioia di diventare nonna”
 
Quella considerazione strappa un sorriso persino a me, che di ridere ho veramente poca voglia.
 
Una grande concitazione e forti urla interrompono questa pausa dalla realtà.
 
Io e mia madre ci dirigiamo verso la fonte di quel frastuono e ovviamente la scena che si palesa davanti ai miei occhi non è per niente una sorpresa. Ma nonostante ciò, ne resto comunque profondamente delusa. Credo che nessuno riuscirà mai a mettere pace nella nostra famiglia e tanto meno mia madre.
 
 
 
Continua…

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Capitolo 5
*** Una discordia perenne ***


Una discordia perenne
 

 
P.O.V Vegeta
 
Sono davvero senza parole! Non c’è essere vivente o non vivente in questa casa che non sia contro di me.
 
Ma maledetto me e quando ho acconsentito a questo matrimonio. Mi ha rovinato l’esistenza. L’avrei dovuta portare lontano e non di certo all’altare, anche con la forza se necessario, ma almeno a quest’ora mi sarei risparmiato le liti, i vani tentativi di riconciliazione di mia moglie e i pietosi sforzi di Karoth di mettere pace con le sue sante parole da eroe da quattro soldi.
 
Mi sta davvero venendo da vomitare.
 
Ma c’è una cosa che mi sorprende più di tutte: Chichi non è d’accordo con i ragazzi? Non è d’accordo con l’affido di quel terrestre? Ma comunque mi inveisce contro, additandomi come un essere senza cuore per aver licenziato suo figlio. E capirai, per un giorno non è morto nessuno.
 
I miei pensieri mi scollegano il cervello da quella pietosa sceneggiata, ma le parole di quegli scellerati rientrano prepotentemente nella mia mente.
 
E poi quale è stata la scintilla che ha fatto infervorare gli animi di tutti contro di me? Ah giusto, ora ricordo, Karoth ha avuto la brillante idea di chiedere a Goten informazioni sul lavoro. E apriti cielo, sua moglie ha iniziato a inveirmi contro e non le si è ancora seccata la gola.
 
Mi ero pure ripromesso di essere una silenziosa presenza. Stavolta non è colpa mia. Ma ovviamente la mia reputazione mi precede.
 
“Vegeta!”
 
Bulma è appena arrivata e ovviamente butta la colpa solo su di me. Sia mai a toccarle i suoi cari migliori amici.
 
Mia moglie non fa in tempo a proseguire il rimprovero che uno strillo seguito da un disperato pianto mette in standby la nostra discussione.
 
È Lily.
 
“Complimenti, papà”
 
Bra mi sfila davanti per andare in soccorso alla figlia, lanciandomi al suo passaggio uno sguardo deluso.
 
“Ok, ora basta tutti” stavolta è Karoth ad intervenire, prendendoci alla sprovvista, ha un tono di voce più grave, probabilmente lo ha scosso il pianto della bambina “Chichi, finiscila con questa storia del lavoro, ok? Non è successo nulla, il ragazzo ha ripreso a lavorare. Goten, se vuoi trovare un punto d’incontro con tuo suocero, non è certo litigando che lo troverai. E Vegeta” si volta verso di me e accentua il mio nome “Se hai voglia di sfogare la tua rabbia, mi trovi qui fuori, ma lascia stare i ragazzi, falli vivere in santa pace”
 
E detto ciò, gira i tacchi e si dirige verso l’uscita. Ci ha lasciati tutti senza parole. Stranamente rifletto sulle parole che sono uscite dalla bocca di quel sayan di terza classe.
 
Mi avvio anch’io verso l’uscita.
 
Un momento, che sto facendo?
 
Bulma mi impedisce ulteriori passi, posandomi una mano sul petto. Mi minaccia con gli occhi. Ma perché è così convinta che voglia combattere?
 
“Porta Charlie con te”
 
“Cosa??”
 
“Così tu e Goku eviterete di litigare, se vostro nipote sarà presente”
 
E come faccio a dissentire? Prendo controvoglia in braccio mio nipote e riprendo il mio cammino.
 
Mi guarda con occhietti vispi, almeno lui, a differenza di Lily, non mi odia. Ho qualcuno dalla mia parte e a quella considerazione mi sfugge un breve, ma intenso, mezzo sorriso.
 
 
P.O.V Goku
 
Ho istigato la rabbia di Vegeta, ma chi ha veramente bisogno di sfogo è il sottoscritto.
 
Tiro calci e pugni contro un povero albero e per poco non lo butto giù.
 
È una situazione davvero insostenibile. Siamo persino riusciti a far piangere Lily. Quella bambina ne ha passate fin troppe, per meritarsi anche questa nuova tensione.
 
Probabilmente Goten non mi parlerà più, Chichi me le darà di santa ragione e Vegeta…bè lo sto attendendo, perché sono certo che prima o poi accoglierà la mia provocazione.
 
Ed anche stavolta non mi sono sbagliato, ma un dettaglio mi incuriosisce. Quello è Charlie?
 
Mi si avvicina e la prima cosa che fa è invitarmi a prendere in braccio il bambino.
 
“Il marmocchio lo tieni tu, però”
 
Mi affretto a toglierglielo dalle mani.
 
“Se hai lui in braccio non mi verrà voglia di picchiarti. Un’altra brillante idea di mia moglie. Non guardarmi così”
 
In effetti mi ha lasciato un po’ stranito e mi accorgo della mia reazione solo dopo che lui me l’ha fatta notare.
 
“Quindi, Vegeta, vuoi solo parlare?”
 
“Che altra scelta ho?”
 
Come sempre Bulma riesce a sedare i suoi più primitivi istinti omicidi. E stavolta involontariamente è stata previdente anche con i miei.
 
Per la verità non so cos’altro dirgli. Ma guardo mio nipote, che tra le mie braccia non la smette di lanciare sorrisi a me e a Vegeta, e rifletto.
 
“Sai, Vegeta, Goten mi ha detto qualche giorno fa che Charlie stava iniziando a camminare. Proviamo a vedere se ha fatto progressi?”
 
Glielo propongo con un sorriso sulle labbra.
 
“Fa quello che vuoi, Karoth”
 
Il suo tono è severo, ma leggo nei suoi occhi che un po’ si è addolcito a quella richiesta.
 
“Però ti devi allontanare”
 
“E perché mai?”
 
“Tu fallo”
 
E poi il più stupido tra noi due sarei io?
 
Appoggio mio nipote a terra, tenendolo su per le mani e quando sono certo che sia stabile - più o meno – lo lascio andare, stando comunque attendo che non cada.
 
“Vegeta, chiamalo”
 
Mi guarda stupito come se avessi detto un’eresia. Si riprende e posa gli occhi sul bambino.
 
“Charlie”
 
Ma non si chiama così un bambino! Mi viene spontaneo alzare gli occhi al cielo per il poco tatto mostrato dal mio consuocero. Comunque nessuna novità, mi stupirei del contrario.
 
“Più dolcemente, Vegeta. Chinati e allarga le braccia, lo devi accogliere, altrimenti lui non si lascerà mai andare se non sa di avere qualcuno di fiducia che lo salvi”
 
Il suo livello di fastidio sta raggiungendo i limiti massimi, figurarsi se il grande principe si abbassa davanti ad un neonato, ma segue il mio consiglio.
 
“Charlie. Vieni, dai”
 
Il bambino indugia un momento, poco dopo si stacca completamente da me e va incontro a Vegeta, un po’ barcollante, ma resta in piedi e ha imboccato la strada giusta.
 
Gli arriva direttamente tra le braccia con un grande sorriso. Vegeta lo guarda incredulo e commosso, ma non so se quella reazione sia dovuta alla stabilità del bambino o per il fatto che Charlie si sia fidato di lui.
 
Rompo quel momento così unico e commovente.
 
“Goten aveva ragione, vero Vegeta?”
 
Lo riscuoto da quell’attimo. Si alza velocemente con il bambino in braccio e torna da me restituendomelo come fosse un pacco.
 
Il mio sorriso si spegne e lui se ne va, rientrando in casa. Metterei entrambe le mani sul fuoco che la sua destinazione sia la Gravity Room.
 
 
P.O.V Bra
 
Cullo Lily tra le mie braccia. È seduta sulle mie gambe e mi dondolo leggermente a destra e a sinistra per cessare il suo pianto disperato, ma non ci riesco. Per la prima volta non riesco a calmare mia figlia ed inizia ad assalire anche me una certa disperazione.
 
Chiedo aiuto a Goten con lo sguardo. Dopo essersi ripreso dalle parole del padre, si affretta a raggiungerci.
 
Anche lui è sufficientemente provato da quell’ennesima discussione, ma si siede difronte a noi ed inizia ad accarezzare il viso di Lily, asciugandole le lacrime e il sudore. Non trova le parole per consolarla.
 
Si toglie la cravatta con rabbia e la getta a terra. Si porta le mani sul viso per contenere un dolore.
 
No, ti prego, Goten, non piangere anche tu. Non credo di potercela fare così.
 
Stringo al petto la mia bambina e chiudo gli occhi, sperando di svegliarmi in qualsiasi altro posto.
 
“Ora basta!”
 
Ha urlato. Ma è impazzito?! Così non calmerà sua figlia, ma otterrà solo l’effetto contrario.
 
“Goten!”
 
“Hai ragione, tolgo il disturbo”
 
Si alza. Il suo viso è contratto, è furioso. Si tira su le maniche della camicia. Ma che vuole fare?! Mi sto spaventando. Io ho Lily in braccio, non posso fermarlo e non credo che richiamarlo semplicemente indietro sia sufficiente.
 
Per fortuna Chichi gli si para prontamente davanti.
 
“Tesoro, dove vuoi andare?”
 
“Mamma, lasciami passare”
 
Ha un tono inquietante, fintamente calmo.
 
“Goten, ti prego, resta qui con noi. La violenza non risolve nulla”
 
“Ah sì, non risolve nulla?” è ironico “A me non risulta proprio. Vegeta non ci lascerà mai stare ed io sono stufo. E non mi importa un accidente di quello che pensa mio padre. Se all’improvviso è diventato un pacifista sono problemi suoi”
 
Mio marito la sta superando, ma Chichi usa tutta la forza che ha in corpo per fermarlo.
 
“Goten! Ma non senti tua figlia?! Così la fai stare ancora più male!”
 
A quelle parole si blocca. Ha il fiato corto dalla rabbia.
 
“Goten, tua madre ha ragione. Non fraintendermi, mio marito avrebbe bisogno di una bella lezione, ma non credo che risolverebbe questa specifica situazione”
 
Anche mia madre tenta di calmarlo.
 
“Mi dispiace, ma stavolta non vedo altra via d’uscita”
 
Peccato che entrambe abbiano fallito miseramente e a quel punto non mi resta che fare compagnia a mia figlia con un pianto silenzioso, ma intenso.
 
 
P.O.V Goten
 
Mi sono stufato. Loro non capiscono che con Vegeta non ci sono altri mezzi. O vinci o perdi e chi vince domina.
 
Ora io non sono così sicuro di vincere, anzi sono quasi certo di perdere, ma non mi arrendo prima di lottare.
 
Gli dimostrerò una volta per tutte di essere degno di sua figlia.
 
Percepisco l’aura nella Gravity Room ed è lì che mi dirigo. Peccato che le mie intenzioni vengano smentite da qualcuno che ha la brillate idea di comparirmi davanti attraverso il teletrasporto. Non ho mai odiato così tanto questa tecnica come in questo preciso istante.
 
Mi guarda truce.
 
“Ma che stai facendo??”
 
C’è un misto di delusione e rimprovero nella sua voce.
 
“Spostati”
 
Ma figurati se non mi riprende per un braccio e mi riporta sotto accusa davanti a lui.
 
“Goten, io non sono tua madre o Bulma. Con me non passi”
 
E lui come diavolo fa a sapere che hanno già tentato di fermarmi? Ma certo, le grida saranno rimbombate per tutta la Capsule Corporation. Quindi immagino che Vegeta mi stia attendendo.
 
Gli lancio uno sguardo di sfida, ma lui non si scompone.
 
“Lasciami passare. Sono abbastanza grande per decidere della mia vita. Lo hai detto tu”
 
Da quando uso le parole di mio padre per attaccarlo?!
 
“Non quando fai l’idiota, Goten” continua a tenere un tono pacato, ma severo “Ed ora io non vedo un uomo, ma solo un bambino spaventato. Sai, Charlie è molto più maturo di te, lui non pensa a vendette e violente rese di conti, ma vede del buono in tuo suocero e forse dovresti provare a fare lo stesso”
 
“Anche tu non disdegni questo modo di farsi giustizia”
 
“Solo quando non vedo altra scelta”
 
Probabilmente ha capito che le mie intenzioni sono cambiate, perché mi lascia passare senza altre parole o tentativi.
 
“Goten”
 
Mi richiama indietro. Mi fermo, ma non mi volto.
 
“C’è tuo figlio girato l’angolo. Vai da lui e non alla Gravity Room”
 
Faccio qualche altro passo.
 
“E non azzerare l’aura, perché me ne accorgo”
 
Mi sta trattando come un bambino e questo mi infastidisce parecchio.
 
Svolto a sinistra e trovo davvero Charlie davanti a me. È seduto spalle al muro e appena mi vede batte le mani.
 
“Ehy, piccolo”
 
Mi intenerisco e assumo la sua stessa posizione.
 
“Sai, Charlie, nonno Goku mi ha detto che sei più maturo di me”
 
E mi sa che ha ragione. Ma si sa che i bambini vedono cose che noi adulti non notiamo. Quindi forse sono solo un adulto e pure insensibile.
 
Sono immerso nei miei pensieri e un contatto mi riporta alla realtà. Mio figlio si sta arrampicando sulla spalla per alzarsi in piedi e non è nemmeno l’unica gioia che mi sta dando.
 
“Pa-pà”
 
Batte le mani per attirare la mia attenzione.
 
Mi ha lasciato senza parole. Non so descrivere se sono triste o felice, fatto sta che lacrime scendono dai miei occhi.
 
“Pa-pà”
 
Mi porto una mano davanti agli occhi per raccogliere insieme alle lacrime, anche quella forte emozione.
 
Mi sale sulle gambe. Capisce il mio dolore?
 
“Charlie, che dici, andiamo dalla mamma?”
 
Lo prendo in braccio e mi avvio per raggiungere mia moglie e mia figlia.
 
Non arrivo nemmeno a destinazione che la incrocio a metà strada. Le sorrido, ma quando vedo che è imbronciata, anche il mio sorriso si spegne.
 
Mi viene incontro e mi strappa il bambino dalle braccia.
 
“Bra”
 
Nostro figlio si mette a piangere. Io sono profondamente interdetto.
 
“Goten, non ti tiro uno schiaffo solo perché c’è Charlie, ma sappi che era nelle mie intenzioni” mi guarda delusa “Mi spieghi cosa diavolo volevi fare??”
 
Certamente non posso confessarle che volevo attaccare suo padre.
 
“Non ti riconosco più, Goten”
 
Guardo il bambino e penso solo che avrei voluto comunicarle la sua prima parola. Era quello che volevo fare. Almeno, ora.
 
“A casa ci torni da solo”
 
A quella frase cerco d’impulso i suoi occhi, ma lei mi guarda con diffidenza e se ne va.
 
“No, Bra, ferma! Ma che stai dicendo?”
 
Le corro dietro e cerco di fermarla, parandomi davanti a lei.
 
“Quello che hai sentito”
 
Non riesce più a ripeterlo guardandomi negli occhi. Non può ingannarmi, non è quello che vuole veramente.
 
“Avevi detto che non volevi lasciarmi, che mi amavi”

“Infatti non ti sto lasciando. Ho solo bisogno di stare lontana da te per un po’”
 
Oh no! Ma cosa ho combinato?
 
Chiudo gli occhi per un istante, sperando di svegliarmi a casa mia, con la mia famiglia, ma quel dannato desiderio non si realizza.
 
“Bra!” le urlo dietro “Ti prego! I bambini”
 
Quella parola non può lasciarla indifferente. Infatti si blocca e si volta.
 
“Infatti li vedrai quando verrai al lavoro” è arrabbiata, ma non urla e questo mi spaventa, perché è estremamente razionale e quello che dice non può che pensarlo realmente “A casa soli con te non li lascio”
 
Ma è impazzita?!
 
“Bra, pensi che farei del male a Lily e a Charlie??”
 
“Non lo so, Goten. So solo che non ti riconosco più. Lo scatto d’ira che hai avuto prima non è normale. Stai diventando un estraneo”
 
Questo è veramente assurdo.
 
“Bra, ma come puoi pensare una cosa simile??”
 
Riprende il suo cammino, ma la blocco nuovamente per le spalle stando attento a non fare male al bambino.
 
Lei guarda quel gesto con timore e fastidio. Ritiro le mani con dispiacere.
 
“S-scusami”
 
Non posso averle fatto male. Io non sono così. Come può pensare che farei loro del male?!
 
Mi guarda addolorata e se ne va. Stavolta non la fermo però.
 
Mi lascia solo nell’oblio più assoluto.
 
Ora sono io a volermi licenziare, non credo di poter rimanere un secondo di più qui dentro, sapendo l’opinione che mia moglie ha di me.
 
Il mio cellulare suona, ma io lo sento veramente solo dopo vari secondi. Mi schiarisco la voce e mi asciugo le lacrime per essere più presentabile, come se dall’altra parte potessero vedermi.
 
“Pronto”
 
“Son Goten?”
 
“Sì, sono io”
 
La voce la riconosco: è l’assistente sociale.
 
“La volevo informare che, se è ancora intenzionato a proseguire con l’affidamento di Nicholas, domani possiamo incontrarci, anche con sua moglie”
 
Un tempismo davvero pessimo. Ed ora che faccio?
 
“Certo. Mia moglie ne sarà davvero entusiasta” faccio una pausa per prendere un respiro “La posso richiamare per concordare l’orario? Devo informare prima il mio capo”
 
“Certamente, signor Son. A risentirla”
 
Ora sono veramente in guai seri. Non verrà mai con me dall’assistente sociale, è troppo arrabbiata. E poi per quanto sarà ancora mia moglie? Non credo che si potrà più parlare di affido dopo il divorzio.
 
Abbiamo passato un anno in pace e serenità, ma il tempo a nostra disposizione è finito. O meglio io ho bruscamente interrotto la nostra felicità.
 
 
 
Continua…

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Capitolo 6
*** Sofferti ricordi e distacchi ***


Sofferti ricordi e distacchi
 
 
P.O.V Chichi
 
Sono sempre più convita che Goku non sia stato in grado di educare i nostri figli e infatti questi sono i risultati.
 
Bra lo ha lasciato proprio per quella stupida fissa di regolare i conti con la violenza. Non c’è cosa più insensata. E ovviamente trovano la scusa che sono sayan e che tutto questo sia nella loro natura.
 
Ed ecco che ritorna il grande salvatore del mondo. Ma la sua famiglia proprio non riesce a salvarla.
 
“Chichi. Che è successo?”
 
Strano che noti la mia espressione amareggiata.
 
“Bra ha lasciato tuo figlio” gli riassumo i fatti, ma proprio non riesco a mordermi la lingua “Ed è tutta colpa tua”
 
Mi fissa sorpreso e credo proprio di averlo lasciato senza parole.
 
“E non guardarmi così, Goku. Lo sai anche tu che è vero”
 
“Ma io cosa avrei fatto?”
 
Devo sempre spiegargli tutto, mai una volta che capisca subito.
 
“Lo hai istigato alla violenza! Ecco cosa hai fatto. Sono anni che litighiamo per lo stesso motivo. Ti ho ripetuto un migliaio di volte di tenere lontani Gohan e Goten da quei dannati allenamenti, ma mai una volta che mi avessi ascoltata e questi sono i risultati” mi sono alzata in piedi per avvalorare meglio le mie ragioni “Complimenti, se prosegui così, riceverai senz’altro il premio per il padre migliore dell’anno”
 
Lo hanno offeso le mie parole. Questa è nuova, da quando si offende? Sta cominciando a connettere il cervello? Ma magari!
 
“Guarda che grazie a me nostro figlio non ha attaccato Vegeta e di conseguenza non è morto. Un po’ di gratitudine sarebbe gradita”
 
“Questo non c’entra assolutamente niente! Vuoi che ti ringrazi? Va bene, grazie, Goku. Ma non cambia il fatto che tu sia responsabile, almeno tanto quanto Vegeta" abbasso la voce, tanto il tono non lo sfiora, così come purtroppo anche il senso delle parole che proferisco "Chiediti piuttosto perché il tuo intervento si sia reso necessario”
 
Mi guarda e cerca nuove argomentazioni per ribattere.
 
“Sai che ti dico, Chichi? Forse non avresti dovuto sposare un sayan”
 
“Peccato che ne sia venuta a conoscenza tardi, perché ti sarei sicuramente stata alla larga”
 
Devo averlo toccato sul vivo stavolta, perché scompare - dopo avermi rivolto uno sguardo offeso e dispiaciuto - nell’esatto punto dove era ricomparso qualche minuto fa.
 
Ormai non ho più speranza, non riuscirò mai a fargli aprire gli occhi.
 
Mi risiedo rassegnata e prego che tutto questo sia solo un incubo, dal quale presto o tardi ci sveglieremo.
 
 
P.O.V Bra
 
Non riesco a credere di avergli detto quelle cose, di averle anche solo pensate. E di averlo lasciato.
 
C’è solo un posto che può darmi conforto in questo momento. Mi dirigo verso la mia camera, ormai abbandonata da anni.
 
Passo davanti a mia madre e le porgo in braccio Charlie. Lei non replica, ma mi guarda con sofferenza. Non le do spiegazioni, sarebbe fiato sprecato ed io di fiato ne ho ben poco in questo istante, tanto so che ben presto qualcuno la informerà al posto mio. Do una carezza a mio figlio ed entro nella stanza, chiudendomi a chiave.
 
Ora posso piangere finché non avrò più lacrime e rinchiudermi qui dentro forse per sempre. Sono le mie uniche intenzioni. Mi siedo sul letto, mi rannicchio e do sfogo alla mia disperazione.
 
Perché diavolo si è comportato in quel modo? Mi ha spaventata. Una rabbia incontrollabile si è impossessata di lui, ma non ha mai avuto un atteggiamento simile con la sua famiglia e mio padre è compreso in essa.
 
Sento dei forti pugni sbattere contro la porta ed ho un sussulto.
 
“Bra! Aprimi, ti prego”
 
È Goten e a quanto pare la sua rabbia non si è ancora del tutto sfogata.
 
“Non ho voglia di vederti. E piantala di fare confusione”
 
Ho un nodo in gola e non riesco nemmeno ad alzare la voce per intimarlo ad andarsene.
 
“Per favore, tesoro, ho bisogno di parlarti”
 
Le sue parole contrastano con le azioni. Non credo che quella porta reggerà ancora per molto, non sotto i suoi ripetuti attacchi.
 
Trovo la forza di alzarmi e la apro velocemente.
 
“Ti ho detto di finirla. Questo non mi farà di certo cambiare idea su di te”
 
Ha gli occhi lucidi e la mano appoggiata alla porta per impedirmi di richiudermi di nuovo dentro.
 
Butta un occhio alle mie spalle ed io d’impulso compio la medesima azione.
 
Ha uno sguardo malinconico.
 
“Goten, quello è solo il mio letto. Che ha di così interessante?”
 
Ritorna con lo sguardo su di me.
 
“Lo sai anche tu che quello non è un semplice letto”
 
Già, è lì che abbiamo vissuto la nostra prima volta e concepito Lily. Ma se spera che con questi banali trucchetti riuscirà a farmi cambiare idea, ha sbagliato di grosso.
 
Mi riscuoto dai ricordi e provo a chiudere la porta, ma lui me lo impedisce.
 
“Goten!”
 
“Mi ha chiamato l’assistente sociale”
 
Blocco i miei tentativi di contrastarlo e gli concedo la mia attenzione.
 
“Vorrebbe incontrarci domani. Ho già parlato con Trunks e mi ha dato il permesso di assentarmi per qualche ora. Ho appuntamento alle 16 davanti alla biblioteca. Ci sarai?” aspetta una risposta “Bra, senza di te non se ne fa nulla”
 
“Goten, il nostro matrimonio sta andando a rotoli e tu pensi ancora di salvare quel bambino?”
 
È un incosciente. Oppure semplicemente spera che io possa intenerirmi e non divorzi solo per aiutare Nicholas.
 
“Ho ancora speranza che tu voglia stare con me”
 
Eppure non leggo cattiveria nei suoi occhi, solo un’infinita bontà. Distolgo lo sguardo da lui.
 
“Va’ a casa, Goten. Direi che sia ora di chiudere questa giornata infernale” le lacrime stanno ricominciando a scendere al solo pensiero che passerò stanotte senza di lui “Avevi ragione, sai? Era meglio non venire a pranzo dai miei oggi”
 
Se ne va davvero ed io mi sento morire.
 
 
P.O.V Goten
 
Rientro a casa da solo. Forse me lo merito, non so. Eppure ho la percezione che il vero responsabile di tutto questo sia rimasto impunito.
 
Non faccio nemmeno due passi, che sotto i piedi mi capitano i giochi di Charlie. Sorrido amaramente, quando penso che mi sarà persino vietato trascorrere del tempo con i miei figli.
 
È domenica e avrei dovuto passare la giornata con la mia famiglia, non girovagando per quest’immensa casa in solitudine.
 
Entro nella nostra camera e mi assale un vuoto infinito al pensiero che dormirò da solo stanotte. Ma tanto chi dorme senza di lei?
 
Mi dirigo verso l’armadio per cercare un cuscino e una coperta, il divano andrà più che bene per espiare colpe di altri.
 
Richiudo l’anta con forza e forse ne ho impiegata un po’ troppa, perché cede inclinandosi a sinistra. Gli tiro un pugno dal nervoso e il risultato è un enorme buco proprio nel centro, in aggiunta a tutto il resto.
 
“Accidenti a me!”
 
Quando vedrà questo disastro, non solo mi chiederà il divorzio, ma probabilmente mi impedirà di stare a meno di un chilometro da Charlie e Lily. Però ora non ho davvero la forza di rimediare. Prendo il telefono e compongono il numero di mia moglie, il disastro che voglio aggiustare è un altro ed è molto più importante di un armadio.
 
Suona, ma evidentemente non mi vuole rispondere. All’improvviso scatta la segreteria. Che faccio, lascio un messaggio? Tanto che ho da perdere.
 
“Bra. Sono io. S-sì, lo so, è ovvio che sai che sono io” mi sto agitando “Ti prego, torna a casa, tesoro” butto un occhio all’anta e forse invitarla a tornare non è un’idea così buona in questo momento “Non ho giustificazioni per il mio comportamento, ma mi manchi già, anzi mi mancate immensamente. Non hai la più pallida idea di quanto possa essere vuota questa casa senza di voi” mi lascio cadere sul bordo del letto “Torna da me. Per favore, ritorna. Ti amo, Bra. Con il tutto il cuore”
 
Non riesco a proseguire con questo penoso monologo. Sono cosciente del fatto che non lo ascolterà mai, sicuramente lo cancellerà appena verrà a conoscenza del mittente, ma non riesco a stare immobile, mentre il mio mondo crolla.
 
 
P.O.V Bra
 
Pronuncia l’ultima parola ed io mi affretto a rispondere.
 
“Goten!”
 
Ma ha riattaccato. Sto per ricomporre il numero, ma mi blocco. Non so perché, ma non riesco ad avere di nuovo fiducia in lui. Mi ha delusa, mostrando un lato pessimo di sé, che io non credevo nemmeno avesse.
 
 
P.O.V Goten
 
Non ho mai avuto così tanta difficoltà ad entrare alla Capsule Corporation come oggi. Mi manca persino il fiato, ma non ho scelta.
 
Ovviamente, per un infame principio di probabilità, la incrocio nel corridoio.
 
“Ciao”
 
Le rivolgo un debole saluto e lei mi scruta come se non mi vedesse da mesi.
 
“Ciao, Goten”
 
È triste, lo posso leggere nei suoi occhi. Ma allora perché non torna a casa? La sto aspettando a braccia aperte.
 
“Ho sentito il tuo messaggio”
 
La fisso incredulo. Però non mi ha richiamato. È difficile ammettere che le mie parole la lascino indifferente, ma a quanto pare è proprio così. Forse è talmente ferita che non mi ama neppure più.
 
“Bene. Scusami, ora devo proprio andare”
 
La voce di mia figlia blocca i miei passi.
 
“Papà!”
 
Compare dietro alle spalle di Bra e mi corre incontro. Si scontra con me, avvolgendomi in un forte abbraccio.
 
Guardo Bra con soggezione, non sono così sicuro che gradisca quell’incontro con Lily.
 
“Papà, perché non resti qui con noi?”
 
Fantastico, Bra non ha avuto il coraggio di dirle la verità. Mi dispiace, ma non lascerà a me questa incombenza, dopotutto ha voluto lei questa separazione.
 
“Tesoro, non voglio disturbare i nonni” provo a distrarla "Il tuo fratellino come sta?”
 
“Bene. Sai che ieri sera ti chiamava?”
 
Mia moglie sta facendo soffrire i nostri figli e nemmeno se ne accorge. Stavolta le lancio uno sguardo truce, ma lei rimane impassibile. E poi quello insensibile sarei io, vero?
 
Sarà meglio che vada, prima di scoppiare a piangere.
 
“Ci vediamo dopo, piccola, ok?”
 
Per la verità, non so se la rivedrò tanto presto. Mi sciolgo delicatamente e quasi controvoglia dal suo abbraccio. Mi incammino verso il mio ufficio senza degnare Bra di uno sguardo.
 
Stamattina però sembra proprio che qualcuno non voglia lasciarmi in pace con il mio dolore.
 
“Goten”
 
Incontro Bulma che mi rivolge un grande sorriso. Si avvicina e torna seria e amareggiata.
 
“Sono sicura che mia figlia non pensi una sola parola di quello che ti ha detto”
 
“Lo credi veramente?”
 
Mi mette una mano sulla spalla per incoraggiarmi. Mia suocera si fida di me, insomma, mi conosce da una vita, mi ha sempre trattato come un figlio e sono certo che lei sappia che io non farei mai del male a nessuno, a meno che il soggetto in questione non sia un essere spietato che minaccia di far saltare in aria la Terra.
 
“Si sistemerà tutto, devi solo avere un po’ di pazienza”
 
La dote di pazientare non è nel mio DNA, ma credo di non avere altra scelta.
 
“Vado al lavoro, Bulma”
 
Mi rivolge un sorriso e un gesto di assenso, facendomi passare.
 
 
P.O.V Bulma
 
Arrivati a questo punto non saprei proprio come sistemare questo guaio. Ammetto che il pranzo sia stata un’idea veramente pessima.
 
Provo a pensare ad una soluzione e, per la verità, ce n'è una che mi balena in testa, ma coinvolge mio marito e non sono così sicura che lui approvi.
 
Ma guarda che fortuna, sta uscendo ora dalla Gravity Room, quindi, secondo i miei pronostici, dovrebbe essere sfinito e di conseguenza più vulnerabile.
 
“Vegeta”
 
Mi avvicino con le migliori intenzioni, lo chiamo dolcemente, ma lui mi guarda mantenendo alta la guardia. E cosa potrei mai fargli?
 
“Ho un piano per far tornare insieme Bra e Goten”
 
Pronuncio quelle parole tutto d’un fiato, ma non mi dà nemmeno modo di terminare la frase, che ha già ripreso il suo cammino.
 
Cerco di bloccarlo.
 
“Ma ho bisogno del tuo aiuto”
 
“Te lo puoi scordare. Quel pivello esce finalmente una volta per tutte dalla vita di mia figlia ed io non ho alcuna intenzione di impedirlo. Hai capito?”
 
Lo guardo delusa.
 
“Non hai capito un accidente, Vegeta. Bra soffre senza quel ragazzo. E vuoi che ti dica come stanno Lily e Charlie o hai sentito con le tue orecchie le grida del bambino stanotte?”
 
Non sa cosa rispondermi. Ma dover convincere lui e far tornare insieme quei due ragazzi è davvero un’ardua impresa.
 
“E cosa vuoi che faccia? Che parli con Bra? Con Goten?”
 
“Esatto. E già che ci sei anche con Goku e Chichi”
 
Sperava tanto che gli dessi una risposta negativa, perché mi guarda sbigottito.
 
“Vegeta, dobbiamo collaborare se vogliamo sistemare questo casino. Perché ti rendi conto che lo abbiamo creato noi, vero?”
 
Eh già, siamo stati proprio noi, con insulse liti a far lasciare Bra e Goten. Sono sicura che fosse per loro starebbero insieme e l’unico loro pensiero sarebbe l’affidamento di quel bambino. Ma devono avere il nostro supporto, altrimenti è chiaro che il loro matrimonio non possa stare in piedi.
 
“Se la metti su questo piano e affermi che io non sia l’unico responsabile”
 
“Per la verità, vorrei anche che chiedessi scusa”
 
Non replica e si allontana.
 
Qualcosa mi dice che quello di Bra e Goten non sarà l’unico matrimonio a tramontare.
 
 
P.O.V Goten
 
È arrivata l’ora dell’appuntamento. Già in condizioni normali sarei agitato, quindi l’incertezza che lei possa non esserci mi logora dentro.
 
Ma se vuole divorziare sono quasi certo che non si presenterà.
 
L’assistente è già arrivata e mi accoglie con un grande sorriso, totalmente ignara dei miei tormenti interiori.
 
“Salve, signor Son” mi allunga una mano per stringermela e si guarda intorno “Sua moglie?”
 
“Ha avuto un piccolo contrattempo, ma”
 
Non faccio in tempo a terminare la frase che sento una voce alle mie spalle.
 
“Buongiorno. Scusate se vi ho fatto attendere”
 
Bra è comparsa magicamente dietro di me ed io la guardo incredulo. Lei ricambia furtivamente il mio sguardo.
 
Ci accomodiamo in un locale qui accanto e trascorriamo più di un’ora a parlare di Nicholas, della sua vita, del fatto che dovranno appurare che la nostra famiglia sia compatibile alle esigenze del bambino. Ma su quest’ultimo punto ho persino io seri dubbi.
 
Usciamo e congediamo l’assistente sociale. E appena quella donna si è allontanata, ecco che la messinscena di mia moglie scompare, torna seria e cupa. Una considerazione mi viene spontanea.
 
“Bra, se divorziamo è tutto inutile, non otterremo mai l’affidamento” non mi guarda nemmeno “Perché sei venuta, se tanto presumo che l’epilogo del nostro matrimonio sia molto vicino? Non è servito a nulla fingere che vada tutto bene”

“Goten, vuoi tacere un attimo?!”
 
Ma che ha?
 
Prende un respiro.
 
“Non me la sono sentita di non venire, perché ha toccato anche me la situazione di Nicholas. Non so ancora se voglio il divorzio, ma, quando avrò deciso, credimi che sarai il primo a saperlo. È per questo che sono venuta, voglio lasciare la porta aperta ad ogni possibilità”
 
“E pensi che, se tornassimo insieme, le cose tra noi sarebbero come prima? Quel bambino vivrebbe serenamente?”
 
Mi guarda interdetta. Le ho dato nuovi motivi per lasciarci?

“Non lo so, Goten. Non ti so dire se avrò di nuovo fiducia in te”
 
Ecco qual è la questione, la fiducia. Ed io come faccio a fare in modo che lei si fidi di nuovo di me?
 
Sembra proprio che sulle mie spalle ci sia la felicità di troppe persone e questa responsabilità non mi piace per niente.  
 
 
Continua…

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Capitolo 7
*** Sentimenti e azioni contrastanti ***


Sentimenti e azioni contrastanti
 
 
P.O.V Bra
 
Sono davanti al tribunale. Qualcuno potrebbe darmi dell’infame, non lo so, ma io non riesco più a vivere in questa situazione di incertezza.
 
Nemmeno il pensiero di Nicholas mi ha fermata.
 
È una settimana che non vedo Goten, ma ieri l’avvocato gli ha spedito la convocazione. Non so quale sia stata la sua reazione, nonostante lavori così vicino a me, non ho avuto modo e nemmeno voglia di incrociarlo. Oltretutto non credo abbia rivisto i nostri figli. Lily non mi ha accennato a nulla, forse capisce la situazione senza che io le abbia raccontato il motivo di questa separazione.
 
Sto male e se affermassi il contrario, mentirei. Sono ancora profondamente insicura, ma ormai a questo punto non posso tirarmi indietro.
 
Forse in cuor mio spero che lui non arrivi, che dia buca all’appuntamento. Credo che gliene sarei quasi grata.
 
Ma è un periodo talmente pessimo che lo vedo arrivare. Ne rimango stupita, non sembra nemmeno lui, è particolarmente trasandato, il suo passo è severo.
 
Mi vede e rallenta per venirmi incontro. Si ferma a un metro da me.
 
Lo osservo e lui fa lo stesso, tenendo uno sguardo distaccato e autoritario. Qual è il suo piano, farmi sentire in colpa? Non voglio stare al suo gioco. Mi cade l’occhio sul suo abbigliamento e noto che la camicia è stropicciata.
 
“Non stiri nemmeno più, Goten?”
 
Con tutto quello che vorrei dirgli e chiedergli, mi soffermo su una banalità simile.
 
“Non ho mai saputo stirare le camicie”
 
Mi volta le spalle e si avvia verso l’entrata del tribunale. Sembra che voglia sbrigarsi velocemente. La vede come un’incombenza da togliersi alla svelta dai piedi? Magari frequenta già un’altra. Se fosse così, si sarebbe sicuramente consolato subito.
 
Lo raggiungo, dopotutto voglio anch'io uscire rapidamente da questa situazione.
 
L’ultima volta che sono entrata qui dentro, abbiamo celebrato il rito civile del nostro matrimonio, ora invece rientro dopo 7 anni per annullarlo.
 
Siamo davanti ad un giudice e mi sento veramente sotto accusa, credo che uno spietato assassino si sentirebbe meno in colpa di me.
 
Sembra che questa udienza stia per iniziare.
 
“Allora signori Son, siamo qui perché lei” mi guarda “ha chiesto il divorzio da suo marito. Per quale ragione?”
 
Non lo so neppure io. Mi volto d’istinto verso Goten e cerco involontariamente aiuto, ma lui non può venirmi in soccorso stavolta. Il suo sguardo continua ad essere scocciato e severo.
 
“Signora Son, è sicura di voler divorziare?”
 
Il giudice mi richiama all’ordine. Sono sicura? Ma che ne so!
 
“Sì”
 
Mi esce solo un sussurro dalla gola.
 
“Quindi mi sa dire anche perché?”
 
Credo di iniziare a sentirmi poco bene.
 
“Non ho più fiducia in lui”
 
Non posso di certo affermare che mio marito è un sayan e perciò quando si arrabbia potrebbe arrivare a distruggere una montagna solo con la forza del pensiero.
 
“L’ha tradita?”
 
Bè, certo, le mie parole potrebbero portare a queste conclusioni, ma lui non mi ha mai dato modo di pensare questo, almeno non fino ad una settimana fa. Da quando è a casa da solo non ho la più pallida idea di cosa combini. Forse, se ci fosse di mezzo un tradimento, sarebbe tutto più facile e non avrei così tanti dubbi nella testa.
 
“No. È una mancanza di fiducia generale”
 
Goten non ribatte, ma nemmeno può farlo, quindi non capisco se si trattiene o davvero non ha nulla da dire.
 
Il giudice mi ha ascoltata attentamente.
 
“Avete due figli, giusto? Di 6 e un 1 anno” si rivolge ancora a me “Ha chiesto la custodia esclusiva? È sicura anche di questo?”
 
Mi sta rimproverando o vuole una conferma?
 
Goten non mi sembra sorpreso, forse se lo aspettava, perché comunque, in un modo o nell’altro, lo avevo già annunciato.
 
“Sì”
 
Il giudice prende un foglio e una biro e posa il tutto davanti a Goten.
 
“Signor Son, se accetta queste condizioni può apporre una firma a piè pagina”
 
Non indugia nemmeno un attimo, mi lascia senza fiato. Neppure il pensiero dei bambini lo ha fermato per un istante.
 
Si toglie la fede con non curanza e la posa su quel foglio, facendolo scivolare sulla scrivania, per passare a me quell’incombenza.
 
Fisso il documento, la biro e la sua fede davanti a me. Prendo quest’ultima tra le mani e la stringo forte, forse per trovare un po’ di coraggio. Prendo la biro, la poso sulla riga, ma mi blocco, la mia volontà viene frenata da qualcosa.
 
Alzo gli occhi sul giudice.
 
“Devo firmare con il mio nome da sposata o da nubile?”
 
Sono solo scuse e infatti Goten mi guarda sbigottito e spazientito. Anticipa addirittura la risposta dell’autorità.
 
“Bra, firma come vuoi, ma sbrigati, non ho tutto il giorno!”
 
Mi intimorisce il suo tono di voce. Il giudice lo richiama con lo sguardo e lui si riaccomoda sulla sedia offeso.
 
No, non ci riesco, è davvero più forte di me. Mi alzo e mi avvio verso l’uscita, senza degnare nessuno di una parola.
 
Arrivo fuori dal tribunale e finalmente ricomincio a respirare, mi appoggio al muro dell’edificio. Ho ancora in mano la sua fede e, non so perché, ma la infilo sopra la mia.
 
Dei passi distraggono la mia attenzione da quel gesto. Goten è uscito dal tribunale, particolarmente infuriato, con il foglio e la biro in mano e me li porge.
 
“Bra, firma!”
 
È esattamente per questo motivo che lo voglio lasciare, perde spesso e volentieri il lume della ragione ed io ho paura.
 
Non ho la forza di ribattere. Non mi muovo.
 
“Mi ci hai portato tu in tribunale, ricordi? E non ti sei nemmeno degnata di dirmelo guardandomi negli occhi. Una lettera ha annunciato la fine del nostro matrimonio” mi rimprovera con occhi delusi e infuriati “Ora sono io a voler divorziare, quindi per favore firma queste carte e facciamola finita” non reagisco “Bra, non sto scherzando. Qui non c’è davvero più nulla da salvare. Mi sono solo illuso”
 
Continua a puntarmi contro la penna e quel dannato foglio.
 
“Goten, non riesco a firmare, perché ti amo, nonostante tutto”
 
Le mie parole non lo sfiorano per niente.
 
“Sì, certo. Ed io dovrei crederti?! Firma, non ho tempo, devo tornare in ufficio” continua a fissarmi, ma non riconosco più nemmeno i suoi occhi “Bra, per favore, basta. Voglio essere libero da tuo padre e da te”
 
Queste ultime parole mi hanno davvero ferita. Prendo la penna e firmo senza più ripensamenti.
 
Non mi guarda nemmeno, torna dentro, evidentemente a consegnare quella carta, ed esce alla velocità della luce, lasciandomi un peso sul cuore, che non ho mai provato fino a questo momento.
 
 
P.O.V Goten
 
Ed io dovrei ancora credere che mi ama? Se mai io la amo, visto che non avrei mai pensato, nemmeno nella situazione più disperata, di volermi separare da lei.
 
È una settimana che non dormo per colpa sua. Sono stanco morto, ma è più la mente a risentirne rispetto al fisico.
 
Devo tornare in ufficio, ma mi chiedo come farò a lavorare oggi con questo pensiero nella mente. Non posso credere che il nostro matrimonio sia finito, io non me ne capacito.
 
È riuscita a portarmi via tutto, persino i miei figli. Non riesco ancora a capire come abbiamo fatto a passare da un semplice affidamento alla fine della nostra relazione.  
 
Ho firmato per esaurimento, non perché ne fossi davvero convinto, ma se lei mi ha convocato significa che ne è sicura, quindi è inutile che dice di amarmi, è solo un pietoso tentativo di rimanere in buoni rapporti. Ma quali buoni rapporti se non posso nemmeno vedere i miei bambini?
 
E poi mi dice che sono violento, sfiderei chiunque a non esserlo in queste situazioni. Sono sicuro che sia stato Vegeta a spingerla ad una tale decisione, conoscendolo avrà sicuramente colto l’occasione al volo. Visto che è tanto furbo, lo spiegheranno lui e sua figlia per quale ragione Lily e Charlie non possono più vedermi, io non infliggerò di certo questo dolore ai miei figli.
 
Mi dipingono tanto come il carnefice, ma nessuno si rende conto che sono solo una vittima.
 
È stata una pessima idea prendere l’auto, non ho mai guidato così male in tutta la mia vita. Non riesco a concentrarmi sulla strada, credo di aver rischiato almeno una decina di incidenti. Ma tanto che importanza ha, non credo che qualcuno sentirà la mia mancanza.
 
Arrivo alla Capsule Corporation inspiegabilmente illeso. Non mi è concessa nemmeno la grazia di un po’ di sollievo.
 
Entro nel mio ufficio, sbatto la porta, mi siedo alla scrivania e sto per sbattere un pugno sul tavolo, ma mi blocco appena in tempo. È meglio non sfondare anche quel mobile, altrimenti rischio sul serio la galera.
 
Ma in qualche modo dovrò pur sfogarmi. Le lacrime non tardano ad arrivare, ma sono accompagnate da rabbia e non da disperazione. Piango in silenzio.
 
Qualcuno bussa. Mi asciugo velocemente gli occhi e provo a ricompormi.
 
“Avanti”
 
“Ehy, Goten, ho sentito un rumore infernale e mi sono preoccupato”
 
È Trunks ed ha in braccio Charlie. Mi parla con dispiacere e preoccupazione.
 
Non riesco a rivolgermi a lui, temo che le lacrime possano riscendere.
 
“Amico, va tutto bene?” si siede difronte a me “Non siamo più cognati, vero?”
 
Non gli rispondo, tanto la risposta è scontata.
 
“Perché mi hai portato il bambino? Tua sorella mi ha vietato di vedere i nostri figli”
 
Pronuncio quelle parole con strafottenza e odio.
 
“Perché Bra non connette più il cervello e Charlie sta male senza di te, non mangia e non dorme ed io sono davvero preoccupato anche per te”
 
Gradisco le sue attenzioni e mi sfugge un leggero sorriso. Mi allunga Charlie e, appena le mie mani lo sfiorano, inizia a sorridermi.
 
“Ok, Goten, non ti obbligherò a prenderti il giorno libero, perché so che non mi ascolterai, ma almeno passa un po’ di tempo con tuo figlio. Lily è a scuola, ma anche lei sta soffrendo molto. Fregatene delle restrizioni del tribunale, non privare i bambini della tua presenza”
 
Se ne va senza darmi la possibilità di replica, lasciandomi solo con mio figlio e i numerosi pensieri che affollano la mia mente.
 
Charlie è tra le mie braccia, continua a sorridermi e a giocare con la mia cravatta.
 
“Piccolo mio, tu non c’entri nulla, eppure stai soffrendo per colpa mia”
 
Forse se non mi fossi messo in testa la storia dell’affidamento, a quest’ora saremmo ancora tutti insieme nella nostra casa.
 
“Pa-pà”
 
“Sì, amore mio, sono qui”
 
Gli do un bacio sulla testa e lo stringo forte a me. Sto così per almeno mezz’ora, o anche di più, e mi accorgo che si è addormentato. Lo cullo, non sono così sicuro di rivederlo presto.
 
La porta si spalanca all’improvviso e Lily mi corre incontro con un grande sorriso.
 
“Piano, tesoro. Tuo fratello si è appena addormentato”
 
Si avvicina a noi e sussurra.
 
“Finalmente, papà. La mamma stava impazzendo, non sapeva più come calmarlo” mi guarda quasi illuminata “Vado a prendere il biberon di Charlie, magari se gli dai tu il latte, lo beve”
 
Si sta avviando, ma la blocco per un braccio.
 
“No, Lily, ferma” prendo un respiro, non voglio che la mia ansia faccia svegliare il bambino “Ti devo parlare”
 
Non troverò mai le parole giuste, me ne rendo conto, ma lei ha il diritto di saperlo da me, non voglio che Vegeta o mia mog…la mia ex moglie le dicano che non la voglio più vedere, perché a questo punto potrei aspettarmi qualunque cosa da loro.
 
“Papà, quando torniamo a casa?”
 
Ma come faccio a dirle che non torneranno mai a casa con me?
 
“Lily, io e la mamma non andiamo molto d’accordo” provo a mostrarmi sereno, ma è solo un vano tentativo “Però, non devi pensare che io non ti voglia bene, ok? Anche se non vivremo insieme, tu sarai sempre la mia bambina”
 
Riflette sulle mie parole.
 
“Avete litigato? La mamma mi ha detto di non ascoltare le persone quando sono arrabbiate, perché dicono solo bugie. Papà, non ascoltarla, perché non pensa quello che ti ha detto”
 
Magari non mi vedesse come un mostro, ma temo che lo pensi davvero stavolta. Nessuna bugia, solo la sacrosanta verità.
 
Stamattina il mio ufficio sembra un porto di mare. La porta si spalanca ancora e quasi ignoro chiunque sia ad entrare. Mi prende il panico quando noto che è Bra.
 
Guarda la scena con disappunto e allunga una mano a Lily.
 
“Tesoro, vieni”
 
La bambina non si muove, è quasi diffidente verso la madre.
 
Si avvicina a me e mi strappa lentamente dalle mani Charlie, stando attenta a non svegliarlo. Con quel gesto porta via anche una parte di me. Prende Lily per un braccio e la trascina verso l'uscita. La bambina cerca di divincolarsi, ma non ci riesce.
 
“No! Papà!”
 
Mi allunga una mano, ma io la guardo con dispiacere. Non posso fare nulla per fermarla, ho perso ogni diritto su di loro, ho solo doveri e posso solo vederli uscire dal mio ufficio.
 
 
 
 
 
Torno a casa verso sera, anzi ho indugiato ad uscire dal mio ufficio, non avevo voglia di incontrare nessuno, tanto meno la mia ex moglie.
 
Inserisco la chiave nella serratura, ma non gira. Sento qualcuno dall’altra parte che mi apre.
 
“Bra”
 
Non mi rivolge alcuna parola, ma si avvia verso le scale.
 
Al pensiero del disastro che c’è in camera, la blocco, impedendole ulteriori passi.
 
“Ferma”
 
“Goten, lasciami passare, devo prendere i miei vestiti e quelli dei bambini”
 
Non so come farle cambiare idea, ma tanto, anche se lo vede, credo che peggio di così non possa andare, no?
 
“Non puoi tornare tra qualche giorno?”
 
“Goten, cosa mi nascondi? Hai per caso un’altra?”
 
Le sue insinuazioni mi offendono, non riesce a capire che amo e amerò per sempre solo lei.
 
“Ti stai rivedendo con Valese?”
 
“Bra, ma cosa stai dicendo?”
 
Mi passa accanto, sfiorandomi. Impiego un attimo a seguirla.
 
“Bra”
 
La trovo, mentre guarda l’armadio sorpresa.
 
“È passato un uragano qui dentro?”
 
“Mi dispiace”
 
Apre quell’anta ed inizia velocemente a svuotare ogni ripiano.
 
“Bra, ho solo perso il controllo”
 
“Pare che tu lo stia perdendo un po’ troppo spesso, Goten”
 
Stavolta ha ragione.
 
“Anzi, aiutami, invece di restare lì a fissarmi. Prendi i vestiti di Lily e Charlie”
 
Non mi muovo, non voglio aiutarla ad andarsene.
 
“Goten, sei diventato anche sordo adesso?”
 
“Li fai soffrire. I bambini soffrono, Bra”
 
Non mi risponde e si avvia verso la porta, ma io le impedisco ulteriori passi.
 
“Levati”
 
“No”
 
Ho un solo modo per fermarla e spero tanto che stavolta la violenza non venga sfogata su di me. La bacio con una certa enfasi.
 
Io non desideravo altro, ma lei mi spinge via.
 
“Ma che fai?! Sei impazzito?? Ti sei già dimenticato che abbiamo divorziato?”
 
“Non mi importa un accidente. Tu resti comunque mia moglie”
 
“No, non la sono più”
 
Ha la voce rotta dal pianto. Ritenta di passare, ma io le blocco di nuovo il passaggio.
 
“Bra, se tu vuoi, le possiamo stracciare quelle carte” mi scivola lo sguardo sulla sua mano “Hai messo la mia fede?”
 
Si sente scoperta, come se avesse commesso un reato. Giuro che lei non se ne andrà.
 
Le prendo quella stessa mano e la attiro nuovamente a me. Questa volta è più vulnerabile, le scendono lacrime dagli occhi e non mi rifiuta.
 
“Goten”
 
Non sa nemmeno lei cosa vuole, mi chiama flebilmente.
 
“Tesoro, non ci sono i bambini”
 
Le sorrido. È una considerazione banale, ma fa sembrare di essere tornati alla normalità, spero che questo rassereni l’atmosfera.
 
La costringo ad indietreggiare fino al letto. Per la verità, non sta facendo nulla contro voglia, anzi tutto il contrario.
 
Prima di sedersi sul letto, butta un occhio sul copriletto.
 
“Goten, ma dove hai dormito in questa settimana?”
 
“Sul divano” la guardo stranito “E tu come fai a saperlo?”
 
Mi guarda, ma i suoi occhi sono tristi.
 
“La piega sotto il tuo cuscino dovevo toglierla prima di andare a quel pranzo, ma poi mi sono dimenticata”
 
In questo momento non mi importa di alcuna piega e tanto meno del fatto che siamo divorziati, ricomincio a baciarla e credo che questo momento andrà avanti tutta la notte.
 
 
Continua…

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Capitolo 8
*** Meeting ***


Meeting
 
 
P.O.V Bra
 
Apro lentamente gli occhi, ma faccio fatica a mettere a fuoco. Devo fare mente locale, mi guardo intorno. Ma sono a casa mia! Ora ricordo, sono venuta ieri sera per prendere i miei vestiti, ma non mi sorge il momento in cui sono uscita.
 
Ora sono totalmente sveglia e ricordo quello che è successo, infatti mi volto a sinistra e trovo Goten, che sta dormendo serenamente.
 
Oddio, non ci credo, non è passato nemmeno un giorno dal nostro divorzio che siamo già finiti a letto insieme. Così non va decisamente bene.
 
Lo guardo e faccio davvero fatica in questo momento a ricordare il motivo per cui l’ho lasciato. Tra le sue braccia ho dimenticato tutto, mi sono sentita amata e non vi era neanche l’ombra della rabbia che lo ha caratterizzato in questi giorni.
 
Squilla un telefono, ma non è il mio. È di Goten e mi affretto a rispondere, senza nemmeno controllare il numero sullo schermo.
 
Qualcuno dall’altra parte strilla ed io d'istinto allontano leggermente il cellulare dall'orecchio.
 
“Goten! Ma si può sapere dove sei finito?? Per una volta che era essenziale la tua puntualità, nemmeno ti presenti?! Capisco che il momento sia pessimo, ma muoviti!”
 
“Trunks”
 
“Bra?”
 
Rimaniamo in silenzio per un momento. Sono ancora intontita a causa delle sue urla, dato che mi sono appena svegliata.
 
“Bra, cosa fai con il telefono di Goten?”
 
Devo davvero spiegarglielo o può arrivarci anche da solo?
 
“Aspetta non dirmi che sei a casa con lui!”
 
“Sì, Trunks e ti evito i dettagli”
 
Sento mio fratello ridere.
 
“Sembra proprio che tu e Goten non siate fatti per il divorzio” torna serio “Senti, sta ancora dormendo?”
 
“Sì”
 
“Gli puoi dire di sbrigarsi, visto che, mentre lui si diverte, qui ci sarebbe un meeting molto importante? Anche mamma sta iniziando a spazientirsi, ma almeno la tranquillizzerò su di te, dato che non ti ha vista rientrare stanotte”
 
Un flash passa nella mia mente a quelle parole.
 
“Lily e Charlie?”
 
“Non stanno peggio di prima, tranquilla. Però, Bra, capisco che tu sia confusa, ma permetti a Goten di trascorrere del tempo con loro”
 
Non gli rispondo, anche se so che ha ragione.
 
“Lo sveglio e arriviamo”
 
Riattacco e tento in quell’ardua impresa.
 
“Goten”
 
Sussurro il suo nome nell’orecchio per non spaventarlo.
 
“Goten”
 
Finalmente apre gli occhi e mi guarda.
 
“Buongiorno, amore”
 
“Buongiorno, Goten”
 
Ha dimenticato quello che è successo ieri? Per la verità, per qualche ora sono stata la prima a dimenticarlo.
 
“Ha chiamato mio fratello, ha detto che oggi c’era”
 
Ma non faccio il tempo a terminare la frase, che lui mi anticipa.
 
“Il meeting!”
 
Si alza come una furia ed inizia a prepararsi, guardando l’ora.
 
“Bra, è tardissimo, vestiti”
 
“Ma è necessario che venga anche io?”
 
“Certo che devi venire anche tu, sei mia mog”
 
Si blocca e si corregge.
 
“Sei la sorella del direttore”
 
Mi rattristo alle sue parole e, motivo in più, se penso che ho voluto io la nostra separazione.
 
Mi vesto velocemente e mi avvicino a lui con la sua fede in mano, porgendogliela.
 
“Bra, che fai?”
 
“Mettila, Goten. Oggi sarò tua moglie. Hai ragione, quelle carte non significano nulla” gli sorrido “Non dopo stanotte poi”
 
Mi guarda sorpreso e non capisco se è felice oppure no. Non reagisce, quindi non mi resta che prendergli la mano e infilargli la fede per la seconda volta nella mia vita.
 
Segue il mio gesto.
 
“E Charlie e Lily hanno bisogno di te”
 
“Bra. Arriveremo immensamente in ritardo”
 
Ha una reazione strana. Gli ho appena detto che voglio tornare con lui e che i nostri figli non potrebbero avere padre migliore - non con queste parole, ma il senso era quello - ma io non lo vedo proprio saltare di gioia.
 
“Goten, ti stai pentendo per stanotte?”
 
“Certo che no!”
 
Mi risponde quasi sovrappensiero e riprende a prepararsi.
 
Credo sia offeso e, nonostante sia felice, è arrabbiato con me per quello che ho fatto.
 
“Goten, sistemerò tutto, annullerò quel divorzio. Mi dispiace di aver dubitato di te, ma parlami”
 
“Bra, ne parleremo più tardi, ora dobbiamo sbrigarci”
 
Mi dà un bacio sulla guancia.
 
“Non sei arrabbiato, vero?”
 
“No, tesoro, non sono arrabbiato” mi sorride “Senti, oggi parleremo di tutto, del divorzio, dei bambini ed anche di Nicholas se vorrai. Anzi, a proposito, ho delle novità sull’affidamento”
 
“E dovremmo anche parlare con mio padre”
 
Si irrigidisce a quella incombenza.
 
“Parleremo anche di quello”
 
 
 
 
Arriviamo insieme alla Capsule Corporation e l’enorme casa è affollata di persone.
 
Non so come, ma mia madre ci capta in mezzo a quel marasma. Si avvicina a noi, ma non sorride. Temo il peggio.
 
In realtà non grida, ma solo per non farsi sentire da qualcuno.
 
“Ragazzi, ma mi spiegate cosa state combinando? Divorziate e non mi dite nulla. Passate la notte insieme e mia figlia non mi avvisa nemmeno che non rientra a casa?! Charlie ha passato tutta la notte a piangere e Lily non ha chiuso occhio”
 
Goten mi guarda sbigottito.
 
“Non hai detto ai tuoi che hai chiesto il divorzio??”
 
Mi sento un tantino in trappola.
 
“N-no, lo sapeva solo Trunks, perché ha sentito la chiamata con l’avvocato, ma gli ho fatto promettere di non dire niente ad anima viva”
 
“Quindi Vegeta non era a conoscenza delle tue intenzioni”
 
Non so perché a mio mar…al mio ex marito - ma non ancora per molto – sia venuta questa considerazione.
 
“E immagino ci abbiate ripensato”
 
“Sì, mamma, esatto”
 
Le rispondo imbarazzata.
 
“Goten, mio figlio sta andando in escandescenza. Raggiungilo”
 
“Subito”
 
Goten accoglie l’ordine di mia madre. Lo guardo allontanarsi e vorrei fare tutto tranne rimanere sola con lei.
 
“Bra, ma sei impazzita?! Tesoro, tu ami quel ragazzo. Ma che diavolo ti è preso??”
 
“Credevo fosse la decisione giusta, mamma, ma mi sono accorta tardi di aver sbagliato. Dov’è Lily?”
 
“Con tuo padre e Charlie si è addormentato, finalmente, dopo una notte in bianco”
 
Mi sto sentendo davvero una persona orribile per aver fatto vivere un momento simile ai miei genitori.
 
“Mi dispiace, mamma, mi hai chiamata, ma io non ho sentito il telefono”
 
“Immagino, sarai stata impegnata in altro”
 
Non riesco a reggere ancora per molto questa imbarazzante conversazione con mia madre. Cerco di cambiare discorso.
 
“Cosa riguarda questo meeting?”
 
“Goten e Trunks hanno concluso un progetto il mese scorso e oggi lo presenteranno”
 
Non potrei essere più orgogliosa. Come ho fatto a farmi un’idea così sbagliata di lui?
 
Sta parlando con qualcuno, ma mi ha sulla sua traiettoria. Mi pare gli stiano facendo i complimenti. Mi lancia un’occhiata sorridendomi ed io ricambio. Mi viene in mente che Chichi sarebbe senz’altro fiera di suo figlio.
 
“Bra, come pensi di fare con il divorzio?”
 
“Non siamo divorziati nemmeno da 24 ore, dovranno annullarmelo”
 
Riconosco l’espressione di mia madre ed è esattamente quella delle idee brillanti.
 
“Cosa pensi di fare, mamma?”
 
“Vieni con me, tesoro”
 
 
P.O.V Goten
 
Pare proprio che io sia arrivato appena in tempo. Con tutto quello che è successo in questi giorni, mi sono totalmente dimenticato di questo impegno.
 
Trunks non sembra arrabbiato con me. Avevo la scusa, dovevo recuperare il rapporto con sua sorella. E spero tanto di esserci riuscito, non credo di poter stare un altro giorno senza lei e i nostri figli.
 
Penso a loro ed ecco che mi compare davanti Lily, seguita da Vegeta.
 
“Ciao, papà”
 
“Ciao, piccola”
 
Mi chino e la stringo forte a me. Mi è mancata tantissimo in questa settimana e l’idea di poter trascorrere ancora del tempo con lei mi riempie il cuore di gioia.
 
“Papà, così mi soffochi”
 
La mollo subito e le sorrido. Sono più commosso di questo momento che di tutti i complimenti che ricevo ad ogni angolo.
 
“Scusa, tesoro”
 
Le do un grosso bacio sulla fronte e mi avvicino a Vegeta.
 
“Charlie?”
 
“Sta dormendo” mi fissa, ma non riesco a decifrare il suo sguardo “Ha pianto tutta notte e stamattina è crollato sfinito”
 
Mi sa che abbiamo combinato un casino io e Bra.
 
“Mi dispiace, Vegeta, ma stanotte”
 
“So già tutto, non c’è bisogno che me lo ripeti”
 
Per fortuna, perché anch’io non avevo voglia di affrontare quei discorsi con lui. Ma inaspettatamente si rivolge nuovamente a me.
 
“Ammetto di essere stato felice quando Bra ti ha lasciato, ma, non so come, credo che mia figlia abbia esagerato con il divorzio. Una settimana era più che sufficiente per darti una bella lezione” si avvicina a me “E detto tra noi, qui è il caos senza di te. Quindi, non pensavo che un giorno sarei stato in grado di dirlo, ma sono felice che tu sia tornato con Bra”
 
Sono riuscito a tenere le lacrime fino ad ora, ma dopo queste parole, che tra parentesi non mi sembrano neppure reali, non sono così sicuro di farcela più.
 
Istintivamente mi avvicino a lui in segno di pace.
 
“Ehy, che fai? Non vorrai abbracciarmi, spero”
 
“Pessima idea?”
 
“Decisamente pessima!”
 
Non insisto, mi è andata bene fino ad ora e non voglio sfidare ulteriormente la sorte.
 
“Vegeta, approvi anche l’affidamento, vero?”
 
“Di questo ne riparliamo”
 
Mi sembrava troppo bello che approvasse anche Nicholas. Per oggi credo di aver ricevuto fin troppi miracoli.
 
 
 
Continua…
 

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Capitolo 9
*** Un "quasi" ritorno alla normalità ***


Un “quasi” ritorno alla normalità
 
 
P.O.V Bra
 
Mia madre è semplicemente un genio. Non so ancora come abbia fatto, e ho paura a chiedere, ma è riuscita a farsi restituire i documenti del divorzio.
 
Quel dannato foglio è nelle mie mani e vorrei tanto strapparlo in mille pezzi, ma non posso, quindi devo trattenermi.
 
Ciò che invece posso fare è cercare Goten e, anche se sono tornata alla Capsule Corporation, non lo trovo.
 
Vago per tutta la casa, passo in rassegna ogni singola stanza e non mi resta che controllare nel suo ufficio.
 
Apro lentamente la porta e lo trovo alla sua scrivania, ha lo sguardo perso nel vuoto. Il mio ingresso lo riporta alla realtà e mi sorride.
 
“Ehy, Bra, ma dov’eri finita?”
 
Ricambio il suo sorriso e mi siedo davanti a lui. Non gli rispondo e poso davanti a lui il foglio. Lui lo fissa e, quando capisce di cosa si tratta, lo guarda con ribrezzo.
 
“Sono i documenti del divorzio”
 
“Esatto”
 
Gli rispondo senza perdere il sorriso.
 
“E posso avere l’onore di stracciarli?”
 
“Fermo. Non possiamo stracciarli”
 
Mi guarda deluso.
 
“Non so come, ma per una volta siamo stati fortunati, il divorzio non era ancora stato verbalizzato, quindi questa è l’unica copia presente in tribunale”
 
“E tu mi dici di non distruggerla?”
 
Possibile che non capisca quello che sto cercando di dirgli?
 
“Goten, siamo ancora sposati”
 
Finalmente il suo viso si illumina.
 
Mi sembra di spiegare ad un bambino, ma la faccenda è un po’ complessa, quindi cerco di essere paziente. Quando capisco che fino a quel punto la situazione sembra essergli chiara, tiro fuori un altro foglio e lui torna ad essere perplesso.
 
“Però, dobbiamo firmare questo foglio, perché”
 
Non faccio in tempo a finire la frase che lui ha già tirato fuori la penna, facendomi sorridere.
 
“Goten, aspetta, fammi finire di spiegare”
 
“Io non voglio aspettare. Non voglio divorziare”
 
Mi tocca togliergli la penna dalla mano per avere la sua completa attenzione.
 
“È una copia del nostro certificato di matrimonio. È solo una formalità, ma dobbiamo firmarlo di nuovo alla data di oggi e portare entrambi i documenti dall’avvocato, lui penserà al resto”
 
Mi guarda un po’ perplesso.
 
“Posso avere la penna adesso?”
 
Gliela restituisco. Sta per firmare, ma si blocca all’improvviso e alza di nuovo lo sguardo su di me.
 
“Mi sorge un dubbio, però”
 
“Quale?”
 
Mi sta spaventando. Ha deciso di divorziare?
 
“Non so se devo firmare con il mio nome da sposato o da celibe”
 
“Sei uno stupido, Goten. Non è divertente, mi hai fatto morire di paura”
 
Finalmente firma con un sorriso e mi restituisce il foglio.
 
“Mi hai detto stamattina che avevi delle novità sull’affidamento”
 
“Ah, giusto. L’assistente sociale mi ha richiamato la scorsa settimana e dice che è necessario che lei conosca le nostre famiglie”
 
Non è proprio una bella notizia. Ora come lo convinco mio padre? Lui non vuole che quel bambino entri a far parte della nostra famiglia, figurarsi se poi è necessario passare un test di compatibilità.
 
“Goten, la vedo difficile”
 
“Lo so” riflette “Però, mi ha anche detto che in quell’occasione ci farà conoscere Nicholas e magari, e sottolineo magari, mia madre e tuo padre potrebbero addolcirsi”
 
“Mio padre addolcirsi?? Non credo di averlo mai visto sorridere”
 
Dobbiamo trovare un’altra soluzione prima di quel momento, perché non credo che vedere quel bambino sarà sufficiente per aprire il suo cuore.
 
“Però Lily ha qualche possibilità”
 
Lo guardo sbalordita.
 
“Vuoi far convincere mio padre da una bambina di 6 anni??”
 
“Sì. Nostra figlia ha influenze positive su di lui”
 
“Goten, non trovare scuse per evitare di parlare con tuo suocero”
 
Mi guarda rassegnato.
 
“Ci ho già provato, ma non mi ascolta”
 
Mi alzo dalla sedia e mi avvicino a lui. Lo prendo per mano e lo incoraggio a seguirmi.
 
“Tesoro, ti prego, non ora”
 
“E invece è il momento perfetto. Mio padre non ti farà nulla davanti a tutti questi testimoni”
 
Apriamo la porta dell’ufficio e ci troviamo davanti nostra figlia.
 
Goten non può evitare di sorridere a quella visione.
 
“Lily! Sei un dono del cielo”
 
Ho già capito le sue intenzioni e gli tiro una gomitata, infastidita.
 
“Non osare”
 
“Mamma. Papà. State ancora litigando?”
 
Alla domanda delusa della mia bambina mi calmo e cerco di smentire i suoi timori.
 
“Ma no, tesoro. Anzi, oggi torniamo a casa, sei contenta?”
 
Mi fa un grande sorriso e mi abbraccia.
 
Però mi rendo conto che Goten non abbia tutti i torti, dobbiamo parlarle di Nicholas, è abbastanza grande per capire.
 
Le faccio una carezza sulla testa, sciogliendomi dall’abbraccio.
 
“Tesoro, io e papà dobbiamo dirti una cosa”
 
Lancio un’occhiata a mio marito per invitarlo ad intervenire, visto che aveva tanta voglia parlare poco fa.
 
“Lily, che ne pensi di un altro fratellino?”
 
La bambina fa vagare lo sguardo da Goten a me.
 
“Ma io voglio una sorellina”
 
Non posso che sorride davanti alla sua considerazione. Suo padre mi anticipa e si china per arrivare alla sua altezza.
 
“Vedi, piccola, Nicholas non è stato fortunato come te e Charlie, lui non ha una famiglia che gli voglia bene” attende una reazione “Che ne dici? Mi prometti che gli vorrai bene come ne vuoi a Charlie?”
 
Gli fa un semplice cenno di assenso con la testa.
 
“Brava, tesoro”
 
Un pianto interrompe questo momento e mi è molto familiare.
 
“Charlie si deve essere svegliato. Vado da lui”
 
Mi sto per avviare verso la stanza dove riposa mio figlio, ma la voce di Goten blocca i miei passi.
 
“Bra”
 
Mi volto e lo trovo un centimetro da me. Mi guarda negli occhi. Intuisco le sue intenzioni.
 
“Goten, c’è la bambina”
 
“Non credo che si scandalizzerà, se i suoi genitori si scambiano un piccolo bacio”
 
Non riesco a ribattere, ma tanto è inutile, perché le sue labbra si sono già posate sulle mie per porgervi un leggero bacio.
 
Si stacca leggermente da me e mi sussurra.
 
“Ti amo, Bra”
 
“Ti amo anch’io”
 
Mi allontano a malincuore con un sorriso, sfiorandogli il petto con una carezza.
 
 
P.O.V Vegeta
 
Mi stupisco di me stesso per non aver contrastato questa rappacificazione. Avevo l’occasione di levarmi per sempre dai piedi quel ragazzo, ma, quando ho visto la sofferenza che provavano i miei nipoti, non sono riuscito ad approfittare della situazione.
 
Penso davvero che Bra abbia esagerato a chiedergli il divorzio. Goten avrà tanti difetti, che io per primo riconosco, ma credo che tenga davvero alla sua famiglia.
 
Però un conto è accettare il figlio di Karoth e un altro è accogliere un terrestre come nipote. Quel bambino non ha assolutamente niente a che fare con noi. E poi, non credo di poterci definire una famiglia normale, quindi come pensano di essere in grado di crescerlo senza traumatizzarlo ulteriormente?
 
Ammetto che non mi elettrizzi l’idea di macchiare la razza, insomma, già sono rimasti pochi sayan. Ma non è solo quello che mi spinge a rifiutare quel terrestre, loro non capiscono le difficoltà che incontreranno.
 
C’è decisamente troppa confusione in questa casa oggi. Mi rinchiudo nella Gravity Room e spero tanto che nessuno venga a scocciarmi.
 
Ma cosa spero a fare? Non faccio nemmeno in tempo a chiudere la porta che mia nipote entra prepotentemente, rivendicando la mia attenzione.
 
“Nonno!”
 
“Che c’è Lily?”
 
Mi guarda e so già che vuole chiedermi qualcosa. Ha la stessa espressione di sua madre.
 
“Presto avrò un nuovo fratellino”
 
Che novità! Questo lo sapevo già e sapevo anche già che non mi avrebbero mai dato retta.
 
“Sì, lo so”
 
“Papà mi ha detto che gli dobbiamo volere bene. Tu gli vorrai bene?”
 
Non credo che queste idee siano sue. Ci deve essere lo zampino di Bra e Goten. O magari di Bulma. Ma non starò al loro gioco.
 
La bambina mi abbraccia all’improvviso. Mi prende alla sprovvista ed ora non so proprio cosa rispondergli.
 
“Nonno, ci alleniamo insieme? Così quando arriverà Nicholas posso fargli vedere quanto sono diventata forte”
 
E come faccio a negarglielo?
 
Mi sciolgo dal suo abbraccio e vedo di ricompormi, perché le smancerie non fanno proprio per me.
 
“Vedi di non rallentarmi, però”
 
Non faccio in tempo a finire la frase che mi attacca. Mi prende per la seconda volta alla sprovvista e riesco appena in tempo a parare il suo attacco rivolto al mio viso.
 
Mi sorride soddisfatta e divertita.
 
“Visto come sono diventata forte?”
 
Continua ad attaccarmi ed io continuo a parare i suoi colpi.
 
Inevitabilmente mi viene da pensare che tutto questo mi sarà precluso con quel bambino, non potrò allenarlo. Ma allora come faccio ad istaurare un rapporto con lui, se questo è l’unico modo che io conosco per trascorrere del tempo con i miei nipoti?
 
I miei pensieri mi distraggo e Lily riesce a tirarmi un pugno dritto nello stomaco. Mi lascia senza fiato per un istante.
 
“Scusa, nonno!”
 
Si spaventa, ha paura di avermi fatto male veramente.
 
“N-Niente, piccola. Non mi hai fatto nulla”
 
La guardo e mi rendo davvero conto di quanto sia cresciuta e diventata così simile a mia figlia. È per questo che le voglio bene? Però voglio bene anche a Charlie, che assomiglia a Goten.
 
Forse alla resa riuscirei a voler bene anche a Nicholas. Non lo so. Ma i miei dubbi comunque restano.
 
 
P.O.V Bulma
 
Mio marito è sparito e in questa confusione non ho la più pallida idea di dove possa essersi cacciato. Anche se una vaga idea potrei cominciare ad averla.
 
Mi avvio verso la Gravity Room e una scena dolcissima si palesa davanti ai miei occhi: Lily e Vegeta stanno combattendo, o meglio, lui si sta facendo attaccare da nostra nipote senza reagire, ma solo parando i colpi della bambina.
 
Mi sfugge un sorriso.
 
Resto immobile finché Lily non riesce a colpirlo, ma lui la tranquillizza.
 
Escono dalla stanza e mi incrociano.
 
“Ciao, nonna”
 
Sorrido a mia nipote e alzo lo sguardo su mio marito. Spero tanto che dai miei occhi riesca a capire quanto io sia orgogliosa di lui.
 
“Tesoro, vai in soggiorno, ci sono un sacco di cose buone”
 
La bambina accoglie il mio invito e corre tutta eccitata.
 
Restiamo un istante a guardarla, finché non gira l’angolo.
 
“Bravo, Vegeta”
 
Mi guarda stranito.
 
“Per cosa?”
 
“Sei un bravo nonno e sono certa che lo sarai anche per quel bambino”
 
Giurerei di vedere le sue pupille diventare lucide, ma è talmente strano che non ci metterei la mano sul fuoco, per paura di bruciarmi.
 
Non mi risponde e se ne va.
 
Niente di strano, è sempre lo stesso, ma a me non dispiace, perché in lui c’è del buono e quello non lo cambierei mai. E sono sicura che, quando vedrà quel bambino, lo accetterà e amerà come fosse suo nipote.
 
 
Continua…

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Capitolo 10
*** Un incontro speciale ***


Un incontro speciale
 
 
P.O.V Goku
 
Devo decisamente sbrigarmi a tornare a casa, altrimenti arriveremo tardi dai ragazzi. Oggi conosceremo Nicholas ed io sono davvero molto emozionato.
 
Per stavolta opto per il teletrasporto, anche se so che Chichi mi sgriderà. Tento la sorte.
 
Compaio in soggiorno, convinto che lei sia pronta e mi stia aspettando. Invece la trovo davanti a me, impegnata in altre attività. Non si spaventa neppure della mia improvvisa comparsa.
 
“Chichi, faremo tardi”
 
Sta passando sul pavimento quel coso, di cui io non ricordo mai il nome. Me lo avrà ripetuto almeno una decina di volte, credo si chiami aspirapolvere o qualcosa di simile. Fa un fracasso allucinante e ovviamente lei non mi sente.
 
“Chichi!”
 
Niente, non si accorge nemmeno della mia presenza.
 
Devo solo ricordare come si spegne. Ci sono, funziona con la corrente, quindi se stacco la spina, quell’aggeggio infernale dovrebbe smetterla di fare tutta questa confusione.
 
Appena la corrente cessa di alimentare l’aspirapolvere, mia moglie si volta verso di me interdetta.
 
“Ma cosa”
 
Mi guarda per un istante.
 
“Sei tu”
 
E chi doveva essere?
 
“Chichi, preparati, altrimenti arriviamo in ritardo”
 
Si avvicina a me con l’intenzione di infilare di nuovo la spina.
 
“Io non vengo”
 
Ma dico, è impazzita!?
 
Ovviamente le impedisco di rimettersi al lavoro.
 
“Goku, ti prego, non insistere. Non me la sento”
 
“Ma per quale ragione?”
 
Mi guarda dispiaciuta e triste. Si siede sul divano e fissa il pavimento sovrappensiero.
 
“Ho un brutto presentimento. Da quando Goten ha pensato di prendere in affido quel bambino, non è successo nulla di buono. Nostro figlio e Bra hanno persino divorziato ed io non voglio che ricapiti di nuovo” prende un respiro “E poi c’è Vegeta, che non credo approverà. Oggi litigheremo di nuovo, ne sono sicura e deluderemo ancora i ragazzi. E poi rischiamo davvero che un giorno dovremo separarci da Nicholas e ne soffriremo tutti”
 
È un fiume in piena e la sua voce inizia ad essere scossa dalla commozione.
 
“Chichi, rallenta” le sorrido e mi siedo accanto a lei “Non capiterà nulla di tutto questo, ok? Goten e Bra sono insieme e non hanno alcuna intenzione di separarsi di nuovo. Nessuno ci porterà via Nicholas, diventeremo la sua famiglia e lo ameremo esattamente come fosse nostro nipote. E non litigheremo, hai la mia parola”
 
Non credo di averla convinta. Forse il mio ottimismo non la rasserena più?
 
“Tesoro, non possiamo mancare. I ragazzi ci tengono”
 
“Nessuno mi toglierà dalla mente questo presentimento. È lo stesso che avevo quando tu e Gohan avete combattuto contro Cell”
 
Mi guarda spaventata ed io mi sorprendo per le sue parole.
 
Che drammaticità!
 
Le rispondo con serenità.
 
“E chi dovrebbe morire stavolta?”
 
“Goku, non scherzare”
 
Ora ho capito cosa vuole dirmi, teme che i suoi timori possano davvero realizzarsi come allora, ma stavolta non credo che qualcosa possa andare storto.
 
“Senti, Chichi, io allora ero convinto che non ne sarei uscito vivo, ma stavolta”
 
“Come??”
 
Forse era un dettaglio che avevo omesso, ma ora non mi sembra il momento di rivangare il passato.
 
“E non mi metti al corrente di queste cose?”
 
“Tesoro, è acqua passata, pensiamo ai ragazzi e al fatto che dobbiamo sbrigarci, se vogliamo arrivare puntuali”
 
È furiosa con me. Devo davvero imparare a mordermi la lingua di tanto in tanto.
 
“No che non è acqua passata! Io ci sono stata male! E forse se mi avessi preparata, l’impatto sarebbe stato meno devastante. Sono anche rimasta incinta, Goku, ma dove avevi la testa??”
 
“Chichi, per favore, cerca di capirmi, non sto mettendo in dubbio che tu sia stata male. Mi dispiace, ho sbagliato a non dirtelo, in quel momento non ci ho davvero pensato, la mia mente era altrove e infatti pensa che te lo sto dicendo ora dopo anni. E poi non volevo neppure farti preoccupare più del dovuto. Se fossi stato razionale a quest’ora Goten non sarebbe nato e non saremmo qui a discuterne. Però non mi sembra il momento questo, ne riparleremo più tardi”
 
Riflette un attimo sulle mie parole.
 
“Ma che novità, Goku, tanto tu non rifletti mai” sbuffa rassegnata e si alza con l’intenzione di riprendere i suoi lavori “Tanto io non vengo”
 
Mi fa davvero esasperare la sua testardaggine. Ma stavolta non la vince.
 
“Chichi, se riaccendi quel coso, giuro che lo disintegro”
 
“Non oseresti”
 
“Non mettermi alla prova, cara”
 
Mi guarda stranita per la mia perseveranza.  
 
“Sono serio, l’ho sempre odiato e non darmi la scusa per toglierlo di mezzo” aspetto la sua replica, ma non arriva “Quindi ora vai a prepararti, io ti aspetto qui e in un secondo arriviamo dai ragazzi” preciso “In auto, perché non penso proprio che l’assistente sociale gradisca tecniche come il teletrasporto”
 
“Ma che ne hai fatto di mio marito?”
 
Mi scruta attentamente, quasi con diffidenza. Le sorrido.
 
“Muoviti, Chichi, che ci impieghi una vita solo a decidere cosa indossare”
 
Stavolta ero convinto che l’aspirapolvere mi arrivasse in testa e invece nulla, si è precipitata su per le scale a cambiarsi.
 
 
P.O.V Chichi
 
Forse Goku ha ragione. Intendo per i ragazzi e non di certo per non avermi detto che sarebbe morto. Ma gli do ragione che non sia il momento più opportuno per tornare sull’argomento.
 
Cerco disperatamente qualcosa da indossare, ma tanto che importa, di certo non saranno occupati ad esaminare i miei vestiti, tutti gli occhi saranno puntati su quel bambino.
 
Un altro pensiero mi inquieta e questo non l’ho confessato a mio marito. Anche io sono una terrestre come Nicholas e, per quanto ami la mia famiglia, da quando mi sono sposata con Goku, la mia vita è stata caratterizzata da infinite sofferenze. Non voglio che quel bambino viva quello che ho vissuto io. Ci ho fatto l’abitudine ormai, ma lui è piccolo, ha solo quattro anni e non saprei proprio come proteggerlo. Sono certa che Goten non si tirerebbe indietro se rilevassimo qualche minaccia, come nemmeno mio marito e lo faremmo soffrire. A Lily e Charlie non ho modo di evitarlo, ma a lui sì.
 
Sento dei passi su per le scale. Sicuramente Goku si sta stufando di aspettare.
 
“Chichi, dai, poi se corro in auto, mi sgridi” si affaccia dalla porta della camera “Ma sei ancora così?! Vuoi una mano?”
 
Si avvicina all’armadio e comincia a rovistare tra i miei vestiti. In altre circostanze mi darebbe fastidio, lui non capisce un accidente di vestiario, ma in questo momento non mi importa.
 
Tira fuori un vestito che non ricordo di avere mai indossato. Me lo porge.
 
“Questo andrà benissimo” aspetta che io lo prenda, ma non mi muovo “Però lo sforzo di metterlo lo devi fare tu, non posso fare tutto io” sorrido leggermente davanti alla sua insistenza “Chichi, so che sei preoccupata, ma andrà tutto bene” stavolta è lui a sorridermi “Anche quando sono morto contro Cell alla fine sono tornato, ricordi? Quindi se abbiamo risolto quella questione come potremmo non risolvere questa”
 
Lo guardo riflettendo sulle sue parole. Il mio sguardo scivola sui suoi vestiti, ha passato ore ad allenarsi.
 
“Tesoro, cos’ho che non va?”
 
“Non puoi venire conciato così, Goku”
 
Prendo una camicia e un paio di pantaloni dall’armadio.
 
“Chichi, stai scherzando, vero?”
 
“No, caro”
 
Glieli porgo quasi divertita.
 
“Credo che starò a casa”
 
Iniziavo a preoccuparmi che stesse cambiando, ma per fortuna l’allarme è rientrato.
 
 
P.O.V Bulma
 
Sono già certa che dovrò cercare le giuste argomentazioni per convincere mio marito a venire.
 
Lo cerco nella Gravity Room, ma mi sorprendo di non trovarlo.
 
“Bulma, che fai?”
 
A quelle parole mi volto e lo trovo esattamente dietro di me, vestito di tutto punto.
 
“Vegeta! Ti si è fuso il cervello?”
 
“Preparati, Bulma, non ho voglia di arrivare in ritardo”
 
Rimango davvero sbalordita, ma non me lo faccio ripetere due volte e vado a vestirsi. Non voglio di certo che cambi idea a causa dei miei indugi.
 
 
P.O.V Bra
 
Desidero che l’incontro con Nicholas sia perfetto. Voglio davvero che facciamo una buona impressione a lui.
 
Vesto Charlie e Lily con i loro abitini più eleganti. Mia figlia ne è entusiasta, mentre Charlie un po’ meno, continua a divincolarsi e non riesco a finire di prepararlo.
 
“Dai, piccolo, ho quasi finito, però devi stare fermo, altrimenti non riesco”
 
Sento una risata sulla porta e posso anche immaginare chi possa essere l’artefice. Non lo degno nemmeno di uno sguardo e mi mostro offesa.
 
“Finiscila, Goten”
 
“Ma, tesoro, è normale che un bambino di 1 anno non voglia indossare quei vestiti” sento i suoi passi avvicinarsi “E poi, tu sei nervosa, di conseguenza lo è anche lui”
 
Mi scosta dolcemente le mani da nostro figlio e prosegue a vestire Charlie.
 
Io resto a sguardarlo dispiaciuta e preoccupata.
 
“Goten, e se oggi dovesse andare male e non approvasse l’affidamento?”
 
“Per quale ragione non dovrebbe?”
 
Mi risponde, ma non smette in quello che sta facendo.
 
“Non lo so, la nostra famiglia è talmente incasinata che temo possa trovare una qualsiasi irregolarità per non affidarci Nicholas”
 
Non ribatte. Lui è sereno. Tira su il nostro bel fagottino e lo ammira tenendolo sollevato sopra la sua testa.
 
“Avevi ragione, Bra, sta proprio bene vestito così”
 
Gli dà un bacio e lo prende in braccio. Si volta e ne dà uno anche a me.
 
“Amore, andrà tutto bene e quando torneremo a casa, avremo un altro figlio. Pensi di farcela a gestirne tre?”
 
Mi provoca con spensieratezza.
 
“Se mai quattro”
 
Pensavo cogliesse la battuta, invece mi guarda sorpreso e spaventato.
 
“Bra, non sarai”
 
“No, Goten, non sono incinta, tranquillo” ricomincia a respirare “Mi riferivo a te”
 
Mi guarda perplesso e offeso.
 
“Ma io non sono un bambino”
 
“Spesso e volentieri lo sei eccome, tesoro”
 
Gli sorrido leggermente, non sono ancora serena per l’incontro di oggi. Lui se ne accorge e si rivolge a Charlie.
 
“Piccolo, faccio sorride la mamma?” lo fa scendere dalle sue braccia per farlo stare in equilibro sulle sue gambine “Guarda, Bra” lo lascia andare e il bambino resta in piedi da solo “Visto come è diventato bravo?” alza gli occhi su di me e sorride “Bravissimo, piccolo mio, guarda la mamma come è felice” afferra la mano di nostro figlio e torna con l’attenzione su di me “Anche perché è molto più bella quando sorride”
 
Si avvia verso la porta insieme a Charlie senza nemmeno aspettarmi, ma io lo seguo davvero felice.
 
 
P.O.V Vegeta
 
L’assistente sociale è stata estremamente puntuale. È arrivata insieme a Nicholas all’ora stabilita.
 
Bra e Goten li hanno accolti cordialmente, ma percepisco tensione nell’aria.
 
Mi stupisco, quando vedo il bambino, speravo davvero fosse più simile a noi, invece non può essere scambiato nemmeno per sbaglio per mio nipote. Ha i capelli biondi e gli occhi azzurri, se mai potrebbe essere un super sayan, ma ovviamente quel pensiero lo tengo per me.
 
Quell’idiota di Karoth invece non capisce mai quando è ora di tacere.
 
“Ehy, piccolo, sembri un super sayan”
 
E si mette pure a ridere. Lo fulminiamo, ma ormai il danno è fatto.
 
L’assistente sociale rimane interdetta e si rivolge ai ragazzi.
 
“Chi è il super sayan?”
 
Mia moglie si affretta a chiarire.
 
“Un amico” le sorride e cerca disperatamente di cambiare discorso, focalizzando l’attenzione sul bambino “Allora, Nicholas. Io sono Bulma. Ti posso offrire una caramella?”
 
Gliela porge e aspetta che lui la venga a prendere. Il bambino la guarda intimorito e solo dopo parecchi secondi si stacca dall’assistente e si avvicina a mia moglie.
 
Lei sorride a Nicholas e finalmente lui si fida e prende lentamente la caramella dalle sue mani. Gli fa una carezza sulla testa.
 
“Sei proprio un bravo bambino, sai?”
 
Tutti guardiamo Bulma e, conoscendola, avrà già in mente qualcos’altro.
 
“Nicholas ora ti presento tutti, ok? Ti va?”
 
Lui le fa un lieve cenno con il capo.
 
Si voltano verso me ed io mi sento davvero in soggezione. Bulma non fa caso alla mia reazione e ricomincia a parlare con il bambino.
 
“Quell’uomo laggiù è Vegeta, mio marito. Però non far caso che è sempre imbronciato, in fondo ha un cuore d’oro e sono certa che andrete molto d’accordo”
 
Mi sorride ed io non so cosa ribattere. Il bambino mi guarda, forse spera in una mia reazione.
 
“Ciao, Nicholas”
 
Non so cos’altro dire. Per fortuna Bulma è già passata oltre.
 
“Lei è Chichi”
 
La mia consuocera non si avvicina a loro, ha un atteggiamento strano, ma li guarda con tenerezza e giurerei di cogliere un velo di compassione.
 
Nemmeno Bulma capisce la reazione della sua amica, ma le fa cenno di avvicinarsi. Chichi si avvia lentamente verso di loro.
 
“Ciao, Nicholas”
 
Si sta commovendo, è particolarmente triste. Se non è in grado di capirla suo marito, io non ho proprio alcuna speranza.
 
Bulma riesce perfettamente a gestire la situazione e prosegue con le presentazioni.
 
“E poi c’è Goku”
 
Lo indica con un sorriso, ma lui è in grado di presentarsi anche da solo. Si avvicina a Nicholas e spero tanto che stavolta rifletta prima di parlare.
 
“Ciao, piccolo” non potrebbe essere più dolce e cordiale, lo prende per mano delicatamente - vuole dargli la possibilità di tirarsi indietro e di negare quel contatto se non è di suo gradimento - e lo conduce da Bra e Goten “Ti presento le persone più importanti. Loro sono mio figlio e sua moglie. E ci sono anche Lily e Charlie, i loro figli”
 
Nicholas li guarda, ma mia figlia non tarda a prendere la parola.
 
“Siamo così felici di conoscerti e spero che tu sia felice di conoscere noi”
 
Il bambino posa gli occhi su Lily e finalmente parla.
 
“Ciao” le sorride “Vuoi giocare con me?”
 
Mia nipote ricambia quel sorriso, lo prende per mano, strappandolo da Karoth. Lo strascina su per le scale e noi li osserviamo, finché non scompaiono ai nostri occhi.
 
Finalmente l’assistente prende la parola e si rivolge a mio genero.
 
“Credo che Nicholas sia in buone mani”
 
Goten la guarda sorpreso, ma commosso al solo pensiero di quello che la donna gli stia cercando di dire.
 
“Questo significa che resta con noi?”
 
“Certamente” gli sorride “Solo qualche documento da firmare e il bambino sarà dato a voi in affido. Ovviamente non stiamo parlando di adozione, quindi il tempo potrebbe essere limitato”
 
Che significa che il tempo è limitato? No, un attimo, è possibile che ci venga portato via un giorno? Questa incertezza mi inquieta e non riesco a trattenermi.
 
“È possibile che qualcuno ci venga a prendere Nicholas?”
 
Tutti si voltano verso di me stupiti. Ma non guardatemi così, so anche io che non è da me, dato che non lo volevo nemmeno questo nipote, ma un conto è rifiutarlo, un altro è conoscerlo, prendersi cura di lui e poi vederselo strappare via.
 
“Purtroppo sì, il bambino ha ancora la madre e, se un giorno sarà in grado di occuparsi di lui, ha il diritto di riavere il figlio sotto la sua custodia. Nel caso invece quella donna rinunci a lui, allora darà a Nicholas la possibilità di essere adottato” si volta verso i ragazzi “e a quel punto sarà vostro figlio a tutti gli effetti”
 
Non mi piace per niente questa situazione. Proprio per niente.
 
 
P.O.V Goten
 
Nonostante le notizie, non propriamente rassicuranti, che abbiamo ricevuto dall’assistente sociale, non possiamo mostrarci in apprensione davanti al bambino.
 
Siamo tornati a casa e Lily non smette di raccontare a Nicholas dettagli sulla nostra vita. Quella scena mi rasserena leggermente. Il bambino è un po’ in soggezione per il nuovo ambiente. Prendo l’iniziativa e gli propongo di mostrargli la sua cameretta. Lui accetta e mi dà la mano.
 
Saliamo le scale e ci fermiamo sulla porta.
 
“Vedi, tesoro, questa è la tua cameretta. Ti piace?”
 
Aspetto una sua reazione, ma il bambino continua ad esaminare ogni angolo della stanza senza fiatare. Non mi sorprendo, da quando è con noi, non ha detto molte parole. Provo a proseguire.
 
“Manca ancora qualche dettaglio, perché non sapevamo che saresti rimasto con noi così presto, ma ti prometto che sarà bellissima”
 
Gli sorrido e attendo con ansia di sapere la sua opinione.
 
Mi guarda e mi abbraccia improvvisamente. Anche io lo abbraccio, ma non può che toccare la mia sensibilità questo gesto.
 
“Deduco che ti piaccia, vero piccolo?”
 
Mi sorride.
 
“Bene, ne sono felice”
 
Mi sciolgo dall’abbraccio e scendiamo di nuovo in soggiorno. Corre a giocare con Lily e Charlie ed io raggiungo mia moglie in cucina. Sta preparando la cena e mi avvicino a lei.
 
“Goten, com’è andata?”
 
“Gli piace la camera”
 
Mi sorride, ma so che nota un velo di malinconia negli occhi.
 
“La madre non ce lo porterà via. Sono certa che quella donna voglia che suo figlio sia felice”
 
“E credi che con noi lo sarà?”
 
Alza lo sguardo su di me.
 
“Dopo oggi non ho davvero più dubbi. Perché inizi ad averli tu?”
 
Non le rispondo a parole, ma con un bacio sulla guancia.
 
 
 
 
Non sembra che Nicholas abbia fatto fatica ad addormentarsi nella sua nuova stanzetta.
 
Però all’alba sentiamo un pianto disperato che ci sveglia. Io e mia moglie facciamo mente locale e ci rendiamo conto che proviene dalla camera di Nicholas. Ci affrettiamo.
 
Mi siedo accanto a lui ed inizio ad accarezzargli il viso e i capelli.
 
“È sudato, credo abbia avuto un incubo”
 
Non apre gli occhi, ma continua a piangere.
 
“Nicholas, non piangere, ci siamo noi adesso. Non ti succede nulla”
 
Bra si siede dall’altra parte del letto e valuta le condizioni del bambino.
 
“Dobbiamo cambiargli questi vestiti bagnati”
 
Si alza e prende da un cassetto un pigiama pulito. Ritorna accanto al letto e mi chiede di sollevarlo delicatamente.
 
Finito di cambiarlo, mia moglie lo prende in braccio, lasciandomi interdetto. Il bambino piange ancora, ma è un po’ più tranquillo.
 
“Bra, che fai?”
 
“Lo faccio dormire qualche ora con noi, così si calma”
 
Lo fa accomodare sulla sua spalla e gli dà un grosso bacio sulla testa.
 
Arrivati nella nostra camera, lo adagia delicatamente in mezzo a noi ed inizia ad accarezzarlo. Dopo pochi minuti Nicholas si addormenta e Bra gli asciuga le lacrime dalle guance.
 
Io sono davvero preoccupato, pare che la situazione sia più complessa del previsto. Mia moglie mi guarda ed anche stavolta legge la mia espressione.
 
“È normale, Goten, che abbia degli incubi con tutto quello che ha dovuto vivere” mi sorride “Ma vedrai che con noi si sentirà amato e starà meglio”
 
L’ascolto e lo guardo dormire.
 
“Bra, se vuoi, chiamo Trunks e gli dico che oggi non vado al lavoro. Nicholas ha bisogno di attenzioni e con tutto quello che hai da fare, potresti non farcela da sola”
 
“Vai al lavoro tranquillo, me la caverò benissimo. Tu accompagna Lily a scuola, al resto penso io”
 
No che non sto tranquillo. Non pensavo di certo che sarebbe stato semplice, ma ora nuove preoccupazioni affollano la mia mente e spero tanto che non diventino nuovi problemi da affrontare.
 
 
Continua…

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Capitolo 11
*** Inconvenienti ***


Inconvenienti
 
 
P.O.V Bra
 
Credo di essermi addormentata e immagino che sia particolarmente tardi, perché al mio fianco non c’è mio marito, ma solo Nicholas che riposa sereno.
 
Mi si è spezzato il cuore, vedendolo in quello stato, è così piccolo eppure ha dovuto già vivere momenti terribili. Spero davvero di riuscire ad alleviare le sue sofferenze. Lo scruto, mentre dorme, il suo respiro è regolare, quindi deduco che stavolta stia vivendo dei bei sogni. Ha un ciuffetto biondo sugli occhi, ma non oso spostarlo, ho paura di svegliarlo e interrompere un momento così spensierato.
 
Goku ha ragione assomiglia ad un super sayan. Ha davvero un che di Goten quando si trasforma e anche i suoi capelli risplendono come la luce del sole e i suoi occhi diventano profonde ditese di mare.
 
Mi siedo e noto un biglietto sul mio comodino. Lo prendo fra le mani ed inizio una silenziosa lettura.
 
Buongiorno amore!

​Penso a lui ed ecco che trova un modo per non lasciarmi sola.


Ho accompagnato Lily a scuola e sono andato al lavoro.
Per qualsiasi cosa chiamami, perché volo da te e lo sai che in un attimo sono lì.

 
Ma sapevo già di poter contare su di lui. Non riesco a capire come abbia potuto anche solo pensare di lasciarlo.
 
Una flebile voce mi riscuote da questi tristi pensieri.
 
“Mamma”
 
Nicholas si è svegliato, ma giustamente non è me che cerca.
 
Mi avvicino a lui e lo accarezzo, replicando il medesimo gesto di poche ora fa.
 
“Mamma”
 
Lui mi guarda con occhi malinconici e lucidi ed io non so come alleviare questa sua pena. Mi sto commovendo ed è decisamente una pessima idea piangere davanti al bambino.
 
“Tesoro, sono Bra”
 
Sono quasi dispiaciuta per non essere la persona che desidera, tento un sorriso e mi accerto delle sue condizioni: gli sfioro la fronte e il collo per appurare che non sia nuovamente sudato, ma sembra tranquillo e questo mi rasserena.
 
“Ti va di fare colazione, piccolo?”
 
Gli rivolgo quella proposta e subito Nicholas la accoglie, allungando le braccine per essere preso in braccio. Non lo faccio attende e lo stringo forte a me.
 
Ci avviamo verso la cameretta di Charlie, ma il mio cellulare blocca quelle intenzioni.
 
Non so nemmeno dove l'abbia lasciato. Lo cerco e quando finalmente lo trovo, vedo comparire sullo schermo il nome di mio marito.
 
“Goten”
 
“Ciao, tesoro. Tutto bene?”
 
Non posso che gradire le sue attenzioni, ma forse sono un po’ esagerate. O no? Magari mi sbaglio e in realtà si rivelano più che necessarie.
 
“Stiamo bene”
 
Credo stia riflettendo sulle mie parole, ma non tira alcun sospiro di sollievo.
 
“Nicholas è sveglio?”
 
“Sì, Goten”
 
Deduco che lo voglia sentire, così amplifico la chiamata e do la possibilità al bambino di esserne coinvolto.
 
“Parla, Nicholas ti sente”
 
“Ehy, piccolo, sono Goten, ti ricordi di me?”
 
Faccio vagare lo sguardo dal telefono al bambino e seguo attentamente la conversazione.
 
“Sì”
 
Sento un divertito sorriso provenire dall’apparecchio.
 
“Hai dormito bene?”
 
“Sì”
 
Nicholas è concentrato sulle domande che mio marito rivolge a lui.
 
“Allora ci vediamo stasera?”
 
“Sì”
 
“Ciao, piccolo” attende la risposta del bambino, ma non arriva, così si rivolge nuovamente a me “Bra, se hai bisogno di qualcosa”
 
Ma lo anticipo con un sorriso.
 
“Sì, lo so, voli da noi. Ho letto il biglietto”
 
Lo squillo di un altro telefono interrompe la nostra chiamata.
 
“Goten, sta suonando il telefono. Devo andare”
 
“Sì, lo sento”
 
Riattacco velocemente e mi avvio verso la fonte di quel nuovo rumore. Prendo istintivamente - senza nemmeno pensarci - per mano Nicholas e me lo trascino dietro.
 
“Pronto”
 
“Signora Son, sono l’assistente sociale”
 
Per quale ragione quella donna chiama di prima mattina, visto che ci siamo visti ieri?
 
“Buongiorno, mi dica”
 
Ammetto di avere un presentimento non buono in questo istante. Guardo Nicholas, chiudo gli occhi e con quel gesto cerco di trovare un po’ di coraggio per ascoltare le novità.
 
“Stamattina stavo registrando le pratiche dell’affidamento, inserendo anche i vostri documenti, ma mi sono accorta di aver letto qualcosa circa un divorzio. Ho pensato fosse impossibile, visto che voi siete sposati e infatti poco dopo ho visto che era stato annullato”
 
La sto ascoltando attentamente e mi chiedo quale sia il problema. Però, se si è presa il disturbo di chiamare, temo che non vada tutto propriamente bene.
 
Abbassa il tono della voce, percepisco dispiacere e compassione.
 
“Signora Son, mi dispiace doverle dare questa notizia, ma non sono più così sicura che la vostra famiglia sia compatibile alle esigenze di Nicholas. Lui necessita di stabilità e non credo che voi possiate offrirgliela”
 
Mi affretto a smentire le sue parole.
 
“Ci deve essere un malinteso! Quel divorzio non significa nulla, non è durato nemmeno un giorno”
 
“Sì, lo so. Ma rimane il fatto che voi abbiate pensato di divorziare e questo non dà l’impressione che la vostra unione sia così forte”
 
Oh no, ho voluto io quella separazione e adesso per colpa mia dovremo salutare il bambino.
 
“La prego, mi dia la possibilità di chiarire, non è davvero come crede. Non può portarci via Nicholas”
 
Mi sto davvero agitando.
 
“Mi dispiace, ma non posso aiutarla”
 
Riattacca, senza darmi la possibilità di replica. Non ho nemmeno la forza di posare la cornetta del telefono. Sono paralizzata, ma vengo ridestata dal pianto di Nicholas. Deve aver compreso la situazione e a questa consapevolezza mi si spezza cuore.
 
Mi chino davanti a lui e lo abbraccio forte. Lui mi stringe a sé, appoggiando la testa sulla mia spalla.
 
“È colpa mia, tesoro. Perdonami”
 
Accarezzo dolcemente la sua schiena per provare a calmarlo. Mi sento un mostro, se penso che ora sono stata io a ridurlo in questo stato. Mi maledico da sola per non aver pensato alle conseguenze di quel gesto.
 
Non passa molto tempo e ben presto mi trovo a far compagnia al suo disperato pianto.
 
Devo trovare una soluzione, non posso consentire che venga allontanato da noi per un mio stupido errore.
 
Ma perché diavolo Goten ha firmato, se non voleva divorziare?!
 
È la disperazione a farmi parlare, sto dando a lui colpe che sono solo ed esclusivamente mie. Mio marito ha solo accolto la mia richiesta, nulla di più.
 
Lo devo avvertire, non posso fare altrimenti, deve essere preparato a questa eventualità, che alla fine è meglio definire una certezza.
 
Mi allontano delicatamente dalle braccia del bambino, cerco i suoi occhi arrosati dal pianto.
 
“Tesoro, ascoltami” non gli rivolgerò alcuna promessa, perché so già di non poterne mantenere neppure mezza “Comincia a scendere, io arrivo subito e facciamo colazione insieme”
 
Cerco di mostrarmi serena, ma diventa un’impresa alquanto difficile, se hai ancora gli occhi umidi.
 
“Dai, Nicholas, fammi un sorriso”
 
Gli asciugo le guance e lui mi ringrazia con un bacio sulla guancia.
 
Mi volto per vederlo sparire oltre la ringhiera della scala. Mi asciugo gli occhi, schiarisco la voce e cerco disperatamente la forza di rialzarmi dal pavimento.
 
Non ho mai avuto così tanta difficoltà a comporre il numero di mio marito.
 
“Bra”
 
Stavolta desideravo davvero che non rispondesse.
 
Non riesco a parlare, le parole muoiono in gola.
 
“Tesoro, è successo qualcosa?”
 
Si sta agitando ed io non posso tenerlo a lungo sulle spine.
 
“Goten” prendo un respiro e mando giù un magone “È colpa mia, non avrei mai dovuto chiederti il divorzio ed ora ci porteranno via Nicholas”
 
Non mi risponde subito. Non riesco a decifrare se questo silenzio sia dovuto al fatto che non sia riuscito a comprendere una parola di quello che gli ho riferito o se invece sia semplicemente arrabbiato. In ogni caso gli do ragione.
 
“Bra, vogliono portarci via il bambino, perché abbiamo divorziato?!”
 
“Sì”
 
“Ma è assurdo! Noi siamo sposati”
 
A ripensarci non è poi così assurdo. Ma quella instabile sono io, non Goten, quindi lui diventa solo una vittima. Anzi, tutti sono mie vittime.
 
“Mi ha chiamato l’assistente e ha detto che Nicholas non può vivere in una famiglia instabile” il tono sta diventando inesorabilmente rassegnato “E forse ha ragione”
 
“Senti, torno a casa e troviamo una soluzione”
 
“No, Goten, non c’è alcuna soluzione. Il problema sono io. Sono stata egoista, non ho pensato alle conseguenze e alla sofferenza che avrei potuto causare”
 
Ed ecco che le lacrime tornano a bussare contro le mie palpebre. Mi appoggio al mobile del telefono e tengo la testa bassa per riuscire a contenere tutto il dolore che mi sta esplodendo nel cuore.
 
“Bra, ti prego, non piangere”
 
È disperato, non sa come aiutarmi e placare la mia sofferenza. Dopotutto lui è in ufficio ed io sono a casa, siamo distanti e questo contribuisce ad aumentare il suo malessere.
 
“Non puoi assentarti dal lavoro e lo capisco. Ne riparleremo stasera”
 
Sta sicuramente riflettendo sulle mie parole.
 
“Tesoro, vieni tu con i bambini. Devo solo firmare dei documenti. È un lavoro che non necessita di grande concentrazione”
 
Non riesco a rifiutare la sua offerta. Ho bisogno di lui in questo momento. E forse è solo il mio ennesimo gesto egoista.
 
 
P.O.V Goten
 
Non riesco davvero a descrivere quanto il destino ci sia contro.
 
Possibile che un divorzio di qualche ora crei tutti questi problemi? Nicholas è sereno con noi, stamattina quando sono uscito dormiva tranquillo, siamo riusciti a calmarlo. Perché, se il bambino sta bene, devono toglierci la sua custodia?
 
Inizio davvero a non capire più nulla. Troppi eventi in poco tempo e sono alquanto provato.
 
Non avrei mai dovuto perdere la pazienza e Bra non avrebbe nemmeno lontanamente pensato di lasciarmi. E poi, vogliamo parlare della stupidità che ho avuto nel firmare quei documenti? Avrei dovuto strapparli davanti al giudice!
 
Finisce che, tra i nostri sensi di colpa, chi ne fa realmente le spese è Nicholas. Non ho proprio pensato che quell’evento avrebbe potuto causare problemi a lui, perché probabilmente avrei rinunciato all’affidamento, pur di non fargli vivere questa ennesima separazione.
 
Bussano alla porta e immagino che Bra sia arrivata. Si affaccia alla porta, chiedendomi il permesso di entrare ed io non indugio nemmeno un momento a concederglielo.
 
Noto però che mio figlio non è con lei.
 
“Dov’è Charlie?”
 
“Con mia madre”
 
È apatica nel rispondermi. Si siede difronte a me ed io sposto l’attenzione su Nicholas. Sorrido al bambino e gli faccio cenno di avvicinarsi. Lo aiuto ad accomodarsi sulle mie gambe e con spensieratezza mi rivolgo a mia moglie.
 
“Allora, cosa mi raccontate?”
 
Lei mi guarda sbigottita, ma non posso di certo toccare l’argomento con Nicholas presente.
 
“Va tutto male, Goten!”
 
Credo non abbia capito le mie nobili intenzioni, perché ha notevolmente alzato la voce e questo ha contribuito a scuotere la sensibilità del bambino.
 
La fulmino con lo sguardo, capisco che sia agitata, ma questo non è il modo di reagire davanti a Nicholas.
 
Provo a calmarlo, facendolo trottare dolcemente sulle mie gambe. Ora tocca a me rimediare a questo pasticcio.
 
“Tesoro, sai, Bra ha ragione, va proprio tutto male e sai perché?” gli sorrido “Perché ho una gran fame. Che ne dici, andiamo a prendere un bel gelato?”
 
Mia moglie interviene inaspettatamente, ma il bambino nel frattempo ha cessato i singhiozzi e mi guarda incuriosito.
 
“Goten, ti sembra ora del gelato? Così non pranzerà”
 
Non l’ascolto e mi alzo prendendo Nicholas per mano.
 
“Anche se per una volta diamo uno strappo alle regole, non succede nulla”
 
Mi avvio verso la porta, ma, prima di aprirla, mi volto un momento verso Bra, che è ancora seduta e segue contrariata i nostri spostamenti.
 
“Tu non vieni?”
 
La guardo con dispiacere, ripensando alle notizie che mi ha comunicato per telefono. Questi potrebbero essere gli ultimi momenti che passiamo con Nicholas e, se pur breve, voglio che questo tempo trascorso insieme sia speciale.
 
 
Continua…

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Capitolo 12
*** Un piccolo amore, ma un grande distacco ***


Un piccolo amore, ma un grande distacco
 

 
P.O.V Vegeta
 
Stamattina Bulma è strana, non mi ha ancora rivolto la parola e non riesco a capire cosa possa aver combinato. Forse non è nemmeno arrabbiata. Forse è triste? È sovrappensiero da diverse ore ormai e non sono in grado di comprendere cosa possa averla ridotta in questo stato.
 
Mi sta stufando questo silenzio.
 
“Bulma! Ma si può sapere cos’hai, stamane?”
 
Interrompe quello che sta facendo e alza gli occhi su di me, ma non sono carichi di odio - ammetto di non essermi rivolto a lei con modi gentili - sono piuttosto assenti, mi guardano, ma non mi vedono. Le sue pupille si riempiono improvvisamente di lacrime. Le ho solo rivolto una domanda, con quelle poche parole non posso aver peggiorato il suo umore a tal punto.
 
“Vegeta, non so come dirtelo”
 
Quella considerazione mi spaventa. Penso subito ai miei figli, ai miei nipoti.
 
“Cosa è successo?”
 
D’istinto mi avvicino a lei. Scoppia in un pianto disperato e si butta fra le mie braccia.
 
Mi paralizza questo gesto improvviso. Non so perché, ma non la avvolgo tra le mie braccia. Sono sempre il solito idiota insensibile. Lei però nemmeno si aspetta un mio slancio di affetto, è troppo chiusa nel suo dolore.
 
Dopo qualche secondo di sfogo, torna a fissarmi negli occhi.
 
“V-Vegeta, ci porteranno via Nicholas”
 
Non riesco ad assimilare subito quello che vuole dirmi. Non ha senso che qualcuno voglia portarci via il bambino così presto. Chi può essere?
 
Mia moglie tenta di prendere un respiro e spiegarmi.
 
“L’assistente sociale ha scoperto del divorzio e questo non rende più Bra e Goten adatti per l’affidamento”
 
Non capisco cosa sia passato per la mente di mia figlia. Mi ha fatto una testa tanto - anzi mi hanno fatto - per accettare quel ragazzo nella nostra famiglia ed ora lei è stata la prima a pensare di lasciarlo?!
 
Ma ci deve essere una soluzione, intendo oltre a ricorrere alla violenza, perché non mi pare un buon biglietto da visita in questo caso.
 
Devo farmi venire in mente un piano.
 
P.O.V Bra
 
Continuo a non credere che oggi verrà l’assistente sociale a portarci via il nostro bimbo. Sì, perché ormai lui è il nostro Nicholas, esattamente come lo sono Lily e Charlie. Perché anche se non l’ho partorito, questo piccolo fagottino, che ora risposa tra le braccia, mi è entrato nel cuore e, quando lo verranno a prendere, anche una parte della mia anima andrà via con lui.
 
Goten è qui accanto a noi, ma non riesce a stare fermo, continua a camminare avanti e indietro. Sta ancora pensando ad una soluzione? Ma la dannata soluzione a tutti i nostri problemi non c’è stavolta, quindi è inutile che fondiamo il cervello per trovarla.
 
“No, Bra, io non me lo lascio portare via”
 
Non comprendo le sue parole, ma si è bloccato davanti a me e ci fissa come se ci fosse una minaccia incombente e ci dovesse mettere in salvo. Non ha tutti i torti, perché la minaccia incombe veramente sulle nostre teste.
 
Prende delicatamente Nicholas dalle mie braccia e sussurra per non svegliarlo.
 
“Dobbiamo andarcene prima che arrivino”
 
Che? Spero di aver inteso male. Vuole scappare? Nascondersi?
 
“Goten, ma sei impazzito?? Ci arresteranno. Altro che divorzio, poi avremo anche la fedina penale macchiata”
 
“Io non vedo proprio altre soluzioni”
 
Semplice, perché non ci sono.
 
“Mi dispiace, Bra, non avrei mai dovuto firmare quei documenti con tanta leggerezza”
 
Ora Nicholas riposa tra le braccia di mio marito e sento il petto vuoto dal calore di quel bambino.
 
“Bra”
 
Alzo la testa non appena Goten richiama la mia attenzione su di sé.
 
“Il bambino scotta! Non te ne sei accorta?”
 
Assolutamente no. Ho due figli e non mi accorgo quando un bambino ha l’influenza?! Devo essere decisamente molto provata.
 
Mi alzo e mi avvicino a Nicholas con l’intento di tastargli la fronte. È bollente, ma noto anche qualcos’altro: ha piccole macchioline rosse sul collo.
 
“Goten, credo abbia il morbillo”
 
Anche lui esamina attentamente il bambino e conferma i miei timori, i quali diventano maggiori se penso che Lily e Charlie non lo hanno ancora passato.
 
“Dobbiamo portare i bambini via di qui, altrimenti rischiano di ammalarsi anche loro”
 
Mi avvio subito verso le scale per preparare i nostri figli, ma mio marito mi richiama indietro.
 
“Bra, portali dai miei”
 
Lo ascolto e riprendo il cammino. Mi blocco nuovamente per comunicargli un nuovo pensiero.
 
“Goten, non possono portarcelo via in questo stato, ha bisogno di cure”
 
Almeno credo.
 
 
P.O.V Goten
 
Mia moglie è uscita con Lily e Charlie almeno mezzora fa ed io cerco di abbassare la febbre a Nicholas, ma è ancora molto alta.
 
Il bambino non mi dice nulla, ma continua a fissarmi con occhietti lucidi. È coricato sul divano e gli bagno la fronte con una pezza inzuppata di acqua fredda.
 
“Tesoro, vedrai che starai meglio, devi solo avere un po’ di pazienza”
 
Continua a fissarmi, ma ora lacrime di dolore scendono lungo le sue paffute guance.
 
“N-non voglio andare via”
 
Provo a contenere quella sofferenza asciugando i suoi occhi, ma è inutile.
 
Suonano alla porta, interrompendo i miei vani tentativi di calmare Nicholas.
 
Apro e come previsto davanti a me si trova l’assistente sociale.
 
“Buonasera, signor Son”
 
È diffidente, non vedo la solita cordialità e così anche io mi irrigidisco.
 
“Nicholas è malato e non può essere spostato”
 
La donna rimane interdetta alle mie parole e allunga lo sguardo oltre me per appurare che dica la verità.
 
“È morbillo”
 
Provo a spaventarla, magari teme per un eventuale contagio. Spero che possa essere ancora infettata.  
 
Finalmente gli occhi tornano su di me.
 
“Mi chiami quando il bambino starà meglio”
 
Gira i tacchi e se ne va. Mi lascia esterrefatto. Ho davvero ritardato la nostra separazione? O meglio, Nicholas lo ha fatto. Ma se vogliamo essere ancora più precisi, il destino ci ha messo lo zampino e questo mi fa tirare momentaneamente un sospiro di sollievo.
 
 
Continua…

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Capitolo 13
*** Un nipote acquisito ***


Un nipote acquisito
 
 
P.O.V Bulma
 
Da quando ho dato a mio marito la notizia che presto non rivedremo più Nicholas, è sempre immerso nei suoi pensieri. Si allena regolarmente, ma faccio comunque fatica a riconoscere la sua solita e perenne espressione seccata in volto.
 
Per come è iniziata questa vicenda, ero davvero convinta che non avrebbe mai accettato quel bambino come nipote e invece mi tocca ricredermi. Se ho imparato a conoscerlo in tutti questi anni, sta sicuramente pensando ad un modo per evitare a tutti questo triste distacco.
 
Riflette seduto a quel tavolo, a braccia sorte e a capo chino. Lo vedo, a me non può nasconderlo, è dannatamente preoccupato per quel piccolo. Nicholas è malato in questo periodo e lui non ha perso tempo per aiutare Bra e Goten ad accudirlo.

Sa che quando il bambino starà meglio dovremo lasciare che lo vengano a prendere, così lui non spreca nemmeno un secondo a trovare quella benedetta soluzione.
 
Mi avvicino a lui, mi appoggio con le braccia al tavolo e arrivo all’altezza dei suoi occhi, regalandogli un orgoglioso e fiero sorriso. Alza lo sguardo su me, ma non accenna a rilassarsi.
 
“Che vuoi, Bulma?”
 
Lo ammiro, senza badare al tono con cui si è appena rivolto a me.
 
“Nulla, Vegeta” inizio anch’io a rattristarmi “Hai un piano?”
 
Butto lì la domanda, sono convinta che lui capisca a cosa mi stia riferendo.
 
“Potrei uccidere l’assistente sociale, il giudice che ha firmato il divorzio dei ragazzi e infine anche la madre di Nicholas, nel caso un giorno le venisse la brillante idea di venire a riprenderlo”
 
“Vegeta!”
 
Forse detta da qualcun altro sarebbe potuta sembrare quasi una battuta, ma dalla sua bocca può uscire solo come una minaccia.
 
“Non ho altre soluzioni” lo guardo e giurerei di leggere rassegnazione nei suoi occhi “E poi sei più brava di me a trovare le soluzioni ai problemi”
 
Il mio principe è sentimentalmente provato? Oddio, ma cosa gli ha fatto quel bambino? Ha davvero estirpato dal suo cuore tutta la fierezza dei sayan e ha iniettato nel suo petto una grande dose di amore e dolcezza? Se fosse davvero così, potrei addirittura innamorarmi di lui per la seconda volta.
 
“Bulma, la pianti di guardarmi in quel modo?!”
 
Sbatto le palpebre alle sue parole. Perché, come lo guardavo? Bò.
 
“Vorrai dire che trovo soluzioni pacifiche”
 
E poi nemmeno tanto se penso a come ho fatto ad ottenere l’annullamento del divorzio di mia figlia.
 
“Sì, bè, quel che è”
 
Si alza sbuffando.
 
“Ed ora dove vai?”
 
“Da Nicholas. Goten è al lavoro, no? Do una mano a Bra”
 
“Lily e Charlie sono da Chichi, non credo che nostra figlia abbia bisogno d’aiuto”
 
Lui mi guarda come se lo avessi preso in fallo. Sono sorpresa almeno tanto quanto lui per la sua inaspettata reazione.
 
“Allora vado da Karoth”
 
Sono sempre più stupita.
 
“Che vai a fare da Goku?”
 
“Ho bisogno di allenarmi con qualcuno”
 
Non mi dà nemmeno il tempo di ribattere, che si è già avviando verso la finestra, spiccando il volo ad alta velocità.
 
 
P.O.V Vegeta
 
Non so nemmeno più io cosa voglio. Diminuisco persino la velocità per ritardare il mio arrivo.
 
Ma davvero penso che Karoth possa aiutarmi a trovare una soluzione a questo problema? Credo di essere diventato ingenuo almeno tanto quanto lui, se non di più. Sapevo che prima o poi mi avrebbe contagiato quell’idiota!
 
In questo breve tratto, che, per quanto mi sforzi di allungare, rimane sempre troppo corto per la mia volontà, mi tornano inevitabilmente in mente i miei nipoti e penso al fatto di essere stato favorevole all’aborto di Bra. Goten ha ragione, sono stato un mostro e alla fine mi sono anche permesso di fare il moralista con lui.
 
Non so se mi stia indebolendo, ma sicuramente la mia famiglia mi sta trasformando sempre più in un terrestre. E sì, provo delle emozioni anch’io, forse è difficile da crederlo, persino per me. Ora, per esempio provo amore e rabbia, forse anche paura, ma di certo non lo ammetterei a qualcuno.
 
Non so come Lily abbia fatto a perdonare un insensibile come me, ma ricordo qualche settimana fa, quando è venuta da me per parlarmi e lei è arrivata con l’intenzione di chiedere scusa a me, lasciandomi senza fiato.
 
 
Bussano alla porta della mia camera. Ma chi può essere a quest’ora? Credo che la persona dall’altra parte del muro abbia intuito i miei dubbi, perché si affretta a chiarirli.
 
“Nonno, sono Lily. Mi apri?”
 
Lily? Pensavo mi odiasse e non volesse più vedermi e invece bussa alla mia stanza. Non me lo faccio ripetere e corro ad accoglierla.
 
Mi guarda dispiaciuta. Io invece mi guardo intorno per accertarmi che sia sola. Non capisco chi possa averla accompagnata, visto che sia Bra che Goten sono arrabbiati con me per la reazione che ho avuto a casa loro.
 
“Piccola, che ci fai qui?”
 
“Scusa, nonno”
 
Credo di aver capito male. Mi chino davanti a lei per arrivare alla sua altezza. Ma lei prosegue ignorando le mie perplessità.
 
“Mamma mi ha detto di non ascoltare quando papà è arrabbiato, ma io l’ho fatto. E poi scusa anche perché se non mi volevi bene significa che ho fatto la cattiva, ma io non volevo essere una bambina cattiva. S-scusa”
 
Sta scoppiando in lacrime davanti a me. Mi sto facendo prendere dal panico. Butto un’altra occhiata lungo il corridoio per accertarmi che davvero non ci sia qualcuno che possa vederci.
 
Non so che altro fare se non abbracciarla. Sento i suoi singhiozzi contro la mia spalla.
 
“Non hai fatto nulla di sbagliato, Lily. Quello sbagliato sono io”
 
Provo a consolarla con flebili e sussurrate parole.
 
Sciogliamo quel dolce contatto. Mi ha profondamente turbato lo stato di mia nipote.
 
È sudata per la disperazione. Le sposto i turchini capelli dalla fronte, regalandole una rara carezza.
 
“Nonno, io ti voglio bene”
 
Sono uno stupido, sono davvero un completo idiota. E per quanto io sia dannatamente ottuso, lei mi vuole comunque bene. Ecco di cosa mi sarei privato, di tutto questo amore, assolutamente non meritato, ma che mi fa stare meravigliosamente bene e in pace con me stesso.
 
“Ti voglio bene anch’io, piccola”
 
Sorprendente, ma mi commuovo e tra le - quasi - lacrime, le sorrido davvero felice di non aver perso il suo affetto a causa di un mio ennesimo gesto da incosciente.
 
“Lily, non vai a scuola stamattina?”
 
“Sì. Mi accompagni tu?”
 
E come faccio a negarle questa richiesta? Per oggi gli allenamenti aspetteranno, perché quello che mi regala la mia nipotina, la stanza gravitazionale non potrà mai donarmelo.
 
“Prendi la cartella”
 
Mi alzo e le porgo una carezza sulla testa.

 
 
Tra mille pensieri e dolci e sofferti ricordi, arrivo sui monti Paoz e sorvolandoli, vedo Karoth e Lily che si stanno allenando. Sorrido involontariamente. Mi sono sempre chiesto chi fosse più bravo ad allenare nostra nipote. Non può essere migliore di me anche in questo, ma poi mi rispondo che non mi importa, perché se lei mi vuole bene significa che comunque sto facendo un buon lavoro.
 
Atterro e mi mostro infastidito.
 
“Si batte la fiacca, oggi?”
 
Lily mi sorride e mi corre incontro, interrompendo con innocenza un attacco che stava colpendo in pieno Karoth. Peccato, avrei potuto lasciarla fare.
 
“Nonno!”
 
Mi avvolge le gambe con le sue piccole braccine, ma io non mi scomodo di una virgola per ricambiare.
 
“Sai che nonno Goku mi ha insegnato la Kamehameha”
 
Il solito idiota, ma cosa potevo aspettarmi da lui?!

“Non è un po’ troppo piccola per questo genere di attacchi?”
 
Mi ride in faccia con spensieratezza, dandomi davvero l’impressione di avere davanti due bambini.
 
“Ma no, Vegeta”
 
Si avvicina a noi e Lily continua a raccontarmi i suoi progressi.
 
“Nonno, sei vuoi ti faccio vedere”
 
“No, Lily, devi ancora perfezionarla e non vorrei che nonno Vegeta si facesse male”
 
Mi guarda con aria di sfida. Dannato Karoth! E poi quello che lo provoca sarei io, vero? Ma stavolta giuro che non cedo, non sono venuto per combattere, ma per parlare e trovare una soluzione ad un grosso problema. Piuttosto, mi rivolgo alla bambina.
 
“Lily, credo tu abbia i compiti da svolgere. Per oggi basta allenamenti”
 
Mi sorride, ubbidendomi e corre verso casa. Quando scompare alla nostra vista, mi rivolgo a Karoth.
 
“Sei un incosciente”
 
“È brava, Vegeta. La ragazzina ha davvero talento”
 
È orgoglioso e soddisfatto. Ma se è per questo, lo sono anch’io.
 
“Cosa intendi fare con Nicholas, Karoth?”
 
È tornato serio all’improvviso ed ora sul suo volto si dipinge una evidente nota di dolore e preoccupazione.
 
“Non lo so. Comunque, credo che non ci sia concesso di fare molto, se non amarlo finché è con noi”
 
Il solito sentimentale da quattro soldi, come se con i sentimentalismi si possa arrivare ad una soluzione.
 
“Ti ho chiesto concretamente cosa intendi fare. Non dirmi che ti arrendi così!”
 
Mi guarda perplesso. Diamine, ma come ho fatto ad imparentarmi con lui?!
 
“Vegeta, non possiamo andare contro la legge”
 
“E questo chi l’ha detto?”
 
È sempre più interdetto, ma stavolta la ragione è - lievemente - dalla sua parte.
 
“Lo dicono tutti. Chiedi a Crilin” mi guarda e sono sicuro che abbia già capito le mie intenzioni “Vegeta, Bulma ti uccide davvero stavolta”
 
È più spaventato da mia moglie, che da qualunque altro nemico.
 
“Allora, Karoth, hai abbastanza fegato?”
 
Questa volta sono io a provocare il suo orgoglio.
 
“Vegeta, non ne sono molto convinto” mi fissa sospettoso e titubante “Ma se non c’è altra soluzione”
 
Gli faccio un mezzo sorriso e mi preparo a spiccare il volo.
 
“Ma ora?”
 
“Cosa vuoi aspettare, Karoth. Sai, non ti facevo così fifone”
 
Non aspetto nemmeno la sua replica e parto. Faccio pochissima strada, che sento la sua aura avvicinarsi sempre di più a me.
 
Sembra che stavolta dovremo collaborare, se vogliamo evitare di perdere Nicholas per sempre.
 
 
Continua…

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Capitolo 14
*** Per una giusta causa ***


Per una giusta causa
 

 
P.O.V Chichi
 
Siamo alle solite. ‘Mi alleno cinque minuti con la bambina’ e non è ancora tornato. Anzi, peggio, Lily è rincasata, ma lui no. Per fortuna che gli avevo esplicitamente chiesto una mano con Charlie. Ma che grande novità! Non mi sfiora nemmeno più il non poter contare su di lui.
 
Piuttosto la questione che mi fa sentire veramente male è il fatto di dover salutare Nicholas. Non ho nemmeno avuto il tempo di chiamarlo nipote che già ce lo strappano dalle braccia.
 
La sua innocua malattia è stata provvidenziale, ma non basterà per evitare quello che ci aspetta.
 
Charlie piange in continuazione per l’assenza dei suoi genitori ed io non so più come calmarlo. Non so come faccia, ma mio marito si inventa sempre qualcosa per riuscire a cessare questo ininterrotto pianto. Sarà che è più infantile di suo nipote, ma in questi casi gradisco anche quel suo lato.
 
Lo cullo, lo riempio di baci, ma niente, e insieme alla voce di Charlie, anche la mia pazienza sta lentamente scomparendo. Suo nonno genera qualche piccola sfera di energia e subito si zittisce. Giuro che in questo istante vorrei esserne in grado anche io.
 
Con le grida del bambino nelle orecchie, entro nella stanza, che prima era di Gohan e Goten, dove mia nipote sta svolgendo diligentemente i suoi compiti, per chiedere informazioni su quell’idiota di Goku.
 
“Lily, che fine ha fatto tuo nonno? Perché non siete ritornati insieme?”
 
Alzo un po’ la voce, affinché lei mi senta.
 
“Nonno Vegeta mi ha detto di tornare a casa e li ho lasciati nel bosco”

“Nonno Vegeta??”
 
Perché ho un bruttissimo presentimento?
 
 
P.O.V Goku
 
Sono sempre più convinto che non sarà solo Bulma ad ucciderci, ma anche Chichi farà la sua buona parte. Mia moglie, se possibile, riesce addirittura ad essere più subdola, prevedo già che mi negherà la colazione, il pranzo e la cena, lasciandomi morire lentamente di fame. Lei non sa che significhi la clemenza ed io mi sto ficcando in un guaio più grande di me.
 
Vegeta si blocca all’improvviso davanti a me e anche io freno appena in tempo, ridestandomi da questi inquietanti pensieri.
 
“Karoth, ti vuoi dare una calmata?!”
 
Ma se non ho nemmeno fiatato!
 
“Pensi che non percepisca la tua paura??”
 
“Vegeta, non ho paura!”
 
Ma quando mai, poi? Sempre. Ma alla fine il coraggio lo trovo. Tranne che con Chichi, se posso evitare, preferisco non sfidarla.
 
“E poi, se non ricordo male, è colpa tua se ci troviamo in questo casino”
 
Ecco, ha il potere di tirare fuori il peggio di me. Io non sono così, non rinfaccio gli errori a nessuno. Ma per l’amor del cielo, lui farebbe scappare la pazienza anche agli Angeli.
 
“Sei tu che hai licenziato Goten e poi tutto quello che è successo dopo è stato solo una conseguenza di quel tuo insensato gesto”
 
Proseguo?? Ma sono totalmente impazzito?! Sicuramente non risponderà a parole, ma con qualche onda. Forse è meglio se mi preparo a respingere il suo attacco.
 
“Hai ragione, Karoth”
 
Credo di non aver capito.
 
“E non guardarmi così!”
 
Lo riconosco leggermente di più, ma resta il fatto che mi ha dato ragione. È sicuramente un giorno da ricordare.
 
Gli butto solo un’occhiata indifferente e riprendo il volo, passandogli accanto e spero che il reverendissimo principe mi segua, prima che io cambi idea.
 
 
 
 
In breve tempo arriviamo a Satan City. Ed ora? Se ho capito bene Vegeta vuole distruggere le prove del divorzio dei ragazzi e spero non uccidere qualcuno. Non mi ha esplicitato le sue intenzioni, ma credo siano quelle. Ripeto, credo, perché chi lo capisce è bravo ed ammiro veramente tanto Bulma per essere così abile in questa impresa.
 
Ha un’espressione pensierosa. Però se rendesse partecipe anche me dei suoi pensieri, ne sarei più felice. Altrimenti per quale ragione mi avrebbe coinvolto? E dire che, per avere mosso un simile passo, nella sua testa la situazione deve essere parecchio disperata, diversamente non si sarebbe mai abbassato a chiedere aiuto ad un sayan di terza classe come me.
 
“Vegeta, da che parte?”
 
Mi indica con un cenno del capo un edificio difronte a noi. Non l’ho mai notato in tutta la mia vita.
 
“Cos’è?”
 
Chiedo ingenuamente forse. Sì, decisamente troppo ingenuamente, perché mi fulmina con gli occhi.
 
“È il tribunale, dove hanno divorziato Bra e Goten”
 
Allora è decisamente meglio che io non abbia mai messo piede lì dentro e spero vivamente che quel giorno non arrivi mai. Ma forse dopo oggi potrebbe seriamente essere la volta buona che Chichi mi ci porti.
 
Si avvia verso il palazzo, facendo finta che io non esista. Lo seguo dopo qualche istante e blocco i suoi passi.
 
“Fermo, Vegeta. Che intendi fare?” aspetto che mi risponda, ma non si degna nemmeno di voltarsi verso di me “Senti, sul fatto che non ti faranno distruggere quei documenti facilmente ci arrivo anch’io”
 
“Infatti li chiederemo gentilmente. Perché credi che mi sia portato dietro te?!”
 
Quindi dovrei chiedere io di avere quei documenti?
 
“Karoth, ascoltami bene, che non è difficile nemmeno per una zucca vuota come te. Tu li intrattieni, tanto di cavolate ne sai sparare quante ne vuoi, io cerco i documenti e mi assicuro di fare sparire tutte le prove di quel dannato divorzio”
 
Si sta avviando dentro, lasciandomi un po’ perplesso. Non lo seguo subito e sento di nuovo la sua voce alle spalle.
 
“È mia la colpa e sistemerò tutto. Ora ti chiedo una mano, ma credimi che non ci sarà un’altra occasione. Su questo puoi scommetterci”
 
Mi volto spontaneamente a quella considerazione, con una certa soddisfazione sul volto.
 
“Intendi un’altra occasione di sbagliare o di chiedermi aiuto?”
 
L’ho lasciato spiazzato.
 
“Cammina, Karoth. Non ho tempo da perdere”
 
Qualsiasi sia la sua risposta, sono felice, perché sono certo che ha imparato la lezione e da ora in poi lascerà sicuramente in pace i nostri figli nelle loro decisioni, e poi i suoi piani non mi piacciono, quindi meno mi coinvolge e meglio è.
 
Entriamo e un’agente ci accoglie. Non ci posso credere!
 
“Crilin, che ci fai qui?”
 
“Potrei fare la stessa domanda a voi”
 
Mi sorride. Diamine! Per me la situazione si complica. Come faccio a mentire al mio migliore amico? Come se poi infondo io sappia mentire.
 
Devo farmi venire in mente qualcosa di plausibile e fortuna che Crilin mi aiuta in questo.
 
“Non dirmi che Chichi ti ha lasciato alla fine. Sai, non mi stupirebbe”

“Esatto!”
 
Che idiota che sono! Mai stato più d’accordo con Vegeta in questo momento.
 
Mi guardano entrambi con gli occhi sbarrati e, ovviamente, per motivi diversi.
 
“C-Crilin, io però non voglio separarmi da lei, nonostante, insomma, non abbia tutti i torti” Vegeta mi sta minacciando con lo sguardo, ma cerco di ignorarlo “Non ci sarebbe un modo per annullarlo e fare finta che non ci sia mai stato?”
 
Il mio amico fa vagare lo sguardo da me a Vegeta. Sicuramente si sta chiedendo il motivo della sua presenza e lo vedo alquanto titubante.
 
“Se ho capito bene, Goku, vuoi distruggere quei documenti”
 
“Sì, esatto. Si può?”
 
Ho leggermente modificato i piani di Vegeta, ma chi si aspettava di trovarsi davanti Crilin?
 
“E immagino che Chichi non sia al corrente delle tue intenzioni”
 
“No e ti sarei grato se non ne facessi parola né a lei né a qualcun altro. Ti posso garantire che non ne è sicura nemmeno lei. Si è lasciata trasportare da un attimo di rabbia”
 
Ma che scusa è? Lei è sempre in collera con me, ma non per questo penserebbe di lasciarmi. Almeno credo.
 
“Va bene, Goku, ma solo perché sei tu. E mi devi un favore gigantesco, perché sto rischiando tanto per aiutarti”
 
“Te ne sono infinitamente grato. Anzi, Crilin, dicci solo cosa fare e ci pensiamo io e Vegeta”
 
Ributta l’occhio sul mio compagno di crimine e ci indica una porta. Non me lo faccio ripetere ed entro, seguito da Vegeta, che chiude prudentemente la porta alle spalle.
 
Mi fulmina nuovamente per la mia idea poco brillante.
 
“Ho capito, Vegeta, sono un idiota. Ma possiamo rimandare a dopo gli insulti?”
 
“Questo è l’archivio”
 
Fin lì ero arrivato anche io. Ma è immenso, non saprei nemmeno da dove iniziare.
 
“Hai qualche idea?”
 
Ci pensa, scrutando ogni ripiano.
 
“I documenti dovrebbero essere ordinati per anno”
 
Avanza e cerca il piano giusto. Pare che essere sposato con una scienziata lo abbia reso abile anche con il cervello e non solo con la forza.
 
“E poi in ordine alfabetico”
 
Fa scorrere velocemente i fogli con le dita, ci impiega davvero pochi secondi.
 
“Trovati!”
 
“Davvero??”
 
Mi avvicino a lui incredulo. In quel fascicolo si parla di Goten e Bra e ovviamente ci sono anche i documenti del divorzio e dell’annullamento.
 
Vegeta prende i due documenti incriminati e ripone accuratamente il fascicolo al suo posto.
 
In teoria la nostra missione è conclusa. Ma uno squillo disattende il desiderio di uscire il più velocemente possibile da qui.
 
“Vegeta, che diavolo è questo rumore?”
 
“È il mio telefono”
 
Lo tira fuori dalla tasca, sotto il mio sguardo incredulo.
 
“Da quando hai un telefono?”
 
“Da quando Bulma vuole avere la certezza che io sia sempre sotto il suo controllo. Pronto”
 
La sua espressione passa da infastidita a spaventata. Oddio, cosa può essere successo?
 
Riattacca e io lo guardo con aria interrogativa.
 
“Siamo arrivati troppo tardi, Karoth. L’assistente sociale è passata a casa dei ragazzi e, quando ha visto che Nicholas stava meglio, lo ha portato via”
 
No, mi rifiuto di credere che sia finita così dopo tutti i nostri sforzi.
 
 
Continua…
 

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Capitolo 15
*** Una flebile speranza ***


Una flebile speranza
 
 
P.O.V Goten
 
Non so come consolare Bra, per il semplice fatto che anche il mio cuore si sta spaccando, ormai provato da troppa sofferenza.
 
Il nostro piccolo Nicholas ci è stato strappato dalle braccia senza un minimo di sensibilità. Il bambino era disperato, urlava, ma quella donna niente, apatica e impassibile come una vipera velenosa, non ha nemmeno fatto una piega. Si è arrogata il diritto di decidere al posto della sua volontà, al posto della sua felicità.
 
L’avrei volentieri presa per il collo e sbattuta fuori da casa mia, ma in quell’impeto di ira non ero così sicuro di riuscire a contenere la forza e sono certo che l’avrei sicuramente uccisa. Così, in quel dubbio, che posso tranquillamente definire certezza, ho preferito azzerare l’aura, respirare e dare libero sfogo al dolore attraverso le lacrime, almeno l’unica persona a cui avrei nuociuto sarebbe stato il sottoscritto.
 
È passata come minimo mezz’ora da quell’incubo, ma mia moglie piange silenziosamente, inondandomi la spalla di lacrime. Posso sentire forti singhiozzi contro il mio petto, il suo cuore minaccia di uscirle dalla gabbia toracica, ma io provo a contenere quel tormento cullandola e abbracciandola, seduti sul nostro divano.
 
Non abbiamo ancora proferito parola. Ma infondo cosa c’è da dire in casi come questi?
 
Dannata assistente sociale!
 
Lei non ha portato via Nicholas, ha portato via mio figlio e questo non lo posso accettare. Io devo trovare una soluzione, a costo di rapirlo e di riportarlo a casa.
 
Non vedo in volto Bra, il suo sguardo è orientato verso il basso, ma ho seriamente paura ad incontrare i suoi occhi arrossati.
 
Mi schiarisco la voce, per cercare di renderla più soffice e rassicurante possibile, e mi rivolgo a lei con l’intenzione - impresa alquanto difficile - di risollevarle il morale.
 
“Tesoro”
 
Cerco delicatamente di sollevarla dalla mia spalla. Lei si alza, ma continua a tenere lo sguardo sul pavimento. Si rivolge a me con rassegnazione.
 
“Goten, lo abbiamo perso ed è tutta colpa nostra”
 
Non riesce a proseguire, sta riscoppiando nuovamente in lacrime e, a quella reazione, anche i miei occhi ricominciano a pizzicare.
 
“Bra, no” con risolutezza, ma dolcezza, la costringo a guardarmi, alzandole il mento con due dita “Io non mi arrendo, hai capito? Lo riporto da noi. Abbi fede in me”
 
“Non dipende da te, Goten. Magari potessi decidere tu”
 
Ha ragione. Mia moglie ha tristemente ragione.
 
Sento un’aura familiare. Anzi due.
 
Papà e Vegeta?
 
Anche Bra sente la loro presenza perché mi fissa interdetta e sposta velocemente lo sguardo verso la porta.
 
Sciolgo l'abbraccio e mi dirigo verso l’uscio. Quando lo apro, mio padre sta per bussare, ma si blocca non appena mi vede. Vegeta è solo un passo dietro lui.
 
“Papà. Che diavolo fate qui?”
 
Mi guarda dispiaciuto. Immagino lo sappia già. Abbassa lo sguardo su dei documenti che tiene tra le mani e, per la verità, mi sono anche molto familiari.
 
“Ehy, ma quelli sono”
 
“Sì, figliolo, sono i documenti del vostro divorzio. Volevamo distruggerli, ma Bulma ci ha avvertiti e a quanto pare siamo arrivati troppo tardi”
 
Mi ha lasciato senza parole.
 
“E-e tu come hai fatto ad averli?”
 
La sua espressione diventa colpevole ed immagino già che abbia trasgredito un bel po’ di leggi.
 
“Ecco, vedi, Goten, è meglio che io non ti renda complice di tutto questo. Non vorrei che ti venisse la tentazione di dirlo a tua madre e credimi se ti dico che è meglio che non ne venga mai a conoscenza”
 
Ora inizio davvero a spaventarmi. Temo davvero abbiano peggiorato questa terribile situazione.
 
“Papà, che hai combinato?”
 
Mi viene spontaneo lanciare un’occhiata diffidente sia a lui che a Vegeta. Ho piena fiducia di mio padre - un po’ meno di Vegeta - ma temo che stavolta l’abbia combinata davvero grossa.
 
Discosta lo sguardo, è in imbarazzo, ma non ride. Lui quando è in imbarazzo ride come un bambino. Ora sono davvero spaventato.
 
“Ok, va bene” acconsente a raccontare “Ho dovuto raccontare a Crilin in tribunale che erano miei i documenti del divorzio”
 
“Cosa hai fatto??”
 
Sì, è decisamente impazzito.
 
“Ho inventato una piccola bugia, dicendo che tua madre mi aveva lasciato ed io volevo le prove, perchè non ero d'accordo con lei”
 
Oh no, alle spalle di mio padre è comparsa mia madre con Lily e Charlie e temo abbia sentito tutto. Ora sono veramente guai.
 
“Goten, perché quella faccia spaventata?”
 
Possibile che non abbia percepito la sua presenza e non risponda da solo alla mia espressione?
 
“Goku!”
 
È saltato di un metro appena ha sentito la sua voce.
 
“Goten, per caso tua madre è dietro di me?”
 
Gli faccio solo un impercettibile segno con il capo. Prevedo fuoco e fiamme. Altro che il Super Sayan!
 
Si volta lentamente, facendo fatica a trovare il suo tanto rinomato coraggio.
 
“Ciao, tesoro”
 
Tenta un timido sorriso, ma mia madre è tutt’altro che propensa all’affettuosità.
 
“Sai, Goku, mi hai dato un grande suggerimento, quindi ti consiglio di non tirare troppo la corda, perché se vai avanti per questa strada, io divorzio veramente. Mi sono spiegata? Ti avevo chiesto di tornare per aiutarmi con tuo nipote. Charlie ha pianto tutto il pomeriggio, quando tu lo avresti calmato in pochi secondi. Sei uno snaturato!”
 
Mio padre sta ascoltando in silenzio la sfuriata di mia madre e, per la verità, nessuno dei presenti osa muovere un muscolo e contraddirla. Persino mio figlio, che è in braccio a lei, sembra cercare di muoversi il meno possibile per evitare che inveisca anche contro di lui.
 
“Chichi”
 
Flebile tentativo di suo marito di calmarla.
 
“No, Goku, non hai giustificazioni. Non più. Ed io non ti consento di continuare a prendermi in giro”
 
Mio padre alza gli occhi al cielo e le mette i documenti davanti agli occhi, zittendola.
 
Lei li legge velocemente e, placandosi, arriva da sola alla conclusione.
 
“Sono i documenti del divorzio di nostro figlio”
 
“Esatto”
 
Lei lo fissa in cerca di ulteriori spiegazioni.
 
“È per questo che sono sparito questo pomeriggio e ho inventato la scusa che tu mi avessi lasciato, per arrivare a questi documenti, distruggerli e rendere i ragazzi idonei all’affidamento. Quindi, tesoro, possiamo rimandare a dopo la nostra lite?”
 
Mai visto mio padre così risoluto e a quanto pare nemmeno mia madre, perché lo sta squadrando come se avesse difronte a sé un estraneo. Butta l’occhio su Vegeta, quindi immagino che abbia capito il suo coinvolgimento.
 
“Quindi cosa pensi di fare, Goku? È tardi ormai”
 
In effetti non è così tardi ed io ho un piano.
 
“No, mamma” allunga gli occhi oltre suo marito per guardarmi “Se abbiamo noi i documenti e li facciamo sparire, abbiamo l’occasione di convincere l’assistente che sia stato solo un errore il divorzio e che non ci sia mai stato”
 
Si voltano tutti verso di me interdetti. Ma io sono convinto che sia un’ottima idea e poi dopotutto non abbiamo molte altre alternative. Se non funziona questo ultimo disperato tentativo però dovremo seriamente dichiarare sconfitta.
 
 
Continua….

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Capitolo 16
*** Quell'ultimo disperato tentativo...e un lieto fine inaspettato, ma tanto desiderato ***


Quell’ultimo tentativo…e un lieto fine inaspettato, ma tanto desiderato
 
 
P.O.V Bra
 
Che brutta idea! Anzi pessima idea!
 
Mio marito ha avuto la santa idea di invitare a pranzo l’assistente sociale. Ma io non sono così sicura di resistere alla tentazione di aggiungere accidentalmente giusto un po’ di veleno alle mie deliziose pietanze.
 
Goten mi ha raccomandato di essere gentile e paziente, ma non sono così certa di riuscire ad accogliere quella donna come se non mi avesse strappato un pezzo di anima.
 
I bambini sono da mia madre e questo mi rende meno ansiosa, non avendo il timore di trasmettere a loro tutta questa tensione.
 
Mi vesto elegante, come se il mio abbigliamento potesse avere qualche tipo di influenza sulla riuscita di questo incontro - o scontro, credo sia decisamente più probabile -. Temo che qualcosa vada storto, per non dire tutto, dato che immagino facilmente - e a ragion di logica - che parlare con il cuore in mano ad una donna che nel petto ha un pezzo di ghiaccio sia totalmente inutile.
 
Non vediamo Nicholas da qualche giorno. Posso solo immaginare come stia soffrendo il mio bambino in questo momento. Si era abituato a noi, eravamo diventati la sua famiglia, ci siamo occupati amorevolmente di lui quando era malato, ma questo ha solo contribuito ad istaurare tra noi un legame più forte, provocando così una maggiore sofferenza alla nostra separazione.
 
Ha promesso di portarlo con lei oggi, almeno per consentirci un ultimo saluto e magari ulteriori lacrime. Ma, se devo ancora assistere alla disperazione di quel bambino, rischio davvero di sentirmi male.
 
Persino i miei capelli si ribellano a questa inevitabile sofferenza, non riesco davvero a tenerli in ordine.
 
Riscopro un po’ di coraggio-sayan nei meandri più profondi della mia psiche e cerco di riportarlo alla luce, trovando la forza di muovere incerti passi verso le scale.
 
Mio marito mi attende accanto all’ultimo gradino e fissa i miei lenti movimenti in preda all’angoscia.
 
“Andrà tutto bene, Bra”
 
Ma cerca di convincere me o se stesso?
 
“Sì, tesoro, hai ragione, andrà tutto bene”
 
Tento un convinto sorriso, ma ovviamente non mi riesce come dovrebbe.
 
Ma tanto è inutile prenderci in giro, i nostri occhi parlano da soli. Ci fissiamo per istanti interminabili e, nonostante lui sia spaventato almeno tanto quanto me, il suo sguardo mi infonde un po’ di temerarietà.
 
Il campanello interrompe quel contatto visivo. Gli stringo velocemente la mano nella mia e stavolta un’espressione più serena e confortevole si delinea sul mio volto.
 
Prende un respiro e corre - si fa per dire, visto che non ha quella gran smania di iniziare questo confronto - ad accogliere i nostri ospiti.
 
Appena apre la porta, una saetta bionda si butta tra le mie braccia ed io istintivamente mi chino per accogliere quell’impeto di affetto. Lo stringo forte a me, in questo momento non mi importa nemmeno di essere osservata, chiudo gli occhi e viaggio insieme a Nicholas in un mondo parallelo. Mi commuovo silenziosamente sulla sua spalla e strizzo ancora più forte le palpebre per darmi un minimo di contegno. Il suo dolce profumo mi entra nelle narici, rasserenandomi. Sento le sue piccole mani stringermi delicatamente il collo e posso percepire la sua grande e impaziente gioia esplodere contro il suo petto. Mi sussurra debolmente all’orecchio.
 
“Mi manchi, Bra”
 
Tesoro mio, fosse stato per me non ti saresti allontanato nemmeno di un metro da noi.
 
Sciolgo quel fanciullo e innocente abbraccio e gli stampo un grosso bacio sulla guancia, tenendolo ancora tra le mie braccia. Sorrido quando noto di avergli imporporato la nivea pelle con il velo di rossetto che dona un po' di colore alle mie tremanti labbra.
 
“Anche tu, amore mio”
 
Mi alzo, porgendogli una carezza sulla testa e tento di ricompormi, tamponandomi velocemente gli occhi con le mani.
 
Anche Goten sembra rimasto scosso da quella scena. Si schiarisce la voce e si rivolge all’assistente ancora sulla porta, la quale non sembra essersi scomposta più di tanto davanti a quella scena. Dopotutto cosa mi stupisco a fare, lei è Lady Cuore-Di-Ghiaccio, nulla di nuovo quindi.
  
“Prego, si accomodi”
 
Mio marito la invita cordialmente ad entrare, spostandosi.
 
“Sentite, arriviamo subito al motivo della mia presenza. Avete detto al telefono che era una questione importante, quindi non c’è ragione che io prolunghi più del necessario la mia permanenza in questa casa”
 
Dannazione! Così salta il mio piano di avvelenamento.
 
Goten mi lancia una furtiva occhiata di intesa e lo anticipo, prendendo la parola.
 
“Vede, le vorremmo parlare di quello sgradevolissimo equivoco” accenna a ribattere, ma io proseguo, zittendola e cercando di mantenere un tono pacato e cortese, stringo la mano di Nicholas per trovare la forza di contenere l’ira “Io e mio marito ci amiamo tantissimo e insieme - solo restando uniti - ne abbiamo superate davvero tante e mi creda se le dico che senza lui non potrei vivere nemmeno un giorno”
 
Il diretto interessato del mio discorso mi fissa sbigottito, immagino più per la disarmante sincerità con cui ho proferito quel discorso che per le parole in sé.
 
“E poi il bambino si è affezionato a noi. La prego si metta una mano sul cuore e gli consenta di essere felice e amato nella nostra famiglia”
 
Non ci credo, sto crepando quella pietra nel suo petto?? Fa vagare lo sguardo da me a Nicholas e riflette. Blocca proprio gli occhi su quest’ultimo.
 
“Signora Son, l’intenzione era proprio quella di permettere al bambino di restare con voi, prima ancora delle sue parole e di quell’abbraccio”

​Proferisce quell'ultima parola con voce fievole e leggermente rotta.
 
Mio marito trova la forza di intervenire.
 
“Aspetti, ci sta dicendo che”
 
Non riesce a proseguire, i suoi occhi si stanno inumidendo.
 
“Sì, signor Son, non ho alcuna intenzione di dividere un figlio dai propri genitori”
 
“Genitori?”
 
Rimango perplessa, noi non lo abbiamo adottato, è solo un affidamento.
 
“La madre di Nicholas ha rinunciato alla sua custodia, quindi, se lo desiderate, può prendere il vostro cognome. Ma, dalle vostre parole, deduco che siano queste le vostre intenzioni. O sbaglio?”
 
Io e Goten siamo rimasti senza fiato. L’assistente sorride al bambino, senza nemmeno attendere la nostra ovvia risposta, e si avvia verso la porta. Ci concede solo un’ultima battuta prima di aprirla e dileguarsi.
 
“Non ho più trovato in archivio i vostri documenti del divorzio. Credo che ci siano buone probabilità che il tribunale li abbia persi” fa finta di riflettere e di essere perplessa difronte a quella misteriosa sparizione  “Bè, insomma, in qualunque caso, credo di poter chiudere un occhio per voi, visto che l’amore di cui parlate si sente non appena si metta piede qui dentro”
 
Sto sicuramente sognando, è uscita, lasciando Nicholas tra le mie mani.
 
Mio marito chiude lentamente la porta palesemente commosso e gioioso. Si avvicina a noi e si rivolge a me.
 
“Tesoro, da quando la Dea della Fortuna veglia così su di noi?”
 
“Non lo so, Goten”
 
Guardiamo entrambi quel bambino così diverso da noi, ma anche così simile nel cuore e gli sorridiamo.
 
Goten è il primo a tornare con lo sguardo su di me.
 
“Son Nicholas. Non suona tanto male”
 
“No, proprio per niente”
 
Dopo quella considerazione non posso fare altro che gettarmi al suo collo, con il braccio libero, e stampargli un grosso bacio sulle labbra. Il nostro bambino però protesta poco dopo.
 
“Ho fame”
 
Ci stacchiamo, iniziando una sincera e genuina risata, che solo Nicholas può stimolare in questo emozionante momento.
 
“Fantastico, Bra. Se prima avevamo poco tempo per noi, ora sarà decisamente inesistente”
 
“Lo troveremo, tesoro. Figurati se non risolviamo questo piccolo inconveniente”
 
Gli porgo un leggero sorriso malizioso e mi rivolgo a Nicholas.
 
“Bene, sono contenta che tu abbia fame, perché ho preparato un sacco di cose buone per il tuo arrivo”
 
Mi guarda con occhioni sognanti.
 
Direi che alla data attuale possiamo ritenere la famiglia Son decisamente al completo.
 
 
 
Fine.
 
 
Spazio dell’autrice

Ciao a tutti!
Eccoci arrivati al termine di questa FF e anche di questa serie. Io spero come sempre che vi sia piaciuto ogni capitolo, finale compreso 😊
È veramente doveroso qualche ringraziamento speciale a tutti coloro che hanno inserito questa storia nelle seguite, ricordate e preferite o che la inseriranno! <3
Ma credo di dovermi soffermare personalmente su coloro che hanno sempre commentato, incentivandomi a proseguire 😊

Ringrazio di cuore
Marlena_Libby per avermi dato lo spunto per iniziare questa nuova storia e in generale per averla seguita con costanza, dandomi sempre un suo importante parere <3
Ringrazio di cuore
Longriffiths per avermi sempre seguita e sostenuta nelle mie piccole-grandi follie e per avermi lasciato un suo importante parere <3
 
Alla prossima 😊
Baci
-Vale

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