First Class - the Tearpain girl di DiNozzo323 (/viewuser.php?uid=64620)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo I ***
Capitolo 2: *** Capitolo II ***
Capitolo 3: *** Capitolo III ***
Capitolo 4: *** Capitolo IV ***
Capitolo 5: *** Capitolo V ***
Capitolo 6: *** Capitolo VI ***
Capitolo 1 *** Capitolo I ***
Ciao
a tutti!
Ecco
qui la mia prima storia di X-men. Con questa fic ho un rapporto molto
complicato. Quando nel 2011 uscì a cinema X Men First Class
mi
innamorai alla follia del film, dei personaggi, di James McAvoy, di
tutto. Così, dopo averlo visto 2-3 volte di fila, iniziai la
fanfic
che è strutturata (come tutte le mie ffic) con la storia di
base
modificata più o meno leggermente a causa dell'introduzione
di un
Nuovo Personaggio.
Scrivendo
solo quando ho ispirazione per anni ho lasciato la fic incompiuta sul
pc, assieme ad una decina di altre. Stanotte ho finalmente scritto le
7 pagine finali e così eccomi a pubblicarla dopo la bellezza
di 6
anni dalla sua nascita.
È
possibile che si noti una differenza di stile scrittivo fra una parte
e l'altra. Chiedo scusa in anticipo, è ovviamente dovuto
alle lunghe
attese.
Spero
di non essere uscita IC, nel caso segnalatemelo pure, così
come
qualsiasi altra cosa vogliate comunicarmi. Se notate somiglianze con
altre fic, fatemelo sapere, nonostante sia impossibile che le ho
lette, visto che non leggo fic da tantissimo tempo.
Ultimo
appunto: ad un certo punto vi è il testo di una canzone
(E.T. Di
Katy Perry), la cui “storia” vi narrerò
nel capitolo in
questione. Ovviamente facciamo tutti finta che è una canzone
degli
anni 60, sebbene non sia così.
Adesso
vi lascio alla lettura.
Disclaimer:
i
personaggi di X-Men non appartengono a me. L'unico personaggio da me
creato è quello di Sam. Non intendo violare nessun copyright
né
offendere nessuno. Spero solo che vi divertiate a leggere questa
storia tanto quanto io mi sono divertita a scriverla. Baci
P.S.
Il primo e forse il secondo capitolo sono introduttivi,
pressocchè
uguali al film. Mi dispiace ma erano necessari per la storia.
La
vita di alcune persone sarebbe presto cambiata e, anche se ancora non
potevano saperlo, i loro destini si sarebbero presto incrociati.
1944
Polonia
In
un campo di concentramento, un giovane ragazzo ebreo, Erik Lehnsherr,
o meglio prigioniero #214782, era appena stato separato a forza dai
genitori e bloccato da ben 4 soldati, quando quasi divelse un
cancello con l'apparente sola forza del pensiero... Un uomo lo stava
osservando da una finestra. Il suo nome era Klaus Schmidt e sembrava
estremamente interessato all'azione che aveva appena compiuto il
ragazzo.
1944
Westchester, New York
Durante
la sera, un bambino di non più di 12 anni sentì
dei rumori in
cucina. Prese la mazza da baseball e scense a controllare cosa avesse
provato i rumori, temendo si trattasse di un ladro. Nella stanza non
trovò altri che la madre occupata a prepararsi uno spuntino.
Questa
gli chiese se voleva un po' di cioccolata calda. Il bambino
però
notò che vi era qualcosa di strano in quella donna di fronte
a lui.
-Chi
sei tu e cosa hai fatto a mia madre?- Disse a alta voce, poi la
“madre” del ragazzo sentì la voce del
bambino nella sua testa.
“Mia
madre non ha mai messo piede in cucina in vita sua e di certo non mi
ha mai preparato la cioccolata calda... se ordinare alla cameriera di
farla non conta”. La voce si zittì e la donna, di
fronte agli
occhi del bambino, si trasformò, fino a prendere le
sembianze di una
bambina con la pelle blu, gli occhi gialli e i capelli rosso fuoco.
-Non
hai paura di me?- Chiese timorosa la bambina.
-Ho
sempre pensato che non potevo essere l'unico al mondo. L'unico ad
essere... Diverso... E infatti eccoti qui. Charles Xavier.- Disse il
bambino porgendo la mano all'altra che l'accettò.
-Raven.-
-Hai
fame? Sei sola?- Chiese Charles a Raven che annuì.
-Prendi
quello che vuoi. Il mangiare non ci manca, non devi rubare... Anzi...
D'ora in poi non dovrai mai più rubare.- Il piccolo Charles
offrì
alla sua nuova amica del cibo e una casa in cui vivere, oltre alla
sua amicizia.
1944
Washington D.C.
Di
pomeriggio in una palestra nell'East Riverdale una bambina di circa 6
anni si stava allenando in arti marziali. Era piccola, certo, ma
doveva farlo. Doveva essere in grado di difendersi dagli altri
bambini. Il suo nome era Samantha Tearpain... Coincidenza particolare
visto che il suo cognome significava 'lacrima' e 'dolore' e lei aveva
pianto due sole volta in tutta la sua vita...
1944
Polonia
Schmidt
fece portare nel suo ufficio il ragazzo al quale disse che lui non
era come i nazisti... Loro e la mania dei geni... Semplicemente
stupida.
-Blaue
Augen? Blonde Haare? Einfache dämlich...- Offrì poi
al ragazzo un
po' di cioccolata ma questo rifiutò preferendo di gran lunga
vedere
la mamma.
-Ich
will meine Mamme sehen.- Tutto ciò che voleva Schmidt era
cercare di
farsi amico il ragazzo per poter studiare i suoi poteri... Voleva che
spostasse una monetina che, rispetto al cancello, non era nulla. Il
piccolo Erik ci provò, ma non riuscì. Nemmeno era
sicuro di poterlo
fare. Così Schmidt fece entrare due soldati con la madre.
Prese una
pistola e gli disse che aveva tempo fino al tre per spostare la
moneta sul tavolo, poi avrebbe sparato alla madre.
-Eins...-
Erik portò le mani verso la monetina e cercò di
concentrarsi, poi
si voltò verso la madre che gli disse che ce la poteva fare.
-Zwei...-
Erik si stava concentrando, con tutto sé stesso. Nella
stanza solo
la voce della madre che ripeteva “Alles ist gut”.
-Drei.-
Fu l'ultimo numero pronunciato, seguito da uno sparo e da un tonfo di
un corpo che cadeva per terra. Erik si girò a guardare la
madre, a
terra, morta, poi guardò Schmidt furioso e col pensiero
ammaccò la
campanella che si trovava sul tavolo.
-Ja!
Wunderbar!- Fece Schmidt felice. Erik urlò e tutti gli
oggetti di
metallo nella stanza iniziarono a piegarsi su loro stessi. Gli
elmetti dei due soldati si strinsero attorno alle loro teste
uccidendoli e Schmidt iniziò a preoccuparsi del ragazzo che
stava
mettendo tutto a soqquadro, poi Erik si calmò, la tristezza
prese il
sopravvento e l'uomo lo informò che si sarebbero divertiti
assieme.
Si allontanò lasciando nella mano del ragazzo la moneta che
non era
riuscito a spostare. Il prigioniero #214782 sarebbe presto diventato
una cavia.
1962
Ginevra, Svizzera.
Un
uomo sedeva sul letto di un albergo, circondato da cartine e ritratti
di un tedesco... Fra le sue dita scivolava una monetina, anche se,
osservando con maggiore attenzione si poteva convenire che quella
moneta non toccava la pelle dell'uomo... Piuttosto levitava.
Quell'uomo portava vendetta nel cuore e un numero tatuato sul
braccio: #214782, Erik Lehnsherr.
1962
Università di Oxford, Inghilterra.
In
un bar dell'università un ragazzo, che aveva da poco
compiuto 26
anni, si avvicinava a una bella ragazza, seduta vicino al bancone. Un
occhio blu e un occhio verde.
-Eterocromia.-
-Un
gentiluomo mi offrirebbe almeno da bere, prima.- Rispose la ragazza
facendolo ridere. Lui si portò due dita alla tempia e
ordinò da
bere una pinta di chiara per lui e un brandy per la ragazza.
-Come
lo sai?-
-Ho
indovinato. Sono Xavier, Charles Xavier. Piacere.-
-Amy.-
-Eterocromia
era riferito ai tuoi occhi che devo dire sono magnifici. Uno verde,
l'altro azzurro... E' una mutazione e forte come mutazione. Devo
dirti una cosa Amy: sei una mutante.-
-Prima
mi corteggi e poi mi definisci deforme... Come funziona la tua
tecnica di seduzione?-
-Te
lo dirò domattina.- Lei pensò “certo,
come no”.
-No,
sul serio, non devi disprezzarla. La mutazione ci ha portati da
organismi monocellulari alla forma di vita riproduttiva dominante su
questo pianeta. Infinite forme di variazione con ogni generazione
tutte attraverso la mutazione.- Disse rendendo man mano il tono di
voce più sensuale.
-Allora
rivendichiamo la parola: mutanti e fieri di esserlo.-
-Cin
cin. Ciao.- Disse Charles rivolto a una ragazza bionda che si era
appena avvicinata.
-Ciao.
Devo pagarmi da bere da sola?- Chiese scontrosa questa.
-No,
scusami. Una cola.-
-Charles
mi diceva che sono come una di quelle prime creature marine a cui
sono spuntate le gambe.-
-Leggermente
più sexy. Scusami, lei è mia sorella, Raven.-
Precisò il ragazzo.
-Ciao
Amy.-
-E
tu cosa studi?- Chiese Amy a Raven.
-Studio
da cameriera.-
-Ah.-
Fece la ragazza, con sufficienza. A un tratto un occhio di Raven
divenne dorato e Amy si accorse della differenza fra i due occhi.
-Oh,
guarda, anche tu hai l'eterocromia...-
-Scusa?-
Chiese Charles non capendo a cosa si riferisse.
-Guardale
gli occhi.- Disse Amy facendo girare il ragazzo verso la sorella.
-Certo...
Raven prendi il soprabito per favore?- Posò i soldi sul
bancone e
uscirono in fretta.
-Non
dire niente, l'hai fatto apposta.-
-Non
è vero.-
-Ma
si.-
-Come
avrei fatto apposta? Sai che a volte non riesco a controllarmi se
sono stressata o stanca.-
-Mi
sembra che ti controlli benissimo adesso.- La interruppe Charles.
-Mutanti
e fieri di esserlo. Solo quando hai mutazioni belle o invisibili come
la tua, ma se sei un mostro nasconditi.-
-Che?
Sei ridicola. Senti, senti non voglio sembrare un vecchio barboso...-
-Cosa
che sei.-
-Talvolta.-
Le concesse Charles. -Ma ne abbiamo parlato, Raven. Un piccolo errore
è una cosa, a uno più grande non voglio neanche
pensare.-
Per
Charles il mondo non era ancora pronto per scoprire che esistevano
degli uomini con poteri straordinari... Dei mutanti. E forse da un
certo punto di vista aveva ragione. Come avrebbe reagito a quella
scoperta dettata semplicemente dall'evoluzione? Probabilmente non
bene. Per questo Raven, che aveva mutazioni fisiche evidenti, non
doveva commettere certi errori in pubblico.
1962
Washington D.C.
Una
ragazza, a Riverdale Park, era sdraiata sotto un albero, riscaldata
appena da un sacco a pelo. Era scappata di casa quando i genitori
avevano iniziato a parlare tra loro sul farla rinchiudere. E tutto
ciò solo perché si era difesa da un maniaco
appena prima che questi
agisse. Aveva preso i soldi che teneva da parte, uno zaino con le
cose a cui teneva di più con un sacco a pelo ed era
scappata. Certo,
aveva abbastanza soldi per andare da qualche altra parte, ma dove?
Poi certo non poteva spenderli tutti, o come avrebbe fatto per
mangiare e affittare una stanza nelle notti più fredde.
Doveva
trovare anche un lavoretto... Di una cosa era sicura. I suoi genitori
non l'avrebbero cercata. Era sola.
Erik
era alla ricerca di colui che gli aveva rovinato la vita: Klaus
Schmidt. Si recò così nella banca più
importante di Ginevra
chiedendo al direttore, ex-nazista, notizie sull'uomo. Così
venne a
sapere che si trovava in Argentina, a Villa Gesell. Prima di
andarsene lo minacciò, se Schmidt fosse stato avvisato del
suo
arrivo lui l'avrebbe cercato e l'avrebbe ucciso. Prese il primo aereo
per Buenos Aires e di lì dritto fino a Villa Gesell. Dopo
non poco
tempo alla ricerca dell'uomo entrò in una piccola locanda.
Vi era il
barista e due uomini che parlavano fra loro. Ordinò in
spagnolo una
birra, poi, mentre aspettava per bere, notò su una parete
affianco a
lui una foto nella quale vi era Klaus Schmidt tra i due uomini seduti
a bere dietro di lui. Si avvicinò a loro iniziando a
chiacchierare
e, quando questi capirono che vi era qualcosa in lui che non andava,
uno cacciò un coltello. Su questo era scritto ''Sangue e
onore'' e
Erik pensò bene di far perdere il sangue ai due nazisti. Non
prima,
però, di sapere che Schmidt si trovava a Miami.
Mentre
succedeva tutto questo, a Las Vegas, una giovane donna, Moira
MacTaggert, agente della CIA, seguiva all'interno dell'Hellfire Club
il colonnello Hendry. Entrò per puro caso in una stanza
segreta e lì
vide Sebastian Shaw assieme al colonnello e altre due persone, che lo
minacciava di convincere i membri del congresso a piazzare i missili
Juppiter in Turchia. Per riuscire a convincerlo fu aiutato dall'uomo
che si trovava con lui, Janos Questad, che creò un piccolo
tornado
con le mani, la sua socia, Emma Frost, mutò la sua pelle in
diamante
e gli parlò col pensiero, e un secondo uomo, Azazel, lo
trasportò
al congresso in meno di un secondo. Quando Moira assistette non vista
alla scena e sentì Shaw parlare di mutazione genetica,
chiamò il
direttore della CIA, cercando di convincerlo su ciò che
aveva visto,
ma inutilmente. A più di tremila miglia di distanza, il
colonnello
Hendry, riconsiderava la sua posizione e affermava che piazzare i
missili in Turchia fosse la scelta migliore e il direttore della CIA
non credeva che il colonnello avesse percorso tutte quelle miglia in
meno di 10 minuti. A quel punto a Moira non restava altro che trovare
un esperto di mutazione genetica con cui parlare.
Si
recò in Inghilterra, a Oxford, dove assistette alla
discussione di
tesi di Charles. Si convinse che lui potesse aiutarla e
seguì lui e
Raven in un bar dove festeggiavano la laurea assieme a dei compagni
di Università.
Charles
stava andando a farsi dare un'altra brocca di birra dal barista e una
seconda cola per Raven quando venne fermato da Moira.
-Congratulazioni
professore.- Gli disse porgendo la mano.
-La
ringrazio molto. È più difficile di quanto non
sembri in effetti.-
Disse dondolando la brocca.
-No,
per la sua relazione.-
-Ah,
era presente. Gentile da parte sua, grazie mille.- Accettò
la mano
che gli era stata offerta.
-Moira
MacTaggert.-
-Charles
Xavier.-
-Ha
un minuto?-
-Per
una bella bimba con un gene MC1R mutato, anche cinque. Io dico MC1R,
lei direbbe capelli rossi. È una mutazione, e forte come
mutazione.
La mutazione però ci ha portato da essere organismi
monocellulari
alla forma di vita riproduttiva...- Stava iniziando il discorsetto
che faceva a tutte le ragazze per abbordarle, quando venne interrotto
dalla donna.
-Senta,
questa solfa potrà andar bene per le studentesse, ma io sono
qui per
lavoro.-
-Cosa?-
-Mi
serve seriamente il suo aiuto.-
-Che...?
D'accordo.-
-Il
genere di mutazioni di cui parlava nella sua tesi... Devo sapere se
possono essersi già verificate... In persone che vivono
oggi.-
Charles
rimase un attimo sbigottito così, dopo essersi portato due
dita alla
tempia, fingendo di essere assorto, vide nella sua mente cosa aveva
visto la donna di fronte a lui. Tutta la scena che si era svolta al
Club Infernale.
-Professore...
Forse dovremmo parlarne quando sarà sobrio. Ha tempo
domani?- Disse
Moira scambiando lo sguardo vacuo di Charles per ubriachezza.
-Qualcosa
mi dice che lei ha già la risposta alla sua domanda. Questo
è molto
importante per me e se posso aiutarla farò del mio meglio.-
-Grazie.-
Mentre
Charles, Raven e Moira col collega si recavano a Langley, per parlare
col direttore della CIA, Sebastian Shaw, sul suo yatch in Florida,
uccise il colonnello Hendry, non prima di avergli rivelato di essere
un mutante in grado si assorbire energia, cosa che lo mantiene
giovane, e avergli rivelato di essere il Dottor Schmidt.
-L'avvento
dell'era nucleare può aver accelerato il processo di
mutazione.
Individui con straordinarie capacità possono già
essere tra noi. Vi
ringrazio molto.- Disse Charles prima di accomodarsi.
-MacTaggert,
credi sul serio che una specie di scienziato pazzo mi
convincerà a
credere in donne scintillanti e uomini che spariscono? Ti sei appena
comprata un biglietto di sola andata per la sala dattilografa. Questa
riunione è conclusa.- Disse il direttore. Moira fece per
alzarsi
quando venne fermata da Charles.
-La
prego, si sieda, agente MacTaggert. Non mi aspettavo certo che mi
credesse dato che durante la mia relazione non riusciva a pensare ad
altro che al tipo di torta che serviranno alla mensa. È una
torta di
mele e noci. Non sono stato del tutto sincero con lei, mia cara.
Sapete, una delle molte cose spettacolari che la mia mutazione mi
consente di fare è leggervi nel pensiero.-
-L'ho
già visto fare in uno spettacolo di magia. Ora ci
chiederà di
pensare a un numero da uno a dieci?- Chiese l'agente Stryker.
-No,
agente Stryker. Anche se potrei chiederle di suo figlio, William, al
quale pensava, il che è bello, ma preferirei chiederle dei
missili
Juppiter che l'America sta piazzando in Turchia.- Quando Charles
disse questo si scatenò il putiferio. Il direttore
sbraitò che
Moira gli aveva portato delle spie e lei si difendeva dicendo che non
era vero. Solo quando Raven assunse le sembianze prima di Stryker e
poi la sua vera forma, gli animi si calmarono, rimanendo a bocca
aperta.
-Che
ve ne pare come trucco?-
-Il
migliore che abbia mai visto.- Disse un uomo vestito di nero. seduto
su una poltrona dietro Stryker.
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Capitolo 2 *** Capitolo II ***
Ed
ecco il secondo capitolo. Grazie mille a tutti quelli che hanno letto
il primo e a Odette
Kahwamura
per aver messo la storia fra le preferite <3
-Li
voglio fuori di qui, e sottochiave finché non
avrò deciso cosa
fare.- Disse il direttore.
-Il
mio laboratorio è fuori sede. Li prendo io.- Disse l'uomo in
nero.
Raven
e Charles andarono con l'uomo in nero al parcheggio, mentre Moira
stava parlando col suo collega. A un certo punto vide che tutto
intorno a lei si era fermato e sentì la voce di Charles
nella sua
testa.
-Levine,
che hai?-
“Non
ha niente. L'ho solo bloccato un momento perché volevo
parlarti.
Bello, eh? Sono interessato a Sebastian Shaw quanto te e se vuoi
ancora il mio aiuto vediamoci al terzo piano del parcheggio.”
I
quattro si incontrarono lì e si diressero da Sebastian Shaw,
con
altri membri dell'agenzia di questo uomo in nero.
Quando
arrivarono a Miami e trovarono Shaw certamente non si aspettavano che
vi fosse un altro telepate a bordo, Emma Frost, che bloccava gli
attacchi mentali di Charles, lasciando gli altri a cavarsela da soli,
e ancor meno si potevano aspettare di trovare un altro mutante
desideroso di uccidere Shaw. Quel
mutante era Erik, che stava distruggendo la barca grazie all'ancora e
ai suoi poteri che gli permettevano di controllare il metallo. Quando
poi Shaw e quelli che lo accompagnavano fuggirono con un sottomarino,
Erik si “ancorò” a loro, cercando di
impedirgli la fuga,
rischiando di affogare. Charles si gettò in mare per
salvarlo e lo
contattò telepaticamente sott'acqua, mentre cercava di
fermarlo
dall'annegarsi.
“Non
puoi. Annegherai. Devi lasciarlo andare. So cosa significa per te ma
così morirai. Ti prego, Erik, calma la tua mente.”
Riuscì a
riportarlo a galla.
-Lasciami,
lasciami!-
-Calmati.
Respira. Siamo qui!- gridò Charles.
-Chi
sei tu?-
-Mi
chiamo Charles Xavier.-
-Eri
nella mia testa. Come hai fatto?-
-Tu
hai i tuoi trucchi, io i miei. Sono come te. Ora calma la tua mente.-
-Credevo
di essere solo.-
-Non
sei solo, Erik. Non sei solo.- Disse scandendo bene le tre parole.
La
mattina successiva arrivarono alla base di ricerca della CIA. Appena
arrivati l'uomo in nero li portò a conoscere lo scienziato
più
giovane. Hank McCoy.
-Hank,
loro sono le nuove reclute speciali di cui ti parlavo. Lui è
Hank
McCoy, uno dei nostri giovani ricercatori con maggiore talento.-
Charles si avvicinò a lui entusiasta e gli strinse la mano.
-Che
meraviglia... Un altro mutante già qui. Perché
non ce l'ha detto?-
Chiese all'uomo in nero.
-Detto
cosa?-
-Perché
non lo sa... Sono terribilmente mortificato...- Disse al ragazzo che
scosse la testa come a dire di non preoccuparsi.
-Hank.-
Disse l'uomo avvicinatosi.
-Non
l'ha chiesto, così io non l'ho detto.-
-E
la tua mutazione qual è? Sei super-intelligente?- Chiese
Raven.
-Direi
di si. Hank si è laureato ad Harward a quindici anni.-
-Vorrei
che fosse solo questo.- Disse senza togliere lo sguardo da Raven.
-Sei
fra amici adesso, Hank. Puoi mostrarti.- Disse Charles guardando un
attimo i piedi del ragazzo che si allontanò per togliere le
scarpe,
mostrando due grandi piedi da scimmia. L'unico che era rimasto in
disparte era Erik, che però si affacciò lo
stesso, incuriosito.
Charles rise divertito.
-Splendido.-
E così rise Raven. A quel suono Hank si girò e si
appese al modello
di aereo presente nella sala con i piedi, a testa in giù.
-Tadà!-
-Sei
fenomenale.- Gli sussurrò Raven dopo essersi avvicinata.
-Davvero?-
Raven
e Hank fecero subito amicizia, soprattutto a causa del loro odio
verso la loro mutazione fisica. Hank sperava di trovare una cura
isolando i geni di Raven, che gli diede un campione del suo sangue.
Quando stavano per baciarsi, però, furono interrotti da Erik.
-Perversi...
A proposito, sei io fossi come te non cambierei niente.- Disse
rivolto a Raven, prima di allontanarsi. Trovò fra le
cartelle della
CIA quella inerente Sebastian Shaw, la prese e se ne andò,
deciso a
cercarlo. Venne fermato all'ingresso da Charles.
-Da
quello che so di te mi sorprende che sia rimasto tanto a lungo.-
-Che
cosa sai di me?-
-So
tutto.-
-Allora
sai che devi stare fuori dalla mia testa.-
-Mi
dispiace Erik, ma ho visto quello che ti ha fatto Shaw. Ho provato la
tua angoscia. Posso aiutarti.-
-Non
mi serve il tuo aiuto.-
-Non
illuderti. Ti è servito ieri notte. Non è solo da
me che ti stai
allontanando. Qui hai l'occasione di fare parte di qualcosa molto
più
grande di te... Non ti impedirò di andartene. Potrei... Ma
non lo
farò. Shaw ha degli amici. A te farebbe comodo averne.-
Disse
Charles tornando nell'edificio, lasciando Erik da solo.
La
mattina successiva l'uomo in nero stava parlando con Charles
informandolo che Hank aveva trasformato un ricevitore radar in una
trasmittente progettata per amplificare le onde celebrali. Avrebbe
aumentato i poteri telepatici di Charles aiutandoli a trovare altri
mutanti per la loro divisione. Apparve alla porta Erik che sosteneva
che potevano non volere essere trovati e che se dovevano trovare gli
appartenenti alla loro specie lo avrebbero fatto lui e Charles, e non
gli agenti della CIA. All'inizio l'uomo non accettò, ma
quando
Charles si rivelò d'accordo con Erik, dovette sottostare
alla loro
decisione.
Subito
i quattro mutanti si recarono nella trasmittente per vedere se
funzionava davvero.
-Io
lo chiamo Cerebro, in spagnolo significa cervello.- Disse mostrando
una specie di casco coperto di fili collegato a un macchinario.
-Gli
elettrodi collegano Charles alla trasmittente sul tetto. Quando lui
rileva un mutante il suo cervello invia un segnale tramite un
railè
e le coordinate del luogo appaiono qui.- Disse mostrando il
procedimento a due interessati Raven e Erik. Charles invece si
sistemò sulla piattaforma e infilò il casco.
-Sei
adorabile come cavia, Charles.- Lo prese in giro Erik.
-Non
rovinarmi tutto, Erik.-
-Io
sono stato una cavia. Le riconosco quando le vedo.-
-Ok...
Bene bene... Sicuro che non posso rasarti a zero?- Chiese Hank.
-Non
toccarmi i capelli.-
-Va
bene.-
Il
macchinario partì e Charles iniziò a individuare
moltissimi
mutanti. Le coordinate del luogo in cui essi si trovavano venivano
trascritte dal macchinario su un foglio. Potevano finalmente creare
la divisione X.
Il
primo posto in cui si recarono fu una discoteca per uomini a New
York. Lì incontrarono Angel Salvadore, una spogliarellista
con una
mutazione che l'aveva dotata di ali che le permettevano di volare.
Poi
un tassista, Armando Munoz, un giovane detenuto, Alex Summers, un
altro ragazzo, Sean Cassidy e infine l'incontro più
interessante.
Si
recarono a Washington e a ora di pranzo arrivarono a Riverdale Park.
Charles individuò la stessa figura vestita con jeans e felpa
con
cappuccio che copriva il volto, che aveva visto con Cerebro e con un
cenno di capo la indicò a Erik, dirigendosi entrambi verso
la
persona misteriosa. Si erano avvicinati parecchio quando questa, dopo
essersi bloccata con le mani sotto il cappuccio, probabilmente le
dita poggiate sulle tempie, si girò e prese a correre.
-Fermati!
Non vogliamo farti del male!- Gridò Charles.
-Erik,
fermalo.- Disse, poi Erik tese le mani avanti a sé, verso la
figura,
e la sollevò da terra, facendola avvicinare a loro. Il
cappuccio
scivolò di testa alla terza persona, mostrando il volto
della
ragazza.
-Puoi
metterla giù adesso.- Disse Charles, quando lei si
trovò
esattamente sopra di loro.
-Prendila
Charles. È tutta tua.- Disse Erik ghignando prima di
abbassare le
mani, facendo cadere la ragazza, che finì fra le braccia di
Charles.
I due si guardarono intensamente e, mentre lei si perdeva negli occhi
blu del ragazzo, lui entrò nella sua mente, anche se solo
superficialmente. Non sapeva di preciso perchè avesse fatto
una cosa
simile, ma sentiva che non era giusto, nei confronti di quella
ragazza, venire a conoscenza di tutti i suoi segreti, così,
dopo
pochi attimi, prese ad osservare bene il suo viso. Non poteva non
notare che fosse molto bella. Occhi verdi che al sole sembravano due
smeraldi, capelli mossi rossi naturali, tendenti al biondo e labbra
carnose. Il labbro inferiore più grande del superiore.
-Samantha,
non siamo della polizia, tranquilla. Non vogliamo farti nulla di
male.- Le disse Charles rimettendola a terra. Erik osservava la
scena.
-Come
posso fidarmi di uno che mi conosce, quando io sono sicura di non
averlo mai visto? E tu, come hai fatto a sollevarmi?- Disse rivolta a
Erik.
-Siamo
dei mutanti. Proprio come te.-
-Mutanti?
Cosa...? Come...?-
-Erik,
non è così semplice. Lei non sa di essere una
mutante.-
-Io
non sono una mutante. Io sono...-
-No,
Samantha. Non sei pazza. Non più di quanto lo siamo io e il
mio
amico. Perdona le cattive maniere. Io sono Charles Xavier e lui
è
Erik Lehnsherr.-
-Samantha
Tearpains. Potete chiamarmi Sam.-
-Bene
Sam. So che ti hanno convinto che sei pazza perché puoi fare
cose
che gli altri non possono, ma non è così. Tu puoi
perché...-
-Perché
sono una mutante. Ok, mi è chiaro il concetto.-
-Quali
sono i tuoi poteri?- Le chiese Erik. Lei guardò prima lui e
poi
Charles un po' rintronata.
-Vuole
sapere cosa puoi fare di speciale.- Specificò Charles.
-Oh.
Bé, io ho delle visioni del futuro. A volte sono confuse...
Altre
volte più nitide. Di solito quando tocco una persona riesco
a vedere
qualcosa anche con 5-6 secondi di anticipo, mentre se non vi
è
contatto solo pochi attimi prima...-
-Per
questo sei scappata prima che ci avvicinassimo?!-
-Si,
vi ho visto. Voi cosa fate? Non ho mai conosciuto qualcuno come
me...-
-Io
posso controllare i metalli. Per questo ti ho sollevata. Grazie alla
zip e al bottone dei tuoi jeans e qualche altro oggetto che tieni
nella tasca della felpa. Tutto metallo.- Fece Erik con fare
orgoglioso.
-Io
leggo nel pensiero e posso anche comunicare attraverso esso, inoltre
posso manipolare la mente delle persone.-
-Tipo?-
Charles si toccò con due dita la tempia e disse
“Siediti.” Sam
si sedette senza motivo alcuno lì, di fronte a loro, sul
prato, poi
si rialzò.
-Uao.
Non sono riuscita a resistere...- Stette un attimo in silenzio e poi
riprese a parlare. -Devo essere sincera. Io non vedo solo il
futuro...- Le sembrava scorretto non essere completamente sincera
dopo aver saputo da questi due uomini cosa potevano fare, soprattutto
perché non erano spaventati da lei, ma interessati.
-Cos'altro
fai?- Chiese Erik particolarmente interessato.
-Vi
faccio vedere.- Sam prese da una tasca della felpa un coltellino
svizzero. Erik le bloccò la mano, non sapendo cosa volesse
fare.
-Tranquillo.
Non vi faccio nulla. Vi faccio vedere su di me, ok?- Disse portando
la mano libera davanti a se e aprendo il palmo verso l'alto.
-Non
sia mai detto che tu ti debba ferire per la nostra
curiosità. Ti
prego, prova su di me.- Disse Charles, prendendole la mano con la sua
e facendogliela abbassare prima di aprire la mano avanti a lei. Il
suo tocco era stato gentile e fermo allo stesso tempo. La mano molto
calda.
-Io
non posso...- Disse lei incerta.
-Sono
certo che non mi succederà nulla. Mi fido.- Lui le sorrise
mentre
Erik pensava solo che l'amico fosse ammattito completamente. A vedere
il suo sorriso Sam si sciolse e obbedì. Con il coltellino
toccò il
palmo dell'uomo, che teneva la mano stretta nella sua, poi con
più
forza gli fece un taglio lungo 5-6 cm. Charles non diede segno di
dolore o essere arrabbiato con lei, ma solo curioso. Samantha allora
si concentrò un attimo e dopo nemmeno tre secondi una sola
lacrima
le scese dagli occhi. Lei la raccolse sul suo palmo. Mentre faceva
questo sia Erik che Charles si resero conto che c'era qualcosa di
strano, perché Samantha aveva cacciato, anche se solo per un
momento, un espressione di puro dolore, ma attesero silenziosi e
desiderosi di poter vedere cosa sarebbe successo. La ragazza
poggiò
la sua mano su quella di Charles e, dopo un secondo appena, un fascio
di luce brillò fra le mani dei due. Quando Sam tolse la mano
sporca
di sangue pulì quella del ragazzo con un fazzoletto bagnato
e i due
notarono che non vi era più alcuna ferita, la mano era solo
sporca
come quella della ragazza, ma la ferita era sparita.
-Stupefacente.-
-Non
tanto. Posso solo curare le ferite. Niente malattie o distorsioni o
ossa fratturate. Non so nemmeno quanto sia grande la mia
capacità.
Che io sappia questa è stata la quinta volta che ho pianto,
e non
intendo farlo nuovamente.-
-Perché?-
Chiese Erik.
-Quando
piango sento un dolore agli occhi come se stessero bruciando e sento
la testa come infilzata da mille lame. È una sensazione
orribile. I
miei si sono sempre chiesti come fosse possibile che una bambina
piccola non piangesse mai.- I due non dissero nulla e rimasero tutti
e tre in silenzio. Poi Sam interruppe quel vuoto.
-Posso
sapere cosa vi ha portati da me?-
-Si,
volevamo sapere se ti andrebbe di venire con noi a Langley. Abbiamo
creato una divisione di mutanti per impedire lo scoppio della
guerra...- Disse Charles.
-Avresti
un letto in cui dormire...- Disse Erik.
-E
degli amici.-
-Beh,
quando ci muoviamo?- Chiese Sam felice.
Erik
e Charles portarono Sam dagli altri, poi andarono a giocare a scacchi
fuori la biblioteca mentre i ragazzi facevano conoscenza.
-Non
faccio che pensare agli altri come noi... Tutte quelle menti che ho
toccato. Riuscivo a sentirli... Il loro isolamento, le loro speranze,
le loro ambizioni... Ti dico che siamo all'inizio di qualcosa di
incredibile, Erik. Possiamo aiutarli.-
-Davvero?
Identificazione, è così che comincia. E finisce
con l'essere
rinchiusi, subire esperimenti, venire eliminati.-
-Stavolta
no. Abbiamo nemici comuni. Shaw, i russi. Hanno bisogno di noi.-
-Per
ora...- Poi i due andarono da Moira che li informò che Shaw
si
sarebbe dovuto incontrare con il ministro della difesa russo a Mosca.
Sarebbero dovuti partire per la Russia entro un'ora. Erik era sicuro
che i ragazzi non fossero pronti, ma Charles sosteneva che lo erano.
In questo caso però Charles aveva torto.
Quando
Sam arrivò dagli altri si presentò, e loro fecero
altrettanto.
-Mi
chiamo Samantha Tearpains. Chiamatemi Sam.- Disse stringendo la mano
a una ragazza bionda.
-Piacere,
io sono Raven e loro sono Angel, Alex, Hank, Darwin e Sean.- Sam
strinse la mano a tutti. Raven le stava già simpatica. Le
aveva
anche prestato dei vestiti, visto che i suoi erano logori... Le diede
una minigonna di jeans e una maglietta verde come i suoi occhi, e in
più degli stivali marroni. Sam la ringraziò e
dopo essersi cambiata
prese a chiacchierare con la ragazza. Raven le raccontò del
suo
incontro con Charles e della sua vita, e Sam fece altrettanto.
-E
quando i miei sono resi conto che ero strana hanno iniziato a
mandarmi da vari psicologi. L'ultimo da cui mi hanno mandata
però
era un maniaco. Mentre eravamo a una seduta lui mi ha sfiorato il
braccio e io ho visto che di lì a 5 secondi mi avrebbe...
Capisci...
Così l'ho messo KO e ho chiamato la polizia.-
-E
ti hanno creduto?-
-Ovviamente
no. La sera stessa ho sentito i miei parlare di manicomio e sono
scappata di casa. Tutto questo è successo 4 mesi fa.-
-Mi
dispiace molto.- Mentre parlava passarono davanti la finestra Erik e
Charles che si girarono a guardarli e Sam e Raven notarono come
l'ultimo stesse guardando verso di loro, osservando i vestiti di Sam,
prima di proseguire il cammino. Le due si guardarono e poi ripresero
a parlare.
-Non
ti preoccupare. Sto bene.- Riprese Sam. Poi le raccontò
dell'incontro con Charles e Erik di quella mattina e dei suoi poteri.
-E
Charles non ti ha fatto il discorso sulla mutazione dalle forme
primitive e bla bla bla..?-
-No,
perché?-
-E'
curioso. Lo fa a tutte le ragazze che incontra.- Disse sorridendo.
-Avrà visto in te qualcosa di diverso... E dimmi, che ne
pensi di
Erik e Charles?-
-Erik
è molto serio, diffidente... E anche protettivo, in un certo
qual
modo, verso noi mutanti. Ne va fiero di non essere una persona
comune. Tu lo conosci da molto?-
-No,
solo pochi giorni, però la penso come te. Lui dice che se
fosse in
me non cambierebbe il mio vero aspetto.-
-Qual
è il tuo aspetto, Rav?-
-Uno
di questi giorni te lo faccio vedere.- Le sorrise la ragazza.
-E
di Charles? Che ne pensi?-
-Oh...
Ehm... Lui è... è gentile... intelligente...
premuroso...-
-E
bello, vero?-
-Si,
anche.- Disse Sam diventando dello stesso colore dei suoi capelli.
Raven rise a quella vista, poi lasciò cadere il discorso e
si misero
a chiacchierare con gli altri e discutere dei nomi e dei poteri.
-Dovremmo
pensare a dei nomi in codice. Ora siamo agenti governativi e dovremmo
avere dei nomi in codice. Io voglio chiamarmi Mystica.- Disse Raven.
-Uffy,
volevo chiamarmi io Mistico.- Disse Sean.
-Ahahahah.
Arrangiati, l'ho detto prima io.- Poi Raven cambiò aspetto e
diventò
un sosia di Sean.
-Uoh!-
Dissero gli altri, non avendo mai visto Raven trasformarsi.
-E
sono molto più misteriosa di te.- Disse Raven con la voce e
l'aspetto di Sean. Gli altri le applaudirono e lei tornò
normale.
-Darwin,
e tu?- chiese Sam.
-Bé,
Darwin è già un soprannome. E sapete... Mi sta
bene. Adattarsi per
sopravvivere eccetera. Guardate qua.- si avvicinò
all'acquario e
infilò la testa nella vasca. Gli spuntarono le branchie. Gli
altri
applaudirono meravigliati.
-Sean,
tu?- Chiese Darwin.
-Io
mi chiamerò... Banshee.-
-Perché
vuoi farti chiamare come uno spirito urlante?- chiese Hank.
-Tappatevi
le orecchie.- Tutti obbedirono e con una specie di urlo Sean ruppe il
vetro della finestra.
-Forte!-
Disse Sam mentre gli altri applaudivano e fischiavano.
-Tu,
Sam?- Chiese Alex.
-Non
saprei... Il mio nome mi piace... Se dovessi scegliere però
direi
Cassandra.-
-Perché?-
Chiese Angel.
-Vediamo...-
Prese la mano di Alex fra le sue e poi si concentrò.
-Adesso
dici o fai qualcosa.- Alex pensò un secondo.
-Mentire
alla propria maniera è quasi meglio che dire una
verità che
appartiene agli altri: nel primo caso tu sei una persona, ma nel
secondo sei solo un pappagallo.- Dissero contemporaneamente Sam e
Alex.
-Leggi
nel pensiero?- Chiese Darwin.
-No,
vedo il futuro. Quando ho toccato Alex ho visto lui che pronunciava
la frase di Delitto e Castigo, così ho potuto ripeterla
assieme a
lui.-
-Grande!
E devi per forza toccare le persone per vedere il futuro?-
-No.
Quando le tocco lo vedo con qualche secondo in anticipo rispetto a
quando mi appare semplicemente nella testa. Ora tocca a te, Angel.-
-Il
mio nome d'arte è appunto Angel. Mi si adatta.- disse
togliendosi il
giubbino e mostrando delle splendide ali.
-Puoi
volare!?- disse Raven
-Ah
ha. E...- Sputò una palla di fuoco che andò a
bruciare la testa
della statua nel cortile.
-Oltre
a volare sputi fuoco?!- disse Sam meravigliata mentre gli altri
ridevano.
-Hai
rovinato la statua... Sono eccitato e disgustato.- Disse Darwin.
-Quale
sarà il tuo nome?- Chiese Angel a Hank.
-Che
ne dici di Big Foot?- Disse Alex bevendo un sorso di cola.
-Bé,
sai che si dice degli uomini con i piedi grossi... E... i tuoi sono
piccolini.- Lo difese Raven, facendo scoppiare a ridere gli altri.
-Alex,
qual è il tuo talento? Tu che sai fare?- chiese Darwin.
-Non
è... Non lo posso fare. Non posso farlo qui.-
-Puoi
farlo di là?-
-Perché
non lo fai di là. Dai...- chiese Sam.
-Alex!
Alex!- Iniziarono tutti e 6. Il ragazzo si alzò e
andò nel cortile.
Gli disse di stare indietro e due anelli laser uscirono dal suo
corpo, uno dei quali tagliò a metà la statua.
Tutti applaudirono.
Quando
Moira, Charles e Erik arrivarono nel cortile, la prima cosa che
notarono era che la statua era stata... decapitata e avvicinandosi
alla finestra della stanza dove si trovavano i ragazzi li trovarono
in mezzo al caos, che mettevano all'opera i loro poteri. Sean cercava
di rompere la corazza di Darwin con sedie, tavoli e altro, Hank si
dondolava a testa in giù dal lampadario, Angel volava per la
stanza,
Raven ballava in piedi sul divano e Sam stava stesa sul divano di
fronte a bere una birra con la testa poggiata sulle gambe di Alex,
che beveva come lei.
-Che
cosa state facendo?- Gridò Moira arrabbiata. Charles aveva
un'espressione delusa sul volto e Erik una da “te l'avevo
detto”.
Alla loro vista tutti e 7 si fermarono e si alzarono, consci di aver
sbagliato a comportarsi così.
-Chi
ha distrutto la statua?- Chiese la donna.
-E'
stato Alex.- Disse Hank.
-No,
Havok. Dobbiamo chiamarlo Havok. E' questo il suo nome, ora.- Raven
avanzò verso i tre.
-Rav,
no.- Sussurrò Sam alla ragazza, cercando di prenderla per un
braccio, ma l'amica si scansò e proseguì.
-E
abbiamo pensato che tu dovresti essere il professor X e tu dovresti
essere Magneto.- Disse indicando prima Charles e poi Erik, che li
guardavano allibiti.
-Formidabile.-
Disse Erik. Era peggio di quanto pensasse. Si allontanò per
primo,
seguito da Moira e da Charles, che ferì Raven con sei
semplici
parole.
-Mi
aspettavo di più da te.-
I
tre andarono in Russia dove trovarono Emma Frost con il ministro
della difesa. Riuscirono a ottenere delle informazioni riguardanti i
piani di Shaw. Era peggio di quanto temessero. Aveva intenzione di
convincere i russi a piazzare dei missili a Cuba, scatenando la terza
guerra mondiale. Non sapevano però che il motivo per cui
Shaw non
era lì era perché stava andando dai ragazzi.
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Capitolo 3 *** Capitolo III ***
Alex
e Darwin stavano giocando con il flipper. Gli altri prendevano un
tè.
Degli uomini della CIA li vennero a prendere in giro da fuori la
finestra che venne chiusa da Hank che tirò una tenda. Stavano
giusto parlando di ciò quando sentirono dei rumori, come dei
botti.
Tutti si avvicinarono alla finestra chiusa. Sam andò a
aprire di
nuovo la tenda e dopo nemmeno un paio di secondi videro il corpo
dell'uomo in nero che li aveva portati lì cadere davanti a
loro da
decine di metri di altezza, e molti altri agenti seguirlo. Raven
gridò, portandosi la mano alla bocca e Sam si
girò di scatto
poggiandosi alla spalla di Alex. Degli agenti si misero di fronte
alla finestra per proteggerli, quando un mutante con la pelle rossa,
e una coda da diavolo, li uccise uno a uno, teletrasportandosi e
continuava a fare fuori tutti gli agenti dell'edificio.
Dall'altro
lato della stanza invece potevano vedere un piccolo tornado,
evidentemente artificiale, spazzare via tutto quanto si trovava sulla
traiettoria, Cerebro compreso.
I
ragazzi decisero di scappare da lì, ma non appena uscirono
dalla
stanza un'esplosione li costrinse a ritornarvi. Nel cortile i pochi
agenti continuavano a morire, l'altra finestra fu distrutta dal corpo
di un agente che era sbalzato contro di essa. Sam decise di fare
qualcosa e così uscì dalla finestra posteriore.
Non appena lo fece,
il tornado cessò e al suo posto comparve un uomo in completo
grigio.
-Sam!
Che stai facendo?! Torna qui!- gridarono i ragazzi.
-Io
lo tengo impegnato, voi scappate. Vi raggiungerò.- disse Sam
girandosi verso di loro.
-Ma...-
disse Raven.
-E'
una promessa.- non appena si rigirò il mutante di fronte a
lei
ghignò e lei partì all'attacco. Conosceva molto
bene le arti
marziali e aveva dalla sua il suo potere che le permetteva di vedere,
seppur con solo 1 o 2 secondi di anticipo, le mosse più
pericolose
dell'altro. Con ogni probabilità non sarebbe riuscita a
sconfiggerlo, ma almeno poteva tenerlo impegnato abbastanza a lungo
da permettere agli altri di scappare.
Proprio
mentre i ragazzi si stavano allontanando, reticenti, il
mutante/demone si affiancò all'altro, riuscendo a colpire
più volte
Sam, la quale però si distrasse a causa di una visione in
cui
appariva dietro di lei Shaw e ciò permise al mutante del
tornado di
crearne uno abbastanza potente, seppur piccolo, che scagliò
Sam
nella stanza, facendola finire sul tavolino che si distrusse.
-SAM!-
gridò Raven, tornando subito indietro con gli altri. I
ragazzi la
aiutarono ad alzarsi. Non aveva ferite evidenti al momento ma le
sarebbero come minimo usciti dei lividi su tutta la schiena.
Mentre
la aiutavano a tenersi in piedi entrò Shaw che si
avvicinò a loro,
assieme agli altri due mutanti che entrarono nella stanza
bloccandogli ogni via di fuga.
-Dov'è
il telepate?- chiese Shaw.
-Non
è qui.- Rispose il demone che poi scoprirono chiamarsi
Azazel.
-Peccato.
Bene, almeno posso togliermi questo.- e si tolse uno strano casco.
-Buonasera.
Mi chiamo Sebastian Shaw. E non sono qui per farvi del male. Amici
miei, c'è una rivoluzione in arrivo. Quando il mondo
scoprirà chi
siamo e cosa possiamo fare ognuno di noi dovrà fare una
scelta:
essere ridotto in schiavitù o assumere il comando. Scegliete
liberamente, ma sappiate che se non siete con noi, per definizione,
sarete contro di noi. Perciò potete restare e combattere per
coloro
che vi temono o potete unirvi a me e vivere come re... e regine...-
Disse offrendo la mano a Angel, che l'accettò.
-Angel...-
Disse Raven.
-Stai
scherzando?- Completò Sean.
-Andiamo.
Questo non è posto per noi, e non c'è niente di
cui vergognarsi.-
Nessuno la seguì, ma quando i due si girarono per andarsene
Azazel
vide Sam che si portava le mani alla testa e poi spalancò
gli occhi,
facendo cenno con la testa di no a Darwin e Alex.
-Capo.
Questa ragazza vede il futuro.- Disse Azazel prendendo per un braccio
Sam e portandola di fronte a Shaw mentre gli altri avevano cercato
inutilmente di fermarlo.
-E'
così? Oltre a riuscire a tener testa a Janos vedi anche il
futuro?-
Chiese Shaw interessato. Sam non gli rispose, così lui
guardò Angel
che fece cenno di si con la testa.
-Unisciti
a noi. Ci saresti di grande aiuto.- Disse lui con la voce suadente.
-Preferisco
morire, grazie.- Disse piano e a chiara voce Sam, cercando di
liberarsi dalla stretta di Azazel.
-Come
desideri.- Disse Shaw, non potendo permettere che, coloro che gli
stavano mettendo i bastoni fra le ruote, avessero un simile aiuto. La
toccò con la mano e Sam volò attraverso il
cortile, andando a
sbattere contro il muro opposto e cadendo al suolo, priva di sensi, o
forse peggio. Alex e gli altri erano furiosi e mentre Darwin protesse
Angel dietro di sé, con la corazza all'opera, Alex
lanciò un anello
contro Shaw, che però lo assorbì e uccise Darwin,
dopo che questo
aveva cercato di colpirlo, immettendo nel suo corpo l'energia
dell'anello di Alex, che lo fece bruciare dall'interno e ridusse il
suo corpo in cenere. Così Shaw, Angel e Janos presero la
mano di
Azazel e sparirono. Quando se ne furono andati i ragazzi corsero
verso Sam.
-Ti
prego...- Disse Raven, inginocchiata vicino l'amica.
-E'
viva, ma è ferita e svenuta. Deve essere visitata.- Disse
Hank
ascoltandole il polso. Sean e Alex corsero negli uffici a chiamare i
soccorsi mentre gli altri due rimanevano accanto alla ragazza
svenuta. Dopo pochi minuti i due tornarono.
-Abbiamo
chiamato l'ambulanza. Saranno qui fra pochi minuti.- Disse Sean.
Assieme
all'ambulanza arrivò anche l'esercito. I medici
controllarono Sam,
che per fortuna non aveva nulla di grave. Aveva un taglio sulla testa
non troppo profondo e lividi e graffi che le coprivano tutto il
corpo. Le pulirono la ferita alla testa e la disinfettarono, poi
lasciarono a Raven qualcosa contro il dolore e dissero ai ragazzi che
aveva avuto una commozione cerebrale e che quando si sarebbe
svegliata avrebbero dovuto evitare di farla affaticare e farla stare
stesa quanto più possibile almeno per quel giorno; nel caso
in cui
la ragazza avesse riportato problemi alla vista o all'udito,
sensazione di vomito o vertigini sarebbe stata portata in ospedale
per degli accertamenti.
Sam
si svegliò circa mezz'ora dopo l'impatto, coperta dalla
felpa di
Alex e stesa su una panchina assieme agli altri, con la testa
poggiata sulle gambe di Raven, che quando vide che era sveglia
l'abbracciò per quanto le fosse possibile da quella
posizione. Le
dissero cosa era successo e cosa avevano detto i medici e attesero il
ritorno di tre, ancora ignari, Erik, Moira e Charles. Loro tornavano
dalla Russia mentre Shaw era andato a Mosca a minacciare il ministro
della difesa di posizionare i missili a Cuba, riscuotendo successo.
Quando
Charles e gli altri due erano atterrati il collega di Moira gli era
andato incontro dicendogli che Shaw aveva attaccato la base, ucciso
uno dei ragazzi e un altro si era unito a loro, ma non sapeva chi.
“Fa
che Raven e Sam stiano bene”. Pensò Charles mentre
si dirigevano a
tutto gas verso la base.
Arrivati
al dipartimento scesero di fretta dalla macchina e lui e Erik
andarono subito dai ragazzi. Raven fortunatamente stava bene. Sam
invece era stesa vicino a loro. La migliore amica gli andò
incontro
e l'abbracciò, mentre Sam si tirò piano su dalla
panchina. Era
fasciata alla testa e anche da quella distanza erano visibili vari
graffi.
-Stai
bene?- Chiese all'amica mentre l'abbracciava.
-Si.-
-Sam?-
-Sto
bene.- Rispose lei sorridendo.
-Ci
stiamo organizzando per farvi tornare a casa.-
-Noi
non andiamo a casa.- Disse Sam.
-Che
cosa?-
-Lui
non tornerà di certo in prigione.- Disse Sean voltandosi
verso Alex
che continuò.
-Ha
ucciso Darwin.-
-Ragione
di più per andarvene. È tutto finito.- Charles
non voleva prendersi
quella responsabilità rischiando di vederli morire. Raven si
voltò
verso di lui.
-Darwin
è morto, Charles, e non possiamo neanche seppellirlo.-
-Possiamo
vendicarlo.- Disse Erik attirando su di se gli sguardi dei ragazzi.
-Erik,
parliamo un secondo... Sono soltanto ragazzi.- Mormorò dopo
essersi
allontanati un attimo.
-No.
Erano ragazzi. Shaw ha il suo esercito, a noi serve il nostro.- Erik
lo convinse.
-Ci
dovremmo addestrare, tutti quanti. Giusto?-
-Si,
bé... Non possiamo restare qui. Anche se riaprissero il
dipartimento
non è sicuro... Insomma... Non abbiamo un posto dove
andare.- Disse
Hank.
-Si,
invece.-
Mentre
il Governo stabiliva che, se i Russi avessero oltrepassato la linea
delimitata dalle navi americane, loro avrebbero risposto con un
attacco nucleare, Charles andò con Moira, Erik e i ragazzi a
Westchester, nella sua casa natale, che più che una casa era
un
castello.
-E'
casa tua?- Chiese Hank, una volta arrivati, mentre tutti rimanevano a
bocca aperta.
-No.
È casa nostra.-
-Sinceramente
Charles non so come tu sia riuscito a sopravvivere vivendo in questa
amara miseria.- Fece Erik sarcastico.
-Bé,
l'amarezza era addolcita da me.- Disse Raven mettendosi fra i due e
ricevendo un bacio sulla testa da Charles.
-Venite.
È ora di iniziare il tour.- Disse la ragazza mostrandogli il
castello. Cucina, salotto, bagni, stanze da letto... A Sam ne diede
una vicino a quella di Charles, chissà perché...
Gli
altri si sistemarono nelle loro camere prima di iniziare a allenarsi,
mentre Sam andò nella stanza di Raven, visto che per quel
giorno,
sarebbe stato meglio non sforzare troppo la testa.
-Ti
piace la tua stanza?- Chiese Raven all'amica, mentre metteva a posto
la sua roba.
-Si,
è molto bella. Come tutto il resto, d'altronde.-
-E
che te ne è parsa della posizione della stanza?- chiese la
ragazza
facendo un sorriso di chi sa il fatto suo. Sam diventò
bordeaux e
distolse lo sguardo.
-Ahahahah!
Hai un espressione buffissima! Non ti preoccupare, mica lo dico a
qualcuno...-
-Grazie,
Rav. Ehi, ancora non ho visto la tua vera forma...- La bionda si
trasformò in un attimo, guardando attentamente l'amica in
volto.
Certo non si aspettava quella reazione.
-Rav,
sei bellissima! Perché ti trasformi? La pelle blu... I
capelli
rossi... Stai una favola.-
-E'
più o meno la stessa cosa che dice Erik.- Disse dopo essere
tornata
“normale”.
-Evidentemente
è la verità, non credi? Senti, io ti lascio ad
allenarti. Vado a
fare un giro e a meditare un po.-
-Sam,
non sforzare la testa. Hai avuto già qualche visione?-
-No,
non ancora. Ci vediamo dopo.- La salutò e andò
nella sua stanza a
cambiarsi. Indossò un paio di pantaloncini, una maglietta e
scarpe
da ginnastica, poi uscì in giardino a fare una passeggiata.
Era
passata almeno mezz'ora da quando si era mossa, quando le apparve una
visione velocissima: Charles che puntava la pistola contro Erik. Non
si scomodò nemmeno di andare a vedere. Era certa che il
ragazzo non
sarebbe riuscito a sparare. Erik era il primo che si allenava, poi
sarebbe toccato a Alex.
Camminò
a lungo, fermandosi ogni tanto. Vide anche un bel lago grande. Sulle
sue acque galleggiava il tronco di un albero. Sam pensò che
si
sarebbe potuta allenare su quel tronco, come faceva a Washington,
cercando di tenere l'equilibrio. L'acqua era bella fredda, ma tanto
lei non avrebbe dovuto caderci dentro. Camminò ancora, quel
parco
era immenso, e a un certo punto trovò un albero con dei rami
che
erano davvero allettanti. Si aggrappò al primo e
dondolandosi tipo
scimmietta si arrampicò fino alla cima. Era bellissimo
ciò che
vedeva. Il lago, illuminato da sole, il castello, gli alberi... Uno
spettacolo. Si stava dondolando un po' quando sentì la voce
di
Charles nella sua testa.
“Posso
chiederti cosa pensi di fare su quell'albero?”
“Ammiravo
il panorama...” Pensò Sam.
“Ammiralo
da un posto più sicuro. Almeno per oggi, fammi il favore di
non fare
cose pericolose.”
“Va
bene, papà.” Pensò marcando la parola.
Nella sua testa sentì la
risata di Charles. Avrebbe voluto cullarsi in quel suono, ma lui la
stava ascoltando e non poteva pensarci. Scese velocemente
così come
era salita. Nella sua testa non sentiva più niente, forse
Charles se
ne era andato. Quando toccò terra pensò:
“Charles?
Ci sei ancora?” Si sentiva parecchio stupida in quel momento.
“Si,
sono qui. Complimenti per la tua agilità, ma oggi stai con i
piedi
ben attaccati a terra, ok? Non voglio preoccuparmi ancora.”
“Ok,
promesso.” Sorrise e il vuoto sparì dalla sua
testa.
-Per
te questo e altro.- Si disse Sam, prima di sedersi a meditare.
Era
in quella stessa posizione da non sapeva nemmeno lei quanto tempo
quando avvertì una presenza di fronte a lei. Aprì
gli occhi e si
ritrovò di fronte Alex.
-Scusa,
non volevo distrarti. Stavo camminando e ti ho vista qui,
così mi
sono avvicinato. Ormai il sole sta tramontando...-
-Sul
serio? E' un secolo che sono qui fuori. Non me ne sono resa conto...
Torniamo al castello?-
-Certo.-
-Cos'hai,
Alex? Ti vedo abbattuto...-
-Oggi
mi sono allenato con Charles. Non è andata molto bene. Ho
quasi
mandato a fuoco il bunker...-
-Oh,
Alex. Non ti devi preoccupare. Dobbiamo tutti imparare a controllare
i nostri poteri. Altrimenti non avremmo avuto bisogno di venire qui.-
-Hai
ragione...- Stettero un attimo in silenzio, poi riprese.
-Sai,
è stato divertente vedere Charles correre per il bunker con
l'estintore in mano.- Disse sorridendo.
-Avrei
voluto esserci!- Disse Sam prima di scoppiare a ridere.
“Perché
non mi può piacere Alex, invece che Charles? E' un ragazzo,
come
me... Charles è irraggiungibile.” Pensò
abbattendosi un attimo,
prima di riprendere a parlare coll'amico.
Quando
arrivarono sulle scale che portavano all'ingresso Alex teneva Sam in
braccio, col ventre poggiato sulla sua spalla, col viso che dava
dietro di loro, per vendicarsi delle battute che aveva fatto la
ragazza. Lei guardava il giardino e, ridendo, pregava Alex di farla
scendere. A un tratto il ragazzo si fermò.
-Piedi
incollati a terra, eh?- Era la voce di Charles. Sam arrossì
e
ringraziò che dandogli le spalle non poteva vederla in
volto...
Quando
poi la ragazza si rese conto che il suo didietro era ad altezza
occhi, si coprì rapidamente con le mani. Alex la mise
giù non
riuscendo a resistere mentre rideva come un pazzo seguito da Sean che
stava con Charles.
-Sono
stata costretta con la forza!- Disse lei facendo ridere gli altri
tre, Charles sempre in maniera elegante e educata.
-Vedo.
Come va con la testa?-
-Benissimo.
Prima ho anche avuto una visione.- Disse lei felice.
-Allora
domani ci alleniamo. Adesso direi di entrare. Si sta facendo buio.-
Sean e Alex andarono avanti, giocando fra loro, mentre Sam e Charles
restarono indietro.
-Come
hai fatto a sapere che ero in cima all'albero oggi?-
-Ho
letto la tua mente e ho visto che guardavi il parco dall'alto, poi ho
visto come ti sei arrampicata e ho capito.-
-Ovvio...
Perché non mi hai costretta a scendere?-
-Non
volevo farlo. Non con te.- Lasciò quella frase
così, in sospeso,
così entrarono e ognuno andò nella sua stanza.
Sam
si fece un bel bagno rilassante, molto lungo, poi scese giù,
nel
salottino affianco la cucina. Trovò Raven che parlava con
Hank, Sean
che vedeva la tv seduto accanto a Alex. Avevano delle birre accanto a
loro. Lei andò nel frigo e ne prese una per sé,
prima di andare a
piazzarsi di fronte i due ragazzi.
-Che
ne dite di una partita a poker? Sapete giocare?- Disse sventolando le
carte che si era portata da casa davanti ai ragazzi.
-Certo
che sappiamo giocare. Tu piuttosto, sai farlo?- Disse Sean.
-Così
mi offendi.- Rispose lei. Si sedettero tutti e tre attorno al tavolo.
Alex iniziò a mischiare le carte.
-Chi
perde beve, che ne dite?- fece il ragazzo
-Ci
sto.- disse Sam
-Anche
io.-
-Bene,
allora cominciamo.- Disse Alex. Giocavano alla texana. La prima mano
fu vinta da Sam con un full di 4 e di q, poi i ragazzi capirono che
non dovevano sottovalutarla e iniziarono a giocare seriamente.
Dopo
alcune mani a Sam vennero due visioni, una dove vi erano Erik,
Charles e Moira che parlavano d Shaw, e l'altra dove vedeva le carte
dei due amici, che si accorsero che aveva avuto una visione.
-Ehi,
non vale se usi i tuoi poteri.-
-Avanti,
ridate le carte. Se ne ho altre ve lo dico.- Disse lei onesta come
sempre. Ripresero a giocare.
Dopo
un'oretta e molti sorsi di birra da parte di tutti e tre i ragazzi, e
soprattutto di Sam, visto che Alex e Sean si erano coalizzati per
batterla, sentirono dei passi lungo il corridoio e Sam ebbe un'altra
visione.
-Oh,
cavolo.- Mormorò un secondo, schiaffandosi una mano sulla
faccia,
prima che entrassero Charles e Erik nella stanza.
-Posso
sapere cosa state facendo?- chiese Charles mentre Erik ghignava.
-Stiamo
giocando amichevolmente a carte.- Disse Sean, che teneva, come gli
altri, la birra nascosta dietro la sedia.
-Vedo...
Le birre le tenete per segnare punti?- Fece sempre l'uomo, mentre
Erik faceva volare verso di se i tappi delle bottiglie. Erano 8.
-Però...-
Disse Erik, dopo aver preso i tappi.
-E
immagino sia amichevole il fatto che voi due vi siete messi d'accordo
per far perdere Sam, non è vero?- Chiese Charles scuotendo
la testa.
Non era arrabbiato, ma rassegnato.
-Che
cosa avete fatto?- Gridò Sam mentre i due ragazzi si
allontanavano
da lei. La ragazza si alzò di scattò, ma le
girò la testa, così
cadde a terra seduta di malo modo.
-Ok,
forse ho esagerato...- Mormorò massaggiandosi il didietro.
-Ma
non mi dire.- Fece Erik sarcastico.
-Credo
che sia meglio che tu vada a letto, Sam.- Disse Charles. Dopotutto si
era anche fatto tardi.
-Ok,
ora vado.- Disse lei, senza muoversi. Sperava che i due se ne
andassero, prima di provare ad alzarsi nuovamente. Ma loro rimanevano
lì imperterriti e alquanto divertiti.
-Fai
pure con comodo...- Disse Erik, beccandosi un'occhiataccia dalla
ragazza. Charles invece le si avvicinò.
-Andiamo,
ti accompagno.- Le disse offrendole la mano per aiutarla ad alzarsi.
Lei l'accettò e si alzò, poi si
appoggiò all'uomo.
-Aspetta
un secondo...- La stanza si stava fermando. Charles le passò
un
braccio sul fianco, e lei fece lo stesso, così lui le fece
compagnia
fino alla sua stanza. Aprì la porta con la mano libera e
l'accompagnò fino al letto.
-Grazie.-
Disse lei mentre lui l'aiutava a sedersi.
-Questa
mi sa che la devi cambiare.- Disse indicando la benda che aveva sulla
fronte e andando in bagno a prendere una nuova garza. Poi
tornò di
nuovo vicino a lei. Gliela tolse piano e notò con piacere
che non
era molto grave la ferita, poi le mise quella nuova. Quando
finì la
sua mano andò a posarsi sulla guancia di Sam. Lei la
bloccò
poggiandovi sopra la sua.
-Grazie
Charles. Sei un angelo.- Disse lei. Poi si portò la mano di
lui alla
bocca e vi posò un bacio sopra. Alla fine si stese con calma
e il
ragazzo dopo averla salutata si allontanò.
Quella
notte Charles non riuscì a chiudere occhio senza vedere
dinnanzi a
sé un paio di occhi verdi.
Ed
ecco il terzo capitolo. Grazie a tutti coloro che leggono la fic e
ancora grazie ad Odette
Kahwamuraper
per tenere la storia fra le preferite.
|
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Capitolo 4 *** Capitolo IV ***
Premessa
capitolo:
Ed
ecco il capitolo della canzone di cui avevo accennato il contenuto,
quello con la canzone ET di Katy Perry. Perchè? Avrei potuto
facilmente trovare un'altra canzone di quel periodo e non usarne una
così recente? Si. La canzone era proprio necessaria? No.
Allora
perché l'ho usata?
Quando
uscì First Class a cinema mi incaponii moltissimo con James
McAvoy.
Ma davvero molto. Così decisi di creare un video tribute da
mettere
su youtube (ne ho già fatti un paio nella mia vita, ma non
su
James). Scelsi due canzoni, la prima delle due era proprio ET di Katy
Perry, scaricai centinaia di immagini, video, interviste. Feci un
lavoraccio e dopo circa una settimana finii. 7 minuti e passa di
video su James. Andai per salvarlo e trasformarlo in progetto per
poterlo poi caricare su Youtube quando mi diede errore. Il programma
non mi aprì più il filmato. Ho provato in tremila
modi, ma
purtroppo non c'è stato modo di recuperare il filmato, ma
nel
frattempo, a furia di sentire la canzone per sincronizzare audio e
video, per me quella era rimasta la canzone che associavo a James.
Così ho deciso di usarla nella fanfiction.
Ed
ecco la storia su quanto sia sfigata ahahhhahahaha
Ora
vi lascio al capitolo. Ne mancano ancora due alla fine.
Ancora
grazie ad Odette per il preferiti e a tutti quelli che leggono.
P.S.
Se a fine capitolo ritenete che il rating più adatto non sia
l'arancione ma il rosso, per favore fatemelo sapere che così
lo
alzo. Grazie
La
mattina dopo Sam si svegliò all'alba, indossava ancora i
vestiti
della sera prima. Scese in cucina a preparare un caffè e
mangiare un
po' di biscotti, visto che la sera prima non aveva mangiato e le era
venuta fame, poi salì sul tetto per vedere sorgere il sole
e
pensare mentre sorseggiava il caffè. Rimase lì,
indisturbata, per
almeno un'ora, poi scese a lavare la tazza e a cambiarsi.
Indossò
un costume a due pezzi che le aveva prestato Raven, nero, poi un paio
di pantaloncini di jeans, maglietta beije e scarpe da ginnastica. Poi
prese un asciugamano e la sua piccola radio a pile e si diresse di
sotto. Voleva andare ad allenarsi al lago. Scendendo passò
davanti
al salotto, dove trovò Erik che leggeva il giornale, bevendo
caffè.
-Buongiorno.-
Lo salutò lei.
-Buongiorno.
Passata la sbronza?- Chiese ghignando.
-Non
ero sbronza! Comunque si, grazie. Ora sto benissimo. Hai visto
Charles? Oggi mi devo allenare...-
-No,
non ho idea di dove sia.-
-Puoi
farmi il piacere, quando lo vedi, di dirgli che io sto andando ad
allenarmi al lago?-
-Se
lo vedo glielo dico.- Disse lui, il tutto abbassando di nuovo lo
sguardo sul giornale.
-Grazie.
Ciao!-
-A
dopo.- Rispose lui, e Sam uscì.
Si
recò subito al lago, dove per prima cosa fece meditazione
per un'ora
buona e poi un po' di yoga, rilassando i muscoli e riscaldandosi.
Decise poi di allenarsi seriamente prima sulla potenza dei suoi
colpi. Accese la radio e iniziò con boxe, judo, karate... Si
allenò
un po' su tutto. Fece parecchi addominali e flessioni. Trascorse
tutta la mattina così, poi, quando si era ormai fatto primo
pomeriggio, pensò che era il caso che si allenasse un po'
sull'equilibrio, così si spogliò, rimanendo in
costume e, con
l'aiuto di alcuni rami che arrivavano in lunghezza fin sul lago,
giunse sul tronco.
Subito
quello prese a muoversi piano e lei rimase ferma un attimo,
concentrandosi per non cadere in acqua e prese a allenarsi. Prima la
verticale, poi la ruota. Mano sul tronco e sollevamento delle gambe a
90 gradi e poi in alto, salti e capriole, e a ognuna doveva essere
tanto brava da tenere fermo il baricentro di modo che il tronco non
si spostasse troppo. Erano comunque passati 18 anni da quando aveva
iniziato a sostenere quegli allenamenti e aveva notato di essere
più
dotata dei suoi compagni di corso, già quando era piccola.
Non
sapeva dire se perché era più motivata o se era
un altro potere che
aveva. Mentre si allenava partì una canzone poco conosciuta
che la
fece concentrare su altro e compiere i gesti meccanicamente.
♪...You’re
so hypnotising
could you be the devil
could
you be an angel
Vedeva
nella sua mente Charles, i suoi occhi, il suo sorriso ammaliante e il
suo sguardo quando l'aveva accompagnata la sera prima a letto.
Your
touch magnetizing
feels like going floating
leave
my body glowing
Lei
fra le sue braccia e la sensazione che aveva provato perdendosi nei
suoi occhi azzurri.
They
say be afraid
you’re not like the others
futuristic
lovers
Different DNA
they
don't understand you
Pensò
ai vari ragazzi che aveva conosciuto, a come Charles fosse diverso da
loro e come gli altri non riuscissero a comprendere la loro natura.
You’re
from a whole other world
a different dimension
You open my
eyes
and I'm ready to go
lead
me into the light
Ricordò
le spiegazioni che le aveva dovuto dare per farle capire che lei non
era pazza, ma solo una mutante, e il suo sorriso quando lei aveva
detto che sarebbe andata con loro.
Kiss
me, ki-ki-kiss me
infect me with your love
and
fill me with your poison
Take me, ta-ta-take me
wanna be your
victim
ready
for abduction
Ogni
volta che sentiva questo ritornello non poteva non immaginare a loro
due assieme... Soprattutto nel senso più fisico della parola.
Boy,
you’re an alien
your
touch so far away
It's supernatural, extraterrestrial
You’re
so super sonic
wanna feel your powers
stumb
me with your lasers
Your kiss is cosmic
every
move is magic
You’re
from a whole other world
a different dimension
You open my
eyes
and I'm ready to go
lead
me into the light
Kiss
me, ki-ki-kiss me
infect me with your love
and
fill me with your poison
Take me, ta-ta-take me
wanna be your
victim
ready
for abduction
Boy, you’re an alien
your
touch so far away
It's supernatural, extraterrestrial
There
is this transcendental
on
another level
Boy, you’re my lucky star
I wanna walk on your
wave length
and be there when you vibrate
For you I risk it
all
All
Si,
farei davvero tutto per te.
Kiss
me, ki-ki-kiss me
infect me with your love
and
fill me with your poison
Take me, ta-ta-take me
wanna be your
victim
ready
for abduction
Boy, you’re an alien
your
touch so far away
It's supernatural, extraterrestrial
Extraterrestrial
Extraterrestrial
Boy,
you’re an alien
your
touch so far away
It's supernatural, extraterrestrial...♫
Nella
sua mente vi era tutto un alternarsi di immagini di Charles, con lei
e senza. Mentre si allenava e pensava all'uomo, non si accorse che
Hank e il protagonista dei suoi pensieri si erano avvicinati e la
stavano osservando allenarsi affascinati. Quando stava finendo la
canzone, Hank calpestò un ramo che produsse un suono secco.
Sam girò
la testa di scatto e si ritrovò davanti ai due. Quel gesto
la
distrasse e finì in acqua. Rimase un attimo sott'acqua,
controllando che il costume stesse a posto e poi tornò a
galla,
gettando i capelli all'indietro.
-Scusami
Sam. Non volevo distrarti...- Disse Hank alla ragazza che si stava
avvicinando alla riva.
-Non
ti preoccupare, Hank.-
-Stai
bene?- Chiese Charles, porgendole l'asciugamano.
-Benissimo.-
Disse cacciando la lingua da fuori e avvolgendosi nell'asciugamano.
-Erik
vi ha detto che ero qui?-
-Si,
stamattina ci siamo allenati un po' noi due, adesso però
tocca a te,
quindi cambiati che andiamo.- Disse Charles girandosi dall'altro
lato, imitato da Hank. Sam si tolse il costume ormai bagnato e
indossò pantaloncini, maglietta e scarpe. Poi raccolse la
roba e
saltò sulle spalle di Hank, alzandosi di almeno 20
centimetri.
-Sono
pronta! Andiamo!-
-Sam,
non sono il tuo cavalluccio.- Le fece notare Hank.
-Uffa,
cattivo cavalluccio.- Disse lei scendendo da dosso al ragazzo. Poi si
voltò verso Charles e gli sorrise, felice che ci fosse lui.
Arrivati
al castello si diressero prima nella stanza dove Hank lavorava, dove
prese un piccolo monitor con dei fili collegati ad esso, poi si
diressero nella stanza della ragazza. Essendo quello un lavoro di
mente non avevano bisogno di molto spazio, e sicuramente Sam si
sarebbe sentita più a suo agio in camera sua.
Hank
le mise all'indice della mano sinistra una di quelle pinzette da
ospedale che prendono i battiti, e sulla nuca, un oggetto freddo. Poi
accese il monitor.
-Allora,
qui si leggono i battiti di Sam, per tenere tutto sotto controllo, e
qui dovrebbero arrivare dei segnali quando lei ha una visione. Io
adesso vado a costruire i macchinari per Sean e Alex. Ci vediamo
più
tardi.- Spiegò ai due prima di uscire dalla stanza.
Rientrò dopo
pochi secondi mentre Sam ancora si stava accomodando sul letto,
affianco a Charles.
-Ovviamente
per qualsiasi cosa chiamatemi pure.-
-Certamente.-
Disse Charles prima che questi uscisse.
-Come
dovrei allenarmi?-
-Allora,
tu mi hai detto che se tocchi una persona puoi vedere con dei secondi
in anticipo il futuro, vero?-
-Si...-
-Allora
direi di iniziare così.- Disse lui, prendendole la mano che
lei
strinse.
-Uo
oh. Visite.- Disse esattamente 6 secondi prima che Raven entrasse
nella stanza, togliendo la mano da quella di Charles.
-Sam,
ti devo... Ops, scusatemi. Ci vediamo dopo.- Disse uscendo subito.
-Forse
è il caso che chiudiamo la porta, non credi?- Disse Sam a
Charles
che si alzò e la chiuse a chiave. Almeno nessuno
più li avrebbe
interrotti. Poi lui le ridiede la mano.
-Facciamo
così, adesso. Io dirò o farò qualcosa
e tu dovrai dirmi cosa
faccio o cosa dico prima che accada. Proviamo prima con contatto e
poi senza. Cerca di aumentare man mano il tempo.-
-Ok.-
Entrambi si concentrarono, poi si sentì un bip che segnava
la venuta
di una visione.
-No,
non mi fanno molto male i lividi. Non ti devi preoccupare.-
-Posso?-
chiese lui con garbo. Sam gli diede le spalle e Charles alzò
la
maglia rivelando una moltitudine di lividi e graffi su tutta la
schiena. Quando la rimise giù Sam si rigirò.
-Se
avessi quei mostri tra le mani in questo momento io non so cosa
potrei fare.- disse Charles arrabbiato.
-Oh,
Charles...- Sam era commossa, non pensava di contare tanto per
qualcuno. Poggiando un piede a terra per tenere l'equilibrio si
posizionò di fronte a Charles e lo abbracciò
forte. Era una
posizione scomoda ma permetteva loro di stare tanto vicini da poter
sentire i battiti dei loro cuori. Dopo alcuni secondi si staccarono e
ripresero l'allenamento.
-Vuoi
sapere quali sono state le altre volte che ho pianto, vero?- chiese
lei.
-Esatto,
l'avrei detto fra 7 secondi. Ovviamente non sei tenuta a rispondere
alle domande.-
-Non
dovresti già sapere tutto di me?-
-No,
non tutto. Preferisco saperlo da te.-
-La
prima volta, ero molto piccola, non lo ricordo. Mia madre disse che
avevo pochi mesi quando piansi la prima volta. Delle lacrime scesero
sul mio viso e poi all'improvviso mi fermai. La seconda volta, e la
prima che mi ricordo, fu all'asilo, quando delle bambine mi presero
in giro per via del colore dei miei capelli.-
-Io
trovo che hai dei capelli stupendi.-
-Grazie...-
Disse lei imbarazzata prima di riprendere. -Piansi un secondo prima
di capire che il dolore che provavo era dovuto alle lacrime che
producevo. Allora presi la decisione che se avessi voluto smettere di
piangere avrei dovuto imparare a difendermi. Iniziai arti marziali a
poco meno di 6 anni. Non solo, quella fu la volta che mi resi conto
che le mie lacrime potevano curare le ferite, perché i
graffi che
tenevo sulle mani, quando mi asciugai la faccia, sparirono come per
magia. La terza volta fu successe a 15 anni. Stavo passeggiando con
la mia ex migliore amica quando dei ragazzi ci bloccarono il
passaggio. Lei si rifiutò di dar loro gli orecchini della
mamma e
l'accoltellarono. Era fra le mie braccia e stava perdendo molto
sangue. Io piansi e feci cadere le lacrime sulla ferita che si
rimarginò. Da quel giorno non mi rivolse più la
parola. Aveva paura
di me e l'ultima volta che ho pianto prima di incontrarti, è
stato
quando ho saputo che mia nonna era malata di cancro. Avevo 17 anni.
Pensai che se potevo guarire le ferite potevo anche guarire lei. Era
l'unica persona che mi credeva e mi voleva bene. Senza dirle nulla,
per non darle false speranze, piansi e raccolsi le lacrime nel suo
bicchiere per l'acqua. Lei lo bevve, ma il cancro non le
passò e
morì due mesi dopo. Allora capii che posso curare solo le
ferite.-
Non si era resa conto che mentre parlava le sue dita si erano
intrecciate a quelle di Charles e adesso gli stava accarezzando piano
la mano.
-Mi
dispiace.-
-Lo
so. Allora, continuiamo.- si concentrò e dopo pochi secondi
si
scostò i capelli da davanti gli occhi, proprio come avrebbe
fatto il
ragazzo di lì a poco.
-Miglioriamo.
8 secondi stavolta. Ancora.-
-Perché
sono scappata di casa? 9 secondi.-
-Se
ti va di dirmelo.-
-Già
prima che mia nonna se ne andasse avevo parlato ai miei di queste
cose strane che mi accadevano, ma loro pensavano che avessi solo
molta fantasia. Poi quando mia nonna se ne andò caddi in
depressione
e i miei iniziarono a farmi girare da uno psicologo a un altro. Con
l'ultimo avevo iniziato 6 mesi fa. Dopo due mesi che ci vedevamo 3
volte a settimana, ebbi una visione “da contatto”
dove vidi che
di lì a pochi attimi mi avrebbe... Mi sono difesa e l'ho
colpito.
Poi ho chiamato la polizia spiegando tutto, ma loro non mi hanno
creduto. La sera sentii i miei parlare di farmi ricoverare,
così
sono scappata.-
Continuarono
così ancora alcuni minuti. Charles faceva qualcosa che lei
doveva
scoprire o le chiedeva qualcosa della sua vita, come cosa avesse
spinto Shaw a farla volare per quel cortile. Quando lei
riuscì per
due volte a avere visioni 11 secondi prima si fermarono.
-Ma
sono solo 11 secondi.-
-11
secondi possono essere determinanti in guerra. Dobbiamo accrescere il
tuo controllo sulle visioni senza contatto.-
-Ok.-
Disse lei togliendo di malavoglia la mano da quella di lui. I primi
tentativi furono del tutto innocui e Sam riusciva a vederli con 2-3
secondi di anticipo, poi la sua concentrazione cadde dopo mezz'ora
buona che si stava allenando, quando avvertì una domanda di
lui.
-A
cosa stavo pensando mentre ascoltavo quella canzone oggi?-
-Si.
4 secondi.-
-Nulla.
Ero concentrata.-
-Sai
che non è vero.-
-Se
sai a cosa stavo pensando perché me l'hai chiesto?!- E di
nuovo si
concentrò, sperando che l'argomento cadesse lì.
-No,
mi dispiace ma non te lo dico.-
-Dovresti
smetterla di pensare a me. Dovresti stare con qualcuno come Alex...-
Disse lui.
-Io
non voglio stare con Alex. Io voglio stare con te. Dimmi che non
provi nulla per me e io cercherò di farmela passare.- disse
lei un
po' alterata e un po' triste.
-Sarebbe
più facile per me mentirti che dirti la verità.-
-In
che senso?-
-In
questo senso.- Disse Charles prima di baciarla. Sam ricambiò
subito
il bacio e gli mise le braccia attorno al collo, avvicinando i loro
corpi. Poi Charles si allontanò appena.
-Anche
io voglio stare con te.- Sam si tolse quel coso dalle dita, che stava
facendo un rumore di pazzi, visto che i battiti le erano aumentati
tantissimo per l'emozione, e Charles le tolse quello sulla nuca.
Entrambi si stesero sul letto. Sam sotto e lui sopra. Charles
infilò
una mano sotto la maglietta di Sam e gliela sfilò, lasciando
la
ragazza col seno scoperto. La baciò nuovamente prima di
scendere con
la bocca fino ai seni, che mordicchiò, facendo gemere la
ragazza che
dopo poco lo liberò della camicia, lasciando che i loro due
petti si
toccassero. Si rotolavano sul letto, baciandosi pieni di passione.
Finì di spogliarla e lei fece lo stesso con lui, poi la
penetrò con
dolcezza e fecero l'amore, raggiungendo l'apice del piacere quasi
contemporaneamente, abbandonandosi infine l'uno fra le braccia
dell'altra.
|
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Capitolo 5 *** Capitolo V ***
Ed
eccoci con il penultimo capitolo! Chiedo scusa per il ritardo ma,
essendo in partenza, sono quasi sempre impegnata a salutare amici e
parenti. Domani, martedì al più tardi,
pubblicherò l'ultimo
capitolo. Ringrazio tutti coloro che sono arrivati fin qui e Odette.
Un abbraccio a tutti
Il
sole era ormai tramontato, Charles e Sam erano chiusi nella stanza da
un bel po', abbracciati l'uno all'altra...
-Forse
è il caso che usciamo di qui, non credi? Gli altri si
potrebbero
chiedere che stiamo facendo.-
-Raven
sicuro lo immagina, Erik è abbastanza sicuro di cosa sia
successo e
gli altri non ci stanno pensando.- La informò Charles dopo
essersi
concentrato un attimo.
-Però
forse hai ragione...- Continuò lui prima di baciarla.
-Hmmm...-
Mugolò Sam. - Se fai così non ci muoviamo
più da qui, e la cosa
sarebbe da irresponsabili, visto il poco tempo che abbiamo.- Disse
lei prima di dargli un ultimo bacio. Poi si alzò e si
vestì.
Charles la osservò qualche minuto e poi la imitò.
-Sai,
un po' ti invidio... Tu qui sei l'unico che non si deve allenare...
L'unico che sa controllare al meglio i suoi poteri e li ha sviluppati
al massimo. Io invece ho molta strada da fare ancora.- Disse
raccogliendo i suoi ricci in una coda alta.
-Sono
certo che ce la farai.- Disse lui baciandole il collo mentre Sam
girava la chiave nella toppa e apriva la porta. Charles si
alzò
d'improvviso, dopo meno di due secondi apparve Erik.
-Bene...
Vi siete decisi a uscire, finalmente.- Disse facendo un sorriso
divertito e anche un po' perverso.
-So
che ti sono mancata, ma adesso sono tutta tua.- Rispose Sam
prendendolo sotto-braccio, in contropiede, e avanzando verso il
salotto. Charles dietro di loro se la rideva.
Non
erano nemmeno entrati nella stanza che Raven balzò addosso a
Sam,
che la prese al volo, allontanandosi dai due.
-Posso
sapere che stavi facendo? Sono ore che ti aspetto.- Le chiese l'amica
facendola arrossire.
-Sam
stava allenando i suoi poteri con me, per questo non era in giro e
per questo ci abbiamo messo tanto.- Disse Charles, intervenendo e
fornendo quella spiegazione.
-Charles,
domani mattina possiamo provare con Sean. Dovrei aver concluso.- Lo
informò Hank.
-Perfetto.-
Erik
e Charles si misero a giocare a scacchi, mentre Moira leggeva un
libro. Sean, Alex e Hank giocavano a scarabeo. Raven e Sam invece se
ne andarono in cucina a chiacchierare e cucinare, visto che era
quasi ora di cena.
-Io
opterei per una cosa veloce da mangiare, magari fresca, che ne dici?
Pensavo a una bella insalata di riso. Mia nonna me la preparava
sempre...- disse Sam
-Poi
possiamo anche preparare un dolce... Tipo i biscotti o meglio ancora
i muffin... Così li mangiamo anche a colazione, no?-
-Si,
dai! Iniziamo con l'insalata, visto che dobbiamo cuocere il riso ci
vorrà un po'.- Mentre Raven prendeva una pentola e la
metteva sul
fuoco, assieme le uova a fare sode mentre Sam prese il riso.
-Secondo
te quanto dobbiamo buttarne? Siamo 8, però dobbiamo condirlo
il
riso...-
-Buttiamone
mezzo chilo... A meno che tu e Charles non vi siate stancati tanto
oggi da prenderne doppia porzione.- Disse sorridendo la bionda.
-Raven!
Ma cosa dici?!-
-Oh,
andiamo... E io dovrei credere che tu e Charles siete rimasti ore
chiusi in camera tua allenandovi solamente?- Raven abbracciò
l'amica
che era rimasta in silenzio.
-Avanti
adesso, prendiamo i condimenti.- Continuò dopo essersi
staccata.
Presero
pomodori, tonno, mais, olive, peperoncini verdi, sottilette, wurstel
e il basilico per condire il tutto. Tagliarono i pomodori e i
peperoncini e poi aspettarono che il riso e le uova si facessero.
Raven invece aveva pensato di preparare la mayonese fatta in casa.
-E'
così evidente?-
-No,
non molto. Diciamo che sapendo di te io ho fatto due più
due, ma non
credo che gli altri lo sappiano.-
-Erik
si.-
-Quell'uomo
è proprio strano. Compare sempre all'improvviso e ogni volta
mi
consiglia di assumere la mia vera forma...-
-Ti
intriga, non è così? Andiamo, è un
bell'uomo, carismatico, che si
diverte a fare battute... Non mi dire che non hai pensato a lui in
quel senso perché non ci credo.-
-Non
credi a cosa, Sam?- Chiese Hank, appena entrato in cucina con Alex e
Sean.
-Che
ancora non vi eravate fatti vedere per mangiare.- Disse lei scolando
il riso e mettendolo sotto l'acqua fredda per farlo raffreddare.
-Già,
proprio così.- Le diede corda Raven che stava finendo di
sgusciare
le uova, ormai fredde.
-Hmmm...
Ma come siete sexy con i grembiuli addosso... Dovreste indossarli
più
spesso...- Disse Sean prendendole in giro.
-Perché
non lo indossi tu? Ti starebbe certo meglio.- disse Raven
infilandogli il suo grembiule, facendo ridere gli altri. Finirono di
condire l'insalata e poi, aiutate dai ragazzi che presero piatti e
posate, andarono in salotto.
-Elegante...-
Disse Erik quando vide Sean col grembiule addosso.
-Spero
che abbiate fame, altrimenti io e Sam ci offendiamo moltissimo.-
Disse Raven, iniziando a riempire i piatti. Alex e Sean andarono a
prendere delle birre. Tutti presero da mangiare e si sedettero chi
sui divani, chi sulle sedie, a chiacchierare e parlare un po' degli
addestramenti. Hank si perse a spiegare le modifiche che stava
apportando a dei costumi per poter aiutare Alex e Sean a sviluppare i
loro poteri mentre Erik e Charles stavano finendo la partita.
Una
volta finito di mangiare Raven e Sam andarono in cucina a preparare i
muffin che cucinarono in meno di 20 minuti. Alcuni con la cioccolata
e altri normali, mentre altri con le carote. Moira e Hank riportarono
indietro i piatti quando ebbero finito. Ci avrebbero pensato
più
tardi a lavarli.
Quando
Raven e Sam aprirono il forno per vedere se i dolci fossero pronti,
le stanze si riempirono di un profumo terribilmente invitante e
mentre posavano i muffin su un piatto grande Sam ebbe una visione.
-Ma
è mai possibile che pensiate solo a mangiare?- Disse alzando
la
voce, rivolta a Alex e Sean, che erano ancora nell'altra stanza.
Ovviamente nessuno poteva capire di preciso cosa aveva spinto la
ragazza a parlare così, forse solo Charles, ma quando le due
entrarono in salotto trovarono due ragazzi che sorridevano
imbarazzati.
-Perché,
Sam, avevi qualche dubbio in proposito?- Disse Erik che non poteva
perdersi un'occasione simile. A un tratto il suo viso si
illuminò e
prima che potesse fare nulla Sam parlò.
-Scacco
matto, Charles. Mi dispiace.- Disse lei, con un muffin in mano e una
birra sul tavolino, seduta su un divano da sola.
-Bella
partita, Erik.- Disse Charles all'amico prima di andarsi a sedere
affianco alla ragazza che si appoggiò con la schiena sulla
spalla di
lui.
-Assaggia.
È buono.- Gli disse portando il muffin che teneva in mano
vicino
alla bocca dell'uomo, che lo morse.
-Ahahahah.
Come sei buffo! Ti sei sporcato di cioccolato.- Disse Sam ridendo,
prendendo un fazzoletto per pulirlo. Charles però mise un
dito sul
dolce e poi lo fece scivolare sulla guancia della ragazza, sporcando
anche lei.
-Adesso
siamo in due.- Commentò, prima di aiutarla a pulirla. Gli
altri non
si fecero sfuggire la scena. Erano tutti tremendamente curiosi,
specie i ragazzi. Moira, che stava parlando con Hank delle ricerche
di lui, ci rimase un pochino male, e così Alex, ma
d'altronde non
potevano farci nulla, e così si distrassero pensando a cose
diverse
dai due innamorati seduti sul divano, stretti l'uno all'altra.
Il
salotto si svuotò presto. Erano tutti molto stanchi e il
giorno dopo
avrebbero dovuto allenarsi nuovamente, per cui non era il caso di
stare svegli fino a tarda notte. Samantha dopo aver salutato tutti ed
“essersi fatta una doccia” mentre lavava i piatti
con Raven a
causa di Alex e Sean che erano comparsi all'improvviso,
spaventandola, andò in camera sua, dove si cambiò
e indossò il suo
pigiama, che consisteva in una maglietta di suo padre molto grande
che le arrivava quasi fino alle ginocchia. Adorava quel genere di
“pigiami”. Spense la luce, si mise a letto e chiuse
gli occhi.
Era molto stanca e voleva dormire, ma, stranamente, non riusciva a
prendere sonno. Si girava e rigirava, cercando una posizione comoda
per dormire, non riuscendovi. Dopo quella che le parve
un'eternità
accese la luce e lesse l'ora. Erano tre quarti d'ora che stava nel
letto come un anima in pena. Così decise di scendere di
sotto a
prendere un po' d'acqua e magari fare una passeggiata fuori.
Una
volta bevuta l'acqua uscì dalla porta-finestra della cucina.
La luna
illuminava il viottolo. Incrociò le braccia e prese a
camminare e
pensare. Pensò un po' a tutto quello che le era capitato in
quegli
ultimi giorni, in particolare pensò a Charles. Dopo un po'
che
camminava avanti e indietro, sempre più abbracciata a se
stessa,
sbottò.
-Ma
chi me l'ha fatto fare di venire qui con questo freddo? Mi sto
ibernando...- nemmeno il tempo di finire la frase che sentì
della
stoffa che veniva poggiata sulle sue spalle. Si girò e vide
Charles
in pigiama che le sorrideva. Tutta concentrata a pensare al freddo
non aveva avuto nessuna visione. Accettò con piacere la
vestaglia
che le aveva porto e la infilò.
-Si,
in effetti ti saresti potuta coprire per uscire. La sera fa freddo.-
-Ho
notato...-
-Sai
che stanno tutti dormendo tranne te?-
-E
te. Cosa ci fai ancora sveglio?-
-Ci
metto molto ad addormentarmi, e mentre ero steso ho sentito che
intrattenevi un'interessante, e aggiungerei divertente, conversazione
con te stessa. Quando hai pensato che avevi freddo ho deciso di
scendere. Non riesci a dormire?-
-Esatto.
Di solito crollo subito, ma oggi proprio non ci sono riuscita.-
-Che
ne dici di entrare? Così puoi dirmi cosa ti impedisce di
dormire, al
caldo.- Disse porgendole la mano che lei accettò. Mentre
salivano le
scale Sam ebbe una visione dove vedeva che di lì a poco lei
e
Charles sarebbero entrati nella stanza di lui e questi lesse nella
mente della ragazza la visione che aveva appena avuto, per cui
accorciarono tutto e entrarono subito nella stanza. Si misero a letto
e si baciarono, poi Charles si allontanò un attimo.
-Ti
va di dormire con me?-
-Ne
sarei felice.- Rispose lei sorridendo e baciandolo nuovamente.
-Sai...
Non ho mai dormito con un'altra persona. Di solito tornavo a casa...-
-Nemmeno
io, e prima di oggi io... non avevo mai...- Lei lasciò la
frase in
sospeso, sapendo che Charles avrebbe saputo tutto facilmente. Lui fu
felicissimo e la baciò. Poi si abbracciarono e
così si
addormentarono felici.
La
mattina successiva il primo ad allenarsi fu Sean. Hank aveva
sviluppato per lui una tuta dotata di apertura alare che avrebbe
dovuto permettergli di volare.
Il
ragazzo assieme a Charles e Hank si preparava a provare a battere le
leggi della fisica, aiutato dai due a indossare la tuta.
-E
sei sicuro che questo funzionerà.- chiese Sean sfiduciato.
-Tutto
è possibile. Ho basato il progetto su...-
-Hank,
basta parlare. Andiamo.- Charles gli diede una pacca di
incoraggiamento.
Loro
tre si affacciarono a una finestra al primo piano e aiutarono il
ragazzo a sedersi sul bordo, gli altri erano affacciati alla finestra
accanto a godersi lo spettacolo.
-Mi
raccomando, urla più forte che puoi.- Si
raccomandò Charles.
-Le
onde sonore devono essere ultrasoniche. Prendile con l'angolazione
giusta e dovrebbero trasportarti.-
-Dovrebbero
trasportarmi... La cosa mi conforta.-
-Auguri.
Ricordati di urlare.- Disse Charles mentre il ragazzo si faceva il
segno della croce, pronto a saltare. Aprì le braccia e si
gettò, ma
il suo urlo isterico non gli permise di volare e lo fece cadere fra i
cespugli. Avrebbero dovuto provarci da un posto più alto.
Riguardo
l'allenamento di Hank, che consisteva nel gareggiare in corsa assieme
a Charles, la svolta la si ebbe quando lui accettò che
questa
deformazione che aveva, pur non essendo bella da vedersi, poteva
essere molto utile, infatti riuscì a doppiare in pochi
secondi
Charles, compiendo un giro completo del giardino.
A
fine settimana tutti furono in grado di controllare i loro poteri al
meglio. Di particolare interesse furono il “tentato omicidio
di
Erik ai danni di Sean”, come lo definiva quest'ultimo, che
consisteva nell'aver letteralmente spinto Sean per saltare da un
radar altissimo per provare a volare, con sommo disappunto di
quest'ultimo e celato divertimento di Charles, e un litigio fra Hank
e Raven. Hank aveva apparentemente messo a punto un siero che avrebbe
dovuto normalizzare le caratteristiche fisiche sue e di Raven,
utilizzando il sangue di quest'ultima, ma lei aveva cambiato idea
(contagiata almeno in parte da Erik) e riteneva che dovessero andare
fieri dei loro poteri. Quando Hank si allontanò dicendole
che lei
era bella trasformata e non con la pelle blu, qualcosa in lei si
spezzò e andò dall'unica persona che l'avesse mai
accettata e
incoraggiata ad essere come era: Erik.
-Insomma,
quel pazzo di Shaw è convinto che una guerra nucleare tra
Russia e
Stati Uniti porterebbe l'umanità alla estinzione e
aiuterebbe alla
nascita di più mutanti?- chiese Sam per conferma a Charles.
I due si
trovavano in camera del professore, avevano appena fatto l'amore.
-Purtroppo
si.- rispose Charles mentre giocava con una ciocca dei capelli di
lei.
-Ma
non ha senso! A parte che l'unica cosa che porterebbe è a
una guerra
tra umani e mutanti, ma poi non ci sono prove che noi ci siamo
evoluti con l'avvento del nucleare o sbaglio? A me sembra troppo poco
tempo per permettere un'evoluzione del genere. Non ci sono prove o
testimonianze che ci collochino sulla terra da molto più
tempo?-
-No,
non esistono prove simili, anche se io credo che tu abbia ragione.
È
possibile che con il nucleare vi sia stata un incremento di noi
mutanti, ma dubito fortemente che sia il centro della nostra
creazione.-
-Sono
preoccupata per Erik.- Charles resistette alla tentazione di leggere
la sua mente per capire cosa volesse dire e attese che lei si
spiegasse, incuriosito.
-Erik
ha sofferto tantissimo fin da giovane. Non so cosa sia successo di
preciso ma dopo aver visto il marchio posso immaginarlo. I discorsi
che fa però a volte mi ricordano troppo quelli di Shaw.
Quello che
ci disse alla sede della CIA. Gli voglio bene e non voglio che faccia
qualcosa di sbagliato.-
-Vorresti
che lo tenessi sotto controllo, qualora ve ne fosse il bisogno?-
-No,
so che non ci riusciresti. Deve fare ciò che sente di fare,
anche se
spero che sia del bene. Ma purtroppo, anche se io e Rav scherziamo su
voi due e il vostro rapporto amoroso, temo che nonostante
ciò che vi
unisce, alla fine succederà qualcosa di irreparabile.-
I
due rimasero in silenzio per qualche minuto, pensierosi, poi Charles,
volendo alleggerire l'atmosfera si girò col corpo verso Sam
e iniziò
a farle il solletico.
-E
così io e Erik saremmo innamorati l'uno dell'altro secondo
te e mia
sorella?!-
-Ahahahahha,
Charles, basta per favore! Stavo scherzando.- si interruppe un attimo
quando Charles si fermò. -Cioè, ne parliamo
davvero ma non
seriamente. Basta! Mi sento male!- disse continuando a ridere quando
Charles aveva ripreso a farle il solletico. L'uomo dopo poco si
fermò
e la baciò con trasporto mentre Sam avvolgeva le braccia
attorno al
suo collo.
D'un
tratto ebbe una visione di qualcosa di molto simile che stava
avvenendo in un'altra stanza, fra due persone che aveva appena finito
di citare. Charles, capendo che aveva visto qualcosa, la
guardò con
sguardo interrogativo, ma lei sorrise e riprese da dove si erano
interrotti. Il giorno dopo avrebbe fatto una bella chiacchierata con
Raven.
La
mattina successiva sia Sam che Charles si svegliarono molto presto.
D'altronde da lì a poche ore avrebbero dovuto trovarsi al
largo di
Cuba. In giro per casa c'era solo Moira.
-Vado
a svegliare Erik, tu chiama Raven, ok?- disse Charles. Sam ebbe una
visione per nulla bella e subito si allarmò.
-NO!
Vado io a chiamare Erik e Raven, tu chiama i ragazzi, ok? Loro non mi
ascoltano mai, di te invece hanno paura.- Sam gli stampò un
bacio
sulle labbra.
-Hmmm...
Va bene...- Charles si allontanò un poco confuso ma decise
di non
indagare oltre.
Sam
senza farsi notare troppo si recò direttamente alla stanza
di Erik,
dove bussò un paio di volte piano.
-Erik,
Raven, siete svegli?- attese un paio di minuti ma nulla,
così provò
ad entrare. Avevano lasciato anche la porta aperta, incoscienti!
Appena
entrata chiuse la porta, ancora non si era girata verso la stanza. Si
mise le mani a coprire gli occhi e aprì uno spiraglio
piccolissimo,
poi si girò.
-Grazie
al cielo sono coperti entrambi.- mormorò liberandosi gli
occhi. Si
avvicinò piano al letto dove si trovava Raven e
cercò di svegliarla
con delicatezza.
-Raven,
devi alzarti, andiamo. Se Charles ti trova qui succede la fine del
mondo.- le disse nell'orecchio mentre le accarezzava la guancia.
Raven aprì gli occhi e, ancora nel dormiveglia, si
spaventò, scattò
su con la testa e diede una capata a Sam che, sbilanciandosi, cadde
col sedere a terra.
-Ahia.
Che botta.-
-Sam,
che ci fai qui?- disse Raven coprendosi. Erik si era svegliato e
messo a sedere ma visto che non vi era traccia di nemici rimase in
silenzio.
-Alzatevi,
tutti e due; dobbiamo andare. E fate in fretta che Charles voleva
venire lui a svegliarti, Erik. Eviterei drammi in una giornata come
questa.- Sam disse arrossendo un poco. Raven si spaventò
appena
all'idea e Erik ghignò per la reazione della ragazza.
-Io
inizio ad andare, fate in fretta.- Sam uscì in fretta e si
chiuse la
porta alle spalle.
-E
anche questa è andata. Adesso dobbiamo solo pensare a
Shaw...-
mormorò Sam prima di andare dagli altri.
Dopo
appena una ventina di minuti erano già tutti pronti,
all'appello
mancava solo Hank. Al suo posto trovarono un biglietto di istruzioni
indirizzato a Charles e una cassa contenente le tute che avrebbero
dovuto indossare prima di recarsi all'hangar. Erano gialle e blu,
molto “particolari”, ma funzionali. Specie per
alcuni di loro che
avevano bisogno di una 'mano' per utilizzare al meglio i propri
poteri.
Arrivati
nell'hangar dove si trovava il jet che Hank aveva costruito per
l'occasione ebbero una sorpresa. Il siero che Hank aveva creato
utilizzando i geni di Raven non aggrediva le cellule, bensì
le
espandeva. Il risultato era che il suo aspetto era poco dissimile da
un uomo-lupo dal pelo blu e gli occhi gialli.
-Non
capisci? È questo che dovevi essere. Questo sei tu. Basta
nascondersi.- disse Raven guardando con sguardo amorevole Hank.
-Non
sei mai stato più bello.- aggiunse serio Erik, ricevendo
però la
cattiva risposta di Hank: un tentato strangolamento. Charles convinse
Hank a lasciare l'amico mentre Alex gli affibbiò il
soprannome
'Bestia', aggiungendo che era davvero forte. Sam non si intromise ma
aveva una brutta sensazione che non faceva che peggiorare.
I
sette, più Moira, salirono sull'aereo diretti verso Cuba.
Dovevano
assolutamente impedire la guerra nucleare.
|
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Capitolo 6 *** Capitolo VI ***
Eccoci
con l'ultimo capitolo! Giusto in tempo per il termine di
martedì =)
Ringrazio
un sacco tutti coloro che hanno letto e sono arrivati fino a qui,
Odette per il preferiti e spero non vi siate annoiati troppo. Un
saluto a tutti da Claudia.
La
situazione, che era inizialmente in fase di stallo, con le navi
statunitensi e le navi sovietiche ferme le une di fronte alle altre,
a formare due linee, mutò quando la nave sovietica
contenente i
missili da piazzare a Cuba non si fermò, ma
proseguì diritta
nonostante gli ordini dai propri superiori di non oltrepassare la
linea.
Charles
e Sam capirono che era dovuto al fatto che Azazel aveva ucciso tutti
i membri dell'equipaggio su ordine di Shaw, così Charles,
controllando la mente di un ufficiale sovietico, impedì la
guerra
facendo sparare con un cannone ai sovietici la loro stessa nave. Un
problema era risolto ma adesso rimaneva Shaw.
-Localizzato
niente sui radar?- chiese Hank a Moira.
-Niente.-
-Non
riesco a localizzarlo. Deve essere sott'acqua.- aggiunse Charles.
-E
ovviamente non abbiamo un sonar.- commentò Hank.
-In
realtà lo abbiamo.- disse Sam dopo qualche secondo di
silenzio,
guardando Sean che la capì al volo, come gli altri. Se Sean
si fosse
tuffato, gridando sott'acqua avrebbe potuto facilmente localizzare il
sottomarino di Shaw.
Charles,
Erik e Sean si diressero al portellone perché quest'ultimo
si
tuffasse. Un attimo prima che il ragazzo si lanciasse dal jet Sam
ebbe una visione.
-Trovato!
Grazie Sean, puoi risparmiarti il bagno. Il sottomarino è
esattamente alle nostre ore 13 a circa 500metri.-
-Complimenti
Sam! Erik, tocca a te.- Erik guardò l'amico un attimo e poi
si
arrampicò sul carrello dell'aereo che Hank aveva provveduto
a
cacciare. Controllò il punto indicatogli da Sam e
trovò il
sottomarino che iniziò a tirare a se fino a farlo uscire
completamente dall'acqua. Tutti erano sorpresi dal potere di Erik che
stava dirigendo il sottomarino su un'isola vicina quando, avvertiti
appena in tempo da Sam, vennero colpiti da un tornado creato da Janos
Questad che fece schiantare sia il jet che il sottomarino sull'isola.
Ripresisi
dallo schianto tutti si liberarono dalle cinture e Charles
impartì
gli ordini. Hank, Alex, Sam e Sean si sarebbero occupati di Azazel,
Janos e Angel, Raven avrebbe fatto la guardia al jet non lasciando
avvicinare nessun nemico, Moira avrebbe cercato di mettersi in
contatto con la terra ferma e Erik avrebbe cercato Shaw all'interno
del sottomarino poiché Charles non poteva vederlo per non un
motivo
sconosciuto.
Tutti
si prepararono ad eseguire gli ordini, anche Raven che, sebbene
avesse cercato di fare qualcosa di più utile, aveva deciso
di fare
come detto da Charles.
Sean
si ritrovò subito ad affrontare un combattimento con Angel e
i due
si allontanarono dalla spiaggia volando, Hank, Alex e Sam si divisero
fra Janos e Azazel dando l'opportunità ad Erik di entrare
nel
sottomarino per cercare Shaw. Inizialmente Alex cercava di dare una
mano all'amica ma, avendo notato Hank avere più
difficoltà, attaccò
Azazel che, dopo poco, sparì alla vista degli altri
portandosi
dietro Hank ed Alex.
Janos
era decisamente un osso duro, ma grazie all'allenamento con Charles,
Sam era in grado di rispondere prontamente agli attacchi del mutante,
sfruttando le visioni che aveva. Sam, sebbene di poco, era in
vantaggio, ma lo scontro rischiava di stare andando tropo per le
lunghe così, Raven, assunte le sembianze di Shaw, gli
ordinò di
fermarsi e Sam, con un colpo ben assestato riuscì a metterlo
KO.
Ciò
che stava succedendo nel frattempo e che nessuno poteva immaginare,
ad eccezione di Charles che era collegato alla mente di Erik,
riguardava cosa quest'ultimo stesse facendo. Appena raggiunto Shaw,
all'interno di una camera adattata al contenimento di energia
nucleare, che Shaw stava assimilando, aveva interrotto
involontariamente il contatto con Charles. La stanza, oltre a
schermare il nucleare, schermava i penseri dei due uomini; senza
contare che Shaw indossava il casco che si era fatto fare
appositamente dai russi per non rischiare di cadere sotto il
controllo del telepata. Durante il combattimento tra i due, o per
meglio dire mentre Erik cercava di incassare al meglio i colpi
potenziati del nemico, lo schermo protettivo della stanza
andò in
frantumi e Charles potè raggiungerli di nuovo.
Con
difficoltà, controllando dei cavi spuntati dalla parete
contro cui
era stato lasciato, Erik riuscì a sollevare il casco di
testa a Shaw
e immediatamente Charles lo bloccò.
Mentre
Charles teneva bloccato al meglio delle sue capacità il
nemico,
riuscì a percepire i pensieri di Erik e, invano,
tentò di
dissuaderlo dall'uccidere il 'mostro', desiderando che non diventasse
come lui.
Purtroppo
Erik ne aveva passate troppe nella sua vita per mano del nazista,
così, chiedendo scusa a Charles per quanto stava per fare,
indossò
il casco di Shaw e, utilizzando la stessa moneta che era stata la
causa dell'assassinio di sua madre, perforò il cranio
dell'uomo,
uccidendolo, ma causando a questi e al suo amico che ne controllava
la mente e il corpo, un dolore inimmaginabile.
Dopo
quella che sembrava essere un'eternità, Erik uscì
dalla nave
volando e facendo volare avanti a se' il cadavere di Shaw, legato da
tubi e cavi di ferro. Tutti i mutanti, sia i ragazzi, sia coloro che
si erano uniti a Shaw, tornarono sulla riva, assieme a Moira e
rimasero ad ascoltare ciò che Erik aveva da dire.
-Oggi
finiscono le nostre battaglie!- gridò attirando l'attenzione
di
tutti su di se, anche da parte dei più malconci che a
malapena si
reggevano in piedi. -Togliete i paraocchi, fratelli e sorelle. Il
vero nemico è laggiù- disse indicando la flotta
russa e americana
che stavano ricevendo gli ordini in quel momento di attaccare coloro
che si trovavano sulla spiaggia, in quanto mutanti e troppo
pericolosi per il resto del genere umano.
-Sento
le loro armi muoversi nell'acqua. Il loro metallo che ci prende di
mira. Americani, sovietici, umani.- l'ultima parola gli uscì
dalle
labbra con tutto il disprezzo possibile. -Uniti nella loro paura per
l'ignoto. L'uomo di Neanderthal è spaventato, miei fratelli
mutanti!- invitò Charles a controllare che quanto diceva
fosse vero.
Charles ascoltò i pensieri di coloro presenti sulle navi da
guerra e
si pietrificò per un secondo, prima di ordinare a Moira di
comunicare che non vi era bisogno di sparare, perché Shaw
era morto
e, adesso, la spiaggia era sicura.
Moira
corse nell'aereo per comunicare il tutto, ma nessuno rispondeva
all'appello. Passarono pochi attimi quando tutte le navi delle due
flotte fecere fuoco verso l'isola. Avrebbe potuto essere la fine dei
presenti, ma Erik bloccò tutte le bombe che erano state
lanciate a
pochi metri dall'impatto. Le fece girare di 180 gradi e le
rispedì
al mittente.
Charles
lo implorava di fermarsi. D'altronde erano solo soldati che stavano
ubbidendo agli ordini, non era colpa loro. Erik lo ignorò e
così
l'unica cosa che a Charles venne in mente di fare fu di gettarsi
contro l'ormai ex amico, nel tentativo di liberarlo dal casco che ne
schermava la mente, per poterlo controllare. A causa della
collutazione buona parte dei missili si disintegrò a
mezz'aria, Erik
stava perdendo il controllo sulle armi ma subito si riprese.
Mollò
un pugno a Charles e respinse gli altri, pronti ad aiutare il
telepate, ad eccezione di Raven, facendoli volare una decina di
metri lontano. Un secondo colpo al viso di Charles lo stordì
abbastanza per riprendere il controllo sulle non poche armi rimaste
in cielo. Sean era svenuto, lui era quello che aveva riportato
più
ferite tra i ragazzi. Hank tentava di risvegliarlo, assieme ad Alex,
mentre Sam si era rialzata e, piano, stava avanzando verso i due
uomini. Sentiva che la cosa stava per finire molto male.
I
missili avevano ormai quasi raggiunto le navi quando, sull'isola, in
pochissimi secondi, avvennero mille cose.
Sam
ebbe una visione, sbarrò gli occhi terrorizzata e prese a
correre
verso Charles ed Erik. Moira uscì dai resti dell'aereo di
Hank e
prese a sparare contro Erik nella speranza di ucciderlo, o quanto
meno fermarlo. Quest'ultimo, sorpreso da quella che riteneva la
stupidità della donna che sparava contro di lui
con dei proiettili di metallo, lasciò stare i missili che
presero
nuovamente a cadere e, con una mano, iniziò a respingere i
proiettili lanciati dalla donna. L'unica umana presente sull'isola e
che, in quanto tale, egli disprezzava.
Deviò
il primo colpo. Il secondo. Il terzo. Il quarto. Moira aveva perso il
conto di quanti proiettili aveva sparato. Era abbastanza sicura di
averne in canna ormai solo uno. Premette nuovamente il grilletto,
Erik deviò anche quell'ultimo colpo quando questo,
però, non finì
fra la sabbia o nel legno di alberi ormai distrutti, come gli altri,
ma colpì in pieno uno di loro.
Colui
che avrebbe dovuto essere colpito era niente di meno che Charles,
rimasto vicino all'uomo dopo la collutazione, ma. Vi era un ma. La
visione avuta da Sam quei pochi, preziosissimi secondi prima, le
avevano mostrato quanto stava per accadere e lei, non avendo nessun
potere che potesse fermare i due, corse verso i due mutanti, nella
speranza di poter salvare la persona che amava. Corse al limite delle
sue forze e, quel secondo prima del colpo finale, si gettò
innanzi
il telepate.
Nessuno
ebbe modo di rendersi conto di nulla, tranne che del tonfo del suo
corpo caduto sulla spiaggia e di tutto il sangue che le usciva dalla
pancia.
La
pallottola, che era entrata e uscita dal corpo della ragazza e aveva
preso di striscio sul braccio il mutante che stava proteggendo, le
aveva perforato la milza e così alla ragazza non restavano
che pochi
minuti di vita.
Per
qualche millesimo di secondo tutti si pietrificarono. Il primo a
reagire fu Charles che si posizionò affianco al corpo della
ragazza,
girandola per farla finire supina sulla sabbia. Moira si
bloccò
nella posizione in cui si trovava, scioccata. Erik, furioso
perché
stava per uccidere il suo migliore amico, che era comunque rimasto
ferito, seppur lievemente e, allo stesso modo, incazzato
perché una
ragazza che trovava simpatica, una mutante, era rimasta ferita,
iniziò a strangolare Moira con le piastrine di lei.
Un
ordine gridato di Charles lo bloccò senza che la donna
morisse.
Tutti
ormai, dimentichi dei missili che erano finiti in mare senza colpire
nessuna nave, nè americana, nè sovietica, si
avvicinarono alla
ragazza. Raven in lacrime non voleva credere ai suoi occhi.
Erik,
dopo essersi chinato per sfiorare la ferita della ragazza che aveva
reclutato assieme a Charles, si rialzò e si rivolte agli
altri.
-Questa
società non ci accetterà mai. Formiamone una noi.
Chi è con me?-
nessuno si mosse, ma si guardarono fra di loro. La prima ad
avvicinarsi fu proprio Raven che però si avvicinò
all'amica.
-Sam...-
-Rav,
vai. Lo so che lo vuoi e lo sai anche tu. Ti voglio bene.- le disse
Samantha stringendole la mano con un paio di dita. La blu la
ringraziò con lo sguardo, guardò il
“fratello”, gli chiese
scusa mentalmente, chiedendosi se la stesse ascoltando o meno, e
strinse la mano di Erik con la sua. A lei si unirono Angel, Janos e
Azazel e, dopo aver lanciato un ultimo sguardo agli altri mutanti, se
ne andarono, grazie al teletrasporto del demone.
Spariti
i 5, i 3 ragazzi corsero verso l'amica.
-Sam...-
mormorò il ragazzo mentre con una mano faceva pressione,
inutilmente, sulla ferita, e con l'altra le spostava i capelli dal
viso con una carezza.
-Charles...-
Sam dovette interrompersi a causa di un mugolio di dolore che le
uscì
dalle labbra. Poi sorrise. -L'ho visto prima.-
Sul
viso di Charles si dipinse un'espressione a metà tra
ilarità e
dolore. Di risposta la strinse forte a se.
-Ti
amo, Sam.- le disse tra le lacrime l'uomo.
-Ti
amo anche io, Charles.- Ormai Sam non sentiva nemmeno più
dolore,
non sentiva niente. Di riflesso però fece una cosa che si
era
ripromessa di non fare più: pianse. 3 lacrime le scesero
lungo il
viso.
Charles
poggiò le labbra sul viso della ragazza, per fermare le
lacrime che
stava lasciando scendere, poi poggiò le sue labbra sulle sue
nel
modo più dolce e delicato possibile. Il petto della ragazza
aveva
appena smesso di alzarsi ed abbassarsi.
Passò
quello che avrebbe potuto essere mezzo secondo, massimo uno, quando
dalla ferita di Samantha uscì un lieve bagliore. Spensosi il
chiarore, alla stessa velocità di un battito di ciglia, il
petto
della ragazza si rialzò e abbassò, e un'ultima
lacrima scese dai
suoi occhi.
-Cosa...?-
mormorò Moira incredula.
Nessuno
riuscì a rendersi conto di quanto successo, poi Charles
capì.
Le
lacrime che aveva raccolto con le sue labbra, prima di baciare la
ragazza, avevano dovuto scendere lungo la gola di lei, permettendole
di curarsi la ferita da sola. Era salva ma aveva comunque perso molto
sangue. Dovevano portarla al più presto in ospedale per
farle fare
una trasfusione, ma sarebbe sopravvissuta.
Passò
qualche settimana dalla fine della crisi dei missili a Cuba. Il
governo, per quanto possibile, aveva deciso di mettere a tacere tutte
le informazioni riguardanti i mutanti. Non avevano più avuto
notizie
da Erik o Raven e Samantha era uscita da pochi giorni dall'ospedale.
Samantha,
Charles e Moira stavano passeggiando nel giardino del castello del
mutante. Hank, Alex e Sean nelle loro stanze a fare chissà
cosa.
-Sapete,
un giorno il Governo si renderà conto di quale fortuna abbia
avuto
ad avere dalla sua parte il professor X.- disse Moira riutilizzando
il vecchio nome in codice coniato dai ragazzi mesi prima. I due
giovani ridacchiarono.
Avevano
già avuto modo di spiegarle che avrebbero trasfromato il
castello in
una scuola per giovani mutanti dove questi, oltre ad imparare a
controllare il loro potere, avrebbero potuto trovare degli amici, una
famiglia.
-Moira,
tu sai che la nostra prima linea di difesa sarà
l'anonimato.- iniziò
Sam.
-Certo
che lo so! Potranno minacciarmi quanto vogliono. Non gli
dirò mai
dove siete. Mai.- giurò con lo sguardo fisso negli occhi di
Charles.
-So
che non lo farai. Lo so.- rispose l'uomo, prima di posare le labbra
sulla guancia di lei. Distraendola quanto bastava per entrarle nella
mente e cancellarle tutti i ricordi accaduti da quando Shaw aveva
attaccato il quartier generale della CIA.
-Mi
dispiace per Moira. È una brava persona.-
commentò Sam mentre era
seduta sul letto, pronta a dormire, mentre aspettava che il suo
fidanzato finisse di cambiarsi.
-Sai
che non potevamo rischiare. Non dopo tutto quello che è
successo.-
rispose Charles chiudendo l'ultimo bottone del pigiama.
-Lo
so. Spero solo che andrà tutto per il meglio e che Raven ed
Erik
stiano bene.- Il telepate non rispose, ma Sam non si aspettava nessun
tipo di risposta. Sapeva che per lui era ancora un tasto troppo
dolente per soffermarvisi troppo.
-Sai,
sono un po' nervosa all'idea di fare la professoressa di arti
marziali. Non sono mai stata circondata da tanta gente che non mi
odiasse in vita mia.-
-Sono
sicuro che sarai bravissima. Poi nessuno potrebbe odiarti. Sei la
persona più bella che abbia mai conosciuto.- le
mormorò
all'orecchio prima di posarle un bacio sul collo.
-Professore!
Sta mica tentando di approfittardsi di me?!- giocò Sam,
inchiando la
testa in modo da scoprire ancora più la pelle del collo.
-Per
lei sarebbe un problema, professoressa?- commentò Charles
ghignando
malizioso prima di posare un altro bacio sulla pelle di lei.
Charles
si posizionò sopra di lei e, tenendosi sollevato con le
braccia,
posizionate ai lati del corpo di lei, si fermò ad osservarla.
-Sei
bellissima Samantha Tearpain. Ti amo infinitamente.-
-Ti
amo tantissimo anche io, Charles Xavier. Mio salvatore. Mio amore.-
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