Alone

di Seeph
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Atto I ***
Capitolo 2: *** Atto II ***
Capitolo 3: *** Atto III ***
Capitolo 4: *** Atto IV ***
Capitolo 5: *** Atto V ***
Capitolo 6: *** Atto VI ***
Capitolo 7: *** Atto VII ***
Capitolo 8: *** Atto VIII ***
Capitolo 9: *** Atto IX ***
Capitolo 10: *** Atto X ***



Capitolo 1
*** Atto I ***



Alone
 
 
 
Tutto ebbe inizio
quando la sua assenza
si trasformò nella mia follia.


 
 
 
Atto I
Sono già trascorsi sei mesi da quando non fai più parte della mia vita, ma a me sembra sia passato molto più tempo.
Quel giorno non credo riuscirò mai a dimenticarlo.
Il sole era già tramontato da qualche minuto quando, con un semplice sms, mi chiedesti di raggiungerti al parco e io, credendo volessi passare un po’ del tuo tempo in mia compagnia, mi precipitai al luogo prestabilito senza esitare.
Quando arrivai, però, tu non sorridesti amabilmente com’eri solito fare. Solo un’espressione impassibile ad occupare il tuo bel viso. Labbra serrate, sguardo vacuo. Mi chiedesti semplicemente di non vederci più.
“Non voglio più essere tuo amico” mi dicesti.
Io non capii.
Amico?
Ma, Jungkook, noi non siamo affatto amici.
Siamo molto più di questo.
Lo sai bene.
Una piccola parte di me morì in quell’istante.
“D’accordo” risposi allora accettando a malincuore le tue volontà.
Mi mancherai, Jungkook.
Mi mancherà tutto di te.
Poi ti salutai e ti lasciai da solo andando via. Piansi sulla strada del ritorno. Quando fui finalmente nella mia stanza, bloccai la serratura della porta e abbracciai il cuscino, incapace di fare qualsiasi altra cosa.
M’addormentai piangendo.
 
Dalla mattina dopo, per tutti i giorni a venire, mi parve di vivere a metà e di portare avanti non la mia ormai misera esistenza, bensì quella di qualcuno a me sconosciuto.
Da quel giorno cominciai a sopravvivere.





 

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Capitolo 2
*** Atto II ***


Atto II
Ricordi gl’innumerevoli pomeriggi passati a parlare di tutto e di nulla, stesi sul tuo letto, e nel mentre a guardare il cielo attraverso l’ampio lucernario? I raggi del sole pomeridiano ci riscaldavano e mi piaceva immensamente osservare  la luce del giorno sfiorarti delicatamente la pelle chiara. La invidiavo.
Anziché studiare per i test d’ingresso dell’università, preferivi passare il tuo prezioso tempo con me e io non potevo che esserne onorato.
Non ti stancavi mai di raccontarmi tutte le avventure che avevi avuto la fortuna di vivere durante il tuo viaggio in America dell’anno precedente. I tuoi occhi s’illuminavano mentre rievocavi quei ricordi così piacevoli, e io rimanevo estasiato ogni singola volta nel vederti così entusiasta.
 
Mi manca sentire la tua voce, terribilmente.
Mi manca parlare con te.

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Capitolo 3
*** Atto III ***


Atto III
Ricordi quando, durante quella fredda e nevosa notte d’inizio gennaio, dopo essere ritornati a casa da una festa con amici, rimanemmo chiusi fuori dal mio appartamento?
Fui così sbadato da dimenticare le chiavi all’interno prima di uscire e chiudere l’ingresso senza nemmeno accorgermene.
Ci rintanammo perciò nella mia macchina. Con mani gelide e tremanti impugnai il volante guidando fino al porto. E una volta giunti a destinazione, seduti sui sedili anteriori e stretti nei nostri pensanti cappotti, aspettammo l’alba.
Fu uno spettacolo mozzafiato vedere il sole nascere dal mare e in quel preciso istante realizzai che quel panorama, seppur bellissimo, mai avrebbe retto il confronto se paragonato a te.
Tu continuasti ad ammirare il sole sorgere all’orizzonte, io invece mi persi a contemplare te.
 
Mi manca così tanto guardarti negli occhi.
Li ricordo ancora perfettamente, come se li stessi guardando proprio adesso. Grandi ed espressivi, profondi e misteriosi come gli abissi e, al contempo, limpidi e vivaci.
Il pensiero di non potermici più perdere al loro interno mi fa star male.
Morirei mille volte solo per poterli rivedere ancora.

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Capitolo 4
*** Atto IV ***


Atto IV
Ricordi il giorno in cui ci baciammo per la prima volta?
Passeggiavamo in riva al mare mentre il sole era prossimo a scomparire, inghiottito dall’orizzonte. Tutto attorno a noi era silenzioso, solo le onde del mare ad animare quel luogo, e poi un particolare in lontananza. Molto più avanti rispetto a noi una ragazza giocava con il suo cagnolino. La sentimmo ridere felice e io, intenerito da quella scena, sorrisi di rimendo osservandola da lontano.
«Hyung?»
Mi chiamasti ma, quando mi voltai nella tua direzione per rivolgerti tutta la mia attenzione, non ebbi il tempo di rispondere.
Le tue labbra, delicate, andarono a posarsi sulle mie e in quel momento parve mancarmi la terra sotto i piedi. Sentii un improvviso calore irradiarsi per tutto il corpo e solo quando ti allontanasti gentilmente, potei riprendere il parziale controllo della mia persona.
«Jungkook...»
Pronunciai il tuo nome, ancora incredulo, senza però avere la minima idea di cosa dire. Tutto ciò che feci fu perdermi nei tuoi profondi occhi scuri, desiderai quasi affogare in quell’oscuro abisso e non riemergere mai più. Mi avevi appena baciato e io non aspettavo altro che quello da ormai troppo tempo.
Tu sorridesti semplicemente e poi mi abbracciasti.
«Credo di amarti» dicesti nascondendo il viso nell’incavo del mio collo.
«Anche io, Kookie.»
Mai dissi cosa più vera.
 
Non avrei dovuto affezionarmi così tanto a te.
Non immaginavo che, dopo tutte quelle belle parole, te ne saresti andato via.
Farei qualsiasi cosa per sentirti dire che mi ami, anche se fosse un’altra volta soltanto.

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Capitolo 5
*** Atto V ***


Atto V
Non dimenticherò mai il giorno in cui rimanemmo a giocare sotto la pioggia come due bambini. Rischiammo di ammalarci, ma ci divertimmo tanto. Vederti ridere in modo così sereno e spensierato fu di gran lunga la cosa migliore della giornata –e della mia intera esistenza.
Quella volta, nonostante i grossi nuvoloni scuri colmi d’acqua ad occupare il cielo plumbeo e il vento freddo ad infiltrarsi attraverso i vestiti, insistesti per uscire comunque a piedi.
Ci dirigemmo verso il centro e, come ci si aspettava, lo riscoprimmo quasi completamente deserto. Il tuo entusiasmo, però, non si smorzò affatto.
Passammo il resto della serata a camminare vicinissimi per contrastare il freddo e ci soffermammo su ogni vetrina, anche su quelle dei negozi di giocattoli. In quell’occasione, sorridendo entusiasta, m’indicasti persino il modellino di un camion rosso fuoco.
«Me lo compri?» domandasti scherzando.
Mi parve di rivedere il Jungkook bambino e, intenerito, sorrisi non riuscendo a farne a meno.
Mettesti su un finto broncio prima di ritornare a sorridere, e l’attimo dopo mi abbracciasti.
«Sul serio, hyung, mi piacciono i modellini. Adesso sai cosa regalarmi per Natale.»
Quella sera mi sorprese la tua semplicità. Non chiedesti nessun oggetto costoso, nessun viaggio dall’altra parte del mondo per il quale avrei dovuto spendere un patrimonio. Solo un semplice camioncino rosso.
Mi prendesti per mano e, prima di ritornare a passeggiare e osservare le altre vetrine illuminate, mi lasciasti un bacio sulla guancia.
Arrivò l’orario di chiusura e finalmente ti decidesti a ritornare a casa. Sulla via del ritorno, però, ci sorprese un forte acquazzone. In una manciata di secondi ci ritrovammo bagnati dalla testa ai piedi ma, anziché cercare urgentemente un riparo, rimanesti sotto la pioggia a sorridere e a chiedermi, con un’espressione provocatoria degna di un bimbo di cinque anni, di provare a prenderti.
Sapevo bene che se fossimo rimasti sotto quella pioggia per troppo tempo, ci saremmo presi entrambi un bel raffreddore. Soppesai perciò la tua richiesta. La tentazione era senza dubbio forte.
Smisi di pensare e l’attimo dopo mi ritrovai a rincorrerti per le vie ormai desolate del centro. E potei giurare di essermi sentito bene come in quel momento poche volte in tutta la mia breve vita.
Durante quel frangente nel quale il tempo parve fermarsi, gli unici rumori vagamente udibili furono quello dei nostri passi veloci sull’asfalto ormai bagnato e le nostre risate incontrollate. Il rumore della pioggia, nonostante fosse costante e persistente, arrivò appena alle mie orecchie, troppo impegnate a riempirsi della tua risata cristallina.
Ritornammo a casa, dove i tuoi genitori non c’erano e non sarebbero ritornati fino al giorno dopo. Ci spogliammo dei nostri vestiti zuppi, così come le nostre chiome scure, fino a giungere nella tua camera da letto.
«Ti amo»  mi dicesti.
«Ti amo» ti dissi io.
Al buio, quella notte, facemmo l’amore per la prima volta.
E il Jungkook bambino, quello che fino a qualche ora prima mi mostrò il modellino esposto nella vetrina del negozio di giocattoli, parve soccombere, sopraffatto dai gesti sicuri dell’uomo che eri diventato.
 
Potrei essere io quello a soccombere adesso e non m’importerebbe.
Perché vivere senza di te equivale ad essere morto.
Mi sembra d’impazzire.

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Capitolo 6
*** Atto VI ***


Atto VI
Tutto ciò che i miei occhi vedono è il sorriso di Jungkook. Quell’unica cosa che, nonostante tutto, riesce ad illuminare le mie giornate e la mia vita. Potrei vivere solo di quello e andrebbe bene. Perché se ho lui, ho tutto.
Il sole però sembra spegnersi quando lo vedo attraversare la strada senza prima aver guardato. Ed è per questo che non si accorge che in lontananza, alla sua destra, un’automobile scura sfreccia a gran velocità.
“Jungkook!” urlo il suo nome, disperato, dall’altra parte della strada dove mi trovo rispetto a lui, ma Jungkook non mi ascolta e continua a tenere il suo sguardo rivolto a me e a sorridere.
“Jungkook! L’auto!” tento di avvertirlo.
Ma è tutto inutile.
Perché più urlo e più la mia voce sembra affievolirsi?
L’attimo prima Jungkook mi rivolge un caloroso sorriso e mi saluta da lontano con la mano, l’attimo dopo è riverso sull’asfalto con gli occhi chiusi. Il suo sangue si espande a macchia d’olio e le mie lacrime fanno lo stesso sul mio viso.
La scena si ripete in loop nella mia mente. Il rosso cremisi non fa altro che annebbiarmi ogni pensiero e non posso far altro che piangere e urlare.
Senza nemmeno realizzarlo, corro in strada e mi getto con le ginocchia accanto al suo corpo ora inerme. Gli sorreggo la testa, sporcandomi le mani del suo sangue caldo, lo scuoto vigorosamente per le spalle ma Jungkook continua a tenere gli occhi chiusi.
“Ti prego...”
Jungkook però non risponde.
Non riapre gli occhi.
Non respira.
Inutili suppliche lasciano le mie labbra e si perdono nel vento. Lacrime incontrollate si riversano dai miei occhi bagnandomi le guance e arrivando a scagliarsi sul suo viso. L’accarezzano anche loro, per l’ultima volta, prima di scivolare via e lasciarlo andare per sempre. Muoiono anche loro assieme a lui, e assieme a me.
Non riesco più a respirare.

«Jungkook!»

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Capitolo 7
*** Atto VII ***


Atto VII
Ricordi quando ti chiamai nel cuore della notte per colpa di un incubo?
«Jungkook!» urlai al cellulare appena accettasti la chiamata.
«Che succede?» domandasti allarmato con voce ancora assonnata.
Incapace di calmarmi, non smisi un attimo di urlare. «Dove sei?! Stai bene?!»
«Sì, Jimin, sto bene. Sono a casa e stavo dormendo prima che tu mi svegliassi» spiegasti calmo. «Adesso vuoi dirmi cosa succede?»
Sospirai sollevato. «Ho avuto un incubo, tutto qui. Scusa per averti svegliato.»
«Non dirlo nemmeno» mi rassicurasti e per quello te ne fui infinitamente grato. «Vuoi parlarmene?»
«Io...» titubai qualche istante, indeciso se metterti al corrente o meno del mio brutto sogno, prima di prendere la parola. «Ho sognato un incidente stradale e che anche tu venivi coinvolto. Ho avuto così paura...»
«Va tutto bene adesso.» Ti sentii sorridere appena. «Amore, dammi cinque minuti e sono da te.»
 
Quella fu l’ultima volta che sentii la tua voce.
Non avrei mai dovuto permetterti di raggiungermi. Se solo non avessi avuto così bisogno di te quella notte...
Nella mia mente riecheggia ancora l’ultima frase che hai detto al cellulare prima di chiudere la chiamata.
‘Amore, dammi cinque minuti e sono da te.’
Maledizione, ti sto ancora aspettando.
‘Amore.’
Sì, amore, quello che ora mi manca più di te e che mi sta pian piano deteriorando l’anima.

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Capitolo 8
*** Atto VIII ***


Atto VIII
Quando mi lasciasti, fu devastante. Ero fermamente convinto che la mia esistenza sarebbe cessata l’attimo dopo aver varcato l’ingresso del mio appartamento ed essere scoppiato in lacrime. Ahimè, non successe.
Quattro mesi più tardi, facendomi forza e armandomi di tutto il coraggio a mia disposizione, presi il cellulare e composi il tuo numero. Squillò molte volte e quando fui sul punto di riattaccare, ormai triste e rassegnato, tu rispondesti.
“Hyung?”
 
E finalmente, dopo quella che mi parve una lentissima e straziante agonia, risentii la tua voce. Piansi, ancora.
 
«Mi manchi.»
“Scusa.”
«Perché te ne sei andato?»
“Mi dispiace, Jimin.”
«Jungkook, mi odi?»
“A questa domanda non posso rispondere.”

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Capitolo 9
*** Atto IX ***


Atto IX
«Come stai, Jungkook?»
Sospirasti prima di rispondere. “Bene, penso.”
«Ci pensi ancora?» domandai improvvisamente, rintanato in un angolino della stanza buia e stringendo forte il cellulare con entrambe le mani. «A noi, intendo.»
“Sempre.”
Un singhiozzo, che presto sarebbe stato seguito da molti altri, mi scosse e calde lacrime mi rigarono le guance. Strinsi ancor di più il cellulare, come se in quel modo avessi potuto stringere te e non lasciarti andare più.
«Da quando te ne sei andato, non hai smesso di mancarmi un solo istante. Non so perché tu mi abbia lasciato così, senza alcuna ragione. Ho provato a rassegnarmi, lo giuro, ma non riesco ancora a darmi pace.
Il mio appartamento è impregnato del tuo profumo. Sei ovunque, Jungkook. Tra le lenzuola, sui miei vestiti.
Di notte non riesco più a dormire e penso continuamente a tutto ciò che avevo insieme a te e che ora non ho più. Di giorno, quando esco per strada, mi sembra mi vederti ovunque ed è orribile ricordare che in realtà non ci sei davvero.
Sto forse impazzendo?»
“Probabilmente è così.”
«La colazione, il pranzo e la cena sono momenti che nella mia routine non esistono più. Ho lo stomaco completamente chiuso, costretto in una morsa dolorosa. La stessa morsa che mi attanaglia la gola. I miei occhi sono arrossati e costantemente umidi, bruciano. Ma mai quanto la mia anima, quella non fa che ardere da tempo.
Hai corroso tutto ciò che sono e, nonostante tutto questo, ancora non riesco ad odiarti.
Non ti ho forse trattato come la cosa più importante che avessi? Ti ho forse ferito inconsapevolmente, o fatto qualcosa di sbagliato nei tuoi confronti?»
Quando smisi di parlare, ti sentii piangere e, per l’ennesima volta, mi persi anch’io tra le mie lacrime. Troppo dolore da affrontare. Troppe emozioni da gestire.
“Mi machi, hyung.”
«Anche tu, amore, così maledettamente tanto.»

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Capitolo 10
*** Atto X ***


Atto X
La mia sanità mentale venne irreversibilmente intaccata da eventi che nessuno poté controllare, evitare e, o prevedere. Jungkook morì la notte in cui parlammo al cellulare del mio incubo. Subito dopo aver terminato la chiamata, salì a bordo della sua autovettura in direzione del mio appartamento, ma non arrivò mai a destinazione. Non sapevo che, per colpa di uno stupido gesto compiuto nel cuore della notte, avrei perso la parte più importante di me.
                          
«Jimin, dovresti uscire da questa stanza e prendere un po’ d’aria fresca.»
No.
Non voglio.
«Ti prego, Jimin, io e gli altri siamo preoccupati per te.»
«Dov’è Jungkook? Voglio vedere solo lui.»
Silenzio.
«Jimin, Jungkook è morto sei mesi fa in un incidente. Lo sai.»
Cosa?
No. Non è vero. Bugia.
Ho parlato con lui. Era la sua voce, quella, l’ho sentita.
Lui è qui. Jungkook è qui.
 
E quella che ancora oggi mi ostino a portare avanti, non è più vita senza te al mio fianco, bensì un trascinarsi sempre più avanti fino allo stremo senza però avere un obiettivo da raggiungere. Vorrei svegliarmi domattina e scoprire che tutto questo è stato solo un orrendo incubo, oppure non svegliarmi affatto.
Ma, ahimè, questa è la realtà e, al contempo, tutta una menzogna nella quale io ho vissuto fin ora e continuo a vivere. Uno stupido scherzo del destino. E non so se voglio ancora vivere in una realtà nella quale tu non esisti più. Adesso sono qui, da solo.
E cosa mi rimane?
Dove sei?
E perché io sono ancora qui?
 
Portami via.
 
 
 
 
 
«Amore, dammi cinque minuti e sono da te.»
 
Fa’ presto, Jungkook, ti prego,
ché questi cinque minuti
sembrano star durando
troppo a lungo.










💕~ E così siamo giunti alla fine di questa brevissima fan fiction.
Mi è piaciuto tanto scriverla, nonostante sia triste e quello adottato
non sia propriamente lo stile di scrittura che prediligo, perciò
spero che anche i pochi lettori che l’hanno seguita, l’abbiano apprezzata.
Be', esperimento riuscito.

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