And there’s a hurricane underneath it trying to keep us apart

di Vanex23
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Primo capitolo ***
Capitolo 2: *** Secondo capitolo ***
Capitolo 3: *** Terzo Capitolo ***
Capitolo 4: *** Quarto Capitolo ***
Capitolo 5: *** Quinto Capitolo ***
Capitolo 6: *** Sesto Capitolo ***
Capitolo 7: *** Settimo Capitolo ***
Capitolo 8: *** Ottavo Capitolo ***
Capitolo 9: *** Nono Capitolo ***
Capitolo 10: *** Decimo Capitolo ***
Capitolo 11: *** Undicesimo Capitolo ***
Capitolo 12: *** Dodicesimo Capitolo ***
Capitolo 13: *** Tredicesimo Capitolo ***
Capitolo 14: *** Quattordicesimo Capitolo ***
Capitolo 15: *** Quindicesimo Capitolo ***
Capitolo 16: *** Sedicesimo Capitolo. ***
Capitolo 17: *** Diciassettesimo Capitolo. ***
Capitolo 18: *** Diciottesimo capitolo ***
Capitolo 19: *** Diciannovesimo Capitolo ***
Capitolo 20: *** Ventesimo Capitolo ***
Capitolo 21: *** Ventunesimo Capitolo ***
Capitolo 22: *** Ventiduesimo Capitolo. ***
Capitolo 23: *** Ventitresimo Capitolo ***
Capitolo 24: *** Ventiquattresimo Capitolo ***
Capitolo 25: *** Venticinquesimo Capitolo ***
Capitolo 26: *** Ventiseiesimo Capitolo ***
Capitolo 27: *** Ventisettesimo Capitolo ***
Capitolo 28: *** Ventottesimo Capitolo ***
Capitolo 29: *** Ventinovesimo Capitolo ***
Capitolo 30: *** Trentesimo Capitolo ***
Capitolo 31: *** Trentunesimo Capitolo ***
Capitolo 32: *** Trentaduesimo Capitolo ***
Capitolo 33: *** Trentatreesimo Capitolo ***
Capitolo 34: *** Trentaquattresimo capitolo ***
Capitolo 35: *** Trentacinquesimo Capitolo ***
Capitolo 36: *** Trentaseiesimo Capitolo ***
Capitolo 37: *** Trentasettesimo Capitolo ***
Capitolo 38: *** Trentottesimo Capitolo ***
Capitolo 39: *** Trentanovesimo Capitolo ***



Capitolo 1
*** Primo capitolo ***


                                                  And there’s a hurricane underneath it trying to keep us apart


                                                                                Primo capitolo
'Everybody’s got their demons
Even wide awake or dreaming
I’m the one who ends up leaving
Make it okay' .

**
23 Novembre 2014

Due ragazze, stavano aspettando impazienti l'arrivo di una persona a loro molto cara, in cerca di un briciolo di speranza in più, quella speranza che pensavano di non poter perdere mai, e quando videro con i propri occhi, lui, la persona che attendevano, i loro occhi brillarono insieme per la gioia.
"Allora?" Domandò impaziente una di loro, con la voce che fremeva dalla voglia di sapere, sapere al più presto.
Il ragazzo si avvicinò ad ambedue con un sorriso smagliante e per un attimo una delle due credeva di poter morire alla vista di quel bellissimo e incantevole viso.
"Il pub è nostro!" Esclamò lui euforico, abbracciando le due ragazze.
Una delle due, in particolar modo, si buttò a capofitto sul ragazzo, abbracciandolo tantissimo e non staccandosi più di dosso.
"Lo sapevo Eric. Tu sei il fratello migliore del mondo, era normale che ciò accadesse." Si complimentò una delle ragazze.
Ah, non vi ho ancora detto esattamente di chi stiamo parlando e perché parliamo proprio di codeste persone.
I ragazzi in questione sono Eric McCall e Keira McCall, fratelli, che stavano progettando insieme o quasi il loro futuro e la ragazza con loro era Allison Martin, una delle migliori amiche di Keira, nonché fidanzata del fratello, Eric.
"A proposito di ciò.. " - Iniziò il ragazzo deciso - "Tu lo sai che nel pub non potrai metterci piede, tranne per il pomeriggio?"
"Cosa stai dicendo Eric? Ho 16 anni, ma mica ho il diviato di entrare nei pub!" Esclamò seccata la sorella.
"Forse tu non hai capito in cosa sto andando incontro." Spiegò il ragazzo.
"Non si era detto che il pub, qualora fosse stato preso, sarebbe stato di tutti e due e gestito anche da me?" Intervenne Allison.
"Appunto, ma voi piede all'interno del pub la sera, non ce lo metterete nemmeno per sbaglio." Disse contrariato il ragazzo.
"Perché mai?" A parlare stavolta fu la sorella, imbronciata per la decisione del fratello.
"Sentite, il pub quest'anno ha l'affitto della casa della perdizione, la sera noi gestiremo anche gli stessi che andranno alla casa, quindi questo vuol dire che i proprietari pagheranno a noi l'affatto, a condizione che chi frequenta il pub e viceversa possa entrare dalla stessa porta, ovvero quella principale." Disse Eric spiegando il perché di questa decisione.
"E tu credi che mi scandalizzi per la gente che dovesse passare dalla porta sia del pub che della casa della perdizione?" Domandò continuando la sorella.
"Keira, io capisco che tu ormai ti senta grande e responsabile, e che sappia praticamente tutto, ma non è così." Disse il fratello.
"Ci sarà anche Scott con me!" Esordì la ragazza cercando di convincere il ragazzo, ma ciò parve inutile.
"Credo che dovresti tenere anche lui lontano dal pub, lo dico per te." Rispose il fratello, essendo sicuro di ciò che diceva. 
"Mmh, almeno quando sarà l'inaugurazione del locale?" Chiese Allison cercando di smorzare un po' l'aria tesa degli ultimi minuti.
"Domani sera. Ma, voi non potrete venire." Precisò il ragazzo.
"Almeno fammi sapere se andrà tutto bene oppure no, per quanto tu non mi voglia tra i piedi, le persone che frequentano la casa della perdizione non sono tutti sani di menti, nemmeno una mi sa." Disse preoccupata la sua ragazza.
"Appunto vi voglio lontane da lì, e tranquilla, io so badare a me stesso. Keira, tranquilla, quando potrai ci metterai piedi anche tu là dentro." Disse sereno il ragazzo.
Tutti e tre furono comunque soddisfatti della notizia, Eric avrebbe gestito finalmente il pub e avrebbe avuto un lavoro tutto suo, si sarebbe guadagnato da vivere da solo, Keira era orgoglia del fratello e poteva lavorarci almeno nei pomeriggi, quando non vi erano pericoli in corso e poteva far fruttare ciò in positivo con la scuola e Allison poteva aiutare a realizzare il sogno del suo ragazzo in meglio, con lei vicina.


__

24 Novembre 2014

Una ragazza dai capelli biondi stava seduta fuori da un locale alle 22:00 di sabato sera, intenta a finire delicatamente la sua ultima sigaretta, cercando di non pensare a ciò che si stava perdendo all'intero del locale. I suoi occhi color cioccolato si erano quasi incantati a fissare il nulla, all'estremità della strada, da cui passavano auto su auto e aveva ormai perso il conto di quante ne aveva viste in quelle serata.
Si stava annoiando e stava aspettando e ciò la portava alla seccatura più totale perché odiava aspettare, soprattutto chi era in ritardo.
Si stava interrogando se le scelte che aveva fatto fin quella sera potevano essere giuste oppure no, ma d'un tratto si scordò pure perché stava pensando, quando incrociò il suo sguardo con uno sguardo azzurro, che la scrutavano come sempre e uno sguardo così non te lo puoi dimenticare. Non te lo puoi dimenticare soprattutto se ci sei cresciuta insieme, se ci hai sperato almeno una volta nel vederlo addosso a te. Non te lo puoi dimenticare se ci hai passato tutte le notti più brutte della tua vita con quello sguardo che ti rassicurava, con quello sguardo che cercava di indacare, con quello sguardo che voleva sapere tutto e che avrebbe saputo tutto ad ogni costo. 
Non te lo puoi dimenticare perché anche se non te ne accorgi, la persona che ha questo sguardo posato su di te, con tutte queste sfumature, pur non sapendolo ti appartiene già ed è la tua persona.
E' esattamente ciò che entrambi i ragazzi avevano pensato dal primo momento in cui si erano rivolti la parola fin a quell'istante, mentre si scambiano sguardi apparentemente normali ma che in realtà si dicevano tutto e niente.
Lui, Luke Hemmings, aveva capito molte cose nei suoi 17 anni di vita, tranne una o forse due.
La prima, era che nonostante avesse solamente 17 anni, sapeva più lui di amore, di chiunque altro indivuduo che avesse un'età media sui 30 anni. 
La seconda, era che aveva già trovato a chi dare il suo amore e da chi ricevere amore, ma troppo impegnato a disperdere distruzione per soffermarsi su chi aveva davanti.
La ragazza posò le sue mani sulla ringhiera, diede un ultimo tiro alla sigaretta e dopo la buttò a terra, notando che il gruppo di amici con cui era Luke le si stava avvicinando.
"Cosa ci fai qui da sola?" Domandò una ragazza alta, snella quanto lei, capelli castani chiari, con dei boccoli sulle punte e occhi verdi.
"Non posso entrare dento perché mio fratello non vuole, quindi mi annoio." Rispose Keira indicando la sua bottiglia di birra poggiata sugli scalini, vuota.
"Hai la birra e non offri?" Chiese stupita l'altra.
"Se vuoi entro e te ne vado a prendere un'altra. Me l'ha portata prima Allison, mio fratello non sa che sono qui e lei è andata a comprare un altro pacco di sigarette, dovrebbe essere qui a momenti." Specificò la bionda.
"Non noti nulla di diverso?" Chiese la ragazza spostando i suoi capelli un po' ondulati avanti e indietro cercando di far notare all'amica il suo cambiamento.
"Steffy, hai mica fatto il colore? No perché non si direbbe."
"Ci hai preso!" Esultò l'amica contenta. Steffy Logan, una delle ragazze sui cui molti maschietti della propria scuola sbavano dietro dal primo anno di liceo, era forse una delle amiche più care di Keira. Sia lei che la sua amica erano tra le più popolari della scuola, vuoi perché erano sorelle di ragazzi importanti e che ci erano stati prima di loro in quell'istituto, vuoi perché fondamentalmente erano le più carine insieme ad Allison, anche se quest'ultima era già impegnata.
"Cosa ci fai con loro?" Chiese Keira a Steffy curiosa.
"Calum mi ha chiesto se volevamo andare a casa di Micheal per sballarci un po' e bere, quindi ho accettato." Confessò Steffy.
"Ah tu e Calum, non vi capirò mai. Non avevi nessuno a cui fare compagnia stasera?" Domandò Keira stuzzicandola.
"E' la volta buona che tu ti decida a riprendere i rapporti con Luke invece." Le fece notare lei.
"No e basta." Disse scusa Keira.
"Vuoi almeno ricordarmi perché non vi parlate più?" Chiese continuando a spronarla.
"No." Disse solamente allontanandosi dal gruppo.
"Sigarette recuperate. Maledette macchinette automatiche, quanta fatica per un pacchetto da dieci." Fece ritorno vittoriosa Allison dalle sue amiche. Anche lei era considerata da molti una tra le più belle della scuola e il fatto che fosse impegnata faceva dare di matto fin troppi ragazzi. Era alta, bella, occhi azzurri e capelli neri, e la sua carnagione era molto chiara che avrebbe fatto invidia anche ad un vampiro. 
"Steffy, andiamo?" La chiamò Calum alle sue spalle. Calum era il migliore amico di Luke ed era cresciuto insieme al suo amico sin da piccolo. Con loro c'erano anche Keira e Steffy, erano un gruppo molto affiatato e si riuscivano quasi sempre a ritrovare con nulla e parlare per ore e ore insieme. Ma c'era un qualcosa di diverso tra lui e Steffy. Era un rapporto complicato da ben quattro anni. Lei non voleva relazioni serie, lui non voleva relazioni serie, entrambi professavano la libertà più assoluta, ma quando sei davvero libero, come fai a dipendere così tanto da una persona da riuscire a farti mancare l'aria quando non puoi più né vederla, né toccarla, né parlarci? E Steffy aveva provato bene queste emozioni, strazianti e piacevoli allo stesso tempo, perché si sentiva viva e perché era innamorata e lei cercava solo questo, ma le era troppo grande come sentimento da portare addosso da sola e lo reprimeva ogni volta che poteva, riuscendoci anche bene.
"Vienite?" Chiese Steffy alle amiche.
"Io mi sono persa un pezzo. Dove andate?" Chiese Allison mentre salutava Ashton, un altro loro amico, forse l'unico con cui tutte e tre avevano un rapporto normale, insieme a Micheal.
"Alla villa vicino al bosco di Micheal, lui ci aspetta lì." Confermò Steffy.
"Io non ho nulla da fare, mi annoio, ed Eric non mi vuole tra i piedi, quindi sì." Rispose Allison.
"Tu sei dei nostri?" Chiese Ashton rivolgendosi a Keira.
In quel momento l'attenzione di Luke Hemmings fu concentrata interamente su di lei mentre si mordeva il labbro perché aveva notato ogni suo singolo movimento e continuava a camminare per non destare sospetti, seguito a ruota da Calum.
"Sì." Disse solamente lei aggiungendosi alle amiche.
"E Scott, il tuo cane, dove lo hai lasciato?" Chiese sarcastico Luke.
"Dai smettila, sei scorretto!" Commentò Calum ridendo alla battuta dell'amico.
"Per quanto mi riguarda Scott può anche fottersi, dopo quello che è successo oggi." Sputò arrabbiata Keira.
"Scusami?" Chiese Allison stranita.
"E' andato con Matt e Joey alla casa della perdizione. Perché 'non voglio perdermi questo evento'. Segnati pure che da oggi non stiamo più insieme." Commentò sarcastica Keira.
"Perché non racconti tutta la verità?" La richiamò Steffy alquanto seccata.
"Cioé?" Intervenne Ashton curioso.
"Non volevo scatenare una questione dopo questa mia affermazione." Disse quasi stupito Luke.
"Perché vuoi parargli il culo dopo quello che ha fatto?" Chiese ancora Steffy.
"Cosa vuoi che dica? Che mi ha tradita alla casa della perdizione la scorsa notte ed io l'ho saputo solo oggi? Che anche stasera è alla casa della perdizione con qualche altra sciaquetta mentre io sono qui con voi? Per quanto mi riguarda io e Scott non ci amavamo, magari sì, mi piaceva, ma non l'ho mai amato, quindi se vuole giocare a chi è più stronzo, si prepari a perdere perché questo gioco lo vinco io!" Disse di getto Keira.
Dopo quell'affermazione calò il silenzio più totale nel gruppo e ognuno stava per i fatti suoi ad osservare un qualcosa che in quel momento pareva essere più importante di qualsiasi altra cosa.
Più volta Luke si era girato a guardarla mentre fissava il vuoto quasi sicura e più volte Keira lo aveva notato e aveva ricambiato il suo sguardo mostrandosi fredda però.
Non era mai stato chiaro a nessuno il perché quei due dopo così tanti anni passati insieme da buoni amici avesso deciso di botto di non parlarsi più e forse nemmeno lo sapevano loro.
Fatto sta che tutto ciò accadde il giorno in cui Luke decise di fidanzarsi con una ragazza, quando era ancora ingenuo e non capiva davvero cosa volesse dire amare qualcuno. Avevano entrambi 15 anni e ciò accadde così velocemente. Il giorno prima si parlavano e il giorno dopo neanche riuscivano più a guardarsi in faccia.
Entrambi però si mancavano a vicenda ma non volevano ammetterlo. Più che agli altri, a se stessi. Sarebbe stato troppo patetico e troppo da stupidi. Si sa, le persone cambiano e ci si deve abituare al cambiamento, ma ciò non comporta il fatto che bisogna accettare senza fare nulla. Ciò comporta lottare per accettare il cambiamento e continuare a viaggiare sullo stesso binario. Ma Luke ci aveva rinunciando quando aveva visto cambiare Keira, come lei ci aveva rinunciato quando aveva visto cambiare lui. Ma non ne valeva davvero così tanto la pena? O semplicemente stavano aspettando quel qualcosa che non sarebbe mai arrivato?
"Prendiamo dal ponte, facciamo prima." Disse Calum risvegliando tutti dai propri pensieri.
"Io dal ponte non ci passo. E' in costruzione e a vedere cosa c'è sotto mi fa sentire male." Rispose Steffy preoccupata.
"E tu non guardare." Le rispose Calum.
"La fai falice tu." Disse lei alquanto scocciata.
"Non passeremo da quella parte di ponte, la strada è più corta ma mica siamo così idioti. Scavalchiamo, prendiamo la scorciatoia dietro i cespugli e siamo arrivati." Le spiegò Ashton.
"Sarà meglio per te." Disse Steffy indicandolo furtivamente cercando di mettergli paura.
Così decisero di andare sul ponte e scavalcare la staccionata per fare prima e arrivare all'orario stabilito dai ragazzi a casa di Micheal. Il ponte era quasi del tutto deserto. Quella strada la usavano solamente le coppiette che dovevano scendere dalla roccia per andare ad imboscarsi in spiaggia e stare un po' in pace con il mondo. Era in costruzione per collegare due città, ma ancora dovevano finirlo e fin quando non sarebbe stato completato era piacevole percorrere a piedi il tratto stabile del ponte.
"E' forse mica successo qualcosa?" Chiese Calum prendendo in giro Steffy.
"Ti auguro due giorni di diarrea pesante." Rispose lei accigliata.
"Mi hanno augurato di peggio." Commentò il moro ridendo.
Passaro per l'altro lato del ponte e in meno di cinque minuti, come aveva detto Ashton, si ritrovarono dal lato illuminato e più piacevole alla vista. Mancavano pochi mentri e sarebbero arrivati ai cespugli e avrebbero imboccato una stradina tutta illuminata che portava a casa di Micheal.
Se non fosse stato per il fatto che, proprio in quel momento, Keira voltò lo sguardo, e sotto un lampione vide una figura a lei molto famigliare.
"Ma quello è Eric!" Esclamò avvicinandosi ad Allison.
"Cosa ci fa qui?" Si fermò anche lei sorpresa.
Tutto il gruppo si fermò a quella osservazione.
"Non era al pub?" Chiese stupita Steffy.
"Ora vado a salutarlo, magari mi spiega pure che ci fa qui visto che poi mi vuole lontana da lì." Fece Keira per avvicinarsi.
Ma quello che non sapeva era che lì, quella notte di autunno, tutto sarebbe cambiato. Suo fratello non era lì solo, suo fratello era in compagnia, ma non in una buona compagnia.
Keira si stava avvicinando quando all'improvviso su udì in tutto quel silenzio così assordante uno sparo. Ne seguì un altro e dopo un urlo provenire dalla loro direzione. Ad urlare era stata Allison vedendo ciò che era appena successo davanti ai suoi occhi.
Keira non riusciva a capire ciò che stava accadendo. Si ripeteva solamente che non era possibile, che aveva visto male, che ciò non poteva essere vero.
"Eric!" Urlò Allison, mentre Ashton la teneva non sapendo esattamente cosa fare in questi casi.
Keira continuava a camminare verso il corpo, a terra, di suo fratello, cosparso di sangue: due pallottole conficcate in pieno cranio.
"NO." Urlò disperata anche lei accasciandosi vicino al suo corpo.
Eric era lì proprio vicino a lei, tra le sue braccia, ma non era più vivo. Era morto.
D'un tratto si sentì afferrata per le spalle e sollevata piano piano da terra. La persona che aveva appena compiuto questo gesto era proprio Luke.
I suoi occhi erano pieni di lacrime ma cercava di contenersi, ancora una volta si era imposta un blocco che non doveva avere.
"Non può.." Disse solamente a Luke mentre scuoteva la testa.
"Keira.." Cominciò lui guardandola come aveva sempre fatto.
"Luke ti prego.." Continuò lei incredula e cominciò a lasciarsi andare proprio con lui. Cominciò a piangere forte, a singhiozzare, a dimenarsi, non ci voleva credere, non ci poteva credere.
Luke l'abbracciò solamente a la consolò come aveva appena fatto, loro erano fatti per stare insieme, ma non lo sapevano. Loro si cercavano quando stavano male e non lo sapevano.
Quella sera passarono così, a stare lì a consolarsi, mentre Keira si ripeteva segretamente dentro di sé "perché lui e non me?"




**

23 Novembre 2015

Un anno proprio oggi, echeggiava questa frase nel suo cervello. Keira stava varcando la porta della scuola, mentre tutti gli studenti che le passavano attorno guardandola spaesati, non le facevano né caldo, né freddo, semplicemente non li notava neppure.
Era più magra, aveva i capelli più lunghi ed aveva mantenuto comunque la stessa popolarità dell'anno precedente. Era forse più stronza e meno espansiva, più debole ma meno fragile, più una maschera e meno se stessa.
Mentre si avvicinava all'armadietto, si avvicinò a lei la sua migliore amica, Steffy e si scambiarono uno sguardo di intesa.
"Neanche stanotte hai dormito?" Domandò Steffy notando le occhiai che aveva Keira.
"Lo sai che adesso il pub lo gestisco io, ho chieso alle 04.00 del mattino oggi e quelli della casa della perdizione non vogliono neppure pagarmi l'affitto." Rispose mettendosi il correttore.
"Non le coprirai comunque." Disse Steffy notando ciò che stava facendo.
"Sto cercando di darmi un po' di colore almeno al viso, sembro un cadavere." Rispose Keira sorridendo.
"Almeno ne sei conscia. E' da un anno che non dormi più maledizione, smettila col pub e viviti i tuoi 18 anni. Neanche lui vorrebbe che ti comportassi così." Sentenziò Steffy cercando di farla ragionare.
"Non posso, lo sai." Rispose solamente Keira dirigendosi verso la loro classe.
All'interno c'erano già alcuni ragazzi, tra cui Allison seduta in un banco mentre scriveva qualcosa di alcun senso su un foglio che dei disegnini random.
"Buongiorno ragazze." Salutò le amiche.
"Vuoi farla ragionare anche tu?" Chiese Steffy non arrendendosi.
"Qualcuno mi hai detto che stanotte hai pure ballato sul tavolo." Disse Allison sorpresa.
"Se per quel 'qualcuno' intendi uno dei tre dell'ave maria, ovvero Calum, Micheal e Ashton, è vero." Confessò Keira.
"Vuoi farti scambiare per una poco di buono?" Chiese stranita Steffy.
"No. Il DJ era amico di Eric, mi ha chiesto se volevo andare in console con lui ed ho ballato lì sopra con lui ed altri." Spiegò alle amiche.
"Oh mio dio." Commentò solamente Allison non sapendo se ridere oppure no.
"Allison, puoi ridere. Finalmente ti vedo ridere." Disse Keira soddisfatta.
"Oggi non mi sembra il caso." Rispose l'amica dubbia.
"Come mai tutto questo gran rumore?" Chiese un ragazzo all'entrata della porta notando quanta confusione ci fosse proprio quel giorno.
Le ragazze si girarono incuriosite dalla situazione e si alzarono per uscire fuori dalla classe.
Intravidero in quella confusione solo Calum e Ashton correre verso la porta e ciò non le fece rimanere neppure un po' tranquilli e li seguirono. Molti di loro erano rimasti in disparte a guardare, ma quando capirono la scena che fu presentata davanti, colpì soprattutto Keira.
I ragazzi erano corsi per andare a salutare una persona, una persona che loro conoscevano abbanstanza bene, anzi tutti conoscevano abbastanza bene. 
Quella persona era Luke Hemmings e Keira lo sapeva. 
Luke era tornato in città dopo quasi un anno di assenza dal quella notte.
Luke era lì, davanti a lei, e l'aveva vista, l'aveva notata come sempre.
Luke era lì e basta.





























Angolo Autrice.
Eheheheh non ve lo aspettavate questo però, vero?
Nuovo arrivo qui uehuehe: sforniamo nuove ff con inizi drammatici qui.
Lo so, lo so, ho anche un'altra ff e in quella aggiornerò domenica come ho appunto promesso.
Mi andava però di iniziarne una nuova visto che quella finirà tra pochissimo tempo e siamo agli sgoccioli.
Ad ogni modo, se volete andare a leggere quella ff si chiama Scream e mi farebbe tanto piacere sapere cosa ne pensate, sia di quella che di questa.
Per quanto riguarda questa storia, in realtà non so quando arriverà il prossimo capitolo, ma spero presto e boh, spero vi piaccia.
Ci vediamo alla prossima, xoxo, Vanex23














 

SPOILER:

 
[...]
"Adesso lavora lei al pub di suo fratello e soprattutto controlla pure la casa della perdizione." Spiegò Calum al biondo mentre con lo sguardo cercava di capire dove si sarebbe seduta la bionda per mangiare.
"E' cambiata moltissimo." Quasi sussurrò vedendola camminare tra i tavoli. Non era cambiata solo di aspetto fisico come tutti avevano visto, lui se n'era accorto solo con uno sguardo, l'aveva visto. I suoi occhi erano diversi, erano quelli di una ragazza che si era arresa di combattere e che si era fatta travolgere dai problemi, senza volerne trovare più un'uscita. Era bisognosa di essere salvata. Ma non era ancora giunto il peggio.
"Lei è diversa." Disse Ashton sentendo le parole di Luke.
"L'ho notato." Rispose Luke alle parole del suo amico, in modo ovvio.
"Non è quello che sto cercando di dirti." Disse Ashton attirando la sua attenzione.
A quella frase Luke si drizzò subito e incitò l'amico a continuare a parlare.
"Allison mi ha detto che Keira è in terapia da un paio di mesi, ma nessuno sa il perché."
[...]

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Capitolo 2
*** Secondo capitolo ***


                                                                                                     Secondo Capitolo.

Erano già trascorse le prime quattro ore della giornata ed erano passate anche molto velocemente. Luke stava guardando fuori dalla finestra e stava pensando al fatto che proprio in quella giornata, giornata in cui era tornato, dopo quasi un anno di assenza, c'era davvero un forte sole a picchiare pesante ed era strano che proprio in quel periodo vi fosse un clima così sereno in quella città. Stava pensando molto da quando era ritornato e aveva giurato di non pensarci più, ma il ritornare alla mente di certe espressioni e certe frasi riecheggiavano talmente così forti da non poter lasciare spazio ad altro. Talmente così tanto preso dai suoi pensieri che non si era neppure accorto che la campanella per la fine delle lezioni era finita e che, finalmente, si poteva andare alla menza della scuola per svagarsi un po', stare più rilassati, prima di affrontare altre tre ore intense e frenetiche. Gli era mancata la sua città, come gli era mancato stare con i suoi amici, fratelli praticamente, visto che erano cresciuti tutti insieme, nessuno escluso, anche quel 'nessuno' in quel momento gli pesava parecchio. Gli pesava perché il nessuno escluso in realtà c'era, ma non riusciva a capire perché, non era stato per volere suo, ma non riusciva a trovare pace ogni volta che ci ragionava su. Evidentemente perché alla fine non si può ragionare su una cosa che da ragionare non ha, si deve solo osservare a capire e lui era molto bravo a fare ciò.
A riscuoterlo dai suoi pensieri ci pensò subito Calum, il numero uno per certi versi nel capirlo e nel fargli capire che lui ci sarebbe stato per l'amico.
"Quindi? Hai piantato le radici sulla sedia? Capisco che ti sia mancata la scuola, ma così è troppo." 
"Non ho così tanta voglia di andare alla menza se è rimasta tale e quale all'anno scorso. Il cibo era scadente." Rispose il biondo continuando a scherzare con l'amico.
"In realtà non è cambiato proprio nulla e mi tocca darti ragione, ma sinceramente preferisco stare lì che rimanere qui in classe a fissare il vuoto, mio caro Platone." Lo canzonò Calum ridendo.
"Platone? Questa adesso me la spieghi." Continuò a non capire Luke.
"Amore platonico? Sveglia."
"Non ti seguo." 
"Quando ti deciderai a capire sarà sempre troppo tardi." Si arrese il moro non sapendò più cosa rispondere all'amico. Lo avevano capito tutti o quasi, che tra quei due, Luke e Keira, c'era qualcosa di più che una semplice amicizia. Ma tranne i diretti interessati, o quasi.
"Un grande applauso per Luke Hemmings che dopo un anno ritorna qui tra noi poveri umani!" Iniziò Ashton andandogli incontro mentre si sedevano al tavolo.
"Ma la vuoi finire?" Rispose divertito Luke.
"Almeno adesso ci degni della tua presenza." Rispose quest'ultimo sedendosi accanto all'amico.
"Tornato? Perché, Luke se n'era mai andato?" Fece Micheal e tutti e quattro sorrisero a quell'affermazione.
"Che poi io non ho mai capito perché.." Disse spiazzando tutti Ashton.
"L'anno all'estero, Ashton." Rispose Luke capendo che ormai non poteva nulla.
Cominciò a guardarsi intorno e sinceramente pensò di non essersi perso poi così quali grandi cose in quell'anno fuori. La scuola era sempre la stessa, le facce erano quasi tutti le stesse, tranne per le matricole, gli idioti erano sempre gli stessi, le ragazze pure, eccetto quel qualcuno che a lui continuava ad interessare incessantemente. Calum si accorse dello sguardo dell'amico che si girava intorno alla ricerca di questo qualcuno e quando capì a chi era dedicata la sua attenzione, come sempre del resto, gli disse un po' ciò che sapeva. 
"Adesso lavora lei al pub di suo fratello e soprattutto controlla pure la casa della perdizione." Spiegò Calum al biondo mentre con lo sguardo cercava di capire dove si sarebbe seduta la bionda per mangiare.
"E' cambiata moltissimo." Quasi sussurrò vedendola camminare tra i tavoli. Non era cambiata solo di aspetto fisico come tutti avevano visto, lui se n'era accorto solo con uno sguardo, l'aveva visto. I suoi occhi erano diversi, erano quelli di una ragazza che si era arresa di combattere e che si era fatta travolgere dai problemi, senza volerne trovare più un'uscita. Era bisognosa di essere salvata. Ma non era ancora giunto il peggio.
"Lei è diversa." Disse Ashton sentendo le parole di Luke.
"L'ho notato." Rispose Luke alle parole del suo amico, in modo ovvio.
"Non è quello che sto cercando di dirti." Disse Ashton attirando la sua attenzione.
A quella frase Luke si drizzò subito e incitò l'amico a continuare a parlare.
"Allison mi ha detto che Keira è in terapia da un paio di mesi, ma nessuno sa il perché."
Quell'affermazione fece per un attimo raggelare il sangue a Luke. I suoi amici lo guardavano cercando di capire quale sarebbe stata la sua risposta o la sua reazione ma non fece né disse nulla che loro si aspettavano. Restò immobile e continuò a fissarla mentre parlava con Steffy e Allison, cercando di capire cosa più o meno potessero dirsi ma ciò parve quasi inutile.
"Ha perso il fratello." Poi disse rivolto ad Ashton.
"Credo che sia anche per questo, ma non solo." Constatò Micheal.
"Non è andata subito, da quello che mi ha detto Allison è più o meno da due mesi. Capisco la perdita di suo fratello e capisco che una cosa del genere può anche segnarti per sempre, ma credo anch'io che c'entri altro." Si unì Ashton alle parole di Micheal.
Il biondo dopo ciò non disse più nulla, rimase in silenzio sempre ad osservare davanti a sé le tre ragazze ancora intente a parlare tra di loro.
"Oggi dopo le lezioni cosa fai?" Domandò Allison a Keira.
"Terapia. Oggi vado, devo liberarmi di un po' di cose." Rispose sbuffando sonoramente.
"Con noi non puoi?" Chiese Steffy.
"Ragazze, io mi confido su tutto con voi, ma ci sono certe cose che veramente non capireste." Disse Keira affranta.
"Lo dici perché non ce le hai mai dette." Continuò Steffy.
"E invece no. Lo dico semplicemente perché se per certe cose esistono gli strizza cervelli, evidentemente ci sarà un motivo!" Rispose molto serie e quasi urlando. E ciò arrivò molto chiaro all'udito di Luke che stava seduto poco più in là rispetto a loro a cercare di cogliere il momento giusto per ascoltare qualcosa e poterne capire di più di questa storia.
"Va bene, tagliamola qui questa discussione, è angosciante." - constatò Allison. - "Volevo avvisarti del fatto che è da stamattina che Luke non fa altro che fissarti ovunque ti veda."
"Non anche tu con questa storia, ti prego Allison." Rispose Keira supplicante.
"Io non ho ancora capito perché voi due non vi siate più parlati. Soprattutto l'anno scorso, sembrava quasi fosse cambiata la situazione." Disse Steffy bevendo un po' di coca cola.
Di tutta risposta Keira si girò di scatto e si ritrovò lo sguardo di Luke su di lei, al quale appena si accorse del fatto che anche lei lo aveva guardato per un istante, sorrise quasi, e per un attimo gli era sembrato che anche lei si ritrovasse a ricambiare quel gesto.
Ci aveva pensanto lei, molto, le mancava, le mancavano soprattutto i suoi occhi color cielo puntati addosso ma adesso era di nuovo qui e ci avrebbe combattuto chissà quante volte.
"Semplicemente non eravamo destinati a rimanere amici." Rispose Keira all'affermazione delle amiche, prima di salutarle e dileguarsi tra i corridoi.


**

"Quindi oggi come ti senti?" Chiese lo psicologo dopo aver fatto entrare Keira nella stanza. Lei era sempre stata contrario a tutto ciò, soprattutto allo psicologo proprio della scuola. Ma quando aveva scoperto che in realtà sarebbe andato lì a scuola solo una volta al mese e solo per cause massime aveva voluto provare a confidarsi e buttare via tutto.
"Male, come sempre." Rispose soffiando e guardandosi attorno.
"Sono passati tre mesi, no, io mi chiedo, le tue amiche non sanno proprio nulla?" Continuò a chiedere.
"No. Non posso dirglielo." Rispose affranta.
"Hai paura che ciò le allontanerebbe?"
"In vita mia ho allontanato solo una persona quando ancora ero agli inizi e non potevo gestire la cosa. Adesso ci convivo, ma non voglio che loro sappiano comunque nulla perché non meritano di essere coinvolte in questo." Spiegò sicura Keira.
"Credevi invece di poter coinvolgere la persona che hai allontanato da te agli inizi?" 
"Sì. Semplicemente perché n'era già parte integrante. Io l'ho capito solo così e sono contenta che non sia ancora riuscita a coinvolgere nessuno."
"Sei contenta ma non sei felice." Le fece notare lo psicologo.
"In che senso?" Domandò lei curiosa.
"Essere felice è un qualcosa che va sopra ogni concezione umana, un qualcosa che ti fa andare oltre quello che puoi desiderare, che ti fa sentire bene. Tu sei contenta, sei limitata nella tua felicità, il tuo è un bisogno che ti fa essere contenta ma che ti fa stare male per altro. Non è un avere tutto apposto, è un tenere tutto apposto." Le spiegò lo psicologo e ciò la colpì molto.
Effettivamente era da tre anni ormai che ciò da cui lei stava cercando di scappare l'aveva inghiottita fino a portare all'estreme conseguenze, ma era anche convinta del fatto che la guerra che aveva lei dentro di sé doveva combatterla da sola e non cercare aiuti esterni, altrimenti sarebbe stata la prima ferire gli altri.
"Ho inteso molto bene le sue parole, ma non cambierò idea sul fatto che al momento la mia situazione non può essere raccontata." Rispose Keira ancora col tono sicuro di prima, ma senza sicurezza interiore.
"Keira, io credo che prima o poi ciò uscirà da solo e ti costringerà a dire a tutti quanti la verità." Le fece notare lo psicologo, prima che lei abbandonasse lo studio.


_______________



In queste serate il ponte era l'unico posto in cui ci si poteva andare tranquillamente a riflettere e a pensare sulla vita. Esattamente dopo un anno, la situazione non era cambiata. I lavori erano stati bloccati, nulla di nuovo, sempre la solita stradina per scendere in spiaggia, sempre solito panorama, era tutto come lo aveva lasciato, o quasi. Quel quasi che tornava sempre a tormentarlo, sempre a fargli capire che comunque gli importava di lei, anche se voleva scacciarla via, anche se era stata lei a scacciare lui fuori dalla sua vita, o quasi. Eccolo, il quasi maledetto che ritorna sempre.
Scavalcò la staccionata a si diresse verso la stessa strada dell'anno prima, percorrendola nello stesso modo, ripensando alle cose dell'anno precedente, ripendando al fatto che quella sera, dopo quasi due anni senza parlarli, si erano riparlati, si erano ritoccati, si erano riguardati, ma ciò sembrava proprio vano e patetico allo stesso tempo in questo momento.
Ogni tanto voltava lo sguardo altrove, per vedere se magari c'era qualcosa di diverso oltre lei, ma non riusciva a capire perché era stata l'unica a cambiare nonostante tutto. Era il suo grande interrogativo, e doveva saperlo, in un modo o nell'altro, prima che potesse diventare veramente pazzo.
Mentre passava per quella strada notò proprio una figura sotto lo stesso lampione dell'anno prima, seduta, con una felpa che riusciva a coprire interemente o quasi il volto, fin quando quella persona alzò lo sguardo e si intrecciò al suo. Erano i suoi occhi color cioccolata che lo fissavano, non riusciva a capire cosa volessero esprimere, erano spenti, quasi senza emozioni, né sentimenti e ciò per un attimo lo preoccupò. Lo preoccupò perché anche lui si sentiva così, da due anni a questa parte gli mancava ogni tipo di sentimento, tranne la rabbia e la delusione. Quelli erano ovunque. Ma non poteva farcela a vedere anche lei nelle stesse sue condizioni.
Restarono per un tempo interminabile a fissarsi senza dirsi nulla a parole, ma con lo sguardo si dissero tutto ciò che dovevano dirsi, per capirsi. Lei spostò la sua borsa e gli fece cenno di avvicinarsi e lui non se lo fece ripetere due volte.
"Che ci fai qui?" Domandò Keira senza guardarlo. La sua voce era come il suo sguardo, freddo, privo di emozioni.
"Ero venuto a schiarirmi le idee." Rispose lui atono.
In quel momento lei si girò di scatto e tornò a fissarlo. Aveva pensato che era stata ancora una volta colpa sua, che lo aveva coinvolto, di nuovo, in un qualcosa in cui doveva starci solo lei, senza ferire nessuno di quelli che gli stavano intorno e si sentì ancora una volta sconfitta dentro.
Lui aveva per un attimo decifrato il suo sguardo: tristezza.
"E' colpa mia." Gli rispose.
"Perché mai, Keira?" Domandò stupito.
"Io ti ho coinvolto." Rispose. Più che parlare con lui, parlava con sé stessa e si ripeteva di aver sbagliato ancora una volta tutto.
"Tu non mi hai convolto proprio in nulla, sono stato io, perché volevo cercare anche di recuperare con te e davanti a tutta quella situazione mi sembrava la cosa più giusta da fare. Noi eravamo amici una volta, siamo cresciuti insieme, quando c'erano i temporali scappavamo e ci nascondevamo perché tu avevi paura dei tuoni ed io dei lampi, prima tra noi c'era un rapporto." Le confessò dispiaciuto, ma sapeva bene che non avrebbe più potuto dimostrare coi fatti i sentimenti che pensava di poter esprimere a parole, ormai erano stati strappati via uno ad uno e non sarebbero mai più tornati.
"Ti ricordi ancora dei temporali?" Chiese stupita lei d'un tratto.
"Ovvio." Le rispose prendendo la birra che c'era tra loro due per berne un sorso.
"Luke io non posso più." Gli disse solamente. Era piatta, vuota. E lui era vuoto quasi quanto lei, ma entrambi riuscivano a percipere un qualcosa di diverso da ciò che volevano far sembrare al di fuori.
Lui lo aveva capito, era spaventata mentre gli parlava. Ma voleva sapere perché e da che cosa.
E anche lei lo aveva capito. Lui era deluso e triste e sapeva bene che la causa di ciò era colpa sua e sapeva che più gli stava lontava, meno gli avrebbe fatto del male.
D'un tratto le mani di lei cominciarono quasi a tremare dal nulla, erano a scatti, e non tremavano per il freddo, tremavano per altro.
Keira cercava di regolarizzare del tutto la cosa e cercava di nascondere, ma Luke l'aveva osservata e aveva visto bene quello strano tremore che aveva avuto. Ma non chiese nulla, non disse nulla.
Nascose subito le mani sotto la felpa nera che aveve addosso, rimise il cappuccio in testa, con uno sguardo veloce guardò Luke e prima di alzarsi sospirò profondamente e nemmeno questo gesto sotto gli occhi di lui passò inosservato.
Si alzò e se ne andò, sparendo tra la strada.
Quella notte Luke ebbe la prima conferma di ciò che aveva sempre pensato: quel comportamento strano non era dettato da una forza di cambiamento di sua spontanea volontà ma dal un nascondere qualcosa a lui, a tutti quelli che erano suoi amici. 
E lui lo sapeva, lo avrebbe scoperto, anche se ciò avesse implicato farle del male, lui voleva saperlo.























Angolo Autrice:
Sono qui uehueheuh. Nuovo capitolo, fresco fresco di questa storia, così almeno ho aggiornato anche col secondo capitolo e appena riesco posto il terzo così entriamo nel vivo della storia. Quanto mistero, eh? E quanto dramma, eh? Voi lo sapete però ormai che mi piacciono le cose un po' tristi e anche realiste se vogliamo, quindi eccovi una storia ancora più triste della precedente.
Ah, domani aggiornerò Scream, quindi tranquilli, non mi sono scordata di quella ff, semplicemente tra scuola, 18esimi e studio non ci ho visto più.
Ad ogni modo, fatemi sapere se vi è piaciuto questo capitolo, se per ora la storia vi piace e cosa ne pensate e niente, buona lettura, xoxo, Vanex23
.






SPOILER:





[...]
"E' tua amica, non ti interessa sapere cosa le sta accadendo?" Le chiese Calum accanto al suo armadietto con dietro Luke e Ashton, aspettando una risposta.
"Anche se dovessi saperlo, secondo te, te lo direi?" Domandò Steffy sapendo già la risposta.
"Steffy, io l'ho vista l'altra sera. Le sue mani tremavano, i suoi occhi erano paurosi. E' chiusa in se stessa e crede di star facendo la cosa migliore per tutti noi." Cominciò a parlare Luke. Lui lo sapeva bene cosa voleva dire. Lui ormai provava gli stessi unici due sentimenti ogni giorno e anche se credeva di stare bene e si sentiva prodetto.
Ma con Keira era diverso, lei aveva altro, e non lo faceva per potreggere se stessa, ma per proteggere gli altri.
"Ultimamente ha avuto due attacchi di panico in un mese, in nostra presenza. Ma credo sia dovuto allo stress tra il pub e il non dormire per niente." Disse Allison attirando l'attenzione su di sé.
"E' da quando è morto Eric che va avanti questa storia, un anno è troppo." Sospirò Steffy rassegnata.
Erano rimasti lì davanti all'armadietto a parlare quando la loro discussione fu disturbata da qualcuno che usciva dalla porta del bagno proprio lì vicino a loro.
[...]

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Capitolo 3
*** Terzo Capitolo ***


                                                                                                   Terzo Capitolo

"Another day, another life
Passed by just like mine, it's no complicated
Another mind, another soul,
another body to grow old, it's no complicated
Do you ever wonder if the stars shine out for you?

Float down like autumn leaves
Hush now close your eyes before the sleep 
And you're miles away
And yesterday you were here with me."

N.B: Prima di cominciare a leggere questo capitolo, vi invito a leggerlo con sottofondo "Autumn Leaves" di Ed Sheeran. Sono particolarmente in fissa con lui e tutte le sue canzoni in questo periodo e da un lato mi ispirano pure a scrivere molto. Scusate per la beve nota prima di iniziare, ma credo che ne valga la pena. Buona lettura.


**
10 anni prima.

"Jake per favore, potresti gentilmente guardare tu tuo fratello Lucas mentre gioca, al posto di stare qui senza far nulla davanti alla play?" Domandò una donna esausta mentre stava sistemando dei vestiti in un armandio.
"Che palle." Borbottò un ragazzo biondo, alto, che stava seduto su un divano a giocare alla sua adorata play station mentre combatteva contro i tasti.
"Jake, per favore.. Non vedi quanto sono indaffarata per ora? E poi ti farebbe bene uscire un po'. Tra te e Ben non so chi sia più malato a giocare." Rispose la madre piazzandosi davanti al figlio, affinché non vedesse più nulla nella tv.
"E va bene. Ma credo che Lucas ce la faccia anche da solo." Rispose Jake, sistemandosi la maglietta prima di uscire.
Erano i primi giorni di dicembre, non era un mese particolarmente bello per uscire e Jake avrebbe preferito sicuramente starsene seduto dentro casa a giocare alla play o addirittura a mangiare biscotti sul divano guardando qualche serie tv del periodo. Ma sua madre aveva ragione: era un periodo in cui non faceva altro che stare dentro, da solo, senza neppure uscire e aveva addirittura abbandonato la sua fidanzatina per questo. Jake aveva solamente 13 anni, non poteva occuparsi di tutte queste cose insieme, prima pensava al divertimento, giustamente e dopo si vedrà.
Quel giorno era stato comunque un giorno tranquillo e normale, l'anormalità stava nel fatto che essendo dicembre, la temperatura fuori era del tutto sopportabile e i bambini potevano giocare fuori, nei giardini o al parco senza alcun problema, ridendo e scherzando spensierati.
Jake stava cercando il fratello, che sembrava proprio essere sparito, eppure sapeva che era rimasto in giardino giocare e che più volte lo aveva visto correre dalla finestra.
"Buuuuu!" Esclamò qualcuno alle sue spalle.
"Non mi fai paura, Luke." Rispose Jake notando il divertimento, innocuo, del bambino.
"Cosa devo fare per farti spaventare?" Rispose seccato il fratello più piccolo.
"E' già tanto quando dicono che tu sembri la mia copia più piccola, fidati." Disse Jake ridendo.
"Io sono più bello." Continuò Luke correndo davanti al fratello.
"Aspetta di arrivare alla mia età per dire 'bello'. Sarai bellissimo." Gli fece l'occhiolino Jake.
"Che ci fai qui fuori? Mamma ti ha rotto la play?" Chiese Luke mentre restava fermo sul marciapiede guardando le macchine che passavano.
"Oh ma quanto vuoi sapere? E comunque no, curiosone. Sappi che quando me ne andrò resterà a te a dovrai trattarla con cura." Gli fece notare Jake serio.
"Io preferisco giocare all'aperto." Rispose stranito Luke.
"Parli così solo perché hai 8 anni. Piuttosto.. Stai giocando qui da solo?" Domandò stranito Jake guardandosi attorno.
"Tu giochi pure da solo alla play." Rispose Luke.
"Nono, non va bene. Non hai conquistato nemmeno una ragazzina con cui poter giocare insieme?" Chiese Jake sbalordito.
Luke non riusciva a capire dove il fratello volesse andare a parare, d'altronde aveva solamente 8 anni e Jake sapeva bene quanto potesse essere ingenuo il piccolo.
"In realtà tra poco dovrebbe venire Keira." Rispose il piccolo biondo sorridendo.
"Non mi sorprenderei se un giorno dovessi vedervi insieme, come fidanzati." Rispose Jake sghignazzando.
Luke continuava a guardare verso destra, davanti a sé, fin quando non scorse due figure a lui molto conosciute. Una era sicuramente quella di Keira, mentre l'altra era quella del fratello di Keira, Eric, che aveva la stessa età di Jake ed erano anche compagni di scuola.
"Non mi dire, Jake Hemmings proprio qui?" Domandò ironico Eric mentre si avvicinava a entrambi i fratelli.
"Mia mamma mi ha costratto ad uscire per badare a questa piccola peste." Rispose indicando Luke mentre era intento a parlare con Keira.
"Possiamo andare al parco? E' qui vicino casa!" Chiese Luke speranzoso, indicando in realtà quanto fosse vicino casa. Bastava solamente attraversare la strada per poi percorrere un po' di strada e si era già arrivati al parco.
"Sì. Ma non allontanatevi troppo, soprattutto parlo con te Luke." - Cominciò il fratello tenendogli la spalla. - "Ti voglio qui per le 6, chiaro?"
"Certo." Rispose. Dopodiché si allontanò seguito da Keira, e attraversarono la strada.
"Tra un paio di anni quei due si metteranno insieme." Disse Jake provocando Eric.
"Non mi dispiacerebbe sai? Almeno sarebbe l'unico ragazzo che la conosce realmente da una vita." Rispose Eric sorridendo all'amico.
"Partita?" Chiese Jake prendendo un pallone nel giardino.
"Ci sto." Rispose Eric carico.
Nel frattempo i due bambini erano andati al parco e stavano giocando su un'altalena che da poco era stata cambiata. Facevano i turni. Ogni tanto saliva lei e ogni tanto saliva lui.
Al momento Luke spingeva Keira fino a farla salire sempre più in alto e si divertivano molto quando dovevano usare l'altalena.
"Quando faremo la nostra casetta sull'albero?" Chiese Keira scendendo dall'altalena e sedendosi su una panchina lì vicino con Luke.
"Non ti piace quella che abbiamo trovato con Calum l'altro giorno?" Chiese Luke triste.
"Sì, ma non l'abbiamo fatta noi. Chissà a chi l'abbiamo rubata." Rispose Keira dispiaciuta.
"Nessuno ha scritto niente, quindi può essere di tutti e siccome l'abbiamo trovata noi, adesso è nostra." Disse Luke vittorioso.
"Quindi io sono la regina e tu sei il re!" Esclamò contenta Keira.
"E Calum sorveglia quando noi non ci siamo." Continuò Luke.
"Poverino." Rispose ridendo la bionda.
"Non possono esistere due re e poi tu devi essere la mia regina e basta, non puoi stare con due re." Rispose offeso Luke.
"Ma Calum è mio amico!" Disse ridendo Keira.
"Io sono il re ed io comando. E poi se tu sei la regina sei fidanzata con me, quindi Calum non può essere tuo amico, ma solo mio amico." Rispose contento Luke.
La casetta si trovava esattamente su un albero vicino uno dei college della città in cui andava il fratello maggiore di Luke. Era stato proprio lui a suggerire al fratello quella casetta sull'albero, e un pomeriggio i tre bambini erano andati insieme a vederla.
"Vuoi vedere una cosa bella?" Chiese d'un tratto Luke sorridendo.
"Dove?" Domandò Keira.
"Vieni con me." Rispose il bambino prendendo la mano della bambina.
Abbandonarono il parco e scavalcarono un cancelletto socchiuso entrando in un aerea abbandonata del quartiere lì vicino. Camminarono un po' prima di arrivare al posto giusto che Luke stava cercando.
Dopo circa 5 minuti di camminata, Luke saltò da un cumulo di terra verso un piccolo gradino e aiutò anche Keira a saltare. Intorno vi erano solo alberi altissimi ed erbacce e per quasi tutto il tragitto Keira non aveva osato staccare la sua mano da quella di Luke, che la teneva forte.
Appena arrivarono a destinazione, Luke fece subito notare con allegria in che posto l'aveva portata - "Ti piace?" Domandò curioso.
"Come hai scoperto questo posto?" Chiese contenta.
"Lo sai che non sto mai fermo. E un giorno stavo aspettando Micheal e mi annoiavo. E mi sono ritrovato qui." Spiegò.
"E' bellissimo." Disse la bambina guardandosi attorno.
Era davanti forse alla cosa più bella che aveva visto fino a quel momento. C'era un piccolo ruscello che scorreva davanti a loro, un posto isolato e bellissimo per poter riflettere, tanti alberi attorno a loro, piccoli fiori gialli ovunque e un prato stupendo su cui potersi sedere.
"Questo è il mio posto segreto." Disse fiero Luke.
"Ma adesso lo so io." Rispose Keira sorridendo.
"Adesso è nostro allora." Disse porgendogli la mano a mo' di accordo.
Keira ricambiò la stretta di mano rispondendo al suo sorriso con un altro sorriso.
Però aveva paura.
Aveva paura un po' di quel posto.
Aveva paura perché aveva disubidito alle regole sia di Eric che di sua madre.
Si era allontanata troppo da quello che le avevano detto.
E non ci aveva neppure pensato.
Tutta quest'ansia e questa paura la invasero profondamente tutte insieme e smise subito di ridere e stare bene.
Era preoccupata per quello che aveva fatto e si fece prendere subito dal panico, senza nemmeno riuscir a pensare.
Iniziò a respirare male e Luke se ne accorse.
"Ho paura.." Disse solamente a Luke.
"Perché?" Chiese il bambino non capendo.
"Ho disubidito a mia madre.." Rispose solamente Keira cercando di respirare di nuovo bene.
"Non ti preoccupare, questo sarà il nostro piccolo segreto e nessuno saprà mai niente!" Rispose Luke, tenendole di nuovo la mano.
In quel momento, per quanto potessere essere ancora una piccola bambina, Keira riuscì forse a capire molto più di quello che avrebbe dovuto e si tranquillizzò all'istante.
Luke aveva mantenuto la promessa fino alla fine: nessuno aveva saputo niente.


**
10 anni dopo.

I primi giorni di dicembre erano sempre stati una disperazione per gli studenti. Se per dicembre si intendeva anche vacanza, ovvero la parte finale fino alla prima metà di gennaio, i primi giorni erano stress allo stato puro. Compiti e compiti, stramaledetti compiti su compiti. E ogni studente sapeva che se voleva passare le vacanze tranquillo doveva almeno finire 5 corsi con cinque compiti dei 9 frequentati regolarmente.
Ma per Luke sarebbe stata più complicata la cosa. Dopo aver frequentato l'anno all'estero ed essere tornato a scuola con un mese di ritardo, gli toccava anche fare dei test integrativi per frequentare a tutti gli effetti il quinto anno e li avrebbe dati tutti nei primi giorni regolari di dicembre.
Ora avrebbe affrontato l'ultimo test per sua fortuna e se ne sarebbe liberato anche facilmente, matematica era la materia che più gli riusciva meglio fare, e ciò non lo preoccupava nemmeno un po'.
"Hemmings, capisco che nella mia materia vada bene, ma non posso di certo graziarla perché arriva in ritardo, come sempre aggiungerei." Lo aveva conzonato il prof prima di farlo accomodare in aula, facendogli notare, ancora una volta, il suo ennesimo ritardo.
Luke entrò in aula senza battere ciglio e prese posto accanto a Calum che lo aspettava ridendo sul proprio banco.
Davanti a lui c'erano Keira e Steffy. Una sdraiata completamente sul banco, disinteressata al tutto che la circondava, mentre l'altra intenta a sistemarsi le ciglia col mascara.
Micheal e Ashton avrebbero saltato la prima ora, mancavano entrambi e di certo avevano intuito anche il motivo: l'interrogazione fatale.
"Ecco qui il suo test. Mentre lo compila io interrogherò qualcuno." Rispose il prof porgendo il test a Luke, che iniziò subito a svolgerlo senza problemi.
Nel frattempo il prof chiamò due ragazzi interrogati. Uno lo conosceva bene, era un amico dell'ex di Keira, Matt, uno dei soliti sbruffoni che a lui stavano letteralmente sui maroni, che se solo avesse potuto, gli avrebbe spaccato la faccia tante di quelle volte, mentre l'altro, neanche sapeva chi fosse, doveva essere nuovo per non ricordarsi i volti della scuola.
In tutto ciò Calum iniziò la sua missione, annoiato dalla monotonia mattutina in classe. Cominciò a lanciare pezzi di carta ovunque, fin quando non riuscì a colpire il pieno occhio Steffy che si era appena girata per bere.
"La vuoi smettere, dannazione!" Esclamò sottovoce quest'ultima arrabbiata.
"Non era indirizzata a te, ma siccome mi urta vederti metterti quel coso nell'occhio, credo di averti fermata." Considerò Calum indicando il mascara nelle mani di Steffy.
"Se ti da così fastidio non guardarmi, o per lo meno non guardare i miei occhi." Sbottò infastidita la bruna mentre continuava a bere.
"In realtà io sto già guardando altro se può interessarti." Rispose Calum sorridendo maliziosamente.
"Il seno non vale." Commentò alzandosi la maglietta infastidita.
"Tanto per sapere, che taglia porti?" Chiese Calum avvicinandosi con la sedia verso il banco.
"Calum, dovresti saperlo, siete amici da praticamente sempre e non lo sai?" Intervenne Luke ridendo.
"Io vi odio." Rispose Steffy prima di girarsi infuriata.
"Grazie amico." Commentò Calum deluso, mentre Luke continuava a ridere.
"Senti, al posto di lanciare palline inutili di carta, dì a Steffy che devo parlarle urgentemente dopo." Bisbigliò Luke all'amico intento ancora a compilare il test.
"Steffy.. Steffy.. Ehi!" Cominciò Calum, ma la ragazza non intendeva girarsi.
"Sto cercando di dormire, vi prego ragazzi, qualsiasi cosa abbiate, potete parlarne dopo?" Intervenne Keira girandosi verso i due.
Il suo volto era stanco, aveva di nuovo le occhiaie e la sua voce era terribilmente bassa da causare per un attimo dei brividi lungo a schiena di Luke che sembravano non volessero finire più. Luke alzò subito di scatto la testa e per un attimo si incrociarono con lo sguardo, ma lei abbassò subito gli occhi rigirandosi verso il suo banco.
Calum ritornò a lanciare piccoli pezzi di carta contro Steffy, visto che quest'ultima non accennava nemmeno a girarsi, scrivendoci sopra delle frasi e provando fino all'ultima risorsa che aveva, ma quando sembrava averci perso ogni speranza, la mora si rigirò verso lui completamente furiosa. - "Ma mi spieghi cosa cazzo hai nel cervello oggi? Sei più rompi scatole di sempre!"
"Hai il ciclo oggi forse?" Chiese ironico Calum, mentre come risposta ricevette solo uno sguardo assassioni e capì che forse per oggi doveva smetterla. - "Leggi i due bigliettini che ti ho tirato." Rispose solamente.
"Due? Qui ce ne sono cento!" Disse indicandogli tutti quelli che aveva tirato.
"Ne hai due nei capelli, sono quelli." Borbottò contrariato.
La ragazza passò le mani nei propri capelli e lanciò uno sguardo truce al moro, che lo fece scoppiare a ridere nel bel mezzo del silenzio più assoluto.
Il professore gli lanciò uno sguardo confuso ma allo stesso tempo molto irritato e ciò non passò inosservato il ragazzo che prontamente si scusò. - "Mi scusi prof!"
Steffy lesse nella propria mente i due bigliettini che Calum le aveva tirato.
Il primo recitava "Cambio dell'ora: dobbiamo parlare." E per un attimo la ragazza non perse un battito al suono di quella frase nella sua mente.
Lesse anche il secondo che diceva "Luke deve assolutamente dirti una cosa." E già lì riuscì a recupare tutti i battiti persi inutilmente.
Si girò di scatto verso i due ragazzi, posò i bigliettini sul loro banco e sussurrò - "D'accordo." che fece d'intesa sia con Calum che con Luke.


__

Nel cambio dell'ora Keira andò a frequentare la sua lezione, ovvero filosofia, mentre Steffy avrebbe avuto insieme ad Allison, fisica. 
Riuscì a rintracciare subito la sua amica uscire dal corso di biologia e la prese subito a braccetto.
"Seffy? Dove stiamo andando?" Domandò confusa all'amica.
"Al mio armadietto, dobbiamo parlare coi ragazzi." Disse solamente, senza accennarle nulla.
Arrivarono al suo armadietto, Calum e Luke erano lì ad aspettare, insieme ad Ashton e Steffy si avvicinò pericolosamente al moro.
"Ti avevo detto di non arrivare così prima di me." Sbottò la ragazza.
"Io non vorrei dirti nulla, ma il mio armadietto è proprio qui accanto al tuo, quindi levati adesso che devo prendere il libro di biologia pure." Rispose infastidito quest'ultimo.
"Ah.." - Rimase un attimo spiazzata Steffy da ciò. - "Cosa volete?" Chiese acidamente.
Tra lei e Calum le cose andavano bene a periodi, e male a periodi e proprio in quel momento stavano andando decisamente male.
"Si tratta di Keira." Disse serio Luke.
"Io non so nulla e soprattutto non so nemmeno perché debba interessarti, non siete più amici voi." Rispose Steffy nascondendo in realtà ciò che avrebbe voluto dire. Il corridoio si era svuotato, erano rimasti solamente loro a parlare e nella classe di fisica ancora non c'era cenno del prof. 
"E' tua amica, non ti interessa sapere cosa le sta accadendo?" Le chiese Calum accanto al suo armadietto con dietro Luke e Ashton, aspettando una risposta.
"Anche se dovessi saperlo, secondo te, te lo direi?" Domandò Steffy sapendo già la risposta.
"Steffy, io l'ho vista l'altra sera. Le sue mani tremavano, i suoi occhi erano paurosi. E' chiusa in se stessa e crede di star facendo la cosa migliore per tutti noi." Cominciò a parlare Luke. Lui lo sapeva bene cosa voleva dire. Lui ormai provava gli stessi unici due sentimenti ogni giorno e anche se credeva di stare bene e si sentiva protetto.
Ma con Keira era diverso, lei aveva altro, e non lo faceva per potreggere se stessa, ma per proteggere gli altri.
"Ultimamente ha avuto due attacchi di panico in un mese, in nostra presenza. Ma credo sia dovuto allo stress tra il pub e il non dormire per niente." Disse Allison attirando l'attenzione su di sé.
"E' da quando è morto Eric che va avanti questa storia, un anno è troppo." Sospirò Steffy rassegnata.
Erano rimasti lì davanti all'armadietto a parlare quando la loro discussione fu disturbata da qualcuno che usciva dalla porta del bagno proprio lì vicino a loro.
Tutti e cinque si giraro curiosi del rumore che avevano sentito, ma ciò che avrebbero visto non gli sarebbe piaciuto molto.
"Ho interrotto qualcosa?" Chiese Keira poggiata alla porta.
"Stai bene?" Domandò Allison avvicinandosi a lei, notando quanto potesse essere pallida quella mattina.
"S-sto bene." Quasi balbettò per rispondere.
"E invece no!" Intervenne Steffy.
"Mi ricorda qualcosa che ho già visto quando eravamo più piccoli." Sospirò Calum avvicinandosi alle ragazze.
"Va tutto b-bene." Sussultò di nuovo.
"Keira, sii sincera. Hai avuto un attacco di panico, vero?" Chiese Allison preoccupata.
Ma lei non voleva risponderle dicendole la verità. Si stava preoccupando già troppo per lei e non voleva di certo creare altri problemi o farla stare male per colpa sua. Ma la cosa era evidente e di certo non avrebbe aiutato negare tutto, lo avevano già capito da soli.
"Sì." Rispose solamente non guardando nessuno in viso, ma sapeva perfettamente che i suoi occhi azzurri la stavano fissando. Sapeva che Luke aveva capito tutto già da quella sera che si erano incontrati, sapeva che adesso sarebbe stato ancora più rischioso e che avrebbe fatto fatica con tutto e tutti, sapeva che adesso, anche se c'era lui, non poteva più contare sul suo aiuto, perché lei stessa lo aveva lasciato fuori. Sapeva tutte queste cose e pensarle le causava solo paura e ansia.
"Perché?" Chiese Steffy preoccupata.
"Non lo so, sono preoccupata, ho troppi test da fare in questo periodo, sai come sono, non riesco a gestire bene queste cose. Tra due giorni riapre pure il locale, dopo una settimana di stop e devo prepararmi di nuovo." Rispose sorridendo falsamente all'ultima affermazione. Mentii a tutti. I problemi nella sua mente echeggiavano in altre forme e in altri modi e la maggior parte di questi avevano il nome di Luke.
In tutto ciò, alzò il suo sguardo solo in quel momento per incrociare quello di lui. Se ne stava zitto, in disparte e guardare tutta la scena, appoggiato all'armadietto. Lo aveva ringraziato almeno 20 volte mentalmente.
"Scusatemi, io vado a lezione, ci vediamo dopo." Commentò Luke voltando le spalle a tutti e andandosene.
"Sì esatto, anch'io dovrei tornare in classe, non preoccupatevi, non è successo nulla. Sono ancora qui ehi!" Disse Keira abbracciando le amiche ancora preoccupate. - "Ci vediamo dopo." Disse, tornando in aula.
Calum e Ashton decisero di saltare la lezione, non avevano voglia di subirsi un'ora di biologia, mentre Luke restò in palestra da solo, coi suoi pensieri.
Aveva capito fin dal primo momento che Keira stava nascondendo qualcosa di molto più grande di quello che sembrava alle sue amiche e a tutti quanti e a lui ciò non andava per niente bene. Voleva saperlo, ciò lo corrodeva dentro, perché lo sapeva, lui ne era la parte cruciale. Tutto ciò che stava nascondendo aveva a che fare con lui e forse, per la prima volta, sperava di sbagliarsi solo per togliersi questo enorme peso dalle spalle.























Angolo Autrice:
Scuuuuusate se vi ho abbandonati così all'improvviso ma, questa settimana è stata le peggiore per via della scuola. Iniziano le interrogazioni e iniziano anche i primi raffreddori, giovedì mi sono ammalata yey!
Comunque sia, tornando a noi, adesso ho postato e sono happy, domani aggiorno anche Scream, -2 capitoli e sarà conclusa e dopo potrò dedicarmi solo a questa che, sinceramente parlando, non so quando potrò aggiornare. Conto sabato, altrimenti domenica prossima. Ma non temete. Semmai dovessi saltare qualche giorno di "consegna" del capitolo, recupererò nei giorni di festa che avrò ad ottobre, quindi it's ok.
Fatemi sapere se questa storia vi sta piacendo, cosa ne pensate, sono curiosa, voglio anche sapere le vostre teorie su Keira e Luke, o solamente su uno dei due, oppure sulla strana coppia della storia che non sono loro ma Calum e Steffy, insomma, ditemi cosa ne pensate.
Spero questo capitolo vi piaccia comunque, buona lettura, xoxo Vanex23!




 

Ps: Sono anche curiosa di sapere chi legge la mia storia, se è una lukegirl, una calumgirl, una ashtongirl o michealgirl, sono curiosa mhuahua.
      Quale coppia shippate di più al momento nella storia? (Sappiate che ci saranno moooolte sorprese su ciò).



 

SPOILER:


[...]
"La numero quattro è la camera della perdizione migliore in assoluto!" Esclamò Calum, rivolgendosi a Luke.
"Ci sono stati moltissimi cambiamenti in un anno.." Mormorò Luke confuso.
"E' una camera in cui si riuniscono tutti. Stiamo tutti insieme, però ci sono anche quegli stronzi di Scott, Joey e Matt." Disse Ashton poco soddisfatto.
"Ma anche Keira, Steffy ed Allison." Suggerì Micheal, guardando i tre amici.
Calum tossì sonoramente e riprese a bere il suo frullato.
"Ci siete andati?" Domandò incredulo Luke.
"Ci annoiavamo, e poi si beve gratis e Keira da ubriaca è ancora più simpatica." Rispose Micheal, mentre Ashton e Calum facevano cenni di smetterla di parlare.
"Stasera andrò anch'io allora." Rispose Luke soddisfatto.
"Che cosa?!" Chiesero in coro Ashton e Calum, sconvolti all'affermazione dell'amico.
[...]

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Capitolo 4
*** Quarto Capitolo ***


                                                                                                                          Quarto Capitolo.

La segreteria della scuola era il posto peggiore in cui un alunno potesse mai sostare. La scuola già come edificio non piaceva a nessuno, soprattutto ai ragazzi che ogni mattina erano costretti a svegliarsi e a dover subire, ma il dover aspettare al banco della segreteria, aspettando dietro una fila immensa che sembrava davvero non finisse più demoralizzava chiunque pensava di potersi saltare solamente 20 minuti di una lezione a cui non voleva partecipare.
Forse proprio in quel momento Luke si rese conto del fatto che aver trascorso un anno all'estero e il non dover frequentare quell'istituto era stata una scelta saggia e giusta. 
Si guardò più volte intorno notando quanto aumentasse almeno ogni due minuti, in modo regolare, la fila alle sue spalle. E ciò non prometteva nulla di buono.
Guardava sbuffando il suo orologio con un intervallo regolare di cinque minuti, ma sembrava che il tempo di fosse davvero fermato.
"Oh andiamo, questa lentezza non ce l'ha nemmeno mia nonna quando deve attraversare la strada!" Esclamò una voce dietro di lui, sorprendendolo.
Si girò di scatto, osservando chi aveva parlato, divertito da tale affermazione.
"Hai davvero una bella considerazione di tua nonna." Disse il biondo ridendo.
"Era per dire, io tratto benissimo mia nonna." Rispose la ragazza davanti ai suoi occhi. La squadrò un po' prima di rendirsi conto di chi aveva davanti.
"Ma io ti conosco." Sussurrò strizzando gli occhi.
"Hemmings, non mi riconosci più? Sono Aleshia." Disse la ragazza sventolandosi i propri capelli.
"Beh, a parte l'aver cambiato colore di capelli, l'essere dimagrita ancora più di prima, l'esser diventata più alta da quello che mi ricordavo, sei uguale a come ti ho lasciata." Rispose ironico quest'ultimo.
"Il solito simpaticone. Da quanto tempo sei tornato Lucas?" Chiese la ragazza avvicinandosi al biondo.
"Fine ottobre, ma ho ripreso le lezioni da poco." Sospirò.
"Bentornato allora! Credo che questa bella oretta ad aspettare alla segreteria ti sia mancata." Disse indicandogli la fine per poi ridere.
"Se devo essere sincero no. E comunque non mi chiama più nessuno Lucas, quindi chiamiami Luke anche tu." Rispose serio il ragazzo.
"Ti ho sempre detto che i soprannomi mi fanno schifo, e sono semplicemente ridicoli, non ti chiamavo così nemmeno quando stavamo insieme." Ripetè seria anche la ragazza.
"Non sono ridicoli, anzi." Commentò solamente Luke, rigirandosi aspettando il turno nella sua fila.
Nella mente di Luke in quel momento, cominciarono a tornare e ad echeggiare immagini di un passato non tanto lontano, che ogni tanto gli venivano a far visita non lasciandolo mai in pace. Ma queste, stavolta, erano immagini belle, erano bei ricordi, se pensava a come stava adesso, invece.

**

12 anni prima

____


"Mamma, voglio un bel gelato gusto nocciola, ti prego." Disse una bambina dirigendosi verso la propria madre, mentre quest'ultima stava chiudendo la portiera dell'auto.
"Andiamo a prendere questo gelato." Rispose dolcemente la madre alla propria figlia, prendodole una manina.
Entrambe si diressero insieme verso una delle gelaterie più buone del quartiere, in cui, da sempre, andavano a prendersi un gustoso gelato. Prima di loro ci erano stati i loro nonni e addirittura forse i loro bisnonni, dai racconti che si tramandavano all'interno del locale.
Era un pomeriggio abbastanza soleggiato di metà primavera, fuori si stava bene, quell'anno alcuni bambini avrebbero iniziato le scuole elementari ed altri invece sarebbero passati da una classe all'altra e proprio per la piccola Keira, toccava iniziare la prima elementare.
"Che gelato vuoi?" Domandò al bancone una donna che conosceva fin troppo bene la bambina con cui stava parlando.
"Nocciola!" Esclamò felice la piccola.
"Ecco la tua coppetta nocciola." Rispose la donna consegnando alla bambina il suo amato gelato, che osservava come se avesse ricevuto una coppa dopo aver vinto una gara.
"Tu lo sapevi!" Disse la bambina sorridendo e andando vicino ad un tavolo a sedersi.
Stava per appoggiare la sua coppetta sul tavolo, quando un altro bambino si poggiò dal lato opposto al tavolo con la propria coppetta in mano. Si scambiarono diversi sguardi per molti secondi, fin quando, il bambino, con ancora in mano il cucchiaino, esclamò - "L'ho visto prima io!"
"Non è vero." Rispose Keira seccata.
"Sì."
"No."
"Sì!"
"No!"
"Sìsìsìsìsìsìsì."
"Nonononononono."
"Lucas smettila." Una donna si avvicinò al tavolo, richiamando il piccolo bambino, che intanto continuava a mangiare il suo gelato come se nulla fosse.
"Anche tu Keira, smettila." Si avvicinò anche la madre di Keira che aveva preso un gelato per sé come la bambina.
"Ma mamma, non vuole farmi sedere." Rispose la bambina stupita.
"Sono arrivato prima io." Disse fiero il bambino.
"Smettila di fare lo sciocco Lucas e fa sedere la bambina con te, mangiate questo gelato insieme." Lo riprese la propria madre, facendo sedere Keira accanto a lui.
Entrambi i bambini si sedettero sulle sedie e continuarono a gustarsi il proprio gelato senza rivolgersi la parola, osservandosi ogni tanto per scrutare le proprie mosse.
"Che gelato hai preso?" Chiese curioso il bambino, avvicinandosi alla bambina.
"Il mio preferito, nocciola, e tu?" Domandò la bambina guardando la sua coppetta.
"Biscotto e crema, vuoi assaggiare?" Chiese Lucas, avvicinando la sua coppetta.
"Tu vuoi assaggiare il mio?" Domandò anche Keira avvicinando la sua coppetta.
Insieme presero un po' di gelato dalle proprie coppette e lo assaggiarono rispettivamente insieme.
"Il tuo gusto è buono." Commentò soddisfatto Lucas.
"Anche il tuo." Rispose sorridendo Keira.
"Comunque io mi chiamo Lucas." Disse il bambino continuando a mangiare il proprio gelato.
"Ed io Keira." Rispose la bambina pulendosi le manine con un piccolo tovagliolo.
"Keira, dobbiamo andare. Tra poco torna Eric dagli allenamenti." Disse sua madre andandola a prendere al tavolo.
"La prossima volta io prendo il tuo gusto." Disse felice Keira.
"Ed io il tuo." Rispose contento Lucas.
"Saluta il bambino, ti aspetto qui." Continuò sua madre.
"Ciao Luke." Disse Keira alzandosi dalla sedia.
"Il mio nome è Lucas!" Urlò il bambino di rimando.
"Ma Luke è più bello." Commentò ridendo Keira prima di andarsene.


____

**

Come sempre, la mensa era il caos più assoluto. Gente che va, gente che viene, gente che addirittura ti rovescia il proprio cibo addosso e sembrava non essere per niente giornata quella.
"Sto pezzo di merda.." Commentò acidamente Steffy mentre si puliva la maglietta sporca di salsa, perché un ragazzo le stava per buttare addosso il suo vassoio non vedendola.
"Steffy, ti prego.." Disse Allison rassegnata, nascondendo una mezza risata per l'amica.
"L'ho comprata la settimana scorsa questa maglietta! La settimana scorsa!" Urlò isterica mentre metteva robe a caso sul vassoio.
"Davvero mangi tutta quella roba?" Chiese Keira spuntando all'improvviso dietro le sue amiche.
"Non lo so, sto mettendo a caso. E tu che ci fai qui? Eri scomparsa." Disse Steffy guardandola meravigliata.
"Ero in bagno, non sapevo volesse dire scomparire." Rise desolata Keira.
"Che tavolo?" Domandò Allison col vassoio in mano.
"Il 3." Disse Steffy.
"E' già occupato." Rispose Allison all'amica.
"Il 5, è l'unico libero." Fece cenno Keira, indicandolo all'amica.
"No! Il 5 no!" Esclamò Steffy.
"Cos'ha che non va il 5?" Domandò perplessa Allison.
"E' accanto al 6, ci sono seduti Calum e i ragazzi, quindi no." Rispose secca Steffy.
"Ah voglio morire." Commentò Keira sbattendosi il palmo della mano in fronte.
"Non voglio mangiare in piedi, quindi ci sediamo al 5." Riprese Allison andando verso quel tavolo. Keira trascinò Steffy, che a mala voglia provava a camminare per dirigersi a quel tavolo e quando stava per sedersi, si voltò dando le spalle a Calum.
"Ciao Calum." Disse Keira, sedendosi proprio di fronte l'amico, che vedendo la sua faccia sconvolta non riuscì a trattenersi dalle risate.
"La vuoi smettere?" Domandò Steffy seria.
"Quanto la fai tragica Steffy, eddai, quando la finirete?" Domandò Allison avvicinandosi all'amica.
"Quando lui si deciderà a non essere più un coglione!" Esclamò serissima ad alta voce e in quel momento poco le sarebbe importato se avesse sentito oppure no. Ormai sapevano tutti perfettamente la situazione tra quei due ed era ormai chiaro che almeno uno dei due, in questo caso lei, fosse ormai già innamorata da troppo, molto tempo.
Proprio in quel momento arrivarono al tavolo anche Luke ad Ashton con i mano i loro vassoi, intenti a non beccare qualcuno per non riproporre la scena di prima accaduta a Steffy.
"Sto morendo di fame, adesso possiamo mangiare?" Chiese Calum supplicante.
"Tu pensi solo a mangiare, non sei normale." Disse Ashton sedendosi accanto all'amico, addentando il suo panino.
"Lato positivo, stai mangiando con accanto nel tavolo Allison." Disse Micheal stuzzicando l'amico, che di tutta risposta tossì sonoramente per evitare di strozzarsi da solo.
"Ho vinto la scommessa, voglio i miei 20$!" Commentò Micheal avvicinando la mano verso Calum, che svogliatamente uscì fuori dalle tasche i soldi per darli all'amico.
"Queste vostre scommesse mi suonano familiari." Disse Luke ridendo.
"E' un nuovo passatempo." Rispose Micheal soddisfatto.
"Sì: come rubare ogni giorno 20$ a Calum." Disse offeso l'amico.
"Se fai scommesse di merda non è colpa mia, cosa ci puoi fare: ho sempre ragione." Continuò Micheal sventolando sotto il naso di Calum i 20$ appena guadagnati.
L'interessante discussione fu interrotta da un urlo echeggiante e profondo nella mensa di un gruppo di ragazzi che insieme, passando per i tavoli, dicevano: STASERA RITROVO NELLA STANZA NUMERO 4 DELLA CASA DELLA PERDIZIONE. NON MANCATE! e il tutto veniva condito da schiamazzi e sonori applausi per il ritrovo della serata.

In quel momento, per un attimo, Luke girandosi, si ritrovò ad osservare, forse quasi imbambolato, il sorriso di Keira, mentre parlava con le proprie amiche. Forse per la prima volta, dopo un mese quasi, l'aveva ritrovata serena come ai vecchi tempi, ma quasi. Era tranquilla, quello sicuramente, ma non come voleva dimostrare. C'era comunque in lei quel qualcosa che si era rotto e che non sarebbe mai più tornato come prima e quando lei stessa girò lo sguardo, e si ritrovò catapultata nello sguardo di lui, smosse in entrambi qualcosa, che non fece reggere nemmeno per un secondo ad entrambi, la situazione, costringendo Luke a girarsi e Keira a spegnere il suo entusiasmo per qualche secondo.
Quando Luke ritornò con lo sguardo ai suoi amici, che nel frattempo lo guardavano, tutti e tre, curiosi, si lasciò sfuggire la domanda tanto attesa - "Cosa caspita stanno dicendo questi quattro coglioni?"
"La numero quattro è la camera della perdizione migliore in assoluto!" Esclamò Calum, rivolgendosi a Luke.
"Ci sono stati moltissimi cambiamenti in un anno.." Mormorò Luke confuso.
"E' una camera in cui si riuniscono tutti. Stiamo tutti insieme, però ci sono anche quegli stronzi di Scott, Joey e Matt." Disse Ashton poco soddisfatto.
"Ma anche Keira, Steffy ed Allison." Suggerì Micheal, guardando i tre amici.
Calum tossì sonoramente e riprese a bere il suo frullato.
"Ci siete andati?" Domandò incredulo Luke.
"Ci annoiavamo, e poi si beve gratis e Keira da ubriaca è ancora più simpatica." Rispose Micheal, mentre Ashton e Calum facevano cenni di smetterla di parlare.
"Stasera andrò anch'io allora." Rispose Luke soddisfatto.
"Che cosa?!" Chiesero in coro Ashton e Calum, sconvolti all'affermazione dell'amico.
"Ci siete andati senza di me, voglio provare pure io." Rispose Luke sorridendo agli amici mentre si voltava per l'ultima volta a guardare Keira, che proprio in quel momento vide insieme al suo ex, Scott, mentre la salutava con un bacio sulla guancia.
"Non preoccuparti, non stanno insieme." Disse Calum, guardando la scena insieme all'amico.
"Non sono preoccupato." Mormorò Luke.
"Te lo sto dicendo comunque, forse non dovrei, però se veramente vuoi sapere qualcosa, dovresti chiedere a Scott." Continuò Calum serio.
"Io con quello non ci parlo." Tagliò corto Luke guardando serio l'amico.
"Eh lo so, ma continuare a chiedere alle ragazze non mi sembra il caso. Per quanto mi riguarda non ti diranno mai niente, soprattutto Steffy, e sinceramente parlando sembrano saperne meno di te addirittura." - Iniziò Calum avvicinandosi a Luke. - "Mentre Scott, da quello che ho notato, si è avvicinato molto ultimamente a Keira, e sembra nascondere qualcosa come lei."
"Vorrei trovare un altro modo per sapere, tra lui, Matt e Joey non so chi odio di più." Disse Luke riflettendo.
"Scott è diverso da loro." - Cominciò Micheal. - "Per quel poco che siamo andanti nella stanza numero quattro, sembra l'unico sano di mente e soprattutto non chiede cose perverse alle ragazze. Joey ci prova come un verme con Keira e Matt con Steffy."
"Io a quello lo ammazzo." Bisbigliò Calum squadrando Matt mentre passava accanto al tavolo delle ragazze per salutarle.
"Che vuoi Matt?" Chiese Keira alzandosi dal tavolo.
"Stasera lo sai no, cosa succede?" Domandò maliziosamente questo alla ragazza.
"Stasera succede che se non ti fai i cazzi tuoi, le prendi." Commentò serissima Keira.
"Non credo." Sussurrò all'orecchio della ragazza Matt molto maliziosamente.
"Adesso mi hai proprio rotto i coglioni. Scott, te lo porti voi sta specie di gorilla mal sviluppato?" Chiese Keira abbastanza scocciata, facendo ridere e non poco i ragazzi, al tavolo, che guardavano la scena.
"Andiamo idiota." Lo prese Scott per la manica della giacca mentre Keira scuoteva la testa rassegnata.
"Questo ragazzo ha veramente ambizioni basse, oltre a pensare solo a scopare." Commentò disgustata Allison.
"Ragazzi, ci vediamo stasera!" Disse Keira, salutando i suoi amici, mentre passava per il loro tavolo.
"C'è da bere qualcosa di buono, vero?" Chiese Calum fermando la ragazza.
"La Vodka non ti piace?" Domandò Keira sorridendo.
"E Vodka sia." Disse entusiasta Calum.
Luke non sapeva se essere felice per ciò a cui sarebbe andato incontro quella sera o se doversi preparare al peggio comunque.

**


Alle 23:00 il locale era completamente pieno ed era quasi impossibile attuare un passaggio che constasse di almeno due movimenti. Calum era appoggiato ad una parete del mini corrodio, tra i bagni e la pista, a prendere un po' d'aria, seguito da Ashton che stava aspettando insieme a lui per salire nella stanza numero quattro. Entrambi avevano perso completamente di vista tutti gli altri.
Luke era seduto al bancone a bere un birra, aspettando che questa fatidica notte abbia inizio, Micheal ci stava provando spudoratamente con una ragazza, mentre le ragazze erano disperse o quasi.
Steffy era rimasta in pista a ballare con un ragazzo, che pochi minuti prima l'aveva invitata anche educatamente e si stava quasi divertendo, ma non sapeva che Calum, da lontano, la stava osservando, disturbato dalla cosa.
"Adesso vado lì e la fermo." Disse sicuro il moro.
"Calum non fare cazzate, vieni qui." Tentò di bloccarlo Ashton inutilmente.
"Ok, adesso basta, lei balla con me." Si mise di mezzo tra i due tenendo Steffy stretta a sé.
"Calum ma che fai..?" Domandò stranita la ragazza mentre guardava il ragazzo, ancora più confuso di lei.
"Puoi anche andare, adesso ci ballo io con lei." Commentò Calum scocciato.
"Ma che stai facendo?" Domandò seccata Steffy, posando le sue mani sulle braccia di lui, per guardarlo in faccia.
"Mi prendo ciò che è mio." Asserì sicuro Calum.
"Smettila Calum e non dire cazzate, io non sono mai stata tua." Sputò acidamente lei.
"Ti sbagli." Rispose solamente lui, tenendola il più possibile vicina a sé.












Angolo Autrice:
SONO QUI CON UN NUOVO CAPITOLOOOOOO! Scusate la mia assenza, ma ho dovuto fare mille cose, tra compleanni, scuola, interrogazioni e tante altre cose e ancora non ho neppure finito.
Dovevo aggiornare anche Scream, ma quella l'aggiornerò non appena avrò più tempo per elaborare ormai il tanto atteso finale, nel frattempo aggiorno questa perché devo andare avanti e perché, volendoci più tempo, devo elaborare meglio le idee, in quanto, essendo diversa come trama e storia e sapendo già come dovrà finire, mi occorre più tempo, quindi devo distribuire meglio il lavoro.
Prossima settimana non so se potrò aggiornare, ma ad ogni modo, aggiornerò comunque appena avrò un po' più di tempo, non mi sono dimenticata.
Ps: Avete visto il nuovo video di Hey Everybody? Trashata assurda, che però mi è piaciuta tremendamente, amo quel video ahahah.
Comunque, come sempre, fatemi sapere se vi è paciuto questo capitolo, cosa ne pensate e ditemi pure le vostre impressioni si questi personaggi.
Noi come sempre ci vediamo alla prossima, buona lettura, xoxo, Vanex23



 

SPOILER:


[...]
"Penitenza: bacio." Rispose eccitato Joey, strofinandosi le mani.
"Ma tu come penitenze conosci solamente bacio?" Chiese scocciato Matt.
"Tu sta' zitto." Lo ammonì Scott seduto accanto a loro.
"Keira, tu devi baciare Scott." Riprese Joey mettendosi a braccia conserte.
"E che sarà mai?" Domandò Keira alzandosi dalla sedia barcollando, avvicinandosi a Scott.
"Ma sai come devi baciarlo, no? Un bacio vero." Continuò Joey ridendo.
Keira osservò per un attimo i presenti nella sala che la guardavano, che guardavano la scena e che si preparavano a guardare ciò che avrebbero visto in seguito. Aveva tutti gli occhi puntati addosso, tutti, tranni due, due occhi azzurri, che guardavano altrove, guardavano in pavimento e se ne rese conto.
"Anzi no, ferma!" - Bloccò tutto Matt, guardando l'amico. - "Scott lo hai baciato già un paio di volte, pure quando stavate insieme, quindi non vale. Chi non hai baciato ancora dei presenti in sala?"
"Non ho baciato nessuno, oltre Scott." Rispose seria Keira.
"Chi vorresti baciare oltre Scott in questa stanza?" Domandò Matt alla bionda.
Non poteva dire che avrebbe voluto baciare, anche perché non poteva, non era per lei.
"Nessuno." Rispose solamente.
"Perché non baci Luke Hemmings?" Proposero Steffy e Calum insieme totalmente ubriachi.
[...]

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Capitolo 5
*** Quinto Capitolo ***


  Quinto Capitolo

"Non mi va di ballare." Rispose solamente Steffy andandosene.
Calum rimase per un attimo lì ad osservarla mentre andava via, per poi rincorrerla e affancarla, guardando ogni suo movimento.
"Questo cambiamento a cosa è dovuto?" Domandò quasi triste, lui.
"Nessun cambiamento, sto mettendo solo in chiaro le cose. Lasciami stare Calum." Rispose sbrigativa Steffy salendo le scale e sparendo tra la folla al piano superiore, mentre Calum, rimasto ai piedi di esse, guardando prendere la sua direzione, era pronto a tornarsene indietro rimugginando su ciò appena accaduto.



3 anni prima

___

"Sono davvero felice per te Steffy!" Esclamò una ragazza dai capelli neri, seduta accanto all'amica, in un bar, mentre bevevano insieme due frullati.
"Ma questo ragazzo misterioso quando ce lo presenterai?" Domandò stavolta un'altra ragazza, una ragazza bionda, che sembrava gustarsi del volto che aveva il suo gelato nocciola.
"Lo saprete presto." Rispose sorridendo Steffy alle amiche, mentre dentro di sé sapeva che ciò non si sarebbe mai avverato.
Ripensava a quello che era accaduto una settimana prima: le sue amiche avevano visto bene, un ragazzo l'aveva baciata, ma non sapevano chi fosse costui e se fosse continuata così la cosa o anche solamente finita così, non lo avrebbero mai saputo.
Un gruppo di ragazzi che conoscevano molto bene si avvicinò al loro tavolo, unendo delle sedie e iniziando a fare più baldoria di quanta non ce ne fosse lì dentro la gelateria quel tardo pomeriggio di maggio.
"Di cosa stavate parlando?" Si intromise Calum alla discussione.
"Non sono affari tuoi." Dichiarò scherzando Steffy notando l'espressione infelice dell'ultimo.
"Luke santo cielo, smettila di sbrodolarmi col tuo gelato!" Aveva esclamato adirato Ashton mentre si puliva con dei tovagliolini dall' "infame" amico che mentre mangiava lo stava sporcando.
"In questo locale ci sono almeno 80 posti e potevi scegliere dove sederti in almeno 79 posti diversi e tu comunque appiccicato a me dovevi finire. Adesso non lamentarti." Commentò Luke facendo spalline, mentre faceva un occhiolino veloce a Keira, mangiando anche lui il gelato al gusto nocciola.
"Va bene, la matematica la sai, però adesso smettila o ti butto fuori dal tavolo." Riprese Ashton facendo ridere tutti.
"Io sono curiosa però, voglio sapere com'è questo ragazzo, Steffy." Disse Allison all'amica, mentre tutti si erano soffermati a guardare Steffy aspettando che rispondesse.
"Quale ragazzo?" Chiese curioso Micheal, avvicinando la sedia al tavolo.
"Il ragazzo che l'ha baciata la scorsa sera, chi sennò?" Continuò Allison contenta. Calum per poco non sputò l'acqua che stava bevendo mentre sentì quelle parole. Tossì rumorosamente un paio di volte, notando l'espressione quasi divertita di Steffy, mentre in realtà a lui quella situazione non divertiva per niente. Aspettò un paio di minuti per poi inventare una scusa e alzarsi per uscire fuori dal bar e prendere una boccata d'aria.
Pochi minuti dopo inviò un messaggio al telefono di Steffy, chiedendole di uscire fuori. Lei fece finta di nulla, uscì facendo finta di dover rispondere al telefono e raggiunse Calum che stava aspettando, non proprio in modo consono.
"Ma che fai idiota?!" Chiese appena uscì dalla porta, notando il fatto che le aveva tappato la bocca e l'aveva letteralmente trascinata più in là rispetto a dov'era la gelateria.
"Tu sei impazzita? Hai detto alle ragazze che ti ho baciata?" Chiese quasi paonazzo.
"Mettiamo in chiaro le cose: punto numero 1. Keira ci ha visti e ti ha riconosciuto mio bel simpatico amico, solo che quando me lo stava per dire Allison ha sentito ed io e Keira abbiamo solamente detto 'un ragazzo'. Punto numero 2. quale sarebbe il tuo problema anche se lo avessi detto? Sono mie amiche, ne hanno tutto il diritto." Protestò Steffy alle sue parole. Ma stava mentendo. Keira non sapeva realmente chi fosse il ragazzo, si stava prendendo gioco di Calum e le piaceva vederlo soffrire un po' per questa cosa, dopo tutti gli anni che aveva aspettato lei per questo.
"Keira mi ha visto? Ci ha visti? Non deve parlarne con nessuno, nemmeno coi ragazzi e soprattutto non dite niente ad Allison! Doveva rimanere tra me e te." Disse Calum incredulo.
"Io non ho parlato. Ci hanno visti. E per la cronaca: lo sanno sia Keira che Luke, volevi che Luke non ti riconoscesse? Ma ho detto loro di non dirti nulla, quindi puoi stare tranquillo." Rispose serena Steffy, osservando l'espressione preoccupata di Calum. 
"Luke lo sa? Sapevo che non dovevo baciarti." Sussurrò quasi, ma Steffy era lì davanti a lui e lo aveva sentito.
"Ma vaffanculo Calum." Rispose solamente, prima di rientrare nel bar.
Lo sapevano entrambi, da quel giorno sarebbe cambiato tutto per loro due, in tutti i sensi.



____


3 anni dopo.


C'erano più o meno tutti in quella stanza, si erano appena riuniti e si stavano accomodando sulle sedie, messe rigorosamente a cerchio, e all'interno del cerchio vi era un piccolo tavolinetto per appoggiarci sopra le bibite, che in quel momento mancavano ancora perché Keira doveva ancora entrare.
Ashton e Micheal erano accanto a Calum, seduto a sua volta vicino a Steffy che in quel momento gli aveva dato le spalle per parlare con Allison accanto a lei, seguita a ruota da Scott, Matt e Joey, e c'erano due posti liberi che dovevano ancora essere riempiti.
Di scatto si aprì la porta, ed entrò più caos di prima in quella stanza. Subito sbucarono insieme Keira e Luke. La prima aveva in mano gli alcolici promessi per la serata, erano almeno 3 o 4 quattro bottiglie di vodka, mentre il secondo si dirigeva a sedersi accanto ad Ashton tranquillamente. Quando Keira notò che il posto accanto al suo, come sempre, era stato occupato da Joey, roteò gli occhi, come sempre.
Il gioco che ogni sera veniva attuato era sempre lo stesso, con qualche piccola variante ogni volta: questa sera ci sarebbe stata la penitenza bacio per tutti, indistintamente da quanto alcool avrebbero bevuto i presenti in sala.
Calum e Steffy dovettero bere tanti shot tanti quanti erano i componenti all'interno della stanza, per poi baciare rispettivamente il primo, una ragazza presa a caso da Joey e Matt, che come sempre, governavano queste cose, mentre alla seconda toccò baciare proprio Matt anche se contro esagerata voglia.
Era arrivato il turno di Keira e doveva bere tanti shot tanti quanti erano gli occhi all'interno della sala, quindi tutto moltiplicato per due. Si riempì esattamente 15 shot ma siccome non volevano vederla morire in diretta, si fermarono subito e la fecero smettere all'istante.
"Penitenza: bacio." Rispose eccitato Joey, strofinandosi le mani.
"Ma tu come penitenze conosci solamente bacio?" Chiese scocciato Matt.
"Tu sta' zitto." Lo ammonì Scott seduto accanto a loro.
"Keira, tu devi baciare Scott." Riprese Joey mettendosi a braccia conserte.
"E che sarà mai?" Domandò Keira alzandosi dalla sedia barcollando, avvicinandosi a Scott.
"Ma sai come devi baciarlo, no? Un bacio vero." Continuò Joey ridendo.
Keira osservò per un attimo i presenti nella sala che la guardavano, che guardavano la scena e che si preparavano a guardare ciò che avrebbero visto in seguito. Aveva tutti gli occhi puntati addosso, tutti, tranni due, due occhi azzurri, che guardavano altrove, guardavano il pavimento e se ne rese conto.
"Anzi no, ferma!" - Bloccò tutto Matt, guardando l'amico. - "Scott lo hai baciato già un paio di volte, pure quando stavate insieme, quindi non vale. Chi non hai baciato ancora dei presenti in sala?"
"Non ho baciato nessuno, oltre Scott." Rispose seria Keira.
"Chi vorresti baciare oltre Scott in questa stanza?" Domandò Matt alla bionda.
Non poteva dire chi avrebbe voluto baciare, anche perché non poteva, non era per lei.
"Nessuno." Rispose solamente.
"Perché non baci Luke Hemmings?" Proposero Steffy e Calum insieme totalmente ubriachi.
Luke alzò di scatto gli occhi che si posizionarono sulla figura di Keira che a sua volta lo guardavano mentre stava seduto e non diceva nulla e non riusciva a capire se avesse fatto sciopero del silenzio oppure no.
"E' ubriaco, non dategli retta." Rispose indicando Calum, che ancora rideva per nulla.
"No invece, gli diamo retta! Keira, bacia Luke." Disse Matt sedendosi sulla sedia.
"Perché lui e non me?" Chiese contrariato Joey.
"Non proporti nemmeno per idea, tu saresti l'ultimo che vorrei baciare all'interno di queste quattro mura." Rispose Keira seccata e in tensione per la situazione che si stava creando.
"Vi muovete o no?" Continuò Matt aspettando Luke alzarsi dalla sedia.
Keira si girò ad osservare Steffy che stava totalmente facendo altro, mentre Allison non sapeva cosa fare. Iniziava a stare male, e non per colpa dell'alcool, ma per colpa sua, di se stessa. Non voleva baciare Luke proprio in quel momento, dopo tutto quello che aveva fatto per tenerlo lontano da sé e vivere anche senza di lui. Abbassò lo sguardo di scatto, Luke le si stava avvicinando e non riusciva a muovere neanche un passo verso di lui. Sentiva piano piano l'ansia che si impossessava di sé, come quando era piccola, come quando un giorno, sempre in presenza di Luke stava per avere un attacco di panico ma poi si era fermata e ce l'aveva fatta, ma questa volta sapeva che non avrebbe avuto scampo, che non ce l'avrebbe fatta. Le mani iniziarono piano piano a tremare e per non far notare la cosa, che sarebbe stata comunque impossibile notando quanto erano fuori i ragazzi all'interno della stanza, le strinse a pugno e iniziò a martoriarsi con le proprie unghia il palmo delle mani.
Però Luke se n'era accorto, un'altra volta, come sempre. Si fermò accanto a lei, con un leggero tocco della sua mano contro la schiena, notò come Keira in quel momento stesse tremando, anche se piano, in tutto il corpo e non riusciva a smettere, pian piano iniziava ad aumentare e aveva capito che stava avendo paura per questo.
In quello stesso momento, si girò a guardarlo e come sempre sprofondò nei suoi occhi. Luke si avvicinò al suo orecchio e disse bisbigliando - "Reggimi il gioco."
Keira all'iniziò non capì e sembrò addirittura quasi calmarsi, ma stava riprendendo con più intensità questo suo malessere. - "Luke ti prego, portami fuori da qui." Riuscì a pronunciare quasi sofferente.
"Non credo stia bene." Confermò girandosi verso i ragazzi.
"Che ha?" Si avvicinò Scott capendo la cosa dagli sguardi lanciati da Keira e sostenendo il gioco ai due.
"Fa finta di dover vomitare." Sussurrò Luke all'orecchio di Keira, la quale annuì prontamente.
E subito si portò la mano alla bocca improvvisando una faccia davvero credibile. Matt aprì subito la porta appena vide questa scena e Keira scappò totalmente dalla stanza, accompagnata da Luke che non si era fatto da parte nell'accompagnare la ragazza per il suo stare poco bene.
Appena uscirono dalla stanza, Keira sospirò sonoramente e si lasciò cadere contro il muro, respirando affannosamente e ciò non era sfuggito ancora una volta a Luke. Doveva approfittarne adesso che erano di nuovi soli, ora o mai più.
"Quando ti deciderai a dirmi tutto?" Chiese dal nulla, mentre la ragazza continuava a stringersi le mani per smettere di tremare.
"Quando ti deciderai a starmi davvero lontano?" Domandò lei completamente affranta.
"Avevo un sospetto che c'entrasse con me, adesso però me lo hai confermato." Ripose Luke sedendosi accanto a lei.
"Non c'entra con te infatti, non sei mai stato tu il problema.." Si bloccò di scatto. Non doveva coinvolgerlo. Non poteva. Non ora. Mai. Aveva sbagliato e se ne stava rendendo contro. Continuava a tremare più di prima, ma sapeva che non sarebbe finita così facilmente quella notte. - "Luke ti prego, non dovresti neanche vedermi così." Disse girandosi di scatto verso di lui che la stava osservando preoccupato come aveva sempre pensato semmai avesse scoperto la verità un giorno. E la spaventava tantissimo, per questo doveva allontanarlo di nuovo da lei, per questo doveva continuare a stargli lontano, per questo lui non meritava di essere ferito, non da lei, non per colpa sua. A quei pensieri che, come sempre, la tormentavano quotidianamente, si aggiunsero le lacrime disperate e amare di colei che sapeva a cosa sarebbe andata incontro. Ma avrebbe preferito mille volte soffrire da sola, con se stessa, che far soffrire lui, come tutti gli altri, per colpa sua. Non poteva accetterlo, non ce l'avrebbe fatta. E continuò a piangere, perché in quel momento neanche le importava se Luke la stava osservando, l'aveva vista altre volte piangere, ma mai in quelle condizioni, fino allo stremo delle conseguenze e questo lo sapeva. Ma sapeva anche che lui non si sarebbe mai arreso e ci sarebbe stato sempre per lei, ma aveva fatto una scelta tempo fa e lei si era sentita abbandonata. Ed era stato quello il momento di rottura tra i due. Keira ne aveva preso atto, lo aveva capito e ne era consapevole, Luke invece, ne era inconsapevole e ciò la feriva ancora di più perché era stato lui stesso a rendere ciò possibile. 
All'improvviso si sentì avvolta da due braccia calde che l'abbracciarono, e com'era abitudine di solito fare tra i due, si lasciò trasportare per un attimo da quell'abbraccio che lei era mancato ma che non avrebbe mai ammesso. D'altronde, Luke era sempre stato suo, come lei era sempre stata sua, ma entrambi non sapevano di appartenersi.
"Keira, non farti promesse che sai di non riuscire a mantenere. Non ne vale la pena se dopo devono ridurti così." Le disse semplicemente mentre la teneva abbracciata a sé.
"Questa devo mantenerla." Rispose respirando il suo profumo. E mentre prese quella nuova boccata d'aria, quel nuovo respiro, tutta la tensione che aveva in corpo, era passata.
Non riusciva a spiegarsi come, ma in quel momento aveva pensato, senza nemmeno un motivo: può mai essere lui sia il mio male che il mio antidoto?



**

"Piuttosto io smetto di venire a scuola, non ne voglio più sapere nulla." Commentò esausto Calum, dopo cinque ore in classe, sedendosi nella classe di letteratura, seguito da Luke che sembrava più esausto di lui.
"Per colpa tua stiamo per rimanere senza posti, come sempre direi." Disse Luke facendo notare all'amico le ultime file occupate già dagli altri studenti.
"Per colpa mia? Scusa? E' la settimana del 'scaricate ogni responsabilità, o voi che entrate, a Calum Hood?" Domandò Calum sarcastico, mentre Luke decideva che banco scegliere.
"Smettila di fare il coglione e per oggi ci prendiamo il secondo banco." Rispose Luke facendo passare Calum per primo, che doveva rigorosamente sedersi dal lato del muro.
"Ashton e Micheal hanno preso i posti migliori." Borbottò Calum guardandoli ridere di loro.
"Forse perché loro si sono dati una mossa e tu no?" Domandò ironicamente Luke guardando l'amico seccato.
"Voglio cambiare migliore amico." Commentò quest'ultimo quasi piangendo.
"Accomodati, ma sappi che non ne troverai mai più uno come me." Rispose il biondo ridendo.
"L'intenzione è questa." Disse il moro specificando la cosa.
"Sarebbe a dire uno migliore di me." Continuò Luke soddisfatto, avendo messo K.O il suo migliore amico.
Dopo nemmeno pochi minuti entrò in classe il professore, ma c'erano ancora altri due banchi liberi che dovevano essere occupati e in uno dei due dovevano esserci proprio Steffy e Keira, e Luke e Calum notarono subito la loro presunta assenza, fin quando, furono sollevati, dal veder sbucare entrambe correre verso la porta.
"Scusi il ritardo prof!" Aveva parlato Steffy per tutte e due. Presero posto al secondo banco, posizionato all'opposto da quello di Calum e Luke. 
"Perché ci avete messo così tanto?" Domandò Allison seduta dietro di loro.
"Keira non stava bene." Rispose Steffy, notando Keira ancora impossibilitata dal parlare per il respiro irregolare.
"Che ha avuto?" Chiese preoccupata Allison.
"Attacco di panico, d-di nuovo, ma nulla di c-che, d-davvero." Prese parola Keira, respirando ancora affannosamente e tagliando subito la discussione.
Luke aveva prestato attenzione alla discussione e sapeva benissimo che poco c'entrava l'attacco di panico, visto ciò che era accaduto due giorni prima con Keira al locale, si girò e si scambiò uno sguardo di intesa con Calum, che aveva capito perfettamente la situazione.
Appena la classe fu del tutto riempita e non mancava più nessuno, il prof cominciò ad impostare la sua lezione.
"Allora ragazzi, come avete studiato, lo spero per voi, in letteratura la lezione scorsa avevamo iniziato a parlare di come alcuni autori vedevano l'amore nelle loro opere e quanto potesse essere rilevante o meno. Avevamo analizzato anche uno dei brani più popolari della letteratura straniera, e vi avevo anche spiegato Manzoni col romanticismo e spero ancora una volta voi abbiate letto i capitoli assegnati dei "I Promessi Sposi." In classe calò il silenzio più assoluto e c'era chi guardava il libro colpevo di non aver letto, chi guardava fuori dalla finestra, chi leggeva disperato appunti e chi si scambiava sguardi di intesa preccupati. - "Tranquilli, non voglio interrogare." Un lieve brusio iniziò ad echeggiare per la classe - "Ho in mente di farvi fare qualcos'altro." Dichiarò subito il prof, catturando l'attenzione di tutti. - "Spero sempre per voi che abbiate iniziato a leggere la storia, anche se in minima parte di Renzo e Lucia e della Monaca di Monza, Geltrude, con l'Innominato, perché non credo che farvi tutti questi capitoli in una sola settimana sia sano per voi. Avevo intenzione, sempre in base a ciò che vi ho lasciato, di farvi sviluppare la trama per un tema, cos'è per voi l'amore. Sempre se avete letto, sapete cos'hanno fatto Renzo e Lucia affinché potessero sposarsi, combattere contro tutto e tutti, per poi alla fine comunque dimostrarsi amore reciproco e sapte anche che Geltrude, pur essendo stata chiusa in convento dal padre contro il suo consesso e pur essendo una Papessa, ovvero colei che governava il convento in cui si trovava, per amore verso una persona e quindi non ha a che vedere nulla con l'amore verso Dio, intrattiene questa relazione nonostante le sia vietato rigorosamente, avendo l'obbligo di castità, con l'Innominato, da cui avrà anche dei figli e che in seguito dovrà pagarne anche le conseguenze. Quindi, sulla base sempre di ciò che spero abbiate letto, credo che non ci sarà un problema se mi portiate per settimana prossima un tema su questa traccia: 'Cos'è per voi l'amore?'. Potete scrivermi tutto quello che volete ovviamente, è un tema liberissimo, tranne particolari di cui possa farne a meno come 'io faccio sesso e basta', altrimento metto F al compito a prescindere dal contenuto. Domande?"
"Una, io!" Esclamò Calum vagamente interessato alla cosa.
"Hood, chieda pure." Rispose il prof.
"Mettiamo caso, ma sempre per caso, che io non abbia ancora letto tutti e 7 i capitoli che ci ha lasciato, in quanto tempo, per caso, sempre puro caso, dovrei farcela?" Domandò Calum cercando di apparire disinvolto.
"Hood ho capito perfettamente che lei non ha letto i capitoli che le ho assegnato, quindi, se aveva tempo due settimane con la prossima, adesso ne ha solo una perché deve farmi anche un tema e lo esigo da tutti, quindi si dia una mossa coi capitoli." Rispose il professore indifferente alla domanda di Calum. 
Luke si girò ridendo, capendo che ormai Calum era completamente insalvabile.
"Altre domande?" Continuò il prof osservando la classe.
"Come posso scrivere un tema sull'amore, se non so cosa voglia dire amare, né mai sono stata innamorata di qualcuno?" Domandò Keira attirando l'attenzione di tutti i presenti.
"Gran bella domanda, avrebbe molte interpretazioni la risposta da dare, anche in ambito psicologico e filosofico. Io non posso darle indicazioni su una cosa che deve provare in prima persona, quindi la lascio facendola riflettere con quest'altra domanda: 'Riuscirei mai a distinguere il vero amore da un'infatuazione, anche non essendo mai stato innamorato?' Credo che questa sia un'ottima osservazione da cui cominciare per poi fondare le basi. Ovviamente comunque il tema è personale, quindi, provi a stupirmi." Le rispose il professore sorridendole.
Luke era rimasto estramente colpito da questa sua domanda, perché non se la sarebbe mai aspettata.
"Davvero non sei mai stata innamorata? Nemmeno di Scott?" Chiese Allison dubbia.
"Scott mi piaceva, ma non lo amavo. Se ne fossi stata innamorata sarei stata diversa, sarebbe stato diverso, lo avrei capito. Invece io adesso, non lo capisco." Rispose solamente Keira facendo spallucce, pur sapendo già dentro di sé la risposta che si era sempre data quando le chiedevano "Sei mai stata innamorata di qualcuno?" e lei rispondeva semplicemente "Le persone come me non possono e non riescono ad amare."






























Angolo Autrice:
OOOOOOOOOOOOOOOOOOLEEEEEE'! Ho aggiortato eh! Davvero!
Bene bene bene, sono contenta di aver aggiornato oggi perché fino a sabato non potrò toccare pc né niente e quindi almeno oggi ho pubblicato questo capitolo e spero come sempre possiate gustarvelo.
Che dire? Questo dovrebbe essere la continuazione dell'altro capitolo, quindi d'ora in poi ci saranno capitoli sospesi a metà, ma mi conoscete, io amo lasciarvi con mille domande nel cervello fin quando non pubblico, quindi state tranquilli che ogni cosa avrà il suo perché.
Ho voluto lasciarvi con questo finale perché stiamo già iniziando ad entrare nel vivo della storia ma non voglio dirvi nulla, fate attenzione a questo passaggio particolare del tema, prof burlone! Se dovessi inserirmi in un ruolo di quelli che sto scrivendo, sicuramente mi butterei nel ruolo del prof cupido/sapientone o come direbbero i greci "ex machina", per far risolvere le cose yey.
Altra cosa fondamentale: scarseggio di fantasia nei nomi, quindi se trovate Joey sia qui che in Scream, sappiata che è perché sono molto fantasiosa come ragazza quindi tranquille, è solo casualità, non di più.
Per finire, come direi di solito: occhio a quei due, ovvero Calum e Steffy perché non avete ancora visto nulla. 
Chiedo scusa per eventuali errori ma sto scrivendo molto di fretta oggi e adesso scappo a guardare Gotham!

Ps: sono uscite le date italiane del tour, in quale andrete? Roma o Verona?
Io non conto di andarci quindi mi farebbe piacere sapere se voi possiate e in quale andrete. (Io vivo in sicilia e sono sfigata ed ho gli esami quest'anno e sono sfigata quindi)
Come sempre vi auguro buona lettura, ci vediamo alla prossima, xoxo Vanex23




 

SPOILER:


[...]
"Quei due non la smetteranno mai di litigare?" Domandò arrendendosi Luke sedendosi sul divano.
"Chi ha detto che puoi sederti sul divano?" Chiese Ashton sdraiandosi letteramente addosso al divano, spingendo via Luke.
"Chi ha detto che tu puoi sederti sul divano e tu puoi sdrairti? Mia madre lo ha appena comprato, ed io vi ammazzo." Rispose Keira portando una ciotola piena di biscotti e pogiandola sul tavolinetto.
"Perché non ne mangi uno? Magari ti addolcisci pure." Commentò sarcastico Calum, riferendosi a Steffy.
"Perché non te ne infili uno su per il culo? Magari diventi simpatico?" Rispose Steffy sorridendo in modo ironico all'affermazione del moro.
"Mio dio smettetela, credevo di essere io quella pazza, ma voi non siete da meno." Li mise a tacere Keira, sedendosi tra Luke ed Ashton e facendo partire il film. 
[...]

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Capitolo 6
*** Sesto Capitolo ***


                                                                                                                       Sesto Capitolo

"Loving can hurt, loving can hurt sometimes
But it's the only thing that I know
When it gets hard, you know it can get hard sometimes
It is the only thing that makes us feel alive

We keep this love in a photograph
We made these memories for ourselves
Where our eyes are never closing
Hearts are never broken
And time's forever frozen still

So you can keep me
Inside the pocket of your ripped jeans
Holding me closer 'til our eyes meet
You won't ever be alone, wait for me to come home."






Ascoltare musica da soli, in un posto completamente vuoto, ti faceva stare bene e Keira lo sapeva bene, ma sapeva anche bene che canzone associare al suo umore. Si era completamente rinchiusa in biblioteca per le prime due ore con la musica a palla nelle orecchie, mentre provava a scrivere il tema da dover consegnare la prossima settimana per letteratura. Era un vero tormento dentro lei scrivere un qualcosa di cui apparentemente non sapeva nulla e aveva anche rinunciato, bloccando la canzone di sottofondo. Non sapeva nemmeno lei perché aveva deciso di inserire nella riproduzione casuale questa canzone, però le piaceva e pensava di trarne ispirazione, cosa che invece non riusciva a fare visto e considerato che ciò la portava solamente a ricordare cose passate a cui in realtà non doveva più pensare.
Si era circondata di libri su libri di psicologia, erano di suo fratello e ogni tanto li leggeva anche lei ed era del parere che ora più che mai le sarebbero serviti.
Ne prese uno di sfuggita, sfogliandolo svogliatamente, mentre continuava a schiacciare play sul display per far ripartire la canzone.





"Loving can heal, loving can mend your soul
And it's the only thing that I know, know
I swear it will get easier,
Remember that with every piece of you
Hm, and it's the only thing we take with us when we die

Hm, we keep this love in this photograph
We made these memories for ourselves
Where our eyes are never closing
Hearts were never broken
And time's forever frozen still

So you can keep me
Inside the pocket of your ripped jeans
Holding me closer 'til our eyes meet
You won't ever be alone

And if you hurt me
That's okay baby, only words bleed
Inside these pages you just hold me
And I won't ever let you go
Wait for me to come home
Wait for me to come home
Wait for me to come home
Wait for me to come home

You can fit me
Inside the necklace you got when you were sixteen
Next to your heartbeat where I should be
Keep it deep within your soul

And if you hurt me
Well, that's okay baby, only words bleed
Inside these pages you just hold me
And I won't ever let you go."




Mentre spostava il libro però qualcosa attirò la sua attenzione. Le era caduto a terra qualcosa che apparentemente le ricordava un foglio e si piegò per prenderlo e riinserirlo nella pagina da cui era sfuggito, ma quando lo prese, si rese conto che in realtà non era un foglio ciò che era caduto fuori dal libro, ma una fotografia. Aveva stoppato un'altra volta la canzone, forse per dare voce ai suoi pensieri tormentati e soffocati dalla musica ai quali non permetteva di esprimersi perché non voleva sentirli.
Girò piano la foto, leggendo la data di quando era stata scattata, 23/12/2011. Era il giorno del suo compleanno. La osservò per molto tempo, guardando ogni minimo dettaglio. C'erano tutti in quella foto: suo fratello, lei, Steffy, Allison alla sua destra e poi Calum, Micheal, Ashton e per ultimo, ma accanto a lei alla sua sinistra, Luke che la abbracciava. Continuò ancora a guardare quella foto, sembrava essersi persa, era diversa da come era ora e si era incantata a fissare lei e Luke vicini come non mai come in quel momento. Aveva pensato "come può una foto essere così bella ma nello stesso tempo ricordarti così tante brutte cose?" In realtà a lei evocava solo sensazioni belle, ma non poteva ammetterlo perché non le era più possibile e rivedere ciò le procurava tremendo fastidio e la cosa più irritante era sapere di non riuscire a poter fare più niente dopo aver visto quella foto così bella e così maledettamente rimastale impressa nel suo cervello.
Chiuse di scatto il libro e intascò la fotografia facendo attenzione a non rovinarla quando si accorse che stavano entrando in biblioteca Steffy, Allison e i ragazzi.
"Cosa ci fai qui da sola? Psicologia? Da quando?" Chiese Steffy avvicinandosi a leggere la copertina del libro, mentre Keira cercava di far finta di nulla nascondendo la foto.
"Sono di mio fratello. Stavo provando a fare il tema, ma con scarsi risultati." Sventolò il foglio completamente vuoto.
"Almeno hai scritto la traccia." Provò Allison facendo sorridere l'amica.
"Parlando di cose più interessanti, stasera che facciamo? Non voglio rimanere a casa da sola a pensare a cosa fare e non fare e i miei non ci sono, quindi." Iniziò Steffy sedendosi accanto all'amica.
"Venite a vedere un film a casa mia, neanch'io so cosa fare e mi annoio molto, oggi il locale è chiuso e non credo che impiegherò la serata dormendo." Rispose Keira, ottenendo il consenso di tutte e tre le amiche per organizzare la serata.
Calum, che era lì vicino e aveva prestato attenzione ad ogni singola parola, cautamente si avvicinò al tavolo delle tre ragazze e sorridendo, rivolgendosi a Keira, domandò - "Accettate anche me povero ragazzo scaricato dai suoi amici.." - E qui lanciò due occhiatacce a Luke e Ashton, i quali, il primo continuava ad ascoltare musica con le cuffiette a tutto volume facendosi i fatti propri, mentre il secondo chiuse di scatto un libro mostrandogli il dito medio - ".. Ecco appunto. Mi accettate?" Finì la domanda implorando le tre ragazze.
"No." Fu Steffy a rispondere prima che Keira potesse realmente parlare.
"Perché mai?" Domandò Allison sporgendosi verso l'amica.
"Cosa vuole lui da noi? Lo hanno lasciato solo i suoi amici? Fatti suoi!" Commentò acidamente Steffy.
"Sai, ti consiglio una sana scopata, magari diventi più dolce e meno cane da guardia." Osservò Calum facendole un occhiolino, scatenando completamente la furia della ragazza.
"Razza di troglodita, provaci un'altra volta e il tu ciuffo di capelli alzato cesserà di esistere!" Esclamò alzandosi di scatto, puntando il dito contro il volto del ragazzo che restò completamente impassibile davanti alla reazione della ragazza.
"Anche con le cuffiette al massimo ho sentito tutta la vostra discussione, ringraziate che non sia ancora venuto nessuno a cacciarci." Si intromise Luke avvicinandosi ai ragazzi.
"Keira, mi appello a te, ti prego." Continuò Calum, scostando Steffy che era rimasta davanti a lui a trucidarlo con lo sguardo.
"Mmh, è casa mia, quindi posso invitare chiunque.." - Cominciò Keira guardando l'amica cambiare subito espressione. - "Quindi per me puoi venire, ma ti avverto, al minimo danno, sei fuori." Finì Keira.
"Keira, lo sai che ti voglio bene vero? Sei la migliore amica più bella del mondo!" Esclamò Calum entusiasta, abbracciando l'amica, mentre Luke ed Ashton scuotevano la testa completamente rassegnati.
"Da quando sono la tua migliore amica?" Chiese stranita Keira mentre ricambiava l'abbraccio dell'amico.
"Da oggi! Sei la mia gioia." Continuò Calum soddisfatto.
"Possiamo venire anche noi due?" Chiese Ashton indicando se stesso e Luke.
"Certo." Rispose Keira sorridendo, mentre Calum non accennava nemmeno per sogno di staccarsi da lei.
"Grazie mille! Senza Micheal in città ci sentivamo persi." Disse Ashton deluso.
"E' dai suoi nonni." Continuò Luke notando l'espressione confusa di Keira per l'affermazione dell'amico.
"Io ci sto pensando solo adesso, ma tra due settimane quasi è il tuo compleanno Keira!" Esclamò dal nulla Allison.
"E' vero! Anche tu adesso avrai 18 anni a tutti gli effetti come noi." Continuò Steffy avvicinandosi all'amica.
"Bisogna festeggiare!" Riprese Calum tutto eccitato ancora attaccato a Keira.
"Due settimane prima?!" Chiese stupita Steffy.
"Hai qualche problema forse?" Si girò Calum.
In tutta risposta Steffy roteò gli occhi e si girò dandogli le spalle. Quei due sarebbero stati un caso perso.
"Non preoccupatevi, si festeggerà proprio quel giorno." Rispose Keira cercando di calmare gli animi.
"Sapevo che non mi avresti deluso, tu non mi deludi mai." Disse Calum riferendosi ai suoi amici che continuavano ancora a guardarlo storto.
In quel momento Keira ritornò a pensare alla fotografia che aveva trovato sul suo compleanno e molti ricordi le tornarono in mente, quella serata era stata così bella e piena di avvenimenti divertenti che al pensarci le veniva da sorridere.
"Noi adesso scappiamo, ci vediamo a casa tua! A che ora?" Domandò Calum fermandosi di botto davanti la porta.
"Alle 7 p.m." Rispose Keira, ricevendo come risposta un "ok" a mo' di gesto.



____


4 anni prima


____


"Voglio un'altra fetta di torta!" Esordì Ashton riempiendosi il piatto tagliando un'altra fetta. 
"Ashton così ingrassi." Lo riprese Allison ridendo.
"Tesoro, la mia pancia non ne risente." Rispose lui toccandosi la sua ammirevole pancia, fiero e soddisfatto.
"Chissà tra un paio di anni come saremo, se saremo ancora tutti amici oppure no?" Domandò Steffy, guardando prima Calum e poi gli altri.
"Continua a mangiare e non farti domande strane." - Disse Calum indicando la torta nel suo piatto. - "Sennò te la mangio io."
"No." Rispose Steffy facendogli una linguaccia.
"Secondo me sì." - Disse Keira facendo girare tutti verso la sua direazione. - "In riferimento a ciò che aveva chiesto prima Steffy. Secondo me saremo ancora tutti amici, già vi immagino tutti all'ultimo anno del college."
"Adesso sono curioso, come ci immagini?" Domandò Micheal continuando a mangiare la torta.
"Tu cambierai sicuramente tinta una volta al mese, non credo ti fermerai così facilmente dopo aver scoperto questo nuovo mondo." - Iniziò Keira, facendo ridere tutti su ciò che aveva detto per Micheal. - "E poi conoscendoti non riusciresti a decidere quale sia la più bella."
"Può darsi!" Rispose lui facendole l'occhiolino.
"Calum sicuramente diventerà molto muscoloso se continua ancora con la palestra, seguito a ruota da Ashton, ma non so ancora decidere chi di voi due avrà il primato mister muscolo."
"Sicuramente io!" Rispose Ashton imitando machoman.
"Staremo a vedere." Continuò Calum riferendosi all'amico.
"Steffy continuerà la sua collezione di scarpe e vestiti fino allo stremo, e farà molte conquiste, lo stesso potrei dire di tutti gli altri comunque."
"La mia collezione di scarpe e vestiti serve." La riprese Steffy scherzando.
"Allison avrà la media più alti di tutti a scuola, questa è l'unica cosa certa che posso immaginare su di lei."
"Mi stai forse paragonando ad una secchiona?" Domandò ironica Allison.
"E per finire, Luke.." - Cominciò Keira voltandosi verso lui, seduto esattamente accanto a lei - "Mmh, sicuramente tu diventerai altissimo, già lo sei, ma lo diventerai ancora di più e sono convinta che molte ragazze ti moriranno dietro, come per Calum, Ashton e Micheal." - Disse ridendo, facendo ridere anche gli altri - "Però, sicuramente conoscendoti farai qualche pazzia. Taglierai i capelli, questa ne sono certa.." Disse pensierosa Keira.
"Come hai fatto a capirlo?" Domandò incredulo Luke facendola ridere.
"Ti ci vedrei bene con un piercing però, uno qui." Disse Keira poggiando il suo dito sul labbro inferiore di Luke, mentre osservava ogni suo movimento.
"Un labbret?" Domandò lui curioso, mentre cercava di immaginarsi come poteva stargli un piercing addosso.
"Ti starebbe benissimo." Commentò lei sincera.
"Sembrate due fidanzati, volete una stanza solo voi due?" Si intromise Calum mentre i due lo uccisero con lo sguardo.
"Il solito scemo!" Rispose Luke tirandogli un piccolo cuscino in faccia.
"E tu come ti immagini Keira?" Domandò Steffy curiosa.
"Io mi immagino pazza e disperata perché sono la più piccola di voi e farò 18 anni per ultima." Rispose ridendo.
"Sei la più giovane, dovresti esserne fiera." Constatò Calum.
"Ragazzi, che ne dite di fare una foto?" Spuntò Eric in stanza, portando una macchina fotografica.
"Sì!" Esclamarono tutti in coro, mentre tutti cercavano di sedersi vicino alla festeggiata.
"Mamma, ci fai una foto?" Domandò Eric alla madre.
"Certo ragazzi, dite cheese." Rispose premendo affinché potesse fare la foto.
"Cheeseeeee!" Esclamarono i ragazzi in coro.
Rimasero tutto il pomeriggio a casa di Keira tutti insieme fino alla sera, dopodiché ognuno iniziò ad andare via.
Luke era rimasto per ultimo erano entrambi fuori dalla porta, Keira si era offerta per accompagnarlo fuori dal giardino e vederlo attraversare per arrivare a casa sua. 
Stavano entrambi camminando l'uno di finco all'altra, e stavano per uscire dal giardino. 
"Ancora auguri Keira." Si girò Luke salutando l'amica, prima di andare via.
"Grazie Luke, ci vediamo domani." Rispose lei sorridendo e avvicinandosi per salutarlo con un bacio sulla guancia, ma proprio in quel momento, Luke si spostò, baciandola a stampo. Accadde tutto così velocemente che Keira non potè realizzare subito la cosa. Luke l'aveva baciata o se lo stava immaginando?
Di tutta risposta il ragazzo la salutò sorridendo, attraversò la strada e sparì dietro l'angolo dopo pochi minuti, lasciando la ragazza incredula per ciò successo pochi secondi prima.
Di quel gesto, solo due ne erano le persone a conoscenza: Keira e Luke. Nessun'altro aveva mai saputo e nessuno dei due ne aveva più parlato.



____



4 anni dopo


"When I'm away, I will remember how you kissed me
Under the lamppost back on Sixth street
Hearing you whisper through the phone,
"Wait for me to come home."


Keira ripensava a queste parole nella sua mente, le erano rimastre impresse, e ritrovare quella foto non aveva fatto altro che confonderla ancora di più. Ricordava tutto come se fosse accaduto il giorno prima e ciò non la metteva di buon umore.
Aveva guardato l'orologio, erano le 6:30 p.m e stava ancora sdraiata sul letto nella sua stanza, con le cuffie, sempre ad ascoltare la stessa canzone. Stava a crogiolarsi su se stessa perché non riusciva proprio a trovare né un modo né un qualcosa da scrivere per quel tema e ciò la metteva in difficoltà e lei odiava essere messe in difficoltà.
Si alzò dal letto e si cambiò velocemente, sistemò la stanza e scese il solotto, sistemando un po' di cose prima che arrivassero i ragazzi.
Dopo circa 20 minuti, suonarono alla porta, Keira andò ad aprire e si ritrovò davanti un Luke quasi esasperato. Come risposta ricevette dal ragazzo un indicazione col dito, per poi sporgersi e notare due sagome dietro di lui avvicinarsi alla casa. Erano Steffy e Calum e stavano litigando già dall'arrivo. 
"Questa sarà una serata lunghissima." Sospirò Keira rimanendo sulla porta, facendo entrare Luke, che sorrise alla sua affermazione.
Dopo pochi minuti arrivarono anche Ashton e Allison, sapevano che arrivare con quei due li avrebbe solo irritati e basta, quindi avevano deciso di temporeggiare per non rovinarsi i timpani.
"Che film guardiamo?" Aveva chiesto Calum guardando tutti i dvd che c'erano sistemati sulla mensola del salone.
"Questi erano tutti film di mio fratello e posso assicurarvi che aveva ottimi gusti, quindi potete scegliere voi." Disse Keira ai suoi amici, mentre sia Calum che Steffy iniziavano a leggere i titoli di alcuni film, scontrandosi più e più volte su i gusti contrastanti.
"Avete deciso?" Chiese Allison cercando avvicinarsi ai due.
"No." Risposero in coro.
"Questa specie di idiota, ringraziami che non ti insulti pesantemente, ha gusti orribili." Riprese Steffy.
"Sei tu che hai gusti di merda, e sì, ti sto offendendo, non ringraziarmi." Rispose Calum irritato.
"Facciamo che scelgo io e basta?" Si intromise Keira, prendendo un film a caso e chiedendo ai suoi amici se gli andava di vederlo. Tutti risposero positivamente, tranne Steffy e Calum che erano ancora intenti a litigare per prestare attenzione.
"Quei due non la smetteranno mai di litigare?" Domandò arrendendosi Luke sedendosi sul divano.
"Chi ha detto che puoi sederti sul divano?" Chiese Ashton sdraiandosi letteramente addosso al divano, spingendo via Luke.
"Chi ha detto che tu puoi sederti sul divano e tu puoi sdrairti? Mia madre lo ha appena comprato, ed io vi ammazzo." Rispose Keira portando una ciotola piena di biscotti e pogiandola sul tavolinetto.
"Perché non ne mangi uno? Magari ti addolcisci pure." Commentò sarcastico Calum, riferendosi a Steffy.
"Perché non te ne infili uno su per il culo? Magari diventi simpatico?" Rispose Steffy sorridendo in modo ironico all'affermazione del moro.
"Mio dio smettetela, credevo di essere io quella pazza, ma voi non siete da meno." Li mise a tacere Keira, sedendosi tra Luke ed Ashton e facendo partire il film. 
Avevano scelto di vedere Scarface, che aveva praticamente tenuto i ragazzi incollati alla tv per tutto il tempo, non facendoli distrarre nemmeno per un secondo, e soprattutto, anche se lo avevano già visto, lo avrebbero rivisto per altre cento volte, soprattutto se insieme.
Appena finì il film, Ashton ed Allison si addormentarono insieme sul divano, mentre Calum e Steffy erano in cucina a bere qualcosa e continuavano ovviamente a litigare come sempre. Keira stava sistemando un po' la stanza, sua madre sarebbe tornata a momenti e Luke si era proposto per aiutarla.
Erano usciti un attimo in giardino, Keira stava fumando una sigaretta insieme a Luke, erano seduti sul dondolo, nessuno dei due diceva niente, fin quando non fu proprio Luke a rompere il silenzio.
"Tra un paio di giorni mi farò un piercing, ho convinto mia mamma." Disse sorridendo.
Keira si girò verso il ragazzo, continuando a fumare e chiese - "Quale?"
"Il Labbret." Rispose indicando alla ragazza il punto dove voleva farselo fare.
Keira osservò attentamente ciò che gli stava indicando Luke, ricordando ogni parola della discussione avuta quattro anni prima e sorrise quasi amaramente al ragazzo.
La discussione fu interrotta dall'arrivo della madre di Keira in casa.
"Ciao mamma." Disse Keira andando incontro alla madre.
"Ciao Keira, ciao ragazzi." Rispose la donna andando in cucina, notando Calum e Steffy seduti al tavolo.
"Buonasera signora." Risposero i due ragazzi.
"Luke?" - Domandò la donna vedendo la sua figura dietro la figlia. - "Luke Hemmings! Oh mio dio, santo cielo, quasi non ti riconoscevo più, ciao." Disse la donna abbracciando il ragazzo.
"Buonasera signora." Rispose Luke ricambiando l'abbraccio.
"E' da un bel po' che non ci vediamo noi due. Come stai?" Chiese la donna contenta di vedere il ragazzo.
"Bene grazie, e lei?" Rispose Luke sorridendole.
"Potrebbe andare meglio ma non mi lamento." Rispose guardando Keira, che abbassò subito lo sguardo. Il quel momento dalle tasche della felpa della ragazza caddè il suo mp3 a terra, e Luke si abbassò per raccoglierlo.
"Grazie." Disse Keira quando glielo tornò.
"Ottima scelta comunque." - Rispose lui riferendosi al display del telefono. - "Anch'io ascolto sempre quella canzone per ora."
Dopo pochi minuti i ragazzi andarono via e Keira si propose di accompagnarli fuori dal giardino di casa.
"Ci vediamo domani a scuola." Disse Calum triste.
"Studia I Promessi Sposi." Lo riprese Ashton prima di salutare tutti, seguito da Calum.
Anche Allison e Steffy andarono via subito dopo, rimanendo solamente Luke, come ai vecchi tempi, insieme a Keira.
"Non è una scena già vissuta?" Domandò Keira sarcastica.
"Senza sorpresa stasera." Rispose lui ricordando quel momento.
"Lo spero per te Luke." Lo riprese Keira.
"Questa volta credo che mi farai tu qualche sorpresa." Disse Luke riferendosi a quello che era successo pochi giorni fa e Keira lo aveva capito.
"Buonanotte Luke." Disse Keira stanca.
"Buonanotte Keira." Rispose Luke avvicinandosi al suo viso.
Keira chiuse gli occhi e sospirò, ma Luke non fece nulla. Si abbassò leggermente, le diede un leggero bacio sulla fronte, in modo dolce e così piano e accarezzò i suoi capelli prima di andarsene e sparire sotto gli occhi di lei, dietro il solito angolo.

































Angolo Autrice:
In realtà c'è stato un cambio di programma! Quindi ho potuto aggiornare anche oggi, ma ciò vuol dire che la prossima settimana non si sa quando aggiornerò.
Se temporeggio ancora per Scream è perché, essendo all'ultimo capitolo in pratica, devo vedere bene come fare, quindi state tranquilli, arriverà anche quello.
Oggi sono triste, quindi ho scritto questo capitolo con "Photograph" nelle cuffiette a ripetazione, perché in questo momento è la canzone che mi ispira più di tutte anche se in realtà ogni canzone di Ed Sheeran mi ispira sempre.
Non ho molto da scrivervi su ciò, a parte ovviamente come sempre farmi sapere cosa ne pensiate, e per finire augurarvi buona lettura.
Siamo ancora agli inizi eheh.
Buona lettura, xoxo, Vanex23
.







 

SPOILER:



[...]
"Dovete leggerlo." - Protestò Keira dando il suo tema alle sue due amiche. - "Dovete leggerlo davanti a me."
"Non possiamo, lo sai, non che io voglia copiarti, però.." Cominciò Allison.
"No! Questo tema non può essere copiato comunque perché parlo di tutto tranne che della traccia." Rispose quasi urlando Keira. Si stava agitando senza motivo e lo aveva capito.
Si sedette di scatto prendendosi la testa tra le mani.
Steffy cominciò a leggere a voce alta il tema insieme ad Allison, mentre Keira cercava di calmarsi, pensando di essere davvero impazzita.
Improvvisamente Steffy bloccò la sua lettura, leggendo nella propria mente le ultime frasi, rimenendo incredula.
"Sto impazzendo. Non ero in me quando l'ho scritto." Disse Keira piangendo.
"Tu sei innamorata di lui, Keira!" Rispose Steffy incredula per quello che aveva letto.
"Io non posso amare nessuno, sono malata." Fu l'unica frase che disse Keira prima di lasciarsi abbracciare dalle sue amiche.
[...]

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Capitolo 7
*** Settimo Capitolo ***


                                                                                                              Settimo Capitolo.




"Give a little time to me
We’ll burn this out
We’ll play hide and seek
To turn this around
And all I want is the taste
That your lips allow."



3 anni prima.


"Allora, come va tra di voi?" Domandò Eric curioso, un giorno, trovandosi Luke mentre usciva da casa sua, sorridendo al ragazzo.
"Io e Keira siamo amici, lo sai.." Commentò visibilmente imbarazzato Luke alle parole del fratello della sua amica.
Quello che però loro non sapevano, era che dietro la porta, la stessa ragazza, era rimasta ad osservare la scena divertita, mentre ascoltava curiosa il loro discorso. Ogni tanto si imbarazzava pure lei quando suo fratello le chiedeva come stesse andando la sua amicizia con Luke, ma sapeva bene che lo faceva perché aveva ormai capito cosa poteva esserci sotto quella semplice amicizia.
"Non mi stupirei se un giorno dovessi dirmi di essere mio cognato." Disse scherzando Eric, che a sua volta sollecitò le risa anche del ragazzo.
"In realtà c'è una cosa che non ti ho ancora detto, non l'ho detto nemmeno a Keira.." Rispose Luke abbassando la voce.
"Questo cambiamento di umore deve farmi preoccupare?" Domandò l'altro notando come Luke fosse divenuto terribilmente serio.
"Io mi sto frequentando da un paio di giorni con una ragazza della nostra stessa scuola, ma non deve saperlo nessuno." Confessò Luke molto preoccupato. Eric capì allora il perché del suo turbamento quando gli aveva chiesto pochi secondi prima di Keira.
La ragazza che era rimasta nascosta, sentendo ogni parola, a quella frase restò come pietrificata. Era come se qualcosa dentro di sé si fosse rotto, e non riusciva a capire perché tutto d'un tratto stesse iniziando a mutare anche il suo umore dopo quella affermazione.
Si ripeteva che doveva essere felice per lui, era un suo amico, e doveva augurargli il bene, invece proprio non ce la faceva a stare tranquilla o a essere felice, proprio per lui.
Sentiva che stava iniziando a piangere, non voleva farsi vedere da nessuno, sicuramente Eric quando sarebbe rientrato l'avrebbe vista in quello stato e a lei dava tremendamente fastidio farsi vedere in quelle condizioni, così scappò in camera, si chiuse la porta alle spalle e sprofondò sul suo letto con il viso stretto tra i cuscini.
Stava piangendo per lui, e ancora non capiva perchè. Tutto ciò che le passò per la mente non aveva niente a che fare con i suoi reali sentimenti. Dare la colpa al suo cervello completamente diverso da quello degli altri era la scusa maggiore, lei lo sapeva, ma anche quella più realista. Sapeva di essere diversa, doveva solamente adattarsi.
Se lo era giurato quella sera stessa: tutto sarebbe cambiato da quel giorno.



3 anni dopo.



Arrivare in ritardo non sempre poteva procurare dei benefici. Quasi mai. O addirittura mai. Soprattutto se la prima ora rischi di avere un'interrogazione che non puoi più rimandare in biologia. Cominciare a correre all'impazzata, essere scambiata per una matta e non riuscire nemmeno a capire che ore sono, quello è molto peggio.
Keira era appena arrivata in classe, il prof doveva ancora chiamare l'appello, per fortuna sua, o forse no, e aveva mille cose per la testa che le viaggiavano.
Doveva affrontare mille problemi in quella mattina, cose a cui non era pronta, forse non lo sarebbe mai stata, ma da cui doveva liberarsi perché ormai costretta.
Ripensava alle parole che il suo psicologo le aveva riferito un paio di giorni prima, su ciò che le stava accadendo in quell'ultimo periodo e si tormentava sulle idee che aveva lei in contrapposizione con quelle dette da lui. Proprio non ce la faceva a farsi del bene al posto di continuare a marcire dentro e accoltellarsi da sola.


***

"Keira io credo che se questo compito ti spaventa così tanto è solamente perché hai paura che possa uscire la vera te tramite questo stimolo." Le spiegò lo psicologo, mentre la ragazza continuava a rileggere il tema che aveva scritto, non ancora conscia di ciò che aveva fatto qualche sera prima.
"Ovvero che sono pazza? Che ho qualche problema strano al cervello e che chiunque e dico chiunque avrebbe più fortuna di me in tutto, anche un verme." Commentò acida Keira.
"Per prima cosa credo che dovresti essere un po' meno dura con te stessa. Secondo, perché continui a definirti una pazza? Non sei pazza! Smettiamola con questo luogo comune dell'essere usciti fuori di testa quando ci mostriamo per ciò che siamo veramente." Continuò lo psicologo molto arrabbiato questa volta.
"Ma io sono pazza, o malata o come volete etichettarmi tutti voi." Disse Keira seria.
"Tu non sei né pazza, né malata. Il tuo è un disturbo e sai benissimo cos'è perché tu stessa mi hai detto da quanto tempo lo state studiando, perché lo state studiando e come ve ne siete accorti." Le risposte stavolta, avendo centrato il bersaglio della discussione.
"Ma è anche vero che sto peggiorando dall'ultima volta, ultimamente sono in una fase di declino e ciò mi porterà alla pazzia!" Esclamò in modo confuso la ragazza, sedendosi su una poltrona, quasi incupita dalle preoccupazioni nella sua mente.
"Se vuoi avere almeno un briciolo di sollievo, smettila di annientarti da sola, e soprattutto parlane con le tue amiche, loro possono aiutarti standoti vicine. So che hai ragione quando dici 'e se dovessi scoppiare all'improvviso farei del male a tutti quelli che mi stanno vicini e che ho coinvolto', ma è anche vero che faresti più del male loro tenendo tutto nascosto e facendo scoprire la verità solo dopo essere troppo tardi. Devi uscire da questo vortice finché sei in tempo Keira e cercare di non ricaderci più allontanando tutti. Non passerà mai, purtroppo, ma almeno evitarei di farti del male da sola per salvare gli altri."Le disse tranquillamente lo psicologo mentre cercava di farla calmare. E aveva ragione. Ma lei stessa sapeva che l'unica persona che poteva davvero farla stare bene era la stessa che proprio tre anni prima l'aveva aiutata ad arrivare a questo declino anche involontariamente. E non poteva più permettersi altri momenti di cedimento così disastrosi, doveva evitare a tutti i costi che ciò potesse accadere una seconda volta.


***
Appena suonò la campana della fine delle lezioni, tutto il corridio della scuola fu letteramente invaso da un via vai di ragazzi che non vedevano l'ora di scappare. Gente che usciva dalla porta principale, altra che usciva dalle porte sul retro, altra ancora che restava vicino le porte delle classi per aspettare altre persone uscire, in vero e proprio ingorgo stradale. Keira si guardava attorno, ripensando a ciò che avrebbe dovuto fare tra pochi secondi e si aggirava vicino le classi guardando quali erano completamente vuote e quali ancora piene o quasi.
Steffy le si avvicinò subito salutandola e affiancandola, cercando Allison, che era ancora rimasta in classe mentre stava sistemando dei libri. Keira notò subito la classe completamente vuota, entrò dentro dirigendosi dall'amica, mentre Steffy la seguiva e chiuse di scatto la porta.
"Non vuoi uscire da scuola oggi?" Domandò scherzando Allison, notando Keira estremamente silenziosa e cupa in volto.
Stava iniziando a tremare e strinse le mani a pugno dietro la schiena per rimanere il più tranquilla possibile. Si avvicinò alle amiche molto titubante e disse loro - "Devo parlarvi un attimo."
Le due ragazze annuirono e si sedettero sul banco mentre Keira che nel frattempo pensava a cosa dire, facendo avanti e indietro per la classe.
"E' successo qualcosa?" Domandò Steffy preoccupata, guardando Keira che ancora non proferiva parola.
"Non so bene da dove cominciare, perciò ho deciso di farvi leggere questo." Disse solamente, porgendo alle sue amiche il tema che aveva scritto per la lezione di letteratura. Le due ragazze non capirono subito il perché e quando Steffy lesse il titolo del tema ad alta voce, scosse la testa.
"Keira, ma.." Iniziò Steffy, ma venne subito bloccata.
"Dovete leggerlo." - Protestò Keira dando il suo tema alle sue due amiche. - "Dovete leggerlo davanti a me."
"Non possiamo, lo sai, non che io voglia copiarti, però.." Cominciò Allison.
"No! Questo tema non può essere copiato comunque perché parlo di tutto tranne che della traccia." Rispose quasi urlando Keira. Si stava agitando senza motivo e lo aveva capito.
Si sedette di scatto prendendosi la testa tra le mani.
Steffy cominciò a leggere a voce alta il tema insieme ad Allison, mentre Keira cercava di calmarsi, pensando di essere davvero impazzita.
Improvvisamente Steffy bloccò la sua lettura, leggendo nella propria mente le ultime frasi, rimanendo incredula.
"Sto impazzendo. Non ero in me quando l'ho scritto." Disse Keira piangendo.
"Tu sei innamorata di lui, Keira!" Rispose Steffy incredula per quello che aveva letto.
"Io non posso amare nessuno, sono malata." Fu l'unica frase che disse Keira prima di lasciarsi abbracciare dalle sue amiche.
Quel giorno nessuno seppe davvero cosa si dissero le tre ragazze in quella classe, mentre al di fuori c'era una folla di ragazzi che andava avanti e indietro per i corridoi, ma loro tre lì passarono inosservate a tutti, talmente così inosservate da svelarsi ogni scheletro nell'armadio.




______




Si sa che quando viene sera, la mente comincia a viaggiare pensando a mille cose quando poi effettivamente non si è pensata nessuna cosa. Quella sera Steffy si sentiva così, estremamente confusa, ma allo stesso tempo debole e distrutta. Era appena uscita dalla palestra, era da sola e aveva deciso di fare il giro più lungo per tornare a casa, doveva pensare, così si era ripetuta più volte nella sua testa. Camminava lentamente e aveva lo sguardo quasi perso, non riusciva ancora a credere a quello che era successo la stessa mattina a scuola e a ciò che aveva detto Keira. Era la sua migliore amica da quasi una vita e non si era neppure accorta da sola di ciò che andava e non andava in lei. Stava iniziando a pensare che potesse essere veramente colpa sua questo essersi allontanata da chiunque perché aveva paura di coinvolgere persona a cui teneva molto, ma lei non voleva abbandonarla, non lo avrebbe fatto comunque.
Quella sera il pensare troppo però la stava uccidendo piano piano, e non poteva permettersi di essere debole proprio quando doveva salvare qualcun'altro all'infuori di se stessa. Ed era proprio in quel momento che si ritrovò davanti casa di Calum, risvegliandosi per un attimo e rientrando nel mondo reale. Era strano il fatto che proprio quella sera aveva deciso di passare da lì per puro caso e le mancava quasi la stessa persona che fino al giorno prima quasi odiava.
"Adesso vado lì e suono, mal che vada potrei dire di essere passata per caso." Aveva pensato tra sé e sé.
Si avvicinò alla porta e suonò al campanello. Dopo nemmeno due secondi, c'era proprio Calum ad aprire alla porta. Aveva la solita tuta addosso e una maglietta a maniche corte. Squadrò più volte Steffy davanti la porta, col borsone della palestra e la sua solita tuta grigia che Calum conosceva molto bene.
"Ciao?" Disse sorpreso accennando ad un mezzo sorriso.
"Ciao." - Cominciò Steffy estremamente atona, e Calum se ne rese conto. - "So che è tardi, ma passavo di qui e ho un bisogno estremo di parlarti." - Continuò leggermente veloce.
"Entra." Rispose lui facendola accomodare dentro casa. Ormai sapeva bene com'era casa di Calum, c'era stata così tante volte che la conosceva addirittura meglio di casa sua. In un attimo fu avvolta da quel senso di calore che le aveva sempre dato questa casa, si trovava bene qui e si sentiva meno combattuta.
"Ciao cara!" La salutò la madre di Calum quando la vide dalla cucina.
"Buonasera signora Hood." Rispose Steffy abbracciandola.
"Calum non mi avevi detto che sarebbe passata Steffy!" Disse la donna guardando il figlio, perplessa.
"No signora, sono solamente passata un attimo per consegnare una cosa a suo figlio per la scuola, l'ha dimenticata oggi in classe e me ne sono accorta." Rispose Steffy, mentre Calum non accennava a dire niente.
"Quindi non resti qui a cena tesoro?" Domandò quasi delusa la donna.
"No mi dispiace, però mi ha fatto molto piacere rivederla." Disse Steffy sorridendo alla madre di Calum.
"Anche a me e mi devi una cena signorina, la prossima settimana ti voglio qui come ospite e non accetto un no!" Esclamò tutta felice la donna.
"Mamma.." - Cominciò Calum cercando di salvare il salvabile. - "Andiamo un attimo sopra, tu perché non continui a cucinare, sto morendo di fame."
"Sì non preoccuparti. Ciao Steffy!" Salutò la ragazza prima di ritornare in cucina.
"Arrivederci signora Hood." Rispose Steffy contenta.
"Tu sali!" Esclamò Calum contrariato alla scena di prima, prendendo Steffy per una mano e portandola in camera sua.
"Grazie." Disse solamente Steffy sedendosi sul letto di Calum mentre lui si sedeva sulla sedia della scrivania, portandosi di fronte la ragazza.
"Di cosa volevi parlarmi?" Chiese curioso il moro.
Steffy abbassò subito lo sguardo, si sentiva pizzicare gli occhi e non sapeva se dire o no a Calum la verità. Non voleva tradire Keira, ma non riusciva a sopportare tutto ciò da sola.
"Io ho promesso di non dire niente a nessuno, ma non ce la faccio." Scoppiò a piangere guardando Calum estremamente mortificata.
Il ragazzo la tirò verso di sé e l'abbracciò forte per farla calmare, mentre Steffy cominciò a singhiozzare disperatamente.
"Va bene, non dirmi niente, ma posso almeno sapere perché ti fa stare così male?" Sussurrò Calum all'orecchio della ragazza.
"Si tratta di Keira e so che lo dirai a Luke, ma non posso dirti niente. Mi sento così male al solo pensiero e mi sento così in colpa per averla lasciata sola certe volte." Rispose Steffy distrutta.
"Tu non hai mai lasciato Keira da sola, le sei sempre stata vicina e l'hai sempre sostenuta perché è la tua migliore amica." La riprese Calum incoraggiandola.
"Invece no, non sono stata capace nemmeno ad aiutarla o a capire da sola certe cose." Disse Steffy, quasi come a volersi rimproverare.
"Adesso stammi bene a sentire." - La riprese Calum, staccandosi da lei per poterla guardare negli occhi - "Non mi ricordo un solo giorno, e dico uno solo, da quando vi conosco, in cui voi due abbiate passato anche solo mezza giornata separate o in cui tu o lei vi siate lasciate sole a vicenda per altre persone. Quindi non riproverarti di ciò, perché penso che Keira non vorrebbe altra persona al suo fianco se non te. Se non hai capito magari qualcosa se non prima che te lo dicesse lei è perché semplicemente è stata brava lei a non far capire nulla. Lo sai com'è, dovresti saperlo meglio di tutti noi. Tende sempre a nascondere qualcosa se non vuole farlo sapere a nessuno e difficilmente poi lo dice. Ma a te poi lo ha detto, quindi questa è l'unica cosa che conta." Le spiegò Calum asciugandole le lacrime che continuavano a scorrere sulle sue guance ininterrottamente.
"Io.. Ti ringrazio Calum per avermi ascoltato e ti giuro che vorrei dirti tutto ma non posso, l'ho promesso." Rispose Steffy, abbracciandolo di nuovo.
"Non dire più niente." Disse Calum tenendo stretta Steffy tra le sue braccia.



***


Keira era seduta sul dondolo nel giardinetto fuori casa intenta a leggere un libro di suo fratello, sulla psicologia, ormai faceva solamente quello. Non si interessava dei libri di scuola, non voleva leggere quei libri, a lei interessavano i libri in cui poteva chiarirsi le idee su un suo fatto personale. Era terribilmente in ansia da quando aveva avuto quella discussione con le sue amiche e ciò sembrava aumentare ogni ora che passava. Ogni tanto si diceva che aveva fatto la cosa più giusta a parlarne con le amiche e un attimo dopo si malediceva perché le aveva coinvolte in un qualcosa che neppure lei avrebbe saputo combattere da sola. Perché doveva fare questo: combattere sempre. Ma da sola.
Alzò un attimo lo sguardo dal libro, sospirando stanca e delusa da ciò che in questi giorni le era successo, meditando sull'idea di rifare anche il tema, o non consegnarlo o consegnare l'originale rischiando il tutto, ma non sapeva a quale delle tre opzioni lasciarsi andare.
Ci vollero pochi secondi per farle dimenticare comunque tutto ciò che aveva pensato prima, quando vide una sagoma nera avvicinarsi verso di lei, sempre più velocemente.
Si alzò si scatto in piedi non indentificando bene la figura e guardandola venirle incontro, quando grazie ad un lampione, riuscì a vederne il volto.

"Adesso mi fai le visite quasi notturne?" Domandò la ragazza seria.
"Se tu non avessi lasciato questi in classe oggi, forse nemmeno sarei qui." Rispose Luke porgendole gli occhiali da vista.
"Ecco dov'erano finiti, era tutta una giornata che li cercavo. Lasciarmeli prima, no vero?" Domandò Keira sorridendo.
"Sono un ragazzo molto impegnato, mi sono liberato giusto un attimo adesso." Rispose sedendosi accanto alla ragazza.
"Ti ringrazio, comunque." Disse lei, poggiando gli occhiali sul dondolo, vicino alle sue gambe.
Attimi imbarazzanti di silenzio che sembravano non passassero più, i due ragazzi riuscivano a malapena a guardarsi, quando l'occhio di Luke sbirciò la copertina del libro che stava leggendo Keira.
"Psicologia?" Domandò il ragazzo.
"E' di Eric." Rispose la ragazza mostrando il libro per poi spostarlo completamente dal dondolo.
Proprio in quel momento, Luke ricordò una scena successa in quel punto, un paio di anni prima. - "Sai, ho sempre pensato una cosa, da un paio di anni.." - Cominciò il biondo girandosi a guardare Keira, mentre era rimasta ad ascoltarlo. - "Quel giorno, quando ero uscito da casa tua, quel famosissimo giorno, non c'è neanche bisogno che ti dica quale, si capisce già da solo, tu mi hai sentito parlare con tuo fratello, vero?" Domandò Luke. Era impossibile non rispondere a questa domanda posta in questo modo e Keira sapeva perfettamente quale giorno fosse.
"Sì." Rispose solamente guardando di nuovo Luke, curiosa della sua reazione.
"E' per questo motivo che non hai più voluto parlarmi?" Domandò il ragazzo cercando di capire qualcosa.
"In parte." Disse solamente Keira.
"In parte? Tutto qui?" Domandò ancora più confuso di prima Luke.
"Quel giorno hai deciso di non confidarti con me, quindi io adesso decido di non confidarmi con te." Sviò la risposta Keira, per non ammettere il reale motivo di tutto ciò.
"Stai mentendo, come sempre. Chiamami quando magari vorrai dirmi una volta per tutte la verità." Commentò Luke estremamente serio, prima di uscire dal giardinetto e sparendo sotto la luce del lampione.
Sì, stava mentendo, ma sapeva anche che lui non si merita niente di ciò che lei stava passando, doveva salvarlo, anche al costo di perdere se stessa, di perdere tutto.




"Give me love like never before
Cos lately I’ve been craving more
And It’s been a while but I still feel the same
Maybe I should let you go."






















Angolo Autrice:
OK CI SONO, ECCOMI QUI, NON SONO MORTA.

Allora, qui dobbiamo ricapitolare un sacco di cose:
1) Scream ovviamente la continuo, non l'ho abbandonata. C'è da chiarire un concetto base per le mie storie sui 5sos qui su efp. Scream l'ho scritta in un periodo non molto brillante della mia vita, ecco, l'ho scritta soprattutto per sfogarmi su un bel po' di cose successe e diciamo che per scriverne i capitoli, gioca molto sulle mie emozioni. Ho già in mente la fine, tranquilli, mancano solo due capitoli finali, ma, siccome per ora ho avuto problemi col pc e con la linea, sono stata molto impegnata, non ho avuto modo di aggiornare. Tra l'altro, per ora sto meglio, quindi, scriverne un finale forzato quando non mi ritrovo in certi canoni di quella storia, mi sembra molto poco carino perché Scream tendo ad aggiornarla quando sono emotivamente vicino alla storia. Anche questa ff gioca molto emotivamente su di me, quindi cerco di aggiornarla a seconda di come sto io, di che sentimenti provo e cerco di renderla il più realistica possibile.
2) Essendo Scream ormai in finale e spero di poter pubblicare gli ultimi due capitoli presto, anche se come ho scritto sopra, molto dipende dalla mia emotività nella storia, ho pensato di scriverne un'altra, ma non la pubblicherò subito perché ovviamente questa è ancora a sette capitoli e siccome sarà molto più intrinseca della prima, devo sviluppare meglio i concetti e le storie, anche perché sarà anche questa storia molto seria, credo sarà anche più lunga e soprattutto pensavate che avrei svelato tutto in questo capitolo e invece no, tatatatadan. (Gotham e Arrow come serie tv mi stanno influenzando parecchio in questo periodo con colpi di scena e puntate in cui credo di sapere tutto e poi mi smontano le teorie.)
Ad ogni modo, adesso passiamo a questo capitolo. Mi spiace se sarà più corto degli altri, ma sto scrivendo con un braccio quasi mezzo rotto e mi fa malissimo, quindi mi scuso pure in anticipo se ci saranno errori di battitura e poi vorrei tanto sapere, come sempre, cosa ne pensate e se vi è piaciuto.
Noi ci vediamo alla prossima e ps: se mi prendo un po' di tempo in più per aggiornare è perché si sta avviciando anche il mio 18esimo e sono impegnata coi preparativi e tutto il resto ahah.
Buona lettura, xoxo Vanex23

SPOILER:


[...]
"A te lei è sempre piaciuta, quindi non capisco perché tu ci stia pensando solo adesso." Rispose il moro indagando sui pensieri dell'amico.
"Mi ha confessato di aver sentito la discussione con suo fratello tempo fa, quando mi frequentavo con Aleshia." Disse Luke rivolgendosi a Calum.
"Quindi tu nel tema parlerai di questo?" Chiese curioso Calum.
"Non ti dirò mai di cosa parlarlò nel tema, se è questo quello che vuoi sapere." Rispose Luke facendogli l'occhiolino.
[...]

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Capitolo 8
*** Ottavo Capitolo ***


                                                                                                         Ottavo Capitolo

(N.B: Sicuramente per problemi tecnici questo capitolo verrà diviso in più parti, comunque sia saranno tre argomenti trattati unicamente perché accomunati dalla stessa trama e prevedono una certa lunghezza.)

                                                                                                             ________

4 anni prima.

In una normale giornata di ottobre, una normale ragazza stava passeggiando per le strade quasi deserte in periferia, cercando di ripararsi dal sole che ancora tentava di picchiere duro coi suoi raggi facendo sciogliere qualsiasi cosa avesse vita propria. La ragazza per non sentire molto caldo aveva diligentemente racconto i suoi lunghi capelli neri in una coda di cavallo molto alta, cercando di lasciare il collo scoperto, cosiché potesse essere rinfrescato ogni tanto da quella brezza che veniva a crearsi negli spazi d'ombra ove il sole pareva non potesse colpire, o così poteva sembrare a noi.
Guardava più volte l'orologio, cercando di aumentare il passo ogni volta che la lancetta completava il giro dei sessanta secondi, sbuffando sonoramente e guardandosi attorno, notando, come sempre, ogni volta, di essere l'unica sola in quella strada. Ringraziava mentalmente Dio ogni cinque secondi del fatto che avesse scelto di avviarsi prima e uscire di casa alle quattro e non alle cinque del pomeriggio, altrimenti il rientro sarebbe stato più faticoso. Il semaforo era ancora rosso, lei era appena arrivata lì, e non ne voleva neanche sapere di aspettare, non desiderava perdere tempo, non amava perdere in generale, soprattutto non il tempo quando aveva altro da fare in quel momento.
In circa 10 minuti aveva più o meno slegato e legato i capelli circa 7 sette volte, ma non le importava, perché aveva fretta e non voleva annoiarsi e le sue amiche la stavano aspettando e lei stava cercando di muoversi per andare da loro. 
Però poi, mentre il semaforo che tanto guardava, quasi a volerlo incenerire, diventò giallo e dopo verde, fu bloccata da qualcos'altro, o meglio, da qualcun'altro.
"Allison?" Domandò un ragazzo dietro di lei, con una sacca da palestra, su una spalla.
"Sì.. Ciao Eric!" Mormorò la ragazza, abbassando subito lo sguardo, consapevole di poter diventare rossa da un momento ad un altro. Non capitava tutti i giorni che uno dei ragazzi più "in" della propria scuola ti rivolgesse la parola, soprattutto se tu eri ancora al primo anno di scuola e nessuno sapeva della tua esistenza. Ma lui sì, e tutti sapevano della sua di esistenza. Ovviamente Allison sapeva di essere stata tra le miracolate perché era il fratello della sua migliore amica, ma ciò non toglieva il fatto che non poteva permettersi di sognare nemmeno ad occhi aperti su di lui, nemmeno per sbaglio, perché si ripeteva sempre che quelli come lui non avrebbero mai potuto avere interesse per quelle come lei.
"Vai da mia sorella, vero?" Domandò il ragazzo sorridendole, e facendole attraversare la strada prima di lei. 
Eppure Eric era diverso dai suoi amici, o quasi. Non era spocchioso, né quando stava con loro, né quando era con loro, non si credeva figo per il ruolo che aveva in quella scuola e non si credeva figo per farsi vedere da quelli più piccoli come esempio da seguire e da quelle più piccole come esempio per avere un ragazzo come lui. Era semplicemente se stesso, ma ancora una volta, nella sua mente, Allison si chiudeva come un riccio e si precludeva dell'iniziativa con un sonoro: No. Lui è popolare, è bello, è audace, è simpatico e anche se la sua media scolastica non è ottima, può fare tutto quello che vuole. Tu no.
"Sì." Rispose solamente la ragazza estremamente timida, mentre continuava a camminare con il viso basso.
"Comunque.." - Cominciò il ragazzo. - "Mi dispiace se oggi quel coglione di Andrew, mio compagno di classe in caso te lo stessi chiedendo, ti ha colpito con la palla da calcio, ma non ha ancora ben chiaro il concetto di come si tira un rigore." Chiarì il biondo affiancando la ragazza, che però non accennava a girarsi.
"Strano, visto che io, tua sorella e gli altri eravamo totalmente dall'altra parte del campo." Rispose ironica la mora.
"Sì beh, è un coglione e la palla non era rivolta a te, cercava di attirare l'attenzione di una tua compagna di classe, ma con scarsi risultati." Disse infine Eric cercando di trattenere un sorriso mentre ripensava alla discussione avuta col suo compagno di classe.
"Il QI della tua classe è davvero alto, complimenti." Commentò acidamente quest'ultima.
"Parli così perché tu sei brava in tutte le materie, non è così?" Domandò serio lui questa volta.
"Io non sono..." Cominciò la ragazza ma venne subito interrotta da Eric che le si parò davanti a mo di "tu da qui non puoi passare!"
"Lo so che sei brava in tutte le materie a scuola e che la tua media è altissima, sei pur sempre la migliore amica di mia sorella e da quanti anni è che ti conosco? Forse cinque o sei, vi sento parlare quando venite a casa nostra, dovresti esserne fiera. E per la cronaca.." - Scrutò la ragazza almeno cinque o sei volte dalla testa ai piedi prima di continuare la frase, notando la faccia sorpresa di questa che aspettava ancora, come se pendesse dalle sue labbra - ".. Ti sei fatta più carina dalla terza media, quanti mesi sono passati? Due? Tre? La pubertà sta facendo il suo corso, quindi dovreste smetterla di farvi tutti questi complessi. In effetti tu sei l'unica, sentendo quello che dice mia sorella." Continuò ridendo per l'ultima frase.
A queste parole Allison non riuscì a non arrossire per i presunti complimenti che gli aveva rivolto Eric, proprio lui, il fratello della sua migliore amica, uno dei ragazzi più popolari e belli della scuola, che perdeva tempo a parlare con lei?
Sorrise debolmente, ancora incredula e rispose solamente con un - "Grazie?" - ancora scioccata.
"Vieni dai, ti accompagno io da mia sorella." Disse subito il ragazzo porgendole il braccio. Lei accettò subito senza dire altro.

***

"Sono a casa mamma!" Disse Eric entrando, e tenendo la porta ad Allison, accompagnato da un gesto con la mano a mo' di 'prego'.
"Mamma non c'è, è andata a fare la spesa." Annunciò Keira, scendendo dalle scale.
"Vado a farmi una doccia, apri tu." Rispose Eric, salutando la sorella e salendo le scale.
Quando Keira si accorse che insieme al fratello c'era anche la sua migliore amica, Allison, non riuscì a non fare finta di nulla. Aspettò cautamente che il fratello sparisse nei piani alti della casa e appena ci fu via libera cominciò a tempestare l'amica di domande.
"Che ci facevi con mio fratello? Perché? E soprattutto come?" Chiese curiosa Keira, trascinando Allison sul divano.
"Mi ha fermata lui, ha cominciato a parlami per quello che era successo oggi a scuola, mi ha chiesto scusa a nome del suo compagno di classe. Ti rendi conto quanto sono stupidi? Ha tirato quella palla dalla nostra metà campo perché voleva attirare l'attenzione su di sé di qualche ragazza della nostra classe. Ma ha colpito me!" Esclamò seccata Allison.
"Sì lo so, la palla era rivolta a me in realtà, ma ringrazio il cielo che Eric non lo sappia." Disse Keira sollevata.
"Che cosa? Tu ed Andrew?" Domandò Allison stranita.
"Sh abbassa la testa. Quel deficiente mi ha lasciato il numero di telefono l'altro giorno mentre era qui a casa nostra con Eric ma io non gli ho mai scritto e mai lo farò. 1) E' amico di mio fratello e sappiamo tutti come sono i suoi amici, 2) ha due anni in più di me e beh, sappiamo già cosa cerca e 3) no, il punto 3 non c'è ma lo aggiungo perché mi fa pena: è un coglione." Commentò Keira soddisfatta.
"Beh sì teoricamente ti vedrei meglio con Luke piuttosto che con quel ritardato mentale, ma sono gusti." Rispose Allison stuzzicando la bionda.
"Non intendo più rispondere ad affermazioni del genere. Passando invece alle questioni importanti, ti ha detto altro?" Domandò ancora curiosa Keira riferendosi a Allison.
"Diciamo che... ad un certo punto, mi ha detto... che sono diventata più carina..." Rispose a piccoli tratti Allison.
"Scusami non ho sentito bene, forse qui non prende bene.." - Disse Keira spostando l'amica verso la finestra - "Ora dovrebbe andare. Cosa ti ha detto mio fratello?"
"Che sono carina, mi ha fatto dei complimenti e poi si è offerto di accompagnarmi qui." Rispose di nuovo l'amica.
"Mio fratello ti piace." Commentò Keira guardando la sua amica visibilmente rossa in viso.
"No." Rispose lei abbassando lo sguardo.
"Sì." Continuò Keira avvicinandosi ad Allison.
"No." Rispose lei di nuovo.
"Non ci vedo nulla di male, mio fratello è bello e non lo dico perché è mio fratello. Perché te ne vergogni?" Chiese Keira, che in quel momento agli occhi di Allison sembrava una bambina ingenua, e quasi quasi le stava pure facendo scendere una lacrima.
"Ma lo hai visto? Lui è popolare, io no. Lui è bello, io sono ancora in fase di rivisitazione e soprattutto lui non vorrebbe mai stare con una come me." Rispose Allison sconsolata.
"In questo posso contraddirti perché mio fratello sarà anche popolare e bello ma non è testa di cazzo a tutti gli effetti che sbava dietro una ragazza che ha solo tette e culo. Posso inoltre dirti che fino ad ora ha avuto solo una ragazza e si è lasciato da poco tempo, ma non so quanto questo possa aiutarti. Ad ogni modo, per quanto mi riguarda, io potrei mettermi anche all'opera per farti mettere con lui. Vi ci vedrei bene insieme e soprattutto a lui servirebbe una ragazza come te." Commentò orgogliosa Keira, parlando del suo piano ad Allison.
"Dovresti smetterla di sognare, Eric non fa per me ed io non faccio per lui. So che è tuo fratello e so che lo dici solo perché io sono la tua migliore amica, ma non mi fa stare meglio." Rispose Allison accennando un mezzo sorriso.
"Non lo dico perché sei la mia migliore amica, altrimenti lo avrei detto anche a Steffy tutte le volte che li vedevo parlare insieme. Eric non prende mai l'iniziativa di parlare con le mie amiche in generale, ovviamente escludendo Steffy, ma loro sono un caso a parte. Con te ha sempre scambiato miseri 'ciao' e niente di più, non credo si sia interessato solo per l'evento di oggi." Le spiegò Keira molto seria.
"Apprezzo comunque il tentativo in buona fede da parte tua, ma dimenticati per sempre di questa discussione." Disse decisa Allison, molto duramente nei propri confronti.
"Senti, vado a vedere se è rimasto un po' di salame al cioccolato, tu se vuoi puoi anche salire in camera, così continuiamo a parlare dopo." Sentenziò Keira, accennando all'amica una leggera fame.
Allison seguì il consiglio dell'amica, andando in camera sua. Mentre si stava recando nella stanza, d'un tratto la porta del bagno sì aprì di scatto, ed Allison intravide Eric con i pantaloncini della tua e i capelli bagnati dirigersi verso la sua di stanza. Si incrociarono-scontrarono nel corridoio, mentre Allison non accennava a girarsi per guardare il ragazzo, visibilmente imbarazzata.
"Ma Steffy?" Domandò urlando all'amica cercando di far finta di niente, dopo ciò che era appena accaduto.
"E' morta." Disse Keira, salendo in camera. - "No scherzo, visita dai nonni, sarà con noi un altro giorno."

***


Passavano i mesi e dopo il compleanno di Keira la situazione sembrava essersi ristabilita almeno un po', o così si pensava. Il 24 febbraio era stato il 17° compleanno di Eric e aveva dato una piccola festa coi suoi amici in casa, approfittando dell'assenza dei genitori. C'erano più o meno tutti, anche gli amici di Keira che lo conoscevano praticamente anche loro da sempre.
C'era anche Allison quella sera, anche se era stata più costretta dalle sue amiche da dall'invito di Eric a prendervi parte.
"Non sei contenta?" Domandò Steffy all'amica mentre beveva un po' di birra dal bicchiere di Calum.
"Per cosa?" Domandò Allison di rimando, guardando da lontano Eric, mentre parlava coi suoi amici.
"Che uno come lui ti venga dietro, sciocca." Rispose l'amica sorridendo a quell'affermazione.
"Lui non mi viene dietro." Continuò Allison molto seria.
"Per me stai solamente negando l'evidenza. Goditela almeno tu che puoi." Disse Steffy ripensando a quello che era accaduto con Calum un mese prima, pur tenendo in conto che Allison non sapeva tutta la verità.
"Beh tu hai ancora quel ragazzo misterioso." Disse sorridendo all'amica.
"Sai che divertimento!" Continuò Steffy sarcastica, notando Calum cambiare espressione in volto.
Dopo pochi secondi Eric si avvicinò anche ai ragazzi, ringraziandoli uno per uno di essere stati così gentili di essere venuti al suo compleanno e si soffermò più volte a guardare Allison che cercava a sua volta di nascondere la cosa.
"Ringrazio anche te." Disse poi rivolgendole uno sguardo dolce e un sorriso che in quel momento, nella sua mente, Allison aveva definito così bello.
"Non devi ringraziarmi. Ti ringrazio io per l'invito." Rispose solamente, ricambiando il suo sorriso.
Dopo quella sera, anche per Eric, non fu falice come aveva previsto.


***



Era ormai passato un anno ed Allison ed Eric stavano insieme di nascosto, da circa quattro mesi. Non sapeva bene Allison perché Eric volesse tenere nascosta la loro relazione, però le piaceva tanto stare con lui, che si sarebbe accontentata di tutto. Le piaceva parlare di nascosto al telefono con lui la notte e svegliarsi la mattina cercando di mascherare la stanchezza dalla sera prima, le piaceva mettersi le sue felpe quando le dimenticava a casa sua e fingere che fossero di suo fratello mentre il realtà erano quelle di Eric, le piaceva stringerlo a sé quando si vedevano di nascosto a scuola e non dovevano farsi vedere e le piaceva da morire più di qualsiasi altra cosa, quando finalmente non dovevano più nascondersi e la abbracciava come se fosse il suo mondo. Si perdeva nei suoi abbracci, nei suoi occhi, nel suo profumo, nelle sue labbra, in tutto.
Eric dal canto suo sapeva che doveva andare piano con lei, che non era come tutte le altre, era diversa, lo aveva scelto lui, doveva imporsi questa scelta: non può essere tutto facile nella vita, bisogna prendere le proprie scelte e seriamente e anche se sono difficili, sono sempre quelle più giuste. Allison gli piaceva tanto, amava i suoi capelli lunghi e neri e i suoi occhi neri come i capelli, amava le sue fossette quando sorrideva e amava il suo sorriso. L'aveva praticamente sempre vista sotto una luce diversa, ma solo adesso si accorgeva veramente che Allison era bella, ma non bella da dire 'wow, che figa', ma bella da dire 'quella ragazza è davvero una bella ragazza'.
Non ci aveva mai fatto caso e il pensiero che potesse davvero andare bene questa volta lo rendeva davvero felice, per questo voleva tenere tutto nascosto per il momento.
Sarebbe stato anche il suo ultimo anno questo a scuola, quindi doveva preservare in tutti i modi Allison e la loro relazione, non pensava più a sé, ma a loro.
"Che facciamo stasera?" Domandò Eric mentre accarezzava la schiena della sua ragazza.
"Sono a casa tua con le ragazze, non ricordi?" Rispose Allison abbracciando il ragazzo.
"Ah vero, quindi ti vedrò praticamente fare avanti e indietro per casa mia? Bene." Disse il ragazzo maliziosamente.
"Sì, ma non possiamo fare niente, gli altri non sanno nulla." Continuò Allison triste.
"Sai, stavo pensando ad una cosa.." - Annunciò Eric staccandosi dalla ragazza per guardarla. - "Che ne dici se magari a Keira dico tutto? E' mia sorella e la tua migliore amica, sono già quattro mesi che ci vediamo in segreto e poi credo che la prenderà piuttosto bene." Disse Eric, aspettando una risposa dalla sua ragazza.
"Ne sarebbe più che felice, aveva anche fatto un piano per farci mettere insieme ai tempi." Rispose Allison ridendo.
"Diciamo che lo avrebbe fatto solo con te, perché le mie ex non le stavano molto simpatiche.." Disse colpevole.
"Ex? Mi aveva detto che tu avevi avuto solamente una ex fidanzata!" Esclamò stupita.
"Una sola che ho portato a casa.." - Iniziò Eric. - "Ma di nascosto ne ho avute altre tre."
"Questa me la paghi." Sentenziò Allison facendo finta di essere offesa.
"Prima però un'altra cosa." Disse Eric serio.
"Cosa?" Chiese disorientata la ragazza.
E fu in quel momento, che come sempre, la baciò, facendole dimenticare ogni preoccupazione.


***


La relazione tra i due ormai andava abbastanza bene. Anche dopo aver finito la scuola, Eric passava ogni giorno a prendere la sua ragazza, stavano sempre insieme e cosa più importante: l'amore tra i due sembrava essere un continuo aumento. Non descresceva mai, anzi, sembravano ogni giorno di più sempre più affiatati, da fare invidia a tutto il mondo. Keira era così felice, sia per Allison che per il fratello Eric. Avrebbe fatto qualsiasi cosa per vederli sempre insieme così, ma solo ad una cosa, il destino di un uomo non può opporsi: la morte.
Era ormai passato un anno e quattro mesi da quando i due ragazzi stavano insieme, un anno da quando avevano reso tutto ufficiale, un anno da quando avevano reso tutti partecipi del loro amore e un anno da quando avevano iniziato a fare progetti su progetti per sé.
Di una cosa Allison era sicura: avrebbe continuato ad amare Eric per sempre, nonostante tutto e tutti. Era stato il suo primo piccolo grande amore, era cresciuta con lui ed era semplicemente sua.
Allo stesso modo anche Eric era consapevole di una cosa: non avrebbe mai potuto amare nessun'altra come aveva amato Allison, ma non pensava che ciò che aveva pensato sarebbe divenuto realtà in modo drastico, per l'eternità.
Quella sera di novembre, del 23 novembre, Allison non doveva neppure esserci, e come lei non dovevano esserci neppure Keira, Steffy, Luke, Ashton e Calum. Nessuno doveva vedere e nessuno doveva sapere che sarebbe finito tutto così. Non poteva, non doveva.
Appena udirono lo sparo rimbombare in quella strada completamente desolata, era come se avessero sparato ad una parte di loro. Dopo aver pianto, pianto e ancora pianto, Keira era stata portata via da Luke e aveva continuato a piangere anche con lui, mentre fino a cinque secondi prima era abbracciata al corpo del fratello, mentre lo guardava, senza dire niente, sanguinante e bianco come il latte.
Era stata lacerata, ancora una volta, come sempre, ma aveva pensato "perché lui e non me." senza mai dirlo a nessuno.
Allison era rimasta lì, tra le braccia di Ashton a piangere in silenzio, senza dire una parola, senza esprimere più nulla, semplicemente inerme, non riuscendo ancora a capire cosa realmente fosse accaduto e perché. Tutti gli altri erano lì in silenzio, mentre cercavano di dire un senso a quella serata, mentre si consolavano a vicenda, mentre non riuscivano nemmeno a trovare conforto nel proprio silenzio. 
Quando si fu calmata un po', Allison decise di abbandonare un attimo il gruppo. Aveva visto come Keira stava continuando a piangere, era disperata, era lacerata, era distrutta e non aveva avuto neppure il coraggio di chiamare la polizia o di chiamare i suoi genitori per avvertirli. Era semplicemente avvolta dalle braccia di Luke, mentre continuava a piangere e a distruggersi da sola.
Decise quindi Allison di fare tutto, di reagire all'istante. Si chinò sul corpo ormai freddo del suo ragazzo, lo accarezzò in volto un paio di volte e con le lacrime ancora agli occhi, prendendo un lieve sospiro, sussurrò due parole soltanto, così fragili e così liberatorie, ma che non avrebbero mai più avuto un senso per lei da quel giorno, ma aveva il bisogno di dirle, doveva.
"Ti amo." Disse soltanto, aprendo il ciondolo della collana che portava ogni giorno, da quasi un anno Eric, con una loro foto insieme. La richiuse subito e la inserì nella tasca dei pantaloni del ragazzo.
Si alzò subito da lì, asciugò le lacrime e chiamò prima i genitori di Eric e Keira e dopo la polizia per denunciare l'accaduto. Cercava di essere forte, ma non riusciva comunque, non in quelle condizioni.
Quando la polizia prese il cadavere, Keira era ancora lì a guardare il fratello attonita e completamente smarrita ed Allison non poteva vederla in quelle condizioni. Le si avvicinò cercando di farla ragionare, ma l'amica scoppiò nuovamente a piangere.
"Sono stata una codarda, non ho neppure chiamato i miei genitori." Disse Keira, arrabbiandosi nuovamente con se stessa.
"No Keira, non è vero." Disse Allison abbracciandola.
"Perché lui? E non me?" Continuò la ragazza sprofondando nell'abbraccio.
"Smettila Keira, né lui e né te." Dichiarò Allison, continuando a mantenere la sua maschera per essere più forte.
Ma quando tornò a casa ed era sola, e nessuno poteva vederla o sentirla, ricominciò il tormento della notte e tutto quello che aveva tenuto dentro, venne rigettato fuori con una tale rabbia che anche se non lo ammise, quella sera Allison, riuscì per la prima volta a non avere più paura di niente.


***



4 anni dopo.

Alle 15:00 del pomeriggio al cimitero non c'era quasi nessuno ed Allison amava questo orario particolarmente. Poteva definirlo quasi suo perché si ritrovava da sola con Eric, come nei primi periodi della loro frequentazione, di nascosto a parlare di tutto quello che voleva.
Gli parlava, gli raccontava quello che succedeva, gli ricordava che le mancava e cosa più importante, lo amava. Non era passato ancora, nonostante fosse passato più di un anno, era stato il suo primo amore, era stato e lo sarà per sempre.
"Tra due giorni dovrò consegnare un tema con la traccia sull'amore. Ovviamente ho parlato di te amore mio, ma devo ancora finirlo. In realtà non lo finirò mai, perché sarà esattamente come nella realtà. Non può avere una fine perché noi non abbiamo mai avuto una fine."  - Disse sospirando mentre guardava la foto di Eric attaccata alla lapide, sfiorandola con le dita. - "Adesso comunque devo andare da Keira, mi starà aspettando al pub. Ti verrò a trovare sempre al solito orario, sempre."
Uscì dal cimitero pochi secondi dopo, sorridendo e serena come sempre, perché lo sapeva bene, Eric era dentro il suo cuore comunque, e finché lo avesse portato lì, niente e nessuno li avrebbe mai separati.

______

Nel frattempo quattro ragazzi erano seduti ad un bar a parlare animatamente di ciò che era successo nella loro vita frenetica. Tutti eccetto Micheal intento a scegliere cosa mangiare, perché come aveva sempre dichiarato "il cibo è vita".
"Ieri sera Steffy è venuta a casa mia, era completamente distrutta e mi ha detto che c'entrava con Keira, ma non ha voluto dirmi niente perché sapeva te l'avrei detto." Disse Calum estremamente serio a Luke.
"E ha fatto bene." - Intervenne Micheal. - "E' proprio quello che stai facendo, mica scema la ragazza."
"Mi dispiace solamente non aver avuto spiegazioni." - Disse Calum guardando male l'amico. - "Ma comunque ho potuto chiarire anche con Steffy." Commentò sereno.
"Io sto impazzendo invece. Keira mi sta completamente confondendo le idee, io non la capisco, e ovviamente non intende dirmi nulla. E' troppo complessa questa cosa, c'è altro sotto." Disse Luke riflettendo a voce alta.
"A te lei è sempre piaciuta, quindi non capisco perché tu ci stia pensando solo adesso." Rispose il moro indagando sui pensieri dell'amico.
"Mi ha confessato di aver sentito la discussione con suo fratello tempo fa, quando mi frequentavo con Aleshia." Disse Luke rivolgendosi a Calum.
"Quindi tu nel tema parlerai di questo?" Chiese curioso Calum.
"Non ti dirò mai di cosa parlarlò nel tema, se è questo quello che vuoi sapere." Rispose Luke facendogli l'occhiolino.
"Voi di cosa parlerete nel tema?" Domandò Calum curioso.
"Io della mia ex, non ho molta scelta, mi arrangio come posso." Commentò Ashton stuzzicando le patatine.
"Bell'acquisto che hai fatto.." - Commentò Calum facendo ridere Micheal e Luke. - "E tu invece?" Chiese riferendosi a Micheal.
"Della mia prima cotta. Che ho avuto in seconda media e non ricordo neanche tanto bene, in ogni caso cercherò di inventare, non mi creo problemi." Rispose molto felice Micheal.
"E chi sarebbe scusa? Io pensavo parlassi del cibo!" Esclamò Ashton uscendo dalla tasca 20$ da dare a Calum.
"Natasha, 2 media, ragazza coi capelli rosso fuoco e occhi verdi, accento americano più che australiano e aveva già una seconda di seno. Chissà che fine ha fatto." - Sospirò il ragazzo affranto, mentre continuava ad ingozzarsi di cibo. - "E per la cronaca le vostre scommesse fanno cagare." Disse Micheal notando Ashton e Calum battersi il cinque.
"Micheal ha più speranza di me per scrivere un fottuto tema di merda." Disse esasperato Calum.
"Perché te la prendi col tema? Sei tu che non sai di chi o cosa parlare." Disse Micheal risolutivo.
"Avrei anche di chi parlare, ma non posso perché non la considero tale." Commentò Calum affranto.
"Prendi esempio da Luke: nonostante non riesca ancora una volta, come sempre, a capire Keira e i suoi comportamenti da ben tre anni, e sottolineo tre anni perché amico mio, sì, sono tuo amico, ma ci stai mettendo troppo tempo, scriverà sicuramente un tema su Keira indirettamente perché la traccia è: cos'è per noi l'amore e beh, miei cari, chiunque di noi abbiamo qualcuno che rispecchia perfettamente l'amore nei nostri canoni." Spiegò Micheal in modo pacato mentre Calum non riusciva a capire dove l'amico avesse trovato tutte queste idee.
"E per te l'amore sarebbe Natasha, seconda di seno, seconda media?" Chiese Luke sorpreso.
"Può anche essere che sia stato amore a prima vista, chi lo sa. Oh mio dio, ma perché non riuscite a capire? Vi rendete conto che pure Ashton sa su chi scrivere o non voi due?" Domandò sorpreso Micheal.
"E' la mia ex, non mi sembra molto su cui scrivere comunque." Rispose Ashton turbato.
"Io non posso scrivere su Steffy, ma non posso scrivere nemmeno su nessun'altro perché non sono mai stato innamorato." Commentò arrabbiato Calum.
"Allora sei stronzo: Calum hai due opzioni e tu vai subito a pensare a Steffy quando senti noi parlare su chi potremmo scrivere questo tema per il contesto 'amore'. Io credo che ti sia già risposto da solo." Suggerì Micheal visibilmente seccato.
"Il suo discorso non fa una piega: sei innamorato di Steffy ma non lo ammetti." Disse Luke.
"Lo stesso discorso vale per te, biondino, ma con Keira." Disse Micheal guardandolo storto.
"Ma Natasha è la cugina di Allison! Mi ricordo di lei." Disse Ashton attirando l'attenzione su di sé.
"Sì esatto proprio lui, almeno tu non mi deludi." Concordò Micheal battendo il cinque ad Ashton.
"E comunque io non sono innamorato di Steffy." Borbottò Calum mangiando una nocciolina.
"Sì, ed io sono fidanzato con questo panino." Continuò Micheal mangiando.
"Probabilmente potresti esserlo, ma in un'altra vita." Annunciò Luke attirando l'attenzione dell'amico che abbandonò subito il suo panino nel piatto, facendo una smorfia di disapprovazione.





























Angolo Autrice:
Due capitoli in due giorni, uehuheuheuhe eh sì, non ve lo aspettavate eh?
Ho deciso di approfittarne ora per scrivere perché questo unico capitolo diviso in tante parti è quello madre, ovvero centrale, che servirà a chiarirvi le idee. Ovviamente sarebbe venuto troppo lungo scritto insieme e a me fanno già male gli occhi, ma probabilmente la seconda parte non so quando verrà pubblicata, dipende dalla scuola, se tutto va bene.
Spero vi sia piaciuto, anche perché spero di avervi dato una nuova chiave di lettura, anche se non inerente con ciò successo nello scorso capitolo, ma capirete dopo il perché, soprattutto visto e considerato che è stato diviso in tante parti.
Come sempre noi ci vediamo alla prossima, buona lettura, xoxo Vanex23!





 

SPOILER:


"Cos'hai intenzione di fare?" Chiese Steffy perplessa.
"Forse scriverò un altro tema e questo non lo consegnerò mai oppure non consegnerò nessun tema e mi darò fuggitiva." Rispose sarcastica Keira.
"Fossi in te lo consegnerei, l'originale dico. Oltre che per il voto, potrebbe essere il massimo, se verrà scelto, potrà renderti la cosa più semplice con Luke, pensaci." Le fece notare Allison appoggiandosi al bancone.
"Come?" Chiese Steffy curiosa.
"Se tu vorrai e se davvero sarà come penso io, potrebbe leggerlo lui in classe e ti toglierebbe l'angosciante azione di preparazione per Luke. E non sarebbe male." Rispose risolutiva Allison, capendo perfettamente dove stava il problema di Keira.
Non era tanto il parlargli, ma come parlargli.

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Capitolo 9
*** Nono Capitolo ***


                                                                                                                             Nono Capitolo

(N.B: seconda parte dell'ottavo capitolo che, per piccoli problemi è stato diviso in parti.)


                                                                                                                              _____________


Le ragazze arrivarono alle quattro al pub, mentre Keira era seduta su uno sgabello intenta a fare degli esercizi di chimica. Non si recavano spesso lì di pomeriggio, a meno che non ci fosse stato nessun altro oltre la loro amica, anche perché era insolito frequentarlo il pomeriggio anziché la sera. E proprio quella sera al locale ci sarebbe stata una serata organizzata con il solito gruppo, le solite facce e il solito divertimento che andava bene a quei ragazzi.
"Cosa stai facendo di emozionante e bello allo stesso tempo?" Domandò Steffy all'amica, mentre si avvicinava per prendere posto accanto a lei su un altro sgabello.
"Chimica, ma non credo abbia qualcosa di bello o emozionante." Rispose delusa Keira.
"Ti aiuto io." Disse Allison, prendendo il quaderno della bionda e scrivendo delle formule a matita su di esso.
"Come va oggi?" Domandò Steffy, riferendosi alla discussione avuta con Keira due giorni prima.
"Normale, come sempre direi." Rispose Keira facendo spallucce. Ormai quello status era diventato quotidianetà e non vi era nessuna differenza tra lo stare bene o male. Lei lo vedeva sempre allo stesso modo.
"Perché hai il tema con te?" Chiese curiosa Allison, indicandolo all'amica.
"L'ho riletto almeno tre volte prima, non lo so, ci stavo pensando prima del vostro arrivo, non ne sono più così sicura." Ammise Keira con lo sguardo basso.
"Cos'hai intenzione di fare?" Chiese Steffy perplessa.
"Forse scriverò un altro tema e questo non lo consegnerò mai oppure non consegnerò nessun tema e mi darò fuggitiva." Rispose sarcastica Keira.
"Fossi in te lo consegnerei, l'originale dico. Oltre che per il voto, potrebbe essere il massimo, se verrà scelto, potrà renderti la cosa più semplice con Luke, pensaci." Le fece notare Allison appoggiandosi al bancone.
"Come?" Chiese Steffy curiosa.
"Se tu vorrai e se davvero sarà come penso io, potrebbe leggerlo lui in classe e ti toglierebbe l'angosciante azione di preparazione per Luke. E non sarebbe male." Rispose risolutiva Allison, capendo perfettamente dove stava il problema di Keira.
Non era tanto il parlargli, ma come parlargli.


***


"Calum, cosa stai facendo?" Chiese Luke curioso, notando l'amico sdraito su un tappetino color blu di gomma, guardare praticamente il vuoto da quasi venti minuti, senza parlare, né fare altro.
"Mmh, pensavo." Rispose il moro quasi bisbigliando.
"Sembri uno zombie, dai alzati." Lo prese il biondo trascinandolo per un piede, portandolo vicino alla panca, con sopra le borse e i cambi.
"Tu non ci pensi mai?" Chiese Calum quando finalmente si decise ad alzarsi dal tappetino, per prendere la sua borsa e sedersi vicino a Luke.
"A cosa?" Domandò Luke, bevendo un po' d'acqua.
"A quello che è successo con Keira, se magari può essere stata colpa tua, o sua, o vostra, non ci pensi mai se ti manca o come sarebbe potuta andare se avessi deciso di comportarti in modo diverso da come hai scelto di fare?" Chiese il moro, molto pensieroso, come se la domanda che stesse facendo non sia stata rivolta per avere una vera e propria risposta da parte dell'amico ma per capire lui, cosa avesse fatto, se avesse avuto la possibilità di tornare indietro.
"Ogni giorno." - Cominciò Luke, quasi malinconico. - "Ma qui c'è altro. E' da tre anni che nella mia testa mi chiedo come sia stato possibile, se sia effettivamente solo colpa mia, se davvero ho reso io le cose così complicate tra me e Keira, ma penso che comunque, se non l'avessi fatto io direttamente, lo avrebbe fatto lei. Mi nasconde qualcosa, ci nasconde qualcosa, anche ad Allison e Steffy, ed io sto impazzendo." Confidò all'amico.
"Anch'io credo che non sia colpa tua comunque. Ci deve essere per forza altro sotto e ti prometto che appena riuscirò a scoprirlo, te lo dirò o almeno proverò a scoprirlo." Rispose Calum, sorridendo.
"Ti ringrazio, ma prima di tutto cerca di chiarire con Steffy e non per farmi un favore, ma per voi due, dico. Insomma, potrai anche mentire a te stesso e dirti che non ne sei innamorato e che ci hai limonato due volte solo perché è una bella ragazza, ma non puoi mentire a me, dicendomi delle stronzate del genere. Quindi occhio a quello che fai e riprenditi che mi sembri un pesce lesso!" Lo confortò Luke facendo ridere il suo amico.
"Vorrei poterti dire la stessa cosa, ma... Ehi ma anche tu sei innamorato di Keira e non lo vuoi ammettere o mi sbaglio?" Lo punzecchiò l'amico facendogli un occhiolino.
"E' diverso.." - Disse Luke. - "Che ore sono?" Chiese in seguito, prendendo la sacca coi vestiti sporchi.
"Le 6:30pm. Oh cazzo, devo darmi una mossa, la serata è alle 10:00pm e avevo promesso a mia madre che sarei andato a fare la spesa." Disse Calum iniziando a cambiarsi.
"Io scappo, ho promesso una cosa del genere anche io a mia madre, ci vediamo stasera!" Salutò il moro e uscì dalla stanza.
Pochi secondi dopo anche Calum era pronto per uscire dalla palestra, quando fu bloccato dalla vista di una ragazza che conosceva ormai molto bene. Non c'era quasi più nessuno in stanza ed era quasi deserta, quindi decise di aspettare l'uscita dagli spogliatoi per poi raggiungerla vicino agli armadietti.
"Ciao!" Disse una volta uscita dalla stanza.
"Ciao Calum." Rispose la ragazza chiudendo l'armadietto.
"Come stai?" Chiese subito lui, riferendosi alla scorsa sera.
"Bene, veramente." Rispose sorridendogli, notando il suo essere premuroso nei suoi confronti.
"Oggi Keira non c'era a scuola... E' successo qualcosa?" Domandò il moro alla ragazza.
"No Keira sta bene, era al pub oggi, stasera c'è la serata e ha deciso di rimanere a sistemare e a organizzare. Ma sta bene, tranquillo." Disse Steffy, incamminandosi verso l'uscita, insieme a Calum, mentre continuavano a parlare.
"Oh già vero, la serata!" Esclamò quasi come se se ne fosse dimenticato.
"Calum, senti..." - Iniziò Steffy. - "Per quello che ti ho detto l'altra sera, io nemmeno dovevo venire da te, non perché avevo promesso a Keira che non avrei detto niente a nessuno, anche perché poi effettivamente non ti ho detto nulla, ma perché io non dovevo venire a piangere da te. Mi sono sentita debole ed estremamente meschina e idiota e forse anche peggio, ed ho sbagliato, quindi, ti chiedo scusa, ma sappi che non volevo nemmeno." Si scusò Steffy, ritenendo il suo comportamento non dei migliori.
"Perché idiota, perché meschina? Stavi male, succede a tutti di avere un attimo di debolezza, siamo umani, non siamo robot. Anche io, se ti ricordi, sono venuto una notte a piangere a casa tua, sì beh ero ubriaco e neanche mi ricordo, ma sono venuto lì da te e nonostante l'ora e tutto il resto, nonostante io ti avessi trattata di merda, tu mi hai accolto e mi hai consolato. E poi sai che non ti avrei mai sbattuto la porta in faccia, nemmeno se fossi passata anche solo per insultarmi." Rispose Calum estramente serio e la ragazza quasi non poteva credere alle sue orecchie.
"Io è proprio questo che non capisco di te Calum.. Lo so, lo so, neanche dovrei dirtelo, proprio adesso, proprio ora, ma devo, perché mi sta completamente tormentando. Sei forse bipolare?" Chiese la ragazza stranita.
"Cosa? No! Perché mai dovrei esserlo?" Domandò curioso il ragazzo non capendo a cosa si riferisse la ragazza.
"Lo hai detto anche tu stesso Calum. Tu un attimo prima mi tratti di merda e l'attimo dopo mi cerchi disperato e risolviamo la situazione, un attimo dopo mi baci, un attimo dopo mi dici che sono una stronza, finiamo a letto insieme, mi dici che forse non provavi certe cose con nessuna ragazza oltre che con me e un attimo dopo ti vedo che ci provi con altre ragazze e poi ricominci il giro, mi dici che per te sono importante, dopo mi ritratti di merda e dopo ti intenerisci perché io piango, mi faccio vedere debole e perché forse sono una povera cogliona anche a farmi vedere così ma sono due anni che andiamo avanti così ed io non so se sei questo che mi sta parlando per ora e con cui ho pianto due sere fa o se sei l'altro, quello stronzo e menefreghista che mi usa solamente per sfogarsi." Gettò tutto fuori Steffy. Era la prima volta che diceva apertamente ciò che provava a Calum su quello che era accaduto in questi due anni.
"Io non ti uso e non ti ho mai usata, né mai lo farò! Sai cosa? Tu sei l'unica ragazza con la quale credo di aver mai costruito qualcosa in due anni e pensare che tu possa mettere tutto in dubbio solo perché ogni tanto faccio apprezzamenti su qualche bella ragazza che vedo o che mi passa davanti, mi fa pensare che forse ti ho davvero raggiunta come speravo potesse accadere. Sono due anni che gestiamo questa situazione e non pensavi che dirmelo prima mi avrebbe evitato di farmi mille paranoie in meno?" Chiese Calum quasi disperato.
"Mille paranoie? Tu? Calum, forse non ti è chiaro il concetto di come io mi senta in questi momenti tra di noi: tu mi hai baciato una sera, completamente ubriaco, approfittando del fatto che anche io lo fossi! Tu hai continuato a farlo anche da sobrio, nonostante io ti avessi avvisato che sarebbe finita male a continuare così per uno di noi due, e sapevo che sarebbe toccato proprio a me, ma nonostante tutto ho continuato, e non so nemmeno io perché. Ma non ti è bastato: hai dovuto superare il limite. Abbiamo..." - e qui si bloccò cercando di respirare per non piangere, ma si sentiva gli occhi umidi e una lacrima iniziò a scendere rigandole il volto e non passò nemmeno inosservata a Calum che continuava a guardarla come se fosse una statua che aveva appena rotto, la quale non poteva più essere aggiustata, perché scomposta in troppi pezzi minuscoli. - Abbiamo fatto l'amore, o almeno lo pensavo io, e pensavo che te ne saresti reso conto da solo, per poi ripeterlo una seconda e terza volta, ma davvero, quando ti ho detto che avremmo rovinato la nostra amicizia, tu eri così acceccato dal volermi a tutti i costi collezionare come un'altra ragazza da esporre ad una mostra, che non te n'é fregato nemmeno di come potessi sentirmi io. Chi mi ha detto di non voler avere nessuna relazione? Chi mi ha sempre detto una cosa ma dimostrata un'altra? Per non parlare delle scenate di gelosia.. Non ti capisco, mi dispiace." Disse di nuovo Steffy, completamente in lacrime.
"Io sono confuso. E credo che sia solamente per colpa mia." Rispose soltando Calum, non sapendo più cosa dire. Si sentiva terribilmente stronzo e vuoto in quel momento, aveva capito anche fin troppo bene in che situazione si trovava Steffy e soffriva per lei, perché era per colpa sua se stava così.
"No Calum, semplicemente non sai cosa voglia di essere innamorato di una persona. Non sei chi pensavo potessi essere fino a qualche tempo fa. Io ho definitivamente chiuso con te." Disse Steffy, asciugandosi le lacrime, prima di lasciarlo lì da solo, maledicendosi per quello che aveva fatto in questi due anni.

****


Il pub era pieno di persone, così tante che fare due passi sulla stessa linea era praticamente impossibile. Gente che ballava, gente che beveva, gente che andava su e giù e gente che passava la maggior parte del suo tempo chiusa nei bagni.
La confusione che c'era al piano di sotto non era comunque paragonabile a quella che vi si era creata al piano superiore. Dietro ogni stanza c'era un segreto diverso di una persona segreta, tranne nella stanza numero 4, lì i segreti non erano ammessi, ma come sempre, si riuscivano a mascherare molto bene.
Al centro della stanza c'era un tavolo per far entrare almeno 10 persone, e sopra c'era posizionata una ciotola con dentro dei bigliettini. I ragazzi presero posto intorno al tavolo, sedendosi rispettivamente uno accanto all'altro e Keira, come sempre, portò almeno 3 bottiglie di Vodka, chiamata a grande richiesta.
"Ne ho proprio bisogno stasera." Commentò Calum tirandosene una verso di sé.
"A chi lo dici." Rispose Keira dall'altro lato, versandosene un po' in un bicchierino.
"Stasera giochiamo con questi, anche perché il gioco della bottiglia mi ha rotto il cazzo e non diverte più." Disse Matt prendendo i bigliettini.
"Ah quindi lo hai capito?" Chiese Scott sarcastico.
"Compilate tre bigliettini ciascuno scrivendo una domanda, chi pesca, deve rispondere e se riconoscete la scrittura di chi ha scritto il quesito, non limitatevi a smerdarlo. Si aprono le danze!" Spiegò Joey sfregandosi le mani.
"Allora tu sarai il primo che smerderò." Rispose Keira, facendo ridere Allison e Steffy.
"Appena abbiamo finito, mischiamo bene i bigliettini e soprattutto sorteggiamo chi comincia." Disse Matt.
"Come lo sorteggiamo?" Domandò curiosa Steffy.
"Se Calum riesce a finire quella bottiglia di vodka che ha già portato a buon punto, facciamo il giro della bottiglia e chi esce, inizia." Continuò Matt.
"Nessun problema." Disse Calum cominciando a versarsi bicchierini di vodka al minuto.
Dopo un paio di minuti più o meno tutti avevano finito di scrivere le domande e Calum fu fermato dal tentativo di svuotare la bottiglia prima del tempo necessario, se non avesse voluto passare la notte in coma etilico. Presero una bottiglia già vuota e appena girata, dopo pochissimi giri, si fermò su Luke.
"Pesca!" Esclamò Matt passandogli la ciotola trasparente con dentro i bigliettini.
"Hai mai pensato di fare una cosa a tre?" - Lesse a voce alta la domanda, facendosi scappare una risata. - "Dipende con chi." - E poi, continuando. - "Ps: l'hai mai fatto?" - Prima di rispondere pensò a chi potesse aver scritto la domanda, ma non riusciva a riconoscere la scrittura. - "No, ma avrei voluto." 
"Tocca a Calum." Disse Matt.
Calum pescò il bigliettino e lesse a voce alta la domanda - "Hai mai fatto sesso al primo appuntamento?" - Capì subito di chi fosse la scrittura e posando il bigliettino sul tavolo, rispose - "Sì, Matt."
"Non era ovviamente indirizzata a te la domanda.." Disse il ragazzo girando la ciotola verso Allison.
"Quante volte sei mai stato innamorato/a?" - Anche lei capì subito di che fosse la scrittura. - "Solo una volta, Steffy."
Toccò a Steffy questa volta, la quale, prima di pescare il bigliettino, si scambiò uno sguardo con Calum, capendo che quella domanda sicuramente era stata rivolta a lui. "Hai mai fatto un pompino?" - Pensò a chi potesse aver scritto la domanda così tanto ridicola, ma la scelta era davvero così ridotta che non si soffermò a capire chi avesse chiesto - "No."
Dopo Steffy toccò anche a Keira - "Hai mai fatto sesso con un ragazzo sconosciuto ma che ritenevi attraente? Ma chi le fa queste domande così idiote?" Chiese Keira ridendo. - "Ovvio che no."
Venne il turno di Scott, anche lui prese un bigliettino e lesse a voce alta. - "Hai mai tradito la tua ragazza con la sua migliore amica?" - Riconobbe subito la scrittura anche lui e rispose - "No Joey, non ho mai tradito la mia ragazza con la sua migliore amica, né ho mai tradito le mie ex con le loro migliori amiche."
Passarono la ciotola ad Ashton e prese il bigliettino - "La prima volta a che età? 16."
Dopo toccò a Micheal, che lesse il bigliettino più volte nella propria mente prima di capire la scrittura - "Tradiresti solo per far ingelosire? No Calum, non ti tradirei mai."
"Voi due non rispondete alle domande?" Chiese Scott notando che sia Matt che Joey avevano saltato il turno.
"No, è così bello vedere voi che vi scandalizzate per le domande che vi ponete tra di voi, scoprendo cose che non sapevamo." Disse Joey ridendo.
Luke riprese il bigliettino sbuffando, lesse la domanda - "Torneresti mai indietro nel tempo per cambiare alcune cose che non ti piacciono?" - La domanda era fin troppo seria per essere stata posta dai suoi amici o dagli altri ragazzi in sala, ma non riusciva a riconoscere la scrittura. - "Sì." Rispose solamente, lanciando uno sguardo nella direazione di Keira.
"Hai mai mentito per amore?" - Lesse a voce alta la domanda Calum, riconoscendo la scrittura. - "No Allison."
"Ti fidanzeresti mai col tuo migliore amico?" Stavolta toccava ad Allison rispondere. - "Mai."
"Hai mai provato attrazione fisica per una persona del tuo stesso sesso?" Questa domanda era toccata a Steffy. - "No."
Keira prese il bigliettino e quando lesse la domanda nella sua mente, capì subito di chi fosse la scrittura e aspettò un paio di minuti prima di rispondere. - "Sei innamorata/o di qualcuno all'interno di questa sala?" - Buttò il bigliettino sul tavolo e rispose - "No."
Mentiva. Ma non poteva di certo dirlo, in quella stanza tutti si erano fatti un'idea diversa e distorta della realtà.
"Ho bisogno di bere qualcosa." Disse Keira, uscendo dalla stanza.
"Già, anche io." La seguì a ruota Calum.
"Io vado a ballare, mi sono rotta di rispondere a queste domande solo a sfondo sessuale." Continuò Steffy, che venne seguita anche da Scott, Luke, Allison, Micheal e Ashton.
"Ve ne andate di già?" Commentarono tristi Matt e Joey ma non ottennero nessuna risposta.
Appena usciti fuori dalla stanza, Luke si appoggiò al muro vicino la porta, e quando fu uscito anche Scott, lo fermò subito.
"Noi due dobbiamo parlare." Disse Luke, guardandosi attorno, per non creare sospetti soprattutto nel momento in cui Keira avesse potuto vederlo.
"Andiamo fuori." Rispose il ragazzo, facendo strada.
"Qui non ci sentirà nessuno, vero?" Domandò Luke, appena arrivati fuori dal locale.
"Ti ricordo che sono figlio di sbirro Hemmings, se vuoi vendermi droga non posso accettare." Rispose Scott alzando le mani.
"Non faccio uso di stupefacenti, non preoccuparti, e nemmeno voglio vendertene. Ti ho chiesto di parlare in un posto più appartato per altro motivo." Spiegò Luke.
"Posso immaginare.." Rispose Scott appoggiandosi ad una staccionata.
"Keira." Disse Luke, andando subito al dunque.
"Cosa dovrei dirti?" Chiese Scott stupito.
"Tu saprai sicuramente qualcosa, anzi, ne sono certo." Disse Luke, sapendo esattamente che Scott avrebbe capito il discorso.
"Luke, per quanto mi riguarda, non devo essere io la persona con cui devi parlare. Posso solamente dirti di starle vicino, e che se lei prova a respingerti, tu devi solamente starle vicino. Solo questo. Sicuramente ti andrà contro, perché fa così con tutti, ma tu insisti, continua ad insistere. Non lasciarla mai sola." Disse seriamente Scott.
"Tu sai, ti prego Scott, dimmi cosa sai. Sì lo so, noi due non ci sopportiamo neppure, ma devo essere proprio disperato per chiedere aiuto proprio a te." Rispose Luke ridendo amaramente.
"Non mi sembri disperato, mi sembri solamente conscio di quello che sta succedendo e so, ho capito quanto tieni a Keira. Secondo te non lo avevo capito che ti disturbava vederci insieme?" Domandò Scott, ricordandogli quando stava insieme a Keira.
"Lo ammetto e mi ha fatto girare ancora di più le palle sapere che l'avevi tradita nonostante tutto, ma non sono qui a parlarti del passato, sono qui perché sto impazzendo, voglio sapere e aiutare Keira, ma non posso se tu continui a coprirla." Rispose Luke.
"Luke, di ciò che è successo tra me e Keira non deve interessarti assolutamente nulla, so che ci tieni molto a lei, ma stanne fuori da questa storia. Io non posso dirti nulla oltre il consiglio che ti ho dato. Non la sto coprendo, semplicemente dovresti saperlo da lei e non da me. Lei ci tiene davvero a te, fidati di questo." Disse solamente Scott prima di lasciarlo lì da solo a ripensare alle sue parole.


****



Erano ormai passate un paio di ore da quando Luke e Scott avevano parlato e il primo sembrava completamente amareggiato da quella discussione. Anche lui sapeva ciò che stava accadendo ma non aveva voluto dirgli nulla. Ciò lo faceva arrabbiare terribilmente, perché non solo Keira non voleva dirgli nulla e lo allontanava da lui, ma addirittura aveva detto qualcosa anche Scott con cui era stata insieme per pochi mesi e non a lui, che aspetta ancora una risposta da tre anni. Non riusciva a crederci.
Girava per il locale come un anima in pena, quando ad un certo punto i suoi pensieri furono interrotti da una scena non molto bella presentatagli davanti ai suoi occhi.
Keira era completamente ubriaca e non riusciva a reggersi in piedi e Steffy cercava di tenerla ma ciò le era impossibile visto quanto si dimenava la bionda.
Così Luke decise di andare in suo soccorso per quella sera, non gli importava più niente di sapere cosa passasse per il cervello di Keira nonostante fosse ormai diventato il suo chiodo fisso.
"Lascia stare, faccio io." Disse Luke, sorreggendo la bionda che continuava biascicare parole senza senso.
"Portala via da qui, dico a sua madre che resterà a dormire da me, non preoccuparti." - Rispose Steffy complice. - "Grazie Luke."
"Non devi ringraziarmi." Rispose il biondo, prendendo il braccio la ragazza e portandola con sé.
Dopo pochi minuti a piedi, arrivarono a casa di Luke. Entrò piano e chiuse la porta, salì le scale con in braccio Keira che nel frattempo continuava a parlare dicendo parole sconnesse tra di loro e la poggiò sul letto in camera sua.
"Adesso tu stai ferma qui, io vado a cambiarmi e cerca di non fare danni." - Disse Luke, rendendosi dopo conto di star parlando con una ragazza fin troppo ubriaca perché possa capire cosa realmente stesse dicendo. - "Mhh, come non detto." - Mentre Keira continua ad annuire non si sa per quale motivo.
Luke sparì per circa due minuti dalla stanza, il tempo necessario per cambiarsi subito e veloce e quando tornò in camera sua, trovò Keira davanti lo spesso, intenta a togliersi il vestito nero che aveva indossato per tutta la serata, ma con scarsi risultati.
"Stai ferma." Disse piano, facendo girare la ragazza verso di sé per abbassare la slip del vestito, mentre quest'ultima si faceva svestire come se fosse una bambola.
"Grazie." Sussurrò Keira, appoggiando le mani sul petto del ragazzo, coperto da una magliettina bianca, molto sottile e accasciandosi con la testa addosso a lui.
"Prego." Disse solamente il ragazzo, stupito da quel gesto.
In un attimo la ragazza si tolse il vestito, in modo del tutto disordinato, ma questo Luke lo capiva, era ubriaca e non riusciva a fare di meglio, restando in intimo. Luke sospirò sonoramente, più che altro per trattenersi e frenare se stesso, anche se il suo sguardo stava viaggiando di continuo dal volto della bionda, fino al seno e alle gambe.
Keira si riavvicinò a lui e poggiò la testa contro il suo petto, completamente inconsciente per rendersi conto di quello che stava realmente accadendo in quella stanza, quando ad un certo punto Luke decise di staccarla da sé e prenderla in braccio per farla sdraiare sul letto.
"Perché?" Chiese solamente la ragazza lamentandosi.
"Sto facendo una fatica immane per controllarmi, non rendere le cose più complicate Keira." Sussurrò al suo orecchio, notando un sorriso da parte di quest'ultima.
"Sono bella?" Chiese sempre ridendo.
"Molto." Rispose lui, mettendole un lenzuolo di sopra.
"Ti piaccio?" Continuò lei.
"Keira adesso dormi, sei più ubriaca di una spugna marcia nell'alcool." Disse infine Luke spegnendo la luce.
"Luke?" Domandò piano Keira, come se fosse una bambina in cerca di sicurezze.
"Mh?" Mugugnò lui.
"Buonanotte." Rispose solamente lei, prima di farsi cullare dalle braccia di morfeo.


























Angolo Autrice:
ELLAAAAAAAAAA' eccomi qui con un nuovo capitolo fresco fresco!
E' un capitolo un po' più ribelle eh sì, ma mi serviva anche la parte meno seria, perché se riuscirete a capire chi ha fatto la famosa domanda, vincete tanti biscotti. No in realtà è la nuova chiave di lettura per il prossimo capitolo.
Comunque sia, spero come sempre che anche questo capitolo vi sia piaciuto, ovviamente vi invito a farmi sapere cosa ne pensiate, noi ci vediamo alla prossima.
Buona lettura, xoxo, Vanex23.













 

SPOILER:


[...]
"Ho io invece una domanda migliore da farti: perché mi menti?" Chiese lui, in modo così strazziante per fece rabbrividire Keira.
"Io non ti sto mentendo, Luke, è difficile da spiegare." Rispose abbassando lo sguardo.
"Voglio aiutarti." Continuò lui esausto.
"Nessuno può aiutarmi Luke e di certo io non aiuterò te dicendoti quello che vorresti sapere." Disse Keira scossa.
"Mi hai forse preso per uno stupido?" Domandò arrabbiato il biondo.
"Ti prego solamente di aspettare qualche settimana." Rispose subito Keira, sapendo esattamente cosa sarebbe accaduto passata quella settimana.
[...]

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Capitolo 10
*** Decimo Capitolo ***


                                                                                               Decimo Capitolo.

"Ti sento... nell'aria che è cambiata,
che anticipa l'estatee che mi strina un po'.
Io ti sento... passarmi nella schiena,
la vita non è in rima per quello che ne so.

Ti sento... nel mezzo di una strofa,
un pezzo che era loffio ed ora non lo è più.
Io ti sento... lo stomaco si chiude,
il resto se la ride appena ridi tu.

Qui con la vita non si può mai dire,
arrivi quando sembri andata via...
Ti sento dentro tutte le canzoni
in un posto dentro... che so io."



Un anno prima.

I due ragazzi erano ancora abbracciati l'uno all'altra. Lui aveva ancora la testa piegata verso l'altro e cercava di rimanere calmo, mentre con una mano rimaneva ad accarezzare piano piano la spalla e la schiena di lei, che tremava, piangeva ed era scossa da piccoli sussulti a cui si erano ormai abituati entrambi. Mentalmente sapeva già che non sarebbe durato più di qualche momento, che non avrebbe portato a nulla, ma lui voleva provarci ugualmente, perché ci teneva e perché ci sperava.
Piano piano arrivò fin ai capelli di lei, accarezzando dolcemente i capelli biondi della ragazza, che continuava a rimanere col viso incastrato tra il suo collo. Continuava a farsi cullare e continuava a respirare il profumo, il tipico profumo che ogni sera metteva addosso il ragazzo e che ormai conosceva fin troppo bene, lo sapeva solamente lei, lo sapeva solamente lui.
Era bella quella piccola sensazione di pace che per un momento aveva portato entrambi al completo bisogno l'uno dell'altro, ma sapevano non sarebbe durata per sempre.
"Keira.." Bisbigliò il ragazzo al suo orecchio, mentre piccoli brividi percorrevano la schiena della ragazza sentendo la sua voce così vicina a lei e così bassa, che poteva sentirla realmente solo lei.
Alzò piano il viso, attenta ad asciugarsi le piccole lacrime rimaste per non farsi notare da lui e si voltò lentamente a guardarlo. E quegli occhi facevano sempre il loro effetto. Azzurri, talmente così azzurri che potevano colorarti la vita. Immersi nei suoi color nocciala, avrebbero sempre vinto gli occhi del ragazzo in cui si specchiava per riflesso.
"Sì?" Domandò piano lei, mettendosi seduta meglio addosso a lui.
"Devo dirti una cosa e so che non è il momento giusto per dirtelo, ma devo." Rispose il ragazzo abbassando lo sguardo.
"Cosa può succedere di peggiore?" Chiese sciettica la ragazza ormai completamente apatica.
"Tra quattro giorni parto, vado via. Andrò in America a fare l'anno all'estero." Disse il biondo lasciando l'abbraccio che fino a pochi secondi fa proteggeva la ragazza.
E lei lo sapeva, ormai non poteva rompersi più nulla dentro, era già distrutta. Sarebbe solamente stata polvere su polvere.




_____







"Ti sento... e parlo di profumo,
t'infili in un pensiero e non lo molli mai.
Io ti sento... al punto che disturbi, 
al punto che è già tardi, rimani quanto vuoi.

Qui con la vita non si può mai dire,
arrivi quando sembri andata via.
Ti sento dentro tutte le canzoni,
in un posto dentro che so sempre io."





Un anno dopo.





Proprio in quel momento la mente di Luke viaggiava per i ricordi lontani di quell'anno, ritracciando passo dopo passo tutto quello che era successo, non trovando ancora risposte alle molte domande creatosi nella propria mente.
Quella mattina si era svegliato presto, forse perché pensava che proprio nella stessa stanza, sotto lo stesso tetto, a pochi cm di distanza, aveva la ragazza che da tre anni non faceva altro che farlo impazzire in tutti i sensi, dormirgli affianco, quasi beatamente. Era stato strano però. Non era più abituato a quel tipo di contatto con la ragazza, non più ormai. Erano passati tre anni ma non aveva mai smesso di sperare. Era passato un anno da quando era partito e tornato e non aveva mai smesso di sperare. Infondo ci credeva forse più di chiunque altro, più di lei, e non sapeva se aveva fatto bene oppure no.
Uscì dalla doccia, continuando a pensare e si posizionò davanti allo specchio, curando il proprio riflesso. Non avrebbe mai potuto capire da solo cosa succedeva e doveva chiarirsi al più presto.
Keira nel frattempo stava ancora dormendo sotto le lenzuola. Fu disturbata lievemente da un raggio di sole che entrava prepotentemente nella stanza e cercava di illuminare l'ambiamente da una piccola fessura della finestra. La camera di Luke era spaziosa ma non troppo, era comoda e calda. D'un tratto si svegliò, leggermente ansimante e quasi sudata, saltò sul letto mettendosi a sedere di scatto.
Era stato un altro dei suoi incubi come sempre, era abituata a tutta questa agitazione mattutina. Si strofinò un po' gli occhi e dopo aver ripreso a regolarizzare il respiro, si guardò intorno un po' spaesata.
Non era camera sua, e fin lì lo aveva capito. Ma nemmeno camera di Steffy o Allison, dove sperava di poter essere. Era una camera che aveva però riconosciuto subito. Mobili bianchi, pareti bianche e azzurre, letto a una piazza e mezza, due peluche di pinguini, uno grande e uno piccolo accanto a una scrivania e chi altro poteva tenere le tute sulla sedia accanto alla libreria? Luke.
Era in casa di Luke, precisamente in camera sua, in biancheria intima, e aveva dormito quasi bene fino a quel momento? Non poteva crederci. Non ci credeva perché non era più una cosa normale per lei poter dormire tranquillamente da un paio di anni a questa parte.
Si alzò di scatto dal letto ed infilò di nuovo il vestito che aveva messo per la serata di ieri, mentre cercava di richiuderlo con scarsi risultati. Si sentiva molto impedita e sapeva bene che era stata la sbronza della sera precedente a ridurla così a pezzi.
"Luke senti, dove metto questo..?" Si spalancò la porta di scattò, mentre la persona che fino a cinque secondi fa stava parlando, era rimasta quasi pietrificata davanti alla figura di Keira, che cercava di rivestirsi, specchiandosi.
"Ehm.." Cercava di rispondere, ma tutto fu inutile.
"Scusami, non pensavo che in camera di mio fratello ci fossi tu. Ciao Keira." Rispose il ragazzo, biondo come il fratello e che Keira ormai conosceva fin troppo bene.
"Ciao Jake.. No, io mi stavo solamente sistemando, ma adesso sarei andata via." Puntualizzò la ragazza, lievemente in imbarazzo.
"Sì, certo." - Continuò Jake cominciando a sorridere.- "Tu e mio fratello..?" Chiese.
"No. Io stavo solamente dormendo, è.." Cominciò Keira, ma fu interrotta dallo stesso Luke che rientrò il stanza, salvandola e gliene fu davvero molto grada in quel momento.
"Grazie Jake per avermi portato il pantalone della tuta." Disse Luke, sistemandosi la tuta nell'armadio.
"Figurati. Bene, io vado. Ciao Keira." Continuò ridendo il fratello, mentre usciva dalla stanza.
"Ciao Jake." Disse ancora imbarazzata Keira.
Mentre Luke chiudeva di nuovo la porta della stanza, riuscì a sentire il fratello scendere le scale e dire - "Mamma, indovina chi ha portato Luke a casa?" - e un sorriso si formò sulle sue labbra.
"Scusalo." Disse solamente Luke scuotendo la testa.
Keira sorrise lievemente e rimase seduta sul letto ad osservare il ragazzo davanti a lei. Aveva ancora i capelli un po' umidi, tuta addosso, maglietta bianca aderente e braccia ben in vista. Sembrava quasi una visione. Luke riusciva ad essere sempre bello, in ogni momento.
"Ho dormito qui?" Domandò Keira, molto confusa da tutte quelle situazioni.
"Sì." Rispose solamente Luke ancora girato di spalle.
Per Keira era tutto così irreale e così strano. Non tanto il fatto che abbia condiviso il suo sonno con Luke, tanto quanto il fatto che abbia potuto dormire e ci sia riuscita, nonostante tutto quello che era successo.
"Beh, sicuramente in questo momento ho così tante domande per la mente." Pensò Keira a voce alta, e Luke sentì perfettamente questa frase, da girarsi di scatto verso la biondina e guardarla dalla testa ai piedi.
"Ho io invece una domanda migliore da farti: perché mi menti?" Chiese lui, in modo così strazziante che fece rabbrividire Keira.
"Io non ti sto mentendo, Luke, è difficile da spiegare." Rispose abbassando lo sguardo.
"Voglio aiutarti." Continuò lui esausto.
"Nessuno può aiutarmi Luke e di certo io non aiuterò te dicendoti quello che vorresti sapere." Disse Keira scossa.
"Mi hai forse preso per uno stupido?" Domandò arrabbiato il biondo.
"Ti prego solamente di aspettare qualche settimana." Rispose subito Keira, sapendo esattamente cosa sarebbe accaduto passata quella settimana. 
"Ieri sera ho parlato con Scott!" - Cominciò il biondo avvicinandosi a Keira, che a sua volta si era alzata dal letto e aveva iniziato ad indietreggiare lentamente per la stanza, finendo con le spalle al muro. Luke continuava ad avanzare, fin quando non riuscì a bloccarla, col suo braccio e la fissava così intensamente con quei suoi occhi, che Keira per la prima volta non seppe distinguere i sentimenti che echeggiavano nella mente del biondo. - "Anche lui sa qualcosa e non ha voluto dirmelo." - Disse sussurrando, quasi deluso. E per un attimo Keira sembrava tranquillizzarsi. - "Lo hai detto a lui, ma non a me. Perché?" - Domandò triste, deluso, affranto e amareggiato.
"Perché tu non meriti di soffrire." Rispose Keira, appoggiando lievemente la sua mano sul braccio del ragazzo. 
Luke stava per rispondere, ma quando vide la reazione di Keira, era sincera, non stava mentendo, iniziò a capire che non lo stava dicendo per proteggere se stessa, ma stava lottando contro se stessa per potreggere lui. Era sempre andata così. Mettere sempre gli altri davanti e non curarsi mai di lei.
Abbandonò la presa e la lasciò andare, abbassando la testa. - "L'hai fatta tu quella domanda ieri, nei biglietti, vero? 'Torneresti mai indietro nel tempo per cambiare alcune cose che non ti piacciono?'" Domandò Luke, seguendola con lo sguardo.
"Sì. Ma non mi aspettavo che la prendessi proprio tu." Commentò Keira facendo un sorriso amaro.
"La mia risposta era sincera." Rispose Luke facendo spallucce.
"Ti credo." Disse Keira, prima di uscire dalla stanza e abbandonare la casa.






______








"Mi spieghi perché diamine non riesco a finire questo livello così idiota di questo gioco di merda?" Protestò quasi urlando Calum, mentre stava seduto al suo posto, cercando di finire il livello di un gioco sul telefono, mentre aspettava che la classe si riempisse.
"Come diamine fai a giocare di prima mattina?" Domandò Ashton sedendosi dietro di lui.
"E' malato di questo gioco. Ha perso il sonno. Venerdì era a dormire a casa mia, c'è stato sopra tutta la notte." Commentò Micheal serio e disgustato.
"Ragazzi sto per bestemmiare, io non credo, non ci credo. Sono morto proprio nello stesso punto in cui muoio ogni fottuta volta." Disse isterico Calum, mentre cercava di ricominciare il livello.
"Questo succede quando la ragazza ti molla e tu sei frustato sessualmente." Disse Micheal attirando la sua attenzione su di sé.
"Senti, per prima cosa non eravamo neppure fidanzati. Seconda cosa non sono frustato sessualmente, e terzo..." Stava per continuare ma Ashton lo bloccò.
"... E terzo sei morto di nuovo." Disse indicando il suo telefono.
"Porca troia Micheal, questo è tutta colpa tua!" Scattò arrabbiato Calum, mentre i suoi amici se la ridevano battendosi il cinque.
"Che allegria questa mattina." Si avvicinò Luke prendendo posto accanto a Calum.
"Non mi parlare, non mi parlate, nessuno può parlarmi oggi." Disse subito Calum, ritornando a giocare.
"Ma che ha?" Chiese Luke scioccato.
"Ha bisogno di scopare e adesso che non ha più la ragazza, è frustato sessualmente e si dedica a giochi idioti per bambini stupidi." Spiegò Micheal scarabocchiando sul suo quaderno cose senza senso.
"Io non sono frustato sessualmente, smettetela. Se lo volessi, potrei scoparmi chi cazzo mi pare, quando cazzo mi pare, come cazzo mi pare!" Scoppiò esausto Calum, mentre gli altri continuavano a ridere.
Proprio in quel momento entrarono in classe anche Allison e Steffy, che presero posto rispettivamente una davanti al secondo banco e l'altra nel banco della stessa fila del moro, mentre continuava a parlare con l'amica, non prestando attenzione ai due ragazzi seduti di fronte a lei.
"Sicuramente non ti avrà visto." Rispose ridendo Ashton.
"Smettetela. Oggi mi state estremamente sul cazzo." Borbottò Calum, posando il telefono, ancora arrabbiato.
"Keira non c'è?" Chiese Micheal avvicinandosi a Luke e facendoglielo notare.
Luke si guardava attorno ed era vero, Keira non era ancora entrata in classe e tra l'altro non aveva ancora detto a nessuno della sua famosa discussione della mattina precedente con la ragazza.


Nel frattempo, Keira era ancora a casa e stava, come sempre, continuando a lottare contro se stessa. Cercava in tutti i modi di alzarsi in piedi ma non ci riusciva. La testa le scoppiava, le pulsava così forte, non riusciva più a capire cosa stesse succedendo, soffriva, avrebbe tanto voluto urlare, ma ciò accadeva all'interno della sua mente e basta, senza poter l'atto concreto nella realtà.
Si sentiva soffocata e chiusa, doveva alzarsi ma non ci riusciva. Prese dal comodino il suo solito pacchetto giallo che usava per le emergenze come in questo caso, ma quando lo aprì e cercò in tutti i modi di far uscire qualcosa che non usciva, capendo che era vuoto, anche la sua ultima speranza fu distrutta.
"Maledizione!" Disse piano, infilando il piccolo pacchetto in tasca.
"Mamma!" Urlò, quasi non riusciva più a respirare.
"Tesoro, cosa succede?" Salì le scale sua madre, correndo e trovandosi subito nella sua stanza.
"M-mamma t-ti prego..- Cominciò Keira ansimando. - "Nnon ce la faccio, nonn riesco a-ad a-alzarmi." Continuò Keira, toccandosi il petto con una mano. Si alzava e si abbassava velocemente, aveva smesso di tremare, ma aveva preso ad avere piccoli spasmi per tutto il corpo.
"Sei sicura di voler andare a scuola oggi? Puoi rimanere anche a casa, fin quando non ti calmi." Disse sua madre preoccupata, aiutandola a scendere le scale.
"D-devi d-darmi queste.." - Disse uscendo il pacchetto dalla tasca dei jeans, sapeva che sua madre ne teneva sempre un pacco di riserva in cucina, ma in quelle condizioni da sola non avrebbe potuto prenderle.
Sua madre la face sedere su una sedia, le preparò un bicchiere d'acqua e le diede quelle due pillole magiche che l'aiutavano sempre e calmarsi quando aveva queste reazioni incontrollabili.
Keira le prese subito e bevve l'acqua tutto d'un sorso.
Iniziava a stare meglio, si sentiva meglio, aveva iniziato a respirare con più regolarità, non ansimava più, ogni tanto continuava a sussultare, ma si era calmata.
"Io vado a scuola adesso." Disse rivolgendosi a sua madre.
"Sei sicura?" Domandò lei ancora preoccupata.
"Sì. Sto meglio. E poi tu devi andare a loro, quindi non preoccuparti. Ho queste con me." Indicò il pacchetto 'magico', come lo chiamava lei.
"Se dovesse succedere qualcosa, chiamami ti prego. Non voglio stare in pensiero." Rispose sua madre, preoccupata, prima di lasciarle un lieve bacio sulla fronte e abbracciarla.
"Sì mamma, non preoccuparti, te lo dirò." Disse Keira, ricambiando l'abbraccio di sua madre.
Pochi secondi dopo uscì dalla porta di casa per dirigersi a scuola.




***


Mancavano cinque minuti prima che il professore cominciasse a chiamare l'appello, Luke si guardava attorno ma di Keira non c'era ancora nessuna traccia. Ogni tanto lanciava furtivamente delle occhiate verso la porta, ma senza ottenere nessun risultato.
"Non è che se guardi la porta così tante volte, lei appare." Lo riprese scherzando Steffy, notando l'espressione del biondo, sentendola parlare.
"Non sei preoccupata?" Chiese Luke.
"Un po' sì, ma sono sicura che adesso arriverà, non è la prima volta che fa ritardo." Disse Steffy cercando di calmare sia se stessa che il biondo.
"Prof, scusi il ritardo." Disse una voce entrando in classe e i ragazzi si girarono tutti verso la persona davanti alla porta. Era Keira.
"Prego, entri pure." Rispose il professore, mentre Keira prendeva posto insieme a Steffy.
Luke l'aveva guardata attentamente, era diversa in viso quel giorno. Era quasi preoccupata? Non l'aveva mai vista con quella espressione in volto prima di quel momento. Si girò per riguardarla un'ultima volta, stava parlando con Steffy, e sentì più o meno quello che le due ragazze si stavano dicendo.
"Tutto bene?" Chiese la mora preoccupata.
"Più o meno.." Si lasciò sfuggire Keira, sospirando sonoramente.














Angolo Autrice:
Sono ancora qui, tranquilli! Ho preso un po' di tempo prima di aggiornare perché dovevo sviluppare meglio questo capitolo e perché tra il mio 18esimo, le feste di natale e la scuola, non c'ho visto più e dovevo un attimo riposarmi, ma adesso ho aggiornato e finalmente siamo vicini alla verità! Tatatatatatatatata.
Come sempre fatemi sapere se vi è piaciuto questo capitolo, cosa ne pensate e scusatemi per eventuali errori ma sto pubblicando parecchio di fretta.
Vi auguro una buona lettura e buon natale anche se in ritardo e buon capodanno uehuehe.
Xoxo, Vanex23









 

SPOILER:


[...]
"Keira, va tutto bene, ci sono io qui. E' passato." Disse abbracciando forte la ragazza.
"No, non è passato.." Continuò piangendo e tremando, completamente debole in quel momento.
[...]

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Capitolo 11
*** Undicesimo Capitolo ***


                                                                                                                                   Undicesimo Capitolo.

Due anni prima.
"Ma tu sei mai stato così male?"
"No mai. Ma non vuol dire che per questo motivo non debba mai starci male."
"Se lo stai dicendo solamente per compassione puoi anche risparmiarti la frase dolce." Scattò arrabbiata la bionda.
"Ho capito, la prossima volta sto zitto." Commentò il ragazzo alzando le mani.
"Sono seria Eric, non dovete trattarmi così solamente perché non sto bene come voi." Rispose la ragazza estremamente triste.
"Ma tu stai come noi, esattamente come noi." Disse Eric, abbracciando la sorella, sdraiata nel letto accanto a lui.
"Mamma e papà non la pensano come te." Pensò a voce alta Keira.
"Non ascoltarli. E' un momento un po' così anche per loro, ma passerà." Le spiegò il fratello sorridendole.
"Forse hai ragione." Fece spallucce la bionda.
"Io adesso devo studiare, sai, ho degli esami da fare, cosa che tu ancora non dovrai affrontare." Disse facendo una smorfia.
"E' pure l'ora che tu ti metta a studiare seriamente Eric!" Esclamò la sorella di rimando.
"Tu, piccola insolente, cosa vorresti dire?" Domandò scherzando il fratello.
"Mmhh.. Devo proprio dirlo?" Chiese retorica la sorella minore.
"No, ho capito! Corro a studiare, ciao." Rispose il fratello, abbracciandola forte forte e stampandole un leggero bacio sulla fronte.



Due anni dopo.

______



Due ore intense di letteratura stavano passando velocemente, e dopo aver raccolto tutti i temi, i famosi temi sull'amore, il professore aveva deciso di risparmiare le povere vittime, ovvero i suoi alunni per continuare a spiegare ciò che ne rimaneva del programma prima dell'inizio delle vacanza, ammesso e concesso che gli alunni avessero seguito la lezione. Infatti, dopo la prima mezz'ora della spiegazione, già un quarto della classe era intenta a fare tutt'altro che ascoltare o prendere appunti sulla lezione. Chi, ad esempio, come Micheal, continuava a disegnare cose completamente disumane o sul banco o sul quaderno stesso come appunto faceva lui, chi rimaneva intento a guardare fuori dalla finestra, accertandosi che il tempo non decidesse di cambiare da sereno a poco nuvoloso o addirittura a temporalesco e stava meditando l'idea di poter diventare aspirante meteorologo, chi invece escogitava furtivamente un modo per evadere dalla lezione almeno per 15 minuti.
Dopo il suono della prima campana, la situazione peggiorò. Non era più un quarto della classe, ma già metà classe ad essere ceduta alla distrazione. Alla categoria "meteorologhi" si era aggiunta anche quella "animalista", che, oltre la finestra, ammirava gli insetti, i volatili o comunque qualsiasi cosa potesse essere fonte di distrazione e perché no, anche di svago per il povero cervello. E poi c'erano quelli che con i propri oggetti si dilettavano in architetti prodigio: Ashton aveva già creato e distrutto un paio di volte sul suo banco una mini torre che, in quanto a posizione, poteva competere benissimo contro la torre di Pisa. Senza contare che c'era sempre quello che, stava senza far niente, ma pur di non seguire la lezione, ammirava tutti quelli che fossero rimasti affaccendati in altro per seguire attentamente ogni loro movimento. E per finire, le ultime due categorie: da un lato i cazzeggiatori e dall'altro lato i dormienti.
Nei cazzeggiatori vi erano tutti quelli che trovavano sempre un qualcosa di più soddisfacente di una lezione di letteratura, come ad esempio Calum col suo telefono, ritornato all'attacco dopo aver fatto una pausa di circa mezz'ora, aiutato stavolta da Luke, sperando di non poter più morire perché a detta sua, l'unione fa la forza e poi chi invece credeva che il truccarsi il classe dopo essersi annoiata per un'ora era un qualcosa di rilassante per il proprio cervello, come dichiarava sempre apertamente Steffy, intenta a ritoccare il mascara sulle sue ciglia.
Nei dormienti per lo più c'erano sempre quelli delle ultime file, che occupavano gli ultimi posti per comodità in fatto di pisolino, ma non sempre coloro che dormivano erano così fortunati da ritrovarsi negli ultimi banchi. Qualcuno addirittura doveva escogitare un modo per dormire anche nelle seconde file e si arrangiava come poteva. La soluzione più votata era cappotto in testa, si finge di essere invisibili e si dorme con la testa schiacciata contro il banco. E poi invece c'era Keira, addormentata sul banco, con la testa sul proprio braccio, completamente incurante di tutto e di tutti.
Ma il momento più tragico della lezione era arrivato quando, l'orologio dell'aula aveva appena scoccato l'ultima mezz'ora. Era il primo giorno dei cinque giorni che precedevano le vacanze natalizie e non c'era cosa più soddisfacente per un alunno vedere che la giornata scolastica stava passando velocemente da non doversene neppure accorgersene. La classe piano piano iniziò ad aumentare il tono della voce, tutti gli studenti iniziarono a parlare con i propri compagni di banchi, chi addirittura pretendeva di dover parlare col compagno dalla parte opposta della classe e iniziava una battaglia di palline di carta per attirare l'attenzione e dopo svariati richiami all'ordine da parte del professore, notando che mancavano davvero ormai pochi minuti al suono della campana che segnava la fine della seconda ora, fu costretto a terminare lì la spiegazione.
"Beh, spero che siate stati almeno un po' attenti su ciò che ho spiegato, perché dopo le vacanze verrete interrogati tutti quanti sul realismo, esatto, tutto il capitolo." Disse deciso.
"Cos'ha spiegato?" Chiese sottovoce Calum a Luke, mentre posava il libro nello zaino.
"Il realismo." Disse solamente Luke.
"Eh grazie genio, ma cosa, chi, quando?" Continuò Calum.
"Non ho preso appunti, ti ricordo che stavo giocando con te." Rispose tranquillo Luke.
"Quest'anno mi bocciano, me lo sento!" Esclamò Calum più frustato che mai, sbattendo la testa contro il banco.
"Dai, per oggi vi lascio questi ultimi 6 minuti in santa pace, io devo anche andare dalla preside. Posso fidarmi di voi?" Chiese il professore, alzandosi in piedi.
"Certo!" Urlarono alcuni dall'ultima fila.
Il professore uscì dalla stanza e gli alunni cominciarono a parlarsi tra di loro senza doversi inventare nuovi escamotage.
"Tadan! Scultura finita!" Esclamò Ashton, veramente realizzato dalla sua torre.
Ma Micheal non la pensava esattamente come lui e dopo averla osservata per bene, decise di demolirla con un colpo di mano.
"Perché?" Domando Ashton ancora confuso.
"Faceva cagare." Spiegò semplicemente Micheal, facendo spallucce e sistemando il suo zaino.
"Ti odio." Commentò Ashton, mentre sia Luke che Calum, accortosi entrambi della strana scenetta, cominciarono a ridere.
Mentre tutti continuanavano a sistemarsi, Keira era ancora rimasta sul banco a dormire e non accennava minimamente alcun movimento, sembrava come se si fosse distaccata da tutto e dormisse beatamente senza sentire nessuno.
"Keira, dobbiamo andare, sta per suonare." Provò Steffy a svegliarla ma senza risultato.
"Dai smettila di scherzare!" Esclamò Allison, scuotendola un po'.
"Keira, ehi!" Continuò Steffy ma ancora niente.
"Cos'ha?" Chiese Allison ancora.
"Io sto iniziando davvero a preoccuparmi.." Commentò piano Steffy, guardandosi con l'amica, ma Keira ancora non si svegliava.
"Dovremmo chiedere.." Stava iniziando Allison, ma Steffy la bloccò subito.
"No. Abbiamo promesso di non dire niente a nessuno e così dev'essere. Riprovo io a svegliarla." Rispose decisa Steffy, anche se non riusciva a nascondere la sua preoccupazione.
"E se non dovesse svegliarsi neppure a questo tentativo? Cosa facciamo?" Domandò Allison ancora posizionata davanti all'amica.
"Keira, svegliati, Keira." Si avvicinò piano Steffy, alla bionda, muovendo dolcemente il suo braccio.
"I ragazzi stanno iniziando a fissarci, cosa diciamo?" Chiese Allison a Steffy.
D'un tratto però furono distratte da un rumore proveniente vicino a loro. Keira si era mossa, vedevano la sua testa spostarsi e le due ragazze avevano tirato un sospiro di sollievo.
"Keira?" La richiamò la mora, sedendosi accanto a lei e finendo di sistemare le ultime cose nel suo zaino.
Ma la ragazza non si era ancora svegliata. In realtà stava iniziando a muoversi ma non perché era sveglia. La sua schiena, incurvata sul banco, iniziava a muoversi molto più velocemente rispetto a prima, andava su e giù in modo irregolare e il suo viso, metà scoperto, iniziava a corrugarsi con delle piccole smorfie, quasi di dolore.
"Keira, svegliati! Maledizione, svegliati!" Aveva sussurrato Allison, quando aveva notato come stava cambiando l'atteggiamento dell'amica. Le mani erano chiuse a pugno e stavano iniziando lentamente a tremare.
Ma poi, dalla bocca di Keira uscì una parola, pronunciata in modo sofferente, che lasciò completamente senza parole le due ragazze - "Eric." - Continuava a lamentarsi, a respirare male e a tremare e le sue amiche erano rimaste lì a guardarla senza far niente.
Steffy le si stava avvicinando ancora, per riscuoterla e tentare di nuovo di svegliarla, ma in quel momento suonò la campana, molti degli studenti uscirono della classe e tutto ciò che venne dopo accadde così velocemente.
Keira si svegliò di colpo, spalancò gli occhi come non aveva mai fatto, respirava male, il petto si alza e si abbassava molto più velocemente, era quasi rossa in viso, tremava, una mano era stretta a pugno sul banco, l'altra tremando aveva afferrato senza preavviso il braccio di Steffy, seduta accanto a lei, che la guardava sconvolta per ciò che era appena accaduto. 
"Perché mi avete fatta dormire?" Domandò sofferente. La sua voce era quasi ritirata, non riusciva neppure a parlare, cominciava a tremare sempre di più, sussultava sulla sedia, era quasi in lacrime.
Steffy ed Allison erano rimaste lì da sole, erano completamente indifese, non sapevano come comportarsi.
"Ti porto in infermeria." Disse Steffy cercando di prendere l'amica.
"Non r-riesco.." Aveva provato a dire Keira, ma più provava a parlare e meno ci riusciva. Il suo petto continuava ancora ad alzarsi e abbassarsi velocemente e le due ragazze continuavano a rimanere lì senza sapere cosa fare, impanicate anche loro.
Proprio in quel momento, rientrò in classe Calum, che aveva dimenticato un libro nel sotto banco. - "Scusate ho dimenticato di prend... Cosa sta succedendo qui?" - Chiese preoccupato vedendo quella scena.
"Calum, Calum, Calum, guardami." - Cominciò Allison, portandolo fuori dalla stanza. - "Chiama Luke. Ti prego. E' l'unico che può aiutarci." Continuò. E Calum non se lo fece ripetere due volte, andò subito a chiamare Luke.
Quando rientrò, Steffy le lanciò uno sguardo interrogativo ed Allison le fece cenno con la mano di aspettare.
"Keira, calma.." Aveva ripetuto Steffy, accarezzando l'amica più volte, ma ciò non riusciva a funzionare.
Aveva sussulato ancora e ancora su quella sedia, ma aveva sempre tenuto la sua mano su quella di Steffy, per cercare di calmarsi, perché Keira aveva capito che erano lì per lei e non avrebbe mai fatto pesare una cosa del genere sulle loro spalle.
Dopo pochi minuti arrivarono insieme sia Calum che Luke in classe, seguiti a ruota da Ashton e Micheal, lo spettacolo non era affatto bello.
Appena Keira scontrò i suoi occhi color nocciola con quelli color ghiaccio quasi di Luke, ricominciò a sussultare scattando completamente dalla sedia e lasciando cadere a terra una piccola scatolina che balzò subito agli occhi di Calum.
"Andiamo fuori." Disse Luke, sollevandola di peso. Steffy gli lasciò far tutto, perché sapeva che infondo, ci sarebbe riuscito solo lui.
Mentre i due ragazzi si allontanavano dalla classe, Calum raccolse quel pacchetto da terra e lo mostrò agli altri.
"E questo cos'è?" Domandò girandoselo tra le mani.
"Saranno delle pillole per gli attacchi di panico." Disse facendo spallucce Allison, avvicinandosi all'amico per guardare la scatola.
"Mh sì, certo, ma qui c'è scritto che sono pillole per persone affette da stress nervoso o stanchezza psicologica." Disse Calum leggendo ciò che c'era scritto sul retro del pacchetto.
"Cosa è successo?" Chiese Ashton alle due ragazze.
"Beh, Keira stava dormendo e noi abbiamo provato a svegliarla, ma non ci riuscivamo. E' scattata solamente quando è suonata la campana della fine della lezione, tremava, non riusciva a respirare, e tutto ciò all'improvviso, afferrando il mio braccio e chiedendoci perché l'abbiamo fatta dormire. Si lamentava un po' mentre dormiva." Spiegò Steffy.
"Quello che ha avuto prima Keira non era un attacco di panico come lo definiamo noi." - Cominciò Micheal sedendosi sul banco delle ragazze. - "Come ha letto Calum, sarà stato uno stress nervoso, o come lo chiamamiamo di solito noi, esaurimento o crisi nervosa. Se fosse stato un attacco di panico, non credo che Keira avrebbe continuato a dormire e ciò non avrebbe proteso il suo sonno fino a sfociare ad una crisi. Inoltre di solito con gli attacchi di panico si impallidisce, mentre lei era completamente rossa in viso e sul collo. E non le avrebbe portato una quasi paralisi nel sonno." Spiegò Micheal, sbalordendo tutti.
"Amico, ma tu tutte queste cose come le sai?" Chiese Calum, rigidandosi ancora lo scatolo tra le mani.
"Beh mia mamma ha dei libri a casa che parlano di tutte queste cose, ogni tanto li leggo anche io e poi vorrei ricordarti che fa l'infermiera, quindi qualcosa posso saperla già da me." Rispose Micheal risolutivo.
Steffy si avvicinò a Calum che a sua volta teneva in mano quella scatoletta, osservandola attentamente. - "E' piena?" Domandò al ragazzo che proprio in quel momento l'aprì per vederne in contenuto, ma quando provò a far uscire la griglia con dentro le presunte pillole, questa ne uscì completamente vuota.
"No." Disse solamente lui, passandole la scatola.
Steffy la prese in mano e la rimise dentro lo zaino di Keira, lasciandola cadere nella tasca piccola davanti.
Mentre i cinque ragazzi erano rimasti ancora dentro in classe a parlare, Luke aveva portato Keira nell'androne della scuola, che era completamente deserto per via delle lezioni. Era seduta su una sedia attacca al muro, mentre Luke, era sulle ginocchia, seduto, davanti a lei, cercando di farla un po' calmare, e ci stava riuscendo.
"Ti senti meglio?" Chiese lui, guardandola, nascondendo la sua preoccupazione, ma con Keira non ci riusciva poi così tanto.
"Sì." - Cominciò lei, respirando profondamente e asciugandosi le lacrime. - "Non volevo farti preoccupare."
"Non.." Stava per dire, ma Keira lo bloccò premendo il suo dito contro la sua bocca.
"Lo so che sei preoccupato, come anche Steffy, Allison, Ashton, Micheal e per non parlare della faccia che ha fatto Calum quando mi ha vista prima di tutti voi.." - Si bloccò un attimo, ogni tanto piccoli brividi la facevano mettere sull'attenti, pensando che potesse ricominciare a tremare. - "Ma sarà solamente un caso isolato, niente di che." Spiegò poi, accennando un mezzo sorriso. In quel momento Luke aveva intrecciato la sua mano a quella di Keira che decise a sua volta di non interrompere più quel legame tra loro due.
"So già che non mi dirai nulla, non voglio chiederti nulla, ma almeno dirmi cosa stava succedendo?" Domandò Luke aspettando una risposta.
"In effetti nemmeno io so esattamente cosa sia successo Luke, so solamente che un attimo prima dormivo, e poi mi sono svegliata di scatto facendo prendere uno spavento pazzesco a Steffy e non volevo, te lo giuro, ma mi sentivo la testa esplodere, non riuscivo a muovermi, non capivo neppure se ero seduta o sdraiata, non lo so.." Commentò tutto gesticolando, in confusione, esattamente come si era sentita anche prima.
"Ci sarà stato qualcosa che avrà fatto scatenare la reazione, intendo prima che ti svegliassi.." Disse Luke pensieroso.
"Io.." - Si bloccò la bionda, attirando l'attenzione di Luke. I suoi occhi la scrutavano piano piano, aveva intuito che ci fosse dell'altro e si aspettava che Keira glielo rivelasse. Iniziò a tremare di nuovo, ma questa volta riusciva a controllarsi, riuscì per un momento a frenare le lacrime, ma quando Luke le si sedette accanto sull'altra sedia, decise di rispondere. - "S-stavo s-sognando Eric, quella notte, quando è s-stato uccis-so." E ricominciò a piangere di nuovo. Per la prima volta si stava sfogando piano piano di tutto ciò che si portava dentro da un anno, lasciando un po' di spazio per se stessa.
"Keira, va tutto bene, ci sono io qui. E' passato." Disse abbracciando forte la ragazza.
"No, non è passato.." Continuò piangendo e tremando, completamente debole in quel momento.







***









"Beh, questo è tutto quello che so." Disse Calum, dopo aver spiegato a Luke quello che aveva saputo riguardo la misteriosa scatolina che aveva trovato a terra quella mattina stessa.
"Sta nascondendo tutto, neppure le ragazze ne sapevano niente." Disse Micheal, finendo il suo succo di frutta alla pera.
"C'è altro." Commentò pensiero Luke.
"Ora come ora abbiamo provato con Steffy ed Allison ma non sanno nulla, Keira non vuole dirti nulla, Scott sa ma non vuole dirti nulla.." Disse Ashton sedendo accanto a Calum.
"Keira ha detto che devo aspettare una settimana, tra sei giorni ci sarà il suo compleanno, non so se prendere in parola oppure no ciò che mi ha detto." Rispose Luke ancora pensieroso.
"Io proporrei di continuare con Keira e anche con Scott!" Disse Micheal.
"Scott non dirà nulla." Commentò Calum.
"Invece no, se cerchi di fartelo amico." Riprese Micheal soddisfatto.
"Non credo che io Scott potremmo mai diventare amici." Spiegò Luke diffidente.
"Guarda, se riesco a rimediare con Steffy, tu e Scott potreste davvero diventare amici." Commentò ironico Calum.
"C'è più probabilità che lui riesca a diventare davvero amico con Scott e che riesca anche a crearsi una famiglia con Keira, piuttosto che tu riesca a rimettere le cose apposto con Steffy. E non lo dico per Steffy, ma per te." Commentò Micheal prendendo delle patatine dalla dispenza.
"Io lo odio quando fa così." Sussurrò Calum.
"Ti sento." Urlò dalla cucina Micheal.
"Sì ma in tutto ciò chi ti ha detto di prendere le mie patatine dalla mia cucina?" Chiese Luke andando in cucina anche lui.
"Tu casa es mi casa." Disse sorridendo il ragazzo all'amico che nel frattempo lo fulminava con lo sguardo.
Mentre entrambi i ragazzi tornarono in nel salone, il telefono di Calum iniziò a squillare.
"Oh guarda chi è? Steffy!" - Esclamò entusiasta Micheal passando il telefono all'amico.- "Ma davvero?" - Chiese dopo pochi secondi guardando meglio lo schermo. - "L'hai memorizzata solo Steffy? Con quale coraggio questa ragazza ti ha sopportato?"
"Smettila e passami il telefono." Lo intimò Calum, mentre gli altri si gustavano la scena ridendo.
"Pronto Steffy, ciao, sono Micheal, dimmi." Rispose lui al suo posto, mentre Calum si avvicinava all'amico sempre più minaccioso.
"Ehm.. Ho fatto il numero giusto?" Chiese Steffy dall'altra parte della cornetta, confusa.
"Dipende chi cercavi. Magari hai fatto il numero giusto ma ha risposto la persona sbagliata, oppure hai fatto il numero sbagliato ma ha risposto la persona giusta!" Disse Micheal facendo l'occhiolino a Calum.
"Sei ubriaco?" Domandò Steffy ridendo.
"Ti passo il nostro Romeo che freme dalla voglia di parlarti. Ciao Steffy, è stato bello scambiare due paroline con te." Rispose Micheal passando il telefono a Calum che in quel momento, se avesse potuto, avrebbe ucciso il suo amico con il solo sguardo.
"Ciao Steffy, non farci caso.." Aveva preso il telefono Calum, allontanandosi dai suoi amici.
"Si è allontanato da noi per parlare di cose losche con la sua ragazza, che amico." Disse Micheal scuotendo la testa.
"Sai che questa non te la perdonerà mai?" Domandò Luke ridendo.
"Non ho nulla da perdere." Commentò continuando a mangiare le sue patatine gustose.
"Sì. Il cibo." Disse Ashton indicando la ciotola di patatine che Micheal stava stringendo proprio in quel momento.
"Volete fare silenzio, cretini." Li zittì il moro.
"C'è una porta e una bella giornata, puoi sempre uscire fuori a parlare." Gli indicò la porta Micheal e Calum non se lo fece ripetere due volte, uscendo dalla casa di Luke.
"Scusami, stavi dicendo?" Riprese il telefono Calum, aspettando che Steffy parlasse.
"Grazie per oggi, per averci aiutate. E per esserti interessato." Disse Steffy, estremamente calma e in modo dolce.
"Non devi ringraziarmi assolutamente. Ero anche io un po' sconvolto ma lo avrei fatto comunque." Spiegò il ragazzo.
"Bene, allora ci vediamo domani a scuola, ciao Calum." Disse la ragazza attaccando il telefono.
"Ciao Steffy." Quasi sussurrò questo saluto il ragazzo, abbassando piano il telefono, rimandendo a fissare il display.
"Sei patetico amico." Disse Micheal alle sue spalle, rimandendo sulla soglia per ascoltare la discussione.
"Oh andiamo!" Rispose quasi ridendo Calum.
"Patatina?" Chiese puntando la ciotola verso di lui.
"Sì, grazie." E rientrarono insieme nella casa.
Nel frattempo Steffy, era rimasta seduta sul letto, fissando la porta, da dove pochi secondi dopo, entrarono le sue due migliori amiche.
"Già finita la discussione?" Chiese Allison delusa.
"Io ti uccido, anzi, vi uccido, ancora non capisco perché vi ho dato retta e l'ho pure chiamato." Si lamentò la mora, sdraiandosi sul letto.
"E tu che pensavi che non gli avesse fatto per niente piacere, conoscendolo sarà rimasta talmente così scioccato da questa tua chiamata che il suo sorriso si sarà illuminato subito appena avrete finito di parlare." Disse Keira, guardando l'amica, che quasi sorrideva in contemporanea a quello che diceva la bionda.
"E' vero, Calum ha un bel sorriso." Continuò Allison, stuzzicandola.
"Molto bello." Si aggiunse Keira.
"Eh già." Sospirò Steffy ancora sdraiata.
"E Steffy è innamorata, Steffy è innamorata!" Cantarono insieme Keira ed Allison abbraccindosi e fiondandosi insieme sul letto, addosso alla loro amica.
"Smettetela, pazze!" Esclamò ridendo Steffy, liberandosi dalle sue amiche.
"Una lo è per davvero, ma su questo sicuramente non di sicuro." Spiegò Keira, abbracciandola.
"Lo sai che non intendevo quello.. Scusami." Disse ricambiando l'abbraccio.
"Ma non mi sono offesa, ti ho anche dato ragione!" Esclamò sorridendo la bionda, facendo sorridere anche le altre due ragazze.
"Che ore sono ragazze?" Chiese Allison, guardando Steffy prendere il telefono.
"Le sette." Rispose all'amica.
"Vi fermate qui a mangiare? Ci facciamo una bella spaghettata? Mia mamma ha il turno stanotte e prima delle tre non tornerà a casa." Spiegò Keira, davanti alla porta.
"E spaghettata sia!" Risposero insieme le due amiche.





****




La spaghettata era riuscita anche piuttosto bene e dopo due ore trascorse insieme, si erano fatte le 9:30 pm e le ragazze dovevano andar via.
"Sei sicura che possiamo lasciarti da sola?" Domandò Steffy sul divano guardando l'amica.
"Tesoro, hai una faccia stanchissima." Constatò Allison seduta accanto a lei.
"Sono gli effetti dei farmaci. Devo sperare che non mi aumentino la dose." Parlò piano Keira. Aveva il viso spento, gli occhi stanchi e i contorni neri, colpa un po' della stanchezza e un po' delle occhiaie per le notti insonne passate in quel periodo.
"Sto ancora pensando se rimanere qui o no." Disse Steffy preoccupata.
"Ragazze potete andare davvero, non preoccupatevi. Non succederà nulla." Rispose Keira, alzandosi dal divano, per accompagnarle alla porta.
"Buonanotte e riposa." Dissero insieme all'amica.
"Buonanotte anche a voi due, ci vediamo domani a scuola." Rispose Keira chiudendo la porta.
Salì subito in camera, sistemò il letto e mentre sistemava i vestiti nell'armadio, trovò un foglio piegato in due.
Dopo poco capì che quello non era un foglio ma la vecchia foto del suo compleanno con tutti i suoi amici, Eric e per finire, Luke seduto accanto a lei. E proprio in quel momento pensò a come in quella giornata si era ripetuto sempre il solito meccanismo: lei che aveva bisogno di lui, lui che c'era e lei che continuava a pensarci.
Prese la foto, un po' di nastro biadesivo e decise di appenderla al muro accanto ad altre foto di lei da piccola con i suoi amici, genitori e con suo fratello Eric. 
Dopo prese il telefono, si buttò sul letto e rimase per un po' di minuti a fissarlo, aspettando forse qualcosa, prima di addormentarsi.
Nello stesso momento, in un'altra stanza, sdraiato sul proprio letto, mentre con una mano coccolava un peluche di un piccolo pinguino e con l'altra mano teneva il telefono, c'era Luke, che, sfogliava tra le vecchie foto, quelle con Keira, ricordando gli anni precedenti passati insieme e ad ogni foto, gli scappava sempre un piccolo sorriso.
Ed entrambi si addormentarono così, tra i ricordi degli anni precedenti.




"We keep this love in a photograph."







Angolo Autrice:
ECCOOOOOOOOOMI! Spero di essermi fatta perdonare almeno un pochino per l'assenza di questi giorni con questo maxi capitolo in cui cerco un pochino di spiegare alcune cose e nel frattempo vi confondo ancora di più mhuahua (tra l'altro ripeto, sono influenzata dalla serie tv che guardo e tra tre giorni riprende teen wolf, addio vita sociale e sto aspettando come una matta arrow, gotham e the walking dead aiuto).
Comunque come sempre voglio sapere cosa ne pensiate di questo capitolo, se vi è piaciuto, se è troppo lungo o corto, insomma, qualsiasi cosa, anche sulle ship o qualche personaggio che vi ha colpito!
Come sempre noi ci vediamo al prossimo capitolo, vi auguro buona lettura.
Xoxo Vanex23.
Ps: spero di aggiornare entro fine gennaio scream per il finale.







 

SPOILER:


[...]
"Buon compleanno Keira." Disse sorridendo.
"Grazie." Rispose ricambiando il sorriso.
Era davvero bello anche quando sorrideva, aveva pensato la ragazza.
"Spero ti piaccia." Le disse porgendo una piccola scatola, mentre Keira la osservava con gli occhi sgranati.
[...]

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Capitolo 12
*** Dodicesimo Capitolo ***


                                                                                                         Dodicesimo Capitolo.



5 giorni prima.

"Questi sono gli inviti del mio compleanno, spero vi piacciano." Annunciò entusiasta Keira, dando i primi due inviti alle sue due migliori amiche, quel giorno in classe.
"Sono favolosi, sono contenta che alla fine tu sia decisa a festeggiarlo." Disse sorridendo Steffy, ammirando gli inviti dell'amica, contenta e sorridente a 32 denti.
"Vi piacciono davvero?" Chiese euforica, aspettando una risposta.
"Certo che sì." Confermò Allison, sorridendo.
"Chi inviterai?" Domandò curiosa Steffy, mentre la classe iniziava a riempirsi.
"Beh, avevo pensato ovviamente ai ragazzi, Scott, Matt, perché sì, Matt lo conosciamo da praticamente sempre, quindi.. E poi Susan, la ragazza che si occupa dello staff del locale, Evelin e Jessica, la sorella di Joey. Ma se per te, Allison, è un problema, posso anche non invitarla." Spiegò Keira.
"No, va bene. Infondo quella ragazza non mi ha mai fatto niente, quindi è tutto ok." Rispose tranquilla Allison, sorridendo all'amica.
"Cos'abbiamo qui?" Chiese una voce alle spalle delle ragazze, facendo girare di colpo tutte e tre.
"Odio quando spunti alle mie spalle, ma odio ancora di più quando interrompi una mia discussione." Esordì Keira, ridendo.
"Ero solamente curioso e volevo controllare, sembra sia un posto di blocco per spacciare, più che per parlare." Rispose il ragazzo. Era Scott.
"Questo è il mio invito di compleanno per te, sentiti onorato perché sei il primo ragazzo a cui lo consegno personalmente." Commentò Keira soddisfatta.
"Ti ringrazio." - Cominciò Scott guardandolo sotto i suoi occhi. - "Woa ma è bellissimo!"
"Matt lo hai visto?" Chiese Keira, cercandolo in classe.
"Starà sicuramente arrivando, c'è anche lui?" Domandò Scott alla ragazza.
"Sì." Rispose Keira entusiasta.
In quel momento in classe entrarono altre persone, tra cui anche i quattro ragazzi a cui doveva consegnare l'invito personalmente.
"Stavate parlando di me?" Una voce fece solbazzare i quattro seduti al banco di Keira, mentre continuavano a parlare.
"Adesso capisco perché tu e Mat viaggiate sempre in coppia." Sussurrò Keira, riferendosi al gesto precedente di Scott.
"Smettila." Rispose lui ridendo.
"Questo è il tuo invito per il mio compleanno, mi raccomando." Spiegò Keira, lasciandogli l'invito tra le mani.
"Grazie mille!" Rispose Matt contento e sorridendo.
"Scusatemi, vado un attimo da Evelin a dare l'invito." Rispose la bionda, liquidando i ragazzi.
"Inviterà anche Evelin?" Chiese preoccupato Matt all'amico.
"Perché noto preoccupazione in questa domanda?" Chiese curioso il bruno al biondino.
"Evelin mi ha lasciato." Furono solamente queste le parole che uscirono dalla bocca del ragazzo, leggeramente deluso e affranto.
"Ok, senti Matt.." - Cominciò Scott, ma il ragazzo davanti a lui continuava a guardare verso la direzione delle due ragazze intente a parlare. - "Matt, sto parlando con te." Disse Scott riscuotendolo verso di sé.
"Sì?" Chiese il ragazzo curioso.
"Mi servi sobrio e attento per stasera e pure per il compleanno di Keira. Mi raccomando, non dimentichiamoci il motivo fondamentale di tutto questo teatrino, altrimenti siamo nella merda." Gli ricordò Scott, cercando anche di risollevare l'amico.
"Sì, lo so.. Ma il punto è proprio questo: Evelin mi ha lasciato per il piano." Rispose solamente il biondino prima di andarsi a sedere.
Nel frattempo la bionda continuava a distribuire inviti e ormai era arrivato il momento di consegnarlo anche ai quattro ragazzi, anche se in quel momento erano quattro meno uno, visto che Luke non era ancora in classe.
"Ragazzi!" Esclamò, attirando l'attenzione verso di sé.
I tre ragazzi si girarono a guardarla e cominciarono subito a parlare con lei.
"E questi cosa sono?" Chiese Calum indicando i foglietti tra le mani di Keira, curioso.
"I miei inviti di compleanno, ovviamente siete invitati anche voi." Disse contenta e dividendoli, ovviamente notando che ne avanzava ancora uno.
Per un attimo Calum riuscì ad intravedere, oltre Keira, lo sguardo di Steffy verso di lui, mentre gli veniva consegnato l'invito, guardandola a sua volta.
"Comunque Luke sta per arrivare, non preoccuparti. Vero Calum?" Chiese Ashton, notando l'amico completamente perso.
"Cosa?" Chiese di rimando il moro, un po' scosso.
"Buonanotte Calum!" Esclamò Micheal ridendo.
Keira lasciò i tre ragazzi per ritornare al suo posto e proprio mentre stava per girarsi urtò qualcosa, o meglio qualcuno, quasi dietro di lei.
"Proprio te cercavo!" Esclamò la bionda, sorridendo al ragazzo.
"Me?" Chiese Luke, indicandosi da solo.
"Certo. Tieni, questo è il mio invito di compleanno." Sorrise la ragazza nel passarglielo.
"Grazie." Rispose il biondo mostrando uno dei sorrisi migliori che potesse rivolgere alla ragazza.
"Verrai, vero?" Chiese speranzosa la ragazza.
"Ovvio che sì." Fu la risposta di Luke, prima di lasciarsi entrambi con un bel sorriso.



5 giorni dopo.



"Keira, sei sveglia?" Domandò una voce dietro la porta di camera sua.
"Sì mamma, entra." Rispose la ragazza, mentre stava sistemando dei vestiti.
"Auguri alla mia bambina, che adesso non è più così bambina!" Esclamò la madre, quasi commossa.
"Grazie mille mamma." Disse la bionda, abbracciandola.
Sua madre era molto simile a lei. Capelli biondi, un po' più corti, occhi azzurri però, labbra carnose come le sue, stessa altezza e si poteva dire di tutto di lei, tranne che fosse realmente sua madre. Molte persone le scambiavano per sorelle, ma quando con la propria figlia hai solamente 20 anni di differenza, non è poi così lontano il passo.
Quel giorno lo aveva aspettato da molto tempo e non riusciva a crederci che stava realmente accadendo, che finalmente oggi avrebbe compiuto 18 anni. Sua madre lo aspettava un po' meno, ma è sempre stato così, per i propri genitori non è mai troppo tardi per essere ancora "bambini".
"Questo te lo manda tuo padre, tesoro." Disse sua madre, porgendole una piccola busta.
"Papà tornerà quest'anno, oppure si deve ancora aspettare tanto?" Chiese Keira, aprendo il pacchetto.
"No, in realtà papà dovrebbe essere di ritorno per la fine dell'anno, quindi tra una settimana circa. Ha ormai finito il suo contratto lavorativo, quindi." Spiegò sua madre, sorridendole.
"Non vedo l'ora di rivederlo." Disse solamente, prima di riabbracciare la propria madre e ritornare a sistemare per i preparativi della serata.


***



La serata tanto attesa era ormai arrivata. Il locale era stato allestito col privé solamente per i ragazzi invitati e sicuramente avrebbero fatto la qualsiasi cosa per divertirsi. Certo era che, Keira, per la prima volta, non si sentiva chiusa dall'ansia come invece aveva pensato di essere fino al giorno prima, ma si sentiva completamente euforica, libera e soprattutto l'adrenalina non faceva altro che farla fremere dalla voglia di divertirsi come sempre.
Dopo un paio di minuti iniziarono ad esserci i primi invitati: Steffy ed Allison arrivarono subito, erano lì pronte per la loro migliore amica e avevano deciso di non lasciarla sola ad aspettare tutti gli altri.
Circa dieci minuti dopo arrivarono Jessica, Susan ed Evelin.
"Auguri tesoro, sei stupenda." Aveva detto Evelin abbracciando la bionda.
Evelin era sempre stata un'amica stretta di Keira, era alta, snella, capelli neri lunghi e pelle olivastra, sembrava davvero una modella. Lei e Keira si erano conosciute in prima media e da quel giorno non avevano mai smesso di sentirsi. Il problema che spingeva le due ragazze a non avere lo stesso rapporto che aveva Keira con Allison e Steffy, era lo stesso che le aveva tenute separate per tutto il resto del liceo o quasi: Joey. 
Purtroppo Evelin faceva parte di quella di compagnia che Keira e le sue amiche odiavano tanto, e continuava sempre a chiedersi perché, dopo il secondo anno di liceo, aveva preferito uscire con quella compagnia di decelebrati, piuttosto che continuare con altre persone e non rovinarsi gli ultimi anni di scuola.
"Grazie mille Evelin, ma neanche tu scherzi." Rispose Keira, facendo sorridere la ragazza e ricambiando l'abbraccio.
"Sicuramente stasera conquisterai qualcuno." La stuzzicò un po' Jessica, la più grande delle ragazze in quel momento.
Il vestito di Keira era nero e lungo, copriva perfettamente la parte superiore del corpo fino alle cosce e lasciava scoperte, come uno strato di vedo-non vedo, le gambe. I tacchi alti la slanciavano tantissimo e quella sera sembrava davvero che dovesse conquistare qualcuno.
I capelli biondi, di solito lisci, questa volta erano sostituiti da dei boccoli che cadevano morbidi lungo le sue spalle.
Dopo circa mezz'ora erano ormai arrivati tutti gli invitati, la musica iniziava ad essere sempre più forte per far scatenare gli invitati e l'unica persona che ancora Keira non aveva visto arrivare era Luke.
Era quasi preoccupata, lo stava davvero aspettando, aveva addirittura lasciato stare tutti gli altri, per aspettarlo vicino la porta di ingresso. 
Aveva ormai deciso di ritornare dagli altri a ballare, quando si sentì picchiettare sulla spalla.
Si girò un po' annoiata, ma poi si ritrovò proprio lui davanti.
"Buon compleanno Keira." Disse sorridendo.
"Grazie." Rispose ricambiando il sorriso.
Era davvero bello anche quando sorrideva, aveva pensato la ragazza.
"Spero ti piaccia." Le disse porgendo una piccola scatola, mentre Keira la osservava con gli occhi sgranati.
"Luke, non dovevi.." Rispose la ragazza prendendo il mano la scatola, quasi con voce tremante.
"Insisto." Disse lui, aspettando che l'aprisse davanti a sé.
La bionda aprì subito la scatola, non se lo fece ripetere due voltre e quando riuscì a capire cose le avesse regalato sorrise subito. 
"E questo? E' bellissimo, grazie!" Rispose contenta come una bambina piccola quando riceve il regalo di compleanno che aspettava da una vita.
"Sicuramente ti starai chiedendo come ho fatto a colpo sicuro?" Chiese Luke, facendo un mezzo sorriso per l'espressione confusa della ragazza.
"Beh, sì." Confermò la bionda.
"La notte che sei rimasta a dormire a casa mia, mentre ti spogliavi, ho visto che sul seno destro avevi questo tatuaggio come il ciondolo, ci ho pensato un po' prima di regalartelo, ma visto che ti piace, sono contento anche io." Spiegò Luke serio.
"Mi piace sì, da morire!" Esclamò Keira guardando ancora la piccola collana regalatele col ciondolo. Era un mezzo cuore, esattamente come nel suo tatuaggio legato da un piccolo filo sottile, all'altra metà del cuore spezzato. Ed il ciondolo era proprio uguale al suo tatuaggio.
"Indossalo, ora." Disse Luke, incoraggiando la ragazza.
"Sì, aiutami." Rispose Keira, pronta, sollevando i capelli e girandosi per permettere a Luke di aiutarla a mettere la nuova collana.
"Voglio vedere come ti sta." Disse, aspettando che Keira si rigirasse, sorridendo.
"E' davvero bellissima, io non so cosa dire." Rispose la ragazza, davvero contenta.
"Allora non dire niente." Quasi sussurrò il biondo.
I due ragazzi erano molto vicini e Keira aveva commesso lo sbaglio più grande che si ripeteva sempre di non fare: guardarlo negli occhi.
I suoi occhi erano calamite, la incastravano come sempre, le facevano perdere la cognizione del tempo, la facevano stare bene, la rassicuravano e soprattutto la facevano amare.
Senza neanche capirlo, o pensarci, le labbra di Luke si posarono in modo delicato, senza nemmeno accorgersene sulle sue e le sua braccia andarono a finire dietro il collo del ragazzo, accarezzandolo.
Il bacio durò veramente pochi secondi, ma ad entrambi sembrò durare molto di più. Sia Keira che Luke si sentivano strani, si sentivano più rilassati, si sentivano più liberi, come se con quel bacio si fossero detti tutto quello che volevano.
Quando si staccarono però, Keira notò ancora quello a cui non aveva fatto caso prima, mentre parlava con Luke.
"Hai fatto il labbret!" Disse quasi sulle sue labbra ancora, meravigliata, guardando lo sguardo di Luke, pieno di felicità.
"Sì, l'ho fatto due giorni fa, ma eravamo già in vacanza, quindi non l'ho potuto sfoggiare a scuola." Rispose facendo spallucce.
"Ti sta davvero bene." Sorrise al ragazzo. 
Luke lo aveva sempre pensato: il sorriso di Keira avrebbe fatto innamorare chiunque di lei.
Mentre i due ragazzi erano rimasti ancora abbracciati a parlare, poco più in là, cinque ragazzi li stavano osservando o per meglio dire, spiando.
Steffy ed Allison si lanciarono uno sguardo di intesa, sorridendo, mentre Calum, Micheal e Ashton stavano quasi esultando stile coro da stadio.
"No, zitti." Disse Steffy, tappando la bocca a Calum.
"Facciamo finta di nulla." Continuò Allison, trascinandosi dietro Ashton e Micheal.
"Io non ce la farò." Rispose Calum.
"Finalmente Hemmings si è deciso." - Disse Scott soddisfatto accanto a Steffy e Calum, che lo guardarono un po' straniti. - "Cosa ho detto?" Domandò poco dopo notante le loro espressioni.
"E' strano che tu dica una cosa del genere visto che Keira è la tua ex." Disse Calum, rispondendo per eliminare il silenzio imbarazzante che si era creato.
Scott sorrise solamente, prima di lasciare lì i due ragazzi.
"E tu mi raccomando, non dire niente." Disse Steffy, lasciando lì il ragazzo, raggiungendo Keira, che aveva deciso di aprire l'angolo alcolico con un suo brindisi.
Luke raggiunse subito dopo l'amico, che, non riuscendo proprio a fare quello che aveva detto la mora, continuò a fissare l'amico, con uno sguardo molto soddisfatto.
"La smetti?" Chiese Luke un po' scocciato mentre andavano a bere qualcosa.
"Di fare?" Domandò Calum alzando la mani.
"Di fissarmi in quel modo, non è molto tranquillizzante sapere di avere un amico scemo." Commentò Luke ridendo.
"Beh, sono proprio soddisfatto di te e te lo dice l'amico scemo." Rispose Calum dando una pacca sulle spalle all'amico.
"Per cosa?" Domandò il biondo non capendo.
"Ti ho visto prima, tu e Keira, piccioncini." Spiegò Calum, imitando la scena precedente.
"Sei proprio un coglione." Commentò Luke desolato.
"Goditi questi momenti finché puoi, dopodiché finirai come me e Steffy, o anche peggio." Rispose Calum, bevendo il drink.



***



La serata era andata benissimo ed erano ormai passate la mezzanotte. Erano ancora rimasti tutti, nessuno aveva abbandonato la sala, soprattutto non dopo il giro alcolico, impossibilitati per vari motivi.
Matt aveva finalmente trovato un momento buco in cui Evelin era rimasta sola per potergli parlare e, aveva trovato coraggio dopo aver avuto in corpo molti litri di alcool.
"Evelin.." La chiamò, mentre la ragazza continuava a fumare.
"Ciao Matt.." Lo salutò molto fredda.
"Credo che dovremmo parlare." Disse molto evasivo.
"Non così, sei ubriaco perso e questa è una festa, non ho intenzione di parlarti adesso." Rispose la ragazza prima di andarsene, ma Matt la bloccò.
"Quindi mi lasci così? Per colpa del piano?" Quasi urlò ed Evelin gli tappò la bocca con le mani.
"Ci sono dentro quasi quanto te! Ma non mi viene proprio bene a fare finta di nulla quando so di essere fidanzata con un ragazzo. Mentre tu invece.." - Si bloccò un attimo a pensare. - "Tu invece, sai benissimo che devi fingere ma ti riesce così bene che hai fatto diventare la tua finzione, una realtà." Disse dopo in modo brusco, facendo scattare in ragazzo.
"Lo sai che non è così." Rispose Matt, ma la ragazza decise di andarsene a lasciarlo lì.
In quel momento stava passando anche Scott e la ragazza lo fermò subito - "Portalo a casa il prima possibile, o farà sapere a tutti la verità facendo fallire il piano." E lui annuì prontamente, andando subito verso l'amico.
Dentro la situazione era ancora peggio. Keira, completamente ubriaca, stava vagando alla ricerca delle sue amiche, ma non riusciva proprio a trovarle.
Aveva avuto la brillante idea di andare a chiedere a Micheal, più ubriaco di lei, mentre limonava con Susan, ma Calum, uscendo dal bagno e notando la scena, aveva deciso di salvarle la vita.
"Cosa stai facendo?" Domandò lui, stranito.
"Sto cercando Allison e Steffy, sai dove sono?" Chiese Keira, ridendo.
"No, ma possiamo cercarle insieme, io ho perso i ragazzi, quindi." Rispose Calum, prendendo la ragazza a braccetto, cercando i propri amici.
Li ritrovarono poco dopo a parlare tra di loro, fuori il locale, mentre cercavano di capire cosa dicesse Ashton.
"Sei sicuramente troppo ubriaco per dire cose sensate." Disse Allison seduta accanto a lui.
"Io non so nemmeno perché vi ho seguiti." Disse Steffy confusa dalla situazione.
"Ah ecco dov'eravate!" Esclamò Calum, raggiungendo i ragazzi con accanto Keira.
"Ci stavi cercando?" Chiese Ashton all'amico.
"Sì, e lei stava cercando voi due." Disse il moro indicando Allison e Steffy.
"Beh ci hai trovati, adesso non ti abbandoneremo più!" Rispose Ashton abbracciando l'amico senza che se lo aspettasse.
"Bene, noi due andiamo a bere qualcosa.." Disse sbrigativo Luke, mentre prendeva Keira per rientrare dentro.
"Ancora?" Chiese felice la bionda.
"Ancora." Rispose lui trascinandola dentro.
"Io ho bisogno di vomitare, e subito." Disse Ashton alzandosi di scatto, cercando qualcosa urgentemente.
"Vieni, ti accompagno io." Lo prese per mano Allison, lasciado soli Calum e Steffy, che non avevano molta voglia di parlare.
Infatti Calum continuava a fissare il suo accendino accendendolo e spegnendolo continuamente e Steffy continuava a guardarsi intorno non dicendo niente e mantenendo una certa distanza tra i due.
"Vuoi un passaggio per tornare?" Chiese Calum dopo un paio di minuti che sembravano quasi eterni per i due ragazzi.
"No grazie, sono con Allison, quindi non preoccuparti. E poi tu mi sa che hai una situazione ben più grossa da gestire." Rispose Steffy quasi ridendo, indicando Ashton e Micheal completamente ubriachi dentro.
"Oh mio dio." Disse solamente il ragazza, dirigendosi dentro, mentre Steffy continuava a guardarlo da fuori.
Nel frattempo Luke e Keira erano ritornati al bancone dei drink, anche se Luke aveva utilizzato questa come una scusa per poter parlare con la ragazza.
Keira era rimasta per tutto il tempo in silenzio, a fissare il fondo del bicchiere e rigirare la sua cannuccia nel drink, senza berlo e Luke se n'era accorto.
"Non bevi?" Chiese il ragazzo, notando la sua reazione.
"Stavo pensando.." Rispose solamente, sospirando.
"A cosa, se posso chiedere?" Domandò avvicinandosi un po' alla ragazza.
"Pensano che io sia sia stupida e non capisca cosa stia realmente succedendo." Disse guardando il biondo, confuso in volto.
"Chi lo pensa?" Domandò.
"I miei genitori." Rispose Keira, mandando giù tutto quello che c'era nel bicchiere in un sorso.
"Cosa mi sono perso?" Chiese Luke, non capendo dove volesse andare a parare la ragazza.
"Da quando è morto Eric i miei genitori non stanno più insieme. Non so se hanno divorziato in modo effettivo o meno, so solamente che dall'anno scorso mio padre non vive più con noi. E' fuori città per lavoro, e dopo un anno si è fatto 'risentire' solamente oggi per il mio compleanno. Mia madre crede che non l'abbia ancora capito, mi dice che a fine anno ritornerà, ma so che non è così, non ritornerà a casa. Sarà il secondo Natale passato a casa da sola, a guardare tv demenziale sul divano mentre sto mangiando del pollo nella salsa piccante. Bello, no?" Disse tutto a Luke che l'ascoltava attentamente e non poteva credere alle parole che aveva appena sentito.
"Ti ricordi quando il 24 dicembre passavamo la giornata da me in preparazione del 25?" Chiese Luke, facendo riprendere un po' la ragazza.
"Sì, certo, stavamo tutti insieme." Rispose Keira sorridendo, ripensando a quei momenti.
"Beh, domani potresti venire di nuovo da me, ci sono già i ragazzi, quindi non è un problema." Spiegò Luke alla ragazza.
"Davvero?" Rispose la ragazza con un sorriso a 32 denti.
"Certo che sì." Confermò il ragazzo.
"Grazie." Disse la ragazza, abbracciandolo.
Proprio in quel momento la ragazza capì che gli abbracci in cui avrebbe voluto passare tutto il resto del tempo che aveva erano proprio i suoi, quelli del ragazzo che ogni natale, ogni giorni, ogni volta, ogni momento, le ricordava che c'era qualcuno pronto per amarla.














Angolo Autrice:
I'm hereeeeee! Olè! Altro capitolo fresco fresco, pronto pronto.
Beh, ho introdotto un'altra storia che prima neanche nominavo minimamente, ma non è per niente estranea alla storia, anzi, in realtà spiegherà metà della storia (se ricordate il capitolo in cui ho narrato tutta la vicenda di Eric ed Allison). Ma non dico nient'altro perché io sono contro gli spoiler. (No, in realtà io amo gli spoiler ma ok.)
Comunque sia, ci tenevo moltissimo a mettere in questo capitolo il secondo intreccio, ovvero Scott, Evelin e Matt, perché beh, soprattutto Matt, sarà una svolta nuova per i prossimi capitoli. Vi dico solo questo, anche perché non so nemmeno quando aggiornerò la prossima volta, adesso ricomincio il giro delle interrogazioni e soprattutto sto cercando di aggiornare il prima possibile questa ff, perché a fine gennaio voglio finire con Scream e successivamente voglio portare avanti anche "Due single a nozze".
Ad ogni modo, voglio chiedervi, cosa vi aspettate dal prossimo capitolo e soprattutto cosa vi aspettate da questo colpo di scena per quanto riguarda il nuovo trio Scott-Evelin-Matt.
Lo so, lo so, mi direte "eh ma tu hai detto che Matt ci provava con Steffy", quindi scoprite il trucco se ne siete capici e soprattutto scoprite il vero motivo del perché Evelin salta fuori adesso e se potebbe essere Steffy la vera rivelazione della loro rottura oppure no uheueheueh.
(Le serie tv che guardo mi stanno influenzando parecchio, sorry.)
Comunque sia, è arrivato anche il bacio tra Luke e Keira, su ciò non dico niente perché niente spoiler ahahahaha.
Ad ogni modo, spero vi piaccia questo capitolo, come sempre fatemi sapere cosa ne pensate, e vi auguro una buona lettura (scusate se ci sono eventuali errori di scrittura).
Xoxo, Vanex23.








 

SPOILER:


[...]
"Lei è Laurell, mia cognata. Laurell, lei è Keira." Disse Luke, presentando le due ragazze.
Keira era rimasta quasi pietrificata vedendo quella ragazza davanti a lei.
"Sì, noi due ci conosciamo già, lei era una mia paziente." Rispose Laurell, sorridendo e abbracciando la ragazza.
Keira non esitò nemmeno un momento ad abbracciarla.
"E' bello rivederti in altre situazioni." Continuò la mora.
"Anche per me."
"Come sempre, sono l'ultimo a sapere le cose." Commentò Luke, facendo sorridere le due ragazze.
[...]

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Capitolo 13
*** Tredicesimo Capitolo ***


                                                                                                                  Tredicesimo Capitolo 


"So while I'm turning in my sheets 
And once again I cannot sleep 
Walk out the door and up the street 
Look at the stars beneath my feet 
Remember rights that I did wrong 
So here I go 

Hello, hello 

There is no place I cannot go 
My mind is muddy but 
My heart is heavy does it show 
I lose the track that loses me 
So here I go


..."




Quella mattina Keira si era svegliato con uno strano senso di felicità dentro. Neanche si ricordava più cosa voleva dire essere serena e tranquilla almeno per un giorno, la sua normalità ormai escludeva la serenità e la tranquillità che da anni ormai non facevano più parte della sua vita. Per un breve momento, che durò davvero pochi attimi ma che fu davvero intenso, si sentì anche in colpa, ma poi pensò che nonostante tutto stava davvero soffrendo già abbastanza e almeno un giorno di tranquillità se lo meritava. Aveva stampato in viso in sorriso a 32 denti e per un secondo pensò che anche durante la notte sicuramente aveva sfoggiato questo sorriso incosciamente, visto che dopo essere ritornata a casa, dalla serata straordinaria, passata con i suoi amici più cari, Keira si sentiva davvero meglio, si sentiva bene e si sentiva soprattutto libera. Ma sapeva che non bastava solamente questo per farla sentire bene, doveva ancora compiere il passo finale.
Mentre si sistemava, lanciò un veloce sguardo al comodino accanto al suo letto, su cui sopra vi era una piccola scatola, identica a quella che le aveva dato la sera prima Luke, prima di aprirla per scoprire dentro cosa ci fosse. Era di nuovo contenta, per la seconda volta nel giro di pochi minuti e si era ritrovata a sorridere tra sé e sé non facendoci neanche più caso. Avrebbe continuato tutta la giornata, ma sapeva che doveva contenersi per non essere scambiata come una folle e ciò le fece ricordare che non sarebbe passato molto tempo.
Prese la scatola e ne estressa delicatamente ciò che era conservato al suo interno: la collanina in oro bianco, col ciondolo uguale al suo tatuaggio, che le aveva regalato Luke. Se solo Luke avesse saputo davvero cosa c'era dietro quel tatuaggio, non glielo avrebbe regalato poi così tanto felicemente quella sera, ma Keira era comunque felice di ciò che aveva fatto per lei il ragazzo. In realtà era davvero l'ultima cosa che aveva pensato potesse mai regalarle. Forse perché si era davvero allontanata così tanto dal modo di pensare di Luke che ormai nemmeno le apparteneva più. Se ripensava agli anni precendenti, riusciva anche a precedere ogni sua mossa, a controllarle tutte e prevederle con cotanta facilità che chiunque pensasse seriamente che tra i due ci fosse altro. Già, "altro". Keira riusciva sempre a deviare il significato di "altro". Riusciva a farsi passare praticamente tutto addosso, tranne quello che riguardava il ragazzo. Si lasciava coinvolgere dagli eventi in generale, che fossero belli o brutti per lui e li provava più lei in prima persona di quanto potesse realmente farlo il biondo. 
Questi pensieri si erano davvero fatti pesanti nella testa della bionda, che, prontamente, quella mattina aveva deciso che niente e nessuno avrebbe rovinato quella giornata iniziata così bene.
Scese subito in cucina, per finire di sistemare le ultime cose e prendere la sua amata tazza di latte mattiniera con i suoi cereali preferiti, che stranamente, quella mattina, non aveva ancora mangiato nessuno ed era stata la prima ad aprirli.
Si guardò un po' intorno spaesata, mentre mangiava, quando notò attaccato alla porta del frigorifero un post-it giallo che attirò subito la sua attenzione. Abbandonò la tazza col latte e i cereali dentro, per andarlo a leggere:
"Ho il turno fino alle 16:00, ma comunque verrò da Liz dopo, non preoccuparti. Mamma xx"

Mentre Keira leggeva nella sua mente quelle parole, una domanda si insinuò nella sua testolina molto pensierosa: come faceva sua mamma a sapere che avrebbe passato la giornata a casa Hemmings se la sera prima, quando era tornata, non aveva avuto modo di parlare con sua madre e dirle ciò?
Solo una poteva essere la risposta: Luke sicuramente ne aveva parlato con la madre, che a sua volta aveva chiamato per avvisare, come faceva tutti gli anni prima in cui si ritrovavano a passare questo giorno insieme.
Per un attimo sorrise della sua stessa stupidità: era quasi una tradizione e non ci aveva neppure pensato. Un sorriso malinconico si era formato a pensare questa cosa talmente così ovvia che aveva rimosso completamente dalla sua testa fino a quel momento.
Quindi alla fin fine Luke ci teneva così tanto a recuperare con lei? Era davvero così? Ma lei non poteva permettersi di sbagliare, perché lo sapeva, gli avrebbe fatto più male che bene e tutti gli sforzi passati ad allontanarlo si erano rivelati vani. E cosa avrebbe pensato di lei una volta saputa la verità? Era ciò quello che più la spaventava e turbava. Non se lo sarebbe mai perdonato.
La nota triste di tutta la vicenda era arrivata col bacio di ieri, dopo quel bacio non poteva più tornare indietro e lì vi era il bivio più cruciale per quel momento: dirgli tutto prima del tema o aspettare che lo scoprisse sempre sotto il suo stesso volere in un altro modo perché lei non riusciva a sopportarne il peso.
Non riusciva a trovare soluzione più ovvia perché non c'era. Ad ogni modo sarebbe stata una decisione dettata da lei stessa, senza se e senza ma, il modo del saperlo non doveva tangere più di tanto la cosa.
Ma in tutto ciò, ancora una volta il suo pensiero fu un pensiero felice, tranquillo e sereno, ricontinuava a pensare a quel bacio, perché in fin dei conti non le era sembrato solamemente, ma lo aveva vissuto come un segno di liberazione sia in lei che in Luke. Aveva visto il suo sguardo più tranquillo, anche lui era meno teso e sembravano aver annullato qualsiasi tipo di distanza inutile tra di loro dopo tre dannatissimi anni. Era davvero un traguardo.
Dopo aver preso il letto, Keira decise che coi pensieri era meglio chiuderla lì per quella mattinata intensa e decise che era meglio dirigersi verso casa Hemmings se non voleva perdere altro tempo in cose futili. 
Prese il cappotto e prima di uscire, diede un ultimo sguardo intorno per poi soffermarsi su una foto di suo fratello Eric, messa in primo piano all'entrata, mentre sorrideva.
"Buon Natale anche a te, Eric." Disse sorridendo dolcemente alla foto, mentre con la mano l'accarezzava, per poi chiudersi la porta alle spalle e lasciare ogni dispiacere dietro quella porta.




****






"I'm not calling for a second chance 
I'm screaming at the top of my voice 
Give me reason, but don't give me choice 
Cause I'll just make the same mistake again


..."





Keira era appena arrivata nel vialetto di casa Hemmings, le mani aggrovigliate l'una all'altra, un po' per il freddo, un po' per la tensione, camminando a piccoli passi per prendersela pure più comoda, proprio in quel momento si sentiva le gambe tremare. Ma non tremare per paura o per il freddo, ma tremare per l'euforia che aveva dentro di sé aumentare sempre di più. Era quasi sicura di scoppiare a ridere anche istericamente se non si fosse decisa a suonare il campanello.
Poggiò piano il dito e suonò solamente una volta, sapeva che avrebbe aperto subito e sapevano anche che solo una persona poteva arrivare così in anticipo, come ai vecchi tempi.
Difatti, dopo nemmeno 10 secondi, la porta fu subito aperta e ad aprire era stata proprio Liz, come sempre ormai, si ripeteva nella mente Keira per la centesima volta in solo un'ora.
"Ciao cara, com'è bello rivederti qui, prego entra." L'accolse subito la madre di Luke, togliendole il cappotto e portandolo in un'altra stanza.
"E' un piacere anche per me rivederti." Rispose la bionda, ricambiando l'abbraccio della donna, mostrando un sorriso a 64 quattro denti addirittura.
"Scusami il disordine, ma qualcuno ti ha preceduta e Luke sembra essere sparito." Rispose Liz, fulminando con lo sguardo i ragazzi, seduti sul divano, intenti a guardare la tv come se niente fosse.
"Non preoccuparti, anzi, ti aiuto." Fece Keira, ma la donna la bloccò subito.
"Sei ospite, non devi fare assolutamente nulla." Disse la donna, indicandole la stanza per andarsi a sedere sul divano.
"Mamma!" Urlò una voce da sopra le scale, molto, molto, molto arrabbiata.
"Lucas Robert Hemmings, dove diavolo sei finito?" Riprese la donna, vedendo il proprio figlio scendere la scale, quasi correndo.
"Madre, perché devi ripetere i miei due nomi ogni volta che mi richiami?" Chiese sconsolato il biondo.
"Perché solo così riesco a farmi ascoltare da te. Cosa vuoi?" Domandò in crisi.
"Dove hai messo la pomata per il piercing? Mi fa leggermente male." Quasi piagnucolò il ragazzo, indicandosi il labbro.
Keira che stava ascoltando la discussione ma senza essersi fatta vedere dal ragazzo, rimasta dietro la porta del salone, scoppiò letteralmente a ridere ascoltando ciò che stava accadendo, attirando l'attenzione dei ragazzi che non l'avevano ancora vista e di Luke che non sapeva fosse arrivata.
"Non mi sembra la risata di uno dei ragazzi, né tanto meno di un ragazzo in generale." Costatò il ragazzo voltandosi verso sua madre.
"No tesoro è appena arrivata Keira e l'ho fatta accomodare coi ragazzi, sai com'è, qui qualcuno era scomparso ed ho dovuto fare tutto da sola. Adesso ti prendo la pomata e poi mi aiuti in cucina!" Lo richiamò la madre, ed il ragazzo rispose con un veloce cenno della testa.
"Non si fa così." Lo richiamò una voce dietro di lui.
"Prima di tutto la salute." Rispose il ragazzo, sorridendole.
"Ti fa davvero così male?" Chiese la bionda, sfiorando di poco il labbro del ragazzo.
"Ora un po' meno.." Rispose lui, facendole l'occhiolino e mordendosi un po' il labbro.
"Scemo." Disse Keira ridendo.
"Ecco qui la tua pomata." Arrivò Liz con la tanto attesa pomata del figlio.
"Grazie mamma, ti voglio bene." Rispose Luke, scoccandogli un bacio sulla guancia a sparendo al piano di sopra.
Sì, su questo Keira era certa: il lato bambino di Luke non era sparito per niente.




***






"And maybe someday we will face 
And maybe talk but not just speak 
Dont buy the promises cause 
There are no promises I keep 
And my reflection troubles me 
So here I go.."






Mancava un'ora prima del pranzo, e Keira alla fine aveva convito Liz a farla cucinare insieme a lei, anche perché avrebbe preferito rendersi utile piuttosto che non fare niente e rimanere ad ascoltare i ragazzi parlare di calcio, proprio non faceva a caso suo.
Così lei e Liz si erano divisi i compiti: Keira si occupava della pasta, mentre Liz della carne e Luke ogni tanto si impegnava a stuzzicare le due in cucina e altre volte si dava da fare per prepare i suo tramezzini speciali che diceva tanto di essere buoni.
Erano davvero a buon punto, quando Calum, Micheal ed Ashton non decisero di entrare in cucina per vedere cosa stessero facendo gli altri.
"Questa si chiama invasione di campo, ragazzi." Suggerì Luke, accanto a sua madre, mentre preparava i tramezzini, girato di spalle come le altre due.
"Questo si chiama 'andiamo a vedere che fine ha fatto Luke Hemmings che ci ha abbandonati'. Ma che padrone di casa sei?" Chiese Ashton sedendosi al tavolo, mentre si perdeva a giocare con un coltellino per tagliare il prosciutto.
"Volete mangiare, sì o no?" Chiese lui concentrato.
"Sì." Rispose Micheal per tutti.
"E allora lasciatemi fare." Disse prendendo della maionese dal frigo.
"Spero che quelli siano solamente l'antipasto perché se non mi piacciono non voglio morire di fame." Disse Calum sfottendo il biondo.
"Tu, fuori da casa mia, ora!" Si girò Luke indicandolo.
"Liz, come fai a sopportarlo?" Continuò Calum, rivolgendosi a sua madre.
"La vera domanda è come faccio a sopportarne tre: sono uno la copia dell'altro e Luke ha appreso tutte le cose negative degli altri due fratelli." Rispose sconsolata la madre che fece ridere tutti i presenti in sala.
"Io mi sto seriamente offendendo." Disse Luke dopo un po'.
"Oh tesoro non offenderti, la sai che tua madre ti vuole bene, ma se continui ad aiutarmi ti vorrò ancora più bene." - Gli rispose Liz, scatenando di nuovo le risate dei presenti in quella stanza. - "Vado a sistemare la lavatrice, tieni tu d'occhio i fornelli, mi raccomando." Continuò, lasciando Luke alla guida totale della cucina.
"Sai come si usa un fornello, vero?" Chiese Keira ridendo.
"Sei molto spiritosa stamattina, sono stati i tuoi 18 anni a metterti allegria?" Domandò Luke, mentre sistemava la pentola.
"Può darsi." Rispose facendo spallucce, mentre continuava a girare la pasta per non farla bruciare.
Mentre Luke si girò verso di lei, per guardarla meglio, notò con grande stupore che al collo aveva la collanina che le aveva regalato la sera prima, e per un attimo gli si riempì il cuore di gioia. Poteva aspettarsi da Keira quasi tutto, tranne che quello, quel gesto lo aveva davvero spiazzato e non ci credeva. Si sentiva non felice, ma di più.
E forse in quel momento, più di qualsiasi altro si rese conto di quanto Keira era importante per lui, di quanto ne avesse bisogno e di quanto infondo in questo ultimo periodo lo aveva condizionato in ogni cosa.
Non gli importava molto alla fin fine sapere davvero cosa le stesse accadendo, fin dal principio sapeva che era una scusa per arrivare a lei, ma adesso che a lei ci era arrivato da solo e con l'unica cosa che davvero Keira meritava di avere, aveva abbandonato ogni altro tipo di pensiero per tenerla accanto a sé.
Keira notò il suo sguardo su di lei, felice e rasserenato nello stesso tempo, ma non capiva perché.
"Cosa?" Chiese solamente, notando la vicinanza del suo corpo, con quello del biondo.
"Aspetta.." - Quasi bisbigliò il ragazzo, avvicinando la sua mano ai capelli della ragazza, per spostare una ciocca bionda che le copriva un po' il viso, dietro l'orecchio - "Adesso va meglio." Sorrise.
"Ah beh, grazie." Rispose la bionda, ricambiando il sorriso.
"Qualcuno vada ad aprire, ho le mani impegnate." Urlò Liz dall'altra stanza, risvegliando i due ragazzi dal momento magico vissuto in precedenza.
"Sì, vado io." Disse Luke, schiarendosi la voce, che uscì particolarmente roca in quel momento, tant'è che Keira si ritrovò ad avere quasi i brividi e la causa di tutto ciò era stata lei stessa. 
Pochi secondi dopo si udì una voce femminile provenire dall'entrata e Keira curiosa decise di sporgersi verso quella direzione per vedere chi fosse e cosa stesse facendo il ragazzo, che la notò subito appena si girò verso la sua direzione.
"Lei è Laurell, mia cognata. Laurell, lei è Keira." Disse Luke, presentando le due ragazze.
Keira era rimasta quasi pietrificata vedendo quella ragazza davanti a lei.
"Sì, noi due ci conosciamo già, lei era una mia paziente." Rispose Laurell, sorridendo e abbracciando la ragazza.
Keira non esitò nemmeno un momento ad abbracciarla.
"E' bello rivederti in altre situazioni." Continuò la mora.
"Anche per me."
"Come sempre, sono l'ultimo a sapere le cose." Commentò Luke, facendo sorridere le due ragazze.
"Ciao tesoro, come stai?" Arrivò Liz abbracciando la nuora e facendola accomodare in cucina, in più tranquillità.
"Beh, tutto bene, certo, se la signorina non scalciasse sempre, magari starei anche meglio, ma secondo me ha premura di uscire da qui." Rispose la ragazza accarezzandosi la pancia.
E il quel momento Keira si rese conto che Laurell era incinta e non ci aveva neppure fatto caso. Era rimasta intenta e incantata anche a fissare Luke o per meglio dire il suo sguardo tutto contento quando Laurell aveva iniziato a parlare con sua madre della sua futura nipotina.
"A che mese sei?" Chiese entusiasta Keira.
"Sono entrata ieri al nono mese, che faticaccia, eh?" Chiese Laurell facendo sorridere sia Luke che Keira.
"Manca poco eh!" Disse Luke molto euforico della notizia.
"Luke sta aspettando con più impazienza di me questo mese." - Costatò Laurell, mentre Luke andava a nascondersi per la vergogna.- "Dai vieni qui, tu sei lo zio preferito, già lo sai. Ho parlato con Ben comunque, dovrebbe tornare entro domani mattina, quindi per stasera si salta la cena." Comunicò la notizia a Liz.
"Mi dispiace tanto, però se è un affare importante da concludere non possiamo costringerlo a rimandare." Spiegò Liz, capendo le motivazioni del figlio.
"Cosa state facendo di buono da mangiare?" Chiese Laurell, osservando Keira che stava sistemando le ultime cose ai fornelli.
"Lui i tramezzini perché gli riescono solo quelli.. Mentre io mi sto occupando della pasta e Liz della carne." Rispose Keira alla ragazza.
"Steffy ad Allison stanno arrivando!" Comunicò Calum dall'altra stanza a Luke.
"Perfetto, tra poco si comincia allora." Rispose lui, facendo l'occhiolino a Keira.



***

Il pranzo era andato benissimo, i ragazzi erano rimasta riuniti a parlare ancora di cose passate che nemmeno si ricordavano di essere successe e avevano passato gran parte del tempo a ridere e a scherzare.
"Vi ricordate quando Calum ha mangiato una saponetta e ha pure preteso che l'assaggiassimo anche noi?" Chiese Micheal ridendo con le lacrime.
"Questo perché io a differenza vostra non sono egoista e divido tutto." Si lamentò Calum.
"Si accettano solo cose commestibili, grazie." Riprese Ashton ridendo.
"Beh ma la scena migliore te la sei proprio persa Luke, è stata l'anno scorso quando eri in America." Disse Steffy, trattenendosi dalle risate prima ancora di parlare.
"Cosa ho fatto?" Chiese Calum sconcertato, non ricordando nulla.
"Praticamente stavamo ritornando a casa da una festa e Calum era molto ubriaco. Ha preteso di entrare in un'auto pensando fosse la porta di casa e non riusciva ad aprire la porta. Quando è suonato l'antifurto ha anche chiesto 'da quando casa mia ha l'allarme?' Siamo dovuti scappare altrimenti saremo stati arrestati per disturbo alla quiete pubblica." Spiegò ai ragazzi, facendo riprendere le risate generali nella stanza.
"Vogliamo raccontare le tue?" Chiese Calum in tono di sfida.
"Vai pure." Rispose tranquilla Steffy.
"Mmh.. In realtà per ora non me ne viene nessuna, ci dovrei pensare." Disse pensieroso Calum.
"Forse perché non ce ne sono!" Rispose Steffy ridendo.
"Ah bene, quindi pure mentre io non c'ero, voi vi divertivate alle mie spalle?" Chiese Luke, facendo finta di essere triste.
"Perché, tu sei mai partito?" Chiese Micheal stranito.
"America, quale America?" Continuò Ashton.
"Perché, l'hanno già scoperta l'America?" Chiese prontamente Calum.
"Devo ammettere che questa era carina." Disse Allison, battendo il cinque al moro.
"Sono curioso di sapere se vi sono mancato un po' almeno." Disse Luke sorseggiando un po' di vino.
"Mancato? Sei partito?" Domandò Micheal facendo sorridere l'amico.
"No dico seriamente, non mi avete mai detto nulla dal rientro in patria, quindi adesso voglio sapere cosa avete pensato."
"Che sei stato uno stronzo ad abbandonarci ma ti vogliamo bene comunque." Rispose Calum per primo, che era seduto accanto al biondo. Subito scattò l'abbraccio tra i due, seguito da un "Oooooh!" generale, per la scena precedente.
"Beh, mi mancavi soprattutto perché senza di te ero l'unico genio matematico, almeno tu mi compativi." Disse Allison, spronata dallo sguardo del biondo.
"Questo lo accetto." Rispose Luke abbassando la testa a mo' di resa.
"Sicuramente perché mi aiutavi a sfottere Calum." Spiegò Steffy, facendo ridere il ragazzo.
"Riprenderemo l'hobby non preoccuparti." Confermò il biondo, che fu sonoramente scappellato dal moro.
"Mi tradisci eh? Bene, io e Keira formeremo una coalizione antiLuke." Disse indignato Calum.
"Perché proprio io?" Chiese la bionda ridendo per ciò che aveva detto il moro.
"Perché tu sei la mia nuova migliore amica e perché insieme possiamo sconfiggerlo." Disse Calum contento.
"Quanto vino hai bevuto?" Chiese Steffy scioccata.
"Tu cos'hai pensato?" Si girò Luke verso Keira, seduta alla sua destra, durante tutta quella confusione.
"Cosa?" Domandò la ragazza colpita da quella domanda.
"Cos'hai pensato quando sono partito?" Domandò il biondo.
Nella stanza era calato il silenzio più assoluto, tutti con lo sguardo puntato su Keira che cercava a sua volta una frase da dire a Luke, quando in realtà non le usciva nulla di concreto.
"Beh ecco, in realtà ho pensato molte cose e alcune nemmeno me le ricordo, ma la più importante è stata sicuramente che tu potessi essere felice come lo eri anche qui nonostante la separazione con i ragazzi e con la tua famiglia. Alla fine sei tornato e credo che ti abbia fatti bene rimanere lì quell'anno." Rispose solamente, accennando ad un sorriso.
I ragazzi ripresero subito dopo a far baldoria versandosi un altro giro di vino, contenti per la giornata che stava passando.
"Grazie." Bisbigliò piano all'orecchio di Keira, Luke, facendo il giro per abbracciarla.
"Per cosa?" Domandò la ragazza, non capendo.
"Per non aver detto ai ragazzi il vero motivo del perché ho deciso di fare l'anno all'estero l'anno scorso." Rispose guardandola negli occhi.
"Non devi ringraziarmi. Non spetta a me dirlo, ma a te." Disse solamente la ragazza, sorridendo lievemente.
Già, quella frase sembrava detta più a se stessa che a Luke.
E in quel momento capì che tutti quei segreti l'avrebbero lentamente uccisa.







"So while I'm turning in my sheets 
And once again I cannot sleep
Walk out the door and up the street 
Look at the stars 
Look at the stars falling down 
And I wonder where 
Did I go wrong?
"

















Angolo Autrice:
ECCOMIIIIIIIIII! Oggi ne ho approfittato per aggiornare perché fino alla fine del mese non penso di poter aggiornare più e devo portare avanti "Scream" e "Due single a nozze". Che donna impegnata che sono, eh?
Comunque sia in questo capitolo sono tutti più easy e felici, le vacanze di Natale fanno bene a chiunque e a me MANCANO QUELLE VACANZE, non voglio andare a scuola, sono all'ultimo anno quest'anno, è tragedia per me. 
Comunque sia, se nello scorso capitolo vi avevo anticipato la storia di Scott e Matt, in questo, ho voluto concludere in bellezza, lasciandovi con la pulce nell'orecchio: il segreto di Luke.
Beh, qui ci sono sempre più segreti da svelare: tra Keira, Eric, Luke, Matt e Scott, non so chi sia messo peggio e non è ancora tutto.
Mancano ancora tre personaggi all'appello, anche se di uno mi è scappato qualcosa perché nelle recensioni lette, mi avete segnalato "Steffy". 
Quindi.. Secondo voi, qual è il segreto di Luke?
E soprattutto, quanti bicchieri ha bevuto Calum in questo capitolo?
Comunque sia, fatemi sapere sempre cosa ne pensate, ci vediamo al prossimo capitolo, buona lettura, xoxo, Vanex23.





 

SPOILER:



[...]
"Dal momento in cui i miei occhi avevano visto per la prima volta i suoi occhi in modo diverso, ho capito che per me sarebbe stata la fine. Ma come poteva rappresentare un inizio, per me, una fine? L'unica soluzione al tutto era questa parola: follia. 
Nessuno, e nel nessuno comprendo anche me stessa, vorrebbe avere a che fare con me."
[...]


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Capitolo 14
*** Quattordicesimo Capitolo ***


                                                                                                                Quattordicesimo Capitolo.

N.B: Vi consiglio molto di leggere questo capitolo con in sottofondo questa canzone di Nikisha Reyes Pile. Grazie mille!




"Oh, you can´t hear me cry
See my dreams all die
From where you´re standing
On your own

It´s so quiet here 
And I feel so cold
This house no longer
Feels like home

..."



Le vacanze di Natale erano ormai passate e quando ogni singolo studente stava per abituarsi a quei giorni tranquilli o quasi, il rientro a scuola ritornò a bussare alle loro porte, facendoli ritornare in quell'istituto per continuare la sessione intensa di verifiche e compiti, cosa che nessuno avrebbe mai voluto rifare. Era già passata la prima metà o quasi dell'anno scolastico e gli esami erano sempre più vicini, a incombere dietro l'angolo di ognuno di loro, quasi come se fossero nella morsa di un serpente che li stesse stringendo e soffocando sempre di più. Ma il primo giorno dal rientro delle vacanze è sempre il meno pesante e il più sbrigativo, o così la pensava Luke prima di far passare quella intera giornata sotto i suoi occhi.
Quella mattina riuscì ad arrivare a scuola in orario e lui con gli orari ci aveva già litigato da molto tempo, ma era il suo ultimo anno e finalmente aveva forse imparato quando suonava la campanella e quando doveva entrare a scuola. Fu seguito a ruota da Calum, altro ritardatario cronico, che però quel giorno fu tentato insieme al biondo ad arrivare prima del previsto, evitando almeno al rientro delle vacanze di rifarsi la nomina. La classe in realtà era quasi ancora vuota e fece senso ai due ragazzi ritrovarsi così presto lì dentro, guardando gli altri entrare, soprattutto alle prime due ore. 
Già, le prime di ore di quel giorno erano letteratura e in molti si erano posti la fatidica domanda: avrà corretto i nostri temi? Ce li riporterà oggi?
Erano tutti curiosi di sapere se erano andati bene o male e soprattutto di sapere cosa avessero scritto gli altri nei loro temi per fare un po' di pettegolezzi in giro, tanto nessuno avrebbe mai potuto tenere la bocca chiusa in quella scuola, e non avrebbero smesso mica adesso.
Luke e Calum si sedettero nel banco della seconda fila, rispettivamente in linea col banco che di solito occupavano Keira e Steffy, era ormai il loro posto fisso in quelle lezioni e i ragazzi lo sapevano meglio di chiunque altro.
Dopo circa dieci minuti vi erano ormai tutti in quella stanza ed era arrivato ormai anche il professore.
Luke si guardò intorno per l'ultima volta, prima di abbandonare del tutto le speranze: il posto di Keira era ancora vuoto. Steffy ed Allison erano appena entrate, ma non c'era nessuna ragazza bionda che conosceva fin troppo bene a seguirle e per un attimo ciò lo rese quasi deluso? Non sapeva nemmeno lui come spiegare quella sensazione. Ripensava al pranzo di Natale a casa sua, era stato tutto così bello, Keira aveva anche indossato il suo ciondolo, c'erano stati certi sguardi tra i due che chiunque poteva dire che quei ragazzi si appartenevano, eppure, eppure lui non sapeva proprio un accidenti da quando era partito fino al suo ritorno.
Lei non era più lei, oltre i tre anni trascorsi separatamente, ma c'era qualcos'altro. Si maledì mentalmente almeno 20 volte prima di riprendere a fare mente locale per lasciarsi scivolare addosso questi pensieri e rimanere concentrato su ciò che doveva interessargli.
"Sei quasi patetico." Si riuscì a dire da solo nella propria mente, scuotendo la testa e abbassandola verso il banco, ormai inerme. La rialzò pochi secondi dopo quando sentì scocchiare la porta, aprendosi, ma quando si rese conto che la persona che era arrivata non era Keira, ma Scott, ritornò a fissare altrove, cercando di non interessarsi più del dovuto.
"Bene ragazzi, siccome questo sarebbe il primo giorno di scuola dal rientro delle vacanze e siccome non sono un animale come qualcuno di voi invece crede, ho deciso semplicemente di ridarvi i temi già corretti e con i voti, per farvi vedere cosa ne penso. Ovviamente in basso, dopo il voto, ci sono le mie note critiche di giudizio e ciò che ne penso effettivamente di quello che avete scritto. Sono in ordine dal voto più alto al voto meno alto. Diciamo che mi sarei aspettato di peggio, ma questo tema ha aperto la vostra mente a quanto pare e ne sono rimasto molto colpito." Spiegò il prof prima di passare per i banchi a distribuire i compiti.
Il primo compito era stato quello di Allison, il professore si complimetò molto con quello che aveva scritto e soprattutto come lo aveva scritto, in modo del tutto naturale da colpirlo profondamente.
Il secondo compito era quello di Keira, ma il suo posto era vuoto e il professore decise di lasciarlo alla cattedra in caso la ragazza sarebbe entrata alla seconda ora.
Il terzo compito, con grande stupore della classe fu quello di Matt, che aveva a sua volta lasciato con un grande interrogativo il professore sulla sua vicenda descritta nel compito, alla quale però, Matt rispose subito, prontamente -"Silenzio stampa."
Subito dopo seguirono i temi di Luke, Steffy, Calum, Micheal, Ashton, Scott e tutto il resto della classe.
"Credo che dovremmo far leggere il tema di Keira a Luke." Propose Allison, osservando il ragazzo che continuava a guardarsi intorno piuttosto che leggere le note di merito del professore sul tema.
"Ma come?" Chiese Steffy guardando il tema dell'amica alla cattedra.
"Diciamo al prof di farglielo leggere. Lui avrà letto il suo tema come noi e non è difficile capire cosa prova." Spiegò Allison, puntando lo sguardo sulla cattedra.
Entrambe la ragazze si alzarono e andarono in direzione del professore che era seduto a leggere un libro.
"Prof, scusi se la disturbiamo, volevamo chiederle una cosa.." Iniziò Steffy, ma fu subito interrotta.
"No." Rispose il professore, non alzando nemmeno lo sguardo dal proprio libro.
"No?" Chiese Allison non capendo.
"No cosa?" Domandò anche Steffy.
"Non mando nessuno in bagno alla prima ora, dovreste averlo imparato ormai dopo cinque anni che mi conoscete." Spiegò sempre con gli occhi puntati sul libro senza mai alzarli.
"Ma noi non volevamo chiederle questo, infatti." Rispose Steffy seccata.
"No?" Domandò lui interessato, alzando la testa.
"E cosa allora? Sentiamo." Le incitò a parlare.
"Beh lei ha letto il tema di Keira e credo che abbia capito più o meno il senso di quello che ha scritto e a chi è rivolto.." Spiegò Allison un po' goffamente.
"Certo. Volete che lo faccia leggere al diretto interessato?" Chiese curioso il professore.
"Se lei ha capito chi è il diretto interessato, sì. La situazione è molto più complicata di quello che sembra e forse noi nemmeno dovremmo chiederle questo favore visto che Keira è nostra amica, ma credo che sia meglio se il diretto interessato sappia." Rispose subito Steffy.
"Signorina, lei mi colpisce sempre di più, se magari la prossima volta non si truccasse più nelle mie ore, le potrei mettere anche voti più alti." La riprese il prof, prima di prendere in mano il tema della bionda e facendo accomodare le due ragazze.
"Tu credi davvero che abbia capito chi è il destinatario?" Chiese Allison, un po' titubante.
Il professore, notando la confusione generale della classe, per rileggere tutti i compiti e scambiarsi storie, decise di approfittarne, consegnando il tema di Keira direttamente al banco di Luke e Calum.
"Ho preso un colpo.." Sussurrò Calum, mentre osservava Luke confuso davanti a quel tema.
"Non è solito mio far leggere i temi degli alunni ad altri alunni, ma in questo caso farò un'eccezione alla regola solo perché me lo hanno suggerito quelle due signorine laggiù e le ringrazi quando ha finito." Spiegò il professore davanti lo sguardo ancora stupito del biondo.
"Ehm.." Disse solamente non capendo la situazione.
"E' il tema della signorira Keira, mi ascolti, credo che debba leggerlo lei e non io, anche se già so cosa c'è scritto." Continuò il professore, capendo che aveva fatto centro nei pensieri di Luke, lasciandolo lì al suo banco con quello sguardo perso, senza sapere cosa fare.
"Avanti idiota, leggilo, no?" Chiese Micheal, avvicinandosi al banco dell'amico.
Il biondo spostò il suo sguardo nella direzione di Steffy ed Allison che con un cenno lo incitarono a leggere anche loro.
"Senti, per renderti la lettura più tranquilla, noi tre leviamo il disturbo e magari andiamo a sederci altrove." Disse Ashton, tossendo svariate volte per far allontanare anche gli altri due suoi amici dal ragazzo che non si era ancora deciso a leggere il tema.
Dopo pochi minuti, con lo sguardo ancora fermo sulla caligrafia di Keira, senza leggerne il contenuto, decise di aprire il foglio e cominciò a leggere tutto il tema, immerso nei suoi pensieri e nei suoi ricordi.


"Oh, when you told me you´d leave
I felt like I couldn´t breath
My aching body 
Fell to the floor

Then I called you at home
You said that you weren´t alone
I should´ve known better
Now it hurts much more

..."











"Questo tema non ha un vero e proprio inizio, perché quello che sto scrivendo non ha davvero un vero inizio. Ha presente quando si conosce già la risposta ad una domanda ma non si sa in realtà come possa essere posta quella domanda stessa? Io mi sento esattamente così. Io so già la risposta a questa domanda, in qualsiasi modo possa essere posta, ma non ci sarà mai nessuna conferma che in realtà mi porti a pensare in tutt'altro modo. E' un modo complesso di pensare, il mio, ed è già uno dei miei tanti problemi in questa vita che sto affrontando, ma credo che nessuno si porrà mai la domanda che mi pongo io tutti i giorni: sei mai stata innamorata Keira?
Se seguo il mio cervello, come faccio sempre, da ormai un paio di anni, la risposta è sempre la stessa e non cambia: no. Ma sappiamo tutti che il cervello è la nostra parte razionale, che è la nostra guida nel non farci sbagliare, cosa nel mio caso potrebbe essere vista in modo diverso. Diverso perché il mio cervello tutte le volte che lo ascolto mi porta a sbagliare, mi porta ad avere certi comportamenti da farmi dire da sola 'sei una squilibrata' o 'sei una sociopatica' o meglio ancora 'nessuno è come te', ed è davvero un bene. Ma in questo caso mi sentirei di dire davvero che non sono mai stata innamorata di qualcuno. Non ho mai provato quella sensazione delle farfalle nello stomaco, non ho mai visto qualcuno come un ipotetico principe azzurro, non ho mai nemmeno sperato di poter aver una relazione con qualcuno da dire che saremo cresciuti insieme, e morti insieme, non ho mai sperato nel vero amore.
E' una condizione del tutto disagiata la mia, me ne rendo conto e mi sento così patetica, anche sel mio caso questo è proprio un ossimo. Come può una persona priva di sentimenti come me, definirsi patetica davanti a questi ragionamenti? Eppure mi sento patatica come una ragazza che ancora aspetta un qualcosa che non accadrà mai, che si illude e fa illudere gli altri. Proprio come quando sai che Babbo Natale non esiste più, però continui inutilmente a sperarci ancora e quando incontri qualcuno più ingenuo di te e ti chiede 'hai mai visto Babbo Natale?' rispondi 'sì ed ha pure mangiato i biscotti con me', sai che in realtà stai sbagliando tutto e sai che in realtà lo dici più a te stessa che a quella persona per convincerti del contrario.
E' proprio quello che sto facendo adesso. Mi sto convincendo del contrario. Ho scritto che seguendo il mio cervello non sono mai stata innamorata per convincercermi di quello che penso, credendo che scriverlo possa renderlo più vero. Io non so esattamente cosa voglia dire essere innamorata di una persona, non potrò mai sapere effettivamente perché ho una visione di amare completamente distorta e completamente diversa da quella che potrebbe invece avere una persona normale.
Seguendo sempre i miei ragionamenti, amore sarebbe essere ossessionati da una persona, esserne dipendente nel bene e nel male, esserne maledettamente gelosi, esserne assuefatti, essere completamente sotto il controllo della persona amata e non essere più in grado di poter riprendere la propria vita in mano scappando da questo inferno. Perché mai nessuno sarebbe così stupido da innamorarsi in questo modo, eccetto me, per tutto quello che non va nella mia persona, solamente per colpa mia.
Se seguo il mio cuore, l'unica cosa che riuscirei a dire è: forse. Forse sono stata innamorata di una persona, ma non ne sono certa perché non ho mai avuto la lucidità mentale di poter realmente capire cosa stesse succedendo anche dentro di me.
So solamente che un giorno, tutto quello che ritenevo mio, il mio piccolo mondo, mi crollò talmente così senza preavviso addosso da frantumarmi del tutto senza mai farmi capire cosa davvero io provassi, a parte mischiare tutti i miei sentimenti l'uno con l'altro da farmi essere qui, adesso, a scrivere in questo tema cose che non mi sognerei mai di dire a voce a delle persone, anche se potessero essere le più care per me.
Ma so che tutto è iniziato esattamente tre anni fa e tutt'ora sta continuando, senza mai trovare una soluzione, senza mai capire in realtà quale fosse il mio problema e perché è toccato proprio a me.
Eppure fino a quel momento, c'era sempre stata una persona a fianco a me, che mi aveva sempre capita o almeno così io pensavo e che adesso sembra appartenere ad un mondo differente al mio. Ecco, io credevo di essermi innamorata di questa persona, che consideravo il mio mondo, che consideravo semplicemente mio e basta, senza essermi preparata alle conseguenze, mi aveva abbandonata per che cosa? Nemmeno io lo so. Eppure me l'ero immaginata in modo diverso da come poi è successo..
Dal momento in cui i miei occhi avevano visto per la prima volta i suoi occhi in modo diverso, ho capito che per me sarebbe stata la fine. Ma come poteva rappresentare un inizio, per me, una fine? L'unica soluzione al tutto era questa parola: follia. 
Nessuno, e nel nessuno comprendo anche me stessa, vorrebbe avere a che fare con me. 
Solo un folle potrebbe mai avere paura del proprio essere, ed io sono proprio una folle."


"You caused my heart to bleed and
You still owe me a reason
I can´t figure out why

Why I´m alone and freezing
While you´re in the bed that she´s in
I´m just left alone to cry



..."







Luke aveva letto tutto il tema senza mai staccare gli occhi di dosso dal foglio e i suoi amici, insieme alle ragazze avevano passato tutto il tempo a guardare aspettando una sua reazione. Era sicuramente teso, Calum lo aveva capito dal suo sguardo sul foglio, dalle sue mani più strette e dal fatto che continuava a ticchettare col piede su e giù tremando con la gamba. Non dovevano essere buona notizie quelle che aveva appena letto.
Il biondo non aspettò neppure che suonasse la campanella della fine della lezione, scattò subito impiedi uscendo dalla classe, senza neanche chiedere il permesso e il professore lo lasciò fare, aveva capito la situazione. I ragazzi rimasero dentro, intuendo che ciò che avevano pensato si era rivelato vero.
Uscito dalla classe, Luke cominciò a camminare nervosamente per il corridoio, si sentiva gli occhi pizzicare e senza neanche accorgersene una lacrima aveva già solcato il suo viso. Stava piangendo, ma non riusciva a frenarsi e decise di continuare a camminare, uscendo dalla porta principale dell'istituto per andare fuori nel giardino.
Era tutto sbagliato, tutto. Sia quello che aveva letto che il suo comportamento. Keira si ritrovava in quelle condizioni per colpa sua e lui cosa faceva nel frattempo? Si divertiva con altre ragazze e addirittura era partito per andare in America, nonostante lei stesse soffrendo per colpa sua.
"Il mio mondo". Così lo aveva definito. Luke era il suo mondo, era colui che la faceva stare bene ma nello stesso tempo l'aveva enormemente ferita e lui lo aveva capito.
Si scagliò a terra così frustato e continuò a piangere seduto sul prato della scuola, ritenendosi responsabile di tutto ciò che era successo in tre anni a Keira.


Nel frattempo, all'interno della scuola, dal bagno, uscì una chioma bionda, che si stava sistemando la maglietta, ancora un po' sporca di caffè, mentre sbuffava aspettando il suo permesso.
"Sicura di non avere più niente per farmi passare questa macchia?" Chiese la bionda sedendosi sulla sedia.
"No mi dispiace, se aspetti un attimo riesco però a darti il permesso per entrare in classe, così almeno impari ad arrivare prima a lezione." Sentenziò la bidella cercando il preside per far firmare i permessi.
"Se qualcuno e per qualcuno intendo te, avesse guardato dove metteva i piedi al posto di sporcarmi la maglietta e non facendomi perdere altro tempo, forse oggi staresti lavorando anche di meno!" Esclamò seccata Keira, sedendosi sulla sedia.
"Siamo acidelle stamattina." Commentò Joey, seduto difronte a lei, che aspettava il permesso per entrare in aula.
"Ma tu oltre a rompere i coglioni e farti i cazzi miei, non hai altro da fare?" Sputò fuori Keira, molto arrabbiata, scattando dalla sedia. Per non dover più guardare la faccia del ragazzo che non riusciva proprio a sopportare, decise di mettersi davanti una delle finestre grandi all'ingresso per guardare fuori dalla scuola, almeno avrebbe visto qualcosa di più interessante.
Si guardava intorno molto annoiata, in realtà non c'era niente, ma mentre pensava questa cosa, la sua attenzione fu catturata da qualcosa o meglio qualcuno, seduto su un muretto, girato di spalle.
Avrebbe riconosciuto senza ombra di dubbio quelle spalle, quei capelli e quella maglietta ovunque, era Luke.
"Qui ci sono i vostri permessi, addio." Ritornò subito la bidella, dandoli in mano ai ragazzi.
"Grazie.." Sussurrò quasi Keira, osservando ancora il ragazzo fuori, che non faceva assolutamente nulla, stava solo girato.
Si direzionò verso la porta principale anche lei, volendo andare dal ragazzo, non riusciva a capire cosa ci facesse lì da solo senza far nulla, cosa gli stava succedendo?
"Dove stai andando? Devi portarlo in classe!" La riprese la bidella.
"Sì certo, dopo.." Le rispose sbrigativa, lasciando lo zaino lì all'entrata ed uscendo dalla porta.
Rimase lì sugli scalini a fissarlo per qualche secondo senza dire niente, lui non si voltava e lei stava andando sempre più nel panico.
"Luke?" Chiese piano e giurò quasi di aver visto la testa di lui drizzarsi almeno un po', ma non si girava a guardarla, muoveva solamente un po' le mani davanti al viso.
"Luke? Che succede?" Chiese ancora scendendo due scalini, la voce tremava e non riusciva più a capire cosa stesse succedendo. Si stava preoccupando e non poco.
Di colpo il ragazzo si girò a guardarla. Stava piangendo, aveva gli occhi rossi, era dispiaciuto quasi, combattuto e triste, molto triste. 
Keira non seppe resistere a quella scena, non aveva mai visto Luke piangere in tutti quegli anni che si conoscevano e non lo aveva mai visto con quell'espressione in volto. Quasi mortificata.
"Ho letto il tuo tema." Disse solamente, ancora la voce roca e spezzata per il pianto.
Keira rimase completamente paralizzata dalla risposta del ragazzo. Il fatto che lui sapesse, anche se in minima parte uno dei motivi del perché si comportasse in quel modo non faceva altro che aumentare la sua ansia e il suo sentirsi responsabile del male che Luke potesse avere dalla situazione. E lei lo sapeva molto bene che adesso, se Luke era ridotto in quello stato, era semplicemente colpa sua, come sempre.
"I-io.." Balbettò Keira, ferma su i due scalini, non sapendo esattamente cosa dire, aveva la voce inclinata, sintomo che tra poco avrebbe cominciato anche a lei a piangere, non sopportando di vedere il ragazzo in quelle condizioni.
Luke non rimase fermo ed immobile aspettando che la ragazza parlasse. Semplicemente fece quello che Keira forse aveva bisogno proprio in quel momento: l'abbracciò.
Annientò la distanza tra lei e lui per un solo instante. La attirò a sé facendole scendere anche gli ultimi due gradini e la strinse forte tra le sue braccia. Nascose il volto nell'incavo del suo collo e riprese a piangere, era esasperato e leggere quel tema aveva confermato sempre più la sua grande paura: ne era responsabile a pieno e non riusciva a darsi pace, non ci sarebbe più riuscito.
Keira sentì il suo contatto col ragazzo, e decise di abbracciarlo più forte, dalle sue spalle sbucavano gli occhi lucidi della ragazza, talmente così indifesa ormai che non sapeva più come difendersi proprio da lui, non avrebbe mai voluto che ne soffrisse così tanto, lui non si meritava tutto ciò.
"Mi dispiace." Mormorò la ragazza, piangendo insieme a lui.
"Perché continui a chiedere scusa anche quando non è colpa tua?" Chiese Luke con un tono di voce così frustato che fece tremare la bionda.
"Perché se stai così è colpa mia." Rispose subito Keira scuotendo la testa.
"Adesso tocca a me, prima è toccato a te." Concluse subito lui, stringendo più forte la ragazza tra le sue braccia.





"Oh, you can´t hear me cry
See my dreams all die
From where you´re standing 
On your own

It´s so quiet here
And I feel so cold
This house no longer 
Feels like home."









Angolo Autrice:
ECCOOOOOOOOOMI! Ho svelato uno dei tanti segreti (forse) della storia che è stato inserito dai primissimi capitoli. Tatatadadan! Beh, che Keira fosse innamorata o comunque invaghita di Luke, suppongo lo avessero capito tutti, più che altro adesso la questione è: Luke ricambierà i sentimenti di Keira? O è solamente frustato perché è lui l'artefice di tutto ciò anche se indirettamente? E il bacio era stato dato per la situazione o tra i due c'era veramente qualcosa? Eheheheheh.
Comunque sia tranquilli, gli altri segreti verrano svelati tutti tutti tutti, dopo aver svelato tutta la faccenda di Keira ovviamente, alcuni sono collegati tra di loro sooo, dovete solamente pazientare un pochino. 
Io finisco le interrogazioni il 27 gennaio, quindi, fino al 27 non aggiornerò più, dopo il 27 spero di poter concentrarmi su Scream e aggiornare anche in seguito "Due single a nozze" che è ancora ferma ad un capitolo.
Subito dopo spero di poter riprendere con questa, anche perché il prossimo capitolo è strettamente legato a questo.
Basta con gli spoiler però!
Concludo invitandovi come sempre a farmi sapere se il capitolo vi è piaciuto e cosa ne pensate ovviamente e scusatemi per eventuali errori.
Buona lettura, xoxo, Vanex23.






 

SPOILER:



[...]
"Luke, io sono disturbata mentalmente, ho avuto paura in tutti questi anni a dirti la verità perché se io ho già paura di me stessa, figurati chi è esterno a questa cosa come potrebbe reagire?" Domandò Keira in lacrime, completamente distrutta.
"Tu non riusciresti a farmi paura nemmeno se dovessi dirmi di aver ucciso qualcuno." Disse serissimo Luke, guardandola così intensamente da farle per la prima davvero paura lo sguardo del ragazzo.
"Ho ucciso qualcuno." Disse lei, mettendo il ragazzo alla prova.
"Non ci provare, devi dirmi la verità e non cazzate." Rispose il biondo, aspettando.
[...]

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Capitolo 15
*** Quindicesimo Capitolo ***


                                                                                                                                   Quindicesimo Capitolo


9 anni prima.

L'estate era senza dubbio la stagione preferita di ogni bambino e ogni ragazzo che poteva divertirsi non pensando più alla parola scuola. Era quella stagione in cui non si distingueva più la mattinata dal pomeriggio o dalla serata semplicemente perché il riposo e il divertimento coincidevano perfettamente in tutte le parti della giornata. Non c'era più distinzione tra i giorni, sembravano tanti sabato ripetersi per tre mesi di fila senza lasciare che la mente si appesantisse al solo pensiero del 'no, tra un giorno è lunedì', in questo non vi era alcun pericolo.
Due ragazzi più o meno di 11 anni stavano passaggendo un po' annoiati per la spiaggia, osservando la situazione intorno a loro: la spiaggia praticamente non esisteva più, era popolata da così tanta gente che non capivano nemmeno dove trovassero spazio per camminare e giungere in riva al mare. Lo scenario poteva risultare divertente se accompagnato da tutte quelle persone che trovavo sempre un modo per divertirsi: alcuni giocavano a palla a nuoto in acqua, altri a pallavolo in spiaggia, altri ancora a volano, chi faceva gare di tuffi, chi ancora semplicemente si divertiva osservando gli altri fare qualcosa e chi, come i bambini più piccoli, fare semplicemente castelli di sabbia per far vedere agli altri amichetti chi era più bravo, più bello e più capace.
La loro attenzione nel rilassarsi all'osservare di questa scena, fu interrotta bruscamente da degli schiamazzi che non poco li urtano, costringendoli purtroppo a ritornare da dov'erano partiti.
"Il tuo castello di sabbia fa davvero pena." Disse un bambino, girando intorno da circa cinque minuti, continuando a pensare ad altri insulti.
"Ancora?" Rispose un altro bambino, più basso dell'altro e leggermente più abbronzanto.
"Niente, non mi vengono altri insulti per ora, quindi posso dire che fa davvero schifo." Ritornò al suo castello, il bambino dall'affermazione precedente.
"Ma non vale, devono votare loro, e non tu!" Esclamò una bambina biondina, che stringeva gli occhi perché accecata dal sole che le sbatteva dritto in faccia.
"Ci vuole ancora molto?" Chiese un altro bambino, seduto sulla sbaglia, girando le gambe perché si annoiava.
"Allison, dai, dillo almeno tu che sei intelligente. Qual è il castello di sabbia più bello?" Chiese un piccolo Micheal, sedendosi accanto alla bambina dai capelli neri, sorridendo per ricevere approvazione.
"Perché lo chiedi proprio a me?" Chiese la bambina ritirandosi all'istante verso la spiaggia, spaesata perché tutti la stavano osservando.
"Allora decido io: vince il mio castello perché lo dico io." Rispose risolutivo Micheal trionfante.
"Tuo?" Domandò allora Luke, mettendosi a braccia conserte, arrabbiato perché l'amico non aveva tenuto conto della sua partecipazione.
Il bambino girò solamente lo sguardo verso il biondo, sorridendo per il piccolo errore commesso e ritornò accanto al "suo" castello di sabbia.
"Non vale." Protestò Calum, che cercava in tutti i modi di distruggere il castello di sabbia del nemico.
"Non. Toccare. Il. Mio. Castello. Bellissimo. Di. Sabbia. Capito?" Aveva pronunciato Micheal, questa frase riducendo gli occhi a due fessure mentre con la bocca si limitata a sussurrare in tono di sfida allo sfidante.
"Sennò che mi fai?" Chiese Calum ridendo, non capendo davvero il pericolo di quella frase.
Luke e Keira decisero che forse era il momento più opportuno per abbandonare il campo di battaglia e lasciare i due amici a tirarsi la sabbia addosso l'uno contro l'altro se volevano ancora continuare a sopravvivere.
"Volete un ghiacciolo?" Avevano chiesto insieme Steffy ed Ashton ritornati dal bar trionfanti per il cibo appena acquistato, sfoderando un sorriso così fiero di loro, da poter farci almeno 1000 foto per tutto l'anno.
"Sì grazie." Avevano risposto gli altri, mentre Calum e Micheal continuavano ancora a sfidarsi.
"Mi spiegate cosa succede qui?" Chiese Ashton non capendo davvero perché i due bambini stessero facendo quel che facevano.
"Calum voleva distruggere il castello 'bellissimo' di Micheal e lui per vendicarsi lo sta riempiendo di sabbia." Spiegò Allison, continuandoa mangiare il ghiacciolo.
"Si può sapere cosa sono tutti questi schiamazzi?" Era intervenuto Jake, abbastanza annoiato, seguito a ruota da Eric, perché entrambi avevano abbandonato il loro giro turistico per la spiaggia.
"Calum voleva distruggere il castello 'bellissimo' di Micheal e lui per vendicarsi lo sta riempiendo di sabbia." Ripetè Allison più annoiata di loro.
"Hei, voi due!" Li richiamò all'appello Eric, mentre Jake si avvicinava interessato ai castelli di sabbia.
"E così questi sarebbero i vostri castelli di sabbia? E questo sarebbe bellissimo?" Chiese Jake trattenendo le risate e lanciandosi uno sguardo d'intesa con l'amico.
"Sì, quello è mio!" Esclamò felice Micheal.
"Sai cosa? In realtà fanno schifo tutti e due." Disse sempre Jake, annientando completamente il castello di sabbia di Micheal, passandoci sopra con i piedi.
"Per non parlare di questo." Suggerì Eric, devastando anche quello di Calum.
"No!!!!" Esclamarono in contemporanea Luke, Calum, Keira e Micheal, vedendo i loro castelli di sabbia completamente distrutti.
"Chi arriva ultimo in acqua paga penitenza." Urlò Eric prima di scattare verso l'acqua, seguito a ruota da tutti gli altri.
Quel giorno fu proprio Micheal a pagare penitenza.



***


9 anni dopo



"Quel lato del monastero era contiguo ad una casa abitata da un giovane scellerato di professione. Il nostro manoscritto lo nomina Egidio, senza parlar del casato. Costui da una sua finestrina che dominava un cortiletto di quel quartiere, avendo veduta Geltrude qualche volta passare o girandolar lì, per ozio, allettato anzi che atterrito dai pericoli e dall'empità dell'impresa, un giorno osò rivolgere discorso. La sventurata rispose.." Il professore stava continuando a spiegare i promessi sposi e ciò che riguardava la descrizione e il capitolo dedicato alla Monaca di Monza.
Luke e Keira erano rientrati in classe dopo pochi monuti dalla ripresa della spiegazione. Avevano così tante cose da dirsi ancora, che nemmeno se lo potevano immaginare. Lui immerso completamente con lo sguardo sul libro, il volto coperto per non lasciar vedere ancora quanto fosse realmente scosso, lei semplicemente colpita nell'animo dalla cosa che aveva cercato in tutti i modi di fermare: ferire chi amava.
Nel mentre della lettura del capitolo, così ricco di informazioni e contenuti, Calum, rileggendo la frase che aveva appena finito di leggere il professore circa un minuto prima, si lasciò scappare un sonoro sospiro, un po' per ciò che stava leggendo, un po' per quello che in realtà stava pensando.
"Qualcosa la turba signor Hood?" Aveva chiesto il professore, sentendolo.
"Cosa?" Aveva chiesto lui, tirandosi su con le spalle e mettendosi composto.
"Ho sentito il suo sospiro, la sto forse annoiando?" Chiese di nuovo il professore.
"No, affatto.. Stavo solamente pensando." Rispose facendo un gesto con la mano come per dire 'non è niente'.
In quel momento si ritrovò lo sguardo di quasi tutta la classe puntato addosso, anche quello di Luke, stranito, che fino a pochi secondi prima era ancora incatenato sul testo.
"Spero sia stato un pensiero riconducibile alla lettura del capitolo, altrimenti dovrei dedurre che non stava seguendo." Disse il professore appoggiando il libro sulla cattedra, per alzarsi dalla sedia e posizionarsi al centro della classe.
"In realtà sì." Rispose di primo impatto senza pensarci.
In quel momento anche la matita di Micheal, con cui un attimo prima stava giocando dietro di lui, cadde improvvisamente dalle sua mani per la risposta dell'amico.
"Non ci posso credere Ashton, lo stiamo perdendo!" Aveva esclamato da farsi sentire quanto bastava da metà classe per far sorridere qualcuno e facendo sorridere anche Calum per questa affermazione.
"Sarei curioso di sentire il suo disappunto. Non penso proprio che quel sospiro sia stato per un qualcosa di positivo nel capitolo." Lo incitò a parlare il professore, realmente colpito dalla sua frase.
"Sono in disappunto perché non mi piace quel 'la sventurata rispose'." Spiegò Calum, sperando di non dare una risposta stupida e banale in quel momento.
Steffy aveva alzato solamente adesso lo sguardo e lo stava fissando, anche se lui non se n'era accorto, per capire cosa realmente stesse cercando di fare o dire.
"Cioè?" Domandò sempre il professore.
"Cioè che, se questo ragazzo ha deciso di darle una possibiltà nonostante lei non potesse far nulla, non vedo perché chiamarla sventurata. Infondo vuol dire che qualcuno si è realmente accorto di lei e che aldilà di tutto, vuole davvero farle vedere cos'è realmente e chi sia realmente. E' comunque vero che è stata costretta a diventare suora, mica lo voleva realmente. E' stata costretta da tutta una serie di azioni contigenti." Spiegò Calum, cercando il più possibile di non mettere troppo del vero nella sua risposta. Non poteva di certo far capire che in qualche strano modo aveva collegato quella frase proprio a Steffy e sapeva
che se lei si stava comportando in quel motivo proprio con lui era semplicemente perché lui l'aveva costretta. E sapeva anche che quando aveva risposto la prima volta al suo bacio era stata una sventurata perché come anche lei stessa aveva pensato, ci avrebbe sofferto, non calcolando però ciò che più di impossibile poteva accadere, che forse, proprio colui che aveva dichiarato di non voler provare sentimenti, forse questa volta e forse davvero, qualcosa la provava e anche tanto.
"E' un'analisi molto critica ma ne terrò conto. Finalmente Hood si è deciso dopo quattro anni e venir fuori anche con me." Disse il professore, riprendendo il libro per continuare la lettura, mentre Calum appoggiava le spalle allo schienale freddo della sedia, ricambiando, dopo molti minuti, per la prima volta, lo sguardo di Steffy ancora verso di lui, in modo del tutto neutro. Aveva ancora tanto da dire e tanto da fare.
Dopo pochi minuti suonò anche la terza ora e i ragazzi dovevano cambiare le classi per i corsi successivi. Keira stava seguendo le sue amiche, non del tutto ripresasi dalla discussione precendente col biondo, che aveva riacceso il lei quel campanello d'allarme che aveva provato a spegnare così tante volte senza riuscirci definitivamente.
Un braccio la bloccò all'istante, cercando la sua mano in modo calmo e tranquillo.
Luke era dietro di lei, era più calmo di prima e la guardava in modo normale, cosa che non si sarebbe più aspettata.
"Noi dobbiamo finire di parlare." Aveva pronunciato solamente.
"Quando?" Chiese la bionda, guardandosi attorno.
"Dopo scuola. Direi da te, da me c'è troppo via vai ultimamente." Rispose Luke, lasciando la presa sulla sua mano.
Keira rispose solamente con un cenno del capo ed entrambi di divisero per andare rispettivamente ai propri corsi.



***


I due ragazzi avevano fatto tutto il tragitto insieme, dalla scuola, a casa di Keira in perfetto silenzio, senza guardarsi, né tanto meno sfiorarsi. Si sentivano entrambi completamente spogliati l'uno dall'altro per ciò che era successo nella prima mattinata. Luke praticamente aveva scoperto metà delle cose che Keira gli teneva nascoste e Keira per la prima volta lo aveva visto piangere a causa sua ed entrambi si ritenevano colpevoli l'uno dell'altra per ciò che avevano visto con i propri occhi in quel momento. 
La ragazza aprì la porta di casa e lasciò lo zaino in cucina, mentre Luke si sedette subito su uno dei due divani del salone, aspettando l'arrivo della bionda in quella stanza. Era sempre stato in quel modo il salone, le pareti erano sempre bianche, le foto al muro erano sempre le stesse, i quadri anche, i divano erano diversi, ma l'odore sempre uguale.
Dopo pochi secondi anche Keira arrivò nel salone insieme a Luke, lesse attentamente il post-it attaccato sul piccolo tavolino in vetro accanto ai divani che aveva lasciato sua madre con la solita scritta sopra, lo staccò, lo accortocciò e lo appoggiò per quel momento sul tavolo.
"Dunque.. Cosa devo dirti?" Domandò Keira, sperando che il biondo potesse in qualche modo alleggerirle il compito chiedendole qualcosa in particolare.
"Tutto." Rispose Luke, torturandosi le labbra perché anche lui estremamente in ansia tanto quanto la bionda. Non sapeva più come comportarsi né tanto meno cosa aspettarsi.
"Ti chiedo solamente di non rendermi tutto più difficile, ti prego.." Sussurrò Keira, con gli occhi lucidi in completa difficoltà.
"Se tu non mi avessi tenuto tutto ciò nascosto e chissà quanto altro ancora non so, non saremmo qui davvero." Disse lui, cercando di risultare il meno duro possibile, volendo sapere solamente la verità, perché sapeva che in un modo o nell'altro, sarebbe stato sempre lui al centro della situazione con Keira.
"Luke, io sono disturbata mentalmente, ho avuto paura in tutti questi anni a dirti la verità perché se io ho già paura di me stessa, figurati chi è esterno a questa cosa come potrebbe reagire?" Domandò Keira in lacrime, completamente distrutta.
"Tu non riusciresti a farmi paura nemmeno se dovessi dirmi di aver ucciso qualcuno." Disse serissimo Luke, guardandola così intensamente da farle per la prima volta davvero paura lo sguardo del ragazzo.
"Ho ucciso qualcuno." Disse lei, mettendo il ragazzo alla prova.
"Non ci provare, devi dirmi la verità e non cazzate." Rispose il biondo, aspettando.
"Beh Luke.. Io realmente non so da dove cominciare.." Cominciò Keira, abbassando lo sguardo, non riuscendo a trovare le parole giuste.
"Comincia dall'inizio." Disse lui, sporgendosi in avanti per guardare meglio il volto della ragazza.
"Ciò ha inizio in seconda media, quindi, circa cinque anni fa. Ricordi l'incontro che abbiamo tenuto con quella psicologa che per un paio di mesi veniva da noi a scuola e cercava di deliniare il nostro profilo psicologico?" Chiese Keira, cercando di prendere tempo per continuare la sua storia.
"Sì, mi ricordo di lei." Annuì prontamente Luke.
"Ecco, il giorno del mio colloquio con lei, impiegai più del dovuto a ritornare in classe, non solo per la lunga chiacchierata fatta con lei, ma anche per il riscontro avuto in seguito. Ricordo perfettamente che aveva chiamato la professoressa per dirle di voler parlare coi miei genitori al più presto, ma io non capivo davvero, poiché mi sembravano quasi normali le cose che le avevo confidato. Più volte lei stessa mi aveva detto che non c'era comunque nulla che non andasse in me, ma aveva preferito voler informare i miei genitori perché ero ancora 'piccola' per sviluppare certi pensieri. Un giorno, nella penultima seduta, che fu quella più importante, ricordo perfettamente che le dissi esattamente tutto quello che mi era accaduto nel mese in cui non era più venuta a scuola. Era maggio, a giugno ci sarebbe stato l'ultimo incontro ed io sentivo di non farcela più, così decisi di dirle tutto: le confidai ogni cosa. Iniziai col dirle che alternavo momenti di felicità a momenti tristezza in un attimo e non capivo neppure perché, magari ciò accadeva pure mentre guardavo un film con i miei o anche mentre stavo con voi ma cercavo in tutti i modi di reprimerlo. Iniziavo ad avere i primi nervosismi, l'ansia cominciava ad aumentare sempre di più per ogni stupida e banalissima cosa, ciò mi portava ad essere completamente irrascibile, ero scontrosa e non riuscivo ad avere una conversazione con qualcuno a meno che finisse con una lite. La notte dormivo male, mentre dormivo mi sentivo nervosa ed evitavo quasi sempre di addormentarmi il prima possibile per poter recupare qualche ora di sonno in più la mattina prima di andare a scuola. Ma ciò che fece sì che la psicologa riuscisse a confermare ogni sua tesi su di me fu l'ultimo pensiero che decisi di dirle nonostante una parte di me volesse tenere ancora tutto nascosto.
Proprio in quel momento anche io da sola mi resi conto di quanto il mio umore stesse cambiando, ero passata da una fase di liberazione a una fase di terrore allucinante e neanche me ne accorgevo. Stavo sviluppando una forma di bipolarismo acuta da non rendermene neanche conto, trasformando il mio terrore in ossessione.
L'ultimo pensiero comunque fu quello decisivo: avevo parlando alla dottoressa di un ragazzino che in quel periodo forse mi interessava, non riuscivo a capirlo perché la mia mentre sovrapponeva ogni pensiero negativo ad ogni pensiero positivo nei suoi confronti, ma non riuscivo molto a distinguire la leggera differenza tra interesse e ossessione compulsiva. Volevo sempre stargli vicino, volevo sempre sapere cosa stesse facendo, perché, quando, dove, magari non come una stalker, ma comunque avevo un certo tipo di modo nel predispormi a lui, che pensai anche di averlo indotto io ad allontanarsi leggermente da me nei primi periodi.." Qui Keira si bloccò un istante, stava riprendendo fiato, si sentiva di nuovo le lacrime agli occhi, decise di allontanarsi da Luke e di alzarsi per stargli il più lontano possibile. Quando Luke la vide, riuscì  a capire a cosa si stesse riferendo la ragazza.
"Ero io quel ragazzino? Pensavi davvero che mi stessi allontanando da te in seconda media perché stavamo sempre insieme? Io non mi ricordo neppure di averti mai allontanata da me, né tanto meno mi ricordo di te così estremamente stalker nei miei confronti!" Esclamò Luke, alquanto stupito per i pensieri di Keira nei suoi confronti, cercando anche un po' di rendere meno tesa la situazione.
"Ti rigrazio per il tentativo di ironia, ma non eri tu il problema, ero semplicemente io. Vedevo cose storpiate dalla realtà, non riuscivo a distinguere le cose negative dalle cose positive, c'era tanta confusione nella mia testa e quando, quando mi sono resa conto che la mia era semplicemente ossessione più che interesse verso di te ho pensato di essere così dannatamente sbagliata che, nel mio cervello è scattato un meccanismo innaturale da farmi pensare e quasi attuare più di una volta il suicidio! Non mi rendevo conto del mio status psicologico, non me n'ero mai resa conto e il saperlo e scoprirlo grazie a qualcun'altro, non mi rese molto fiera di quello che ero come non me lo rende adesso." Rispose Keira completamente furiosa con se stessa, stava piangendo e provava  a mantenere la calma, ma non ci riusciva, la sua ira nei propri confronti l'avrebbe sempre incatenata a se stessa.
Quando Luke sentì uscire quelle parole dalla sua bocca, quando sentì pronunciare la parola 'suicidio', la sua schiena fu percorsa da mille brividi contemporaneamente moltiplicati per ogni qual volta ripensasse a quella parola. Non riusciva neanche a crederci. La 'sua' Keira aveva provato anche a togliersi la vita a soli 12 anni perché si sentiva sbagliata per lui? Non lo avrebbe mai accettato. Per un attimo pensò che se davvero ci fosse riuscita, non se lo sarebbe mai perdonato. Lei meritava più di chiunque altro di passare una vita qui con lui, sulla terra, piuttosto che togliersi la vita per il suo sentirsi sbagliata nei suoi confronti.
Anche Keira, guardandolo si accorse del mutamento del suo sguardo, quasi come se riuscisse anche a capire i suoi pensieri, in che frequenza stessero viaggiando e leggendoli piano piano per decifrarne meglio il contenuto. 
"E comunque i pensieri del suicidio furono scacciati subito, ringrazio ogni tanto i miei sbalzi d'umore improvvisi per avermi sempre colta quando meno me lo aspettavo." Rispose Keira sorridendo amaramente, mentre Luke continuava ancora a torturarsi le labbra per la tenzione che aumentava.
"Perché non me lo hai mai detto?" Chiese lui così spaventato dalla risposta.
"In realtà non l'ho mai detto a nessuno semplicemente perché fino ai 14 anni neanche io ho mai saputo la verità. Dopo questa penultima analisi, la dottoressa sempre più convinta decise di spedire anche una lettera ai miei, mi invitava a fare una seduta al suo studio nei prossimi mesi o anni addirittura, quando ne avessi più bisogno, mi aveva quasi presa a cura, ci teneva al mio caso e all'ultima seduta di giugno mi chiese solamente se continuavano i miei periodi di nervosismo, come andavano gli attacchi di panico e se alternavo ancora momenti di gioia a momenti di tristezza. Ma sempre in modo poco rilevante. Per tutto l'anno della terza media mi comportavo in modo normale, mi sentivo quasi meglio? Non mi sentivo così tanto diversa dagli altri, mi sentivo quasi normale e pensavo che in qualche modo mi avesse curato la psicologa mentre in realtà non era ancora venuto il peggio. Dopo l'inizio del primo anno, le cose peggiorarono. Ero perennemente immersa in crisi nervose, attacco di panico, irrascibilità ed ero stata travolta dal mio bipolarismo acuto, cose che pensavo non si sarebbero mai più manifestate. Decisi di contattare la psicologa e di ritornare da lei. Le dissi tutto: non dormivo più la notte a parte qualche ora quando non ne potevo fare a meno, mi sentivo sempre nervosa, non riuscivo ad esternare ciò che provavo e mi sentivo terribilmente bloccata soprattutto con te. Un giorno credevo di poter reprimere ciò che mi stesse accadendo e il giorno dopo volevo semplicemente morire. Un giorno pensavo che tu saresti stato per sempre al mio fianco e il giorno dopo invece ti sentivo parlare con mio fratello e gli dicevi che ti frequentavi con una ragazza a mia insaputa. Avresti fatto molto meglio a dirmelo piuttosto che dirlo ad Eric, mi avresti risparmiato qualche dolore in meno. La sera, dopo quella discussione che avevo accidentalmente sentito, ho pianto più di quanto potessi mai immaginare, il giorno dopo ero partita dritta per andare dalla psicologa e raccontarle tutto. Ma la psicologa quel giorno non c'era, c'era la sua aspirante amica che doveva far pratica al posto suo ed è così che conobbi Laurell, colei che doveva assistermi mentre la psicologa non c'era. Le raccontai tutto. Avevo perso ogni speranza. Le dissi che era come se parte del mio mondo fosse stato distrutto, come se mi fossi interamente illusa, non riuscivo ancora una volta a distinguere le cose vere da quelle false, non riuscivo più a capire se avessi sbagliato io o tu, e non riuscivo soprattutto a capire perché io, così tanto sbagliata, ossessionata e dipendente da te, così estremamente gelosa di te, volessi in qualche modo renderti infelice con queste situazioni così grottesche? Insomma, mi eviterei anche io! Però a Laurell sfuggivano così tanti elementi di me, che non poteva riuscire a fare un'anali così dettagliata come la psicologa ma a me non importava perché dovevo sfogarmi. 
Due giorni dopo fui contattata dalla psicologa in persona per tornare allo studio, c'era anche Laurell, le aveva detto ogni cosa. Così, lì, scoprii la verità: il mio era un disturbo di bordeline di personalità, anche se con qualche aggravante, collegato alle mie crisi nervose. Ero andata, capisci? Non sarei mai stata più normale, e se in me, ancora prima di sapere la verità, vi era qualche speranza per poter ritornare forse normale, adesso, sapendo tutto e cosa comportava, il mio ottimismo era sparito del tutto. Così, uscita da lì, cominciai a vedermi in modo diverso. Iniziai a fumare, tagliai i capelli e mi feci fare la frangetta che avevo sempre desiderato avere, cominciai a frequentare Scott e gli altri: era il risultato finale di tutto quello che mi era stato detto per annientarmi totalmente più il vedere te con quella ragazza, e quella ragazza non ero io. Ovviamente, se fossi stata una persona normale, non avrei reaggito così, ma in quel momento, l'impormi di comportarmi come tale, mi era completamente stato rimosso dalla mente. Me lo ripetevo ogni giorno: Io non sono una ragazza normale.
Due settimane dopo questo evento avevo deciso di fare l'ultima seduta con la psicologa e nella sala di attesa incontrai un ragazzo, si chiamava Derek, era un bel ragazzo davvero, alto, moro, occhi azzurri, mi chiedevo cosa ci facesse lì, non capivo. Mi si avvicinò chiedendomi se avessi da accendere a ci fumammo insieme una sigaretta. Scambiammo quattro chiacchiere e mi disse praticamente tutto di sé senza nemmeno conoscermi. Mi disse che era sociopatico, che da quando si era lasciato con la sua ex aveva capito che non era riuscito ad amarla realmente perché ciò non gli veniva permesso dal suo modo di vedere le cose, che aveva provato più volte a capire come si facesse ad amare e che non lo avrebbe mai saputo perché semplicemente quelli come lui non possono amare. Era realmente dispiaciuto e non capivo come riuscisse a dirmi queste cose nonostante io non lo conoscessi neppure. Sai quale fu la sua risposta? 'Molte volte è più facile dire queste cose a chi non ti conosce perché non può realmente giudicarti, piuttosto che dirle a chi ti conosce ma è sempre pronto col puntarti il dito contro.' Mi colpì molto questa frase e capii che forse era davvero come diceva lui. Quindi decisi di non dire niente a nessuno fin quando non ne sarei stata consapevole al 101%. Nel frattempo continuavo ad informarmi su ciò che mi aveva detto Derek e mio malgrado scoprii anche che il bordeline aveva alcuni sintomi legati alla sociopatia e forse in quel momento mi resi conto della verità più brutta che potessi mai realizzare da sola: infondo era vero, non avrei mai potuto amare nessuno perché quelli come me non sanno cosa voglia dire amare qualcuno." Keira continuò ad asciugarsi le lacrime mantenendo un certo tipo di distanza con Luke, non solo fisico ma che con gli sguardi. Non lo guardava e ciò lo fece innervosire parecchio.
"Dovresti smetterla di punirti per una cosa che non dipende nemmeno da te." Rispose Luke, cercando di avvicinarsi la ragazza che subito indietreggiò per continuare a mentere una certa distanza.
"Come puoi dirlo? E' la mia mente, dipende da me e da come sviluppo i miei pensieri." Disse continuando a piangere, non sopportando più questa discussione.
"Immagino ci sia altro, io voglio sapere tutto Keira, altrimenti come faccio ad aiutarti?" Chiese Luke, disperato tanto quanto lei in quel momento.
"Non puoi." Si lasciò sfuggire prima di scuotere la testa lievemente scossa.
"Questo lo dici tu." Rispose solamente Luke, prima di rimettersi seduto, aspettando che andasse avanti.
"Dopo questo periodo ne seguì un altro più tranquillo diciamo, posso dire di aver avuto cinque anni pieni di alti e bassi e in questo periodo mi sentivo bene, Scott mi aveva fatto notare un certo suo interesse nei miei confronti e non so perché, ma il sapere che qualcuno potesse realmente interessarsi a me, diversamente da come mi interessavo io alle altre persone mi faceva sentire bene e rilassata. Avevo ripreso a dormire, addio attacchi di panico, addio momenti di crisi, addio anche le crisi nervose isteriche mi portavano ad urlare la notte. Ero normale, forse? Fu in quel periodo che decisi di fare la mossa forse più giusta che avessi mai pensato di fare? Godermi il momento. Così decisi di accettare l'interesse di Scott verso di me e dopo due mesi angoscianti lo baciai. Mi sentivo bene, ma non provavo assolutamente nulla di quello che pensavo di poter provare davvero, o di quello che avevo, anche se in minimo, provato, quando il giorno del mio compleanno, tu mi lasciasti un lieve bacio a stampo prima di andartene. Però mi piaceva, mi piaceva sia come mi trattava che lui come persona. Non ne ero ossessionata, non ne ero dipendente, non ne ero gelosissima, non ne ero possessiva e soprattutto non mi facevo turbare dai suoi umori o lasciarmi trascinare dagli avvenimenti che lo riguardavano. Avevo un certo controllo. Ogni tanto mi creava problemi semplicemente perché non sapeva dove sparissi nei tardi pomeriggi per dargli buca mentre dovevo vedermi con lui, non gli avevo detto che andavo da Laurell e che continuavo la terapia, nessuno sapeva e così doveva essere. Fin quando, una settimana prima di quella famosa serata in cui beh.." Si bloccò ripensando a quando Eric fu ucciso sul ponte mentre lei era lì, dal lato opposto con Luke e gli altri, vedendo la scena sotto i suoi occhi, pur con qualche pezzo del puzzle mancante. I singhiozzi prepotenti diventarono lacrime e Keira dovette nuovamente interrompersi lasciando sfogo ad ogni sua lacrima più nascosta e Luke agì in quel momento, fregondese delle distanze che aveva messo la bionda tra loro due e abbracciandola, stringendola tra le sue braccia.
"Non lo merito, Luke." Aveva detto tra i singhiozzi Keira, mentre rimaneva stretta al petto di Luke che la consolava.
"So io quello che ti meriti e quello che non ti meriti e non penso che tu non ti merita niente, al contrario." Sussurrò lui al suo orecchio continuando a tranquillizzarla.
A tratti Luke sapeva essere duro e dolce nello stesso tempo e Keira per un attimo pensò che quello bipolare tra i due doveva essere senza dubbio lui a questo punto, per avere reazioni del genere e quasi questo pensiero la fece sorridere invertendo il ruolo tra i due.
Keira staccò di poco il corpo di Luke dal suo, per potersi permettere di continuare a raccontare tutta la verità per far capire a Luke cosa realmente sia successo.
"Scott, beh, mi aveva tradita, o almeno così pensavo anche io. In realtà due mesi dopo averlo lasciato, scoprii tutta la verità che non mi era mai stata detta fino ad allora. Dopo la rottura con Scott ero stata male ma non mentalmente, ero stata male emotivamente, mi sentivo di nuovo sola e quei cinque giorni erano passati tra una bottiglia di birra e una sigaretta senza aspettare niente o nessuno, semplicemente volendo capire il perché. Ma questo perché non arrivava mai, semplicemente perché non c'era. Scott era furbo, astuto e semplicemente teneva a me forse più di quanto io avessi mai potuto immaginare e non avrebbe mai usato questi giochetti contro di me, la ragazza che aveva amato per la prima vera e unica volta in quel momento. Aveva scoperto tutto. Un pomeriggio mi aveva seguita, scoprendo dove andassi e cosa facessi al posto di voler vedere lui, e sospettava che avessi qualche disturbo anche se devo ammettere che i suoi filmini mentali erano molto peggio della realtà. Ma non aveva il coraggio di lasciarmi, aveva capito che io non tenevo a lui tanto quanto lui tenesse a me invece e si era addirittura convinto di non meritarmi perché ero troppo per lui, quando in realtà qui, l'unica a non meritarsi proprio nulla, ero io. Quindi decise di organizzare tutto con l'aiuto di Matt, inscenare un tradimento, farmi avere le prove apposta cosiché io, avendo ogni cosa a mio favore, lo avessi lasciato senza alcun rimpianto. Aveva addirittura pagato la ragazza affinché io, non cedendo una prima volta, avrei potuto farlo una seconda volta. Tutto ciò venni a saperlo solamente due mesi dopo la morte di Eric e due mesi dopo la tua partenza. Partenza che, sommata a ciò che era successo con Eric mi fece sprofondare nell'oblio più assoluto. Ero di nuovo sola, e non mi riferisco a Scott, nonostante tutto lui mi era rimasto vicino, mi aveva detto di non aver fatto propaganda in giro e non ha mai detto nulla a nessuno, ero sola perché per la seconda volta il mio mondo era stato distrutto e questa volta completamente. Avevo già perso una parte di me, la più grande, Eric, e ho evitato in tutti i modi di farlo vedere ma, dopo la tua partenza non ce l'ho più fatta. Le crisi erano ritornate, più forti di prima, la notte non dormivo più, avevo gli incubi, quindi eliminai completamente il sonno dalla mia mente, l'unica cosa che riusciva a farmi dormire era la pillola di sonnifero che ogni tanto prendevo perché non riuscivo a rimanere lucida, gli attacchi di panico erano sempre lì pronti quando meno me li aspettavo, ho ripreso ad assumere farmaci rilassanti, per le crisi improvvise con urla sovrastanti da poter uccidere chiunque, i cambi d'umore repentini erano sempre lì ad aspettarmi e in me era ritornata nuovamente la voglia di suicidarmi, solamente perché in camera di mio fratello avevo trovato un libro sulla psicologia di varie personalità e la maggior parte erano tutti serial killer affetti da disturbi mentali. Una volta provai anche a mischiare dei farmaci ma fu tutto impossibile perché mio padre mi scoprì subito e tutto quello che avevo ingerito fu prontamente espulso portandomi subito in ospedale, visto che il reparto era il suo.. Dopo questi due mesi però, in me si era attivato un sensore, come se volessi riprendermi di nuovo tutto in mano, come se volessi comportarmi da persona normale quale non ero. Presi alcuni libri di mio fratello sulla psicologia e li leggevo durante la notte, mentre non riuscivo a dormire. Mi intricavano, potevo scoprire cose nuove anche su di me e magari mettere in pratica qualche lezione utile per la mia mente.
Durante questo periodo a scuola c'era uno sportello per parlare con uno psicolgo e ne approfittai. Ripresi a sfogarmi e a raccontare i miei problemi, con la consapevolezza che stavolta però potevo determinare io gli avvenimenti e non farmi più controllare da loro. E poi beh, in quel periodo ero riuscita a capire che nonostante tutto, avrei potuto averti accanto anche se non fisicamente solamente col pensiero.." Lasciò un attimo la frase in aria Keira, lasciando Luke un po' stranito da quest'ultima affermazione, correndo su per le scale e poi tornare pochi secondi dopo con una felpa in mano.
Era grigia, un po' larga per la ragazza, aveva un piccolo simbolo sul pettorale sinistro, era metà cuore con un filo, come se quel cuore si stesse sfilando piano piano.
"Questa è la mia felpa, quindi ce l'hai avuta tu per tutto questo periodo?" Chiese stupito Luke osservandola.
"L'hai dimenticata qui quella sera che hai dormito insieme a me per la veglia di Eric. Mi dispiace, ma io non me la sono sentita di ristituirtela. Ti avevo detto io di partire per New York, ero anche venuta con la felpa per dartela la sera che sei partito ma, non ce l'ho fatta. Non ho saputo affrontare il momento. E poi, questa felpa mia ha sempre aiutata dopo quel periodo. La mettevo sempre prima di dormire quando ci riuscivo e non mi svegliavo per gli incubi, quando ho deciso di prendere io in gestione il pub e beh, ho preso ispirazione da questa felpa per il mio tatuaggio. Ecco spiegato anche cosa vuol dire: un cuore spezzato che cerca di essere ricucito per funzionare bene." Spiegò Keira, ritornando la felpa a Luke con un lieve sorriso.
"Puoi tenerla." Rispose il ragazzo, anche se in modo freddo stavolta e distaccato. Keira aveva intuito in lui un cambiamento o per meglio dire un turbamento quando stava affrontando il discorso collegato a New York ma non aveva avuto il coraggio di chiedergli ralmente cosa stesse accadendo.
"Cosa..?" Domandò solamente stranita la ragazza.
"Io devo andare adesso, ci vediamo." Rispose solamente Luke tagliando corto, prima di uscire dalla casa e lasciando Keira lì sola, senza sapere cosa fosse realmente accaduto in lui.



***


Erano passati tre giorni da quando Keira aveva detto ogni cosa a Luke ed erano da tre giorni che di Luke non vi era più traccia, né a scuola, né da nessun altro posto.







Angolo Autrice:
Tatatatatatattatatatata! Sono tornata. Che capitolo intenso che vi ho lasciato eh? 
Finalmente sapere ogni cosa (su Keira), ve lo dovevo, altrimenti sarebbe sembrata davvero una pazza. C'è da dire che inizialmente per Keira avevo progettato un destino diverso, nel senso, lei parla chiaramente di essere affetta da disturbo della personalità, mentre volevo renderla più sociopatica. Poi però essendomi documentata ho letto svariate cose quindi ho deciso che è meglio lasciare questo disturbo. Ve lo eravate aspettate questa rivelazione? E soprattutto avevate sperato in qualcosa di diverso per Luke? C'è da dire che ancora ci sono altre cose da scoprire, come ad esempio il famoso viaggio a New York di Luke uheuehe che tranquilli, scopriremo molto molto molto presto.
Ad ogni modo, spero che questo capitolo vi sia piaciuto, fatemi sapere come vi sembra, noi ci vediamo al prossimo.
Buona Lettura, xoxo Vanex23.
(Scusatemi per eventuali errori)


 

SPOILER:

[...]
"Io so perché stai con loro, davvero lo capisco, ma non credi di starti facendo del male da sola?" Chiese la ragazza, cercando di consolare la bruna che tentava di asciugarsi le lacrime.
"E' molto più complicato di quello che credi, Keira." Sussultò Evelin.
"E' per Matt." Disse Keira, accarezzando la guancia della sua amica che era stata divisa da lei solamente per dei stupidi gruppi.
"Vorrei fosse diversamente ma non può essere così." Mentì la ragazza, Keira non doveva sapere nulla di quello che in realtà stava succedendo.
[...]

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Capitolo 16
*** Sedicesimo Capitolo. ***


 Sedicesimo Capitolo.


Otto anni prima.

Le amicizie migliori si dice che nascano sempre tra i banchi di scuola ma non è detto che sia sempre così. La prova lampante è quando credi di detestare davvero così tanto una persona da diventarci poi amico nel giro di un secondo subito dopo aver detto o fatto qualcosa che in quel momento ti ha colpito in modo così positivo. Ed è ciò che accadde precisamente a Scott e Matt in prima media, quando, da odiatissimi compagni di scuola, diventarono migliori amici nel giro di una settimana stando insieme come compagni di banco. Entrambi avevano odiato la professoressa quando, nel sorteggio aveva deciso che loro due dovevano essere compagni di banco fino alla fine dell'anno scolastico, ma dopo quella prima settimana di prova, avevano cambiato anche parere, insieme, sulla professoressa.
Il biondo sinceramente non aveva mai capito realmente perché non riusciva a sopportare e vedere con buon occhio il moro, che a sua volta, ricambiava allo stesso modo l'ostilità dell'altro. Insomma, erano quella coppia di amici che nessuno avrebbe mai visto insieme e andare d'accordo.
Il primo giorno che furono rimasti insieme nello stesso banco, Scott si disperava perché era stato separato dalla sua compagna di banco, che, pur essendo una femmina e non potevo condividere gli stessi interessi, si era detto tra sé e sè fosse comunque migliore che stare con quel biondo alto più di lui e al quale invidiava la sua altezza.
Matt d'altro canto non poteva non guardare con superiorità il nanetto che, pur essendo nano, era molto più bravo di lui nel basket e ciò lo faceva impazzire da morire, infatti a malincuore, preferiva avercelo nella propria squadra nell'ora di educazione fisica, piuttosto che contro. E fu lì che arrivò la rivelazione che fece sì che i due diventassero grandi amici: gli scontri verbali.
Se c'era qualcuno che andava oltre i loro punzecchiarsi a vicenda da accumunarli per condividere odio reciproco era senza dubbio un individuo di un'altra classe che condivideva l'ora di educazione fisica insieme a loro. 
Questo individuo si chiamava Jason, era alto ed era un ripetente dalla prima media che aveva purtroppo per loro, dovuto affrontare tre anni di fila con una sezione più piccola della sua, ritrovandoselo sempre ovunque. Quel giorno aveva proposto loro di fare una sfida, cinque contro cinque a basket e avevano subito accettato perché loro lo vedevano più che altro come un'ora di svago e non come sfida all'ultimo sangue.
Jason però aveva sempre avuto questo accanimento contro i più piccoli di lui perché più indifesi degli altri e in particolar modo aveva puntato Scott che, sembrava davvero più piccolo anche per la statura e il suo bel faccino da giovinotto appena entrato nella fase dello sviluppo maschine. Matt era anche più alto e il suo viso prometteva di tutto tranne che un ragazzo della prima media.
Così cominciarono questa partita e stava vincendo, grazie a Scott, la squadra creata da Matt, ma a Jason proprio non stava bene la sconfitta, così decide di vendicarsi in modo personale e antisportivo col ragazzino, decidendogli di storcegli il braccio proprio mentre stava attaccando per fare l'azione e rubargli la palla. I suoi compagni, che si accorsero subito dell'accaduto, decisero di stoppare il game e tutti si avvicinarono al moro, che si dimenava a terra tra i dolori, mentre Jason palleggiava e sbuffava sonoramente.
"Allora? Qui c'è in corso una partita." Disse il ragazzino, in modo prepotente.
"Ma tu sei umano? Guarda che qui c'è qualcuno che sta soffrendo." Rispose Matt notanto la faccia dolorante del compagno di squadra.
"Senti non me ne frega proprio niente, poteva succedere a chiunque, continuiamo." Riprese Jason tirandogli la palla.
"E invece no, appunto perché sarebbe potuto succedere a chiunque, non penso che se fosse accaduto a te non avresti pianto e saresti tornato subito a giocare." Disse Matt bloccandogli la palla e portandosela con sé.
"Fine dei giochi? Ed io che mi stavo divertendo." Sbuffò ancora Jason.
"Dai su, ti accompagno in infermeria." Disse Matt sollevando Scott da terra ancora dolorante.
Quando arrivarono in infermeria, Scott, che non aveva parlato per niente, decise di spiccicare parola in presenza di Matt. -"Grazie mille, ma se dici a mia mamma come mi sono slogato il polso giuro che tutti i pensieri negativi che ho scacciato dalla mia testa ritorneranno e ti bombarderò psicologiamente." 
"Tranquillo, io non tradisco mai i miei amici." Rispose Matt sorridendogli.
Ed era proprio così, da quel giorno, i due bambini erano diventati non amici, ma migliori amici.


***

Un anno prima


Due ragazzi, un biondo e un moro, erano appena entrati in classe e stavano prendendo posto aspettando che cominciasse la drammatica ora di matematica che tutti ormai temevano. Era risaputo che Scott fosse leggermente più fortunato e bravo di Matt, ma comunque non gli impediva di aver paura. Mentre i due amici si scambiavano sguardi reciproci sull'ora imminente, fece il suo ingresso in classe Keira, appena ex di Scott, che gli provocò un piccolo colpo al cuore. Era strano come potesse fargli ancora effetto vederla, ma la cosa più strana era che, non riusciva a spiegarsi come Matt con un solo sguardo avesse capito esattamente tutto.
"Pianeta Terra chiama Scott, Scott rispondi?" Aveva ironizzato Matt notanto l'espressione dell'amico.
"Dimmi." Aveva detto riprendendosi dalla trance.
"In realtà non ho detto nulla, ma evita di fissarla così per amor di dio, sembra che te la voglia mangiare." Commentò divertito il biondo.
"Ricordami perché noi due siamo amici?" Chiese sarcastico il moro accennando un finto sorriso quando l'altro gli diede un leggero pugno sulla spalla.
"Hei, se ti ricordi io ti odiavo e potrei odiarti di nuovo." Confermò tranquillo il biondo.
"Lo stesso vale per me, se ben ti ricordi." Confermò anche il moro.
Ma Matt aveva già abbandonato la conversazione quando i suoi occhi si posarono sulla figura di Evelin appena arrivata in classe che si era trattenuta a parlare con Keira del più e del meno. Gli piaceva osservarla, vedere cosa faceva. Rimaneva sempre incatato a fissarla, gli piacevano le sue labbra, ma quello era un discorso a parte e sapeva benissimo perché. Nonostante tutto, i suoi capelli era sempre bellissimi e sembravano così lisci, per non parlare di quante volte si era soffermato a pensare al colore leggermente più scuro della sua pelle che lo mandava in tilt. Dire che si era preso una sbandata per "cioccolattina", come era stata chiamata da Scott sempre in sua presenza, era anche poco.
Solo dopo pochi minuti si accorse che non era più lì davanti ai suoi occhi in lontananza, ma aveva già preso posto due banchi davanti al suo e aveva appena salutato Scott.
"Ciao." Riprese anche Matt.
La ragazza si girò a guardarlo, sfoderando uno dei suoi sorrisi migliori, anche se per Matt, qualsiasi suo sorriso sarebbe stato bello e ricambiò il saluto. - "Ciao anche a te." - E dopo ritornò a parlare con la sua compagna di banco del più e del meno.
"Proprio non ce la fai, vero?" Commentò trattenendo le risate, Scott.
"A fare?" Chiese Matt non capendo l'amico.
"Secondo me lo ha capito pure lei." Disse Scott compiaciuto dalla situazione.
"Ma smettila, mi piace, mica la amo, è una bella ragazza, potrebbe piacere a chiunque." Spiegò Matt imbarazzato.
"Certo. Dovresti pentirti di questa frase, devo ricordarti la situazione imbarazzante della settimana scorsa?" Domandò Scott scuotendo la testa.
"Joey è un'idiota. Pensa di doversi fare tutte le ragazze solamente perché lui conta e altre cazzate del genere.." Commentò Matt leggermente irritato.
"Ho scatenato la gelosia che è in te però." Lo stuzzicò Scott.
"Senti, adesso davvero passerò in modalità 'ti odio da quando ti conosco'." Lo minacciò Matt scherzando.
"Ok basta!" - Disse Scott alzando le mani in segno di resa. - "Piuttosto sta arrivando Joey, ti prego, stavolta niente di imbarazzante." Lo riprese Scott.
Quello che Matt non sapeva, era che in realtà Scott ed Evelin erano già d'accordo su ciò che dovessero fare e cosa non dovessero fare, semplicemente perché lei era stata coinvolta a sua insaputa o per meglio dire, si era proposta.
Altra cosa che Matt e nemmeno Scott sapevano: Evelin era sempre stata cotta di Matt dal primo superiore e sapere che dopo tre anni, finalmente, ci poteva essere qualcosa, non aveva fatto altro che aumentare le sue speranze in un qualcosa di bello per lei.
Evelin era sempre stata una ragazza carina, non molto sulla scena, aveva sempre frequentato quella compagnia, ma come ogni cosa, era stato Matt a perdere tempo dietro le ragazze sbagliando, non capendo che aveva quella giusta proprio davanti agli occhi. Anche Scott ne era contento, insomma, conosceva Evelin da molto più tempo dell'amico e in più era anche amica di Keira, pur sapendo che le due si erano perse di vista negli anni, ma comunque sapeva che era un'ottima ragazza sia a livello umano che come studentessa.
"Ciao amici miei." Li salutò Joey allegramente, mentre i due fingevano solamente cordialità nei suoi confronti.
"Ciao Joey." Salutarono entrambi, mentre il ragazzo prendeva posto all'ultima fila, dietro di loro, seguito da un suo fedele.
"Evelin." Disse il ragazzo accennando un movimento con la testa verso la ragazza, che però non ricambiò il saluto.
"Keira." Disse sempre Joey rivolgendosi alla bionda in modo molto più cordiale che con la prima, ma anche qui nessuna risposta.
"Gira al largo Joey." Aveva commentato la bionda, non avendo alcun timore di un'eventuale risposta sgradevole del ragazzo, che stavolta, in modo del tutto inaspettato incassò la risposta senza azzardare altre risposte.
Tutti sapevano sinceramente che Keira era forse l'unica in quella scuola a non temere Joey né come persona né tanto meno tramite i suoi scagnozzi e ogni tanto sia Matt che Scott si domandavano se ne valeva davvero la pena scambiarsi con gente del genere per mandare avanti il loro piano, ma entrambi erano consapevoli che tutto prima o poi sarebbe finito e che avrebbero eliminato una volta per tutte queste situazioni degeneranti.

***

Cinque mesi prima.



Il fatto che Evelin e Matt stessero insieme di nascosto nonostante tutto, non aveva impedito ai due però di amarsi finché avessero potuto. Riscoperti i propri sentimenti l'uno verso l'altro, i due ragazzi non volevano perdere tempo, non dopo tutto quel periodo in cui si erano aspettati. Per Evelin erano passati tre anni e per Matt un anno, ma entrambi si erano detti che ne valesse realmente la pena.
Quella mattina Matt era più che di buon umore, era +100 dall'umore normale e ciò di certo non poteva passare inosservato, soprattutto a Scott che lo aspettava per andare a fumare come ogni mattina, insieme, sin dal secondo anno.
"E' da un periodo che ti vedo così sereno e allegro, mi devo preoccupare?" Chiese Scott intento ad accendere la sigaretta, estremamente merit.
"No, non credo.." Lasciò cadere lì la frase il biondo, sistemandosi la felpa. Da quando lui ed Evelin stavano insieme era anche più attento nella cura dei vestiti, aveva praticamente sempre la tuta addosso (alla ragazza piaceva vederlo vestito sportivo), sapeva addirittura abbinare i colori neanche stesse andando ad una sfilata e aveva fatto crescere un po' i capelli perché a detta della sua ragazza lo rendevano più sexy.
"Ed Evelin?" Domandò curioso il moro.
"Cosa?" Chiese il biondo.
"Non mi parli più di lei." Scott era molto dubbioso in queste parole e se avesse voluto scoprire una cosa, lo avrebbe fatto ad ogni modo.
"Non c'è molto da dire sinceramente." Confessò all'amico.
"Non mi dire? Vorrei sapere perché." Continuò Scott.
"Ma perché non so che dire, davvero.." Disse Matt scrollando le spalle.
Anche Matt aveva chiesto ad Evelin di cambiare alcune piccole cose perché piacevano molto a lui. Ad esempio le aveva chiesto di tenere sempre i capelli sciolti quando poteva perché amava incredibilmente i suoi capelli lunghi, soprattutto quando glieli accarezzava e amava molto vedere Evelin coi capelli lunghi perché la rendevano ancora più sexy di quanto potesse pensare. Ah beh e poi le aveva chiesto di non vestirti troppo provocante per andare a scuola anche perché fosse stato per lui, la poverina avrebbe dovuto mettere una tunica in testa dalla gelosia che lo divorava.
"Ci sto pensando più o meno da quattro mesi.." - Iniziò Scott buttando fuori l'ultimo tiro prima di spegnere la sigaretta nel cortile. - "Ed è da quattro mesi che tu stai cambiando sempre di più modo di vestire e di fare. Non è che ti sei fidanzato ma non me lo vuoi dire?" Chiese dubbioso Scott, cercando di illudere l'amico, mentre in realtà sapeva perfettamente dove andare a parare.
"Ti risulta una cosa del genere?" Domandò senza riguardo Matt.
"No è che magari sai, tu ed Evelin state insieme a mia insaputa per il piano ed a insaputa di tutti per Joey." Spiegò Scott tagliente come una lama.
Colpito e affondato.
Per un attimo a Matt mancò il terreno sotto i piedi. Quattro mesi passati a cercare un piano ingegnoso per non farsi sgamare e Scott smonta tutto?
"Ma potrebbe sempre essere un'idea la mia." Continuò il moro facendo per tornare dentro.
"Già.." Aveva solamente detto Matt.
"Se c'è qualcosa che devi dirmi dilla adesso o non ti giustificherò mai più. E se il piano va a molte per colpa tua, non basterà solamente difendermi da un teppista qualunque per ritrovare la mia amicizia." Disse molto serio Scott.
Entrambi tenevano al loro piano, era molto rischioso ma era l'unico modo che avevano per portare ancora alto l'onoro dei loro padri e per far sì che si venisse a scoprire una volta per tutte la verità sulla Casa della perdizione e su Eric, il fratello di Keira, per i loro amici e per tutti quelli che credevano realmente in una città molto più sana del dovuto.
"Va bene, io ed Evelin stiamo insieme da quattro mesi ma ehi, come potevo dirtelo se tu non mi hai neanche detto che l'avevi chiamata per partecipare al piano in mia insaputa? Ti ricordo che quando avevo proposto di far partecipare anche Keira tu hai fatto una sfuriata di un'ora e mezza, quindi, se devo essere onesto, devi esserlo anche tu con me." Rispose Matt.
"Ho sbagliato a non dirtelo ma non potevo immaginare che tu te ne saresti innamorato alla follia come non potevo immaginare che lei ti ricambiasse." Commentò confuso Scott.
"Mi ama da ben tre anni ed io me ne sono accorto solo adesso!" Esclamò Matt quasi sorridendo amaramente.
"Beh questi sono piccoli passi avanti, fino a due anni fa saresti stato un emerito coglione, adesso lo sei solo un pochino." Spiegò Scott ridendo.
"Grazie mille, sei un vero amico." Rispose ironicamente Matt.


***


Adesso.



L'ora di matematica di venerdì che anticipava il suono della compana all'uscita assoluta dalla scuola era un vero suicidio per i poveri stupendi. Fortuna volle che proprio quel giorno la professoressa ritardasse il suo arrivo e i soliti ritardatari furono graziati anche se non meritandoselo.
Keira era ancora in bagno e stava pregando mentalmente affinché non si creassero problemi per il suo ritardo in classe, sperando con tutto il cuore anche di rivedere Luke dopo il quarto giorno senza averlo visto completamente. Nessuno in realtà non aveva visto, neanche Calum, o Micheal o Ashton, ma sicuramente tutti sapevano che non sarebbe partito per New York anche questa volta. Semplicemente non era riuscito a metabolizzare la cosa o almeno così cercava di giustificarsi Keira.
Mentre stava per uscire dal bagno però fu fermata da qualcuno che si lamentava, qualcuno che addirittura singhiozzava e piangeva, come a volersi trattenere.
Uscì dalla sua porta per capire meglio da dove venisse questa voce e quando se ne rese conto notò che era proprio dalla porta attaccata alla sua. Bussò piano due volte e dopo poco tempo senti un - "Occupato" surruato più che detto a voce normale.
Ma Keira riuscì a riconoscere subito la voce, era quella di Evelin.
Aspettò che il bagno si svuotasse completamente per poi aprire piano la porta. La ragazza, che stava guardando una foto, che aveva scattato mesi prima con Matt si ritrasse subito all'indietro ma appena notò chi c'era lì davanti a lei si rassicurò subito.
Keira aveva ormai intravisto la foto e quando Evelin la rimise in borse era ormai troppo tardi.
"Io so perché stai con loro, davvero lo capisco, ma non credi di starti facendo del male da sola?" Chiese la ragazza, cercando di consolare la bruna che tentava di asciugarsi le lacrime.
"E' molto più complicato di quello che credi, Keira." Sussultò Evelin.
"E' per Matt." Disse Keira, accarezzando la guancia della sua amica che era stata divisa da lei solamente per dei stupidi gruppi.
"Vorrei fosse diversamente ma non può essere così." Mentì la ragazza, Keira non doveva sapere nulla di quello che in realtà stava succedendo.
"Dovresti svagarti un po' comunque." Disse in modo più divertito Keira.
"In che senso?" Chiese Evelin, leggermente confusa.
"Prossima settimana, mercoledì, ultima serata del locale dopo va in ferie, vieni no? Non ti vedo lì dalla sera del mio compleanno." Spiegò Keira risolutiva.
Evelin ricordava molto perché non era più andata lì dopo la sera del suo compleanno, lì aveva definitivamente lasciato Matt ed era da un mese che non si parlavano più. La finzione del non parlarsi davanti agli altri era diventata realtà, con la variante che non si parlavano più neanche di nascosto e nessuno dei due riusciva a sopportarlo.
"Va bene, ma solo perché mi stai invitando tu, spero di non pentirmene." Rispose Evelin, sorridendo all'amica.
"Assolutamente no." Rispose Keira abbracciandola.
Eppure entrambe non riuscivano a darsi una risposta del perché nonostante tutto non avevano più saputo mantenere i rapporti, forse per le comitive sbagliate, cosa che Evelin sapeva bene, ma sapeva anche che Keira valeva più di quei 100 ragazzi che chiamava 'amici' ma che poi in realtà amici non erano.
Nel frattempo, in classe, mentre si aspettava ancora l'arrivo della professoressa, ognuno faceva quello che voleva e in quel momento, Steffy pensò che era il momento esatto per agire insieme ad Allison. Piano piano si avvicinarono per ascoltare la discussione dei ragazzi accanto a loro, ma quei tre di tutto parlavano furché dell'argomento che interessasse davvero a loro.
"E' inutile che provate a spiarci, chiedetici cosa volete." Disse Micheal girandosi di scatto quando vide le due ragazze sporte verso di loro.
"Noi? Niente." Rispose Steffy innocente.
"Steffy.." Si lasciò sfuggire Calum mettendosi a braccia conserte.
"Ecco.." Cominciò Allison.
"Avvicinatevi, almeno così sentiamo tutti." Disse Ashton, facendo cenno ad Allison di dividere metà della sua sedia con lei, e tenendole le spalle da dietro per non farla cadere a terra.
"Voi non sapete nulla, vero?" Chiese Steffy un po' titubante seduta accanto a Calum.
"Di cosa parli esattamente? Di Luke, Keira o entrambi?" Chiese Micheal curioso.
"Tutto, nel complesso." Continuò Steffy.
"No, no e no." Rispose Ashton.
"E adesso?" Domandò Allison.
"Andrò a parlare con Luke domani. E' da quattro giorni che manca a scuola e si fa sentire a scatti. Precisamente non so cosa gli abbia detto Keira ma non l'ha presa per niente bene, lo conosco." Spiegò Calum alle ragazze.
"Razza di cinese mal riusciuto e tu non mi dici nulla?"- Si bloccò Micheal, quando Ashton tossì sonoramente per includersi anche lui nella discussione. - "Non ci dici niente? Pardon, lapsus freudiano. Razza di mascalzone!" Continuò Micheal inveendo contro l'amico.
"Ehi ehi ehi scusate se ho voluto per un attimo rispettare la privacy di Luke, sapete com'è su queste cose e sinceramente parlando lo avrei fatto anche io. Ha avuto bisogno di stare un po' da solo ma questo è troppo." Rispose Calum.
"Voi sapete qualcosa?" Domandò Ashton guardando prima Allison e poi Steffy.
"Sì." Disse Allison.
"No." Rispose Steffy.
Tutto ciò contemporaneamente.
"Sentite, lo sappiamo che siete amiche per sempre con Keira, ma se diceste la verità e magari vi mettiate d'accordo tra di voi, potreste aiutare anche noi con Luke." Riprese Micheal guardando le due ragazze.
"Quindi, chi dice la verità qui?" Chiese Ashton.
"Lei." Rispose Steffy indicando l'amica.
"Non ci posso credere." - Iniziò Calum, girandosi sconvolto verso Steffy. - "Sei in grado di mentire anche su una cosa del genere?"
"Lo hai detto tu stesso che per un amico lo avresti fatto anche tu e nonostante tutto hai tenuto nascosto a Micheal e ad Ashton di aver sentito Luke qualche volta e di voler andare domani a casa sua." Lo riprese Steffy.
"Ma tu sai cosa che nemmeno noi o nemmeno io so quindi non sei giustificata." Spiegò Calum cercando di mantenersi calmo.
"Ringraziami che stia continuando a parlarti in maniera gentile senza averti almeno strangolato 10 volte perché te lo giuro Calum, per ora mi stai urtando davvero tanto." Riprese Steffy davvero infuriata.
"E tu ringraziami di non averti fatta cadere da questa sedia almeno 10 volte perché, vorrei ricordarti, che sei seduta per metà sul mio culo e non credo che ti faccia piacere toccare col tuo di culo il pavimento." Le fece notare Calum arrabbiato quanto lei.
Steffy stava per rispondergli quando fu bloccata, fortunatamente, da Allison - "Adesso basta! Piuttosto, dopo avervi raccontato la situazione, cosa proponete di fare?" Chiese ai ragazzi.
"Voi cosa sapete?" Chiese Ashton.
"Keira ha detto praticamente tutta la verità, da quando ha scoperto dei disturbi a quando ha avuto periodi poco belli o belli alla morte di Eric fin ad arrivare a Scott e come Scott ha scoperto la cosa, non ha tralasciato nulla." Spiegò Allison.
"Gli ha detto riferito il significato del suo tatuaggio." Riprese Steffy.
"Praticamente ha detto tutto e in questo tutto ci dev'essere qualcosa che ha turbato Luke a tal punto di avergli fatto pensare di evitarla non venendo più qui a scuola e di non sentire più nessuno, eccetto Calum." Rifletteva ad alta voce Micheal.
"Ma cosa?" Chiese Ashton dubbioso quanto lui.
"Conoscendolo avrà sicuramente pensato che è tutta colpa sua comunque e che Keira non si merita di soffrire ma non penso che ciò lo porti all'abbandono totale di tutto. Nel discorso sicuramente ci sarà stato qualcosa che lo avrà turbato a punto tale da costringerlo ad evitare Keira." Pensò Calum.
"Grazie genio, fino a qui ci ero arrivato anche io." Rispose Micheal prendendo in giro l'amico.
"Io ho un'idea.." Si propose Allison.
"Ovvero?" Chiese Ashton.
"Domani Calum va da Luke, giusto? E se tu, per puro caso, facessi partire una chiamata dal telefono di Luke, sempre che tu possa riuscirci, al telefono di Keira e mentre chiami, parliate proprio di quanto accaduto quella giornata mentre hanno parlato? Così non solo lo sapremo solo noi che saremo con Keira domani, ma lo sentirà anche da lui stesso, senza creare altri problemi per dover chiarire nuovamente." Spiegò Allison.
"Non fa una piega!" Esclamò Micheal entusiasta.
"E se non dovessi riuscirci?" Chiese Calum preoccupato.
"Tu fa in modo di riuscirci, in caso ti chiamerò io, metterò in vivavoce, tu farai finta di niente e farai finta di staccare e invece lascerai lì il telefono accanto a te e Luke ed io, Keira ed Allison sentiremo ogni cosa." Disse Steffy proponendo il piano B.
"Va più che bene." Disse Ashton battendo il cinque ad Allison.
"Voi due ragazze mi piacete tantissimo quando escogitate questi piani così cattivi." Disse Micheal fiero di loro.
In quel momento entrano insieme in classe Keira ed Evelin. La prima attirò l'attenzione dei cinque ragazzi che fecero finta di giocare a "nomi, cose, città", mentre la seconda attirò per un attimo l'attenzione di Matt seduto accanto a Scott nell'ultima fila ma senza creare disagi.
"Cosa fate?" Chiese Keira, sedendosi con i suoi amici.
"Giochiamo a 'nomi, cose, città'." Rispose Steffy sorridendo.
"Senza fogli?" Chiese scettica la bionda.
"Sì. Micheal dice una lettera, per ogni lettera abbiamo 10 secondi di tempo a testa per pensare un nome a ruota e non possiamo ripetere quello detto da una persona precedente." Spiegò subito Ashton, sbalorendo tutti per la velocità con cui lo aveva spiegato.
Calum e Steffy mimarono un "Grande" per non farsi sentire da Keira, mentre la bionda rimase colpita dalla spiegazione.
"Bene, mi aggiungo anche io." Continuò comunque sospettosa.
"Che lettera dovevamo fare?" Chiese Micheal pensieroso.
"L!" Esclamò Allison.
"Comincio io! Luke, eheh ho vinto, ciao." Rispose Calum, impossibilitato però dall'alzarsi dalla sedia per via di Steffy.
"Chi ha deciso che dovevi cominciare tu, scusami?" Domandò Steffy.
"Io." Rispose lui.
E per la prima volta, quell'ora di matematica non fu poi così tanto traumatica come avevano sempre pensato fino a quel momento.








Spazio Autrice:
DOPPIO AGGIORNAMENTO AMATEMIIII! Bene, eccomi qui anche con questo aggiornamento bellissimo che nessuno mai si sarebbe aspettato. Mi sembrava doveroso anche perché avevo molto da scrivere e almeno adesso il quadro sembra molto più coerente rispetto agli indizi precedenti. Purtropppo già la prossima settimana inizio le interrogazioni e mi viene da piangere tantissimo quindi non so quando potrò aggiornare nuovamente, quindi per ora fatevi bastare questi due capitoli. Comunque sia, nuova introspezione su Scott, Matt ed Evelin, ma ancora niente su Joey uheueheueh non disperate, ci saranno molte rivelzioni. Se riesco, FORSE potrei aggiornare anche domani come no, dipende un po' dal 1. Tempo 2. Da quanta voglia ho 3. Se il pc funzionerà 4. Da quale ff voglio aggiornare.
Per il resto come sempre fatemi sapere se vi è piaciuto, cosa ne pensiate e ci vediamo alla prossima.
Buona lettura, xoxo, Vanex23.
(Scusatemi per eventuali errori).




 

SPOILER:


[...]
"Lei era lì Luke, l'ho vista anche io. E so anche perché hai deciso di andare a New York." Spiegò Calum.
"Tu lo sai?" Chiese lui stranito.
"Vi ho sentiti parlare un giorno." Rispose solamente il moro.
[...]

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Capitolo 17
*** Diciassettesimo Capitolo. ***


                                                                                                               Diciassettesimo Capitolo.


4 anni prima.

Nei primi caldi pomeriggi primaverile di un ragazzo quasi 17enne, le cose da fare potevano risultare ben poche visto che comunque ancora non si aveva la ben che minima idea di come organizzarsi il pomeriggio se ciò includeva anche studiare. Ma se ciò voleva dire sì studiare, ma farlo con i propri amici? La risposta sarebbe subito stata negativa, ma ovviamente chi avrebbe mai studiato in presenza dei propri amici? Così ciò accadde in un pomeriggio spensierato nelle prime giornate primaverili in quel lì dell'Australia, in una casa che conteneva a malapena le urla e le grida dei ragazzi riuniti mentre tutto si stava facendo tranne che studiare, ma ovviamente era sottinteso.
"Ma se parlassimo ad esempio di quanto fosse carina la ragazza che oggi ha chiesto a Jackson il numero?" Chiese un ragazzo un po' più intraprendete degli altri, che stava sdraiato a mo' di balena su una poltrona, davanti la tv che si rivolgeva ai suoi amici. Non tutti lì erano abituati a parlare delle proprie conquiste, eccetto lui.
"Ti prego David non parlarne più, è di seconda!" Rispose il ragazzo che era stato interpellato dal proprio amico, ovvero Jackson, che se ne stava a braccia conserte davanti la porta, mentre gli altri due ragazzi giocavano alla partita sull'xbox e altri due invece stavano spaparanzati sul divano.
"Cosa vuol dire? Ciò ti da l'obbligo di declinare l'invito?" Domandò adesso uno dei due ragazzi intenti a giocare, mentre il suo avversario, approfittò di questa sua distrazione per rubargli la palla.
"Jordan, lo sai benissimo che io con quelle di seconda non ci esco, sono piccole e poi se voglio la ragazza mica mi cerco una più piccola per farle da babysitter, te lo scordi!" Riprese Jackson, sciettico.
"Allora me la passi?" Chiese stavolta un ragazzo biondino intento a messaggiare, seduto accanto a David, che si scambiò proprio in quel momento uno sguardo complice col suo amico.
"Sei proprio infantile Andrew, ci provi spudoratamente con tutte, basta che respirino." Rispose stavolta un ragazzo un po' più serio, capelli neri, leggermente alzati dal gel un piercing al naso.
"Parli te che te le cerchi più grandi, Trevor?" Chiese David stuzzicando un po' il moro. Tra amici amavano sempre scatenare le scintille.
"Almeno me le cerco più grandi ma con cervello ed esperienza, cosa che voi non capirete mai. Ma che ve ne parlo a fare." Scosse la testa Trevor rassegnato, mentre gli altri due ridevano.
"Siete dei poveri scemi!" Scimmiottò ingenuamente i suoi amici Eric, mentre aspettava che Jordan sbagliasse qualcosa per poter fare gol e la sua occasione non tardò ad arrivare.
"Ma non vale Eric, mi stava suonando il telefono ed era mia madre!" Piagnucolò quest'ultimo, ormai disperato perché stava perdendo per ben 3-0.
"Ma gli altri due mica avevi tua madre che ti chiamava, o no?" Chiese beffardo Eric.
"Cosa ci trovate di tanto divertente in questo gioco io non lo capisco ancora." Stuzzicò un po' gli animi dei presenti David.
"Intanto passa qui che è il mio turno e tu c'hai giocato per troppo tempo." Si avvicinò Jackson sfregando le mani in segno di vittoria, aspettando da cotanto tempo questo momento.
"Non piangere se vinco io però." Disse Eric in tono di sfida mentre il suo amico, nonché anche compagno di classe ricambiava canzonandolo.
"Raga oh aiuto vi prego!" Esclamò d'un tratto Andrew saltando sul divano e attirando l'attenzione di tutti.
"Che c'è?" Chiese preoccupato David avvicinandosi all'amico.
"Mi ha scritto una figa pazzesca sul mio profilo twitter, non so chi sia ma voglio conoscerla, mi ha detto che è di Washington!" Spiegò tutto euforico.
"Lascia perdere." Commentò Jordan facendo un gesto con la mano.
"Perché? E' tanto lontano?" Continuò il biondo non capendo.
"Fai sul serio?" Chiese Jackson trattenendo le risate.
"Non vi seguo." Riprese Andrew.
"Davvero tu sei mio compagno di classe nonché amico anche da lunga data? Ma con che soggetti esco?" Chiese Trevor accasciandosi completamente sulla poltrona.
"Stavolta la penso come te, amico." Rispose David battendo il pugno all'altro.
"Ragazzi, volete parlarmi senza dirmi le cose in mezzi termini?" Chiese confuso ancora Andrew.
"Sai almeno dove si trova Washington?" Chiese Eric molto preoccupato.
"Sinceramente no. Ma spero sia vicino." Disse speranzoso Andrew.
"Andrew, davvero, spero tu stia scherzando." Commentò ancora una volta Jordan incredulo.
"No." Rispose serio il biondino.
"Andrew, Washington è in America, come diamine puoi pretendere che sia vicino a noi e soprattutto cosa diamine studi quando sei in classe o a casa?!" Sbottò d'un tratto Trevor davvero preoccupato per l'ignoranza dell'amico mentre tutti gli altri scoppiarono a ridere per la sua espressione disperata sul volto.
"Ma ci posso andare in aereo, no?" Chiese sempre Andrew, che non demordeva.
"Senti amico, appena rinsavisci fammi un fischio, e pensare che devo pure condividere l'ossigeno con te. Piuttosto Eric, hai qualcosa di buono da mangiare?" Chiese Trevor per risollevarsi su il morale.
"Guarda in cucina, dovresti trovare sicuramente qualcosa." Rispose sbrigativo il biondo, ancora intento a giocare.
Nel mentre che i sei ragazzi continuassero a parlare, dalla cucina Keira aveva assistito alla loro grande e buffa discussione, anche perché, era impossibile non sentire gli schiamazzi che provenivano dalla sala grande ed era anche impossibile concentrarsi su ciò che doveva realmente leggere.
Trevor sbucò con tranquillità in cucina come se ormai quella fosse casa sua e in un certo senso per quante volte era entrato lì dentro, insieme a tutti gli altri, sembrava essere diventata davvero casa sua, ormai sapeva dove andare, cosa fare e cosa cercare in ogni dove. Non si preoccupava più nemmeno del fatto che ad una stanza di distanza ci fosse la sorella più piccola di Eric, intenta a leggere, studiare o semplicemente farsi i fatti propri e poi, a dirla tutta, forse lui era l'unico con cui Keira aveva scambiato veramente qualche chiacchiera in più di un semplice 'ciao' 'come stai' 'ok'.
"Ciao piccola Eric." Salutò dopo un po' Trevor prendendo un pacco di biscotti dalla dispenza.
"Ciao amico di Eric." Rispose dopo un po' Keira, sapendo perfettamente in realtà quale fosse il suo nome.
"Chiamiami pure Trevor, da quanto vengo a casa vostra ormai? Saranno come minimo 8 anni!" Commentò il ragazzo sedendosi al tavolo con la bionda, mentre osservava i suoi amici ancora parlottare tra di loro.
"E tu lo sapevi che ho un nome vero? E che magia, mi chiamo Keira, vero?" Domandò la ragazza alquanto soddisfatta.
"Tuché, te lo concedo solo perché sono ospite e perché questa è anche casa tua." Rispose il ragazzo allargando le braccia.
"Piuttosto, che succedeva prima? Non ho potuto fare a meno di sentire qualche pezzo della vostra discussione, anche perché è impossibile non sentirvi per la caciara che fate." Spiegò Keira continuando a disegnare ancora sul quaderno.
"Ma niente, abbiamo appurato per la centesima volta che Andrew è davvero stupido e non sta recitando una parte, ma niente di cui preoccuparsi, davvero." Rispose Trevor sorridendo.
Era davvero un bel ragazzo, Trevor, e Keira non poteva negarlo, sicuramente anche fin troppo intelligente per uscire con tutti gli altri ragazzi e anche quasi per suo fratello. Le piaceva come ragazzo non in quel senso, ma le stava davvero simpatico e dei "più grandi" era quello che senza dubbio le interessava di più, anche per scambiare quattro chiacchiere, senza contare poi che era quello meno fastidioso e quello che Eric allontanava meno da lei, sapendo quanto potessero essere davvero menomati certi suoi amici.
"Ah beh, su questo ci ero arrivata anch'io." Commentò Keira, facendo ridere il ragazzo.
"Sicuramente ti chiederai perché sto con un branco di decelebrati mentali.." Lasciò in aria la frase il ragazzo, fingendosi pensieroso.
"Sì." Disse seria Keira e Trevor rimase davvero stupito.
"Ehi adesso però mi tocca davvero pensare a qualcosa di carino per difenderli." Si offese per finta il moro.
"Pensaci, nel frattempo io mangio un biscotto, tanto sono miei." Lo riprese Keira, prendendo un biscotto dalla busta che teneva in mano il ragazzo.
"In realtà non mi viene in mente nulla, quindi forse hai ragione." Commentò sorridendo Trevor.
Un'altra cosa che a Keira piaceva di Trevor era che, per quanto fosse più grande di lei non glielo faceva mai pesare, addirittura certe volte pensava che fosse lui quello più piccolo tra i due mentre parlavano. Non era autoritario o completamente deficiente facendosi vedere e dandosi delle arie perché lui aveva 17 anni mentre lei quasi 15, al contrario, a lui non gliene fregava assolutamente nulla, mentre tutti gli altri si preparavano schemi per cui decidere con chi parlare e perché.
Poi sicuramente il sorriso di Trevor era un qualcosa che riusciva ad incantare tutti o quasi.
"Come fai a non essere ancora fidanzato?" Chiese Keira rendendosi conto solo dopo di aver pensato ad alta voce una domanda così personale. Trevor inizialmente rimase un po' interdetto poi scoppiò a ridere.
"Come dicono spesso gli altri sono io che mi scelgo le mie disavventure e sicuramente in questo caso sono proprio le donne le mie prima disavventure." Commentò poi facendo spallucce.
"Ti sei bruciato col fuoco quindi?" Chiese Keira curiosa.
"Non mi aspettavo di fare una discussione del genere con te sinceramente, non con la piccola di caso almeno." Rispose Trevor decisamente imbarazzato.
"Non mi scandalizza nulla, figurati." Commentò neutra Keira e in parte diceva davvero la verità, ormai niente la impressionava più.
"Non mi sono bruciato, semplicemente sono io a bruciarle." Rispose lui estremamente serio e troppo pensieroso.
"E' stato bello parlare con te, adesso devo tornare in camera, tra un po' vengono le mie amiche e devo ancora scegliere un film da vedere." Riprese Keira, notando l'espressione pensierosa del ragazzo.
"Te ne posso consigliare uno io?" Chiese lui, sorridendole.
"Certo." Rispose la ragazza ricambiando il suo sorriso.
"Ecco, tieni, te l'ho scritto qui: però occhio, questo è meglio vederlo da sola. Non so nemmeno perché te lo sto consigliando, ma secondo me tu sei una da questo genere di film, sei sveglia e intelligente." Disse lui indicando il quaderno in cui aveva scritto il titolo del film.
"Beh, grazie mille, penso anch'io le stesse cose, ma di te." Ricambiò Keira, in modo sincero.
I due ragazzi si salutarono quella sera, pensando di non riparlarsi mai più in quel modo e pensando soprattutto di non doversi più confidare altri segreti, cosa che invece diventò più frequente quando, da amico di Eric, Trevor diventò amico di Keira, ma non per scelta di lui, non per scelta di lei, ma per scelta del fato.


***



Calum quel pomeriggio aveva rispettato la parola data alle ragazze, ovvero andare a trovare Luke per parlare finalmente di cosa fosse successo e capire una volta per tutte la situazione. Era il suo migliore amico e anche se non glielo avrebbe mai detto, lui lo aveva capito, aveva bisogno di qualcuno con cui parlare.
Suonò il campanello e fu Jake ad aprire.
Gli disse che suo fratello era al piano di sopra in camera sua, ma di non fare troppo rumore che forse stava dormendo. Calum annuì e continuò a salire le scale. Dentro di sé però ancora stava pensando se tradire, anche se in buona fede, la fiducia del suo migliore amico, facendo partire quella chiamata al telefono di Keira o se spronarlo a tal punto da farlo agire senza pensare cosiché potesse finalmente uscire la vera natura di Luke con l'istinto, infondo lui non era realmente quello che dimostrava di essere, in minima parte, era molto meglio.
Bussò due volte alla porta ma nessuno apriva, così, vedendo che la porta non era chiusa a chiave decisa di aprila. In quella stava vi era il caos più assoluto, ma non era una novità, era Luke.
C'erano felpe sulla sedia del pc, magliette accanto al letto, un po' di robacce da Luke sui mobili e soprattutto tante medicine. Cosa ci facevano così tanti farmaci in camera di Luke?
Calum fu troppo preso da questa cosa che non si accorse minimamente della figura di Luke che era appena entrato in camera sua e stava guardando il suo amico mentre investicava tra le sue cose. 
Ma all'improvviso, Calum, colto di sorpresa, mentre si girò e notò la figura, non riconoscendola subito, colpa della scarsa luce nella stanza, quasi urlò all'inizio, scatenando le risate del suo migliore amico, seguite poi da una brutta tossaccia che stava occupando il petto del biondo.
"Maledizione Luke, io ti uccido prima o poi!" Imprecò Calum estremamente preoccupato, che sentiva il suo cuore rimbombare nelle orecchie.
"Non volevo perdermi questo momento." Rispose il biondo tossendo un po'.
"Sì certo come no." Disse Calum facendo una smorfia di disappunto.
"Ormai che ti ho colto in flagante mentre curiosavi nella mia stanza potresti anche dirmi perché sei qui visto che non ti aspettavo." Lo esortò Luke sedendosi sul letto.
"Volevo capire se eri vivo o morto, sai com'è, sono quattro giorni che manchi da scuola e ti sei fatto sentire sì e no una volta sola." Lo riprese Calum.
"Ho avuto la febbre idiota e purtroppo continua a persistere visto la tosse che hai appena sentito, mi tormenta." Spiegò Luke a braccia conserte.
"Povero piccolo e indifeso Luke." Scimmiottò Calum raggiungendolo a sedere.
"Qualcosa però mi dice che non sei qui solo per questo." Rispose Luke guardandolo di sbiego mentre si mordeva il lato del labbro in cui aveva il labbret.
"No esatto." Rispose risolutivo Calum, alzando il dito a mezz'aria con fare dubbioso, andando avanti ed indietro per la stanza.
"Stai fermo che a guardarti girare mi viene la nausea." Disse Luke abbassando lo sguardo.
"No perché devo elaborare bene i contenuti prima di affrontare questa discussione." Rispose dubbioso Calum.
"Ok, inizi a mettermi davvero ansia però." Constatò Luke serio.
E poi Calum si rese conto che era proprio davanti ai suoi occhi quello che stava cercando, il telefono di Luke. Si era deciso, doveva farlo, per Luke, per Keira, per Steffy anche che glielo aveva chiesto ed era anche una prova per se stesso. Doveva semplicemente trovare un modo per avvicinarsi al comodino di Luke senza farlo insospettire e prendere quel dannato telefono. Ma come?
"Ecco, vedi.." Cominciò Calum cercando quasi di strisciare verso quel comodino, ma Luke era lì davanti a lui e poteva capirlo in un modo o nell'altro.
"Prima di iniziare, potresti attaccarmi il cellulare alla presa? Mi scoccia alzarmi e tu sei più vicino." Chiese Luke mentre gli passava il telefono.
Bingo! Pensò tra sé e sè Calum, che di tutta risposta prese subito il telefono e conoscendo ormai a memoria il pin di Luke che non cambiava praticamente da sempre, riuscì ad entrare nella rubrica e chiamare il telefono di Keira, dopodiché lo posizionò dove lo aveva chiesto l'amico.
"Ok, adesso possiamo parlare o devo fare altro, principessina?" Chiese in modo beffardo Calum.
"Senti te ne vai a fanculo?" Chiese ridendo il biondo.
"Vedo che almeno l'ironia non ti manca." Replicò il moro sendendosi accanto a lui sul letto, ridendo.
Nel frattempo il telefono di Keira stava continuando a squillare e la ragazza era in compagnia di Steffy ed Allison, intente a guardare un film.
Quando notò sul display chi era a chiamarla, in un primo momento rimase completamente intereddetta, ma poi, ripresa anche dalle sue amiche, decise di rispondere.
"Pronto Luke?" Chiese la ragazza, ma nessuna risposta, o almeno, nessuna risposta che lei si aspettava potesse esserci.
Perché difatti, la risposta, o per meglio dire la voce che si aspettava di sentire, doveva essere quella del biondo, ma quando invece ne sentì un'altra, la sua espressione in volto sembrava indecifrabile. Allison e Steffy, dal canto loro dovevano fingere quanto il più possibile di non saperne assolutamente nulla, quindi anche loro si finsero stranite dalla reazione della ragazza.
"Che succede?" Chiese Allison avvicinandosi all'amica.
"Non è Luke quello a parlare." Mormorò Keira con il telefono ancora attaccato all'orecchio.
"E chi è?" Chiese prontamente Steffy.
"E' Calum." Rispose stranita Keira.
"Calum?! Metti in vivavoce." Le ordinò Steffy per sentire meglio la discussione e così fece. Le tre ragazze sentirono insieme tutta la discussione.
Dall'altra parte della cornetta, ogni tanto Calum lanciava qualche sguardo furtivo al telefono di Luke, che segnava appunto una comunicazione aperta col telefono di Keira, quindi ricominciò a parlare, capendo che lei era lì in attesa, per sentire cosa avesse davvero da dirgli Luke.
"Voglio parlare di Keira." Disse il moro.
"Me lo immaginavo." Rispose il biondo, non guardandolo.
"Raccontami tutto, voglio capire anche perché questa tua reazione e non dirmi la cazzata della febbre perché casualmente hai iniziato ad assentarti solo dopo che vi siete parlati." Lo rimproverò quasi l'amico.
"Mi ha detto tutto Calum. Ed io non ho saputo reagire." Mormorò Luke affranto.
"Tutto cosa?" Chiese Calum non capendo.
Così Luke decise di raccontargli ogni singolo particolare di quella discussione, ogni tanto si alterava perché non riusciva a capire come avesse fatto a non capirlo subito, non capiva perché proprio lui, che le aveva addirittura promesso di starle sempre vicino, potesse averle fatto per primo così tanto male.
"Tu credi davvero che sia solo colpa tua?" Chiese Calum notando lo stato dell'amico.
"Sì." Rispose Luke deciso.
"Non è così." Rispose Calum.
"E come sarebbe? Sentiamo!" Sputò acido Luke.
"Luke io sono del parere che quando c'è un rapporto del genere, le cose si fanno sempre in due, in questo caso gli sbagli si fanno sempre in due. Non credo che sia giusto né tanto meno 'normale' addossarsi tutte le colpe. Lei ha le sue, tu hai le tue. Lei lo ha fatto semplicemente per proteggerti, pur sbagliando, tu non lo hai capito e hai sbagliato, ma in modo ingenuo." Commentò Calum e anche se sapeva che Keira poteva sentire tutto, non gli importava, lui la pensava davvero così.
"Ah sì? Sai non è bello sentirsi dire tutto ciò dopo tre anni dalla ragazza della quale sei innamorato!" Rispose frustato Luke.
"Lo hai ammesso." Sorrise quasi Calum alla sua affermazione.
"Cosa?" Chiese Luke confuso.
"Lo hai ammesso Luke, tu sei fottutamente innamorato di Keira, ma da sempre. E non venirmi a dire che non è vero, perché stavolta ti spacco davvero la faccia. In fondo io e i ragazzi lo abbiamo sempre pensato, anche se tu continuavi a giustificarti a dire che avevi compromesso solamente la vostra amicizia. E poi davvero, tre anni per farti ammettere questo? Che sudata." Commentò Calum passandosi una mano sulla fronte.
"Non è tutto però." Disse Luke abbassando lo sguardo.
"C'è dell'altro?" Chiese Calum interrogativo.
"Praticamente non lo sapevo solamente io. Anche mia madre sapeva tutto, ogni cosa. La sera stessa dopo aver parlato con Keira, ho parlato anche con mia madre, mi aveva visto strano e così me lo ha detto, lei sapeva tutto. Tutti lo sapevano tranne me!" Esclamò indignato il biondo.
"E questo ti fa incazzare Luke? O ti fa sentire ferito nell'orgoglio? O entrambe le cose?" Chiese Calum provocandolo. Sapeva che Keira stava ancora ascoltando la conversazione, leggeva il display, lo vedeva e Luke doveva dire tutto, doveva dirlo e lei doveva sentire.
"Mi fa incazzare da morire perché se lo avessi saputo prima avrei evitato tutta questa situazione di merda, se lo avessi saputo prima io non avrei fatto i miei errori e mi sento anche ferito nel mio orgoglio perché infondo ho sempre pensato di essere importante per lei e vederla con Scott, con quegli altri e pensare che non volesse più parlarmi, vedere che mi allontava, senza motivo, quello mi ha fatto male, mi faceva quasi impazzire. Insomma, alla fine come si può rinunciare ad un qualcosa che hai sempre pensato potesse essere tuo o diventare tuo? Tu dovresti saperlo bene, con Steffy intendo." Spiegò Luke amareggiato.
E a sua volta anche Calum era stato colpito da questa situazione e Luke aveva ragione. Sorrise amaramente il moro prima di rispondere. - "Sì hai ragione ma non mischiamo le due situazioni, c'è altro a cui voglio arrivare anch'io comunque." Rispose Calum, molto serio stavolta.
"Cioè?" Chiese Luke non capendo.
"Quella sera della partenza, te la ricordi vero?" Chiese Calum un po' nostalgico.
"Certo che me la ricordo quella sera. Orribile." Commentò Luke dispiaciuto.
"Lei era lì Luke, l'ho vista anche io. E so anche perché hai deciso di andare a New York." Spiegò Calum.
"Tu lo sai?" Chiese lui stranito.
"Vi ho sentiti parlare un giorno." Rispose solamente il moro.
Per un attimo in Luke c'era stata la strana sensazione di essere stato tradito proprio dalla persona che meno si aspettava, Keira. Ma in realtà, come sempre, lei si era rivelata come ogni volta un angelo che aveva solamente svolto il suo compito, proteggendolo, nel migliore dei modi possibili, e si lasciò sfuggire un mezzo sorriso. Si prese per stupido da solo al solo pensiero di poter pensare solo per un momento che Keira fosse quel tipo di persona, forse era totalmente l'opposto, era lui il traditore.
"Calum non so più che fare. Io non vi volevo mentire, davvero, però non era il momento più adatto per dirlo." Spiegò Luke a disagio. Si sentiva in colpa, perché pensava realmente che Calum, il suo migliore amico, si potesse sentire tradito da lui per non avergli mai detto nulla. Ma c'era un'enorme differenza tra lui e Keira: lei sapeva ogni cosa, Calum no. Lei c'era quella sera di metà gennaio, Calum noi. Lei aveva visto ogni singola cosa, Calum no.
"Non sono qui per accusarti Luke, io l'ho scoperto per caso e non ho detto niente a nessuno, anzi, sinceramente sono contento che tu e Keira abbiate un vostro piccolo segreto stile agente 007, anche perché sono davvero sicuro, di lei ti puoi fidare. Solo vorrei capire: perché New York?" Chiese Calum curioso.
"Non lo so, è stata la prima città alla quale ho pensato e mio John lavorava nei dintorni, quando l'ho proposto ai miei, vedendo anche la situazione, hanno concordato subito per New York, almeno avevo anche qualcuno con cui stare." Spiegò Luke, cercando di essere chiaro.
"Non l'ho mai detto agli altri comunque." Disse Calum d'un tratto.
"Avresti potuto però, anzi, come minimo avresti dovuto dirlo ad Ashton e Micheal per aver preferito tenermi una cosa del genere per me e non avervi voluto dire tutto prima." Ragionò Luke con lui.
"Perché avrei dovuto? Non sei da condannare Luke, assolutamente, hai semplicemente pensato che la persona giusta per te in quel momento fosse Keira e non ci vedo nulla di male. Sai quante volte mi è capitata la stessa cosa? Pensare che la persona giusta per quel momento 'no' sia stata Steffy, piuttosto che tu o Ashton o Micheal? E' normale, soprattutto se tu la ami, cosa che ormai non possiamo più negare." Spiegò Calum in modo ovvio.
"Quindi è tutto ok?" Chiese Luke stranito.
"Non dovrebbe?" Chiese Calum sorridendo al biondo.
"Come fai a non incazzarti? Davvero Calum, non so come fai!" Chiese Luke stranito.
"Semplicemente perché ti ho capito, ho capito la situazione e poi beh.. Sono il migliore amico più bravo e bello del mondo, no?" Chiese retoricamente dandosi delle arie per pavoneggiarsi.
Luke scoppiò sonoramente a ridere e i due ragazzi si abbracciarono fortissimo.
"Una cosa importante però: cerca di essere meno coglione che ogni tanto mi dai sui nervi." Disse Luke abbracciando l'amico.
"E questo da dove salta fuori?" Chiese stranito Calum.
"Dal fatto che anche tu dovresti rivedere le tue priorità. Anche tu per me dovresti mettere le cose in chiaro con Steffy." Spiegò Luke risolutivo.
"Sssshhhhh Luke, a quello ci penserò dopo tranquillo." Mormorò Calum ricordandosi della chiamata ancora aperta.
"Lo dico per te!" Continuò Luke ignaro della situazione.
"Grazie bro, lo so." Rispose Calum ricambiando la pacca sulle spalle del biondo.
Infondo erano sempre stati così loro due: due scemi che si aiutavano a vicenda proprio quando non potevano farne a meno. Ma infondo l'amicizia è composta anche da questo.
Nel frattempo Keira era ancora lì intenta a sentire la discussione tra i due e dentro di sé per un attimo riuscì anche a sorridere immaginando i due ragazzi parlare tra di loro, sapeva quanto Calum e Luke fossero amici e quanto tenessero alla loro amicizia, ma era rimasta ancora totalmente sconvolta dalle parole che aveva usato Luke.
L'amava. Lo aveva detto per davvero. E lei non sapeva come reagire, non era pronta a questo tipo di cose, non era pronta per un secondo uragano che la stava investendo a pieno. Ma non era Luke questa volta, era se stessa che si divideva tra lei e Luke.
Per fortuna prima che Luke scoprisse della chiamata, fu Keira stessa a staccare e chiudere il telefono del tutto, era visibilmente scioccata e le ragazze se ne resero conto. Usciro dalla sua stanza e la seguirono, era seduta sul divano della sala grande a stringersi con le mani le tempie.
"Keira, va tutto bene?" Chiese Allison, avviciandosi alla bionda per abbracciarla.
"Non lo so." Mormorò quest'ultima, neutra.
"Cos'hai intenzione di fare?" Domandò Steffy, sedendosi dall'altro lato e tenendole una mano.
"Mi sento in trappola con me stessa, so semplicemente questo." Rispose Keira, piangendo. Entrambe le ragazze l'abbracciarono.


****




Era ormai sera quando tutto sembrava essersi ormai stabilizzato. Keira era a casa sua, sul divano, a mangiare le patatine, mentre guardava la tv e sua madre era appena uscita per fare un altro turno notturno all'ospedale. Ormai passava praticamente da sola le sue serata e nottate e da un po' di tempo non si preoccupava neanche più perché si sentiva bene con se stessa.
Andò in cucina e lavò la ciotola in cui aveva mangiato fino a pochi minuti fa le sue gustose patatine e stava pensando seriamente a cos'altro poter mangiare più tardi come spuntino notturno, che non si risparmiava ormai più di fare.
Girovagava per la cucina senza una meta ben precisa, pensava e pensava fin quando non si accorse che su una delle sedie del tavolo vi era poggiata la giacca di sua madre, l'aveva dimentica. Da poco aveva anche iniziato a piovere, quindi non si aspettava proprio che sua madre uscisse senza quella quindi aveva deciso di portarsela con sé nella sala grande, convinta che tra poco sarebbe ritornata a prenderla, essendosi accorta della dimenticanza.
Passarono esattamente 15 minuti da quando Keira si era accorta della giacca in cucina a quando suonò il campanello di casa. Non si fece domande, doveva sicuramente essere sua madre, tanto ogni qualvolta ci fosse lei a casa non usava mai le chiavi ma bensì suonava.
Si alzò molto velocemente e scattò verso la porta con la giacca in mano.
"Mamma hai dimenticato la..." Disse aprendo la porta ma quando si accorse di chi aveva di fronte non parlò più, rimase semplicemente a guardare la figura davanti a lei senza dire più niente.
".. Posso entrare?" Le chiese la figura davanti a lei.
Sempre senza parlare rimase ancora un attimo a fissare chi c'era davanti a lei: era proprio lui, Luke, che stava con un braccio accostato al muro della porta e con l'altro si teneva il fianco. Aveva un po' l'affanno tipico di chi aveva corso, quindi Keira pensò proprio che doveva essere matto per correre, sotto la pioggia, dopo aver sentito la telefonata in cui diceva a Calum di stare male. Era decisamente matto, ma c'era un piccolo particolare che non le era sfuggito: era matto per lei.
Senza neanche dire una parola, strisciò dietro la porta, rendendosi conto del pigiama imbarazzante che aveva indosso, e lo fece passare per entrare dentro.
Chiese piano la porta e sospirò: non stava sognando, Luke era davvero lì accanto a lei e la stava facendo impazzire.













ANGOLO AUTRICE:
OLEEEEEEE SONO TORNATAAAAA! Non ve lo aspettavate eh? Mi scuso per la mia assenza prolungata, ma come sapete sono di quinto, gli esami si avvicinano *depressione time* e mi manca tremendamente il tempo per aggiornare, quindi ne approfitto per questa settimana in cui sarò meno carica e spero di poter fare altri due aggiornamenti entro domenica.
Comunque che capitolo che vi ho uscito qui, sembra davvero l'inizio di qualcosa. O è la fine di qualcosa? Sinceramente non vi dirò nulla perché sono perfida e in questa storia mai è nulla come sembra, quindi rega, ve lo dico prima così nessuno mi muore di infarto, preparatevi al meglio (o al peggio?), insomma, decidete voi i contrati da contrappore e decidete voi chi alla fine ne uscirà davvero intero da questa storia.
Il vero Luke sta quindi emergendo fuori e chi vi dice che sia davvero il vero Luke questo o quello descritto nei capitoli precedenti? E Keira? Cosa farà veramente? Per non parlare del nostro amico fidato number one che come sempre non manca mai, Calum, detto anche Colombo per gli amici stretti.
Ad ogni modo vi sto confondendo e lo so, amo confondervi, godetevi questo capitolo perché fino ad ora non avete davvero visto nulla e piano piano verrà scoperto ogni minimo segreto struggente e soprattutto preparatevi con questi pazzi scellerati perché succederà oltre quello che potete davvero immaginare.
Comunque spero che questo capitolo vi sia piaciuto, spero soprattutto che la speranza in voi non sia morta per vedere qualche coppia formata e soprattutto spero che col prossimo capitolo facciate un capodanno 2.0 perché aprirà le danze al tutto.
Buona lettura, xoxo, Vanex23.




 

SPOILER:

[...]
"Baciami." - Pronunciò solo questa parola e per un attimo il suo cuore perse un colpo. Ma non rispose, rimase lì, come se in realtà quello fosse un colpo da subire e non un qualcosa per cui partire e correre all'impazzare. - "Se non lo farai tu, lo farò io, perché credimi, sto impazzendo, sto morendo dalla voglia di farlo da quando sono tornato qui, e non è solo questo, non rifletto più." Era dannatamente uguale a lui, non erano poi così diversi allora.
[...]

 

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Capitolo 18
*** Diciottesimo capitolo ***


Diciottesimo Capitolo.


Tre anni prima.


La ragazza continuava a salire e scendere le scale ogni cinque minuti, circa. Sembrava davvero fosse impaziente o addirittura schizofrenica, mentre in realtà ogni volta che tornava in camera sua si rendeva conto che aveva dimenticato sempre qualcosa lasciato al piano di sotto. Sbuffò sonoramente quando, alzando lo sguardo verso l'orologio attaccato al muro della cucina, notò con grande disappunto che aveva passato un'ora a sistemare solamente metà della casa e che erano appena le 6:00 pm e doveva ancora prepararsi per l'uscita.
Ah già, l'uscita. Se n'era quasi dimenticata. Quel 'quasi' stava a dire che non doveva pensarci se non voleva ripensare a tutto quello che avrebbe dovuto fare quella sera, ovvero fingere che sarebbe andato tutto ok e che niente e nessuno poteva scalfirla.
Salì subito le scale e si diresse dritta in camera sua, aprendo forzatamente un armadio che sembrava pronto ad esplodere ogni qualvolta che si decidesse a smistarci dentro per vedere quanti vestiti aveva e quanti erano da 'non ho nulla da mettere questa sera'. Prese un gran respiro e si buttò a capofitto nella sua impresa.
Trascorsero venti minuti di totale agonia all'interno di quell'armadio che sembrava ormai averla risucchiata e nel frattempo, nelle camera accanto, un ragazzo poco assonnato si svegliò abbastanza scioccato e forse leggermente adirato per i continui rumori provenienti dalla stanza della sorella. Purtroppo li divideva solo una parete e al ragazzo ciò dispiaceva moltissimo.
Andò dritto verso la camera della bionda, bussò ripetute volte ma senza ricervene risposta. Aprì piano la porta e con grande stupore notò tutti i vestiti della sorella sparsi l'uno sopra l'altro senza un ordine ben preciso e le ante dell'armadio aperto, ma di sua sorella nessuna traccia.
"Keira?" Chiamò quest'ultimo alquanto stranito dalla situazione, di solito proprio lei era la maniaca dell'ordine e trovare la sua stanza ridotta così sembrava un vero e proprio paradosso.
"Eric, sono qui!" Alzò prontamente una mano la bionda mentre faceva sbucare la sua testa da un cumulo di vestiti riposti nello scaffale superiore ma che ormai le erano praticamente piovuti addosso.
"Maledizione Keira è dalle quattro che provo a dormire, ma un'ora c'è la mamma con l'aspirapolvere ed un'ora ci sei tu che fai pulizie primaverili?!" Chiese molto irritato il biondo mentre ancora non si dava pace per il caos che aveva combinato proprio sua sorella.
"Non sto facendo le pulizie primaverili, sto cercando qualcosa da mettere per stasera, ma se tu mi distrai non troverò molto!" Esclamò la sorella, mentre si sistemava la coda.
"E c'è bisogno di fare tutto questo chiasso?" Chiese ancora il fratello, appoggiato all'anta della porta.
"Ma quale chiasso? Stavo facendo tutto così perfettamente in silenzio, sei tu adesso che stai disturbando la mia quiete!" Rispose Keira, mettendosi a braccia conserte.
"Se questa me la chiami quiete.." Osservò Eric ad alta voce, ridendo un po' per lo stato in cui era ridotta la sua camera.
"Tanto ci metto un attimo a sistemare tutto, l'impresa sta nel far uscire i vestiti invece, non riesco mai a trovare quello che cerco." Rispose lamentandosi la bionda.
"Cosa cercavi?" Chiese il biondo curioso.
"Ti ricordi il vestito blu che mamma mi aveva comprato per il compleanno di nostro cugino Patrik semmai un giorno saremmo andati veramente a trovarlo? Ecco, quel vestito fa al caso mio stasera, ora, subito, ma non lo trovo da nessuna parte ed ho solo svaligiato un terzo dell'armadio." Piagnucolò Keira abbastanza affranta.
"Fammi spazio, ti aiuto a cercarlo." Disse pronto Eric, avvicinandosi alla ragazza.
"Aspetta, non muovere questa borsa..." Si lasciò sfuggire la ragazza, ma era ormai troppo tardi. Dopo neanche un secondo che Eric mise le proprie mani nell'armadio della sorella, fu subito investito da altri vestiti dello scaffale superiore che si addossarono uno sopra l'altro arrivandogli addosso.
"C'è altro che devo sapere?" Chiese ancora coperto dagli indumenti della sorella.
"Suppongo di no." Rispose solamente Keira trattenendo a stendo le lacrime per le risate.
"Ma Keira, non è forse questo il vestito che cercavi?" Chiese Eric prendendolo subito, gli era appena arrivato addosso, trascinato dagli altri vestiti.
"Sì!" Esclamò gioiosa la ragazza.
"Era proprio davanti ai tuoi occhi, come hai fatto a non vederlo?" Chiese Eric mentre glielo passava.
"Cosa? L'ho cercato praticamente per 20 minuti circa, impossibile, altrimenti lo avrei visto!" Disse la ragazza mentre raccoglieva gli altri vestiti per sistemarli.
"Davvero Keira, lo avevo visto appena mi ero posizionato accanto a te ed è sceso appena sono caduti gli altri vestiti, altrimenti non avrei spostato la borsa per niente." Spiegò il biondo avvicinandosi alla ragazza.
"Non può essere Eric, questo vorrebbe dire che non l'ho visto praticamente per tutta la durata della ricerca e sarebbe da pazzi." Disse dubbiosa Keira.
"Comunque adesso vedi di non fare troppo rumore, spero di riuscire a dormire almeno fino alle otto, grazie." Rispose Eric chiudendo la porta dietro di sé.
Keira si buttò sul letto col vestito in mano per qualche minuto anche se le sembrava di esserci stata più tempo, ripensando alle parole di suo fratello. Non sembrava essere uno scherzo né tanto meno Eric le avrebbe mai detto una cosa del genere, quindi riuscì solamente a cogliere il lato comico della situazione: sto diventando cieca.




Due anni prima.


La situazione era sempre la stessa ma stavolta con l'unica variente che, a differenza della prima volta, Keira non era più divisa tra i due piani della casa ma stava dormendo quasi serenamente nel suo letto. D'un tratto fu svegliata da un rumore pazzesco che proveniva però da piano di sotto.
Attontita, forse anche troppo, decise di alzarsi dal letto e andare a controllare cosa fosse successo.
Si ritrovò ai piedi della scala con la casa totalmente invasa da alcuni amici di suo fratello e lei era scesa completamente in pantaloncini e canottiera.
"Hola guapa." Aveva salutato Jackson la ragazza, mentre andava dalla cucina alla sala grande con un pacco di patatine.
"Queste sono mie." Disse Keira acidamente riprendendosi il pacco e facendo un occhiolino al moro che ricambiò ridendo.
"Guarda, si è svegliata la bella addormentata nel bosco." Commentò ironicamente David mentre si accendeva una sigaretta vicino la finestra. 
"E tu chi saresti? Il brutto anatroccolo?" Chiese Keira abbastanza irritata, un attimo prima stava dormendo e l'attimo dopo era immersa con degli stupidi che l'avevano non solo svegliata ma sapevano anche che stava dormendo.
"Ma poi il brutto anatroccolo diventa bello!" Esclamò soddisfatto David facendole l'occhiolino.
"Non nel tuo caso." Tagliò corto la bionda. Aveva voglia di fumare ma non poteva perché Eric non lo sapeva, non poteva di certo chiederlo ai suoi amici o glielo avrebbero detto e poi in casa non si fuma, regola della mamma.
"Scusaci, sapevamo stessi dormendo e infatti eravamo tutti in silenzio, ma Andrew è coglione e siccome ha perso contro Eric a Fifa ha iniziato a sbraitare." Spiegò tutto Trevor mentre usciva anche lui dalla cucina con il solito pacco di biscotti.
La ragazza accennò semplicemente un piccolo sorriso, prima di rivolgersi totalmente al fratello che le sorrideva come sempre aveva fatto.
"Raga scusate il ritardo ma dovevo assolutamente passare al game stop e comprare questo gioco stupendo!" All'improvviso entrò dentro casa Jake Hemmings che era alquanto affannato e da come si poteva osservare dalla sua bici abbandonata nel viale aveva abbastanza fretta.
"Finalmente testa di cazzo ti stavamo aspettando!" Esclamò Jordan saltandogli addosso completamente.
Keira si lasciò scappare una sonora risata prima di dirigersi al piano superiore.
Doveva scegliere i vestiti per l'uscita di quella sera e doveva anche sbrigarsi perché alle nove sarebbero passate a prenderla anche Steffy ed Allison. Prese subito il vestito che questa volta aveva deciso di preparare appositamente prima per non ricadere nella stessa situazione dell'anno prima, anche se era ancora ingenua e non sapeva i reali motivi dell'accaduto.
Andò in bagno, si fece una bella doccia, tornò in camera e cominciò a prepararsi. Dopo un'ora infernale di schiamazzi, la tranquillità ritornò sovrana in quella casa, sintomo che tutti se n'erano andati.
Erano già la otto e mezza e Keira stava finendo gli ultimi ritocchi. Era davanti lo specchio per vedere come le stava addosso il vestito. Era semplice ma molto bello. Blu elettrico, arrivava alla coscia, con una scollatura non troppo appariscente, e più scollato dietro. Le stava perfetto anche col colore dei capelli.
Scese le scale e decise di rimanere sul divano della sala grande aspettando che facessero il loro arrivo Steffy ed Allison.
"Dove vai?" Chiese Eric anche lui vestito bene, con molto profumo spruzzato addosso e un sorriso a 32 dentri.
"Io, Steffy ed Allison andiamo al pub che hanno aperto circa 2 settimane fa, quello nuovo, hanno detto che è molto bello." Rispose Keira alzandosi dal divano.
"Ma va? Coincidenza!" Esclamò subito suo fratello sistemandosi davanti lo specchio della cucina.
"Non ci credo che vieni anche tu." Commentò Keira scuotendo la testa.
"I ragazzi mi hanno invitato e poi se ci sarai anche tu e c'è anche Allison, che ti ricordo essere la mia ragazza, tutto è possibile." Rispose ovvio Eric.
"Non seguirmi, stammi lontano, se mi incroci girati dall'altro lato, non parlarmi, non salutarmi, non guardarmi, insomma fa come se io non ci fossi." Spiegò subito Keira.
"Non vorrai mica andare lì vestita così?" Chiese curioso il ragazzo.
"E come sennò? Col pigiama?" Scherzò Keira.
"Sarebbe meglio." Commentò il biondo.
"Sei troppo serio e troppo noioso." Disse Keira facendo una smorfia.
In quel momento suonò il campanello di casa ed Eric fu totalmente ignorato dalla ragazza per poter rispondere, visto come riuscì a correre nonostante avesse i tacchi per andare ad aprire la porta. E come si aspettava bene, erano proprio le sue due migliori amiche che la stavano venendo a prendere.
"Andiamo?" Chiese Steffy contenta.
"Sì certo." Rispose Keira contenta tanto quanto lei.
Dopo che Allison si salutò con Eric e si scambiarono le informazioni sul come rintracciarsi quella sera visto che erano nello stesso posto allo stesso momento le ragazze si incamminarono verso il divertimento della serata.
____

Erano passate più o meno due ore da quando era cominciata veramente la vera serata: musica a palla, fiumi di alcool, fumo, gente che addirittura si limonava come se stesse facendo sesso davanti a tutti e poi c'era chi se ne rimaneva seduto in disparte a guardare.
Steffy era molto allegra e su di giri e senza rendersene conto aveva abbandonato Keira che sembrava essere l'unica un po' sana delle due. Allison l'aveva lasciata intenta a sbaciucchiarsi col suo grande amore, aka Eric.
Girava per la sala con un bicchiere pienissimo di vodka ma non riusciva a capire come ancora fosse così pieno dopo averne bevuto almeno quattro bei sorsoni.
Si guardava intorno ma non c'era neanche un viso che riconoscesse. Poi d'un tratto, su come illuminata, c'era un solo volto, tra tutta quella confusione che anche da sobria avrebbe sempre riconosciuto: Calum.
Si avvicinò quasi correndo al ragazzo e per poco non finirono tutti e due a terra, fortuna volle che il ragazzo fu subito pronto ad appoggiarsi con una mano ad una spalliera di un divanetto e con l'altra a tenere ben salda la ragazza a sé.
"A cosa devo tutta questa allegria nel vedermi?" Chiese il ragazzo, forse non ancora troppo ubriaco per capire.
"Vuoi assaggiare?" Chiese Steffy sorridendogli.
"Ok, sei ubriaca e non sai quello che fai." Commentò un po' deluso quest'ultimo.
"Certo che so quello che faccio." Rispose lei decisa avvicinandosi all'orecchio del ragazzo molto lentamente.
"Ah sì? E cosa stai facendo?" Continuò lui stuzzicandola.
"Se vuoi posso dirti anche vorrei fare." Rispose sempre lei ancora vicina al suo orecchio.
"Cioè?" Domandò curioso.
"Ti farei un pompino proprio ora, sai?" Domandò innocentemente lei mordendosi le labbra.
"Ma cosa diamine..." Rispose quasi esterrefatto Calum, con la bocca semi aperta.
"Sei proprio un cretino. Stavo scherzando e tu ci hai anche creduto, sarò pure ubriaca, ma non fino a perdere l'indecenza morale." Commentò ridendo Steffy, godendosela della situazione creata.
"Ti odio." Mormorò sconsolato il moro.
"Non pensavo ci credessi davvero." Continuò a ridere lei.
"Ed io che mi stavo anche eccitando." Rispose lui fingendosi offeso.
"Dai per farmi perdonare ti offro questo da bere, ok? Ma non finirmelo tutto, sembra impossibile finirlo." Disse Steffy passando a Calum il bicchiere con dentro la vodka.
"Grazie, sei molto gentile." Sorrise lui strafottente.
"Eddai non te la prendere, era un gioco carino." Sorrise lei molto contenta.
"Ma anche no." Rispose lui indignato.
"Dai balliamo ragazzo noioso!" Esclamò Steffy trascinandosi dietro Calum che non se lo fece ripetere neanche due volte e andarono subito il pista.
Nel frattempo Keira, un po' brilla, si aggirava per la piattaforma superiore, mentre si divincolava tra ragazzi che le si fiondavano addosso e altri che invece non ne volevano proprio sapere di farla passare.
Poco dopo, anche se non riusciva davvero a distinguere le figure davanti a lei per la troppa luce che le si proiettava davanti, notò una che comunque sembrava davvero esserle familiare.
Andò decisa verso la sua direzione e picchiettò forte un paio di volte sulla sua spalla.
"Trevor!" Esclamò alzando le mani al cielo appena il ragazzo si girò e la guardò.
"Keira!" Esclamò anche lui, imitandola. I due ragazzi si guardarono e scoppiarono a ridere.
"Cosa ci fai qui? Tuo fratello ti fa uscire?" Chiese lui ridendo.
"Per fortuna sì, ma ha anche preteso che venissi qui col piagiama, ma ci rendiamo conto?" Chiese la bionda con una smorfia.
"Facciamo un giro, mi sento soffocare qui dentro?" Chiese Trevor un po' distaccato da Keira, a tal punto da dover urlare per farglielo sentire.
"Certo." Rispose lei seguendolo.
Erano usciti fuori dal pub ed erano accanto all'ingresso, seduti su una panchina piccola, mentre osservavano chi entrava e chi usciva, fumando insieme una sigaretta.
"Tuo fratello mi ucciderà quando scoprirà che ti ho offerto una sigaretta." Pronunciò lui buttando via il fumo.
"E perché? Qualcuno glielo dirà mai?" Chiese complice la bionda.
"No." Rispose lui ridendo.
Dopo quella breve discussione cominciarono a parlare sempre di più, entrando sempre in discorsi più specifici e senza nemmeno accorgersene si stavano anche confidando molte cose intime.
"Comunque sai, tuo fratello me ne ha parlato.." Confessò il moro guardando di soppiatto la ragazza.
"Cosa?" Domandò lei non capendo, al moro.
"Sì che tu stavi poco bene, ma lo so solo io e non l'ho detto a nessuno. Era strano, e molto preoccupato ed io l'ho esortato a dirmi cosa lo turbava e me lo ha detto." Spiegò Trevor molto normalmente.
"Ah quello. Non preoccuparti." Rispose solamente Keira molto neutra.
"Tu sei preoccupata?" Chiese lui curioso.
"No. Anzi, vuoi ridere?" Chiese lei sorridendo.
"Su cosa?" Domandò lui.
"Lo vedi questo vestito, no? Bene, l'anno scorso per uscire cercavo sempre questo vestito e indovina? Lo avevo sotto i miei occhi ma io non riuscivo a vederlo, lo ha trovato Eric al posto mio e sai la cosa più comica? Io pensavo di aver perso gradi della vista!" Spiegò Keira ridendo in modo molto sarcastico.
"Se vuoi ti presto i miei occhiali." Commentò lui togliendosi i suoi occhiali e porgendoli alla ragazza.
"Io mi chiedo come fai ad essere così figo sia con che senza gli occhiali, semmai io dovessi mettermi questi occhiali sembrerei una rincoglionita che si è appena svegliata da cinque giorni lunghissimi in cui ha solamente dormito." Commentò incredula la bionda.
"Quindi pensi che io sia figo?" Chiese lui sbalordito.
"Sì, ma è un dato di fatto, immagino anche che avrai avuto mille ragazze sì e no, o che comunque ti sbavano dietro." Disse lei sicura.
"Sì beh, ne ho tante che me ne vengono dietro ma se devo essere onesto, ho avuto solamente una relazione serie e tutte le altre da una notte e via." Rispose lui pensieroso. Questo argomento lo metteva sempre in pensiero e Keira se n'era accorta.
"Confermi comunque la mia tesi." Rispose lei compiaciuta.
Per un po' calò il silenzio tra i due. La bionda si era ormai incantata a fissare un punto indefinito oltre la staccionata, guarando chi entrava e chi usciva dal pub e Trevor se n'era accorto.
Ma si era anche accorto che in realtà non era un punto non definito quello che stava fissando la ragazza, perché appena percepì la sua traiettoria, notò con ben piancere che erano due i punti che Keira osservava e i suoi occhi balzavano da un punto ad un altro.
Da un lato c'era Luke Hemmings che stava parlando con Ashton e Micheal, sistemandosi i capelli come suo solito e prendendo la birra che gli aveva appena porso Micheal, mentre dall'altro lato c'era Scott, che stava più vicino alla porta, intento a togliersi la felpa abbassando la zip.
"Quale ti piace tra i due?" Chiese Trevor capendo perché la ragazza fosse così concentrata.
"Mh?" Domandò rivolgendosi a Trevor.
"Sono del parere che quando ti piace una persona devi fare di tutto per averla, sia nel bene che nel male. Ora, esattamente non so chi tra Hemmings e Witthemore possa piacerti di più, ma se davvero provi così tanto interesse per uno dei due buttati. Anche se poi finisce male, non privarti." Disse solo Trevor.
"Come hai fatto..?" Chiese Keira scandalizzata.
"Perché due anni fa anch'io ero nella tua stessa situazione. Ero davvero innamorato di una ragazza, si chiama Eliza, frequenta insieme a me, Eric e gli altri i nostri stessi corsi, da quanto tempo ci conosciamo? Circa otto anni. Non avevo solamente occhi che per lei, ma un giorno scopro che si fidanzata con un ragazzo della quinta, mentre lei era del terzo. Passano alcuni mesi e si lasciano, noi ormai non ci parlavamo più perché io avevo deciso di andare avanti e conosco una ragazza che nel frattempo si innamora di me e mi chiede di conoscerci e così accetto. Ci mettiamo insieme e stiamo quasi un anno insieme e davvero te lo giuro, ho provato sensazioni bellissime con lei, non me lo sarei mai aspettato, ma non quello che provavo con Eliza anche solo con uno sguardo. Avevo provato a cambiare e a voltare pagina ma inutilemente. Ci lasciamo. E' da un anno che ogni volta che incontro Eliza sono sempre allo stesso punto, sempre con le stesse situazioni. Ma perché, se mentre io cerco di combattere per eliminare ogni singola traccia di lei dentro di me, Eliza continua ancora a fare finta di niente nonostante sappia già tutto? E perché devo starmene a piagnucolarmi addosso per un qualcuno che forse neppure se lo merita? Semmai un giorno dovesse succedere, che io ed Eliza dovessimo realmente finire insieme, sarò il ragazzo più felice di questo mondo, ma nel frattempo, provo ad esserlo in modo diverso." Raccontò tutta la sua storia Trevor, mentre Keira lo ascoltava attentamente.
Era circa la stessa situazione in cui si trovava anche lei, da sempre aveva questo piccolo debole o 'ossessione' come la definiva lei per Luke, ma Scott da un po' di tempo la attraeva, la corteggiava e la faceva sentire speciale? Cosa che non aveva mai provato, soprattutto non dopo quello che aveva scoperto con Luke, e la sua presunta relazione con un'altra ragazza.
"Quindi io dovrei buttarmi?" Domandò Keira più a se stessa che a Trevor.
"Sì. Scommetto anche che tu ed Hemmings siete me ed Eliza, solamente con ruoli invertiti." Disse Trevor spiazzando di nuovo la ragazza.
"A me Scott piace." Mormorò Keira.
"Ma ami Luke, no?" Chiese Trevor guardando insieme a Keira i due ragazzi.
"Amare è un parolone, non lo so, con Luke ci sono molte cose che non riesco mai a definire e più ci penso più voglio evitare la cosa. Luke è semplicemente l'evidenza del mio evitare le situazione. In più, aggiungerei, sono completamente svitata che non riesco nemmeno a capire quanto il mio possa essere un sentimento sincero nei suoi confronti." Disse Keira, come un fiume in piena.
"Keira, credo che tu sia davvero l'unica ragazza in tutto l'universo che davanti al ragazzo che ama ma che nello stesso tempo la fa stare male e davanti al ragazzo che le piaciucchia e la fa sentire davvero imbattibile davanti tutti e tutto, tu sceglierti quello che ti fa crollare. Come dire tra la strada facile e quella difficile, tu sceglieresti quella difficile. E perché poi? Non per te, ma comunque per lui, hai paura che ci possa rimanere male, che lo possa ferire, quando lui è stato il primo magari a ridurti in bilico in questa situazione." Spiegò Trevor. Aveva ragione.
"E' vero." Confermò Keira senza fare troppi giri di parole.
"Io ti direi di scegliere una volta la strada più facile, di scegliere per una volta il tuo bene, anche se andrà male, ma almeno ci hai provato, come ho fatto io. Si tratta solamente di essere un po' egoisti, ma semplicemente per essere felici." Disse Trevor risolutivo. E anche in questo aveva ragione.
"Ho capito, grazie." Disse Keira alzandosi in piedi e sfoderando uno dei sorrisi più belli che aveva mai fatto a qualcuno.
"Keira, se vuoi qualcuno devi solamente prendertelo, quindi va da lui a prenditelo. Scommetto che tra di voi c'è già stato qualcosa, ma prima di prendertelo pensa anche a divertirti, sei tu che devi scegliere, sempre." Spiegò Trevor rassicurativo, ma non si riferiva a Scott, si riferiva a Luke.
Trevor le stava consigliando di andarsi a prendere a Luke, ma sapeva che questo comportava solamente del male per lei e un blocco. Quindi in poche parole le aveva consigliato solamente di fare un po' di esperienza e di divertirsi un po' senza farsi il sangue amaro per se stessa con Scott, per crescere un po' e semplicemente per provare ad essere felice senza dipendere da qualcun'altro che la rendeva triste e per lei Trevor, aveva ragione. 
Keira si avvicinò piano al gruppo dei ragazzi che stava quasi vicino l'entrata e andò dritta verso Scott. Non era la prima volta che passavano del tempo insieme i due e nemmeno sarebbe stata la prima volta semmai l'avesse baciato lì, si erano già scambiati altri baci e il primo lo aveva dato proprio Scott per dimostrarle quanto realmente tenesse a lei e quanto le piaceva. Era ora che la ragazza, a detta sua, ricambiasse il piacere che provava per il ragazzo, perché era innegabile ammettere che non ci fosse un minimo di trasporto verso di lui.
Lo prese piano per la mano, mentre lui era ancora girato di spalle a parlare con alcuni suoi amici.
"Hei Keira!" Salutò il ragazzo molto felice di vederla, come sempre del resto.
"Ciao Scott." Salutò lei molto sorridente.
"C'è qualcosa che non va?" Chiese preoccupato il ragazzo preoccupato per la ragazza, non lo aveva mai cercato prima di allora e gli sembrava molto strano che potesse davvero fare il primo passo lei, verso lui. Si avvicinò quindi per dirglielo, anche perché la confusione lì dentro era aumentata ed era impossibile parlarsi tranquillamente.
Ma mentre stava per avvicinarsi e parlare con la bionda, proprio lei si spostò e fece combaciare perfettamente le sue labbra con quelle del moro. Erano morbide e soprattutto in un primo momento, Scott, che era rimasto con gli occhi completamente serrati, stava pensando o meno se ricambiare il bacio, ma quando si accorse che la ragazza in realtà stava aspettando proprio lui per continuare, decise di lasciarsi andare e assecondarla per godersi il momento. Chiuse gli occhi anche lui e socchiuse piano la bocca, permettendo ad entrambi di far incrociare le loro lingue e godersi entrambi quel minuto che sembrava anche di più.
Ma in tutto ciò, nessuno si accorse che quel bacio non sfuggì proprio a chi Keira in realtà non pensava in quel momento. Luke era lì, tra la folla, mentre li osservava in disparte bevendo una birra con una mano e abbassando lo sguardo, maledicendosi per tutto il tempo che aveva perso e per tutto quello che aveva sbagliato. 






Due anni dopo.




Entrambi i ragazzi erano lì, uno davanti l'altro, senza però guardarsi. Keira teneva lo sguardo basso, come se fosse lei la colpevole in quella stanza, mentre in realtà nessuno per una volta doveva per forza essere colpevole lì dentro. Keira stava seduta su un lato di un divano, mentre Luke era rimasto poggiato allo schienale dell'altro divano poiché era ancora un po' bagnaticcio per colpa della pioggia, ma nessuno parlava.
D'un tratto Luke alzò leggermente lo sguardo e notò con piacere, lasciandosi sfuggire anche un lieve sorriso, che Keira indossava la sua felpa, la famosa felpa che quella sera della partenza lei stessa voleva restituirgli ma che poi non fu mai restituita.
"Cosa?" Chiese la ragazza non capendo perché il ragazzo la stesse fissando così intensamente. Si sentiva anche un po' in imbarazzo perché gli sguardi di Luke la facevano sempre sciogliere in qualcosa.
"Hai la mia felpa, sorridevo per questo." Disse lui, togliendosi il cappuccio e passandosi una mano tra i capelli, anche quelli un po' umidi.
"Luke, dovevi rimanere a casa, stai male." Si lasciò sfuggire Keira, notando anche la faccia del ragazzo un po' confuso.
"Come fai a saperlo?" Chiese lui.
"So tutto Luke, ogni cosa. Mi dispiace così tanto, lo sapevo che dicendoti la verità non avresti fatto altro che incassare e ti saresti addossato ogni cosa." Commentò a voce alta Keira leggermente impanica e ciò non sfuggì miniamente a Luke.
"Perché mai? Non ho incassato proprio un bel niente. Qui se c'è qualcuno che ha sempre incassato tutto, sei stata tu!" - Cominciò Luke avvicinandosi alla bionda. - "Davvero non lo capisci? Ho solamente amplificato le cose col mio comportamento e se c'è qualcuno che deve dire che gli dispiace, quello qui, sono io." Spiegò il biondo.
"Ma tu non ne sapevi nulla. E non è colpa tua, ho iniziato io, ho fatto io il casino, con te, con Scott, con tutti e poi è successo quello che è successo.." Si bloccò Keira. La sua voce si stava spezzando sempre di più, stava iniziando a piangere.
"Lo so Keira, ma non importa." Mormorò lui abbracciandola.
"Sei masochista, Luke." Commentò la bionda allontanandosi dal ragazzo.
"Anche tu." Disse secco il biondo.
"Ne sono consapevole, l'ho sempre saputo, è nella mia indole." Confessò la bionda scocciata.
Silenzio. Nessuno dei due parlò più. 
Luke era poggiato accanto alla finestra, a braccia conserte, si mordeva ripetutamente il labbro dalla parta del metallo, mentre con le mani rigirava il bordo della tasca dei pantaloni. Keira invece era rimasta sempre vicino al divano, con una mano continuava a tenersi la testa, cercando di pensare, con altra invece picchiettava nervosamente contro il fianco.
"Keira.." Mormorò Luke, come se dalla sua bocca ne uscisse solo un lamento.
"L-luke.." Ricambiò Keira, quasi bisognosa di doverlo sentire parlare.
"Baciami." - Pronunciò solo questa parola e per un attimo il suo cuore perse un colpo. Ma non rispose, rimase lì, come se in realtà quello fosse un colpo da subire e non un qualcosa per cui partire e correre all'impazzare. - "Se non lo farai tu, lo farò io, perché credimi, sto impazzendo, sto morendo dalla voglia di farlo da quando sono tornato qui, e non è solo questo, non rifletto più." Era dannatamente uguale a lui, non erano poi così diversi allora.
"Non puoi chiedermi questo!" Esclamò la bionda mettendosi vicino il muro, ma la mossa era sbagliata. Luke si avvicinò prepotentemente a lei, tant'é che riuscì a bloccarla con entrambe le braccia contro le pareti. Non aveva più scampo, sia che lo avesse solamente guardato negli occhi, sia che lo avesse solamente baciato, sarebbe stato in egual caso farci comunque l'amore con lui.
"Perché no?" Domandò lui vicino alle sue labbra.
"I baci non si chiedono Luke, se voglio dartelo, te lo darò quando lo vorrò io e non su richiesta." Rispose la bionda, ma era poco convincente.
"Se non lo farai tu, lo farò io e non mi importa se tenterai di bloccarmi, io lo farò ugualmente." Controbattè lui.
"Luke, no.." Mormorò piano lei.
"1, 2, 3." Sussurrò piano davanti la sua bocca e poi ci si fiondò addosso come se fosse l'unica speranza di vita rimasta.
Le sua braccia scesero subito, appena dopo il contatto con la bocca morbida di lei, lasciandosi già trasportare e premendo contro la sua schiena per far aderire perfettamente il suo corpo con quello della bionda. Era tutto perfetto, il bacio, lei che si lasciava trasportare e ricambiava con la sua stessa foga, la sua schiena che era liscia anche sotto la sua felpa. Rimase un po' indeciso in un primo momento sul chiederle il permesso o meno per continuare a passare allo step successivo ma la risposta di Keira non tardò. Aprì leggermente la bocca, un po' per riprendere fiato insieme al ragazzo e un po' per lasciargli la strada libera e subito riuscirono a far incontrare le loro lingue e ripresero a baciarsi con più foga. Le mani di Keira andarono subito a poggiarsi dietro il collo di Luke, punto debole del ragazzo e in parte anche lei lo sapeva. Continuava a massaggiargli quella parte toccando anche un po' i capelli e dentro di sé il ragazzo stava davvero godendo il momento, impazzendo dalla voglia che aveva di Keira, mentre le sue mani continuavano a viaggiare sotto la felpa che aveva indosso la ragazza, accarezzandole la schiena, con un tocco delicato.
Quel minuto sembrava essere praticamente eterno, quando i due ragazzi si staccarono completamente per guardarsi.
Per la prima volta Keira aveva visto gli occhi di Luke di un azzurro diverso, più acceso, più vivo, più da Luke, come ai vecchi tempi e non pensava mai che sarebbe stata proprio lei a riprendere quel colore che in lui era ormai sparito.
Lui continuava a fissarla come se da un momento all'altro potesse davvero sparire da sotto le sue mani e rimanese con le braccia attorcigliate ai fianchi per non farla sparire.
"Soffrirai Luke.." Disse triste Keira, abbassando lo sguardo.
"Anche tu, Keira." Mormorò lui poggiando la sua fronte su quella della ragazza.
Ma se a parole non se lo erano ancora detti, i loro occhi lo gridavano disperatamente: ti amo.














ANGOLO AUTRICE:

Ehiehiehiehi! Nuovo aggiornamento il arrivo eeeeeeeh? E ce ne sarà anche un altro, ma domani credo o venerdì. Ne sto approfittando di questi giorni perché appunto fino a venerdì non ho niente da fare e sono beata e tranquilla, ma già da sabato mi rimetto di nuovo sotto e se riuscirò ad avere del tempo libero domani, forse potrei scrivere altro, ma tutto dipende dagli impegni scolastici come sempre.
Capitolo pieno di flashback però alla fine c'è anche la scena finale tra Luke e Keira del presente uheuehe. Non scordatevi di Trevor, non è stato messo a caso in questo capitolo e nel precedente, è un personaggio normale e soprattutto tornerà presto!
Comunque sia non ho molto da dire in questo capitolo perché la parte finale è piena di feels e non voglio rovinarla, quindi vi lascio alla lettura del capitolo, fatemi sapere cosa ne pensate e se vi è piaciuta.
Buona lettura, xoxo, Vanex23.







 

SPOILER:


[...]
"Ma si può sapere chi cazzo ha invitato te qui invece?" Sbottò Keira infastidita dalla presenza del ragazzo.
"Si dia il caso che mio padre sia il proprietario della casa della perdizione quindi io posso stare dove cazzo mi pare e posso entrare da dove cazzo mi pare." Rispose insolente il moro.
[...]

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Capitolo 19
*** Diciannovesimo Capitolo ***


 Diciannovesimo capitolo


Era passata una settimana da quando ormai gli animi di tutti si erano completamente assestati e regnava fin troppa tranquillità tra ognuno di loro, sia in casa che a scuola. Ma la tranquillità scolastica era pur sempre una tranquillità apparente, in quanto tutti gli alunni, sapevano ormai che con l'avvicinarsi della fine di gennaio, ci sarebbero state nuove interrogazioni e nuovi compiti da affrontare e gli esami sarebbe stati sempre più vicini.
Ma se c'era una persona in tutto l'istituto che proprio in questa giornata non temeva assolutamente nessun tipo di sventura o quant'altro era proprio Calum, che contrariamente agli altri giorni della settimana, proprio in questo giorno si era svegliato particolarmente coraggioso e soprattutto contento.
Varcò piano la soglia della classe, per non creare scomspiglio tra gli altri, ma gli fu praticamente inutile quella strana forma di mimetizzazione con l'aula quando Ashton fu il primo a scarentarsi completamente addosso a lui.
"Auguri Calum!" Esclamò il castano completamente euforico, abbracciando ancora l'amico.
"Ashton non respiro." Sospirò il moro completamente soffocato dalla morsa dell'amico.
"Oh scusa." Rispose Ashton ridendo.
"Comunque grazie mille brò!" Ringraziò contento Calum.
"Ah e quindi volevi fargli gli auguri senza di me brutto stronzo di Ashton che io dovrei chiamare anche amico?" Domandò offeso Micheal mentre si avvicinava ai due.
"Chi va a Roma perde la poltrona." Disse Ashton dirigendosi al suo posto.
"Auguri al coglione più conosciuto in tutto l'istituto." Fece Micheal abbracciando Calum.
"Ehi, il giorno del mio compleanno niente offese." Brontolò il moro scherzando.
I tre ragazzi si accomodarono tranquillamente ai loro posti dopo questo breve siparietto simpatico, e soprattutto Calum sperava che nessun altro piombasse all'improvviso alle sue spalle per fargli ancora gli auguri.
Pochi minuti dopo entrano anche Allison e Steffy, che presero rispettivamente i loro posti.
"Vieni a fare gli auguri a Calum?" Chiese Allison mentre stava andando verso i ragazzi.
"Non posso farglieli dopo?" Domandò seccata Steffy.
"E' il minimo dopo il gran favore che ci ha fatto!" Esclamò Allison cercando di farla ragionare.
"Ma davanti a tutti? Mi vergogno." Mormorò piano Steffy.
"Sei una pessima bugiarda, dai, vieni con me." Disse decisa Allison trascinandosela dietro.
Arrivarono vicine ai ragazzi, che subito si accorsero di loro e non mancarano a salutare.
"Heilà ragazze!" Salutò Micheal intento a giocare col suo nuovo telefono, appena regalato.
"Cerca di fartelo durare che l'ultimo lo hai liquidato dopo quattro mesi." Lo stuzzicò Ashton, facendo l'occhiolino alle ragazze.
"Calum, volevo farti gli auguri di buon compleanno." Disse Allison avvicinandosi al ragazzo per abbracciarlo.
"Grazie mille Allison ma potevi farmeli anche dopo scuola." Ringraziò questo felice.
"Ecco vedi?" Chiese mormorando Steffy ad Allison, che a sua volta come risposta ricevette una strattonata da parte dell'amica e una risata soffocata ad Ashton e Micheal che avevano capito tutto.
"Cosa?" Chiese Calum curioso.
"Niente, ho detto auguri!" Esclamò Steffy rimanendo comunque ferma.
"Oh, beh, grazie!" Rispose Calum grattandosi la testa, leggermente in imbarazzo e confuso.
"Non sono una strega cattiva, tranquillo." Disse accigliata Steffy, ritornando al suo posto.
Allison rimase davvero molto contrariata per questa sua risposta e lasciò i ragazzi, seguendo l'amica.
Subito dopo fecero il loro ingresso in classe Keira e immediatamente dopo di lei, anche Luke.
"Auguri Calum!" Esclamò felice la bionda abbracciando l'amico.
"Grazie mille!" Rispose contento il moro.
"Stasera, ci conto, mi raccomando, festeggia bene." Disse Keira facendogli l'occhiolino per la serata, dopodiché torno al suo posto.
Luke invece in un primo momento, arrivò, posò lo zaino sul banco e si mise a sedere accanto a Calum senza dire niente. Il ragazzo, d'altra parte, si aspettava i suoi auguri e invece in tutta risposta non arrivò proprio niente. Era lì, in tranquillità che leggeva le notifiche di facebook senza neanche degnarlo di uno sguardo.
"Oh ragazzi sapete chi fa il compleanno oggi? Mi è appena arrivata la notifica su facebook!" Annunciò Luke ridendo.
"Chi?" Chiese Calum infastidito.
"La tipa che due anni fa ci provava con Ashton e che poi, quando ha visto che lui ci stava gli ha dato del manicato." Continuò Luke ridendo, mentre sia Micheal che Ashton non riuscirono a non trattenere le risate, osservando l'espressione da incazzato nero di Calum.
"Ah, bene." Rispose solamente il moro a questa sua osservazione.
"Eddai, non ti incazzare, auguri Calum, non me lo sono mica dimenticato!" Disse Luke, ridendo per la sua espressione.
"Che scherzo sarebbe questo?" Chiese ancora scocciato Calum.
"Ecco un altro motivo del perché sono andato in America: non doverti vedere incazzato tutte le mattine per scherzi che non riesci a capire." Rispose Luke sfottendolo.
"Intanto ti rallegravo le giornate, idiota." Rispose Calum facendogli la linguaccia.
"Posso abbracciarti per farti questi benedetti auguri o devo fare un contratto scritto?" Chiese il biondo impaziente.
"Grazie mille brò, ma sei davvero un testa di cazzo." Ricambiò l'abbraccio il moro.
"E non hai ancora visto nulla." Mormorò il biondo soddisfatto.
"Che vorresti dire?" Chiese il moro, ma non ricevette alcuna risposta perché ormai era troppo tardi.
Ashton si alzò subito in piedi, si rivolse verso tutta la classe ed urlò: "ADESSO!"
"PERCHE' E' UN BRAVO RAGAZZO, PERCHE' E' UN BRAVO RAGAZZO, PERCHE' E' UN BRAVO RAGAZZO! NESSUNO LO PUO' NERGAR! NESSUNO LO PUO' NEGAR!" Cantarono quasi tutti i suoi compagni, appena Ashton diede il segnale.
"Siete pazzi voi tre!" Esclamò Calum, appena il brusio fu calmato un po'.
"Dai, ammettilo che è stato carino, abbiamo cercato di organizzare tutto bene." Disse Micheal soddisfatto.
"Ovvio, di chi è stata l'idea?" Domandò Calum curioso.
"Del tuo compagno di banco che però, senza l'aiuto di noi due non avrebbe concluso molto, ah e poi ci si è messa anche Keira per stasera." Disse Ashton molto contento.
"Oh beh, tutto potevo aspettarmi tranne che questo." Si congratulò coi tre, ancora una volta.
Gli animi sembravano davvero essere ormai sprizzanti e pieni di felicità ma proprio quando meno se lo aspettavano, ecco che fece ingresso nella classe proprio il professore di letteratura. D'un tratto tutta la classe si ammutolì, facendo attenzione a non fare qualsiasi tipo di rumore sospetto o molesto per attirare l'attenzione verso di sé. Come sempre c'era chi non fiatava, chi guardava il vuoto, chi comunicava a gesti e chi semplicemente tentava di nascondersi per non farsi vedere.
"Oggi si interroga ragazzi, lo sapevate, vero?" Chiese il professore, mentre nella classe vi era il silenzio più assoluto.
Ashton e Micheal si buttarono completamente sul banco per non farsi chiamare, nascosti da due compagni seduti proprio davanti che riuscivano a coprirli bene, Steffy continuava a truccarsi tranquillamente, Allison era molto tranquilla perché era stata già interrogata e si gustava la scena divertita mentre la sua classe escogitava piani per scamparsela, Scott e Keira si scambiavano sguardi di intesa per comunicarsi la stessa situazione, Matt continuava a giocare con la matita, Luke guardava il suo telefono, Evelin rovistava nello zaino, Joey continuava a lanciare sguardi a Keira e ad Evelin che però non venivano mai ricambiati, quelli delle ultime file era come se non ci fossero perché avevano il loro muro di confine e Calum, beh, Calum sembrava essere l'unico rilassato e senza paura.
"Allora, vediamo un po' chi posso chiamare.." - Cominciò il professore scorrendo il registro. - "Ne voglio due ragazzi, quindi spero che non mi facciate mettere impreparati." - Scrutò attento la faccia di tutti prima di chiamare. - "Bene, oggi chiamiamo Spenser."
"Ma prof, perché chiama sempre me?" Si alzò di contro voglia Joey che doveva sedersi alla cattedra col professore.
"Ha una serie di impreparati e ancora si lamenta, è l'unico che ho chiamato con impreparati e la sua situazione non è delle migliori." Comunicò il prof abbassando lo sguardo.
"Ok, comunque sto arrivando." Brontolò il moro che comunque non si limitò ad ammiccare verso la direzione di Keira mentre percorreva il corridoio per arrivare alla cattedra. Di tutta risposta la bionda roteò gli occhi all'insù, riscambiandosi uno sguardo intenditore con Scott.
"Poi, andiamo verso sopra." - Disse a voce alta il professore e tutti quelli compresi tra la A e la S, rischiarono un mini infarto a sentire questa frase. - "Hood, vuol fare compagnia al suo compagno di avventura, Spencer, per oggi?" Chiese il professore risolutivo.
"Porca troia." Mormorò Calum prima di avventurarsi nella sua prima sfortuna della giornata.

____



"Quest'anno mi bocciano!" Piagnucolò il moro sbattendo la testa contro il banco, dopo aver finito l'interrogazione dell'ora prima. Fortuna che il professore non avesse più un'altra ora lì a sentirlo lamentarsi.
"Ogni anno lo dici e ogni anno sei sempre qui." Commentò Micheal cercando di non peggiorare la situazione, ma invece.
"Quest'anno abbiamo gli esami e mi bocciano!" Riprese Calum, più disperato di prima.
"Bel lavoro, davvero." Borbottò Ashton, rimproverando Micheal.
"Non pensavo potesse reagire così." Rispose Micheal contrariato.
"Allora com'è andata?" Chiese Luke ritornando dal bagno, visto che era mancato più o meno per gli ultimi 20 minuti.
"Quest'anno mi bocciano!" Riprese Calum, alzando la testa dal banco solo per rispondere questo e dopo ributtarcisi sopra.
L'espressione di Luke era molto confusa e perplessa ma non c'era tempo per spiegare, in quanto ormai era arrivata la professoressa di matematica ed avrebbe passato un'ora a spiegare intensamente.
I primi 15 minuti non erano poi andati così male, c'era ancora metà classe a seguire, ma dopo i 20 minuti la situazione degenerà notorialmente. L'ultima fila, come sempre, era composta dalla zona cantiere, ovvero gente che parlava con gli altri e contemporaneamente riusciva anche a messaggiare e mangiare. Avanzando di fila c'era invece chi riusciva a mettersi lo smalto in modo preciso come Evelin e la sua compagna di banco, che ogni tot minuti facevano cambio di mano per passarsi a vicenda lo smalto, nel banco accanto Matt e Scott erano intenti a sfidarsi a nomi cose e città e comunque riuscivano a trovare un modo per non annoiarsi senza disturbare altri e poi c'erano Steffy e Keira che continuavano a ridere e parlare per i fatti loro come farebbero i bambini delle scuole elementari. Luke e Calum d'altro canto stavano giocando rispettivamente con i propri telefoni, per fortuna Calum aveva trovato un modo per distrarsi e Micheal continuava a disegnare cose senza senso. Ashton era intento a guardare fuori dalla finestra e si rese conto che anche le mosche avevano più movimento di lui, cosa che gli fece ricordare subito di dover rinnovare l'abbonamento in palestra.
Allison continuava ad annoiarsi perennemente e non riusciva a seguire le sue amiche, non per colpa loro, ma perché si era ormai concentrata a far dondolare la sua penna tra le sue mani e si era quasi imbambolata a vederla fare su e giù così rapidamente. Forse anche troppo, notando come in due secondi la penna volò completamente fuori dalle sue mani andando ad intaccare completamente Ashton alla velocità della luce nel collo, mentre era girato a guardare fuori dalla finestra.
Luke e Calum che se ne erano accorti e avevano visto anche da dove partiva quella penna, guardarono prima Allison che nel frattempo si era coperta completamente la faccia per non farsi scoprire, cercarono in tutti i modi di trattenere le risate davanti quella scena.
Del resto come loro se ne erano anche accorti Matt e Scott che stavano nella fila centrale e cercarono di fare il più possibile finta di niente senza gran risultati e Keira e Steffy che erano praticamente dietro l'amica e avevano anche loro visto tutto.
"Ma che diamine.. Micheal smettila!" Disse Ashton seccato, mentre prendeva la penna a terra, che gli era appena arrivata sul collo.
"Cosa ho fatto scusami?" Domandò Micheal mentre continuava a colorare.
"Mi hai lanciato questa e non fare finta di niente." Continuò Ashton attirando l'attenzione dell'amico.
"Ah in realtà non è mia quindi questa volta davvero c'entro ben poco io." Rispose Micheal ritornando a colorare.
Luke e Calum che stavano sentendo la discussione scoppiarono subito a ridere attirando l'attenzione di tutti, professoressa compresa.
"Problemi, Hemmings e Hood?" Chiese lei girandosi dalla lavagna.
"No." Risposero in coro, guardandosi tutti e due e sospirando, senza poter comunque smettere di ridere.
A quel punto alle loro risate però si unirono anche Keira e Steffy e ciò non fece altro che aumentare l'ilarità della cosa.
"Credo di non farcela più." Mormorò Scott a Matt, mentre iniziava a ridere pure lui.
"Neanche io." Commentò già ridendo Matt e si unirono alle risate dei quattro.
"Adesso basta, voi sei, fuori!" Tuonò la professoressa indicando i sei ragazzi mentre ridevano e ciò non li fece smettere assolutamente.
Uscirono tutti e due fuori dalla classe e una volta fuori, scoppiarono a ridere più forte di prima, non riuscendo più a trattenersi.
"Micheal smettila di tirarmi le penne." Scimmiottò Calum facendo ridere ancora di più i ragazzi.
"Secondo voi scoprirà mai che è stata Allison e non Micheal?" Chiese Scott ridendo ancora di più.
"Probabilmente no." Rispose Luke asciugandosi le lacrime.
"Vi prego basta così, ho appena sistemato il trucco." Disse Steffy continuando a ridere ancora per la scena di prima.
"Più voglio smettere e più non ci riesco, ho la scena davanti ai miei occhi in ripetizione da circa 10 minuti con quella penna che parte dalle sue mani e si fionda dritta sul collo di Ashton." Riprese Keira ridendo, mentre cercava di sistemarsi la coda.
"Io addirittura inizialmente avevo pensato che fosse stato qualcosa di strano a volare." Commentò Matt facendoli ridere ancora di più.
"Pensavi di aver avuto le allucinazioni?" Chiese Calum ridendo più di prima.
"Sinceramente sì, infatti avevo subito pensanto di non andare più a fumare per oggi." Rispose Matt, continuando a ridere.
E passarono tutta la giornata scolastica a riderci su.



**


"A Calum!" Disse Luke alzando una bottiglia di champagne completamente piena, al cielo.
"A Calum!" Risposero tutti gli altri in coro, sorseggiandone un po'.
Avevano appena fatto il brindisi di compleanno per Calum, tutti insieme, al locale che ormai gestiva Keira e tutti si stavano divertendo, festeggiando questa giornata.
"Grazie, grazie, adesso datemi da bere che devo assolutamente dimenticare l'interrogazione di oggi." Disse Calum rassegnato.
"Ma non pensarci, qui si beve solo per festeggiare!" Esclamò Keira euforica, e sì, aveva bevuto molto lei.
La musica si fece più alta col passare delle ore ed era da poco passata la mezzanotte, questo voleva dire che si aprivano completamente le danze.
I ragazzi cominciarono a mischiarsi gli uni con gli altri, cominciando a riempire sempre più spazio fin quando non riuscivano completamente a muoversi per più di un passo.
Matt era poggiato su una sedia, mentre beveva un drink e ogni tanto gettava lo sguardo verso la pista piena ma non riusciva a vedere o a trovare completamente Evelin, che sembrava essere completamente sparita e avvolta dalla folla. Eppure fin al momento del brindisi lei era lì e l'aveva vista, mentre parlava con gli altri e ogni tanto anche lei ricambiava i suoi sguardi. Beh, lui a differenza di Evelin però non era stato invitato al compleanno di Calum, come nemmeno Scott, ci erano andati solamente perché glielo aveva chiesto Joey e difatti occupavano l'altra zona del locale, senza dover ovviamente disturbare la zona che Keira aveva severamente vietato di attraversare ad entrambi perché dedicata al festeggiato.
Eppure, quella sparizione improvvisa di Evelin non lo convinceva nemmeno un po' e si stava anche preoccupando. Decise quindi di muoversi da lì e di iniziare un po' a cercare in zona per vedere se riusciva a trovarla, ma dopo aver perlustrato a fondo il piano in cui si trovava senza trovarla, decise di salire al piano superiore.
"Hei amico, dove vai?" Chiese Scott mentre scendeva le scale per andargli incontro.
"In realtà in nessun posto, sto andando in bagno e dopo vado a cercare Evelin." Rispose Matt, salendo.
"In bagno? Il bagno è rotto, ci sono stato prima e infatti non l'ho potuto usare." Disse Scott, cercando di far scendere di nuovo l'amico.
"Non importa, devo solo lavarmi le mani." Mormorò confuso il biondo.
"Matt, no, torna qui." Cercò di riprenderlo Scott ma fu tutto inutile.
Matt stava andando verso il bagno e non accennava a fermarsi, anzi, si era pure posizionato dietro la porta aspettando che si aprisse, visto che era chiusa e sembrava anche a chiave, non riuscendo a girare del tutto la maniglia.
"Forza apri, devo pisciare." Disse Matt bussando di nuovo alla porta. Aveva fretta ma non per il bagno, ma per trovare Evelin, era preoccupato per lei.
La porta scattò subito, segno che chi fosse dietro di essa aveva appena deciso di uscire, ma quando Matt riuscì ad intravedere chi c'era dietro la porta, si bloccò totalmente.
In un primo momento si scontrò visivamente con Evelin che stava dietro la porta, ma non era stata lei ad aprirla, era troppo lontana per averla socchiusa. Mentre la porta si spalancava ancora di più e la confusione di Matt aumentava visibilmente, ecco che tutte le domande che si era posto, trovarono subito una risposta. Con chi era Evelin in bagno? Con Joey.
Il moro, che in un primo momento era uscito scocciato dal bagno, quando si ritrovò Matt davanti, sorrise appena e gli fece un occhiolino, mentre il biondo era rimasto ancora incantato a guardare la ragazza, con lo sguardo fisso verso il pavimento.
"Scusa Matt, ma se avessi saputo che eri tu dietro la porta, ti avrei fatto fare un giro." Comunicò il moro compiaciuto.
"Beh io vado, sono di troppo." Disse solamente il biondo scendendo le scale velocemente.
Scott lo seguì a ruota notando quanto era rimasto davvero turbato da quella scena e ormai conosceva fin troppo bene il suo migliore amico. Al piano di sotto la musica era cessata, i ragazzi si stavano ricaricando per lo step successivo.
"Hei Matt!" Urlò Scott cercando di farlo ragionare.
"Tu lo sapevi?" Chiese Matt visibilmente infuriato e anche molto irritato. Aveva alzato un po' la voce e stava attirando l'attenzione dei presenti.
"Ho solo visto Joey che entrava in bagno proprio mentre ci stava entrando anche Evelin, l'ha spinta dentro con lui." Spiegò calmo Scott, cercando di non attirare l'attenzione.
Matt continuava a scuotere la testa, era su di giri e si sentiva scoppiare, nel frattempo qualcuno si era anche avvicinato per sentire meglio la discussione, mentre Calum e i ragazzi si erano solo alzati dai divanetti per evitare qualche lite ed intervenire per separarli.
"Matt!" Urlò Evelin scendendo le scale.
"Cosa vuoi?" Tuonò lui ancora più forte. Adesso aveva davvero attirato l'attenzione di tutti i presenti e anche Keira, Steffy ed Allison si stavano avviciando.
"Non fare così." Sussurrò lei visibilmente dispiaciuta.
"Spero tu sia contenta adesso, no? Mi hai lasciato dicendomi che non ti andava più bene la nostra relazione, io come un povero idiota ti ho creduto pensando che comunque tu continuassi a provare qualcosa per me come io, provo qualcosa per te, perché vedi, anche se non te l'ho mai dimostrato come volevi, io ti amavo Evelin e ti amo tutt'ora e tu cosa fai? Vai.." Non riusciva a terminare la frase, non sapeva che termini utilizzare e non riusciva neanche più a guardare Evelin in faccia.
"Sai benissimo perché ho troncato la nostra relazione, se non ci fossero stati altri impedimenti, sarebbe continuata e lo sai." Mormorò ancora lei, distrutta.
"Ti ho appena detto che ti amo e tu cosa mi rispondi? Che la nostra storia ha avuto degli impedimenti? Senti Evelin io me ne fotto di tutte queste scuse, la verità è che semplicemente non ti piacevo abbastanza. Bene, adesso posso anche andarmene, stammi bene." Sputò amaramente Matt, squadrando la ragazza dalla testa ai piedi con sguardo triste e risentito, mentre abbandonava la sala, davanti a tutti. 
"Maledizione!" Mormorò Scott cercando di fermarlo ma ormai era troppo tardi, era salito subito sulla sua auto e se n'era andato via.
Tutti i presenti in sala erano rimasti in silenzio ascoltando ogni singola parola urlata da Matt e mormorata da Evelin e nessuno aveva detto assolutamente nulla, erano semplicemente tutti scioccati perché nessuno si sarebbe mai immaginato che quei due stavano insieme, addirittura di nascosto. 
La prima ad esserne sconvolta era proprio rimasta Steffy, che non credeva davvero a quello che aveva sentito ripensando a tutto ciò che Matt faceva ogni tanto per stuzzicarla, era davvero strano questo suo comportamento e non riusciva a capirlo. Anche Calum era rimasto stranito, almeno avrebbe avuto un rivale in meno dopo questa rivelazione con Steffy.
L'unica che sembrava forse aspettarsi tutto ciò era Keira, che sembrava assistere più che altro ad una discussione normale senza però incassare alcun colpo o rivelazione importante. Si avvicinò solamente a Scott, visto che sembrava l'unico sapere.
"Cosa diamine succede qui?" Chiese lei, leggermente irritata per la scena a cui aveva assistito, Evelin era comunque sua amica, Matt per la prima volta sembrava esserle parso un ragazzo normale con dei sentimenti e non era stata colpa sua, e poi era un po' ubriaca e ciò alterava il tutto.
"Scott ha sorpreso Evelin mentre era chiusa in bagno con Joey ma non è successo nulla, come dice lei, o almeno spero." Si girò a guardare la mora, mentre raccontava a Keira l'accaduto.
Proprio in quel momento scese le scale Joey che era rimasto chissà dove non assistendo alla scena e per fortuna Scott ne era rimasto sollevato. Stava scendendo le scale come se fosse un re e le persone in silenzio nella sala suoi sudditi che lo aspettavano, ma non era così e in parte lui lo sapeva.
"Che succede qui?" Chiese soddisfatto lui.
"Ma si può sapere chi cazzo ha invitato te qui invece?" Sbottò Keira infastidita dalla presenza del ragazzo.
"Si dia il caso che mio padre sia il proprietario della casa della perdizione quindi io posso stare dove cazzo mi pare e posso entrare da dove cazzo mi pare." Rispose insolente il moro.
"Allora dì al tuo paparino che deve ancora pagarmi l'affitto di ben tre mesi se vuole che suo figlio continui ad entrare dove gli pare. Ricordati che potrà anche essere sua la casa della perdizione ma gestisco ormai tutto io quindi posso anche decidere chi fare entrare e chi no." Sputò rabbiosa Keira avvicinando al ragazzo in tono di sfida.
"Tu vieni a dire queste cose a me? Tu, vieni a dirmi che mio padre è un morto di fame perché non ti paga un affitto da tre fottuti mesi?" Chiese con disprezzo Joey.
"Non ho detto questo, non inventarti balle." Rispose Keira, prendendo un bicchiere di spumante.
"Piuttosto vogliamo parlare del fatto che qui la vera morta di fame sei tu insieme alla tua famiglia, non solo tua madre fa già un lavoro discreto all'ospedale in cui lavora ma per mantenere la sua capricciosa figlia deve anche improvvisare turni notturni e tu devi anche fare questo lavoretto in memoria di un qualcuno che nemmeno lo vorrebbe." Disse tutto così in fretta Joey che per Keira fu un colpo sparato tutto insieme.
"Non hai alcun diritto di mettere in mezzo mio fratello in questa discussione, chiaro?" Aveva sibilato lei, pronta a rispondere. Era davvero arrabbiata e stava perdendo la calma.
"Ah no, sennò che fai? Chiami tuo padre che mmh.. Ti ha abbandonata perché ormai non aveva alcun senso mantenere la famiglia senza il tuo amato fratellino? Sei patetica e insieme a te, anche tua madre e tuo padre e mi spiace per quella povera anima, ma tuo fratello non era tanto meglio di noi." Concluse il suo discorso Joey, sapendo perfettamente che aveva colpito nel punto in cui Keira era più vulnerabile. 
Poteva solamente giocare sporco con lei, era l'unica che non aveva mai paura di rispondergli, l'unica che non voleva cadergli ai piedi, l'unica che per quanto non sopportasse voleva comunque collezionare come uno dei suoi trofei migliori. Voleva averla solo per il gusto di trattarla come un premio, come faceva sempre del resto.
"Insegmi ad essere figlia di papà come te allora, Joey Spencer." Aveva quasi sussurrato in modo sensuale e provocatorio Keira. Stavolta non si era piegata, più incassava colpi che dentro la rompevano e più fuori veniva la sua parte cattiva che aveva messo a tacere per troppo tempo con gente come lui.
Luke stava per intervenire, le sua mani prudevano e morivano dalla voglia di sfigurare in parte il bel faccino di Joey per quello che aveva detto su Keira, ma Scott, che era vicino a lui l'ho bloccò immediatamente.
"Porta Keira fuori da qui, immediatamente, è un po' ubriaca e forse anche un po' fatta, a Joey ci penso io." Gli disse sbrigativo.
I due si avvicinarono il primo a Keira e il secondo a Joey e Luke portò via la ragazza che continuava a guardare in cagnesco il moro, mentre Scott allontanò da quella parte della pista, Joey.
Luke teneva Keira per i polsi, un po' perché sbandava e un po' perché la ragazza continuava a dimenarsi, non in modo prepotente ma non aveva deciso a girarsi, quindi le toccava uscire dal locale in retromarcia. Un po' di aria le avrebbe fatto sicuramente bene.
"Respira e stai calma." Aveva detto Luke mentre la ragazza rimaneva di fronte a lui, facendosi tenere i polsi tranquillamente.
"Non sono mica incinta, Luke." Rispose Keira ridendo. Dopo una sfuriata del genere mai si poteva aspettare una reazione del genere.
Forse aveva ragione Scott. Luke si avvicinò meglio per notare gli occhi della ragazza, la luce che emanava quella sera la luna, riusciva a fargli vedere meglio il colore dei suoi occhi, nocciola come sempre, intensi e bellissimi. Però lo aveva notato, il rossore particolare che aveva negli occhi quella sera, non lo aveva mai visto e non era solo per l'alcool che aveva bevuto.
"Quanto hai fumato?" Chiese lui sempre vicino.
"Domanda sbagliata." Mormorò lei ridendo.
"Cosa?" Chiese lui, correggendosi.
"Solo due canne, poi ho bevuto tutto il tempo." Rispose Keira sinceramente.
"E non mi hai chiesto se ne volevo una?" Domandò lui incredulo.
"Tranquillo, una l'ho fumata pensando a te." Gli fece l'occhiolino di rimando.
"Smettila, non capisci quello che fai per ora." Rispose Luke scuotendo la testa. Luke lasciò le braccia della ragazza per appoggiarsi un po' al muro e appena si sciolse da lei, Keira cominciò a piagnucolare blaterando cose senza senso.
"Voglio ucciderlo." Quasi si lamentò avvicinandosi al biondo che la osservava attentamente e non riusciva a sfuggirgli nulla, come sempre. Adesso gli occhi della bionda erano ancora più rossi e più gonfi, e non dipendeva per quanto avesse bevuto o fumato. Stava per piangere.
"Chi?" Chiese lui guardandola dritto negli occhi.
"Joey." Sbuffò quest'ultima alzando gli occhi al cielo per non far scendere una lacrima che spingeva da tanto per uscire.
"Keira.." Si avvicinò lui per asciugarle le lacrime.
"Non devo piangere, lo so. Io ho dimostrato, anzi, volevo dimostrate che con quelle sue affermazioni non mi avrebbe fatto nulla e che potevo tenergli testa, ma non è così. Inizio a pensare che abbia davvero ragione lui e sia solamente colpa mia." Biascicò Keira prendendosi la testa tra le mani. Stavolta stava davvero iniziando a piangere senza riuscire più a trattenere le lacrime ma non voleva farsi vedere.
"Cosa stanno sentendo le mie orecchie? Da quando dai ragione a Joey? Lui non sa un emerito cazzo e se devo essere sincero io gli avrei anche spaccato la faccia, quel ragazzo è viscido." Commentò Luke anche lui molto arrabbiato.
"Stavo diventando cattiva Luke, me ne sono resa conto, mi sentivo euforica all'idea di poter ferire qualcuno a parole e adesso me ne sto subito pentendo. Come definiresti questo? Io pazzia." Rispose Keira. E Luke capì che ancora una volta si stava rimproverando da sola e si stava accusando di essere un qualcosa che non era.
"Ti stavi solamente difendendo, era lui che ti uccideva ogni volta che pronunciava una parola contro te con quel sorrisetto da soddisfatto del cazzo che ti uccideva Keira, non eri tu che uccidevi lui, lo graffiavi ma passava subito." Spiegò Luke serio.
"E con te cos'ho fatto, ti ho ucciso o ti ho graffiato?" Chiese ancora più triste la ragazza.
"Mi hai semplicemente salvato Keira, che è ben diverso." Rispose lui sincero e per un attimo negli occhi della ragazza si accese una luce strana, forse serenità per la prima volta?
Lei sorrise appena, finendo di asciugarsi le lacrime, che però non volevano affatto smettere. - "Luke." Mormorò lei piano, accarezzandogli la mano, lo guardava dritto negli occhi, come se avesse paura di parlargli e dirgli quello che realmente le passava per la testa.
"Keira?" Chiese lui spronandola a parlare.
"Baciami." Sussurrò lei vicino le sue labbra.
"Anche se sei ubriaca?" Chiese lui volenteroso della richiesta appena fattagli.
"Anche se sono ubriaca, me lo ricorderò comunque domani." Mormorò sempre lei accarezzando il naso del ragazzo con un dito.
E Luke non se lo fece ripetere due volte, la baciò e la strinse subito a sé per colmare quella distanza che c'era tra i due in quel momento e che c'era stata per quasi una settimana.
"Ho bisogno di te, Luke." Disse Keira quando si staccarono e poggiò il mento sulla spalla del ragazzo per farsi abbracciare e stringersi delle sua braccia.
"Sono qui, sempre." Mormorò lui al suo orecchio.
Lei era sempre a casa con Luke.



























Angolo Autrice:
Tatatadaaaaan. Mamma mia già siamo a tre capitoli, non oso immaginare la prossima settimana se non dovessi aggiornare. Anche perché nulla è ancora detto.
Domani ultimo giorno di svago dopodiché finisce la pacchia, che cose triste e deprimente.
Tornando a noi, Luke e Keira hanno un nuovo tipo di rapporto che scoprirete piano piano, intanto nel capitolo precedente avete letto del famoso secondo bacio tra i due, oggi leggete del terzo ma tranquilli, non finiranno qui, però, però, però, mi dispiace per le shipper ma non sono una coppia. Scoprirete in seguito perché, ma non arrendetevi eh, ci sarà tempo per tutti.
Colombo sempre sfigatello ma chi non lo è ogni tanto con la scuola, eh? Per non parlare di Allison poverina colpita dalla noia che tra un po' mi uccide anche il povero Ascio e lui con chi se la prende? Con Michele. In tutto ciò a chi va di lusso? A Luca, che se non solo non fa un cazoz ma addirittura riesce a limonarsi anche Keira, bravo ragazzo eh.
Euhueheueheeu e poi colpo di scena: che ci facevano Evelin e Joey in bagno insieme? Secondo voi è come pensa Scott oppure c'è stato altro? E Matt ha fatto bene a dire quelle cose ad Evelin oppure pensavate altro? 
Fatemi sapere tutto ovviamente, noi ci vediamo col prossimo capitolo, buona lettura.
Xoxo, Vanex23.





 

SPOILER:


[...]
"Ma che cazzo succede?" Chiese Calum cercando di forzare la porta.
"Non apre, ci ho provato io prima." Disse Luke arrendendosi anche lui.
"Ditemi che non siamo rimasti chiusi dentro?" Supplicò quasi Keira, pietrificata.
"Mi dispiace, ma credo proprio di sì." Rispose Calum sedendosi dietro la porta.
[...]

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Capitolo 20
*** Ventesimo Capitolo ***


Ventesimo Capitolo.


"Psiche, una bellissima fanciulla che non riesce a trovare marito, diventa l'attrazione di tutti i popoli vicini che le offrono sacrifici e la chiamano Venere (o Afrodite). La divinità, saputa l'esistenza di Psiche, gelosa per il nome usurpatole, invia suo figlio Eros (o Cupido) perché la faccia innamorare dell'uomo più brutto e avaro della terra e sia coperta dalla vergogna di questa relazione, ma il dio sbaglia mira e la freccia d'amore colpisce invece il proprio piede ed egli si innamora perdutamente della fanciulla. Intanto, i genitori di Psiche consultano un oracolo che risponde:

« Come a nozze di morte vesti la tua fanciulla ed esponila, o re, su un'alta cima brulla. Non aspettarti un genero da umana stirpe nato, ma un feroce, terribile, malvagio drago alato che volando per l'aria ogni cosa funesta e col ferro e col fuoco ogni essere molesta. Giove stesso lo teme, treman gli dei di lui, orrore ne hanno i fiumi d'Averno e i regni bui. (IV, 33) »



Psiche viene così portata a malincuore sulla cima di una rupe e lì viene lasciata sola. Con l'aiuto di Zefiro, Cupido la trasporta al suo palazzo dove, imponendo che gli incontri avvengano al buio per non incorrere nelle ire della madre Venere, la fa sua; così per molte notti Eros e Psiche bruciano la loro passione in un amore che mai nessun mortale aveva conosciuto; Psiche è prigioniera nel castello di Eros, legata da una passione che le travolge i sensi.
Una notte Psiche, istigata dalle sorelle, che Eros le aveva detto di evitare, con un pugnale ed una lampada ad olio decide di vedere il volto del suo amante, nella paura che l'amante tema la luce per la sua natura malvagia e bestiale. È questa bramosia di conoscenza ad esserle fatale: una goccia d'olio cade dalla lampada e ustiona il suo amante:


« … colpito, il dio si risveglia; vista tradita la parola a lei affidata, d'improvviso silenzioso si allontana in volo dai baci e dalle braccia della disperata sposa (V, 23) »

Fallito il tentativo di aggrapparsi alla sua gamba, Psiche straziata dal dolore tenta più volte il suicidio, ma gli dei glielo impediscono. Psiche inizia così a vagare per diverse città alla ricerca del suo sposo, si vendica delle avare sorelle e cerca di procurarsi la benevolenza degli dei, dedicando le sue cure a qualunque tempio incontri sul suo cammino. Arriva però al tempio di Venere e a questa si consegna, sperando di placarne l'ira per aver disonorato il nome del figlio.

Venere sottopone Psiche a diverse prove: nella prima, deve suddividere un mucchio di granaglie con diverse dimensioni in tanti mucchietti uguali; disperata, non prova nemmeno ad assolvere il compito che le è stato assegnato, ma riceve un aiuto inaspettato da un gruppo di formiche, che provano pena per l'amata di Cupido. La seconda prova consiste nel raccogliere la lana d'oro di un gruppo di pecore. Ingenua, Psiche fa per avvicinarsi alle pecore, ma una verde canna la avverte e la mette in guardia: le pecore diventano infatti molto aggressive con il sole e lei dovrà aspettare la sera per raccogliere la lana rimasta tra i cespugli. La terza prova consiste nel raccogliere acqua da una sorgente che si trova nel mezzo di una cima tutta liscia e a strapiombo. Qui viene però aiutata dall'aquila di Giove che vuole entrare nelle grazie di Cupido.
L'ultima e più difficile prova consiste nel discendere negli Inferi e chiedere alla dea Proserpina (o Persefone) un po' della sua bellezza. Psiche medita addirittura il suicidio tentando di gettarsi dalla cima di una torre; improvvisamente però la torre si anima e le indica come assolvere la sua missione. Durante il ritorno, mossa dalla curiosità, apre l'ampolla (data da Venere) contenente il dono di Proserpina, che in realtà altro non è che il sonno più profondo. Questa volta verrà in suo aiuto Eros, che la risveglia dopo aver rimesso a posto la nuvola soporifera uscita dall'ampolla e va a domandare aiuto a suo padre.

Solo alla fine, lacerata nel corpo e nella mente, Psiche riceve con l'amante l'aiuto di Giove: mosso da compassione il padre degli dei fa in modo che gli amanti si riuniscano: Psiche diviene una dea e sposa Eros. Il racconto termina con un grande banchetto al quale partecipano tutti gli dei, alcuni anche in funzioni inusuali: per esempio, Bacco fa da coppiere, le tre Grazie suonano e il dio Vulcano si occupa di cucinare il ricco pranzo.

Più tardi nasce la figlia, concepita da Psiche durante una delle tante notti di passione dei due amanti prima della fuga dal castello. Questa viene chiamata Voluttà, ovvero Piacere."




Quando arrivò alla pagina finale del racconto e riuscì a leggere anche le ultime due parole scritte nell'ultima pagina, riuscì finalmente a distendersi sul letto come se non avesse più nulla da fare. Ma sapeva anche che quello in cui era sdraiata non era il suo letto, né tanto meno era così sicura di volerci rimanere, non perché avesse paura ma perché aveva la sensazione di sentirsi di troppo e completamente sbagliata in quel momento. Ripensava ancora al racconto che aveva letto, non per dovere o necessità, ma semplicemente perché le piaceva e le piacevano molto queste storie con il mito che echeggiava dietro la verità, quel senso di mistero e stranezza che non le mettevano in test più così tanto mistero o stranezza come potevano pensare invece gli altri. Non aveva però capito bene perché quel giorno in biblioteca aveva scelto proprio il mito di Amore e Psiche, così lontano dalla sua realtà ormai priva di sentimento e amore, già, avrebbe voluto provarne almeno un quarto di quello che provava le gente che la circondava ogni giorno, ma quell'amore vero, sincero, trasparente, cristallino, non quello sporcato da altri sentimenti che facevano modo che non potesse essere più amore quello ma semplicemente possesso, ossessione, invidia, gelosia, frenesia, le cose più sbagliate al mondo.
E forse quella sera, c'era una cosa sbagliata che aveva fatto e che la torturava costantemente da un po' di minuti: essere lì e non a casa sua. Cosa ci faceva nella camera del ragazzo che fino all'anno prima le aveva fatto provare tutte quelle cose e perché si ostinava a continuare a passare del tempo con lui da quando si erano baciati per ben due volte? Erano passate due settimane dall'accaduto in discoteca a Keira non aveva saputo più separarsi da Luke, né tanto meno lui dalla bionda, ormai era chiaro a tutti, ma da sempre, quei due erano dipendenti l'uno dall'altro. Però, c'era sempre un però, le cose non sarebbero mai state normali tra di loro. Sapevano di non essere ancora una coppia né tanto meno avevano avuto mai il coraggio di rivelarne il discorso o tantomeno di accennare la cosa, ma non erano neppure niente, ne erano consapevoli. Erano un qualcosa, ma quel qualcosa pensato in quel modo da Keira la faceva sorridere, la faceva stare bene e sospirare per il sollievo e non per la tenzione. Con Luke accanto era tranquilla davvero, le era sempre mancata questa parte e forse stava iniziando davvero a capire che era proprio lui l'unica persona ingrado di farla sentire normale come tutti gli altri.
"Lettura intensa?" Sbucò il biondo nella sua stanza, sistemandosi la tuta che aveva addosso.
"Stavo leggendo Amore e Psiche e mi sono talmente così lasciata andare nella storia che l'ho già finito." Spiegò Keira mostrando il libro al ragazzo, che lo sfogliava piano accanto a lei.
"Sì, praticamente sono le due di notte e tu hai appena finito di leggere." Sussurrò lui, appoggiando il libro su un comodino.
"I tuoi genitori mi uccideranno." Mormorò lei coprendosi il viso.
"No macché, semmai uccideranno me, ho fatto troppo casino sotto con l'xbox e la partita mi ha preso più del previsto." Rispose Luke mordendosi il labbro. Se c'era una cosa che però Keira non riusciva a controllare quando il ragazzo le stava vicino, nonostante tutto, era quella voglia matta e disperata di baciarlo sempre. Il mordersi le labbra di Luke, prendendosi proprio la parte in cui vi era il piercing, non faceva altro che agitarla ancora di più.
"Sì beh, te l'ho detto.." Cominciò la frase ma senza finirla.
"Cosa?" La stuzzicò un po' giocando con una ciocca dei suoi capelli. Luke amava terribilmente i capelli morbidi e lisci della ragazza e in più amava terribilmente stuzzicarla quando era seria e concentrata su un qualcosa di importante.
"Che io non dormo la notte." Rispose lei abbassando lo sguardo. Sapeva che come sempre, Luke, avrebbe disapprovato su questa cosa.
"E secondo te io che ci sto a fare?" Chiese sornione il ragazzo, mostrando uno dei sorrisi più luminosi della giornata alla bionda, che ricambiò instintivamente senza sapere cosa volesse intendere però Luke.
"Credo di non aver capito." Specificò subito Keira, scuotendo la testa.
"Tu adesso dormi e non contraddirmi, stai qui con me, come quella sera, hai dormito senza nemmeno batter ciglio e non ti sei mossa neanche un po'." La prese lui, stringendola subito a sé.
"No Luke, sai che ero ubriaca quella sera, quindi avrei dormito anche contro la mia volontà non capendo assolutamente nulla." Spiegò Keira, cercando di divincolarsi dalla presa forte del ragazzo.
"Ho detto, niente storie." Subito si avvicinò al suo orecchio, facendole piegare la testa all'indietro, poiché soffriva il solletivo e il sospiro di Luke le aveva causato piccoli brividi per la schiena.
"No Luke, ho gli incubi, lo sai.." Mormorò stavolta la ragazza ma in modo tremendalmente spaventato, agli occhi di Luke in quel momento sembrava praticamente una bambina indifesa che chiedeva aiuto ai proprio gentiori quando era convinta che nel proprio armadio ci fosse l'uomo nero.
"Ascoltami Keira." - Cominciò il ragazzo, facendola girare verso di sé. - "Io ti prometto che se dormirai qui stanotte, com'è successo la volta prima, con me, non succederà nulla. Semmai e dico, semmai, perché sono molto diffidente da ciò, ma comunque, semmai tu dovessi svegliarti in preda agli incubi, impanicata, io sarò sempre qui a tenerti la mano e ad aiutarti, perché non dovrei? Però tu devi cercare di rimanere tranquilla, altrimenti è peggio." Le disse serio, guardandola negli occhi, come un papà spiega per la prima volta alla propria figlia ancora piccola cos'è giusto fare e cosa non.
"Io.. Va bene Luke, ma se domani ti lamenti perché non ti ho fatto dormire, la pagherai." Rispose ridendo la ragazza, mentre Luke riprese a sorridere soddisfatto, stampandole un lieve bacio sulla guancia.
"E adesso dormiamo!" Esclamò subito il biondo, sollevando le coperte e facendo stendere per intero la bionda.
"Luke, così mi schiacchi, non sono un pupazzo." Si lamentò scherzosamente Keira, mentre prendeva il braccio del ragazzo, avvolto attorno al suo fianco, per tenergli stretta la mano.
"E tu smettila di tremare, sembri il mio telefono quando Calum impazzisce e decide di mandarmi 20 messaggi al secondo." Sussurrò lui ridendo, cercando di far rilassare la ragazza, intrecciando la sua mano con quella della bionda.
E in questo caso Keira decise di leggere forse un'altra storia, chiudendo gli occhi, completamente diversa da quella che aveva letto prima però, ovvero quella di Morfeo.


***


La mattina dopo i due ragazzi andarono a scuola insieme, percorrendo sempre lo stesso tragitto, ma stavolta in compagnia l'uno dell'altra. Erano in silenzio, ma non perché non avessero niente da dirsi, semplicemente entrambi la mattina erano semplicemente di poche parole, soprattutto dopo essere andati a letto alle due di notte e aver dormito praticamente cinque ore date per buone. Keira alla fine era riuscita a rimanere tranquilla e a dormire tutta la notte avvolta dalle braccia di Luke e si chiedeva com'era stato possibile che proprio con lui ci fosse riuscita, visto che ormai credeva davvero impossibile lei, sdraiata su un letto a dormire con gli occhi chiusi abbandonandosi nel mondo dei sogni. Era una sensazione che piano piano stava riscoprendo e le piaceva. D'altro canto sempre con Luke in quel periodo stava scoprendo nuove cose, una su tante: anche Luke aveva un tatuaggio che però non aveva mai visto fin circa la settimana prima. Era una piccola scritta, nera, con una stellina sull'ultima lettera finale, le aveva detto che quella scritta tatuata era un nome ma non aveva detto di chi era quel nome. Non c'era molta scelta per capire a chi avesse mai potuto dedicare quella scritta stranissima e soprattutto con un nome. Keira aveva subito pensato a Liz e per questo non aveva voluto dirgli niente, sapeva quanto Luke fosse davvero legato alla madre e sapeva anche del bellissimo rapporto che aveva con quest'ultima e ciò non faceva altro che farla sorridere per quanto fosse davvero un ragazzo dolcissimo e che infondo non si meritava davvero di soffrire per causa sua. I sensi di colpa come sempre non riusciva ad allontarnarli e si chiedeva praticamente sempre se questa situazione lo avrebbe fatto soffrire veramente o se erano solamente sue paure che proiettava sul ragazzo. Ancora una volta non riusciva a distinguere le cose giuste dalle cose sbagliate e ciò la faceva innervosire parecchio.
Mentre viaggiava nei suoi pensieri contorti, erano entrambi arrivati a scuola, Luke si era appena tolto una cuffietta e aveva conservato il telefono in tasca. Quando era in compagnia di Keira, teneva sempre e solo una cuffietta all'orecchio, anche per farle capire che se voleva parlare, lui non avrebbe esistato ad ascoltarla e anche lei lo sapeva, ma di prima mattina parlare come le persone comuni era molto impossibile.
Però adesso per loro risultava un po' più complicato del dovuto parlare normalmente a scuola. Non riuscivano più a parlare normalmente loro due, si lanciavano troppi sguardi di intesa, troppe occhiatine fugaci, gli occhi di lui affondavano con troppa intensità gli occhi di lei e viceversa ogni qualvolta stavano vicino almeno a 5 cm di distanza e non perdevano occasione quando potevano anche solo per toccarsi di striscio e farsi sentire l'uno dall'altro, ma nessuno doveva sospettare niente, nemmeno i loro amici, finché non avrebbero chiarito una volta per tutte anche cosa ne avessero voluto fare del loro rapporto. Però dopo due settimane diventava davvero pesante e sembrava essere rinchiusi in uno spazio ristretto, senza ossigeno.
Sia Keira che Luke però avevano ragione, purtroppo non c'era sempre gente buona che riusciva a vedere solo cose positive e soprattutto Keira, conoscendo con chi doveva avere a che fare ogni giorno, soprattutto nella propria aula, preferiva preservare ogni tipo di rapporto che potesse essere compromesso per vie esterne. I due ragazzi erano insieme all'armadietto di Luke, prima avevano sostato davanti a quello di Keira, cercando di far finta di niente, ma notando praticamente quasi tutto il corridoio libero e in giro c'erano ancora solamente i ragazzi delle prime, ne approfittarono per soffermarsi di più fuori dalla classe.
"Mi puoi tenere un attimo questo?" Chiese il ragazzo, appoggiando delicatamente il suo zaino, sulle mani di Keira, che teneva lo sguardo in allerta.
"Ma cosa stai facendo?" Domandò stupita la ragazza quando notò che Luke, dietro il suo armadietto si stava togliendo la maglietta ed era rimasto praticamente a dorso nudo.
"Mi sto solamente cambiando la maglia, con quella sento leggermente caldo, almeno posso tener anche sù la felpa. Non sono mica nudo." Rispose malizioso il ragazzo, facendo anche un occhiolino di rimando alla bionda, che era rimasta anche leggermente incantata a fissare il ragazzo davanti a sé.
"Sì certo." Rispose sbrigativa lei, ridandogli lo zaino e passando avanti.
"Ehi aspetta!" La riprese lui, e quando la ragazza si girò di scatto, guardandolo con una di quelle occhiate intense che ti lasciavano pietrificato, senza saper più cosa dire, si morse instintivamente il labbro inferiore, abbastanza pensieroso. Questo però non fece altro che far avvicinare più di prima Keira al ragazzo, mandando in rovina praticamente tutte le intensioni di proteggere il loro rapporto almeno a scuola.
"Smettila." Sussurrò lei, troppo vicina al ragazzo.
"Di fare cosa?" Rispose Luke, stranito.
"Smettila di morderti il labbro, è una tortura per me, soprattutto qui a scuola." Continuò lei, quasi sofferente, il suo sguardo parlava chiaramente per lei.
"E tu smettila di toccarti i capelli, di arricciare il naso all'insù e di guardarmi come fai sempre per ora, soprattutto quando siamo a lezione. E' dura.." - Si mordicchiò di nuovo il labbro pensando di aver sbagliato però l'associazione degli aggettivi per descrivere la situazione e tossì sonoramente, mentre Keira ridacchiò capendo a cosa si riferiva comunque, era davvero sofferente, il suo sguardo esprimeva tutta la sua disperazione. - "Volevo dire, è una situazione un po' ingestibile, soprattutto da parte mia." Corresse la frase, cercando di apparire il più convincente possibile.
"Io non lo faccio apposta." Rispose la bionda, mettendosi a braccia conserte.
"Nemmeno io." Riprese lui, imitando la bionda.
"Mi sembri un bambino quando ti mordicchi il labbro, lo sai?" Chiese Keira, ridacchiando un po'. Amava prenderlo in giro.
"Che cosa? Qui la bambina sei tu!" Esclamò lui, prendendole i polsi e avvicinandola a sé.
"Io non mi mordicchio il labbro, tu sì." Rispose lei, soddisfatta.
"I bambini però non fanno questo.." Cominciò lui, puntando il suo sguardo sulle labbra di lei. Anche Keira stava iniziando a ricambiare il gesto di Luke, alzando e abbassando lo sguardo più volte dagli occhi di Luke alle labbra di Luke. 
Ma proprio in quel momento, furono interrotti da una voce che veniva proprio da dietro di loro e che quasi non li fece sobbalzare in aria entrambi.
"Cosa ci fate voi qui?" Domandò Calum, uscendo dalla classe, seguito da Allison e Steffy.
"Siamo appena arrivati, perché?" Chiese Luke, schiarendosi la voce e lasciando subito le mani di Keira, che nel frattempo aveva fatto la stessa identica cosa.
"Ti stavo aspettando, ma vedo che sei impegnato. Che stavate facendo?" Chiese subito il moro, guardando prima Luke e poi Keira e di nuovo.
"Stavamo litigando." Rispose subito Keira, mentre Luke faceva cenno di "sì" con la testa.
"E voi due litigate così? Praticamente appiccicati, talmente così vicini da baciarvi?" Chiese Steffy ridendo.
"In realtà stava quasi per spaccarmi la mia bellissima faccia, lo sapete no, ogni tanto è irrascibile." Si difese Luke, trattenendo però una risata.
"Comunque entrate in classe, c'è una sorpresa per voi." Dichiarò Allison ridendo.
"Per noi?" Chiese Keira indicandosi e indicando anche Luke.
"Certo." Rispose Steffy, prendendo l'amica completamente di peso a portandosela in classe. Furono subito seguite anche da Luke e Calum e prima che qualcuno potesse accorgersene, Luke fece un piccolo occhiolino di intesa a Keira, che ricambiò ridendo per la balla che avevano inventato prima.
Appena entrarono in classe per prima cosa, con enorme piacere, si accorsero che ancora il professore non era in classe e dopo, notarono un Ashton molto allegro di prima mattina che non la smetteva proprio per niente di ridere.
"Quale sarebbe questa sorpresa?" Chiese Luke all'amico, mentre aspettava la rivelazione.
"Guarda qui!" Si girò di scatto Ashton, mostrando sia al biondo che a Keira la sua patente nuova di zecca.
"Finalmente anche tu hai deciso a superare questo maledetto esame!" Esclamò Luke abbracciandolo.
"Sono idoneo! Sì!" Esclamò anche lui felice, saltando praticamente addosso all'amico.
"Qui bisogna festeggiare!" Disse euforico Micheal.
"Il locale riapre settimana prossima, ma non si può di certo aspettare una settimana per festeggiare questo grande evento." Disse Keira, contenta per il ragazzo.
"Non preoccupatevi, i miei sono fuori città per tutta la settimana, quindi al limite posso organizzare una piccola festa a casa mia!" Comunicò entusiasta Ashton.
"Questo sarebbe magnifico, non prendo una sbronza vera da quasi un anno e devo assolutamente recuperare." Si intromise Steffy battendo il cinque al ragazzo, che concordava con lei.
"Così forte da dimenticarci anche come ci chiamiamo." Riprese Micheal che non si tirava indietro.
"I soliti ubriaconi." Sbuffò Calum, prendendo in giro i suoi amici.
"Dai che offriamo anche a te, poi voglio vedere se rifiuti." Lo riprese Micheal ridendo.
"Luke, sei dei nostri?" Chiese Ashton, voltandosi verso il biondo che, come sempre, ormai, non faceva altro che scambiarsi ancora occhiate di intesa con Keira.
"Sì certo, dobbiamo riprendere un po' le vecchie abitudini e neanche io mi ubriaco così tanto da un anno." Comunicò fiero Luke.
"Keira, Allison?" Chiese a questo punto il ragazzo alle ultime due.
"Io ci sto." Comunicò Keira sorridendo.
"Mi avete convinta." Disse ridendo la bruna, mentre Ashton pregustava già il sapore dell'alcool in bocca pensando alla serata per festeggiare la sua finalmente tanto attesa patente.
"Buongiorno ragazzi." - Entrò il professore salutando, e in quel momento calò il silenzio più totale in quella classe. I ragazzi risposero tutti al suo saluto e ognuno andò a sedersi al proprio posto. - "Non ho ritardato perché lo volessi io ma ci sono state cause maggiori che mi hanno impedito di essere qui prima. Vorrei parlarvi di una cosa molto importante." - Disse il professore attirando l'attenzione di tutti. - "Come sapete, ogni anno in questa scuola, sempre in questo periodo si organizza una festa a tema che devono coorredare le classi quinte visto che sono le classi uscenti e dovrebbero essere anche le classi più mature, ma non sempre è così. Ad ogni modo, ho ritardato perché la predise ha deciso proprio stamattina di comunicarmi quale categoria ha scelto per la festa a tema che riguarda tutte le classi e come verrà strutturata la giornata di oggi per organizzare tutta la scuola da oggi che è giovedì fino a sabato che sarà appunto il giorno della festa." Spiegò il professore mentre cercava nella sua borsa la lista con tutto ciò che c'era da comunicare agli alunni.
"A questo punto, se lo avessi saputo prima sarei anche entrato a seconda e non mi sarei preoccupato di essere già in ritardo pensando solo di dovermi fare la doccia." Mormorò Calum, rivolgendosi a Luke, che cercò di trattenere a sua volta una risata.
"Ecco perché puzzi, non ti lavi." Commentò Micheal, girandosi si scatto verso il moro e guardandolo con un'aria di sdegno.
"Ciccio bello, profumo anche più di te, vuoi odorare?" Riprese il moro, alzando di scatto il braccio.
"No, non voglio morire asfissiato, grazie." Rispose Micheal, ritornando a guardare dritto davanti a sé.
"Domande Hood? Non ho ancora detto nulla." Disse il professore, notando ancora il braccio alzato di Calum.
"No prof, non era per lei." Rispose scuotendo la testa il ragazzo, abbassandosi leggermente sulla sedia, mentre Luke continuava a ridere per la scena.
"Bene, tornando a noi, ecco il tema della serata di sabato: le divinità greche con annessi miti. Quindi potete vestirvi da tutto quello che volete che riguardi però il tema della festa e soprattutto nessun doppione." Spiegò molto serio il professore.
"Quindi dobbiamo deciderli adesso?" Chiese Evelin, attirando l'attenzione di tutti e risvegliando dai pensieri più cupi Matt che fino a quel momento non l'aveva più degnata di uno sguardo.
"Sì, ma verranno sorteggiati, ovviamente." Disse il professore, uscendo un sacchetto dalla sua borsa, contenente dei foglietti chiusi su se stessi.
"E' impossibile, in tutta la scuola ci dovrà essere solo una divinità?" Chiese Micheal sbalordito.
"No, non ci possono essere stesse divinità nella stessa classe, ricordatevi che c'è anche un premio in palio e lo vince la classe che è organizzata meglio." Puntualizzò il professore, passando per tutti i banchi e facendo sorteggiare i biglietti per decidere le divinità e distribuendo dei fogli consegnando ogni manzione per la giornata da fare.
Appena ebbe finito di fare tutto, i ragazzi in classe si guardarono tutti rispettivamente per individuare il proprio gruppo per le mansioni giornaliere e al suono della campana si riversarono tutti per i corridoi, andando ad occupare ognuno il proprio posto indicato dal foglio.


PRIMO GRUPPO

Allison, Ashton e Steffy erano stati assegnati alla sistemazione del corridoio inferiore, decidendo come abbellire gli armadietti e come sistemare soprattutto l'entrata, quindi si erano seduti in cortile a decidere come dividersi gli incarichi.
"Ragazze seriamente, io non sono capace in queste cose, sono un maschio!" Commentò Ashton un po' incredulo.
"Sì Ashton, lo sappiamo che sei un maschio e tranquillo, se non lo ripetessi ogni cinque secondi non avrei alcun dubbio." Sbuffò Steffy, organizzandosi con la lista.
"Pensiamo piuttosto a che colore poter mettere nell'entrata, almeno puoi aiutarci in questo, anche dando un parere personale." Lo incoraggiò Allison.
"Io lo posso anche fare ma sono sicuro che andrà male." Rispose Ashton facendo spallucce.
Per il resto della giornata passarono avanti e indietro per l'entrata portandosi scatoloni di varia grandezza, decidendo quali colori affiancare all'entrata e quali invece al corridoio ma senza nessuna alcuna speranza di accordo. 
Allison e Ashton alla fine si erano ritrovati a parlare di tutt'altro che del compito che era stato loro assegnato e a Steffy scocciava da morire restarsene lì senza far nulla e oltettutto nemmeno voleva fare questo lavoro quest'oggi, ma le era toccato e controvoglia lo aveva accettato.
"Steffy, dove vai?" Chiese Allison, vedendola allontanarsi dal piccolo gruppo.
"Vado al bar della scuola, voglio qualcosa da bere, ho sete." Rispose vaga, andando al bar della scuola, per vedere se i suoi occhi l'avevano ingannata oppure no.
E infatti ci aveva visto benissimo. Lì, su una sedia, completamente solo c'era seduto Matt, che non faceva altro che fissare la bottiglietta di fanta vuota che aveva davanti, sbuffando praticamente sempre, ma senza fare alcun altro movimento. Dopo aver assistito a quella spiacevole scena e dopo aver capito che forse lui non era come davvero voleva far credere, Steffy aveva quasi avuto la sensazione nella sua testolina di poter in qualche modo capirlo, capire perché sembrava un vegetale lì al posto di darsi da fare anche solo per se stesso. Si era sentita così per un periodo quando anche lei aveva provato a troncare con Calum, anche se a differenza di Matt, lei non aveva costruito praticamente niente di solito e di certo con il moro, mentre il biondo ed Evelin avevano quel qualcosa di concreto da ben otto mesi ma stando comunque fidanzati in segreto. Capiva anche questo, il dover tener tutto nascosto, lei e Calum per un buon periodo avevano tenuto tutto nascosto ma non aveva fatto comunque bene a nessuno dei due e lui ed Evelin avevano fatto lo stesso, ma poi Matt, esattamente come lei, era scoppiato e non ce l'aveva fatta più. Ma restavano ancora molte incognite sul perché loro tenevano tutto nascosto, sul perché comunque lui continuasse a mostrare forse interesse verso di lei e poi Joey, cosa poteva aver fatto?
Decise quindi che era arrivato il momento giusto per andargli a parlare, magari capire quanto potevano essere simili o semplicemente erano molto diversi e si stava solo illudendo, voleva capire perché Matt si comportava in quel modo e magari avrebbe capito anche se stessa.
"Ti faccio pena?" Chiese Matt senza però osservare la mora, che era rimasta dietro di lui a fissarlo mentre continuava a sorseggiare la sua coca cola. A quel punto Steffy decise di prendere anche lei una sedia e sedersi al tavolo con Matt.
"No, mi stavo chiedendo se potevo disturbarti oppure no." Rispose la ragazza.
"E la conclusione è?" Chiese lui, distogliendo finalmente lo sguardo dalla bottiglia vuota, per rivolgerlo a Steffy.
"Che almeno adesso non fissi più come un ebete la bottiglia vuota." Spiegò la ragazza, indicando la fanta.
"Interessante." Constatò lui alzando un po' il mento.
"Beh sì, capisco se non mi vuoi parlare, alla fine ti ho riempito quasi sempre di insulti ma non sapevo nulla." Si scusò quasi la mora.
"E hai fatto bene, non sapevi nulla, non sai nulla. Quindi è tutto ok." Spiegò lui sbrigativo.
"Io non me lo sarei mai immaginata sinceramente." Commentò a voce alta Steffy.
"E nemmeno io sai? Non mi sarei immaginato niente, nemmeno che tu fossi la ragazza di Hood a quanto pare." Fece spallucce il biondino.
"No io e Calum non stiamo insieme, né mai lo siamo stati." Disse la ragazza, un po' disprezzando quello che stava dicendo.
"Eppure, ho notato certe volte come vi fissavate quando eravamo insieme nella stanza numero quattro, detto da me poi.." Rise amaramente Matt.
"Era solamente uno sguardo falso, quello." Specificò Steffy.
"Non credo, perché quegli sguardi li lanciavo anche io ad Evelin e non li ho mai ritenuti falsi, neppure adesso che sono qui a parlare con te dopo la figura di merda fatta al locale di Keira davanti a tutti." Confessò Matt scuotendo la testa contrariato.
"Perché sei amico di Joey, dopo tutto quello che ti sta facendo?" Chiese Steffy avvicinandosi al ragazzo e guardadolo in modo curioso.
"Quando finirà tutta questa merda capirai che non è tutto oro quello che luccica, Steffy." Rispose Matt, prima di alzarsi dal tavolino e lasciando la ragazza lì da sola, con le sue domande.



SECONDO GRUPPO.

"Ma porca miseria. Perché diamine ci hanno dato questa parte del giardino da sistemare se non sei capace a far nulla." Si lamentò Micheal, mentre cercava di farsi aiutare da una sua compagna ma con scarsi risultati.
"Non posso mica rovinarmi le unghie, le ho appena fatte sistemare e poi sono una ragazza, non posso fare tutti i vostri lavori maschili." Rispose la ragazza in questione, alta, magra e coi capelli quasi arancioni, un soggetto molto gentile, così gentile da far perdere la pazienza anche a Micheal.
"Martah, non ti picchio solo perché sei una ragazza." Brontolò il ragazzo, spostando un bidone che era davvero impossibile spostare.
"Ti aiuto io, Micheal." Andò in suo soccorso Evelin che aveva appena finito di spostare delle sedie rotte in un'altra parte del giardino non accessibile per quella serata.
"Dovresti prendere esempio, hai visto? Anche lei è una ragazza eppure se ne frega delle unghie." Commentò acido Micheal, mentr Evelin rideva per la sua affermazione.
"Se è per questo ha pure più palle di te."




TERZO GRUPPO.

"Matt, si può sapere dove sei stato?" Chiese Scott, sistemando la finestra del corridoio del piano superiore.
"Al bar." Rispose secco il biondino.
"Tutto questo tempo?" Chiese un ragazzo magrolino, con gli occhiali, che cercava di sistemare un filo della corrente.
"Sei pazzo? Vuoi morire fulminato?" Andò in suo soccorso subito Matt.
"Semmai sei tu quello che vuole morire fulminato qui, io ho il laborato di fisica quantistica da tre anni e so come toccare un filo e come sistemarlo. Non toccare nulla." Lo allontanò subito il ragazzo, per non rischiare danni sia per lui che per la sistemazione.
"Ah bene, scusa allora." Si allontanò prontamente Matt, capendo la situazione.
"Ci sono problemi?" Lo prese sottobraccio Scott, cercando di parlare con l'amico.
"Non ci sono problemi, l'unica cosa è che Steffy sta iniziando a farmi domande sul perché sono amico di Joey e dopo quello che è successo alla serata non riesce più a capire, ma credo sia normale." Spiegò Matt appoggiandosi al muro.
"Tu le hai detto qualcosa?" Chiese Scott curioso.
"No. Anche perché credo che prima di parlare con Steffy, tu dovresti parlare con Keira e spiegarle tutto e farla anche calmare, non farla mettere più di quanto non lo sia già contro Joey." Disse Matt, facendo capire a Scott a cosa alludeva.
"Sì, hai ragione. Dopo la festa cercherò di parlarle." Tagliò corto Scott, ritornando alla finestra.
"Luce sistemata, almeno spero." Comunicò il ragazzo, mentre continuava a sistemare ancora il filo.
"Bene, possiamo riprendere a sistemare allora." Disse Scott, facendosi aiutare anche da Matt questa volta.


QUARTO GRUPPO.

Luke, Keira e Calum, erano stati mandati tutti e tre insieme a sistemare la parte superiore della palestra, perché era proprio lì che si sarebbe svolta la festa sabato sera. La palestra era la parte più immensa della scuola e sistemarla in tre persone sembrava davvero una sfida ardua e complicata, difatti solamente fino la primo pomeriggio erano ancora bloccati solamente alla parte superiore del lato destra. 
"Sono stanco." Brontolò Calum.
"Piuttosto potresti anche aiutarmi a spostare questo armadio al posto di lamentarti e basta." Chiese aiuto Luke in modo originale, e il moro lo aiutò, spingendo insieme al ragazzo l'armadio dall'altro lato del muro.
"Che colore preferite? Questo verde acqua o completamente azzurro?" Domandò Keira, prendendo una stoffa all'interno degli scatoloni.
"Verde acqua." Confermarono insieme i ragazzi.
"Ok, vada per l'azzurro allora." Fece spallucce la ragazza, mentre i due la guardavano straniti.
"Perché ce lo hai chiesto se fai tutto l'opposto?" Chiese Calum curioso.
"Perché non avete davvero gusto, si vede che siete maschi." Brontolò la bionda.
"E meno male, direi." Confermò Luke, sistemandosi i pantaloni.
I tre ragazzi scesero entrambi nella parte del campo della palestra, per rimuovere la rete da pallavolo ed eliminarla completamente, cosicché potessero posarla dentro uno degli sgabuzzini e riprenderla non appena la festa sarebbe finita.
Erano quasi ormai le sei del pomeriggio e il sole stava lasciando ormai posto alle tenebre e la luce iniziava a scarseggiare anche all'interno della palestra. Luke accese le luci, che non erano poi così tanto luci normali, quanti dei veri e propri fari per le partite.
"Mi stai accecando." Si lamentò Calum, coprendosi la faccia con le mani.
"Dai fatti ammirare in tutta la tua bellezza." Lo riprese Luke ridendo.
"Direi che per oggi abbiamo finito, domani possiamo sistemare le scale che portano al lato sinistro." Comunicò Keira, sbadigliando. Era stanca, più stanca degli altri due ma era anche normale, aveva ripreso da poco a dormire e per quanto lo aveva fatto, la sua prima notte constava solamente di cinque ore e non il minimo che contava almeno otto ore.
I ragazzi salirono sopra per uscire e tornarnese a ognuno a casa propria, la stanchezza aveva invaso tutti ormai, chi più e chi meno, non ci sarebbero arrivati così facilmente come avevano sperato.
Inizialmente, Luke, che era stato il primo a salire, cercava in tutti i modi di aprire la porta principale ma ciò non accadeva, in quanto la porta non riusciva ad aprirsi e non accennava nemmeno il minimo spostamento. Il ragazzo, che era stato seguito a sua volta dal suo migliore amico, lanciò uno sguardo furtivo a quest'ultimo, che prese il suo posto e cercò a sua volta di aprire anche lui la porta, ma senza risultati comunque.
Scesero anche al piano di sotto cercando di uscire dalla porta del retro per vedere se almeno quella era rimasta aperta, ma nemmeno in quel caso riuscirono ad avere fortuna, provarono una, due e anche tre volte, ma fu tutto nullo.
"Ma che cazzo succede?" Chiese Calum cercando di forzare la porta.
"Non apre, ci ho provato io prima." Disse Luke arrendendosi anche lui.
"Ditemi che non siamo rimasti chiusi dentro?" Supplicò quasi Keira, pietrificata.
"Mi dispiace, ma credo proprio di sì." Rispose Calum sedendosi dietro la porta.













ANGOLO AUTRICE:
Eccomi con questo capitolo un po' più diverso dagli altri! Avete notato anche l'inizio diverso con salto temporale di due settimane da quello che è successo nello scorso capitolo e soprattutto abbiamo nuove interazioni tra i personaggi: Keira e Luke stanno approfondendo il loro rapporto, Steffy sta cercando di capire da sola Matt e questi gruppetti ne stanno combinando di tutti i colori. Ma non vi preoccupate, nel prossimo capitolo sicuramente ce ne saranno delle belle da leggere, quindi state tranquilli e sereni che verrà svelato piano piano ogni dubbio.
Comunque adesso vi lascio alla lettura, spero vi sia piaciuto il capitolo, xoxo, Vanex23.



 

SPOILER

[...]
"Keira, guardami. Ti prego, guardami." Sussurrò Luke, prendendo il suo volto tra le mani.
"Luke.. Scusami, io.." Boccheggiò la ragazza, ma non ce la faceva proprio a parlare, continuava a tremare e tremare.
"Io non ti lascio, non ti lascio, capito?" Chiese il ragazzo, stringendo la mano della bionda che a sua volta ricambiava, ma debolmente.
"Lo so." Sussurrò solamente la ragazza.
[...]

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Capitolo 21
*** Ventunesimo Capitolo ***


  Ventunesimo Capitolo.

Un anno prima.

Erano ormai passati diversi mesi da quando Luke si trovata a New York e aveva ormai trovato anche lì nuovi amici con cui poter frequentare le lezioni e con i quali poter uscire anche quando non si sapeva cosa fare, pur sapendo che non sarebbero mai stati come i suoi veri amici. Aveva fatto amicizia in fretta però e questo gli era subito piaciuto: erano stati tutti amichevoli e gentili con lui fin da subito, nessun sbruffone si era messo di mezzo per rovinargli questa nuova esperienza o ostacolarlo nel crearsi momentaneamente una "nuova" vita.
Tanto per cambiare, anche quella mattina del mese di febbraio stava arrivando tardi a scuola e come sempre, non aveva ancora preso l'abitudine di indossare vestiti più pesanti del solito, il clima di questo periodo a New York è totalmente diverso dalla sua Sidney in Australia, ma a Luke questo importava veramente poco.
Varcando la porta di ingresso della scuola, si diresse spedito verso il suo armadietto, prese i libri che gli servivano per le prime ore e andò subito in classe. Lì c'erano appunto i suoi nuovi amici ad aspettarlo come sempre, ma mentre nei giorni precedenti erano in rigoroso silenzio e col broncio, quella mattina erano molto festosi, allegri e con la voglia di urlare già alle otto. 
"Eccolo! Meno male che non c'è nessuno, altrimenti chi lo sentiva il professore blaterare sul tuo ennesimo ritardo." Si avvicinò un ragazzo al biondo. Era alto, biondino come Luke, un po' più pompato e capitano della squadra di pallanuoto della scuola.
"Grazie Peter, meno male che me lo hai ricordato." Si girò ridendo Luke, mentre andava al suo posto.
"Ehi? Ma dove stai andando?" Chiese un altro ragazzo stranito dal comportamento di Luke. Questi invece era completamente l'opposto del ragazzo precedente per certi versi. Era anche lui alto, forse quasi quanto Luke, ma aveva i capelli neri, gli occhi più chiari dell'azzurro che tempestava Luke e una mascella da far paura a chiunque. In più era sì muscoloso ma rimaneva lo stesso slanciato, senza sembrare troppo pompato o troppo pieno sulle spalle.
"A sedermi?" Chiese ironico Luke.
"Ma va, smettila idiota! Oggi mancano alcuni professori, tra cui anche matematica alla prima ora, andiamo in giro, vieni con noi." Lo prese Ian, il ragazzo con cui Luke stava appunto parlando.
I tre ragazzi, seguiti da tutti gli altri, si decisero quindi ad andare in giro per la scuola, ognuno comunque concentrato sulle cose da fare per le prossime ore e muovendosi comunque in rigoroso silenzio o quasi per non farsi sentire dalle altre classi che stavano svolgendo le proprie lezioni. 
Durante tutto il tragitto però Luke seguiva solamente i ragazzi, non sapeva dove stavano andando realmente, ammesso che fossero davvero diretti per una meta ben precisa. 
"Siamo arrivati." Esultò Ian sedendosi su una panchina, nel retro della scuola, mentre si apprestava a parlare con tutti gli altri.
Luke doveva riconoscerlo: non avrebbe mai potuto vedere tutta quella scuola intera, era immensa e ogni volta che usciva con i suoi compagni, scopriva posti nuovi che non si sarebbe mai neppue immaginato. In circa tre mesi era la seconda volta che andava in giro per la scuola e non aveva la benché minima idea di dove fosse, non sapendo realmente cosa fare.
Quello però, aveva pensato, doveva per forza essere il giardino della scuola, altrimenti non capiva l'utilità che avesse se gli alunni ci andavano anche di nascosto per imboscarsi a fumare o per le coppiette a baciarsi. 
Durate tutti questi pensieri ben architettati all'interno della sua testa, fu colpito improvvisamente da una figura avvicinarsi a loro.
Era la prima volta che la vedeva e non riusciva a credere ai suoi occhi: la figura che aveva puntato, ben nota come ragazza, stava appunto percorrendo la loro stessa direzione, avvicinandosi sempre di più al punto in cui si trovava anche lui, ma sapeva benissimo che non era indirizzata dalla sua parte. Ciò che lo aveva però abbastanza colpito e lasciato spiazzato, facendo iniziare anche a sudare, era la somiglianza più totale e assurda con un'altra ragazza a lui ben nota.
Era bionda, alta, slanciata, capelli lunghi, con una frangetta un po' sbarazzina, occhi castani e che lo facevano rimanere teso come una corda di violino. Era strano come in quel momento potesse provare mille sensazioni tutte diverse tra di loro e accumunarla a ciò che la sua mente stava proiettando su quella ragazza, sempre più vicina a lui e ai suoi amici.
"Keira?" Chiese molto sottovoce, nessuno difatti riuscì a sentirlo e si rassicurò del fatto che né Ian, né Peter si fossero girati a guardarlo, mentre continuavano a parlottare tra di loro per una certa partita di baseball. Doveva essere molto importante per come partecipavano attivamente alla discussione e Luke lo aveva notato, lasciandosi sfuggire un sorriso.
"Ciao ragazzi." Salutò la biondina, rivolgendo anche uno sguardo a Luke, che era rimasto un po' incantato a fissarla e ricambiando dopo pochi minuti il suo saluto un po' imbarazzato e impacciato.
"Ecco chi è arrivata!" Esclamò Ian, alzandosi e andando a prendere la bionda, stampandogli dopo un leggero bacio sulle labbra.
"Non in pubblico ragazzi, vi prego." Commentò sarcasticamente Peter, mentre faceva una smorfia di disgusto.
Luke era rimasto a fissare la scena un po' chiuso nei suoi pensieri: ciò gli ricordava quello che aveva visto per quasi sette mesi della sua vita a Sidney, quando si ritrovava tra Scott e Keira involontariamente, mentre i due si scambiavano occhiatine per intendersi, gesti fugaci o piccole tenerezze e una morsa allo stomaco si fece sentire.
"Beh comunque ti presento un mio carissimo amico, lui è Luke." Disse Ian, prendendo la ragazza per mano e avvicinandosi al biondo.
"Ciao Luke, piacere, Blake." Disse la ragazza sorridendogli e porgendo la mano.
"Luke." Rispose semplicemente lui, ricambiando il gesto della ragazza.
"Se ti stai chiedendo perché non l'hai vista in tre mesi è perché è appena tornata dal suo viaggio inter culturale, visto che la biondina è tutta scuola-casa, casa-scuola." Chiarì Ian, mentre continuava ad abbracciare la ragazza.
"Non è vero, è solo che ci tengo ai miei voti, tutto qui." Precisò la bionda, mentre seguiva il suo ragazzo sulla panchina.
Luke invece era rimasto in silenzio per tutto il tempo, mentre ripensava alla scena appena vissuta, era impossibile come quella ragazza somigliasse così dannatamente a Keira e come, a rivederla, pur sapendo che non era lei, gli avesse fatto riprovare tutte quelle emozioni che da un anno reprimeva dentro di sé e che cercava in tutti i modi di eliminare profondamente. Come poteva essere possibile? E soprattutto come avrebbe fatto adesso a non pensarci più?




_____



Un mese dopo.



"Hey biondo, allora vieni alla partita?" Domandò Peter, mentre cercava di sistemare i suoi libri nell'armadietto.
"Certo, a che ora è?" Chiese Luke, raggiungendo il ragazzo.
"Alle 9 pm, sempre solito orario." Rispose Peter, abbandonando completamente il suo armadietto disperato.
"Ci sarò!" Salutò Luke, uscendo fuori dalla scuola. 
Quel giorno si stava bene fuori, la felpa iniziava a non servire più, quindi Luke decise di appoggiarla su una spalla, anche per rimanere più comodo. Stava uscendo dai parcheggi della scuola in completa tranquillità quando ad un certo punto sentì due voci urlare l'una sopra l'altra che lo fecero girare verso i parcheggi e non suscitarono solamente la sua curiosità.
Poco dopo la folla che c'era lì intorno si disperse velocemente e in quel momentò capì che il ragazzo ad urlare era proprio Ian. Salì svelto sulla sua auto, più arrabbiato che mai e sfrecciò velocemente nella stradina opposta a quella della scuola.
Rimese altri due minuti lì ad aspettare, per capire se le sue intuizioni erano state giuste e in meno di un minuto, la sua tesi era stata confermata. Sempre dal parcheggio uscì con la sua bicicletta Blake, che sembrava tutto tranne che tranquilla e rilassata e ogni tanto sembrava addirittura stesse per sbandare.
Il ragazzo si rigirò alla svelta per non farsi vedere, non voleva che la ragazza pensasse che la stava aspettando o che addirittura avesse sentito tutto, così fece finta di prendere il telefono e iniziò a comporre sul tastierino senza però fare nulla di concreto.
Dopo pochi secondi però sentì un rumore dietro di sé, come se qualcuno fosse caduto e si girò di scatto per capire cosa fosse successo. Blake aveva frenato di botto con la bici e l'aveva fatta cadere appositamente per attirare l'attenzione del ragazzo, ma questo Luke non poteva saperlo.
"Almeno non sono invisibile per tutti." Disse semplicemente la ragazza, rimanendo in mezzo alla strada con le lacrime agli occhi. In quel momento in Luke ritornarono vivi alcuni ricordi che aveva, o pensava di aver, eliminato del tutto dalla sua mente fino a quel momento e quella sua assurda voglia di associare ancora Keira a Blake era tornata più forte di viva. Non aspettò alcun secondo ad avvicinarsi alla ragazza che era rimasta lì davanti a lui ancora a piangere e a chiedere - "Facciamo la strada insieme?"
I due ragazzi si incamminarono insieme verso la casa della bionda, ma nessuno dei due proferiva alcuna parola. Molto spesso Luke lanciava sguardi alla biondina, era impressionante quanto più la guardasse e più gli sembrava di essere con la ragazza che aveva lasciato a Sidney e che lo aveva anche aiutato ad andarsene lontano da lei. Scosse la testa un po' confuso e si passò una mano tra i capelli, cercando di concentrarsi su quel momento e di ricordarsi che lei che non era Keira ma Blake, la ragazza di un suo amico, uno dei pochi amici che aveva trovato a New York senza faticare.
"Che scena patetica." Mormorò la ragazza, asciugandosi una lacrima, riferendosi a quello che era successo prima.
"Cosa?" Chiese Luke.
"Non dirmi che non hai assistito alla mega lite che abbiamo avuto io e Ian nel parcheggio, prima, a scuola." Spiegò Blake, un po' scossa.
"A dire la verità no, ho solamente sentito della urla e basta. Non mi sono soffermato molto, sono uno che pensa a farsi principalmente i fatti suoi." Spiegò Luke guardando sempre davanti a sé e senza mai abbassare lo sguardo verso la ragazza.
"Posso farti una domanda?" Chiese Blake curiosa.
"Dimmi." Rispose lui.
"I ragazzi mi hanno detto che ti sei trasferito da Sidney per frequentare quest'anno di scuola qui, come mai?" Chiese Blake attendendo una risposta.
"Diciamo che ho avuto dei problemi che non erano possibili risolvere subito e quindi se non volevo perdere l'anno dovevo trovare una soluzione. Ed eccomi qui." - Spiegò in un primo momento, aprendo le braccia a mo' di sorpresa. - "Eh ma non sono un vandalo comunque."
"Sicuramente, con questa faccia angelica che hai indubbiamente non puoi essere un vandalo." Disse la ragazza ridendo.
"Hei!" Esclamò offeso il biondo.
"No, dico sul serio, ci credo che non sei un vandalo." Comunicò Blake, mostrando un sorriso sincero. E ancora una volta Luke si ritrò catapultato nei suoi ricordi più nascosti abbandonando per un momento con la mente il luogo in cui si trovava.
"Grazie?" Chiese un po' stupito.
"Comunque sono arrivata, grazie mille." Ringraziò la biondina mentre sorrideva, aprendo un cancello prima di arrivare dentro casa.
"Figurati." Rispose il biondo, ricambiando il sorriso della ragazza.
"Ciao Luke."




______




Due mesi dopo.







Luke e Blake avevano iniziato a vedersi di nascosto all'insaputa di tutti gli altri, pur essendo Blake ancora fidanzata con Ian. Ma a Luke non importava niente. Indubbiamente Blake era una bella ragazza e lo attraeva molto fisicamente, ma oltre quello, con lei non c'era assolutamente nulla. Ne aveva bisogno solo perché in quel momento a New York aveva ritrovato una parte di sé che mancava da fin troppo tempo e in più la bionda era senza dubbio un modo per tenere vivo ancora il ricordo di Keira dentro di lui. I giorni passavano sempre più velocemente e ad ottobre sarebbe ritornato sicuramente a Sidney, quindi ciò non gli impediva di poter continuare questa storia clandestinamente iniziata con Blake fino a quel momento. Sarebbe rimasta solamente un ricordo lontano, una volta tornato in Australia, dei bei momenti passati a New York.
Il loro era un rapporto che sicuramente con Keira non avrebbe mai avuto, perché con lei ciò andava oltre la sola attrazione fisica, lì c'era anche un trasporto emotivo e sentimentale che nessun'altra ragazza avrebbe mai saputo superare e abbattere completamente. Il rapporto con Blake era esclusivamente sesso, niente di più e a Luke andava anche bene, alla fine lui non cercava impegni e la ragazza era anche fidanzata con uno dei suoi amici. 
Quella sera erano rimasti entrambi da soli e non sapendo cosa fare, avevano entrambi optato per passare la serata come di solito la passavano quando si annoiavano: tra le lenzuola. Erano entrambi stesi sul letto, Luke a pancia in sù col lenzuolo che gli lasciava scoperto solamente il petto e Blake supina, che era completamente avvolta tra le sue lenzuola e che si sporgeva verso il ragazzo per baciarlo nuovamente, tenendosi ben salda sulle sua braccia.
"Allora.." Mormorò la bionda, soffiando sulle labbra del ragazzo.
"Sì?" Chiese lui, girando la testa sul cuscino per poterla vedere meglio.
"Io non ci credo che tu sia single, Luke, davvero. Cioè, non dopo tutto quello che mi hai fatto vedere." Rise un po' maliziosa, poggiando una mano sul petto del ragazzo, mentre saliva e scendeva col dito.
"Ebbene sì." Rispose sospirando il ragazzo, sorridendo amaramente.
"Ma scommetto che almeno una volta questo curiocino qui, abbia perso qualche battito per qualcuna." Disse seria Blake, mentre indicava proprio la parte sinistra del petto di Luke.
"Mh." Uscì quasi come un lamento la risposta di Luke.
"Chi è lei?" Chiese diretta Blake, aveva capito dallo sguardo un po' perso di Luke. In quel momento il ragazzo si era voltato di scatto verso la bionda, rimanendo un po' a fissarla senza rispondere. Ci stava davvero pensando, se ne valeva fino alla fine la pena, oppure no.
"Si chiama Keira. Tu non ci crederai, davvero, ma ti somiglia tantissimo. Stessi capelli, stessi occhi, anche stesso modo di sorridere e per quanto ne possa sapere avete anche lo stesso fisico.." Lasciò la frase in aria, riflettendo sulla figura di Keira.
"Però?" Domandò Blake, capendo anche questo.
"Però è troppo complicato da spiegare." Tagliò corto Luke, sospirando nuovamente.
"Siete mai stati insieme?" Chiese di nuovo la bionda.
"No. Eravamo amici, ma poi tutto ad un tratto la storia è cambiata e credo proprio per causa mia, ma non capisco dove ho sbagliato, né tanto meno se ho davvero sbagliato." Confessò il biondo, molto combattuto.
"Luke, si vede molto quanto tu tenga a questa ragazza e tranquillo, ti credo quando dici che mi somiglia. L'altra sera, mentre ti stavi facendo la doccia, ho sbirciato nel tuo telefono ed ho visto una foto con i tuoi amici e se credo di aver visto bene c'era anche questa Keira e devo essere sincera, mi somiglia davvero. Comunque, ritornando a noi, si vede quanto tu ci tenga a lei, ma ne sei innamorato?" Domandò molto più seria stavolta la ragazza.
"Non credo importi ormai, altrimenti la situazione tra me e lei sarebbe cambiata molto tempo prima." Borbottò Luke.
"Invece importa, sempre. Importa a te, importa anche a me." Spiegò Blake.
"Perché mai?" Domandò il biondo stranito.
"Perché se ne sei innamorato, scommetto che mentre lo fai con me, pensi a lei, scommetto che ogni volta che parli con me, pensi a lei, scommetto che ogni volta che mi guardi, rivedo lei e scommetto che in questo momento, anche se stai parlando con me, vorresti essere lì con lei. E scommetto tremendamente che ogni volta che ci pensi, che me ne parli, il tuo cuore perde non un battito, ma cento battiti solamente perché sei qui a disperarti non capendo cosa sia realmente successo tra voi due." Disse Blake, colpendo in pieno Luke. Quello che aveva detto era tutto vero, ma che figura ci avrebbe fatto lui in quel momento, se le avesse detto la verità?
"Io.." Cominciò Luke, ma Blake lo fermò.
"Io stessa ho provato queste sensazioni per un ragazzo che mi piaceva particolarmente, ma siccome non è mia natura aspettare per non avere nulla, ho deciso di frequentare Ian e sto ancora aspettando che quel ragazzo torni da me chiedendomi di stare insieme semplicemente perché tempo fa ha sbagliato comportamento nei miei confronti. Nonostante tutto ci spero ancora, ecco perché non mi importa di passare come la troia di turno mentre sto con Ian e scopo con te, perché non provo sentimenti autentici né per Ian e né per te. E se devo dirla tutta, neppure Ian, ma quello è un altro discorso. Il punto è che, ci sta che tu abbia accettato questa situazione con me, ci sta che tu sentimentalmente sia legato a quella ragazza e posso anche capire il suo comportamento in quanto so davvero quanto noi donne siamo complicate e snervati, davvero, ma se i tuoi sentimenti verso lei sono veri, devi difenderli contro tutto e tutti, sempre. Devi essere deciso, devi essere pronto ad agire, sempre, devi essere sincero e devi soprattutto lottare. Lottare sempre. Quindi Luke, te lo dico molto sinceramente per non far fare né a te né a Keira la mia stessa fine: lotta sempre, comunque vada e qualsiasi cosa accada." Disse molto seria Blake e quelle parole erano entrate nella testa di Luke come un uragano, senza trovare né posto, né pace.
"Ti ringrazio Blake, davvero." Mormorò semplicemente il biondo, non sapendo più cosa dire.
"Quindi, io spero per te che tu possa davvero farcela. Per me può finire anche qui adesso, Luke. Sei libero, non avremo più alcun tipo di rapporto noi due. Intento su questo letto." Disse Blake, baciando per l'ultima volta Luke e alzandosi dal letto.
Luke rimase a sedere sul quel letto per l'ultima volta, con la testa ancora più piena di ricordi e di attimi passati con Keira, deciso a voler ritornare il prima possibile a casa e a riconquistare ciò che era sempre stato suo dall'inizio.



_______




Una settimana prima.




Era ormai una settimana che Keira e Luke avevano questo rapporto un po' per loro e lontano dagli occhi indiscreti degli altri. Passavano più tempo insieme ma nessuno dei due avevano capito precisamente come avevano iniziato e da quando avevano iniziato ad accettare forse i propri sentimenti l'uno per l'altro. Era una sensazione nuova per entrambi, forse più per Keira che per Luke, ma li faceva sentire bene e tutto il resto a loro non importava più.
"C'è una cosa che devi promettermi però." Mormorò Keira, sulle labbra di Luke, mentre continuavano a baciarsi sul letto della ragazza.
"Ovvero?" Domandò prima di riprendere il volto della ragazza nelle sue mani e continuarla a baciarla.
"Lo sai che, non voglio in nessun modo che tu soffra a causa mia e cercherò in qualsiasi modo di impedirlo, ma c'è una cosa che devo chiederti urgentemente adesso." Spiegò Keira agitandosi un po'.
"Non ti mangio mica, puoi chiedermi tutto." Rispose sorridendo il biondo.
"Ecco, lo so che ti sto chiedendo tanto con questa cosa e sicuramente sarà anche un gesto egoistico e molto contorto da rispettare, ne prendo nota, però ti prego, semmai un giorno vorrai dirmi quelle due paroline magiche che vacillano molto spesso nella testa di una persona che vuole cominciare una relazione, ti prego Luke, non dirmele." Chiese tremendamente seria Keira.
"Quali sarebbero le due paroline magiche?" Chiese stranito Luke.
"Lo sai quali sono, e di certo io non le dirò adesso." Rispose Keira ridendo.
"Quindi questo vuol dire che prima o poi le dirai anche tu." Disse baffardo Luke, facendo sorridere nuovamente la bionda.
"S-sì, sicuramente, appunto di questo si tratta. Voglio evitare qualsiasi tipo di fraintendimento, voglio evitare di spezzarti il cuore e di vedere i tuoi occhi delusi e quindi ti sto chiedendo di aspettarmi Luke." Sussurrò la bionda, toccando col pollice il labbro del ragazzo, così morbido al tatto.
"Te lo prometto Keira, ti aspetterò sempre." Sussurrò anche lui, prima di riprendere a baciare le labbra morbide della ragazza come aveva fatto per i primi quindici minuti da quando era rimasto con lei in camera sua.
Ciò che non sapeva però Keira, era che Luke l'avrebbe davvero aspettata anche per sempre, nonostante tutto, perché anche se lei non lo sapeva, Luke aveva già saputo tutto dapprima di lei. La discussione con Blake di un anno prima aveva aperto gli occhi al ragazzo sul molte cose e quell'essere ritornato più deciso di prima a scoprire la verità non aveva fatto altro che aumentare la voglia matta di Luke di rimanere sempre affianco della bionda e di continuare a crescere con lei e far crescere anche il suo amore.





****



Adesso.





Quasi tutti i gruppi erano tornati più o meno insieme nella propria aula a riprendere gli zaini e i libri che avevano lasciato in classe, poiché dovevano occuparsi della sistemazione dell'edificio per la festa di sabato. Allison ed Ashton erano arrivati per primi, seguiti a ruota da Micheal e Martah. Evelin e Matt erano arrivati insieme, ma mentre da un lato c'era la freddezza e l'indifferenza più disarmanete del mondo da parte del biondino, dall'altro lato c'era ancora quella speranza mista a delusione negli occhi della mora che ancora una volta cerca di convincersi che non era tutto finito e che avrebbe ancora potuto provarci. Dietro di loro c'erano anche Scott e Steffy che notando la scena si lanciarono uno sguardo un po' contrariato e si divisero per andare ognuno al proprio posto e riprendere le cose.
"Dov'eri finita?" Chiese Allison, vedendo l'amica raggiungerla.
"Ero in giro, ho parlato con po' con Matt, giro, e ora qui." Spiegò sbrigativa la mora.
"Pensavo ti fossi imboscata con Calum." Rise Allison alla sua stessa affermazione.
"Che simpatica, davvero. Calum non lo vedo da stamattina sinceramente e se non mi sbaglio era nel gruppo con Keira e Luke." Rispose Steffy, enfatizzando soprattutto sull'ultimo pezzo della frase.
"Quei due non me la raccontano giusta." Disse dubbiosa Allison.
"Esatto, nemmeno a me. E comunque neanche tu ed Ashton me la raccontate tanto giusta, oggi mi sentivo come un terzo incomodo, me ne sono andata anche per questo." Sbuffò Steffy, facendo la finta offesa.
"Mannò dai, poteva rimanere tranquillamente, lo sai che io ed Ashton siamo semplicemente amici." Rispose Allison abbracciando l'amica.
Mentre loro due erano intente a parlare di questo tipo di argomento, furono distolte completamente dalle loro priorità, poiché Ashton e Micheal stavano letteralmente diventando irracondi.
"Segreteria telefonica? Stiamo scherzando? Dobbiamo essere in palestra tra 15 minuti!" Esclamò arrabbiato Micheal.
"Cosa sta succedendo qui?" Chiese Matt curioso, avvicinandosi ai due.
"Niente, Calum e Luke ancora non si vedono, le loro cose sono qui in classe e dobbiamo essere in palestra tra 15 minuti." Spiegò Ashton risolutivo.
"E allora? Staranno per arrivare, tranquilli ragazzi." Osservò Matt, guardando l'orologio che aveva al posto.
"Abbiamo fatto l'abbonamento ma non ci andiamo praticamente mai, avrei usato quei soldi per comprare altro cibo, non credi?" Chiese Micheal ad Ashton, mentre rimaneva seduto sul banco a sbuffare.
"Effettivamente neppure Keira ha ripreso le sue cose." Constatò Steffy, rivolgendo uno sguardo al suo zaino.
"Abbiamo finito tutti, non credo che loro vogliano fare la palestra in un giorno, visto quanto è grande." Disse Micheal.
"E allora perché non sono ancora qui?" Domandò Scott, infilandosi nella discussione.
"Non pensere mica che sia successo qualcosa?" Chiese Evelin, sentendo anche lei la discussione.
"Spero di no." Disse preoccupata Allison.
"Dobbiamo controllare." Disse Steffy, uscendo dalla classe.
"C'è solo un problema Lara Croft dei poveri: il cancello per accedere alla palestra dal resto è chiuso col lucchetto, come puoi ben notare anche dalla finestra della nostra classe, dobbiamo entrare dal piano di sopra e sperare che la porta della terrazza sia aperta." Spiegò Matt guardando Scott con fare intuitivo.
"Allora andiamo!" Esclamò Scott, correndo insieme a Steffy e Matt su per le scale, seguito dagli altri.
Nel frattempo i tre ragazzi erano dentro la palestra cercando di capire come poter uscire anche da soli, ma inutilmente.
"E' tutto chiuso comunque." Disse Calum scocciato.
"Dovremmo forzare la porta." Disse Luke, tenendo Keira tra le sue braccia. La ragazza non stava per niente bene. Subito dopo aver appreso di essere rimasta chiusa in palestra aveva iniziato a sentirsi poco bene. Ogni tanto tremava e sussultava, non riusciva a rimanere per niente tranquilla e l'unica cosa che la calmava era solamente stare il più vicino possibile a Luke.
"E' stato Joey." Brontolò Keira, tenendosi una tempia con la mano.
"O probabilmente ci hanno chiusi dentro quelli della scuola." Rispose Calum sedendosi accanto ai due.
"No, è impossibile. La porta è stata chiusa da fuori ma non abbiamo sentito alcun tipo di rumore di chiave o luchetti o serrature. Come me lo spieghi questo?" Chiese Keira risolutiva.
"Completa stronzaggine." Rispose Luke al posto di Calum.
"E chi meglio di Joey in questa scuola sa fare queste cose?" Domandò ancora una volta Keira.
"Joey." Rispose questa volta Calum.
"Bingo!" Esclamò Keira, stringendo di più i denti per il forte mal di testa che da qualche minuti aveva preso possesso di lei.
"Io non mi arrendo, continuo a provare." Si alzò vittorioso Calum, ritornando a compiere la sua impresa da salvatore.
Per un attimo sia Luke che Keira sorrisero, rimandendo a guardare l'amico mentre tentava in tutti i modi di aprire la porta ma senza riuscirci, risultando anche comico in alcuni momenti. Ma d'un tratto la ragazza cominciò a sussultare più di prima e a lamentarsi mentre cercava in tutti i modi la mano di Luke per stringerla alla sua, non riuscindosi. In quel momento il ragazzo venne subito in suo soccorso, prendendo lui l'iniziativa di prendere la sua mano e farle capire che comunque ci sarebbe stato sempre per lei.
"Non ce..." Sussurrò Keira non finendo la frase. I suoi occhi si erano leggermente gonfiati e stava iniziando a sudare freddo, il respiro si stava velocizzando sempre di più e non le permetteva di regolarizzarlo.
"Non chiudere gli occhi." Aveva sussurrato Luke, cercando di farla rimanere ancora presente.
"S-sì..." Mormorò la ragazza soffrendo ancora.
"Keira, guardami. Ti prego, guardami." Sussurrò Luke, prendendo il suo volto tra le mani.
"Luke.. Scusami, io.." Boccheggiò la ragazza, ma non ce la faceva proprio a parlare, continuava a tremare e tremare.
"Io non ti lascio, non ti lascio, capito?" Chiese il ragazzo, stringendo la mano della bionda che a sua volta ricambiava, ma debolmente.
"Lo so." Sussurrò solamente la ragazza.
In quel momento tutti e tre i ragazzi si girarono per un rumore forte che proveniva proprio da dietro una delle due porte della palestra, precisamente quella che stava al piano superiore. Erano rumori simili a quando qualcuno cercava di bussare e Calum fu il primo a partire verso quella porta.
"C'è qualcuno?" Chiese una voce maschile dietro quella porta.
"Sì, ci siamo io, Luke e Keira." Rispose Calum, dietro la porta, dalla parte interna.
"Ok Calum, sono Matt, cerca di metterti il più lontano possibile dalla porta, adesso cercherò di sfondarla." Spiegò Matt.
"Sfondarla? Ma sei impazzito? Ti romperai una spalla come minimo." Disse Micheal dietro di lui.
"Anche voi, fatevi indietro, di certo che non ho la chiave per aprire un lucchetto, non posso di certo usare parole magiche." Spiegò il biondino cercando di prendere la rincorsa.
"Fermo!" Urlò Steffy, bloccandolo.
"Cosa c'è?" Chiese ancora lui.
"Usa questa forcina, di solito funziona per tutto." Spiegò la mora, prendendo la forcina dai suoi capelli e passandola al ragazzo.
"Non siamo in un film, lo sai, vero?" Domandò lui quasi ridendo.
"Andiamo, faccio io!" Esclamò Scott spazientito.
"Se non funziona posso sempre sfondare la porta." Rispose ancora Matt convinto.
Scott armeggiò esattamente due minuti prima che il lucchetto si aprisse di scatto e piano piano cadesse a terra insieme alla catena che era stata legata attorno. Dietro la porta c'erano Calum, Luke e Keira, i due biondi rigorosamente abbracciati, poiché Keira non si sentiva molto bene che erano rimasti lì, ad aspettare.
"State bene?" Domandò Scott, soprattutto notando Keira.
"Sì, adesso sicuramente sì." Rispose la bionda, sorridendo.
"Che si fotta la palestra, oggi stavo per perdere i miei migliori amici, ragazzi, abbracciatemi che mi viene da piangere." Disse Micheal buttandosi addosso ai due.
"Calmo Micheal, siamo ancora vivi, hai visto?" Rispose Calum, scambiandosi uno sguardo d'intesa con Luke e ridendo.
"Ecco brutti stronzi perché la prossima volta in palestra ci vado anche senza di voi." Disse Micheal, facendo ridere tutti.












Angolo Autrice:


EEeeeeeccomi qua con un nuovo capitolo fresco fresco per voi! Come avete capito c'è un accenno alla vita di Luke a New York, so che sicuramente vi aspettavate tutta la storia del perché Luke è andato a studiare all'estero e tutte le vicende, ma tranquilli, arriveranno anche quelli, non preoccupatevi. 
Ad ogni modo qui comunque si stanno scoprendo nuove storie, ci sono già nuovi sospetti e soprattutto manca ancora una persona all'appello che viene nominata molto spesso ma di cui non si sa praticamente nulla. Ma tranquilla, saprete presto.
Ad ogni modo, adesso vi lascio che c'ho una torta buonissima al cioccolato che mi aspetta e mi sta chiamando ahahha quindi vi auguro buona lettura, spero che il capitolo vi sia anche piaciuto.
Noi ci vediamo alla prossima, xoxo, Vanex23



 

SPOILER:


[...]
"Sei proprio uno stronzo." Disse la ragazza, squadrandolo da capo a piedi.
"E tu sei proprio una psicopatica." Rispose in ragazzo, con un ghigno sulle labbra che avrebbe fatto sotterrare chiunque, tranne lei.
[...]

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Capitolo 22
*** Ventiduesimo Capitolo. ***


  Ventiduesimo Capitolo.


Due anni e mezzo prima.


Le giornate invernali andavano ormai sempre più ad accorciarsi ed era impossibile uscire se non col buio più assoluto anche quando erano solamente le sette del pomeriggio, nulla a che vedere con le giornate lunghissime e stupende dell'estate, ancora lontana per i ragazzi che attendevano solamente quel periodo dell'anno. Un ragazzo con una felpa nera e un cappuccio messo sulla testa stava da poco uscendo dalla palestra per tornarnese a casa propria, intento a mettersi le cuffiette nelle orecchie e godersi un po' di pace estasiato dalla musica che lo accompagnava. La sua felpa riusciva a risaltare i suoi occhi color ghiaccio perfettamente, tanto che risultavano ancora più belli del normale e ancora più splendidi e chiari del normale. Sembravano quasi magici.
Era tranquillo e rilassato, quando si accorse di non avere con sé il suo solito pacchetto di sigarette. "Maledizione." Pensò tra sé e sè. Decise ugualmente di proseguire senza lasciarsi angosciare da questa scoperta, incurante della gente intorno a lui.
D'un tratto però, due ragazzi, completamente coperti dalla testa ai piedi e completamente irriconoscibili, anche perché vi era già buio e la strada percorsa percorsa dal ragazzo in quel momento della giornata non era molto frequentata, gli si fiondarono completamente addosso buttandolo con le spalle a terra sul marciapiede e il volto all'insù. Un terzo ragazzo, dietro i due di prima, si stava avvicinando piano a loro, anche lui coperto completamente in volto, soprattutto, facendo attenzione e guardandosi attorno, prima a destra e poi a sinistra, per vedere se arrivava qualcuno e per aver la certezza di essere davvero soli.
"Cosa volete? Soldi?" Chiese il ragazzo preoccupato per la situazione che non aveva mai dovuto affrontare prima di allora, cercando anche di rialzarsi, ma uno dei due che lo teneva stretto, lo prese per la spalla, bloccandolo più del dovuto al muro. I tizi coperti di fronte a lui non parlavano, non rispondevano, semplicemente si limitavano a tenerlo fermo non facendo altro però. Il terzo finalmente arrivò lì, davanti a lui, girandosi attorno per osservare meglio la situazione subito dopo si girò di scatto scagliando un energico pugno alla bocca dello stomanco, mentre gli altri due lasciarono cadere il ragazzo proprio in quell'istante, facendo sentire un grande tonfo. La felpa nera del ragazzo cominciò a macchiarsi lentamente del sangue che gli colava fuori dalla bocca mentre tossiva e si accasciava per il colpo subito, ma non si limitarono solo a quello. Sempre il terzo ragazzo, si fiondò completamente addosso alla vittima, mentre lo sollevo dal colletto e cominciò a riempirlo di pugni su tutto il viso, facendogli continuare a sputare sangue, nonostante non borbottasse alcun tipo di lamento. Dentro di sé il ragazzo che sfogava la sua violenza sull'altro, rideva preogustandosi la scena dei giorni successivi, perché sapeva che sarebbe continuato ancora e ancora, chissà per quanto tempo ancora.
Nel frattempo, sempre per quella strada, passava da lì una ragazza che cercava di non fare tardi a casa per non creare sospetti e per non finire di nuovo nei guai, o almeno evitarne più di quanti già ne avesse. Era completamente presa dal suo telefono, faceva chiamate su chiamate ma nessuno rispondeva e staccava irritata. Mentre camminava in quella strada, che per un attimo le era sembrava davvero così strana e macabra, sentì un rumore proveniente dall'altra parte della strada. Voleva davvero proseguire e camminare ancora, magari cambiare strada o addirittura tornare indietro, vista la desolazione lì intorno, ma qualcosa la spinse a continuare dritta e avvicinarsi per sapere cosa stesse succedendo, nonostante tutto, scoprendo poi infinte che non aveva fatto così male.
Si avvicinò di soppiatto, senza farsi sentire, e sgranò gli occhi ritrovandosi quell'orribile scena davanti. Si nascose meglio che poteva, per riflettere qualche secondo senza farsi prendere dal panico o farsi coinvolgere troppo dalla situazione intorno a lei. Doveva intervenire assolutamente e velocemente. Allora urlò forte. "Luke!" Disse correndo verso la loro direzione. I tre ragazzi incappucciati scapparono subito, non potevano e non dovevano farsi vedere, né tanto meno farsi riconoscere, da nessuno dei due o sarebbe stato troppo difficile poter continuare i giochi.
"Non finisce qui." Sussurrò uno dei tre all'orecchio di Luke, appendendolo nuovamente al muro, mentre quest'ultimo si accasciava alla parete gelida, col sangue che colava ancora dagli angoli della bocca e il viso nero per i lividi. Era impossibile però rinconoscere la voce, in quello stato e soprattutto perché sembrava davvero strana, metallica o addirittura robotica e non riusciva neppure a crederci, pensando fosse stata la botta a ridurlo delirante.
"Luke, mio dio, come stai?" Si avvicinò la ragazza, osservandolo bene, non le piaceva per niente quella situazione.
"Sei pazza Keira?" Chiese il ragazzo tamponando ancora gli angoli della botte con la felpa per togliere il sangue.
"Dobbiamo andare all'ospedale, Luke." Disse Keira, cercando di far alzare il ragazzo da terra, ma il biondo la scostò bruscamente.
"Non è successo niente, fa finta di niente e vattene a casa, ora." Si alzò piano il biondo, rimettendosi il cappuccio il testa e andandosene completamente verso casa, mentre la bionda era rimasta ancora lì a fissarlo mentre spariva. 
Luke lo sapeva che non sarebbe veramente finita lì e aveva paura che avrebbero fatto del male anche a Keira con quell'atto eroioco uscitole così dal nulla, pur avendo in qualche modo fermato l'aggressione dei tre. Ma quello che non sapeva è che ciò avrebbe cambiato radicalmente e totalmente ogni suo modo di fare e ogni sua cosa all'interno della sua vita.



***


Adesso.

"Porca troia!" Esclamò una singola voce nel corridoio, mentre si affrettava a chiudere la porta, per tutta l'acqua che stava entrando al suo interno. Quella mattiva aveva deciso dal nulla di fare un bel temporale, spiazzando tutti dopo le giornate di bel tempo che finalmente stavano coronando sovrane e in solitudine. 
"Hei tu, adesso il macello che hai combinato tu devo pulirlo io!" Disse adirata una bidella mentre si avvicinava con un mocio all'entrata della scuola.
"E quindi? Non è colpa mia se quando decido di mettermi qualcosa di comodo, bello e nuovo il cielo decide di far venire giù tutto il mondo e mi tocca pure prendermi quasi una broncopolmonite. E poi pulire questo macello non ti farà mica male, non ti ho mai vista lavorare più di ora in vita mia." Rispose Steffy, mentre tentava invano di asciugarsi le punte dei capelli.
"Come ti permetti, insolente." La riprese la bidella.
"Mi permetto eccome visto che qui quella bagnata sono io e non tu e soprattutto visto e considerato che non fate mai un cazzo e continuate a blaterare. Sei per caso sposata?" Chiese curiosa.
"No ma cosa c'entra?" Domandò la bidella un po' sconcertata.
"Ecco appunto, adesso capisco perché sei così isterica e scocciata, dovresti trovarti qualche hobby, tra cui anche un marito e scop..." Ma la ragazza fu interrotta da qualcuno che con un braccio le tappò subito la bocca e con l'altro braccio le abbracciò la parte del collo per farla girare verso la figura alle sue spalle.
"Dovrei fare cosa?" Chiese ancora la bidella non capendo proprio il discorso della ragazza.
"Glielo spiegherà una prossima volta." Rispose la voce maschile al posto suo, mentre Steffy continuava a guardare male la bidella, ovvia.
"Cosa fai idiota?" Chiese Steffy seccata.
"Ti faccio smettere di rompere i coglioni. Stavo dormendo e tu mi hai completamente svegliato." Borbottò Matt, grattandosi la nuca e risedendosi su una sedia aspettando il suo permesso per la seconda ora.
"Che cosa? Tu sei proprio... un'idiota!" Confermò Steffy seccata, sedendosi su una sedia accanto a lui, a braccia conserte, guardandolo da cima a fondo.
"Cosa c'è?" Chiese lui cercando di dormire di nuovo, ma sentendo lo sguardo della ragazza su di lui.
"Niente." Rispose fredda lei.
"Che vuoi? Parla!" Esclamò lui scocciato.
Steffy sorrise beffarda all'idea di averlo fatto imbestialire come lui aveva fatto prima con lei. "Assolutamente nulla, non vedo perché tu debba arrabbiarti per tutto." Spiegò ovvia.
"Adesso te la spiego io una cosa signorina strillante: vedi questa faccia? Questa faccia è stata tutta la notte sveglia a fare le quattro del mattino perché non sa più cosa fare, né con lo studio né con altro e sai cosa? Non riesce neppure a dormire. Quindi ti conviene starmi alla larga se vuoi sopravvivere oggi e farmi dormire almeno un'oretta, visto che prima del tuo arrivo ero davvero in pace." Disse Matt, completamente scocciato.
"Perché non riesci a dormire?" Chiese Steffy curiosa.
"Non sono fatti tuoi." Commentò il ragazzo sbuffando.
"E' per Evelin?" Chiese la ragazza un po' triste.
"Non è per nessuno." Soffiò lui molto arrabbiato.
"E' normale." Aggiunse Steffy.
"Non è proprio normale per un cazzo." Sbottò d'un tratto il biondino, rendendosi conto di aver esagerato.
"Ti manca, non è così?" Chiese Steffy, soddisfatta della risposta avuta prima.
"No... Sì... Non lo so, a volte, dipende." Rispose confuso.
"Perché non lo vuoi ammettere?" Domandò ancora lei curiosa.
"Non c'è nulla da ammettere, la mia faccia parla da sé. E' normale capire che ho fatto le quattro del mattino perché pensavo a lei e durante tutta la giornata non ho neppure studiato per questo. Insomma, sono ridotto peggio di una merda, ma non c'è bisogno di dirlo e per questo mi incazzo." Rispose sinceramente il biondo e Steffy lo aveva capito. 
Lo capiva perché si era sentita esattamente come lui e anche a lei dava molto fastidio questa cosa, da non saperlo neppure spiegare.
"Siamo più simili di quanto tu creda." Disse la mora, sorridendogli.
"Adesso posso dormire o dovrò tapparti ancora quella boccaccia?" Domandò ironico lui, ricambiando il sorriso della ragazza.
"Prima però dammi la tua felpa. Ho freddo e ho tutto il top bagnato." Si lamentò la mora, percorsa da brividi per il freddo.
Il ragazzo non se lo fece ripetere due volte e passò la sua felpa grigia alla ragazza, con cura. - "Prendi." - disse porgendogliela.
"Davvero?" Chiese lei non credendoci.
"Non sono poi così infame, eddai." Commentò il ragazzo stirandosi, prima di addormentarsi di nuovo.
Per un attimo Steffy si ritrovò incantata a fissare il viso del biondo mentre dormiva, ripensando al fatto che poi, non erano davvero così diversi l'un l'altro.


***


La giornata scolastica stava ormai volgendo al termine, mancava solamente l'ultima ora prima che tutti gli studenti potessero definitivamente abbandonare l'edificio e stavano ricorrendo anche le ultime preparazione per la festa del mito che si sarebbe tenuta sabato a scuola. Erano tutti felici per questa cosa, e anche perché ciò voleva dire due giorni senza far nulla. 
Keira era rintanata in un piccolo spazio all'esterno della scuola, nel cortile, mentre si ritrovava persa nei suoi pensieri a fumare una sigaretta prima di ritornare ai preparativi, anche se ancora nella sua testa c'era qualcosa che viaggiava ripensando a ciò che era successo il giorno prima. Dalla tasca fece uscire fuori un braccialetto, pensavo a come diamine ci fosse finito lì quel bracciale, senza che nessuno se ne fosse accorto. Quando Calum, subito dopo l'accaduto, l'aveva chiamata per dirle che aveva trovato quel bracciale dietro la porta, una lampadine le si era accesa e i suoi sospetti erano diventate conferme: sapeva sicuramente che a chiuederli dentro quella volta era stato sicuramente Joey e se non lo aveva fatto in prima persona, aveva sicuramente mandato qualcuno a fare il lavoro sporco per sé.
Ora si doveva solamente pensare al come fargli spustare il rospo senza però fargli capire che ciò implicava confessare per far diventare conferme i sospetti di Keira, ma nessuno poteva aiutarla.
Riguardava ancora il braccialetto che teneva nelle sue mani ma non riusciva a capire a chi davvero potesse appartenere, ma non sicuramente a Joey, lui portava a malapena collane e Keira se n'era accorta, quindi lui era da escludere a prescindere e ciò dispiaceva e non poco alla bionda che voleva incastrarlo.
"Ecco dov'eri!" Esclamò una voce dietro la ragazza che la fece completamente sobbalzare.
"Ecco dove sono!" Esclamò Keira notando che era solamente Allison, facendo un gesto con le mani per indicare dove si trovava.
"Che bello questo bracciale, è tuo?" Chiese Allison, avvicinandosi alla bionda per osservarlo meglio.
"No Alli, non è mio." Disse Keira, buttando la sigarette a terra.
"E' di Luke, non è così? Glielo vuoi regalare, vero?" Chiese entusiasta Allison, per le sarebbe stato davvero un vero e proprio scoop da raccontare anche a Steffy.
"No, non è nemmeno di Luke o per Luke." Rispose ridendo la bionda.
"E allora di chi è? O per chi è?" Chiese dubbiosa Allison che iniziava poco a poco a non capirci più niente.
"Non lo so. Calum lo ha trovato accanto alla porta ieri, dopo che ci avete aiutato ad uscire da lì dentro e ho come il sospetto che possa appartenere a qualcuno che noi conosciamo." Rispose decisa Keira.
"No dai Keira, non dirmi che stai pensando possa appertenere a Joey? Non mi sembra il tipo che indossa questo tipo di cose." Commentò Allison.
"Non è sicuramente di Joey, ci ho pensato anche io, ma sarà sicuramente di qualcuno vicino a lui." Rispose Keira, rimettendo in tasca il bracciale.
"Come fai ad esserne sicura?" Chiese Allison.
"Non ne sono sicura, ma basta solamente scoprirlo per togliere ogni dubbio." Disse Keira prima di andarsene.
"Dove vai?" Tentò di bloccarla Allison.
"A scambiare quattro chiacchiere per togliermi qualche dubbio. Non dire niente a nessuno Allison, né ai ragazzi, né a Steffy, soprattutto a Luke e Scott." Specificò Keira, prima di ritornare all'interno dell'istituto.
Si diresse spedita verso una classe, sapendo perfettamente di ritrovare Joey e il suo branco a non far niente perché troppo stupidi per impegnarsi secondo Keira. Difatti trovò la porta chiusa, ma senza preoccuparsene la spalancò, ritrovandoci al suo interno Joey e i suoi scagnozzi da un lato e Matt, Steffy e Luke dall'altro lato a giocare a carte. Adesso la situazione si faceva più complicata ma a Keira questo non importava, aveva bisogno di parlare con Joey e lo avrebbe fatto ugualmente.
"Cosa fai?" Chiese Evelin, notando la ragazza venire verso di lei.
"Spostati Evelin, devo parlare con loro." Disse indicando i quattro con disprezzo.
"Non ora, aspetta almeno la fine delle lezioni." Commentò la ragazza un po' preoccupata.
"Io ho aspettato fin troppo." Disse più ad alta voce la bionda, facendo girare anche i suoi amici dalla sua direzione.
A quelle parole Evelin si spostò leggermente, sedendosi su un banco e lasciando passare Keira, mentre Matt le rivolgeva occhiate a dir poco furenti e anche deluse per il suo comportamento. D'un tratto si era messa anche lei a difendere Joey? E per quale motivo?
"Scusate se vi interrompo carissimi nullafacenti ma ho qualcosa da dirvi e vorrei la vostra attenzione." Disse Keira, mettendosi in mezzo ai quattro che la guardavano come se pendessero dalle sua labbra e la ragazza fu compiaciuta dalla reazione.
"Non disturbi mai, lo sai." Disse Joey, avvicinandosi alla bionda.
"Ho trovato questo prima nel corridoio, vicino la palestra. So che non è dei miei amici, ho chiesto a tutti in giro ma non mi han saputo di niente nessuno, quindi suppongo sia vostro." Disse Keira con fare innocente, mentre estraeva dalla tasca il bracciale.
Tutti in quella classe si tranquillizzarono all'istante mentre sentirono Keira pronunciare questo tipo di annuncio benevolo e un ragazzo, con gli occhi quasi illuminati alla vista di quel bracciale che pensava di aver smarrito per sempre si avvicinò alla bionda, professandosi suo padrone. - "Grazie mille, è il mio bracciale, credevo di averlo perso totalmente, infatti oggi sono impazzito per trovarlo." - Specificò Mark, questo era il suo nome.
Ma Keira non mollava la presa, anzi, a sentire quelle parole, il suo sorriso si allargò ancora di più, soddisfatta del suo tranello. - "Ah sì? Peccato che questo bracciale tu non l'hai perso oggi, ma bensì ieri, davanti una delle due porte della palestra, mentre io, Luke e Calum siamo rimasti chiusi per un paio di ore lì dentro." Fece roteare il braccialetto tra le sue dita mentre iniziava a camminare tra i banchi.
"I-io ci tengo molto a quel bracciale, sai, me lo ha regalato mia madre prima di morire e lo indosso sempre." Rispose dispiaciuto il ragazzo, mentre Keira si bloccò all'istante sentendo quelle parole. Si era sentita d'un tratto cattiva sentendo quell'affermazione? E lei che avrebbe voluto rompere quel bracciale mentre in realtà era l'unico appiglio per quel ragazzo che rimaneva con sua madre e chi meglio di lei poteva capire una cosa del genere?
Joey sorrise mentre vide il volto della ragazza mutare, da soddisfatto a triste in meno di due secondi e pensava davvero quasi di averla scampata anche lui.
"Non dire stronzate, tua madre è vivissima e addirittura ci ho anche parlato con ieri sera al supermercato, idiota." Sputò fuori Matt, risvegliando dai suoi pensieri Keira. Tutti in quella stanza si voltarono a fissarlo, chi quasi ridendo per la smerdata fatta al ragazzo, chi lo fulminava con lo sguardo come Evelin e chi come Joey si era limitato ad osservarlo attentamente mentre il biondo continuava a sostenere il suo sguardo. Si era creata molta tensione in quel momento.
"Beh, allora in questo caso.." - Cominciò Keira riprendendo a camminare verso una finestra, l'aprì, e lancio il bracciale completamente fuori. - "Vorrà dire che lo riprenderai nel fango del giardino della scuola, sempre che rimanga lì e non venga piano piano corroso dagli agenti chimici." Commentò soddisfatta nuovamente la bionda, mentre richiudeva la finestra.
"Questa pagliacciata perché?" Chiese Joey stufo.
"Perché tanto lo so che siete stati voi a chiuderci lì dentro e anche se non sei stato tu, sono stati i tuoi scagnozzi ed uno sicuramente Mark. Mi basta sapere solamente chi è stato l'altro e che il via libera è partito da te." Rispose logica Keira.
"E quindi? Cosa concludi così?" Domandò sempre Joey, molto tranquillo.
"Al momento niente, ma sappi che so molte più cose io di te che tu di me, potrei sfruttarle come e quando mi pare." Disse con fare innocente Keira.
"Beh, lo so che da quando la tua vita è stata rovinata per la morte di tuo fratello sei solamente una frustrata che cerca disperatamente di rovinare anche le vite altrui ma sappi che con me non ci riuscirai cara, insomma, guardarmi. Non mi ha mai ucciso nessuno e intendo moralmente, anche se nel tuo caso potrebbe essere inteso anche materialmente. Non ho niente da perdere e neppure tu hai niente da perdere Keira, per il momento." Spiegò Joey divertito
"Sei proprio uno stronzo." Disse la ragazza, squadrandolo da capo a piedi.
"E tu sei proprio una psicopatica." Rispose in ragazzo, con un ghigno sulle labbra che avrebbe fatto sotterrare chiunque, tranne lei.
La bionda gli concesse solamente un ultimo sguardo, prima di andarsene dalla stanza. Era ancora arrabbiata, non capiva come Joey potesse farla sempre franca, come riuscisse in tutti i modi ad essere superiore a tutti quando in realtà era l'unico a soffrire di inferiorità davanti a qualsiasi situazione. Ma lei lo sapeva, c'era una cosa che sapeva di Joey che nessun altro sapeva in quella scuola, e al momento opportuno l'avrebbe usata contro chi si permetteva di usare proprio contro lei la situazione più tragica che aveva vissuto e che ogni tanto viveva, prima o poi Joey l'avrebbe pagata e non ne sarebbe più uscito facilmente, lo aveva giurato.


***

"Ancora una volta mi sorprendo di come tu abbia potuto affrontarlo senza lasciarti coinvolgere dalle cose che ti diceva. E' uno stronzo, premere sulla morte di Eric per ferirti." Commentò Steffy, bevendo il suo caffè.
"Non mi importa, lui sa che sono l'unica a tenergli testa, pensa che parlandomi di queste cose io d'un tratto mi rintani, ma non mi importa." Rispose Keira, sistemando le ultime cose per il locale, che sarebbe rimasto chiuso fino a domenica.
"Non avresti comunque dovuto." Disse Luke, attirando l'attenzione della ragazza.
"Buttare il bracciale dalla finestra vero? Sì, effettivamente hai ragione." Rispose la bionda, sorridendo amaramente.
"Non avresti dovuto affrontarlo e basta a prescindere." Rispose lui secco. Luke odiava queste cose e soprattutto sapeva che Joey non l'avrebbe più finita questa faida con Keira, ora che si era esposta così tanto, nonostante fosse l'unica a tenergli testa.
"A me non fa paura quel coglione." Rispose Keira, serissima.
"Dovete chiamarmi quando ci sono queste cose, davvero ragazzi ma voi non lo fate mai." Intervenì Micheal, notando come stesse diventando un po' tesa la situazione.
"Matt però ha smerdato tantissimo Mark." Disse Steffy felice.
"Beh, lui se lo può permettere, tanto Joey non gli avrebbe fatto nulla comunque." Rispose Luke serio.
Keira abbandonò per un attimo i suoi amici, andando a sistemare anche alcune cose dietro i magazzini con degli scatoli pieni di bibite. - "Mi prendi un po' d'acqua Keira?" Chiese Allison, mentre l'amica spariva di nuovo dietro gli scaffali. La bionda annuì e andò anche a prendere una bottiglia d'acqua per l'amica.
"Potresti anche smetterla di fare l'offesa con me." Tuonò una voce dietro di lei.
"Non sono offesa con te." Rispose Keira senza voltarsi.
"Lo sei invece, lo sei perché non ti ho difesa oggi con Joey, perché ti ho detto di non parlarci e quindi pensi sia contro di te." Spiegò Luke a braccia conserte.
"Non sono per niente arrabbiata." Riprese Keira, girandosi a guardarlo. Era molto più bello degli altri giorni Luke, aveva lasciato un po' di barba e aveva i capelli spettinati, a Keira piacevano da morire i suoi capelli e quasi sorrise.
"E ora perché sorridi?" Chiese lui stranito.
"No niente." Disse lei sempre sorridendo.
"Me lo puoi dire." Rispose lui avvicinandosi alla ragazza.
"Stavo pensando che, da quando stiamo diciamo """"insieme"""" mi sento diversa." Disse sorridendo la bionda.
"Diversa come?" Chiese il ragazzo curioso.
"Diversa in senso positivo: insomma non sento più quell'ansia che avevo addosso, non mi sento più chiusa, tetra o cupa, non mi sento più persa, mi sento viva, mi sento serena, mi sento una bambina che sta imparando a vedere in modo diverso ciò che la circonda come per la prima. Forse mi amo anche un po' di più perché so che c'è qualcuno che lo fa insieme a me, o semplicemente sta uscendo fuori la vera me, totalmente diversa da quella che mi si era costruita come corrazza." Spiegò Keira, contenta.
"Lo so, me ne sono reso anche io in questi ultimi giorni e ne sono felice, però ieri mi hai fatto prendere un bello spavento." Commentò il biondo ridendo.
"Diciamo che ci sto lavorando sulla questione dell'ansia, però oggi mi sentivo leggera, quindi cercherò di fare progressi." Rispose Keira, ridendo insieme al ragazzo.
"Mi sto rendendo conto solamente adesso che noi due oggi non siamo stati per niente vicini." Disse pensieroso il biondo.
"Dobbiamo assolutamente rimediare." Confermò la bionda baciando il ragazzo, che l'aveva praticamente tirata a sé con un solo movimento del braccio, facendo coincidere perfettamente le loro labbra.
"Ehm.." Tossì qualcuno forte, facendo staccare i due in un secondo, più imbarazzati che mai.
"Sì?" Chiese Keira con voce un po' ansimante e anche leggermente eccitata per il bacio col ragazzo. Luke non riuscì a trattenere una risata sapendo che la causa di tutto ciò era stata proprio lui.
"Pensavo ci fossi annegata con l'acqua." Rispose Allison ridendo compiaciuta, mentre Keira le porgeva la bottiglia.
"Ehm.. No, tieni." Rispose sbrigativa quest'ultima.
"Grazie!" Esclamò come se non fosse successo niente, prima di lanciare uno sguardo su Luke e fare un occhiolino a Keira.
Appena Allison si allontanò, Luke scoppiò in una fragorosa risata che non riuscì più a contenere per un po' di minuti, tant'è che Keira gli si fiondò pure addosso per farlo smettere.
"Smettila idiota." Commentò ridendo però anche lei.
"La tua voce era completamente diversa da ora." Rispose lui malizioso.
"Io.. Lo so ma cosa ci puoi fare?" Chiese Keira coprendosi il volto per l'imbarazzo.
"Sei una stupida." Disse Luke sorridendole.
"E tu un idiota." Disse Keira sorridendo anche lei.
"Però ti piaccio." Aggiunse lui vantandosi.
"Però mi piaci." Ripetè lei accarezzando i capelli del ragazzo con le sue dita, facendo per un attimo rilassare il biondo.
"Adoro quando mi tocchi i capelli, sai?" Chiese piano lui, abbracciando la ragazza.
"Sì lo so." Rispose sorridendo compiaciuta la bionda.
"Comunque piaci anche tu a me." Disse d'un tratto il biondo baciandole il collo.
La ragazza sorrise tantissimo a sentire questa frase da Luke che lo abbracciò ancora più forte facendosi completamente inghiottire dalle braccia del ragazzo che riuscivano a coprirla quasi tutta e tenerla per sé.
Stare tra le braccia del ragazzo, per Keira era un misto di emozioni ma soprattutto quella più importante: sentirsi a casa.
I due tornarono poco dopo insieme dai loro amici, mentre parlottavano tra di loro e appena li videro si scambiarono sguardi di intesa, facendosi cenni l'un l'altro per Luke e Keira. 
"Quindi Luke, non c'è niente che devi dire a questo ragazzo che sarebbe il tuo migliore amico?" Chiese Calum facendo spallucce e dando una pacca sulle spalle al biondo.
"Cosa dovrei dirti?" Chiese Luke stranito.
"Non lo so, qualsiasi cosa." Commentò Calum aspettando che l'amico capisse.
"Ah sì, giovedì abbiamo compito di matematica, preparati." Disse Luke, dando lui questa volta una pacca sulle spalle all'amico, vedendo che il sorriso che gli si era formato sulle labbra passò subito via, trasformandosi in una smorfia di disgusto, come una doccia fredda appena ricevuta, facendo ridere tutti i presenti, Keira compresa che si era goduta la scena vicino ai due.
Le risate furono interrotte però non appena nel locale entrarono altre due figure che inzialmente non erano ben distinte. Appena si avvicinarono al bancone, riuscirono a capire che quei due che erano appena entrati erano appunto Scott e Matt.
Salutarono tutti e appena finirono di parlottare un po' tra loro, decisero di fare i seri. Infatti quella non era stata una visita di cortesia per passare un pomeriggio insieme agli altri all'insegna del cazzeggio, ma bensì per parlare di cose un po' molto più serie del dovuto.
"Keira, noi dobbiamo parlare." Disse Scott alla ragazza, mentre tutti a quel tavolo si guardavano con fare interrogativo e preoccupato.



















Angolo Autrice:

Eccomi qua con un nuovo capitolo! Tranquilli non sono morta, è stata la scuola che come sempre ha deciso di per me di non farmi scrivere e beh, oggi però mi sono ribellata ed ho scritto questo nuovo capitolo tutto per voi. Visto? Ad ogni modo, qui ci sono già nuove situazioni da analizzare attenzione e soprattutto adesso si entra in una nuova scena: cosa avrà Scott di tanto importante da dire a Keira?
Vi lascio con questo bellissimo interrogativo fino al prossimo aggiornamento, spero presto comunque perché gli esami si stanno avvicinando e tatatatata (tachicardia) aumenta sempre di più.
Ad ogni modo fatemi sapere cosa ne pensate, se vi è piaciuto e noi ci vediamo al prossimo aggiornamento.
Buona lettura, xoxo, Vanex23.




 

SPOILER:


"Inoltre, abbiamo il sospetto che lui possa in qualche modo essere coinvolto.." Cominciò Scott ma fu subito interrotto.
"Tu credi che lui c'entri davvero qualcosa con la morte di Eric?" Chiese Keira, rimanendo completamente lucida e ciò meravigliò tutti.
"Sì Keira." Risposero sia Matt che Scott.

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Capitolo 23
*** Ventitresimo Capitolo ***


Ventitresimo Capitolo

Quattro anni prima.


Durante una nottata tranquilla si sentivano piccoli schiamazzi un po' soffocati per le strade della città, accompagnate da risate un po' tenute a bada per non dare nell'occhio. Era pur sempre notte e la gente avrebbe preferito dormire senza alcun tipo di interferenze e così doveva continuare ad essere, soprattutto se non si voleva essere scoperti per quello che si stava facendo o che ancora si doveva fare. Un gruppetto di figure animate correva tra una via e l'altra cercando però di non farsi vedere o insospettine nessun altro nei dintorni, facendo ben attenzione alle strade che percorrevano o a cosa stavano facendo.
All'improvviso una di queste cinque figure si fermò di scatto, più indietro rispetto agli altri ancora in preda alla loro corsa e con un sonoro fischio richiamò l'attenzione su di sé.
"Quella casa!" Indicò portando la mano con tutto il braccio verso la sua sinistra.
"Ne sei sicuro?" Chiese una voce femminile, avvicinandosi verso la direzione indicata dall'altra persona davanti a lei.
Nessuno risposte, semplicemente il primo decise di fare la mossa di continuare a camminare verso la casa che aveva indicato senza alcun problema e gli altri lo seguirono, senza fiatare, eccetto la ragazza che ancora non sapeva cosa fare ma non sarebbe rimasta lì da sola a dondolare in mezzo alla strada. Dopo un paio di secondi decise anche lei di avviarsi, senza fiatare, poiché sarebbe stato comunque inutile. Ancora non capiva come mai la coinvolgevano sempre se lei non era di vitale importanza per ciò che stavano facendo.
"Non c'è nessuno." Disse un altro dei quattro ragazzi, aprendo piano il cancello, notando la piscina completamente vuota e una pace inquietante ma che comunque era sinonimo di tranquillità momentanea.
"Per me abbiamo sbagliato casa." Rispose la ragazza che se ne stava a braccia conserte, sbuffando.
"Se non la pianti, ti ficco un proiettile in gola, ok?" Si girò minaccioso il "capo" di questa specie di banda composta solamente da cinque ragazzi che per lo più non sapeva neppure che fai.
"Mi chiedo perché tu ancora non l'abbia fatto visto che non ti servo a nulla e per di più mi reputi una scassa palle ma ehi, attenzione, ti caghi addosso per mio padre e quindi fai il suo pupazzo!" Rispose soddisfatta la ragazza che girava intorno alla piscina senza batter ciglio, ammirando solamente la luna riflessa sull'acqua, lucida.
Gli altri componenti sentendo queste parole scoppiarono a ridere, ma appena il ragazzo si girò e li fulminò con uno sguardo, decisero di passare direttamente dal sorriso alla serietà senza neppure poter riprendere aria e calmarsi, cosa alquanto impossibile.
"Potresti anche smetterla di comportarti come una regina e ricordarti perché siamo qui." Rispose torvo il ragazzo avvicinandosi alla porta finestra completamente chiusa.
"Magari perché non lo so?" Chiese la ragazza.
"Cassey per l'amor di dio quando fai la finta stupida ti odio da morire." Si intromise un altro ragazzo, più alto degli altri, che cercava di forzare la porta insieme agli altri due.
"Non lo so davvero." Sbuffò quest'ultima.
Nessuno comunque le rispose. Erano tutti intenti a fare qualcosa affinché si aprisse la porta finestra senza destare sospetti quando ad un tratto si sentì un piccolo 'click' proverine proprio da essa. I ragazzi si guardarono con uno sguardo vittorioso sussurrando sottovoce un 'evviva', e stavano affrettandosi ad entrare. Quando uno dei tre però spostò lievemente la porta facendola scorrere verso sinistra, qualcosa scattò all'improvviso, propagandosi per tutto il quartiere. Era scattato un allarme.
"Fate spegnere questo coso, idioti!" Urlò la ragazza tappandosi le orecchie e guardandosi attorno disperata.
"Come cazzo lo spegnamo?" Chiese uno dei ragazzi impanicato.
"Entra dentro idiota, e chiudilo." Indicò l'altro estremamente arrabbiato.
"Se ci scoprono per colpa vostra siamo interamente e dico interamente fottuti!" Disse il "capo" a tutti gli altri. L'allarme ancora continuava a suonare e nessuno sapeva come chiuderlo poiché serviva un codice per arrestarlo e non erano professionisti a tal punto da scollegare i cavi.
"Perché ogni volta che va bene è merito tuo e ogni volta che va male è colpa nostra?" Chiese un altro, scocciato.
"Perché siete degli incompetenti, io non so come mio padre possa affiancarmi sempre a voi." Rispose irritato il "capo".
"Sai cosa penso di te? Che sei semplicemente una merda, quindi continua a fare tutto quello che devi fare da solo, io me ne vado." Continuò l'altro, appena cessò di suonare l'allarme che si era provvisoriamente staccato da solo.
"Tu non vai da nessuna parte." Mormorò quest'ultimo, lanciandosi completamente addosso all'altro, facendo scatenare una mini rissa. Entrambi però non avevano intenzione di smetterla e non gli importava più dove si trovavano, dovevano smetterla una volta per tutte chiarendo la situazione solo in quel modo.
"Adesso basta poppanti, abbiamo un lavoro da svolgere." Li richiamò uno degli altri rimasto ad osservare la scena, alzando gli occhi al cielo ma la disputa stava diventando davvero troppo importante per farli smettere così facilmente.
"Maledizione coglioni, separatevi." Urlò Cassey, che cercò invano più volte di separarli ma fu tutto inutile. Stanca della situazione cercò allora un altro modo per ottenere la loro attenzione, mettersi in mezzo ai due litigante, anche se ciò avrebbe potuto dire beccarsi un pugno in piena faccia, ma a lei non importava. Provò una prima volta ma fu respinta piano dalla mano di uno dei due che si alzava per colpire l'altro e in quel momento decise di bloccare il "capo". Mentre si posizionava proprio accanto a lui, tirandolo per una mano, un colpo di pistola squarciò il silenzio di quella notte in un nanosecondo.
Tutti smisero di fare quello che stavano facendo e il silenzio ricalò gelando tutti. I due ragazzi che erano intenti a fare a botte tra di loro si bloccarono all'istante, vedendo la loro amica/nemica piena di sangue all'altezza del diaframma, mentre dalla bocca, tossendo, ne usciva altro, un po' più scuro.
"C-Cassey?" Domandò un ragazzo, prendendola appena la ragazza dondolò all'indietro.
"Cosa cazzo hai fatto Joey?!" Domandò infuritato l'altro, tamponando la ferita dell'amica, sperando di poter salvare un po' la situazione ma fu tutto intile. Le sue mani si riempirono di sangue ma ciò non portava ad altro se non che sangue e sangue, solamente sangue.
"I-io non pensavo che mi toccasse la mano con la pistola, i-io..." Borbottò il "capo" ma fu tutto inutile.
"Cassey? Resisti ok?" Domandò esasperato l'altro litigante prendendo la testa della ragazza tra le sue mani, mentre continuava a rigettare anche fuori dalla sua bocca del sangue.
"Maledizione, sta perdendo troppo sangue." Brontolò un altro cercando ancora di tamponare la ferita causata dall'arma da fuoco, invano.
Ma d'un tratto si sentì un rumore provenire dall'interno della casa. Qualcuno era tornato e aveva acceso le luci e tutti i ragazzi si stavano preoccupando. Cassey era ormai in balia del dolore che la stava lacerando, non rispondeva più di se stesse, era solamente pallida e aveva smesso di tossire. La mano che stringeva l'altro ragazzo a sé era completamente fredda, forse più fredda di quanto non lo fosse lei normalmente e questo lo spaventò tantissimo, guardando tutti gli altri attorno a lei. Ma dovevano andarsene, non potevano rimanere lì o li avrebbero scoperti, soprattutto con una ragazza quasi morente.
"Dobbiamo scappare." Mormorò Joey, trascinando il corpo della ragazza vicino a sé, accanto alla piscina.
"Che diamine stai facendo?" Chiese l'altro, ancora arrabbiato e scosso per quello che era appena successo.
"Non possiamo portarla con noi, né tanto meno possiamo rimanere noi con lei." Disse sbrigativo il ragazzo.
"Ma tu hai un cuore? Maledizione, hai 14 anni, come cazzo puoi pensare in questi termini?" Domandò il ragazzo più alto del gruppo.
"Appunto perché ho 14 anni sto cercando di fare la scelta più ovvia, vi ricordo che mio padre mi ha già informato su questo campo, devo farlo." Mormorò, ripentendo più a se stesso che agli altri, la parte finale della frase.
"Andiamocene." Disse l'altro, guardando torvo Joey, prima di lasciarlo lì da solo con Cassey.
"Mi dispiace Cassey, io non avrei mai voluto che finisse così." Disse solamente Joey, prima di buttare il cadavere ormai della ragazza in piscina.
Il giorno dopo, il corpo di Cassey, fu trovata senza vita, annegato nella piscina di quella villa, ma nessuno capì mai come ci fosse arrivato, o almeno, quasi nessuno.




***


Adesso.


"Devo preoccuparmi?" Chiese Keira, notando la serietà con cui Scott si apprestava a parlarle.
"Non lo so sinceramente." Disse lui un po' titubante.
"Che sarà mai!" Esclamò Micheal, capendo in seguito che il suo intervento era stato abbastanza fuoriluogo, visto che tutti si girarono a guardarlo, mantenendo una faccia comunque seria.
"Possiamo parlare in privato?" Chiese Scott alla ragazza.
"No, loro restano. Non vedo cosa ci sia da importante da dirmi che non possano o non debbano sapere anche loro." Comunicò la sua decisione al ragazzo, mentre si apprestava a prendere posto accanto a Matt. Tutti presero disposizione ad un tavolo rotondo, e Keira decise di sedersi accanto a Luke, era un po' tesa ma vicino a lui riusciva a mascherare un po' la cosa.
"E' complicato." Fece un respirono sonoro Scott, mentre tutti lo osservavano.
"Chi comincia?" Chiese Keira morendo dalla voglia di sapere questa cosa.
"Beh ti dirò io tutto." Rispose Scott, nervoso.
"Puoi rilassarti, sai che io non ti farò mai il terzo grado, ovviamente dipende da cosa tu debba dirmi." Precisò subito la bionda.
Scott rispose inizialmente con un breve sorriso amaro e dopo, incitanto anche dalla pacca sulle spalle del suo migliore amico, prese coraggio e decise di spiegare tutto a Keira, dalla prima all'ultima cosa. - "Allora, la cosa che sto per raccontarti ha inizio più o meno alla fine del primo anno di superiore: ricordi no, lo scandalo che in quel periodo era uscito a galla, con la morte di quella studentessa e il mese dopo un altro ragazzo ritrovato morto per questioni non ancora dettagliate, anche se si ritiene sia stato un suicidio quello?" - Chiese per prima cosa Scott, cercando di inquadrare il tempo del suo racconto.
"Sì, mi ricordo, quei due ragazzi frequentavano due corsi diversi dal nostro ma me li ricordo." Annuì prontamente Keira.
"Bene, mio padre e il padre di Matt, sì, anche lui è uno sbirro, si stavano occupando di questi due casi da un paio di mesi, più o meno dall'accaduto, a mio padre soprattutto era stato assegnato in un secondo momento, mentre il padre di Matt fin da subito aveva cercato informazioni e fatto indagini affinché si potesse arrivare quanto prima possibile alla verità certa. Dopo un anno di ricerche il padre di Matt riesce a ricomporre tutti i puzzle della situazione, in città di scopre un traffico di armi, condotta dalla mafia estera e soprattutto avviene il fallimento di una grossa impresa che aveva a sua volta due sotto catene molto famose in paese." - Scott si bloccò per un attimo, rivolgendosi a Luke, e il ragazzo capì subito a cosa si stesse riferendo, afferrando il concetto del moro. - "Esatto Luke, una era l'azienda di tuo padre, che dal controllo e dallo scandalo ne uscì pulito perché non aveva assolutamente nulla di corrotto o di clandestino, tant'è che rimase ancora a sostenere tutti i commerci, acquistato quote e mai perdendole, mentre l'altra sottocatena, era la fabbrica del padre di Joey che fu in un primo momento coinvolta nello scandalo ma che, due mesi dopo, fu misteriosamente rimessa in piedi, riuscendo non solo a rifornire nuovamente gli operai, senza alcun profitto poiché tutti gli incassi erano stati bloccandi, ma addirittura a confermare che le indagini erano state compromesse e che era stato infangato il suo nome." Concluse Scott per un attimo.
"Aspetta, cosa c'entra il padre di Matt con la storia dello scandalo e i due ragazzi morti?" Chiese Steffy, che non riusciva a capire ancora la situazione e che soprattutto aveva fatto una domanda che stava vagando nelle teste degli altri.
A questa domanda, rispose prontamente Matt. - "Mio padre aveva lavorato per circa un anno a questo caso, fin quando non ottenne dal giudice un permesso di perquisizione a casa di uno dei ragazzi della banda, ritrovando il suo DNA sul volto della ragazza, attraverso un campione per analizzarlo. La cosa più scoinvolgente di tutte fu il fatto che il ragazzo da cui aveva prelevato il DNA era stato quello che un mese dopo si era suicidato e non poteva essere possibile che un ragazzo, che si era suicidato mesi prima, avesse potuto imbrattare dei vestiti dall'aldilà di saliva in un appartamento che non era neppure il suo. Questo voleva dire solamente una cosa: qualcuno stava cercando di incastrarlo per quell'omicidio che non aveva commesso lui. Dopo vari giorni di ricerche si arriva però ad un passaggio importante, la scoperta del traffico di armi illegali per conto della mafia. Mio padre decise in un secondo tempo di prendere parte anche a questo caso e scopre che lì in mezzo vi è sono coinvolti anche i genitori dei due ragazzi, che però sembrano volerla finire con tutta questa storia, costituendosi come pentiti, dicendo quindi la verità: a gestire tutto era stato il padre di Joey. Aveva fatto lui sì che anche i due ragazzi potessero essere coinvolti in questa storia affinché avessero un futuro diverso e più prospero degli altri e soprattutto loro dovevano obbedire poiché erano ormai soggetti a estorsioni con ripercursioni sulla famiglia stessa. La cosa coinvolgente si scopre quando mio padre una notte, facendo la ronda, vede tre ragazzi che cercano di rapinare una casa vuota momentaneamente e quando decise di intervenire, l'unico ragazzo che riesce a prendere è proprio Joey. Il concetto così riesce ad essere sempre più chiaro, ma proprio quando manca l'ultimo tassello finale e dopo aver mandato quasi in banca rotta il padre di Joey, ecco lì che mio padre viene sospeso dall'incarico: diffamazione di personaggio pubblico aziendale, con annessa anche incompetenza per il caso, contaminazione delle prove, tentata minaccia e falsificazione di tutte le prove e anche i due pentiti avevano deciso di ritrattare tutto poiché sapevano che ormai sarebbe finita molto male anche per i loro familiari e chi, tra onestà e famiglia, sceglierebbe onestà? Così si conclude il lavoro di mio padre che viene sospeso esattamente per cinque anni dal suo incaricato, e sta scontando proprio adesso il quarto." Spiegò tutto in modo chiaro Matt.
"Quindi questo vuol dire che in qualche modo il padre di Joey ha avuto influenza anche sul giudizio del giudice, perché no, minacciandolo?" Chiese Keira molto schietta.
"Esattamente non sappiamo come abbia avuto il potere di far cambiare idea anche al giudice, ma quell'uomo ha mille risorse e per il potere suppongo le sappia sfruttare tutte, tra cui anche vendere le persone a lui care." Concluse Matt definitivamente.
"Dopo questo il caso teoricamente dovrebbe passare nelle mani di mio padre, ma tutte le prove che erano state considerate 'sane' spariscono magicamente, tutti i fascigoli sia sulla morte del ragazzi che sui collegamenti alla mafia col traffico di armi spariscono e i due fascicoli chiave di cui nessuno ne sapeva l'esistenza eccetto mio padre e il padre di Matt, magicamente prendono fuoco da soli, bruciando completamente ogni prova organica concreta. E' tutto collegato improvvisamente alla scoperta della società fasulla del padre di Matt e alla scoperta di Joey che va a rapinare dentro una cosa, che strano. Ma non è finita qui. Un anno dopo questa situazione, mio padre accetta di analizzare un altro caso, questa volta con qualcuno affianco, notando come era andata a finire la volta prima, visto che il padre di Matt per lo più lavorava il solitario: la sorella di Evelin, che era da poco entrata in distretto, decide di analizzare insieme a mio padre questo nuovo caso; un ragazzo viene ucciso a colpi di pietre e dopo due giorni la sorella sparisce. Direte: non è nulla di strano, se non per il fatto che un mese dopo la ragazza viene rivista insieme ad alcuni della famosa banda intenti a svaligiare un camion che portava merce di contrabbando fuori dai confini. In questo caso interviene anche la sorella di Evelin ma fu tutto inutile: stesso procedimento anche qui, con il solo aggravante che questa volta su presa di mira la donna, ricevendo assiduamente quasi ogni sera minacce da parte di qualcuno che non osava però farsi vedere e fu costretta non solo ad abbandonare il caso ma anche a chiedere al capo distrettuale di recedere la sua carica da investigatrice a poliziotta di servizio, per non correre ulteriori rischi. Inoltre, mesi dopo, mio padre stesso scopre che le minacce in primo luogo non erano indirizzate a lei, ma proprio alla sorella, ovvero Evelin. E qui mi sorge spontaneo un dubbio, chi mai potrebbe essere così vicino da poter fare minacce su Evelin se non conoscesse bene le sue abitudini giornaliere?" Domandò retoricamente Scott, per ricongiungere il filo della sua discussione.
"Joey." Disse Luke.
"Esatto. Arriviamo a circa un anno e mezzo fa, mio padre riceve la notte del 23 e 24 novembre una chiamata anonima in cui qualcuno denuncia che c'è stato un conflitto a fuoco vicino il ponte, zona in cui per altro non doveva esserci nessuno, io stavo rincasando da poco a casa quindi ricordo perfettamente quella sera, lui che esce di casa sbattendo la porta senza nemmeno rimproverarmi per l'orario non rispettato che mi aveva dato per tornare a casa, scoprendo poi in seguito che la segnalazione non era stata del tutta corretta, poiché non si trattava di un conflitto a fuoco ma di un semplice omocidio, arma da fuoco, e il ragazzo che era morto, era tuo fratello, Keira." In quel momento tutti si girarono a guardare la ragazza, che era rimasta perfettamente composta come dall'inizio, senza emettere alcun tipo di lamentela.
"Continua." Disse lei, atona.
"Nello stesso periodo in cui tuo fratello aveva avuto le trattative per il pub e aveva comprato il locale, il padre di Joey, in contemporanea aveva anche avuto a sua volta la nuova gestione della casa della perdizione, lasciando però così come proprietario a tuti gli effetti tuo fratello di entrambi i locali, facendogli firmare il clausola falsa. Ovviamente tuo fratello non poteva saperlo anche perché non ha mai parlato col padre di Joey, semplicemente tramite avvocati e non poteva neppure sapere chi era stato, poiché in quel periodo la struttura era stata comprata sotto falso nome. Mio padre però approfondendo le indagini aveva in qualche modo chiuso il caso riuscendo ad incastrare il padre di Joey ma, ciò non bastò. Ormai da circa un mese stava indagando anche sull'omicio di Eric ma non riusciva in nessun modo a trovare prove, come se in qualche modo qualcuno stesse depistando praticamente tutto. Un giorno però arrivò a casa una lettera, che per altro presi io, pensando fosse qualche convocazione della scuola e la lessi, prima di darla a mio padre. Il contenuto diceva esplicitamente che per scarsa competenza e falsificazione di prove e mancanza di attenzione per il caso assegnatosi in primo tempo, l'incarico veniva rimosso per tre anni, con conseguenza consegna del distintivo senza poter operare neppure privatamente o in altri distretti. Inoltre il caso della morte di Eric fu subito chiuso e archiviato senza mai potersi accertare del reperto e il caso per cui invece mio padre fu ritenuto fallimentare fu eliminato e ritenuto non consistente poiché anche in questo, vi era stata una falsificazione delle prove. Inoltre la sorella di Evelin dopo ciò fu radiata, poiché si era opposta per la chiusura del caso di Eric e fu trasferita in un altro distretto e ci lavora da circa un anno e mezzo in forma provvisoria. E' da circa due anni comunque, da quando io e Matt abbiamo avuto modo di intercettare l'unico fascicolo integro, ovvero l'omicidio del ragazzo con annessa scomparsa della sorella che stiamo lavorando sotto copertura, al posto dei nostri genitori, ma nessuno sa praticamente nulla. E' da questi due famosi anni che stiamo con Joey per scoprire ciò che manca affinché possa essere smascherato completamente e insieme a noi anche Evelin, che vuol far ritornare sua sorella a lavorare serenamente, soprattutto dopo le minacce ricevute anonimanente e da circa un anno stiamo cercando di far riaprire le indagini sia su Eric, che su Joey, sugli omicidi passati e sul traffico di armi illegali, per trovare un collegamento unico, dopo tutte queste stranezze." Terminò Scott, che si sentiva molto più leggero.
"Perché me lo dici solamente adesso?" Chiese subito Keira, un po' spaventata per aver scoperto ora solo quello che tentava di capire da un po' di tempo.
"Perché Matt mi ha raccontato quello che hai fatto oggi con Joey. Devi smetterla Keira, non metterti più, mai più, contro Joey. Lo so, ti fa girare le palle, hai la voglia di prenderlo a pugni e perché no, anche ucciderlo, ma evitalo il quanto più possibile. Non è detto che siccome non ti sta ancora facendo niente, non ti faccia mai del male. Joey è molto vendicativo e da quando ci siamo avvicinati a lui, io e Matt lo abbiamo capito fin troppo bene, quindi stanne alla larga. Mi ero ripromesso di parlartene solo dopo la festa, ma come sempre tu complichi tutto senza capire i perché." Spiegò Scott, rimproverando la ragazza, ma in fin di bene e Keira lo capì.
"Sì, ho capito perfettamente, ma davvero a me non fa paura." Disse Keira decisa.
"Non importa, evitalo." - Tagliò corto Matt. - "Non devi farti prendere come Evelin."
"Inoltre, abbiamo il sospetto che lui possa in qualche modo essere coinvolto.." Cominciò Scott ma fu subito interrotto.
"Tu credi che lui c'entri davvero qualcosa con la morte di Eric?" Chiese Keira, rimanendo completamente lucida e ciò meravigliò tutti.
"Sì Keira." Risposero sia Matt che Scott.
"Avete il sospetto o lo sapete?" Chiese Allison, speranzosa, che fino ad allora era rimasta ad ascoltare tutto senza fiatare.
"Non possiamo esserne certi, anche perché quella serata c'è stata un'ora buca circa per tutti, però lo sospettiamo da molto tempo. Joey in casa ha una collezione di armi, ha un'esposizione di pistole e quant'altro e ci tiene tantissimo, ogni volta che andavamo a casa sua ce le mostrava tutte fiere e credevo fosse davvero uno stupido. Ma ultimamente, non lo fa più. Non ci chiede più di ammirare le sue pistole e quando gli ho chiesto che fine avesse fatto una delle sue pistole preferite, vista la tega completamente vuota, mi ha risposto che l'aveva momentaneamente persa perché l'aveva mostrata ad un altro amico e non si ricordava dove l'aveva posata. Insomma, come posso credere ad una cazzata del genere dopo che so praticamente la smania che ci mette per sistemarle tutte e tenerle lucide e fiere." Rispose Matt, facendo capire che in qualche modo poteva essere davvero collegato all'omicidio del ragazzo.
"Poi è stato anche denunciato anonimamente mesi prima per un aggressione ad un ragazzo, ma non ci sono mai state prove concrete quindi questa non so quanto possa essere seria, ma dalla richiesta avvenuta dopo mesi dopo il fatto, credo che non sia stata sporta prima per semplice paura." Commentò Scott.
"Quando è stata sporta questa denuncia?" Chiese Calum curioso.
"La denuncia è stata sporta verso ottobre ma la segnalazione diceva che questa aggressione era avvenuta da gennaio a maggio." Rispose Scott chiarendo ogni dubbio di Calum, che a sua volta si scambiò uno sguardo complice con Luke, capendo di cosa si trattava.
"Io come dovrei comportarmi adesso?" Chiese Keira cercando di metabolizzare la cosa.
"Normalmente, come sempre. Noi stiamo ancora facendo i nostri lavori e per quanto non sembri, anche Evelin nel suo sta contribbuendo." Rispose Scott rassicurando la bionda.
"Non credo." Rispose ridendo sarcasticamente Matt.
"Non dargli retta, non comprende ormai più quale sia la ragione e quale l'amore." Rispose Scott rivolgendosi a Keira, che per un attimo sorrise dalla situazione tra i due.
"Quindi tu ed Evelin stavate insieme davvero?" Chiese Micheal cercando di incentrarsi anche sul gossip.
"Sì. Ma in segreto, perché Joey doveva rompere le palle, visto che ha sempre avuto un debole sia per te..." - Disse indicando Keira, che fece a sua volta che faccia schifiata. - "... che per Evelin. Ma a quanto pare lei ha scelto alla fine di stare con lui non so per quale assurdo motivo e mai lo vorrò sapere, ciò che conta è ora invece innanzitutto trovare questo collegamento e dopo incastrarlo." Spiegò successivamente il biondo.
"E come?" Chiese Steffy.
"Stiamo ristudiando l'unico caso, come ho detto prima, che ci è per fortuna rimasto, ma non possiamo addentrarci troppo altrimenti sarebbe finita. Al momento Joey non ha fatto alcun passo falso e non sappiamo nemmeno come prenderlo alla sprovvista, ma ci stiamo lavorando davvero." Disse fiducioso Scott.
"Joey è molto, troppo furbo e fin'ora, l'unica che ha saputo sempre smontare ogni cosa del suo gioco, sono stata io." Disse Keira sicura.
"Assolutamente no, non se ne parla." Sbottarono insieme Luke e Scott.
"E perché no? Lo ha anche detto Matt che ha un debole per me, e lo avevo capito da sola, inoltre potrei raccogliere tutte le informazioni che mi servono per vederlo perire dietro le sbarre." Commentò Keira decisa.
"A meggior ragione per la tua vendetta personale, proprio no." Disse Scott, cercando di persuaderla.
"Lo so che vi servo e anche voi servite a me." Rispose ovvia Keira.
"E' vero, ma non ti userò mai come esca per Joey." Controbbattè Scott.
"Non dovrai mai usarmi perché te lo sto chiedendo io, mi sto proponendo io." Rispose nuovamente Keira, supplicante.
"Non se ne parla." Risposero insieme ancora una volta Luke e Scott.
"Smettetela di fame comunella, non siete mai stati amici voi due." Si alzò di scatto dalla sedia Keira, arrabbiata.
"Per quanto mi riguarda ha ragione Scott, tu non farai un bel niente." Si alzò anche Luke, arrabbiato.
"Così non aiuti, non fai altro che far crescere la rabbia che è in me." Rispose Keira ancora arrabbiata.
"Continua a far crescere questa rabbia dentro di te perché non cambierò idea e ne hai due contro." Rispose nuovamente Luke, sempre sulla stessa lunghezza d'onda.
"Bene." Borbottò la bionda, saccente.
"Bene." Rispose il biondo più saccente di lei.
"Scusate, novelli sposini, ma non si può arrivare ad un compromesso?" Chiese Matt cercando di mettere pace.
"No." Risposero in coro Keira, Scott e Luke.
"Io vi odio." Sibilò Keira, puntando il dito contro Luke e Scott, prima di uscire dal locale, sbattendo forte la porta.
"Che bello quando vedo che non sono l'unico psicopatico in giro, mi rallegro un po'." Constatò Matt, facendo ridere Steffy.



***



"Non posso credere che Luke mi stia proibendo di agire per un mio interesse." Commentò Keira, dall'altro capo del telefono, mentre Allison era rimasta ad ascoltarla e a consigliarle il da farsi.
"Vedila dalla sua prospettiva, è preoccupato per te, sa anche che quel maiale ha un debole per te, due conti me li farei anche io, sai, insomma, un po' di gelosia." Disse Allison, stuzzicando anche un po' l'amica.
"Nessuna gelosia, semplicemente non vuole che faccia qualcosa che secondo la sua morale è stupida. Beh, fino a prova contraria io l'ho sempre appoggiato quando era lui a dover fare cose stupide." Disse Keira ancora arrabbiata.
"Vedila in un altro modo: se metti caso toccasse a Luke fare una cosa del genere e ci fosse una ragazza al posto di Joey a fare quello che fa, e per incastrarla, l'unico modo che avrebbe è quello di posizionarsi come esca all'interno di questo caso per sapere chi ha fatto cosa, tu lo lasceresti fare?" Domandò Allison, aspettando la risposta dell'amica che non tardò ad arrivare.
"Assolutamente sì. Insomma, si tratta anche del suo bene, sapere chi ha ucciso il proprio fratello e vederlo dietro le sbarre, vederlo finalmente lontano da un mondo che non doveva più appertenergli, io la vedo così e non mi interessa come, ma io devo scoprirlo e devo incastrarlo, farei la qualunque cosa." Rispose determinata la bionda.
"Lo sai che questo comportamento non ti ritornerà mai indietro Eric, vero?" Si sentì chiedere da una voce che proveniva dietro di lei. La ragazza si voltò di scatto e vide Luke sulla soglia della porta, che la scrutava attentamente.
"Chi ti ha fatto entrare?" Chiese seccata la bionda.
"Tua madre." Rispose sincero il ragazzo.
"Qualcosa mi dice che sono la terza incomoda in questo momento." Disse la mora al telefono.
"No Allison, non preoccuparti, non sei tu qui quellO che se ne deve andare." Rispose pungente Keira.
"Quindi vuoi che me ne vada?" Chiese il biondo, aprendo di nuovo la porta.
"No." Mormorò la bionda, un po' in conflitto con se stessa.
"Non vi sto vedendo ma sono sicura che vi stiate divorando con lo sguardo." Disse Allison tutta contenta dal telefono.
"Allison non dire fesserie." Rispose Keira.
"Beh, ora che il mio compito è stato svolto, io posso anche staccare." Commentò contenta la mora.
"Tu lo sapevi?" Chiese incredula la bionda.
"Ciao e buona serata." Rispose subito Allison, staccando il telefono.
"Quindi, posso rimanere?" Chiese il biondo a braccia conserte, soddisfatto di aver interamente l'attenzione della ragazza su di sé.
"Fa come ti pare, tanto non posso più decidere niente." Rispose buffando la bionda, mentre si sedeva sul bordo del letto. Il biondo a sua volta la imitò, sedendosi accanto a lei e scrutandola un po' prima di parlare. Era diversa, diversa dalle giornate precedenti, si vede quanto fosse rilassata, i capelli erano un po' più mossi del solito, la frangetta sbarazzina, le mani non tremavano, né tanto meno si massacravano a vicenda, niente ansia o stress o paura, l'unica cosa rimasta normale era il dondolare dei suoi piedi avanti indietro ogni qualvolta stesse seduta.
"Non voglio che tu faccia cazzate." Disse subito Luke.
"Non sarebbe una cazzata." Rispose Keira senza però guardarlo.
"Lo sarebbe eccome, mettersi contro Joey sarebbe una cazzata, hai sentito cosa è successo con i genitori di Scott e Matt e addirittura con la sorella di Evelin." Spiegò Luke ancora.
"Io non ho paura." Disse piano Keira.
"Non importa aver paura o meno Keira, importa il fatto che lui, potrebbe fare di te la qualsiasi cosa, nonostante tutto, non gliene frega proprio un cazzo, per lui è divertimento puro ogni volta che gli rivolgi attenzioni che non dovresti, che gli parli, che lo sfidi, perché voi vi sfidate ma non ti prende mai seriamente. Tu non hai visto, non ci hai mai fatto caso allo sguardo che ti rivolge ogni volta che vi punzecchiate? E' uno sguardo bramoso, lussurioso, tremendamente assuefatto, come se non vedesse la fottuta voglia di sbatterti, capisci? E mi fa impazzire anche troppo." Dichiarò sinceramente Luke. In quel momento la ragazza si girò a fissarlo. Aveva ragione, ma lei non voleva darci peso semplicemente perché non aveva mai ricambiato quello sguardo, Joey avrebbe voluto collezzionarla come faceva con tutte ma non le importava perché con lei non ci sarebbe riuscita per niente.
"E tu pensi che io non lo sappia? Che non sappia sfruttare questo a mio favore? Luke, sono pur sempre una ragazza, so come comportarmi con queste cose e sono sicura che certe volte se non sempre, ultimamente, le abbia incrementate anche su di te." Rispose provocatoria la ragazza. Stava iniziando a giocare con lui, voleva testarlo.
"Sì, è vero." Rispose semplicemente Luke, guardandola esattamente come aveva descritto un attimo prima Joey, ma nel suo sguardo c'era anche un'altra cosa, che rendeva Keira ancora più gioiosa del suo pensiero: la voglia che aveva Luke non era quella di collezzionarla e basta, era la voglia di averla sua, tutta per sé, semplicemente perché c'era del sentimento. E lei lo sapeva, e ciò la faceva metaforicamente parlando, alzare tre metri sopra cielo.
"Ecco, quindi lasciami fare quello che voglio fare, ti prego." Lo implorò sinceramente.
"E' un no comunque, non voglio che ti succeda qualcosa." Spiegò brevemente Luke.
"Lo so, ma io ho bisogno di sapere." Rispose Keira combattuta. Voleva davvero fare quello che le stava suggerendo Luke per non finire nei guai ma aveva bisogno di sapere anche per stare meglio.
"Non cambierà nulla." Disse Luke serio.
"E invece potrebbe cambiare tutto." Rispose Keira ancora una volta.
"Parlare con te è impossibile." Si pronunciò Luke, esausto. Stava per andarsene, quando Keira lo bloccò per un braccio, facendolo girare verso di sé.
"Allora baciami." Chiese la ragazza, un po' triste. 
Il ragazzo non se lo fece ripetere due volte e la baciò con foga e passione, come se stesse aspettando questo momento da praticamente tutto il tempo. Le loro labbra combaciavano le une alle altre e le mani del ragazzo viaggiavano sulla schiena della ragazza. 
"E' comunque un no." Borbottò lui, mentre riprendeva a baciarla.
"Volevo baciarti perché me lo sentivo Luke." Mormorò la bionda, ribaciandolo di nuovo.
"Apprezzo la dichiarazione." Disse il biondo ridacchiando.
I due ragazzi continuarono a baciarsi per forse qualche ora ma nonostante tutto avrebbero continuato lo stesso a pensare ognuno la propria.
















Angolo Autrice:

Eccomi con il capitolo diciamo che definisce più o meno che definisce la base della storia anche con la rivelazione shock di Matt e Scott! Ve la sareste mai aspettata? Eehehehehe! E questo Luke un po' tormentato, un po' sciallo, un po' preoccupato per Keira? E anche un po' gelosone? Chissà cosa ci riserveranno questi quattro dell'ave maria. Ed Evelin è ancora l'unica a mancare all'appello, cosa avrà combinato?
Ad ogni modo spero comunque che questo capitolo vi sia piaciuto, e ci vediamo alla prossima!
Buona lettura, xoxo, Vanex23




 

SPOIERL:

[...]
"Keira, cos'hai?" Chiese Steffy, andando dall'amica che teneva un bicchiere di spumante in mano.
"Ho bisogno di bere." Disse la ragazza semplicemente, bevendo tutto d'un sorso il bicchiere.
"Vuoi dirmi cosa succede?" Chiese la mora, preoccupata.
"Non ce la faccio a fare finta di niente quando qui, accanto a me c'è il presunto assassino di mio fratello e il quasi assassino del mio ragazzo." Rispose Keira, preoccupata.
[...]

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Capitolo 24
*** Ventiquattresimo Capitolo ***


 Ventiquattresimo Capitolo


Tre mesi prima.

La ragazza ormai finita la sua lezione aveva abbandonato l'edificio scolastico per dirigigersi alla propria abitazione e potersi rilassarsi un po', completamente esausta dal giro di interrogazioni e compiti che si erano accavallati l'uno addosso all'altro in quel periodo, senza lasciare nemmeno un po' di respiro ai poveri studenti ormai costernati allo studio. Non abitava poi così lontano dalla scuola, quindi, come sempre e come suo solito era fare da un paio di anni, decise di percorrere quella strada che ormai conosceva a memoria a piedi, da sola, tant'è che non si sarebbe più preoccupata di quella confusione a dismisura attorno a lei, era quasi normale.
"Evelin!" La chiamò una voce maschile, dietro di lei, quasi urlando, e la ragazza si fermò per vedere chi la chiamava in mezzo a tutto quel caos all'improvviso, aspettando che il suo interlocutore parlasse.
"Joey?" Aveva chiesto la ragazza, coprendosi con una mano sugli occhi, visto che il sole le andava davanti facendola lacrimare.
"Facciamo un po' di strada insieme?" Chiese il moro non appena si avvicinò alla castana, sorridendole falsamente.
"Guarda, ti direi di sì, ma oggi sto andando di fretta e mia sorella mi aspetta a casa per riprendere il turno, devo scappare." Si scusò la ragazza, avviandosi di nuovo per la sua via, ma qualcosa la bloccò, o meglio, qualcuno. La mano di Joey era finita dritta sul suo braccio, rifacendola girare per la seconda volta verso di lui.
"Dai, insisto." Disse solamente il moro, non lasciando la presa, anzi, continuava ad aumentarla e a premere con le dita sul braccio della ragazza. Dapprima Evelin mostrò una smorfia di dolore e un po' anche di indecisione, ma quando notò che il ragazzo che non voleva assolutamente mollarla, si trattenne un po' e dopo parlò - "Va bene." - disse solamente, sperando che il ragazzo si decidesse a lasciarla stare. Ma ciò non accadde. Semplicemente Joey la prese anche con l'altro braccio portandola verso di sé, davanti e spingendola lontana da quella strada per non farsi vedere, portandola completamente da tutt'altra via, rispetto a dove era intenzionata ad andare Evelin per sua abitudine.
"Tua sorella sicuramente potrà aspettare." - Mormorò lui, sempre mantenendo la posizione iniziale e la ragazza continuò a camminare senza dire niente. - "Puoi anche parlare però." Disse poi alla mora.
"No, aspetto che sia tu a spiegarmi tutto." Rispose tranquillamente la mora e il ragazzo fu subito sorpreso dal suo atteggiamento.
"Non hai paura che possa farti del male?" Chiese lui curioso.
"Dovrei?" Domandò la ragazza girandosi verso di lui e incrociando le braccia al petto.
"Guarda dove ti ho portata, potrei farti di tutto eppure tu sei così calma e tranquilla." Rispose ovvio il moro, facendole notare il luogo in cui si trovavano, un quartiere completamente opposto a dove era abituata vivere la ragazza, ma ciò non la turbava affatto.
"Senti, dimmi cosa succede e basta che sto iniziando a spanzientirmi e devo anche sbrigare delle cose, non sono una stupida, né tanto meno una cagasotto." Rispose a tono Evelin.
"Hai un appuntamento?" Chiese Joey sapendo già la risposta.
"No." Disse secca la ragazza, non volendo rivelare le sue vere intenzioni al ragazzo.
"E se ti dicessi che per puro caso so esattamente cosa farai dopo esserti vista qui con me? Ho fatto seguire anche una persona di tua e di mia conoscenza in contemporanea da alcuni miei amici, non ti dispiace se li chiamo per vedere a che punto sono?" Chiese Joey ghignando.
"E chi sarebbe?" Continuò Evelin un po' più titubante di prima.
"Matt, ovviamente. Volevo far seguire anche Scott ma poi ho pensato che non ne sarebbe valsa la pena, a te non interessa lui in quel senso." Constatò a voce alta il ragazzo, mentre girava attorno alla mora.
"Matt?" Chiese ridendo la ragazza.
"Dolcezza, credi forse che io sia così tanto stupido da non rendermene conto?" La prese Joey per un braccio accostandola ad un muretto, mentre Evelin rimase fredda ancora nei suoi confronti.
"Sei matto." Bisbigliò lei.
"Non sono matto, ho solamente capito a che gioco state giocando voi due. Tu e Matt state insieme ma fate finta di niente e questa cosa mi urta tremendamente." Sbraitò Joey.
"Non capisco il senso." Continuò Evelin che voleva un po' accendere gli animi del ragazzo.
"Io e lui dovevamo dividerci le ragazze: è già successo con Keira una volta, quando Scott si è messo di mezzo e sono stati insieme, non succederà anche con te. Lui doveva tenersi Steffy come di comune accordo ed io potevo e dovevo prendere te, ma lo stronzo mi ha fottuto e adesso vi ha tutte e due." Spiegò Joey non capendo però a sua volta che qui, l'unico preso in giro era solamente lui.
"Ah adesso capisco." Mormorò la ragazza, ridendo dentro di sé per simile sciocchezza, proprio cose da uomini che mai avrebbe capito.
"Ma adesso risolverò subito la situazione, noi due siamo amici e gli amici non ti rubano la donna." Disse lui contento.
"Ma quale rubare? Joey tra me e te non c'è mai stato niente e mai ci sarà qualcosa." Disse esausta la mora.
"Tu dici?" Chiese lui ridendo.
"Io vado via." Decise la mora.
"Tu non vai da nessuna parte bellezza, non prima di avermi sentito dire quello che devo dirti." Disse tremendamente serio questa volta e per un attimo la ragazza fu percorsa da brividi.
"E cosa?" Chiese spazientita quest'ultima.
"Tu adesso, se vuoi che il bel faccino di Matt sopravviva e se vuoi anche non avere guai per il resto del tempo che trascorrerai qui, andrai da lui e metterai fine a qualsiasi cosa tu e lui abbiate costruito, non mi importa che tipo di rapporto abbiate, ma deve finire all'istante. Tu e Keira non potete scapparmi così." Disse serio alla mora.
"Stai scherzando spero." Brontolò la ragazza.
"Ti sembro uno in vena di scherzi? O tu fai come ti dico o fidati che per il tuo Matt finirà molto, ma molto male e potrei anche fargliela pagare a Scott in un modo ancora più cattivo e crudele del primo. A te la scelta." La lasciò Joey, prima di salutarla e lasciarla sola in quella strada.
Adesso Evelin si trovava in una situazione nella quale non voleva neppure finirci per sbaglio ma mentalmente si consolava pensando che Joey non aveva ancora capito come davvero stessero andando le cose apparte che per Matt e lei non avrebbe permesso mai a nessuno di fargli del male.
Il giorno dopo questa discussione, Evelin decise di lasciare Matt.


***



Adesso


"Una parola che inizi per E e che contenga delle doppie al suo interno?" Chiese Calum ai suoi amici, mentre era appena suonata la campanella della ricreazione.
"Elicottero." Rispose Keira, annoiata, mentre continuava a disegare stelline sul quaderno.
"Ho vinto!" Urlò il ragazzo, notando la casella verde all'interno del suo telefono mentre lampeggiava per segnare il massimo punteggio della partita.
"Ma non vale, stronzo! Tu ti fai aiutare." Lo accusò Micheal arrabbiato.
"Sei tu che fai schifo e poi nessuno ha negato gli aiuti." Rispose Calum contento.
"Certo, finché hai Ashton che ti aiuta certamente non posso vincere più di una partita al giorno." Disse Micheal amareggiato.
"Scusami?" Domandò ironico Ashton che era stato citato dal suo amico.
"Vuol dire che non sai un cazzo." Arrivò subito al dunque Micheal.
"Voglio farla anche io una partita." Ne approfittò Keira, annoiandosi ancora.
"Dai adesso facciamo a squadre, io e Keira, contro te e Ashton." Disse Calum sfregando le sue mani in tono di sfida.
"Ci sto, chi perde però deve pagare qualcosa." Rispose Micheal sorridendo beffardo.
"E cosa?" Chiese Calum.
"Se vinciamo noi, alla festa di stasera Keira dovrà baciare Luke davanti a tutti e tu, Calum, inventati qualcosa con Steffy perché sei davvero un caso perso." Disse Micheal facendo ridere gli altri due, eccetto Calum.
"Se vinciamo noi invece, tu Micheal cerca di trovarti una ragazza perché anche tu sei un caso perso, mentre tu Ashton, fammi pensare.." Cominciò Calum dubbioso.
"Chiedi un appuntamento ad Allison." Pronunciò Keira, sorridendo beffarda all'amico.
"Voi due giocate sporco però." Pagniucolò Ashton.
"Anche tu giochi sporco, lo sai quanto sono timida ma non mi sono lamentata per la mia punizione in caso dovessi perdere." Disse Keira.
"La tua non è una punizione, carina." Disse Micheal facendole l'occhiolino, facendo ridere tutti.
"Dai Calum, mettiti qui accanto a me, così cominciamo questa sfida." Disse la bionda, facendo cenno all'amico si sedersi al banco con lei.
"Come funziona esattamente?" Chiese Ashton curioso.
"Abbiamo tre turni, cioè sei mani: chi arriva per primo a completare i tre turni vince praticamente. In certi casi ci possono essere anche due turni di parità, ma non capita molto spesso, chi vince il terzo ha vinto tutto, il terzo turno è secco e definitivo." Spiegò Micheal porgendo il telefono al ragazzo.
"Cominciamo noi e voi non ascoltateci." Li riprese Calum, avvicinandosi alla ragazza.
"Vai." Disse Micheal girandosi dall'altro lato.
Il primo giro cominciò con i due ragazzi che riuscirono senza difficoltà a compilare le prime cinque caselle a colpo secco e aspettarono in silezio che i loro avversarsi continuassero con i propri due turni, più si andava avanti e più le richieste da compilare erano estremamente complicate e certe volte toccava pure lasciarle libere o rimanere fregati dal tempo prestabilito dall'avversario.
Mentre i quattro continuavano ancora a giocare, gli altri ragazzi rientrono in classe, avendo appena finito di fare la propria ricreazione e tra questi c'erano anche i loro amici.
"Cosa non si può portare in aereo con la M?" Chiese Ashton, mentre Luke si avvicinava a loro.
"Machete." Rispose il ragazzo ovvio.
"Ti amo, grazie!" Rispose Ashton esultando.
"Sei proprio un cretino, hai dato la risposta anche agli altri due." Lo fulminò con lo sguardo Micheal, mentre Keira e Calum li guardarono divertiti per appuntare la risposta.
Appena i due ragazzi finirono il loro turno, toccò agli altri due che stavano ancora compilando la categorie precedente, assorti con serietà nella propria soluzione.
"Cosa succede qui?" Chiese Steffy vedendo il suo posto occupato.
"Zitta." Rispose Calum continuando a scrivere.
"Ma.." Fece la ragazza per dire altro ma fu subito bloccata.
"Non disturbare." Riprese Calum.
"Ma io.." Continuò la mora.
"Tu mi stai disturbando." Disse Calum questa volta alzando gli occhi dallo schermo del suo telefono, avendo giocato già il secondo turno.
"Tu mi stai disturbando, perché non posso prendere i miei fottuti assorbenti e mi servono!" Esclamò irritata la ragazza chiudendo le mani a pugno mentre metà classe si girò a guardarla.
"Ah.. Bastava solamente dirlo che avevi le tue cose e ti avrei lasciata perdere." Disse ridendo il moro.
"Ho provato a parlarti ma tu non facevi altro che zittirmi e mi sono venuti i cinque famosi minuti." Sbraitò la ragazza ancora una volta.
"E non solo quelli." Commentò il ragazzo ridendo ancora.
"Calum, se non vuoi finire male sparisci dalla mia vista immediatamente e dammi i miei fottuti assorbenti." Stavolta lo disse piano, visto che il ragazzo aveva sulle gambe il suo zaino mentre con una mano rovistava al suo interno.
"Aspetta un attimo, li sto cercando." Disse lui, mettendo anche la propria testa al suo interno.
"Non puoi mai trovarli, non sono cose che fanno per te." Specificò la ragazza.
"E' forse questo?" Chiese il ragazzo, mostrando in tutta la sua ingenuità il pacco colorato mentre la ragazza in un primo momento sbiancò per l'imbarazzo e poi si gettò completamente tra le sue braccia per prenderlo.
"Grazie Calum, ha avuto un po' di capogiri ma i tuoi riflessi sono stati pronti." Disse Steffy per evitare che qualcuno potesse vedere quella scena.
"Ma cosa cazzo..." Sussurrò Calum interdetto.
"La prossima volta ti prego, non mostarlo come se stessi giocando al gioco della bandiera, non ci tengo a far sapere a tutti quando sono nel mio periodo, grazie." Spiegò la mora prima di andarsene nuovamente. Il ragazzo per un attimo rimase ancora stupito ma poi si rassicurò da solo che era comunque da Steffy comportarsi sempre così.
"Animali con la A?" Chiese Ashton ancora una volta.
"Anaconda." Rispose Allison.
"Come l'Anaconda di Nicki Minaj?" Chiese il ragazzo ridendo.
A quel punto tutti e cinque i ragazzi si scambiarono uno sguardo, arrendendosi per la battuta squallida dell'amico.




***




Mancavano ormai solamente due ore prima dell'inizio della festa del mito e la classe più organizzata meglio avrebbe anche vinto un premio, che avrebbe fatto comodo a tutti. Tutti erano intenti a prepararsi e sistemarsi per ormai l'atto finale della serata e che avevano aspettato da circa una settimana. L'anno precedente Luke aveva perso la festa e non aveva neppure saputo su cosa fosse stata organizzata ma sicuramente non gli interessava molto saperlo, visto che quest'anno lo avrebbe passato con i suoi amici nuovamente, per l'ultimo anno all'interno di quella scuola e con Keira, che ormai poteva definire la sua ragazza anche se ancora non avevano effettivamente né ufficializzato la cosa né tanto meno nessuno dei due sapeva se poteva definirsi tale, sarebbe stato strano per entrambi poterlo ammettere o dirlo.
"Ti muovi sì o sì?" Chiese il biondo, mentre aspettava che scendesse dalla sua auto il suo amico.
"No Luke, sembro troppo ridicolo così." Brontolò Calum, dall'interno dell'auto.
"Ti chiudo dentro la macchina se non scendi." Sbuffò il biondo.
"Luke, tu come migliore amico fai proprio schifo." Commentò il moro, scendendo finalmente dall'auto.
"E' una festa con dei costumi particolari, cosa vuoi fare? Scommetto che ci sarà gente combinata peggio." Disse ridendo il biondo.
"No, il mio mito fa proprio schifo." Disse rassegnato l'altro.
"Suvvia, ne incontrerai altri lì dentro come te, potresti sempre provare a chiudere un occhio." Commentò ironicamente Luke.
"Io. Ti. O.d.i.o." Rispose Calum, scandendo bene le parole.
I due ragazzi entrarono dentro la scuola, mentre ancora vi erano gli studenti delle prime classi impegnati a scorrazzare allegramente per i corridoi, tutti contenti e felici, addobbati anche loro in maschera per l'evento. Dentro la palestra c'era un po' di musica soft che faceva da sottofondo, mentre la musica vera sarebbe arrivata tra non molto, non appena si fosse riempita per bene la palestra. Su alcune sedie c'erano altri ragazzi intenti a parlare tra di loro, chi si confrontava per i vestiti, chi parlava animatamente e scherzava, chi andava a prendere qualcosa da sgranocchiare e chi invece se ne stava buono buono in silenzio a giocare al telefono. Scene già viste anche normalmente durante l'orario scolastico.
Man mano che il tempo passava la palestra cominciava sempre più a rimpersi, chi andava addirittura al piano di sopra per stare più tranquillo e poter parlare serenamente e chi invece andava a prendere più da bere per far rendere più sprizt la serata, nel frattempo anche la musica aumentava sempre più all'aumentare della gente che entrava nell'edificio. Luke e Calum erano rimasti fuori dall'edificio, entrambi per finire di fumare una sigaretta e per aspettare anche i loro amici ritardatari come sempre, soprattutto perché sapevano che se Micheal e Ashton non fossero arrivati in orario, la colpa sarebbe stata prevelentamente di Micheal.
"No, non mi dire!" Esclamò una figura mentre si avvicinava ai due ragazzi.
"Sì.." Rispose rassegnato Calum, capendo che la risata della persona davanti di loro si era completamente lasciata andare alla vista del suo costume.
"Scusami non dovrei ridere ma è più forte di me." Si scusò Matt, vedendo il ragazzo conciato in quel modo.
"No macché, il biondo qui ha fatto peggio." Rispose Calum, fulminando con lo sguardo Luke, mentre quest'ultimo alzava gli occhi al cielo per poi gettare la sigaretta a terra.
"Comunque ero venuto qui per chiedervi se avevate da accendere, non certamente per denigrare il tuo abito." Disse dopo Matt, sentendosi un po' in colpa.
"Non preoccuparti, comunque sì, tieni." Rispose Luke al posto suo, mentre gli offriva una sigaretta. 
Il ragazzo si allontanò dopo aver ringraziato, mentre i due ragazzi rimasero ancora fuori, aspettando gli altri loro amici.
Dopo un paio di minuti arrivarono Steffy e Allison insieme. La prima aveva i capelli lisci, con il ciuffo, più corto del solito che le ricadeva perfettamente sulla parte laterale dell'occhio destro, aveva una tutina bianca molto comoda e molto elegante, perfetta per il suo personaggio, che andava ad incrociarsi dietro la schiena, lasciandola un po' scoperta in mezzo e aveva abbianato delle scarpe alte col tacco, mentre Allison aveva i capelli sciolti e lunghi, neri, che le ricadevano morbidi sulle spalle, e sulla testa aveva un cerchietto con una coroncina disegnata sopra, un top a fascia bianco anche questo e una gonna molto lunga e larga, che le cadeva perfettamente sulle gambe, lasciandole intravedere nella parte finale, come se fosse trasparente. Le sue scarpe, a differenza dell'amica erano basse e si attorcigliavano per gran parte delle caviglie con i lacci. Le due ragazze salutarono subito i due che erano rimasti ad aspettarle prima di tornare dentro e insieme si diressero nuovamente verso la palestra, sentendo l'aumentare della musica.
"Keira?" Chiese Luke all'orecchio di Steffy, che sorrise subito a quella domanda.
"Sta arrivando, ha avuto un problema con una scarpa." Rispose ridendo. Anche il ragazzo rise, immaginando la bionda arrabbiarsi per il problema avuto con la scarpa. Appena arrivarono all'interno della stanza, notarono anche che c'erano già Ashton e Micheal lì ad aspettarli.
"Ma voi?" Chiese Calum, andando incontro ai loro amici.
"Siamo entrati dall'altra porta." Spiegò Ashton facendo spallucce.
"Scusa ma come sei conciato?" Si parò davanti all'amico, Micheal, esaminando attentamente Calum da cima a fondo.
"Non ti ci mettere anche tu eh." Brontolò il moro mettendosi a braccia corserte.
"Sei sicuro di essere qui per la serata e di non dover fare un numero particolare ad un circo?" Chiese sempre Micheal ridendo.
"Micheal, non posso ridere, altrimenti chi se lo sente questo che per tutto il tragitto di ritorno a casa mi rompe i coglioni?" Chiese Luke ridendo.
"Ah tornate anche insieme?" Chiese Ashton ridendo.
"No, ho appena cambiato idea." Rispose Calum seccato.
"Dai stavamo scherzando, non ti sarai mica offeso?" Chiese Micheal ridendo ancora una volta.
"Sì." Rispose secco Calum a quella domanda.
Mentre i tre ragazzi continuarono a discutere su come si fosse conciato Calum, Luke si guardò intorno ancora una volta fin quando non vide le ragazze avvicinarsi verso la porta della palestra e parlare con Scott che era appena arrivato. Stava per disinteressarsi a quell'immagine, fin quando non notò che dietro di lui era arrivata anche Keira che, con una mano si teneva alla spalla di Scott per rimanere in equilibrio e con l'altra mano, si sistemava la scarpa, cercando di mantenere comunque una postura adeguata per non far vedere nulla sotto. Il ragazzo decise allora di raggiungerli.
"Spero per te che la mia spalla sia comoda e non vuoi pagare il pedaggio." Disse Scott rimanendo bloccato poiché Keira si stava ancora sistemando e Luke che si era appena avvicinato aveva sentito tutto.
"Ancora un attimo.." Commentò Keira, facendo facce buffe, mentre sia Allison che Steffy si guardarono ridendo.
"Finalmente eccoti qui!" Esclamò Luke, vedendo la ragazza molto concentrata sulle scarpe.
"Sì ci sono! Fatto! Puoi andare adesso, non volevo noleggiarti come sgabello." Si scusò Keira, lasciando la spalla di Scott, per andare ad abbracciare il biondo.
"La prossima volta mi paghi." Disse il moro, prima di salutare tutti e dirigersi verso i suoi amici.
Nel frattempo Keira e Luke erano rimasti ancora mano nella mano mentre continuavano a fissarsi senza dire niente.
"Al l'amour!" Esclamò Steffy, facendo voltare i due verso di lei.
"Dai andiamo Steffy, sicuramente vorranno la loro privacy." Si aggiunse Allison, facendogli l'occhiolino prima di andare e i due ragazzi scoppiarono a ridere.
"Ciao." Disse piano Luke, prima di lasciare alla bionda un leggero bacio a stampo.
"Ciao a te." Rispose Keira, ricambiando il bacio del ragazzo.
"Sei bellissima.. Beh, tu sei sempre bellissima, ma stasera stai benissimo.." Disse il biondo, forse per la prima un po' impacciato e Keira lo aveva notato, sorridendo a sua volta e abbassando lo sguardo per l'imbarazzo.
"Grazie." Rispose timidamente e anche Luke si era reso conto di questo.
"Non ci credo, ti vedo in imbarazzo per la prima volta!" Esclamò Luke sorridendole e incantandola con quel suo sorriso perfetto. Gli occhi del ragazzo erano più colorati quella sera e a Keira piacevano tantissimo come fossero pieni di luce divinamente bellissima.
"Lo stesso potrei dire di te." Rispose la ragazza ricambiando il sorriso.
In quel momento Luke si soffermò di più sulla figura della ragazza. I suoi capelli biondi, erano più lisci del solito e sembravano morbidissimi alla vita, fino ad arrivare alla vita della ragazza, erano semplici, senza nessuna decorazione, ma erano stupendi già solo in quel modo. Il vestito, bianco e trasparente dalle gambe in giù, era stato modellato quasi su misura per lei, mettendo in risalto i suoi fianchi perfetti e anche il seno della ragazza, e i tacchi la slanciavano perfettamente all'interno di esso. Era tutto semplice quello che aveva indosso Keira quella sera, sia i suoi capelli che anche il trucco, non aveva esagerato, non esagerava mai quando si truccava ed era una cosa che il ragazzo amava tremendamente, il fatto che la bionda ogni qualvolta si truccasse non esagerasse mai con qualsiasi tipo di prodotto che di solito ultilizzavano le ragazze, rendendola praticamente uguale sia col trucco che senza trucco. 
"Stasera sei proprio bella." Disse di nuovo il ragazzo, molto concentrato a fissare le labbra della ragazza.
"Ti prego smettila con tutti questi complimenti o non ci arrivo a fine serata." Disse la ragazza estremamente in imbarazzo e a Luke piaceva che lo fosse a causa sua.
"Andiamo dagli altri?" Chiese lui prendendola per mano. La ragazza annuì semplicemente a questa richiesta e insieme tornarono dai loro amici, intenti a parlare serenamente. Dopo un paio di minuti si unirono alla discussione anche Scott e Matt e la palestra era ormai completamente stracolma di tutte le classi con i propri alunni vestiti da miti e personaggi mitologici e divintà. 
"Ciao ragazzi." Li salutò una voce alle loro spalle.
"Evelin!" Esclamò Keira contenta di vedere la ragazza, senza nessun altro tipo di persona che girasse intorno e in quel caso pensava proprio a Joey.
"Sei sola?" Chiese Scott, guardandosi un po' attorno.
"Sì." Rispose decisa Evelin, capendo a cosa si riferiva.
"Sanno tutto, non preoccuparti." Rispose Matt, con un tono un po' sarcastico, mentre continuava a guardare il telefono.
"Beh meglio.." Disse un po' titubante la ragazza.
"Sinceramente è meglio così." Rispose decisa Keira.
"Da cosa siete vestiti? Sono curiosa di sapere cosa avete sorteggiato!" Esclamò contenta la mora, sistemandosi anche lei il vestito. Il suo era senza bratelle, a differenza di quello di Keira, più stretto, sempre bianco e non indossava i tacchi, anche per questo sembrava più bassa di fronte a Matt.
"Guarda il mio te lo dico per ultimo perché fa schifo." Disse Calum, attirando l'attenzione su di sé.
"No, me lo dici adesso." Rispose sorridendo la ragazza.
"Polifemo." Disse disgustato. 
Tutti scoppiarono a ridere e il ragazzo si imbronciò nuovamente.
"Non ci credo, tu dovresti farmi la corte allora." Disse Steffy un po' stranita.
"Perché mai?" Chiese lui sorpreso.
"Non hai letto il mito? Polifemo si innamora di una ragazza che è bianca come il latte delle pecore e si chiama Galatea, che in questo caso sarei io." Rispose la mora, ovvia.
"Molto bene." Sussurrò il ragazzo abbattuto più di prima.
"E tra l'altro sei anche mio figlio." Puntualizzò Scott.
"Ah?" Chiese Calum non capendo sul serio.
"Non sai neppure questo?" Chiese sempre Scott incredulo.
"Ehm.." Disse solamente Calum, stranito ancora.
"Polifemo è il figlio di Poseidone, Re del mare." Spiegò il moro sorridendo fiero.
"Io e te non possiamo essere amici allora." Si intromise Matt.
"Che problemi hai?" Chiese Scott non capendo dove volesse andare a parare il biondo.
"Io sono Zeus, noi siamo fratelli!" Esclamò ridendo quest'ultimo.
"Beh, non c'era neppure da dirlo!" Riprese Scott, ridendo con gli altri.
"Non vorrei interrompere la vostra felicità.." Cominciò Evelin attirando l'attenzione dei due.
"Cosa?" Chiesero insieme Matt e Scott.
"Ma io nel mito sarei la moglie di Zeus, Era, nonché sorella anche di Zeus e Poseidone." Rispose Evelin facendo spallucce.
"No questo no." Commentò Matt.
"Invece sì." Rispose Evelin.
"C'è qualche altra parentela?" Chiese Scott dubbioso.
Tutti quelli che erano rimasti in silenzio alzarono la mano.
"Io sono vostra figlia." Annunciò Keira sorridendo, rivolgendosi ad Evelin e Matt.
"Quale delle tante?" Chiese Matt.
"Afrodite." Disse la bionda.
"Ed io sono Atena." Disse Allison, indicandosi.
"Apollo! Anche se non ho niente di lui." Esclamò Ashton, ridendo.
"Ermes." Si presentò Micheal.
"E tu Luke?" Chiese Evelin, notando che era rimasto in silenzio per tutto il tempo.
"Io sono Ade." Sorrise rivelando la sua divinità.
"Tu sei il fratello che svolge il lavoro sporco, dei tre." Disse Matt, riallacciandosi al mito.
"Sinceramente sono felice di questo ruolo nel mito, sempre meglio del suo." Rispose Luke, indicando Calum.
"Adesso mi avete stufato però." Borbottò andando a prendere qualcosa da bere, mentre gli altri scoppiarono a ridere.
Nel frattempo fece ingresso nella palestra anche Joey con i suoi scagnozzi e i ragazzi ritornarono ad essere seri per un attimo.
"Io vado, ci becchiamo in giro comunque." Disse Evelin, prima di allontanarsi nella folla.
Keira andò subito a prendere qualcosa da bere, insieme a Steffy, lasciando Luke con i ragazzi e Allison a parlare con altre ragazze del primo per alcuni consigli.
La bionda prese il primo bicchiere che trovò a tiro sul tavolo e mandò giù in un sorso il contenuto, come se niente fosse. Steffy che stava vicino a lei non riusciva a capire come potesse aver cambiato atteggiamento circa la situazione in cui si erano trovati prima a parlare serenamente e adesso il suo cambio di umore repentino che sembrava costantemente in allarme. Mentre era rimasta a pensare alla situazione però, Keira si era un po' allontanata da lei, andando ad osservare meglio quali altri tipi di alcolici ci fossero, ma nessuno sembrava davvero colpirla.
"Keira, cos'hai?" Chiese Steffy, andando dall'amica che teneva un bicchiere di spumante in mano.
"Ho bisogno di bere." Disse la ragazza semplicemente, bevendo tutto d'un sorso il bicchiere.
"Vuoi dirmi cosa succede?" Chiese la mora, preoccupata.
"Non ce la faccio a fare finta di niente quando qui, accanto a me c'è il presunto assassino di mio fratello e il quasi assassino del mio ragazzo." Rispose Keira, preoccupata.
"Di cosa diamine stai parlando Keira?" Chiese ancora Steffy, non capendo.
"E' stato lui a fare tutto, Steffy, lui." Disse la bionda, sinceramente dispiaciuta.
"Non sto capendo Keira, non parlare per mezzi termini e dimmi a cosa ti stai riferendo." Continuò Steffy, uscendo fuori dalla palestra con l'amica.
"E' lui il motivo principare per il quale Luke è andato a New York, per il quale io ho spinto Luke ad andarsene via e finire l'anno all'estero." Disse semplicemente Keira, con gli occhi rossi, cercando di trattenere le lacrime.
"Adesso calmati Keira, è tutto finito." L'abbracciò l'amica, sinceramente, cercando di farla calmare, mentre le lacrime erano ormai uscite dagli occhi della bionda.
"Non è così Steffy, lui non dovrebbe essere qui, dovrebbe stare in prigione, lontano da tutti e tutto. Lontano da me, da Luke, da te, da Matt, da Evelin, Calum, Scott, Ashton, Allison e Micheal, siete ormai tutto quello che è rimasto e lui non deve più permettersi di avvicinarvi a voi." Disse duramente la ragazza.
"Per ora cerca di calmarti super woman, resta qui fuori e appena ti senti meglio rientra, magari invento qualcosa a Luke per farti rimanere un po' sola e tranquilla. Così non ti vedrà stare male e suppongo anche che lui non sappia quello che sia tu." Disse Steffy abbracciando ancora l'amica.
"No, non lo sa, perché ho paura delle conseguenze e di quello che potrebbe succedere, quindi preferisco non dirgli nulla." Confessò Keira all'amica.
"Va bene, resta qui, non ti muovere, calmati e dopo ritorna dentro, ok?" Chiese Steffy premurosa.
"Sì, grazie mille." Rispose Keira, sorridendole debolmente ma mostrando quanto più poteva la sua graditudine.
Nel frattempo, dall'altra parte della palestra, sempre fuori dall'edificio, un ragazzo era rimasto sugli scalini davanti la porta della scuola a fumare una sigaretta pensando un po' a tutto quello che era successo in quei mesi fino ad ora.
"Hei." Si sentì picchiettare sulla spalla.
"Ciao." Rispose il ragazzo un po' freddo.
"Possiamo parlare?" Chiese la ragazza, leggermente preoccupata dalla risposta che poteva ricevere.
"Non ho niente di meglio da fare, quindi.." Rispose atono il ragazzo, buttando la sigaretta il più lontano possibile. 
"Lo so che non mi crederai mai, ma sappi che mi manchi sul serio Matt e quando mi guardi come se fossi la cosa più orribile che ti fosse mai successa in vita tua, io non posso fare a meno che sentirmi una merda." Disse Evelin, non guardando nemmeno per un secondo in volto il ragazzo.
"Tu non sei mai stata la cosa più orribile per me nella mia vita, semmai è sempre stato l'opposto, ma ormai so che non cambierebbe comunque niente dirtelo." Fece spallucce il biondo.
"Perché pensi questo?" Chiese lei stranita.
"Perché hai scelto Joey, perché sennò?" Chiese lui riluttante.
"Io non ho scelto Joey, io ho scelto te Matt e ti sceglierei sempre, per questo ho dovuto lasciarti." Si fece sfuggire dalla sua bocca Evelin, rendosi conto di quello che stava per dire.
"Spiegati meglio. Hai dovuto lasciarmi o hai voluto lasciarmi?" Chiese il ragazzo, avvicinandosi alla mora.
"Ho dovuto, purtroppo." Rispose sinceramente lei.
"Perché, tu fai quello che ti dicono gli altri?" Chiese alzandosi lui, furioso.
"Perché mi ha minacciata Matt, mi ha detto che se non ti avessi lasciato tu e Scott saresti morti, ed io ho scelto di istinto, non volevo che ti succedesse niente, io non lo avrei mai permesso, piuttosto avrei preferito mi chiedesse di scegliere tra la mia vita e la tua ed io mi sarei fatta uccidere per te!" Esclamò piangendo la mora, esasperata dalla situazione che si stava trascinando dietro.
"Evelin, ti prego, guardami." Disse il ragazzo, raggiungendola e sollevandole il mento.
"Avrei dovuto dirtelo prima lo so, ma mi controllava perennemente, non potevo avvicinarmi a voi e non sapevo come comportarmi." Si scusò ancora la ragazza, estremamente dispiaciuta.
"Adesso che so questa cosa non sono più arrabbiato con te, non lo sono mai stato, ero deluso, non capivo il tuo comportamento, ma sappi che io ti amo comunque e che sei la cosa più bella che mi sia mai successa in vita mia, te lo giuro." Sussurrò al suo orecchio il ragazzo, mentre Evelin si buttò praticamente tra le sue braccia, continuando a piangere.
"Ti amo anch'io Matt, lo sai." Continuò lei.
Il ragazzo ricambiò subito il suo abbraccio, come se le fosse mancata come l'aria, godendosi appieno quel momento dopo tre mesi di pura agonia, tenendola stretta a sé per non farla scappare o andare via.



***


Keira era ritornata dentro la palestra e da poco erano appena cominciati i lenti con canzoni abbastanza romantiche per le coppiette che avevano deciso di buttarsi in pista e dimostrare quanto si amassero anche con un ballo. Era rientrata più calma dapprima ed era alla ricerca di Luke per poter stare un po' vicino a lui e tranquillizzarsi sempre più, ma con tutta quella confusione era diventato un po' impossibile andare dal lato opposto della palestra e ritrovarlo. Nel frattempo anche Luke stava cercando Keira, dopo aver saputo da Steffy che era rimasta un po' fuori a prendere aria, aveva deciso di cercarla ed era anche arrivato fuori dalla palestra ma di Keira nessuna traccia, non capiva proprio dove fosse ormai la ragazza. Ma poi si girò di scatto e la ritrovò dentro, mentre cercava di passare in mezzo a due coppiette che stavano in pista non a ballare ma bensì a baciarsi e la faccia che aveva addosso stampata la ragazza, fece ridere tantissimo il biondo che si gustava la scena senza dire o fare niente. E in quel momento si accorse che la bionda lo stava fissando a sua volta ed era scoppiata a ridere anche lei sia per la scena che per le risate del ragazzo che rendevano ancora più comica la scena.
"Abbiamo scambiato i ruoli qui adesso?" Chiese la bionda, avvicinandosi al biondo.
"Ti stavo cercando ma a quanto pare non ero l'unico." Rispose Luke, cingendo la vita della ragazza e avvicinandola a sé.
"Sì, anche io ti stavo cercando." Rispose la ragazza.
"Stai bene?" Chiese lui.
"Adesso che sono qui con te, benissimo." Rispose Keira, facendosi cullare dal movimento del ragazzo.
"Vuoi ballare?" Chiese lui, stringendola un po' a sé.
"Da quando tu vuoi ballare?" Chiese lei ridendo.
"Era per fare qualcosa." Rispose lui ridendo pure.
"Sì che voglio ballare." Rispose entusiasta la ragazza.
E i due cominciarono a ballare, abbracciati l'uno all'altro, sotto un cielo stellato e una luna che li illuminava, guardandoli beatamente.








Angolo Autrice:

Eccomi qui con un super capitolo per voi, visto che non ho potuto aggiornare per un po' di giorni (causa tesina). Comunque avete visto come ogni tassello piano piano sta prendendo posto ed ordine e come si stanno svelando anche gli altarini di ogni personaggio.
Chissà cosa succederà nel prossimo capitolo? Uheuheuh.
Comunque spero vi sia piaciuto anche questo capitolo, noi ci vediamo alla prossima.
Buona lettura, xoxo, Vanex23.


 

SPOILER:


[...]
"Calum, frena!" Urlò il biondo, aggrappoandosi allo sportello.
"Luke, non frena, questa dannato auto non frena!" Rispose di rimando l'amico, aggrappondosi anche lui allo sterzo.
[...]

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Capitolo 25
*** Venticinquesimo Capitolo ***


  Venticinquesimo Capitolo.


La domenica mattina era ormai diventata talmente così sacra che prima delle dodici del mattino non si svegliava quasi nessuno. Era l'unico giorno della settimana, in cui, se si era fortunati, non bisognava assolutamente studiar nulla e si poteva passare in tranquillità o semplicemente dormendo beati per mezza giornata. Un telefonino squillò con la suoneria alta, nel bel mezzo della stanza, completamente in silenzio e disturbo la quiete di chi stava riposando al suo interno. Da sotto il piumone uscì una mano abbastanza contro voglia, cercando in vano di mettere almeno il silenzioso a quell'aggegio che stava ancora suonando, e non per le chiamate, ma per i troppi messaggi che stava ricevendo. Vagò un po' ovunque per qualche minuto, fin quando non riuscì a trovarlo, in mezzo a tutte le altre cose, che teneva sul suo comodino, diciamo che l'ordine non era mai stato il suo forte. Ma ormai era stata svegliata dai frequenti rumori provenienti proprio dal telefono e decise, sempre contro voglia, di sbucare anche con tutta la testa, fuori dal piumone e alzarsi definitivamente dal letto.
Lesse nella propria mente tutti i messaggi, e confermò ciò che aveva pensato: erano tutti messaggi di persone, amici, parenti e quant'altro, che le scrivevano gli auguri di buon compleanno. C'erano molti auguri, tranne quelli che si aspettava di ricevere, forse sperandoci un po', si definì una totale idiota. Sbuffò notanto che erano ancora le undici del mattino ma la sua pancia si stava ribellando all'idea di dover aspettare ancora per fare colazione, quindi decise di sistemarsi la magliettina e i pantaloncini che ormai usava come pigiama, sistemarsi la coda, uscire del tutto dal letto, e scendere in cucina a fare colazione.
"Mamma, papà, Thomas?" Chiese Steffy, mentre scendeva le scale, ma in casa sembrava non esserci nessuno. Suo fratello sicuramente era uscito o addirittura era tornato già la sera precedente a studiare per l'università e lo vedeva ormai raramente, ma i suoi genitori sembravano essere spariti dal nulla e certo questo non se lo aspettava. Decise comunque di prepararsi qualcosa da mangiare lo stesso e ovviamente, come tutte le mattine ormai, opto per i suoi buonissimi cereali al cioccolato e un po' di latte caldo, quindi decise di accendere il fornello e preparare tutto. Ma d'un tratto fu bloccata da un rumore che sembrava proverina dall'altra parte della casa, ovvero dal soggiorno, unica stanza che non aveva ancora controllato per vedere se ci fosse qualcuno. Andò lì piano, cercando di capire cosa stesse succedendo e individuò anche all'entrata il porta ombrelli come arma letale per difendersi, semmai avesse avuto brutte sorprese, ma quando arrivò nella stanza, non c'era nessuno, oltre il suo piccolo cagnolino, Taira, che dormiva beatamente vicino una poltrona, nella sua cuccetta calda. La ragazza si abbassò un po' per collolarla e dopodiché decise di ritornare in cucina, ma proprio in quel momento, due mani la afferrarono da dietro, toccandole le spalle, e altre due mani la presero completamente sui fianchi.
"Auguri!" Esclamarono due voci dietro di lei.
"Siete delle stronze, ho rischiato un infarto!" Rispose impaurita Steffy, non aspettandosi quella sorpresa da parte delle sue due migliori amiche.
"La tua faccia ha bisogno di una foto in questo momento." Disse ridendo Allison.
"Non ti dico cosa ha bisogno la tua in questo momento perché siamo ancora in mattinata e mi sono da poco svegliata." Rispose Steffy, ancora un po' spaventata e cercando di riprendere fiato, per lo spavento preso prima.
"Scommetto che però la sorpresa ti è piaciuta." Annunciò Keira felice.
"Se per voi farmi una sorpresa equivaleva a farmi venire un infarto allora sì, pensavo ci fosse un ladro, pensavo che fossero gli ultimi minuti della mia vita." Commentò Steffy ritornando in cucina, seguita dalle sue amiche.
"Adesso non esagerare." La riprese Allison ridendo.
"Mi è passata tutta la vita davanti, voi non potete capire." Rispose Steffy, tragicamente.
"Comunque abbiamo chiesto ai tuoi se potevano rimanere fuori tutta la giornata, tanto per fare qualcosa solo noi tre, una piccola e intima festa per i tuoi 19 anni." La informò Keira, prendendo un po' dei cereali dell'amica e mangiadoli.
"Non dovevate davvero ragazze!" Si commosse quasi Steffy a sentire quelle parole, nonostante tutto ancora una volta Allison e Keira avevano fatto qualcosa per lei, per renderla sempre felice e partecipe delle loro vite, questo le piaceva davvero tanto.
"Invece sì." - Disse Allison contenta, per poi sostituire la sua faccia con un'espressione di disgusto, sputando in un tovagliolino, i cereali dell'amica. - "Questi magari li buttiamo, eh?" Chiese poi.
"Ma sono i miei preferiti." Si lamentò la bruna.
"Come fai a mangiarli?" Chiese Allison, ancora.
"A me piacciono." Rispose Keira, continuando a mangiarli.
Le tre ragazze passarono così metà giornata a parlare e scherzare tra di loro, vedendo film e soprattutto, come sempre e cosa più importante, da amiche. La loro amicizia andava ben oltre quello che poteva pensare chiunque vedendole insieme, il loro legame era sempre stato così forte e spaventosamente energico per tutte e tre le ragazze, che nessuno le aveva mai divise e nessuno le avrebbe mai divise. Si conoscevano da così tanti anni che sarebbe stato quasi impossibile per ognuna di loro vivere l'una senza le altre e ciò faceva di ognuna di loro la forza dell'altra.
"Facciamo un gioco." Disse Steffy, alzandosi dal divano e mettendosi dritta.
"Quale?" Chiese Keira, rimanendo stradiata sul divano dell'amica.
"Facciamo obbligo o verità, però solo con la verità." Spiegò Steffy sorridendo.
"Ci sto, tanto mi annoio." Rispose Allison avvicinandosi all'amica e guardando l'orologio, erano solamente le tre del pomeriggio e ancora non avevano nulla da fare, né tanto meno tornare a casa.
"Ho quest'app nel telefono che sorteggia le domande, quindi non linciatemi." - Cominciò Steffy, ridendo. - "Allora, prima domanda: a chi hai dato il primo bacio?" Chiese curiosa la bruna, guardando prima la bionda e poi la nera.
"Ma queste cose si sanno già." Brontolò Allison.
"Io non le so, o non le ricordo.." Rispose vaga Steffy.
"Tu sei un caso a parte." Riprese Keira.
"Rispondete, risponderò anche io se è per questo." Confermò Steffy.
"Io il mio primo bacio l'ho dato in seconda media, a Matt.. Praticamente stavamo giocando al gioco della bottiglia e alcuni hanno suggerito: bacio appassionato con la lingua per 10 secondi. E sono uscita io per prima, dopo Matt. E' stato quasi imbarazzante, ma almeno mi sono tolta il pensiero subito." Commentò Keira un po' sovrappensiero.
"Ed io che pensavo che il tuo primo bacio fosse stato Luke." Confidò Allison un po' scioccata.
"Luke è stato il mio secondo bacio." Puntualizzò Keira.
"Come?" Chiese Steffy.
"Sì, io e Luke ci siamo baciati una sera dopo il mio compleanno, tempo fa, avevamo deciso di non dirlo a nessuno, è stato un bacio a stampo quello, non so esattamente perché mi abbia baciata, visto che dopo si è anche fidanzato, però sì, mi ha baciata e adesso siamo qui." Spiegò un po' imbarazzata la bionda.
"Luke sa di te e Matt?" Chiese Allison.
"Non l'ho mai detto a nessuno del mio primo bacio, mi imbarazzava parecchio, ho sempre contato Luke come primo bacio, ma non lo è stato." Rispose un po' triste la ragazza.
"Ok, allora possiamo dire ufficialmente che Luke è il tuo primo bacio, è il tuo primo in tutto, Matt non esiste, eliminiamolo." Disse Steffy per risollevare un po' l'animo dell'amica.
"Tu Allison?" Chiese Keira curiosa.
"Il mio primo bacio è molto più imbarazzante da raccontare, rispetto a quello di Keira.. Insomma, è stato tutto così strano e veloce che nemmeno ne capisco il senso. Vi ricordate quel periodo in cui, in terza media, stavo sempre con Ashton e Micheal?" Chiese la ragazza.
"Sì." Risposero le altre due.
"Una sera, io ed Ashton eravamo rimasti soli, vicino il parco e stavamo parlando del più e del mano, ma poi, all'improvviso mi ha baciata così dal nulla e mi ha detto che lo ha fatto perché voleva provare a baciare, anche per lui era stato il suo primo bacio. E' stato un semplice bacio a stampo, nulla di più. Però poi ha iniziato un po' ad allontanarsi da me ed è subentrato Eric nella mia vita.." Spiegò alle sue amiche.
"Hai capito Ashton, furbetto il ragazzo." Commentò Steffy ironicamente.
"Adesso però tocca a te." Rispose Keira, aspettando l'amica.
"In realtà il mio primo bacio credo lo sappiano anche i muri, è stato Calum. Che prima però, era denominato come 'ragazzo misterioso', perché non voleva che si sapesse. Strano, no? Lui era ubriaco, io ero sulla strada giusta per ubriacarmi, ed è successo." Spiegò velocemente la mora.
"Sì beh, nulla di nuovo per le mie orecchie." Disse ridendo Keira.
"Io non posso ancora crederci, tu e Matt.." Commentò Steffy, pensandoci su.
"Abbiamo detto che Matt non esiste, è Luke e basta, ok?" Chiese la bionda, ristabilendo l'ordine.
"Se tu mi avessi ascoltata a quest'ora staresti con Luke da praticamente 18 anni!" Esclamò Steffy, prendendo in giro la ragazza.
"Non ti sento." Disse Keira, tappandosi le orecchie, per poi scoppiare a ridere.
"Uh, domandina piccante." - Disse Steffy, alzando lo sguardo sulle due sue amiche. - "Si entra nei dettagli. A che età il primo rapporto sessuale."
"C'è bisogno di dirlo?" Chiese Allison, anche perché questo argomento di sicuro era più conosciuto dell'altro.
"Beh, il mio è stato a 16 anni." Rispose Steffy, tranquillamente.
"Con chi?" Chiese Allison curiosa.
"Con Calum." Rispose la ragazza.
"Tu hai sempre fatto tutto con Calum?" Domandò sempre Allison.
"Si vede che sono una ragazza coerente, vero?" Chiese ridendo la mora.
"Abbastanza." Rispose sempre l'altra.
"Tu Keira? Non ci racconti mai niente." Commentò Steffy.
"Perché non c'è niente da raccontare.." Rispose imbarazzata.
"Vorresti dire che tu.." Cominciò Allison, ma Steffy la bloccò totalmente.
"Keira, sei vergine?" Chiese la mora, buttandosi completamente addosso alla ragazza, che per poco non rischiò di cadere dal divano.
"E' forse un reato?" Chiese la bionda, quasi spaventata dalla reazione dell'amica.
"No, ti sto semplicemente invidiando, se così fosse." Rispose la mora, sincera.
"Sì, io sono ancora vergine, ragazze." Commentò la bionda, rassegnata.
"Quindi, questo vuol dire che in sette mesi di relazione, tu e Scott..?" Domandò ancora una volta Allison.
"Scott mi piaceva e basta, non lo amavo." Rispose Keira, un po' delusa.
"Ho capito, tu vorresti che fosse Luke in quel caso." Spiegò Steffy vicino all'amica.
"Non c'entra se sia il primo o l'ultimo, c'entra che se io riesco a provare anche solo un quarto di più di una semplice attrazione fisica e basta, potrei lasciarmi andare del tutto, con Scott questo non è successo." Spiegò brevemente Keira.
"E con Luke cosa senti?" Chiese Steffy.
"Luke lo sento mio, con lui sto sempre bene e non si tratta solamente di attrazione fisica, potrei essere su quell'altra strada." Rispose Keira, indicando il cuoricino che era stampato sulla maglietta di Steffy.
"Keira, tu lo ami." Disse Allison felice per l'amica.
"Non credo di averlo mai amato nel vero senso della parola, prima di adesso non ci sono mai stata insieme, ne ero ossessionata, era un sentimento perverso il mio, non molto lucido e sinceramente parlando, mi sarei evitata bene anche da sola. Adesso è diverso, mi sento meglio ultimamente e anche se credo di essere un po' più avanti rispetto a lui, forse adesso potrei usare appropriatamente questa parola, affiancata a lui." Disse sorridendo Keira.
"Mi rendi così fiera di te, quando dici queste cose, vorrei poter dire anch'io lo stesso di me, ma, mi pento amaramente di quello che è successo e mi pento di aver voluto fare tutto così in fretta." Disse triste Steffy.
"Non hai bisogno di pentirti di queste cose, davvero, semplicemente noi due abbiamo tempi diversi, non hai sbagliato a far nulla se era quello che sentivi di fare in quel momento. E poi, devi essere un po' onesta con te stessa, anche tu, infondo lo sappiamo tutti che tra te e Calum c'è sempre stato un minimo di sentimento per far partire questa cosa. Solamente che tu sei più razionale di lui ed hai voluto mettere fine, momentaneamente alla storia." Disse Keira, consolando l'amica.
"E poi oggi, non devi essere per niente triste, devi solamente sorridere." Si aggiunse anche Allison.
"Quanto vi voglio bene ragazze, davvero." Disse Steffy, abbracciando le due amiche, che per lei c'erano sempre state, qualsiasi cosa accadeva.
"Ti vogliamo bene anche noi, Steffy." Aggiunse Keira, ricambiando l'abbraccio dell'amica.
"Allison, tu devi ancora rispondere alla domanda." Si staccò Steffy, riprendendola.
"Ancora, lo sanno tutti!" Esclamò ridendo.
"Sì, mio fratello era bravissimo a letto." La riprese scherzosamente Keira, andando a prendere dell'acqua.




***



"Mi spieghi perché mi hai portato con te se poi non ti sono stato d'aiuto comunque?" Chiese un ragazzo alto e biondo all'amico, mentre ritornavano in auto.
"Come supporto morale." Rispose serio il moro, sedendosi dalla parte del guidatore, mentre l'altro prendeva posto dalla parte del passeggero.
"Potevo rimanere a casa a dormire ancora un po'." Mormorò il biondo, prendendo il telefono e componendo un messaggio.
"Tu saresti rimasto a casa a mandare messaggi smielosi a Keira e a dirle quanto ti mancava e perché non ci vediamo gnignigni gnegnegne." Lo imitò Calum, mentre metteva in moto l'auto.
"Punto numero uno, se dico che avrei dormito, avrei dormito, quindi questo vuol dire che non mi conosci abbastanza dopo 18 anni, punto numero due almeno io ho qualcuno a cui mandare questi messaggi anche se non sono per niente il tipo, punto numero tre 'gnignigni gnegnegne' proprio no." Lo riprese Luke, fulminandolo con lo sguardo.
"Oh 'gnignigni gnegnegne' sì invece, visto che sembra di essere tornati a quando avevi 12 anni e ti innamoravi della prima che passavi." Lo stuzzicò un po' Calum, ridendo tantissimo.
"Bene, allora il regalo che hai preso a Steffy mi fa preosuppore che tu sia messo peggio di me, no?" Chiese beffardo Luke.
"Tu giochi sporco." Sibilò il moro, partendo finalmente dal parcheggio.
"Non mi spiego come ancora siamo vivi dopo le due curve per arrivare qui, come guidi razza di idiota." Lo riprese Luke.
"Non è colpa mia, è da stamattina che quando freno ho qualche problema, ma credo siano le scarpe nuove a non farmi frenare bene." Borbottò Calum, cercando ancora una volta di frenare nel rettilineo ma con scarsi risultati.
"Neanche Keira usa queste scuse patetiche delle scarpe quando non riesce a frenare e siamo insieme sulla sua auto, quindi evita anche tu." Lo riprese ancora una volta Luke.
"Senti Luke, metti davvero ansia, guidare con te affianco è impossibile." Lo guardo truce Calum.
"Io ci tengo ancora a vivere e ad arrivare sano e salva a casa, scusami. Se stai cercando di ucciderti, puoi farlo pure dopo avermi riaccompagnato a casa mia." Gli suggerì Luke ridendo.
"Non ho alcun motivo per togliermi la vita." Lo informò Calum.
"Metti un po' di musica che mi sono stancato a sentire sempre e solo la tua voce." Gli disse Luke.
"Luke... Sembriamo una coppia sposata da circa 50 anni..." Rispose ridendo Calum e anche il biondo, notando questa cosa, scoppiò a ridere.
"No 50 sono anche troppi, chi ti sopporta poi." Lo riprese Luke, ridendo ancora.
Entrambi i ragazzi continuarono a ridere serenamente e poi Calum decise di mettere un po' di musica dal suo amabile cd masterizzato con tutte le canzoni scelte interamente da lui: Nirvana, Blink 182, Green day e Muse.
La prima a parte fu proprio 'First Date' dei Blink 182 e i due ragazzi si guardarono con sguardo complice. Calum alzò un altro po' la musica all'interno dell'auto e cominciò insieme al biondo a cantare a squarcia gola tutta la prima parte della canzone, accennando movimenti in avanti con la testa o movimenti con le spalle su e giù, animando un po' l'aria all'interno della macchina. Ogni volta che partiva una canzone e quei due si ritrovavano nei paragi di un metro distanti l'uno dall'altro, si ritrovavano quasi sempre a creare un mini concerto per intrattenimento, sapendo a memoria ogni singola parola, passo, strofa e movimento del cantate che stava cantando in quel determinato momento.
"Do you likeeeeeee my stup...." Cantò Calum urlando quasi, mentre Luke rideva per i suoi acuti forzati, alle volte riusciva a cantare davvero bene ma in certi casi amava strafare.
"Stupiiiiid haiiiirrr?" Chiese Luke, scompigliandosi i capelli, per entrare meglio nella parte e il moro ridendo gli rispose un bel 'no', secco.
Durante il tragitto per ritornare a casa, imboccarono una discesa non molto ripida, ma che comunque doveva essere percorsa almeno a 50Km all'ora e Calum si preparò leggermente per frenare ritornando serio per un attimo. Se c'era una cosa che ancora gli metteva un po' d'ansia fare, nonostante avesse la patente da un anno, erano appunto le discese. Luke nel frattempo era girato verso il finestrino e non badava all'amico e si concentrava guardando fuori per vedere ciò che lo circondava, picchiettando ancora con le mani sulle cosce, per seguire il ritmo della canzone.
"Mhh.." Si lamentò un po' Calum, intento a premere più che poteva sull'acceleratore.
"Perché hai abbassato?" Chiese triste Luke, quando si rese conto che l'amico aveva abbassato anche la musica.
"Forse, e dico forse, abbiamo un problema." Rispose Calum, teso.
"Di cosa diamine parli?" Chiese il biondo non capendo.
Ma mentre Calum stava per aprire bocca, la discesa divenne un po' più ripida di prima e la macchina aquistava sempre più velocità.
"Questo." Disse all'amico, notando come scendeva sempre più veloce l'auto, nonostante schiacciasse il freno.
"Calum, frena!" Urlò il biondo, aggrappoandosi allo sportello.
"Luke, non frena, questa dannato auto non frena!" Rispose di rimando l'amico, aggrappondosi anche lui allo sterzo.
"Alza il freno a mano, subito!" Urlò ancora di più Luke.
"Maledizione!" Imprecò a bassa voce stavolta il moro, notando che ormai la strada stava per chiudersi, il che significava girare assolutamente in tutta velocità e automaticamente sbandare e finire fuori strada, non poteva fermarsi in mezzo alla strada o le macchine dietro lo avrebbero tamponato, quindi si guardò un attimo intorno pensando velocemente e decise di svoltare dalla parte opposta allo stop, infilandosi in un parcheggio, molto improvvisamente.
"Calum, cosa cazzo stai facendo?!" Chiese Luke ancora incollato allo sportello.
"Cerco di salvare la situazione." Rispose deciso il moro.
"E come?" Chiese ancora Luke, guardando davanti a sé quanta poca distanza ci fosse tra il muro e la strada.
"Così!" Urlò Calum, svoltando a sinistre e non più a destra e infilandosi tra un albero e un'altra auto, sovrastando la banchina, per poi inchiodare di colpo e facendo chiudere l'auto dopo alcuni tremolii. Alla fine era riuscito a frenare di colpo, dopo tanti tentativi che ci provava. 
Alla frenata improvvisa però, i due ragazzi furono completamente ribaltati, insieme all'auto. Se l'auto aveva frenato l'impatto con l'albero ma non con la banchina, ritornando indietro per il rinculo, i ragazzi erano finiti totalmente in avanti rispetto alla posizione di seduta che avevano impostato all'nterno dell'auto. Luke andò a sbattare la fronta totalmente contro il cruscotto davanti, che però, dal suo lato, non aveva alcun tipo di protezione, mentre Calum fu strattonato violentemente, soprattutto per la virata impossivisa, prima contro lo sportello, sbattendo nella parte più scoperta e dolorosa di esso, la spalla, e in seguito, anche il collo indietro per la burrascorsa frenata, ma fu protetto davanti, poiché dal suo urto delle mani contro il volante, ne uscì l'hairbeg.
"Stai bene?" Chiese Luke all'amico, mentre si teneva dolorante, la testa.
"Insomma.. Oh dio Luke stai sanguinando, dobbiamo assolutamente andare all'ospedale." Si preoccupò subito Calum, alzandosi di scatto da sedile. Ma dopo nemmeno due secondi, dovette risedersi.
"Cos'hai?" Chiese Luke, vedendo l'amico chiudere gli occhi frequentemente.
"Mi gira troppo la testa, e mi viene anche da vomitare, mi fa male il collo, mi sento come se stessi su una nave e avessi il mal di mare." Spiegò un po' rimbambito il ragazzo.
"Chiamo i miei e ci facciamo portare da loro, hai più bisogno tu di me." Disse il biondo.



***



Le due ragazze si precipitarono appena poterono all'ospedale, la chiamata era arrivate alle sette di sera circa e i due erano arrivati alle cinque per farsi controllare. Luke fu subito medicato, per non rischiare di infettare la ferita, che ancora perdeva sangue e fu ricucita con quattro punti alla tempia, mentre Calum fu trattenuto molto più rispetto all'amico, poiché aveva avvertito un dolore punzecchiante alla spalla per l'urto e aveva ancora i conati di vomito.
Appena Keira notò Luke seduto su una sedia, indicò a Steffy la direzione e insieme raggiunsero il ragazzo, che era rimasto lì con gli occhi chiusi perché aveva un leggero mal di testa.
"Luke, stai bene?" Chiese Keira, andandogli incontro.
A quelle parole, il ragazzo si alzò di scatto, andando a sua volta anche lui incontro alla ragazza e vedendo la sua preoccupazione, l'abbracciò, per tranquillizzarla.
"Sto bene, non preoccuparti, ho solamente quattro punti." Rispose lui, indicando il cerotto sulla nuca.
"Ma come avete fatto?" Chiese sempre la bionda, accarezzando il viso del ragazzo.
"I freni dell'auto di Calum, a quanto pare, non funzionavano bene." Rispose Luke facendo spallucce.
"Impossibile, la sua auto era dal meccanico fino a due giorni fa." Si intromise Steffy, che stava ancora cercando Calum in giro, ma non riusciva a vederlo e questa cosa la stava preoccupando tantissimo.
"Come fai..?" Chiese Luke girandosi verso la ragazza.
"Vi ho sentiti parlare, lui era così contento di avere di nuovo la sua auto che per sbaglio mi ha anche lanciato una palla di basket in testa." Mormorò accigliata la mora.
"Beh sì, comunque hai ragione, ma non so esattamente come diamine sia possibile." Disse ancora Luke.
Steffy però aveva già smesso di sentire tutto, continuava a cercare il suo sguardo, ma non lo trovava e il panico e l'ansia, dentro di sé, aumentavano sempre più.
"Luke.." Mormorò, non sapendo se chiedere o meno.
"Steffy, cos'hai?" Chiese Keira preoccupata per la reazione dell'amica, non l'aveva mai vista così pallida.
"Steffy non preoccuparti." - Si avvicinò Luke alle sue spalle, girandola verso una porta. - "Calum è lì dentro, il dottore sta finendo di visitarlo, dopo l'urto aveva sensazioni di vomito e hanno deciso di controllarlo meglio." Disse rincuorandola.
"Meno male." Soffiò piano, guardando la porta.
"Calum è un osso duro, e tu lo sai anche meglio di me." La riprese Luke, sorridendole. La ragazza, ricambiò il sorriso e dopo nemmeno un secondo aver raccolto quest'informazione, decise di lasciare soli Keira e Luke, per entrare dentro la stanza. Aprì piano la porta e notò subito la figura di Calum, con metà braccio fasciato, che cercava di rimettersi la maglietta senza fare troppo sforzo, anche se risultava davvero difficile e la sua faccia sofferente lo dimostrava.
"Ti aiuto?" Chiese la ragazza, chiudendosi la porta alle spalle.
Calum, che non si aspettava di certo qualcuno che lo stesse controllando, saltò completamente in aria per lo spavento e la maglietta gli cadde dalle mani.
"Mi hai fatto prendere un colpo." Disse, mentre la ragazza raccoglieva la maglia a terra.
"Dico sul serio." Disse lei, aiutandolo.
"Tanto non posso dire di no, perché lo faresti ugualmente." Commentò il moro ridendo.
"Hai ragione." Rispose Steffy, a bassa voce, mentre aiutava Calum a inserire il braccio dolorante nella manica.
"Anche se tu sei più brava a toglierle che a metterle." Constatò a voce alta Calum, non appena anche il colletto sfilò giù e con la mano libera si sistemò i capelli.
"In quale parte del corpo non hai dolore? Così, posso picchiarti?" Chiese ridendo la ragazza.
"No per oggi basta, ho preso troppe botte." Disse il ragazzo, risedendosi sul lettino.
"Sono felice che tu comunque stia bene e sia vivo soprattutto." Disse sinceramente Steffy al ragazzo, che non aveva smesso per un solo secondo di guardarle le labbra.
"Prima che me ne dimentichi." - Annunciò il ragazzo, cercando qualcosa tra le sue tasche. - "Questo è per te.. E anche questo!" - Disse prendendo dalla taschina della maglietta un bigliettino piegato su quattro lati.
"Cosa sono?" Chiese la ragazza, stupita.
"Quando uscirai di qui, lo scoprirai." Rispose sorridendo.
La ragazza fece allora come gli aveva appena detto, lo salutò con un leggero bacio sulla guancia e prima di uscire, gli sorrise molto sinceramente, anche perché, come lui, anche lei si era preso un bello spavento sapendo la notizia.
Quando uscì, notò come Keira e Luke erano così vicini mentre parlavano, Luke era sdraiato su due sedie mentre Keira era rimasta seduta, con la testa del ragazzo sulle sue gambe e rideva sia con la bocca che soprattutto con gli occhi. Ripensò attentamente al discorso che le aveva fatto Keira, nel pomeriggio, riguardo Luke: forse poteva essere lo stesso per lei e Calum, un domani, sempre se avesse voluto concludere definitivamente la cosa, il ragazzo. Lanciò un ultimo sguardo ai due ragazzi, che sembravano i più felici del mondo in quel momento, l'uno accanto all'altro e decise per prima cosa, dopo un lungo sospiro, di leggere il bigliettino piegato su quattro lati che gli aveva dato Calum:



"Auguri di buon compleanno alla mia stellina,
ti amo tanto
xoxo Calum.

Ps: apri l'altra busta, sperando che tu abbia letto per 
       primo questo biglietto, altrimenti mi rovini la sorpresa."



La ragazza sorrise subito leggendo questo messaggio, Calum si era ricordato che da piccola la ragazza amava farsi chiamare Stellina perché voleva essere una piccola star come Hannah Montana. Scoppiò a ridere da sola, pensando a quanto potesse essere così fantasiosa da piccola. Dopo aprì l'altra busta, e dentro quella busta c'era una chiave con un altro biglietto, che diceva:

"Siccome so che ti piacciono i cani e so anche che hai un cane stupendo, ho deciso questa volta di regalartene un altro (maschio stavolta), io. Spero tu possa andare presto in canile a prenderlo, ti sta aspettando."

A quelle parole la ragazza scoppiò quasi a piangere per la felicità, Calum le aveva regalato un cane? Il giorno del suo compleanno? Le sembrava un miracolo, non poteva crederci. Asciugò presto le lacrime e decise subito di andarlo a prendere, erano ancora le otto di sera, sicuramente non avrebbero chiuso all'istante e poteva ancora farcela, non voleva assolutamente aspettare.
Nel frattempo, ancora in ospedale, Keira e Luke, aspettavano che Calum uscisse dalla porta e in quel momento, il dottore aveva detto al ragazzo le ultime cose da prendere se il vomito avesse continuato a tormentarlo per almeno altri due giorni.
Quando uscì dalla stanza, i due ragazzi stavano per andargli incontro, ma furono fermati da un movimento sospetto di alcune persone verso quella direzione. Un mucchio di dottori, almeno cinque più altri infermieri, correvano di fretta verso le stanze dei ricoveri e successivamente, fu trasportato qualcuno in barella.
"E' grave, dobbiamo subito portarlo in sala rianimazione." Disse uno di questi, affiancando la barella.
"Il polso sta rallentando." Disse un altro, questa volta correndo insieme alla barella e misurando i battiti tenendo la mano della persona trasportata.
I tre ragazzi rimasero immobili guardando la scena un po' preoccupati, ma quando Keira si girò e ritrovò le figure di Matt ed Evelin, dietro di lei, qualcosa le disse che non doveva trattarsi di una persona tanto qualcunque.
"Cosa ci fate qui?"











Angolo Autrice:
EHEEHHEHEHEHEHEHHE eccomi qui con questo delizioso capitolo all'inizio, ma quasi inquietante alla fine. Chissà cosa starà succedendo nella mia testa per ora per far continuare questa storia e chissà chi è la persona? Boh, sono aperte le scommesse, prima del prossimo capitolo non posso dirlo, mi dispi.
Comunque questo capitolo è abbastanza chiarificativo su qualche punto e forse potrebbero nascere o riformarsi nuove coppie, chi lo sa! Ad ogni modo, in questi giorni potrei riaggiornare di nuovo, dipende se la scuola non mi rompe troppo, domani è l'ultimo giorno ma dopo ho gli esami che belloooooo. (No proprio per niente).
Quindi, io il prossimo capitolo ancora non so quando lo farò uscire, ma sicuramente tra questa e la prossima settimana. Spero come sempre che il capitolo vi sia piaciuto, fatemi sapere. Noi ci vediamo alla prossima.
Buona lettura, xoxo, Vanex23.






 

SPOILER:


[...]
Il silenzio ritornò subito a gelare tutti i presenti in quella sala, dopo quella frase.
[...]

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Capitolo 26
*** Ventiseiesimo Capitolo ***


Ventiseiesimo Capitolo




"Cosa ci fate qui?"



Due ore prima.


Era solito per i due ragazzi incontrarsi sempre la domenica mattina, da ormai circa due anni per parlare un po' delle novità che stavano raccogliendo per conto dei loro genitori e della faccenda che avevano deciso di portare avanti fino alla fine nonostante tutto e tutti. Da quando Scott ne aveva parlato a Keira poi, si sentiva più contento e meno pesante, come se finalmente era riuscito a svelare il suo grande segreto che lo corrodeva dentro, ma in realtà sapeva anche di portarne dentro uno ben più grande che forse però, non avrebbe mai saputo nessuno e che aveva giurato anche a se stesso di riuscire a poterselo portare con lui dentro la tomba. Ma mai questo giuramento gli fu costò più di quello che aveva pensato come in quel momento.
In quella domenica però, qualcosa, era destino che non funzionasse e la mattina stessa dell'incontro tra Matt e Scott non avvenne, poiché il secondo dei due ragazzi, non poteva presentarsi a casa dell'amico, dovendo svolgere altre commissioni e avendo anche altri impedimenti.
"Matt, ci vediamo oggi pomeriggio, ti passo a prendere e andiamo in giro, ok? Mio padre mi lascia la sua auto." Informò il bruno, mentre il biondo, dall'altra parte del telefono aveva concordato, ritornando nuovamente a letto, anche se erano le 13:00, ma per lui era ancora troppo presto per svegliarsi e da un lato, ringraziò mentalmente l'amico per questa chiamata improvvisa.
Il pomeriggio era arrivato quasi immediatamente, e per un ritardatario come Matt, era impossibile sbrigarsi in cinque minuti, infatti decise, di non far aspettare Scott come sempre mentre scendeva da casa, ma di vestirsi e cambiarsi prima, così da poterlo aspettare sotto nel viale e potersene andare subito senza ritardare. Il biondo quel giorno pensò d'astuzia e per una volta tanto non sbagliò neanche di tanto.
"Dove sei? Io sono già pronto!" Comunicò al moro, mentre scendeva le scale di casa ed usciva fuori dalla sua villetta.
"Come mai hai deciso di darmi questa bella notizia? Comunque prendo le chiavi e arrivo." Rispose Scott dall'altra parte del telefono. Il biondo, notando come sempre l'ironia dell'amico, decise di staccare la chiamata, ridendo per quello che gli aveva appena detto.
Mentre aspettava lì l'amico, seduto sul marciapiede, sotto il cielo un po' incupito di quel pomeriggio spompo di domenica, una mano picchietto sulla sua spalla.
"Non pensavo di trovarti qui." Comunicò questa persona appena il ragazzo si voltò per guardarla.
"Nemmeno io." Rispose Matt alzandosi.
"Potevi anche rimanere seduto." Disse Evelin, dovendo adesso alzare la testa per guardarlo meglio, era risaputo che la ragazza era molto più bassa del ragazzo.
"Sei qui per qualcosa in particolare?" Chiese Matt, guardandosi intorno.
"In realtà no, però tu sembri parecchio impegnato." Rispose la mora, osservando dove il biondo girava gli occhi.
"No figurati, è che sto aspettando Scott, però è strano, l'ho chiamato circa 15 minuti fa, insomma, non abitiamo poi così lontani e mi ha detto che stava per arrivare. Non è da lui ritardare." Disse il ragazzo pensieroso.
"Sicuramente starà arrivando, non preoccuparti." Disse Evelin tranquillizzando il ragazzo.
"Sì, sicuramente." Rispose Matt, tranquillizzando se stesso anche se inutilmente.
"Allora io vado, ci sentiamo stasera, se ti va." Disse un po' titubante la ragazza.
"Certo che mi va." Rispose il biondo sorridendole.
La ragazza fece per andarsene, ma d'un tratto un rumone un po' assordante la fece voltare dalla direzione opposta in cui era diretta. Anche Matt voltò di scatto il collo, prima verso Evelin e poi verso la direzione da cui proveniva il rumore molesto. Dopo pochi secondi una piccola striscia grigia si stava elevando verso il cielo e delle piccole fiamme proprio in terra creavano una nube più scura, nera, salire e mischiarsi con quella grigia sottile, tant'è che dopo pochi secondi prese totalmente sopravvento quella nera. Le fiamme continuavano a mischiarsi con la nube e i due ragazzi si scambiarono uno sguardo del tutto preoccupato.
"Non starai pensando..." Fece Evelin, ma il ragazzo scappò subito per la direzione delle fiamme.
"Scott!" Urlò lui, correndo verso quelle fiamme.
"Matt maledizione, dove stai andando." Urlò anche la ragazza, seguendolo disperatamente, preoccupata che potesse farsi del male anche lui.
Entrambi i ragazzi arrivarono vicino il luogo dell'incidente, dove vi erano già alcune persone e qualcuno stava chiamando i pompieri per far smettere le fiamme di creare altre nubi o non si sarebbe più trovata altra soluzione per respirare. I due ragazzi provarono ad addentrarsi per capire cosa fosse successo, ma un uomo li bloccò subito.
"Non potete." Li fermò.
"Ma io.." Iniziò Matt non fiatone.
"Niente, non potete, è pericoloso." Riprese l'uomo.
"Mi dica cosa è successo, la prego." Continuò Matt imperterrito.
"Io ero parcheggiato con la mia auto da quel lato, lungo il viale, abito qui." - Cominciò l'uomo indicando la parte opporta alle fiamme. - "Quella macchina che vedete lì, o meglio, il resto della macchina che vedete lì, stava camminando tranquillamente, quando ad un certo punto si è fermata improvvisamente nel bel mezzo della strada, quasi tra lo stop a croce. Sarebbe stato pericoloso rimanere fermi lì. Un ragazzo, tipo come voi, è sceso da questa auto, provando a spingere ed è arrivato fortunatamente fuori dall'incrocio, parcheggiando l'auto lì. Ha chiuso lo sportello, forse stava facendo una chiamata, quando ho sentito un forte rumore, quasi di esplosione.." - Si fermò l'uomo indicando nuovamente l'auto sotto le fiamme e notanto lo sguardo dei due ragazzi molto preoccupati. - "Voi, lo conoscevate questo ragazzo?" Chiese l'uomo capendo forse dalla reazione dei due.
I ragazzi fecero entrambi cenno di "sì" con la testa e Matt abbassò subito lo sguardo per non farsi vedere completamente scioccato dal racconto dell'uomo.
"Cos'è successo poi?" Chiese allora Evelin, scossa.
"L'auto è saltata completamente in aria, come avete visto ha preso fuori e ne sono rimasti solamente alcuni pezzi, mentre il ragazzo.." Si bloccò, non sapendo cosa dire.
"Cos'è successo al ragazzo?" Chiese Matt con le mani chiuse a pugni.
"Il ragazzo era ancora vicino all'auto, per la forte esplosione è stato scaraventato vicino il marciapiede ed è rimasto lì a terra fino all'arrivo dell'ambulanza, che è stata chiamata subito da mia moglie. Non si muoveva, sembrava quasi morto, i dottori hanno detto che ha avuto un trauma cranico molto forte quando sono venuti a prenderlo." Disse subuto l'uomo.
"Grazie mille signore e ringrazi anche sua moglie." Disse Matt un po' più sollevato.
"L'ambulanza è andata via appena siete arrivati voi, con l'auto ci mettete esattamente cinque minuti ad arrivare all'ospedale, anche se so che questa città è immensa, ma fidatevi." Li rassicurò l'uomo.
I due ragazzi ascoltarono senza esitare le parole dell'uomo e decisero di dirigersi subito all'ospedale, con l'auto di Evelin, arrivando esattamente in cinque minuti. Appena scesero dall'auto, la scena davanti ai loro occhi era a dir poco raccapricciante. Scott, che veniva portato dentro l'ospedale, tutto bendato o quasi, con una scorta di molti dottori che parlavano tra di loro per comunicarsi le condizioni del paziente e al loro orecchio arrivò anche l'unica voce indistanta tra le tante una volta entrati all'interno dell'ospedale, dietro di lui: "E' grave, dobbiamo subito portarlo in sala rianimazione."
Per la prima volta, in quel momento, gli occhi di Matt, si riempirono di lacrime, davanti a qualcuno.



***



Ora







Matt ed Evelin erano rimasti lì davanti a Keira, non sapendo esattamente cosa dire o fare. I due ragazzi si guardarono per un attimo, ma poi Matt fu costretto a girarsi per non farsi vedere anche dagli altri mentre una lacrima solcava la sua guancia, non poteva, non voleva e soprattutto se Keira lo avesse scoperto così avrebbe pensato subito al peggio e non poteva permettersi una cosa del genere, anche perché nemmeno lui voleva pensare al peggio.
Si rigirò dopo pochi secondi, cercando di far passare tutto sul suo viso ma Keira non sembrava voler mollare l'osso e si avvicinò ai due ragazzi.
"E' successo qualcosa di grave anche a voi?" Chiese la ragazza molto preoccupata.
"Anche a noi?" Chiesero in coro i due non capendo.
"Sì beh, oggi pomeriggio Luke e Calum hanno avuto un incidente con l'auto." Riferì Keira, indicando i due, che erano ritornati seduti nel frattempo.
"Oggi ci sono stati molti incidenti di auto a quanto pare." Constatò a voce alta Matt.
"Chi altro?" Chiese Keira.
"Keira, io non so davvero come dirtelo.." Si pronunciò Matt, cercando di tenere sotto controllo anche le proprie emozioni, non voleva creare panino nella ragazza e non voleva farsi prendere neppure lui dal panico.
"Cos'è successo a Scott?" Chiese la ragazza guardandosi attorno, mentre sia Evelin che Matt, si guardarono un po' stupiti. Anche Luke e Calum adesso si avvicinarono ai tre ragazzi, non appena sentirono la domanda che Keira aveva posto a Matt.
"E' complicato da spiegare, io non so da dove partire.." Disse Matt, trattenendo le lacrime che volevano uscire a forza dagli occhi, per un attimo, sbuffando sonoramente.
"Era lui, vero?" Chiese la ragazza tremando.
"Sì Keira." Rispose Evelin, vedendo l'incapacità di Matt, nell'esporsi.
"Non anche lui." Disse sottovoce la bionda sedendosi e tenendosi la testa fra le mani. Anche Matt fece lo stesso che aveva appena fatto la ragazza, rimanendo però dritto e appoggiando la testa contro il muro, era sconvolto tanto quanto lei.
Luke seguì la ragazza, mettendo in ginocchio davanti a lei, mentre con una mano, accarezzava piano una gamba della ragazza per tranquillizzarla e Keira alzò lo sguardo solo per vederlo. La ragazza aveva gli occhi rossi, sintomo che tra non poco sarebbe scoppiata a piangere ma cercava di trattenersi ancora, si toccava i capelli per manterene la calma e si mordeva le labbra perché estremamente preoccupata, ormai lui aveva imparato a conoscere Keira in ogni suo gesto.
"Scott è forte, sono sicuro che qualsiasi cosa sia successa, ce la farà, come ha sempre fatto." Sussurrò al suo orecchio, mentre la ragazza lo abbracciava per sentirsi più sicura.
"Lo spero con tutto il cuore." Rispose, singhiozzando.
Nel frattempo Matt era rimasto ancora appoggiando la testa al muro, chiudendo gli occhi, per cercare anche di smettere di piangere e far sparire per qualche minuto le lacrime che si erano ormai impossessate dei suoi occhi e che lui continuava ormai a ricacciare sempre dentro.
"Ci sono qui io, Matt." Disse Evelin, sedendosi accanto al ragazzo, accarezzandogli una spalla.
"Lo so, grazie." Mormorò il biondo, mentre rimaneva con gli occhi chiusi.
"E se vuoi piangere, puoi farlo." Disse lei accarezzandogli una guancia.
In quel momento il biondo aprì gli occhi di scatto e una lacrima, che stava trattenendo, ritornò a solcare la sua guancia, facendo sorridere appena Evelin, questo significava tanto per lei e anche per Matt, per la prima volta, nonostante il suo orgoglio, lo aveva visto piangere proprio davanti a sé, e si sentiva come se fosse suo adesso, il dovere di proteggerlo, come aveva fatto lui con lei, tempo prima, sempre per una situazione simile.
"Non mi piace che gli altri mi vedano piangere." Borbottò Matt pulendosi subito la guancia e tirando su col naso.
"Io non sono gli altri." Rispose Evelin.
"Nemmeno tu dovresti vedermi piangere, che figura ci faccio poi io, quando devo consolarti?" Chiese il ragazzo, dolcemente.
In quel momento ad Evelin non importava assolutamente nulla di quello che le stava dicendo Matt, il ragazzo aveva solamente bisogno di qualcuno che gli stesse accanto in questa situazione e lei era l'unica persona che poteva farlo. Decise di non pensare più quindi e di abbracciarlo, più forte che poteva per farglielo capire. Il ragazzo infatti, apprezzò moltissimo il gesto e ricambiò, stringosela a sé, come a risponderle, chiudendo gli occhi, per tranquillizzarsi un po' e godersi il momento.
In quel momento, arrivò in ospedale di nuovo Steffy, che sembrava essere uscita da una maradona, e che si precipitò prontalmente dai due amici, non capendo bene la situazione.
"Calum è successo qualcosa? Ho provato a chiamarti a casa, ma tua madre mi ha detto che non eri ancora rientrato." Comunicò preoccupata.
"No, a me non è successo nulla." Rispose piano il ragazzo, che nel frattempo aveva indicato alla ragazza Keira, seduta sulla sedia, completamente stravolta mentre Luke, seduto accanto a lei cercava di tranquillizzarla e Matt, che era rimasto abbracciato ad Evelin, mentre cercava di mantenere la calma anche lui.
"Cosa sta succedendo qui?" Chiese piano la mora.
"E' successo qualcosa a Scott, non so cosa, ma è stato appena ricoverato qui in ospedale." Spiegò Calum, mentre Steffy capì come mai Keira era ridotta in quello stato e si dispiacque molto per la sua amica.
In quel momento la bionda si alzò di scatto dalla sedia, scattando all'impiedi, abbastanza nervosa.
"Dove stai andando?" Chiese Luke.
"Devo sapere qualcosa di più, non ce la faccio a stare con le mani in mano." Disse la bionda, asciugando le lacrime.
Luke si alzò, raggiungendola, anche tra di loro c'era un po' di differenza tra l'altezza del ragazzo e l'altezza della ragazza, anche se non di molto, e le prese il volto tra le mani.
"Devi rimanere tranquilla, ok?" Disse piano, cercando di farla rilassare un po', non voleva che la ragazza stesse nuovamente male.
Solo in quel momento, mentre abbassava lo sguardo, si accorse che la maglietta bianca di Luke, era stata sporcata dal suo trucco e per un attimo sorrise immaginando quando il ragazzo se ne sarebbe accorto.
"Ti ho macchiato la maglietta." Sussurrò lei, scusandosi.
"Non fa niente, tanto passa, no?" Chiese lui stringedola a sé.
Keira accennò un 'sì' solamente con capo mentre ritornava seria, ripensando a cosa stesse succedendo in quel momento. E proprio allora, sentì una voce tra tutti gli altri medici, che riuscì a riconoscere nonostante la confusione in testa e tutta la situazione intorno.
"Mi raccomando, appena avete aggiornamenti fatemi sapere con precisione, tutto." Disse l'uomo, con camice bianco, mentre usciva da una delle sale in cui poteva ipoteticamente esserci anche Scott.
La ragazza guardò attentamente l'uomo, mentre parlava con i collaboratori e Luke l'affianco, riconoscendo anche lui l'uomo.
"Ma lui è..?" Chiese il biondo, rivolgendo lo sguardo su Keira.
La bionda guardò Luke a sua volta e dopo decise di dirigersi verso l'uomo. - "Papà!" - Lo richiamò subito.
"Keira, cosa ci fai qui?" Chiese l'uomo, girandosi, mentre il collaboratore accanto a lui, continuava a scrivere qualcosa su una tabella.
"Sono venuta per vedere come stava Luke, lui e Calum hanno avuto un incidente oggi." Spiegò la ragazza con gli occhi ancora un po' lucidi e il padre se ne accorse subito, quando fu vicina a lui.
"Tutto bene ragazzi?" Chiese lui, salutando entrambi per poi riposizionare lo sguardo su Keira.
"Staimo bene." Risposero insieme i due.
"Meglio così.. E tu piccolina, cos'hai?" Chiese l'uomo, guardando Keira.
"Papà da quanto sei tornato?" Chiese invece la bionda, curiosa.
"Da quasi un mese, ma tua madre mi ha detto di non farmi ancora vedere, sai, con i problemi e tutto.." Disse l'uomo, spiegando che aveva capito in qualche modo l'abitudine di Keira nel non averlo più visto per un anno, nonostante continuasse a mandare sempre i soldi per le medicine, il mantenimento e non capiva come mai sua madre continuasse lo stesso a fare gli straordinari, nonostante tutto.
"Ho ormai finito la terapia, quindi non corro più alcun rischio e poi sto meglio." Specificò Keira, mentre si girava verso Luke che sorrise a sua volta.
"Devo pensare che questo sia determinato da qualcuno?" Chiese il padre, intercettando lo sguardo tra i due.
"Sì ecco, io e Luke diciamo che stiamo insieme adesso, ma è un po' complicato da spiegare." Disse Keira, un po' imbarazzata.
"Sì spero per lui che questa cosa 'un po' complicato da spiegare' non diventi un tormento in seguito, altrimenti.." Stava per continuare ma Keira lo bloccò.
"Papà, con Luke sto bene." Disse solamente e ciò significava non poter più ribadire.
"Comunque devi continuare lo stesso a prendere le medicine, lo sai, vero?" Chiese lui.
"Non le prendo più da un mese e sto benissimo, inizio a pensare che nonostante tutto, è meglio se continui senza, solamente in casi di emergenza." Spiegò Keira.
"Mi raccomando, non prendere sottogamba questa cosa." Puntualizzò il padre, serissimo.
"Piuttosto, papà, devo chiederti una cosa." Cominciò Keira un po' più seria.
"Cosa esattamente?" Chiese lui, girandosi verso Luke.
"No, niente a che vedere con Luke.." Mormorò la ragazza.
"Ok, dimmi." Riprese lui.
"Nella stanza dalla quale sei uscito, chi c'era?" Domandò la bionda preoccupata.
Il padre cambiò subito espressione notanto con quale serietà glielo stava chiedendo la figlia e pensando al fatto che i suoi occhi sembravano quelli di una che aveva da poco finito di piangere e dentro di sé, il cuore si strinse, non sapendo cosa comunicare alla ragazza. Insomma, alla fine conosceva il paziente e sapeva esattamente a cosa andava incontro, ma c'era anche la privacy e in un certo senso avrebbe tradito le norme che si utilizzano per i reperti clinici.
"Tesoro.." Disse lui, accarezzando la testa della ragazza.
"Papà, devo saperlo." Mormorò nuovamente Keira, piangendo.
"Non dovrei dirtelo, però in quella stanza c'era Scott." Disse lui.
"Sta bene?" Chiese alzando lo sguardo e posandolo sugli occhi color nocciola, come i suoi. Ma lui continuava a stare in silenzio e si vedeva dal suo sguardo dispiaciuto come stesse davvero combattendo per farle sapere la verità oppure no.
"No." Disse scuotendo la testa.
"E'..?" Chiese quasi o almeno ci provò ma fu interrotta dalle lacrime.
Anche gli altri si girarono a guardare la scena, anche Matt adesso si stava preoccupando più di prima, mentre Luke non sapeva se avvicinarsi oppure no per tranquillizzare la ragazza.
"E' in coma, tesoro." Spiegò il padre.
"Potrei vederlo lo stesso?" Chiese speranzosa e meno preoccupata di prima, ma con ancora l'angoscia a tormentarla.
"Seguimi." - Disse piano lui, guardandosi attorno, mentre avvicinava sua figlia alla prima volta. - "Non potrei farti entrare. Se succede qualcosa, la qualsiasi cosa, schiaccia il tasto vicino al letto, si collega al mio cerca persone e arriverò subito." Spiegò in fine, mentre faceva entrare Keira e chiudere la stanza.
La ragazza si avvicinò piano al letto su cui stava sdraiato con gli occhi chiusi, immboliti, Scott, il suo ex fidanzato. C'era un silenzio all'interno che metteva i brividi anche solo a pensarci. Quanto rumore poteva fare un silenzio del genere? Tantissimo e a Keira stava già pesando. Arrivò vicino il letto, scrutò attentamente la figura del ragazzo: aveva una benda sulla fronte, aveva perso sague e soprattutto aveva un trauma cranico se si ritrovava in prognosi riservata, aveva le braccia fasciate e non riusciva a capire perché, non sapeva esattamente tutta la storia, l'unica cosa ben visibile ai suoi occhi era il viso, quasi angelico, del ragazzo. Era strano vederlo in quel modo, era strano per la prima volta, vedere chi l'aveva aiutata così tante volte, dall'altra parte della 'scena', si sentiva impotente a vederlo così e le lacrime ricominciarono a scendere, pensando a tutto quello che avevano fatto insieme, pensando sia a quando erano stati insieme, sia a quando erano stati amici. Era strano, era strano perché Scott era quel tipo di ragazzo che tutti amavano, indistintamente da chi dovesse amarlo, era quel tipico ragazzo che presenteresti ai tuoi sia come fidanzato che come amico o che addirittura sposeresti perché la sua fedina penale era talmente così immacolata da fare invidia anche ad un santo, era davvero l'uomo perfetto, ma nonostante tutto lei non lo aveva amato interamente e completamente. Il suo cuore apparteneva già ad un altro, da molto tempo, ma Scott l'aveva colpita ugualmente, forse in cuor suo, molto infondo, davvero infondo, lo amava a modo suo, ma non avrebbe mai potuto competere con l'amore che stava provando adesso, nei confronti di Luke. Però Scott sapeva colpirti e lasciare il segno, sapeva sempre come fare e come agire, sapeva farsi rimpiangere, sapeva farsi amare e sapeva sempre aiutarti. Scott era stato il suo punto fermo in una vita piena di punti di sospensione nonostante fosse davvero difficile per la sua testa poter mettere un punto fermo e forse lui, più di chiunque altro, era stato il fautatore del suo benessere dal principio. Praticamente, gli doveva la vita. La sua mano, ancora tremante, si appoggiò piano su quella del ragazzo, che sembrava un po' fredda rispetto al solito contatto avuto col ragazzo, di solito era sempre lei quella ad avere le mani fredde e il ragazzo la riprendeva scherzosamente dicendole "Ma dove vivi Keira, in un congelatore?" e la ragazza faceva finta di offendersi così alla fine, Scott, per farsi perdonare doveva sempre offrirle una sigaretta. Ripensando a questo particolare, Keira sorrise quasi, mentre con la mano libera si asciugava le lacrime e in quel momento si sentì, forse per la seconda volta, davanti a Scott, bipolare, mentre piangeva, rideva, ripensando a pensieri contrastanti com'era già successo in passato.
Nel mentre dei suoi pensieri più assoluti, guardando sempre il volto di Scott e facendo quasi cullare dal rumore della macchinetta del battito cardiaco, che scandivano i momenti tra un ricordo ed un altro, Keira su sorpresa da un leggero, quasi impercettibile movimento della mano sotto la sua, che era proprio quella di Scott, posizionando quel poco che poteva, il suo pollice sul pollice della ragazza. Inizialmente, la bionda non riusciva davvero a crederci, ma poi notò come si erano spostate le due dita tra di loro e si rese conto del movimento, anche se non aveva sentito assolutamente nulla. Credeva di avercela fatta, credeva davvero di aver sconfitto tutto e di aver salvato definitivamente Scott dal suo male, di esserci riusciva, di aver, per la prima volta forse, fatto qualcosa che gli altri avevano fatto per lei, nonostante il dolore. E invece no. Un minuto dopo il gesto quasi impercettibile che aveva riempito per un arco di tempo spessissimo e definito il cuore di Keira, quello di Scott cessò di battere scomparendo nel rumore di quel silenzio assordante che aveva preoccupato Keira appena aveva messo piede dentro la stanza. I ricordi nella mente di Keira si bloccarono non appena la macchina che segnava i battiti cardiaci, finì di ripetere quel "beep" e cominciò a segnarlo continuamente, appiattendo la linea dello scherzo, ad una retta che continuava ad andare per segnare la definitiva perdita del paziente. La ragazza, quasi sconvoltà fissò lo schermo e cominciò a scuotere la testa interdetta.
"Non è possibile, andiamo Scott, forza!" Si avvicinò al volto del ragazzo, accarezzando quasi la guancia del ragazzo. Ma non c'era più nulla da fare, il destito di Scott, quel giorno, era stato scritto e segnato da una terza persona e non si poteva più tornare indietro. In un solo salto da letto del ragazzo, alla parete, Keira premette il tasto che gli aveva suggerito suo padre prima di entrare ed era rimasta lì nell'angolo mentre osservava, inerme, il corpo, senza vita ormai, del ragazzo, scuotendo ancora la testa.
Subito si spalancò la porta e insieme al padre entrarono altri infermieri, che provarono a rianimare più volte il ragazzo, pensando si trattasse di un arresto cardiaco, ma invano.
"Keira, devi uscire subito da qui." Disse suo padre, avvertendola.
"Non può essere, lui non può essere..." Disse tra le lacrime la bionda.
"Tesoro, devi uscire immediatamente, mi dispiace." La richiamò il padre e Keira si diresse piano alla porta, mentre si ripeteva che non poteva essere ancora vero.
Mentre aprì piano la porta, non sapendo come affrontare la situazione lì dietro, sentì la frase che le rimbombò dentro la testa per tutta la nottata - "Ore del decesso: 22:15."
Quando si ritrò completamente fuori la stanza, ancora stravolta e con lo sguardo assente, girovagò piano per rendersi conto di chi ci fosse nella sala d'attesa, notando che tutti la stavano fissando, mentre lei aveva ancora gli occhi lucidi. C'erano tutti lì, come li aveva lasciati, erano tutti in piedi. Luke, che la stava fissando, alla sua destra, Calum e Steffy, accanto a lui, Matt ed Evelin alla sua destra e per finire, notò i genitori di Scott, con la sorellina del ragazzo, che la stavano osservando abbastanza preoccupati. E lì la ragazza, notando lo sguardo della madre di Scott, così apprensivo e così ancorato al suo, non riuscì più a trettenersi, capendo che ormai aveva capito tutto da quando aveva messo piede fuori dalla sala. Il volto di Keira, era pieno di dolore e cercava ad ogni modo di trattenere le lacrime, ma non ce la faceva. Così decise di raggiungere la madre del ragazzo e di abbracciarla forte, scoppiando insieme a lei in un forte pianto e mischiando le lacrime.
"Keira, tesoro." L'abbracciò la donna, piangendo, mentre la ragazza continuava ancora a scuotere la testa, liberandosi.
"Non può essere vero." Ribadì ancora, strazziata dal pianto.
In quel momento anche tutti gli altri capirono la situazione. Il padre di Scott si mise su una sedia, mentre la bambina gli rimase abbracciata per tutto il tempo, non capendo esattamente la situazione, Luke guardò Calum ed entrambi avevano gli occhi lucidi per quella notizia e anche Steffy scoppiò a piangere, vedendo quella scena e Matt, che era accanto ai genitori di Scott, con Evelin, si lasciò andare definitivamente. Abbassò lo sguardo, sentendo quelle parole di Keira e si lasciò andare per la prima volta. Evelin arrivò subito in suo soccorso, lo abbracciò subito, facendogli abbassare la testa contro il suo collo e nascondendolo dagli altri. Il ragazzo pianse tantissimo, aveva perso il suo migliore amico, il suo socio, il suo animatore delle serate più spente, il suo amico di storie, il suo maestro di vita, ma la cosa più importante: suo fratello, una parte di sì.
In quel momento, uscirono i medici che avevano seguito Scott dall'ambulanza, fino al decesso e chiamarono tutti per cominicare la notizia.
"Mi dispiace diverlo così, noi abbiamo fatto tutto il possibile, ma il ragazzo non ce l'ha fatta." Parlò un infermiere, mentre tutti erano rimasti come prima, spenti, assenti e svuotati.
Il silenzio ritornò subito a gelare tutti i presenti in quella sala, dopo quella frase.

























Angolo Autrice:

Ho aggiornatoooooo olè! Sì beh lo so, il capitolo è abbastanza triste, lo ammetto, forse uno dei più tristi, se non l'unico che abbia mai scritto, che parla di una morte e mi dispiace, lo so, ma ho dovuto farlo. Vi dico di prepararvi perché questo non sarà l'unico capitolo triste, ce ne saranno altri, il primo, dopo questo, penso proprio che sarà il prossimo e quindi vi ho avvisati, sarà molto triste e soprattutto cambierà tutto, quindi occhio.
Beh, non ho niente da aggiungere perché il capitolo parla già da solo, quindi vi lascio solamente alla riflessione.
Buona lettura, fatemi sapere se vi è piaciuto e ci vediamo alla prossima.
Xoxo, Vanex23.



 

SPOIELER:


[...]
"Promessa?" Chiese la ragazza, sorridendo.
"Io mantengo sempre le mie promesse."
[...]

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Capitolo 27
*** Ventisettesimo Capitolo ***


 Ventisettesimo Capitolo



La ragazza si risvegliò su di un letto mentre piano piano apriva gli occhi, non abituata ancora alla luce del sole che folgorava la stanza e poco poco alzò la testa guardandosi attorno. Non c'era nessuno e si lasciò sfuggire un piccolo soffiò dalla bocca, fino a quando però non girò il suo sguardo alla sua sinistra, ancora addormentata per prima. La figura accanto alla porta gli sorrise appena e per notare il piccolo dettaglio, dovette strizzare gli occhi più volte prima di riconoscerne il sorriso e il volto. Fece per alzarsi la si sentì quasi punta dal suo braccio destro e solo in quel momento si accorse che non era libera, né tanto meno era in un letto comune come il suo: si trovava in ospedale e il suo braccio non era stato punto da qualcosa generico, ma era stato collegato tramite un ago ad una flebo, per questo il motivmento brusco di qualche minuto fa le causava tanto male.
Si rigirò altre due volte per esserne sicura, non si ricordava come ci fosse finita, né tanto meno cosa stava facendo prima di essere disposta su quel letto e non voleva neppure saperlo, perché voleva andarsene subito.
"Non posso lasciarti sola nemmeno un secondo e subito combini qualche guaio." Si avvicinò la figura che piano piano si appoggiava vicino al letto della ragazza, continuando a sorridere.
"Che ci faccio qui?" Mormorò la ragazza, ancora confusa.
"Sai, dovresti spiegarlo tu a me." Rispose colui che stava ancora lì davanti a lei, non smettendo di sorridere però.
La ragazza si ributtò con la testa sul cuscino non capendo esattamente le parole dell'individuo accanto al suo letto, eppure si sforzava per ricordare cosa esattamente era successo prima di quel momento, ma non riusciva proprio a ricordarsene, né tanto meno capiva ancora bene cosa stesse realmente accadendo intorno a sé.
"E come faccio se non lo ricordo?" Chiese spazientita.
"Ti hanno forse drogata?" Chiese il ragazzo avvicinandosi alla flebo e controllando il filo che arrivava al braccio della ragazza, mentre si sedeva sulla sedia accanto a letto.
"Sono sicura che tu lo sappia meglio di me." Rispose sempre piano lei.
"E va bene, te lo dico: ero passato da casa tua per sapere se stasera potevamo uscire, ma quando sono arrivata tua madre mi ha raccontato quello che hai fatto. Sei mica impazzita? Mischiare tutti i medicinali così da nulla, ma che intenzioni avevi, ucciderti?" Le spiegò il ragazzo, evidenziando l'ultima frase per un rimprovero.
"Io nemmeno me lo ricordo il perché!" Cercò si scusarsi la ragazza, ma fu tutto inutile.
"Keira, capisco davvero che stai male, capisco tutto, ma abbi almeno un po' di coscienza per te stessa, non pensare agli altri, pensa a te stessa, chiaro?" Chiese semplicemente il ragazzo.
"Ma io non ne ho!" Esclamò la bionda esausta.
"Certo che ce l'hai, tutti ce l'abbiamo. Solo che in momenti come questi ti rendi conto di quanto davvero tu possa farcela solamente con le tue forze. E' stato scioccante anche per me sapere che avevi fatto una cosa del genere, ma nonostante tutto, per quanto io tenga a te, non ho provato il suicidio." Spiegò il ragazzo.
"Scott, tu davvero non capisci la differenza tra me e te in queste circostanze e non credo tu la capirai mai, insomma, sei l'unico a saperlo nonostante tutto, mi aspettavo un po' più di comprensione.." Disse la ragazza affranta.
"Questa è compresione Keira, questo è capirti, ma devi anche capire che tu da sola ce la puoi fare nonostante tutto. Non provarci mai più." Rispose Scott, con tono severo ma sguardo rassicurante.
"E quindi tu volevi chiedermi di uscire stasera." Riprese Keira sorridente.
"Sì, ma come amici, lo sai." Rispose il ragazzo tranquillo.
"Ovvio che lo so." Riprese ovvia la ragazza.
"Ma purtroppo per stasera se ne fa niente, visto che come sempre fai tutto di testa tua senza ascoltare mai nessuno. Se ti serviva aiuto Keira, potevi anche chiamarmi, io rispondo sempre, lo sai." La rincuorò il ragazzo, sorridendole.
"Saresti l'unico, eppure io non voglio aiuto." Rispose decisa la ragazza.
"Anche per questo certe volte non ti sopporto." Mormorò il moro facendo spallucce.
"Nessuno mi sopporta." Rispose secca la bionda.
"Ti devi riprendere, questo è l'importante." Disse semplicemente Scott, sorridendo alla ragazza.
"Grazie." Rispose Keira, ricambiando il sorriso.
"Ah quando sai il giorno della tua dimissione da qui dentro avvisami, ti vengo a prendere io e ti porto in giro fuori, me lo devi per stasera." Comunicò il ragazzo, prima di dirigersi alla porta e salutare la ragazza.
Glielo doveva.





Tre giorni dopo Keira fu dimessa dall'ospedale con la raccomandazione rigida di prendere qualsiasi medicina gli era stata scritta sulla ricetta per mantenersi il più tranquilla possibile e non alterarsi per crearsi da sola altri problemi.
Quel giorno, come avevano stabilito precedentemente, all'uscita dell'ospedale c'era Scott ad attenderla, con la sua moto che ormai Keira conosceva fin troppo bene per tutti i giri che aveva fatto e tutte le volte che ci era salita sopra insieme al ragazzo.
Mise il casco insieme al ragazzo e saliro subito, andando in giro per la città quasi tutto il pomeriggio, fermandosi solamente per cena vicino ad un portico, e rimandendo in tranquillità solo loro due per scambiare quattro chiacchiere. L'atmosfera era molto calda e dava al caso dei due ragazzi, entrambi avevano bisogno di parlarsi un po' e parlare un po' in generale per schiarirsi le idee e per chiarire definitivamente ciò che era successo tra i due ragazzi, menttendo fine una volta per tutte ai loro problemi.
Parlarono veramente per tutta la serata senza mai stancarsi mai, Scott spiegò definitivamente perché aveva organizzato il tradimento nei suoi confronti e perché si era comportato in quel modo una volta per tutte, glielo doveva e soprattutto mise in chiaro che c'ho che aveva pensato i giorni prima trascorsi in ospedale con la ragazza erano davvero cose che lui pensava per lei, e poi doveva mettere un punto fermo a quella storia. D'altra parte Keira, si sentì molto in dovere di accogliere il ragazzo come se avesse creato lei tutta questa situazione ambigua e ambivalente, quando mai se lo sarebbe aspettata. Sapeva quanto Scott tenesse a lei e alla sua persona e quanto avesse sempre messo lei davanti a tutto e tutti, per difenderla, per proteggerla e anche per amarla sinceramente me lei non poteva offrigli tutte e tre le cose. Non poteva sicuramente amarlo e ciò Scott lo aveva capito fin da subito, anche se aveva voluto godersi il momento in cui, per alcuni mesi, lo aveva scelto davanti a Luke, perché si era sentito finalmente potente, si era sentito finalmente riconosciuto dalla ragazza che per un paio di mese aveva fatto battere molto forte il suo cuore e forse, lo avrebbe fatto battere per molto tempo ancora.
"C'è un'altra che devo dirti e ci tengo molto." Disse Scott, mentre finiva di bere la sua birra e continuava a camminare di fianco a Keira.
"Dimmi pure." Rispose la ragazza, mettendo le mani dentro le tasche dei pantaloni.
"Sappi che mi dispiace davvero tanto per quello che è successo un paio di mesi fa con Joey e tutto il resto, davvero.." Cominciò il ragazzo, ma Keira lo bloccò.
"Scott, non dire quello che penso tu stia per dire!" Esclamò Keira bloccandolo.
"Se solo fossi rimasto con te, non sarebbe successo nulla, è stata solo colpa mia." Disse il ragazzo scuotendo la testa, davvanto rattristito per ciò che era avvenuto mesi prima.
"Non è stata colpa tua Scott, non lo è mai stata. E' colpa mia e basta." Terminò lì Keira.
Il ragazzo capì che non c'era più da opporsi, quando Keira rispondeva così era semplicemente perché non voleva più sentire storie e di certo non aveva voglia né di rovinare quell'uscita, né tanto meno di far sì che la ragazza si risentisse nuovamente male con tutto quello che le era successo e che aveva dovuto sopportare per ritrovare un po' di pace. La seguì sulla staccionata di legno e si affacciò insieme a lei sul mare, guardando le stelle che, anche se un po' coperte dalle nuvole, all'orizzonte, si riuscivano ancora ad intravedere, almeno qualcuna che luccicava più delle altre c'era.
"Lo sai Keira, io ci sarò sempre per te, qualsiasi cosa accadrà, vero?" Chiese Scott d'un tratto, attirando l'attenzione della ragazza, che era rimasto a fissarlo con aria interrogativa.
"Certo che lo so." Rispose la ragazza sorridendogli.
"Sempre e comunque, qualsiasi cosa." Ripetè lui, sorridendo.
"Sei l'unico, sai anche questo, vero?" Chiese la ragazza abbassando lo sguardo.
D'un tratto il ragazzo, notando la tristezza della ragazza, decise di sorprenderla nuovamente, forse con un gesto che non avrebbe mai più ripetuto in vita sua, nemmeno per un'altra ragazza, perché in fondo al suo cuore, non ce ne sarebbe stato spazio per un'altra.
"Bene, allora.." Mormorò il ragazzo inginocchiandosi a terra, mentre Keira lo guardava sbalordito.
"Scott? Alzati!" Disse la ragazza ridendo, sentendosi anche un po' in imbarazzo per alcuni ragazzi che li fissavano dalla parte opposta del pontile.
"Non me ne frega niente se ti stai imbarazzando!" Mormorò lui ridendo.
"Ti prego Scott!" Riprese la bionda continuando ridendo.
"Bene, Keira, io oggi qui, ti giuro su ciò che ho di più caro che è la mia piccola sorellina e tu la conosci bene, che io, Scott Whittemore, sarò sempre al tuo fianco, qualsiasi cosa ti accada o qualsiasi cosa succeda, che ti difenderò sempre, ti proteggerò sempre, a patto però che la qui presente mi giuri a sua volta di non fare più gesti insani, altrimenti il giuramento viene annullato, ci stai?" Chiese il ragazzo continuando a ridere.
"Se accetto però tu ti alzi, vero?" Chiese la ragazza ridendo.
"Certo, ma prima accetta." La incoraggiò lui.
"Bene, io qui oggi giuro che accetto tutto quello che hai detto tu adesso in ginocchio, davanti a me e a tutta questa gente che ci sta fissando pensando che questa sia una proposta di matrimonio, e non ti farò pentire del giuramento. Però, anche io ti giuro da parte mia che ti difenderò sempre nonostante tutti e tutto, anche dopo la morte, per qualsiasi cosa, io sarò sempre pronta a proteggerti." Rispose Keira, porgendo la sua mano all'amico e facendolo alzare.
"Per fortuna il mio ginocchio non si è rotto." Mormorò il ragazzo pulendosi il pantalone.
"Sei pazzo." Disse ridendo la bionda.
"Però ti è piaciuta come scena, dai." Commentò ridendo anche il ragazzo.
"Sì, lo ammetto." Rispose soddisfatta la ragazza.
Scott offrì subito la mano alla ragazza per completare definitivamente il loro patto e quando entrambi strinsero a vicenda la stretta, il ragazzo abbracciò forte la ragazza, che a sua volta ricambiò allo stesso modo l'abbraccio.
"Promessa?" Chiese la ragazza, sorridendo.
"Io mantengo sempre le mie promesse."








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"I saw you creeping around the garden
What are you hiding?
I beg your pardon don’t tell me “nothing”
I used to think that I could trust you
I was your woman
You were my knight and shining companion
To my surprise my loves demise was his own greed and lullaby.."











Keira era rimasta davanti l'ingresso della Chiesa senza però ancora entrare. Non si sentiva agitata o depressa, semplicemente non sapeva se entrare o meno perché sotto la pioggia, fuori da quel luogo, si sentiva semplicemente un fantasma, come voleva sentirsi in quel momento, sparire per un attimo e non farsi vedere da nessuno. Lo sapeva che oltre al suoi familiari, anche lei sarebbe stata tormentata da qualcuno ricordandole che era morto Scott e ricordandole che stava male per gli sguardi che le avrebbero dedicato in quella giornata e non voleva, nuovamente, che si riproponesse un'occasione del genere. Lo aveva già vissuto con Eric una prima volta, non sapeva se ci poteva essere una seconda volta e quando lo aveva capito, si era domandata se la seconda volta sarebbe andata meglio della prima volta, ma inutilmente, perché fin quando sarebbe rimasta fuori dalla struttura, non lo avrebbe mai saputo. Era rimasta sola lì, a pensare e pensare, ma senza esplicitamente completarne uno di pensiero, che in qualche modo potesse dirle esattamente cosa fare. Poi però, si decise ed entrò, spinse piano il portone e si rese conto che la messa era già iniziata, mentre lei era rimasta lì infondo, ad osservare tutti quelli che erano seduti lì dentro, scrutandoli poco a poco, in religioso silenzio. Li conosceva tutti, ma quasi la metà dei presenti, non sapeva neppure perché Scott era morto e la rabbia aumentava sempre di più. Poco più avanti riconobbe subito il volto di Luke, piegato in avanti, leggermente scosso anche lui, con accanto Calum, Steffy, Allison, Ashton e Micheal, nella stessa posizione del biondo e anche loro abbastanza scossi per la situazione e a Keira si strinse il cuore vedendo i suoi amici lì per Scott, nonostante tutto quello che avevano passato. Dall'altra fila vide Matt ed Evelin, il ragazzo che aveva gli occhi lucidi e la ragazza che gli teneva forte la mano, cercando di tranquillazzarlo e un forte senso di tenerezza, ancora una volta, si impossessò della mente di Keira, che cercò di trattenere le lacrime alla vista di quella scena. 
Poco più indientro, per finire, con enorme disgusto, notò la figura di Joey insieme ad altri ragazzi, che lo seguivano perennemente ovunque, qualsiasi cosa lui facesse e lì cessò la tenerezza che per un attimo aveva provato nei confronti di Matt e fu invasa da rabbia, disprezzo, disgusto e voglia di rompere qualcosa per scaricare tutta la tensione che aveva in corpo. Ma ciò, proprio in quel momento non era possibile, doveva controllarsi e lo doveva a Scott, ma gli doveva anche proteggerlo e difenderlo da morto e avrebbe fatto qualsiasi cosa per rispettare la promessa che gli aveva fatto circa due anni fa, come lui stava facendo di tutto per rispettare la sua di promessa. 
Si avvicinò ai suoi amici piano, senza fare rumore e si sedette accanto a Luke, che fino a quel momento non aveva alzato la testa. Appena vide Keira accanto a sé, con i capelli bagnati e gli occhi lucidi, accostò piano la sua mano calda a quella tiepida della ragazza, che strinse prontamente per rilassarsi un po', ma ciò non avvenne facilmente, anche perché troccava a Matt fare il suo discorso su Scott.
"Beh, non sono mai stato abituato a parlare davanti tutta questa gente per i miei piccoli problemi di timidezza, ma sicuramente Scott, se ci fosse stato lui qui a parlare al posto mio per me, avrebbe fatto come sempre la sua splendida figura, le orazioni erano sicuramente il suo pezzo forte e nessuno può negarlo, bastava sentirlo parlare in classe." - Cominciò timidamente, mentre chi conosceva davvero Scott, sorrise inizialmente per l'affermazione di Matt e qualcuno gli diede anche ragione. - "In realtà di Scott non posso dire molto perché Scott si descrive con una parola sola: il suo nome. Ci siamo conosciuti alle medie che praticamente ci odiavamo e non ci sopportavamo per niente, addirittura eravamo finiti anche come compagni di banco, ma era davvero complicato passare almeno 10 minuti insieme senza litigare o farci i dispetti a vicenda. Poi un giorno però, durante una partita di basket, sempre alle medie, il bullo della scuola se la prendeva sempre con chi, secondo lui, era meno forte degli altri, e quel giorno aveva pensato bene di prendersela proprio con Scott, pensando anche di farla franca. Gli aveva causato una distorsione al polso ed io mi ero proposto prontamente di accompagnarlo in infermeria anche perché non sopportavo quello che aveva appena fatto quel ragazzo a Scott, come non lo avrei mai sopportato se lo avesse fatto a qualcun'altro, non doveva assolutamente permettersi e proprio in infermeria, io e Scott facemmo amicizia veramente, parlando un po'. Mi ricordo che prima di lasciarlo solo con sua madre mi disse di non dire nulla e beh amico, mi dispiace, ma oggi ho svelato come siamo diventati davvero amici, spero che continuerai a volermi sempre bene però." - Disse piano, facendo sorridere di nuovo qualcuno, anche Keira stessa a quelle parole di Matt, sorrise, pensando a come Scott avesse potuto dirgli di stare zitto. - "Però io sicuramente non mi sarei mai aspettato di ritrovarmi affianco un ragazzo come lui pure per il liceo, come amico. Era una cosa un po' scioccante per me come per tutti quelli che ci vedevano sempre insieme, sapendo che noi non ci sopportavamo inizialmente. E' stata una svolta, una svolta molto positiva e sinceramente parlando, lo riferei ancora se ciò mi ha portato a conoscere un ragazzo come lui. Scott era il mio migliore amico, anzi, è il mio migliore amico perché con lui ho condiviso attimi della mia vita che nessun altro, oltre lui, saprà mai, tra cui anche le prime cotte e fidatevi, Scott era un asso anche in questo. Insomma, è stato molto una guida per me, mi ha sempre aiutato a scegliere bene e a riflettere, lui non è impulsivo o istintivo, lui è pacato, riflessivo, audace, furbo e soprattutto ragiona molto prima di fare qualsiasi cosa. Se qualcuno voleva picchiarlo, lui incassava i colpi, molto spesso io mi arrabbiavo per questo, tra i due sono sempre stato quello più irrascibile, incontenibile e quello che comunque non si sarebbe mai permesso di subire una situazione del genere, mentre lui prendeva, subiva, non ricambiava, pensava e sapeva sempre anche a distanza di mesi come comportarsi con quella rispettiva persona. Non faceva male a parole o con le mani o i piedi, ma con lo sguardo e lo sapeva fare bene. Scott sapeva esattamente cosa fare sia della sua vita che nella sua vita, non aspettava mai che gli altri decidessero per sé, lui aveva sempre il controllo di tutto quello che gli accadeva e per questo era molto ordinato, di certo ciò non si poteva dire di me, così sempre incasinato e molto meno preparato di lui con tutto ciò che poteva essere nuovo. Ma se c'è una cosa che è successa proprio pochi giorni fa e che non doveva succedere perché Scott non lo meritava, era questo incidente, che mi ha portato via, non solo un mio amico o il mio migliore amico, o la mia guida ma.." - Matt si bloccò un attimo per asciugare gli occhi lucidi. Alla sua reazione quasi inaspettata perché nessuno mai lo aveva visto in quelle condizioni, i genitori di Scott iniziarono anche loro a piangere per le belle parole che stava dicendo sul loro figlio e anche Evelin, commossa per tutto quello che Matt che stava dicendo e per la sua reazione. Keira si era alzata, andando vicino a Matt e lo abbracciò forte per farlo sfogare un po' prima di continuare a parlare e solo dopo qualche minuti in cui i due ragazzi si abbracciarono e in cui la bionda fece un po' di forza al ragazzo, riprese il discorso - "Scott era mio fratello, Scott è mio fratello, è stato un pezzo fondamentale per la mia vita, è un pezzo fondamentale per la mia vita. E nessuno aveva il diritto di togliermi questa fortuna che avevo avuto nell'incontrarlo, come nessuno aveva il diritto di togliere a lui la sua vita e di toglierlo a tutti quelli che lo amavano. Scott ti vorrò sempre bene, sempre." - Finì il suo discorso Matt, rimandendo vicino alla bara dell'amico per vederlo un ultima volta, prima che potessero chiuderla definitivamente e portarla in seguito al cimitero per seppellirla definitivamente e vederlo tramite la foto della bara. Keira stava per andarsene da lì, dopo aver sostenuto Matt per le sue ultime parole, sapeva quanto gli costava dirlo davanti a tutti e sapeva quanto fosse davvero uno dei pochi, se non forse l'unico a cui importava qualcosa di Scott come persona e non soltato come volto, lì dentro. -"No Keira, tu resti qui, per Scott." - La riprese Matt, prendendola per un braccio. - "Ed io resto qui con te." Le disse subito dopo per rassicurarla. Ma Keira non era insicura, né timorosa, non voleva scappare, semplicemente sapeva che non ce l'avrebbe fatta fino alla fine per parlare di quanto fosse unico e speciale Scott.
Si girò a guardare tutte le persone che erano lì riunite quel giorno, e guardò la prima fila, quella dei suoi genitori, che la incoraggiavano con lo sguardo a parlare, poi si rigirò per guardare anche i suoi amici, ormai avrebbero voluto ascoltarla e anche Luke la incoraggiò con lo sguardo, e infine, riguardò Matt che fece cennò di 'sì' con la testa per farla iniziare a parlare.
"La maggior parte delle cose che ho pensato su Scott le ha dette già Matt, che lo conosceva meglio di chiunque altro in questa Chiesa, oggi. Scott era senza dubbio l'unico ragazzo capace di farmi passare tutti i pensieri negativi che mi attanavano la mente e la annebbiavano del tutto, sapeva sempre cosa dirmi e cosa fare per risollevare il mio umore, anche quando non si poteva fare proprio niente. Beh ecco, per spiegare quanto fosse grandisioso Scott è assai complicato, soprattutto perché è difficile trovare in questo ragazzo difetti, non ne aveva ed è davvero il ragazzo perfetto che presenteresti alla madre come fidanzato senza nemmeno pensarci, è il ragazzo perfetto che sposeresti, con cui creeresti una famiglia dall'oggi al domani senza avere ripensamenti, ed io, purtroppo, stupida ragazza quale sono stata, non l'ho saputo apprezzare fino in fondo. Ci sono così tante cose che nessuno di voi presenti sa e che ha comunque voluto rendere omaggio a Scott anche solo per sentito dire e che lo conoscete semplicemente perché qualche volta lo avete visto giocare a basket nella squadra del liceo o che quando passava per i corridoi salutava sempre tutti e che addirittura non faceva mai pesare il lunedì mattina perché portava sempre con sé qualche nuovo giochino da poter fare ogni tanto in classe quando ci si annoiava. Insomma, anche quella scuola senza Scott sarà diversa, sarà vuota, estremamente vuota. Chi si farà sentire col rombo della sua moto appena arriva ai cancelli per parcheggiare? Chi ogni mattina, farà confusione col suo armadietto, poiché rotto, nei corridoi della scuola? Chi, andrà dai bidelli per fregare qualche penna ogni tanto? Chi arriverà in ritardo insieme a me e mi terrà compagnia quando non c'è proprio nessuno in quel corridoio? Chi si proporrà interrogato di storia in classe quando nessuno vorrà più andarci interrogato? Chi lancerà la sua maglietta di basket in mezzo alla scuola quando vince le partite più importanti del campionato scolastico? Chi organizzerà la festa di fine anno? E chi, soprattutto, si preoccuperà dei suoi amici? Nessuno! Perché l'unico che faceva tutte queste cose, era Scott. E' Scott." - Iniziò Keira, chiudendo gli occhi all'improvviso, per non far scendere una lacrima che aveva già incrinato la sua voce mentre parlava di Scott. - "Io conoscevo Scott da praticamente quattro anni, ma negli ultimi due anni l'ho conosciuto nel vero senso della parola. Era il mio fidanzato è vero, non ho saputo apprezzare molte delle cose che ha fatto per me ed è vero anche questo, ma c'era sempre. C'è sempre. Qualsiasi cosa accadeva, lui era pronto a farsi anche in dieci per me, per Matt, per Evelin e gli altri suoi amici, non faceva mancare mai niente a nessuno. Un giorno addirittura, ci eravamo già lasciati e pensavo davvero che mi portasse rancore per quello che era successo, era uno di quei giorni in cui stavo davvero male, commisi uno dei gesti più insani che potessi mai commettere fino a quel momento, era da poco morto anche mio fratello e non mi era rimasto davvero più nessuno su cui contare, o almeno, era quello che pensavo io. Mi ritrovai in ospedale, senza ricordarmi più nemmeno perché ero lì e c'era Scott al mio risveglio, ad aspettarmi, in quella stanza d'ospedale. Mi aveva cercata precedentemente e si era recato subito dopo da me per accettarsi come stavo, nonostante io l'avessi fatto soffrire così tanto, non ero stata proprio una fidanzata modello, io. Era lì, accanto a me, mi chiedevo come stavo, mi aiutava, mi rincuorava, mi ricordava cosa dovevo fare e cosa non dovevo farmi, mi ricordava che lui ci sarebbe sempre stato per me e che ero stata una stupida a non chiamarlo prima, come sempre del resto. Era venuto in ospedale per me, nonostante tutto e in quel momento mi accorsi di quanto fosse unico come persona. Lui era quello giusto, ero io quella sbagliata per lui però. Non mi meritava, non glielo dovevo, lui non poteva e non doveva soffrire. Dopo essermi dimessa seppi un sacco di cose su di lui che non mi aspettavo, davvero Scott era il principe azzurro allora, ed io lo avevo fatto scappare via. Me lo aveva anche promesso che nonostante tutto e tutti, qualsiasi cosa sarebbe accaduta, lui mi avrebbe sempre aiutata, protetta, difesa, sarebbe stato sempre al mio fianco. Ed io glielo avevo anche promesso che lo stesso sarebbe stato per lui, che lo avrei sempre difeso, sempre aiutato sempre protetto, ce lo eravamo promessi insieme per noi due, e fino ad oggi solamente uno dei due ha potuto mantenere fino alla fine la promessa." - Si bloccò Keira dopo quest'ultima frase, ricominciando a piangere. Anche Matt notando l'emozione della ragazza, l'abbracciò come lei aveva fatto con lui un momento prima, tenendola stretta col suo braccio per darle forza e per farle riprendere. - "Scott ha sempre mantenuto la promessa, anche quando ho pensato che se potesse dimenticare, semplicemente mi guardava da lontano mentre io continuavo con la mia vita, ma lui mi era sempre vicino nonostante tutto. Io invece oggi, non ho sono stata in grado di mantenere la mia promessa, oggi lui si trova lì, mentre io sono qui a parlarvi di quanto sia stato grandioso Scott con me e nella sua vita, ma alla metà di voi presenti qui neanche ve ne importa, semplicemente perché con lui non ci avete passato nemmeno metà del vostro tempo indispensabile per vivere per capire che persona era e quanto potessere essere migliore di tutti noi messi insieme. Lui non lo meritava, non meritava nulla di tutto ciò. Ma c'è ancora una cosa che gli devo e questa è la mia promessa qui ora, davanti a tutti, affinché lo sappiate: anche a costo di perdere la mia di vita, io glielo devo a Scott, io scoprirò chi si è permesso di togliere la sua di vita al mondo." - Terminò Keira, prima di asciugarsi le lacrime e girarsi verso la bara del ragazzo, guardandolo per l'ultima volta, piangendo più forte. - "Scusami Scott, è stata tutta colpa mia, lo so." Disse piano mentre le lacrime scendevano più velocemente e inondavano il suo viso.
"Lo scopriremo insieme, Keira." Disse piano Matt, accanto alla bionda, anche lui arrabbiato per quello che era successo e sofferente per l'amico.
La ragazza lo guardò decisa e dopo chiusero la bara del ragazzo per sempre.







***






"I noticed you got hot in summer you had no comfort
Your shirt was cotton your face was sunburned
You paced around like you’d been waiting
Waiting for something
Your world was burning and I stood watching
As I looked on the flames grew high you watched me frown
I said “goodbye”.."





La casa di Scott dopo il funerale era ancora piena di persone che si soffermarono a parlare con i genitori e anche i ragazzi erano rimasti tutti lì, in silenzio, seduti su alcuni divani, ancora scossi per l'accaduto. Evelin picchiettava nervosamente con i tacchi sul pavimento, indispettita anche lei, come Keira, per la visione di Joey, accanto al padre di Scott, che parlava tranquillamente con i genitori del ragazzo, come se nulla fosse. Il suo nervosismo si percepiva più di quello degli altri e Luke fu il primo ad accorgesene, sedendosi accanto alla ragazza.
"Con che faccia tosta si presenta qui." Sputò arrabbiata la mora, guardando il ragazzo ancora, mentre parlava con i genitori dell'amico.
"La presenza di Joey non è gradita a molti." Puntualizzò il biondo, che cercava Keira tra la folla ma non la vedeva.
Evelin guardò il biondo incurvando le sopracciglia, molto arrabbiata per questa cosa e decise di alzarsi dal divano. Aspettò qualche minuto prima che il ragazzo smettesse di parlare con i signori e dopo decise di avvicinarsi per parlare con lui.
Lo prese di spalle e cercò una stanza tranquilla in cui parlare col ragazzo poiché la rabbia non l'avrebbe aiutata molto a passare inosservata e non voleva rischiare neppure che potesse andarci di mezzo anche Matt.
Entrò nella prima stanza libera che trovò, ci spinse dentro anche Joey e socchiuse la porta, per poterci parlare. Mentre i due erano in quella stanza, Matt passò da quel corridoio e sentì una volta a lui molto familiare: era la voce di Evelin. Notò chi c'era al suo interno poiché la stanza era davanti ad un muro con uno specchio che occupava un quarto di parete e tramite quella piccola fessura della porta aperta, vedeva il volto di Evelin, per metà, riflesso in quello specchio. Decise di nascondersi dietro la porta ed ascoltare cosa stesse dicendo la ragazza e soprattutto con chi fosse.
"Che ci fai tu qui?" Chiese arrabbiata la ragazza.
"Dovevo chiederti il permesso?" Chiese strafottente Joey.
"Non scherzare con me, sia chiaro! Ho fatto tutto quello che mi hai chiesto, no? Perché cazzo sei qui allora con questa faccia tosta al funerale di Scott, mio amico, non tuo!" Rispose adirata la ragazza.
"A cosa ti stai riferendo?" Chiese il ragazzo preoccupato.
"Non fare il finto tonto Joey, non farlo con me!" Disse ancora adirata Evelin.
"Evelin ti conviene calmarti con me." Mormorò brusco Joey.
"Ennò caro mio, hai finito di fare il coglione sbruffone con  me. Cos'è, sei venuto ad ammirare la tua bellissima impresa compiuta? Sei per caso soddisfatto? Mi hai in pugno Joey, mi hai minacciata per tre mesi di fila, mi hai costretta a fare praticamente tutto quello che volevi, ho fatto tutto, cosa cazzo ti ha spinto ad uccidere Scott? Cosa?!" Chiese urlando la ragazza, piangendo.
In quel momento, nel corridoio, stava passando anche Keira, che si trovava dalla parte opposta a quella di Matt. Era da sola, lei non sapeva però che il ragazzo era nascosto dietro la porta e che la stava vedendo a sua volta dallo specchio, mentre lei era dietro l'angolo e sentiva le urla di Evelin.
"Io non ho fatto assolutamente un cazzo io, Evelin! Perché mai avrei dovuto uccidere Scott? Era un mio amico." Spiegò Joey discolpandosi.
"Joey non dire cazzate e cerca di essere sincero per una volta. Scott non era tuo amico, come potrebbe essere tuo amico uno che uccideresti per minacciare una ragazza? Scott e Matt non sono tuoi amici, tu li usavi e basta, per arrivare a me e adesso che mi tieni in pugno, tu non avresti avuto più problemi. Perché cazzo hai ucciso Scott?" Domandò nuovamente la ragazza.
"Io non ho ucciso nessuno, ok? Lo so, ti ho minacciata dicendoti che avrei ucciso sia Scott che Matt, ma come dici tu, ti ho in pugno, quindi perché non dovrei rispettare i patti? Lo sai che sono fedelissimo alle condizioni che pongo io stesso, sarei scorretto ad uscirmene così." Spiegò Joey.
"Tu sei sempre scorretto, non sei corretto semplicemente perché per una volta ti limiti a minacciare qualcuno senza ucciderlo, mio dio, proprio non capisci?" Chiese esasperata Evelin.
"Non capisco dove tu voglia andare a parare, questo non lo capisco." Rispose sincero Joey.
Nel frattempo dietro la porta, sia Keira che Matt stavano ascoltando ogni singola cosa e Keira voleva entrare dentro la stanza per sfogare definitivamente la sua rabbia. In quel momento Scott si accorse che la bionda si stava avvicinando e la tirò via per un braccio, tappandole la bocca.
"Non ora, Keira." Disse solamente, lasciando tranquilla la ragazza, che si posizionava accanto a lui per continuare a sentire la discussione.
"Sei stato tu, Joey." Disse semplicemente Evelin, arrabbiata.
"Cosa diamine potevo saperne io che quel giorno avrebbe usato l'auto del padre? La bomba era sotto la sua auto!" Esclamò infuriato, ma proprio in quel momento, si accorse di aver parlato un po' troppo del solito.
"Cosa stai dicendo Joey? Nessuno ha detto che è morto per colpa di una bomba sotto l'auto di suo padre, né tanto meno che lui quel giorno abbia usato l'auto del padre, lo sapevamo solamente io e Matt." Si avvicinò Evelin contrariata.
I due ragazzi fuori nel frattempo erano rimasti ancora ad ascoltare e mentre stavano sentendo la rivelazione entrambi i ragazzi sgranarono gli occhi per quello che avevano appena sentito.
"Ti sto dicendo che non sono stato io ad uccidere Scott, ti basta? Non permetterti mai più di accusarmi di una del genere, né tanto meno di comportarti così con me, potresti pentirtenere amaramente." Le disse Joey, squadrandola da capo a piedi, per poi uscire dalla stanza, mentre i due ragazzi fuori, si nascosero immediamente per non farsi vedere.
Evelin si lasciò andare su una sedia presente nella stanza e scoppiò a piangere per quello che aveva sempre pensato, rendendosi conto che ciò poteva essere stato provocato per colpa sua. Matt entrò prontamente nella stanza, mentre Keira era rimasta sul bordo, con gli occhi vuoti e una sensazione come di un nodo alla gola che doveva assolutamente far sparire.
"E' stata colpa mia, Matt." Mormorò piangendo la bruna.
"Non è stata colpa tua." Disse piano Matt, abbracciando la ragazza, mentre cercava di rincuorarla.
A quella scena Keira non seppe più trattenersi e scese le scale correndo, sentiva che stava per iniziare a stare poco bene, ma doveva assolutamente fare questa cosa prima di abbandonarsi completamente al dolore.
Rincorse Joey che era ancora dentro la sala, mentre gli altri erano rimasti sotto ad aspettare sia che facesse il suo ingresso Keira e sia che tornassero Matt ed Evelin, per poi andarsene.
"Joey!" Lo chiamò a gran voce Keira. Tutti all'interno di quella stanza si girarono non appena sentirono la bionda chiamarlo.
"Sì, che c'è?" Chiese il ragazzo scocciato.
"La tua presenza qui non è ben accetta, chiaro?" Chiese la ragazza a denti stretti.
"Sentiamo, decidi tu chi può stare al funerare di Scott?" Domandò tagliente il moro.
"Sicuramente al suo funerale non possono starci i suoi presunti assassini." Rispose la bionda, colpendo al centro del cuore di Joey, che per un attimo sbiancò.
"Senti biondina, mi hai proprio stufato." - Cominciò il ragazzo tirandola per un braccio, ma Keira rimaneva al gioco, non aveva paura. - "Se non la smetti finirai come il tuo amico, chiaro?"
"Cosa aspetti?" Chiese lei sempre più padrona della discussione. Lo stava colpendo, ci stava riuscendo.
"Non posso semplicemente perché il tuo bel faccino mi interessa." Rispose triste lui.
"Te lo ripeto nuovamente Joey: io non ho paura di te, né delle tue minacce, ma sta lontano dai miei amici, altrimenti fidati, potrei farti rimpiangere anche il giorno della tua nascita. Lo sai, so molte più cose io di te che tu di me." - Chiarì la situazione Keira, prima di staccarsi irruentemente dalla presa di Joey, che si era allentata sul suo braccio. - "E non toccarmi mai più. L'ultima volta ti è andata anche bene che non ti abbia denunciato, figlio di puttana." E finì la discussione con Joey, andandosene. Il ragazzo decise di uscire fuori dalla casa, dopo essersi accorto che tutti li osservavano, pur non sentendo bene la loro discussione, per il tono di voce non troppo elevato che avevano sostenuto entrambi.
"C'è qualche problema con Joey?" Chiese Luke, preoccupato, avvicinandosi alla bionda.
"Niente che non si possa risolvere." Rispose Keira, toccandosi piano la pancia.
"Stai bene?" Notò il ragazzo, vedendo un po' impallidire la ragazza.
"No, ho la nausea e non mi sento per niente bene." Confessò la ragazza, con gli occhi lucidi.
Luke toccò la sua fronte e notò quanto scottasse in quel momento. - "Tu hai la febbre."
La ragazza sorrise appena e un attimo dopo si ritrovò tra le braccia di Luke, mentre cercava di farla sentire un po' meglio.
"Grazie." Mormorò la ragazza, accucciandosi sotto il suo abbraccio.
"Aspettiamo qualche altro minuto e poi andiamo, ok?" Chiese il ragazzo notando le condizioni in cui stava la bionda.
Keira fece solamente cenno di sì con la testa, chiudendo per un po' gli occhi e facendoli riposare.
Per un attimo, davanti sé, vide la figura di Scott che gli sorrideva come sempre faceva e ripensando a quel ricordo, anche sul suo volto, si stampò un piccolo sorriso.










"With your big eyes
And your big lies
With your big eyes
And your big lies"














Angolo Autrice:

ECCOMI CON QUESTO CAPITOLONEEEE! Allora scusami se ho tardato da morire e postare questo capitolo ma gli esami sono ormai alle porte e oltre a studiare non ho potuto usare molto il pc perché sono stata via in questa settimana. Ci sono da dire delle cosucce su questo capitolo.
1) questo è il capitolo della svolta della storia. Se fino ad ora avete visto solamente dei personaggi quasi normali, adesso non li vedrete più quasi normali. Es: se avete visto una Keira molto insicura, scordatevi di questa Keira, morirà con questo capitolo, ci sarà un'altra Keira, idem per tutti gli altri personaggi, apriranno la loro mente al 100% e si scopriranno i loro veri caratteri, con la morte di Scott diciamo che si aprirà un nuovo capitolo sulla storia che nessuno si immaginerebbe mai, forse qualcosa potrebbe essere svelata già dal prossimo capitolo.
2) la morte di Scott non è stata proprio voluta voluta: in realtà avevo in mente un'altra morte, ma non potevo attuarla poiché sarei rimasta bloccata coi capitoli, mentre se avete letto bene il capitolo della scorsa volta, c'è ancora un segreto che nessuno sa che echeggia nell'aria e l'unico ad esserne a conoscenza è proprio Scott. Chissà di chi sarà questo segreto.
3) Non è tutto come sembra, attenzione. Parlo soprattutto per le coppie che ho formato, in particolar modo tra Matt ed Evelin e Luke e Keira.
4) Ci saranno nuove coppie e soprattutto due nuovi personaggi che conoscete già, un personaggio l'ho solamente menzionato, l'altro personaggio è presente nella storia per altri motivi.
Spero che questi piccoli spoiler vi siano piaciuti, che dire, spero vi sia piaciuto (Io ci tengo molto personalmente a questo capitolo).
Ci vediamo alla prossima, buona lettura, xoxo, Vanex23.

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Capitolo 28
*** Ventottesimo Capitolo ***


Ventottesimo Capitolo




Erano ormai passate tre settimane da quel famoso incidente che era costato caro alla vita di Scott e che aveva reso quella scuola un po' più silenziosa e un po' più vuota del solito. Nessuno ormai aveva la stessa voglia come prima di metterci piede allo stesso modo, nessuno rendeva più lieve l'entrata del lunedì mattina quando tutti erano ancora cupi pensando alla domenica precedente appena trascorsa, abbandonata per ritornare alle lezioni, nessuno rendeva più accogliente l'entrata in classe nei giorni di interrogazione e quelle tre settimane erano state senza dubbio le più piene. Tutti evitavano tutti, nessuno parlava con nessuno, ognuno andava per la sua strada, incurante degli altri, come anche incurante di se stessi. Chi invece continuava la propria vita senza ritegno e senza alcun problema, scherzando, giocando, parlando tranquillamente con tutti e disturbando la tranquillità all'interno di quella scuola, era proprio Joey. Chi lo osservava di nascosto facendo notare ad altre persone quello che stava facendo, chi non lo guardava invece per paura di poter finire male, chi pensava fosse un matto, chi invece lo indicava davanti ai suoi occhi stupito e chi invece, non ci pensava nemmeno due volte a mandarlo al diavolo senza alcun problema. 
Per la quinta volta in quella settimana, come ormai ripeteva meccanicamente da tre settimane, Keira era entrata dentro quella scuola, dapprima guardando il posto vuoto dove solitamente trovava già la moto di Scott, e dopo si guardava intorno, per intravedere la figura di Scott accanto al suo armadietto, ma ormai ciò non poteva essere possibile.
Quella mattina però, in Keira c'era qualcosa di diverso che avrebbe voluto fare, eliminando per sempre una traccia di sé che non voleva più portarsi dietro e che non avrebbe mai più avuto il diritto di interferire con la sua vita, né con quella altrui. Silenziosamente, scivolò contro la porta del bagno, senza farsi vedere e bloccò la porta con una scopa lasciata lì dai bidelli in casi di emergenza per pulire i bagni e si diresse velocemente verso i lavelli. Si guardò allo specchio per pochi secondi e tolse via il cappuccio, guardandosi negli occhi col proprio riflesso: non era truccata, non aveva nemmeno un filo di fondotinta, la sua carnaggione era molto bianca e spenta, i suoi occhi soffrivano per quella condizione estenuante nel dover rimanere aperti più del dovuto e il contorno lo dimostrava, il colore spento violaceo sotto non erano altro che le sue occhiaie, dimostranti della stanchezza, ma a lei non importava, e continuava. Distolse subito lo sguardo, appena arrivò a guardarsi meglio, notanto come fosse combinata, ancora una volta ed aprì velocemente la cerniera della tasca piccola dello zaino, ne estrasse un piccolo tubicino e posò a terra la sacca.
Guardò per l'ultima volta quel piccolo aggegio che aveva uscito dal suo zaino, facendolo scorrere sotto le mani per poi prenderlo con due dita e aprirlo. Lì dentro c'erano le sue medicine, quelle che prendeva sempre quando stava male, quelle che l'avevano quasi fatta stare bene, ma dopo l'ultima volta voleva assolutamente non usarle più, perché di bene non ne avrebbero più fatto, di bene non ne facevano mai. Fece cadere tutte le pastiglie al suo interno, fuori, dentro il lavello e scesero velocemente per il tubo in cui solitamente invece veniva a cadere l'acqua che usciva e piano piano la coscienza di Keira stava iniziando a svuotarsi insieme a quel tubicino.
Mentre l'azione continuava instintivamente e meccanicamente i suoi pensieri furono bruscamente interrotti dal bussare prepotentemente al di fuori della porta che era stata chiusa da lei stessa con quel bastone. Si preoccupò di finire definitivamente il suo lavoro, molto più veloce del previsto e appena il tubicino si svuotò del tutto lo buttò dentro la pattumiera, attenta che fosse irriconoscibile insieme a tutte le altre porcherie buttate lì dentro. Prese nuovamente lo zaino in spalla e aprì la porta, mentre si ritrovò faccia a faccia con Evelin.
"Tutto bene, Keira?" Chiese la ragazza, quando si accorse che ad aprire era stata proprio la bionda, sorpresa nel vederla lì davanti a lei.
"Sì tutto bene, pensavo di non riuscire più ad aprirla questa porta!" Esclamò la bionda mentendo, e accennando un lieve sorriso.
La mora ricambiò il suo sorriso non troppo sicuro e andò dentro uno dei bagni, mentre Keira ruotò nuovamente la testa indietro per controllare l'ultima volta e chiudersi quella porta alle spalle. Nessuno avrebbe saputo, eccetto lei.



_________________________






Quella notte non era stata fatta per dormire e lei lo sapeva, ma la voglia di riposarsi era talmente così forte da non riuscire più a capire cosa fare. La testa pulsava forte, eccome se pulsava e ad ogni tentativo di chiudere gli occhi, questi si aprivano subito, impossibilitati dal confluire col pensiero e con la volontà dell'individuo. C'era qualcosa che non andava eppure non riusciva a capire cosa, infondo in quella giornata era stata tranquilla proprio fin quel momento. Sapeva però che, se avesse voluto veramente riposare, come non faceva da ben dieci giorni, doveva assolutamente fare qualcosa, ma cosa? Scese dal letto e decise di affidarsi nuovamente a ciò che un paio di anni prima l'aveva quasi portata a morire: le medicine. Il pacco di sonniferi era lì vicino a lei, ma non bastavano quelli. Aveva bisogno di qualcosa che le facesse dimenticare tutto e che la portasse in un punto di benessere da non sentire nemmeno più la confusione attorno a lei. Scese piano le scale per non farsi sentire da sua madre e aprì piano un cassetto della dispensa, sapeva che sua madre non avrebbe mai buttato quelle medicine anche se le aveva nascoste dalla sua vista per non complicarle la vita. Scartò più volte delle cose che non avevano per niente l'aria di quello che stesse cercando lei, fin quando non ritrovò un tubicino giallo, non molto grande, col tappo rosso, che conosceva fin troppo bene. "E' l'ultima volta." Bisbigliò la ragazza vedendolo tra le sue mani, per poi chiudere il cassetto, mettere in ordine e tornare in camera. Prese due pillole uscite da quel tubicino e le infilò in bocca, aspettando che si sciogliessero al suo interno. Dopo un paio di minuti, prese un sonnifero e bevve un po' d'acqua sopra, per far scendere meglio anche questa pillola e si buttò sul letto, nascondendo prima però quel tubicino magico che mai più avrebbe utilizzato. Dopo pochi minuti a rigirarsi nel letto, aspettando, piano piano gli occhi della ragazza si chiusero da soli e senza nemmeno accorgersene si era addormentata con ancora addosso i vestiti della giornata, senza neppure cambiarsi.

***

Poche ore dopo si risvegliò infastidita da qualcosa che le stava pungendo su un fianco ma che non riusciva a capire cosa fosse. Stava scomoda, non si sentiva comoda come nel suo letto e gli occhi non riuscivano più ad aprirsi come prima, erano abbastanza pesanti, e ciò impiegò uno sforzo maggiore. Ma appena aprì gli occhi, con grande paura, riuscì a capire cosa stava succedendo. Non si trovava più nel suo letto, né tanto meno era più in casa sua o comunque non si trovava più in un luogo sicuro. Il fastidio al fianco che l'aveva fatta svegliare non era qualcosa dovuta al suo corpo ma era bensì il pavimento su cui si era ritrovata sdraiata, ovvero la strada, ma non era una strada qualunque, era la strada dell'impalcatura della costruzione del ponte. La ragazza si alzò di scatto notanto in che luogo era, sotto di lei c'era completamente il vuoto se non delle palafitte di legno che reggevano il ponte mentre alla sua sinistra c'era una staccionata che era impossibile da superare se non con grande agilità fisica, cosa che sì, lei aveva, ma che da sveglia e cosciente non avrebbe mai fatto. Come aveva potuto fare una cosa del genere? E perché? Ma soprattutto, era diventata sonnambula adesso? Si ritrovò completamente spiazzata notando come era finita lì senza nemmeno capire niente, senza nemmeno essersi fatta del male, senza saperlo e senza capire il perché dell'essere andata proprio al ponte.
Il mare non era per niente calmo, da lì poteva notare la spiaggia sotto le palafitte, umida per le onde che si infrangevano sugli scogli, trasmutati e trasmutabili, come uno, nessuno e centomila e in quel momento pensò alle maschere di Pirandello che stava studiando a scuola, notando come lei era così variabile come quelle onde, prima dormiente nel suo letto e adesso sveglia vicino un'impalcatura.
Il problema però sarebbe stato scendere da lì, aveva paura delle altezze e ciò non era mai stato facile per lei, non aveva mai superato questa sua paura e ciò la metteva davvero in difficoltà. Respirò un paio di volte prima di riprendere la concentrazione e studiare un piano. Nelle tasche aveva ancora il telefono e sfogliò più volte i nomi in rubrica per poter chiedere aiuto a qualcuno ma fu tutto inutile. Metà delle persone a cui aveva pensato avrebbero avuto il telefono spento e comunque non avrebbero risposto alla chiamata, poiché dormivano beati e l'unico nome, nella sua rubrica che avesse mai potuto invece aiutarla, non voleva chiamarlo perché lo stava evitando. Avrebbe fatto da sola questa volta, ce l'avrebbe fatta, doveva farcela comunque se non voleva passare il resto della sua vita lì dentro.
"Ce la puoi fare, Keira." Si sentì dire da una voce dietro le sue spalle e la ragazza, alquanto preoccupata si voltò verso il suono della voce.
"Perfetto, adesso ho anche le allucinazioni?" Chiese retoricamente, non vedendo nessuno dietro di sè.
"Non hai le allucinazioni, stai sentendo la mia voce perché è la tua mente che per darti forza, ti sta facendo questo scherzo." Commentò nuovamente la voce, stavolta però dando un volto a questa.
"S-Scott?" Chiese la ragazza, paralizzata.
"Andiamo, faccio davvero così paura? Io mi sento forte!" Rispose ridendo il ragazzo, mentre si prendeva gioco della bionda.
"Tu sei morto, io sono qui e sto parlando con te?" Chiese la ragazza ancora, non capendo.
"Tu non stai parlando con me davvero, è la tua mente che te lo sta facendo credere, quindi teoricamente tu stai parlando da sola." Spiegò risolutivo il ragazzo.
"Ma io non voglio parlare da sola." Si lamentò la bionda.
"Allora parla con me." Disse Scott ridendo.
"Non ti ricordavo così simpatico." Brontolò la ragazza.
"Semplicemente perché non sono io, ma sei tu a farmi parlare." Spiegò ancora una volta il ragazzo.
"Puoi lasciarmi in pace? Ti prego voglio scendere da qui e tornare a casa, non so neppure come ho fatto a finirci qua sopra." Rispose sconvolta la bionda.
"Camminavi durante il sonno, sei finita qui perché avevi voglia di stare meglio." Disse Scott.
"Non mi sembra che qui si possa stare meglio." Disse semplicemente Keira, mentre scendeva, finalmente da quel ponte. Ma appena toccò terra, si sentì presa da un forte dolore, simile ad una fitta, all'altezza della gamba e notò con non molto piacere che i suoi pantaloni erano strappati lateramente e che la sua gamba destra aveva sanguinato ed era marchiata da un taglio abbastanza grande.
"Te lo sei fatto mentre venivi qui." Le indicò Scott, facendole ricordare come se lo era procurato, mentre saliva sul ponte.
"Speriamo che il fianco sia apposto." Borbottò la ragazza, alzando la maglietta. Nel fianco c'era solamente un piccolo graffio non saguinante per la parte che era venuta a contatto con la terra sotto di lei.
"Hai bisogno di aiuto." Disse Scott mettendosi a braccia conserte davanti alla ragazza.
"Lo so che sono matta da legare e comunque è incredibile come la mia mente ti associ perfettamente a quando tu eri ancora in vita." Commentò sarcastica la bionda.
"Beh anche io mi ricordo come tu sia estremamente testarda e rompi palle, siamo pari suppongo." Rispose ridendo il moro.
"E' la mia mente a farti dire queste cose o le pensi sul serio?" Chiese curiosa la bionda.
"Entrambi?" Domandò Scott, cercando di salvarsi.
"Probabilmente." Rispose solamente Keira.
"Devi chiamarlo." Si sentì dire subito dal moro.
"Chiamare chi?" Fece finta di non capire Keira.
"E' la tua mente Keira, non puoi fare la furba." La prese immediatamente Scott, scoprendo le sue carte.
"Io non chiamerò nessuno, adesso torno a casa e dimentico quanto è successo. Sto davvero perdendo la calma e la forza di vivere." Si lamentò Keira.
"Non puoi lamentarti a vita, chiama Luke e fatti venire a prendere, lo sai meglio di me, che oltre me, sarebbe l'unico in grado di salvarti!" Urlò quasi il ragazzo.
"Ma io non voglio essere salvata da nessuno!" Urlò anche Keira, facendo smettere ogni tipo di pensiero anche all'interno della sua testa.
"Ascolta, lo sai, io ci sarò sempre per te, anche se non fisicamente. Tu mi stai dando l'opportunità di intervenire per l'ultima volta all'interno della tua vita, con la tua mente, la parte più razionale del nostro corpo, non è solamente una fottuta allucinazione, è una richiesta d'aiuto questa. Prendi quel telefono e chiama Luke, fatti aiutare e fatti portare a casa. Non posso sopportare di vederti così, e non lo sto dicendo io, lo stai dicendo tu, tramite la mia immagine. Te lo stai dicendo da sola Keira, ti stai dicendo da sola che sei una rompi palle, che sei una testarda, una codarda, una ragazza simpatica, una ragazza che vuole essere salvata e che soprattutto vuoi chiamare Luke, quindi chiamalo!" Spiegò Scott, mentre Keira cercava di trattenersi dal piangere.
"Lo so, me le ripeto ogni notte queste cose, mi faccio abbastanza schifo da sola per come tratto le persone e per come mi tratto. Nessuno mi meriterebbe al proprio fianco, tutto quello che ho è solo negatività per chi mi circonda." Sprofondò ancora di più la ragazza.
"Tu credi che sia bello vedere una ragazza come te che si sotterra da sola senza mai prendere controllo della propria vita nelle proprie mani? Dovresti reagire Keira e non piangerti addosso, suvvia, avresti così tanto da sfruttare se solo concedessi alla tua vita il tuo vero carattere e non questa stupida maschera che porti per non deludere le persone o per giustificarti del tuo disturbo? Sei disturbata mentalmente? E allora, chissene? Certa gente commette cose ben peggiori nella vita e tu preferisci piangerti addosso perché hai paura di poter ferire a parole, dicendo la verità, chi ti sta vicino? Sveglia Keira, loro vogliono questo: la verità. Quindi tu adesso smettila di piangere, smettila di proiettarmi come se fossi Scott a parlare e non la tua coscienza, alza il culo da qui, chiama Luke, fatti venire a prendere e datti una mossa a cambiare la rotta della tua lancetta. Non puoi sperare nel cambiamento se non sei tu la prima a farlo. Lo so, ci hai provato mille volte, ma non era il momento adatto. Adesso puoi." Riprese il suo discorso Scott.
"Anche queste sono parole che mi sono sempre detta." Sorrise amaramente la bionda.
"Stavolta non saranno solamente parole. Nessuno è quello che dice di essere Keira, fin quando non lo dimostra. Quindi dimostra a tutti di essere una stronza bastarda con i controcoglioni che non si fa prendere per il culo dal primo coglione che passa." Rise Scott, dicendo queste cose.
"Anche queste cose, non mi sono nuove." Commentò ridendo la bionda.
"Spero ti siano servite almeno. Ah e comunque sì, tranquilla, Hemmings risponderà alla chiamata e, che resti tra me e te, sì, è cotto di te, sta tranquilla." Commentò ancora Scott, facendole l'occhiolino.
"Io non avrei mai chiamato Luke, Hemmings." Disse sconvolta la ragazza.
"Questo era un mio appunto personale." Specificò Scott, imbarazzato.
"Mi manchi tanto Scott, tantissimo." Disse la ragazza, alzando lo sguardo verso il moro che era rimasto ancora in piedi, accanto a lei a guardarla con un sorriso apprensivo sulle labbra.
"Ci sarò sempre per te Keira, lo sai. Adesso devi lasciarmi andare però, sai, non ci sarò più io a rincuorarti la prossima volta. Anzi, suppongo che non ci sarà più una prossima volta." Spiegò risolutivo Scott.
"Magari fossi pronta a lasciarti andare." Mormorò lei, alzandosi piano.
"E' facile: basta chiudere gli occhi e riaprirli." Disse Scott, intimandola a chiudere gli occhi.
"Non voglio.." Disse delusa la ragazza.
"Tu vuoi." Riprese Scott, facendole chiudere gli occhi.
La bionda fu costretta a non opporsi e fece ciò che gli aveva chiesto il moro. Chiuse gli occhi, respirò l'aria intorno a sé e subito dopo li riaprì. Di Scott non c'era più l'esistenza intorno a lei. Si guardò intorno un paio di volte ma la figura del ragazzo era svanita, totalmente dissolta in quello spazio. Chiuse gli occhi un altro paio di volte e li riaprì, provò anche a chiamarlo nella sua mente, ma non ritornò più, né lo sentì parlare di nuovo.
Si sedette nuovamente a terra, doloramente per la gamba e sospirò sonoramente, prendendo il telefono tra le mani a rigirandoselo senza mai sbloccare lo schermo.
Mentre rimaneva lì, pensando ancora a cosa fare, la sua spalla destra si sentì leggermente più calda del solito, come se ci fosse qualcuno poggiato con la propria mano, che cercasse di far leva o forza, stringendola però delicamente. Lo sguardo della ragazza inizialmente viaggiò intorno a sé, ma subito dopo capì che forse in quel momento non c'era bisogno di chiedersi chi fosse e se avesse sentito bene o male la sensazione di benessere provata in quell'istante.
"Ciao Scott." Mormorò piano, sorridendo, mentre si rialzava per abbandonare definitivamente quel posto, seppur camminando a fatica, ma con grande forza di cambiare il suo essere.






________________





Le lezioni erano trascorse molto velocemente anche se non sembrava quasi mai per gli alunni. Il caos all'interno di quei corridoi era il re indiscusso, ma da un po' di giorni ormai mancava. Evelin era rimasta per tutto il tempo in silenzio ad osservare i ragazzi dei primi anni passeggiare tranquillamente, mentre stava seduta su una sedia a studiare storia per l'interrogazione del giorno successivo: nessun altro avrebbe preso il posto di Scott per quell'interrogazione.
"Posso disturbarti un attimo?" Le chiese Matt, chiudendole il libro davanti.
"Dimmi pure." Sorrise la ragazza, posando il libro.
"Questa è per te." Disse il biondo, dandole una foto coperta.
La ragazza la girò immediatamente curiosa e notò che in quella foto c'erano lei, Scott, Matt, alcuni amici di Scott ed erano fuori un locale tutti insieme, sorridenti.
"Dove l'hai trovata?" Chiese la mora, contenta.
"Era nell'armadietto di Scott, ne ho trovate tantissime, conservava tutte le foto di noi insieme in un quadernetto e ne ho trovate alcune. Questa la lascio a te." Spiegò il ragazzo, guardando la foto.
"Grazie." Commentò sorpresa Evelin.
In quel momento passò da lì anche Keira, che stava andando verso il suo armadietto prima di uscire e ritornare come suo solito a casa con Steffy ed Allison che la stavano aspettando fuori insieme agli altri. Matt scattò subito verso la bionda e la bloccò immediatamente.
"Devo assolutamente darti questa." La prese, porgendole una busta.
"Cos'è?" Chiese la ragazza abbastanza tesa, notando questa busta bianca, coperta e girandosela tra le mani.
"Aprila pure, penso che ti farà davvero molto piacere vedere cosa c'è al suo interno." Rispose sorridendo il biondo, allontanandosi subito, per lasciare alla ragazza tutto lo spazio necessario affinché potesse rimanere con le sue emozioni.
La bionda non se lo fece ripetere due volte e aprì subito la busta, attenta a non rovinarla e notò subito la foto al suo interno. La prese piano e sul suo volto si stampò subito un sorriso, pieno di gioia, ricordando i momenti di quello scatto: era una foto del compleanno di Scott, lui seduto sulla sedia mentre sulla sua gamba sinistra c'era Keira che gli dava un bacio sulla guancia sinistra e dall'altro lato invece c'era la sua sorellina a dargli un bacio sulla guancia destra. Girò la foto e notò, con la calligrafia di Scott la seguente frase: "Insieme alle mie due donne preferite, la terza stava scattando la foto."
Immediatamente la ragazza aprì il suo armadietto ritrovandosi l'anta, quasi vuota, difonte a sé e subito un'idea la colse improvvisamente, facendole brillare gli occhi. Prese un po' di colla all'interno del suo zaino e ne spalmò un po' sull'armadietto e un po' sul retro della foto e piano l'appoggiò facendola aderire perfettamente con la base dell'anta. Posizionò la foto accanto a quella di suo fratello e alla vista di ciò la ragazza lasciò un ultimo sguardo a quei due uomini della sua vita per poi chiudere piano l'armadietto e uscire fuori dai suoi amici che la stavano aspettando.
"Possiamo andare?" Chiese Allison, finendo di fumare la sua sigaretta.
"Sì certo." Annunciò Keira, prendendo sottobraccio l'amica.
"E' da circa 20 minuti che quell'auto è arrivata, ha parcheggiato qui davanti la scuola ma non è ancora sceso nessuno." Costatò a voce alta Calum.
"Sicuramente stanno aspettando che tu passi da lì per rapirti." Riprese Micheal ridendo.
"Saranno dei trafficanti di organi." Aggiunse Ashton.
"Quanto siete stupidi." Affermò Luke, ridendo.
A quell'affermazione, Keira si girò a guardare il ragazzo che di tutta risposta la stava già fissando, forse aspettandosi già la reazione della bionda o semplicemente perché non riusciva a staccarle gli occhi di dosso, così desideroso di poter colmare la distanza tra loro due. Entrambi per un attimo si sentirono come quella famosa serata al ponte, quando nessuno dei due si parlava a parole ma preferivano parlarsi con i gesti, con gli occhi e che nonostante tutto, cercavano di allontanarsi ma alla fin fine non facevano altro che avvicinarsi. Questa volta Luke avrebbe voluto agire diversamente da quella sera al ponte, ma come avrebbe potuto fare?


"Una ragazza dai capelli biondi stava seduta fuori da un locale alle 22:00 di sabato sera, intenta a finire delicatamente la sua ultima sigaretta, cercando di non pensare a ciò che si stava perdendo all'intero del locale. I suoi occhi color cioccolato si erano quasi incantati a fissare il nulla, all'estremità della strada, da cui passavano auto su auto e aveva ormai perso il conto di quante ne aveva viste in quelle serata.
Si stava annoiando e stava aspettando e ciò la portava alla seccatura più totale perché odiava aspettare, soprattutto chi era in ritardo.
Si stava interrogando se le scelte che aveva fatto fin quella sera potevano essere giuste oppure no, ma d'un tratto si scordò pure perché stava pensando, quando incrociò il suo sguardo con uno sguardo azzurro, che la scrutavano come sempre e uno sguardo così non te lo puoi dimenticare. Non te lo puoi dimenticare soprattutto se ci sei cresciuta insieme, se ci hai sperato almeno una volta nel vederlo addosso a te. Non te lo puoi dimenticare se ci hai passato tutte le notti più brutte della tua vita con quello sguardo che ti rassicurava, con quello sguardo che cercava di indacare, con quello sguardo che voleva sapere tutto e che avrebbe saputo tutto ad ogni costo. 
Non te lo puoi dimenticare perché anche se non te ne accorgi, la persona che ha questo sguardo posato su di te, con tutte queste sfumature, pur non sapendolo ti appartiene già ed è la tua persona.
E' esattamente ciò che entrambi i ragazzi avevano pensato dal primo momento in cui si erano rivolti la parola fin a quell'istante, mentre si scambiano sguardi apparentemente normali ma che in realtà si dicevano tutto e niente.
Lui, Luke Hemmings, aveva capito molte cose nei suoi 17 anni di vita, tranne una o forse due.
La prima, era che nonostante avesse solamente 17 anni, sapeva più lui di amore, di chiunque altro indivuduo che avesse un'età media sui 30 anni. 
La seconda, era che aveva già trovato a chi dare il suo amore e da chi ricevere amore, ma troppo impegnato a disperdere distruzione per soffermarsi su chi aveva davanti.
La ragazza posò le sue mani sulla ringhiera, diede un ultimo tiro alla sigaretta e dopo la buttò a terra, notando che il gruppo di amici con cui era Luke le si stava avvicinando."


Anche per Keira era stata la stessa cosa ma stavolta non poteva e non doveva lasciarsi trascinare dagli eventi, anche se questo evento nella sua vita prendeva il nome di Lucas Robert Hemmings, non poteva soccombere, doveva semplicemente reagire e basta.
I due ragazzi continuarono a fissarsi forse per molto tempo, fin quando, i loro amici, notando come la situazione era diventata abbastanza tesa, decisero di intervenire.
"Andiamo?" Disse Steffy, tossendo un po'.
"Sì." Mormorò Keira, rigirandosi nuovamente e Luke strinse la mano a pugno, affranto anche per quel tentativo andato male.
Ma mentre i ragazzi stavano per scendere dalle scale, due persone scesero dall'auto che stavano commentando pochi minuti prima Calum, Micheal e Ashton.
"Ciao ragazzi!" Li salutarono i due, davanti a loro.
"Trevor?" Chiese Keira, sorridendo.
"Eliza?" Domandò Luke, un po' preoccupato.






















Angolo Autrice:

EEEEEEEE sono tornata, non ve lo aspettavate verooo? E invece eccomi qui, pronta con questo capitolo bomba anche se è un po' più corto del solito. Spero che già da questo capitolo comunque possiate capire un po' di cosucce anche se in minima parte.
Avete visto la reazione di Keira anche se abbastanza intricata, ma non vedrete solamente questo. Finalmente tutti i personaggi si faranno conoscere, e soprattutto scoprirete tutti i segreti che piano a piano a partire già dai prossimi capitoli potrebbero essere svelati. Tenete ben a mente comunque questa parte finale del capitolo e tenete anche ben a mente il discorso proiettato su Scott che Keira alla fine si fa da sola, perché questo capitolo è l'inizio della fine!
Bene, detto ciò, non vi do più altri spoiler, al prossimo giro capirete meglio e soprattutto occhio che ci sarà finalmente il personaggio misterioso di cui vi parlavo il capitolo precedente. Uno è già stato svelato, penso abbiate capito sia Trevor, mentre per l'altro dovrete ancora aspettare un po'.
Spero comunque che vi sia piaciuto questo capitolo, fatemi sapere cosa ne pensate.
Buona lettura, xoxo, Vanex23.



 

SPOILER:


[...]
"O tu dici ai tuoi amici che noi stiamo insieme oppure finisce tutto qui." Disse la ragazza alquanto rassegnata.
"Come vuoi tu mio raggio di sole." Riprese il ragazzo ridendo.
[...]

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Capitolo 29
*** Ventinovesimo Capitolo ***


  Ventinovesimo Capitolo


"Trevor?" Chiese Keira, sorridendo.
"Eliza?" Domandò Luke, un po' preoccupato
.


Tre anni prima.



Il via vai all'interno del corridoio dopo la fine di ogni lezione aumentava sempre di più, ed era impossibile reggere qualsiasi tipo di contatto visivo per qualsiasi studente con i propri amici, a meno che non si fosse creata una sorta di catena umana tra compagni di classe per uscire tutti quanti insieme da ogni porta della propria aula ed arrivare insieme ai rispettivi armadietti. Ma ciò non accadeva quasi mai.
"Allora, stasera pizza e birra, ci state?" Chiese un ragazzo biondo, mentre lasciava l'ultimo libro della giornata nel suo zaino e chiudeva definitivamente per l'ultima volta quell'armadietto, prima di riaprirlo il lunedì seguente.
"Sì." Dissero in coro due suoi amici, accanto a lui, che sorrisero soddisfatti.
"Dove sono finiti gli altri?" Borbottò infastidito quest'ultimo.
"Eh lo sai come sono, appena usciamo dall'aula ci perdiamo tutti. Jake sarà sicuramente a pomiciare con la sua ragazza, Eliza di qua, Eliza di là, non perde mai colpi." -Disse Andrew prendendolo in giro. Ma in quel momento, sia Eric che Jordan, lo zittirono prepotentemente, facendo segnali che il ragazzo non pote captare subito, causa scarsa dotazione intellettuale. - "Vorreste dirmi di no? Quella ragazza, Eliza, gli ha completamente fottuto il cervello. Da quanto tempo stanno insieme? Neanche tre mesi, per favore. 
"Chi sta insieme con chi?" Chiese Trevor, che era dietro al ragazzo, mentre Eric e Jordan si battereno il palmo della mano sulla fronte disperati.
"Nessuno." Rispose Eric subito, facendo cenno agli altri di seguirlo.
"Come mai siamo così pochi? Solitamente abbiamo la grande riunion alla fine delle lezioni." Commentò Trevor.
"Jackson ha abordato una ragazza di secondo credo, Jake è con la sua presunta ragazza, Dav è a fare seduta extra di allenamenti, mentre noi siamo qui per te, non ti bastiamo?" Chiese Andrew ridendo.
"Ah Jake è fidanzato?" Domandò ancora stupito Trevor, non sapendo nulla.
"Non è fidanzato, sta parlando a vanvera Andrew, sai a volte non riesce a distinguire le immense cazzate che dice dalla realtà." Riprese Jordan, mentre portava a braccetto Trevor più avanti degli altri, e facendo cenno ad Andrew di smetterla, prima di ucciderlo con le sue stesse mani.
"Mi spiegate cos'ho detto di male?" Chiese Andrew, affiancandosi ad Eric.
"Senti, lasciamo perdere, ok? Ma non parlare di Eliza davanti a Trevor o di Jake ed Eliza davanti a Trevor, ok? Ti chiediamo solo questo." Gli comunicò speranzoso Eric.
"Va bene, mi farò gli affari miei." Disse Andrew rassegnato.


***


"Io mi chiedo come fai ad essere così figo sia con che senza gli occhiali, semmai io dovessi mettermi questi occhiali sembrerei una rincoglionita che si è appena svegliata da cinque giorni lunghissimi in cui ha solamente dormito." Commentò incredula la bionda.
"Quindi pensi che io sia figo?" Chiese lui sbalordito.
"Sì, ma è un dato di fatto, immagino anche che avrai avuto mille ragazze sì e no, o che comunque ti sbavano dietro." Disse lei sicura.
"Sì beh, ne ho tante che me ne vengono dietro ma se devo essere onesto, ho avuto solamente una relazione serie e tutte le altre da una notte e via." Rispose lui pensieroso. Questo argomento lo metteva sempre in pensiero e Keira se n'era accorta.
"Confermi comunque la mia tesi." Rispose lei compiaciuta.
Per un po' calò il silenzio tra i due. La bionda si era ormai incantata a fissare un punto indefinito oltre la staccionata, guarando chi entrava e chi usciva dal pub e Trevor se n'era accorto.
Ma si era anche accorto che in realtà non era un punto non definito quello che stava fissando la ragazza, perché appena percepì la sua traiettoria, notò con ben piancere che erano due i punti che Keira osservava e i suoi occhi balzavano da un punto ad un altro.
Da un lato c'era Luke Hemmings che stava parlando con Ashton e Micheal, sistemandosi i capelli come suo solito e prendendo la birra che gli aveva appena porso Micheal, mentre dall'altro lato c'era Scott, che stava più vicino alla porta, intento a togliersi la felpa abbassando la zip.
"Quale ti piace tra i due?" Chiese Trevor capendo perché la ragazza fosse così concentrata.
"Mh?" Domandò rivolgendosi a Trevor.
"Sono del parere che quando ti piace una persona devi fare di tutto per averla, sia nel bene che nel male. Ora, esattamente non so chi tra Hemmings e Witthemore possa piacerti di più, ma se davvero provi così tanto interesse per uno dei due buttati. Anche se poi finisce male, non privarti." Disse solo Trevor.
"Come hai fatto..?" Chiese Keira scandalizzata.
"Perché due anni fa anch'io ero nella tua stessa situazione. Ero davvero innamorato di una ragazza, si chiama Eliza, frequenta insieme a me, Eric e gli altri i nostri stessi corsi, da quanto tempo ci conosciamo? Circa otto anni. Non avevo solamente occhi che per lei, ma un giorno scopro che si fidanzata con un ragazzo della quinta, mentre lei era del terzo. Passano alcuni mesi e si lasciano, noi ormai non ci parlavamo più perché io avevo deciso di andare avanti e conosco una ragazza che nel frattempo si innamora di me e mi chiede di conoscerci e così accetto. Ci mettiamo insieme e stiamo quasi un anno insieme e davvero te lo giuro, ho provato sensazioni bellissime con lei, non me lo sarei mai aspettato, ma non quello che provavo con Eliza anche solo con uno sguardo. Avevo provato a cambiare e a voltare pagina ma inutilemente. Ci lasciamo. E' da un anno che ogni volta che incontro Eliza sono sempre allo stesso punto, sempre con le stesse situazioni. Ma perché, se mentre io cerco di combattere per eliminare ogni singola traccia di lei dentro di me, Eliza continua ancora a fare finta di niente nonostante sappia già tutto? E perché devo starmene a piagnucolarmi addosso per un qualcuno che forse neppure se lo merita? Semmai un giorno dovesse succedere, che io ed Eliza dovessimo realmente finire insieme, sarò il ragazzo più felice di questo mondo, ma nel frattempo, provo ad esserlo in modo diverso." Raccontò tutta la sua storia Trevor, mentre Keira lo ascoltava attentamente.



****



Due anni prima.


La campanella era appena suonata, segnando la fine delle lezioni per quella eterna settimana, ogni studente dentro di sé ringraziò mentalmente il bidello che aveva deciso di far suonare quell'affare circa dieci minuti prima.
Luke Hemmings si era diretto a passo spedito verso il suo armadietto, mentre tutti i suoi amici erano andati ad aspettarlo direttamente all'uscita da scuola, scambiando quattro chiacchiere tra di loro.
"Oggi cosa fai?" Chiese subito una ragazza, affiancandosi al suo armadietto. Al ragazzo quasi non venne un colpo, per la velocità con cui la ragazza gli si presentò davanti.
"Oggi sono a casa, prima play con i miei amici e dopo penso niente." Rispose non curante.
"Ci vediamo?" Chiese ridendo maliziosa quest'ultima.
"Sono fidanzato, lo sai che non possiamo." Rispose ridendo anche lui e scuotendo la testa.
"Ma una settimana fa non dicevi così." Rispose divertita anche lei.
"Questo perché una settimana fa non stavo con nessuna." Rispose deciso lui.
"Sentiamo, chi sarebbe questa fantomatica ragazza? Keira?" Chiese la ragazza, dai capelli biondini e corti, che si sistemava la piccola coda dietro la nuca, grazie allo specchietto che teneva in mano.
"Keira? Io e Keira siamo solamente amici. In realtà non la conosci perché non è di questo istituto." Disse vago il biondo.
"Stai mentendo." Disse ridendo la biondina.
"Io non sto mentendo, piuttosto, tu hai risolto col tuo ragazzo?" Chiese curioso il ragazzo.
"Si dia il caso, che il mio ex ragazzo, era tuo fratello, quindi dovresti saperlo più di me se ho risolto. Se sono qui da te e non da lui, un motivo c'è." Puntualizzò la ragazza.
"Sei così odiosa." Rispose il biondo scocciato.
"Ciao Eliza." La chiamò una voce alle sue spalle. Era Jackson, uno dei migliori amici di Jake.
"Merda!" Esclamò Luke, prendendo lo zaino da terra.
"Cosa ti scaldi a fare? Nemmeno sa perché stiamo parlando noi due. Ciao Jackson!" Riprese Eliza, divertita dalla tensione che Luke stava provando in quel momento.
"Cosa fate di bello ragazzi qui dentro, io non vedo l'ora di scappare!" Esclamò contento Jackson.
"In realtà niente, io sto per uscire." Rispose sbrigativo Luke.
"E tu cosa aspetti ancora qui?" Chiese Eliza curiosa.
"Sto aspettando la ragazza castana del secondo anno, ci siamo dati appuntamento fuori dalla scuola per tornare insieme, magari può nascere qualcosa." Commentò eccitato sempre, Jackson.
"Steffy Logan?" Chiese Eliza soddisfatta.
"Bingo! Adesso mi sbrigo, non vorrei che andasse tutto in fumo prima ancora di iniziare." Era euforico Jackson.
"Ma chi lo avrebbe mai detto, Jackson e Steffy, tu ed io..." Disse Eliza, sorridendo beffarda.
"Beh io adesso vado." Disse ancora Luke andando via.
"Ci vediamo da te stasera, ciao biondo." Rispose Eliza, uscendo dalla porta opposta alla sua.

La sera stessa i due ragazzi erano insieme sdraiati nel letto di camera di Luke, l'una sull'altro, mentre assaporavano insieme quei momenti di pace, prima di doversi separare nuovamente. Entrambi sapevano però che non c'era passione in quello che facevano, se non solo sesso per sfogarsi e per la frustazione di dover assolutamente godere insieme di quel momento. Niente di più. Luke sapeva che Eliza lo stava solamente usando e ciò non gli importava, anche se era più piccolo della ragazza, per lui sarebbe stato solamente apprendere qualcosa di più da ciò che stava accadendo. Eliza sapeva perfettamente che a Luke non importava niente di lei, come a lei non importava niente di lui e le stava bene così, il suo scopo era un altro, qualcosa di ben diverso. Avendo conosciuto anche Jake sapeva esattamente come muoversi, ma più di tutto sapeva che c'era qualcun altro che teneva a lei più di tutti e lei non poteva sopportare questa cosa. Non voleva aver nessuno che tenesse a lei perché era troppa la responsabilità della delusione e ciò doveva essere assolutamente distrutto. Sapeva che prima o poi, quello che sarebbe successo dopo lo avrebbero saputo tutti, tra cui anche colui che Eliza voleva distruggere per lasciarlo il più lontano possibile da lei. E infatti, tutto ciò che lei aveva sospettato o previsto, accadde forse un po' troppo velocemente del normale. La porta del piano di sotto si aprì e si chiuse molto velocemente e poco dopo fu udita dalla camera la voce di Jake che informava sua madre, non presente ancora, di essere tornato prima a casa.
"Vattene." Disse piano Luke, uscendo da sotto le lenziola e prendendo i propri vestiti per rivestirsi prima di lei.
La ragazza fece finta di essere preoccupata e piano piano riprese i suoi vestiti e se li rimise addosso, aspettando cosa fare.
Nel frattempo il ragazzo stava arrivando sempre più a passo spedito verso la sua camera che era in comune con Luke, convinto di potersi definitivamente buttare sul suo amato letto e riposare prima di uscire nuovamente la sera con i suoi amici e con la sua, presunta, ragazza. Ma Luke uscì di scatto dalla porta proprio mentre Jake stava per entrare, chiudendosela alle spalle. Aveva i pantaloni della tuta addosso e una canotta bianca, messa in modo abbastanza sbarazzina, e si stava sistemando i capelli.
"Sembra tu abbia corso almeno 1km, stai bene?" Si fermò Jake ad osservare il fratello minore, anche leggermente sudato e con fiatone.
"Sì, grazie." Rispose solamente Luke, sorridendo appena.
"Cos'è, non mi fai passare?" Chiese Jake, confuso.
"Per dove?" Domandò anche Luke confuso.
"Voglio entrare in camera  e dormire, sono stanco." Si lamentò Jake.
"Camera è un porcile, non credo ti convenga entrare, insomma, è meglio se dormi sul divano e aspetti che che sistemo, altrimenti chi la sente poi mamma." Rispose prontamente Luke, sbarrando l'entrata al fratello.
"Chissene, diremo a mamma che sistemerò tutto dopo, dai, fammi dormire." Lo scansò senza neanche troppa fatica, Jake.
Entrò nella stanza e notando un po' la confusione che vi era rise e basta, stendendosi subito sul letto. Luke cominciò a diventare ancora più teso, lasciando una mano poggiata sulla fronte e pensando a cosa poteva dire al fratello per farlo uscire definitivamente da quella stanza. Ma ormai Jake era vicino all'armadio che stava sistemando i propri vestiti e mentre aprì l'anta, si ritrovò davanti proprio la persona che non si aspettava di vedere.
"Eliza?" Chiese subito, facendola uscire dall'armadio.
"Jake..." Commentò subito, soddisfatta della situazione.
"Luke, che diamine stai facendo? Con la mia ragazza?!" Sbraitò subito il fratello.
"Lei mi aveva detto che vi eravate lasciati, io.. io..." Provò a giustificarsi il ragazzo ma ciò che nemmeno la ragazza si sarebbe mai aspettata da Jake, fu la sua reazione. Il ragazzo, preso dalla rabbia, si catapultò completamente addosso a Luke, procurandogli con un pugno in pieno occhio un bel lividone attorno al bulbo oculare, lasciando Luke steso in terra mentre si teneva la testa con una mano.
"Tu va via immediatamente!" - Urlò contro la ragazza, che non se lo fece ripetere due volte. - "Mi fate schifo." Sputò arrabbiato verso il fratello, abbandonando anche lui la casa ed uscendo dal portone, sbattendolo.
Tre giorni dopo Luke si ritrovò a dover girare per la scuola con il suo povero occhio violaceo e un po' gonfio, inventando a tutti quanti che ciò gli era stato provocato dalla caduta dello scatolo della play che teneva sull'armadio, con tutta la play messa dentro, che gli era caduto addosso. E mentre i suoi amici lo prendevano in giro per la storia divertente che si sforzava di raccontare nel modo più simpatico possibile, notò una figura girare per i banchi della menza, mentre stava chiacchierando tranquillamente con altre persone. Era Keira. In realtà ancora non aveva capito perché si era soffermato, quasi incantato a guardarla, insomma, loro non si parlavano più, avevano ormai smesso di vedersi anche per passare qualche oretta insieme, eppure, eppure c'era qualcosa che nonostante tutto lo teneva legato a lei pure mentre faceva tutt'altro come quello accaduto nei tre giorni precedenti. Keira era sempre stata tanto per lui, ma ancora non lo sapeva.



"Jake, ti prego, almeno fammi spiegare.." Disse piano la ragazza, senza però alzare lo sguardo da terra, sempre puntato sui propri piedi.
"Cosa? Cosa dovrei sentire? Altre bugie. Per l'amor di dio, assolutamente no, tu non puoi venire qui in casa mia, dopo avermi tradito e pretendere che io ascolti ogni tua singola parola credentori o peggio ancora tornando insieme a te." Rispose il ragazzo, adirato.
"Lo so che ho sbagliato.." Si lasciò sfuggire la ragazza, estremamente mortificata e senza ancora alzare lo sguardo da terra.
"Tu non lo sai, non lo sai. Se lo avessi saputo non mi avresti tradito e per di più non lo avresti fatto con mio fratello. Esatto, so già tutto, ogni singola cosa. Non sono uno stupito, semplicemente me ne sono reso conto da solo, dai vostri comportamenti e da come soprattutto tu continuavi a comportarti con me, da un paio di mesi a questa parte. E sai cosa? Non mi importa più niente, non mi importa nemmeno il fatto che adesso tu sia stata scaricata per ben due volte da due fratelli. Sai, quasi mi fa ridere questa situazione. E' finita." Sospirò il ragazzo, indicandole la porta per uscire, prima di chiuderla alle sue spalle e sospirare nuovamente. Uscì anche lui da quella casa non appena la ragazza si allontanò definitivamente e andò dalla prima persona che sicuramente avrebbe saputo tranquillizzarlo e chiarirgli tutte le idee, ricordandogli che certe decisioni bisogna prenderle soprattutto per il rispetto verso se stessi.
Suonò il campanello solamente una volta, non bisognava mai eccedere, sapeva che avrebbe risposto sempre e comunque e sapeva che quella era un'emergenza. La porta si aprì piano e davanti a lui c'era proprio il suo amico, colui che stava cercando: Eric.
"Hei Jake, cos'è successo?" Chiese subito il biondo, una volta aperta tutta la porta e guardato bene il suo amico.
"L'ho lasciata Eric, come mi avete detto tu e i ragazzi, l'ho fatto." Disse semplicemente lui, prima che il ragazzo lo facesse accomodare dentro casa, per tranquillizzarlo.






__________



I ragazzi erano rimasti lì ancora a fissarsi, mentre Trevor ed Eliza avanzavano ancora verso di loro. Keira era andata per prima incontro al ragazzo e a metà scala si abbracciarono forte, sapendo entrambi quanto tempo era passato dall'ultima volta che si erano visti.
"Tornare in questa scuola non è che mi piaccia molto, ma posso fare uno strappo alla regola ogni tanto, no?" Chiese sorridendo Trevor, mentre Keira era rimasta davanti a lui, una volta sciolto l'abbraccio.
"Solamente se vieni a salutare me." Rispose la bionda, sorridendo.
Luke invece era ancora rimasto sulla scalinata senza scendere, mentre gli altri erano andati verso i due ragazzi, lasciandolo lì da solo. Eliza si stava avvicinando a lui, ma il ragazzo la bloccò subito, scendendo qualche scalino senza avvicinarsi troppo.
"Meglio mantenere le distanze." Disse sorridendo amaramente.
"Tranquillo, non ti metterei mai le mani addosso, lo sai." Rispose pungente la ragazza.
"Diciamo proprio di no." Tagliò corto lui, ritornando verso i suoi amici e lasciando la ragazza sola.
Proprio in quel momento, dalla direzione dei parcheggi, qualcun altro, stava arrivando verso i ragazzi e facendo anche abbastanza chiasso.
"Guardate chi c'è!" Esclamò il primo ragazzo, alto anche lui, capelli castani, tipica camicetta che mai e poi mai avrebbe abbandonato nemmeno dopo la fine del liceo e che continuava ad usare anche per l'università, camminata da fighetto e soprattutto occhiali da sole enormi con un sole che nemmeno spaccava le pietre.
"David?" Chiese Keira, mentre Trevor salutava l'amico.
"In persona." Rispose David, mentre salutava tutti.
"Ci sono anche io, comunque." Disse offeso un altro ragazzo, un po' meno alto di Dave e più muscoloso nelle spalle.
"Sìsì, ma toccava a me fare l'ingresso da super figo." Lo riprese Dave e tutti i ragazzi scoppiarono a ridere.
"Hei ciao Steffy!" Esclamò Jackson, avvicinandosi alla ragazza, mentre con una mano toccava leggermente il suo fondoschiena. La castana rise immediatamente per quella scena e notando come Calum stava fissando bene verso la sua direzione, decise di approfitterne per sfoderare quello che da tempo aveva tentennato di fare: la sua vendetta.
"Ciao Jackson." Rispose subito lei, ammiccando un sorriso.
"Non ci sentiamo da un po'." La buttò lui così lasciando cadere la frase a varie interpretazione che la ragazza intuì subito.
"Se è per questo, non ci vediamo nemmeno da un po'." Rispose subito Steffy, che provocò anche nel ragazzo un grande sorriso concordando su quello che le aveva appena risposto.
"Come mai siete qui?" Chiese Keira, contenta.
"Abbiamo un po' di vacanze dall'università e siamo tornati prima di dare gli ultimi esami, quelli più difficili. E abbiamo deciso di tornare insieme, era da un po' che non mettavamo più piede nella nostra città." Confessò Trevor, guardandosi attorno.
"Sì, ma manca ancora qualcuno all'appello." Disse dubbioso David.
"Quei due, scompaiono sempre, mi chiedo cosa debbano fare." Aggiunse Jackson pensieroso.
"Non ditemi che è Andrew, vi prego." Commentò Keira, coprendosi il volto.
"No, Andrew non c'è, lui è rimasto bloccato a Chicago, ormai la fidanzata non lo fa più tornare qui in patria." Disse ridendo David, mentre sia Trevor che Jackson scuotevano la testa contrariati.
"Ma non mi dire, finalmente." Commentò stupita Keira.
Mentre il gruppo dei ragazzi stava ancora parlando tra di loro, ed Allison aveva appena staccato da una telefonata con la madre, qualcuno afferrò il suo polso da dietro, e per lo spavento, la ragazza cominciò ad urlare.
Tutti i presenti, sentendo l'urlo della ragazza, e notando la situazione scoppiarono immediatamente a ridere, fin quando Allison stessa, non riaprì subito gli occhi e notò con gran vergogna che non era stato nessun maniaco o comunque qualcuno di pericoloso a toccarla, ma bensì Jordan, suo caro cugino.
"Sei una persona orribile!" Esclamò Allison, prima di abbracciarlo.
"Non pensavo reagissi così." Scoppiò a ridere lui, ricambiando l'abbraccio.
Dietro di lui notò subito la figura di una ragazza, capelli lunghi e neri, carnaggione chiara e volto abbastanza familiare, forse anche troppo. Era Jessica, ex fidanzata di Eric e anche sorella di Joey. 
"Ciao ragazzi." Salutò la ragazza, rimasta ancora in disparte, mentre Keira andava a salutarla.
"Io sono curioso di sapere però come sta andando quest'anno la squadra di basket del liceo." - Chiese Jackson, avvicinandosi a Calum e Luke e prendendoli sottobraccio. - "E sono sicuro che voi due lo sappiate abbastanza bene."
"Siamo secondi nel nostro girone, capo. Ho ereditato la tua maglietta ma l'ho fatta personalizzare, quindi sto portando in alto il tuo numero comunque." Spiegò Calum ridendo.
"E tu biondo? Numero di tuo fratello?" Chiese Jackson a Luke, che fino a quel momento era rimasto zitto per tutto il tempo.
"No, io ho il mio numero, sono rientrato da poco nella squadra, quindi ho il 32 che fino a questo momento non ha preso nessuno." Spiegò Luke.
"E chi ha preso il mio numero allora? Io ero il capitano." Disse triste David, mentre Trevor cercava di consolarlo per la sua delusione.
"Il tuo numero ce lo aveva Scott." Disse Keira, abbassando lo sguardo.
"Ce lo aveva?" Chiese sempre David, non capendo.
"Mi dispiace tanto Keira, io purtroppo ho saputo la notizia due giorni dopo." Disse subito Jessica, facendo capire a David che non era quello il momento giusto per parlarne. In quel momento tutti gli altri capirono che era successo qualcosa di molto grande e irreparabile per aver scatenato questa reazione e cambiarono subito argomento.
"Pronti per gli esami?" Chiese subito Jordan, scatenando il malessere comune del gruppo, un grande mix di lamento e disperazione che fece ridere invece gli 'anziani' che avevano abbandonato quella scuola.
"Vi aspettiamo all'università ragazzi, mi raccomando." Disse Jackson sorridendo.
"Ci sono già due geni pronti per la facoltà di matematica e fisica se volete, prendeteli pure con voi." Comunicò Micheal ridendo.
"E chi sarebbero?" Chiese Trevor curioso.
"Luke ed Allison." Disse ancora Micheal, indicando i due amici che a loro volta negavano l'evidenza.
"Dai non siate modesti." Commentò Jordan ridendo.
"Voi cosa avete scelto? Io ho così tanta confusione nella mia mente per ora." Disse dispiaciuto Ashton.
"Io ed Eliza studiamo ingegneria meccanica a New York." Spiegò Trevor, indicando prima se stesso e dopo la ragazza al suo fianco.
"Io e Jessica lingue, però io studio russo e lei tedesco a Dublino." Disse Jordan.
"Io Medicina a Manatthan." Disse Jackson.
"Mentre io sono a Londra e studio Psicologia." Confermò David sorridendo, e anche Keira sorrise, sapeva che lui ed Eric sarebbero dovuti andare insieme a studiare a Londra.
"Quindi sei stato ammesso?" Chiese contenta la bionda.
"Non solo io. Questa è per te." Disse David, mostrando una lettera dalla dirigenza universitaria di Londra.
"E' per me? Ho fatto i test online solamente due settimane fa!" Esclamò Keira sbalordita.
"Lo sai che adesso con internet va tutto più veloce, forza, apri." La incoraggiò David.
Tutti si strinsero intorno alla ragazza, mentre apriva la busta in modo delicato e veloce nello stesso tempo, tentando di non strapparla del tutto e con le mani che tremavano.
"Hei, sta tranquilla, mal che vada ti hanno presa come portinaia." Disse Jordan ridendo. La ragazza sorrise subito e dopodiché aprì la lettera che era contenuta all'interno della busta senza esitazioni e lesse nella propria mente, rigo dopo rigo ciò che c'era scritto. Il suo sguardò mutò esattamente due volte dalla lettura del primo rigo alla lettura dell'ultimo rigo. Da massima concentrazione a massimo stupore.
"Allora?" Chiese Steffy vicina alla ragazza.
"Cosa dice?" Domandò anche Allison avvicinandosi alla bionda.
"Qua dice che sono stata già ammessa e che tra un mese posso già andare a visitare per cinque giorni l'università e decide se frequentare o meno i corsi dopo gli esami del diploma." Lesse piano la ragazza non ancora cosciente di quello che stava succedendo.
"E lo dici con questa faccia?" Chiese Jessina ridendo, contenta per la ragazza.
"Questo vuol dire che sono stata presa!" Urlò Keira sorridendo, voltandosi subito verso Luke, come se fosse stato un riflesso incondizionato.
"A quanto pare sì." Rispose il biondo, ricambiando il sorriso, davvero felice per Keira.
"Verrò a studiare a Londra!" Esclamò ancora felice Keira, mentre abbracciava David che le aveva portato questa bellissima notizia.
"Sarebbe stato anche quello che avrebbe voluto tuo fratello, te lo garantisco." Le disse piano David, abbracciandola, facendo sentire ancora più felice Keira di questo suo traguardo.
In tutto ciò, Eliza si era accorta della tensione e della complicità, anche se non in modo evidente come pensava, tra Luke e Keira e qualcosa le stava suggerendo che per i due ragazzi non fosse un momento splendido come poteva invece esserlo.
"Cosa facciamo ancora qui? Andiamo a festeggiare questa bellissima notizia!" Esclamò Jackson, mentre Keira era abbracciata alle sue due migliori amiche che la supportavano e la rendevano felice di questo passo importante.
"Allora andiamo!" - Esclamò anche Keira. - "Anche se il locale è chiuso, possiamo entrarci per mangiare e bere qualcosa." Disse la bionda, sorridente.
Mentre i ragazzi stavano tutti per seguirla e incamminarsi, Jessica tirò un po' Jordan in disparte, speranzosa che il ragazzo dovesse dirle qualcosa.
"Allora?" Chiese lei.
"Che?" Domando perplesso lui.
"Non hai detto niente?" Domandò delusa lei.
"Detto cosa?" Chiese ancora Jordan confuso.
"Di me e te, ai tuoi amici." Continuò a braccia conserte Jessica.
"Non ho avuto tempo, sono stato così tante volte ad un passo dal dirglielo, ma sono successe altre cose poi." Si giustificò Jordan.
"Jordan..." Disse la ragazza respirando profondamente.
"Jessica, lo sai che è difficile, tu eri anche l'ex ragazza di Eric, devo ancora gestire bene la cosa." Disse Jordan.
"Ero la sua ragazza quattro anni fa!" Esclamò adirata quest'ultima, quasi urlando.
"Vuoi per favore, parlare a bassa voce?" Chiese retorico il ragazzo, sapendo che non avrebbe mai ottenuto questa cortesia.
"Hai forse paura, vergogna?" Chiese la ragazza provocandolo.
"No." Rispose secco lui.
"Ti do un ultimatum, Jordan..." Cominciò Jessica, ma fu interrotta.
"Non c'è bisogno, non sono un bambino piccolo." Commentò ridendo lui.
"... "O tu dici ai tuoi amici che noi stiamo insieme oppure finisce tutto qui." Disse la ragazza alquanto rassegnata.
"Come vuoi tu mio raggio di sole." Riprese il ragazzo ridendo.




***




I ragazzi erano tutti riuniti al locale a parlare del più e del meno, e da un lato c'era Calum che guardava intensamente tutto ciò che faceva Steffy, mentre dall'altro lato c'era la ragazza che notando questa cosa, sfruttava ogni movimento di Calum per attuare la sua vendetta personale nei suoi confronti.
"Dai Steffy, non puoi fargliela pagare in eterno." Commentò Allison.
"Invece sì, se voglio. Insomma, ormai posso fare tutto quello che voglio, io." Spiegò soddisfatta la ragazza.
"Io continuo a pensare che tu stia sbagliando." Riprese Allison sorseggiando un po' di coca cola.
"Ciao belle ragazze, di cosa state parlando?" Si intromise Jackson, sedendosi in mezzo alle due ragazze, ridendo.
"Di te." Rispose provocatoria Steffy, mentre Allison scoppiò a ridere.
"Allora stavate parlando sicuramente di qualcosa di bello." Riprese Jackson ridendo.
"Smettila, il tuo ego è smisurato." Commentò David alzandosi dalla sedia per andare a fumare.
"Ma sentila, 'Ciao belle ragazze, di cosa state parlando?' 'Di te.' hihihi." Riprese Calum, seduto accanto a Micheal e Ashton.
"Qualcuno qui è geloso." Disse Ashton dando una gomitata al ragazzo.
"Proprio geloso." Si unì anche Micheal, dandogli una gomitata dalla parte opposta.
"Smettetela, non sono un pungiball." Disse Calum, un po' nervoso.
"E anche abbastanza nervoso." Rispose offeso Micheal.
"Vado a fumare, lasciatemi stare." Disse Calum, alzandosi dal divanetto e uscendo fuori. Anche Steffy lo notò e guardando Allison, le scocchiò un'occhiata da vittoriosa della situazione, vedendo la reazione del ragazzo davanti ai suoi occhi.
Keira era rimasta al bancone seduta con Trevor, mentre sistemava un po' di bibite sugli scaffali e commentavano insieme Jordan e Jessica davanti a loro che si bisbigliavano cose nell'orecchio.
"Per me quei due stanno insieme." Riprese Keira, affacciandosi sul bancone, verso la loro direzione.
"Ho il sospetto anche io, ma Jordan non ci dice ancora niente." Rispose deluso il ragazzo.
"Cerca di capirlo, Jessica era anche la fidanzata di Eric." Commentò Keira.
"Ma tanto tempo fa, insomma, se fosse davvero così, non ci sarebbe nulla di male, si amano, e basta." Spiegò Trevor.
"Sei troppo meccanico anche mentre parli dei sentimenti Trevor." Rise Keira.
"Lo ammetto, mea culpa." Disse in segno di resa il ragazzo.
"Tu ed Eliza..?" Chiese la ragazza curiosa.
"No, io sono fidanzato con un'altra ragazza adesso. L'ho conosciuta a New York, ma non frequenta la mia facoltà. Eliza è solo una mia compagna di corso." Specificò tutto Trevor.
"Sono felice per te, davvero. Posso vedere la tua ragazza?" Chiese la bionda, girando dal bancone per sedersi accanto al ragazzo.
"Certo, non ci crederai mai, ma somiglia così tanto a te!" Esclamò Trevor ridendo.
"Vediamo!" Disse Keira, sfogliando le foto che le mostrava Trevor, con la sua ragazza.
"Lei è Blake." Disse Trevor, soddisfatto.
"E' vero, mi somiglia, ma non ha la frangetta." Commentò la bionda.
"Ho anche una foto con lei mentre aveva la frangetta, qui non puoi negare l'evidenza." Spiegò Trevor mostrandole una foto della ragazza.
"Ho trovato una dei miei sette sosia e sta a New York?" Chiese la ragazza ridendo.
"Possiamo dire di sì, dopo queste foto, come prove." Rise il ragazzo.
La discussione dei due ragazzi fu interrotta dal telefono di Luke, poggiato sul bancone, che cominciò a vibrare, creando un po' di rumore nella sala. Keira si avvicinò subito per vedere chi fosse e lesse il nome di Jake, suo fratello, quindi si girò prontamente a cercarlo in sala, ma di Luke non c'era nessuna traccia dentro il locale.
"Qualcuno sa dov'è Luke?" Chiese Keira ad Ashton e Micheal, che risposero entrambi in bagno.
La ragazza allora si avviò verso la porta del bagno, che era stata lasciata socchiusa e stava per bussare e aspettare risposta, quando sentì Luke parlare con qualcuno. Rimase un po' interdetta perché non si aspettava di certo che il ragazzo parlasse da solo, visto che non vi poteva essere nessun altro dei presenti in quella stanza, lì nel bagno col biondo, ma poi, ogni sua domanda, fu subito messa a tacere, dalla discussione che ascoltò.
"Per colpa tua mi sono procurato un pugno in pieno viso e l'occhio nero che ho dovuto giustificare con un 'uno scatolo mi è caduto in testa'." Disse Luke ridendo.
"Sicuramente sarò stata la prima e unica ragazza per la quale hai preso un pugno." Commentò ridendo anche Eliza.
"Sì, posso confermare, al momento. Poi chissà." Alzò gli occhi al cielo a mo' di pensatore, Luke.
Keira era dietro la porta e stava vedendo ogni scena e sembrava anche piuttosto tranquilla, ma poi accadde ciò che meno si sarebbe mai aspettata di dover vedere coi propri occhi.
"Comunque grazie, per non aver detto niente in giro. Con Trevor e tutto il resto, io non avrei saputo nemmeno gestire la cosa." Disse Eliza avvicinandosi al ragazzo.
"Figurati, io adesso vado..." Cercò di dire Luke, ma la ragazza prese il suo volto tra le sue mani e lo spinse verso di sé baciandolo subito, senza nemmeno dare il tempo al ragazzo di reagire. In un primo momento anche Luke approfondì il bacio, lasciandosi prendere e Keira dietro la porta aveva osservato bene come lui l'aveva presa tra le sue mani attraendola a sé, lasciando definitivamente quel luogo per tornare dagli altri, cercando di essere indifferente. Ma ciò che non vide dopo, fu forse la scena più importante, Luke che si staccò bruscamente dalla ragazza, che cercava ancora di baciarlo, inutilmente.
"No, Eliza, no." Disse brusco.
"Cosa? Non mi pare tu sia impegnato." Commentò la ragazza stranita.
"In realtà non lo so, ma non posso farlo ugualmente, non ora." Disse Luke, ripensando alle immagini di Keira e di quella mattinata che gli scorrevano davanti agli occhi nella propria mente, mentre sorrideva felice per quello che stava accadendo.
Uscì subito dalla porta e vide Keira che sembrava tranquilla, versarsi qualcosa nel bicchiere ma nemmeno se ne rese conto, talmente era distratto anche lui che non voleva far capire niente a nessuno. Fin quando non si rese conto che il suo telefono era nelle mani di Keira e che adesso anche lei lo stava fissando, tenendo in mano una bottiglia di vodka, che aveva riconosciuto solamente in quel momento.
"Spero tu ti sia divertito in bagno." Sputò acida la ragazza, mentre gli passava il telefono e beveva dalla bottiglia.
"Keira... Posa quella bottiglia un attimo ed usciamo fuori, ti spiego tutto." Disse Luke, cercando di mantenere anche lui la calma.
"Non mi spieghi proprio un cazzo tu." Disse furiosa la ragazza, gettando la bottiglia a terra.
In quel momento tutti si voltarono verso di loro, tutti in silenzio e sconvolti, per ciò che stava avvenendo lì in quel momento. Keira era totalmente cambiata in un secondo. Il suo sguardo era diverso. Non era deluso, triste, sconsolato o come l'aveva sempre visto Luke. Era diverso. Era uno sguardo arrabbiato, irritato, furioso e non sapeva davvero come poterla calmare.
"Ok va bene, appena ti sarà passato." Disse Luke piano.
"Va a farti fottere, Luke Hemmings." Rispose solamente Keira, prima di uscire dal locale, sbattere la porta e mollare tutti là dentro da soli, con tante domande.
Lo sguardo di Luke viaggiò vicino al bancone, proprio lì a terra notò che c'era ancora la borsa della ragazza con dentro telefono e altro. La raccolse e notò subito che dentro vi era anche un pacchetto rosso di pillole. Erano calmati. E qualcosa disse al ragazzo che quel giorno Keira aveva saltato nuovamente la cura e che stava facendo ancora come voleva lei.

















Angolo Autrice:
Sono tornataaaaaaa dopo mesi ma sono tornata. Mi scuso per tutti questi mesi di ritardo ma purtroppo tra l'estate e il trasferimento per l'università ho davvero poco tempo per aggiornare anche perché sono senza interner nella mia nuova city e quindi deve aspettare il ritorno in patria per scrivere.
Ad ogni modo voglio dirvi che questo capitolo all'inizio contiene una storia dentro una storia. Il racconto di Trevor non è incoerente, ho citato appunto la discussione con Keira perché voglio che capiate dove sta l'inghippo. Se la realtà dei fatti dice che Eliza stava con Jack Hemmings, perché allora Trevor non dice questa cosa a Keira, ma dice altre cose? Chi lo sa?
Ad ogni modo adesso si entra nel vivo ragazzi, quindi aspettatevi il meglio del peggio.
Che dirvi, spero che questo capitolo vi sia piaciuto, buona lettura.
Noi ci vediamo alla prossima, xoxo, Vanex23.


 

SPOILER:


[...]
"Perché diamine lo hai fatto?" Chiese disperato il ragazzo.
"Volevo vedere di nuovo Eric." Rispose piano la ragazza.
[...]

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Capitolo 30
*** Trentesimo Capitolo ***


 Trentesimo Capitolo




"Va a farti fottere, Luke Hemmings."

Questa frase era rimasta in pressa nella mente del biondo che stava seduto in disparte su una sedia a giocare in ripetizione con un tappo di una bottiglia mentre guardava disperatamente ogni secondo il blocco schermo del suo cellulare e ciò lo faceva sempre più innervosire, poiché non cambiava mai l'orario che sperava si aggiornasse ogni qualvolta guardava lo schermo. Ma fu tutto inutile. Si sentiva nervoso, ma non perché era arrabbiato per ciò che gli aveva detto Keira o come lo aveva guardato o come gli aveva parlato, ma perché non era più tornata per parlare, non sapevano dove cercarla e ancora nessuno sapeva esattamente cosa fare. Poi era anche nervoso perché infondo sapeva che era colpa sua se aveva reagito in quel modo e perché aveva permesso ad Eliza, di nuovo, di fare di lui esattamente ciò che voleva. Ma adesso si chiedeva anche Eliza dove fosse finita? Non l'aveva più vista uscire dal bagno, forse era rimasta lì dentro a godersi lo spettacolo o semplicemente era uscita anche lei ma lui troppo preso da Keira non se n'era accorto e forse era meglio così, d'altronde a lui non era mai importato nulla di quella ragazza, nemmeno in quella serata che però aveva rovinato con l'aiuto della sua coscienza e quell'inutile bacio che poteva essere evitato con qualsiasi gesto o movimento anticipato e il non lasciarsi coinvolgere. Che sbadato, si ritrovò a pensare quasi sarcasticamente, avrei potuto evitare tutto ma non l'ho fatto, si lasciò andare sospirando.
"Luke, Luke!" Lo chiamò dalla trance che gli faceva fissare il telefono senza però muoversi, Steffy.
"Eh?" Si girò piano lui, non guardando però ancora la ragazza, stava con gli occhi puntati sul telefono.
"Sto parlando con te da più di due minuti, insomma, vuoi dirmi che diamine succede o devo aspettare la mezzanotte per farti gli applausi e ricordarti che sei uno stronzo?" Domandò acidamente la ragazza, sedendosi accanto a lui, mentre respirava profondamente e rideva quasi per il complimento appena ricevuto.
"Esattamente, cosa mi hai chiesto? Non ti stavo ascoltando, stavo ancora pensando a quello che è successo prima e sono ancora le 22.00 e di Keira non abbiamo notizie." Si limitò a dire il ragazzo.
"Potresti iniziare a dirmi innanzitutto cos'è successo, no? Magari riesco a cambiare idea su di te, che dici? Allison è molto, ma molto più arrabbiata di me con te e i ragazzi stanno cercando di farla ragionare, chi lo avrebbe mai detto?" Domandò sempre sarcastica Steffy.
"Senti, potresti gentilmente smetterla di farmi passare come il carnefice della situazione? Keira ha reagione come una mina vagante, non ho saputo gestire la situazione e non mi aspettavo nemmeno quella reazione, così... così inaspettata. E inoltre ho trovato questi nella sua borsa!" Disse Luke, porgendo i tranquillanti alla castana.
"E quindi? E' una scusa per dirmi che Keira è impazzita? Pronto! Sappiamo già che Keira, purtroppo, soffre di sociopatia, ma ciò non giustifica il fatto che non può essersi incazzata di punto in bianco facendo la pazza per niente. E lo so che ci sei tu dietro tutto ciò e guarda un po'? Scommetto anche che ci sia dietro quella specie di ochetta di nome Eliza, perché beh caro mio, non puoi fregarmi. Lo so che lei è l'ex di tuo fratello, magari Keira tutte queste cose non le sa, ma io uscivo anche con Jackson, certe voci mi girano all'orecchio, quindi adesso dimmi tutto quello che è successo. Non mi importa francamente di te o in generale della tua vita Luke, alla fine tu sei un nostro amico, ma mi importa della mia migliore amica, di Keira, che è scomparsa da circa tre ore, mentre gli altri sono fuori a cercarla e ancora non è arrivata alcun tipo di notizia, che sia positiva o negativa. Inoltre, mi dispiace dirtelo, ma già che ci sono lo aggiungo alla lista, molto spesso sono stata io la prima ad incoraggiarla verso di te, intuendo quello che stava succedendo, ma adesso inizio a pentirmene davvero." Confessò in tutta sincerità la ragazza.
"Credi di essere tanto migliore di me, Steffy? Pensi che non l'abbia capito? Che vuoi far soffrire Calum perché prima hai sofferto tu? So che ha fatto molti errori ma non pensare che tu sia meglio di lui, quando scoppierà, perché fidati, Calum ha un limite molto basso di pazienza, non potrai fare più niente per rimettere insieme i pezzi." Rispose a tono Luke.
"So esattamente quello che devo e non devo fare, e sicuramente tu sei la persona meno indicata con cui parlarne, ma ti posso dare un consiglio? Stanne fuori. Qui stavamo parlando di te e Keira." Osservò Steffy.
"Posso darti un consiglio? Stanne fuori." Rispose ancora Luke.
"Eh no, io non posso starne fuori! E' la mia migliore amica, è sparita, non si sa dove, non si sa con chi, non posso starne fuori. E soprattutto dopo aver avuto una sfuriata con te! Non puoi dirmi una cosa del genere, Luke, non puoi." Si alzò Steffy dalla sedia, mettendosi davanti a lui a braccia conserte.
"Non è successo niente che non si potesse risolvere ma lei era cambiata mentre parlavamo. Era diversa, ingestibile. Mi ha visto, suppongo in bagno, mentre c'era anche Eliza con me..." Cominciò il biondo.
"E... tutto qui?" Chiese Steffy, incitandolo a continuare.
"No, Eliza mi ha baciato ed io inizialmente ho ricambiato il bacio, ma poi l'ho respinta, bloccata completamente, nonostante abbia ripetutamente provato ad avvicinarsi di nuovo a me e sono tornato qui, e lì, accanto a te prima, c'era Keira che aveva il mio telefono in mano e ha poi reagito in quel modo." Spiegò infine il biondo.
"Santo cielo Luke! Ok, ti ho già giudicato abbastanza prima, potevi anche fermarle, che so, prenderla di peso, insomma, fare qualcosa. Io... non ci credo, sicuramente non avrà visto la parte in cui tu ritorni in te, altrimenti avrebbe valutato la scelta del parlarti conoscendola." Disse Steffy un po' agitata.
"Lo so cosa stai pensando, che è colpa mia.." Lasciò in aria la frase Luke.
Steffy voleva rispondere che aveva ragione ma fu bloccata proprio perché non voleva che Luke rimanesse più a terra di quanto non lo fosse già, insomma, lo aveva capito da solo e questo bastava per sentirsi già male e accusare il colpo senza cercare vie di fuga o di giustificazioni. Inoltre apprezzava il gesto di sincerità nel voler parlare subito con Keira, anche se non era andato a buon fine o come sperava e riteneva che tutto sommato non fosse un ragazzo da condannare, non almeno come Calum, con il quale riusciva a paragonare sempre chiunque. Beh Calum, il ragazzo che sicuramente avrebbe reagito in modo completamente diverso se fosse successo a loro e se fossero stati a ruoli invertiti. 
"Siamo tornati." Disse Jordan, accompagnato da Trevor, David e Jackson.
"E..?" Chiese Jessica, avvicinandosi ai ragazzi.
"Abbiamo guardato intorno a tutto il quartiere, io e David a piedi e Jordan e Trevor con l'auto, ma non l'abbiamo trovata." Disse Jackson, guardando Steffy che aveva dipinto in volto una smorfia triste.
"Siete sicuri?" Chiese ancora Allison, seduta accanto ad Ashton e Micheal.
"Sicuri, in questa zona non c'è, a meno che non sia già tornata a casa, ma non penso sia così." Suppose Trevor, abbastanza preoccupato.
"Dove diamine è allora?!" Chiese sempre Allison, preoccupata.
"Hei, vedrai che comunque la troveremo, sono le 22:00 passate, ma possiamo ancora trovarla, dobbiamo riposarci un attimo perché sono esausto e non ho mangiato nulla, tra dieci minuti torno di nuovo fuori e andiamo a cercarla tutti insieme, dividendoci per altri quartieri, ok?" Disse piano Jordan, tranquillizzando la cugina che nel frattempo lo aveva abbracciato.
"Sì, veniamo anche noi questa volta, Keira è una nostra amica e dobbiamo assolutamente trovarla." Si aggiunse Calum, che aveva appena finito di fumare l'ennesima sigaretta di quella serata, per il troppo nervosismo.
"Dove maledizione sei finita, Keira?" Chiese piano Luke, che continuava a fissare lo schermo del telefono senza muoversi o dire altro.
Ma proprio in quel momento, un telefono squillò, echeggiando per tutta la stanza del locale.



_____




Qualche ora prima.




Un ragazzo stava guidando per le strade ormai desolate del quartiere mentre teneva lo stereo a tutto volume, guardando ogni tanto lo schermo del telefono illuminarsi per i messaggi ricevuti, che però non poteva aprire poiché stava appunto guidando. Aveva da poco smesso di piovere o comunque qualcosa del genere, la strada sembrava appena scivolosa per le gomme e anche un po' bagnata per le luci che si riflettevano su di essa. Il suo telefono squillò e prontamente, leggendo il nome sul display, decise di rispondere alla chiamata, lasciando il cellulare sul porta telefono che teneva sempre in macchina, per le evenienze. Premette il pulsante e la conversazione partì.
"Pronto, mamma?" Chiese, sapendo già cosa la madre avrebbe voluto dirgli.
"Insomma Matt, sono le 21.oo vorrei sapere a che ora torni per casa o è chiedere tanto?" Domandò la madre, dall'altra parte della cornetta, un po' irritata.
"Mamma, ti avevo detto che ero stato da papà per la cena, sto tornando adesso a casa, o comunque dovrei tornare tra qualche oretta massimo, se non succede nulla. Ci ho messo troppo perché ero in palestra." Si giustificò il ragazzo, grattandosi la nuca.
"Ho chiamato tuo padre circa mezz'ora fa, non è assolutamente vero. Mi spieghi dove sei stato per tutto questo tempo e perché mi dici bugie?" Chiese piano la donna, un po' delusa.
"Ero in centrale, mamma. Ma ti prego, possiamo parlarne appena torno a casa? Torno tra un'oretta, davvero, puoi lasciarmi guidare in pace adesso?" Chiese il biondo, supplichevole.
"Ne parleremo, eccome se ne parleremo a casa. Passa da tuo padre e fatti vedere, ha detto che deve parlarti." Disse semplicemente sua madre, prima di chiudere la chiamata.
"Va bene, ok, ciao mamma, a dopo." Rispose semplicemente Matt, prima di chiudere la chiamata.
Solitamente non era da lui mentire così tanto ai suoi genitori come in quel periodo, ma si era ritrovato completamente da solo a dover gestire una situazione più grande di lui. Dopo la morte di Scott si era ripromesso da solo di portare a termine ciò che avevano iniziato insieme e anche se Evelin non poteva più fargli da supporto dopo quello che era successo, perché impossibilitata da terzi, lui aveva comunque trovato un modo per continuare indisturbato almeno per un po' di tempo, senza interferenze. Passava i suoi pomeriggi tra la centrale e zone riservate a coloro che dovrebbero lavorare per la risoluzione dei casi, ma avendo potuto clonare un pass del padre, ma soluzione era diventata più semplice anche se avrebbe avuto dei contro inspiegabili: la completa sospensione della professione del padre. Ma lui, si ripeteva sempre, che era davvero ad un passo minuscolo dal collegare tutti i pezzi e finalmente, dopo un anno, con qualche botta di fortuna e qualche piccola soffiata anonima, aveva anche fatto riaprire il caso di Eric per scoprire qualcosa in più dal suo fascicolo. Prima o poi, possibilmente prima, si augurava, avrebbe fatto sì che chiunque ci fosse dietro tutta questa storia di mistero, avrebbe pagato per tutto quello che aveva/stava facendo/fatto fino a quel momento.
Il telefono risuonò per una seconda volta, interropendo ogni suo tipo di pensiero e senza nemmeno guardare lo schermo e vedere chi fosse, accettò la chiamata, rimanendo però attento alla strada.
"Sì mamma, sto andando da pà, tranquilla." Disse sospirando.
"Vorrei tanto essere tua madre in questo momento, ma non lo sono." Rispose un'altra voce, ridendo.
"Ah, ciao Evelin." Rispose semplicemente Matt.
"Sono contenta anche io di sentirti Matt, come mai non sei a casa?" Domandò curiosa quest'ultima.
"Ho avuto da fare." Tagliò corto il ragazzo.
"Da fare cosa ad esempio? Seguire delle persone o perché no, seguire me?" Chiese ancora la ragazza.
"No, oggi ho avuto troppo da fare per seguire te." Rispose Matt, ridendo.
"Allora ammetti di avermi seguita altre volte!" Commentò la ragazza.
"Sì, qualche volta, ma niente di serio. Non facevi mai nulla di pericoloso e mi annoiavo." Spiegò il ragazzo.
"Per fortuna." Disse Evelin sospirando.
"Evelin, perché mi hai chiamato?" Chiese serio il ragazzo.
"Perché anche io, come te, sto tornando a casa e mi mancavi." Rispose sinceramente la mora.
"Perché se non vuoi tornare insieme a me, continui a chiamarmi e dirmi che ti manco? Mi mandi completamente in paranoia, io non capisco." Disse Matt un po' frustato.
"Perché non possiamo tornare insieme per ora, con tutto quello che sta succedendo e il resto, lo sai.." Spiegò Evelin un po' titubante.
"Sono tutte scuse.. Senti, dove sei? Magari ti vengo a prendere e ti accompagno a casa." Cambiò argomento Matt.
"..." Nessuna risposta.
"Evelin? Pronto!" Disse Matt non sentendo la sua voce.
"Oh mio dio!" Esclamò la ragazza.
"Evelin, che succede?" Chiese preoccupato il biondo.
"Matt, sei già arrivato da tuo padre?" Chiese la ragazza preoccupata.
"No, sono ancora vicino al ponte, perché?" Chiese il ragazzo.
"Vieni assolutamente vicino il ponte e casa mia, si tratta di vita o di morte, fa il più presto possibile." Disse preoccupata Evelin.
"Cosa sta succedendo?" Chiese il ragazzo accelerando.
"Lo vedrai tu stesso appena arriverai qui." Disse semplicemente la ragazza, prima di riattaccare.
Dopo circa cinque minuti, il ragazzo era arrivato subito dove la ragazza gli aveva detto di presentarsi.
"Mi spieghi perché sei in questa strada? E' pericolossisima di sera e soprattutto se sei da sola." Urlò il ragazzo, appena sceso dalla macchina.
"Perché è una scorciatoia, taglio sempre di qua per fare prima." Lo raggiunse la ragazza, trascinandolo con sé.
"Cosa sta succedendo?" Chiese lui non capendo.
"Ecco cosa sta succedendo." Disse la ragazza, mostrandogli cosa stava succedendo.
Infatti, accanto ad un muretto, vicino al ponte, vi era una ragazza, che tentava a stare ancora seduta, come meglio credeva e poteva, mentre con una mano teneva la fronte dalle quale usciva un po' di sangue e pulsava tremendamente.
"Keira?" Chiese Matt, avvicinandosi alla bionda, che però sembrava completamente assente.
"Credo abbia bevuto, non so. Non riesce a tenersi dritta e ho provato a farle tenere gli occhi aperti il più possibile." Disse preoccupata la ragazza.
"E' così tremendamente..." Disse Matt toccandola, ma non finì la frase.
"... Fredda? E pallida? Sì, lo so, credo sia in coma etilico." Affermò la ragazza sperando di star sbagliando.
"Non può stare così, dai Keira, tieniti su." Disse Matt, prendendole il collo e facendola stare dritta ma inutilmente. La bionda continuava a cadere su una spalla, senza tenersi più dritta e non tenendo più gli occhi aperti.
"E' tutto inutile, bisogna avvisare qualcuno. Non ha nemmeno con sé il telefono o altro." Disse Evelin.
"Hai il suo numero di telefono, no?" Chiese Matt.
"Sì." Rispose Evelin.
"Chiama sul suo numero, dovrà pur rispondere qualcuno. Altrimenti la portiamo a casa sua, sperando che sia qualcuno o in ospedale." - Dichiarò Matt, prendendo in braccio Keira a mo' di principessa e portandola in macchina, facendola sdraiare sui sedili posteriori, provando a farla reagione. -  "Keira, devi rimanere sveglia, ti prego, guardami o guarda un punto indefinito, ma tieni gli occhi aperti, così, lasciali aperti, dai." Provò Matt, ma inutilmente.
"Mh." Uscì dalla sua bocca e basta. 
"Keira, devi tenere gli occhi aperti, reagisci per favore." - Disse il ragazzo toccandole il polso. Il braccio era ancora più freddo di prima e il battito stava rallentando sempre di più, non aveva più una frequenza stabile come lo aveva solitamente col polso di ogni singolo essere umano. Il suo era molto più lento e meno tonfo. - "No, non puoi Keira, non puoi, dai cerca di svegliarti, cerca di tenere gli occhi aperti, senti lo stimolo, su Keira." - Continuò, ancora una volta. - "Non puoi anche tu, dopo Scott, non puoi." 




_____






Ma proprio in quel momento, un telefono squillò, echeggiando per tutta la stanza del locale. Tutti si girarono guardando tutti, quando Luke capì da dove venisse quel suono. Era il telefono di Keira che stava suonando ed era proprio dentro la sua borsetta. Lo prese e lesse il nome sul display: Evelin. Rispose e mise il vivavoce.
"Pronto?" Disse Evelin, non sapendo chi potesse rispondere dall'altra parte della cornetta.
"Evelin, sono Luke." Disse il ragazzo che piano piano fu circordato dagli altri.
"Hanno risposto?" Chiese Matt di sottofondo.
"Sì, è Luke." Rispose Evelin, che passò subito il telefono al ragazzo, mentre lei andava in macchina a vedere le condizioni, della bionda, che erano pessime.
"Luke, sono Matt, abbiamo trovato Keira, in condizioni non del tutto ottime vicino al ponte." Disse sbrigativo il ragazzo.
"Dimmi come sta." Disse subito Luke, mentre gli altri iniziarono a tirare qualche sospiro di sollievo attorno a lui.
"E' priva di sensi Luke, ho provato a farla rimanere sveglia il più possibile, puzza di alcool, quindi penso che abbia bevuto e non poco visto com'è ridotta, per farla breve, non reagisce agli stimoli e credo sia in coma etilico." Confermò Matt, mentre parlava.
"Siete ancora vicino al ponte?" Chiese il ragazzo.
"Sì." Rispose Matt, salendo in macchina.
"Ci vediamo tra un paio di minuti vicino casa mia, sai dove abito, vero?" Chiese Luke.
"Sì, lo so, a dopo." Rispose solamente Matt, prima di riattaccare e correre verso casa di Luke.
Nel frattempo i ragazzi presero ognuno le sue cose e scapparono tutti verso casa di Luke.
"Perché proprio casa tua?" Chiese Micheal, correndo con gli altri.
"Perché se Keira sta davvero così male, c'è solo una persona che può aiutarmi a farla stare bene." Spiegò Luke.
"Jake." Disse Eliza, e in quel momento tutti si girarono verso di lei, sorpresa.
"Esattamente, andiamo, forza." Riprese Luke, correndo verso casa sua.
Pochi minuti dopo erano tutti arrivati lì, mentre Matt stava appena arrivando con Evelin e Keira.
Luke suonò alla porta, e pochi secondi dopo fu lo stesso Jake ad aprire la porta, sorpreso di vedere sia suo fratello lì fuori con una faccia a dir poco disperata e sia tutta la comitiva dei ragazzi più i suoi amici ed Eliza.
"Che succede?" Chiese stranito da quella flotta di persona davanti casa sua.
"Mi devi aiutare." Disse solamente Luke, mentre lo incoraggiava a seguirlo verso l'auto di Matt.
Sui sedili c'era ancora Keira sdraiata, pallida, che non si muoveva, col collo sempre inclinato verso sinistra e il petto a malapena si muoveva.
"Dobbiamo assolutamente portarla dentro, Luke, prendila in braccio." Disse Jake, notando la gravità della situazione.
Il ragazzo prese immediamente la bionda in braccio e in un primo momento fu fermato dal fratello stesso vicino la piscina.
"Apri la bocca di Keira e tappale il naso, falle ingerire a piccoli sorsi un po' di acqua per bagnare la lingua, se non risponde nemmeno a questo, la portiamo sopra a farle una doccia fredda." Spiegò il fratello.
Luke fece come gli era stato detto, aprì un po' la bocca della ragazza, tenendole con una mano il collo dietro e con l'altra il naso, mentre Jake la teneva dritta con le spalle ma fu tutto inutile poiché la ragazza non accennava nemmeno a muoversi né tanto meno ad aprire gli occhi o anche solo a provare a respirare dal naso che in quel momento le era stato chiuso con due dita.
"Non funziona." Disse Luke ancora disperato.
"Portiamola in bagno, forza." Disse Jack, correndo, e facendo strada agli altri.
Mentre Luke saliva su con Keira in braccio, che stava completamente ormai col collo tirando indietro, gli altri ragazzi entrarono dentro casa, senza far rumore, completamente in silenzio, senza parlarsi e rimanendo immobili, ognuno nella sua postazione. Chi seduto a terra, chi sul divano e chi addirittura in piedi appoggiato allo stipide della porta.
"E' troppo fredda." Commentò Luke, toccandole un braccio.
"E' per questo che dobbiamo farle una doccia fredda." Disse Jack, aiutando il fratello a poggiare la ragazza sul letto.
"Portiamola in bagno allora." Disse Luke confuso.
"Dobbiamo spogliarla prima e dopo portarla in bagno." Disse Jack, togliendo le scarpe.
"Cosa? No!" Quasi urlò il biondo a questa richiesta del fratello.
"Vuoi forse farla morire, solamente perché ha bevuto troppo?" Chiese Jack abbastanza contrariato.
"Certo che no." Rispose Luke irritato.
"E allora devi fare come ti dico io, devi spogliarla, dobbiamo farle fare una doccia fredda immediatamente, o la situazione potrebbe peggiorare più di quanto non lo sia già arrivando a un punto di non ritorno." Spiegò Jack senza troppi giri di parole.
"Va bene." Disse solamente Luke, prima di sollevarla piano e toglierle la maglietta, lasciandola in reggiseno.
"Magari questo lo lascio fare a te, io nel frattempo vado in bagno e ti preparo la vasca." Rispose il fratello, facendogli anche un piccolo occhiolino.
Luke di tutta risposta scosse solamente la testa, mentre sbottonava anche i pantaloni, lasciando la ragazza completamente in intimo.
"Guarda cosa mi tocca fare, per te." Sussurrò semplicemente, anche un po' intimorito per ciò che poteva accadere se non si fosse sbrigato e con la mano che leggermente tremava per tutta la situazione e la disperazione che aveva sostenuto in quei pochi minuti, mise Keira dritta davanti a sé, il più che poteva, mentre slacciava anche il reggiseno e lo poggiava sul letto. Avvicinò una tovaglia e l'avvolse attorno al seno e alla vita di Keira per non lasciarsi incantare troppo anche lui da quel momento e tolse anche le mutandine della ragazza, mettendole accanto al reggiseno e agli altri vestiti sul letto.
Si avviò verso il bagno con la ragazza sempre in braccio e la tenne con sé fin quando Jack non gli fece cenno di immergerla nella vasca, completamente nuda.
"Ho aspettato a chiamarti perché volevo che si gelasse il più possibile, notando come sia già fredda lei." Commentò il ragazzo, toccandole la fronte, fredda, forse ancor più di qualche minuto prima.
"E ora che si fa?" Chiese Luke preoccupato, tenendo con una mano il collo della ragazza e con l'altra la doccia pronta per bagnarle anche la testa.
"E' impossibile che non riesca a sentire la differenza col suo corpo e che non si svegli nemmeno così." Rispose Jack, avvicinandosi anche lui alla ragazza e bagnandole il viso, ma Keira ancora non si muoveva, né accennava qualsiasi tipo di contrazione muscolare. Prese il braccio, completamente mollo della ragazza, dentro la vasca e con l'indice schiacciò sul polso della ragazza. Le vene stavano pulsando e il battito cardiaco c'era ancora, anche se molto lento e ciò non era comunque nulla di buono, se la ragazza, non riusciva a ancora né a muoversi, né a fare un accenno o altro.
"Che vuol dire Jack?" Chiese Luke, sollevando la testa della ragazza.
"Luke preparati, al mio tre metti anche la testa sotto per un paio di secondi e dopo la riprendi." Disse Jack.
"Cosa? Così l'annegherò!" Rispose contrariato Luke.
"Non riuscirà a respirare quindi avrà anche imput e sicuramente riuscirà a muoversi o a svegliarsi, l'acqua è troppo fredda per poter rimanere immersi con tutto il corpo sotto di essa per almeno due secondi di fila, fallo e basta." Dichiarò Jack, guardando il fratello deciso.
"Va bene." Rispose Luke, tenendo il volto di Keira tra le sue mani.
"Al mio tre lasciala e piano spingi la sua testa verso il basso." Raccomandò Jack.
"Ok." Riprese Luke.
"1, 2, 3." Fece Jack.
Piano piano Luke lasciò la testa della ragazza che aveva per metà ormai bagnato i capelli diventando leggermente mossi e inclinando sempre verso sinistra il collo e poi prese con una mano la nuca della ragazza e la spinse sempre piano verso sotto.
Jack contò esattamente i minuti che passarono da quando Luke la spinse sott'acqua a quando doveva in qualche modo dare fastidio o sintomo di essersi ripresa ma dopo che i due secondi furono passati, la ragazza non accennava ancora a nessun tipo di risposta.
"E ora?" Chiese ancora Luke molto più preoccupato di prima.
"Non può, deve reagire!" Esclamò Jack, ancora preoccupato, anche se non voleva darlo a vedere a Luke.
"Dobbiamo andare in ospedale." Disse Luke piano.
"Aspetta, zitto." Disse Jack, avvicinandosi si nuovo alla vasca, mentre sentiva un piccolo rumore provenire proprio da lì.
"Forse.." Disse Luke lasciando il volto di Keira, ancora sott'acqua e rimanendo con le mani appoggiate alla vasca.
"Falla riemergere." Disse Jack prendendo la doccia.
Luke afferrò subito il volto di Keira fra le mani e notò che dalla bocca stava uscendo un po' di acqua mentre con naso iniziava a sentire piccoli soffi di respiro. In quel momento Jack puntò la doccia in viso a Keira, con acqua gelata e iniziò ad idratare completamente il volto della ragazza, finché non iniziò a tossire rumorosamente e frequentamente.
"Svegliala, dalle piccoli schiaffi sulle guancie, non apre ancora gli occhi." Disse piano Jack, continuando a bagnarle il viso con l'acqua fredda.
Le mani un po' tiepide di Luke andarono piano con piccoli schiaffi sulle guancie ancora fredde di Keira, che in un primo momento erano ancora pallide, mentre dopo iniziarono ad arrossirsi appena, ma ancora con un po' di pallore attorno. La ragazza aprì subito gli occhi, e tossì ancora più forte, fin quando non sputò l'acqua che aveva ingerito involontariamente dal naso pochi secondi fa, con la doccia puntata in pieno viso.
"Ha funzionato." Rispose Luke, notando lo sguardo spento della ragazza, che era ancora abbastanza confusa e che non riusciva del tutto a tenere gli occhi ben aperti e a rimanere ancora dritta.
"Continua per qualche altro minuto così, appena vedi che inizia a sentire fastidio o che comunque riesce a contrarsi, falla uscire, falla vomitare e falle bere assolutamente un bicchiere d'acqua prima di andare a dormire." Spiegò Jack, prima di lasciare i due da soli in bagno.
"Non muoverti per ora, cerca solamente di rimanere dritta." Disse piano Luke, tenendole piano il collo, mentre la bionda continuava a guardarlo in modo del tutto assente.
"Luke?" Mormorò quasi la ragazza.
"Hai freddo?" Chiese il biondo.
"Sì." Rispose la ragazza con l'accenno della testa.
"Dammi il braccio." Disse prima Luke, mentre Keira gli porse il braccio destro e controllò il battito. Sembrava starsi regolando, quindi si avvicinò una tovaglia e piano piano sollevo anche la ragazza da lì, avvolgendola e prendendola in braccio, per farla uscire completamente del tutto dalla vasca. Anche se i suoi capelli erano bagnati, il ragazzo l'avvicinò piano a sé e l'abbracciò forte, stringendola come non aveva mai fatto prima di quel momento. Anche Keira ricambiò l'abbracciò seppur debolmente poiché si era ritrovata completamente senza forze e con scarsa lucidità per capire realmente come stessero andando le cose e si ritrovò per la milionesima volta ad assaporare il profumo di Luke e a godersi questo momento beatamente poggiata sulla spalla del ragazzo.
"Grazie." Mormorò piano e senza forze ancora, Keira.
"Perché diamine lo hai fatto?" Chiese disperato il ragazzo.
"Volevo vedere di nuovo Eric." Rispose piano la ragazza.
"Come?" Chiese lui allontanandosi un po' per vederla meglio.
"Volevo staccare la spina, non pensare più, era da tanto che non vedevo Eric nei miei sogni, volevo stare bene e non vedere più te che ti baciavi con Eliza." Disse Keira, ancora debole.
Già, Eliza, quasi se ne era dimenticato Luke.
"Tra me ed Eliza non è successo più niente, io l'ho subito respinta, ti giuro davvero che non avrei e poi mai voluto farti del male o fare davvero una cosa del genere." Spiegò Luke.
"Probabilmente è perché sto così che non riesco ad allontanarti Luke, ma vorrei tanto poterti credere, comunque." Disse Keira tristemente.
"Non ti fidi più di me?" Chiese Luke, distrutto dentro di sé.
"L'unica cosa che so per ora è che ho un gran senso di nausea ed io non riesco più a trattenermi." Rispose Keira, sbiancando lievemente in volto.
Il ragazzo la avvicinò subito al water e aiutò la ragazza tenendole le spalle e il capelli alzati per non farla sporcare. Piano piano però stava iniziando a sentirsi meglio e stava sempre più prendendo colore e calore nella pelle.
"Come ti senti adesso?" Chiese il ragazzo, asciugandole la fronte.
"Meglio. Ti permetto di starmi vicino solo perché sono in queste condizioni. Non so gestirmi nemmeno da sola, hai dovuto farlo tu stasera." Disse Keira cercando di ridere, ma l'unica cosa che ottenne furono lacrime.
"Non è stato per niente un peso, è stato spaventoso, ma non un peso." Rispose Luke, rassicurandola e spostandole una ciocca di capelli dietro l'orecchio destro.
"Scommetto anche piacevole, visto che mi sono ritrovata senza vestiti. E penso che sia stato tu a togliermeli." Disse Keira per far sembrare la cosa meno tragica.
"Non ho guardato, nemmeno sbirciato, se intendi questo." Rispose Luke, mettendo le mani davanti agli occhi.
"Sono orribile, i miei capelli sono orribili, ho le occhiaie ma quelle ci sono sempre state e sembro un cadavere." Constatò la ragazza fermandosi davanti allo specchio.
"Sei comunque bella Keira, a me non importa niente di queste cose, per me restarai comunque la ragazza più bella, credo anche per sempre, lo sei sempre stata, non devo essere di certo io quello a ricordartelo." Spiegò sinceramente Luke.
"Io.. io credo di provare imbarazzo e vergogna in questo momento." Disse Keira un po' imbarazzata.
"Perché mai?" Chiese Luke, accompagnandola in camera.
"Perché sono qui, davanti a te semplicemente con una tovaglia addosso e tu mi hai anche spogliata e vista, nuda." Disse Keira abbassando lo sguardo, completamente imbarazzata.
"Se vuoi puoi dormire nuda nel letto con me, stanotte." Disse Luke, per smuovere un po' la situazione.
"Non credo sia una buona idea. Sto scherzando, ovviamente." Disse Keira, ridendo un po'.
"Quindi approvi la mia decisione?" Chiese speranzoso Luke.
"No. Perché non ti ho perdonato Luke. Non riesco a smettere di vedere quella scena davanti ai miei occhi nemmeno adesso. Penso non riuscirò a non pensarci mai, ma in questo momento è troppo forte e troppo disturbante da farmi stare qui con te felice e contenta come se non fosse davvero successo nulla. Non sono quel tipo di persona Luke, io, io non riesco a far finta di niente. Spero solamente tu mi capisca. Io non voglio ferirti e sono sicura che non riuscirò nemmeno io a farti stare sempre bene ma tu stasera mi hai ferita ed io ho bisogno di tempo, te ne prego." Spiegò piano Keira, cercando di non far pesare a Luke quanto accaduto, non avrebbe mai e poi mai sopportato l'idea di vederlo stare male per qualcosa che lei aveva detto.
"Hai ragione, però intanto stasera, con le condizioni in cui stai, è meglio se rimani qui da me. Lì hai una mia maglietta sul letto, che puoi mettere come pigiama, dovrebbe starti bene. Spero che tu nei prossimi giorni stia meglio e che soprattutto non succedano altri casini in generale." Concluse Luke il suo discorso, prima di lasciare alla ragazza un leggero bacio sulla fronte e lasciarla da sola per cambiarsi.
Ma quello che nessuno si sarebbe mai aspettato erano proprio i casini che aveva così chiamato Luke, che stavano arrivando, per tutti.



















Angolo Autrice:
Eccomiiiiii con un altro super capitolo che sicuramente non vi aspettavate eeeeeh? Chissà adesso cosa starete pensando su questi fantastici 'casini' ehehe. Ma lo scoprirete nel prossimo capitolo, tranqui.
Ad ogni modo io adesso scappo subito, quindi fatemi sapere cosa ne pensate. Mi raccomando, noi ci vediamo alla prossima.
Buona lettura, xoxo, Vanex23.





 

SPOILER:


[...]
"Cosa stai cercando di dirmi?" Domandò il ragazzo, sperando di ricevere risposta diversa da quella che ormai stava pensando da un po'.
"Quello che hai capito. Sì, quella notte, Joey, mi ha violentata." Rispose semplicemente la ragazza, e il silenzio che calò in quel momento, gelò entrambi, inaspettatamente.
[...]

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Capitolo 31
*** Trentunesimo Capitolo ***


     Trentunesimo Capitolo




"Signori e signore, anche quest'anno come ogni anno, ci sarà una mega super bellissima festa nella mia strepitosa casa, ovviamente si può entrare solo su invito, quindi affrettatevi, io e i miei soci siamo disponibili a darvi tutti gli inviti che abbiamo, fin quando non finiranno." Tutti gli studenti alla mensa furono scossi da questa voce che urlava l'avvenimento in procinto di avvenire e naturalmente aveva catturato l'attenzione come ben sapeva. Piano piano un brusio generale si alzò sempre più fin quando tutte le voci della mensa si mischiarono le une alle altre non riuscendo più a distinguere chi stesse dicendo cosa. Il ragazzo, dopo essere sceso dal tavolo su cui era salito per comunicare suddetto annuncio, passeggiava tranquillamente per il corridoio della scuola, sapendo esattamente che tra non molto metà della scuola, se non tutta, sarebbe venuta da lui a chiedere i biglietti per poter partecipare alla sua mega super bellissima festa nella sua strepitosa casa.
E difatti non dovette aspettare molto poiché già vicino al suo armadietto c'erano i primi ad attenderlo.
"Per quanto riguarda le cose più importanti.." - Cominciò uno dei tre ragazzi, avvicinandosi al ragazzo - "C'è qualcosa di forte con cui potersi sballare?"
"Se la portate voi, potete fare tutto quello che volete, io vi offro la casa, l'alcool gratis e al massimo tre stanze per scopare con qualcuna." Rispose il ragazzo, ridendo.
"Ok, siamo apposto allora." Disse l'altro ragazzo, dando una pacca sulla spalla al festaiolo e ritirandosi con i suoi due amici.


"Dai, andiamo alla festa!" Disse super eccitata e contenta Steffy, che non vedeva l'ora di prendere i biglietti.
"Ma ci andiamo ogni anno, sarà la stessa cosa anche quest'anno." Disse Allison un po' annoiata.
"In realtà l'anno scorso noi due non siamo andate e ti vorrei dire che io non ci vado da ben due anni, a differenza tua." Mise subito il broncio Steffy.
"Ma che t'importa di questa festa?" Continuò a chiedere Allison, a braccia conserte.
In quel momento entrambe notarono Calum arrivare con quattro biglietti per la festa della serata, che si avvicinava al tavolo dei ragazzi, sorridendo soddisfatto della sua impresa.
"Io devo andarci con Jackson." Puntualizzò Steffy.
"E vai con Jackson." Ripetè Allison.
"No, voglio che quest'anno ci andiamo tutte e tre." Disse decisa Steffy.
"Allora lasciamo decidere anche a Keira se vuole venire.." Annunciò Allison, rivolgendosi a Keira, ma la ragazza stava con lo sguardo perso nel vuoto, a pensare chissà a che cosa, piuttosto che partecipare attivamente alla discussione delle sue due amiche.
"Quindi?" Chiese Steffy.
"Cosa?" Domandò Keira, riprendendosi dallo stato di trance in cui era stata per i minuti precedenti.
"Steffy vuole andare alla festa stasera, andiamo anche noi?" Chiese Allison.
"Non è accettato un no, tu l'anno scorso ci sei andata con Scott." Riprese Steffy col broncio.
"Ok, andiamo." Disse Keira, sbuffando.
"Siiiiiii, vado a prendere i biglietti, invitiamo anche David, Jordan, Jessica e Trevor, ok?" Chise super eccitata la ragazza.
"Per me va bene." Rispose Keira.
"Siiiiiiiiiii vi voglio bene ragazze!" Esclamò saltando di gioia, mentre lasciava la sala.
"Va tutto bene?" Chiese Allison alla bionda.
"Sì, va tutto bene." Rispose Keira, sorridendo all'amica.
"Non volevi andare alla festa? Nemmeno io, però sai com'è Steffy.." Disse Allison facendo spallucce.
"Non importa, fa niente, almeno questa volta penserò a divertirmi." Rispose semplicemente Keira, continuando a parlare con l'amica.



"Ho preso i biglietti, quest'anno andremo tutti e quattro insieme come i vecchi tempi." Disse entusiasta Calum.
"Ma ci dobbiamo proprio andare?" Borbottò Micheal disgustato.
"Un po' di vitalità non ti farebbe male comunque, a furia di stare con te penso solamente ai videogiochi e alle serie tv." Disse Ashton incredulo.
"E' per svagarsi un po'." Riprese Calum.
"Ogni festa per te è per svagarsi un po', però casualmente finisci sempre spaccato a merda." Puntualizzò Micheal.
"Cosa?" Chiese Calum, facendo un acuto su 'co'.
"L'anno scorso sono diventato una crocerossina per farti capire che eravamo ad una festa e non a casa tua e che non potevi toglierti i pantaloni in mezzo alla folla brulicante mentre si ballava." Spiegò Micheal, mentre Luke ascoltava il racconto entusiasmante, ridendo sulle spalle dell'amico.
"Ehi, non puoi... Tu non puoi... Davvero non puoi..." Borbottò Calum, puntando il dito contro l'amico.
"Sì che posso, ti ho dovuto riaccompagnare io a casa, mentre vomitavi su ogni giardino che oltrepassavamo per arrivare nel tuo letto." Continuò ancora Micheal.
"Allora non venire quest'anno!" Esclamò Calum, esasperato.
"E perdermi te che come sempre riesci a ridicolazzarti quando tu ubriachi? Mai." Disse Micheal imitando la risata malefica di una strega cattiva.
"Spero seriamente tu stia scherzando." Disse una voce femminile alle spalle del ragazzo.
"Ehm, no." Rispose secco Micheal.
"Spero seriamente che tu non abbia davvero fatto quel verso." Continuò la ragazza.
"Martah, sai che sei proprio fastidiosa?" Chiese retoricamente il ragazzo.
"Sai che sei proprio scemo?" Chiese retoricamente la ragazza.
"Non te l'ha chiesto nessuno." Rispose Micheal. La ragazza di tutta risposta alzò gli occhi al cielo e andò subito via.
"Ah l'amour." Disse Ashton ridendo.
"Non è bello se non è litigarello." Aggiunse Calum.
"Seriamente?" Riprese Micheal oltraggiato.
"Spero solo che a questa festa si beva tanto, sarà una lunga giornata." Commentò sarcasticamente Luke.




"Joey ti lascia la libera uscita?" Domandò Matt, mentre vide la ragazza avvicinarsi al suo armadietto.
"Puoi evitare di fare queste battute per ora?" Commentò seccata Evelin.
"Ok va bene, non pensavo fossi così acida oggi." Si scusò Matt sorridendo.
"Non sono acida, sono solo un po' nervosa." Spiegò velocemente Evelin.
"Ah, forse ho capito.." Disse vago il biondino.
"Non hai capito." Disse invece la ragazza.
"Insomma, che ti prende!" Esclamò Matt.
"Stasera andremo alla festa." Disse subito la ragazza.
"No. Nononono. No. Enne O." Rispose subito secco il ragazzo.
"Matt, dobbiamo andare, io devo andarci comunque per forza, mi ci obbligano e devi venire anche tu, è meglio se vieni." Puntualizzò la cosa Evelin.
"L'ultima volta che ci sono andato, ovvero l'anno scorso, non sono successe cose belle e ad essere onesto ero andato con Keira e Scott, mentre loro due facevano i piccioncini ed io stavo chiuso in bagno a vomitare l'anima, quindi no. E poi cosa vuol dire che sei obbligata ad andarci?" Chiese subito preoccupato il ragazzo.
"Senti Matt, lo faccio soprattutto per il piano.." Iniziò la ragazza, ma Matt la bloccò subito.
"Ah Joey ti ha preso un biglietto quindi vai con lui e i suoi simpatici amici? Ma dico, sei impazzita?" Chiese subito il ragazzo.
"Era quello che stavo cercando di dirti, devi venire anche tu per questo motivo, li ho sentiti parlare prima, hanno in mente qualcosa per stasera." Spiegò Evelin.
"No, tu sei completamente impazzita, che ti costava rifiutare? Ti ricordi cos'è successo a Scott oppure hai già dimenticato tutto. Se volevi agire per il piano, dovevi farlo in modo differente e seguendo delle regole ben precise, non puoi dare nell'occhio e non possiamo fare passi falsi. Tu non capisci quant'è rischioso stare vicino a Joey soprattutto in questo periodo. Hai visto perfettamente come io me ne sia allontanato ormai. Bisogna stare attenti." Spiegò il ragazzo cercando di non farsi sentire.
"Io sono attenta, per questo ti sto chiedendo di venire stasera, dobbiamo stare attenti insieme. Ormai Joey crede di avermi in pugno ed ho fatto una scelta mesi fa, quindi fingo di essere dalla sua parte per farti fare tutto quello che devi in modo più tranquillo, nonostante tutto quello che è successo e sta succedendo." Disse Evelin.
"Non posso essere tranquillo sapendo che tu sei nelle grinfie di quel pazzo." Sputò subito arrabbiato il biondino.
"Questo è il tuo biglietto per stasera, pensaci al limite e chiamami. Io adesso vado." Disse semplicemente Evelin, prima di entrare in un'aula e lasciare Matt da solo nel corridoio.



____________





"Alla fine sei venuto!" Esclamò la ragazza, avvicinandosi al biondino, appoggiato alla spalliera di un divano lì in sala.
"Sai, non avevo niente da fare." Fece spallucce il ragazzo.
"Joey e gli altri sono lì, in cucina, hanno portato qualcosa di rigenerante a quanto pare." Confessò Evelin, al ragazzo.
"Me lo aspettavo." Confermò Matt.
"Non ti importa?" Chiese lei, stranita.
"No, preferisco bere fino a vomitare l'anima, esattamente come l'anno scorso, magari incontrare una bella ragazza, possibilmente marcia come me dal non poter ricordare nulla e scopare tutta la notte, sai, ne ho davvero un gran bisogno." Disse il ragazzo, mentre andava a prendere un'altra bottiglia di birra.
"Sei già ubriaco?" Chiese Evelin, non capendo il comportamento del ragazzo.
"No, tranquilla, ma potrei esserlo tra non molto." Rispose, facendole l'occhiolino.
"Io non ti capisco." Disse incredula.
"Nemmeno io, ormai posso fare quello che voglio, tanto non stiamo più insieme, o sbaglio?" Chiese il ragazzo, stuzzicandola.
"C-certo." Rispose confusa, lei.
"Ok, allora adesso vado a trovarmi qualcuna con cui passare la notte." Disse semplicemente Matt, prima di sparire tra la folla.

Nel frattempo la casa si stava sempre più riempiendo e vi si potevano sempre più individuare i piccoli gruppi dei partecipanti. Da un lato c'erano gli assetati incontenibili che pensavano sempre e solo a riempire il bicchiere senza mai staccarsi da quel posto, dall'altro lato gli esaltati che non facevano altro che ballare/pomiciare/palparsi per tutto il tempo. In mezzo quelli che stavano perennemente seduti sul divano e si alzavano solo per andare in bagno o prendere da bere.
"Ricordarmi perché ho accettato di venire a questa festa." Riprese Micheal lamentandosi.
"Perché vuoi vedere Calum morire, no?" Chiese sarcastico, Luke.
"Ah già, ma sta limonando da due ore con quella ragazza.. Cioè, sbaglio o quella è la sua ex?" Chiese incredulo Micheal.
"Lo sta facendo solo perché sul divano opposto ci sono Steffy e Jakcson limonare duro e a lui da fastidio." Commentò Luke.
"1-0 per noi, palla al centro." Rispose Micheal ridendo.
"Allora voi due non ballate?" Chiese Ashton energico.
"Hei campione di baciata, tu ed Allison non avete fatto altro che ballare per tutta la serata e sei ancora bello vispo, come mai?" Chiese Micheal ridendo.
"Ricordatevi la scommessa voi due." Si intromise Calum, il tempo di respirare un po' per poi ricominciare a pomiciare con la ragazza seduta sulle sua ginocchia.
"Quale scommessa?" Chiese Luke, incredulo.
"Non sa quello che dice." Rispose Ashton, prima di portare nuovamente Allison al centro della stanza per ballare ancora, in mezzo agli altri.
"Non guardare me." Disse Micheal alzando le mani, come a dire 'io sono pulito'.
"Mi serve immediatamente qualcosa di più forte da bere." Disse subito Luke, buttando la lattina di birra nel cestino accanto al divano e girovagando per casa alla ricerca di alcool.
Keira era rimasta per tutto il tempo nell'angolo bar della stanza, a riempire in continuazione il suo bicchiere di vari tipi di bevande, aumentando sempre più la gradazione di alcool, aveva deciso che quella sera non voleva assolutamente pensare.
"Hei vacci piano." Disse Trevor alle sue spalle, prendendole l'ultimo bicchiere che aveva in mano.
"Quello è mio." Disse la ragazza ridendo.
"Adesso è mio però." Riprese Trevor, bevendolo al posto suo.
"Io vado a prendere un po' di aria, fuori." Specificò Keira, indicando la porta al ragazzo. 

Matt era rimasto tutto il tempo fuori, accanto alla sua auto a bere una birra e a fumare una sigaretta, guardando un punto indefinito davanti a sé, cercando di non pensare più alla discussione avuta in precedenza con Evelin. Avrebbe tanto voluto che le cose fossero andate diversamente, ma non poteva cambiarle, perché quella scelta non era toccata a lui farla, quindi non avrebbe potuto cambiare la situazione in corso e ciò lo faceva tremendamente arrabbiare e nello stesso tempo deprimere.
"Ok, noi due dobbiamo parlare immediatamente." Disse Evelin alle sue spalle.
"Di cosa vuoi parlare?" Chiese lui, buttando la sigaretta a terra.
"Tu non puoi venirmi a dire che ti cercherai qualcun'altra per la notte, se hai già me." Disse decisa, Evelin.
"Ma io non ho più te.." Rispose Matt, ma fu subito bloccato. Evelin gli si buttò subito addosso, baciandolo. Il ragazzo non aspettò nemmeno un secondo ad accogliere tra le sue braccia la ragazza e a ricambiare il suo bacio, tenendole la testa tra le mani per non farla scappare via da sé.
"Tu hai ancora me." Bisbigliò la ragazza al suo orecchio.
"Tu non immagini quanto io in questo momento voglia fare l'amore con te." Disse Matt, appoggiando la sua fronte, sulla fronte della ragazza.
"Facciamolo." Disse subito lei.
"In macchina." Rispose subito il ragazzo, guardandosi attorno.
"Sì, in macchina va bene." Disse la ragazza sorridendo.
Entrambi salirono insieme sull'auto del ragazzo e iniziarono a baciarsi subito, la maglietta del ragazzo finì subito sul cruscotto e dopo aver regolato subito il sedile del guidatore, la ragazza si ritrovò sopra il ragazzo, mentre continuavano a baciarsi. Piano piano anche la maglietta della ragazza si ritrovò sul cruscotto insieme a quella del ragazzo e il reggiseno fece la stessa fine. I due continuavano a baciarsi non curanti di nulla e di nessuno e in solo in quel momento entrambi si resero conto che non riuscivano davvero a stare separati l'uno dall'altro.
"Mi manchi davvero tanto." Sussurrò il ragazzo, mentre sbottonava anche i pantaloni ormai.
"Anche tu, Matt." Rispose la ragazza, la sua voce era un mix tra eccitazione e tristezza.
"Ti amo, Evelin." Disse il ragazzo, con voce roca, prima di ribaciarla di nuovo e entrare dentro di lei.
"Ti amo anch'io, Matt." Rispose subito la ragazza, baciando con passione il ragazzo e godendosi insieme quel momento di eccitazione.
I due ragazzi erano ormai in una sorte di mondo a parte da non rendersi più conto per qualche minuto che in realtà non erano ancora soli del tutto, e che dovevano prestare molta attenzione a quello che facevano. Dopo pochi minuti di relax, infatti sentirono delle voci, vicino l'auto e per non farsi vedere, i due dovettero abbassarsi ulteriormente, arrivando addirittura a piegarsi sotto i sedili dell'auto.
"Ma che ci fai qui tutta sola, bionda?" Domandò un ragazzo, prendendo una ciocca dei capelli della ragazza tra le mani, per giocarci.
"Lasciami stare e vattene, non sono cose che ti riguardano." Rispose scontrosa e sbiascicando la ragazza, mentre provava ad accendersi la sigaretta.
"Keira, devo ricordarti che non si risponde così a nessuno? Nemmeno alle persone che non sopporti?" La riprese cantilando un altro ragazzo, alle sue spalle.
"Joey, sparisci anche tu." Ripetè lei, andandosene.
"Non così facilmente, lo sai che le cose semplici non mi piacciono." L'affiancò il ragazzo, mentre il suo amico, aveva affiancato Keira dall'altro lato.
"Insomma che volete, lasciatemi stare e ognuno va a casa sua." Disse in modo confuso la ragazza.
"Eh no, semmai vieni a casa mia." Rise malizioso Joey.
"Non ci provare nemmeno per sogno, non ripetere quello che è successo..." Cominciò Keira, ma il ragazzo la bloccò subito, spingendola contro un muretto.
"Dan, lasciaci soli." Disse Joey, intimando al ragazzo di andarsene prima che la situazione potesse degenerare. E il ragazzo li lasciò subito soli.
"Quindi tu non dici quello che fai ai tuoi discepoli?" Chiese Keira, sorridendo beffarda.
"Nessuno deve sapere cos'è successo l'anno scorso a questa festa, puttana, chiaro?" Chiese Joey, prendendo il viso di Keira tra le mani e stringendo il pollice sulla sua guancia.
"Ohoh, sei spaventato? Tu pensi che possa dirlo a qualcuno? Tu hai paura? E fai bene. Non scherzare con me Joey, tu hai sempre saputo che ti ho in pugno e non puoi far nulla per fermarmi." Sussurrò Keira, in tono di sfida.
"E allora perché non mi hai denunciato? Perché non lo hai detto a nessuno? Perché continui a dirmi queste cose se poi non riesci a farlo?" Chiese sarcastico Joey.
"In realtà, qualcuno lo sa già." Confessò Keira.
"A chi lo hai detto, lurida troia?" Chiese Joey infastidito.
"Scott lo sapeva." Disse Keira soddisfatta.
"Tu sei solo una puttana." Disse Joey, stringendo ancora di più Keira contro il muretto e avvicinandosi minacciosamente col suo corpo a quello della ragazza.
"Non ti conviene avvicinarti, non succederà di nuovo." Ripetè Keira, allontanando il ragazzo con le mani sul suo petto.
"Io non ci credo che stai facendo tutto ciò per quell'Hemmings, che neanche se ne rende conto. Sei solamente una poveraccia, tu vorresti dirglielo, vero? Inizierà a guardarti con occhi diversi quando glielo dirai, non andrà tutto bene Keira, andrà tutto male. Anche lui inizierà a pensare che sei solo una puttana, una povera ragazza innamorata che per amore si fa fare la qualsiasi cosa da un mostro come me? Non pensavo fosse così facile farti cedere, pronunciando solo due parole." Spiegò Joey risolutivo.
"Non dirlo, basta." Disse Keira, quasi urlando.
"Stai zitta troia, vuoi che ci sentano tutti, nessuno deve sapere ed è meglio per te e per me." La riprese Joey, rimarcando di nuovo la sua mano sulla faccia della ragazza.
"Sei solo uno stronzo tu, pensi davvero che tutti vivano nel terrore delle tue minacce o peggio ancora nel terrore che tu possa controllare per sempre le loro vite. Ti sei preso qualsiasi, tu hai distrutto qualsiasi cosa fosse mio, non pensare che questa volta te la faccia passare liscia." Urlò di nuovo Keira.
"Tu devi stare zitta, altrimenti: Luke Hemmings." Sussurrò Joey sorridendo beffardo.
"Tu non farai proprio un cazzo, non di nuovo." Sbraitò di nuovo la ragazza.
"Altrimenti cosa, verrai a letto con me? Magari questa volta sarà di tua volontà offrirmi questo privilegio e non costretta." Disse subito Joey.
"Sei solo un pezzo di merda." Bisbigliò Keira.
"Dove vai? Non così veloce, non abbiamo ancora finito." Riprese Joey, tirando per il polso la ragazza, verso di sé.
"No basta, adesso lasciami stare." Si dimenò Keira, ma Joey la teneva stretta.
"Sai, potremmo fare la seconda parte adesso, perché no? Ho voglia di un pompino. Potresti, chessò, magari sì, tu potresti rendermi meno fatica nel cercare una ragazza che me lo faccia, proponendoti. Insomma, vedilo come uno scambio equo, stavolta sono molto serio: tu mi fai un pompino ed io non ti metterò nei guai con Hemmings e non metterò nemmeno Hemmings nei guai come magari è successo qualche anni fa. Sì lo so, se Hemmings lo scopre sicuramente ti vedrà anche lui come una puttana, però vedi, se lo fai, ed è ovvio che lo farai, non succederà nulla, lui non lo saprà e vivrete felici e contenti, forse." Disse Joey, mentre con una mano accarezzava la guancia della bionda.
"Fattelo da solo." Rispose Keira, disgustata dalla proposta del ragazzo.
"Allora non ti ho proprio insegnato nulla? Oppure ti piace essere messa nella posizione di dover scegliere tra due o più opzioni?" Chiese serio il ragazzo.
"Mi piace essere messa nella posizione che voglio essere lasciata in pace e tu devi andare a farti fottere." Sputò subito Keira.
"Ok, quindi non ti importa sapere che magari domani Hemmings potrebbe avere qualche problema e sempre magari la responsabile sarai tu?" Chiese vago Joey.
"Devi lasciare in pace me e i miei amici." Sibilò Keira.
"Ma i tuoi amici non li toccherei mai, Hemmings non è un tuo amico." Sorrise il ragazzo.
"Sei un figlio di puttana, sai perché tua madre ha lasciato te e tuo padre a marcire? Lo sai perché?" Urlò di nuovo Keira.
"Ok adesso basta con gli insulti personali, mi hai proprio stufata, troia. Vieni subito con me." Disse Joey, prendendola per i fianchi e spingendola verso la casa.
Matt ed Evelin erano dentro l'auto ed avevano sentito ogni cosa, avevano deciso di rivestirti per avvertire gli altri dell'accaduto, ma proprio mentre stavano per scendere dall'auto, Luke uscì dalla porta del retro della casa e vide Joey tenere Keira e spingerla in avanti, per costringerla ad entrare con lui.
"Sta giù." Matt avvertì Evelin di risalire in auto per non farsi vedere e rischiare qualcosa di più, richiudendo di nuovo lo sportello.
"Lasciala stare, immediatamente." Disse Luke, non appena si avvicinò a Joey e Keira.
"Ah, sei venuto a riprenderti la tua puttana? Sai che c'è? Prenditela pure, parla troppo per i miei gusti." Disse il ragazzo, spingendola contro Luke.
"Magari la prossima volta gira al largo dalle ragazze già impegnate, eh?" Continuò Luke, scocciato.
"Non mi risulta che tu e Keira stiate insieme, beh, sarà sicuramente una cosa nuova, perché quando me la sono scopata non diceva così." - Annunciò Joey, ridendo.
Luke si girò subito verso la ragazza, che abbassò immediatamente lo sguardo e poi guardò Joey con un disprezzo e una rabbia che non aveva mai visto prima nei suoi occhi. - "A titolo informativo, la prima volta fa sempre male." Aggiunse, prima di andarsene.
"Di cosa diavolo sta parlando?" Chiese Luke girandosi verso la ragazza.
In quel momento, Keira scoppiò subito a piangere, non sapendo esattamente cosa dire o cosa fare e riuscì semplicemente a sfogarsi piangendo, quando dentro avrebbe voluto urlare, spaccare qualsiasi cosa e uccidere perfino qualcuno. Si sentiva davvero piccola in quel momento, così fuoriluogo e così semplicemente sporca dentro da non riuscire nemmeno a guardare in faccia Luke.
"Io non ce la faccio più." Disse piangendo la ragazza, mentre Luke cercava di farla calmare, sedendosi su un dondolo nel giardino.


"Hai finito di limonarti con Jackson?" Chiese Allison, vedendo la sua amica dopo più di un'ora, al bancone per prendere un po' di birra.
"Sì, qua quello che non ha finito è stato proprio Calum." Disse Steffy, indicando il ragazzo ancora seduto sul divano, mentre continuava a baciarsi con la stessa ragazza di prima.
"Cos'è, sei gelosa?" La punzecchiò Allison.
"Io? Gelosa? Macchè! Semmai è lui quello geloso e per non rimanere indietro cerca di farsi vedere con quella ragazza.. ora che ci penso quella ragazza io la conosco." Puntualizzò Steffy, guardando meglio verso quella direazione.
"Sì che la conosci, è la sua ex. Crystal, la ragazza che ha lasciato per te, ti ricordi, vero?" La punzecchiò nuovamente Allison.
"Come diamine riesce a limonarsi con la sua ex? Lui l'ha tradita con me, l'ha lasciata per me e adesso è lì seduto su quel divano e poco manca che quei due si riproducano." Disse sconvolta la ragazza.
"Dai dillo che sei gelosa, non ti giudicherò, lo sai." Rise Allison.
"Senti, visto che sei in vena di simpatia stasera, dimmi, è stato Ashton a farti tornare questa tua simpatia inaudita?" Chiese soddisfatta Steffy.
"No, in realtà stasera non è stata una cattiva idea venire alla festa, almeno io mi sto divertendo. Non vedo Keira da qualche ora, ora che ci penso." Disse Allison, guardandosi attorno.
"Non sviare il discorso... E' vero, hai ragione, nemmeno io." Disse Steffy, stranita.
"Tu eri impegnata a fare altro, hai abbandonato anche me." Continuò Allison.
"Anche tu eri in ottima compagnia, non mi sembra di esserti mancata così tanto." Rispose imbronciata Steffy.
"Dai, andiamo a cercare Keira, magari anche lei per ora si sta divertendo." Disse Allison, alludendo anche alla mancanza di Luke in stanza.
"Vero, manca anche qualcun altro qui all'appello." Rispose Steffy maliziosa.
"Fossi in voi per ora non andrei a cercare Keira." Intervenne Matt, che aveva sentito il discorso delle due ragazze ed era da poco rientrato in casa, mentre Evelin era rimasta fuori facendo finta di niente, per non farsi notare da Joey.
"Eh, tu cosa vuoi adesso?" Chiese stranita Steffy.
"Vi sto dicendo di non andare a cercare Keira per ora." Rispose nuovamente Matt.
"Non farmi preoccupare Matt.." Disse Allison.
"Niente di cui preoccuparsi, è con Luke, fuori, ma è meglio non andare a disturbare. Stanno parlando." Le avvertì solamente, prima di andare a prendere altro da bere.
"Hai visto, Matt aveva un succhiotto sul collo." Disse Steffy ridendo.
"Andiamo a vedere dove sono Luke e Keira." Disse Allison, prendendo l'amica e trascinandola con sé, fuori la casa. La ricerca durò poco, visto che i due ragazzi erano seduti proprio davanti la porta, un po' più esposti in giardino, su di un dondolo a parlare.
"Non si sente niente, avviciniamoci, voglio sentire cosa dicono." Disse Steffy, abbassandosi per non farsi vedere.
"Non possiamo ascoltare, esiste la privacy." Si lamentò Allison.
"Zitta, abbassati e ascolta con me." 






______




Un anno prima





"Mi dispiace lasciarti qui da sola davvero, ma hai visto in che condizioni è ridotto Matt, devo portarlo subito a casa." Spiegò Scott, mentre teneva Matt per un braccio, completamente ubriaco.
"Non preoccuparti, anche io adesso torno a casa, non ci sono problemi, posso tornare pure a piedi." Disse Keira, abbracciando il ragazzo.
"Guarda Scott, una lucciola!" Urlò Matt, indicando una luce davanti ai suoi occhi.
"Idiota, è il faro di un'auto quello!" Lo riprese Scott.
"Andate, appena arrivo a casa ti chiamo." Lo rassicurò Keira.
I ragazzi andarono via subito e Keira rimase da sola mentre ancora la festa continuava ad andare alla grande.
Dopo cinque minuti anche la ragazza iniziò ad annoiarsi e prima di andarsene, decise di andare in bagno per guardare in che condizioni fosse. Tra coppiette in preda alle loro effusioni amore e ragazzi gasati per la droga che scorreva nelle loro vene, la ragazza riuscì ad arrivare al bagno senza incorrere in troppi pericoli e riuscì a guardarsi allo specchio senza nessuna preoccupazione.
"Cosa fai, mi chiudi fuori?" Chiese Joey, mettendo una mano dentro la stanza e bloccando la chiusura della porta.
"Sì." Rispose solamente la ragazza, rimettendo la chiusura, ma fu tutto inutile poiché la potenza del ragazzo era superiore alla sua.
"Noi due dobbiamo parlare." Entrò dentro il bagno il ragazzo, chiudendo la porta a chiave.
"Senti fammi uscire, non ho tempo da perdere con te." Si lamentò la ragazza, ma fu nuovamente tutto inutile, il ragazzo non stava ad ascoltarla e piano piano si avvicinava sempre più al suo corpo.
"Mi è giunta voce che Hemmings è a New York perché glielo hai detto tu. Insomma, non pensavo fossi così diabolica. E questa cosa mi piace ancor più. Però adesso scopro anche che tu sai tutto quello che è successo tra me e lui anche se lui non sa che dietro i suoi guai c'ero io. Complimenti, sei davvero una ragazza sveglia Keira. L'ho sempre pensato, ma così, mi stai stupendo." Spiegò Joey.
"E con questo?" Chiese Keira.
"Con questo, insomma Keira, come te lo spiego senza essere volgare. Devi farti i cazzi tuoi. La questione tra me ed Hemmings riguardava solo noi due, tu non avevi alcun diritto di fare la paladina della giustizia. Però sai com'è, quando c'è di mezzo l'amore, purtroppo è difficile farsi da parte. Sai, anche se lui è a New York ed io sono qui, non finiscono di certo i guai. Una mente geniale come te pensavo ci sarebbe arrivata, ti rendi conto che comunque quello che hai fatto per 'salvarlo' da me è inutile, vero? Potrei benissimo mandare qualcuno a New York per lui, fargli saltare in aria la casa, la macchina, l'intera scuola, farlo uccidere su commissione, terrorizzarlo ancora, perseguitarlo comunque, alla fine non cambia niente se ciò avviene qui, o dall'altra parte del mondo. Sai perché? Perché nessuno lo verrebbe mai a sapere. Perché ognuno si fa i fatti suoi, a differenza tua." Spiegò ancora Joey.
"Tu non puoi fare davvero una cosa del genere." Disse Keira.
"E se ti dicessi che invece domani manderò qualcuno a fare una visitina a Luke?" Chiese soddisfatto il ragazzo.
"No!" Quasi urlò la ragazza.
"Sì capisco, insomma, tu lo ami, lui non lo sa, ti senti patetica e bla bla bla, ma tu sei qui, mentre lui è lì e stavolta non puoi salvarlo." Disse Joey risolutivo.
"Sì che posso. Farei qualunquecosa per impedirti di fargli del male, devi smetterla di torturarci." Rispose subito Keira.
"Qualunque cosa?" Chiese Joey, illuminandosi.
"Sì." Rispose decisa Keira.
"Quindi io sarei libero di farti fare qualsiasi cosa per me?" - Chiese retorico il ragazzo. - "Bene Keira, hai già capito come funziona. Spogliati." Disse subito, intimandola col dito di fare veloce.
"Cosa?" Chiese la ragazza, appiattendosi al muro.
"Ora." Rispose di nuovo il ragazzo, più deciso.
La ragazza dovette stare agli ordini del ragazzo, pensando che così potesse finire quel drammatico siparietto organizzato alla perfezione da Joey, ma non sapeva in realtà cosa l'aspettasse.
"Fatto." Disse la ragazza, rimanendo il reggiseno e mutandine.
"Ora, girati, faccia al muro." Disse Joey, girando piano la ragazza verso il muro.
"Joey, cosa stai facendo?" Chiese la ragazza seriamente preoccupata.
"Ti tolgo il reggiseno, no?" Domandò lui, ovvio.
"No." Disse la ragazza, tenendosi le coppe ancora sul seno, ma il ragazzo la strattonò subito, facendola rigirare verso di sé.
"Ok, ti sei giocata la carta della gentilezza, ora si fa davvero come dico io." Disse in modo severo.
"No!" Urlò quasi Keira.
"Zitta troia. Vuoi o no salvare il tuo caro Luke Hemmings? Ricorda che lo stai facendo per lui." Disse Joey beffardo.
"Tu sei...." Iniziò la frase ma non riuscì a finirla. Joey l'aveva presa di peso e aveva sbattuto le sue spalle contro il muro e la stava baciando con tanta di quella violenza da pensare sul serio che le sua labbra potessero essere strappate a morsi tra non molto.
"Adesso stai zitta ed apri le gambe." Disse il ragazzo, togliendosi i pantaloni.
"Lasciami!" Esclamò forte Keira, mentre cercava di divincolarsi dalla sua presa forte, mordendogli il braccio.
"Puttana!" Urlò Joey, dolorante per il morso della ragazza, ma tutto fu vano, la presa di Joey era comunque più forte dei suoi morsi e dei suoi strattonamenti per liberarsi.
"Lasciami stare!" Urlò la ragazza, quasi piangendo.
Il ragazzo la prese di peso in braccio e con una mano abbassò le mutandine della ragazza, mentre con l'altra mano, teneva ferme le sue braccia, per non farla muovere.
"Facciamo veloce." Disse ridendo il ragazzo.
"Nno..." Borbottò la ragazza, che continuava a singhiozzare.
"Non mi dire che è la tua prima volta?" - Chiese lui incredulo mentre con due dita cercava di dilatarla. Ma Keira non rispose, continuava a rimanere ferma, dolorante, mentre piangeva, piangeva e piangeva. - "Ok, farà male, ma giusto un po', ti sto tappando la bocca solo perché non voglio che tutti ci sentano, chiaro?" Spiegò Joey, premendo la sua mano, sulla bocca della ragazza e dando il primo colpo.
Keira sussultò subito, non appena il bacino di Joey salì insieme a suo e poi ne arrivò un secondo, che la fece sussultare nuovamente ed un terzo, un quarto ed un quinto, mentre Joey vagava con le sue labbra sul corpo della ragazza, baciandole il seno e il collo.
"Basta..." Mormorò la ragazza, ma Joey non badava a sentirla. Aumentò l'intensità del movimento del bacino, andando su e giù più velocemente e con colpi più forti, mentre recavano un dolore lancinante al basso ventre della ragazza.
Dopo svariati minuti, Joey era ancora dentro la ragazza e Keira pregava sinceramente che finisse tutto lì, senza altri problemi.
"Ok sto per venire, esco." - Disse il ragazzo, mentre la sua voce traspariva esattamente la reazione della sua eccitazione. Piano piano Keira iniziava sempre più a respirare nuovamente, mentre prima a malapena il suo respiro riusciva a farla tranquillizzare per ciò che le stava venendo. - "Lo metti tu apposto questo bagno, cioè insomma, non è educazione lasciare i tappeti e il resto in disordine." Sorrise Joey, mentre rimetteva i pantaloni e si sciacquava le mani, prima di uscire dal bagno e chiudersi la porta alle spalle. La ragazza si rivestì lentamente mentre le lacrime continuavano ancora a scendere sul suo viso, fin quando non vide macchie di sangue sul pavimento e sul suo vestito. Quel sangue era il suo, e ciò non fece altro che far aumentare ancora di più le lacrime, lasciandosi abbattere completamente contro le pareti fredde di quel bagno che aveva dentro di sé un segreto così grande.




_____




"Cosa stai cercando di dirmi?" Domandò il ragazzo, sperando di ricevere risposta diversa da quella che ormai stava pensando da un po'.
"Quello che hai capito. Sì, quella notte, Joey, mi ha violentata." Rispose semplicemente la ragazza, e il silenzio che calò in quel momento, gelò entrambi, inaspettatamente.
"No, non puoi..." Disse semplicemente il ragazzo, senza finire nemmeno la frase ed andarsene da lì.
"Luke!" Lo chiamò la ragazza, ma fu tutto inutile.
































Angolo Autrice:
Eccomi qui dopo questa lunghissima ed interminabile mancanza a scrivere questo super capitolo, che è scritto sì in modo diverso dagli altri, ma dovevo scriverlo così perché mi serviva per introduzione ai prossimi.
Ve lo aspettavate questo colpo di scena? Ehehe ce ne saranno degli altri.
Ad ogni modo, spero come sempre che vi sia piaciuto il capitolo, fatemelo sapere e vi auguro una buona lettura (scusate per eventuali errori).
Noi ci vediamo al prossimo capitolo, xoxo, Vanex23





 

SPOILER:

[...]
"Semplicemente perché noi due non siamo mai stati insieme!" Tuonò il ragazzo, molto arrabbiato. 
In quel momento, il cuore della ragazza si ruppe in mille pezzi.
[...]

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Capitolo 32
*** Trentaduesimo Capitolo ***


                          Trentaduesimo Capitolo


Il ragazzo aprì gli occhi lentamente, il contatto con la luce gli dava ancora fastidio e ci impiegò qualche secondo prima di ricordarsi dove fosse e con chi soprattutto. Girò piano la testa ma notò con enorme dispiacere che il mal di testa della nottata precedente era ancora rimasto e per quelle poche ore ormai rimaste non poteva far altro se non sopportarlo. Non era a casa sua e lo aveva capito dal colore delle mura e dalla stanza in cui si trovava, non era familiare a nessuna di quelle che aveva frequentato nella sua di casa. C'era un odore di mirtilli, forse il profumo delle persona che stava sdraiata accanto a lui, però poteva anche distinguere la puzza di alcool che faceva lui da tutto quel profumo.
Si alzò lentamente e si mise seduto sul letto, piano piano iniziò a ricordare qualcosa di quello che era successo precedentemente per non rendersi conto subito del perché aveva fatto quella scelta.

"Pronto? Sono da te tra dieci minuti." Aveva detto così al telefono e in realtà era andata davvero così. Ma perché?

"Tu... Non puoi..." Frasi confuse nel suo cervello, mal di testa e post sbronza, non riusciva proprio a capire. Dopo fu tutto più chiaro: lui era lì perché era incazzato. Gli avevano mentito o così aveva preso la discussione con Keira. Gli aveva mentito e tenuto nascosta una cosa così grande, proprio a lui? Non ne poteva più delle sue rivelazioni a puntate, voleva sapere tutto e non solo piccoli stralci della sua vita mentre lui era andato a New York. E se c'era andato era stato soprattutto per seguire i suoi consigli. Si sentiva tremendamente frustato e incapace nel poter decidere veramente e serenamente per lui cosa fare e cosa non fare, così aveva iniziato proprio quella sera a fare ciò che secondo lui poteva essere meglio per sé e non per gli altri.
"Già sveglio?" Chiese la ragazza, distesa accanto a lui.
"Sì, adesso vado via." Rispose Luke, prendendo i suoi vestiti stesi un po' sul letto e un po' sul pavimento e indossandoli nuovamente.
"Ieri sera eri particolarmente incazzato.." Disse la ragazza incuriosita.
"Niente che ti riguardi." Tagliò corto lui.
"Quindi è così? Scopiamo e basta?" Chiese nuovamente la ragazza.
"Sì Eliza, sempre meglio di niente, non trovi?" Domandò con un finto sorriso il biondo.
"Ah quindi sei tornato il piccolo stronzo Luke Hemmings che eri una volta?" Disse ridendo la ragazza.
"No." Rispose svelto lui.
"In ogni caso, la prossima volta che vuoi venire da me e sei incazzato, cerca di non uccidermi mentre stiamo scopando." Precisò la ragazza, mentre si vestiva anche lei e faceva notare al ragazza il morso ricevuto da lui stesso sul braccio.
"Ok scusami, di quello non mi ricordo neppure." Rispose il ragazzo, un po' a disagio.
"Tranquillo, basta che non lo rifai." Riprese Eliza, ridendo.
Il ragazzo uscì dalla stanza della ragazza e scese subito le scale, lì in sala c'erano Jordan e Jackson intenti a studiare per gli esami delle prossima sessione, ma il ragazzo non si curò della loro presenza e passò comunque da dietro i divani, uscendo di casa. Poco dopo giunse anche Eliza all'interno della sala, con un succo di arance in mano e sedendosi accanto ai due ragazzi studiosi, o almeno così parevano. I ragazzi, tuttavia, appena la ragazza si mise a sedere accanto a loro, le lanciarono uno sguardo di disapprovazione assoluta, mettendosi entrambi a braccia conserte.
"Cosa?" Chiese la ragazza, sorseggiando ancora il succo.
"Luke? Davvero?" Chiese Jordan abbastanza seccato.
"Mi ha chiamata lui ok? L'ho fatto venire qui ma non pensavo che sareste arrivati anche voi." Precisò la ragazza.
"Pronto? Questa è una depandance che abbiamo affittato per studiare quando torniamo qua dall'università, è normale che torniamo quando ci pare." Rispose Jackson, mostrandole i libri.
"Perfetto, allora continuate a studiare, non vedo quale sia il problema." Fece spallucce Eliza, ritornando in cucina.




***


Il giorno dopo a scuola c'era molta confusione, molte classi del secondo istituto si trovavano traslocate nel primo istituto e le palestre erano sovracariche di alunni che dovevano affrontare gli allenamenti per le olimpiadi di atletica, pallavolo e basket.
Keira, Steffy e Allison si stavano allenando per le battute e schiacciate di pallavolo da una parte di palestra, mentre il gruppo dei ragazzi stava continuando la partita di basket cinque contro cinque nel campo adiacente a quello di pallavolo. Evelin era seduta su una panchina a fare il tifo per i ragazzi, proprio non le andava in quel momento di giocare.
"Ma tu non dovresti allenarti per le olimpiadi di atletica?" Chiese Allison, riferendosi a Keira.
"Cominciano dopo le vacanze di Pasqua, sono curiosa di sapere se sono entrata nei primi cinque." Disse Keira, facendo un passaggio all'amica.
"I primi cinque non vincono mica una borsa di studio?" Domandò Steffy.
"Sì." Rispose Keira.
"Beh sarebbe una cosa fighissima, sei già entrata con i test a Psicologia." Disse entusiasta Allison.
Le tre ragazze continuarono a fare i loro passaggi, finché al momento della battuta di Keira, la palla non andò troppo oltre il campo, colpendo, anche se involontariamente, in testa, Joey. Il ragazzo si girò subito verso la loro direzione, iniziando a camminare dalla loro parte, ma Keira continuò a far finta di niente, facendo fare altri passaggi alle sue amiche.
"Chi è stata di voi tre?" Chiese Joey, riportando il pallone con me.
"Sono stata io, involontariamente la palla è finita troppo oltre il campo." Disse subito Keira, prendendo il pallone.
"Qualcosa mi dice che invece tu lo hai fatto apposta." Si avvicinò di più il ragazzo, ma Keira continuava a far finta di niente, tirando ancora battute e facendo passaggi con le amiche.
"Ti ho detto che non l'ho fatto apposta, spostati." Rispose Keira, scansando il ragazzo.
"Non mi hai chiesto scusa, però." Disse a voce un po' più alta il ragazzo e tutti quelli presenti in palestra si girarono verso loro due, anche i ragazzi, intenti a giocare a basket. 
"Se ti ha detto che non lo ha fatto apposta!" Intervenne Steffy.
"Tu sta' zitta!" Disse Joey, indicandola col dito.
"Non vedo quale sia il problema, ti ho fatto male? Ti ho recato una commozione celebrale, non credo, quindi siamo apposto così." Riprese Keira.
"Ok, forse non ci stiamo capendo..." Cominciò Joey, ma una mano gli si posò sulla spalla, bloccandolo.
"Ok, forse non ci stiamo capendo, devi lasciarla in pace, ok?" Disse Luke alle sue spalle.
"Ah quindi adesso la difendi? Alla festa non mi sembravi così propenso a difendere una persona del genere." Commentò Joey, sapendo esattamente come colpire Luke.
"Va bene Joey." Disse sospirando il ragazzo, ridendo. Un pugno partì dritto dalla mano di Luke arrivando a colpire Joey in pieno volto, facendolo girare completamente verso destra e facendogli uscire un po' di sangue dal labbro.
"Sei migliorato a colpire le persone." Disse semplicemente Joey, ridendo beffardo, per poi allontanarsi.
"Sei un'idiota Luke!" Lo riprese Calum.
Ma il ragazzo non lo ascoltava, stava con i suoi puntati dritti sugli occhi di Keira, che lo guardavano con una preoccupazione abbastanza evidente. La ragazza in un gesto veloce, prese la mano del ragazzo e lo portò con sé nei bagni della palestra, chiudendo bene la porta e controllando che nessuno li sentisse.
"E' da due giorni che ti chiamo, ok? E tu non mi consideri, e va bene tutto, ma ora arrivi qua e davanti a tutti dai un pugno in faccia a Joey. Che cazzo pretendi di fare?" Chiese la ragazza visibilmente preoccupata.
"Ti ho solamente aiutata. Senti, ascoltami. Io non riesco proprio a guardarti con gli stessi occhi con cui ti guardavo fino ad una settimana fa, non mi aspettavo avessi fatto una cosa del genere. Per me." Disse semplicemente Luke.
"Ah non riesci a guardarmi con gli stessi occhi con cui mi guardavi fino ad una settimana fa? Cosa sono per te adesso quindi? Una troia? Esatto, dici bene, l'ho fatto per te! Tutto quello che ho fatto, fino ad ora, è stato tutto per te." Disse subito Keira.
"Era lui quello che l'anno prima di andare a New York mi perseguitava vero? Tu lo avevi scoperto e per non farmi bocciare e abbandonare la scuola mi hai consigliato di continuare l'anno all'estero?" Chiese Luke.
"Sì." Disse semplicemente la ragazza.
"Lo sai vero che si trattava di una mia scelta, se lo avessi saputo molte cose sarebbero andate in modo completamente diverse, era la mia vita Keira!" Disse il ragazzo, molto arrabbiato e alzando la voce.
"Come sarebbero cambiate? Tu non hai idea di quello che dici, Joey è capace di fare tutto quello che dice e di fare anche solo quello che pensa, riesci a capirlo? Cosa sarebbe cambiato? Ah sì, forse il fatto che non sarebbe morto solo Scott ma anche tu e quindi io sarei rimasta senza mio fratello, senza te e senza Scott? Bene, quindi dovevo sedermi a braccia conserte, o meglio prendere un pacco di por corn ed aspettare, seduta su una poltrona, che tu facessi la qualsiasi per farti ammazzare da quello stronzo? Io non voglio che tu mi dica grazie o che mi faccia una statua o che mi dica che sono il tuo grande amore solo perché ho fatto questo, voglio che tu capisca quanto sei stato a rischio prima di andare a New York. Lui non avrebbe smesso, sarebbe andato fino in fondo con te, come ha fatto con chissà quante altre persone." Spiegà subito Keira.
"E quindi tu per farlo smettere ci hai scopato?" Chiese arrabbiato il biondo.
"Se avessi avuto davvero una scelta quella sera, non sarebbe andata in quel modo. Capisci che non ho potuto scegliere, che non potevo cambiare le carte in tavola, che non potevo dire 'sì' o 'no'? Tu non lo capisci!" Stavolta Keira si arrabbiò più del dovuto, dando un pugno alla porta, sotto lo sguardo gelido di Luke.
"Non avresti dovuto dire le due paroline magiche 'qualunque cosa'." Rispose semplicemente Luke.
"Ok Luke, facciamo così, la prossima volta che nessuno vuole salvarti il culo ed io sono l'unica stupida che si preoccupa per te, fermami, mi ricorderò sicuramente cosa fare: lasciarti in un mare di merda, va bene così? Sicuramente il mio intervento sarà apprezzato molto di più." Disse semplicemente la ragazza, uscendo dalla porta.
In quel momento però si ritrovò i ragazzi lì dietro, Ashton, Micheal e Calum, che avevano ascoltato ogni singola cosa detta dai due all'interno della stanza. C'erano Allison e Steffy, che guardavano l'amica molto preoccupate e Keira andò subito fuori dalla palestra, per non farsi vedere in quelle condizioni pietose. Un'altra volta aveva capito di essere stata una stupida, ma le cose sarebbero cambiate, lo aveva detto e lo aveva promesso.


***


Le tre ragazze erano ormai riunite davanti i loro armadietti e stavano sistemando le ultime cose prima di uscire dalla scuola e tornarsene a casa propria. Era strano quel silenzio che si era creato da quando Keira e Luke avevano litigato e nessuno più stava parlando o stava solamente pensando di parlare. Ma Steffy, Steffy aveva qualcosa che le ronzava nella testa da tutta una mattina e doveva dirla prima o poi a Keira. Si riteneva un po' responsabile di quello che stava succedendo, lei che era stata la prima a spingere la sua amica tra le braccia del ragazzo perché si era resa conto di quello che potesse provare la bionda, ma ciò non la giustificava per quello che era accaduto dopo. Alla fine, pensava, era sempre stata colpa sua se si erano creati questi problemi e mentalmente si stava maledicendo per tutte le pressioni che aveva fatto a Keira nel mostrate a Luke i propri sentimenti.
"Sta' più attento, stronzo." Bonfonchiò Keira, dopo essere stata urtata da un ragazzo. Il ragazzo di tutta risposta sorrise, e insieme all'amico, si girò per guardare nuovamente la bionda che si stava sistemando la spalla, dopo essere stata colpita e urtata dal ragazzo.
"Beh però era carino!" Esclamò Allison, per rendere la situazione meno tesa.
"Sì carino quanto stronzo." Rispose Keira ridendo.
"Quindi ammetti che era un bel ragazzo." Concordò Steffy, colpendo la ragazza con il gomito.
"Decisamente." Decretò Keira.
"Senti, a proposito, devo parlarti di una cosa.." Comunicò Steffy, decisa.
"Dimmi pure." Disse Keira, chiudendo l'armadietto e girandosi verso l'amica.
"Ruguarda quello che è successo sabato alla festa, dopo che hai parlato con Luke." Cominciò Steffy.
"Sì?" Rispose Keira un po' preoccupata, pensando che le ragazze l'avessero saputo o avessero capito di cose stessero parlando lui e Luke in palestra, prima.
"Ecco, ieri ero con Jackson e mi ha detto di aver visto Luke con Eliza, hanno passato la notte insieme. Siccome mi ritengo responsabile di quello che sta succedendo, perché sì, ecco, sono stata io insomma, a farti pressioni affinché tu dicessi a Luke tutto e soprattutto dichiarassi i tuoi sentimenti per lui, dovevo dirti io questa cosa, visto che comunque sia, lo sappiamo entrambi che Luke non lo avrebbe mai detto e che soprattutto ha più segreti lui di tutte noi messe insieme." Dichiarò Steffy.
L'espressione di Keira nel sentire la notizia sembrò rimanere sempre la stessa, ma dentro di sé la rabbia stava sempre più crescendo, stava sempre più divorando lentamente la sua voglia di rimanere calma e di non spaccare niente. In un colpo solo, senza nemmeno aver tempo di ragionare o di parlare, scappò nuovamente in direzione della palestra, con Allison e Steffy che le corsero subito dietro per placarla.
"Keira, calmati!" Disse Allison, provando a bloccarla.
"Lasciami stare." Disse semplicemente la bionda, aprendo la porta della palestra, mentre i ragazzi continuavano ad allenarsi.
"Ti serve qualcosa?" Chiese un ragazzo della squadra, che però non ricevette risposta, notando il passo spedito della bionda verso il campo. Arrivò dritta su Luke e lo spinse subito.
"Sei uno stronzo!" Esclamò infuriata.
"Senti, ne abbiamo già parlato oggi.." Cominciò il biondo, pensando che la ragazza si riferisse alla discussione avuta la mattina stessa.
"Tu sei semplicemente uno stronzo, che non si merita assolutamente un cazzo. Come hai potuto minimamente fare una cosa del genere? Sono stata due cazzo di giorni a chiamarti per sapere anche solo come stessi, per capire come cazzo fare a recuperare dopo la discussione di sabato, a sentirmi una merda perché pensavo avessi un cattivo pensiero su di me e alla fine scopro che ti sei scopato Eliza ed hai passato la notte con lei mentre io, dopo tutto quello che ti ho detto mi disperavo. Come cazzo ragioni Luke? Piuttosto che chiarire con me ti sei scopato la ex di tuo fratello? Perchè guarda che anche io le so le cose, solo che faccio finta di niente. Mi fai schifo." Sputò tutto con una rabbia mai vista prima da nessuno.
"Cosa pretendevi che avessi dovuto fare? Venirti a trovare a casa subito dopo supplicante per sapere altri schifosi dettagli della tua immensa bugia dopo che hai deciso del mio futuro senza dirmi la verità? Ti ricordo che questa è la mia vita, non la tua, non puoi pretendere che me ne resti buono ad agire solo per tuo interesse." Disse arrabiato anche Luke.
"Maledizione Luke, sei proprio un'idiota, chiunque lo capirebbe, ma tu no, perché tu sei Luke Hemmings, a te tutto è dovuto, ci deve essere sempre una spiegazione e una soluzione. Tu quindi volevi morire? Rispondimi seriamente. Potessi tornare indietro non farei niente di tutto ciò, non starei con te soprattutto. Pensavo fossi cambiato Luke, pensavo fossi diventato migliore e perché no anche maturo, ma invece capisco che era tutta un'illusione del mio cervello. Qui l'unica stronza che non ha capito un cazzo sono io, che per te ho fatto molte cose dietro le quinte semplicemente perché sapevo esattamente come sarebbe andata se avessi saputo tutto. Ma la cosa che più mi fa girare il cazzo è che mentre io per due giorni mi dispero pensando quanto tu davveso potessi starci male per questa cosa, scopro che invece ti stavi scopando un'altra. Spero con tutto il cuore che abbia risucchiato il tuo grande male, almeno per te." Disse ancora Keira.
"Non ti devo nulla Keira..." Rispose Luke in un primo momento.
"Ah no? Non mi devi nulla hai ragione. Non voglio nulla infatti." Lo bloccò Keira.
"Semplicemente perché noi due non siamo mai stati insieme!" Tuonò il ragazzo, molto arrabbiato. 
In quel momento, il cuore della ragazza si ruppe in mille pezzi.
Tutti avevano sentito per la seconda volta in quella giornata la discussione dei due ragazzi e tutti quelli che in quel momento stavano continuando a farsi i fatti loro, non riuscirono più a fare finta di niente. Calum, Ashton e Micheal erano rimasti lì ad ascoltare la discussione scioccati come tutti gli altri, Allison e Steffy che erano rimaste più indietro avevano paura che Keira potesse scoppiare peggio di prima e cercavano un modo per intervenire nella situazione.
Anche Matt ed Evelin erano rimasti lì in disparte ad ascoltare la conversazione e si scambiarono uno sguardo molto preoccupato per come potesse reagire adesso Keira. La ragazza rimase comunque sempre integra, non si scompose di un millimetro e la sua espressione rimase sempre quella di partenza, incazzata nera col mondo.
"Vaffanculo Luke." Disse semplicemente, prima di lasciare nuovamente la palestra ed andare fuori dalla scuola, per sedersi su un muretto dietro il campo di calcio e calmare i nervi. Ne era sempre stata consapevole, tutto sarebbe finito, prima o poi e con Luke era finita prima del previsto. Ormai nella sua testa risuonava una sola parola: basta.
Prese semplicemente il telefono e digitò un numero.
"David? Sono Keira. Ascolta, volevo dirti che puoi prenotare il volo per Londra anche per me, ho deciso di venire con te."














Angolo Autrice:
Ce l'ho fatta a pubblicareee! Sono stata un po' impegnata con l'uni quindi ho potuto scrivere solo quando ho avuto un momento buca e quindi niente, spero che questo capitolo vi piaccia. Lo so, è corto, però mi serviva perché nel prossimo di capitolo ne vedrete davvero delle belle e occhio la ragazzo che urta Keira in questo capitolo, perché ci saranno delle belle sorprese (almeno spero saranno belle per voi). Comunque sia, vi auguro una buona lettura e ci si vede alla prossima.
Xoxo, Vanex23.


 

SPOILER:


[...]
"Io sono lo stronzo." Si presentò il ragazzo.
"Uno stronzo carino." Precisò Keira, sorridendo.
[...]

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Capitolo 33
*** Trentatreesimo Capitolo ***


Trentatreesimo Capitolo.



"Com'era Londra? E' stato bello andarci? David ti ha fatto conoscere nuovi ragazzi? Quindi hai deciso di entrare in quella facolta?" Domandò contemporaneamente Steffy, seduta accanto all'amica, mentre fumavano una sigaretta sul retro della scuola. Le vacanze di Pasqua erano appena finite e nessuno aveva tutta questa voglia di rimanere attenti alle lezioni, quindi qualcuno aveva avuto la brillante idea di saltare qualche ora, giusto per riprendersi un po' più del solito, aspettando la pausa e perché no, anche anticipandola.
"Londra è bellissima e sinceramente parlando, per quanto David la critichi per le temperature e il meteo, a me piace moltissimo. Penso di potermici adattare. E' stato bellissimo stare lì quei sei giorni, non mi sono divertita così tanto e soprattutto non mi sono mai sentita così libera di poter fare quello che volevo senza dover pensare a qualcuno. Penso che quei sei giorni mi siano serviti tantissimi per potermi liberare la testa dai pensieri negativi che mi opprimevano. E no, non ho conosciuto nessun ragazzo, figurati se David mi faceva conoscere ragazzi. Credo sia più protettivo e geloso di mio fratello Eric." Disse ridendo la bionda.
"Ha una cotta per te?" Chiese ridendo Steffy, mentre aspirava un altro po' della sua sigaretta.
"Nah, semplicemente ormai mi vede davvero come una sorella. Era quello con cui andavo anche meno d'accordo se escludiamo Andrew, degli amici di mio fratello. Ho sempre e solo parlato con Trevor e un po' di più rispetto gli altri con Jordan, perché è il cugino di Allison. Ma devo essere onesta, David non è poi così male. E' divertente e poi ho apprezzato molto il gesto di voler continuare la carriera nella facoltà di Psicologia nonostante dovesse andarci comunque con mio fratello. Lo sta facendo per lui e lo apprezzo molto." Rispose risolutiva la ragazza.
"Quindi non ti stava simpatico nemmeno Jackson?" Chiese triste Steffy.
"No, per me è sempre stato un cascamorto, sono molto sincera. Ma comunque sempre meglio di Andrew." Disse Keira.
"Però adesso hai cambiato idea?" Chiese ancora una volta Steffy.
"No." Rispose ridendo Keira.
"Sei una stronza." Commentò imbronciata Steffy.
Le due ragazze continuarono a parlare del più e del meno, fin quando non suonò la campana della pausa e il cortile fu invaso da tutti gli studenti che chi più, chi meno, passeggavano, mangiavano, chiacchieravano, fumavano e si rilassavano dopo la ripresa delle lezioni.
"Quest'anno mi bocciano." Brontolò Calum, avvicinandosi alle ragazze.
"Ogni anno hai sempre detto questa frase ed ogni anno non sei mai stato bocciato. Perché dovrebbe essere proprio questo l'anno?" Chiese Steffy.
"Perché sono sfigato." Decretò Calum serio.
"Vedo che hai una bella considerazione di te stesso." Rispose Micheal alle sue spalle.
"Piuttosto, Keira, hai una sigaretta da offrirmi?" Chiese Calum, prendendo l'accendino da una delle sue due tasche dei jeans.
"Ecco, tieni." Disse la ragazza, porgendo il pacchetto della sigarette, mentre il ragazzo ne estrasse una.
"Grazie, non sai quanto ti voglio bene biondona mia." Disse Calum, dando un bacio in testa alla ragazza e accese la sigaretta.
"Ciao Calum." Salutò una ragazza, mentre passava, entrando direttamente nella scuola.
"Chi era quella?" Chiese Micheal, girandosi troppo tardi.
"Era Crystal. Ma lei non viene in questo istituto." Commentò perplesso il ragazzo.
Proprio in quel momento arrivarono anche Ashton, Allison, Luke e Matt che si unirono al gruppo, mentre Calum rimanese ancora pensierono per quello che era appena successo.
"Che succede?" Chiese Luke, andando accanto all'amico.
Tra Keira e Luke non ci fu un solo sguardo di intesa, nemmeno un minimo cercarsi con lo sguardo. La ragazza accese un'altra sigaretta, era la seconda della giornata, mentre Luke fece solamente un tiro dalla sigaretta di Calum.
"E' appena passata Crystal ed è entrata nella scuola, ma lei non frequenta questa scuola." Spiegò Calum ancora perplessa.
"Forse vorrà cambiare istituto." Disse Ashton.
"Speriamo proprio di no invece." Commentò Calum, fumando.
"Ma cos'hai fatto al pearcing? Non ce lo hai più?" Chiese curioso Micheal, indicando le labbra di Luke.
"Eh no. Ero ad una festa per Pasquetta con Eliza, eravamo forse troppo ubriachi, infatti non ricordo niente, ma quando mi sono svegliato il giorno dopo non avevo più il labbret. Sparito, nel nulla. Non capisco come sia possibile ma per il momento non ho più intenzione di rifarne un altro." Spiegò Luke, facendo spallucce.
"Non può sparire all'improvviso a meno che qualcuno non te lo abbia strappato a forza dalle tue labbra o qualcuno non ti abbia baciato con forza sempre premendo sulle tue labbra, Luke." Disse Allison, pungente.
"Nessuno me lo ha strappato a forza dalle labbra." Disse semplicemente Luke, tagliando la discussione.
"Keira, devo parlarti." Disse Allison, all'orecchio della ragazza.
"Luke ed Eliza stanno insieme, vero?" Chiese Keira, per niente sorpresa.
"Sì. E alla festa di Pasquetta erano insieme in atteggiamenti molto intimi." Aggiunse la ragazza.
"C'era da aspettarselo. Da un coglione come lui." Sputò sprezzante la bionda, buttando anche la seconda sigaretta e mangiando una masticante.
D'un tratto però, tutti gli studenti che c'erano nel cortile della scuola, si girarono verso il cancello d'entrata. Da lì avanzarono più o meno dieci secondi prima che anche il gruppetto dei ragazzi si rendesse conto di quello che stava per accadere. Sei ragazzi, stavano entrando all'interno della scuola, e avevano puntato addosso lo sguardo di tutti, specialmente delle ragazze.
Non tardò ad arrivare nemmeno lo sguardo di Steffy, Keira ed Allison su di loro, appena furono nella loro visuale. Uno dei ragazzi, il più alto, camminava un po' più distaccato dagli altri cinque, aveva un maglioncino bianco e un ciuffetto un po' più lungo davanti l'occhio destro. A seguire c'erano gli altri, tra cui uno in particolare che catturò subito l'attenzione di Keira. Capelli castani, un po' alzati col gel, occhi verdini, sguardo dritto e impassabile, camminata sicura, maglioncino grigio e che faceva intravedere l'impostazione del suo fisico, sicuramente ben curato e lo si vedeva anche da come camminava e da come sfoggiava le sue spalle dritte e fiere con dei vestiti attillati e pantaloni neri anch'essi attillati che davano forma al suo fondoschiena. Scarpe da tennis, rigorosamente adidad, bianche. La ragazza rimase un po' a guardarlo, fin quando non notò un'altra ragazza, andare incontro ad uno dei sei nel mucchio, bionda cenere, fisico perfetto ed occhi azzurri, sorridente.
"William, di qua!" Urlò subito la ragazza e i sei ragazzi, riconoscendo la voce si girarono subito di scatto, individuando da dove veniva.
"William, di qua!" Lo riprese proprio lo stesso ragazzo che stava guardando Keira e la ragazza fece un mezzo sorriso sentendo come lui lo stesse aprostofando.
"Smettila." Rise anche William. Così avevano appreso il primo nome del primo ragazzo del gruppo.
"Sto scherzando, lo sai. Va pure da Noora, ci pensiamo noi ad andare nell'ufficio del preside." Rispose il ragazzo nuovamente, mentre insieme agli altri del gruppo, lasciavano l'amico dirigersi verso la sua fidanzata.
Il gruppo passò proprio davanti le ragazze, sedute sulla scalinata e i ragazzi che erano invece rimasti in piedi mentre osservano tutti la scena davanti ai loro occhi.
"Ciao Matt!" Salutarono i ragazzi.
"Ciao ragazzi!" Il biondò ricambiò prontamente il saluto.
Solo in quel momento il ragazzo si accorse del fatto che Keira lo stava ancora fissando e, girandosi verso di lei, abbozzò un meso sorriso ed un occhiolino. La ragazza fece anche lei un mezzo sorriso e Steffy, accorgendosi della scena, diede una lieve gomitata all'amica. Le tre ragazze poco dopo scoppiarono a ridere.
"Mi sembra di conoscere quel ragazzo." Disse Keira pensierosa.
"E' il ragazzo degli spogliatoi, quello che ha sbattuto addosso a te e che tu hai definito stronzo." Rispose Allison per dare soccorso all'amica.
"Come fai a ricordartelo?" Chiese Steffy, sporgendo la testa verso la ragazza.
"Memoria fotografica." Rispose fiera la mora.
"Ragazze, stasera c'è una festa vicino la caserma, per noi che facciamo parte anche del dipartimento. Vi ho viste molto interessate ai ragazzi comunque, quindi se volete, potete venire e farci un salto. Anche loro verranno alla festa, anche perché come me, anche loro ne fanno parte, non tutti, alcuni, però verranno tutti. L'ingresso è libero quindi può entrare chi vuole, l'ingresso è vietato solo a Joey e ai suoi e non sto scherzando." Disse Matt alle ragazze.
"Sì, io voglio venirci. Sono mancata sei giorni e sono stata a Londra, di qua mi sono mancate solo le mie amiche e le feste, quindi dobbiamo riprendere questo ritmo nuovamente." Comunicò Keira.
"Quel William, è fidanzato, vero?" Chiese Steffy a Matt.
"Sì, felicemente fidanzato da qualche annetto con quella Noora, mi dispiace Steffy." Rispose Matt.
"Peccato, era pure carino." Fece spallucce Steffy.
"Vuoi tradire Jackson?" Chiese Allison.
"No, non stiamo insieme, io posso farmi chi voglio e lui può farsi chi vuole. E' molto semplice." Rispose sorridendo la ragazza.
"Va bene, allora alla festa, stasera, ti farai chi vuoi tu." Comunicò Keira all'amica, scoppiando a ridere.


***



"Quanta gente!" Urlò Steffy per farsi sentire dalle ragazze.
"Quanti bei ragazzi, soprattutto." Commentò anche Keira.
Le due ragazze si scambiarono uno sguardo di intesa, mentre ammiravano i ragazzi presenti alla festa, con corpi magnifici e spettacolari. Erano come se fossero in un bellissimo sogno. E non volevano più svegliarsi. Da un lato c'erano quelli che restavano a bere in gruppo e che non si accorgevano neppure di chi gli passava attorno e dall'altro lato quelli che invece si attorniavano anche di quattro ragazze semplicemente per un ragazzo solo.
"Ciao ragazze!" Disse Matt, facendole accomodare nella parte più interna del locale e dando loro un cocktail a testa.
"Questa festa mi sta già piacendo." Disse Keira, ridendo.
"E non hai ancora visto niente." Commentò Matt.
"Io sono con Ashton, andiamo a ballare un po', ci rivediamo dopo." Annunciò Allison, mentre il ragazzo salutò le amiche e prese da bere anche lui qualcosa.
"E gli altri?" Chiese Keira.
"Staranno arrivando, penso." Rispose Ashton, facendo spallucce.
"Io mi faccio un giretto, ho già addocchiato un bel tipetto, anche se quello che interessava a me è già fidanzato ma va bene, me ne farò una ragione." Disse Steffy, guardando davanti a sé con sguardo sicuro e seducente allo stesso tempo. Keira seguì la sua direzione e notò che un ragazzo davanti a loro stava ballando con un'altra ragazza in modo disinteressanto, guardando però proprio verso la sua amica, ovvero Steffy. Dopo nemmeno mezzo secondo, il ragazzo abbandonò subito la ragazza con cui stava ballando e si avvicinò a Steffy, chiedendole qualcosa nell'orecchio.
Improvvisamente, Keira fu urtata molto forte da qualcuno che ne arrivò addosso sbattendo la sua schiena con quella della ragazza che a sua volta si ritrovò tra le braccia di Matt.
"Tutto bene?" Chiese il biondino.
"Sì grazie." Rispose Keira, riprendendo l'equilibrio.
Il ragazzo che aveva colpito Keira, si girò immediatamente per vedere chi avesse colpito e con grande sorpresa, sia lei che lui, notarono immediatamente chi era stato a fare cosa.
"Scusami, non volevo farti cadere, ma quei pezzi di merda dei miei amici mi hanno spinto, perciò." Disse il ragazzo, indicando la combriccola di amici che rideva.
"Tranquillo, mi ha salvata Matt." Rispose la ragazza.
"Hey ciao amico, ti sto cercando da tutta la serata, finalmente ti ho trovato." Commentò il ragazzo, salutando il biondo.
"Eccomi qui." Rispose lui.
"Voi due vi conoscete?" Chiese il ragazzo, indicando Keira e Matt.
"Sì, siamo compagni di classe e poi è una mia carissima amica." Rispose subito Matt, dicendo seriamente ciò che aveva detto. Il rapporto tra i due ragazzi, dopo la morte di Scott si era rafforzato ancora di più e soprattutto dopo aver saputo la verità, Keira aveva capito che Matt infondo infondo era non un bravo ragazzo, ma di più.
"Ed Evelin?" Chiese il ragazzo, non vedendo la mora che solitamente stava con Matt.
"E' in giro per la festa, ci siamo visti poco fa, ma non stiamo più insieme." Rispose Matt, un po' meno vivace del solito su questo argomento.
"Ah beh, me la saluti allora, è da tanto che non passo alla caserma e penso di non passarci ancora per un bel po'." Disse il ragazzo, serio anche lui.
In tutto ciò Keira stava ascoltando la discussione non capendo di cosa stessero parlando i due, ma continuava ad ascoltare semplicemente perché voleva sapere cosa avesse da dire il ragazzo di cui ancora non sapeva il nome.
"Ma non vi ho ancora presentati.." Commentò Matt, guardando Keira che era rimasta lì ad ascoltare la loro conversazione. Ma fu subito interrotto dal ragazzo, che tese la mano alla bionda, senza nessuna esitazione.
"Io sono lo stronzo." Si presentò il ragazzo.
"Uno stronzo carino." Precisò Keira, sorridendo.
"Voi due vi conoscete?" Chiese Matt sorpreso.
"No, in verità no, non so come si chiama, ma ci siamo scontrati prima delle vacanze di Pasqua nella vostra scuola, dopo gli allenamenti." Spiegò il ragazzo.
"Io l'ho chiamato stronzo perché mi ha guardata per tutto il tempo dopo avermi urtata ma non mi ha chiesto scusa." Spiegò Keira.
"Mi sono scusato adesso però." Riprese il ragazzo.
"Per questa volta sei perdonato allora." Disse Keira.
"E poi ti guardavo perché e a me piacciono le bionde e mi è difficile resistere se me ne trovo una davanti." Specificò il ragazzo. Matt scoppiò a ridere per la situazione che si era creata.
"Anche a me piacciono le bionde, specialmente una. Cioè me." Comunicò la ragazza ridendo.
"Sciapò." Concluse anche lui, ridendo e inchinandosi davanti la bionda.
"Seriamente però, adesso puoi dirlo come ti chiami." Disse Keira, curiosa.
"Sapevo stessi morendo dalla curiosità di saperlo!" Esclamò sorridendo il ragazzo.
"Sì." Diede conferma la bionda.
"Piacere, Christoffer, ma per gli amici Chris." Disse il ragazzo, porgendo la mano.
"Keira." Rispose la ragazza, ricambiando la stretta di mano del ragazzo. Le due mani erano una estremamente calda, ovvero quella del ragazzo e una estremamente fredda, ovvero quella della ragazza, ma a quel contatto, la mano di Keira riuscì a prendere calore subito e come la sua mano, anche il suo corpo in modo generale.
"Christoffer? Con due f?" Chiese la ragazza, appena la stretta di mano fu conclusa. Fu uno scambio veloce, però per la bionda fu come se quella stretta durasse per più minuti.
"Sì. In realtà io ho origini norvegesi, poi per lavoro inizialmente i miei si trasferirono a Londra e in seguito qui. Ecco perché ho questo nome. Ma puoi tranquillamente chiamarmi Chris anche tu." Sorrise il ragazzo, dolcemente.
"Siamo già in confidenza?" Chiese la ragazza, scherzando.
"Sì, solitamente riesco ad essere in confidenza con chiunque dopo un solo sguardo, ma con te è più difficile." Disse il ragazzo, bevendo un altro po' della sua birra.
"Sì, penso che su questo possiamo essere d'accordo. Dovrai lavorarci." Rispose la ragazza.
Chris stava per rispondere, ma improvvisamente fu chiamato dai suoi amici e dovette abbandonare la ragazza, lasciandola là a continuare la sua discussione con Matt.
Per tutto il tempo della serata, dopo quella chiacchierata, il ragazzo non fece altro che pensare al nome della ragazza, ripetendosi mille altre volte dove aveva già sentito questo nome, e non pensando a nient'altro. Fu strana quella serata.
Per la prima volta Keira non aveva pensato a niente e  a nessuno e con quella stretta di mano con Chris, aveva sentito qualcosa di diverso dal solito e un calore che non aveva mai provato prima.
Per la prima volta Chris non aveva pensato più a chi doveva farsi in una serata o con quante doveva andare in una serata e non faceva altro che pensare al fatto che quel nome lui già lo aveva sentito.
Entrambi però non sapevano che quella stretta di mano, sarebbe stato l'inizio di un qualcosa di nuovo per entrambi.






Angolo Autrice:
LO so, non aggiorno da tantissimo ma scusatemi, con l'università ormai è diventato quasi impossibile poter aggiornare sempre, anche perché mi sono trasferita e non ho internet.
Ad ogni modo spero che il capitolo vi sia piaciuto e spero che la sorpresa sia stata gradita, anche se comunque non finiranno di certo qui.
Buona lettura e noi ci vediamo al prossimo aggiornamento.
xoxo, Vanex23




 

SPOILER:

[...]
"Cos'è successo?" Chiese la ragazza.
"Niente che ti interessi." Rispose subito il ragazzo.
[...]

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Capitolo 34
*** Trentaquattresimo capitolo ***


 Trentaquattresimo capitolo
 

NB: ( https://www.youtube.com/watch?v=pS-gbqbVd8c ) La lettura del capitolo è consigliata con questa canzone di sottofondo.






UN ANNO PRIMA




"C'è la polizia, scappiamo!" Urlò un ragazzo entrando da una porta sul retro.
Nel giro di pochi minuti la casa fu subito abbandonata e non rimase quasi nessuno, se non il proprietario che faceva sloggiare chi ancora era rimasto seduto sui divani.
Due ragazzi in particolar modo, sentendo quelle urla, riuscirono a scappare per primi, ma storditi per il troppo alcool e non capendo bene dove poter andare per nascondersi, decisero di optare per un capannone abbandonato.
"Qui non dovrebbe vederci nessuno." Disse uno dei due all'altro, mentre piano si appoggiava alla parete fredda e bianca del capannone. Rimasero seduti lì forse per qualche minuto buono oppure per qualche secondo, tempo che le acque si fossero calmate e dopodiché decisero di venire allo scoperto per poter ritornare ognuno a casa propria.
"Questa la devo proprio raccontare a.." Iniziò a dire uno di loro, ma furono bloccati entrambi da un uomo che si piazzò davanti a loro con le braccia conserte e un'espressione abbastanza contrariata.
"Voi chi siete?" Chiese subito quest'ultimo.
"Ecco, noi.." Cominciò il primo, ma l'altro lo scosse leggermente per una spalla e fece di no con la testa. Rimasero dunque in silenzio per qualche minuto, fin quando l'uomo non sorrise amaramente e furono circondati da altri cinque uomini.
"Va bene, non ditemelo." Si arrese l'uomo alzando le mani in aria.
"Pensavamo fosse abbandonato." Rispose sempre lo stesso, mentre l'altro continuava a fare cenni con la testa per farlo rimanere zitto.
"Qui niente è come sembra, vero Joey?" Chiese l'uomo, riferendosi al ragazzo dietro di sé, che continuava a fumare una sigaretta senza interessarsi minimamente a quello che stava succedendo.
"Mio padre non ti paga per parlare." Disse semplicemente il ragazzo, avvicinandosi ai due.
"Questo moccioso è insopportabile." Bisbigliò l'uomo, mentre si avvicinava ai due per allontarnarli di peso dal capannone.
"Allora, me lo dite chi siete?" Chiese stavolta Joey.
In quel momento i due ragazzi si guardarono un po' stravolti, ma subito dopo uno dei due iniziò a parlare. - "Io ti conosco." - Disse pensieroso.
"Già, peccato che qui dobbiamo scoprire chi siete voi, non io. Dunque?" Chiese il ragazzo, uscendo una pistola dai suoi pantaloni e puntandola al volto del ragazzo che stava già parlando anche con l'uomo di prima. In quel momento nessuno sapeva esattamente cosa fare, Joey aveva presa alla sprovvista anche gli uomini che stavano con lui e nessuno proferiva parola, poiché sapeva esattamente che sarebbe finita per tutti.
Allora il ragazzo, capendo quanto in realtà fossero in pericolo, cominciò subito a parlare e disse tutto quello che in quel momento gli passava per la testa, rendendosi conto anche di quanto fosse realmente ubriaco in quel momento. Solo quando finì di parlare e solo dopo un interminabile minuto di silenzio da quello che aveva detto lui a quello che aveva recepito Joey, tirò un lungo sospiro di silenzio, per il sorriso compiaciuto di quest'ultimo.
"Ora li possiamo lasciare andare, no?" Chiese innocente l'uomo.
"No. Lui, uccidiamolo. Il suo amico resterà qui a guardare per imparare la lezione, ovvero che non dovrà dire niente a nessuno e che deve farsi i fatti suoi, vero?" Chiese retorico Joey.
"Cosa?! No! Non potete ucciderlo." Esclamò l'altro che aveva parlato solo in quel momento.
"Quindi non sei muto, tu?" Chiese ridendo Joey.
"Non uccidetelo." Chiese supplichevole il ragazzo.
"Stai zitto, mettiti qui e guarda." Lo spinse via Joey, dandolo ad altri due uomini, mentre prendeva l'altro ragazzo e lo faceva inginocchiare di fronte l'amico e puntandogli una pistola contro.
"Non farlo!" Urlò l'altro che si girò per non vedere quello che stava accadendo.
"Guarda!" Urlò Joey di rimando mentre toglieva la sicura alla pistola.
"No!" Urlò l'amico.
"Possiamo sempre fare in un altro modo." Disse l'uomo.
"Fallo guardare! Tienigli la testa ferma e fallo guardare, deve vedere il sangue del suo amico e ricordarsi che è per colpa sua se il suo amico è morto, mentre lui è vivo e sta qui a guardarlo." Soiegò Joey divertito.
"Vi prego, fermatelo." Disse il ragazzo quasi con gli occhi lucidi, il volto sconvolto e la voce rotta.
"Non dipende da noi." Disse semplicemente l'uomo che gli teneva il volto dritto per guardare la scena.
"Ti voglio bene." Sussurrò l'altro ragazzo vedendo il suo amico sconvolto e si rese conto in quel momento di star piagendo anche lui e che per la prima volta non aveva protestato in vita sua per un qualcosa che non gli toccava fare.
"Anch'io, ma non può finire così!" Disse semplicemente il ragazzo, cercando di strattonarsi daggli altri due uomini che lo tenevano.
"Fatelo guardare." Disse semplicemente Joey, mentre i due uomini tenevano l'uno fermo e l'altro la mascella serrata per far guardare il ragazzo mentre il suo amico veniva ucciso.
"No!" Urlò così forte da coprire quasi il rumore dello sparo. Un solo proiettile. Dritto in testa. Il suo amico era a terra, mentre da foro del proiettile usciva tutto quel sangue, il sangue di cui parlava Joey.
Il ragazzo scoppiò immediatamente a piangere e solo a quel punto fu così forte da colpire con un forte pugno uno dei due uomini per divincolarsi e scappare dal suo amico. In quel momento Joey disse all'altro di lasciarlo stare e andarono tutti via, lasciandolo solo. Prima però disse semplicemente una frase rivolta al ragazzo, che udì perfettamente - "Non dirai mai a nessuno di questa storia, o chiunque ti sarà vicino farà la sua stessa fine e l'unico responsabile alla fine sarai solo e soltato tu." -
Il ragazzo rimase per tutta la notte lì, a piangere, accanto al corpo ormai freddo e morto, del suo amico e in quel momento maturò consapevolmente la scelta che sarebbe arrivato prima o poi il giorno della sua vendetta, ma in quel momento l'unico sentimento che provava era rabbia.







***




Erano ormai passati cinque giorni da quando l'istituto si era riempito di nuove facce e da quando era diventato quasi impossibile poter muovere più di due cm senza incappare o sbattere contro qualcun altro. Si respirava comunque un'aria più tranquilla e rilassata, soprattutto perché il mese delle gite per gli studenti si stava avvicinando e soprattutto quelli dell'ultimo anno avrebbe concluso tra quasi tre mesi, in bellezza.
Il cortile in questi ultimi giorni era sempre pieno e anche la mattina presto non si sentiva più quella pesantezza col sole che illuminava il giardino e gli spalti su cui si sedevano alcuni ragazzi prima di entrare per svolgere le lezioni.
Ogni mattina, da circa una settimana, un gruppo di ragazzi arrivava sempre con due auto ben riconoscibili ormai e chiunque aveva imparato nel giro di pochi giorni di chi ormai si trattava, sempre solito posto e solito orario.
Ma quella mattina, qualcosa diceva che non ci sarebbe stato il solito posto e il solito orario. Infatti ormai mancava ben poco finché non suonasse la prima campana per le lezioni e il cortile senza il gruppetto ben definito sembrava ancora un po' spoglio e privo di senso. Ultimamente alcune ragazze erano appositamente sedute sugli scalini dell'entrata solo per vedere l'ingresso dei soggetti in questione e attuare nuovi pettegolezzi per passarsi allegramente tutta la giornata scolastica.
Tutto d'un tratto però, delle ruote sgommarono sul terreno e un auto arrivò e parcheggiò esattamente nel solito posto in cui parcheggiava sempre da cinque giorni a questa parte. Dall'auto scesero esattamente con lo stesso ordine William, i suoi due amici ovvero Elias e Joseph, la sua ragazza Noora e per finire, ultimo ma non per importanza ma per i posti selezionati, Chris. In quel momento tutti, ma proprio tutti, si girarono a guardare la scena come una sorta di loop, ogni mattina. Ma c'era qualcosa di diverso, quel giorno e non era l'ordine con cui erano scesi dall'auto e nemmeno l'essere arrivati in ritardo.
Keira, Steffy e Allison erano rimaste all'entrata del cancello, per aspettare che tutte le ragazze passassero e si togliessero dall'entrata e poter entrare anche loro indistubate, ma quando tutti notarono cosa c'era di diverso quel giorno, la folla davanti la porta fu sempre più vasta e non si trattava solo di ragazze ma anche di ragazzi.
Ciò che risaltava agli occhi era di notevole importanza poiché prima di allora mai si era visto per quanto riguardava i nuovi arrivati. L'occhio di Chris.
Il ragazzo indossava una felpa col cappuccio e il ciuffo della parte desta gli ricadeva sbadatamente sull'angolo dell'occhio destro, quello che però non aveva attirato l'attenzione di tutti. In realtà, l'occhio in questione era quello sinistro, che aveva richiamato tutta quella folla per guardarlo. Un grande livido sullo zigomo sinistro, che quindi richiamava tutta quella parte del volto di un color violastro e un labbro un po' ridotto male erano il gossip del giorno per metà scuola. In quel momento il gruppo di ragazzi passava in mezzo a tutta la folla e per la prima volta Chris, non aveva rivolto attenzione a nessuno, nemmeno a Keira che era praticamente alla sua destra e che lo stava guardando preoccupata e al contempo curiosa di ciò che stava accadendo.
"Avete visto?" Chiese Steffy curiosa.
"Sì." Risposero insieme Keira e Allison.
E proprio in quel momento, mentre tutti stavano rientrando dentro, che Keira notò con la coda dell'occhio lo sguardo fiero e soddisfatto di Joey mentre osservava da dietro gli spalti la scena, compiaciuto, insieme ai suoi del suo gruppo. In quel momento Keira capì che non era stato tutto un caso, ma che come sempre, dietro questi grandi ed enigmatici misteri c'è dietro sempre solo una persona.


_____







Gli allenamenti della squadra di pallanuoto erano da poco finiti e quasi tutti i ragazzi erano rientrati per sistemarsi. In contemporanea anche gli allenamenti di atletica erano da poco finiti e le ragazze, dopo aver aspettato Keira per tutto il tempo degli allenamenti, avevano deciso di accompagnarla nel suo spogliatoio per poi tornare insieme.
"Hei Steffy?" Chiese una voce dietro le ragazze. 
Tutte e tre si voltarono di scatto quando capirono che si trattava di Calum.
"Sì?" Si girò lei, guardandolo.
"Senti, dovrei parlarti di una cosa importante, dopo scuola, sei libera?" Chiese il ragazzo.
"Sì, accompagno le ragazze a casa e dopo sono libera." Rispose lei, tranquillamente.
"Ok, allora nel tardo pomeriggio passo da te." Disse semplicemente il ragazzo, prima di superarle e andare via.
"Chi lo capisce è bravo." Disse semplicemente la ragazza, prima di arrivare alla porta dello spogliatoio di Keira.
"Arrivo, subito, tempo della doccia e fate conto che sono subito da voi." Spiegò Keira.
"Sì, ti aspettiamo fuori." Dissero Allison e Steffy, uscendo dalla scuola.
La ragazza entrò subito dentro e prese il cambio dalla sua borsa per poi dileguarsi dentro la doccia. Dopo dieci minuti uscì e quando stava per cambiarsi, sentì la porta aprirsi e corse a nascondersi per non farsi cogliere quasi nuda da chiunque stesse aprendo la porta.
In realtà chi stava entrando davvero non poteva avere tempo per accorgersi della sua figura poiché non era né una persona qualunque e né tanto meno una persona soltanto, ma bensì un gruppo folto di ragazzi e ragazze, che stavano occupando quasi tutto lo spogliatoio senza lasciare altra scelta a Keira se non quella di nascondersi e mettersi almeno la maglietta sopra il reggiseno.
"Mi spieghi che ti prende?" Chiese William alterato.
"Niente." Rispose sbuffando Chris.
"Non è vero." Disse Noora.
"Allora chiedi, ti vedo che muori dalla voglia di sapere." Disse stizzato Chris.
"Cos'è successo?" Chiese la ragazza.
"Niente che ti interessi." Rispose subito il ragazzo.
"Non risponderle male, siamo tutti preoccupati per te. Ieri sei sparito per sei ore Chris, quando mi hai chiamato, alle tre del mattino avevi la voce impasticcata da non so che cosa e ora pretendi che mi comporti come se non sia successo niente?" Chiese William.
"Avevo la voce di uno che in quel momento provava dolore, tranquillo, non mi stavo drogando." Disse accigliato Chris.
"Beh, dopo lo scorso anno vorrei ben dire." Ripetè William a braccia conserte.
"Finitela voi due!" Si intromise nuovamente Noora.
"Siamo tuoi amici Chris, puoi dirci cosa succede." Disse Elias.
"Non posso." Disse Chris.
"Ok dai, abbiamo capito, queste sono cose che puoi dire solo a Noora e William, noi ce ne andiamo." Aggiunse Joseph.
"Mercedez, vieni con noi." Disse Elias, prendendo per un braccio una ragazza che per tutto quel momento era rimasta in silenzio. Era alta, bionda anche lei, capelli ondulati e occhi azzurri color ghiaccio quasi. Rimase impassibile.
"Io rimango." Disse sedendosi su una panca, accanto a Chris.
"Va bene, a dopo." Disse Elias e uscì dalla stanza insieme a Joseph.
"Allora?" Chiese William scattando in piedi di colpo e facendo prendere anche un colpo a Keira che era appoggiata ad una panca, dietro di loro.
"Joey, è stato Joey, ma penso tu questo lo sapessi già. Ieri sera ci siamo incontrati, per puro e semplice caso. Era con cinque dei suoi. Inutile dirti che quando mi hanno visto hanno iniziato a provocarmi facendo dei riferimenti a Finn, alla sua morte, a quanto io fossi colpevole e non ci ho visto più." Disse subito Chris.
"Lo sapevo che c'entrava Finn.." Commentò a voce bassa Mercedez.
"Era il mio migliore amico, l'ho lasciato morire, l'ho fatto uccidere. E perché? Perché Joey non sapeva con chi prendersela quella notte." Disse furioso Chris.
"Non è stata colpa tua Chris." Lo riprese William.
"E se fosse successo a te? Sarebbe stato anche peggio." Disse piano Chris.
"Non è stata colpa tua!" Lo riprese William.
"L'ho costretto io ad andare a quella festa quella sera e intanto guarda dove ci ha portato. Noi abbiamo perso un amico, lei il ragazzo e Joey continua a fare il cazzo che gli pare." Disse furioso Chris.
"Ne avevamo già parlato, smettila di pensare di poterti vendicare con lui e smettila di pensare soprattutto che sia colpa tua perché non guadagni assolutamente nulla col questo tuo comportamento del cazzo. Ti fai solo del male e fai preoccupare noi!" Spiegò William.
"Sì, lo so, ma quello di ieri sera non era voluto. Ad ogni modo adesso devo farmi una doccia gelata, questo zigomo mi fa malissimo e oggi in mensa non riuscivo a mangiare come volevo." Disse il ragazzo e tutti e quattro si guardarono sorridendosi l'un l'altro. In quel momento anche a Keira venne da sorridere dopo quello che aveva sentito.
"Ok, noi andiamo, ti aspettiamo fuori, tanto torni con noi." Disse William prima di uscire dalla stanza, seguito da Noora e Mercedez.
Keira rimase seduta ancora sulla panca nascosta non sapendo esattamente cosa fare, fin quando non si ritrovò un'ombra proprio su di lei e lo sguardo fisso di Chris che la osservava attentamente, notando solo il fatto che era rimasta in maglietta senza nulla che copriva le gambe.
"Puoi anche uscire, sai?" Chiese lui sfoderando comunque uno dei suoi sorrisi più belli, ma lo zigomo continuava a fare male e non durò molto.
La ragazza ricambiò il sorriso e prese la mano che Chris le porse subito per uscire, prese i pantaloncini e li indossò immediatamente, mentre il ragazzo sfilò da dosso la maglietta e mettendosi di spalle, cercava gli abiti di ricambio.
In quel momento Keira, girandosi e osservandolo, si rese conto dei due grandi ematoma che aveva sulla schiena e senza pensarci due volte, avvicinò al ragazzo e gli sfiorò la parte 'malata'.
"Ai." Disse sussultando il ragazzo.
"Non ti ho neppure sfiorato." Disse Keira allontanando subito la mano.
"Sì certo, come no. Lo hai fatto e ti ho pure sentito." Si voltò di scatto e dallo specchio dietro di lui, Keira notò quando sulla sua pelle chiara risultavano ancora più neri i lividi che aveva addosso. Ma subito si accorse che anche sulla zona delle costole, la pelle bianca di Chris era macchiata da lividi violacei e con la mano, passò delicatamente un dito su di essi.
"Lo fai apposta?" Chiese il ragazzo ancora una volta sussultando.
"Ti fanno male, questo vuol dire che potresti avere anche una contusione delle ossa sia per la schiena che per le costole, serve del ghiaccio e qualche pomata e passeranno via anche queste brutte macchie." Spiegò ovvia la ragazza.
"Sei per caso un'infermiera?" Chiese scioccato lui.
"No, ma mia madre sì, certe cose le ho imparate col tempo. Vieni un attimo in infermeria, con me." Comunicò Keira, portando il ragazzo con sé e tenendolo per la mano. In quel momento si rese conto come sempre del contatto contrastante della sua mano fredda con quella del ragazzo, calda.
"Perciò, hai sentito tutto?" Chiese il ragazzo, mentre si sedeva sul lettino, e la ragazzo gli passava del ghiaccio da mettere prima sullo zigomo e poi sul labbro.
"Sì. E non mi sorprendo perché Joey è un pazzo." Disse semplicemente Keira, mentre metteva una pomata addosso ai lividi del ragazzo.
"Mi ha costretto a guardare il mio migliore amico mentre lui lo uccideva con un colpo di pistola. Dritto in testa." Disse subito il ragazzo, rimanendo a fissare il vuoto più totale e Keira a quelle parole si bloccò, rimanendo ferma con la mano a mezz'aria, mentre ripeteva mentalmente la frase che aveva appena udito.
"Lui è capace di cose molto spregevoli, purtroppo lo so." Mormorò la bionda, continuando a fare quello che stava facendo.
"Io mi voglio vendicare, sto aspettando il momento giusto. Ho imparato col tempo che Joey ha momenti di pura fortuna e momenti di puro decadimento totale. Bisogna semplicemente aspettare. Lo vorrei vedere morto, ma preferirei vederlo marcire con la consapevolezza che la notte non riesce a dormire perché tutte le persone che ha ucciso gli danno tormento proprio come succede a me ogni notte." Disse Chirs.
"Io vorrei ucciderlo." Disse Keira arrabbiata in quel momento.
"Fidati, tu col senso di colpa non sopravviveresti nemmeno un secondo dopo averlo ucciso. E' da un anno che il mio senso di colpa per Finn non mi fa chiudere occhio." Disse il ragazzo voltandosi per non guardare Keira.
"Non sei stato tu ad ucciderlo." Disse la ragazza.
"Se non fossimo andati alla festa, se non lo avessi costretto a venire con me e a nascondersi dopo che avevano chiamato la polizia, se non lo avessi costretto..!" Ripetè stringendo i pugni.
"Se non lo avessi conosciuto?" Chiese sorridendo Keira.
"Finn era troppo speciale per non farsi conoscere." Sorrise Chris, rassenerato dopo aver detto quella frase.
"Non sei stato tu." Concluse Keira.
"Sappi, sappi che tra un paio di giorni questa scuola sarà divisa in due. Il gruppo di Joey, contro il mio. E non finirà bene. Soprattutto per chi deciderà di non immettersi in uno dei due gruppi." Riprese Chris, incastrando i suoi occhi con quelli di Keira.
"Io sono nel tuo gruppo Chris. Joey deve pagare per tutto quello che mi ha fatto e che ha fatto ai miei amici. Non lo tollero più." Spiegò Keira.
"Io non volevo coinvolgerti, ma dovevi saperlo. Da quando siamo qui, Joey ha in mente per noi molti scherzetti. Ma non sa che noi lo ricambieremo, quantomeno, il prima possibile." Sorrise soddisfatto Chris.
"Io sto con voi." Rispose semplicemente Keira, avvicinandosi al ragazzo.
In quel momento, i due si ritrovarono davvero così vicini che i loro nasi riuscirono a sfiorarsi e a dare il via a ciò che accadde subito dopo nemmeno un secondo. Chris attirò più vicino a sé il corpo di Keira, trascinandola per i fianchi e se la ritrovò incastrata tra le sue gambe, mentre la ragazza avvolse le sue braccia alle spalle nude di Chris. In quel momento i due dimenticarono la discussione appena fatta e inizarono a baciarsi con molta foga, una foga che Keira non aveva mai provato prima d'allora e che Chris per la prima volta non sapeva come controllare. Era normale per lui baciare in modo rude e quasi con bramosia una ragazza, ma mai come in quel momento. Non sapeva controllarsi. Immediatamente il ragazzo il morse il labbro inferiore della bionda e aprì subito dopo gli occhi per guardarla. Anche lei fece lo stesso e si guardarono per qualche secondo, dopodiché si staccarono ed entrambi schiarirono la voce con un colpo di tosse, secco. Erano in imbarazzo ma non tanto.
"Vuoi un passaggio per dopo?" Chiese Chris scendendo dal lettino.
"Vado con le ragazze, ma grazie lo stesso." Rispose Keira, rimanendo con una mano sul braccio di Chris.
"Grazie a te per avermi medicato, bionda." Sussurrò Chris uscendo dalla porta.
Ciò che però non sapevano, era che in realtà in quella infermeria non erano proprio da soli, ma qualcuno li stava osservando e ascoltando attentamente.






"Joey, dobbiamo parlare!" Esclamò il ragazzo.
"Tu vuoi parlare a me?" Chiese scettico quest'ultimo.
"Il ragazzo nuovo insieme ai suoi amici vogliono vendicarsi." Rispose senza pensarci, il ragazzo.
"E perché tu vieni a dirmi questo, Hemmings? Siamo nemici, ricordi." Sorrise il ragazzo.
"Perché anche lui vuole una cosa che vuoi tu e che però appartiene a me." Sorrise il biondo.
"E sentiamo, chi?" Chiese Joey, sapendo già la risposta.
"Keira." Rispose semplicemente il biondo.









"Ci vediamo da te per le sette. Calum." La ragazza lesse il messaggio che le era appena arrivato e chiuse il telefono senza rispondere.


























Angolo Autrice:
EEEEEECCOOOOMIIIIIIII! Dopo mesi sono tornata lo so, il capitolo non è lungo ma mi bastava per scrivere il trampolino e l'inizio della bomba che ho in mente per voi nei prossimi capitoli. Per un attimo dimenticatevi dei gruppi iniziali, perché adesso non ci saranno più quei gruppi, me se ne formeranno di nuovi.
Non mi sono dimenticata né di Matt, né di Evelin, che saranno i protagonisti del prossimo capitoloe e nemmeno di Calum e Steffy che come avete capito ci saranno anche loro nel prossimo capitolo. Inoltre non mi sono dimenticata neppure delle scommesse di Ashton e Michael, arriveranno anche quelle.
Concludo lasciandovi ai 4 mega spoiler dei prossimi capitoli, non vi dirò quali capitoli però intutitelo voi quello del prossimo, sono in ordine sparso e vi auguro come sempre buona lettura e fatemi sapere cosa ne pensate.
xoxo, Vanex23.







 

SPOILER 1:


[...]
"Puoi attaccarmi quanto vuoi, in una scuola io non risponderò mai." Disse il ragazzo sorridendo.
"Fermati!" Gli dissero i suoi amici.
[...]





 

SPOILER 2:

[...]
"Ci hai scopato? Ci hai davvero scopato? Dimmi la verità, cazzo!" Urlò furioso il ragazzo.
"Sì, ma l'ho dovuto fare, sono stata costretta, lui.. Lui mi aveva detto che ti avrebbe ucciso." Disse scoppiando a piangere la ragazza.
"Lui mi sta usando per prenderti in giro e tu ci sei cascata, non ci posso credere, il giorno prima avevi pure scopato con me. Mi fai schifo." Si scagliò contro di lei, il ragazzo.
[...]



 

SPOILER 3:

[...]
"Lui ti piace, non è vero?" Chiese la ragazza, sedendosi accanto alla sua amica.
"Non penso che mi piaccia e basta, onestamente, è diverso." Spiegò la bionda, sorridendo.
[...]



 

SPOILER 4:

[...]
"Chris è sparito." Disse William assolutamente privo di emozioni.
"Che cazzo significa che è sparito?" Domandò Keira preoccupata.
"E' da ieri sera che non si fa sentire né vedere, non risponde al telefono, è letteralmente scomparso." Continuò William.
"Non può.." Disse semplicemente la ragazza, prima di sparire nei bagni.
[...]

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Capitolo 35
*** Trentacinquesimo Capitolo ***


Trentacinquesimo Capitolo




Il ragazzo era ormai arrivato sotto casa della ragazza da un paio di minuti e non sapeva esattamente cosa fare. Era rimasto semplicemente ad aspettare davanti la porta e continuava a fissarla, come se potesse aprirla solamente con lo sguardo. O qualcosa del genere. Ma in realtà il suo esitare era semplicemente perché non sapeva più cosa dirle. Aveva talmente studiato così tanto quel momento nei minimi dettagli che non sapeva davvero più cosa dirle. Aveva detto tutto, aveva programmato tutto e ora che stava lì si stava ritirando? Cosa diamine stava succedendo dentro di lui? Sentimenti contrastanti? O paura di sentirsi dire che ormai non era più nel cuore della ragazza? O peggio, che potesse scoppiare lui tra i due?
La porta poi, improvvisamente si aprì e catturò subito la sua attenzione, quando avvicinandosi di un passo, notò proprio chi le aveva aperto la porta.
"Calum, cosa fai? Sei qui fuori da un bel po' di tempo ed io ti stavo anche aspettando, anche se sono dentro posso comunque vederti dalle finestre!" Spiegò la ragazza, accennando ad un lieve sorriso. Ma Calum non accennava a ricambiare, o almeno non per quel momento. Era serissimo e Steffy pensò sul serio che stesse per accadere qualcosa a cui nemmeno lei poteva o sapeva come rimediare o come impedire.
"Posso?" Chiese semplicemente lui.
"Sì, sono sola a casa." Rispose semplicemente la ragazza, prima di scivolare dietro il portone, aperto totalmente e facendo entrare il ragazzo. Di tutta risposta Calum, entrò semplicemente senza dire una parola e continuando a guardarsi attorno, come se fosse alla ricerca di un tesoro nascosto, ma senza proferire alcuna parola.
"Bene.." Cominciò Calum, sospirando e mettendosi proprio di fronte la ragazza, sedendosi sullo schienale di una poltrona, in salotto.
"Cosa devi dirmi?" Chiese subito e velocemente Steffy. Era agitata, anche Calum lo aveva capito e anche lui lo era, ma non lo dava a vedere, a differenza della ragazza, era solito per lui tenersi tutto dentro, o quasi.
"Ci ho pensato molto prima di dirti questa cosa, e onestamente parlando me ne sto pentendo tutt'ora, però mi ricordo molto bene quando tu, qualche mese fa mi parlasti di come ti sentivi riguardo il nostro rapporto dicendo che era colpa mia e che se dovevo continuare con il mio comportamento incerto, avresti fatto meglio a non avere più niente a che fare con me. Beh, a quanto pare ci sei riuscita." Disse diretto Calum, mantenendo lo sguardo sempre fisso sulla ragazza.
"Cioè?" Chiese Steffy, che era rimasta alzata, posizionata davanti a lui.
"Mi riferisco a Jackson, Steffy." Schioccò la sua lingua sul palato.
"Sei geloso? Non capisco la tua gelosia immotivata Calum. Noi non stiamo insieme, non lo siamo mai stati, non ti devo niente." Rispose subito Steffy.
"Tu proprio non capisci. Quando mi hai detto quelle cose, Steffy, io ti risposi con una frase ben precisa, ti dissi chiaramente che ero confuso ma non per te, assolutamente, ma per me stesso, perché volevo capire se ero davvero sicuro di voler una relazione con te visto che non sono capace a combinarne una giusta nella mia esistenza e pensavo che meditandoci su e capendo bene cosa volevo e cosa no sarei arrivato alla conclusione, molto presto. Ci ho pensato, riflettuto e ci ho anche buttato delle nottate intere per capire che diamine mi stesse succedendo. Ero spaventato. Il fatto che lo fossi non dipendeva da te, da me, o da altro. Ma dalla situazione. Perché non volevo deludere te. Perché evidentemente non mi sentivo abbastanza. Ma quando, dopo quel discorso, ti ho visto fare esattamente quello che non volevo accadesse, beh, scusami, ma non ci sto più al tuo gioco. Io mi sono ridotto una pezza per te, pensavo che al tuo compleanno fosse risolto tutto o comunque fosse un nuovo inizio, ma poi arriva Jackson e per te esiste solo lui." Spiegò di getto Calum, lasciando interdetta per qualche secondo anche Steffy.
"Io e Jackson ci vediamo in modo occasionale, non stiamo insieme e non devo niente nemmeno a lui. Comunque non vedo perché a te debba interessare così tanto quello che faccio e con chi lo faccio. Devi imparare nella vita che non puoi comprare le persone o la loro fiducia con dei regali." Spiegò subito anche la ragazza.
"Tu proprio non capisci? Ho reagito in quel modo dopo quello che mi hanno detto, dopo quello che ho visto e dopo quello che ti ho sentito dire su Jackson." Si infuriò Calum.
"Tu non puoi venire qui dopo quattro mesi e cercare di rifare la predica a me dopo quello che hai fatto tu per primo!" Esclamò Steffy.
"Lo so! Ho sbagliato completamente con te, ma questo non ti da il minimo pretesto per farmela pagare dopo che io ho ammesso e buttato in tavola tutto per te. Ho dichiarato anche il mio amore per te! Lo sanno tutti Steffy, lo sa chiunque, anche i muri della scuola lo sanno. Chiedi in giro, chiunque ti dirà la stessa cosa. Mentre tu continui a giocare ancora a chi è più stronzo, più geloso, più testardo e a chi dei due cede prima, io ho già mollato la presa da quattro mesi. E non mi importa più. Non mi importa più nemmeno sapere cosa pensi tu. Se vuoi stare con me, se io ti merito, perché ho capito che comunque vadano le cose la colpa non sarà più mia e non ho più paura di mandare ancora una volta a puttane qualcosa nella mia vita. Perché, stavolta, questa scelta, non dipende da me. Perché, stavolta, io ho già scelto, comunque, cosa voglio. E che a te piaccia o no, io ho finito questo stupido gioco, anche se già quando te lo avevo detto, tu eri troppo impegnata a raccontare a Keira ed Allison del tuo ammiratore segreto. Per questo non volevo che si sapesse, per evitare tutto ciò. Che ti piaccia o meno Steffy, le colpe le abbiamo entrambi, ma io sto anche ammettendo di amarti e per quanto mi sia costato dirlo, se ho aspettato così tanto ed ho scoperto chi è davvero Steffy, allora dico bene. Bene, perché tornassi indietro, aspetterei di più per dirtelo e bene perché, se lo avessi detto prima, tu non avresti mai svelato le tue vere intensioni." Urlò tutto Calum, alzandosi di scatto dal divano e avvicinandosi alla ragazza, che però non lo guardava più in faccia, ma aveva abbassato lo sguardo, sentendosi un po' in colpa per quello che stava accadendo e per quello che gli aveva detto Calum. Se stava in quel modo era colpa sua, perché pensava comunque di essere lui quello sbagliato, pur riversando le sue colpe su di lei, ma lei lo conosceva e sapeva perfettamente che quello che Calum sapeva fare bene, più di tutti, era incolparsi anche quando non c'era nessuna colpa, per gli insuccessi avuti.
"Ok, Calum, possiamo parlarne meglio e con più calma, puoi sederti e vedere di chiarire una volta per tutte questa cosa." Disse calma, Steffy, avvicinandosi al ragazzo e toccandogli la spalla, ma a quel contatto, Calum indietreggiò bruscamente e si riposizionò guardandola in faccia. Era teso, estremamente teso, gli occhi a due fessure la scrutavano e aveva uno sguardo che la faceva sentire nervosa. Tipico di Calum, quando si arrabbiava. Riusciva a trasmettere la sua rabbia a tutti.
"Ti ho detto tutto quello che dovevo dirti. Io ho preso la mia scelta, non ho alcun tipo di risposte da parte tua, quindi non tornerò più indietro." Disse piano il ragazzo.
"Io.. Cosa dovrei dirti?" Chiese Steffy impanicata, ma Calum l'aveva ormai superata e stava per uscire di casa.
"Sarebbe andata bene la qualsiasi cosa, per farmi capire che ci tieni ancora a me, dopo tutto quello che ti ho detto specialmente adesso, perché io ancora ci sto provando a sistemare le cose, sempre. Ma evidentemente per te non è più così." Rispose semplicemente, aprendo la porta.
"Resta qui, stanotte!" Urlò Steffy, correndo contro di lui e fermando la porta, prima di chiuderla.
"Che?" Chiese il ragazzo, sbarrando gli occhi e rimanendo con la spalla fermo, per non far chiudere la porta.
"Rimani qui." Sussurrò Steffy stavolta, avvicinandosi al volto del ragazzo.
Di tutta risposta, Calum ritornò dentro casa, sbattendo la porta e voltandosi verso Steffy, per poi baciarla. La ragazza lo abbracciò completamente con le sue braccia e con le mani iniziò a toccargli il collo. I due cominciarono a baciarsi sempre con più foga fin quando non si ritrovarono catapultati sul divano del solotto della ragazza, Calum sopra Steffy e continuarono a baciarsi. La maglietta di Calum era volata subito sul pavimento e insieme a quela anche la maglietta di Steffy. Ormai i due erano completamente concentrati l'un l'altro da non accorgersi più di niente se non di loro e basta.
"Ti amo." Sussurrò Calum tra un bacio e l'altro.
"Ora non vale." Rispose Steffy, prima di baciarlo ancora.
"Se non ora, quando?" Chiese sorridendo il ragazzo, e il suo sguardò riuscì a dare nuovamente sicurezza alla ragazza.
Di tutta risposta Steffy, sorridendo, lo trascinò di nuovo su di sé e continuò a baciarlo.



***



Il giorno dopo a scuola già si respirava un'aria diversa. Gli studenti sapevano benissimo che quel giorno sarebbe stato un giorno tranquillo per tutti, perché quando si trattava di autogestione una cosa era certa: non fare niente. Tutte le classi erano riversate per metà nel corridoio e per metà in giro per la scuola o in palestra o nel giardino dietro i campi di calcio e di basket.
Le tre ragazze erano sedute proprio all'ingresso della scuola, mentre osservavano chi entrava e chi usciva.
"Quindi, tu e Chris.." Iniziò Allison.
"Cosa? Lei e Chris, cosa?" Chiese Steffy, sbalordita.
"Chris l'ha baciata e Keira c'è stata!" Spiegò felice Allison.
"Come? Ed io non ne sapevo nulla?" Chiese sconvolta Steffy.
"Non è vero. Ci siamo baciati, questo sì, ma non è stato niente di che. Come quando in discoteca ti baci uno per caso." Spiegò facendo spallucce Keira.
"Bene, ti aspetto tra una settimana allora, quando sarai intrippata con Chris e non saprai come comportarti appena ti avrà chiesto di uscire con lui." Rispose prontamente Allison, ammiccando un occhiolino per l'amica.
"Ma perché io non ne sapevo niente?" Chiese ancora Steffy.
"Se ieri sera avessi risposto al telefono, lo avresti saputo." Rispose Allison.
"Quando è successo?" Continuò Steffy.
"Ieri." Rispose Keira.
"Dove?" Chiese ancora Steffy.
"A scuola." Rispose ancora Keira.
"E tu me lo chiami bacio dato come quello che dai in discoteca? Secondo me tra non molto qui nascerà l'amore." Disse complice Steffy.
"Ma smettiamola. Neanche lo conosco Chris, sono cose che succedono, ma niente di più e niente di meno." Rispose ridendo Keira.
"Magari scopa anche bene, che ne sai, potrai provare." Disse Steffy, facendole l'occhiolino.
"Tu ne sai qualcosa, vero? Noto con piacere un succhiotto ben visibile sul tuo collo." Decretò Keira, indicando il punto a cui si riferiva.
"Si vede così tanto?" Chiese sorridendo la ragazza.
"Beh non particolarmente, ma è notabile. Che ci nascondi? Chi è il fortunato?" Domandò Allison.
"Lo conoscete, sapete chi è." Disse subito Steffy.
"Jackson?" Chiese Allison.
"Calum." Affermò invece Keira, che aveva notato gli sguardi che si lanciavano Calum e Steffy, a distanza, da qualche minuto.
"Sì, è Calum." Rispose felice Steffy.
"Calum? Ti sei arresa finalmente? Com'è successo?" Chiese Allison.
"Ieri è venuto da me, abbiamo parlato, ma come a solito suo, prima di parlare normalmente abbiamo litigato e da cosa nasce cosa, fin quando io disperata non gli ho chiesto di rimanere da me, ero anche sola a casa. Quindi abbiamo passato la notte insieme." Spiegò Steffy.
"Una nottata molto movimentata, spero." Disse Allison.
"Vi dico solamente che abbiamo cenato all'una di notte." Disse Steffy ridendo.
"Gli spuntini notturni!" Esclamò Keira ridendo.
"E non solo quelli.." Enfatizzò la ragazza castana, ridendo ancora.
"Ma state insieme adesso?" Chiese seria Allison.
"Ci stiamo lavorando, abbiamo pensato che fosse meglio ristabilire le cose e non avventarci troppo. Questa situazione la conosco bene anche io, va avanti da tre anni, ma stavolta era lui diverso, è lui diverso e l'ho capito, perché entrambi vogliamo la stessa cosa. L'unica cosa che gli ho chiesto io è di andarci piano per me e per lui, conoscendolo." Spiegò seria Steffy.
"Concordo. E poi non volevo dirtelo, ma in questi ultimi mesi, Calum ti è praticamente morto dietro. Non sapeva che fare, era distrutto." Disse Keira riflessiva.
"Lo so, ieri sera, dopo aver finito di fare quello che stavamo facendo, l'ho visto un po' stranito. Lo avevo capito, non gli era passata del tutto. Gli ho chiesto di parlarne. Ha pianto. Non l'ho mai visto così teso e pieno di preoccupazione, come il quel momento, ieri sera. Inutile dire che io ho pianto insieme a lui non appena mi ha confidato ogni cosa. Ma almeno dopo era più sereno e ha anche dormito.
"Siete pronti al matrimonio, no?" Domandò ironica Allison.
"Un passo alla volta, grazie." Rispose semplicemente Steffy.
Nel frattempo i ragazzi ritornarono dentro e passando dall'ingresso, Calum sfiorò con la propria mano la spalla di Steffy, che voltandosi subito, accennò un lieve sorriso.
Anche le ragazze decisero di tornare dentro, volevano girovagare per la scuola e trovare qualcosa di interessante da fare, piuttosto che rimanere lì. Entrando, Keira notò subito che davanti agli armadietti c'erano Chris e William intenti a scherzare e parlare tranquillamente del più e del meno. Stavano lì e per quel poco di tempo che potè osservarli, Keira sentì per la prima volta una risata vera da parte di Chris. In quel momento anche il ragazzo si voltò a guardarla e il loro sguardo si incontrò per pochi secondi, quanto bastava per far allargare ancora di più il sorriso di Chris e inconsapevolmente anche Keira fece la stessa cosa.
"Ciao." Accennò lievemente Chris con un movimento della testa verso la ragazza.
"Ciao." Ricambiò Keira, sorridendo nuovamente.
Anche William si voltò, dopo aver chiesto all'amico chi stesse salutando e dopo che Chris gli indicò chi fosse con un dito.
"Ciao." Salutò anche lui.
"Ciao anche a te." Rispose Keira, sorridendo, anche se non come a Chris, ma lei questo non poteva saperlo perché non poteva vederlo e non riusciva a rendersene conto.
"Ah questo sorrisone!" Disse Allison prendendola in giro.
"Love is in the air!" Cantilenò Steffy.
"Smettetela!" Esclamò ridendo Keira.
Ma tutte le risate all'interno di quel corrodoio furono interrotte. Chiunque, in quel momento, aveva abbandonato ciòche stava facendo per rendersi partecipe di ciò che stava accadendo in quel momento. Anche Chris e William smisero di ridere e presero posto un po' più avanti rispetto agli armadietti per capire cosa stava accadendo e mentre si avvicinavano, Chris lanciò uno sguardo preoccupato anche a Keira, che in qualche modo intuì e recepì.
Dal corrodio si sentivano chiaramente le urla di qualcuno che stava intrattenendo sicuramente una discussione non poco carina. La porta di una delle  classi vuote era stata aperta proprio in quel momento e da lì si sentivano provenire delle voci. Due in particolare. Un ragazzo ed una ragazza.
"Ci hai scopato? Ci hai davvero scopato? Dimmi la verità, cazzo!" Urlò furioso il ragazzo.
"Sì, ma l'ho dovuto fare, sono stata costretta, lui.. Lui mi aveva detto che ti avrebbe ucciso." Disse scoppiando a piangere la ragazza. 
"Lui mi sta usando per prenderti in giro e tu ci sei cascata, non ci posso credere, il giorno prima avevi pure scopato con me. Mi fai schifo." Si scagliò contro di lei, il ragazzo.
"Matt io.." Cercò di avvicinarsi la ragazza ma fu tutto inutile.
"Lasciami." Disse semplicemente lui, uscendo dalla classe. In quel momento chiunque ritornò a fare finta di niente, mentre il ragazzo continuava a camminare dritto per la sua strada, in mezzo agli altri. Si diresse a passo spedito contro la porta d'uscita della scuola e in quel momento sferrò un pugno contro la vetrata. Nessuno osò dire nulla o fare niente, erano rimasti tutti impietriti dalla reazione di Matt. Solo il vetro a terra fece rumore, nient'altro.
Anche Evelin lo aveva visto, aveva provato a seguirlo ma inutilmente, Matt in quel momento era una furia.
"Matt!" Disse semplicemente, andandogli incontro.












Angolo Autrice:

Sono tornata con un nuovo capitolo e avete anche scoperto quale spoiler era di questo capitolo con l'inserimento, quindi ne rimangono fuori altri tre da dover intuire per il prossimo o prossimi capitoli. Comunque che dire? Sempre più colpi di scena, eheh. Non temete, questa ultima parte verrà spiegata meglio e approfondita meglio nei prossimi capitoli perché in realtà lo sapete bene che nelle mie storie non è mai come sembra. Comunque io vi lascio alla lettura del capitolo, come sempre e niente, ci vediamo alla prossima.
Xoxo, Vanex23.

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Capitolo 36
*** Trentaseiesimo Capitolo ***


 Trentaseiesimo Capitolo


Ma tutte le risate all'interno di quel corrodoio furono interrotte. Chiunque, in quel momento, aveva abbandonato ciòche stava facendo per rendersi partecipe di ciò che stava accadendo in quel momento. Anche Chris e William smisero di ridere e presero posto un po' più avanti rispetto agli armadietti per capire cosa stava accadendo e mentre si avvicinavano, Chris lanciò uno sguardo preoccupato anche a Keira, che in qualche modo intuì e recepì.
Dal corrodio si sentivano chiaramente le urla di qualcuno che stava intrattenendo sicuramente una discussione non poco carina. La porta di una delle  classi vuote era stata aperta proprio in quel momento e da lì si sentivano provenire delle voci. Due in particolare. Un ragazzo ed una ragazza.
"Ci hai scopato? Ci hai davvero scopato? Dimmi la verità, cazzo!" Urlò furioso il ragazzo.
"Sì, ma l'ho dovuto fare, sono stata costretta, lui.. Lui mi aveva detto che ti avrebbe ucciso." Disse scoppiando a piangere la ragazza. 
"Lui mi sta usando per prenderti in giro e tu ci sei cascata, non ci posso credere, il giorno prima avevi pure scopato con me. Mi fai schifo." Si scagliò contro di lei, il ragazzo.
"Matt io.." Cercò di avvicinarsi la ragazza ma fu tutto inutile.
"Lasciami." Disse semplicemente lui, uscendo dalla classe. In quel momento chiunque ritornò a fare finta di niente, mentre il ragazzo continuava a camminare dritto per la sua strada, in mezzo agli altri. Si diresse a passo spedito contro la porta d'uscita della scuola e in quel momento sferrò un pugno contro la vetrata. Nessuno osò dire nulla o fare niente, erano rimasti tutti impietriti dalla reazione di Matt. Solo il vetro a terra fece rumore, nient'altro.
Anche Evelin lo aveva visto, aveva provato a seguirlo ma inutilmente, Matt in quel momento era una furia.
"Matt!" Disse semplicemente, andandogli incontro.




**

Mezz'ora prima


Hold
Hold on
Hold on to me
'Cause I'm a little unsteady
A little unsteady
Hold
Hold on
Hold on to me
'Cause I'm a little unsteady
A little unsteady
Mama, come here
Approach, appear
Daddy, I'm alone
'Cause this house don't feel like home
If you love me, don't let go
If you love me, don't let go
Hold
Hold on
Hold on to me
'Cause I'm a little unsteady
A little unsteady
Hold
Hold on
Hold on to me
'Cause I'm a little unsteady
A little unsteady








I due ragazzi stavano passeggiando tranquillamente per il corridoio della scuola insieme, in realtà nessuno sapeva bene cosa fare quella giornata, quindi tutti si erano dispersi in giro per la scuola, non facendo assolutamente nulla. In particolare, Matt ed Evelin, avevano deciso di rimanere un po' da soli anche per poter semplicemente ritrovarsi, dopo tutto quello che era successo e dopo aver vissuto l'ultimo periodo da soli, non stando più insieme come coppia. 
"E' strano, comunque.." Mormorò un po' Matt, indeciso se sfiorare la mano della ragazza o meno, continuando a muovere la sua di mano a mezz'aria.
"Hei, potresti stare fermo? Sei in imbarazzo o sbaglio? Stai agitando anche me!" Lo riprese Evelin ridendo, mentre continuava a percepire nervosismo in Matt e il fatto che non la stesse guardando negli occhi la faceva preoccupare e non poco.
"Lo so, però a me questa situazione ancora non piace, il doverti vedere di nascosto, quelle poche volte che capita. Cioè, sbaglio o ero il tuo ragazzo fino a tre mesi fa? E poi prima non lo sapeva nessuno e va bene così, ma dopo che lo hanno saputo tutti, dobbiamo nasconderci!" Spiegò Matt non molto contento della situazione.
"Lo so cosa intendi e mi dispiace parecchio, ma sai che comunque se siamo arrivati a questa decisione è anche per precauzione." Disse dolcemente Evelin, ora che il ragazzo finalmente la guardava negli occhi e sorrise.
"Ti avevo anche detto che potevi lasciar perdere e comunque questa decisione hai voluto prenderla da sola, io non ne sapevo niente." Disse Matt ancora dispiaciuto.
"Ma ti ho anche spiegato quali sono stati i motivi." Puntualizzò Evelin.
"Tutto questo parlarti, tutto ad un tratto mi è venuta voglia di baciarti." Disse sorridendo Matt, mentre iniziava ad avvicinarsi ad Evelin.
"Fermati! Non qui, entriamo in questa aula." Disse lei ridendo e prendendolo per mano.
"Certo, scusa, non ti posso baciare in pubblico, chissà dovesse vederci qualcuno.." Brontolò subito lui.
"Dai brontolo, almeno ti posso far felice." Rispose Evelin, portando il ragazzo con sé.
Ma quando Matt aprì la porta dell'aula, al suo interno trovò già tre persone. Joey, un altro ragazzo e Luke. Il ragazzo fu stranito di vedere proprio Joey e Luke insieme nella stessa aula parlare, ma quando l'attenzione fu tutta su di lui ed Evelin, il sorriso di Joey si spalancò ancor di più e finì di parlare con gli altri due.
"Ah ecco chi c'è!" Esclamò contento.
"Ci stavate aspettando?" Chiese Matt dubbioso.
"In realtà io stavo aspettando lei, se non ti dispiace." Disse Joey, tirando col braccio di prepotenza la ragazza e attiradola a sé. Poi con un lieve fischio, alzò la mano e la girò verso il ragazzo che stava con lui.
"Che c'è?" Chiese Evelin seriamente scocciata.
"Mark, potresti uscire per cortesia quella cosa e darmela." Marcò bene l'accento su 'quella cosa'.
"Sì." Rispose Mark e si abbassò sotto il banco per cercare qualcosa nella sua sacca. Dopo poco tempo, passò una busta a Joey e il ragazzo sorridente, l'aprì piano. Passaro forse cinque minuti prima che Joey aprisse del tutto la busta e Matt realizzasse davvero cosa fosse.
"Ecco tieni, questo è tuo, mi dispiace così tanto restituirlo perché comunque è davvero bello e mi piacerebbe tantissimo aggiungerlo alla collezione di tanga che faccio con quelli delle ragazze che vengono a letto con me, ma sarebbe un doppione perché ne ho già un altro nella lista e non mi piace avere doppioni. Ma grazie comunque per averlo dimenticato a casa mia. Questo invece.." - Disse sempre sorridendo ed estraendo altro dalla borsa - "questo me lo tengo, questo reggiseno in pizzo è davvero molto bello, preferisco tenerlo. Però grazie davvero per aver pensato a me e avermelo lasciato come regalo l'altra sera sul mio letto." Disse tutto compiaciuto il raagazzo, facendole l'occhiolino.
"Non sono miei." Si difese subito Evelin.
"Oh andiamo certo che sono tuoi e sono anche della tua misura. Vogliamo chiederlo a Matt, sicuramente lui lo saprà anche meglio di me, o sbaglio?" Chiese compiaciuto Joey, mostrando l'intimo anche a Matt che in quel momento era rimasto in silenzio, semplicemente perché stava cercando di controllare la sua rabbia, crescere sempre di più.
"E' suo." Disse semplicemente a denti stretti. Evelin sbarrò gli occhi completamente mortificata e i suoi occhi rossi per le lacrime che stava trattenendo, stavano per scoppiare.
"Ora che ci sono tutte le conferme della scientifica, questo posso ridarlo a te e questo invece me lo tengo. Grazie." Spiegò Joey rimettendo il reggiseno nella busta e lasciando l'aula, seguito e ruota da Luke e Mark. Luke scambiò uno sguardo rapido a Matt ed Evelin e lasciò per ultimo l'aula, mentre Matt in quel momento aveva anche ignorato ormai la sua presenza. Se in un primo momento era sconvolto per lui, ora era sconvolto per Evelin.
"Puoi spiegare?" Chiese apparentemente calmo il biondino.
"Non è come sembra, davvero Matt." Iniziò Evelin iniziando a singhiozzare.
"Non ti sei neppure difesa, davvero non è come sembra Evelin? Davvero?" Chiese aumentando il tono della voce.
"Lo capisco, sei arrabbiato, davvero, ma ti posso spiegare, se solo tu me lo lascerai fare." Disse piano Evelin, la voce rotta dalle lacrime.
"Beh, ti dico secondo me come stanno le cose: tu e Joey avete scopato, tu non ti sei neppure opposta, talmente ti sei sentita in colpa il giorno dopo che quando ti sei rivestita hai preferito lasciare il tuo intimo a casa sua e sei scappata subito a casa tua sperando che io non lo venissi a sapere ma mi dispiace, lo stronzo lo ha proprio detto davanti a te e lo ha detto a me!" Urlò anche Matt.
"Io.." Disse solamente Evelin, riprendendo a piangere. Abbassò lo sguardo e diede le spalle a Matt, in quel momento non se la sentiva proprio di guardarlo negli occhi, non ce la faceva a mentirgli ma non riusciva nemmeno a dirgli com'erano andate le cose e cosa realmente fosse successo, per far scatenare tutto quel casino.
"Cazzo! Evelin guardami!" Disse supplicante Matt, anche lui adesso era in quella fase in cui cercava di trattenere le lacrime, ma non voleva mostrarsi così, non in quel momento, non era il caso.
"Cosa devo dirti? Cosa vuoi?!" Chiese esasperata e piangente la ragazza, mentre Matt teneva stretto il suo braccio destro per non crollare nemmeno lui.
Ma quello che sarebbe successo dopo, sarebbe stato solo il peggio.



***






Mother
I know
That you're tired of being alone
Dad I know you're trying
To fight when you feel like flying

But if you love me
Don't let go
If you love me
Don't let go



"Matt!" 
Chris e William scapparono subito verso la sua direzione, a ruota anche Noora, e subito dopo li raggiunsero anche Keira, Steffy, Allison e Calum.
"Cazzo!" Urlò Matt, sbattendo il pugno nuovamente contro il muro.
"Fermati!" Urlò Evelin.
"Tu stammi lontana, chiaro?" Urlò nuovamente lui, anche questa volta lo sentirono tutti. Gli occhi della ragazza si riempirono nuovamente di lacrime e a quella vista Matt ricominciò a stare peggio di prima, e per non vederla più decise di voltargli le spalle.
"Cosa sta succedendo qui? Sei impazzito?" Chiese William, andando accanto a Matt.
"Lasciatemi stare." Disse piano lui.
"No che non ti lasciamo in pace, non so se ti sei reso conto di quello che hai fatto? Hai la mano sporca di sangue e per di più se non la medichiamo adesso rischi di prendere qualche infezione o spaccartela." Disse subito Chris, sollevandogli la mano e mettendogliela davanti il viso.
"No! Prima devo uccidere quel figlio di puttana di Joey." Sbraitò Matt infuriato, mentre cercava di uscire dalla scuola.
"Sta' calmo!" - Lo riprese Chris. - "Per quello c'è tempo, per questa no!" Disse, facendogli un po' male alla mano per fargli capire in che situazione fosse.
"Cazzo, mi fa male!" Si lamentò Matt.
"Ecco appunto, per cui è meglio se vieni con noi in infermeria e la medichiamo, che dici?" Chiese Chris speranzoso che Matt si arrendesse. Ma di tutta risposta il ragazzo non disse assolutamente nulla, guardava semplicemente nella direzione rivolta verso Evelin che a sua volta guardava anche lui.
"Ok." Disse dopo alcuni minuti, scocciato.
"Keira, potresti venire con me?" Chiese Chris, mentre si accertava che Matt fosse dietro di sé.
"Sì certo." - Rispose Keira, seguendo i due ragazzi. - "Evelin, vieni anche tu, così dopo passiamo dal bagno." Disse Keira, prendendo per mano la ragazza e conducendola con lei, andarono in infermeria.
"Io rimango fuori comunque." Disse poco dopo Evelin, sedendosi su una sedia in corridoio. Keira le sorrise lievemente e fece cenno di sì con la testa.
"Aspettami qui allora, faccio subito." Disse semplicemente all'amica, prima di entrare.
"Cos'è successo?" Chiese Chris a Matt, mentre si sedeva sul lettino e Keira prendeva del disinfettante e una benda per pulire la ferita alla mano.
"Evelin e Joey hanno scopato." Sputò acido il ragazzo.
"Non è possibile." Disse stranita Keira, mentre medicava Matt.
"A quanto pare in questa scuola tutto è possibile. Anche Luke oggi era con Joey, che puttana." Sentenziò Matt.
"Luke con Joey?" Chiese ancora stranita Keira.
"Sì erano insieme nell'aula di chimica." Rispose Matt.
"Ti faccio male?" Chiese Keira, passando del cotone sulle ferite.
"Brucia." Disse solo Matt.
"Joey ha in mente qualcosa sicuramente." Disse Chris abbastanza pensieroso.
"Sicuramente già con me ha finito, il suo scopo era scoparsi Evelin e c'è riusciuto." Commentò sarcastico Matt.
"Ma sei sicuro? Lei ti ha detto qualcosa o ti ha spiegato?" Chiese Keira preoccupata.
"Non mi ha detto di nuovo, mi ha confermato tutto rimanendo in silenzio." Rispose Matt.
"Non ci credo, non posso crederci." Rimase stupita Keira.
"Hei campione, dove stai andando?" Chiese Chris, notando Matt che stava uscendo dall'infermeria.
"A casa." Tagliò subito corto uscendo. In corridoio si ritrovò Evelin seduta su una sedia ma il suo sguardo per lei fu un mix tra lo schifo e la disapprovazione che fece ancor più sprofondare la ragazza in un oblio di sconforto.
"C'è qualcosa che non torna." Obbiettò Chris.
"Luke e Joey insieme quei due si odiano, che cazzo di problemi ha quel ragazzo?" Chiese esterefatta Keira ad alta voce.
"Credo che quel ragazzo mi odi, forse per questo sta facendo comunella con Joey." Ipotizzò Chris.
"Fidati, a Luke davvero pochissime persone vanno a genio, e nemmeno io ormai sono una di queste." Rispose la ragazza, ridendo amaramente.
"Mmh, tasto dolente, ex?" Chiese Chris avvicinandosi a Keira.
"Mmmh, tipo, storia lunga e complicata, anche troppo per raccontarla adesso e qui, magari un giorno.." Accennò la ragazza, mostrando uno sguardo anche vago per la stanza.
"Sì, hai ragione, magari anche io potrei raccontarti qualcosa di me.." Disse pensieroso il ragazzo.
"Tu sì, sei il misterioso qui." Rispose ridendo Keira.
"Sono contento di aver già subito un soprannome." Accennò un sorriso anche Chris.
"Adesso vado che Evelin mi aspetta, magari riesco a farla tranquillizzare un po'." Disse Keira posando le fasce dove le aveva prese.
"Io voglio capire qualcosa di questa faccenda, magari se anche tu scopri qualcosa, fammelo sapere." Annunciò Chris prima di uscire dall'infermeria. Keira annuì semplicemente e dopo essersi scambiati un sorriso, i due si separarono. La ragazza andò subito da Evelin e la portò in bagno. Era ancora sconvolta, stava piangendo, i suoi occhi erano gonfi e rossi e le sue braccia non smettevano di tremare come il resto del suo corpo.
"Evelin, tranquilla, dai." Disse piano Keira, mentre l'abbracciava e cercava anche di aiutarla a lavarsi la faccia.
"Matt mi odia, l'ho perso per sempre." Disse Evelin affranta.
"Ma è vero quello che ha detto Joey a Matt?" Chiese Keira, mettendosi di fronte a lei a braccia conserte.
"Non del tutto." Affermò la ragazza, mentre andava ad asciugare il volto con un po' di salviettine.
Keira approfittò della distrazione della ragazza per cercare in rubrica il numero di Matt e chiamarlo. Il telefono squillò e quando il ragazzo rispose, Keira nascose il telefono in tasca e si avvicinò nuovamente ad Evelin. Dall'altra parte c'era ancora Matt che stava aspettando in linea per sapere cosa stesse accadendo.
"Keira?" Chiese ancora.
"Dimmi allora cos'è successo, sai che io non lo direi a nessuno." Disse Keira, rassicurando la ragazza.
"Joey mi seguiva o mi faceva seguire da un periodo, perché sospettava che io e Matt ci fossimo riavvicinati." Disse sospirando Evelin.
"E' vero?" Chiese Keira.
"Sì, da quando ho detto la verità a Matt ci siamo riavvicinati anche se non siamo tornati insieme perché sarebbe stato troppo rischioso. Il giorno prima che succedesse questa cosa, ovvero tre giorni fa sono rimasta a dormire da Matt.." Continuò Evelin.
"E qualcuno ha notato questa cosa?" Chiese ancora Keira.
"Evidentemente sì, qualcuno mi aveva seguita e lo aveva detto a Joey. Il giorno dopo, ovvero due giorni fa sono stata invitata da Joey e abbiamo fatto un po' di partite a poker e ho perso il mio reggiseno." Spiegò Evelin.
"Era strip poker quindi.." Disse Keira.
"Sì. Quella sera Joey mi chiese se avevo impegni ed io risposi che ero a casa dai miei per una cena importante e fu esattamente così perché c'erano degli impegni di lavoro di mio padre che richiedevano una cena formale. La sera dopo, ovvero ieri, ritornai da Joey perché fu lui a chiamarmi ancora e pensavo ci fossero anche gli altri, solitamente loro fanno questi giochi. Però non c'era nessuno. Se non per il fatto che appena arrivai, ritrovai davanti a me anche Luke." Spiegò ancora Evelin.
"Aspetta, che c'entra Luke e perché quel bastardo frequenta Joey?" Chiese infastidita Keira.
"Luke aveva detto a Joey che io e Matt ci eravamo riavvicinati ma non so esattamente cosa ci facesse lì, anche perché quando sono arrivata io, Joey lo ha allontanato e dopo mi ha anche detto che non lo faceva così stupido come pensava. Ma comunque il fatto che Luke avesese confermato questi pochi sospetti per Joey, automaticamente lo autorizzavano nuovamente a ricattarmi." Disse Evelin, prima di riprendere a piangere.
"Che figlio di puttana!" Esclamò Keira.
"Che figlio di puttana!" Esclamò anche Matt che stava ascoltando ancora tutto.
"Io..." Disse Evelin ancora sconvolta.
"Ti ha costretta." Diss subito Keira.
"Sì, mi ha costretta, perché l'ho pregato che avrei fatto qualsiasi cosa se avesse lasciato in pace Matt e mia sorella." Continuò ritornando a piangere.
"Tranquilla, si sistemerà tutto, ne sono sicura, Matt ti ama e non appena saprà la verità non esiterà a starti ancora vicino." Disse Keira abbracciandola. Prese il telefono dalla tasca e mettendolo dietro le spalle di Evelin staccò la chiamata. Subito dopo inviò un messaggio a Matt.

A Matt: "Adesso sai davvero tutta la verità."



***



"In tutta questa storia l'unico che non mi torna è Luke." Disse subito Allison, al telefono con Keira e Steffy.
"Non capisco cosa ne guadagni onestamente." Riprese anche Steffy.
"Io non capisco perché sia così coglione questo ragazzo, non so quali problemi lo affliggano né tantomeno ormai mi interessino." Commentò Keira.
"Il fatto è che proprio Joey che è stato il primo a crearti problemi, non so, c'è qualcosa che mi manca." Continuò Allison.
"Già.." Rispose pensierosa Keira.
"Invece con Chris cos'è successo in infermeria?" Domandò maliziosa Steffy.
"Assolutamente nulla, ho medicato Matt mentre lui lo faceva parlare un po' per capire cosa fosse successo e dopo mi ha chiesto se io e Luke eravamo ex." Raccontò Keira.
"Quindi Chris si sta interessando a te." Sentenziò Steffy.
"Mannò, me lo ha chiesto semplicemente perché Matt mi ha detto di averlo visto anche lui con Joey." Rispose ridendo Keira.
"Questo Chris tra non molto sarà partecipe di molti discorsi, me lo sento." Annunciò fiera Allison.
"Sognate!" Esclamò ridendo Keira, avvicinandosi alla finestra della sua stanza e guardando la strada. Era tutto così tranquillo, che si stava davvero rilassando. La sua attenzione però, fu attirata da qualcuno che stava passeggiando proprio sotto casa sua, sul marciapiede del suo giardinetto. Era difficile capire chi potesse essere, il cappuccio copriva praticamente il viso di questa persona, ma Keira rimase comunque dietro la finestra a guardare chi fosse. Ad un tratto, chi c'era fuori, alzò immediatamente lo sguardo, come se lo sapesse, come se si sentisse osservato e guardò proprio verso la direzione della finestra, con luce accesa.
Due occhi grandi e verdi, si scontrarono subito con i due occhi color cioccolato di chi lo stava guardando. Keira riconobbe subito quegli occhi, quel viso e anche per un secondo il sorriso di quella persona.
"Ragazze, aspettate un attimo in linea con me, penso di aver visto qualcuno." Disse subito Keira, scendendo le scale più in fretta che poteva e andando ad aprire la porta.
"Chi hai visto?" Chiesero insieme preoccupate Allison e Steffy.
Keira aprì subito la porta, aprì anche la luce fuori, ma quando uscì, non c'era più nessuno. Si guardò intorno diverse volte, ma di lui nemmeno l'ombra, era sconvolta, eppure era stata così veloce.
"Chris?" Chiese a gran voce.
Ma c'era solo silenzio.





Hold
Hold on
Hold on to me
'Cause I'm a little unsteady
A little unsteady
Hold
Hold on
Hold on to me
'Cause I'm a little unsteady
A little unsteady
Hold
Hold on
Hold on to me
'Cause I'm a little unsteady
A little unsteady














Angolo Autrice:
Sono tornata con un nuovo capitolo pronto pronto per voi il due gennaio, per iniziare meglio e bene l'anno. E' un po' più lungo questo capitolo, lo so, però è pieno di informazioni e dettagli, mi raccomando, fateci caso.
Non vi svelo più niente, vi lascio alla lettura e spero di aggiornare il prima possibile.
Ps: gli spoiler sono nel capitolo 34, elimandone uno, ne restano tre, se volete scoprire quale sarà quello del prossimo capitolo, ve li ripropongo qua sotto.
Buona lettura, xoxo Vanex23.



 

SPOILER 1:



[...]
"Puoi attaccarmi quanto vuoi, in una scuola io non risponderò mai." Disse il ragazzo sorridendo.
"Fermati!" Gli dissero i suoi amici.
[...]


 

SPOILER 3:


[...]
"Lui ti piace, non è vero?" Chiese la ragazza, sedendosi accanto alla sua amica.
"Non penso che mi piaccia e basta, onestamente, è diverso." Spiegò la bionda, sorridendo.
[...]


 

SPOILER 4:


[...]
"Chris è sparito." Disse William assolutamente privo di emozioni.
"Che cazzo significa che è sparito?" Domandò Keira preoccupata.
"E' da ieri sera che non si fa sentire né vedere, non risponde al telefono, è letteralmente scomparso." Continuò William.
"Non può.." Disse semplicemente la ragazza, prima di sparire nei bagni.
[...]

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Capitolo 37
*** Trentasettesimo Capitolo ***


 Trentasettesimo Capitolo






I don't like your little games
Don't like your tilted stage
The role you made me play
Of the fool, no, I don't like you
I don't like your perfect crime
How you laugh when you lie
You said the gun was mine
Isn't cool, no, I don't like you




La sveglia suonò col suo solito beep beep e come sempre interrompeva nella sua parte migliore il sogno della ragazza, che stava ancora beatamente dormendo e si stava godendo ancora pace e relax. Alzò piano il braccio da sotto le coperte e spense subito la sveglia, prima che potesse continuare ad infastidirla. Non era solita ritardare, non era solita spegnere le sveglie dopo molti 'beep beep', non era solita neppure rompere le sveglie, infatti in quasi tredici anni di scuola aveva cambiato la sua sveglia solo due volte e non per cause o colpe esterne. Semplicemente perché nemmeno più le batterie avevano deciso di funzionare come una volta. Si alzò piano dal letto, andò in bagno, si lavò, sistemò in fretta e prima di scendere sotto a fare colazione e cambiarsi controllò che ore erano: le 7:30. Aveva ancora venti minuti prima di arrivare a scuola e quaranta minuti prima di scattare con l'entrata a seconda ora. Si vestì, si truccò un po', sistemò i capelli rendendoli ancora più lisci e fu subito pronta per fare la sua colazione in compagnia della sua famiglia.
"Buongiorno." Disse, appena scese in cucina e si sedette accanto a sua madre.
"Buongiorno tesoro, vuoi?" Chiese la madre, passando un piatto pieno di biscotti e aggiungendo anche il solito bicchiere con latte + caffè che solitamente la figlia beveva ogni mattina.
"Sì grazie." Rispose la ragazza, sorridendo.
"Buongiorno a tutti, famiglia." Arrivò in cucina un ragazzo, il fratello più piccolo della ragazza, che si apprestava a prendere due biscotti dal piatto anche lui, salutare con un bacio la sorella e la mamma e sedersi accanto al padre, a seduto rigorosamente a capotavola.
"Danny oggi ti accompagno io a scuola." Disse il padre, sorridendo.
"Va bene papà." Rispose il ragazzo, bevendo un po' di latte.
"Allison, a te serve un passaggio?" Domandò anche a lei, suo padre.
"No papà, io sono apposto così, andrò a piedi, devo passare a prendere anche Keira, andremo insieme oggi." Rispose la ragazza, finendo la sua colazione.
"Ah Allison, ieri sera è arrivata questa per te, però tu già stavi dormendo quando papà ho controllato la posta.." Cominciò la madre, indicando una busta sul tavolo del salone, nell'altra stanza.
"Cos'è?" Chiese preoccupata la ragazza.
"E' una lettera di una delle università a cui hai fatto domanda e ti hanno accettata tesoro, ma non è quella che tu stai ancora aspettando, almeno non ancora." Puntualizzò suo padre.
"Fa niente, almeno mi hanno già risposto in due." Decretò contenta la ragazza.
"Mi fa piacere vederti comunque così contenta e responsabile delle tue azioni. Non temere comunque, sono sicuro che risponderanno anche a quella domanda, con la tua media poi, evidentemente avranno molte iscrizioni e viaggiano a rilento." Continuò suo padre per rincuorarla.
"Ho tempo fino a settembre, per aspettare." Rispose Allison pulendo le mani con un tovagliolino.
"Sappi che comunque io e tuo padre siamo già orgogliosi di te, anche dopo la scelta che farai." La rassicurò la madre.
"Lo so, grazie mille!" Disse felice la ragazza.
"Forza Danny, adesso andiamo, prima di lasciarti a scuola devo passare in un posto. Noi comunque ci vediamo stasera, buona giornata a tutti." Salutò suo padre, dandole un bacio sulla fronte e salutò anche sua madre, dandole un altro bacio.
"Mamma, vado anche io adesso, salgo in camera a prendere le mie cose e vado. Ci vediamo dopo." Si alzò dalla sedia anche Allison e salutò la madre con un bacio sulla guancia.
"Va bene piccola mia, buona giornata anche a te." Ricambiò il saluto la madre.
Di tutta risposta Allison, sorrise, andò a prendere le sue cose nella sua stanza e dopodiché uscì chiudendo la porta alle sue spalle.



**


But I got smarter, I got harder in the nick of time
Honey, I rose up from the dead, I do it all the time
I've got a list of names and yours is in red, underlined
I check it once, then I check it twice, oh!





"Quindi, sei sicura ci fosse Chris sotto casa tua?" Chiese Steffy, mentre finiva di mangiare il suo cornetto alla crema, insieme alle altre due ragazze, dirigendosi verso la scuola.
"Sì, lui mi ha pure vista, ci siamo guardati, io l'ho guardato e l'ho riconosciuto subito." Confermò Keira, gesticolando freneticamente.
"E perché non c'era più quando sei scesa?" Chiese ancora Steffy.
"Non ne ho idea. Per questo sono rimasta stranita, altrimenti non me ne sarebbe importato nulla." Rispose perplessa Keira.
"Ti piace!" La punzecchiò sempre Steffy.
"Smettila o il tuo cornetto alla crema finisce sul tuo maglioncino nero. Splash!" Rispose ridendo Keira e le due scoppiarono a ridere.
"Beh, oggi comunque a scuola potrai chiederglielo, non appena lo vedrai." Riprese Allison.
"Per un attimo pensavo che te ne fossi andata." Commentò Steffy.
"Perché?" Chiese Allison.
"Non parlavi, stavi in silenzio." Continuò Steffy.
"Riflettevo." Rispose sorridendo Allison all'amica.
"Non c'è." Disse Keira.
"Chi?" Chiesero le due ragazze, voltandosi insieme verso la bionda.
"Chris." Disse ancora Keira.
"Stai diventando paranoica, sarà in ritardo." Commentò Steffy.
"La sua auto non c'è, i suoi amici sono tutti lì e le loro auto sono tutte nel parcheggio, ma lui non c'è e la sua auto nemmeno." Confermò Keira, raggiungendo le due ragazze.
"Forse entrerà a seconda ora." Mormorò Allison.
"Tu muori dalla voglia di vederlo, altroché." Disse sempre Steffy, aggiungendo un sorriso malizioso alla fine della frase.
"Smettila!" Urlò ridendo Keira, mentre tutte e tre si dirigevano verso il cortile della scuola.
Dall'altra parte c'erano Calum, Micheal e Ashton che stavano intrattenendo tutt'altra discussione.
"Allora, vi ricordo che avete perso la scommessa contro me e Keira perché noi abbiamo vinto al gioco e voi avete perso, i patti, sono patti." Annunciò solenne Calum ridendo.
"Scommessa, quale scommessa?" Chiese Micheal confuso.
"Non ricordo di aver perso qualcosa." Continuò Ashton.
"Certo, quando vi conviene. Dai ragazzi, siate onesti. Ashton, tu dovevi chiedere a Allison di uscire con te, tu invece Michael dovevi fare qualcosa con Martah." Puntualizzò subito Calum.
"Calum, sei pesante." Disse molto calmo Michael.
"Guarda, c'è la tua ragazza." Disse Ashton, indicando Steffy.
"Sì, lo so, ma al momento sto parlando con voi. Datevi una mossa, oggi io e Keira vi controlleremo ovunque voi andrete, mi raccomando." Disse Calum, assottigliando gli occhi a due fessure.
"Smettila, sembri quello dei pokemon." Commentò ancora Michael, facendo finta di guardarsi le unghia. Di tutta risposta Ashton scoppiò a ridere e Calum rispose con un dito medio. Dopodiché si allontanò dai ragazzi e raggiunse Steffy che si trovava ancora insieme a Allison e Keira.
"Buongiorno." Disse Steffy avvicinandosi al ragazzo, per schiocchiargli un bacio a stampo.
"Buongiorno a te." Rispose lui sorridendo.
"Mi sta risalendo tutto il cornetto al cioccolato che ho mangiato prima." Disse Keira, prendendo a braccetto Allison e ridendo.
"A me i biscotti di mia madre e il caffèlatte di stamattina." Concordò l'amica, ridendo anche lei.
"Hei, quando toccherà a voi mi vendicherò." Disse Steffy facendo finta di tirare i capelli alle amiche e scoppiarono tutti a ridere.
"I ragazzi?" Chiese Keira.
"Sono lì seduti a poltrire, io me ne sono andato perché come sempre mi insultavano." Rispose Calum, facendo finta di essere triste.
"Che ti dicono?" Chiese Steffy ridendo.
"Che assomiglio a quello dei pokemon." Disse Calum mettendosi a braccia conserte. Le ragazze scoppiarono immediatamente a ridere.
"Non ci credo!" Esclamò Keira con le lacrime agli occhi.
"Già, ah ah, molto divertente sì, sto ridendo anche io, sì." Continuò Calum.
"Andiamo agli armadietti che è meglio." Si riprese Steffy, anche se continuava a ridere ogni tanto ricordando quello che aveva appena detto Calum.
"Sì, noi due vi raggiungiamo tra un attimo." Disse Calum, trattenendo Keira con la mano sulla spalla, mentre avvertiva Steffy ed Allison.
"Sì, va bene, allora andremo io ed Allison, vi aspettiamo lì." Disse Steffy tranquillamente e le due ragazze si avviarono subito verso i loro armadietti. Keira e Calum erano rimasti soli nel corridoio anche se stava iniziando ad affollarsi sempre più per il via vai delle persone che lo stavano iniziando a popolare.
"Dimmi." Disse Keira, rivolgendosi a Calum.
"Ho ricordato ai ragazzi della scommessa persa, contro di noi, ho detto che oggi li avremmo controllati per sapere o vedere cosa facessero. Ci sarà da divertirsi secondo me, anche se penso che Allison potrebbe ricevere un invito. Non confido più in Michael ormai." Spiegò Calum.
"Ma davvero? Grandioso! Speriamo in Ashton allora, ad Allison servirebbe cambiare aria e onestamente parlando le servirebbe anche qualcuno che la aiutasse a farlo." Disse felice la ragazza.
"Beh allora non ci resta solamente che controllare la situazione." Disse anche Calum, concordando con Keira.
"Esattamente." Rispose la ragazza, ma stavolta era distratta e Calum lo notò. Continuava a guardarsi attorno, speranzosa o comunque in cerca di qualcuno e così decise di chiedergli anche questo.
"Tutto bene?" Domandò il ragazzo.
"Sì, a meraviglia." Rispose ancora distratta Keira.
"Sembri strana." Continuò Calum.
"Sono solo un po' nervosa, stanotte non ho dormito bene, ho faticato a prendere sonno." Spiegò Keira un po' più seria e concentrata adesso.
"C'entra con Luke, per caso?" Chiese diretto Calum.
"No, non c'entra niente con lui. Ma a proposito, ormai che me lo hai nominato, lo hai visto per caso?" Domandò diretta anche lei.
"No, stamattina ero solo coi ragazzi e onestamente parlando non l'ho ancora visto, arriverà in ritardo anche oggi." Spiegò confuso Calum.
"E gli altri giorni lo hai visto?" Chiese ancora la bionda.
"Sì, anche se poco onestamente." Rispose Calum.
"Era strano?" Domandò Keira dubbiosa.
"Keira, che succede? Mi stai facendo tutte queste domande, mi sembra di essere sotto accusa." Rispose ridendo un po' Calum.
"Sì scusami, è che ultimamente mi stanno dicendo delle cose su Luke, e volevo solo capire qualcosa di più." Specificò Keira.
"Cosa ti stanno dicendo su Luke?" Si interessò Calum.
"Sia Evelin, che Matt, hanno visto in questi ultimi giorni, Luke insieme a Joey. La cosa è fin troppo sospetta. Andiamo, Luke e Joey insieme? Da quando? Quei due si odiano. Inoltre Joey ha spiegato ad Evelin che non capisce perché sia Luke a volergli parlare. Ma perché? Non capisco." Spiegò Keira, avvicinandosi al ragazzo e abbassando la voce.
"Cosa? No aspetta, sei sicuro che non sia un'altra delle solite di Joey per creare casini? Hai visto ieri com'è scoppiata già una bomba tra Evelin e Matt per colpa sua, anche questa potrebbe esserlo. Potrebbe approfittare del fatto che dopo il vostro litigio in palestra, vi siate allontanati e stia ancora giocando contro di te. Lo sanno tutti, Luke compreso quanti problemi ti ha creato, ti sta creando e ti potrebbe creare, che senso avrebbe da parte sua fare così? Infondo sei sua amica, nostra amica e lui è tuo amico e nostro amico, siamo un gruppo, noi." Spiegò subito Calum.
"Ci avevo pensanto anche io, ma è tutto troppo strano e troppo sospetto per essere così facile come spiegazione. Joey inoltre non è così stupido e non si farebbe mai vedere con Luke se così fosse, allora come me lo spieghi che Matt ed Evelin li hanno visti insieme?" Domandò ancora confusa Keira.
"Sicuramente ci sarà una spiegazione a tutto." Sentenziò Calum.
"L'unico modo per scoprirlo è parlare con Joey." Disse decisa Keira.
"Ora?" Chiese Calum sicuro.
"Ora." Rispose Keira.
"Hei, dove andate?" Li chiamò Steffy dall'altra parte del corridoio. I due ragazzi si avvicinarono a lei e lasciarono gli zaini davanti il suo armadietto.
"Li porti in classe? Stiamo tornando." Avvertì Keira.
"Torniamo subito!" Aggiunse Calum.
"E va bene, muovetevi però." Replicò Steffy.
I due scapparono immediatamente correndo per il corridoio andando alla ricerca disperata di Joey e nemmeno dovettero cercare tanto perché lo trovarono subito, da solo, passeggiare per il campo di calcio e sedersi su una panchina mentre accendeva all'apparenza una sigaretta.
"Ok, lascia parlare me." Disse Keira, a Calum.
"Sì, assolutamente, ma avviciniamoci lentamente, così non farò un altro dei suoi show." Propose il ragazzo.
Entrambi si guardarono e si risposero 'sì' con la testa nello stesso momento come se avessero afferrato insieme il concetto. Si avvicinarono molto lentamente al ragazzo e dopo pochi minuti, dal profumo che arrivò al loro naso capirono anche che non stava fumando una sigaretta bensì una canna. Era più facile parlargli e Keira stava velocizzando il passo.


Look what you just made me do
Look what you just made me do



"Ditemi." Disse Joey, senza alzare nemmeno la testa.
Keira e Calum per un attimo si guardarono e dopodiché la ragazza fece un passo avanti, posizionandosi proprio davanti a lui.
"Devo chiederti una cosa." Disse subito.
"Dimmi che non sei qui per Luke Hemmings." Puntializzò subito Joey.
"Io.." Cominciò Keira, ma fu interrotta.
"Sei qui per lui, ebbene, cosa vuoi sapere." Continuò Joey aspirando.
"Cosa sta succedendo, tra voi due intendo." Chiese Keira, indicando Joey.
"Assolutamente nulla, cosa dovrebbe succedere tra me e Luke?" Chiese Joey sorridendo.
"A me sembra il contrario, delle persone affermano di avervi visti insieme e mi pare insolito, considerando i trascorsi tra voi due." Spiegò Keira.
"Oh capisco, Matt ed Evelin." Mormorò Joey.
"Non mi importa di loro due, sono venuta qui per altro." Continuò Keira, mettendosi a braccia conserte.
"Quello che mi stai chiedendo in realtà non so spiegartelo neppure io, perché non capisco." Rispose Joey, confuso, alzandosi in piedi anche lui dalla panchina e guardando i due ragazzi.
"Che significa?" Chiese Calum stavolta.
"Non so Luke cosa voglia da me e in tutta onestà vorrei essere lasciato fuori dai vostri problemi patetici d'amore, ora come ora ho altro a cui pensare e onestamente parlando non mi interessa neanche più sapere cosa stia succedendo tra di voi." Spiegò sincero.
"Non sei stato tu a cercarlo?" Chiese ancora Calum.
"Io? Cercare Luke Hemmings? Oh andiamo, davvero, come se voi non sappiate che per me quel ragazzo è un totale idiota e in più lo odio." Disse ancora Joey.
"Però ci stai insieme." Puntualizzò Keira.
"Non io, lui. Lui ha cercato me, lui ha deciso di stare con me. Io non ho fatto niente. Ora ti spiego esattamente come sono andate le cose. Un giorno io ero tranquillamente per i fatti miei con gli altri del mio gruppo e arriva lui da me, incredibilmente risolutivo che mi dice che quelli nuovi ovvero Chris e William più i loro hanno in mente qualcosa contro di me. Ma io e Chris ci conosciamo da quasi tre anni, come se non sapessi cosa hanno in mente quelli contro di me e come se non sapessi perché hanno qualcosa contro di me. Tra me e Chris questa cosa va avanti da anni e ora che loro sono qui, io sono pronto a tutto. La mia banda conosce perfettamente loro e sanno perfettamente che sono quasi tutti figli di sbirri quelli che stanno con loro. Ora, esattamente io non so cos'abbia in mente Luke, ma tutto ciò è iniziato con l'arrivo di Chris e gli altri nella scuola ma a me non interessa proprio un cazzo della sua alleanza. Mi è servito quando mi ha detto di Matt ed Evelin, ma non gliel'ho chiesto io, ha proposto lui di dirmi queste cose come anche il volermi annunciare la vendetta di Chris, ma non mi importa nulla. E' una cosa tra me e Chris e non ho bisogno di ambasciatori per dirmi cosa sta succedendo." Spiegò tutto Joey.
"Perché allora lo fai stare con te?" Chiese Keira.
"Ripeto che non sono io, è lui che sta facendo tutto. Ha detto che vuole in qualche modo poter far parte della mia banda ma ho subito detto no. Così mi ha proposto di rimanere come Justin, ovvero con noi ma non partecipare a quello che facciamo. Non mi interessa così tanto la sua presenza, è lui che si è convinto così. Se voi riusciste a fargli cambiare idea, per me sarebbe un peso in meno. Un conto è Justin perché è più piccolo e suo padre e mio padreì hanno chiesto espressamente di non voler il ragazzo coinvolto in queste cose ed è quello che noi faremo, ma Luke beh.. cosa mi dovrebbe importare di lui? E' totalmente stupido." Disse ancora Joey.
"Hei!" Disse Calum, ma Joey lo fermò subito.
"E' quello che penso e inoltre vi sto dimostrando e dicendo la verità, anche se siete liberi di credermi o meno. L'ultima cosa che voglio sono casini per colpa di Luke o colpa vostra." Ammise Joey.
"Quindi ti preoccupa la presenza di Chris?" Chiese Keira capendo a cosa si riferisse Joey.
"E' un problema, sì." Disse Joey, finendo la sua canna e buttandola a terra, calpestandola con un piede.
"Secondo te, perché sta facendo questo Luke?" Chiese Keira, spiazzando sia Calum che Joey, facendo questa domanda. Non se l0 aspettava nessuno dei due.
"Per te, Keira." Rispose subito Joey.
"Certo, come no." Disse Keira ridendo.
"Non chiedermi perché lo stia facendo alle tue spalle, ma è quello che ha detto a me." Specificò Joey.
"Vedo che vi trovate bene insieme comunque, vi faccio i miei complimenti, spero diventiate amici." Rispose schifiata Keira e dopodiché se ne andò. Calum la seguì a ruota e dopo pochi secondi che stavano camminando per tornare in classe, i due si scambiarono uno sguardo nuovamente di intesa.
"Tu gli credi?" Chiese Calum.
"Ho ancora qualche dubbio, ma non penso stesse mentendo, inoltre sembrava sincero quando parlava del suo essere preoccupato solo per Chris." Rispose Keira.
"Sembrava così maledettamente serio, non so che pensare." Disse anche Calum.
"C'è solo un modo per scoprirlo." Gli rispose Keira, prima di entrare in classe.



**



I don't like your kingdom keys
They once belonged to me
You ask me for a place to sleep
Locked me out and threw a feast
What?
The world moves on, another day, another drama, drama
But not for me, not for me, all I think about is karma
And then the world moves on, but one thing's for sure
Maybe I got mine, but you'll all get yours






La pausa mensa come sempre era la pausa più aspettata da tutti per potersi rilassare e riposare come si deve. Ad alcuni toccava però aspettare anche perché nel pomeriggio c'erano gli allenamenti di atletica, pallavolo, pallanuoto, basket e calcio e come sempre, se non tutti, almeno la maggior parte, erano intregrati nelle attività extra del pomeriggio.
"Spero che almeno questi allenamenti di pallavolo mi vengano retribuiti coi crediti." Annunciò Steffy.
"Ti fa bene un po' di sport." Disse Calum, pizzicando una guancetta di Steffy.
"Mi stai dicendo che sono grassa?" Chiese Steffy alzando un sopracciglio.
"No, ti sto dicendo che hai fatto male a lasciare la palestra perché almeno ti vedevo sempre e poi ti stavi davvero allenando bene, fortuna che hai ripreso con la pallavolo almeno continui i tuoi allenamenti ma in altro modo." Spiegò tranquillamente il ragazzo.
"Ti sei salvato in calcio d'angolo." Disse Steffy e tutti scoppiarono a ridere.
Poco più in là invece c'erano Ashton ed Allison che stavano parlando del più e del meno ma, quando il ragazzo si girava dal tavolo, notava lo sguardo fisso di Calum e ogni tanto anche quello Keira, che stava attenta a quello che si dicessero i due.
"Comunque Allison.." Iniziò il ragazzo.
"Sì?" Chiese la ragazza sorridendo.
"Ti andrebbe un pomeriggio di andare insieme a fare una passeggiata o prenderci qualcosa da mangiare insieme?" Chiese il ragazzo sorridendole.
"Certamente mi farebbe molto piacere. Ho bisogno di staccare da tutto questo studio e tutto questo extra di allenamenti." Confermò entusiasta la ragazza.
"Allora potremmo organizzarci in questi giorni anche dopo gli allenamenti." Riprese Ashton contento.
"Certo, per me va bene, tranne il venerdì e il sabato che sono gli unici due giorni liberi da qualsiasi cosa e me li prendo per stare con le ragazze o per i pomeriggi di bellezza." Puntualizzò Allison.
"Ok allora tra la domenica e il giovedì!" Eslamò Ashton.
"Certo!" Riprese Allison entusiasta tanto quanto lui.
Calum e Keira si scambiarono il cinque fiduciosi, non appena sentirono la discussione dei due e Steffy sorrise compiaciuta rivolgendo anche lei uno sguardo di approvazione ai due ragazzi. Poco dopo al tavolo arrivò anche Luke, mentre Matt ed Evelin erano seduti uno di fronte l'altro, Matt accanto a Michael che stava a capotavola e Evelin accanto a Keira che era seduta a sua volta accanto a Steffy e Calum. Luke prese posto accanto a Matt, che era l'unico posto libero. Appena il ragazzo arrivò, chiunque smise di fare ciò che stava facendo, Calum e Keira diventarono estramemente seri e Allison e Steffy che erano state avvisate dai due ragazzi su quello che stava succedendo guardarono preoccupate la scena. Anche Ashton e Michael stavano iniziando ad intuire qualcosa e si scambiarono uno sguardo di intesa per capirsi, Matt ed Evelin tenevano i loro occhi puntati sul biondo ma senza proferire parola.
"Ciao." Salutò tutti, sorridendo come sempre.
"Ciao." Ricambiò Calum, più serio.
"Che succede?" Chiese Luke.
"Dobbiamo parlare." Rispose Calum serio.
"Adesso?" Chiese scocciato Luke.
"Preferisci qui davanti a tutti?" Chiese stavolta Keira. Gli occhi del ragazzo si voltarono verso la sua direzione e uno sguardo gelido si puntò su di lei.
"Stavo parlando con Calum." Rispose lui normale.
"Che cazzo ci fai con Joey?" Chiese Keira puntando i pugni sul tavolo.
"Da quando devo dare merito a te delle cose che dico o faccio? Non sei mia mamma, perciò stanne fuori e non mi stressare." Rispose Luke.
"Noi siamo tuoi amici, perché adesso hai fatto comunella con Joey, dopo tutto quello che ha fatto e sta continuando a fare a noi?" Chiese Calum stavolta.
"Siete ridicoli, secondo voi io sarei amico di quello?" Chiese Luke sollevando le braccia in aria.
"Allora come ce lo spieghi il fatto che le persone ti vedano con lui, il fatto che tu abbia detto lui che Matt ed Evelin si erano riconcigliati, il fatto che magari la prossima volta se dovesse succedere altro noi sapremo che sei stato tu a dirglielo?" Chiese ancors Keira, molto arrabbiata.
"Tu frequenti quel Chris e nessuno ti dice niente, non vedo perché io invece non possa fare due chiacchiere con Joey, e non è vero che ho detto io di Matt ed Evelin, lui aveva qualcuno che li seguiva." Rispose Luke.
"Ah e così adesso tu puoi fare quello che vuoi ed io no? Luke, apri gli occhi! Joey per anni ha fatto del male ai tuoi amici, ha fatto del male soprattutto a te, ha fatto del male a me e ciò nonostante tu che fai? Gli vai dietro come un cagnolino. Ma che razza di persona sei? Che Joey facesse seguire Evelin lo sapevamo tutti, ma tu sei stato uno schifoso perché hai confermato a Joey che loro due continuavano a vedersi e sei una persona interna al nostro gruppo, non ti vergogni neanche un po'? Chi meglio di noi adesso può sapere le cose che succedono tra di noi? Nessuno!" Sputò tutto Keira.
"Io almeno non mi sono baciato con quel Chris." Disse Luke, buttando una posata sul tavolo.
"E quale sarebbe il problema? Che c'è? Per caso ci hai visti in infermeria mentre ci stavamo baciato o mi hai sentita parlare mentre dicevo a Chris che odiavo Joey e hai sentito dire a Chris che Joey ha ucciso il suo migliore amico Finn e glielo hai raccontato? Sei corso da mammina a dirgli la verità mentre piangevi dicendogli che io stavo con Chris a complottare come lui? Se volessi, io da Chris mi farei anche scopare davanti e dietro ma a te non dovrebbe fregartene un cazzo." - Disse Keira, abbastanza alterata, alzandosi dalla sedia. - "E pensare che io ho davvero fatto così tanto Luke per te, che tu non sai nemmeno un quarto delle cose che ho fatto per te. Mi fai schifo." Concluse, prima di far cadere la sedia su cui era seduta e lasciare la mensa. Nessuno parlò più dopo quel discorso.
Steffy sorrise compiaciuta per quello che aveva appena detto la sua amica, e decise di rispondere a Luke prima che lui potesse dire altro. - "Te lo meriti." - Prima di passargli una mano sulla spalla e raggiungere la sua amica. Anche Matt ed Evelin si alzarono dal tavolo per seguire Keira.
"Bel lavoro, amico." Mormorò semplicemente Matt, prima di lasciare la mensa seguito da Evelin. Poco dopo, Allison e Calum si guardarono e si alzarono anche loro e Calum guardò per l'ultima volta Luke, che a sua volta ricambiò lo sguardo, anche se erano freddi entrambi.



I don't trust nobody and nobody trusts me
I'll be the actress starring in your bad dreams




"Hai parlato con Joey?" Chiese Matt alla ragazza.
"Sì, sono sempre più convinta che ora come ora abbia detto la verità." Confermò Keira.
"Ti fidi di lui?" Chiese Evelin.
"No, però penso che per la prima volta sia stato davvero sincero e non con me, ma sincero per spiegare le cose come stavano realmente." Specificò Keira.
"Era solo quando avete parlato?" Chiese Matt.
"Sì, era solo, con me c'era Calum, mi ha praticamente spiegato tutto, era nascosto perché stava fumando." Raccontò Keira.
"Beh sì, allora ti ha detto la verità, quando è fatto è più calmo, più socievole e soprattutto dice la verità." Confermò Evelin.
"Sì solitamente è insopportabile anche quando dice la verità." Disse Keira.
"Ragazze, molto spesso Joey dice la verità ma non in modo vero, tende a mischiare molte cose o ommetterle del tutto, sono stato suo amico e infiltrato per tre anni, so come funziona con lui. Ma al 90% delle volte, lui dice sempre la verità." Spiegò Matt.
"E ora che si fa?" Chiese Keira.
"Si aspetta." Disse semplicemente Matt.
"Hei, cosa sta succedendo?" Chiese Calum, notando la folla di persone che stava riunita vicino gli armadietti.
"Quelli sono gli amici di Chris." Disse Keira, concentrandosi sempre più su di loro.
"Hai visto Chris a proposito?" Chiese Allison.
"No." Disse Keira voltandosi senza alcun tipo di interesse.
Ma dopo si bloccò. Non aveva ancora visto Chris e il suo sguardo finì di nuovo sul gruppo di ragazzi. La ragazza scattò subito verso loro arrivò accanto a Noora che era quella più esterna degli altri che invece continuavano a parlare in gruppo.
"Keira." Le si avvicinò leggermente preoccupata.
"Noora, che succede?" Chiese la ragazza, quasi preoccupata, sentendo la sua voce tremante.
"E'.." Disse ma si bloccò. Non sapeva come dirlo e non sapeva se poteva dirlo, dopo tutto non conosceva neanche tanto Keira.
"Va tutto bene?" Chiese e William si girò a guardarla. Era strano anche lui, erano tutti strani in quel momento e non capiva perché.
"Nno.." Disse Noora ancora bloccata.
"Noora.." Cominciò Keira, ma una voce, quella di William, la bloccò, mentre si era avvicinata a lui.
"Chris è sparito." Disse William assolutamente privo di emozioni.
"Che cazzo significa che è sparito?" Domandò Keira preoccupata.
"E' da ieri sera che non si fa sentire né vedere, non risponde al telefono, è letteralmente scomparso." Continuò William.
"Non può.." Disse semplicemente la ragazza, prima di sparire nei bagni.
Evelin, Allison e Steffy la seguirono subito e aprirono immediatamente la porta del bagno.
"Keira!" Disse subito Steffy, andando ad abbracciare l'amica che era appoggiata con le braccia su un lavandino.
"Conosco Chris, non fa questi gesti folli, non è stata sicuramente colpa sua." Spiegò Evelin, mentre le accarezzava i capelli.
"Andrà tutto bene." Continuò Allison, notando come Keira avesse reagito.
"L'ho visto sotto casa mia ieri sera, ecco perché quando sono scesa non c'era più! Non se n'era andato, qualcuno lo ha fatto sparire!" Disse tutto questo tra le lacrime.
Tutte e tre le ragazze abbracciarono immediatamente Keira, notarono quanto fosse scosse e in quel momento aveva bisogno di qualcuno che le stesse accanto.












Angolo Autrice:

Eccomi anche col continuo aggiornato il giorno dopo. Avete visto come sono brava per ora? Tra lo studio e le serie tv fortunatamente riesco anche a scrivere. Nuovi problemi e misteri, ve lo avevo detto io che con questi ragazzi non c'era da stare fermi un minuto. Che dire, chi sarà stato a far sparire Chris? E soprattutto ha ragione Evelin che lo conosce oppure c'è sotto altro? Tra Joey e Luke invece chi ha ragione e come dice Matt ha detto la verità Joey? E soprattutto Luke e Joey insieme come amici ce li vedete?
Vi auguro buona lettura e vi aggiungo gli altri due spoiler che ancora sono rimasti fuori per i prossimi capitoli qui sotto.
Xoxo Vanex23.






 

SPOILER 1:



[...]
"Puoi attaccarmi quanto vuoi, in una scuola io non risponderò mai." Disse il ragazzo sorridendo.
"Fermati!" Gli dissero i suoi amici.
[...]






 

SPOILER 3:


[...]
"Lui ti piace, non è vero?" Chiese la ragazza, sedendosi accanto alla sua amica.
"Non penso che mi piaccia e basta, onestamente, è diverso." Spiegò la bionda, sorridendo.
[...]

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Capitolo 38
*** Trentottesimo Capitolo ***


Trentottesimo Capitolo




12 Ore prima.


"In tutta questa storia l'unico che non mi torna è Luke." Disse subito Allison, al telefono con Keira e Steffy.
"Non capisco cosa ne guadagni onestamente." Riprese anche Steffy.
"Io non capisco perché sia così coglione questo ragazzo, non so quali problemi lo affliggano né tantomeno ormai mi interessino." Commentò Keira.
"Il fatto è che proprio Joey che è stato il primo a crearti problemi, non so, c'è qualcosa che mi manca." Continuò Allison.
"Già.." Rispose pensierosa Keira.
"Invece con Chris cos'è successo in infermeria?" Domandò maliziosa Steffy.
"Assolutamente nulla, ho medicato Matt mentre lui lo faceva parlare un po' per capire cosa fosse successo e dopo mi ha chiesto se io e Luke eravamo ex." Raccontò Keira.
"Quindi Chris si sta interessando a te." Sentenziò Steffy.
"Mannò, me lo ha chiesto semplicemente perché Matt mi ha detto di averlo visto anche lui con Joey." Rispose ridendo Keira.
"Questo Chris tra non molto sarà partecipe di molti discorsi, me lo sento." Annunciò fiera Allison.
"Sognate!" Esclamò ridendo Keira, avvicinandosi alla finestra della sua stanza e guardando la strada. Era tutto così tranquillo, che si stava davvero rilassando. La sua attenzione però, fu attirata da qualcuno che stava passeggiando proprio sotto casa sua, sul marciapiede del suo giardinetto. Era difficile capire chi potesse essere, il cappuccio copriva praticamente il viso di questa persona, ma Keira rimase comunque dietro la finestra a guardare chi fosse. Ad un tratto, chi c'era fuori, alzò immediatamente lo sguardo, come se lo sapesse, come se si sentisse osservato e guardò proprio verso la direzione della finestra, con luce accesa.
Due occhi grandi e verdi, si scontrarono subito con i due occhi color cioccolato di chi lo stava guardando. Keira riconobbe subito quegli occhi, quel viso e anche per un secondo il sorriso di quella persona.
"Ragazze, aspettate un attimo in linea con me, penso di aver visto qualcuno." Disse subito Keira, scendendo le scale più in fretta che poteva e andando ad aprire la porta.
"Chi hai visto?" Chiesero insieme preoccupate Allison e Steffy.
Keira aprì subito la porta, aprì anche la luce fuori, ma quando uscì, non c'era più nessuno. Si guardò intorno diverse volte, ma di lui nemmeno l'ombra, era sconvolta, eppure era stata così veloce.
"Chris?" Chiese a gran voce.
Ma c'era solo silenzio.




In realtà le cose non erano proprio andate così. Keira aveva visto bene quella sera dalla finestra, la persona sotto casa sua era Chris, ma non se n'era andato, non era sparito senza un motivo, semplicemente era successo perché qualcun altro voleva che succedesse.
"Ma che cazz.." Riuscì a dire il ragazzo, semplicemente, divincolandosi un po', prima però di farsi colpire bruscamente alla nuca con una mazza e perdere completamente i sensi, creando anche una piccola ferita sia in testa che nel lato della tempia col sangue che scorreva, anche se lentamente.
"Non ho mai partecipato ad una cosa del genere!" Esclamò euforico Justin, uno dei piccoli della crew di Joey che fino a quel momento era sempre rimasto fuori da tutto quello che facevano gli altri, per ordine del padre sul padre di Joey.
"Forse c'era anche un motivo, ti esalti davvero con poco tu." Sussurrò qualcuno prima di caricare Chris su un'auto e chiuderlo nel portabagagli.
"E ora che si fa?" Chiese ancora euforico Justin.
"Conosci un posto dove possiamo tenerlo buono buono? Magari da poterlo anche legare affinché non scappi?" Chiese quest'ultimo.
"Sì, un vecchio cantiere abbandonato, è vicino alla scuola, però ancora Joey lo usa come rifugio e ci potrebbero essere degli strumenti che potrebbero servirti." Informò Justin e i due ragazzi salirono immediatamente in auto.
Dopo pochi minuti di guida, con le indicazioni di Justin, i due arrivano nel luogo prescelto e decisero di lasciare Chris lì, anche se il ragazzo stava riprendendo di nuovo conoscenza e sensi.
"Ma dove diamine sono?" Chiese toccandosi ancora il sangue che aveva creato ormai la ferita e che gli pulsava sulla fronte.
"Non importa dove sei, tanto comunque finché ti troveranno o comunque finché tu riuscirai a scappare ci vorrà del tempo." Confermò il ragazzo, chiudendosi l'auto e mostrando le spalle a Chris.
"Tu dici?" Chiese quasi furbo Chris, mantenendosi dritto con la schiena e riuscendo a muoversi velocemente e tentando di scappare.
"Sta scappando!" Urlò Justin mentre si posizionava davanti la porta del rifugio e cercando di mantenere la pressione per non far muovere il ragazzo.
L'altro, si avvicinò a due falcate dietro Chris e con un coltellino riuscì a ferirlo a tal punto da creare una ferita profonda lungo il suo fianco e la maglietta bianca, sotto la felpa grigia, si tinse immediatamente di color rosso scuro, quasi nero, e insieme alle macchioline sul colletto della maglia dalla ferita in testa, adesso il ragazzo si ritrovava con tutti i vestiti sporchi di sangue.
"Per colpa tua mi sono anche macchiato i jeans, però almeno adesso non proverai più a scappare." Mormorò al suo orecchio l'altro ragazzo.
"Ho le corde per legarlo, così non può nemmeno alzarsi da terra, e con la ferita ovviamente avrà dolore e non potrà muoversi." Aggiunse Justin.
"Allora sei ben informato tu!" Esclamò l'altro ragazzo.
"Siete comunque due idioti." Aggiunse Chris, sussurrando per il dolore della ferita, appoggiato al muro con ormai gambe e polsi legati.
"E' inutile continuare a parlare quando potresti addirittura rischiare di morire, conserva questo poco fiato che ti rimane per sentire meno dolore e perdere meno sangue possibile, ammesso e concesso che riescano a trovarti in tempo." Sussurrò sempre l'altro ragazzo, prendendo di nuovo il coltellino e premendo sulla ferita per far uscire ancora più sangue. Chris di tutta risposta urlò per il dolore provocato e i suoi occhi diventarono lucidi ma non uscivano lacrime, era solo una reazione allo sforzo del dolore che stava patendo in quel momento, insopportabile per lui.
"Sei un bastardo." Urlò sempre sofferente.
"Non urlare, non ti fa bene." Rispose l'altro accennando un mezzo sorriso.
"Non lo troveranno mai qui." Annunciò fiero Justin.
"Andiamo Justin." Riprese l'altro, chiudendo la lampada all'entrata del magazzino e lasciando chiusa la porta.
"Ora però devi farmi un ultimo favore." Disse il ragazzo rivolgendosi a Justin.
"Dimmi." 
"Dovresti far sparire questa maglietta. E' sporca di sangue, un conto sono i jeans che posso anche camuffare o comunque lavare senza far insospettire nessuno, ma la maglietta bianca, è troppo."
"Tu e Joey avete la stessa taglia, sarà un gioco da ragazzi farla sparire." Commentò ridendo Justin, sventolando la maglietta e dando il cambio all'altro ragazzo.
"Hai già in mente come farla sparire?" Chiese sorpreso l'altro.
"Ovviamente, e so anche chi poter incastrare per non far sospettare nessuno di te."




_____







"Quelli sono gli amici di Chris." Disse Keira, concentrandosi sempre più su di loro.
"Hai visto Chris a proposito?" Chiese Allison.
"No." Disse Keira voltandosi senza alcun tipo di interesse.
Ma dopo si bloccò. Non aveva ancora visto Chris e il suo sguardo finì di nuovo sul gruppo di ragazzi. La ragazza scattò subito verso loro arrivò accanto a Noora che era quella più esterna degli altri che invece continuavano a parlare in gruppo.
"Keira." Le si avvicinò leggermente preoccupata.
"Noora, che succede?" Chiese la ragazza, quasi preoccupata, sentendo la sua voce tremante.
"E'.." Disse ma si bloccò. Non sapeva come dirlo e non sapeva se poteva dirlo, dopo tutto non conosceva neanche tanto Keira.
"Va tutto bene?" Chiese e William si girò a guardarla. Era strano anche lui, erano tutti strani in quel momento e non capiva perché.
"Nno.." Disse Noora ancora bloccata.
"Noora.." Cominciò Keira, ma una voce, quella di William, la bloccò, mentre si era avvicinata a lui.
"Chris è sparito." Disse William assolutamente privo di emozioni.
"Che cazzo significa che è sparito?" Domandò Keira preoccupata.
"E' da ieri sera che non si fa sentire né vedere, non risponde al telefono, è letteralmente scomparso." Continuò William.
"Non può.." Disse semplicemente la ragazza, prima di sparire nei bagni.
Evelin, Allison e Steffy la seguirono subito e aprirono immediatamente la porta del bagno.
"Keira!" Disse subito Steffy, andando ad abbracciare l'amica che era appoggiata con le braccia su un lavandino.
"Conosco Chris, non fa questi gesti folli, non è stata sicuramente colpa sua." Spiegò Evelin, mentre le accarezzava i capelli.
"Andrà tutto bene." Continuò Allison, notando come Keira avesse reagito.
"L'ho visto sotto casa mia ieri sera, ecco perché quando sono scesa non c'era più! Non se n'era andato, qualcuno lo ha fatto sparire!" Disse tutto questo tra le lacrime.
Tutte e tre le ragazze abbracciarono immediatamente Keira, notarono quanto fosse scosse e in quel momento aveva bisogno di qualcuno che le stesse accanto.

"Cosa succede qui?" Chiese Joey, notanto tutta la confusione nel corridoio e tutti si voltarono immediatamente verso di lui.
"Tu!" Urlò immeditamente William, andando muso a muso contro Joey.
"Calmati amico, ho solo fatto una domanda." Disse sempre tranquillo Joey, non capendo cosa sarebbe successo da lì a poco.
"Sei stato tu!" Continuò William puntandogli il dito contro.
"Non capisco di cosa tu stia parlando, ma se nessuno vuole dirmi quello che sta succedendo, non vedo come possa essere d'aiuto." Disse Joey, superando tutti e dirigendosi verso il suo armadietto che si trovava proprio davanti la folla.
"William, sta calmo." Sussurrò Noora al suo orecchio, tenendogli un braccio.
Anche le ragazze avevano raggiunto nuovamente il gruppo e si trovavano tutti insieme lì vicini, Matt era andato ad abbracciare Keira, notandola ancora sconvolta, mentre gli altri osservavano ancora sospetti Joey. Il ragazzo aprì l'armadietto molto tranquillamente, ma quando l'anta fu aperta, quello che trovò al suo interno non fu proprio quello che si aspettava di ritrovare come suo solito.
"Ma che diamine.." Sussurrò prima di capire esattamente cosa fosse ciò che gli cadde addosso.
Justin stava osservando la scena da lontano e si ritrovò molto soddisfatto di quello che stava per accadere e dopo aver digitato qualcosa su sul cellulare, se ne andò completamente ignorato da tutti.
"Chi ha fatto questo scherzo?" Chiese il ragazzo, sventolando una felpa grigia con il cappuccio un po' strappato, e macchiato di sangue.
"Quella è la felpa di Chris!" Esclamò Keira alle ragazze, avvicinandosi a Joey.
"Come fa ad essere nel tuo armadietto?" Chiese William avvicinandosi al ragazzo.
"Ed io che ne so? Non ce l'ho messa io qui dentro, altrimenti sarei stato così stupido da farla vedere, se avessi saputo che fosse sua e chiedere di chi fosse?" Chiese realista Joey.
"Non lo so, dimmelo tu." Rispose duro William.
"Andiamo, davvero? Pensi che io abbia fatto del male a Chris, anche se tra noi due non scorre buon sangue per poi finire a fare questo teatrino? Non mi conosci allora William." Spiegò Joey.
"Ma so quello che hai fatto a Finn, quindi non mi stupirei." Disse minaccioso. Solo dopo averlo detto, però, si accorse di aver svelato un qualcosa che fino a quel momento era rimasto nascosto a tutti. Noora si portò una mano in viso e iniziò a piangere non sapendo più cosa fare e pensava realmente che le cose potessero solo che peggiorare. Nessuno, fino a quel momento, sapeva realmente cosa fosse successo a Finn fino a quel momento e adesso tutti sapevano che dietro la sua morte c'era Joey. Nessuno lo sapeva perché Chris non lo aveva detto a nessuno o meglio, perché Joey doveva credere che Chris non lo avesse detto a nessuno. Ma adesso sia Joey che gli altri sapevano tutto e gli sforzi che c'erano stati per far finta di niente, ora, erano nulli.
"Ah.." - Disse inizialmente solo Joey. - "Questa dovrebbe essere una motivazione, secondo te, per incolparmi di un qualcosa che non ho fatto." Sentenziò Joey.
William stava davvero perdendo le staffe e stava realmente dando vita ad una rissa, ma Matt che capì immeditamente la situazione si mise trai due.
"Calmiamoci. Diciamo che se fosse realmente così Joey sarebbe davvero uno stupido ma ciò non sarebbe nel suo stile." Informò Matt.
"Ma la felpa è di Chris." Sentenziò William.
"Questa di chi è?" Chiese Matt, prendendo da terra la maglietta bianca sporca di sangue che era caduta insieme alla felpa ma che non era ancora stata vista da nessuno.
"Ho una maglietta simile ma non è la mia." Disse Joey esaminandola.
"Ora ti spacco la faccia, dove cazzo è Chris? Lo so che c'entri tu in questa situazione." Disse William quasi urlando.
"Ti ho già detto che non ho fatto niente al tuo amico e non c'entro niente assolutamente io." Spiegò ancora calmo Joey.
"Basta!" - Disse Keira intromettendosi. - "Se è davvero così, come dici tu, allora, potresti anche aiutarci a trovarlo, che ti costerebbere?" Chiese.
"Assolutamente nulla, anche perché ripeto, non c'entro n i e n t e con tutta questa storia." Si offrì Joey, alzando le mani.
"Bene, allora proponici da dove poter iniziare per trovarlo." Riprese Keira, un po' più risoluta.
"Dove stato andando?" Chiese Luke, notando il gruppo di ragazzi avvicinarsi alla porta, mentre William, Keira e Joey stavano in prima fila e gli altri tutti dietro di loro.
"A cercare Chris." Rispose Calum.
"Chris?" Chiese ancora Luke.
"Buongiorno Luke, a quanto pare Chris è sparito, si pensava fosse stato Joey ma adesso ci sta aiutando a cercarlo, quindi non è stato lui. Non è che tu forse ne sai qualcosa?" Chiese Calum.
"Perché dovrei saperlo io?" Domandò Luke.
"Visto che adesso sei diventato il suo nuovo migliore amico." Precisò il moro.
"Non ne so nulla, vengo con voi comunque." Si aggiunse anche Luke.
"Va bene."


***


Il ragazzo era ancora rimasto al buio e per quanto cercasse di rimanere sveglio o comunque di mantenere coscienza, non riusciva più a concentrarsi. Provava ancora dolore per la ferita aperta e stava mentalmente pensando anche a quanto sangue avesse perso, ma la cosa che gli faceva ancora più male era il forte dolore che si ritrovava sia sulla nuca e sia sulla tempia, cui si era ormai fermato il sangue lasciando solo una ferita ancora molto aperta e che continuava a pulsare e far male. Ogni tanto il mal di testa veniva alternato dai capogiri che procuravano vista annebbiata e senso di nausea che venivano prontamente fermati da dei respiri pronfodi e trattenuti per mantenere il controllo.
La porta si aprì leggermente e Chris notò una figura che teneva in mano un po' d'acqua e delle goccioline gli arrivarano dritte in fronte.
"Che cazzo ci fai tu qui?" Domandò uno della crew di Joey, accorgendosi solo quando fu vicino alla sua ombra chi fosse.
"Non lo so, chiedilo a chi mi ha portato qui." Sussurrò Chris.
"Ma non siamo stati noi, ieri sera Joey era fuori con tutta la crew, è impossibile." Disse pensieroso il ragazzo.
"Senti, non è che mentri pensi potresti darmi un po' d'acqua, sono qui da tutta una nottata e sono anche messo male." Suggerì Chris, messo molto male.
"Bevi piano." Disse il ragazzo, mettendo a gocce a gocce dell'acqua in bocca a Chris.
"Grazie." Boccheggiò Chris.
"Senti, io devo chiamare Joey però, devo avvisarlo che sei qui e dopo ti libero." Lo informò il ragazzo.
"Va bene, sempre meglio di niente, tanto mi ero rassegnato a non poter uscire più da qui."

Nel frattempo i ragazzi erano ancora a girovagare per i veri posti più segreti vicino la scuola, aspettando che finisse la pausa pranzo per poi ritornare alle lezioni e continuare le ricerche dopo gli allenamenti, altrimenti con tutte le assenze si sarebbero accorti che mancava troppa gente e non sarebbe stato lecito spiegare il perché.
Il telefono di Joey iniziò a squillare.
"Pronto?" Rispose immediatamente.
"Ti sembra il momento di parlare al telefono questo?" Chiese William furioso.
"Aspetta, c'è qualcuno qui accanto a me che non smette di rompere il cazzo." Disse Joey zittendo il ragazzo.
"Cosa.." Commentò William.
"Ti metto in vivavoce così possono sentirti tutti." Continuò Joey, richiamando tutti attorno a sé.
"Sono in vivavoce adesso?" Chiese il ragazzo.
"Sì." Annunciò Joey.
"Ho trovato Christoffer Schistad nel vecchio capannone abbandonato quasi vicino la scuola, infatti la porta era stata lasciata socchiusa, sinonimo del fatto che qualcuno stanotte l'ha scassinata e c'ha messo dentro il ragazzo." Comunicò quest'ultimo.
"E che cazzo ci fa lì?" Chiese Joey arrabbiato.
"Non lo sa nemmeno lui. Intanto è qui, legato, mani e piedi."
"Liberalo, stiamo arrivando." Disse Joey prima di chiudere.
"Dove si trova questo capannone?" Chiese Keira.
"Vi ci porto io." Confermò Joey facendo cenno di seguirli.
"E tu non ne sapevi nulla?" Chiese William impuntandosi.
"Vi giuro, non ne sapevo nulla. E' vero, li uso io quei capannoni, ma non so che cazzo ci faccia lì Chris legato, né tanto meno chi lo abbia portato. Ieri non ero neppure a svolgere lavori, ero in giro con qualcuno della crew a non fare assolutamente nulla." Spiegò tranquillo Joey.
"Sta dicendo la verità William." Confermò Matt.
"Come fai.." 
"Lo conosco e anche se mi dispiace ammetterlo, Joey non è uno che mente, almeno nel 99% dei casi, quando non fa davvero qualcosa. E in questo caso sta davvero dicendo la verità." Concluse Matt.
"Ora andiamo? C'è Chris lì che ci aspetta." Informò Joey, seguito dagli altri. Per ultimi rimasero Calum e Keira che, scambiandosi uno sguardo quasi di intesa, si voltarono contemporaneamente a osserva Luke non curante del tutto in quel momento.

Dopo pochi minuti di strada, i ragazzi scorsero il capannone ma sembrava davvero impossibile arrivarci sani e salvi a piedi.
"E ora?" Chiese Keira.
"Bisogna attraversare la strada e prendere dal bosco per entrare a piedi, quest'area è video sorvegliata. Solo in auto si può avere accesso dall'altra parte della zona." Spiegò Joey indicando dove si trovavano loro, rispetto a dove fosse il capannone.
"Non si può scavalcare?" Chiese sempre Keira.
"E' impossibile, è sovergliata questa zona e inoltre rischieresti col farti male davvero." Disse Joey.
"Allora andiamo per il bosco." Concluse la bionda.
"Ragazzi non vorrei mettere i bastoni tra le ruote ma abbiamo esattamente 10 minuti prima che riprendano gli allenamenti e dobbiamo rientrare entro questi 10 minuti." Puntualizzò Calum.
"Cazzo, gli allenamenti di basket." Dissero ad alta voce i ragazzi.
"E la pallavolo." Dissero anche Steffy e Allison.
"I coach ci uccide se saltiamo anche questa di pallanuoto, e soprattutto se manca Chris visto che è il capitano." Disse William massaggiandosi la tempia.
"Anch'io ho gli allenamenti di atletica, se volete voi potete andare, in caso mi inventerò io qualcosa col mister per me, vado nel bosco." Annunciò Keira prima di voltarsi per attraversare la strada.
"No! Mica ci vai da sola." Aggiunse Steffy.
"Non ti lasciamo andare da sola, assolutamente." Confermò Allison.
"Non vi preoccupate, sicuramente troverò Chris andando per quella strada, non può succedermi nulla." Rispose Keira.
"E se magari sia stato fatto apposta per fare del male a te? Non possiamo permettere che accada anche a te qualcosa." Aggiunse ancora Steffy.
In quel momento però, mentre Keira voltò lo sguardo dall'altro lato della strada, notò una maglietta bianca, macchiata di sangue che si faceva spazio tra gli alberi e i cartelli pubblicitari.
"C'è Chris!" Urlò Keira e anche il ragazzo, dalla parte opposta, alzò di scatto lo sguardo ritrovandosi immediatamente il sorriso di Keira a illuminargli il volto.
Alzò leggermente la mano dal lato in cui non era stato ferito, così non fece notare in realtà quanta sofferenza poteva comunque provare fisicamente.
"E' ferito!" Disse William preoccupato. Tutti i suoi amici gli andarono incontro abbracciandolo e aiutandolo, seguito da uno della crew di Joey che gli comunicò qualcosa all'orecchio e sembrava anche essere importante.
Il volto di Chris era abbastanza stanco, sciupato, il taglio in testa lo rendeva ancora di più esausto e la maglietta macchiata di sangue non prometteva nulla di buono per nessuno, anche se in quel momento era diventato più importante abbracciarlo.
Solo dopo il giro di abbracci dagli amici, Keira riuscì a farsi spazio e ad osservarlo per qualche secondo, prima di sorridergli ancora e abbracciarlo davvero. Gli si buttò letteralmente addosso, sotto lo sguardo di tutti, con le braccia attorno al collo a stringerlo forte, come se realmente potesse scappare e il volto pienamente combaciante con l'incavo del suo collo. Solo gli occhi si potevano intravedere ed erano lucidi e pieni di allegria per quel momento. Chris ricambiò subito lo sguardo, stava attento a non farle percepire il dolore fisico di quel momento, ma la strinse forte a sé, come se potesse realmente scappare lei in quel momento e infossò il suo volto nell'incavo del collo della ragazza, nascondendosi e sospirando sulla sua pelle, lasciandole anche un leggero bacio vicino l'orecchio.
"Mi hai fatta davvero preoccupare, ti ho visto sotto casa mia ieri notte e poi non c'eri più.." Disse Keira confusa.
"Volevo venirti a trovare ma poi sono stato interrotto." Disse Chris prima di tossire sonoramente.
Il movimento della tosse non fece altro che procurare in lui un altro dolore al fianco e questa volta si sentiva realmente come se il cuore si trovasse dalla parte della ferita e il dolore fu molto più lancinante del solito. Non riuscì a trattenersi e prima che potesse parlare il suo sguardo si fermò per pochi secondi su quello di Luke che guardava la scena di lui e Keira abbastanza disgustato.
"Tutto bene?" Chiese William avvicinandosi.
"Sì.." Sussurrò Chris la dal suo volto trapelava altro.
Instintivamente Keira, alzò la maglietta di Chris, anche se piano, notando che dal fianco destro stava gocciolando del sangue macchiando e facendo da contrasto con i pantaloni grigi della tuta del ragazzo. La alzò piano poiché sentiva Chris che sotto quel contatto tremava per il sussultava per il dolore e respirava affannosamente. Sulla mano di Keira, sulla sinistra stavoltà gocciolò un po' di sangue e quando la ragazza alzò lo sguardo si accorse che dalla festa sulla fronte, ancora aperta, Chris perdeva sangue poiché aveva abbassato lo sguardo per seguire i suoi movimenti.
"Chris, devi stare dritto con la testa." Lo riprese Keira.
"Non ce la faccio." Sbiascicò piano Christoffer.
"Ommiodio." Commentò piano Keira, quando vide la ferita pronfonda che aveva il ragazzo sul fianco.
"Pensavo peggio." Disse sempre piano Chris.
"Ragazzi, qualcuno deve darmi dei fazzoletti e tanta acqua, Chris è stato ferito con un arma da taglio ed ha una ferita profonda." Quasi urlò Keira attirando l'attenzione di tutti.
"Come cazzo è possibile?" Chiese William.
"Noora ti prego, fallo reggere, deve rimanere dritto, sta per perdere i sensi." Spiegò Keira.
"Dove vai?" Chiese piano Chris, notando che la ragazza si stava allontanando.
"Sto chiamando un'ambulanza, sei in condizioni gravi Chris." Spiegò Keira accarezzandolo e tenendogli la mano.
"No, rimani qui." Disse piano lui.
"Va bene, rimango con te." - Disse Keira, però poi diede il telefono a Steffy che era accanto a sé. - "Chiama tu, ti risponderà qualcuno del servizio di mio padre, spiega le condizioni di Chris e dì che è urgente."
"Sì." Si limitò a rispondere Steffy, prima di andare a chiamare.
"Keira.." - Iniziò Chris. - "Non è stato Joey. Non è stato Joey." Ripetè.
"A farti questo?" Chiese Keira avvicinandosi.
"Non è stato Joey." Continuava a dire Chris.
"E chi è stato?" Chiese Keira.
"E' stato..." Il ragazzo stava per rispondere, ma prima di concludere la frase il suo sguardo di spostò su una figura dietro di Keira.
"Chris! Chris!" Riprese Keira, ma ormai il ragazzo aveva perso i sensi e dovevano aspettare insieme l'ambulanza.
Keira voltò lo sguardo dietro di lei, anche Joey notò la situazione si voltò seguendo la sua stessa direazione. Il suo sguardo, prima di svenire, si era posato su Luke, intento a fumare una sigaretta, estraniandosi da tutto.

















Angolo Autrice:

EECCOMIIIIIIIIIII dopo molti mesi (scusatemi, ci colpa l'università per avermi tolto tutto questo tempo) ho aggiornatooooo. E' un capitolo abbastanza pieno di colpi di scena o almeno ci spero per voi che seguiate ancora la mia storia e spero ovviamente che vi stia piacendo. Che dire, ancora ne succederanno di altre quindi tenetevi pronti. 
Ovviamente vi lascio sperando che vi sia piaciuto anche questo capitolo e vi auguro buona lettura.
Al prossimo aggiornamento.
xoxo, Vanex23














 

SPOILER 1:




[...]
"Puoi attaccarmi quanto vuoi, in una scuola io non risponderò mai." Disse il ragazzo sorridendo.
"Fermati!" Gli dissero i suoi amici.
[...]






 

SPOILER 3:



[...]
"Lui ti piace, non è vero?" Chiese la ragazza, sedendosi accanto alla sua amica.
"Non penso che mi piaccia e basta, onestamente, è diverso." Spiegò la bionda, sorridendo.
[...]

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Capitolo 39
*** Trentanovesimo Capitolo ***


 Trentanovesimo Capitolo


Era passata esattamente una settimana da quando c'era stato quell'incidente e da quando Chris aveva seriamente capito di essere esposto così tanto ai rischi per la sua vita ma ciò non lo fermava dall'andare ancora da solo in giro la notte, andando come sempre incontro a tutti i suoi casini e per di più cercando di scappare quando invece riusciva solo ad andarci sempre più vicino. Il suo unico modo per combattere questa forte passione nell'immischiarsi ai guai era bere o fumare, fumare o bere, non riusciva a trovare soluzione migliore perché ciò lo portava a giustificarsi come meglio credeva col mondo intero. Ma forse per la prima volta, dopo un anno, forse riuscì a pensare per la prima volta quasi lucidamente e riuscì a ragionare, capendo che forse per la prima volta poteva piuttosto andare da qualcuno e pensare a questo malessere che aveva dentro e parlarne con qualcuno. Senza troppe esitazione e nonostante il fatto che fosse quasi mezzanotte, uscì dal bar in cui era stato per quasi un'ora, seduto, al bancone, riflettendo tra un amaro e l'altro, mise su il cappuccio che solitamente indossava quando stava in mezzo a queste serate un po' "nere" e andò nell'unico posto in cui, da un paio di settimane, andava sempre, e che pure stando a fissarlo senza mai sfidare il coraggio, sentiva come una sorta di casa, ovvero come se fosse in parte ormai anche casa sua e il suo rifuggio. Arrivò a destinazione dopo pochi minuti, si sentì forse a disagio per la prima volta, dopo aver seriamente pensato di presentarsi in quel posto, non osò nemmeno guardare il telefono per constatare che ore fossero, tossì solo una volta col tentativo che quella tosse potesse mettere a tacere le voci che invece dentro di sé potevano arrivare addirittura ad urlare e senza guardare la direzione che stava attraversando la sua mano in quel momento, posò le dita, leggermente sul campanello della casa in cui voleva entrare quella sera, schiacciò piano, sentì il rumore e senza nemmeno continuare, lasciò immediatamente la presa perché sapeva già che quel suono era troppo e che in cuor suo quello si trattava di aver disturbato qualucun altro, che forse poteva non esserci, che forse nemmeno voleva essere disturbato e che forse stava già a disturbarsi nel suo mondo senza volere la presenza di nessun altro. Si allontanò di poco dalla porta, fermandosi nuovamente davanti al portico e davanti la finestra, notò l'ombra della tv accesa che faceva da luce e ricreava una sorte di atmosfera come se in realtà tutto ad un tratto gli fosse venuto sonno. All'improvviso una luce si aprì, pensò fosse quella dell'altra casa, invece era la finestra accanto, dove c'era la luce della cucina che la faceva da regina in quel momento. Le porte erano chiuse, ma poteva vedere una sagoma muoversi, con i capelli raccolti in una coda un po' disordinata, una felpa più grande che sembrava il costume di Batman e una mano che si avvicinava a spostare la tenda. La figura della ragazza in quel momento era davanti a lui, un po' agitata perché sapeva perfettamente che quello era l'orario meno bello del giorno per ritrovarsi sotto casa di una ragazza che forse in quel momento gli piaceva ma che con questo atteggiamento avrebbe potuto spaventare e quando anche lei notò i suoi occhi verdi che la stavano leggeramente esaminando, anche se non ci credevano nemmeno più in una semplice risposta, sorrise compiaciuta di quello che si trovò davanti. Entrambi sorrisero, ma non con gli occhi, bensì con lo sguardo e fu qualcosa di sincero e unico, più bello di un sorriso spontaneo e più bello anche dell'attesa stessa del rispondere ad un maledetto citofono mentre aspetti e capisci che forse non saresti dovuto essere lì. La luce si spense poi, la figura della ragazza sparì, Chris ritornò davanti alla porta e subito dopo si aprì la luce dell'entrata e Keira era fuori, davanti a lui, con la felpa larga grigia, le braccia che sporgevano in avanti e una mano che gli accarezzava la guancia e i capelli ancora raccolti in quella coda, mentre la frangia rimaneva su un po' disordinata. Chris si accorse di essere rimasto zitto troppo allungo e che forse avrebbe dovuto parlare, notando anche se gli occhi color nocciola della ragazza stavano praticamente diventando bui perché si stava preoccupando e perché chiunque a quell'ora sapeva perfettamente che non si sarebbe mai trovato lì per caso.

"Ciao." Disse in un sussurrò Chris, prima di sorridere di nuovo, sempre con i suoi occhi, perché sapeva che con Keira poteva e che lei avrebbe capito, ricambiando perfettamente il gesto e riportando la pace tra i due.
"Ciao. Come stai?" Chiese subito la ragazza, notando che il volto di Chris, nonostante potesse essere tranquillo, era stanco, non rilassato del tutto e il suo corpo era leggermente teso.
"Bene, grazie. Oggi ci siamo visti a scuola, per cui.." Lasciò in aria la frase, sperando che ciò lasciasse Keira soddisfatta.
"Sì, lo so, ma non siamo a scuola adesso e se sei qui vuol dire che è successo qualcosa, perciò.." Disse stavolta Keira, dubbiosa.
"No, non è successo nulla, stavolta nessuno ha potuto interrompermi dal suonarti a casa a mezzanotte e dopo essere stato due giorni in ospedale e tre giorni in casa come fossi in reclusione, oggi sono tornato a vivere." Sospirò Chris, tenendo sempre le mani dentro le tasche della sua felpa, come faceva sempre e come ormai sapeva Keira anche, quando si parlava seriamente di una cosa.
"Quindi sei qui perché volevi vedermi dopo tutti questi giorni passati in casa senza vedermi?" Domandò sorridendo la bionda.
"Sì." Sospirò Chris abbassando lo sguardo.
"Ne sono felice." Rispose Keira ancora contenta per questa piccola dichiarazione d'attenzione.
"Ma so anche che è tardi, forse ti ho svegliata, per cui posso anche andare adesso. Magari c'è tua madre dentro e potrebbe pensare molto male di me o tuo padre, oddio che ho fatto?" Chiese preoccupato il ragazzo, strofinandosi gli occhi, un po' in panico e un po' stanco.
"Sono sola. Puoi entrare e tenermi compagnia. Mia madre è a lavoro, ha il turno di notte e mio padre non vive più qui ormai, sei il benvenuto in ogni caso." Disse Keira, tirando dentro Chris per la manica della felpa.
"Ah, e tu che facevi?" Chiese il ragazzo chiudendosi il portone alle spalle.
"Ti stavo pensando sinceramente." Rispose Keira ridendo.
"Mi pensavi bene a quanto pare, visto che sei sporca di salsa all'angolo della bocca." Notò Chris, passando il pollice sull'angolo della bocca di Keira, ancora sporco.
"Eh avevo fame, perciò stavo facendo un piccolo spuntino notturno." Spiegò, sedendosi sul divano accanto a Chris. Il ragazzo di tutta risposta sbadigliò evidententemente e alla ragazza scappò un sorriso, perché notando quanto fosse comunque stanco il ragazzo, era lì da lei perché voleva veramente vederla e questa cosa la fece diventare davvero felice per quella sera.
"Assolutamente, sarebbe un peccato rimanere a digiuno." Disse Chris avvicinandosi al viso della ragazza e in quel momento Keira sentì l'odore di alcool che emanava Chris e allontanandosi di poco da lui, accarezzò i suoi capelli un po' dispiaciuta. Allora era lì perché aveva bevuto e non perché voleva davvero vederla.
"Hai bevuto?" Chiese solamente lei.
"Sì." Rispose sincero lui. Keira alzò subito lo sguardo e lo spostò sulle mani di Chris che tremavano, era nervoso e per la prima volta lo percepiva debole e così vicino a lui.
"Perché me lo hai detto se adesso stai tremando come se io non dovessi saperlo?" Chiese preoccupata Keira.
"Perché non è da me mentire e perché non ci vedo niente di male nel dirti che prima di venire qui ero a bere, ma nonostante tutto ho voluto smetterla perché volevo venire da te e vederti per smettere di pensare e di stare male. Ma adesso potrei avere paura del fatto che tu voglia sapere il perché." Spiegò calmo, apparentemente, Chris.
"Se ti fa stare meglio non te lo chiederò." Specificò Keira.
"Ma tu vorrai saperlo." Rispose subito Chris. Si voltò subito, guardando il portone. Rimase in silenzio esattamente per due secondi. Girò le spalle, si sdraiò sul divano, poggiando il collo e la testa sulle spalle di Keira, la guardò negli occhi, anche se in quel momento poteva vederla al contrario e chiuse gli occhi, strizzandoli.
"Io.. certo che vorrei saperlo, ma sempre e solo se tu vorrai dirmelo. Non costringo nessuno." Disse Keira, accarezzando con una mano la guancia di Chris e con l'altra, tenendo i capelli di Chris alzati.
"Un anno fa è morto uno dei miei migliori amici, Finn. Te lo avevo detto, penso, in infermeria, quel giorno, prima di baciarci. Da un anno, ogni notte, prima di andare a dormire, mi guardo allo specchio, cercando di riconoscermi, ma al mio posto trovo il volto di Finn che supplica di non essere ucciso e poi ci sono io in un angolo che lo guardo morire senza fare nulla, io urlo e basta, dico di lasciarlo andare, di non fargli del male ma è tutto inutile. Quando poi, provo a dormire, vedo Finn a terra, morto, in una pozza di sangue che non finisce più e che mi raggiunge, arrivando a bagnare la mia scarpa sinistra, la pistola buttata accanto al suo corpo, fredda come lui. E non  dormo. E quindi o esco e vado a bere per zittire le mie urla con le sue e il colpo di pistola che lo uccide oppure rimango a fissare il vuoto della mia camera che è uguale al vuoto che ho io dentro. Ma stasera è stato diverso, perché mi sono fermato per fermare quel vuoto e sono qui invece." Spiegò Chris brevemente.
"E adesso questo vuoto l'ho fermato io?" Domandò Keira estremamente piano e come se non volesse spezzare la pace di Chris mentre, con gli occhi chiusi raccontava questa cosa e si beava le carezze della ragazza.
"Sì." - Cominciò piano anche Chris. - "Sette anni fa, mia madre morì dando alla luce mia sorella Astrid, a Londra. Era lì con mio padre, per motivi di lavoro, mentre io ero rimasto qui da William per non saltare la scuola. Dovevo farmi dare il mio attestato come giocatore migliore dell'anno della squadra di pallanuoto ed essere il capitano della prima squadra, William sarebbe stato il coo-capitano. Il giorno dopo aver raggiunto il mio obiettivo, chiamai mia madre ma al posto suo rispose mio padre, dicendomi che era in travaglio e che ci saremmo sentiti dopo. Staccai la chiamata e aspettai una chiamata che quel giorno non arrivò mai. Dopo due ore chiamò mio padre dicendomi quello che era successo, tramite cellulare. Non andai mai al funerale di mia madre, mai. Non andai a trovarla al cimitero per ben 5 anni dopo la sua morte. Andai l'anno scorso, dopo la morte di Finn, perché non sapevo con chi parlare di Finn e andai da lei, alla sua tomba, a parlarle, a dirle che ero stato un fottuto codardo, lo ero stata con lei perché non ero riuscito ad elaborare il lutto nonostante fossero passati quasi 7 anni e lo ero stato con Finn perché potevo esserci io al suo posto." 
"Tua madre è sicuramente fiera di avere un figlio come te, Finn è sicuramente fiero di avere un amico come te." Disse Keira, asciugandosi le lacrime dopo aver sentito Chris parlare e instintivamente il ragazzo si alzò di scatto, mettendosi a sedere e guardando la ragazza coi suoi occhi grandi e verdi. Keira alzò lo sguardo su di lui e vide che erano lucidi, si stava trattenendo dal piangere, davanti a lei.
"Non ho mai pianto né per la morte di mia madre, né per quella di Finn. Ho urlato, magari anche preso a pugni i muri di camera mia, ma mai pianto." Disse Chris, facendo ritornare subito i suoi occhi normali, non erano più lucidi.
"Io ho pianto fino a finire le lacrime, per mio fratello." - Sussurrò Keira, accarezzando teneramente il viso del ragazzo. Chris chiuse di nuovo gli occhi e sospirò sonoramente. - "Ho iniziato a piangere solo sentendo lo sparo, figurati quando l'ho visto sull'asfalto davanti a me, morto."
"Sei come mia madre." Commentò Chris a voce alta.
"Cosa?" Chiese Keira, stupita.
"Tu e mia madre, ve ne fregate di mostrare al mondo le emozioni, siete cazzute per questo e nonostante tutto, io non riesco a parlare di lei al passato." Spiegò Chris.
"Più ti tieni dentro questo e più ti ucciderà. Lo so perché l'ho passato." Disse piano Keira, indicando di nuovo gli occhi lucidi di Chris.
"Non so come si faccia a tirarlo fuori, adesso." Sorrise amaramente il ragazzo.
La mano di Keira si posò sul fianco del ragazzo abbracciandolo stretto a sè. Chris ricambiò subito l'abbracciando, lasciando andare il suo volto nell'incavo del collo di Keira e beandosi del suo profumo.
"Succederà prima o poi."
"Se fuori piove, io dentro nevico. E' così che mi sento." Descrisse il suo stato d'animo il ragazzo.
Le mani della ragazza salirono dai fiachi del ragazzo alle sue spalle, per tenerlo più saldo a sé, ma quando Keira alzò lo sguardo, notò che la sua mano era sporca di sangue. Sbarrò gli occhi e allontanò di scatto Chris.
"Alza la maglietta." Gli disse subito. Il ragazzo alzò la maglietta e Keira notò una macchia di sangue sotto la felpa grigia che aveva macchiato interamente la maglietta bianca che teneva al di sotto di essa.
"Cosa succede?" Chiese confuso Chris.
"Si è aperta la ferita, quella che dovevi medicare ogni giorno, mattina, pomeriggio e sera. Lo hai fatto vero?" Chiese Keira arrabbiata.
"Certo, l'ho medicata prima di uscire di casa, alle cinque del pomeriggio." Disse Chris.
"Vieni." Lo fece alzare dal divano per accompagnarlo di sopra, nel bagno e poterlo medicare, ma il ragazzo avvertì una fitta sotto le costole non poco indifferente che gli fece prontamente uscire un lamento.
"Cazzo." Disse solamente.
"Che hai?" Domandò preoccupata Keira.
"Fa male."
"Si è riaperta, il dolore avresti dovuto averlo anche dapprima." Spiegò Keira.
"Io lo sento solo ora."
"Siediti sul WC, togli la maglietta e soprattutto cerca di stare il più rilassato possibile."
"Sei per caso un'infermiera?" Domandò un po' ridendo Chris.
"So i trucchi del mestiere.. Adesso fammi sedere un attimo addosso a te, altrimenti non so come fare." Spiegò Keira concentrata.
Per tutta risposta il ragazzo allargò di più le gambe, tenendo dalle cosce la ragazza e lasciarla lavorare. Ogni tanto le spostava qualche giocca di capelli che usciva dalla coda per posizionarsi davanti il suo volto ma non diceva nulla per distrarla, rimaneva zitto e il più fermo possibile per non sussultare al dolore e bruciore che provocava la ferita.
Il bacino di Keira si spostò lentamente un paio di volte ed essendo posizionata sopra il ragazzo, produsse in lui un senso di eccitazione non passando inosservato, soprattutto a lui.
"Keira, se continui così la vedo dura." Mormorò Chris al suo orecchio un attimo interdetto ed eccitato al contempo.
"Ho finito." Sussurrò solamente la ragazza, muovendosi ancora, ma adesso lo stava facendo apposta e sapeva che il ragazzo non avrebbe allentato la presa delle mani sulle sue cosce.
"Mhh." Disse solo Chris, prima di avvicinare il petto della ragazza al suo e schiacciare il suo seno tra il petto e le sue mani che la tenevano adesso dalla schiena. Immediatamente le labbra del ragazzo si trovarono su quelle della ragazza, baciandola, inizialmente piano e poi sempre più in modo poco casto. Keira ricambiò subito, non lasciando nemmeno aspettare il ragazzo per permettergli di inserire anche la lingua, ma al contempo continuava a muoversi su di lui e lo lasciò ancora più stupito in modo positivo, fin quando non le morse il labbro alzandosi in piedi con lei in braccio e incollandola tra il muro e il suo corpo. La coda della ragazza si sciolse del tutto e i capelli le finirono sul volto comprendo parzialmente il volto di Chris che cercava con la mano libera di spostarli senza fare male a Keira.
"Dovrei tagliarli." Disse ancora sulle labbra del ragazzo Keira.
"No, a me piacciono così." Rispose semplicemente Chris, mettendo giù Keira e lasciandola respirare. Aveva avvertito il suo essere tesa e ciò lo fece allontanare, anche se Keira teneva la sua mano sul braccio muscoloso del ragazzo.
"Che c'è?" Chiese Keira, notando il voto incupito di Chris.
"Forse ti ho spaventata." Disse a voce alta, allontanandosi di più.
"Assolutamente no." Disse Keira.
"Non sembra, stai letteralmente tremando e non penso sia perché ti ho appoggiata al muro." 
In quel momento la ragazza capì perché si trovava in quello stato. La scena le aveva ricordato di quando Joey l'aveva violentata e non riusciva a capire perché stava rovinando quel momento con Chris anche quando sapeva perfettamente che lui non le avrebbe mai fatto nulla che non volesse.
"Io.. è successa una cosa ma non voglio parlarne per ora, non voglio che tu pensa di avermi spaventata o che io non voglia baciarti o fare altro, assolutamente questo no. Non posso permettere di rovinare anche questo." Si avvicinò Keira, mostrando un sorriso sincero, mentre con la sua mano, fece voltare il viso del ragazzo, baciandolo dolcemente questa volta. Con la mano libera, andò invece a scendere, dove trovò il cavallo del ragazzo un po' gonfio.
"Signorina.." Soffiò Chris sulle labbra di Keira, mentre entrambi sorrisero.
"C'è un problema qui." Disse piano Keira.
"Un grande problema." Sottolineò Chris, facendo l'occhiolino. In quel momento, Keira, sbottonò il bottone dei pantaloni di Chris e piano piano si abbassò in ginocchio all'altezza dell'ombellico del ragazzo.
"Risolviamo subito." Rispose la bionda, ricambiando l'occhiolino del ragazzo.
"Keira.." Cominciò Chris, tenendo la ragazza per la mano, ma Keira lasciò anche la sua mano per dedicarsi interamente al membro del ragazzo e prenderlo in bocca. In quel momento, Chris cominciò a percepire davvero un senso di eccitazione molto più ampio e quando la ragazza iniziò, con più vigore a fare i movimenti, il ragazzo andò sempre più a percepire l'apice del piacere, arrivando all'orgasmo. La sua mano aveva semplicemente tenuto per tutto il tempo la testa di Keira in mezzo alle sue gambe ma non aveva tenuto conto del fatto che tutto quello che la ragazza fece, lo face senza che lui la direzionasse in nessun modo e questa cosa era stata forse una delle cose che meno si aspettava da lei. Dopo pochi minuti che il ragazzo era venuto nella bocca della ragazza, Keira ritornò in piedi davanti a lui, Chris sistemò i suoi pantaloni e tornò a guardare il viso di lei. Si avvicinò per baciarla ma la ragazza si spostò un attimo, un po' divertita.
"Chris, ho ingoiato. Fammi lavare i denti." Rispose ridendo.
"Ah sì, scusami." Disse semplicemente Chris, rimettendo anche la felpa, mentre aspettava Keira che finisse di sistemare tutto. Dopo pochi minuti uscirono insieme dal bagno e il ragazzo le prese il volto baciandola con una passione che fino a quel momento, nemmeno Keira stessa aveva percepito da parte sua.
"Adesso posso." Disse semplicemente lui, prima di baciarla ancora. Keira sorrise contro le sue labbra e ricambiò in modo passionale anche lei il bacio.
"Vuoi rimanere a dormire da me? E andiamo insieme a scuola domani?" Chiese Keira, incerta sulla risposta del ragazzo però.
"Sì. Ma sono a piedi." Rispose subito Chris.
I due scoppiarono a ridere insieme, Keira invitò il ragazzo a dormire nel suo letto con lei, lo abbracciò subito da dietro la schiena, Chris si girò a voltarla, la vide davvero felice e si scordò anche di aver pensato di averle messo paura.
"Va bene anche a piedi, io voglio andare a scuola con te, non voglio andare a scuola con la tua auto o moto." Precisò la bionda. In cambiò il bacio di Chris le scaldò cuore dandole una delle buonanotte più dolce di sempre.


***


Il giorno dopo i due ragazzi arrivarono a scuola insieme, a piedi ma mano nella mano e la cosa sorprese molto i loro amici a vedere la scena, tanto quanto loro stessi. Non sapevano nemmeno entrambi come definirsi ancora, ma nonostante ciò si sentivano un po' di appartenere l'uno all'altro e la cosa era piacevole per entrambi.
Durante la pausa pranzo, Keira, Allison e Steffy si ritrovarono insieme, al solito posto, a parlare del più e del meno ma l'entrata della bionda e il ragazzo dagli occhi verdi non era passata inosservata soprattutto alle due amiche.
"Allora.." Cominciò Allison tamburellando con le dita sul tavolo.
"Tu e Chris.." Continuò Steffy.
"Chris ha passato la notte da me, è successa una cosa stanotte e l'ho aiutato." Spiegò semplice Keira.
"Aiutato in che modo?" Chiese maliziosa Steffy, facendole un occhiolino.
"Intendo emotivamente."
"Puoi aiutare una persona emotivamente in tanti modi."
"Non sempre come tu aiuti Calum però." Disse Allison ridendo.
"Sei scorretta! E comunque anche tu aiutavi Eric emotivamente così, o no?" Chiese Steffy ridendo.
"Per la prima volta, dopo tanto tempo, ho parlato un po' a qualcuno di Eric." Disse Keira, facendo voltare Steffy ed Allison nella sua direzione.
"Com'è stato?" Chiese Allison quasi emozionata.
"Per la prima volta non è stato strano, lui capiva cosa gli stavo dicendo ed io capivo cosa mi stava dicendo." Spiegò brevemente la bionda.
"Quindi è una cosa seria." Constatò Allison.
"Keira, promettimi che con lui ci farai sesso. Devi." Disse Steffy speranzosa.
"In realtà, ho già fatto qualcosa.." Disse Keira lasciando la frase in sospeso.
"Lui ti piace, non è vero?" Chiese la ragazza, sedendosi accanto alla sua amica.
"Non penso che mi piaccia e basta, onestamente, è diverso." Spiegò la bionda, sorridendo.
"Ti stai innamorando di Christoffer!" Esclamò entusiasta Steffy.
"Stiamo esagerando." Disse Keira, voltando il suo sguardo. In quel momento stavano passando alcuni ragazzi dalla mensa, tra cui anche il gruppo di Christoffer, con William, Noora e Mercedez dietro lui. I due ragazzi si guardarono subito, incastrando perfettamente il loro sguardo senza perdersi un attimo e in quel momento, Chris face un occhiolini a Keira che ricambiò subito con un sorriso ampio e luminoso.
"Possiamo sederci qui?" Chiese Noora, arrivando subito a salutare le ragazze.
"Certo, io sto anche aspettando il mio ragazzo, sempre se si ricorda di avere una ragazza perfetta come me." Rispose Steffy, indicandosi.
"Ciao." Sorrise subito Christoffer, sedendosi a fianco a Keira, mentre con il braccio libero circondava le spalle della ragazza, appoggiando il suo braccio sullo schienale libero della sedia della bionda.
"Ciao." Rispose semplicemente lei, osservandolo. Anche solo con una maglietta nera era bello comunque e i suoi occhi verdi erano più verdi e lucidi del solito.
"Sono distrutto, oggi l'allenamento è stato mortale." Commentò William mangiando una cotoletta.
"Eh si vede, solo tu riesci a mangiare." Rispose Christoffer, anche se nel suo tono di voce era percepibile un po' di tristezza.
"Dai che dalla prossima settimana ritorni ad allentarti con noi e potrai finalmente stare in acqua, per ora devi solo visionarci." Disse William facendo tornare il sorriso al suo amico.
"Ritorno nel mio habitat." Constatò fiero il ragazzo.
"Piuttosto.. stanotte alla fine non sei venuto al ritrovo, è successo qualcosa?" Chiese William dubbioso.
"Assolutamente nulla." Rispose Chris tranquillo, ma William non fu soddisfatto della risposta.
"Sappi che se eri di nuovo in quel locale o a farti menare da qualcuno, mi incazzo." Rispose William un po' scocciato.
"Era a casa mia Will.." Disse Keira, vedendo che William si stava innervosendo e Christoffer stava perdendo anche lui le staffe.
"Ah." 
"Tu a Christoffer piaci tanto. Io lo sapevo che eri da lui, ma mi ha detto di non dire niente a William perché gliene voleva parlare di persona." Disse piano Noora, sussurrando all'orecchio della ragazza.
"Will, dobbiamo parlare un attimo. Ma dopo la scuola, vengo da te." Disse Chris facendogli un occhiolino. I due avevano un linguaggio che ormai riuscivano a capire solo loro e coi gesti difficilmente qualcun altro capiva cosa si comunicavano. Difatti Keira più volte si era accorta di ciò.
"Stavate aspettando me?" Chiese contento Calum arrivando al tavolo e baciando la sua ragazza con un bacio non del tutto casto.
"Sì, razza di idiota, io tra un'ora ho gli allenamenti di pallavolo e tu ci metti ore ad arrivare qui." Disse offesa Steffy.
"Scusami, ma ho finito ora i miei allenamenti di basket, prossima settimana abbiamo la partita e la dobbiamo anticipare per la gita." Rispose Calum, facendo notare effettivamente la stanchezza.
"Oh cazzo! La gita!" Disse Allison sconvolta.
"Cosa? Che c'è?" Chiese Steffy stranita.
"Prossima ora diranno le mete che hanno scelto per la gita." Commentò sempre Allison.
"Che ore sono?" Chiese Calum.
"Le due." Rispose Chris.
"Le mete le diranno adesso!" Esclamò Allison e tutti si alzarono dal tavolo, scappando ognuno per le proprie classi.
"Ma io avevo fame." Rispose sconsolato Calum, seguendo Steffy che lo tirava, mano nella mano, per andare in classe.








Angolo Autrice:

EECCOMIIIIIIIIIII dopo quasi più di un anno e mezzo (scusatemi, ci colpa l'università per avermi tolto tutto questo tempo) ho aggiornatooooo. E' un capitolo abbastanza normale in realtà questo, da transizione a qualcosa di nuovo, anche perché io ritorno sempre ad aggiornare comunque o almeno ci provo sempre per voi che seguite ancora la mia storia e spero ovviamente che vi stia piacendo. Che dire, ancora ne succederanno di altre quindi tenetevi pronti sempre e comunque. 
Ovviamente vi lascio sperando che vi sia piaciuto anche questo capitolo e vi auguro buona lettura.
Al prossimo aggiornamento.
xoxo, Vanex23



 

SPOILER:


[...]
"Puoi attaccarmi quanto vuoi, in una scuola io non risponderò mai." Disse il ragazzo sorridendo.
"Fermati!" Gli dissero i suoi amici.
[...]

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