Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
“Da quella parte, presto!” I tiri
delle lance Jaffa si avvicinarono ancora, Sam, che correva in testa al gruppo,
seguì le indicazioni di Jack, che era in retroguardia insieme a Teal’c. Il
luogo che le era stato indicato era un edificio che ricordava una fabbrica in
disuso. Svoltò l’angolo e trovò una porta, vi si gettò contro e questa cedette
senza sforzo, la tenne aperta per gli altri tre che si precipitarono
all’interno. “Chiudi!” Sam eseguì e sbirciò fuori, tre Jaffa spuntarono nel vicolo
guardandosi intorno, attenti. “Signore non ci hanno visto entrare, ma non ci
metteranno molto a trovarci!” Non ottenendo risposte si voltò a guardare gli
altri tre e ciò che vide la sorprese non poco: davanti a lei si stagliava un
al’kesh completamente incustodito. “Credo che questo si possa definire un
discreto colpo di fortuna!” Jack sorrideva, dall’esterno dell’edificio si
udirono altri rumori “Leviamo le tende!” Non attesero altro, Teal’c si avvicinò
all’al’kesh, aprì l’accesso e tutti e quattro vi si precipitarono. Nello stesso
momento i Jaffa fecero irruzione. “Forza Teal’c, dimmi che hai le chiavi!”
Teal’c non rispose ma si sedette ai comandi, Sam fece lo stesso ed iniziarono
la procedura. Pochi secondi ed i motori si avviarono. “Dovremmo uscire con le
cattive maniere… Colonnello, Daniel reggetevi” Detto questo Sam aprì il fuoco,
un’intera parete del edificio andò in fumo, Teal’c non indugiò e l’al’kesh
prese il volo puntando dritto al cielo.
Dieci ore dopo un violento scossone
svegliò Jack che si era appisolato “Che diavolo…” Si alzò e fu rigettato a
terra da un altro scossone. Sam entrò nella sala di comando “Niente da fare
Teal’c” “Cosa succede Carter?” “Signore abbiamo scoperto perché l’al’kesh era
incustodito e in un deposito…” “Cosa succede?” Daniel fece la sua comparsa
“Carter mi stava appunto informando”, Jack guardò in malo modo Daniel, odiava
essere svegliato e in più odiava quella particolare espressione sul volto di
Sam. Daniel si sistemò gli occhiali sul volto e stava per replicare a Jack
quando Sam intervenne “Signore l’al’kesh ha i motori in avaria” Jack annuì
“Bene e quanto ti ci vuole per ripararli?” “Non posso signore” “Cosa significa non posso?” Non era abituato a sentire
una simile frase dalla bocca del suo secondo “Signore, anche se avessimo dei
pezzi di ricambio, non servirebbero ad altro che a ritardare l’inevitabile”
Daniel sgranò leggermente gli occhi e riportò la mano agli occhiali,
“L’inevitabile?” Sam sospirò, ma fu Teal’c, sempre impegnato alla guida, a
rispondere “I motori cederanno Daniel Jackson” “Ok ok, qual è il piano?” Daniel
guardò Sam imitato da Jack. Lei scosse la testa, “L’unica cosa che so è che i
motori raggiungeranno un livello critico tra poco meno di due ore, le scosse di
poco fa erano solo l’inizio, presto saranno più frequenti e più violente…” “Ok
due ore… quanto siamo lontani da un pianeta?” Jack istintivamente guardò fuori,
ma quello che vide fu solo il tunnel dell’iperspazio. Sam si sedette accanto a
Teal’c e controllò i dati del computer della nave. Di nuovo scosse la testa, il
suo tono era amareggiato “Il pianeta più vicino è a sette ore di iperspazio…
non ce la faremo” “E i motori convenzionali?” “No signore il problema coinvolge
anche quelli, se uscissimo dall’iperspazio non potremo rientrarci e non guadagneremo
nulla”Daniel intervenne “Gli asgard?
I tok’ra? Potrebbero avere delle navi in vicinanza?” Fu Teal’c a rispondere “Le
possibilità che ci siano altre navi nel raggio dei sensori sono minime” “Questo
lo so Teal’c, ma non voglio essere qui quando la nave esploderà!” Daniel guardò
il Jaffa, esasperato. Sam si mise al computer “Niente Daniel”. “L’ho sempre
detto io! Mai comprare una macchina di seconda mano! Abbiamo ancora un paio
d’ore, Carter trova qualcosa!” “Ma Signore…” “Carter ci hai tirato fuori da
situazioni peggiori! Hai fatto esplodere un sole e un’intera flotta Goa’uld!”
Le labbra di Carter si strinsero e gli occhi si illuminarono di uno sguardo
battagliero, stava per rispondere quando vide il piccolo sorriso sulle labbra
di Jack “Esatto Carter questo è lo spirito giusto!” Quell’uomo sapeva
esattamente quali tasti premere per scuoterla dall’apatia! “Sì signore” Sam
tornò ai motori, anche se sapeva che per aggiustarli ci voleva più che della
buona volontà. Gli altri membri dell’SG1 rimasero in silenzio, Teal’c
concentrato al comando mentre Daniel si era seduto al posto occupato da Sam e
Jack alle loro spalle guardava l’orologio, Sam gli aveva spiegato che il tempo
era relativo, ora sapeva che era vero, le lancette andavano indubbiamente più veloci!
Quando Sam tornò dalla sala
macchine le scosse erano ormai più che frequenti, quando la videro arrivare si
voltarono verso di lei, non fu necessario che dicesse niente la sua espressione
e la violenta scossa che l’accompagnò, erano più che eloquenti. “Altre idee
Carter?” “No signore, mi dispiace…” “I sensori cosa dicono?” Daniel si alzò e
lasciò il posto a Sam che osservò per alcuni istanti lo schermo “Ancora niente”
Rimasero in silenzio poi Teal’c, ora più impegnato che mai nella guida a causa
delle scosse, richiamò la loro attenzione “Maggiore Carter, i sensori hanno
identificato qualcosa” Sam si voltò mentre l’attenzione di tutti era
concentrata su di lei, la risposta non si fece attendere, un sorriso si dipinse
sulle labbra di Sam “Un pianeta!” “Sì!” Jack strinse i pugni davanti al volto
chiaramente soddisfatto “Quando atterriamo?” “Signore c’è un problema…” O’Neill
fece roteare gli occhi “Lo sapevo, annotazione per me, non accettare più le
missioni suicide dei Tok’ra! Se non fosse per quella loro geniale idea di una
ricognizione su quel‘pacifico’
pianeta, non saremmo stati catturati, non avremmo dovuto fuggire e rubare
questo catorcio!” Daniel non disse nulla, per una volta era d’accordo con Jack,
i Tok’ra avevano assicurato che si sarebbe trattato di una missione senza
rischi. “Allora qual è il problema?” “Il pianeta non è segnato sulle mappe
goa’uld” “Beh questa è un ottima notizia!” “Non direi O’Neill” “Perché Teal’c?”
“Signore se non è nella mappa è probabile che non abbia uno Stargate o peggio
che non sia abitabile…” “Oh…” Jack rimase in silenzio per un attimo “Questo è
un problema…” Daniel fece un passo verso di loro “Non è detto! Potrebbe
semplicemente essere stato ignorato dai Goa’uld, magari hanno seppellito lo
Stargate, oppure semplicemente la mappa di questo al’kesh non è esatta!” Sam lo
guardò dubbiosa, una nuova scossa ruppe gli indugi “Carter non credo che
abbiamo alternative!” “Sì signore” Teal’c seguì le istruzione di Sam e cinque
minuti dopo uscirono dall’iperspazio. Il pianeta era molto vicino, Sam aveva
calcolato con esattezza i tempi. La paura che fosse un pianeta ostile alla vita
evaporò, sembrava di osservare la terra, c’era una vasta distesa d’acqua e
della terra emersa. “Ottimo, dove scendiamo?” Jack guardò interrogativo verso
Sam, che era concentrata ad osservare i dati provenienti dall’analisi della
superficie. Sam indicò lo schermo “Sembrano costruzioni umane queste…” Daniel
si avvicinò “Sì non ci sono dubbi, sembrerebbe una cittadina, costruita intorno
a questo edificio centrale…” Improvvisamente unboato lo interruppe “Carter?” Jack urlò per farsi sentire “Stanno
cedendo! Non riusciremo ad atterrare in tempo!” Teal’c si alzò “Le navette di
salvataggio” Nessuno obiettò, era l’unica opzione possibile. Si divisero,
ognuno entrò in un sarcofago. Jack rimase in attesa mentre Sam impostava
l’espulsione poi quando la vide entrare nell’angusto spazio del sarcofago fece
altrettanto. Pochi istanti dopo erano espulsi a tutta velocità dalla nave.
Sopra di loro l’al’kesh esplose.
Quando si aprirono le porte del
sarcofago Sam dovette socchiudere gli occhi perché i raggi del sole le
colpirono il volto, ferendo i suoi occhi abituati all’oscurità del sarcofago,
tentò di alzarsi, ma per un attimo le sue gambe non la ressero, si era
dimenticata di quanto poco piacevole fosse quell’esperienza, al secondo
tentativo si alzò in piedi ed uscì, poco lontano si trovava un altro sarcofago,
ma era ancora chiuso. Si avvicinò velocemente. Il sarcofago era bloccato,
l’impatto aveva danneggiato il meccanismo di apertura. Seguito da Teal’c, Jack
spuntò da dietro la collina “Tutto bene Carter?” “Sì signore, voi?” Teal’c e
Jack annuirono poi quest’ultimo aggiunse “Dov’è Daniel?” Due sonori colpi si
fecero udire dal sarcofago “Il meccanismo è bloccato signore… Daniel, ci vorrà
un attimo” “Teal’c mi serve qualcosa per fare leva” Il Jaffa si allontanò e
quando tornò aveva un bastone, lo tese a Sam “Non ho trovato di meglio” “Andrà
bene” Dieci minuti e tre bastoni dopo, Daniel poté finalmente vedere la luce
del sole “Ragazzi iniziavo ad impazzire!” “Più pazzo del solito? Difficile da
credere!” Jack rivolse un candido sorriso in risposta all’occhiataccia di
Daniel. Sam sorrise poi iniziò seriamente a guardarsi intorno, erano caduti in
una foresta, piuttosto rada, sulla sinistra c’era un fiume e su di loro
troneggiavano alte montagne. La giornata era limpida, ma fredda. “Come dice il
manuale delle giovani marmotte facciamo l’inventario, cosa abbiamo e cosa ci
serve” “Uno Stargate” “Sì Daniel, ma a meno che non ce ne sia uno dietro quella
collina direi che è meglio pensare ai bisogni più primari, Carter?” “Siamo
senza cibo e senza armi” “Giusto.. e vista la temperatura senza vestiti
adeguati… dovremmo raggiungere la città, siamo finiti molto lontani?” “Non
credo signore, al massimo qualche chilometro… sempre se non siamo stati
spostati dalla spinta dovuta all’esplosione dell’al’kesh” “Pensiamo positivo,
qualche idea della direzione da prendere?” “O’Neill” Teal’c si era allontanato
di qualche passo ed ora era sul bordo del fiume. Gli altri lo raggiunsero “Ci
sono delle tracce, questo è un luogo di passaggio” “Perfetto allora a te la
guida, ti seguiamo” “Signore credo che dovremmo nascondere i sarcofagi…”
“Perché?” Fu Daniel a rispondere “Sam a ragione, non sappiamo nulla di questo
pianeta, non dobbiamo rischiare…” “Va bene” Guardò verso il sole, “Non dovrebbe
essere più di mezzogiorno inoltrato, dovremmo farcela senza farci sorprendere
dalla notte a girovagare per le montagne, forza”. Nascosero le quattro capsule
in un anfratto, che difficilmente avrebbe attratto dei curiosi, poi si misero
in marcia. Come aveva detto Teal’c poco davanti a loro si aprì un sentiero e
mezz’ora dopo una strada lastricata. “Teal’c come sei messo con la tritonina?”
“Ne ho per parecchi mesi… forse un anno” Jack si voltò per guardarlo “Cosa?”
“Teal’c alzò un sopraciglio e Jack spiegò il suo stupore “Vai in giro con tutta
quella roba addosso e oltre a non notarsi non te l’hanno trovata quando ci
hanno tolto le armi e le attrezzature?!” Fu Sam a rispondere “Qualche settimana
fa Teal’c mi ha fatto notare che essendo dipendenti dalla sostanza, e non
potendo portarne grandi quantità, i Jaffa rischiavano di avere gravi problemi
nel caso fossero rimasti a lungo lontani dai possibili rifornitori… così ho
creato un concentrato in polvere, in un sacchetto facile da nascondere ce ne
sta una quantità pari a molti mesi di somministrazione, è sufficiente diluirne
una minima parte e il gioco è fatto!” Sam sorrise, soddisfatta della sua
trovata, mentre Teal’c inchinava la testa in segno di riconoscenza verso Sam.
Jack emise un leggero fischio di totale ammirazione “Geniale! Un problema in
meno, almeno per il momento!” annuì ancora, poi si rivolse a Daniel “Qualche
idea su chi troveremo?” “E come faccio a saperlo?” “Non lo so, sei tu
l’esperto!” “Dalla tipologia di costruzione della città potrebbe essere un
mondo di stampo medioevale… prima di esserne certi però dobbiamo incontrare
qualcuno, o trovare un edificio, suggerisco però di non rivelare nulla su di
noi…” “Completamente d’accordo, visto cosa è successo l’ultima volta!” Jack
portò una mano alla tempia facendo ruotare la mano intendendo che erano dei
pazzi, per poco Teal’c non era morto perché accusato di stregoneria! “Arriva
qualcuno” Ad avvertirli era stato Teal’c “Usciamo dalla strada, non siamo
pronti per un incontro” Eseguirono l’ordine di Jack e si gettarono tra gli
alberi, da lì potevano osservare senza essere notati. Dall’angolo della strada
sbucò una giovane donna, stava correndo a perdifiato, pochi istanti e capirono
il perché, un gruppo di uomini la stava inseguendo, ridevano sguaiatamente
“Signore!” Jack guardò il suo secondo “Non avevamo detto niente incontri?”
Carter lo guardò decisa, mentre Teal’c e Daniel osservavano l’inseguimento, che
sarebbe durato ancora per poco, gli uomini erano ormai a pochi passi da lei “E
va bene!” Jack si arrese senza problemi, non avrebbe lasciato una donna sola
con quei bruti! “Ok tutti pronti?” Non aspettò la risposta, si alzò e ridiscese
in strada precedendo di poco l’arrivo della donna. La ragazza stava guardando i
suoi inseguitori e non li vide finché non si scontrò con forza contro Daniel,
che malgrado la sorpresa, la sorresse. Gli uomini si fermarono “Toglietevi
dalla nostra strada! Questa pollastrella è nostra!” Jack sorrise amabilmente
“Non vedo pollastrelle io… Carter?” Sam fece un passo avanti, mettendosi al suo
fianco “No signore” “Teal’c?” chiese ancora Jack “No O’Neill” Anche lui aveva
fatto un passo avanti. Quello che sembrava il capo del gruppo si mise a ridere
“Quattro contro sette? Considerando che uno è uno studioso e l’altro… o mio Dio
è una donna!” Tutti risero, il capo però li zittì con una mano e continuò
“Siamo generosi, lasciate la nostra strada e vi risparmieremo” Detto questo
portò con nonchalance la mano alla cintura spinse indietro il mantello ed
espose la spada “Carter, quelle, e con la testa accennò alle spade, saranno
vere?” Sam fece una piccola smorfia, forse avevano sottovalutato la situazione,
non si erano accorti che gli uomini erano armati. La donna dietro di loro
gemette, era aggrappata a Daniel “Vi prego, signori, non abbandonatemi!”
“Sentito la signora? Niente da fare… mi dispiace…” Il capo sputò a terra, poi
scattò in avanti, Jack non attese che estraesse la spada e si gettò a sua volta
su di lui, quando si incontrarono la lama era a metà ancora nel fodero, Jack
colpì l’uomo con un violento colpo al naso poi con ampio gesto estrasse la
spada nella sua interezza. Accanto a lui gli altri non erano rimasti fermi,
Teal’c aveva steso già due uomini e Sam mandò al tappeto il suo. Non poté
rimanere inattivo oltre, un altro uomo si gettò su di lui con la spada
sguainata, alzò la sua e parò l’affondo, più per istinto che per altro, schivò
un altro colpo e un altro ancora, poi quando l’uomo fu abbastanza vicino lo
sorprese lasciando cadere la spada, l’uomo, che aveva concentrato tutta la sua
forza nel contrastarlo, si sbilanciò e Jack lo colpì lasciandolo, poi, cadere a
terra. Si guardò attorno, Sam era impegnata con un uomo, era disarmata mentre
l’altro la teneva sotto il giogo della spada, Jack non ebbe il tempo di venire
in suo aiuto, cogliendo l’attimo di distrazione del suo avversario, lei lo
raggiunse con un calcio al ventre evitando con cura la spada, con un secondo
colpo lo gettò a terra. In quello stesso momento Teal’c fece mordere la polvere
all’ultimo uomo rimasto in piedi. “Grazie mille Daniel sei stato di grande
aiuto!” Daniel non poté replicare, un gruppo di uomini a cavallo, stava
arrivando “Ecco ora siamo nei guai! Daniel sarai contento, non volevi
incontrare qualcuno!” Daniel lo guardò di traverso poi, seguendo gli altri, si
mise da lato per lasciare il passaggio. La ragazza però si fece avanti
lasciando per la prima volta il braccio di Daniel. Ad un ordine del cavaliere in
testa il gruppo si fermò. L’uomo, evidentemente a capo del gruppo si fece
avanti. Diede due ordini e saltò a terra, mentre i suoi uomini accerchiavano
l’SG1 sguainando le spade, lui fu raggiunto dalla ragazza che si gettò al suo
collo piangendo. Malgrado la situazione, Sam non poté fare a meno di notare che
era un uomo estremamente attraente, sembrava uscito da qualche storia sui
cavalieri. Vestiva elegantemente, la giubba era di colore blu, con dei ricami
in argento, un mantello gli copriva le spalle, alla vita portava una spada e al
dito un anello. Aveva gli occhi verdi e i capelli neri, cavalcava una destriero
completamente nero, l’effetto era notevole, per non parlare del suo seguito,
chiaramente una scorta. Tutti indossavano una leggera armatura, alcuni avevano,
oltre alla spada che stavano puntando contro di loro, un arco o una lancia,
tutti erano impeccabili, le uniformi scintillanti e i mantelli in ordine, così
come i cavalli tutti splendidi esemplari. “Calma ragazzi, non abbiamo fatto
niente!” Jack mostrò i palmi delle mani per dimostrare di essere disarmato e
cercò di fare un sorriso alle guardie, ma suoi loro volti c’era solo rabbia e
voglia di vendetta. Un ordine proveniente dall’uomo a capo del gruppo fece
finalmente ringuainare le spade dei soldati che volsero la loro attenzione ai
tizi stesi a terra. L’uomo si avvicinò e si rivolse a loro parlando con voce
calma, era chiaramente una domanda, non c’era ostilità nella sua voce, solo una
cauta curiosità. Il problema era che parlò in una lingua sconosciuta, Jack gli
fece un leggero sorriso, poi lasciando sbalorditi tutti, tranne Teal’c,
rispose, non disse che poche parole, poi guardò Daniel e con un cenno lo invitò
a farsi avanti. Daniel totalmente sbalordito, dopo un attimo di incertezza,
prese la parola, dopo poche frasi passò all’inglese “Vi presento il Duca di
Sendiburg” Il nobile fece un sorriso a tutti loro, Sam notò che poteva essere
ancora più affascinate se sorrideva, “E sua sorella Catherine Carbury” La
giovane, che si era fatta avanti, fece un leggero inchino “Signore e milady, vi
presento il Colonnello O’Neill, il Maggiore Samantha Carter e Teal’c, io sono
il dottor Daniel Jackson” “E’ un piacere conoscervi, a quanto mi ha detto mia
sorella vi devo la sua vita, temo di non aver mai sentito questi titoli, è
ovvio che siete dei nobili, le vostre azioni parlano per voi, non solo siete
intervenuti in difesa di una sconosciuta, ma, disarmati, avete sbaragliato
sette uomini… Posso chiedere, se non vi disturba, da quale paese venite?”
Questa volta si rivolse a Jack, che essendo il primo ad essere stato presentato
ed ad aver parlato, fu individuato come il capo “Da un paese molto, molto
lontano” Daniel intervenne nel vedere l’incomprensione sul volto del Duca “Da
un reame oltre il mare” Il duca annuì “Abbiamo poche notizie da quelle terre,
il vostro seguito deve raggiungervi?” Daniel si sistemò gli occhiali, in
difficoltà, doveva ragionare velocemente, chiaramente il Duca li credeva dei
nobili, a causa dei titoli, del loro modo di agire e dal fatto che sia lui che,
sorprendentemente, Jack, si esprimessero in latino, lingua con la quale aveva
iniziato la conversazione, se dovevano trovare lo Stargate tanto valeva
sfruttare la situazione “Siamo stati vittima di un naufragio, siamo gli unici
sopravissuti” Il Duca guardò con sgomento verso di loro “Sono profondamente
dispiaciuto, la costa è molto lontana, non avrete fatto a piedi tutto quel
tragitto?” Daniel annuì “Temo di sì signore, non conosciamo queste terre e voi
siete il primo uomo che incontriamo” “Avreste dovuto chiedere aiuto al mio
cavaliere, il signore di Lanec, controlla il porto, vi avrebbe ospitati come si
conviene al vostro rango!” “Temo che la sfortuna ci abbia perseguitato anche
dopo il naufragio, non siamo mai giunti alla vostra città costiera, ma ci siamo
addentrati nella foresta” Daniel cercava disperatamente di ricordare le brevi
immagini del pianeta analizzato dalla nave, sperava che la storia fosse
plausibile “Certo, le correnti vi avranno portato a Nord della città, ma ora
siete qui e spero che accetterete di essere miei ospiti per tutto il tempo che
vi sarà necessario” Daniel si voltò verso Jack e fu quindi lui ha rispondere
“Grazie, sarà un piacere” Il Duca sorrise soddisfatto “Gordon, presto dei
cavalli, accompagnali al castello” mentre il suo sottoposto obbediva
prontamente agli ordini, il nobile si rivolse ancora a Jack “Mi dispiace non
potervi accompagnare, ma devo scortare mia sorella in un luogo sicuro” “Ma
certo, vi ringraziamo della vostra ospitalità” il Duca scosse la mano come per
eliminare la questione “Vi devo la vita di mia sorella, non ripagherò mai
abbastanza il mio debito, stasera sarò di ritorno, spero vorrete cenare con me,
mi piacerebbe sentire la vostra storia e magari vorrete raccontarmi del vostro
paese” “Saremo felici di cenare con lei” “Bene a questa sera” Fece un cenno
della testa ai tre uomini e un leggero inchino verso Sam, poi agile risalì in
sella. Gordon era già pronto con quattro cavalli presi a quattro degli uomini
che erano stati messi a guardie degli aggressori della giovane. Il Duca salutò
ancora, mentre Catherine saliva a sua volta su un cavallo si volse verso di
loro: “Grazie” in quella semplice parola c’era più gratitudine che in mille
frasi, Teal’c inchinò leggermente la testa, Jack scacciò con la mano i
ringraziamenti e sorrise come a dire che era stato nulla, Sam sorrise alla
giovane incoraggiante, mentre Daniel le fece un saluto con la mano. I due
nobili partirono seguiti dai restanti uomini, tranne i quattro appiedati che si
occupavano dei sette banditi, che erano ora legati ed imbavagliati. L’uomo
chiamato Gordon si avvicinò a loro “Miei signori, se volete salire, vi condurrò
al castello”. Sam aspettò il cenno di Jack, poi agile salì in sella imitata dal
colonnello e da Teal’c, Daniel guardava con diffidenza il suo animale “Andiamo
Daniel! Non è peggio di un cammello!” “Non è la prima volta, ma questi non sono
cavalli da noleggio!” In effetti non aveva tutti i torti, quelli erano animali
da guerra, alti e forti, probabilmente addestrati a mordere e scalciare se si
fossero trovati in una mischia. Dopo aver raccolto il coraggio salì anche lui
in sella, fortunatamente a lui era rimasto l’animale più docile e quando vide
partire al passo gli altri li seguì senza badare agli strani movimenti del suo
ospite. Aspettò che Gordon fosse in testa alla breve colonna e leggermente
staccato, poi si avvicinò a Jack “Da quando in qua parli latino!” Jack lo
guardò stupito “Ma che dici? Hai passato dei mesi ad insegnarmelo e poi ho solo
risposto al saluto…” Daniel spalancò la bocca per ribattere ma Teal’c che aveva
ascoltato intervenne “Si tratta della volta in cui io e O’Neill siamo rimasti
intrappolati nell’anello temporale” “Oh capisco…” Daniel rimase comunque
estremamente dubbioso “Sono riuscito a farti studiare il latino?” Jack sbuffò,
poi diede un colpo ai fianchi del cavallo e si portò più avanti, affiancando
Sam, lei gli sorrise “Signore, io le ho insegnato qualcosa?” Jack la guardò
dritto negli occhi, oh sì, Sam gli aveva detto molto più di quello che avrebbe dovuto!
Sam distolse lo sguardo imbarazzata, ogni volta che accennava agli anelli
temporali aveva diritto a quello sguardo, avrebbe proprio voluto sapere cosa
era successo!
23jo: Spero che il primo capitolo
abbia confermato le tue aspettative! Ti ringrazio tantissimo per i complimenti,
sì il mio preferito rimane sempre quello sulla verosimiglianza con il telefilm…
quindi grazie sei gentilissima!
Jolinar: Dici che è la primavera?
Può essere… comunque grazie per il commento e spero che la storia continui a promettere
bene anche dopo questo capitolo!
Sam93: In effetti i quadrifogli
potrebbero servire, ma per ora se la sono ancora cavati, in fondo sono loro i
protagonisti no! Grazie mille per i complimenti e la fiducia nel metterla già
tra i preferiti, spero di meritarla…
Dopo una mezz’ora Jack affiancò
Gordon “Scusi, quanto dista ancora” “Poco signore, appena dietro quella
collina” Gordon non aveva mentito, quando ebbero girato attorno alla collina,
sempre seguendo la strada, si trovarono davanti ad un
tipica cittadina medievale, era circondata da un cinta muraria e le strade al
suo interno erano circolari, come ad abbracciare il castello che ne era il
fulcro. Lo spettacolo mozzava il fiato, era a dir poco fiabesco, torri,
camminamenti, balconi, il castello era un insieme di strutture perfettamente
inserite una nell’altra, una seconda cinta di mura lo circondava. Sulle torri
più alte svettavano i colori del Duca, il rosso e l’oro, la figura al centro
non era riconoscibile da così lontano ma, alla domanda posta da Daniel, Gordon
rispose, fiero, che era un leone. Man mano che si avvicinavano la città diventò
sempre più grande e presto si accorsero che il termine di cittadina era
riduttivo, ma l’effetto era stato dato dalla grandezza del castello che era
indubbiamente enorme, senza però essere minaccioso o cupo, anzi era solenne e
gioioso al contempo, il sole faceva risplendere le sue mura e le finestre
risplendevano dei colori di cui erano composte. Sam guardava ad
occhi spalancati quella meraviglia, in fondo chi non aveva sognato di vivere in
un castello?!
Gordon li fece entrare nella corte,
poi scese da cavallo imitato subito dall’SG1, in
particolare da Daniel che non vedeva l’ora di sedersi su qualcosa che non si
muoveva, e li fece entrare. Percorsero vari corridoi e salirono parecchie
scale, quando Jack iniziava a voler chiedere dove stessero andando Gordon entrò
in un ennesimo corridoio ma, questa volta, annunciò che si trattava dell’ala
est, destinata ai visitatori. “Prego le vostre stanze” Aprì ad
una ad una le stanze e le assegnò ad ognuno, chiaramente seguendo quello che
secondo lui era il loro rango, erano tutte stanze magnifiche, ma quella di Jack
era molto più ampia e disponeva di un salotto mentre Sam ne ottenne una con un
balcone. “I servi si occuperanno di voi” Jack tentò di obbiettare, ma Gordon
fece un profondo inchino e se ne andò.
“Bene… e ora?”
Jack guardò interrogativo verso Daniel, si erano tutti raccolti nella sala di
Jack, “Non dico che questa situazione non mi piaccia… ma non ti sembra di aver
esagerato?” “Siamo in un pianeta medioevale, se diciamo che veniamo dallo
spazio o da un altro pianeta ci bruciano per stregoneria! Inoltre questo
era l’unico modo per avere accesso alla loro biblioteca!” “Ok il primo mi
sembra un ottimo motivo, ma Daniel se lo hai fatto
solo per poter mettere la mano sui dei libri …” “Signore, Daniel ha ragione, se
non conoscono lo Stargate allora l’unico modo per trovarne traccia è nella
biblioteca” “Capisco… allora buona idea Daniel… cosa ci dici su questo mondo?”
“E’ chiaramente di stampo medioevale, direi 1200/1300, dei nostri secoli,
ovviamente Europa. L’organizzazione è di stampo feudale e la lingua colta
sembra essere il latino. Si è rivolto a noi in quella lingua credendoci nobili,
solo dei nobili sarebbero intervenuti contro dei
banditi armati!” “Per quanto tempo potremmo restare qui secondo te?” “Ci ha
offerto la sua ospitalità, ci crede… anzi vi crede dei nobili quindi credo che
se ce la giochiamo bene potremmo restare dei mesi” “Cosa? Ma sei pazzo ci
butterà fuori molto prima” “No Jack, nella mentalità medioevale l’ospite è
sacro ed essendo gli spostamenti molto faticosi e lenti anche le permanenze lo
sono, alcuni mesi di pausa dopo un viaggio per mare non erano
affatto una cosa strana, senza dimenticare che ci è debitore!” “Va bene
Daniel, ma cosa gli raccontiamo a cena?” Fu Sam a porre la domanda “Credo che
dobbiamo prepararci una storia, se siamo fortunati troviamo lo Stargate in
fretta e ce ne andiamo, ma se così non fosse allora non possiamo insospettire
un signore del rango del Duca” Sam annuì e Daniel continuò, esponendo quella
che avrebbe dovuto essere la loro versione concorde dei fatti. Dopo varie
modifiche si convinsero che la storia reggeva, così tornarono nelle loro
stanze. Ad accoglierli trovarono, ognuno, vari servi indaffarati, un vasca era stata riempita e un intero guardaroba era stato
messo a loro disposizione. Tutti e quattro nelle relative stanze cacciarono i
servi quando li videro pronti ad aiutarli a svestirsi e a lavarli. I servi
uscirono dalle stanze, ma attesero all’esterno di essere chiamati, guardandosi
perplessi, i nobili erano persone strane, ma questi stranieri lo erano ancora
di più!
Sam osservò il suo riflesso nello
specchio: era stata obbligata ad indossare uno dei
vestiti che le avevano portato perché quelli che indossava al suo arrivo erano
spariti. Dopo aver tentato per parecchi minuti di capire il funzionamento di
lacci e laccetti si era arresa, era più facile capire un reattore al naqquada! Aveva sbirciato fuori dalla porta e una giovane
le aveva fatto un inchino “Le serve qualcosa mia signora?” Sam, con un piccolo
sorriso imbarazzato, aveva spiegato “Si tratta del vestito…” “Ma certo, mia
signora” Detto questo la giovane si era fatta avanti
ed era entrata, i pochi minuti Sam era vestita, la giovane incoraggiata dai
sorrisi di Sam e dalle sue domande in poco tempo aveva iniziato a raccontarle
mille particolari sulla loro città e sul castello, ovviamente era già informata
del naufragio e sembrava che tutti sapessero già che avevano salvato la sorella
del Duca dalle mani di quindici uomini, e che lei, una donna, aveva attivamente
partecipato; Sam arrossì imbarazzata vedendo l’adorazione e l’ammirazione della
giovane, smentì subito il numero degli aggressori, ma sapeva bene che presto
sarebbe aumentato ancora! Fortunatamente per Sam non si mise ad
indagare troppo, si trattava comunque di una serva e non avrebbe mai osato
interrogare, anche se per semplice curiosità, una dama. Sam indirizzò i
discorsi sul loro ospite e ben presto capì che era amato dal suo popolo,
sembrava essere giusto e buono, oltre che immensamente affascinante! La giovane
che aveva detto chiamarsi Marion aveva infine insistito per sistemarle i
capelli, trovando quel taglio un vero peccato. Sam si voltò torcendo il collo
per continuare a vedersi nello specchio, sorrise, lei aveva scelto il vestito
più semplice che c’era, ma Marion l’aveva riposto immediatamente tirandone
fuori un altro. Non era mai stata molto attenta al suo aspetto, considerato che
la maggior parte del tempo indossava un’uniforme che non esaltava di certo il
corpo di una donna, era inutile darsi troppo da fare. Ma questa volta era
diverso, il vestito era composto da due parti, una
specie di sotto veste di colore nero e una sopraveste aperta sul davanti,
rossa, quasi porpora. Le maniche erano molto lunghe e ricadevano lungo il
corpo, all’altezza del seno la sopraveste si chiudeva con dei delicati lacci
neri. Il vestito sfiorava il pavimento, la scollatura non era esagerata, ma era
comunque presente. Nel suo insieme era uno splendido vestito privo di fronzoli
inutili, ma che le andava a meraviglia! Marion le
aveva raccolto i capelli come meglio aveva potuto ed
ora solo alcune ciocche ricadevano dallo chignon. Ai piedi indossava delle
scarpette in velluto che certamente non sarebbero state adatte per un’uscita a
cavallo, ma che erano perfettamente in tema con il
vestito. Un leggero bussare alla porta la fece sobbalzare colpevole, si diede
della sciocca, in fondo si stava solo guardando allo specchio, che era lì
proprio per quello! Marion era andata a recuperare un
nastro che secondo lei sarebbe stato perfetto con il vestito, credendo fosse
lei non si voltò “Avanti”. Sentì la porta aprirsi, visto il protendersi del
silenzio Sam si voltò stupita. Jack era in piedi
davanti a lei e la guardava. Ma non come al solito,
era estasiato e lo stesso poteva dire Sam, Jack, il suo Jack, sempre
trasandato, con le uniformi troppo larghe, era ora più elegante che mai,
indossava calzoni e giubba di un verde scuro, con leggere ricami in argento,
una cintura nera stringeva la giubba che arrivava a metà coscia, ai piedi
indossava stivali, anche questi neri. L’effetto era sconcertante. Rimasero in
silenzio ad osservarsi, alla fine Jack si riscosse
“Samantha, siamo attesi a cena” Sam gli sorrise, raramente la chiamava con il
suo nome “Sì signore” Fece un passo avanti e visto che lui aveva alzato il
braccio appoggiò delicatamente la mano al suo polso “Andiamo” Uscirono dalla
stanza ancora un tantino soprafatti. Daniel sorrise nel vederli arrivare. “Ma
allora le conosci le buone maniere!” Jack non gli rispose neppure, ma si voltò
verso Sam sorridendo, orgoglioso, a Daniel non sfuggì la
luce che brillava negli occhi di entrambi. “Chiamo Teal’c…” Si allontanò e busso
alla porta della stanza delJaffa.
Teal’c ne uscì qualche minuto dopo, indossava come Daniel e Jack calzoni,
giubba e stivali, tutti e quattro si diressero alle scale, ad attenderli fuori
dalla loro ala c’era un servitore, si inchinò
profondamente “Prego miei signori, seguitemi” Poi si voltò, dopo un secondo
inchino e li guidò nei meandri del castello fino alla sala del banchetto. Jack
si avvicinò all’orecchio di Sam “Per un attimo ho creduto di dover indossare
quei stupidi collanalla Robin
Hood!” Sam sorrise, sapeva che Jack quando era teso preferiva fare delle
battute e questo era il caso, era meglio affrontare qualche Jaffa
che dover partecipare ad una festa. Poco prima di entrare Daniel sussurrò due
dritte a Jack, che con Sam sempre al suo braccio fece
il suo ingresso, Daniel e Teal’c li seguivano ad una leggera distanza. Il Duca
si alzò in piedi e gli occhi gli si illuminarono nel
vedere Sam, un ampio sorriso si disegnò sul suo volto, fece un leggero inchino
che Sam e Jack, istruiti da Daniel imitarono, poi porse il braccio a Sam, che
con leggero rimorso lo prese. Il nobile la fece sedere alla sua sinistra ed indicò a Jack la destra, Daniel si sedette accanto a Sam
e Teal’c accanto a Jack. Alla tavolo si sedette anche
Gordon ed un altro nobile che non conoscevano. “Siete magnifica
mia signora! Ora che avete potuto togliervi quegli
abiti maschili, per niente adatti alla vostra bellezza” Il Duca sorrise a Sam
che arrossì leggermente al complimento. Jack fece una piccola smorfia
poi intervenne “Signore, sono grato della sua ospitalità e della sua
generosità, spero voglia considerarmi come suo amico e se mai avesse bisogno di
me non esiti a chiedere” Daniel, che aveva seguito con apprensione tutta la
frase, sorrise, temeva che Jack aggiungesse qualcosa o modificasse la formula
che lui gli aveva insegnato, era una formula medioevale e le sfumature
possibili erano tante. Il Duca, che nel sentire parlare Jack, aveva finalmente
distolto gli occhi da Sam sorrise e annuì “E’ assolutamente un piacere avervi
qui e avete già tutta la mia amicizia!” e ancora si voltò verso Sam sorridendo.
La cena ebbe inizio, le portate si susseguirono una all’altra e la
conversazione finì presto dove temevano i quattro.
Jack essendo, secondo la loro storia, il nobile di più alto rango, resse la
conversazione e non sbagliò una virgola. La storia che avevano
preparato era semplice, lui, il colonnello Jack O’Neill era signore di un vasto
territorio, Sam era l’erede di un feudo in rapporto di vassallaggio con il suo,
il suo titolo era appunto maggiore. Daniel era storico e linguista della casata
degli O’Neill, questo dettaglio aveva fato ridere non poco Jack, mentre Teal’c
era il capo delle guardie e uomo di fiducia di Jack, un cavaliere di rango
inferiore, ma che godeva del totale rispetto del suo
signore. Tutto passò liscio. Il Duca non mosse nessuna obiezione o fece capire
di dubitare della loro versione. Sam rimase quasi sempre
in silenzio, sapendo che era meglio non parlare in troppi e rischiare di
contraddirsi, lo stesso fece Teal’c mentre Daniel aggiunse alcuni piccoli
dettagli, aiutando Jack. Quando arrivarono i dolci Sam
si rilassò, l’argomento era cambiato e non c’erano più pericoli per la loro
copertura. In una pausa della conversazione intervenne “Mi scusi
posso chiedervi come sta vostra sorella?” “Molo meglio ora, è al sicuro, da
nostro zio…” “Sono contenta per lei, sapete come fosse finita in quella
situazione?” “Quei vigliacchi l’hanno sorpresa con solo due guardie come
scorta, le hanno uccise e hanno cercato di catturarla, ma lei è riuscita a
fuggire e poi ha avuta la fortuna di incontrare voi, miei signori! Fece un
leggero inchino con la testa in direzione di Jack, ma comprendendo con quel
gesto tutti e quattro.” Sam sorrise “L’importante è
che sia salva… signore…” “Oh sono davvero un maleducato, non vi ho detto il mio
nome, perdonatemi, sono Henry Thomas Carbury Duca di Sendiburg, mi farebbe piacere se voi mi chiamaste Henry”
Poi sorrise amabilmente, guardando Sam. Daniel, che notò la mandibola di Jack
serrarsi, nel prolungarsi dello sguardo intervenne “Signore posso
chiedervi se conoscete un grande anello di pietra, con delle incisioni?” Il
Duca tolse finalmente lo sguardo da Sam per portarlo su Daniel “Un anello di
pietra? No… mi spiace…” Tutti e quattro i membri dell’SG1
ebbero un leggero segno di delusione, il Duca se ne accorse e alzò un
sopraciglio “Se per voi è importante, dispongo di una biblioteca che è a vostra
totale disposizione…” Daniel si illuminò “Grazie sarebbe perfetto!” Il Duca
sorrise “Bene, allora considerate la biblioteca come vostra!” Daniel sorrise
felice. Jack guardò il suo polso poi, ricordandosi che non aveva più l’orologio
riabbassò il braccio. “Credo che sia ora di ritirarci” Detto questo
si alzò, il Duca fece lo stesso e prima che Sam potesse alzarsi lui le spostò
la sedia e le porse il braccio, Jack, di nuovo, storse il naso, soprattutto nel
notare il sorriso con cui il suo secondo aveva premiato il gesto. Si fece
avanti e stando in piedi davanti a Sam le tese il braccio, il Duca non poté
fare a meno di lasciarla andare, mentre lei, arrossendo leggermente, posava di
nuovo la mano sul braccio del suo superiore. “Bene, è stato un piacere cenare
con voi” Jack sorrise al loro ospite, poi si voltò trascinando con sé Sam. Gli
altri due lo seguirono dopo aver a loro volta ringraziato il nobile.
Il Duca li guardò partire poi si
avvicinò a Gordon “Catherine mi ha detto che il Maggiore si è battuta come un
uomo e che i suoi compagni non hanno esitato un attimo!” Scosse la testa incredulo, “Sono persone eccezionali… devono essere
trattare con il massimo rispetto e che abbiano tutto ciò che desiderano” “Certo
signore” Gordon si inchinò leggermente, come per enfatizzare la sua obbedienza.
Sul volto del Duca si disegnò un sorriso, poi mormorò, più a se stesso che ad altri
“E’ forse lei la donna che ho tanto cercato?” Scosse la testa, avrebbe dovuto
scoprirlo, certo era bellissima, l’aveva notato già quella mattina,
ma ora, in abiti adatti, era magnifica, forte, coraggiosa, non poteva
dubitare delle parole della sorella… forse… forse.
Thia:
Eccoti accontentata…
Jolinar:
Grazie mille! Adoro le storie cappa e spada, quindi dovevo proprio scriverne
una!
23jo: Lunghetto? Direi che è un
eufemismo! Grazie mille, spade, duelli e cavalieri sono la mia passione!
Nahid:
Sono contenta che ti piaccia! Spero che continuerà ad
intrigarti! Il nostro Duca si interesserà a Sam…
ovvio, ma come si può farne a meno?!
Il mattino successivo Sam si
svegliò in un letto di piume, si alzò e andò alla finestra, indossava una
camicia da notte, la sera prima l’aveva trovata sul suo letto insieme ad una
spazzola per i capelli e ad un catino con dell’acqua calda. Spostò le pesanti
tende e guardò fuori, il cielo era limpido e nel cortile, su cui dava la
finestra, c’era ancora poco movimento. Un leggero bussare la distolse dalle sue
riflessioni. Indossò una pesante vestaglia e andò ad aprire la porta. Marion la
salutò sorridente, poi entrò, aveva con sé una pesante anfora ricolma d’acqua
calda. Chiacchierando la versò nel catino poi iniziò a sistemare il letto. “Non
ce n’è bisogno, faccio io!” Marion la guardò scandalizzata, poi si mise a
ridere complimentando ‘la sua signora’ per la bella battuta, Sam rimase
interdetta, poi lasciò perdere, meglio continuare quella commedia, sperando che
non sarebbe durata troppo a lungo. Mezz’ora dopo era pulita e rivestita. Aveva
chiesto di indossare pantaloni e camicia, ma Marion, sempre ridendo dello
scherzo, aveva estratto dall’armadio un vestito blu, con una sottoveste
azzurra, era simile a quello della sera precedente, le maniche erano lunghe e
la scollatura era presente, ma era più semplice, più adatto ad una tranquilla
giornata. Congedata Marion, uscì alla ricerca dei suoi compagni per vedere come
avrebbero organizzato la loro giornata. Non fece in tempo a bussare alla stanza
di Jack che la porta si aprì e ne uscì lo stesso servitore che era venuto la
sera precedente per accompagnarli. Le fece un inchino ed uscì, seguito da Jack
“Buongiorno Carter, dormito bene?” “Sì signore, lei?” “Assolutamente!” Si
sorrisero poi Jack continuò “Visto Daniel e Teal’c? Questo signore mi ha quasi
buttato giù dal letto… dice che la funzione inizia tra poco…” guardò Sam
interrogativo, ma non sapendo di cosa si trattasse lei alzò le spalle e scosse
la testa. “Oh eccolo! Daniel dobbiamo andare alla funzione!” Daniel era uscito
dalla sua stanza e Teal’c aveva fatto lo stesso pochi istanti dopo. “Scusa
Jack?” Daniel lo guardò interrogativo, il servo che si era tenuto in rigida
attesa per tutto il tempo intervenne “Signori, se volete seguirmi vi
accompagnerò alla Funzione della mattina” Poi inchinandosi aprì la porta e
iniziò a percorrere il corridoio. Daniel sorrise vedendo l’aria interrogativa
dei suoi compagni “Vi ricordo che siete dei nobili del medioevo!” Poi
sorridendo ancora si incamminò. “Daniel!” Jack lo raggiunse “Che diavolo
significa?” “Se non mi sbaglio stiamo andando ad assistere alla Santa Messa!”
Jack sgranò gli occhi facendo allargare il sorriso di Daniel “Sarà molto
interessante, le religione è un fattore essenziale nella vita di un uomo del
medioevo”. Teal’c alzò un sopraciglio “E quanto durerà Daniel Jackson?” “Oh
direi almeno due ore… e sarà completamente in latino” Jack sgomento non riuscì
a replicare nulla.
Due ore dopo uscirono dalla chiesa
del castello. Erano stati raggiunti dal Duca che li aveva salutati e poi si era
seduto accanto a loro, togliendo a Jack la possibilità di dormire e a Sam la
possibilità di distrarsi con altri pensieri. Teal’c non aveva mosso un muscolo,
ma sembrava sollevato di poter finalmente uscire. “Signori, volevo mostrarvi la
biblioteca” Daniel si illuminò “Sarebbe un piacere, non vedo l’ora di poter
studiare i vostri testi!”. Stavano attraversando il cortile interno, intorno
gli abitanti del castello erano nel pieno delle attività, uno dei cavalli del
Duca, uno stallone nero, che stava subendo la pulizia di rito si spaventò per
qualche rumore inatteso e scalciò violentemente, colpendo uno dei bambini che
stava giocando nel cortile. Il bambino proruppe in un grido e finì a terra
stringendosi con forza il braccio. Jack al grido si voltò velocemente portando
la mano alla cintura in un gesto automatico ma inutile, visto che le armi erano
rimaste su un altro pianeta, poi capendo cosa era successo si avvicinò al
bambino, fu il primo a raggiungerlo “Tranquillo, tranquillo” Cercò di calmarlo,
il bambino era in lacrime “Carter!” Sam cercò di fendere la folla che ormai
attorniava il ragazzo, invano, il Duca fu al suo fianco in un attimo
“Lasciateci passare!” Il tono di comando non sfuggì ai suoi uomini che
immediatamente si aprirono per far passare i nobili. Finalmente raggiunto Jack,
Sam si inginocchiò al suo fianco incurante del fatto che così facendo sporcava
il vestito “Puoi fare qualcosa?” Sam guardò dubbiosa il braccio del bambino,
poi gli fece un bel sorriso “Come ti chiami?” Il bambino tirò su con il naso
“Billy” “Che bel nome! Billy posso dare un’occhiata al tuo braccio?” Il bambino
annuì sempre tirando su con il naso, Jack gli sorrise “Vedrai è la più brava
infermiera che conosco!” Il bambino annuì anche se molto probabilmente non
aveva la più pallida idea di cosa fosse un’infermiera. Il bambino tolse la mano
che stringeva il braccio e mostrò la ferita a Sam. “Signore è rotto… non sembra
una brutta frattura, però se qui hanno un medico sarebbe meglio farlo fare a
lui…” Il Duca, che era rimasto in disparte, intervenne “C’è un medico, l’ho già
mandato a chiamare” Jack annuì: pratico ed efficiente, sarebbe stato un buon
ufficiale. Una donna però si fece avanti, il capo chino “Signor Duca, il medico
è fuori città, una donna ha avuto delle complicazioni durante un parto, non
tornerà prima di domani…” Jack guardò verso Sam “Carter?” Lei scosse la testa
“Bisogna farlo subito…” rifletté un attimo poi continuò “Dobbiamo portarlo
dentro” Si alzò, Jack prese il piccolo in braccio e seguirono il Duca che li
portò in una stanza del castello. Daniel e Teal’c li seguivano. Sam assunse il
controllo della situazione e con pochi ordini ottenne tutto il necessario, poi
facendosi aiutare immobilizzò il bambino “Ora dovrai essere coraggioso, durerà
un attimo, farà male, ma poi tutto sarà finito” Il bambino annuì, Jack, che gli
teneva il braccio sano, gli sorrise “Tranquillo io l’ho fatto tante volte!”
Mentre ancora parlava, Sam, capendo che Jack stava distraendo il bambino,
rimise l’osso nella posizione originale. Billy gridò e poi svenne “Bene, ho
fatto, ora dobbiamo steccarlo” Quando rinvenne il lavoro era concluso. Con due
grandi occhi guardò il suo braccio stupito. Poi fece un largo sorriso a tutti i
presenti. Il Duca li fece uscire poi ordinò che al piccolo fosse portato del
latte caldo e qualche dolcetto per premiare il suo coraggio. Il bambino, che
aveva sentito l’ordine, sorrise tutto fiero. Poi anche il Duca uscì
raggiungendo i suoi ospiti che ancora una volta erano stati capaci di
sorprenderlo. Uscendo fece un inchino a Sam “Vi ringrazio, senza di voi il
piccolo Billy avrebbe perso il braccio e chissà forse anche la vita! Non sapevo
foste anche un medico! Siete una donna piena di sorprese!” Sam sorrise “Non
sono un medico, ma ho dovuto imparare… essendo spesso a contatto con soldati
feriti…” Il nobile rimase sorpreso “Non avete dei medici? Una donna non deve
avere a che fare con la guerra!” Jack sorrise nel vedere il cipiglio assunto da
Sam, dire a Carter cosa una donna può o non può fare era un grande errore,
intervenne per salvare il Duca “Carter è una donna speciale, signore… da noi è
una scienziata, una guerriera e se serve anche un medico! Se la consola sappia
che anche se la conosco da anni riesce ancora a stupirmi!” Sam arrossì a quel
complimento, niente affatto velato, del suo superiore. Teal’c inchinò la testa come
a confermare l’opinione espressa da O’Neill e Daniel annuì. Il Duca si inchinò
ancora a Sam “Ebbene allora signora, voi siete unica!” e le sorrise porgendole
il braccio. Poi la guidò, seguito dagli altri fino alla biblioteca. Quando aprì
la porta lasciò senza parole non solo Daniel ma anche O’Neill che fece un
fischio di ammirazione “Ecco il paradiso di Daniel su terra!” L’archeologo non
rispose, rapito dai centinaia di libri che facevano bella mostra di sé su
decine di scafali. La biblioteca aveva un grande tavolo al centro, ampie
finestre, schermate con delle tende, la illuminavano, le pareti erano ricoperte
da libri, mentre al pavimento c’erano tappeti, così che i passi non
risuonavano. Un vero paradiso… almeno per Daniel. L’archeologo non attese il permesso,
stava già, con febbrile eccitazione, passando la mano sui dorsi dei libri, alla
ricerca di un titolo interessante. Jack sorrise “Bene direi che possiamo
lasciarlo qui” Il Duca sorrise nel vedere l’estasi sul volto del giovane, Jack
alzò leggermente la voce “Daniel cena alle otto!” Daniel alzò la mano
facendogli un breve cenno, la testa da tutt’altra parte. Lo lasciarono lì, il
Duca attese che Sam e Jack si cambiassero poi fece loro visitare il resto del
castello, Teal’c lo persero in armeria, mentre Sam rimase affascinata da quello
che sembrava un vero e proprio laboratorio di un mago, ma che in realtà doveva
essere quello di uno scienziato. Quando questi arrivò, mandato a chiamare dal
nobile si dimostrò essere un gentile vecchietto che, piacevolmente stupito
dalla precisione delle domande di Sam, iniziò a mostrarle tutti i segreti del
laboratorio, il Duca e Jack la salutarono e li lasciarono soli. Non passò molto
tempo e il nobile arrivò all’argomento che più li premeva “Colonnello, posso
chiedervi se il Maggiore Carter è sposata?” Jack quasi si strozzò con il suo
vino, l’idea era assurda, la sua Sam sposata! “Certo che no!” Scosse la testa
trovando l’idea ridicola “E’ forse promessa?” Jack alzò la testa guardando il
Duca dritto negli occhi, non gli piacevano quelle domande, soprattutto unite ai
complimenti e alle continue e assolutamente esagerate galanterie che questo
faceva continuamente a Sam. La risposta gli sfuggì dalle labbra “Sì” Il Duca
abbassò il volto, chiaramente dispiaciuto. Jack si morse la lingua, perché
aveva mentito? Non era giusto! “Cioè, più o meno…” Cercò di trovare una
soluzione alla sua menzogna “Lei non lo sa ancora…” E questa da dove gli era
uscita? Il Duca aveva alzato il volto speranzoso nel sentire le ultime parole
del Colonnello “Voi siete il suo signore… non siete voi a decidere?” Lui
decidere per Sam?! Se lei avesse sentito lo avrebbe ucciso! Quella
conversazione stava diventando alquanto difficile “Sì… ma è ovvio che tengo
conto delle sue… preferenze…” Dove si stava infilando! Sì, Sam lo avrebbe
ucciso, oppure lo avrebbe odiato e questo non avrebbe potuto sopportarlo! Il
Duca annuì, una nuova luce si era accesa nei suoi occhi “Domani vado a caccia
vi piacerebbe unirvi a me? Voi e Teal’c” Quel repentino cambio di discorso prese
di sorpresa Jack che, felice, acconsentì volentieri. Il Duca lo lasciò solo,
aveva degli affari da sbrigare e lui tornò alle sue stanze con l’impressione di
aver fatto un enorme errore. La sera capì anche il perché, gli sforzi del Duca
per piacere a Sam erano raddoppiati, malgrado Jack avrebbe creduto la cosa
impossibile!
Daniel non si presentò e il Duca
gli fece portare la cena in biblioteca. Sam invece raccontò con occhi luminosi
le scoperte fatte nel laboratorio, quel gentile vecchietto aveva delle intuizioni
geniali! Certo, era ad anni luce dalla scienza o dalla chimica che aveva
studiato lei, ma comunque era già vicino a molte scoperte che avevano
rivoluzionato la scienza sulla Terra! Dopo cena andarono a recuperare Daniel,
dovettero quasi costringerlo, ma alla fine, lo portarono a letto. Non aveva
ancora trovato niente sullo Stargate: questa la prima domanda di Jack, ma aveva
scoperto molti libri estremamente interessanti, Jack lo aveva interrotto in
malo modo, ancora innervosito per la corte spietata del Duca a Sam, e l’aveva
messo a dormire. Poi con un incipiente mal di testa era andato a dormire anche
lui, sarebbe stato un soggiorno più difficile del previsto, si addormentò con
l’immagine di Sam che sorrideva al Duca e non dormì affatto bene.
Il mattino dopo partì, insieme a
Teal’c, per la partita di caccia. Per loro fortuna si trattava di falconeria
così che non dovettero fare altro che seguire a cavallo le evoluzioni dei
splendidi falchi del Duca.
Ilaria8: Grazie mille!
FairyFlora: Sì, questo è il
vantaggio di Stargate, si possono esplorare tutte le epoche, passate e future!
Non sono un esperta di Narnia… ho visto solo i film… ma in effetti il
salvataggio di una fanciulla è abbastanza un classico, nel medioevo… funziona
sempre!
Jolinar: Grazie mille… in realtà mi
ispirava più il classico leone inglese… ma Grifondoro va benissimo!
Nahid: Accidenti! Addirittura dal
cell! Anche se Dante forse, a buon titolo, si offenderebbe! Io comunque ne sono
super orgogliosa! Grazie! E visto il periodo ripieno di compiti ed esami, sono
contenta di offrire un piccolo diversivo!
Thia: Che dire? Prego! Contenta che
ti piaccia!
Aggiornerò più tardi del solito… mi
dispiace, sarà per domenica 17 o lunedì 18… ma questo non è un capitolo con
della suspense finale… quindi spero mi perdonerete il ritardo!
Le settimane proseguirono, Daniel
passava la maggior parte del tempo in biblioteca, a volte Sam gli faceva
compagnia e lo aiutava, altre volte era Teal’c, ma la loro ricerca non portava
a nulla, sembrava che su quel pianeta non ci fosse mai stato uno Stargate.
L’estate, che li aveva accolti in quel nuovo pianeta, volse al termine e iniziò
l’autunno, le passeggiate a cavallo che li distraevano e che Jack imponeva a
Daniel, divennero sempre più rare, facendosi il tempo sempre più freddo. La
vita caotica e movimentata, piena di imprevisti a cui erano abituati, era
scomparsa, esplosa insieme all’al’kesh. Il Duca continuò ad essere estremamente
gentile con Sam, ma, almeno da quanto ne sapeva Jack, non si era fatto avanti.
Lui divideva il suo tempo tirando con l’arco, passeggiando a cavallo con Sam,
chiacchierando con lei nelle loro stanze, quando pioveva, oppure allenandosi
con Teal’c. Aveva inoltre scoperto, durante una delle loro passeggiate, un
piccolo lago, poco distante dalla città ma nascosto, lontano dalla strada, lì
andava a pescare e a riflettere. Quel mondo con i suoi ritmi così lenti, non
gli stava forse offrendo una possibilità? Non era forse ora di rassegnarsi? Non
dovevano iniziare a considerare quel nuovo pianeta la loro casa? E se così
fosse stato non poteva, lui, sperare di avere finalmente la possibilità di
stare con Lei? Quelle domande lo tormentavano, ma quando Sam lo guardava o gli
sorrideva, non gli sembrava che anche lei pensasse alle stesse cose? Ma era
giusto arrendersi? Sam non aveva ancora trovato una soluzione per la tritonina
di Teal’c, certo per ora non era ancora un problema, ma sebbene i mesi
passassero lentamente, le scorte di Teal’c diminuivano! E la Terra? Certo,
sapeva che di lui potevano fare a meno… ma Sam e Daniel erano importanti,
troppo importanti, e anche Teal’c avrebbe potuto fare la differenza tra la
sopravivenza del pianeta o la sua sottomissione ai Goa’uld, quante volte era
già stato così? Accidenti! Sembrava proprio che anche in quel lago non ci
fossero pesci!
Jack salì gli scalini a due a due,
fischiettando, entrò nella loro ala del castello e per poco non si scontrò con
un omino di poco più alto di Thor, sorrise a quel paragone, poi notando
l’inchino che l’uomo gli rivolgeva portò la sua attenzione su di lui “Signore
sono Saval de Grodin sarto della città, sono qui per confezionare i vostri
vestiti per la festa” Jack lo guardò perplesso: la sua camera era piena di
vestiti, non gliene serviva un altro… Sam entrò in quel momento, accompagnata
da Teal’c “Carter sai niente di una festa?” Sam lo guardò perplessa, ma fu il
sarto a rispondere “Si tratta della festa di Fine Autunno!” Era chiaro che per
lui era un’ovvietà “La festa di Fine Autunno del Duca di Sendiburg è conosciuta
in tutto il regno, vi parteciperà tutta l’alta nobiltà!” Jack fece una leggera
smorfia poi sussurrò a Sam “Non ti ricorda Thor?” Sam trattenne a stento una
risata, la somiglianza era notevole, se solo avesse avuto gli occhi un po’ più
grandi! Il sarto non si accorse dell’ilarità che generava, ma inchinandosi a
Sam le chiese il permesso di prenderle le misure per l’abito, lei ovviamente
acconsentì e il sarto iniziò ad indaffararsi intorno a lei con un metro,
borbottando “Occhi blu, capelli biondi… direi blu… quel blu scuro sì… con
sottoveste ricamata… blu sì…” Jack lo guardava divertito, poco dopo toccò a
lui, poi fu il turno di Teal’c e di Daniel che li aveva raggiunti, dopo un
altro infruttuoso pomeriggio in biblioteca. Quando ebbe finito, il sarto si
accomiatò dicendo loro che avrebbero ricevuto i vestiti in tempo. Il giorno
dopo l’aria di festa si impossessò del castello, i primi nobili, che avrebbero
partecipato arrivarono e la servitù fu impegnata nei preparativi, tutto il
castello fremeva, perfino Daniel non ne restò estraneo e passò poche ore in
biblioteca. Il giorno prima della festa i vestiti arrivarono, erano racchiusi
in un pesante tessuto e nessuno li vide fino a che non fu il momento di
indossarli. Per tutto il giorno ci furono gare e banchetti, anche se tutti
aspettavano con impazienza la sera. A pomeriggio ormai inoltrato tutti si
ritirarono nelle loro stanze, per indossare i vestiti più belli in loro
possesso. Sam, aiutata dalla ormai fedele Marion, tolse il tessuto che copriva
il vestito e lo vide. Era magnifico, niente a che vedere con tutto quello che
aveva indossato fino ad allora era blu, ma definirlo tale era riduttivo, non
conosceva il tessuto, ma cambiava ad ogni movimento, a ogni cambiamento di
luce, passava da un blu profondo a un blu cielo ad un blu mare ed ad altri
centinai di blu che non sapeva definire, ma il vero capolavoro era la
sottoveste, era anch’essa blu, ma di un blu più chiaro ed era ricamata ad
arabeschi in fili d’argento. La stessa Marion rimase senza parole. I capelli
che in quei mesi non aveva più tagliato, le furono raccolti a chignon,
trattenuti con un nastro che aveva lo stesso colore del vestito. Sam si guardò
allo specchio e quasi non si riconobbe, era in tutto e per tutto una nobildonna
del medioevo, per un attimo la cosa la spaventò poi però, un sorriso le nacque
sulle labbra, si sentiva bene! Marion, che nell’osservarla era rimasta in
silenzio, cosa alquanto rara, andò ad aprire alla porta quando si fece sentire
un energico bussare. Sam si voltò, il sorriso sulle labbra, conosceva quel
bussare! Non si sbagliava, Jack la stava guardando dalla porta, il sorriso
sulle labbra. Anche lui indossava una giacca dello stesso blu che indossava
lei, i pantaloni erano invece neri, ma la camicia di cui si intravvedevano solo
piccole parti era dello stesso tessuto della sua sottoveste, il sarto li aveva
vestiti come una coppia, Sam sorrise a quell’idea e vide negli occhi di Jack la
stessa idea. “Allora siete pronti?” Daniel si affacciò alla porta interrompendo
lo scambio di Sam e Jack, Marion invece si era fatta rispettosamente da parte
“Sì Daniel aspettavamo solo te!” Anche Daniel era vestito in blu, ma non dello
stesso tessuto, l’effetto era comunque estremamente elegante. Uscirono dalla
stanza, lei con la mano sul braccio di Jack, avevano preso quell’abitudine
ormai da tempo, certo era per la loro copertura, ma ormai, se passeggiavano o
si muovevano, lui le porgeva il braccio e lei non esitava a prenderlo. Teal’c
li attendeva davanti alla sua stanza, come Daniel vestiva di blu, ovviamente
ogni abito aveva taglio, fattura e colori leggermente diversi, così l’insieme
era estremamente armonioso. “Siete molto elegante Maggiore Carter” “Grazie
Teal’c anche tu stai molto bene!” Teal’c inchinò la testa in segno di
ringraziamento. Poi tutti e quattro si avviarono alla festa. Quando fecero la
loro entrata la maggior parte dei nobili erano già presenti. Daniel si eclissò
velocemente con un “Devo parlare con quel signore…” il Duca glielo aveva
presentato a pranzo, sembrava fosse uno studioso di storia. Teal’c invece seguì
O’Neill e Carter verso il loro ospite che era al centro di un gruppo di signore
“Henry ti dispiace presentarci?” Il Duca si voltò verso di loro e nel vedere
Sam i suoi occhi si spalancarono, tutte le dame la guardarono, gelose, nessuna
di loro raggiungeva la sua bellezza, ma non era solo una questione estetica,
Sam era semplicemente radiosa e Jack si beava della sua bellezza, così come
sembrava farlo ogni uomo che aveva posato i suoi occhi su di lei quella sera.
“Certo Jack, Samantha, Teal’c, vi presento la signorina Duffrey, la signorina
Dervar, la signorina Burry e la signorina Faraney” erano passati al tu ormai da
parecchio tempo, certo Jack non poteva sopportare il modo in cui il Duca
corteggiava Sam, ma dopo aver passato del tempo con lui non poteva negare che
si trattava di un uomo giusto che meritava tutto il suo rispetto e perché no
anche la sua amicizia. Il banchetto durò parecchie ore, poi fu la volta delle
danze, Sam ricevette almeno quindici inviti, Jack li aveva contati, prima che
gli uomini capissero che non intendeva ballare. Non che non avrebbe voluto, ma
si trattava di balli medioevali, di gruppo, non aveva la più pallida idea di
come si ballassero. Jack ne fu felice, ma tutti gli aspiranti conquistatori ne
rimasero alquanto delusi, Duca incluso, che aveva sperato di poter ballare con
lei quella sera. Videro Daniel di rado, chiaramente il suo interlocutore era
fatto della stessa pasta, perché rimase a parlare con lui per tutta la sera,
mentre Teal’c stette sempre rigido in silenzio, intervenendo nella
conversazione solo se direttamente chiamato in causa. Quando ritenne che non
avrebbe offeso il suo ospite si ritirò. Daniel lo seguì poco dopo, la maggior
parte degli ospiti si stava ritirando. Finito un ennesimo ballo il Duca si
avvicinò a Jack e Sam, “Jack mi raccomando domani all’alba!”“Cosa?”Henry sorrise “La Caccia! Te l’ho detto! La prima caccia d’inverno è
importantissima, se riusciremo a catturare un cinghiale od un cervo allora
l’inverno sarà mite!” “Oh certo” Jack aveva completamente dimenticato di aver
promesso di partecipare. Teal’c era stato più preveggente e aveva declinato
l’invito, dicendo che doveva aiutare Daniel. “Bene allora a domani!” Il Duca
rivolse il suo affascinate sorriso a Sam, poi visto che una nuova danza era
iniziata ritornò in pista seguito da una dama. “Bene Carter, visto i miei
impegni di domani direi che mi devo ritirare!” “Certo signore” Detto questo si
alzò e tese la mano, aspettando che Jack offrisse il braccio, cosa che lui non
fece “Carter se vuoi rimanere…” Sam gli sorrise “No signore, verrò con lei”
Jack sentì un leggero brivido, era una sua fantasia o aveva calcato con enfasi
sul lei? Le offrì il braccio sorridendo poi insieme si incamminarono, ben
presto i corridoi iniziarono ad essere vuoti “Signore voi ballate?” “Certo
Carter! Ma la mia specialità è il walzer, che qui non hanno ancora inventato!”
Sam lo guardò stupita, ecco che scopriva una nuova cosa sul suo superiore
notando lo sguardo stupito Jack fece la faccia offesa “Non mi credi?” “Sì,
signore” Jack strinse gli occhi per scrutarla “Sì mi credi o si non mi credi”
Sam rise poi vedendo la sguardo fintamente offeso aggiunse “Le credo signore!”
Erano giunti nella loro ala, la luce di candela che li aveva guidati fino a lì
non c’era più, probabilmente visto l’ora le candele erano state spente, ad
illuminare l’ampio corridoio sul quale si aprivano le loro stanze era solo la
luce delle due lune, sorte qualche ora prima. Jack si allontanò da Sam “Sento
un velo di ironia!” “No signore!” Sam stentava a rimanere seria, le loro voci
ora erano basse, per non svegliare Teal’c e Daniel. Jack si fece avanti e con
grande sorpresa di Sam le prese un mano e le posò l’altra alla vita. Lei lo
guardò, improvvisamente agitata, sul volto di Jack c’era un ampio sorriso, non
si era accorto del suo turbamento “Pronta?” Non attese la risposta e si mosse a
passo di danza, disegnando sul pavimento le figure del walzer, Carter non ci
mise molto a cogliere il ritmo e ben presto si mossero in perfetta sintonia. I
minuti passavano, la testa di Sam, non si sa bene come, aveva finito per
appoggiarsi alla spalla di Jack. Poi Sam alzò il volto e fissò gli occhi in
quelli di Jack, i loro sguardi si legarono, improvvisamente lamusica risuonò nelle loro orecchie, mentre
la stanza scomparve. Piano piano i loro movimenti si fecero più lenti fino a
che non si arrestarono, i corpi ancora vicini, troppo vicini, le mani
allacciate, il loro respiro si fondeva con quello dell’altro. Con estrema
lentezza Jack si avvicinò ancora di più a Sam, le loro labbra si sfiorarono
dolcemente. Un rumore di passi li fece allontanare velocemente, Daniel entrò
dalla porta “Siete ancora svegli?” Il giovane li guardò sbadigliando, Jack
rimase un attimo in silenzio, ancora sopraffatto dalle emozioni che aveva
provato solo un secondo prima “Tu, piuttosto, non eri andato via almeno un’ora
fa?” Daniel lo guardò, stupito dal tono brusco “William voleva darmi un libro…”
“Oh certo! Il tuo amico scribacchino!” Sam sorrise nel leggere, anche nella penombra,
sul volto di Jack, l’irritazione. Interruppe la discussione intervenendo “Io
vado a dormire, Daniel, signore… a domani” Guardò verso Jack e gli sorrise,
dolce, una leggera promessa negli occhi… domani.
Aprì la sua stanza e vi entrò, il cuore che non smetteva di battere
all’impazzata.
“E’ uno storico, comunque… me ne
vado a dormire anche io, domani ho del lavoro, buona notte Jack” Detto questo
aprì la porta della sua stanza e vi entrò. Totalmente inconsapevole di quello
che aveva interrotto. Jack guardò verso la porta di Sam… e se avesse bussato?
Per dargli la buona notte magari… no meglio di no, ora sapeva, ci sarebbe stata
un’altra occasione, Sam non lo aveva respinto! Domani, aveva detto domani! Un
sorriso trionfante gli apparse sulle labbra, non lo aveva respinto! Jack andò a
dormire, domani il Duca aveva interesse a prendere il suo cinghiale in tempo di
record! Si addormentò con il sorriso sulle labbra, nella stanza a poca distanza
dalla sua, Sam fece lo stesso.
Ilaria8: Tranquilla! Come vedi Sam ha
le idee molto chiare!
23jo: Figurati… è un periodo pieno
di impegni per tutti! Sono contenta che ti piaccia comunque, malgrado il
periodo non ti faccia impazzire, io lo adoro! Ho tentato di rendere il Duca più
affascinate possibile… ma in effetti nessuno può competere con il nostro Jack!
Thia: Spero sia valsa l’attesa! Per
il Duca… povero, ma in fondo è il destino di tutti quelli che mettono gli occhi
sulla nostra Sam e non si chiamano Jack O’Neill!
Nahid: Domenica è arrivata e come
promesso ecco un nuovo capitolo! Daniel e le biblioteche si sa sono una cosa
sola, quindi non è difficile immaginarlo immerso fino alla punta dei capelli
tra i suoi amati libri!
FairyFlora: Jack che si incastra…
sì in effetti è una sua specialità! Spero di averlo reso bene anche in questo
capitolo… anche se è una situazione un tantino atipica!
Un leggero bussare lo svegliò, un
servo fece il suo ingresso, il Duca intendeva partire all’alba. Jack si lavò e
indossò i vestiti di cuoio adatti ad una lunga cavalcata. Sorrise
nell’indossarli, ormai ci aveva fatto l’abitudine. Scese in cucina
fischiettando, i servi lo accolsero con sorrisi e offrendogli dolci e vino.
Ormai lui e Sam erano i preferiti dalla servitù, tutti amavano il piccolo Billy
e tutti sapevano che solo il loro tempestivo intervento l’aveva salvato,
inoltre nessun nobile rideva e scherzava con loro come invece faceva Jack e
nessuno era gentile e li trattava alla pari come Sam. Daniel lo vedevano ben
poco, mentre Teal’c faceva un po’ paura, nessuno aveva mai visto un uomo con
quel strano colore della pelle, poi tutti l’avevano visto addestrarsi insieme a
Jack con la spada e il suo solito mutismo non aiutava le cose. Fatta una lauta
colazione sorridendo alle sguattere e giocando con due bambini che si
divertivano ad inseguirlo, si avviò alle stalle. “Buongiorno Henry!” Il Duca
che stava scegliendo la lancia per la caccia lo guardò sorpreso “Da quando in
qua sei di buon umore la mattina presto?” Un ampio sorriso si disegnò sulle
labbra di Jack “Nulla… è una splendida giornata tutto qui!” Il nobile aggrottò
la fronte sospettoso, poi si dedicò di nuovo alla scelta delle armi “Tieni!”
Jack si avvicinò a lui per prendere una spada “Perché?” “Sempre meglio averne
una… i cinghiali non sono bestie docili!” “Oh certo…” Jack si sistemò la spada
al fianco, si era addestrato con Teal’c, ma non si poteva dire che era un
maestro! Avrebbe preferito senza dubbio il caro e vecchio P90! “Tieni anche
questo… questo e… questa?” Henry gli porse un pugnale, un arco con faretra e
una lancia. “Ma stai scherzando? Questi li prendo, ma la lancia no grazie,
niente da fare sta a te prendere il cinghiale!” “Come preferisci, ma vorrai
averla presa se un cinghiale ti punterà!” Jack fece una smorfia, ma posò
comunque la lancia, era inutile, non aveva intenzione di infilzarci un animale
comunque! Poco dopo partirono, erano in quindici, a cavallo, tutti con le
lance, tranne Jack. La mattinata passò infruttuosa, Jack iniziava a
spazientirsi, aveva sperato di passare il pomeriggio con lei, sorrise, poi fu
interrotto da un brusco cenno del Duca “Jack, Peter, Fill e Greg con me Gordon
predi gli altri e fai il giro, lo prediamo!” Lo sguardo acceso, spinse il
cavallo ad avanzare, Jack con un sospiro lo seguì era stato così da quella
mattina, lui non ci trovava proprio nulla di eccitante. Fecero un centinaio di
metri poi, alzando il braccio, il Duca intimò l’alt. Jack vide la sua schiena
irrigidirsi, un solo pensiero gli attraversò la mente “Qualcosa non va”. Un
fischio secco e un gorgoglio, lo fecero voltare, l’uomo che gli era dietro
cadde da cavallo, una freccia gli spuntava dalla gola “Imboscata! Giù!” Non
ebbe il tempo di finire la frase che una freccia finì nel corpo di un altro
soldato che li accompagnava, si gettò da cavallo mentre un sibilo passava sopra
di lui. Il Duca gridò e Jack si alzò per raggiungerlo era ancora a cavallo un
freccia piantata nella coscia. Lo afferrò e lo spinse tra i cespugli, un altro
dardo passò dove poco prima c’era la testa di Henry, l’ultimo uomo ancora con
loro cadde a terra, morto anche lui “Accidenti!” Il Duca tremava, la gamba era
già rossa di sangue, il dolore era lancinante. Jack cercò di vedere i suoi
aggressori, solo un piccolo movimento gli mostrò la loro posizione. Estrasse la
spada, lentamente, non voleva farsi trovare. Perché non aveva un P90! Scosse la
testa poi si voltò di nuovo verso il Duca “Ora vado a prenderli, tu rimani
giù!” lui si morse le labbra, sarebbe rimasto in silenzio, anche se il dolore
che si propagava dalla gambe avrebbe dovuto farlo urlare. Jack gli batté sulla
spalla per incoraggiarlo, poi strisciando si allontanò. Si appostò dietro ad un
cespuglio, non dovette aspettare molto che uno degli aggressori facesse la sua
comparsa, Jack lo colse di sorpresa e lo uccise, poi lo lasciò accasciato a
terra. Con il secondo fu meno fortunato, prima di morire ebbe il tempo di
emettere un grido, immediatamente due uomini gli furono addosso, armati di
spada lo attaccarono. Tutta la sua concentrazione fu impegnata a parare ed
evitare gli affondi, di attaccare nessuna possibilità, passarono alcuni minuti,
Jack iniziava ad ansimare, non sarebbe durato ancora a lungo. Un grido
proveniente da un quinto assalitore lo fece sobbalzare, per fortuna aveva
distratto anche gli altri “E’ qui!” Jack si voltò, aveva trovato Henry, che
coraggiosamente si era alzato in piedi, la spada sguainata, ma si reggeva a
malapena. Jack rinnovò gli sforzi e riuscì a ferire uno dei due aggressori.
L’altro allarmato si tirò leggermente indietro, ora un po’ meno sicuro. Jack si
voltò verso il Duca e lo vide perdere la spada, con un gesto fluido, estrasse
il pugnale e lo gettò sul l’uomo che stava per affondare la lama nel nobile. Il
pugnale raggiunse preciso la sua vittima che lasciò cadere la spada e rovinò
pesantemente a terra, morto. Il Duca si voltò verso di lui, gli occhi sbarrati,
ma quell’attimo di distrazione fu fatale a Jack, l’uomo che lo stava
affrontando ne approfittò e lo colpì al ventre, la spada affondò nella carne,
senza che nulla la potesse fermare, lo sguardo di soddisfazione del suo
carnefice si trasformò però in un grido di dolore mentre una lancia lo
trafiggeva, l’altro uomo che aveva solo ferito fece la stessa fine, Gordon
saltò giù da cavallo. Jack cadde in ginocchio, la mani strette alla spada,
abbassò lo sguardo, la camicia era rossa, non provava dolore, cadde ancora, lentamente.
Gli occhi ora erano rivolti al cielo, era azzurro, un sorriso gli increspò le
labbra, azzurri come i Suoi occhi… intorno provenivano suoni ovattati , grida,
ordini, tentò di alzare la testa, ma sembrava impossibile, poi un volto entrò
nel suo campo visivo sbatté le palpebre più volte e alla fine lo mise a fuoco
era Henry “Jack, perché lo hai fatto!” Jack lo guardò, di cosa parlava? Non
riusciva a capire, di nuovo la sua visione si sfuocò e un altro volto ora
sorridente, apparse davanti ai suoi occhi “A domani”, già ma lui non ci sarebbe
stato, quella consapevolezza lo fece reagire, di nuovo sbatté le palpebre, il
Duca gli stava dicendo qualcosa, ma lui non capiva, alzò la mano al collo e ne
estrasse le piastrine, quel semplice gesto gli costò una tremenda fatica,
“Dalle a lei…” Tossì, il dolore iniziava a farsi sentire, la parte ancora
cosciente si chiese quanto durava un uomo ferito al ventre… dicevano che durava
abbastanza ma che moriva comunque e tra terribili sofferenze. Sorrise, a volte
era meglio non saperle certe cose. Una voce interruppe i suoi pensieri “Cosa
non capisco!” Il Duca gli mostrava le piastrine, non aveva capito “Dalle a
Carter… voglio che le tenga lei… dille… dille” Un altro colpo di tosse, il
sapore metallico del sangue gli punse la lingua, ma non si arrese, voleva che
Sam sapesse “Dille che mi dispiace, che avrei tanto voluto esserci questa
sera…” Il Duca strinse la mano attorno alla sua, aveva capito, era stato così
sciocco da non capire, ma ora, ripensandoci, era ovvio, la amava, sorrise
all’uomo che gli aveva salvato la vita e che considerava un amico, capiva, come
si faceva a non innamorarsi di Samantha? “Glielo dirò” Jack annuì, poi gli
venne in mente ancora una cosa “Di loro… di tornare a casa, hanno bisogno di
loro… un tesoro nazionale…”. Poi si accasciò, gli occhi di nuovo al cielo, un
sorriso sulle labbra. “Signor Duca! Stanno arrivando! Dobbiamo andare!” “Non
possiamo lasciarlo qui!” Gordon lo prese per il braccio e lo fece alzare
“Signore, non c’è speranza per lui, dobbiamo andare!” Il Duca guardò attorno a
sé i suoi uomini attendevano un suo ordine, sarebbero rimasti, ma sarebbero
morti. “Andiamo!” Con un ultimo sguardo verso Jack si fece issare sul suo
cavallo e si gettò al galoppo circondato dai suoi uomini, ogni falcata era un
tormento, ma non era solo il dolore per la ferita, aveva lasciato a terra
quattro morti, i suoi uomini, i suoi amici, ogni passo lo avvicinava alle
famiglie a cui avrebbe dovuto dire, che per difendere lui, i loro mariti,
figli, padri, amici, erano morti… Strinse i denti ed andò avanti.
Sam era appena uscita nel cortile,
un grande sorriso sulle labbra quando fu raggiunta da Marion, “Signora!” Sam si
voltò Marion aveva tra le mani un pesante mantello “Dicono che presto
nevicherà…” Sam stupita guardò il cielo, era vero faceva freddo e il mantello
gli faceva piacere, ma nevicare? “Grazie Marion sei molto gentile” Prese il
mantello e lo indossò. Oggi non riusciva a stare al chiuso, il suo cuore non
aveva ancora rallentato, dalla sera prima, e lei attendeva con desiderio e con
una leggera ansia, il ritorno del gruppo di cacciatori. Quella mattina si era
alzata presto, sperava di vederlo, ma erano già partiti. Alzò il volto al
cielo, si era alzato un leggero vento e già delle pesanti nuvole si stavano addensando,
eppure era passata appena mezz’ora “Sam!” Si voltò e vide arrivare verso di lei
un Daniel con gli occhi luccicanti, l’eccitazione si leggeva in tutti i suoi
gesti “L’ho trovato!” Sam sgranò gli occhi “L’hai trovato?” “Sì, sì! E’ sempre
stato davanti ai miei occhi! Ho trovato lo Stargate!” Un pesante rumore di
cavalli lanciati al galoppo lo interruppe tutti e due si voltarono, nel cortile
arrivò un uomo, non aveva ancora arrestato il cavallo e già si gettò dalla
sella. Il Capitano delle guardie si avvicinò a lui correndo “Il nostro signore,
un agguato, ferito!” Il giovane ansimava il capitano lo scosse “Cosa stai
dicendo!” Sam si avvicinò insieme a Daniel, improvvisamente il suo cuore non
batteva più. Il soldato prese un profondo respiro poi si spiegò “C’è stato un
agguato capitano, il nostro signore è stato ferito da una freccia, hanno
cercato di inseguirci, ma siamo fuggiti, mi hanno mandato per avvertire il
medico” Il Capitano diede due secchi ordini poi si rivolse di nuovo al giovane
“Caduti?” Il soldato abbassò la testa poi annuì “Tre uomini e lo straniero” Sam
scosse la testa non poteva essere, non Jack, non lui! Non ebbe il tempo di
protestare perché Daniel la anticipò “Cosa?” Solo allora il giovane si accorse
di loro, si alzò in piedi e abbassò la testa “Mi dispiace signora, ha salvato
il mio signore, ma è stato ferito al ventre…” “No!” Sam non volle ascoltare
altro e si precipitò al castello, il vestito si strappò in più punti, ma lei
non ci fece caso, troppo concentrata sul raggiungere le sue stanze. Spalancò la
porta ed entrò, Teal’c la guardò sorpreso dalla sua irruenza, “Maggiore Carter
cosa…?” Sam non riuscì a rispondergli lasciando il compito a Daniel, che
sopraggiunse in quel momento, non sentì cosa rispose a Teal’c perché si fiondò
nella sua stanza. Due giorni dopo il loro arrivo aveva ritrovato la sua
uniforme, l’aveva fatta lavare e l’aveva riposta nel suo armadio, nel caso le
fosse servita. Ora si disfece del vestito che indossava, strappando nella
fretta i delicati lacci che lo chiudevano, ma nulla le importava, solo arrivare
da lui, solo Lui… pochi minuti dopo era pronta, rindossò il pesante mantello,
l’avrebbe tenuta al caldo, poi uscì, Teal’c e Daniel la stavano aspettando
“Cosa vuoi fare?” “Vado a prenderlo!” Teal’c non aspettò di sentire altro entrò
nella sua stanza, afferrò un mantello e si mise al suo fianco, Sam annuì.
Daniel si sistemò gli occhiali “Non credo…” Sam lo fissò, due occhi azzurri
fissi in altri altrettanto azzurri, ma fu Daniel a cedere “Aspettatemi…” Entrò
nella sua stanza indossò pesanti stivali e prese un mantello poi li raggiunse
“Andiamo” Sam che fremeva di impazienza si gettò giù per scale correndo, i due
uomini le tennero dietro. Raggiunsero la scuderia “Sella tre cavalli!” “Ma
signora! Sta nevicando!” Sam fece fatica a capire l’obiezione, poi uscì
all’aperto era iniziata la nevicata che era stata preannunciata. Si voltò di
nuovo verso il garzone “Ho detto di sellarli!” Il giovane che conosceva bene la
gentilezza della straniera, rimase sconcertato nel sentire il suo tono di
comando, duro, gelido. Si inchinò e si mise a preparare i cavalli. In pochi
minuti furono pronti, li presero per la cavezza e li portarono fuori, Sam non
ebbe il tempo di montare che si fecero udire delle grida, poi il rumore di
cavalli al galoppo. Il Duca e i suoi uomini entrarono, trattenendo a stento gli
animali. Il nobile, in testa, sarebbe caduto da cavallo se uno dei suoi uomini
non si fosse precipitato per sorreggerlo. Sam si avvicinò a lui “Dov’è?” gli
occhi del Duca si posarono su di lei, non l’aveva riconosciuta vestita in quel
modo, guardò oltre le sue spalle e vedendo Daniel e Teal’c con i cavalli, capì
le sue intenzioni, scosse la testa “Mi dispiace…” Sam non lo ascoltava “Dov’è!”
“Non… ho dovuto… mi dispiace…” Il medico arrivò e due soldati cercarono di
scostare Sam, ma il Duca li fece allontanare “Samantha, mi ha dato queste…”
Aprì la mano e Sam vide ciò che conteneva “No!” Gli occhi gli si riempirono di
lacrime “No!” Teal’c che si era fatto avanti le posò una mano sulla spalla, lei
si alzò e si gettò tra le sue braccia, piangendo, leggermente sorpreso il Jaffa
non attese molto prima di stringerla contro di sé. Se Jack aveva consegnato le
piastrine era chiaro che stava morendo e che lo sapeva, era il suo modo di dire
addio, non c’era più nulla da fare. Il Duca e i suoi uomini abbassarono gli
occhi davanti all’angoscia della donna che avevano tutti imparato ad apprezzare
ed ad amare, poi, per lasciare soli con il loro dolore quei tre compagni, Henry
si fece portare via, con sollievo del medico e dei soldati.
Ilaria8: Beh se eri dispiaciuta per
Jack che non trovava pesci… dopo questo capitolo mi maledirai!
Jolinar: Grazie! Ecco… le ferie
sono finite! Era ora di dare una bella svolta alla storia… così da incurabile
romantica divento una terribile sadica! (E sadica forse è riduttivo… io mi dico
di peggio!)
Nahid: Sì Daniel è perfetto per
queste scene! Avrà un enorme parafulmini per proteggersi dalle nostre
maledizioni! Come dice Jolinar siamo delle gran romantiche e cosa c’è di più
romantico di un valzer sotto la luna, con degli abiti da sogno? Un classico
intramontabile a cui neanche Sam e Jack possono resistere!
23jo: Grazie mille! Mi prendo i
complimenti finché posso! Ho l’impressione che dopo questo capitolo arriverà
dell’altro!
FairyFlora: Sì il ballo non è molto
da Jack… però ce l’avrà pure anche lui qualche dote nascosta… in fondo chi se
lo sarebbe mai immaginato fare vasi di terracotta!? Quindi per il nostro
piacere e quello di Sam, sa anche danzare! Il Duca… vedremo…
Kloe2004: Piccola svolta nella
storia… ora il problema è un tantino più grosso della lotta silenziosa per il
cuore di Sam… Grazie mille per i complimenti!
Thia: Sì! Hai troppo ragione! Ce
l’ha nel DNA! Jack già di solito si trattiene, ma credo, che in questa occasione,
sia stata particolarmente dura!
Hammond si tolse il cappello
dell’alta uniforme e sbottonò la giacca, poi si sedette alla sua scrivania, un
sospiro gli sfuggì dalle labbra, era ora di appendere la divisa al chiodo,
questa volta per davvero. Era appena stato alla commemorazione di tre dei suoi
migliori uomini, ma non aveva solo seppellito la sua squadra di punta, aveva
dato l’ultimo addio a quattro amici, certo Teal’c non aveva avuto una funzione
pubblica, ma era stato salutato con una cerimonia privata alla base dell’SGC
poche ore prima. Erano passati diversi mesi da quando aveva accettato quella
dannata missione per i Tok’ra, dopo aver mancato il randez vous, Hammond aveva
mandato l’SG4 a cercarli, ma la squadra era rimasta fuori per pochi minuti per
poi tornare sotto il fuoco nemico: dell’SG1 nessuna traccia. Allora aveva
contattato i Tok’ra che come al solito non si erano dimostrati collaborativi,
Hammond aveva dovuto rintracciare Jacob che grazie a Selmak aveva ottenuto
finalmente delle informazioni. Le notizie sembravano buone, l’SG1 era stata
catturata, ma era fuggita a bordo di un al’kesh, da quel momento Hammond era
scattato ad ogni allarme per le aperture non programmate, ma del colonnello e
dei suoi uomini, inspiegabilmente, nessuna traccia. Non avendo nessun elemento
non aveva potuto avviare le ricerche e dopo parecchie settimane aveva dovuto
dichiararli dispersi in azione, malgrado ciò, non aveva mai smesso di sperare,
l’SG1 era famosa per le sue ricomparse, forse erano solo nell’impossibilità di
raggiungere una porta, ma sarebbero tornati, ne era sicuro, così aveva
continuato ad attendere la loro comparsa ad ogni attivazione, ma invano. Poi
era successo ciò che più temeva, erano giunte le notizie. Bra’tac si era
presentato alla base, il volto scuro, le sue notizie erano pessime, aveva
saputo, da un suo Jaffa, che l’SG1 aveva rubato un al’kesh, ma che
quell’al’kesh aveva un problema ai motori, talmente grave da essere impossibile
da riparare. Hammond aveva obbiettato proponendo varie soluzioni, l’SG1 poteva
essersi, comunque, salvata! Ma Bra’tac le aveva smentite tutte, nessuna nave li
aveva raccolti, nessun pianeta era in un raggio utile dal mondo di partenza.
Hammond alla fine si era arreso all’evidenza, la sua squadra, i suoi amici,
erano morti. Aveva ufficializzato la cosa e organizzato le cerimonie, l’intero
SGC, incredulo, aveva partecipato, tutti amavano quella squadra, tutti
sarebbero morti per aiutarli e quasi tutti dovevano in un modo o in un altro la
vita a quei quattro.
Hammond sospirò ancora, sì, era ora
di ritirarsi, non riusciva più a reggere quelle situazioni, avrebbe cercato un
sostituto, qualcuno a cui affidare la base, poi sarebbe andato in pensione,
certo ci avrebbe messo un po’, trovare un valido ufficiale era difficile, ma
non avrebbe avuto ripensamenti. Presa quella decisione si alzò, si tolse la
giacca ed estrasse i dossier dei suoi ufficiali più graduati, il meglio era
trovare un sostituto direttamente tra i suoi uomini.
Sam non si presentò a cena e
neanche alla colazione del giorno successivo, Daniel bussò più volte alla sua
porta, ma, non ricevendo risposta, la lasciò sola. A pranzo fu Teal’c a bussare
“Maggiore Carter?” Sam aprì la porta “Arrivo” Indossava la sua uniforme e ai
piedi portava gli stivaletti d’ordinanza. Teal’c la guardò stupito, poi non
disse niente e la seguì fino alla sala da pranzo. Daniel, che arrivava dalla
biblioteca, sgranò gli occhi nel vederla. Sembrava fredda, dura, lontana. Si
sedettero e mangiarono, Daniel cercò di fare della conversazione, ma Sam non si
prestò e con Teal’c era fatica sprecata, in particolare quel giorno, continuava
a guardare verso Sam preoccupato. Quando stavano per andarsene, furono
raggiunti da un servo. “Il mio signore chiede se potete passare da lui” Il
servo era visibilmente stupito, il suo signore chiedeva? Quello non era normale, in genere i suoi desideri erano
ordini! Daniel guardò verso Sam poi, vedendo che non rispondeva, annuì verso il
servo, che fece loro strada. Li accompagnò alla stanza del signore del
castello. Trovarono il Duca a letto, anche se aveva dei cuscini dietro la
schiena, così da poter stare quasi seduto. Fece loro cenno di venire avanti,
sul volto aveva uno sguardo grave, guardò verso Sam, ma non trovò la stessa
donna che aveva conosciuto, lo sguardo era chiuso, impenetrabile. Daniel ruppe
il silenzio che pesava sulla stanza “Abbiamo saputo che si rimetterà” “Sì,
dovrei riuscire di nuovo a camminare in poco tempo… ma non è per questo che vi
ho chiesto di venire…” Si interruppe, chiaramente in cerca delle parole “Io ho
causato la morte del vostro signore, io sono il responsabile, so che non potrò
fare nulla per sdebitarmi, ma devo la vita a Jack e farò per voi qualsiasi cosa
mi chiederete” “No” La risposta dura, quasi tagliente, era arrivata da Sam, sia
Daniel che Teal’c si voltarono verso di lei interrogativi, ma Sam continuò
“Jack è morto per proteggere un compagno, lo avrebbe fatto per chiunque,
esporsi per gli altri era il suo lavoro… lo ha sempre fatto…” gli occhi di Sam
si riempirono di lacrime e per un attimo riapparse lei, la donna che
conoscevano, ma fu un attimo, poi ricacciò le lacrime e il suo volto si chiuse
di nuovo “Non deve sentirsi colpevole” Henry la guardò, non sapeva se essere
sollevato oppure no, non sembrava del perdono… vedendo che non aggiungeva altro,
allungò il bracciò per raccogliere, dal cassetto del tavolino, le piastrine di
Jack, Sam non le aveva prese e lui era stato portato via “Queste… mi ha chiesto
di dartele…” Sam rimase immobile, di nuovo combattuta, quelle erano il simbolo
della sua morte, ma lui voleva che le avesse, lui aveva pensato a lei prima di
morire. Avanzò e le prese dalla mani del Duca, delicatamente, come se potessero
rompersi. Le guardò, il suo nome e i numeri di matricola… ci passò
delicatamente le dita sopra e chiuse gli occhi per un attimo, poi le infilò
attorno al collo insieme alle sue, vicino al suo cuore. Ma il nobile non aveva
finito “Potreste lasciarci soli?” Daniel e Teal’c annuirono e se ne andarono,
con un ultimo sguardo a Sam. Il Duca rimase in silenzio, cercando ancora una
volta le parole più adatte “Samantha… Jack mi ha chiesto di dirti che gli
dispiaceva… che avrebbe voluto essere con te quella sera” Gli occhi di Sam si
riempirono di lacrime e questa volta non riuscì a trattenerle, le scivolarono
sul volto e lei le lasciò scorrere, pensava che dopo aver pianto per una notte
intera le avesse finite, ma sembrava che non fosse così. Henry continuò, il
volto abbassato, rispettando il dolore di Sam “Ha anche aggiunto di tornare a
casa… ma… io vi chiedo di rimanere, non so quali doveri dobbiate assolvere
nelle vostre terre, ma io vorrei che rimanessi con me” Ecco, l’aveva detto,
sapeva che non era il momento, che non era giusto, ma sapeva anche che
l’avrebbe persa, se ne sarebbe andata, se lui non avesse chiarito ciò che
provava. Alzò gli occhi su di lei temendo la sua risposta, si sarebbe aspettato
di tutto, ma non quello. Sam sorrideva, non un sorriso beffardo, non un sorriso
divertito, ma un sorriso dolce. “Io lo amavo” Era semplice, diretto, sincero,
quella risposta valeva più di mille frasi e spiegava il suo sorriso, non voleva
ferirlo. “Dobbiamo tornare a casa, appena ci sarà possibile, ma ti ringrazio
per l’offerta e per la gentilezza con cui ci hai accolti in casa tua” Detto
questo si voltò per lasciare la stanza, ma Henry la richiamò “Alla fine… non
so, io non ho capito…” Sam si voltò interrogativa “Jack ha detto qualcosa… mi
sembra tesoro nazionale… non so cosa
significhi, credo delirasse…” Sul volto di Sam scese una lacrima, un sorriso le
apparse sulle labbra, “Io lo so” poi uscì dalla stanza lasciando il Duca senza
parole. La donna che era uscita non era la stessa che era entrata solo pochi
minuti prima. Gli dispiaceva che Samantha avesse rifiutato la sua proposta, ma
in cuor suo sapeva già cosa avrebbe risposto ed era felice che avesse trovato
la sua strada.
Sam uscì dalla stanza, il dolore
era ancora presente, forte, ma non più soffocante, non era più cieca
disperazione, ma una sorda ferita, grazie alle parole di Henry aveva ricordato
il suo Jack, l’uomo che amava, non l’uomo che giaceva solo, morto, nella neve.
Le sue piastrine si erano scaldate al contatto con la sua pelle e il ricordo
del dolce sorriso di Jack era ritornato, doveva andare avanti, dovevano
ritornare a casa. Si diresse in biblioteca e come si aspettava vi trovò Daniel
e anche Teal’c, stavano parlando di lei probabilmente, perché si zittirono nel
vederla entrare. “Daniel, ieri mi hai detto che avevi trovato lo Stargate…”
Teal’c alzò un sopraciglio confuso, almeno quanto Daniel, da quel repentino
cambiamento. “Sì… certo… allora, vi avevo raccontato di come il re di questi
domini, di cui Henry è un vassallo, ha per abitudine di premiare i suoi uomini
più fedeli con un Simbolo, onore di cui avrà diritto lo stesso Duca questa
primavera…” Per un attimo restò in silenzio, stupito che nessuno lo
interrompesse, ma quello era il compito di Jack…e lui non c’era più… Sam fece
un leggero sorriso per incoraggiarlo, come se gli avesse letto nel pensiero e
lui continuò “Comunque non si tratta di un solo Simbolo, ma di simboli diversi
per ogni cavaliere. Ricordate quando vi ho detto della tavola rotonda?” Sam e
Teal’c annuirono, Jack aveva riso e fatto battute su re Artù per tutta la
giornata, quando Daniel aveva accennato a quel dettaglio. “Ebbene è lì che il re
trova i simboli!” Sam capì immediatamente dove volesse arrivare “Lo Stargate!”
“Esatto! Non l’ho capito fino a che William non mi ha mostrato il suo libro,
sulla miniatura c’era un simbolo che ho riconosciuto all’istante e lui mi ha
spiegato che si trattava appunto di uno dei simboli dati dal re hai suoi
valorosi cavalieri!” Teal’c intervenne “Utilizzano lo Stargate come tavolo?”
“Sì probabilmente è stato sigillato in un’epoca remota e ora non avendone più
conoscenza lo utilizzano in quel modo, in orizzontale!” Sam annuì, digerendo
lentamente la notizia: sarebbero tornati a casa.
Il Duca avrebbe raggiunto la corte,
per ricevere l’ambito Simbolo, in primavera, ora con l’inverno sarebbe stato
impossibile viaggiare. Presa la decisione, Sam si diresse di nuovo nelle sue
stanze, voleva stare sola, voleva ricordare, aveva voglia di piangere, ma
questa volta per liberarsi, piangere pensando al suo sorriso e ai suoi occhi.
Dei leggeri passi la seguirono e quando si voltò davanti a lei c’era Teal’c, il
volto segnato dal dolore “Devo parlarle” Sam annuì, sapeva che sarebbe arrivato
quel momento, entrò nella stanza seguita da Teal’c. Appena chiusa la porta, il
Jaffa iniziò a parlare, lentamente, ma con forza “Devo chiederle perdono
maggiore Carter” Sam si voltò stupita, non era questo quello che si aspettava!
“Perché?” riuscì a chiedere “Avrei dovuto essere con lui, sarebbe ancora qui!”
Sam annuì, cacciando in gola le lacrime, sul volto di Teal’c, nelle sue parole,
c’era una tale angoscia, un tale senso di colpa, era stata così sopraffatta dal
proprio dolore da non vedere che accanto a lei anche gli altri soffrivano,
certo lo sapeva, ma non veramente. Si avvicinò al Jaffa e lo abbracciò, lo
tenne stretto a sé, poi parlò “Anche io avrei dovuto essere lì” Il Jaffa tentò di
protestare, ma lei sempre abbracciata a lui non lo lasciò parlare “Se fossimo
stati insieme forse sarebbe ancora con noi” Dovette interrompersi, la voce
rotta da un singhiozzo, questa volta fu Teal’c a stringerla un po’ di più tra
le sue braccia, allora, confortata dalla sua presenza, continuò “Ma è successo
e non è colpa di nessuno” Era la verità e lo sapeva, così come lo capì Teal’c.
Pianse tra le sue braccia, poi lui la lasciò sola, per ricordare.
Così attesero, Sam aveva smesso di
indossare i lunghi abiti medioevali, ora o indossava la sua uniforme oppure
degli abiti da uomo che si era procurata, non si sapeva bene come. Era
difficile vederla in giro, passava la maggior parte del tempo con Daniel e
Teal’c, con il primo cercava dettagli sullo Stargate, con il secondo
passeggiava, in silenzio, oppure si allenava, aveva trascurato troppo a lungo
il suo addestramento. Non era particolarmente cupa ma semplicemente si leggeva
sempre un certo dolore nei suoi occhi, una nostalgia. Quando erano insieme
tutti e tre e chiacchieravano, a ognuno sembrava strano non sentire le battute
di Jack, la sua ironia di cui andava tanto fiero, ogni tanto rimanevano in
silenzio, come se fosse il suo turno di intervenire, poi, proprio quel
silenzio, li riportava crudelmente alla realtà, non c’era più.
Appena le strade furono aperte, il
Duca diede l’ordine di partire, sapeva che i suoi ospiti erano, per qualche
motivo, impazienti di raggiungere la capitale, quindi per accontentarli non
indugiò. Viaggiavano con un ampio gruppo di servi e guerrieri. L’agguato della
festa di Fine Autunno aveva chiarito che qualcuno voleva impedirgli di arrivare
vivo a quel appuntamento, quindi meglio non rischiare. Tutto quel seguito,
però, rallentava l’avanzata, tenendo quell’andatura avrebbero raggiunto la
corte in due settimane, poi, Sam ne era sicura, sarebbero riusciti ad arrivare
allo Stargate e a tornare a casa.
Ilaria8: Confermo sadica è un gran
complimento! Io uso definizioni molto peggiori per me stessa!
23jo: Wow! Grazie! Esattamente
l’effetto che desideravo… sono proprio contenta di averti stupito e che ti
siano piaciute le varie reazioni! Grazie grazie!
Nahid: Perché ci divertiamo così
tanto??? Non lo so ma di sicuro noi siamo comunque più buoni dei sceneggiatori!
Loro sì che sono di una crudeltà inaudita!
FairyFlora: Uccidere un
protagonista è sempre difficile… ma quando ci vuole uno scossone…
Jolinar: Grazie mille! Sam indomita
mi piace un sacco, credo che adoro quel personaggio proprio perché sa essere
dolcissima, tenera e fragile, ma al contempo coraggiosa, dura e appunto
indomita!
Titina: Succede… ma la storia non è
finita!
Thia: Temo di non averti
accontentata questa volta… comunque non disperare! Non troppo almeno…
Jack aprì lentamente gli occhi, era
morto? Non provava dolore, non provava nulla, era come se non avesse più corpo.
Tutto intorno a lui era bianco, poi qualcosa di bagnato gli cadde su una
guancia. Per essere l’inferno era piuttosto freddo… solo allora si rese conto
che era zuppo d’acqua, riaprì gli occhi e questa volta capì, si trattava di
neve! Ma come era possibile? Aveva chiuso gli occhi solo un attimo e prima il
cielo era azzurro, se lo ricordava! Scosse le palpebre e cercò di alzare la
testa, un dolore al ventre lo trafisse e un gemito gli sfuggì dalle labbra.
Meglio non muoversi! Un debole scricchiolio gli fece però voltare la testa
verso la sua destra, una sagoma confusa si muoveva nella sua direzione, si
avvicinava, ma pian piano i contorni si fecero meno nitidi, poi Jack richiuse
gli occhi e fu riavvolto dalle tenebre.
Quando riprese conoscenza, un
piacevole tepore lo avvolgeva, proveniva dal ventre ed alzò la testa per
vedere, tutto sembrava girare, un uomo era accovacciato su di lui e dalle sue
mani proveniva un intensa luce. Non ebbe tempo di fare altro, la testa gli
ricadde indietro e lui svenne.
Si risvegliò di nuovo, non sapeva
quanto tempo era passato, ma si sentiva decisamente più presente, il suo corpo
ora era solido sotto di lui, si guardò intorno, era in una stanza piuttosto
spoglia, era steso su di un pagliericcio posto accanto al fuoco, che
scoppiettava allegro e che era l’unica fonte di luce, oltre che di calore.
Tentò di alzarsi su di un gomito, ma la testa si mise a girare, così rimase
fermo, poi quando si sentì di nuovo meglio, con più cautela si tolse di dosso
la coperta per scoprire il torso. Una ferita nuova faceva bella mostra di sé
appena sopra l’ombelico, Jack ci passo la mano sopra, era impossibile! Quella
cicatrice era vecchia di settimane, certo non era ancora perfettamente
richiusa, ma aveva già l’aspetto della guarigione! Non era potuto rimanere
svenuto per così tanto tempo! Poi un altro pensiero gli si affacciò alla mente,
quella doveva essere una ferita mortale, aveva consegnato le piastrine, non
c’era speranza per lui, forse Fraiser avrebbe potuto fare qualcosa con una sala
operatoria e diversi specialisti, ma quella non era la base e quindi era
impossibile che per qualche inspiegabile ragione fosse tornato a casa! La porta
si spalancò e un gelido vento lo fece rabbrividire. “Heilà! Finalmente ti sei
svegliato!” Jack, che si era di nuovo coperto si voltò verso l’uomo che era
appena entrato. Questo gli fece un sorriso e posò la fascina di legno che aveva
tra le braccia. Aiutato dalla luce del fuoco, Jack poté vederlo bene. Era
anziano, più anziano di qualsiasi persona Jack avesse mai visto, la sua faccia
era composta da un numero infinito di rughe, ma malgrado l’evidente età, non
sembrava avere difficoltà nei movimenti o essere debole. “Grazie” La voce di
Jack uscì rauca e lui se la schiarì. Due occhi verdi si fissarono nei suoi, con
un sorriso sulle labbra il vecchio si strinse nelle spalle, non aggiungendo
altro, “Sei stato tu a salvarmi?” “Sì” “Come hai fatto?” Il vecchi si alzò e
iniziò ad affaccendarsi intorno ad una pentola, poi, quando ormai Jack non se
lo aspettava più, rispose “Ti ho trovato nella neve… ringrazia che nevicava,
altrimenti ti avrei trovato morto, ti ho trovato con una spada nella pancia ed
un sorriso sul volto…” Jack rimase in silenzio, quei momenti erano confusi,
ricordava solo il volto sorridente di Sam, vedendo che non parlava il vecchio
continuò “Beh, mi è sembrata una cosa strana, così mi sono avvicinato e mi sono
accorto che eri ancora vivo, allora ti ho portato qui e ti ho curato” Di nuovo
si strinse nelle spalle come a dire che era una cosa normale. Jack non indagò
oltre, un delizioso profumino aveva riempito l’aria e lui si accorse di avere
fame. “Fame?” Gli occhi del vecchio brillarono, “Questa è la mia specialità!”
Gli porse una scodella ricolma di quello che sembrava stufato di coniglio, Jack
non si fece pregare, lentamente si tirò su e poi con voracità divorò in pochi
minuti la sua parte. Il vecchio lo osservò con evidente piacere “Bravo! Così ti
rimetterai in forze!” Jack iniziò a sentirsi stanco, le palpebre gli si
chiudevano, riuscì a coricarsi di nuovo e a tirarsi la coperta addosso, poi si
addormentò. Il vecchio aggiunse un coccio di legno al fuoco, di modo che stesse
al caldo poi uscì di nuovo nella neve. Jack si risvegliò, era di nuovo solo, si
mise a sedere, poi vedendo che la testa non gli girava, si alzò in piedi. Si
guardò intorno e vide nell’angolo della stanza, che sembrava essere tutta la
casa, una cassapanca, la aprì e vi trovò ciò che cercava, la camicia che
indossava la mattina che era partito per la caccia. Era chiaramente stata
lavata e rammendata, Jack osservò con un certo divertimento che lo squarcio
rammendato collimava perfettamente con la sua ferita. Rivestito fece qualche
passo nella stanza, la ferita tirava un po’, ma niente di più. Stanco, anche
dopo quei piccoli sforzi si sedette sulla panca vicino al tavolo, per
riprendersi, proprio allora il vecchio comparve. “Facciamo progressi!” “Direi
di sì!” Jack ricambiò il sorriso “Scusi, ma ieri non gli ho chiesto il suo
nome…” “Sono Garin” “Piacere! Io sono Jack” Il vecchio lo guardò come
aspettando un'altra domanda che infatti non tardò a venire “Da quanto sono
qui?” “Da quando ti ho trovato nella neve sono passate due settimane” Jack
sgranò gli occhi aveva dormito per due settimane! Sul suo volto improvvisamente
si dipinse l’orrore: erano due settimane che Sam, Daniel e Teal’c lo credevano
morto! Lei pensava che fosse morto! Si alzò dalla panca, troppo velocemente, il
vecchio lo afferrò prima che cadesse a terra e lo fece di nuovo sedere “Piano
piano!” “Devo tornare! Lei pensa che io sia morto, tutti lo pensano!” “Sam?”
Jack lo fissò stupito “Come…” “Oh non è stato difficile… non hai fatto altro
che pronunciare il suo nome!” Jack sorrise imbarazzato, era lei a popolare i
suoi sogni, lo sapeva, ma che fosse così evidente ad altri lo metteva in
imbarazzo. Garin sorrise poi ridivenne serio “Non puoi andare da nessuna parte,
mi spiace” “Perché? Sono prigioniero?” Jack sapeva che ora come ora sarebbe
stato per lui impossibile battere una mosca, figurarsi un uomo, anche se
vecchio, come Garin “No no!” Il vecchio scacciò l’idea con una mano e una
piccola risata “Non so se ne sei al corrente ma siamo in pieno inverno, è
impossibile viaggiare!” Jack lo guardò stupito “Non devo andare lontano, mezza
giornata a cavallo, devo andare a Sendiburg” Garin scosse la testa “Il passo è
completamente innevato, che sia a piedi o a cavallo è impossibile da
attraversare, dovrai aspettare il disgelo” Jack scosse la testa, non poteva! Lo
credevano morto! Scosse ancora la testa, ma che alternative aveva? Si fidava di
Garin, in fondo gli aveva salvato la vita, avrebbe dovuto aspettare, anche se
l’idea lo uccideva! Improvvisamente fu colpito da un ricordo, non sapeva se
aveva sognato o no, ma ricordava un vecchio teso su di lui e dalle mani del
vecchio proveniva una luce. La consapevolezza lo colpì, si voltò sconvolto
verso il suo salvatore “No! Non è possibile!” Garin lo osservava, leggermente
allarmato. Jack cercò un'altra possibilità, non potevano essere molte, si voltò
verso di lui e lo fissò negli occhi “Sei un Goa’uld?” Meglio posare la domanda
direttamente, Garin non si comportava come una testa di serpente, ma solo la
tecnologia per curare dei goa’uld poteva averlo guarito in quel modo e
collimava perfettamente con il suo ricordo. Il vecchio rimase sbalordito,
completamente senza parole, poi i suoi occhi si accesero, e sul suo voltò Jack
poté leggere indignazione, prima ancora che rispondesse seppe già la risposta
“No!” “Ok, allora un Tok’ra!” Vari sentimenti passarono sul volto del vecchio:
stupore, sbalordimento, ma anche dolore e una punta di rammarico, Jack lesse
tutte quelle emozioni sul volto del vecchio e ne fu stupito, non era da Tok’ra
mostrare così i propri sentimenti! Garin scosse la testa poi rispose, la voce
bassa “Non più… ma un tempo sì” Jack non fece commenti e il vecchio lo guardò
di nuovo, questa volta incuriosito “Non sei di questo mondo!” Jack annuì
inutile mentire. Garin lo guardò stupito, un largo sorriso si aprì sul suo
volto “Conosci i Tok’ra?” “Oh sì!” Non aggiunse un purtroppo, in fondo stava
parlando con uno di loro, ma il sottinteso fu chiaro a Garin che scoppiò a
ridere. Jack fu ancora più stupito “Questa poi! Un Tok’ra con il senso
dell’umorismo!” Garin rise ancora “Già, non è mai stato il nostro forte!”
ridendo si alzò per preparare il pranzo, Jack, che iniziava a sentire una certa
fame, ne fu contento.”Garin, non è che per caso sai come andartene da qui?”
Aveva posto la domanda con la speranza che il vecchio Tok’ra avesse un
comunicatore, oppure una nave nascosta da qualche parte, ma il vecchio scosse
la testa “No, mi dispiace, ho distrutto la nave con cui sono giunto, perché non
fossi tentato di ritornare… voi come siete giunti qui?” Jack capì che non
voleva approfondire la questione e rispettò la sua volontà così rispose alla
sua domanda e raccontò di come, la sfortuna e la fortuna insieme, li avesse
portati lì, lui e i suoi compagni. Mentre mangiava Garin, avido di
informazioni, lo interrogò su tutti gli avvenimenti che avevano coinvolto la
galassia in quegli ultimi cento anni, Jack lo poté accontentare solo per gli
ultimi sette. Fece attenzione a non rivelare nulla che non fosse già conosciuto
ai signori del sistema, era meglio non rischiare, se quella era un’astuta
trappola, ma Jack ne dubitava, non avrebbero saputo nulla da lui. I giorni
passarono e Jack si rimise in forze, iniziò a fare delle passeggiate e si
dovette arrendere all’evidenza, era impossibile avanzare in quella neve,
attraversare il passo sarebbe stato un suicidio in quel periodo dell’anno. Così
rinunciò, con l’amaro in bocca e la sensazione di tradire i suoi amici e Lei.
Una notte la sognò, indossava quel magnifico vestito blu, era in un’ampia sala,
solo la luna la illuminava e lei danzava da sola, le note soavi risuonavano
nell’aria, Jack sorrise, ma quando lei si voltò verso di lui vide che piangeva,
le lacrime le rigavano il volto, ma lei continuava a danzare; lacerato dalla
sofferenza che aveva letto nei suoi occhi volle correre da lei, stringerla tra
le braccia, ma era come se fosse trattenuto da mani invisibili, iniziò a
lottare con tutto se stesso, urlò verso Sam, la chiamò, ma lei sembrava
incapace di sentirlo. Poi la scena era cambiata bruscamente, lei rideva e
danzava, il sole le accarezzava il volto ma non era sola, era tra le braccia di
Henry. Se le sue lacrime l’avevano fatto soffrire, quella gioiosa risata lo
distruggeva, allora aveva urlato dal dolore. Così si era svegliato, completamente
bagnato del suo sudore, Garin dormiva poco lontano, per fortuna non aveva
urlato davvero, ma un terribile senso di gelo l’aveva invaso. Da quel giorno
aveva controllato ogni piccolo passo indietro dell’inverno, ed ogni
impercettibile avvicinamento della primavera.
Una sera, mentre mangiavano la
lepre che Jack aveva catturato quella mattina stessa, Garin gli raccontò infine
la sua storia. Era stato un Tok’ra, aveva lottato insieme ai suoi fratelli per
anni, insieme a loro aveva combattuto i goa’uld, poi in una sola giornata aveva
perso la donna che amava e i suoi due più fedeli amici, erano stati sacrificati
per la causa, da quel giorno era stato preso da un totale disgusto per tutta la
loro guerra, così era fuggito. Aveva cercato un pianeta non tracciato sulle
mappe, lontano dalle normali zone di passaggio dei goa’uld, un mondo in cui
vivere in pace. Aveva trovato questo posto e ora viveva come un eremita, solo,
ma in pace. Jack non aveva detto niente, capiva, non lo considerava un debole o
un codardo, lui stesso aveva abbandonato tutto quando aveva perso Charlie,
aveva abbandonato anche la sua vita, che però l’esercito aveva reclamato,
dandogli così una seconda possibilità. Il mattino dopo gli aveva fatto una
domanda “Se riuscissimo ad andarcene… verresti con noi?”, il vecchio Tok’ra non
aveva risposto, si era alzato ed era andato via.
I mesi passarono, le giornate si
fecero meno fredde e il sole rimase sempre più a lungo nel cielo. La neve si
sciolse e una sera Garin gli disse che poteva andare “C’è ancora parecchia neve
al valico, ma ce la farai e a valle sarà tutto più facile, con un po’ di
fortuna non morirai sotto una valanga e potrai raggiungere i tuoi compagni”
Jack lo ringraziò felice e faticò ad addormentarsi, l’eccitazione che saliva in
lui. L’avrebbe rivista! Avrebbe rivisto tutti loro, ma in particolare lei! Era
felice, ma un piccolo dubbio lo tormentava, quel dubbio risvegliato dal sogno,
lo scacciò, lei lo amava, lo sapeva, l’aveva letto nei suoi occhi la sera del
ballo! Ma lui era morto per lei… una vocetta continuava a sussurrarli quella
spiacevole verità, lui la mise a tacere e si addormentò, con un sorriso sulle
labbra, sì, tra poco l’avrebbe rivista!
Il mattino si svegliò all’alba, la
sera prima Garin aveva preparato una dose maggiore di stufato che ora era
chiusa in una ciotola, sarebbe dovuto bastare fino alla città, indossò tutti i
vestiti che aveva più, oltre al suo, un ulteriore mantello fatto di pelo, per
nulla bello, ma che l’avrebbe tenuto al caldo. Quando fu pronto per partire si
voltò verso Garin “Allora?” il vecchio rimase immobile poi sospirò “Non mi
dispiacerebbe vedere come state prendendo a calci i goa’uld… ma sono troppo
vecchio, è troppo tardi per cambiare idea, qui vivo bene e presto neanche il
mio vecchio amico riuscirà più a tenermi in vita… moriremo sapendo di aver
fatto un ultimo dispetto ai goa’uld… tenere in vita te!” Garin gli sorrise, sul
suo volto non c’era più il rimpianto, ma solo la pace che tanto ricercava. Jack
annuì “Grazie” non c’era altro da aggiungere, lo salutò con la mano e se ne
andò, la mente tutta tesa al suo obiettivo. Camminò per tre giorni, gli
sembrava di non andare avanti, un tragitto che a cavallo era durato solo poche
ore ora pareva essersi allungato. Quando giunse al valico aveva finito lo
stufato, ma vedere la valle sotto di lui gli infuse tutto ciò di cui aveva
bisogno, la sera del terzo giorno trovò una fattoria, lì lo accolsero e oltre a
del cibo gli diedero un ricovero per la notte. Era soltanto un pagliericcio
nella stalla, ma a lui sembrò meglio di un letto di piume, era il primo posto
asciutto in cui dormiva dopo due notti passate all’agghiaccio, nel vero senso
della parola. Il mattino partì, ringraziando i contadini e nel pomeriggio
inoltrato finalmente vide la città. Riuscì a stento a non mettersi a correre,
ma di certo aumentò l’andatura. Attraversò la città senza nemmeno guardarsi
intorno, gli occhi fissi sul castello, un nodo allo stomaco: desiderio, paura,
gioia tutto si mescolava. Andò direttamente alla porta. “Ehi tu!” Due guardie
gli si pararono davanti “Dove credi di andare?” Jack sorrise e si tolse il
mantello di pelo, mostrando così il ricco mantello sottostante e i vestiti in
cuoio, che lo piazzavano ad un rango elevato, malgrado la loro usura “Devo
parlare con il Duca, sono il colonnello O’Neill” Ma non c’era bisogno che
parlasse, le due guardie erano impallidite nel momento stesso in cui aveva
mostrato il volto “Signore! Lei… era morto!” Un uguale terrore era dipinto sui
volti dei due soldati “Andiamo ragazzi! Non sono mica un fantasma!” Il più
vecchio dei due fu il primo a reagire “Il Duca non c’è… Duncan chiama il
capitano” Il più giovane, evidentemente Duncan, non si mosse “Subito!” la
guardia gli diede uno spintone, solo allora si mosse, prima piano, poi
correndo. “Il Duca è a caccia?” Un piccola smorfia si disegnò sul volto di
Jack, “No signore, il Duca è partito una settimana fa per andare a corte” Jack
lo guardò stupito “Cosa?” in quel momento il Capitano arrivò dalla porta
interna e si diresse verso di loro, quando lo riconobbe sbiancò, come i suoi
uomini “Non mentivo signore!” Duncan, la guardia più giovane, rossa in volto,
guardò il suo capitano con un espressione di vittoria, il capitano lo guardò
male poi si inchinò a Jack “Colonnello, noi…” “Sì pensavate che ero morto! Mi
hanno detto che il Duca non c’è, devo vedere i miei amici” Il Capitano scosse
la testa “Sono partiti con il Duca” Jack rimase di sasso, questa non se
l’aspettava. I suoi amici lo credevano morto e appena se ne presentava
l’occasione andavano a farsi una bella gita a corte! C’era sotto qualcosa, ne
era sicuro! “Allora li devo raggiungere!” Il capitano tentò di obiettare “Ma
signore…” “No Capitano, voglio un cavallo e voglio partire subito!” “Signore,
sta per scendere la notte, lei deve riposare, domani mattina le farò trovare
pronto un cavallo e una scorta” Jack si guardò, i vestiti erano sporchi, aveva
i capelli e barba troppo lunghi doveva mangiare e dormire, ma soprattutto
doveva fare un bagno! “Va bene, ma domani mattina all’alba!” Il capitano annuì
soddisfatto “Sì signore” Poi chiamò un servo e Jack fu accompagnato nelle sue
vecchie stanze. Gli fece un certo effetto, in quel largo corridoio aveva
danzato con Sam, aveva sfiorato le sue labbra… i servi gli prepararono un
bagno, poi arrivò il barbiere che gli sistemò i capelli e gli rasò la barba.
Mangiò e poi crollò nel suo letto di piume, dormì profondamente e non fece
nessun sogno. Il mattino dopo lo svegliò un leggero bussare alla porta.
“Avanti!” “Signore” Il capitano si fece avanti “La scorta, il cavallo e i
rifornimenti per il viaggio, sono pronti” Jack si stirò la schiena “Capitano,
mai pensato di entrare nell’USS air force?” Davanti allo sguardo smarrito del
capitano, scacciò la domanda con un cenno della mano “Lei è un ottimo ufficiale!”
Il capitano si inchinò leggermente in segno di ringraziamento, poi uscì dalla
stanza, Jack trovò nell’armadio dei vestiti adatti alla cavalcata poi raggiunse
le cucine dove un servo gli porse la colazione che chiaramente lo stava già
aspettando, tutte le sguattere e i servi lo accolsero con sorrisi ed evidente
gioia. Felice, di quelle manifestazione di affetto per il suo ritorno dai
morti, si diresse alle scuderie. Lì lo attendevano tre uomini “Signore, è tutto
pronto, la sua sacca, con tutto il necessario, è già attaccata alla sella,
siamo pronti a partire” “Bene… quanto ci metteremo a raggiungerli?” “Calcolando
che noi viaggiamo molto più in fretta di loro, malgrado siano in vantaggio di
una settimana credo che li raggiungeremo prima che arrivino a corte, tra cinque
giorni, signore” A Jack sfuggì una smorfia di disappunto, questa era sfortuna!
“Va bene allora partiamo!” “Aspetti signore, il capitano mi ha chiesto di darle
queste” Il soldato gli porse spada, arco, frecce ed un pugnale. “Dicono che sa
come usarlo questo!” Gli occhi della guardia scintillavano, era fiero di
conoscere l’uomo che aveva salvato il suo signore e la cui abilità aveva fatto
il giro di tutto il castello ed oltre. Jack gli sorrise, poi imbarazzato nel
leggere tanta adorazione aggiunse “Sai, credo che dovresti dirlo al buco nella
mia pancia!” I soldati risero alla sua battuta, poi salirono tutti a cavallo,
la strada sarebbe stata lunga.
Thia: Ottima sensazione! Non potrei
mai lasciarlo lì!
Ilaria8: Mai perdere le speranze!
23jo: Temo che io non riuscirò mai
e poi mai a sacrificare Jack… mi piace troppo e non potrei mai fare una cosa
simile a Sam! Ma visto che sono una sadica (ba…bip…a) ho deciso di farli
soffrire!
Kloe2004: Ecco fatto! Ai tuoi
ordini, anche se immaginarti sbattere la testa su quei duri banchi universitari
mi rende molto fiera di me! Grazie per i complimenti (anche per la pazza
sadica! Adorabile!)
Nahid: No lo scheletro no! Sarebbe
davvero iper crudele! Grazie mille e confido che questo capitolo sollevi il
morale della storia…
FairyFlora: Grazie! Dici che ce
l’hanno all’ikea??? Perché vado subito a comprarlo… anche se poi non saprei
dove metterlo!
“Sam, quando credi che ci
fermeremo?” Daniel guardò Sam disperato, la sedentarietà dovuta all’inverno non
lo aveva aiutato e malgrado, anzi, a causa, dei dodici giorni passati a
cavallo, aveva sempre più difficoltà a rimanere in sella e accoglieva tutte le
soste come una benedizione, Sam guardò verso il cielo, il sole era già basso
all’orizzonte “Non manca molto Daniel, credo che presto ci fermeremo per la
notte” Poi gli fece un sorriso di incoraggiamento. Dieci minuti dopo il convoglio
fu fatto fermare. In genere avevano sempre dormito in locande, o in tenute di
vari signori, feudatari, amici, oppure vassalli di Henry, ma oggi dovettero
montare le tende. Il sole era quasi al tramonto quando un servo venne a
chiamare Sam “Il Duca vuole parlarle” Sam annuì, succedeva spesso che Henry la
chiamasse a quell’ora, per mostrargli i passi compiuti sulla sua preziosa
mappa, cercava di farla mangiare con lui, ma lei cortesemente rifiutava sempre,
dividere la cena con Teal’c e Daniel non avrebbe indotto in false speranze il
Duca. Anche quella sera si recò quindi da lui.
“Teal’c, credi che ci vorrà molto
per raggiungere la capitale?” Teal’c alzò un sopraciglio Daniel gli faceva
quella domanda tutte le sere da almeno quattro giorni “Credo che ci vorrà un
giorno meno di ieri Daniel Jackson” Poi si diresse alla sua tenda, che i servi
avevano appena finito di erigere. Daniel sgranò gli occhi e poi sorrise “Ehi
Teal’c quella era una battuta degna di Jack!” “Cioè piena di un sano umorismo?”
Daniel quasi si strozzò, poi mezzo soffocato si girò, ma non aveva sognato,
Jack era lì davanti a lui “Eh sì Daniel, sono proprio io!” “Jack!” Un enorme
sorriso si stampò sulle labbra di Daniel, poi l’archeologo lo raggiunse e lo
strinse in un abbraccio “Ehi ehi!” Jack finse di scostarlo, ma poi sorrise e lo
strinse un po’ di più “Mi sei mancato Danny!” Daniel si spostò e Jack gli
spinse con due dita gli occhiali sul naso. Teal’c, che in quel momento stava
uscendo dalla tenda rimase immobile, Jack che lo aveva visto portò una mano
alla fronte nella sua tipica parodia del saluto militare “Teal’c! Non vieni a
salutarmi?” Sul volto di Teal’c si allargò un sorriso gemello a quello che poco
prima aveva esibito Daniel, poi lo raggiunse, gli afferrò l’avambraccio e lo
strinse a sé “E’ un piacere rivederla O’Neill” “Anche per me Teal’c!” Daniel
iniziò ad assillarlo di domande, ma lui si guardava intorno, poi
interrompendolo chiese quello che gli stava più a cuore “Dov’è Carter?” Daniel
sorrise “Dal Duca” Il sorriso si congelò sul volto di Jack, il cuore perse un
battito, il suo sogno si avverava? L’aveva persa? Daniel non si accorse del
turbamento che aveva causato ma Teal’c, più attento, intervenne “Il maggiore
Carter tornerà subito, sarà molto felice nel saperla viva” Daniel lo guardò,
stupito dall’ovvietà espressa da Teal’c, poi vide la faccia di Jack “Oh no no!
Non in quel senso!” Jack non ebbe il tempo di replicare, Sam era uscita da una
tenda poco lontana e si stava avviando verso di loro, il sole la illuminava,
Jack registrò per un attimo che portava la divisa, ma quel dettaglio si
perdette subito nelle mille emozioni che provò nel rivederla infine, era ancora
più bella di come la ricordava, i capelli erano stati tagliati, di nuovo
secondo il regolamento, ed era più magra di come la ricordava, il passo era più
deciso, la schiena più dritta, ma era semplicemente magnifica. Lei non lo vide,
il sole, che la illuminava agli occhi di Jack, impediva invece a lei di
scorgere altro che ombre davanti a sé, poi, quando fu sufficientemente vicina,
lo vide. I suoi occhi si spalancarono, rimase immobile, una singola lacrima le
scivolò sulla guancia, non era possibile! Jack invece si era mosso e appena le
fu abbastanza vicino la trasse a sé e la stinse, nessun stupido dubbio avevo
più posto nella sua mente. La stinse a sé e lei si aggrappò a lui, le lacrime
ora scendevano liberamente, per eliminare tutto il suo dolore. Il suo cuore
batté e poi ancora e ancora, la sua vita aveva di nuovo un inizio, non si era
accorta di come fosse in parte morta finché non aveva risentito la gioia
riemergere e il suo cuore battere. Sentì il volto di Jack nascondersi nel suo
collo, sentì il suo respiro caldo sfiorargli la pelle, era lì, con lei, ed era
vivo!
Il Duca uscì dalla tenda, Samantha
aveva ancora una volta rifiutato di mangiare con lui, sapeva che avrebbe
rifiutato, ma ogni volta osava sperare che magari, quella sera, qualcosa era
cambiato. Sì guardò intorno e li vide. Per un attimo rimase sbalordito,
Samantha era abbracciata ad un uomo, non un abbraccio da amici, ma molto di
più! Poi con ulteriore sbalordimento lo riconobbe “Jack!?” gli sfuggì quel
nome, solo un sussurro, ma non c’erano dubbi, fece un passo avanti, poi si
fermò, non era quello il momento, osservò Samantha e Jack stretti uno all’altro,
come se da ciò ne dipendesse la loro stessa vita e fu trafitto da una leggera
punta di invidia, di gelosia, ma poi sorrise, era felice, felice per lei,
felice che un uomo valoroso che credeva morto a causa sua era invece vivo,
semplicemente felice che esistesse al mondo un simile amore, faceva ben
sperare, forse un giorno avrebbe potuto provare anche lui qualcosa di simile.
Si voltò e tornò nella sua tenda, ci sarebbe stato tempo per le spiegazioni e i
ritrovamenti.
Dopo un po’ Sam smise di piangere,
i suoi occhi erano asciutti quando si scostò da Jack, lui la lasciò andare con
leggero rammarico, ma lei gli sorrise, il suo splendido sorriso, lo prese per
mano e lo condusse alla sua tenda. Nessuno dei due si accorse di Teal’c e
Daniel che sorridendo entrambi li osservarono con discrezione, poi si
allontanarono per andare a recuperare la loro cena. Ora, al riparo da occhi
indiscreti, Sam e Jack si guardarono negli occhi, poi Sam alzò una mano ed
estrasse dalla maglietta le piastrine di Jack, le passò delicatamente al suo
collo, ma le piastrine si erano attorcigliate con le sue e lei tentò
inutilmente di separarle. Jack, sorrise, poi alzò la mano e la posò sulla sua,
se la portò alle labbra e la baciò dolcemente, Sam allora lasciò stare le
piastrine ed alzò l’altra mano per accarezzargli il volto, Jack le si avvicinò
ancora poi chiuse gli occhi e la baciò, le sue braccia la strinsero, mentre lei
passava le mani dietro al suo collo per attirarlo ancora di più contro di sé.
Ben presto il desiderio e la passione che erano stati nascosti e soffocati per
anni presero il sopravvento e i loro corpi esigettero qualcosa di più, molto di
più.
Nahid: Ecco l’incontro… spero non
sia troppo deludente dopo quello che hai potuto immaginare!
Jolinar: Sono molto contenta di aver
scatenato il dubbio in te! Se fosse tutto troppo prevedibile sarebbe meno
divertente no?
23jo: Grazie! Sempre troppo
gentile! Sì in effetti farvelo credere era l’effetto ricercato! Ammetto… molto
molto crudele!
Titina: Già, Jack è assolutamente
insostituibile!
Kloe2004: Spero tu ti sia davvero
emozionata, sarebbe il massimo! Condivido, meglio sbattere la testa per cose
più serie (he he he) di un po’ di esami universitari!
FairyFlora: Ottimo utilizzo del PC
universitari invece! Qualcuno doveva pur salvare Jack no! L’idea di un Tok’ra
con il senso dell’umorismo è venuta da sola! La faccia di Sam era all’altezza
delle aspettative?
Thia: Grazie! Sono d’accordo, non
poteva finire così!
Ilaria8: Sono stata buona, anche io
non vedevo l’ora di rivederli insieme e non sono riuscita a farlo tardare!
Jack appoggiato ad un gomito
guardava la donna che amava, erano stesi su di un morbido materasso di piume
che malgrado fosse sottile, era piuttosto comodo, soprattutto visto che era
direttamente posato sul fondo della tenda: la sua pelle brillava, leggermente
arrossata là dove lui aveva posato le labbra solo pochi minuti prima, gli occhi
luminosi, i capelli in disordine, era più bella che mai. Sam accarezzava
dolcemente il viso del suo uomo, sorrise a quel pensiero, ma era così, lo
sapeva, non aveva più alcun dubbio. Vedendola sorridere Jack si chinò per
baciarla, come se le avesse letto nel pensiero. Non si erano ancora detti
niente, avevano lasciato che fossero i loro corpi a parlare. “Ti amo” Jack lo
sussurrò al suo orecchio e Sam sorrise ancora di più, lo sapeva “Anche io ti
amo” Jack sorrise e la baciò, “Mi sei mancato” Sul volto di Sam passò un’ombra
e Jack la accarezzò il viso per scacciarla “Sono qui ora” Sam annuì. Era lì e
questo era quello che contava. Abbassò gli occhi sulla nuova cicatrice e vi
passò le mani sopra, sulla schiena, a pochi centimetri dalla colonna vertebrale
ce n’era una identica, un brivido la attraversò, era davvero stato vicino alla
morte. Lui la vide rabbrividire e la strinse tra le braccia, non solo per
tenerla al caldo, ma per farle sapere che era lì che non l’avrebbe più
lasciata.
Ben presto il campo si risvegliò,
Sam e Jack dovettero alzarsi, non avevano chiuso occhio, ma non importava,
avevano tutto il tempo, in futuro, per dormire. Si vestirono e si prepararono
per la partenza, Daniel li raggiunse, un sorriso sulle labbra “Teal’c arriva
con la colazione… avrete fame!” Jack non badò alla battuta mentre Sam sorrise,
le piaceva ciò che quella frase implicava. Teal’c arrivò con una grande
quantità di cibo, “Con gli omaggi del cuoco” rispose allo sguardo sbalordito
dei suoi compagni. Sam questa volta arrossì “Ma lo sanno tutti?” Daniel sorrise
allegramente, “Non siete stati proprio discreti! E lo sai, i soldati sono
peggio delle lavandaie!” “Certo Daniel e gli archeologi lo sono ancora di più!”
Daniel sorrise, era troppo contento per iniziare una discussione, anche se
allegra, con lui. “Jack!” Il Duca si fece avanti, Daniel e Teal’c inchinarono
la testa, mentre Sam gli sorrise. Jack si voltò “Ciao Henry… scusa se non sono
venuto a salutarti ieri…” Il Duca sorrise e guardò Sam, stava guardando Jack e
sul suo volto c’era un serenità che andava oltre le parole, “Oh non importa, la
tua scorta mi ha informato… anche se non so come fai ad essere vivo!” Jack sorrise,
era arrivata l’ora delle spiegazioni, anche i suoi amici ora lo guardarono con
rinnovato interesse, aspettando di sapere come si fosse salvato. “Ebbene non è
stato grazie a me!” Detto questo riassunse in poche frasi come era stato
salvato e come aveva passato i mesi invernali, il Duca annuì nel sentire la sua
impossibilità di raggiungere la città attraversando il passo in quel periodo
dell’anno. Sam, Daniel e Teal’c conoscendolo capirono subito che stava
omettendo qualcosa, ma sapevano che a loro avrebbe spiegato quando ci fosse
stata l’occasione di stare soli. “Ma come ha fatto a salvarti? La ferita era
incurabile! Altrimenti non ti avrei lasciato lì!” Il Duca sapeva quello che
aveva visto, quella ferita era senza dubbio mortale! “Che dire, il vecchio
conosceva qualche erba… non lo so io ero svenuto… sarà stata fortuna, sai com’è
ho la pelle dura io!” Henry lo guardò dubbioso, poi scosse la testa
“L’importante è che tu sia qui ora e se è grazie ad un miracolo allora
ringrazieremo Dio non appena saremo nella cattedrale della capitale!” A Jack
sfuggì una smorfia che fece sorridere Sam, mentre Daniel ne approfittò per
porre la domanda che più gli stava a cuore “Quando arriveremo?” “Due giorni
ancora, se non sopraggiungono inconvenienti con i carri! Ora devo andare,
questa sera però, mangiate da me, voglio sapere tutto e ringraziarti come si
deve, ti devo la vita!” Jack scacciò con una mano l’ultima frase poi aggiunse
“Per la cena nessun problema, ma per favore, niente stufato di coniglio!” Il
Duca sorrise ed annuì, poi si diresse al suo cavallo che lo stava attendendo
trattenuto da uno scudiero. Le tende furono smontate e caricate sui carri e
tutti risalirono sui loro animali, Jack e Sam non si divisero mai, sembrava che
temessero che se si fossero persi di vista anche solo per un attimo l’altro
sarebbe scomparso. Quando si misero in sella affiancarono i cavalli e passarono
la giornata a chiacchierare, non era raro sentirli ridere. Daniel e Teal’c
rimasero leggermente scostati per concedere loro tutta l’intimità che gli era
possibile. Il Duca si voltò più volte sulla sella ad osservarli, sentiva la
risata cristallina di Sam e si rese conto che non l’aveva mai sentita ridere
così, mentre Jack sembrava non riuscire a togliersi il sorriso dalle labbra,
sembrava che fossero illuminati, il sole spendeva particolarmente su loro due.
I soldati che passavano loro accanto, nelle pause o semplicemente lungo il
cammino, rivolgevano sempre un sorriso a quei due, nessuna battutaccia, nessuna
tipica espressione militaresca sfuggì dalle loro labbra, tutti amavano il
maggiore, tutti avevano saputo del dolore da lei manifestato il giorno in cui
era giunta la notizia, inoltre Jack era diventato un mito, una leggenda, aveva
ucciso da solo cinque uomini salvando il loro signore e per quello era stato
ferito a morte, ma ora era ritornato, vittorioso, dal regno dei morti, nessuno
avrebbe osato dire alcunché!
Durante la marcia Jack ebbe il
tempo di spiegare a Sam cosa l’avesse davvero salvato e lei rimase sbalordita
nel scoprire che su quel pianeta c’era un Tok’ra, Jack gli raccontò la sua
storia e poi il suo desiderio di rimanere lì, in pace. Poi tocco a Sam
sbalordire Jack, annunciandogli che Daniel aveva scovato lo Stargate e che
proprio per quello, stavano raggiungendo la capitale. Alla notizia Jack sentì
una fitta al ventre, tornare a casa? Non aveva sperato di poter rimanere lì con
lei? Sam gli sorrise leggendo il suo turbamento. “Non sarebbe giusto, per
Daniel e soprattutto per Teal’c. Dobbiamo tornare a casa” Jack le annuì, aveva
ragione, Sam fece avvicinare un po’ di più il cavallo e gli posò una mano sul
braccio facendogli alzare gli occhi “Troveremo una soluzione” C’erano
convinzione e certezza nei suoi occhi, non l’avrebbe lasciato andare, non più,
era stufa di tutti i passi indietro che erano abituati a fare ad ogni
avvicinamento, ora erano andati oltre, nessun passo indietro era più
accettabile, per nessuno dei due. Jack gli sorrise, aveva ragione, ora erano
insieme.
La sera come previsto mangiarono
insieme a Henry e Jack dovette ancora una volta raccontare di come si era
salvato, anche se, grazie al fatto che era svenuto la maggior parte del tempo,
aveva una buona scusa per nascondere la verità. Quella sera dormirono in un
maniero, ceduto al Duca da un suo amico e quando si assegnarono le stanze
Gordon non ebbe un attimo di esitazione nel dare a Sam e Jack la stessa stanza,
Daniel invece si vide assegnare una stanza con Teal’c “Jack sei il solito
fortunato!” Jack lo guardò con un’aria di totale felicità togliendo a Daniel ogni
possibilità di divertimento. “Uno a zero per O’Neill” Teal’c, sguardo
imperturbabile, aprì la porta della stanza ed entrò lasciando Sam a ridere di
gusto dell’espressione fintamente oltraggiata di Daniel.
Come previsto arrivarono alla
capitale la sera dopo. Era impressionante, la città era in subbuglio, ovunque
c’erano venditori che urlavano per promuovere la loro merce, bambini che
correvano,animali guidati dai padroni,
tutto in una cacofonia di rumori, odori e colori. Il Duca li guidò con
sicurezza tra le varie vie finché giunsero al cuore della città: il castello.
Era almeno quattro volte le dimensioni del castello di Sendiburg, avevatre cinte murarie e un enorme numero di
torri e torrioni, era impressionante, non aveva la grazia di Sendiburg, ma esprimeva
tutta la forza e il potere del re che lo abitava. Furono accolti e diretti
verso i loro alloggi, perché si potessero lavare e cambiare per il banchetto di
benvenuto organizzato quella sera. La servitù era stata avvisata, infatti, ad
attenderli, c’erano delle vasche ricolme di acqua bollente, tutti ne furono
felici e non ne uscirono finché l’acqua non divenne fredda. Il banchetto non fu
particolarmente formale, molti nobili erano giunti per partecipare alla
cerimonia e dunque l’Sg1 poté ritirarsi facilmente, dopo aver mangiato e dato
un occhiata al re. “Pensavo fosse più…” Daniel rimase a corto di parole e Jack
intervenne “Alto?” L’uomo arrivava sì e no alla spalla di Henry, che era alto
come Jack “No… volevo dire più… regale…” In effetti sembrava piuttosto
deboluccio, era pelato, sicuramente aveva qualche chilo di troppo e la corona
sembrava sul punto di cadere ogni volta che si voltava per parlare a qualcuno.
Dopo un ultima occhiata alla sala se ne andarono, stanchi della giornata
passata a cavallo.
Grazie alle domande poste da Daniel
sapevano che lo Stargate si trovava nella sala dei cavalieri, adiacente a
quella del trono, il Duca aveva assicurato loro che il re avrebbe eseguito la
cerimonia di consegna del Simbolo nella sala del trono, ma aveva anche detto a
Daniel che era impossibile accedere alla sala dei cavalieri, se non come
cavalieri. Jack sentita la notizia non si era preoccupato “Entreremo di
nascosto e poi ce ne andremo dallo Stargate, quindi nessun problema”. Il
mattino dopo iniziarono le ricerche, Jack si incaricò della sala del trono
mentre gli altri mi misero ad esplorare il castello, non fu affatto difficile
trovare la sala, bastò chiedere ad un servo che lo accompagnò fino all’enorme
stanza, in quel momento il re non c’era, ma un intensa attività veniva svolta
all’interno, vari ministri stavano ascoltando una lunga lista di postulanti,
nella fila si mescolavano mercanti, contadini, borghesi. Ma oltre alla gente in
paziente attesa, erano presenti anche un gran numero di servi che stavano
preparando la sala per la cerimonia che si sarebbe svolta due giorni dopo e
sarebbe stata seguita da una grande festa. Jack esplorò con lo sguardo la sala
e vide immediatamente quello che cercava, un grande porta ad arco, sorvegliata
da due guardie, rompeva l’andamento lineare delle colonne che decoravano la
sala. Non ebbe il tempo di avvicinarsi che si sentì chiamare, si voltò e il
volto sorridente del Duca lo accolse “Vi ho cercato dappertutto, sembra che
siate dispersi per i quattro angoli del castello!” Jack sorrise, era proprio
quella l’idea, ognuno aveva un settore del castello da esplorare. “Ho
incontrato Samantha, finalmente indossa di nuovo un vestito degno di lei, ne
sono contento!” Jack lo guardò interrogativo, cosa voleva dire? Certo quella mattina
l’aveva vista indossare uno di quei vestiti medioevali che le stavano così
bene, la donna che era entrata per aiutarla era quasi svenuta dallo stupore nel
vederli insiemi a letto. Non avevano avuto il tempo di dire nulla, la donna era
uscita rossa in volto ed era rientrata solo quando aveva visto Jack uscire ed
espressamente invitarla ad andare ad aiutare Sam che aveva dei problemi con i
lacci. Il Duca non fece caso al suo volto interrogativo “Andiamo” “Dove?” Il
Duca sorrise “Alla cattedrale!” Jack mugugnò disperato, poi seguì rassegnato
Henry, che, ignaro del malumore di Jack, chiacchierava allegro. Quando
finalmente poté ritornare alle loro stanze trovò i suoi compagni già riuniti in
discussione, Sam sorrise nel vedere il suo volto, sapeva dove aveva passato le
ultime due ore. Jack si sedette pesantemente sulla sedia lasciata libera per
lui “Ditemi che partiamo subito! Il Duca mi ha promesso un’altra visita
domani!” Daniel scosse la testa “Mi dispiace Jack ma lo Stargate è impossibile
da raggiungere almeno di giorno, come avrai notato la sala è continuamente
ricolma di persone, passare inosservati non è possibile” “Vorrà dire che ci
andremo di notte!” “No O’Neill, per entrare di notte dovremmo superare le ronde
nei corridoi e poi le molte guardie poste al controllo delle porte” Teal’c
aveva passato il suo tempo tra i soldati scoprendo così con domande
apparentemente solo curiose, i sistemi di controllo e sorveglianza all’interno
del castello “Ma cos’è! Non siamo mica prigionieri! Ci sarà un’altra porta o
una finestra!?” “Le finestre sono troppo in alto e sono provviste di inferiate,
non ci sono altre porte che quella della sala del trono, però…” “Ecco,
perfetto, dimmi Sam!” Lei sorrise, non si era ancora abituata al fatto che la
chiamasse per nome, “Ci sarebbe una possibilità… il nostro problema è che non
possiamo entrare nella sale con la forza, anche perché rischieremmo di
compromettere Henry, che ci ha portati qui come amici…” Jack annuì, avevano
discusso su quel punto e si erano trovati tutti d’accordo, era per quello che
passare inosservati e non ferire nessuno era la loro linea. “… però, potremmo
agire il giorno della cerimonia” “Come?” Daniel la guardava interrogativo “La
donna che questa mattina mi ha aiutato con il vestito…” Jack le sorrise divertito
dal ricordo e Sam arrossì leggermente, poi continuò “…mi ha detto che la festa
dopo la cerimonia si svolgerà nella sala dei banchetti” “Questo lo sappiamo
già…” Daniel continuava a non capire dove volesse arrivare “Sì, ma non sapevamo
che parallelamente è tradizione che il nobile che riceva il Simbolo organizzi
una grande festa per i soldati e la servitù!” Teal’c alzò un sopraciglio
afferrando l’idea di Sam “Le guardie saranno poche e distratte dai
festeggiamenti” “Esatto! E nella confusione sarà facile sparire!In un attimo saremo a casa!” Jack batté le
mani “Ottimo! Adoro questa ragazza!” Daniel sorridendo intervenne “Però la
festa è tra due giorni…” “E allora?” “Daniel Jackson sta cercando di
ricordargli che non riuscirà ad evitare un’altra funzione religiosa” Sul viso
di Jack scomparve immediatamente il sorriso, mentre Daniel invece si godeva la
piccola vittoria.
Jolinar: Grazie mille, Sam è di per
sé fantastica! Tutto merito suo! In effetti sono molto fiera della scena delle
piastrine, trovo che sia una specie di ulteriore segno della loro
indissolubilità!
Nahid: In effetti è probabilmente
il mio capitolo preferito e sono molto contenta che sia piaciuto anche a te…
sai c’è sempre il rischio di non essere all’altezza delle aspettative… rischio
che persiste ma almeno questo cap è stato azzeccato!
Titina: Grazie!
23jo: Guarda che con tutti questi
complimenti rischio di montarmi la testa o peggio rischio che i prossimi
capitoli diventino deludenti! J Grazie!
FairyFlora: L’avevo detto io che il
Duca era un buono! L’uomo perfetto, il principe perfetto… se non ci fosse Jack!
E ovviamente grazie per i complimenti!
Thia: Accidenti… beh grazie!
Ilaria8: Grazie mille! Concordo
sono più che perfetti sono destinati ad essere insieme se sono qualcuno lo
facesse infine succedere!
Il mattino dopo Jack tentò di
nascondersi, ma Henry lo trovò in poco tempo, Jack guardò con aria tradita il
servo che aveva guidato fino a lui il Duca. Senza possibilità di fuggire,
dovette passare altre due ore nella cattedrale. Quando fu libero raggiunse Sam
che invece stava passeggiando nel giardino del castello praticamente sola. Jack
tentò di sorprenderla giungendo alle sue spalle, ma un attimo prima che potesse
afferrarla Sam intervenne “Colonnello, è stata una buona funzione?” Jack fece
una smorfia di disappunto “Come hai fatto?” “Signore mi dispiace sminuire le
sue capacità, ma il suo passo non era così leggero” Jack sorrise, sentendo
l’ironia nella voce del suo secondo “Ah è così! Maggiore sta forse insinuando
che non so essere furtivo?” Sam sorrise, si guardò rapidamente intorno e
vedendo che non c’era nessuno che potesse vederli, si voltò verso di lui e gli
diede un bacio sulle labbra, Jack non si lasciò sorprendere e la catturò
trattenendola tra le braccia e prolungando il bacio. “Sai, credo che non mi
stancherò mai!” Jack sorrise e Sam gli fece una smorfia “Lo spero bene!” Poi
sorrise anche lei “Jack, Samantha” I due si separarono velocemente e si
voltarono verso l’uomo che li aveva chiamati “Henry! Ti sei messo d’accordo con
Daniel?” Il Duca li guardò interrogativo mentre Sam sorrideva, in effetti
quella di interromperli era un’abitudine dell’archeologo. “Volevi dirci
qualcosa?” Il Duca non chiese chiarimenti, era abituato alle allusioni di Jack
che facevano sorridere solo Sam “Sì, volevo darti una cosa…” Poi fece un cenno
e il valletto che attendeva in disparte, si avvicinò prontamente. Il Duca li
guidò verso un tavolino in pietra circondato da panchine e da una piccola siepe
che lo isolava dal resto del giardino e vi fece deporre la valigia che portava
il valletto. Sam rimase leggermente indietro, aveva capito che si trattava di
qualcosa che Henry voleva dare a Jack in privato. “Jack, spero che tu
accetterai questo dono in segno della mia riconoscenza” Jack stava per
replicare, ma si trattenne nel vedere l’aspetto solenne assunto dal Duca, che
aprì la valigia esponendo il suo contenuto al sole. Una spada ed un pugnale
scintillarono alla luce, Jack non poté trattenere un fischio di apprezzamento,
poi si avvicinò ed estrasse la spada, i mesi passati in quel mondo medioevale
gli avevano allenato l’occhio e ora seppe valutare immediatamente l’immenso
valore di quella spada. Il fodero aveva una leggera decorazione, ma quella era
una lama per la guerra, perfettamente bilanciata e con un acciaio di primissima
qualità, il pugnale era il suo gemello, di pari valore. L’elsa di entrambi era
impreziosita da due piccoli zaffiri a forma di goccia. Sulla lama era incisa
una parola “Defensor”. Jack scosse la testa, era troppo, non avrebbe potuto
accettare, Henry vedendo la sua espressione anticipò le sue obiezioni “Lo so
che in quanto Colonnello nelle tue terre avrai oggetti di valore infinitamente
superiore, ma ti chiedo, comunque, di accettare questo modesto dono” “No no, non
è quello… io non ho fatto nulla, non merito un simile dono!” Il Duca gli
rispose con stupore “La mia vita! Ecco cosa ti devo, questo non è nulla!” Jack
annuì, sapeva che lo avrebbe offeso, sapeva che non avrebbe capito perché lui
non voleva accettare, a Jack non piaceva il fatto che la loro amicizia si
basasse su di una menzogna, lui non era un nobile straniero! Alla fine annuì
“Grazie, sono molto belle, troppo…” Teneva la spada in mano e passò
delicatamente le dita sullo zaffiro, il Duca sorrise nel vedere il gesto “Così
ogni volta che la impugnerai ti ricorderai che devi tornare da lei, il colore
del cielo, il colore dei suoi occhi” Jack lo guardò stupito, commosso, quella
splendida arma assumeva ora un valore inestimabile, era stata fatta per lui, ma
ugualmente per Sam. Il sorriso sul volto del nobile si accentuò ancora nel
vedere la comprensione negli occhi di Jack “E’ d’uso che gli uomini indossino
la spada alla cerimonia di consegna del Simbolo e alla festa che la segue, così
ora ne hai una!” Poi con un cenno della testa si allontanò, si inchinò
leggermente a Sam e proseguì verso il castello. Sam vedendo che se ne andava
raggiunse Jack che era rimasto fermo, vide subito che teneva una spada in mano
e notò il pugnale ancora nella scatola, “Accidenti!” Jack le sorrise, ancora
pensieroso, ripose la spada e chiuse la valigia, poi senza una parola prese la
mano di Sam e si avviò verso il castello, lei rimase in silenzio rispettando la
sua necessità di riflettere.
La giornata successiva passò tra i
preparativi, i servi, vicini alla crisi isterica, correvano su e giù per le
scale, andavano in città e ne tornavano, carichi di vestiti, scarpe, stivali e
di tutto ciò che occorreva per la celebrazione notturna. Sam fu rivestita con
un abito porpora, con ricami in oro, quindi anche a Jack fu imposto il rosso,
anche se i pantaloni erano di un rosso talmente scuro da sembrare nero, alla
cintura sistemò la spada e il pugnale. Un paio di stivali neri completavano
l’opera. Si riunirono con Teal’c e Daniel, anche loro rivestiti dai migliori
abiti, per raggiungere la sala del trono. La cerimonia ebbe inizio e tutti
rimasero stupiti nel vedere il re, ora rivestito della sacralità del suo ruolo,
completamente diverso, la sua persona ora ispirava la regalità di cui parlava
Daniel! Tutti ebbero un leggero tuffo al cuore nel vedere, finalmente con i
loro occhi, il Simbolo, non c’erano dubbi, proveniva dallo Stargate. La
cerimonia durò almeno due ore e quando infine terminò Jack aveva già contato
tre volte tutti i presenti, quattro volte il numero delle colonne e aveva
trovato ed escluso ben venti modi per potersene andare da lì, tra cui il
classico “Ho mal di pancia”, il poco probabile “Ci attaccano!” e l’ancora più
difficile “Aiuto, gli alieni!”. Finalmente la cerimonia terminò e la festa ebbe
inizio. La sale dei banchetti non era molto lontana e fu raggiunta in un
attimo, ben presto iniziò a risuonare la musica, che più tardi avrebbe guidato
le danze e i servi portarono le bevande e il cibo. Teal’c, che si era
allontanato, raggiunse Jack “La festa delle guardie è iniziata” “Bene allora
ancora qualche ora e poi ce la sviniamo” era meglio aspettare che l’alcool
facesse il suo lavoro. Jack giocherellò per un po’ con l’elsa della sua spada,
accarezzava sovente lo zaffiro, rimuginando sulla decisione che aveva preso, ma
sapeva che era cosa giusta da fare. Sam e Daniel accanto a lui stavano
confabulando tra di loro, Jack sorrise nel vedere quanto lei fosse bella,
avrebbe dovuto tenere da parte quel vestito! Passarono due ore ed iniziarono le
danze. Henry era in assoluto il più ricercato, tutte le dame se lo
contendevano. Sam ricevette qualche invito, ma la presenza di Jack, sempre al
suo fianco, dissuase la maggior parte degli uomini, facendola sorridere, almeno
fino a quando non fu a lui che si rivolse una dama, allora toccò a Jack sorride
per lo sguardo corrucciato di Sam. Teal’c che ora era accanto alla porta fece a
Jack un segno con la testa, lui si avvicinò a Sam e le sussurrò all’orecchio
che era ora, dirigendosi alla porta, Jack diede un colpo a Daniel, impegnato in
un intensa conversazione con quello che, senza ombra di dubbio, era uno
studioso, Daniel capì immediatamente e li raggiunse nel corridoio alcuni minuti
dopo. “Bene, andiamo” Si diressero lentamente alla sala del trono, incrociarono
alcuni servi, ma nessuno fece caso a loro, in pochi minuti erano nella sala,
con soddisfazione videro i due soldati addetti alla porta addormentati, due
boccali di vino vuoti accanto a loro “Ottimo lavoro Teal’c!” Il Jaffa inchinò
la testa, era stato suo dovere portare ai poveri soldati della guardia qualcosa
con cui festeggiare! Ma al vino era stata fatta una piccola aggiunta, frutto
del lavoro pomeridiano di Sam… Forzarono la serratura ed entrarono. La stanza
non era grande quanto se l’erano immaginata, per fortuna comunque il soffitto
sarebbe stato sufficientemente alto, al centro troneggiava un grande tavolo di
pietra, ai loro occhi apparve immediatamente lo Stargate. “Ok, fin qui tutto
bene, ora… dov’è il DHD?” Si guardarono intorno per un attimo spaventati, poi
lo videro, era vicino alla parete di fondo, probabilmente veniva usato nelle
cerimonie dei cavalieri. “Carter è collegato?” Da quando erano entrati in
azione Jack era ripassato all’uso del cognome, Sam non ci aveva neanche fatto
caso. “Sì signore, dobbiamo solo spostare la pietra che lo sigilla” Questa era
la parte più delicata del loro piano, fin lì tutto era relativamente facile,
erano stati a lungo combattuti sul lasciare o no un messaggio ad Henry, alla
fine però, a malincuore, avevano deciso di partire senza dirgli nulla… ora però
se non fossero riusciti in quattro a spostare la pietra che sigillava lo
Stargate tutto sarebbe stato inutile. Si avvicinarono ed esaminarono il
problema, la pietra non era molto spessa, ma copriva tutta la superficie della
Stargate ed era incastrata alla perfezione. Dopo aver fatto il giro due volte
Sam chiese a Teal’c di passagli gli attrezzi poi si infilò sotto il tavolo e
infilò in quattro punti diversi, lungo la circonferenza, quattro ganci che
Teal’c si era procurato proprio per quell’evenienza e che aveva nascosto, poco
lontano dalla sala del trono, prima della cerimonia. Quando ebbe terminato si
alzò soddisfatta “Ecco fatto!” Daniel la guardò dubbioso “Non vedo come…” Jack
sorrise, “Datemi un punto d’appoggio e vi solleverò il mondo!” Sam gli sorrise
stupita, ma fu Daniel quello sconcertato “Archimede? Da quando in qua conosci
Archimede?” Jack si strinse nelle spalle “E chi lo conosce? Io ho citato
Homer!” “Certo, ora è tutto chiaro!” Daniel scosse la testa. Sam intervenne “Il
colonnello ha ragione, sarà sufficiente fare leva sui quattro punti e dovremmo
riuscire a smuovere il blocco…” Ognuno prese uno dei punti poi al via di Sam
fecero forza. Dopo alcuni istanti, in cui non accadde nulla, la pietra si smosse
leggermente alzandosi di qualche millimetro. “Bene è sufficiente!” Sam lasciò
la sua parte e corse ad DHD “Quando si apre tiratevi indietro!” Nessuno gli
rispose, troppo concentrati sullo sforzo di mantenere la pietra sollevata, Sam
inserì le coordinate del pianeta che avevano scelto, ovviamente la Terra era
loro preclusa, ma Sam conosceva le coordinate di un pianeta su cui avevano
un’importante miniera di Naqqada, da lì avrebbero potuto rientrare alla base.
Composto il codice, Sam premette sul cristallo principale, nello stesso istante
Teal’c, Daniel e Jack si tirarono indietro, la lastra di pietra fu disintegrata
dal vortice. Sam sorrise, si tornava a casa! “Che diavolo!” Tutti si voltarono:
davanti a loro c’era Henry, gli occhispalancati, la bocca aperta, lo stupore, la paura e l’incomprensione
facevano a gara sul suo volto. Jack fece una smorfia poi fece un passo avanti,
ma Henry si riscosse ed estrasse la spada, puntandola verso di loro, “Andiamo
Henry, non c’è bisogno di quella!” Jack cercò di fargli un sorriso
rassicurante, ma Henry, totalmente sotto choc, non sembrava voler abbassare
l’arma. “Signore… dobbiamo andare…” Jack si voltò verso Sam, annuendo, le voci
provenienti dall’esterno aumentavano di volume, chiaramente stavano cercando il
festeggiato, ma loro non potevano permettersi di essere visti. “Senti Henry,
non siamo degli stregoni o chissà cos’altro!” Jack lo guardava negli occhi “Ti
fidi di me?” Henry vacillò un attimo, ma stava chiaramente riprendendo il
controllo, “Come posso fidarmi!” Poi con la spada indicò verso lo Stargate con
un gesto nervoso, “O’Neill” La voce profonda di Teal’c evidenziò che l’arrivo
di spettatori sgraditi era ormai prossimo, ma Jack non perse il contatto visivo
con Henry “Devo tornare a casa… non ho tempo per spiegarti, ma ti devi fidare,
quando potrò tornerò e ti spiegherò tutto, te lo prometto!” Henry, che ormai
aveva abbassato la spada, rimase in silenzio, poi lentamente annuì “Mi fido e
conto sul fatto che tornerai…” “Bene, grazie Henry… di tutto!” Jack si volse e
si avvicinò a Sam, le strinse la mano e le sorrise “Andiamo!” Poi la aiutò a
salire su una delle sedie, quel vestito seppur meraviglioso non era proprio
fatto per l’azione! Teal’c e Daniel saltarono nello Stargate e Jack si voltò
ancora verso Henry “Forse è meglio se non dici niente… di tutto questo…” Per la
prima volta il Duca si lasciò sfuggire un sorriso tirato “E chi ci crederebbe…
buon ritorno a casa” Sam intervenne “Henry, la cosa migliore è ricostruire la
tavola, sigillando l’anello con la pietra, è importante!” Henry annuì, Sam e
Jack gli sorrisero, poi insieme saltarono nello Stargate.
Ilaria8: E’ già sono fantastici!
Grazie!
Nahid: Per quello dobbiamo andare
il Spagna temo… J
Wow mi piace come definizione, rende perfettamente! Berlusconi no dai! Ora l’ho
reso meglio no?
FairyFlora: Prima di sapere come
finiranno le cose a casa ci vorrà ancora un po’… non molto è… Le messe e Jack,
non so perché ma mi sembrano proprio due cose che non vanno d’accordo!
Kloe2004: Grazie! Anche se il pazza
sadica mi piaceva questi complimenti sono ancora meglio! Scherzi io invece
direi DATECI DENTRO! Altro che contenetevi!
Hammond sfogliò ancora il dossier
del Colonnello Burton, era un ottimo ufficiale, forse era la scelta giusta,
sospirò e chiuse il dossier, domani avrebbe parlato con il colonnello. Si alzò
dalla sedia e l’allarme risuonò nella base. “Apertura della porta non
programmata! Apertura non programmata!” Il generale corse alla sala di
controllo “Abbiamo un codice?” Il sergente attese un attimo poi il computer gli
comunicò le letture “Sì signore, è la base mineraria su PX2971” “Aprite l’iride…
non dovevano fare rapporto tra una settimana?” “Sì signore”. Hammond attese di
veder spuntare i suoi uomini e per poco non svenne quando dallo Stargate vide
uscire l’SG1. Rimase immobile fino a quando Jack non gli fece il suo tipico
saluto, “Generale, non viene a salutarci?” Hammond si scosse e raggiunse la
sala d’imbarco. Non aveva sognato, davanti a lui c’era la sua migliore squadra
al completo, sorridente e… colorata. Solo allora Hammond notò i vestiti dei
suoi uomini, Jack notando lo sguardo intervenne “Scusi signore, le divise
regolamentari non si addicevano ad una festa medioevale!” “Cosa è successo! Vi
credevamo morti, ho parlato al vostro funerale…” “Spero abbia detto delle belle
cose!” Jack gli sorrise e Hammond continuò a fissarli non riusciva a crederci,
Jack portava una spada! E Sam un vestito porpora, con tanto di scollatura!
Sembravano tutti pronti per una festa in maschera! “Signore credo che dovremmo
passare in infermeria, poi potremmo fare un debrifing… temo sarà piuttosto
lungo…” “Immagino colonnello, va bene allora facciamo tra un’ora, credo che ne
avrete di cosa da spiegare!” Jack annuì, poi fece un cenno agli altri ed
insieme si diressero verso l’infermeria, era bello essere a casa!
Eseguirono tutte le analisi
possibili ed immaginabili, niente di strano fu rilevato, la notizia del loro
ritorno aveva già fatto il giro della base e molti uomini passarono a
salutarli, il sorriso sulle labbra. Quando arrivarono dal generale indossavano
di nuovo le loro uniformi, i loro armadietti erano stati svuotati, ma un
sergente era arrivato immediatamente con uniformi della loro taglia e il
necessario per cambiarsi, avevano fatto una veloce doccia e si erano presentati
a rapporto. Hammond li osservò mentre si sedevano, sembrava che qualcosa fosse
cambiato, non capiva cosa, ma c’era un aria diversa, sul volto di Sam, una
certa serenità, una pacatezza non abituale in lei, mentre Jack sembrava sempre
sul punto di sorridere. Non si soffermò oltre e iniziò ad esporre quello che,
loro, avevano saputo. Poi fu il turno dell’SG1, Jack prese la parola e raccontò
tutto quello che era successo, lasciò a Daniel, Sam aveva abbassato lo sguardo
non volendo intervenire, l’incombenza di raccontare l’inverno in cui non erano
stati insieme. Hammond notò, il momento in cui Jack aveva guardato Sam e poi
passato la parola a Daniel, ma non disse niente. L’unica cosa su cui ovviamente
sorvolò Jack era lo sviluppo della sua relazione con Sam. Infine mostrò al
generale la spada ed il pugnale, che, gli altri non sapevano perché, si era
portato anche in sala briefing. Il generale ascoltò tutto il racconto capendo
perfettamente cosa avessero dovuto provare Daniel, Teal’c e Sam nel credere
Jack morto, a lui non era successa la stessa cosa? “Va bene, credo che possa
bastare” Erano passate due ore dall’inizio del debrifing. Hammond si alzò e lo
stesso fecero i suoi uomini “Temo che non possiate tornare a casa… resterete
alla base per questa notte, non voglio che qualcuno vi veda e scateni il
pandemonio avvisando i vostri amici e parenti…” Jack annuì “Certo signore”
“Colonnello voglio un rapporto per domani sera, deve far parte della
documentazione per riinserirvi tra i vivi!” Hammond sorrise, imitato dagli
altri “Domani avviserò i vostri parenti, meglio se non lo fate voi, non vorrei
che venisse loro un infarto nel sentire la vostra voce al telefono…” Poi li
congedò. Malgrado sulla Terra fossero solo le sei, per loro era già trascorsa
una giornata intera, più buona parte della notte, passata alla festa. Jack
passò una mano sulla spada, era strano, erano passate solo poche ore, ma tutto
sembrava già così lontano. Hammond si allontanò e loro si diressero alle loro
stanze. Daniel osservava i suoi due amici, sembrava che tra loro non fosse
cambiato nulla, erano sempre gli stessi, eppure lui che li conosceva e che
sapeva, vedeva dei piccoli cambiamenti, Sam che sorrideva nel incontrare gli
occhi di Jack, lui che indugiava qualche istante di troppo quando posava lo
sguardo su di lei. Sorrise, ma non poté fare a meno di chiedersi come avrebbero
fatto a gestire la loro relazione ora, non credeva che volessero vivere
nascosti, ma non vedeva nessuna via d’uscita a parte le dimissioni e sapeva che
tenevano entrambi troppo al programma per lasciarlo. Si separarono davanti alle
loro porte, Jack per un attimo sembrò voler entrare nella stanza di Sam,
dormire accanto a lei era già diventata un abitudine malgrado fosse successo
per pochi giorni, o magari proprio per quello, l’idea di addormentarsi senza
tenerla tra le braccia non gli piaceva affatto. Sam gli sorrise dolce, poi
entrò nella stanza e lo lasciò fuori. Sapevano entrambi che avrebbero dovuto
parlare, forse era stato un errore non farlo prima, ma era stato il loro sogno,
ed entrambi avevano taciuto, per non vederlo esplodere, il desiderio di non vedere
le complicazioni, i problemi, le regole, li aveva fatti rimanere in silenzio.
Il mattino dopo si ritrovarono in
mensa, ancora molti passarono a salutarli e fecero tutti attenzione a lasciare
alla squadra i dolci più buoni. Stupiti da tanto affetto, li ringraziarono e
Jack dimostrò il suo gradimento mangiando quasi da solo l’intera torta “Questa
mi era davvero mancata!” Tutti sorrisero, Daniel scosse la testa, mentre Sam
ringraziava l’aviere che gli aveva passato la gelatina blu, sapendo che era la
sua preferita. Poi accompagnarono Teal’c allo Stargate, doveva avvertire suo
figlio e Bra’tac che non era morto, lo salutarono, poi si misero al lavoro,
Jack dovette mettersi a scrivere il rapporto, Daniel si mise a riorganizzare il
suo ufficio che era stato svuotato e lo stesso fece Sam per il suo laboratorio,
mentre attendeva l’annuncio dell’arrivo di suo padre. Non dovette attendere
molto, suo padre si presentò a metà mattinata, non gli era stato detto il
motivo della richiesta e rimase sbalordito nel vedere sua figlia sorridente ad
attenderlo alla base della rampa. Sam gli corse incontro e lo abbracciò, Jack,
che era arrivato poco dopo, sorrise nel vedere le lacrime agli occhi di Jacob,
lo capiva! Quando Jacob si riprese Hammond lo fece accomodare nella sala brifing
e lì, insieme a Sam e Jack gli raccontò quello che era successo. Tralasciando,
come aveva chiesto Jack, di parlargli di Garin, non voleva che i Tok’ra
sapessero di lui e anche se si fidava di Selmak era meglio evitare. Quando il
generale Carter ripartì, nel pomeriggio, sembrava che fosse ringiovanito di
almeno dieci anni. Poi fu il turno dei parenti, Hammond li avvisò uno ad uno,
ottenendo sempre la stessa reazione, prima sbalordimento, poi gioia. Quando
ebbe finito diede a tutti il permesso di uscire dalla base, con l’ordine di
starne lontano almeno per due giorni! Jack accolse con gioia la notizia,
finalmente avrebbe potuto passare del tempo con Sam! Presero l’auto data loro
dalla base, le loro erano state portate via, Jack accompagnò Daniel a casa sua,
poi rimasto solo con Sam le sorrise “Casa mia o casa tua?” Fortunatamente le
loro case non erano state ancora vendute, o svuotate, le famiglie avrebbero
dovuto occuparsene, ma nessuno aveva ancora toccato niente. Sam lo guardò,
sorridente “Da me… però domani devo andare a San Diego da mio fratello e
rimarrò da lui per questi giorni…” Jack annuì “Certo…”, parcheggiò ed entrarono
“Credi che se rimango qui per la notte ci beccano?” Sam sorrise maliziosa “E
chi ti dice che rimani per la notte!” Il volto di Jack si accese di una luce
che Sam ormai conosceva, rise, divertita, mentre lui la intrappolava tra le sue
braccia. Poi lo baciò con passione, gli era mancato così tanto non potergli
stare vicino! Non ci misero molto a raggiungere la camera di Sam. Il mattino
dopo fu Jack a svegliarsi per primo e la osservò in silenzio, un sorriso sulle
labbra. Come poteva una donna così speciale amare uno come lui, lei che avrebbe
potuto avere chiunque e non solo sulla Terra! Sul pianeta di Henry aveva preso
una decisione, non era così semplice, ma l’avrebbe portata a termine. Sam si
mosse nel sonno e alla fine aprì gli occhi sorridendo nel vederlo vicino a lei,
poi ancora leggermente addormentata si voltò e aderì al corpo di lui che la
strinse tra le braccia, quella era diventa una delle loro posizioni preferite.
Jack, le depose un leggero bacio sulla nuca, poi continuò a baciarla lungo in
collo per arrivare alla spalla. “Jack…” Lui non le rispose, sorridendo
leggermente nel sentire il brivido che stava procurando a Sam, lei si voltò
“Jack devo alzarmi, se continui così non credo che ce la farò!” Lui rimase
ancora in silenzio, ma le sorrise e le si avvicinò per baciarle le labbra. Lei
si ritrasse “Jack!” Poi si fiondò in avanti, gli depose un rapido bacio sulle
labbra e fuggì indietro per alzarsi, prima che lui potesse catturarla. Jack la
guardò fingendo il broncio “Sei crudele!” Lei gli sorrise e raggiunse il bagno
per farsi una doccia. Jack si sdraiò di nuovo sul letto. Non avrebbe mai
immaginato di poter giocare, un giorno, in quel modo con lei, oh l’aveva
sognato, immaginato e sperato per anni, ma non ci aveva mai creduto veramente.
Sam fu pronta in pochi minuti, Jack
intanto si era alzato ed aveva preparato la colazione, la sera prima avevano
saltato la cena, ma malgrado si dicesse che si poteva sopravvivere di solo
amore, il suo stomaco non sembrava essere d’accordo! Mangiarono insieme
ridendo, poi Sam si fece seria “Dobbiamo parlare…” Jack annuì, non c’era
bisogno di specificare di cosa… “Sì… io credo di avere una soluzione…” Sam lo
guardò interrogativa, ma lui non aggiunse altro “Jack non voglio che lasci il
progetto Stargate!” Lui le sorrise “Mmm, per te ne varrebbe la pena” L’aveva
detto così, infilandosi una fetta biscottata ricoperta di marmellata in bocca,
ma la verità e la forza contenute in quella frase colpirono Sam, sapeva che
Jack la amava, ma il suo lavoro era tutto per lui! “Credo che dovremmo
riparlarne quando torno da San Diego…” Jack non rispose, concentrato sulla
tartina, poi alzò gli occhi sorridendo “Non so se resisterò due giorni senza
te!” Sentendo che voleva lasciar cadere l’argomento Sam non insistette, se Jack
aveva in mente qualcosa l’avrebbe scoperto! Ma non oggi… “Anche tu mi
mancherai… cosa pensi di fare?” Per un attimo temette che rispondesse che
andava da Sara, non era gelosa, sarebbe stato sciocco esserlo, ma comunque
preferiva che non la vedesse. “Non lo so ancora… magari vado fuori dallo
stato…” Sam annuì le sarebbe piaciuto andare in Minnesota con lui, ma c’era
tempo, tutta la vita… Partì, qualche minuto dopo lasciando a Jack il compito di
chiudere la casa. Lui la guardò partire, una sensazione di malessere allo
stomaco, non gli piaceva mentirle, certo non aveva proprio mentito, ma comunque
la aveva lasciato credere che andasse in Minnesota, cosa non vera.
Nahid: Sì… ma fidati sono stata
buona con Henry volevo fare di peggio, poi mi sono trattenuta perché mi stava
simpatico!
Ilaria8: Grazie mille e eccoti
accontentata sono tornati a casa e il nostro buon generale non si è preso un
infarto!
FairyFlora: Esatto finalmente si
svela il significato del titolo ed era ora! Jack è un fan sfegatato di Homer…
come non citarlo!
Kloe2004: Sam bacchettona??? Ma no!
Dai chiunque avrebbe risposto così! E poi vederla indignata era l’effetto
ricercato da Jack no? Sul resto non dico niente bisogna aspettare il prossimo
capitolo…
Thia: Già temo che per lui sia
stato un piccolo shock! Grazie!
23jo: Esatto tutti di nuovo a casa!
Spero di aver fatto sufficientemente in fretta!
Jack recuperò le sue cose e si
diresse a casa sua, si lavò, si cambiò, preparò la valigia ed uscì. Poco dopo
arrivò alla base, scese i numerosi piani e arrivato al livello giusto si diresse
all’ufficio di Hammond “Colonnello! Vi avevo detto di non tornare prima di due
giorni!” Hammond lo vide sorridere, poi Jack, chiusa la porta dietro di sé, si
sedette ed iniziò a parlare, lasciando il generale a bocca aperta. Quando tornò
in superficie aveva un sorriso sulle labbra, prese il cellulare e chiamò Sam
“Ciao, come va il viaggio?” “Jack… sono partita solo da due ore!” Lui sorrise,
capiva dal tono della voce che era contenta che le avesse telefonato, “Certo,
ma avevo voglia di sentirti” “Sono contenta… sei in viaggio anche tu?” Lui fece
un smorfia “Tra un attimo… allora ci sentiamo più tardi ok?” “Sì, ciao” Sam
chiuse la comunicazione con Jack sorridendo, era così strano che lei e lui
avessero una conversazione così! Ed era così bello, così normale! Jack mise il
cellulare in tasca sorridendo, le cose andavano meglio di quello che credeva!
Riprese l’auto e si diresse all’aeroporto. Mentre sorvolava il paese, sorrise
nel pensare che avrebbe potuto semplicemente chiedere un “passaggio” alla Prometeo,
sarebbe stato divertente farsi scaricare dagli anelli a qualche metro dalla
Casa Bianca! Ma non era per quello che la nave era stata costruita, quindi come
tutti gli altri dovette attendere parecchie ore prima che fosse acceso il
segnale di allacciare le cinture per l’imminente atterraggio. Prese un taxi per
l’hotel e si cambiò, quando uscì era in uniforme. Prese un altro taxi e si fece
portare alla Casa Bianca, era ora di accettare un vecchio invito. Il presidente
non lo fece attendere molto, felice di accogliere un eroe e quando, una decina
di minuti dopo, Jack uscì, entrambi erano pienamente soddisfatti. Il mattino
dopo Jack ritornò a casa, aveva sentito Sam più volte e si era a stento
trattenuto dal dirle tutto, ma voleva parlargliene di persona quindi si morse
la lingua e attese. Sam, dopo aver passato due giornate con suo fratello e la
sua famiglia, che l’avevano accolta con grande gioia, ritornò a casa,
anticipando di qualche ora la sua partenza, aveva una gran voglia di rivederlo!
Quando gli aprì la porta, un enorme sorriso sulle labbra, non poté fare a meno
di corrergli tra le braccia. Due ore dopo erano di nuovo abbracciati nel letto,
Sam gli sorrise “Credi che riusciremo a stare lontani per più di qualche ora
senza poi finire a letto?” “Temo proprio di no!” poi si avvicinò per baciarla
“Sicuramente tu non fai nessuno sforzo!” Jack finse una faccia offesa, mentre
si allontanava di nuovo per poterla guardare negli occhi, “Io?! Mi trattengo in
continuazione!” Sam rise, se lui si tratteneva, allora se non lo avesse fatto
non sarebbero più usciti dal letto! Aveva sempre immaginato che in fondo Jack
fosse un tenerone, un amante delle coccole, aveva intravisto quel lato dolce
del suo carattere di rado, ma ogni tanto, quando Jack aveva a che fare con dei
bambini, quell’aspetto di lui fuoriusciva ed ora era felice di sperimentarlo in
prima persona. Jack la guardò ridere e si fece serio, doveva dirglielo “Sam…”
lei, sentendo il tono cambiare si irrigidì appena, vedendola attenta lui
continuò “Sono andato a Washington…” Vedendo che non reagiva andò avanti “Prima
ho parlato con Hammond… quando ci siamo visti mi ha detto che voleva andare in
pensione e che visto che ero tornato mi avrebbe proposto per prendere il suo
comando, ovviamente insieme al grado di generale…” Lei sorrise, un sorriso che
non arrivò agli occhi “E’ meraviglioso!” Una leggera fitta le aveva colpito il
cuore, che quella fosse stata la loro ultima volta? Non lo credeva, Jack non
poteva farle questo! Non dopo quello che aveva detto, non dopo quello che era
successo, avrebbe preferito il grado di generale a lei? Ma Jack non aveva
finito, scosse la testa “Non ho accettato” Un’ondata di sollievo la sommerse,
unita al senso di colpa, come aveva potuto pensare che la tradisse in quel
modo?! “ Io gli ho detto di noi… e gli ho dato le mie dimissioni…” Sam si morse
le labbra, questa volta il senso di colpo galoppava, aprì la bocca per parlare
ma poi si trattenne. “Lui le ha rifiutate e mi ha suggerito di andare a
Washington… A quel punto sono andato dal Presidente, che con mio grande
stupore, mi ha detto che c’erano delle notevoli spinte affinché fosse un civile
a guidare l’SGC…” Sam trattenne il respiro, “Quindi era felice di accettare le
mie dimissioni e di nominarmi capo della base…” Jack aspettò, aveva visto le
varie emozioni passare sul volto di Sam, ma non aveva smesso di parlare,
neanche quando aveva visto il dubbio e il dolore. Ora le si illuminò il volto,
erano liberi! Si strinse a lei e la tenne stretta, come poteva anche solo
pensare che l’avrebbe lasciata? Jack la strinse, non voleva che lo vedesse ora,
non aveva rimorsi, non per la sua carriera, non perché lasciava l’esercito, era
pronto ad andare in pensione per lei, ma una cosa lo tormentava, non sarebbe
stato più al suo fianco, non avrebbe più potuto difenderla, avrebbe dovuto,
invece, rimanere alla base e vederla partire per le missioni più pericolose.
Chiuse gli occhi, aveva deciso, si fidava di lei e sapeva che ci sarebbero
sempre stati Daniel e Teal’c. “Quando hai deciso?” Jack si separò da lei “Il
giorno in cui Henry mi ha dato la spada e il pugnale…” Sam lo guardò
interrogativa, questo non se lo aspettava! Allora lui continuò “Mi ha mostrato
i due zaffiri e mi ha detto che ogni volta che impugnavo quelle armi, ogni
volta che le avrei usate, quei zaffiri mi avrebbero dovuto ricordare te… te e
quindi quello che avrei perso se non fossi tornato… quel giorno ho capito che
non volevo più rischiare di perderti e che avrei fatto qualsiasi cosa, lasciare
l’esercito non è nulla, averti è l’unica cosa che conta… ti amo Sam” Gli occhi
di lei si riempirono di lacrime, Jack le aveva aperto il cuore, di nuovo lo
strinse a sé poi lo baciò ancora ed ancora, mentre lacrime e riso si
mescolavano, una gioia infinita regnava nel suo cuore.
Il giorno dopo si recarono insieme
alla base, quando Jack la lasciò per andare a salutare Daniel e Teal’c e
portargli in anteprima le notizie, lei si diresse da Hammond, aveva preso una
decisione. Poche ore dopo Hammond chiamò Jack e Sam nel suo ufficio. Quando
furono arrivati li fece sedere “Bene signori… direi che ci sono stati un po’ di
cambiamenti… Allora colonnello, anzi dovrei dire Jack, è arrivata la conferma,
ti hanno nominato al mio posto, prenderai servizio tra una settimana, il tempo
per me di sistemare le cose… il Presidente era piuttosto contento
dell’escamotage che gli ha permesso di far tacere quelli che volevano mettere
un civile a capo della base!” Jack sorrise “Sempre contento di chiudere la
bocca a Kinsey!” Hammond sorrise “Immaginavo… comunque non è tutto” Jack lo
guardò interrogativo, poi si volse verso Sam che era rimasta in silenzio e che
ora gli fece un piccolo sorriso. Il generale continuò “Samantha mi ha appena
comunicato una sua decisione, dà le dimissioni e chiede di essere inserita come
scienziata alla base, lasciando l’SG1…” Jack sgranò gli occhi poi si voltò
verso di lei “Sam non devi…” Un lampo passò nei suoi occhi azzurri, Hammond si
alzò “Signori, credo che andrò in sala briefing” Poi si allontanò in fretta.
Appena chiuse la porta Sam si alzò “Tu puoi e io no?” Jack rimase seduto, tutte
le implicazioni che si agitavano nella sua testa, stava rinunciando ad una
brillante carriera nell’esercito, questo il suo primo pensiero, ma poi lo colpì
un’idea. Sam vide la consapevolezza allargarsi insieme ad un sorriso sul volto
di Jack, sorrise anche lei, bene, aveva capito. “Lasci l’SG1… rimarrai alla
base…” “Sì”. Jack si alzò e la prese tra le braccia, non avrebbe più dovuto
temere, avrebbe potuto essere sempre al suo fianco! Certo i rischi non
sparivano, ma almeno non sarebbe partita in missione senza di lui, non avrebbe
dovuto morire di paura ogni volta che la vedeva attraversare l’iride. Sam si
separò “Dobbiamo dirlo a Daniel e Teal’c…” Jack annuì e lei lo baciò “Sai… oggi
sono arrivati i risultati delle analisi di routine…” Jack la guardò, sorpreso
del cambio improvviso di argomento, sul volto di Sam c’era una luce strana,
nuova, ma che la rendeva estremamente bella, c’era però anche un’ombra,
un’inquietudine, Jack le prese la mano, incitandola a parlare “Aspettiamo un
bambino” Jack spalancò gli occhi, la sua prima domanda fu alquanto stupida
“Come?” Sam sorrise, “Non siamo stati molto attenti…” Jack non la stava
ascoltando, un immenso sorriso si era dipinto sulle sue labbra, il cuore di Sam
riprese a battere, temeva la sua reazione, temeva che non volesse un figlio
dopo quello che era successo a Charlie, ma quel sorriso scacciava tutti i
dubbi. Jack la strinse tra le braccia poi la lasciò andare con aria colpevole e
si inginocchiò davanti alla sua pancia “Scusa!” Sam sorrise, “Jack, credo che
non possa ancora capirti!” Lui si rialzò, in piedi il sorriso che non voleva
lasciare le sue labbra “Sam sbaglio o è figlio tuo! Se siamo sfortunati e non
prende da me, diventerà un grande scienziato!” Sam rise, nulla ormai poteva più
intaccare la sua felicità! “O una scienziata!” Jack la guardò stupito “Giusto!”
Una famiglia! Lui, Sam e un bambino, quando aveva perduto Charlie e Sara aveva
creduto di non poter essere mai più felice, poi era arrivata lei e tutto era cambiato!
La strinse tra le braccia.
Hammond che era in sala briefing
sbirciò attraverso il vetro, quei due sembrava che ne avessero di cose da
dirsi! Guardò l’orologio, poi sospirò… gli avrebbe concesso ancora cinque
minuti! Sorrise, nel vedere i due abbracciati, era felice che tra di loro tutto
andasse per il meglio. Guardò di nuovo l’orologio, va beh ancora altri cinque
minuti… in fondo la sua pensione aveva atteso sette anni, poteva aspettare
ancora un po’!
Ok il mio consiglio è di andarsi a
lavare i denti non vorrei che vi venissero le carie dopo tutto questo zucchero!
Kloe2004: Ecco svelato il piano di
Jack… niente di troppo complicato, ma non è mica un idea di Sam no!
Jolinar: Spero di non aver
esagerato… aspetto i commenti!
FairyFlora: Sì diciamo che Hammond
ormai ci avrà fatto il callo! Grazie!
Nahid: Grazie e hai ragione avrà
qualche pacemaker come minimo!
23jo: Beh non aspetterai molto! E
poi tranquilla ho consumato tutto il mio essere sadica qualche capitolo fa!
Daniel osservò impaziente
l’orologio, Teal’c che notò il suo gesto intervenne “Come mai è nervoso Daniel
Jackson?” “Non sono nervoso...” Teal’c alzò un sopraciglio e Daniel si sentì in
dovere di spiegare “Sono impaziente… è un anno che non andiamo più in missione
con Sam e Jack!” Teal’c annuì. Quando Jack e Sam avevano lasciato l’uniforme a
loro era stato assegnato il colonnello Cameron Mitchell e poi dopo alcuni mesi,
alla squadra, si era unita un’aliena, Vala Mal Doran, con i quali si era
immediatamente formata un’amicizia, che sarebbe probabilmente diventata ancora
più solida con il passare degli anni. Ovviamente, non avevano smesso di vedersi
con gli vecchi compagni, anzi, si vedevano in continuazione e non solo alla
base, ma anche fuori di essa, soprattutto ora che avevano un bambino, lui e
Teal’c continuavano ad inventarsi scuse per poterli andare a trovare. Il
piccolo Henry aveva appena qualche mese, eppure era già la mascotte della base,
Sam era rientrata dalla maternità piuttosto in fretta, avevano bisogno di lei,
così succedeva che dovesse portarlo con sé, in pochi minuti il bambino veniva
rapito e a turno i soldati lo portavano a spasso per la base, evitando i luoghi
più pericolosi, come la sala d’imbarco e prediligendo la mensa, dove, malgrado
il piccolo bevesse ancora solo il latte, lo tentavano con tutti i dolci della
mensa. Le scommesse erano state aperte, Henry O’Neill prediligeva la torta di
mele o la gelatina blu?
Daniel osservò ancora l’orologio
“Credi che dovremmo già andare a cambiarci?” “O’Neill ha detto che sarebbero
arrivati alle dieci, sono solo le nove e mezza” Daniel si sistemò gli occhiali,
maledicendo la logica del Jaffa. Quaranta minuti dopo Jack fece la sua comparsa
“Ehilà! Che fate ancora qui?” Daniel gli fece una smorfia “Sam?” “Sta
arrivando, è andata a prendere Henry, ci raggiungerà allo Stargate” Daniel
annuì, a fare da babysitter sarebbe toccato a Jacob e visto che doveva ancora
arrivare, tanto valeva affidarglielo direttamente alla base. Si avviarono verso
i loro armadietti e iniziarono ad indossare i vestiti che erano stati
confezionati apposta per l’occasione. Jack sorrise nell’indossare i vestiti
medioevali, adatti ad un viaggio, ma che denotavano un alta posizione sociale,
era passato un anno, ma a lui sembrava una vita, tante cose erano cambiate,
eppure gli erano ancora così famigliari! Infine fece passare la spada nella
cintura e dall’altro lato il pugnale: li teneva sempre in ufficio, appesi alla
parete, un monito, un ricordo. Anche Teal’c aveva una spada, niente a che
vedere con la sua, ma era del buon acciaio. Si avviarono allo Stargate,
ovviamente questa volta sotto i vestiti avevano anche delle pistole, il P90 era
impossibile da nascondere, ma non voleva correre rischi! Appena entrarono Jack
sorrise, Sam era già lì ad attenderli, il piccolo tra le braccia. “Jacob è in
ritardo?” Daniel si fece avanti per poter salutare Henry, che però stava
dormendo tra le braccia della madre. “Dovrebbe arrivare a momenti” In quel
momento lo Stargate si attivò, Jack si voltò verso il vetro anti proiettile
“Abbiamo un codice?” Il sergente addetto si avvicinò al microfono e rispose “Sì
signore, segnale Tok’ra” “Bene, aprite l’iride”. Un istante dopo Jacob fece il
suo ingresso alla base, Sam gli sorrise e lui andò immediatamente verso di lei,
poi prese il suo nipotino tra le braccia, totalmente estasiato. Jack fece un
piccolo sorriso rivolto a Sam “Jacob…” gli agitò le mani davanti “Siamo qui…”
Il generale Carter alzò finalmente gli occhi su di loro “Salve, perdonate il
ritardo” “Figurati… noi però dobbiamo andare ora” Jack si avvicinò all’uomo e
sbirciò suo figlio, così piccolo, un sorriso gli increspò le labbra, poi passò
la mano sulla testolina, già si vedeva che avrebbe avuto i capelli scuri. Sam
aspettò che Jack desse l’ordine di inserire le coordinate poi si avvicinò al
padre e gli consegnò le chiavi di casa “A casa c’è tutto, il latte è nel frigo,
i pannolini nell’armadio del bagno, se piange dopo aver mangiato è perché…”
Jacob sorrise “Samantha… sai, credo che io e Henry ce la caveremo benissimo!”
Sam annuì “Certo papà… allora torniamo tra due giorni ok?” “Vai!”. Sam si chinò
sul suo bambino e gli depose un bacio sulla fronte “Torno presto, fai il
bravo”, poi senza voltarsi salì la rampa, Jack la stava aspettando, mentre
Daniel e Teal’c erano già dall’altra parte. Appena attraversarono l’iride si
ritrovarono su un pianeta desertico “Ottimo! Sono mesi che non attraverso lo
Stargate e mi becco subito un dannato pianeta di sabbia!” Daniel scosse la
testa e sorrise, non avrebbe mai creduto che potesse mancargli anche
quell’aspetto di Jack! Poco lontano, come concordato, li aspettavano un Tok’ra
insieme a Cam, Vala e un al’kesh “Speriamo che questa volta non sia un
rottame!” Il Tok’ra lo guardò, contrariato, mentre Cam sorrideva. Vala non
perse tempo ed iniziò ad infastidire Daniel facendogli i complimenti per
l’abbigliamento. Il Tok’ra li salutò con un cenno della testa e poi si diresse
allo Stargate, mentre loro salivano sulla nave cargo. “Bene Teal’c, a te i
comandi!” Teal’c inclinò leggermente la testa, poi si sedette al posto di guida
ed attivò la navetta, in pochi secondi erano nell’iperspazio. “Quanto ci
metteremo Carter?” Lei sorrise, da quando non la chiamava più così? “Sedici
ore, signore” Calcò particolarmente sull’ultima
parola, Jack si voltò per guardarla, stupito che lo chiamasse signore,
chiaramente non si era nemmeno accorto di averla chiamata per cognome! Teal’c
ai comandi sorrise, non li aveva mai visti litigare, ma li aveva sentiti più
volte punzecchiarsi e lo facevano sempre utilizzando i loro vecchi gradi, non
comprendendo aveva chiesto a Daniel che aveva sorriso e gli aveva detto che
faceva parte del corteggiamento umano, lui aveva continuato a non capire fino a
quando non aveva visto gli occhi dei suoi due amici brillare di una particolare
luce, proprio durante uno di quegli scambi. Quando finalmente arrivarono sul
pianeta di Henry inserirono l’occultamento, poi, dopo aver sorvolato la zona
scesero a terra. “Ottimo adesso dobbiamo procurarci dei cavalli, Teal’c vieni
con me” Sam si morse un labbro, ma non disse niente si mise invece in paziente
attesa del loro ritorno. Vala che aveva notato l’espressione, subito nascosta,
di Sam, fece qualche mirata battuta su Daniel tirandola nella conversazione,
felice della distrazione Sam rise di gusto all’espressione di ostentata
superiorità dipinta sul volto dell’archeologo. Per fortuna Teal’c e Jack non ci
misero molto, erano scesi apposta vicino ad una locanda. Comprare quattro
cavalli era stato facile. Jack già a cavallo consegnò le redini a Sam mentre
Teal’c faceva lo stesso con l’archeologo. “Allora Cam, voi rimanete qui, se non
torniamo entro domani sera venite a prenderci ok?” Cam annuì, il piano era già
stato discusso, non c’era niente da aggiungere, anche se Vala non sembrava
essere dell’opinione “Perché non possiamo venire con voi! Non ho voglia di
dormire su delle casse mentre voi vi godete un letto di piume!” Daniel le
sorrise affabile “La vita è ingiusta Vala!” Poi, con una smorfia, salì a
cavallo, il suo fondoschiena non aveva ancora dimenticato le lunghe ore passate
in sella! Cam e Vala li guardarono partire, poi risalirono sulla nave,
preparandosi all’attesa.
Dopo alcuni minuti Daniel si
affiancò a Jack “Come facciamo a sapere che saremo ben accolti?” Jack roteò gli
occhi “Accidenti Daniel, ne abbiamo discusso per un mese!” Sam intervenne
vedendo il cipiglio assunto da Daniel “Henry sarà felice di vederci… gli
dobbiamo una visita no?” Daniel annuì, avevano già discusso a lungo
sull’argomento, ed era vero, dovevano al Duca delle spiegazioni, oltre al fatto
che Jack aveva dato la sua parola. Dopo qualche ora giunsero a Sendiburg,
sorrisero nel vederla, era strano, ma per un po’ quella era stata la loro casa.
Attraversarono la città e si diressero alle porte, un soldato gli si fece
incontro, si inchinò deducendo il loro rango dagli abiti “Vorremmo parlare con
il Duca… e non mi dire che è a caccia!” Sam non sorrise alla battuta, le
cicatrici sul ventre e sulla schiena di Jack erano troppo visibili perché lei potesse
dimenticarle. Il soldato si inchinò ancora, poi li fece entrare nella corte del
castello mentre dei servi venivano a prendere i loro cavalli “I vostri nomi
prego?” “Jack!” Si voltarono e si ritrovarono davanti Henry in persona
“Samantha, Teal’c, Daniel! Quando siete tornati!” A Daniel sfuggì un sospiro di
sollievo, non sembrava un uomo arrabbiato, forse un po’ teso, ma niente di più.
Jack si fece avanti e tese la mano, il Duca non esitò e la prese stringendola
con calore. Poi, notando che portava la sua spada, sorrise, Jack a cui non
sfuggì, incontrò il suo sguardo “Non ne posso più fare a meno…” Il Duca sorrise
comprendendo a cosa si riferisse, si voltò verso Sam e si inchinò poi gli prese
la mano destra per baciarla, ma accorgendosi di qualcosa prese anche la mano
sinistra, un anello brillava all’anulare, Henry sgranò gli occhi poi guardò
verso Jack che alzò colpevole la mano sinistra che portava lo stesso anello “E’
già e ho anche un erede!” Sam sorrise nel vedere lo sguardo caldo di Jack
posarsi su di lei, era sempre un piacere vederlo così orgoglioso e riconoscente
nei suoi confronti, così felice. Henry non si perse affatto lo sguardo e
sorrise “Un erede! Allora dobbiamo festeggiare, non solo il vostro ritorno, ma
anche il vostro bambino! Come l’avete chiamato?” Sam sorrise, ma fu Jack a
rispondere “Henry O’Neill, ma da me a preso solo il nome e il colore dei
capelli, ha già gli occhi e l’intelligenza della madre!” Daniel sorrise nel
vedere il Duca sorprendersi e poi illuminarsi “Questo mi rende estremamente
felice e soprattutto onorato!” Si inchinò ancora poi li accompagnò all’interno
dove offrì loro una lauta cena, poi quando ormai le portate iniziavano a
terminare Jack si volse verso il Duca, serio, ma Henry lo precedette “No, hai
la mia fiducia, questo mi basta, ho la tua parola che non era nulla di
malvagio, non voglio sapere altro” Tutti lo guardarono stupiti, Jack si era
preparato a tutt’altro! “Va bene, se sei sicuro… e lo ripeto, non è
assolutamente nulla di malvagio!” Il Duca annuì, sollevato, poi sorrise “Allora
non roviniamoci la serata! Quando volete partire? Pensavo di organizzare una
festa in vostro onore! Poi ci sarebbe il torneo di Castuun, dovete
partecipare…” Sam sorrise, erano stati fortunati ad incrociare un uomo così
intelligente e generoso. Jack scosse la testa “Dobbiamo partire domani… non ho
molta fiducia nella balia!” Poi rivolse a Sam un sorriso complice. Il loro
piccolo Henry gli mancava già e l’idea di non doversi svegliare quella notte al
suono del suo pianto, non lo confortava affatto. Sam sorrise, capendo al volo i
pensieri di Jack. Il Duca seguì quello sguardo complice, con una piccola fitta
di gelosia, quanto desiderava anche lui quel genere di complicità? Poi scacciò
quei pensieri che gli ricordavano che lui non aveva ancora trovato una donna da
amare e sorrise ai suoi invitati, “E’ un vero peccato, vorrà dire che
approfitterò della vostra presenza appieno!” La serata si protrasse ancora per
molto tempo, chiacchierarono e ricordarono i momenti passati insieme, poi il Duca
li lasciò andare a dormire, assegnando loro le stanze che avevano occupato
durante tutto il loro soggiorno in quel mondo. Il mattino dopo lo salutarono e
malgrado le insistenze di Henry, ripresero la strada per l’al’kesh, dove Cam e
Vala li stavano aspettando. Raggiunta la nave vendettero di nuovo i cavalli e
ripartirono, ma prima di lasciare il pianeta Jack fece posare l’al’kesh, ancora
occultato, vicino alla capanna di Garin. Scese dalla nave con gli anelli e
bussò alla sua porta, nessuno venne ad aprire allora entrò. La stanza era vuota
e chiaramente non ci abitava più nessuno da almeno qualche mese, fece il giro
della casupola e trovò ciò che ormai si aspettava, una croce segnava un piccolo
tumulo di terra. Jack sospirò, poi si avvicinò per leggere l’incisione sulla
croce “Qui giace Garin, morto in pace” Jack sorrise, era quello che desiderava,
salutò l’uomo che gli aveva salvato la vita e ritornò alla nave. Senza una
parola ripartirono per la Terra.
Sam guardò il pianeta sparire sotto
di loro, dicendo addio al mondo che aveva rischiato di portargli via tutto, ma
che invece gli aveva dato tutto. Jack le si avvicinò e la strinse tra le
braccia, “Dobbiamo molto a questo pianeta, non credi?” le sussurrò, come se le
avesse letto nel pensiero, lei posò la testa sulla sua spalla, poi disse ad
alta voce ciò che prima aveva solo pensato “Gli dobbiamo tutto”.
Jolinar: Sì la prossima volta metto
dei cartelli luminosi, ottimo suggerimento! E grazie!
FairyFlora: Grazie! Niente carie…
perfetto perché qui c’è sempre il rischio!
Kloe2004: Vedi tutto finisce bene…
non sono così sadica in fondo, non ci riesco proprio a far finire male una fic…
magari la prossima volta!
Nahid: Ma no dai siamo troppo
giovani per avere già un senso materno da scaricare su qualcuno… no??? Sono
loro che ne hanno bisogno, chi non li sogna con un marmocchio tra le braccia?!
Grazie mille!
23jo: Grazie! Vedi ho salvato anche
l’Sg1 no?
Ecco fatto anche l’epilogo è
andato… allora grazie mille a tutte! So che è un periodo pienissimo di impegni
quindi grazie per aver dedicato un po’ di tempo a commentare! Siete
fantastiche! Anzi, spero che la storia vi abbia distratto un po’, che fa sempre
bene! Quindi ancora e sempre GRAZIE!