Sette minuti di paradiso all'inferno

di midori_ninjin
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Benedetta bottiglia maledetta ***
Capitolo 2: *** Io ci sto se tu ci stai ***
Capitolo 3: *** Doveva essere solo un film ***
Capitolo 4: *** A morte Iacopo ***
Capitolo 5: *** Perché a casa mia!? ***
Capitolo 6: *** Scomode domande scomode risposte ***
Capitolo 7: *** Letto di sopra o letto di sotto?! ***



Capitolo 1
*** Benedetta bottiglia maledetta ***


-No!- Esclamai deluso quando vidi fermarsi la verde bottiglia di birra, ormai vuota, di fronte alle scarpe Nike logore di Michele, il mio migliore amico.
 
La cosa era iniziata solo per gioco… ci stavamo annoiando e Lorenza, una mia amica (Dio solo sa perché dato che le sue due uniche buone qualità si trovano poco sotto il collo), aveva proposto quella che forse sarebbe stata l’unica buona idea della sua vita.
 
-Ale perché non giochiamo al gioco della bottiglia?!- Aveva chiesto svuotando la suddetta tutta d'un fiato come solo una vera signora sa fare.
 
Ed era così che io, Michele, Giacomo ed Alberto ci eravamo ritrovati nel seminterrato a gambe incrociate sullo sporco parquet mentre (per motivi che non ero riuscito a comprendere) Lorenza, Giada e Sara cercavano una posizione più comoda sul vecchio e impolverato divano a due piazze dall'orrenda copertura a fiori.
 
Non che questo stonasse con l'arredamento di quella stanza adibita a ricevere tutto ciò che in casa mia non aveva più un utilizzo utile… vecchi peluche… roba da neonato… libri e quaderni usati… e scatoloni di cose ormai dimenticate.
 
Osservai meglio Sara, la fidanzata di Alberto al quale avevo detto.
 
-Invitala tanto più siamo e meglio è- Senza considerare che la sua buona educazione gli avrebbe impedito di rifiutare condannandola così ad una serata con i miei amici.
 
Se ne stava sul bracciolo della poltrona con le gambe strette al petto come se avesse voluto scomparire nel nulla.
Piccolina e con gli occhi enormi coperti da una frangetta che faceva sembrare ancora di più il mio amico Alberto un pedofilo… nonostante avessero la stessa età.
 
Riguardai Michele che soffiava con tutte le sue forze verso la bottiglia cercando di farla spostare anche solo di pochi millimetri verso Giada, mentre questa disinteressata con una mano si aggiustava i riccioli biondi e con l'altra teneva il bordo del vestitino bianco per sistemarselo meglio sulle gambe.
 
-Direi che in questo caso… si rifà- Esclamai passandomi una mano fra i capelli castani zuppi di sudore un po' per il caldo del seminterrato illuminato da una lampadina probabilmente arroventata e un po' per l'ansia… conoscevo bene i miei amici e supplicavo per un po' di compassione.
 
-No! Troppo facile così!- Sorrise maligna Lorenza facendo scoccare la lingua e alzandosi… quella ragazza era un demone nascosto dietro tinti capelli neri, jeans strappati e canotte troppo corte e scollate -Tu hai detto prima il proprietario della casa… bene prenditi le tue responsabilità-
 
-Raga lo sapete che lei non si arrende tanto vale tacere e ficcarsi in quel maledetto ripostiglio- Sospirò Alberto stringendosi fra le spalle.
 
-Dai su fate sta cosa per sette minuti non è mica la fine del mondo… così poi mangiamo qualcosa che sto letteralmente morendo di fame- Lo appoggiò Giacomo sistemandosi i capelli come al solito in quei giorni troppo verdi (a causa di una scommessa finita male).
 
-Figurativamente…- Lo corresse Giada.
 
-Infondo… sono solo sette minuti- Tentennò Michele scompigliandosi i scuri capelli castani quasi neri, lui era quello a volerlo di meno, in quei mesi aveva iniziato a passare sempre più tempo con Giada e sospettavo che avrebbe pagato pur di avere quei sette minuti con lei.
 
-Ci possiamo portare una bottiglia di qualcosa ho dobbiamo morire assiderati?- Chiesi polemico alzandomi in piedi e avvicinandomi al tavolo dove avevano sistemato qualche schifezza e gli alcolici.
 
-Non che ci tenga a te… ma eviterei di ucciderti in casa tua con tutti questi testimoni- Concesse Lorenza Alzandosi.
 
-Che premurosa- Sorrisi prendendo una bottiglia di birra per poi porgere la mano a Michele, ancora seduto in terra, che l'afferrò per tirarsi su prima che tutti ci avvicinassimo alla porta del ripostiglio.
 
Lorenza l'aprì sadicamente allegra mentre io osservavo inorridito quei tre metri per due praticamente completamente occupati da oggetti e cianfrusaglie varie.
 
Entrai per primo cercando di non calpestare nulla di troppo pericoloso per poi girarmi ed osservare Michele che addirittura cercava di evitare qualsiasi cosa fosse sul pavimento (Cosa praticamente impossibile).
 
Eravamo dentro uno di fronte all'altro.
 
Sentii il cigolio della porta… la maniglia girare e poi il rumore della serratura che scattava… chiuso… in trappola.
 
La luce si fece fioca… praticamente inesistente mentre intravedevo lo spiraglio sotto la porta da cui filtrava.
 
-Divertitevi ragazzi- Sentii bisbigliare a Lorenza prima che i suoi passi si allontanassero… da quell'affermazione ci misi un po' a prendere coscienza che con me ci fosse anche Michele.
 
Ci conoscevamo da quando avevamo all'incirca tre anni e avevamo fatto di tutto insieme… il bagno… i pianti… le risate… avevamo deciso addirittura di andare alle stesse superiori.
 
Infatti se mi fossi trovato in quella stessa situazione solo un paio di anni prima ci saremmo divertiti.
Eppure raggiunto il terzo avevamo finito per scegliere due indirizzi diversi… io informatica e lui meccanica.
 
Le nostre classi erano solo a cento metri ed una scalinata di distanza eppure era successo qualcosa che io non riuscivo a comprendere… di colpo avevamo iniziato a vederci di meno… tutte le volte che lo chiamavo per uscire sviava con scuse del tipo.
 
“Devo studiare” (Cosa che lui non faceva più o meno da quando aveva sei anni) Oppure “Giada mi ha chiesto una mano con una cosa”.
 
Ed anche quando ci vedevamo per scuola lui finiva per tagliare corto e tornare di fretta in classe.
 
In poco tempo avevamo smesso di parlare da soli… avevamo iniziato a vederci solo se in gruppo ed anche in quei casi non ci rivolgevamo molto la parola.
 
Quei cento metri ed una scalinata avevano finito per creare un muro che non riuscivo a spiegarmi.
 
-Non mi sento più le gambe- Sospirò Michele appoggiandosi con la schiena alla porta.
 
-Ti puoi sedere… non ti preoccupare di rompere qualcosa tanto qui e tutto da buttare- Gli dissi guardandolo in volto infastidito dai suoi occhi fissi sul pavimento (O su quel poco che si riusciva a intravedere di questo).
 
Quel viso lo conoscevo bene, anche troppo, eppure mi tranquillizzava osservarlo.
Quella mascella pronunciata, le sopracciglia folte… quella destra segnata da una cicatrice… quelle iridi chiare… a volte grigie… a volte verdi… a volte celesti.
 
Interruppe i miei pensieri dicendo.
 
-Ci provo- Prima di far scivolare la schiena contro la porta fino a toccare terra.
 
-Com'è?- Chiesi osservando la sua espressione di dolore.
 
-Se possibile più scomodo del materasso della vecchia Patty-
 
-Oddio te lo ricordi?!- Risi io.
Patrizia era una signora che nei suoi brevi viaggi estivi ci pagava il minimo sindacale per fare gli house-sitter (Cosa che noi sfruttavamo semplicemente per fuggire dalle nostre rispettive famiglie per una settimana e per svuotargli il frigo).
 
-Scherzi?! Io mi sento ancora in colpa per il vaso azzurro- Rise lui alzando i suoi occhi verso di me, cosa che forse non faceva da mesi (Mi chiesi se si ricordasse il mio viso come io ricordavo il suo).
 
-Senti se non si è accorta del fatto che ora è seppellito nel suo giardino… si vede che non ci teneva- Sorrisi appoggiandomi contro il muro e scivolando fino al pavimento sistemando le gambe affianco alle sue.
 
-Già- Interruppe la discussione Michele fissando i suoi occhi su di uno scatolone.
 
Sette minuti… e pensare che ero stato io a contrattare per quei sette minuti.
Alberto aveva insistito per quattro (Probabilmente terrorizzato da ciò che poteva succedere alla fidanzata in quel ripostiglio con uno qualsiasi di noi per dieci minuti)
Ma io ero riuscito ad ottenerne sette ed ora contavo letteralmente i secondi.
 
-Mi passi l'accendino?- Gli chiesi e subito dopo lui lo caccio dalla tasca (con non poca difficoltà vista la posizione) e me lo lanciò, nonostante stessimo a circa un metro di distanza.
 
Osservai l’accendino, gliel'avevo regalato io al suo compleanno dei quindici anni, bianco con la scritta in nero “IL FUMO UCCIDE” sarebbe potuto essere più azzeccato per Michele solo con l'immagine di un tumore stampata sopra (Lui era così… tutte le cose considerate dagli altri inopportune o offensive a lui divertivano).
 
Lo usai per aprire la bottiglia di birra e poi, dato il caldo insopportabile, ne svuotai metà tutta d'un fiato prima di restituirgli l'accendino.
 
-Ne vuoi un sorso- Chiesi porgendogli la bottiglia.
 
-Dio si… sto soffocando- Mi rispose distendendo la mano, stavo per passargliela quando nella mia mente nacque qualcosa a metà fra la perfidia e la rabbia.
 
Ritirai in fretta la mano e dissi.
 
-Una domanda a testa… sincerità assoluta-
 
-Di cosa stai parlano?- Mi chiese lui sollevando un sopracciglio.
 
-Se lo fai ti do la birra- Risposi piuttosto infantile.
 
-Scherzi vero?! Quanti anni hai cinque-
 
-Se non vuoi fa niente me la finisco io- Mi strinsi fra le spalle portandomi la bottiglia alle labbra.
 
-No… no! Ok- Acconsentì in fine sospirando.
 
-Perché…- Provai ad iniziare ma lui mi interruppe.
 
-No… tu hai scelto il gioco io inizio… perché hai invitato Lorenza?- Quella domanda mi sorprese, potendo chiedere qualsiasi cosa imbarazzante o compromettente mi aveva fatto una domanda alla quale avrei risposto senza problemi anche senza essere vincolato da quello stupido gioco.
 
-Dopo che ho inavvertitamente invitato la fidanzata di Alberto ho detto a Giacomo che se voleva poteva portare un amica- Spiegai.
 
-E lui ha invitato Lorenza- Chiese perplesso.
 
-Credo che lei l’abbia pagato per farmi Innervosire- Ammisi stringendomi fra le spalle per poi dire -Ora è il mio turno-
 
-Spara- Mi concesse Michele.
 
Ci riflettei su… erano due le mie opzioni potevo chiedergli qualche cavolata di cui non mi importava minimamente o potevo fargli la domanda che mi tormentava praticamente da un anno.
 
Mi preoccupava il fatto che facendogli quella domanda lui avrebbe potuto allontanarsi ancora di più ma infondo avevo proposto quel gioco solo per riuscire a parlare di quell'assurda situazione e così glielo chiesi.
 
-Perché dal terzo ti sei allontanato?-
 
-Di che stai parlando?!- Domandò scompigliandosi i capelli e abbassando ancora di più lo sguardo fino a fermarlo sulla mano che tamburellava compulsivamente sulla gamba dal lato del muro.
 
-Cazzo Michele da quando avevi sei anni non hai mai saputo mentire quindi non pensare di poterlo fare ora- Sbottai infastidito.
 
-Senti lasciamo stare… dammi quella bottiglia- Mi rispose porgendomi la mano e piantando i suoi occhi nei miei, lo sguardo sicuro e convinto a non cedere.
 
-Oppure?- Chiesi spavaldo prendendo un sorso di birra.
 
-Me la prendo da solo-
 
-Provaci- Dissi con un cenno della testa, poco dopo fu tutto molto veloce.
 
Michele si alzò sulle ginocchia per poi praticamente buttarsi verso di me, una mano a bloccarmi il polso e l'altra a cercare di afferrare la bottiglia che io passai in fretta nell'altra mano.
 
-Piuttosto che dartela me la verso addosso!- Esclamai io tenendola in alto e cercando di nascondere il sorriso che voleva spuntarmi sulle labbra.
 
Quella scena mi ricordava inevitabilmente di quando da ragazzini litigavamo per un giocattolo per poi finire per dimenticarlo e per continuare a rotolarci in terra colpendoci e mordendoci a vicenda.
 
-Dai Ale! Sto morendo di caldo- Supplicava lui come un bambino premendomi un gomito sul petto completamente sopra di me mentre io gli conficcavo un ginocchio nello stomaco per cercare di allontanarlo.
 
-E muori- Risposi non riuscendo più a trattenere la risata che lasciai andare scoppiandogli a ridere praticamente in faccia.
 
Lui mi osservò all'incirca per tre secondi in religioso silenzio prima di seguirmi a ruota.
 
-Ti immagini che diavolo stanno pensando quelli là fuori- Disse fra le risate.
 
-Non lo so… che ci stiamo picchiando o che stiamo scopando- Risposi asciugandomi una lacrima.
 
-Sono stati loro ad insistere- Concluse stringendosi fra le spalle.
 
Poi successe qualcosa di strano.
 
Entrambi smettemmo di ridere e ci calmammo per poi, contemporaneamente, alzare lo sguardo l'uno nella direzione dell'altro.
 
Io l'osservavo alquanto perplesso… non capivo perché non si spostasse da sopra di me ne perché non proferisse parola.
 
Erano passati all'incirca cinque lunghissimi secondi, stavo per dargli la bottiglia, quando lui spostò il gomito dal mio petto e posò una mano sopra la mia spalla.
 
Deglutì… vidi chiaramente il suo pomo d'Adamo salire per poi riscendere.
 
Osservai le sue iridi… e le sue pupille dilatarsi con un’intensità di cui non credevo essere capace mentre cercavo di capire cosa stesse aspettando… ma soprattutto cosa volesse fare.
 
Spostò per un istante lo sguardo in basso a destra, in una zona non ben definita della stanza, per poi riposarlo su di me.
 
Si morse il labbro inferiore.
 
E poi lo fece… si avvicinò… fu veloce.
 
Talmente veloce da permettermi di mentire e dire che lo fu tanto da non darmi la possibilità di reagire in alcun modo… eppure non sono stupido (per quanto sia bravo a fingere con gli altri e con me stesso) in un posto nella mia mente… uno non direttamente collegato con il mio io conscio… l'avevo sospettato quando aveva deglutito… l'avevo capito quando aveva distolto lo sguardo… ne ero stato certo quando si era morso il labbro inferiore.
 
Eppure nell'istante in cui le sue labbra toccarono le mie… la sua bocca tocco la mia… la sua lingua tocco la mia… sembrò non avere senso la necessita di dare la colpa a qualcuno.
 
Sgranai gli occhi e subito dopo li chiusi cercando di concentrarmi senza sapere nemmeno io su cosa…
 
Mi concentrai sulla sua mano che sulla mia spalla era intenta a disegnare tanti piccoli cerchi con l'indice.
 
Mi concentrai sul suo ginocchio che tirò leggermente più su per reggersi meglio e che andò inevitabilmente a frapporsi fra le mie gambe.
 
Mi concentrai sull'altra mano che mi sfiorava lo zigomo con una delicatezza che non era del Michele che a otto anni con un calcio mi aveva fatto saltare un dente per sbaglio.
 
Mi concentrai sulle mie mani… una ancora intenta a reggere la bottiglia di birra ormai dimezzata e l'altra sulla sua spalla in un falso tentativo di allontanarlo.
 
Mi chiesi come fosse possibile riuscirsi a concentrarsi su tutti quei dettagli dato ciò che stava accadendo nella mia bocca…
 
Sentivo chiaramente la sua lingua cercare di insinuarsi sempre più in fondo… era un qualcosa di passionale… stupido… veloce… violento.
 
I suoi denti si soffermavano sulle mie labbra torturandole per poi riprendere ad esplorare la mia bocca.
 
Sentivo il suo odore… un odore che conoscevo fin troppo bene di deodorante misto a sudore ma si era aggiunto una nuova percezione di lui… qualcosa che non avevo mai sentito prima.
 
Sentivo il suo sapore… e sapeva di alcool… nonostante non fosse riuscito a bere quella stramaledetta birra… di sigarette… quelle orribili Marlboro alla menta di cui lui andava pazzo… e stranamente di cioccolato.
 
“Un bacio è un bacio… un qualcosa di incredibilmente piacevole… una volta che hai chiuso gli occhi non importa chi te lo stai dando”
 
Mi ripetevo nella mente cercando di giustificare il fatto che non avevo la minima voglia di allontanarlo.
 
“Anche lui… probabilmente avrà solo trovato un modo per passare il tempo”
 
Mi dicevo cercando di giustificare il fatto che il mio migliore amico, la persona con la quale ero cresciuto, mi stava ficcando la lingua in bocca.
 
“Che si fottano!”
 
Mi arrendevo spostando la mano per afferrare il collo della sua maglietta e portarlo, se possibile, ancora più vicino a me.
 
Mi ero da pochi secondi immerso davvero in quel bacio quando sentii un qualcosa di gelato piombarmi sull'addome per poi allargarsi fino al cavallo dei pantaloni.
 
Allontanai Michele all'istante per poi guardarmi, la mia t-shirt era zuppa fradicia e ci misi qualche secondo per capire che avevo involontariamente aperto la mano in cui tenevo la bottiglia di birra versandomela addosso.
 
Alzai lo sguardo su Michele che se ne stava in ginocchio con il ciuffo castano in disordine, le labbra gonfie e arrossate e lo sguardo piuttosto vacuo.
 
Io che avevo semplicemente seguito l’impeto del momento mi sentivo confuso quindi potevo solo immaginare quello che stesse passando lui… stavo per dire qualcosa (Non so neanche io cosa) quando sentii la serratura scattare e fui accecato dalla luce che invase la stanza appena la porta fu aperta.
 
-Sette minuti finiti!- Esclamò la voce di Lorenza.
 
Io continuai ad osservare Michele come a domandargli cosa dovessimo fare o dire eppure anche lui continuava a fissarmi con lo sguardo perso nel vuoto.
 
-Abbiamo scoperto che non si possono lasciare due ragazzi ed una sola bottiglia di birra- Improvvisai alzandomi in piedi -Guardate come mi sono conciato… Michele questa non te la perdono-
 
-Sei tu che hai iniziato- Tenne il gioco lui alzandosi e uscendo seguito da me.
 
-Solo due idioti come voi potevano finire per litigare in sette minuti e due metri quadri- Rise Giacomo.
 
-Lasciamo perdere… io mi vado un attimo a ripulire e a cambiare… aspettatemi qui e fate pure come se foste a casa vostra- Gli dissi andando verso la porta.
 
-Non me lo faccio ripetere due volte!- Sentii esclamare da Lorenza mentre salivo le scale.
 
 
*Il mio angolino*
Allora… questa credo sia la descrizione di un bacio più lunga che abbia mai fatto… fatemi sapere se rende e cosa ne pensate.
Per il resto leggete se vi piace e lasciate un commento… non vi costa niente e mi accende un sorriso.
midori_ninjin

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Capitolo 2
*** Io ci sto se tu ci stai ***


Mi svegliai stordito… la bocca impastata lo sguardo appannato ed una tremenda post sbornia alla quale Lorenza aveva contribuito molto volentieri.
 
Infatti verso tarda serata Michele se ne era andato con Giada usando una scusa e poco dopo anche Albero e Sara avevano fatto lo stesso e così rimasti in tre avevamo malsanamente deciso di mettere mano ai super alcolici.
 
Giacomo se ne era andato alla seconda bottiglia di vodka e alla terza vomitata, essendo uno che poco reggeva l'alcol, mente io e Lorenza avevamo persistito fino alle quattro addormentandoci sul divano.
 
Infondo su di lei non ci si poteva contare per niente ma quando centrava l'ubriacarsi per dimenticare i problemi era la miglior compagna.
 
Mi girai su di un fianco e mi passai una mano sul viso prima di notare che ero sul pavimento.
 
Mi misi a sedere e guardai Lorenza, se ne stava beata sul divano da cui probabilmente a metà nottata mi aveva spinto giù.
 
Mi venne il desiderio di prendere il rimasuglio di una qualche bevanda e versaglielo addosso ma desistetti.
 
Osservai l'orologio, erano le cinque e mezza.
 
Mi alzai e barcollai su per le scale fino a raggiungere camera mia, non ebbi neanche le forze per spostare le coperte che caddi sul materasso e mi addormentai.
 
***
 
Ero disteso supino con la schiena leggermente inarcata e le mani strette intorno alle lenzuola.
 
Un caldo insopportabile.
 
La vista appannata.
 
Nelle orecchie solo il mio respiro affannato e quello di un'altra persona.
 
La sua mano che sfiorava il mio corpo… l'indice passava sul mio petto… sul mio stomaco per poi raggiungere l'inguine e attraversare il mio sesso per tutta la lunghezza soffermandosi sulla punta ormai al mio limite.
 
Una seconda mano che mi sfiorava la colonna vertebrale iniziando a scendere anch'essa.
 
Le gambe allargate e la strana consapevolezza che si trovasse in mezzo a queste… sopra di me.
 
Quella seconda mano che scendeva fino al mio posteriore… scivolava lungo la mia fessura.
 
Un minuto di lucidità… i miei occhi che cercavano un significato… la vista di Michele chino sul mio corpo completamente nudo… il mio membro fra le sue labbra.
 
Spalancai gli occhi sul soffitto di camera mia.
 
La testa che pulsava fastidiosamente e insieme a questa un'altra sensazione spiacevole… infatti più in basso fra le mie gambe sentivo un bagnato freddo.
 
Abbassai lo sguardo e sorpreso osservai il cavallo dei miei pantaloni umidi e alzando l’indumento notai che i miei boxer erano nello stesso stato completamente bagnati dal mio sperma.
 
Guardai l'orologio e vidi che erano le otto.
Mi alzai e andai in bagno per farmi una doccia e cercare di dimenticare l'accaduto per poi prendere in braccio Lorenza, lasciarla sul vialetto e andare a scuola.
 
***
 
Il giorno seguente attraversai le porte della mia scuola con una strana sensazione nel petto e nella testa, solo per un venti per cento causata dai postumi e dalle poche ore di sonno che avevo alle spalle.
 
Era come se da un momento all'altro, qualsiasi corridoio facessi, qualsiasi scala imboccassi, Michele sarebbe potuto spuntare da qualsiasi crepa nel muro o fessura fra le mattonelle.
 
Sobbalzavo ad ogni rumore e mi voltavo di scatto osservandomi attorno come un folle, quella situazione mi stava facendo uscire di testa.
 
Mancava una mezz'oretta al suono dell’ultima campanella e la professoressa era sparita con una qualche scusa.
 
Io me ne stavo al mio posto a contorcermi sulla sedia, era infatti tutto il giorno che evitavo i bagni consapevole che lì avrei potuto trovare Michele.
Eppure proprio verso la fine ero al mio limite.
 
E Giacomo, seduto al suo banco di fronte al mio girato verso di me, non contribuiva in alcun modo… anzi.
 
-Pensa a delle cascate alte e limpide che gorgogliano mentre scendono veloci e fluiscono verso un ampio lago dove le goccioline d'acqua…-
 
-La vuoi smettere?!- Esclamai io interrompendolo e tirando una testata contro il banco.
Solo pochi minuti prima mi aveva chiesto perché non volessi andare in bagno eppure la cosa era subito passata in secondo piano appena aveva realizzato che poteva torturarmi senza troppo sforzo.
 
Ma se rimanevo anche un altro solo minuto lì ero abbastanza convinto che sarebbero stati altri i miei problemi.
 
-Al… io vado in bagno… se quella torna mi copri?- Chiesi ad Alberto cercando di nascondere la mia ansia nell'uscire dalla classe.
 
-Perché c'è qualche possibilità che faccia ritorno?- Mi chiese lui per poi domandarmi -A Sara gli hai corretto il Succo con qualcosa?-
 
-No- Risposi in fretta.
 
-Ale… è a casa con i postumi- Mi guardò male come solo lui sapeva fare.
 
-I postumi per un po' di birra?- Chiesi sempre più allibito dalla scelta del mio amico impaziente di essere congedato e di raggiungere il bagno.
 
-Allora l'hai fatto!- Esclamò a metà fra l'arrabbiato e il confuso.
 
-Io dovrei andare- Conclusi allo stremo uscendo di fretta per poi correre fino alla porta contrassegnata da un omino stilizzati e chiudermici dentro.
 
Avevo appena finito e stavo riuscendo quando sentii una voce chiamarmi.
 
-Ale!- La mia mente si soffermò a chiedersi se avessi la possibilità di andarmene e far finta di niente eppure ero abbastanza sicuro che non fosse fattibile.
 
-Si?- Chiesi voltandomi per poter vedere Giada, se possibile più bionda del solito.
 
-Oggi sei sfuggente- Sorrise lei avvicinandomisi.
 
-Mi cercavi?-
 
-No… vedi è che oggi Michele non è venuto e… volevo chiederti se fosse successo qualcosa con lui?- Mi chiese sembrando alquanto preoccupata.
 
-No… niente di particolare… forse si sarà sentito poco bene- Mentii alla perfezione come ero fiero di saper fare eppure rimasi sorpreso da quell’informazione Infondo io lo stavo evitando eppure non mi era passato minimamente per la testa il fatto che anche lui potesse voler fare lo stesso
 
-Ok… allora ci si vede-
 
-Certo… ciao- Salutai prima di dirigermi verso la mia classe.
 
***
 
La mattina seguente mi alzai con la fastidiosa consapevolezza che Michele non si sarebbe fatto vivo nemmeno quel giorno a scuola.
 
E sinceramente non avevo la minima voglia di passare un altra normalissima mattinata fingendo che non fosse successo niente… e che nella mia mente non turbinassero tremila domande.
 
Dopo aver fatto colazione mi ero vestito ed ero uscito fingendo di andare a scuola.
 
Così mi ero ritrovato a vagare senza meta lasciandomi guidare dalle mie gambe o meglio sapevo perfettamente dove volevo andare… e diciamo che al secondo autobus e alla terza strada che avevo imboccato ero abbastanza sicuro di dove mi stessi dirigendo eppure rendersene conto avrebbe voluto dire doversi porre il problema “Perché sto andando la?”.
 
Svoltai un ultima volta e poco dopo mi ritrovai in una strada piena di palazzine piuttosto alte e invecchiare dal tempo.
Mi fermai di fronte alla più alta, di un grigio scuro, e osservai il citofono… il secondo cognome dall’alto era “Bianchi”… il cognome di Michele.
 
Aprii il portone dalla serratura rotta e quindi sempre aperto. Guardai distrattamente l’ascensore bloccato da due strisce di plastica gialla  prima di dirigermi verso le scale.
 
Esattamente dodici rampe di scale.
 
Ad ogni gradino ero più stanco e meno propenso a tenere a freno gli argini dei miei pensieri.
Tutto ciò a cui avevo pensato e tutto ciò a cui avevo evitato di pensare ora imperversava nella mia mente incurante della mia volontà.
 
Il ritmico ripetersi di quell'azione, il salire un gradino dopo l'altro.
 
Mi aveva baciato!
 
Non l'avevo allontanato!
 
L'avevo sognato!
 
Raggiunsi il portone di casa sua con il fiato corto e il cuore che batteva a mille. Suonai il campanello e poco dopo vidi Michele.
 
Il pigiama di due taglie più grande di un azzurrino improponibile, il ciuffo castano in disordine e gli occhi verde chiaro socchiusi come se si fosse appena svegliato.
 
Avanzai verso di lui a tentoni come se non fossi sicuro di riuscire a raggiungerlo davvero e quando fui abbastanza vicino contrassi la mano destra a pugno, tirai il braccio indietro caricando il colpo ed in un movimento veloce e violento sferrai quel pugno verso lo zigomo sinistro di Michele.
 
Lui indietreggiò di diversi passi destabilizzato dal colpo e si portò la mano a coprire la guancia prima di osservarmi a dir poco allibito.
 
Ero angosciato… mi aveva allontanato… ero esasperato… mi aveva baciato… e non capivo neanche il motivo.
 
-Sei incazzato per il bacio?- Bisbigliò evidentemente preoccupato come se già sapesse la mia risposta.
 
-No cazzone sono incazzato perché qui sembra che l'unico che si preoccupi di mandare avanti la nostra amicizia sia io!- Esclamai affannato mentre sentivo le mie orecchie arroventarsi.
 
-Io ci tengo… davvero!- Affermò subito.
 
-Allora vediamo di risolvere questa merda di situazione- Conclusi entrando e passandogli affianco per poi dirigermi verso il piano cottura dove presi un bicchiere e lo riempii d'acqua prima di scolarmelo in un sol sorso.
 
-Vuoi davvero parlarne?- Mi chiese lui andando a sedersi sul divano e prendendosi la testa fra le mani come se dovesse riordinarsi le idee.
 
-Non mi sembra che fino ad adesso far finta di niente abbia portato a qualcosa- Risposi posando il bicchiere e andando a sedermi sul secondo divano.
 
-Ti assicuro che per te è tremila volte più facile non sapere niente… ci ho pensato spesso e ne sono certo!-
 
-E per te?- Domandai alzando il mio sguardo e piantandolo nel suo, ormai la verità era palese eppure volevo che lui trovasse il coraggio di dirmela.
 
-Ok… io te lo dico… ma tu giura… che… che non ti arrabbi… e che… che fra di noi non cambierà nulla- Balbettò imbarazzato e preoccupato.
 
-Ok- Dissi in fretta impaziente di sentire la sua spiegazione.
 
-No… non così… seriamente se tu mi odiassi…-
 
-Miche sei il mio migliore amico da tipo sempre… non ti odierei manco se mi facessi esplodere casa-  Lo interruppi io.
 
-Tu mi piaci… nel senso che mi piaci mi piaci- Ammise in fine.
 
-Diciamo che il bacio mi aveva lasciato qualche sospetto- Sorrisi più per esasperazione che per altro.
 
-Non ne dubito- Sospirò.
 
-Sei gay?- Domandai poi abbassando la voce ad un sussurro, non so nemmeno io perché.
 
-No… a me piacciono le ragazze… solo che hai dei lineamenti molto dolci e… si ok lasciando stare il sarcasmo… si… assolutamente gay… e diciamo che tu mi hai sempre stimolato particolarmente… in quel senso- Mi spiegò visibilmente imbarazzato.
 
-Ok… è… diciamo… wow… ti sei allontanato perché te lo facevo venire duro?!- Chiesi una conferma.
 
-Detto così sembra strano… ma… vedi…-
 
-Ok- Lo interruppi ancora..
 
-Ok cosa?- Mi chiese lui confuso.
 
-Ok… per me non è un vero e proprio problema finché non mi stupri in un bagno…- Mi spiegai, si era portato dietro quel peso per anni costringendosi ad allontanarsi da me nonostante io gli piacessi.
 
-Non è nei miei piani… per l'immediato futuro- Biascicò come se non fosse pienamente sicuro che quello non fosse un sogno non riuscendo a trattenere uno di quei suoi soliti sorrisi incontenibili, che alzavano solo un lato della bocca.
 
-Allora che ne dici di un uscita come una volta solo noi due?-  Domandai in fine sollevato come non mai.
 
-Si… si assolutamente- Esclamò lui concludendo la conversazione.
 
In quel momento fui entusiasta, avevo risolto un problema che mi portavo dietro da anni… eppure allora non sapevo quante incomprensioni e felicità avrebbero portato quella conversazione.
 
 
*il mio angolino*
Ok… mi piacciono molto questi due personaggi perché stanno davvero crescendo mentre scrivo… spero che piacciano anche a voi e se così fatemelo sapere.
Continuate a leggere se vi piace e lasciate un commento.
midori_ninjin

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Capitolo 3
*** Doveva essere solo un film ***


Due giorni più tardi ero riuscito ad organizzare un uscita con Michele al cinema, per vedere un orribile film semi horror che in realtà non mi interessava veramente ma che era servito a far desistere tutti gli altri nostri amici dall'aggregarsi.
 
-Io vado a fare i biglietti… tu prendi qualcosa da mangiare?- Mi aveva chiesto appena entrati.
 
-Ottima idea… divisione dei compiti mi piace… cosa preferisci- Domandai distratto dal bancone del cibo.
 
-Fai tu- Mi rispose quando già ero vicino alle commesse.
 
Osservai con attenzione i tantissimi contenitori di cartone a righe bianche e rosse per poi spostare il mio sguardo sulle cibarie, pop corn, patatine, caramelle gommose, marshmallow, frutta secca, noccioline piccanti e milioni di bibite gassate e non.
 
-Desidera?- Quando sentii queste parole non mi preoccupai neanche di alzare lo sguardo e chiesi.
 
-Ha carta e penna?-
 
Solo diversi minuti più tardi riandai incontro a Michele che aveva già fatto i biglietti e mi aspettava seduto ad una poltroncina rossa.
 
Sembrò alquanto sorpreso quando mi vide portare quattro bibite maxi, una bottiglietta di acqua liscia, due ceste maxi di pop corn, uno di patatine ed uno di caramelle gommose.
 
-Sai che siamo solo in due?- Mi chiese infatti osservandomi da dietro i contenitori rossi e bianchi.
 
-Certo… dici che ho esagerato?- Domandai facendo capolino da un lato.
 
-No… mi era solo venuto il dubbio che pensassi di dover prendere cibo per tutta la sala- Mi spiegò prendendo le due ciotole di pop corn e la bottiglietta per poi chiedere -Mi ero dimenticato della tua fame compulsiva… ma perché l'acqua?-
 
-Principiante… quando ti inizieranno a far male i denti per l'eccesso di caramelle sarai grato di non avere solo bibite iper zuccherate- Risposi mentre Michele mostrava i due biglietti ad un uomo che ci lasciava passare.
 
***
 
Erano le sette e mezza ed eravamo all'incirca a dieci minuti dall'inizio del film e, come da mia previsione, questo aveva iniziato a farmi del male fisico oltre che psicologico e così decisi di cercare di distrarmi parlando con Michele.
 
-Te lo faccio davvero venire duro?- Chiesi disinvolto.
 
-Ale… potremmo parlarne da un'altra parte?!- Mi rispose lui in un sussurro.
 
-Tanto questo film è un affronto al genere umano- Mi strinsi fra le spalle inclinandomi a destra così da avvicinarmi a lui e sentirlo meglio.
 
-Possiamo parlare d'altro almeno?- Chiese facendo lo stesso.
 
-Tipo?-
 
-Qualcosa che non concerna i miei genitali- Propose prendendo un pugno di pop corn e ficcandoselo in bocca.
 
-Pretendi troppo… da quando?- Domandai allungandomi per prendere anch'io un po’ dei suoi pop corn nonostante avessi ancora i miei.
 
-Da quando cosa?-
 
-Te lo faccio venire duro?- Mi spiegai.
 
-O mio dio… e va bene parliamone… tipo da quando…? dalla prima media- Finalmente mi rispose, guardandosi in torno per controllare che non ci fosse nessuno anche se infondo la sala era semi vuota a parte qualche gruppetto di ragazzi evidentemente autolesionisti.
 
-Wow… precoce il ragazzo-
 
-Ale… per favore?!- Supplicò posandosi la mano sul viso.
 
-Insomma a me le ragazze credo che mi facessero quell'effetto solo… in terza… to al massimo in seconda media-
 
-Si i ragazzi anche a me verso i dodici… ma tu prima- Ammise imbarazzato.
 
-Ok… questo e strano-
 
-Grazie- Bisbigliò sarcastico in un soffio completamente rosso in viso.
 
-Dai su non prenderla male… ti sei mai segato su una mia foto?- Chiesi sempre più curioso… era assurdo pensare di non essermi mai accorto che il mio migliore amico provasse attrazione sessuale verso di me.
 
-Ale!- Esclamò lui nascondendosi dietro il bicchiere maxi di coca cola.
 
-Che c'è sono curioso-
 
-È imbarazzante-
 
-Non essere imbarazzato…- Sorrisi Divertito dalle sue espressioni.
 
-Non parlerò di queste cose durante la proiezione di un film in un luogo pubblico- Rispose incrociando le braccia sul petto.
 
-Hai ragione non mi sembra giusto… la notte in cui ci siamo baciati ho fatto un sogno erotico con te- Ammisi in fine.
 
-E… era un video… mi sono fatto una sega con il video in cui cantavi ubriaco al compleanno di Giacomo- Rispose velocemente sgranando gli occhi e piantando il suo sguardo nel mio come a voler capire se stessi scherzando.
 
-Strani gusti-
 
-Hai avuto un sogno erotico… c… con me?- Domandò mentre diverse gocce di sudore gli imperlavano il viso.
 
-Si- Risposi tranquillo… infondo lui mi aveva detto un mucchio di cose imbarazzanti.
 
-I… intendi un sogno… in cui io e te eravamo nudi… e… e… facevamo cose- Balbettò stringendo il bracciolo della sedia.
 
-Per l'esattezza tu eri sopra di me e mentre con una mano scorrevi lungo il mio corpo con le labbra…-
 
-Ok… Ok ho capito… e… come ti è sembrato?- Chiese interrompendomi.
 
-Eccitante- Ammisi abbozzando un sorriso sbilenco.
 
-Eccitante?- Ripeté deglutendo.
 
-Be si… sennò non sarei venuto- Mi spiegai reggendo il suo sguardo fisso su di me.
 
-Ok sono confuso- Sospirò passandosi una mano fra i capelli sudati un po’ per il caldo e un po’ per altro.
 
-Bè a questo punto… il film come da previsione fa schifo… i pop corn sono finiti… il caldo qui è insopportabile… perché non prendiamo le tue fantasie… il mio sogno… e non lì trasportiamo nella realtà?- Proposi abbastanza convinto della risposta… volevo andare fin infondo e capire cosa significava per me quel sogno.
 
***
 
Spalancai la porta dei bagni e mi trascinai dietro Michele.
 
Facemmo pochi passi arrancati prima che lui mi afferrasse la spalla per spingermi verso la parete di mattonelle gelide, la sensazione fu spiazzante per via della mia pelle sudata e arroventata eppure presto mi concentrai su altro.
 
Portò entrambe le mani alle mie spalle per bloccarmi contro il muro e si abbasso contro le mie labbra.
 
Premevo il mio bacino contro il suo e facevo avanti e indietro con i fianchi mentre lui abbandonava le mie labbra e si abbassava sul mio collo lasciandomi decine di baci umidi e vogliosi lungo questo.
 
Abbassò le sue mani alla mia vita prima di iniziare ad indietreggiare portandomi dietro con se.
 
Ad ogni passo il cavallo dei miei jeans strusciava contro il suo finché non sbattemmo contro la porta di uno dei bagni.
 
Sentii un suo lamento rauco prima di afferrargli i capelli sudati e costringerlo ad alzare il viso, gli morsi il labbro inferiore prima di riprendere a baciarlo.
 
Tastai la porta alle sue spalle fino a trovare la maniglia afferrai la sua maglia con l'altra mano e poi me lo tirai dietro aprendo la porta.
 
Entrammo e chiusi subito facendo scattare la serratura più per abitudine che per altro.
 
Ci accasciammo contro la porta e riprendemmo fiato per qualche secondo prima di scivolare a terra.
 
Io seduto con la schiena contro la porta mentre Michele sopra di me premeva il suo ginocchio contro la mia erezione… forse involontariamente… ma ne dubito, niente era involontario, ogni singolo gesto respiro tocco era calcolato con una accuratezza che non avremmo saputo applicare per nient'altro.
 
Tutto si interruppe per pochi istanti, la cabina si riempì dei nostri respiri profondi.
 
Alzò lo sguardo piantando i suoi occhi verde chiaro nei miei, probabilmente non li avevo mai osservati così da vicino ma sicuramente non li avevo mai visti a quel modo.
 
Le pupille enormi e profonde come due buchi neri e le iridi frastagliate e piene di riflessi.
 
Mi chiesi a cosa stesse pensando lui mentre io facevo una considerazione tanto assurda… cosa pensasse di tutta quella situazione cosa pensasse di me.
 
-Sicuro che ti vada bene?- Mugugnò sfiorando la cerniera dei miei jeans.
 
-Non vedo come si possa tornare indietro a questo punto- Ringhiai di fretta, bramavo concludere quella follia eppure contemporaneamente non avrei mai voluto che finisse… perché quando sarebbe finita avrei dovuto pormi il problema.
 
Lui fece scorrere la zip dei miei jeans con una calma non adatta al momento prima di infilarmi la mano nei boxer e tirare fuori il mio membro, prima ancora che me ne potessi rendere conto le mie mani stavano facendo lo stesso con il suo cavallo dei pantaloni.
 
Appena sfiorai la sua pelle incassò il viso nell'incavo fra il mio collo e la mia spalla, trattenendo un gemito, avvicinandosi così da mettere a contatto i nostri sessi prima di iniziare a muovere ritmicamente la mano su di entrambi portandosi dietro anche la mia.
 
-Ale- Sentii soffiargli.
Mentre io non sapevo nemmeno che versi stessi facendo.
 
Sempre più veloce sentivo le sue dita modellarsi su di ogni centimetro della mia pelle era un insieme di sensazioni respiri mugolii e solo pochi istanti dopo sperma.
Venimmo praticamente insieme come se avessimo un cronometro interno settato alla stessa ora.
 
Ritornammo a respirare profondamente senza però spostarci da quella posizione.
Sentii le sue labbra lasciarmi un delicato bacio sulla spalla prima che le vedessi incurvarsi in un evidentemente incontrollabile sorriso.
 
Osservai per un po’ il suo petto alzarsi ed abbassarsi ritmicamente insieme al rumore del suo respiro.
 
Quando sentii la mia spalla bagnarsi ma non di sudore come fino a quel momento.
 
-M Miche non starai mica piangendo?!- Domandai allibito.
 
-Non fraintendere- Bisbigliò contro la mia spalla -È solo che così mi uccidi-
 
Sentenziò mentre nel mio petto si insinuava una sensazione spiacevole, nonostante quella pazzia l'avessimo fatta insieme, nonostante l'avessimo voluta entrambi, mi sentivo come se fosse colpa mia come se l'avessi utilizzato per togliermi un dubbio.
 
-Scusa- Dissi deglutendo nonostante la mia gola fosse secchissima.
 
Sentii il suo braccio sinistro scivolarmi intorno al collo prima che mi stringesse con forza in un abbraccio, mi sentii comprimere il petto con forza eppure non mi lamentai.
 
Ritenevo spregevole quello che gli avevo fatto.
Ero stato a letto con diverse ragazze alcune anche innamorate di me eppure non mi ero mai sentito così, infondo non mi era mai importato veramente di loro.
 
Fu più o meno allora che feci una considerazione.
Ero stato a letto con tantissime ragazze di cui non me ne importava niente, con alcune ero pure uscito più di una volta per una pizza, perché non potevo provare a fare lo stesso con una delle persone alla quale tenevo di più al mondo?
 
Osservai la sua mano destra abbandonata in terra tremava leggermente, come se lui stesso fosse combattuto.
 
Non capivo cosa dovessi fare, non ero abituato a quel tipo di situazioni e non ero mai stata una persona molto abile nell'aprirsi o nel parlare dei propri sentimenti.
 
-No scusami tu- Sentii dirgli mentre si allontanava da me e si risistemava i pantaloni e i boxer.
 
Feci lo stesso prima che lui continuasse, lo sguardo fisso su di una qualche mattonella.
 
-Ti ho trascinato in questa cosa-
 
Silenzio.
 
-Ti avrò fatto pena- Continuò con un sorriso sbilenco… un sorriso angosciato -Infondo dovevo sapere che le cose non potevano tornare come prima sarebbe impossibile-
 
Si alzò senza distogliere lo sguardo dal pavimento.
 
-Scusa- Ripeté per la seconda volta indietreggiando di un passo così da permettermi di alzarmi, ma io non lo feci.
 
-Miche- Lo chiamai cercando il suo sguardo e trovandolo incredibilmente tormentato -Ti va di uscire con me?-
 
Osservai quegli occhi sgranarsi in un espressione a dir poco sorpresa prima che abbassasse le sopracciglia trasmettendo tutta la sua confusione. Infondo lo capivo… persino io, che avevo posto la domanda, ero confuso.
 
-I… in che senso uscire?-
 
-Sai uscire- Mi strinsi fra le spalle alla ricerca di una spiegazione più chiara -Uscire come escono di solito da soli un ragazzo ed una ragazza-
 
-E… e… i… io scusa non credo di aver capito- Balbettò battendo più volte le palpebre come se si aspettasse di vedermi svanire da un momento all'altro.
 
-Cosa esattamente non hai capito?- Domandai alzando un sopracciglio.
 
-Non ho capito in che momento sono svenuto… o sono stato drogato… o colpito alla testa violentemente-
 
-Non è un allucinazione!- Esclamai non totalmente convinto della mia affermazione.
 
-E proprio quello che diresti se fossi un allucinazione- Insistette lui.
 
-Dai seriamente che abbiamo da perdere?- Chiesi stringendomi fra le spalle.
 
-La nostra amicizia- Bisbigliò come a corto di fiato.
 
-Intendi quella che stavi lentamente mandando a puttane? Dai non fare il melodrammatico!- Era assurdo che fossi io a dover convincere lui eppure in un certo senso lo capivo.
 
Lui aveva fatto fin troppo da solo… aveva deciso di rinunciare a me, di allontanarsi, di trattenersi ed era ora che facessi io qualcosa per lui.
 
Si morse il labbro interdetto e poi rispose o meglio chiese.
 
-Questo giovedì all'edicola?-
 
-Per me va benissimo- Risposi in fretta mentre lui mi porgeva la mano per aiutarmi ad alzarmi.
 
*Il mio angolino*
Awww si non è normale che io che ho scritto la storia sia felice per loro XD.
Se anche voi siete felici lasciate un commento per farmelo sapere e continuate a leggere.
midori_ninjin

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Capitolo 4
*** A morte Iacopo ***


-I denti no!- Esclamai tirandogli i capelli all'indietro per farlo allontanare dal mio petto.
 
-Scusa- Disse alzandosi a cavalcioni su di me -Non è piacevole?-
 
Con una mossa veloce lo feci cadere a pancia in su e mi posizionai sopra di lui.
 
Portai una mano verso il suo mento per poi costringerlo ad alzare il viso e a fissare la testiera del letto… continuava a farmi strano quando mi vedeva fare quelle cose.
 
-Ahi!- Urlò appena morsi il suo capezzolo.
 
-Visto- Risi divertito.
 
-Ma che ne so alle ragazze piace- Sospirò rimettendosi a sedere a gambe incrociate così da farmi sedere sopra di lui.
 
-Ne sei sicuro?- Domandai perplesso.
 
-Cazzo… è questo il problema con loro… perché semplicemente non te lo dicono-
 
-Valle a capire- Sorrisi abbassando il mio viso nell'incavo fra la sua spalla e il suo collo.
Mi piaceva la sensazione della nostra pelle nuda a contatto e per quanto mi potessero mancare le tette dovevo ammettere che i nostri corpi sembravano incastrarsi perfettamente.
-Ma si può sapere come facevi a portarti a letto tutte quelle ragazze… non avevate qualche problemino tecnico?-
 
-Se dico che la metà delle volte pensavo a te sembro patetico?- Domandò sfiorandomi i capelli.
 
-E l'altra metà?- Chiesi perplesso.
 
-Jonny Depp… Will Smith… Brad Pitt…-
 
-Stai dimenticando Robert Pattinson e gli one direction- Lo interruppi io.
 
-Pensavo avessi capito che mi piacciono gli uomini- Disse sottolineando l'ultima parola.
 
-Già uomini tipo Will Smith- Risi divertito.
 
-Ehi non mi toccare Will Smith- Rispose fingendosi offeso.
 
-Ora stai iniziando a parlare come una checca- Sbuffai scompigliandogli i capelli con entrambe le mani.
 
-Cristo… devo assolutamente venire… perché non ti abbassi e usi quelle belle labbra per un attività più produttiva…? così va meglio?- Mi chiese fissandomi come a voler capire se avesse qualche possibilità.
 
-Assolutamente- sorrisi spostandomi da sopra di lui per poi slacciargli la cerniera dei jeans.
 
Mi piaceva l'idea di farlo godere anche se non avevo le idee molto chiare su come fare.
 
Subito notai i boxer umidi e sotto di questi l'esuberante erezione che saltava subito all'occhio.
 
-Lo visto fare un sacco di volte… me l'hanno fatto un sacco di volte… eppure… si accettano consigli- Borbottai.
 
-Ne so quanto te ma se vuoi ti apro una pagina di Wikihow e ti seguo passo passo- Mi rispose posando una mano sulla mia testa.
 
-No grazie- Rifiutai abbassandogli le mutande e vedendo subito che il mio migliore amico era maledettamente dotato… insomma l'avevo già visto prima di allora eppure mai così da vicino ne così allungo.
 
Con l'indice disegnai diversi cerchi sulla punta del suo membro quasi a voler decidere il da farsi prima di avvicinarlo alle labbra.
 
Iniziai a leccare la punta e a succhiare completamente all'oscuro di cosa diavolo stessi facendo eppure ben presto, all'incirca al terzo mugolio e al secondo verso rauco, mi resi conto che conoscevo benissimo le sensazioni che si provano durante un pompino e quali fossero i punti più sensibili.
 
Senza neanche rendermene conto iniziai a prendere ritmo muovendomi su e giù, leccando qualsiasi punto in cui arrivassi ed aiutandomi con le mani dove non arrivavo con la lingua.
 
Da Michele arrivavano mugolii e versi sommessi e trattenuti mentre con la mano sulla mia testa seguiva i miei movimenti.
 
Mi stavo ancora dando da fare vagamente fiero del mio lavoro quando letteralmente esplose… esplose nella mia bocca.
 
Prima di allora non avevo mai considerato quanto fosse spiacevole per la persona con il cazzo in bocca se l'altra viene senza neanche avvisare.
 
Tossii violentemente prima di alzarmi di scatto e scappare in bagno per potermi sciacquare la bocca.
 
-Ale scusa!- Sentii urlare a Michele dalla voce piuttosto preoccupata prima che mi raggiungesse di corsa senza neanche tirarsi su i pantaloni.
 
-Scusa!- Ripeté osservando me che mi spremevo il dentifricio direttamente in bocca mi ci facevo i gargarismi e mi risciacquavo la bocca.
 
-Tranquillo… sono esperienze da fare- Risi con le lacrime agli occhi aprendo diversi cassetti.
 
-Cosa cerchi?- Chiese lui
 
-L'acqua ossigenata!- Esclamai convinto.
 
-Esagerato- Scoppiò a ridere prendendomi per una mano e ritrascinandomi in camera contro il mio volere.
 
***
 
Era uno di quei pomeriggi fastidiosamente estivi… nonostante fossimo agli inizi di ottobre il caldo rimaneva intenso e afoso.
 
Io e Michele vegetavamo su di una panchina di ferro, all'ombra di un qualche albero, del parchetto vicino casa mia dopo che il condizionatore ci aveva malsanamente abbandonati.
 
-Credo di star passando allo stato liquido- Mi informò lui passandosi una mano fra i capelli evidentemente fradici di sudore.
 
-Dai… almeno qui tira un po’ d'aria- Sospirai cercando di autoconvincermi.
 
-Mi sa che tira solo dalle tue parti- Rise ormai completamente cotto.
 
-Ehi raga!- Ci sentimmo chiamare ad un certo punto.
Ci guardammo in torno svogliatamente prima che entrambi notassimo avvicinarsi un ragazzo.
 
Avevo lo sguardo appannato ed ero intontito dal caldo quindi capii che si trattava di Iacopo solo quando fu a pochi metri da noi.
Un nostro vecchio compagno di classe che aveva cambiato scuola a metà del terzo anno.
 
L'osservai avvicinarsi come se non fossi pienamente convinto che non fosse un allucinazione.
La carnagione scura e i corti capelli nerissimi.
 
-Vi ho visto da lontano… non ero convinto foste voi!- Esclamò raggiungendoci e guardandoci come se sperasse davvero in una nostra reazione altrettanto esuberante.
Fui alquanto sorpreso quando vidi Michele alzarsi per stringergli la mano e battere la spalla contro la sua esclamando.
 
-Quanto tempo… credevo ti fossi dissolto nell'aria!-
 
-Ammetto di non essermi fatto sentire molto ma anche tu non è che mi abbia mai chiamato- Rise Iacopo.
 
-Ok… ok concludiamo che la colpa e di tutti e due o stiamo qui fino a domani-
 
-Mi sta bene… oddio mi sembra una vita che non ci vediamo! Uno di questi giorni dobbiamo assolutamente uscire come una volta- Rimasi sorpreso a quell'affermazione, non ero al corrente del fatto che fossero mai usciti insieme.
 
-Ehi Appo… guarda che ti lasciamo qui!- Urlò nella nostra direzione un ragazzo poco più lontano da noi che se ne stava in piedi insieme a tre ragazze.
 
-Si subito- Rispose Iacopo prima di dirci… o meglio dire a Michele -Ora devo scappare… ti scrivo… ci si vede!- E correre verso il gruppetto.
 
-Ciao- Salutammo mentre Michele si rigettava sulla panchina.
 
-Non pensavo foste amici- Mi strinsi fra le spalle io rigettando indietro la testa.
 
-In realtà i primi due anni, quando stavo ancora in classe con te, non ci parlavamo molto ma poi quando abbiamo scelto entrambi meccanica finivamo sempre vicini con il banco visto che non conoscevamo nessun altro ed ho finito per scoprire che… è gay-
 
-Lui è gay? Aspetta ci sono dei gay a scuola nostra?- Rinsavii rialzando la testa.
 
-Mica ho il radar… io so solo di Iacopo-
 
-E poi scusa com'è che l'hai scoperto-
 
-Credo sia più giusto dire che l'ho intuito… dai commenti e dal modo di comportarsi… lui non si fa molti problemi a dirlo e infatti appena gliel'ho chiesto ha confermato le mie perplessità- Mi spiegò.
 
-Siete stati a letto insieme?- Chiesi in fretta.
 
-Due o tre volte è capitato- Mi rispose tranquillo prima di riconsiderare il mio tono e osservarmi incuriosito.
 
-Tu… tu sei stato a letto con altri ragazzi?- Chiesi ancora perplesso… non avevo ben chiaro come mi facesse sentire quell'informazione.
 
-Solo lui-
 
-Stavi… con lui?- Domandai… ormai ero troppo curioso per potermi soffermare in riflessioni sul tono che stavo usando o sulla mia espressione.
 
-No… senti ma perché ti da così fastidio sono stato anche con delle ragazze- Mi fece presente stringendosi fra le spalle.
 
-Si… ma non ti piacevano- Affermai poco entusiasta della nuova informazione.
 
-Senti era solo un amico-
 
-Io non ci vado a letto con i miei amici… insomma solo con te… ma con te è diverso-
 
-Ale… sei geloso?- Mi chiese ad un certo punto trattenendo un sorriso divertito.
 
-Cosa…?! N… no!- Risposi io imbarazzato… la gelosia per me era un sentimento completamente nuovo.
 
-Sicuro?- Rise lui con un fastidioso sguardo soddisfatto.
 
***
 
Erano all'incirca le tre di notte dello stesso giorno quando sentii il cellulare vibrare sul comodino.
Allungai un braccio e tastai il legno alla cieca finche non lo trovai e lo presi.
 
-Ehi- Lessi assonnato, come mittente Michele.
 
-Ehi ciao- Risposi piuttosto perplesso.
 
-Alla fine Iacopo mi ha scritto-
 
-Quando? Cosa?- Scrissi in fretta mettendomi a sedere di scatto.
 
-Tipo due secondi fa “Oi ti va di vederci domani sera”-
 
-E tu cosa gli hai risposto?- Chiesi ancora impaziente.
 
-“Si perché no… posso portare anche Ale?”-
 
-SEI PAZZO!?-
 
-Cosa perché?- Fece finta di niente lui mentre mi iniziava a pulsare una vena sulla fronte.
 
-Non voglio stare lì ad un uscita con te e il tuo ex- Risposi ovvio.
 
-Non è il mio ex-
 
-Non voglio stare lì ad un uscita con te e il tuo ex scopamico- Mi corressi sperando che quello fosse tutto un sogno.
 
-Ormai mi pare troppo tardi-
 
-Perché?- Domandai timoroso.
 
-Ha appena risposto “Certo più siamo meglio è”-
 
-Non sei una bella persona!- Affermai convinto.
 
-Che gli dovevo dire di no?-
 
-Esatto!-
 
-A me va di rivederlo… è un amico… ma da solo non me la sento sarebbe come tradirti-
 
-Ok ho capito… certo che tu riesci sempre a rigirare la frittata a tua favore! Comunque se devo giocare lo voglio fare in casa… presentatevi qui per le sette- Mi arresi lasciandomi riscivolare sul letto.
 
-Evviva ho vinto! =]-
 
FOTTITI- Conclusi scazzato e consapevole che aveva ragione.
 
*il mio angolino*
Ok… come al solito leggete e commentate se la storia vi piace.
midori_ninjin

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Capitolo 5
*** Perché a casa mia!? ***


Riguardai l'orologio come a star considerando seriamente l'idea di fuggire… rifugiarmi in un qualche bar e ritornare a casa solo dopo qualche giorno.
Non mi andava minimamente di passare la serata con Michele e Iacopo e sapevo benissimo che mi sarei sentito il terzo incomodo… infondo loro due si erano conosciuti proprio in quegli anni in cui io e Michele ci eravamo allontanati.
 
Lui sapeva cose di Michele che io forse non sapevo… e conosceva lati del suo carattere che io non ero riuscito a conoscere… mi dava fastidio.
 
Uno squillo acuto mi risvegliò dai miei pensieri e piuttosto contrariato mi alzai per andare ad aprire la porta.
 
Osservai piuttosto sorpreso Iacopo e Michele che sembravano essere arrivati insieme.
Riflettevo chiedendomi se si fossero messi d’accordo per venire insieme mentre mi facevo di lato per farli entrare.
 
-Ehi ciao- Salutai prima di prendere la mano di Michele e sbattere la mia spalla contro la sua, era una cosa che facevamo spesso da quando avevamo iniziato a rivederci… un modo per avere un contatto di fronte agli altri senza che si capisse la verità… era come un mezzo abbraccio.
 
-Ciao- Mi risposero entrambi.
 
****
 
Eravamo seduti tutti e tre sul divano in sala, Michele al centro, ed osservavamo perplessi la televisione su cui si vedeva un qualche talent scadente, l’avevo accesa per smorzare il silenzio imbarazzante e la mia idea aveva funzionato abbastanza in fretta dato che io e Michele avevamo iniziato quasi subito, come nostro solito, a sparlare dei vari partecipanti.
 
-Oddio sembra che stiano sgozzando un gatto- Rise Michele ad una ragazza dalla voce indiscutibilmente stonata.
 
-Sgozzandolo nella maniera più dolorosa possibile- Aggiunsi.
 
-E quale sarebbe?- Mi chiese lui.
 
-Mettendogli in sottofondo questa canzone- Risposi ovvio.
 
-Mi sembra un tantino un circolo vizioso…-
 
-Virtuoso- Lo corressi.
 
-In che senso?- Domandò perplesso.
 
-Non lo so mi andava di correggerti…- Ammisi stringendomi fra le spalle.
 
-Quindi voi due… state insieme ho cosa?- Ci interruppe d’un tratto Iacopo.
 
La stanza di colpo piombò nel silenzio.
Michele rimase in mobile con la pizza a mezz'aria ed io rischiai di strozzarmi con il boccone che avevo in bocca
 
-No!- Esclamammo in coro dopo troppo tempo dalla domanda.
 
-No?- Chiesi in fretta a Michele chiedendomi se l'avesse detto perché lo credeva davvero.
 
-Si!- Mi rispose subito evidentemente preoccupato di essere frainteso.
 
-No!- Esclamai verso Iacopo sperando che la prima versione fosse ancora supportabile.
 
-Cioè si- Concluse Michele guardandolo capendo che dopo quello stacchetto comico era impossibile continuare a mentire.
 
-Non me l'aspettavo… insomma non credevo che tu fossi gay- Disse Iacopo osservandomi.
 
-Infatti non lo sono… credo- Risposi poco convinto.
 
-In che…-
 
-Storia lunga… fidati- Lo interruppe Michele.
 
-Non l'avete ancora detto a nessuno?- Chiese lui come se già sapesse la risposta.
 
-Certo che no!- Disse secco Michele.
 
-Mi sembra un déjà-vu-
 
-In che senso?- Domandai curioso.
 
-Io che so una cosa che nessun altro deve sapere- Si spiegò.
 
-Bene o male è la stessa cosa- intervenne Michele abbassando lo sguardo verso il pavimento.
 
-Si… e la penso sempre allo stesso modo… sei gay?! Ok va bene ma mi fa così scazzare che tu lo consideri una cosa da nascondere!- Alzò la voce Iacopo.
Sembravano star riprendendo una discussione fatta in passato ed io mi sentivo come se non centrassi nulla in tutto quello.
 
-Non è come per te! Tu non hai mai avuto dubbi… non l'hai manco mai dovuto dire… i tuoi amici… la tua famiglia… le persone intorno a te l'hanno sempre saputo- Alzò la voce Michele piantando il suo sguardo in quello dell'altro.
 
-Pensi che per me le cose siano state semplici! Nascondersi sarà pure più doloroso ma è anche più facile!- Urlò Iacopo.
 
-Con i miei amici ci conosciamo da anni! Cosa credi che penserebbero se tutto d'un tratto andassi lì è dicessi “sono gay”!-
 
-Non puoi decidere tu per loro…- Intervenni senza neanche accorgermene… zittendo entrambi.
 
-Si ma…- Provò a dire Michele ma io lo interruppi.
 
-No Miche… niente ma… io l'avrei voluto sapere prima… prima che decidessi di sana pianta di distruggere la nostra amicizia…-
 
-Ma se loro non reagissero come te? Sono i miei… i nostri migliori amici!-
 
-Ed è per questo che dovresti sapere che capiranno- Continuai sicuro, infondo Alberto e Giacomo erano due idioti ma ci tenevano a noi.
 
-E se smettessero di comportarsi come sempre?!- Chiese Michele riabbassando lo sguardo.
 
-Non puoi pretendere che rimanga tutto perfettamente come prima… ma se sono i tuoi migliori amici dovresti fidarti di loro- Concluse Iacopo.
 
***
 
Alla fine la serata si era rivelata piacevole ed eravamo arrivati alla conclusione che dire tutto hai nostri amici non era una pessima idea, e quando ci eravamo salutati ci eravamo ripromessi di rivederci.
 
Il giorno seguente il trillo della campanella mi risuonava ancora nelle orecchie quando scesi alle macchinette sperando di incontrare inavvertitamente Michele e di poterlo trascinare in uno dei bagni.
 
Mi guardavo in torno e fra la calca generale lo avevo appena adocchiato quando una mano mi bussò sulla spalla ed io mi girai.
 
Emma, una ragazza di una classe vicino alla mia con cui una o due volte avevo passato la notte, mi osservava con i suoi occhi nocciola iper truccati mentre si passava le dita fra i capelli neri.
 
-Si?- Domandai di fretta.
 
-Sai… ho appena rotto con Riccardo-
 
-Mi… dispiace- Risposi confuso e poco convinto.
 
-Era un idiota… comunque a questo punto ti va di vederci… questa sera?- Mi chiese stringendosi fra le spalle.
 
-Emmh…- Mugugnai confuso… ero abbastanza sicuro di stare uscendo con Michele anche se non l'avevamo detto ufficialmente -Io… in realtà mi starei vedendo con una-
 
-Tu?- Mi domandò lei perplessa.
 
-Si… so che sembra strano… fidati fa strano anche a me- Sorrisi scompigliandomi i capelli.
 
-Ok… vabbè chiederò a Giacomo- Sospirò allontanandosi.
 
Subito fui raggiunto da Michele.
 
-Ehi ti cercavo- Sorrisi andando verso i bagni seguito da lui.
 
-Si anch'io… chi era quella ragazza?- Mi chiese.
 
-Una…- Risposi mentre entravamo nei bagni.
 
-Una?- Domandò posizionando la scopa a bloccare la porta.
 
-Una- Ripetei confuso controllando che le tre cabine fossero vuote.
 
-Una?- Ridomandò aprendo la finestra.
 
-Ok… basta era Emma… dai 5F quella che ha il numero nel secondo bagno a destra l'ho mandata da Giacomo- Spiegai divertito ma anche sorpreso da quella sorta di gelosia.
 
-Chiedevo- Sorrise alzando le mani.
 
-Si certo come no- Conclusi sedendomi sul davanzale per poi porgergli il pacchetto delle sigarette aperto.
 
-Ero curioso- Insistette prendendone una.
 
-Ripeto… si certo come no…- Sorrisi divertito mentre lui si accendeva la sigaretta per poi mettere la mia fra le mie labbra e accenderla mettendola a contatto con la punta della sua.
 
****
 
La sera stessa eravamo ad un uscita fra ragazzi ed era appena scoccata la mezzanotte quando vagando leggermente ubriachi per le stradine buie della mia città Giacomo sembrò ricordarsi di una cosa.
 
-Ehi sapete che Emma mi è venuta a cercare l'altro ieri… ho scoperto che il nostro eroe si è innamorato- Esclamò per l'appunto scompigliandomi i capelli.
 
-Alessandro?! Il nostro Alessandro- Chiese Albero perplesso, sembrava il momento perfetto per parlare della situazione di me e Michele eppure lui intervenne con nonchalance.
 
-Uno si distrae un attimo e questo si sposa-
 
-Esagerati… è solo che ha un bel culo- Ammisi mentre Michele nascondeva un sorriso.
 
-Tu che parli di culo questa è nuova… di solito ti fissi sulle tette… non mi dire che è piatta?!- Esclamò Giacomo.
 
-Completamente piatta… praticamente è un maschio- Risi divertito.
 
-Allora si può sapere perché ci stai?- Chiese Alberto conoscendomi bene.
 
-Guardate che le tette non sono tutto…- Dissi sotto lo sguardo praticamente sconvolto di Giacomo e Alberto, in effetti quella frase non era proprio da me ma mi corressi in fretta -Fa dei pompini straordinari!- Conclusi mentre Giacomo si rasserenava e Alberto alzava gli occhi al cielo.
 
-Straordinari?- Mi domandò Michele.
 
-I migliori del mondo- Affermai convinto.
 
-Io mi preoccuperei… forse sono frutto di una buona pratica- Asserì poi lui facendomi scoppiare a ridere e seguendomi subito dopo a ruota sotto lo sguardo perplesso dei nostri amici che per fortuna diedero la colpa di tutto all'alcol.
 
Quando ci salutammo quella stessa sera io e Michele imboccammo la strada di casa mia dove io mi ero proposto di ospitarlo come facevo una volta viso la totale assenza di autobus.
 
-Oggi mi sembrava il momento perfetto per dirgli tutto di noi- Dissi rompendo il silenzio.
 
-Non mi sentivo pronto… e poi erano ubriachi rischiavano di dimenticarsi tutto domani- Mi spiegò avvicinandomisi mentre camminavamo.
 
-Forse hai ragione… infondo un po’ di fifa ce l'ho anch'io- Ammisi mentre sentivo la sua mano sfiorare la mia per poi prenderla, in giro non c’era nessuno eppure non mi sembrava una buona idea… anche se era dannatamente piacevole.
 
-Avevi ragione tu Alberto e Giacomo non sono due stupidi… capiranno- Cerco di rassicurarmi lui.
 
-Oi… perché hai detto Alberto e Giacomo… perché non nomini mai Giada in questo discorso?- Chiesi non poco preoccupato.
 
Lui Abbassò lo sguardo prima di ammettere.
-Lei sa tutto-
 
-Tutto cosa?- Chiesi in fretta.
 
-Tutto tutto… di me di te… ma lo sa tipo da sempre- Mi spiegò imbarazzato.
 
-Bene-
 
-In realtà anche mia sorella…-
 
-Fammi capire… ero l'unico a non sapere niente?- Lo interruppi io esasperato.
 
-Giada l'ha capito da sola… mi ha chiesto se provassi qualcosa per te… invece mia sorella ha trovato me e Iacopo in atteggiamenti che non lasciavano molta libera interpretazione-
 
-Povera Laura- Sospirai.
 
-Guarda che lei adorava Iacopo… più di una volta ha detto che era un peccato che fosse gay-
 
-Cavoli quanto successo che riscuote questo Iacopo-
 
-Allora vogliamo dirglielo domani a scuola?- Cambiò discorso Michele.
 
-Perché a scuola?-
 
-Così non possono fuggire- Mi spiegò lui tradendo tutta la sua falsa sicurezza.
 
-Non mi pare una pessima idea- Conclusi esasperato.
 
***
 
-Siamo gay- Esclamò Michele un po’ troppo convinto per star parlando con uno specchio del mio bagno.
 
-Io tecnicamente non sono gay- Intervenni seduto sul davanzale e osservando allibito quel pigiama di mio padre che indossava, nero a righe bianche che lo faceva assomigliare stranamente ad un carcerato dei fumetti.
 
-Stiamo insieme ma non siamo gay… ti rendi conto di quanto sembri strano?- Mi guardò evidentemente assonnato, dato che erano le tre di notte.
 
-A parte che non è manco vero… tu sei gay- Lo corressi divertito.
 
-Io sono gay… Alessandro no ma attualmente abbiamo una relazione-  Provò ancora lui.
 
-Mi pare un ottimo riassunto- Affermai convinto scendendo dal davanzale.
 
-Perfetto ora a nanna- Mi sorrise uscendo seguito da me.
 
****
 
-Dormi?- Mi chiese Michele, disteso sul materasso di sotto, di uno di quei letti che si estrae da sotto il secondo letto, comprato praticamente solo perché alle medie lui stava quasi sempre da me.
 
-No… sono in ansia per domani- Biascicai.
 
-Anch'io…- Ammise prima di chiedermi -Posso venire su?-
 
-Si… ma se entrano i miei la scusa te la inventi tu- Risposi prima di vederlo, nell'oscurità, alzarsi e salire la piccola scala a pioli per poi buttarsi affianco a me senza troppa grazia.
 
-Non essere troppo in ansia accadrà quello che deve accadere- Provò a rassicurarmi abbracciandomi.
 
-Non sei di gran conforto- Risi girandomi sul fianco dandogli le spalle.
 
-Scusa… Forse questo può essere un po’ più di conforto- Bisbigliò mentre la sua mano scendeva verso il mio inguine.
 
-Vediamo- Sorrisi confortato da quell'oscurità… da quella voce… da quel tocco.
 
Sentii la sua mano scivolare sotto i miei pantaloni sfiorando i miei boxer da sopra prima di insinuarsi anche sotto questi e afferrare il mio membro.
 
I suoi denti mordicchiavano il mio lobo e la sua lingua si insinuava nel mio orecchio quando…
 
Spalancai gli occhi nell'oscurità e boccheggiai un po’ prima di capire che quello di pochi istanti prima era solo un sogno.
Mi tastai il cavallo del pigiama per confermare quello che già sapevo ovvero sia che il sogno non aveva finito il suo lavoro.
 
Considerai l'idea di farlo io alla cara vecchia maniera ma ci misi poco a capire quanto sarebbe stato deprimente con Michele al letto di sotto.
 
-Ehi… Miche… sei sveglio?- Chiamai diverse volte con l'intento di svegliarlo.
 
-Micheeeeleeee- Esclamai in fine con la voce più alta che potessi fare senza il rischio di svegliare i miei al piano di sotto.
 
-Eh… cosa…- Biascicò lui -Ale che succede?-
 
-Finalmente… mi stavo preoccupando credevo fossi entrato in coma- Sospirai sentendo pulsare il mio membro.
 
-Si può sapere che diavolo vuoi- Continuò lui irritato.
 
-Ho un problemino quassù… forse è meglio dire quaggiù… volevo solo una mano- Mi spiegai il più vagamente possibile.
 
-Che tipo di problema?-
 
-Intendo letteralmente una mano… o anche una bocca- Mi corressi sedendomi sul bordo del letto.
 
-Ah… mi hai svegliato per farti fare un pompino?- Riassunse lui mentre io iniziavo a tirargli piccoli calci per farlo alzare.
Si mise in ginocchio di malavoglia prima di osservarmi nella semi oscurità con uno sguardo che traspariva tutto il suo sonno… me ne stavo quasi pentendo ma la premente sensazione spiacevole fra le mie gambe mi fece dimenticare ogni più piccolo senso di colpa.
 
-Avresti preferito che facessi da solo?- Domandai con voce innocente.
 
-No… è bello vedere che ti senti tanto a tuo agio con me da svegliarmi nel cuore della notte, prendermi a calci e ordinarmi una prestazione orale- Sospirò scoprendo in fretta il mio sesso senza troppi preamboli e ficcarselo in bocca praticamente all'istante.
 
-Alla faccia del sonno- Ringhiai mentre sentivo la sua lingua fare su e giù per poi premere contro l'estremità del mio membro.
 
-Io sono sempre pronto all'azione- Ridacchiò prima che io lo interrompessi.
 
-Non parlare mentre ce l'hai in bocca- Bisbigliai prima di coprirmi la bocca con una mano evitando che la casa si riempisse dei miei versi.
 
Affondai una mano fra i suoi capelli seguendo i suoi movimenti.
 
Mi lasciai sfuggire un gemito di dissenso quando estrasse il mio sesso dalla sua bocca prima di iniziare a lasciare baci umidi dal glande fino a sempre più giù lungo tutta la sua lunghezza… fino a raggiungere l'inguine.
 
Mi scoprii la bocca e trattenni qualche mugolio prima di chiedergli.
-Ti sembra il momento di fare il romantico?-
 
-Adoro la tua concezione di romanticismo- Rise lui per poi continuare -Comunque qui sotto mi è spuntato il tuo stesso problemino-
 
-Sarà una notte lunga… sessantanove?- Chiesi abbastanza sicuro della risposta.
 
****
 
-G… giorno- Biascicammo io e Michele evidentemente assonnati raggiungendo l'ingresso della scuola.
 
-Fatto tardi ieri?- Chiese Giacomo guardandoci perplesso.
 
-Avrete fatto gli idioti e cazzeggiato tutta la notte?!- Asserì Alberto abbastanza convinto della sua affermazione.
 
-Mai tempo è stato speso meglio prima d'ora- Ridacchiai.
 
-E quanto tempo!- Esclamò Michele, ancora inorgoglito dalla sua prestazione della notte precedente, prima di battere il suo pugno contro il mio.
 
-Tutto bene ragazzi?- Domandò Alberto osservandoci perplesso.
 
-Wow non vi vedevo così affiatati da anni- Sorrise Giacomo.
 
-Credo si possa dire che più affiatati di così è impossibile!- Risi mentre Michele mi seguiva a ruota.
 
Sarà stato il caldo… il sonno… o il ricordo di quella straordinaria prestazione che eravamo riusciti a dare entrambi la notte precedente eppure tutti quei ridicoli dubbi e incertezze erano ormai lontane… le vedevamo come cose ormai passate e quella stessa mattina di fronte a due tazze con sei caffè in ognuna avevamo deciso di dirglielo con tranquillità e semplicità.
 
-Vi vedo… un po’ storditi- Ci fece notare Alberto.
 
-Si… immagino… Io e Michele stiamo insieme- Dissi in fretta.
 
-Che… cosa?- Esclamò subito Giacomo come se stesse cercando di elaborare la nuova informazione.
 
-Io e Alessandro stiamo insieme- Ripeté Michele tranquillo.
 
-Aspettate… in che senso insieme?- Chiese Alberto.
 
-Nello stesso modo in cui tu stai con Sara- Rispose in fretta Michele.
 
-E nello stesso modo in cui Giacomo sta con… con… be con la sua mano destra!- Precisai io.
 
Silenzio.
 
 
*Il mio angolino*
Esatto… Giacomo sta con la sua mano destra. o.O
Comunque per chi di voi non sappia cos'è un 69… non cercatelo su internet… tenetevi la vostra innocenza XD.
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midori_ninjin

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Capitolo 6
*** Scomode domande scomode risposte ***


Per si e no tre minuti sentii solo il battito del mio cuore pulsarmi nel petto e quella fastidiosa vocina nelle orecchie, forse la mia coscienza, che ci teneva a farmi sapere quanto io fossi stato stupido… poi…
 
-O… ok- Balbettò Alberto.
 
-S… si… ok- Ripeté Giacomo.
 
-Loquaci- Esclamai scompigliandomi i capelli.
 
-È stato facile- Sorrise Michele.
 
-M… ma- Balbettò Giacomo forse riuscendo finalmente a connettere le idee.
 
-Ah… ecco le domande scomode- Sorrisi vagamente preoccupato.
 
-E te le becchi tutte tu- Rise sadico Michele guardando l'orologio al suo polso qualche istante prima che suonasse la campanella.
 
****
 
-Quindi chi lo ficca in chi?- Domando Giacomo senza preoccuparsi minimamente del tono di voce, infatti per le tre ore successive avevo appreso che il fatto che loro non potessero scappare sottintendeva anche che io non sarei potuto fuggire a tutte le loro domande.
 
-Obbiezione- Biascicai con la fronte sul banco, desiderando solo poter recuperare qualche ora di sonno.
 
-Su che basi?- Mi chiese Alberto tamburellando con la penna sul suo banco.
 
-Sulla base del fatto che a te quando ti sei messo con Sara non ti hanno mai chiesto chi lo ficca in chi- Alzai la testa per piantare in miei occhi nei suoi prima che lui concedesse.
 
-Accolta… l'accusa si limiti a fare domande riguardanti il rapporto e non concernenti la parte sessuale della cosa-
 
-Non ho capito manco la meta di quello che hai detto- Rise Giacomo per poi aggiungere -Da domani basta “Low and Order”-
 
****
 
Certo tutt’e due ci riempirono di domande in ogni occasione possibile… eppure quella reazione così pacata e positiva dei due smosse qualcosa in Michele… una sicurezza di cui forse in seguito si sarebbe pentito.
 
Eravamo sul divano nel seminterrato di casa mia, così da accorgerci se mia madre o mio padre stessero scendendo le scale in tempo per allontanarci, io in un qualche modo ero riuscito a far ripartire un televisore a tubo catodico e un lettore di videocassette così da poter mettere il mio film preferito “Beetlejuice”.
 
-Coming out- Disse Michele che evidentemente non stava seguendo un solo secondo del film seduto sul divano affianco a me.
 
-Coming che?- Domandai confuso bloccando la riproduzione.
 
-Quando si va dai parenti e si dice “raga mi scopo un ragazzo”- Mi spiegò prendendo una manciata di patatine dalla ciotola che avevo fra le gambe incrociate.
 
-Perché non lo chiamano semplicemente “la più grande cazzata che si possa fare”?- Domandai appoggiando la testa alla sua spalla -A parte che tanto noi non siamo gay… quindi il problema non si pone… no?-
 
-A parte il fatto che io sono gay… per quanto riguarda te... Hai intenzione di lasciarmi?- Mi chiese.
 
-No… non nell'immediato futuro- Mi corressi.
 
-Allora il problema si pone-
 
-No… non vorrai mica farlo davvero…?! Vero?-
 
-Perché no?! Tu a Giacomo e Alberto l'hai voluto dire- Mi ricordò lui guardandomi.
 
-Quella era un'altra cosa… loro sono nostri amici… nel caso avessero reagito male fotte sega… ma attualmente mi piace la mia condizione… condizione in cui ho un tetto sulla testa e tre pasti caldi al giorno… tu ci tieni tanto a diventare un senza tetto?!- Esclamai sarcastico.
 
-Sei esagerato… mica ci caccerebbero-
 
-Perché ne sei tanto sicuro?- Chiesi alzando un sopracciglio.
 
-Perché sono i nostri genitori e ci vogliono bene- Ipotizzò lui stringendosi fra le spalle.
 
-Questo è tutto da vedere!-
 
-Giacomo e Alberto… l'hanno presa bene- Insistette testardo come suo solito.
 
-Esatto quindi perché vuoi sfidare la sorte con i nostri genitori?-
 
-Perché gli dobbiamo un po’di sincerità- Affermò con convinzione piantando il suo sguardo serio nel mio.
 
-Ok… ma glielo diciamo da ubriachi… non voglio ricordare questa cazzata- Capitolai incrociando le braccia sul petto infastidito.
 
-Affare fatto…- Esclamo felice avvolgendomi da dietro e posando il viso nell'incavo fra la mia spalla e il mio collo.
 
-Quindi Coming out… esatto?- Cambiai argomento in fretta pensieroso.
 
-Si perché?- Chiese ingenuo.
 
-Venire fuori…- Tradussi.
 
-Si… a che stai pensando?- Mi domandò sollevando la testa con un espressione evidentemente preoccupata.
 
-Non niente mi era venuta in mente una battuta sconcia… sul significato letterale della parola e i gay- Ridacchiai infantilmente.
 
-Che peccato… Guarda che ore si sono fatte… ora devo proprio andare- Sorrise impassibile mentre io sbuffavo e mi alzavo per andare a spegnere il televisore.
 
Salimmo al piano terra e passammo di fronte alla porta della cucina
 
-Michele se ne va- Informai i miei genitori intenti a lavare i piatti.
 
-Buona serata- Saluto lui educato.
 
-Ciao Micky- Esclamo mio padre insieme ad un gesto della mano senza voltarsi.
 
-Tesoro fai attenzione tornando a casa… e salutami tua madre- Si assicurò mia madre con un sorriso.
 
Ci avvicinammo al portone ed io uscii con lui accostandomi la porta alle spalle.
 
-Ti adorano- Sorrisi divertito per come si fossero riabituati in fretta alla sua presenza
 
-Ancora per poco- Rise lui spostandomi una ciocca di capelli da davanti agli occhi.
 
-Questo tipo di scene nei film mi hanno sempre dato sui nervi- Affermai scompigliandomi i capelli.
 
-Menomale che non siamo in un film- Sorrise avvicinandomisi prima di far unire le nostre labbra.
 
Afferrai il lembo della sua maglietta in un gesto involontario prima di sentire la porta spalancarsi e una voce che iniziava.
 
-Ale poi…- Si interruppe mentre io mi voltavo di scatto con gli occhi sgranati.
 
Osservai l'espressione a dir poco allibita di mio padre prima che lui richiudesse la porta di scatto.
 
-D… devo rientrare- Esclamai in fretta.
 
-Devo venire con te?- Mi chiese Michele guardandomi preoccupato.
 
-No… tranquillo… ci vediamo domani a scuola- Provai a tranquillizzarlo, non riuscendoci, prima di rientrare.
 
Mio padre era tornato di fronte al lavandino e stava di nuovo lavando i piatti, cercai di fare finta di niente e di respirare nonostante quello strano blocco che mi sentivo in petto e di andare in camera mia ma la sua voce mi interruppe.
 
-Ale… prenditi il tuo tempo… ma vedi di parlarcene-
 
-Eh parlarcene? perché? Di cosa?- Chiese lei guardando mio padre.
 
-Niente non ti preoccupare- Sorrise sfilandosi un guanto e scompigliandogli i capelli come fosse una bambina.
 
-Grazie- Sorrisi correndo verso camera mia prima di inviare un sms a Michele.
 
-Il mio coming out è stato facile! Ora tocca a te!-
 
***
 
-Sei sicuro che non vuoi che ci sia anch'io- Chiesi per l'ennesima volta a Michele dall'altro lato della cornetta.
Lui infatti quella sera stessa verso le sette mi aveva chiamato per informarmi che a fine cena aveva deciso di dire tutto hai suoi.
 
-No… è una cosa che devo fare da solo… non voglio che pensino che la mio omosessualità sia collegata a te- Mi spiegò fingendo tranquillità.
 
-Si… ma sei sicuro di volerlo fare… non lo so a me pare sempre di più una pessima idea- Brontolai distendendomi su di un fianco.
 
-A te è andata bene… e poi non ti preoccupare troppo per me… anche tu questa sera devi parlare con i tuoi… poi verso le undici ti chiamo e mi racconti- Concluse ed io riuscii quasi a vedere il suo classico sorriso storto a metà fra il rassicurante e il terrorizzato.
 
-O… ok… nel caso chiamami… se succede qualcosa… qualsiasi cosa- Ribadii ansioso.
 
-Si… Ora vado che è pronta la cena… Ciao-
 
-Ciao- Salutai riattaccando.
 
****
 
Mi rigirai per l'ennesima volta la forchetta fra le dita… doveva esserci un modo facile per dirglielo.
Un modo meno sconvolgente di.
“Papà mamma sto con Michele”
Infondo sapevo che papà in un qualche modo dopo il bacio l'aveva per forza intuito eppure mi pareva impossibile da dire.
 
-Mamma… Papà- Tentennai guardandoli, erano seduti di fronte a me con ancora le cotolette nel piatto.
 
-Si tesoro?- Mi chiese mia madre spostandosi una ciocca castano chiaro da davanti agli occhi.
 
-Ehm- Mugugnai mentre anche quella poca convinzione che avevo veniva a mancare.
Consideravo l'idea di lasciar perdere e chiedergli del lavoro quando mi tornò alla mente Michele… tutto quello che avevamo passato insieme e il fatto che lui, proprio in quel momento, stava facendo lo stesso con i suoi.
 
-Mamma… papà- Deglutii -Sto con Michele-
 
Bisbigliai in fine.
 
-Che notizia inaspettata- Sorrise sarcastico mio padre cercando di fingersi sorpreso.
 
-A… aspetta state insieme… nel… nel senso che uscite… e che vi amate?- Chiese una conferma mia madre piuttosto sorpresa.
 
-Wow… non correre… usciamo si… ma chi a parlato di amore? Per adesso vediamo come va- Ritrattai io imbarazzato.
 
-Be… se a te sta bene così… ok- Si strinse fra le spalle mia madre sorridendomi tranquilla.
 
Ero felicemente intontito quando vidi il mio cellulare vibrare affianco al piatto mentre sullo schermo compariva la foto di Michele.
-È… è lui- Informai senza un motivo preciso osservandoli.
 
-Vai pure qui ci pensiamo noi- Mi rassicurò mio padre mentre io prendevo il cellulare e uscivo dalla stanza prima di rispondere.
 
-Ehi Miche ho…-
 
-Ale sei tu!?- Esclamò subito una voce femminile che lì per lì non riconobbi, ci misi un po’a capire che era la sorella di Michele.
 
-Ehi Laura tutto bene?- Chiesi preoccupato.
 
-No! Non va bene niente! Qui è un casino Micky e Papà hanno litigato! Gli ha detto che è gay! e poi papà si è chiuso nel suo studio mentre Michele è corso in camera sua… sta facendo le valige dice che se ne va! E mia madre non riesce a far cambiare idea a papà! Non sapevo chi chiamare!- Concluse fra i singhiozzi.
 
-Tre minuti e sono la!- Esclamai all'istante attaccando subito dopo e andando verso il portone.
 
-Prendo il motorino- Urlai hai miei senza aspettare neanche la risposta e uscii.
 
Il cuore mi pulsava nelle orecchie quando salii sulla sella senza neanche preoccuparmi di mettere il casco e corsi verso casa di Michele. Ad ogni incrocio o semaforo  pregavo di arrivare in tempo e mentii se negassi di essere passato con qualche rosso.
 
Parcheggiai sul marciapiede e mi fiondai verso il portone.
Entrai e maledissi l'ascensore rotto mentre mi facevo tutti quei gradini due alla volta.
 
Raggiusi la porta dove Laura già mi aveva aperto e entrai senza dirgli niente per poi correre verso la stanza di Michele.
 
-Miche sono io- Urlai contro la porta prima che sentissi scattare la serratura.
 
Entrai e vidi Michele, di spalle, che si affrettava a ficcare tutti i suoi vestiti e i suoi averi in una valigia che era evidentemente troppo piccola per contenerli.
 
-Che stai facendo?- Domandai preoccupato e confuso, non sapevo come comportarmi.
 
-Le valige!- Mi rispose senza voltarsi.
 
-E dove andrai?!- Esclamai esasperato, se qualcuno se ne doveva andare allora quello non era lui ma il padre.
 
-I… io non lo so… so solo che non posso restare qui… con quel… quell'essere- Balbettò portandosi il bordo della maglietta ad asciugarsi gli occhi.
 
-Puoi… puoi solo… fermarti un attimo- Dissi avvicinandomici e prendendogli entrambi i polsi per costringerlo a voltarsi verso di me e guardarmi.
 
Aveva gli occhi arrossati, i capelli in disordine e le guance rigate dalle lacrime che aveva cercato di sciugare poco prima.
 
-Pensavo… che sarebbe andata bene- Ammise deglutendo nonostante dalla sua voce rauca trasparisse quanto fosse secca la sua gola.
 
-Lo so- Sospirai abbracciandolo, posando la mia mano sulla sua testa per poi sistemarla nell'incavo fra la mia spalla e il mio collo e passare la mia mano fra i suoi capelli.
 
-Perché non può andare tutto bene?!- Biascicò evidentemente troppo stanco per ricambiare quell'abbraccio, tremava fra le mie braccia e ricordo che mi sembrò incredibilmente piccolo… nonostante fossimo alti praticamente uguale.
 
-Vedrai che andrà tutto bene… devi solo avere un po’ più di pazienza… e se non andrà bene si vedrà cosa fare… puoi stare un po’ da me… poi puoi parlarne con tua madre… comunque vada… qualsiasi cosa accada riusciremo a farla andare bene…- Conclusi mentre lo sentivo smettere di tremare e riprendere a respirare più ritmicamente.
 
-Quindi niente valige?- Mi chiese sollevando il viso.
 
-Niente valige- Confermai Scompigliandogli ancora di più i capelli con entrambe le mani.
 
-Ok… ok devo riprendere il buon umore- Rise cercando di allontanarsi.
 
-Esatto… ora stai qui buono… io vado a scambiare quattro chiacchiere con tuo padre- Sorrisi mentre lui si sedeva sul bordo del letto.
 
-Promettimi che non lo colpisci- Brontolò lui.
 
-Non faccio promesse che non sono certo di poter mantenere- Ridacchiai prima di lasciargli un bacio sulla fronte e andare verso la sala.
 
-Ehi… come sta!?- Esclamò subito Laura appena mi vide.
 
-Bene… l'ho fatto ragionare… posso provare a parlare con vostro padre?- Domandai poi sicuro di me.
 
-Per me puoi fare qualsiasi cosa credi sia utile… ma devi chiedere a mamma… lei sta provando a parlarci- Mi spiegò lei abbozzando un sorriso.
 
-Ok grazie- Sorrisi prima di andare verso lo studio, notai subito la madre di Michele Sandra che stava di fronte alla porta.
 
-Ehi ciao…- Abbozzai imbarazzato.
 
-Ciao- Mi rispose lei stringendosi la coda nera prima di osservarmi stanca, gli occhi cerchiati da leggere occhiaie.
 
-Saputa la novità?- Chiesi imbarazzato.
 
-Novità?- Sorrise prima di continuare -Chi credi abbia cresciuto quel ragazzo?! Una mamma certe cose le sa-
 
-La mia non lo…- Iniziai per poi interrompermi -Comunque ora ci sono cose più importanti… posso provare a parlare con Giovanni?-
 
-Fai pure… a me non vuole neanche aprire la porta- Ammise sconsolata.
 
-Mi inventerò qualcosa- Cercai di rassicurarla mentre lei raggiungeva la figlia.
 
*Il mio angolino*
Il prossimo capitolo è l'ultimo. ㅠ.ㅠ
(Fingetevi dispiaciuti XD)
midori_ninjin

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Capitolo 7
*** Letto di sopra o letto di sotto?! ***


Mi avvicinai alla porta tentennando e bussai due volte.
 
Silenzio.
 
Ribussai con un po’ più di forza.
 
Silenzio.
 
-Sono Alessandro… l'amico di Michele… posso parlarle- Provai con voce incerta.
 
Silenzio.
 
Riprovai, questa volta con violenza colpendo il legno più volte fino a farmi male.
 
Silenzio.
 
-Senta so che è difficile per tutti! Che si crede che per suo figlio è stata una passeggiata!? Ma l'ha fatto lo stesso perché si fidava di voi!- Urlai mentre la rabbia mi risaliva la gola… Michele non si meritava un padre così… lui che non aveva mai fatto niente di male… lui che il suo unico errore era stato fidarsi della sua famiglia.
 
Silenzio.
 
-O MIO DIO QUANTO CAZZO PUÒ ESSERE INFANTILE!- Urlai fino a quel livello in cui la gola brucia -SENTA QUELLO, SE NON SE NE FOSSE ACCORTO, È SUO FIGLIO CHE LEI LO VOGLI O NO! E SE NON LO VUOLE LEI CI SONO MILIONI DI PERSONE CHE SAREBBERO FORTUNATE E PIÙ CHE FELICI DI PRENDERSELO! PRIMO FRA TUTTI IO QUINDI FACCIA PURE QUELLO CHE CAZZO VUOLE- Conclusi con il fiatone.
 
Mi girai e tornai in sala con i pugni contratti e il passo pesante.
 
Osservai per qualche istante Laura e la madre che ovviamente avevano sentito tutto, che però rimasero in silenzio interdette con lo sguardo basso come se si sentissero in imbarazzo loro per il comportamento dell'uomo, prima di dirigermi svelto verso camera di Michele.
 
-Com’è andata?- Chiese subito lui alzando lo sguardo su di me nonostante sapevo che mi aveva sentito.
 
-Alla grande…- Sorrisi sarcastico andando verso la valigia ancora aperta, che era sul suo letto, ed iniziando a ficcarci dentro roba a caso per smettere di pensare.
 
-Che fai?- Chiese in un sussurro lui fissando i suoi occhi sul pavimento.
 
-Ti faccio le valige- Spiegai tranquillo cacciando tutte le cose inutili che ci avevo messo qualche secondo prima e anche quello che ci aveva messo Michele ed iniziando a piegare delle maglie prima di mettercele dentro.
 
-Questo l'avevo notato… fuggire chissà dove non mi era sembrata un idea tanto folle qualche minuto fa… quando l'avevo avuta io- Sorrise… un sorriso finto e storto come se stesse per scoppiare in lacrime.
 
-Questa notte la passi da me… queste sono cose che devono risolvere gli adulti… resti da me finche non ci saranno riusciti- Gli dissi piegando un pigiama.
 
-E quali sono le possibili soluzioni… far scegliere a mia madre fra me e mio padre… oppure convivere con lui che fa finta che non provi disgusto per tutto ciò che sono?-  Mi chiese… io non sapevo cosa dire, infondo aveva ragione, ma per fortuna intervenne la madre, entrò dalla porta prima di avvicinarsi e dire.
 
-Queste non sono cose di cui ti devi preoccupare tu… non hai fatto niente di male e va benissimo così come sei…- Disse lei stringendolo in una abbraccio -Tua padre deve comprendere che non sei tu a sbagliare… se non lo farà sarà lui a perderci-
Concluse prendendo il viso del figlio fra le mani e lasciandogli un bacio sulla fronte prima di allontanarsi e dire.
-Ale mi raccomando… prenditene cura tu per questi giorni…-
 
-Certo-
 
-Ora vado a chiamare tua madre… voglio spiegargli io la situazione… sa già tutto di voi due giusto?- Annuii prima che lei uscisse poco dopo entrò Laura.
 
-Micky ti prendo i libri di scuola- Disse prima di prendere lo zaino ed iniziare a metterci le varie cose per la scuola.
 
Smisi un secondo di piegare vestiti e mi rivolsi a Michele che, dopo le parole della madre, era rimasto in piedi a fissare il pavimento come se nella sua testa stesse imperversando una tempesta.
-Allora che dici ci dai una mano o rimani lì a contare le mattonelle?-
 
Alzò il suo sguardo verso di me e allungo una mano verso la mia prima di stringerla.
 
Rimanemmo qualche secondo così a fissarci come se nessuno dei due sapesse cosa dire all'altro.
Prima che lui rompesse il silenzio.
 
-Vado a prendere lo spazzolino- Concluse in fine andando verso il bagno e lasciando a malincuore la mia mano.
 
***
 
La mia moto non mi era mai sembrata cosi instabile, con una borsa nel porta Pacchi chiuso con una corda, una fra le mie gambe ed una, in fine, sulle spalle di Michele.
 
-Ale…- Sentii bisbigliare a questo mentre stringeva ancora di più le sue braccia intorno alla mia vita.
 
-Si?-
 
-Sono felice di averglielo detto…- Sentenziò sicuro.
 
-Davvero?-
 
-Si… nonostante tutto quello che è successo… sai e da quando ho iniziato il primo superiore che provo qualcosa per te… per il modo in cui mi fai sorridere senza un motivo… per il modo in cui ti arrabbi ancora come se avessi sette anni… per come sembri sempre sapere cosa fare- Si interruppe per prendere un respiro profondo -Voglio che lo sappiano tutti… voglio poterlo gridare al mondo… ti ho conquistato… ce l'ho fatta!-
 
-Lo sai che non sono bravo con queste cose- Sbuffai indispettito ma anche riscaldato da quelle parole.
 
-Un'altra cosa che mi piace di te- Ridacchiò facendo cozzare i nostri due caschi, che ci eravamo dovuti mettere per forza.
 
-Allora!?- Chiesi poi.
 
-Allora cosa?- Mi domandò lui confuso.
 
-Non hai detto che vuoi gridarlo al mondo?!-
 
-E… era figurato- Balbettò lui preoccupato.
 
-Troppo tardi per rimangiarsi le cose!- Risi divertito.
 
-Ok…- Acconsentì in fine.
 
-Ehi io sche…- Eppure non riuscii a finire la frase perché un suo urlo mi interruppe.
 
-MI SCOPO ALESSANDRO!!- Si sentì riecheggiare per le strade.
 
Risi divertito prima di urlare anch'io con tutto il fiato che avevo in gola.
 
-MI SCOPO MICHELE!!-
 
****
 
Nella semi oscurità intravidi il solito disordine della mia camera da letto, le lenzuola arrotolate in un angolo della stanza, il cuscino sopra la scrivania.
Il pavimento disseminato di libri e vestiti sporchi assai difficili da evitare.
 
La mia mente si soffermò un attimo sui due letti, chiedendomi quale sarebbe stato meglio usare… quello di sopra o quello di sotto?
 
Ma riuscii a rimanere sul quel pensiero per poco, subito Michele mi afferrò il mento per poi spostarsi dal mio collo e raggiungere le mie labbra.
Arrancavo all'indietro seguendo i suoi movimenti e sperando che non mi facesse inciampare in qualche cumulo di roba.
 
Litigavo con la cerniera dei suoi jeans chiedendomi se fosse più produttivo afferrare un qualche oggetto appuntito e romperla quando la mia mente tornò a quel dilemma… letto di sopra o letto di sotto.
 
Sentii una mano sfiorarmi il sedere e in un movimento involontario mi irrigidii prima di tornare a rilassarmi.
 
-Ale… i tuoi genitori sono in casa… non so se…- Sentii tentennarlo affannato.
 
-Hanno il sonno pesante- Risposi veloce mentre lui sollevava una mia gamba posizionandomela intorno ai suoi fianchi afferrandomi la coscia così da mettere ancora più a contatto i cavalli dei nostri pantaloni.
 
-Sicuro?- Mi chiese mentre io gli buttavo le braccia in torno al collo per cercare di mantenere quell'equilibrio precario.
 
-Ho quello o fingono bene- Sorrisi per poi riprendere a baciarlo.
 
Ricominciammo a muoverci arrancando e barcollando come due ubriachi e solo dopo diversi passi sentii qualcosa di duro dietro alla schiena capendo che fra il letto di sopra e quello di sotto Michele aveva scelto la scrivania.
 
Mi lasciò la gamba e mi prese i fianchi prima di sollevarmi e posizionarmi su questa.
 
Lui iniziò a lasciarmi baci umidi lungo tutto il collo mentre io riprendevo a giostrare con la sua cerniera lasciandomi sfuggire un mugolio soddisfatto quando riuscii a scassinarla.
 
In un gesto veloce slacciai anche la mia mentre lui si allontanava un attimo per togliersi la t-shirt, prima di sfilarmi anche la mia.
 
Rimanemmo così per qualche istante, praticamente nudi… eccitati… con i membri a contatto mentre la stanza si riempiva di lenti respiri spezzati.
 
-Sembra tutto… così insensato- Mugugnò lui posandomi una mano sulla guancia e scrutandomi fra la penombra.
 
-Di solito quando le cose hanno un senso… sono noiose- Abbozzai un sorriso chiudendo gli occhi e avvicinandomi lentamente alle sue labbra finche non furono a contatto.
 
Infondo aveva ragione… era tutto così insensato… era tutto così straordinario.
 
 
*Il mio angolino*
Finito… è stato bello e faccio i miei complimenti a chiunque di voi è riuscito ad arrivare fino alla fine!
A questo punto se volete lasciatemi un commento per farmi sapere se potevo impiegare meglio i miei pomeriggi e ditemi anche se secondo voi il ratings va bene.
Grazie ancora per aver letto… E ci si sente ad un'altra cosa scritta da me… o da voi.
midori_ninjin

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