Ma che bella giornata!

di leggoemiproteggoefp
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Elia Myers.

"Ma sei pazzo!" Gli tolsi la posata di legno dalle mani spingendolo lontano dalla cucina. "La panna nella carbonara è un abominio" Alex sbuffò irritato dalle mie urla quanto dalle risatine di Paolo.
"In America, la panna, potevo mettercela"
Misi la pancetta a soffriggere con la cipolla iniziando a girare per evitare si attaccasse.
"È noto a tutti che in America non sappiano cucinare" Borbottai.
"Elia avrà sentito la mancanza del buon cibo, sicuramente" Paolo mi sostenne facendo sbuffare come una locomotiva mio fratello.
"Vi ricordo che non è andato in guerra"
"Ha solo fondato un'azienda edile, dal nulla, che ora è una tra le più rinomate non solo dell'America, ma d'Europa" Alle parole di Paolo un piccolo sorriso scappò a tutti e tre, eravamo incredibilmente fieri del nostro amico.
"Hai invitato tutti?" Alex annuì iniziando ad apparecchiare mentre Paolo decise di darsi una sistemata e di mettere finalmente in lavatrice il pigiama che indossava da più di una settimana.
"Inizio ad infornare il pollo, allora"

Casa nostra non era mai stata così piena, la mamma si presentò con la sua magnifica torta al cioccolato che tutti adoravamo, l'innumerevole famiglia di Elia aveva portato un po' di tutto, almeno se ciò che avessi cucinato faceva schifo, potevamo rimediare.
"Io volevo prenderlo rosso, ma lo sai com'è fatta Iris" Abbracciai di slancio le mie amiche trascinandole in cucina, mi serviva aiuto.
"Ragazze, non dovevate, siete delle persone splendide " Sofia Myers, la madre di Elia, era la donna più dolce che nella vita si potesse incontrare. Pur essendosi ritrovata in America, nel paese nativo di suo marito, vedova a crescere cinque figli, Sofia non si era scoraggiata ottenendo non solo ottimi risultati come madre, ma soprattutto nel lavoro, era una fisioterapista che aveva una gran nomea nel loro paese.
"Si figuri, è per Elia" Cleo, imbarazzata, mise la bottiglia in frigo ritornando poi da noi.
"Come sta il tuo cuore?" La bionda le diede uno scappellotto così forte che per poco Iris non mi diede una testata.
"Batte ancora" Sospirai. "Forse un po' di più"
Cleo mi appoggiò una mano sulla spalla guardandomi. "È la volta giusta Anna, sento che questa volta ti ficcherà la lingua in bocca"
Iris si piegò un due dalle risate e per evitare di attirare attenzione indesiderata, mi defilai per controllare la cottura delle patate.
"Allora, come se la passa la mia sorellina?" Cameron Myers.
Il gemello di Elia.
"Me la cavo" Gli porsi una patata che prese volentieri. "Altri dieci minuti" Annuì d'accordo con me, misi di nuovo il timer appoggiandomi con il fianco al lavandino.
"Tutto bene in ufficio?" Cameron annuì nuovamente guardandosi poi intorno per accertarsi che fossimo soli. "Ti devo parlare di una questione delicata"
"Di cosa si tratta?"
"Di te e mio fratello"
Merda.
"Ne hai quattro, quale intendi?" Cam mi diede una spinta dicendomi chiaramente quanto il sarcasmo non fosse ammesso in quel discorso.
"Cosa vuoi che ti dica?"
"Devo dirti io una cosa" Si passò una mano tra i capelli neri cercando di calmarsi. "Devi provarci, lui è maturato, è diventato un uomo. Ha bisogno di te, ma non lo sa ancora"
Scossi la testa, Elia Myers poteva anche andarsene a fanculo.
"Cameron, mi ha baciata" Gli ricordai. "E poi è partito per l'America, nessun saluto, nessuna spiegazione solo un fottuto bacio, ti sembra giusto?" Fissai il soffitto per evitare di versare qualche lacrima inutile. "E lo so che sono passati sette anni, ma io aspetto ancora una spiegazione, a maggior ragione ora che è diventato uomo, come dici tu."
Cam scosse la testa appoggiando le mani sulle mie spalle. "Tu lo ami"
Sbuffai. "Ma lui non ama me, non ha mai amato me, sarebbe imbarazzante non solo per noi, ma soprattutto per le nostre famiglie se le cose dovessero andare male"
"Ci stai rinunciando?"
Avrei tanto dovuto farlo.
"Senti Cam, sono innamorata di tuo fratello da sempre, tutti se ne sono resi conto tranne lui. Non ti mentirò, spero ancora che venga a chiedermi di darci un'opportunità, ma non posso imporglielo o andargli a confessare i miei sentimenti" Presi una pausa guardando quegli occhi così simili a quelli che amavo disperatamente. "Non ci sto rinunciando ma è arrivato il momento in cui smetta di sperarci"
Cam mi avvolse tra le sue braccia, al sicuro.
"È un tale idiota, ha bisogno di te" Scossi la testa per replicare, ma l'urlo di Romeo mi fece bloccare. "Bentornato!"

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Pranzo familiare.

Feci un respiro profondo cercando di darmi una bella calmata, Cameron mi accarezzò la schiena borbottando qualcosa che non riuscì a comprendere.
"Andiamo" Presi la sua mano cercando di infondermi coraggio, potevo farcela, erano solo passati sette anni. Cosa poteva essere cambiato?
"Ciao"
Tutto, ecco cosa poteva essere cambiato.
"Ciao" Elia Myers non era più lo stesso, questo era dannatamente chiaro. Sembrava un albero per quanto fosse alto, i capelli, neri come la pece, gli ricadevano sulla fronte, la linea della mascella era più marcata, quella di un uomo. Le labbra sembravano più rosee, mentre gli occhi erano sempre uguali, lo stesso verde brillante di sempre. Le braccia muscolose erano strette in una maglietta a mezze maniche nonostante fosse ottobre inoltrato, i jeans sottolineavano la sua imponente altezza e la sua incredibile muscolosità.
"Sei gonfio come un pallone!" Fu la prima cosa che mi venne in mente e, diamine, avrei preferito restarmene in silenzio. Kit fu il primo a lasciarsi andare ad una grassa risata, seguito poi dal resto delle nostre famiglie.
Elia fece un mezzo sorriso. "E tu sei... donna" Imbarazzata posai lo sguardo sul suo petto. "Sono pur sempre sette anni" Mormorai prima che Cam mi spingesse di lato per tuffarsi tra le braccia del fratello.
Elia lo strinse forte parlandogli in un orecchio, Cam annuì diverse volte prima di dirgli quanto gli fosse mancato.
"Le videochiamate non mi bastavano più" Si asciugarono gli occhi voltandosi poi verso di noi.
Elia e Cameron erano impressionanti insieme per quanto fossero identici. Elia ora era molto più muscoloso di Cam, ma potevano essere ancora scambiati l'uno per l'altro.
"Allora, mangiamo?" Mia madre e Sofia, iniziarono a portare a tavola tutte le portate sollecitandoci a prendere posto.
Presi posto accanto ad Iris con la sua disapprovazione, avrebbe voluto Alex al suo fianco.           "Per quanto resterai?" Mio fratello ed Elia si erano conosciuti all'asilo e non si erano mai più separati. Quando Elia partì, per Alex non fu per niente facile, iniziò ad avere incubi che si concludevano sempre con la morte del suo migliore amico, così dopo sei mesi prese la decisione di andare da lui. Ci restò per due anni per poi ritornare a Verona, iniziando però ad andare a fargli visita ogni cinque mesi.

"Sto cercando, insieme al mio team, di trasferire metà della sede a Verona, ci vorrà probabilmente un anno o forse qualcosa in più" Sofia si asciugò una piccola lacrima e lessi nei suoi occhi quanto fosse orgogliosa di suo figlio, lo ero anch'io.  Lo eravamo tutti.
"Hai deciso se accettare la mia proposta?" Alex scosse la mano davanti al viso segno che ne avrebbero parlato dopo, con calma.
"E tu, cosa mi racconti?" Si infilò un pezzo di pollo in bocca facendomi l'occhiolino.
Oh per tutti i Santi!
"Ad Aprile mi laureerò" Mia madre iniziò a battere le mani facendomi arrossire.
"La piccola di casa prenderà il volo" Romeo sorrise alle parole di Kit che, sapevo, quanto fosse felice che avrei smesso, finalmente, di tormentarlo con la mia tesi.
"Myers non fate commenti ironici, potrebbe essere l'insegnante dei vostri figli un giorno" Cleo mi porse il pugno che scontrai orgogliosa con il mio. Sarei diventata insegnate, per l'amor del cielo!
"O dei tuoi" Ribatté Elia.
Cleo si passò una mano tra i voluminosi capelli biondi con uno sciocco sorriso sulle labbra. "Io non avrò figli"
"Amore!" Paolo sbatté un pugno sulla tavola facendoci sobbalzare. "Smettila" Cleo annuì riprendendo a mangiare la lasagna che Martin aveva portato.
"Guai in Paradiso" Mormorò Romeo al mio fianco, gli punzecchiai la coscia facendolo tacere.
Paolo e Cleo si erano conosciuti alle superiori, nei corridoi. Lui era all'ultimo anno mentre lei al terzo, fu subito amore. Sorrisi al pensiero di Paolo che al suo diciottesimo compleanno, si presentò con diciotto rose blu, le preferite di Cleo. Ah, l'amour.
"Io e Greta, giusto ieri stavamo parlando di quanto ormai foste tutti cresciuti" Disse Sofia guardandoci con gli occhi pieni d'amore. "Ormai abbiamo una certa età" Mia madre sghignazzò al suo fianco contagiando l'amica. "E ci chiedevamo quando ci aveste rese nonne"
Cameron le fissò sconvolto. "Ma che discorsi sono?" Sbuffò. "Non c'è una data di scadenza, sono ancora giovane"
"Hai ventisei anni fratello" Lo canzonò Kit, il più giovane dei Myers.
"Io ne ho ventotto e sono ancora sulla piazza" Iris lo guardò scettico. "E vado a ruba" Continuò Martin.
"Martin, non sono cose che una madre vorrebbe sapere" Lo rimproverò Sofia.
"Perché te ne stai in silenzio Romeo?" Mi scoccò un'occhiataccia facendomi sorridere ancora di più. "Romeo ha trovato l'amore!"
"Piantala Anna" Elia ci osservò curioso, Romeo, imbarazzato, riprese a mangiare.
"Hai la ragazza?" Chiese sbalordito Alex.
"No"
"Si" Dissi nello stesso istante.
"Chi è?" Kit si sporse verso di lui fissandolo attentamente.
"La conosciamo?" Riprese Cameron.
"Frequenta la sua classe" Romeo mi ficcò il fazzoletto in bocca mandandomi delicatamente a quel paese.
"Scostumato" Mi sfilai la carta da bocca. "Siamo la tua famiglia, dobbiamo saperlo"
"Non è la mia ragazza" Disse, alla fine, scocciato. "Mi piace"
"Era ora, Romeo Myers, hai venticinque anni!" Lo schernì Elia facendoci sorridere.
"Tu, non hai nessuna esperienza da raccontarci?"
Sofia si alzò dalla tavola. "Ma insomma, sono vostra madre, sapere dove ficcate le mani..."
Martin la interruppe. "E non solo"
Kit gli batté il cinque mentre la loro madre si passò una mano tra i capelli. "Vergognatevi"
"Dicevo" Riprese. "Sapere cosa fate, in quel senso, non è affar mio. Quando troverete quella giusta, sarò sulla mia poltrona contenta di conoscerla e di sapere ogni cosa su quella persona speciale che dovrà essere per sopportarvi" Sospirò rimettendosi seduta. "E ora mangiate, il primo che inizierà di nuovo questo tipo di discorso lo torturerò"
E non scherzava.

 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Mi sei mancata.

"Vediamo un film?" Mi lanciai sul divano piena, mia madre e Sofia ci avevano salutati mezz'ora prima con la scusa di essere troppo vecchie per fare serata, ma sapevamo che in realtà le avremmo trovate davanti la TV a vedere qualche stupida telenovelas spagnola.
"Credo di stare per vomitare" Martin si toccò lo stomaco facendo fare dei passi indietro a Paolo ed Iris che gli stavano accanto.
"Forse la pasta era troppo cruda" Lo era eccome, per la fretta non avevo controllato prima di scolarla e una volta condita era ormai troppo tardi.
Elia mi scoccò un'occhiata. "Forse?" Tutti annuirono iniziando a prendere posto.
"Vi lamentate, ma intanto i piatti erano tutti vuoti" Li canzonai spostando il piede di Cameron che aveva appoggiato sulla mia pancia.
"Li avremmo anche lasciati se dopo non avresti messo il muso" Sorrise soddisfatto. "E non guardarmi in quel modo" Gli indirizzai il dito medio sorridendo di fronte a quegli occhi brillanti stupiti.
"E per la cronaca, non metto più il muso" Non era vero, ma non poteva averla vinta lui.
"Ma se ieri mi hai nascosto le scarpe perché ho detto che la frittata era salata!"
"E se non stai zitto ti nascondo i preservativi" Paolo mi lanciò un cuscino preso dal divano che prontamente scansai.
"Ora state tutti zitti" Ci rimproverò Kit spegnendo la luce.
"Che film è?" Chiesi sottovoce ad Alex, accanto a me.
"Il curioso caso di Benjamin Button" Disse distrattamente.
"Di cosa parla?" Cam sbuffò, dall'altra parte della stanza. "Taci, Anna"
"Taci, lo dici a tuo fratello" Gli urlai di rimando.
"Chi dei tanti?" Cleo sbuffò pregandoci di fare silenzio.
Voltai la testa incontrando gli occhi di Cam. "A quello coglione" mormorai cercando di non farmi sentire questa volta.
"Elia, taci" Ma cosa diavolo gli diceva la testa?
Imbarazzata, evitai accuratamente lo sguardo di Elia rifugiandomi dietro la schiena di Alex.

Altro che Elia, il coglione era proprio lui.

Mi asciugai una lacrima imbarazzata, non piangevo mai per i film, ma cavolo, questo meritava ogni goccia.
"Anche le streghe hanno un cuore" Ironizzò Cameron dandomi delle pacche sulla schiena.
"Cameron, sto per piantarti in giardino" Rise piano, siccome la maggior parte dei ragazzi erano crollati quasi alla fine del film.
"Credo che me ne andrò, domani ho appuntamento in tribunale"
Lo abbracciai lasciandogli un bacio sulla guancia. "Non farti arrestare" Quasi tre anni prima, Cam aveva rischiato di farsi un giretto al fresco per oltraggio alla corte, da allora, ogni volta che era in tribunale una parte di me era in ansia. Che testa calda.
"Ci proverò" Infilò la giacca sparendo in corridoio, presi un profondo respiro spegnendo la TV.
"Sei sveglia?" Sussultai a quella voce, annuii sorseggiando dell'acqua.
"Piaciuto il film?" Mi alzai a fatica, tenendo d'occhio Romeo ed Alex e per fortuna riuscii a non svegliarli.
"Andiamo fuori" Lo seguii in silenzio prendendo una vecchia felpa di Paolo dall'attaccapanni.
Elia si sedette sulla piccola amaca che avevo insistito di far mettere, ne era valsa la pena. "Sei cambiata" Fu la prima cosa che disse dopo svariati minuti di silenzio.
"Anche tu" Appoggiai le spalle al muro che divideva il nostro terrazzo da quello dei vicini continuando a fissarlo, non avrei smesso mai più.
"Prenderai la laurea un anno prima?"
Mi strinsi nelle spalle a disagio. "Mi sono impegnata molto"
"Mi dispiace per come sono andate le cose" Allungò una mano nella mia direzione, ma non l'afferrai.
"Non era destino" Elia scosse la testa contrariato.
"Non ci credo al destino"
"Dovresti, ad ogni singolo evento della tua vita c'è un perché Elia. Tutto accade per un motivo, prima o poi scoprirai che tutto ciò che ti è capitato ti è servito a diventare ciò che sei ora"
Sbuffò, probabilmente scocciato dalle mie parole. "Cosa sarei ora?"
"Un uomo" Un uomo meraviglioso.
"Sei così ingenua" Chiuse gli occhi lasciandosi cullare dal ritmo dolce dell'amaca.
Ingenua. Lo ero davvero?
"Non sono ingenua" Mormorai più a me stessa che a lui. "Cerco solo di trovare qualcosa di positivo in tutto quello che mi accade, è una cosa brutta?" Alzai la testa incontrando i suoi occhi profondi che brillavano più del solito.
Elia era bellissimo, non di quelle bellezze divine, da osservare.

Elia Myers era una bellezza ruvida, da vivere.

"Mi sei mancata" Sentii chiaramente il mio stomaco spiccare il volo seguito dal battito frenetico del mio cuore.
"Anche tu" Chiusi gli occhi sentendo delle goccioline di pioggia colpire il gazebo sotto il quale ci eravamo messi.
"Ti piace ancora la pioggia?" Mi domandò, aprii gli occhi volendo guardarlo fin quando mi fosse stato possibile.
"Di tempo ne è passato Elia, ma sono sempre la stessa" Un sorriso si aprì sul suo viso e, solo allora, notai una piccola cicatrice al centro della guancia, proprio sotto alla fossetta.
"Mi dispiace di non averti salutata" Distolsi l'attenzione dalla guancia per riportarla ai suoi occhi.
"Sono passati sette anni, cosa me ne faccio dei tuoi mi dispiace ?" Non ero arrabbiata con lui, ero arrabbiata con me stessa per non riuscire ad andare avanti. Ero ferma sul capitolo Elia da... beh, da sempre e per quanto ci avessi provato, nessuno mi sembrava giusto per me. Solo lui.
"Avrei voluto portarti con me, baciarti ancora una volta, sentirti stringere al mio petto ancora una volta fino ad averne abbastanza"
Scossi la testa cercando di mettere a freno il mio cuore. "Non mi hai mai chiamata, mai un messaggio, un piccione viaggiatore, solo un silenzio assoluto" Che non mi ha  mai portata via da te.
Quanto avrei voluto dirlo?
"Hai un ragazzo, è per questo che mi respingi?"
Dio, donami pazienza!
Davvero credeva che dipendesse tutto dal mio stato sentimentale?
"Sei un idiota"

 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Qualcosa in più.

Lo osservai mentre rideva per qualcosa che Alex gli aveva sussurrato ad un orecchio e sorrisi anch'io istintivamente.
"È proprio cresciuto il nostro Elia, ma non fissarlo in quel modo, tesoro" Arrossii alle parole della mamma.
"Non stavo fissando nessuno" Mi difesi sedendomi sul divano.
"Alla tua età guardavo con quegli stessi occhi tuo padre" Si portò una mano alla bocca ridendo come spesso facevo io. "Mi nascondevo dietro le mie amiche e lo osservavo mentre giocava a palla prigioniera con i suoi fratelli" Si abbassò sulle ginocchia arrivando alla mia altezza e mi accarezzò i capelli con dolcezza. "Ti passerà"
"Mamma" La richiamai appena si voltò per andare in cucina. "A te è passata?"
Si sistemò la gonna sui fianchi scuotendo la testa. "L'ho sposato Anna"
Già, che acquisto vincente che aveva fatto la mamma.
La seguii in cucina come facevo da piccola, osservarla mentre cucinava o semplicemente metteva a posto casa mi rilassava trasmettendomi pace e serenità. "Non devi riservare rabbia nei confronti di tuo padre, Anna" Mi ammonì. "Nei confronti di nessuna persona, ma soprattutto di tuo padre. La rabbia ti uccide, lentamente e senza che tu possa rendertene conto" Prese una bottiglia di vino bianco dal frigo e ne prese un bicchiere che versò nella padella in cui il risotto si stava lentamente cuocendo.
"Ti ha mai amata?"
La mamma sorrise istintivamente, felice. "Enrico mi ha sicuramente amata, credo lo abbia fatto prima di perdere la testa" Si passò una mano sotto gli occhi. "Era così arrabbiato, con me, con l'esercito per averlo fatto fuori, con se stesso per non aver prestato attenzione a quella bomba" Scosse la testa ritornando da me, al presente. "Per questo, pensa alle mie parole tesoro mio, la rabbia non fa mai bene, il perdono ti libera non solo la mente, ma anche l'anima"
"Davvero lo credi?"
"Ne sono certa Anna, solo quando ho perdonato tuo padre sono riuscita a prendermi cura di me stessa come meritavo. Che sia per una penna nascosta o un cuore rotto, non importa, covare rabbia e rancore ti indurisce il cuore bambina mia"  Mi gettai di slancio tra le sue braccia, la mamma mi prese al volo cullandomi come quando ero piccola.
"Avrò sempre bisogno di te"
"Sarò sempre qui, ad aspettarti" Iniziò ad intonare una canzone che cantava sempre quando io ed Alex eravamo piccoli, per farci stare buoni e, involontariamente, la mia mente tornò al giorno in cui le difese della mamma crollarono, lasciando solo una donna distrutta, prive di forze. Il mio orgoglio più grande, non tutti potevano vantare una madre come la mia che, lavorando di notte e occupandosi di noi al mattino, aveva ricoperto il ruolo sia di madre che di padre.

Il mio orgoglio più grande.

"Ma che situazione carina" Un paio di braccia ci circondarono stringendoci ad un petto troppo muscoloso per essere Alex, che di andare in palestra proprio non voleva saperne.
"Lo era, prima che arrivassi tu, Cameron" La mamma mi rimproverò lasciando un bacio sulla spalla di Cameron che le baciò la fronte.
"Vacci piano con mia madre" Una risata mi colpì dritta allo stomaco, lo guardai da sopra la spalla, era appoggiato  al frigo osservandomi minuziosamente.
"Hai capito Cameron? Vacci piano con Greta" Mi scimmiottò, eppure non potei fare a meno di sorridergli.
"E tu vacci piano con il mio gemello" Presi la prima cosa che mi capitò sott'occhio e gliela lanciai, sorrisi vittoriosa quando vidi che si trattava di un tagliere.
"Animali!" Ci rimproverò mia madre cacciandoci dalla cucina. "Dovresti essere d'esempio Cameron" Gli feci la linguaccia felice di avere mia madre dalla mia parte. "E tu, signorina, insegnerai questo ai tuoi alunni?" Fu il momento di Cameron di esultare, ma gli lessi negli occhi che lo scontro non sarebbe finito lì.
"Ti faccio fuori, smettila di fare questi commenti idioti" Lo minacciai appena fummo fuori portata d'orecchio di mia madre.
"Sono cupido Anna, ancora non l'hai capito?" Saltò sul divano facendo finta di avere un arco tra  le mani e inizò a scoccare frecce.
"Vi farò innamorare"
Girai i tacchi, decisa a lasciarlo nella sua demenza, aprii la porta del balcone uscendo all'aria fresca. Per quanto mi piacesse il mare, l'inverno restava comunque la mia stagione preferita, niente era paragonabile alla sensazione di sicurezza che lo scrosciare della pioggia mi trasmetteva.
"Disturbo?" Si accomodò accanto a me respirando l'aria fredda che ci circondava.
"Cameron dice un sacco di stronzate" Dissi giocando con la sciarpa che Cleo mi aveva regalato il Natale scorso.
"Tu dici che sono stronzate?" Si appoggiò con il mento sulla ginocchia e avrei tanto voluto avere il cellulare per scattargli una fotografia che avrei poi custodito gelosamente.
"L'idea di noi due insieme è una gigantesca stronzata" Una gigantesca stronzata dannatamente perfetta.
Elia si girò completamente verso di me incantandomi con quei suoi occhi brillanti.
"Sei arrabbiata, e lo capisco, sul serio, ma merito una seconda possibilità"
"Meriti una seconda possibilità?" Per quanto fossero belli, glieli avrei cavati un giorno quegli occhi. "Ora ti mostro io cosa davvero meriti" Lo spinsi verso la parete a cui era appoggiato facendolo sorridere. "E questo cos'era?"
Mi infilai le mani nella felpa, frustrata. "Avrei tanto voglia di darti uno schiaffo, ma dopo mi sentirei in colpa per averti fatto male, quindi ti ho spinto"
Annuì sempre con quel sorriso fastidioso sulle labbra. "Quindi mi hai dato uno schiaffo?"
"Esatto"
Si toccò la guancia fingendo di provare dolore. "Davvero maturo, Elia" Sorrise ritornando poi serio, e io con lui.
"Perché mi hai baciata, sette anni fa?" Dovevo sapere, solo così avrei potuto perdonarlo e darci una possibilità.
"Non sapevo come dirti addio"
Oh.
"Oh" Lo pensai e lo dissi, non c'era altro da aggiungere.

 

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Sei qui.

Giravo e rigiravo il riso nel  piatto non avendo realmente appetito, le parole della mamma mi frullavano in testa seguite da quelle di Elia.
Non sapevo come dirti addio.
E doveva proprio baciarmi?
Ero solo una ragazzina di quattordici anni quando si era preso quel bacio, il mio primo bacio.
Il discorso della mamma era stato giusto, ma non provavo rancore nei confronti di Elia, volevo solo capirci qualcosa. Non volevo farmi illusioni, anche se, la sera nel letto, già avevo iniziato a fantasticare su un possibile nostro futuro insieme. Che idiota!
Iris mi aveva supplicato di non darci troppo peso, di andare avanti per anni, eppure sentivo che non potevo farmi questo, non potevo mettere da parte un amore mai vissuto. Non potevo avere un rimpianto del genere, uno già mi bastava.
Ma mi resi conto, tra un sorso di succo e una cucchiaiata di risotto, che Elia ci aveva provato più volte a farmi capire che lui era disposto a provarci, aspettava solo me.
Eppure quella spiegazione al bacio, era come una spina nel fianco.
Ci stavo dando troppo peso?
Si trattava del mio cuore, infondo.

Appena aprii gli occhi, il giorno seguente, tutto mi apparve più chiaro.
Come potevo aver pensato solamente per un secondo di poterci rinunciare? Avevo passato la vita a desiderarlo da lontano sperando di poter ricevere il suo amore incondizionatamente, e ora che la vita, che il destino, mi stava regalando questa opportunità non potevo proprio rinunciarci.
Presi di fretta il cellulare inviandogli un veloce messaggio.

Da:Anna
Anche se sono passati sette anni, faccio ancora difficoltà a reagire come dovrei alle situazioni, scusami.

Troppo deprimente? Oh, al diavolo!

Da: Elia
Anche se sono passati sette anni, faccio ancora difficoltà ad esprimermi come dovrei, scusami. Sei libera a pranzo?

Da:Anna
Per le scuse ufficiali? Sono tutta tua!

Forse Iris aveva ragione, questa volta sarebbe stata quella giusta.
Inviai un messaggio per informare lei e Cleo dei vari aggiornamenti e scoppiai a ridere quando vidi la risposta di Iris.

Da:Iris
LAVATI I DENTI, DUE VOLTE!!

E Cleo, per una volta, si era dichiarata d'accordo con lei, quindi corsi in bagno a darmi una bella sistemata nonostante avessi tempo.

La cosa alla quale non avevo proprio pensato accettando l'invito di Elia, era il suo lavoro. Era un imprenditore, il completo elegante era alla base, allora perché diavolo mi ero infilata una stupida salopette di jeans?
"Avevi proprio ragione, sei sempre la stessa" Mi schernì facendomi sentire ancora più in imbarazzo. "E penso che anche la salopette lo sia"
Mi coprii il viso con le mani maledicendomi per aver scartato il tubino blu che Cleo mi aveva consigliato, sbirciai tra le dita e mi rilassai notando l'espressione di Elia.
Stava solo scherzando.
"Sei bellissima"
Ora mi stava decisamente prendendo per il culo.
"Devi toglierti la giacca" Gli dissi quando parcheggiò.
"Siamo ad ottobre, fa freddo" L'intelligenza in quei sette anni non era per niente cambiata.
"Focalizza quest'immagine, okay?"
"Sei pazza, ma okay"
Mi sistemai un ciuffo dietro l'orecchio e iniziai il mio convincente discorso. "Due ragazzi entrano in una pizzeria, la ragazza vestita con una semplice salopette e un maglione mentre il ragazzo con un completo di...Armani?"
Oh, porca miseria!
"Devi assolutamente toglierti la giacca, sono seria" Elia si appoggiò al finestrino del SUV sorridendomi felice.
"Sarà sempre un completo elegante anche senza giacca, tu, piuttosto, perché ti sei vestita in questo modo?"
"In questo modo?" Urlai offesa. "Ma come ti permetti? Come ti aspettavi venissi conciata?"
Fanculo!
Scesi velocemente dalla macchina rischiando di cadere per quanto fosse alto quell'affare, faceva un freddo cane, entrai nella pizzeria occupando il primo tavolo che vidi.
"Non volevo offenderti" Si sedette accanto a me.
Accanto a me, non di fronte. Aveva ragione Iris, ero troppo paranoica.
"Volete ordinare?"

"Perché hai smesso con la danza?" Posai la fetta di margherita che stavo per addentare, pronta a mentirgli.
"La mamma era distrutta, anche se lavorava non c'erano così tanti soldi" Mi dispiaceva usare questa scusa, ma la mamma mi aveva dato la sua benedizione, parlare della mia adolescenza era sempre un grosso problema.
"Quanto tempo dopo che me ne sono andato?" Volle sapere.
"Tre anni" Allontanai il piatto, mi era passata la fame.
"Alex non mi ha mai parlato di te quando veniva a trovarmi, sporadicamente gli chiedevo come te la stessi cavando, ma cambiava subito argomento" Inspirò guardandomi incerto. "Cosa ti è successo?"
"Elia" Mi bloccò afferrando il mio polso, lo circondò e dolcemente ci lasciò un bacio.
"Ti capisco se non vuoi parlarne ora, me ne sono andato senza preavviso, baciandoti e non facendomi più sentire. Lo capisco, ma ora sono qui e voglio farmi perdonare"
"Perché?"
Perché proprio ora? Perché nessun messaggio? Perché quel bacio? Perché tanta premura? Perché?
"Cam lo spiega meglio di me, ma ho questa strana sensazione quando ti guardo, quando mi sei vicino, dannazione, anche quando ti penso. L'ho sempre avuta, ma eravamo troppo piccoli e poi tu eri troppo piccola, abbiamo sempre degli anni importanti di differenza" Come se non me lo fossi ripetuta abbastanza. "E poi sono partito"
Sospirai. "Ma ora sei qui"
"Ora sono qui" Sospirò regalandomi uno di quei sorrisi che avrebbero abbassato tutte le mutandine di Verona. Le mie comprese.

"Non voglio crearmi false aspettative su noi due" Dissi appena pagò il conto. "Anche se ho un dannato bisogno di etichettare tutto ciò che mi circonda, voglio vivere questa cosa, qualunque essa sia, in assoluta spensieratezza"
Elia mi prese la mano riparandomi dal vento gelido stringendomi al suo corpo caldo.
"Ti ho aspettato troppo per farti scivolare tra le mie mani"
E forse è vero quando dicono che se vuoi cambiare gli effetti, devi cambiare le cause perché la vita, risponde sempre.
Lo vidi chiaramente negli occhi di Elia che amarlo non era mai stata una mia scelta, perché era sempre stato così. Inevitabile.
Inevitabilmente l'avrei amato.
Inevitabilmente mi avrebbe ferita.
Inevitabilmente mi avrebbe amata, lo avrei amato.
Inevitabilmente avrei cambiato le cause per degli effetti migliori, inevitabilmente sarei andata fuori dagli schemi per essere piena del suo amore.

 

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Alex, Paolo, Cleo, Iris...

Aprii e chiusi velocemente la fontana in modo da non far arrivare l'acqua calda ad Alex, pochi minuti dopo lo sentimmo  urlare come una ragazza giurando di uccidermi.
"Non vi sopporto più" Paolo mi raggiunse in cucina togliendomi la mano dalla manopola della fontana. "Perché avete litigato questa volta?"
"Non guardarmi in quel modo, è stato lui ad iniziare" Soddisfatta della mia linea di difesa mi sedetti su uno sgabello bevendo il mio succo alla mela.
"Siete entrambi maggiorenni, dovreste risolvere le cose civilmente e non come due bambini" Borbottai una specie di mi dispiace tornando a bere il mio succo.
"Cleo si è fatta sentire?" Annuii tirando fuori il cellulare.
"Sono appena uscita di casa, dovresti venire a vivere con me, ho litigato con Paolo, arrivo amica. Baci Bacioni" Lessi ogni parola del suo messaggio ignorando la parte dove aveva descritto in ogni minimo dettaglio cosa voleva fare al suo ragazzo appena lo avesse visto,
"Perché avete litigato?" Gli chiesi mentre si infilava una camicia bianca con dei righini azzurri.
"Perché sono un coglione, ho creduto a delle voci che giravano per l'università"
"Stai a tento a come la tratti Paolo, ti ho già avvertito due volte, e ti ricordi cosa è successo quando l'hai mollata senza un perché giusto?" Il suo joystick sicuramente se ne ricordava.

"Arte moderna?" Iris mi diede una spinta innervosita.
"Non hai mai visto una mostra del genere, non è noiosa"
"Perché non ci porti Cleo?" Le chiesi  entrando nel cortile dell'Università. "A lei piacciono queste cose"
"Mi ha bidonata per Paolo" Alex intervenne in mio soccorso offrendosi come volontario, Iris mi chiese il permesso e quando si accorse di quanto mi facesse piacere abbandonare la nave, coinvolse Alex in una conversazione che comprendeva Monet, Dalí e Klimt.  Da brividi.

Accesi  il lettore dvd inserendo il film che avevo alloggiato al negozio all'angolo, presi lo scatolone della pizza premendo play.
Il curioso caso di Benjamin Button.
C'era qualcosa in quel film che mi costringeva a volerlo vedere e rivedere come se non ci fosse un domani. Non so cosa di preciso mi affascinasse, forse era solo Brad Pitt, ma mi consideravo più intelligente di così. Alex diceva che ero attratta dalla trama, ma sentivo che quel film era molto di più di una semplice storia e l'avrei visto e rivisto fin quando non ci fossi arrivata.
Le ragazze dicevano che stavamo dando i primi segni di demenza senile, probabilmente avevano ragione.
Mi asciugai una lacrima appena Benjamin uscì dalla porta di casa sua lasciando Daisy e la loro piccola figlia nei rispettivi letti.
"Non farlo" Mi infilai un altro pezzo di pizza in bocca, cosa c'era di sbagliato in quel ragazzo?

Da:Iris
Dimmi che non stai mangiando pizza e vedendo quel film. Dimmi che sei in giro a fare nuove esperienze, ti prego!

Sbuffai posando la pizza e mettendo pausa, Iris era molto impegnativa come persona.

Da:Anna
E tu perché mi scrivi invece di essere concentrata su quel figo di mio fratello?

Da: Iris
Siamo amici, e non vado a letto con loro.
Sei un disastro ambulante sorella, sto venendo da te per una seduta d'emergenza.

Non sapevo di aver bisogno di una seduta d'emergenza fin quando non fui fra braccia della mia migliore amica.
Dio, aveva ragione, ero un disastro ambulante.
"E non ti ha più chiamata?" Scossi la testa asciugando la sua spalla dalla mia bava, avevo anch'io dei difetti!
"Potremmo chiamare Cameron e chiedergli informazioni" Subito ricevette uno schiaffo sul seno, era così che ci punivamo a vicenda quando l'altra diceva una cazzata madornale.
"È il suo gemello!" Le ricordai.
Sbuffò iniziando a pensare ad un modo per scoprire dove fosse finito Elia, quando sussurrai, con un filo di voce quello che sapevo non le sarebbe piaciuto.
"Potrei aver fatto una cosa" Iris si distanziò di qualche centimetro per vedermi più chiaramente.
"Ti prego, non dirmi che lo hai fatto" Annuii incapace di parlare.
"Sei messa peggio di quanto credessi" Afferrò il mio cellulare e, non ebbe nemmeno il bisogno di cercare, la prova di ciò che avevo fatto era lì.
"Gli hai scritto su ask!"
Ero una cretina, lo sapevo, ma dovevo sapere che fine avesse fatto.
"Non ho fatto nulla di male, e ho scoperto che cinque volte a settimana si allena e so anche in quale palestra va!" Ora fu il mio turno di ricevere uno schiaffo sul seno, che fece un male indescrivibile.
"Ma cosa ti prende?" Urlai massaggiandolo.
"Cosa prende a te!" Mi rimproverò. "Tutti quei ricci che ti ritrovi in testa hanno preso il posto del cervello? Invece di andare da lui, passi il venerdì sera a scrivergli su ask" Si strofinò il naso, segno che mi avrebbe picchiata da lì a breve, e riprese a parlare con un tono più calmo.
"Tra due settimane compirai ventuno anni, non hai mai preso una sbronza come Dio comanda, non ti sei mai abbandonata alla leggerezza del sesso e non sei mai uscita con dei ragazzi da quando ti conosco, e ti conosco da sempre!"
"Ma..." Mi zittii quando vidi i suoi occhi spalancati ed infuocati. Ora mi faceva paura.
"Mi hai torturato le palle con la storia del destino e di Elia, ora che è qui, che ti ha apertamente detto che vuole provarci tu passi le serate ad analizzare uno stupido film e a stalkerare i suoi social?"
Beh, detto così era imbarazzante anche se era quella la realtà.
"È scomparso per una settimana" Le dissi sentendomi una bambina.
"Anna, ha un lavoro, non è qui in vacanza. Non lo sto giustificando, ma ha tanto a cui pensare, probabilmente anche lui sta aspettando un tuo messaggio, magari anche lui aspetta la prova che non è il solo a crederci"
Annuii convinta di questa sua versione, mi piaceva pensare che anche lui si stesse domandando che fine avessi fatto.
"Cavolo, quando ti ci metti, sai proprio farla la migliore amica" 

 

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Come lo ricordavo.

Mentre ero seduta sul divano a vedere per l'ennesima volta quel film, decisi che Iris aveva ragione, ero troppo paranoica e stavo iniziando ad autocommiserarmi, cose che avevo sempre odiato, io non ero mai stata così.

Da:Anna
Settimana incasinata, mi offri una birra?

Anche se la birra mi faceva schifo,  rimasi positiva. Elia poteva non sapere di questo particolare e io non avrei fatto nessuna figura del cavolo.

Da: Elia
A chi lo dici, facciamo un kebab?

Da:Anna
Offro io!

Da:Elia
Passo tra un'ora.

Mi fissai allo specchio decisa a non fallire questa volta, posizionai il cellulare sulla mensola e accettai la videochiamata da parte delle ragazze.
"Questa è la prima opzione" Dissi sfilando per la stanza. Il vestito era lungo fino al ginocchio, svasato, di un semplice color cipria, niente di troppo elaborato.
"Dove ti porta?" Mi chiese Cleo facendomi segno di fare una giravolta.
"Mangiamo un kebab" La bionda mi guardò inorridita mentre Iris proclamò Elia ufficialmente   uomo da sposare.
"Troppo elegante" Disse infine Cleo guardandomi per bene.
"Sembri una signora insicura che cerca di nascondere cellulite e fianchi, ma dove hai preso questa roba?" Ignorai il commento troppo sincero di Iris e passai alla seconda opzione: jeans nero e una camicetta di raso bianca.
"Sei molto carina" Si complimentò Cleo.
"Non sei carina, sei noiosa Anna" Iris scansò Cleo impossessandosi della videocamera. "Ascoltami bene, sei bellissima, non devi vergognarti di mettere in mostra le tue curve, non sei più quella ragazzina insicura, sei una donna forte e coraggiosa Anna. Infilati una gonna aderente, quella che abbiamo comprato insieme settimana scorsa, abbinaci una maglietta sopra e una giacca. Sei bellissima, non hai nulla di cui preoccuparti"
"Devo andare" Staccai velocemente la videochiamata sentendo chiaramente il rimprovero poco dolce che Cleo stava facendo ad Iris.
Decisi di non cambiarmi, anche se consideravo Iris come parte di me, sapevo che certe cose non le avrei potute condividere con lei e il disprezzo per me stessa era una di queste.
Passai più volte il mascara sulle ciglia più per il nervosismo che per una questione estetica.
Le parole di Iris mi si erano attaccate al cervello e non volevano lasciarlo in pace, mi appoggiai alla porta del bagno cercando di trovare una soluzione per uscirne.
Pensa a qualcosa per cui sorridere, qualcosa di positivo.
Elia.
Potevo davvero considerarlo un motivo per cui sorridere?

"Non comprerò mai un SUV" Dissi appena riuscii a salire  su quell'aggeggio, non avrei mai smesso di chiamarlo in quel modo.
"Hai già un auto, perché dovresti comprarne una nuova?"
Alzai gli occhi al cielo. "Non è mia, la condivido con Alex'' Ribattei ovvia. "Era per dire"
Annuì accendendo la radio, Beyoncé iniziò ad intonare le prime note della mia canzone preferita in assoluto e, una volta arrivato il ritornello non potei più trattenermi, iniziai a cantare a squarciagola per la gioia di Elia.
"Cavolo, il mio timpano ti ringrazia" Continuai a cantare senza freni Pretty Hurts come se ne valesse la mia vita, Elia mi osservava di tanto in tanto con un grande sorriso sulle labbra come se fosse felice davvero.
"Puoi rimetterla, è un CD" Disse appena le ultime note scemarono.
"Masochista" La rimisi e, questa volta, iniziai a cantarla dall'inizio.

"Così sei una fan di Beyoncé" Disse osservandomi da sopra il suo kebab, senza cipolle.
"Non sono io che ho un suo CD in auto" Addentai il mio, con cipolle.
"Tutti siamo fan di Beyoncé" Mi trovai d'accordo con lui, e poi mi venne in mente Benjamin Button.
"Ti ricordi di quel film che abbiamo visto la sera del tuo arrivo?" Elia annuì ed io mi ritrovai indecisa se mostrare la psicopatica che si nascondeva in me o continuare a fingere la sua inesistenza.
"Certo, ogni tanto mi capita di pensarci"
Era psicopatico quanto me!
"L'ho rivisto, molte volte, e non riesco proprio a capire cosa mi attiri così tanto verso quel film" Sospirai. "Insomma non è una storia reale"
Elia tenne gli occhi fissi sul mio collo per poi riportarli nei miei. "Una storia, per lasciare il segno, non dev'essere per forza reale." Prese un altro morso rimanendo in silenzio per qualche minuto, a pensare.
"Se ci pensiamo bene, Benjamin alla fine nella sua vita cosa fa? Ricomincia, si adatta. Forse è questo che più ti tiene incollata a quel film, la voglia di ricominciare che ha Benjamin che tu, forse, vorresti avere"
Mi trattenni dal fargli la proposta di matrimonio perché, mi resi conto, sarebbe stato troppo imbarazzante, ma non mi trattenni dal saltargli letteralmente addosso facendo cadere della maionese sulla sua giacca.
Così imparava a non vestirsi sempre in quel modo.

"Vuoi tornare a casa?" Guardai l'orologio al mio polso.
23.45
Avevo vent'anni maledizione, non potevo tornare a casa a mezzanotte!
"Non sono mai uscita con nessun ragazzo da quando sei andato via" Iris mi avrebbe fatta fuori, ma cosa mi prendeva?
"Cosa?" Dovevo tornarmene a casa, rinchiudermi in camera e morire sotto le coperte.
"Si, voglio andare a casa" Allacciai velocemente la cintura di sicurezza aspettando che Elia facesse lo stesso.
"Perché non sei uscita con nessun ragazzo?"
Meritavo il premio Cogliona dell'anno, era ovvio.
"Voglio andare a casa" E, come sette anni prima, Elia mi imprigionò le guance tra le sue mani calde unendo dolcemente le nostre labbra.
Non era cambiato nulla, era esattamente come lo ricordavo.
Sospirai sulla sua bocca. "Ho mangiato la cipolla" Elia si fermò sbuffando una risata mentre con la lingua continuava ad accarezzare il mio labbro inferiore.
Meritavo sicuramente quel premio.

 

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


A piccoli passi.

Chiusi il computer esausta, scrivere una tesi non mi era mai sembrato così difficile come in quel momento, probabilmente perchè sentivo ancora le labbra formicolare. La sera prima, avevamo passato tutto il tempo rimastoci a baciarci, incastrati tra il cambio e i braccioli dei sedili, ma avevo trovato quel momento perfetto. Non avrei cambiato nulla, o forse avrei solo evitato di mangiare la cipolla.                                                                                                                                                           "Un uccellino mi ha detto una cosa" Kit appoggiò le gambe sulla scrivania con mio disappunto.  
"La storia del fiore e dell'ape? Kit, abbiamo la stessa età, pensavo ne fossi già al corrente" Mi schiaffeggiò un polpaccio essendo troppo lontano per raggiungere qualche altra parte del corpo e sorrise malizioso.                                                                                                                                           
"Riguarda Elia, te e un SUV" Si portò una mano alle labbra come se gli fosse scappato. "Non ci posso credere che tu, che proprio tu, ti sia lasciata andare in un luogo pubblico con Elia!" Arrossii sperando che la Terra mi inghiottisse,perchè doveva essere proprio suo fratello?                                                                                                                                                                
"Cameron mi aveva avvisato, eppure non gli avevo voluto credere, ma ne è valsa la pena appostarsi" Sgranò subito gli occhi accorgendosi di aver detto una cosa di troppo.              
"Cos'ha fatto quell'idiota?" Non ci potevo credere.                                                                                               
Presi subito il cellulare convocando una riunione di famiglia escludendo le madri e mio fratello, non avrei sopportato  domande incessanti su di noi.

Non sapevo nemmeno se ora esisteva un noi!                                                                                                    
"Quesa volta lo farò fuori"

 

"Non ho fatto nulla di male!" Si difese usando Martin come scudo.                                                          
"Ci hai pedinati cretino, ma come ti è venuto in mente?" Elia mi bloccò un polso evitando che saltassi addosso al suo gemello.                                                                                                                         
"Sono cupido!" Mi sfilai malamente dalle braccia di Elia spingendo con tutta la rabbia sul petto di Cameron. Per quanto lo considerassi parte della mia vita, aveva esagerato.                                     
"Sei solo uno stupido e se verrò a sapere un'altra cosa del genere, perchè Cam, io verrò a saperlo, ti farò passare dei brutti momenti" Mi diede un bacio sulla testa supplicandomi di perdonarlo, era un bambinone, ma come potevo essere arrabiata con lui?                                       
"Quindi ora sei mia cognata?"                                                                                                                
"Cameron!" Questa volta fu Elia ad urlare, isterico, il suo nome. Romeo trattenne a stento una risata quando Alex comparve sulla soglia confuso dalla situazione.                                                         
"Cosa succede qui?" Mi baciò una guancia posando il cappotto sul divano.                                           
"Amico, devi appenderlo, non sono la donna delle pulizie" Lo richiamò Paolo indicandogli il cappotto. "Già mi basta tua sorella da accudire"                                                                                         
"Sono qui" Gli feci notare. "E poi non mi accudisci" Ammettevo di essere davvero disordinata, ma almeno con lasciavo intimo in giro , come invece loro erano soliti fare.                                          
"Dici davvero? Perchè sono certo di aver stirato un tanga, ieri sera" Alex gli diede uno scappellotto facendomi sorridere, era solo intimo.                                                                                         
"Io raccolgo i tuoi boxer in giro per casa, eppure non mi sono mai lamentata" Cleo mi guardò soddisfatta, mi faceva piacere come, quando mi scontrassi con il suo ragazzo, lei non prendesse mai una posizione. Io e Paolo eravamo maledettamente simili, entrambi permalosi. "E quante volte ti ho detto di non dover stirare le mie mutande?"                                                                                       
"Penso di non poter sopportare altro" Kit fu il primo a prendere le sue cose  seguito da Romeo.    
"Vai dalla tua ragazza?" Lo stuzzicò Martin.                                                                                                      
"No, dalla tua"

Ah, l'amore fraterno.

"Alex è il mio migliore amico, come potrei mentirgli?" Eravamo nel suo giardino, seduta con la schiena appoggiata al suo petto, mi sentivo al sicuro mentre le sue mani seguivano le onde dei miei ricci che, aveva confessato, gli erano sempre piaciuti.                                                                       
"Non sto dicendo questo, ma non sappiamo ancora come andranno le cose, ti chiedo solo un paio di settimane, per capirci qualcosa" Mi voltai per osservarlo trovandolo assorto nei suoi pensieri. La cosa che avevo imparato in quei pochi giorni che avevamo iniziato a frequentarci era il gran cuore che quel ragazzo possedeva. Non che non lo sapessi, ma vivere la sua quotidinetà, vederlo dividersi tra il lavoro, la sua famiglia, me e Cameron, era uno spettacolo meraviglioso.      
Lui era un uomo meraviglioso.                                                                                                                                 
"Si  arrabbierà, perchè non dirgli le cose come stanno?" Disse appoggiando delicatamente le labbra sul mio collo.                                                                                                                                                        
"E come stanno le cose?"Gli chiesi cercando di fermare ciò che la mia mente stava già elaborando.                                                                                                                                                                   
"Beh, ci sono io e poi ci sei tu in una bella giornata di fine ottobre" Mormorò facendomi rabbrividire. "Ci sono io che ti sussurro ciò che siamo, e ci sei tu che rabbrividisci piano"         
Arrossii imbarazzata che se ne fosse accorto. "Quindi è questo che dirai ad Alex quando ti chiederà cosa siamo?" Dissi godendomi la sua mano accarezzarmi le braccia. "Che siamo tu ed io in una bella giornata di fine ottobre?"                                                                                                                  
Elia rise nell'incavo del mio collo facendomi stringere ancora di più al suo petto. "Cosa c'è di male?" Disse ironico consapevole che se avesse realmente detto quello ad Alex, lo avrebbe sbranato, migliore amico o no.  "Me la caverò, tranquilla"                                                                             
Mi voltai per guardare quegli occhi luminosi. "Penso sia ora che vada, ho una tesina da continuare" Mi strinse più forte, sbuffando.            

"Ho un'idea migliore"

E si tuffò sulle mie labbra, letteralmente.

 

ANGOLO AUTRICE!
Grazie per aver letto fino a qui, spero che la storia vi piaccia e aspetto vostri commenti e soprattutto consigli.
Volevo comunicarvi che la storia potete trovarla anche su wattpad:  https://www.wattpad.com/user/leggoemiproteggo
Vi aspetto, grazie ancora, un bacio.
ANNA
 

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


Nuove opportunità.

 

 

Guardavo le mie gambe strette nel jeans con una faccia corrucciata, anche se esteticamente non ero più la  stessa Anna di quattro anni fa, dentro di me non aveva mai smesso di vivere, Iris passava le giornate a rassicurarmi, e si era aggiunto anche Elia, ma fin quando non ci avessi creduto io, fin quando non mi fossi vista bella, non avrei creduto ad una singola parola. La mamma diceva che questo era un grande pregio, anche se riconoscevo quanto potesse essere fastidioso. Elia non si era mai lamentato del mio abbigliamento, non aveva mai chiesto il perchè mi irrigidessi ogni volta che passava una mano sotto la mia maglietta o la posava sulla pancia, e a me stava bene così, ma le ragazze mi avevano fatto notare che, questa situazione, non sarebbe durata per sempre. 

I baci si sarebbero trasformati in sesso, detto con le parole di Iris. 

Anche se sapevo che aveva ragione, mi ostinavo a non confessare, infondo era Elia, mi conosceva da sempre e mi avrebbe accettata e forse, mi resi conto mentre lo aspettavo sotto la piccola tettoia fuori casa mia, non volevo più essere accettata, da lui volevo essere amata.

 

"Ecco il tuo principe" Feci una veloce corsetta  cercando di non bagnarmi troppo, salii velocemente su quell'affare. Stavo iniziando a capire dove mettere i piedi per salirci senza arrampicarmi, e non era così male, ma non lo avrei mai detto ad Elia.

"Ciao" Mi lasciò un bacio sul naso facendomi sorridere. 

"Ciao" Fu il mio turno di baciarlo, ma non ero dolce quanto lui, quindi sfiorai le sue labbra.

"Non sono sicuro che questa maglietta mi faccia sentire a mio agio a portarti in giro" Imbarazzata, mi scostai i capelli dalle orecchie facendolo ricadere tra di noi, come uno scudo.

Cleo mi aveva costretta ad indossarla, perché a detta sua le tette di fuori sono sempre un'ottima idea.

"Posso andare a cambiarmi, non volevo nemmeno metterlo" In effetti, la maglietta aveva uno scollo a V che finiva circa all'altezza dello stomaco, per presentarmi ai suoi colleghi non era il massimo.

"Anna, sei bellissima, e non lo dico perché ho le tue tette sotto il naso, credimi. Non c'è bisogno che tu vada a cambiarti, non sei volgare, sei solo bellissima" Questo era davvero imbarazzante.

"Allora, quanti signori in giacca e cravatta dovrò conoscere oggi?" Cambiai subito discorso, Elia mi lanciò un'occhiata scuotendo la testa poi partì.

"Un paio, ma ti sto portando per farti vedere una cosa, spero mi dirai di sì" 

Ti prego, dimmi che vuole farmi la proposta!

"Tranquilla, nessun anello" 

Sospirai. "Per fortuna" 

 

L'ufficio di Elia Myers era davvero, e non esagero, troppo grande. Insomma, si sarebbero tranquillamente potuti ricavare altri quattro uffici da quella stanza, che invece era tutta per lui.

"E questo?" Gli indicai uno strano quadro completamente bianco con una cornice Neto scuro. 

"Minimal Art" Disse con tono ovvio, certo come avevo fatto a non pensare che fosse minimal art?

"Ma il colore ti fa schifo?" Mi appoggiai alla scrivania anch'essa bianca come le pareti, il pavimento, le poltrone e... praticamente tutto lì dentro.

"Non ti piace il bianco?"  Chiese sedendosi dietro la scrivania.

Mi bloccai. Elia Myers era già di per sé un figo assurdo, ma con un completo nero e blu, dietro quella scrivania, per poco non sbavai. Probabilmente lo feci.

"L'azienda ha sede qui da un mese circa, i lavori per il mio ufficio sono previsti settimana prossima, terrò a mente di ridurre la quantità di bianco." Riprese a parlare invitandomi a sedere.

"Chi c'era qui prima di te? Dio?" Elia strinse le labbra con l'intento di trattenere una risata, ma fallì miseramente.

"Disturbo?" Mi voltai verso la porta e mi stupii di trovare una ragazza, probabilmente aveva l'età di Romeo. 

"Chris, entra pure" La osservai mentre spiegava ad Elia che documenti avrebbe dovuto firmare e quali solo dargli un'occhiata, i capelli biondi raccolti in un morbido chignon le sottolineavano i delicati lineamenti del viso.

"Io sono Christina, ma puoi chiamarmi Chris" Mi porse la mano imbarazzata, almeno non ero la sola.

"Anna" La strinsi con decisione ricambiando il sorriso. 

Okay, non voleva portarsi Elia a letto.

Quando Christina uscì dall'ufficio, trovai Elia a fissarmi sorridente. "Tutto bene?" Mi chiese sbottonandosi la giacca.

Avrei voluto avere qualche strano potere per potergli far ripetere quel momento per sempre.

"Perché non dovrebbe?" 

Si strinse nelle spalle. "L'hai fissata come se volessi scopartela"

"Volevo solo capire se l'avessi fatto tu" Ammisi.

"Certo che no, Anna, il lavoro e il sesso non vanno mai bene insieme"Annuii rassicurata.

"È una bella ragazza" 

"Cam le sbava dietro da anni" Mi sporsi dalla sedia incredula, Cameron non me ne aveva mai parlato. "Non fare quella faccia, le saresti venuta a parlare di lui combinando qualche appuntamento" Certo che lo avrei fatto!

"E che non ti venga in mente di farlo ora, Cam mi ucciderebbe"

Alzai le mani. "Non prometto nulla, ma farò la brava per ora" 

 

Cameron Myers la tua fine è appena iniziata!

 

Non ero sicura di come Elia avrebbe preferito che reagissi di fronte a quello spettacolo, ma la prima cosa che feci fu nascondermi tra il suo collo e la spalla ridendo fino alle lacrime.

Non avrei voluto offendere nessuno, ma come facevo a rimanere seria di fronte a quella scena?

"Ragazzi" Li chiamò Elia, anche lui sorridendo. "Potete smetterla?" Sospirò. "È imbarazzante"

"Imbarazzante? Abbiamo solo mostrato ad Anna come non annoiarsi in un ufficio pieno di sparagraffette"Mi porse la mano costringendomi a venire fuori dal mio nascondiglio. "Io sono Leonardo, la musica era Nicola e gli effetti speciali Luca" 

"Piacere mio" Riuscii a dire tra le risate, quei tre erano dei grandi. Mentre Leonardo era seduto sulla sedia, Luca gli aveva passato la sparagraffette a muro e aveva iniziato a farlo girare, così mentre Leonardo sparava  graffette, Nicola aveva iniziato a cantare  la colonna sonora del film Rocky.

Una scena da film, ricordo che Alex ed io ci avevamo provato con una semplice spillatrice e il risultato fu disastroso. Entrambi ora portavamo un segno di quell'esperienza, sotto il mento.

"Verrò a farvi visita molto spesso"  Dissi mentre Elia mi guidava fuori dalla stanza, attraversammo un grande corridoio pieno di uffici con delle targhette sopra fino a giungere ad una porta accanto al suo ufficio.

"E questa?" Domandai, Elia mi fece segno di aprirla e così feci. "Merda" Quello non era un semplice ufficio, quello era il mio ufficio.

Lo capii dalla targhetta che era stata messa sulla scrivania che recitava Anna Bianchi.

"Non capisco" Elia si sedette sul piccolo divano in pelle, color cipria.

"Ad Aprile ti laureerai in Scienze Dell' Educazione, probabilmente mentre non troverai un posto fisso ci vorranno mesi e nelle scuole statali sarà ancora più difficile, così ho pensato di offrirti un accordo" 

Mi sedetti accanto a lui cercando di capire meglio il suo discorso. Non credeva che sarei riuscita a trovarmi un lavoro?

Elia scosse la testa come se mi avesse letto nel pensiero. "Non è quello che pensi" Disse prendendomi una mano. "A me serve personale nell'ufficio pubbliche relazioni e tu sei perfetta"

"Elia, non fa per me e poi di cosa dovrei occuparmi?"

"Non è niente che tu non possa fare Anna, la figura che andrai a ricoprire è detta PR, dovresti curare l’immagine aziendale, incontreresti clienti, fornitori, media, organizzeresti le riunioni, e saresti in contatto con il reparto Marketing, l'ufficio stampa e i professionisti della pubblicità" 

"Devo pensarci" Non potevo mentirgli, aveva ragione, probabilmente non avrei trovato un posto fisso se non in due anni. Ma accettare la sua richiesta non era come voltare le spalle a ciò che avevo sempre voluto per me stessa?

Elia annuì appoggiandosi al divano tirandomi giù con sé. "Non eri tu che avevi detto che sesso e lavoro non stanno bene insieme?" Mormorai lasciandogli un bacio sullo stomaco ricoperto dalla camicia.

"Ancora non siamo a quel punto nella nostra relazione" Mi sorrise malizioso. "Ma mi eccito solo all'idea di combinare le due cose. Per  te, potrei fare un'eccezione."

 

Scusate gli errori.

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


La verità.

 

Fissavo assorta le mie mani per non dover incontrare quegli occhi che erano pronti ad infuocarmi. 

"Uscite da un mese insieme, Anna" Già, come se non lo sapessi.

Un mese di noi; Dei nostro baci, le nostre uscite, i sorrisi, gli abbracci e le certezze.

In segreto.

"E lui ancora non sa nulla, arriverete a quel punto e l'unica che ci perderà sarai tu" Alzai gli occhi inumiditi cercando conforto, ma Iris era lì per aprirmi gli occhi, per non farmi perdere tutto ciò che avevo sempre desiderato.

"Si è aperto con te, completamente." Bevve un sorso di latte e caffè sistemandosi la camicetta. "Dannazione, ti ha offerto un lavoro! E tu gli nascondi tutto ciò che sei stata?"

Scossi il viso, esasperata. "Non cambierebbe niente" 

"Sai cosa credo?" Disse sbuffando una risata. "Che sei una codarda. Hai paura che ti veda per quello che realmente sei, e siccome tu non ti accetti per come sei, pensi che anche lui potrebbe farlo. Ho tentato di fartelo capire, cavolo sono sei anni che ci provo, eppure tu non mi dai fiducia, non mi dai modo di farti vedere quanto meravigliosa tu sia. Sei la mia unica famiglia, ma non posso continuare così" Una lacrima le solcò una guancia, la asciugò lentamente fissando i suoi occhi scuri nei mei.

"Cosa stai cercando di dirmi?"

"Tu non sai cosa sia l'amore, dici di essere innamorata di Elia da sempre, ma tu non hai mai provato l'amore. Tu non sai di cosa parli, non dai alcun valore a questa parola." 

"Iris" Mormorai portandomi le ginocchia al petto, come eravamo arrivate a quel punto?

"Se non ami prima te stessa, non potrai mai amare nessuno" Posò una mano sulla mia spalla lasciandomi un bacio tra i capelli, poi sparì.

Iris non mi aveva mai parlato in quel modo, le sue parole erano state fredde e taglienti, avevano colpito al punto giusto. Non avevo mai aperto il discorso con Elia perché non ritenevo che fosse importante per lui saperlo, ma Iris aveva ragione, lui si era aperto con me. 

Elia mi aveva raccontato di quanto, appena approdato in America, gli fu difficile essere preso seriamente, avere solo diciannove anni non gli fu d'aiuto. Aveva sudato ogni singolo giorno di lavoro, e alla fine si era guadagnato la stima e il rispetto di tutti i colleghi, appreso il mestiere, aveva passato gli ultimi cinque anni a mettersi in proprio, cadendo e rialzandosi, aveva dato un posto di lavoro ad oltre ottocento persone e ora stava cercando di attuare lo stesso progetto a Verona. 

"Che stupida" Mormorai. Il punto era che non sapevo da dove poter iniziare per potermi aprire con lui senza la paura di un rifiuto, e poi la mia salvezza entrò dalla porta lasciandosi dietro una sedia e il portaombrelli rovesciati.

"Ti ha fatto del male?" Gli presi una mano scuotendo la testa. Elia non me sarebbe mai stato capace.

"Devo raccontargli gli ultimi sette anni" Cameron non disse nulla, mi abbracciò soltanto, come solo lui poteva fare. 

"Anna, non sei obbligata, lui ti amerà comunque" 

Annuii, lo sapevo. "Sono io che non potrò amarlo se non gli svelerò ogni cosa" Al contrario di quello che diceva Iris, potevo amare Elia, amavo Elia, senza dover amare me stessa; Sapevo cos'era l'amore, sapevo cos'era l'amore per Elia, ero certa come nessun altra cosa al mondo di amare quel meraviglioso uomo che era pronto a donarsi a me completamente.

"Lui, come tutti noi, non ti vede con i tuoi occhi" Mi ricordò accarezzandomi una mano. "Ti vediamo per ciò che sei, ossia una donna forte e coraggiosa oltre che bellissima" 

"Cam, tu credi che lui, con il tempo, mi lascerà per la mia insicurezza?" Cameron mi strinse forte, forse come mai nella vita aveva fatto, ma non rispose, probabilmente per non mentirmi, probabilmente per non confermare le parole di Iris. 

 

Scusate gli errori.

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