How you became mine

di Herm97
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. Un nuovo compagno di banco ***
Capitolo 2: *** 2. Domenica è sinonimo di Punizioni ***
Capitolo 3: *** 3.Calma prima della tempesta ***
Capitolo 4: *** 4.Studiare in compagnia ***
Capitolo 5: *** 5.Un Sabato importante ***
Capitolo 6: *** 6. La partita di Quidditch ***
Capitolo 7: *** 7.Hogsmeade ***
Capitolo 8: *** 8.Just so you know ***
Capitolo 9: *** 9. Non qui e non ora, Weasley ***
Capitolo 10: *** 10. Il silenzio dice molto di più ***
Capitolo 11: *** 11. Chiarimenti ***
Capitolo 12: *** 12 - La partita dai Weasley ***



Capitolo 1
*** 1. Un nuovo compagno di banco ***


UN NUOVO COMPAGNO DI BANCO
 
Le prime tre settimane del suo ultimo anno a Hogwarts erano volate, come piume portate via dal vento. Rose non se ne era nemmeno resa conto e quella sensazione un po' la divertiva, un po' la faceva sentire triste. Si soffermava spesso sul fatto che quello sarebbe stato un ultimo capitolo, quello che avrebbe concluso il libri di "Rose Weasley e le infinite avventure a Hogwarts". Però si ritrovava a ripetere a se stessa che non era pronta, che non poteva finire lì quella parte della sua vita: le piaceva troppo quel castello e, ormai, aveva imparato ogni cosa su di esso; riconosceva ogni angolo e ogni crepa sul muro. Si, Rose definiva quel luogo una sua seconda casa e sarebbe stato difficile lasciarla andare per sempre.

D'altronde quel luogo pieno di magia l'aveva vista crescere, l'aveva vista ridere o piangere anche. L'aveva vista quando i suoi capelli da un'indomabile folta chioma rossa e boccolosa, si era trasformata in una sempre folta chioma rossa e boccolosa, solo ora più gestibile. L'aveva vista cambiare e diventare più femminile, sia interiormente che esteriormente; il seno non piccolissimo ma nemmeno abbondante che nascondeva sotto la divisa, il corpo magro e un poco tonico dati gli allenamenti di quidditch, gli occhi azzurri ed espressiv che, tal volta, venivano lasciati da quella luce luminosa e solare, per dare spazio a quella luce furiosa e nervosa - e in quei momenti era sicuro trovare Rose intenta a dare vita ad un batte e ribatti con Scorpius Malfoy. Hogwarts le aveva insegnato tutto quello che sapeva e, sebbene fosse un castello, era fiero di lei. Inoltre l'aveva vista arrossire quando si era presa una cotta per Lorcan Scamander, il figlio di Luna, o quando regalava sempre al precedentemente citato ragazzo il suo primo bacio.

Ora Rose Weasley camminava in un corridoio semi deserto di Hogwarts, affiancata dalle cugine Dominique Weasley e Lily Potter. Ricordavano insieme l'estate appena passata, ritornando indietro con la memoria a quel giorno in cui, alla Tana, avevano fatto una partita di quidditch improvvisata tra parenti e, purtroppo per Rose, anche con Scorpius Malfoy.

«Per tutti i folletti! E quando sei caduta dalla scopa Domi?» Lily riportò alla memoria delle sue cugine quel momento esilarante.
Dominque Weasley non era di certo il tipo da sport. Lei si definiva più raffinata e preferiva di lunga starsene seduta in tribuna, tifare i Grifondoro o osservare le sue due cugine preferite mentre sfidavano una delle altre tre case, che ritrovarsi madida di sudore e con la divisa appiccicata al corpo. La ragazza era per un ottavo una Veela il che le aveva donato parte di quella bellezza che avevano le bamboline di porcellana, gli occhi avevano un colore scuro e i capelli non erano come quelli della madre, il colore di quest'ultima si era fuso a quello naturale del padre - Bill -, dando vita ad un biondo tendente al rossiccio che la caratterizzava.

«Lo sai benissimo che non sono brava nel quidditch!» esclamò Dominique facendo una linguaccia ad entrambe le sue cugine.
Rose stava ridendo di gusto e così Lily. La rossa ricordò ogni particolare di quella giornata, sentenziò che era stata una delle giornate che avrebbe ricordato per sempre. Non solo per la caduta imbarazzante di Dominique, la quale fortunatamente non aveva riportato nessun danno se non una povera ed insignificante unghietta rotta; il fatto era che in quella giornata calda ed estiva vi era stato un susseguirsi di momenti sensazionali, o divertenti, che Rose faticava a scordare. Il pasticcio di nonna Molly, la compagnia di tutti i suoi parenti, l'annuncio della promozione di Teddy al lavoro (ancora Rose faticava a capirlo, ma sapeva che era legato ai babbani) e persino Scorpius era stato sopportabile.

«E poi che scatto che ho fatto!» si vantò Lily. «Degno di una giocatrice professionista.»
Lily Luna Potter era la classica ragazzina che diventava un maschiaccio e, allo stesso tempo, sapeva essere dannatamente carina e femminile.

Aveva un anno in meno delle cugine, quindi frequentava il sesto anno, ed era diventata capitano della squadra di Grifondoro subito dopo che James aveva concluso il suo settimo anno. Parecchi studenti si erano lamentati quando avevano sentito la notizia di quello che sembrava favoritismo tra fratelli, però Lily aveva dimostrato carattere, passione per il quidditch e molto gioco di squadra. A quel punto tutti si erano decisi a confermare che la ragazza fosse un capitano adatto per la squadra giallo-oro.
Ora che camminava accanto alle cugine, portava i capelli rossicci raccolti in una crocchia scomposta e qualche ciuffo liscio le cadeva in avanti, incorniciando un viso delicato; gli occhi non erano verdi come quelli di Albus o quelli del padre, ma erano scuri e profondi. Il corpo era magro ma allenato. Era un'altra fantastica creatura di Hogwarts che sul campo avrebbe potuto attaccarti coi peggiori insulti che le venissero in mente, ma che fuori era dolce, simpatica e molto intelligente - naturalmente non ai livelli di Rose.

«Okay, adesso basta parlare di quidditch. Non voglio far tardi a lezione di Babbanologia.» si lamentò Dominique, intimando con lo sguardo alle due cugine di allungare il passo.

«Ma io non ne ho voglia!» battè i piedi per terra Rose, quasi fosse tornata una bambina capricciosa.

«Rose Weasley, la figlia di Hermione Granger, che non vuole andare a lezione?» si meravigliò Lily portandosi le mani sui fianchi dopo essersi fermata a guardare la rossa.

Dominique intanto avanzava, sapeva benissimo perché Rose si comportava così. Quella mattina avevano Babbanologia con quegli ambizioni dei Serpeverde, quindi ci sarebbe stato anche Scorpius Malfoy. Rose lo aveva dovuto sopportare per un'estate intera dato che Albus lo aveva invitato all Tana, quindi era esausta di vedere quello sbruffone platinato.

«Lily, lo sai perché mi comporto così. Affido a te il compito di dire al professore che non sto bene, che ho un mal di testa allucinante o cose così.» disse Rose frettolosamente, gesticolando a perdifiato.

Lily corrucciò la fronte, portò una ciocca di capelli dietro l'orecchio e successivamente incrociò le braccia al petto. La minore dei Potter scosse il capo ricordando un certo Serpeverde e migliore amico di Albus; ridacchiò perché le era evidente che tra quei due c'era sempre stato qualcosa. Si, erano come cane e gatto, vero, ma si attraevano come due calamite. Alla fine avrebbero ceduto e si sarebbero confessati sentimenti segreti di cui nessuno era al corrente, Lily ne era sicurissima.

«Ancora con questa storia Rosie? Siete ridicoli voi due, lo sai?» sentenziò alla fine Lily girandosi in direzione della classe. «Non dirò nulla all'insegnante perché tu verrai a lezione, che ti piaccia o meno.» si impuntò.

Rose sbuffò e strisciando i piedi raggiunse prima Lily e poi, insieme a quest'ultima, raggiunse anche Dominique. La chioma bionda-rossiccia della figlia di Fleur e Bill ondeggiava lunga sulla sua schiena, Rose ne rimaneva sempre meravigliata: adorava i capelli di tutte le sue cugine, sopratutto quelli di Dominique, e non sopportava i suoi che, in questo momento, erano racchiusi in una treccia complicata che le aveva fatto Lily quella mattina, prima di scendere a fare colazione in Sala Grande.

Le tre cugine, nonché migliori amiche, entrarono in una grossa aula già ghermita di studenti di Grifondoro e Serpeverde. Come se ci fosse una guerra tra le due case, anzi c'era effettivamente, le due file ai lati erano occupate a destra dai giallo-oro e a sinistra verde-argento, due schieramenti pronti all'attacca. Quella centrale era toccata ai ritardatari che, però, erano comunque seduti a coppie per casa. Rimanevano tre banchi vuoti e, sfortunatamente, uno era proprio accanto al platinato saccente che poco piacceva a Rose Weasley. Ma la rossa non se ne accorse nemmeno che le sue due migliori amiche l'avevano appena tradita, costringendola a sedersi accanto a Malfoy. Rose scoccò ad entrambe uno sguardo che avrebbe ucciso se solo avesse potuto, ma le altre due si limitarono a sopprirere, invano, le risate e le fecero, inoltre, dei gesti con le mani per dirle di prendere il suo posto accanto al suo "amicone".

«Wealsey, trovati un altro posto.» ringhiò Malfoy quando notò chi si stava sedendo accanto a lui.

«Credimi, se potessi lo farei senza esitazioni.» replicò lei in tono freddo e distaccato.

Rose fece di tutto per non guardarlo ma, alla fine, cedette e osservò il Serpeverde con attenzione. I capelli di un biondo chiarissimo, davano l'impressione di essere tinti, erano pettinati con cura e secondo una moda babbana, la pelle chiara metteva in risalto quei due occhi grigi in cui Rose, quando erano al primo anno, era sovente perdersi. In un secondo gli occhi azzurri di Rose si spostarono sul corpo del ragazzo: tonico e praticamente perfetto sotto ogni punto di vista. Fu in quel momento che qualcosa scattò in Rose Weasley, fu in quel momento in cui il suo viso prese colore e una strana voglia di toccare l'addome a Scorpius Malfoy. Fortunatamente quella folle idea ne se andò come era arrivata, facendo scuotere la testa ad una Rose nervosa.

«Che c'è, Weasley?» disse il ragazzo girandosi e incatenando i loro occhi, poi le schiacciò l'occhio. «E' difficile togliermi gli occhi di dosso, eh?»

«No, credo invece che sia difficile trovare il coraggio di posarli su di te, Malfoy.» rispose subito Rose, chiudendo gli occhi a due fessure.

La lezione iniziò e i due compagni di banco smisero di parlarsi. Aprirono i libri e iniziarono a studiare un nuovo argomento di Babbanologia: Rose trovava i babbani molto interessanti e questo lo aveva preso da nonno Arthur. Da una parte c'era nonno Arthur con la sua mania per i babbani e tutto il loro mondo, dall'altra c'erano i nonni materni - i genitori di Hermione. Durante la spiegazione dell'argomento di quella giornata, Rose si perse a ricordare quella volta in cui sua madre le aveva raccontato di quando aveva regalato un cellulare ultra moderno, uno di quelli col touch screen. Ron non era riuscito a capirci niente e aveva affermato che preferiva i gufi a tutta quella tecnologia, poi aveva sfoderato la bacchetta e aveva pronunciato un incantesimo; immediatamente il cellulare aveva preso fuoco mentre Hermione se la rideva.

«Weasley stai invadendo il mio spazio personale. Sposta quel dannato gomito!» mormorò Scorpius.

«Perché Scorpiuccio, ti da forse fastidio il mio delicato gomitino?» domandò Rose con una finta aria curiosa.

«Per le mutande di Merlino, spostalo e basta. Mi da fastidio e non chiamarmi Scorpiuccio!» grugnì a sua volta il ragazzo, dando una leggera spinta al braccio della rossa.

«Santo Godric, Malfoy! Ho superato la riga che divide i due banchi di appena due centimentri. Che cosa sei un bambino dell'asilo?» domandò Rose, scuotendo il capo e poi alzando gli occhi celesti al cielo.

«Be' Weasely, si da il caso che io ci tenga al mio spazio personale. Quella riga è un confine e tu non ti devi azzardare a superare un'altra volta.» le intimò Scorpius indicandole quella famosa riga su cui stavano discutendo.

«Come scusa? Cos'è che non posso fare?» rispose Rose sempre con quel finto tono curioso, poi fece ciò che Malfoy le aveva appena ordinato di non fare. «E' questo che non devo fare?»

Rose non lo dava a vedere ma allo stesso tempo non le sarebbe importato nulla se tutti l'avessero scoperta: si stava proprio divertendo a stuzzicare il suo nuovo compagno di banco. Però questo prese un pronfondo respiro e dopo un «L'hai voluto tu, Weasley» prese una penna e le scrisse sul libro "Sono innamorata di Scorpius Malfoy". Quello che fece rimanere a bocca aperta Rose non era la scritta, per quella lo sapevano tutti che lei e quello sbruffone erano come cane e gatto, ma la infastidiva il fatto che le avesse appena rovinato il libro.

«Questo proprio non lo dovevi fare, platinato dei miei stivali!» adesso il tono della ragazza si era alzato, interrompendo la lezione e un professore abbastanza sorpreso.

«E tu dovevi starmi a sentire. Se questo è il mio banco e quello il tuo, non allargarti! Fallo la prossima volta, te lo consiglio Weasley, e vedrai che andremo d'amore e d'accordo.» sibilò Scorpius alzandosi a sua volta, abbassando il capo di poco per poter guardare gli occhi azzurri di Rose. Nella classe si alzò un piccolo coro di Albus, Lily e Dominique: «Ecco che ci risiamo.»

«Andare d'amore e d'accordo con te è una cosa impossibile!» esclamò allora Rose, spingendo il ragazzo di poco.

«Ditemi che non mi ha appena spinto.» chiese Scorpius più a se stesso che al resto della classe. Il biondo chiuse gli occhi e respirò a fondo, reprimendo quella voglia di spingere la rossa, solo un po' più forte.

«Be', l'ho appena fatto.» sottolineò l'ovvio Rose, incrociando le braccia al petto. Scorpius ridacchiò nervosamente, cosa che fece tremare leggermente la rossa.

«Malfoy, Weasley! Ora basta!» tuonò allora il professore di Babbanologia raggiungendoli. «Vi chiedo cortesemente di riprendere i vostri posti e di concludere qui il vostro teatrino infantile.»

«Ma ha iniziato...» dissero all'unisono Scorpius e Rose, indicandosi a vicenda.

«Niente ma!» riprese il professore. «E siete fortunati che per questa volta non riporterò alla preside questa vostra stupida lite.»
Al solo nominare la parola preside, i due si zittirono e ripresero il loro posto. Poi, con un lungo sbuffo del docente, la lezione riprese con un: «Dove eravamo rimasti? Ah si!»


NOTA AUTRICE

Cavolo, non ci credo! Sono passati secoli da quando ho cancellato tutte le mie fanfiction pubblicate qui, o dall'ultima volta che ho pubblicato una storia nuova su efp.
Bene, speriamo che questa storia sia un buon ritorno! Grazie a chiunque legga la storia o a chiunque lasci una piccola recensione (che sia positiva, neutra o negativa è indifferente: mi aiuteranno a crescere in ogni caso e, sicuramente, a migliorare).
Al prossimo capitolo!

 

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Capitolo 2
*** 2. Domenica è sinonimo di Punizioni ***


DOMENICA E' SINONIMO DI PUNIZIONI

Domenica mattina Rose si svegliò prima del solito, si mise la divisa in tutta fretta e sorpassò silenziosamente i letti a baldacchino di Dominique, Alice Paciock e Roxanne. La rossa aveva intenzione di raggiungere la biblioteca, subito dopo aver fatto un'abbondante colazione, per leggere uno dei libri babbani che le aveva regalato sua madre e che aveva prontamente infilato in baule. Scese lentamente gli scalini e si ritrovò nella Sala Comune dei Grifondoro. Questa era vuota e silenziosa, illuminata dalla luce del sole che, a poco a poco, saliva alto nel cielo limpido di quella giornata autunnale. Non faceva particolarmente freddo, forse perché Rose si era coperta un po' di più, ma nel caminetto era stato acceso un fuoco scoppiettane per riscaldare la stanza. La ragazza notò che un ragazzo dai capelli rossicci si era addormentatao sulla poltrona davanti al fuoco, era una di quelle foderate e di un colore rosso intenso che piacevano tanto a Lily; quindi si avvicinò e si accorse che era suo fratello Hugo.

«Ma che diavolo ci fai qui?» sussurrò Rose, facendo poi cadere gli occhi azzurri sul tomo pesante che il fratellino aveva sulle gambe incrociate.

Di certo Hugo assomigliava alla sorella maggiore. I capelli dello stesso colore di quelli di Rose, leggermente più chiari, la pelle era chiara e il viso ricoperto da migliai di lentiggini. Gli occhi erano verde scuro e, quando sorrideva, brillavano. Tuttavia queste somiglianze erano più esterne che interne: ad esempio Hugo non aveva quella grande passione per lo studio che aveva Rose; era un grande tifoso dei Cannoni di Chudley ma il quidditch preferiva viverlo dalle tribune, tra i cori e i tifosi impazziti per la propria squadra.

«Hugo, coraggio svegliati.» lo richiamò Rose, dandogli delle leggere scosse sulla spalla.

«Mmhn.» mormorò lui, scacciando con la mano chiunque stesse cercando di svegliarlo.

«Dovresti andare su nel dormitorio, non dormire qui.» sentenziò allora Rose, dandogli un'altra spinta.

Finalmente Hugo si svegliò e guardò con occhi stanchi la sorella. Chiuse il tomo che aveva sulle gambe e lo afferrò saldamente con una mano, poi si alzò lentamente e si avviò ai dormitori maschili del suo anno, tutto ciò sotto l'occhio vigile di Rose. Era sempre stato così con Hugo e a lei piaceva essere la sorella maggiore: prendersi cura del suo fratellino, adagiargli delicatamente le coperte quando si addormentava sul divano di casa, consigliarli cosa fare nei momenti in cui lui le chiedeva aiuto e via dicendo. Si, essere la sorella maggiore di Hugo le piaceva molto.

«Grazie.» mormorò Hugo sbadigliando, mentre saliva la scalinata che portava ai dormitori.

«Figurati, fratellino.» rispose Rose.

La ragazza aspettò che il fratello sparisse dalla sua visuale, quindi si avviò a sua volta verso l'uscita della Sala Comune. La Signora Grassa fece passare la rossa, augurandole una buona domenica per poi tornare a russare profondamente. Rose ridacchiò e poi scese le scale alla volta della Sala Grande: non vedeva l'ora di fare colazione. Rose trovò le porte, alte ed immense, aperte e le sorpassò con lo stomaco in procinto di brontolare; si sedette alla sua tavolata e riempì il piatto che aveva davanti con delle uova strapazzate e due fette di pancetta, poi riempì il bicchiere col del succo di zucca e iniziò la sua amata colazione.

«Weasley, come mai sveglia a quest'ora?»

O no, non quella voce. Non quel ragazzo. Rose si girò in direzione della voce maschile che l'aveva richiamata: Scorpius Malfoy reggeva il libro di Storia della Magia, aveva i capelli biondo chiaro tutti spettinati. La divisa era in disordine, la camicia metà fuori dai pantaloni e metà dentro, la cravatta verde-argento era stata solo adagiata intorno al collo.

«Potrei farti la stessa domanda, Malfoy.» rispose Rose bevendo poi un sorso del succo che aveva nel bicchiere e calcando il nome del ragazzo. «E sistemati la divisa, per carità.»

«Che c'è, non ti piace il mio look sbarazzino?» le chiese Scorpius sedendosi accanto a lei.

La ragazza si girò verso di lui, incatenando il loro occhi - un paio azzurri e in tempesta e gli altri grigi, come le nuvole. Nella sala non c'erano molte persone, anzi contando loro due erano circa in sette a fare colazione. C'erano tutti i posti vuoti e Scorpius si era seduto proprio accanto a lei, per di più nella tavola dei Grifondoro, ma che diavolo voleva da lei di prima mattina, e di domenica per giunta?

«Sembra che ti sia vestito al buio.» commentò Rose, interrompendo il loro contatto visivo.

Con la mente, lei, era già seduta in biblioteca, intenta a leggere il romanzo babbano che aveva con sé; si stava già immaginando i personaggi, il contesto e le emozioni che le dava quel libro ogni volta che lo rileggeva.

«Senti chi parla.» rispose Malfoy facendola tornare alla realtà.

Rose respirò profondamente: era domenica, una splendida giornata per rintanarsi in biblioteca e lui gliela stava già rovinando. Si alzò da tavola senza neanche degnarlo di uno sguardo, afferrò il suo libro babbano e si avviò verso la biblioteca. Scorpius rimase a fissarla impassibile: i boccolosi capelli rossi che sventolavano pirma a destra e poi a sinistra, il profumo che si lasciava dietro - che sapeva di rosa. Poi anche lui si alzò e si diresse alla sua tavolata, quella Serpeverde, per far colazione.
Perché Scorpius si era svegliato presto quella mattina? Semplice. A giorni avrebbero avuto un compito in classe di Storia della Magia e voleva studiare per prendere un voto più alto di Rose Weasley, voleva batterla e ce l'avrebbe fatta, o almeno ci sperava con tutto se stesso.

Nel frattempo Rose aveva raggiunto il terzo piano del castello e, quindi, l'immensa biblioteca di Hogwarts, un luogo magico e così perfetto agli occhi della ragazza. Il tutto era custodito nelle mani di Madama Pince, una donnina magra dai capelli corvini e gli occhi inespressivi. Quel luogo era il più silenzioso del castello, il luogo che osservava Rose mentre questa vagava con la sua fantasia o mentre studiava.

«Rose Weasley, buongiorno.» la salutò Madama Pince da dietro una vecchia scrivania, posta accanto all'entrata della biblioteca. La donna, che vista da vicino assomigliava molto ad un avvoltoio, piegò le labbra dipinte di un rosso sangue in un sorriso.

«Buongiorno a lei.» la salutò Rose, poco prima di avviarsi tra i corridoi stretti e gli scaffali alti e pieni di libri.

Rose si infilò in uno degli stretti corridoi della biblioteca, cercando il posto perfetto per poter leggere. Svoltò a destra, poi a sinistra e poi nuovamente a destra: nessun luogo le sembrava adatto. Due stancanti minuti dopo Rose aveva trovato un piccolo tavolo e una vecchia sedia su cui potersi rilassare e calare nella lettura.

«Sai che non puoi scapparmi così facilmente.»

Erano passate alcune ore da quando aveva iniziato a leggere, Rose non se ne era neanche accorta. Si era rilassata e aveva viaggiato con la fantasia, immergendosi nella sua lettura babbana - Il meglio di me, di Nicholas Sparks - e vivendo ogni momento con i protagonisti della storia. Scoprius Malfoy era così lontano dalla sua testa che, ad un certo punto, si era persino scordata della sua esistenza. Poi eccolo lì, mentre prendeva posto di fronte a lei con il suo libro di Storia della Magia. Se non altro si era sistemato la divisa.

Rose non gli rispose, non era dell'umore adatto per uno dei loro soliti battibecchi. Stava leggendo, per l'amor del cielo! Perché doveva sedersi proprio davanti a lei e distrarla? Non lo guardò nemmeno, andò avanti nella sua lettura e non si lasciò far prendere la mano da quella sua solita voglia di litigare con Malfoy.
Era una sensazione, una frenesia che non poteva fermare e che le nasceva nel petto, le mandava in tilt il cervello e quindi faceva emergere il peggior lato di sé. Perché si, Scorpius Malfoy era in grado di far questo ma insieme cresceva anche quella voglia di vincere, di batterlo anche durante le loro liti; metterlo al tappeto e farlo stare zitto, osservare come negli occhi di lui diventasse sempre più grande quell'odio che provava nei suoi confronti. Quello che Rose non sapeva, però, era che quello non era odio ma bensì dell'altro e che Scorpius evitava di ammetterlo con se stesso.

Rose ricordò il suo primo viaggio a Hogwarts. Prima di salire sul treno suo padre le aveva detto che doveva farsi valere, che doveva battere quel Malfoy a tutti i costi. Dapprima Rose non aveva voluto farlo: Scorpius era suo amico ed era un ragazzino in gamba. Poi tutto era cambiato, lui aveva iniziato ad essere più distante e subito dopo era diventato lo sbruffone che era adesso; la trattava male, le rispondeva e lei non poteva di certo lasciare che lui si comportasse così. In quel modo era iniziata una nuova fase della loro vita, in quel modo era iniziata la loro strana relazione di botta e risposta.

«Che stai leggendo, Weasley? Uno di quei stupidi romanzi in cui tutto va bene e tutti si amano?» domandò Scorpius afferrandole il libro dalle mani.

«Ridammelo, Malfoy!» esclamò Rose alzandosi per riprenderlo. «Mammina non ti ha insegnato che non è buona educazione prendere ciò che non è nostro?»

«Non nominare mia madre, rossa.» ringhiò Scorpius, alzando il braccio con il quale teneva il libro, facendo in modo che questo si trovasse a parecchi centimetri sulla testa di Rose.

«Se no che mi fai?» saltellò lei, cercando di arrivare al libro.

«Il tuo libro potrebbe finire male.» disse lui tra una risata e l'altra.

«Malfoy ridammelo!» esclamò nuovamente Rose, continuando a saltellare.

Una mano della ragazza si adagiò sul torace di Scorpius, facendolo sussultare solo per un secondo. Gli occhi grigi di lui osservavano il viso della rossa, mentre si faceva via via più rosso per via del continuo sforzo e i capelli boccolosi che svolazzavano. Quando Rose si fermò per riprendere aria, si piegò mettendo lei mani sulle ginocchia e in un secondo Malfoy stava correndo via, lontano da lei, con in mano il suo prezioso libro babbano.

«Idiota torna qui!» urlò la ragazza rincorrendolo. «Ti comporti come un bambino di cinque anni!»

«Prendimi se sei capace!» ridacchiò Scorpius senza voltarsi, cambiando di tanto in tanto la strada.

«Malfoy mi hai veramente rotto le pluffe!» esclamò Rose.

I due passarono davanti alla scrivania di Madama Pince, che per poco non svenne. La donna si infuriò a tal punto che si mise a rincorrerli per tutta la biblioteca, attirando l'attenzione di quei pochi che nel corso della mattinata si erano nascosti sugli scaffali per studiare.

«Signor Malfoy! Signorina Weasley! Fermatevi immediatamente!» continuava a ripetere come se fosse un mantra. «Questo non è un luogo per delle scorribande! Fermatevi ho detto!»

Ma Malfoy non aveva intenzione di fermarsi e così neanche Rose. Lui perché lo divertiva vedere Rose Weasley perdere il controllo mentre era con lui, lei perché rivoleva ciò che le apparteneva. Ancora non si erano fermati quando, all'improvviso, e ripassando per l'ennesima volta davanti alla scrivania ormai vuota di Madama Pince, fece il suo ingresso la preside: Minerva McGranitt.

«Oh-oh.» dissero in coro Scorpius e Rose, fermandosi al cospetto dell'anziana donna.

«Finalmente!» mormorò Madama Pince col fiatone.

«Weasley, Malfoy! Che sta succedendo qui? Esigo una spiegazione.» comandò la preside squadrando i due suoi più bravi alunni.

«Ehm.. vede... ecco.» iniziò Scorpius, timoroso ma già pronto all'eventuale punizione.

«Malfoy mi ha disturbato mentre leggevo, mi ha preso il libro dalle mani e si è fatto rincorrere per tutta la biblioteca!» affermò Rose, fulminando il ragazzo con gli occhi celesti. Acciuffò il suo bene amato libro babbano dalle mani del ragazzo e poi, con fare altezzoso, alzò il capo e girò lo sguardo da un'altra parte.

«Signor Malfoy ma cosa le è saltato in testa?» gesticolò l'anziana donna, fissando con occhi infuocati Scorpius Malfoy.

«Io... ehm...» bablettò Malfoy, passandosi poi una mano tra i capelli biondo chiaro.

Finalmente avrebbe avuto ciò che si meritava: una bella punizione. A Rose divertiva l'idea di Scorpius Malfoy che doveva pulire la sala trofei o sistemare qualche altra faccenda; ma poi la McGranitt fece una cosa che sbalordì sia Rose che Scorpius.

«Tuttavia, signorina Weasley, sono stanca dei vostri continui litigi. La colpa non è solo ed esclusivamente del Signor Malfoy, pertanto sarete entrambi puniti e ho deciso che stasera, immediatamente dopo cena, vi incontrerete nella sala dei trofei per lucidarli. Il signor Gazza vi aspetterà per darvi il necessario, naturalmente dovrete fare tutto senza magia.»

La bocca di Rose quasi non toccò terra, mentre Scorpius aveva spalancato gli occhi. Dietro di loro Madama Pince se la rideva e quei pochi ragazzi sparsi in tutta la biblioteca di Hogwarts tendevano l'orecchio per poter udire ogni singola parola della preside.

«Inoltre, da domani in poi, vi preparerete insieme per i vostri M.A.G.O. e in ogni lezione in cui il professore dividerà a coppie la classe, voi due lavorerete insieme. Spero tanto che questo vi aiuti ad essere più civili l'uno con l'altra.» la McGranitt fece per uscire ma Rose la bloccò.

«Ma non può farmi questo! L'individuo che mi è accanto è un-» ma non terminò la frase perché uno sguardo arrabbiato di Minerva McGranitt aveva detto più di mille parole.

Era delusa da loro due: Scorpius Malfoy e Rose Wealsey erano i suoi migliori studenti, quelli che avevano il compito di ispirare le giovani menti; ma quando erano insieme tornavano ad essere dei bambini infantili che non possono far altro che trovarsi estremamente antipatici. Magari, e questo Minerva lo sperò con tutto il cuore, quella punizione li avrebbe aiutati a tornare ad essere gli amici che un tempo erano stati.

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Capitolo 3
*** 3.Calma prima della tempesta ***


CALMA PRIMA DELLA TEMPESTA
 
«Non ci credo che la McGranitt abbia punito anche me!» esclamò Rose.

La domenica pomeriggio, subito dopo che Minerva McGranitt aveva punito sia lei che Scorpius, Rose si era rintanata nel dormitorio dei Grifondoro del settimo anno. Si era sdraiata sul suo letto a baldacchino, premendo la sua faccia lentigginosa sul cuscino rosso e aveva urlato: un continuo di insulti rivolti a quel gargoyle platinato - come lo chiamava lei - erano usciti dalle sue labbra sottili. Essi erano conclusi solo quando Alice Paciock, una delle sue compagne di casa e di anno, si era presentata nel dormitorio per invitarla a scendere a pranzare insieme a lei.

Alice, una ragazza dai lunghi capelli castani e ondulati, aveva notato l'amica preda ad un attacco isterico e che urlava al cuscino insulti in realtà rivolti ad altri. Così si era avvicinata al letto della rossa, le aveva appoggiato una mano sulla schiena e aveva aspettato che Rose si girasse per far sì che i suoi occhi castani incrociassero quelli azzurri della rossa; un sorriso si era poi manifestato sul viso della rossa e così su quello di Alice. Infine, con molto tatto, Alice le aveva detto:
«Tu non sei normale, Rosie. Lo sai che il cuscino non ti risponderà, vero?»

Le parole dell'amica avevano fatto scoppiare Rose in una risata contagiosa che, successivamente, prese anche Alice. Le due, quando quel piccolo momento di divertimento ebbe fine, si ritrovarono a discutere su quanto era avvenuto in biblioteca quella stessa mattina. Rose le aveva raccontato di quando aveva incontrato Malfoy in Sala Grande e di come se n'era andata per rintanarsi in biblioteca, poi quando il ragazzo l'aveva raggiunta anche lì e di come le aveva rubato il libro che stava leggendo.

«Non facevi prima ad andare da Madama Pince?» le chiese Alice, ora avviandosi alla volta della Sala Grande per il pranzo.

Rose si fermò a riflettere un po', camminando più lentamente e lasciando che ci fossero due metri tra le e la sua amica. Certo, Alice aveva ragione: magari se fosse andata a riportare il comportamento di Malfoy a Madama Pince, adesso tutto sarebbe stato diverso, e lei non sarebbe stata punita. Però quel modo di agire la faceva tornare a quando, all'età di cinque anni, faceva la spia ai suoi genitori quando Hugo combinava qualcosa in casa. No, lei voleva risolvere la questione tra le e Scorpius da sola, senza l'intervento di nessuno. E ci sarebbe riuscita, a catturarlo e a riavere il suo prezioso libro, se quella testa di gargoyle non avesse avuto la brillante idea di passare davanti alla scrivania di Madama Pince.

«Forse.» replicò Rose, accelerando nuovamente il passo per affiancare Alice.

«A quest'ora non saresti in punizione e non saresti costretta a vederti con Malfoy per pulire la sala trofei.» fece la castana sorridendole.

Rose e Alice si erano conosciute molto prima di intraprendere i loro studi a Hogwarts. Accadeva spesso che, durante l'estate, i Paciock - Neville, Hanna e la loro piccola Alice - e gli Scamander - Luna, Rolf e i loro due gemelli, Lorcan e Lysander - venissero invitati a passare un'intera giornata con i Weasley/Potter alla Tana. Quelle giornate avevano fatto in modo che Rose e il resto della sua famiglia, cugini ovviamente compresi, si avvicinassero e diventassero migliori amiche. Alla rossa piaceva il carattere di quella sua nuova amica, e il sentimento era reciproco. Alice Paciock era una ragazza goffa, alle volte, ma sapeva confortare ogni sua amica ed era molto gentile ed altruista.

«In ogni caso ho fame,» annunciò Rose, posandosi una mano sullo stomaco. «e sono ancora dell'idea che la McGranitt abbia sbagliato nel punire anche me.»

«E io mi chiedo perché tu e Malfoy non la smettiate di punzecchiarvi ogni volta che vi vedete.» commentò Alice.

Ma il discorso non poteva di certo ritenersi concluso così, solo perché le due avevano appena varcato la soglia della Sala Grande già ghermita di studenti indaffarati a discutere tra di loro. Lo avrebbero continuato sicuramente il giorno dopo.

Alice notò la chioma rossiccia di Hugo e, subito accanto a lui, quella bionda-rossa di Dominique e li indicò a Rose. Rose annuì distrattamente, prese a camminare al seguito di Alice Paciock ma il suo sguardò incontrò due occhi grigi che non smettevano di fissarla dalla tavola dei Grifondoro. Accanto al ragazzo che la fissava, Albus ridacchiava con un compagno di casa ma si fermò solo per salutare la cugina e, con un cenno della mano, le fece capire che si sarebbero visti dopo pranzo.

«Rosie, perché guardi i Serpeverde?» le domandò il fratellino, quando lei ebbe preso posto accanto a lui.

«Salutavo Al.» mentì lei, arrossendo un poco. Ma perché diavolo stava arrossendo? Perché si sentiva ancora addosso lo sguardo di Malfoy?

Nel suo piatto, Rose ci mise una cucchiaiata di piselli cotti al vapore e due fettine sottili di carne. All'improvviso la fame le era sparita, anche se non del tutto, e quindi aveva preferito mangiare meno del solito. Hugo se ne accorse e versandole dell'acqua in un bicchiere, si accertò che la sorella non stesse male.

«Sto benissimo, fratellino. Non preoccuparti.» le rispose Rose con un sorriso.

Hugo, che conosceva benissimo la sua sorellona, decretò tra se e se che qualcosa le frullava in testa. Avrebbe chiamato a raccolta il resto della sua famiglia, organizzando una "piccola" riunione con tutti i Weasley/Potter. Non avrebbe avvertito Rose perché sarebbe stata l'argomento principale e, isieme al resto della sua grande e folle famiglia, sarebbero arrivati ad una conclusione. Hugo tirò ad indovinare: centrava Scorpius Malfoy.

«Rosie, questa mattina non c'eri quando mi sono svegliata.» si lamentò Dominique puntando i suoi occhi in quelli della cugina. «Volevo acconciarti i capelli, sai? Renderli lisci come la seta e magari truccarti un po'.»

«Sono per caso la tua cavia personale, Domi?» ridacchiò Rose in tutta risposta.

«Non lo siamo tutte?» domandò Lily, seduta accanto a Dominique.

Questo fece scoppiare un moto di risate in tutta la famiglia Weasley/Potter. Alice Paciock si aggregò alle risate ma queste si cessarono quando notò due occhi verdi che la osservavano: quelli di Albus Potter. Tra di loro c'era stato sempre qualcosa, Alice lo percepiva e ne era spaventata: era un qualcosa di indefinito che le nasceva nel petto, le incasinava i pensieri e faceva aumentare il battito del suo cuore. Alice arrossì, rise nuovamente abbassando il capo ma, immediatamente, lo rialzò e ci ritrovò ancora Albus che la guardava. Dall'altra parte il mezzano dei Potter rimaneva affascinato da Alice Paciock ogni volta che la vedeva ridere, parlare animatamente con qualcuno, insomma sempre. Il Serpeverde era stato attratto da quella piccola bambina castana la prima volta che l'aveva vista, mentre questa parlava con Rose e Dominique a proposito di Hogwarts, e da allora non riusciva a nascondere la felicità che provava nel sapere che anche per lei il sentimento era più o meno lo stesso.

«Magari porto con me la piccola Paciock, visto che la sua attenzione è stata attirata dal mio cuginetto Al.» scherzò Rose, riportando l'amica alla realtà.

«La piccola Paciock passerà le due ore successive al pranzo con papà Neville.» spiegò lei, usando lo stesso tono usato poco prima dalla rossa.

«Ah.» fece soltanto Rose, «Faremo un'altra volta, dai.»

«Davvero, mi piacerebbe aggregarmi a voi Rose, e mi dispiace di non poterlo fare. Ma volevo passare un po' di tempo anche con papà e oggi ho solo queste due ore libere, poi mi fiondo in biblioteca a studiare Pozioni.» rispose Alice con un tono che fece notare la sua, sarcasticamente parlando, felicità nel dover studiare pozioni.

«Ti capisco, Ali.» la compatì Rose, terminando il suo misero pranzo. «Anche se vado bene in tutte le materie, devo ammettere che in pozioni faccio più fatica.»

«E' perché hai preso da mamma, sorellona.» commentò Hugo con un sorrisetto sarcastico.

«Carino come sempre tu, eh?» rispose Rose girandosi nella direzione del fratello per pizzicargli le guance. Hugo fece una smorfia e Rose ridacchiò.

All'improvviso un'idea balenò nella mente di Rose Weasley. Non aveva molta voglia di aspettare che Albus si alzasse dalla tavola dei Serpeverde per raggiungerla a quella dei Grifondoro, così chiese a Lily di avvertire il fratello che si sarebbe fatta trovare sul campo di quidditch - a quell'ora vuoto. Lily rispose affermativamente e osservò la cugina allontanarsi dal resto della sua famiglia, sotto gli occhi grigi e attenti di un Serpeverde platinato.

Rose arrivò al campo e respirò a pieni polmoni. L'aria, quella domenica, sapeva di erba bagnata e di autunno; il cielo sopra la sua testa si stava ricoprendo di nuvole cariche di pioggia e un venticello fresco le solleticava il viso. Sfoderò la bacchetta e appellò la sua scopa, che non tardò ad arrivare; con un altro colpo di bacchetta fece in modo che la gonna della divisa tramutasse in un paio di comodi pantaloni, dello stesso grigio scuro. Quando potè definirsi pronta, montò a cavallo della scopa e si alzò in aria, dandosi una leggera spinta con i piedi.

Se c'era un'altra cosa in cui Rose Weasley era brava quello era il quidditch. Volare la faceva sentire bene, leggera e sopratutto libera: i capelli boccolosi che si muovevano, il vento che si scontrava sul suo viso, la mente che si liberava e i polmoni che vivevano a pieno l'aria fresca. Così ora si ritrovava a fare giri intorno al campo da quidditch, sterzando immaginandosi gli avversari davanti a lei, scattare e tirare la pluffa in una delle tra porte dell'altra squadra.  

«Com'è il tempo lassù, Rosie?» urlò Albus, parecchi metri sotto di lei.

Non distingueva i tratti del cugino ma riuscì a vedere che si era portato le mani intorno alla bocca, per amplificare il suono della sua voce; i capelli corvini che ballavano col vento e gli immancabili occhi verdi. Poco distante da lui, appoggiato all'impalcatura che sosteneva le tribune, vi era Scorpius Malfoy che la osservava. Che diavolo ci facesse lì anche lui, Rose non lo sapeva. Insomma, nessuno l'aveva invitato!

«Al!» esclamò Rose, felice di vedere il cugino. Gli si avvicinò sempre volando, poi scese dalla scopa e stringendo questa con una mano, si sporse per abbracciarlo.

«Rosie!» la salutò lui, ricambiando l'abbraccio.

«Allora, che mi racconti di nuovo? E' da un po' che non passiamo del tempo insieme: devo aggiornarmi!» disse lui sorridendole.

«Bé, di nuovo non c'è nulla. Solo questi esami che spaventano tutti, i compiti...» fece lei seguendo il cugino, che si stava avvicinando a Malfoy.

«Si, i M.A.G.O. sono un chiodo fisso anche nei miei pensieri. Io e Scorpius ritagliamo sempre dello spazio per risapassare ciò che potrebbero chiederci, per quanto io non vada pazzo per lo studio.» spiegò Albus posandole un braccio intorno al collo. «Per caso vuoi unirti a noi?»

«Ma come, Malfoy non te l'ha detto che la McGranitt ci ha puniti e che da domani dovremo prepararci insieme agli esami?» gli chiese lei meravigliata che Malfoy avesse nascosto al suo migliore amico gli avvenimenti di quella mattina.

«No, si è scordato di avvisarmi. Scorpius, hai qualcosa da dire in merito?» gli domandò allora Albus, stortando leggermente il capo e guardandolo con i suoi bellissimi occhi verdi.

«Te lo avrei detto prima di sparire dopo cena.» disse lui ghignando, passandosi poi la mano tra i capelli biondo chiaro.

«Perché mai dovresti sparire dopo aver cenato?» domandò a sua volta Albus, ora con fare curioso.

«Perché la punizione comprende pulire la sala trofei stasera, non appena finiamo di mangiare.» rispose Rose al posto di Scorpius, usando un tono malinconico.

Albus annuì e di lì a poco Scorpius salutò i due cugini, dileguandosi con un veloce «Ci vediamo dopo» e allontanandosi senza fare nessuna battutina rivolta alla ragazza. Per questo motivo lei rimase sorpresa dal comportamento del biondo: non avveniva mai che lui non cogliesse l'opportunità per infastidirla, per iniziare una battaglia all'ultimo sangue di battutine velenose ed antipatiche; ma quella volta Scorpius non ne aveva voglia, si stava risparmiano per quella sera, quando i due sarebbero rimasti soli.

«Allora Rosie, che ti va di fare?» le chiese Albus quando il suo migliore amico fu ormai lontano.

Rose si sporse per abbracciarlo: erano molto affettuosi l'uno con l'altra; visti da fuori si potevano scambiare come due innamorati, come una coppia che si vede di rado e che sfrutta ogni momento libero per la privacy. Ma in realtà tra loro c'era solo ed esclusivamente un puro e semplice amore fraterno. E quando Albus ricambiò il suo abbraccio, adagiando il viso sulla spalla di lei come faceva quando era più piccolo, le riscaldò il corpo dalla pelle chiara.

«Lo sai che mi vendicherò di Malfoy, vero Al?» domandò lei quando si staccarono dall'abbraccio; poi lentamente si avviarono al castello.

«Certo ma, ti prego, questo è il nostro ultimo anno. Non voglio concludere questa meravigliosa avventura saltellando tra il mio migliore amico e la mia migliore amica. Cercate di chiarirvi, fatelo in memoria della nostra amicizia.» rispose Albus, prendendo la cugina sotto braccio. «Non vi chiedo di tornare ad essere amici per la pelle come al prmo anno, solo concludete con una riappacificazione.»

Il breve monologo di Albus Severus Potter fece riflettere a fondo la ragazza. Forse ci avrebbe provato, forse lei e Scorpius sarebbero potuti tornare amici prima di terminare la loro avventura a Hogwarts; dopo la scuola le possibilità di rivedersi sarebbero state minime, quindi perché non prendere in considerazione i consigli di Albus?

Si, Rose si sarebbe sforzata anche a compiere il passo verso una nuova pace tra lei e Malfoy, ne avrebbe discusso con lui e poi, se tutto fosse andato per il verso giusto, si sarebbero potuti definire nuovamente amici. Forse. Però questa missione, che Rose intitolò "Operazione Riprovare A Simpatizzare Con La Serpe Platinata", sarebbe stata rimandata dalla vendetta che lei aveva in serbo per Malfoy.

«Rosie, sei troppo calma e silenziosa. Ammetto che mi fai paura.» mormorò Albus quando furono a pochi mentri dal castello.

«Questa, mio caro cugino, è solo la calma prima della tempesta riccioluta che prende il nome di Rose Weasley.» ridacchiò lei; Albus si unì alla sua risata contagiosa ma non era sicuro che ridere fosse la cosa giusta: Rose sapeva essere vendicativa e, sebbene lui l'avesse pregata di deporre le armi, sapeva benissimo che Scorpius doveva aspettarsi qualsiasi cosa.


 
NOTA AUTRICE (ma poi, posso davvero definirmi tale?)
Buonasera, buongiorno, buon pomeriggio o buonanotte cari lettori!
Ringrazio chiunque stia leggendo la storia e chiunque mi farà trovare una recensione domani, in giornata (*incrocia le dita per ricevere recensioni*).
Un bacio.
-Elisa


 

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Capitolo 4
*** 4.Studiare in compagnia ***


STUDIARE IN COMPAGNIA
 
La domenica lasciò il posto ad un lunedì di pioggia, grigio e triste. Quella giornata decretava l'inizio della collaborazione Weasley-Malofy in vista degli esami dell'ultimo anno, e ovviamente nessuno dei due ne aveva voglia. Rose si svegliò nel suo comodo letto a baldacchino, le lunghe e pesanti tende tirate a coprirla quasi fosse il suo guscio; si stiracchiò e sbadigliò, poi rimase sdraiata per qualche secondo, ricordando ciò che era avvenuto la sera prima insieme al gargoyle platinato. Niente, questo era quello che la faceva sentire strana. Nella loro punizione - pulire la sala dei trofei - erano rimasti in silenzio fino a quando, con le palpebre pesanti e il sonno che reclamava il suo posto, non si erano dati un'ultima occhiata prima di rintanarsi nei propri dormitori. Non una battutina, non una frase, solo il rumore dello straccio che Gazza gli aveva portato, sfregato sui trofei, o la scopa che Rose aveva acciuffato dalle mani ormai vecchie e scheletriche dell'uomo per spazzare il pavimento.

«Buongiorno, Rosie.» sbadigliò Dominique, aprendo le tende che Rose aveva accuratamente chiuso e buttandosi a peso morto sul letto della stessa. «Dormito bene?»

«Affatto.» rispose la rossa, facendo un po' di posto alla cugina.

Rose passò una mano tra i lunghi e lisci capelli di Dominique, fissando incessantemente il soffitto che, di certo, non le avrebbe dato le risposte alle domande di cui la sua testa era preda. Perché non si erano stuzzicati la sera precedente? Perché Malfoy era rimasto così silenzioso e così concentrato sul suo lavoro?

«Rimaniamo tutte qua oggi, che ne dite?» propose Alice Paciock, presentandosi dall'altro lato del letto con ciuffi di capelli che le uscivano dalla treccia che si era fatta la sera prima.

«Non sul mio letto, però.» rispose ridacchiando Rose, ancora la voce roca che aveva quando si alzava la mattina.

Alice si buttò sul letto come aveva fatto Dominique e questo fece sentire Rose schiacciata, letteralmente, tra le due. Era il suo letto e quelle due, dal primo anno, la mattina le invadevano il suo spazio personale e la costringevano ad alzarsi; adesso capiva Malfoy in fatto di invasioni di spazi ma non si sarebbe assolutamente comportata come lui.

«Ma il tuo letto è così comodo!» si lamentò Alice.

«Okay, basta. Mi alzo e vado a prepararmi.» decise allora Rose.

La cugina e l'amica la guardarono storta. Insomma, lei era il loro cuscino personale che le coccolava e che le faceva rilassare passando le dita sottili tra i capelli, non poteva lasciarle lì! La osservarono raggiungere il bagno del dormitorio del settimo anno, la chioma rossa era stata racchiusa in una treccia a spiga che le cadeva disordinatamente sulla schiena. Quando Rose si fu chiusa la porta del bagno alle spalle, Alice e Dominique si guardarono un secondo e poi si alzarono di malavoglia.

Nel bagno Rose si spazzolò con cura i denti, lavò il viso dalla pelle chiara e lentigginosa. Pochi minuti dopo fu di nuovo accanto al suo letto, accucciata accanto al baule per tirare fuori la divisa pulita: chiuse i bottoni della camicia e poi la infilò nella gonna grigio scuro, lunga fino al ginocchio; tirò su le calze grigio chiaro che le arrivavano poco sotto il ginocchio e sistemò la cravatta rosso-oro; infine indossò il maglione dello stesso colore delle calze ed era pronta per un'altra giornata scolastica, all'apparenza uguale alle altre ma in realtà molto diversa.

«Per Merlino, che fame!» brontolò Rose cercando la bacchetta.

«Hai controllato nel mantello?» le domandò Alice, sapendo benissimo che cosa stesse cercando. «E poi, solitamente sono io quella che non riesce a trovare mai niente e tu quella che mi consiglia dove cercare. Ci stiamo scambiando i ruoli, Rosie?»

«No, è che questa mattina mia cugina sembra avere la testa fra le nuvole.» affermò Dominique mentre indossava la sua divisa, beccandosi un'occhiata da Rose.

Finalmente la rossa trovò la sua bacchetta, proprio dove Alice le aveva detto di controllare. La afferrò saldamente e, con un colpetto, i suoi capelli si ritrovarono stretti in una crocchia ordinata. Ora che era finalmente pronta, avvisò le amiche che le avrebbe aspettate nella Sala Comune e, dopo un loro sorriso, si avviò. Scese la scalinata e piombò in un brusio fastidioso. Alcuni ragazzini del primo anno parlavano delle lezioni, raccontando eccitati di come gli erano parse le prime settimane a Hogwarts, degli studenti del terzo anno chiaccheravano con quelli del secondo e del quarto, quelli del quinto si disperavano per i G.U.F.O. che avrebbero dovuto fare quell'anno. Infine c'erano quelli del sesto, un piccolo gruppetto che se ne stava davanti al caminetto; tra di loro, Rose, individuò Lily e suo fratello Hugo. Si avvicinò e li salutò allegramente. Rose, all'oscuro della riunione famigliare che avrebbero fatto quello stesso pomeriggio al termine delle lezioni, venne accolta con un abbraccio di Lily e un bacetto sulla guancia di Hugo.

«Rosie, oggi abbiamo gli allenamenti di quidditch.» le ricordò Lily, allungando il collo per dare un'occhiata fuori dalla finestra.

«Ma piove.» le fece presente Rose, girando lo sguardo nella stessa direzione di Lily.

«Non vi invidio.» commentò Hugo ridacchiando.

Sia Lily che Rose lo fulminarono con lo sguardo e lui, in tutta tranquillità, si strinse nelle spalle e fece un cenno col capo ad un suo amico di seguirlo fuori dalla Sala Comune. Hugo si era abituato, crescendo, a quegli sguardi omicidi che gli venivano donati da Lily e Rose, sopratutto dalla seconda, e col tempo aveva imparato a non dar loro molta importanza. Secondo lui, sua sorella e sua cugina erano la prova di quel vecchio detto babbano "Can che abbaia non morde".

«Ma quanto diavolo ci mettono quelle due?!» esclamò ad un certo punto Rose, sbuffando sonoramente davanti ad una Lily stranita.

Poco dopo Dominique faceva la sua apparizione nella Sala Comune dei Grifondoro, seguita da una Alice Paciock ancora assonnata. Rose le osservò avvicinarsi e, quando furono vicine a lei e a Lily, gli ripetè che aveva fame. Alice sbadigliò, Dominique fece un gesto della mano come per dire "D'accordo, ora andiamo" e Lily ridacchiò a quella scena. Le quattro ragazze si avviarono alla volta della Sala Grande per la colazione. Mentre scendevano, le ragazze si ritrovarono a discutere della partita di quidditch che ci sarebbe stata quel fine settimana, di sabato, e di quanto fossero carichi tutti i giocatori della squadra rosso-oro. Successivamente presero a parlare di domenica: «Finalmente potremo andare a Hogsmeade!» esclamò eccitata Dominique.  

«Starò tutto il giorno a Mielandia!» affermò convinta Rose, battendo le mani come una bambina felice.

Ogni anno, quando venivano riaperte le gite a Hogsmide, Rose era solita recarsi a Mielandia a fare una scorta infinita di dolciumi. I suoi preferiti erano i zuccotti di zucca e le api frizzole, ne comprava due sacchetti interi e poi, la sera stessa, se li gustava con i suoi amici e le sue compagne di dormitorio. Poteva definire quelle serate delle vere e proprie feste zuccherate. Rose si leccò le labbra solo al pensiero.

«La smetterai mai di pensare al cibo, Weasley?» le domandò Malfoy sbucando alle sue spalle.

Il ragazzo diede una spinta a Lily e Dominique, le due che poco prima erano al fianco di Rose, e mise un braccio intorno al collo di quest'ultima facendola arrossire. Albus, dietro Scorpius e Rose, cercava di scusarsi per il comportamento che il suo migliore amico aveva assunto, poi si avvicinò ad Alice Paciock e i due iniziarono una conversazione.

«Potresti pensare a qualcosa di un po' più... come dire... figo.» continuò Scorpius sorridendole e incatendando i loro sguardi. «Per esempio, potresti pensare a me Weasley, che ne dici?»

«Non sei sempre nei miei pensieri, Malfoy.» replicò Rose fermandosi di colpo.

Si liberò dalla presa del ragazzo, poi riprese a camminare, ma Scorpius non si dava per vinto. La affiancò nuovamente, notando come Dominique e Lily mantenessero le distanze da lui e di come lo guardavano: indifferenti. Nella testa di Domninque e Lily viaggiava solo un unico pensiero: «Stiamo lontane che è meglio».

«Questo però significa che qualche volta ti metti a pensare a me, o no Rosie?» domandò lui.

Un brivido percorse la schiena di Rose, le provocò una strana sensazione alla bocca dello stomaco e le fece spalancare gli occhi celesti. Scorpius non la chiamava più così dal loro secondo anno, se ne era sempre uscito con il suo cognome quando doveva punzecchiarla. Che cosa era cambiato?

«Si, Scorpius.» disse con finta dolcezza Rose sostituendo, come aveva fatto lui, il nome al cognome. «Mi vieni in mente quando vorrei metterti le mani al collo per soffocarti, lentamente.»

Rose ghignò, Scorpius rimase sconvolto per un paio di secondi e Dominique e Lily cercarono di reprimere le risate. Anche Malfoy percepì quei brividi corrergli lungo il corpo: quelle labbra sottili che pronunciavano il suo nome gli procuravano uno strano effetto; represse quella strana sensazione, continuò a camminare al fianco di Rose e riprese a punzecchiarla.

«Carina come sempre Weasley, eh?»

Era nuovamente tornato ad usare il suo cognome e questo, anche se fu difficilissimo ammetterlo, la deluse. Rose abbassò lo sguardo sul pavimento della Sala Grande e riconobbe che forse doveva fare qualcosa: non voleva concludere il suo ultimo anno a Hogwarts avendo una specie di nemico per la pelle, col quale avrebbe sicuramente battibeccato tutte le volte che si sarebbero incontrati. Si, le possibilità di incontrarsi fuori dalla scuola erano minime, ma quell'estate passata insieme le aveva ricordato che Scorpius e Albus erano migliori amici. Scorpius Malfoy si sarebbe potuto presentare al cenone di famiglia che si teneva a natale, poteva ritrovarselo a girare per la Tana con in mano la cioccolata calda preparata da nonna Molly o peggio! No, lei e Scorpius dovevano fare un discorso serio, stabilire una pace e farla durare fino alla fine dei loro giorni, o almeno questi erano i piani di Rose.

«Alle sette, dopo i miei allenamenti di quidditch. In biblioteca e non fare tardi.» intimò Rose a Scorpius, assottigliano lo sguardo e osservando quelli grigi di Scorpius. «E ora sparisci Malfoy, devo fare colazione.»

«Ai suoi ordini capo!» esclamò Scorpius facendola ridere e, subito dopo, dandole un veloce bacio sulla guancia.

Rose si sfiorò immedatamente il punto dove le labbra del ragazzo l'avevano baciata, poi arrossì e si sforzò di reprimere quel sorriso che voleva presentarsi sul suo volto lentigginoso. Lily e Dominique si lanciarono un'occhiata: non sapevano bene che cosa dire, quello che era appena avvenuto sotto i loro occhi le aveva sconvolte, ma allo stesso tempo le aveva fatte sentire bene per loro cugina. Che quello fosse un primo passo verso la pace?

Verso le sette meno cinque Rose chiese il permesso a sua cugina Lily, capitano della squadra di quiddich dei Grifondoro, di terminare lì gli allenamenti di quella giornata. Lily acconsentì, così Rose si affrettò a raggiungere gli spogliatoi dove non si cambiò e non si preoccupò dell'odore di sudore che emanava - fortunatamente, per lei e per Scorpius, non si sentiva molto -, ma afferrò la sua borsa a tracolla colma dei libri su cui si sarebbero messi a studiare.

«Una doccia no, eh?» domandò Scorpius quando la vide arrivare con la divisa di allenamento dei Grifondoro e coi capelli tutti per aria.

«Non ho avuto tempo.» rispose lei sinceramente, stringendosi nelle spalle e avviandosi verso la biblioteca.

«Weasley, Malfoy! Non vorrete comportarvi come l'altro giorno, vero?» gli chiese Madama Pince quando li vide entrare nella parte di castello in cui vigevano le sue ferree regole.

«Io mi sono divertito, domenica, a farmi rincorrere dalla Weasley. Forse potremmo rifarlo, tu che ne dici, rossa?» scherzò Malfoy rivolgendo i suoi occhi grigi a Rose. Madama Pince, nel frattempo, lo guardava allibito.

«Assolutamente no, glielo assicuro io Madama Pince. Io e Malfoy siamo qui solo per studiare insieme, secondo la punizione dettataci dalla preside. Nulla di più e nulla di meno.» spiegò velocemente Rose, rassicurando la bibliotecaria.

Rose sorrise alla donna seduta dietro alla sua scrivania, ma nello stesso tempo spingeva Scorpius tra i corridoi dell'immensa biblioteca di Hogwarts. Trovarono un punto isolato dal resto degli studenti - che anche quel giorno non erano molti - e accesero con la bacchetta tre lampade ad olio. Quindi presero poso in un banchetto posto tra due scaffali, uno di fronte all'altra.

«Per caso i gorgosprizzi ti hanno confuso il cervello?» lo sgridò Rose con uno sguardo severo - forse aveva passato troppo tempo con gli Scamander. Scorpius rimase un po' confuso: non aveva un'idea chiara di che cosa fossero i gorgosprizzi ma si fermò prima di chiedere spiegazioni. «E mi hai chiamata rossa!»

«Weasley, tu sei rossa.» sottolineò Scorpius indicandole i capelli boccolosi.

«Questo non ti da il permesso di usare quello stupido nomignolo!» replicò Rose, sporgendosi sul banchetto che li divideva.

«Santo Salazar, Weasley! Mi dai sui nervi quando mi imponi ciò che devo o non devo fare.» disse Scorpius, copiando i movimenti di Rose e sporgendosi quindi sul tavolo.

«Non ti ho mai detto cosa fare e cosa no, mi pare.» affermò a denti stretti la rossa.

«Non puoi chiamarmi così Malfoy!» la scimmiottò lui.

«Io non parlo così.» fece Rose alzandosi, i palmi delle mani saldi sul tavolo che divideva i suoi calci al fondoschiena del gargoyle platinato.

«Oh si, invece.» sibilò Scorpius, alzandosi a sua volta per poterla guardare meglio negli occhi celesti.

Scorpius era a dieci centimentri dal viso di Rose, la fissava incessantemente e c'era in lui la voglia di tapparle quella sua bocca con le sue labbra, di fregarsene del regolamento di Madama Pince e prendersi Rose lì, su quel tavolo che ora li separava. In Rose c'era invece la voglia di girare i tacchi e andarsene il più lontano possibile ma, ricordandosi della promessa che voleva mantenere ad Albus, si sedette nuovamente e contò fino a dieci.

«Okay, basta. Iniziamo a studiare che prima finiamo, meglio è per entrambi.» disse infine Rose, tirando fuori alcuni libri di testo.

«Questo vale solo per te, Weasley.» sussurrò Malfoy, prendendo il suo posto sulla vecchia sedia e copiando i gesti di Rose.

Lei, di per sé, fece finta di non aver udito quell'ultimo commento di Scorpius. Dentro di lei era sconvolta per ciò che lui aveva appena detto ma non lo diede a vedere; inoltre per un solo attimo, durato si e no cinque secondi, aveva davvero pensato che Scorpius Malfoy fosse sul punto di baciarla. Cosa sarebbe successo se lui l'avesse veramente fatto, era questa la domanda che Rose continuava a porsi.

Così due ore di studio filarono in silenzio. Ogni tanto Malfoy la guardava: quando arricciava il naso mentre leggeva, quando si inumidiva le labbra secche e anche quando si strofinava gli occhi o sbadigliava dalla stanchezza. Fu proprio lui a spezzare il silenzio: «Sarà meglio andare, stai praticamente dormendo.»

Lei in tutta risposta annuì, ripose i libri nella sua borsa e poi, insieme, si diressero verso l'uscita della biblioteca. Non avevano nemmeno cenato ma non importava a nessuno dei due; avevano solo voglia di tornare nei propri dormitori, farsi una bella doccia calda e buttarsi a peso morto sui letti a baldacchino.

«Buona notte, Weasley, e scusami per come mi sono comportato prima.» la salutò Malfoy, avviandosi verso la sua Sala Comune.

«'Notte.» sussurrò Rose, un po' sorpresa e un po' troppo stanca per avere una reazione maggiore.



NOTA AUTRICE
Scorpius che si scusa?! What?!
Al prossimo capitolo e un grazie a tutti quelli che stanno seguendo questa storia!
-Elisa

 

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Capitolo 5
*** 5.Un Sabato importante ***


UN SABATO IMPORTANTE
 
Quella settimana, per Rose Weasley, era stata una delle peggiori da che ne aveva memoria. Per colpa di quella maledetta punizione - totalmente ingiusta nei suoi confronti -, la rossa era stata costretta a passare ogni momento libero con Scorpius Malfoy. Certo, i due se ne stavano spesso in silenzio, ma alle volte era capitato di mettersi a discutere persino su futili argomenti. Inoltre, sempre perché stabilito dalla McGranitt, in tutte le lezioni in cui i professori avevano diviso le classi a coppie, Scorpius e Rose avevano dovuto lavorare assieme.

Durante l'ora di pozioni, ad esempio, Lumacorno aveva assegnato alle coppie di preparare dell'Amortentia: i due allora si erano messi subito al lavoro, preparando tutto ciò che sarebbe servito ma Rose, sebbene fosse una delle migliori studentesse che Hogwarts avesse mai visto, aveva spesso confuso gli ingredienti. Scorpius si era quindi preso l'incarico di fare tutto da solo e, senza l'aiuto di Rose, aveva finito il compito prima del resto della classe.

«Vedrai che un giorno diventerai brava come me, Weasley.» si era divertito a dirle in un sussurro, mentre il viso di Rose era diventato rosso dalla rabbia.

«Devo ricordarti chi ha i voti più alti negli altri corsi, Malfoy?» gli aveva rinfacciato lei, incrociando le braccia sotto al seno e reprimendo quella voglia di strozzarlo.

«Eccellente, signor Malfoy e signorina Weasley!» aveva esclamato Lumacorno, senza accorgersi del piccolo battibecco appena finito tra i due suoi studenti. «Ora vorrei una dimostrazione, però. Malfoy, vuole farci l'onore?»

Scorpius si era sporto in avanti, intimorito dagli odori che avrebbe sentito di lì a poco; poi aveva sgranato gli occhi e si era paralizzato. No, non potevano essere quelli i profumi che aveva appena annusato! Eppure li sentiva ancora, poteva percepirli dentro di sé e sapeva di bramarli più di ogni altra cosa.

«Be', che hai sentito?» gli aveva chiesto Rose, quando lui le era ritornato vicino.
«Credo sia una cosa personale, Weasley. Di certo non vengo a dirlo a te!» aveva risposto lui, facendo così cadere il discorso.

Rose aveva ripensato spesso a quel momento, persino quel sabato mattina, quando lei aprì gli occhi prima di tutte le sue compagne di dormitorio. Rimase sdraiata nel suo letto a baldacchino a guardare in alto, senza muovere un muscolo: c'era stata una scintilla negli occhi grigi del gargoyle platinato, lei era riuscita a vederla e qualcosa le diceva che lui le nascondeva qualcosa. Si riscosse e prese a stiracchiarsi, mettendosi poi seduta e cacciando via Scorpius Malfoy dalla sua tesa; di certo non voleva sprecare quel sabato a pensare a lui o a quella stupida lezione di pozioni. No, quello era il giorno in cui si sarebbe disputata la prima partita a quidditch dell'intero anno scolastico e ad aprire le danze, naturalmente, ci sarebbero state le Case di Grifondoro e Serpeverde. Doveva rimanere concentrata dalla mattina alla sera, in ogni cosa che faceva e così avrebbe fatto.

In un altro dormitorio, nello stesso momento, Scorpius cercava ancora di prendere sonno. Sebbene il sole si stesse alzando e tutta Hogwarts prendesse nuovamente vita a poco a poco, lui voleva tornare a dormire: quella notte, come anche le precedenti, non era riuscito a chiudere occhio. Il suo pensiero era fisso all'ultima lezione di pozioni che aveva passato con la Weasley, all'odore che aveva annusato e a quel suo rinnegare la verità che si stava portando dietro da tanto, troppo tempo.

«Scorpius, ho fatto un bellissimo sogno stanotte.» mormorò Albus, il suo migliore amico, con voce roca e impastata. «Vuoi che te lo racconti?»

«Qualsiasi sia la mia risposta, Al, so già che lo farai comunque.» replicò lui, sdraiandosi su un lato per poter osservare l'amico.

Albus sorrise e si mise lentamente a sedere sul suo letto, scompigliò i capelli neri e si stiracchiò. Gli occhi verdi erano luminosi e la maglietta del pigiama era stropicciata. Il corvino sbadigliò un paio di volte prima di cominciare, il che fece innervosire Scorpius.

«Passeggiavo per Hogsmeade con Alice Paciock, le tenevo la mano ed eravamo molto felici. Ad un certo punto siamo andati da Mielandia e le ho comprato un sacchetto di dolci, quando siamo usciti di lì, per ringraziarmi, lei mi ha baciato.» raccontò Albus, alzandosi dal letto e barcollando in direzione del bagno.

«Domani potrebbe accadere, non trovi Al?» gli fece notare Scorpius, chiudendo gli occhi e sperando di poter finalmente provare a dormire.

«Che dovre fare, secondo te?» domandò allora Albus; ora Scorpius sentiva la sua voce più lontana.

«Chiedile di uscire e lasciami dormire.» rispose, nascondendo poi la testa sotto il suo cuscino. «Oggi abbiamo una partita importantissima e vorrei evitare di addormentarmi in campo.»

Sentì la porta del bagno chiudersi, segno che Albus aveva lasciato cadere lì il discorso. Quindi Scorpius si rilassò, gli occhi già chiusi e la mente finalmente libera. Poco dopo riuscì ad addormentarsi, ma nei suoi sogni c'era ancora lui e il profumo che gli inebriava i sensi.

Rose ora era nella Sala Grande, seduta alla tavolata dei Grifondoro con sua cugina Lily e il resto della squadra di quidditch. Era una specie di rituale il loro: si ritrovavano presto per fare colazione, passavano il resto della mattinata a parlare dell'imminente partita, pranzavano insieme e via dicendo, fino ad arrivare alla partita vera e propria. Quella mattina Rose si sentiva diversa, però, non aveva molta voglia di restare insieme agli altri, tutto ciò che desiderava era un po' di tempo per se stessa e per i pensieri che le vagavano nella mente.

«Li batteremo, ne sono certa!» esclamò Lily, prendendo un bicchiere e riempiendolo di succo.

Rose rimase a fissare il suo piatto, ascoltanto distrattamente quello che ogni componente della squadra aveva da dire. Non era dell'umore per uno dei suoi soliti incitamenti, sperava solo di poter lasciare la Sala Grande prima che Scorpius ci mettesse piede. Qualcuno le toccò la spalla e la fece tornare alla realtà: era Faith Baston, figlia di Oliver Baston. La ragazza aveva gli stessi tratti del padre e capelli castani che le arrivavano poco sopra le spalle; aveva lo stesso carattere di Oliver, quindi era follemente innamorata del quidditch.

«Rose, tutto bene?» le chiese Faith, sorridendole.

«Si, certo!» esclamò Rose in risposta, sorridendo a sua volta. «Dove eravamo arrivati?»

«Parlavamo di oggi pomeriggio: quelle serpi si giocheranno tutte le carte a loro disposizione solo per poterci battere.» riprese Lily al posto di Faith, finendo poi tutta la sua colazione.

«Vinceremo noi.» annuì solenne Jason Roberts, un ragazzo del sesto anno che sedeva accanto a Lily.

«Continua a crederci Roberts.» commentò Albus, appoggiando le mani sulle spalle di Rose.

«Dovresti andartene, fratellino.» Lily lanciò ridusse gli occhi a due fessure e continuò a guardare il fratello.

Ma Albus non rispose, non smise di guardare la sorella con aria di sfida, cosa che capitava sempre quando c'erano le partite Grifondoro-Serpeverde. Poi Lily scoppiò a ridere e si alzò per poter abbracciare il fratello, lui ricambiò l'abbraccio e infine diede un veloce bacio sulla guancia a Rose. Quest'ultima fu come risvegliarsi all'imporvviso, per la seconda volta quella mattina, e si girò di scatto verso il cugino.

«Al, ho bisogno del tuo aiuto.» e si alzò da tavola, girandosi solo per scusarsi col resto della squadra.

Raggiunse il cugino e lo seguì fino alla tavola degli avversarsi, non curante di tutti gli occhi che si erano puntati su di lei. Rose prese posto accanto ad Al e lo osservò riempirsi il piatto, chiedendosi dove fosse il suo migliore amico. Le si era illuminata una lampadina e, così, aveva pensato che Albus potesse essere la persona adatta per indagare su quella strana espressione che il volto di Malfoy aveva assunto durante pozioni, subito dopo aver annusato i vapori dell'Amortentia.

«In cosa posso esserti utile, Rosie?» domandò Albus, afferrando uova strapazzate e bacon con la forchetta.

«Devi trasformarti in Sherlock e scoprire che profumo ha sentito Malfoy a pozioni.» si affrettò a dire Rose, guardandosi in torno e sperando che il soggetto in questione non si presentasse all'improvviso. «Sai, quelli dell'Amortentia.»

Albus bloccò la mano, facendo rimanere la forchetta a metà tra la sua bocca e il piatto. Con un'estrema lentezza si girò verso la cugina e notò una strana luce nei suoi occhi celesti; i capelli rossi erano raccolti in una coda di cavallo e le punte ricciolute le ricadevano sul collo, arrivando a toccare anche la schiena. Perché mai la cugina le aveva appena fatto quella domanda? Da quando Rose era così curiosa su qualcosa che riguardava Scorpius Malfoy?

«Ehm... quindi accetti o no?» domandò Rose, pregandolo con gli occhi.

Da una parte voleva aiutare sua cugina, ma dall'altra Scorpius era il suo migliore amico e il profumo che aveva annusato era suo e personale. Inoltre Albus lo conosceva fin troppo bene: quando si iniziava a discutere di ragazze, Scorpius tendeva a non scendere nei dettagli delle sue conquiste, proprio il suo contrario. Sarebbe stato difficile portare a termine il compito che Rose gli stava affidando, poi però pensò che questa cosa potesse avere anche degli esiti positivi per se stesso: Alice era un'amica di Rose.

«Ad una condizione.» disse Al, masticando ora a bocca aperta.

«Qualsiasi cosa.» rispose immediatamente lei, sorprendendosi per quella richiesta fatta al cugino.

«Voglio un appuntamento con Alice Paciock, domani.» fece Albus allungando la mano destra verso Rose, perché lei la stringesse.

Rose non capiva a che razza di gioco stesse giocando Albus. Lo sapevano tutti, e si vedeva lontano chilometri, che Alice aveva una cotta per Albus Potter e che il sentimento era reciproco, quindi perché usare Rose come gufo per chiederle di uscire?

«D'accordo.» rispose allora Rose, stringendo la mano ad Albus e alzando gli occhi celesti al cielo.

Un'ora dopo pranzo, nel dormitorio dei Serpeverde, Scorpius Malfoy si svegliò fresco e in forze. Lasciò il suo letto per rintanarsi nel bagno e fare una doccia calda, lasciandò che l'acqua scorresse lungo il suo corpo nudo e tonico grazie agli allenamenti di quidditch. Pensava alla partita che si sarebbe svolta nel pomeriggio, al boccino a cui doveva fare attenzione, alla chioma rossa di Rose Weasley che svolazzava nell'aria... No, a quello non devi pensarci!, si ordinò nella sua mente, scorllando la testa e chiudendo l'acuqa della doccia.

Uscì dal bagno con un solo asciugamano in vita, avvicinandosi a grandi passi al suo letto e al suo baule posto ai piedi del letto. Si vestì velocemente e con un colpo di bacchetta asciugò i capelli chiarissimi, quasi bianchi, per poi scompigliarli con una mano. Si avviò alla sala comune e pensò alla colazione e al pranzo che si era appena perso, chissà dov'era Albus. Seduta su una poltrona in velluto verde, proprio davanti al camino, c'era Trish Zabini - figlia di Blaise Zabini - che leggeva tranquillamente un libro. La sua carnagione scura veniva illuminata dal fuoco e i suoi occhi, di un marrone scuro, correvano di qua e di là sulle pagine del libro che teneva in mano. La ragazza si alzò in piedi quando vide Malfoy arrivare, lo salutò con un bacio sulla guancia e poi lo invitò a sedersi sulla poltrona accanto alla sua.

«Volevo solo chiederti se sei libera domani, Trish.» mormorò Scorpius, declinando l'invito della ragazza.

«Certo che si Scorpius!» cinguettò lei in risposta, piegando le labbra carnose in un ampio sorriso. «Che avevi in mente?»

In mente lui aveva di rimettere in ordine i suoi pensieri, di liberarsi una volta per tutte di quella rossa e di trovarsi una nuova ragazza con cui spassarsela. Trish Zabini era perfetta per i suoi scopi: l'avrebbe usata fino a quando ne avesse avuto abbastanza, finché non fosse libero da quel profumo che tanto odiava.

«Hogsmeade, tu ed io.» disse con un ghigno malefico.

Trish accettò volentieri e poi salutò Scorpius che, con la scusa di dover parlare con Albus, lasciò la ragazza e la Sala Comune dei Serpeverde. Quindi arrivò in Sala Grande, sperando invano di poter trovare qualcosa da mettere sotto i denti; la nota positiva fu che trovò il suo migliore amico seduto a tavola e a discutere con la squadra di quidditch. Intercettò gli occhi celesti di Rose, che si erano posati su di lui non appena era entrato nella sala, ma non volle mantenere il contatto visivo. Si sedette accanto ad Albus e salutò tutti con un cenno del capo, come se non gli importasse di niente e nessuno.

«Che mi sono perso?» domandò poi, buttando una veloce occhiata al tavolo dei rosso-oro.
«Nulla d'importante, stavamo solo rivedendo alcune tattiche per oggi.» rispose il suo migliore amico, passandogli un panino che gli aveva salvato dal pranzo.

Scorpius lo ringraziò, e il suo stomaco fece lo stesso. Divorò quel panino come se fosse stato il suo primo pasto dopo anni, vorace e affamato; poi ritornò a guardare la tavolata dei Grifondoro e il suo cuore perse un battito. Gli occhi celesti di Rose lo stavano osservando, nessuna espressione sul suo viso e i capelli rossi raccolti in una coda alta.

"Che hai da fissare?" le mimò con la bocca, ricordandosi solo dopo che stava finendo di masticare un pezzo di panino.

Rose alzò gli occhi al cielo e ritornò a concentrarsi sulle persone che aveva accanto, scatendando una risata di Scorpius. Era proprio strana quella lì: prima lo fissava e poi alzava gli occhi al cielo. Malfoy si disse che, mentre i suoi compagni di squadra continuavano a discutere sulla partita, non vedeva l'ora dell'inizio della settimana: avrebbe ripreso a punzecchiare la Weasley durante le loro ore passate a studiare, l'avrebbe presa in giro perché a pozioni lui era più brava e, poi, aggiunse anche di ricordarle della partica che, era sicuro, avrebbero vinto quel pomeriggio.
 
NOTA AUTRICE
Vi chiedo umilmente perdono per il ritardo di pubblicazione! Ho avuto parecchio da fare e c'è stato persino il compleanno di mio fratello, +14, e quindi abbiamo festeggiato.
Inoltre, su un altro sito, sto concludendo una storia e quindi ho voluto dare più tempo a quella che a altro.
Cooomunque, dato che mi piacciono un sacco Alice e Albus, ho deciso che una parte di un capitolo futuro sarà dedicato a loro!
E niente, sono le 3:52 e credo sia ora di andare a dormire.
-Elisa

 

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Capitolo 6
*** 6. La partita di Quidditch ***


La partita di Quidditch

Per tutta Hogwarts, sia fuori che dentro, aleggiava quel profumo di competizione che si percepiva ad ogni partita di quidditch. Ogni studente quel sabato si stava preparando ad assistere ad una delle partite più emozionanti dell'anno scolastico: Serpeverde contro Grifondoro. Le due squadre erano già dentro gli spogliatoi, il resto degli studenti si stava precipitando sulle tribune dello stadio, i professori e la preside facevano lo stesso.

«Rosie,» la richiamò Lily, avvicinandosi alla rossa e poggiandole dolcemente una mano sulla spalla. «devi calmarti.»

Rose annuì alla cugina, sorridendole appena. Era una cosa normale per Rose: l'ansia e l'adrenalina che si mischiavano col sangue nelle sue vene, il cuore che pompava, i polmoni che richiedevano più aria e la gola che diventava improvvisamente secca; prima di ogni partita la ragazza si sentiva così. Sapeva benissimo di essere carica, pronta a togliere quel sorrisetto dalla faccia delle Serpi e, sopratutto, dal faccino pallido e insopportabile di Malfoy, ma allo stesso tempo temeva di poter sbagliare qualcosa.

La rossa chiuse gli occhi per un secondo, cercando di concentrarsi al massimo per poter dare tutta se stessa sul campo, come ad ogni partita. Sentì gli schiamazzi degli studenti di Hogwarts, i cori per i Serpeverde e quelli per i Grifondoro. Sorrise, adorava il quidditch e tutto ciò che lo riguardava. Riaprì gli occhi più carica che mai e si alzò in piedi stringendo in mano il suo manico di scopa: era la cosa più preziosa che avesse, quella a cui lei teneva molto. Era una regalo di suo padre, donatole proprio quando Ron venne a sapere che la sua piccola Rosie era stata presa nella squadra di quidditch. Ron era fiero di lei, della sua piccola bambina, e Hermione non poteva essere da meno.

«Okay,» mormorò Rose, raggiungendo il resto del gruppo. «Grifondoro è pronto a vincere!»

Nello stesso momento, nello spogliatoio dei Serpeverde, Albus osservava il suo migliore amico. Era da quella mattina che Scorpius aveva un'aria strana e, secondo Albus stesso, l'Amortentia l'aveva stordito. Scorpius teneva gli occhi chiusi e faceva respiri profondi; col piede tamburellava nervosamente sul pavimento, mentre la mano destra stringeva la sua scopa - ultimo modello, un regalo del padre Draco Malfoy.

«Scorpius che hai? Non è da te essere ansioso prima delle partite.» lo richiamò Albus, sedendosi sulla panchina accanto a lui.

«Non è ansia, Al.» replicò Scorpius, aprendo gli occhi e passandosi una mano fra i capelli biondo platino.
Scorpius incrociò per un secondo lo sguardo del suo migliore amico, mostrandogli un sorriso beffardo e incatenando i suoi occhi grigi a quelli verdi di Albus. Sebbene quest'ultimo fosse una delle persone più importanti della sua vita, Scorpius indossò la sua solita maschera da sbruffone e poi si alzò, allungando una mano per aiutare l'amico ad alzarsi. Ma Albus conosceva troppo bene Scorpius e sapeva che c'era qualcosa che gli frullava nella testa, solo non sapeva esattamente cosa fosse. Era riuscito a capire che c'entrava ciò che era successo durante Pozioni. Quindi afferrò la mano di Scorpius ma, al posto di alzarsi, ritirò in giù il suo amico.

«Potter, Malfoy! Andiamo che è quasi ora!» fece un Serpeverde.

«Adesso arriviamo, andate avanti voi!» rispose Albus, girandosi per un momento in direzione del ragazzo, poi tornò a squadrare Scorpius. «Scorpius Malfoy, ti conosco troppo bene e so che c'è qualcosa che mi stai nascondendo.»

Era vero? Certo che si. Glielo avrebbe detto? Assolutamente no. Si, Albus Severus Potter era il suo migliore amico, ma non voleva renderlo partecipe di un segreto così... strano. Neanche Scorpius riusciva a capirsi, figuriamoci il suo migliore amico; poi c'era comunque una vocina che gli diceva «Se glielo dici, ti uccide. Ne sono sicuro» e questa era una motivazione in più per convincerlo a tener nascosta quella cosa.

«Lo sai che prima o poi lo scoprirò, vero?» gli domandò Albus, sorridendo divertito e scompigliandogli poi i capelli.

«Continua a sognare Potter, fa bene!» replicò divertito Scorpius, sistemandosi i capelli e alzandosi dalla panchina.

I due camminarono verso l'uscita degli spogliatoi, quella che dava sul campo di quidditch e sorrisero sentendo quelle grida degli studenti di Hogwarts. Il quidditch era proprio uno degli sport più belli del mondo, ma come facevano i babbani a farne a meno - poveri, non sapevano neanche che cosa si perdevano!

La partita iniziò dieci minuti dopo e i giocatori di entrambe le squadre erano più carichi che mai. Per un secondo, che per tutti e due era sembrato un'eternità, Scorpius e Rose si erano guardati. Nei loro sguardi c'era sfida, competizione, voglia di vincere quella pirma partita. Il commentatore ufficiale, Travis Lee - figlio minore di Jordan Lee - commentava con abilità tutti i passaggi; spesso si divertiva a fare delle battute sui Serpeverde, per poi incitare i Grifondoro - aveva preso tutto dal padre.

«Weaspley tiene ben salda la pluffa e supera due Serpeverde!» urlava Travis.

Rose si avvicinava sempre di più alle porte dei Serpeverde, e sulle labbra aveva un sorriso vittorioso. Nella sua testa non c'era altro che fare quel punto, mandare la pluffa in una delle porte ed esultare insieme alla sua squadra. Sentiva il suo cuore pompare l'adrenalina, il vento che le scompigliava i capelli rossi e un profumo di menta fresca misto a sudore che si mostrò improvvisamente. Per un momento si chiese da dove provenisse, ma infine ritornò a concentrarsi sul suo dovere.

«E Weasley segna un altro punto per i Grifondoro!» gridò Travis.

Dopo aver segnato, Rose alzò un braccio in segno di vittoria ma sapeva benissimo che Lily doveva assolutamente catturare quel boccino. La rosse prese quota e intercettò Lily e Malfoy che inseguivano il boccino e, per un secondo, i suoi occhi si fissarono proprio su Scorpius. Era agile, veloce e... perfetto. Qualche secondo dopo Lily e Scorpius cambiarono rotta e si girarono nella direzione di Rose, sempre inseguendo il boccino d'oro. Rose, abbassando lo sguardo, notò la pluffa balzare tra un Serpvedere e un altro, quindi si rilanciò nella mischia ma qualcosa le colpì la scopa, facendole perdere quota.

«Oh no! Weasley è stata colpita da un bolide! Sta precipitando verso il basso!» strillò Travis Lee, visibilmente preoccupato.

Rose andò nel panico, il pubblicò trattenne il respito e i tutti i giocatori si fermarono per guardare la scena. La rossa fece di tutto per frenare la caduta e, fortunatamente, la cosa funzionò. Purtroppo, però, il rallentare non le impedì di cadere a terra e di sbattere la testa. Poco prima di perdere i sensi, la ragazza sentì una voce che urlava il suo nome.

«Rose!»

Era quella di Malfoy.

 
***

 
Lily attendeva fuori dall'infermeria, preoccupata e in continuo movimento. Non riusciva a stare ferma: se si sedeva picchiettava i piedi al terreno, se restava in piedi faceva avanti e indietro. Dominique sedeva per terra e aveva lo sguardo fisso in un punto impreciso; Hugo continuava a battere i pugni sulla porta dell'infermieria, supplicando di farlo entrare per poter vedere sua sorella; Louis sedeva accanto alla sorella e cercava di strapparle qualche parola, tutto però invano; Roxanne, Lucy e Molly cercavano di consolarsi a vicenda, dicendo che Rose stava bene.

Albus arrivò di corsa davanti all'infermeria, seguito da Alice Paciock e Scorpius. Il primo aveva uno sguardo preoccupatissimo e, come il cugino Hugo, si mise a urlare di farli entrare. Alice si sedette accanto a Dominique e la abbracciò. Scorpius, invece, non sapeva bene che cosa fare.

«Cosa ci fai tu qui?!» urlò arrabbiata Lily, andandogli incontro e puntandogli un dito sul petto. «Tu e la tua squadra di Serpi! E' tutta colpa vostra se Rose è finita qui!»

«Lily!» la richiamò il fratello, correndo verso di lei e prendendola in modo tale da farle abbassare le braccia. «Adesso calmati!»

Scorpius era già sconvolto per ciò che era capitato alla Weasley, se poi ci si metteva una Potter che gli faceva la ramanzina il livello di sorpresa saliva, aumentava. Aprì la bocca per parlare, ma poi la richiuse e si passò una mano fra i capelli chiari.

«Potter,» disse poi, avvicinandosi a Lily e ad Albus. «ti posso assicurare che io non centro nulla con questa cosa. Non lo farei mai. Io vinco perché me lo merito, io vinco perché mi sono allenato e lo faccio con sportività.»

«Sportività,» mormorò Dominique, uscendo da quel suo stato di trans in cui era caduta molto prima. «che strana parola detta da un Serpeverde.»

«Che vorresti dire con questo?» domandò Albus, guardando sua cugina con aria offesa e lasciando andare sua sorella.

«Niente, non vuole dire niente. E' ancora sotto--» Alice voleva evitare una lite proprio lì, mentre Rose era dentro l'infermeria priva di sensi, ma Dominique non la lasciò finire.

«Voglio dire che voi siete Serpeverde. Voi giocate sporco e avete fatto in modo che il miglior giocatore della nostra squadra venisse colpito da un maledetto bolide, così da poter vincere una partita!» urlò Dominique, incrociando gli occhi di Scorpius, come se volesse rivolgere tutte le accuse verso di lui. «Una stramaledetta partita!»

Albus si sentì ferito nel profondo, Scorpius un po' meno. Lily aprì la bocca per parlare, ma poi decise di richiuderla e di avvicinarsi alla porta. Hugo continuava a battere i pugni contro la porta di legno massiccio che lo divideva da sua sorella. Per qualche minuto regnò la quiete, il silenzio. Albus appoggiò la schiena al muro freddo e, lentamente, scese verso il pavimento per poi sedersi; si prese il capo con le mani e fece un respiro profondo. Scorpius gli si avvicinò e si sedette accanto al suo migliore amico, circondandogli le spalle con un braccio.

«Al, vedrai che andrà tutto bene. Non preoccuparti, d'accordo?» sussurrò Malfoy al corvino.

«Come fai a sapere che andrà tutto bene?» chiese Albus, alzando lo sguardo e incatenando i loro sguardi. «Come puoi esserne così certo, Scorpius?»

«Perché Rose è una ragazza forte, se la caverà.» mormorò Scorpius.

Aveva dovuto dire quella frase ad alta voce, perché anche lui ci credeva poco.

Verso le otto di sera tutti avevano avuto la possibilità di entrare e vedere Rose Weasley. Stava bene, si era risvegliata. L'ultimo ad entrare fu Scorpius, un po' imparazzato e preoccupato.

«Tu qui? Questo è il colmo!» esclamò divertita Rose, cercando di mettersi comoda sul letto dell'infermieria.

Quando Scorpius si accorse della fatica che Rose stava facendo, si affrettò per darle una mano. Le afferrò saldamente un braccio e la aiutò a mettersi seduta, poi si sentì gli occhi azzurri e penetranti di lei addosso. Allora alzò lo sguardo, incatenò i suoi occhi grigi a quelli di lei e per un istante gli venne voglia di baciarla. Cosa? Lui baciarla? No, non poteva. Però le sue labbra erano così invitanti: davano l'impressione di essere morbide e profumate; voleva passarle una mano sul viso e poi infilare le dita fra i suoi capelli rossi e boccolosi; i suoi occhi, poi, sembravano un pezzo di cielo infinito.

D'altra parte Rose si sentì avvampare, le sue guance divennero rosee e le pupille si dilatarono. Anche lei, sebbene volesse sopprimerla, aveva voglia di assaporare le labbra di Malfoy. Voleva sapere che gusto avessero, voleva sentirsi il suo profumo addosso... il suo profumo: menta fresca mischiata a sudore. Ecco da dove proveniva!

I loro visi erano talmente vicini che ormai condividevano lo stesso respiro, gli stessi pensieri. Ma con la stessa velocità in cui questa situazione si era presentata, volò via come una piuma trascinata dal vento. Scorpius si sedette sulla sedia accanto al letto di Rose e si schiarì la voce, passandosi poi una mano tra i capelli chiari; la rossa si morse un labbro e tentò in tutti i modi di rilassarsi.

«Ehm... Perché... Perché sei qui Scorp...» Rose si bloccò, stava per chiamarlo per nome, ma poi si corresse. «Malfoy.»

«Volevo solo assicurarmi che stessi bene.» rispose lui, fermandosi un secondo prima di riprendere a parlare. «Inoltre, a nome della squadra di Serpeverde, volevo dirti che quello che ti è successo non è stato fatto al fine di vincere a tutti i costi.»

«La partita, ma certo!» esclamò Rose, dandosi un leggero colpo sulla fronte. «Chi ha vinto?»

Scorpius scoppiò a ridere, guadagnandosi un'espressione dubbiosa da parte della rossa.

«Chi hai vinto?» ripeté Malfoy, ridendo ancora più forte. «Certo che sei strana forte, eh Weasley.»

Allora Rose incrociò le braccia al petto, proprio sotto il seno, e assottigliò lo sguardo mentre guardava male Malfoy.

«Senti gargoyle platinato, questa non era una battuta. Voglio davvero sapere chi ha vinto la partita.» disse lei.

Finalmente lui smise di ridere, sorpreso e divertito per il nomignolo che la Weasley gli aveva affibbiato. Scorpius si allungò nuovamente verso di lei, facendola arretrare verso il cuscino del letto. Rose deglutì rumorosamente e fissò gli occhi di Malfoy.

«E' stata annullata.» fece quest'ultimo in un sussurro.

Come se quel gesto avesse secondi fini, data la vicinanza del viso del ragazzo, le guance di Rose presero colore e il cuore iniziò a battere velocemente. Se lui non si fosse spostato subito, immediatamente, lei gli sarebbe saltata addosso e avrebbe ceduto al suo fascino. D'altra parte Scorpius mostrò un sorriso beffardo, anche se dentro si sentiva proprio come lei.

«E' stata annullata?!» esclamò improvvisamente Rose, riportando un po' di senso ai suoi pensieri contorti legati al momento. «Com'è possibile?»

«La McGranitt ha pensato che questa fosse la decisione migliore. La disputeremo in un weekend in cui, in teoria, le quattro case sono di riposo, proprio per recuparerla.» spiegò Malfoy alzandosi dalla sedia. «Ed è ora che io me ne vada.»

La rossa lo osservò attentamente e, nel frattempo, si stava insultanto meltamente per tutto ciò che aveva provato in quei momenti in cui il viso del gargoyle era così vicino al suo. Poi Scorpius si voltò nella sua direzione e le sorrise, di nuovo quel sorriso da sbruffone che a lei recava fastidio.

«Ci si deve in giro, Rosie.»

NOTA AUTRICE
Scusatemi davvero! E' da ANNI che non scrivevo un capitolo per questa storia!
Perdonatemi, davvero! Ci sono state un sacco di cose in mezzo (che adesso non sto qui ad elencarvi) e che mi hanno trattenuta...
Ad un certo punto mi sono anche detta: "Scrivi un avviso e annuncia il termine della storia, che non puoi più andare avanti". Ma poi mi sono detta che non potevo, è una cosa che non posso fare! Ho iniziato questa avventura e la voglio finire!
Quindi ecco a voi il sesto capitolo con tutte le mie scuse.
Spero vi piaccia!

 

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Capitolo 7
*** 7.Hogsmeade ***


Hogsmeade

Rose era in dormiveglia, quello stato che c'è tra l'essere realmente addormentati e l'essere del tutto svegli. Si rilassava, ascoltando leggeri rumori di sottofondo che provenivano da fuori le mura del castello. Un'immagine le si parò di fronte: di sicuro stava piovendo. La ragazza era sdraiata su un lato, i capelli erano tutti arruffati e la pelle sembrava più pallida e fresca di sempre; gli occhi erano serrati, pronti ad immergersi in un sogno e ad osservarlo nei minimi dettagli. Non aveva ancora percepito la presenza di un ragazzo che, seduto sulla sedia accanto al letto, la osservava intensamente.

La ragazza si distese supina, lasciandosi andare in un sospiro rilassato. Si ricordò che era domenica e che, fortunatamente, poteva dormire fino a tardi. Stava cercando di immaginarsi a cavallo di una scopa, nel bel mezzo di una partita di quidditch, quando una mano le si posò delicatamente sull'avanbraccio, lasciato scoperto da lenzuolo e coperta. Rose aprì gli occhi lentamente, provocando un dolce movimento delle ciglia lunghe; le labbra si schiusero un poco e poi si tinsero di un meraviglioso sorriso.

«Hugo.» 

Quando sua sorella pronunciò il suo nome, il ragazzo seduto sulla sedia si lasciò andare in un sospiro di sollievo. Stava bene, la sua Rose si era ripresa. Quindi Hugo ricambiò il sorriso.

«Ciao sorellina.» fece subito il ragazzo, dando una mano alla rossa per mettersi comodamente a sedere sul letto. Le sistemò il cuscino dietro la schiena, perché non toccasse la fredda testata del letto, e poi Hugo si rimise sulla sedia.

«Sorellina?» rispose lei con una domanda, sbadigliando e stiracchiandosi. «Devo per caso ricordarti che questa,» e si indicò. «è quella che è nata prima tra noi due?»

Hugo si lasciò andare in una piccola risata, rendendosi conto che, sebbene lei fosse la più grande, per lui era la sua sorellina e doveva proteggerla ad ogni costo. Per questo in quel momento era lì, in infermeria, seduto accanto al suo letto: doveva assicurarsi che lei stesse bene. Rose si lanciò al seguito di quella risata tanto contagiosa e il colorito della sua pelle si fece più roseo. Si, ora la ragazza stava molto meglio. 

Il ragazzo si passò una mano tra i capelli rossi, erano di un rosso più scuro che si mischiava al colore dei capelli di Hermione. Fortunatamente, lui riusciva a domare la sua chioma, al contrario della sorella che, in questo momento, cercava di non dare a vedere il suo nervosismo per via di qualche ciocca che le finiva sul viso. 

Per un lungo minuto i due rimasero in silenzio, guardandosi soltanto. Hugo stava ancora rivivendo quella caduta che la sorella aveva avuto il giorno precedente, mentre Rose cercava di non pensarci. Nelle mente di lei, infatti, c'era spazio ad un solo ricordo: la visita di Scorpius Hyperion Malfoy. Ancora non ci credeva che quel gargoyle platinato, il giorno prima, aveva preso posto proprio in quella sedia dove, ora, sedeva Hugo. Alla fine fu proprio quest'ultimo a rompere il silenzio: «Allora Rosie, oggi è domenica. Che ti va di fare? Non voglio farti sforzare troppo, però. La caduta di ieri è stata abbastanza--»

«Hugo, sto bene. Davvero.» disse immediatamente Rose, interrompendo il fratello. «Voglio uscire da qui, farmi una bella doccia, mangiare una buona colazione - e nel dire questo sorrise - e poi fare un giretto per Hogsmeade.»

«Io pensavo più a una partita agli scacchi dei maghi.» proprose Hugo, sapendo già la risposta che avrebbe ricevuto.

Infatti, Rose portò le braccia al petto e le incrociò sotto il seno, piegando di lato la testa e guardandolo male. Davvero credeva che lei avrebbe passato l'intera giornata a giocare agli scacchi dei maghi? Certo, le piacevano e suo padre aveva insegnato loro dei trucchetti molto furbi per vincere, mosse sensazionali e quant'altro, ma i suoi piani erano già stati fatti. Hugo, sentendosi quegli occhi azzurri addosso, stava guardandosi intorno, fingendo di non essersi accorto di nulla; ad un certo punto si mise addirittura a fischiettare.

«Hugo, su serio?» disse quindi Rose, richiamando su di se l'attenzione.

«Che c'è?» domandò lui, fingendo di non aver capito di cosa stesse parlando.


Nella Sala Comune dei Serpeverde, giù nei sotterranei del castello, Albus Severus Potter sedeva comodamente in una poltrona rivestita davanti ad un camino acceso. Rifletteva sulla partita del giorno prima, osservando il lento e affascinante ballo delle fiamme del fuoco. Sentiva che la caduta di Rose dalla scopa non fosse poi così tanto un incidente, aveva una strana sensazione - e una vocina che glielo urlava nelle orecchie - che lo spingeva a credere che tutto fosse parte di un piano ideato da qualcuno della squadra. Tutti lo sapevano, persino quell'orgoglioso di Malfoy ne era al corrente, che sua cugina era uno dei migliori giocatori che Hogwarts avesse mai visto: era nei suoi geni, le scorreva nel sangue. I suoi pensieri furono interrotti dal suo migliore amico che, buttandosi a peso morto su un divanetto accanto a dove stava lui, sospirando, iniziò a fissarlo.

«Potter, che ti passa per la mente?» domandò Malfoy, coprendosi gli occhi col braccio. 

«Nulla.» rispose velocemente Albus, allungando le mani verso il caminetto per riscaldarle. 

«Oh, andiamo!» esclamò l'amico, non muovendosi dalla sua posizione. «Sei il mio migliore amico, Al. Ti conosco da secoli e conosco la tua faccia riflessiva.»

Albus lo guardò un istante, pensando di potergli mentire per una volta. In fondo voleva solo tener nascosti i suoi pensieri, era così tanto sbagliato? Anche Scorpius lo stava facendo ultimamente, perché Albus non poteva decidere di agire in quel modo, nascondendo al suo migliore amico i suoi pensieri?

«Pensavo ad Alice Paciock.» mentì allora il corvino, buttando la testa all'indietro e chiudendo gli occhi. «Non sono sicuro che mia cugina si sia ricordata che abbiamo un patto.»

Subito dopo aver detto quell'ultima parola, Albus si coprì la bocca con entrambe le mani e spalancò gli occhi. Il patto! Non doveva farne parola con nessuno e adesso gli era pure scappato di bocca. Subito il migliore amico, che era curioso tanto quanto sua cugina, lo riempiì di domande. Sembrava che gli stesse facendo il terzo grado.

«Che patto? Che c'entra tua cugina? Di che si tratta?» 

Malfoy si era messo a sedere adesso e continuava a guardare coi suoi occhi chiari il corvino, mentre questo continuava a scuotere il capo e a tenere le mani sulla bocca. No, non avrebbe detto altro; non si sarebbe fatto sfuggire più del dovuto ed era per questo che ad ogni domanda di Scorpius, Albus faceva no con la tesa.

«Al, non ti fidi del tuo migliore amico?» domandò allora Scorpius, sapendo benissimo che con quella frase Potter si sarebbe aperto e avrebbe raccontato tutto, nei minimi dettagli.

«Certo che mi fido!» esclamò quindi il corvino. «Solo che questo non posso proprio dirtelo: è una cosa che deve stare tra me e Rosie.»

 
«Santo Salazar, Al!» fece eco Malfoy, passandosi una mano tra i capelli. 

E metà della mattinata volò via così, con un Albus che tentava in tutti i modi di tener nascosto il patto con la cugina - o almeno la parte che riguardava proprio Scorpius - e con un Malfoy sempre più curioso e punzecchiatore che mai. All'ora di pranzo, infatti, mentre raggiungevano la Sala Grande per andare a mangiare, Albus continuava a dirsi che non ce la faceva più, che sarebbe scoppiato da un momento all'altro. Ma se lui avesse dovuto sputare il rospo, allora avrebbe voluto in cambio le risposte che Rose gli aveva chiesto - cioè il profumo della sua Amortentia. Ad un passo dalle enormi porte che davano l'accesso alla Sala Grande, il corvino si strinse i capelli e afferrò saldamente il braccio dell'amico, trascinandolo in un angolo lontanto dagli occhi e dalle orecchie di tutti.

«Vuoi sapere di che cosa tratta il patto che ho stretto con Rose? Bene, lo saprai.» disse tutto d'un fiato Albus, incontrando una luce negli occhi di Malfoy e un sorriso soddisfatto sullo stesso. «Però voglio in cambio una cosa.»

Scorpius incrociò le braccia al petto: «Cosa?»

«Una piccola e insignificante informazione.» mormorò subito Albus, passandosi una mano sotto il mento e guardandosi intorno. Di sicuro, se Rose avesse saputo che cosa stava facendo in quel momento, lo avrebbe ammazzato. D'altra parte, però, quello era l'unico modo per scoprire che cosa avesse sentito Scorpius quando aveva annusato l'Amortentia; era un occasione d'oro e irripetibile, non poteva farsela scappare.

«D'accordo.» l'altro Serpeverde accettò subito, pregustandosi il momento in cui sarebbe venuto a conoscenza del patto che Albus aveva fatto con la Weasley. 

«Bene.» fece il corvino, sistemandosi il maglione. Poi fissò i suoi occhi scuri in quelli chiari dell'amico e, senza riprendere aria tra una parola e l'altra, disse: «Volevo un appuntamento con Alice Paciock quindi ho chiesto una mano a mia cugina. Ma lei in cambio voleva sapere una cosa che ti riguarda. Quindi io le ho chiesto che cosa volesse sapere e lei mi ha parlato della lezione di Pozioni.»

«Per la barba di Merlino!» esclamò Malfoy, ricordandosi alla perfezione di quel momento. Osservò come le mani di Albus si mossero nella sua direzione, appoggiandosi poi sulle sue spalle. «Lei vuole sapere--»

«L'odore che hai sentito, Scorpius. Lei ha bisogno di sapere solo questo.» lo interruppe Potter, ora guardandolo con occhi speranzosi «Ed è questo che voglio io in cambio, per averti rivelato tutto questo.»

Scorpius spalancò gli occhi e aprì la bocca per parlare: glielo avrebbe rivelato? Non se la sentiva per niente, doveva inventarsi subito una scusa. Dall'altra parte, però, il suo migliore amico era stato sincero con lui, e questo gli fece capire che forse doveva esserlo anche lui. Si, forse gliene avrebbe parlato; forse Scorpius si sarebbe spinto, si sarebbe esposto e avrebbe rivelato che il profumo che aveva sentito era... Ma no! Se Scorpius avesse parlato, Albus sarebbe andato di corsa dalla Weasley e le avrebbe spifferato tutto, perché era questo che lei voleva. Gli venne improvvisamente un'idea: ricordò un profumo di shampoo al melone che aveva vagamente sentito quando, giorni prima, aveva chiesto a Trish Zabini di accompagnarlo ad Hogsmeade. Certo, Trish era appena diventata la sua copertura.

«Shampoo... al melone.» recitò la parte di un ragazzo timido. «E so anche chi lo ha.»

Negli occhi di Albus passò una scintilla di curiosità, quindi lasciò andare le spalle di Malfoy e gli chiese il nome di questa persona. 

«Hai... hai presente Trish Zabini?» Scorpius si rese conto che, dopo questa interpretazione, poteva solcare i palchi dei babbani e diventare il miglior attore di tutti i tempi. Infatti finse di guardarsi intorno, e il corvino fece lo stesso, e poi ricongiunse i loro sguardi. «Beh, di a Rose quello che devi dirle ma non farne parola con nessuno a proposito di... Trish. Intesi?»

Albus annuì e poi si girò verso la Sala Grande. Sul volto di Scorpius Malfoy si dipinse un sorriso soddisfatto: con quello che sapeva ora, sul fatto che la Weasley fosse così curiosa sul suo conto, aveva in pungo la rossa e poteva giocarsi questa carta come e quando voleva; magari, più avanti, le avrebbe addirittura rivelato che quel profumo che aveva confessato ad Albus era falso. Di un'altra cosa era sicuro al cento per cento: Albus Severus Potter non solo avrebbe riportato a Rose Weasley ciò che lui gli aveva detto, parola per parola, ma avrebbe anche fatto il nome di Trish. Lì sarebbe entrata in gioco la gelosia, Malfoy stava già ridendo.

Nel pomeriggio Rose Weasley era in giro con le cugine e Alice Paciock. Durante il pranzo, evitando il contatto visivo col gargoyle platinato, aveva fatto capire al cugino che il suo appuntamento con Alice ci sarebbe senz'altro stato. Quindi con la sua astuzia, aveva convinto le ragazze ad andare a prendere un po' di burrobirra, dove sapeva già che Albus le aspettava. I Tre Manici Di Scopa erano più pieni del solito: molti clienti se ne stavano seduti al bancone in legno, aspettando con ansia le loro bevande; altri erano seduti su tavoli di legno e chiaccheravano. Le risate si sentivano fino all'esterno e, quando Rose entrò sentì il calore di quel posto che le piaceva tanto che le riscardava il suo essere. Una mano si alzò e fece sengno alle ragazze di avvicinarsi, mentre una voce le chiamava.

«Rose, ragazze! Venite, vi ho tenuto il posto!» la chioma scura di Albus Severus Potter attirò l'attenzione del piccolo gruppo, e Alice Paciock non poté far altro che sentire il suo battito cardiaco accelerare. 

«Ammettilo, lo hai fatto apposta a portami qui.» sussurrò a denti stretti Alice, dietro un falso sorriso. 

«Lui ti piace, a lui piaci tu. Questo è il minimo che potessi fare per voi due: ringrazia il cupido dai capelli rossi e siediti accanto a lui.» rispose Rose nello stesso modo, alzando la mano per salutare il cugino. 

Al tavolo, però, Albus non era da solo e quando Dominique e Lily videro chi è che c'era a fargli compagnia i loro sguardi si incontrarono per un secondo. Rose se ne accorse solo dopo e quello che vide le fece spalancare occhi e bocca: Zabini e Malfoy sedevano l'uno accanto all'altro o meglio, erano appiccicati. Le mani della ragazza, scure e lisce, si muovevano sul torace di Scorpius, mentre lui rimaneva lì a fissarla con un sorriso beffardo. Rose scosse il capo e sbuffò svariate volte; appoggiò così delicatamente la borsa sul tavolo che la burrobirra di Albus rischiò di rovesciarsi. Dominique si girò verso Rose, afferrandole la mano sotto il tavolo e stringendola, poi osservò come Malfoy girò il capo nella loro direzione: «Qualcosa non va, Weasley?»

«Tutto a meraviglia, Malfoy.» rispose Rose, sfoggiando sul viso un sorriso falso e piegando la testa di lato. 

In realtà la rossa sapeva benissimo che qualcosa non andava, che c'era qualcosa di sbagliato in lei e in quella situazione. Cerco di non dar peso ai suoi pensieri e subito si alzò dal tavolo per poter andare a prendere la sua burrobirra, seguita da Lily e Dominique.

«Che cos'era quello?» le chiese la cugina più piccola, incrociando le braccia al petto.

«Si Rosie, sembravi quasi gelosa di quei due.» aggiunse Dominique, accarezzando la spalla di Rose.

«Gelosa, io?» la rossa trovò la cosa esilarante, tanto che scoppiò in una risata quasi agghiacciante. «Non sono gelosa di nessuno. Adesso mi bevo la mia dannata burrobirra e poi me ne vado a Mielandia per comprare qualche dolcetto.» e detto questo si girò per ordinare.

Dominique e Lily si guardarono nuovamente, leggendo l'una nella mente dell'altra. La situazione era chiara: o questo era una delle loro classiche situazioni che sarebbero sfociate in uno dei soliti battibecchi sarcastici, oppure Scorpius Malfoy stava giocando a far ingelosire Rose Weasley... e dalla reazione che lei aveva avuto, il piano stava funzionando a meraviglia. 

Rose Weasley lasciò in fretta I Tre Manici Di Scopa completamente da sola, non voleva passare un minuto di più con quel gargoyle platinato e la sua nuova conquista - quella Trish! Non si era nemmeno accorta di aver lasciato Dominique e Lily da sole tanto era infuriata; per quanto riguardava Alice, sapeva che la sua amica era in buone mani. Quindi la rossa camminò fino a Mielandia, ci entrò e subito andò a sbattere contro qualcuno. Quando il ragazzo si girò, Rose dischiuse le labbra e le guance si dipinsero di rosso.

«Lorcan.» mormorò.

«Rose!» esclamò il Corvonero in tutta risposta, e sulla sua bocca si dipinse un sincero sorriso che Rose non poté non ricambiare. 

«Scusami, non volevo venirti addosso! Avevo la testa da un'altra parte e--» disse velocemente la ragazza, ma le dita sottili e lunghe di Lorcan le si posarono sulla bocca perché interrompessero l'afflusso di pensieri che stavano uscendo.

«Non importa, davvero. E poi io ero in mezzo al passaggio!» 

Lorcan le fece l'occhiolino mentre il cuore di Rose fece una capriola, le guance ritornarono ad essere rosse e la sua mente si riempì di un unica frase che si ripeteva: Non azzardarti a dire qualcosa di stupido!
«Bene, io sto benissimo!» esclamò Rose, dandosi uno schiaffo mentale subito dopo essersi resa conto di quello che aveva appena detto. «Cioè...io...»

«Sicura di stare bene?» chiese Lorcan con aria sarcastica, posandole poi una mano sulla fronte. «No, non sono sicuro che tu stia bene.»

«E che cosa dovrei fare, dottore?» recitò lei, scoppiando subito dopo in una sonora e divertita risata. 

«Lei hai proprio bisogno di passare un po' di tempo con Lorcan Scamander!» disse con aria severa il Corvonero, aggregadosi poi alla risata della rossa. «Coraggio, prendiamo un po' di caramelle e andiamo a divorarle in un posto con più quiete!»

Rose annuì divertita e si avviò nel negozio alla ricerca delle sue caramelle preferite, seguita da un Lorcan altrettanto divertito. Mentre Rose e Lorcan parlavano dentro al negozio, però, fuori c'era una coppia che lo osservava. Trish li guardava con disprezzo, mentre Malfoy guardava solo Rose Weasley e nei suoi occhi c'era solo la delusione di chi non può stringere a se ciò che vuole.


NOTA AUTRICE

E niente, alla fine ho aggiornato, eh? 
Comunque sono molto fiera di questo capitolo e non vedo l'ora i scrivere il prossimo! Non vi dico nulla, se non che potrebbe esserci in ballo una festa. Altro? Spoilers *River Song mode on*
Ci vediamo al prossimo capitolo!
Eli

 

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Capitolo 8
*** 8.Just so you know ***


JUST SO YOU KNOW

 
Scorpius Malfoy si trovava sul campo da quiddith, era solo.

Nel freddo pomeriggio di un sabato di ottobre, Malfoy aveva deciso che doveva schiarirsi le idee e il modo migliore per farlo, secondo lui, era allenarsi. Si mise a cavallo della scopa, rilassò ogni muscolo del suo corpo per un secondo, sospirò e poi prese il volo. Niente boccino, niente pluffa o bolidi, nessun compagno di squadra, solo lui e la sua amata scopa... e la libertà che ti dona il volare. 

Un venticello fresco si infrangeva sul suo viso come fanno le onde quando incontrano gli scogli, i suoi capelli erano ciuffi ribelli che si muovevano di qua e di là e il suo cuore pompava adrenalina, pura libertà e anche rabbia. Mentre sfrecciava da una parte all'altra del campo, si mise a riflettere: dove aveva sbagliato? Il suo piano per far ingelosire la Weasley era stato architettato alla perfezione, allora perché adesso si sentiva ribollire quella voglia di prendere a pugni un muro, o la faccia di qualcuno?

Passare un intero pomeriggio con Trish Zabini era stato un grosso errore, avrebbe dovuto calcolarlo; però all'inizio la cosa sembrava funzionare a meraviglia. Aveva visto passare una luce verde negli occhi celesti della rossa, aveva notato il modo in cui aveva posato la sua borsa sul tavolo ai Tre Manici Di Scopa e di certo poteva ancora vedere il modo in cui lei lasciava il locale, a testa alta, come se non gliene importasse niente di quello che lui, Scorpius Malfoy, stava facendo.

Decise di prendere quota, di arrivare ad assaporare le candide e bianche nuvole. Quando fu abbastanza in alto, si fermò e posò i suoi occhi sul castello: era così lontano e piccolo visto da quel punto, così silenzioso e meraviglioso. Di colpo la sua mente fece un balzo e Malfoy si ritrovò a pensare che quello era il suo ultimo anno, quelli erano gli ultimi mesi di una meravigliosa avventura che, lo sapeva benissimo, gli sarebbe mancata da morire; ricordò il primo anno e di come aveva conosciuto Albus e Rose, quelli che poi erano diventati i suo migliori amici. Mentre il suo sguardo era ancora puntato sul castello, ormai la sua seconda casa, pensò a quel momento in cui si era reso conto di avere dei sentimenti per Rose Weasley, all'attimo in cui si era deciso a rivelarle tutto e a come il suo piccolo cuore da dodicenne si era spezzato alla vista della sua bella mentre si accingeva a baciare un altro ragazzo, un altro che non era lui. Per questo lui e la rossa erano arrivati ai battibecchi: Scorpius, dopo aver assistito a quel bacio rubato - quello che gli apparteneva -, aveva fatto di tutto per dimenticarsi di lei e, seppur contrario alle sue stesse scelte, l'aveva allontanata.

Cos'era cambiato negli anni? Essenzialmente nulla. Secondo Scorpius Malfoy, tutto. I sentimenti del ragazzo erano stati si repressi, forse dimenticati per poco tempo, ma non lo avevano mai lasciato del tutto; nel corso degli anni Malfoy aveva capito che nei confronti della Weasley non provava più teneri sentimenti, quelli che vorresti approfondire e conoscere più dettagliatamente, sentiva però che si erano tramutati in un diverso sentimento che neanche lui riusciva a descrivere, e che purtroppo non aveva nome. Era forse odio? No, certo che no; come avrebbe potuto odiare quella che un tempo era stata la sua migliore amica? Come poteva odiare quella che era stata la sua cotta di sempre, e forse il suo primo vero amore mai ricambiato?

Adesso Scorpius era frustrato. Guardare il castello, sebbene quella vista fosse mozzafiato, gli stava facendo venire la nausea. Riprese il suo singolare e solitario allenamento, sfrecciando prima da una parte e poi dall'altra a cavallo della sua amata scopa, lungo tutto il perimetro del campo da quidditch. Si sentiva decisamente meglio mentre volava: non una sola preoccupazione, la mente vuota e libera allo stesso tempo, l'anima così leggera.

«Malfoy!» 

Una voce maschile, parecchi metri sotto di lui, lo richiamò. All'inizio non riusciva bene a distinguere il volto del ragazzo, era già tanto che il suo udito avesse percepito quella voce. Quindi, anche se contrario al dover smettere di volare, Malfoy scese a terra e atterrò sull'erba fresca con fare dolce. Il ragazzo che gli si parò di fronte era uno del sesto anno, amico di Albus. Era più basso di lui di circa dieci centimetri ed era robusto, i suoi capelli castani erano cortissimi e i suoi occhi, neri come la pece, continuavano a fissare prima Scorpius e poi la sua scopa - che ora il biondo portava lungo il corpo, usandola quasi come un appoggio.

«Dimmi.» fece Malfoy a denti stretti, fingendo un sorriso cordiale ma insultandolo per averlo interrotto. Non aveva nemmeno idea di quale fosse il suo nome, infatti gli aveva detto un semplice e freddo "Dimmi".

Il ragazzo bruno fece un passo in direzione di Scorpius, accorciando le distanze e con un sorriso divertito, alzando in uno scatto le sopracciglia, parlò: «Vengo adesso dalla Sala Grande e ho grandi notizie. Albus sarebbe venuto qui personalmente ma era impegnato e--»

«Si, d'accordo.» lo interruppe Malfoy, capendo già con chi stesse passando il tempo il suo migliore amico. «Vai dritto al punto, eh?»

«Un gruppetto di Grifondoro ha pensato di dare una festa, sai come quelle dei babbani. Dato che oggi è sabato, hanno pensato "perché no?", quindi ecco perché sono qui: per avvisarti che stasera ci sarà una festa.» spiegò velocemente il ragazzo robustello, dondolandosi sui talloni e guardando Malfoy con lo stesso sorriso divertito che aveva prima. 

«E perché lo vieni a dire a me?» chiese Scorpius, inarcando le sopracciglia di un biondo più scuro rispetto a quello dei capelli. «Devo per caso ricordarti che siamo Serpeverde? E che le nostre Case si fanno la guerra fin da quando questo castello ha visto la luce?»

«Non ci saranno solo le nostre due case, Malfoy,» replicò il ragazzo, ora incrociando le braccia al petto e marcando bene il cognome di Scorpius. «ma anche Tassorosso e Corvonero.»

«Beh, non mi interessa.» fece il biondo, rimettendosi a cavallo della sua scopa, pronto a toccare nuovamente le nuvole e ad assaporare il vento freddo sulla pelle. «Riferiscilo ad Albus.»

«La festa inizierà alle nove e avrà luogo nella Stanza delle Necessità.» disse il ragazzo, affrettandosi a parlare prima che l'altro Serpeverde riprendesse il volo. «I due Caposcuola di turno questa sera sanno tutto, sono certo che non spiffereranno nulla. Io comunque la mia parte l'ho fatta, il messaggio te l'ho consegnato e ora me ne torno al castello. Ci si vede in giro, o magari alla festa.»

 
~
 
La Stanza delle Necessità si era rivelata al gruppetto di studenti che avevano avuto per primi l'idea della festa, sorprendendo gli stessi perché si era abbellita da sola, tutto naturalmente per magia. La Stanza era grande abbastanza per contenere gli studenti del sesto e settimo anno delle quattro Case di Hogwarts, due tavoli posti contro le pareti - pieni di bevande e snack - e una postazione da dove si metteva la musica. Sul soffitto c'erano lampadari che illuminavano la Stanza di una luce soffusa e accogliente; dei drappi color crema pendevano dalle pareti, creando archi rivolti verso il basso. 

La festa era già iniziata da un'ora quando Alice Paciock avvertì Dominique, Rose e Lily che si sarebbe allontanata un attimo, giusto il tempo di bere qualcosa di fresco e di riprendere fiato. Quindi si avvicinò ad uno dei lunghi tavoli posti alle pareti, afferrò un bicchiere di carta e se lo porto al mento, iniziando a riflettere su quale bevanda fosse quella che voleva in quel momento. Infine prese una bottiglia già aperta di whisky incendiario e versò il contenuto nel suo bicchiere, rischiando di rovesciarlo tutto quando qualcuno la abbracciò da dietro. 

«Me ne versi un po' anche a me?» chiese Albus, sorridendo e adagiando il mento sulla spalla di Alice. 

«Al!» esclamò la ragazza, appoggiando la bottiglia che aveva in mano sul tavolo e portandosi il bicchiere di whisky alla bocca prima di riprendere a parlare. «Mi hai fatto venire un colpo!»

«Era questo il mio intento.» ridacchiò in risposta il corvino Serpeverde, lasciando poi un umido bacio sul collo della Grifondoro. 

Lei si girò e lo strinse in un abbraccio, arrossendo un poco e poi staccandosi per poterlo guardare meglio. Albus indossava un semplice paio di jeans neri che gli fasciavano le gambe e una camicia bianca che gli donava molto. I capelli erano pettinati da un lato, alzati un poco con della cera e sul suo viso c'era un sorriso adorabile. Gli occhi verdi del corvino osservarono meglio la ragazza e, nel farlo, Albus si morse un labbro: i capelli di Alice erano racchiusi in una crocchia scomposta e qualche ciuffo castano le ricadeva sul viso, incornicaindolo e rendendolo più sottile - Dominique era stata fiera del suo lavoro, una volta finito. Indossava un vestito color crema che le arrivava al ginocchio, leggero e semplice come lei; sotto portava un paio di collant nere e ai piedi un paio di ballerine del medesimo colore del vestito. Il tutto, accompagnato da un delicato profumo, illuminò gli occhi di Albus. 

«Allora, vuoi chiedermi di ballare o te ne starai lì impalato per tutta la sera?» domandò Alice, piegando la testa di lato e guardandolo con un sorriso che le illuminò il viso. 

«Sarebbe un onore!» esclamò Albus, afferrando il bicchiere dalle mani della ragazza e finendo di bere il whisky incendiario rimasto. 

A che punto stavano quei due? Quella domenica ad Hogsmeade li aveva fatti avvicinare molto, avevano scoperto di avere molte cose in comune e passioni che li legavano. Albus e Alice avevano passato l'intero pomeriggio a parlare e, ad un certo punto, lui le aveva offerto un sacchetto pieno di caramelle di Mielandia - oltre alla burrobirra. Stavano bene insieme, lui era felice e lei anche. Si divertivano.

Rose, Dominique e Lily, ancora in mezzo alla massa di studenti a ballare, esultarono quando videro Albus e Alice parlare. I due erano perfetti insieme, una coppia dolce e... beh, perfetta! Secondo Rose l'uno meritava l'altra e, inoltre, era contentissima che i suoi due migliori amici stessero finalmente facendo grandi passi verso una possibile relazione. Poi qualcos'altro catturò la mente della rossa, facendola smettere di sorridere: i suoi occhi avevano trovato quelli di Malfoy, ma solo per un estante perché poi lui aveva ripreso a concentrarsi sulla ragazza a cui cingeva la vita - ovvero Trish Zabini.

«Fantastico, è arrivato il gargoyle platinato con la sua nuova conquista.» mormorò a denti stretti, facendo poi un cenno alle cugine verso il tavolo delle bevande. 

Dominique e Lily si guardarono un istante, annuendo poi alla cugina e osservandola allontanarsi da loro a passo svelto. Le due ragazze avevano capito cos'era successo nel momento in cui Rose aveva smesso di sorridere, nel momento in cui i suoi occhi celesti avevano trovato quelli altrettanto chiari di Scorpius. Quei due avevano bisogno di darsi una svegliata, di capire e di dirsi a vicenda che cosa volessero davvero, ma erano entrambi orgogliosi e per questo Lily decise che gli avrebbe dato una mano. 

«Quei due devono risolvere queste divergenze!» urlò infatti quest'ultima alla cugina, sperando che non dovesse urlare ancora più forte per sovrastare la musica.

«Lily, è di Malfoy e Rose che stai parlando!» replicò Dominique, il tutto senza smettere di ballare. «E poi io non mi fido di quel Serpeverde.»

«Dom, tu non ti fidi di nessun Serpeverde!» ridacchio la cugina in risposta.

«Si, questo è vero!» concordò allora Dominique. «Ma lui più di tutti e l'eccezione alla regola è Albus!»

Dopo parecchi minuti, però, Lily riuscì a convincere una Dominique titubante. Mentre a pochi metri da loro Trish Zabini e Scorpius Malfoy ballavano, seguendo il ritmo delle canzone che si susseguivano. Trish sorrideva divertita, portava le braccia scure dietro al collo di Malfoy e lo attirava più vicino a se; Scorpius invece aveva la mente da tutt'altra parte, ma comunque sorrideva per non destare sospetti. Ad un certo punto, proprio mentre Trish aveva deciso che quello era il momento migliore per rubare un bacio al suo accompagnatore, partì un lento e una vecchia canzone babbana portò sulla pista le coppie della festa. Scorpius, iniziando a ballare con Zabini - ed evitando di baciarla -, notò il suo migliore amico e Alice Paciock e sorrise: finalmente quei due stavano assieme. Poi vide che Lorcan Scamande aveva baciato il dorso della mano di Rose Weasley e qualcosa nel suo stomaco si era annodato. La canzone partì immediatamente e le parole sembravano dirette a lui. 
Just so you know
This feeling's takin' control of me
And I can't help it
I won't sit around
I can't let him win now

Thought you should know
I've tried my best to let go
Of you but I don't want to
I just gotta say it all before I go
Just so you know*

 
Ogni singola parola sembrava scritta appositamente per lui, ogni singola parola era scritta appositamente per lui. Rose era a qualche metro da lui, fra le braccia di quell'idiota di Scamander e quel vestito bianco e nero le donava moltissimo. La gonna era nera e le ricadeva fino alle ginocchia in un modo delicato, il corpetto era bianco e aveva le maniche a tre quarti, rigorosamente bianche e fatte in un tessuto simile al pizzo. I capelli boccolosi e rossi erano raccolti in una treccia a spiga lasciata ricadere sulla schiena - anche questa opera di Dominique. Gli occhi di Malfoy si erano fissati su Rose, non riusciva a cambiare soggetto dei suoi sguardi... era difficile.

La rossa nascose il viso sul torace di Lorcan che la cullava dolcemente, seguendo il ritmo della canzone. Poi i suoi occhi celesti incontrarono quelli di Scorpius e anche lei, come una stupida, non riuscì a toglierglieli di dosso. Il suo cuore perse un battito quando lui, sorprendendo entrambi, le sorrise. Per Rose fu difficile ammetterlo, ma trovava che Scorpius Malfoy, quella sera - ma non solo - fosse bellissimo: jeans neri, una maglietta bianca e una camicia azzurra gli donavano parecchio. 

Proprio nel mezzo della canzone Scorpius fece un cenno con la testa a Rose, indicandole i loro due migliori amici che oltre a ballare ora si stavano anche baciando. Rose spalancò bocca e occhi, sorridendo poi e ritrovandosi a saltellare sul posto quasi fosse una bambina che riceve un regalo tanto atteso. Lorcan le chiese il perché di quel suo comportamento, Scorpius scoppiò a ridere e Trish si staccò dal suo accompagnatore per guardarlo male. Quando la canzone finì, Lorcan prese per mano Rose, la quale si sentì strana - e non proprio in senso positivo - e la portò fino al tavolo delle bevande. Nello stesso istante Scorpius smise di ridere, tornò a ripensare alla canzone appena finita e alle sue parole. Mollò Trish con una scusa, dicendole che doveva andare di corsa in bagno e uscì dalla Stanza delle Necessità, confuso e stanco. Rose, che nel frattempo stringeva in mano un bicchiere di carta che Lorcan le aveva passato, notò il Serpeverde uscire di corsa dalla Stanza e così, per curiosità e forse anche perché una vocina le urlava di seguirlo, liquidò il suo accompagnatore e seguì Malfoy.

Fuori dalla Stanza delle Necessità era tutto silenzioso, non c'era quasi nessuno in giro a parte qualche coppietta che si sbaciucchiava qua e là. Rose percorse il corridoio in punta di piedi, sperando che non ci fosse qualche professore che, per qualche strano motivo, aveva deciso di controllare il castello da cima a fondo. Mentre camminava, la ragazza passò accanto ad un'aula vuota e qualcuno la afferrò, trascinandola dentro e chiudendo la porta subito dopo. Era così buoio che Rose non riusciva a vedere chi l'avesse presa alla sprovvista, ma quando la sua schiena tocco il muro e un profumo si presentò a lei, capì. 

«Perché mi segui, Weasley?» domandò con voce calma e profonda Scorpius, portando le mani ai lati della testa di Rose. Non poteva vederla bene, però sentiva il suo respiro e, sopratutto, il suo profumo.

«Non ti seguivo.» mentì Rose, spostando in avanti di poco il viso e sentendo il bisogno di avere Malfoy più vicino.

Finalmente gli occhi di entrambi si abituarono al buio di quell'aula e si fissarono. In quegli sguardi c'era più di quanto le parole potessero dire, erano intensi e a Rose sembrò mancare l'aria. I loro cuori, sebbene nessuno dei due lo sospettasse, battevano all'unisono e quando Scorpius accarezzò la guancia di Rose - gesto involontario e volontario allo stesso tempo -, lei trattenne il respiro.

«Ti prego, spiegami perché lo sto facendo.» mormorò Malfoy, ritrovandosi a fissare la sua mano e subito dopo gli occhi e le labbra di Rose, che ora si trovavano a qualche centimetro di distanza.

La rossa portò lentamente una mano sul petto del Serpeverde, percependo le vibrazioni del suo cuore e poi sussurrò: «Non saprei che dirti.»

Un brivido percorse la schiena di Scorpius quando la mano di lei entrò in contatto col suo corpo, tanto che si avvicinò ancora di più alla ragazza. Sentiva che quello era il momento giusto, il posto giusto per rubarle un bacio, uno soltanto; quindi fece uno scatto in avanti col viso e, sfregando le sue labbra con quelle di lei, le chiese il permesso.

«Fallo e basta.» rispose Rose, arrivando alla conclusione che quello era ciò che desiderava di più in quel magico momento. 

Allora Scorpius la baciò, prima dolcemente e assaporando ogni secondo la sua bocca. Portò entrambe le mani sui suoi fianchi, avvicinandola il più possibile al suo corpo mentre le mani di lei finirono sul suo viso. Gli occhi erano chiusi e le labbra sembravano incastrarsi alla perfezione. Rose socchiuse la bocca, lasciandosi andare in un piccolo e delicato gemito di piacere; questo fu sufficente per Malfoy e il bacio da delicato si tramutò in uno pieno di passione. I duei si staccarono per riprendere fiato e Scorpius le sorrise, Rose non ricambiò perché fu presa dal passare un indice sulla bocca di lui, tracciandone i contorni. A quel punto il biondo sollevò Rose da terra e lei circondò i fianchi di lui con le gambe; Scorpius la fece sedere su un banco e riprese a baciarla.

«Scorpius!» 

Una voce ruppe il loro magico momento, e purtroppo Scorpius sapeva benissimo a chi appartenesse quella voce. Il ragazzo si staccò nuovamente dalla rossa, notando la delusione negli occhi di quest'ultima. Quindi Rose scese dal banco sul quale era seduta, si sistemò il vestito e lasciò Malfoy da solo, uscendo da quell'aula e scontrandosi con Trish Zabini.

«Ma guarda chi si vede.» la salutò gelida la ragazza quando la vide. «Non sapevo che anche i secchioni sapessero divertiri. Guardati, sei tutta spettinata, questo significa che ho interrotto qualcosa, eh? Mi chiedo solo con chi.»

Un ghigno divertito comparve sul viso della Serpeverde, mentre su quello della Grifondoro ritornò la delusione di poco prima. Ora che era tornata alla realtà, Rose Weasley aveva capito di aver sbagliato e che quello accanto o insieme a Scorpius Malfoy non era proprio il suo posto. No, lei doveva assolutamente tornare da Lorcan, spiegargli perché era uscita e pregarlo di passarci sopra - naturalmente avrebbe sorvolato sull'accaduto, sul bacio con Malfoy. Eppure, quando Trish le chiese con chi se l'era spassata, Rose aveva aggiunto nella sua mente, in modo divertita, Col tuo ragazzo, stupida asina giuliva.

«Con nessuno, è stato solo uno sbaglio.» disse invece ad alta voce, sperando che Malfoy non la sentisse. Perché infondo lo sapeva anche lei: quel bacio non era stato tutto fuorchè uno sbaglio.

Fece per andarsene ma Trish la richiamò: «Senti, Weasley, hai per caso visto Scorpius.»

La rossa fece un sorriso triste e in esso nascose quel bacio che era finito da poco, quel bacio che già le mancava più dell'aria e quel bacio che avrebbe ripreso immediatamente... ma scosse il capo, sorrise e mormorò un «No, mi dispiace.», per poi lasciare una Trish piena di dubbi e domande.


NOTA AUTRICE
*Just so you know - titolo di una canzone di Jesse McCartney che ho scoperto da poco, sebbene sia abbastanza vecchia.

Ebbene sì, non ho lasciato passare 12 anni - ad Azkaban! - prima di aggiornare e quindi ecco il nuovo capitolo che, ci tengo a sottolineanre, è il più lungo che ho scritto fino ad ora!
Buona lettura, spero vi piaccia e se non dovessi aggiornare prima, BUON NATALE e FELICE ANNO NUOVO!
Un abbraccio virtuale!
Eli

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Capitolo 9
*** 9. Non qui e non ora, Weasley ***


Non qui e non ora, Weasley


Era passata una settimana intera dalla festa che si era svolta nella Stanza delle Necessità, una settimana da quel bacio che Scorpius e Rose avevano regalato l'uno all'altra in una piccola aula vuota. La rossa, non appena si era allontanata abbastanza da Trish, e sopratutto da lui, aveva fatto una corsa - sperando di non incontrare, ad ogni angolo che voltava, un professore o peggio, Pix e Gazza - ed era arrivata davanti al ritratto della Signora Grassa con i capelli appiccicati alla fronte per via del sudore, i piedi doloranti e cuore e testa in tumulto. Malfoy, invece, aveva passato dieci minuti buoni ad ascoltare quella frase che, nella sua mente, continuava a ripetersi: «E' stato solo uno sbaglio». La voce di lei era come torturarsi una ferita che si era finalmente richiusa, lasciando però la cicatrice. Si chiese più volte perché l'avesse baciata e, inoltre, per quale motivo lei lo aveva spinto a farlo. Più tardi, però, si era rimesso quella maschera da sbruffone ed era uscito dall'aula per cercare la ragazza con cui era andato al ballo: Trish Zabini. 

Quando il lunedì successivo le lezioni ripresero regolarmente, Rose e Scorpius si incontrarono a Pozioni e, sotto gli occhi sconvolti dell'intera classe, nessuno dei due iniziò a lanciare frecciatine all'altro. Presero i loro posti, si misero d'accordo su quali ingredienti dovevano usare per la pozione assegnata e poi erano tornarono nel loro silenzio imbarazzato. I pomeriggi, sempre seguendo ciò che la preside McGranitt gli aveva imposto, li passavano in biblioteca a studiare per i loro G.U.F.O., anche qui il silenzio regnava sovrano. Ogni volta che si incontravano nei corridoi, poi, uno annunciava che aveva dimenticato qualcosa e ritardava quell'appuntamento nelle aule che era inevitabile. 

All'ora di colazione, sedute nella tavolata dei Grifondoro, Lily e Dominique osservavano la cugina: Rose era in un altro mondo e stranamente non aveva toccato cibo, anzi ci giocava con la forchetta. Le due ragazze si erano accorte da tempo che qualcosa non andava in Rose, giocare col cibo al posto di mangiarlo ne era una prova lampante.

«A che starà pensando?» sussurrò Dominique a Lily, senza staccare i suoi meravigliosi occhi dall'altra Weasley.

«Ci basterebbe un incantesimo Dom, con quello potremmo scoprire cosa frulla nel cervello di nostra cugina.» rispose prontamente Lily, guardando a sua volta la rossa e prendendo una cucchiaiata di cereali immersi completamente nel latte fresco.
 
«Lily!» esclamò Dominique, mantenendo comunque un tono di voce adeguato - più perché Rose non la sentisse che altro - e spostando gli occhi sgranati verso Lily. «Non puoi pensare veramente di usare Legilimens su Rose! E scommetto quello che vuoi che non sapresti neanche come farlo.»

«Abbassa la voce Dom! Ti potrebbe sentire!» replicò velocemente Lily, dando una rapita occhiata a Rose che, nel frattempo, aveva solo deciso di rimettere la forchetta sul tovagliolo. «In ogni caso quella è la nostra ultima spiaggia, come una scialuppa di salvataggio prima che il Titanic affondi, capisci?»
«A fatica.» mormorò Dominique, cercando di trovare un senso a tutti quei modi di dire che Lily usava spesso.
 
Le due ragazze andarono avanti nella loro discussione, dimenticandosi di controllare la protagonista dei loro pensieri. La Weasley aveva sistemato la forchetta per una motivazione, la stessa che la stava facendo alzare per lasciare la Sala Grande: lui. Malfoy era entrato accanto ad Albus e anche lui sembrava fosse in un mondo tutto suo: gli occhi non avevano quella luce che li caratterizzava, ma erano spenti e - cosa ancor più strana - sembrava più pallido di quanto non fosse già. Lui, Scorpius Malfoy, quello che veniva da sempre dipinto com un ragazzo sicuro di sé, ora si nascondeva e diventava incerto, tentennante.

«Ragazze io non credo di sentirmi bene. Avvisate voi, per favore?» chiese Rose, guardando supplicante le due cugine che avevano appena interrotto il loro discorso, lasciandolo ancora una volta a metà.
 
Dominique annuì triste, Lily invece si limitò a guardarla con quello sguardo preoccupato che aveva ereditato da nonna Molly. Quindi Rose si girò verso la porta immensa della Sala Grande e le sembrò che stesse per crollarle addosso, ma ciò non accadde e con un respiro profondo la superò. Alice Paciock, che si era svegliata più tardi, stava scendendo giusto in quel momento e, infatti, si fermò a chiedere all'amica dove stesse andando.
 
«Mi gira la testa, voglio distendermi un po' e credo che per oggi salterò le lezioni.» spiegò brevemente Rose, superando Alice e facendole un veloce e stanco sorriso.
 
«Rose, dove stai andando?» la richiamò però un'altra voce, bloccando per l'ennesima volta la sua voglia di tornarsene a letto per passare tutto il giorno a riflettere. «Non ti ho più vista dopo il ballo!»

Rose si girò, aveva riconosciuto la voce di Lorcan Scamander. Alle spalle del ragazzo, Albus e Scorpius stavano uscendo dalla Sala Grande: l'uno che parlava ininterrottamente, l'altro con il capo abbassato. La Rossa non ci diede molto peso ma sorrise quando Albus e Alice si scambiarono un veloce e dolce bacio, poi tornò a concentrarsi su Lorcan - era ostinata e non voleva assolutamente guardare Malfoy, perché se l'avesse fatto per lei sarebbe stata la fine.
 
«Si lo so, scusami.» disse lei, avvicinandosi a Lorcan. «E' successo un casino e son dovuta tornare di corsa al dormitorio.»

«Mi hai tolto un peso, davvero!» sospirò lui, abbracciandola improvvisamente. «Pensavo di aver combinato qualcosa e che te ne eri andata per colpa mia.»

Albus sorpassò la cugina stringendo la mano di Alice, le diede un veloce bacio sulla guancia e poi si allontanò. Scorpius, che anche lui la stava sorpassando, aveva le braccia lungo il corpo e le mani erano chiuse a pugno; la mascella serrata e il suo respiro più pesante. Rose trattenne l'aria per un secondo, che a lei sembrò invece un'eternità.

«Mi chiedevo... si, ecco..» continuò Lorcan, non accorgendosi della tensione fra Rose e Scorpius. «Volevo chiederti se ti andava di fare un giro, ogni tanto, per il castello o fuori.»

«Va bene.» accettò immediatamente Rose, senza pensarci neanche due volte. «Mi farebbe piacere passare del tempo con te Lorcan.» e ricambiò l'abbraccio.

 
~~~
 

UN MESE DOPO - DICEMBRE


Era ufficiale, Lorcan e Rose stavano finalmente insieme e facevano coppia fissa. I due erano stati premiati dagli studenti come la coppia più bella che girasse per Hogwarts, rubado il primo posto ad Alice e Albus. Ogni volta che li si incontrava nei corridoi, si poteva capire quanto fossero felici dagli occhi dolci che Lorcan le regalava, o dai sorrisi che Rose faceva nascere sul suo viso quando era in compagnia di lui - o anche quando veniva semplicemente nominato. La Weasley, però, non aveva di certo dimenticato quel piccolo momento passato insieme a Scorpius. Pensava spesso a quel bacio, lo comparava - anche se sapeva che era una cosa sbagliata da fare - a quelli che Lorcan le dava: erano completamente diversi l'uno dagli altri, erano due mondi separati che le facevano provare emozioni differenti. 

Rose ora era seduta in biblioteca, doveva studiare per un test importante e aveva chiesto a Lorcan - in modi gentili, ovviamente - un po' di spazio. Lui aveva acconsentito, affermando che avrebbe utilizzato anche lui quelle ore per portarsi avanti e riempire alcune pergamente che avrebbe dovuto consegnare in settimana. Erano le sei del pomeriggio e la sala era già illuminata da candele sospese e piccole lampade, il profumo dei libri vecchi fece risvegliare nella rossa quell'amore che provava per lo studio e per la lettura e il silenzio era la cosa più bella che ci fosse. Qualcuno prese posto accanto a lei, ma pensando che fosse una delle sue cugine evitò di alzare il capo e continuò nel suo studio. 

«Mi eviti da più di un mese, Weasley.» sibilò invece Malfoy, rubandole il libro che teneva fra le mani e obbligandola a guardarlo. «Non si evita un Malfoy.»

«Come se tu non avessi fatto lo stesso.» replicò prontamente Rose, strappandogli dalle mani ciò che le aveva rubato. «E ora vattene, devo studiare.»

«Io non me ne vado.» rispose Scorpius, piegando di lato il capo e mostrando un ghigno malefico. «Non fino a quando non avremo parlato.»

«E di che cosa, mi chiedo.» mormorò Rose, fingendo poco interesse nell'argomento che di lì a poco sarebbe saltato fuori - ovvero il loro bacio. 

«Lo sai benissimo, rossa.» disse lui, rubando un'altra volta il libro e mettendolo sul tavolo davanti a loro. 

«Quante volte ti dovrò dire di non chiamarmi rossa?!» esclamò Rose, tenendo comunque un tono adeguato in quanto erano in biblioteca. 

Rose si avvicinò a Scorpius puntandogli un dito sul petto, battendo l'indice ogni volta che pronunciava una parola. Lui non fece niente, non perse la calma neanche un istante, ma all'ultima parola le afferrò la mano e la portò vicina al suo viso. Il profumo di rose gli diede alla testa e la costrinse ad alzarsi, per poi portarla in un punto in cui nessuno li avrebbe sentiti o visti. 

«Malfoy, mi fai male!» mentì Rose, senza opporre la minima resistenza a ciò che lui faceva. 

In realtà il suo cuore era impazzito, ma non perché Scorpius le incuteva timore, tanto più perché era curiosa ed era a conoscenza di quel sentimento senza nome che provava per lui. inoltre, si fidava di nuovo.

«Ti sta più appiccicato di una pianta tentaculum!» sibilò Malfoy, una volta raggiunto il luogo più silenzioso della biblioteca. 

Rose diede una veloce occhiata in giro: c'era un'enorme finestra alla sua sinistra e sotto di essa un vecchio tavolo, dietro di lei - perché Scorpius aveva fatto in modo che la sua schiena combaciasse alla perfezione con uno degli scaffali - c'erano una montagna di libri e così anche alle spalle di lui. Subito dopo, la ragazza si mise a riflettere su ciò che Malfoy le aveva appena detto, assomigliava alla gelosia. 

«Non ti lascia neanche un momento sola e si aggrega alle nostre maledette sessioni di studio pomeridiano.» continuò Malfoy, afferrando la sua bacchetta e pensando intensamente all'incantesimo che li avrebbe isolare dal mondo che li circondava, creando una specie di bolla trasparente che li rendeva invisibili e insonorizzava quei pochi metri quadrati in cui erano. «Mi fate vomitare.»

«E allora che dovrei dire io, eh Malfoy?» domandò Rose, incorciando le braccia al petto e incatenando i suoi occhi celesti a quelli grigi di lui. 

Scorpius mise le mani ai lati del capo della rossa, bloccandola. Non voleva lasciarsela scappare, doveva averla perché era da sempre stata sua. Fece un passo in avanti, accorciando quelle misere distanze che li separavano. I respiri si fecero uno solo, ora più corto, e i cuori stavano esplodendo nei loro petti.

«Da quello che mi risulta, rossa,» e Scorpius fece apposta a marcare quello stupido nomignolo - adorava quando lei gli rispondeva a tono. «io sono un Serpeverde scapolo.»

«Si, ma in una costante cerca di conquiste!» esclamò Rose, notando che ormai c'era ben poco fra lei e il gargoyle platinato - e sorvolando sul soprannome che aveva usato. «Quante Malofy? Quante ragazze?»

«E tu quante volte sei stata con quello Scamander, eh Weasley?» replicò lui, sempre più arrabbiato.

«Non siamo ancora arrivati a tanto!» esclamò allora lei, perdendo la pazienza. «Di certo non posso dire la stessa cosa di te, giusto?»

«Credi davvero che io possa sprecare la mia prima volta con delle sciocche ragazzine? Con quelle basta uno schiocco di dita e sono già tutte mie, si fionderebbero nel mio letto senza che io dica nulla.» iniziò a spiegare Scorpius, sorridendole con cattiveria e gelosia. «No Weasley, se c'è una cosa che io prendo seriamente oltre alla scuola è proprio questo.»

«Ah si? Beh, il tuo comportamento dice ben altro.» ribatté Rose, spingendolo e andando a sedersi sul tavolo sotto la grande finestra. «E poi non ci crede nessuno che non l'hai mai fatto.»

«Ma è la verità!» esclamò esasperato Scorpius, riavvicinandosi alla rossa con uno scatto e mettendole le mani sui fianchi. 

«Si, come no!» fece Rose, alzando gli occhi al cielo. «Chissà quante volte ci sei stato con Trish!»

E quella fu l'ultima goccia che fece traboccare il vaso. Con un balzo Scorpius salì sul tavolo e con un movimento rapido aveva fatto in modo che la Weasley si stendesse sotto di lui, poi si era abbassato velocemente sul suo viso e aveva fatto scontrare le loro labbra - trovando una risposta positiva da Rose. Il bacio era dieci volte più bello di quello che si erano dati la sera della festa, i cuori battevano all'unisono e i respiri erano corti. Tutto nell'aria era eccitante, aveva il sapore di quel passo che entrambi erano pronti a fare, sapeva di rose miste a menta fresca. Rose prese il controllo della situazione e ribaltò i ruoli, trovandosi ora sul corpo del Serpeverde. Lui le sorrise e si alzò per abbracciarla.

«Non qui e non ora, Weasley.» sussurrò dolcemente al suo orecchio, facendola diventare tutta rossa in viso. «Deve essere speciale.»

In silenzio scesero dal banco, lui si sistemò i capelli e i vestiti poi aiutò Rose a fare lo stesso. Poco prima di andare le rubò un ultimo bacio, intrecciando le sue dita con quelle di lei, poi con un colpo di bacchetta eliminò l'incantesimo e si allontanò velocemente, uscendo dalla biblioteca con un sorriso con il battito cardiaco che ritoranava, pian piano, normale. Rose invece rimase in quel posto per un paio di minuti, sedendosi sul vecchio tavolo e sfiorandosi con l'indice le labbra. Stava per farlo, stava davvero per donare qualcosa di così prezioso a Scorpius Malfoy e avrebbe continuato imperterrita se lui non l'avesse fermata. Ma quello, pensò mentre si avviava nella sua Sala Comune, non dovrebbe essere qualcosa da fare con Lorcan? Perché per Malfoy ero pronta e, invece, quando sono con il mio ragazzo mi tiro sempre indietro?

Una volta arrivata alla Sala Comune, sorpassò il ritratto della Signora Grassa e salutò distrattamente Hugo, seduto davanti al camino con degli amici a fare i compiti. Arrivò nel suo Dormitorio e di malavoglia si fece la doccia: non voleva togliersi di dosso il suo profumo; infine salutò le cugine e Alice e poi si coricò nel suo letto, tirando le spesse tende rosse scure. Sul cuscino trovò una lettera, la aprì e la lesse a mente: era da parte di sua madre.

 
"Cara Rose, 
Tuo padre ed io non vediamo l'ora di riavere te e Hugo a casa per le vacanze di natale. Volevo solo avvisarti che come ogni anno io, tuo padre e i tuoi zii vi aspetteremo al binario nove e tre quarti e, subito dopo, andremo direttamnte da nonna Molly (non vede l'ora di riabbracciarvi tutti!). 
Passeremo sempre natale da lei e troveremo il modo per stare lì fino a dopo l'ultimo dell'anno, sai benssimo che siamo in tanti e che dobbiamo sembre trovare una disposizione sui letti che piaccia a tutti. Inoltre, piccola mia, ci sono delle novità! Albus ha scritto a Harry che ha trovato una ragazza e che è proprio la figlia di Neville - sono veramente contenta per lui! - e quindi ci sarà anche la famiglia Paciock quest'anno. Inoltre sappiamo tutti che Albus, essendo Serpeverde, è diventato molto amico con il figlio di Draco Malfoy, ovvero Scorpius; Harry e Ginny ne hanno parlato e hanno preso una decisione: Scorpius passerà le vacanze con noi! Ci hanno messo un po' per convincere tuo padre, sai com'è fatto, ma alla fine ha ceduto.
Salutami tanto tuo fratello e digli che gli voglio un mondo di bene e che sto contando i giorni per riempirvi la faccia di baci. 
Un abbraccio, Rosie.
Mamma.
P.s: io e tuo padre siamo così orgogliosi di te e tuo fratello!"

 
Rose spalancò la bocca, sgranò gli occhi e trattenne un urlo. Scorpius avrebbe passato le vacanze natalizie con loro? Che sarebbe successo? Alla fine, con fatica, si addormentò con tre pensieri che le giravano per la testa: «Ho tradito il mio ragazzo», «Scorpius passerà le vacanze con noi» e un sussurro dolce che diveva «Non qui e non ora, Weasley. Deve essere speciale».


NOTA AUTRICE

Buonsalve a tutti! Vi sono mancata? *spera in un si*
Ho adorato scrivere questo capitolo, sopratutto mi sono immaginata la scena della biblioteca come se fossi lì con loro (un po' inquietante, lo ammetto).
Spero vi piaccia questo nuovo capitolo e scusatemi se non aggiorno spesso, ultimamente le cose non vanno benissimo a casa e ho la testa altrove. 
Elisa

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Capitolo 10
*** 10. Il silenzio dice molto di più ***


Il silenzio dice molto di più


La partenza da Hogwarts era stata fissata, gli studenti avevano impacchettato le proprie cose e salutato chi aveva deciso di rimanere al castello. Lily e Dominique si erano date una mano a vicenda, intanto discutevano e perfezionavano il loro piano. Le basi erano state buttate giù, ora bisognava capire come fare in modo che si realizzasse. 

Quando il giorno effettivo della partenza arrivò, le due cugine uscirono dalla Sala Comune con i bagagli al seguito. Erano eccitate all'idea di tornare a casa, di rivedere i loro genitori e di poter passare le vacanze con nonna Molly e nonno Arthur; per non parlare del resto della famiglia. Raggiunsero in poco tempo lo spazio davanti alla Sala Grande e lasciarono in un angolo, vicino agli altri, i loro bauli. Una volta sistemato il tutto, si guardarono intorno e non videro Rose: era il momento giusto per mettere a punto il loro piano.

«Dobbiamo solo trovare uno sgabuzzino, attiriamo Rose e Malfoy lì dentro e chiudiamo a chiave la porta.» ricapitolò Lily, sfregandosi le mani e guardando Dominique con uno sguardo complice.

«Va bene.» annuì Dominique. «Adesso supponiamo di aver trovato ciò che fa al caso nostro, quale scusa usiamo per incastrarli?»

«Ci penseremo al momento.»

E l'argomento si chiuse lì. Presto arrivò il momento di salire sul treno e Dominique e Lily trovarono una cabina vuota. Entrarono e aspettarono Rose e Alice, così da poter passare l'intero viaggio insieme, ma Alice arrivò mano nella mano con Albus e Scorpius che li seguiva. Di Rose neanche l'ombra. Alice, che sapeva dove si trovava l'amica, spiegò di come Rose avesse passato tutta la mattinata con il suo ragazzo, Lorcan, e di come le avesse detto che sarebbe stata insieme a lui anche duranto il viaggio in treno verso casa. 

«Probabilmente vuole stare con lui perché non sa se riusciranno a vedersi durante le vacanze.» rifletté Alice, stringendosi ad Albus. 

Lily lanciò un'occhiata a Scorpius, seduto sul sedile di fronte a lei. Lo sguardo del ragazzo si era nuovamente spento, ora fissava ciò che c'era all'esterno del treno; le mani strette a pungo e posate sulle gambe, i pensieri che - con molta probabilità - erano dedicati a sua cugina. Non sembrava più Scorpius Malfoy lo sbruffone, e questo fece rattristare Lily. 

Per tutto il viaggio Scorpius non disse una parola, nemmeno quando Albus gli rivolgeva qualche domanda. La sua testa era altrove, infatti nella sua mente continuavano a proiettarsi immagini di Lorcan che abbracciava Rose, dei due che si baciavano con passione; il Serpeverde arrivò addirittura ad immaginarsi che forse Rose lo stava prendendo in giro, insieme a lui, e li vedeva ridere. Ma se da una parte la sua testa gli buttava in faccia la realtà - cioè che Rose e Lorcan stavano insieme, che erano una coppia già da qualche tempo -, dall'altra Scorpius tentava e si buttava nella speranza che durante quelle vacanze che stavano per passare nella stessa casa qualcosa sarebbe cambiato.

«Ho bisogno di sgranchire le gambe.» annunciò proprio Scorpius, alzandosi di scatto. 

Albus gli chiese in che direzione andasse e se avesse visto l'anziana signora col carrello dei dolci, di prendergli qualcosa. Malfoy annuì distrattamente e uscì dalla cabina avviandosi verso la parte di treno in cui, solitamente, c'erano i Corvonero. Perché lo stava facendo? Cosa lo aveva spinto? La curiosità e... la gelosia. Individuò velocemente la cabina dove Rose e Lorcan erano seduti - soli -, allungò il collo per vedere cosa stesse succedendo, il tutto fatto con un pensiero fisso in testa: «Non farti vedere da lei». Lorcan le cingeva le spalle con un braccio, le passava delicatamente il dito indice sulla guancia, le sussurrava chissà quali parole all'orecchio e lei, nel frattempo, osservava il paesaggio in continuo cambiamento fuori dal finestrino. 

«Rosie.» la richiamò Lorcan. Lei girò immediatamente il capo e incontrò gli occhi del suo ragazzo, gli sorrise anche se con stanchezza e malinconina.


Lorcan avvicinò il viso a quello di Rose, fece combaciare le loro fronti e mosse leggermente il capo, sfiorando il suo naso con quello di lei. Poi chiuse gli occhi, si avvicinò ancora di più e la baciò con dolcezza, lentamente, continuando ad accarezzarle la guancia con una mano. Scorpius, appostato fuori dalla cabina, messo in una posizione in cui loro non potessero accorgersi della sua presenza, dovette chiudere gli occhi alla vista di quella scena. Gli era bastato vedere il momento in cui lei, a poco a poco, iniziava a ricambiare i baci del Corvonero. 

«So che Scorpius passerà le vacanze di natale da voi.» disse Lorcan, quando si staccò da Rose quel tanto che bastava per poterla guardare negli occhi. «E temo che possa farti cambiare idea su di me, su di noi, in qualche modo.»

«Non dire sciocchezze.» disse lei, fingendo una risata. 

«Rose gli piaci ed è un Serpeverde.» replicò Lorcan in tono serio, adesso staccandosi del tutto dalla sua ragazza. 

«Questo che vorrebbe dire, scusa? Anche Albus è di quella Casa, ma ciò non vuol dire che sia una brutta persona!» esclamò Rose, adesso offesa.

«Non sto dicendo questo, perdonami se le mie parole ti hanno fatto intendere altro. Quello che voglio dire è che Scorpius è quel tipo di Serpeverde che farebbe di tutto per averti, proprio perché è cotto di te.» spiegò Lorcan, abbracciandola. «Lo sa tutta Hogwarts.»

«Lorcan,» mormorò Rose, sciogliendo l'abbraccio e prendendogli il viso con le mani. «non c'è niente tra me e Scorpius, te lo posso assicurare, e mai ci sarà.»

Fuori dalla cabina, sebbene quelle parole gli fecero male nel profondo, Scorpius si disse che quelle erano solo menzogne. Si disse che lei le stava dicendo quelle cose perché i sospetti di lui si affievolissero, sparissero dalla sua mente. Eppure, dopo che Rose ebbe terminato di parlare, Malfoy tornò nella cabina dove Albus, Alice, Lily e Dominique stavano ridendo e scherzando tutti insieme. Disse che non aveva trovato l'anziana signora e il carrello, disse che era stanco ma non abbastanza da voler dormire durante il viaggio. 

 
~~~

Sulla piattaforma del binario nove e tre quarti, maghi e streghe erano in attesa dell'espresso in arrivo. Nell'aria fredda e pungente di dicembre c'era l'eccitazione, la nostalgia dei propri figli e la felicità per l'imminente arrivo del treno. Quando si sentì un fischio, Hermione Granger allungò il collo per vedere il fiammeggiante treno entrare in stazione, Ron fece lo stesso e Ginny sorrise ad Harry. I quattro vennero affiancati da Will e Fleur che, con la stessa impazienza, guardarono l'espresso per Hogwarts che lentamente si fermava al capolinea; George e Angelina che tentavano di individuare il viso di Roxanne tra tutti quei studenti che avevano appiccicato la faccia ai finestrini; Hannah Abbott che non vedeva l'ora di riabbracciare la figlia e il marito.

Iniziarono a scendere i primi studenti, la stazione piombò nel caos e nella confusione. Studenti che correvano da tutte le parti, genitori e familiari che allargavano le braccia per accogliere i figli, i fratelli e le sorelle. Rose e Lorcan scesero mano nella mano dal treno in tutta tranquillità: lui non aveva la minima voglia di salutare la sua ragazza, di lasciarla andare; lei si era pentita di quello che aveva detto al suo ragazzo sul treno, a proposito di Scorpius. Le parole le rimbalzavano nella testa, ma si disse che più tardi, una volta arrivata a casa di nonna Molly, avrebbe riflettuto su ciò che voleva davvero... e su chi voleva davvero.

Lorcan individuò Luna Lovegood, sua madre, e salutò con un lungo bacio Rose. Poi la abbracciò e le disse di scrivergli, lei annuì e poi si allontanò per cercare i suoi genitori. Vide sua madre che abbracciava Hugo, o meglio lo stritolava, e scoppiò a ridere nel vedere l'espressione di suo fratello che diceva "Mamma lasciami, mi metti in imbarazzo". Quando Rose vise suo padre, poi, gli corse incontro e lo prese alla sprovvista, abbracciandolo forte e dicendogli che gli era mancato moltissimo.

«Anche tu mi sei manca, piccolina!» esclamò Ron, ricambiando l'abbraccio. 

«Tesoro mio!» Hermione lasciò andare Hugo, che andò a salutare il padre, e strinse Rose in un abbraccio così stretto che alla ragazza mancò il respiro. «Mi sei mancata così tanto!»

Rose riuscì finalmente a staccarsi dall'abbraccio di sua madre, quindi salutò gli zii - Harry, Ginny, Fleur, Bill - e la signora Paciock. Notò Scorpius non lontano dal loro rumoroso gruppo, stava abbracciando la madre mentre il padre li guardava senza dire una parola. Quando il ragazzo si voltò per raggiungere la famiglia Potter - era stato deciso che per andare alla Tana lui sarebbe andato con la famiglia di Albus - e si ritrovò davanti gli occhi celesti di Rose e i suoi boccolosi capelli rossi, sentì tornare le parole che Rose aveva detto a Lorcan sul treno, quindi si affrettò a raggiungere i Potter che lo stavano aspettando e la superò senza dire una parola. Rose rimase immobile per alcuni secondi, poi si girò e seguì i suoi genitori e suo fratello - suo padre che le chiedeva se si era fatta valere, se aveva battuto Malfory in tutte le materie e sua madre che alzava gli occhi al cielo. 

 
~~~

Alla Tana tutti quanti furono accolti da una Molly esaltata e in festa e da un Arthur nelle medesime condizioni. La prima però iniziò ad elencare le specialità che aveva preparato - e avrebbe preparato - appositamente per quella vacanza, il secondo invece parlò delle stramberie babbane in cui si era imbattuto durante la settimana. Inoltre, in un piccolo salotto, James Potter, Victorie Weasley, Teddy Lupin, Fred Weasley, Lucy e Molly Weasley - che erano arrivati poco prima con i genitori Percy e Audrey - attendevano seduti su divanetti e poltrone. Anche qui si piombò nel caos più totale: ci si scontrava per salutare uno o l'altro parente, c'era confusione e si stava piuttosto stretti.

«Scorpius, benvenuto!» esclamò Molly Weasley, abbracciando il Serpeverde e attirando l'attenzione di Rose.

Per nonna Molly non importava di che casa fosse Scorpius, quello che le importava era che avrebbe passato le vacanze di natale circondato da gente affettuosa, preziosa e speciale per lei - oltre al fatto che avrebbe assaggiato ancora, come l'estate precedente, le sue prelibate pietanze. Quando l'abbraccio si sciolse, e Molly raggiunse la famiglia Paciock per salutare anche loro, gli occhi di Scorpius incrociarono nuovamente quelli di Rose. Il mondo attorno a loro scombarve, rimasero solo Rose Weasley e Scorpius Malfoy. Le voci e la confusione dei parenti di lei, della famiglia Paciock e le risate sparirono del tutto. Poi Malfoy abbassò il capo, si mise a parlare con Albus e Rose fu riportata alla realtà.

Lily e Dominique, che avevano assistito a questo momento così intenso, si dissero che non appena si fossero sistemate in una delle camere che nonna Molly e nonno Arthur avevano messo a disposizione, avrebbero dato il via al loro piano. Ciò che speravano era una confessione dell'uno o dell'altra, oppure un allontanamento definitivo - anche se la seconda opzione non piaceva a nessuna delle due. Un'ora dopo Hermione e Ginny avevano fatto uno schema della casa, disegnando le camere vuote e quelle occupate. Quindi erano passate a riempire quelle vuote:

- Albus, Scorpius, Hugo, Louis;

- James, Teddy, Fred II;

- Lily, Dominique, Alice, Rose;

- Roxanne, Lucy, Molly, Victorie;


Una volta fatte le camere, Dominique e Lily si affrettarono per raggiungere la loro e, in questo modo, scegliere i letti migliori. Dietro di loro Rose e Alice non facevano che prenderle in giro. Le quattro ragazze si chiusero subito nella loro stanza e, scelti i letti, si sdraiarono per rilassarsi; qualcuno però bussò ed entrò senza neanche aspettare il permesso. 

«Al! Mi hai fatto male!» esclamò Alice, quando Albus si buttò a peso morto su di lei.

Subito dopo scoppiarono entrambi a ridere, poi lui si sdraiò accanto a lei e le rubò un bacio. Lily li guardò un secondo e, incrociato lo sguardo di Rose, si portò due dita alla bocca e mimò un conato di vomito; Scorpius entrò subito dopo Hugo - che si sedette sul letto di Rose e prese a stuzzicarla con leggere spinte. 

«Smettila. Smettila. Smettila.» continuava Rose, senza neanche muovere un muscolo.

Non aveva intenzione di reagire, ma stava attenta e metteva già in conto una possibile vendetta per quel suo comportamento. posò poi gli occhi su Malfoy che stava attraversando la stanza e ora, con lo sguardo volto ad un punto indefinito, guardava fuori dalla finestra. Era semplicemente bellissimo e il suo cuore le diceva di alzarsi, di raggiungerlo, di abbracciarlo e baciarlo; ma la sua testa le diceva di no.

Che devo fare?, si disse.

 
~~~

Quella notte Rose non riusciva a chiudere occhio. Infatti si alzò dal suo letto e, in punta di piedi, uscì dalla stanza e scese le scale per raggiungere il salotto della Tana. Si sedette sulla poltrona più vicina al caminetto, osservò le fiamme che, davant ai suoi occhi celesti, danzavano al ritmo di una musica a lei sconosciuta e incomprensibile. Non sentì gli scricchiolii della scala alle sue spalle, non si rese nemmeno conto che un ragazzo, dietro di lei, la osservava ed era combattuto sul da farsi. 

Scorpius aveva una voglia matta di raggiungere Rose, di farsi abbracciare da lei e di sentire le sue dita scorrere fra i suoi capelli chiari. Però voleva anche starle lontano, voleva che le loro strade si dividessero una volta per tutte e voleva smettere di sentirsi in quel modo. Ma, sapendo benissimo che stava facendo del male a se stesso, il Serpeverde mosse un passo nella direzione della Grifondoro, le scostò i capelli perché la parte sinistra del collo fosse libera e poi sfiorò la sua pelle con le labbra. 

Non si scambiarono una parola, lei capì immediatamente cosa doveva fare e si alzò per far sedere lui. Poi lei si sedette sulle gambe del ragazzo e appoggiò la testa sulla spalla di lui, passando una mano fra i suoi capelli. Quel momento era perfetto, in un rigoroso ma ben voluto silenzio; le mani di Scorpius che accarezzavano e stringevano Rose e lei, così comoda e appagata di stare anche solo vicino al Serpeverde, respirava il suo profumo e cercava di farlo penetrare nel suo corpo - perché potesse averlo sempre con sé.

Due ore più tardi, col dispiacere di entrambi, dovettero tornare nelle loro camere. Si salutarono davanti alle rispettive porte - che erano l'una davanti all'altra - con un bacio dolce e a stampo, non una parola e via.



NOTA AUTRICE

Scusate se ci ho messo davvero tanto a pubblicare! Ho avuto dei problemi personali che non sto qui a spiegarvi, ma spero di poter ricevere il vostro perdono con questo capitolo.

 

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Capitolo 11
*** 11. Chiarimenti ***


Chiarimenti

 
Il mattino successivo, quando i raggi del sole iniziarono a farsi vedere, nella casa regnava il silenzio. Scorpius Malfoy era disteso nel suo letto a pancia in su, entrambe le mani sotto il capo e gli occhi spalancati a fissare il soffitto. Non aveva chiuso occhio quella notte, gli era sembrato impossibile.

Lanciò un'occhiata al suo migliore amico che, sdraiato nel netto accanto, russava e sorrideva. Stava sicuramente sognando Alice Paciock. Malfoy allungò il collo: Hugo dormiva a bocca aperta, ogni tanto parlava e diceva cose incoerenti e talvolta incomprensibili, mentre Luis era il più tranquillo di tutti. 

«Lorcan, non c'è niente tra me e Scorpius, te lo posso assicurare, e mai ci sarà» 

Gli tornarono alla mente le parole di Rose, quelle che lei aveva detto a Lorcan sull'Espresso durante il viaggio del ritorno da Hogwarts. Quando Rose le aveva pronunciate, Scorpius si era completamente irrigidito e sembrava quasi mille coltelli gli avessero trafitto il corpo. Si era chiesto più volte il preché, di quelle parole. 

Scorpius riorganizzò i suoi pensieri. «Sono sempre io che vado a cercarla»

In effetti, con un po' di attenzione in più, il ragazzo si rese conto che era la verità. Per prima cosa c'era stato quel giochetto che aveva portato avanti insieme a Trish, naturalmente ad insaputa di quest'ultima, per far ingelosire la Weasley; poi si era preso un colpo quando, durante la partita di Quidditch, Rose si era presa un bolide addosso - ed era corso in infermeria subito dopo. La sera del ballo era un altro pezzo del paso: era stato lui a baciarla, Rose aveva solo ricambiato. Certo, c'era stato un altro bacio quel pomeriggio in biblioteca, ma era sempre e solo Scorpius che si buttava per primo, era lui quello che faceva il primo passo.
 
«Devo solo starle lontano, sì» mormorò tra sé e sé, cercando di convincere sé stesso che quella fosse la scelta migliore. «I contatti fra me e lei devono terminare, ecco»

Scorpius, deciso di quella sua scelta, si mise a sedere sul letto e osservò fuori dalla finestra. Il sole era spuntato, il cielo si faceva sempre più chiaro e la casa sembrava, a poco a poco, svegliarsi. La porta della camera davanti alla sua, quella dove Rose, Alice, Dominique e Lily dormivano, si aprì e si richiuse. Questo gli fece chiedere chi potesse essere, ma alla fine decise che non gli importava e si stiracchiò.

Qualche minuto dopo, scendendo a fare colazione, notò la chioma rossa di una ragazza seduta a tavola. Stava parlando con nonna Molly e questa, con un sorriso ampio e con le padelle piene di cibo che le svolazzavano attorno, rispondeva con affetto alla rossa. Fortunatamente, quando Malfoy andò a sedersi, trovò semplicemente Lily e non Rose.

«Buongiorno caro, hai fame?» gli chiese Molly, scompigliandogli i capelli biondissimi.
 
Scorpius annuì un po' assonnato. «Molto»

Lily lo guardò di sottecchi, nella sua mente c'era il piano che lei e Dominique avevano ideato. Era convinta che bisognava procedere al più presto, ma Dominique aveva preferito aspettare un po'. Malfoy gli fece un cenno del capo per salutarla, poi addentò una salsiccia e, allo stesso tempo, mandò giù un sorso di succo d'arancia appena spremuto.

«Che c'è?» chiese Scorpius a bocca piena, notando che Lily lo guardava con occhi quasi disgustati.

«Mangi proprio come Albus» rispose lei, alzando gli occhi al cielo e scuotendo il capo. «Assurdo»

Scorpius, in tutta risposta, sbuffò e riprese a far colazione. Molly gli chiese se avesse dormito bene e lui, con un cenno del capo, rispose di sì - sebbene, in realtà, non avesse dormito affatto. Poco dopo, con uno sbadiglio, si unì a loro anche Alice Paciock, seguita da Albus, Luis, Hugo e Dominique. Molly fu veramente contenta di vederseli tutti lì, seduti a tavola, a fare colazione insieme.

«Allora, che programmi avete per la giornata?» domandò la donna, versando dell'altro succo nei bicchieri dei presenti. 

Lily e Dominique si scambiarono un'occhiata, sorrisero e si strinsero nelle spalle contemporaneamente. Albus guardò Alice e le fece un'occhiolino, mentre la ragazza sorrise e arrossì.

«Io vorrei tornare a dormire» disse Hugo, strofinandosi un occhio. 

Rose Weasley scese in cucina quando tutti ebbero finito di fare colazione, si era svegliata per utlima, persino dopo i suoi genitori e il resto degli adulti. Camminò in punta di piedi fino ad arrivare alla sua sedia, prese posto e fece un sorriso assonnato a sua nonna, che ricambiò prontamente e si allungò per darle un bacio sulla fronte.

Malfoy era seduto poco distante da lei, reggeva la testa coi palmi delle mani e gli occhi erano chiusi. Rose lo guardò con occhi curiosi, le sue labbra si piegarono ad un sorriso e, proprio in quel momento, quasi percepisse il suo sguardo su di sé, Scorpius spalancò gli occhi e la osservò per qualche secondo. Poi, con uno sguardo serio e duro, gelido e distaccato, Malfoy si alzò da tavola e tornò al piano superiore, tornando nella sua stanza.

«C'è qualcosa che non va fra di voi, Rosie?» le chiese nonna Molly con curiosità, porgendole altre salsicce calde. 

«Nulla» rispose dopo un attimo Rose, sospirando. «Assolutamente nulla»

 
~~~

Nel pomeriggio Lily e Dominique decisero che era arrivato il momento giusto, per attuare il loro piano. Al terzo piano, nonna Molly aveva uno sgabuzzino abbastanza spazioso dove teneva scope, secchi di plastica e altre cose per pulire casa, e Dominique aveva pensato fosse il posto adatto dove rinchiudere Scorpius e Rose.

Non fu difficile a nascondere le bacchette dei due diretti interessati, ma la parte complicata era trovare un'ottima scusa per trascinarli fino al terzo piano. Dominique, pensando ad alta voce, aveva detto che bastava tirargli una padella sulla testa e portarceli di peso, ma lo sguardo di Lily era bastato a farle ritirare tutto. 

«Guardali» disse improvvisamente Lily, indicando Scorpius e Rose.

Erano fuori in girardino. Scorpius, seduto ai piedi di una quercia, guardava distrattamente Hugo e Albus rincorrersi a cavallo delle loro scope; Rose, invece, stava chiacchierando con Alice, ma anche lei sembrava avesse la testa da tutt'altra parte. Ogni tanto i due si scambiavano un'occhiatina, ma il Serpeverde era sempre il primo che abbassava lo sguardo per guardare altrove - cosa che, agli occhi di Lily e Dominique, sembrava dar fastidio alla loro cugina. 

«Dobbiamo immediatamente trovare una scusa, Dom» proseguì Lily. «Quei due hanno bisogno di parlarsi, di chiarire e di decidere cosa fare»

«Io, comunque vadano le cose, sono Team Lorcan» mormorò Dominique in risposta.

Secondo Dominique, Lorcan era più adatto a Rose. Aveva un animo più gentile, poi era intelligente come sua cugina, era un bel ragazzo e la trattava sempre con rispetto. Sì, Dominique stimava molto Lorcan, eppure Rose non sembrava così tanto felice quando era con lui. 

Lily le scoccò l'ennesima occhiataccia, poi si tirò su a in piedi e spiegò a Dominique la scusa che le era venuta in mente. Mandò Dominique da Rose, mentre lei si avvicinò a passò lento al Serpeverde; con uno sforzo enorme, gli sorrise e si sedette accanto a lui. Scorpius si sorprese nel constatare che Lily stesse parlando proprio a lui, dato che era una cosa più unica che rara, ma comunque tentò di prestare attenzione e infine acconsentì a seguirla. 

Lo sgabuzzino del terzo piano era vuoto, buio e umido. Lily e Dominique lo avevano svuotato l'ora precendete, mettendo tutto quello che c'era dentro in una delle stanze lì vicino. Lily aveva chiesto al Serpeverde di controllarne l'interno, ma quando questo fu abbastanza dentro, Lily lo spinse e richiuse la porta a chiave.

«Quando esco di qua, Potter!» esclamò Scorpius a mo' di minaccia. 

Qualche minuto dopo la porta si riaprì, ma fu Rose quella che si trovò davanti. La porta fu chiusa una seconda volta e, dall'esterno, arrivò la voce di Lily che affermava che non avrebbe riaperto fino a quando Scorpius e Rose non si fossero chiariti una volta per tutte. Sebbene fosse buio pesto - non c'era neanche una finestrella -, i due si scambiarono un'occhiata e iniziarono a battere i pugni sulla porta perché questa venisse aperta. Ma Dominique e Lily se n'era già andare.

Malfoy, sbuffando, decise di sedersi a terra. Incrociò le braccia al petto e adagiò il capo al muro. «Io e te non abbiamo proprio niente da dirci, non capisco che abbiano in mente quelle pazze delle tue cugine»

«Non sono pazze» protestò Rose, sedendosi accanto a lui. 

Il profumo di rosa gli arrivò dritto dritto al cervello: Rose era troppo vicino. Non che gli dasse fastidio, ma quella mattina si era ripromesso che non ci sarebbe più cascato e che, fra loro, avrebbe cercato di aumentare le distante. Quindi si alzò, camminò fino alla porta e si sedette davanti ad essa, poggiando la schiena sul legno vecchio e umido.

«Che hai? Perché fai così?» gli chiese Rose, con un filo di voce.

«Devi starmi lontano, Weasley» ringhiò Malfoy, respirando profondamente. «Come ho appena detto: non abbiamo nulla di discutere io e te, quindi chiudi la bocca e fa silenzio»

Rose sgranò gli occhi, ritrovando il vecchio Scorpius Malfoy di inizio anno. Quando i suoi occhi si abituarono al buio, la rossa si rese conto che Malfoy guardava ovunque ma mai verso di lei; sembrava trovasse più interessante guardare il soffitto, il pavimento o le pareti. E poi perché quell'improvviso distaccamento? Cosa aveva fatto di male?

«Ho... ho fatto... qualcosa di sbagliato? Ti ho-» iniziò lei, ma subito il Serpeverde la interruppe.

«Chiudi la bocca, Rose» disse lui, con rabbia. Poi, pensando ad alta voce, disse: «Dovevo tornare a casa dei miei, lo sapevo»

«Ti sei pentito di essere qui?» domandò la Grifondoro, sempre con un filo di voce.

Lui aprì gli occhi di scatto, incatenò i loro sguardi e annuì con forza. «Corretto, Weasley!»

Rose non ci capiva più niente. Fino alla sera precedente le cose erano andate alla perfezione fra loro, magari con qualche alto e basso, ma in fin dei conti non era poi così male. Cos'era cambiato? La ragazza cercò di pensare a cosa avesse fatto di male, a cosa avesse detto negli ultimi giorni e non riuscì a capire cosa avesse sbagliato. 

«Sai che c'è?» disse improvvisamente Scorpius, alzandosi in piedi. «Va bene, parliamo»

La rossa aprì bocca per rispondere, si mise in piedi anche lei ma non fece in tempo a parlare. Scorpius si passò una mano fra i capelli, sbuffò con fare nervoso e poi guardò negli occhi la ragazza dai capelli rossi e boccolosi. Fece un passo in avanti, pronto ad assaporare quelle labbra così invitanti e così buone, ma ci pensò una seconda volta e si fermò.

«Io ho chiuso con questo giochetto, Weasley. Tutto era molto più semplice prima di quella stupida festa nella Stanza delle Necessità: io facevo le mie cose, tu le tue e ognuno di noi aveva la sua vita» sbottò Malfoy.

«Giochetto? Scorpius ma che sta dicendo? Pensi sia tutto un gioco, per me?» replicò prontamente Rose, facendo un passo verso di lui. «Credi che ricambiare i tuoi stramaledetti baci sia un modo per passare il tempo per me? Credi che lo faccia per divertirmi, eh? Beh, caro mio, sei proprio un idiota se la pensi a questo modo!»

«Prima vieni da me, poi vai da Lorcan» ringhiò Malfoy. «Cosa dovrei pensare, eh? Sentiamo!»

«Che sono confusa, stupido!» esclamò Rose esasperata, facendosi sempre più vicina al Serpeverde.
 
«Qualunque sia la tua scusa, Weasley» disse, calcando il modo in cui l'aveva chiamata. «Io e te abbiamo chiuso»

Scorpius si rimise a sedere, incrociò le braccia al petto e osservò, con occhi duri, la Grifondoro sedersi proprio di fronte a lui. Pochi attimi dopo, Rose nascose il viso fra le mani e singhiozzò silenziosamente, mentre Scorpius tentava in tutti i modi di non alzarsi per andare a consolarla. Infatti, per evitare proprio questo gesto, il ragazzo chiuse gli occhi e fece dei respiri profondi. 

«Io non ce la faccio, Rose» sussurrò poi, mantenendo gli occhi chiusi. «Tu devi essere mia e mia soltando, non di quell'insopportabile di Corvonero. Meglio chiuderla qui adesso, che andare avanti e tenere tutto di nascosto»

«Ma io non voglio che finisca!» esclamò subito Rose, lanciandosi in avanti per abbracciarlo. «Ti prego, ti prego!»

Scorpius l'allontanò da sé con fare gentile e delicato, poi batté il pungo sul legno della porta e chiamò Lily e Dominique un paio di volte. Quando le sentì, affermò che lui e Rose avevano parlato e che il loro piano aveva funzionato: si erano chiariti, era finita del tutto. Ma quando Lily e Dominique aprirono la porta, lasciando passare Scorpius, e trovarono Rose seduta per terra e in lacrime, si scambiarono un'occhiata confusa: cosa avevano combinato?

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Capitolo 12
*** 12 - La partita dai Weasley ***


La partita dai Weasley

Le ore del pomeriggio passarono molto lentamente per Rose, era come se il tempo fosse rallentato di colpo. Stava andando tutto bene fino a quando le sue cugine, Dominique e Lily, non avevano rinchiuso in uno sgabuzzino lei e Scorpius. Certo, il loro piano era quello di far chiarire i due ragazzi, ma non aveva funzionato poi così bene: Scorpius si era chiuso in camera sua, non voleva parlare nemmeno con Albus, e Rose aveva preso la sua scopa e si era alzata in aria, dicendo di aver bisogno di un po' di tempo per sé stessa. 

Mentre volava in alto, disegnando cerchi enormi ed invisibili, Rose ripensava a quello che era successo fra lei e Scorpius. Dopo un'attenta analizi, la Grifondoro aveva capito che Malfoy aveva tutto il diritto di arrabbiarsi e comportarsi in quel modo. Ma lei non poteva evitare di sentirsi confusa, era così e basta. 

«Ti va un po' di quidditch?» le chiese suo padre, Ron Weasley, volandole accanto. 

Ronald Weasley era un patito del quidditch, era il suo sport preferito. Il giorno in cui Rose, in una lettera, gli aveva comunicato di essere entrata a far parte della squadra di Grifondoro, Ron aveva festeggiato talmente tanto che Hermione, per farlo smettere, di lasciarlo senza cena per una settimana intera. Inutile dire che Ron si era calmato immediatamente.

«E' da un po' che non mi alleno come si deve, ma sono pronto a dare il massimo» proseguì lui, facendole l'occhiolino.

Rose si voltò nella sua direzione, finse un sorriso e tirò su col naso. Suo padre, notando gli occhi rossi e gonfi per via del pianto, le si avvicinò subito e la guardò con uno sguardo preoccupato. Qualcuno aveva ferito la sua bambina, e Ronald Weasley aveva già in mente un nome. 

«Rosie, chi è stato?» le domandò Ron, facendosi più severo. 

«Nessuno, papà» mormorò lei in risposta, scuotendo il capo. «Chiamiamo Lily e Albus e facciamo una partita due contro due»

«Non si fa nulla, signorina» le disse il padre. «Fino a quando tu non mi dirai chi è stato a farti del male, non chiamiamo nessuno»

Rose sapeva benissimo che suo padre non era rimasto in buoni rapporti con Draco Malfoy, per questo il primo Settembre del suo primo anno a Hogwarts le aveva detto di darsi da fare per battere il figlio, Scorpius. Se gli avesse detto che lei e il Serpeverde avevano litigato da poco, e se Rose avesse aggiunto che lei aveva pianto perché non voleva che il suo rapporto con Scorpius finisse, Ron l'avrebbe sicuramente ucciso.

Così, pensando velocemente ad una scusa, Rose mentì: «Questo è il mio ultimo anno a Hogwarts, mi mancherà»

Ron annuì, ma aveva capito perfettamente che la sua bambina stava mentendo. Sicuramente fra lei e Malfoy era successo qualcosa che Rose non voleva dirgli, e sicuramente Ron avrebbe scambiato due paroline col ragazzo. Quindi, una volta riportato un sorriso sul viso della figlia, Lily e Albus si aggregarono ai due e fecero una breve partita a quiddich - usando semplicemente una vecchia pluffa - due contro due. Presto, giù a terra, il resto della famiglia li guardava e li incitava; Molly preparò persino una merenda, da sgranocchiare godendosi la partita.

«Così ci batteranno alla prossima partita, Potter!» esclamò Scorpius, commentando quel punto che la squadra di Albus - formata da lui e Lily Potter - si era appena presa. «Concentrati di più e cerca di migliorare il tiro!»

«Sei chiudessi quella boccaccia, Malfoy, forse riuscirei a-» ma Albus non riuscì a finire la frase, perché Ron gli aveva appena fatto un altro punto.

Scorpius, scuotendo il capo, scoppiò a ridere. Accanto a lui, Harry Potter si sorprese ancora una volta del rapporto che il figlio aveva con il figlio di Draco Malfoy. Il primo anno, quando Albus era tornato per le vacanze di Natale, non pensava fosse possibile che uno dei suoi figli avesse fatto amicizia con un Malfoy, ma a guardarli adesso, Harry era felice che Albus avesse un amico come Scorpius.

«Che ne dici, Malfoy? Ci aggiungiamo?» disse James Sirius Potter, facendo un cenno col capo al Serpeverde. «Io con zio Ron e Rosie, tu coi miei fratelli»

Scorpius non se lo fece ripetere due volte, montò in sella ad una vecchia scopa che Molly gli aveva procurato e si unì al suo migliore amico. Chiese un break per poter discutere con Albus e Lily una tattica che li facesse rimontare, e poi vincere; era sicuro di sé ed era determinato a vincere la partita.

«Ci vorebbe Lee Jordan» commentò George Weasley, ricordando i suoi anni a Hogwarts, quando il suo amico Lee Jordan commentava le partite di quidditch, facendosi riprendere ad ogni momento dalla professoressa McGranitt.

Hermione, Harry e Ginny si scambiarono un'occhiata divertita, poi riportarono i loro occhi sulle sei persone a cavallo delle loro scope. Hermione rimase sorpresa nel vedere quanto fosse brava sua figlia, praticamente continuava a fare il tifo solo a Rose.

«Hey!» esclamò ad un certo punto Ron. «Ci sono anch'io, eh! Non solo tua figlia!»

Purtroppo, quella piccola distrazione - che fece scoppiare la moglie in una risata cristallina - costò alla squadra di Rose, Ron e James un punto. Malfoy festeggiò per qualche secondo, poi tornò a concentrarsi sulla vecchia pluffa; ben presto si ritrovò ad inseguire Rose. I due si allontanarono dal campo, Serpeverde dietro Grifondoro: tutti rimasero fermi ad osservarli. 

«Perché non mi lasci la pluffa, Weasley?» le urlò dietro, volando sempre più vicino a lei. 

«Troppo facile così, Malfoy» urlò Rose in risposta, rimanendo seria e concentrata. 

Rose si abbassò e, in mezzo minuto, stava correndo a terra stringendo la pluffa fra le braccia. Peccato che stesse correndo nella parte opposta al campo dei Weasley, e peccato anche che non fosse a cavallo della sua scopa per tornare indietro e segnare un punto alla squadra di Scorpius. In ogni caso, anche quest'ultimo scese a terra e la inseguì correndo.

Rose si fermò solo quando raggiunse una vecchia quercia, usandola per mantenere le distanze da Scorpius. Lui cercava di afferrarle un braccio, e aveva tentato più volte di rubarle la pluffa, ma Rose la teneva ben salda. Entrambi, col fianote, si fermarono un istante per riprendere aria e Malfoy, approfittandone, prese un polso di Rose e la tirò verso di sé.

«Complimenti Malfoy» mormorò Rose, incatenando i loro sguardi. «Adesso puoi rubarmi la pluffa e andare a segnare»

Scorpius non disse una parola, fece indietreggiare la Grifondoro - in questo modo la schiena di lei era contro la corteccia della quercia - e si avvicinò col suo corpo fino a quando non furono l'uno contro l'altro. La punta dei loro nasi si sfioravano, i loro fiati di mescolavano e i loro cuori battevano a mille. 

«Sai,» sussurrò Scorpius, chiudendo gli occhi e appoggiando la sua fronte a quella di Rose. «in questo momento mi sto facendo del male. Sto andando contro la decisione che ho preso questa mattina: dovrei starti lontano, eppure...»

«Eppure non puoi» bisbigliò Rose in risposta, avvicinando le sue labbra a quelle di Scorpius. «Non ci riesci, non vuoi. E questo perché nemmeno io posso, nemmeno io voglio»

Fu come uno schiaffo in faccia, per Scorpius. Quelle parole lo portarono ad una veloce riflessione e, infine, ad una fresca e nuova decisione. Afferrò la pluffa dalle mani di Rose, aprì gli occhi e avvicinò le labbra al suo orecchio: «Lascia Lorcan, spezzagli il cuore e scegli me»

E detto ciò, Scorpius Malfoy tornò alla sua scopa e, successivamente, al campo da quidditch dei Weasley. 

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