Ciò che si nasconde nell'oro e nel buio

di Korin no Ronin
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Jack ***
Capitolo 2: *** 2 L'oro e il passato ***
Capitolo 3: *** La paura invitata ***
Capitolo 4: *** Guerra ***
Capitolo 5: *** Della malignità di Pitch ***
Capitolo 6: *** Delle conseguenze delle azioni degli uomini ***
Capitolo 7: *** Pitch: osare come mai accaduto prima ***
Capitolo 8: *** Kozmotis ***
Capitolo 9: *** La grigia seduzione ***
Capitolo 10: *** Amnistia ***
Capitolo 11: *** L'amicizia spigolosa ***
Capitolo 12: *** Battaglia ***
Capitolo 13: *** La mesta vendetta ***



Capitolo 1
*** Jack ***


Titolo: Cio che si cela nell'oro e nel buio

Cap. 1 - Jack

 

Jack se ne stava in bilico sulla sommità di un palo delle linee telefoniche, con il naso all'insù, come aveva fatto migliaia di volte, ad
osservare i fili luminosi che Sandy tesseva, instancabile, quando le tenebre si facevano più fitte. Il ragazzo oscillò lentamente, in equilibrio sulla punta dei piedi. In quel momento dell'anno il mondo gli appariva meno ospitale; con l'autunno nell'emisfero australe e la primavera in quello boreale, il suo ghiaccio trovava difficilmente il proprio posto nell'ordine delle stagioni. Questo, tuttavia, non gli impediva di essere impegnato in una miriade di attività, la cui principale, come per tutti gli altri, era notare qualunque cosa che potesse annunciare il ritorno del dell'Uomo Nero. Le notti, tuttavia, scorrevano ancora senza che nulla le turbasse, quindi anche lui poteva concedersi una pausa ogni tanto. Da che aveva trovato il suo ruolo anche il suo spirito si era placato e aveva imparato a prendersi il tempo di osservare le cose, e apprezzarle nella loro interezza. Dalla luce riflessa dalla rugiada al cadere delle foglie, tutto sembrava aver preso un sapore nuovo.

Questo, però, lo aveva anche portato a porsi domande su altro. Sul suo compagno dorato, ad esempio, che era stato inghiottito dal buio e ne era uscito come se nulla fosse accaduto. Lui, invece aveva subito il suo fascino, ne era stato tentato e poi quasi distrutto. A volte le parole di Pitch tornavano a risuonargli nelle orecchie ma, ormai, tutto ciò che facevano era acuire il profondo senso di pena che sentiva per lui; e che condivideva con gli altri. Non erano serviti grandi discorsi per capire che, nonostante tutto, nessuno di loro nutriva un odio vero per quella creatura oscura; a tutti gli effetti, avrebbero potuto fare molto peggio che rinchiuderlo e lasciarlo in balia dei suoi corsieri. Forse dipendeva dal semplice fatto che luce e ombra erano inscindibili, ma una simile constatazione non poteva giustificare la tristezza che aveva visto in Toothiana, e perfino nel linguaggio sempre brusco di Calmoniglio. In certi momenti nessuno sembrava curarsi di esternare quel genere di emozione, come se dessero per scontato qualcosa che, all'improvviso, si ricordavano che non lo era per nulla. Non sapeva se essere curioso, o spaventato, a riguardo, perciò, visti i guai in cui si era cacciato per sapere ciò che non era ancora pronto a conoscere, aveva deciso di starsene buono ad aspettare che la situazione volgesse a suo favore.D'un tratto la superficie su cui si poggiava oscillò violentemente e lui si ritrovò, un istante dopo, a penzolare, un poco offeso, appeso al suo bastone agganciato al cavo.Il Pooka lo scrutava in cagnesco da terra, con il pelo tra le orecchie leggermente ritto
.- Cosa ci fai qui ? - scandì, lentamente,.
Jack riconquistò il suo palo e si accucciò, con il bastone sulle ginocchia.
- Ricognizione: ti dice qualcosa? Perché forse, e dico forse, avremmo altro da fare che stare con naso per aria. - continuò l'altro.
Il ragazzo sbuffò appena.
- Magari dall'alto è più facile, ci hai pensato? -
- E non usare quel tono accondiscendente! - sbraitò il suo compagno - Scendi, o tirerò giù io. -
- Lo sai che non puoi. -
Coniglio sfoderò un ghigno, insieme a un paio di bolas.
- Un regalo. Non vedo l'ora di usarle. -
L'altro Guardiano mugugnò e planò verso terra. Calmoniglio era incredibilmente gentile solo con i bambini; a dirla tutta lo era quasi stato anche con lui, qualche volta, ma erano parentesi davvero troppo brevi se paragonate a tutto il resto del tempo.
- Una delle fatine dei denti potrebbe aver visto un fearling, quindi adesso noi andiamo a controllare.-
Senza tante cerimonie il Pooka afferrò il compagno e lo trascinò lungo i suoi tunnel, per poi lasciarlo cadere, in malo modo, una volta tornati in superficie.
Jack si sedette pesantemente, ancora confuso.
- Potresti essere un po' meno brusco quando mi trascini con te. - si lamentò.
- La prossima volta ti prenoto un posto in prima classe. - ringhiò l'altro, di rimando.
Aveva le orecchie appiattite sulla testa, come se stesse fiutando qualcosa di pericoloso.
Il ragazzo si alzò in piedi, all'erta. Non sembrava esserci nulla oltre il frusciare dell'erba al limitare di un piccolo bosco. In lontananza si vedevano le luci di una cittadina.
- Cos'è un fearling? -
Coniglio si irrigidì qualche istante, poi sbuffò.
- Pensavo lo sapessi. - batté nervosamente una zampa a terra - Sono pezzi di buio, letteralmente, e non si muovono mai da soli. -
Jack lasciò morire le sue domande: non avrebbe ottenuto altro. Decise allora di impegnarsi nella ricerca, scrutando nelle ombre.
Non trovarono nulla, se non qualche animale spaventato, o irritato, dalla loro intrusione; un tasso, ad esempio, li fissò con rancore sincero quando lo interruppero nel bel mezzo del pasto.
Infine, il Pooka, sollevato, si sedette sull'erba, con il bosco alle spalle e gli occhi sulle luci della città.
- Non ci sono bambini, perché abbiamo cercato tra gli alberi - chiese il ragazzo, appena fu certo che, forse, avrebbe avuto una risposta diversa da un mugugno.
- Nessuna di quelle creature si avvicina volentieri alla luce, persino quella artificiale gli risulta fastidiosa. Ma la paura non riguarda solo gli esseri umani. - la voce di Coniglio era calma, si era udita così poche volte - Il topo teme il gufo, la chiocciola il riccio, un pesce baderà agli uccelli sopra la sua testa... hai idea di quanta paura ci sia in ogni luogo? E' di quella delle piccole creature che si nutrono. E' istintiva, primordiale, ed è la materia grezza su cui Pitch esercita il suo potere. O la sua creatività, se possiamo definirla così. -
L'altro Guardiano si accucciò al suo fianco.
- Non abbiamo trovato nulla, E' un buon segno, no? -
- Per ora. -
Coniglio poggiò la zampa sulla schiena del ragazzo.
- Sicuramente si fa più fatica ad acchiappare loro che te. - disse, ghignando, prima di aprire un altro tunnel sotto di loro.

 

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Capitolo 2
*** 2 L'oro e il passato ***


Jack spinse la porta con discrezione. Nord sedeva dandogli le spalle e, quando si voltò, lo salutò in modo bonario.

- Così tu vuole sapere di fearlings eh. -

L'uomo si alzò e passeggiò qualche istante, riuscendo nell'impresa di non calpestare nulla.

-E' vecchia questione. Antica più di pianeta, di Luna e di Guardiani, certo.-

Il ragazzo strinse le mani sul bastone, avvicinandoselo al corpo. Il Guardiano era in difficoltà, e lui cominciava a temere di essersi addentrato in un territorio pericoloso.

-E' qualcosa che non avrei dovuto sapere?-

-Certo che deve sapere! Non è mistero.-

Nord sbuffò e incrociò le braccia sul petto.

-Ma non bella storia. Racconterò te se tu vuole, ma oggi ho altro lavoro. Natale sempre troppo vicino. Allora, tu vuole sapere?”-

Il ragazzo esitò qualche istante.

-Sì.-

-Allora tu va. Io ha bisogno di silenzio per miei progetti.-

Jack biascicò qualcosa e guadagnò la porta in fretta: quel luogo non gli era mai parso tanto opprimente. Non era pentito della sua risposta, però era abbastanza spaventato dalla serietà di Nord, e dal fatto che lo avesse liquidato con tanta freddezza. Se parlarne era così difficile anche per lui, non osava nemmeno immaginare che cosa potesse esserci di così terribile nella natura dei fearlings. Coniglio aveva evitato accuratamente si tornare sulla questione, anzi, negli ultimi giorni non lo aveva nemmeno provocato più del necessario. Il ragazzo si fermò davanti al globo che ruotava incessantemente. Era completamente illuminato, uno spettacolo che riuscì a rinsaldarlo un poco. Spostò il bastone dietro la schiena e rimase ad osservarlo. Niente inverno, troppo presto per Nord e ancor più per Coniglio. Gli unici ad essere sempre attivi erano Toothiana, il suo esercito e Sandy. A ben vedere, metà del pianeta era sempre al buio, e questo faceva di loro, necessariamente, la prima linea di difesa disponibile. Sbuffò appena. Senza Pitch almeno avrebbe potuto prendersela con un po' più di comodo.

Al tramonto uscì a fare il suo giro di perlustrazione. Alle prima luci dell'alba, quando la sabbia dorata che aveva dato corpo ai sogni risaliva in cielo, decise di tonare nella sua stanza.

Ne aveva voluta una piccola, ricoperta di legno e con il soffitto a vista, simile a quella di cui conservava il ricordo. Si raggomitolò sopra il letto e pensò che, forse, quel giorno Nord si sarebbe deciso a vuotare il sacco che tanto gli pesava. O forse no. Il tavolo del suo laboratorio gli era sembrato più ingombro del solito, magari aveva davvero altro da fare che raccontargli una storia che vecchia di secoli.

Sbuffò e si sdraiò sulla schiena; cominciava a sentirsi davvero nervoso e sul punto di pentirsi di aver fatto domande. All'improvviso qualcosa gli solleticò la schiena, come un sottile nastro che sorresse tra lui e le coperte. Sorpreso, si alzò a sedere e la sensazione si fece più tangibile, fino a che ebbe la netta sensazione di un dito che gli percorresse velocemente la spina dorsale. Rabbrividì, poi si voltò con cautela, e non trovò nulla. Il rumore lieve della tende che venivano tirate lo fece voltare di nuovo e, stavolta, scorse una sottile voluta di sabbia dorata, che, apparentemente indispettita per essere stata scoperta, non trovò di meglio da fare che pizzicargli la punta del naso.

-Sandy?- chiamò.

Attorno a lui, la sabbia iniziò a delimitare uno spazio che escluse completamente la stanza e il mondo esterno. Jack si guardò intorno incuriosito, ancora seduto sul suo letto, misteriosamente incluso in quella sorta di mondo a parte. Dopo qualche istante un piccolo vortice dorato si alzò da terra, per poi espandersi e dipingere per lui un quadro di cui non conosceva nulla,.

 

La prima cosa che venne costruita fu una porta a due battenti; immensa, decorata di bassorilievi e vigilata da una sola guardia. Jack la osservò perplesso, poi, incuriosito, abbandonò la sua posizione e si avvicinò. L'uomo, che aveva un volto poco definito nei tratti, indossava un'uniforme ornata con nastri e medaglie, qualcosa di simile ad un'alabarda era l'unica arma che portasse. Il suo viso appariva teso e sofferente. D'un tratto il soldato si mosse e gettò un'occhiata dietro di sé, come se avesse udito qualcosa, poi strinse le mano intorno al ciondolo che aveva al collo, e, tremando, tornò guardare di fronte a sé. Jack si allontanò. Aveva una brutta sensazione, nonostante sapesse che nulla avrebbe potuto nuocergli.

Le porte oscillarono lievemente, come se qualcosa le spingesse dall'interno.

Il ragazzo udì il fruscio della sabbia, simile ad un sussurro, provenire dalla soglia e non ebbe dubbi sul fatto che dietro di essa fosse rinchiuso qualcosa di orribile.

All'improvviso l'uomo si scagliò contro la porte, la forzò con disperazione e ciò che doveva essere rinchiuso lo afferrò e lo inghiottì.

Il giovane indietreggiò ancora, fino a che sentì il contatto rassicurante delle coperte.

Dalla porta eruppe una massa informe, un immenso sciame di esseri piccolissimi e deformi che, infine, si dischiuse e partorì il suo frutto più riuscito; sorretto da decine di minuscole dita emerse quello che era stato prima di lui, e di tutti gli altri, un Guardiano.

Jack si sentì mancare le ginocchia: cesellato nell'oro riconobbe il signore degli incubi.

Pochi secondi dopo la sabbia crollò su se tessa e,quindi, riprese ad aleggiare, fine e lieve come cipria.

-Sandy? -

-Sì, sono qui.-

Jack si lasciò sfuggire un'esclamazione, incurante delle lettere dorate che fluttuavano pigramente davanti ai suoi occhi. Non si era spettato una risposta, tanto meno che qualcuno potesse parlargli direttamente nella testa. Udì una risata leggera e davanti a lui, attorniato da una sciame di orande, comparve uno sconosciuto dall'aria sbarazzina, che si produsse in un elegante inchino.

Il ragazzo immaginò che, in quel momento, la sua espressione non dovesse apparire particolarmente intelligente. L'altro fece roteare un bastone da passeggio comparso dal nulla e vi appoggiò le mani guantate, mentre la sabbia formava le code, esageratamente lunghe, di un frac.

“Non pensavo che potessi sentirmi con tanta facilità, avrei dovuto provarci prima.” disse, allegramente “E' una bella sorpresa.”

Il giovane annuì meccanicamente.

Il suo interlocutore scrollò le spalle.

-Beh, posso dire, con un certo vanto, di essere fatto della materia di cui sono fatti i sogni.- disse, poi rise, facendo sussultare le spalle - Non ho più una forma che sia davvero mia; quello che vedi di solito è l'aspetto che ho avuto, e, visto che piace ai bambini, di solito non ne assumo altri, però, a volte, è necessario un aspetto un po' più, come dire, adatto alla situazione.-

- Come a dire che ho sollevato un vespaio?-

- Come a dire che la questione necessita di parecchia serietà.-

Nella mente di Jack si materializzò il ricordo del suo compagno che scompariva nel buio. Si chiese quale aspetto avesse assunto in quella occasione.

- Gli altri lo sanno? Non vorrei finire come Coniglio, che si è lasciato sfuggire qualcosa che non avrebbe dovuto dire. -

- Non dovresti arrabbiarti per questo. Lo sanno, ma non tutti possono ascoltarmi, e nessuno degli Guardiani ci riuscirebbe, a meno di uno sforzo continuo. Sarebbe faticoso e frustrante; con lettere e disegni è tutto molto più facile. -

- E lui? -

Sandy si rabbuiò.

- Pitch è intelligente e conosce la sua natura, così come può immaginare la mia. I Sogni e gli Incubi, da qualunque parte li si guardi, in qualunque mondo essi appaiano, sono sempre fatti della stessa materia. L'ultima volta mi messo in una situazione troppo difficile perché continuassi a mantenere una forma così poco funzionale in una battaglia.-

Nello spazio tra di loro la sabbia modellò Pitch. Il Re degli Incubi mosse qualche passo, poi sul suo viso si disegnò un ghigno che precedette una risata raggelante

- Lo sapevo! Lo sapevo che un potere simile non poteva essere racchiuso da una forma tanto ridicola! - esclamò, trionfante

Jack ebbe la netta impressione che il compagno stesse condividendo con lui un ricordo preciso; il mostro dietro le porte non aveva emesso alcun suono intellegibile.

- Torniamo a noi, adesso.- disse, dopo che il Signore del Buio aveva dato origine ad uno sciame di minuscole falene.

- Perché Nord ha mandato te? Credevo che me ne avrebbe parlato lui.-

-Dovevi vedere, le parole non bastano. - sollevò un angolo della bocca - E perché, vecchio come sono, ho abbastanza pazienza per gestire i bambini che mettono il muso. -

- Guarda che anch'io sono vecchio. - protestò l'altro.

L'Uomo dei Sogni rise, e la sua voce risuonò come la pioggia su uno stagno.

- Ora, potresti lasciarmi spiegare le cose senza interrompermi?- disse, poi - Sono qui, ma ho anche un intero emisfero da controllare, non è facile coordinare le due cose. -

- Eppure lo fai sempre. -

- Pitch è un argomento che richiede a tutti noi più sforzi di quanto non sembri.-

Il giovane si tirò le ginocchia al petto. In verità era proprio quella la cosa che gli interessava maggiormente ma, ormai, era diventato abbastanza saggio da sapere che ogni effetto ha una causa quindi, cercando di racimolare un po' di pazienza, aspettò che l'altro cominciasse la sua storia.

- Kozmotis Pitchiner. -

Jack si irrigidì.

- Un incalcolabile tempo fa si fece carico di vigilare sulla prigione in cui il male era stato rinchiuso.- Sandy sospirò appena.

- Era un uomo valoroso e dalla volontà forte, così tutti si scordarono che, appunto, era un uomo come gli altri; lo lasciarono partire per i più remoti confini dell'universo, sicuri che potesse affrontare la solitudine e i sussurri di ciò su cui vegliava; resistette a lungo, infatti, appellandosi al suo coraggio e al desiderio di proteggere quanto aveva di più caro, però, alla fine, il male, che lo aveva osservato per così tanto tempo, scoprì il suo punto debole, e, facendo leva su di esso, riuscì a divorarlo.-

Il ragazzo rabbrividì quando, davanti a lui, si materializzò la figura dorata di una bambina e, in un lampo, gli fu chiaro perché l'Uomo Nero si accanisse così tanto sui sogni dei piccoli.

- E' orribile.- disse, con un filo di voce - Corrompere un sentimento simile è davvero orrendo.-

L'uomo dorato piegò appena le labbra. Non aveva mai dubitato, nemmeno per un istante, che Jack possedesse abbastanza sensibilità, e intelligenza, per afferrare al volo una questione simile.

-Stavi male a causa sua, immagino. Anche prima di sapere tutto questo.-

-Sì.-il ragazzo sospirò profondamente -Perché? Ora posso anche farmene una ragione, ma prima?-

L'altro Guardiano unì le punte delle dita davanti alle labbra. Discorrere di certe cose era sempre difficile.

-Ti sei accorto che Kozmotis è ancora lì; solo una minuscola parte di quello che era, ben chiusa nel recesso più buio di quello che è adesso Pitch. Se il male lo avesse divorato completamente non ci sarebbe più oro nei suoi occhi.-

Il Guardiano dei Sogni gli gettò un'occhiata mesta, quindi abbassò lo sguardo.

- Alla fine della prima guerra abbiamo passato giorni, mesi, a sentirci inquieti a causa del senso di pena che sentivamo per lui.- piegò appena un angolo della bocca -Tutto quel malumore aveva reso Aster più intrattabile che mai.-

-Aster?-

Sandy si lasciò sfuggire una risatina nervosa, quindi sollevò gli occhi,

- Coniglio. - rettificò, poi scrollò le spalle - Sai, Jack, ci sono decine di cose che scoprirai su di noi nel corso del tempo, una di queste è che Aster può muoversi nel tempo come fa nella terra con i suoi tunnel. E, proprio perché non gli è concesso di cambiare il passato, è particolarmente suscettibile sulla questione. Però, vedi, la nostra debolezza sarebbe anche la sua condanna.-

Sandman si perse qualche istante ad osservare i pesci che, imperturbabili, continuavano a muovesi attorno a lui.

- Pitch ha cercato di portarti dalla sua parte. Non voglio sapere cosa ti ha detto, dimmi solo che impressione puoi ricavarne adesso.-

Il Guardiano si concesse di riflettere qualche istante, quindi il suo viso assunse una strana espressione. Individuò un particolare tanto evidente quanto in contrasto con ciò che l'uomo oscuro rappresentava.

Jack si morse il labbro inferiore e mise i piedi a terra. Guardò il suo interlocutore dritto negli occhi.

-Voleva che rimanessi con lui. Avrebbe potuto costringermi e basta.- affermò, quindi aggrottò le sopracciglia -E il male non soffre di solitudine, né si addolora al pensiero che nessuno possa vederlo.-

-Ecco, ci sei arrivato.-

La voce dell'altro aveva perso ogni vivacità.

-Il male non cerca compagnia. Insieme a lui, tutta quell'oscurità ha divorato anche la sua parte umana, ed è quella che soffre, e che si è sentita offesa e delusa dal tuo rifiuto. Per proteggere ciò che resta di Kozmotis è nostro dovere combattere quello che lo imprigiona.-

I pesci svanirono, e la sabbia ricompose il soldato.

-Io prendo coscienza di tutto quello che la sabbia conosce e impara. Se è il mio potere a toccarlo, attorno a lui compaiono farfalle, come per ogni essere umano. Non ci sono belle creature nei recessi del male. - strinse le labbra - Però una cosa ti deve essere chiara: non esiste possibilità che lui riemerga. Ciò che noi vediamo sono le sue qualità, distorte e corrotte, potremmo non sapere mai quanto ancora di lui c'è dentro Pitch, e non dovremo mai porgli la questione. Se Kozmotis è ancora lì, è solo perché non viene ritenuto degno di attenzione. Combattendo il buio, in qualche modo aiutiamo lui a sopravvivere. Perciò facciamo ciò che va fatto. I sentimentalismi non sono ammessi, ti è chiaro?-

Jack annuì, serio, poi piegò le labbra in un sorrisetto sfacciato.

- Tutto questo per spiegarmi cosa sono i fearlings?-

Sandy scrollò le spalle, finalmente rilassato. Apprezzava il fatto che il ragazzo avesse deciso di sdrammatizzare la situazione.

-Tutto questo per farti capire perché vanno eliminati senza alcun rimorso. Il problema maggiore è che quando saranno abbastanza grandi perché noi possiamo prestar loro attenzione, Pitch avrà già riacquistato parecchio del suo potere.

Il mondo della fate è molto più piccolo del nostro, per questo sono loro le guardie in prima linea. Anche una formica, ai loro occhi, è troppo grande per passare inosservata. Il fatto che non abbiamo ancora visto niente non significa che non ci siano pericoli, i fearlings sono attenti a non farsi scoprire.-

Jack annuì con convinzione. In realtà doveva ancora elaborare quelle notizie, ma ora,almeno, aveva gli strumenti per comprendere l'origine della sua pena.

-Quando tornerà presta attenzione a ciò che dice e fa, Pitch sa essere un seduttore raffinato; dopo essersi leccato le ferite si sentirà ancora indignato, e non rinuncerà a vendicarsi.-

-Quando?-

-E' impossibile rinchiuderlo per sempre, questa è un'altra cosa con cui dovrai imparare a convivere.-

L'Uomo dei Sogni inclinò la testa, come ascoltasse un suono lontano.

-Allo stato attuale non esiste più nessuno in grado di creare una prigione per rinchiudervi ogni forma maligna. Ci siamo noi e Manny, questo è tutto quello su cui quest'epoca e questo mondo possono contare. Ci sono state decine di Guardiani prima di noi, ogni mondo che lui ha raggiunto aveva i suoi difensori e sono scomparsi insieme a quello che proteggevano. Tutto quello che possiamo fare è trattenerlo qui. - d'un tratto ridacchiò e le orande si trasformarono in centinaia di efemere - Con le ferite che abbiamo inferto al suo orgoglio, puoi star certo che non se ne andrà tanto facilmente.-

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Capitolo 3
*** La paura invitata ***


Jack camminava, assorto, lungo uno dei fili della linea elettrica. Ora che sapeva che il ritorno dell' Uomo Nero era una cosa certa prendeva molto più sul serio le sue ronde di guardia. Soprattutto aveva iniziato a concentrarsi sui particolari; le piccole zone d'ombra che sfuggivano ai lampioni, ad esempio, o quelle proiettate dalle auto e dagli alberi. Non dubitava che Sandy e Toothiana sarebbero stati i primi a informarlo di un avvistamento e, in cuor suo, sperava che avvenisse il più tardi possibile. Sotto di lui i bambini continuavano a giocare, ignari. Avvertiva una sorta di amarezza al pensiero che durante l'inverno molti avevano cercato di scorgerlo e che ora, coccolati dall'aria tiepida, parevano essersi completamente scordati della sua esistenza, benché fosse lui a vigilare sui loro giochi
Gli esseri umani erano volubili.
Scosse leggermente la testa. Erano un pensiero degno di Pitch ma, pur se ingombrante, era pur sempre una verità. Non ricordava come era stato per lui, ma, forse, l'epoca in cui aveva vissuto non gli aveva concesso molte occasioni a riguardo. Probabilmente era stato troppo votato alla sopravvivenza per preoccuparsi di altro.
Si accucciò sopra un traliccio e lasciò spaziare lo sguardo.
Non aveva idea di quello che era successo dopo essere sprofondato nell'acqua, non sapeva nemmeno di preciso in che luogo del pianeta avesse vissuto, però, proprio per questo, riusciva a immaginare che cosa dovesse agitarsi nel minuscolo frammento umano che era rimasto nel Signore degli Incubi. Entrambi erano distanti secoli da quello era che stata la loro realtà e non esisteva più nulla di ciò che avevano conosciuto in prima persona. Lui, però, aveva sempre vissuto in un mondo che gli era familiare, e, benché i bambini non lo vedessero, aveva comunque incrociato le strade di altri che, invece, potevano farlo; ora poteva tranquillamente vergognarsi per avere evitato il più possibile i contatti con gli altri per orgoglio e rabbia, e tristezza anche, ma la solitudine di Pitch doveva essere stata migliaia di volte più profonda, amplificata dal fatto che ciò che rimaneva di Kozmotis percepiva tutto ciò che lo circondava come orribile e alieno alla propria natura. Sapere che tutta quell'oscurità potesse risentire delle debolezze umane era in qualche modo confortante, e gli dava un po' di speranza.
Un rumore frenetico di ali lo mise in allarme istantaneamente. Scese a terra, sperando si trattasse solo di qualche uccello che stava bisticciando per questioni di territorio e, invece, accucciandosi per vedere sotto un cespuglio, si trovò ad assistere allo scontro tra una fatina e una fearling poco più grande di un maggiolino. Jack cercò di infilare la mano sotto i rami per aiutarla, ma lo spazio era davvero troppo esiguo perché potesse essere di aiuto; inoltre temeva seriamente di colpirla e arrecare più danno che beneficio.
Il fearling schizzò fuori, badando a seguire il profilo delle ombre e la fata si librò poco distante da lui. Il Guardiano avvertì una sensazione spiacevole, quasi un senso di nausea, ma, quando fece per muovere un passo, la fatina schizzò verso l' alto di almeno un metro e rimase rabbiosa a guardare verso il basso.
Jack deglutì a vuoto quando capì che cosa la trattenesse dallo scagliarsi contro l'altra creatura.
Il suo mondo era davvero troppo grande, così si accorse degli altri fearlings solo quando li scorse arrivare in gruppo: un nugolo di polvere nera che si affrettò a confluire in un unico punto, in un'unica creatura. La fata emise un sibilo e si lanciò come un proiettile contro il fearling, che ora aveva le dimensioni di un ratto. Ne infranse la forma, tuttavia questa si riconsolidò in un istante e, quindi, passò all'attacco.
Erano troppo veloci per i suoi occhi, così Jack si rassegnò a restar immobile a guardare, pronto a cogliere qualsiasi occasione. Un filamento oscuro si chiuse sulle ali della fata che precipitò rovinosamente poco distante. Il ragazzo non perse tempo. Si lanciò in avanti per afferrarla e, nel momento in cui avvertì sotto le dita la consistenza setosa delle piume, la creatura d'ombra affondò i denti nella sua pelle, soffiando come un gatto. Il Guardiano scrollò le mano, incurante della fitta e abbassò lo sguardo sulla creatura, che adesso era leggermente più grande. Con un gesto fulmineo calò su di lei il bastone, coprendola di ghiaccio, poi si accucciò per osservarla, Non c'era nulla in lei della bellezza oscura delle creazioni di Pitch; voleva imprimersi la sua forma grottesca negli occhi e nella mente, per ricordarsi contro cosa tutti loro lottavano. Si alzò e, senza nessuno rimorso, la colpi, mandandola in frantumi, quindi, con un gesto ampio, spazzò il ghiaccio, e lo spinse sotto la luce di un lampione. I frammenti neri si agitarono, sibilando e, infine, scomparvero. Nella sua mano la fata si lamentava sommessamente, così, senza pensarci oltre, Jack riconquistò il cielo e si diresse verso uno dei luoghi che poteva chiamare casa.

 

Toothiana lanciò uno strillo così acuto che, per un attimo, tutta l'attività attorno al suo castello si fermò. Librandosi attorno a loro in modo convulso, tese le mani più di una volta verso la fata per poi ritirarle, poi le vennero le lacrime agli occhi quando vide la ferita di Jack.
Il ragazzo l' afferrò per un polso prima che si allontanasse di nuovo.
-Cerca di calmarti adesso. Così non si risolve nulla.-
Lei aprì le labbra per dire qualcosa ma dalla gola le uscì solo un singhiozzo soffocato; poi il suo viso si rilassò e le lacrime finalmente le scesero lungo le guance.
Jack riconobbe il suono setoso della sabbia.
Accanto a loro comparve Sandy, in groppa ad un pacioso cavallino che aveva l'aria di essere molto veloce, se le circostanze lo richiedevano. Il giovane si inginocchiò tenendo la fata nel cavo delle mani. Il laccio si era stretto ancora e alcuni suoi filamenti avevano già cominciato a rosicchiare, letteralmente, il margine delle penne remiganti. Il viso di Sandy si indurì poi, di fronte a lui, la sabbia si produsse nella rappresentazione di un filo reciso da un paio di forbici a forma di testa di uccello. La rena, allora, scivolò tra le piume e si infiltrò nella struttura del laccio, producendo per qualche istante una sottile corda nera screziata d'oro, poi la pressione si fece più forte e il legaccio si frantumò come se fosse stato di vetro. La sabbia inglobò ogni singolo frammento all'interno di bolle opache dove la lotta, alla fine, si concluse.
Le mani minuscole di Sandy si posarono su quella di Jack. Il piccolo uomo dorato studiò la serie di ferite scure, poi richiamò a sé altra sabbia che formò un piccolo nastro fluttuante sulla punta delle sue dita.
-Non credo mi piacerà.- constatò Jack
-Ti piacerebbe ancora meno se non lo facessi.- si sentì rispondere.
La rena si infilò con delicatezza nelle lesioni, eppure produsse un effetto devastante. Jack emise un gemito e si piegò su se stesso. Aveva l'impressione che qualcosa gli stesse divorando la mano dell'interno, giocando con piacere a sollecitargli i nervi delle dita. Sentì la sabbia muoversi sotto la pelle, la sentì nelle profondità dei muscoli ad un certo punto avrebbe potuto giurare che della sua mano non fosse rimasto nulla. Sandy mosse le dita e, finalmente, e i granelli si si ritirarono, portando con sé dei minuscoli frammenti acuminati simili all'ossidiana.
Toothiana non nascose un moto di ribrezzo
- I fearlings lasciano sempre i denti.- disse la fata - Indeboliscono, e non è facile liberarsene.-
Senza preavviso si avventò addosso all'altro Guardiano, gli stampò un bacio su una guancia, e lo abbracciò con una forza smisurata.
-Grazie, grazie, grazie.- gli prese il viso fra le mani, come se fosse stato un bambino -Adesso è necessario che ti riposi Guai a te se vengo a sapere che te ne sei andato in giro.-
Appena Jack fece per ribattere, l'uomo dorato, senza alcuna remora, gli lanciò addosso una manciata di sabbia. Infine lo caricò sul cavallino, che ora era diventato un mulo, e si accinse a tornare da Nord.

*******

Jack si svegliò nel proprio letto, intorpidito. Sollevò la mano per osservare la corona di segni che andava dal pollice fino a metà indice. Non gli era sembrato che quel mostriciattolo avesse una bocca tanto grande. Si rigirò un paio di volte e decise di alzarsi. Non appena mise i piedi a terra le gambe gli cedettero leggermente, ma nulla più. Si sentiva stranamente euforico, però, come gli accadeva appena poteva dare sfogo alla sua energia e cominciare a gettare neve, e ghiaccio, ovunque ne avesse voglia. Prese il bastone e si diresse vero la sala delle riunioni.
Non appena ne varcò la soglia la figura massiccia di Coniglio gli si parò davanti. Gli afferrò la mano ferita con poco garbo, la scrutò qualche istante, poi si chinò e lo strattonò per trovarselo abbastanza vicino da puntargli gli occhi dritto nei suoi.
-Tu sei un maledetto imbecille.- proferì.
Jack provò l' irrefrenabile istinto di mettersi a ridere, e non solo perché il suo pelo gli solleticava il naso. Il Pooka aveva un modo molto personale per manifestare ogni emozione, e ognuna di esse sembrava dovesse passare attraverso la rabbia.
-Non credevo che mi avrebbe morso.- si difese.
-Tu non...-
Aster appiatti le orecchie e gli scrollò la mano.
-Tu non credevi?! Un mostriciattolo del genere cosa credevi che facesse? Che volesse prendersi la fata per farci un cucino? Ti rendi conto del rischio che hai corso?-
Il ragazzo non fece nulla per liberarsi. Il suo compagno sembrava sul punto di esplodere, eppure la stretta attorno al suo polso era, in qualche modo, delicata. Contrariamente ad ogni aspettativa, il giovane gli sorrise.
-Grazie.-
Il mutamento di Coniglio fu istantaneo; allentò al presa, mugugnò qualcosa, quindi gli diede le spalle e si sedette, imbronciato, al proprio posto.
-Gli altri stanno arrivando, siediti e fammi il favore di startene tranquillo. Abbiamo già abbastanza problemi.-
Jack si accomodò, tenendo il bastone tra le ginocchia. Avrebbe voluto chiedergli di Kozmotis, ma era certo che, come risposta, non avrebbe ottenuto molto più di un borbottio rabbioso.
Aster si guardò intorno per un po', poi sbuffò e si agitò sulla sua sedia, che, nonostante fosse costruita per lui, in quel momento gli pareva piccola e scomoda. Incrociò le zampe sul petto.
- Sei un irresponsabile.-
Il ragazzo ridacchiò tra sé, ma il suo sguardo era serio quando sollevò gli occhi.
-Io non conosco così bene quelle cose. Lei era in difficoltà e io potevo fare solo quello che ho fatto. Mi rimproveri, ma tu non avresti fatto diversamente.-
L'altro Guardiano si sentì punto sul vivo, appiattì di nuovo le orecchie, poi sbuffò, seccato.
-Io sono più forte, non sarebbe riuscito a lasciarmi addosso i suoi denti.- brontolò.
Jack stavolta non riuscì a trattenersi e rise. In quel momento prese perfettamente coscienza del grado di affetto che provava per il suo scontroso compagno.
-Non avrei mai detto che potessi essere così adorabile, sai?- disse, con sincerità,, e con la ferma intenzione di provocarlo.
Aster gli gettò un'occhiata di fuoco, o, almeno, avrebbe voluto esser tale.
-Ho ancora le mie bolas, bada a te.- sibilò
-Allora, perché non provi a prendermi?-
Il Pooka sogghignò. L'idea lo divertiva, benché, contrariamente a Jack, gli fosse chiaro che il suo comportamento aveva un che di innaturale.
-Poi non lamentarti.-
Il ragazzo, però, era già in volo, sospeso appena sopra le schienale della sua sedia. Teneva il bastone orizzontalmente, dietro di sé, ed era piegato in avanti.
-Vale anche per te.-
L'altro si sgranchì le dita, con un movimento volutamente lento e rumoroso.
Il caos si scatenò in un istante; una ridda di tonfi, risa e inquietanti scricchiolii di legno maltrattato.
Jack svolazzava agile da un punto all'altro, attento a non avvicinarsi troppo ma ben sapendo che, se Coniglio avesse voluto fare sul serio, avrebbe avuto davvero poche possibilità di cavarsela in quello spazio ristretto. Un colpo più preciso degli altri, volto a porre fine a tutto quel caos, alla fine andò a segno e il giovane si trovò con le braccia strette al corpo, appesantito dalle sfere che ora oscillavano poco sotto la sua vita.
-E ora, passerotto? -
Per vendetta, il giovane mosse appena il bastone e mandò una folata di nevischio ad infrangersi sul muso dell'altro. D'un tratto le sfere parvero diventare più pesanti e Jack perse quota bruscamente. Coniglio lo afferrò e lo riportò a terra. Il Guardiano, confuso si appoggiò a lui.
- Credo di avere esagerato.-
- Sì, lo hai fatto. Prendi tutto troppo alla leggera.- ribatté Aster, mentre allentava le corde.
- E' stato un scontro equo.” mormorò il ragazzo, affondando la guancia nel pelo.
Il suo compagno profumava di terra ed erba, e di qualcosa di così antico da fargli venire una stretta al cuore.
- Sciocchezze. Se fosse stato equo non mi staresti così appiccicato; guardati, non ti reggi in piedi.-
- E' vero.- convenne il ragazzo, poi ridacchiò -Sei davvero morbido, coniglietto.-
Il Pooka sbuffò.
- Non potresti semplicemente stare zitto?- brontolò
Jack sfregò al guancia contro di lui, ridendo piano, senza accennare a spostarsi, le braccia abbandonate lungo i fianchi; avrebbe voluto dire qualcosa di pungente e, invece, fu travolto da un immotivato desiderio di piangere. Aster attese qualche istante, poi, inaspettatamente, si piegò su di lui e lo cinse con delicatezza. Il morso dei fearlings aveva sempre effetti terribili sull'umore; si era arrivati alla fase che gli piaceva di meno, ma ignorare la cosa non sarebbe stata di alcun aiuto.
-Lo hai visto davvero?-
Coniglio quasi faticò ad udire quel sussurro, ma non a capire a cosa si riferisse.
- E' ciò che mi preserva dall'odiarlo.- emise un respiro appena più lungo degli altri -Adesso che sai come stanno le cose hai solo motivi per continuare a lottare; la verità non cambierebbe anche se ti strappassi il cuore dal petto.-
-Sarebbe molto più facile.-
-Sì. E ci renderebbe come lui.-
Aster lo lasciò andare e Jack scorse nei suoi occhi una tristezza profonda.
-Non saremo mai come lui.- ribatte , risoluto.
-Ricordatelo, quando lo incontrerai di nuovo.-
Coniglio sogghignò e gli afferrò la guancia con poca grazia. Si chinò di nuovo su di lui.
-La prossima volta che vuoi sfogare il tuo malumore ci vedremo all'aperto e lì ti darò una lezione come si deve.- gli bisbigliò sulla punta del naso.
Jack riuscì ad emettere un suono disarticolato prima di accorgersi che, sulla soglia, Toothiana si lanciava attorno occhiate dapprima perplesse e, poi, preoccupate. Il Pooka sbuffò e andò a sedersi, immusonito, al proprio posto. Le gettò un'occhiata così tagliente da levarle la voglia di fare qualsivoglia domanda.
Nord non si curò nemmeno del legno scheggiato e delle sedie rovesciate; rimise in piedi la propria e vi si accomodò come se nulla fosse accaduto. Sandman fluttuava accanto a Coniglio, seduto su un tappeto grande come uno scendiletto.
-Perché così presto?- esordì Toothiana. - E' passato poco tempo, non dovrebbero essere già in grado di organizzarsi a quel modo.-
-Forse non indebolito abbastanza.- commentò Nord.
-Nessuno lo vede.- ringhiò Aster - E le sue creature gli si sono rivoltate contro.-
Jack gettò un'occhiata Sandy. L'ometto dorato assunse un'espressione corrucciata, come chi deve dire qualcosa di sgradevole, poi mosse leggermente una mano. Al centro del tavolo la sabbia costruì immagini mostruose, scene raccapriccianti e infine visi eccitati e pieni di aspettativa. La fata si portò le mani alla bocca.
-Stai dicendo che agli umani piace la paura?- chiese, inorridita.
A mezz'aria si materializzarono alcune figure umane, in ordine di età; alcune scomparvero lasciando posto solo agli adulti e agli adolescenti.
-Sandy. Noi farà sforzo, sabbia ora davvero scomoda.-
Il Guardiano dorato lasciò loro qualche istante, perché potessero concentrarsi, quindi si alzò in piedi.
-Sì,è quello che ho detto. Le cose sono cambiate enormemente dall'ultima guerra. Adesso vogliono sentire la paura, inventano storie ed immagini che possano fargli rizzare i capelli sulla testa. Ovviamente piace agli adulti e a tutti coloro che ormai si ricordano di noi solo come ci si può ricordare di una favola.-
Sandy li guardò uno ad uno, conscio della gravità delle sue affermazioni.
-Troppi di loro vogliono sognare qualcosa che li faccia svegliare nel cuore della notte, che li faccia tremare perché, in ogni caso, quel male non può raggiungere loro.-
-Lo stanno nutrendo.- la voce di Aster era quasi impercettibile - Prospetti una situazione di guerra pressoché continua.-
- Sì. Il nostro unico vantaggio è che sappiamo all'incirca dove si trova Pitch e possiamo avere una vaga idea dei suoi spostamenti.-
Per qualche istante nella sala si udì solo il rumore dell'aria smossa dalle ali.
-E se fosse già in grado di uscire?- bisbigliò la fata
-Non manderebbe in giro dei fearlings così piccoli.- tagliò corto Coniglio - Spazziamo via tutto quello che troviamo e vediamo come procedono le cose. Infilarci nella sua tana sarebbe stupido; per quanto sia debole, nell'oscurità completa ha troppi vantaggi e non possiamo escludere che voglia attirarci in una trappola.-
Nord emise un brontolio sommesso.
-Tu ha ragione, lui intelligente, sa che ora con forza non ottiene nulla.- gettò un'occhiata attorno a sé -Forse anche morso non dipende da caso.-
Jack guardò la mano. I segni erano lievi, poco più che aloni bluastri.
Nord emise all'improvviso una risata che parve un ruggito.
-No, no Jack. Tu non fa fine di lupo mannaro. Non fa quella faccia.-
Il ragazzo gli sorrise timidamente.
-Però facile che tu ha brutte sensazioni quando sole cala. Fearlings mordono spirito più di corpo, per questo pericolosi. Tuo spirito tutto intero?-
-Spero di sì.-
-Questa buona cosa. Ora, decisione è presa. Noi vigila e aspetta.- aggrottò le sopracciglia - E affila armi per quando necessario.-
Il ragazzo sospirò appena. Le parole del Guardiano avevano il senso ineluttabile di una condanna: nessuno spazio per il se, era solo una questione di quando.
Jack si ritirò nella propria stanza; non avrebbe potuto fare un giro di ronda degno di questo nome, anche se il desiderio di uscire non si era assopito. Un poco depresso, si sedette sul letto e guardò di nuovo i segni del morso. Cominciava davvero a temere che non fosse stato un incidente. Chiuse gli occhi qualche istante e, quando li riaprì, si trovò a fissare lo sguardo vivace di un criceto paffuto
-Oh dai, Sandy.-
-Hai un'aria troppo depressa.-
Sandman stava ancora fluttuando sul tappeto, solo che adesso si era accomodato su un cucino, e un narghilè faceva la sua figura accanto a lui.
-Nord ti ha spaventato?-
-In effetti sì-
-Non ti ha mentito, ma non aspettarti che lui ti piombi addosso all'improvviso, come se quel morso fosse un cartello col tuo nome scritto sopra. Certo fa danni, ma un solo fearling non può fare più di tanto. Di solito l'umore ne risente per un po', ma niente che non sia controllabile.” piegò all'insù un angolo della bocca “ Su Aster la cosa non si nota nemmeno; però immagino che ti abbia usato almeno un po' di gentilezza, poco fa.-
-Credo che abbia esaurito tutta la sua scorta per il prossimo decennio.-
L'uomo dorato rise di gusto, attorniato, all'improvviso, da uno sciame di pesci guizzanti.
-Ne possiede molta più di quanto tu possa credere, anche se è parecchio avaro nell'usarla.-
I pesci scomparvero così com'erano arrivati, insieme a cuscino e narghilè.
-Te ne starai buono qui?-
Jack si grattò la guancia con l'indice, ad occhi bassi.
-Cercherò d'impegnarmi.-
-E' un buon inizio.-
Non appena alzò il viso, però, un riccio rotondetto terminò la corsa contro il suo naso; il ragazzo ricadde sul letto con davvero poca grazia.
Se fidarsi era un bene, metterlo a nanna era sicuramente molto meglio.

*******

Jack si svegliò nel tardo pomeriggio. Sbuffò un po' imbronciato, tuttavia dovette ammettere di sentirsi molto meglio. Le ombre erano già lunghe e il sole poco sopra l'orizzonte. L'autunno cominciava a farsi notare per davvero, e Jack si sentì abbastanza inquieto al pensiero che presto le notti si sarebbero allungate in modo smisurato. L'inverno nell'altro emisfero era appena finito; oggettivamente, non c'era modo di quantificare quanto potere avesse riguadagnato Pitch.

 

 

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Capitolo 4
*** Guerra ***


Dopo qualche giorno di relativa tranquillità la situazione cominciò a peggiorare. Le fate e i topolini avevano iniziato a segnalare fearlings un po' ovunque; erano ancora abbastanza piccoli, ma agguerriti come non mai. Sandy, dal canto suo, non aveva ancora avuto modo di scontrarsi direttamente con uno stallone, benché la sua sabbia avesse già stanato dalle ombre creature fin troppo massicce.
Jack cominciava ad avvertire seriamente la pressione della situazione. Non era abituato a quel genere di responsabilità, e a tratti, pur con una certa vergogna, rimpiangeva la libertà di cui aveva goduto in precedenza. O, ad essere davvero sinceri, rimpiangeva anche di più il fatto che allora non sapeva nulla di Pitch, e poteva credere che fosse semplicemente malvagio. Scacciò quel pensiero con un movimento brusco della testa e aguzzò la vista. Sotto di lui un gatto nero attraversò con noncuranza un parcheggio. Stavano diventando tutti ipersensibili alla vista di un animale scuro: i fearlings mutavano forma, e non era insolito che se assumessero una innocua.
Al calar del buio la sabbia dorata calò dal cielo, così riuscì a sentirsi un po' più sereno. Mentre era con il naso all'insù, all'improvviso, avvertì una sensazione spiacevole. Parte della rena si raccolse, foggiando dei segugi, che si riunirono in branco. Dalle ombre emerse un gruppo di creature vagamente canine. Sgraziati e inquietanti, restarono in attesa qualche istante e poi si lanciarono in ogni direzione, troppo veloci perché Jack potesse distinguerli. Travolto dal senso di impotenza, poté solo dare man forte ai cani dorati; avvertì la presenza degli altri solo vagamente, accorgendosi solo del boato che si produsse quando arrivò Aster. Tenersi lontano dai denti di quelle bestie era davvero troppo impegnativo perché riuscisse a pensare concretamente a loro. Dopo un tempo che gli parve eterno, finalmente tutto terminò, di punto in bianco, così com'era cominciato. Qua e là fluttuavano brandelli scuri e il silenzio era interrotto solo dal respiro pesante delle renne.
-Niente c'è migliore cibo di quello che ti cucini da solo.- sibilò Aster -E' una fortuna che finora si sia nutrito di qualcosa di così scadente.-
-Fortuna non è per sempre.-
Nord osservo qualche istante il filo delle sue lame per verificarne i danni.
-Se tu invita paura tu da lei cattivo cibo, se tu continua viene momento in cui lei divora te. Uomo di Sogni cosa dice?-
Sandy scrollò le spalle, abbattuto.
-Deboli, ma comunque troppi. Hanno divorato dei sogni. Pitch ha avuto la sua cena.-
-Ora tempo di guerra.- concluse Nord, rinfoderando le sciabole.

 

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Capitolo 5
*** Della malignità di Pitch ***


Jack si impegnò con tutte le sue forze nello stanare le creature oscure. Aveva iniziato a lavorare seriamente con Coniglio e, nonostante tutto, la collaborazione riusciva a dare i suoi frutti. I fearlings avevano cominciato a essere numerosi, ma continuavano ad avere delle dimensioni gestibili. Di Pitch non c'era ancora traccia.I guardiani erano impegnati quasi costantemente, spostandosi da un luogo all'altro del globo. Tutti loro condividevano il pensiero che il Signore degli Incubi avesse deciso di cominciare una guerra di nervi.

 

Con un gesto deciso, Jack indicò ad Aster la foresta. Le foglie erano in gran parte cadute, però, al di sotto delle macchie di conifere, il buio era quasi completo. Aster mandò due dei suoi sottoposti a proteggergli i fianchi mentre lui si dirigeva verso il centro di un immaginario semicerchio. Ciò che si nascondeva tra i tronchi attaccò una delle uova. Aster partì all'attacco come un lampo, seguito dal soldato superstite. Jack seguì la battaglia dall'alto, assestando colpi alle creature più piccole, che accorrevano a dare manforte e quella contro cui lottava il Pooka. Gli alberi cominciarono a cadere, lasciando che qualche debole raggio lunare raggiungesse il terreno.
Preso dalla sua battaglia, il ragazzo perse di vista il compagno. Attorno a lui avvertiva i fearlings che si radunavano a terra e lungo i tronchi. Decise di tentare la fuga verso l'alto, nonostante i rami fossero ancora fitti. Colpì qualche creatura che si era avvicinata troppo e, allora, un dolore sordo lo colse alla schiena. Cadde a terra, impreparato, urtando violentemente una spalla. Quando si rialzò vide una creatura simile ad un ariete, con le corna accuratamente ritorte e gli zoccoli lucidi. Arretrò di una paio di passi fra le ombre e comprese, una frazione di secondo troppo tardi, di essere caduto in trappola .
-Buh!- si sentì sussurrare all'orecchio.
Tese i muscoli per scattare in avanti, ma la mano che gli si posò decisa sul ventre gli inferse un dolore tale da lasciargli solo la forza di respirare.
-Sciocco, sciocco Jack.- cantilenò la voce.
Pitch lo attirò contro di sé, poi, con lentezza studiata, carezzò la mano sinistra del ragazzo e la sollevò.
La studiò con compiacimento e poi vi poggiò le labbra. Il suo prigioniero rabbrividì.
-Tutto questo affannarsi...ne vale davvero la pena? Per proteggere gente che poi mi invita nelle proprie case?-
Jack emise un gemito lieve. Non riusciva a riempirsi abbastanza i polmoni per poter parlare.
-Oh, e i tuoi compagni?-
Il Re degli Incubi lasciò cadere la mano del ragazzo e gli pose la propria alla base della gola, senza stringere. Jack temette seriamente che avesse acquisito abbastanza potere da inghiottirlo. Avvertì il mento dell'altro sfiorargli la testa.
-Sei sicuro che ti dicano tutta la verità?-
Il ragazzo tentò di allontanarsi e quello che ottenne fu che il dolore si fece più intenso.
-Fa male?- la voce dell'altro era carezzevole -Sentilo fino nel profondo perché questo è quello che i tuoi umani mi donano giorno dopo giorno. Volgare, sgradevole, ed efficace.-
Alla fine gli cedettero le ginocchia e Jack si piegò su se stesso. Pitch seguì il suo movimento senza scomporsi. Inginocchiato alle sue spalle, tirò indietro il giovane; gli lasciò la gola per cingergli le spalle con un braccio ed esercitare più forza. Jack immaginò distintamente una lama oscura che sbucava dal nulla per aprigli il corpo. Pitch ridacchiò, pervaso dal piacere della sua paura.
-Gli amati bambini son irriconoscenti e i compagni son lestofanti … oh, povero, povero Jack.-
Bisbigliò, riprendendo a cantilenare.
Jack fece forza sui gomiti per allontanarlo e ottenne solo una risatina cattiva.
Il Signore degli Incubi spinse il prigioniero a terra, e gli torse impietosamente entrambe le braccia.
-Non mi piace che mi si rifiuti.- si piegò su di lui-E nemmeno che mi si rinchiuda a quel modo.-
-Quello... è affar tuo.- biascicò Jack
Pitch esercitò più forza e gli strappò un gemito.
-Dovresti imparare a coltivare l'obbedienza. Quando mi prenderò questo mondo non ti lascerò privilegi.-
Se prend... .-
Con un movimento brusco il suo nemico lo rigirò sulla schiena e, in modo inverosimilmente aggraziato, lo colpì al viso. Jack era incredulo: uno schiaffo era l'ultima cosa che si sarebbe aspettato.
-Ti strapperò questa impertinenza un pezzo alla volta.- si chinò di nuovo su di lui -A morsi, se sarà necessario.-
Afferrò il ragazzo per il bavero e lo tirò a sedere. Jack cercò di liberarsi ma le braccia erano indolenzite e il suo corpo troppo dolorante perché potesse opporre una resistenza valida.
- E non parlo dei denti dei fearlings. - puntualizzò.
Pitch osservò, deliziato, le pupille del ragazzo che si dilatavano più di quanto già non fossero. Un ragazzino vecchio di secoli non aveva bisogno di spiegazioni. Jack poteva possedere un animo luminoso, o la purezza di un giglio, ma non per quello il mondo si era mai vergognato di mostrasi per quello che era.
-Non ...prenderti gioco di me.-
L'altro ghignò.
-Sarai mio, in ogni senso possibile.-
Per qualche istante Jack smise di respirare. Le sue dita indebolite si strinsero appena attorno al braccio dell'altro. Adesso aveva davvero paura. il respiro gli usciva a tratti, spezzato come se stesse singhiozzando.
Pitch gli mostrò i denti in un sorriso trionfante, poi voltò la testa. Un nugolo di fearlings corse veloce verso di lui e cercò riparo nelle falde del suo abito.
Jack, approfittando della sua distrazione, cercò di afferrare il bastone e tutto quello che ottenne fu un altro manrovescio ben assestato, molto più doloroso di quello che avrebbe dovuto essere, e che gli tolse di nuovo il respiro.
L'uomo oscuro rivolse una risata di scherno al Guardiano che, piuttosto ammaccato, era giunto fin lì inseguendo le sue creature.
-Buonasera, Aster. Rivuoi il tuo compagno di giochi, immagino.-
Coniglio rimase immobile, teso. Nella sua testa si assiepavano decise di strategie, che venivano scartate impietosamente una dopo l'altra.
Alle spalle del suo nemico l'oscurità si fece più fitta, per quanto ciò sembrasse impossibile.
-Avrò ogni cosa che voglio.” annunciò quest'ultimo “Dal mondo alla tua pelle da appendere da qualche parte.-
Il Pooka mosse un passo. Il loro avversario continuava ad essere inginocchiato e temeva sinceramente che avesse intenzione di portare il suo compagno con sé.
Pitch parve leggere il suo pensiero, e lo trovò banale. Ghignò in modo spaventoso e, poi, chiuse le labbra su quelle di Jack, godendosi, con la coda dell'occhio, il gelo che pervase Coniglio. Infine si alzò in piedi, lasciando cadere il ragazzo come se fosse un cencio. Ridendo piano, si addentrò nel buio alle sue spalle.

 

Aster si avvicinò con cautela. Jack era ancora a terra, con una mano premuta sugli occhi. Chiamò il ragazzo con voce sommessa, senza toccarlo.
-Dammi ancora un attimo.-
Coniglio si accucciò e attese. Non sapeva cosa pensare, tanto meno cosa dire. Dopo qualche istante Jack si sollevò, senza trovare il coraggio di alzare lo sguardo. Si sentiva terribilmente umiliato, senza contare il dolore distribuito, con generosità, in quasi tutto il suo corpo. L'altro Guardiano si spostò leggermente per sfruttare la poca luce che arrivava, quindi, con cautela, gli toccò la guancia. Stranamente era già livida.
-L'orgoglio fa parecchio male, eh?-
Jack riuscì a sorridere.
-Anche il resto.-
Il Pooka sbuffò.
-Meglio che finire come le mie uova.- commentò.
Tese una zampa, senza esser certo che il ragazzo avrebbe accettato il suo aiuto. Dopo quanto aveva visto non si era nemmeno aspettato una reazione così contenuta.
Jack, invece, gli strinse le dita senza fiatare, accorgendosi, così, della pelliccia rappresa per il fango e la resina.
-Sembra che te la sia vista brutta anche tu.-
-Ammetto che è stato impegnativo.-
Senza fretta, Aster passò un braccio sotto le gambe di Jack e lo sollevò.
-Prima classe.- disse, serio-Solo per oggi, non abituartici.-

************

Gli altri erano ancora a caccia, quando tornarono. Si divisero senza proferire parola, e Jack, dal profondo, ringraziò il suo compagno per non avergli fatto domande. Seduto sul suo letto, si tirò le ginocchia al petto e cercò di mettere a fuoco i particolari che ricordava. Non gli era ignoto che Pitch amasse seminare i dubbi, però era ovvio che nessuno sarebbe caduto due volte nella stessa trappola. Forse sperava di averli esasperati a sufficienza perché ognuno di loro cominciasse a diffidare degli altri o, semplicemente, cedesse alla fatica e si ritirasse. O si unisse alla sua causa. Rabbrividì. Poteva anche esserci oro nei suoi occhi, ma a lui era parso che il loro possessore fosse più oscuro che mai.
Una razza luminosa, nuotando tranquilla, gli annunciò che era ora di lasciare la sua stanza.
Jack si incamminò lentamente. Nel corridoio incrociò un elfo che correva come un forsennato, reggendo progetti e strumenti da disegno. All'interno della sala, uno yeti brontolava qualcosa scrivendo quello che Nord, con piglio deciso, gli dettava mentre lucidava le sue sciabole.
Il ragazzo si sedette e, come gli altri, attese. Coniglio necessitava di minore supervisione e, nonostante fosse sempre impegnato, nel suo laboratorio sotterraneo le cose procedevano a gonfie vele.
Spostando rumorosamente la sedia, Nord si sistemò e fece scorrere lo sguardo sugli altri.
-Come già sapete, abbiamo incontrato Pitch.- annunciò Aster.
Aveva ancora la pelliccia scompigliata, in alcuni punti era danneggiata in modo visibile, come se fosse stata bruciata.
Jack abbassò gli occhi. Si vergognava parecchio per essersi fatto sorprendere dal loro avversario.
-Una le creature costruite con gli incubi per fare sul serio, il resto lo impiega nella bassa manovalanza.-
Nord emise un suono di assenso.
-Come tu sta, Jack?-
Il ragazzo scrollò le spalle.
-Non posso lamentarmi.-
- Lui ha detto te qualcosa? Ama esibire potere, magari dato indizio.-
Il Guardiano gettò un'occhiata di sottecchi ad Aster, che non si curò minimamente di lui.
-No. Però credo sia diverso dall'ultima volta.- distolse gli occhi qualche istante per cercare un termine adatto e, nel farlo, si toccò la guancia - Come dire...Mi è sembrato malvagio solo per il gusto di esserlo. Inoltre - continuò - Si è comportato in modo strano. Cantilenava, ad un certo punto ha tirato fuori una specie di filastrocca.-
Nord si sporse in avanti.
-Gli amati bambini son irriconoscenti e i compagni son lestofanti … oh, povero, povero Jack.-
Jack ripeté le parole cercando di imitare il modo in cui Pitch le aveva pronunciate.
I Guardiani rimasero in silenzio. Che gli umani fossero irriconoscenti non era cosa nuova; appena avevano avuto difficoltà nella gestione dei loro compiti, i bambini non avevano fatto altro che smettere di credere in loro, assaporando il veleno dolce del vittimismo, senza nemmeno preoccuparsi del perché non avessero adempiuto ai loro doveri.
Sul fatto che fossero bugiardi c'era, invece, da ragionare.
Un baluginio attirò la loro attenzione.
Sandy se ne stava seduto su una nuvola dall'aria soffice, circondato da frecce di varia foggia che puntavano nella sua direzione.
-Non è vero.-disse Toothiana, indignata.
L'ometto dorato scrollò le spalle. Sul tavolo si materializzò un piccolo Uomo Nero che camminava a semicerchio attorno a un'altra figura, alta quanto lui, con un frac troppo lungo e un paio di fruste.
-Allora a suoi occhi tu bugiardo, sì.- commentò Nord -Ma non sa che tu ha spiegato noi. Lui vede solo sua natura, se tu non dice qualcosa allora è bugia e inganno.-
Si batté la mano sul petto, gonfiandolo per l'orgoglio
- Io confessa, Jack. Io stato bandito che correva per tutta steppa.-
Jack cercò di immaginarselo, ma la figura che aveva di rimando non era così dignitosa come si sarebbe aspettato.
-Oh beh, io giovane allora!- rincarò Nord, poi scoppiò in una gran risata.
Il ragazzo riuscì a sorridere. Gli altri due Guardiani non dissero nulla, ma lui non se ne risentì. Era davvero il caso di perdere la pretesa infantile che gli altri gli dovessero qualcosa.
-E' bizzarro.-
Dopo aver detto queste parole la fata si toccò la guancia, guardando, seria, Jack.
- E' difficile che, in uno scontro, Pitch cerchi un contato fisico diretto; che bisogno aveva di colpirti a quel modo?-
Jack cercò di controllare il senso di imbarazzo, ma fallì miseramente e, dopo qualche istante, si sentì andare a fuoco. Gettò un'occhiata a Coniglio in cerca di aiuto. Aster mosse la punta del naso con nervosismo, e appiatti leggermente le orecchie .
-Ecco... potremmo dire che il suo interesse per Jack ha travalicato la volontà di averlo dalla sua parte.-
Sopra Sandy si materializzò un punto interrogativo, gli altri due non parvero cogliere le implicazioni delle sue parole. Aster emise un suono simile a un ringhio. Jack trovava enormemente interessanti le venature di legno dei braccioli.
-Voglio dire che Jack gli interessa decisamente più di prima.-
Niente. Le orecchie del Pooka si appiattirono così tanto che parvero scomparire.
-Ha allungato le mani non solo in senso figurato, così è chiaro?-
Sul viso degli altri si susseguirono espressioni che il ragazzo non vide, impegnato com'era a rimirare l'intarsio del tavolo. Nord ad un certo punto si schiarì la voce.
-Questo davvero insolito.- commentò.
-Non sai dire altro? Insolito non è nemmeno un eufemismo.- borbottò Aster.
L'uomo scrollò le spalle.
-Non trova meglio parola, adesso.- poggiò i gomiti sul tavolo e si sporse in avanti -Io crede, Jack, che meglio che tu resta qui qualche notte. Se suo comportamento strano, allora più pericoloso. Tu obbedisci e resta?-
Jack annuì frettolosamente. L'idea i potersi rintanare qualche tempo in un posto tranquillo non gli era mai parsa tanto allettante. Inoltre, poteva avere la certezza che, nella casa di Nord, le ombre non avrebbero nascosto nulla di insidioso.

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Capitolo 6
*** Delle conseguenze delle azioni degli uomini ***


Jack aveva preso l'abitudine di passeggiare nei laboratori di produzione dei giocattoli; era un ambiente scoppiettante, in ogni senso, quindi il miglior modo per scacciare la noia della sua inattività forzata. Nord ogni tanto compariva, impartiva ordini con voce possente e poi spariva di nuovo. Giorno e notte non contavano, Pitch attaccava ovunque il buio lo consentisse. Come altre volte, in preda ai suoi pensieri, rischiò di urtate una delle tante cataste di oggetti che rimanevano in piedi a dispetto della forza di gravità. Per evitare danni, e ulteriori improperi da parte degli elfi, decise di tornare nella propria stanza. Lungo il tragitto si fermò ad osservare il mappamondo, ancora completamente illuminato. La forza dei Guardiani perlomeno era ancora intattaNon appena mosse un passo, però, avvertì il frusciare della sabbia ai suoi piedi e si diresse, rapidissimo, alla sala delle riunioniI suoi compagni apparivano piuttosto stanchi, ma il suo sguardo si fermò si Toothiana. Era seduta sul suo sgabello, quasi accasciata, con le penne delle ali rovinate e le piume del corpo disordinate e prive del solita iridescenza.
Jack si sedette, nel modo più silenzioso possibile. Gettando di sottecchi occhiate alla Guardiana.
Toothiana trasse un respiro profondo, poi raddrizzò la schiena.
-Stavo cercando di fermare un incubo.- cominciò -Pitch mi ha colta alla sprovvista.- espirò profondamente - Era gelido, non ho mai toccato qualcosa di così freddo.-
Il giovane rammentò che anche lui aveva avuto la stessa sensazione, anche se non così intensa; aveva creduto che fosse dovuta all'aria fredda della notte
-Non ho riconosciuto nulla di lui. Si è accanito sulle mie piume sussurrando cose...-scrollò le spalle e gli occhi le si riempirono di lacrime -Si possono dire molte cose di lui, ma non che sia mai stato scurrile.-
Il ragazzo annotò mentalmente che anche Sandy aveva fatto riferimento a quella caratteristica. Un tratto così forte non poteva sparire di punto in bianco senza un motivo più che valido.
Jack si alzò, in preda al nervosismo, esitò qualche istante, temendo di dire una sciocchezza, o una cosa così terribile da minare alle fondamenta tutta quella che poteva essere la loro missione.
- Ha detto che quello che gli danno gli umani è volgare, e anche sgradevole.-
L'imprecazione di Sandy, per quanto pronunciata in una lingua che non conosceva, gli echeggiò nelle orecchie come un petardo. Evidentemente, l'intensità della sua esternazione aveva sopperito ai problemi di comunicazione che, di solito, aveva con gli altri: Coniglio aveva un' espressione incredula, accentuata dalla posizione bizzarra delle orecchie.
Sandman, indossata la sua forma “seria”, se ne stava a in piedi a testa china, con le braccia sul petto, avvolto da una nuvola di sabbia in cui si distinguevano forme che mutavano in modo frenetico. Quando sollevò il viso, la rena, come richiamata dalla gravità, precipitò a terra con un rumore che ricordava la pioggia.
-Si sta nutrendo di veleno, è questo il problema.-
La sabbia riprodusse la campagna di una paio di secoli prima, con contadini e animali che svolgevano le loro faccende.
-L'ultima volta che lo abbiamo rinchiuso aveva avuto modo di cibarsi della paura in una forma più simile a quella originaria; la gente temeva qualsiasi cosa che sfuggisse al suo controllo, il buio prima di ogni altra cosa. Avevano le loro favole oscure, ma si ispiravano comunque a timori reali.-
La campagna scomparve per fare posto ad una città.
-Le regole sono cambiate. E' la differenza che c'è tra bere ad una sorgente e allo sbocco di un canale fognario. Noi abbiamo sempre visto l'ombra di Kozmotis, quello che vediamo ora è l'impronta di centinaia di altre persone, e l'educazione di corte non è certo tra le loro priorità.-
-Allora non possiamo fare nulla?- la voce di Aster era simile ad un ringhio
-Credo che dovremmo allentare la presa per un po', perché possa prendere quello che la sua natura richiede per davvero.-
Aster emise un gemito di frustrazione.
-Parliamo con Manny.- disse -Se dobbiamo andare contro la nostra natura e i nostri doveri, lui deve esserne al corrente.-
-Appena Luna sorge.- convenne Nord, poi poggiò i gomiti sul tavolo e di sporse in avanti -Lui già venuto qui, Può darsi che fa ancora, ora lui è minaccia maggiore di prima. Noi non ha più luogo in cui essere davvero sicuri.-
 

**********


Jack si appollaiò sullo spiovente di un tetto e guardò sconsolato il panorama che lo circondava. Neve a perdita d'occhio, silenzio e lo scintillio del sole sul ghiaccio. Stava cercando di capacitarsi delle parole dell'Uomo dei sogni. Non era facile accettare che tutti gli sforzi che facevano per preservare i bambini si perdessero a quel modo. Pitch faceva parte dell'ordine naturale delle cose, in un certo modo, ma le fantasie degli esseri umani erano uno specchio davvero distorto attraverso cui osservarlo. Poggiò la mano sulla guancia. Il livido era sparito più in fretta del normale, così com'erano comparso. Tutti ciò che riguardava il re degli incubi sembrava avere preso un andamento innaturale. L'unica cosa chiara era che lo voleva ancora con sé. Il ragazzo sospirò. Con molta fatica, alla fine aveva ammesso con se stesso che, in un contesto diverso, le attenzioni di Pitch non gli sarebbero risultate del tutto sgradite; ma l'abisso tra quello che aveva conosciuto e quello che aveva sperimentato nella foresta era incolmabile.
Rimase qualche altro minuto a rimuginare sulle sue considerazioni, poi si diresse nella sala del mappamondo, sperando che la visione dei continenti scintillanti potesse recargli un po' di conforto. Vi trovò Sandy, ancora in frac, che, mentre osservava il globo, era circondato da minuscole berte.
Jack gli si affiancò.
-La notte si sta spostando sull'Oceano , lì potrà fare e ricevere meno danno, almeno per un po'.-
-Sei preoccupato per lui.-
L'altro scrollò le spalle a quella considerazione.
-Sono preoccupato e basta. Se lui perde la ragione non so cosa ci si potrà aspettare; se c'è una cosa che è sempre stata vera, è che il Male è intelligente, più di quanto si creda. Ora che Pitch sta risentendo di quanto viene raccolto, quello che si manifesta attraverso di lui potrebbe anche decidere di riassorbirlo in sé e scegliersi un altro ospite. La nostra sola fortuna è che non è semplice trovare qualcuno che sia abbastanza forte da mantenere una forma fisica dopo un'esperienza del genere.-
-Intelligente e raffinato sono due aggettivi che non vi stancate mai di usare.-
Sandy lo guardò i sottecchi
-Posso capire che ti infastidisca, ma accetta che si tratta della verità.-
Gli uccelli scomparvero, sostituiti da pianeti e nebulose.
-Te l'ho già detto, mi pare: i sogni sono fatti della stessa materia, ovunque. Attraverso la sabbia che li forma posso conoscere ogni cosa, anche di luoghi e tempi lontani dal nostro. Pitch ha distrutto molti mondi e guardiani, e altrettanti ne ha sedotti, in un modo o nell'altro.- gli gettò un'occhiata -Tuttavia, per quanto ne so, a nessuno è stata concessa una seconda opportunità di sfuggire dalle sue braccia.-
Jack annuì, imbarazzato.
-L'uscita di Aster mi ha spaventato, non prendertela con lui.-
-Hm.-
Sandman sorrise, poi sospirò profondamente.
-Se stessimo parlando di un essere umano ti direi che hai incontrato qualcuno che voleva umiliarti.- continuò - Se stessimo parlando solo del Signore degli Incubi posso assicurarti che per raggiungere lo stesso obiettivo avrebbe scelto un'altra strada. Probabilmente stiamo considerando l'aspetto umano di Pitch, che, al momento, emerge di più a causa di quello a cui è esposto.-
-Fa differenza?-
-Sì. Perché significa che vuole te e non il potere che detieni. Lo manifesta in modo distorto, ma questo è quanto. Se avesse avuto altre intenzioni ti avrebbe inghiottito nel suo buio in un attimo.-
Il ragazzo deglutì a vuoto e distolse gli occhi.
-Questa cosa mi spaventa quasi più di tutto il resto.- ammise.
Sandy scrollò le spalle.
-Ti mentirei, se ti dicessi che non ti capisco.- disse, comprensivo - E a dirla tutta disorienta anche me. Del resto lui manifesta anche desideri umani, può darsi che fosse inevitabile che questo succedesse.-
Jack strinse le dita attorno la suo bastone.
-Non ho paura solo di questo.- confessò.
Con un gesto rapido afferrò la mano dell'altro e la strinse con forza.
-Se lui non fosse ciò che è...- mormorò.
Il Guardiano dorato gli sorrise con dolcezza.
- Sai, Jack...Questo mondo non ha mai visto i suoi aspetti più oscuri. I bambini piangono e si spaventano, ma mai nessuno di loro è stato strappato dal suo letto e divorato sparendo nel buio. Pitch è maligno, ma potrebbe essere molto peggio di quello che è.-
Si liberò la mano e sfiorò la guancia del ragazzo con gentilezza, benché questo si ostinasse a non guardarlo
- Il grande Re degli Incubi ha perso tempo ad osservarti, a pianificare una strategia che potesse portarti dalla sua parte; quando non ha ottenuto ciò che voleva ti ha spezzato il bastone, ha ferito il tuo spirito e poi ti ha lasciato andare. Non so cosa gli passi davvero per la testa, ma penso di poter credere che, almeno ad una parte di lui, tu non sia mai stato indifferente.- abbassò la mano portandosela, come l'altra, dietro la schiena -Detto questo, sta a te stabilire se ciò sia una forza o una debolezza.-
Jack sospirò. Frustrato.
-Non credo che avrò troppo tempo per rifletterci.-
-Pitch ritorna sempre, hai tutto il tempo che può servirti.-
Il ragazzo non ribatté. L'idea che la guerra fosse un fatto ciclico era qualcosa che ancora non riusciva ad accettare.

 

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Capitolo 7
*** Pitch: osare come mai accaduto prima ***


Mentre, come gli altri, attendeva l'arrivo della luna, Jack si ritirò nella propria stanza. Il suo angolo preferito, una scalinata di legno illuminata su ogni lato da vetrate colorate, si era trasformata in una pista da corsa per elfi. Correvano su e giù come se avessero dato fuoco alle punte dei loro cappelli, carichi di progetti, modellini e strumenti da disegno. In un altro momento avrebbe trovato divertente starli a guardare, tuttavia le circostanze lo avevano spinto a cercarsi un luogo più ritirato. Si raggomitolò sul letto, stringendo il bastone e chiuse gli occhi.
Si accorse di essersi addormentato solo quando, nello spazio buio in cui si trovava, non sentì sotto le dita la consistenza familiare del legno. Si guardò intorno, pur sapendo che non aveva senso farlo. Serrò i pugni
-Cosa vuoi?-
La sua voce risuonò decisa, benché si trovasse in territorio nemico.
-Indovinalo.-
Jack lo sentì sussurrare al suo orecchio, e si spostò in avanti in modo repentino.
-Andiamo, davvero hai la pretesa di sfuggirmi in un posto simile?-
-E' un posto che non esiste.-
-Eppure sei qui, è difficile dire che non esista.- ribatté l'altro, in tono accondiscendente.
Il ragazzo si sentì sfiorare i capelli e scattò di nuovo. Pitch rise in modo sommesso, ma il suono parve riempire completamente lo spazio attorno a loro.
-Sei entrato nel mio sogno, questo spazio è mio. -asserì il Guardiano.
Il giovane si sentì afferrare per la nuca e poi avvertì il tocco di labbra fredde sulle proprie.
-Dimostrarmelo.-
Jack rimase immobile e il suo avversario lo lasciò.
-Forza, piccolo Jack, mostrami quello che puoi fare.- lo incoraggiò.
In effetti ,Pitch non era pronto a quello che vide accadere: il margine del cerchio in cui aveva rinchiuso entrambi emise un lieve lucore, che aumentò fino a gettare una debole penombra.
-Notevole.- disse, guardandosi attorno ammirato -E questo come ti aiuterà ad uscire dai guai?-
Quando riportò lo sguardo sull'altro, tuttavia, avvertì all'istante una certa irritazione. Il ragazzo se ne stava tranquillo, senza mostrare nessuna paura.
-Te ne andrai quando la luce sarà troppo forte, è semplice. Io non posso fare più di questo, ma, al di fuori di qui, la sabbia saprà fare il suo lavoro.-
L'Uomo Nero si sentì sia offeso che stuzzicato da tanta sfacciataggine; si concesse un ghigno che esprimesse la sua soddisfazione.
-Insolente.-
Jack riconobbe lo sguardo che aveva visto nella foresta e non fu abbastanza lesto. Il Signore degli Incubi lo afferrò per le spalle, affondandovi le dita senza alcun riguardo. Il Guardiano, in un attimo, si trovò piegato sulle ginocchia, col respiro che si accorciò ancora di più quando il suo nemico si spinse ancora a toccagli le labbra con le proprie.
-Jack l'impudente che cadde in trappola tanto stupidamente. - sussurrò Pitch, mentre tirava il ragazzo verso di sé-Arriva il momento della punizione, per tutti i bambini che meritano una lezione.-
Il ragazzo gli poggiò debolmente gli avambracci contro il petto.
-Smettila!-sibilò -Non siamo in una delle storie orribili che si inventano gli umani!-
Pitch socchiuse gli occhi come un gatto, poi ridacchiò.
-La follia... la temono, eppure l'adorano; è interessante, non trovi?-
Si abbassò sul ragazzo e gli morse con garbo il labbro inferiore.
- Non mi piace il modo in cui mi fa sentire la loro spazzatura, ma è pur sempre un vantaggio a cui non posso rinunciare.-
-Fallo.-
Jack si vergognò del tono, quasi di supplica, con cui aveva parlato; tentò inutilmente di divincolarsi mentre l'altro gli saggiava il collo con delicatezza.
-Ti preoccupi per me? Davvero?-
Il Guardiano gemette; gli parve che le dita dell'altro fossero, di colpo, arrivate a toccargli le ossa.
La luce aumentò leggermente e Pitch si mostrò infastidito, ma non abbastanza da mollare la presa.
-Sei un ospite davvero scortese.-
Una nuova ondata di dolore strappò al ragazzo un singhiozzo.
- E ora dimmi, perché dovrei rinunciare a questo?-
Pitch si fermò affascinato ad osservare le lacrime che si erano fermate in bilico sulle sue ciglia e il movimento affannoso del petto. Il dolore, ai suoi occhi, lo rendeva ancora più desiderabile. Di nuovo, chiuse le labbra, su quelle dell'altro.
-Ora fa il bravo, ragazzino.-gli mormorò, poi -O ti assicuro che strapperò le ali ad ogni fata che incontrerò sulla mia strada.-
Istintivamente, l'altro fece forza sulla braccia per allontanarsi.
Pitch si insinuò nella sua bocca con maestria, finendo di levargli il respiro che ancora gli restava, poi si ritrasse con l'espressione soddisfatta di chi assaggia un dolce di soppiatto. Avrebbe voluto aggiungere qualche parola cattiva, ne aveva disposizione centinaia, ma la luce cominciava ad essere troppo intensa e si scorgevano già alcuni filamenti di sabbia dorata.
-E' stato un piacere, Jack.- salutò, ghignando.
Gettò un'ultima occhiata al Guardiano semi accasciato e poi distolse gli occhi, pur se a malincuore.
Il ragazzo era dolce e morbido come il suo aspetto suggeriva; si sarebbe preso tutto il tempo necessario per assaporarlo appieno..

 

Jack si svegliò col fiato corto e con la terribile sensazione di non possedere più le braccia; poi si accorse di averle tenute tese dietro la testa e si calmò un poco. Facendo leva sulle spalle e sui muscoli riuscì in qualche modo a sedersi e aspettò che gli arti riprendessero sensibilità.
Sospirò profondamente.
Il sogno, per i Guardiani, non era un ambiente insidioso, Sandy aveva sempre dispiegato delle difese attorno a loro e, proprio per quello, Pitch di solito non vi si avventurava; il fatto che avesse osato così tanto poteva significare solo che aveva tutte le forze che servivano per un attacco in grande stile, oppure che stava davvero perdendo il controllo. O che lo fingesse solo per il gusto di apparire più spaventoso. Jack non riusciva a stabilire il confine tra i diversi aspetti; quello che il raziocinio gli suggeriva con insistenza era che Pitch, visto le intenzioni che aveva manifestato, avrebbe potuto fargli di peggio. Aggrottò le sopracciglia, mettendo a fuoco uno degli aspetti che cercava inutilmente di afferrare: se continuava a lasciarlo andare, poteva significare solo che lo avrebbe tenuto per ultimo.

 

**********

 

Jack assistette al colloquio con Manny, in perfetto silenzio, senza muovere un muscolo. Aveva l'impressione che solo Nord riuscisse a districarsi nel lieve mutare del baluginio della Luna, però, quando essa disegnò, come fumo, Pitch attorniato dai suoi stalloni, non ebbe dubbi sulla risposta che avevano ricevuto. Quando la luce si dileguò, ognuno dei Guardiani tornò alle proprie faccende. Jack rimase solo insieme a Sandy, che aveva tergiversato in modo così magistrale da par passare inosservato il fatto che si fosse trattenuto.
-Sto bene.-
Il visetto contrariato dell'uomo dorato esprimeva chiaramente quanto poco gli credesse.
Jack distolse lo sguardo, imbarazzato.
Puntano il dito verso l'alto, il Guardiano gli indicò chiaramente quello che, quattro piani sopra di loro, era il suo alloggio: una piccola, bizzarra torre circolare dal tetto asimmetrico. Il ragazzo ubbidì controvoglia.
Poco dopo, seduto a gambe incrociate sopra un cuscino più grande lui, Jack si chiese a quante altre persone Sandman avesse aperto la sua casa. L'Uomo dei sogni se ne stava seduto si fronte a lui, sul suo minuscolo tappeto volante.
-Non c'è bisogno che ti dica che la questione non è da prendere alla leggera. Non ricordo che abbia mai osato tanto in questo mondo.-
Jack annuì rapidamente. Sandy si accomodò meglio sul suo cuscino, a disagio. Sapevano entrambi quale avrebbe voluto essere la domanda successiva
Il giovane abbassò gli occhi.
-A dirla tutta ho avuto l'impressione che volesse divertirsi a darmi il tormento.- si morse il labbro, ed esitò qualche istante -Ma come hai detto tu, avrebbe potuto farmi di peggio.-
L'uomo dorato abbandonò in un istante la sua forma paffuta. Serissimo, si sedette accanto a lui.
-Di certo avrebbe potuto, ma ti ha fatto del male lo stesso.-
-Se me ne avesse fatto di più riuscirei a sentirmi arrabbiato, e a volere vendetta.-
-Non sei capace di provare un desiderio simile.-
Jack ridacchiò, nervoso.
-Non so se sia vero. Guarda lui: era un essere umano prima, cosa ti fa credere che non possa corrompermi allo stesso modo?-
Sandy poggiò i gomiti sulle cosce e si sporse in avanti.
-Me lo fa credere il fatto che ti continui a corteggiarti quando invece potrebbe divorarti. Non ti perdonerebbe una natura simile alla sua.-respirò a fondo -Ti dirò una cosa spaventosa, Jack: il desiderio fa parte della sua natura e cercherà il modo di soddisfarlo, però io, ora, non ho assolutamente idea se questo significhi possederti, farti a pezzi, o entrambe le cose.-
Il ragazzo chinò di nuovo gli occhi, e il colore che presero i suoi zigomi rispose per lui. Aveva ben chiaro il modo in cui Pitch gli aveva carezzato il ventre e divorato il corpo con lo sguardo; non aveva dubbi su quale fosse, al momento, il suo desiderio più bruciante. Poteva anche non avere esperienza diretta di molte cose, ma la sua lunga vita gli aveva comunque insegnato molto.

 

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Capitolo 8
*** Kozmotis ***


Dopo l'attacco subito, Jack continuò a stare nella casa di Nord. Per passare il tempo aveva cominciato ad aiutare nella costruzione dei giocattoli. Fingeva che gli piacesse, ma la verità era che la libertà del cielo gli mancava da impazzire. Sandy aveva lasciato di guardia la sua sabbia perché vegliasse in continuazione su di lui e il ragazzo non aveva nessuna voglia di scoprire cosa tendesse il suo compagno tanto apprensivo
Alla fine di un lavoro minuzioso, Jack poggiò con cautela una minuscola teiera di porcellana. Era un passatempo interessante, ma, quando se ne trovò tra le mani un'altra, declinò l'invito e tornò a rifugiarsi nella sua stanza. Sentiva la necessità si starsene in disparte, anche se questo lo intristiva. Si raggomitolò sul letto, stringendo il bastone come d'abitudine.

 

Jack, nel suo sogno, sedeva su una panchina di legno e ferro battuto circondata da coralli ed alghe. Attorno a lui nuotava, pigra, ogni creatura marina esistente. La sabbia che gli faceva da guardia lo viziava oltre ogni modo, disegnando per lui scene di una bellezza indescrivibile. Aveva visto le vette più alte, percorso gli anelli di Saturno e camminato su pianeti di cui non conosceva l'esistenza, ma, alla fine, il suo sogno preferito rimaneva quello, in cui poteva immergersi nel silenzio profondo dell'acqua. Perfettamente al sicuro, piegò le labbra in un accenno di sorriso non appena scorse la figura scura che si avvicinava al limite della bolla in cui si trovava. L'uomo attraversò il confine e l'oscurità che lo ricopriva rimase esiliata all'esterno.
Kozmotis Pitchiner avanzò lentamente, avvolto nella divisa di gala, con le gambe fasciate da stivali da equitazione e i capelli scuri, lunghi fino alle spalle, legati dietro la nuca. Il suo viso era quello di Pitch, benché i tratti fossero meno marcati. Si sedette accanto al ragazzo, senza dire una parola, e così rimase a lungo, affondando lo sguardo nell'oceano.
-Vi devo molto.- disse, ad un tratto.
La sua voce possedeva il timbro che tutti loro conoscevano, ma risuonò così dolce, al confronto, che Jack sentì stringersi il cuore.
-E' solo perché voi avete abbastanza forza che io posso stemperare il suo desiderio di distruzione.-
Jack ricordò la bambina che aveva visto. Pensò alle migliaia di anni che erano trascorsi all'ultima volta che lui aveva potuto incontrarla, al fatto che il mondo che conosceva era perduto per sempre e alla sua solitudine, nascosto nel punto di più profondo del cuore nero di Pitch. Chiuse gli occhi e lasciò che le lacrime gli cadessero sulle guance.
L'uomo tese una mano guantata e gli sfiorò lo zigomo umido. Non era la prima volta che vedeva quella reazione.
-Ero libero di rifiutare; la decisione, come la debolezza, sono state mie.-
Il Guardiano si sottrasse con un gesto brusco e si alzò in piedi. Fece per allontanarsi, ma Kozmotis gli strinse con gentilezza un polso per trattenerlo. Il ragazzo si voltò, dopo qualche esitazione, e lui ne approfittò per stringerli anche l'altra mano. Il giovane rimase ad occhi chini, concentrato solo sulle proprie dita, perché non stringessero quelle dell'altro ma, nemmeno, apparissero sfuggenti.
-Come vorrei capire con chiarezza cosa provo per te, Jack.-
Le dita del soldato si strinsero attorno alle sue.
-Poter distinguere il mio sentire dal suo, sapere quali sarebbero le mie parole, e i miei pensieri, senza essere costretto a condividere la mia natura con lui.-
-Mi basta conoscere la mia e ciò che provo.-
Jack si pentì del tono dolente delle sue parole; giudicò egoista ed immaturo esprimersi a quel modo con qualcuno che portava su di sé secoli di sofferenza. Si sentì tirare leggermente e assecondò il movimento; pochi istanti dopo cingeva le spalle e il capo dell'uomo che lo tratteneva a sé stringendogli la vita. Nella sua seppur lunga esistenza Jack non ricordava di aver mai provato un simile struggimento, avrebbe potuto giurare che il suo cuore si stese accartocciando come carta bruciata.
-Cosa ne sarà di te ora che sei venuto qui?-
L'uomo si alò in piedi, senza staccarsi da lui e lo strinse al petto.
-Non potrà mai saperlo.-
Quando l'abbraccio si sciolse, Jack seppe che non c'era più tempo.
Il soldato si diresse verso il confine di quel mondo minuscolo stringendo le dita attorno alle sue. Si fermò un paio di passi prima dell'oscurità. Allentò la stretta per prendere il viso del ragazzo fra le mani.
-Promettimi di non cadere mai nell'illusione in cui si cullano gli umani. Esiste ciò che è bene e ciò che è male, niente di intermedio. Il grigio è bianco già corrotto, il nero non può essere diverso da ciò che è.-
Con un gesto gentile gli scostò i capelli per baciargli la fronte. Jack inclinò appena il capo e poggiò la mano su quella che ancora accoglieva la sua guancia. Quando avvertì le labbra dell'altro poggiarsi su uno zigomo sollevò il mento per ricambiare il tocco delicato sulla sua bocca, poi si scostò .
Kozmotis non disse altro, gli posò le labbra sulle dita come ultimo segno di saluto e poi scomparve sotto la coltre grigia, un frammento alla volta, fino a che di lui non rimase nulla.
Jack, allora, si piegò su se stesso, e diede sfogo a tutte le lacrime che aveva trattenuto fino a a quel momento.

 

Quando aprì gli occhi inquadrò sopra di sé Sandman e avvertì il suo tocco lieve mentre gli carezzava i capelli. Si accorse di quanto fosse triste il suo viso, di quanto fosse profonda la consapevolezza che gli dava la sabbia. Si rifugiò tra le sue braccia senza pensarci; si lasciò cullare, carezzare le spalle e non si vergognò per i singhiozzi che vennero a scuoterlo di tanto in tanto. L'altro Guardiano continuò a consolarlo in silenzio, fino a che non lo sentì staccarsi da sé. Con un gesto impacciato Jack gli lisciò i capelli sbarazzini che aveva arruffato poi si fermò, senza staccare le mani dalle sue spalle.
-Lo conosci.- affermò, a bassa voce.
-Sì.-
-Avresti dovuto dirmelo.-
-Sarebbe stata una sofferenza inutile.-
Sandy gli sfiorò il viso.
-E ne avrai abbastanza da portare con te, d'ora in poi.-
Jack strinse le labbra.
-Sapevi che sarebbe successo?-
-Non prevedo il futuro, Jack. Ma da che Pitch ha esternato le sue intenzioni ho cominciato a pensare che forse lui sarebbe venuto da te. Per questo ho costruito una barriera che lo lasciasse passare.-
Il ragazzo gli strinse una mano.
-Grazie.- sussurrò.

 

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Capitolo 9
*** La grigia seduzione ***


L'Uomo Nero sedeva con le gambe accavallate sul suo trono oscuro, appoggiato allo schienale e con le dita abbandonate sui braccioli. Attorno a lui avvertiva le forme indefinite degli incubi, che sarebbero diventati i suoi maestosi corsieri, e quelle raccapriccianti dei doni degli uomini. Da qualche tempo i Guardiani faticavano a stare al passo coi suoi attacchi, e questo gli aveva consentito di ampliare le proprie ricchezze; tuttavia, tutta quella melma umana ormai sembrava essersi attaccata a lui con la tenacia del fango e, poiché cominciava a non averne più bisogno, iniziava a trovarla parecchio fastidiosa. Il problema era riuscire ad eliminarla prima che potesse reagire in qualche modo; in un certo modo quella sostanza aveva vita propria, era come avere a che fare con un animale inferiore, con poca intelligenza e un grande spirito di autoconservazione. Avvertì, ad un tratto, qualcosa di diverso. Raddrizzò la schiena e poi sbatté le palpebre, incredulo: Jack era di fronte lui, con le mani infilate nelle tasche della felpa e un sorrisetto birichino sulla labbra. Pitch ne indovinò la natura in una frazione di secondo: non 'era nulla che fosse bianco, solo grigio sfumato in ogni declinazione utile a disegnare quella figura. Comprese e, perciò, decise di stare al gioco.
-E quindi, che intenzioni hai, ora?- chiese.
Il ragazzo si avvicinò, gli poggiò le mani sulle ginocchia, e, senza esitazione, gli baciò le labbra, per poi guardarlo con un leggero ghigno. Il signore degli incubi lo ricambiò e, con leggerezza, gli posò le mani sulle scapole.
-Vediamo se conosci anche un po' di obbedienza.- gli sussurrò sulla bocca.
Gli fece scivolare le mani sulla vita e poi lo tirò a cavalcioni sulle sue ginocchia, senza incontrare nessuna resistenza, anzi, non appena si fu sistemato, l'altro prese l'iniziativa, stringendogli il viso fra le mani per baciarlo di nuovo. I minuti seguenti furono piuttosto frenetici, con “Jack” che pretendeva attenzioni e Pitch ben disposto ad accontentarlo, baciandolo in modo decisamente passionale e lasciandogli morsi leggeri dove aveva occasione di farlo; tuttavia, quando il ragazzo si avvinghiò alle sue spalle e spinse il bacino sul suo grembo, l'uomo si tirò indietro. Osservò per qualche istante l'espressione sorpresa e contrariata del ragazzo, poi rise piano e gli posò le labbra sulla curva della mandibola, poco prima dell'orecchio.
-Sei un cucciolo delizioso.- gli sussurrò - Ma adesso non ho tempo per questo. Una volta eliminati i Guardiani, te lo assicuro, non te la caverai con così poco.-
Jack per tutta risposta si chinò su di lui; cercò la sua bocca, scivolò in essa un'ultima volta, e, poi, si disfece in milioni di frammenti, leggeri come cenere, che di dispersero in un istante.
Il re degli Incubi, dal canto suo, raccolse la sua oscurità attorno a sé e si recò in superficie. La luna era nascosta dalle nubi e la foresta ancora oscura. Arrivati in uno spazio aperto, modellò uno dei suoi stalloni; stavolta, però, gli diede solidità, briglie e staffe, e cambiò foggia al suo abito in modo che non lo intralciasse. Montò in sella e gettò uno sguardo attorno a sé. Quando aveva bisogno di riflettere cadeva spesso nella tentazione di una cavalcata sul terreno. Il rimbombo degli zoccoli gli schiariva la mente, così come la sensazione delle briglie strette attorno alle dita.
-Forza, fammi vedere cosa sai fare.- bisbigliò all'animale, e quindi lo colpì leggermente con i talloni.
L'animale, obbediente, si mosse e non deluse le aspettative del suo padrone; lanciato al galoppo sull'erba, o sull'asfalto delle invadenti strade umane, non scivolò; si impennò e scalciò fino a che il suo cavaliere si ritenne soddisfatto. Pitch gli batté la mano sul collo prima di smontare quindi andò a carezzargli il muso.
-Siete voi le mie creature, sarete sempre voi, anche se siete crudeli e ribelli perfino con me.-
Grattò l'animale sotto la mandibola con entrambe le mani e poi arretrò.
-Vai a nutrirti.- ordinò - Cerca i tuoi fratelli e portali con te.-
Il cavallo, libero alle sue costrizioni, si impennò si inerpicò nell'aria, lungo una strada che solo lui poteva vedere.
Il signore degli incubi cercò l'oscurità profonda di una macchia di conifere e si sedette, appoggiandosi ad un tronco.
Sospirò, pensieroso.
Il dono degli uomini aveva cominciato a sviluppare una certo intuito, col tempo sarebbe diventato difficile averne ragione. Il ragazzo di polvere era ciò che lui desiderava. Era stato tentato di approfittare di quella situazione per dare sfogo al suo appetito, era abbastanza sincero da ammetterlo, tuttavia, non appena lo aveva avuto tra le braccia, aveva compreso che non sarebbe servito a nulla. “Jack” il cinerino aveva dimostrato di saperla lunga, ed era certo in grado di soddisfare ogni sua aspettativa, però, proprio questo aveva spento la passione che aveva sentito nascere poco prima. Stava vedendo ciò che la follia degli uomini scorgeva in lui, e Pitch non aveva intenzione di lasciarsi andare alle lusinghe di un suo riflesso. Jack l'immacolato, invece, avrebbe opposto tutta la resistenza di cui era capace, benché, ne era certo, provasse attrazione per lui. Proprio per questo lo aveva scelto quando la sua pallida copia gli si era offerta senza riserve.

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Capitolo 10
*** Amnistia ***


Nascosto nel buio della terra, il Signore degli Incubi pianificava il suo attacco, immaginando strategie e contromosse, senza spostarsi dal suo seggio. La sua mente efficiente non aveva bisogno di nessuna simulazione. Alzò appena gli occhi quando avvertì una presenza familiare. Il ragazzo lo fissava, serissimo, a poco meno di un metro di distanza. L'uomo sostenne il suo sguardo poi lo invitò, con un movimento appena accennato delle braccia.
“Jack” parve indeciso, poi avanzò e gli si sedette sulle ginocchia.
Pitch gli poggiò le mani sulla schiena e le labbra sul collo, quindi lo strinse qualche istante. Aveva deciso di disfarsi di lui tempo addietro, ma i suoi progetti erano cambiati quando, ripensando alla sua natura, aveva intuito la similarità della loro condizione. Il rifiuto e la solitudine erano cose che lui per primo faticava a sopportare e, all'improvviso, gli era parso sciocco prendersela con una creatura che, seppur primitiva, era colpevole solo si condividere il suo destino. Aveva assunto l'aspetto del Guardiano per rendersi desiderabile e rimanere in vita, e l'istinto di sopravvivenza e l'autodifesa erano cose per cui nessuno poteva essere condannato.
Non appena ne ebbe l'occasione, il giovane pretese le sue labbra. L'altro si lasciò tentare senza remore, assaporando appieno la passione che, la volta precedente, era stata disturbata dalla frenesia e dalle sue elucubrazioni. Quando si staccò dal ragazzo, gli fece scorrere una mano fra i capelli, scostandoglieli dalla fronte.
- Mia cara, splendida creatura.- disse, in tono dolce.
Gli sfiorò le labbra con delicatezza, carezzandogli la testa fino alla nuca.
-Tu nasci dagli uomini, e loro sono ciò che divoro. Capisci perché non voglio più che resti?-
Pitch comprese di non stare osservando il suo riflesso quando, sul viso e negli occhi grigi, lesse qualcosa che poté riconoscere come un dolore sincero. Il ragazzo gli abbracciò le spalle. Per qualche attimo il Re degli Incubi si chiese cosa avrebbe provato se quell'illusione fosse stata realmente Jack, se davvero le sue braccia avrebbero potuto stringerlo con tanta forza e il suo corpo apparirgli così tenero nelle forme, che sarebbero rimaste immature in eterno.Jack lo Spettro si staccò da lui solo per prendergli il volto tra le mani. Poggiò le labbra sulle sue un'ultima volta e, infine, di lui rimase solo la cenere che si disperdeva nel buio.

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Capitolo 11
*** L'amicizia spigolosa ***


Jack chiese e ottenne il permesso di tornare in battaglia. Sandy parlò per lui, esponendo con chiarezza quanto fosse inefficace tenerlo rinchiuso, visto che Pitch aveva varcato il limite dei suoi sogni. Così il ragazzo tornò in pattuglia con Coniglio. Aster evitò di fargli domande, benché trovasse insolito il fatto che fosse diventato taciturno e cupo. Pensò che dipendesse dalla situazione in cui si trovavano e su questo non avrebbe avuto nulla ad ridire, tuttavia, dovette ammettere, almeno con se stesso, di sentire la mancanza della sua lingua impertinente. Per sua fortuna, a volte le notti erano così movimentate da non dargli il tempo di rimuginare sul comportamento del suo compagno. Altre volte, invece l'inattività riusciva a renderlo più curioso di quanto lui stesso ritenesse opportuno. In fondo tutti avevano i loro segreti e lui non faceva eccezione.
 

**********

Jack colpì il fearling con tutta la forza che aveva, lo congelò e poi, con un colpo deciso, lo fece a pezzi. Osservò i frammenti scuri tremare, e poi sparire, senza cambiare espressione.
Coniglio gettò ai suoi piedi un'altra creatura oscura, segnandone il destino. Infine si sedette sotto il cono di luce di un lampione e osservò i dintorni.
Avevano passato la notte a stanare un branco intero di quelle creature e qualche uovo giaceva miseramente col guscio spezzato. Jack si sedette accanto lui, poggiando i gomiti sulle cosce.
“Sono diventati veloci.” disse, quasi con indifferenza.
“Pitch sta tornando quello che è. Sferrerà il suo attacco molto presto.”
Il ragazzo sospirò.
“Non ti pesa mai questa guerra continua?”
Coniglio emise un grugnito, poi si appoggiò con la schiena al palo dietro di lui.
“Se lo negassi mentirei, ma finché siamo in grado di trattenerlo qui non andrà a fare danni altrove.” il suo naso si mosse nervosamente “ Ho visto le carcasse dei mondi ha divorato e mi son ripromesso di non permettergli di fare lo stesso anche qui. Siamo avvantaggiati, ma non possiamo pensare che Kozmotis riesca a trattenerlo in eterno.” gli gettò un'occhiata mesta “ Non so cosa ti abbia detto Sandy, o cosa ne pensi, ma io gli ho rivolto delle parole davvero terribili quando ci ha parlato di lui, non mi sono per nulla curato di quanto ciò che aveva saputo lo stesse consumando; ho pensato che fosse solo un visionario dal cuore troppo debole. Allora ho deciso di vedere io stesso, e il mio orgoglio è andato in pezzi.”
Il ragazzo annuì. Era sorpreso che Aster gli facesse delle simili confidenze, ma immaginò che la vicinanza avesse ammorbidito, almeno per il momento, gli spigoli della loro bizzarra amicizia.
“Non ti ci vedo a startene depresso in un angolo a rimuginare su una cosa simile.”
“Invece è successo. Avevo ferito un mio compagno in modo gratuito solo perché non mi piaceva quello che aveva da dire, non è così che si comporta un Guardiano.” si sgranchì le dita “Però c'erano incubi a volontà, le occasioni per sfogarmi non mi sono mancate.”
Jack rise sommessamente.
“Preferisco avere di te quest'ultima immagine.” ammise.
Coniglio lo colpì piano sulla nuca.
“ Dovrebbero chiamarti Guardiano della Sfrontatezza.” brontolò.
Il Pooka all'improvviso mosse le orecchie e indicò una direzione. Le ombre scivolarono veloci, appena intuibili, contro le pareti.
“A chi ne prende di più?” chiese, con aria di sfida.
“Poi non lamentarti.”
Aster ghignò. Un po' di sfacciataggine, in fondo, non faceva che dare più di colore ad ogni cosa.

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Capitolo 12
*** Battaglia ***


Le ombre si trattennero,vorticando, accanto al loro signore.
L'Uomo Nero era immobile, con lo sguardo fisso su di loro e il volto indurito per la tensione.
Jack chiuse gli occhi qualche istante, cacciando il ricordo di Kozmotis nel luogo più remoto della sua mente. Poco distante le renne grattavano il terreno con gli zoccoli, impazienti, e il battito frenetico delle ali riempiva l'aria.
Sandman avanzò di un passo, ponendosi deliberatamente davanti agli altri.
Pitch sogghignò. L'Uomo dei Sogni, che combatteva con le sue stesse armi, era il Guardiano verso cui covava il rancore maggiore.
I corsieri emersero dal buio, ma non superarono il loro padrone.
Fu allora che Sandy diede l'ordine di attacco. Migliaia di fate presero quota all'unisono, mescolate ad altrettanti uccelli dorati, e poi scesero in picchiata verso la massa oscura, cominciando a disperderla. Jack si incantò guardarli. Fate e martin pescatori volavano in stormo come se formassero un solo corpo, come gli storni al tramonto. Sul momento le creature oscure parvero confuse, ma reagirono in fretta e cominciarono a lottare ad armi pari, lasciando le loro forme possenti per crearne di nuove e più maneggevoli.
Pitch, di nuovo non si mosse. Quando li vide ancora concentrati su di lui rise piano e incrociò le braccia sul petto, come se attendesse qualcosa.
Furono colti alle spalle, in silenzio, senza alcun preavviso. Il buio li travolse con forza, come un'onda, e vennero dispersi in un attimo.
Jack avvertì i denti dei fearlings affondare nella pelle scoperta. Dopo qualche attimo di panico, ritrovò abbastanza lucidità per richiamare il suo potere e segnare il loro destino. Con un moto di ribrezzo se li staccò di dosso e li fece a pezzi. Attorno a lui si raccolsero altre creature ma non si fece intimorire. Brandì il bastone e partì all'attacco.

 

 

Pitch colpiva senza risparmiarsi ma il suo avversario era diventato molto più sfuggente dell'ultima volta; non sarebbe stato facile soffocarlo sotto il peso delle tenebre.
Sandman avanzò lateralmente, senza perderlo di vista.
-Lo sai che non serve a nulla.- disse l'Uomo Nero
ll Signore degli Incubi raccolse il buio attorno alle proprie mani.
-Io e te siamo indispensabili; se, oltre ad essere bugiardo, non fossi anche tanto stupido e cocciuto ti saresti già unito a me.-
L'uomo dorato scrollò le spalle. Pitch reagì in modo inaspettato; furibondo strinse la solida oscurità tra le dita, facendola contorcere come se fosse in preda a degli spasmi.
-Parlami!- tuonò.
Sandy aggrottò le sopracciglia: il loro nemico non si era mai sentito punto sul vivo da quell'inezia. Immaginò che risentisse ancora dell'influsso degli umani, ma, purtroppo, non abbastanza perché potesse cogliere delle falle nella sua guardia.
-Non ho da dirti niente che tu già non sappia.- ribatté -Le nostre nature sono opposte, non ho intenzione di rinunciare alla mia.-
L'oscurità riprese a scorrere liberamente.
-Perché vi ostinate a proteggere quelle creature? Hai visto cosa creano, hai visto cosa fanno con la tua sabbia.-
L'Uomo dei sogni si irrigidì. Il fatto che troppi desiderassero di sognare un incubo lo disgustava dal profondo, ma non credeva che il suo avversario si fosse curato di un simile particolare.
-Sono imperfetti.- ammise -Ma la maggior parte desidera il mio oro. Non rinuncerò per così poco.-
D'un tratto sorrise, con l'intenzione di infastidirlo.
-Lo desideri perfino tu, in fondo.-
Pitch ghignò.
- Io, come loro, desidero corromperlo.-
Il Guardiano scosse la testa.
- Se non ci fossero sogni te ne andresti, come hai già fatto migliaia di volte. Se tutti gli universi ti appartenessero, alla fine ti ripiegheresti su te stesso e ti lasceresti sbranare da tutto quello che hai costruito.-
L'uomo oscuro proruppe in una risata.
- Immagini quanti di voi mi hanno detto le stesse cose? -
Sandy mosse le fruste e arretrò di un passo.
- So quanti mondi hai divorato. Li conosco tutti, dal primo all'ultimo.-
-Quindi, perché qui dovrebbe essere diverso?-
Sandman finse di non conoscere la risposta, e scrollò le spalle.
-I sognatori sono testardi, dovresti averlo imparato.-
Pitch rise. Ai suoi piedi si raccolse un'orda di fearlings, pronta a fronteggiare l'esercito radunato a difesa dell'altro.
-Ti lascerò in balia dei miei incubi fino a che avrai perso ogni bagliore.-
-Provaci.-
Stavolta il buio attaccò per primo. Il suo signore, al di là dell'eterna strafottenza che mostrava, tradiva un certo nervosismo nel modo di guidarlo. L'Uomo dei Sogni immaginò che fosse a causa delle singole battaglie che si svolgevano lontano da lì.
Un colpo superò la sua guardia, e il Guardiano cadde rovinosamente sulla schiena. La massa scura lo schiacciò sotto il suo peso.
L'Uomo Nero si ravviò l'abito con un gesto meccanico, quindi si accucciò al suo fianco.
Il prigioniero aveva il volto contratto, ma non si sognò nemmeno di distogliere lo sguardo dal suo.
Il Signore degli Incubi rise in modo sommesso.
-Siete così disperatamente privi di giudizio.- commentò.
Tese la mano e poggiò la punta delle dita sul viso dell'altro, facendolo sussultare.
-Sciocchi e insolenti; non mi sorprende che il tuo pupillo abbia preso delle brutte abitudini.-
Sandy avvertì nella sua voce una sfumatura che gli era nota. Incurante della situazione in cui si trovava, rise.
- E' gelosia, questa? - lo provocò.
L'Uomo Nero si chinò un poco.
-Sì. Un'altra delle cose che avrò il piacere di farti scontare.-
-Non ne hai motivo.-
-Il modo in cui si affida a te è una ragione più che sufficiente.-
Il prigioniero sospirò.
-Sei ottuso, Pitch.- mormorò.
L'altro non gli rispose, distratto da ciò che, poco distante, sembrava essere un tuono. Il signore delle tenebre riconobbe il suono che accompagnava Aster e si preparò ad attaccare. Il luogo in cui si trovavano venne inondato dalla luce artificiale di una squadra di uova. Il Pooka avanzava dietro di loro, accompagnato da altri soldati. Era malconcio e furente. Si scagliò contro il suo nemico non appena lo vide.
Sandy poté solo lanciare occhiate ansiose su quanto gli era concesso di vedere. Non appena l'oscurità allentò la presa, l'Uomo dei Sogni richiamò la sua sabbia. La fece scorrere sotto il terreno, perché passasse inosservata e poi, quando ne ebbe l'occasione, immobilizzò le caviglie del loro avversario.
Coniglio non perse l'occasione e lo colpì con tutta la forza che aveva in corpo, poi, come nulla fosse, andò ad aiutare il compagno.
Sandy gli strinse la mano sul braccio per ringraziarlo, quindi, con un sospiro profondo, raggiunse il re degli incubi. Si inginocchiò accanto a lui, ma fu Aster che lo tirò a sedere, offrendogli il corpo come sostegno.
Pitch, stordito e senza fiato, gli gettò uno sguardo accusatorio.
-Disonesto.- bisbigliò.
-E' vero.-
Sandy chiuse gli occhi qualche istante.
-Scusami.- sussurrò.
Gli poggiò una mano sul petto e, lentamente, essa vi affondò. Il respiro del prigioniero accelerò. Con cautela, il Guardiano allargò le dita e lasciò che la sabbia scorresse nel corpo dell'altro.
Pitch urlò. Frustrazione, rabbia, dolore e paura eruppero dalle sue labbra in un solo grido, che durò fino a che ebbe fiato, quindi si accasciò, inerte, contro Coniglio.
Sandman, invece, rimase immobile per alcuni, interminabili, minuti quindi ritirò le dita. Tremavano.
Il Pooka adagiò il suo avversario con inusuale gentilezza, poi, insieme all'altro Guardiano, lasciò che uno sparuto gruppo di fearlings si rifugiasse sotto di lui e lo portasse con sé nelle profondità della terra.
Una volta soli, Aster circondò le spalle del compagno e lasciò che, aggrappato ad un suo braccio, sfogasse tutto il dolore che aveva provato toccando il cuore oscuro di Pitch.

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Capitolo 13
*** La mesta vendetta ***


La sabbia dorata ricadde dal cielo come una cascata, si disperse ovunque ce ne fosse necessità e dissolse ciò che restava degli incubi fuggitivi e di quelli caduti in battaglia. I Guardiani furono gli unici a esultare, mentre gli umani, ignari, continuavano la loro vita di sempre.
Tornati alla loro base, furono accolti da elfi esagitati, yeti commossi e una generosa quantità di cibo e idromele. Troppo stanchi per opporre una valida resistenza, si lasciarono coinvolgere nei festeggiamenti. Dopo un tempo considerevole, finalmente gli elfi cominciarono a crollare, ma troppi erano ancora presi dalle canzoni che Nord cantava con foga per riuscire a interrompere le loro danze. Coniglio, dal canto suo, se ne stava tranquillo in un angolo, ghignando in continuazione per il modo in cui Toothiana si trovava a cambiare compagno di ballo ogni tre secondi circa.
Jack si accorse dell'assenza dell'Uomo dei Sogni solo quando riuscì a sfuggire alle vorticose danze in cerchio in cui era stato coinvolto. Abbandonò la sala con circospezione. Trovò il compagno tra le statue di ghiaccio del giardino. Sedeva, con la schiena curva, sopra un'enorme testuggine, circondato da un nugolo di minuscole, bizzarre creature che mai avevano calcato il suolo di quel pianeta. Il ragazzo pensò che la sua presenza fosse, in quel momento, inopportuna.
-Ti ho visto.-
Jack si avvicinò all'altro Guardiano con aria colpevole. Sandy non gli era mai parso così abbattuto; non si era nemmeno curato di ridare una forma degna di questo nome al suo amato frac. Non faticò ad immaginare quanto fosse stato terribile toccare Pitch tanto profondamente.
-Con lui... Non c'era un altro modo?- chiese.
-Non in quel momento.-
Il ragazzo si sedette accanto a lui e gli strinse una mano. L'altro sospirò. Si sentiva un po' in imbarazzo a lasciarsi consolare, ma le dita strette attorno alle sue gli diedero almeno al forza per affrontare un discorso che, seppur complicato, gli stava molto a cuore.
-Ascolta, Jack...se hai qualcosa da dirgli fallo ora.-
Il giovane lo guardò sorpreso, poi scrollò le spalle.
-Non abbiamo argomenti da condividere.-
-Non ho detto che lo devi fare per lui.-
Le creaturine dorate divennero cristalli di neve.
-E' per te che devi farlo. E anche per noi, in un certo senso: un Guardiano con dei rimpianti non fa un buon lavoro.-
-Non sono sicuro che rimpiangerei di non aver fatto quello che mi chiedi.-
Il Guardiano dorato sollevò un angolo della bocca.
-Stavolta potrebbe passare molto tempo, pensaci bene. Dopo che la mia sabbia si sarà corrotta non potrai più avvicinarlo senza correre dei rischi.-
Jack gli serrò la mano.
- Non voglio che sappia nulla.-
Sandy aggrottò le sopracciglia.
-Sei davvero convinto che non se ne sia accorto?-
Il ragazzo si mosse, a disagio.
- Preferirei non dargliene conferma.-
-Ha già le sue certezze, a riguardo. Non lasciare che faccia incancrenire anche quelle.-
Sandman si portò la sua mano sulle gambe e la strinse anche con l'altra.
-C'è bisogno di luce là dentro. So quel che dico, Jack. Per favore, pensaci ancora prima di rifiutare.-
Il ragazzo rimase in silenzio, a testa china. Di nuovo, si chiese dove il suo compagno potesse avere vagato nei minuti in cui aveva minato dall'interno la forza del loro avversario, su quali mondi oscuri e meraviglie ormai distorte avesse posato lo sguardo; e, ancora, se avesse avuto la possibilità di parlare con Kozmotis. Ciò che gli chiedeva, al confronto, non era che un'inezia.
-Ti preoccupi per me, stai in pena per lui. Pensi mai a te stesso?-
Il Guardiano dorato parve sorpreso, poi rise, piano.
-E' quello che sto facendo.-
Jack si appoggiò alla sua spalla. Rimase immobile e zitto per un tempo insolitamente lungo.
-Hai ragione.- disse, infine -E' meglio che ci vada.-
Sandy richiamò attorno a loro delle lucciole. Il giovane non si mosse.
-Tra un po', va bene?-
-C'è tutto il tempo che serve.-
Le lucciole si posarono, pazienti, sul ghiaccio e sui rami. A Jack parve che nulla fosse mai stato più luminoso.

********

Pitch emise un gemito di frustrazione. Poggiato con la schiena alla parete rocciosa non riusciva ancora a muoversi. Maledisse la sabbia dorata che gli scorreva, implacabile, nel corpo. Era così furioso da non avvertire nemmeno i morsi che i fearlings gli assestavano di tanto in tanto. E da non curarsi nemmeno di controllare il linguaggio: non appena vide le prime luci si lasciò sfuggire un'imprecazione che non avrebbe sfigurato in nessun quartiere portuale. Quando, infine, mise a fuoco la figura davanti a sé, proruppe in una risata stridula.
-Sei venuto a vendicarti, piccolo Jack?- chiese, ad alta voce.
Il ragazzo scrollò le spalle.
-E' una possibilità.-
Con un colpo deciso spazzò via i fearlings che si erano nascosti poco distante. Pitch contrasse il viso come se lo avesse colpito direttamente.
“Sei diventato senza cuore.” commentò.
Jack gli poggiò la parte ricurva del bastone sulla parte sinistra del petto.
-Adesso sei tu quello irriverente.-
L'uomo rise ancora, ma il corpo, nei limiti del possibile, tradiva la sua tensione. Jack era circondato da lucciole d'oro, non poteva sapere se non le avrebbe usate per attaccarlo. Con lui si era largamente spinto ogni oltre limite di sopportazione, il fatto che fosse un Guardiano non era un motivo sufficiente perché non decidesse di fargliela scontare in qualche modo. Conosceva gli umani a sufficienza da sapere che erano disposti a mettere da parte anche le loro qualità più nobili pur di avere soddisfazione.
-Vuoi levarmi anche la voce?- chiese, in tono accusatorio.
Il Guardiano sospirò, piano.
-Non sono io che mi sono messo nelle condizioni di finire così.-
Pitch lo trapassò con lo sguardo, così furibondo da non riuscire nemmeno a pensare con chiarezza. Si accorse, però, che il giovane non pareva trarre alcun piacere dalle sue parole. Il Signore degli Incubi emise un lungo respiro, e tornò a poggiare la testa alle parete alle sue spalle.
Jack tenne lo sguardo su di lui fino a che non lo vide cedere, poi, lesto, come se temesse di pentirsene, si inginocchiò, a cavalcioni delle sue gambe immobili, e gli premette la mano destra sul petto. Sotto le dita percepì, finalmente, un leggero tepore.
Il Re degli Incubi sentì la sabbia agitarsi. Smise di respirare per qualche istante, poi alzò lo sguardo sul Guardiano
-Che ci fai qui?- chiese, stanco - Non stai neanche provando a umiliarmi, allora cosa vuoi?-
L'uomo avvertì la pressione sul petto farsi più forte.
-Lì non c'è nulla da trovare, mi pare tu l'abbia capito..-
-Lo so.-
Jack si sporse e poggiò le labbra sulle sue. Pitch, non si sottrasse, e non fece nulla che potesse spingerlo ad allontanarsi. Pensò che sarebbe stato sciocco disdegnare quel lieve piacere, se ne convinse così tanto da ritenere una conseguenza logica assecondare la delicatezza con cui veniva toccato.
-Dovresti vendicarti più spesso.- mormorò, sfacciato, quando il contatto si interruppe.
Il ragazzo, piegò un angolo della bocca e pochi attimi dopo era in piedi di fronte a lui, con l'espressione di chi non avrebbe ripetuto nulla una seconda volta.
-Non sarò mai grigio.- affermò.
L'uomo oscuro venne colto di sorpresa: era certo che nessuno sapesse dello spettro che aveva avuto accanto.
Jack, per contro, non si chiese il perché della sua espressione perplessa, né quale altro significato potessero avere le sue parole. Non le aveva pronunciate per lui.
-Ti avrò per me, qualunque sia il tuo colore.”- dichiarò l'altro, di rimando.
Jack, inaspettatamente, ridacchiò e gli diede le spalle, senza aggiungere altro.
Giunto all'esterno respirò a fondo, poi piantò il bastone nel terreno e si concentrò. Nelle profondità della terra milioni di minuscole gocce filtrarono attraverso le rocce fino al rifugio di Pitch, Penetrarono al suo interno, poi i cristalli di ghiaccio crebbero fino a ricoprire ogni anfratto. Le lucciole si lanciarono verso il terreno, lo attraversarono e ripresero la loro forma all'interno delle stalattiti trasparenti e di ogni ghiacciolo che fosse abbastanza grande da ospitarle. C'era bisogno di luce, e ora non sarebbe mancata, almeno fino a che il buio non avesse ripreso abbastanza forza.
Il ragazzo si sfregò gli occhi, preso da un attimo di sconforto, quindi, raccolte attorno a sé le lucciole rimaste, prese il volo per tornare dagli altri.

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