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di eleCorti
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo: addii e partenza ***
Capitolo 2: *** Distanze ***
Capitolo 3: *** Verità ***
Capitolo 4: *** Sola ***
Capitolo 5: *** Dubbio ***
Capitolo 6: *** Brutto incontro ***
Capitolo 7: *** Errore? ***
Capitolo 8: *** Un lieto inizio ***



Capitolo 1
*** Prologo: addii e partenza ***


Prologo addii e partenza




 
Triste: ecco com’era quella sera la giovane Strawberry Motomiya. Il giorno dopo il suo ragazzo – Mark Ayoyama – sarebbe partito per Londra per studiare gli animali codice rosso in via d’estinzione. Anche se, tempo fa, avevano suggellato quella promessa, quel finto matrimonio, era lo stesso sconsolata, poiché non poterlo più vedere tutti i giorni, non poter più uscire con lui, non poter più stargli accanto, faceva male e assai.
Sospirò. Come poteva impedirgli di realizzare questo suo sogno? Non poté fare a meno di chiedersi, mentre si rigirava nel letto. Era notte fonda e lei non riusciva a dormire; era troppo agitata. No, non poteva. Non sarebbe stata una buona fidanzata se gli avesse tarpato le ali. Doveva avere fiducia che tutto sarebbe andato per il meglio e che il loro rapporto non sarebbe cambiato.
Con questi pensieri, la giovane ex mew mew si addormentò. Domani sarebbe stata una giornata pesante e lei doveva essere nel pieno delle energie per affrontarla.


 
****

 
Ecco: come sempre, Strawberry era in ritardo. Come sempre, la sua pigrizia aveva prevalso e non aveva sentito la sveglia. Ma oggi non poteva, non doveva assolutamente arrivare in ritardo. Dopo essersi svegliata di colpo, si era infilata senza alcuna esitazione sotto la doccia per poi uscirne subito dopo.
Mentre indossava il suo vestito preferito, con i fiorellini, e cercava di mettersi il campanellino che – tempo fa – le aveva regalato Mark, fissò l’orologio appeso al muro: erano quasi le tre, Mark tra poco sarebbe partito. Era in super ritardo, doveva sbrigarsi.
Prese la borsa, si mise le scarpe, salutò i suoi ed uscì di casa. Ryan la stava aspettando fuori. Ieri gli aveva chiesto il passaggio e, solo dopo che lei gli promise che avrebbe fatto degli extra, il giovane acconsentì alla richiesta.
“Sei in ritardo” le fece notare con poca gentilezza. Era più di un’ora che la aspettava in sella alla sua moto sportiva ed era più che spazientito.
“Scusa, non ho sentito la sveglia” si giustificò lei come fanno i bambini, mentre s’infilava il casco e saliva dietro Ryan.
“Sei sempre la solita...” asserì, con un tono quasi annoiato.
“Per favore sta zitto e parti! Sono in stramega ritardo!” s’imbufalì lei.
Ryan, senza obbiettare, sgommò diretto verso l’aeroporto di Haneda. Aveva capito che era meglio starsi zitto se non voleva litigare. Adorava di solito punzecchiarla, ma quella volta si fece da parte.


 
****



 
Che fine aveva fatto Strawberry? Non poté fare a meno di chiedersi il giovane Mark. Ormai il suo volo stava per partire – avevano già chiamato l’imbarco – e non poteva attendere oltre. Ma come poteva andarsene senza salutare la sua ragazza? No, non poteva farlo. Decise di aspettare ancora un po’.
“Senti ma hai notizie di Strawberry?” domandò a una ragazza che andava in classe con lei.
“No, mi spiace. Sono ore che provo a chiamarla, ma niente. Mi dà la segreteria” ripose la giovane con un tono triste.
“Ah... grazie lo stesso” perché la sua gattina non si faceva vedere? Si domandò, ormai preso dalla tristezza.
Ultima chiamata per il volo diretto a Londra... ecco la tanto attesa chiamata. Mark guardò per l’ultima volta l’entrata dell’aeroporto, ma di lei nessuna traccia. Sbuffò e prese il suo trolley, pronto a dirigersi verso il gate.
“Mark! Aspetta!” una scarica di adrenalina lo pervase. Si voltò: Strawberry stava correndo verso di lui. Le sorrise di rimando. Aveva sperato fino all’ultimo che la sua ragazza arrivasse in tempo e finalmente era giunta lì.
“Mark!” gli si buttò letteralmente addosso, affondando il viso nel suo torace.
“Perdonami... io...” non poté finire il suo discorso, poiché Mark le aveva messo due dita sulle labbra.
“Tranquilla è tutto apposto. L’importante è che tu sia qui” le sorrise calorosamente, facendola sciogliere come neve al sole.
“Oh Mark” arrossì come un peperone, mentre accorciava sempre più le distanze.
Un bacio suggellò il loro addio. Mark, poi, scappò via, poiché stavano chiudendo l’imbarco.
Lei rimase lì a fissare il vuoto. Si era ripromessa di essere forte, di superare il tutto con serenità, ma la verità era che era già scoppiata. Rimase lì da sola, mentre tutti gli amici di Mark se n’erano già andati.
“Si è fatto tardi, dobbiamo andare” Ryan – stanco ormai di aspettarla fuori – le mise una mano sulla spalla, facendola sussultare.
“Sì... hai ragione...” rispose, come riportata alla realtà, ma tuttavia con un’aria assente.
“Coraggio vedrai che, nemmeno te ne renderai conto, il tempo passerà e il tuo Mark sarà di nuovo al tuo fianco!” le disse sempre con quella sua aria provocatoria. Era felice poiché quel ragazzo finalmente se n’era andato, ma non sopportava vedere Strawberry in quel modo.
“Sì, hai ragione...” non si arrabbiò, anzi era d’accordo con quello che aveva appena affermato il suo amico.
Se ne andò con lui con un umore decisamente migliorato, poiché era convinta che il tempo sarebbe trascorso in fretta e che mai il suo Mark si sarebbe allontanato da lei. Forse aveva fatto male, ma avrebbe dovuto ascoltare quella piccola voce interiore che le diceva che nulla sarebbe andato come previsto.
 
 
 
 
 
 
Note dell’autrice: salve! Allora... torno su questo fandom dopo mesi. Da dove è nata questa long? Ho letto da poco il manga e leggendo la fine mi è venuta in mente questa storia. Spero vi piaccia e chiedo scusa se uso i nomi italiani, ma siccome in questo manga sorprendentemente vengono usati i nomi italiani – tranne per gli attacchi delle ragazze – non sono riuscita ad assimilare quelli giapponesi.
Spero di aggiornare presto, se non mi faccio viva è perché l’ispirazione non è di casa. Ma... per essere sempre aggiornati sui miei aggiornamenti (scusate il gioco di parole) vi consiglio, se volete, di mettere mi piace alla mia pagina facebook, che trovate andando sul mio profilo accanto all’icona della posta – troverete appunto l’icona con il logo di facebook, cliccateci sopra e si aprirà la mia pagina –. A presto.    
Ps: titolo e rating potrebbero essere soggetti a variazione. 

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Capitolo 2
*** Distanze ***


Distanze


 
Erano passati tre mesi da quando Mark era partito per Londra, e la vita dell’ex mew mew procedeva regolarmente: la mattina andava scuola e il pomeriggio lavorava al caffè mew mew. Inizialmente il suo rapporto con Mark procedeva normalmente: durante il primo mese, i due fidanzatini si sentivano ogni giorno per messaggio e la sera si telefonavano. Ma passato il primo mese, sul finire del secondo, le chiamate e i messaggi del giovane Ayoyama si fecero più rari. Il giovane, infatti, non si faceva più sentire ogni giorno, solo una volta a settimana.
Le chiamate e i messaggi i fecero più radi e ciò preoccupo la giovane Motomiya, che iniziò a pensare che il suo Mark non fosse più innamorato di lei.
Le sue amiche capirono subito che ci fosse qualcosa che non andasse, poiché l’umore della loro leader si era incupito e al lavoro era più distratta del solito.
“Strawberry, ma si più sapere che hai combinato!” la beccò, un giorno, Ryan indicando i bicchieri rotti sul pavimento.
“Eh? Scusa...” fu catapultata nella realtà. Guardò il suo capo con lo sguardo assente, poi si chinò per terra per raccogliere i cocci e con essi in mano sparì in cucina.
Ryan la guardò confuso, non era da lei comportarsi in quel modo. Anche Mina, Lory, Pam e Paddy avevano assistito alla scena, ma loro che sapevano tutto, erano tremendamente dispiaciute per la loro amica. Non potevano vederla in quel modo. Dovevano fare qualcosa.


 
****

 
1 mese prima...
Era già passato un mese da quando aveva completamente cambiato vita, da quando si era trasferito in quella città europea. Londra era stupenda, ma troppo grande. Inizialmente, il giovane Mark aveva avuto difficoltà ad ambientarsi nella capitale inglese, ma poi grazie allo stage al museo degli animali marini, il giovane conobbe nuove persone, tra cui lei: Maria.
Inizialmente, tra i due colleghi si era instaurato un rapporto di amicizia, ma più il tempo passava, più il loro rapporto mutava. Maria si era innamorata di Mark, ma il giovane teneva ancora a Strawberry e, quindi, la rifiutò.
Maria – una giovane dai capelli biondi e gli occhi marrone – non demorse: amava talmente tanto Mark che lo voleva tutto per sé, a qualsiasi costo.
Sapeva che il giovane, grazie anche alla grande lontananza dalla sua ragazza, avrebbe ceduto, e lei questo aspettava. E, difatti, quel giorno arrivò.
“Mark... ti vedo strano ultimamente...” passò dietro a lui (era seduto alla sua scrivania) e iniziò a massaggiargli le spalle. Il giovane fu percorso da dei brividi di freddo lungo la schiena. La cosa gli piaceva, e troppo.
“Non vorrei che stessi male... lo sai quanto ci tenga te... te l’ho detto, tu mi piaci!” pronunciò con tono suadente quelle parole al suo orecchio. Poi si chinò su di lui all’altezza del viso, come se avesse voluto baciarlo.
Deglutì. Cercò di immaginare Strawberry per mantenere il controllo, ma l’immagine si faceva sempre più sfocata, fino a scomparire. Ecco: Maria era lì con le labbra dischiuse. Non ce la fece più, chiuse anche lui gli occhi e posò le sue labbra su quelle della giovane.
Il bacio da casto si fece sempre più passionale. Ormai entrambi erano presi dalla passione. Mark, infatti, si era alzato dalla sedia e aveva preso in braccio la fanciulla e l’aveva adagiata sulla scrivania, facendo cadere le penne. Le sbottonò la camicetta bianca, mentre lei gli toglieva la sua che era dello stesso colore. Le abbassò la gonna, mentre si dedicava al suo collo diafano. Lei, dal canto suo, gli sbottonò i pantaloni e stuzzicò la sua erezione da sopra i boxer.
Le abbassò gli slip e lei i boxer, poi avvenne: divennero una cosa sola, lì in quella scrivania, in quella uggiosa giornata d’ottobre. Quello fu l’inizio della fine.



 
****


 
Un altro giorno era iniziato, ma alla giovane Strawberry Motomiya non importava: Mark non si era fatto sentire e lei ne soffriva. Aveva provato a chiamarlo più volte, ma il giovane non le aveva risposto, anzi non l’aveva nemmeno richiamata. Non voleva neanche andare a scuola, ma suo padre la costrinse.
Al lavoro dovette andarci perché sapeva che Ryan l’avrebbe rimproverata, ma non aveva voglia di fare niente. Infatti, sbagliava le ordinazioni, faceva cadere i vassoi, puliva male, insomma era su un altro pianeta.
A fine giornata, si precipitò negli spogliatoi. Voleva cambiarsi in fretta e precipitarsi a casa, in camera sua, a piangere.
“Strawberry...” Mina la bloccò. Strinse i pugni, poiché non aveva voglia di chiacchierare. Ma, cercando di sorridere, si voltò verso la sua amica.
“Noi siamo preoccupate...” si avvicinò a lei. Le altre la imitarono.
“Già” le fece eco Lory. Pam e Paddy annuirono.
“Non puoi andare avanti così!” il tono di Mina era duro. Ma quella volta non voleva battibeccare con lei.
“Ragazze...” era commossa. Se non avesse avuto le sue amiche, sarebbe crollata.
“Già ed è per questo che abbiamo deciso di aiutarti” intervenne Pam, che dalla sua borsa prese una piccola busta bianca, porgendola all’amica.
“Aprila!” la incoraggiò Paddy con il suo tono allegro.
Senza farselo ripetere due volte, Strawberry la aprì: dentro c’era un biglietto andata e ritorno per Londra. Pianse. Mai nessuno aveva fatto quel gesto per lei.
“Ragazze...” si abbracciarono in gruppo. Le ragazze erano così felici di aver aiutato la loro leader.
“Quando parto?” domandò, sorridendo per la prima volta.
“Domani” rispose Pam. Era stata lei a procurarle il biglietto in così poco tempo.
“Domani? Ma...” e Ryan? E Kyle? Erano d’accordo? Non poté fare a meno di chiedersi.
“Sì” annuirono tutte in contemporanea. Sulla porta dello spogliatoio, l’ex mew mew poté vedere Ryan annuire. Nonostante odiasse Mark, nemmeno lui poteva vedere Strawberry in quel modo. La amava ancora.
“Sì! Domani parto!” saltellò come una bambina. Domani finalmente, avrebbe potuto rivedere il suo Mark.


 
****

 
Un urlo ruppe il silenzio di quella stanza: Maria era appena venuta. Stanchi, ma soddisfatti i due si accasciarono sul letto abbracciati l’uno all’altra. Ormai era notte fonda e il sole presto sarebbe sorto.
“è stato bellissimo” asserì Maria, mentre disegnava dei cerchi sul torace del suo ragazzo.
“Ti amo...” sì, ormai anche lui si era innamorato di lei.
“Ti amo anch’io” rispose, per poi posargli un lieve bacio.
Si appoggiò sul suo petto ed entrambi caddero tra le braccia di Morfeo. Nessuno dei due immaginava quale sorpresa avrebbero avuto il giorno dopo.
 
 
 
 
Note dell’autrice: salve! Finalmente aggiorno. Sì, lo so sono imperdonabile. Ma ero senza ispirazione e tra impegni vari non ho mai avuto il tempo di scrivere. Attraverso anche una fase di blocco, per cui questo è il massimo che sono riuscita a tirare fuori. Non è molto lungo, ma è quello che avevo in mente. Spero vi piaccia. E spero di aggiornare presto. Per rimanere, comunque, aggiornati seguite la mia pagina facebook, trovate il link sul mio profilo accanto all’icona della posta (l’icona con il simbolo di facebook).

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Capitolo 3
*** Verità ***


Verità
 
 
“Il volo per Londra è in partenza all’uscita A4”, ecco finalmente il suo volo stava per partire. Finalmente, dopo tanto tempo avrebbe rivisto il suo Mark.
Si voltò per ringraziare e salutare Ryan, che l’aveva accompagnata all’aeroporto di Haneda. Si bloccò poiché vide le sue amiche che – correndo – le venivano incontro.
“Ragazze...” sussurrò, andando incontro a loro. Era commossa.
“Mi raccomando Strawberry, non fare brutte figure. Gli inglesi sono persone di alta classe!” la rimproverò Mina.
“E portaci qualcosa da mangiare!” esclamò Paddy, saltando come una scimmietta.
“Divertiti, mi raccomando” le sorrise Pam.
“Oh ragazze...” si diedero un ultimo abbraccio di gruppo. Chissà quando si sarebbero riviste.
“Allora io vado...” prese il trolley rosa. “Ryan, grazie mille per avermi accompagnato” ringraziò il suo amico e poi sparì oltre i controlli.
Ryan la fissò. Ancora pensava a quello. Sospirò, rassegnato. Se lei era felice, lo era anche lui.
Finalmente avrebbe raggiunto il suo Mark, pensò Strawberry sedendosi al suo posto sull’aereo.

 
****
 
 
Una nuova giornata era iniziata per il giovane Mark e, come al solito, l’avrebbe passata al lavoro per poi stare tutta la sera con la sua ragazza. Solo che ancora non sapeva ciò che lo attendeva.
“Ecco, questo dovrebbe essere il museo in cui lavora Mark” asserì Strawberry, ammirando l’immensa struttura simile a un tempio che si ergeva di fronte a lei. Entrò e subito domandò del suo fidanzato. Non vedeva l’ora di vederlo.
“No, mi dispiace il signor Aoyama se n’è appena andato” le rispose la segretaria.
“Sa dirmi dove abita?” doveva vederlo ad ogni costo!
“Sì, certo... ma lei chi è?” domandò, guardandola in modo sospettoso.
“Come chi sono? Io sono la sua ragazza!” rispose, alterata. Quella donna le stava antipatica.
“Capisco...” e così Mark aveva una ragazza, ma allo stesso tempo stava con Maria.
“Ecco qui c’è il suo indirizzo” le diede un post-it con su scritto l’indirizzo di Mark.
“Grazie mille!” fissò il post-it arancione, come se fosse l’autografo di una star, e scappò via come un fulmine.

 
****
 
 
Il suono del citofono interruppe il loro amplesso. Sbuffarono entrambi: odiavano essere interrotti.
“Chi sarà mai a quest’ora?” pensò ad alta voce Mark.
“Non rispondere!” replicò vogliosa Maria, accarezzandogli le braccia e stappandogli un bacio.
“Beh, magari sarà qualcuno che ti cerca. Vado a vedere. In caso lo mando via” s’infilò i boxer e i jeans, per poi uscire dalla stanza.
“Chi è?” domandò con la voce abbastanza seccata.
“Sono io Mark, Strawberry” il sangue gli si gelò nelle vene, non appena sentì la sua voce.
“Strawberry? Ma che cosa ci fai qui?” domandò, cercando di mantenere la calma.
“Sono venuta a farti una sorpresa!” rispose, con un tono allegro.
“Aspetta che ti apro” doveva fare subito qualcosa.
“Presto vestiti! La mia ragazza è qui!” irruppe nella stanza da letto, buttando a Maria i suoi vestiti.
“Merda!” imprecò lei, infilandosi il vestitino a fiori.
Poco dopo, Strawberry era arrivata al piano in cui c’era l’appartamento di Mark – il terzo – ma Maria era riuscita a scappare qualche secondo prima, scendendo le scale di servizio.
“Strawberry, che piacere vederti!” ostentò un sorriso. In realtà era contento di aver scongiurato una tragedia.
“Oh Mark, mi sei mancato!” si buttò su di lui, rubandogli un bacio.
I guai erano appena iniziati, non poté fare a meno di pensare il giovane Mark.

 
****
 
 
Quel cartello cercasi cameriera le aveva lasciate perplesse. Perché mai avrebbero avuto bisogno di un’altra cameriera?
“Ryan perché?” si lamentò Paddy. Lei voleva bene a Strawberry e non voleva che nessuno la sostituisse.
“Non sappiamo quanto tempo starà via. Può darsi...” anche per sempre. Finì la frase mentalmente. Era triste anche lui.
“Su ragazze, non sostituiremo Strawberry. Lei sarà sempre nostra amica” le rincuorò Pam, la più saggia di tutte.
“Scusate, ho visto il vostro cartello. Io sarei interessata” una ragazza dai capelli biondi legati in due codini, attirò la loro attenzione.
“Io sono il proprietario. Da questa parte, prego” la fece accomodare dentro.
“Ragazze vi presento la vostra nuova compagna. Lei è Berry, da oggi lavorerà con voi” la ragazza che poco prima era entrata, adesso indossava un’uniforme da cameriera come loro.
“Piacere di conoscervi” si presentò con un inchino.

 
****
 
 
Ora che Strawberry era a Londra, Mark e Maria non potevano vedersi come prima. Così durante le ore lavorative stavano insieme e il weekend Mark lo passava con Strawberry. Un giorno, però, Maria, stanca di questa situazione, prese Mark in disparte.
“Credevo le avessi detto di noi!” lo rimproverò, guardandolo torvo.
“Non me la sono sentita. Pensavo che vedendo che non la chiamavo più, si sarebbe fatta una nuova vita. Non credevo sarebbe venuta fin qua!” si difese.
“Va bene, ma devi dirglielo. Non posso più andare avanti così...” ammorbidì il tono, incrociando le braccia.
“Va bene...” l’attirò a sé posandole un bacio. Le sollevò una gamba, alzandole la gonna nera ed entrando in contatto con la sua pelle. Maria rabbrividì di piacere.
La sollevò e la appoggiò sulla scrivania, mentre le loro lingue s’intrecciavano in una danza passionale.
Le sollevò la maglietta bianca, mentre lei affondava le mani tra i suoi neri capelli. Si dedicò al suo collo, avido di possederla lì, in quella stanza, su quella scrivania.
“Mark, ti ho fatto una...” si bloccò di colpo, non appena vide quella scena.
“Strawberry... non è come sembra!” non gli diede il tempo di spiegare: la giovane ex mew mew era scappata. E Mark la inseguì.
“Strawberry, aspetta!” la raggiunse, bloccandola per un braccio.
“Sparisci!” si voltò verso di lui, mollandogli uno schiaffo.
“Come hai potuto?” gridò, mentre le lacrime rigavano il suo volto. Voleva sprofondare.
“Strawberry, io...” era rimasto senza parole. Si sentiva un verme.
“Sei uno stronzo! Io... ti amavo veramente, ma tu... tu... mi hai tradito!” era così arrabbiata, delusa e sconcertata che tra i singhiozzi, non riusciva a parlare.
“Mi dispiace, Strawberry. Io volevo dirtelo, ma non ci sono riuscito” abbassò la testa, consapevole di essere colpevole.
“E hai preferito andasse così?” replicò. Le lacrime continuavano a scendere copiose dal suo viso.
“Addio Mark” si voltò. Le lacrime scendevano più copiose, ma doveva lasciare per sempre quel posto. Voleva tornare a casa. Corse via.
“Mi dispiace sia andata così” Maria lo aveva raggiunto. Gli aveva posato una mano sulla spalla.
“Anche a me...” sospirò. Sperò che almeno adesso, Strawberry potesse essere felice.

 
****
 
 
Era subito andata alla prima agenzia di viaggio che aveva trovato e aveva acquistato un biglietto di sola andata per Tokyo. Fortuna volle che aveva trovato un posto libero per il volo del giorno dopo. Voleva lasciare per sempre quella città, dimenticare quelle due settimane passate con Mark e soprattutto scordarsi di lui.
Pianse tutta la notte, ricordando quella brutta scena. Non avrebbe mai creduto Mark capace di un’azione simile. Si vede che si sbagliava. E che non lo conosceva per niente.
Il giorno dopo, la giovane Strawberry salì sull’aereo con due occhiaie e con un sonno pazzesco, poiché non aveva dormito quella notte. Unico pensiero felice era che presto sarebbe tornata in Giappone e che avrebbe riabbracciato le sue amiche.
 
 
 
 
 
Note dell’autrice: salve, perdonate – come sempre – l’immenso ritardo con cui aggiorno. Ero sì un po’ a corto d’ispirazione, ma dato che – forse – il mio blocco se ne sta andando mi sono messa all’opera, ed è venuto fuori un capitolo proprio come loro volevo. Ormai siamo a metà della storia e non dovrebbe mancare molto alla fine (non so ancora quanti capitoli). Vi prometto che farò il possibile per aggiornare il prima possibile. A presto.

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Capitolo 4
*** Sola ***


Sola
 
 
Non appena era giunta a casa, si era rintanata subito nella sua stanza. Non aveva nemmeno salutato i suoi genitori, i quali preoccupati bussavano alla sua porta per cercare di farla parlare.
“è andata male. Lo so! Quel bastardo le avrà fatto qualcosa!” ruggì il signor Motomiya, sbattendo il pugno contro il palmo della mano.
“Su caro, calmati...” la moglie intrecciò le mani in quelle del marito.
“Lasciamola tranquilla. Quando vorrà parlarne, verrà da noi” gli sorrise. Il marito sospirò rassegnato, poi seguì la moglie al piano di sotto.
Strawberry, nel frattempo, si era seduta sul letto con le gambe piegate, dove aveva affondato la testa sulle ginocchia, affogando in un pianto disperato. Ripensare a quella scena, le faceva male. E assai. Non avrebbe mai creduto Mark capace di una cosa del genere. Credeva che lui la amasse, e invece si era sbagliata. Sì, si era sbagliata. Era stata una stupida, una sciocca. E ora ne pagava le conseguenze. Voleva stare da sola, non voleva vedere nessuno. Il giorno dopo, difatti, e per le successive settimane non andò a lavoro. Anzi non comunicò nemmeno alle sue amiche che era tornata, e che Mark l’aveva tradita. Voleva rimanere sola. E annegare nella sua disperazione.

 
****
 
 
Erano passate circa due settimane da quando Berry – la nuova ragazza bionda, con dei codini bassi – aveva iniziato a lavorare al caffè Mew. Era una ragazza solare, un po’ sbadata che a tratti ricordava Strawberry, motivo per cui non fu per lei difficile legare con le sue compagne.
E come l'ex mew mew, anche lei aveva un rapporto molto burrascoso con Ryan. Ogni giorno, infatti, i due si punzecchiavano a vicenda. Anzi secondo Kyle e le altre, tra loro sarebbe nato qualcosa. Non avevano torto: più passavano i giorni e le settimane, più la giovane Berry s'innamorava del suo capo.
Ryan, invece, pensava ancora a Strawberry, anche se sapeva che mai avrebbe avuto speranza con lei. Però quella buffa ragazza di nome Berry lo incuriosiva sempre più. Gli ricordava troppo lei.
Successe dopo circa un mese che la giovane aveva iniziato a lavorare al caffè Mew: si era presa di coraggio e aveva deciso di confessare i suoi sentimenti al giovane Shirogane.
“Ryan...” lo aveva chiamato poco prima di andarsene. Erano fuori dal locale. Il sole stava tramontando e il cielo si era tinto di un rosso fuoco.
“Ecco...” intrecciò le dita, arrossendo. Non sapeva da dove iniziare.
“Tu mi piaci!” lo disse tutto d’un fiato e chiudendo gli occhi. Non si era accorta che il giovane di fronte a lei aveva sgranato gli occhi. Era sbalordito, ma poi sorrise.
“Anche tu mi piaci...” abbassò le palpebre, cercando un modo per misurare le parole che stava per pronunciare.
“Però... vedi Berry, c’è un’altra ragazza. Ed io non so se potrò dimenticarla...” voleva essere onesto con lei.
“Ti aiuterò io a dimenticarla!” rispose la giovane, assumendo uno sguardo carico di determinazione.
Non rispose. Si fermò a riflettere un attimo. Era una richiesta un po’ bizzarra, però chissà... forse avrebbe funzionato.
“Sicura?” volle esserne certo.
“Fidati di me, Ryan” si avvicinò a lui, intrecciando le dita con quelle del ragazzo.
Non rispose. Si limitò a osservarla mentre accorciava sempre più la distanza che li separava. Un bacio. Gli aveva posato un bacio. Dolce, timido e impacciato. Il giovane Ryan dapprima sgranò gli occhi, poi li chiuse, intensificando il bacio. Strawberry era in Inghilterra, Strawberry non sarebbe mai stata sua, si disse mentalmente, mentre attirava a sé Berry, approfondendo quel bacio.

 
****
 
 
Dopo avere trascorso settimane a casa senza vedere le sue amiche, ma solo andando a scuola, la giovane Strawberry – sotto consiglio di sua madre – aveva deciso che era giunto finalmente il momento di tornare al caffè Mew.
Si era leggermente ripresa dalla batosta subita e quale miglior modo di tornare a sorridere se non riabbracciare le sue amiche?
“D’accordo Strawberry, oggi parola d’ordine: sorriso!” esclamò davanti allo specchio, guardando la sua immagine riflessa. Indossava la divisa scolastica, portava i suoi soliti codini e si era tolta il campanellino che le aveva regalato Mark. Segno che aveva intenzione di andare avanti.
“Vado, a stasera!” dopo essersi infilata le scarpe, uscì da casa, salutando i suoi frettolosamente.
Quando arrivò di fronte al portone rosso del caffè Mew, esitò un attimo. Prese un bel respiro e spalancò la porta.
“Buongiorno, posso esserle d’aiuto?” una ragazza bionda e con dei codini, la accolse con un sorriso scintillante.
Strawberry sgranò gli occhi, sbigottita. Ma chi era quella ragazza? Non poté fare a meno di chiedersi.
“Strawberry!” prima che potesse domandarle il suo nome, una Paddy allegra le saltò sulle spalle. Le altre, una dopo l’altra, la abbracciarono in cerchio.
“Sei tornata! Sei tornata!” la stritolò Paddy, euforica per la gioia.
“Sì...” cercò di sembrare il più allegra possibile. Non voleva sganciare la bomba appena arrivata.
“Bene...” Ryan – scontroso come sempre – le tirò addosso la sua uniforme.
“Visto che sei tornata, fila a cambiarti. Sei in ritardo”  era apatico come sempre, anche se all’interno era scombussolato. Rivederla gli aveva fatto quell’effetto.
Berry, intanto, fissava la scena sbigottita. Strawberry parve accorgersene e si avvicinò.
“Scusa, non mi sono presentata. Sono Strawberry, piacere” le tese la mano destra, sorridendole mestamente.
“Sì, ho sentito parlare di te. Sono Berry” ricambiò la stretta, sorridendole. Quella ragazza le piacque. Sentì che sarebbero diventate buone amiche.

 
*****
 
 
Quel pomeriggio di lavoro era finito. Le sue amiche, mentre erano nello spogliatoio, le domandarono di Mark. Strawberry subito s'incupì. Se non sapeva quando dare loro la brutta notizia, quello era il momento adatto.
“Ci siamo lasciati...” disse con un tono secco e guardando le piastrelle del pavimento. Le ragazze sussultarono.
“Perché?” fu Pam a parlare. Unica fra tutte a mantenere la calma.
Strawberry inspirò, cercando di trattenere le lacrime che, prepotentemente, spingevano per venire fuori.
“Io... l’ho visto con un’altra” il tono della sua voce era spezzato. Chiuse gli occhi, mentre una lacrima toccava il pavimento.
Nessuna disse niente. Corsero incontro alla loro amica, abbracciandola e trasmettendole tutto l’affetto che provavano per lei.
“Quel pezzente!” esclamò Paddy, sbattendo il pugno.
“Beh, era inevitabile data la distanza” Mina tentò di fare la fredda. Ma anche lei dentro rodeva.
“Stai bene?” Pam e Lory le domandarono all’unisono. Strawberry annuì debolmente.
“Vedrai, ne troverai uno migliore”Pam le posò una mano sulla spalla. Strawberry annuì debolmente. Non aveva alzato mai la testa.
Poco dopo, la giovane Motomiya era sul retro del locale che buttava l’immondizia. Parlare con le sue amiche le aveva fatto bene. Ora, difatti, si sentiva meglio.
“Ancora qui?” saltò in aria, sentendo la sua voce. L’aveva colta di sorpresa.
“Mi hai spaventato, Ryan!” ringhiò, guardandolo in cagnesco.
“Come sta il pesce lesso?” cambiò discorso, incrociando le braccia. Era appoggiato alla bianca parete.
“Non è un... pesce lesso” strinse i pugni. Ripensare a lui faceva male.
“E poi... sta bene” le si era formato un groppo in gola. Le lacrime premevano per uscire.
“Tutto bene?” Ryan si avvicinò al suo orecchio. Un’ondata di calore la fece risvegliare dai suoi pensieri.
“Sì!” rispose con tono deciso, tuttavia arrossendo. Scappò via, senza farsi vedere in viso da Ryan.
La osservò correre via. Era chiaro che avesse qualcosa che non andasse. Ma cosa? Non poté fare a meno di chiedersi. Lui ovviamente non sapeva di Mark.
“Ryan!” Berry, in fondo al vicolo, lo chiamò sventolando la mano.
“Eccomi!” urlò di rimando lui. Scacciò quei pensieri su Strawberry. Gli aveva causato non poche sofferenze, non poteva correre più dietro a lei.
Raggiunse la sua ragazza che – sorridente – afferrò la sua mano, pronta per il loro appuntamento. Ryan, però, non poteva fare a meno di pensare a Strawberry. Domani avrebbe chiesto cosa aveva la giovane dai capelli rossi. Doveva saperlo.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Note dell’autrice: bene, stavolta sono riuscita ad aggiornare in tempi abbastanza brevi. Ormai siamo a metà della storia e non dovrebbe mancare molto alla fine... spero che il capitolo vi sia piaciuto. A presto.  

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Capitolo 5
*** Dubbio ***


Dubbio
 
 
Era lì, davanti allo spogliatoio che la stava aspettando. Aveva le braccia incrociate e il piede destro appoggiato al muro. Con l’indice destro, picchiettava l’avambraccio segno che fosse alquanto impaziente. Aprì gli occhi per controllare il corridoio. La vide: la giovane Pam stava camminando verso la porta dello spogliatoio.
“Devo parlarti” disincrociò le braccia, appoggiò il piede sul pavimento e sbarrò la strada alla sua dipendente. Pam lo guardò scettica.
“Che cosa c’è?”domandò con un’aria apparentemente scontrosa.
“Devo parlarti di Strawberry...” prese una pausa e chiuse gli occhi, cercando le parole giuste.
“Sai la vedo... strana” continuò parlando con un tono di voce basso, come se non volesse farsi sentire.
“Tu... tu ne sai qualcosa?” le domandò, guardandosi attorno con circospezione, come se temesse davvero che qualcuno li stesse ascoltando.
“Sì...” rispose, dopo un breve silenzio. Ryan la invitò ad andare avanti.
“Si è lasciata con Mark” rispose con semplicità, mentre lo sorpassava e apriva la porta bianca dello spogliatoio.
“Ah... e sai...” si voltò verso di lei. Voleva sapere tutto. Era come se il suo sogno più nascosto si fosse appena avverato.
“Non dovrei essere io a dirtelo” si voltò per scoccargli un’ultima occhiata e sparì oltre l’ingresso dello spogliatoio.
Si è lasciata con Mark... quelle parole riecheggiarono nella mente del giovane Shirogane. Si sentì felice alla notizia. Ma... voleva sapere come, quando e perché. Poi tornò alla realtà: lui era impegnato e Strawberry rappresentava il passato.

 
****
 
 
Un altro giorno di lavoro era appena finito, e non era andato per niente male. Le ragazze la tennero sempre allegra e non aveva sbagliato a fare le ordinazioni. Ryan non l’aveva rimproverata o punzecchiata e nulla poteva andare meglio. Anche se doveva ammettere che si divertiva quando litigava con Ryan.
“Ehi Strawberry, non vieni?” le domandò Pam sulla soglia dello spogliatoio.
“No, devo parlare con Ryan” le disse mentre correva per il corridoio.
Aveva intenzione di chiedere se poteva fare delle ore extra. Aveva bisogno di tenere la mente impegnata e non pensare, e quello era l’unico modo per farlo.
Salì di corsa le scale, fermandosi davanti ad una piccola porta sulla destra. Indugiò prima di bussare. Era entrata due volte nella stanza di Ryan ed entrambe le volte era stato imbarazzante. Perché? Perché lo aveva beccato mezzo nudo. Scosse la testa, scacciando quei brutti pensieri. Appoggiò il pugno sulla porta di legno, ma subito notò che fosse socchiusa. Avvicinò l’occhio per sbirciare dentro, notando con sommo stupore che la stanza fosse esattamente come se la ricordava: una scrivania sulla sinistra appoggiata al muro, dove c’era un computer, e sulla destra un letto e il comodino con una foto e un orologio digitale.
Degli ansimi. Li aveva uditi chiaramente. Spostò l’occhio sul letto. Rimase a bocca aperta. Ryan e la nuova arrivata – Berry – erano sul letto e... ed erano nudi. Si sentì avvampare. Non si accorse, però, che la porta, a causa del suo peso, si fosse aperta. E aveva cigolato.
Il giovane Ryan – arrabbiato con chi avesse osato interromperli – si voltò verso la porta. E rimase pietrificato.
“Ehm... scusate... non volevo interrompervi” riuscì a biascicare. Era rossa in volto. Si voltò e corse via. Non voleva restare lì un minuto di più. Era come se il mondo le fosse crollato addosso per la seconda volta.
“Merda!” imprecò. Non doveva scoprirlo così. Si sentì un verme, nonostante non avesse fatto nulla di così compromettente.

 
*****
 
 
Si era fermata a riprendere fiato, non appena era giunta al piano di sotto. Le luci erano spente, i tavolini tutti in ordine e le sedie sistemate. Non c’era più nessuno. Doveva andarsene anche lei. Quell’immagine riaffiorava ancora nella sua mente. Perché aveva sbirciato? Perché? Maledì la sua curiosità.
“Strawberry...” e poi quella voce. La sua. Ansimava, doveva avere corso.
“Io... mi dispiace. Non volevo...” disse senza prendere fiato. Era agitata. Quella scena le fece ripensare a Mark e a lei, quella donna, con cui l’aveva tradita. Si mise le mani sul viso, sull’orlo dell’isteria. Stava scoppiando.
“Va tutto bene? Ho saputo di te e di... Mark” prese una pausa prima di pronunciare quel nome. Le aveva messo una mano sulla spalla.
Strawberry trasalì. Un’ondata di calore la pervase. Le fece rilassare i nervi. Si tolse le mani dal viso, aveva un’espressione vuota.
Si voltò. E pianse. Pianse sul suo petto, liberandosi di tutta quella sofferenza che aveva nascosto in un angolo recondito del suo cuore e che ora incombeva come un grosso macigno. Ryan era impassibile. Ma dentro piangeva anche lui.
“Mi ha tradito...” sussurrò tra i singhiozzi.
“Lui mi ha tradito” si strofinò gli occhi e tirò su con il naso.
Qualcosa dentro Ryan si ruppe. E così quel viscido verme l’aveva tradita. Strinse i pugni. Sarebbe andato a Londra a picchiarlo di persona. Ma non era nella sua natura la violenza.
“Sì, lui mi ha tradito! Mi ha tradito!” iniziò a tirare pugni sul petto del giovane, che rimaneva impassibile.
“Mi ha tradito!” smise di urlare e strinse la maglietta nera del giovane, mentre appoggiava la testa sul suo petto, facendosi cullare dai suoi battiti.
“Ryan...” una voce ruppe quel piccolo incantesimo che si era appena creato. Berry era lì, in cima alle scale e osservava i due con un’espressione dura.
“Va” Strawberry si staccò da lui. Non lo guardò negli occhi. Non voleva che la vedesse in quel modo.
Lo oltrepassò, dirigendosi verso lo spogliatoio, ma lui la bloccò con la mano. Strawberry trasalì di nuovo.
“Comunque sappi che puoi sempre contare su di me” aveva detto al suo orecchio. Strawberry trasalì di nuovo. Voltò il capo e lo vide mentre saliva le scale e raggiungeva la sua ragazza, che non si era mossa da lì.
Si ricordò di quando gli aveva detto la stessa frase, quando aveva scoperto il suo doloroso passato. E ora lui era pronto a fare lo stesso.
Fino a non poco tempo fa, quel ragazzo aveva provocato dei dubbi in lei che l’avevano fatta dubitare del suo amore per Mark. Dubbi che era riuscita a risolvere. Ma ora che le cose erano cambiate, possibile che questi dubbi erano ritornati? Non poté fare a meno di chiedersi, mentre fissava il punto in cui poco prima c’era Ryan.
Quella sera la giovane Strawberry non riuscì a chiudere occhio. I suoi pensieri erano tutti occupati da Ryan.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Note dell’autrice: allora... sto riuscendo ad aggiornare in tempo piuttosto brevi. In questo capitolo finalmente abbiamo un'interazione tra Strawberry e Ryan! Finalmente non vedevo l’ora dato che li shippo. XD comunque... tornando a noi! Da adesso le cose potrebbero complicarsi... ovviamente mia ispirazione permettendo. Spero di aggiornare presto. A presto.  

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Capitolo 6
*** Brutto incontro ***


Brutto incontro
 
 
Ripensava a quello che era successo qualche ora prima. Fin da quando era tornata a Tokyo, non le era mai successo di sfogarsi in quel modo. Ma con Ryan sentiva che fosse diverso, si sentiva per la prima volta dopo tanto tempo al sicuro tra le braccia di qualcuno. Sì, protetta tra le braccia di Ryan dove nessuno avrebbe potuto farle ancora del male.
Sospirò, per poi appoggiare il viso sulle ginocchia piegate. Ryan era fidanzato e non avrebbe mai potuto dedicare le sue attenzioni a lei. Si sentiva sola. Triste. Sconsolata. Perché questo grande interesse verso Ryan? Non poté fare a meno chiedersi. Forse perché l’atteggiamento del ragazzo era cambiato così all’improvviso da destare in lei un nuovo interesse. O forse le era sempre interessato, ma solo ora se ne rendeva conto. Ora che era troppo tardi.
Ryan, Mark... in un modo o nell’altro i ragazzi la facevano soffrire. Sospirò di nuovo, era meglio non pensarci.

 
*****
 
 
Erano ritornati nella sua stanza, la giovane Berry con le braccia conserte faceva avanti e indietro per quella piccola camera. Ed era ancora arrabbiata: non soltanto il suo ragazzo l’aveva lasciata sola a letto, ma quando era scesa per controllare dove fosse, lo aveva beccato abbracciato con quella Strawberry.
Ryan, invece, era impassibile. Sapeva di non aver fatto nulla di male, quindi non doveva nessuna spiegazione alla sua ragazza.
“Allora? Non hai nulla da dirmi?” smise di fare avanti e indietro per la stanza, rimanendo con le braccia incrociate e fissando il giovane con uno sguardo truce. Ryan per tutta risposta alzò un sopraciglio segno che fosse perplesso.
“Riguardo a quello che è successo con quella!” sbottò lei, agitando le braccia in aria.
“La stavo solo consolando! Il suo ragazzo l’ha tradita!” rispose Ryan visibilmente irritato da quella situazione.
Berry si bloccò, sentendosi una sciocca per quello che aveva pensato, ossia che il suo ragazzo la stesse tradendo.
“Oh... mi dispiace” abbassò lo sguardo non potendo più sostenere quello del fidanzato. Si sentiva una sciocca.
Ryan sospirò. Era contento che la ragazza non l’avesse presa male. Le voleva bene. Ma l’amava? Dopo quello che era appena successo, la risposta si delineava sempre più nella sua mente: no, non l’amava. Quell’evento lo aveva scosso, ma lui era bravo a nasconderlo. Lui doveva andare avanti come giusto che fosse.

 
****
 
 
Un altro giorno era iniziato e – come sempre – dopo la scuola Strawberry andò a lavorare al Caffè Mew. Stava rientrando in cucina dopo aver consegnato le ordinazioni ai clienti, quando qualcuno la bloccò: era Berry. La giovane dopo la discussione avuta con il suo ragazzo, si era sentita in colpa per avere insinuato che Strawberry glielo volesse portare via. Voleva, inoltre, aiutarla a superare la sua delusione amorosa.
“Ciao. Senti stasera ci sarà una serata alla discoteca Blue Moon. Ti andrebbe di venire?” le sorrise amabilmente mentre le porgeva il biglietto per la serata.
Strawberry esitò. Andarci avrebbe significato passare anche la serata con Ryan e lei in quel momento non voleva stargli vicino. Però apprezzava molto che la nuova arrivata volesse legare anche con lei. Era molto indecisa.
“Sì Strawberry, vieni anche tu! Ti farà bene distrarti!” si voltò verso le porte scorrevoli della cucina. Era stata Pam a parlare, la quale evidentemente aveva ascoltato la loro conversazione. Le altre, anche loro in ascolto, annuirono.
“E va bene. Verrò volentieri” prese il biglietto dalla mano della giovane e le sorrise grata.

 
*****
 
 
Era da circa mezz’ora che cercava qualcosa da mettersi tra i capi d’abbigliamento del suo guardaroba. Era la prima volta dopo tanto tempo, che usciva per andare da qualche parte. Passava in rassegna tutti i suoi vestiti, le sue gonne e le sue magliette, etichettandole come troppo infantili e quando il suo sguardo si era posato su un vestitino che non aveva mai indossato, il suo telefono squillò. Era un messaggio.
Sto venendo a prenderti. Le ragazze vanno con Kyle. Diceva il messaggio. Ma prima che Strawberry iniziasse a formulare un pensiero, le arrivò un altro messaggio.
Ps. Berry non è gelosa. È stata lei a chiedermi di accompagnarti, così non puoi perderti! Aveva appena finito di leggere il messaggio, quando realizzò: Ryan stava venendo lì e lei era ancora in intimo.
Uscì dall’armadio quel vestitino che aveva adocchiato poco prima: era aderente, attillato, a pois e scollato. Era perfetto. Lo indossò e si guardò allo specchio. Non le stava per niente male, le scarpe che aveva scelto (delle decolté nere) la slanciavano. Ricordò che quel vestito gliel’avevano regalato le sue amiche, dicendole che avrebbe dovuto sfoggiarlo durante i suoi appuntamenti con Mark. Scosse la testa scacciando quei brutti pensieri.
Si sciolse i codini, e si mise il rossetto, che poi ficcò nella pochette di paillettes. E aspettò. Poco dopo il campanello suonò e sua madre la avvertiva che Ryan era arrivato. Inspirò profondamente prima di alzarsi e uscire dalla stanza. Era agitata, poiché voleva fare buona impressione su Ryan. Voleva sembrare più adulta, più sexy ai suoi occhi.
E quando lentamente scese le scale, le sembrò per un attimo che Ryan la stesse guardando ammaliato.
“Ciao” lo salutò, cercando di sembrare normale. Lui si alzò dal divano nero e si avvicinò a lei. Lentamente. Lo sguardo indecifrabile. Il cuore di Strawberry prese a battere come un tamburo.
“Hai la frangetta fuori posto” era così vicino che sentì il suo fiato fresco sul collo. Poi allungò la mano e le aggiustò la frangia. Strawberry chiuse gli occhi nel vano tentativo di controllare i battiti impazziti del suo cuore. Mai prima le aveva fatto quell’effetto. O forse ricordava male.
“Bene, andiamo?” si risvegliò dal suo stato di trance, soffermandosi a osservare il ragazzo. Indossava dei jeans e una camicia bianca i cui primi due bottoni erano sbottonati, facendo intravedere il petto muscoloso.
“Sì” rispose, ridestandosi dalla sua trance. Uscirono da casa e, saliti in sella alla moto di Ryan, partirono alla volta della discoteca.

 
****
 
 
La discoteca era abbastanza grande: con una pista da ballo al centro, i tavolini in fondo alla sala e di lato il bar dove la gente beveva i propri cocktail. La giovane Strawberry era seduta proprio davanti al bancone del bar che beveva il suo analcolico, mentre le sue amiche erano in pista a scatenarsi. Qualcuno le venne incontro. Mark. Lei, per sua fortuna, non lo riconobbe.
“Strawberry?” si sedette accanto a lei. Strawberry trasalì. Che cosa ci faceva lui lì? Perché era tornato a Tokyo? E perché si era seduto accanto a lei? La rabbia le montò dentro. Voleva andarsene. Si alzò senza guardarlo. Stava per andarsene. Qualcuno, però, la bloccò: Mark le aveva afferrato il braccio, impedendole di andarsene.
“Lasciami!” gridò, cercando di divincolarsi da quella presa, ma essa era assai forte. Le persone nonostante l’alta musica si erano voltate verso di loro, spinte dalla curiosità di sapere che cosa stesse accadendo.
“No, aspetta!” fece forza sulla stretta, mentre Strawberry cercava di divincolarsi.
“Ti ho detto lasciami!” fece ancora più forza, ma invano. La presa di Mark era troppo salda.
“No,ti prego! Io...” cercò di attirarla a sé, ma la giovane opponeva resistenza.
“Ehi, non hai sentito? Lasciala andare!” qualcuno gli aveva sferrato un pugno in pieno volto. Cadde a terra, mentre perdeva sangue dal naso.
“Tutto bene?” era Ryan che, vedendo ciò che stava accadendo, aveva perso il controllo. Rivedere quel bastardo schifoso che osava metterle le mani addosso, gli aveva fatto perdere la calma.
Strawberry annuì. Le lacrime premevano per uscire. Mark, nel frattempo, si era rialzato e aveva riconosciuto il suo aggressore. Non gli era mai piaciuto.
“Strawberry, ti prego, ascoltami!” cercò di riavvicinarsi alla sua ex ragazza, ma Ryan gli sbarrò la strada.
“Non hai sentito, amico? Vattene!” il suo tono di voce era calmo e pacato, ma il suo sguardo era furente.
Mark indietreggiò e se ne andò. Voleva solo parlarle, chiederle scusa per ciò che era accaduto a Londra, che non voleva tradirla, ma non la amava più. Strawberry, intanto, era crollata. Le lacrime scorrevano sul suo viso, come un fiume in piena.

 
****
 
 
Erano tornati al Caffè Mew. Strawberry, ancora sconvolta, era seduta sul letto di Ryan con indosso una coperta per coprirle le spalle. Le altre se n’erano andate, lasciandola nelle mani di Ryan, Kyle e Berry.
“Ti ho portato un po’ di cioccolata” Ryan senza bussare era entrato nella stanza, reggendo in mano una tazza di cioccolata fumante, preparata da Berry.
“Grazie...” sussurrò fissando il liquido marrone che aveva formato dei cerchi.
“L’ha preparata Berry, non io” disse, sedendosi sul letto accanto a lei.
“No, grazie per quello che hai fatto prima” chiarì lei, sempre fissando le increspature della sua cioccolata.
“Figurati”. È quello che si meritava quel bastardo” appoggiò le mani dietro di sé, soffermandosi a fissare il soffitto buio.
“Perché è venuto? Perché mi perseguita? Io...” una lacrima le solcò il viso, finendo dentro la cioccolata. Tutto ciò che lei voleva, era andare avanti e dimenticare. E lui si era ripresentato lì, di fronte a lei, come se non fosse successo niente. Quando lo aveva rivisto, qualcosa dentro di lei si era scatenato. Non erano farfalle, ma era una tempesta di rabbia verso quel ragazzo che le aveva spezzato il cuore.
“Strawberry... non posso vederti così” le sollevò il viso e asciugò le sue lacrime. I loro occhi entrarono in contatto. Cioccolato e oceano.
Furono attratti l’uno verso l’altra, quando meccanicamente si avvicinarono, facendo incontrare le loro labbra in un piccolo, dolce bacio. Breve, ma intenso. I due quando si staccarono erano rossi, e sorridevano. Lei sorrideva dimenticandosi della sua sofferenza, mentre lui si era dimenticato di avere una ragazza.
Qualcuno dalla porta semiaperta aveva osservato la scena, rimanendo shockata. Era Berry.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Note dell’autrice: allora... nonostante il caldo, finalmente aggiorno. Abbiate pietà, il caldo non mi aiuta a scrivere. Allora... il capitolo è volutamente tagliato, poiché ripensandoci questa fine mi piace. Abbiamo rivisto Mark, ma già vi dico che non lo rivedremo più. Ma soprattutto finalmente i nostri due si sono baciati. Ma... ma... non credete sia ancora finita! Ho ancora in serbo qualche altra cosa, prima di mettere il punto fine a questa storia. Spero di aggiornare presto.

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Capitolo 7
*** Errore? ***


Errore?
 
Sgranò gli occhi. Non poteva credere a ciò che stava accadendo: Ryan - il suo ragazzo - e Strawberry si stavano baciando. Un bacio piccolo e casto, vero, ma pur sempre un bacio. E lei non poteva sopportare una cosa del genere. Si aggrappò alla manigilia della porta, facendola cigolare. I due giovani all'interno della stanza sussultarono. Entrambi si girarono verso la porta semi aperta, e videro una chioma bionda che stava fuggendo via. Berry.
Ryan si alzò di scatto, correndole dietro. E Strawberry rimase lì, da sola. Triste. Sconsolata. Era vero che Berry era la sua ragazza e lei non aveva il diritto di sentirsi sofferente, ma vedere il ragazzo di cui si era scoperta innamorata correre dietro ad un'altra, le spezzava il cuore in mille pezzi, come uno specchio che s'infrange al suolo, rompendosi in mille pezzettini.
Ryan, intanto, correva per raggiungere Berry. Era stato uno stupido, un'idiota a ferirla in quel modo. si sentiva tremendamente in colpa. Ecco, l'aveva raggiunta. Le afferrò un braccio, facendola voltare verso di sé. Aveva gli occhi lucidi, rossi pieni di lacrime.
"Berry..." cercò di dirle ma lei cercava di divincolarsi dalla sua presa salda, ma invano.
"Ascolta..." cercò ancora di parlarle ma lei si dimenava, nel vano tentativo di liberarsi dalla sua salda presa.
"No! Non voglio!" gridò cercando di liberarsi dalla quella morsa.
"Ti prego, ascoltami, E' stato un'incidente cercò di spiegarle. Ma forse, aveva usato le parole sbagliate. Le aveva dette solo per rassicurare la sua ragazza, poiché non pensava che quel bacio fosse un'incidente. Anzi, tutt'altro.
"Un'incidente..." ripeté lei. Un'incidente... volle illudersi che fosse davvero così.Forse era stata una stupida a pensarlo.
"Sì davvero. Mi dispiace. Puoi perdonarmi?" moll• la salda presa sul braccio della giovane, per posarle una mano sul viso, aggiustandole una ciocca bionda che ricadeva sul viso. Si sentiva tremendamente in colpa verso di lei, ma forse avrebbe fatto meglio ad essere gi… in quel momento sincero con lei. Prima, magari, di commettere un errore.
"Io... sì" chiuse gli occhi e sospirò. Doveva fidarsi di lui, non doveva essere gelosa e oppressiva, o invadente, doveva godersi al meglio il loro rapporto.
"Grazie..." sospirò anche lui. Poi la abbraccò Le posò anche un piccolo, casto bacio. Ma anche in quel caso, c'era qualcuno che li osservava Strawberry.
****

 
Aveva deciso di uscire da quella stanza e di andarsene a casa. Era tardi e non aveva senso rimanere lì. Tanto Ryan era corso dietro Berry e lei non aveva più niente da fare al Mew Café. Ma quando era giunta al piano di sotto, dove c'erano i tavolini, si era trovata davanti una spiacevole sorpresa: Ryan e Berry, i quali evidentamente avevano fatto pace, che si stavano scambiando una dolce effusione. Si sentiva oppressa, sentiva che stava per rimettere. Le lacrime che premevano per uscire. Ma lei doveva essere forte, perch‚ non poteva avere la prepotenza di mettere ai quattro venti un'amore che mai avrebbe dovuto provare, un amore proibito.
"Avete fatto pace..." cercò di fingere un sorriso, anhe se dentro piangeva. I due - che si erano staccati - fissavano la giovane dai capelli rossi.
"Sì" Berry - incoscente del fatto che la sua amica provasse qualcosa per il suo ragazzo - si era stretta al braccio di Ryan.
"Sono felice..." chiuse gli occhi, mentre la bocca si incurvava ancora di più in un finto sorriso. Sorriso che Berry ricambiò. Ryan, invece, guardava Strawberry con un'aria colpevole, con un'aria nostalgica, quasi che sentisse la mancanza di quel breve contatto che avevano avuto poco prima, e che si sentisse in colpa per non averlo approfondito.
"Bene, adesso io andrei a casa. Si è fatto tardi" strizzò ancora di più gli occhi, portando all'esasperazione quel finto sorriso. Poi si girò dall'altro lato e scappò via, senza dare il tempo ai due ragazzi di salutarla. Ryan era ancora più confuso. Confuso e colpevole.
*****

 
Casa. Casa dolce casa. Si butt• sul letto, non appena varcò la soglia della sua stanza. Voleva solo sprofondare in un sonno così profondo da non risvegliarsi mai più. Dimenticare tutto e tutti. Dimenticare Mark, dimenticare Ryan, dimenticare gli uomini che la facevano solo soffrire. Tutto. Dimenticare tutto e partire da zero. Ma chi prendeva in giro? Come poteva ripartire da zero, con l'oggetto dei suoi pensieri che le ronzava intorno ogni giorno? Poteva lasciare il Caf‚ Mew, ma in quel caso non avrebbe rivisto le sue più care amiche, quelle con cui aveva condiviso le gioie e i dolori della vita. E allora che fare? Poteva andare al lavoro, e stare il più lontano possibile da Berry, ma ormai anche con lei era diventata amica e con quale coraggio avrebbe potuto dirle ehi Berry, guarda che sono innamorata del tuo ragazzo. La ragazza l'avrebbe sicuramente presa male e si sarebbe allontanata da lei.
Si mise le mani ai capelli, rotolandosi nel letto, cadendo nella disperazione più totale. Come avrebbe affrontato quei due? Non lo sapeva. Ma di una cosa era certa: domani, dopo la scuola, sarebbe andata al lavoro con il sorriso sulle labbra ed avrebbe affrontato quella giornata al meglio, anche se dentro piangeva.
Sospirò, mentre, messassi a pancia in giù, abbracciò il cuscino, cadendo tra le braccia di Morfeo. Il suo unico pensiero era Ryan.
*****

 
Un altro giorno era iniziato. Strawberry, dopo la scuola, era andata al lavoro. Tutto scorreva normalmente: i clienti che andavano e venivano, le ragazze che servivano i tavoli, Lory che rompeva qualche piatto. Tutto era normale. O quasi. In un angolo della cucina - proprio vicino alle porte scorrevoli - c'era un ragazzo dai capelli biondi e gli occhi azzurri, Ryan, che osservava una ragazza, Strawberry.
La sera prima non erano riusciti a parlare di ciò che era successo tra loro, di quel bacio. E Ryan sentiva un peso opprimente al cuore, come se dovesse liberarsi di qualcosa che aveva sull coscienza. Ma quel pomeriggio il giovane non era riuscito a parlare con Strawberry, perché la ragazza correva a destra e manca per il locale, servendo ogni nuovo cliente che entrava. Come se stesse cercando di evitare Ryan. E lui l'aveva capito.
Ecco perché sfruttò l'occasione quando la giovane entrò in cucina. Kyle non c'era. Era il momento giusto per parlare e per chiarire.
"Strawberry? Hai un momento?" la bloccò sulla soglia della cucina. Aveva in mano un vassoio colmo di dolciumi.
"Ehm... devo servire i tavoli" disse, sperando che con quella credibile scusa la mandasse via.
"Non c'è problema. Mina potresti per favore servire tu il tavolo 2?" si rivolse a Mina che stava seduta in fondo alla sala a sorseggiare il suo the pomeridiano.
"E perché non può farlo Strawberry?" ribatt‚ la giovane, con un tono scontroso. Lei che serviva i tavoli? Ma quando mai! Manco ci fosse stata l'apocalisse.
"è impegnata. Io e lei dobbiamo parlare. Non fare storie!" rispose a tono Ryan. Mina, allora, si alzò e, sbuffando, strappò dalla mani di Strawberry il vassoio ed entrò nella sala principale.
"Ecco fatto. Ora sei libera" la guardò con uno sguardo di soddisfazione come a dire te l'ho fatta, cara!
Strawberry deglutì. Non era pronta ad affrontarlo da sola. Voleva scappare, ma ora che la sua scusa credibile era sgusciata via come un'anguilla, non aveva più via di scampo. Doveva stare lì ed affrontare l'uomo di cui si era innamorata.
"Io... ieri volevo parlarti" si avvicinò a lei, e Strawberry chiuse gli occhi. Era così dannatamente sexy. Non poteva resistere.
"Per quanto riguarda quello che è successo ieri in camera mia..." prese una pausa, ma essa fu colmata da Strawberry. Aveva capito tutto. Non c'era bisogno che proseguisse oltre.
"Ho capito. Non c'è bisogno che aggiungi altro. Hai ragione, non doveva succedere. E' stato solo un banale errore. Dimentichiamolo, ok?" si girò dall'altro lato. Le lacrime premevano per uscire e lei non voleva che Ryan capisse che stesse per scoppiare a piangere.
La guardò confuso e perplesso. Lui non stava per dire ciò. Voleva dirle che gli era piaciuto molto quel bacio, che era stato da sempre innamorato di lei, ed anche se ora c'era Berry, aveva deciso di porre fine a quella sofferenza e di lasciarla. Ma perch‚ lei aveva detto così? Forse a lei non era piaicuto quel loro piccolo bacio. Lo aveva trovato fastidioso? Sì, forse era così. Ormai gli era chiaro che Strawberry non era e non sarebbe mai stata innamorata di lui. Quindi era meglio così.
"Sì, dimentichiamolo" asserrì, anche lui voltandosi dall'altro lato. Voleva urlare e spaccare la qualsiasi cosa, ma non poteva farlo di fronte a lei.
"Allora io torno di là…" corse via, chiudendo gli occhi. Le lacrime, per•, non si fermarono, anzi: scendevano copiose dal suo viso.
*****

 
Finalmente quella giornata stancante era finita. Ora poteva tornare a casa e piangere quanto voleva. Si era ripromessa che avrebbe affrontato il tutto con un sorriso, ma dopo quella chiacchierata con Ryan, tutto era stato più difficile. Aveva ricevuto una coltellata in pieno cuore e non sapeva se fosse riuscita a guarire di nuovo.
"Ehi, mi dici cosa hai?" fu Mina ad interrompere quel suo arrovvellarsi nei pensieri.
"Eh?" e lei cadde dalle nuvole, riportata alla realtà.
"Avanti non fare la finta tonta. Parlo di quello che è successo con Ryan. Perché è ovvio che sia successo qualcosa tra voi due. Dopo che sei uscita dalla cucina, sembravi nel pallone!" disse Mina con aria indagrastrice. Conosceva fin troppo bene Strawberry e sapeva quando c'era qualcosa che non andava.
"Beh... ecco..." arrossì. Da dove partire? Dal loro bacio o dal fatto che le era stato spezzato il cuore per la seconda volta.
"Strawberry, Ryan ti ha fatto qualcosa?" intervenne Pam, tra tutte le mew mew la più saggia.
"Beh... ecco... no. Solo che..." solo che lei ne era innamorata, ma lui stava già con un'altra.
"Strawberry, non devi avere paura dei tuoi sentimenti. Noi siamo le tue amiche, puoi dirci tutto. Non tenerti tutto dentro" Pam le appoggiò una mano sulla spalla, rassicurandola.
"Io... credo di essermi innamorata di Ryan" disse, arrossendo come un peperone e chiudendo gli occhi. Ora, però, si sentiva meglio. Si era liberata di un'enorme peso che custodiva nel cuore. Le sue amiche sì che la capivano, sì che c'erano per lei nel momento del bisogno.
"Cosa?" tutte si strinsero intorno a lei, colte dalla sorpresa. Non lo credevano vero.
"Beh, in fondo ce lo dovevamo aspettare. Era anche ora!" ridacchiò Pam. Li aveva osservati nei minimi dettagli ed aveva sempre saputo che un giorno tra i due sarebbe nato qualcosa.
"Sì, ma non è questo il punto... ci siamo baciati, e Berry, lei... lui... è tutto cos complicato!" si mise le mani sui capelli come se stesse per scoppiare.
"Cosa? Vi siete già baciati? Quando? Dove? Perché non hai detto niente?" le sue amiche sembravano delle pettegole di paese che pur di sapere l'utimo scoop si sarebbero vendute un rene.
"Calma, ragazze. Il punto è che lui è fidanzato ed abbiamo deciso di dimenticare l'accaduto..." si rabbuiò. La verità era che lei mai sarebbe riuscita a dimenticare quell'accaduto. Mai. Lo avrebbe custodito sempre nel cuore.
"Strawberry..." Pam le posò ancora una volta una mano sulla spalla, volendo consolarla.
"Usciamo!" Paddy, la più piccola e la più allegra del gruppo, s'intromise cercando di spargere allegria in mezzo a quel mare di tristezza.
"Sì, mi sembra una buona idea. Un pomeriggio di relax è quello che ci vuole per te Strawberry" Pam le sorrise. E Strawberry si fece convincere. Domani sarebbe stata domenica, quindi niente lavoro, niente Ryan, niente Berry. Poteva vivere nella mera illusione di essere felice e contenta.
"Ok, ci sto!" regalò  per la prima volta un sorriso vero alle sue amiche.


 
*****

 
Avevano deciso di farsi un giro in centro, nel quartiere di Shibuya, pieno di negozi. Lì sicuramente Strawberry non avrebbe pensato alle sue pene d'amore. E funzionò. Sorrisero, ridero, girarono i negozi, comprandosi vestiti nuovi, presero il gelato in uno dei tanti bar del quartiere. Insomma, stavano passando un pomeriggio perfetto. Ma c'è sempre qualcosa - o qualcuno - che rovina la felicità atrui.
Stavano camminando per il lungo viale gremito di folla e di negozi quando li videro: Ryan e Berry. Insieme, fermi ad osservare una vetrina.
"Ti piace?" aveva detto Ryan, indicando un braccialetto nella vetrina di una gioelleria.
"Sì, molto" gli sorrise la giovane dai capelli biondi al settimo cielo.
"Mmm... potrei comprartelo" disse. Voleva farla contenta sia per placare il suo senso di colpa sia per non farle avere sospetti.
"Grazie!" gli cinse i collo, rubandogli un travolgente bacio.
Le buste le cadderro a terra, non appena vide quella scena. Il suo cuore si ruppe ancora di più in mille pezzettini.
"Scusate..." e corse. Piangendo. Disperandosi. Dandosi mentalmente della sua stupida. Perché‚ lei era stupida. Non aveva capito prima quanto amasse quel ragazzo che per tanti anni aveva detestato.
"Strawberry..." e lui l'aveva vista. E nulla, nemmeno la graziosa ragazza dai capelli biondi di fronte a lui, esisteva di fronte al grande amore della sua vita. Le corse dietro, lasciando la sua ragazza lì, in mezzo alla folla sconfitta. Perch‚ Berry aveva perso.
 


Note dell'autrice: Eccomi e scusati l'attesa. Ma ora che finalmente ho un nuovo pc, posso mettermi a scrivere tranquillamente come prima e non a mano e poi ricopiarlo su quello di mia mamma. Bene... siamo, forse arrivati, ad un punto di svolta. Ed il prossimo preparatevi poich‚ sarà  l'ultimo capitolo.

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Capitolo 8
*** Un lieto inizio ***


Un lieto inizio
 
 
Correva, più veloce che poteva. Aveva il fiato corto, mentre le lacrime scendevano copiose dal suo viso. Voleva sprofondare, voleva sparire. Come aveva creduto possibile di riuscire a vederli insieme senza provare un ben che minimo di gelosia o tristezza? Voleva tornare a casa e rinchiudersi nella sua stanza. Poi avrebbe potuto sprofondare nella più totale disperazione.
Anche Ryan correva, voleva raggiungerla e fermarla. Vederla in quel modo, gli provocava un tuffo al cuore. Voleva capire cosa fosse successo, il perché del suo comportamento. Ecco, l’aveva raggiunta. Allungò il braccio, afferrandole la mano, bloccandola e facendola voltare verso di sé. Aveva gli occhi rossi e rigati dalle lacrime. Ryan perse un battito.
“Strawberry...” tentò di dire, ma lei continuava a divincolarsi dalla sua salda presa.
“Lasciami! Non voglio parlare con te!” gridò, scossa dai singhiozzi. Ryan aumentò la presa. Voleva sapere cosa le aveva fatto. Perché non voleva più parlargli? Voleva, doveva saperlo.
“Si può sapere cosa succede?” urlò a sua volta, accentuando ancora di più la salda presa. Lui non perdeva mai la calma, ma sentire pronunciare quelle parole proprio da lei, lo feriva. E assai.
“E a te cosa importa? Perché non te ne vai dalla tua ragazza? Si sentirà sola!” c’era una punta di disprezzo in quelle parole, e il giovane lo capì. Il problema, forse, era più evidente di quanto pensava. Diminuì la forza della presa, scosso dall’effetto di quel discorso.
“Strawberry, ascolta...” tentò di dire, ma la giovane ne approfittò per divincolarsi da quella morsa.
“No, non c’è più niente da dire. Tu stai con Berry e ciò che è successo tra di noi è stato solo un errore. Non è vero?” disse. Tremava. Era scossa. E Ryan capì: aveva origliato la conversazione che aveva avuto con Berry il giorno prima. E ciò era un male, perché aveva pronunciato quelle parole solo per tranquillizzare la sua ragazza. Questo non voleva per forza dire che le pensava veramente.
“No, aspetta! Hai capito male... se ho detto quelle parole era solo per tranquillizzare Berry... io non penso che il nostro bacio sia stato un errore. Mi è piaciuto...” spiegò, avvicinandosi a lei e tentando di afferrarle le mani. Strawberry abbassò il capo. Non sapeva che pensare.
“Strawberry, ti prego devi credermi. Io sono innamorato di te” si avvicinò ancora di più. Strawberry guardava le mattonelle del marciapiede. Le alzò il viso con due dita messe sotto il suo mento, e lo avvicinò al suo.
Un bacio, ecco cosa le posò. Timido, casto, puro. Un bacio senza pretese. Un bacio che voleva dire tutto e niente. Un bacio che sprizzava tenerezza e dolcezza da tutti i pori. Un bacio che aprì gli occhi a tutti e due.
Strawberry gli cinse il collo, mentre Ryan posava una mano sulla sua schiena, attirandola di più a sé. E quel piccolo, tenero bacio si approfondì. Divenne travolgente e passionale. Le loro lingue esploravano le loro bocche, desiderandosi, non volendo interrompere quel contatto. Ryan aveva iniziato a percorrere su e giù la sua schiena, mentre Strawberry aveva affondato le mani nei suoi morbidi capelli biondi, accarezzandogli. Entrambi volevano di più. Si staccarono per riprendere fiato, non ancora sazi dell’uno e dell’altra.
“E con Berry?” domandò la giovane, rimanendo a un passo da quelle invitanti labbra.
“Le parlerò” le sorrise Ryan. E lei ricambiò quel sorriso.
Ancora e ancora unirono le loro labbra in bollenti baci. Si desideravano, e assai. Qualcuno, però, li stava osservando. E, capendo di avere ormai perso, fuggì. Si sentiva distrutta e umiliata. Decise che avrebbe dato le dimissioni e avrebbe messo un punto a quella storia.
Si staccarono, poiché si erano accorti che qualcuno era corso via. E vedendo la chioma bionda che svolazzava al vento, capirono subito chi poteva essere.
“Berry...” dissero entrambi all’unisono. Ed entrambi si sentirono in colpa verso l’amica. Per averla pugnalata alle spalle. Ma che ci potevano fare se avevano capito da poco di non potere fare a meno dell’uno e dell’altra?
“Le parlerò domani al Caffè” la tranquillizzò Ryan. Poi le afferrò la mano, accompagnandola a casa. Entrambi erano al settimo cielo. Ora era ufficiale: erano una coppia.

 
****
 
 
Erano davanti alla porta d’ingresso di casa Motomiya. Si stavano baciando. Ancora e ancora. Proprio non volevano staccarsi. Ryan la stringeva a sé, le accarezzava la schiena e il viso niveo, mentre Strawberry teneva stretti i suoi capelli, come se non volesse farlo fuggire. Furono costretti a staccarsi, poiché qualcuno aveva aperto la porta: i genitori di Strawberry. E, a giudicare dall’espressione del padre, Ryan avrebbe fatto meglio a fuggire se voleva salva la vita.
“Papà! Ecco... lui è Ryan. Ti ricordi di lui?” cercò di sdrammatizzare la situazione. Ma conoscendo bene il padre era inutile. Era molto geloso e protettivo, e già sapeva che non avrebbe reso la vita facile a Ryan.
“Sì, mi ricordo...” rispose il padre con aria superiore. Squadrò il giovane che aveva davanti a sé, che sostenne il suo sguardo.
“Gestisci ancora quel Caffè?” domandò l’uomo, iniziando, così, il suo interrogatorio.
“Sì, signore” rispose Ryan con molta educazione e cortesia. L’uomo fece qualche secondo di pausa, colpito dal buon comportamento del suo interlocutore.
“Bene. Ed ora sei il ragazzo di mia figlia, corretto?” domandò, assumendo un’aria di sfida.
“Sì, signore. Io amo vostra figlia” rispose Ryan, senza scomporsi. Lo stava sfidando anche lui.
“Va bene. Può bastare. Ryan, è stato un piacere conoscerti” gli strinse la mano, sorridendogli. E Ryan capì che aveva abbassato l’ascia da guerra. L’uomo, poi, seguì la moglie dentro casa, lasciando ancora una volta i due giovani da soli.
“Perdonalo...” Strawberry era rossa in volto. Per tutta la durata della discussione, aveva temuto che suo padre potesse agire avventatamente. Invece, per sua fortuna, così non era stato.
“Tranquilla. Non penso ci darà altri problemi” adorava quando le sorrideva. Si sentiva tranquilla, come se nulla le potesse più accadere.
“Allora, a domani” si alzò in punta di piedi, depositandogli un piccolo bacio sulla guancia.
“A domani” Ryan la guardò sparire oltre la porta e richiuderla. Aveva il cuore che batteva come un tamburo. Se non era amore quello, allora non sapeva cosa significasse.

 
*****
 
 
Quando quel giorno avevano aperto il Caffè Mew, Ryan e Strawberry avevano sperato di parlare con Berry e spiegarle tutto, che non avevano intenzione di ferirla. Ma non l’avevano trovata, al suo posto avevano ricevuto da Kyle un biglietto in cui c’era scritto che lei rassegnava le dimissioni.
Mi dimetto. C’era scritto. E poi: non venitemi a cercare. È stato bello condividere quest’esperienza con voi, ma proprio non posso più restare. Capirono che la colpa era loro. Dovevano chiarire. Ma come potevano se non voleva che la cercassero?
“Avrà avuto i suoi motivi” aveva detto Pam, quando tutti si erano riuniti per discutere dell’accaduto.
“è inutile piangere sul latte versato” aveva poi aggiunto. Tutti annuirono. Sebbene dispiaciuti per la dipartita di Berry, non potevano contrariare una sua decisione.
Dopo il lavoro, Ryan e Strawberry erano andati al piano di sopra, nella stanza di Ryan. Erano finiti a letto. Si erano baciati, si erano spogliati. Ryan, mentre le baciava il collo, le ripeteva sempre le stesse parole, poiché si voleva accertare che anche lei lo volesse.
“Sicura?” le ripeteva sempre con voce roca, mentre ricopriva di bollenti baci il suo niveo collo e tastava con le mani i suoi piccoli seni.
“Sì” era la sua risposta, mentre si faceva vincere dal piacere. Era la sua prima volta, stavano insieme da poco, ma sentiva che ciò che provava per lui era amore.
Si fece trasportare anche lui dal piacere, mentre le baciava quei piccoli seni sodi. E capì che quello era fare l’amore, che quello che aveva fatto con Berry era solo sesso, un modo soltanto per provare godimento, ma niente più. Con Strawberry, invece, era diverso. Voleva essere una cosa sola con lei, sentiva che era il pezzo mancante di quel puzzle, il suo puzzle.
Tolti i due intimi, prima di unirsi a lei, il giovane Ryan si bloccò. Voleva esserne certo.
“Sicura?” le domandò per l’ultima volta. Non voleva commettere errori, voleva che la sua donna fosse sicura di ciò che voleva. Che non se ne pentisse in seguito.
“Sì” fu la sua risposta. E Ryan capì che anche lei lo voleva.
“Farà male...” disse. Poi si posizionò meglio sopra di lei.
Un urlo di dolore squarciò il silenzio della stanza, mentre le lenzuola si tingevano di rosso. Ora erano una cosa sola.
“Tutto bene? Vuoi che esca?” le domandò, con un tono premuroso. Strawberry cercò di sorridere, accarezzandogli i capelli.
“No, sto bene. Dammi solo un minuto...” disse. E Ryan aspettò. Riprese a baciarle il collo, i seni, il ventre.
Poi iniziò a spingere, lentamente. Strawberry inarcò la schiena. Ryan gemeva di piacere. Era come stare in paradiso per lui. A poco a poco, il dolore si tramutò in piacere. Entrambi furono trasportati da questa danza di corpi che li portò all’orgasmo. Vennero, insieme e, sempre insieme, si accasciarono abbracciati sul letto.
“è stato bellissimo...” disse Strawberry, riprendendo fiato.
“Ti amo...” sussurrò Ryan, anche lui con il respiro corto e con il cuore che batteva come un tamburo. Strawberry alzò la testa. Aveva sentito tante volte dire ti amo – lo stesso Mark più volte glielo aveva riferito – ma sentire pronunciare quelle due paroline magiche da lui, la fece sciogliere come neve al sole.
“Oh Ryan... ti amo anch’io!” esclamò, vinta dalla gioia. Si diedero un ultimo, tenero bacio. Poi entrambi caddero tra le braccia di Morfeo. Perché era ovvio che Strawberry, quella notte, non sarebbe tornata a casa. Quello fu il loro lieto inizio.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Note dell’autrice: ed eccoci arrivati alla fine. Lo so, è un finale un po' aperto, ma nella mia testa l’ho pensato così. Sono contenta di avere portato a termine questa storia, anche se mi ci è voluto quasi un anno. Ringrazio tutti voi che mi avete seguito in quest’avventura, sia silenziosamente sia recensendo la storia. E spero di tornare presto su questo fandom.  

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