Winter has come

di _grifone31
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il dono e lo sguardo(parte 1) ***
Capitolo 2: *** Il dono e lo sguardo pt.2 ***
Capitolo 3: *** Il legno vorticoso(pt.1) ***
Capitolo 4: *** Il legno vorticoso(pt.2) ***
Capitolo 5: *** La tempesta(pt.1) ***
Capitolo 6: *** La tempesta(pt.2) ***
Capitolo 7: *** La vera tempesta arriva(pt.1) ***
Capitolo 8: *** La vera tempesta arriva(pt.2) ***
Capitolo 9: *** Gli eroi non esistono(pt.1) ***



Capitolo 1
*** Il dono e lo sguardo(parte 1) ***


Sansa cavalcò il suo cavallo dal colore argenteo attraverso la Foresta dei lupi, godendosi il calore dei raggi del sole sul viso. Mentre il sole tramontava, la foresta coperta di neve era già nel pieno dell'oscurità. La luce del giorno soccombeva presto all'ombra della notte seguita da una nuova alba . Sansa riflettè tristemente: l'inverno era veramente arrivato. Come per approfondire il suo disagio, la foresta intorno a lei inizió a tremare per le agitazioni e i rumori provocati dagli animali selvatici. Sebbene la venuta dell'inverno sembrava preannunciare la morte, la ghiacciata foresta dei lupi sembrava come tornata in vita, come se strane creature invernali, dormienti durante la lunga estate, avessero deciso di risorgere. Sansa tremò al solo pensiero e inconsciamente lanciò un'occhiata avanti verso Brienne a cavallo di un robusto purosangue marrone,risoluta e coraggiosa come sempre. Sansa fu grata della presenza della sua protettrice, anche se l'insistenza di Brienne di accompagnarla ovunque andasse si era fatta difficile da sopportare in alcune occasioni. Non dovrei lamentarmi pensò Sansa finalmente conosco la libertà e la salvezza riflettè con la gola che si chiuse il ricordo delle sue recenti esperienze. Infatti Ramsay Bolton non avrebbe mai permesso a Sansa di uscire dal castello, mentre Jon le permise di uscire se avesse voluto, a patto che Brienne la accompagnasse. Non vi era nessun confronto possibile tra Ramsay, che aveva disprezzato con tutte le sue forze, e Jon, a cui era grata per ogni cosa. Aveva fatto parecchi giri al di là delle mura di Grande Inverno da quando lo aveva riconquistato dopo la battaglia dei bastardi. Con ogni percorso aveva contato quanto tempo ci avrebbe messo per riscaldarsi al ritorno, come se la temperatura si abbassasse costantemente. Tuttavia lei sfruttò il tempo all'aria aperta per raccogliere i suoi pensieri e per non essere disturbata da questioni diplomatiche che erano state già discusse in abbondanza. Quasi ogni giorno ricevevano tantissimi ospiti nella sala grande di Grande Inverno: sia Lord, sia piccoli nobili sia messaggeri e ognuno aveva qualche reclamo o proposta per il Re del Nord. I suoi pensieri cessarono nel momento in cui arrivò a una biforcazione nel sentiero: a sinistra gli alberi si addensavano ancora più in profondità all'interno della foresta dei lupi, alla destra invece gli alberi si dissolvevano e il sentiero si apriva sulle brughiere che fiancheggiavano Grande Inverno. Poteva vedere le torri del castello che si ergevano sulle ondulate colline. Brienne si schiarì la gola e trottò fino al fianco di Sansa "penso che sia meglio tornare, Mia Signora. Tuo fratello sarà sicuramente preoccupato". Sansa annuì e si diresse verso destra. Notò che Brienne non chiamò suo fratello Vostra Grazia e sorrise quasi inaspettatamente. Jon sarebbe contento, sembra odiare le formalità. Scambiò poche parole con Brienne mentre cavalcano in direzione del castello e di questo Sansa fu grata. Iniziò a sentire le sue guance pizzicare la causa del forte vento del nord. Il sole era al di sotto dell'orizzonte e un opaco grigiore si era stabilito intorno al loro. Nonostante la triste atmosfera, la terra sotto le mura di Grande Inverno era viva di confusione. Il villaggio fuori dalle mura, che era tipicamente un insieme di piccole costruzioni,era aumentato di dimensioni. I bruti, già accampati li dalla battaglia, sono stati raggiunti,da pochi giorni, da piccoli abitanti di ogni angolo del Nord che vivevano in capanne e anche cabine ben costruite all'ombra delle pareti dell'imponente castello. Le persone si mescolavano ovunque,commerciavano,discutevano e scambiavano storie, era molto simile a un vero e proprio villaggio,ma molto meno permanente,stavano ancora crescendo. Nuove persone continuavano ad arrivare costantemente ogni giorno e a Davos piaceva chiamarlo il villaggio invernale. Molti dei Lord del Nord consigliarono al Re del Nord di mandare via le persone, ma Jon insistette sul fatto che erano innocui, forse reso orgoglioso dal fatto che si fidavano di lui, che cercavano la sua protezione. Sansa non sapeva cosa fare della gente forestiera fuori dai cancelli di Grande Inverno, ma loro sembravano ossessionati da lei, sempre a fermarla per offrirle doni o lodare la sua bellezza. Oggi è stata invitata a condividere, in una festa di famiglia, un tacchino selvatico da un uomo barbuto (che lei ha gentilmente rifiutato), e le è stato offerto un piccolo arazzo cucito da una vecchia. La vecchia lasciò l'arazzo tra le sue braccia e non lasció andare Sansa senza di esso, così ella ringraziò la donna in fretta e mise l'arazzo nella sua borsa senza nemmeno vederne il contenuto. "È così bello vedere gli Stark a Grande Inverno.." Sansa sentì il suo mormorio quando si allontanó. Alla fine Sansa e Brienne arrivarono alle porte del castello, e furono velocemente fatte entrare, prima che qualche forestiero scivolasse alle spalle delle guardie. Non appena smontò da cavallo e lo lasciò allo scudiero, notò che Jon era apparso sul balcone di legno che si affacciava sul cortile. Sorrise nel suo solito stile e scese rapidamente le scale per incontrare Sansa e il suo cavaliere. "Stavo cominciando a preoccuparmi" disse Jon guardando Sansa e facendole una dolce carezza sulla guancia "Sei fredda come il ghiaccio e bianca come Spettro" osservò preoccupato, ma divertito. Brienne guardò Sansa come per dirle, io te l'avevo detto. "Volevo godermi la luce del sole prima che scomparisse completamente" insistette Sansa con un piccolo sorriso spostando il braccio di Jon "A quanto pare i Lord non ti stanno occupando abbastanza se hai ancora il tempo per preoccuparti per me". "Mi preoccupo per te quando non siamo insieme" mormorò rapidamente Jon, facendo uno sguardo un po' sorpreso, come se si fosse preoccupato di essere andato troppo oltre. Si riprese un attimo dopo e cambiò argomento-sembrava esasperato-. In ogni caso sono successe più o meno le solite cose. Si è parlato di alleanze e di faide, si è discusso di responsabilità e di matrimoni combinati. Vieni dentro a riscaldarti a nutrirti. Forse in tua compagnia non ucciderò il prossimo Lord che mi propone sua figlia in sposa" mormorò Jon. Sansa annuì e segui Jon, con Brienne a stretto contatto. Sentì un senso di approvazione all'atteggiamento riluttante di Jon a sposarsi, perché odiava l'idea di doverlo condividere con qualcun altra. Ho finalmente trovato uno dei miei familiari nessuno lo porterà via da me, non se posso aiutarlo.

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Capitolo 2
*** Il dono e lo sguardo pt.2 ***


Ringrazio nimue74 per aver recensito, Letiz e Roly_chan per aver inserito la storia tra le seguite e Claudia84 per averla inserita tra le preferite!
 
Pochi istanti dopo Sansa era seduta al tavolo rialzato nella sala grande immediatamente alla sinistra di Jon, mangiando uno stufato di manzo e verdure. Brienne prese la sua cena in uno dei tavoli sottostanti, e Jon era alle prese con una delle numerose lettere, dopo aver mangiato velocemente il suo stufato. Sansa osservò gli occhi scuri di Jon che leggevano velocemente la lettera e notò la sua espressione severa e le sopracciglia solcate dalla concentrazione. Sembrava un vero Re, seduto sulla vecchia sedia del padre, ricoperto da un mantello Stark e leggendo importanti lettere. "Walder Frey è stato ucciso" affermò improvvisamente Jon senza mai alzare gli occhi dalla lettera. Sansa quasi soffocò con lo stufato per la sorpresa; il petto tremò e fu attraversata da un ondata di… Shock? Soddisfazione? Sollievo? Non ne era certa, ma sembrava che Jon percepisse le sue emozioni e prese con cautela la mano di Sansa sotto al tavolo. Immediatamente Sansa si ricordò di respirare e riuscì a riprendersi: "Gli dei hanno finalmente ricercato la vendetta per la nostra famiglia" disse silenziosamente e con voce tremante. Jon la guardò solennemente "A quanto pare non sanno chi sia stato" notò, con i suoi occhi che cercavano quelli di lei. Sansa si irrigidì "Non importa, ciò che è morto è morto" annunciò fermamente.  "Beh, io direi di brindare a questo avvenimento" mormorò Davos seduto in uno dei tavoli inferiori "Alla morte di Walder Frey e alla vendetta per la casa Stark" urlò bruscamente facendo sì che gli altri occupanti della sala alzassero i loro calici in saluto. Tormund sembrava confuso, evidentemente non comprendendo la grandezza della situazione, ma sollevò comunque il suo calice alle labbra e bevve profondamente. Il silenzio creatosi era quasi assordante e Sansa sentì la gola che stringersi per l'emozione. "Avrebbero dovuto esserci Robb e sua moglie al nostro posto, non io e Jon. Ma dove sarei adesso? ". Proprio quando inizio a sentirsi vicina al suo punto di rottura, si ricompose stringendo a sua volta la mano di Jon. "Allora cosa dice il resto della lettera?" chiese Sansa, fermando il doloroso silenzio "Qualcosa di Bran o Arya?". Il resto degli occupanti della sala riprese a mangiare e chiacchierare tranquillamente e Jon scosse la testa con disappunto, con una faccia pensierosa "Questa lettera viene da Sam dalla Vecchia città , dice che ha cominciato a studiare alla Cittadella" disse, con uno sguardo orribile. "E non è una buona notizia?" rispose Sansa cercando di capire la disperazione di Jon. "Non sa che sono.. Io sono.." "Re?" chiese Sansa, con le sopracciglia sollevate. Jon annuì, togliendo la mano da quella di lei "Sam è ancora un fratello giurato dei Guardiani della Notte. Dovrà tornare indietro, ma io non sarò lì con lui". "Be può sempre venire a trovarci..." suggerì Sansa, cercando disperatamente di offrirgli un po' di conforto. Jon sorrise un po' rattristato "Non è proprio così che funziona e lo sai". Davos sembrò avvertire un cambiamento nella loro conversazione e si alzò dalla sedia, avendo evidentemente qualcosa di importante da dire. "Mi dispiace interrompervi, Vostra Grazia, mia Signora" mormorò, facendo un cenno a Jon e Sansa "Ma non ho potuto fare a meno di ascoltare la vostra discussione sui maestri e mi ha fatto pensare che dovreste averne uno qui, a Grande Inverno". "Visto che ho giustiziato il maestro dei Bolton, suppongo che ne dovremmo trovare uno" ammise Jon, considerando il suggerimento di Davos e invitò il cavaliere a continuare. "Sono in comunicazione con mio nipote, che ha iniziato a forgiare i suoi anelli alla Cittadella. Non ha molta esperienza, ma sta cercando lavoro, e credo che in una settimana potrebbe raggiungerci, visto che è a Porto Bianco. Non vi sarò mai così grato, Vostra Grazia..". "Va bene, suppongo, almeno fino a quando non possiamo trovare qualcuno di più esperto". Jon acconsentì con un piccolo segno, sembrando esausto per la giornata seduto sul trono. "Grazie,Vostra Grazia, gli manderò immediatamente un corvo" esclamò felice Davos, prima di sparire velocemente nel corridoio. Sansa rivolse la sua attenzione a Jon "Sei stato gentile" disse con delicatezza "Potremmo facilmente trovare un nuovo maestro noi stessi". "Meglio un maestro inesperto di cui possiamo fidarci, rispetto a uno più esperto di cui non possiamo" disse Jon amaramente, ancora triste per il pensiero di Sam. "Allora, cosa dice il resto della lettera?" chiese Sansa fissando gli occhi nei suoi, nella speranza di smuovere i suoi pensieri. "È di Ditocorto,  è molto criptica" mormorò Jon, passando la pergamena a Sansa per farle vedere con i suoi occhi. Sansa analizzò la calligrafia elaborata e pazza di Petyr per un attimo e poi sospirò. “Una celebrazione dell’unione delle nostre case? Suona come un matrimonio.. e io non lo voglio sposare” aggiunse rapidamente alla reazione disgustata di Jon. Jon sembrò sollevato alla notizia “Suppongo che sia una sorta di cena, allora”. “Ma lui non ci ha invitato alla Valle..” mormorò Sansa, rileggendo nuovamente la lettera. Jon scosse la testa, “Anche se lo avesse fatto, non ti avrei mai lasciato andare ... non mi fido di quell'uomo. Credo che questa lettera sia il suo modo di farsi invitare a Grande Inverno". “Allora non lo inviteremo” annunciò fermamente Sansa, sbattendo la lettera sul tavolo più forte di quanto avrebbe voluto. Jon rimase stupito dalla forza di lei “Non abbiamo una vera e propria scelta, visto che ci ha aiutato con il suo esercito nel nostro momento più debole” mormorò, con gli occhi che esploravano tutta la sala grande, come se stesse riflettendo su tutto ciò che doveva a Ditocorto. Sansa gli lanciò uno sguardo attento, chiedendosi se insinuasse qualcosa e ricordasse le discussioni passate su questo argomento, ma non c’era nient’altro che preoccupazione negli occhi di Jon, e si ammorbidì. “Allora facciamo ciò che dobbiamo fare, ma con cautela. Ditocorto è pericoloso” mormorò Sansa, guardando negli occhi Jon per un momento, prima di alzarsi dalla sedia. “Mi ritiro nelle mie stanze, buonanotte” affermò con fermezza, lasciando Jon a rimuginare sui suoi problemi politici. Si diresse lungo i corridoi, con Brienne pronta a seguirla, ma Sansa le assicurò di essere al sicuro e le diede la buonanotte. Candela in mano, salì verso la sua torre. Lei dormiva nelle sue vecchie stanze, mentre Jon dormiva nella stanza che era stata di Ned e Catelyn. Ci volle quasi una settimana per convincerlo a non prendere le sue vecchie stanze, bensi quella che gli spettava di diritto(era il Re dopotutto), e ancora adesso ogni mattina chiedeva a Sansa se volesse lei la stanza principale. Sansa continuò a rifiutare l’offerta, ma nel profondo si chiese se non fosse meglio condividere la stanza. E’ solo una stanza dopotutto, e sarebbe bello non dormire da sola. Avrebbe pensato solo a sé stessa e al suo bene, l’altra parte di lei avrebbe pianto per un po' di compagnia, ma sarebbe stato indecoroso per una donna non sposata, condividere il letto con un uomo, specialmente con suo fratello. In alcune notti, specialmente quelle più fredde e oscure, Sansa si trovò a rimuginare sui suoi pensieri, e una notte arrivò quasi a bussare alla porta di Jon, ma qualcosa la faceva sempre ritornare alla sua fredda stanza. Quindi, ubbidiente come sempre, fece ritorno alle sue stanze e accese le candele, cercando di non sentirsi spaventata. Notò subito che il freddo provocato dalla sua passeggiata notturna era tornata una volta abbandonato il calore dei camini della sala grande. Era passato all’incirca un minuto, quando Sansa trasalì al rumore di pugni contro la porta. “Mia signora, sono qua per prendere i tuoi vestiti sporchi” le disse una voce familiare. “Entra pure Eva” le rispose Sansa, cercando di nascondere nella sua voce il sollievo dovuto all’avere compagnia. La nuova ancella di Sansa entrò. Era una ragazza agile e forte, figlia bastarda di un Lord del Nord, che aveva offerto agli Stark il suo servizio come servo dopo la battaglia, in cambio di una sistemazione sicura a Grande Inverno. Sansa la aveva presa in simpatia, era piacevole parlare con lei e fidarsi, qualcosa di cui Sansa ormai aveva timore dopo la sua esperienza con Ramsay. “Stai tremando” constatò Eva, vedendo il tremolio delle braccia di Sansa “Perché non ti fai preparare un bagno?” le suggerì. Sansa fu in procinto di rifiutare, a causa del ricordo della sua notte di nozze, ma cambiò idea per il freddo che stava provando. Dubitava di riuscire a prendere sonno senza prima riscaldarsi. “Sarebbe..bello Eva, grazie”. Pochi minuti dopo Sansa entrò nella sua vasca di legno, avvolta dalle nuvole di vapore provocate dall’acqua calda. Emise un brivido incontrollato nel momento in cui il suo corpo freddo entrò in contatto col calore. “Meglio?” chiese tranquillamente Eva. “Molto” rispose Sansa e quando Eva si avvicinò per lavarle i capelli, Sansa si ritirò istintivamente dalla presa dell’ancella: “No, me ne occupo io” replicò piuttosto bruscamente, sentendosi immediamente dispiaciuta per la sua reazione “Mi dispiace.. è solo..”. “Non hai bisogno di spiegarti” disse Eva gentilmente. "Non riesco a immaginare quali tipi di orrore tu abbia dovuto sopportare sotto la cura di Ramsay Bolton". Sansa le fece un debole sorriso e lasciò cadere i capelli sulle spalle, permettendo a Eva di lavarli. Cercò di non pensare all'orribile familiarità della situazione e di rilassarsi. "Allora, che ne è stato di quel Cerwyn che è venuto a chiamare oggi?"  chiese Eva mentre pettinava lentamente i capelli di Sansa. "Vuoi dire colui la cui testa raggiunge a malapena le mie spalle? O era che l'uomo degli Hornwood?" pensò, sorridendo a suo malgrado. "È difficile ricordare chi è chi". "Concordo mia Signora". Eva sorrise con gioia. "Quel Lord Glenmore della scorsa settimana era piacevole per gli occhi. Noi ancelle ce lo ricordiamo". Sansa emise un gemito "Le sue capacità di conversazione erano spaventose”. "Forse era imbarazzato, metà di questi ragazzi agiscono come se non avessero mai visto prima una ragazza, per non parlare di una bella" disse drammaticamente Eva mentre versava acqua sui capelli di Sansa. "Non vorrei sposare nessuno di loro comunque." Sansa mormorò saldamente. "Alla fine riceveranno il messaggio". "Spero che mi perdonerai per avertelo chiesto, ma vorrai mai sposare qualcuno, mia Signora?" chiese Eva.
"Non so più cosa voglio " rispose tranquillamente. "Potrei essere costretta a farlo in qualche momento o in un altro, ma voglio dire la mia, questa volta, a differenza dei miei ultimi due matrimoni". brontolò con disgusto. Eva sorrise "Be ', fino ad allora, devo confessare che le cameriere e io, al piano di sotto, abbiamo fatto  un conteggio dei pretendenti assegnati a te e a Vostra Grazia". “E chi sta vincendo?” domandò Sansa, divertita all'idea di una partita tra i servi.
"Tu, mia Signora, con i due ragazzi che sono venuti  questa mattina". Eva ridacchiò, aveva ormai finito di lavare i capelli di Sansa e si alzò. "Se ti compiace, andrei a prendere alcuni asciugamani caldi al piano terra".
"Certamente" disse dolcemente Sansa con un piccolo cenno. La sua ancella scomparì nel corridoio lasciando la grossa porta di legno aperta. Per un istante Sansa considerò di chiamare Eva, ma poi riflettè sul fatto che nessun altro frequentava quella torre tranne Brienne. Sansa chiuse gli occhi e affondò ancora più profondamente nell’acqua, godendosi il calore. Si era persa nei suoi pensieri, quando sentì "Sansa?" esclamò una voce maschile all'improvviso ... Sansa sentì che la porta si stava aprendo. Prima di poter reagire, sentì l’esclamazione sorpresa di Jon “San..mia Signora, sono, mi dispiace, non l’ho fatto..” "Va tutto bene, Jon". Sansa sussultò freddamente, girando la testa per guardarlo, ma rimanendo nella sua vasca. Inizialmente, non sapeva come sentirsi per averlo scoperto guardarla in modo così esposto, ma interpretò il suo shock come qualcosa di abbastanza affascinante e adatto a un uomo che aveva avuto pochi incontri con il sesso opposto negli ultimi tempi. Sansa riflettè sul fatto che lei, raramente, era stata  trattata in maniera gentile dagli uomini. Jon spostò lo sguardo, la maggior parte di lui nascosta dietro la porta di Sansa. "Volevo solo ... farti sapere che Ditocorto, Lord Arryn, e la sua compagnia giungeranno a Grande Inverno in una settimana, ho appena mandato il corvo". mormorò, la sua voce mancava della sua solita profondità. "Grazie per avermelo detto, Jon, buonanotte". "Buonanotte, Sansa" rispose chiudendo la porta con un tonfo. Sansa avrebbe potuto giurare di aver sentito i suoi occhi scivolare su di lei in un sguardo fugace prima di lasciarla, e sentì una strana agitazione nel petto al pensiero.

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Capitolo 3
*** Il legno vorticoso(pt.1) ***


Ringrazio blacksky per aver inserito la storia tra le preferite, LadyG_grace e lilie162 per averla inserita tra le ricordate e bmico,Calia e m0nica per averla inserita tra le seguite!


Jon si svegliò con l'alba; raggi di luce solare trafissero le cortine del suo letto e lo svegliarono dall'oblio prima che potesse protestare.
Come ogni mattina, era momentaneamente confuso e disorientato perché non si era ancora abituato alla sua camera da letto.
Come sempre, immediatamente dopo questa realizzazione, ricordava che, dopo i recenti avvenimenti, riposava nelle camere del Lord di Grande Inverno.
Ho dormito in questo letto per due settimane, e ancora ogni mattina mi sento che se non dovessi essere qui. Pensò stranamente Jon, come solo un uomo elevato alla sua posizione poteva. Certo, Jon credeva che poco o nulla dopo la sua rinascita fosse reale, e non un sogno strano e contorto. Si è veramente riunito con uno dei suoi familiari? Aveva combattuto veramente in una battaglia per Grande Inverno uscendone vincitore? Era stato veramente chiamato Re del Nord? Sembrava troppo bello per essere vero; la vita non ha mai funzionato in questo modo, specialmente per un bastardo. Per un po 'di tempo Jon viveva con pensieri pieni di indifferenza, chiedendosi se voleva continuare a combattere per i regni degli uomini, che aveva già lasciato una volta.
Alla fine, grazie soprattutto alla presenza di Sansa, Jon aveva deciso di continuare - la sopravvivenza era, dopo tutto, l'unico modo per andare avanti. Una piccola parte dei pensieri di Jon contemplava segretamente le sue recenti realizzazioni, riempiendolo di felicità al pensiero di ciò che i suoi nemici avrebbero detto di lui adesso.
Tutti coloro che l’avevano sempre disprezzato o preso in giro, avrebbero tremato tremendamente vedendo dove il bastardo di Ned Stark era arrivato. Ora Jon trascorreva le sue giornate facendo dei patti con grandi Signori del Nord, fortificando Grande Inverno per la guerra e preparando il Nord per la venuta del Re della notte e Allison Thorne sarebbe morto di invidia per Jon.
Un'altra parte dei pensieri di Jon era piena di sensi di colpa; non aveva salvato suo fratello Rickon e aveva rubato il trono del Nord (non interamente) a Sansa. Lui e sua sorella avevano discusso più volte sulla questione, e anche se spesso aveva insistito sul fatto che il Nord non si sarebbe radunato dietro a nessuna donna, Jon riteneva ancora che avesse approfittato involontariamente della situazione. Dopo il ruolo fondamentale di Sansa nel successo della battaglia per Grande Inverno, Jon sentiva che sarebbe stata giustificata a salire al trono. Dopo tutto era più Stark lei di quanto Jon avrebbe mai potuto sperare di essere ... tuttavia lui e il resto degli uomini del Nord non erano riusciti a far valere i suoi diritti, proprio come tanti altri uomini avevano fatto prima. Il cuore di Jon si strinse al pensiero che lui e i Signori del Nord non erano migliori di Joffrey, Ditocorto o Ramsay Bolton. Mi farò perdonare da lei. Regnerà un giorno a Grande Inverno, me lo sento pensò Jon. Le cose sembravano comunque essere arrivate a stabilizzarsi. Solo quando i morti cominceranno a marciare, e il Nord verrà attaccato, le cose cambieranno sicuramente... pensò scuro.
I profondi pensieri di Jon vennero interrotti all'improvviso da Spettro che saltò sul suo letto, quasi soffocandolo sotto la sua immensa massa di pelliccia color della neve. Il metalupo lo colpì con insistenza, ansimando e dando delle zampate contro il padrone nel tentativo di farlo alzare. "Sono sveglio, Spettro. Stai bene." Jon mormorò imbronciato, colpendo con forza il lupo visto che era il momento di alzarsi. Spettro saltò dal letto per sedersi risolutamente davanti alla porta, evidentemente desideroso di uscire e di essere nutrito. Jon suppose che se c'era una cosa che lo avrebbe sollecitato ogni mattina a parte Sansa, era Spettro e la sua fame incrollabile.
Poiché il metalupo insisteva a dormire sotto il letto di Jon come un sentinella ogni notte, era sempre Jon che lo alimentava una volta sveglio. Uno scudiero , nel tentativo di essere utile, aveva cercato di dare a Spettro la sua prima colazione e lui gli aveva quasi strappato il braccio, perciò nessuno era disposto, anzi desideroso, di nutrirlo da allora. Così il compito rimase a Jon, come aveva sempre fatto sulla Barriera. Jon generalmente rifiutava assistenza di qualsiasi tipo, a parte la preparazione dei suoi pasti (poiché era un cuoco terribile), perchè non era abituato ad avere tutto pronto per lui, anche dopo il suo tempo come Lord Comandante dei Guardiani della Notte.
Era felice di vestirsi da solo, preparare il proprio cavallo e affilare le proprie armi. Quando i servi lo chiamavano, spesso li mandò a Sansa, sperando che potessero aiutarla in qualche modo. Questa mattina Jon indossò la maglia di pelle e il mantello, dirigendosi verso la sala grande. Mentre attraversava i corridoi illuminati dalle torce di Grande Inverno, ricordò il suo incontro con Sansa avvenuto la notte scorsa e sentì il suo volto arrossire. Non aveva intenzione di vederla in una situazione del genere. Come se la nostra relazione necessitasse di più... tensione pensò Jon. Tensione era l'unica parola che poteva descrivere il legame che sentiva con Sansa.
Dal momento in cui si erano riuniti al Castello Nero un paio di lune fa, Jon aveva vissuto una sensazione insolita di tensione ogni volta che condividevano la stessa aria, ma Jon si convinse che questa sensazione è stata semplicemente dovuta alla sua eccitazione per essere vicino a un frammento della sua vecchia famiglia. Anche se la Sansa di oggi era notevolmente diversa dalla Sansa di alcuni anni fa... Mi preoccupo per lei, niente di più. Voglio proteggerla, proprio come avrei fatto con Arya o Bran. Siamo stati separati da bambini e ci siamo riuniti come un uomo e una donna cresciuti, e naturalmente le cose sono diverse... Jon attraversò le porte della sala grande e notò che le panche lunghe erano più vuote del solito.
Davos e alcuni cavalieri occupavano uno spazio sul lato sinistro, ma il destro era vuoto, salvo per Tormund e alcuni dei suoi bruti. Sansa e Brienne non c’erano. "Lady Sansa e Lady Brienne?" chiese Jon a Tormund, sedendosi sulla sua sinistra. "Così hai deciso di unirti a noi, Re Corvo!" esclamò il bruto, infilando la forchetta in una grande salsiccia. "Buongiorno anche a te. La Signora e la sua Signora più grande sono uscite dall'alba, credo si siano dirette al villaggio invernale" mormorò, la bocca piena di salsiccia. "Vedo", rispose Jon con un sorriso casuale. «E io devo intendere la sala vuota», aggiunse, indicando la sala silenziosa, «come il fatto che i signori hanno deciso di tornare ai loro possedimenti?». Tormund si strinse nelle spalle. "Certo, per la maggior parte, un paio di loro sembravano esitare all’idea del viaggio, ma la maggior parte del gruppo è andata via".
"Dovevo aspettarmelo, per quel corvo bianco che portava il messaggio “L'inverno è arrivato". Uno degli bruti entrò nella conversazione: "Non sarei qui, se avessi un altro posto dove andare".
"Speriamo ritornino quando comincerà la vera guerra" proclamò Jon con pena. "Forse questo significa che finalmente avremo pace e tranquillità" mormorarono gli altri bruti.
Finché Ditocorto non arriva pensò Jon internamente, già temendo il futuro. I nostri problemi qui non raggiungono mai la loro fine.
Una ragazza gli servì un piatto di cibo per rompere il suo digiuno prima che potesse riflettere ulteriormente sulla questione.
Le identità dei restanti Signori del Nord furono presto rivelate come Flint, Holt e Forrester, quando i tre signori stessi apparirono in sala pochi istanti dopo.
Jon li guardò con curiosità, permettendo loro di prendersi il tempo necessario e invitandoli ad accomodarsi nella sala grande. Apparentemente soddisfatti della risposta del loro Re, i tre signori accettarono e presero posto ai banchi.
Mentre Jon stava per riprendere la conversazione con Tormund, Lord Holt si schiarì la gola in modo abbastanza forte. "Vostra grazia, i miei uomini hanno visto diversi cervi nel bosco del nostro campo, e ci siamo chiesti se fossi interessato a una caccia oggi. Forse per rimpinguare le riserve di carne di Grande Inverno, tu e i tuoi uomini sarete ben disposti a partecipare" finì, annuendo ai Lord Forrester e Flint a sua volta.
"Ho cose più importanti di cui occuparmi" mormorò Jon tranquillamente, prendendo un sorso dal suo calice di vino.
"Meglio che mettere cacciare?" lo rimproverò Lord Holt , sopracciglia sollevate. Jon aprì la bocca per protestare, ma sentì che non aveva ancora molta scelta in materia. "E va bene” concesse con riluttanza. "Troverai che non caccerò come un signore, perchè tutta la mia esperienza è con i Guardiani della Notte".
Lord Holt agitò la mano e fece una risata giovanile. "Se le tue capacità di caccia sono la metà delle tua abilità sul campo di battaglia, non lasceremo le radure a mani vuote". Apprensivamente, Jon accettò di incontrare i suoi signori fuori dalle porte di Grande Inverno intorno a mezzogiorno.
Sapeva che c'erano molti altri compiti da completare, ma c'era evidentemente qualche ragione a lui sconosciuta secondo la quale lui dovesse e trascinato a caccia e voleva sapere quale fosse.
Dopo che Jon finì il suo pasto, si diresse verso il cortile, con l’intenzione di andare al villaggio e trovare Sansa; lui desiderava la compagnia di qualcuno con cui avrebbe potuto essere sincero al massimo.
Tuttavia, la questione diventò rapidamente irrilevante, perché Sansa e Brienne entrarono attraverso le porte mentre Jon stava sellando il suo cavallo. Si sentì immediatamente sollevato alla vista di lei felice e illesa. "Jon, stai andando via?" esclamò Sansa vedendolo nelle stalle.
Jon fu sollevato nel notare che non sembrava diversa in seguito all'incontro imbarazzante di ieri sera. "No, speravo di trovarti, in realtà" disse con un sorriso. "Cosa ti ha mandato nel Villaggio?".
Sansa smontò dal suo cavallo d'argento e giunse al fianco di Jon. "Volevo trovare qualcuno che mi ha dato un dono ieri" rispose lei, prima di frugare nella sua borsa da sella.
Tirò fuori un piccolo pezzo di tessuto arrotolato e lo tirò fuori. Jon lo prese e lo srotolò, scoprendo rapidamente che si trattava di un piccolo arazzo, accuratamente cucito nei colori Stark. Sembrava raffigurare lui e Sansa; c'erano un uomo e una donna, fianco a fianco, di uguale altezza e ognuno con il peso di una corona sulla testa. Metalupi erano incastonati sui vestiti delle figure e la donna aveva capelli rossi fiammeggianti, che non lasciarono dubbi su chi erano i soggetti. Era una descrizione dettagliata e lusinghiera: Jon non era sorpreso che Sansa avesse voluto ringraziare il creatore del disegno. Credeva che anche lei amasse il fatto che lei e Jon venivano descritti come uguali, e scoprì che neanche a lui dispiaceva ... sembrava ritrarre il modo in cui le cose dovevano essere. "È molto bello, Sansa" rispose Jon sinceramente, restituendole il tessuto.
Sansa sorrise, "Sono contenta che lo pensi, perché ho trovato la donna che me lo ha dato e mi ha offerto di pagarla per farmi fare una cosa più grande".
Jon rimase un po' sorpreso, ma non avverso all'idea, quindi annuì e decise di non opporsi. Non era come se fosse andata nella Sala Grande o altro... "Ho anche avuto un'idea", aggiunse Sansa, "dopo un po' di giri nel villaggio".
"Che tipo di idea?" rispose Jon, chiedendosi se dovesse esserne preoccupato. Ci sono molti ragazzi del villaggio che sembrano abbastanza vecchi da usare una spada e anche alcuni uomini adulti, che non lo fanno, perché non hanno armi o addestramento" proclamò Sansa. Brienne rimase in silenzio al suo fianco. "Penso che, se potessimo allenarli, forse avremmo più uomini a Grande Inverno in grado di combattere”. "Dopotutto abbiamo solo una manciata di uomini Stark e alcuni bruti, perciò suppongo che sia una buona idea" disse Jon in fretta, subito scaldandosi al suggerimento di Sansa.
"Tu la pensi così?" Sansa replicò con un sorriso altezzoso e da presa in giro. Jon ridacchiò un po' per la sua impazienza di aiutare: "Manderò qualcuno a cercare nel Villaggio potenziali soldati, e li allenerò io stesso".
"Tu?" lo rimproverò Sansa, incapace di nascondere lo shock nella sua voce.
"Sì, io, come avrei fatto alla Barriera".

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Capitolo 4
*** Il legno vorticoso(pt.2) ***


Ringrazio nimue74 per aver inserito la storia tra le preferite,shera_darknight per averla inserita tra le ricordate, Mary Moon Black e shera_darknight per averla inserita tra le seguite!


Sansa annuì. "Allora sappiamo che diventeranno grandi soldati" disse decisa, rendendo Jon molto felice.
Il resto della mattina procedette senza problemi, ma comunque allegramente.
Sansa aiutò Jon a risolvere molte vecchie lettere che erano state ricevute da suo padre.
Jon aveva organizzato, per la selezione dei soldati, una serie di criteri per determinare chi, dei cittadini del villaggio, dovesse essere ammesso all'interno del castello per essere addestrato. Sansa aiutava i cuochi nelle cucine a organizzare le loro scorte alimentari e approvò una serie di pasti per la visita di Ditocorto e Lord Arryn.
Jon supervisionò Davos nel prendere in consegna i depositi di armi di Grande Inverno.
L’ora di pranzo venne e andò, e presto Jon uscì verso il cortile di Grande Inverno vestito da caccia, Spettro al suo fianco, per trovare il suo cavallo. Fu sorpreso di trovarsi alle spalle Sansa, vestita con abiti caldi per la caccia.
"Vengo con te"  annunciò saldamente, mentre si avvicinò al suo fianco.
"Sei mai stata a caccia prima?" le chiese freddamente Jon, alzando le sopracciglia "Di solito non è un posto per una..."
"Non dirmi che non c'è posto per una donna, Jon. Le donne brute cacciano tutto il tempo, almeno così dice Tormund " disse Sansa, zittendolo bruscamente "Mi faccio solo un giro, tutto qua". "Va bene, ma starai vicino a me" ammise, un po' angosciato per la sua apparente ostinazione. Sansa sembrava soddisfatta di se stessa.
Jon la tenne d’occhio attentamente mentre cavalcavano, e prestò anche molta attenzione alle azioni degli uomini e dei bruti nelle vicinanze.
Anche se nessuno aveva sollevato una protesta vivace a Sansa che si unì alla caccia, aveva percepito qualche distrazione nelle espressioni degli uomini.
Mentre i cavalieri attraversavano la brughiera, volti alla Foresta dei Lupi incombente, il cavallo di Jon andò accanto a quello di Davos.
I capelli vivaci di Sansa erano visibili due cavalli più avanti; sembrava che fosse in conversazione con una bruta selvatica che era in cima a un cavallo grigio scuro. Davos salutò Jon, inclinando la testa. "Vostra grazia."
Jon annuì in risposta, i suoi occhi non lasciavano Sansa. "Ho avuto ragione a farla venire?" pensò in modo incerto.
"Dalle mie poche interazioni con Lady Sansa sembra una donna fortemente voluta, che non avrebbe preso no come risposta" suggerì il cavaliere delle cipolle in modo provvisorio.
"Lei è cosi" disse Jon. Aveva sentito gli zoccoli di un cavallo sull'altro lato, e un attimo dopo Tormund si era accostato accanto a lui.
Il bruto rosso di capelli lo schernì, la sua espressione impassibile "Ogni volta che vuoi allontanarti da questi bei signori del Sud, basta dire la parola e possiamo andare in giro per un'altra vera caccia".
Davos fece un sorriso. "Posso solo immaginare cosa penseresti dei veri signori del Sud..."
"Dico se ho incontrato uno di loro, avrei avuto la sua lingua prima che potesse pronunciare abbastanza parole per me da decidere diversamente". Jon ascoltò con soddisfazione, godendo della facile compagnia dei suoi amici fidati.
La caccia procedeva monotona, con nessuna selvaggina per lungo tempo. Spettro aveva rintracciato il grande gruppo di cacciatori da una certa distanza, saltando occasionalmente nel cespuglio per seguire una pista. Jon, i suoi uomini e la gente libera cavalcavano nell'ampio sentiero forestale che lui e i bambini Stark avevano frequentato nella loro gioventù, spedendo regolarmente cacciatori nella foresta con i cani in cerca di qualcosa da cacciare.
Se ci fosse vita in questo legno, Jon pensava tra sé, non c'è modo di avvicinarci ad esso con un gruppo di queste dimensioni. A volte un cacciatore suonerebbe il suo corno, segnalando che la folla doveva dare la caccia, ma qualunque creatura fosse stata vista, era sempre scappata quando tutto il gruppo si era mosso.
Sul lato luminoso, Sansa sembrava godersi il giro, nonostante la mancanza di azione. Aveva conversato con quasi tutti e aveva reso notevolmente migliore l'umore degli uomini.
Tutti coloro che erano contrari alla sua presenza inizialmente, si ricredettero.
Alla fine, Lord Holt trovò il suo cammino verso il lato di Jon, sotto la pretesa di lamentarsi per la disgrazia del giorno.
"La fortuna scatenata che abbiamo avuto ... marcio, lo dico. I miei uomini giurano che ci sono state una dozzina di bestie in questa zona nell'ultima settimana" implorò fradicio.
Immediatamente la sua espressione cambiò, come se fosse in transizione alla vera questione che voleva discutere.
"Benedizioni alla Lady Stark, la sua presenza rende felice gli uomini dopo molte ore fredde in sella senza avere niente da dimostrare. Una donna buona, del Nord, bella e piacevole agli occhi" dichiarò con voce lieta.
Jon si sentiva indignato alle proclamazioni di Lord Holt; un eccessivo senso di protezione minacciava di apparire.
Sansa non è qui per guardare te pensò irritato. Fu abbastanza impreparato per come Lord Holt aveva spostato completamente l’attenzione di tutti. "Mia figlia Lora, ha uno spirito così luminoso. Una bella donna che è cresciuta, capelli biondi e occhi azzurri come il ghiaccio stesso" disse lui, perdendo rapidamente l'attenzione di Jon.
Jon stava resistendo all'impulso di ridere - immaginava che ci fosse una ragione dietro a questa caotica caccia, ed era ridicolo che Lord Holt avesse inventato l'affare interamente allo scopo di farlo pensare e di proporre un matrimonio con la figlia - che Jon ricordava essere abbastanza larga e non eccessivamente bella.
Non era sorpreso, visto che ricevere continue proposte di matrimonio era diventata una caratteristica regolare dei giorni di Jon come un Re appena incoronato.
Tuttavia, questa particolare offerta era insolita nella sua natura altamente pianificata. Nessuna di queste cose cambiava il pensiero di Jon; non aveva intenzione di sposarsi con qualcuno che non conosceva solo perché Re.
Solo un grande guadagno politico, o forse un desiderio potente, potrebbe fargli cambiare idea.
Per il sollievo di Jon, Tormund e i suoi occhi indagatori, notarono la sua noia sotto la proposta di matrimonio di Lord Holt, e fu presto creata una distrazione.
Un gruppo di bruti, sembrava aver visto qualcosa in fondo a un burrone alla sinistra di Jon (se c'era in realtà qualcosa da vedere) e immediatamente cavalcarono giù per la fitta pendenza con frenesia, mandando il resto degli uomini nel caos. Jon si scusò con Lord Holt e si allontanò, galoppando negli alberi con la gente libera.
Notò che Sansa e Davos lo avevano seguito, e presto il gruppo in corsa aveva lasciato gli uomini e il sentiero molto lontano.
Jon sorrise al pensiero veloce di Tormund - aveva diviso con successo il gruppo e aveva portato con sé Jon, il che significa che la vera e propria caccia sarebbe iniziata ora.
Si aggrappò alle redini del suo stallone nero e si abbassò sul collo, schiacciando i rami coperti di neve e spingendo l'animale a galoppare più velocemente.
Jon provò un senso di adrenalina, che non aveva più sperimentato in un certo tempo - si gonfiò nel petto mentre fece scorrere la Foresta dei Lupi, gli alberi che strisciavano infiniti da entrambi i lati. Perse il senso di dove i bruti erano attorno a lui, mentre si muoveva nel bosco - sicuramente staranno galoppano nelle vicinanze, ma forse le loro pellicce grigie si mescolavano nel legno vorticoso degli alberi.
Era tuttavia conscio di Sansa alla sua sinistra. I suoi capelli cremisi fiammeggianti creavano una silhouette sconvolgente contro il pallido bianco e grigio delle nevi, e il suo corpo era piegato graziosamente in un arco liscio sul dorso d'argento del suo cavallo.
Lei gli sorrise con calore, evidentemente godendosi la caccia, e sembrava così familiare in quell'istante che Jon quasi cadde all'indietro dal suo cavallo mentre fece questo pensiero. In quel momento gli sembrava moltissimo Ygritte, ma era qualcosa di sorprendente e nuovo allo stesso tempo.
Jon non l'aveva mai notato coscientemente; ma poi pensò di non aver mai visto il suo galoppo attraverso una foresta in una caccia prima. Sebbene fosse stato sconvolgente, la sua vista era ammaliante,  Jon si scoprì incantato dal suono della sua risata e dall'aspetto libero della sua forma solita di Lady.
Mentre entrarono in una grande radura, i cavalli rallentarono, e Jon ritornò al presente.
Cercò di concentrarsi, ma non riuscì a liberare la mente dall'immagine del galoppo di Sansa. È così chiaramente una ragazza diversa da quella che ho lasciato indietro a Grande Inverno tanti anni fa... razionalizzò internamente, guardando la nuvola del respiro di Sansa nell'aria frigida, mentre portò il suo cavallo a un trotto.
Jon mentalmente sollecitò la sua strana e confusa nuova prospettiva su Sansa, ma ricordò con forza che la direzione dei suoi pensieri attuali era del tutto inappropriata. Egli si vergognava di sé stesso anche solo per aver pensato così di lei.
Ancora una volta, Jon si impegnò a tornare al presente, mentre Sansa si rivolse a lui, le guance arrossate e i capelli che sbattevano in tutte le direzioni.
"Sembra che abbiamo perso tutti" disse, portando il cavallo più vicino a Jon.
Jon si costrinse a incontrare i suoi occhi e sorrise suo malgrado "Forse li abbiamo superati e li abbiamo lasciati tutti dietro" rispose con un piccolo sorriso, raccogliendo le redini nelle sue mani per fare qualcosa.
"E che parte dell'animale avrebbe visto Boreck ?" aggiunse, guardando con ansia la foresta attorno alla radura.
Jon scrollò le spalle. "Non ha visto nessuna parte". Come se si sentisse osservato, sentì un fruscio improvviso nei cespugli alla sua sinistra, e gli fu concesso solo un momento di preoccupazione e di curiosità prima che Spettro entrasse nella radura, il muso sporco di sangue fresco.
"Credo che Spettro ci abbia battuto” annunciò Jon con una risata. Sansa considerava il lupo con apprensione.
Sembrava perdere della felicità all'idea di un animale massacrato.
"Aspetta qui, andrò a dare un'occhiata" disse subito Jon, smontando da cavallo e tirando fuori la spada per prevenzione.
Sansa annuì, ma sembrava aver un perduto un po’ le parole, ed era abbastanza contenta di rimanere indietro.
La lasciò nella radura e si infilò nella foresta, sentendosi leggermente rabbrividire per l’insolito silenzio. I fiocchi di neve avevano cominciato a scivolare dal cielo, e l'atmosfera si oscurò notevolmente appena Jon si allontanò dalla luce della radura.
Sentì dietro di lui il morbido suono del passo di Spettro, e fu immediatamente grato per la sua compagnia.
Pensò di sentire il suono del resto degli uomini che entravano nella radura, ma non poteva esserne sicuro, visto che gli abbondanti sempreverdi in questa parte della foresta, facevano molto rumore.
Come le radici di un enorme acero apparirono sotto i piedi, Jon fu accolto da una vista che gli bloccò quasi il cuore.
Aveva trovato la bestia che aveva testato i denti del suo metalupo, una volpe, alla vista, ma sulla carcassa vi era un enorme orso bruno, che sbattè i denti e fece un ringhiò, riconoscendo la presenza di Jon.
Che gli Dei mi aiutino pensò Jon senza speranza mentre la creatura si alzò, riempiendo la foresta con la sua massa colossale.
Sollevò immediatamente la spada, pronto a combattere l'animale, se avesse dovuto.
Questo non è il giorno in cui morirò Jon si disse insistente, anche se sentiva la sua certezza diminuire nel momento in cui l'orso lo fissò. Spettro ringhiò e si fermò fermamente al suo fianco, il suo unico alleato in una lotta che mai si sarebbe aspettato.

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Capitolo 5
*** La tempesta(pt.1) ***


Gli occhi brillanti dell'orsa, osservavano Jon senza mai lasciarlo, erano la fame e l’odore del sangue a richiamarla.
Chiaramente questa era una bestia che non era pronta per l'assalto dell'inverno, quello vero, dopo aver trascorso molti anni gloriosi senza soffrire il freddo del Nord.
Era una creatura enorme, armata di artigli formidabili e con una forza dieci volte superiore a quella di Jon.
Jon cercò di ricordare tutto quello che gli aveva insegnato maestro Luwin sugli animali selvatici, e non ricordava niente per quanto riguarda gli orsi che erano naturalmente aggressivi, almeno senza cuccioli in giro...
L'inverno ci fa diventare tutti combattenti, indipendentemente dal fatto che siamo soldati Jon pensò in modo delirante, chiedendosi se questi sarebbero i suoi ultimi pensieri prima di unirsi agli Dei. L'orso si lanciò, con l’obiettivo di colpire con la sua zampa e serrando i denti selvaggiamente.
Jon si limitò a evitare gli artigli, saltando indietro e quasi perdendo il piede letalmente.
Fece oscillare la spada verso le zampe anteriori dell'orso, ma Lungo Artiglio scalfiva appena la spessa pelliccia di colore marrone.
L'orso avanzò di nuovo e Jon spinse la spada in avanti in maniera minacciosa, ma la creatura sembrava non curarsi dell'acciaio tagliente e la fece volare via come un gatto avrebbe fatto con un giocattolo. Jon sentì che l’ elsa scivolò dalla sua presa e Lungo Artiglio fu lanciata molto lontano nella neve dalla forza dell'attacco dell'orso.
Jon inciampò indietro, ora totalmente indifeso e esposto. Di fronte a lui l'orso, diventò, se possibile, ancora più alto, come se si preparasse per una carica finale.
Jon vide immagini davanti ai suoi occhi: la sua infanzia a Grande Inverno, il suo addestramento con i Guardiani della Notte, la sua lotta contro Ramsay, i suoi uomini mentre lo dichiararono Re del Nord e Sansa... Il volto di Sansa nuotava davanti ai suoi occhi, bella e confortante... voleva vederla di nuovo... Come se gli Dei avessero sentito il suo richiamo silenzioso, l'orso improvvisamente si allontanò, sbattendo leggermente sul fianco. Una lama sottile era emersa dal centro del petto, e la pelliccia attorno a esso si era macchiata di scarlatto.
La creatura emise un ringhio e oscillò sul fianco, prima di cadere con un colpo fulminante sul terreno della foresta e portando il bosco al silenzio.
Nel luogo in cui l'orso era caduto, c’era l’ultima persona che Jon si aspettava di vedere.
Jon guardò come sua sorella Arya tirò la spada fuori dalla spalla dell'orso e lo guardò in silenzio, tenendo l'arma scarlatta che gocciolava.
La sua faccia sembrava emozionante, quasi spettrale.
Jon potè appena registrare quello che stava succedendo, si chiese se non fosse morto e avesse, in qualche modo, incontrato Arya nell'aldilà. Il petto si sentiva pronto ad esplodere. Improvvisamente, il volto spettrale di Arya si ammorbidì, scavalcò la carcassa dell'orso e si gettò in braccio a Jon, lasciando cadere Ago e abbracciandolo così forte che non riusciva respirare.
Non riuscì a cancellare lo shock dal suo volto e rimase fermo mentre Arya lo abbracciò.
"Grazie per la spada, Jon" mormorò lei nel suo petto, con la voce soffocata dalla tenuta dell'abbraccio.
Jon capì finalmente che egli non era morto, e teneva Arya stretta a lui.
"Io ... non posso credere che sei viva" riuscì a pronunciare finalmente, prendendo il viso di Arya nelle sue mani e notando che non doveva più abbassarsi molto per farlo "Sei cresciuta da quando ti ho visto l'ultima volta ... non sei più una bambina, ma non sei ancora non particolarmente alta" scherzò.
Arya gli sorrise "Sarà meglio che guardi, ho imparato una o due cose, nel mio tempo lontano da casa, ti combatterò più tardi e dimostrerò, se ti fa piacere".
"Non ne dubito" sussurrò Jon, lottando per trattenere le lacrime e incapace di credere alla sua buona fortuna di aver trovato un altro suo parente in simili circostanze.
"Grazie, a proposito, per l'orso" aggiunse, indicando la massa marrone che si trovava nella neve.
"Non dire così, sarei morta una dozzina di volte, come te adesso, se non fosse per Ago" mormorò Arya, suonando molto più vecchia di come Jon l’avesse sentita prima.
"Come mi hai trovato?" Jon la invitò curiosamente, rivolgendosi alla sorellina con stupore.
"Ero diretta a Grande Inverno e ho deciso di passare attraverso la Foresta del Lupo. Sembrava che ci fossero cavalieri nelle vicinanze, quindi stavo cercando di rimanere nascosta, ma poi ti ho visto essere quasi ucciso da un orso" finì scherzosamente, sollevando un sopracciglio.
"C'è una caccia in corso. Erano con me, nessun pericolo" la rassicurò Jon.
Gli lanciò uno sguardo freddo e pensoso "Non ero spaventata" mormorò tranquillamente in risposta all'insinuazione.
In quell'istante, anni di dolore e di solitudine sembrarono riflettersi dai suoi occhi bruni, e Jon si sentì terribile immaginando quanto sola si dovesse essere sentita negli anni dall'esecuzione di suo padre. Quanto Arya era cresciuta, Jon poteva solo indovinare.
Adesso era desideroso semplicemente di riportarla a Grande Inverno, dove sarebbe stata finalmente al sicuro.
Solo allora poteva farsi raccontare di tutte le sue avventure. Ricordandosi che il resto dei suoi uomini era alla radura, Jon capì che sarebbe stato meglio se si fossero dati una mossa. "Vieni, c'è qualcuno che sarà felice di vederti" disse con fermezza, offrendo a Arya la mano, dopo che lei ebbe recuperato la spada nella neve.
Fianco a fianco i due si avvicinarono alla radura, apprezzando la riconnessione di una amicizia che entrambi credevano scomparsa per sempre.
Nonostante tutto ciò che era cambiato, Jon era estasiato dal fatto che il suo rapporto con Arya sembrava essenzialmente lo stesso.
Ritornò rapidamente alle vecchie abitudini che aveva quando erano bambini: faceva ridere Jon e lo stuzzicava inesorabilmente, anche se si erano riuniti solo qualche istante fa. Ben presto la foresta si alleggerì, i rami si dissolvevano e la coppia uscì nella radura, ora piena di molti bruti, Lord e cavalieri.
Sembravano discutere tra loro, e per un lungo momento nessuno notò l'arrivo di Arya e Jon. Alla fine, una dura voce "Chi è quello?" da Tormund fece scendere il silenzio sul gruppo.
Le teste si rivolsero di fronte a Jon, poi si ricordò che quasi nessuno nel gruppo sapeva chi fosse Arya, perché nessuno parlava della grandezza dl suo ritorno. "Non può essere Arya Stark?" disse una voce grossa, e Jon osservò Lord Flint che si faceva strada con i suoi cavalli e gli uomini per dare un'occhiata migliore.
Era uno dei soli uomini che aveva visto Arya prima. L'effetto della sua dichiarazione fu immediato, ma Jon non se ne accorse. Stava scansionando la folla per trovare Sansa, e vide che il suo cavallo d'argento era senza cavaliere, e legato.
Il panico si alzò nel petto, la cercò più freneticamente, ma i suoi timori svanirono quando, più tardi, uscì dalla folla, con gli uomini che si spostarono per lasciarla passare.
Il volto di Sansa era una maschera di incredulità, con gli occhi spalancati mentre osservava la sorella.
Esitò un attimo prima di saltare in avanti e avvolgere le braccia intorno a Arya in un abbraccio potente.
Jon vide piccoli singhiozzi che si spalancarono dal suo corpo; il suono di essi echeggiò a fondo attraverso la radura.
Arya aveva premuto il viso nella spalla di Sansa, ma sulla sua guancia esposta Jon vide una singola lacrima cadere in silenzio verso terra. I bruti e i soldati vicini sembravano costretti a guardare ancora, obbligati a offrire la privacy. Jon sapeva che c'era dolore, una scusa e un sollievo insopportabile nella riunione delle sorelle, e non voleva distruggerlo o tentare di capire.
Gli orrori che avevano dovuto sopportare... riflettè Jon tristemente, guardando le ragazze abbracciarsi a vicenda ...nessuno di noi ha idea di cosa hanno veramente passato.
L'emozione schiacciante che Sansa aveva sentito mentre aveva abbracciato Arya era vergogna; come aveva potuto trattare così male la sua unica sorella? E’ l’unica persona che avrebbe capito tutto ciò che le era accaduto ad Approdo del Re e Sansa l'aveva trattata come un'irritazione, come qualcosa di cui vergognarsi.
Se solo potesse tornare indietro nel tempo e la lei del passato sarebbe stata brava con Arya e tutti i suoi familiari, dato che, come Sansa aveva così brutalmente appreso negli ultimi anni, la vita non offriva garanzie che ogni momento trascorso in compagnia dei cari non sarebbe stato l’ultimo.
Era anche grata che gli Dei avessero finalmente deciso di fare qualche cosa di buono facendo ritornare Arya a casa.
Sansa si illuminò al pensiero che un'altra delle stanze vuote della sua torre sarebbe stata occupata. Un altro pezzo della nostra famiglia sconvolta è stato trovato.
E, per circostanze insolite, pensò fosse prudente notarlo.
La storia di Arya che salvò Jon dall'orso sarebbe diventata una leggenda nel castello per le prossime lune: di come, per caso, aveva trovato il Re nel momento più importante e aveva attraversato, con la sua spada, il cuore dell'orso cattivo, salvando la vita di Jon.
Sansa era sicura che i cantanti del villaggio invernale stessero cantando già le canzoni.
Sansa era stata notevolmente preoccupata, naturalmente, come Jon scomparve nella foresta, e fu sorpreso e totalmente impreparato di essere riuscito a ritornare indenne, con Arya a rimorchio. Lei ricordava appena gli avvenimenti di pochi minuti fa, solo Jon che aveva mandato uomini a recuperare l'orso caduto - l'unica uccisione riuscita della caccia e che lei e Arya avevano parlato lungo tutta la strada per tornare a Grande Inverno.
Mai prima di quella sera Sansa trascorse così tanto tempo a parlare con Arya; o Jon, se per questo.
Questi tre si erano bloccati dentro le camere del Signore subito dopo il ritorno al castello, e poi passarono la maggior parte della notte, fino a che tutte le candele si furono sciolte fino agli stoppini. All'esterno della porta, Brienne era rimasto in guardia, mortificata dal fatto che Sansa era uscita nella foresta senza la sua protezione e elogiò Arya che era tornata.
Nessuno aveva messo in discussione la sua decisione di rimanere alla porta, e nessuno aveva interrotto la discussione in corso.
All'interno della camera Jon e Sansa ascoltarono, affascinati, mentre Arya raccontò tutte le sue esperienze a seguito dell'esecuzione ad Approdo del Re: viaggiò attraverso città con Yoren dei Guardiani della Notte, fu la coppiera di Tywin Lannister, viaggiò con il Mastino, navigò attraverso il Mare Stretto fino a Braavos, e si allenò con gli uomini senza volto.
Alla fine, ammise anche di aver tagliato la gola di Walder Frey. "Hai ucciso il vecchio bastardo?" aveva espresso Jon incredulo, immediatamente guardando Sansa negli occhi "E nessuno ti ha preso?".
Arya scosse la testa "Ero troppo veloce per loro" dichiarò, provocando a Jon un sorriso.
Non appena Sansa e Jon finirono di ascoltare tutti gli ultimi dettagli delle scappate di Arya, Arya rivolse la sua attenzione a Jon e lo incoraggiò a raccontare una versione più dettagliata del suo tempo alla Barriera, rispetto al racconto ristretto che aveva detto a Sansa due settimane fa. Sansa ascoltò attentamente, trovandosi inaspettatamente intrigata dai punti più raffinati delle sue avventure.
Attraverso l'ascolto prese conoscenza delle tante cose difficili che aveva dovuto affrontare - certamente uguali a suoi e ai problemi passati di Arya - che non erano stati estesamente esplorati nel suo ultimo racconto. Si era sentita interamente in pace seduta accanto al focolare ardente, ricoperta da un'abbondanza di pellicce e ascoltando la voce dolce e rilassata di Jon.
Alla fine, Arya aveva sbattuto Sansa fuori dalla sua follia lanciandole la torcia, per così dire, del racconto. Era stata presa impreparata, avendo completamente dimenticato che loro avrebbero voluto ascoltare la sua storia dopo aver condiviso la loro.
Sansa impiegò un po' per iniziare veramente il racconto; non fu aiutata dai seri sguardi che Arya e Jon avevano nel fissarla, mentre cercava di parlare. Gli occhi morbidi e scuri di Jon non erano niente, se non un’ottima distrazione.
Lentamente Sansa raccontò tutti i suoi incontri, da quando lei e Arya erano state separate, inclusi tutti i dettagli che non aveva ancora raccontato a Jon - tutti i matrimoni forzati, le punizioni e la manipolazione che aveva sopportato.
A un certo punto della sua storia si era sentita arrabbiata e triste insieme, ma i suoi ascoltatori avevano fatto tutto il possibile per consolarla, la loro preoccupazione che non diminuiva mai. Quando ebbe finito, i tre rimasero seduti in silenzio per un po’ nella semi-oscurità. Il loro fuoco si era spento e le candele erano quasi tutte consumate.
Alla fine Arya ruppe il silenzio. "Vi ricordate quando eravamo piccoli e le serve venivano a controllare i nostri fuochi nel mezzo delle notti, così che non ci svegliassimo mai nell'oscurità?" pronunciò debolmente, a malapena un sussurro. "No" mormorò Jon dietro, sinceramente, un vago sorriso visibile sulle labbra attraverso le ombre.

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Capitolo 6
*** La tempesta(pt.2) ***


"Non ti ricordi?" Arya rispose, suonando abbastanza, giocosamente, offesa.
Jon ridacchiò "Perché sei sorpresa?".
"Sansa, ti ricordi?" le chiese Arya improvvisamente.
Annuì lentamente "Mi ricordo." E da quell'istante di ricordi si generò un'altra lunga conversazione, anche se molto più piacevole.
I tre parlarono di ricordi fino a che non furono troppo stanchi per parlare, e poi alla fine andarono a dormire sul loro mucchio di pellicce.
Il giorno successivo fu speso ad aggiornare Arya sui ruoli di gestione di Grande Inverno - che era ormai diversa da prima. Avevano notevolmente più bruti e notevolmente meno soldati Stark che abitavano ora sotto il comando di Jon. I bruti non stavano andando da nessuna parte, ma la situazione dei soldati si stava lentamente modificando.
Proprio questa mattina Jon aveva accettato il suo primo gruppo di soldati - se così potevano essere chiamati - nel cortile del castello per l’addestramento, a cui Arya aveva deciso di partecipare. Sansa aveva controllato regolarmente per tutto il mattino, guardando silenziosamente dai merletti, mentre imparavano le basi del combattimento.
La maggior parte di loro erano ragazzi taglialegna o giovani agricoltori che erano senza campi a cui badare con l'arrivo dell'inverno.
Tuttavia, una coppia sembrava decente nel combattimento- forse cavalieri di protezione o ex-scudieri, e c'erano anche un paio di donne che avevano rifiutato un no come risposta quando Ser Davos aveva setacciato il villaggio. Sansa aveva visto Arya combattere i tirocinanti con intrigo.
Aveva infatti molto da mostrare, e li sconfisse facilmente, anche i combattenti più esperti. Jon dimostrò ancora una volta la sua competenza come combattente e come insegnante. Sansa spesso focalizzò lo sguardo sulla sua figura forte e atletica mentre mostrava movimenti e comandi, sempre nel mezzo di ciò che si stava insegnando.
Attorno al suo terzo controllo sull’addestramento nel cortile, fu abbastanza impegnata da ciò che Jon e Arya stavano dimostrando sullo sfruttare gli attacchi e perse la traccia del tempo.
Il tempo cambiò interamente intorno a lei, la temperatura scese di parecchi gradi e iniziò a cadere la neve.
La formazione sotto continuò e, visto che aveva dato Brienne la mattina a riposare, Sansa non si sarebbe allontanato dal lì, se Eva non fosse venuta a controllarla.
La serva si avvicinò lentamente ai merli ormai ricoperti di neve, "Mia signora, sei stata fuori un po' , questi nuovi soldati devono essere interessanti" scherzò, si avvicinò al fianco di Sansa e le strinse il suo mantello attorno alle spalle. "Avete notato i cieli come sono cambiati? Una furiosa tempesta sta arrivando, dicono tutti gli uomini all'interno" mormorò, gettando un'occhiata verso il cielo.
Sansa sembrò diventare improvvisamente consapevole del suo ambiente "Ad essere onesti, non ci avevo fatto caso” ammise con ansia.
Eva sorrise in comprensione e guardò giù nel cortile sottostante. "Vostra Grazia sta facendo un lavoro meraviglioso: questi hanno già l'aspetto degli uomini, anche se sono entrati questa mattina come ragazzi". "Tranne le ragazze, naturalmente".
"È vero" Eva ridacchiò. Sansa notò gli occhi della serva che seguivano Jon ferventemente e sperimentò un accenno di indignazione sconosciuto.
Decise che sentiva una voglia di distogliere Eva, come se Jon fosse solo suo da guardare... davvero un pensiero ridicolo, si rimproverò. "Vuoi imparare a combattere?" chiese Sansa in fretta, pronunciando la prima domanda che le venne in mente.
Eva guardò Sansa, abbandonando con i suoi occhi l’addestramento "Non direi no, se avessi il giusto insegnante” esclamò vivamente.
Sansa sentì l’irritazione aumentare nel suo petto e decise di tornare dentro nel desiderio di lasciare indietro i suoi futili sentimenti. Eva rimase un attimo prima di seguirla. Sansa provò una colpa improvvisa, rimpiangendo la sua irritabilità verso Eva, che non aveva fatto nulla di sbagliato. Jon è gradevole agli occhi - Eva non può essere l'unica serva l’ha guardato con aria sognante, e certamente non sarà l'ultima. Inoltre, non ho voce in capitolo nelle sue scelte... avvertì se stessa.
La coppia rientrò nei corridoi di pietra di Grande Inverno e si avviò verso la Sala Grande. Sansa iniziò a lavorare su qualche cucitura in uno dei lunghi tavoli e Eva rammendò un vestito. Ben presto venne offerto a loro un pasto di mezzogiorno da parte di uno dei servi - un piatto di carne d'orso con un contorno di verdure. La carne fresca era molto più saporita della carne conservata a cui Sansa era ormai abituata, e le piacque immensamente.
Più tardi si unirono Jon, Arya, e i soldati in addestramento, e il rumore nella Sala cresceva forte e rapidamente. Si unirono anche Tormund, Davos e Brienne. Fu una scena accogliente come Sansa aveva immaginato - il loro gruppo che mangiava e beveva festosamente, tutti felici, nonostante la minaccia incombente dei non morti.
La lingua ardente di Arya la rese molto popolare tra tutti; batteva facilmente tutti gli sfidanti in battaglie di spirito, li incantava con le sue storie, e giurò e maledisse con il meglio del gruppo.
Difficilmente una lady adeguata pensò Sansa, sconvolta.
Notò che la cosa non la disturbava più. Bastava solo che fosse tornata a casa. Al contrario, sembrava che Jon preferisse ascoltare piuttosto che parlare.
Gli altri uomini gli fecero domande e proposte, a cui rispose prontamente, ma altrimenti non cercava di richiamare l'attenzione su se stesso come fece Arya.
Era un evidente riflesso dei suoi molti anni trascorsi da bastardo. Sansa riflettè e tornò alle sue cuciture, con gli occhi che spesso catturavano lo sguardo di Jon.
Lo spettacolo felice fu più tardi interrotto dall'arrivo di un corvo, quando un ragazzo servitore portò il messaggio nella Sala e lo pose nelle mani di Jon, che aprì senza intoppi la carta e la lesse, con un piccolo sorriso. Sansa sospettava di sapere da chi proveniva il messaggio. Guardò indietro con inquietudine Jon.
Lui fissò lo sguardo sul suo. "Lord Arryn propone un torneo a Grande Inverno per la sua visita" dichiarò acidamente. Sansa si irrigidì alla memoria del torneo di Approdo del Re, dove aveva incontrato Ditocorto. "Cosa pensi che intenda? Ora non è il momento per una festa sontuosa" disse freddamente. “Comprendo che in questo c’è la mano di Ditocorto, forse per dimostrare la forza delle nostre case, o per procurarsi qualcosa ..." suggerì con attenzione.
"Tipo cosa?" Arya mormorò, gli occhi si restringevano.
"Probabilmente Sansa" rispose tranquillamente Jon, con i suoi occhi che cadevano sopra di lei.
Sansa sentì la voglia di ridere. "Non lo farò ... non sposerò Petyr o Robin, e non c'è modo per loro di forzarmi".
Davos sembrava furioso e non incontrò gli occhi di nessuno. "Mi perdoni, mia signora, ma ci potrebbero essere modi, dato i costumi del torneo del sud, perché Ditocorto costringa la mano di Jon, per così dire".
"E perché dovremmo ascoltare le abitudini del Sud?" Arya sputò indignata. "Il Nord è diverso".
"Normalmente sarei d'accordo", iniziò Jon, "Ma dato il nostro debito a casa Arryn non siamo in grado di rifiutare".
“Quindi Robin o Ditocorto, ci costringe a ospitarlo e a soddisfare tutte le sue richieste? Anche se questa richiesta è me?" disse Sansa, la sua voce si alzò. Jon la guardò fermamente. "So quello che ho detto, non ti lascerò toccare. Dobbiamo solo trovare una via d'uscita, è tutto".
Davos annuì approvando "Possiamo pensare a qualcosa, abbiamo tempo di una settimana". Sansa sperava dagli dei che sarebbe stata in grado di evitare Ditocorto; l’idea che avrebbe dovuto lasciare Grande Inverno, lasciare Jon e Arya, per tornare con lui era troppo orribile per il suo stomaco.
Sansa si scusò e uscì dalla Sala Grande. Disse a Brienne di non seguirla e si avvicinò al Parco degli Dei, pregando che essi fossero dell'umore adatto per ascoltare i suoi richiami.
Rimase accovacciata per lungo tempo all'albero DIga, pregando e contemplando, finché la neve non cadde più copiosamente, costruendo grossi cumuli intorno a lei. Il cielo era molto scuro, grigio ardesia e un vento frigido e aggressivo stava agitando i rami sopra la sua testa.
Quando Sansa finalmente si ritirò verso l'interno di Grande Inverno, era intorpidita dal freddo e le sue guance arrossate.
Jon e Arya espressero preoccupazione per la sua lunga assenza - la notte era caduta mentre era seduta sola nel Parco degli Dei - ma Sansa li assicurò che andava tutto bene e si sedette accanto a loro e alla manciata di altri che si erano radunati intorno al camino rovente della Sala Grande.
Sorseggiarono la birra e conversarono in silenzio, Jon discuteva di iimportazioni con Davos e Tormund e Arya facevano impressioni ridicole di persone del Sud che avevano incontrato negli ultimi anni.
Mentre Arya stava dando un'eccellente interpretazione di Varys il Ragno, parecchie persiane in legno si aprivano, facendo entrare neve nell'atrio e esponendo la Sala ai venti glaciali dell'aria aperta. Davos si avvicinò per chiudere le finestre, lottando leggermente contro il notevole vento, e sembrava esasperato mentre osservò gli altri. "Lo ammetto, questa sembra la prima vera tempesta invernale che ho visto, considerando che non ho trascorso molto tempo nel Nord" disse con un brivido.
"Questo non è niente" rise Tormund, scivolando giù dal suo posto. "Le tempeste al di là della Barriera, fanno sembrare questa tempesta come una doccia di primavera". Jon appariva annuire in accordo, sorridendo leggermente. "Ancora, non ho visto una tempesta invernale di questa grandezza a Grande inverno nella mia memoria, grazie alla lunga estate" concluse. "Fortunatamente i tre signori e i loro uomini sono partiti questa mattina - speriamo siano riusciti a evitare il peggio" aggiunse Brienne con simpatia.
"Questo è solo l'inizio" Tormund mormorò scuramente. "L'inverno sta solo facendo delle prove".
"Allora è l'inverno?" Arya notò con un sopracciglio sollevato, provocando una risata a Sansa. Tormund si strinse nelle spalle e alzò il bastone a Arya con una specie di cenno d'accordo "Sembra così".
Il gruppo continuò a ridere e bere, Sansa si limitò ad un solo corno di birra, nella speranza di preservare un chiaro pensiero.
Alla fine alcuni individui si affrettarono a ritirarsi per la notte, finché solo Sansa, Arya, Jon, Brienne e Davos rimasero, sorridendo spesso e godendo della compagnia dell’altro.
Quando finalmente Jon decise di ritirarsi, tutti gli altri lo seguirono e Sansa si ritrovò a tornare alla sua torre con Arya. Diede la buonanotte a sua sorella e chiuse la porta, notando una quiete improvvisa e una tranquilla inquietudine.
Il vento fischiò e gemeva dietro la finestra chiusa di Sansa, e strano rumori si sentivano occasionalmente dalle altre parti del castello.
Le sue candele sembravano a malapena in grado di tagliare la penombra, ed era con coraggio contro paura e perplessità che finalmente soffocò le luci e si infilò tremante nel suo letto in piena oscurità. La camicia da notte sottile di Sansa non sembrava riscaldare efficacemente. Rimase sveglia per un lungo periodo, ascoltando gli ululati della tempesta che scoppiava fuori.
Si trovò costantemente sul bordo del letto, il suo cuore che saliva in gola con ogni rumore sconosciuto.
Si trovò a desiderare una compagnia in qualche modo ... per i giorni in cui il suo metalupo aveva condiviso il suo letto, o per un'altra anima che poteva proteggerla dalla minaccia gelida della tempesta.
Dopo un po 'di tempo realizzò che, come al solito, era Jon che voleva. L’avrebbe protetta – così aveva detto.
Ma lei stessa si rimproverò per quell'idea. Non è accettabile. La sua coscienza ronzava, alla grande irritazione di Sansa. Comunque, non dovrei preoccuparmi semplicemente perché non posso dormire ... non sono una bambina spaventata. È solo il vento si disse ripetutamente, e ancora più tempo passò senza riposo.
Alla fine, Sansa si infilò in piedi, tremante nella paura, e scivolò sotto le sue pellicce, tirando un mantello sulle spalle e lasciando rapidamente le sue camere. Sansa attraversò i corridoi ombrosi, la sua mente vagava, ma i suoi piedi volevano guidarla verso le camere del Re.
Arrivò davanti alle porte di legno della stanza di Jon, e fu sorpresa di vedere la luce che fuoriusciva dalle crepe, suggerendo che era ancora sveglio. Con solo un attimo di esitazione, Sansa batté sulla porta, trattenendo nervosamente il respiro.
Una voce soffocata e sonnolenta rispose "Entra", quindi aprì lentamente la porta.
Jon stava seduto alla scrivania del padre, apparentemente leggendo documenti vecchi a lume di candela con Spettro sul pavimento al suo fianco. Era parzialmente vestito per il sonno, ma appariva patito, i capelli scuri sconvolti, come se avesse girato per un po'.
Fu sorpreso alla vista della persona che era venuta bussargli alla porta a quell’ora. "Sansa" disse dolcemente, il suo nome cadde dalle labbra con una delicatezza misurata.
Aprì la bocca per rispondere, per un momento non sapeva cosa dire. "Io ... non riuscivo a dormire" disse debole, incerta su come procedere. "Non voglio stare da sola".
"Non stai suggerendo..." Sansa lo interruppe in fretta. "- per favore, Jon, solo per questa notte" lo supplicò. "Hai promesso di proteggermi" aggiunse in fretta, bloccando lo sguardo sui suoi occhi scuri. Jon la guardò, con la bocca aperta.
Sembrava pronto a creare qualche scusa, ma Sansa vide qualcosa di diverso nei suoi occhi, una sorta di tentazione.
Dopo un momento di silenzio, la sua espressione si ammorbidì e fece un piccolo cenno. "Va bene, solo una volta, e nessuno ti può vedere uscire da qui alla mattina". Sansa sorrise e gli lanciò un'occhiata. "Non un'anima".
Senza parole, si strinse sul letto e si posò da un lato, coprendosi con le pellicce.
Sansa guardò Jon spegnere le candele e dare a Spettro una carezza prima di sdraiarsi sul lato opposto del letto. Chiuse gli occhi e apprezzò la sensazione di vicinanza di un'altra persona e la sensazione di protezione che egli forniva. Si addormentò rapidamente al suono ritmico del suo respiro, finalmente al caldo e completamente ignara del tempo turbolento all’esterno.
 
 

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Capitolo 7
*** La vera tempesta arriva(pt.1) ***


Ringrazio MARIAfrancesca e milan94 per aver inserito la storia tra le seguite


Jon si svegliò trovandosi molto più caldo del solito.
I suoni della tempesta si erano erano spariti e fu allora che notò due cose: la prima, che aveva trascurato di trascinare le tende intorno al suo letto la notte prima di dormire, e secondo, che il corpo di Sansa era pressato strettamente contro il suo.
Jon sentì i suoi battiti cardiaci velocizzati a questa seconda realizzazione; lei si era stretta a lui in qualche modo in quella notte, e lui, involontariamente, aveva permesso che accadesse, come se il suo corpo avesse approfittato della sua mente addormentata.
Naturalmente erano entrambi ancora vestiti, ma la situazione era comunque pericolosa.
La testa di Sansa poggiava contro il petto di Jon, e le dita erano intrecciate nella camicia. Non poté fare a meno di notare il delicato alzarsi e abbassarsi del petto di lei, e il brillante bagliore della luce dell'alba sui suoi capelli ramati mentre si trovava contro di lui, ancora inconsapevole della situazione.
E’ bellissima pensò Jon impotente, incapace di negare quel fatto, nonostante la sua coscienza urlasse instancabilmente a lui di fermare questi pensieri.
Per quanto sapesse che fosse sbagliato tutto ciò, Jon sperimentò un'ondata di pensieri pericolosi.
Si sentiva così a proprio agio a condividere il suo letto con Sansa, ed era così piacevole sentire il calore del suo corpo ... ma non avrebbe mai permesso che qualcosa di simile accadesse.
Lo aveva ingannato nel lasciare che questo accadesse per l'ora tarda e la sua stanchezza, e adesso, se qualcuno fosse entrato nella camera e li avesse visti... Immagina cosa penserebbe Robb, o nostro padre... Jon pensò in modo inquietante, disposto ad agire con intelligenza.
Proprio mentre stava contemplando come risolvere la situazione, Sansa si agitò e gli occhi si aprirono.
Per un battito cardiaco, Jon scoprì i loro occhi fissi, i suoi neri sui suoi azzurri, prima di sedersi, apparire confusa e guardando indietro sul lato opposto lontano e vuoto del letto dove aveva inizialmente dormito.
Jon sentì il suo cuore martellare nel petto. "Buongiorno Jon" sbadigliò.
Anche se stava arrossendo un po' , stava agendo sorprendentemente indifferente da aver dormito premuta contro di lui. ” Buongiorno" Jon mormorò quietamente.
All'improvviso un bussare suonò alla sua porta e lui e Sansa si bloccarono, non sapendo cosa fare.
"Jon, posso avere una parola, se sei sveglio?" chiamò la voce di Arya dall'esterno della porta, soffocata dalla pesante quercia.
Sansa guardò Jon in panico, ma rapidamente fece la propria decisione.
Scivolò indietro sotto le coperte e sussurrò “Coprimi" in fretta a Jon, che mise una raccolta di pellicce su di lei prima di dire “Entra”, ad Arya, sperando di essere sufficientemente convincente. Arya entrò, chiudendo la porta dietro di lei.
Aprì la bocca per parlare, ma la sua espressione si accorse rapidamente della confusione e guardò Jon curiosamente. "Perché sembri scioccato? Come sei fosse appena entrata una ragazza nuda o qualcosa del genere?" chiese.
"Nessuna ragione" rispose rapidamente Jon, pregando che la sua voce sembrasse normale. Lei mi conosce troppo bene...
"Bene allora" rispose lei, non convinta. Si guardò intorno mentre si sedette al fianco di Jon, apparentemente non preoccupata per l'abbastanza grande mucchio di pellicce dall'altro lato.
"Beh ... mi stavo chiedendo ..." cominciò, guardando Jon fermamente, "se mi potessi lasciar partire per qualche giorno".
"Perché vuoi andartene? Sei appena tornata ?!" rispose Jon, veramente curioso e meno preoccupato nel mantenere nascosta Sansa.
“Ho parlato con gli uomini che stiamo addestrando, e molti hanno giurato che c'è un metalupo che conduce un branco nelle rive del fiume".
La comprensione deve essere sorta sul volto di Jon, perché Arya continuò. "Penso che potrebbe essere ..." "-Nymeria" finì Jon in silenzio, veramente sorpreso dalla possibilità. Sentì che Spettro si stirò sotto il suo letto, come se si fosse risvegliato dalla mera menzione del nome.
L'ultima cosa che Jon aveva sentito dire, era che il metalupo di Arya era scomparso in un avvenimento che coinvolgeva i Lannister anni fa...
Arya annuì, la tristezza per il suo lupo perduto chiaramente visibile nei suoi occhi.
Jon sentì un pizzico di comprensione. Aveva sempre preso la presenza di Spettro scontata, mentre i suoi fratellastri non erano stati così fortunati.
Eppure, era abbastanza disturbato dall'idea di spedire Arya nell'oscurità, anche se solo per pochi giorni. "Non puoi andare da sola" affermò fermamente Jon.
"Almeno per un po', una volta che questa confusione con Ditocorto sarà stata risolta, verrò con te e cercheremo insieme Nymeria, ma non devi uscire da sola".
Arya sembrava pronta a opporsi, ma, per fortuna, gli diede ragione: "Mi prometti che non andrai da sola?" ripetè Jon rapidamente.
"Lo prometto" mormorò Arya, suonando un po' delusa. "Devi promettere che andremo comunque".
Jon annuì, guardandola sinceramente. "Lo prometto."
Improvvisamente si ricordò che Sansa era seppellita, sicuramente soffocata, sotto decine di coperte e si alzò in uno sforzo per sollecitare Arya ad uscire.
"Ti incontrerò nel cortile per allenarci presto... lascia che mi cambi".
"Va bene” rispose Arya con una piccola risata. "Non prenderti troppo tempo, però, o gli uomini cominceranno a pensare che tu stia ottenendo suggerimenti da Sansa per i tuoi capelli".
Jon rise e la sollevò fin fuori dalla porta, chiudendola dietro di sè e esalando un forte sospiro di sollievo.
"Puoi uscire adesso" gemette a Sansa, che emerse, ridendo, da sotto le pellicce.
"Ci siamo andati vicino" mormorò Jon, mettendo le mani in testa disperatamente. Sansa gli sorrise "È stato divertente, era quello che era".
Nonostante tutto, Jon era contento di vederla così felice ...
"Sarà meglio che esci, prima che qualcun altro arrivi".
Sansa afferrò il mantello e fu pronta a uscire, ma si fermò, diventando seria, e rivolgendosi a Jon. "Credo che sia stata la prima notte, da quando il Lord nostro padre è morto che ho davvero dormito senza incubi. Grazie per avermi permesso di rimanere".
Jon la guardò tristemente. "Non possiamo più farlo".
"Lo so" echeggiò dolcemente, il rimorso inciso sul viso.
Si trattenne un attimo, guardando gli occhi di Jon, prima di uscire dalla stanza. 
Jon rimase in piedi all'ingresso delle sue camere, i suoi pensieri più sconvenienti che mai nella mente.
Anche se Sansa e Jon avevano entrambi convenuto che la loro notte insieme sarebbe rimasta la sola, in qualche modo non fu così.
Sansa finì per trascorrere due delle seguenti cinque notti nelle camere di Jon.
Due notti dopo l'iniquità iniziale si svegliò, scossa e sudata, da un incubo terribile, e scivolò nella sua stanza con le lacrime; Jon trovò che non poteva sopportare di lasciarla andare via, e la consolò finché non si addormentò tra le sue braccia.
Quando arrivò la mattina, scivolò via, prima che il sole avesse persino scavato sopra le brughiere, e nessuno cosa fu più saggia.
Passarono altre due notti in cui Sansa rimase nella sua camera, ma la sera prima dell'arrivo di Ditocorto e di casa Arryn, si verificò un eccessivo consumo di vino nella Sala Grande in preparazione “dell'assalto” politico.
In seguito al consumo di numerosi calici grandi, Sansa trovò i suoi soliti pensieri compromessi, e delirando partì dalla sua camera da letto, non appena il castello fu in silenzio.
Camminò sul percorso a lei già familiare fino alle camere del signore e entrò. Jon era già addormentato sul suo letto, il petto che si alzava e scendeva accuratamente nelle tenebre. Si posò al suo fianco e si addormentò istantaneamente, con la  mente incredibilmente vuota.
Quando Sansa si svegliò la mattina, Jon era sveglio e robusto con indosso le sue pelli.
La guardò mentre la sentì muoversi e lei gli lanciò un'occhiata conciliante.
Non si scambiarono parole, ma sembrava essere stata raggiunta una sorta di accordo.
Entrambi sapevano che ciò che stavano facendo fosse sbagliato, qualunque cosa fosse, sarebbero stati additati se scoperti. Fratelli e sorelle della nostra età non condividono letti pensò Sansa impassibile.
Ma poi, non era certa che fosse esattamente una relazione con Jon. Non siamo amanti ... non siamo Lannister! si disse lei. Siamo solo soli l’uno senza l'altro.
Nessuno sembrava sospettare qualcosa - nemmeno Arya - così il tutto continuò.
Ogni sera Sansa scivolava nella stanza di Jon, passava la notte calda e confortevole e poi se ne andava con l'alba per minimizzare i rischi.

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Capitolo 8
*** La vera tempesta arriva(pt.2) ***


Ringrazio Mel_10 per aver inserito la storia tra le preferite e le seguite

Quella particolare mattina era fortemente pesante per l'arrivo imminente di Casa Arryn e del Torneo del Principe Robin.
Sansa tornò nella sua stanza e aprì le sue persiane per lasciare entrare un po’ di luce e misurare il tempo per la giornata.
La mattina era sorta chiara e fresca, ed era il giorno più soleggiato che c’era stato dalla tempesta invernale.
Non c’era affatto caldo, ma in verità le giornate sarebbero potute essere molto più dure, e il tempo che c’era, era giusto come avrebbero potuto sperare per il Torneo.
Sansa lanciò lo sguardo in lontananza, dove gli uomini Stark stavano montando un po' di gradinate per le giornate di danza.
Jon aveva insistito sul fatto che tutto ciò dovesse essere mantenuto il più semplice possibile e senza alcun eccesso.
Questo torneo del Nord sarebbe stato tenuto piccolo e ragionevole, a differenza di quelli ospitati nel Sud.
Il principe Robin avrebbe sprecato meno risorse degli Stark possibile.
Su quella nota Sansa ricordò l'avvertimento di Davos nella loro discussione di cinque albe fa, cioè che Ditocorto potrebbe avere modi per averla grazie al torneo come un premio e rabbrividì al pensiero.
Pregò che lui e Jon tenessero fede alla loro promessa e avevano trovato una via d'uscita.
Tutto quello che poteva fare ora era avere speranza e rendersi presentabile per il giorno.
Come se Eva le avesse letto nel pensiero, bussò, desiderosa di aiutare Sansa nel vestirsi splendidamente per i visitatori della Valle.
Insieme scelsero un abito d'argento squisito che era stato regalato da uno dei suoi abbondanti sarti.
Eva tagliò la parte posteriore del vestito, poi spazzolò i capelli di Sansa finché non brillarono come il rame.
Quando le venne chiesto come li volesse acconciati, Sansa chiese una semplice treccia, come quella che sua madre spesso indossava.
Mentre si perse nei suoi pensieri dopo che Eva la pettinava, Sansa non riusciva a decidere se il vestirsi finemente di nuovo la faceva sentire potente o vuota dentro.
Decise di non perdere tempo e si diresse verso il basso per trovare Jon.
Fu facile da individuare; il suono della chiacchierata tesa era scivolato dal solare accanto alla grande sala, e il suo suono era chiaro nel rumore delle voci.
Sansa entrò dentro e vide che Jon era profondamente in discussione con Davos, Tormund e Brienne.
Si preoccupò  nel vedere che stavano agendo su Brienne, la cui mano destra era avvolta in una benda sanguinosa. “Cosa è successo?" esclamò preoccupata Sansa, facendo sì che gli altri la guardassero, mentre si precipitò per prendere la mano di Brienne.
Il cavaliere della signora appariva abbastanza imbarazzata "Non ti preoccupare, mia signora, mi sono appena tagliata la mano in allenamento".
"Allenamento per che cosa?" “Per il torneo del Principe Arryn, mia signora”.
Sansa non potè nascondere lo shock sul viso e guardò Jon per conferma.
Lui non avrebbe incontrato i suoi occhi e si chinò in avanti, con la faccia tra le mani.
Davos sentì l'angoscia del Re e riprese la discussione, guardando Sansa dritta negli occhi. "Come sapete, siamo preoccupati del fatto che, quando il principe Robin arriverà con la sua grande festa ti nominerà come premio del suo torneo, in modo che il concorrente vittorioso otterrà l'onore di darti il titolo tradizionale di Regina d'amore e di bellezza come è sempre stato: dal momento che è il suo torneo, può dare i termini".
"Il suo torneo il mio culo" Sansa sentì Tormund mormorare sullo sfondo, a proposito della scena a metà del cuore con un boccale in mano.
Lo ignorò e annuì, con la faccia scura. “So come funziona... ho visto i tornei del Sud in prima persona, ma il titolo è solo per lo spettacolo, non è vero?".
"Se questo è tutto quello che può fare non abbiamo niente di cui preoccuparci" dichiarò, soprattutto per la propria rassicurazione. "Non sarà in campo, comunque, non vale la metà di un centesimo”.
"No, non sarà in campo, ma potete scommettere che Ditocorto, che dobbiamo ricordare recita il ruolo di Lord della Valle, avrà un cavaliere degno che lo rappresenterà come campione, e se dovesse vincere quel cavaliere, si aspetta che sia Jon a offrirgli un premio per la sua vittoria".
Davos continuò solennemente. "Dal momento che la Casa Stark non ha oro da regalare e titoli da offrire, si aspetterà come premio la mano della donna chiamata Regina, che sarebbe lei. Non farlo sarebbe eccessivamente pericoloso, in quanto sarebbe un affronto a Casa Arryn, le cui forze sono attualmente molto più grandi delle nostre".
"Non riesco ancora a vedere che ruolo abbia Ditocorto in tutto questo". Sansa si sentì irritata.
Davos continuò con pazienza: "Il vincente cavaliere di Arryn sarà impegnato a offrire il suo premio al suo Lord giurato, prima di rivendicarlo come suo, e questo è attualmente Ditocorto...".
I pezzi si misero a posto nella mente di Sansa e si  trovò fiaccata al pensiero. Grazie a un vecchio gruppo di regole, Ditocorto potrebbe richiedermi oggi come sua moglie senza che nessuno si opponga.
Notò che Jon la stava guardando attentamente, il suo volto inciso da profonde linee di preoccupazione. "Ma non lasceremo che accada" disse, decidendo finalmente di parlare. "Proprio come c'è un modo semplice per vincere contro Ditocorto, c'è un modo semplice per perdere. Dobbiamo vincere il nostro torneo".
Sansa era dietro di lui, con gli occhi larghi per la semplicità della soluzione, prima di rivolgere la sua attenzione a Brienne. "E 'per questo che ti stavi allenando, Brienne, per combattere per me?" disse tranquillamente.
Il suo protettore annuì, non incontrando i suoi occhi. "Stavo per combattere per te, mia signora. Ho delle esperienze nei giostri".
"Ma la sua mano forte è rovinata" Davos aggiunse candidamente. "Probabilmente anche se le abilità di Lady Brienne possono essere eccelse, non può combattere con la mano sbagliata".
"Quindi cosa facciamo?" Sansa espresse ansia, il suo sguardo che si muoveva intorno a ciascuno dei loro volti.
"Voglio combattere per te" disse semplicemente Jon, i loro occhi che si incontrarono violentemente, protettivamente.
Davos sembrò in conflitto. "Gli ho sollecitato che avremmo potuto trovare qualcun altro per farlo, mia signora, qualcuno molto capace, e non che Sua Grazia non lo sia, naturalmente, ma c'è sicuramente un altro con più esperienza nelle giostre e la cui salute non è così preziosa-" Jon lo interruppe in fretta. "- ma nessuno cercherà più di me di vincere, e come ti ho già detto, non c'è nessun altro a cui mi sentirei al sicuro affidandogli la sicurezza di Sansa" dichiarò freddamente, fissando Davos con uno sguardo gelido e definitivo.
Sansa odiava l'idea che avrebbe dovuto correre dei pericoli per lei - aveva visto in precedenza come i tornei potessero essere estremamente pericolosi per coloro che erano coinvolti - ma poi, non potrebbe essere più pericoloso che aver combattuto nella sfida per recuperare Grande Inverno .. e sapeva che Jon sarebbe andato nella tomba pur di proteggerla...
"È deciso ... non sarò dissuaso" disse Jon fermamente, alzandosi dalla sua sedia e rivolgendo la sua attenzione a Brienne.
"Ora, se nessuno si oppone, Lady Brienne mi istruirà su come vincere il torneo nel cortile. Non abbiamo molto tempo" finì definitivamente, lasciando immediatamente la stanza.
Sansa uscì subito dopo di lui e lo fermò dopopaio di passi al di fuori della porta. "Jon... sei sicuro di questo? Sai anche come usare una lancia?"
"Non molto bene" ammise senza dubbio. “Ma io imparerò ".
"Casa Arryn sarà qui presto..."
Jon la fermò bruscamente “Lo so, per questo dovrei essere nel cortile con Brienne”.
Sansa lo guardò, profondamente incerta "Ho paura per te".
"È solo un torneo, sono sopravvissuto a molto peggio."
Il suo sguardo si ammorbidì mentre osservava la paura incisa sul viso di lei.
Jon le tenne le mani in modo deciso. "Vincerò, e non andrai da nessuna parte. Non permetterò che Ditocorto ti tocchi".
Lei ricambiò il suo sguardo e fece un piccolo cenno, cercando di abbandonare i suoi dubbi persistenti. Non appena scomparve dietro l'angolo, seguito da Brienne, Arya spinse la testa fuori dalla Sala Grande.
"Che cosa sta succedendo? Pensavo di aver sentito urlare dal solare in precedenza".
Sansa si accigliò "Jon combatterà nel torneo per proteggermi da Ditocorto".
Arya sorrise e la guardò, confusa. "Perché sei accigliata come nostra madre, allora?" È molto valoroso da parte sua".
Lei rise, il viso che si contorceva in un sorriso giocoso. "Inoltre risolverà tutti i nostri problemi con la vittoria".
"Ma siamo sicuri di poter vincere? Questi tornei possono essere molto pericolosi..” aggiunse nervosamente. "Credo che tu abbia dimenticato che è il Re. La maggior parte dei cavalieri probabilmente non cercherà nemmeno di colpirlo".
Arya ridacchiò, apparentemente ancora nella situazione.
Sansa la guardò gravemente. "Non conosci Ditocorto, avrà istruito i suoi cavalieri di non tirarsi indietro".
Sua sorella scrollò ancora le spalle. "Penso ancora che Jon possa farlo, ha combattuto gli Estranei, i mammut e i giganti. Che cos'è un piccolo torneo?"
Sansa provò ancora ansia nel petto, mentre Arya appariva fiduciosa come sempre.
Sembrava che tenesse Jon in qualche sorta di piedistallo.
Le due Stark entrarono nella Sala Grande insieme un attimo dopo, e a Sansa venne portato un piccolo piatto di cibo.
Non lo toccò, però, per tutta la sua preoccupazione.
Sembrava passato un secondo prima che un messaggero entrò nella Sala, senza fiato e portasse tristi notizie.
"I banner di Casa Arryn sono stati avvistati all'orizzonte, m'lady."
Sansa annuì debolmente e strinse le mani. La vera tempesta si avvicina pensò sorpresa.

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Capitolo 9
*** Gli eroi non esistono(pt.1) ***


Ringrazio Nymeria87 e _starlight7_ per aver aggiunto la storia alle seguite, Inuacs per le preferite

Jon tentò di mettersi in ordine per l’arrivo dei Signori della Valle. Il suo viso era macchiato di fango a causa della sua breve sessione di allenamento nel cortile, e i suoi abiti  erano sporchi.
Lavò il viso con un panno e si cambiò con un abbigliamento più formale: il mantello e le pelli che Sansa gli aveva fatto, prima di mettere da parte il suo abbigliamento da allenamento disordinatamente per dopo.
Fece un paio di passi davanti allo specchio, fissando il sigillo degli Stark che era incastonato sul suo abito. C'era una volta che avrei dato qualsiasi cosa pur di indossare qualcosa di simile pensò Jon a vuoto anche se non in queste circostanze.
Fu colpito ancora una volta dalla stranezza che, a partire dalla morte di Rickon, era l'ultimo uomo vivo con il sangue Stark.
Ad eccezione di Bran, se era ancora vivo; anche se Jon dubitava che suo fratello sarebbe mai stato padre, quindi non avrebbe avuto alcun ruolo nella continuazione del sangue Stark.
In qualche modo i doveri adatti al primogenito di Casa Stark erano caduti su Jon, colui che aveva sempre avuto la minima pretesa su tutto, e si sentiva completamente e totalmente perso alla consapevolezza.
Non sapeva mai quale decisione dovesse essere presa; non sapeva mai la cosa giusta da dire.
Sentiva come se fosse sopravvissuto alle sue nuove funzioni solo appoggiandosi fortemente all'aiuto di altri.
Tutto quello che era sicuro di dover fare era quello di dover proteggere la sua famiglia, e oggi questo significa vincere il torneo per Sansa.
Così si costrinse a concentrarsi su questo fatto, e solo su questo.
Jon si affrettò a correre verso il cortile, dove dovevano ricevere i visitatori più importanti, vale a dire Ditocorto, il principe Robin, i più importanti signori e signore della Vale e i loro più prestigiosi cavalieri e vassalli.
Sansa e Arya stavano aspettando Jon per tornare al piano di sotto, e lo trascinarono ansiosamente fuori appena le porte si aprirono.
Si trovarono - Arya, Sansa, Jon, con quest’ultimo che aveva optato per Davos, Tormund e Brienne al suo fianco.
Rifletté per un attimo, mentre i cancelli si aprivano, che questo momento rispecchiava molto da vicino molti anni fa, quando il Lord suo padre, Lady Catelyn e i suoi fratelli e sorelle si erano allineati per ricevere Re Robert e i Lannister.
Quel giorno aveva segnato l'inizio del grande divario della loro famiglia. Jon sperò che la cerimonia di oggi avrebbe avuto risultati notevolmente diversi.
Jon guardò Sansa e Arya.
Quest'ultima sembrava autorevole ma contenuta, indossava un vestito bruno, molto semplice, senza ornamenti.
Probabilmente Sansa aveva cercato di convincerla a vestirsi in modo più elegante, ma aveva rifiutato e acconsentito solo a indossare il vestito più semplice nel suo armadio, di dimensioni ristrette e vecchio di molti anni.
Sansa, d'altra parte, sicuramente avrebbe fatto girare molte teste nella sua direzione durante il giorno nel suo abito d'argento sorprendente.
Jon conosceva poco a nulla di queste cose, ma sembrava aver scelto in modo competente: il vestito le calzava magnificamente e la sua tonalità d'argento richiamava l'attenzione sui suoi occhi azzurri sorprendenti. In netto contrasto, i capelli brillavano di un rosso brillante e fuoco acconciati in una graziosa treccia che ricordava quella che Lady Catelyn aveva sempre indossato.
Le spalle erano ricoperte da una pelliccia e da un mantello grigio degli Stark, dichiarando la sua identità per tutti. Jon sentì una calorosa felicità che si alzava nel petto mentre la guardava, una scintilla radiante sotto il sole d'inverno. Come se avessi bisogno di ricordare il perché dovrei vincere ...
Quando Jon rivolse la sua attenzione verso la scena davanti a lui, vide che gli ospiti si erano riuniti nel cortile, centrati attorno a un banner blu cielo trasportato da alcuni cavalieri su cavalli grigi.
La porta si spalancò, e prima apparve una faccia familiare e ripugnante, seguita da un ragazzo di circa quindici anni. Vicino all'età di Bran pensò senza dubbio Jon.
Il principe della Valle si guardò intorno imperiosamente, non abbondantemente impressionato da ciò che aveva intorno.
Alla fine scoprì Sansa e si avvicinò a lei intenzionalmente, il suo volto arrossato che si infrangeva in un vago ghigno diabolico. "Cara cugina Sansa, come stai?" si precipitò, afferrandole la mano e donandole un bacio sostenuto, facendola rabbrividire. “Sto bene, mio signore" mormorò con disgusto.
Ditocorto osservava lo scambio da una certa distanza, la sua espressione illeggibile.
Alla fine, anche lui andò avanti per salutare i suoi ospiti.
"Re Snow – è un piacere, vederti ancora una volta e completamente ripreso dopo la battaglia" mormorò con un cenno, sorridendo abilmente.
"E tu, Lord Baelish" mormorò piano Jon.
Era confuso - Ditocorto e Robin erano entrambi signori della stessa casa.
Questi strani aggiustamenti dei titoli c’erano stati in seguito alla guerra e alla morte, come era avvenuto dopo la scomparsa di Lysa Arryn... Ditocorto esaminò il resto dei presenti, gli occhi che, rapidi, caddero su Sansa.
"Mia signora, come sempre, cresci più radiante ogni volta che ti vedo".
Jon fu contento di vedere che Sansa non reagì, semplicemente guardava Ditocorto con disprezzo, com’era giusto che fosse.
Dopotutto, aveva ordinato il suo matrimonio con Ramsay Bolton.
Jon sperimentò una fresca ondata di furore proprio mentre sentì le parole di Lord Baelish. “E questa non potrebbe essere... Arya?" Ditocorto implorò improvvisamente, con gli occhi che trovavano la più giovane degli Stark.
Arya alzò il mento, fissandolo stoicamente negli occhi "È vero, Arya Stark".
"Quanto sei felice di sentirti, di essere finalmente a casa?" chiese Ditocorto, la sua espressione pensierosa leggermente dispiaciuta, come se la presenza di Arya fosse qualcosa che non avesse previsto e desiderato.
La curiosità era chiaramente visibile sul suo volto.
"Hai fatto un viaggio piacevole?" aggiunse improvvisamente Sansa, fissando freddamente i visitatori.
"No". Il principe Robin affermò in fretta. "Era troppo a lungo" si lamentò, la sua espressione acida.
"Mi spiace di sentire ciò" mormorò Sansa, senza simpatia.
L'imbarazzo della situazione era palpabile, e fu grande il sollievo di Jon quando Sansa invitò i visitatori a riscaldarsi e a prepararsi per il torneo del pomeriggio.
Ora comincio davvero il cammino di un giorno in un campo minato di politica e di diplomazia pensò Jon scontento.
Sansa non si era mai sentita così dura verso gli ospiti come oggi con l'arrivo di Casa Arryn. Ditocorto sembrava tenere traccia di ogni sua mossa, in modo tale che ogni volta che lei lo guardava, lui era li a fissarla, con suo grande disagio.
Robin era molto più avanti con la sua presenza appiccicosa, ma era altrettanto fastidioso; apparve al fianco di Sansa e l'aggredì con una discussione noiosa e poco profonda.

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