Kiss Me Tender, Kiss Me Good

di emme30
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. Tetsurou ***
Capitolo 2: *** 2. Sawamura ***
Capitolo 3: *** 3. Keiji ***
Capitolo 4: *** 4. Kei ***
Capitolo 5: *** 5. Tooru ***
Capitolo 6: *** 6. Tobio ***



Capitolo 1
*** 1. Tetsurou ***


1.
Tetsurou
 


Il bacio è il modo più sicuro di tacere dicendo tutto.
(Guy De Maupassant)

 



 

E’ una di quelle sere.

I muscoli sono intorpiditi dopo un allenamento estenuante ma produttivo, i capelli sono ancora umidi per la doccia, fuori piove e Kenma si è rifugiato a casa sua perchè non vuole stare da solo durante i temporali.

E’ una di quelle sere in cui Kuroo è seduto sul letto contro il muro, con il cuscino dietro la schiena e il libro che deve finire di leggere per il compito d’inglese aperto sul ginocchio. Sfoglia le pagine con la mano destra e l’altro braccio è comodamente appoggiato sul bordo della testiera del letto.

E’ una di quelle sere in cui Kenma è particolarmente freddoloso e sta raggomitolato esattamente nel piccolo spazio tra il fianco di Kuroo e il muro, con le ginocchia raccolte al petto e gli occhi fissi sulla sua PSP, intento a superare un livello particolarmente ostico.

E’ una di quelle sere in cui non c’è bisogno di dire nulla e il rumore della pioggia che batte contro i vetri li avvolge nella pace e nel relax. Kuroo è abituato a quei silenzi, al leggero premere di pulsanti della consolle di Kenma, al suo respiro calmo, regolare e quasi impercettibile.

Si accorge di essersi messo a giocare distrattamente con una ciocca dei capelli biondi di Kenma solo quando il ragazzo si fa più vicino a lui, gli occhi sempre fissi sul piccolo schermo e il volto abbassato. Kuroo non smette: continua ad attorcigliare un ciuffo della sua chioma attorno all’indice mentre prosegue nella lettura, lasciando scivolare il braccio che era posizionato sul bordo della testiera del letto sulle spalle di Kenma.

Nonostante la tinta, i capelli del ragazzo sono morbidi e soffici e Kuroo trova estremamente rilassante accarezzarli e far scorrere le dita in mezzo ad essi, sfiorandogli con le nocche il retro del collo e massaggiandogli distrattamente il cuoio capelluto.

Kenma reagisce molto lentamente a quelle carezze, appoggiando il capo sulla spalla di Kuroo e rallentando ancora di più il suo leggero respirare. Se Kuroo non lo conoscesse bene, penserebbe che si è addormentato.

Fa scendere la mano dai ciuffi biondi di Kenma e gli accarezza il mento, applicando una leggera pressione per fargli alzare il volto verso l’alto. Il ragazzo non oppone resistenza: distoglie lo sguardo dal suo videogioco e incontra i suoi occhi solo per un istante prima di serrarli e accogliere il bacio che Kuroo gli lascia sulle labbra.

E’ dolce e senza fretta, senza voglie nascoste o desideri da soddisfare. E’ un modo per dire sono qui accanto a te.

Kenma ricambia, dischiude di poco le labbra e lascia che la mano di Kuroo tra i suoi capelli gli guidi il capo per quel bacio.

Kuroo lo bacia a stampo ancora una volta prima di allontanarsi dal suo volto e fargli un piccolo ghigno. Kenma si mordicchia il labbro, ma non dice una sola parola; alza semplicemente il mento verso l’alto per chiedergli un altro bacio e un’altra carezza.

Il libro che stava leggendo Kuroo viene abbandonato sul comodino e la mano che prima sfogliava le pagine scivola sul fianco di Kenma per invogliarlo a sdraiarsi sul letto accanto a lui. Hanno il volto vicino, ma nessuno dei due ha il respiro affannato o gli occhi scuri come invece succede in altre situazioni. Si sistemano su un fianco con il capo sul cuscino, la punta del naso di uno che sfiora quella dell’altro e le braccia di Kuroo avvolte attorno al corpo minuto di Kenma, le quali lo stringono dolcemente contro il suo petto.

Si fissano negli occhi e Kuroo ha sempre un piccolo sogghigno disegnato sulle labbra. Si sporge in avanti per baciare Kenma e una delle sue mani scivola tra i suoi capelli per continuare le carezze di poco prima.

Si baciano gentilmente, vicini, lasciando che il respiro di uno si fonda con quello dell’altro in quella tranquillità così domestica che ormai è diventata l’abitudine preferita di entrambi.

A un certo punto, Kuroo si accorge che la mascella di Kenma si irrigidisce per trattenere uno sbadiglio. Si allontana dalle sue labbra, gli accarezza il mento e ridacchia tra sé e sé, facendogli poi un piccolo cenno col capo. Si alza dal letto solo per spegnere la luce e tirare giù le coperte, mentre Kenma spegne la PSP rimasta accesa fino a quel momento.

Tornano a sdraiarsi vicini immersi nel buio, nel frattempo la pioggia batte ancora furiosa contro i vetri e qualche fulmine illumina il cielo a giorno.

Kenma si volta verso il muro e permette a Kuroo di scivolare contro la sua schiena.

Quest’ultimo gli lascia un piccolo bacio sul collo e cerca poi la sua mano, intrecciando una gamba con la sua.

Non gli augura la buonanotte: Kuroo dorme sempre bene quando Kenma riposa tra le sue braccia e sa che anche per lui è lo stesso.

E’ una di quelle sere in cui non c’è bisogno di parlare poiché l’unico rumore che basta a entrambi è il respiro dell’altro, così vicino da poter sfiorare quelle labbra con la punta delle dita.

E’ una di quelle sere in cui basta un bacio.



 
Entro nel fandom di Haikyuu in punta di piedi, con questa raccolta che è un po' uno zuccherino. I protagonisti di ogni shot sono segnalati nel riassunto della storia e tutti i capitoli sono già pronti e betati, credo aggiornerò più o meno una volta a settimana, o forse prima. Spero possa piacervi! ♥
Grazie a chi ha letto fin qui  ♥

Beta reading: Ilaria
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Capitolo 2
*** 2. Sawamura ***


2.
Sawamura
 

E poi mi piace stupirti, perché se ti lascio a bocca aperta riesco a baciarti meglio.
(Anonimo)

 

“Devi stare più attento.”

Daichi arriccia il naso e riporta il sacchetto di ghiaccio secco contro la guancia.

“Come se fosse stata colpa mia...” grugnisce infastidito, sapendo di avere ragione.

Insomma, cosa può farci lui se Hinata fa il matto persino durante gli allenamenti e decide di prendere un pallonetto senza guardare dove si sta lanciando e ignorando se qualcuno (lui, in questo caso) ha già chiamato la palla?

Di conseguenza, invece di fare un bagher e alzare il pallone per contrattaccare, Daichi si è preso un bel pugno in faccia - involontario ovviamente - che lo ha stordito per almeno una buona manciata di secondi.

Non se la sente neanche di dare la colpa al suo kohai visto che, una volta compreso il danno fatto, Hinata si è lanciato sul pavimento urlando scuse a più non posso mentre, come al solito, Kageyama infieriva contro di lui.

“Non importa,” continua Suga, sistemandosi poi la sacca sulla spalla. “Il capitano deve coordinare le azioni, non passare tempo in infermeria e lasciarmi da solo a far capire a Hinata di non averti accidentalmente ammazzato.”

Daichi lo guarda con un sorrisetto e abbassa il sacchetto del ghiaccio, dandogli una piccola gomitata. “Di che ti lamenti? E’ quello il tuo ruolo…” si morde il labbro e aspetta che Suga volti il capo verso di lui. “Mamma.”

Il ragazzo fa una smorfia e alza gli occhi al cielo. “Ancora con questa storia,” sbuffa. “Io non faccio la mamma!”

“Come no,” ribatte Daichi, continuando a camminare al suo fianco. “Infatti non mi hai appena rimproverato per dieci minuti di fila, nonostante io non abbia alcuna colpa.”

Suga lo fissa negli occhi, rimanendo un paio di attimi in silenzio e poi scoppiando entrambi in una leggera risata.

Non c’è nessuno per strada e i due incedono tranquilli l’uno accanto all’altro di ritorno dagli allenamenti che, come succede fin troppo spesso ultimamente, sono durati davvero troppo.

Daichi si riporta il sacchetto del ghiaccio contro la guancia, consapevole di non essersi davvero fatto nulla. Incidenti del genere succedono sul campo da gioco, per cui non è particolarmente infastidito dalla botta.

C’è qualcosa che gli scalda il cuore, però, nel sapere che il proprio vice capitano si sia preoccupato a quel modo per lui e sia stato il primo a precipitarsi a controllare che stesse bene. Suga, in fondo, ha un nonsoché di materno e, nonostante faccia una strana espressione ogni volta che qualcuno allude a quella sua caratteristica, Daichi sa benissimo che il suo compagno è sempre piacevolmente soddisfatto dal fatto di essere un punto di riferimento imprescindibile per la squadra.

Tutti e due lo siamo, pensa tra sé e sé, lanciando uno sguardo a Suga che passeggia in silenzio al suo fianco.

Rimangono zitti finché Daichi non si ferma di fronte alla sua abitazione, sospirando stanco e abbassando il sacchetto col ghiaccio. Si volta verso Suga e sta per augurargli una buona serata, ma rimane ammutolito quando il ragazzo si avvicina a lui, lo afferra per una spalla e lascia un bacio leggero sulla sua guancia fredda e infortunata.

Daichi lo guarda sbalordito e un po’ sorpreso, eppure sulle labbra di Suga vede dipinto solo un sorriso compiaciuto.

“Così guarisce prima,” spiega lui innocentemente, alzando le spalle.

Daichi replica a quel gesto così candido portando una mano ad accarezzargli il mento e ad avvicinare il suo volto al proprio. Lo bacia delicatamente sulle labbra, facendo scivolare una mano tra i suoi capelli e accogliendo con un sospiro i palmi del ragazzo sui propri fianchi.

Qualche attimo dopo, Daichi si allontana da lui con le labbra rosse e umide, ma piegate all’insù in un sorriso luminoso. “Così guarisco prima,” gli sussurra contro la bocca, facendo ridacchiare il ragazzo e lasciandogli un ultimo bacio sulla punta del naso.

“Ci vediamo domani?” gli domanda Daichi, accarezzandogli un braccio coperto dalla tuta da ginnastica.

Suga annuisce. “Certo… e vedi di riprenderti,” gli dice serissimo. “Abbiamo troppi bambini a cui badare.”

Ridono entrambi e si salutano con un altro bacio.

 
Mamma e papà che si prendono cura dei loro pulcini è l'headcanon della vita ♥
Grazie infinite a chi ha commentato il primo capitolo e ha inserito questa storia tra seguite e preferiti, mi avete scaldato il cuore ♥


Beta reading: Ilaria
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Capitolo 3
*** 3. Keiji ***


3.
Keiji
 

Baciarti è come cadere.
È vertigine e turbine, è follia dei sensi.
Baciarti è l’unico modo che conosco di arrendermi.
(Anonimo)

 

Ci sono certi momenti in cui Akaashi vorrebbe davvero tanto non avere ragione, soprattutto quando si tratta di Bokuto.

Non appena scorge la sua battuta finire oltre la linea di fondocampo, si ritrova a sospirare sconsolato. Sa benissimo cosa sta per succedere.

Basta, io non gioco più! Non riesco neanche a fare battute decenti, non fatemi più battere!”

Si volta verso l’area di battuta corrugando le sopracciglia, ammirando come uno dei più forti schiacciatori di tutto il Giappone rifiuti teatralmente la palla che gli sta porgendo il suo compagno, coprendosi il volto con un braccio e dando le spalle al resto della squadra.

Inspira in modo afflitto perchè davvero, cos’altro può fare?

“Bokuto-san, piantala di fare 'ste storie!” urla, desiderando riprendere l’allenamento senza tragedie greche visto che, in fondo, c’è solo la Fukurodani in palestra.

“No!” è la risposta contrita che gli viene offerta. “Sono pessimo, scommetto che non riuscirei neanche a fare una schiacciata in questo momento.”

Akaashi è paziente, ma non così tanto da sopportare un tale caos persino durante gli allenamenti.

Aspetta che Bokuto lo guardi in faccia, poi alza le spalle. “Ok,” dice senza fare una piega, rivolgendosi poi ai compagni dall’altro lato del campo. “Battete voi, per favore? Così possiamo andare avanti?”

Fissa di nuovo Bokuto mentre si sistema nella sua posizione, provando a non sospirare per l’ennesima volta quando si accorge che è diventato la copia sputata di un bambino a cui hanno appena negato una fetta di torta al cioccolato.

Continuano a giocare e Akaashi tiene d’occhio il proprio capitano finché non si ritrova in prima linea. Aspetta il momento perfetto prima di fargli un’alzata e urlare il suo nome.

Tutto a un tratto, Bokuto sembra svegliarsi da un brutto sogno: scatta velocissimo verso la rete e schiaccia la palla esattamente sotto il naso del libero, il quale non riesce a recuperarla.

Akaashi lo ode urlare ancora prima di voltarsi verso di lui.

“Ehi, ehi, ehi! Sono davvero il migliore! Inchinatevi davanti al quinto miglior schiacciatore di tutto il Giappone!”

Lo osserva pavoneggiarsi e gonfiare il petto, sospirando ancora… davvero, cos’altro può fare? Almeno sa di non essere l’unico, è abbastanza sicuro che anche le facce dei suoi compagni siano molto simili alla sua.

L’allenamento scivola liscio senza ulteriori disturbi per il resto del pomeriggio e la sera arriva, come al solito, troppo presto.

Akaashi sta mettendo a posto le palle nel ripostiglio quando avverte alle proprie spalle una risata che conosce ormai fin troppo bene.

“Allora, quanto sei fiero del tuo senpai e delle sue schiacciate?” esclama Bokuto, tirando indietro le spalle e facendo un sorriso sfavillante.

Akaashi inarca un sopracciglio. “Meh,” è tutto ciò che dice, per poi voltarsi nuovamente verso il muro e sistemare il cestino per i palloni.

“Solo meh?” Bokuto ha un tono di voce offesissimo e Akaashi vorrebbe non conoscerlo così bene.

Si gira verso di lui con un sopracciglio alzato e gli si avvicina senza dirgli una sola parola, mettendogli una mano sulla spalla e unendo le proprie labbra alle sue in un bacio veloce e fin troppo breve.

Si allontana da lui esattamente nell’istante in cui Bokuto prova a portargli le braccia sui fianchi e cerca inutilmente di approfondire il bacio.

“Sì, solo meh,” è la bugia che gli rifila Akaashi prima di dargli le spalle e uscire dal ripostiglio.

Fa una smorfia scocciata ancora prima di udire Bokuto urlare soddisfatto e pavoneggiarsi come se avesse appena vinto la medaglia d’oro alle Olimpiadi.

Akaashi sospira, perchè davvero, cos’altro può fare?

 

Questi due sono la mia gioia, li amo infinitamente e spero davvero di averli resi al meglio ♥
Grazie a chi continua a seguire questa raccolta, cuori per voi ♥ ♥ ♥ ♥

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Capitolo 4
*** 4. Kei ***


4.
Kei


E delle volte non è proprio un bacio, se chiudi gli occhi è un viaggio.
(Anonimo)

 

Tsukishima corruga le sopracciglia quando vede le luci della palestra riaccendersi. Guarda davanti a sé Hinata e Kageyama allontanarsi parlottando e si domanda genuinamente chi altro possa essere così persistente da volersi allenare dopo un pomeriggio così intenso e faticoso.

Ha un’illuminazione nel momento in cui si rende conto che Yamaguchi non è ancora andato a cambiarsi ed è letteralmente sparito da quando hanno finito gli ultimi esercizi e si sono avviati alla stanza del club.

Sospira e abbandona la sacca coi libri, prendendo le scarpe che usa in palestra per giocare e avviandosi mollemente verso il grande edificio illuminato di fronte ai propri occhi.

Capisce di aver avuto l’intuizione giusta nell’istante in cui scorge una palla colpire la rete e cadere nella parte di campo da cui è venuta.

Entra in palestra e guarda irritato il suo migliore amico nell’area di battuta.

Yamaguchi fa quasi un salto quando lo nota, visibilmente sorpreso.

“Tsukki!” esclama, arrossendo imbarazzato come un bambino beccato con le mani dentro il barattolo dei biscotti. “Cosa ci fai qui?”

Tsukishima non si scompone. “Questo dovrei chiederlo io a te.”

Yamaguchi si porta una mano a grattarsi il capo e abbassa lo sguardo sul parquet. “La battuta flottante non mi riesce ancora come voglio,” spiega. “Ho bisogno di allenarmi di più.”

Tsukishima è stanco, vorrebbe solo andare a casa e cacciarsi nel letto, però l’unica cosa che si ritrova a fare è infilarsi le scarpe da ginnastica e andare a posizionarsi dall’altro lato della rete rispetto a dove sta battendo Yamaguchi.

Tira su le maniche della felpa e piega le ginocchia, mettendosi in posizione per ricevere e ignorando lo sguardo confuso del proprio migliore amico.

“Forza,” gli dice con il suo solito tono monocorde. “Non ho tutta la sera.”

Yamaguchi sbatte le palpebre confuso per un paio di attimi. “Ma non ho bisogno che tu-”

“Forse avere qualcuno da questo lato del campo ti spronerà di più.”

Yamaguchi non replica, ma Tsukishima lo vede arrossire un poco.

Il ragazzo si prepara, concentratissimo, e lancia la palla per battere. Il silenzio riempie la palestra quando il pallone scontra la rete di nuovo e finisce dal lato da cui è venuto.

“Un’altra,” incalza Tsukishima, fissandolo intensamente.

Il ragazzo obbedisce: prende un altro pallone per il servizio, eppure è visibilmente nervoso. Anche questo finisce dal suo lato del campo.

“Un’altra,” ripete Tsukishima, senza spostarsi di un solo millimetro dalla propria posizione.

Yamaguchi serve un’altra palla, ma si tratta di una battuta normale che viene ricevuta senza alcuno sforzo.

“Un’altra!”

Yamaguchi batte altri cinque palloni; tuttavia, nessuno ha l’effetto sperato.

All’ennesima esclamazione di Tsukishima, Yamaguchi non si muove e non si avvicina neanche alla cesta. Rimane con lo sguardo fisso sul parquet, come se fosse in trance.

“Oi, Yamaguchi, sveglia!”

Il ragazzo è immobile, però Tsukishima riesce ad avvertire il suo sconforto anche se sono lontani e dai due lati opposti del campo.
A quel punto, si mette dritto e si sistema gli occhiali sul naso. Fissa il suo migliore amico, ma Yamaguchi non sembra intenzionato a dargli la sua attenzione.

“Già ti arrendi?”

A quella provocazione, il ragazzo alza il volto. Tsukishima capisce dalla sua espressione che tutti quegli errori consecutivi stanno pesando sulle sue spalle più di quanto dovrebbero. Lo conosce come le sue tasche, sa benissimo cosa gli sta passando per la testa in quel momento.

“So di non essere il miglior esempio da seguire per quanto riguarda questo club, ma tu…” Fa una pausa e lo guarda in modo penetrante con la propria espressione più seria dipinta in viso. “Pensavo che tu ci tenessi.”

“Infatti ci tengo!” è la replica che giunge alle sue orecchie.

“E allora, se ci tieni, fa’ un’altra battuta e dimostra di essere indispensabile e prezioso come quello stupido re e il suo nano da giardino.”

Yamaguchi lo squadra in silenzio per qualche attimo, poi si accosta alla cesta e recupera un pallone.

Tsukishima si mette in posizione per ricevere e attende, attende pazientemente che le proprie parole sortiscano l’effetto desiderato.

Yamaguchi serve e la palla non solo finisce dall’altro lato della rete, ma addirittura sul parquet, visto che Tsukishima non riesce a prenderla in tempo.

Vede un sorriso stupito spuntare sul volto del proprio compagno e si rimette in posizione. “Un’altra!” urla, facendo un piccolo ghigno.

Yamaguchi batte tre palloni e lui non riesce a difenderne nemmeno uno.

Al quinto servizio efficace, Tsukishima si rimette in piedi con un’espressione soddisfatta, senza aspettarsi ovviamente di tornare a dare una botta sul parquet nel momento in cui si ritrova Yamaguchi davanti e, più precisamente, addosso.

Cade di schiena sul pavimento e fa un verso strozzato nell’istante in cui avverte le labbra del ragazzo premere contro le proprie in un bacio incredibilmente inaspettato.

Ci mette un paio di attimi per ricambiare, dischiudere la bocca e far scorrere le dita tra i capelli scuri del giovane sopra di sé.

Si baciano sul pavimento per un paio di attimi finché Yamaguchi non si allontana, evitando imbarazzato i suoi occhi. Il rossore sulle sue guance gli nasconde tutte le lentiggini e Tsukishima non smetterà mai di trovare la cosa adorabile.

“Grazie,” mormora il ragazzo, mordendosi il labbro inferiore.

Tsukishima fa un sospiro e gli accarezza la guancia, prendendolo per il mento e obbligandolo a incrociare lo sguardo col proprio. “Devi solo credere in te stesso quanto ci credo io,” gli dice senza nemmeno una punta di imbarazzo. “Vedrai che riuscirai a fare qualunque cosa tu voglia.”

A quelle parole, Yamaguchi sembra sul punto di scoppiare in un pianto a dirotto, ma Tsukishima non glielo permette. Intreccia le dita tra i suoi capelli e lo trascina verso il basso, verso la sua bocca, in un bacio che ha il sapore di fiducia e ammirazione.

Quando si allontanano, Yamaguchi ha le guance rosse, eppure non evita i suoi occhi. Si rimettono in piedi e si scrollano via la polvere dai vestiti.

“Dai, fanne altre cinque di seguito e poi andiamo a casa,” lo sprona Tsukishima, sistemandosi gli occhiali sul naso.

Fa per voltarsi e tornare al centro del campo, ma uno strattone alla felpa e un altro bacio a sorpresa lo fanno fermare sul posto e gli tolgono il respiro.

“Okay,” sussurra Yamaguchi una volta staccatosi dalle sue labbra. “Ti sfido a prenderle tutte.”

Tempo prima, Yamaguchi gli ha detto che le sue parole lo fanno sempre sentire invincibile e, ogni singola volta che Tsukishima vede quel sorriso onesto, sincero e pieno di forza di volontà che è destinato solo ed esclusivamente a lui… beh, ci crede davvero.

 
Grazie grazie grazie a chi continua a seguire questa raccolta, siete adorabili ♥

Beta reading: Ilaria
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Capitolo 5
*** 5. Tooru ***


5.
Tooru



Baciare è come bere acqua salata. Più si beve, e più la sete aumenta.
(Proverbio cinese)

 

 

Se c’è una cosa che Oikawa ama, oltre vincere, è avere ragione.

Ecco perché, quando Iwaizumi lo sbatte contro il muro e si avventa sulle sue labbra, tutto ciò che gli esce dalla bocca è una piccola risata strozzata.

Oikawa geme languidamente nel bacio e non oppone resistenza all’irruenza del compagno, dato che ha bene in mente il proprio obiettivo e cosa intende raggiungere.

C’è qualcosa che non va oggi in Iwaizumi. E’ assente, più manesco del solito e irritato oltre ogni misura. Ma, soprattutto, ha sbagliato tre schiacciate di fila servite su un piatto d’argento e con alzate perfette.

Oikawa ha notato in silenzio la crescita esponenziale del suo cattivo umore e, nonostante non comprenda bene il motivo dietro quella faccia più incazzata del solito, ha le idee molto chiare su come risolvere la faccenda e far tornare Iwaizumi quello di sempre.

Così, ha cominciato a provocarlo con occhiate languide, toccate fugaci, sussurri a bassa voce e complimenti molto poco velati, lasciando che i propri muscoli sudati facessero il resto.

Ha constatato come l’irritazione di Iwaizumi abbia finalmente lasciato spazio a un altro tipo di reazione; quella giusta, quella che gli serve per sfruttare al massimo le sue capacità. Dopotutto, nessuno è in grado di far brillare la sua squadra come fa lui e con Iwaizumi… beh, con Iwaizumi è persino più facile e appagante che con gli altri.

Oikawa fa scivolare le dita tra i suoi capelli corti e li tira appena, avvicinando impossibilmente il volto di Iwaizumi al proprio. Approfondisce il contatto, lasciando che il ragazzo si spalmi contro di lui e lo baci con un’incredibile voglia e desiderio.

Capisce di aver vinto nell’istante in cui Iwaizumi fa scivolare le mani sotto i suoi pantaloncini da ginnastica, stringendogli forte le natiche e ansimando nel bacio.

E’ a quel punto che Oikawa reagisce: lo prende per i polsi e gli fa togliere le mani dai propri pantaloni. Iwaizumi si allontana con uno scatto, guardandolo confuso e con un cipiglio infastidito.

Oikawa si lecca le labbra e ridacchia. “Iwa-chan,” mormora con tono scherzoso. “Sei proprio sicuro di meritartelo?”

Iwaizumi fa una smorfia arrabbiata, però Oikawa non lo lascia replicare. “Se l’asso non schiaccia e fa punto, come può pensare di ricevere addirittura un premio?”

Gli occhi di Iwaizumi si riducono a due fessure e Oikawa ne approfitta per ridere leggero e sporgersi per mordergli il labbro. Tuttavia, non si fa baciare: si scansa un attimo prima che il ragazzo torni a reclamare la sua bocca, scivolando contro il suo orecchio.

“So cosa vuoi,” gli dice languidamente, prendendolo per un polso e guidando la sua mano contro il proprio fondoschiena. “Ma sai anche cosa voglio io,” continua, mordendogli il lobo dell’orecchio. “Dammi ciò che voglio e avrai il tuo premio, Iwa-chan.”

E poi sguscia via dalla sua presa, leccandosi le labbra e godendosi la sua espressione stupita e piacevolmente eccitata.

“Forza Iwa-chan, dobbiamo tornare in palestra… ci stanno aspettando!” ridacchia Oikawa pronunciando quelle parole, ignorando l’insulto di Iwaizumi e i suoi numerosi improperi.

Inutile dire che quel pomeriggio l’asso della Aoba Josai abbatte il proprio record personale di schiacciate andate a buon fine.

 


Questa è corta, lo so, ma per questi due non servono troppe parole, alla fine ♥
Grazie a chi continua a seguire questa raccolta zuccherino ♥

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Capitolo 6
*** 6. Tobio ***


6.
Tobio

 


E ti bacio la bocca bagnata di crepuscolo
(Pablo Neruda)

 

“Idiota di un Hinata, vuoi darti una mossa?”

Kageyama è a mollo nella vasca da bagno e immerso nel vapore da almeno dieci minuti buoni ed è abbastanza sicuro che persino la sua testa stia fumando per quanto è irritato.

“Un attimo,” è la voce imbarazzata che arriva soffusa da dietro la porta del bagno.

“Non mi dire che hai cambiato idea,” è il ringhio che gli esce dalle labbra.

“E anche se fosse?”
“Brutto idiota, hai insistito tu per questa cosa!” è la replica piccata che gli urla, facendo schizzare un po’ d’acqua fuori dalla vasca.

“E’ che non ne sono più così sicuro!”
“Se non vieni qui con le buone, vengo a prenderti io con le cattive!”

Dopo qualche attimo di silenzio, Kageyama è certo di udire un sospiro provenire da dietro l’uscio.

“Va bene, però chiudi gli occhi...”

Kageyama ingoia la risposta infastidita che vorrebbe dargli e fa come gli è stato chiesto. “Ho gli occhi chiusi,” gli dice, incredibilmente scocciato.

Avverte il suono di una porta che si apre e un paio di passi leggeri risuonare nel vano. Nel giro di pochissimi attimi, percepisce l’acqua e sapone attorno al suo corpo muoversi e alzarsi: Hinata è entrato nella vasca assieme a lui.

“Ora puoi aprirli.”

Kageyama apre un occhio per volta, ma la ruga infastidita che ha in fronte non sparisce. “Che ci fai laggiù?” domanda quando nota che Hinata si è raggomitolato al lato opposto della vasca rispetto a quello dove è sistemato lui. Allunga un piede fino a sfiorargli la coscia con le dita e inarca un sopracciglio davanti al suo salto sorpreso.

“Dove dovrei andare, scusa?” Hinata arriccia il naso e tocca la schiuma bianca sulla superficie con la punta delle dita.

Kageyama sa di non essere paziente, per cui non prova neanche a trattenersi. Scivola sulla superficie della vasca, lo afferra per la spalla ancora asciutta e lo trascina verso di lui, facendolo voltare in modo che gli dia le spalle e sistemandoselo in mezzo alle gambe.

Fuoriesce un po’ di acqua a causa del movimento, ma decide di non curarsene.

Hinata si tende come una corda di violino a quel gesto e Kageyama quasi teme che possa schizzare fuori dalla vasca e fare seriamente un disastro.

“Kage… Kageyama, cosa…”

“Zitto,” gli risponde lui.

Hinata si ammutolisce, ma, quando Kageyama cerca di avvicinarlo di più al proprio petto, lo sente cominciare a muoversi imbarazzato, agitando l’acqua della piccola vasca da bagno.

“Vuoi smetterla qui?” gli domanda con un tono molto più severo di quanto intenda davvero.

“No, ma…”

Kageyama agisce d’impulso: fa scivolare una mano sotto il braccio di Hinata, la porta sul suo petto nudo e lo preme contro di sé fino a quando il ragazzo non è completamente appoggiato a lui.

“Fermo,” gli sussurra contro un orecchio. Adesso che è così vicino, non sente più il bisogno di urlare.

Hinata annuisce e fa un respiro profondo; finalmente Kageyama lo sente rilassarsi lievemente e adagiarsi a lui. Non allontana però la mano dal suo torace. La lascia lì anche quando il ragazzo tra le sue braccia abbandona la testa sulla sua spalla e fa un sospiro un po’ meno teso.

Lo percepisce ancora un po’ nervoso, quindi si china in avanti per lasciargli un leggero bacio sul collo.

“Che hai da essere così agitato?” domanda, sinceramente curioso. “Hai persino il battito accelerato.”

Nonostante Hinata gli dia le spalle, lo intravede mordersi un labbro.

“Quello è colpa tua.”

“Colpa mia?” Kageyama avverte un po’ di irritazione a quell’accusa, ma Hinata volta il capo e gli fa un sorriso radioso, come se gli stesse spiegando la cosa più semplice dell’universo.

“Il mio cuore fa Gwaaa quando sono con te,” replica semplicemente, sollevando le spalle. “Poco importa se mi stai alzando una palla, stiamo semplicemente parlando, mi stai urlando di tutto, o siamo nella vasca insieme.”

Kageyama arrossisce fino alla punta delle orecchie a quel sorriso così onesto e radioso e l’unica cosa che gli viene in mente è quella di portare una mano ad accarezzare il mento di Hinata e baciarlo delicatamente sulle labbra.

Non è un bacio destinato a diventare di più: è semplicemente l’unico modo che Kageyama conosce per far capire a Hinata che anche per lui è lo stesso, che anche il suo cuore fa Gwaaa quando sono insieme.

Hinata si lecca le labbra quando si allontanano, per poi tornare ad appoggiarsi al petto di Kageyama, visibilmente più rilassato rispetto a pochi istanti prima.

“Possiamo rimanere così finchè l’acqua non si raffredda?” chiede pigramente dopo qualche attimo di silenzio.

Kageyama gli lascia un altro bacio sul collo e preme ancora di più Hinata contro di sé, chiudendo gli occhi e godendosi quell’attimo di calma e tranquillità che solo raramente possono concedersi.

“Basta che non fai l’idiota.”

Hinata ride leggero e, in quel momento, Kageyama lo sente forte e chiaro.

Gwaaa.

 

E con questa storia si conclude questa raccolta piena di zucchero, che spero davvero vi sia piaciuta! Fatemi sapere qual è il vostro bacio preferito, mi raccomando! 
Grazie a chi ha letto e seguito questa mia piccola raccolta, è stata la prima cosa che ho scritto relativa ad Haikyuu mentre ancora vedevo la terza stagione e mi sono divertita davvero tantissimo 
Un bacio GRANDE a tutti 

Beta reading: Ilaria
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