Neve Rossa

di Napi
(/viewuser.php?uid=194136)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il gelido vento del Nord ***
Capitolo 2: *** I fantastici 4 e mezzo ***
Capitolo 3: *** L'amore è come una freccia che sta per essere scoccata ***
Capitolo 4: *** Pericolo. Neve Rossa ***
Capitolo 5: *** Tutte le storie sono vere ***
Capitolo 6: *** La notte più lunga ***



Capitolo 1
*** Il gelido vento del Nord ***


“Maledetti, stupidi Asmodei! Dove cavolo si sono cacciati!” sbuffò fuori Isabelle sbattendo il pugno contro il grande schermo che mostrava le mappe della città.
Erano ormai giorni che i ragazzi, senza tregua, cercavano di capirci qualcosa. Soprattutto dopo la scia di sangue che questi demoni si erano lasciati dietro. C’era voluta un’intera settimana e una buona dose di magia, riducendo Magnus quasi senza energia, prima di riuscire a capire chi c’era dietro i brutali omicidi.
Ma degli Asmodei ancora nessuna traccia! Uscivano allo scoperto solo per attaccare e dopo si dileguavano nel nulla.
“Inveire contro i monitor non serve a nulla Izzy” la riprese Alec che sospirò grave, massaggiandosi gli occhi stanchi.
“Lo so Alec, ma non riesco a credere che quei maledetti mostri neri riescano sempre a farla franca!”
“Hanno colpito ancora!” Annunciò Clary entrando in tutta fretta nella stanza, seguiti a ruota da Jace e Magnus.
“Maledizione!” imprecò Alec sbattendo a sua volta il palmo della mano contro il monitor.
Izzy alzò un sopracciglio, abbozzando un sorriso ironico “Cosa mi avevi appena detto fratellone?”
“Dove sono stati individuati” chiese veloce Alec, ignorando la frecciatina della sorella.
“In un quartiere alla periferia della città” fu Magnus a rispondere “Luke ha chiamato avvertendoci di aver trovato due corpi, entrambi nelle stesse condizioni dei precedenti” sospirò grave “i mondani iniziano a parlare di serial killer, la situazione sta degenerando”
“Dovremmo andare a dare un’occhiata!” incalzò Jace “se siamo fortunati, Magnus potrebbe trovare ancora attiva la scia dei demoni”
“Sono d’accordo con te Jace.” Poi rivolgendosi allo stregone “Magnus, so che sono giorni che ti teniamo impegnato, ma potresti…” Magnus non permise neanche di finire la frase e agitando la mano “non preoccuparti, Alexander, vi aiuterò volentieri” e sorrise rassicurante.
“Ok ragazzi, allora andiamo” esortò il capo dell’istituto.
“Ma che bel quadretto di perfetti soldatini” biascicò ironica una voce vellutata.
Tutti si bloccarono, volgendo lo sguardo sulla gradinata di verto da cui era arrivata quella voce.
In cima una splendida ragazza bionda con degli incantevoli occhi verdi che, fasciata in un meraviglioso tubino scarlatto, scendeva decisa le scale. Ai piedi un paio di tacchi a spillo vertiginosamente alti.
“Oh, mio…wow!” sputò fuori Jace sbigottito.
“Wow? Davvero? Wow?” chiese infastidita Clary prima di assestare una gomitata nel fianco del biondino per costringerlo a distogliere lo sguardo.
“Scusa” alzò le mani in sua difesa Jace “forza dell’abitudine”.
“Per quanto mi diverta il vostro stupido teatrino” intervenne Izzy, voltando lo sguardo verso la ragazza chiese “Tu saresti?”
Lei non rispose, limitandosi a fissare i ragazzi con un ambiguo sorriso stampato sul volto.
“Anghela!”
Tutti i presenti, sorpresi, si volsero verso Alec che incredulo guardava la donna avanzare.
“Cosa ci fai tu qui!” chiese brusco, quasi con circospezione, avanzando piano verso la ragazza.
Le sopracciglia di Magnus schizzarono in alto “la conosci?” chiese incuriosito.
“È così che si salutano i vecchi amici, tesoruccio?” civettò la biondina mettendo un falso broncio. “Tesoruccio?” gracchiarono in coro gli shadowhunter voltandosi a fissare sbigottiti il volto del loro capo.
 “Sei sempre la solita!” sbuffò fuori Alec, cercando d’ignorare gli sguardi divertiti dei suoi compagni e il cipiglio infastidito di Magnus.  Massaggiandosi stanco le tempie, sicuro che di lì a poco gli sarebbe venuto un gran mal di testa, si fece più vicino alla biondina.
“Vuoi dirmi che ci fai qui?” questa volta più gentile, abbozzando anche un leggero sorriso.
“Così va meglio!” dichiarò soddisfatta, diminuendo la distanza che lo separava da Alce e allungando una mano verso l’ampio torace dell’arciere ne delineò, con un dito, una linea immaginaria, da spalla a spalla, muovendosi piano fino ad arrivare al suo fianco. Ora erano spalla contro spalla, ma con i visi rivolti dalla parte opposta. Alec fissava la scala da cui, qualche minuto prima, era scesa Anghela, mentre la ragazza guardava, divertita, i volti interdetti della comitiva di amici.
“Ma che bel gruppo di super eroi” snocciolò sarcastica.
“Ora basta!” ringhiò fuori Isabelle nervosa “ Alec, vuoi dirci che cosa succede? Chi è questa!”
Alec si girò verso gli amici e incamerando più aria possibile iniziò le presentazioni, cercando di smorzare la tensione che piano aveva riempito la stanza.
“Ragazzi, calmatevi. Lei è Anghela Becker. Eravamo nello stesso gruppo durante il mio tirocinio a Vienna!”
E chiuse gli occhi, cercando per un attimo di riportare alla mente il suo periodo di tirocinio come shadowhunter. Lui, come tutti gli shadowhunter, aveva dovuto vivere un anno lontano da casa per terminare il suo addestramento. Era un altro dei riti di passaggio che toccavano a tutti i cacciatori, prima di essere considerati tali. Era da un sacco di tempo che non pensava a quell’esperienza. L’aveva seppellita nel profondo, rifiutandosi di parlarne seriamente anche con i suoi fratelli. Ricordava, quando una volta tornato all’istituto, liquidava sempre con gesti veloci e frasi di circostanza le domande incalzanti di Jace e Isabelle.
Aveva passato l’inferno in quel paese di ghiaccio e non aveva nessuna intenzione di parlarne.
Ora, rivedere Anghela di fronte a lui, aveva riportato a galla tutti quei maledetti ricordi. Doveva cercare di defilarsi da quella situazione e da tutti gli sguardi indagatori, oppure sarebbe andato in pezzi di fronti a loro.
“Davvero?” chiese sorpreso Jace “Allora, finalmente, potremo chiedere del tuo tirocinio a qualcuno che è stato lì con te” poi muovendosi verso Anghela le tese la mano “Io sono Jace, il parabatai di Alec, dicci Anghela, cosa ha combinato il nostro ragazzo lì giù? Raccontaci tutto, senza tralasciare niente…lui è stato sempre troppo sbrigativo nei suoi racconti” un sorriso sghembo disegnato sul volto.
Anghela guardò la mano tesa come se avesse qualcosa di disgustoso spalmato sopra “non sono venuta fin qui per prendere il the con i pasticcini e ciarlare come delle vecchie comare!” poi rivolgendosi ad Alec “da brava mammina, manda i ragazzi a giocare fuori, che i grandi devono parlare!”
“Scusami?!” sibilò Clary contrariata.
“Te la faccio vedere io la ragazzina” tuonò Izzy avvicinandosi pericolosamente ad Anghela.
“Calma, calma…” s’intrufolò veloce il maggiore dei Lightwood “Anghela, so che la gentilezza non è nel tuo DNA, ma per favore, smettila di provocarli”
In tutta risposta fece spallucce, limitandosi a dire “Andrò ad aspettarti buona buona nel tuo ufficio, ma non tardare...” poi fissandolo negli occhi “Dobbiamo parlare di Snow! Gli altri ci raggiungeranno domani in mattinata!” e senza aspettare risposta, inizio ad ancheggiare verso il corridoio.
In una frazione di secondo tutti gli saltarono addosso, chiedendogli chi fosse la ragazza e che cosa volesse, ma Alec sembrava quasi non sentirli. Il suo cervello aveva smesso di funzionare appena udito quel nome: Snow!
Dannazione! Di nuovo lui! Questa volta, come ne sarebbero usciti? Una serie di orribili ricordi si susseguivano, frenetici dentro la sua testa
“Alexander! Tutto bene?” fu la voce di Magnus a destarlo.
Abbozzò un debole sorriso “non ne sono sicuro” ammise.
Magnus gli si fece più vicino prendendogli la mano e, stringendola dolcemente, lo esortò a parlare.
Alec s’inumidì le labbra, incerto sul da farsi, ma dopo qualche secondo d’indecisione “Dovreste andare…”
“Alec!” lo rimproverò il suo parabatai!
“Dicci cosa diavolo sta succedendo Alec!” esortò la sorella.
“Non lo so ancora…” ammise stanco “…niente di buono, temo! Ma devo parlare con Anghela per saperne di più e voi dovete andare da Luke, prima che la scia demoniaca scompaia! Non abbiamo tempo da perdere.”
“Sei turbato Alexander e la cosa non mi piace per niente! Non mi va di lasciarti così con il tuo tesoruccio!” e marcò volutamente l’ultima parola.
“Ve lo chiedo per favore! In questo momento non potete fare granché. La conosco, lei è testarda e non parlerà mai in vostra presenza. Inoltre non possiamo perdere tempo, dobbiamo cercare di rintracciare gli Asmodei e, se continuate a restare qui a discutere con me, perderemo questa, già piccola, possibilità!” poi stringendo ancora di più la presa sullo stregone “prometto che appena mi sarà più chiara la situazione, ve ne parlerò”
Magnus indugiò ancora qualche secondo sugli occhi stanchi e pieni di preoccupazione del fidanzato, poi si girò verso la combriccola di amici e battendo le mani con fare teatrale “avanti ragazzi, abbiamo dei demoni da cacciare e, a lavoro finito, un giovane shadowhunter da tediare con minuziose e…” alzando l’indice “…alquanto imbarazzanti domande”.
Alec sorrise grato e dopo aver rassicurato anche Izzy e il suo parabatai, li guardò correre via, desiderando ardentemente poter andare con loro lasciandosi Anghela e Snow alle spalle. Scosse la testa sconsolato, sapendo che ormai il gelido vento del nord era tornato a soffiare!


Angolo dell'autrice (se così posso chiamarmi!)
Salve, mi presento brevemente: sono una grande fan di shadowhunters (libri e telefilm), nel corso dei mesi ho letto molte storie sui nostri eroi ed ho pensato di scriverne una che mi frullava in testa da un po.
Siate clementi, non sono abituata a far leggere i miei "viaggi mentali", ma ho voluto (per una volta) mettermi in gioco.
Ovviamente sono aperta a tutte le vostre indicazioni e critiche.
Come vi ho anticipato nell'introduzione la storia ruota intorno ad Alec e al suo passato! Adoro il suo personaggio e molto altro avrei voluto leggere e vedere su di lui...

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** I fantastici 4 e mezzo ***


2. I fantastici 4 e mezzo!

 
Percorse il corridoio come un condannato a morte, attardandosi di fronte alla porta del suo ufficio. Improvvisamente le venature di legno, le crepe del muro, persino la maniglia malconcia erano diventati particolari interessantissimi, tutto pur di non entrare in quella stanza.
Eppure, sapeva che tentennare non avrebbe risolto niente, così prese il coraggio a due mani ed entrò.
Appena mise piede nella stanza, per un attimo, rimase sorpreso di non vedere Anghela, sperando quasi che la ragazza avesse deciso di fare dietro front e tornare da dove era venuta, ma le sue illusioni andarono in frantumi quando udì la melodiosa voce della biondina “Mio caro, devo dirtelo, hai davvero dei pessimi gusti in fatto di alcool! Ma ti sembra roba da offrire questa?” chiese alzando il bicchiere in direzione dello shadowhunter.
Alec si voltò, osservando Anghela stesa sul suo divanetto di pelle. Il busto adagiato sul bracciolo del divano, la testa posata sul dorso della mano, le gambe distese sui soffici cuscini e i piedi liberi dalle scarpe, che ora giacevano abbandonate a terra. Abbozzò un sorriso e con la mano libera fece segno al moro di accomodarsi accanto a lui.
Alec non se lo fece ripetere e, prendendo al volo un bicchiere vuoto, si accomodò sull’ampio divano. Anghela spostò le gambe per permettergli di accomodarsi, mettendogliele in grembo una volta che si fu seduto. 
“Era qui prima di me…” iniziò Alec indicando il liquido ambrato “…non l’ho neanche mai assaggiato…” e avvicinò il bicchiere per farsi versare due dita di liquore “…lo sai che non sono mai stato un grande bevitore!” concluse buttando giù l’intero contenuto del bicchiere. Una smorfia di disgusto sul volto.
“Come dimenticarlo” sorrise la ragazza “mai incontrato uno più negato di te!”
“Allora, ne parliamo?” chiese brusco rigirandosi il bicchiere vuoto tra le mani.
“mmmm” bofonchiò lei “sono ancora troppo sobria per farlo” e versò altre due dita di whisky ad entrambi.    
                                                

 
 “Un altro buco nell’acqua!” sentenziò rassegnata Clary entrando nell’ampia sala dell’istituto.
“Incredibile, come fanno ad essere sempre un passo avanti a noi?” incalzò Isabelle.
“Ve l’ho detto ragazzi, queste disgustose bestioline, sono molto furbe ed ostinate! Se continuiamo così non riusciremo a venirne a capo…”
“Allora cosa proponi di fare Magnus?” chiese Jace.
“Dobbiamo fare un passo in dietro, analizzare da un’angolazione diversa la situazione. Ci dev’essere un tratto comune, c’è sicuramente qualcosa che ci sfugge…” dichiarò pensieroso lo stregone, tamburellando un dito sulle labbra.
“Si! C’è qualcosa, anzi qualcuno di molto sfuggente oggi…” jace si guardò un attimo intorno, poi afferrando il braccio di Raji, che stava passando di lì, chiese “Dove diavolo è Alec?”.
“Non l’ho visto per tutto il pomeriggio” poi alzando le spalle “credo sia ancora nel suo ufficio!”
Jace ridusse gli occhi a due fessure, arricciando le labbra in una smorfia infastidita “Ora basta con i misteri, Alec deve darci delle spiegazioni” e marciò verso il suo ufficio.
“Oh beh, questa non voglio certo perdermela” Izzy lo seguì a ruota.
“Cosa facciamo? Andiamo anche noi?” chiese titubante Clary.
“Mi conosci biscottino, adoro i pettegolezzi!” e, con un sorriso complice, anche Magnus e la rossa corsero dietro gli amici.
 “Ora basta con i segreti, fratello” tuonò Jace entrando come una furia nel suo ufficio. Non vedendolo alla scrivania, fece una piroetta su sé stesso fermandosi sbigottito dinnanzi all’immagine che gli si parò davanti.
Alec ed Anghela erano sul divano, nella stessa posizione di ore prima. Unica differenza: diverse bottiglie vuote tra di loro che dormivano chiaramente ubriachi.
 “oh, per l’angelo!” esalò jace, una mano a grattarsi imbarazzato la nuca e le sopracciglia pericolosamente vicino all’attaccatura dei capelli.
“Cosa? Cosa?” domandò Isabelle entrando per guardare nella stessa direzione del biondino.
“Per Raziel” e si portò le mani sul viso “c’è puzza di alcool qui dentro!”
Magnus si fece largo tra i due ragazzi e, soffocando la sensazione di fastidio provocata dall’immagine delle gambe di quella odiosa ragazza sul grembo del suo fidanzato, si avvicinò ad Alec e scrollandolo delicatamente, provò a chiamarlo “Alexander?”
L’arciere aprì piano gli occhi, la stanza gli girava tutt’intorno e la testa gli martellava dolorosamente. Dopo un paio di momenti di fastidiose vertigini, focalizzò lo sguardo sul viso dello stregone.
“Mag-nus” sbiascicò incerto.
“In tutta la mia magnificenza, tesoruccio!” cinguettò un po' troppo rumoroso, conscio che con il suo tono di voce avrebbe provocato nel compagno delle fitte dolorose alla testa. “vuoi dirci che cosa stai facendo?”
Alec cercò di alzarsi dal divano, dimenticandosi delle gambe della biondina sul suo grembo. Il loro peso lo fecero destabilizzare e ricadde rovinosamente sul sofà.
“Calma. Con calma Alexander…” poi avvicinandosi di più al compagno “...con me fai sempre il restio, ma vedo che con la giusta compagnia cedi volentieri alle gioie dell’alcool” e indicò con lo sguardo le bottiglie vuote su divano.
“Shiii” e si mise un dito davanti alla bocca con movimenti scoordinati “così si sveglierà e ricomincerà a parlare di lui!” ogni parola che usciva dalle sue labbra era impastata e biascicante “…ed io sono ubriaco!” dichiarò, sottolineando l’ovvio!
“Questo lo vediamo anche da noi!” lo rimproverò il suo Parabatai “puoi dirci, una buona volta, che cosa sta succedendo? Improvvisamente non ti riconosco più. Da quando hai dei segreti con noi?” indicandosi il petto “Da quando hai segreti con me? Sono il tuo parabatai, per l’angelo!”
“Shiii” ripeté Alec, cercando di concentrarsi sulle parole “sono ubriaco…” ripeté “l’alcool annebbia il cervello…” continuò picchiettandosi una tempia con l’indice. “Anghela dice che se abbiamo la testa annebbiata, lui non può entrarci dentro, non può parlarci e neanche vederci!” continuava a parlare dandosi sonori colpetti in testa.
“Cosa? Per carità Alec, di cosa stai parlando” implorò la sorella.
“Non cosa Izzy, ma chi!” sputò fuori Alec.
“Chi Alexander?” chiese preoccupato Magnus, “chi dovrebbe entrare nella tua testa?”
“Lui, è sempre lui…”poi chiudendo gli occhi, prima di svenire, con un filo di voce “Snow!”

 
 “Alec non si è mai comportato così, sono molto preoccupata” Isabelle, fuori dalla porta della camera del fratello, le mani incrociate sul petto e l’angoscia stampata a lettere cubitali in volto.
“Izzy ha ragione, non sembra neanche lui!” ammise Clary “Jace, tu che ne pensi?”
“Penso che le bionde portino sempre guai!”   
Le due ragazze lo guardarono alzando gli occhi ironiche, sul loro viso si poteva quasi leggere il loro comune pensiero: E tu, biondino, Sei il re dei guai!
Dall’altra parte della porta, Magnus stava preparando una miscela per alleviare la sbornia del suo ragazzo, guardandolo con preoccupazione. Anche lui, come gli altri shadowhnters, sapeva che c’era qualcosa che non andava.  Non aveva mai visto Alec perdere il controllo in questo modo, lui sempre attento e ligio al dovere. Inoltre, i sui discorsi su quel fantomatico Snow lo impensieriva molto. Sembrava averne molta paura, ed Alec non era persona da spaventarsi facilmente.
“mmm” bofonchiò Alec aprendo gli occhi “dove mi trovo?” chiese confuso mentre cercava di mettersi a sedere.
“Siamo nell’istituto, nella tua stanza! Hai riposato bene bell’addormentato?”
“Cosa è…Per l’angelo, la mia testa!”
“Per uno non abituato a bere, ci sei andato giù pesante Alexander! Ora da bravo, bevi quest’infuso!” e gli passò il bicchiere.
Il cacciatore prese tra le mani l’intruglio portandoselo alle labbra, ma lo allontanò immediatamente disgustato dall’odore!
“Puzza terribilmente! Io passo!” e fece per restituire il bicchiere, ma Magnus bloccò il gesto con il palmo della mano, avvicinando nuovamente il bicchiere al viso del ragazzo “fidati di me, anche se l’odore non è dei migliori, fa miracoli! E se te lo dico io, puoi fidarti. Ricordo che una volta rimasi ubriaco per una settimana intera, Catarina e Ragnor dovettero calarmi l’infuso direttamente in gola, ma ti assicuro che nel giro di pochi minuti, sono tornato come nuovo!”    
Alec guardò dubbioso prima il bicchiere e poi il volto dello stregone.
“Vuoi che faccia entrare Jace o tua sorella? Credo che loro abbiano in mente altri metodi per farti tornare sobrio! Specie Jace…si comporta come una donnicciola tradita! Mentre dovrei essere io quello irritato, infondo era il mio ragazzo che dormiva sul divano con una donna estremamente attraente!”
Il viso dello shadowhunters assunse diverse tonalità di rosso “Magnus, non è come pensi, tra me ed Anghela non c’è un rapporto di quel tipo…” gesticolava nervoso non sapendo dove guardare.
“E lo credo bene!” dichiarò più morbido Magnus “sono quasi sicuro che le tue preferenze romantiche siano più inclini alle brache che alle gonnelle!” ammiccò ambiguo lo stregone “D’altronde non ti ho mai visto così in confidenza con nessuno” continuò inclinando il capo dubbioso “Dovrei forse preoccuparmi?” ora lo fissava serio.
“Magnus” sospirò Alec “lo sai che ti amo!”
“Ridimmelo da sobrio!” ribatté lo stregone, alzando un sopracciglio sfidandolo.
Alec si portò il bicchiere alle labbra e bevve d’un fiato l’infuso.
Un sorriso, appena accennato, illuminò il viso dello stregone “Competitivo come sempre!”  e rise, ripensando al loro primo appuntamento, al loro antagonismo durante la partita di biliardo. Adorava quel lato del loro rapporto. Pensava che tutta quella adrenalina riuscisse a tenere vivo le dinamiche della loro relazione. 
“Anghela?” chiese non appena la miscela magica iniziò a sortire l’effetto desiderato.
“Non è proprio quello che mi aspettavo di sentirti dire!” ammonì mettendo il broncio.
Alec allungò una mano, posandola sul torace dello stregone, avvicinandosi piano al suo viso. I loro nasi si sfioravano appena. Rimase un attimo fermo ad ammirare gli occhi verdi dello stregone, abbozzò un lieve sorriso, e lentamente posò le labbra su quelle del compagno.
“Ti amo” soffiò a fior di labbra.
Depositò un altro bacio sul lobo dell’orecchio destro e sussurrò “ti amo”.
Scese lungo il collo, accanto al pomo di Adamo “ti amo”
Risalì sulle labbra e vi depose un altro bacio che da dolce e casto s’infiammò immediatamente come un’indomabile incendio. Le mani dell’arciere si spostarono dal torace di Magnus per andare ad avvicinare, se è possibile, ancora di più i loro visi.
“Ti amo” Ansimò a corto d’aria, posando la fronte su quella dello stregone.
“Decisamente adoro il tuo spirito competitivo!” un sorriso soddisfatto spuntò sul viso di Magnus.

Toc toc

Toc toc

“Magnus! Ne avete ancora per molto?” la porta quasi tremò sotto i colpi energici di Jace.
“Se Alec non vuole svegliarsi lo butto di peso nel lago lyn!”
“Fastidioso come sempre!”  una smorfia d’insofferenza sul volto “giuro che ora faccio apparire uno stormo d’anatre!” le mani dello stregone già pronte a lanciare scintille blu.
Alec rise di gusto, si alzò dal letto afferrando la mano di Magnus, costringendolo così a desistere dal suo intendo, e suggerì “Andiamo dagli altri, riprenderemo la nostra sfida, con più calma, a casa”  


 
Alec, seduto dietro la sua scrivania, stava cercando di trovare le parole giuste per raccontare ai suoi amici di Vienna e di tutto quello che era successo. Si prese un attimo, cercando di mettere ordine nel fiume in piena di ricordi che gli affollavano la testa. Non sapeva proprio da dove incominciare. Una sola cosa gli era chiara: per far capire loro cosa era successo, doveva prima di tutto, parlare dei sui compagni di tirocinio e di come si sono incontrati/scontrati.


 
“Le regole di questo istituto sono poche, ma esigo che si rispettino alla lettera. Ogni minima intemperanza verrà punita severamente. Non siete più all’accademia, qui si fa sul serio. Qui si combatte e, se si sbaglia, si muore!”
Erano ore che il capo dell’istituto di Vienne snocciolava una serie di minacce, alternate a regole apparentemente infinite. Sembrava quasi che non gradisse molto la presenza dei cinque ragazzi di fronte a lui.  Alec fissò i suoi compagni dubbioso. Non aveva la minima idea su come relazionarsi con loro. Lui era cresciuto in istituto e non aveva frequentato l’accademia, allenandosi privatamente con Jace e Isabelle. Pensandoci bene, lui conosceva solo loro e non aveva mai cercato di stringere un rapporto con altri ragazzi della sua età. Si prese del tempo per analizzare i suoi compagni: erano, due ragazzi e due ragazze.
Accanto a lui c’era un ragazzo alto, biondo e con occhi color ghiaccio, aveva lo sguardo deciso e determinato. Busto ben dritto, mani dietro la schiena, completamente concentrato sulle parole del capo dell’istituto. Tutto l’opposto dell’altro ragazzo, diverso sia nei colori che nella postura. Sembrava annoiato e strafottente. I suoi gesti, il suo portamento, il modo in cui soffocava uno sbadiglio annoiato, il dondolare incessante del torace, come se seguisse il ritmo di una canzone immaginaria, tutto faceva capire che non fosse minimamente interessato a quella inutile predica. Gli ricordava un po’ Jace.
Alla fine della fila c’erano le ragazze.  Ragazze! Se si escludeva Izzy, non aveva avuto modo di scambiare più di due parole con il gentil sesso, inoltre quell’opprimente sensazione di diversità che serpeggiava, da tempo, nel suo animo, lo rendeva ancora più restio a rapportarsi con loro. Con la coda dell’occhio né analizzò i lineamenti: Una era castana, capelli a caschetto e naso aquilino. Fissava a tratti il ragazzo accanto a lui bloccandone i movimenti, quando il dondolare del suo busto diventava più accentuato, rimproverandolo con lo sguardo e minacciose smorfie del viso. Sembrava esserci confidenza tra di loro. Probabilmente si conoscevano dai tempi dell’accademia.
Alla fine dello schieramento c’era una ragazza alta, lunghi capelli biondi chiusi in una treccia che le cadeva morbida su una spalla. Aveva le braccia incrociate e il sedere appoggiato ad una scrivania dietro di loro… si era posizionata un po' distante dagli altri, dando per metà le spalle al gruppetto. Un’espressione dura in viso.
Quando finì la paternale e il capo gli congedò, lei si alzò e lasciò la stanza senza degnare nessuno di uno sguardo.
“Perfetto” si lagnò il ragazzo moro “siamo insieme alla regina di ghiaccio!” disse rivolgendo uno sguardo disgustato alla porta appena chiusa dalla ragazza con la treccia.
“Per l’angelo Marcus, abbassa la voce, se ti sente tornerà indietro e ti pesterà un’altra volta!” lo ammonì la sua amica.
“Becky è successo una sola volta!” asserì convito, poi guardandosi con circospezione chiese piano “pensi che mi abbia sentito?”
“Ah ah ah” rise il biondo, calamitandosi immediatamente l’attenzione di tutti i presenti.
“Marcus, sei sempre il solito! Non provocarla oppure, questa volta, neanche Raziel in persona potrà proteggerti dalla sua ira.” Poi voltandosi verso Alec, che era rimasto fino a quel momento zitto in un angolo ad osservare la situazione “Salve! Credo che noi non ci conosciamo! Io sono Frederick, ma tutti mi chiamano Rick, il ragazzo cagasotto è Marcus e lei si chiama Rebecca.”    
“Ciao” rispose Alec titubante “I sono Alexander Lightwood” e tese la mano al biondino.
“Alexander è?” rispose di rimando Marcus cingendogli il collo con un braccio “non hai studiato in accademia, vero?”   e gli sorrise sornione. Si, gli ricordava decisamente Jace.
 “No, i miei gestiscono l’istituto di New York, ho studiato lì con i miei fratelli”
“Un Lightwood tra di noi! Wow, il livello di questo gruppo si è improvvisamente alzato!” gli fece l’occhiolino Becky.  Alec arrossì al commento della ragazza. Sapeva che la sua era una famiglia altolocata, una delle più vecchie ed influenti di Idris, ma sentirlo sottolineare da un’altra persona (che non fosse della sua boriosa famiglia) lo imbarazzava ed intimoriva insieme. Improvvisamente sentiva addosso il peso del suo nome.
“Bene principino Xander…” s’inchinò teatralmente Marcus.
“Xander??” una smorfia disgustata sul viso di  Alec
 “Solo principino?” chiese ironico Marcus.
“Solo Alec!” rispose
 “Ok! Ora che abbiamo fatto le nostre presentazioni, in amicizia, mi permetto di metterti in guardia dalla regina di ghiaccio! Lei è un demone sotto mentite spoglie di nelphilim, è pura violenza, è…” un’enorme palla di ferro dentata volò a pochi centimetri dalla sua testa, facendolo sbiancare di colpo.
“Non ne hai avute ancora abbastanza!” tuonò la biondina scagliandosi contro Marcus.
“Per l’angelo!” urlò lui cercando di fuggire di qua e di là, facendosi, di tanto in tanto, scudo con i corpi degli amici. Dopo averne prese a sazietà si riparò dietro le ampie spalle di Alec che, fino a quel momento, aveva cercato di rimanere fuori dalla rissa! Sentiva le mani di Marcus stringere forte la sua tenuta da combattimento, mentre due occhi verdi, pieni di odio, gli si pararono davanti.
“Togliti di mezzo o ce ne saranno anche per te!” e senza aspettare una risposta scagliò, con incredibile velocità, un pugno contro la sua faccia. Alec non si scompose, si limitò a scostare il viso all’ultimo momento, permettendo così al cazzotto di colpire in pieno il volto di Marcus. Il ragazzo crollò a terra svenuto, mentre tutti fissavano allibiti Alec.
“Questa poi! Non me lo aspettavo!” esalò sorpreso Rick “È la prima volta che vedo qualcuno riuscire a scansare l’attacco di Anghela!” dichiarò divertito.
Anghela abbozzò un sorriso sbieco “Sei stato bravo novellino! Credo che ci divertiremo molto insieme!”
Un rumore attirò l’attenzione dei quattro nephilim ancora in piedi che si voltarono verso la porta, dove ora troneggiava uno shadowhunter furente.
 “Cosa diavolo avete combinato?” urlò rosso in volto e una vena della sua tempia destra pericolosamente gonfia.
I ragazzi si guardarono in torno rendendosi conto delle devastanti condizioni della stanza.
“Per Raztiel, ditemi che non siete voi i pivelli che devo accudire per un intero anno!” sputò fuori minaccioso.
“Temo proprio di si!” fu Rick a rispondere, poi avvicinandosi agli amici e posando un braccio sulla spalla di Alec ed uno su quello di Anghela dichiarò “Siamo i suoi fantastici cinque!” poi notando lo sguardo scettico dell’adulto che fissava Backy cercare di rianimare un Marcus svenuto, alzò il sopracciglio e si corresse “i suoi fantastici quattro e mezzo!” e rise.




Salve a tutti.
Come prima cosa vorrei ringraziare chi ha letto la mia storia, inserendola tra i preferiti, e chi ha lasciato un commento.
Vi lascio con il nuovo capitolo, sperando vi piaccia!
Un bacione
 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** L'amore è come una freccia che sta per essere scoccata ***


 
Seduto alla sua scrivania, Alec si sorprese della facilità con cui riusciva a parlare dei primi tempi vissuti a Vienna, le parole fluivano come un fiume in piena e in breve gli sembrò di essere tornato indietro nel tempo:
 

Alec si rendeva conto che giorno dopo giorno, il legame tra i cinque ragazzi stava diventando sempre più stretto. Ognuno aveva una sua specialità che lo caratterizzava, arricchendo le abilità dell’intero team. Backy era la cervellona del gruppo, le sue conoscenze spaziavano dai demoni ai riti magici, alle leggende metropolitane, e non perdeva occasione per infilare il naso in qualche polveroso libro. Marcus era un’eccellente “curatore”, aveva appreso molte tecniche mondane per curare ferite e fratture, “in caso lo stilo non fosse a portata di mano” dichiarava sempre. Rick era abile con la spada. Forte, veloce e preciso. Inoltre era un ottimo stratega calmo e pacato quando serviva, ma forte e micidiale in combattimento. In pratica era diventato il leader del gruppo. Anghela, invece, non sembrava avere punti deboli. Agli occhi di Alec lei era la guerriera perfetta. In ogni scontro, che fosse corpo a corpo o con le armi, lei ne usciva sempre vittoriosa. Non che lui non ci provasse seriamente a vincere infatti poteva dire senza, falsa modestia, di essere l’unico che riusciva a tenerle testa e ogni momento era quello buono per una nuova sfida!
La loro competitività crebbe a dismisura quando entrambi scoprirono di adorare la stessa arma: L’arco.
Ma se in un primo momento, l’amore per arco e freccia aveva instaurato tra di loro un feroce antagonismo dall’altra aveva dato forza all’intero team. Infatti, in ogni missione, i due arcieri avevano il compito di difendere il gruppo, tanto che Marcus gli aveva appioppato il soprannome di “angeli custodi!”.
I mesi passavano e loro accumulavano sempre più vittorie e, se si tralasciavano le continue scazzottate tra Anghela e Marcus, la squadra funzionava più che bene! Tanto che gli venivano affidate missioni sempre più complicate e rischiose.
Era così giunto l’inverno e la neve aveva coperto tutto, donando alla città un’atmosfera d’immobile magia.
Una mattina, Alec si era svegliato prima del solito, dirigendosi assonnato nella sala comune. Aveva voglia di una tazza fumante di caffè. Appena entrato nella stanza, fu attirato da un chiacchiericcio sommesso che proveniva dalla dispensa aperta. Senza pensarci su, andò in quella direzione, pensando di trovarci qualche zelante shadowhunter, invece quello che vide lo lasciò del tutto spiazzato.
Anghela e Rick uniti in un tenero abbraccio, mentre le mani di lui le accarezzavano i lunghi capelli, lasciati stranamente liberi sulle spalle. Parlottavano complici. Alec, distolse lo sguardo, imbarazzato, e fece per tornare indietro, ma urtò una pila di pentole che finirono a terra provocando un frastuono infernale!
Anghela si staccò immediatamente e fissando dura Alec si affrettò ad uscire dalla porta, colpendo con una spalla quella dell’arciere, si prese solo un momento per sibilare “Se lo dici ad anima viva, ti ammazzo!” e fuggì.
Fu Rick ad interrompere il pesante silenzio che era calato “Beccati!” dichiarò dissimulando l’imbarazzo grattandosi la nuca “Non fare caso ad Anghela! Non diceva sul serio!” e sorrise chinandosi a raccogliere i tegami sul pavimento.
“Oh! Certo che diceva sul serio!” affermò convinto Alec, mentre si affrettava ad aiutare l’amico.
“Beh! Si, hai ragione!” e risero entrambi.
“Vuoi chiedermi qualcosa?” azzardò Rick guardandolo di traverso.
“Non sono affari miei!” rispose, riponendo le pentole sullo scaffale e ritornando nella sala comune.
Rick lo seguì a ruota e, dopo aver riempito due tazze di caffè bollente, si sedette ad un tavolo accanto alla finestra, facendo segno ad Alec di raggiungerlo.
“So che sei molto discreto, e apprezzo questa tua qualità, ma c’è qualcosa che ti frulla in testa: Sii, per una volta, sfrontato e sputa il rospo.”
Alec sospirò, incerto, poi “Anghela…” iniziò “…perché lei? Insomma è carina e molto forte, ma siete così…”
“…Diversi?” concluse serafico l’amico.
“Si!” annuì.
“Non sei mai stato innamorato, vero?” chiese di rimando.
“Questo cosa… cioè…io…” Alec non sapeva cosa rispondere, pensava a Jace e al sentimento che provava per lui. Era amore? Desiderio? Non si era mai permesso di trovare delle risposte a queste domande, perché sapeva che era sbagliato, perché tentava con tutte le sue forze di reprimere quei sentimenti in un angolo buio del suo cuore, perché non voleva essere così diverso…
“Non sei mai stato innamorato!” dichiarò Rick strappandolo dai suoi pensieri. “Se lo fossi stato, lo sapresti!”
Prese un sorso della sua bevanda e fissando negli occhi Alec continuò “Quando t’innamori, te ne accorgi, diventa tutto così...” sembrava non trovare le parole.
“…Meraviglioso?”  azzardò Alec.
“Oh! No!” scosse la testa convinto “Tutt’altro mio caro Lightwood” sorrise “È Terrificante! È travolgente, destabilizzante…e scoprirai di non poter più farne a meno!” si mise più comodo nella sedia “Capisco il tuo stupore, Io ed Anghela siamo così diversi…eppure sono proprio le differenze che mi hanno attratto facendomi innamorare: Lei è puro istinto, e per uno pacato e riflessivo come me, lei è acqua fresca dopo mesi di siccità. Quando t’innamorerai te ne accorgerai, la tua vita cambierà, tu cambierai!”
“Mi piacerebbe…” sussurrò fermandosi immediatamente, coscio che per lui una speranza simile era sin troppo azzardata! Lui era diverso da Rick. Sapeva che per lui non ci sarebbe mai stato un amore del genere, perché il suo modo di amare era sbagliato…
Quasi come se Rick riuscisse a leggergli nel pensiero “Devi solo lasciarti andare e saltare! Vedi Alec, l’amore e come una freccia che sta per essere scoccata! Per centrare il bersaglio, deve essere tirata indietro, solo così potrà essere lanciata.  Fai un passo in dietro e lascia lì le tue paure, concentrati sull’obbiettivo, prendi la mira e lanciati in questo sentimento meravigliosamente terrificante!”
“Cavoli, sei cotto!”
“Cavoli, sono cotto!”
E risero di gusto.
 

Bip Bip Bip


L’allarme riecheggiò nell’intero istituto riportando tutti alla realtà. Il telefono sulla scrivania squillò ed Alec lo prese al volo. Dopo pochi minuti di conversazione riattaccò rivolgendosi ai suoi amici
“Gli Asmodei! Stanno sorvolando la città, sembra si stiano preparando ad attaccare!”
“Maledizione, dobbiamo sbrigarci!” Jace saltò in piedi correndo subito verso la porta “questa volta non ci scapperanno” dichiarò fissando Isabelle che gli era già alle calcagna.
“No, no, no…Aspetta!” quasi urlò Simon. “E la storia? Come finisce? Cioè Rick e Anghela escono allo scoperto? Vivranno il loro amore? Cavoli ragazzi, questa storia mi ricorda tanto la trama di…”
“Che ci fa qui il vampiro?” chiese Alec bloccando sul nascere l’afflusso di parole che stava per uscire da Simon, conscio che una volta iniziato, non l’avrebbe più finita.
“È venuto a trovare me, è tanto che non passiamo un po’ di tempo insieme, ma sentendoti parlare si è appassionato alla storia e…” Alec alzò la mano liquidando entrambi “non ho tempo per queste cose!” e si diresse verso i monitor.
“Allora Izzy, qual è la situazione” chiese alla sorella.
“Stanno volando su Central Park, sono tre asmodei!” parlava e nel contempo cercava d’ingrandire le immagini sullo schermo.
“Hanno attaccato?” incalzò Alec portandosi alla spalla il suo fidato arco.
Isabelle scosse la testa, ma fu Jace a parlare “quei maledetti sembrano divertirsi a giocare con noi! Magnus, puoi aprirci un portale? Dobbiamo prenderli in contropiede e attaccarli ora che ne abbiamo la possibilità!”
“Certamente” rispose lo stregone.
“Cos’è tutta questa confusione?” chiese Anghela entrando nella stanza e posizionandosi di fianco ad Alec, come se fosse la cosa più naturale del mondo. Non indossava più il vestito rosso, ma la tenuta da combattimento e i suoi capelli erano legati in una treccia, proprio come la guerriera descritta nei racconti di Alec.
 “Mesi fa è stato aperto un varco da Edom e molti demoni, chiamati Asmodei, si sono riversati in città per poi sparire nel nulla. Poche settimane fa, però, sono tornati lasciandosi dietro una scia di cadaveri…”
“Per farne cosa?” chiese lapidaria.
Alec scosse la testa “Non siamo ancora riusciti a scoprire granché!” ammise in un sospiro.
“E cosa avete a fare lo stregone se non riesce neanche a rintracciarli?” asserì indicando con la testa Magnus e parlando come se lui non fosse lì ad ascoltare.
“Scusami?” chiese offeso Magnus alzando un sopracciglio infastidito.
Uno sguardo di rimprovero saettò dagli occhi di Alec “Anghela! Magnus, sta facendo tutto quello che è in suo potere per aiutarci!”
“Non abbastanza, a quanto pare” mormorò guardando lo schermo.
“Ma chi ti credi di essere!” scoppiò Isabelle “Da quando sei arrivata non hai fatto altro che offendere ed è ora che qualcuno ti rimetta al tuo posto!” Jace avanzò al fianco della sorella rincarando la dose “Sei fastidiosa, irritante e anche fuorviante…” ed indico Alec, riferendosi alla sbornia che gli aveva fatto prendere nel pomeriggio. Izzy riprese la parola concludendo “tu non ci conosci e non puoi permetterti di sputare sentenze su di noi ed il nostro lavoro! Scusati immediatamente con Magnus oppure, che Raziel t’aiuti, ti cancellerò quel sorrisetto strafottente dalla faccia!”
Anghela, per niente intimorita, si voltò verso Alec come a chiedergli spiegazioni, l’arciere, in tutta risposta, alzando le spalle si affrettò a dire “Gli hai sentiti”
“Non ho nessuna intenzione di scusarmi per aver sottolineato l’ovvio, pensavo fossimo tra guerrieri e non all’asilo nido! Inoltre ho solo fatto notare che lo stregone, che sarà sicuramente pagato profumatamente, non sta svolgendo bene il suo lavoro. Non mi scuserò per questo!” ed incrociò le braccia.
“Allora puoi anche toglierti la tenuta da combattimento! Non verrai con  noi.” Concluse il capo dell’istituto.
“Sono la migliore shadowhunter che conosci, privarti di una risorsa come me non è una scelta da buon leader!”
“Difendere i miei uomini e il loro lavoro, senza distinzione alcuna, questo è il leader che voglio essere! Per l’ultima volta, scusati oppure non metterai piede nella mia città!”
 Anghela roteò gli occhi al celo “Contento tu!” ed alzò le mani in segno di resa.
“Ti chiedo scusa, stregone” buttò fuori sbrigativa.
 Alec fece un colpo di tosse, guardandola di traverso “Oh per l’angelo! Avevo dimenticato quanto fossi rompi scatole!” Si voltò verso Magnus “Scusami, non volevo offenderti, chi mi conosce…” e per un attimo guardò Alec “…sa che semplicemente non sono capace di rapportarmi con il prossimo, shadowhunter o nascosto che sia!”.
 Magnus chiuse gli occhi e fece un cenno con il capo, convinto della sincerità di quelle parole, infatti nel racconto di Alec, lei era sempre apparsa come una donna dura, indipendentemente dalla persona che avesse di fronte!
Anghela, dal canto suo, dopo aver intravisto un sorriso soddisfatto sul volto di Alec, avvicinandosi all’armeria afferrò un arco e disse “Beh cosa aspettiamo? Andiamo a prendere a calci i demoni!”.
Nonostante gli sguardi dubbiosi degli altri, alla fine, Alec permise ad Anghela di prepararsi per la missione. Magnus aprì un portale, jace e izzy furono i primi ad entrarvi, seguiti a ruota da Clary.  Alec, prima di andare si fermò di fronte a Magnus “Lei non è cattiva, è solo dannatamente brusca!” e guardò furtivamente l’amica che lo stava aspettando di fronte al portale.
“Si, lo so. Mi ricorda tanto un’affascinate arciere che conobbi tempo fa!” disse vago, lisciando la tenuta dello shadowhunter.
“Ehi! Non ero così pessimo con le persone!” sbuffò offeso.
“No?” ed alzò un sopracciglio scettico “vogliamo chiederlo a Clary?” inclinò la testa in attesa di una risposta.
“Ero proprio uno stronzo!” ammise.
Magnus gli si fece più vicino e appoggiò le mani sulle braccia muscolose del compagno “No, non lo sei mai stato” sorrise “Sei sempre stato un ragazzo di cuore ed oggi hai mostrato di essere un uomo pronto a batterti per le persone che ami” stringendo la presa “per inciso, ho adorato il tuo ardore! Né riparleremo sicuramente questa sera!” e strizzò un occhio allusivo.
Alec rise imbarazzato ma anche stuzzicato da quella promessa, ben poco, velata.
“Questa poi!” soffiò Anghela sbigottita.
Alec, che per un secondo si era dimenticato di lei, si girò imbarazzato non sapendo da dove iniziare.
“C’è…hai…” poi prendendo il coraggio a due mani “Hai qualcosa in contrario su questo?” ed indicò lui e Magnus.
“Per niente” fece una smorfia indifferente “Ora mi spiego molte cose!”
“Tipo?” chiese titubante.
“Non mi hai mai guardato il culo” sorrise “ed io, mio caro, ho un gran bel culo!” ed entrò nel portale.
Magnus rise di gusto guardando il suo fidanzato seguire Anghela con il viso, ormai, in fiamme.    
 
 

I ragazzi, correvano cercando di colpire gli Asmodei, ma ogni colpo andava a vuoto. Alec ce la metteva tutta per centrare con le sue frecce i demoni, ma loro erano semplicemente più veloci. Dopo diversi tentativi, andati miseramente a vuoto, iniziavano a temere, che anche quella volta, non sarebbero riusciti a cavarne un ragno dal buco.
“Alec” chiamò Anghela correndogli incontro “ho un’idea!”
L’arciere abbassò per un attimo la freccia, guardando lo sguardo determinato dell’amica “Dimmi” l’incalzò.
“La ragnatela!” dichiarò soddisfatta.
“La ragnatela? Sono anni che non faccio una cosa simile…non sono neanche sicuro di ricordarmi come si faccia!” guardò incerto la situazione e i suoi compagni che cercavano di schivare le palle di fuoco dei demoni.
“Non essere sciocco! Certo che te lo ricordi!” sorrise complice.  
“Di cosa sta parlando?” chiese Isabelle, mentre schivava una saetta infuocata. 
  “Abbiamo un piano!” anticipò la risposta Anghela.
“Che tipo di piano?” chiese jace ansimando per la fatica.
“Di quelli buoni!” annunciò Alec “Ma non possiamo metterlo in pratica qui! Abbiamo bisogno di un posto diverso” si guardò intorno con circospezione e dopo un paio di secondi “Lì!” indicò un incrocio, proprio di fronte al parco.
“Ti ha dato di volta il cervello? È pieno di mondani lì fuori!” chiese incredulo il suo parabatai.
“Ottima scelta!” cinguettò Anghela, ignorando le proteste del biondo.
 Si avvicinò ad Alec e senza chiedergli il permesso gli disegnò una runa sul dorso del braccio, poi voltandosi alzò la treccia, lasciando intendere ad Alec di fare la stessa cosa alla base del suo collo.
“Abbiamo bisogno di qualche minuto per prepararci…” parlava veloce, senza guardarli, intenta a disegnare altre rune sulle sue frecce. Alec la imitava in religioso silenzio. “…siete in grado di portare i demoni dove vogliamo noi?”
“In pratica vuoi che ci facciamo bombardare da palle infuocate, portando quei tre demoni in mezzo ai mondani?” chiese scettica Clary.
“Esatto!” ora Anghela era tornata a guardarli. Negli occhi la determinazione dei guerrieri.
“Alec?” Izzy chiamò il fratello.
“Ragazzi so che sembra una pazzia, e forse lo è! Ma potrebbe funzionare…in passato ha funzionato! Dovete cercare di condurre i demoni a quell’incrocio e cercare, se potete, di non ucciderli!”
“Vuoi anche che gli offriamo the con i pasticcini?” jace era allibito “solitamente sono io quello che ha idee assurde e tu quello che mi guarda le spalle! Ed ora…”
“…Continuerò a farlo, non temere!” fu la risposta del moro.
Nonostante l’incredulità iniziale, i ragazzi fecero come gli era stato chiesto, infondo nutrivano una fiducia cieca in Alec e nelle sue scelte.
 

Erano nel punto concordato, tartassati dagli attacchi sempre più incalzanti dei tre demoni. Di Anghela ed Alec nessuna traccia. Una delle tre creature nere ruppe lo schieramento e si lanciò verso Clary, Jace fu più veloce e lo colpì con la spada angelica. Il demone si disintegrò formando tanti piccoli mostriciattoli che attaccarono gli shadowhunters da diverse angolazioni. Izzy ne frantumò un paio con la sua frusta, mentre Jace e Clary si occuparono egli altri. Ora nel cielo né volteggiavano due.
Improvvisamente una freccia sibilò in aria, arrivando a pochi centimetri dalle creature, ma senza riuscire a colpirne nessuna, si andò a conficcare in un muro, nella parte opposta da cui era stata scoccata. Quasi nello stesso istante, ne partì un’altra, lanciata dalla stessa identica posizione in cui era andata a conficcarsi la prima.  Anche questa andò a vuoto. Anghela e Alec si muovevano lesti, ai lati opposti della strada, scoccando con velocità e misurata sincronia le frecce che, con incredibile sorpresa degli altri shadowhunters, non riuscivano mai a colpire i demoni.
“Maledizione Alec!” gridò frustrato Jace “Non hai mai toppato così alla grande! Che ti succede!”
Quest’ultimo non si scompose, continuando quella assurda messinscena con la sua amica.
Improvvisamente un altro demone si tuffò in picchiata proprio contro Jace. Anghela scocco una freccia che andò a colpirlo in pieno petto. I piccoli demonietti non fecero in tempo a toccare terra che altre tre frecce, scoccate da Alec, lì colpirono disintegrandoli.
“Ne è rimasto solo uno!” sentenziò Anghela correndo al centro dell’incrocio.
“Basterà?” chiese Alec raggiungendola con il fiatone.
“Beh, stiamo per scoprirlo!” un sorriso illuminò il suo viso mentre con calma e concentrazione alzava l’arco verso l’alto, proprio in direzione del demone che, in tutta risposta, iniziò a volare minaccioso contro di lei.
I ragazzi, guardavano la scena con il fiato sospeso, fissavano la ragazza che immobile tendeva l’arco, senza però scoccare la freccia. Non capivano cosa stesse aspettando.
Il demone aprì le grosse fauci, iniziando a formare una palla di fuoco.
“Anghela!” la chiamò Alec.
“Non ancora” sussurrò lei.
La palla era pronta ed il demone, sempre più vicino, stava per sputare fuori la fiamma.
“Anghela!” gridò Alec nell’esatto momento in cui il demone lanciò la palla infuocata.
Accadde tutto in un attimo: Anghela sorrise serafica scoccando la freccia che colpì l’ala del grosso demone facendolo arretrare in aria, Alec si lanciò sull’amica spostandola dalla traiettoria del fuoco ed un bagliore illuminò l’intero circondario.
Tutti chiusero gli occhi e quando li riaprirono videro, con enorme sorpresa, il demone impigliato in un dedalo di fili argentati che sembravano apparsi dal nulla, ma che in realtà, partivano e terminavano dalle frecce che avevano scoccato con maniacale precisione i due arcieri: ecco la misteriosa ragnatela.
Lo stupore dei tre shadowhunters, che avevano ancora il naso all’insù, venne smorzato dalle grida di Anghela.
“Alec! Alec rispondimi!” Anghela stringeva l’amico che giaceva riverso tra le sue braccia.
In due veloci falcate Jace fu su di lui. Era chiaramente ferito, aveva bruciature sul braccio destro e metà busto. Ad un veloce sguardo, quelle ustioni, dovevano fare molto male.
Izzy si portò una mano sulla bocca soffocando un grido di preoccupazione e Clary la strinse consolandola.


Salve a tutti.

Vi ringrazio per l'attenzione che concedete alla mia storia, spero di non tradire la vostra fiducia! Un grazie particolare a chi ha dedicato un momento per commentare la storia. I vostri suggerimenti sono sempre ben accolti, solo così posso migliorare!
Un bacione e spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto. Pian piano stiamo entrando nel vivo della storia...e nei prossimi capitoli, l'atmosfera potrebbe presentarsi un pò più tetra, ma cercherò di rendere ugualmente piacevole la lettura.

Ciao ciao

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Pericolo. Neve Rossa ***


 
Mentre le piccole goccioline di acqua scendevano seguendo i muscoli scolpiti della sua pelle caramellata, Magnus, si tamponava con un asciugamano i capelli, canticchiando un motivetto.
Finalmente, dopo giorni d’intenso lavoro, si sentiva ristorato. Ebbe tempo di dedicarsi, con cura, al suo make up  e outfit, indugiando su ogni particolare. Soddisfatto del suo lavoro si gettò sull’enorme letto, volgendo lo sguardo al soffitto, soffermandosi ad analizzare gli ultimi avvenimenti della giornata: l’apparizione di Anghela e la reazione del suo fidanzato lo preoccupavano parecchio. Insomma cosa c’era dietro? Chi era questo Snow e perché Alec ne sembrava terrorizzato?
I suoi pensieri furono interrotti da una palla di pelo che gli saettò sulla pancia miagolando insistentemente. Magnus, senza alzarsi, prese ad accarezzare il suo gatto “Lo so Presidente, ultimamente ti sto trascurando!” Il gatto si rilassò sotto il tocco gentile del padrone, sino ad acciambellarsi sul suo grembo, beandosi delle attenzioni ricevute. “Ultimamente sono più all’istituto che a casa, quegli sfrontati Nephilim stanno monopolizzando tutto il mio tempo!” Sbuffando prese tra le mani il visetto di presidente Miao, alzando poco la testa, guardandolo negli occhi “Il fatto è che non so dire di no. Quei maledetti occhi blu, finiranno con il rovinarmi gli affari!”  

Driin driin

Il telefonino dello stregone iniziò a squillare. Si mise seduto, facendo saltare presidente giù dal letto contrariato. Lesse il mittente sul display del telefonino: Clary.
Roteò gli occhi al cielo e si alzò dal letto “Non riescono proprio a fare niente senza di me!” si lagnò infastidito, da una mano uscirono delle scintille blu che fecero apparire una ciotola di latte per il suo gatto, poi rispose al telefono.
“Cosa posso fare per voi, biscottino?”
“Magnus, si tratta di Alec! È ferito!”
Il sangue nelle vene dello stregone si gelò e la salivazione, nella sua bocca, si ridusse a zero.
“Arrivo!” riuscì a sussurrare mentre già stava aprendo un portale.
 


“È tutta colpa mia!” Jace camminava avanti e dietro nel corridoio di fronte alla stanza dell’infermeria.
“Non dire così” lo rimproverò Clary “non avresti potuto fare niente!” una mano gentile ad accarezzargli il braccio.
Jace, cercava di tenere i nervi saldi, ma sapeva che il suo parabatai stava soffrendo, lo sentiva sotto la pelle. Le rune di guarigione, avevano aiutato a tenere sotto controllo la situazione, ma non erano riusciti a guarirlo del tutto. Ora Alec era stato affidato alle cure di un fratello silente e di Magnus. Sperava che i due, riuscissero ad aiutarlo.  
Anghela, invece, era seduta a terra, poco distante dalla porta, con le gambe tirate al petto, le mani incrociate sopra le ginocchia e il viso nascosto nell’incavo delle braccia. Da quando erano tornati all’istituto non aveva proferito parola.
All’improvviso, la porta si aprì e ne uscì Isabelle. Era pallida e sembrava invecchiata di colpo: essere di nuovo in infermeria, al capezzale di uno dei suoi fratelli, aveva messo a dura prova i suoi nervi. Per un attimo le era sembrato d’impazzire e solo dopo l’arrivo di Magnus e le rassicurazioni di quest’ultimo, il suo cuore aveva iniziato a battere in maniera più regolare. Era rimasta accanto al fratello per tutto il tempo e dopo aver visto i suoi occhi aprirsi e il suo viso distendersi sereno, si era allontanata, andando ad aggiornare gli amici. Alzò lo sguardo sui ragazzi e con un filo di voce disse: “Sta bene! Avrà bisogno di un po’ di riposo, ma starà bene!”
“Grazie all’angelo!” sputò fuori Jace e ritornò a respirare in maniera regolare.
“E le ustioni?” chiese Clary.
“Guarirà completamente…” sorrise più distesa “Magnus gli ha applicato delle bende intrise di magia guaritrice!”
“Possiamo vederlo?” azzardò Jace.
“Certo, è sveglio!” poi voltandosi verso Anghela, che sedeva ancora a terra, nella stessa posizione “Ehi genio dei combattimenti vuole vedere anche te!”
Sentendosi interpellata, Anghela iniziò piano ad alzarsi, i suoi movimenti erano malfermi e dovette aiutarsi appoggiandosi al muro per riuscire a mettersi in piedi. Quando si sentì più stabile, alzò il viso. I tre amici rimasero stupiti della scena che si presentò davanti ai loro occhi: Anghela aveva il volto rigato di lacrime e gli enormi occhi verdi, gonfi e rossi.  La ragazza, si asciugò il viso con il dorso della mano e tirò su con il naso.
A passi incerti arrivò sino alla porta aperta, soffermandosi sull’uscio e sbirciandoci dentro timorosa.
Alec era seduto nel letto, il torace, la spalla e il braccio destro, completamente fasciati. Stava sorridendo a Magnus che seduto sul letto, accanto a lui, gli teneva la mano.
“Non essere in ansia…” la voce distesa “se continui ad avere quel cipiglio preoccupato sul viso, ti nascerà una bella ruga proprio lì…” e fermò l’indice al centro della sua fronte, per poi scendere delicatamente, lungo il naso, posando infine la mano sulla sua guancia. Magnus inclinò la testa, per permettere alla mano del compagno di aderire perfettamente al suo viso, chiuse gli occhi e sospirò. Quando gli riaprì sussurrò “Se continui a farmi queste sorprese, diventerò un fantastico vecchietto brizzolato!”  e azzardò un sorriso. Alec rispose al sorriso, stringendo ancora di più presa sulla mano di Magnus. Sapeva di averlo fatto preoccupare come, del resto, tutti i suoi amici. Si voltò verso la porta, sicuro di vederli tutti appollaiati lì vicino e ovviamente non sbagliò.
Incatenò immediatamente lo sguardo a quello del suo parabatai. Sicuro di averlo fatto spaventare a morte, conscio del fatto che aveva sofferto per lui e con lui. Senza proferire parola, gli fece un piccolo cenno con il capo abbozzando un mezzo sorriso. Nei suoi occhi si poteva leggere tutto il dispiacere per averli fatti preoccupare tanto.  Appena gli occhi bicolore del biondo, furono in quelli azzurri dell’amico, seppe che il peggio era passato. Senza bisogno di parola alcuna, Jace riuscì a comprendere le azioni del fratello e il perché lo aveva fatto…
Era così tra di loro, un solo sguardo valeva più di mille parole. Ogni volta era come tornare a casa.
Alec, spostò lo sguardo dal suo parabatai ad Anghela affrettandosi a dire “Non preoccuparti, io sto bene e, nel giro di poche ore, tornerò come nuovo!”
Anghela inghiottì un immaginario boccone di amaro dolore e aprì la bocca, richiudendola subito dopo, a corto di parole.  
“Su, Anghela, non fare così! Ti ho detto che sto bene…vuoi che mi alzi per dimostrartelo?” chiese l’arciere iniziando a scostare le coperte.
“No!” sputò fuori l’amica, accennando qualche passo verso il letto “non muoverti…” i passi divennero ben presto più veloci. In un batter d’occhio arrivò al letto e si buttò al collo di Alec, cominciando a piangere tra le sue braccia. Piangeva, iniziando a parlare tra un singhiozzo e l’altro “pensavo…pensavo…credevo che te ne saresti andato anche tu!”
Alec le accarezzava le spalle, cercando di consolarla “Sto bene! E non ho intenzione di andare da nessuna parte!”
Tutti i presenti assistevano sbigottiti alla scena. Non riuscivano a credere che la ragazza forte, determinata e brusca, sino a cadere nella maleducazione, fosse la stessa che in quel momento si stava sciogliendo in sconsolati singhiozzi.
 

 
La sera iniziava a fare capolino e il chiarore della luna cominciava ad accarezzare il letto di Alec nell’infermeria. Accanto a lui tutti i suoi amici.
“Ragazzi, insomma, non vi sembra di esagerare? Io sto bene! Potete anche andare a riposare…”
“Non se ne parla! Noi non ci muoviamo di qui!” sentenziò Jace.
Magnus si girò verso lo shadowhunter e arricciando il naso “Inopportuno come sempre! Non hai pensato che io e il tuo parabatai avremmo gradito un po' di privacy?” poi voltandosi verso Alec “sbaglio o avevamo in sospeso una sfida?”   un sorriso malizioso sulle labbra.
Alec, rosso come un peperone, cercò di cambiare velocemente discorso, distogliendo l’attenzione dei presenti dalla sua vita sentimentale: “Il demone? È stato catturato giusto?” tossicchiò.
“Si, certo!” si affrettò a rispondere Clary “ora è bloccato in una camera di contenimento, domani mattina potremo iniziare a lavorarci su e, con un po' di fortuna, riusciremo a capire dove si nascondono gli altri e cosa tramano!”
“A proposito del demone” richiamò l’attenzione Isabelle “La ragnatela: non ho mai visto niente di simile! Devi proprio insegnarmela, fratello!”
“Oh, non è farina del mio sacco! È stata un’invenzione di Anghela” ed Alec sorrise all’amica che ora era molto più distesa e calma.
“Ben fatto!” le disse Jace facendo un gesto d’assenso con la testa.
Alec notò, con piacere, che i suoi amici erano più gentili con Anghela. Probabilmente vederla così vulnerabile aveva aiutato loro a capire che in realtà, Anghela, era molto di più di una stronza snob. Probabilmente avevano capito che la sua era solo una corazza che usava per difendersi dal mondo e dalle enormi cicatrici che la vita le aveva lasciato.
“Si” la incoraggiò Clary “Isabelle ha ragione, è stata un colpo di genio, devi proprio spiegarci come funziona!”    
“Oh” iniziò incerta la ragazza, guardando di sottecchi Alec “Mi piacerebbe, ma non credo che ne avrò il tempo. Domani mattina noi partiremo!” e fece spallucce, dispiaciuta.
“Noi chì?” chiese sospettosa Isabelle.
“Noi!” rispose Alec titubante “Io e Anghela!” aggiunse con un filo di voce.
“Cosa?” quasi urlarono i presenti in coro.
“Dove credi di andare? Sei ferito Alexander, dovresti solo riposare!” si affrettò a precisare Magnus.
“Magnus…” sussurrò stanco.
“No! Magnus no! Sono stufo di sentirti sbuffare e di dover attendere paziente delle spiegazioni su questa ragazza...” ed indicò Anghela con un gesto infastidito “…e i vostri segreti” la voce un ottava più alta.
Alec era pietrificato. Non capitava quasi mai che Magnus alzasse la voce e, se si escludeva la spiacevole faccenda della spada dell’anima, non era mai successo che si rivolgesse in maniera così brusca nei suoi confronti. Ben presto alle proteste dello stregone, si aggiunsero quelle di Izzy e del suo parabatai. Ognuno aveva da dire la sua, ognuno attaccava il povero arciere, accusandolo di avere poca fiducia e di comportarsi in maniera egoistica.
“Ora basta!” urlò furente Anghela. “Quando è troppo è troppo!” Era ritornata la guerriera che avevano conosciuto.
“Smettetela di comportarvi come stupidi bambinetti egoisti! Non fate altro che frignare. Non posso credere che siate shadowhunter: Siamo guerrieri e, volendo o dolendo, dobbiamo andare dove è richiesta la nostra spada.  Vi assicuro che né io, né tantomeno il vostro capo, moriamo dalla voglia di andare…ma si fa quel che si deve per limitare i danni!”
 Alec sospirò, chiuse gli occhi inumidendosi le labbra e quando gli riaprì disse “È arrivato il momento di parlarvi di Snow”
 


Era una mattina di dicembre inoltrato, quando nell’istituto di Vienna arrivò un messaggio di fuoco. Il significato era alquanto criptico e fece discutere, non poco, tutti gli shadowhunter.
I cinque ragazzi, vennero fatti chiamare nell’ufficio del capo che senza mezzi termini porse loro la lettera. Rick, ormai leader indiscusso del gruppetto, la prese e ne lesse le poche righe:
 

Pericolo. Neve Rossa
 

“Cosa significa?” chiese Marcus.
Il capo dell’istituto si alzò dalla sua poltrona e si diresse alla finestra dando loro le spalle. Fissò per un paio di minuti la neve scendere placida sulle strade poi, come se si fosse destato dai propri pensieri “Devo ammettere che non ne abbiamo la minima idea.” Sospirò grave “ Abbiamo replicato con diversi messaggi di fuoco, ma non abbiamo più ricevuto risposta”  si grattò i lunghi baffi “Il messaggio è stato inviato da Gunter, uno dei nostri che vive sui monti, a due giorni di cavalcata da Vienna. Stavamo pensando di mandare un paio di uomini a controllare la situazione, ma c’è stata una rivolta di Vampiri a nord della città e, poche ore fa, abbiamo avuto la notizia che un’orda di demoni sta seminando il panico tra i mondani!” un altro sospiro “Capite bene che, in queste condizioni, non posso fare a meno di nessuno dei miei uomini, quindi non ho altra scelta che affidare a voi questa missione…” si girò per esaminare i ragazzi e con tono perentorio “Sia chiaro, avete solo il compito di perlustrare la zona, trovare l’uomo che ci ha mandato il messaggio e farmi rapporto!  Non ammetterò nessun atto di eroismo!” tuonò minaccioso.
Rick lesse, ancora una volta, il messaggio. Sussurrandone a fior di labbra le parole, come se racchiudessero una misteriosa magia, pronta a svelarne il significato.
“Qual era il compito dello shadowhunter che ha inviato il messaggio?” chiese Alec “Si, insomma, era lì per conto dell’istituto?”.
Rick sorrise all’amico, grato per la sua arguzia, capace di centrare sempre il nocciolo della questione.
 “Era lì per tenere sotto controllo il popolo fatato. Quando la neve ricopre i paesaggi, tendono ad essere più sfrontati e provocare problemi con i mondani.”
“Quindi sospettate qualche problema con le fate?” chiese Backy.
“Il vostro compito è quello di dare una risposta alla domanda”.
“Quando è prevista la partenza?”  domandò Rick
“Appena sarete pronti!” sentenziò lapidario l’uomo alla finestra “Ora andate a prepararvi. In armeria troverete Marika che vi darà tutto ciò che vi serve, insieme ad una mappa e agli approvvigionamenti del caso!”
 

Cavalcarono verso i monti innevati per molte ore, fermandosi solo quando in cielo iniziarono a spuntare le prime stelle. Si guardarono intono, decidendo infine di montare le tende per la notte, ai piedi di un’enorme albero che si ergeva accanto ad un placido fiume. Si divisero in due tende, una per le ragazze e una per i ragazzi. Non che tra guerrieri, durante le missioni, si facesse qualche differenza di sesso, ma l’intento principale di Rick era evitare che Anghela potesse capitare in tenda con un altro ragazzo che non fosse lui e come se gli avesse letto nel pensiero, Alec propose questa divisione.
“Ti ringrazio di aver suggerito le due tende separate” disse imbarazzato Rick, mentre era in perlustrazione con Alec.
L’arciere alzò le spalle con un gesto noncurante “Mi sembravi in difficoltà” spiegò.
“Lo ero…lo sono sempre quando si tratta di Anghela” confidò con un filo di voce l’amico.
“Perché? Sembra che tu ti muova sempre in punta di piedi con lei…” Alec era realmente curioso di conoscere le motivazioni. Rick era una delle persone migliori che avesse mai conosciuto. Genuino come pochi. Ancora non riusciva a spiegarsi cosa gli piacesse di Anghela che era il suo esatto opposto.
“Ho paura che la nostra bolla di felicità si rompa” confessò triste “lei me lo ripete sempre sai?”
“Cosa?”
“Che la felicità non dura per sempre!” sorrise amaro.
Alec aggrottò le sopracciglia indeciso se chiedere spiegazioni o fermarsi a quelle confidenze.
“I suoi genitori sono morti quando lei aveva solo sette anni. Furono attaccati da un demone superiore…” iniziò a raccontare Rick, come capendo l’indecisione di Alec, “…lei era presente. Fu ferita anche Anghela durante lo scontro, nessuno pensava ce l’avrebbe fatta a sopravvivere. Ma contrariamente alle aspettative di tutti, riuscì a farcela. Al suo risveglio, però, tutto il mondo che conosceva non esisteva più.  Non aveva nessun’altro, oltre i suoi genitori, perciò, una volta ristabilitasi, fu mandata da dei lontani parenti, persone che non conosceva e che non avevano neanche tanta voglia di prenderla con sé! Ma al conclave non si può dire di no, così furono costretti ad accoglierla…” Alec seguiva le parole dell’amico con attenzione, iniziando a capire, finalmente, cosa ci fosse dietro il carattere gelido e arrogante di Anghela.
“Per tutta la sua vita non ha fatto altro che combattere e sopravvivere. Credo che sia l’unica cosa che sappia fare…sopravvivere intendo” Rick si voltò a fissare Alec “Dalle una possibilità Alec, cerca di andare oltre il cinismo e l’arroganza con cui si pone, scoprirai in lei un’amica fidata!”
“Come vi siete avvicinati?” chiese curioso “se posso chiedere” aggiunse cauto.
Rick sorrise “In accademia ero in difficoltà con il combattimento corpo a corpo…rischiavo seriamente di non passare i corsi! Lei iniziò a darmele di santa ragione ogni sera, dopo cena…” il suo sorriso si allargò ancora di più “…non hai idea di quante ne abbia prese da lei. Ma alla fine dell’anno, riuscii a superare il corso! Era riuscita a farmi migliorare così tanto… Era riuscita a tirare fuori lo spirito combattivo che era in me!”
Alec annuì sorpreso di quella confessione, sorpreso di intravedere in quella fredda ragazza una persona diversa, qualcuno che nonostante la sofferenza vissuta, fosse in grado di aiutare il prossimo. Anche se in un modo tutto suo.
“E poi…” continuò Rick ridestando Alec dalle sue riflessioni “è uno schianto di ragazza!” e rise con una tale gioia e leggerezza da provocare nell’arciere un pizzico di gelosia.   
 
  

“Backy, hai trovato qualcosa nei tuoi libri sul popolo fatato di queste zone?” chiese Rick, ore dopo, al campo mentre arrostiva del cibo sul fuoco.
“Non molto, in verità…qualche leggenda mondana…ma nulla che possa essere ricollegata alle fate!” rispose pensierosa.
“E se non centrassero niente?” i ragazzi si voltarono verso Alec sbigottiti “Insomma, nel messaggio non vengono nominate. Ma Gunter parla di un pericolo e di neve rossa…niente fate!” alzò lo sguardo su di loro.
“Forse non ha avuto tempo di scriverlo. Forse, per lui, era sottointeso!” rispose Marcus facendo spallucce.
“Sottointeso?” ripeté pensieroso Alec.
“Cos’è che non ti convince?” Rick era curioso.
“Non so cosa vi abbiano insegnato in accademia, ma in istituto Hodge, il nostro istruttore, ci ha sempre detto che in guerra, non bisogna mai lasciare nulla al caso! La conoscenza è potere!” si inumidì le labbra, un po' a disagio ad avere tutti quegli occhi puntati addosso “Insomma, se io volessi mettere in guardia contro una fata, avrei scritto qualcosa tipo ‘Minaccia fate’, avrei dato un nome che conoscevo al pericolo!”
“Quindi cosa proponi?” s’intromise Anghela
“io…io...non sto…cioè…” Alec si chiedeva perché mai non avesse tenuto la boccaccia chiusa.
“Smettila di balbettare” lo rimproverò Anghela “stai pensando a qualcosa, posso vedere gli ingranaggi nel tuo cervello muoversi…”
“Alec…” intervenne Rick calmo “Domani saremo sul campo di battaglia, ad affrontare un pericolo reale…piacerebbe anche a me conoscere il suo nome” lo incoraggiò l’amico.
“Ok!” iniziò deciso “Penso che domani, potremmo incontrare delle fate ribelli e dover combattere contro di loro…ma è una cosa che conosciamo. Sappiamo come affrontarle, siamo stati addestrati per farlo e sappiamo quali sono i loro punti di forza e le loro debolezze! Quello che voglio dire è che…non dovremmo limitarci a credere che il pericolo si nasconda solo tra loro. Siamo shadowhunters e siamo cresciuti sapendo che ci sono mille pericoli. Vorrei proporvi di concentrarci su quello che non sappiamo… ‘Neve rossa’…perché nominarla se non poteva esserci d’aiuto?” e terminò quello che, per tutti, era sembrata la frase più lunga che Alec avesse mai pronunciato in una volta sola.
“Sono d’accordo!” ammise Rick sorridendogli incoraggiante, poi voltandosi verso Backy “hai parlato di leggende mondane?”
“Beh si, più che leggende sono strofe, come se fosse una filastrocca o nenie…”
“…e ce ne stai parlando perché?” chiese scettica Anghela.
“Perché viene accennato ad una ‘Neve rossa, sussurratrice di morte’!” spiegò.
 “Ricordi qualcosa del testo di questa nenia?” incalzò Rick
“Ma per chi mi hai preso?” rimbeccò offesa Backy che armeggiò qualche secondo nella sua sacca, estraendo subito un pezzo di carta ingiallito e logoro e lo porse a Rick, gonfiandosi il petto d’orgoglio.
 

Verrà la Neve, e i tuoi occhi avrà rapito
Verrà la Neve e sarà la tua coscienza, il bisbiglio di un momento, l’angoscia del tormento.
Verrà la neve e accompagnerà la tua mano nel gesto più infame
scarlatte saranno le lame.
Cade, cade a fiotti,
la neve rossa sussurratrice di morte
oblio delle fredde notti
 

“Non ha molto senso” si lagnò Marcus.
“Non se l’analizzi singolarmente ma…” Backy aprì un grosso tomo, scritto in lingua antica e ne lesse un paio di righe con solenne maestria, poi guardando l’espressione dei propri compagni scrollò la testa “che brutta cosa l’ignoranza!” affermò rassegnata e iniziò la traduzione:

‘Candido è il suo nome, ma non esiste.
Gli occhi rossi la mente scruta e rapisce.
Nelle colline, nelle vallate il sangue riversa sulla coltre innevata.
Chiudi gli occhi e non ascoltare,
il sussurro della neve rossa devi evitare’. 



“Ma cosa significa?” chiese nuovamente Marcus.
“Non ne ho idea, altrimenti avrei già posto la questione alla vostra attenzione” ammise Backy “potrebbero essere semplici vaneggiamenti di mondani esaltati o…”
“…descrizioni di avvenimenti da parte di mondani con la vista!” concluse per lei Anghela.
Gli amici si fissarono per diversi minuti, ognuno impegnato nelle proprie riflessioni, finché Marcus sbuffando, diede voce ai loro timori:
“Non mi piace” scosse la testa “non mi piace per niente!”



Buon giorno gente!
Come al solito vi ringrazio per aver dedicato un po di tempo alla mia storia e per i vostri commenti!
Pian piano entriamo nel vivo della storia e sopratutto nella missione che ha portato il nostro Alec a fare la conoscenza di Snow.
Vi chiedo scusa per le due nenie, probabilmente non sono un grnache, ma le ho inventate di sana pianta, per portare il lettore (e i nostri protagonisti) di fronte al mistero della Neve Rossa e del suo potenziale pericolo... spero non siano risultate del tutto stupide!
Nel prossimo capitolo inizieranno i combattimenti...

Un saluto e ancora grazie a tutti

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Tutte le storie sono vere ***



I cinque ragazzi si alzarono all’alba, preparandosi per raggiungere la baita di Gunter. Alec e Anghela erano stati mandati in avanscoperta, con il compito di perlustrare la zona.
I due ragazzi, proseguivano in silenzio, con i cavalli a trotto, scrutando cauti ogni angolo di quella distesa innevata.
“Mi dai sui nervi!” fu Anghela ad interrompere il silenzio.
“Qual è la novità?” rispose Alec, continuando a guardarsi in torno “A te, danno tutti sui nervi!” sentenziò.
“È vero. Non sono una grande fan della gente…” convenne la ragazza “…ma con te è diverso…” accelerò il passo del suo cavallo per raggiungere il fianco di Alec “…ti considero un cacciatore quasi decente e mi fai incazzare quando rifiuti di usare le tue capacità, nascondendoti dietro un’irritante riservatezza!”
“Cosa?” chiese Alec sorpreso.
“Ecco! Lo stai facendo di nuovo!” Anghela strinse gli occhi in due fessure “Mi. Dai. Sui. Nervi!” e scandì le parole ad una, ad una, con fastidiosa lentezza.
Fermò il suo cavallo e fissando Alec “Non tutti hanno il tuo talento. Riesci a sintetizzare ed analizzare gli elementi salienti di ogni situazione, centrando il nocciolo della questione. Ti poni le giuste domande, guidando chi ti circonda nell’analisi esatta dei possibili pericoli… “
Anche Alec si fermò, guardando scettico Anghela.
Cosa le era preso? Non era da lei fare complimenti.
Come se gli avesse letto nel pensiero, Anghela si affrettò a precisare:
“Non lo dico per adularti. Dovresti aver capito, ormai, che non m’interessa piacere alla gente. È un dato di fatto! Quello che ho detto, intendo! Sei un bravo cacciatore e, se ti scrollassi di dosso quella fastidiosa aria da cane bastonato, saresti un ottimo leader!”
Alec aprì la bocca, poi la richiuse.
“Diavolo di un Lightwood! Lo stai rifacendo!” quasi gli urlò dietro.
Punto sul vivo, Alce si affrettò a dare voce alle sue riflessioni “So che tu credi nelle tue parole e ne sono compiaciuto, credo…” Alec voleva spiegare quello che gli succedeva dentro, voleva dirle che, lui non era uno stupido, che sapeva di valere molto come cacciatore. Sapeva che poteva essere un cacciatore ammirato e seguito, ma come poteva spiegare che, per lui, era meglio restare nell’ombra? Era più sicuro, per uno come lui, non attirare l’attenzione, mantenere un profilo basso e sperare che nessuno si accorgesse della sua diversità.
Sospirò gravemente e riprese la frase lasciata in sospeso “…credo che per ricoprire in ruolo di comando, sia meglio una persona come Rick!” ecco, era il massimo che poteva dire.
 Anche se, in cuor suo, avrebbe voluto aggiungere ‘una persona che non nutre questi sentimenti così sbagliati’
“Rick è un ottimo capo, un bravo cacciatore e…” il suo volto si tinse di un leggero rossore “…una persona stupenda! Ma tu sei un leader nato…a prescindere dai tuoi blocchi mentali! Non dirmi che non hai notato come tutti, Rick compreso, guardino sempre in tua direzione, aspettando di vedere la tua reazione” si mosse appena sulla sella “È così!” sentenziò “altrimenti non perderei il mio tempo a punzecchiarti e sfidarti continuamente! Non perdo il mio tempo con persone insignificanti”   
Il cuore di Alec era colmo di gratitudine per quella accorata descrizione e il fatto che a farla, fosse stata Anghela, le conferiva un tratto ancora più speciale. Sapeva benissimo che la ragazza credeva in tutto quello che aveva detto. Sapeva che lei non era il tipo da perdersi in stupidi complimenti, solo per far piacere al suo interlocutore. Avrebbe voluto dire qualcosa di profondo, qualcosa che le avrebbe, sebbene in parte, spiegato perché non voleva uscire dalla sua zona d’ombra e sfidare le sue potenzialità. Avrebbe voluto, ed invece si limitò a rispondere:
 “Allora, a giudicare da quanto tempo passi a pestarlo, ammiri molto anche Marcus!”
“No, lui mi sta proprio sui nervi!” rispose seria.
E dopo un attimo, risero insieme complici.
L’aria distesa e gioviale, mutò improvvisamente, quando Alec notò la baita di Gunter, fare capolino tra gli alberi.
“Anghela!” richiamò l’attenzione dell’amica che vista la casetta di legno, stava già incoccando una freccia per avvisare gli altri, come d’accordi.
I due cacciatori, scesero da cavallo e, spada angelica alla mano, si diressero verso l’uscio.
Dopo una rapida occhiata del perimetro esterno, l’attenzione dei ragazzi si fermò su una macchia rossa, vicino alla maniglia della porta “Sangue!” esalò Anghela verso Alec, che si limitò ad annuire con la testa dimostrando di averla già notata. Con i nervi a fior di pelle, fecero capolino nella stanza, vedendo immediatamente l’enorme caos che vi regnava. Sembrava esserci stato un combattimento, uno di quelli brutti e, a giudicare dalle condizioni del mobilio, furiosi. Ispezionarono tutto con minuzia, ma non trovarono né Gunter, né tracce che potessero spiegare quale fosse la minaccia.
Stavano uscendo dalla baita, quando arrivarono a galoppo, anche gli altri tre ragazzi, ai quali venne fatto un rapido rapporto delle condizioni della casa.
“Se Gunter è stato ferito, non può essere andato molto lontano” affermò Rick, guardando Marcus per conferma.
“Dipende dal tipo di ferita che ha riportato. Se non è molto grave, una semplice runa potrebbe averla guarita. Comunque non posso sbilanciarmi solo vedendo una chiazza di sangue.”
“Cosa facciamo? Informiamo l’istituto?” chiese Backy.
“E per dire cosa genietto?” scosse la testa sarcastica Anghela “Che abbiamo trovato un po’ di sangue sulla porta?”   
Rick guardò Alec e per la prima volta, l’arciere si accorse della veridicità delle parole di Anghela. Tutti aspettavano una sua parola, Rick aspettava solo una sua reazione e come un riflesso condizionato, quasi senza pensarci, Alec guardò all’orizzonte come ad indicare la sua volontà di spingersi oltre, prima di mandare un messaggio. Rick seguì il suo sguardo, intuendo i suoi pensieri e si affrettò a dargli voce “Diamo prima un’occhiata qui intorno, vediamo se troviamo qualche informazione in più. Infondo la nostra missione consiste nel ritrovare Gunter o capire chi c’è dietro a tutta questa storia e, per ora, non abbiamo fatto né l’uno né l’altro.”
Si misero così in cammino, cavalcando per circa un’ora, sino ad arrivare in cima ad un’altura, grati di poter scrutare i dintorni da una posizione così favorevole, ma mai, neanche nelle loro più sfrenate fantasie, si sarebbero aspettati di assistere a quel paesaggio: Neve Rossa.
Tutta la vallata dall’orizzonte, dove s’intravedevano le case di un vicino villaggio, sino ai piedi della montagna, era ricoperta da un manto di Neve Rossa. I cinque ragazzi rimasero pietrificati.
“Dovremmo….dovremmo…an..andare a dare un’occhiata più da vicino!” azzardò titubante Rick, dopo un’interminabile silenzio.
Alec non disse nulla, limitandosi a spingere il suo cavallo al galoppo, seguito a ruota dai quattro amici. In meno di due minuti, arrivarono al limite della neve rossa, senza osare calpestarla, cercando di capire esattamente cosa stavano guardando. Anghela scese da cavallo, imitata da Rick ed Alec. I tre cacciatori, si avvicinarono ancora un pò, a passi lenti e guardinghi, come se da un momento all’altro potessero sprofondare in quel mare porpora. Anghela s’inginocchiò ad un palmo dalla neve rossa e sussurrò inorridita “È…è…”
“ Sangue!” Alec terminò la frase per lei, continuando a far vagare, frenetici, i suoi occhi lungo quella distesa.
“Aiuto…aiuto…qualcuno m’aiuti!” l’attenzione dei cinque ragazzi fu attirata da una flebile voce. Senza muoversi e con le armi già in pugno, cercavano di capire da dove venissero quei lamenti. Improvvisamente, Marcus gridò indicando un punto più lontano, al limite della neve rossa “Lì! Lì giù c’è qualcuno” e detto ciò scese da cavallo correndo verso la mano tremante che cercava di attirare l’attenzione. Rick ed Alec lo seguirono correndogli dietro.
Marcus, fu il primo ad arrivare, quasi tuffandosi sul corpo ferito. Lo voltò e immediatamente riconobbe in lui uno shadowhunters.
“Deve essere Gunter!” dichiarò Rick, rosso in volto per la corsa. “È ferito?” chiese guardando Marcus.
Il ragazzo fece un segno d’assenso, affrettandosi a spiegare “deve essere una ferita abbastanza profonda, vedete, qui sono presenti delle rune di guarigione, ma non sono riuscite a risanare la ferita!”
“Ci sono segni particolari sul suo corpo?” chiese Alec, che fino a quel momento era rimasto in silenzio.
“Segni?” chiese confuso Marcus.
“Denti di vampiro, unghie di licantropi…o segni del popolo fatato…qualunque cosa possa farci capire con chi abbiamo a che fare!”  spiegò Alec sbrigativo.
“Controllo subito” si affrettò a rispondere Marcus, sentendosi uno stupido per non averci pensato prima “ho bisogno di una mano!” dichiarò, iniziando ad esaminarlo.
Alec si stava già chinando, ma Rick fu più veloce di lui “Lo aiuto io. Tu vai dalle ragazze…credo sia arrivato il momento di mandare quel messaggio all’istituto!” l’arciere concordò con l’amico. Non sapevano ancora con chi avevano a che fare, né cosa fosse successo, ma tutto quel sangue non presagiva nullo di buono. Avevano bisogno di rinforzi.
Raggiunse così le ragazze, informandole delle condizioni di Gunter e sulla necessità di richiedere aiuto. Backy, aveva già il suo stilo in mano quando un urlo attirò la loro attenzione.
Si girarono contemporaneamente e videro Marcus lanciato in aria, precipitare violentemente a terra, mentre il corpo di  Gunter si distorceva in un ammasso di carne informe, inarcando la schiena e buttando il capo all’indietro per lanciarsi, poi, immediatamente contro Rick che era ancora chino a terra. Il viso di Gunter, non aveva più nulla di umano, gli occhi erano di un rosso acceso e la bocca si spalancò in enormi fauci che si andarono a conficcare nel collo di Rick.
“NOOO!!!” L’urlo di Anghela riecheggiò per l’intera vallata, facendo volare uno stormo di uccelli. I cavalli fuggirono spaventati, e quello di Backy s’impennò, facendola cadere a terra.
Anghela scattò in avanti, mentre Alec, dietro di lei, già con l’arco in mano, stava scoccando delle frecce in direzione di quel mostro.
“È un demone!” costatò non rivolgendosi a nessuno in particolare.
Il demone finì a terra, sotto le frecce di Alec, liberando così Rick dalla presa.
 Anghela gli fu subito vicino sorreggendolo. “Marcus!” gridò in direzione del ragazzo che si alzò frastornato, iniziando a correndo verso il ferito. Si inginocchiò in scivolata vicino agli amici, già con lo stilo in mano. Scoprì la ferita cercando di disegnarci una runa, mentre Rick si agitava in preda al dolore.
“Dannazione!” imprecò.
“Cosa succede Marcus! Perché la ferita non guarisce!” urlava Anghela, con le lacrime agli occhi, mentre cercava di tenere fermo Rick.
Marcus si passò una mano sulla fronte, imperlata di sudore “Credo…Penso che sia infetta!” dichiarò con un filo di voce.
“Fai qualcosa!” intimò Anghela disperata.
“Non posso fare molto. Bisognerebbe capire con quale demone abbiamo a che fare…e anche così, io non ho nessun antidoto con me! Ci vorrebbe uno stregone!”
Alec si avvicinò ai due ragazzi e guardandosi intono chiese preoccupato “Il demone! Dove diavolo è finito il demone!” l’arco già tra le mani.
“Dietro di voi!” urlò Backy, giusto in tempo per permettere ad Alec e Marcus di schivare il demone, mentre Anghela rimaneva piantata accanto a Rick, proteggendolo con il suo corpo, quando vedeva il demone troppo vicino.
Alec e Marcus lottavano tenacemente contro quel mostro dagli occhi rossi, infilzandolo in più punti con le lame angeliche, ma il demone non si dissolveva, anzi si limitava a perdere sangue, proprio come un umano, e rialzarsi tornando all’attacco, come il più feroce dei demoni.
“Maledizione! È invincibile!” ansimò Marcus, ormai a corto di fiato.
Il demone tornò alla carica, fiondandosi su Alec, che perse l’equilibrio, finendo a rotolare nella neve con quel mostro.  Finì con le spalle contro il tronco di un albero, avvertendo un forte dolore alla testa, sentendo dopo pochi secondi, un liquido caldo scorrergli sulla tempia.
Era ferito.
Ignorando il dolore, con le mani cercava di tenere il più lontano possibile il mostro e le sue enormi fauci aperte già pronte ad addentare la sua carne.
Fu la questione di un attimo, gli occhi blu del cacciatore incontrarono quelli iniettati di sangue del demone e la udì.
Per la prima volta, sentì la voce del demone dritto nella sua testa.
“Ciao Alexander!” un riso maligno.
Sbarrò gli occhi, come pietrificato. Il demone ne approfittò, lanciandosi sul cacciatore, ma una mano forte e decisa piantò una spada nella sua schiena.
Il demone, voltò la tesata di 365 gradi, senza muovere il busto.
Una maschera di rabbia il suo volto.
Ora era Anghela a fronteggiarlo.
Con un ghigno divertito, si alzò fissando la ragazza che, in tutta risposta, corse alla carica verso di lui, ma invece di colpirlo, come il demone si aspettava, gli saltò addosso dando due calci al suo torace, usando il suo petto per darsi slancio e raggiungere così la desta del demone, arpionando con le gambe il suo collo e come le più agili mosse di karate che si vedono solo in tv, gli girò intorno come una trottola, fermando la mano destra sui capelli mentre la sinistra percorreva, con un pugnale angelico, tutta la gola del mostro. Anghela finì a terra, rotolando di lato, ricoperta di sangue e con la testa del demone in mano!
“Questo è per Rick, gran figlio di puttana!”
“Per l’angelo!” esclamò Marcus “ricordatemi di non farla più incazzare!”
Alec si alzò tremante e con un filo di voce disse “Mi è entrato in testa! Ne sono sicuro, ho sentito la sua voce dritta in testa!”
Backy, che fino a quel momento si era tenuta fuori dal combattimento, ficcando il naso in un grosso libro, rialzò lo sguardo e con voce tremante chiese all’arciere “L’hai guardato negli occhi?”
Lui annuì senza parlare.
 “Potrebbe, potrebbe essere un…un…” aveva la gola secca “…un sussurratore!” a quelle parole i tre ragazzi si voltarono, increduli verso l’amica.
“Impossibile” dichiarò Anghela “Nessuno ne ha mai visto uno! Inoltre, secondo le leggende, i sussurratori sono invincibili! Loro non possono morire…”
“Sono d’accordo con Anghela. Ti sei sbagliata Backy. Stiamo veramente parlando di un sussurratore di morte? È solo una storia narrata per far spaventare i bambini!” dichiarò allarmato Marcus.
“Tutte le storie sono vere!” rispose Alec.

 
Nell’infermeria dell’istituto di New York nessuno riusciva a proferire parola. La storia che stavano ascoltando rasentava l’impossibile e, se non fosse stato Alec a raccontarla, non ci avrebbero mai creduto.
Magnus si alzò dalla sedia, percorrendo in lungo e in largo la stanza. Aveva bisogno di riflettere. Doveva cercare di trovare un senso a tutte quelle informazioni raccolte!
Un sussurratore. Com’era possibile?
“Scusate ragazzi, ma io sono nuova di questo mondo…potete spiegarmi perché sembrate così allarmati?” chiese Clary.
Magnus si fermò un attimo per fissare Clary “Tzè” esclamò sprezzante, per riprendere la sua marcia, senza meta, nella stanza. Sapeva che la povera ragazza non c’entrava nulla, che nessuno aveva colpa per la storia appena udita, ma era, per la prima volta dopo tanto tempo, senza parole!
“Sono dei demoni molto potenti…” iniziò a spiegare Jace “…più o meno…”
“Cosa significa ‘più o meno ’?” incalzò nuovamente.
Magnus si fermò nuovamente, fissandola irritato “significa che non dovrebbero esistere!” commentò stizzito, poi addolcendo la sua voce “biscottino, non sei cresciuta come una shadowhunters, quindi non ti sono neanche toccate, quelle assurde storielle che i genitori raccontavano ai propri figli per incuterli timore!”
“Perché fare una cosa del genere?” aggrottò le sopracciglia sbigottita.
“Clary…”fu Isabelle a parlare “quando eri piccola e tua madre si spazientiva, non ti faceva spaventare con credenze mondane? Del tipo ‘Ora chiamo il lupo’ oppure ‘l’uomo nero’ o ancora ‘la strega cattiva’?”
“Si!” ammise.
“Bene!” fu nuovamente Jace a prendere la parola “capirai bene che queste minacce, con i piccoli shadowhunters non funzionano. Siamo nati per combatterteli, quei mostri! Quindi narravano di un demone dagli occhi rossi che una volta l’anno, quando la neve ricopriva tutto, entrava nella testa della gente, capace di leggere dentro la loro anima e per sapere se erano stati buoni o cattivi!”
“Una versione demoniaca di babbo natale!” affermò Clary alzando un sopracciglio dubbiosa.
“Se vogliamo metterla così! Solo che lui è un demone sussurratore che sbrana gli shadowhunters cattivi!” riassunse Isabelle.
“Bell’infanzia avete voi nephilim! E poi ci si meraviglia se crescono pazzi psicopatici come Valentine!” sputò sarcastico lo stregone.  
“Ragazzi, stiamo tralasciando la cosa più importante, in questa storia” tutti si voltarono verso Izzy che alzò gli occhi al cielo “Come diavolo hanno fatto quei cinque ragazzi a uccidere un demone immortale?”
Ecco centrato il nocciolo della questione!
Ciò che spaventava a morte lo stregone era udirne la risposta.
Alec sospirò e rispose: “non lo abbiamo fatto!” l’arciere guardò per un attimo l’amica, che aveva gli occhi fissi a terra, sapeva che il resto della storia avrebbe aperto delle ferite incurabili e, prima di continuare, voleva essere sicuro che stesse bene. Sentendosi gli occhi addosso, Anghela alzò lo sguardo sull’amico e, con un sorriso triste, lo incoraggiò a continuare.
“La storia non è finita. Questo è stato solo l’inizio di un incubo! Ci sono così tante cose da sapere ancora…” chiuse gli occhi sospirando.
Isabelle scattò in piedi, facendo cadere la sedia alle sue spalle “Non capisco! Se lui non è morto, dov’è?”
“Probabilmente ancora sui monti vicino Vienna!” spiegò Alec.
“Allora è il posto meno sicuro per voi!” intervenne Jace “non siete più cacciatori assegnati a quell’istituto. Che se la vedano loro! Per l’angelo, ognuno deve badare ai propri guai! E noi, per quest’anno, ne abbiamo avuti a sufficienza!” disse combattivo il suo parabatai.
“So che non la pensi veramente così!” scherzò Alec “Solitamente dove ci sono i guai, lì ci sei tu!”
“Non è divertente!” lo riprese Isabelle “Se quel demone maledetto, fosse qui a New York, capirei il tuo coinvolgimento, ma perché rischiare? Perché andare lì? Non capisco!” quasi urlò la sorella.
“Perché gli è entrato in testa!” esalò con un sospiro stanco Magnus, ricadendo sulla sedia “Sentitevi pure liberi di correggere le mie osservazioni” chiese, rivolgendosi ad Alec e Anghela, lo stregone “Ma credo che loro siano costretti a tornare lì perché sono, ormai, compromessi! Il demone è entrato nella testa di Alec e, a giudicare dai nervi a fior di pelle della biondina, sarà successo la stessa cosa con lei. Non possono restare qui, altrimenti, quando cederanno, rischieranno d’infettare altre persone.”
“Acuto come sempre!” sorrise affettuoso Alec.
“Mio caro Alexander, chi vive tanti anni, come me, impara a carpire subito quando si sta per scatenare una sciagura!” concluse con un sorriso stanco.
 
 
 


Salve a tutti.
vi posto il nuovo capitolo, sperando vi piaccia! Ci tengo molto a questo capitolo, perchè le cose iniziano a farsi serie e spero di aver reso al meglio la situazione.
sono, ora, impegnata con il prossimo capitolo  e spero di riuscire a concluderlo come me lo immagino!
Concludo ringraziando tutti per l'attenzione!
ciao ciao
 

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** La notte più lunga ***


 
Il silenzio, sceso tra i quattro ragazzi, venne interrotto da un forte boato. Alec si guardò intorno, cercando di capire da dove provenisse quel rumore.
 La neve rossa, poco lontano da loro, iniziò a tremare sempre più forte, fino a quanto non si aprì una voragine.
“Cosa succede?” domandò Backy nel panico.
“Niente di buono!” urlò Marcus cercando di sovrastare il frastuono e avvicinandosi all’amica.
Il rumore, che man mano iniziava a somigliare sempre più a un ruggito, divenne più forte e dal cratere fumante iniziarono a spuntare dei corpi trasfigurati!
“Merda!” urlò Anghela iniziando, con fatica, a correre verso il corpo di Rick che giaceva a terra “qualcuno venga ad aiutarmi, non riuscirò a trascinarlo da sola!”
Gli ammassi di carne informi, proprio come Gunter qualche minuto prima, iniziarono a trasformarsi aprendo le enormi fauci e puntando gli occhi iniettati di sangue verso di loro.

Ora vengo a prendervi Alexander!

 La voce del demone vibrò nuovamente nella testa di Alec provocandogli un brivido di terrore lungo tutta la spina dorsale! Dovette racimolare quel poco di lucidità che gli era rimasta per ignorare quella tetra presenza, che piano iniziava a farsi largo nei suoi pensieri, e urlare ai suoi compagni
“Dobbiamo andarcene di qui!” corse verso Anghela aiutandola a sollevare Rick.
“Dove andiamo? I cavalli sono scappati e qui intorno c’è solo neve! Non abbiamo scampo!” Backy era terrorizzata.
“Alec” incitò Marcus, sperando in una risposta dall’amico.
Alec sentiva su di sè gli occhi di tutti i presenti. Sapeva che erano tutti in attesa di una sua parola, di una sua mossa. Si guardò intorno per fare il punto della situazione: erano in mezzo ad una distesa di neve, i cavalli erano fuggiti e tre, o forse quattro, corpi si stavano trasformando, sotto il potere del sussurratore, e a breve sarebbero stati pronti ad attaccarli.
Di una cosa era certo, se il demone fosse riuscito a far avvicinare quegli esseri a loro, sarebbero sicuramente morti. Avevano già combattuto con uno di loro ed era finita con Rick ferito e lui stesso compromesso dal demone, riuscendo a stento a sopravvivere.
 Affrontarli quindi era escluso. Ma dove potevano andare?
“Alec!” lo richiamò Anghela, vedendo che i demoni avevano iniziato la loro corsa verso i cinque cacciatori.

Oh, piccoli stupidi mocciosi! Quanta fiducia nutrono in te…chissà cosa penserebbero se sapessero che in realtà te la stai facendo sotto!

Alec si portò le mani al viso, scuotendo la testa energicamente, come se con quel gesto riuscisse a scacciare quella voce maligna dalla testa, poi guardando i suoi amici ordinò:
“Dobbiamo andare via di qua, non resisteremmo a un attacco” ed indicò i piedi della montagna “cerchiamo di arrivare lì, quando scendevamo ho scorto una caverna!” e deglutì.
“Che cosa stiamo aspettando” incitò Anghela “Andiamo!”
I demoni erano però ad un palmo di naso da loro e non sarebbero riusciti a raggiungere i piedi della montagna, trascinando Rick di peso, senza una buona copertura.
“Marcus, Backy” richiamò l’attenzione Alec “prendete voi Rick e correte verso la caverna…”
“No!” lo bloccò subito Anghela “io non lo lascio” e strinse la presa intorno al braccio di Rick.
“Non essere stupida!” la rimproverò Alec “ Non riusciremo  mai a raggiungere i piedi della montagna se non riusciamo a tenerli lontani” Anghela ancora non mollava la presa “Non abbiamo tempo di discutere!” urlò Alec.
Anghela trasalì, non aveva mai visto Alec così autoritario. Senza proferire parola passò il corpo del povero ragazzo nelle mani dei due amici e con meccanica precisione, impugnò arco e freccia “Bene capo, andiamo a fare il culo a quei demoni!” ghignò in direzione di Alec, che immediatamente la imitò.
Corsero a perdifiato, inciampando e lottando con le unghie e con i denti. Marcus e Backy cercavano di essere il più veloci possibili, anche se con Rick era pressoché impossibile riuscire a proseguire su quella coltre di neve.
Anghela e Alec erano, se è possibile, ancora più stremati dei due amici. Cercavano di correre e guardare le spalle ai tre cacciatori. Ma non facevano in tempo ad arrestare l’avanzata di uno dei corpi demoniaci, che altri ne spuntavano. Per non parlare del fatto che, anche quelli che erano riusciti a ferire, dopo qualche minuto, si rialzavano e riprendevano la loro feroce corsa.
A pochi metri dalla grotta, uno dei demoni, riuscì a saltare addosso ai due arcieri ingaggiando una lotta senza esclusione di corpi e i due, ormai a corto di fiato, stavano per perdere le speranze, quando un pugnale andò a conficcarsi in mezzo agli occhi del demone.
Alec ed Anghela si voltarono e videro Backy sorridere all’ingresso della grotta “ Avanti!” gli incito.
 I due, facendo ricorso agli ultimi brandelli di forza, si fiondarono verso l’entrata, dove si trovava già Backy con lo stilo in pugno. Con rapidità e precisione, la ragazza vi disegnò una runa che s’illuminò all’istante, facendo tremare la parete, sino a far rotolare giù una decina di massi che sigillarono, così, l’ingresso. I quattro amici fecero appena in tempo a vedere i corpi fiondarsi verso la caverna, senza però riuscire ad entrarvi.

“Siete in trappola!”  ghignò la voce nella testa di Alec.

L’arciere si buttò a terra, stringendo tra le mani la testa, sembrava pulsargli dolorosamente, riempiendosi della crudele risata del demone.
Chiuse gli occhi, cercando di scollarsi di dosso la pressante presenza del sussurratore che sentiva, ormai, strisciare subdolo nei meandri della sua mente.
“Backy”  chiamò “manda un messaggio di fuoco all’istituto e informali di tutto…”

“Come se qualcuno potesse credere alla vostra storia” lo ammonì divertito il demone

Alec sbuffo “…non tralasciare di avvisarli di non guardargli negli occhi” ogni parola gli costava un enorme fatica.
Backy annuì e si affrettò ad eseguire gli ordini.
Improvvisamente una scarica di immagini e suoni raccapriccianti invasero la mente di Alec. Come dei flashback vedeva le sue mani insanguinate, i suoi amici trucidati, il suo stesso corpo trasfigurato…sonore e beffarde risate riecheggiavano nella sua testa.
“Basta!” urlò sull’orlo della disperazione.
Tutti si voltarono a guardarlo preoccupati.
“Alec tutto bene?” chiese Marcus.
“No! No che non va bene!” ringhiò Alec.

“ah ah ah! Lui sarà il primo che ucciderai!” ordinò la malefica voce.

Alec Impallidì all’istante!
No, aveva cercato di tenere lontani quei mostri dai suoi amici, ma non aveva pensato al demone che regnava nella sua testa. Non aveva pensato che così facendo, aveva in effetti rinchiuso i suoi amici con il sussurratore che avrebbe comunque potuto agire attraverso lui.

“Tombola!”

“Ragazzi, dovete legarmi!” esalò sconfitto Alec
Anghela ci mise una frazione di secondo a capire cosa frullasse in testa ad Alec e si affrettò a legarlo, guardandolo in sottecchi “Andrà tutto bene!” mentì la ragazza.

“Lei mi piace! Sarà l’ultima che prenderemo.”

Alec sorrise all’amica, inspirò sonoramente “Qualunque cosa accada, non slegatemi!” iniziò “Backy, cercate di pensare ad un piano per distruggere questo maledetto sussurratore e-“

“Snow! Ora che siamo così vicini puoi anche chiamarmi per nome!” s’inserì subdolo il demone.

Alec cercò d’ignorarlo “…e fate in modo che io non ne venga a conoscenza. Lui vede e sente, tutto quello che vedo e sento io! Marcus, tu controlla costantemente Rick…Anghela” si voltò a guardare l’amica “ se le cose dovessero farsi difficili…” si leccò le labbra “…punta al cuore!” disse con una nota di disperazione negli occhi.
Anghela fissò per un lungo istante i suoi limpidi occhi blu, cerchiati da due profonde occhiaie, e poi annuì.

“Si, decisamente lei mi piace!” ribadì divertito Snow.

Passarono ore, o forse minuti, Alec non seppe dirlo, frastornato com’era dalla presenza di Snow nella sua testa, ma ciò che vide gli gelò il sangue: improvvisamente, il corpo di Rick, che fino a quel momento era caduto in un’immobile sonno, iniziò a tremare sino a sfociare in febbrili ed incontrollate convulsioni.
Anghela e Marcus, cercavano di tenerlo fermo, ma il ragazzo si contorceva in preda al dolore.
“Maledizione!” imprecò Anghela disperata “Fai qualcosa…” sussurrò tra le lacrime a Marcus.
“Te l’ho già detto…” biascicò dispiaciuto il ragazzo “Senza antidoto o uno stregone, non posso fare niente per Rick!”

“Diamo inizio alla festa!” esalò beffardo Snow.

Backy, Marcus e Anghela si alzarono di colpo, sgranando gli occhi.
“Chi ha parlato?” chiese, quasi isterica, Backy.
Alec impallidì.
I suoi amici avevano udito la voce di Snow, ma com’era possibile? Eppure solo lui aveva guardato negli occhi il demone. Cosa stava succedendo?

“ah ah ah davvero non ci arrivi?” chiese il sussurratore.

E, questa volta, notò che i suoi amici non avevano battuto ciglio…come se non avessero udito nulla!
“Per l’angelo! Sto impazzendo!” sputò tra i denti l’arciere, mentre abbandonava la testa contro le ginocchia, rannicchiate contro il suo petto.
“AH!” le urla disperate di Anghela richiamarono immediatamente la sua attenzione. Alzò gli occhi e si trovò di fronte al più raccapricciante degli scenari!
 Rick era in piedi, alto, forte e fiero…aveva afferrato Anghela per la gola, sollevandola di qualche centimetro da terra, mentre la fissava con i suoi gelidi occhi rossi!

“Questa non te l’aspettavi Alexander?” dichiarò Snow attraverso la voce di Rick e rise.

Quella maledetta risata gli perforava il cervello, procurargli delle dolorose fitte alla tasta. Si sentiva stordito, annebbiato, debole!
Il tempo, per Alec, parve dilatarsi in due momenti differenti: da una parte assisteva alle frenetiche immagini della lotta ingaggiata tra Marcus e Snow. Il ragazzo si lanciava in una battaglia, senza esclusione di colpi, contro il sussurratore che, ormai padrone del corpo di Rick, scansava i colpi del cacciatore, continuando a tenere ben salda la presa sul collo della povera Anghela, che cercava ancora, di liberarsi dalla mortale presa. 
Dall’altra parte, Alec, poteva percepire il lento sibilare del sussurratore, che piano si stava appropriando dei suoi nervi, della sua ragione, della sua volontà!
Mentre stava soppesando l’ipotesi di porre fine a quell’agonia uccidendosi o, peggio, lasciarsi andare al volere del sussurratore. Un particolare iniziò a stonare nella battaglia che si stava svolgendo davanti ai suoi occhi!
“Dov’era Backy?” appena la sua mente registrò questa piccola nota d’imperfezione, alzò immediatamente gli occhi, alla febbrile ricerca dell’amica.
La individuò in fondo alla caverna, con lo stilo in mano, intenta a disegnare qualcosa.
Immediatamente distolse lo sguardo, per evitare che Snow, potesse accorgersi di qualcosa…visto che era ancora intendo a destreggiarsi tra Anghela e Marcus.
Ad Alec non ci volle molto per capire che ciò che stava facendo l’amica, aveva a che fare, con un qualche tipo di piano che avevano escogitato i tre cacciatori. E, anche se non sapeva esattamente di cosa si trattasse, Alec decise che doveva dare una mano ai suoi amici, che non era ancora arrivato il momento di gettare la spugna, non ancora almeno…e soprattutto non a discapito dei sui amici.
Così, facendo appello ad una forza che ormai non credeva più di avere, si alzò in piedi e, anche se aveva le mani legate dietro la schiena, iniziò a correre verso Snow, urtandolo con tutta la forza che aveva in corpo.
Lo scontro fu così violento che le mani di Rick, mollarono la presa sul collo di Anghela, facendola cadere al suolo.
Per un breve ma lunghissimo istante, tutti si guardarono, incerti sul da farsi poi Rick si alzò in piedi, iniziando a parlare con la voce profonda e crudele di Snow.

Arrendetevi! Farà meno male così!”

“Mai!” proferì, Alec, con tanta autorità da far saettare negli occhi rossi del demone il barlume dell’incertezza.

Ma fu solo un momento, poi riacquistando la solita imperiosa espressione continuò “Proprio tu parli? Sappiamo entrambi che stai per cedere…e una volta nelle mie mani, sarai tu a far del male ai tuoi preziosi amici!”

“Non accadrà!” dichiarò con ferrea convinzione “loro mi fermeranno prima!” e guardò Anghela negli occhi, incitandola, silenziosamente, a tenere fede alla sua promessa.
Anghela si mise in piedi e alzando tremante lo sguardo su Alec sorrise amara.
“Farò la cosa giusta” dichiarò con gli occhi lucidi, poi Alec la vide correre all’attacco, con il pugnale angelico in mano e chiuse gli occhi aspettando che l’amica lo trafiggesse, come promesso.
Inspirò rumorosamente e mentre nella sua mente vorticavano le immagini dei suoi genitori, gli occhi del suo parabatai ed infine, il sorriso di sua sorella, udì Anghela sussurrare tra i denti “ La felicità non dura per sempre!” ed aprì immediatamente gli occhi, appena in tempo per vedere Anghela trafiggere il cuore di Rick spingendolo indietro, verso il fondo della caverna, lì dove Backy poco prima, aveva disegnato qualcosa con il suo stilo.
Appena il corpo ferito di Rick entrò in contatto con le linee disegnate da Backy, una forte luce illuminò tutta la caverna, per poi terminare in alte fiamme azzurre che disegnavano un pentagono, all’interno del quale, Snow venne bloccato!
“Ma cosa-“
“È un campo di forza che serve per bloccare i demoni” si affrettò a spiegare Backy “non sapevo se avrebbe funzionato anche con il sussurratore, ma era la nostra unica speranza! Volevamo mettere te in quella stella, giusto per precauzione, finché non fossero arrivati gli altri, ma non ne abbiamo avuto il tempo…”
Tutti ci voltammo verso Anghela che, senza dire una parola fissava, inerte le sue mani sporche del sangue di Rick, sporche del sangue della persona che amava.
“Stai bene?” chiese infine Marcus, posando una mano sulla spalla di Anghela. Lei la scrollò con un gesto energico e deciso, asciugandosi veloce una lacrima.
“Sono compromessa anche io!” dichiarò sbrigativa “dovreste muovervi a rinchiuderci in un altro pentagono, prima che ricominci tutto d’accapo!”
Marcus e Backy non se lo fecero ripetere e disegnarono immediatamente un altro campo di forza, abbastanza grande per racchiudere sia Alec che Anghela.
I due arcieri vi entrarono silenziosamente, sedendosi stanchi.
“Come fai a sopportarlo?” chiese Anghela, tenendosi la testa con le mani, cercando invano di scacciare la voce del demone dalla sua testa.
“Vorrei dirti che ci si abitua, ma con il passare del tempo peggiora solamente” ammise Alec rannicchiandosi sconfitto contro la parete della caverna.
“Per l’angelo, quanto vorrei bere qualcosa di forte! Almeno così potrei annegare i miei sensi” bofonchio la ragazza ridendo isterica.
“Io ho qualcosa nello zaino…” iniziò incerto Marcus “…si, insomma, ho portato del whisky in caso facesse troppo freddo, sai per scaldarci…” iniziò a spiegare imbarazzato il ragazzo.
“Al diavolo Marcus, non mi frega niente, lanciaci solo la bottiglia!” e al contrario di quello che ci si poteva aspettare, fu Alec a parlare.
Improvvisamente, l’idea di bere, di annebbiare il proprio cervello e allontanare per un po' la voce martellante di Snow, gli sembrava un’idea maledettamente allettante!
 Tanto, peggio di così non poteva proprio andare.
 Erano rinchiusi in quella bolla energetica, aspettando e sperando che gli altri shadowhunters potessero giungere da loro in tempo per aiutarli, prima che Snow riuscisse ad impossessarsi della loro mente e della loro volontà.
Si, l’alcool avrebbe scandito le ore di quella notte che si prospettava, come la notte più lunga della sua vita!
 
 
Magnus guardava il fidanzato con preoccupazione. Sapeva che per lui, doveva essere molto difficile parlare del sussurratore. Non doveva essere stata una bella esperienza averlo nella propria testa.
Nei suoi quattrocento anni, aveva sentito parlare raramente dei sussurratori, udendo di tanto in tanto le fantasiose storie su questi crudeli demoni. Storie sempre diverse e raccapriccianti. L’unica costante, l’unico particolare che non cambiava mai era la totale distruzione che il demone si lasciava alle spalle!
 Nessuno, mai, in nessuna storia, sopravviveva.
E come avrebbe potuto?
Il sussurratore aveva il potere di entrare nella testa delle sue vittime, portandole lentamente alla follia. Suoni, voci e immagini, venivano distorte e come una goccia che pazientemente scava la roccia, così lui ci insinuava il germe della follia. A quel punto le scelte erano due: trasformarsi in un mostro informe e uccidere chiunque vi si parasse davanti o, approfittando dei pochi brandelli di lucidità rimasti, uccidersi.  
Un brivido scosse il corpo dello stregone, al solo pensare che Alec, ad un certo punto, si fosse trovato di fronte a quella orribile scelta. E l’angoscia crebbe a dismisura, quando si rese conte che, probabilmente, si sarebbe di nuovo trovato di fronte a quel terribile bivio.
Se aveva capito qualcosa del carattere dell’arciere, era che avrebbe sempre messo davanti a tutto il bene altrui, quindi se messo alle strette, non aveva dubbi sulla scelta che avrebbe preso.
“Potreste lasciarci da soli?” Alec aveva rotto il silenzio, che da troppo tempo, regnava in quella stanza. Tutti gli occhi puntarono su di lui che sorrise “Ragazzi, per favore, ho bisogno di parlare con Magnus da solo! Sarà una notte lunga questa e, prima di raccontarvi il resto della storia, ho bisogno di parlare con il mio fidanzato in privato!”
Magnus, guardò gli amici lasciare lentamente la stanza. Lesse sul viso di ognuno una nota di allarmato timore, come se condividessero le sue identiche paure.
“Magnus, io ti amo!” iniziò Alec.
“No! No Alexander, non te lo permetto! Non mi dirai addio! Non ora e non così!” buttò fuori rabbioso.
“E non ho intenzione di farlo!” lo rassicurò Alec, cercando la sua mano. Quando riuscì ad afferrarla, lo tirò a sé abbracciandolo. “Sono uno shadowhunters cammino di pari passo con la morte da quando sono nato. Non mi fa paura” scostò il volto del fidanzato quel tanto per poterlo guardare. Fece risalire le mani lungo il suo corpo, per finire a posarsi sul suo viso. “Quello di cui ho paura è perdere le persone che amo. Perdere te!” esalo in un sussurro.
“Devo andare. Sai che è la cosa giusta. Ma tornerò da te!”
“Verrò con te!” I suoi occhi puntati in quelli azzurri dell’arciere.
Alec chiuse gli occhi e scosse la testa “Non puoi farlo!” sussurrò appoggiando la fronte a quella del fidanzato “Se tu fossi lì, su quei monti con me, non riuscirei a fare bene il mio lavoro. Sarei troppo preoccupato per te, per quello che potrebbe succederti…inoltre…un sussurratore nella testa di uno stregone, un sommo stregone…” sbuffò accennando un sorriso stanco “saremmo responsabili della fine del mondo!” rise privo di allegria.
Magnus sapeva che le sue argomentazioni erano più che valide, ma non riusciva a pensare di mandare Alec ad affrontare quel demone da solo, semplicemente non riusciva ad accettarlo.
“Non voglio che tu vada! Non voglio separarmi da te così presto…ci siamo appena ritrovati! Abbiamo ancora tanto da fare insieme…Non sono ancora pronto a sopravvivere a te” esalò con un filo di voce.
 Alec poteva percepire la sofferenza in ogni sua parola.
  “Ehi!” lo richiamò alzandogli la testa e chiudendogliela tra le sue forti mani “Non ho nessuna intenzione di lasciarti! Tornerò!” un sorriso dolce si disegno sul suo viso “Torno sempre da te!” e come per suggellare la promessa che gli aveva appena fatto, le loro labbra si unirono in un bacio.
C’era amore, disperazione, speranza e paura in quel bacio.
“Ragazzi!” Jace entrò nella stanza come un uragano.
Alec fece per interrompere il bacio ma Magnus non glielo permise, ancorando con una mano la nuca dell’arciere e riportandolo con ancora più irruenza contro le proprie labbra. Con la mano libera, invece, iniziò a creare delle vivide scintille blu che vorticarono nella stanza per qualche secondo, sino a posarsi a terra creando una decina di starnazzanti anatre che corsero immediatamente verso il biondino.
 Jace in tutta risposta sbiancò iniziando a correre fuori, con quelle maligne oche alle calcagna.
Magnus sorrise nel bacio, preoccupandosi di richiudere la porta con la magia.
“Sei diabolico” sussurrò divertito Alec.
“Au contraire, mon amour” affermò lascivo, abbandonando le labbra del fidanzato e iniziando a depositare caldi baci sulla runa disegnata sul collo “semplicemente, so quello che voglio e non esiste biondino o demone leggendario che tenga!”
“Ma-gn-us” cercò di articolare Alec, tentando d’ignorare i brividi che le labbra dello stregone sul suo collo gli procurava.
“Mio dolce Alexander” continuò Magnus, senza interrompere la sua scia di baci “so che pensi di dover sopportare il peso del mondo da solo, ma non funziona così! Siamo una coppia e questo vuol dire affrontare le avversità insieme! Non ti permetterò di allontanarmi. Proprio come non hai mollato tu con me, quando ero angosciato per gli effetti della runa dell’agonia, così io non lascerò te solo con le tue pene!” e per evitare una qualsiasi protesta si fiondò nuovamente sulle labbra del fidanzato.
Il bacio divenne carico di passione, pregno di promesse, di amore e di lussuria.
I loro respiri divennero sempre più affannati e le loro mani, bramose di avere di più.
 
Toc toc
“Ragazzi?”
La timida voce di Calry interruppe il filo di lussuria che ancora coinvolgeva le labbra dei due ragazzi, facendo allontanare Alec da quelle labbra tentatrici che annebbiavano il suo cervello più di mille sussurratori.
“Quei due devono proprio trovarsi un hobby, altrimenti lì spedirò a Timbuktu senza possibilità di ritorno!” si lagnò lo stregone.
Alec rise di gusto, allentando finalmente tutta la tensione che aveva in corpo.
“Cosa possiamo fare per te, biscottino?” rispose Magnus con malcelato fastidio, mentre era tornato a baciare il collo del suo arciere.
“Abbiamo un piano per eliminare Snow!” dichiarò Clary, sempre barricata dietro alla porta.
Alec, per la seconda volta, si staccò dal fidanzato che protestò borbottando sonoramente.
“Andate nel mio ufficio, vi raggiungiamo tra due minuti!” dichiarò sbrigativo Alec, mentre stava già scostando le lenzuola per alzarsi dal letto.
Ma Magnus non glielo permise, riportandolo nella posizione di prima e rituffandosi sulle sue labbra.
“Facciamo venti minuti!” urlò per farsi sentire dalla rossa “siamo impegnati in una lunga discussione!”
Alec sorrise e sistemandosi meglio sul letto si portò Magus a sedersi cavalcioni su di sé, arrossendo immediatamente per l’audacia dimostrata.
 
Dopo venti minuti esatti, i due fidanzati fecero il loro ingresso dell’ufficio di Alec, che dovette abbassare subito lo sguardo arrossendo vistosamente sotto gli occhi pieni di malizia della sorella.
 “Mi hai lasciato preda di quelle orrende oche starnazzanti!” urlò furioso Jace in direzione dello stregone.
“Così, la prossima volta, ci penserai due volte prima di interromperci!” affermò annoiato Magnus, intendo ad osservare lo smalto sulle proprie unghie.
 “Allora? Questo piano?” chiese infine.
“Aspetta!” intervenne subito Alec “E’ meglio che ne parliate senza me ed Anghela nella stanza!” spiegò e senza aggiungere altro si diresse fuori con Anghela.
“Pensi che abbiamo veramente trovato un modo per distruggere Snow?” chiese l’amica.
“Se c’è qualcuno che può farlo, quelli sono proprio loro!” dichiarò convinto Alec, guardando grato verso la porta.
 
Quando i ragazzi uscirono, non spiegarono molto ai due arcieri, limitandosi a dire loro lo stretto indispensabile: sarebbero andati tutti nell’istituto di Vienna.
Alec, questa volta, non protestò. Leggeva nello sguardo di tutti una tenace determinazione. Qualunque fosse il piano ideato, doveva essere un buon piano, ne era certo.
Dunque, non persero altro tempo e dopo aver mandato un messaggio di fuoco al capo dell’istituto di Vienna, che lo avvisava del loro arrivo, Magnus aprì un portale.
Jace, Clary e Isabelle furono i primi ad andare. Alec si avvicinò al portale, inspirando rumorosamente.
“Andrà tutto bene!” lo rassicurò Magnus.
Alec gli sorrise pieno d’amore e gratitudine, avanzando verso il portale, ma poco prima di entrarvi, sentì la presa forte e decisa di Anghela sul suo braccio.
Entrambi entrarono nel portale contemporaneamente.
Appena fu dall’altra parte, Alec ci mise una frazione di secondo a realizzare di non trovarsi tra le calde mura dell’istituto, ma sulla buia montagna a pochi centimetri da una distesa di folta neve rossa!

“Ben tornato a casa, Alexander!”

Un brivido scosse tutto il suo corpo, fece appena in tempo a girarsi per vedere due occhi rosso sangue brillare sul viso di Anghela, prima che quest’ultima lo colpisse.
Alec cadde al suono e mentre perdeva i sensi, sentì una diabolica risata riecheggiare nell’intera vallata.


Salve a tutti
Mi scuso per il forte ritardo con cui ho aggiornato!
Ma queste sono state, e saranno, settimane un po frenetiche per me.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto e vi anticipo che manca uno (o forse due) alla fine della storia.

Nel contempo, la mia ispirazione mi ha portato ad iniziare un'altro racconto, sempre con il mio (vabbè nostro) alec come protagonista.
Questa volta, però sarà un racconto breve.

Un saluto e come al solito ringrazio chi mi ha lasciato un commento e chi ha deciso di seguire la mia storia o anche solo abbia deciso di leggerla.
Ciao ciao e a presto (spero)

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3704642