Lost Gods - Il Risveglio

di Light Clary
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Vic ***



Capitolo 1
*** Prologo ***



Cantami o diva

Di quando la guerra fra Dei e Titani ruppe l'equilibrio dell'universo.

Fuoco e fiamme presero il dominio, rendendo tutto un cumulo di cenere.

Non ci fu mortale che sopravvisse.

L'Olimpo crollò.

I dodici Dei che rappresentano gli elementi della vita furono annientati.

Ovunque si sentivano solo i crepitare delle vampe.

Piovevano cenere e meteore, creando crateri così profondi da vederne il magma sotterraneo.

Presto il mondo si sarebbe sgretolato.

Se non fosse stato  per il più potente di tutti, padre di dei e uomini, figlio di Crono,  il quale sopravvisse solo di qualche minuto in più rispetto alla sua stirpe, per l'umanità non ci sarebbe stato un futuro.

Egli, consapevole che non avrebbe compiuto altri gesti, usò la sua ultima folgore per emanare dal proprio corpo e da quello dei suoi figli e fratelli decaduti, le energie sufficienti per procreare un nuovo mondo.

Un mondo dove i Titani non potessero più tornare. Dove gli umani avrebbero ripopolato una nuova stirpe dal quale discendere.

Perché sarebbe arrivato un giorno in cui Zeus e gli Dei dell'Olimpo sarebbero tornati sulla terra con sembianze mortali. I loro poteri si sarebbero risvegliati e sarebbero tornati ad abitare sopra il mondo, venendo venerati dai mortali e piegandoli al loro volere.

Una nuova era segnerà le sorti dell'universo e che Zeus sia clemente semmai non dovesse perdonare coloro che gli hanno portato via il potere!

E fu così che un grosso vortice di fulmini risucchiò nell'oblio ogni cosa esisten...

 

 

-BLAKE ALEXANDER, VUOLE RITORNARE NEL MONDO DEI VIVI O DEVO MANDARLA IN PRESIDENZA? 

Quella voce da gallina scuoiata della professoressa Pierce mi ha già fatto sobbalzare sul banco per la seconda volta oggi. Ci mancava pure che mi si mettesse a fianco per verificare che non mi distrassi ancora con degli scarabocchi sul mio quaderno mentre lei continuava a leggere il suo palloso libro di letteratura greca.

-Chiedo scusa - mugugno trattenendo uno sbadiglio - Continui, si sta facendo interessante.

-Allora, visto che la ritiene interessante - mi sfida la gallina - Perché non mi fa un commento?

Non oso guardarla negli occhi perché mi partirebbero istinti omicidi che già sopporto quando devo sentirla chiocciare. 

Ma perché cazzo doveva capitarmi lei in questi maledetti corsi di recupero estivi?? 

Siamo solo cinque in classe. Voglio proprio vedere cosa succederebbe se facesse la stessa domanda a qualcun'altro.

-Zeus era un'idiota - sparo alla fine ricordandomi questo nome tra le mille parole che sentivo vagare mentre ero assorto in altri pensieri.

-Perché dice questo?

Madonna, ma perché non muori male? 

-Perché ... si credeva il re del mondo chi solo perché poteva manovrare due o tre saette. Neanche fosse Harry Potter.

Ho fatto una gaff alla quale tutti mi ridono tranne la gallina.

Lei sbuffa e si gratta la fronte: - Se avesse fatto scena muta sarebbe stato più accettabile.

Non replico. Chino il capo come fintissimo segno di scusa.

-Nessun'altro? - domanda sperando che almeno a qualcuno sia importato una minchia della sua lettura.

La ragazza in prima fila che avevo notato piegata su degli appunti quando sono arrivato mezz'ora fa, alza la mano. 

-Sì, Dottie Harrelson? - fa la Pierce.

-Se posso fare un commento - dice lei. La guardo un secondo. Strano che un'occhio vigile come me non si sia accorto di quanto sia sexy. Sarà perché l'avevo trovata con la testa abbassata.

Ha lunghi e fluidi capelli biondi con riflessi dorati, una carnagione pallida e anche se non riesco a vedere bene i suoi occhi da qui noto che ai raggi del sole sono luminosissimi.

 - Anche io ritengo che il comportamento di Zeus sia di un vero idiota - non ci posso credere, mi ha dato ragione? Oltre a essere uno schianto è anche intelligente. Thug life per il sottoscritto - Ma non nel senso che ha detto lui  - si spiega meglio poi. Mi rabbuio.

-E in che senso allora? - chiedo incuriosito sporgendomi di più sul banco.

-Nel senso - replica lei senza guardarmi - Che ritengo che il fatto che Zeus abbia voluto ricreare l'universo solo per impadronirsene quando tornerà, sarebbe come generare una seconda guerra. Se nessuno si sottomettesse a lui, non ci penserebbe due volte a sterminare il genere umano. E questo è ancora più meschino di ciò che hanno fatto i Titani. Se il mondo è destinato a scomparire, tanto valva che fosse rimasto in cenere, piuttosto che aspettare di piegare al potere degli innocenti.

Continua a sparare supposizioni a casaccio. Ha la parlantina facile, però ha una voce calma e lieve e mi rilassa ascoltarla.

-Basta così - la interrompe l'oca - Grazie Dottie Harrelson. In realtà il genere di "sottomissione" che gli dei intendono quando parlano di ottenere il potere, è quello di una venerazione. Pretendono di essere lodati dai mortali al punto di offrire loro qualche sacrificio. Non intendono schiavizzare o sterminare.

-Ma se per quello c'è già stato Hitler - sparo una battuta. Tutti ridono ancora. Dottie abbassa lo sguardo. Cazzo, sta pensando che volevo sfottere lei? - Però ... è vero. Il mondo non deve essere sottomesso dagli affamati di potere! - la vedo alzare lo sguardo - E' una bella teoria la tua.

-Grazie - mi sorride.

Beh, è stato facile.

-Blake Alexander! - ma perché mi deve gracchiare nell'orecchio?

-Sì, prof?

-Una nota di demerito.

-Che cosa? Ma ... sto partecipando alla conversazione ...

-Facendo battute inappropriate. Visto che le piace tanto divertirsi, le sta bene se per domani mi porta un saggio sulla mitologia di ... che so ... venticinque pagine?

-Ma ... che caz... - tra un po' mi partono. Giuro.

Se non fosse che la campanella è appena suonata.

-Voglio da tutti un saggio - specifica la stronza - Non superate le dieci pagine.

Ma sta scherzando? Accidenti che merda, se non fosse che è anche decrepita ...

Aspetto che esca dalla classe e butto lo zaino a terra con un ringhio. Tutto il contenuto si rovescia : - Proprio quando cominciavo a interessarmi?

-Seriamente? - dice una voce. 

Alzo lo sguardo e vedo che Dottie Harrelson è l'unica rimasta in classe con i libri abbracciati al petto. E' in piedi vicino al mio banco. Con un borbottio nervoso mi chino subito a raccogliere la mia roba. Lei s'inginocchia e mi aiuta.

-Ehm ... che cosa? - domando quando ci rialziamo.

-Eri interessato?

-Sì ... certo. 

-La mitologia greca mi ha sempre appassionato. Fin da piccola.

-Ah sì? - mi poggio il viso sul palmo ascoltandola ammaliato - In effetti, ci sono belle storie che ne fanno parte.

-Si chiamano miti - mi corregge senza aria di scetticismo - E tutti ruotano intorno agli dei. Tra cui Zeus.

-Pff - sbuffo alzandomi un ciuffo di capelli - Per provocare tanti danni doveva essere molto annoiato.

-In effetti. Il suo passatempo preferito era quello di fare il cascamorto.

-No, ma dai! Alla sua età?

-Veramente gli Dei non dimostrano né vecchiaia né giovinezza. Secondo le leggende appaiono agli umani come vogliono essere visti da loro.

-Perfetto. Allora siccome io lo considero un pesce lesso e anche un porco, chissà in che strana forma dovrebbe comparirmi.

Ride ancora. Mi interesso sempre di più: - Non ti facevo così simpatico Blake Alexander. Ti ho sempre notato come uno che soffre di deficit di attenzione. E di quelli ne conosco tanti.

-Non mi conosci abbastanza bene. Però sulla storia del deficit ti do ragione.

-Non direi. Hai ascoltato finora tutto quello che ho detto. DI solito le nerd come me non trovano facilmente qualcuno con cui parlare. E io ... parlo tanto.

-L'ho notato - Cacchio, è arrossita! Sto andando forte! E' già in fase di imbarazzo - Però non mi sto annoiando a parlare con te. Anzi - mi butto deciso - dovremo farlo più spesso

-Ti sei preso una bella punizione dalla signora Pierce - dice ignorando le ultime parole che ho detto - ma se vuoi ... posso aiutarti ... - ohhh ecco il suo trucco!

-Quando vuoi - accetto entusiasta - facciamo alle cinque? 

-A casa mia? - accidenti, io sarò diretto ma anche lei non scherza.

-Mi servirà l'indirizzo ...

-Non ce n'è bisogno - mi prende la mano facendomi sobbalzare. Scrive qualche cifra sul palmo - Ci sentiamo, Alexander - termina prima di uscire dalla classe.

Mi guardo la mano con sopra i numeri, poi la porta da dove è uscita.

Non so cosa pensare. Ho tante cose per la testa. Ma la prima è ufficiale.

Venire a frequentare questi corsi di recupero non è stata per niente una cazzata!

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Capitolo 2
*** Vic ***



Detesto quando succede.
Londra è famosa per essere una città sommersa dai nuvoloni, ma è una palla infinita finire sotto la pioggia per la terza volta in una giornata! A piedi per giunta!
Si vede proprio che è luglio, eh?
La cosa che meno sopporto è quando minuscole gocce mi finiscono davanti agli occhi scendendo sulle lenti dei miei occhiali e appannandoli. Sono sempre costretto a levarmeli, anche se non fa tanta differenza. Vedo tutto sfocato comunque.
Per fortuna sono arrivato in un punto in cui posso proseguire anche a occhi chiusi. Cammino dritto sul marciapiede, svolto una piccola curva, distinguo una macchia gialla in fondo alla strada e attraverso quando mi rendo conto che il semaforo è rosso.
Giungo davanti al portone della villa senza neanche inciampare nei gradini bagnati. Uso il libro che ho in mano come ombrello per ripararmi almeno la testa, stupido me a pensare che posso riuscire a fare un kilometro e mezzo da casa mia senza bagnarmi e non portandomene uno vero.
Mi riparo un attimo sotto il porticato mentre alle gocce comincia ad aggiungersi anche della grandine e busso alla porta. Mentre aspetto mi pulisco gli occhiali sulla camicia per poi inforcarli nuovamente e vedere tutto più o meno distinguibile.
-Ciao Vic – mi saluta la signora Alexander appoggiata sull’uscio della porta appena aperta. Non ha neanche dovuto chiedere chi fosse, trovandomi sempre io di fronte casa sua ogni giorno alle due.
-Salve Sign … - ricordo quante volte mi ha proibito di chiamarla in quel modo. Ormai mi considera di famiglia – Ciao Juliet.
-Blake è di sopra. L’ho visto piuttosto agitato, ma non mi ha voluto dire nulla – mi fa un sorriso malizioso – Vedi tu se riesci a estorcergli qualcosa.
-Ci proverò – dico in tono scherzoso.
Entro nell’androne e vengo immediatamente investito dall’aria calda dei condizionatori.  Mi prendo qualche minuto per asciugarmi dall’acquazzone che mi aveva beccato. Juliet mi dà un asciugamano per scrollarmi le gocce dai capelli.
Mentre mi strofino per bene la testa salgo le scale e giungo sul pianerottolo del primo piano senza esitare sulle foto di famiglia che ormai so a memoria, ma lanciando un veloce sguardo alla decina in cui ci sono anch’io. Eh, sì. Sono proprio uno di famiglia per loro.
Non sono certo le foto a fermarmi dallo bussare alla porta di Blake, ma il fatto che da quella accanto la sua non proviene alcun suono. Chissà se c’è …la voglia di bussare è più forte di me. Credo che sto per cedere.
-Cazzarola, anche oggi doccia? – sobbalzo quando il mio migliore amico apre di slancio la porta della sua stanza fermandomi da quella che sarebbe potuta essere una grossa cazzata.
-Eh … che ti devo dire? Odio bagnarmi e sempre che me la butto da solo! – faccio l’indifferente continuando ad asciugarmi.
-Sei sfigato, bro – ride lui -  Vieni dentro. Ti devo dire! – mi afferra un braccio trascinandomi dentro. Mi tolgo lo zaino buttandomi sul suo divanetto, levandomi gli occhiali e asciugandoli meglio. Il libro che tenevo in mano era ancora umido e per sfortuna sua non si tratta di un libro di testo, ma uno dei romanzi che sto continuando.
-Spara, ma in fretta. Siamo ancora a metà di Dorian Gray e non voglio incularmelo ad agosto! – l’idea di partire per Miami col peso del saggio non concluso per settembre mi fa venire l’ansia, per questo sto insistendo tanto con lui affinché ce lo togliamo dalle palle.
-Oggi io dovrò studiare – strano sentirselo dire da uno come lui che uccidetemi, non aprirebbe mai un libro di testo. Però non sembra tanto ironico – Ma non certo quella cagata di romanzo per Gay – noto che si fissa il palmo della mano aperto con fare malizioso. Cosa sta tramando?
-Che vuoi dire?
-Vorrei ringraziare chi ha inventato i corsi di recupero.
-Ah, già. Com’è andata? Quella decrepita della Pierce ha fatto sceneggiate?
-Non ci ho tanto badato a quella– si avvicina ghignante. Non mi piace – Ero troppo occupato a fare la volpe- Ecco. Ora so che non mi piacerà. Con un balzo raggiunge il divanetto mi spara il suo palmo davanti al naso (quando si dice “con un palmo di naso” …) in modo da farmi vedere i numeri che ci sono scarabocchiati sopra – E ho accalappiato una bella pollastrella!
-No, scherzi?
-Affatto, bro! Sapessi, è un vero schianto! Giusto il tempo di una chiacchierata e ci siamo già dati appuntamento! Qui! Alle cinque!
-Cosa? Così, di punto in bianco?
-Esatto, non è magnifico?
-Aspetta … - soffoco una risata – ma non pensi che alle cinque sia un po’ troppo presto? Tua madre di solito esce dopo le sette …
-Eh? – mi guarda come se avessi una mosca schiacciata in fronte – Ma che cazzo hai capito, Vic? Non sono così spedito! Faremo solo una piccola ripetizione.
Indugio un attimo a bocca aperta, prima di sospirare un lungo: - Ahh … capito!
-Ascolta, non starai mica penando ancora alla faccenda di Bree, non è vero?
A dire il vero è la prima cosa che mi è balzata in testa quando ha detto volpe. Nego tutto noncurante facendo finta di asciugarmi ancora gli occhiali.
-Quante volte ti devo ripetere che era lei fatta e non io? – mi rimbecca per l’ennesima volta – Gliel’avevo detto che quella sostanza non era affidabile, ma che ti devo dire, la conosci! Le piacciono le sfide!
-Però! – puntualizzo stavolta ghignando a mia volta – Tu non ti sei opposto!
Alza gli occhi al cielo dandomi le spalle: - Non ero fatto … ma di certo non ero del tutto sobrio … - scrolla la testa – Non ricordarmelo più, ti prego! La mattina successiva è stata la peggiore della mia vita!
-Sei tu che hai tirato fuori l’argomento – gli faccio notare mandandolo in pallore – Io ero venuto soltanto per fare sto minchia di saggio, perché non voglio farmi Miami Beach col mio saggio incompleto e il tuo ancora da cominciare!
-Ma lo capisci o no che fra tre ore, verrà qui una pupa nerd da paura?
-Nerd? Da quando ti interessano le nerd? – e parlo per esperienza personale.
-Non lo so. Però stamattina è andata piuttosto bene. Tentar non nuoce – mi rimostra nuovamente il palmo – Ma volevo aspettare te prima di chiamarla! Ho paura di impappinarmi e sparare cazzate!
-Ecco perché non mi hai detto niente per telefono – sbuffo – Se l’avessi saputo mi sarei risparmiato la doccia! – indico fuori dalla finestra dove si è messo anche a tuonare.
-E dai Vic! Proviamo due o tre discorsi, non mi far fare figure di merda! E’ il primo appuntamento!
-Dopo il primo incontro. Non promette niente di buono.
-Daiii! Sai che posso ripagarti!
-Si? Facendoti da solo il saggio?
-Beh … a parte quello.
-Senti non mi va di giocare a cupido con te oggi. Ho lasciato mia madre con tre bambini a casa e mi aveva chiesto aiuto perché due di loro studiano francese, per il quale la pagherebbero il doppio! Ho dovuto dirle che dovevo fare ripetizione a un altro bambino! – lo indico a mani aperte – Che a quanto pare mi ha rimpiazzato.
-Che fai il geloso?
-Macché! Se mi hai appena detto che mi libero da sto peso me ne torno a casa.
-E dai Vic! Che ti costa scrivermi qualcosa di serio su un pezzo di carta?
-Che costa a te provare? Facciamo che resto a guardarti, così ti indico i punti dove sbagli.
-No! Dovrò essere perfetto, non sparare a cazzo! A chi altro potrei chiedere, se non a un nerd di aiutarmi a rimorchiare un’altra nerd?
-Non sono la Fata Smemorina, bro! Se sei stato perfetto stamattina dal vivo, non vedo perché non lo potrai essere per telefono! Mo non è che i nerd abbiano movenze tanto diversi dagli altri!
-Ah, bene. Dunque ti va bene se non appena risponde faccio tipo “Ei, indovina un po’ a chi stavo pensando?”
-Suona stupido visto che sei stato tu a chiamarla.
-Allora che ne dici di “Ciao Baby?”
-E dicevi di non essere così spedito!
-Forse è più una cosa da secondo appuntamento, ma “Ei, zuccherino” non suona troppo come una cosa a doppio senso giusto?
-Sei un caso perso lasciatelo dire – mi sto rendendo conto solo ora che lo sto aiutando senza rendermene conto. Mi riprendo ricordandomi che a mia madre serve un aiuto con i ragazzi a cui fa ripetizioni private. Afferro lo zaino e me lo carico in spalla: - Ci vediamo, bro.
-E dai!! Mi lasci davvero nella merda?
-Dipende da te se restarci o meno – a volte queste affermazioni filosofiche mi fanno sentire un genio più di quanto già non lo sia – Mi prendo in prestito un ombrello se non ti dispiace – esco dalla stanza per dirigermi nuovamente verso le scale. Mi dispiace solo di non rimanere abbastanza per la merenda di Juliet a base di Cheesecake per il quale stravedo. E soprattutto non abbastanza per salutarla.
-EHI!  - sbotta Blake raggiungendomi con un salto in corridoio e afferrandomi per le spalle facendomi quasi cadere – Dai non fare lo stronzo!
-Non rompermi le palle! Ho da fare! – cerco di scrollarmelo – Non ci vuole una laurea per fare una telefonata!!
-La prima chiamata, bro! Se mi sentissero i suoi genitori devo apparire come un ragazzo per bene! Cosa che io non riuscirei del tutto a imitare! Poi ti levi e me la sbrigherò da solo, promesso!
-Su una cosa hai ragione. Non potresti mai farti passare per un ragazzo per bene!
-Dai, Vic! Ti pago.
-Ah, aggiungiamolo alla lista dei debiti che mi devi – sbuffo per non perdere troppo la pazienza – Scolta, che devi dirle di tanto difficile in sta chiamata?
-L’indirizzo di casa mia.
-Stai scherzando? Mandale un messaggio, fai prima!
-E se non capisce il messaggio abbreviato? Forse dovrei scrivere per intero e inoltre devo stare molto attento alle emoji, alcune le potrebbe intendere nel modo sbagliato!
Alzo gli occhi tanto da farmi male alle pupille: - Se t’aiuto la smetterai di rompere?
-Sisi! Non ti sto mica chiedendo la luna dopotutto.
-No, ma saresti in grado di chiederla un giorno. Muoviamoci – lui esulta continuando a tenermi per le spalle a mo di abbraccio e non mi molla finché non ritorniamo davanti la sua stanza.
-Ah, per la cronaca – sottolinea guardandomi con un sorriso strafottente. Si appoggia alla porta vicino la sua, quella che mi sono soffermato a guardare tantissime volte, e si struscia con fare provocatorio.
-Che minchia sta … - sento un tepore invadermi il corpo perché tanto sto già dove sto pezzo di merda sta andando a parare.
-Non c’è – eccolo – E’ andata con papà in palestra. Torna tardi.
-E-e- ci mancava solo il sudore, porca paletta – Buon per lei!
-Ti andrà meglio la prossima volta – esclama con fare consolatorio spingendomi nella sua stanza. Gli faccio il dito medio non sapendo cosa ribattere. Forse è per questo che gliela do sempre vinta. Ha la faccia tosta di usare Serena contro di me. Mugugno.
E per l’ennesima volta mi maledico per aver avuto la sfiga di prendermi una cotta tremenda per la sorella del mio migliore amico da dieci anni.
In confronto a questo amo bagnarmi sotto la pioggia.

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