Eravamo destinati a questo

di lady capuleti
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** « Andrà tutto bene » ***
Capitolo 2: *** Halloween ***
Capitolo 3: *** Cos'è accaduto a Godric's Hollow? ***
Capitolo 4: *** Vecchie e nuove fatture ***
Capitolo 5: *** La verità è davanti ai nostri occhi ***



Capitolo 1
*** « Andrà tutto bene » ***



 


31 Ottobre 1981, Godric's Hollow


« James, cos'hai? »

« Non sono tranquillo » fece una pausa. « Non sono tranquillo neanche un po' »

James Potter camminava.

Continuava a camminare, misurando la grandezza della camera da letto a larghe falcate, come se questo servisse a placare il suo animo. Come se potesse servire ad alleggerire quel peso che sentiva pressare all'altezza della bocca dello stomaco.

Lily, sua moglie, lo osservava. Tentava di comprendere, ma porre domande non sarebbe servito a nulla. Conoscevano entrambi le risposte, ma si rifiutavano di dar loro voce per evitare che si concretizzassero. Per evitare che quel pericolo incombente si abbattesse su di loro come un fiume in piena.

James smise di camminare, fermandosi in direzione della finestra. Sollevò le dita, e con la punta dei polpastrelli spostò la tenda per guardar fuori. Faceva freddo, a Godric's Hollow. Un freddo pungente. Lo stesso freddo che non sfiorava i loro volti da mesi, ormai.

Si sistemò nervosamente le maniche della camicia, deglutendo brevemente.

Quella prigionia iniziava a soffocarli. Quella prigionia era peggiore della morte stessa. Si svegliavano, ogni giorno, ed ogni giorno ripetevano continuamente le stesse azioni in maniera del tutto meccanica.
Mangiare, bere, lavarsi. Andare a letto, sperando che il sonno arrivasse presto. Un sonno disturbato, interrotto da ogni rumore, persino dal più piccolo.

« Prima o poi quel momento arriverà, lo sai anche tu » gli rispose lei, appoggiando le mani sulle cosce ed esercitando una piccola pressione per alzarsi in piedi. Sospirò prima di avvicinarsi al box, appoggiando le dita sul bordo di esso. Al suo interno il loro figlio, Harry, giocava allegramente con una piccola macchinina facendola volteggiare in aria. Si interruppe solo per un attimo, volgendo gli occhi in direzione di sua madre. La sua risata giocosa ed infantile invase la stanza. Lily sorrise, ma il suo sorriso recava qualcosa di diverso, quella sera. Il suo sorriso era malinconico.
« Non saremo al sicuro per sempre... » si lasciò sfuggire, infilando le dita tra i capelli scuri del suo bambino per scompigliarli delicatamente. « … l'importante è che lo sia lui » concluse infine, tenendo lo sguardo basso quasi trovasse più interessante il freddo pavimento rispetto al sorriso di suo figlio.

Temeva di abituarcisi troppo. Nel posto dove sarebbe andata non servivano i ricordi, né la nostalgia.

Nel posto dove sarebbero finiti non serviva aria, camminare, pensare. Eppure la paura c'era, ed era troppo forte per fermarla.

« Forse hai ragione, ma... » James si interruppe, mandando giù un enorme groppo che gli si era formato in gola. « … se avessimo sbagliato tutto? »

Lily allontanò le dita, lasciando che Harry continuasse a giocare tranquillo.

Quella domanda le rimbombava nella testa già da un pezzo, ma aveva sempre tentato di rispondere affermativamente. Non si era mai interrogata sul lato negativo di quella faccenda, cullandosi nella sicurezza che avessero agito nel migliore dei modi.

Ora, non ne era più convinta. Non troppo.

Camminò anche lei stavolta, stringendosi nel maglione violaceo che indossava. Mosse rapidamente i polpastrelli lungo le braccia per riscaldarsi il più possibile, finché non lo ebbe raggiunto. Restò dietro di lui, lasciando scivolare le mani dalle sue scapole fino ad arrivare alle sue spalle. Si ancorò al suo corpo come a cercare protezione, sentendo solo un mucchio di ossa e pelle tesi come corde di violino.

« Smettila di tormentarti, tesoro! » gli sussurrò in tono dolce e caloroso, inspirando il suo odore e chiudendo gli occhi per provare ad immaginare una situazione differente. « Andrà tutto bene » aggiunse dopo una breve pausa, appoggiando la fronte tra le scapole di suo marito ma continuando a tenere gli occhi chiusi.

Aveva paura anche lui, nonostante si ostinasse a mostrare il contrario. Aveva paura, ed anche più di lei.

James sollevò una mano, trovando quella di lei. Le loro dita si intrecciarono, il suo volto roteò di poco, quel tanto per poter trovare gli occhi di sua moglie e guardarci dentro. Per quanto sembrasse complesso, per un attimo, dimenticò tutto il resto ed annegò i suoi pensieri all'interno di quegli occhi chiari. Limpidi. Quegli occhi che tanti anni prima lo avevano fatto innamorare perdutamente.

Un piccolo sorriso comparve sul suo volto. Amaro, certo, ma pur sempre un sorriso. « Andrà tutto bene » ripetè, quasi meccanicamente, sperando di convincersi lui stesso. Non ci credeva neanche un po', ma dovevano sperarci entrambi.

Un rumore interruppe quel momento. Un rumore distinto, al piano di sotto.

Entrambi sobbalzarono. La mano di James abbandonò quella di Lily d'improvviso, per spostarsi prontamente in direzione del pantalone. Cercò la bacchetta ma non la trovò, ricordandosi solo dopo di averla lasciata al piano di sotto. Il suo corpo roteò nascondendo quello di Lily, facendo da scudo nell'eventualità di un attacco a sorpresa.

« Cosa è stato? » pronunciò lei con voce flebile. Il suo corpo tremò.

« Non lo so » rispose lui, il tono di voce basso, la mascella che si muoveva a scatti. « Resta qui con Harry » le disse semplicemente, allontanandosi dal suo corpo e andando in direzione della porta.

« James... » Lily gli prese la mano con uno scatto, fermandolo e costringendolo a guardarla negli occhi. « Sta attento, ti prego » sussurrò semplicemente.

Si scambiarono uno sguardo. Lungo, pieno di parole silenziose. Pieno di promesse che, forse, non si sarebbero concretizzate mai. Mai, dopo quella notte.

Lily lo vide scomparire al di là della porta, restando immobile accanto alla finestra. Guardò di sotto, quasi si aspettasse di veder comparire oltre il vetro la figura responsabile di quel rumore. Vide solo due o tre ragazzini che correvano in strada ridendo a crepapelle, i volti coperti dalle maschere.

Non avvertiva più rumori, ma questo non voleva dire che fossero in salvo.

Si mosse prontamente in direzione del comodino, prendendo la sua bacchetta e raggiungendo il box nel quale Harry continuava a giocare imperterrito. Il suo animo infantile ed innocente non gli aveva dato modo di comprendere cosa stesse succedendo, per fortuna.

Un attimo dopo, tuttavia, un lampo squarciò il cielo seguito da un forte tuono. Questo servì a spaventarlo e a farlo scoppiare a piangere d'improvviso.

Il volto di Lily assunse un'espressione amorevole. Materna. Allungò le dita fino a sfiorare la guancia del suo bambino e gli accarezzò il volto per asciugargli le lacrime, sospirando brevemente.

 

« Sssh. Presto sarà tutto finito » gli sussurrò teneramente. Non sapeva neanche lei cosa volesse dire quella frase, o a cosa si riferisse nello specifico. Aveva parlato, ma non riusciva a trovare una spiegazione alle sue stesse parole. Non riusciva a trovarvi un senso.

Un brivido attraversò la sua schiena, sentendo un forte trambusto per le scale. Tornò a mettersi di fronte al bambino, brandendo la bacchetta e puntandola in direzione della porta. Non sapeva cosa aspettarsi. Non sapeva cosa le sarebbe comparso davanti. La sua mano tremava, ma allo stesso tempo tentò in tutti i modi di tenerla ferma.

Le voci continuavano ad avvicinarsi. Una in particolare, quella di James. Urlava. Urlava, e le sue urla erano coperte da passi frettolosi. Il cuore di Lily prese a battere compulsivamente, ma quando la figura attraversò la porta si bloccò. Non batteva più.

James c'era, ma era alle spalle dell'uomo che per primo aveva varcato la porta.

Non era Voldemort. Non era Tom Riddle. E non brandiva una bacchetta.

« Sev? »

La voce di Lily fu un sussurro.

Era di fronte a lei.

Dopo tutti quegli anni, Severus Piton era di nuovo di fronte a lei.

 

____________________________________________________

Angolo autrice : Ho scritto questo primo capitolo di getto, presa da una strana voglia di scrivere in questi giorni di noia pura. In più mi mancava Harry Potter devo ammetterlo, e mi mancava anche il caro e sano angst, quindi ho pensato... perché non buttare giù qualcosa, così, a casissimo? Come avrete capito, la storia è ambientata a partire da quella fatidica notte nella quale Lily e James sarebbero dovuti morire per mano di Voldemort. E sottolineo, SAREBBERO DOVUTI MORIRE. Non aggiungo altro, se volete conoscere i risvolti ci vediamo nei prossimi capitoli.

Nel frattempo, mi piacerebbe leggere qualche commento, anche per migliorare... per cui se avete qualcosa da dirmi, lasciate qualche recensione ed accoglierò i vostri consigli o critiche. Tutto insomma. Vi abbraccio, a presto!

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Capitolo 2
*** Halloween ***


Capitolo secondo – Halloween
 

31 Ottobre 1972, Hogwarts


« Adoro Halloween. Vivrei solo di questo per tutto l'anno! »

« Lo sappiamo Sirius. Lo sappiamo! »

I quattro ragazzi risero di gusto, completamente afflosciati sui divani. La sala comune dei Grifondoro era di gran lunga la più accogliente; se non altro, era quella più rumorosa rispetto a tutte le altre. Ci pensavano loro ad animarla, giorno e notte, beccandosi talvolta le lamentele non troppo velate dei loro compagni di casata.

« E se andassimo ad Hogsmead? L'ultima volta siamo riusciti a non farci beccare!»

« Non può andarci sempre di culo, Sirius! » lo rimbeccò James.

Solitamente i due erano sempre d'accordo su come agire “per il bene del gruppo”, ma quella sera Potter non aveva voglia di assecondarlo. La sua mente viaggiava da sola, e nonostante fosse sempre pronto a guadagnarsi una punizione quella sera non aveva alcuna idea su come procurarsela.
Anche Sirius fu sorpreso dall'atteggiamento dell'amico, e gli rispose aggrottando le sopracciglia.
Di solito, era Peter Minus ad interrogarsi sui possibili guai. Remus Lupin, a sua volta, era sempre pronto a mediare il comportamento trasgressivo dei suoi amici. Ma James e Sirius erano sempre d'accordo. Su tutto. Tranne quella sera.

« Mmmh... la Foresta Proibita? » azzardò Minus, guardandosi le unghie.

Non era solito prendere iniziative, soffocato com'era dalle personalità troppo esuberanti di James e Sirius, ma delle volte trovava il coraggio di emergere. Come in quel momento.

Un momento che, tuttavia, si dimostrò essere tremendamente sbagliato.

Remus si voltò di scatto a quella sua proposta, sbarrando gli occhi come se avesse appena detto la più grande cazzata della sua vita.

« Davvero, Pete? La Foresta Proibita? » domandò ironicamente. « Mi sembra l'idea più saggia che potessi avere, dopo l'incidente della settimana scorsa! »

James e Sirius risero di gusto. Peter divenne rosso dalla cima dei capelli fino alla base del collo.

Non aveva dimenticato il modo in cui i Centauri l'avevano inseguito in lungo e in largo. Non aveva dimenticato il modo in cui aveva sbattuto rovinosamente contro un tronco, sbucciandosi un gomito. E non aveva dimenticato la punizione che la McGranitt aveva inflitto a tutti e quattro, dopo averli scoperti.

« Io un altro pomeriggio, nell'ufficio di Gazza, a scrostare la merda di Mrs Purr dal pavimento, non lo passo! » rispose Sirius senza pensarci due volte, sollevando le mani in segno di resa.

Seguirono attimi di silenzio, interrotti solo da un rumore di passi che si avvicinava sempre di più. Indistintamente.

« Aaah, eccola! Evans, la donna delle avances! » la apostrofò James giocando con le lettere del suo cognome.

Lily Evans rispose con un sorrisetto sarcastico, attraversando la chioma rossa con il palmo della mano senza neanche guardarlo. James si era incaponito : dalla prima volta in cui Lily aveva rifiutato la sua corte continuava a tormentarla sperando che prima o poi accettasse. Non aveva ancora capito di avere, davanti, un muro di mattoni. « Cosa ci consigli di fare, stasera? Cerca di essere il meno noiosa possibile, grazie! »

« Potevi chiedere il parere di Black, allora! » rispose lei facendo spallucce.
« Ho già tentato! Stasera è più anziano di te, pensa... »
« Tu cosa farai, Lily? » le domandò Remus. Tra i quattro, era quello che aveva legato maggiormente con la Grifondoro. Non che fossero amici, o che passassero molto tempo insieme, ma provavano molto rispetto l'uno per l'altra.

« Raggiungo Severus, passiamo la serata insieme » rispose lei, stringendosi nelle spalle. James si lasciò andare ad una risata, anche troppo sguaiata. Persino Remus gli lanciò un'occhiataccia.

« Fate i fidanzatini? »

« Facciamo quello che vogliamo, Potter » rispose lei con diplomazia, facendo spallucce e rimproverandolo con lo sguardo. « Buona serata ragazzi! Ciao Rem » commentò poi. Prima di uscire rivolse uno sguardo a tutti, James escluso, poi sparì oltre il ritratto.
Seguirono attimi di silenzio nei quali nessuno si azzardò a parlare. Fu Sirius a rompere il silenzio, sbuffando sonoramente.

« Che palle Evans! »
« Dai Sirius, smettila! »

« No Rem, davvero! E' una palla, cazzo! »
« Ha ragione. Cosa ci troverà in Mocciosus, poi... »
« Dai Pete... »
« Rem, sta simpatica solo a te! Fatti due domande! » sbottò Sirius, voltandosi a guardarlo.
« Sirius... » provò a intromettersi James.
« Ah già, dimenticavo! Anche a James! Anche se non so se si possa definire simpatia... »
« No, Sirius, intendevo... » riprese James, voltandosi a guardarlo con un sorrisetto complice « … ho pensato a cosa potremmo fare stasera! »

 

****************
 

« Grazie Sev, è bellissimo! »

Lily continuava a rigirarsi l'oggetto tra le dita, sorridendo. Avevano trascorso Halloween in cima alla torre di Astronomia, mangiando dolci e parlando del più e del meno. Era vietato girare per la scuola dopo la cena in Sala Grande, ma non avevano mai a cosa fosse permesso o no.

« Hai capito come si usa? Posso rispiegartelo se vuoi. Basta solo aprirlo, inserire l'audiocassetta qui, e... »

« Sì, so usarlo. Petunia ne ha uno simile. Gliel'hanno regalato i miei lo scorso Natale »

« E tu cos'hai ricevuto? »

« Una piuma nuova. Ti ricordi? Potter e Black avevano incantato la mia, facendola finire nelle braghe di Vitious. Gazza me l'ha sequestrata e non me l'ha più restituita »

« Ah già, l'avevo dimenticato » mentì Severus. Non gli piaceva mai particolarmente sentir parlare del quartetto.
Le dita attraversarono la sommità dei capelli scuri, lievemente scompigliati dal venticello autunnale. Parlando, avevano quasi sceso tutti i gradini che li avrebbero riportati al punto dove si erano dati appuntamento qualche ora prima. Lì si sarebbero salutati, l'uno sarebbe tornato nella sala comune dei Serpeverde, giù nei sotterranei, l'altra più in cima, in quella dei Grifondoro.

« Tutto bene, Sev? » domandò lei, fermandosi. Si era accorta del suo improvviso mutismo.
« Bene. Sì » rispose sbrigativamente lui. Si era rabbuiato. Gli occhi non riuscivano a distogliersi dal pavimento. Avevano passato una splendida serata. Perché rovinarla? Potter aveva la capacità di intromettersi anche quando non era fisicamente presente. Questo lo mandava in bestia.

Un rumore li sorprese, e senza che potessero far niente per evitarlo vennero invasi da una nuvola di fumo. Poi una seconda, ed una terza, accompagnate da frequenti e piccole esplosioni.

Severus si coprì il naso. Il tanfo iniziava ad essere insopportabile. Lily infilò le narici all'interno della sciarpa rosso oro, stretta intorno al suo collo.

« Ma che... Caccabombe? » urlò lui, prendendola per mano per trascinarla lontano da lì. « Nascondiamoci! » e nel dirlo, si accorse di due figure che lentamente si eclissavano al di là del corridoio. Da lontano riuscì a riconoscere la capigliatura di Black.
Cercò di fuggire per evitare che entrambi fossero messi in punizione, ma non si accorse di una fune tesa proprio dinnanzi ai suoi piedi. Inciampò e cadde rovinosamente a terra, sbattendo il naso al pavimento. Si mise a sedere, tastandosi le narici. Il sangue iniziò a bagnargli le dita di rosso.
Ancora una volta, erano riusciti a fotterlo.
Ancora una volta, erano riusciti a prendersi gioco di lui.

Sollevò gli occhi e incontrò quelli di Lily. Provava pena per lui, lo leggeva nel suo sguardo.
« Sev »

Riuscì solo a pronunciare il suo nome.
 

*****************


31 Ottobre 1981, Godric's Hollow


« Sev » ripetè lei in un soffio, immobile. La punta della bacchetta ancora ferma. Rivolta in direzione del Principe Mezzosangue.

Severus Piton non aveva mai messo piede in casa Potter. Aveva respinto con le proprie forze quell'unione tra i due, il loro matrimonio, la nascita del loro figlio. Aveva deciso di donare tutta la sua fedeltà ad un padrone, un Signore. Un Signore Oscuro. Lo stesso che in quel momento dava loro la caccia.
Avanzò di qualche passo, entrando nella stanza, ma James gli fu subito alle spalle. Aveva recuperato la bacchetta dal piano di sotto, e ora stringeva il manico con una tale forza che avrebbe potuto romperlo.

« Dovete andare. Non c'è più tempo »

« Che vuoi dire? »

« Di che stai parlando, Mocciosus? »

Severus ignorò quell'appellativo, continuando a tenere gli occhi inchiodati in quelli di Lily. Il bersaglio della sua bacchetta era ancora lui.

« Potter fosse per me ti lascerei marcire in questa casa, credimi »

« Allora perché sei qui? Come diavolo sei riuscito ad entrare, qui? » insistette Lily, a voce più alta, continuando a puntargli la bacchetta contro.

« Non c'è tempo! Devi andartene! » ribattè lui a voce alta, senza perdere il contatto con i suoi occhi.

« Perché sei qui? Ti ha mandato a prenderci? » continuò a domandargli lei, stringendo il manico della bacchetta, la mano ormai umida e sudata. Aveva il respiro accelerato, il cuore le batteva in petto come un tamburo. « Dobbiamo andarcene, vorrai dire » rispose poi alla sua precedente affermazione, come se in un primo momento se ne fosse dimenticata. « Io, mio marito, e mio figlio! »

« Quanta strada riuscirete a fare? Gli da la caccia, Lily! » rispose Piton, indicando il bambino con un cenno del capo.

« Quindi cosa sei venuto a fare? Vuole che ci consegniamo a lui? »

« Vuole solo il bambino. Vi lascerà liberi, nonostante io abbia qualche riserva... » rispose, lanciando un'occhiata velenosa a James.

Lily sorrise con sarcasmo, scuotendo la testa ripetutamente.

« Puoi andare a riferire al tuo Signore che non era necessario un ambasciatore... »

« Lily, prendi Harry e va' » disse poi James, attirando la sua attenzione e costringendola ad interrompere quel contatto visivo con Severus.

« Hai sentito quello che ho detto o sei sordo, Potter? Lui vuole il bambino! »

« E pensi davvero che io abbia intenzione di consegnarglielo? Che cazzo dici, Mocciosus?»

« Che cazzo avevi in testa quando ti sei fidato di Black? Sei stato tu a mettere a repentaglio la loro vita! » urlò Piton per sovrastare la sua voce.

« Sirius? » domandò incerta Lily, accarezzando il manico con la punta dei polpastrelli. Il loro Protettore era stato Peter Minus, da sempre. Non avevano volutamente scelto Sirius per non sottoporlo ad un rischio troppo elevato, per far sì che Voldemort non corresse subito a cercarlo. 

« Black vi ha venduti! Vi ha traditi! Io, IO, sono venuto ad avvisarti. A dirti di fuggire, di abbandonare tutto... » era tornato a rivolgersi solo a lei, ignorando completamente James, che di volta in volta controllava dalla finestra per assicurarsi che non stesse arrivando. « …eppure continui a non fidarti di me! »

Lily rimase in silenzio, deglutendo rumorosamente. Gli occhi le divennero lucidi, ricoperti da una patina trasparente. Invisibile.

« Mi stai chiedendo di consegnare mio figlio »

« Ti sto chiedendo di salvarti » fu la sua risposta, il fiato ancora sospeso, una mano rivolta in sua direzione.

Le barriere di Lily iniziarono a cedere. Abbassò la bacchetta, lentamente. Severus riprese a respirare.

Si udì un pop poco lontano. Giù, all'ingresso.

Gli occhi di Lily si sbarrarono, la bacchetta le cadde di mano. Un tuono rimbombò con forza fuori, facendo tremare i vetri della casa. Harry riprese a piangere disperatamente, e Lily corse in direzione del box. Lo prese in braccio, tentando di calmarlo, ma venne subito raggiunta da Severus.

Le afferrò il braccio, strattonandola per cercare ancora una volta il suo sguardo. James corse verso la porta, chiudendola a chiave.

« Lily » la implorò lui, con lo sguardo.

Non avrebbe sopportato di vederla morire. Non lì, sotto il suo sguardo. Non con quella crudeltà. Non dopo tutto quello che aveva provato per lei, in passato. Non dopo quello che continuava a provare, anche in quel momento.

La rossa lo fissò. Fu un attimo. Mise il piccolo Harry tra le sue braccia, trattenendo il respiro.

« Proteggilo » sussurrò semplicemente, sotto lo sguardo di un James incredulo. Fece fatica ad abbandonare il corpo di suo figlio, ma sentiva che fosse giusto così.

« Non puoi... »

« Sev, ti prego » lo implorò, lo stesso tono che aveva usato lui poco prima. Severus scosse la testa, trattenendo il respiro. Il movimento del capo era incerto, quasi desiderasse annuire. Rispondere a quella sua richiesta. La mente combatteva col cuore. Sempre. « Vattene, ora » insistette lei quando vide che le sue barriere erano ormai cedute.

« Lily...»

« Vattene! » ripeté lei in un soffio.

Severus Piton, con Harry stretto al petto, scomparve smaterializzandosi.

Nello stesso momento, la porta della camera da letto saltò in aria, colpita da una fascio di luce.
 

****

 

Angolo autrice : Innanzitutto ciao a tutti! Passo subito al secondo capitolo perché sono troppo ispirata, devo ammetterlo! Ho voluto inserire un flashback all'inizio perché delle volte mi ritrovo a domandarmi come fossero i Malandrini ad Hogwarts, e mi piace immaginarli. Ho pensato che fosse carino, e che si legasse anche bene con la storia. Come avete visto, Lily ha affidato Harry a Severus. Non so a quanti di voi piacerà questa situazione, ad ogni modo spero di non essermi guadagnata cattivi pensieri. Spero vi stia piacendo, fatemi sapere se volete che io la continui o se è una schifezza pazzesca! Detto ciò vi saluto, a presto! 

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Capitolo 3
*** Cos'è accaduto a Godric's Hollow? ***


Capitolo terzo – Cos'è accaduto a Godric's Hollow?
 

2 Novembre 1981


« Minerva. Chiama Severus »

« Subito. Sei sicuro di star bene, Albus? »

« Benissimo. Ma portalo da me »

 

Pioveva da giorni, oramai.
Hogwarts sembrava coperta da una coltre di nebbia, le stelle erano scomparse. L'autunno aveva ricoperto la scuola col suo manto scuro. Le giornate si erano accorciate, il vento era oramai costante. Il freddo intirizziva le ossa, toglieva il respiro. Le gocce di pioggia non smettevano di scender giù dai vetri, bagnandoli. Il castello era scosso dal rombo dei tuoni, ed illuminato dalla luce dei fulmini.

Era notte inoltrata quando Severus Piton venne svegliato bruscamente da Argus Gazza.

Il custode aveva battuto quattro rapidi colpi con il pugno sinistro alla porta della sua camera. Il professore non si era destato da subito, ma soltanto dopo aver udito il secondo. Quasi in lontananza. Come in un sogno dal quale sarebbe stato difficile svegliarsi.

Istintivamente aveva allungato la mano fino al comodino. Le dita erano scattate con una tale rapidità che sembrava fosse stato morso da una Acromantula, serrandosi subito dopo intorno al manico della bacchetta.

Rivolse la punta in direzione della porta, deglutendo brevemente, poi si tirò su a sedere. La camicia da notte gli risalii fino al ginocchio.

« Chi è? » domandò con voce roca, tenendo gli occhi puntati sulla superficie legnosa.

« Professore mi scusi... il Preside desidera parlare con lei » la voce del custode sembrò echeggiare attraverso il buco della serratura, invadendo interamente la sua camera da letto.

Piton sospirò, rinfoderando la bacchetta, poi si tirò su a sedere.

« Ha detto cosa desidera? »

« No, professore. Nulla »

Severus restò in silenzio. Non era mai un buon segno, quando Albus Silente non preannunciava le loro riunioni.
 

**************************************


Il professore di Pozioni camminava lungo i corridoi lentamente, quasi non avesse alcuna fretta. Albus Silente desiderava vederlo, nel pieno della notte, eppure lui sembrava quasi non percepire quell'urgenza.

I quadri, appesi ai muri, erano tutti dormienti. Non vi erano lumi accesi, se non quel piccolo fascio di luce che fuoriusciva dalla bacchetta del professore. Ascoltò i lamenti di vecchi e loschi figuri all'interno delle cornici, li sentì borbottare frasi sconnesse per la luce che investiva i loro volti addormentati. Ma Piton non fece una piega. Neanche una.

Una volta raggiunto l'ufficio di Silente si fermò dinnanzi ad esso, sollevando la mano ma senza bussare. Gli ci vollero attimi prima di decidersi ad annunciarsi.

« Vieni, Severus »

L'uomo spinse la porta per poter entrare, tenendo lo sguardo dritto e il volto sollevato. Non era intimorito, ma non era neanche troppo calmo. Il suo volto appariva come una maschera di ghiaccio. Appariva, appunto.

« Voleva vedermi, preside? »

« Sì, entra Severus. Vieni qui » lo incitò Albus, seduto alla sua poltrona. Gli indicò una delle due, frontali e dall'altro lato dell'enorme scrivania.

Piton, avvolto nelle sue vesti scure come la notte, avanzò in silenzio e prese posto dove il suo superiore gli aveva indicato. Giunse le mani, appoggiandole sulla scrivania, evitando per un attimo lo sguardo del grande mago.

Intercorsero lunghi attimi di silenzio. Silente lo scrutava attentamente, senza emettere un suono.

« Cosa è successo dai Potter, due notti fa? » domandò asciutto, restando seduto.

« Non capisco... »

« Cos'è accaduto a Godric's Hollow? »

« Il Signore Oscuro non mi rende partecipe delle sue manovre.... »

« Non è quello che intendevo dire »

« Allora mi scusi, preside, ma proprio non riesco a comprendere... »

« Non prenderti gioco della mia intelligenza, Severus! » sbottò l'uomo. Tirò indietro la poltrona, sollevandosi di scatto. Il rumore dei piedini sul pavimento produsse un rumore sordo, fastidioso, che fece accapponare la pelle di Piton. Strinse i braccioli della poltrona tra le dita, distogliendo lo sguardo e sospirando profondamente.

« C'eri anche tu quella notte, Severus »

L'uomo restò in silenzio. Non avrebbe potuto mentire, non a Silente. Era strano a dirsi, ma sembrava conoscere la psiche di ogni individuo. Sembrava conoscere ogni cosa, quasi fosse onnisciente.

Si sollevò a sua volta dalla sedia, dando le spalle al vecchio barbuto. Unì le mani dietro la schiena e intrecciò le dita, deglutendo brevemente. Non poteva mentire. Non più. « Nessuno. Deve. Saperlo » scandì il professore, spostando gli occhi dal pavimento alla finestra poco lontana. Il tono di voce fermo, deciso.
Le mani sudate, la fronte alta.

Silente, alle sue spalle, sospirò rumorosamente.

« Avevi promesso di restarne fuori... di lasciar fare a me... »

« E lei? Cosa aveva promesso? » chiese di getto, voltandosi con uno scatto e riprendendo a guardare gli occhi chiari dell'uomo.

Stava peccando di insubordinazione, e lo sapeva. Si stava rivolgendo in un modo irrispettoso, ma non riusciva a fare altrimenti. « Che li avrebbe tenuti al sicuro. L'ha mantenuta, la sua promessa? Eh? »

« Si sono fidati della persona sbagliata... »

« No! » interruppe Severus, portandosi una mano sul volto. Si massaggiò le mandibole, guardando di lato e scuotendo la testa, dapprima lentamente, poi con più frequenza. « Sono stato io, a fidarmi della persona sbagliata » concluse, senza mezzi termini.

Poi, di nuovo silenzio.

Severus prese a camminare all'interno dell'ufficio, misurandolo a grandi passi e cercando di pensare a qualcos'altro. Prese un lungo respiro, e si decise a fare quella domanda. La stessa che da due notti non gli permetteva di addormentarsi sereno.

Non lo guardò, ma gli parlò.

« E' morta, vero? » chiese, quasi questo servisse a concretizzare il suo peggior incubo.

« Loro... »

« Non le ho chiesto di Potter! » sbottò Piton, stringendo le mani a pugno.
Ancora silenzio. Assordante silenzio.

« Il corpo di Lily Potter non è stato ritrovato » spiegò semplicemente il preside, acconsentendo all'ordine datogli dal suo sottoposto.

Severus piegò brevemente il capo in avanti, annuendo senza troppa emozione.

Il Signore Oscuro era sopraggiunto subito dopo di lui, in quella casa. Lily doveva essere ormai morta.
Morta, ridotta ad un cumulo di cenere. Non avrebbe potuto piangere neanche su un corpo, poiché era sparito anche quello.

Le lacrime sembrarono affacciarsi, ma le ricacciò prontamente indietro. Non disse una parola, avviandosi nuovamente alla porta per uscire. L'aria iniziava a farsi irrespirabile.

« Severus... »

Si bloccò ancora una volta, senza dire una parola, le dita appoggiate sulla maniglia. Non riusciva a parlare, sentiva un nodo stringergli forte la gola fino a farlo soffocare.
« … non so dove tu stia nascondendo il giovane Harry, ma stai facendo un ottimo lavoro! »

 

******


3 Novembre 1981

And I will swallow my pride
You're the one that I love


« Benvenuto, Severus »

Il volto dell'uomo restò glaciale. Mostrò freddezza, la stessa freddezza che si era abituato a mostrare in tutti quegli anni. La stessa gelidità alla quale era stato costretto a soccombere per portare avanti quel doppio gioco.

La notte prima era nell'ufficio di Silente a discutere sull'attentato ai Potter.

La notte dopo si ritrovava in un luogo ameno, dimenticato da Merlino, al cospetto del suo Signore. Al cospetto del Signore Oscuro.

Il marchio sul braccio aveva iniziato a bruciargli già dall'ora di cena, ma non aveva potuto abbandonare il banchetto con gli altri professori. Per tutti, lui era un seguace dell'Ordine. Per i nemici, lui era un Mangiamorte. Per Severus Piton, non aveva più chiaro ciò che fosse realmente.

Al calar del buio aveva raggiunto Lord Voldemort. Ad aspettarlo, con lui, c'erano già altri due seguaci, Bellatrix Lestrange ed Antonin Dolohov.

« Mio Signore » piegò lievemente il capo in avanti lui, in segno di rispetto.

Un rispetto che, tuttavia, celava un forte odio.
Lord Voldemort gli aveva tolto quel che aveva di più caro in quel mondo. A causa sua, Severus aveva perso un pezzo importante del suo passato, ma anche del suo presente. Continuava a domandarsi con quale naturalezza riuscisse a celare il ribrezzo che provava, ma continuò a portare avanti quella recita.

« Vorrai scusarmi se non ti ho mandato a chiamare prima, Severus. Sono sicuro che sarai interessato a conoscere la sorte del 'bambino nato alla fine di luglio'.... » proferì, quasi sibilando quella serie di parole.

« Mio Signore...? » chiese lui, con aria interrogativa, fingendo di non aver compreso.

« Ricordo male, o la vita di quella sanguesporco era di tuo interesse? »

« Se si fosse unita a voi, Mio Signore »

« Certo, certo... » agitò sbrigativamente la mano in aria. Alle sue spalle, il sorriso di Bellatrix Lestrange si incurvò maggiormente.
« Tornando all'infante... le informazioni che avevamo si sono rivelate errate. O meglio, i due traditori c'erano, di lui neanche l'ombra » spiegò, camminando avanti e indietro. Bellatrix lo seguiva come fosse la sua ombra, facendo assumere a Piton un'espressione disgustata.

« Come pensate di procedere adesso, Mio Signore? » chiese Piton, fingendosi totalmente distaccato rispetto alla faccenda.

Lily oramai era morta. Continuava a proteggere quel moccioso solo per rispettare la sua ultima volontà. Dopodichè se lo sarebbe tolto dai piedi, e avrebbe ricominciato a vivere la propria vita come se nulla fosse mai accaduto. « Intendete continuare a cercare il bambino? »

Il volto di Lord Voldemort rimase immobile. Solo dopo, mordendosi il labbro superiore, si affrettò a scuotere la testa ripetutamente. « Ho un'idea migliore » sibilò. « Con me! » li incitò, andando in testa al gruppetto.

Severus provò a mettersi subito dietro di lui, ma Bellatrix gli lanciò un'occhiataccia precedendolo in quel breve cammino. Severus fu costretto a mettersi dietro di lei, e Dolohov in coda.

Discesero tutti insieme per un cunicolo buio. Per un attimo, credette che il Signore Oscuro lo stesse portando lì per ucciderlo a sangue freddo, e dare una dimostrazione a tutti gli altri. Cercò di non pensarci, ma le mani continuavano a sudargli disperatamente.

Quando furono arrivati giù, molto più giù, un tanfo di stantio e di muffa gli invase le narici. Cercò di trattenere il respiro, ma era davvero impossibile.

In terra giacevano ciotole sporche ricolme di cibo maleodorante.

Intorno c'era buio pesto, l'unica fonte di luce era la bacchetta di Dolohov in coda al gruppo.

Poco lontano si udì un lamento. Severus non mosse un muscolo, tenendo le mani unite dietro la schiena e gli occhi immobili, vitrei.

Poi, un altro lamento.

« Bellatrix, Dolohov, fate tacere i nostri ospiti... » ordinò Lord Voldemort alla sua più fedele seguace e all'altro Mangiamorte.
« ...almeno, finchè non avrò intenzione io stesso di farli parlare! »

Dolohov raggiunse un angolo, continuando a tenere la bacchetta alta ed illuminata. Sferrò una gomitata nelle costole di qualcuno, e quel qualcuno rispose con un rantolo di dolore. Illuminato dal Lumos, Severus riconobbe il volto di James Potter, nonostante fosse difficile associare quei connotati ad un essere umano. Lo avevano ridotto davvero male.

Poco più in là, la Lestrange si piegò mettendosi in ginocchio e afferrando i capelli di un secondo qualcuno, stringendoli tra le dita con forza per farla ridestare. Quel qualcuno indossava un maglioncino impolverato e, in alcuni punti, addirittura smagliato e ricoperto di sangue. Il volto era pallido, ricoperto da graffi qua e là.

Lo stomaco di Severus si strinse nell'incrociare lo sguardo di quel secondo prigioniero. Una prigioniera, a dirla tutta.

Bellatrix Lestrange stava stringendo con forza i capelli di una donna. Appariva sedata, ma era certo che l'avesse riconosciuto. Le dita di Piton si allungarono fino al manico della bacchetta, ma subito dopo dovettero scivolare giù ed abbandonare ogni proposito.

Lily era viva. Era viva, ma sarebbe stato meglio se fosse morta. 
 

************************************


Angolo autrice 

Ciao a tutti. Ringrazio di cuore chi ha speso un po' del suo tempo per recensirmi, e anche chi ha inserito questa storia tra le proprie preferite/seguite/ricordate. Spero di non deludervi, e sono felice della fiducia che mi state dando. 
Detto ciò, passiamo alla storia.
Come potete notare, Lily e James non sono morti. Diciamo che ho in mente qualcosa di un po' angst, ma non vi spoilero ulteriormente.
Severus ha dovuto abbandonare Lily in quella casa per rispettare il suo volere, ma avrebbe voluto portarla via con sè. Sapeva, però, che non se lo sarebbe mai perdonato... ma soprattutto, che lei non avrebbe perdonato lui. Sarebbe stata viva, ma avrebbe continuato ad odiarlo per sempre. Non era questo che avevo in mente. 
Spero di continuare a postare con questa frequenza. Fatemi sapere cosa pensate della storia, se vi sta piacendo, se volete che io vada avanti o cose varie. 
A presto cari!

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Capitolo 4
*** Vecchie e nuove fatture ***


Capitolo quarto – Vecchie e nuove fatture
 

3 Novembre 1972, Hogwarts



« Dove ti nascondi? » una pausa. « Avanti, vieni fuori. Non puoi sottrarti al tuo destino » ancora una pausa.

Il ragazzo scivolò lungo la parete, il polso a mezz'aria, guardando a destra e a sinistra come se temesse un attacco da un momento all'altro. Osservava lo spazio circostante con fare sospetto, strisciando silenziosamente lungo scaffali ricolmi di libri tentando di fare meno rumore possibile.

Fuori, il buio, il vento soffiava così forte da buttar quasi giù i vetri delle finestre.

Alle sue spalle un fruscio attirò la sua attenzione.

Si voltò di scatto, agitando il polso un secondo prima che la ragazza alle sue spalle potesse fare lo stesso.

« Crucio » pronunciò lui, vedendola contorcersi sotto i propri occhi.

Un attimo dopo, scoppiarono a ridere entrambi.

« Se avessi davvero la bacchetta in questo momento, vorrei provarlo su Potter »

« Sev... » lo riprese la ragazza, scuotendo la testa con aria di disapprovazione.

Il ragazzo esibì un sorriso, appena accennato, poi tornò a darle le spalle prendendo una pila di libri tra le mani. La sentì camminare dietro di lui, ma in silenzio.

Il moro era capace di rabbuiarsi quando Lily Evans difendeva a spada tratta i suoi compagni Grifondoro. Apparivano come i paladini della giustizia, come i difensori dei più deboli dai crudeli Serpeverde. La verità era che, con lui, si comportavano esattamente come i peggiori dei bulli. Si sentivano autorizzati solo perchè vestiva i colori verde argento della casata avversaria, ma Severus si ostinava a pensare che fosse solo una scusa. La peggiore.

« Mi dispiace che tu sia nei guai per colpa mia »

« Colpa tua? Colpa loro, vorrai dire... »

« Sì, ma sarei dovuta rimanere con te e prendermi la metà della colpa. Non è giusto che tu sia qui a scontare questa punizione... »

« Ehi, Lil, tranquilla. Si tratta solo di sistemare queste pile inutili di libri sugli scaffali, non è niente di grave! » tentò di rincuorarla lui, voltandosi dopo aver sistemato 'Storie di Hogwarts' nello scaffale immediatamente di fronte.

Non voleva che si sentisse troppo in colpa per l'accaduto.

Quando aveva detto ai quattro grifoni che avrebbero passato la serata di Halloween insieme non avrebbe di certo potuto immaginare che avrebbero fatto di tutto per rovinargliela.

O meglio, Severus ci aveva pensato. Severus conosceva il ribrezzo che il gruppetto provava nei suoi confronti, ed era certo che non sarebbe mai mutato quel loro rapporto.

Intercorsero attimi di silenzio, finché Lily non lo raggiunse nuovamente sedendosi su uno dei tavoli in legno, proprio accanto allo scaffale ancora mezzo vuoto.

« Però devo ammettere di esser stata brava con questo... » commentò orgogliosa, allungando una mano fino a sfiorare il suo volto e spostando i polpastrelli in direzione del suo naso che quella notte aveva preso a sanguinare per il forte impatto col pavimento.

Severus abbozzò un sorriso senza smettere di armeggiare con i tomi, tenendo gli occhi bassi.

« Beh, l'avrei giudicata una smidollata se non se la fosse cavata con un banale incantesimo di guarigione, signorina Evans. Un 'Epismendo', poi... » biascicò il ragazzo, assumendo un finto tono autoritario, come se stesse in qualche modo giudicando la sua prestazione.

Lily ridacchiò, sollevando un sopracciglio.

« Mi stai forse dando della smidollata? »

« Non mi permetterei mai, signorina Evans, nonostante ammetto di essere stato in pena per il mio setto nasale... » ma fu costretto ad interrompersi, bloccato da uno scappellotto di lei che gli arrivò dritto sulla testa.

Rise, sollevando le spalle e cercando di difendersi.

Poi, di nuovo il silenzio. Lily stringeva nervosamente il bordo del tavolo in legno, guardandosi intorno, come se avesse voglia di dire qualcosa. Qualcosa che, tuttavia, avrebbe fatto meglio a serbare. Poi, si decise e parlò senza peli sulla lingua.

« Gliele ho cantate, lo sai? »

« In che senso? »

« Ho preso da parte Potter e Black, ieri sera... »

« Perché l'hai fatto? Non era necessario... » la interruppe lui, volgendosi a guardarla con un sospiro seccato.

Odiava quando Lily lo faceva. Questo non faceva che alimentarli ancora di più, era già successo. In più detestava quando era lei a prendere le sue difese, voleva essere in grado di poterlo fare da solo. Di difendersi da solo. Nonostante il suo concetto di 'difendersi' contemplasse la trasgressione di parecchie regole della scuola.

Lily si zittì improvvisamente, piegando il capo in avanti e mordendosi il labbro inferiore nervosamente. Annuì brevemente, come assecondando la richiesta del suo amico, poi si alzò nuovamente tornando a dargli le spalle.

« Lil... » la richiamò lui. Si bloccò, poi sospirò grattandosi la nuca con la punta delle dita. « Grazie » sussurrò semplicemente.

La rossa si voltò, piegando il capo di lato. Si scambiarono un sorriso complice, ma non ci furono altre parole.

In lontananza si udirono un insieme di risolini, l'uno accavallato all'altro. Severus sollevò il capo, interrompendo quello che stava facendo per capire chi fosse. Lily si voltò, trovandosi di fronte Remus, Minus, e Marlene McKinnon.

Sorrise alla sua amica sollevando la mano per accennare un saluto.

Minus la guardava. Continuava a guardarla seccato, smettendo immediatamente di ridere. Il fatto che non la sopportasse le era giunto alle orecchie, e per tutta risposta faceva di tutto per ignorarlo.

« Eccoti! Ti stavamo cercando » esordì Marlene.

« Per cosa? »

« Ma come, ti sei già dimenticata? Sirius. Il suo compleanno. La sorpresa... » cercò di ricordarle la sua amica. Lily lo aveva completamente dimenticato, e senz'altro non avrebbe potuto ricordarselo se fosse rimasta tutta la notte insieme a Severus a fargli compagnia.

Si voltò a guardarlo, sospirando brevemente.

« Vai. Tranquilla. Io qui ho quasi finito » mentì lui con un breve sorriso, agitando la mano per farle capire che fosse tutto a posto.

Lily continuò a fissarlo, fingendo di crederci, poi piegò il capo in avanti e sorrise appena. Si sporse in sua direzione, appoggiando una mano sulla sua spalla e posando un lungo bacio sulla sua guancia.

« Mi dispiace » si scusò, il tono di voce basso e sinceramente dispiaciuto. Severus fece spallucce.

Prima di allontanarsi con gli altri gli scompigliò amorevolmente i capelli.

Severus rimase lì, i libri ancora sparsi sul tavolino alle sue spalle. Sollevò le dita per sistemarsi le ciocche, poi con un sospiro tornò al lavoro, soffocato dal silenzio troppo assordante della stanza.

 

*******


« Sei sordo? Il tuo Signore ti ha fatto una domanda »

« Non. E'. Il. Mio. Signore »

La voce di James Potter era ormai ridotta ad un flebile sussurro. L'interrogatorio andava avanti già da un po', senza successo. Le urla dell'uomo erano echeggiate fino a quel momento tra gli spessi muri in pietra, restando solo rauchi gemiti di dolore.

Severus era rimasto lì, dietro il Signore Oscuro, le braccia conserte. L'espressione vuota.

Si era pentito di non aver cancellato loro la memoria prima di abbandonare Godric's Hollow, ma in un angolo della sua mente era convinto che non lo avrebbero tradito. Tenevano troppo alla vita del loro unico figlio per rivelare la sua posizione.

Assisteva a quella tortura senza muovere un muscolo, tenendo gli occhi fissi sul corpo agonizzante di James Potter. Non poteva dire di non provare, nel suo inconscio, almeno un bricidolo di soddisfazione. Da ragazzo non aveva fatto altro che procurargli l'inferno, sollevandolo a mezz'aria, incantandolo, sfidandolo.

Severus Piton aveva perso le mutande, la bacchetta, la dignità. E tutto questo nel più religioso silenzio.

James Potter gli aveva rubato la possibilità di passare gli anni ad Hogwarts con serenità. James Potter gli aveva rubato la gloria, gli aveva rubato la donna, un futuro felice.

James Potter, sotto sotto, meritava quelle sofferenze.

Non disse una parola, restando solamente a guardare.

Le torture fisiche di Antonin Dolohov si mescolavano a quelle incantate, inflitte da Voldemort in persona.

La bocca di Lily era spalancata, ma da essa non fuoriusciva alcun suono.

Bellatrix Lestrange l'aveva incantata; quando la tortura su James era iniziata, le urla della donna erano echeggiate senza alcun filtro, infastidendo il Signore Oscuro. Le dita della Mangiamorte si erano strette con forza intorno alla chioma rossa della prigioniera.

Voleva che guardasse, che non si perdesse neanche un momento.

« Basta, Dolohov. Ci conviene cambiare strategia » sibilò Voldemort.

Le dita del Mangiamorte abbandonarono la carne di James, che ricadde in terra con un tonfo sordo. Restò in terra, accovacciandosi e lamentandosi ancora per qualche attimo.

Voldemort spostò la propria attenzione dall'uomo alla donna, piazzandosi di fronte a lei ed osservandola a braccia conserte. Il volto di Severus si tese improvvisamente, i suoi occhi vacillarono prima di incontrare il corpo di Lily disteso poco lontano.

« Dov'è il bambino? » domandò a voce bassa dopo aver sciolto l'incanto che aveva tenuto serrate le sue corde vocali.

Lily tentò di riprendersi; lo sforzo di urlare e l'impossibilità di farlo l'avevano indebolita parecchio. Respirò convulsamente senza mai incrociare lo sguardo di Voldemort e mantenne il silenzio, aumentando di contro la preoccupazione di Piton.

Bellatrix si scansò, lasciando che fosse lui ad occuparsene, senza tuttavia abbandonare la sua posizione accanto all'Oscuro. Quest'ultimo, di contro, schiaffeggiò la prigioniera in pieno volto subito prima di afferrare a sua volta i suoi capelli tra le dita, lunghe e scheletriche.

Severus ebbe un fremito, socchiudendo le labbra per lasciar fuoriuscire il fiato che altrimenti l'avrebbe soffocato.

« Dove. E'. Il. Bambino » ripeté stavolta, scandendo attentamente ogni parola per fare in modo che capisse. Pretendeva una risposta, e la pretendeva subito. Bellatrix, al suo fianco, appariva impaziente.

Lily non rispose.

Menti, Lily. Menti, dì qualcosa.

« Agisci »

« Subito, mio Signore » rispose prontamente la Lestrange, puntandole contro la bacchetta. « Crucio » sibilò con un sorrisetto sadico in volto.

Il corpo di Lily fu attraversato da una serie di scariche. Il suo corpo tremava con forza, le gambe calciavano l'aria, i polsi si muovevano convulsamente stretti da pesanti catene. La Cruciatus non era altro che abominio. Nulla appariva così tremendo, se paragonato alla Cruciatus.

Un tempo giocavano a lanciarselo, tra i corridoi della scuola, senza bacchetta alla mano. Un tempo ridevano, con ingenuità, prendendolo come uno scherzo.

Ma quello non era uno scherzo. Non lo era più.

Severus serrò la mascella, sentendo quasi proprio quel dolore, sentendolo scorrere lungo la schiena, martoriargli la mente. Vessarla. Strinse una mano a pugno, trattenendo il respiro ed assistendo inerte a quella tortura.

Non poteva far nulla. Non poteva.

« Il bambino » ripetè Voldemort quando il movimento di polso di Bellatrix si fu interrotto.

Lily non rispose. Ancora.

James poco lontano gemette come per opporsi, ,ma neanche lui poteva far nulla.

Lily, quella notte, fu colpita dalla Cruciatus più volte. Non parlò.

Severus non le contò, ma gli erano sembrate quattro. O forse cinque.

Solo quando ne ebbe abbastanza, lord Voldemort sollevò una mano e frenò la pazzia della sua seguace. Bellatrix si fermò, voltandosi a guardarlo come incantata e aspettando un suo ordine.

« Lasciamo che si chiariscano le idee » disse con diplomazia, voltandosi.

I suoi occhi incontrarono quelli di Severus, che furono costretti a sollevarsi dal corpo agonizzante di Lily per intercettare quelli del suo Signore.

La maschera gelida era ancora sul suo volto. Non si era mossa di un millimetro.

« Odio utilizzare la magia su questa inutile Mezzosangue » si lamentò l'Oscuro, dandole le spalle e continuando a guardare il suo sottoposto.

Severus sospirò, senza dire una parola. Mezzosangue. L'ultima volta che aveva usato quella parola, poi, se n'era pentito per tutta la vita. 

« Ti dispiace continuare, Severus? Detesto non ricevere una risposta » proferì, facendo un cenno agli altri due perché lo accompagnassero. « Raduno gli altri. Continueremo a cercarlo, non può essere sparito nel nulla » continuò a voce bassa in modo che lui fosse l'unico ad ascoltarlo.

« Farò del mio meglio, mio Signore »

« Oh, Severus... è meglio che tu lo faccia sul serio... » rispose senza mezzi termini. « Sono merce preziosa. Bada a quanta fiducia sto riponendo in te » biascicò con voce mellifua, superandolo immediatamente seguito da Dolohov e dalla Lestrange.

Rimase solo. Solo con i due prigionieri. Il silenzio appariva assordante.

James aveva perso i sensi, e giaceva disteso in un angolo del pavimento. La pancia premuta sul pavimento, il viso rivolto in direzione del muro, il braccio piegato... sembrava fosse morto, ma respirava ancora.

Lily era distesa su un fianco, con un braccio si teneva il ventre. Gli occhi erano spalancati, immobili. Non batteva mai le palpebre.

Severus le si avvicinò, mettendosi in ginocchio alla sua altezza. Neanche questo servì ad attirare l'attenzione della donna, che continuava a fissare un punto indefinito della stanza.

Sembrava morta anche lei, e forse dentro lo era per davvero.

Piton estrasse la bacchetta dall'abito nero, stringendo il manico. Il respiro di Lily accelerò, e il suo corpo prese a tremare senza sosta.

Aveva paura. Anche di lui.

Severus trattenne il respiro, deglutendo brevemente.

« Vulnera sanetur » sibilò piano, spostando la punta della bacchetta dalle spalle di lei, fino al ventre, fino alle gambe. Ripetè la formula una, due, tre volte.

Gli occhi di Lily si inumidirono, il suo corpo continuava a tremare. Serrò la mascella e le lacrime le bagnarono le guance, scendendo copiose.

« Vulnera sanetur... vulnera sanetur »

In passato un semplice Epismendo sarebbe servito a guarire tutto.

Ma quello non era più il passato.

E loro non erano più bambini. Non più. 

 

***************


Angolo autrice
Ciao cari.

Inizialmente ringrazio ancora chi ha inserito la mia storia tra le sue seguite, sono molto contenta che la storia vi stia piacendo. Spero di non deludervi!

In secondo luogo, sono ripresi i parallelismi col passato, i flashback. Mi piace andare a scoprire cosa può essere successo nel periodo Hog, cercando di interrogarmi come possano essere andate le cose. Ho legato tutto alla figura del Crucio, legando passato e presente, e ho cercato di giocare sul binomio infanzia/vita adulta di Lily e Sev. E poi, la tortura.

Vi informo da subito che cercherò comunque di seguire gli avvenimenti narrati dalla Rowling, andando avanti con la storia, ma ovviamente modificando tutto in base alle esigenze della storyline che ho deciso di inventare.

Intanto vi saluto, e ci vediamo al prossimo capitolo. Un abbraccio. 

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Capitolo 5
*** La verità è davanti ai nostri occhi ***


Capitolo quinto – La verità è davanti ai nostri occhi

 

18 Dicembre 1981, Hogwarts

 

« Perché diavolo correte? Avete uno Snaso nelle braghe? Cinque punti in meno a Grifondoro, ed ora sparite dalla mia vista »

Il gruppetto si allontanò, mesto. Non era il massimo perdere punti per la propria casata, in particolare sotto Natale ed a ridosso delle festività, cioè poco prima di lasciare fisicamente la scuola per qualche settimana.

L'inverno era ormai alle porte, e nell'aria si respirava un clima goliardico. La neve aveva ricoperto interamente il castello, rendendolo quasi un quadro in bianco e nero. Gli studenti erano emozionati per l'imminente partenza, ma soprattutto felici all'idea di abbandonare i libri per un po'. Gli studenti del quinto anno utilizzavano il tempo rimasto all'interno della Sala Grande per ripassare qualcosa in vista dei G.U.F.O., che si sarebbero tenuti come sempre nelle ultime settimane di scuola.

Tutti apparivano felici. Il guardiacaccia, Rubeus Hagrid, aveva da poco trascinato uno spinoso albero all'interno della scuola. Dopo aver aiutato gli elfi del castello a metterlo dritto all'interno della Sala Grande, si occuparono tutti insieme degli addobbi, inserendoli all'interno della pianta. Alcuni mantenevano il silenzio, altri canticchiavano stornelli natalizi per poi ammutolirsi senza esitazione al passaggio di Argus Gazza.

« Muovete quelle dita ossute! Forza! »

Severus Piton lo sentì inveire contro gli elfi finchè non ebbe abbandonato l'enorme sala, attraversando il grande portone e dirigendosi al di fuori di esso. All'interno del salone d'ingresso lo sguardo gli cadde sulle clessidre; il contenuto rossastro prese a risalire, mentre il contatore del punteggio calava notevolmente.

Stupidi mocciosi pensò, continuando a camminare e attraversando ancora un arco per poi imboccare una scalinata scendendo rapidamente ogni gradino.

Non aveva mai amato particolarmente i bambini. Non aveva nutrito particolare simpatia per loro sin dall'infanzia, quando la permanenza ad Hogwarts si faceva troppo pesante da portare avanti.
Probabilmente le circostanze lo avevano costretto a diventare adulto troppo in fretta. Probabilmente, vivendo anche solo un giorno come un bambino spensierato e felice, avrebbe evitato di accanirsi su un gruppo di ragazzini giustamente gioiosi per il loro ritorno a casa. Non si interrogò troppo su questo, cercando di distogliere i propri pensieri.

Raggiunti i sotterranei si accorse di un mucchio di ragazzi del quinto anno dinnanzi alla porta dell'aula di Pozioni.
Piton sospirò; era la loro ultima lezione prima delle vacanze, ed era certo che avessero voglia di ascoltare proprio come lui, in quel momento, di insegnare loro qualcosa.

Entrò malvolentieri, lo strascico dell'abito nero che sfiorò lo stipite della porta con un fruscio. Sentì i passi alle sue spalle, e mestamente si avvicinò alla cattedra, tenendo gli occhi alti e puntati su ognuno di loro.

« Non prendiamoci in giro, sono lieto quanto voi di essere qui oggi » biascicò lentamente « Distillato della Pace » pronunciò poi, agitando la bacchetta. Gli ingredienti comparvero sulla lavagna, uno alla volta. « Avete un'ora. Cercate di essere il meno asini possibile, o farete una prossima figura ai G.U.F.O. » sentenziò.

Tutti gli studenti corsero in direzione degli armadi per prendere gli ingredienti. Non si prese neanche la briga di controllare il loro lavoro, anzi gli fu tremendamente utile per svuotare le membra.

 

***************



Severus non aveva mai amato particolarmente il Natale, e non riusciva ad immaginare come mai tutti la trovassero una festa entusiasmante.

Regali, leccornie, falsi auguri da gente falsa e ripugnante. Erano anni, ormai, che il professore di pozioni si era disintossicato da quel cumulo di stronzate. Passava quelle giornate all'interno del castello, rimuginando sui propri pensieri, senza avvertirne lo spirito.

Persino in quel momento, a cena, mentre tutti i ragazzi si congedavano prima di partire, nessuna emozione attraversò il suo volto.

Più di una volta Silente, nel mese di novembre, gli aveva proposto di partecipare al banchetto che, ogni anno, organizzava con i professori rimasti all'interno della scuola. Ogni volta aveva denigrato l'invito.

Già, Silente...

 

« Li ha presi. Li tiene prigionieri »

« Calmati, Severus! »

« Stanno cercando quel moccioso. Vogliono solo lui. La lasceranno libera, l'ha promesso »

« Pensi di poterti fidare delle sue promesse? Pensi davvero che le manterrà, una volta ottenuto quel che vuole? Ti facevo più scaltro, Severus »

« Allora cosa vuole che faccia? Lo sto proteggendo, e nello stesso momento sto spingendo lei nelle braccia della Morte »

« Non possiamo commettere passi falsi. Il bambino DEVE rimanere al sicuro. E' fondamentale »

« Perché? Per impedire che i suoi peggiori timori si concretizzino, preside? Lily è innocente... »

« Sono innocenti, Severus. Lo è Lily, come lo sono James ed Harry Potter. Ed il tuo egoismo non si estinguerà mai, a quanto vedo... »

« Non continuerò a farlo... non può chiedermi questo »

« Dammi tempo. Vedrai che non sarà necessario »

 

E Severus glielo aveva dato, quel tempo. Un tempo che, in quel momento, gli sembrò infinito.

Nella prima decade di novembre Albus Silente si era misteriosamente congedato, lasciando che Minerva McGranitt occupasse momentaneamente il suo posto durante la sua assenza. Aveva lasciato intendere che avrebbe sistemato le cose, che tutto sarebbe tornato al suo posto. E invece era sparito, da un intero mese, senza che nessuno sapesse dove fosse finito. Continuava a rappresentare un mistero anche per il corpo docenti.

Severus, quella sera, origliò una conversazione tra la McGranitt e Vitious : quest'ultimo le chiedeva se si fosse preso un periodo di riposo, o ancora se si fosse spinto oltre i confini britannici per cercare qualcuno che potesse contrastare Colui-che-non-Doveva-Essere-Nominato.
La McGranitt aveva semplicemente fatto spallucce, finendo di mangiare le alette di pollo all'interno del suo piatto. Poi, avevano portato il discorso sul Quidditch e su quanto Meredith Melengale fosse un'ottima Cacciatrice per la squadra di Grifondoro.

Piton distolse lo sguardo convinto che quei discorsi ormai non lo interessassero più.
Gli occhi ricaddero sul numero della Gazzetta del Profeta del mese precedente, aperta davanti al suo naso. Negli ultimi giorni le sue occupazioni non gli avevano concesso neanche un attimo di tempo per poter leggere le ultime notizie.

 

ASSASSINATI DODICI BABBANI. L'ARRESTO IMMEDIATO DI SIRIUS BLACK

Si cercano complici

 

FURTI AI DANNI DEI BALLYCASTLE BATS?

Si sospetta della mascotte, il pipistrello Barny

 

FRANK E ALICE PACIOCK SOTTO CRUCIATUS

Arrestati Barty Crouch Jr. , Bellatrix Lestrange e i fratelli Rodolphus e Rabastan Lestrange

 

 

« Delle volte mi domando se sia un troll ubriaco a scrivere quegli articoli »

La voce della McGranitt lo riportò alla realtà, convincendolo a sollevare lo sguardo dal giornale. Sollevò le spalle sbrigativamente, togliendosi davanti quell'ammasso di stronzate, e riprese a mangiare il suo stufato di verdure con aria amareggiata.

Con la coda dell'occhio tornò a guardare solo la prima pagina, distogliendo lo sguardo nuovamente pochi attimi dopo.

Sirius Black, la bocca spalancata nell'atto di urlare, occupava interamente la copertina. Per un attimo il pensiero volò a Lily, rinchiusa in quel putridume. Ricordò il modo in cui Bellatrix l'avesse costretta ad assistere alle torture su Potter, e ricordò anche le sue urla mute. La sua bocca tesa esattamente come quella di Black, bianca e livida per il dolore.

Lord Voldemort lo aveva chiamato solo sporadicamente perché si occupasse dei prigionieri. Aveva rivisto Lily solo un'altra volta, ma era certo che fosse ancora viva, stando ai piani del suo Signore.

Tuttavia, nelle ultime due settimane, l'Oscuro non si era scomodato a chiamarlo. Il suo marchio non aveva bruciato, non si era mosso. La sua presenza non era stata richiesta.
In cuor suo ne era stato sollevato, pensando che non avrebbe sopportato quella visione ancora a lungo e che prima o poi avrebbe reagito. D'altro canto, il timore che avesse trovato il modo di arrivare al bambino senza servirsi di sua madre lo tormentava, giorno e notte. I suoi sogni continuavano ad essere disturbati, togliendogli il sonno. E non poteva far nulla per contrastarlo.

« Severus, potrei scomodarti finita la cena? »

La McGranitt, ancora una volta, lo distolse dai suoi pensieri. Stavolta, annuì. Sapeva benissimo la ragione di quella richiesta, e senza pronunciare una parola la cena si decretò finita per entrambi.
Si sollevarono all'unisono dalle sedie, Minerva appoggiò una mano sulla spalla di Vitious per salutarlo e gli augurò la buonanotte.

Il tragitto li trovò silenziosi, come se entrambi temessero che alzar troppo la voce avrebbe attirato orecchie indiscrete. Una volta arrivati dinnanzi alla camera della professoressa, Severus ebbe come l'impressione di udire un ronzio. Sollevò un sopracciglio, ma capì immediatamente quale fosse la ragione.
Entrati all'interno della stanza, il pianto di un bambino gli perforò le orecchie. Una smorfia di disgusto comparve sul suo volto nel chiudere la porta, poi tornò a guardare la sua collega chiedendosi quale ragione l'avesse spinta a portarlo lì.

« Non credevo che farlo mangiare fosse compito mio » gli sfuggì con disappunto, tenendo un sopracciglio sollevato.

Il sospiro della donna non tardò a manifestarsi, implorandolo quasi con lo sguardo di collaborare. Quel segreto coinvolgeva solo loro due e Albus Silente. Era stata una sua idea parlarne con Minerva, e coinvolgerla in quella storia almeno finché la faccenda 'Signore Oscuro' non fosse stata archiviata. Non solo era altamente degna di fiducia, ma era anche una donna e questo facilitava di certo le cose con un bambino così piccolo.

Severus si portò le mani alle orecchie, sbuffando.
« Come si fa a farlo smettere di piangere? » chiese, già esasperato.

« E' proprio per questo che ti ho fatto venire qui »

« Se crede che io sia bravo a cullare i bambini ha sbagliato indirizzo »

« Non mi riferivo a questo » affermò lei, mentre sentiva il piccolo Harry strillare con forza. « Mi chiedevo se potessi preparare una fiala di Distillato della Pace. Giusto per farlo dormire un po', non ha smesso di piangere da stamattina »

Il professore iniziò a cercare frettolosamente tra le pieghe del suo abito nero, ricordando di averne infilata una proprio lì quella mattina per mostrare agli alunni il colore che avrebbe dovuto assumere una volta finita.

Quando l'ebbe trovata la passò alla donna, che sorpresa la prese tra le dita senza tuttavia fare domande. La mescolò con un po' di latte, inserendo il tutto in un biberon, poi lo prese tra le braccia e cercò di calmarlo sotto gli occhi seccati dell'insegnante di pozioni.

Harry afferrò la parte morbida tra le labbra e iniziò a berlo senza accorgersi probabilmente del sapore del distillato, di molto diverso da quello del latte puro.

« Hai ancora bisogno di me, o posso congedarmi? » chiese impaziente Severus.

Un altro giorno era trascorso senza che Silente desse notizie sulla sua posizione. Un altro giorno era volato, e il suo unico desiderio era quello di andare ad infilarsi sotto le coperte a rimuginare.
Il pensiero di non dover fare quello che stava facendo lei, d'altronde, lo tranquillizzò visibilmente.

« Sembra che stia già facendo effetto, quindi immagino di sì. Se chiudesse questi enormi occhioni verdi potrei darti una risposta più certa... »

« Verdi? » chiese Severus, restando nella medesima posizione con le mani intrecciate dietro la schiena.

« Sì, verdi. Proprio come quelli di sua madre » proferì lei, continuando a fare dei versetti e a cullare il piccolo per far sì che si addormentasse.

Severus trattenne il respiro, distogliendo improvvisamente lo sguardo come se quel bambino gli avesse incenerito lo sguardo. Non indugiò sui suoi occhi, l'ultima cosa che avrebbe voluto sarebbe stato addormentarsi con gli occhi di Lily impressi a fuoco nella mente.

« Buonanotte, Minerva » ma, prima che lei potesse rispondere al suo saluto, si eclissò al di là della porta.

I corridoi erano vuoti rispetto a pochi minuti prima. Le urla dei ragazzi si sentivano molto meno, e Piton ringraziò Merlino per questo; fermarsi per togliere punti non era una cosa che aveva proprio voglia di fare, in quel momento.

Percorse il tragitto pensando solo al suo letto, e alla pace che avrebbe ritrovato una volta giunto nei sotterranei. Nessuno avrebbe potuto disturbarlo. Nulla avrebbe potuto turbarlo. Ma gli bastò varcare la soglia della propria camera per accorgersi dell'errore madornale che aveva compiuto.

« Bentornato, Severus »

Piton richiuse la porta, lentamente, non riuscendo a staccare gli occhi dalla sagoma seduta comodamente sulla sua poltrona di fronte al camino.
Lasciò scivolare stancamente il braccio lungo il fianco, sospirando con aria quasi seccata. Appariva sollevato, ma non conoscendo i risvolti della situazione avrebbe preferito prima ascoltare cosa avesse da dirgli. E soprattutto, perché fosse lì.

« Non credevo che il suo ruolo le permettesse anche incursioni nella mia camera senza il mio permesso » frecciò, una volta recuperata la parola.

« Credevo che la mia assenza potesse servire ad alleviare il tuo animo tormentato, Severus »

Albus Silente distese le dita lungo i braccioli della poltrona senza togliergli gli occhi di dosso.

« Temo il contrario, visto che lei è sparito per un mese intero senza dare sue notizie, e senza domandarsi cosa stesse accadendo qui »

Il preside si ammutolì, piegando il capo di lato e sospirando, come se quelle fossero offese rivolte solo alla sua intelligenza.

« Ad ogni modo... » riprese Piton, smettendo di guardarlo. « ...non ho alcuna notizia nuova di zecca. Il Signore Oscuro non chiede di me da giorni, sospetto che abbia compreso qualcosa »

« Credi che sarei tornato, se questa non fosse una questione già sistemata? »

« Non credo niente. Non ho nulla da credere, se lei non mi rende partecipe dei suoi progetti »

Severus aveva il dente avvelenato a causa della lunga assenza di Silente e soprattutto per il suo lungo silenzio. Comprensibile, dopotutto.
Era irritato in particolare perché lui era stato il primo a condividere con il preside le sue ansie, i suoi timori, ed ora si sentiva tradito. Messo in un angolo.

« Ogni cosa a suo tempo, quando arriverà il momento » proferì Albus a labbra strette, grattandosi la barba argentea con la punta delle dita.

Solo dopo si sollevò dalla poltrona con un sospiro, andando verso la porta. Severus non si mosse di un centimetro, trattenendo il respiro. Gli prudevano le mani, e a maggior ragione le tenne strette dietro la schiena per evitare che uno scatto si tramutasse nella sua rovina.

« Ricorda... la verità è davanti ai nostri occhi. Ci rifiutiamo solo di vederla » e, dopo averlo investito con la sua saggezza, appoggiò le dita avvizzite sulla maniglia lanciandogli un ultimo sguardo.

« Buon Natale, Severus » e con quest'ultima frase, abbandonò la camera.

Il professore inarcò un sopracciglio. Appariva quasi un addio, pronunciato con quel tono.
Sollevò le spalle, ma nel recarsi in direzione del suo letto si accorse di non essere ancora completamente solo, in quella stanza. Qualcosa si muoveva al di sotto del lenzuolo, creando fruscii lunghi e sinistri ma senza rivelare la sua vera identità. Le dita di Piton scivolarono giù fino al manico della bacchetta, poi però trattenne il respiro e sbarrò gli occhi, deglutendo.
La verità è davanti ai nostri occhi.
Le parole di Silente continuarono a bombardargli il cervello mentre la figura dinnanzi ai suoi occhi strofinava la folta chioma rossa sul cuscino sotto le luci di una sola candela. I suoi occhi erano chiusi, il volto stranamente rilassato nonostante gli innumerevoli graffi che interrompevano il colorito diafano.

A grandi passi si avvicinò al suo letto, non toccandola per paura che fosse solo un fantasma. Allungava le mani, ma tutte le volte le ritirava indietro prontamente. Il cuore gli salì in gola, creando un'arsura non indifferente.

« Lily »

Fu solo un sussurro, ma lei non riuscì a sentirlo. Sembrava ancora bloccata in un mondo parallelo, lo stesso che si manifestava sul suo volto spento e sulle sue labbra silenziose. Un mondo nel quale non erano esistiti sussurri, ma solo urla e torture.

Non richiamò Silente per domandargli come ci fosse riuscito, o dove fosse James Potter.
Non lo richiamò per domandargli che fine avesse fatto lord Voldemort, perché fosse sparito anche con lui per tutto quel tempo.
Erano domande che non volevano risposte, almeno in quel momento.

E in un attimo, Severus interpretò il significato dell'ultima frase di Silente.
Non si stava congedando per sempre, non gli stava dicendo addio.
Era il suo modo per fargli capire che avesse fatto quel che andava fatto.
Era il suo regalo di Natale per lui.

Il più bel regalo che Severus avesse ricevuto in tutta la sua vita.


 

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Angolo autrice
E rieccomi. Penso che posterò quasi sempre una volta a settimana, dopo questo esperimento fatto direi che mi trovo abbastanza bene. Tra qualche giorno mi trasferisco anche per l'università, quindi cercherò il più possibile di mantenermi attiva. 
Per quanto riguarda la storia ho voluto mostrare il modo in cui Piton ha deciso di occuparsi di Harry... nonostante tutto ha cercato di mantenere fede alla promessa fatta a Lily, ma l'ansia per la sua situazione lo sommerge sempre di più e si mostra come il Piton che tutti siamo abituati a conoscere. E poi Silente che ritorna, e gli fa quella sorpresa. Ho volutamente omesso alcuni dettagli, si spiegherà tutto nei prossimi capitoli non temete. 
Grazie a chi ha speso un po' del suo tempo per leggere fin qui, e grazie a chi continuerà a leggere. 
Vi abbraccio!

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