Gravity

di singingcoldplay
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** [1] ***
Capitolo 3: *** [2] ***
Capitolo 4: *** [3] ***
Capitolo 5: *** [4] ***
Capitolo 6: *** [5] ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Non ho più forze, non ho più voce, non ho più amore. L'ho perso tutto nel momento in cui l'ho dato a te. Neanche una chiamata. Ma ci spero ancora, magari tu mi ami ancora, infondo, magari infondo al tuo cuore c'é ancora il piccolo spazio che mi spettava. Ti aspetto, ti aspetto sempre, non mi sono ancora arresa, ma magari un giorno perderò le speranze. Io ci provo a non perderti, ma il tuo ricordo prima o poi sbiadirà. E io mio chiedo, Ira, sarà meglio o peggio, allora? Devo aspettarti o no? Pensavo di trovarti al mio risveglio, pensavo avresti pianto, pensavo mi avresti urlato in faccia. Ma tutto implicava un tuo esserci, tutto sarebbe stato meglio della tua assenza. Te ne sei andato senza neanche dirmi addio, senza neanche ridermi in faccia. Ma io non ci riesco, non ci riesco a dimenticarmi come fai tu, non riesco a scordarmi di te, é inutile. Inutile che tu te ne vada cosi' pensando di non lasciare vuoti. Io ci provo sai? A dimenticarti, ma ti prego almeno di tornare, anche solo per dire addio. Ti costa tanto Ira? Ti costa tanto evitare che il nostro ricordo sbiadisca? Io ti aspetto, incosapevolmente, ma so che non tornerai. Quindi questo é il mio addio, spero che il tuo sia più decente del mio, lo aspetto Ira, l'unica cosa che mi aspetto da te é il tuo addio. Fleur.

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Capitolo 2
*** [1] ***


"Baby
It's been a long time coming
Such a long, long time"

Mi gira la testa ma cerco comunque di concentrarmi, non permettero' a niente e nessuno di rovinare la mia vita, non un'altra volta. L'ho presa in mano questa volta, la tengo stretta, non mi scivola, rimane con me, rimango io con lei, non me ne vado. Riprendo a leggere tentando di non distrarmi, ma é tutto cosi' difficile, cosi' impossibile. Ma devo riuscirci, devo riuscirci per me, devo andare avanti per me stessa, devo riacquisire tutte le conoscenze andate perse. Devo alzarmi da sola, nessuno sarà qui ad aiutarmi, nessuno riuscirà a ricompormi, se non me stessa. Non posso permettermi di sbagliare. Puo' succedere di tutto in due mesi, e non voglio che niente si ripeta, ormai sono passata oltre, ho una vita, una nuova vita, e non permettero' a nessuno di distruggerla, non ora che ho rimesso assieme i pezzi, non ora che gli incubi stanno cessando, non ora che le mie paure stanno scemando piano piano, ora sono io e questa vita la comando io.

"Il mio fiore preferito!" una voce mi distrae dalla mia lettura e mi costringe ad alzare gli occhi su Phil, un signore anziano con cui mi sono confidata un giorno alla fermata dell'autobus, non avendo abbastanza soldi per uno psicologo, e lui, invece di scappare a gambe levate come ogni persona sana di mente avrebbe fatto, mi ha trovato un lavoro e ora viene tutti i giorni a salutarmi.

"Ti ho disturbato? Come andava la lettura?" mi sorride cordialmente carezzandomi le braccia poggiate sul bancone e guardando il libro. Sorrido di rimando socchiudendo leggermente gli occhi abituarmi alla luce che ha fatto entrare un signore aprendo la porta. "Ehi, Phil, direi tutto bene, ho letto qualche pagina e ho capito tutto, anche se alcune parole ancora mi sfuggono, poi le cerchero' sul dizionario. Tu come stai oggi? Judith si é ripresa dopo la visita di Eloy? Ho saputo che si é arrabbiata perché non l'aveva avvisata." Phil ridacchia divertito, probabilmente pensando alla moglie che si é presa un colpo dopo aver rivisto il figlio che non si faceva vedere da tre anni. "In realtà, ora sono andati a fare la spesa, Florecita, Judith ha cominciato a ricamare da ieri sera, Fiore, sto per diventare nonno!" esclama sorridente con le lacrime agli occhi. "Davvero? Phil ma é stupendo, dobbiamo festeggiare, ti offro un bicchiere di qualcosa, dimmi tu! Offre la casa!" lo strigno in un abbraccio per quanto il bancone lo consenta e lo sento accarezzarmi i capelli amorevolmente. "Proprio per questo sono passato oggi, oltre per le mia visita giornaliera. Domani arriva Iseul con i genitori e volevamo festeggiare, si puo' prenotare il locale per una sera?" lo guardo interrogativa; "Iseul? Chi é? Mi sono persa dei passaggi, Phil! Comunque non eri tu l'amico di Estefan? Penso che anche se non si potesse prenotare per un'occasione cosi' importante farebbe un'eccezione!" mi fissa senza riuscire a togliersi il sorriso dalle labbra, é cosi' contento ed io sono cosi' felice per lui, insomma, diventa nonno! Sono sicura che sarà uno dei nonni migliori del mondo."Hai ragione come sempre, Fiorellino, Iseul é la ragazza di Eloy, ha origini coreane, pensa che il suo nome vuol dire Rugiada! Comunque ora adesso vado dietro da Estefan e gli chiedo se si puo', pero' non voglio che tu lavori quella sera, devi festeggiare con noi!" mi lascia un bacio amorevole fra i capelli mentre si avvia saltellando verso il retro dove c'é l'ufficio di Estefan.

Quindi dopo due giorni, Phil é riuscito a prenotare il locale per una serata e ad organizzare questa festa, anche se si tratta per lo più di un festeggiamento intimo, poche persone e per lo più familiari, anche se possono entrare tutti, tanto Phil sostiene "Offro io a tutti, il mondo deve sapere che divento nonno!".

Sto ridendo ad un racconto della mamma di Iseul di cui non ricordo più il nome poiché troppo complicato, quando, sempre con il suo strano accento urla in inglese a Phil. "Ci sono nuovi invitati!". Mi volto tentando di capire se conosco o meno i due ragazzi che sono appena entrati e il mio cuore perde un battito, uno dei due é Chaz, il fratello di colui che inspiegabilmente ha migliorato e peggiorato la mia vita. Chaz sta abbraciando Eloy e capisco che si conoscono e che questo potrebbe rappresentare un bel problema, se solo il fratello si presentasse, se inaspettatamente ripiombasse nella mia vita involontariamente. Cambierebbe tutti i miei piani, perché so che anche solo la sua vista mi indebolirebbe e io non voglio perdere tutta la forza d'animo che ho acquisito negli ultimi due mesi.

Sento dei pezzi della loro conversazione e non posso fare a meno di cercare Phil e di rifugiarmi fra le sue braccia.

"Ehi vecchio! Parti un anno all'estero e torni tre anni dopo con una ragazza, che lasciatelo dire, é una bomba sexy, e con un figlio?" Il sorriso di Eloy é gigantesco, non potrebbe essere più fiero della sua famiglia. "Ragazzi! Non potete capire quanto io sia felice, veramente, é qualcosa di magnifico, non trovate anche voi? Voglio dire, divento papà!" esclama euforico mentre i suoi amici ridono per la sua felicità. "Immagino, ma ora sei vecchio, domani pero' devi venire da me, cosi' passi a salutare un po' tutti, si'?" risponde il ragazzo che non conosco. "Certo che vengo, ma, Chaz, tuo fratello? Come sta? Ho saputo dell'incidente di due mesi fa." Chiudo gli occhi mentre a scena si ripete milioni di volte nella mia mente, io che urlo di fermarsi, lui che dice che questa é la volta buona, che dopo questa sarà libero, lui che mi guarda invece di guardare la strada, il suo "Sei bellissima, Fi" io che gli sorrido e poi il panico, io che urlo per l'ennesima volta "Dimmelo dopo ma guarda la...", il tempo di girarsi e lo scontro, poi il buio.

"Sei bellissima, Fi", le ultime parole che mi ha detto. La notte mi tormentano, poteva dirmele dopo, poteva aspettare di essere arrivato, mi aveva promesso tante cose, mi aveva promesso Parigi una volta scesi dalla macchina, ma una volta sveglia, c'era solo mia madre a tenermi la mano, e tanta confusione nella mia testa, troppa.

"Sta bene, si é ripreso abbastanza velocemente, si é rotto qualche costola, ma nessun danno permanente, invece la sua ragazza che era in macchina con lui é in coma" risponde Chaz, non mi ha ancora visto, 'Sono sveglia!' vorrei urlarglielo, vorrei chiedergli dov'é suo fratello, perché non c'era al mo risveglio visto che sta bene, vorrei piangere, urlare, andare a cercarlo e chiedergli spiegazioni, ma sto ferma, immobile.

"Sei bellissima, Fi"

"Sei bellissima, Fi"

"Sei bellissima, Fi"

"Sei bellissima, Fi"

Chiudo gli occhi e quando li apro, cerco Phil, ho bisogno di lui, che mi stia vicino, che mi dica che sono abbastanza forte, che riusciro' a riprendere l'università, che riuscirò a finire di leggere un libro. Ma quando lo trovo con lo sguardo, sta ridendo, lui sta per diventare nonno, non posso continuare a rovinargli la vita con i miei problemi, é una persona buona, merita la felicità, non i miei continui problemi. Allora mi siedo, contro il muro, mi stringo le ginocchia al petto, chiudo gli occhi e penso a quello che mi faceva fare mia madre quando ero piccola. "Pensa a dieci cose che ti fanno felice, Fleur." Allora comincio. Uno, la cioccolata calda mentre guardo la neve che scende. Due, Phil che mi viene a trovare tutti i giorni. Tre, i pezzetti di cioccolato nel gelato. Quattro, i Coldplay. Cinque, l'odore del caffé al mattino quando mi sveglio. Sei, quando spunta l'arcobaleno. Sette, Camille che mi fa le trecce alla festa di compleanno di mia madre. Otto, l'odore dei libri. Nove, pattinare sul ghiaccio con Sam. Dieci, gli occhi verdi.

Apro gli occhi, mi sento meglio, il respiro é tornato regolare e il cuore ha smesso di battere all'impazzata. Sto bene, lo ripeto nella mia mente, é il mio mantra da due mesi, non devo scordarlo. Mi alzo e mi appoggio al bancone per riprendere il fiato, sono forte, nessuno puo' abbattermi, e anche se é la forza di gravità a spingerci giù, é anche lei a farci stare con i piedi per terra.

Sento qualcuno toccarmi la spalla e mentre mi giro lentamente sento qualcuno parlare "Sai per caso dov'é il ba..." la voce si blocca quando mi giro, il fiato mi rimane in gola, mi costringo a fare un sorriso. "Fleur? Sei davvero tu? Insomma, sei viva, non sei all'ospedale allora? Mio fratello ti teneva nascosta? Non é per niente uno scherzo carino da fa..." Lo blocco quando capisco che sta saltando a conclusioni affrettate e soprattutto prima che il suo entusiasmo possa farmi scoppiare a piangere. "Ciao Chaz" lo saluto timidamente. "Ciao Chaz? Sul serio Fleur, tutto quello che hai da dire? Insomma, non pretendo che mi baci ma posso abbracciarti? Sei viva, insomma, mio fratello dopo le prime volte mi ha proibito di venirti a trovare all'ospedale, ma ora sei viva, non capisco perché non me l'abbia detto, manchi a tutti, vieni anche tu domani? Sono sicuro che mio fratello sarà d'accordo a non tenerti tutta per sé, mio padre non chiede neanche più di te perché Ira devia l'argomento, ma insomma, si vede che gli manchi e a casa si sente che manca la tua presenza scintillante, nessuno fa la torta alle mele come fai tu, ci stai, allora? Vieni domani?" mi sorride e vedo quanto ci tenga a me, insomma, é stato il mio confidente quando stavo quasi a tempo pieno a casa loro. Lo abbraccio forte mentre sento le sue braccia familiari avvolgermi e tenermi stretta. Sento la maglietta bagnarsi leggermente sulla spalla e mi accorgo che sta piangendo.

"Ho avuto cosi' paura Fleur, pensavo che saresti morta da un momento all'altro, pensavo non avrei più potuto abbracciarti. Come faccio senza di te? Come facciamo senza di te? Mio fratello potrebbe capirlo e smetterla di farvi fare incontri privati, torna da noi, ci manchi" mi sorride rassicurante, lasciando la presa. Gli accarezzo leggermente la guancia e gli sorrido a mia volta, lo devo fermare prima che si faccia troppe illusioni. "Chaz, io... io e Ira non stiamo più assieme." sgrana gli occhi. "Come non state più insieme? Stai scherzando spero, quell'idiota di mio fratello cos'ha fatto questa volta?" mi guarda con le sopracciglia inarcate. "Almeno penso, Chaz. Non lo so, il punto é che non ha fatto proprio niente Chaz, non c'era quando mi sono svegliata, non lo vedo da quella notte li'" chiudo gli occhi mentre i brividi mi percorrono la schiena al pensiero. "Come no? Non state più insieme? Fleur, sei sicura di non averlo mai visto? Guarda che non devi dire cosi' perché te l'ha chiesto lui, potete dirmelo che vi vedete di nascosto." Lo guardo con un sorriso malinconico e sto per dirgli che non vedo davvero Ira da quella notte ma il suo telefono suona. "E' lui, ora mi sente"

Lo guardo scuotendo la testa ma risponde comunque cominciando ad imprecare contro suo fratello.

"Cazzo, Ira, potevi dirmi che Fleur é viva, sai, mancava anche a me" non sento la voce di Ira, ma quando Chaz sgrana gli occhi capisco che Ira gli ha detto la verità, ovvero che ormai non siamo più niente. "Dico, ma sei coglione? Sono alla festa di Eloy, l'ho incontrata. Si', direi che sta bene. Sicuramente non grazie a te, pezzo di merda, mi spieghi cosa ti passa per la testa? Non voglio sentirti dire certe cose. No, non capisco. Scusa se ti insulto per aver abbandonato la ragazza che ami nel momento del bisogno. Ne parliamo a voce. Sono al bar dietro il luna park. Ok, ti aspetto." Sgrano gli occhi, merda, Ira sarà qui a momenti, devo andarmene, ma prima che riesca a compiere qualunque azione, un braccio mi stringe la vita. "Adesso gli facciamo il culo assieme."

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Capitolo 3
*** [2] ***


''And I can't stop running
Such a longlong time"

Mi gira la testa, mi batte forte il cuore. Non sono pronta, non penso di essere pronta, non lo sarò mai, ma prima o poi sarebbe dovuto succedere, meglio togliersi subito il pensiero, no? Non voglio pensarci, non voglio pensare a lui, ai nostri ricordi, a ciò che siamo stati, all'invidia che la gente provava quando ci vedeva assieme, non voglio che mi spezzi il cuore un'altra volta. Quello che voglio fare è imparare a leggere, di nuovo, continuare i miei studi, finire l'università, andare a trovare i miei genitori durante le vacanze, rivedere i miei amici, ma non voglio lui, e allo stesso tempo lo desidero. Amata e odiata tortura, quella dell'amore, degli occhi verdi, dei suoi ti amo.

Mi giro con il respiro pesante verso Chaz che ancora mi tiene stretta. Chiudo gli occhi per stabilizzare il mio cuore, per non pensare a lui. "Chaz, io non penso di essere pronta, voglio dire, non penso lo sarò mai -balbetto leggermente- non saprei cosa dirgli, non saprei resistergli, sai come siamo noi, sai come finiremo se soccomberemo a ciò che vorremmo essere, saremo entrambi distrutti,siamo un uragano Chaz, io -mi fermo per respirare, mi guardo le mani- i-io non penso di essere all'altezza di tutta questa situazione". Sento di stare per piangere, dio sono diventata così emotiva, sono così stufa di non essere più l'uragano di forze che ero prima, ed in parte è colpa sua, ma lui non lo sa, lui non c'era, lui non c'è, e lui, sicuramente non vorrà esserci.

"Fleur, respira e guardami -mi intima Chaz che lascia la presa su di me per tenermi le mani strette- dovete parlarne, siete destinati l'uno all'altra, te l'ho sempre detto, solo che Ira è sempre un po' troppo cazzone per capirlo". Lo guardo scuotendo la testa, lui ha sempre avuto ragione, ma questa volta si sbaglia.

"Ragazzo, cosa pensi di fare, è una giornata felice, non devi far piangere il mio fiorellino!", sento la presa di Phil che mi tira un po' su, sia fisicamente che moralmente, e mi rassicura, lui è il mio angelo custode. "Signore, i-io posso spiegarle", Chaz tenta di chiarire la situazione, ma so come schiarire Phil senza troppi giri di parole, mi giro a guardarlo e noto il cipiglio che ha preso posto del suo sorriso di prima, cosí mi ritrovo a sussurrare "Phil, lui è Chaz".

Phil sgrana gli occhi e mi guarda comprensivo mentre porge la mano a Chaz "Piacere, io sono Phil", Chaz rimane interdetto per il cambiamento d'umore di Phil ma stringe la sua mano presentandosi.

Mi giro di nuovo verso Phil torturandomi le mani e lo guardo dritto negli occhi "Suo fratello sta per arrivare...".

Phil mi stringe forte e mi rassicura, poi, è un attimo, e la porta del bar si spalanca.

Ho indossato un vestito, quello che mi ha sempre pregato di vedermi addosso, sostenendo che mi rendesse "incantevole". Prendo la macchina per dirigermi al luogo indicatomi da Ira via messaggio. Oggi sua madre si sposa con il suo compagno, e non sono potuta andare alla cerimonia in chiesa poiché avevo un esame, ma tutta la famiglia ha insistito affinché mi presentassi alla cena. Ira e Chaz sono già laggiù e mi stanno aspettando. Parcheggio nel giardino della magnifica residenza che è stata prenotata e mi arriva un messaggio.Recupero il telefono mentre mi slaccio la cintura e sorrido nel vedere il testo.

Ira:

Quando arrivi Fi'? Ho ballato con la mia prozia e mi ha fatto una ramanzina sulle tecniche contraccettive quando ha scoperto che ho una ragazza,mio cugino invece, dopo che Chaz gli ha fatto vedere una tua foto non fa altro che spruzzarsi profumo per 'poterti ammaliare'. Dimmi che nonostante tutte le mie suppliche non ti sei messa il vestito sexy, non potrei resistere, sia nel saltarti addosso che nel riempire di botte mio cugino.

Sorrido e scendo dalla macchina recuperando la borsetta e mi dirigo all'entrata, è tutto così elegante. Scorgo Ira seduto ad un tavolo mentre mangia un pezzo di pane con lo sguardo immerso nel vuoto. Mi metto dietro di lui e copro i suoi occhi con le mie mani.

"Mi dispiace deluderti, ma ho il vestito che tanto ti piace" sussurro al suo orecchio e lascio scivolare le mani sul suo torace mentre gli do qualche bacio sul collo.

"Fleur,sei arrivata!" sento urlare da Chaz e Ira grugnisce in disapprovazione, visto che mi sono alzata per abbracciare suo fratello e quindi ho smesso la mia piacevole tortura su di lui. "Ei, Chaz, come sta Margarita?", lui alza le spalle e si sbottona il primo bottone della camicia "Fa caldo, non trovi?" cerca di sviare il discorso, ma da questo capisco che non era nulla di serio e che è già finita. "Vieni che ti presento al resto della famiglia!" saltella contendo e mi prende la mano "Chaz! -Ira disapprova la sua scelta- Vorrei stare con la mia raga...", ma non lo sento piu' perché Chaz è corso via trascindandomi ad un'altra tavolata. "Prozia Judith, lei è Fleur" stringo la mano di una vecchia signora con uno sguardo severo, poi di un uomo sulla cinquantina, di una ragazza sui quindici anni e arrivo ad un ragazzo che avrà piu' o meno la mia età. "E lui è Carl, nostro cugino -poi si gira verso di lui- Carl, lei è Fleur", al ché, questo Carl alza la testa e mi squadra, prende la mano che gli sto porgendo ma invece di stringerla se la porta alle labbra per lasciarci un bacio.

"Fleur, posso avere l'onore di ballare con te?" mi giro verso i presenti a tavola che mi guardano seri e mi ritrovo ad accettare. Mi porta così in pista proprio mentre inizia una musica simile ad un tango. Finisco quindi per ballare appiccicata a questo tizio che dev'essere il cugino tanto odiato da Ira. Finito il tango lascio la presa di Carl e mi giro per cercare Ira, non lo vedo da due giorni e dev'essere proprio un cugino rompipalle a mettersi in mezzo? Ma, mossa sbagliata, vengo assalita da Celeste, la mamma di Ira e Chazchiusa in un elegantissimo e mozzafiato abito. Spalanco gli occhi e fischio per complimentarmi della sua strabiliante bellezza. "Fiorellino,tesoro, sei arrivata, sei magnifica! Sono sicura che Ira non è riuscito a trattenersi nel vederti, come sei splendente!!" esulta prendendomi per le spalle, "Adesso pero' balli con me!".Volteggio lentamente con Celeste che è piu' euforica del solito."In realtà, non ho neanche salutato Ira come si deve che Chaz mi ha presentata alla famiglia -le dico sorridendo- comunque, sei un incanto Celeste" mi complimento con lei. "Ah, Fiorellino, a volte mi chiedo come abbia fatto Ira a meritarti, insomma, guardalo, sta seduto laggiù a fare il broncio invece di venire a salvarti da me!" esulta lanciando in aria le mani. Mi lascia andare quando finisce la canzone e quando cominciano le prime note della seguente, mi ritrovo a cercarlo con gli occhi, con questa canzone ci siamo conosciuti. Non lo trovo ma sento due mani inconfondibili circondarmi la vita, un respiro caldo sul collo e dei leggeri baci. "Lo odio, Carl intendo"lo sento lamentarsi borbottando. "E odio anche te, non pensare" mi giro fra la sue braccia per poterlo guardare negli occhi e appoggio le mie mani sulle sue spalle. "Dimmi un po' perché dovresti odiarmi" gli sorrido e passo le mani sul suo collo ad accarezzargli i capelli. "Perché non mi hai neanche salutato, hai ballato con Carl e mia madre e ti sei messa questo vestito" sbuffa e mi fa sorridere perché mi fa pensare ad un bambino al quale hanno sottratto le caramelle. "E non sorridere, che poi sei ancora più bella, dio se sei bella!" mi guarda con una scintilla negli occhi, quella scintilla che mi fa innamorare ogni giorno di più. "Ti dico un segreto -gli sussurro nell'orecchio mentre lui mi lascia dei leggeri baci sul collo che mi fanno sospirare- lo dico solo a te, però, va bene?" gli sorrido un po' nervosa perché è la prima volta che glielo dico. "Ti ascolto" mormora sulla pelle del mio collo provocandomi dei leggeri brividi, prendo un respiro e mi avvicino di nuovo al suo orecchio "Amo solo te", sento le sue labbra incurvarsi in un sorriso mentre mi stringe di più, "Dillo di nuovo" sussurra leggermente "Ti amo", ripeto al suo orecchio e sento il suo sorriso allargarsi ancora di più. Non sento la necessità di una sua risposta, non ne ho bisogno, l'unica cosa di cui ho bisogno è che lui sappia cosa provo. Non mi ha mai detto di amarmi, me l'ha sempre dimostrato e non ho bisogno di altro, non voglio che si senta forzato, voglio che si senta felice, ed il suo sorriso a contatto con il mio collo mi basta, mi riempieOndeggiamo lentamente sulla canzone e sento la sua voce che canticchia sottovoce, solo per me, solo per noi due.

"There's no love,like your love

And no other could give more love

There's nowhereunless you're there

All the time, all the way''

La nostra canzone, la mia dichiarazione, il nostro amore.
 

Si spalanca la porta e lo vedo, il mio cuore batte, forte come quella sera, ormai distante temporalmente e sensibilmente. Vedo i suoi occhi, vedo che mi cercano, lo sento. Sento anche il bisogno di andarmene, con uno scatto raggiungo la porta accanto a lui e lo sposto per uscire, spingendo malamente la sua spalla. Sento la sua mano stringersi attorno al mio polso, la tiro via e corro fuori, corro in cerca di aria. Sento che mi segue, ma non mi fermerò ora, non ho intenzione di fermarmi, crollerei.

''Fi'!Fi'! Fermati, ti prego!'' lo sento urlare e ciò' che rimbomba nella mia testa è sempre la stessa cosa.

"Sei bellissima, Fi"

"Sei bellissima, Fi"

"Sei bellissima, Fi"

"Sei bellissima, Fi"

E poi, buio.

{N.A.

La canzone si chiama "I do it for you" ed è di "Bryan Adams". Per quanto riguarda la melodia è in vecchio stile canzoni d'amore anni '60, il testo è bellissimo, andate a leggerlo! Mi sembrava adatta al capitolo, un bacio}

 

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Capitolo 4
*** [3] ***


"Can you hear my heart beating?
Can you hear that sound?''

"Fi'! Fermati, ti prego". 
Lo sento urlare dietro di me, sento i suoi passi, mi sta seguendo ed io non ho idea di dove andare, sono persa, questa è una grande città e non so quale sia la direzione giusta per casa mia, o per casa di Phil.
Mi fermo nel panico e guardo tutte le direzioni che si presentano davanti all'incrocio in cui mi trovo. Provo a pensare se lo conosco, se ho memoria della strada che sto percorrendo, ma nulla. I miei pensieri sono una nube di nebbia, si accavallano l'uno all'altro e non mi permettono di fare chiarezza.

Potrei cadere da un momento all'altro, il mio equilibrio sta mettendo a dura prova la mia fuga. Una fuga inutile, so da cosa scappo ma non ho idea a cosa sto andando incontro.

Ira mi ha raggiunta ed è fermo dietro di me, incerto, insicuro. Sento il rumore di un passo dietro di me, si sta avvicinando lentamente, come se un passo falso potesse rompermi, e forse è proprio così, sono in bilico fra il buttarmi tra le sue braccia e ricominciare a correre, e questa scelta spetta a me. Sono io che prendo le decisioni nella mia vita, ora più che mai.
Non devo guardare indietro, ora la mia vita è avanti, come dice Phil: "Fiore, è tempo di sbocciare, tutta la pioggia che hai preso è per farti fiorire ancora più bella". 
Devo essere forte, Ira era pioggia, devo trovare il sole ora, e devo essere il mio stesso sole, non ho bisogno di nessuno.

"Fí! Fiore" lo sento sussurare, gli do ancora le spalle, poi un brivido.
La sua mano ha preso la mia che è a penzoloni sul mio fianco destro.

"Fiore dai!" lo sento sussurrare dietro di me. "Dai, lo sai che non l'ho fatto per darti fastidio!" mi prende la mano e la stringe nella sua mentre mi giro lentamente. "Okay ma la prossima volta me lo dici!" gli sorrido mentre posa l'altra mano sul mio fianco e mi avvicina. "Qualcuno è geloso" sussurra sul mio collo e sorride.
"Non sono gelosa, è solo che è ovvio che quella ti viene dietro e-" sento il fiato sul suo collo farsi maggiore, segno che è scoppiato a ridere.
"e non ridere tu! Non ti condivido, io" metto il broncio e sento le sue braccia stringermi forte i fianchi. "Prometto di non dare più il mio numero a un'altra ragazza su un post-it anche se è per fare un regalo alla mia ragazza" mi prende in giro mentre mi stampa dei baci sulla guancia. 
"Questo non l'avevi menzionato!" gli schiaffeggio la nuca mentre lui emette una risatina, "Sì, amore mio, sua mamma ha la gioielleria vicino a casa mia e deve chiamarmi quando avranno il regalo che ti ho comprato".
Gli faccio un enorme sorriso e poggio le mie braccia sulle sue spalle, "Ma così mi hai detto cosa mi regali!". Lui scoppia a ridere ", ero praticamente obbligato, eri gelosa marcia di Koro!" sorride "Ah, si chiama Koro? Sai anche il suo nome?" lo prendo in giro mentre mi stringe in un abbraccio e mi bacia la fronte. "Come farei senza di te?"

Mi giro lentamente al suo ennesimo richiamo a testa bassa, non riuscirei a guardarlo negli occhi. "Fí" mormora mentre mi avvicino e appoggio la testa sul suo petto in cerca di calore, del suo calore. "Fiore" sussurra infine mentre una sua mano mi accarezza i capelli e l'altra mi stringe forte a se. Sento il suo respiro pesante dovuto alla corsa e il suo battito accelerato. Inalo il suo profumo che mi era mancato così tanto e chiudo gli occhi all'ondata di ricordi che invade la mia mente. Una lacrima si fa largo sulla mia guancia. Cerco di trattenere il pianto ma invano, sento le sue braccia stringermi ancora più forte ed una goccia sulla spalla, segno che anche a lui è sfuggita una lacrima.

Poi si fa largo in me una consapevolezza: è stato lui ad abbandonarmi, è stata una sua scelta, non ho avuto nessuna voce in capitolo, mi sono semplicemente svegliata sola, senza di lui, senza il suo sorriso e i suoi occhi verdi a rallegrarmi la giornata. Tiro su il viso e incontro i suoi occhi che mi guardano dispiaciuti, provano solo pena ormai per me, non c'è più traccia dell'amore di due mesi fa, non c'è più niente. Mi guarda e accenna ad un piccolo sorriso, quel tipo di sorrisi che fanno i dottori ai pazienti quando hanno delle brutte notizie da dar loro. Mi sento in trappola, questo non è l'Ira del quale mi sono innamorata, o forse è solo uno scherzo della mia mente, è una scusa che formula per allontanarmi, per non donargli il cuore una seconda volta, dopo che si è permesso di frantumarlo. La rabbia si fa spazio in me e chiudo le mie mani in pugni, comincio a colpirlo sul petto ripetutamente, anche se probabilmente non gli sto causando alcun dolore, sfogo la mia rabbia, tutta quella che provo per lui, per avermi abbandonata nel momento del bisogno.
"Ti odio" sussurro sempre singhiozzando. Mi guarda, mi lascia fare, non si sottrae, né blocca i miei pugni, lascia che scarichi la mia rabbia. "Avevo bisogno di te, do-dove dove sei stato?" singhiozzo ancora "ero so-sola, dov'eri?" mi fermo, non lo guardo più negli occhi ma abbasso il mio sguardo a terra. 
Il mio pianto si arresta, proprio come si arrestano i temporali estivi, senza lasciarne traccia, senza contare i miei occhi rossi. Mi giro verso la strada, non è passata neanche una macchina da quando ci siamo fermati, non dev'essere un quartiere molto trafficato.

È buio e ci sono solo due lampioni visibili da qui, mi siedo in mezzo alla carreggiata, mi guardo intorno e poi mi sdraio, le stelle si vedono bene da qui. Posso ammirare tutte le costellazioni che mi faceva vedere mio padre quando ero piccola con il telescopio. Guardo l'immensità del cosmo che si estende sopra di me, rimanendo a bocca aperta come ogni volta. 
"Siamo così piccoli" sussurro, non so se Ira sia ancora qui o se ne sia andato, né tantomeno se mi senta, ma continuo.
"Siamo così insignificanti rispetto a tutto questo" prendo un respiro profondo.
"Probabilmente da qualche parte laggiù esiste un'altra specie che ci osserva e in questo momento si starà chiedendo cosa ci sta facendo una ragazza sdraiata in mezzo alla strada" sento dei passi avvicinarsi a me.
"O forse non mi vede neanche, dire che cosa pensa di me è probabilmente troppo egocentrica come cosa" Ira si sdraia accanto a me.
"Voglio dire, il mondo gira intorno al sole non attorno ai miei problemi, non mi devi niente, non ho il diritto di arrabbiarmi perchè non vuoi più stare con me" giro la testa dalla sua parte, mentre lui osserva la volta celeste "l'unica cosa che pretendo è un addio" sussurro "una spiegazione".
Toglie l'attenzione dal cielo e mi guarda, un sorriso malinconico sul suo viso.

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Capitolo 5
*** [4] ***


"Cause I can't help thinking
And I won't stop now"

"No, non me lo dire" sussurro e socchiudo gli occhi, "probabilmente inventeresti solo una scusa ed ora mi farebbe ancora più male, non la voglio sentire" giro la mia testa verso la volta celeste e sospiro pesantemente.
"Fiore" sussurra e sento il calore della sua mano avvicinarsi alla mia che prontamente scanso; non sono pronta ad un contatto così diretto.
Rabbia di prima che ho nascosto in un angolo remoto si fa largo e sospiro infuriata "Sai dire solo quello? Fiore di qua, Fiore di là. Avresti dovuto dirlo solo due mesi fa, sarebbe stato quello il tempismo giusto, non ora, non sistemi più niente ormai, è inutile".
"Non volevo abbandonarti, non avrei mai voluto farlo" risponde pacato alla mia scenata. Una cosa che è sempre stato in grado di fare, durante i nostri litigi, è rimanere calmo, e la cosa mi ha sempre mandata in bestia. Non si fa mai divorare dalla rabbia. 
Mi alzo furiosa e comincio ad urlare "Allora ho sognato per due mesi che non mi stessi accanto? Dimmelo, rispondi, era solo una mia illusione?", probabilmente ho svegliato qualcuno, ma non ci vedo dalla rabbia. È troppo tardi per le scuse, e tantomeno per le bugie.
Faccio un respiro per calmarmi e lo guardo diritto negli occhi, ancora sdraiato. "Avresti semplicemente dovuto dirmi che non mi amavi più appena sveglia" poi scoppio in una risata, probabilmente sembro pazza, malata, ma non mi interessa. "Forse la verità è che non mi hai mai amata in realtà" la mia risata malsana si blocca di colpo, mentre incasso quell'affermazione che io stessa ho detto. Ira si alza, mi guarda negli occhi, i suoi occhi verdi che mi hanno tanto fatta innamorare, che mi guardano pieni di un'emozione che non riesco a decifrare. Cosa provi Ira? Ho sempre pensato di riuscirti a leggere come un libro aperto, ma forse mi sbagliavo e non ti ho mai capito, non mi hai mai amato. Scuoto la testa, come a far chiarezza nei miei pensieri.
"Tutte le cose che hai da dirmi ora" gli punto un dito contro "avresti dovuto dirle due mesi fa, hai sbagliato semplicemete il tempismo, e forse anche gli ultimi due anni della tua vita che hai passato con me se ti rendi solo conto ora di non amarmi" mi passo nervosamente le mani nei capelli, stufa di questa situazione, stufa perchè ai miei occhi continua ad essere maledettamente bello, nonostante sia un fottutissimo stronzo, di prima categoria.
Prendo un respiro e finisco il mio discorso senza né capo né coda, senza un filo logico, che non comprendo neanche io. "Avevi fatto tutto giusto per due anni con me, fino a due mesi fa" lo guardo, mi sta seguendo, sta ascoltando il mio monologo insensato.
Poi è un attimo, due secondi prima ci stavamo guardando negli occhi, e due dopo le sue labbra sono sulle mie, dure e morbide allo stesso tempo, rassicuranti. Lo odio, un solo gesto per far cadere tutte le mie barriere, tutte le mie sicurezze. Chiudo gli occhi al suo tocco, ammaliata dal suo bacio, le mie braccia sono lunghe distese sui fianchi, inermi. Le sue mani mi stringono il viso, le guance, come se ne dipendesse della sua vita, come se ricavasse della linfa vitale da questo bacio. Mi lascio andare, l'ultimo peccato prima della prossima alba, mi godo gli ultimi istanti del suo tocco magico. Tengo le sue braccia con le mie mani ed approfondisco il bacio, lo sento gemere piano quando le mie mani scorrono sulle sue braccia fino alla sua nuca, tocco i suoi capelli lasciati mossi. Le sue mani scendono sui miei fianchi e mi stringe a sé. Linfa vitale. Sole.

"Sei stonata come una campana" Ira ride mentre io mi metto a ballare in mezzo alla strada. "Mi hai rovinato Viva la Vida" mi prende in giro e per mano facendomi fare una piroetta. Mi ritrovo in casquet "Non è vero" gli faccio la linguaccia e mi rimetto dritta. "I Coldplay sono stati ancora meglio proprio grazie alle mie stonature" gli tiro il braccio invitandolo a ballare in mezzo alla strada con me. "Dove stiamo andando?" gli chiedo, devono essere le quattro di notte, non c'è anima viva e la strada è silenziosa. Abbiamo potuto assistere ad un concerto dei Coldplay, ma quando ci siamo ritrovati sdraiati a letto dopo quest'esperienza mozzafiato, avevo ancora troppe energie ed Ira ha detto che mi deve trattare proprio come una bambina; così siamo usciti a fare una passeggiata. "Non ne ho la più pallida idea" mi risponde lui sorridendo "Come no? E poi come facciamo a tornare a casa?" gli chiedo come una bambina alla quale hanno detto che non potrà avere le caramelle. "Ah" mi guarda facendo finta di riflettere "siamo arrivati da là e poi abbiamo preso un incrocio laggiù" mentre spiega indica i vari luoghi. Cominciamo a camminare nella direzione da lui indicata. "Ce l'hai!" Urlo toccandogli la spalla e poi prendendo a correre distante da lui, "Seriamente?" lo sento strillare esasperato "Mai stata più seria!" Dico in risposta e lo vedo correre verso di me mentre un sorriso si fa spazio sul suo viso. Mi fermo senza fiato davanti ad un incrocio non sapendo quale strada prendere. Sento due braccia stringermi le spalle da dietro e "ce l'hai" un respiro affannoso.
"Io non so come faremo quando avremo dei bambini, tu sarai peggio di loro" dice lui, mentre il mio cuore prende a battere più forte alla sua affermazione, "Cosa hai detto?" sussurro emozionata "Che sei peggio dei bambini" mi sorride, mi sta prendendo in giro, sa esattamente cosa voglio che ripeta. "Pensi che avremo dei bambini?" gli chiedo felice come una pasqua, "Certo che sì" dice in risposta. Mi giro nella sua stretta, la sua fronte si appoggia alla mia ed i suoi occhi verdi esaminano il mio viso. Il suo respiro si fa caldo e vedo le sue labbra, bramose quanto le mie di incontrarsi. Sporge leggermente il mento verso di me e socchiude gli occhi. Vorrei fargli una foto ora, così vulnerabile e forte allo stesso tempo. Voglio baciarlo fino a perdere la cognizione del tempo, ogni volta che le nostre labbra si toccano è come se fosse la prima. Avvicino le mie labbra alle sue, facendo sì che si sfiorino. "Mi fai impazzire" sussurra a fior di labbra tenendo sempre gli occhi chiusi, "Non immagini quanto" sento le sue labbra muoversi contro le mie e non resisto più, lo bacio con trasporto e passione, lo stringo a me e non lo lascio andare, né ora, né mai.

L'incrocio. Lo spingo via da me e comincio a sussurrare. "I Coldplay" mi guarda confuso come a cercare di capire dove voglia andare a parare "I bambini" lo ripeto due volte come ad essere sicura che recepisca questa informazione. "Questo incrocio, è questo" d'un tratto è come se si illuminasse e mi sorride, ha capito.
"L'abbiamo- l'abbiamo cercato per mesi dopo e non l'abbiamo mai più trovato" sussurro "l'incrocio- l'incrocio intendo" sono senza fiato, dal ricordo, ma soprattutto dal bacio appena vissuto. Non posso farcela, non posso tornare a vivere la mia vita banale dopo questo, non dopo che per due mesi avevo imparato a convivere con la sua mancanza. Ma ora, ora ho davanti a me quello che perdo, e che perdo senza voce in capitolo, che perdo in partenza, perdo per decisione sua. 
N

on posso farcela, lo devo salutare, devo chiudere questo capitolo, bruciare queste pagine. Attraverso la strada e mi volto verso di lui una volta sul marciapiede. 
"Scusa, non ci riesco" sussurro, più a me stessa che a lui, probabilmente non può neanche sentirmi, sta attraversando la strada anche lui, se ne sta andando.
È un codardo, l'ho sempre detto, negli ultimi due mesi. Se così non fosse stato mi avrebbe propinato una bugia a fin di bene, una bugia bianca, e poi mi avrebbe abbandonata.
Invece mi ha abbandonata senza neanche degnarmi di un saluto, come i cani in autostrada prima delle vacanze.
Era tutta colpa sua, se ero così instabile, così fragile.
Avevo perso tutto, tutta la mia forza di volontà e gran parte della mia adrenalina. Lottavo, sì, ma solo per me stessa, gli obbiettivi comuni non facevano più per me.
Non avevo più bisogno di qualcuno che mi abbandonasse, non avrei più sprecato tempo per gente che non si degnava neanche di scusarsi per avermi ridotta in quel modo.
"Scusa, non ci riesco!" urlo questa volta, perché senta forte e chiaro la disperazione nella mia voce.
"No" risponde duro.
"Io non ci riesco, io non posso" urla sempre dandomi le spalle.
"Non ce l'ho mai fatta, mai, a stare lontano da te" duro, conciso.
"Invece l'hai fatto" rispondo, sento che sto per piangere, per l'ennesima volta questa sera.
"L'hai fatto per ben due mesi" trattengo le lacrime, ne ha già causate e viste troppe sta sera, giro i tacchi e me ne vado. È ora di sorgere, o come dice Phil, di sbocciare.

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Capitolo 6
*** [5] ***


"And then I looked up at the sun

And i could see

Oh, the way that gravity pulls on you and me"

Era finita. L'avevo chiusa, conclusa.

Pensavo avrebbe aiutato, ma mi sbagliavo. Sentivo ancora quel buco nel petto, un vuoto incolmabile.

Camminavo senza una destinazione, senza conoscere la strada che stavo percorrendo. Ancora una volta ero sola. Di nuovo, un circolo vizioso che non aveva mai fine, allontanavo sempre le persone che amavo. Ma questa volta l'avevo deciso io, l'avevo fatto per me stessa.

Eppure non mi sentivo meglio, anzi, mi sentivo quasi peggio di prima, con il peso di quella decisione che mi gravava sulle spalle. Sola. Ancora. Sempre. Ero persa, dovevo fare nitidezza nei miei pensieri. Dovevo ritrovare me stessa e poi trascinarmi a casa. Avevo bisogno di dimenticare tutto per qualche ora, avevo bisogno di fare quello che avrei dovuto fare due mesi fa, invece di stare seduta ad aspettare. Avevo bisogno di ballare, ballare fino alla nausea in uno di quei bar sudici, dove nessuno ti guarda o ti giudica, tutti sono li' per un obbiettivo, lo stesso tuo. Ti guardano e ti comprendono. 

Cammino richiamata dalla musica che mi faccia scatenare, faccio fatica a camminare dritta, devo scaricare tutta la rabbia che mi circola ancora nel corpo. Devo dimenticare tutto. Devo ricominciare da capo. Devo incontrare gente e creare nuovi legami, fare nuove amicizie. 

Il mio corpo si muove verso un bar, apro la porta ed un forte odore di alcool e musica pompata forte dale casse mi invade. Ricomincio da quiricomincio ora.

Mi avvicino al bancone cerando di farmi strada fra le persone sudate che si trovano sul mio cammino, "Ciao bellezza" mi saluta il barista con un occhiolino, probabilmente come fa con tutte le ragazze che superano la soglia ed entrano in questo posto. Poggio le mani sul bancone sudicio e rispondo al suo saluto con un cenno del mento. "Tre shottini di tequila sale e limone" rispondo tirando già fuori i soldi quando mi arriva l'ordine; preferisco pagare ora, dopo probabilmente non ricordero' neanche cos'ho ordinato. Una mano blocca la mia che sta porgendo i soldi "Offro io", ruoto gli occhi innervosita "Che disgustosissimo cliché" sussurro leccando il sale che ho posizionato fra il pollice e l'indice, prendo poi il bicchierino e butto giu' la bevanda mentre a persona accanto a me chiede "Come scusa?", poso il bicchierino ormai vuoto sul bancone ed afferro il primo dei tre spicchi di limone staccando avidamente la polpa, prendo poi con l'indice ed il pollice la buccia e la appoggio davanti a me. "Ho detto" dico girandomi verso il ragazzo che ha pagato la mia serata senza pensieri "che disgustosissimo cliché" alzo le spalle e prendendo ancora del sale. "Scusa, non dovrebbe farti piacere che un ragazzo ti offra da bere?" domanda confuso. Butto giu' la tequila e la mia gola si infiamma, mangio la polpa del secondo limone e mi giro verso di lui; "Ti potro' sembrare banalissima, seduta qui a ubriacarmi, ma ti confido un segreto" mormoro avvicinandomi al suo orecchio, di per se' é un bel ragazzo, ma non voglio distrazioni dal mio inizio sta sera, prendo il sale e lo appoggio sul suo collo, probabilmente si starà domandando cosa io stia facendo, ma sinceramente mi sento molto piu' sciolta ed a mio agio di prima. "Ma non lo sono" sussurro al suo orecchio, poi abbasso la testa sul suo collo, lecco il sale soddisfatta, mi giro, butto giu' l'ultimo bicchiere rimasto e mangio la polpa dell'ultimo limone. Mi giro poi verso il ragazzo e gli sorrido "Grazie per la bevuta" gli faccio un occhiolino e mi alzo. Mi faccio di nuovo largo fra i corpi sudati per arrivare al centro della pista. A quel punto ballo, lascio scivolare via tutta la tristezza e la rabbia accumulata, elimino tutta l'energia negativa e mi diverto, finalmente dopo due mesi posso dire di essere felice.

"Ho fallito" sussurro al barista che probabilmente vuole semplicemente servirmi e farla finita lì. "So che è dura ma ho una decina di persone da servire, cosa ti posso portare?" alzo lo sguardo sul suo viso, ci penso un attimo e poi "Un Daiquiri, grazie" tamburello cone dita sul bancone nell'attesa che mi venga servito il drink. "Cosa c'è che ti turba?" chiede una voce proveniente dalla mia sinistra, giro il viso verso il ragazzo che si è appena seduto accanto a me e rispondo pacatamente "ce l'hai con me?" mi indico il petto per enfatizzare la frase. "Sì, ce l'ho con te" mi guarda sorridendo, avrà più o meno la mia età ed è molto carino. "Perché ne dovrei parlare con te?" il suo sorriso diminuisce un po' ma non si lascia vincere dalla mia acidità "Non so, l'ho letto sul manuale per rimorchiare una ragazza seduta da sola al bar. Ah! E dicevano anche di fare questo" tira fuori dalla tasca un biglietto da venti e dice al barista "offro io alla signorina" gli viene dato il resto e si gira verso di me, mentre mi viene servito il bicchiere. "Ho sempre pensato fosse un disgustosissimo cliché" mi porto il bicchiere alle labbra ed alzo un sopracciglio come a dire "alla salute!", lui mi sorride "sarebbe un disgustosissimo cliché se io ora ti dicessi che voglio conoscerti veramente quando in realtà l'unico mio interesse sarebbe solo di fare sesso con te." Fa una pausa " ma in realtà voglio conoscerti veramente, ti ho visto in giro all'Università" lo guardo sorpresa. "Okay, questo non me l'aspettavo"sussurro e gli sorrido. "In realtà era un frase cliché che hai apprezzato, non ti ho mai visto all'Università, ho solo tentato la sorte" mi prende in giro e mi fa l'occhiolino. Allungo la mano ammaliata "Piacere, mi chiamo Fleur, sono francese" dico mentre lui prende la mia mano nella sua e la stringe "Piacere Fleur, io sono Ira" mi sorride. "Allora? Cosa non va nella tua vita?" mi chiede riferendosi alla domanda di prima alla quale non ho risposto "Devo ridare un esame per l'ennesima volta, non riuscirò mai a passarlo" dico. "E ti sembra che annegare i tuoi dispiaceri nell'alcool sia la migliore soluzione?" mi chiede sarcastico, "No" rispondo alzando l'indice destro e appoggiando la mia mano sinistra sul suo braccio per farlo alzare "la migliore soluzione è ballare" e lo trascino con me in pista.

Esco da quel bar felice, felicità dovuta al ballo e all'alcool mischiati, la mia combinazione preferita. Vago per qualche quartiere fino a quando arrivo davanti ad una porta familiare, che devo aver visto sì e no una o due volte nella mia vita. Incuriosita mi avvicino e busso leggermente sulla porta, emetto una risatina, poi mi appoggio e aspetto. Quelli che abitano qui dentro non amano ricevere ospiti, penso, visto che nessuno viene ad aprire. Busso una seconda volta ma più forte ed ancora niente. Mi giro sulla destra pronta a rinunciare e vedo un campanello, scoppio in una risata e suono. Quando mi ritrovo davanti Chaz mezzo addormentato mi rendo conto di aver suonato un po' troppo forte, ma forse non me ne rendo conto. Forse ho esagerato con l'alcool, forse ho decisamente esagerato, ma se serve questo per sentirsi così leggeri, spensierati e felici allora mi va bene.
"Fleur?" chiede retorico "Hey Chaz- reprimo una risatina - passavo di qui e pensavo che questa casa fosse familiare quindi ho pensato di suonare e magari avrei capito perché" lo guardo come se avessi appena scoperto qualcosa di magnifico. "Sì, Fleur, ma farlo non alle quattro di mattina ti era passato per la mente?" mi domanda passandosi una mano sul viso. "Oh, non mi ero accorta fosse così tardi" lo guardo sorridendo, poi porto il busto in avanti come a confessargli un segreto e sussurro "o così presto!" batto poi le mani e mi faccio spazio nella casa "devo fare pipì!" sussurro togliendo le scarpe. Appoggio la borsa nell'entrata ed appendo il cappotto, sento Chaz sussurrare "Sì, è sulla destra" ma ormai sono già lì, come se conoscessi già la casa. "Wow!" mi giro sulla soglia della porta del bagno "è come se già sapessi dove si trova!" commento eccitata. "Sì, Fí, mi hai accompagnato tu a visitare la casa" sussurra esasperato. "Oh!" rispondo sorridendo e girandomi di nuovo verso il bagno, chiudo la porta e sussurro "questo sì che ha senso".

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