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Salve a tutti. Ho voluto provare a
cimentarmi con una fanfic di questa serie che mi è
davvero piaciuta moltissimo.
Spetta a voi dare un giudizio,
positivo o negativo che sia. Quindi se ne avete voglia, recensite.
Ciao e buona lettura.
Neko
Capitolo 1
Diversi
mesi erano passati da quella notte in cui Emma, aveva dovuto scontrarsi con Gideon e quasi ci aveva rimesso la vita affinché l’oscurità
non vincesse.
Quel
periodo di pace che era stata concessa a Storybrooke,
dopo tanto tempo, poteva affermare che fosse il periodo più bello della sua
vita. Possedeva tutto quello che aveva voluto da bambina: una famiglia e una
casa. Certo una famiglia del tutto particolare, con genitori della stessa età,
un fratellino che poteva benissimo essere suo figlio, una nonna acquisita che
era anche madre di suo figlio e niente meno che il capitano Uncino come marito.
Ma tutta quella stranezza che era entrata nella sua vita, le piaceva in fin dei
conti, pericoli a parte, e non l’avrebbe sostituita con niente al mondo.
Il fatto di
essere viva grazie al potere del vero amore e di avere tutto questo, le
sembrava ancora inspiegabile, dato che la sua visione indicava solo una cosa.
Doveva morire. Hyde era stato chiaro, tutti i
salvatori che non rinunciavano al loro fato, erano destinati a morire. Era
sollevata che in qualche modo fosse riuscita a scamparla, ma si domandava se
questa sua condanna che pendeva sulla testa, fosse ancora lì, in attesa di
compiersi, in quanto la solita visione, sembrava ancora tormentarla.
Anche quella
sera si era svegliata nel suo letto, dopo essere stata infilzata da quella
spada che era andata distrutta tempo addietro. Non capiva il perché continuava
a esserne ossessionata. La fata nera era stata sconfitta e Gideon
era tornato ad essere un bellissimo bambino, non ancora in grado di camminare e
incapace di nuocere a qualcuno.
Si sentiva
stanca. Erano un po’ di giorni che si sentiva cosi e quelle visioni non le
davano pace. Si alzò per farsi una tisana rilassante. Fece il più piano
possibile per non svegliare Killian e con la tazza
fumante in mano, si avvicinò alla finestra per osservare fuori.
Era notte
fonda e le strade erano deserte e il fatto che la sua abitazione non si
trovasse proprio al centro della cittadina, la rendeva ancora più tranquilla.
Prese un sorso della sua tisana, con la tazza che le copriva la visuale e
quando la tirò giù, vide una figura nera in mezzo alla strada proprio davanti
casa sua. La fissò qualche secondo prima di sentirsi cingere la vita. Quel
gesto, attuato inaspettatamente dall’amore della sua vita, quasi le fece
versare la bevanda calda addosso per lo spavento.
“Killian!” disse in un sussurrò, mentre si portava una mano
al cuore, sentendone i battiti accelerati “Non ti ho sentito scendere!”
“L’ho
notato love!” rispose il pirata in un sorriso. La stanza era illuminata solo
dai lampioni della strada, ma la luce era abbastanza forte da vedere la
preoccupazione sul volto della salvatrice.
“Cosa
succede tesoro?” chiese Killian guardando nella sua
stessa direzione, non vedendo però niente di strano.
Emma scosse
la testa e si girò a guardarlo “Niente…ho solo creduto…non importa.” Sospirò e
si strofinò il volto con la mano.
“Hai ancora
avuto quella visione?” chiese Killian, conoscendo già
la risposta “Swan, non è normale che una visione
ormai scampata, continui a perseguitarti!”
Emma fece qualche passo indietro per
allontanarsi dalle braccia dell’uomo e ritornare verso la cucina “Lo so anche
io Killian, ma…non lo so, forse è solo il mio
subconscio che non riesce a superare la cosa. Ho avuto davvero paura. Non è
semplice dover accettare di dover morire giovane, anche se sei il salvatore!”
disse mentre posò la tazza nel lavandino.
“Come non è
facile sapere che la persona che ami sta per morire!” disse Killian,
ricordandosi come si era sentito pietrificato al sentire quanto la visione
raccontasse. Emma si avvicinò all’uomo e si fece stringere dalle sue braccia.
Solo in quei momenti e insieme alla sua famiglia si sentiva davvero al sicuro.
La donna
sbadigliò, ma non voleva staccarsi dal caldo abbraccio del marito. Killian le accarezzò i capelli e dopo un paio di minuti, la
prese in braccio, sorprendendo Emma.
“Cosa stai
facendo?” chiese la salvatrice, aggrappandosi a lui, avvolgendogli le braccia
intorno al collo, e guardandolonegli
occhi azzurri.
“Semplice, ti porto su. Sei stanca
e hai bisogno di riposare!” disse semplicemente Killian
salendo su per le scale e recarsi verso la loro camera da letto.
La mattina
seguente la routine di sempre riprese. Ognuno si recò sul proprio posto di
lavoro e i bambini e ragazzi a scuola.
Killian si era recato nell’ufficio dello
sceriffo per archiviare alcuni casi,rispondere al telefono in caso di emergenza e liberare
un paio di prigionieri, che avevano dovuto passare la notte in cella a causa
dei propriatti vandalici la sera prima.
Emma invece
si trovava sul luogo dove tutto era successo. Era la piazza della cittadina.
Solitamente tranquilla e in ordine, ora era un caos per la rissa che si era
verificata, a causa di un nano troppo sbronzo che, come spesso succedeva, aveva
dato spettacolo, infastidendo le persone sbagliate. Vi erano macchine con vetri
rotti, cassette delle letteredanneggiate, bottiglie di vetro rotte a terra e della merce di negozi
sparsi qua e là.
Emma mise
le mani sui fianchi e sbuffò a vedere tutto quel macello. Aveva la tentazione
di rimettere tutto in ordine con la magia, ma non voleva che i teppisti la
prendessero come scusa per fare quello che volevano, dato che poi ci pensava la
salvatrice a rimediare i loro pasticci.
“Emma!”
L’interpellata
si girò verso colei che l’aveva chiamata e fu sorpresa di vederla lì.
“Regina,
cosa ci fai qui? Henry sta bene?” chiese preoccupata.
Regina alzò
le sopracciglia a quella domanda “Perché non dovrebbe? È andato a scuola come
ogni mattina!”
Emma
accennò a un sorriso e alzò le spalle “Scusa e che…non mi aspettavo di vederti
qui e ho pensato…lasciamo stare!” disse scuotendo la testa e sbuffare.
“Sei un po’
nervosa o sbaglio?” chiese Regina curiosa.
“No, sto
bene. Cioè stavo bene prima di vedere tutto questo! Sei qui per aiutarmi a
stendere la lista dei danni?”chiese
Emma tirando fuori un taccuino e porgerglielo a Regina, la quale scosse la
testa e aggiunse “No, quello non è un lavoro che spetta a me. Passavo di qui e
ne ho approfittato per dare un’occhiata e fare mente locale di quanto costerà
alle casse del comune riparare i danni che Leroy ha fatto insieme a quel
vichingo!” disse sospirando.
“Direi che
si sono divertiti parecchio. Dobbiamo ritenerci fortunati che nessuno si sia
fatto male!” disse Emma.
“Fosse per
me, avrei messo quel nano in carcere a vita. Non una notte soltanto. Così non
imparerà mai la lezione e a noi poi tocca rimediare ai suoi casini!” disse
Regina incrociando le braccia, anche lei d’accordo col non usare la magia.
“Direi che
far ripulire tutto a Leroy e al suo amichetto di risse, sia una punizione
abbastanza esemplare. La prossima volta ci ripenseranno due volte. Ci vorrà
un’eternità!” disse per poi allontanare lo sguardo da Regina per guardarsi di
nuovo intorno. Fu in quel momento che, voltandosi verso la sua destra, accanto
a un lampione leggermente piegato, rivide la stessa figura che la notte passata
le aveva messo i brividi. Rimase a fissarla per qualche istante e
istintivamente si abbracciò, prima che la sua mente venne invasa nuovamente
dalla solita visione.
“Emma!”
“Emma!”
“Emma, mi
senti?” disse il sindaco vedendo che la donna si era irrigidita
improvvisamente.
La
salvatrice tornò in sé quando Regina le sfiorò il braccio e guardando
nuovamente alla sua destra, vide che quella figura misteriosa era nuovamente
scomparsa.
“Emma?”
disse nuovamente Regina preoccupata.
L’interpellata
guardò la donna con aria spaventata.
“Cosa
diavolo ti sta succedendo?” chiese il sindaco della cittadina.
La
salvatrice scosse la testa e senza
guardarla negli occhi le rispose “N-niente!”
Regina per
niente convinta, le indicò la mano destra che tremava visibilmente “Non mi
sembra che quello sia un niente Emma!”
“Ecco io…io
sono solo stanca, ma davvero non è niente. Ora credo che sia meglio che mi
metta al lavoro!” disse la salvatrice, abbassando la testa sul taccuino e
cominciare a scrivere per chiudere lì l’argomento.
Regina la
osservò per qualche secondo. Era evidente che Emma avesse qualcosa che non
andava, ma sapeva bene che spingerla a parlare non l’avrebbe condotta a niente.
Decise così
di andarsene e di lasciarla svolgere il suo lavoro.
Verso l’ora
di pranzo i Charmings si diressero al locale di Granny e si sedettero al tavolo, in attesa che il resto
della famiglia li raggiungesse. Neal cresceva a vista d’occhio e ormai riusciva
a dire qualche parola in più rispetto a prima, in modo tale che quando si
esprimeva, era abbastanza chiaro, se non per chi non conosceva il bambino, per
coloro che gli erano intorno.
Killian fu il primo a raggiungere la
famiglia e si sedette accanto a David. I tre cominciarono a chiacchierare e a
ordinare qualcosa, quando videro che Emma sembrava ritardare. Avevano deciso un
orario in cui incontrarsi da Granny nei giorni che
avevano stabilito di pranzare insieme, ma l’orario veniva rispettato o meno a
seconda degli impegni di ognuno.
Il
campanello del locale suonò nuovamente e tutti si aspettarono di vedere Emma
entrare da quella porta. Furono sorpresi di vedere Regina. Non perché non era
sua abitudine di venire al locale, ma per la velocità e l’aria preoccupata con
cui si stava dirigendo verso di loro.
“Regina,
tutto bene?” chiese Neve mettendo giù la forchetta con cui stava imboccando il
figlio.
“Questo lo
stavo per chiedere io a voi. Cosa sta succedendo a Emma?” chiese con tono serio.
I Charmings si guardarono confusi, cosa cheindicò a Regina, che loro non sapessero
niente di ciò che preoccupava la figlia. Cosa che non la stupì più di tanto,
dato che Emma aveva il vizio di non far trasparire le sue emozioni, per non
preoccupare nessuno.
I volti di
tutti si spostarono su Killian, su cui volto si
poteva leggere che sapeva qualcosa.
“Emma ha
delle visioni…” cominciò senza che i suoceri gli consentissero di finire.
“Di nuovo?
Perché non ce l’ha detto?” chiese David.
“Pensavo
che avesse imparato la lezione dall’ultima volta!” disse Neve preoccupata.
“Non vi ha
detto niente perché è sempre la stessa visione ed è convinta che sia il suo
subconscio a farle deibrutti scherzi. A
causa di questo dorme poco, il che la rende un po’ nervosa!” disse Killian.
“Non sono nervosa,
solo stanca!” disse Emma, la quale era giunta nel locale nel bel mezzo della
loro conversazione, nella quale erano talmente concentrati, da non essersi
accorti del suo arrivo.
Emma ordinò
ilsolito formaggio grigliato e anelli
di cipolla, per poi sedersi accanto alla madre e salutare il fratellino che
riusciva a pronunciare il suo nome in modo decente.
“Ritornando
al discorso di prima. Dobbiamo preoccuparci di qualcosa Emma?” chiese Regina,
guardando la donna dall’alto al basso, incrociando le braccia.
“No, come
ha detto Killian ho ancora quelle visioni che mi
fanno vedere la mia morte, ma colui che doveva uccidermi è un neonato, quindi
il pericolo nonesiste. È solo seccante
rivivere la mia morte ogni notte!” disse Emma alzando le spalle “Non mi sembra
una cosa così preoccupante!”
“Non mi
inganni così facilmente Emma, ti ho visto prima come tremavi e come ti guardavi
in giro spaventata!” disse Regina con voce grave.
“Cosa?”
chiese Killian guardando Emma con preoccupazione. I
tremori erano un sintomo che non aveva mai notato in quel periodo.
Emma guardò
Killian e poi di nuovo Regina e disse “Ho avuto di
nuovo quella visione da sveglia e quello è stato il modo in cui il mio corpo ha
reagito. Di notte a quanto pare non si manifestano perché il mio corpo è
rilassato e…nonlo so Regina. Cosa vuoi
sentirti dire? Non sto nascondendo niente. Non so nemmeno io che spiegazioni
dare a tutto questo, quindi ora smettila con questo interrogatorio!” disse Emma
infastidita, sentendosi tutti gli occhi addosso.
Regina
sospirò e disse “Va bene Emma. Voglio crederti, ma se ci fosse qualcosa…”
Eccomi di
nuovo qua. Ho diversi capitoli pronti, quindi dovrei aggiornare abbastanza
frequentemente. Però mi piacerebbe sapere se la storia vi incuriosisce e se ci
sono delle pecche nella trama. Per quanto stia cercando di rendere tutto
plausibile, qualche cosa del telefilm posso non averla compresa o persa per
strada e la storia potrebbe non reggere e dovrei cambiare dei particolari.
Oppure se avete
qualche secondino fatemi sapere la vostra opinione.
A volte i
capitoli saranno corti, altri più lunghi, perché avevo iniziato a scrivere la
storia senza intenzione di pubblicarla, quindi non era prevista una divisione
in capitoli e ho diviso il testo più o meno dove mi sembrava che potesse
esserci uno stacco.
Bhe buona lettura.
Neko
Capitolo 3
Quel giorno Emma decise di fare una
sorpresa al figlio e decise di andare a prenderlo a scuola. Amava passare il
pomeriggio con Henry e sentire cosa aveva fatto durante la giornata e fare con
lui qualcosa di speciale. Qualcosa anche di banale, l’importante era che
fossero solo lui e lei.
Sentì dall’esterno la campanella
della scuola, segno che da li a poco Henry sarebbe uscito.
“Mamma!” disse infatti Henry, che
dopo aver salutato Violet, corse verso di lei “Non ti
aspettavo!”
Emma alzò le spalle e avvolgendo un
braccio intorno alle spalle del figlio disse “Avevo voglia di vederti e ho
deciso di passare. Cosa ne dici di un bel gelato?”
“Dico che è una grande idea!” disse
il ragazzo felice.
Dopo che entrambi erano fuori dalla
gelateria e camminavano tranquillamente per le strade di Storybrooke,
Henry domandò “Mamma, non che non sia contento divederti, ma c’è qualcosa che non va? Non lo
so, mi sembri un po’ strana!”
“Sembra la frase del giorno!” disse
Emma esasperata.
“Forse perché si vede lontano un
miglio che qualcosa ti preoccupa. C’è un nuovo nemico?” chiese Henry curioso.
“No, ragazzino. Non che mi risulti!”
disse Emma per poi tornare a guastare il suo gelato. Fecero soltanto pochi
passi, prima che Emma si bloccò di scatto e guardò davanti a sé. Henry la
guardò confuso, per poi guardare nella stessa direzione in cui guardava la
madre.
“Chi è quello?” chiese Henry, vedendo
in mezzo alla strada una figura nera incappucciata.
Emma sussultò “Lo vedi anche tu?”
chiese spostando lo sguardo dalla figura al figlio e viceversa.
“C-certo!” disse Henry stranito dalla
domanda della madre.
Emma si accorse che tutte le persone
in giro in quella strada, lo vedevano e tra di loro parlavano cercando di
capire chi fosse costui.
Emma, nonostante sentisse dei brividi
percorrere lungo la schiena, decise di fare il suo mestiere da sceriffo e
avvicinandosi alla figura, mantenendo comunque una certa distanza, gli domandò
chi fosse e da dove venisse.
L’essere incappucciato, di cui non si
riusciva nemmeno a intravvedere il volto, non disse niente. Ma una risata tetra
si poté sentire. Una risata fredda e malvagia che scaturì nuovamente in Emma la
solita visione.
Prese nuovamente a tremare e ora
Henry poteva veramente affermare di essere preoccupato per la madre.
Emma al sentirsi chiamare dal figlio
tornò in sé e istintivamente lo spinse dietro di sé per proteggerlo. Pose le
mani in avanti come a mettere in guardia la figura, che bastava una mossa
sbagliata e lei avrebbe reagito.
La figura però non si muoveva, ma con
una voce dura e roca disse “Pensi davvero di poter proteggere tuo figlio da me,
salvatrice!”
Quelle parole confermarono in Emma,
quello che l’aspetto indicava, quell’essere era un nuovo nemico, probabilmente
anche più insidioso della fata nera e di quelli precedenti.
“Non ti permetterò di fargli del
male!” disse Emma cercando di nascondere il suo timore.
“E tu pensi di potermi fermare in
quelle condizioni?” chiese la figura incappucciata, notando il tremore delle
mani di Emma “Hai paura! Scelta saggia salvatrice, perché non ho nessuna
intenzione di andarci leggera con te!”
“Henry!” disse una voce alle spalle
del ragazzo. Regina aveva sentito qualche cosa nell’aria e usando il suo potere
si era teletrasportata sul luogo dove aveva percepito la magia.
“Henry voglio che tu adesso vada
daRegina!” disse Emma, non staccando
gli occhi dalla figura.
“Ma…”cercò di obbiettare il ragazzo.
“Ora!” ordinò Emma, dandogli una
rapida occhiata che non ammetteva repliche.
Regina abbracciò il figlio, per poi
tornare a guardare Emma e la figura incappucciata. Sembravano studiarsi, ma
l’agitazione della salvatrice era palese, diversamente dalla figura
incappucciata, che immobile sembrava solo aspettare una mossa dal suo
avversario.
Emma cercò di calmarsi e di prendere
dei respiri profondi. Non riuscì a cacciare via i brividi alla schiena che
quell’essere le provocava, ma bastò tanto da riuscire a tenere le mani ferme e
concentrando la propria magia, scaglio un’energia magica contro il proprio
avversario.
Regina, Henry, Emma e tutte le
persone intorno che si erano nascoste, ma che comunque lanciavano un occhio a
quello che stava avvenendo, sussultarono quando videro che il potere della
salvatrice non aveva avuto il minimo effetto.
“E questo è il modo in cui pensi di
contrastarmi salvatrice? Mi deludi! Vuoi vedere il vero potere?” chiese la
figura incappucciata prima che, con un gesto della mano, facesse volare Emma
contro una macchina.
“Mamma!” La voce di Henry fu l’ultima
cosa che la donna sentì prima di perdere i sensi.
Udì intorno a sé delle voci, ma non
riusciva a identificarne i proprietari. Provò ad aprire gli occhi, ma li
sentiva pesanti e dovette fare non poco sforzo per riuscire ad alzare le
palpebre. Inizialmente la luce della stanza le diede fastidio, tanto che
dovette nuovamente chiudere gli occhi, dandosi il tempo di abituarsi. Solo
quando la visione fu chiara si accorse di essere in un letto di ospedale.
Aveva la mente annebbiata e non
riusciva a ricordarsi cosa fosse successo, ma ad un tratto tutto tornò alla
memoria e spaventata dagli avvenimenti
accaduti, si mise di scatto a sedere, facendo notare ai presenti nella stanza
che era sveglia.
Gemette e si piegò in avanti non
attenta alla flebo al braccio, quando sentì tutto il suo corpo indolenzito.
Quell’essere l’aveva conciata proprio per le feste, ma aveva la netta
sensazione, che il colpo preso, avrebbe dovuto recarle più danni di quelli che
sentiva.
“Ehi, ehi, calma love. Hai preso una
bella botta!” disse Killian avvicinandosi a lei e
aiutandola con gentilezza a sdraiarsi nuovamente.
“Oh Emma, eravamo così preoccupati!”
disse Neve raggiungendola dall’altra parte del letto rispetto a Killian e afferrandole la mano chiese “Come ti senti?”
“Come vuoi che si senta? Come una che
è stata appena scaraventata su una macchina!” disse Regina nervosa.
Emma cercò di mettersi un po’ dritta
“Dove è finito quell’essere!”
“Vedo che te lo ricordi!” disse
Regina.
“Come si fa a dimenticarsi di
qualcuno che ti ha appena schiacciato come una formica?” disse Emma, con un
tono stanco. Qualunque cosa ci fosse nella flebo, la faceva sentire sonnolenta,
come se non bastasse la stanchezza che sentiva lei di suo.
“Se n’è andato subito dopo aver usato
i suoi poteri su di te!” disse Henry, che preoccupato guardava la madre
biologica.
“ed è stato un bene. Ci avrebbe
annientato tutti. Se ha sconfitto te Emma, io non so quante chance in più avrei
avuto!” disse Regina sincera.
“Giuro che la prossima volta che quel
verme si rifà vivo, lo uccido!” disse Killian
arrabbiato. Nessuno doveva osare toccare la sua amata.
“Avete idea di chi possa essere?”
chiese David.
Tutti scossero la testa, quando Henry
chiese “Mamma, tu mi hai chiesto se riuscivo a vedere quell’essere. Lo avevi
già visto prima?”
Emma si ritrovò gli occhi di tutti
puntati contro e sospirò “Si, due volte e per pochi secondi, pensavo fosse uno scherzo
della mia immaginazione!”
“Bhe
purtroppo non è così. È qualcuno di estremamente potente che sembra avercela
soprattutto con te!” disse Regina.
“Dobbiamo assolutamente scoprire chi
sia e prepararci ad affrontarlo” disse Killian.
“Io credo…” cominciò Emma “Io credo a
questo punto che sia lui la vera figura incappucciata della mia visione! Spiegherebbe
perché continuano ad ossessionarmi!”
Henry sussultò “Come è possibile. Hai
visto chiaramente Gideon usare quella spada contro di
te!”
Emma scosse la testa “Io non ho mai
visto il volto della figura incappucciata. Ho dato per scontato fosse Gideon perché era vestito con una mantella nera e perché a
causa delle mie visioni mi sono messa alla ricerca di quella spada, facendo si
che poi fosse proprio lui ad impossessarsene e ad usarla contro di me!”
“Quello che è successo quindi è stata
una sorte di causa, effetto, che ha reso la tua visione quasi vera prima del
tempo e con il nemico sbagliato!” disse David cercando di fare il punto della
situazione.
Emma annuì.
“Ma se quella spada è andata
distrutta dovresti essere al sicuro no?” chiese Henry speranzoso.
“Non lo so ragazzino, ma l’oracolo ha
detto che le dinamiche della mia visione possono cambiare, ma non il fatto
principale!” disse Emma per poi sbadigliare.
“La tua morte!” disse Regina.
Neve guardò preoccupata la figlia e
vedendola che faceva fatica a tenere gli occhi aperti disse “Credo che ora Emma
abbia bisogno di riposare! Ci vediamo domani tesoro!” Neve strinse la mano
della figlia e la salutò con un bacio, gesto che fecero anche David ed Henry.
Quando tutti furono andati, ad
eccezione di Killian intenzionato a stare con la sua amta, Emma gli disse “Per quanto tempo dovrò rimanere qui?”
Killian sorrise al volto seccato della
moglie. Nessuno amava gli ospedali “Whale ti vuole
tenere sotto controllo per qualche giorno, per controllare che le contusioni
interne che la magia di Regina non è riuscitaa guarire con la magia, guariscano correttamente. Direi che è andata
bene, visto che se Regina non fosse stata lì per curarti immediatamente, le tue
condizioni sarebbero state peggiori. Ho visto come è ridotta la macchina Swan!” disse non nascondendo la sua preoccupazione.
Emma si passò una mano sul viso e poi
chiudendo gli occhi disse “Ricordami di ringraziarla una volta fuori di qui!”
“Lo farò love. Ora riposa!” disse killian baciandole la mano “Io sarò qui accanto a te!”
Emma riuscì a dormire solo per poche
ore, prima di essere svegliata dalla sua solita visione. Si mise di scatto a
sedere spaventata e ci mise qualche secondo a realizzare dove fosse. Si voltò
verso la sua destra dove vide Killian, dormire
profondamente con la testa sul materasso, illuminato dalla luce che entrava dal
corridoio dell’ospedale. Sorrisee gli
accarezzò i capelli dolcemente, per evitare che si svegliasse.
“Sono felice di vedere che non sei
morta. A volte tendo un po’ a esagerare!” disse, una voce dura che congelò Emma
all’istante. Si girò verso l’angolo buio della stanza dalla quale proveniva la
voce e la figura incappucciata uscì mostrandosi a lei.
Il respiro di Emma morì in gola.
“Oh non aver paura salvatrice. Non
sono qui per farti del male…” disse per poi alzare una mano per strangolare
Emma da lontano “…o almeno non in modo definitivo!”
La donna cominciò ad agitarsi nel
letto, portandosi le mani al collo, cercando di allentare la mano invisibile
che le toglieva il respiro “K-Kil-lian!”
provò a chiamare il marito, che stranamente non si era svegliato, ma
sinceramente non sapeva quanto potesse aiutarla e si ritrovò a pensare che
fosse meglio così, piuttosto che rischiare la vita per salvarla.
“Non si sveglierà salvatrice. Non
volevo che interrompesse il nostro piacevole incontro!”
“Che…che c-cosa…” cercò di dire tra i
respiri che tentava difare.
“Che cosa voglio? Non è ancora
chiaro? Ucciderti!” disse l’uomo, ma appena terminata la frase, egli volò
contro la parete dell’ospedale, mollando la presa su Emma, la quale annaspò per
un po’ d’aria.
“Ti consiglio di andare via da qui,
se non vuoi vedertela con me!” disse una voce a Emma famigliare.
L’essere incappucciato dopo che si fu
rialzato guardò il nuovo arrivato e disse “Oh il signore oscuro, qualcuno che
forse può tenermi testa, vero salvatrice? Ci rivedremo presto!” disse per poi
sparire in una nuvola di fumo nera.
“Emma stai bene?” chiese Gold
avvicinandosi alla donna e nel medesimo istante, le luci della stanza si
accesero, svegliando Killian, non più sotto l’incantesimo
di quell’essere. Si allarmò quando vide Whale,
allarmato dal rumore, entrare e avvicinarsi a Emma e controllare le sue
condizioni.
Emma era girata su un fianco in
posizione quasi fetale, che si stringeva il collo dolorante e cercava di
riprendere a respirare normalmente.
“cosa diavolo sta succedendo?” chiese
Killian, alzandosi in piedi di fretta e spaventatp nel vedere la sua amata in quelle condizioni.
“Quell’essere l’ha attaccata mentre
tu dormivi!” disse Gold.
Killian spalancò gli occhi e disse “Io…io
non mi sono accorto di niente, come è possibile?”
“Voleva Emma e non seccatori in mezzo
ai piedi. Ti ha fatto un incantesimo che si è interrotto con la sua sparizione.
È una fortuna che io sia arrivato giusto in tempo pirata!” affermò Gold.
Whale fece stendere nuovamente Emma in una
posizione più consona e le rimise la flebo nel braccio che nel trambusto le si
era staccata e che aveva preso a sanguinare “Credo che farai un po’ fatica a
parlare e avrai dei dolori al collo per qualche giorno, ma per fortuna non ci
sono stati danni alle vie respiratorie!”
“Non è il caso di aspettare così a
lungo. Permetti?” disse Gold, facendo spostare Whale
e curando Emma con la sua magia.
Emma sospirò sollevata, quando non
sentì più niente alla gola.
“Con te e Regina intorno, io posso
pure cercarmi un altro lavoro!” disse Whale scuotendo
la testa “Sei fortunata salvatrice, non tutti hanno amici che li guariscono con
un tocco di magia!”
“Ma non tutti hanno alle calcagna
pazzi che vogliono ucciderli!” disse Emma in risposta.
“Anche questo è vero. A parte la gola
senti qualche altro dolore o fastidio?” chiese Whale.
“Ho dei crampi alla pancia, ma non
sono molto forti, forse è dovuto al fatto che non ho cenato questa sera!” disse
Emma.
Whale la guardò un po’ incerto e poi disse
“Si può darsi, ma temo dovrai aspettare l’ora di colazione per mangiare! Ora
scusate, ma devo terminare il mio giro!”
Quando Whale
chiuse la porta della stanza, Emma domandò a Gold “Non che non sia felice di
vederti Gold, perché credimi, lo sono, ma…”
“Cosa ci faccio qui?” chiese
l’interpellato “Regina mi ha informato di quanto successo e sono venuto a
controllare la situazione. Non è da tutti riuscire a sconfiggerti come se fossi
un essere privo di difese salvatrice!”
Emma abbassò il volto e Killian prese la parola “Tu sai qualcosa su quell’essere
coccodrillo?”
Gold scosse la testa “Non so chi
possa essere pirata!”
“Questo è assurdo, nella tua lunga
esistenza avrai pure incontrato qualcuno come quello!” disse Killian agitato. Il fatto che nemmeno Gold sapesse chi
fosse, non era una cosa positiva.
“Dici un essere in grado di rialzarsi
subito dopo un mio attacco? Non ci ho messo molta potenza, ma avrebbe almeno
essere un po’ stordito. Quindi no. Un essere in grado di stendere un salvatore
e resistere al signore oscuro, non l’ho mai incontrato! Ma farò delle
ricerche!”
“Ha detto che non mi vuole morta, non
ancora. Ma già due volte avrebbe potuto uccidermi come niente, perché non
farlo?” chiese Emma confusa.
“Probabilmente perché gli servi viva
per qualcosa!” disse Gold.
“Ma cosa potrebbe mai volere da lei?
Questo puoi ipotizzarlo?” chiese Killian.
“Gli esseri magici solo una cosa
possono volere da altri esseri magici. Il loro aiuto o i loro poteri!” disse
Gold.
“I miei poteri? Cosa gli possono
servire se possiede poteri più forti dei miei?” chiese Emma.
“Emma, se io ho potuto atterrarlo,
avresti potuto anche tu. Abbiamo imparato che la tua magia è inutile se sei
spaventata e mi sembra che questi continui attacchi servono proprio a incuterti
paura. Per come la vedo io è una cosa positiva, vuol dire che ti teme. Inoltre
hai detto che non ti vuole uccidere per ora, perché se lo facesse la tua magia
andrebbe perduta. Gli serve uno strumento per raccogliere la tua magia e poi
renderla sua. Prendi la spada che mi hai rubato dal negozio qualche mese fa e
che hai distrutto. Quella era una spada in grado di sottrarre i poteri alle
vittime che hanno la sfortuna di incontrarsi con la sua lama!”
Emma sussultò, così come Killian.
“Ma quella spada è distrutta quindi
dovrebbe trovare qualcos’altro per ottenere i suoi poteri!” disse Killian.
“Ma per quanto ne so io strumenti del
genere sono davvero rari, non mi risulta ce ne siano altri. Ci vuole un
incantesimo molto potente e antico per creare oggetti con tali poteri. Nemmeno
io lo conosco. Il mio pugnale fa parte di quegli oggetti, ma funziona solo sul signore
oscuro!” disse Gold.
“Ma queste ipotesi sono in base alle
tue conoscenze, quindi potrebbe anche esserci qualche altra arma che
quell’essere potrebbe usare contro di me!” disse Emma preoccupata.
Dopo un paio di giorni Emma venne
dimessa dall’ospedale, ma la notizia di una nuova aggressione verso la sua
persona, preoccupò decisamente tutti a Storybrooke,
in quanto l’intera popolazione della cittadina ormai era venuta a conoscenza
della comparsa di un nuovo e temibile nemico, che nemmeno la salvatrice
riuscivaa fronteggiare.
Regina dalla sera stessa della prima aggressione
si era messa all’opera, cercando informazioni sul misterioso individuo, con
l’aiuto di Henry e Zelena. Anche Belle, informata da
Gold di quanto stesse succedendo, decise di dare una mano. Inoltre Regina aveva
cercato di inventare qualche nuovo incantesimo di protezione più potente
rispetto a quelli del passato, i quali erano stati aggirati da streghe dalla
potenza di sua sorella Zelena, quindi era certa che
tali incantesimi, non avrebbero avuto effetto su essere insidioso come la
figura incappucciata.
Emma era davvero grata ai suoi
famigliari per l’impegno che ci mettevano, ma lei non voleva essere da meno e
dato che era lei la diretta interessata della minaccia rappresentata da
quell’essere, non perse tempo e si mise a fare ricerche.
Killian l’aiutava come poteva, ricoprendo
anche il suo turno alla stazione dello sceriffo e anche David di tanto in tanto
riprendeva il suo ruolo da sceriffo.
Tutti avevano notato come quella
minaccia aveva drenato l’energia di Emma, soprattutto Killian
che la trovava addormentata nei posti e momenti più strani. La sua amata era
una donna in grado di non dormire per giorni quando vi era una minaccia e
trovava strano questa sua stanchezza, ma legata anche allo stress a cui era
sottoposta, Killian lo trovava comunque
comprensibile.
Per fortuna di Emma non vi erano più
stati attacchi, ma non vi erano stati passi avanti nello scoprire chi fosse
veramente quel tipo.
Quella mattina Killian
e la salvatrice decisero di unirsi a Regina in biblioteca, per dare un’occhiata
ad alcuni libri che Gold aveva procurato loro dal suo negozio.
Belle avrebbe voluto aiutare, ma
erano giorni che non passava del tempo con Gideon ed
Emma non voleva che per causa sua, i suoi amici e parenti stravolgessero la
loro vita.
Emma si sedette al tavolo e afferrò
uno dei libri per cominciare a sfogliarlo quando Killian
disse “Che informazioni abbiamo di questo tizio fino ad ora?”
“Che vuole Emma morta per assorbirne
i poteri. Non ce l’ha detto chiaro e tondo, ma sono d’accordo con Gold su
questa ipotesi. Sappiamo che proviene da un altro mondo. Se fosse della foresta
incantata lo sapremmo! Non abbiamo fatto passi avanti con le ricerche” disse
Regina sospirando “Sembra uscito dal nulla!”
“Sappiamo anche che è molto potente e
che è in grado di schiacciarmi come un insetto!” disse Emma picchiettando
nervosamente le dita sul tavolo. Se lei non poteva fermarlo, come poteva
difendere la sua famiglia e i cittadini di Storybrooke.
Era impensabile che quell’essere una volta assorbito i suoi poteri,
semplicemente andasse in giro a farsi una vacanza e sparisse nel nulla. Aveva
di sicuro intenzioni malvage.
“Questo solo perché sei spaventata,
love!” disse Killian.
“Certo che sono spaventata, abbiamo
visto quanto è potente quell’essere. Al momento non mi sento la salvatrice.
Come posso proteggere tutti se mi paralizzo quando lo vedo? ” disse Emma
esasperata.
Regina incrociò le braccia al petto e
guardando Emma disse “Dobbiamo allenarci affinché tu riesca a dominare i tuoi
poteri anche in condizioni di stress e paura!”
“Ho la netta sensazione che sia più
facile a dirlo che a farlo. Non sono quasi mai riuscita a dominare il mio
potere sotto stress!” disse Emma portandosi una mano sulla fronte. Non si
sentiva bene. Era stanca e nervosa e aveva l’impressione che quella giornata
sarebbe andata peggiorando.
“No, non sarà facile Emma, ma
sappiamo che puoi farcela. Devi solo credere in te stessa!” disse Regina, prima
che un telefono cellulare squillò. Emma riconobbe la sua suoneria, ma non il
numero sul display. Sperava vivamente che non ci fosse nessuna emergenza da
parte di qualche cittadino. Rimase sorpresa quando sentì la voce dall’altro
capo del telefono e cosa volesse.
“Cosa succede love?” chiese Killian vedendo il volto stranito della moglie, mentre
chiudeva il telefono.
“Era Whale,
dice che vuole vedermi in ospedale, tra un’ora per parlarmi!” rispose la donna,
guardando l’uomo e la donna di fronte a lei.
Emma sospirò e si alzò in piedi
perché la sua agitazione non le permetteva di trovare pace e stare ferma le
veniva difficile, ma una volta in piedi, sembrò che il suo corpo non era
d’accordo con la sua idea di muoversi, perché un giramento di testa la
costrinse ad aggrapparsi al tavoloper
impedire di cadere a terra.
Killian le fu subito accanto per sorreggerla
“Emma, ti senti bene?”
Emma sbatte gli occhi per qualche
secondo, aspettando che il mondo smettesse di girare e rispose “Si…si credo
che…credo di essermi solo alzata un po’ troppo in fretta!”
Killian lo guardò scettico e disse “Forse Whale vuole parlarti di questo. Non sei stata bene negli
ultimi giorni! Ma anche una pessima alimentazione a colazione può aver
contribuito. Un caffè non è sufficiente per iniziare la giornata!”.
Emma sospirò e si sedette nuovamente,
sentendo le gambe molli, mentre Regina fece un gesto con la mano e sul tavolo,
davanti a Emma, comparve un succo di frutta e un dolce alle mele, che la donna
aveva preparato la sera prima.
Emma sorrise riconoscente alla donna,
ma non riuscì a trattenersi e chiese “è sicuro o c’è dell’incantesimo del sonno
qui dentro?”
Regina alzò gli occhi al cielo e
disse “Di cosa ti preoccupi, anche se ci fosse, con un bacio del tuo pirata ti
risveglieresti all’istante!”
Killian sorrise e fu felice di vedere la sua
amata mangiare qualcosa, ma mentre Emma aveva solo dato un paio di morsi, un’esplosione,
scosse la biblioteca e mise in allarme le due donne, che poterono affermare che
quanto successo era dovuto a uno scoppio di magia oscura avvenuto sopra le loro
teste, più precisamente alla torre dell’orologio.
Regina, Killian
ed Emma si recarono subito su per le scale per andare a vedere cosa fosse
successo e si paralizzarono all’istante, quando videro l’uomo incappucciato.
Egli sembrava aver creato un portale magico dentro il quale entrò e scomparve.
I tre non ebbero nemmeno tempo di fare mentre locale di quanto si stesse
verificando che con loro sorpresa, il portale divenne ad un tratto più potente
e largo, risucchiando anche loro al suo interno.
L’atterraggio non fu uno dei più
piacevoli, ma Regina, Killian ed Emma avevano altro a
cui pensare, ad esempio capire dove fossero finiti.
Era una foresta apparentemente
normale agli occhi di Emma, ma la vegetazione presente fecero capire subito a
Regina e Killian di trovarsi nella foresta incantata.
“Odio questi viaggi da una terra
all’altra!” disse Killian spolverandosi i pantaloni e
aiutare Emma a rimettersi in piedi.
“Sarebbe bello sapere dove siamo
finiti con precisione. La foresta incantata è un po’ troppo generico!” disse
Regina guardandosi intorno nella speranza di trovare qualcosa che l’aiutasse a
orientarsi. Aveva una brutta sensazione, ma per quanto ci pensasse non riusciva
a identificare il motivo di quel sentimento.
Non si trovavano in una bella
situazione, ma altri problemi non fecero fatica a trovarli. Infatti dopo che un
sibilo nell’aria si fece sentire, Regina si congelò sul posto quando sentì una
freccia passarle accanto e colpire di striscio la sua guancia.
“Regina!” urlò Emma, allarmata di
quanto fosse andata vicino quell’arma a ferire seriamente la donna.
“Sto bene!” disse Regina un po’
scossa.
Killian si avvicinò all’albero dove la
freccia si era conficcata ed estraendola ne annusò la freccia “Sei stata
doppiamente fortunata. Non è avvelenata!” disse l’uomo per poi gettare la
freccia a terra e spezzarla con le scarpe in modo tale da renderla
inutilizzabile.
Tutti si misero allerta quando dei
ramoscelli che si rompevano, rivelarono gli artefici dell’attacco a Regina.
“Vi conviene stare fermi dove siete
se non volete che questa volta non sbagli la mira!” disse una voce femminile,
che lasciò a bocca aperta tutti i presenti.
“Mamma, papà?” disse in un sussurro
Emma, troppo sorpresa da quanto sua madre aveva fatto.
“Quelli non sono i tuoi genitori
Emma. Temo che abbiamo viaggiato nel tempo!” disse Regina senza avere dubbi di
quanto stesse accadendo.
“Di nuovo? Sicura che non siano stati
anche loro risucchiati dal portale?” chiese Killian,
il quale sarebbe stato più contento di quell’eventualità piuttosto di un'altra
avventura nel passato.
Regina fu contrariata dal fatto che
l’uomo avesse messo in dubbio quanto affermato, soprattutto su una questione
ben evidente. Perché Neve aveva i capelli lunghi e indossava il suo solito
abito di quando andava a caccia e come David, sembrava non riconoscere Emma. In più dal suo ventre gonfio, si poteva
comprendere che Neve era in dolce attesa, cosa che non risultava nel loro
presente.
“Uncino, non ricordano chi siamo e
Neve sembra abbia mangiato troppi dolci. Ti sembra plausibile che siano i
nostri Neve e David?” chiese Regina.
Solo alle parole di Regina Emma fece
caso allo stomaco di sua madre e cominciò col dire “Credi che quindi…”
“Esatto, ci troviamo qualche mese
prima della tua nascita e del lancio del sortilegio oscuro!” rispose il sindaco
di Storybrooke.
Neve e David, troppo lontani per
sentire i discorsi dei tre, temendo che stessero architettando una via di fuga,
ordinarono loro di stare zitti e per essere sicuri che l’ordine fosse attivato,
Neve li minacciò tendendo maggiormente l’arco.
“Regina, ti ho dato la possibilità di
redimerti e ho anche evitato che ti uccidessero, ma tu hai continuato a
minacciare il mio regno e la mia famiglia. Dammi una sola ragione per non
scoccare la freccia in questo istante!” chiese Neve determinata.
Regina alzò le mani, come a voler
indicare che non aveva intenzione di combattere e disse “Ho solo una ragione.
Non sono chi tu credi che io sia!”
“Oh davvero? Perché a me sembri
davvero tu e non ti permetterò mai di fare del male a mia moglie e mio figlio!”
disse David facendo un passo avanti con la spada sguainata.
Killian alzò le mani e sperando in un tregua
disse “Va bene amico, sappiamo in che situazione vi trovate, ma credetemi se vi
dico che potreste pentirvi se ci uccidete!”
“Non abbiamo niente contro di te
Uncino, quindi tu e la tua amichetta potete andare!” disse Neve “Ma se ti posso
dare un consiglio, fossi in te mi sceglierei meglio le amicizie da frequentare!”
disse ancora rivolgendosi ad Emma.
Emma fece qualche passo avanti,
lasciando sempre le mani bene in vista e disse “Non ce ne andremo senza Regina.
Lo so cosa vi ha fatto e capisco la vostra rabbia, ma davvero non è chi voi
pensiate che sia!”.
“Invece credo proprio di si!” disse
Neve scoccando la freccia, la quale si fermò a pochi centimetri dal volto di
Regina, grazie ad Emma che istintivamente fece uso dei suoi poteri per
fermarla.
“Questo conta come usare i poteri
sotto stress?” chiese la salvatrice a Regina, la quale annuì semplicemente,
guardando ancora la freccia a pochi centimetri dal viso, che Emma provvide a
togliere.
Neve sorpresa di quanto avvenuto, non
aspettandosi che la donna bionda avesse anch’essa dei poteri, punto la freccia
su di lei e chiese “Chi sei tu, una strega?”
Emma guardò Killian
e Regina, indecisa sul da farsi, ma tentò il tutto per tutto, sperando di non
prendere la decisione sbagliata “Sono vostra figlia!”
“Emma!” disse Regina, sorpresa dalla
sua scelta di rivelare la verità.
Neve e David si scambiarono degli
sguardi straniti e senza abbassare la guardia, la prima chiese “Puoi ripetere
per favore?”.
“So che può sembrare strano e che non
risulti che i viaggi nel tempo siano possibili, ma sono vostra figlia e vengo
dal futuro. Tutti noi veniamo dal futuro!” disse Emma indicando anche Regina e Killian.
“Non avresti dovuto dirglielo love!”
disse Killian, scuotendo la testa “Ricordi cosa è successo
l’ultima volta a causa della nostra intromissione negli eventi passati?”
Emma esasperata disse “Lo ricordo
bene Killian, ma cosa dovevo fare? Permette loro di
uccidere Regina? Sono i miei genitori e non possiamo combattere contro di loro.
Ne andrebbe della mia vita e quella di…”
“Henry!” disse Regina in un sussurrò.
“è rischioso, ma sono d’accordo con Emma. Inoltre credo che un po’ di aiuto ci
possa tornare utile!”
“E vi aspettate seriamente che vi
crediamo?” chiese David sospettoso.
Emma sospirò e disse “Se fossi al
vostro posto probabilmente neanch’io crederei a questa storia, ma vi giuro che
è la verità!”
“Dimostratecelo!” disse Neve ancora
con l’arco ben teso.
“E come diavolo pensate che possiamo
fare una cosa del genere? Mostrarvi un segno particolare di Emma? Vi ricordo
che non avete ancora conosciuto vostra figlia!” disse Regina indicando il
ventre di Neve.
“So io come!” disse Emma,
sorprendendo Killian e Regina. Si portò la mano al
collo, dove si trovava una catenina con appesi due anelli. Uno era quello che Killian le aveva dato a Camelot,
mentre l’altro era l’unica cosa che poteva convincere i suoi genitori del
passato che non stava mentendo “Lo riconosci?” chiese Emma, porgendo il secondo
anello a David.
David l’osservò e sussultò quando lo
riconobbe, tirò fuori lo stesso anello, che anche lui portava al collo, e li
esaminò entrambi. Appurato che fossero uguali chiese “Dove lo hai preso?”
Emma sorrise e disse “Me lo hai tu
qualche tempo fa. Hai detto che tua madre avrebbe voluto che lo possedessi io e
volevi anche che avessi qualcosa di suo, dato che ha sacrificato la sua vita
per permettere a me di nascere!” disse riferendosi al sacrificio di Ruth per
permettere a Neve di concepire un figlio.
David sorrise e guardò la moglie al
suo fianco. Neve abbassò la sia arma e toccandosi il ventre disse “Forse
possiamo concederle il beneficio del dubbio. Non ne abbiamo ancora parlato, ma
mi piacerebbe chiamare nostra figlia Emma!”
“Avremo una bambina!” disse David con
le lacrime agli occhi, non essendo ancora venuto a conoscenza del sesso del
bambino e Neve non poté fare a meno di sorridergli e annuire.
Anche Regina e Killian
sorrisero a vedere la commozione nei loro occhi, ma la prima cancellò il suo
sorriso dal volto e guardò a terra sapendo cosa avrebbe fatto, per cancellare
la loro felicità.
“D’accordo, abbiamo deciso di
crederti!” disse David restituendo l’anello ad Emma “Ma cosa mi dici di loro
due?!” indicando con la spada Killian e Regina.
“Non è di me che dovete preoccuparvi,
ma della mia me stessa di questo tempo!” disse Regina incrociando le braccia la
petto.
“Anche io sono innocuo. Farò il
bravo, promesso!” disse Killian alzando le mani.
Neve scosse la testa e disse “Passa
per Uncino, ma non posso…e non voglio fidarmi di Regina, ho perso il conto di
tutte le volte che ha cercato di uccidermi!”
“Non faremo mai entrare la Regina
cattiva nel nostro castello!” disse David determinato.
Regina sospirò, aspettandosi quella
reazione e Emma le passò una mano sulla schiena per confortarla.
Il sindaco di Storybrooke
guardò la salvatrice con uno sguardo che ammetteva la sua colpa “Hanno tutte le
ragioni di questo mondo per avercela con me Emma. Avrai letto qualche storia e
sentito parlare di me dai tuoi genitori, ma non hai idea del male che ho fatto.
Il sortilegio oscuro alla fine dei conti è stato il minimo!”
Emma le sorrise, poi rivolgendosi ai
suoi genitori disse “Non importa quello che ha fatto e quello che farà in
questo tempo. Regina non è più quella persona e lo ha dimostrato più volte. Ha
la mia più totale fiducia. Siete voi che mi avete insegnato a dare alle persone
un’altra possibilità e che tutti possono redimersi!”
“Emma capisco quello che dici ma…”
cominciò Neve, ma venne interrotta dalla figlia.
“Ma cosa? Vi devo ricordare cosa
avete fatto voi alla figlia di Malefica per evitare che io diventassi cattiva?”
chiese Emma, sperando che quell’avvenimento fosse già accaduto e a giudicare
dell’espressioni doveva essere successo da poco.
“Voi siete stati perdonati. Malefica
avrebbe potuto uccidervi e vendicarsi, ma non l’ha fatto. Quindi se voi avete
potuto avere un’altra chance, perché non dovrebbe Regina?” fece notare loro
Emma.
Neve e David si guardano e con gli
sguardi comunicarono tra di loro. “D’accordo. Vogliamo darti il beneficio del
dubbio. Potrete venire tutti e tre al nostro castello, ma Regina…” disse Neve
facendosi guardare dall’interpellata “… un passo falso e te la vedrai con me!”
Regina guardò Emma, la quale alzò le
spalle in segno di accettare le loro condizioni.
Il castello era piuttosto lontano da
raggiungere a piedi e Neve e David avevano con sé solo due cavalli.
Emma non sapendo dove si trovasse il
castello, propose a Regina di usare la sua magia per teletrasportarsi
direttamente sul posto, ma la donna dubitava che i due reali le dessero il
permesso di utilizzare i suoi poteri e di fatto non venne minimamente presa in
considerazione l’ipotesi, temendo quello che Regina avrebbe potuto realmente
fare. Fu così che con un gesto della mano, il sindaco di Storybrooke,
fece comparire due cavalli. Si cambiò anche d’abito essendo il suo tailleur e
le sue scarpe con i tacchi, alquanto inadatti a cavalcare.
“Bhe direi
che anche così può andare!” disse Killian,
avvicinandosi a uno dei cavalli fatti comparire magicamente.
“Manca un cavallo!” disse David
confuso.
“Non è un problema amico, io e Emma
andremo insieme!” disse Il pirata salendo a cavallo e allungando la mano per
far salire la sua amata. David guardò il pirata non tanto felice della cosa e
l’uomo si apprestò a giungere “Mi prenderò cura di tua figlia maestà, non sia
mai che le accadesse qualcosa!” disse facendo poi l’occhiolino a Emma, la quale
sorrise e afferrò la sua mano.
“Mi ricorda qualcosa!” disse Emma
sorridendo, sedendosi dietro di lui e aggrappandosi a Killian
, il quale rispose “Per fortuna però questa volta non c’è il coccodrillo ad
infastidirti!”
La corsa a cavallo durò più di quanto
Emma potesse immaginare. Era stato bello la prima volta a cavallo quando come
Dark one cercava di scappare dalla voce di Tremotino che la incitava a compiere opere malvagie, ma il
viaggio non era durato a lungo e la sua schiena non doleva così tanto.
Quando finalmente giunsero al
castello, ringraziò il cielo di riuscire a stare ancora in piedi.
Killian sorrise “Chiunque saprebbe dire che
non sei abituata andare a cavallo Swan!”
“Chi ha bisogno di un cavallo quando
ho la mia macchina!” disse Emma accarezzandosi il basso ventre, sentendo
nuovamente quei fastidiosi crampi.
“C’è una bella differenza Emma. Certo
in auto puoi fare tragitti molto più lunghi seduta comodamente, ma niente a mio
avviso ti fa sentire libera come una corsa a cavallo in mezzo alla foresta!”
disse Regina che con un altro gesto della mano, restituì i cavalli dove li
aveva presi.
Neve si avvicinò a Emma e disse “Mi
sembra di capire che non sai andare a cavallo. Come è possibile?”
Emma sospirò “è una lunga storia
mamma, cioè Neve…cioè…” cominciò la donna non sapendo come rivolgersi ai suoi
genitori.
Neve sorrise e disse “Puoi chiamarmi
mamma se vuoi…infondo lo sono, giusto?” disse accarezzandosi la pancia.
Emma sorrise e chiese “A quanti mesi
sei?”
“Sei!” disse in un sorriso.
Emma la guardò un po’ preoccupata e
chiese “Non è pericoloso andare a cavallo per una donna incinta?”
“Emma, mi pare che tu abbia tutto al
posto giusto, quindi fossi in te non mi preoccuperei di cosa fa Neve mentre è
in attesa di te, ma della figura incappucciata!” disse Regina.
“Cosa? Di chi?” chiese David curioso,
dopo aver consegnato l’ultimo cavallo agli scudieri.
“Credo sia una conversazione da fare
all’interno. Vi racconteremo quello che sappiamo su quell’essere!” disse Killian.
Neve e David fecero strada e, se
Regina era abituata a quelle mura e al loro arredamento, Killian,
ma soprattutto Emma, si guardarono attorno curiosi.
“wow è così…” cominciò Emma.
“Grande?” chiese Killian,
sorridendo alla luce che la sua amata aveva negli occhi.
“Si, cioè…l’ultima volta che sono
stata qui era tutto oscuro e distrutto e ora è…regale!” disse Emma, con un po’
di tristezza nella voce, che Regina notò.
“Sei già stata qui? Quando sei stata
risucchiata dal cappello di Jefferson immagino!” disse Regina, che ottenne un
cenno positivo.
“Io e mia madre cercavamo un modo per
tornare indietro!” disse Emma.
“Per fortuna non lo avete trovato o
non ci saremo mai conosciuti love!” disse Killian.
Neve e David cercavano di comprendere
i loro discorsi, in quanto erano curiosi di scoprire qualcosa del futuro e
soprattutto sulla loro bambina. Finalmente giunsero alla sala da pranzo, una
stanza enorme che a Emma fece sembrare improvvisamente la sua abitazione stretta
e insignificante. Vi era un lungo tavolo, utilizzato per i grandi ricevimenti e
i balli che si tenevano a corte.Tutto
era molto elegante e Emma rimase senza parole. Le faceva uno strano effetto
pensare che lei sarebbe dovuta crescere in un posto del genere e per quanto
bello, le sembrava un po’ troppo eccessivo.
“Non mi ci immagino vivere qui!”
disse Emma e Killian sussurrando disse “Eppure come
principessa non sei niente male, principessa Leia!”
“Bhe anche
tu non saresti male come principe, principe Charles!”
Regina alzò gli occhi al cieloe si accomodò al tavolo, seguita subito dopo
dalle due coppie.
Venne fatto portare anche del cibo,
essendo l’ora di pranzo passato da un po’ ed Emma sperò vivamente che non ci
fosse della chimera in mezzo a quei vassoi di carne.
“Allora perché siete venuti qui dal
futuro? Volete cambiare qualcosa o metterci al corrente di quello che lei ha
intenzione di fare?” chiese David indicando Regina.
“Mettiamo in chiaro una cosa maestà,
tutta questa faccenda non ha minimamente a che fare con me. Non sono io il
nemico…cioè la regina cattiva lo è, ma non è il problema principale!” disse
Regina determinata.
“Persi che quell’essere incappucciato
voglia fare qualcosa ad Emma in questo tempo? Non è ancora nata!” disse Killian confuso.
“Lo avete nominato prima, chi sarebbe
questo essere? E cosa vuole da nostra figlia?” chiese Neve preoccupata dalle
parole del pirata.
“Non abbiamo ancora scoperto chi sia,
ma…”cominciò Killian
“…sappiamo una cosa su quell’essere…”
disse Regina.
“…che vuole uccidermi per
impossessarsi dei miei poteri!” disse Emma.
“Perché?” chiese allarmato David.
“Per diventare forse l’essere più
potente che la storia abbia mai visto. E l’unica ragione che mi fa spiegare la
sua presenza qui, è che nel passato Emma possiede una magia pura al 100% non
essendo mai stata usata per azioni poco onorevoli, anche se…” disse Regina
riflettendo.
“Anche se che cosa?” chiese Emma di
continuare.
“La faccenda non ha senso! Anche se
pura inizialmente, la magia diventerebbe oscura appena la utilizzerebbe, quindi
il risultato finale sarebbe lo stesso!” disse Regina, non vedendoci veramente
chiaro.
“Cambia il fatto che è più facile
rubarla a una bambina non ancora nata, con una madre non in grado di tenergli
testa, piuttosto che da una Emma che i poteri li sa usare!” disse Killian pensando di aver trovato la risposta.
“Anche ammesso fosse così, i poteri della
bambina non sono ancora sviluppati, non
ci guadagnerebbe. I poteri si sviluppano e diventano più forti crescendo!”
disse Regina pensierosa.
“Ma ci dovrà pur essere un motivo
perché è venuto nel passato!” disse Killian.
Tutti tacquero per qualche istante,
non sapendo cosa dire quando ad un tratto Emma disse “La spada!”
“Cosa?” chiese Regina confusa.
“Nella mia visione mi vedo uccidere
sempre con la stessa spada che è stata distrutta nel mio scontro con Gideon!” disse Emma.
“Non può semplicemente usare un’altra
spada?” chiese Neve.
Regina si alzò e cominciò a camminare
“No, non funzionerebbe, cioè la ucciderebbe ma i suoi poteri si
disperderebbero. Quella spada è una delle poche cose che può assorbire i poteri
di Emma. Non ho mai sentito parlare di un trasferimento diretto di poteri tra
due persone, c’è sempre stato un mezzo che permetteva il passaggio. Il signore
Oscuro ad esempio, il suo potere passa da un uomo all’altro tramite il
pugnale!” disse Regina.
“Quindi questa spada dovrebbe
trovarsi qui nella foresta incantata!” disse David.
“Dato il luogo in cui abbiamo trovato
quella nel nostro tempo, non può che giungere che dalla foresta incantata!”
disse Killian, sapendo che tutto quello che si
trovava nel negozio di Gold era stato trasportato dal sortilegio dalla foresta
incantata a Storybrooke.
“Allora direi di metterci a cercare
questa spada e il problema sarò risolto. La nasconderemo in un posto dove non
potrà mai trovarla o…oppure la
distruggeremo. Non ci faremo fermare da un essere assetato di potere. Se
possiamo affrontare la Regina cattiva, potremo affrontare anche questo essere!”
disse sicura di sé Neve.
“Dimentica quello che ho fatto io o
le minacce che incombono sulla tua testa.Io sono una santa rispetto a quell’essere!” disse Regina guardando Neve
mentre si appoggiava al tavolo “E tu Neve , ti conviene startene tranquilla e
pensare alla salute di tua figlia, invece di essere sempre così ottimista e
buttarti a capofitto in ogni battaglia. Avere paura ti farebbe bene ogni
tanto!” il suo tono era duro e accusatorio, tanto che David, considerandola una
minaccia, si pose davanti alla sua amata in segno di protezione.
“Regina!” la rimproverò Emma per il
tono usato.
“No Emma, voglio che sia chiaro che
questo non è un gioco. Non sono riusciti a fermare me, come pensi che possano
fermare quell’essere? Io non ho la più pallida idea di come affrontarlo e tu…bhe sappiamo cosa dicono le tue visioni!” disse Regina.
“Non è pensare negativamente che
potrà aiutarci!” disse Killian alzandosi anch’esso e
fronteggiare Regina “posso capire quello che stai provando. Se succedesse
qualcosa a Emma non so come reagirei, ma non possiamo arrenderci e…”
“Io non sto parlando di arrenderci
Uncino. Sto parlando di essere cauti! Qualunque siano le intenzione di
quell’essere, dubito che silimiteranno
all’uccisione di Emma. Molte più personesarannomesse in mezzo” disse
Regina, spaventata all’idea che qualcosa potesse accadere a Henry, sua sorella,
alla piccola Robin e…a tutti coloro che aveva imparato ad amare e che ormai
considerava la sua famiglia.
“E lo saremo, Regina! Sono spaventata
anche io da questa situazione e puoi stare certa che non agirò senza pensare!
C’è troppo in ballo” disse Emma, avendo gli stessi pensieri di Regina.
“Il problema non sei tu Emma al
momento, ma Neve!” disse Regina guardando la figliastra.
“Come sarebbe?” chiese Neve
infastidita dall’accusa di Regina.
“Andiamo Neve, in questi mesi
nonostante le tue condizioni, mi hai fronteggiato più e più volte. Non ti sei
mai fermata davanti al pericolo. Se non ti conoscessi, penserei che non ti
importi molto di tua figlia!” disse Regina.
“Come osi?” chiese David arrabbiato
“Se Neve non si è fermata un attimo è proprio per proteggere nostra figlia da
te!”
Regima sbuffò e senza pensare alle
conseguenze disse “Con un pessimo risultato e sarei proprio curiosa di vedere
come potrete arrestare un essere ben più potente di me! Perché sono certa che
farete di tutto per proteggere vostra figlia, anche se di un altro tempo!”
“è pur sempre nostra figlia. Non
possiamo voltarci dall’altra parte come se non fosse in pericolo. Ha bisogno di
tutto l’aiuto possibile!” disse Neve determinata.
“Va bene, affronta questo essere,
vediamo cosa servirà quando ti ucciderà e Emma sparirànel nulla perché effettivamente non è mai
nata!” disse Regina arrabbiata e spaventando Neve.
“Vacci piano Regina o qui finisce che
Neve partorirà prima del previsto!” disse Killian,
afferrando il braccio della donna “Cosa ti sta succedendo? Non ti ho mai visto
così agitata!”
Regina abbassò la testa e mordendosi
il labbro disse “Non lo so. Ho solo questa brutta sensazione che mi dice di
riflettere. Come se avessi capito qualcosa, ma che non riesco a mettere in
chiaro nella mia testa!”
Emma si avvicinò a Regina e
strofinandole la schiena le chiese “Da quando hai questa sensazione?”
Tutti guardarono Regina in attesa di
una risposta.
La donna sembrò rifletterci un secondo
e poi disse “Da quando abbiamo attraversato il portale temporale. Ho sentito chiaramente
il potere di quell’essere e da allora ho i brividi al pensiero, ma la cosa
strana è che mi sembra così famigliare!”
Emma la guardò stranita “Vuoi dire
che hai già conosciuto quell’uomo?”
Regina scosse la testa “No, ma la sua
magia è…è così simile alla…” non terminò la frase che la donna ebbe una
folgorazione. Guardò Emma e i presenti nella stanza, prima di uscire
velocementedalla stanza e sparire.
Chiedo scusa a chi
segue la storia per questa attesa. Come ho già detto ho diversi capitoli
pronti, ma quando ti lasciano senza internet e telefono perdue settimane…ahime
non si può aggiornare.
Va bhe ora è tornato tutto alla normalità, quindi vi
auguro buona lettura e fatemi sapere qualcosina, positiva o negativa che sia. Ciau!!!
Capitolo 7
Emma chiamò il nome di Regina quando la vide scappare via
dalla sala da pranzo. Non riusciva a capire cosa stesse succedendo e come lei,
anche tutti gli altri.
“Sapevo che non potevamo fidarci di lei!” disse David
sfoderando la sua spada, nel tentativo di fermarla per qualsiasi cosa avesse in
mente di fare, ma Emma con i suoi poteri lo bloccò.
“Perché lo hai fatto?” chiese David confuso, guardando la
figlia.
“Perché per l’ennesima volta Regina non è un nemico. È
cambiata ed fa parte della famiglia!”
Neve e David rimasero sorpresi da quelle parole e seguendo
Emma e Killian, si misero alla ricerca di Regina,
senza fare domande.
“Nonho la più pallida
idea di dove cercare in questo enorme castello!” disse Emma.
“Un incantesimo di locazione, love?”disse Killian.
“Con cosa? Non ho niente di suo con me!” disse Emma guardando
l’uomo, il quale le diede il suo uncino. La donna lo guardò stranita.
“Ogni tanto chiedo a
Regina di mettere della magia sul mio uncino in caso di ogni evenienza e…bhe magari è sufficiente dato che è lei a fare
l’abracadabra!” spiegò Killian, leggendo confusione
sul voto della salvatrice.
Emma sorrise e facendo l’incantesimo sull’arma che
caratterizzava Killian, questo prese a volteggiare
intorno all’uomo, prima di recarsi verso la zona nord del castello.
“Sembra che ci stia portando nella stanza di Regina!” disse
Neve, riconoscendo il percorso, ma quando giunsero nella camera, non trovarono
nessuno. Ma tutti notarono il risvolto casuale del tappeto a terra, che fece
comprendere che la donna era effettivamente passata di lì.
L’uncino continuava a volteggiare, quando a un certo punto,
cominciò a sbattere ripetutamente contro il muro.
“Perché fa così?” chiese David curioso.
“Deve esserci un passaggio segreto. Cercate una pietra che si
può premere o un oggetto da spostare o…non lo so qualcosa che possa aprire un
passaggio segreto!” disse Killian cominciando a
toccare tutto quello che vedeva.
Gli altri seguirono il suo esempio e fu Emma a sbloccare
accidentalmente l’ingranaggio che aprì loro la via.
Le mura si divisero e delle torce che illuminavano l’ambiente
circostante, permisero a tutti di vedere una scala a chiocciola che scendeva
diversi metri, fatta di cristallo nero. Neve si guardava intorno sorpresa, non
immaginando che all’interno del proprio castello vi fosse un nascondiglio
segreto di tale portata. Rimase ancora più affascinata quando vide la stanza
vera e propria. Rappresentava un’enorme libreria con non solo libri di magia,
ma anche ingredienti di vario genere. Fungeva anche da laboratorio per creare
pozioni e se si faceva ben attenzione, era possibile udire anche un rumore di
cuori che battevano, cosa che indicò ai presenti che in quel luogo venivano
collezionati i cuori delle vittime di Regina. Killian
stava quasi per prendere una boccetta per vederne il contenuto, ma Regina,
apparsa da dietro a uno scaffale lo ammonì.
“Nessuno tocchi niente qui dentro. Ci sono pozioni molto
pericolose di cui nemmeno io so il contenuto. Questo era in origine il
laboratorio di mia madre. Chissà quali cose può nascondere questo posto!”.
“Come è possibile che ci sia un luogo del genere in questo
castello senza che ne sapessi niente. Conosco ogni singola stanza del palazzo!”
disse Neve ancora sorpresa.
“Magia cara! Questa stanza non si trova esattamente nel tuo
castello, ma al castello dove vivevo da bambina e l’ho portato qui grazie a un
incantesimo di collegamento. Era di mia madre e io l’ho usato di tanto in tanto
quando mi serviva qualche ingrediente speciale per i miei incantesimi!” disse
Regina.
“Questo vuol dire che la Regina cattiva potrebbe comparire da
un momento all’altro?” chiese David preoccupato.
“è una eventualità, ma ce ne preoccuperemo solo se dovesse
comparire, non ero solita frequentare questo posto, se non per occasioni
speciali!” disse Regina, sfogliando alcuni libri, senza sapere bene dove
cercare per dare chiarezza a quella sensazione.
“D’accordo, cosa stiamo cercando?” disse Emma.
“Non lo so! Sto andando a tentoni, ma sento che la risposta
che cerco è dentro a questi libri. In qualcosa che ho letto tempo fa!” disse
Regina.
Neve ne aprì uno e disse “Sono libri di magia oscura!”
Regina sospirò “Si, Neve. Pensavi di trovare libri di cucina
o romanzi rosa?”
“Hai intenzione di leggere tutti i libri di questa stanza?”
chiese killian, preoccupato dalla quantità di libri.
“No, tutti gli altri sono solo libri di incantesimi. Questi
invece parlano di esseri oscuri. Noi
stiamo cercando informazioni su quell’essere e sono sicura che uno di questi
libri può fare al caso nostro…me lo sento. Sono tutti libri che ho letto quando
ero un allieva di Tremotino e al loro interno vengono
descritti vari esseri oscuri, che possono essere reali o leggendari!” disse
Regina sedendosi e afferrandone un paio da consultare.
Emma fece per seguire il suo esempio, ma quando toccò un libro,
si sentì trascinare via. Le sue mani cominciarono a tremare e il libro che teneva
cadde a terra, attirando l’attenzione degli altri su di sé.
“Emma!” disse Killian sorreggendola,
quando la vide cercare un sostegno su di
lui aggrappandosi alla giacca. La chiamò più volte ma la donna era come se non
fosse realmente lì.
Neve e David spaventati chiesero cosa succede.
“Sta avendo una visione!” disse Regina, fiancheggiando la
coppia e raccogliendo il libro, che aveva scaturito la visione della
salvatrice.
Quest’ultima tornò in sé piegandosi in avanti e tenendosi la
mani sullo stomaco. Sentiva un forte dolore e sebbene aveva compreso che si era
trattata da una visione, controllò di non essere trafitta veramente.
Aveva il respiro pesante e chiuse gli occhi per cercare di
calmarsi e di calmare il dolore.
“Va tutto bene love. Fai respiri profondi!” disse Killian spostandole i capelli che le erano finiti sul volto
“Sei al sicuro!”
Ci vollero un paio di minuti, ma finalmente Emma ritornò in
sé.
“Cosa hai visto Swan. La stessa
cosa di sempre?” chiese l’uomo, accarezzandole il viso.
Emma annuì “Si, solo che…solo che era tutto più vero e
vivido. Quella spada…quando quella spada mi ha trafitto, ho sentito dolore…io
non…” cominciò Emma, venendo interrotta da Regina, la quale stringendo il libro
disse “Se è stato questo libro a scatenare la tua visione, allora quello che
cercavamo è qua dentro!”
“Ma certo, come la spada. Quando sei stata vicina a
quell’arma, la tua visione è stata più forte!” disse Killian,
vedendo Regina annuire.
Ci fu silenzio per un lungo periodo durante il quali Killian, aveva fatto sedere su di sé Emma e le accarezzava
i capelli, vedendola ancora piuttosto agitata per la visione avuta. Sapeva le
piaceva quando giocava con i suoi capelli e sperava, con quel gesto, di farla
rilassare. Non gli passarono inosservati però le occhiate di Neve e David, il
secondo sembrava abbastanza infastidito dalle sue attenzioni per la figlia e
dovette trattenere un sorriso.
Ad un certo punto le fiaccole della stanza cominciarono a spegnersi
e riaccendersi tutte insieme e questo di certo non era un buon segno, perché
era dovuto alla magia…la magia di Regina.
Si voltarono verso Regina, la quale era impallidita e
sembrava quasi trattenere il respiro come se avesse paura a fare qualsiasi
mossa.
“Regina, cosa succede?” chiese Emma in allarme, avvicinandosi
alla donna, la quale abbassò lo sguardo dicendo “è peggio di quello che
potessimo immaginare!”
Killian si allarmò “Cosa vuoi dire? Hai
scoperto chi è quell’essere?”
Regina alzò lo sguardo e guardò le persone una ad una “Ricordate
quando ho detto che quella magia mi ricordava qualcosa? Mi ricorda la magia di
Emma o per essere più precisi la magia di un salvatore. Quell’essere è l’anti-salvatore!”
Nessuno disse niente, non avendo mai sentito parlare di un
essere antagonista del salvatore.
“Credo che il nome vi faccia comprendere tutto. Quell’essere è
l’esatto tuo opposto Emma. Originariamente era un salvatore con gli stessi tuoi poteri, ma ad un certo punto ha
cominciato ad usarli per andare contro il suo destino e si è trasformato in un
essere malvagio e oscuro. Si pensava fosse solo una leggenda, ma a questo punto
non la definirei così!”
“Ecco spiegato perché il coccodrillo non ne sapeva niente!”
disse Killian.
“Quindi se non garantisce più la pace e il lieto fine a
quante più persone possibili, l’anti-salvatore porta solo distruzione intorno a
sè!” disse Emma preoccupata.
“Esatto ed è l’essere più malvagio che si sia mai visto.
Quanto dice il libro, questo essere è stato imprigionato in un regno oscuro da
un altro salvatore, per fermare la sua furia distruttiva che stava distruggendo
la maggior parte dei regni conosciuti allora. Ma per non scomparire nel nulla,
fece un incantesimo per far si che parte dei suoi poteri malvagi non venissero
rinchiusi con lui, ma continuassero in qualche modo a creare dolore. Il
salvatore allora in carica, comprendendo le sue intenzioni, sacrificando la sua
vita, fece un incantesimo che trasformò quell’incantesimo oscuro in magia pura
e la sigillò nel sacro Graal. Così facendo, chi beveva dalla coppa, oltre ad
entrare in possesso di poteri magici, aveva la possibilità di scegliere per cosa
usarli, se per il bene o per il male!” disse Regina per poi continuare “Deve
essere così che Merlino e il primo signore oscuro hanno ottenuto quei poteri.
Devono essere i poteri originari di quell’essere!”
“E ora vuole uccidere Emma per vendetta e per recuperare i
poteri che ha perso!” disse Killian.
“Ok, riesco ad
afferrare il concetto della vendetta verso un salvatore, ma se rivuole i suoi
poteri indietro, non dovrebbe riprenderseli dal signore oscuro?” disse Emma
confusa.
“Questo però non toglie che cercherà comunque di ucciderti.
Fossi in lui non vorrei correre il rischio di essere imprigionato di nuovo da
un altro salvatore. Inoltre devi tenere conto che non basta eliminare te per
sventare la minaccia che incombe su di lui. Ci sarà sempre un altro salvatore e
se riesce ad ottenere anche i tuoi poteri diventerà talmente potente che nessun
essere al mondo dotato di poteri sarà più un problema!” disse Regina.
“Ma se ora parte del suo potere è andato, allora Emma
dovrebbe riuscire a sconfiggerlo!” disse Neve speranzosa.
“Temo che non sia così semplice!” disse Regina per poi
continuare “Emmaè migliorata moltissimo
nell’utilizzo della sua magia, ma non ha quella che definirei una buona
padronanza. Ha trascurato molto le sue abilità. Quell’essere invece, usa la
magia come se non facesse altro nella vita! E comunque anche se Emma sapesse
usare alla perfezione i suoi poteri è sempre svantaggiata!”
“Perché la mia paura mi danneggia?” chiese Emma.
“Perché sei buona love!” disse Killian,
comprendendo benissimo cosa Regina volesse dire.
“è da quando essere buoni è uno svantaggio. Si dice che il
bene vince sempre sul male!” disse David.
“Si, ma a lungo andare, dopo tanti combattimenti, sofferenze
e perdite. In poche parole il male vince la battaglia, ma non la guerra, ma
quando il bene vince potrebbe essere tardi per diverse cose!” disse Regina per
poi rivolgersi a Emma.
“Emma, tu sei un esempio vivente di quanto sto dicendo. Alla
fine mi hai sconfitto e il bene ha avuto successo, ma quanto hai dovuto
sopportare nella vita, quante cose ti sono state portate via? E questo sai
perché?” disse e indicando Neve continuò “Perché tua madre non ha avuto il
coraggio o codardia o qualsiasi nome volete dargli, di uccidermi quando ne ha
avuto la possibilità! Avrebbe fatto una mossa che ritiene sbagliata, ma quanto
dolore avrebbe evitato? A lei stessa in primis?”
“Mi stai dicendo di agire come farebbe un malvagio perché ci
siano danniminori?” chiese Emma.
Regina sospirò “No, Emma….io sinceramente non so cosa
consigliarti. Non sappiamo cosa avrà intenzione di fare questo essere. Ma se ti
metterà nella condizione di dover scegliere, sarai disposta a fare la cosa che
dovrà essere fatta per vincere e creare il male minore o cercherai la via che
reputi più giusta, andando incontro alle conseguenze che ci possono essere?”
Emma abbassò lo sguardo e sospirò. Le parole che Regina aveva
appena pronunciato erano vere. “Ho ucciso Killian
perché era quello che dovevo fare per salvare tutti e avrei preferito morire io
stessa piuttosto che arrivare a tanto!” disse Emma, determinata.
“è vero love, ma avresti dovuto farmi morire prima e…bhe molte cose spiacevoli non sarebbero accadute. Non che
mi lamenti di essere vivo!” disse Killian.
Emma si morse il labbro.
“Questo non è proprio un esempio calzante. In quella
situazione hai salvato Killian per tuo egoismo, non
perché era la cosa giusta e lo hai dovuto uccidere per rimediare all’errore
commesso!” Regina alzò le mani “Non ti voglio giudicare perché anch’io avrei
agito così, anzì ho agito così quando Robin è stato
ferito a morte a Camelot, ma voglio solo farti capire
che se fino ad ora le cose si sono più o meno sistemate, un altro errore di
questo genere e tutti noi e i regni conosciuti, potrebbero cessare di esistere
ora come li conosciamo. L’odio potrebbe prevalere e nessuno di noi vorrebbe
essere vivo in un mondo senza amore. Questo essere non avrà freni Emma! Il
signore oscuro avrà anche i suoi poteri, ma non ha niente a che fare con lui,
perché ha sempre un cuore e se vuole può compiere del bene. Lui il cuore se l’è
cavato dal cuore e lo ha pietrificato per non provare nessuna emozione, se non
il piacere di infliggere il male” disse Regina leggendo altre righe del libro e
poi guardare dispiaciuta l’interpellata, la quale la guardò con occhi spaventati
e istintivamente la mano riprese a tremare.
Killian avrebbe voluto dire qualcosa, ma
anche lui era d’accordo con Regina, sapeva solo che qualsiasi cosa sarebbe
successa, sarebbe stata al fianco della sua amata.
“D’accordo, direi di non pensarci più per quest’oggi. Tanto
non risolveremo niente. Direi di andarcene prima che la Regina cattiva decida
di comparire!” disse Killian, spingendo leggermente
Emma verso le scale e quando furono tutti nuovamente nella stanza di Regina,
Neve notò che la donna aveva un sacchettino di pelle, riempito con qualcosa che
non poteva scorgere.
“Cosa hai li dentro?” chiese infatti la donna sospettosa,
facendo notare l’oggetto anche agli altri presenti nella stanza.
Regina diede il sacchetto alla figlioccia, la quale controllò
il contenuto. Non sapeva molto sulla magia, ma Emma, riconobbe gli ingredienti
e disse “Se non sbaglio servono per fare una pozione per cancellare i ricordi!”
Regina annuì “è rischioso che si ricordino di averci
incontrato. Non devono conoscere il loro futuro, dovresti sapere cosa può
comportare giocare con le linee temporali ormai!”
Emma annuì ricordandosi esattamente cosa aveva comportato la
sua intromissione nel passato anni addietro. La quasi morte di sua madre, il
non incontro tra i suoi genitori che avrebbe comportata alla sua non nascita e quella
di Henry e la rovina della storia tra Regina e Robin a causa del salvataggio di
Marian.
“Noi non berremmo niente preparato da te! Che tu sia cambiata
o meno, non mi fido!” disse David.
“Vorrà dire che la preparerò io, ma Regina ha ragione.
Conoscere il futuro è troppo pericoloso!” disse Emma, appropriandosi degli
ingredienti e uscendo dalla stanza.
Dopo quanto era successo quella giornata, decisero tutti di
rilassarsi. David riteneva che Neve dovesse riposarsi per il suo bene e quello
della loro bambina. L’uomo si era allontanato per cambiarsi e mettersi qualcosa
di più comodo, sebbene decise di tenere accanto a sé una spada per qualsiasi
evenienza, mentre come era sua abitudine Neve, si recò nella nursery. Ci andava
sempre per controllare che tutto fosse in ordine.
“è carino qui!” disse Emma, facendo sussultare Neve che si
girò di scatto, tenendo in mano un peluche a forma di orsacchiotto.
“Emma, Regina!” disse sorpresa non essendosi accortadi essere seguita.
“Scusa, non volevo spaventarti è che…bhe
volevo vedere la cameretta. L’ho già vista, ma non era nelle condizioni
migliori!” disse Emma facendo scorrere la sua mano sulla culla.
“Non è nei miei gusti. Preferisco le cose più sobrie, ma devo
ammettere che è molto accogliente!” disse Regina guardandosi intorno.
Emma annuì, sebbene il suo sorriso fosse triste, cosa che sia
Neve e Regina notarono, solo una delle due capendo il perché della sua
reazione.
Neve osservò la figlia mentre esplorava la stanza e ebbe
paura della sua tristezza e di come guardava la camera. Era come se non l’avesse
mai vista, sebbene poteva essere cambiata crescendo e poteva non ricordarsela,
come stanza neonatale. Ma niente nel suo sguardo le faceva intendere che
qualcosa lì dentro le fosse famigliare. Si ritrovò a pensare che avessero
traslocato per qualche ragione particolare o che la camera avesse preso fuoco e
niente di quello che era li dentro si era salvato. Neve non sapeva cosa
pensare.
“Vengo qui tutti i giorni e fantastico su come ti insegnerò a
camminare, a parlare a…insomma a vivere! Inoltre controllo che la Regina
cattiva non abbia portato via niente per farti chissà quale sortilegio!”
Emma guardò Regina, la quale aveva uno sguardo confuso “Io
veramente non ho mai messo piede qua dentro. Non ho nessuna intenzione di fare
qualche incantesimo ad Emma!”
“Non so cosa aspettarmi da questo sortilegio che hai
minacciato, ho paura che tutto questo mi venga portato via e sento la necessità
di controllare che tutto sia a posto!” disse Neve.
Regina abbassò lo sguardo e così anche Emma, che si abbracciò
sentendosi a disagio.
“Hai detto che non avremo perso contro di te, cosa volevi
dire?” chiese Neve.
“Io…io non so se…” cominciò Regina.
“Mi avete già detto parecchio del futuro, perché non potete
dirmi in cosa consisterà il sortilegio?” disse Neve.
“Mamma, anche se te lo dicessimo, non ti ricorderai niente e
tanto non potresti fare niente per cambiare le cose, ti agiteresti inutilmente!”
disse Emma alzando le spalle.
“Perché sapendo che la Regina cattiva avrà la meglio senza
sapere come, mi farà stare più tranquilla?” chiese Neve, per poi sospirare e
domandare alla figlia “Tu non cambieresti niente della tua vita? Qualsiasi cosa
il sortilegio abbia comportato, non vorresti cambiarlo?”
Emma guardò Regina e ci pensò per poi rispondere “Si, ci sono
delle cose che vorrei cambiare, ma…se cambiassi quelle cose avrei tanto da
perdere e non posso rischiare che questo accada. La mia vita non è mai stata
rosa e fiori, ma adesso sono felice e a parte i casini portati da nemici che mi
vogliono uccidere, non cambierei niente. Vorrei cambiare solo certe scelte che
ho fatto che hanno portato le persone che amo a soffrire, ma facendolo non
saprei cosa andrei a cambiare. Le cose potrebbero essere peggiori!” disse Emma
prendendo le mani della madre, la quale sorrise leggermente in segno di
comprensione.
“D’accordo, ma una cosa però me la devi dire!” disse
guardandola di sottecchi.
Emma inarcò le sopracciglia curiosa “Cosa?”
“C’è del tenero tra te e Uncino?” chiese Neve sorridendo “ Ho
notato come vi siete coccolati prima, quindi mi fa pensare che non siate solo
amici, è vero?”
Emma sorrise e mostrando la mano sinistra disse “è mio marito
in realtà, da qualche mese!”
Neve sorrise e afferrando la mano della figlia osservò
l’anello di fidanzamento “Oh Emma, ma è bellissimo è…è…, cioè si vede che vi
volete bene e sebbene non mi immaginavo mia figlia con un pirata, se sei felice
lo sono anch’io. Ma non dirlo a tuo padre, anche se credo abbia intuito
qualcosa anche lui. Insomma non è che siete stati proprio distaccati da non
fare intendere niente!”
Emma sorrise “Si, ha fatto un po’ di storie anche nel mio
presente, ma Killian gli ha dimostrato di essere
degno di avere la sua fiducia!”
Neve incuriosita, si girò verso Reginae le chiese “E tu? Hai qualche
spasimante?”ma solo dopo averlo chiesto
si portò una mano alla bocca, ricordandosi che l’amore della sua vita era stato
ucciso da Cora, a causa della sua incapacità di mantenere segreti “Scusa
Regina!” disse vedendola abbassare lo sguardo.
Regina fece un lieve sorriso “No, nessun spasimante. Non
credo di meritarmelo!” disse alzando le spalle.
“Regina…”Cominciò Emma, ma l’interpellata la interruppe “No
Emma, va bene è andata così, forse era destino. L’ho accettato ormai!”
Neve guardava le due e comprese che c’era molto di più della
sola morte di Daniel a cui Regina ed Emma si riferivano.
Regina tornò a guardarsi intorno enotò su un comodino un ciondolo strano che
non si abbinava con l’arredamento della camera e prendendolo in mano chiese “E
questo?”.
Neve sorrise a avvicinandosi alla donna, afferrò la collana
“Questo è un regalo che mi ha fatto la madre di David. È in grado di svelarti
il sesso di tuo figlio ancora prima di concepirne uno!”
“è così che sei venuta a conoscenza del fatto che ero una
femmina?” chiese Emma incuriosita.
Neve annuì, poi prendendo la mano della figlia glielo fece
pendolare sulla sua mano.
“Ehi cosa…” cominciò Emma, sorpresa dal gesto della madre.
“Vediamo di che sesso sarà tuo figlio e quello di Killian. Avete pensato di avere dei figli immagino!” chiese
Neve sorridendo.
“Veramente non ne abbiamo mai parlato!” disse Emma un po’ a
disagio.
Neve sorrise quando vide oscillare il ciondolo “Bhe secondo questa collana, almeno uno ne avrete!”
Regina incrociò le braccia e curiosa domandò “E cosa sarà?”.
Neve sorrise, ma non disse niente, in quanto doveva essere
Emma a volerlo sapere, ma quando guardò la figlia, Il suo sorriso si spense a
vedere il turbamento sul volto della donna.
“Emma, cosa c’è?” chiese la madre preoccupata.
Emma scosse la testa “Io…io non so se…”
“Sarai un ottima madre Emma!” disse Regina, capendo un po’
quali erano le paure della donna.
“Come puoi dirlo? Non mi sono comportata come avrei dovuto
con Henry, nonostante quello sapessi cosa rischiava!” disse la donna turbata.
“Le condizioni erano diverse e hai fatto quello che era
meglio per lui!” disse Regina.
Emma si strofinò le braccia, ma non sembrava molto convinta
delle parole di Regina.
“Chi è Henry?” chiese Neve curiosa.
“è nostro…nostro figlio!” disse Regina, guardando Emma che
aveva lo sguardo a terra.
“Nostro? Io…io non capisco!” disse Neve confusa da quel
nostro.
Regina sospirò “Anche questo è un effetto del mio sortilegio.
Emma ha avuto un figlio, ma l’ho cresciuto io!”
Neve guardò le due donne confuse ed Emma aggiunse “L’ho
abbandonato!” disse la donna timorosa di vedere la delusione negli occhi della
madre, la quale la guardò sconvolta.
“Cosa? Come hai…perché hai fatto una cosa delgenere?” chiese Neve con voce grave.
“Non potevo occuparmi di lui io…io non vado fiera di quello
che ho fatto, ma non avevo scelta!” disse Emma cercando di scusarsi.
“Come? Emma c’è sempre una scelta. Un bambino deve crescere
con la propria madre. Non importa quali siano i proprio problemi e le proprie
insicurezze. Bisogna affrontarle e l’abbandono non è mai una soluzione!” disse
Neve con voce grave.
Emma cercò in tutti i modi di trattenere le lacrime. Sentirsi
parlare in quel modo dalla donna che diceva c’era un’altra scelta eppure
avrebbe compiuto la stessa azione, era come una pugnalata al cuore e infatti
delle lacrime scapparono al suo controllo. Non volendosi fare vedere così,
corse via dalla stanza, lasciando una Neve confusa e Regina che sospirò.
Regina si voltò arrabbiata verso di Neve e con voce dura la
rimproverò “Non posso credere che tu abbia detto quelle cose Neve.
“Io non avevo intenzione di giudicarla…sono solo rimasta
sorpresa che abbia fatto una cosa del genere. Perché non è venuta da noi,l’avremmo aiutata e…” cominciò Neve, venendo
interrotta bruscamente da Regina “Ma tu e David non c’eravate. Era sola ad affrontare
le avversità della vita!” disse esasperata e lasciando perdere l’intento di non
raccontarecosa avesse comportato il sortilegio.
“Cosa?” chiese Neve sconvolta.
“Hai detto che c’è sempre un’altra possibilità, ma nemmeno tu
la prenderai in considerazione. Avrai così paura di quello che il mio
sortilegio potrà fare, che tu stessa abbandonerai Emma e la manderai in un
mondo senza magia, dove non conoscerà mai l’amore di una famiglia e a 17 anni,
finirà in prigione per un reato non commesso, dove darà alla luce nostro
figlio. Era sola al mondo, senza casa, senza lavoro non avrebbe avuto i mezzi
per crescere un bambino e nemmeno gli assistenti sociali glielo avrebbero
lasciato. Ha fatto quello che riteneva giusto e destino ha voluto che il mio
desiderio di diventare madre, mi portasse a mia insaputa da quel bambino, che
ho amato e cresciuto come sefosse mio.
Emma ha conosciuto le sue origini solo qualche anno fa, quando ha spezzato il
mio sortilegio che vi ha portato a perdere la memoria. Tu e David nemmeno
sapevate di conoscervi, né tanto meno vi ricordavate di avere una figlia!”
disse Regina.
A quelle parole Neve
rimase senza parole. I suoi occhi si velarono di dalle lacrime e scosse la
testa ripetutamente mentre abbracciò il suo addome.
“No, non è vero. Non può essere!” disse con voce disperata.
Regina si morse il labbro comprendendo che forse aveva
esagerato, ma le aveva fatto rabbia il modo in cui aveva parlato a Emma senza
conoscere i fatti.
“Cosa succede?” chiese David entrando nella camera allarmato
sentendo la voce spaventata della moglie.
Si guardò intorno e non vedendo Emma, subito sfoderò la spada
e si avvento su Regina, la quale istintivamente alzò ilvolto quando la lama fredda dell’arma si posò
sul suo collo.
“Ehi, amico calmati!” disse Killian
che era esattamente dietro David e temendo in una mossa avventata da parte del
suocero, cercò di calmare gli animi, inutilmente.
“Che cosa le hai fatto?” chiese David minaccioso premendo la
lama maggiormente.
Regina infastidita dal comportamento dell’uomo e non
tollerando più il fatto che le si venissero date colpe che non aveva, fece
ricorso al suo potere per disarmare il principe azzurro. Fece poi un passo
avanti per fronteggiarlo e disse “ Ho insegnato a tua moglie che le parole
possono ferire più di una spada e che quello che può uscire dalla sua bocca ha
poi delle conseguenze. Visto che non lo ha capito la prima volta, quando ha
fatto uccidere l’uomo che amavo, vediamo se ha imparato la lezione ora, che ha
ferito Emma!”
“Dov’è adesso lei?” chiese Killian
preoccupato. Con la minaccia in corso non amava che sua moglie fosse in giro da
sola.
“Non lo so. È scappata dopo che Neve l’ha ripresa per il suo
comportamento con Henry!” spiegò Regina.
“Chi è Henry?” chiese David senza che nessuno l’ascoltasse.
“Di cosa stai parlando? Emma è una madre fantastica di cosa
dovrebbe…oh!” disse Killian comprendendo quale poteva
essere quel comportamento di cui Regina parlava e poi voltandosi verso Neve
irritato e disse “Tu dovresti essere l’ultima persona a giudicare le sue
azioni!”
Neve con quelle parole ebbe la conferma che quanto Regina le
aveva rivelato, era vero e non riuscendo più a trattenersi scoppiò a piangere.
Killian uscì dalla stanza per mettersi alla
ricerca di Emma. Il palazzo era grosso e la donna avrebbe anche potuto finire
chissà dove, non essendo pratica di quel luogo. Regina decise di aiutarlo e
prendendo strade diverse si misero alla ricerca della salvatrice.
Killian aprì la centesimaporta di una stanza e sospirò frustrato
quando di Emma non c’era nemmeno l’ombra, ma dovette addrizzare le orecchie
quando dei gemiti attirarono la sua attenzione.
Si avvicinò all’uscio della camera accanto e aprendola
lentamente, vide Emma piegata su di un secchio intenta a svuotare il suo
stomaco.
Killian si precipitò accanto alla donna che
amava e raccogliendole i capelli, cominciò a strofinarle cerchi sulla schiena,
sperando che l’aiutasse. Ci volle ancora qualche secondo, prima che Emma ebbe
finito. Si appoggiò stancamente al petto di Killian,
il quale la cullò sperando di calmarla.
I singhiozzi scuotevano ancora il suo corpo e vederla in
quello stato, toccò profondamente il cuore del pirata. Non aveva mai visto Emma
rompersi in quel modo e si domandava cosa mai avesse potuto dire Neve per
renderla così fragile.
“Va tutto bene love. Se senti il bisogno di piangere, fallo.
Io sono qui accanto a te!” disse Killian dolcemente
spazzandole i capelli. Passarono diversi minuti in cui nessuno dei due si mosse
o disse niente. Erano li a terra e Emma era grata a Killian
di esserle rimasta vicino. Anche lei era scioccata per essersi rotta in questo
modo. Non era da lei, ma le lacrime e i singhiozzi scappavano facilmente al suo
controllo, ma non era solo questo, anche la nausea che l’aveva perseguitata un
po’ in quei giorni, era improvvisamente peggiorata e in assenza di gabinetti,
aveva usato il primo secchio che aveva trovato.
“Killian, non mi sento tanto bene!”
disse Emma aggrappandosi alla sua giacca.
“Il tuo stomaco fa ancora capricci love?” chiese l’uomo.
La donna annuì e disse “Sono giorni che non mi sento in piena
forma!”.
“L’avevo notato Swan. Pensavo fosse
lo stress del nuovo nemico, ma forse ti sei presa qualche sorta di influenza
che sei riuscita a contrastare piuttosto bene, fino ad ora almeno. Vieni,
vediamo se riusciamo a trovare un letto dove metterti a riposare!” disse Killian, prendendola in braccio in stile sposa.
“Sarà difficile in un castello pieno di stanze!” disse Emma
sorridendo stancamente e appoggiando la testa sul petto dell’uomo.
Killian camminò per diversi corridoi senza
ricordarsi la strada presa all’inizio, ma quando cominciò a pensare di essersi
perso, notò Regina venire incontro a loro.
“Emma, ti senti bene?” chiese la donna preoccupata.
La donna annuì, ma il sindaco non le credette un solo secondo.
“Volevo trovarle un letto per farla riposare!” disse Killian e Regina annuendo, li condusse in una stanza
adiacente alla sua, quella appartenuta a lei e al padre di Neve quando erano
sposati.
Una volta morto, non aveva più voluto rimanere in quella
stanza, provando disgusto per le notti passate accanto a un uomo che non amava
e che sua madre aveva costretto a sposare.
“Spero che a tua madre non dispiaccia se ti faccio utilizzare
la stanza appartenuta a tuo nonno Emma!” disse Regina, affiancando il letto
dove Killian l’adagiò gentilmente.
Emma sorrise e ringraziò la donna, ma il sorriso si spense
quando vide i suoi genitori.
Entrambi i reali furono un po’ sopresi di trovarli in quella
stanza, in quanto non era stata più utilizzata da nessuno, ma tralasciarono la
questione quando videro Emma sdraiata sul letto.
“Emma, cosa succede?” chiese Neve avvicinandosi al letto a
baldacchino, con Killian che si dovette spostare per
farle spazio.
“Niente, sono solo un po’ stanca!” disse passandosi una mano
sul viso.
Neve si morse il labbro cercando di trattenersi, ma altre
lacrime presero a scivolare lungo le guance “Mi dispiace Emma. Non volevo che
ti sentissi giudicata da me è solo…ho sbagliato. Ho parlato senza sapere…io…noi
non…”
Emma si tirò un po’ in modo da mettersi seduta e guardando
Regina preoccupata disse “Hai raccontato loro tutto?”
Regina alzò le spalle “Ero arrabbiata e ho agito di
conseguenza!”
Emma sospirò e guardando la madre disse “Lo so che quello che
farete, lo farete sperandodi salvare me
e il regno dalla regina cattiva. Non ce l’ho con voi per questo, non più. Ho
capito che era il mio destino essere la salvatrice e vi ho perdonato tanto
tempo fa per avermi abbandonato, ma il fatto che tu mi abbia giudicato per aver
fatto lo stesso con mio figlio...”
Neve afferrò le mani di Emma, ma quale aveva preso a guardare
in basso “Mi dispiace Emma. Davvero…io non…non so cosa dire per…”
Emma scosse la testa “lascia stare. Capisco la situazione e
la reazione che hai avuto. Davvero…è tutto apposto, non so nemmeno io perché ho
agito così!”
Neve sorrise, ma David non era dello stesso avviso “Non direi
che è tutto apposto Emma. Ora che sappiamo cosa succederà dobbiamo impedirlo.
Dobbiamo fermare il sortilegio della Regina cattiva!”
“Oh e come pensate di fare?” disse Regina “Sapere cosa
succederà non vi aiuterà a fermarlo!”
“Ma intanto possiamo già evitare di mandare via Emma e almeno
su questo punto avremo un vantaggio su di te!” disse Neve.
“Non credo proprio cara. Se David non la metterà nella teca,
con te debole per il parto e lui impegnato a combattere contro i miei soldati,
non avrei fatto nessuna fatica a giungere ad Emma e a portartela via!”
“Non ci riuscirai!” disse David convinto.
Regina alzò gli occhi al cielo esasperata, ma non ribadì per
l’ennesima volta che non avrebbero vinto.
“Se non l’avessero abbandonata, avresti ucciso Emma?” chiese Killian un po’ sorpreso, sebbene non sapesse nemmeno il
perché, dato che aveva conosciuto Regina quando era malvagia.
Regina incrociò le braccia e sospirò “No, non l’avrai uccisa.
Sono stata spietata, ma…non ho mai fatto male ad un bambino!”
“E cosa mi dici di tutti quei bambini che hai reso
orfani?”chiese David.
“Hai ragione, mi correggo. Non ho mai fatto male ad un
bambino fisicamente!”
“Quindi che avresti fatto? L’avresti abbandonata o venduta a
chissà chi?” chiese Neve.
Regina scosse la testa “Non so esattamente in quel periodo
cosa avrei fatto, ma non escluderei il fatto che me la sarei potuta tenere e
crescerla come mia figlia, crescendola con l’odio verso la sua vera madre!”
Emma sgranò gli occhi alquanto sorpresa.
“Non guardarmi così Emma. Ho tenuto Henry nonostante sapessi
che fosse tuo figlio” disse Regina notando lo sguardo stralunato della
salvatrice “Sapevo che un giorno avresti potuto apparire e rovinare tutto quello
che avevo costruito. Il fatto è che avevo bisogno di riempire il vuoto del mio
cuore. Un vuoto creato dalla morte di Daniel e da mia madre che mi ha fatto
vivere la vita che lei ha voluto. Speravo che un figlio potesse colmare quel
vuoto. Ecco perché ho deciso di adottare un bambino!” disse Regina
commuovendosi leggermente.
“Questo però non cambia che vorrei evitare che una delle due
opzioni si avveri!” disse David.
“Papà, so che l’unico modo per impedirti di fare qualcosa è
usare la magia contro di te, cosa che non faremo. Ma non ti aspettare nessuno
aiuto da noi. Ti dico solo che se farai qualcosa per impedire quanto sai che
avverrà, io perderò mio figlio e…” Emma si interruppe cercando la mano di Killian, il quale non gliela negò “…e il mio vero amore.
Quindi ti prego, non lasciare che le cose cambino!” disse Emma con voce
tremante.
David abbassò il capo e guardando Neve, la quale disse
“Dovrai farci bere quella pozione, perché sarà molto difficile prometterti che
non faremo niente e poi effettivamente restare fermi!”
“Possiamo prometterti che non fermeremo la regina cattiva finchè non ve ne sarete andati. Poi una volta dimenticato
tutto, le cose andranno come dovranno andare immagino!” disse David
rattristandosi.
“Grazie mamma, grazie papà!” disse Emma, per poi allungarsi e
abbracciare la madre che era ancora seduta al suo fianco.
Neve si alzò da letto e disse “è stata una lunga giornata.
Direi che tutti quanti abbiamo bisogno di dormire!”
Tutti annuirono e mentre Regina e Neve si diressero verso
l’uscita David rimase fermo a osservare Killian “Tu
hai intenzione di dormire qui?”
Emma accennò un sorriso, mentre Killian
alzò le sopracciglio, non sicuro di come rispondere.
“David, sono sposati!” disse Neve posando una mano sul
braccio del marito.
“Si, purtroppo ho sentito anche quella parte della storia, ma
non capisco come sia possibile! Insomma, davvero il mio me stesso del futuro
era d’accordo che tu ti sposassi con un pirata? Il capitano uncino per giunta?
Cos’è, ho preso una botta in testae ho
dimenticato la tua reputazione?” chiese David rivolgendosi a Uncino.
“No, non sei stato molto felice della nostra relazione
all’inizio amico, ma ho saputo riscattarmi!” disse Killian
semplicemente “Ora ti sto addirittura simpatico!” disse l’uomo con uno dei suoi
soliti sorrisi.
“Andiamo David, se Regina è veramente cambiata, perché non
può lui?” disse Neve.
“Regina non dorme con nostra figlia!” disse David incrociando
le braccia.
“Quindi il problema non è Uncino, ma chiunque possa
avvicinarsi a nostra figlia!” disse Neve divertita “è adulta David e a me
sembra felice con lui, quindi…andiamo e lasciali in pace!”
David guardò ancora i due prima di sospirare e seguire la
moglie fuori dalla stanza.
Mi sto divertendo troppo a scrivere questa ff e pensare che quando l’ho iniziata, non avevo molte
idee, ma per ora per fortuna non riesco a fermarmi. Spero che la storia piaccia
anche a voi.
Emma si sentiva a pezzi. Erano ormai giorni che sembrava non
riuscire a recuperare le energie e in quel momento si ci metteva anche la
difficoltà ad addormentarsi. Si sentiva sopraffare da tutto quello che stava
succedendo. Il fatto di trovarsi nel passato con la paura di cambiare tutto, l’alta
possibilità di fallire e perdere tutto quello che amava e che con la sua
sconfitta avrebbe condannato tutti all’infelicità, era un peso troppo grande.
Uno dei tanti che doveva portare in quanto salvatrice, ma in quel momento le
sembrava insopportabile. Si ritrovò a piangere nuovamente, in silenzio per non
svegliare Killian.Si pulì gli occhi, non capendo perché si sentisse così vulnerabile. Non
era da lei piangere in quel modo. Lei normalmente avrebbe avuto paura, ma avrebbe
nascosto quello che sentiva ai suoi cari e avrebbe affrontato tutto. In
quell’istante invece non si sentiva così. Avrebbe voluto solamente piangere e
scappare. Voleva solo tornare a casa con Killian e la
sua famiglia e vivere una vita tranquilla.
Sospirò e si avvicinò al petto di Killian
e afferrandogli il braccio lo posò sulla sua vita. Killian
riusciva a farla sentire al sicuro ed era proprio quello di cui aveva bisogno
in quel momento.
Regina fu svegliata dal suono degli uccelli. Doveva
aspettarselo trovandosi nel castello di Biancaneve, ma doveva ammettere che
alzarsi con i suoni della natura era più piacevole del suono di quelle
infernali sveglie che si trovavano a Storybrooke. Si
alzò dal letto e, come ormai aveva imparato a fare nel Maine senza la magia,
mise in ordine la stanza, ma in un mondo dove il bagno non era dei migliori,
dovette far ricorso alla sua magia per
farne comparire uno moderno. Una volta abituatasi alla modernità di Storybrooke, era difficile ritornare indietro, soprattutto
dato che tenersi puliti era molto più complicato in un mondo senza acqua
scorrevole e acqua calda.
Indosso un vestito rosso lungo e si pettinò i capelli per la
maggior parte da un lato. Quando fu pronta decise di andare a svegliare Emma e Killian, poiché non
potevano perdere tempo a dormire. Sperava che Emma fosse più in forma rispetto
al giorno successivo, ma le sue speranze andarono in fumo, quando sentì Emma
rimettere dall’altra parte della porta.
La donna bussò e sebbene non ricevette il permesso di
entrare, aprì la porta.
“Tutto bene?” chiese Regina, notando Emma che respirava
pesantemente davanti a un secchio, che la notte prima si era messa vicino al
letto per qualsiasi evenienza, e Killian che delicatamente
le strofinava cerchi sulla schiena.
“A te cosa sembra altezza?” disse Killian,
considerando la domanda inopportuna.
Regina fece un gesto con la mano e fece apparire un
lavandino, in un punto della stanza abbastanza spoglio, in modo che Emma
potesse ripulirsi a dovere.
“Hai scelto il momento sbagliato per ammalarti Emma!” disse
Regina, mentre la donna si ripuliva il viso.
“Sto bene!” disse Emma, la quale ricevette una risposta
sarcastica“Lo vedo!”
Successivamente i tre si recarono nella sala da pranzo. Come
si immaginavano al loro interno vi erano già Neve e David a fare colazione.
Emma storse il naso quando vide le varie pietanze sul tavolo,
non avendo la minima voglia di mangiare. Più che una colazione, sembrava un
pranzo nuziale per centinaia di persone. Ogni volta faceva fatica a ricordarsi
che apparteneva a una famiglia reale e che quell’abbondanza era sicuramente
routine.
Killian prese un bicchiere e verso un succo
di arancia al suo interno e lo pose a Emma, la quale non sembrava tanto
invogliata a bere, a causa di quella sensazione di nausea che non sembrava
volerla lasciare.
“Hai bisogno di liquidi e vitamine Love, se ti vuoi rimettere
presto!” disse Killian insistendo.
Neve guardò Emma e vide il pallore sul suo volto e i capelli,
poco curati, cosa che le indicò che la figlia non era in forma. Le si avvicinò
e le poggiò una mano sulla fronte “Non sembri febbrile Emma. Come ti senti
questa mattina?”
“Sto bene mamma!” disse abbozzando un sorriso.
“Che tradotto sarebbe…mi sento uno schifo!” disse Regina
prendendo una mela e cominciando a sbucciarla.
Emma sbuffò e rassegnata appoggiò la testa al tavolo, ma a un
certo punto le porte della stanza si aprirono di scatto e vi entrarono i sette
nani all’armati, che non preannunciavano niente di buono.
“Brontolo, cosa succede?” chiese Neve alzandosi dalla sedia e
ponendosi allarmata di fronte a loro
“Il villaggio qui vicino è stato attaccato!” disse Dotto
prendendo la parola.
Senza nemmeno chiedere maggiori informazioni Neve afferrò il
suo arco e si diresse verso l’uscita, senza nemmeno ascoltare la voce di David
che le chiedeva di aspettare.
“Ecco, parlavo proprio di questo quando dicevo che tua madre
si buttava a capofitto in ogni battaglia, anche quando era in attesa di te!”
disse Regina sospirando e scuotendo la testa.
Emma sospirò e successivamente la seguì, sperando che quella
distrazione potesse aiutarla con il suo malessere. Killian
provò a fermarla, ma quando vide la determinazione negli occhi della sua amata,
annuì per dirle che lui era con lei.
Prendere i cavalli era una pessima idea. Il tempo di sellarli
e arrivare a destinazione, il villaggio sarebbe andato perduto. Regina senza
avvisare nessuno, prese l’iniziativa e con un gesto della mano, teletrasportò tutti ai confini del villaggio interessato.
Tutti si guardarono attorno confusi, ma non ci misero molto a
comprendere cosa fosse caduto e i Charmings per una
volta, non ebbero da ridire sull’utilizzo della magia da parte della loro
nemica.
“Regina, sei sicura di non essere tu ad aver attaccato quel
villaggio?” chiese Emma, preoccupata dalle conseguenze di un intervento dei
proprio genitori.
La donna annuì e indicò il cielo dove si poteva vedere una
nube nera innalzarsi in alto “Il fumo sta ad indicare fuoco, io non incendiavo
i villaggi. Penso che l’artefice di questo attacco sia qualcun altro di nostra
conoscenza. In questo villaggio c’è un fabbro che si occupa della fabbricazione
di spade destinate ai cavalieri dei reami circostanti. Era qui che spesso
facevo armare i miei soldati!”
“Pensi che l’anti salvatore possa essere qui alla ricerca
della spada?” chiese Killian.
“è una eventualità. Non so niente su quella spada, non so
dove trovarla e forse anche il nostro nemico brancola nel buio!” disse Regina.
“Bhe lo scopriremo!” disse David
uscendo allo scoperto e recarsi al villaggio. Neve fu la seconda a seguire il
suo esempio. La gente correva a destra e a manca. C’erano bambini che
piangevano e cercavano i genitori, gente riversa a terra apparentemente privi
di sensi. Non sapevano dire se vi erano vittime, ma se ce n’erano state,
potevano solo sperare che quelle morti non avrebbero danneggiato il futuro o
almeno non il loro, dato che delle conseguenze ci sarebbero comunque state.
Neve si fermava a soccorrere la gente ferita, dando loro
dell’acqua. Chi aveva la forza di parlare, le diceva di scappare e che
quell’essere che li aveva attaccati era un mostro.
Ma lei non avrebbe abbandonato il suo popolo. Era determinata
a fare del suo meglio per essere una buona regina, come sua madre desiderava.
Si girò di scatto quando sentì le urla di David e lo vide
volare sopra a un banco di frutta con forza.
“David!” urlò Neve, avvicinandosi a lui e controllare che non
fosse ferito.
“Credo di aver trovato il nostro uomo!” disse David tirandosi
su,ignorando la botta presa alla
schiena.
I due guardarono all’interno della bottega del fabbro, dalla
quale uscì la figura incappucciata di cui avevano sentito parlare. Entrambi
ebbero i brividi. Nemmeno Tremotino incusse loro
tanto timore. Riuscivano a percepire il potere oscuro che quell’essere emanava
da tutti i pori. Entrambi si misero in guardia pronti ad affrontarlo, ma Regina
ed Emma non avrebbero permesso loro di combatterlo e per questo si misero
davanti a loro per proteggerli.
“Emma!” disse Neve preoccupata.
“Mamma, papà, state indietro!” disse la donna, guardando
minacciosa la figura incappucciata.
“Questa si che è una sorpresa. Non mi aspettavo di trovarti
qui salvatrice!” disse quell’essere con tono sorpreso. “Hai voluto risparmiarmi
il viaggio di ritorno? O hai solo voglia di morire prima?”
“So perché sei venuto qua e so chi sei. Sei l’anti salvatore
e sei nel passato per cercare la spada con cui vuoi assorbire i miei poteri!”
Disse Emma alzando le mani pronta ad attaccare o difendersi.
“Devo riconoscere che non sei così sciocca come pensavo.
Purtroppo per me e fortunatamente per te, qui la spada non c’è, quindi ti consiglierei
di goderti la vita finchè puoi! Perché ho anche altri
piani in mente!” disse la figura incappucciata divertito, mentre quell’ultima
frase preoccupò non poco i nostri eroi.
David non apprezzò il modo un cui si rivolse alla figlia e
alzando la spada provò ad attaccarlo. Fu Killian che,
con la sua prontezza di riflessi, riuscì a sbarrargli la strada, impedendogli
di fare qualche sciocchezza.
“Che stai facendo, togliti! Non gli permetterò di fare del
male a mia figlia!” disse David arrabbiato.
“Si, pirata. Lascialo venire! Lascialo morire cercando di
salvare la propria prole!” disse, per poi allontanare Killian
con un gesto della mano e successivamente prendere il controllo del corpo di Neve, la quale avendo l’arco pronto per
scoccare la freccia, gli aveva dato un’idea. “Sarà divertente vederti morire a
causa della tua stessa amata!” disse per poi far scoccare a Neve la freccia,
che andò a conficcarsi nello stomaco di David.
“No!” dissero sia Neve che Emma all’unisono.
Era successo tutto così velocemente che nessuno era riuscito
a fare qualcosa per impedirlo. Emma a quella scena sentì qualcosa scorrere
nelle vene e le sue mani si illuminarono e in uno scatto di rabbia, nel vedere
il padre venire ferito, lanciò la sua magia contro l’anti salvatore, il quale con
un gemito di dolore, venne scaraventato a metri di distanza, andando a sbattere
contro tutto quello che incontrava.
L’uomo si rialzò e si coprì la gamba, dalla quale Killian notò del sangue colare, e con la promessa di
rifarsi vivo, sparì nuovamente.
Emma respirando affannosamente per come si era sentita, corse
velocemente dal padre che stringeva gli occhi per il dolore, mentre Regina
cercava di curarlo.
“Regina, come sta?” chiese Emma.
“Fortunato che ci sia qualcuno con i poteri a salvarlo. Non
sarebbe uscito vivo dal villaggio altrimenti!” disse, per poi sospirare quando
ebbe finito.
David non sentendo più dolore, per lo shock, si mise
velocemente a sedere, ricevendo subito dopo l’abbraccio di Neve che piangeva
copiosamente per il terrore che aveva appena provato. Solo il pensiero di
perdere per sempre il suo amato, le aveva spezzato il cuore.
Emma sospirò in sollievo e cercò l’abbraccio di Killian, che come al solito la rassicurò.
David si rimise in piedi e vedendo Regina allontanarsi,
questa volta dovette ammettere a sè stesso che la
donna era davvero cambiata e, mettendo da parte il suo orgoglio, la ringraziò.
Regina lo guardò e accennò a un sorriso “Sarà meglio aiutare
queste persone e poi tornare al castello. Emma, abbiamo appurato oggi che il tuo
potere è in grado di affrontare quell’essere. Una volta a palazzo…io e te ci
alleneremo sul controllo dei tuoi poteri!” disse Reginaallontanandosi e cercare di dare una mano
come poteva.
Emma annuì e successivamente seguì l’esempio del sindaco.
Il ritorno al castello fu rapido come l’andata. Regina teletrasportò tutti al giardino reale, luogo dove aveva
intenzione di addestrare Emma. Il parco era molto grande e vi era anche un
punto privo di alberi e fiori. Vi era solo erba ed era il posto adatto dove
allenarsi senza fare troppi danni, sebbene quel posto avesse solo pochi mesi di
vita prima di venire distrutto dall’incantesimo oscuro.
Neve e David avrebbero voluto assistere all’allenamento, per
farsi un’idea delle reali capacità della figlia, ma in quanto sovrani del
reame, avevano altro a cui dedicarsi, come aiutare il villaggio appena
attaccato con proviste e materiale di vario genere. Si fidarono a lasciare i
tre del futuro da soli. Dopo che Regina aveva salvato la vita a David, senza
che nessuno glielo avesse chiesto, sapevano di non dover temere. Ci impiegarono
diverse ore a svolgere il loro compito, cosa che affaticò parecchio Neve, la
quale sentì il bisogno di andare a riposare per un po’, mentre David, decise di
unirsi agli altri in giardino.
“Emma mettici più potenza, non avere paura di farmi del male,
altrimenti non servirà a niente questo allenamento!” disse Regina esasperata,
vedendo che Emma si tratteneva. Vedeva inoltre che riusciva a usare la magia
senza tremare e questo era un problema. La salvatrice doveva imparare a usare i
poteri quando era spaventata, imparando a dominare le sue emozioni alla
perfezione.
All’ennesimo tentativo fallimentare Regina sbuffò “è inutile
continuare così!”
“Ce la può fare. Hai visto quello che ha fatto prima? Ha
scaraventato via quell’essere e l’ha anche ferito!” disse Killian,
ricordando il sangue che aveva visto colare dalla sua gamba.
“Lo so che ce la può fare, ma deve riuscire a usare la magia
sotto stress come ha fatto prima e al momento non ci sono le condizioni
ottimali. Non possiamo limitarci a colpi
di fortuna. A volte riesce a volte no. Basta che i suoi poteri non funzionino
al momento sbagliato ed è la fine per tutti!” disse Regina.
A quelle parole Emma sentì l’ansia crescere e sentendo
nuovamente il peso del mondo addosso, prese a tremare e si sentì come se la sua
magia scivolasse via dal suo corpo.
Regina lo notò e approfittò del momentoper usare i suoi poteri contro di lei. Emma
provò a proteggersi e a usare il medesimo attacco, ma quando non sentì la magia
fluire nelle sue mani, dovette scansarsi
dalla traiettoria della magia del sindaco per non venire colpita.
Emma si morse il labbro. Non riusciva a capire come fare per
controllare alla perfezione i suoi poteri.
“Forse state sbagliando qualcosa. Prima quando è riuscita ad
usare i poteri, perché c’è riuscita?” urlò David, il quale aveva affiancato Killian, mettendosi in un posto non troppo vicino, né troppo lontano da dove si stavano allenando le
due donne.
Regina guardò Emma e le chiese “Cosa hai provato quando hai
usato i tuoi poteri prima?”
Emma sospirò e disse “Rabbia e la necessità di difendere mio
padre!”
“D’accordo allora…” disse Regina prima di far apparire una
gabbia con un soffitto a spuntoni, tenuto in aria da una corda che veniva
lentamente bruciata da una fiaccola.
Emma spalancò gli occhi quando vide che al suo interno vi era
Killian.
“Regina cosa hai intenzione di fare?” chiese sorpresa Emma,
già sapendo che non le sarebbe piaciuta la risposta.
“Vediamo se questo ti mette abbastanza sotto pressione. Se
fallisci Killian muore!” disse Regina incrociando le
braccia.
“ Cosa? Stai scherzando spero!” disse Killian,
non tanto contento di finire infilzato. Si definiva un uomo in grado di
sopravvivere, ma non aveva idea di come sarebbe uscito vivo da una situazione
del genere.
“Non gli faresti del male!” disse Emma, preoccupata da come
si stavano mettendo le cose.
“Personalmente no, per questo ho optato per uno strumento che
funzionerà indipendentemente dalla mia volontà. Ora è compito tuo Emma. Ti
ricordi la prima lezione che ti ho fatto? O impari a nuotare o annegherai!”
Emma guardò Killian e sussultò
quando il soffitto con uno scossone cadde di qualche centimetro.
“Emma!” chiamò Killian, abbassandosi
istintivamente quando si è visto quegli enormi aghi acuminati avvicinarsi a lui
“Non permetterti fretta love, ma questo bell’uomo potrebbe non esserlo più dopo
che…bhe sai…”
La donna si guardò le mani. Tremavano entrambe. Prese un
respiro profondo e chiuse gli occhi e si concentrò. Il tremore era persistente
e non riusciva a sentire la magia che aveva percepito al villaggio.
Aprì gli occhi spaventata. Guardò Regina sperando che
interrompesse quell’allenamento, ma la donna sembrava guardare la corda
bruciare, come se temesse che lei non potesse farcela.
Avrebbe voluto dimostrarle che era così, ma si sentiva così
impotente in quel momento. Di sicuro non si sentiva la salvatrice. Fece un
altro tentativo e cercò di concentrarsi. Questa volta la magia si fece sentire,
ma si limitò a qualche scoppiettio nelle mani. Intanto il tempo era agli
sgoccioli e la corda infatti stava ormai per rompersi.
“Emma!” urlò di nuovo Killian
quando vide che la corda stava per cedere e proprio quando si spezzò, tutto
sembrò capitare in un attimo. Sentì il terrore assalirla, ma anche l’estremo
desiderio di salvare l’amore della sua vita. Non dovette nemmeno concentrarsi,
semplicemente stese le mani e il soffitto della gabbia venne sbalzato in aria e
scaraventato via.
Tutti tirarono un sospiro di sollievo, Killian
soprattutto.
Regina sorrise fiera della sua allieva, ma quando si girò
verso di lei per dirle qualcosa, si paralizzò.
“Emma!” urlò dirigendosi verso di lei.
La donna respirava pesantemente e si portò le mani al basso
ventre, dove aveva cominciato a sentire delle fitte dolorose.
A quel punto anche
David e Killian notarono il malessere della
salvatrice e assaliti dal panico corsero verso di lei, chiamando il suo nome.
Intanto Emma cominciò a sentirsi stordita. Si accorse anche
di sentirsi le gambe bagnate e guardando in giù notò del sangue che copriva i suoi jeans. A quel punto vide il mondo farsi oscuro,
sentiva le orecchie fischiare e le voci diventarono sempre più offuscate finchè non fu più in grado di percepire niente.
Regina fu la prima ad arrivare al corpo inconscio di Emma.
Provò a scuoterla e a chiamarla più volte, senza che ella però desse cenno di
volersi riprendere.
Non era un medico, ma sapeva cosa poteva significare quel
sangue in mezzo alle gambe e pensando ai malesseri che la salvatrice aveva
avuto ultimamente, si diede della stupida per non esserci arrivata prima e di
averla sottoposta a ulteriore stress, rispetto a quello che già il suo ruolo di
salvatrice le dava.
Emma venne immediatamente condotta al castello e il trambusto
che si era venuto a creare, svegliò Neve, la quale uscì dalla sua stanza per
vedere Killian correre con Emma inconscia tra le
braccia.
Subito pensò che qualcosa era andata male durante
l’allenamento e che Emma fosse rimasta ferita. Il sangue che ricopriva i suoi
abiti non le era passato inosservato.
“David cosa succede?”
chiese Neve allarmata al marito, il quale si era fermato alla sua porta per
metterla al corrente di quanto fosse accaduto, ma le spiegazioni erano
insufficienti, dato che tutti loro avevano semplicemente visto Emma sanguinare
e svenire senza una vera e propria ragione.
Killian teneva la mano di una Emma pallida e
che non sembrava dare segni di volersi svegliare. Provava a chiamare il suo
nome, ma non sapeva nemmeno se fosse in grado di sentirlo.
Non riusciva a spiegarsi perché tutto quel sangue forse
apparso all’improvviso. Lo scontro che si era verificato al villaggio non
l’aveva lasciata ferita e neppure durante l’allenamento si era fatta male. Non
sapeva proprio che spiegazione darea
tutto questo. Poteva solo sperare che Regina fosse in grado di capire qualcosa
grazie ai suoi poteri.
Non staccò mai gli occhi da Emma, ma dovette alzare lo
sguardo verso il sindaco quando la sentì sospirare di sollievo.
“Allora?” chiesero i Charmings, che
durante il trattamento si erano avvicinati al letto per vegliare la figlia.
“Neve chiamerei il tuo medico di corte per assicurarmi che i
segnali vitali siano nella norma, ma quello che posso dirvi è che,
sostanzialmente sta bene!” disse Regina.
Killian guardò Regina in modo confuso “Come
puoi dire che sta bene? È svenuta e poi tutto quel sangue…” disse non capendo.
Regina sorrise tristemente. Sapeva che Uncino e David non
potevano immaginare quale poteva essere la causa. Per quanti anni il pirata
avesse vissuto a Storybrooke, dubitava seriamente che
si fosse informato sulla scienza di quel mondo, e la gente della foresta
incantata, anche quelli colti, non erano informati su tutto quello che poteva
succedere alla donna, in particolari momenti della loro vita. Le persone in
generale erano molto ignoranti su diversi aspetti, per il semplice fatto che
rispetto al mondo senza magia, si era molto indietro, in scienza, medicina e
tanto altro.
“No, di certo non sta bene, ma non è in pericolo di vita e
non solo lei!” disse il sindaco.
“Cosa significa?” chiese David confuso, non sfuggendogli la
seconda parte della frase.
“Emma ha avuto un principio di aborto
che, non so come spiegarmi, si è fermato prima che fosse troppo tardi!” disse
Regina, guardando la donna stesa sul letto e poi rivolgendosi a Killian disse “In poche parole pirata, ci sarà un nuovo
membro nella tua ciurma. Diventerai padre!”
“In poche parole pirata, ci sarà un nuovo membro nella tua
ciurma. Diventerai padre!”
Le parole di Regina ci miseroqualche secondo ad attecchire nella testa di Killian,
il quale poco dopo riuscì a dire con voce incredula “Sarò padre? Emma è… Emma
è…”
“incinta?” disse Neve con un sorriso sulle labbra e
portandosi automaticamente le mani al ventre e accarezzarlo.
Regina sorrise e annuì“I segnali c’erano tutti, ma sembra che nessuno di noi li abbia
collegati a una gravidanza…nemmeno Emma!”
Killian non sapeva cosa dire o pensare.
Aveva fantasticato più volte su come sarebbe stato avere un figlio con la donna
della sua vita, ma non aveva mai tirato fuori il discorso con Emma. Voleva
aspettare che fosse lei a parlarne, così da sapere che lei si sentiva pronta
per un passo del genere e non costretta da un suo desiderio e ora che questo
stava accadendo, si sentiva sopraffatto dalle emozioni, ma allo stesso tempo
spaventato. Non solo perché non sapeva se sarebbe stato in grado di essere un buon
padre, ma perchè la minaccia che incombeva ancora su
di Emma, avrebbe potuto rovinare un momento della loro vita, altrimenti
perfetto.
“Però Killian voglio essere
sincera. Il bambino non è ancora fuori pericolo. Lo stress è un nemico insidioso
per una donna in dolce attesa e i primi mesi il rischio di aborti spontanei è
elevato. Con l’anti salvatore in giro che minaccia tutti noi, Emma in primis…”
disse Regina dispiaciuta senza terminare la frase che si completava da sola.
“Faremo in modo di
proteggere lei e il bambino il più possibile!” disse Killian
stringendo la mano della moglie.
Ma sapeva cosa intendesse Regina. Per quanto fosse alto il
loro desiderio di proteggerla, alla fine Emma avrebbe dovuto vedersela con
quell’essere da sola.
Passarono diverse ore nelle quali Emma continuava a dormire. Killian le si era sdraiato accanto e la osservava, parlando
di tanto in tanto con quello che sarebbe stato suo figlio.
Sorrise, felice all’idea delle cose che avrebbe potuto
insegnargli. Di certo gli avrebbe insegnato tutto quello che sapeva sulla
navigazione. Lo stava facendo anche con Henry, che si era dimostrato più volte
un bravo allievo, ma doveva ammettere che il ragazzo, probabilmente per l’età,
sembrava preferire uscire con Violet, che stare con
lui e sua madre sulla jolly Roger, rispetto a come faceva un tempo.
Non poteva biasimarlo. Era un adolescente ormai, ma doveva
ammettere che gli mancavano quei week end tutti e tre insieme in giro per le
onde dell’oceano.
Improvvisamente un bussare alla porta, lo distolse dai suoi
pensieri e dopo aver dato il permesso di entrare, vide Regina entrare con un
vassoio di cibo, che Neve aveva fatto preparare appositamente per Emma quando
si sarebbe svegliata.
“Ci sono novità?” chiese la donna, posando il vassoio, sul
comodino accanto al letto, dalla parte di Emma e sedersi ai piedi della donna.
Killian scosse la testa “Non ha dato il
minimo cenno di volersi svegliare!”
“Probabilmente il suo corpo ha bisogno di recuperare. Però
sembra che il colorito stia tornando, non mi sorprenderei se da un momento
all’altro si svegliasse!” Regina fece appena in tempo a dire la frase, che un
gemito uscì dalle labbra della salvatrice.
“Emma!” la chiamarono all’unisono.
La videro sbattere gli occhi cercando di orientarsi, dopo di chè si passò una mano sul volto e con voce debole disse “C-Cosa
è s-successo questa volta?” chiese la donna con voce rauca a causa della gola
secca,facendo riferimento al fatto che
ultimamente si ritrovava sempre a letto circondata dalle persone che amava.
“Non ti ricordi love?” chiese Killian,
avvicinando un bicchiere d’acqua alle labbra della salvatrice, che bevve con
foga.
“Uhm…no. Mi sento la testa annebbiata!” disse Emma sincera.
“Sei svenuta durante l’allenamento!” disse semplicemente
Regina.
“Sono vivo da 300 anni e il tempo non mi ha invecchiato, ma
tu Swan, mi hai fatto diventare i capelli bianchi in
un attimo!” disse Killian, baciandole la mano.
Emma accennò a un sorriso, poi si fece seria mentre alcuni
ricordi cominciarono a diventare più chiari, man mano, che si svegliava
“Ricordo delle fitte al basso ventre, poi…del sangue” Emma si mise a sedere di
scatto, ignorando la vertigine che la colse a causa della perdita di sangue, e
si tolse le coperte dalle gambe per vedere se c’era ancora.
“Pensavi che ti avremmo lasciato in quelle condizioni?” Disse
Regina scuotendo la testa, poi facendosi seria domandò “Emma, i sintomi che hai
avuto ultimamente, non ti hanno fatto riflettere?”
Emma la guardò e cominciò a pensare. Si era sentita maleultimamente, ma non le sembrava strano dopo
tutto quello che stava succedendo. Le visioni, il poco dormire e la pressione
che sentiva a causa del nemico, poteva benissimo averle abbassato le difese
immunitarie e essersi presa qualcosa.
“Ho pensato ad un’influenza o un semplice sfogo del mio corpo
che mi diceva di smetterla con tutto questo stress e...”
“e?” Chiese Regina.
“Ho pensato anche a una gravidanza, ma il mio ciclo è
regolare e quando ci sono passata con Henry, non mi sono sentita così, quindi
ho scartato l’idea”. disse Emma sinceramente.
“Emma le gravidanze non sono tutte uguali. Inoltre devi
considerare che quando hai avuto Henry eri molto giovane e magari il tuo corpo
ne ha risentito di meno! L’idea di essere incinta non era poi così sbagliata!”
disse Regina.
Emma sentì il suo cuore perdere un battito. Si morse il
labbro e pensando a quanto era successo, chiese con voce tremante “Il sangue…ho…ho
avuto un aborto spontaneo?”
Regina scosse la testa “Hai rischiato di perdere il bambino,
ma no Emma. Il bambino sta bene!”
Le lacrime velarono gli occhi di Emma, la quale cominciò a
piangere, prima piano, poi più forte e cercò il conforto nel petto di Killian. Non sapeva nemmeno lei spiegarsi il vero motivo
per cui piangeva, paura, sollievo, felicità o altro.
“Ed ecco spiegato la tua emotività degli ultimi giorni!”
disse Regina sorridendo, facendo riferimento agli ormoni della gravidanza.
Killina strinse maggiormente Emma a sé e le
bacio la testa “Ehi love, va tutto bene. Il bambino sta bene, è forte proprio
come la sua mamma!”
“Come posso essere una buona madre, se ho già messo in
pericolo la vita di nostro figlio, molto prima della sua nascita? Avrei dovuto
capirlo e proteggerlo e invece…” disse tremante.
“In realtà io credo che tu l’abbia protetto Emma!” disse
Regina sorprendendo i presenti. Ricordava che quando l’aveva vista tenersi la
pancia, aveva notato la sua mano illuminarsi, ma in quel momento non aveva dato
importanza al fenomeno.
“Forse a livello conscio non avevi realizzato di essere
incinta, ma qualcosa dentro di te già lo sapeva, perché quando hai cominciato a
sentirti male, ti sei curata da sola, guarendo il malessere del bambino e
evitando così che venisse eliminato dal tuo corpo! Questa è l’unica spiegazione
plausibile che mi viene in mente che spieghi come l’aborto si sia fermato.
Killian sorrise e ringraziò Regina per le
sue parole di conforto e tornando a rivolgersi a Emma disse “Vedi? Stai già
facendo un ottimo lavoro!”
Emma accennò un sorriso e preoccupata chiese all’uomo “Tu
stai bene con questo? Non ne abbiamo mai parlato e…”
“Scherzi Swan? Io non potrei essere
più elettrizzato e si…anche spaventato, ma credo sia normale no?” disse infine Killian, baciando la sua amata, la quale ricambiò il bacio,
non tenendo conto della presenza di Regina, la quale dovette tossire per
ricordare la sua presenza.
“Tutta questa faccenda mi ha fatto riflettere Emma!” disse il
sindaco.
“Su cosa?” chiese la donna curiosa.
“Sui tuoi poteri! Da quando hai iniziato ad avere quelle
visioni, hanno cominciato a funzionare o meno, in base al tuo stato d’animo, ma
ho notato una cosa. Quando Neve ha scoccato la sua freccia verso di me, quando
tuo padre è stato ferito, quando Killian ha rischiato
di essere infilzato dalla gabbia che ho creato e quando hai rischiato di
perdere il bambino, sei riuscita a tirare fuori una forza che raramente ho
visto nei tuoi poteri. L’hai fatto anche con la fata nera quando ci aveva
catturati e immobilizzati e con Gideon. È la tua
volontà di proteggere gli altri che ti rende forte Emma. Quando ti senti sotto
pressione e senti che la magia può non funzionare, pensa perché lo stai
facendo, chi vuoi proteggere e non al fatto che puoi fallire. Ora hai anche una
motivazione in più, forse anche la più forte…proteggere tuo figlio!” disse
Regina “Quando in quei momenti hai usato la magia, non hai pensato, hai agito
di istinto ed è questo che è la magia, istinto”.
“Regina ha ragione love. Quando usi i tuoi poteri per cose
semplici, come far sparire il mio uncino non hai problemi. Lo fai e basta!”
disse Killian, spostandole una ciocca di capelli dal
volto e portandoglieli dietro l’orecchio.
“Ma se non riesco a farti sparire l’uncino non succede niente
di grave, mentre se fallisco quando qualcuno è in pericolo, questo ci rimette
la vita. Come faccio a non pensarci?” chiese Emma guardando Regina.
“Probabilmente è la cosa più difficile da imparare, ma sei
già riuscita a farlo Emma. Devi solo pensare a come ti sei sentita in quei
momenti e non farti dominare dalla paura, perché salvare le persone sempre
all’ultimo momento può essere pericoloso!” disse Regina.
Killian guardava Emma preoccupata, la quale
abbassò lo sguardo alle parole del sindaco.
Regina sospirò e disse “D’accordo, verremo a capo anche di
questo!”poi dando un sorriso
rassicurante alla salvatrice aggiunse “Emma…ce la farai!” disse facendo
intendere alla donna, quanta fiducia riponesse in lei.
Killian rimase diverso tempo a guardare Emma
mentre riposava e nel frattempo il suo cervello era impegnato in profondi
pensieri, fin quando non prese una decisione. Si alzò dal letto lentamente per
non svegliare la sua amata e si recò a cercare David. Uncino era un bravo
spadaccino e molti erano periti sotto la sua spada, ma con questo insidioso
nemico, sentiva la necessità di allenarsi e di migliorare ulteriormente. Non
sapeva quanto la spada poteva tornargli utile in uno scontro faccia a faccia
con quell’essere, ma se mai gli fosse capitato di sorprenderlo alle spalle,
sebbene anch’egli lo considerasse un comportamento da codardo, l’avrebbe
colpito.
Indipendentemente da
quante possibilità avesse, non poteva stare fermo. Doveva fare qualcosa.
Non sapeva però dove
trovare David e vagò nel castello, finchè non udì la sua voce attraverso la porta di una sala
all’interno della quale non era ancora entrato.
Sentiva diverse voci e
comprese che vi era una riunione in corso e decise di attendere che questa
giungesse al termine, ma curioso ascoltò. Parlavano della teca che avrebbe
condotto Emma nel mondo senza magia. Parlavano di come Neve avrebbe
attraversato quel portale portando con loro la figlia in quanto, quella teca
aveva posto per una sola persona.
Cercò di reprimere la
tentazione di entrare all’interno e dire a tutti che in realtà la teca aveva
spazio per due persone, ma che Geppetto aveva accettato di costruire quel
portale magico, solo con l’accordo che anche Pinocchio l’avrebbe usata.
Avrebbe voluto dirlo per
impedire che Emma venisse abbandonata, in modo tale che conoscesse l’amore di
una famiglia, perché per quanto si poteva riuscire a trovare la felicità nella
propria vita, quel vuoto rimaneva sempre. Lui lo sapeva bene, in quanto anche
lui aveva provato cosa volesse dire essere abbandonato, solo che diversamente
da Emma, aveva avuto suo fratello maggiore vicino, che non l’aveva mai
lasciato. Ma cancellò in fretta questi pensieri sia perché avrebbero cancellato
ai reali la memoria, sia perché sapeva
che avrebbe cambiato la vita della salvatrice drasticamente e anche la sua, in
quanto, se non l’avesse conosciuta, lui sarebbe ancora l’uomo spietato di un
tempo.
Si sedette quindi a terra e si appoggiò al muro di pietra
freddo e attese quella che a lui sembrò un’eternità.
Si appisolò anche, perché sussultò quando le porte della
stanza si aprirono per fare uscire vari personaggi delle fiabe, tra cui anche
Blue e i nani.
“Vostra maestà!” disse Killian, entrando
nella stanza una volta che tutti furono usciti.
“Uncino? C’è qualcosa che non va con Emma?” chiese Neve
preoccupata, ancora seduta ad un tavolo circolare, che Killian,
se non sapesse di non trovarsi al castello di Artù, l’avrebbe scambiata per la tavola
rotonda di Camelot.
“Emma sta bene. Ora sta riposando. Io sono qui per chiedere
un favore a David!” disse Killian.
L’interpellato alzò un sopracciglio e disse “Di cosa si
tratta?”
“Vorrei che mi aiutassi ad allenarmi con la spada. Me la cavo
piuttosto bene, ma è un po’ che non la uso e voglio tenermi pronto per
difendere Emma e il nostro bambino!” disse Killian
determinato.
David e Neve si guardarono e si scambiarono un sorriso.
“Direi che è un’ottima idea, ma voglio che tu sia pronto per
domani mattina appena sorge il sole e sappi che non ci andrò leggero!” disse
David sorridendo e incrociando le braccia.
“Vedo che comincio a piacerti!”
disse Killian
“Apprezzo il fatto che tu voglia proteggere mia figlia e mio
nipote, nient’altro!” disse David cercando di fare il serio, con poco
risultato.
Killian sorrise divertito, prima di tornare nella
sua stanza e prendere il giusto riposo necessario per affrontare, con la giusta
quantità di energia, l’indomani.
L’alba arrivò e Killian, facendo il
meno rumore possibile, si preparò per l’allenamento.
David lo aspettava già nel cortile e fu confuso quando lo
vide circondato da diverse guardie.
“Sei in ritardo Uncino!” disse David, con le braccia
incrociate e battendo un piede a terra.
“Mi perdoni altezza, ma la mia sveglia si deve essere rotta!”
rispose Killian d’istinto, dimenticandosi che David
probabilmente non aveva la più pallida idea di cosa fosse una sveglia.
Infatti l’uomo, non comprendendo la battuta, decise di
sorvolare dicendo “D’accordo. Prima ci batteremo io e te, sia per fare un po’
di allenamento, sia perché voglio capire la tua abilità. Poi voglio che tu
affronti me e i miei migliori solati tutti insieme. Ti avverto, nessuno di loro
ha l’ordine di ucciderti, ma ti possono ferire. Qui non stiamo giocando!” disse
serio David.
“Sono d’accordo. Vogliamo iniziare?” chiese Killian sfoderando la spada.
Regina e Neve erano su
di un balcone che affacciava direttamente sopra il cortile ad assistere
all’allenamento.
Neve sembrava contenta
di vedere l’impegno che Killian ci stava mettendo e
non poteva che sentire il suo cuore colmo di gioia, nel sapere che la figlia
che portava in grembo, avrebbe trovato un uomo che l’amasse tanto quanto David
amava lei.
Si voltò a guardare un
instante la donna accanto a lei e ne studiò le caratteristiche. Il uso volto
era diverso rispetto a quella della regina cattiva, più rilassato e negli occhi
non vedeva più quella sete di vendetta che l’avevano sempre caratterizzata
quando era cattiva, ma in quel momento vedeva altro. Tristezza e turbamento.
“Qualcosa ti preoccupa Regina. Mi vuoi dire cose è?” chiese
Neve posandole una mano sul braccio.
Regina chiuse gli occhi un secondo “Stavo pensando a Henry.
Mi manca molto. Siamo qui già da un paio di giorni e lui non sa cosa ci è
successo. Non voglio che si preoccupi per me o per Emma, pensando che ci sia
successo qualcosa. È solo un ragazzo e ne ha già passate tante!”
“Non conosco mio nipote, ma lo hai cresciuto tu ed Emma è la
madre biologica. Sono sicura che è un ragazzo forte!”
“Molto forte. Devi ringraziare lui se hai avuto la
possibilità di conoscere Emma, l’ha condotta lui a casa a rompere il sortilegio
ed è lui che mi ha spinto a cambiare. Senza di lui saremmo stati tutti
perduti!” disse Regina con un sorriso sulle labbra.
“Si, è un ragazzo speciale!” disse una voce alle loro spalle.
“Emma, cosa ci fai qui?” chiese Regina.
“Dovresti riposare! Il medico è stato chiaro!” Disse Neve,
avvicinandosi alla figlia, notando anche che la donna indossava un vestito
azzurro pallido che più si addiceva a una principessa, piuttosto che quegli
strani vestiti che le aveva visto addosso i giorni precedenti.
“Ho dormito per più di dodici ore, credo di aver riposato
abbastanza. Inoltremi sento abbastanza
bene, tralasciando nausee, spossatezza e altri sintomi della gravidanza!” disse
sbuffando.
Neve sorrise “Anche tu mi hai dato parecchi problemi
all’inizio!”
“Ti chiedo scusa mamma!” disse Emma scherzando, poi facendosi
seria disse “ComunqueRegina ha centrato
un punto. Nessuno sa cosa ci è successo e dovremmo trovare un modo per tornare a
casa!” disse Emma.
Regina la guardò stranita “Senza cercare la spada?”
“Non abbiamo la più pallida idea di dove cercarla!” disse per
poi rivolgersi a Neve “So che tu e papà avete dato l’ordine di cercare
quell’arma in tutto il reame, ma fino ad ora non ci sono stati riscontri positivi.
Regina, se hai qualche suggerimento, sarò felice di ascoltarti, altrimenti non
so come possiamo fare per trovarla. Potrebbe trovarsi ovunque!” disse Emma.
“Possiamo chiedere a Tremotino!”
disse Regina ricordandosi di un particolare di quel tempo.
“Vuoi chiedere l’aiuto di quel mostro?” chiese Neve sorpresa
dalla sia affermazione, in quanto sapeva quanto losco poteva essere
quell’individuo e quanti fossero pericolosi gli accordi fatti con lui per
ottenere un suo aiuto.
“Potrebbe sapere qualcosa! Potremmo partireper il suo castello e…” cominciò Emma, ma
venne interrotta “Non credo sia al suo castello, giusto Neve? Lo avete già
imprigionato nelle vostre segrete”. Disse Regina cercando conferma nella donna,
la quale annuì titubante.
Neve non era contenta
del piano, voleva averci avere il meno possibile con quell’essere , ma se
poteva concedere loro delle risposte, non poteva tirarsi indietro.
Le tre donne si
recarono nelle segrete, ma le guardie della prigione, appena videro Regina, le
puntarono le spade al collo. Dovette pensaci Neve a far calmare le guardie e a
convincerle ad aprire la porta che avrebbe condotto alla prigione del signore
oscuro.
La risata di Tremotino era già
udibile ancora prima che la cella fosse visibile e lui era già a conoscenza che
presto avrebbe ricevuto visite perché disse “Forza venite avanti. Sono curioso
di sapere cosa volete!”
“Ma come, uno che vede il futuro, non sa cosa vogliamo?”
chiese Regina divertita “Eppure tu sai molto sugli eventi che accadranno. Non è
per questo che sei qui senza tentare la fuga? Sei esattamente dove vuoi
trovarti!”
“Tu non sei la regina cattiva!” disse Tremotino
e rivolgendosi alla salvatrice disse “E tu chi sei? Ho la netta sensazione di
averti già visto!”
Emma scambiò uno sguardo con Regina, poi alzando le spalle
disse “Mi devi confondere con qualcun altro!” La donna pensò che probabilmente
qualche vago ricordo del suo primo viaggio nel passato con Killian
doveva essere rimasto in Tremotino.
“No, non credo proprio. Ecco… ti ho visto in una delle mie
visioni. Tu sei…la salvatrice!” disse Tremotino elettrizzato
“Sarai molto utile per i miei piani. È affascinante vedere che ora ti trovi
qui…non so come sia possibile, ma è sorprendente!”
“Ehm…si, può darsi, ma non siamo qui per parlare di me!”
disse la donna “Stiamo cercando una spada, una spada che forse tu sai dove si
trova!”
Tremotino rise “Bhe
salvatrice, non è così che funziona, io do qualcosa a te se tu la dai a me!”
“Non ho niente da darti!” disse Emma seria. Cercò di
mantenere la calma e sperò vivamente che il signore oscuro non sapesse della
sua gravidanza o avrebbe corso il rischio che le chiedesse il suo bambino.
“Oh io credo di si!” disse guardando la donna sorridendo.
“No Emma, qualsiasi cosa voglia potrebbe essere pericoloso!”
dice Neve.
“Ascoltiamo solo cosa ha da dire, possiamo sempre mandarlo al
diavolo!” disse Regina.
“Sebbene i miei poteri in questa prigione siano assopiti,
riesco ancora a percepire altre creature magiche. Sono giorni che percepisco
unpotere forte e oscuro e temo che
qualcosa a me prezioso possa finire nelle mani sbagliate!” disse Tremotino.
“Il tuo pugnale…certo! Ora è nascosto in un luogo dove reputi
sia al sicuro, perché pensi che non lo sia più?” chiese Regina.
“Oh bhe…magari non è interessato,
ma…vorrei solo poter stare tranquillo e evitare che qualcuno metta le mani sul
mio pugnale e mi controlli, soprattutto se è qualcuno più potente di me.
Chiamiamola semplice precauzione. Tanto non credo che cambia qualcosa nel
futuro, se il pugnale ce l’ho avuto sempre io!”
“Va bene, possiamo farlo, ma tu dicci dove possiamo trovare
una spada come questa!” disse Emma, facendo ricorso ai suoi poteri per far
apparire un disegno dettagliato della spada.
Tremotino osservò il disegno e sorridendo
disse “Allora abbiamo un accordo. Portatemi il mio pugnale e io vi dirò tutto
quello che so su quella spada!” disse Tremotino.
Emma guardò Regina. Nessuna delle due si era mai fidata di
Gold, ma non videro molta scelta e decisero di accettare.
“Dove troviamo il pugnale?” chiese Regina seria.
“Nella foresta intorno al mio castello!” disse Tremotino, non precisando che la foresta intorno era ampia
per chilometri e sarebbe stato più facile trovare un ago in un pagliaio.
“Con questa informazione non ci facciamo niente. Dovrai darci
maggiori indizi!” disse Regina cominciando a essere spazientita, ma Tremotino non aveva intenzione di dar loro maggiori
informazioni, per il semplice fatto che avrebbe potuto indicare un punto come
un altro. Non si ricordava esattamente dove l’aveva messo, ma lui aveva il suo
metodo per trovarlo.
“Posso dirti che è vicino alle radici di un albero
centenario, ma…dato la quantità di alberi del genere dubito che ti possa essere
d’aiuto. Al signore oscuro non serve fare una mappa di dove nasconde il
pugnale, lui lo trova sempre!” disse Tremotino
guardando Emma.
“Già peccato che l’unico che abbiamo a disposizione è
rinchiuso dietro le sbarre!” disse Regina.
Tremotino rise, ma non staccò gli occhi da
Emma, come a volerle comunicare qualcosa. “Abbiamo un accordo, ti porteremo quel
pugnale!” disse la donna. Aveva capito cosa intendesse Tremotino
e quindi non aveva bisogno di sapere l’esatto punto di dove si trovasse il pugnale.
Emma diede le spalle
al signore oscuro e prese ad allontanarsi dalla cella. Regina e Neve la
seguirono confuse e a causa del passo spedito della donna, Regina dovette quasi
correre per afferrarle un braccio e fermarla.
“Come diavolo pensi di riuscire a trovare il pugnale? Non
abbiamo la più pallida idea di dove si trovi. Vuoi metterti a scavare sotto
ogni albero della foresta?” chiese Regina confusa.
“So io come trovarlo. Non preoccuparti di questo!” disse
Emma, cercando di riprendere il cammino, ma venne nuovamente fermata dal
sindaco.
“Vuoi fare un incantesimo di locazione? Non funzioner…” cominciò Regina, ma Emma spazientita la fermò
“No, Regina, non intendo usare un incantesimo di locazione. So che non funziona
sugli oggetti. Fidati di me, so come trovarlo, Ora la questione è un’altra, hai
intenzione di venire con me o no?” chiese Emma guardandola negli occhi.
Regina sbuffò “Non posso lasciarti andare da sola. Se ti
succede qualcosa a chi lo sente al pirata!”
“A proposito mamma, dì a Killian di
non preoccuparsi, torneremo presto!” disse Emma che con un gesto della mano teletrasportò lei e Regina al castello del signore oscuro.
“Come sapevi dove trovare il castello?” chiese il sindaco
curiosa, in quanto per usare il potere di teletrasporto doveva almeno
conoscere, qualcuno al suo interno e pensare a lui, o conoscere l’ambiente
circostante.
“Ci sono stata al mio primo viaggio nel tempo. Abbiamo dovuto
chiedere aiuto aTremotino!”
disse semplicemente Emma, prima di iniziare a addentrarsi nella foresta.
Passarono diversi minuti durante i quali le due donne
camminarono in mezzo alla boscaglia, stando attente a dove mettevano i piedi
per evitare ulteriori problemi a causa di ragni o serpenti velenosi, ma la cosa
che più preoccupava Regina era sapere come Emma avrebbe trovato il pugnale.
Aveva la netta sensazione che non le sarebbe piaciuto scoprire questa verità.
Emma infatti si muoveva sicura tra i boschi, come se sapesse l’esatta
direzione. Solo qualche volta si fermava a pensare, ma poi sicura della strada
scelta, continuava spedita.
“Emma, mi vuoi dire…”
“SSSShhh!” disse Emma alzando una
mano per azzittirla. Emma si concentrò e ascoltandol’ambiente circostante disse “Ci siamo
quasi!”.
Regina alzò gli occhi al cielo esasperata dal non trovare
risposta, ma continuò a seguire la salvatrice fino a quando questa non si fermò
ai piedi di un albero molto alto e con un tronco più grosso rispetto agli
altri.
“Il pugnale e qui sotto!” disse Emma indicando il punto a
Regina, prima usare la magia per portarlo alla luce.
Regina spalancò gli occhi quando effettivamente vide un
cofanetto uscire dal terreno. Quando lo afferrò e lo aprì poté affermare che
all’interno c’era veramente quello che cercavano.
Richiuse il coperchio con forza e determinata guardò Emma “Ok,
ora basta. Voglio una spiegazione. Come sapevi dove trovarlo?”.
Emma esitò, ma quando Regina glielo richiese quasi urlando,
la salvatrice disse “L’ho sentito Ok? Da quando sono diventata la signora
oscura, riesco a sentire quel dannato pugnale. Non so come sia possibile, ma è
così. Non percepisco solo il pugnale del nostro tempo perché Gold ci ha fatto
un incantesimo, in modo tale che la voce degli altri signori oscuri non
giungesse alle mie orecchie, ma questo pugnale non ha alcuna protezione e
riesco a percepirlo quando non sono a una distanza troppo elevata!”
Regina la guardò seria e preoccupata “Emma, questa cosa è
molto grave. Se riesci ancora a sentire i signori oscuri, significa che qualche
abilità ti è rimasta. Te ne rendi conto? Avresti dovuto dirmelo!”
“Che io sappia ho solo questa abilità, che definirei una
tortura. Sai quanto ti può dare alla testa sentire quel pugnale bisbigliare in
continuazione? Anche adesso continua a parlare!” disse e vedendo poi lo sguardo
di Regina disse “Se mi fosse rimasta qualche potere, tu sapresti togliermeli?”
Regina scosse la testa.
“Bhe ne ho parlato con Gold e
nemmeno lui sa come sia possibile che una cosa accada e se non lo sa lui che è
esperto del potere oscuro, perché avrei dovuto dirlo a te o ai miei genitori?
Vi avrei fatto preoccupare inutilmente per una cosa che non potete controllare.
Io non mi sento diversa da prima che lo diventassi, non sento l’oscurità che
percepivo quando ero la signora oscura, quindi effettivamente credo che non ci
sia niente di cui preoccuparsi!” disse Emma.
“Spero che
sia davvero così Emma!” disse Regina, poco felice nello scoprire quanto saputo,
ma la preoccupazione verso la salvatrice svanì quando sentirono della magia
nell’aria.
Ciao a tutti, eccomi
tornata con un nuovo capitolo. Sono a metà, non della storia nella sua
interezza, ma della storia scritta. Sono abbastanza soddisfatta fino a adesso
della piega he ha preso la storia, ma sinceramente vorrei sapere qualcosa fa
voi lettori. Vi piace o no? C’è qualcosa che non torna o la storia non regge?
Fatemi sapere!!!
Buona lettura
Neko =^_^=
Capitolo 15
A Regina non piacque sapere che a Emma fosse rimasto qualche
potere oscuro, ma non potè dare troppa importanza a
questo fatto, perché qualcosa di molto più preoccupante e pericoloso attirò la
sua attenzione e quella della salvatrice.
Le due spalancarono gli occhi a quanto percepirono. Due
poteri oscuri si stavano scontrando. Bastò un solo sguardo per comprendere cosa
avrebbero dovuto fare.
Regina avrebbe voluto tenere Emma fuori da quella storia,
dato che quanto stava avvenendo era una cosa che riguardava maggiormente lei,
ma non c’era tempo per preoccuparsi per la donna e il uso bambino. Il loro
futuro era in pericolo…in grande pericolo.
Si recarono sul luogo dove sentivano percepire quei poteri e
poterono assistere a quanto stava avvenendo. La figura incappucciata era
ricomparsa e stava utilizzando i suoi poteri contro quella che, sia Regina che
Emma, riconobbero come la regina cattiva.
I suoi cavalieri erano
a terra, senza dare segno di rialzarsi e la donna era rimasta da sola a fronteggiare
quell’insidioso nemico di cui non sapeva niente. La regina cattiva stava
tentando di difendersi come poteva, alzando una barriera protettiva, ma a
giudicare dall’espressione sul volto della donna, si poteva comprendere come
questa fosse in netto svantaggio. Infatti il suo scudo non sembrava in grado di
reggere ancora per molto.
Di fatto il suo potere venne meno a causa del troppo utilizzo
della magia e il potere oscuro del suo avversario la colpì con forza,
scaraventandola contro la parete nera della carrozza che la portava a
disseminare terrore in giro per il regno. Annaspò per l’aria, quando questa le
venne strappata dai polmoni a causa del forte colpo subito alla schiena. Cercò
di alzarsi come poteva, non volendo arrendersi a quell’essere, che si
avvicinava sempre più verso di lei.
Si pulì il sangue dalla bocca e raccogliendo quel briciolo di
magia che si sentiva ancora scorrere in corpo, preparò una sfera di fuoco da
lanciare contro l’avversario. Rimase stupefatta nel vedere come egli aveva reso
del tutto nullo il suo tentativo di difesa.
Regina, nonostante la sé stessa del passato continuasse a
mantenere uno sguardo minaccioso e duro, poteva vedere dal linguaggio del
corpo, come quell’essere la spaventava. Erano state veramente poche le persone
a quell’epoca a tenerle testa, tra i quali sua madre e Tremotino.
L’anti salvatore si preparò ad attaccarla,ma un’altra palla di fuoco, che egli non
aveva visto arrivare, lo distrasse dal suo intento.
“Lasciala stare!” disse Regina uscendo allo scoperto, affiancata
da una Emma, che comunque rimase qualche passo indietro.
La salvatrice cercava di mantenere la calma, ma le cose erano peggiorate
secondo il suo punto di vista. La paura per quella piccola vita che le stava
crescendo in grembo, che testimoniava l’amore che c’era fra lei e Killian, la portava a paralizzarsi ancora di più in
presenza di quell’essere, soprattutto quando la sua potenza era percepibile
nell’aria anche da chi non aveva niente a che fare con la magia. Continuava a
ripetersi di trovare il coraggio dentro di sé, ma dal tremore della sua mano
poteva vedere che non ci stava riuscendo. Cercava di non farsi prendere dalle
sue emozioni e di non farsi dominare. C’era troppo in gioco e aveva tanto da
difendere, ma più cercava la magia dentro di sé, meno l’avvertiva.
“Bene, bene, guarda chi si vede. La regina cattiva e la
salvatrice!” disse l’essere incappucciato divertito nel leggere il timore negli
occhi della sua avversaria preferita.
“Sapete? Voi eroi avete tutti lo stesso e fastidioso difetto. Comparire al
momento meno opportuno!”
“E voi cattivi avete sempre il vizio di rovinare i momenti
felici altrui!” disse Regina “Quindi come vedi, ci diamo fastidio a vicenda!”
Il nemico rise divertito “Oh ma non definirei voi due un
fastidio, lo sareste se foste in grado di fermarmi e tu, Regina, hai perso quel
fuoco che ti caratterizzava e ti rendeva magnificamente cattiva. Per quanto
riguarda la salvatrice bhe…dovresti cambiare mestiere
mia cara!” disse.
Regina guardò Emma dietro di sé che si teneva la mano
tremante. Avrebbe voluto chiederle se stava bene, ma anche lei si rendeva conto
che la sua domanda era stupida. Fece allora quello che considerava una pazzia,
ma allo stesso tempo la cosa giusta. Si fece avanti e avrebbe lottato fino alla
fine per difendere la sé stessa del passato ed Emma.
“Pensi di potermi affrontare? Davvero?” chiese scettico
l’anti salvatore “Segui il mio consiglio, rimani ferma dove sei e goditi lo
spettacolo… almeno finchè non sparirai!” disse
facendo nuovamente qualche passo verso la regina cattiva, la quale era
scombussolata da tutto quello che stava succedendo.
“Aspetta” disse Emma con voce tremante. Regina si girò
confusa verso la donna, la quale continuò nella speranza di distrarre il nemico
dalla sua preda “è me che vuoi no? Lascia stare la regina cattiva e…veditela
con me!”
Emma cercava di essere il più determinata possibile, ma
sperava vivamente che quell’essere si stufasse di giocare e se ne andasse senza
combinare guai, perché continuava a non sentirsi la salvatrice che tutti si
aspettavano. Cercò di pensare alle parole che Regina le aveva detto la sera
prima, di pensare al perché stava combattendo e alle persone che voleva
proteggere, ma appena sentiva un po’ di magia scorrerle nelle vene, si
ritrovava a pensare che il suo potere avrebbe fallito e questo nuovamente
scompariva.
La donna sospirò e chiuse gli occhi pensando alla sua
famiglia e a Henry. Pensò anche al suo bambino non ancora nato e alla famiglia
che si stava costruendo con Killian, che ancora non
le sembrava reale. Si aggrappò al senso di nausea che provava da giorni e che
rendeva la sua speranza di avere un lieto fine perfetto, reale, sebbene ancora
a qualche mese di distanza. In quel momento sentì nuovamente la magia in sé e
si preparò per sferrare il suo attacco.
“Regina, prendi la regina cattiva e andatevene!” disse la
salvatrice cercando di concentrarsi. Regina andò dalla sua gemella, ma non
aveva nessuna intenzione di abbandonare Emma. Non si sarebbe mai perdonata se
fosse successo qualcosa alla persona che per prima aveva voluto esserle amica.
Emma si sentiva pronta e, allungando velocemente le mani
davanti a sé, scaturì un’energia magica che si avventò sul nemico, ma che a
metà strada si dissolse nel nulla.
L’anti salvatore rise e disse “Bella mossa salvatrice. Di
certo tu devi essere il peggior salvatore che la storia abbia mai conosciuto.
Di certo non hai niente a che fare con colui che mi imprigionò nel regno più
oscuro che esista. Sei patetica!”
Regina guardò Emma e dovette trattenere il fiato. Non sapeva
cosa aspettarsi in quel momento, ma sperava vivamente che la salvatrice tirasse
fuori quella forza che sapeva essere in grado di tirare fuori, se solo avesse
creduto maggiormente in sè stessa.
Il nemico guardò nuovamente le due Regina e stese dinnanzi a
sé la mano, pronto a colpire.
“Fermo!” urlò Emma “Se le uccidi, cambierai il futuro, allora
io non sarò la salvatrice e non potrai ottenere più i tuoi poteri!”
L’uomo non fece una piega, continuava a fissare le due donne
davanti a sé, ma comunque si rivolse ad Emma per risponderle “Povera sciocca,
davvero pensi che sia stata la tua vita a renderti ciò che sei? La salvatrice?
Sei nata con i poteri, non li hai acquisiti successivamente, quindi che io
impedisca o meno il sortilegio oscuro, tu sarai sempre quello che sei destinata
a essere, solo che crescendo in una famiglia non avrai niente per cui
combattere. Ti ho studiato Emma, so bene chi sei e come sei cresciuta e so
anche come saresti se fossi la principessa Emma di questo reame!”
Emma lo guardò confuso, non capendo cosa ci guadagnasse a
eliminare la regina cattiva, perché sembrava proprio quello il suo scopo in
quel momento e non semplicemente quello di sterminare chiunque si trovasse
davanti e seminare terrore. Il suo incontro con la regina cattiva non era stato
casuale.
Tutto successe velocemente. L’anti salvatore caricòil suo palmo della mano con della magia
oscura concentrata e la sparò contro le due Regina, le quali chiusero gli occhi
aspettando di essere spazzate via come moscerini. Ma il dolore non arrivò, al
contrario sentirono sulla loro pelle un calore che le rassicurava e che persino
la regina cattiva trovava piacevole.
Regina aprì gli occhi e rimase a bocca aperta quando vide la schiena
di Emma, che si era messa in mezzo tra loro e il potere oscuro, proteggendole
con un scudo magico bianco, di gran lunga più efficace di quello creato dalla
regina cattiva. Emma era concentrata e non staccava gli occhi dall’avversario.
Cercava di comprenderne le azioni per riuscire a contrastare qualsiasi sua
mossa, ora che si sentiva potente. Era come diceva Regina, il suo potere si
manifestava nella sua potenza, quando il suo desiderio di proteggere qualcuno
era superiore al terrore di fallire. Avrebbe solo voluto capire come fare a
mettere a tacere quella sua paura, senza che ogni volta ci fosse qualcuno a
rischiare la vita.
Il nemico mise maggiore forza nel suo colpo e la potenza
dell’attacco, una volta che andò a scontrarsi con la barriera, costrinse Emma a
indietreggiare. Riuscì però a mantenere la concentrazione e a non far cedere
l’unica cosa che difendeva tutte e tre da morte certa.
L’essere incappucciato era infastidito da questa sua
resistenza, ma non volle darlo vedere alla salvatrice e smettendo di attaccare
rise “Bhe vedo che la gatta ha tirato fuori le
unghie, ma se pensi che uno scudo protettivo sia abbastanza per battermi, ti
sbagli!”
Emma si sentiva affaticata e non reggendo più il suo peso a
causa della stanchezza che le aveva provocato usare una tale quantità di magia,
cadde sulle ginocchia.
Il nemico prese la palla al balzò e attaccò di nuovo, questa
volta direttamente la salvatrice, ma la donna, ancora piena di adrenalina, che
non le faceva sentire la paura, riuscì a contrastarlo di nuovo e questa volta
provò con un attacco offensivo.
Regina sapeva che Emma non poteva reggere a lungo, non sapeva
nemmeno gli effetti che poteva avere sul bambino un tale impiego di magia e
decise di correre in aiuto della donna che le aveva appena salvato la vita.
Anche lei attaccò con un attacco offensivo, unirono le forze come erano
abituate a fare, sebbene in genere avevano a che fare con mostri di poco conto
rispetto a quell’essere. Regina ci mise più potenza che poteva nel contrastare
il nemico, il quale, sebbene preoccupato solo dalla magia della salvatrice,
avere a che fare anche con i poteri di un secondo essere magico, lo stava
mettendo in difficoltà, più che altro perché non potendo uccidere Emma, non
poteva difendersi a dovere. Fece nuovamente la stessa cosa che aveva fatto
precedentemente. Aggiunse un po’ di forza nei suoi poteri, in modo da
scaraventare a terra Regina e far cedere Emma, la quale venne sbalzata
indietro.
Libero dagli attacchi di entrambe le donne, decise di non
correre il rischio attaccando di nuovo. La salvatrice era stanca, ma dopo
l’incontro con il salvatore che lo aveva imprigionato, aveva imparato a non
sottovalutarne mai il loro potere dormiente. Quindi senza dire niente, svanì.
Regina tirò un sospiro di sollievo, così come Emma, la quale
perdendo tutta l’adrenalina che aveva in corpo, sentì gli effetti collaterali
dell’uso di tutta quella magia. La testa cominciò a girarle e la nausea divenne
improvvisamente forte che dovette svuotare lo stomaco proprio in quel momento.
La regina cattiva si alzò in piedi e guardando confusa le due
donne, sé stessa in particolare disse “Chi diavolo siete voi due? E
quell’essere?”
Regina che si era avvicinata a Emma per controllare che
stesse bene, si alzò e si diresse verso la sua sé stessa del passato, che la
guardava dall’alto al basso, e disse “Credo chesia piuttosto evidente…sono te e no…non sono qualche strega che ha preso
le tue sembianze, vengo dal futuro!”
La regina cattiva rimase a bocca aperta “Non è possibile, i
viaggi nel tempo non sono possibili!”
“Bhe mia cara, dovrai ricrederti!”
disse Regina.
Emma cercò di mettersi in piedi, ma la testa le girava e non
riusciva a trovare stabilità sui suoi piedi. Ci pensò Regina a darle un
supporto, ma ora la donna si ritrovava a dover risolvere un grosso problema.
Aveva una vaga idea del perché quell’essere volesse uccidere la sua sé stessa
del passato e quindi, anche la regina cattiva diventava una vittima da
proteggere dalle idee folli dell’anti salvatore.
Regina vide che qualche soldato della sua controparte stava
riprendendo i sensi e le venne in mente l’unica soluzione che pensava possibile
al momento.
“Che tu sia d’accordo o meno Regina, tu verrai con noi al
castello di Biancaneve!” disse Regina, rivolgendosi alla sé stessa cattiva, la quale
alla sua richiesta la guardò come se le fosse cresciuta una seconda testa.
“Tu sei pazza, io non vado…” cominciò la regina cattiva, ma
il sindaco la mise a tacere “Non voglio sentire discussioni, la tua vita è in
pericolo e con la tua, la mia e quella di molte persone. Quell’essere ti vuole
morta e credo che ti abbia dimostrato pienamente che tu non sei lontanamente in
grado di sconfiggerlo, quindi vedi tu. preferisci morire o sopravvivere per
ottenere la tua vendetta?”
Alla regina cattiva non piacque come la donna davanti a lei
le avesse fatto notare la sua debolezza, ma allo stesso tempo non poteva negare
di come, senza l’intervento di quelle due donne, non sarebbe sopravvissuta.
“Cosa ti fa pensare che Biancaneve mi vorrà al castello o che
io non la elimini appena ne ho la possibilità?” domandò la regina cattiva.
“Di Neve mi occupo io e tu…so che vuoi vedere Neve soffrire e
quindi non la ucciderai, ma continuerai a cercare il modo per attuare il
sortilegio oscuro!” disse Regina, poi guidando Emma verso la carrozza e
aiutandola a salire. “Nessuna delle tre ha abbastanza forza per teletrasportarci tutte quante al castello, quindi spero non
ti dispiaccia se usiamo la tua carrozza”.
Regina sorrise a vedere il volto seccato della regina cattiva
e una volta che ella salì e prese posto, seguì il suo esempio, ma prima che la
carrozza, guidata da un paio di soldati della regina cattiva, si mettesse in
marcia, notò qualcosa al di fuori dalla finestra. Ordinò di aspettare e
scendendo nuovamente dal mezzo di trasporto, si avvicinò a un ramoscello che
spuntava dal terreno sul quale sventolava un pezzo di stoffa nera. La raccolse
e la mise via, sperando che potesse tornare loro utile.
Killian era sdraiato sull’erba con le
braccia spalancate a riprendere fiato.
L’allenamento propostogli da David non era stato semplice, ma
nonostante si sentisse tutto ammaccato e aveva qualche taglio, a causa di qualche
spada andata a segno di striscio, si sentiva soddisfatto. Non avevamai impugnato la spada contro il suo futuro
suocero, ma doveva ammettere che era uno spadaccino molto abile e si era
dimostrato proprio un buon avversario. Avevano deciso di prendere una pausa,
con l’intento di continuare successivamente ed era grato a David per questo,
sebbene anche l’uomo avesse una motivazione valida per allenarsi…la stessa:
proteggere Emma.
David si avvicinò a Killian quando
notò che il suo respiro era tornato pressochénormale e allungandogli la mano, l’aiutò a rialzarsi, dopo di ché gli
passò dell’acqua, che il pirata non disdegnò, al contrario bevve con avidità,
come se non avrebbe mai più avuto l’occasione di bagnare le sue labbra con il
prezioso liquido.
Fu durante la loro pausa che videro in lontananza una
carrozza avvicinarsi al castello. David la riconobbe immediatamente e subito
diede l’allarme alle sue guardie di circondarla.
David e Killian impugnarono le loro
spade, sebbene il secondo non sapeva come comportarsi, nel caso fosse uscita
fuori la regina cattiva. Era confuso. Non aveva letto nel minimo dettaglio la
storia dei genitori di Emma, ma non ricordava che la regina cattiva avesse
fatto una visita a domicilio alla sua figlioccia, escludendo quella fatta al
loro matrimonio.
Ma la confusione fu ancora più grande quando all’apertura
della portiera ne uscì Regina.
“Regina?” disse Killian “Ti credevo
al castello con Emma e Biancaneve!”
“Vedo che Neve non ti ha avvertito della nostra gita!” disse
Regina.
“Gita? Quale gita? Cosa sta succedendo e dove è Emma?” disse Killian cominciandosi a preoccupare.
Regina pose le mani davanti a sé e gli disse di stare
tranquillo e gli rassicurò che presto gli avrebbe raccontato tutto, ma ora era
più importante parlare con David e Neve e ringraziò il cielo quando vide la
figlioccia avvicinarsi a loro a passo svelto, probabilmente intimorita dalla
presenza della carrozzadella sua nemica
a palazzo.
Infatti la donna tirò un sospiro di sollievo quando vide che
vi era Regina e non la regina cattiva, ma la domanda venne spontanea anche a
lei “Dov’è Emma?”
Regina sospirò e disse “Emma è dentro la carrozza e sta bene,
si è semplicemente addormentata durante il viaggio! È esausta!”
“Sarà meglio portarla
in camera, allora!” disse Killian avvicinandosi alla
porta della carrozza, ma Regina gli sbarrò la strada.
“Prima dobbiamo parlare. Io ed Emma siamo andate in missione
e abbiamo incontrato...quell’essere!”
A quelle parole tutti spalancarono gli occhi e subito
temettero il peggio nonostante Regina avesse rassicurato loro che Emma stava
bene.
“Stiamo bene, il problema è un altro. Quell’essere ha
attaccato la regina cattiva e c’è mancato poco che la uccidesse. Se ora mi
trovo qui a parlare con voi lo devo a Emma!”
Killian fece un sorriso orgoglioso, ma
comunque dentro tremava al pensiero che la sua amata, aveva dovuto affrontare
nuovamente quell’essere, senza che lui potesse fare qualcosa per aiutare la
moglie.
“Sembra che l’anti salvatore per uccidere Emma, non gli basta
trovare la spada, ma vuole renderla più vulnerabile uccidendo me, così da non
avere resistenza da parte della salvatrice” disse Regina, la quale venne
interrogata da David.
“E cosa ha che fare con te? Cosa può venire di male a Emma se
la regina cattiva muore? Avrà una famiglia e qualcuno che le vuole bene, cosa
c’è di male in questo?” disse l’uomo incrociando le braccia.
“Grazie tante David, ma non dimostrare tutto questo
dispiacere per le mie sorti! Sospirò per poi continuare “Tralasciando la
questione che a nessuno importa un accidente di me, se Emma crescesse con voi
sarebbe…bhe non la Emma che conosciamo!” disse Regina
storcendo il naso.
Killian alzando le sopracciglia chiese “Cioè
non sarebbe più la salvatrice?”
“Lei è nata come salvatrice, niente potrà cambiare questo, ma
quello che la rende forte è il modo in cui è cresciuta. Certo ha anche molte
insicurezze, ma Emma è una persona forte proprio per la vita dura che ha
affrontato.” Disse Regina per poi rivolgersi maggiormente a Neve e David “In
una nostra avventura, Emma è stata mandata in un’altra realtà dove non è stata
separata da voi, ma era cresciuta tra pregi e lusso e senza mai faticare per
ottenere qualcosa dalla vita e sapete che persona era? Debole e patetica, era
la tipica principessa che cantava mentre raccoglieva i fiori!”
“Sul serio?” disse Killian
sorpreso, non immaginando Emma in una veste del genere.
“Ma ha avuto l’amore di una famiglia!” chiese Neve
speranzosa, scambiando poi uno sguardo con David.
“Si, ma fidati, non saresti stata orgogliosa di lei. Se tu
faresti di tutto, anche rischiare la felicità di tua figlia per il bene del tuo
regno, lei no. Nel tentativo di farle ricordare come era stata la sua vera
vita, ho dovuto attaccare il regno e vi ho fatto prigionieri. Emma sapete cosa
ha fatto? Purchè vi lasciassi liberi mi ha consegnato
le chiavi del regno, cosa non ammissibile da parte di una regnante. Per salvare
i suoi genitori ha condannato l’intero reame e io non credo che voi vogliate
che vostra figlia si comporti da codarda. Inoltre quando vi ho ucciso…
ovviamente per finta, lei ha semplicemente pianto, non mi ha affrontato, non
aveva quella grinta che caratterizza la nostra Emma. Quindi una salvatrice che
non combatte per il bene altrui, non è una vera salvatrice e immaginate quante
speranze avrebbe di riuscire a difendersi contro quell’essere?”
“Nessuna!” disse Killian.
“Quindi cosa dovremmo fare? Sotterrare l’ascia di guerra
contro la regina cattiva e darle protezione?” Chiese David, non piacendogli la
piega che stava prendendo quella conversazione.
“Ci penseremo noi a proteggerla. Voi dovrete solo cercare di
andarci d’accordo mentre rimarrà qui con noi!”. Disse Regina.
“Regina, questa situazione non mi piace per niente!”disse Neve spaventata dall’idea di ospitare
la sua matrigna cattiva.
“Lo so Neve, lo comprendo, ma devi farlo per il bene di tua
figlia!” disse Regina.
David serrò la mandibola e annuì rassegnato, sebbene
disprezzasse quell’idea con tutto sé stesso.
Regina si avvicinò alla carrozza e bussando disse “Puoi
scendere adesso!”
La portiera della carrozza si aprì e ne uscì una regina
cattiva, vestita con il suo solito vestito nero e con un ghigno sulle labbra
“Guarda chi si rivede…Neve! Scontenta di vedere che stai bene!”
Regina alzò gli occhi al cielo “Non cominciare e ricordati della
promessa fatta!”
La regina cattiva guardò storto sé stessa e aggiunse “Solo
perché ho detto che non avrei alzato un dito contro di loro, non vuol dire che
me ne starò zitta!”. Poi cominciò a squadrare la séstessa del futuro, sebbene non avesse fatto
altro per tutto il tragitto al castello. Quel vestito colorato, quel sorriso
che sulle labbra leggermente accennato e quella bontà che leggeva negli occhi,
non erano cose che le appartenevano. Non riusciva a riconoscersi in quella
donna “Cosa diavolo ti è successo per diventare così? Dov’è quella fiamma che
ardeva di desiderio di vendetta, quella voglia di distruggere la felicità
altrui? Insomma quando sei diventata così debole!”
Regina la fulminò con lo sguardo e fronteggiandole le disse
“Se non fossi me, ti dimostrerei io quanto sono debole!”
La regina cattiva sogghigno e aggiunse “Potrebbe essere
divertente. Uno scontro fra passato e futuro, chissà chi vincerebbe!”
“Regina senza dubbio!” disse Neve “Lei ha capito che l’amore
non è una debolezza, al contrario ti rende forte, qualcosa che tu non riesci a
capire!”.
La regina cattiva superò la sé stessa del futuro e si pose
dinnanzi a Biancaneve, la quale per timore fece qualche passo indietro, mentre
David si mise tra le due, ponendo un braccio davanti alla sua amata in segno di
difesa. “Ti devo ricordare il perché considero l’amore una debolezza? Di chi è
la colpa se non ho potuto sperimentare questo sentimento, chi è che ha fatto
uccidere l’uomo che amavo?” disse la donna con rabbia.
“Avevo dieci anni!” disse Neve con voce dura.
“Non mi interessa, quello che m’importa è che Daniel è morto
perché non hai saputo tenere chiusa quella tua dannata boccaccia!” disse infine
la regina cattiva.
Killian alzò gli occhi al cielo al
battibecco tra le due donna. Regina non interveniva, anzì
si era messa da parte ad aspettare che finissero di litigare e intervenire se
la regina cattiva volesse infrangere la promessa fatta. Lui così salì sulla
carrozza per controllare Emma. Anche se le avevano detto che stava bene, lui
voleva controllare di persona. Il fatto che la sua amata aveva nuovamente
affrontato quell’essere, lo mandava fuori di testa. Voleva proteggere lei e il
suo bambino, ma non avrebbe potuto se lui non era presente quando Emma veniva
attaccato.
Killian scrollò delicatamente la spalla ad
Emma, la quale era profondamente addormentata. Nemmeno le urla di Neve e Regina
l’avevano destata, cosa piuttosto insolita, dato che sapeva che la sua amata
aveva imparato a dormire sempre tenendo un occhio aperto, per non farsi mai
trovare impreparata.
“Emma, love!” disse sussurrando.
Emma fece un lamento, ma all’ennesimo richiamo aprì gli
occhi. Ci mise un paio di secondo a mettere a fuoco e a riconoscere Killian.
Si strofinò gli occhi, ma non riuscì a mandare via la
stanchezza. Non sapeva dire se era a causa della gravidanza o del troppo uso di
magia. Optava per entrambe le cose “Killian?…mi…mi
devo essere addormentata durante il viaggio!” disse, chiudendo nuovamente gli
occhi, per poi riaprirli cercando di non appisolarsi nuovamente.
“Vieni love, sarebbe meglio per te riposare in un luogo più
comodo!” disse Killian aiutandola a scendere dalla
carrozza. La donna non fece nemmeno caso al tentativo di Regina, che si era
vista obbligata ad intervenire, per calmare le acque. La sé stessa del passato
si stava riscaldando troppo e sapeva che non era mai una cosa positiva. Il
sonno era talmente pronto ad afferrarla, che Killian
la dovette sostenere per la vita per non farla cadere a terra, quando un colpo
di sonno la colse. Nello stesso momento lo scrigno che Emma teneva in mano le
cadde a terra e in quel momento riuscì a trovare la forza di trovare un po’ di
energie dentro di sé. “No Killian, adesso non posso
riposare. Devo portare questo a…” non terminò la frase che Killian,
raccogliendo lo scrigno che si era aperto vide il suo contenuto. Lo raccolse e
guardò confuso Emma.
“Cosa ci fai con il pugnale del signore oscuro, Swan?” chiese il pirata preoccupato.
Emma sospirò “Io e Regina abbiamo fatto un accordo con Tremotino. Se noi gli consegniamo il pugnale, lui ci dirà
dove trovare la spada, così potremo tornare dalla nostra famiglia!”
Killian chiuse gli occhi e disse “Non mi
piace che tu stia da sola con quel lurido coccodrillo. Ti accompagno!” disse
l’uomo.
I due scesero nelle segrete e Uncino guardò il signore
oscuro, come avvertirlo di non fare passi falsi e Tremotino
guardò curioso il pirata dicendo “Oh anche tu vieni dal futuro immagino…come
mai non ti ho ancora ucciso?”
“Non è facile farmi fuori coccodrillo e sei fortunato che non
sia stato io a uccidere te e credimi…di occasioni ne ho avute!” disse Killian con aria di sfida.
“Ma davvero? È come pensi di uccidere un essere che non può
essere ucciso, senza che tu diventi ilsignore oscuro tu stesso?” chiese curioso Tremotino.
Killian sorrise divertito “Non hai idea di
quante cose accadranno in futuro, il tuo potere non ti mostra così tanto e
credimi…ci saranno momenti in cui sarai vulnerabile. Ti è andata solo bene che
sono cambiato!”
Emma decise di intervenire e facendo vedere lo scrigno a Tremotino disse “Ti ho portato il pugnale come avevamo
stabilito. Ora dimmi dove trovare la spada!”
“Prima dammi il pugnale, poi te lo dirò!” disse Tremotino allungando la mano “Sono un uomo di parola, non
devi temere, ti dirò quello che so!”
Emma guardò Killian e sospirando
gli diede lo scrigno.
“Grazie cara!” disse l’uomo afferrando il prezioso oggetto.
“Ora avanti dicci tutto!” disse Killian
con voce seria.
Tremotino alzò le spalle e disse “Io non so
cosa abbia di particolare quella spada, né dove si trova, mi dispiace!” rise.
“Avevamo un accordo, avevi detto che ci avresti aiutato e
detto dove trovarla!” disse Emma, cominciando a irritarsi.
Il signore oscuro sorrise “Si mia cara, avevamo un accordo,
il quale era che tu mi avresti portato il pugnale e io ti avrei detto tutto
quello che sapevo su quella spada e così è stato. Io non so niente su
quell’arma, non lo mai vista in vita mia!”
Emma arrabbiata fece un gesto con la mano che prese a
strangolare Tremotino da lontano.
“Mi hai ingannata!” disse con voce dura.
Tremotino rideva “Cosa vuoi fare? Uccidermi?”
Emma annullò la magia, ma un giramento di testa la costrinse
ad aggrapparsi a Killian.
“Swan che succede?” chiese l’uomo
preoccupato, il quale ricevette come risposta da Emma “Niente, sto bene!”
Tremotino sorrise nuovamente e disse “Che
temperamento. Sei sempre così o sono gli ormoni? Bene mia cara, ti darò un
consiglio e te lo darò solo per farmi perdonare il mio tiro mancino. Non è cosa
molto saggia usare troppa magia nel tuo stato. Cioè finchè
usi i tuoi poteri va ancora bene, ma quando arrivi al limite come sembra hai
fatto oggi, rischi di usare i poteri del tuo bambino e…se esaurisci le sue
energie bhe…puoi immaginare cosa può succedere!”
Emma spalancò gli occhi e un nuovo stato di terrore l’assalì.
Strinse con forza la giacca di Killian e guardò
terrorizzata Tremotino.
“Non ascoltarlo Emma, sta solo cercando di spaventarti!”
disse Killian, sperando che la sua ipotesi fosse
realmente così. Nessuno dei due aveva preso in considerazione il fatto che il
loro bambino potesse possedere dei poteri magici, sebbene fosse anch’egli il
prodotto del vero amore.
“Ionon ci guadagno
niente, ma fare come volete, ma poi non venite a dare la colpa a me!” disse Tremotino “Ti auguro buona fortuna salvatrice”.
Salve, allora come vi è sembrato? Brutto, noioso, orribile.
Volevo solo avvisarvi che forse da oggi aggiornerò un po’ più
raramente. È vero che ho diversi capitoli pronti, ma è anche vero che da oggi
in poi avrò pochissimo tempo e per andare avanti e se pubblico tutto
velocemente, poi le attese diventeranno lunghe, almeno così spero di rendere la
storia abbastanza continua.
Come al solito, se avete tempo, fatemi sapere la vostra
opinione.
Killian raggiunse Neve, David e le due
Regina in cortile dove i quattro stavano ancora discutendo sulla sistemazione
della regina cattiva. C’era il dubbio se lasciarla libera nel castello, con
Regina che le faceva costantemente da guardia, oppure rinchiuderla nelle
prigioni. Il sindaco di Storybrooke non era tanto
entusiasta dell'idea di imprigionarla, preoccupata di cosa lei e Tremorino avrebbero parlato. Sapeva che il signore oscuro
non avrebbe messo in pericolo il loro futuro, ma non aveva idea se la presenza
di loro tre avesse già innescato qualche sorta di cambiamento. Non voleva
rischiare e per fortuna, con tanta pazienza, riuscì a convincere i Charmings a lasciarla libera. L'avrebbe tenuta
costantemente sotto controllo e, se non c'era lei, le avrebbe applicato il
bracciale che le avrebbe impedito di usare la magia. Il braccialetto però
sarebbe stato uno strumento a cui avrebbe ricorso solo in caso di necessità,
non essendo d'accordo con l'utilizzo di oggetti che bloccavano la propria
natura. C'era anche da tenere conto che non avrebbe avuto nemmeno la minima
possibilità di scappare se l'essere incappucciato si fosse fatto vivo.
"Cosa succede Uncino?" chiese David vedendo la
faccia preoccupata dell'uomo.
"Emma sta riposando?" Chiese Neve assicurandosi che
la propria bambina stesse bene, non vedendola accanto all'uomo.
Killian scosse la testa e disse loro cosa
era successo nelle segrete.
"Emma si è ritirata nella nostra stanza, ma non mi ha
detto nemmeno una parola. Si è allontanata, si è chiusa in sé stessa oltre che
in camera. Lo so che non è una situazione facile, ma vorrei aiutarla e non so
come fare!" disse il pirata abbattuto.
Regina sospirò e disse "se per te va bene, proverei a
parlarle io. A volte si riesce a essere più aperti con gli amici.Magari Emma ha qualche pensiero o paura di
cui non vuole metterti al corrente per non preoccuparti. Sarebbe proprio da
lei!”
Killian sospirò e annuì.
"Bene, io mi prendo cura di tua moglie e tu prenditi
cura di...me!" disse Regina dandogli il bracciale magico, da usare solo in
caso di necessità. La regina cattiva aveva tanto da guadagnare a creare un
alleanza con loro, quindi sperava vivamente che non avrebbe fatto nessun passo
falso.
Regina percorse quei corridoi per la millesima volta nella
sua vita. A volte le sembrava di non essere mai andata via da quel luogo,
nonostante gli anni passati. Ma si sentiva sollevata nel vedere che i tristi
ricordi legati a quel castello non la turbassero più di tanto. Stava a indicare
che finalmente aveva messo una pietra sul suo passato una volta per tutte.
Finalmente giunse davanti alla porta dietro la quale sapeva
trovarsi Emma. Bussò un paio di volte, ma l'invito ad entrare non arrivò. Provò
ad aprire la porta, ma dovette constatare che questa era stata chiusa
dall'interno. Questo suo atteggiamento le fece comprendere che non voleva
parlare con nessuno. Emma sapeva che lei non si sarebbe fermata davanti a una
porta chiusa a chiave, ma sperava che recepisse il messaggio e se ne sarebbe
andata, lasciandola sola. Regina però non volle rispettare questo suo desiderio
e, scomparendo, riapparve all'interno della stanza in una nuvola viola. Trovò
Emma voltata di spalle, seduta sul letto. Aveva il capo chino e giocava
nervosamente con le mani. Regina era sicura che l'avesse sentita entrare, ma la
donna non fece una piega. Non sapeva se questo suo non reagire, volesse dire
che non era infastidita dalla sua presenza o se si era talmente rinchiusa in sè stessa da non fare una piega.
"Emma!" la
chiamò Regina, per studiare come ella avrebbe reagito. Non le rispose, né
quella volta né quelle successive. Sospirò e andò a sedersi accanto a lei.
Poteva vedere il suo volto bagnato dalle lacrime e gli occhi rossi e gonfi, per
quel pianto che sembrava essersi già esaurito.
"Emma per favore, dì qualcosa!" chiese Regina
poggiandole una mano sulla spalla, sorpresa dal vedere che a quel contatto la
donna si scostò bruscamente.
"Va via!" disse la salvatrice con voce tremante, ma
senza guadarla. Il suo capo ancora chino e il suo sguardo lontano. Regina
sospirò e rimase indecisa sul da farsi. Non sapeva se era meglio lasciarla calmare
un po’ o costringerla a parlare.
Guardò la donna e la vide tormentarsi le mani, ma solo
facendo più attenzione si accorse che quello era solo un tentativo per
nascondere il solito tremore che l'assaliva quando era spaventata per qualcosa
e dopo il dialogo avuto poco prima con Killian,
sapeva cosa potesse assillare la sua mente.
"Emma, Uncino ci ha detto cosa è successo con Tremotino, del suo inganno e...del suo avviso per quanto
riguarda il bambino e..." Regina non sapeva esattamente cosa dirle. Avrebbe
voluto tirarla su di morale, ma sapeva che sarebbe stata un'impresa consolare
una donna in stato di gravidanza, emotiva e spaventata.
"Non ti voglio prendere in giro dicendoti che comprendo
quello che stai passando, perché non possono nemmeno immaginare cosa voglia
dire aspettare un bambino con tutto quello che sta succedendo, ma voglio solo
esserne certa che tu sappia che noi siamo tutti con te. Non sarai sola ad
affrontare questa situazione e questa gravidanza…non questa volta!" Regina
disse osservando la donna, la quale era ancora ferma nella stessa posizione.
L’unica differenza erano quelle lacrime che presero a scorrere nuovamente lungo
le guance della salvatrice. La vide portarsi una mano al ventre e dopo averlo
accarezzato per qualche secondo disse "Io non voglio questo
bambino!". Fu quasi un sussurro, ma abbastanza forte perché Regina lo
potesse sentire.
Regina rimase sorpresa a quella affermazione. "Emma
cosa..." cominciò senza sapere cosa dire sentendosi spiazzata, ma la
salvatrice continuò "io non posso farlo...io non...posso..." disse
cominciando anche a singhiozzare, quando il pianto divenne più forte.
"Emma, ascoltami bene, so che sei spaventata. Con Henry
sei fantastica e anche se non l’hai cresciuto da quando era in fasce, non
significa che tu non possa essere una buona madre per questo bambino!"
Emma scosse la testa e Regina prendendole le mani, le ridisse
quanto appena detto con più determinazione, sperando di dare un po’ di coraggio
alla donna, ma Emma disse "No Regina…io voglio questo bambino, ma...non
adesso...è tutto sbagliato! Non doveva essere così!" Regina sospirò,
comprendendo finalmente cosa volesse realmente dire. Aveva temuto che la donna
avrebbe ripercorso lo stesso cammino che aveva percorso la prima volta, quando
era troppo giovane e senza niente per crescere un bambino e se capiva che
allora non poteva fare altrimenti, sapeva che se avesse dato in adozione anche
questo bambino, avrebbe fatto l'errore più grande della sua vita. "Io non
mi sento pronta per essere madre, non so nemmeno da che parte partire, ma da
quando ho scoperto che questo piccolino sta crescendo dentro di me...oltre al
terrore di essere una pessima madre,ho
provato un senso di felicità e non voglio perdere questo momento. La gravidanza
con Henry per me è stata un incubo. Sempre a pensare che non l'avrei visto
crescere perché mi sentivo così inadeguata, codarda e il senso di colpa che
provavo per la mia decisione di abbandonarlo non mi ha mai lasciato. Ho odiato
tanto i miei genitori per avermi abbandona e io...ho fatto la stessa cosa. Non
mi sono mai perdonata, anche se so che è stato la cosa migliore per lui.
Speravo che con questo bambino le cose sarebbero state diverse, che avrei avuto
la mia opportunità di avere una seconda chance e invece sto sbagliando tutto.
La sua vita è in pericolo ancora prima di nascere. Non posso avere questo
bambino adesso!".
"Purtroppo non hai molte alternative Emma. Lo so che
sarà difficile, ma devi riuscite a state calma e non pensare alle cose negative
e..." disse Regina, ma Emma alzandosi di scatto in piedi disse "Come
posso stare calma e non pensare al peggio? Quell'essere mi vuole morta e
minaccia il lieto fine di tutti. Mi sento un peso addosso che mi toglie il
respiro, ho già quasi avuto un aborto e prima ho usato i poteri del bambino
senza volerlo e mettendolo in pericolo. Come posso stare tranquilla quando so
che mio figlio non vedrà mai la luce per colpa mia?" disse urlando e
respirando affannosamente, ma il respiro le si mozzò in gola quando una fitta
al basso ventre la fece piegare in due.
Regina si alzo immediatamente da letto per sorreggerla e
condurla nuovamente sul morbido giaciglio. "Emma, fai dei respiri profondi
e veramente cerca di rilassarti. Se continui in questo modo allora sì che
rischi di perdere il bambino. I crampi non sono un buon segno e se fossimo a Storybrooke ti porterei immediatamente all'ospedale. Ora
per favore sdraiati e cerca di dormire!"
La donna però continuava a piangere violentemente e non
sembrava riuscire a calmarsi. Regina non sopportava di vederla in quello stato.
Emma era forte e coraggiosa, ma sapeva che era anche molto vulnerabile, ma
questa parte di lei era sempre ben nascosta. Probabilmente aveva imparato a non
mostrare le sue debolezze per poter sopravvivere in un mondo che si dall'infanzia
sembrava avercela con lei. Ma in quel momento con tutto quello che stava
vivendo, si era lasciata andare. Era troppo anche per la salvatrice. Provò a
starle vicino e a strofinarle la schiena, sperando che potesse aiutarla a
tranquillizzarsi, ma non sembrava funzionare, al contrario vide Emma stringere
gli occhi e abbracciarsi la pancia mentre si metteva in posizione fetale.
Comprese che le fitte non erano passate e a giudicare da suo modo di respirare
stava rischiando di entrare in iperventilazione. Stava per avere un attacco di
panico e se avesse continuato in quel modo, non ci sarebbe stato niente da fare
per garantire il suo lieto fine e quello di Killian.
Regina si vide costretta a intervenire con la magia e le fece un incantesimo
del sonno. Era una versione più blanda, una specie di sonnifero magico, senza
bisogno del bacio del vero amore per svegliarsi e niente stanze infuocate che
infestavano i sogni. L’unica sua funzione era garantire diverse ore di sonno.
Lo sapeva perché aveva inventato quella magia per lei stessa per quelle lunghe
notti passate insonne dopo la morte di Robin.
Fortunatamente l'incantesimo funzionò e Emma sembrò calmarsi
fino ad addormentarsi.Regina si
preoccupò di coprirla a dovere, dopo di ché uscì dalla stanza a passo svelto.
Si diresse verso il cortile dove immaginava fossero David e Killian ad allenarsi nuovamente, ma a giudicare da come il
pirata continuava a essere disarmato, la donna comprese che la sua testa era
altrove.
"Uncino, ho visto che sai fare meglio di così,
impegnati. Se è in questo modo che vuoi difendere mia figlia allora è
perduta!" disse riuscendo a disarmarlo per l'ennesima volta e la spada,
cadendo, andò a sbattere in malo modo su una pietra, scheggiandola.
Killiansbuffó e
guardò il danno fatto.
"Mi dispiace Uncino. Mi farò perdonare regalandoti una
spada del mio arsenale!" disse David invitando il pirata a seguirlo. Killian si girò verso la regina cattiva che era appoggiata
ad un albero con uno sguardo infastidito. Mentre osservava la sua figlioccia,
poco distante da lei, dialogare con i suoi uccellini e raccogliere fiori.
Il pirata le si avvicinò e le disse "Non ci pensare
nemmeno!"
La regina cattiva con uno sguardo freddo chiese "a che
cosa?"
"Ad architettare qualche sorta di vendetta contro Neve.
Fin tanto che stai qui, dovrai fare la brava!" disse killian,
guardandola in modo serio.
"Oh e come pensi di fermarmi se avessi intenzione di
fare qualcosa? Sei solo un omuncolo patetico senza alcun potere!" disse la
regina minacciosa.
"È vero, non ho poteri, ma ti ricordo che sono
sopravvissuto centinaia di anni e ho avuto a che fare con esseri più temibili
di te. Quindi non mi sottovaluterei cosi tanto fossi in te!" disse Killian, non facendosi spaventare dal tono minaccioso della
donna "Ora tu vieni con me. Devo tenerti sotto controllo e non posso
lasciarti qui fuori con Neve nei paraggi, quindi se mi fai la cortesia di
seguirmi, eviteremo discussioni!"
"Killian!" disse la voce
di Regina alle sue spalle.
L'Interpellato si girò velocemente verso la donna che lo
aveva chiamato. Era insolito sentire Regina chiamarlo per nome, il che
significava che era successo qualcosa di grave.
Si avvicinò a lei a passo spedito, temendo che qualcosa non
andasse con Emma e vedendo la sua agitazione, anche David e Neve si
avvicinarono.
"Regina, cosa succede?" domandò il pirata
preoccupato.
"Dobbiamo trovare un modo per tornare al nostro tempo il
prima possibile!"
"Cosa è successo? Cosa ha detto Emma?" chiese il
pirata, comprendendo che quella richiesta era dovuta a qualcosa che aveva detto
o fatto la sua amata. Non era contemplato un viaggio di ritorno senza la spada
e soprattutto lasciando l'anti salvatore in quella dimensione con tutto quello
che avrebbe potuto comportare, la morte della regina cattiva in primis, che avrebbe
comportato un drastico cambiamento nella storia.
"Sarò sincera Killian, non
potevate scegliere momento peggiore per mettere su famiglia, Emma è..."
non riuscì a terminare la frase che Uncino chiese " Emma è che cosa?"
Non fece caso al fatto che non la lasciasse finire di parlare, dato la
delicatezza della situazione, ma prendendo un respiro profondo continuò
"Emma è spaventata per tutto quello che sta succedendo. Già diventare
madre è una cosa che fa paura, soprattutto per una persona che non ha vissuto
bene la prima gravidanza, in più si ci mette il suo ruolo di salvatrice che le
mette sulle spalle un peso enorme e che potrebbe costare la vita a vostro
figlio e...” fece un attimo di pausa, durante il quale guardò seriamente Uncino
negli occhi “ Killian, Emma non sta bene, non riesce
a stare calma e questo suo stato d'animo sta aggravando la sua salute. Ha quasi
avuto un attacco di panico e altri crampi e ha bisogno di un'assistenza medica
o il bambino non c'è la farà e un aborto può essere pericoloso anche per
lei!"
Killian rimase paralizzato a sentire quelle
parole. Si sentiva impotente. Avrebbe voluto aiutare la sua amata, ma sapeva
che tutto quello che stava succedendo era al di fuori della sua portata. Se
avesse avuto ancora a disposizione la lampada del genio avrebbe desiderato di
farsi lui stesso carico del compito che spettava Emma, ma non c'era soluzione e
per la frustrazione prese a pugni il tronco di un albero lì vicino,
infischiandosene del danno che si sarebbe provocato alla mano.
Regina lo affiancò immediatamente e prendendo la sua mano la
curò.
"Cerca di mantenere la calma. Ci manca solo che dia di
matto pure tu!" lo rimproverò Regina.
"Come? Dimmi come posso stare calmo Regina...è di Emma
che stiamo parlando e...del nostro bambino. Non potrò mai perdonarmi se mai
dovesse succedere loro qualcosa."
"Devi stare calmo per il bene di Emma, devi riuscire a
trasmetterle sicurezza e speranza. Lo so ti senti inutile di fronte un
avversario come quell'essere, ma Killian non devi
pensare di poter aiutare tua moglie fronteggiando questo pericolo, ma pensa a
come realmente ti puoi rendere utile. Emma ha bisogno di quanto più sostegno
possibile nelle sue condizioni e questo è l'aiuto più importante che puoi
darle. Probabilmente dovrà affrontare diversi ostacoli, ma potrà farcela solo
con il sostegno e la forza di chi le è accanto e non da sola. Tutti noi
dobbiamo starle vicino!"
David pose una mano sulla spalla di Uncino il quale stringeva
saldamente la mandibola per la frustrazione e disse "Regina ha ragione
Uncino. Posso vedete quanto tu la ami e come le sei stato vicino in questi
giorni e sebbene inizialmente pensavo a te come un pessimo partito, mi sono
dovuto ricredere!"
Neve gli sorrise e aggiunse " inoltre noi ti daremo una
mano. Non credo che i nostri futuri noi stessi si metteranno da parte, vi
aiuteranno come potranno. In più avete tanti amici da quanto mi avete detto
eRegina è una valido aiuto, quindi sono
sicura che andrà tutto bene!"
Killian annuì. Sapeva che avevano ragione e
lui avrebbe fatto del suo meglio. Si scusò con i presenti e si recò verso il
palazzo. Sentiva l'esigenza di state accanto alla moglie in quel momento, ma
Regina lo avvertì dell'incantesimo fatto sulla donna in modo tale che non si
spaventasse se la donna sembrava non volersi svegliare.
Killian non fece una piega a quanto disse,
ma David e Neve la guardarono confusi e si apprestò a spiegare.
"Non è lo stesso incantesimo del sonno che ho fatto a
Neve. Emma non subirà nessun effetto collaterale, tranquilli!"
"Ti sei proprio rammollita!" disse la regina
cattiva nello scoprire come aiutava la figlia di Biancaneve, ma Regina non le
diede soddisfazione nello rispondere, ma con un tono che non ammetteva repliche
le disse che necessitava del suo aiuto. Con Emma KO, toccava a lei trovare un
modo per tornare al futuro. Tornarono nuovamente nel laboratorio segreto di
Cora, cercando di trovare una soluzione e sperava con l'aiuto della regina
cattiva di fare più velocemente.
“All'ennesimo libro senza risposte su come ricreare un
portale magico, che non comportasse il rapimento e forse morte di un neonato,
la regina cattiva disse "Ricordami perché ti sto aiutando. A me non
importa niente di quella Ella!
"Si chiama Emma e le sei debitrice. Mostra un po’ di
riconoscimento ogni tanto!" disse Regina senza staccare gli occhi da ciò
che stava facendo.
La regina cattiva si alzò e andò a curiosare. "Cosa stai
facendo?" chiese la donna, notando in mezzo a tanti ingredienti sparsi per
il tavolo un libro di magia oscura. Sorrise e disse "Lo sapevo che non eri
cambiata, stai preparando un incantesimo oscuro per vendicarsi sui charmings vero?"
"Ti spaventa tanto la possibilità di essere buona?"
disse Regina guardando sé stessa "Perché te lo chiedo? Sei me, quindi la
risposta è si! È più facile essere malvagi. Tutti ti temono e non avendo
affetti, nessuno può più feriti. È più facile non amare, che amare!"
"L'amore è una debolezza e dovresti saperlo!" disse
la regina cattiva.
"No, non è così. Ora l’ho capito. È forza, è qualcosa
che ti spinge a lottare e che ti scalda il cuore. Però lo ammetto fa anche
soffrire. Ma è meglio avere amato e perso che non aver amato affatto!"
disse Regina, per poi chiedere alla sua controparte di passarle qualche
ingrediente per le pozioni che stava preparando.
"Io non capisco tutto questo buonismo che hai. Come hai
potuto perdonare Biancaneve dopo quello che ti ha fatto?” domandò la regina
cattiva.
"Non l'ho perdonata per molto tempo, anche dopo che avevo
deciso di cambiare. Avevo preso la decisione di non vendicarmi più, ma dentro
di me provavo ancora odio verso di lei. Ma quando Emma ha voluto essere mia
amica, qualcosa è cambiato. Lei mi disse che per certe cose si sentiva capita
solo da me e ho cominciato a pensare. Perché vuole essere mia amica nonostante
tutto quello che ho provocato alla sua famiglia? Perché non mi odia per averla
strappata in un certo senso alla sua famiglia? A volte questa domanda me la
pongo ancora oggi. Lei mi ha perdonata e così anche David e Neve. Io al loro
posto avrei fatto le peggiori cose, eppure ci sono riusciti e mi hanno accolto
tra di loro. Ho deciso così di perdonare anch’ìo
Neve. Ci è voluto del tempo, ma ora sono la mia famiglia. Ho riaperto il mio
cuore e sai? Non me ne pento!"
"Non passerò mai sopra quello che mi ha fatto.
Mai!" disse la regina cattiva con tono duro “Alcune notti rivivo
l’uccisione di Daniel e questo mi tormenta e non troverò pace finchè non avrò il cuore di Neve che pulsa nelle mie mani!”
“Sbaglio o hai detto alcune notti. All’inizio rivivevamo quei
momenti tutte le notti e ci siamo aggrappati così tanto a quella rabbia, che
non potevamo sfogare verso nostra madre, che ci ha annebbiato la testa a tal
punto da prendercela con una bambina che voleva in qualche modo aiutarci. Il
fatto che non rivivi la morte di Daniel tutte le notti, significa che ci stai
passando sopra, che quella ferita si sta rimarginando, solo che la rabbia che
provi è così forte che non vuoi andare avanti e non ti rendi conto che ora che
nostra madre non ci può più mettere i bastoni tra le ruote, puoi iniziare a
vivere la vita come tu vuoi e innamorarti nuovamente! Ma non importa, prima o
poi lo capirai anche tu!” disse Regina sorridendo alla sua passata sé stessa
che la guardava con aria confusa e per tirarla su di morale le chiese “Sentì,
devo modificare un incantesimo di protezione che ho già rivisto più di una
volta, ma che deve avere una funzione specifica. Ti va di aiutarmi? Non so bene
come procedere, una mano potrebbe tornarmi utile.”
Killian era sdraiato accanto a Emma e la
fissava mentre dormiva. Sentiva il suo respiro lento e regolare, ma dal suo
volto, ancora rigato dalle lacrime e rosso per il pianto, l’uomo poteva
leggervi il dolore che la sua amata stava provando. Ella si trovava ancora in
posizione fetale, un po’ più ripassata rispetto a come l’aveva lasciata Regina,
girata verso il centro del letto matrimoniale con una mano sul ventre come a
voler proteggere il frutto dell’amore tra lei e Killian.
L’uomo posò la mano su quella di lei e con voce bassa, prese a parlare sia a
Emma che al bambino. Sperava che inconsciamente lo sentisse e che le sue parole
potessero darle quella serenità di cui aveva bisogno. Non seppe dire quanto
tempo rimase li accanto a Emma. Poteva scommettere che si era anche
addormentato per un po' dato la luce rossa che entrava dalla finestra e che
stava a indicare il tramonto. Guardò nuovamente la sua amata e sebbene bon
avesse ancora cambiato posizione, poteva vedere un volto più rilassato e non
più rosso. Se non fosse ancora per il segno delle lacrime, la donna poteva
benissimo sembrare semplicemente una principessa intenta a fare il suo
sonnellino di bellezza prima di prepararsi per uno dei numerosi balli, che
venivano preparati quasi ogni sera in quelle terre.
Killian sentì bussare alla porta. Si alzo
per andare ad aprire e vide le due Regina davanti alla porta.
“Allora, come ti sembra?” chiese il sindaco entrando nella
stanza per osservare la salvatrice.
Killian sospirò “non posso dire molto
osservandola dormire, ma è un po' più rilassata rispetto a come l’ho trovata
all’inizio. Sono preoccupato di vedere in che stato sarà quando si sveglierà!”
Regina stava per rispondergli, ma una guardia del palazzo li
avvisò che la cena era pronta e che i reali li stavano aspettando.
Regina guardò Emma e poi rivolgendosi al pirata disse “Credo
che ora lo vedremo!”
“Credevo che l'avremo lasciata riposare il più a lungo
possibile! “ disse Killian confuso.
“Si, Emma ha bisogno di riposare, ma deve anche mangiare per
mantenersi in forza e per la salute del bambino e oggi, non ha mangiato un
granché. La sveglierò giusto in tempo per la cena, poi se sarà necessario, le
farò nuovamente l’incantesimo, ma spero vivamente che riesca a dormire senza
l’intervento magico. Tenerla costantemente “sedata” non è molto sicuro per lei.
Nel caso venisse attaccata potrebbe non svegliarsi in tempo per difendersi!”
“Ci vogliamo muovere? Non ho voglia di passare la mia vita a
vederci crogiolare per la salute di Ella. Inoltre ho fame!” disse la regina
cattiva rimasta in disparte sull’uscio della porta. Regina alzò gli occhi al
cielo e con un gesto della mano svegliò Emma dal suo sonno, ma la donna non
sembrava volersi svegliare. Killian provò a scuoterla
leggermente e la chiamò per nome. La donna emise un piccolo gemito e aprì
leggermente gli occhi, ma non sembrava ancora del tutto con loro.
“Ehi love, ben svegliata! Cosa ne dici di in po' di cibo?”
chiese Killian dolcemente spostandole una ciocca di
capelli dietro l’orecchio. Emma però non rispose, al contrario chiuse gli
occhi. Quella giornata l’aveva completamente drenata delle proprie energie e il
pianto isterico di quel pomeriggio le aveva succhiato quella poca forza che le
era rimasta.
Killian poteva comprendere il suo bisogno di
dormire, ma anche il bisogno che il suo corpo aveva di mangiare e fra nausee e
casini vari, Emma non si era alimentata a dovere in quei giorni.
“Andiamo love, ti porto io!” le disse il pirata dolcemente,
mentre la prendeva in braccio.
“Hai anche intenzione di masticare il suo cibo?” gli chiese
la regina cattiva, la quale si beccò un’occhiataccia dal pirata, il quale
successivamente si rivolse a Regina dicendole “Falla tacere o ci penserò io a
farlo, ma sfortunatamente per te anche tu poi ti ritroveresti senza
lingua!”Regina sbuffò, poi seguì il
pirata verso la sala da pranzo.
“Emma stai bene?” chiese Neve quando vide Killian
entrare nella sala da pranzo con Emma in braccio. La donna che aveva ancora gli
occhi chiusi, si girò leggermente verso la madre, ma era talmente stordita che
non ebbe nemmeno la forza di risponderle.
Killian l’appoggiò su una sedia e dallo
sguardodella donna, che aveva storto il
naso, sapeva che convincerla a mangiare sarebbe stata un’impresa, ma lui sapeva
già cosa fare. Avrebbe puntato sul suo orgoglio. L’uomo prese la forchetta e,
scegliendo un cibo che sapevaEmma
sarebbe stata più propensa a mangiare, l’avvicinò alla bocca per imboccarla.
Sorrise quando vide che il suo piano funzionò. Infatti Emma gli strappò di mano
la posata e iniziò a mangiare. Per niente al mondo si sarebbe fatta imboccare.
La trovava una cosa imbarazzante, soprattutto davanti a Regina e ai suoi
genitori.
Killian guardò i presenti e sorrise loro per
quella piccola vittoria.
Durante la cena parlarono di quali opzioni avessero per
tornare nel futuro. Purtroppo fu un discorso abbastanza inutile dato la poca
conoscenza di tutti su questo argomento, ma Regina venne a scoprire un
particolare che non conosceva.
“è stata Emma ad aprire il portale per il ritorno nel vostro
ultimo viaggio nel passato?” chiese la donna sorpresa.
“Si, ma c’è riuscita con l’aiuto di una bacchetta che le ha
dato il coccodrillo!” disse killian.
“Quindi se riuscissimo a recuperare quella bacchetta,
potremmo riuscire a tornare nel nostro tempo!” disse Regina “Sembra più facile
a dirsi che a farsi. Prima di tutti dobbiamo riuscire a convincere Tremotino a darci quella bacchetta e secondo, dobbiamo
aspettare che Emma sia abbastanza in forma!” disse il sindaco dando un’occhiata
alla salvatrice, la quale faticava a tenere gli occhi aperti. Neve guardò sua
figlia dolcemente. Più la osservava più la sua bambina le sembrava perfetta.
Era l’esatto miscuglio tra lei e David. “Forse è il caso che torni a riposare,
non credete?” chiese la donna vedendo che Emma aveva cercato una posizione più
comoda per dormire appoggiando la testa sulla spalla di Killian.
L’uomo annuì. Ma prima che potesse fare il minimo movimento per alzarsi, Regina
lo fermò, annunciando che aveva qualcosa su cui discutere con Emma e lui.
Appoggio sul tavolo una boccetta di vetro con al suo
interno un liquido azzurro.
“Che cosa è?” chiese il pirata.
“è una pozione di protezione che ho adattato per far
sì che la magia di Emma e del bambino siano separati!” disse Regina, sorridendo
quando vide Emma raddrizzarsi, improvvisamente sveglia.
“Cosa significa?” chiese la salvatrice curiosa.
“Significa che non puoi ricorrere al potere del tuo
marmocchio quando sei a secco. Nemmeno per sbaglio!” disse la regina cattiva annoiata
da tutti quei discorsi “Diciamo che dovrebbe creare una sorta di barriera!”
Emma spostò lo sguardo dalla regina cattiva a Regina e
chiese speranzosa “è vero quello che ha detto ?”
Regina annuì .
“Aspetta! Non puoi berla, non sai se quella pozione
può avere degli effetti collaterali sul bambino!” disse David preoccupato. Non
voleva che la magiapotesse creare
ulteriori problemi, ma la mano di sua moglie poggiata sulla sua gli fece capire
che Neve non era della stessa visione e infatti la donna disse “David, io credo
che Regina abbia fatto in modo di non nuocere al bambino, vero Regina?”
“Ma certo, gli ingredienti non sono dannosi. Voglio
che Emma possa stare tranquilla almeno su questo aspetto della gravidanza, non
le darei qualcosa che possa darle ulteriori preoccupazioni!”
Emma sorrise e ringraziò la donna con tutto il cuore e
senza farselo ripetere due volta, prese quella pozione che le diede un po’ di
speranza.
Tutti si alzarono dal tavolo per recarsi nelle loro
stanze, mentre alcuni domestici erano intenti a sparecchiare.
Regina mise il bracciale che toglieva i poteri alla sè stessa del passato. Non voleva rischiare che la donna,
durante la notte, le giocasse un brutto scherzo, dato che sapeva che a
quell’epoca non era molto affidabile.
Emma, invece, camminava accanto a Killian.
Si sentiva più in forze dopo aver mangiato e la buona notizia ricevuta, ma la
stanchezza era ancora presente e per sicurezza, si aggrappò al braccio
dell’uomo.Quest’ultimo, come anche la
salvatrice, si votarono quando David chiese al pirata di aspettare “Uncino,
dopo che hai portato Emma nella vostra stanza, potresti raggiungermi?”
Emma guardò Killian confusa,
ma anche lui sembrava un po’ sorpreso dalla richiesta e David si apprestò a
ricordargli “Ti devo una spada, ricordi? È il minimo dopo aver danneggiato la
tua!”
Killian scosse la testa e disse “Non è necessario amico.
Davvero non…” Non terminò la frase che David aggiunse “Lo faccio con piacere.
Voglio che tu abbia una bella spada con cui proteggere mia figlia e mio nipote.
Non si rifiuta mai un dono di un re!” disse sorridendo.
KIllian guardò Emma, la quale gli sorrise e annuì come a
volergli indicare di accettate.
David, condusse il pirata la figlia in armeria. Emma
volle andare con loro. Voleva distrarre un po’ la mente e conoscere quella che
avrebbe dovuto essere la sua casa meglio che poteva, per averne un buon ricordo
per quando sarebbe tornata a Storybrooke.
L’armeria era enorme con una quantità di armi
spropositata, che avrebbe potuto armare centinaia di soldati. Penso che
probabilmente tutte quelle armi erano cimeli che la sua famiglia, conservava
già da parecchie generazioni e non si sarebbe sorpresa nello scoprire che una
tale quantità di armi erano state usate in tempo di guerre in passato.
“Puoi scegliere quella che vuoi, Uncino!” Disse David,
non rendendo a Killian, il compito facile di
sceglierne una.
Killian si guardò intorno per qualche minuto studiando ogni
spada che gli capitava sott’occhio e provando a impugnarle per vedere con quale
si sentiva maggiormente a suo agio. Ma la sua scelta dovette aspettare quando
lui e David sentirono un rumore di spada cadere a terra con un rumore metallico
che in quella stanza, grazie all’eco, si intensificò.
Killian si girò e non vedendo più Emma, la chiamò preoccupato.
Lui e David si recarono verso la zona da dove avevano percepito provenire il
rumore e dietro a un muro che percorreva solo metà stanza, trovarono Emma
leggermente piegata in avanti, pallida in volto, che si teneva la mano
tremante.
“Emma!” la chiamò Killian,
affiancandola e posandole una mano sulla schiena. Fu allora che notò la spada
caduta a terra che David si apprestò a raccogliere.
“L’hai trovata love!” disse Killian
sorridendo.
“Questa? Questa è la spada che stavate cercando? È
sempre stata sotto i nostri nasi?” chiese incredulo David mentre osservava
l’arma che secondo le visioni di sua figlia, avrebbe dovuto ucciderla.
“Ironico, non è vero?” disse Killian,
per poi spostare lo sguardo su Emma che si era portata una mano sullo stomaco.
Non sapeva dire se per accarezzare il bambino o se anche quella volta, nella
visione che aveva avuto, aveva avvertito dolore. “Tutto bene love?”
La donna annuì, non staccando gli occhi dalla spada.
“Credo che sceglierò questa spada!” disse Killian, che afferrò l’arma quando David gliela passò, ma
quest’ultimo, dopo essersi allontanato, disse “Uncino! Tieni, prendi anche questa.
È una spada leggera e maneggevole, con una lama a doppio taglio!”
David gli donò una spada che secondo lui si adattava alla personalità di
Uncino. “La spada della visione di Emma non conta. Con questa voglio che tu mi
prometta che farai tutto il possibile per proteggere la mia bambina. Se non lo
farai…bhe te la vedrai con il me stesso del futuro!
Killian sorrise all’uomo annuendo, per poi afferrare il dono
appena ricevuto e ammirarlo.
Emma fu la prima a destarsi quella mattina. Si sentiva
ancora stanca, ma la sua solita nausea mattutina la costrinse a scendere da
letto. Non si era mai sentita così drenata delle proprie energie come quella
volta.
Non seppe dire che ore erano. Ma a giudicare dal sole
basso e ancora pallido, intuì che fossero più o meno le sette del mattino. Se
si trovasse a Storybrooke adesso si starebbe
preparando per andare al lavoro.
Le mancava quella assurda cittadina e tutta la sua
famiglia. Era contenta di sentirne la mancanza, dopo 28 anni passati a non
provare mai nostalgia di qualche posto e non sentirsi mai a casa da nessuna
parte. Ora poteva dire di avere trovato finalmente il suo posto nel mondo,
maaveva paurache prima o poi si sarebbe svegliata da quel
bel sogno, di tanto cosparso da qualche incubo che veniva a ostacolare la sua
felicità. Ma quegli incubi anche se brutti, a confronto di quello che stava
vivendo ora, non erano poi così oscuri. Certo i nemici del passato hanno sempre
dato del filo da torcere a lei e ai suoi cari, e ha anche pensato di non farcela
in determinati casi, ma ora quelle preoccupazioni sembravano niente se pensava
alle paure e alle numerose ansie che l’affliggevano in quel momento e non
sapeva se attribuire la colpa agli ormoni o solo dalla pericolosità del nemico.
Optò per entrambe le soluzioni. Regina temeva questo nemico e lei stessa aveva
potuto sentirne la potenza. Quel potere che sentiva provenire da quell’uomo le
ricordava i suoi tempi come signore oscuro. Quella oscurità che cercava di
soffocarla in tutti i modi e che la spingeva a pensare di fare cose orribili.
Non aveva mai ceduto completamente a quella malvagità, ma come dicevano i libri
di Regina, quei poteri oscuri erano una sola parte dell’intero potenziale dal
nemico. Le veniva spontaneo domandarsi come avrebbe potuto affrontare un nemico
di tale portata se a fatica era riuscirà a resistere ai poteri del signore
oscuro. Non importavase tecnicamente i
suoi poteri erano superiori, perché la potenza spesso e volentieri non bastava,
serviva astuzia ed esperienza e lei sapeva di non poter contare nemmeno sulla
potenza se non in determinati momenti dove riusciva a trovare dentro di sé il
potere e nonostante lo avesse fatto più volte, la volta successiva era sempre
difficile riuscire a ritrovarla. Emma sospirò e chiuse gli occhi. Nemmeno la
bellezza della natura che poteva ammirare dalla finestra, aiutavano la sua
mente a non pensare a quelle cose che la faceva sentire senza speranze. Si giro
verso il letto e osservò Killian. Sorrise vedendolo
come dormiva tranquillamente, con la bocca socchiusa.
Emma si sdraiò nuovamente, ma non aveva alcuna
intenzione di dormire, solo guardare il volto pacifico di Killian
mentre riposava. Studiò il suo volto per diversi minuti, ripassando ogni
dettaglio di quel viso che aveva ammirato più volte, ma come se il pirata si
sentisse osservato, aprì gli occhi per vedere quelli verdi della moglie. Sbatté
gli occhi un paio di volte per rendere nitida la visuale poi alzando leggermente
la testa chiese “Cosa stai facendo?”
Emma gli accarezzò la guancia e rispose “Non posso
semplicemente guardare mio marito?”
“è ancora presto, dovresti riposare!” disse Killian provando ad accarezzare a sua volta la moglie, ma
Emma si scostò e si buttò sul cuscino guardando il soffitto dicendo “Sono stufa
di riposare. Tu e Regina vi state dando da fare per tornare a casa, io invece
che faccio? Niente!” disse seccata la donna.
“Non dire sciocchezze, non definirei non fare niente
affrontare quel bastardo incappucciato. Inoltre sei incinta ed è normale che tu
ti senta spossata più del solito. Lo so che non sei la tipica donna che rimane
tutti i nove mesi ferma sul divano a mangiare quelle cose gommose e zuccherose
che si attaccano ai denti, ma stare un po’tranquilla non può che essere salutare. Hai quasi avuto un aborto e
Regina ha detto che ieri ti sei sentita di nuovo male. Devi stare piú attenta e…” cominciò Killian,
ma venne interrotto dalla donna che urlò “Devo stare più attenta a cosa? A come
uso la magia per affrontare quell’essere? A come mi agito pensando a quanto
questa a gravidanza abbia avuto un pessimo tempismo? Devo stare attenta allo
stress che mi provoca questa situazione perché danneggia il bambino? Siete
tutti bravi a dirmi cosa devo fare, come se io me ne infischiassi del bambino e
lo facessi apposta a non fare quello che sarebbe meglio per lui!”
“Emma non era quello che intendevo e…love ascoltami
per favore!” Disse Killian, ma la donna sembrava
voler chiedere li la conversazione, infatti, si girò dall’altra parte, dando la
schiena all’uomo.
L’uomo sospirò e si alzò dal letto per prepararsi. Non
disse niente, ma di tanto intanto lanciava un’occhiata alla sua amata. Era
ancora girata di schiena e continuava a mantenere il silenzio. Si era alzata
con il piede sbagliato quella mattina e Killian non
prevedeva niente di buono, perché sapeva che la salvatrice diventava molto
suscettibile quando era nervosa.
“Love, vieni a fare colazione?” chiese Killian, il quale poté vedere la donna scuotere la testa.
“Swan, devi mangiare
qualcosa e…” Killian cominciò, ma vedendo Emma che si
alzava e a passo veloce si recava verso la porta con uno sguardo adirato,
decise di tacere.
La donna uscì dalla stanza sbattendo la porta dietro
di sé, non volendo sentire le solite raccomandazioni sul mangiare e dormire per
le sue condizioni. Passò davanti alla porta di Regina e non la salutò nemmeno,
nonostante si fosse accorta che stesse uscendo dalla camera, ma continuò
imperterrita il suo viaggio verso la sala da pranzo.
“Cosa le è preso?” Chiese Regina a Killian,
il quale alzò le spalle dicendo “si e svegliata con la luna storta!”
La donna sorrise “Abbi pazienza, il suo corpo si sta
adattando per accogliere una nuova vita è normale che dia di matto ogni tanto,
sono gli ormoni!”
“Vuoi dire che quella storia degli ormoni è vera?
pensavo fosse una scusa!” disse Killian alzando un
sopracciglio.
“Uncino, sei vivo da 300 anni, una volta eri un
donnaiolo eppure di donne ne sai veramente poco!” disse Regina.
“in questi 300 anni non ho mai messo incinta nessuna.
Quindi è vero, su questa tematica di donne ne so veramente poco!” disse Killian.
“Come puoi esserne così sicuro pirata? Non credo che
tu ti sia mai preoccupato delle donne con cui sei andato a letto, quindi
potresti avereuna decina di figli
sparsi per il mondo, del tutto ignari che il loro paparino è il famoso capitano
uncino!” disse la regina cattiva, divertita nel vedere il volto di Killian diventare pallido.
Regina alzò gli occhi al cielo e disse “Non starla a
sentire! Fossi in te non mi preoccuperei più di tanto! Emma si calmerà, falla
solo sbollire un po’!” disse Regina.
Emma sorrise leggermente quandoentrò nella sala da pranzo, voleva evitare
commenti dai suoi genitori che in quel momento le avrebbero dato fastidio. Li
salutò e si mise a tavola. Si portò una mano sul naso quando l’odore del cibo
giunse alle sue narici.
Neve le sorrise e le passò del pane appiattito dicendole
“Questi aiutano con le nausee. Io nei primi mesi ne ho mangiati a quintali!”
Emma la ringraziò e ne provò qualcuno. Era stufa di
sentirsi uno schifo ogni momento della giornata.
Killian e le due Regina entrarono nella sala, ma Emma non si
girò, ne degnò di uno sguardo il primo entrato. I Charmings
notarono il freddo che c’era tra di loro, ma non dissero niente, non volendo
intromettersi, ma David domandò “Adesso che avete trovato la spada, quando
avete intenzione di partire?
Regina e Neve all’unisono chiesero “Avete trovato la
spada?”
“Perché non ne sapevo niente?” chiese Regina, la quale
venne tenuta all’oscuro per il semplice fatto che non volevano svegliarla.
Volevano dirglielo quella mattina stessa, ma fino a quel momento non si era
ancora mostrata l’occasione.
“Prima vengo a sapere che Emma ha ancora dei poteri
del signore oscuro, ora la spada…vorrei che foste tutti un po’ più sinceri con
me! O almeno è questo che si fa con le persone verso cui so dice di avere
fiducia!” disse Regina seccata.
Ma Killian non diede retta
alle sue lamentele, perché la prima frase della donna l’aveva lasciato
interdetto. Cosi come i Charmings.
“Che diavolo significa che ti sono rimasti dei poteri
del signore oscuro, Swan?” chiese Killian
preoccupato guardando la donna seduta davanti a lui.
Emma alzò le spalle “Non è niente, non è il caso di
farne una storia più grande di quella che è!” disse mangiando l’ultimo pezzo di
frutta che si era preparata.
“Come puoi dire che non è niente Emma? Disse Killian alterandosi “Ti devo forse ricordare cosa abbiamo passato come
signori oscuri?”
Emma si alzò e sbattendo le mani sul tavolo, disse “
No, non mi devi ricordare un bel niente Killian. So
bene cosa abbiamo passato più di chiun…” Emma si
bloccò e dopo essersi portata una mano alla bocca, corse via, lasciando Killian preoccupato e senza risposte.
Emma ringraziò quel suo malessere che le aveva dato la
possibilità di scappare da quella conversazione scomoda. Era nervosa e non
aveva voglia di mettersi a discutere col marito, perché si sentiva come se
potesse esplodere da un momento all’altro e voleva evitare di fare del male a
qualcuno se per qualche ragione avesse perso il controllo dei suoi poteri.Era intenta a sciacquarsi la bocca quando
sentì il pugnale di Tremotino. Lo sentiva in
continuazione per colpa della sua vicinanza, me era un sussurro leggero che
riusciva a isolare, ma in quel momento il bisbiglio divenne più forte, quasi
fastidioso. Sembrava come se le voci dei signori oscuri del passato gioissero.
Emma uscì dalla stanza e guardò verso sinistra dove
sapeva che si trovavano le carceri. Aveva una brutta sensazione e divenne più
forte quando le voci divennero ancora più forti, tanto che dovette coprirsi le
orecchie.
Si incamminò a passo spedito verso le prigione, ma la
voce di Killian la fece fermare.
“Love, stai bene?” le chiese, poggiando una mano sulla
spalla, ma Emma non gli rispose, continuava ad ascoltare e strizzava gli occhi
quando le voci sembravano voler superare i decibel che l’orecchio umano era in
grado di sopportare.
Emma guardo tutti i presenti che l’avevano raggiunta e
disse “il pugnale, sta…sta succedendo qualcosa!”
Riprese a correre seguita dagli altri, confusi dalle
sue parole, e una volta giunti nelle prigioni reali, sentirono un gemito di
dolore.
Tutti si paralizzarono quando videro l’essere incappucciato
davanti alla prigione del signore oscuro e il terrore assalì soprattutto tre di
loro quando videro l’uomo estrarre dal corpo di Tremotino
il pugnale.
Il potere oscuro lasciò il corpo del mal capitato e
venne risucchiato all’interno dell’essere incappucciato, che rise malignamente,
mentre sentiva l’oscurità penetrare in lui.
“Questa è la fine!” disse Regina terrorizzata. La
morte di Tremotino, avrebbe cambiato drasticamente il
loro futuro.
Emma aveva gli occhi spalancati, non riuscendo a
credere quanto stesse accadendo. Senza Tremotino, il
sortilegio si sarebbe comunque compiuto, ma Regina, non sarebbe mai giunta ad
Henry e Henry a lei. Lei non avrebbe mai scoperto le sue origini e non avrebbe
mai conosciuto Killian. Probabilmente vivrebbe ancora
a Boston da sola, facendo la garante di cauzione per sopravvivere. Prese a
tremare, spaventata all’idea di perdere tutto quello che aveva costruito in
quegli anni e il panico l’assalì ancora di più quando senti Neve e David
chiedere loro cosa stesse succedendo e chi fossero tutti. In quel momento
quello che appariva davanti agli occhi dei sovrani era il caos. Le guardie
reali che tenevano d’occhio i prigionieri, erano a terra in una pozza di sangue
e i presenti erano tutte persone sconosciute, tranne la regina cattiva, che
avevano avuto la capacità di uccidere un essere immortale. David reagì subito e
spingendo Neve le disse di mettersi al riparo. Lui la seguì subito dopo. L’uomo
sapeva di non avere speranze e decise di non alzare la spada verso quelle
persone. Ma dal suo sguardo era facile capire, che quella era una ritirata
momentanea, che si sarebbe preparato per affrontare chiunque volesse nuocere
alla sua famiglia e al suo reame.
Senza Tremotino tutto era
cambiato. La salvatrice non sarebbe mai giuntaa Storybrooke per fermare l’attuale minaccia e tutti loro non
avrebbero mai compiuto il viaggio nel passato.
“Perché il cambiamento sta colpendo solo loro e noi
ricordiamo ancora tutto?” chiese la regina cattiva.
“Perché sono senza poteri. La magia ci protegge, ma
non lo farà a lungo. Prima o poi verremo colpiti anche noi!” disse Regina
spaventata.
“Dovrà pure esserci un modo per rimediare…noi non
possiamo…” inizio Killian, ma si interruppe a metà
frase, poi dal suo sguardo confuso si potè
comprendere che anche lui aveva subito il cambiamento temporale “che diavolo ci
faccio qui?”
“Killian!” disse Emma con
voce tremante e due occhi spaventati, mentre guardava l’uomo della sua vita,
che non si ricordava di lei.
L’Interpellato la guardò e le sorrise e disse “hey love, ci conosciamo? Un visino come il tuo me lo
ricorderei…certo se non ero ubriaco, in quel caso ti chiedo di perdonami, ma
possiamo rimediare” Le disse facendole l’occhiolino.
Le lacrime cominciarono a velare gli occhi della
salvatrice, la quale si girò a guardare con odio l’anti salvatore, ma si
sorprese quando non lo vide più vicino alla prigione di Tremotino.
Si guardò intorno per cercarlo, ma un altro gemito di dolore costrinse lei e Reginaa voltarsi verso la regina cattiva. Ella si
era irrigidita e le guardava con occhi spalancati, prima di abbassare il suo
sguardo verso il ventre, dove le due donne poterono vedere una lama di una
spada insanguinata, uscire dal suo stomaco.
Regina spalancò gli occhi a quella scena. Era tutto
accaduto così in fretta che non si erano resi conto di tutto quello che stava
avvenendo.
L’essere incappucciato rideva divertito, mentre
estraeva la spada dal corpo della regina cattiva, la quale non avendo più un
supporto cadde a terra.
“No!” disse Regina scioccata. Killian
invece cercava ancora di capire cosa stesse succedendo. Ma quando vide il
signore oscuro a terra in una pozza di sangue urlò “Tu hai osato uccidere il
signore oscuro. La vendetta doveva essere mia!” disse il pirata sguainando una
delle due spade che aveva al fianco, per affrontare quell’essere. Inutili
furono le grida di Emma che gli chiedeva di fermarsi.Uncino venne disarmato e la spada venne
raccolta dal nemico il quale disse “ guarda guarda
che bella spada. Assomiglia tanto a quella che userò per ucciderti salvatrice!”
disse compiaciuto “Ma prima la testerò sul tuo patetico pirata!” disse per poi
infilzare Killian dritto nel petto.
Emma sentì una fitta al cuore come se con Killian fosse stata infilzata anche lei. Era il suo cuore
che si spezzava e sentendosi invadere da una rabbia che non aveva mai provato
prima, sprigionò un onda di energia che scaraventò quell’essere duramente verso
la parete e con lui anche Regina che si trovava sulla traiettoria di quella
energia magica.
Gemette per il colpo, ma quando Emma le si avvicinò
per assicurarsi se stava bene, vide che il corpo della sua amica aveva preso a
scomparire a partire fai piedi.
“No, Regina…non puoi…”disseEmma con voce tremante, era nel panico in
meno di un minuto aveva perso tutto.
“Per me non c’è più niente da fare. Fra poco smetterò
di esistere, ma tu devi promettenti che andrai avanti. Non ti ricorderai più di
nessuno di noi, ma conserva nel tuo cuore la speranza!”
Emma la guardò con disperazione e con tono duro disse
“No, io non perderò nessuno di voi!” di alzò in piedi e concentrando le sue
energie, guidata dal desiderio di riunirsi con i suoi cari, riuscì a creare un
portale. Regina spalancò gli occhi sorpresa, dopo di che sorrise. Forse non
tutto era perduto.
Regina sorrise nel vedere cosa Emma, nel momento della
disperazione era riuscita a fare. La donna infatti aveva trovato dentro di sè la forza di aprire un portale.
Emma si girò verso Regina e la guardò negli occhi. Il
sindaco le donò un sorriso e annuì, come a volerle fare intendere che lei
riponeva totalmente la sua fiducia in lei.
“Dove credi di andare!” chiese la voce arrabbiata
dell’anti salvatore, che alzò la mano pronto ad attaccare, ma Regina, riuscendo
a trovare la forza per alzarsi in piedi, gli si buttò contro, colpendo il
nemico allo stomaco con il gomito. “A lui ci penso io, vai Emma!”
Emmanon se lo
fece ripetere due volte e voltandosi, entrò nel portale, il quale si chiuse
immediatamente. L’ultima cosa che sentì fu il no arrabbiato di quell’essere e
l’urlo di dolore di Regina.Pensò
intensamente a quando voleva comparire, sperando di riuscire a compiere la
missione, prima che il cambiamento temporale la colpisse e rendesse vane tutte
le speranze che erano state poste in lei.
L’essere incappucciato si trovava davanti alla gabbia
di Tremotino, il quale guardava il suo avversario con
aria preoccupata, in quanto egli era riuscito a impossessarsi del suo pugnale e
ora lo stava tenendo in pugno, ordinandogli di avvicinarsi alle sbarre della
prigione. Quasi mai il signore oscuro aveva avuto paura. Sapeva che senza un
miracolo non si sarebbe salvato.
Il nemico alzò il braccio pronto ad uccidere il signore
oscuro, ma proprio quando Tremotino si vide passare
l’intera vita davanti agli occhi e perdette la speranza di rincontrare il
figlio Bealfire, un portale magico si aprì e da esso,
poco prima che ne uscisse la salvatrice, un colpo di energia magica venne
scaraventato contro l’essere incappucciato, che cadde a terra perdendo la presa
sul pugnale.
Il suo avversario era parecchio arrabbiato per essere
stato interrotto, nell’acquisizione di quei poteri che in origine erano suoi.
“Me la pagherai!” urlò l’uomo lanciando il suo potere
oscuro verso Emma, la quale usò a sua volta la sua magia, per contrastare il
suo avversario. I loro poteri cercavano di avere la meglio l’uno sull’altro.
Sembrava come se i poteri giocassero a tiro alla fune, dove il bianco sembra avanzare
suo nero e viceversa. Passarono un paio di minuti così, ma Emma cominciava a
sentirsi stanca e il suo potere cominciava ad indebolirsi, mentre l’oscurità
avanzava verso di lei. Sembrava la fine, ma Emma non volle arrendersi. Era
l’unico modo per salvare Killian, Regina e la sua
famiglia e questo la spronò a cercare ulteriore forza. Pensò a tutto i bei
momenti passati con la sua figlia, con Henry e con Killian.
Pensò alla loro casa e a quello che significava, vivere insieme e costruirsi un
futuro insieme, un futuro che quell’essere aveva distrutto.
Sentì tutto l’amore che ella provava verso i suoi cari
e l’amore incondizionato che loro aveva dimostrato di provare verso di lei.
Questo sentimento andò a sostituire la rabbia e il dolore che provava per quanto
successo, perché sentiva che poteva farcela. Poteva ancora salvare il loro
futuro. La luce emanata dalla sua magia, aumentò di intensità, tanto che Tremotino dovette girarsi e coprirsi gli occhi per non
rimanere accecato. L’anti salvatore non potendo proteggersi gli occhi, sentì del bruciore dietro le palpebre, tanto
che dovette proteggersi, perdendo il controllo sui suoi poteri, l’unica cosa
che lo proteggeva dall’essere investito in pieno.
“Che diavolo sta succedendo?” disse una voce che Emma
temette di non udire più. La luce si affievolì fino a spegnersi e la donna si
girò subito verso la voce.
Davanti a sé si ritrovò tutti, Killian,
le due Regina i suoi genitori e persino la sè stessa
del passato di soli pochi minuti prima. Proprio come avevano fatto lei e gli
altri, anche loro erano scesi nelle segrete, quando la salvatrice aveva sentito
qualcosa che non andava grazie al pugnale del signore oscuro.
Guardò Killian sperando che
non si trattasse solo di un’allucinazione. Era vivo. Era riuscita a cambiare il
futuro triste e solitario a cui sarebbe andata incontro, ignara di chi fosse realmente.
“Killian!” disse con voce
tremante in un sussurro. La battaglia con l’essere incappucciato l’aveva
stremata e il suo desiderio di abbracciare l’uomo andò a quel paese, quando una
vertigine la colpì e le sue gambe cedettero.
Killian si apprestò ad afferrarla e la fece appoggiare la
schiena alle sbarre della prigione di Tremotino.
L’uomo, come tutti, aveva visto quella luce forte e
potente, come quella che Emma aveva sprigionato quando era stata uccisa da Gideon, ma si stupì quando vide una seconda Emma. Non era
difficile per lui capire che c’era stato un altro salto temporale da parte
della sua amata, ma non sapeva spiegarsi il perché.
Ma non fece nemmeno in tempo a porgere qualche
domanda, che videla sua Emma, venire
risucchiata all’interno della seconda Emma.
“Cosa è successo?” chiese David, confuso come tutti.
“Se si viaggia nel tempo a poco tempo di distanza, i
due tempi tendono a sovrapporsi e unirsi!” disse Tremotino,spiegando quell’ultima cosa, perché di tutta
la storia anche lui ne sapeva poco.
Ma quella faccenda venne subito dimenticata quando
videro qualcosa che non si sarebbero aspettati di vedere.
L’essere incappucciato era a terra privo di sensi e con
il cappuccio scivolato dal capo, mostrando così ai presenti il suo vero
aspetto. Aveva un volto sfigurato,come
se la pelle del viso avesse incontrato delle fiamme. Il naso era quasi assente,
si potevano vedere infatti solo delle narici che gli permettevano di respirare
e il suo cranio pelato era ricoperto da simboli elfici tatuati, simboli che
Regina definì magici e che probabilmente usava per incantesimi specifici, dove
la sola magia non bastava e non era difficile comprendere e che questi erano
sinonimo di incantesimi estremamente potenti.
Regina vedendo quell’essere a terra svenuto, colse
l’occasione per mettergli il braccialetto che blocca i poteri al polso, ma fu
sorpresa quando il bracciale venne bruciato appena questo toccò la pelle del
nemico.
La donna si allontanò immediatamente per evitare
ripercussioni nel caso si svegliasse. Avrebbero dovuto fare qualcosa in quel
momento dato che avevano il coltello dalla parte del manico, ma si rendeva
conto che avrebbero dovuto imprigionare quell’essere in qualcosa di abbastanza
potente che riuscisse a contenere il suo potere e lei non conosceva niente di
così abbastanza potente.
“Emma cosa è successo, come hai viaggiato nel tempo?”
chiese Regina cercando di capirci qualcosa.
Emma sospirò e disse a grandi linee cosa era successo
e tutti rimasero sorpresi nel sentire il racconto.
“Quindi siamo tutti morti e tu hai aperto un portale
da sola, senza aiuto di strumenti?” chiese Regina, per sapere se aveva capito
bene.
La salvatrice annuì dopo di chè
fece una smorfia e portandosi una mano al ventre, chiamò a sé la magia. “Emma,
cosa c’è?” chiese Killian vedendo il suo volto
sofferente. I crampi erano tornati e sembravano più forti rispetto a quelli
dell’ultima volta. Le lacrime cominciarono a sfuggire dagli occhi della
salvatrice, la quale cercò di mettere maggiore magia sulla sua mano.
Regina si morse il labbro per quello che stava per
chiedere a Emma. Sapeva che era un azzardo, ma dato il loro vantaggio
sull’essere incappucciato e le condizioni della salvatrice, non potevano più
aspettare. Dovevano tornare a Storybrooke. “Emma, so
di chiederti molto ma…pensi di riuscire a creare un altro portale adesso?”
Killian guardò Regina perplesso e alzandosi in piedi per
fronteggiare la donna, disse arrabbiato “Stai scherzando spero? È esausta e in
dolore e tu le chiedi di usare ancora una tale quantità di magia?”
Regina alzò le mani e disse “Lo so…lo so che quello
che sto chiedendo è molto e nemmeno io voglio far affaticare Emma, ma guarda in
che situazione siamo, non troveremo mai un momento più adatto per tornarcene a
casa. Dobbiamo fare il viaggio di ritorno portandoci dietro quell’essere e sarà
molto difficile se quest’individuo sarà ben lontano da noi. Se invece andiamo
ora, eviteremo che faccia quello che Emma ha appena evitato!” disse Regina
determinata.
“Anche lui ha la capacità di aprire portali, cosa ti
assicura che non viaggerà nuovamente nel tempo per uccidere Tremotino
e la regina cattiva?” chiese Killian confuso.
Regina aprì il borsellino che si portava sempre dietro
e tirando fuori una boccetta con un contenuto rosso disse “Vedi questa? È una
pozione che ho creato con un pezzo di mantello del nostro “amico”. Se lanciato
nel portale durante il viaggio di ritorno, dovremmo riuscire a bloccare la sua
capacità di viaggiare nel tempo almeno per un po’!”
“Credi che funzionerà?” chiese Neve che nel frattempo
si era avvicinata alla figlia per darle il suo sostegno. Non voleva vedere Emma
partire, ma vedendo le condizioni della ragazza, sapeva che era meglio per lei
andare, dato che da quanto le avevano raccontato, nel mondo dal quale
provenivano vi erano cure più efficaci di quelle che poteva dare il loro mondo.
“è la prima volta che si fa una cosa del genere, ma
sono ottimista! Per essere sicura che un essere della sua potenza non possa
trovare un modo per aggirare l’incantesimo ho usato un capello di Emma, che
intensifica la difficoltà di sciogliere questo incantesimo.” disse Regina
“Inoltre non è che abbiamo altre possibilità. Emma non può continuare così, dovrebbe
tornare a casa il prima possibile e ricevere le cure necessarie e nel caso non
funzionasse, anche restandoqui non
abbiamo la garanzia che quell’essere non faccia altri viaggi nel tempo, quando
noi non siamo nei paraggi. Anzi mi chiedo perché non l’abbia già fatto!”
Emma si aggrappò alle sbarre della prigione per
alzarsi e disse “Regina ha ragione. Dobbiamo tentare!”
Killian la guardò incerto. Sapeva che avevano ragione, ma
temeva per la salute della sua amata. Si era spinta troppo in quei giorni e sul
volto erano visibili i segni di quello che stava passando.
“Dovremo anche lasciare la spada. Se il mio
incantesimo funziona, sarebbe pericoloso portarla con noi, dato che in un modo
o nell’altro il nostro nemico potrebbe impossessarsene. Qui invece sarebbe al
sicuro e soprattutto non porterebbe cambiamenti al nostro futuro!” disse
Regina.
Killian annuì, dando fiducia all’incantesimo di Regina e,
prendendo la spada con la gemma rossa la consegnò a David.
Emma guardò Neve e David e accennò a un sorriso. Li
avrebbe rivisti fra poco, ma le dispiaceva dire addio a quella versione dei
suoi genitori. Li abbracciò entrambi e strinse forte a sé la madre, quando la
sentì singhiozzare.
“Ci rivedremo, mamma!”disse Emma accarezzandole la guancia.
Regina si avvicinò ai Charmings
e alla regina cattivae diede loro le
pozioni per dimenticare tutto e si raccomandò loro di bere, una volta che non
erano tutti e tre insieme. Non sapeva cosa avrebbe potuto fare la sua parte
cattiva, se dimenticando quanto successo, si trovasse ancora con i Charmings.
Emma guardò i suoi genitori ancora una volta poi
chiudendo gli occhi si concentrò e allungando la mano, cercò dentro di sé la
magia per aprire il portale.
Killian la vide cominciare a respirare pesantemente, mentre
il portale cominciava ad aprirsi e farsi sempre più grande.
“Ce la puoi fare love!” disse il pirata cercando di
darle forza.
Quando fu totalmente aperto, Regina usò la magia per
spedire l’essere incappuciato dentro al portale,
seguendolo subito dopo con Emma e Killian e lanciare
la pozione che gli avrebbe impedito di viaggiare nel tempo.
Il tragitto nel tunnel temporale non sembrò mai così
lungo come in quell’istante e come se ciò non bastasse il loro nemico stava
riprendendo i sensi. Si alzò in piedi e li guardò con odio, prima di ricoprirsi
il volto con il cappuccio.
Regina e Killian si misero
davanti a Emma per proteggerla,ma a
quanto pare l’anti-salvatore, non aveva intenzione di combattere. Non sapevano
dire se perché anch’egli era esausto dalla lotta appena avuta contro Emma o per
il semplice fatto che per quanto sarebbe stato facile in quel momento, non
avrebbe potuto ancora ucciderla senza che i suoi poteri da salvatrice venissero
persi.
Ricomparvero nella piazza della cittadina di Storybrooke e subito dopo quell’essere svanì.
Regina e Killian tirarono un
sospiro di sollievo quando se ne andò, ma un urlò di dolore di Emma li fece
congelare di nuovo e voltare verso la donna che era rimasta leggermente
indietro.
La donna si era piegata in due dalle fitte al ventre e
Killian dovette sostenerla, temendo che, a causa
della debolezza, le gambe le cedessero.
Regina vedeva il tentativo della donna di curarsi, ma
la sua mano lampeggiavacome a voler
indicare che ormai la salvatrice era al limite e che la sua magia non poteva
più fare molto per curare il malessere del bambino.
Il sindaco di Storybrooke
non perse tempo e teletrasportò tutti in ospedale,
facendo sussultare le persone intorno a loro, quando comparvero nell’edificio.
“Qualcuno ci aiuti!” gridò Killian,
attirando l’attenzione di alcuni infermieri e medici, tra cui Whale intento a parlare con alcuni pazienti. Egli sentendo
le urla di Emma, corse immediatamente verso di loro.
Il dottor Whale sapeva dello
stato di gravidanza di Emma. Ne era venuto a conoscenza grazie alle analisi del
sangue che le erano state fatte, la prima volta che l’essere incappucciato
l’aveva mandata all’ospedale. Voleva dirglielo, ma il giorno in cui le aveva
chiesto di presentarsi in ospedale per parlarle, lei non si era fatta vedere.
Spalancò gli occhi e quando vide del sangue colare da
sotto la gonna dell’abito della salvatrice, urlò in allarme “Portate subito una
barella!” disse per poi affiancare Killian per
sorreggere la donnache era in procinto
di perdere i sensi.
La barella non si fece attendere e Emma venne adagiata
sopra e di corsa portata via. Killian la segui
tenendole la mano. “Killian!” disse in un sussurro.
“Sono qui love. Non ti preoccupare, andrà tutto bene, te lo prometto! Sono qui
accanto a te!” le disse, cercando di rassicurarla, leggendo la paura nei suoi
occhi. Ma il suo desiderio di restarle accanto venne infranto, quando degli
infermieri lo bloccarono, dicendogli che non poteva andare oltre.
Cercò di ribellarsi, ma la sorveglianza di quel piano,
intervenne per fermarlo, quando col gancio minacciò un infermiere che gli stava
impedendo di stare con sua moglie.
Regina intervenne e cercò di calmare Killian “Non risolvi niente prendendotela con quegli
infermieri e vigilanti. Stanno facendo il loro lavoro. So che sei preoccupato e
per quanto non sopporti Whale, è un bravo medico.
Adesso non possiamo fare altro che affidarci a lui!”
Killian la guardò con la disperazione negli occhi. Regina
doveva ammettere che non aveva mai visto il pirata in quello stato. Ma non
poteva dargli torto. Gli si avvicinò e gli poggiò le mani sulle spalle
dicendogli “Perché non ti siedi e fai respiri profondi, mentre io informo i Charmings del nostro ritorno e di cosa sta succedendo?”
Killian annuì e fece come gli era stato chiesto. Si sedette e
si piegò in avanti, poggiando i gomiti sulle ginocchia, per tenersi la testa
con le mani. Non riusciva a non pensare al peggio. Era già la terza volta che
Emma stava male e temeva veramente per la vita di entrambi. Quante volte poteva
andargli bene prima che la fortuna girasse a favore di qualcun altro?
“Killian!” si sentì chiamare
diverso tempo dopo e, alzando lo sguardo, vide Henry correre verso di lui.
“Dov’è mia madre?” chiese il ragazzo preoccupato “Sta
bene vero? Cosa vi è successo? Dove siete stati e perché siete finiti in
ospedale?”
Killian si alzò in piedi e guardò il ragazzo non sapendo come
raccontargli. Non sapeva cosa Regina avesse detto a Neve e David e cosa loro
avevano detto al ragazzo.
“Uncino, Emma sta bene?” chiese David, affiancando lui
e il nipote, insieme a Neve che disse “Eravamo spaventati a morte. Non sapevamo
dove foste finiti. Vi abbiamo cercato ovunque epoi Regina ci chiama e ci dice di venire urgentemente in ospedale e…”.
“Siamo stati risucchiati da un portale temporale che
quel bastardo ha creato. Voleva cambiare il passato per arrivare facilmente a
Emma e ora lei e…” Killian non terminò la frase e
strinse il pugno talmente forte fino a farsi male.
Neve vedendo il dolore sul volto dell’uomo, temette il
peggio e gli chiese “Killian cosa è successo a Emma?
Sta bene vero? Dimmi che siete qui per curare qualche ematoma o taglio
insignificante!”
Henry guardò Regina e con voce supplichevole che
chiedeva spiegazione disse “Mamma, ti prego!”
Regina cinse le spalle di Henry per abbracciarlo e
disse “Emma ha avuto dei problemi e potrebbe non finire bene!” disse per poi
guardare Killian che annuì. Non aveva il coraggio di
dare loro una notizia che da lieta poteva diventare tragica.
“Emma è incinta!” disse Regina con il suo consenso.
Gli occhi di Neve si illuminarono, ma solo per pochi
istanti, perché era ovvio che c’era un ma.
“Ma il momento non poteva essere peggiore. Con tutto
quello che sta succedendo, Emma è stata sottoposta a molto stress e…ora rischia
di perdere il bambino!” disse Regina dispiaciuta.
Neve si portò le mani alla bocca e non riuscì a
trattenere le lacrime e cercò conforto in David, il quale aveva un’espressione
perplessa e addolorata. Desiderava tanto un lieto fine per la figlia e un
bambino sarebbe stato una benedizione, la ciliegina sulla torta. Aveva perso
così tanto con Henry ed era giusto, che anche lei avesse la sua seconda
possibilità.
“Ma non succederà vero? La mia mamma starà bene?”
chiese Henry speranzoso.
Regina sospirò e disse “Non lo so Henry, davvero non
lo so!”
Henry abbassò il capo sconvolto. Nella sua famiglia si
parlava sempre di speranza e anche sua madre Regina aveva preso a crederci
fortemente, ma ora sembrava che tutti si fossero dimenticati di cosa fosse. Si
allontanò da Regina e guardando tutti arrabbiato per quella mancanza di fiducia
in una cosa che aveva sempre salvato la sua famiglia disse “No, dobbiamo
crederci. Lei ce la farà!” disse per poi scappare via, non ascoltando sua madre
che gli diceva di aspettare.
Passò un’ora circa, ma per Killian
e i Charmings sembrò molto di più. Uncino si sentiva
a pezzi e con in nervi a fior di pelle, tanto che se non avesse ricevuto
notizie di Emma entro pochi minuti, avrebbe fatto irruzione, oltre quelle porte
che la separavano dalla sua amata.
Ma non dovette arrivare a tanto. Finalmente il dottor Whale uscì, seguito da una barella spinta da due
infermiere. Killian riuscì a vedere Emma solo di
sfuggita, mentre la portavano via. Era priva di sensi e pallida in volto.
Quando la donna non fu più alla portata dei suoi occhi, diede la sua attenzione
a Whale, il quale venne circondato anche dai Charmings e Regina.
“Come stanno Emma e il bambino?” chiese Killian con il cuore in gola, sperando che da li a poco
quell’ansia che provava sarebbe andata via, sentendo che tutto era andato bene,
ma l’espressione di Whale non fece ben a sperare.
Whale sospirò e disse loro che era meglio sedersi, ma Killian non l’ascoltò e alterato chiese nuovamente di Emma.
“Non farò giri di parole cercando di rendervi la notizia
meno spiacevole di come è. Emma ha avuto delle forti contrazioni. Il suo corpo
ha cercato di espellere il bambino, ma fino al momento prima di perdere i sensi
la nostra salvatrice ha fatto di tutto per impedire che ciò accadesse e, grazie
a questo siamo riusciti a fermare le contrazioni. Il bambino però sta
soffrendo. Il suo cuore è debole e i suoi valori non sono nella norma. Le
probabilità che sopravviva sono molto scarse. Emma è ora molto debole a causa
della quantità di sangue persa e la sua pressione sanguigna è più elevata di
quanto dovrebbe essere per assicurare una gravidanza tranquilla e senza
pericoli.Qui abbiamo duescelte. Provare a portare avanti la
gravidanza, ma nelle sue condizioni è pericoloso per la madre e dato le
scarsissime possibilità che il bambino si riprenda…io non prenderei questa
opzione in considerazione. Sarei più propenso a interrompere la gravidanza, salvando Emma di
sicuro!” disse Whale addolorato di dover dare loro
quella notizia.
Neve riprese a piangere, mentre Killian
si sentiva paralizzato dal terrore e improvvisamente il fatto di sedersi era diventato
allettante.Guardò scioccato a terra non
sapendo cosa fare. Non voleva perdere Emma, manon sapeva se l’avrebbe mai perdonato per aver scelto lei al posto del
loro bambino.
“Whale, il bambino ha
davvero così poche possibilità di sopravvivere?” Chiese Regina.
Il dottore sospirò e disse “Sinceramente signor
sindaco, quando ho visto i valori del bambino mi sono sorpreso dal fatto che
Emma non abbia già avuto un aborto spontaneo prima di adesso. Sembra che il
bambino stia soffrendo già da parecchio!”
Killian alzò lo sguardo spaventato a quelle parole, mentre
Regina comprese cosa stesse succedendo e del perché Emma, anche riposando non
sembrava recuperare le energie.
“In realtà, ha avuto un inizio di aborto, ma è
riuscita a fermarlo con la magia ed è stata male anche un’altra volta. Durante
un attacco di panico Emma ha avvertito dei forti dolori all’addome!” disse
Regina, spaventando David e Neve.
“Purtroppo la magia non sempre funziona e in questo
caso sta solo peggiorando la situazione!” disse Whale.
Regina guardò Killian e i Charmings e disse loro “Credo di aver capito cosa sta
succedendo. Emma ha causa dello stress che ha provato a causa di questa
faccenda avrebbe dovuto perdere il bambino, ma lei con la magia l’ha salvato.
La magia avviene sempre con un prezzo e ricordate cosa è successo quando a Camelot ho voluto salvare Robin a tutti i costi? Lui era
ormai morto, ma salvandogli la vita, ho rischiato di toglierla a qualcun altro.
Una vita per una vita!”
“Cosa vuoi dire con questo Regina?” Chiese Neve
spaventata da dove stesse andando a parare la sua matrigna.
“Se il bambino avrebbe già dovuto essere morto, vuol
dire che per tenerlo in vita bisogna togliere la vita a qualcun altro, in
questo caso Emma, che si indebolisce sempre di più, ma essendo lei anche la
madre, se dovesse morire lei…” disse Regina per essere interrotta da David che
disse “…morirebbe anche il bambino!”
“Ma ci deve essere un modo per salvarli entrambi!”
disse Neve non volendo arrendersi.
Regina scosse la testa “La magia è da escludere e la
scienza medica non dà riscontri positivi!”
Killian, che era stato in silenzio per tutto il tempo a
guardare a terra, si alzò di scatto facendo voltare tutti verso di lui e
fronteggiando Whale disse “Salva Emma!”
Regina lasciò l’ospedale dietro di sé con un’angoscia nel
cuore. Si sentiva in colpa per quanto stesse succedendo. Non perché la
situazione in cui si trovava Emma era colpa sua, ma perché per colpa sua aveva
reso la vita di quella donna un inferno per molti anni e ora sembrava che il
fato continuasse ad accanirsi lei. Se solo non fosse stata così accecata
dall’odio verso Neve, Emma avrebbe avuto tutto quello che una persona avrebbe
voluto fin dall’inizio e forse il fatto che non sarebbe diventata la salvatrice
forte come era ora, non sarebbe stato poi così male. Forse il mondo creato dal
desiderio della regina cattiva qualche anno prima, non mostrava esattamente
come sarebbe stata la vita di Emma. Magari era tutto creato con il solo intento
di sconfiggere la salvatrice. La sua vita sarebbe stata, si un po’
superficiale, come quella della maggior parte delle principesse, ma con una
madre come Neve, le veniva difficile pensare che sarebbe cresciuta codarda e
con nessun amore verso il suo popolo.
Sospirò. Era inutile avere quei pensieri. Ormai il passato
era passato e ora le toccava il duro compito di dire quanto stesse succedendo a
Henry.
Pensò a lui e comparve nella sua stanza, nell’abitazione di Killian ed Emma.
“Henry!” lo chiamò . Il ragazzo non rispose. Era intento a
scrivere con fare veloce, come se fosse in trance.
Regina comprese che era sotto l’effetto dei suoi poteri e si
sedette sul letto, dove egli si trovava e attese che il ragazzo finisse.
Henry tornò in sé e sussultò quando vide la madre davanti a
lui, che lo osservava con un dolce sorriso.
“Mamma!”
“Vedo che hai scritto la storia di quello che ci è successo
in questi giorni, fino a mezz’ora fa!” disse Regina, notando i disegni che
corrispondevano a quanto successo nella foresta incantata del passato e
leggendo la richiesta di Hook a Whale di salvare
Emma.
Henry annuì “Non ero venuto qui per questo.
Volevo…volevocurare la mia mamma e il
mio futuro fratellino o sorellina. Poi ho cominciato a scrivere la vostra storia
e…ora che so come le loro condizioni sono peggiorate sono ancora più tentato di
scrivere di una loro guarigione miracolosa!”
Regina prese le mani del ragazzo e gli chiese “Sei sicuro di
quello che vuoi fare?”
Henry la guardò negli occhi e disse “Non l’ho fatto quando è
diventata la signora oscura e so che non dovrei farlo nemmeno adesso. Non
voglio diventare l’autore che era Isaac, ma voglio aiutare mia madre!”
Regina gli accarezzò il volto e disse “Lo so tesoro, lo so…ma
non è questo il metodo giusto. Vuoi essere un eroe, ma gli eroi non usano i
loro poteri a vantaggio proprio, non è così che funziona!”
“Ma io non lo faccio a mio vantaggio. Voglio solo che mia
madre sia felice e se perderà il bambino…”cominciò Henry con le lacrime agli
occhi.
Regina sorrise tristemente “Ascoltami Henry. Tu hai un cuore
d’oro, ma come è successo a Isaac, anche tu verrai punito se utilizzi i tuoi
poteri in modo sbagliato. Credi che Emma se lo potrà mai perdonare se dovesse
accaderti qualcosa per colpa sua?”
“Ma non sarebbe colpa sua, sarebbe una mia scelta e lei
avrebbe una famiglia felice con il bambino e…” disse Henry.
“Henry no. Non sarebbe felice allo stesso modo. Anche tu sei
suoi figlio e vuole il tuo benessere prima di ogni cosa al mondo. Credimi, lo
so. Lo capirai quando diventerai padre, un genitore non può scegliere un figlio
piuttosto che un altro e il semplice fatto che non sia propriamente lei a
scegliere, ma tu, non le può essere d’aiuto. Henry sei stato tu a farmi
cambiare e a portarmi ad avere speranza e…lo so, non è facile adesso, ma
dobbiamo continuare a crederci. In un modo o nell’altro le cose si
sistemeranno! Forse non adesso, ma prima o poi le cose andranno meglio. Te lo
prometto!”
“Non farmi promesse che non puoi mantenere!” disse Henry.
“Hai ragione Henry, ma tu promettimi di continuare a credere.
Hai il cuore del vero credente, se smetti tu, come possiamo noi?”
Henry abbozzò a un sorriso e annuì.
Regina gli accarezzò i capelli, poi alzandosi disse “Vieni,
immagino tu voglia vedere tua madre prima che vada in sala operatoria per dirle
che le sei vicino!”
All’ospedale Killian e i Charmings entrarono nella stanza dove era stata destinata
Emma. Era la stessadella volta scorsa.
Killian si fermò alla soglia della porta.
Sentendosi invadere dalla paura per quella scelta che si era visto costretto a
fare. Aveva appena condannato a morte il loro bambino e non sapeva se aveva
fatto la scelta giusta. Forse se c’era la minima probabilità che il bambino
sopravvivesse doveva provare, ma il rischio di perdere entrambi era troppo
elevato per poter rischiare. Aveva già perso Milah in
passato e nonostante non fosse il suo vero amore, aveva sentito il suo cuore
frantumarsi e il dolore per la perdita lo aveva ossessionato per anni, finchè non aveva incontrato lei: Emma. Era stata lei a
cambiarlo e a darle la speranza di un lieto fine e la possibilità di perdere
anche lei era…era un dolore troppo enorme da sopportare solo a pensarlo.
Rimase lì, lontano a osservare la sua figura immobile addormentata
e pallida, circondata da macchinari collegati a lei e al suo ventre per
monitorare il bambino. Collegata a una flebo, vi era una sacca di sangue, per
andare a integrare quello che poco prima aveva perso.
Neve e David invece si avvicinarono al letto. Neve a malapena
riusciva a vedere il viso della figlia a causa delle lacrime che le offuscavano
la vista.
Le accarezzò i capelli e le disse che sarebbe andato tutto
bene, poteva solo immaginare il dolore che avrebbe provato la donna quando
avrebbe scoperto che il suo bambino era andato per sempre. Sapeva cosa voleva
dire perdere un figlio e anche se non era ancora nato, non vi era differenza.
L’amore di una madre iniziava dal concepimento. Ricordava il dolore che provò
quando vide David allontanarsi con la piccola Emma per portarla alla teca e
quando Neal venne rapito da Zelina. Avrebbe voluto morire. Era un dolore
inimmaginabile e avrebbe fatto di tutto purchè sua
figlia non provasse un tale dolore di nuovo, perché infondo quel dolore lo
aveva già provato quando aveva deciso di separarsi da Henry per garantirgli una
vita migliore.
Sembrava che nella loro famiglia erano tutti destinati a
provare questo dolore, ma lei e David avevano avuto la loro seconda chance e trovava
giusto che anche sua figlia potesse provare le gioie di crescere un figlio.
David strinse e baciò la mano di Emma. Gli si stringeva il
cuore a vederla in quelle condizioni. Come padre voleva proteggerla e in quel
momento si sentiva impotente. Avrebbe voluto una vita diversa per la figlia,
una vita dove lei non era la salvatrice e dove poteva essere felice, come
lamaggior parte dei personaggi delle
fiabe.
Sentì i singhiozzi di Neve e avrebbe voluto anche consolare
lei. Sapeva cosa stesse provando. Lo stava provando lui stesso. Aggirò il letto
di Emma, per raggiungere la moglie e l’abbracciò e la lasciò piangere sulla sua
spalla e mentre le strofinava la schiena, alzò lo sguardo su Killian che non si era ancora mosso.
David poteva vedere dal suo volto, che gli mancava poco per
crollare. Inizialmente non sopportava quel pirata, lo considerava un furfante,
inadatto alla figlia e fece poca fatica a non mettere i bastoni tra le ruote
alla loro relazione, ma vedendo come era cambiato, come amava sua figlia e come
lei amava lui, aveva preso a volergli bene, nonostante avesse ucciso suo padre.
“Killian!” disse, sebbene nemmeno
lui lo chiamasse spesso con il suo vero nome, ma in quel momento non gli
sembrava il caso di chiamarlo con i suoi soliti appellativi. “Vieni avanti!”
Killian guardò il volto di David sul quale
si disegnò un piccolo sorriso. Era un sorriso di incoraggiamento ad avvicinarsi
a non rimanere imprigionato nella paura che lo stava divorando.
Il pirata deglutì la saliva in eccesso e si avvicinò.
David lasciò Neve e mise una mano sulla spalla dell’uomo,
prima di uscire dalla stanza con la moglie.
Killian nonostante si fosse avvicinato al
letto, era ancora distante. Ancora paralizzato. Non riusciva a trovare la
forza, così come avevano fatto Neve e David e in quel momento stava facendo
Henry, entrato nella stanza con Regina.
“Mamma, non so se puoi sentirmi, ma non devi perdere la
speranza. Non devi smettere di credere! Ricordi? Quando ti ho portato qui, non
credevi a niente, pensavi che quello che ti dicevo erano solo le fantasie di un
bambino con una fervida immaginazione e poi…hai cominciato a credere. Hai visto
più volte cosa può fare la speranza e devi continuare a sperare, non devi
mollare proprio ora!” disse il ragazzo cercando di trattenere le lacrime.
Regina non disse niente, appoggio le mani sulle spalle del figlio e osservò
Emma. Non aveva bisogno di dire niente. Henry aveva detto quello che anche lei
pensava.
In quel momento entrò Whale che
annunciò il momento per Emma di entrare in sala operatoria.
Regina portò Henry fuori mentre Killian
non si mosse “Potrei avere ancora un paio di minuti per favore?” chiese l’uomo
con una voce triste e debole.
Whale annuì e lo lasciò da solo con il suo
vero amore.
In quel momento Killian trovò la
forza di avvicinarsi a Emma e le afferrò la mano, facendo caso a quanto fosse
delicata. Era difficile immaginare Emma come una donna delicata e fragile, per
la forza che la caratterizzava, ma sapeva anche che molte volte era solo una
maschera. Infatti quando erano soli la donna mostrava anche il suo lato debole,
cercando forza e conforto in lui e ora aveva paura che con la sua decisione,
avrebbe rovinato tutto, che la donna avrebbe rimesso la sua armatura e questa
volta per sempre.
Killian le accarezzò i capelli disordinati e
le spostò una ciocca di capelli ribelli dal viso. Nonostante il pallore del suo
volto, la trovava bellissima. Poi portò la mano al suo ventre ancora piatto.
Non sapeva a quante settimane fosse e in quel momento non lo voleva sapere.
Rendeva quel bambino, di cui non aveva ancora visto nemmeno un’ecografia ancora
più reale.
Guardò il macchinario che indicava i valori del figlio che
non avrebbe mai abbracciato e vide il valori del suo cuore. Non capiva niente
di medicina e non sapeva quanto anomalo fosse il numero dei battiti del cuore
del bambino, ma sapeva che le cose stavano peggiorando, perché vide quel valore
calare sempre di più fino a diventare zero.
Il macchinario cominciò a emettere un fischio acuto e
continuo e fu proprio in quel momento che Killian si
ruppe e scoppiò a piangere.
Il suono acuto della macchina che stava a indicare la morte
del suo bambino, aveva fatto crollare il famigerato capitano uncino. Non ha più
potuto trattenersi e calde lacrime sfuggirono al suo controllo. Appoggiò la
testa sul letto mentre teneva saldamente la mano di Emma. L’unica cosa che
sentiva era quel terribile suono e non si accorse dei medici che erano entrati
nella stanza e che stavano cercando di allontanarlo dalla sua amata per
portarla in sala operatoria. Non si poteva più aspettare, con il bambino morto,
ogni minuto poteva essere pericoloso per la madre. Killian
si ribellò alla presa degli infermieri. Sapeva che doveva lasciare andare Emma,
ma non prima di dirle “Ti amo” e darle un bacio sulla fronte.
Quando le sue labbra si posarono su quelle della salvatrice,
si sentì invadere da un forte calore al petto e poté sentire qualcosa scaturire
da quel bacio.
Era il potere del vero amore. Un esplosione di magia partì da
lui ed Emma, per diffondersi intorno a loro e investire chiunque fosse nei
paraggi.
Il fischio ininterrotto della macchina cessò, lasciando
spazio a un suono intermittente, costante e accelerato. Killian
alzò la testa e guardò il macchinario che poco prima gli aveva annunciato la
morte del figlio e osservò il valore del cuore che cresceva sempre più.
“Questo è incredibile!” disse Whale.
“Cosa succede?” chiese Killian
spaventato.
Whale si girò per incontrare i suoi occhi
e con un sorriso disse “Sono salvi. Madre e figlio stanno bene!”
Un gemito di gioia si poté percepire dall’uscio della porta.
Avvertendo quel flusso magico, i charmings,
riconobbero il potere che più volte avevano scaturito loro stessi e entrarono
nella stanza giusto il tempo per sentire la buona notizia.
“Quindi la mia mamma e il mio fratellino staranno bene?”
chiese Henry volendo la conferma.
Whale annuì e il ragazzo per la felicità
abbraccio Regina, la quale fece un sospiro di sollievo.
“Killian!” disse una voce
impastata, che costrinse l’interpellato a voltarsi verso Emma e incontrare i
suoi occhi verdi.
“Emma!” disse il pirata con un sorrisoraggiante, accarezzandole il viso.
“Emma!” dissero all’unisono David e Neve avvicinandosi al
letto della figlia.
Vedendo i suoi veri genitori la donna si mise lentamente a
sedere e allungò le braccia, per abbracciarli cosa che Neve non si fece ripetere
due volte. “Ci hai fatto spaventare!”
Emma si staccò dall’abbraccio dei genitori e si portò le mani
al ventre preoccupata.
“Tranquilla tesoro, il tuo bambino sta bene!” disse Neve,
spostandole i capelli dietro le orecchie “ Oh Emma, sono così felice per te e Killian!”
Emma sorrise prima di sentirsi chiamare nuovamente. I suoi
occhi si illuminarono alla vista del figlio “Henry!” disse ricambiando
l’abbraccio del ragazzo “Mi sei mancato così tanto!”
“Anche tu mi sei mancata mamma!”
Regina si avvicinò e sorrise semplicemente alla donna. Non
era necessario che dicesse qualcosa, sapeva che Emma era in grado di capirla.
Successivamente Whale chiese a
tutti di uscire dalla stanza per controllare la sua paziente, chiese solo a Killian di rimanere, il quale affiancò la moglie
afferrandole la mano. il dottore confermò che sia Emma che il bambino stessero
bene, ma non era quella la motivazione per cui aveva chiesto a Killian di rimanere, infatti pochi minuti dopo,
un’infermiera entro nella stanza portando un’apparecchiatura, che Emma
riconobbe subito. L’aveva già vista 16 anni prima, quando era incinta di Henry.
La donna sorrise e strinse maggiormente la mano di suo marito, il quale la
guardò confuso, non sapendo a cosa servisse quell’apparecchiatura.
“Volete vedere il vostro bambino?” chiese Whale
sorridendo, conoscendo già la risposta di Emma, solo guardandola negli occhi.
“Come può quell’affare farci vedere il nostro bambino?”
chiese Killian ancora più confuso “è un’altra
diavoleria di questo mondo? Davvero può fare una cosa del genere?” chiese
curioso, strappando un sorriso ad Emma.
Whale accese l’apparecchiatura per
l’ecografia e alzando la camicia ospedaliera di Emma per lasciarle scoperto la
pancia, applicò lei il solito gel freddo, prima di passare la macchinetta sul
basso ventre. Sullo schermo cominciò a formarsi un’immagine bianca e grigia
confusache a occhi inesperti poteva
sembrare quasi un canale della tv senza alcun programma, ma con l’aiuto di Whale, Emma riuscì a identificare quello che era il suo
bambino e l’emozione che provò fu grande e diverse lacrime presero a scorrerle
sulle guance. Non solo per la gioia di vedere il suo bambino, ma anche per la
tristezza che provava nel ricordare che anni addietro, durante le visite di
controllo, aveva sempre rifiutato di guardare lo schermo per vedere Henry. Non
voleva affezionarcisi e in quel momento, conoscendo suo figlio anni dopo, si
sentiva in colpa per quei sentimenti provati allora.
Killian sorrise ad Emma. Anche per lui fu
una grande emozione, sebbene il suo bambino gli sembrava solo un piccolo
fagiolo non tanto chiaro in quella massa bianca e grigia.
L’uomo uscì dalla stanza per incontrare i suoi famigliari e
portò loro un paio di foto che Whale aveva provveduto
a stampare e disse loro che il bambino aveva all’incirca 10 settimane. Ma dopo
tutto quello passato e l’emozione di vedere il proprio figlio, Killian sentì tutta la tensione accumulata in quella
giornata, lasciargli il corpo di botto e improvvisamente si sentì quasi
mancare.
“Ehi, ehi, amico?!” disse
David che lo sostenne per evitargli una brutta caduta e portandolo su una delle
sedie presenti in sala.
Neve gli porse un bicchiere d’acqua presa alla macchinetta, e
gli domandò “Ti senti bene?”
Killian annuì e passandosi una mano sul
volto “Vostra figlia sarà la morte mia!” disse strappando un sorriso ai Charmings.
“Regina!” disse la voce di una donna che si avvicinava al
sindaco spingendo un passeggino, con una bambina su un anno.
“Zelena!” disse Regina abbracciando
la sorella.
“Cosa diavolo ti è successo? Ho fatto un milione di incantesimi
di localizzazione e sembravi scomparsa nel nulla, fino a quando sei comparsa
qui. Stai bene? State tutti bene?” chiese velocemente senza nemmeno respirare.
Regina sorrise alla sorella e la tranquillizzò, facendole un
riassunto veloce ti tutto quello che era accaduto in quei giorni. Alla fine del
racconto però i volti di Zelena e Regina si
rabbuiarono.
“Cosa succede?” chiese Neve vedendo i loro volti.
Le due donne si alzarono e si recarono alla finestra. Sopra
la foresta che circondava Storybrooke, si potevano
vedere diversi fasci di luce arancioni, apparire e scomparire, quando ad un
certo punto questi cessarono e una nube nera di tempesta cominciò ad espandersi
e a diffondersi su tutta Storybrooke scagliando
fulmini ovunque. Per fortuna la città
era disseminata di parafulmini, che impedirono a quell’evento atmosferico di
creare troppi danni, ma la loro potenza fece saltare la luce in tutta la
cittadina.
“Mamma, cosa è successo?” chiese Henry confuso.
Regina sorrise e disse “Quelli erano portali temporali. Scommetto
che il nostro caro anti-salvatore, ha appena scoperto che per quanti portali
possa creare, è imprigionato in questo tempo e in questa città!”
Passarono un paio di settimane da quel giorno e l’anti
salvatore sembrava essere scomparso nelnulla. Non che non fossero tutti contenti, ma temevano che quell’essere
stesse architettando qualcosa. Ne erano certi, quella era solo la calma prima
della tempesta.
Emma si trovava in ufficio ad archiviare alcune pratiche insieme
a suo padre, mentre Killian era in pattugliamento per
le strade, quando il telefono della stazione squillò.
La donna riagganciò e si alzò, indossando la sua giacca
rossa.
“Dove stai andando?” chiese David guardando la figlia.
“C’è stata una rissavicino
alla piazza e vado ad occuparmene!” disse Emma, cercando di uscire dalla
stazione dello sceriffo prima che suo padre la trattenesse, ma non uscì
abbastanza velocemente perché infatti, David le afferrò per un braccio.
“Emma, dovresti stare tranquilla e…” cominciò, ma la
salvatrice lo interruppe.
“Papà, sono incinta,non
una malata terminale. Io e il bambino stiamo bene e sinceramente non ce la
faccio più a stare qui seduta tutto il giorno a guardare quelle pratiche. Ho
bisogno di muovermi un po’ e soprattutto di non essere rinchiusa in una campana
di vetro!” disse riferendosi al fatto che tutti la trattavano con i guanti
anche quando non ce n’era bisogno. A volte non la facevano alzare nemmeno per
prendersi da bere e, poteva capire il fatto di volerla stressare il meno
possibile, dato quanto rischiato, ma c’era anche un limite a tutto.
“Ma Emma…”
“Niente ma. Si tratta solo di Leroy. Non è la prima volta che
devo tenerlo a bada!” disse, sperando che il padre la lasciasse andare.
Emma era sul luogo della rissa pochi minuti dopo. Scese dalla
sua inseparabile auto e si guardò intorno, in cerca di testimoni o segni di
lotta, ma non vi era niente di strano se non per un Leroy girato di schiena in
mezzo alla strada.
La salvatrice alzò stranita un sopracciglio e chiamò il nano.
Quando non ebbe risposta, né la minima reazione, gli si avvicinò e gli posò una
mano sulla spalla per attirare la sua attenzione. Sussultò e istintivamente
fece diversi passi indietro spaventata, quando il nano, si girò verso di lei.
Estrasse la pistola e la puntò contro il nano, quando vide i
suoi occhi totalmente neri e dei segni elfici sull’intero volto. Gli stessi che
aveva l’essere incappucciato. Non era difficile comprendere che fosse sotto il
suo controllo e che la scusa della rissa era solo una trappola per lei. Emma
ebbe un brutto presentimento, che si intensificò quando notò gli altri sei nani
uscire dai loro nascondigli e circondarla. Ognuno di loro aveva il suo piccone
e la salvatrice, sapeva che non doveva sottovalutare quello strumento, in
quanto carico di magia. Erano potenti, tanto che quando era il signore Oscuro
pensò che con esso potesse rompere la roccia che imprigionava Escalibur. I nani si muovevano all’unisono, come se fossero
delle semplici marionette e nello stesso istante, i loro sette picconi
colpirono l’asfalto della strada.
Delle crepe partirono dalla punta dei loro strumenti ed
espandendosi, andarono a frantumare il terreno sotto i piedi di Emma, che si
ritrovò a sprofondare in una voragine, profonda diversi metri.
Emma riuscì a evitare una brutta caduta grazie ai suoi
poteri. Guardò in alto dove vide i nani guardarla dall’alto prima che l’asfalto
della strada si chiudesse magicamente sopra
la sua testa, lasciandola al buio più completo. Non era una che temeva il buio,
ma ritrovarsi sotto terra senza vedere niente non era una sensazione piacevole.
Ricorse nuovamente ai suoi poteri lanciandoli contro il soffitto dalla quale
lei era entrata per poter vedete dove si trovava e soprattutto per capire se ci
era un modo per poter uscire. La cosa positiva di possedere la magia di luce e
che quando se ne faceva uso, illuminava. Nonostante non potesse mantenerla
attiva per lungo tempo, almeno poteva comprendere in che situazione si
trovasse. Era stata praticamente sepolta viva. Era rinchiusa in uno spazio di
pochi metri quadrati e senza alcuna possibilità di uscita, in quanto quella
voragine era una sorta di prigione magica, che impediva di fa uscire la magia.
Poteva entrare però perché era ovvio che quella voragine era già presente e se
fosse stata completamente protetta dalla magia, i nani non avrebbero potuta
aprirla per imprigionarla. Ma il fatto di non poter usare la magia per uscire,
in quel preciso istante non era la sua preoccupazione maggiore. Poteva sperare
che i suoi familiari, accorgendosi della sua scomparsa, la trovassero grazie a
un incantesimo di locazione, ma avrebbe potuto richiedere tempo perché
comprendessero cosa le fosse accaduto e in quello spazio stretto, l’aria
sarebbe mancata presto. Il panico cominciò a impossessarsi di lei, ma dovette
cercare di calmarsi, perché un attacco di panico voleva dire respirare più
velocemente e consumare più ossigeno, mentre lei doveva cercare di fare
l’esatto contrario. Si sedette a terra e cercò di regolarizzare il suo respiro
e di rilassarsi, in modo tale che il suo corpo le richiedesse meno ossigeno.
Non seppe dire quanto tempo e era rimasta in quel luogo. Le
sembrava un eternità. Qualche volta provò nuovamente a usare la mia per uscire
o teletrasportarsi, ma come immaginava fu tutto
inutile.Il panico cominciava a
diventare più difficile da controllare, soprattutto quando cominciò a sentire
la mancanza di ossigeno. Non riusciva a comprendere perché quell’essere
l’avesse rinchiusa lì. Forse perché sperava che se fosse morta in un luogo
dalla quale la magia non poteva uscire, avrebbe imprigionato la sua magia i
quel luogo. Non sapeva se fosse possibile una cosa del genere, ma sapeva che
doveva cercare di stare sveglia, nonostante cominciasse a sentire le sue membra
pesanti. Ad un certo punto sentì chiaramente della magia manifestarsi vicino a
lei e purtroppo non poté nemmeno sperare che fosse qualcuno giunto a salvarla,
perché il potere oscuro era palese. Sentì qualcosa muoversi intorno ai polsi,
prima che questi venissero alzati contro la sua volontà e venisse legata alla
parete, senza possibilità di muoversi. Provò a tirare per liberarsi, ma la
mancanza di ossigeno l’avevano resa debole e la lotta fu presto persa.
“sono proprio curioso di vedere come te la caverai questa volta
salvatrice!” disse l’essere incappucciato facendosi sentire, dato che Emma non
era in grado di vederlo, ma fu egli stesso a provvedere a questo problema,
facendo comparire delle sfere di fuoco volanti che illuminavano l’ambiente e di
conseguenza consumavano il poco ossigeno rimasto.
“È questo il tuo piano? Farmi morire asfissiata in una gabbia
dove la mia magia rimarrà imprigionata, in modo tale da impossessartene?”
chiese Emma con affanno.
“No, mia cara. Se tu morissi qui sotto i tuoi poteri
morirebbero con te. Ti ho rinchiusa qui dentro per poterti rendere debole, cosi
da non ostacolarmi per l’ennesima volta!” rispose l’essere.
“Mi dispiace per te, ma il tuo piano fallirà. Senza la spada
non puoi rubare i miei poteri e non puoi viaggiare nel tempo per recuperarla! “
disse la donna con un sorriso abbozzato.
“Si mi sono accorto del tiro mancino che mi avete tirato, ma
si dia il caso che ho trovato un altro modo per ucciderti!”
“E quale sarebbe?” chiese la donna cercando di mantenere la
sua compostezza, ma per niente tranquilla di come le cose si stessero mettendo.
L’essere incappucciato sorrise e mostrò lei l’arma che
avrebbe posto fine alla sua vita.
La impugnava saldamente, con la lama ben in vista. Emma
spalancò gli occhi quando riconobbe l’arma in mano. Era il pugnale del signore
oscuro e in quell’istante, sopra vi era scritto il nome di Emma Swan.
Killian finì il suo giro di perlustrazione
diverse ore dopo. Storybrooke non era una città
grande che richiedesse ore di girovagare, ma aggiungendoci il bosco, pause
caffè, il pranzo e qualche battibecco fra cittadini, nel quale il vice sceriffo
aveva dovuto fare da paciere, il tempo era volato.
Tornò in centrale, che
il sole era già calato e si sorprese quando sentì la voce di David domandare al
nulla “Perché non rispondi? Avanti Emma!”
A sentir il nome della
moglie Killian entrò nell’ufficio senza nemmeno
salutare il suocero “Cosa succede? Dov’è Emma?”.
David sussultò quando sentì la voce di Killian,
ma non nascose la sua preoccupazione “è quello che sto cercando di scoprire. È
uscita questa mattina per un’altra rissaprovocata da Leroy e non è ancora tornata. All’inizio ho solo pensato
che fosse andata a pranzo e poi a farsi un giro, ma le ore sono passate e il
suo cellulare è irraggiungibile!”
Killian senza aspettare un attimo corse
fuori dall’ufficio, ma David lo trattenne “Dove stai andando?”
“Secondo te? A cercarla!” disse Killian
girandosi nuovamente, ma David non fu da meno e decise di chiudere l’ufficio
dello sceriffo con un’ora di anticipo. Sua figlia e suo nipote avevano la
precedenza.
Andarono nei posti che
Emma era solita frequentare. Da Granny, al loft, da
Regina e al porto. Non era in nessun di questi luoghi e Killian
dovette chiedere a Regina, che si era unita alle ricerche, di fare un
incantesimo di locazione.
Neve avrebbe voluto
essere d’aiuto, ma David le disse di rimanere a casa, nel caso Emma si fosse
fatta vita, oltre al fatto che non c’era tempo per cercare una babysitter per
Neal. Loro bastavano e promise alla moglie che sarebbero tornati presto con
Emma e che probabilmente la donna voleva semplicemente starsene un po’ da sola,
dato che negli ultimi giorni non era mai tranquilla, perché aveva sempre
qualcuno intorno che faceva cose per lei, anche le più semplici. Sinceramente
David si domandò come Emma non si fosse lamentata prima. Anche a lui sembrava
un po’ un’esagerazione tutta quell’attenzione. Ci mancava solo che qualcuno stesse
con lei in bagno.
“E se quell’essere l’avesse catturata?” domandò Killian spaventato all’idea.
“Non andare nel panico ancora prima di sapere cosa sia
successo. Ora proviamo con questa!” disse Regina, tenendo in mano una delle
giacche rosse di pelle di Emma, che prese a volare conducendoli verso la
piazza.
Tutti rimasero sorpresi quando la giacca cadde a terra e si
fermò. Regina provò a lanciare un altro incantesimo di locazione, ma nuovamente
la giacca cadde a terra, nel medesimo punto.
“Perché non funziona?” chiese Killian
preoccupato.
“Credo invece che funzioni. La giacca ci sta dicendo che Emma
è qui sotto!” disse Regina.
“Come è possibile una cosa del genere? Ci sono cunicoli sotto
la città?” chiese David, il quale ricevette una risposta negativadal sindaco, in quanto alla creazione della
cittadina non aveva pensato a una galleria di vicoli sotterranei, ma ella era
sicura di quanto affermava.
Emma fissava Il
pugnale del signore oscuro con il suo nome inciso sopra.
L’essere incappucciato
rise divertito allo sguardo della salvatrice. La donna infatti non poteva
immaginare che quel briciolo di potere da signore oscuro che le era rimasto,
sarebbe stato la sua condanna. L’origine della magia era una sola, dipendeva
poi dal proprietario l’utilizzo che ne faceva, quindi se quella lama
tecnicamente assorbiva i poteri del oltre al respiro che le mancava per lo sforzo,
la presa della corda che la teneva legata, si faceva sempre più salda.
Ormai l’uomo era
davanti a lei e con la magia la fece alzare in piedi, per avere bene la visuale
dei suoi occhi. Voleva vederli perdere quella luce che la caratterizzavano,
voleva vederli spegnersi e diventare opachi, una volta che la lama del pugnale
sarebbe penetrato nelle sue carni.
Gli occhi di Emma
erano pieni di terrore e una lacrima prese a scenderle sulla guancia. Non vedeva
via d’uscita da quella situazione e mentalmente chiese perdono alla sua
famiglia e a Killian di essere stata debole e
supplicò il suo bambino di non avercela con lei se da quando era stato
concepito, non era riuscita a prendersi cura di lui.
L’essere incappucciato
tirò indietro il braccio pronto a caricare il fendente. Emma chiuse gli occhi e
si preparò a sentire lo stesso dolore straziante che aveva sentito nemmeno un
anno prima a causa di Gideon.
Il dolore però non
arrivò, perché qualcosa di strano, qualcosa che non riusciva a spiegarsi, la
protesse. Il pugnale infatti stava per colpirla allo stomaco, ma prima che la
lama raggiungesse le sue carni, esso si scontrò contro uno scudo bianco, che
fece volare via il pugnale di mano al nemico.
Quest’ultimo cominciò
a innervosirsinel vedere che il suo
ennesimo piano stava fallendo e, raccogliendo il pugnale, cercò di colpire con
più forza, sperando di rompere quella barriera. Lo scudo però fu ancora più forte
, tanto che l’energia sprigionata fece indietreggiare quell’essere.
“Cosa diavolo sta succedendo? Perché non muori!” chiese
gridando.
Emma stava boccheggiano sia per lo spavento preso, sia per
l’assenza d’aria che ormai era davvero al limite. Ma proprio in quel momento
sentì dei rumori provenienti dall’alto e presto il terreno sopra le loro teste
si aprì.
“Emma!” gridò una voce maschile agitata, ma non fu l’unica a
chiamarla. “Lurido bastardo, allontanati da lei!” Disse Killian,
buttandosi nella voragine e mettendosi davanti alla sua amata, sguainando la
spada che David gli aveva donato.
L’essere incappucciato
non sembrava minimamente preoccupato dalla presenza del pirata, né tanto meno
dalla presenza di tutta la combriccola. Era più intenzionato a fissare il
pugnale per capire cosa fosse andato storto.
Se n’è andò, sebbene
nessuno comportasse una vera e propria minaccia per lui, ma voleva studiare
quel pugnale. Nonostante il suo piano si era rivelato momentaneamente
fallimentare, era affascinato da quella magia misteriosa che si era manifestata
davanti ai suoi occhi.
“Emma, stai bene?” chiese Killian,
mentre con il suo uncino la liberava dalla sua prigionia. Le spostò i capelli
dal volto e le afferrò il viso, mentre lei cercava di ispirare profondamente
l’ossigeno che in quelle ore aveva cominciato a mancarle sempre di più. La
donna lo abbracciò saldamente, spaventata dall’idea di non aver mai più potuto
sentire quelle forti braccia intorno a lei.
“Accidenti Emma, quando la smetterai di farmi prendere questi
accidenti!” disse Killian, baciando la donna sulla
testa, infischiandosene della sporcizia che la ricopriva da capo a piedi.
Regina aiutò Killian ed Emma a uscire
da quel luogo e subito dopo la donna, venne circondata dalle braccia del padre
che guardandola in faccia disse “Emma, dovremmo portarti in ospedale a
controllare le tue condizioni e…” cominciò l’uomo, ma la salvatrice non era
della stessa idea. Infatti, liberandosi dalla sua presa, prese a camminare a
passo veloce, ignorando Killian che la chiamava,
mentre la vedeva allontanarsi.
Si recò al negozio di Gold, dove sul vetro della porta era
esposto il cartello chiuso. Emma lo ignorò e aprendo la porta, chiamò il
proprietario a gran voce. L’interpellato uscì fuori dal retro bottega e disse
infastidito “Signora Swan, le devo forse ricordare
che se c’è il cartello chiuso alla porta del mio negozio, significa che nessuno
è il benvenuto?”.
Anche Belle si unì al gruppo per vedere cosa stesse
succedendo e vedendo l’aspetto disastrato della salvatrice, con voce
preoccupata chiese “Emma, stai bene? Cosa è successo?”
“No, non va tutto bene! Dove è il tuo pugnale Gold?” chiese
la salvatrice severamente. Confondendo i presenti che non capivano il perché
volesse l’arma del signore oscuro.
“Lo tengo in un posto sicuro, dove non è necessario che tu
sappia la collocazione. Se ho fatto un incantesimo per impedirti di sentirlo,
un motivo ci sarà, non credi mia cara?”
“Tiralo fuori!” ordinò Emma seccata.
“Emma cosa sta succedendo?” chiese David confuso.
“Adesso!” disse Emma ignorando la domanda del padre.
Killian afferrò un braccio della donna,
dicendole di calmarsi, ma Emma si liberò dalla sua presa e tornò a guardare il
signore oscuro.
Belle guardò prima
Emma e poi il marito e vedendo che il secondo non era intenzionato ad
accontentare la salvatrice, anche per il modo in cui glielo stava chiedendo, decise
di intervenire.
“Tremotino, se te lo chiede, deve
avere un motivo valido!” disse Belle gentilmente.
Golf sospirò e fece un gesto con la mano, per fare apparire
uno scrigno dentro il quale c’era l’arma richiesta.
“Ringrazia mia moglie, altrimenti per il modo e il tono con
cui ti sei presentata qui, ti avrei già sbattuto fuori!” disse Golf scocciato.
“Che cosa ti serve da quest’arma?” chiese Regina, anche lei
ignara delle intenzioni di Emma.
Tutti rimasero sorpresi quando la donna afferrò il pugnale e,
impugnandolo strettamente, disse “Signore oscuro, io ti ordino di teletrasportarti fuori dal negozio!”
Tutti si sorpresero alla volontà di Emma di voler comandare
il signore oscuro, ma furono ancora più sorpresi da quello che accadde dopo.
Gold uscì da dietro il bancone e fronteggiò la salvatrice con
aria arrabbiata, dicendole “Come osi comandarmi? Tu…” Belle lo affiancò e
appoggiandogli una mano sul braccio, gli fece notare un particolare “Tremotino, tu non hai obbedito!” solo allora il signore
oscuro si rese conto di cosa stesse realmente facendo la salvatrice.
“Non è possibile!” disse l’uomo sorpreso, mentre Emma, con la
magia rese quel pugnale un mucchietto di cenere.
“Non avevo intenzione di comandarti, volevo solo avere la
conferma…questo pugnale è falso!” disse Emma per poi sospirare tristemente e
passarsi una mano sul viso.
“Non avevo intenzione di comandarti, volevo solo avere la
conferma…questo pugnale è falso!” disse Emma per poi sospirare tristemente e
passarsi una mano sul viso.
“Ma questo non è possibile. Come può quell’essere essere
entrato in possesso del mio pugnale senza che me ne accorgessi?” chiese Gold
più a sé stesso che agli altri. Non aveva parole e doveva ammettere che era spaventato.
“Emma, ci vuoi mettere al corrente di cosa sta succedendo una
volta per tutta?” chiese Regina spazientita dalla donna che continuava a non
rispondere alle sue domande.
“Quell’essere ha trovato un altro modo per impossessarsi dei
miei poteri. Con il pugnale del signore oscuro!” rispose finalmente Emma.
“Ma non è possibile, non sei più un signore oscuro!” disse
David.
“No, ma con una piccola abilità da signore oscuro che le è
rimasta e cercando il suo nome fra i tanti che possono comparire sul pugnale,questo sarebbe possibile. Dico bene?” chiese
Regina.
La donna annuì e abbassò la testa.
Killian fece un passo avanti e chiese “Coccodrillo
c’è qualcosa che possiamo fare per proteggere Emma da quella lama?”
Gold lo guardò piuttosto infastidito “Secondo te, se ci fosse
un modo per proteggersi da quel pugnale, non lo avrei usato a mio vantaggio?
No, certo che non c’è…a giudicare di come si stanno mettendo le cose, la tua
cara mogliettina ha le ore contate!”
“Tremotino!” lo rimproverò Belle,
vedendo la preoccupazione sul volto della salvatrice.
“C’è un’altra cosa. Se ora sono qui a parlare con voi, non è
perché siete venuti a soccorrermi in tempo. In realtà quell’essere aveva già
provato a pugnalarmi, solo che qualcosa lo ha fermato!” disse Emma, guardando i
presenti “Non so cosa sia successo, ma uno scudo magico mi ha protetto, tutte
le volte in cui ha provato a colpirmi. Io non ho usato la magia e non so come
sia possibile!”
Regina, incuriosita da questo fatto, provò a lanciare una
sfera di fuoco ad Emma, senza dirle nulla, ma a pochi centimetri dalla donna,
questa palla si dissolse nel nulla.
Killian, arrabbiato per il suo azzardo, le
urlò contro “Cosa avevi intenzione di fare? Ti è dato di volta il cervello?”
“Volevo solo vedere questo scudo in azione e dare una
spiegazione!” disse Regina “E comunque non avrei fatto del male ad Emma, come
hai visto il mio potere è svanito prima che la colpisse!”
Emma sospirò di sollievo e disse “Regina, la prossima volta
che vuoi fare un esperimento su di me, avvertimi!”
“Hai detto che non sei tu a usare quei poteri e dubito che il
bambino possa essere così potente. Non sei curiosa di sapere cosa sia questo
fenomeno?” chiese Regina.
“Certo, ma potrebbe essere solo capitato quella volta e non
ho tanta voglia di rischiare la mia vita e quella del bambino, per soddisfare
la tua curiosità!” disse Emma seccata.
“Ho già detto che quella sfera non ti avrebbe colpito!” si
difese Regina.
“Avresti potuto sbagliare i calcoli o…” cominciò David
infastidito anch’esso.
“Ti devo forse ricordare che non sono nuova alla magia?”
disse Regina anch’essa infastidita dalle accuse.
“Smettetela!” urlò Gold piuttosto nervoso “A volte mi
sembrate solo dei poveri idioti. Non è tanto difficile capire perché si è
attivato quello scudo quando Emma è stata in pericolo!” disse Gold facendo la
stessa cosa che aveva fatto Regina, con una sola differenza. Lui usò il suo
bastone per colpire Emma, ma senza la minima intenzione di fermarsi. Voleva
colpirla e di fatto questo scudo comparve di nuovo.
Tutti guardarono Gold confusi ed esso spiegò “Ho usato
ilmio bastone con l’intento di ferire
Emma, non ho fatto una finta come Regina. Ecco perché con me lo scudo ha
funzionato!”
Emma lo guardò ancora confusa e chiese “Vuoi dire che questo
scudo si attiva solo quando sono seriamente in pericolo?”
Gold scosse la testa “Non tu, ma il tuo bambino. È un potere
che sprigioni tu stessa a tua insaputa per proteggere la tua prole. È l’amore
materno o il vero amore che esiste tra madre e figlio…come preferite chiamarlo.
In genere questo potere rende immuni da cose di uguale e inferiore potenza rispetto
all’essere magico. Facendo un esempio se al tuo posto ci fosse stata Regina, il
pugnale non si sarebbe nemmeno accorto dello scudo, in quanto i poteri del
signore oscuro sono più potenti dei suoi, ma tu Emma…sei la salvatrice e
l’essere più potente al mondo!”
“Non mi sembra di essere così potente. Tu sei sempre stato
più potente di me!” disse Emma.
“Solo perché non ti sei mai impegnata. Dato che i miei poteri
derivano da una parte dei poteri di un salvatore oscuro, è palese che una volta
risvegliati i tuoi in modo definitivo, tu possa sconfiggermi. Tu non te ne
accorgi, ma sono sicura che Regina, proprio come me è in grado di percepire una
notevole aumento di potenza nei tuoi poteri!” disse Gold, che ricevette una
conferma da Regina.
“Emma, aprire portali temporali è una cosa che si è sempre
ritenuta impossibile, tu invece ci riesci come se fosse un gioco. Questo la
dice lunga sulle tue capacità!” disse Regina.
Emma non era certa delle parole di Regina. Era vero che era
riuscita a creare un portale temporale, ma era anche vero che non sapeva se
sarebbe nuovamente riuscita in un impresa del genere e nonostante quello che
Gold e Regina le dicessero, lei non si sentiva più potente, al contrario si
sentiva esattamente come prima, insicura delle sue capacità. Il fatto che fosse
protetta da uno scudo magico avrebbe dovuto tranquillizzarla, ma come
quell’essere era riuscito a trovare un altro modo per ucciderla, avrebbe potuto
benissimo trovare un metodo per raggirare quello scudo e quindi poteva benissimo
non sopravvivere a un altro scontro con lui.
“Scusate ragazzi, ma…questo essere ha rubato il pugnale per
uccidere Emma, ma potrebbe controllare Tremotino?”
chiese Belle preoccupata dall’eventualità, dato che una cosa del genere era già
successa.
Emma e Regina si guardarono e sospirarono prima di mettere al
corrente tutti del tentativo di quell’essere di uccidere Tremotino
del passato e il fatto che ora aveva a disposizione il pugnale, oltre a
comandarlo, poteva farlo cadere sotto il suo possesso e ucciderlo facilmente
rientrando nuovamente in possesso dei suoi poteri.
Detto questo Tremotino si recò con
fare agitato nel suo retrobottega, dove cominciò a fare un gran baccano.
“Tremotino, cosa stai facendo?”
Chiese Belle preoccupata per il marito, in quanto si poteva ben vedere
l’agitazione che in quel momento stava provando.
“Non ho nessuna intenzione di restare fermo mentre
quell’essere decide di venire ad uccidermi per riprendersi i poteri. Non cederò
senza a combattere!” disse Gold determinato.
“Sbaglio o avevi detto che quell’essere è più potente di te e
che non c’è un modo per contrastare quel pugnale?” chiese Killian.
Gold lo guardò seccato “Cosa dovrei fare allora? Restare
fermo senza fare niente? Non ho tutta sta voglia di morire, oltre al fatto che
anche io ho una famiglia da proteggere e se quell’essere entrasse nuovamente in
possesso dei suoi poteri, potrebbe diventare una minaccia difficile da
contrastare, perché avrebbe gli stessi poteri di Emma, in quanto salvatore
anch’egli, se non di più!” disse Gold, facendo sussultare i presenti a quelle
parole.
“Cosa vuoi dire con se non di più. Quell’essere riacquistati
i suoi poteri dovrebbe almeno avere la stessa potenza di Emma, non superiore!”
disse David preoccupato.
“Ti ricordo che quando Emma ha ucciso Killian,
quando erano entrambi signori oscuri, ho acquisito i poteri di tutti i signori
oscuri, compresi i poteri di vostra figlia!” disse Gold.
“Allora andando a sommare i poteri oscuri di centinaia di
persone, dovresti essere tu l’essere più potente esistente!” disse Regina “E tu
stesso hai detto che Emma è più potente di te!”
“L’ho detto e lo ripeto. Con i poteri di tutti i signori
oscuri, sono più potente del signore oscuro che ero una volta. In sostanza,
ogni signore oscuro ha una potenza diversa dall’altra, in base a quanto si è
predisposi alla magia, ma anche il più inutile essere al mondo che non ha
alcuna affinitàcon la magia, acquisendo
i poteri del signore oscuro, diventa temibile di fronte alla maggior parte
delle persone non dotate di poteri. Io rispetto al mio predecessore ero più
potente, perché a quanto sembra, nonostante la mia codardia, se avessi
praticato le arti magiche, qualcosa sarei stato in grado di fare. Emma se
avesse ceduto al male, sarebbe stata la più potente signore oscura, in quanto
possedeva già di suo dei poteri magici molto potenti. Tu Regina come signora
oscura, saresti stata più potente di me, perché hai parecchie doti in fatto di
magia. In pratica i poteri del signore oscuro ti danno dei poteri molto forti e
questi vanno a risvegliare i poteri che il prescelto avrebbe avuto se avesse
deciso di praticare le arti magiche come hai fatto tu Regina. Quindi io quando
ho assorbito i poteri dei signori oscuri, ho semplicemente aggiunto ai miei
solo il di più, quello che io ancora non avevo. Non ho sommato nella loro
interezza tutti i poteri! Mettendola sui numeri, se io avevo il 50% della
potenza e un altro signore oscuro il 60%, acquisendo i suoi poteri non avrei
fatto 50 più 60, ma avrei acquisito quel 10% in più che non avevo!”
“Ma se hai assorbito anche i poteri di Emma allora…” cominciò
Killian.
“Emma non ha mai ceduto all’oscurità, quindi solo una piccola
parte dei suoi poteri è stata contaminata e quella parte mi ha reso più
potente, ma non tanto quanto la salvatrice!” disse Gold.
“Ma se è così che funziona allora, l’anti salvatore non
potrebbe aumentare i suoi poteri acquisendo nuovamente i tuoi, ne tanto meno i
miei, avendo la stessa potenza!” disse Emma.
“Mi dispiace contraddirti salvatrice, ma la faccenda è più
complessa. Entrambi potete accrescere i vostri poteri volendo, c’è pur sempre
un limite, ma potete. Inoltre tu è lui avete la stessa potenza, ma la natura
dei vostri poteri è diversa. La sua magia è oscura, la tua è di luce.
Possedendole entrambe diventerebbe inarrestabile per il semplice fatto che
possedendo le due magie più potenti conosciute, nessuno potrebbe contrastarlo.
Perché tu puoi perdere contro di lui e lui contro di te? Perché i vostri poteri
hanno nature diverse e una può prevalere sull’altra. Se fossero della stessa
natura, vincerebbe il più potente, se invece aveste la stessa potenza e la
stessa magia, diventerebbe una battaglia infinita, senza alcun vincitore. Per
questo non ci sono mai due salvatori nello stesso periodo. Come si dice, morto
un salvatore se ne fa un altro. Io, Aladin e te,
siamo tutti salvatori, ma nessuno coetaneo all’altro!” disse Gold mettendo fine
alla sua spiegazione.
“
“Ok, tutto questo è affascinante, ma dobbiamo trovare un modo
per impedire che quell’essere diventi ancora più potente di quello che è.
Alloraqualcuno ha suggerimenti?” chiese
David preoccupato per l’intera situazione. Sua figlia anche con lo scudo, non
era fuori pericolo.
“Purtroppo non saprei cosa inventarmi per proteggere Gold da
una eventuale minaccia!” disse Regina.
“Dobbiamo limitarci allora a sperare che quell’essere non
abbia voglia di impossessarsi dei suoi poteri?” chiese Killian.
“Un modo ci sarebbe!” disse Emma, attirando l’attenzione su
di sè “Gold dovrebbe lasciare la città!”.
“Un modo ci sarebbe!” disse Emma, facendo voltare tutti
quanti verso di lei. “Tremotino Dovrebbe lasciare la
città!”
“Cosa?”chiese Belle confusa.
“Pensaci, nel mondo senza magia, tuo marito sarebbe al sicuro
da quel pazzoide!” disse David appoggiando l’idea della figlia.
“Non ho intenzione di scappare se è questo che intendi, né di
lasciare la mia famiglia!” disse Tremotino.
“Tua moglie e tuo figlio potrebbero venire con te!”disse David.
“Aspettate, io ho solo detto che sarebbe una soluzione, non
ho detto loro di fare le valigie. Mi sembra la soluzione più ovvia, troppo
perché il nostro nemico non ci abbia pensato. Come minimo avrà messo un blocco
per impedirci di lasciare Storybrooke o uscire dai
confini potrebbe comportare qualche rischio!” disse Emma “Perché come Gold,
anche io sarei più al sicuro nel mondo esterno, dove non mi può nuocere!”
“Emma ha ragione. Lasciare la gabbia aperta e permetterci di
scappare sarebbe un errore da sciocchi!” disse Regina incrociando le braccia.
“Io direi di controllare e poi decideremo il da farsi!” disse
David.
“Non decideremo un bel niente. Non ho intenzione di
andarmene!” disse Gold infastidito dal fatto che un’altra persona stesse
decidendo del suo destino.
“Così metteresti a
repentaglio la vita di decine di regni, te ne rendi conto?” chiese David
alzando la voce.
“Mi sembrava che ormai aveste imparato a conoscermi. Niente
mi importa se non il mio tornaconto personale e la mia famiglia!” disse Gold.
“Mi dispiace deluderti Gold, ma se quell’essere ha la meglio,
la tua famiglia non sarà al sicuro!” disse Regina.
“Ragazzi, mi sembra
inutile questa conversazione al momento. Vediamo prima se c’è o meno questo
blocco, poi si vedrà e comunque nessuno può costringere qualcuno a lasciare la
città contro la sua volontà!” disse Emma, uscendo dal negozio. In un battito di
ciglia, furono tutti al confine, tranne per Belle, che era dovuta rimanere con
il figlioletto.
Regina ed Emma si
avvicinarono al confine, ma appena stesero le mani per vedere se vi era una
sorta di incantesimo per impedire il passaggio, una forte scossa elettrica le
colpì. Emma non risentì della scossa, in quanto il suo scudo magico si attivò,
venendo solo spinta indietro, con Killian che
l’afferrò per impedirle di cadere malamente, mentre Regina percepì il colpo
nella sua potenza.
“No, Regina!” disse David, correndo verso di lei per
controllare le sue condizioni. Non c’era battito e subito tutti temettero il
peggio. Il principe azzurro fece subito un massaggio cardiaco per far sì che il
cuore di Regina riprendesse a battere.
“Forza dai, non puoi lasciarci così!” disse David spingendo
ancora sulla cassa toracica della donna.
“Papà, lascia fare a me!” disse Emma, abbassandosi e
poggiandogli una mano sul braccio, ma prima che David potesse lasciare il posto
ad Emma, Regina innaspò per l’aria.
Tutti tirarono un respiro di sollievo ed Emma, con i suoi
poteri controllò le condizioni di salute della donna .
Regina si sedette e si portò una mano alla testa “Cosa diavolo
è successo?”
“Come temevamo siamo intrappolati qui e c’è mancato poco che diventassi
pasto per i pesci. A mio avviso dovresti ringraziare David. Ti ha salvato la
vita!” disse Killian.
Regina guardò l’uomo che l’aiutava a stare seduta tenendole
una mano sulla schiena con aria sorpresa “Tu mi hai salvata?”
“Perché ti stupisci tanto? Abbiamo avuto i nostri alti e
bassi in passato, ma ormai pensavo avessi capito che sei una di noi!” disse
l’uomo sorridendo, chevenne ricambiato
dalla donna, prima di ricevere i suoi ringraziamenti.
“Bene, direi che il problema su chi deve lasciare la città
non si pone!” disse Gold.
“Swan, non credi sia il caso di
fare qualcosa per questa barriera, se qualcuno senza pensarci due volte prova a
lasciare la città, rimarrebbe folgorato.!” Disse Killian
preoccupato seriamente per l’eventualità.
Emma guardò Regina e quest’ultima, sebbene non si sentisse
nel pieno delle sue forza, aiutò la salvatrice ad attuare un incantesimo di
protezione, come quello che avevano attuato contro Zelena
quando Neve stava partorendo. Non importava se non era molto potente come
incantesimo, l’importante era che proteggesse gli abitanti di morire allo
spiedo.
“Ora che abbiamo risolto uno dei tanti problemi…” cominciò
Gold per poi fermarsi di colpo e sparire in una nuvola di fumo.
“Poteva anche finire la frase!” disse killian
non tanto infastidito dalla sua sparizione. Per quanto tempo potesse passare e
quante tregue potessero fare, quel coccodrillo non gli sarebbe mai piaciuto.
Tutti tornarono al loft dove sia Biancaneve che Henry stavano
aspettando notizie. Quando la porta
dell’appartamento si aprì, Neve abbracciò subito la figlia ed Emma fece non
poca fatica a convincere la madre che stesse bene, dato le sue condizioni
disastrate, dovute al passare l’intera giornata sotto terra. Non passarono
inosservate nemmeno le condizioni di Regina che aveva non solo i vestiti
sgualciti, ma anche i capelli dritti per la scossa presa.
“Cosa vi è successo? Siamo stati così in pensiero!” disse Neve, prima di venire informata degli
eventi della giornata.
“Quindi ricapitolando, ci è mancato poco che diventassi
orfano di entrambi le madri!” disse Henry seccato. Regina gli passò una mano
sulla schiena e disse al ragazzo che le dispiaceva.
“No, non voglio sentire le vostre scuse!” disse Henry liberandosi
dal tocco della madre “OK siete delle eroine, ma quanto vi costa non buttarvi a
capofitto in qualsiasi problema capiti?” disse per poi rivolgersi a Emma “Tu
sei pure incinta, ma sembra non importanti niente. Hai già rischiato di perdere
il bambino e allora perché non te ne stai tranquilla? Hai tutta questa voglia
di morire? Non pensi a cosa ne sarebbe di me, della nonna o del nonno se ti
accedesse qualcosa? E killian? Non pensi nemmeno a
lui? Di come ci sentiremmo se dovesse capitarti qualcosa?”
Emma si morse il labbro e provò a dire “Henry io…!”
“No, non voglio ascoltarti. Se non ti importa niente della
tua vita fa pure, non mi interessa. Non mi sorprende nemmeno che non ti importi
del bambino, dato che non ti è importato niente di me, ma almeno evita di
trascinare con te le altre persone che amo!” di Henry urlando.
Ormai gli occhi di Emma erano annebbiati dalle lacrime.
Queste presero a scorrere copiose sulle sue guance e non riuscendo a sopportare
più la pressione che si era venuta a creare in quella stanza e l’idea che la
vedessero in quello stato, svanì in una nuvola di fumo.
“Henry!” disse Regina scioccata dalla sfuriata fatta dal
ragazzo “Come hai potuto dire quelle cose orribili a tua madre?” chiese,
afferrando il ragazzo per le braccia, costringendolo a guardarla. Regina poteva
vedere le lacrime non cadute sul volto del figlio e sapeva che quelle parole
dette, erano solo dovute a un momento di rabbia e di paura del ragazzo di
perdere le persone che amava di più, ma anche se dette in un momento di non
lucidità, le parole potevano ferire più di una spada.
“Io…io voglio solo che stia più attenta mamma. Lo so che è la
salvatrice e che sono stato io a renderla tale, ma perché deve sempre agire
senza pensare? Perché? e perché tu fai la stessa cosa?” chiese Henry
dispiaciuto.
Regina gli accarezzò il volto “Oh Henry, posso capire la
paura che hai provato, ma quello che ci succede la maggior parte delle volte
non è colpa nostra se ci accadono cose spiacevoli. Emma pensava di svolgere
semplicemente il suo lavoro oggi, non si aspettava una trappola, ne tanto meno
io mi aspettavo di rimanere fulminata cercando di capire se c’era il blocco
alla città. È successo. Nessuno di noi si diverte a rischiare le proprie vite.
Ne tanto meno Emma nel suo stato. Lei ti ama e ama questo bambino più di ogni
altra cosa e farebbe di tutto per voi, come io farei di tutto per te. Quindi
non pensare mai che non pensiamo alle conseguenze delle nostre azioni. Inoltre
a volte dobbiamo rischiare per permettere al bene di vincere. Me lo hai
insegnato tu!”
Henry annuì. Sapeva che la madre aveva ragione, ma la paura
si era impossessato di lui e non ci aveva visto più e dalla sua bocca gli erano
uscite parole che non pensava realmente.
Killian sospirò e disse “è meglio che vada a
controllate Emma, è stata una lunga giornata!” fece per uscire, ma la voce di
Henry lo fermò “per favore, dille che mi dispiace…io…”
Killian annuì e accennò un sorriso prima di
chiudere la porta dietro di sé.
Killian era davanti la sua casa. Era tutto
spento, ma era certo che Emma si trovasse al suo interno. Di sicuro non se n’era
andata in giro chissà dove senza dire niente a nessuno, dopo la giornata
trascorsa. Aprì la porta d’entrata e subito il rumore del boiler acceso, gli
fece intendere che Emma doveva essere sotto la doccia. Era sollevato di non
trovarla disperata a piangere in un angolino. Sperava che le parole di Henry
non l’avessero turbata troppo, dato la non intenzione di dire realmente quello
che aveva detto, ma dovette ricredersi quando vide Emma uscire dal bagno. La
donna sussultò quando lo vide seduto sul letto. Strinse a sé l’asciugamano
bianco che la copriva e abbassò lo sguardo. Killian
sospirò. Il suo tentativo di non incrociare il suo sguardo, non gli fecero
passare inosservati gli occhi rossi
della donna.
Emma non disse niente. Si recò alla cassettiera per afferrare
qualche capo per la notte, ma Killian, l’afferrò per
il braccio, interrompendo la sua azione e, con dolcezza, la condusse al letto
dove la fece sedere.
Emma si strofinò gli occhi con la mano destra per cancellare
le lacrime che aveva versato fino a qualche momento prima, non volendosi
mostrare sempre così vulnerabile sebbene avesse la scusa degli ormoni.
“Emma, lo sai che Henry non pensava davvero quelle cose?”
chiese Killian.
Emma non disse niente, continuava a guardare le sue mani
poggiate sulle sue ginocchia. I capelli bagnati le coprivano il volto e il
pirata li dovette spostare dietro l’orecchio della donna per vedere se la stava
ascoltando.
“Emma!” la chiamò.
“Henry dice sempre la verità e in fin dei conti, non ha tutti
i torti. Per cercare di salvare me, ogni volta qualcuno rischia si rimetterci
la pelle. Guarda cosa ti è successo a Camelot, cosa è
successo a Robin e…”
Killian guardò la donna straniata e disse
“Robin? Che centra Robin? Lui è morto per causa di Ade nel tentativo di salvare
la figlia, tu non centri niente!”
“Davvero? Perché Ade si trovava a Storybrooke?
Non era forse qui perché, io per riaverti con me, ho scombussolato l’Under
world e lui ne ha approfittato per uscire dal regno che Zeus gli aveva
imposto?” disse Emma mordendosi il labbro. Se avessi trovato un altro modo per
salvarti, invece che donarti i poteri del signore oscuro, non avresti dovuto
sacrificarti per un mio errore, non sarei mai scesa negli inferi per salvarti e
di conseguenza Ade non potendo venire in superficie non avrebbe ucciso Robin.
Quindi come vedi Henry ha ragione. Io trascino le persone in pericolo da cui
non sempre riescono a uscirne sani e salvi ed è così difficile riuscire a
convivere con questo senso di colpa e ha ragione anche sul fatto che sono una
pessima madre. Non faccio altro che far soffrire i miei figli. Henry ha ragione
ad odiarmi!” disse Emma con voce rotta.
“Love, ti rendi conto che quello che dici sono solo
sciocchezze? Henry non ti odia, si è solo fatto prendere dal panico al pensiero
di veder morire entrambe le sue madri in una notte sola. Lui ti adora e ti
ammira più di qualunque altra persona al mondo. Per quanto riguarda Robin, lui
ha fatto la sua scelta inseguendoti nell’Under world. Tu non hai nessuna
responsabilità verso la sua morte. Capito Emma ?
“Ma…” cominciò la donna per replicare, ma Uncino le mise una
mano sulla bocca per non farla parlare “No Emma, non ci sono ma che tengano.
Tutto quello che è successo non è colpa tua, né di nessun altro, ma di una
serie di eventi che hanno portato tutti noi a fare delle scelte, accettandone
le conseguenze e Henry lo sa! A volte quando si è arrabbiati si dicono cose di
cui ci si può pentire e credimi se ti dico che ora Henry si sente veramente in
colpa per quanto successo questa sera. Mi ha chiesto anche di dirti che gli
dispiaceva e Emma…guardami!” disse facendole voltare il capo verso di lui
perché, lo guardasse negli occhi. “Henry ti ama, come tu ami lui e nostro figlio!”
disse Killian accarezzandolo il ventre sul quale si
poteva già sentire un leggero rigonfiamento “Tutta questa storia non sarebbe
successa se quel ragazzo non stravedesse per te!”
Emma annuì e sorrise leggermente “Come fai sempre a sapere
quale è la cosa giusta da dire?”
“è un dono di natura love, proprio come il mio bell’aspetto!”
disse Killian con il sorriso sulle labbra.
Il mattino seguente Emma e Killian
andarono da Granny's per fare colazione. La donna era
un po’ nervosa di incontrare Henry e si fermò a pochi metri dall’entrata del
locale. Prese un respiro profondo, ma prima che potesse fare un piccolo passò,
la porta del locale si spalancò ed Henry le corde incontro, abbracciandola
subito dopo.
Emma lo strinse a sé, e lo abbracciò con più forza quando il
ragazzo si scusò con lei. Sentì un peso sollevarsi dal cuore, nel vedere che
effettivamente il suo bambino non ce l’avesse veramente con lei “è tutto a
posto ragazzino!” disse, per poi baciarlo sulla fronte. Entrarono poi a fare
colazione, ma Emma, avendo ancora la nausea nonostante fosse praticamente alla
fine del primo trimestre, non sembrava tanto invogliata a mangiare, ma qualcun
altro decise per lei, quando un piatto di pancakes
allo sciroppo d’acero, le comparve davanti.
Emma sussultò e guardò Killian,
Henry e Regina, anch’essa presente, confusa.
“Sei stata tu?” chiese Emma a Regina, la quale scosse la
testa, prima di sentire Granny chiedere chi avesse
preso il piatto di pancskes che aveva appoggiato sul
bancone, con voce irritata.
Emma alzò il piatto e si scusò con la donna, mentre la nonna
di cappuccetto rosso riprendeva il piatto, ma appena questo fu di nuovo in mano
sua, il piatto sparì e ricomparve nuovamente davanti a Emma, che si portò una
mano sul viso sconsolata.
Killian sorrise divertito e disse “Sembra
che qualcuno sia affamato Emma e anche tanto direi!”
“Se volevi un piatto di pancakes
bastava chiederlo cara. Non te lo avrei mica negato!”disse Granny
confusa.
Emma provò a restituirglielo dicendo “No, in realtà non lo
voglio, preferirei farmi un drink!” disse la donna, ma nuovamente il piatto
tornò al suo posto sotto il suo naso.
“Rassegnati mamma, il mio fratellino o sorellina, vuole pancakes per colazione!” disse Henry sorridendo.
Emma sbuffò e si rassegnò all’idea di mangiare quella roba
che solo a guardarla la nauseava e di fatto, poco dopo dovette correre in
bagno.
“Tutto bene love?” chiese Killian,
bussando alla porta.
“No, non va bene. Tuo figlio mi vuole morta!” disse Emma
esasperata, uscendo dal bagno “Che senso ha farmi mangiare, se poi non ha
intenzione di farmi tenere niente nello stomaco?” disse prima di sentire il
campanellino della porta e vedere Belle, con Gideon
in braccio, entrare con fare agitato.
Emma l’affiancò subito e chiese cosa stesse succedendo.
“Per favore, ditemi che sapete dove è Tremotino.
Quando siete andati via ieri, mi sono addormentata e stamattina, non l’ho
trovato e non ci sono segni che sia rientrato. Ho provato a chiamarlo e a
localizzarlo, ma non mi da alcuna traccia di dove egli possa essere. È come se
non fosse a Storybrooke!”
Tutti si guardarono con aria spaventati, finchèKillian non prese parola dicendo “Se il coccodrillo
non si trova, questo significa che…”
“Che quell’essere è arrivato a lui!” disse Regina finendo la
frase con voce grave.
Quella notizia congelò l’intero locale. In altre occasioni Storybrooke sarebbe stata contenta nello scoprire che il
signore oscuro se ne fosse andato, ma in quella circostanza, non potevano che
temere il peggio.
Tutti guardarono Emma, era la salvatrice e si aspettavano che
lei sapesse cosa fare. La donna sospirò e uscì dal locale di fretta, venendo
inseguita dai suoi familiari.
“Emma, aspetta! Dove stai andando?” chiese Killian.
La donna scosse la testa “Da nessuna parte. Volevo solo che
tutti la smettessero di fissarmi, come se dovessi subito risolvere la
situazione. Salvatrice o meno, non so sempre cosa fare e non ho la più pallida
idea di dove mettermi a cercare Gold, se gli incantesimi di localizzazione di
Belle non hanno funzionato, allora…!”
“Tranquilla mamma, non sei da sola, ti aiuteremo noi!” disse
Henry cercando di rassicurare la madre.
“Grazie ragazzino! Qualcuno ha qualche idea?” chiese Emma “Perchè sinceramente non si dove sbattere la testa. L’unico
modo per trovarlo e stato camuffato proprio da Gold!” disse, facendo
riferimento al fatto che non era più in grado di percepire il pugnale del
signore oscuro di quel tempo.
“Non può essere andato lontano. Non può attraversare i
portali, quindi anche quell’essere è bloccato in questa cittadina!” disse
Regina.
“Ma se così fosse, gli incantesimi di localizzazione
avrebbero funzionato!” disse Belle, cullando Gideon
che aveva preso a piagnucolare.
“E se usassimo quella pozione per poteri affini che hai usato
per trovare Aladdin? In fondo anche il nonno è stato un salvatore, anche se per
poco!” disse Henry.
Emma guardò Regina e le domandò se potesse funzionare e non
ricevette una risposta che la rassicurava sull’esito della riuscita, era tutto
un forse. Decisero di provare. Si recarono così alla cripta di Regina, dove la
donna mise insieme gli ingredienti per la pozione che Emma avrebbe dovuto bere.
Qualcosa pero andò storto in quanto la salvatrice non sentì la stessa
sensazione che aveva provato quando cercava Aladdin. Si sentiva normale come se
invece di una pozione, avesse bevuto semplice acqua.
“Il coccodrillo è stato un salvatore per pochissimo tempo
prima che la fata nera cambiasse il suo fato. Forse non era sufficiente, ma
Emma e il coccodrillo hanno qualcos’altro in comune, il potere oscuro!” disse Killian.
“Stai optando per una pozione di localizzazione basata sui
poteri oscuri, piuttosto che quelli del salvatore?” chiese Regina.
“Potrebbe funzionare?” chiese Belle speranzosa.
“Potrebbe funzionare tanto quanto l’altro!” disse Regina per
quanto ne sapesse “In più non possiamo imbottire Emma di pozioni!”
“Aspettate!” disse Emma. Il suo volto era preoccupato e cercò
di riordinare le idee prima di affermare quanto le era venuto in mente.
“Sappiamo che anche quell’essere non può lasciate Storybrooke, ma c’è un luogo che può raggiungere senza
uscire dai confini!” disse Emma.
“Quale sarebbe questo luogo mamma?” chiese Henry.
“La cripta del signore oscuro!”
Quella rivelazione lasciò tuttI
sorpresi.
“La cripta del signore oscuro si trova nella foresta
incantata!” disse Regina.
“In realtà la cripta del signore oscuro, si trova dove il
signore oscuro si stabilisce, è parte fondamentale del suo essere. Se cambia
regno, il portale della cripta si trasferisce con lui. Nella foresta incantata
si trova il portale originale da dove prende vita il nuovo signore oscuro. In
quanto originario di quel regno, il potere oscuro tende a tornare nella foresta
incantata quando si impossessa di qualcun altro. Quando ero la signora oscura
accedevo spesso alla cripta e non dovevo andare nella foresta incantata. Era
una sorta di casa, con tanti oggetti potenti collezionati negli anni dai
signori oscuri, se Tremotino è ancora a Storybrooke, scommetto che lo possiamo trovare lì. È
l’unico posto che mi viene in mente che non può essere rintracciato!” disse
Emma convinta di quanto affermasse.
“Ok, ma come facciamo a andare in questa cripta? Dove si
trova il portale?” chiese Belle.
“In realtà Belle, speravo che ce lo dicessi tu. Tecnicamente
a Storybrooke dovrebbero esserci due portali
funzionanti. Quello che utilizza Tremotino e quella
che usa quell’essere!” disse Emma.
Belle alzò le spalle e disse “Io non sapevo niente di questa
storia Emma!”
“Mamma, sei stata anche tu una signora oscura. Potrebbe
funzionare il tuo? Infondo hai ancora qualche potere!”.
Emma guardò il figlio e si fece pensierosa. Si, poteva essere
un’opzione, ma recarsi in un posto del genere poteva essere altamente
pericoloso, ma allo stesso tempo anche lasciare che Tremotino
venisse ucciso, era rischioso.
Belle chiese a Regina di tenergli un attimo Gideon, poi fronteggiando Emma, la supplicò di portarla al
portale. Avrebbe fatto di tutto pur di salvare il marito. La salvatrice la
guardò e sospirò “D’accordo, ma ci andrò da sola. È pericoloso e non voglio che
nessuno rischi più di quanto deva!”
Henry abbassò il capo e chiese “Mamma, se è per quello che
hai detto io…ho esagerato. So che svolgi solo il tuo compito, ma non devi
andare da sola. Potremmo aiutarti e…”
“No, Henry. La cripta del signore oscuro è un luogo
pericoloso. Non posso permettere che accada qualcosa a qualcuno di voi!” disse
facendo un gesto con la mano per richiamare la magia, ma un secondo prima che
potesse scomparire, Belle si aggrappò a lei e venne teletrasportata con la
salvatrice, lasciandoRegine, Henry e Killian confusi sul da farsi.
Emma si materializzò a casa sua e rimase sorpresa di vedere
Belle.
“Che diavolo pensi di fare?” la rimproverò.
“Tremotino è mio marito e voglio
aiutarlo. Ti prego!” disse Belle, sperando di convincere la donna.
“Belle, capisco quello che provi, ma…” cominciò, ma
l’interpellata la interruppe dicendo “Allora sai che non mi fermerò davanti al
tuo no. Io verrò con te, che tu lo voglia o meno!”
Emma sospirò. Non poteva negarle questo suo desiderio, ma
sperava vivamente che non le accadesse niente di spiacevole, o avrebbe dovuto
vedersela con il signore oscuro, ammesso che fosse ancora vivo. La salvatrice
aprì la porta che conduceva nella stessa ala, dove quando era la signora oscura
teneva Excalibur.
Belle si guardò intorno, ma non riuscì a vedere niente che
sembrasse il portale del signore oscuro.
Belle si guardò in giro sebbene fosse ancora identificabile
come la stanza sotterranea dove Emma teneva la spada, vi erano un sacco di
cianfrusaglie e più che la tana della signora oscura, sembrava un ripostiglio.
“So cosa stai pensando, ma era uno spreco non utilizzare questo
spazio dato che c’era. Poi volevo nascondere un po’ quello che sono stata. Non
vado fiera del mio periodo come signora oscura e credo di doverti ancora delle
scuse!”
Belle sorrise “Mio figlio ti voleva uccidere, direi che
possiamo definirci pari!”
“La porta della cripta è li sotto! “ disse Emma, spostando la
roccia dove era incastonata la leggendaria spada, con la magia. L’aveva
nascosta in quanto saperla lì le metteva i brividi. Avere un collegamento
diretto con la cripta del signore oscuro, non era qualcosa che ti permetteva di
dormire sonni tranquilli. Sperava fosse bloccata e ad un tratto si rese conto
che probabilmente non era sparita proprio per quella goccia di potere che le
era rimasto.
“Serve la chiave per aprirla!” disse Belle vedendo la serratura
sulla porta circolare a terra. Emma l’aveva tenuta nascosta dentro a una
parete, in modo tale che nessuno mai la potesse trovare, solo lei grazie alla
magia.
Appena la prese in mano però, Belle noto qualcosa di strano
in Emma. La vide fermarsi e cominciare a respirare con affanno, mentre non
staccava gli occhi dalla chiave. Belle la chiamò più volte senza risultato,
solo quando le toccò la spalla ritornò in sé stessa.
“Cosa ti è successo?” chiese la donna preoccupata.
“io...Belle, voglio che mi prometta che non dirai a Killian che avevo ancora la chiave. Sa della cripta, ma è
convinto che la chiave sia andata perduta e voglio che rimanga così!”
Belle la guardò confusa “Perché tenergli nascosta una cosa
del genere?”
“Perché questa chiave ha un potere oscuro, che riesce a
soggiogare le menti delle persone che hanno avuto o hanno tutt’ora un animo
oscuro. Induce le persone ad aprire la cripta e una persona con intenzioni
cattive, se entrasse in possesso anche solo di un oggetto la dentro, potrebbe
diventare pericoloso!”
“Temi che Killian possa cedere a
questo impulso?” chiese Belle preoccupata.
Emma annuì. “Killian quando è
diventato il signore oscuro ha ceduto subito alla sua parte oscura, quindi
questa chiave in mano sua o di Regina potrebbe diventare pericolosa. Anche io
non sono immune, essendo stata la signora oscura. Hai visto prima la reazione
che ho avuto. Il potere oscuro è affascinante e più lo si usa, più si sente il
bisogno di utilizzarlo ancora. È una droga!”
“Ma tu adesso la stai tenendo in mano e riesci a resistere!”
disse Belle.
“La mia teoria è che i miei poteri o il fatto che i miei mi
hanno liberato dall’oscurità ancora prima di nascere, mi aiuta un po’. Ma se tu
non fossi stata qui, chissà. Non sfiderei troppo la sorte. Sei pronta?” chiese
avvicinando la chiave alla serratura e aprirla con un click, prima che
magicamente il coperchio che la teneva chiusa si aprisse.
Emma e Belle vi entrarono cautamente. La cripta era qualcosa
di architettonicamente affascinante e si sviluppava su diversi piani. Ovunque
si girassero vi erano oggetti magici alcuni dei quali, grazie ai suoi studi,
Belle conosceva e temeva.
Emma sapeva come muoversi all’interno di quel luogo epresto giunsero in una zona dove vi era un
muro spoglio, se non per delle catene che pendevano. Era li che si trovava Tremotino.
Belle ed Emma rimasero nascoste dietro a una colonna,
nonostante il desiderio della prima di correre del marito. Egli era a petto
nudo e ferito, mentre quell’essere si divertiva a scrivere con il pugnale sulla
carne dell’uomo.
“Perché non mi uccidi e basta?” chiese Gold con voce tremante
a causa del dolore.
“Non ti preoccupare, lo farò, ma te l’ho detto, voglio delle
informazioni. I salvatori sono sempre stati una spina nel fianco. Ho passato
secoli a coltivare la mia vendetta verso di loro e li ho studiati per quel poco
che mi era concesso di studiare dalla mia prigionia, grazie al potere del
signore oscuro. E molti dei salvatori che di sono susseguiti negli anni, non
avevano niente di speciale, se paragonati a quello che è riuscito ad avere la
meglio su di me e questa salvatrice sembrava la peggiore. So che ogni salvatore
ha un potere dormiente e ho cercato di spaventarla per indebolirla ancora di
più e se all’inizio ha funzionato, qualcosa è cambiato. Diventa più potente
ogni volta che la incontro e voglio sapere il perché? E tu me lo dirai!” disse
prendendo a tagliare nuovamente la carne dell’uomo.
“io…non…lo…so!”
“chissà perché non ti credo! “ disse il cattivo pronto a
torturarlo di nuovo.
“Basta, ti prego! Hai vinto! Te lo dirò…te lo dirò!” disse
Gold tra gli ansimi “è incinta!”
L’essere incappucciato indietreggiò incredulo “Nessun
salvatore è mai sopravvissuto tanto a lungo da avere figli. Sono tutti morti o
hanno rinunciato prima ai loro poteri!”
Emma sussulto a quella rivelazione.
“Ecco…perché ti sembra che Emma sia sempre più forte ogni
volta che la incontri. Lei è già di per sé il salvatore più potente che ci sia
mai stato, escludendo proprio quello che ti ha imprigionato. Hanno qualcosa in
comune. Qualcosa che io non avrei avuto se fossi stato il salvatore! “
L’essere incappucciato strinse il pugnale con forza e disse
“Sono stati generati dal vero amore!”
“Esatto! Ed scommetto che tu non sei uno dei tanti stolti che
pensa che l’amore sia debolezza! L’amore è la potenza più grande che ci sia al
mondo e l’amore di un genitore verso il proprio figlio è…” non terminò la frase
che quell’essere urlò “sta zitto! Non devi rammentarmelo!”. Prese a fare avanti
e indietro e disse “Avrei dovuto capirlo prima. Quello scudo che la protegge.
Sono stato un vero idiota a non arrivarci prima. Ma troverò un modo per
annientarla. Vedr…” prima che potesse terminare la
frase l’uomo si sentì colpire alla spalle da una forte magia che cogliendolo di
sorpresa lo mandò a sbattere contro il muro.
“Emma?” disse Gold sorpreso di trovarla in quel luogo “come
fai a…”
“Non mi sembra il momento adatto per parlare ora!” disse la
salvatrice cercando di liberarlo dalla sua prigionia, ma l’essere oscuro le si
lanciò contro facendola cadere a terra e la sovrastò con il suo corpo. Il
nemico la guardò dall’alto verso il basso e con un ghigno, che Emma poteva solo
sentire e non vedere, disse “Bene, bene. Guarda chi abbiamo qui! Sei sempre
piena di sorprese. Vediamo se il tuo amore verso il tuo mostriciattolo ti
protegge anche da attacchi più diretti!” disse l’essere incappucciato
portandole le mani al collo, dato che per quanti sforzi facesse non riusciva a
liberarsi da un uomo che era tre volte più grosso di lei.
Prese a stringere e il nemico stava già per gioire, ma una
forte energia di luce lo scagliò indietro con forza.
Emma di tirò su e
lanciò la sua magia contro il nemico, che provvide a contrattaccare.
“Belle, libera Gold! “ urlò Emma alla donna che sotto suo
ordine era rimasta nascosta.
“Belle, è pericoloso, cosa ci fai qui?” chiese preoccupato Tremotino vedendola.
“Non ti avrei mai lasciato nelle grinfie di quel mostro!”
disse mentre armeggiava con le catene che tenevano prigioniero il marito.
“è inutile Belle, sono catene incantate, non puoi aprirle.
Vai via di qui prima che sia tardi. Pensa a nostro figlio!”
Ma Belle non sembrava ascoltarlo, piuttosto aveva preso a
studiare la serratura della catena.
“Emma, dammi la chiave della cripta!”
La salvatrice fu sorpresa a quella richiesta, ma ne comprese
il motivo. Tutto in quella cripta si apriva con la stessa chiave, proprio per
un fatto di sicurezza. Se mai qualcuno di buono avrebbe voluto qualcosa da
quella cripta, doveva tenere in mano quella chiave con alte possibilità che
trasformasse il suo cuore e il male vincesse.
“Belle non posso…” urlò Emma cercando ancora di contrastare
il nemico.
“So quello che mi hai
detto sulla chiave, ma…fidati di me!”
“Belle no!” disse Tremotino
supplicandola, ma la donna non vedeva ragioni.
Emma cominciò a indietreggiare mente cercava di afferrare la
chiave per consegnarla a Belle. Riuscire a contrastare il nemico con una mano
sola era complicato e lei si trovava quasi con le spalle contro il muro. Riuscì
a lanciargliela, dopodiché mettendo più energia, si concentrò verso il suo
avversario.
Belle appena afferrò la chiave, la lasciò cadere per la
brutta sensazione che aveva avuto. Prese a respirare pesantemente e cominciò a
dubitare di sé stessa. Emma non scherzava quando parlava del potere oscuro di
quell’oggetto, ma era anche l’unico modo per salvare l’uomo che amava. Si fece
coraggio e la prese nuovamente. Cercava di rimanere concentrata su Tremotino mentre sentiva la testa annebbiarsi.
Appena il signore oscuro fu libero, afferrò Belle per le
spalle e tolse di mano la chiave, facendola tornare in sé stessa, ma quello che
accadde dopo lo sorprese. Sentì un forte dolore alla spalle e l’aria venirgli
strappata dai polmoni. Si girò lentamente per vedere dietro di sé l’essere
incappucciato che rideva. Era stato pugnalato al cuore.
Emma, nel momento in
cui aveva perso la piena concentrazione per dare la chiave a Belle, non era più
riuscita a recuperare lo svantaggio accumulato e improvvisamente, in un impeto
di forza da parte dell’avversario, venne scaraventata contro il muro.
Quell’essere allora
approfittò della momentanea sconfitta della salvatrice per riprendere quello
che era suo. Il potere del signore oscuro.
Mise mano al pugnale e
con forza lo conficcò nel cuore del mal capitato e sorrise divertito quando vide
lo sguardo di terrore, non solo di Tremotino, ma
anche di Belle.
Gold accarezzò il
volto della sua amata, mentre piano piano, il potere oscuro lasciava il suo
corpo e si accasciava al suolo.
Emma guardò con
terrore il potere nero che veniva assorbito all’interno del nemico. Uscire da
quel luogo, sarebbe stato ancora più complicato.
Belle chiamava Tremotino, non volendo lasciarlo andare. Non poteva
accettare l’idea che l’uomo che amava fosse stato ucciso. In quel momento si
rese conto, che anche se aveva i poteri oscuri, il fatto di essere immortale
aveva dato lei una garanzia che nessun altro poteva contare di avere.
Difficilmente avrebbe potuto perdere suo marito e invece ora si ritrovava ad
abbracciare il guscio vuoto del corpo di Tremotino.
La risata macabra di
quell’essere rimbombò all’interno della cripta e si avvicinò a Belle per
uccidere anche lei. Emma tirandosi su, nonostante la botta presa e la debolezza
per il troppo uso dei suoi poteri, con la magia riuscì a far comparire Belle affianco
a sé, prima che potesse essere colpita a morte.
La salvatrice guardò
con rabbia il suo nemico, ma dovette fare presa su Belle che voleva nuovamente
correre verso Tremotino.
“Belle, dobbiamo
andarcene!” disse Emma.
“No, non posso
lasciarlo qui!” disse la donna, riuscendo a liberarsi dalla presa della
salvatrice, la quale dovette nuovamente fare ricorso ai suoi poteri per tenere
lontano quell’essere. I due poteri si scontrarono nuovamente ed Emma sentì
immediatamente la differenza. Prima sentiva a tratti di potercela fare e a
tratti si sentiva più debole, ma in quelmomento sentiva di non poter contrastare il suo potere. Non sapeva come
fare per tirare fuori sé stessa e Belle da quel pasticcio, soprattutto con la
seconda che non avrebbe mai rinunciato a portare il corpo di Gold con sé. Emma
prese a respirare con affanno, avrebbe resistito ancora per poco.
“Belle, per favore,
non riuscirò a resistere ancora a lungo. Dobbiamo andare!”
L’interpellata si girò
verso di Emma e vide la donna in netta difficoltà.Guardò il volto pallido del marito, poi si
alzò e la salvatriceperse la visuale
della donna. Non riusciva più a individuarla per quel poco che le era concesso
di muovere gli occhi, ma ad un certo punto sentì i poteri del suo avversario
più deboli e lo senti urlare. Ci mise un po’ a comprendere cosa era successo.
Vide quell’essere venire risucchiato all’interno di qualcosa e solo dopo
comprese che si trattava del cappello dentro il quale l’apprendista aveva
provato a rinchiudere l’oscurità.
“Conviene andarcene ora
prima che si liberi di nuovo. Non abbiamo molto tempo!” disse Belle, lasciando
il cappello nella cripta e affiancando Emma accanto alcorpo di Tremotino.
Una volta nuovamente
nel suo scantinato. Emma sigillò il portale con la roccia di Excalibur. Quella
pietra era magica, dato che era stata la prigionia di quella spada per anni e
avendone assorbito un po’ di magia, sperava vivamente che potesse bastare per
tenere quel portale chiuso.
Emma si sedette a
terra e appoggiandosi al muro chiuse gli occhi. Si morse il labbro, soffrendo
nel vedere il dolore di Belle per il marito.
Lanciò la chiave della
cripta contro ilmuro con violenza per
la frustrazione. Non era solo morto Gold, ma ora la situazione si era
complicata maggiormente e nonostante quanto stato detto nella cripta, lei non
si sentiva così potente da poter affrontare quell’essere, nemmeno con l’amore
che provava verso il figlio.
“Emma!” si sentì
chiamare al piano di sopra. Riconobbe Killian, ma non
aveva voglia di urlare. Aspettò che fosse lui a giungere a lei. Era in grado di
trovarla anche in posti assurdi, trovarla al piano di sotto non avrebbe dovuto
essere poi così complicato.
Quando Henry, Killian e Regina, con Gideon in
braccio, giunsero nel seminterrato, si paralizzarono. Non era difficile capire
cosa fosse successo.
“Nonno!” disse Henry
avvicinandosi.
“Emma cosa è
successo?” chiese Killian abbracciando la donna, che
nascose la testa nel petto dell’uomo “è riuscito nel suo intento. Non ho…non ho
potuto salvarlo. Mi dispiace!”
Killian perse un battito a quella
rivelazione. Ora Emma e il suo bambino erano più in pericolo che mai. Quello
scudo che poteva proteggerla verso quell’essere, avrebbe potuto non funzionare
più contro di lui, se davvero aveva incrementato i suoi poteri.
Regina mise una mano
sulle spalle di Henry. Non amava Gold, anzi lo trovava alquanto seccante,ma comunque era un perdita pesante per Storybrooke, soprattutto pensando a quello che
rappresentava. La sua uccisione era un passo avanti verso la fine.
“Mamma, ci deve essere
qualcosa che possiamo fare. Già altre sono state riportate indietro delle
persone!” disse Henry speranzoso.
“Non è cosi semplice
Henry. Se si potesse, avremmo fatto tornare Robin e Killian
senza problemi. Forse il cuore si può ancora risanarlo, ma tuo nonno è stato
anche spogliato dai suoi poteri ormai diventati parte di lui e non si può
rimediare a questo!” disse Regina accarezzando la schiena del figlio.
Emma alle parole di
Regina alzò la testa e disse “Si, si può fare!”
“Cosa? Emma di cosa
stai parlando?” chiese Killian sorreggendo la moglie
quando la vide provare ad alzarsi.
“E come ha detto
Regina. Possiamo curare il cuore e per quanto riguarda il potere oscuro… Beh…
possiamo usare mio!” disse Emma guardando i presenti e ridando speranza a Belle.
“Emma di cosa stai
parlando?” chiese Regina confusa, non comprendendo esattamente quello a cui la
salvatrice faceva riferimento.
“Io ho ancora un po’
di potere oscuro e allora perché non liberarmene dandolo a Gold se può servire
per aiutarlo?”
“Inoltre senza quel potere,
non saresti più considerata un signore oscuro e il pugnale non avrebbe più
effetto su di te. O almeno non in modo diverso da qualsiasi altro pugnale e
quel bastardo sarebbe nuovamente al punto di partenza!” disse Killian piacendogli quella eventualità.
“Sei sicura?” chiese
Regina, per vedere Emma annuire “D’accordo!” disse il sindaco, per poi
inginocchiarsi a terra e strappare il cuore ferito di Gold dal petto. Riuscì a
risanarlo, dopo di ché guardò Emma.
Avevano intenzione di
procedere affiancando i due cuori, così che quella parte oscura nell’organo di
Emma, potesse essere trasferito nel cuore di Tremotino.
Regina provò a
togliere il cuore ad Emma, ma dovette ritirate la mano per il dolore, quando si
scontrò contro la barriera che proteggeva Emma.
“Emma, dovresti
abbassare lo scudo!” disse Regina ovvia.
“Non so nemmeno come
faccio ad attivarlo, come posso abbassarlo?” chiese la donna.
Regina sospirò “Bhe un modo devi trovarlo o non se ne fa niente!”.
Emma sospirò e chiese
alla donna di consegnarle il cuore. Volle provare in un’altra maniera.
La salvatrice strinse
a sé quel cuore non pulsante e chiuse gli occhi per concentrarsi. Cercò dentro
di sé quel piccolo potere oscuro che le era rimasto. Non fu difficile trovarlo,
grazie all’aiuto della chiave, che le aveva fatto ricordare quello che si
provava ad avere l’oscurità dentro si sé. Le sue mani si illuminarono, ma
nonostante la luce, i presenti potevano vedere una sorta di liquido nero
penetrare nel cuore pulito dell’uomo. Era solo una piccola goccia, ma era ben
visibile circondato da quel colore bianco dato dalla magia di Emma.
La luce si spense ed
Emma rimase ansimante con il cuore in mano.
“Mamma, tutto bene?”
chiese Henry preoccupato, vedendo la donna impallidire.
Emma non rispose.
Sbatte gli occhi per mandare via quel senso di stordimento che sentiva, dopo di
che rimise il cuore, pulsante, di Tremotino nel
petto.
L’uomo si risvegliò
annaspando per l’aria. Si guardò attorno confuso e incrociò il suo sguardo con
Belle, che gli sorrise felice, nonostante gli occhi rossi dal pianto “Belle!”
disse Tremotino “Cosa…pensavo di essere morto!”
“Lo eri, Emma…Emma ti
ha salvato donandoti quella parte di potere oscuro che era rimasta in lei!”
disse Belle, passandosi una mano sugli occhi per asciugare le lacrime.
Gold si girò verso
Emma e la guardò confuso dal suo gesto. D'altronde lei non gli doveva niente
“Hai fatto questo per me?” chiese.
Emma abbozzò a un
leggero sorriso, ma questo durò solo una frazione di secondo, perché tutto a un
tratto perse i sensi.
Emma si risvegliò nel suo letto. Ci mise un po’ a mettere a
fuoco tutto intorno a sé, ma potè tirare un sospiro
di sollievo quando si rese conto di non essere nuovamente in ospedale.
Sentì delle voci al piano di sotto e mettendosi a sedere e
infilandosi le ciabatte, si diresse verso la porta.
“Quindi Whale ti ha assicurato che
sta bene?” sentì chiedere da suo padre.
“Perché non ha voluto tenerla in osservazione?” chiese invece
sua madre.
“Ha detto che non era necessario. Lei e il bambino stanno
bene. L’unica nota dolente che ha rivelato è la pressione di Emma. Dice che è
un po’ elevata, ma a questo non può porre rimedio. Dice che Emma dovrebbe stare
solo più tranquilla, ma non le viene concesso. Ora possiamo solo sperare che
senza il pugnale per ucciderla, quell’essere ci metta tanto a trovare un altro
modo per ucciderla o che noi in qualche modo riusciamo a sconfiggerlo. Se
questi attacchi continuano così, ora che è anche più potente, sarà impossibile
concederle del riposo!”
“Mamma, papà, cosa ci fate qui?” chiese Emma, facendosi
finalmente vedere dopo aver sentito la conversazione.
“Eravamo preoccupati per te e per il nostro nipotino!” disse
David, avvicinandosi alla figlia e dandole un bacio sulla fronte.
“Non dovevate. Sembra che stiamo bene, anche se non capisco
quando sono stata in ospedale!” chiese la donna guardando confusa Killian.
“Non ti ricordi love? Eppure ti sei svegliata per qualche
secondo!” disse il pirata.
Emma scosse la testa e disse “Avrò solo aperto gli occhi, ma
la mia mente era altrove. Tutti gli altri stanno bene?”
“Benissimo. Il coccodrillo è stato subito in grado di darmi
ai nervi!” disse Killian, strappando un sorriso a
Emma.
Neve si avvicinò a Emma e le prese le mani “Emma, sono giorni
che cerco una cosa che voglio farti vedere e…eccolo qua!” disse la donna,
tirando fuori dalla tasca un oggetto che la salvatrice aveva già visto.
“è il ciondolo che ti fa sapere se avrai figli e di che sesso
saranno!” disse Emma, facendo rimanere male Neve, che sperava di farle una
sorpresa.
“Me l’hai mostrato nel passato e lo hai anche provato!” le spiegò
Emma.
“Aspetta Swan. Vuoi dire che tu sai
il sesso di nostro figlio e non me lo hai detto?” chiese Killian
perplesso “Posso sorvolare sul fatto che mi hai nascosto la chiave della cripta
e solo perché sia la chiave che il portale sono scomparsi e quindi non ha più
importanza, ma che tu mi abbia nascosto…”
“Non ti ho nascosto niente. Quando la Neve del passato l’ha
testato su di me, non sapevo nemmeno di essere incinta e la cosa mi
terrorizzava alquanto, quindi credimi se non mi sono interessata a quali
capacità ha quel medaglione!”
“Tesoro, non devi essere spaventata. Sta volta non sarai da
sola e noi ti aiuteremo sempre!” disse Neve accarezzandole la guancia e
ricevendo un sorriso dalla figlia “Ora…volete sapere se state aspettando un
principe o una principessa?”
“Perché non un pirata o una piratessa?”
chiese Killian.
“Mi dispiace deluderti Uncino, ma sposando nostra figlia sei
tecnicamente un principe. Se mai tornerete nella foresta incantata, quando io e
Neve non ci saremo più, ti ritroverai un regno da governare!” disse David.
“Dubito che tutto il rum di questo mondo, mi possa aiutare a
sopportare una cosa del genere!” disse Killian,
spaventato alla sola idea di diventare un re e rinunciare alla libertà che gli
dava essere un pirata.
Emma sorrise, ma nella sua testa pensava esattamente la
stessa cosa.
“Allora.0? Cosa ne dite? lo volete sapere?” chiese
nuovamenteNeve, tornando al discorso
principale.
Emma guardò Killian e gli chiese
cosa ne pensasse “Diavolo, si. In altri sei mesi sarei morto dalla curiosità,
ma decidi tu love!”
“D’accordo. Lo voglio sapere anch’io!”disse Emma, affiancando Killian
e stringendogli la mano destra. Era elettrizzata all’idea di saperlo in
anticipo, sebbene presto avrebbe potuto saperlo comunque grazie all’ecografia.
Emma porse la mano a sua madre , la quale allungò il ciondolo
e aspettarono che questo si muovesse.
“Allora? Cosa dice?” chiese Killian
impaziente, vedendo il pendolo muoversi da est ad ovest.
Neve fece un sorriso smagliantee rispose “Sarà una femmina!”
Passarono un altro paio di mesi e il ventre di Emma era ormai
visibile.
In questo periodo i problemi non mancarono. L’essere
incappucciato era venuto a sapere che il pugnale non avrebbe più sortito alcun
tipo di effetto sulla salvatrice e nel mentre cercava di trovare un’altra
soluzione, mandava attacchi su attacchi verso la cittadina di Storybrooke per il semplice gusto di rendere difficile la
vita alla salvatrice.
Aveva la sua famiglia ad aiutarla e un marito con la mano
sempre sull’elsa della spada, pronto a sguainarla per difenderla, ma a volte
doveva pensare lei a risolvere la situazione, soprattutto quando gli attacchi
venivano sotto forma di cittadini sotto possessione di quell’essere. La sua magia
era l’unica cosa che poteva farli tornare in sé, ma utilizzarli poteva essere
rischioso per gli abitanti, in quanto si ci mettevano anche i suoi poteri a
fare i capricci. Credeva ormai di preso maggiore controllo di essi, grazie
anche a Regina che l’aiutava ad allenarsi, ma da quando era entrata nel quinto
mese, anche le magie più banalia volte
le risultavano complicate. Voleva far comparire una mela e al suo posto
compariva del cioccolato o qualsiasi altra cosa. Regina all’iniziopensava che questo suo non controllo della
magia, venuto a galla durante gli allenamenti, fosse dovuto alla scarsa
concentrazione o all’ansia come all’inizio di tutta quella storia, ma quando
semplicemente parlando e agitando una mano, succedeva qualcosa di strano o
scoppiava una lampadina, senza che lei intendesse usare la magia, il sindaco dovette
ammettere che c’era qualcosa di più problematico sotto.
Non avevano una spiegazione vera e propria, potevano solo
fare delle ipotesi, in quanto non c’era documentazione su una salvatrice
rimasta incintadi una bambina anch’essa
concepita dal vero amore e con poteri magici. La gravidanza e tutto lo
scompenso ormonale poteva influenzare, ma Emma pensava seriamente che ogni
tanto fosse proprio la bambina a metterci mano, in quanto quando le venivano le
voglie, anche le più assurde, si ritrovava davanti quello che voleva. Ma i suoi
poteri impazziti non si limitavano solo a far comparire cibo, ma a fare anche
danni peggiori e Gold, in quei casi, si ritrovò a ipotizzare che, essendo il corpo
di Emma contenitori di due magie differenti, esso necessitava di liberarsi da
tutto quel potere quando questo diventava eccessivo, soprattutto dato che
crescendo, la bimba diventata più potente. Questa sua teoria venne conferma una
sera.
Killian era in bagno a prepararsi per la notte,
quando improvvisamente l’impianto anti incendio si mise a suonare. L’uomo uscì
di corsa dalla stanza, per raggiungere Emma nella loro camera da letto, ma
quando vi entrò, trovò il letto in fiamme, con la poca acqua che cadeva dalle
apparecchiature antincendio per spegnere quello che, più che un principio di
incendio, era un vero e proprio falò. Killian prese
immediatamente l’estintore per spegnerlo del tutto, dopo di chè
aprì la finestra per fare uscire il fumo.
“Emma!” chiamò all’armato, sperando che la sua amata non
fosse rimasta ferita nel trambusto.
“Killian!” disse la sua voce
tremante e scossa da alcuni colpi di tosse. L’interpellato trovò Emma seduta in
un angolo della stanza in presa al panico e bagnata dall’acqua, mentre guardava
le sue mani che ancora scintillavano di magia. Era come quando, anni addietro,
aveva perso il controllo deisuoi poteri
per colpa di Ingrid.
“Love, tranquilla, sono qui. Non è successo niente. Fai
respiri profondi e cerca di rilassarti!”
Emma provò a fare come gli diceva. Sapeva che doveva tornare
a respirare normale. Stava per andare in iperventilazione, ma la sua magia non
aiutava. Più cercava di rilassarsi e calmare i suoi poteri, più questi
sembravano uscire dalla sue mani.
Una scintilla andò a colpire la maglia che indossava Killian e questa automaticamente prese fuoco.
“Killian!” urlò Emma alzandosi in
piedi spaventata. L’uomo però non si fece cogliere impreparato e si tolse
immediatamente la maglia buttandola a terra e saltandoci sopra.
Emma ora era spaventata a morte. Aveva quasi dato fuoco al
marito e avrebbe potuto ucciderlo. E non solo lui era in pericolo. Anche lei e
il suo bambino. Il fumo tossico dell’incendio avrebbe potuto farle male e lei
non voleva niente di tutto questo.
Killian non sapeva cosa fare per calmare la
moglie, ma optò per una soluzione che non era per niente sicuro potesse
funzionare, ma avrebbero almeno guadagnato del tempo.
Riempì la vasca da bagno con dell’acqua fredda e disse a
Emma, dato che i suoi poteri in quel momento si divertivano ad incendiare le
cose, di mettere le mani nell’acqua. Lui nel frattempo avrebbe chiamato Regina.
La donna, in vestaglia da notte, in quanto si era già messa
sotto le coperte, comparve nella camera di Killian e
Emma e rimase sorpresa nel vedere il caos. Non ci mise niente a capire che in
quella casa era andato a fuoco qualcosa “Cos’è? vi siete divertiti ad accendere
un fuoco nella vostra camera?” chiese sorpresa.
“Non mi sembra il caso di fare battute. I poteri di Emma sono
peggiorati!” disse Killian, facendola entrare in
bagno dove la salvatrice era ancora con le braccia dentro l’acqua. Emma la
guardò con disperazione e solo con lo sguardo Regina comprese che le stesse
chiedendo aiuto.
“Non so cosa sia cambiato, ma i suoi poteri hanno cominciato
a incendiare casa nostra. Le ho detto di mettere le mani nell’acqua fredda per
fermare il fuoco e…” Cominciò Killian, prima di
sentire il gemito di dolore di Emma che tirava fuori di scatto le mani
dall’acqua, che a contatto con l’aria presero nuovamente a scintillare.
Regina guardò dentro la vasca sorpresa “Hai detto acqua
fredda? Sta fumando!”
“Questo ti fa comprendere in che situazione ci troviamo. Puoi
fare qualcosa?” chiese Killian non sapendo più cosa
fare.
Regina sospirò e fece comparire il bracciale che assopiva i
poteri. Si inginocchiò vicino ad Emma, cautamente, non volendo essere colpita
dalla sua magia, e glielo applicò.
I poteri della salvatrice si spensero immediatamente e ella potè tirare un respiro di sollievo.
Regina però non era soddisfatta di quel metodo. Non potevano
lasciare Emma con quel bracciale. Non avrebbe potuto proteggersi in caso
comparisse l’essere incappucciato, inoltre non sapevano se nel momento in cui
glielo avrebbero tolto, ci sarebbe stato una esplosione di magia.
“Questa deve essere qualcosa di momentaneo.Dobbiamo trovare un altro modo per liberarti
da quella magia” disse il sindaco guardando Emma, la quale annuì per poi
appoggiare la testa all’indietro e chiedere gli occhi e sospirare.
Per una maggiore sicurezza Regina invitò i due a passate la
notte nella sua abitazione. Sebbene quell’essere non fosse più comparso
personalmente a creare problemi, volle evitare in tutti i modi di trovarsi
impreparata.
Henry era preoccupato per la madre biologica, ma non poteva
nascondere che, nonostante la situazione, era felice di avere entrambe le madri
nella stessa casa.
Emma era ancora scossa da quanto successo quella sera e il
sonno fu difficile da raggiungere e quando riuscì ad addormentarsi, incubi
invasero la sua mente. Si alzò nel cuore della notte facendo piano per non
svegliare nessuno. Era stava più volte a casa di Regina, ma non poteva dire di
conoscerla bene. Dovette appunto fare parecchia attenzione per evitare gli
ostacoli in quella poca luce che entrava nelle finestre. Riuscì a giungere in
cucina, dove si prese un bicchiere d’acqua. Poco ci mancò che una stoviglia
cadesse a terra e facesse prendere un infarto a tutti. Se avesse rotto qualcosa
e Killian si fosse svegliato senza trovarla al suo
fianco, avrebbe dato di matto. Cominciò a fare avanti e indietro per la cucina
per calmare i nervi. Si guardò le mani e vedendole normali le sembrava quasi
assurdo che poco prima aveva rischiato di incendiare la propria casa e il
marito.
Sembrava che in quell’ultimo periodo la sfortuna continuava a
perseguitarla. Si domandava perché non potesse vivere come una persona normale
e godersi la sua gravidanza senza temere che qualcosa o qualche suo stato
d’animo potesse nuocere alla bambina. Posò il bicchiere d’acqua sul tavolo
mentre si sedeva.Incrociò le braccia
sul mobile e sospirando ci appoggiò la testa.
Si prese un colpo quando di botto la luce della stanza si
accese.
“Emma, cosa ci fai qui? Non riesci a dormire?” chiese Regina,
chiudendosi meglio la vestaglia blu scuro, per ripararsidal fresco della temperatura invernale.
“Neanche tu a quanto pare!” disse Emma accennando un leggero
sorriso.
Regina si diresse alla credenza da dove tirò fuori due tazze
e, afferrando il bollitore, mise a scaldare l’acqua.
“ti chiedo scusa per il disturbo Regina. Di sicuro sarai
stanca e ti devi sorbire anche i miei problemi!”
Regina la guardò sorpresa “Davvero ti stai scusando? Non mi
hai chiesto tu di venire a dormire nella mia casa e se mi recavi disturbo non
avrei avuto problemi ad andarmene subito dopo averti dato quel bracciale.
Quindi non c’è problema!”
“Grazie!”
“Allora, cosa ti impedisce di dormire?” chiese Regina.
“Mi stai davvero ponendo questa domanda?” chiese Emma
sorpresa.
“Posso immaginare che tutta questa faccenda fa schifo, ma
nello specifico, ora cosa ti inquieta?”
“Diverse cose. La magia impazzita, la sensazione che mi da
questo bracciale e la solita visione che continua a tormentare le mie notti!”
Regina alzò le sopracciglia all’ultima affermazione.
“Pensavo che non
avessi più le visioni da quando siamo tornati dalla foresta incantata del
passato!”
“Ho semplicemente smesso di parlarne. Tanto ormai è chiaro
cosa mi succederà nel prossimo futuro. Spero solo che almeno la bambina stia
bene!” disse accarezzandosi il ventre.
“Emma, non dire così. Noi stiamo cercando di…” cominciò
Regina, venendo però interrotta dalla salvatrice “Cercando di fare cosa?
Cambiare il mio destino? Sappiamo che non si può e lo dimostra il fatto che
nonostante la spada non sia a portata di mano e il pugnale del signore oscuro
non possa più rubarmi i poteri, io continuo ad avere queste visioni. Deve
essere un modo per dirmi che qualsiasi cosa provo a fare il mio fato è sempre
lo stesso: morire!”
“Emma io non mi sono arresa e non dovresti farlo neanche tu!”
disse Regina, mentre si alzava per spegnere il bollitore che aveva preso a
fischiare.
“Regina io non so
cosa fare. I miei poteri sono impazziti. Rischio di ferire le persone accanto a
me e non ho la più pallida idea se fronteggiando quell’essere i miei poteri mi
si ritorceranno contro. E siamo obbiettivi, non abbiamo niente per imprigionare
quell’individuo e non sappiamo come abbia fatto quell’altro salvatore a
imprigionarlo. Non possiamo contrastarlo all’infinito. Io non voglio che Henry
e mia figlia crescano in un mondo dove ogni giorno è una lotta per la
sopravvivenza!”
“Non sarà così! Devi
avere quelle cosa che tua madre mi ha ripetuto fino alla nausea. Speranza. Ce
la siamo sempre cavata, perché questa volta dovrebbe essere diverso?” chiese Regina.
“Perchè
non sempre la fortuna girerà a nostro favore!” disse Emma.
“Bhe
mi sembra che a noi la sfortuna abbia perseguitato abbastanza. Ora è il nostro
turno per essere felici. E tu non morirai. Darai alla luce quella bambina e ti
godrai tutte le tappe della sua vita, come è giusto che sia!” Disse Regina
determinata, mentre poggiava davanti alla donna una tazza calda di tisana,
sperando che potesse conciliare il sonno ad entrambe “Poi non puoi sapere.
Magari domani, accadrà qualcosa che darà una svolta a questa situazione e
saremo a un passo avanti al nostro nemico! Intanto direi di risolvere il
problema principale. Sistemare la tua magia!”
Il giorno seguente,
Regina ed Emma si recarono da Gold. L’uomo non aveva più i suoi poteri, ma la
conoscenza accumulata negli anni, poteva sempre tornare utile.
“Quindi mi state
dicendo che i tuoi poteri sono peggiorati, dico bene?” chiese Tremotino ad Emma, la quale annuì.
“Potresti provare a
dare libero sfogo ai tuoi poteri in un posto isolato. Tipo nel vecchio campo di
fagioli e vedere cosa succede, anche per capire a che livelli la tua magia può
arrivare!” disse Gold e Regina prese per buono il suo consiglio e teletrasportò tutti al campo di fagioli ormai arido.
Emma prese un respiro profondo mentre Regina era in procinto
di toglierle il braccialetto e appena lo tolse, per sicurezza la donna affiancò
Gold e attivò uno scudo in protezione nel caso la magia di Emma dovesse
esplodere.
Appena tolto lo strumento che tratteneva la sua magia, Emma
sentì immediatamente il potere crescere dentro di lei e per paura che ci fosse
un’esplosione di energia, poggiò le mania terra.
Una potente scarica di energia si espanse al suolo e Emma
spalancò gli occhi, quando vide cosa la sua magia aveva fatto. Il terreno arido
aveva lasciato posto a una vegetazione varia e rigogliosa e improvvisamente la
salvatrice si sentì meglio. Si rimise in piedi e guardando le sue mani, la
magia in eccesso non si era ancora dissipata del tutto, sentiva ancora che
doveva sfogarsi, ma era più controllabile rispetto a qualche secondo prima.
“Bhe Emma, decisamente questo è
meglio del fuoco!” disse Regina, meravigliata da quel potere.
“Davvero ammirevole, ma a giudicare dalle scintille, non
ancora abbastanza da ritenerci fuori pericolo. Un’esplosione del generea Storybrooke e la
cittadina potrebbe essere rasa al suolo!” disse, facendo spaventare Emma, che
non voleva niente di tutto ciò “Allora come posso fare per calmare questo
potere? Mi metto a far fiorire ogni campo che trovo?”
“C’è solo un modo per mettere fine a tutto questo e ritornare
in possesso delle tue abilità!” disse Gold.
“E quale sarebbe?” chiese Regina seria, la quale sapeva che
non le sarebbe piaciuta la soluzione.
“Accelerare la gravidanza!” disse Gold tranquillamente, come
se avesse detto una cosa di poco conto.
Emma sentì il suo cuore perdere un battito e si sentì
stringere il petto. Si portò una mano all’altezza del cuore e prese a respirare
rapidamente. Regina le fu subito accanto comprendendo la sua agitazione.
“Sei forse impazzito? Come puoi chiederle una cosa del
genere?” chiese Reginaarrabbiata.
“è l’unica soluzione! Se non vuole essere la causa della
morte di tutta Storybrooke! Quindi salvatrice, spero
sceglierai per il meglio!”
Emma lo guardò spaventata e nuovamente sentì la magia in
eccesso agitarsi dentro di sé, ma questa volta invece di uscire con uno scoppiò
di energia, di diffuse lentamente intorno a lei, ma la vegetazione che aveva
creato poco prima, lasciò spazio nuovamente a terreno arido e secco, cosparso
di qualche focolare qua e là.
“Tu! Hai detto chiaramente che non ti importa niente di Storybrooke e le tue azioni passate non smentiscono quello
che sto dicendo. A te interessa avere solo salva la tua vita e della tua
famiglia, tutti gli altri per te potrebbero anche crepare. Quindi evita di far
passare me per la cattiva, io non ho alcuna intenzione di accelerare la mia
gravidanza!” disse con occhi lucidi, per poi sparire.
Si materializzò a casa sua. Dove sapeva di trovare Killian che rimetteva in sesto la loro camera da letto.
L’uomo non ebbe il tempo nemmeno di registrare il fatto che la moglie fosse
rincasata, che la vide buttarsi nelle sue braccia.
“Come ha potuto quel bastardo chiederti una cosa del genere?”
disse Killian venendo a sapere di quanto successo,
camminando nervosamente avanti e indietro per la stanza. Guardò la donna e
sospirò vedendola combattuta. Sapeva che non voleva accelerare la gravidanza,
ma non voleva nemmeno mettere a repentaglio la vita di nessuno e quindi poteva
vedere la sua battaglia interna, su quello che era giusto o quello che voleva.
“Love, si sistemerà tutto. Troveremo un altro modo peroccuparci di questa faccenda e questa
piccolina…” iniziò poggiando una mano sul ventre della moglie “…starà qui al
sicuro ancora per un po’”.
Emma annuì, prima di sussultare e sorridere emozionata.
Guardò Killian e vide la stessa emozione che provava
lei in quel momento nel sentire il suo primo calcio “Sembra che la nostra
bambina sia d’accordo!” disse il pirata per poi baciare Emma.
Il primo calcio della loro bambina avrebbe dovuto essere un
momento speciale e così era stato anche se solo per pochi minuti. Infatti nei
pensieri di Emma subito tornarono le parole di Gold sull’accelerare la
gravidanza per evitare di mettere in pericolo l’intera cittadina di Storybrooke. Aveva visto poco prima cosa erano in grado di
fare i suoi poteri uniti a quelli della bambina e un’esplosione di magia nella
peggiore delle ipotesi, avrebbe potuto cancellare dalla cartina geografica
quella città che per il mondo reale neanche esisteva. Nemmeno le braccia di Killian le diedero la giusta quantità di serenità
necessaria per trovare la forza di andare avanti. Resistette quanto più poté,
non volendosi mostrate debole, nonostante ne avesse tutti i diritti, e pianse
calde lacrime e il suo corpo venne scosso da singhiozzi per un tempo che Killiannon seppe
definire.Non gli importava se i suoi
muscoli si erano atrofizzati a furia di rimanere nella stessa pozione, se Emma
necessitava di sfogarsi per tutto il giorno e tutta la notte, lui sarebbe
rimasto li con lei.Anche lui cominciò a
vagare con la mente, tanto che non si accorse che la sua amata aveva cessato di
piangere e che la stanchezza aveva avuto il sopravvento su di lei. Killian sorrise dolcemente, anche con il viso tutto
arrossato e con le guance tutte bagnate, trovava sua moglie la creatura più
bella che calpestasse la terra. Si spostò lentamente per non svegliarla e
sistemandola meglio, la ricoprì con una coperta in modo tale che non prendesse
freddo.Si recò al piano di sotto,
giusto in tempo per sentire il campanello suonare. Quando aprì la porrà si
sorprese di vede con che furia Snow e David si
fondarono in casa sua.
“Cosa è questa storia che Emma deve accelerare la gravidanza?
Non può farlo!” disse Snow convinta.
“C-come lo avete saputo?” chiese Killian
sorpreso, dato che non ne avevano ancora fatto parola con nessuno.
“Allora è vero? Sta pensando veramente di fare una cosa del
genere?” chiese David confuso.
“No, aspettare! Lei non sta pensando di fare niente. Lei non
vuole accelerare la gravidanza. È stato Gold a dirle di farlo perché se no,
sarebbe stata la causa della distruzione di Storybrooke
a causa dei suoi poteri!”
“Ora è tutto più chiaro!” disse David allungando ad Uncino il
bracciale blocca poteri, che Regina gli aveva dato poco prima di dirigersi a
casa della figlia. “Regina ha detto che poteva serviti!”
Killian fece per prenderlo, ma si fermò,
volendo sapere dove fosse in quel momento la donna, dato che prima della
geniale idea di Gold, Emma era con lei.
“Gold ha chiesto una riunione cittadina con estrema urgenza
per discutere sull’accelerazione della gravidanza di Emma e Regina, come
sindaco, deve presenziare alla riunione!” disse Snow
cercando di mantenere a bada la voglia che aveva di far fuori l’ex signore
oscuro per aver anche solo pensato di sottoporre Emma anche a quello.
Killian a quelle parole non ci vide più e
dirigendosi verso la porta di uscita disse “Perfavore,
occupatevi di Emma, io devo sistemare una faccenda!” disse per poi sbattere la
porta.
Gold si trovava dietro al podio, sul palco all’interno della
sala riunioni, dove la maggior parte dei cittadini di Storybrooke
erano presenti. Tutti erano convinti che l’emergenza fosse dovuta al misterioso
essere che ormai da mesi tormentava la cittadina e rimasero sorpresi nel
sentire quale era l’ordine del giorno.
“Cari cittadini di Storybrooke, vi
ho riuniti qui per discutere di una faccenda di estrema importanza. Siamo tutti
a conoscenza della gravidanza della salvatrice e credo che tutti abbiamo notato
che ultimamente ha problemi a controllare la sua magia. Questo è dovuto al
fatto che i suoi poteri sono in contrasto con quelli della sua futura prole e
questo è una combinazione micidiale. Se non fermata potrebbe causare estremi
danni a chiunque di noi e nel peggiore dei casi potrebbe far saltare in aria
l’intera città!” disse l’ex signore oscuro, scatenando un pandemonio
all’interno della sala. Aveva ottenuto quello che voleva e cioè spaventare gli
abitanti.
Regina, che era seduta sul palco a braccia conserte, non era
contenta di quella riunione e vedendo gli animi scaldarsi si alzò e prese
parola “Calmatevi tutti. Non c’è niente di cui preoccuparsi. Emma sa bene
quello che sta facendo, inoltre sia io che i Charming
le stiamo dando una mano. Nessuno corre alcun pericolo!”
“Dov’eri un paio di ore fa quando Emma ha fatto esplodere la
sua magia nel vecchio campo di fagioli? Hai visto bene di cosa è capace e ora
vorresti nascondere il tutto solo per proteggere una donna che ti ha causato
molta sofferenza?” disse Gold puntando sui sentimenti negativi che aveva
caratterizzato Regina per lungo tempo, ma la donna non sembrò cadere nel suo
piano.
“Non riuscirai a mettermi contro Emma per qualcosa che non ha
voluto. Tutti gli eventi che si sono susseguiti negli anni, non sono colpa
della salvatrice. Tutti noi dovremmo esserle debitrici, in quanto tutti saremmo
ancora bloccati nella mia maledizione. Mi deludemolto vedervi qua a dare retta a qualsiasi
cosa abbia in mente Gold, soprattutto dopo i vari tiri mancini che il signore
oscuro ci ha tirato in questi anni. Quindi Gold, in quanto sindaco, posso
oppormi a qualsiasi cosa tu abbia in mente “disse Regina.
“Ma non puoi opporti alla volontà dei cittadini, se non vuoi
che venga eletto un nuovo sindaco!”
“è questo quello che vuoi vero? Non hai più un briciolo di magia
e cerchi in un modo o nell’altro di accaparrarti qualche sorta di potere, sia
anche questo solo politico!” disse Regine schifata dall’atteggiamento
dell’uomo, ma il battibecco tra il sindaco e l’ex signore oscuro, venne
interrotto dagli abitanti della città.
“Quanto afferma Gold è la verità? La salvatrice è davvero una
minaccia per Storybrooke?” Chiese uno dei nani.
“Emma non farebbe mai del male ha nessuno, dovreste saperlo!
Disse regina in difesa della salvatrice.
“Emma non lo farebbe di sua spontanea volontà forse, ma
sappiamo che la sua presenza in questa cittadina mette comunque a repentaglio
la nostra vita a causa dei numerosi nemici che attira. Guardate l’ultimo cosa
sta combinando e non mi sembra che la salvatrice sia vicino a sconfiggerlo,
nelle sue condizioni poi. Mi dispiace ammetterlo ma al momento Emma più che una
risorsa per la città è più un problema e i suoi poteri fuori controllo…”
cominciò Leroy, per essere interrotto da un altro cittadino.
“Leroy ha ragione, ma indipendentemente da questo, cosa
possiamo fare noi per cambiare la situazione?”
“Non possiamo fare molto per quell’essere oscuro, ma possiamo
far si che i poteri della salvatrice tornino sotto controllo!” disse Gold che
ottenne l’attenzione di tutti “La salvatrice deve accelerare la gravidanza!
Solo con questo sistema i suoi poteri torneranno normali. Per questo ho chiesto
questa riunione, per mettere la questione ai voti. La salvatrice non potrà
tirarsi indietro e nemmeno il sindaco!” Disse Gold, che ricevette un occhiataccia
da parte di Regina, ma non fu l’unica contraria all’idea dell’uomo.
“Non puoi chiederci di votare una cosa del genere. Emma ha
tutto il diritto di godersi la sua gravidanza!” disse Zelena
alzandosi in piedi, poggiando sul fianco destro, la piccola Robin di un anno e
mezzo che giocava con i suoi capelli.
“Non dovrebbe crearti problemi questa questione. Se non
ricordo male Emma ha accellerato la tua di
gravidanza!” le ricordò Gold.
“So cosa vuol dire non portar in grembo il proprio figlio
fino alla fine e non sottoporrò Emma allo stesso mio destino e nemmeno tu
dovresti dato che Belleha vissuto la
stessa cosa. Anzi mi domando cosa ne pensi lei di questa questione. Perché non
glielo chiediamo?” disse Zelena guardandosi intorno e
poi dire “Ma guarda. Tua moglie non c’è? Paura che ti si ritorcesse contro?”
Regina sorrise alla sorella, contenta nel vedere che almeno
lei fosse d’accordo con il suo punto di vista. Ma purtroppo i vari cittadini,
escluso alcuni abitanti, tra cuigeppetto, Granny, Archie, Spugna
e Leroy, sebbene quest’ultimo era un po’ indeciso, votarono per la proposta di
Gold.
“I cittadini hanno espresso la loro opinione!”disse
Gold prima di vedere la porta del salone spalancarsi e vedersi Killian catapultarglisi contro e dandogli un sonoro pugno
sul viso.
“Tu brutto bastardo. Come osi decidere della vita di mia
figlia e di mia moglie. Dammi una sola ragione per non ucciderti seduta
stante!” disse il pirata, prima di sentirsi trascinare via da alcuni abitanti
intervenuti per difendere Gold, che ormai privo di poteri, poteva farsi
veramente male, se Killian non si fosse fermato.
Gold si tirò su, pulendosi il sangue che gli colava dal
labbro disse “tutti gli abitanti di Storybrooke sono
d’accordo con l’accelerare la gravidanza della salvatrice. In quanto vice
sceriffo dovresti mettere al primo posto la sicurezza della cittadina e
nonmi sembra che difendendo tua moglie
fai il bene degli abitanti che ripongono la loro fiducia in te, pirata!”
Killian si rivolse ai cittadini dicendo
“Come potete chiedere a Emma una cosa del genere. Vi ha difeso e rischiato la
vita per voi un sacco di volte e per una volta che necessita del vostro
appoggio voi le voltate le spalle?”
Il silenzio calò nella sala.
“Non mi importa quello che pensate. Emma non accelererà la
sua gravidanza e chiunque provi ad avvicinarsi a lei, dovrà vedersela con me!”
disse Killian prima di andarsene via arrabbiato.
Da quando l’intera cittadina le aveva voltato le spalle,
Emma, per la sua sicurezza e quella della bambina, non era praticamente più
uscita di casa. Qualcuno le restava sempre vicino e ogni cibo e bevanda veniva
sempre controllata prima di essere consumata, nel caso qualcuno, in qualsiasi
modo, fosse riuscita a metterci dentro l’incantesimo per accelerare la
gravidanza.
La salvatrice era sempre più esasperata man mano che
passavano i giorni e come se quella situazione non bastasse, i suoi poteri
continuavano a dare del filo da torcere a lei e alla sua famiglia. L’incendio a
casa sua di qualche tempo prima, si era rivelato il primo, ma non l’ultimo.
Sebbene furono tutti comunque controllati e spenti prima che ci fossero troppi
danni, la cosa era diventata disarmante. Regina e Zelena,
unendo le loro conoscenze magiche, cercarono di creare ornamenti incanalassero
la magia in maniera corretta, ma tutto quello che creavano, aveva poca, solo
per un paio di ore.
Il bracciale originario, quello in grado di bloccare in modo
definitivo i poteri della salvatrice, veniva usato solo in casi estremi e di
notte, quando la guardia di Emma era al minimo. Non potevano permettere che la
donna restasse priva di difese con l’essere incappucciato che minacciava di
attaccare, quindi quello strumento non era mai preso in considerazione in modo
definitivo. Sebbene esso non si fosse fatto vivo da un po’ di tempo, tutti
sapevano che era solo questione di tempo prima che quell’essere trovasse un
nuovo modo per impossessarsi dei poteri di Emma e attaccasse. Dovevano solo
aspettare una sua mossa.
Quel giorno Emma era seduta sul divano con sua madre a
guardare la televisione, ma ormai non trovava niente che riuscisse a
intrattenerla a lungo e decise di fare una cosa che si era ripromessa di fare
da qualche tempo: ripulire la soffitta.
“Cosa stai facendo?” chiese Killian,
rientrato dopo la sua giornata di lavoro. Fu sorpresa di trovare Emma in quella
parte della casa, seduta a terra.
Emma continuò a tirare fuori cianfrusaglie e senza guardarlo
disse “Faccio quello che avrei già dovuto fare da tempo. Guardati intorno. Se è
così dopo due anni che viviamo in questa casa, come sarà fra dieci o quindici
anni?”
Killian si inginocchiò accanto alla donna e
spostandole i capelli dietro la schiena disse “Dovresti riposare e nonstare qui a terra a lavorare!”
Emma non apprezzò molto quella frase e scostandosi dal tocco
del marito, un po’ seccata rispose “Sono prigioniera in queste mura da un mese Killian. Mi sento soffocare e irrequieta, quindi permettimi
di occupare la testa in qualche modo. Sono seduta e non sto guardando roba, non
sto facendo niente che non dovrei fare!”
“Tecnicamente no, ma sei seduta scomodamente a terra in mezzo
alla polvere, non fa bene né a te, né alla bambina!” disse Killian
cercando di evitare qualche sorta di discussione, che sarebbe potuta nascere
dal nervosismo di Emma e da una sua parola detta, sempre secondo Emma, nella
maniera sbagliata.
Fortunatamente per lui la donna non disse niente, ma continuò
a tirare fuori roba dallo scatolone che aveva davanti.
“Cosa contiene quel cofanetto love?” domandò l’uomo, vedendo
nelle mani della sua amata, uno scrigno in legno con piccoli ghirigori rifiniti
a mano. Gli sembrava di averlo già visto, ma solo quando Emma lo aprì
mostrandogli il contenuto, l’uomo si ricordò da dove esso potesse provenire.
Emma tirò fuori uno acchiappasogni, un ornamento non
particolarmente amato da Killian, in quanto erano
stati spesso usati dalla sua amata durante il suo periodo come signora oscura.
Tralasciando il fatto che proprio uno di quegli oggetti era il simbolo
dell’amore che c’era stato tra lei e Neal e temette che fosse proprio quello lo’acchiappasogni incriminato, ma Emma smentì quando glielo
domandò.
“è il tuo!””
Killian rimase stupito a quelle tre parole
“C-cosa vuoi dire? Ci sonodei miei
ricordi lì dentro? Ricordi che non mi hai restituito?”
“No, ho restituito tutti i ricordi che ho rubato, ma questo acchiappasogni
è quello che ha trattenuto i tuoi ricordi come signore oscuro. È stato quello
che mi ha fatto sperare di avere ancora il mio Killian.
Non ha più quelle memorie, ma mantiene ancora i sentimenti che ho provato
quando ti ho perso per la magia oscura. Quando non ti importava più di me e il
tuo solo pensiero era la vendetta!”
Killian non seppe cosa dire in quel
frangente.
“Non sono stata in grado di distruggerlo. Avrei voluto, ma ho
pensato che sarebbe potuto tornarmi utile!” disse Emma confondendo ancor di più
il marito. Sospirò e continuò “Non so cosa ci riserverà il futuro, se saremo
una coppia felice o se avremo momenti difficili e…nel caso dovesse succedere
qualcosa che possa mettere il nostro rapporto a repentaglio, questo acchiappasogni,
mi aiuterà a ricordare cosa ho provato in quei momenti bui, sperando che faccia
passare i nostri problemi in secondo piano, che me li faccia sembrare sciocchi,
in modo tale che tutto si possa sistemare.
“Emma, dopo tutto quello che abbiamo passato, dubito che
possa succedere qualcosa di così grave da separarci. Abbiamo la conferma che
tra noi c’è vero amore e guardano i tuoi genitori direi che possiamo stare
tranquilli. A parte la morte, niente ci potrà separare e se sono i vari litigi
che possono succedere a preoccuparti…bhe…è normale
che in una coppia ci siano degli screzi. Ci è già successo in passato e tutto
si è risolto!” disse Killian cercando di
tranquillizzare Emma. “Da dove viene questa tua insicurezza love?”
La donna sospirò “è che…ci sta succedendo di tutto. Non
riusciamo a stare tranquilli e questo ci mette molto pressione. In più se
aggiungi il mio nervosismo e che scatto per ogni singola scemenza io…” disse
prima che Killian la interrompesse “Emma, sei incinta,
i tuoi ormoni sono impazziti e con una minaccia di morte sulle tue spalle…
credimi se nessuno di noi ti da contro se qualche volta ci mandi a stendere per
le cose più banali. Non sarà questo ad allontanare me e nessun altro da te!”
“Forse hai ragione, ma nella mia infanzia ho cambiato così
tante famiglie per motivi di separazione, divorzi e problemi vari tra le
coppie. Non ho mai conosciuto l’amore vero o almeno non nel mondo reale. Tutto
sembrava finire per il peggio, ogni cosa con cui entravo in contatto!”
“Bhe allora puoi rilassarti, quello
che succede a Storybrooke ha poco a che fare con il
mondo reale, love!” disse Killian, accarezzandole una
guancia.
“lo so, me lo ripeto in continuazione. Continuo a sperare di aver trovato
veramente il mio lieto fine, ma cancellare 28 anni della mia vita dove tutto mi
si è rivoltato contro, mi viene ancora difficile. Non sei tu il problema Killian, sono io e…”
Killian abbassò lo sguardo e fece una faccia
preoccupata “Swan, guarda!” disse, facendole guardare
l’oggetto che aveva in mano “Cosa sta succedendo?” chiese, vedendo l’acchiappasogni
illuminarsi.
Emma sorpresa da un tale fenomeno, d’istinto lasciò cadere
l’ornamento a terra, il quale si spense immediatamente.
La salvatrice aveva provato una strana sensazione, una
emozione che ormai conosceva. Si guardò le mani e vide che queste erano
normali, nonostante ormai a quel punto il bracciale che le consentiva di
calmare i poteri della bambina, aveva finito il suo effetto.
I suoi poteri avrebbero dovuto cominciare a dare segni di
pazzia, ma niente di strano sembrava accadere.
“Emma, stai bene?” la chiamò Killian,
quando l’uomo vide che la sua amata era persa nei suoi pensieri.
“Ha assorbito i miei poteri!”disse l’interpellata sbalordita in un sussurro.
“Cosa?” chiese Killian stranito.
“Credo che abbiamo appena trovato un modo per scaricare i
miei poteri in eccesso senza incendiare o far saltare in aria qualcos’altro!”
rispose Emma, la quale in risposta si sentì dire “Bhe
questa è una buona notizia, la scorta di lampadine è praticamente terminata!” Killian cercò di alleggerire la situazione, sebbene non gli
piaceva come si stavano mettendo le cose. Aiutò Emma a mettersi in piedi, dato
che ormaiil pancione di sei mesi,
cominciava a renderle difficili gesti altrimenti semplici. La seguì nella
camera da letto, dove la vide tirare fuori dal loro armadio, una scatola con
all’interno del materiale a lui familiare.
“Hai intenzione di rimetterti a fabbricare gli acchiappasogni?
Dopo tutto quello cherappresentano e
hanno rappresentato in passato?” chiese per niente contento della cosa, in
quanto non erano solo oggetti per cancellare la memoria, ma erano ninnoli che
potevano essere usati per la magia oscurae quindi ritorcersi contro di loro.
Questo suo timore però venne meno, contro la necessità di
controllo dei poteri di Emma e in poco tempo, casa Swan/Jones,
venne invasa dagli acchiappasogni.
Dopo che in Storybrooke si era
sparsa la notizia che la salvatrice aveva trovato un modo per controllare i
suoi poteri, i vari cittadini che erano d’accordo con l’idea di Gold
sull'accelerare la gravidanza di Emma, avevano perso interesse non sentendosi
più minacciati. Anzi alcuni di loro ragionando su quanto successo, si
vergognarono sulla loro decisione di appoggiare l’ex signore oscuro. Nonostante
il pericolo fosse in parte rientrato, Emma e i suoi parenti e amici, non si
sentivano ancora così al sicuro, mancavano ormai due mesi alla nascita della
bambina e volevano che niente potesse mettersi in mezzo con la natura,
soprattutto dato che Gold sembrava ancora persistere con il suo intento. La
natura però stava dando del filo da torcere alla salvatrice. Da quando era
entrata nel settimo mese infatti, Emma provava diversi dolori in tutto il
corpo, ma era il mal di schiena quello che le dava maggior problemi. Faticava a
trovare una posizione comoda e meno sofferente e dormire era un impresa, non
solo per lei, ma anche per Killian che, dormendole
accanto, non riusciva a prendere sonno a causa del suo costante cambiare
posizione. Lui cercava di massaggiarle la schiena e di coccolarla per alleviare
il dolore, ma sebbene a volte questi mezzi avessero un effetto positivo, non
sempre erano sufficienti e come se non bastasse il mal di schiena, anche delle
dolorose contrazioni la coglievano di sorpresa dal nulla. La prima volta che le
era successo erano corsi subito all’ospedale temendo che qualcosa non andasse
con la bambina, per venire a scoprire che non erano vere contrazioni, ma contrazioni
di Braxtonhicks.
La settimana successiva alla sua corsa in ospedale per le
false contrazioni, Emma e Killian avevano un
appuntamento per un’altra ecografia per assicurarsi che la bambina stesse
crescendo bene. Però all’ultimo momento, poco prima di uscire, Killian dovette infornare Emma che non poteva andare alla
visita di controllo. Questo scatenò un litigio fra la coppia perché Killian doveva occuparsi di criminali che avevano appena
derubato un locale e Emma non sembrava interessare se il dovere lo chiamasse e
dovesse andare via, invece di restare con lei.
“Bene, vai e fai quello che devi fare. Tanto cosa vuoi che mi
importi se ci sei o meno alla visita, non è che tu stia facendo molto per
mettere al mondo nostra figlia. Anzi il tuo lavoro si è limitato a qualche
minuto, tutto il resto lo sto facendo io!” disse prima di uscire e chiudergli
la porta in faccia, senza nemmeno sentire quello che Killian
aveva da dirle.
Emma percorse solo pochi metri prima di trovarsi davanti Zelena e Robin, con quest’ultima che le corse incontro.
Emma le accarezzò la testolina, poi guardando la donna disse
“Zelena, cosa ci fai qui?”
“Il tuo maritino ha chiamato Regina per accompagnati al tuo
appuntamento di controllo e dato che lei non può, mia sorella ha domandato a me
se ero disponibile e…eccomi qua!”
Emma sbuffò “Senti sei gentile, ma sono in grado di recarmi
da sola all’ospedale e il fatto che nell’ultimo periodo abbia sempre avuto
qualcuno con me, non significa che non sia più capace di badare a me stessa!”.
“Bhe ormai sono qui e non ho molto
da fare, quindi se non ti do tutto questo fastidio come sembra, verrei con te!”
Emma sospirò “Scusa Zelena, sono
nervosa e me la sto prendendo con te. Vieni pure se ti fa piacere!”
Le due si sedettero in sala di attesa e Robin annoiata cominciò
a saltellare in giro e a farerumore. Zelena provava a distrarla per farla calmare, dato che
aveva notato come il casino della bambina, stesse innervosendo le altre
pazienti in attesa.
“Sembra che oggi le donne incinte siano piuttosto nervose!”
disse Zelena, riferendosi soprattutto ad Emma, la
quale rispose “Non sono nervosa!” Zelena la guardò
scettica e la salvatrice si arrese “Ok, lo sono…volevo solo che Killian fosse qui con me e sono arrabbiata con lui per non
esserci e sono ancora più arrabbiata per questo mio lato irrazionale che gli da
la colpa di qualcosa di cui non ha colpa. So che doveva lavorare e che avrebbe
preferito esserci, ma è più forte di me!”
Zelena sorrise, “In questo ultimo periodo
siamo state piuttosto spesso insieme e sebbene ti abbia odiato a lungo per
avermi negato la mia gravidanza con Robin, vedendo attraverso te i mille disagi
che mi sono evitata, a volte credo di doverti ringraziare!”
Emma guardo la donna dispiaciuta, mentre prendeva una mano
della piccola Robin che era in braccio alla madre “io invece è da secoli che ti
volevo chiedere scusa, ma non ne ho mai avuto il coraggio. In fondo ti volevo
usare per liberarmi del potere oscuro che imprigionava Killian!”
“Io al tuo posto avrei fatto la stessa cosa, probabilmente
peggio!”disse Zelena,
riferendosi al fatto che prima era forse peggio della regina cattiva “Io hi
ucciso Neal e quasi fatto fuori Henry e…”
“Quella donna non esiste più!” disse Emma e infatti era vero.
Lei e Regina avevano fatto un cambiamento esemplare, degno di onore.
“Nemmeno la signora oscura. Quindi è tutto ok. Robin sta bene
ed è questo l’importante!”
Emma le sorrise e improvvisamente il suo nervosismo
scomparve. Ci fu silenzio per diversi minuti, durante il quale Emma sperò
arrivasse il suo turno, ma l’infermiera chiamava sempre qualcun altro.
“Visto che credo che ci toccherà aspettare ancora un po’, mi
daresti un consiglio?” Chiese Zelena, attirando
l’attenzione di Emma “fra un paio di giorni è il compleanno di Regina e vorrei
farle un regalo speciale, ma non so cosa. O meglio saprei cosa, ma è qualcosa a
cui non posso porre rimedio!”
“cioè?” chiese Emma curiosa.
“Una cosa vorrebbe tanto, una famiglia tutta sua. Lo vedo
quando sta con Robin e di come parla di tua figlia. È felice per te, ma allo
stesso tempo, vorrebbe essere lei quella che aspetta un bambino. Henry ormai è
grande e fra poco si costruirà una sua vita e lei rimarrà sola! Ma una famiglia
io non gliela posso fare. Robin è morto a causa di Ade e sebbene non avrebbe
potuto comunque avere figli suoi con lui, almeno avrebbe una persona che ama!”
Emma la guardò con un volto luminoso. Aveva avuto un idea, ma
aveva bisogno dell’aiuto di Zelena.
“Zelena, se uniamo le nostre forze
potremmo forse risolvere questo problema!”
“Come?” domandò Zelena curiosa,
poco prima che Emma cominciasse a spiegarle il suo piano.
“Ne sei sicura? Non è pericoloso?” chiese la strega del
ovest.
“Se vado al momento giusto non dovrebbero esserci
conseguenze. Allora, cosa ne dici?” domandò Emma, speranzosa che il suo piano
potesse funzionare.
“ci sto!” disse Zelena.
La sera a cena Emma era persa nei suoi pensieri, tanto che killian pensò che ce l’avesse ancora con lui.
“Emma come diavolo ti devo fare capire che non è colpa mia se
non ho potuto esserci alla visita oggi?” disse esasperato “Non puoi tenermi il
muso, vado fuori di testa quando non mi parli!”
Emma, come scesa tra le nuvole, guardò Killian
un attimo perplessa, poi sorrise e scosse la testa “Non sono più arrabbiata,
stavo solo pensando!”
“La nostra bambina sta bene?” si affrettò a chiedere Killian, al quale venne mostrata la foto di una bambina
ormai completamente formata, sebbene ancora un po’ piccina. “La bambina sta
bene. Whale ha detto che dovrei mangiare in po’ di
più e rilassarmi. La mia pressione è ancora troppo alta, inoltre ha detto che
il mal di schiena peggiorerà andando avanti e questo ultimo punto mi preoccupa
parecchio. Già dormo poco adesso. Altro che rilassarsi, tua figlia mi vuole
morta!”
“Perchè che ogni volta che ti fa
impazzire improvvisamente nostra figlia diventa solo mia?”
“Perché è colpa tua se sono ridotta così!” disse Emma, per
poi vedere Killian avvicinarsi con aria sornione e spostandole
i capelli cominciò a baciarle il collo.
“Tu hai la colpa di essere così sexy!” disse l’uomo
divertito.
“sexy? Ma mi hai visto? Sembro una mongolfiera, una balena,
un pallone e non dirmi che sono bellissima o altre scemenze del genere perché
non ti credo!” disse Emma incrociando le braccia, mettendo un falso broncio.
Killian alzò le mani in avanti in segno di
resa e disse “ok, non te lo dirò, ma è vero, sei bellissima!”
“Killian!” Emma sospirò esasperata,
prima di ricordarsi di informarlo che il giorno dopo, lo avrebbe passato con Zelena.
“Quand’è che siete diventate grandi amiche?” chiese Killian curioso.
“Fra due giorni è il compleanno di Regina e volevamo farle un
regalo speciale!”
“ Che tipo di regalo?” chiese Killian
curioso.
“Lo vedrai!” rispose Emma sorridendo.
Il giorno dopo, come programmato, Emma e Zelena
si videro a casa della prima. Zelena abitando con Regina,
non poteva permettere che la sorella scoprisse il loro intento e quindi il
luogo di azione si era spostato a casa della salvatrice, più esattamente dentro
al garage, in quanto volevano evitare che Neve, arrivando di sorpresa,
rovinasse tutto. Il loro piano andò a buon fine, fu solo difficile spiegare
tutto a Killian, il quale a sapere cosa avessero
combinato le due, si prese quasi un infarto.
Zelena però non si sorbì la ramanzina,
perché riuscì a scappare giusto in tempo, prima che l’uomo tornasse a casa.
“Hai idea di quanto poteva essere pericoloso? Cosa avresti
fatto se qualcosa fosse andato storto? Non hai imparato niente dalle scorse
nostre avventure Swan?”
“Killian lascia che ti…” cominciò
Emma.
“No, non mi devi spiegare niente Emma. Sei stata avventata,molto avventata e sinceramente mi aspettavo
un po’ più di buon senso da parte tua nella tue condizioni!” disse Killian arrabbiato.
“Ehm…Emma e Zelena mi hanno spiegato
cosa è successo e se posso dire la mia io…” disse una voce che si trovava in mezzo
al loro discorso.
“Scusa amico, ma no! Felice di rivederti e tutto. Non voglio
assolutamente che tu pensi che tutto questo sia causa tua o che tu centri
qualcosa in questa storia. È colpa di mia moglie su tutti i fronti e voglio che
le sia chiaro quale pericolo ha corso!” disse Killian
arrabbiato.
“Non ho corso nessun pericolo. Zelena
e io abbiamo studiato nel minimo dettaglio tutto, perché non ci fossero
conseguenzeper nessuno e mi sembra che
abbia funzionato. Allora perché ti agiti tanto? Io sto bene, la bambina sta
bene e allora perché tutta questa scenata? A questo punto sembra che sia tu
quello con gli ormoni impazziti!”
“No, Swan non ci provare. Non far
passare per cattivo me. Hai rischiato grosso e sebbene per fortuna non sia
successo niente, almeno ammetti di aver
fatto una gran scemenza. Ma cosa parlo a fare, tanto tu agisci e poi pensi!”
disse Killian fuori di sé allontanandosi da Emma e il
nuovo arrivato.
Emma provò a seguirlo, ma il loro ospite l’afferrò per
impedirle di muoversi.
“Sono successe molte cose e ancora non mi è tutto chiaro, ma
se conosco Killian è meglio che lo lasci sbollire un
po’. Dopotutto sono d’accordo con lui. Cioè sono davvero grato a te e Zelena per questa seconda possibilità, ma non dovevate
correre un tale rischio per me!”
“Senza offesa, ma lo
abbiamo fatto per Regina. Ha bisogno di te, ma la cosa assurda è che mi
toccherà sentire pure la sua di ramanzina!” disse accennando a un sorriso, che
si spense subito quando vide Killian tornare al piano
di sotto con un cuscino e una coperta.
“Che intenzioni hai?” chiese Emma, avvicinandosi a lui
confusa.
“Non è ovvio, dormirò sul divano!” disse il pirata
sistemandosi le lenzuola “In genere è chi è arrabbiato che manda l’altro a
dormire sul divano, ma non ho nessuna intenzione di lasciare mia moglie incinta
a dormire su sto coso!”
“Killian, ti prego!” disse Emma,
dispiaciuta di come si era messa la situazione.
“Emma, per favore, chiudiamo qui il discorso!” disse Killian, non guardandola.
Emma si morse il labbro e senza dire niente si recò al piano
di sopra.
Quando la sua amata non era più a portata di orecchio Killian disse “Mi dispiace che tu abbia dovuto assistere a
questa scena, amico. È che se fosse successo qualcosa a Emma e alla bambina
io…” disse Killian sedendosi sul divano, per poi
essere affiancato dall’uomo.
“Si comprendo Uncino. Comprendo anche la tua rabbia, avrei
agito allo stesso modo, solo che…mi dispiace anche per Emma. Lei voleva fare
solo contenta un’amica!”
“Lo so, ma è che in questo periodo sono successe così tante
cose. Ho rischiato di perderla così tante volte che sono terrorizzato!” disse
il pirata per poi vedere l’altro sorridere “Perché sorridi?” chiese Killian confuso.
“Stavo solo pensando a quante cose mi sarei perso se Emma e Zelena non avessero fatto questa pazzia. Sono successe così
tante cose durante la mia assenza. Insomma, tu ed Emma vi siete sposati e state
per avere un bambina. Mi sembra tutto così surreale, insomma l’ultima volta che
ti ho visto eri morto!”
Killian ricambiò il sorriso, per poi
lanciare un’occhiata alle scale con la coda dell’occhio.
Il giorno dopo arrivò non tanto in fretta per Emma, la quale
non era riuscita a prendere praticamente mai sonno a causa, non solo del solito
mal di schiena, ma anche a causa del litigio con Killian.
Scese al piano di sotto dove sentiva provenire l’odore di cibo appena preparato
e quando giunse in cucina trovò la sua porzione al suo posto abituale.
Emma prese posto accanto al loro ospite, ma non disse niente.
Sia appoggiò al tavolo con una smorfia.
“Emma tutto bene?” chiese il loro ospite preoccupato.
“Si!” disse la donna poco convincente.
Killian la guardò con uno sguardo preoccupato
e anche se non gli era ancora passata la rabbia della sera prima, disse
“Dovresti mangiare un po’. Ti farà bene!”
La donna abbassò lo sguardo quando vide che Killian continuava a non incrociare i suoi occhi. Prese la
forchetta e iniziò a mangiare, non tanto per fame, ma per quanto si era
raccomandato Whale. La bambina doveva mettere su
altro peso per far sì che al momento della nascita fosse di un peso ottimale.
Durante la colazione, Killian
discuteva con l’amico, su come sorprendere Regina, ma Emma non intervenne
nemmeno una volta. Anzì si alzò e si allontanò
nuovamente dai due.
Passò circa mezz’ora durante i quali Killian
risistemò la cucina. Successivamente si recò nella stanza da letto e vide Emma
sdraiata sul letto. Le si avvicinò e vide il suo volto contorto in una smorfia.
Killian sospirò e le si sedette accanto, iniziando a
massaggiarle la schiena.
La smorfia della donna si alleggerì dopo qualche minuto e Killian disse “Forse non dovremo andare al compleanno di
Regina!”
Emma aprì gli occhi e guardò l’uomo “Non posso non andare.
Dobbiamo portarle il suo regalo e…”
“Il suo regalo ha le gambe e conosce bene la città!” disse Killian cercando di fare ragionare la donna.
“Voglio andarci. Sono rimasta chiusa qui dentro per troppo
tempo. Vogliotornare a vivere una vita
normale…bhe per quanto mi è concesso!”
“D’accordo, ma appena il mal di schiena dovesse diventare
insopportabile o dovessi avere qualsiasi altro fastidio, me lo fai sapere e
torniamo a casa!”
Tutti ormai erano presenti da Granny,
dove Neve aveva organizzato la festa per Regina, aiutata da Zelena
e Granny. Erano presenti solo gli ospiti più intimi,
che negli ultimi tempi avevano legato con la ex Regina cattiva. Il locale era
interamente addobbato, con decorazioni sobrie e non troppo colorate, sapendo
che la festeggiata non amava troppo le cose vistose e sgargianti. Le tavole
erano piene di ogni bontà. Tutto era perfetto, mancava solo Regina.
Henry che aveva dato una mano con gli addobbi, conoscendo
molto bene i gusti della madre, si era preso il compito di tenere lontano la
donna dal locale, con qualsiasi sorta di scusa, per permettere alla nonna di finire
i preparativi.
“Sorpresa!” urlarono tutti quando Regina finalmente entrò.
Sebbene avesse capito dal comportamento di Henry che qualcosa bolliva in
pentola, fu sorpresa da quella festa. Gli anni precedenti, per un motivo o per
un altro, il suo compleanno non era mai stato festeggiato così in grande, al
massimo cenava insieme ai charmings e la sorella. Non
che le dispiacesse, ma una festa a sorpresa era qualcosa che mai si sarebbe
aspettata di ricevere, nemmeno dopo essere stata perdonata da tutti per i suoi
crimini.
Regina venne accolta a braccia aperte e quando tutti la
salutarono, Zelena le si avvicinò dicendole “In
genere i regali si aprono alla fine della festa, ma c’è un regalo che vorrebbe
unirsi ai festeggiamenti!” disse la donna, facendo voltare la sorella verso
l’entrata.
Il campanello della porta suonò e tutti, Regina soprattutto,
rimasero a bocca aperta quando lo videro.
“Robin!” disse Regina incredula, senza riuscire a pronunciare
altro.
L’interpellato le sorrise e le si avvicinò e a quel punto
Regina lo abbracciò e baciò ripetutamente.
“Come…come fai…non è possibile tu...sei…” cominciò a
balbettare Regina accarezzando il viso dell’uomo, non capacitandosi che egli
era lì davanti a lei.
Robin le sorrise, indicando Zelena
ed Emma disse “Devi ringraziare loro due. Hanno impedito che Ade mi uccidesse e
mi hanno portato qui…da te!”
Il volto di Regina si rabbuiò a quelle parole e si girò verso
le due colpevoli del ritorno del suo amato “Cosa avete fatto?”
Zelena intervenne “Regina, so cosa stai
pensando ma…”
“Ma cosa? Emma proprio tu che hai già fatto casini con i
viaggi nel tempo, fai ancora stupidaggini del genere?” disse Regina
rivolgendosi alla salvatrice.
“è quello che le ho detto anche io!” disse Killian.
Emma sbuffò e si appoggiò una mano sulla fronte esasperata “Killian per favore, non ricominciare!”
“Visto che a me non dai retta, magari a lei dai ascolto!”
puntualizzò il pirata.
“Non prendetevela solo con Emma solo perché ha i poteri.
Anche io sono colpevole quanto lei e si…conoscevamo il pericolo
dell’interferire con il passato, ma siamo state attente. Molto attente. Siamo
tornate nel passato a un minuto prima che Ade uccidesse Robin e proprio nel
momento in cui, il dio degli inferi a scatenato la sua folgore contro di lui,
Emma ha fatto un incantesimo, scambiando il vero Robin, con un ologramma.
Quindi Regina ha visto quello che ha scambiato per l’anima di Robin dissiparsi
nel nulla. Quindi per un paio di anni lo crederemo morto, come è quello che è
effettivamente è successo. I nostri ricordi non sono cambiati, quindi ha
funzionato!”
“Zelena ha ragione. Non avremmo
fatto una cosa del genere se non avessimo calcolato bene tutti i rischi!” disse
Emma in sua difesa.
“La magia ha sempre un prezzo!” disse Regina, ricordandole
cosa comportasse l’uso della magia in modo sconsiderato.
“Sorellina, perché per una volta non pensi che il prezzo di
questa magia sia semplicemente la tua felicità? Te lo meriti!” disse Zelena.
Regina si arrese. Non poteva avercela con loro per averle
ridonato l’amore della sua vita e infine ringraziò le due donne con tutto il
cuore. Doveva sperare veramente che questo fosse il suo lieto fine, infondo
Emma aveva promesso che non si sarebbe arresa finchè
anche lei non avrebbe avuto quello che meritava e apparentemente sembrava che
ci fosse riuscita.
La festa filo liscia per un’oretta circa. Tutti erano felici
e sazi grazie ai manicaretti preparati da Granny.
Robin era stato circondato dagli amici e messo al corrente di tutto quello che
era successo da quando era sparito. Tutti erano sereni, ma Neve e David
notarono la tranquillità che caratterizzava Emma. Infatti la donna era rimasta
seduta e in disparte per tutta la durata della festa.
“Tesoro, tutto bene?” chiese Neve , prendendo posto accanto
alla figlia e poggiandole una mano sulla schiena e cominciare a strofinarla,
pensando che la causa fosse il suo solito malessere.
Emma guardò sua madre, voleva tranquillizzarla, ma la realtà
era che non si sentiva affatto bene. Era poco in forma già dall’inizio, ma dopo
aver preso una cioccolata calda, offertagli da Henry, nella speranza che la
bevanda potesse aiutarla a stare meglio, aveva cominciato a sentire il suo
malessere aumentare e si sentiva così stanca, da non avere la forza di fingere.
“Mamma, perfavore…chiama Killian!” disse con un filo di voce, mentre si portava una
mano alla testa che aveva cominciato a girarle.
David accontentò immediatamente la richiesta della figlia e Killian, non si fece attendere un minuto.
“Love, cosa c’è? Ti senti male?” chiese il pirata
preoccupato. Vedendo Killian correre e affiancare
Emma con una certa urgenza, tutto il locale diede attenzione ai due coniugi.
Regina soprattutto, che preoccupata per l’amica, le si avvicinò per poterle
dare, in caso di bisogno, il suo aiuto.
“Per favore, portami a casa!” Neve e Killian
aiutarono Emma a mettersi in piedi, notando la sua debolezza e il secondo, le
cinse la vita per darle una sorta di supporto.
Appena venne rimessa in posizione eretta Emma cominciò a sentirsi
ulteriormente strana. Non le sembravano i soliti malesseri dati dalla
gravidanza, ma sentiva la testa annebbiarsi. Faticava a connettere e a capire cosa la
circondasse. Non si rendeva nemmeno conto che in quel momento Killian la stava sorreggendo, portandola fuori dal locale
per farle prendere un po’ d’aria. Cominciò a vedere pallini neri che le
oscurarono gradualmente la visione, finchè tutto
divenne buio, perdendo infine i sensi.
Killian si dovette fermare di colpo e
accompagnare il corpo inconscio di Emma a terra, non avendo una presa
abbastanza salda su di lei.
La chiamò più volte con un tono di voce preoccupato,
esattamente come quello di Neve e David. Vedendo che ai vari tentativi la
figlia rimaneva priva di coscienza, David afferrò il suo cellulare per chiamare
i soccorsi, ma non fece in tempo a comporre il numero, che davanti al locale, a
pochi metri di distanza da loro, apparve una persona, che non credevano più di
rivedere manifestarsi in quel modo.
“Gold?” disse Regina con gli occhi spalancati “Come diavolo
hai fatto a rientrare in possesso dei tuoi poteri?”
L’uomo li guardava uno ad uno e sogghignava prima di fissare
il suo sguardo sulla salvatrice e fu allora che Killian,
notò qualcosa che lo smascherò. Il pirata si mise davanti a Emma per
proteggerla.
“Quello non è il coccodrillo!” disse l’uomo, sicuro di quanto
affermasse.
Robin guardò prima Gold poi Killian
e domandò “Ne sei sicuro amico? È già successo in passato che trovasse un
escamotage per rimpossessarsi dei poteri persi!”
Killian annuì e aggiunse “Ne sono sicuro. Ho
dato la caccia al signore oscuro per secoli e lo conosco bene. Ho incrociato
molte volte il suo sguardo e quello lì non gli appartiene. Il coccodrillo per
quanto malvagio sia stato, dentro di sé nascondeva sempre una grande
sofferenza, che solo chi fa molta attenzione può cogliere attraverso gli occhi.
Non me n’è mai importato molto della sua sofferenza, anzi volevo
infliggergliene altro, ma ciò non toglie che quel dolore non è visibile nei
suoi occhi. Vi è solo pura malvagità. Chi delle nostre care conoscenze
conoscete che non sappia cosa voglia dire amare?” domandò ai presenti.
“L’anti-salvatore!” disse David, affiancando Uncino per
proteggere la figlia ancora inconscia e lascata alle cura della madre.
Gold sorrise divertito e disse “I miei complimenti pirata.
Peccato solo che ve ne siate accorti solo ora!”
“Che cosa vuoi dire?” chiese Henry confuso “Da quanto hai
preso l’aspetto di mio nonno?”
“Da un bel po’ di settimane ormai. Tremotino
deve essere proprio stato un cattivaccio, se alla proposta della accelerazione
della gravidanza non avete sospettato minimamente che fossi il falso. Anzì, da quanto ho capito una proposta del genere potrebbe
benissimo uscire dalle sue labbra!” disse divertito, per poi continuare “Inoltre
volevo farvi notare una vostra grave mancanza. Avevate talmente tanta paura che
la mogliettina di Tremotino possa essere influenzata
o manipolata da lui, che non vi siete nemmeno accorti della sua scomparsa e
quella del figlio. In quanto amici mi vergognerei al vostro posto!” disse
beffardo.
Tutti sussultarono a quelle parole. Di comune accordo avevano
deciso di tenere Belle lontano dalla salvatrice per non correre nessun rischio
e quindi nessuno aveva più visto la donna da tempo.
Improvvisamente tutti si sentivanoestremamente colpevoli verso Belle, lei si
era sempre resa disponibile per loro ed era una persona dolce e gentile a cui
era impossibile non voler bene. Aveva sempre dimostrato grande fiducia in loro,
ma potevano ormai affermare di aver deluso le sue aspettative.
Avrebbero fatto ammenda un’altra volta, perché in quel
momento qualcun altro aveva la priorità.
“Che cosa hai fatto ad Emma?” chiese Killian
con voce minacciosa.
“Non temere. Sta solo dormendo. Ho drogato la sua cioccolata
calda con del sonnifero!” rispose l’essere incappucciato.
Henry si sentì preso in causa a quelle parole “Io…è colpa
mia! Io…io non sapevo…non credevo che fosse…” cominciò a balbettare il ragazzo
e Regina subito lo abbracciò per fargli coraggio e dirgli “Lo sappiamo Henry.
Quell’essere ci ha ingannato tutti. Non è assolutamente colpa tua!”
“Siete solo degli sciocchi, ma almeno ho potuto divertirmi un
po’!” disse il nemico per poi continuare “Ora se non vi dispiace non ho tempo
da perdere in chiacchiere e porterei a termine quello per cui sono venuto!”
L’anti-salvatore schioccò le dita e in un batter d’occhio
fece comparire il corpo inerme di Emma tra le sue braccia. Killian
si girò immediatamente verso Neve per assicurarsi che la donna apparsa tra
grinfie di quell’essere fosse davvero sua moglie e che non fosse un altro
inganno.
Strinse i pugnie chiamò con disperazione Emma, sperando che
si svegliasse e si ribellasse e con lui anche gli altri presenti provarono a
destarla.
“Lascia immediatamente andare Emma altrimenti…” cominciò Killian, venendo interrotto a metà frase “Altrimenti cosa
insulso scarafaggio?” disse quell’essere, il quale con un gesto della mano,
fece volare Killian contro David, inmodo tale che non gli dessero fastidio. Poi
con un ultimo sguardo alla salvatrice…sparì.
“Emma!” urlò Killian quando vide
sua moglie sparire tra le grinfie dell’essere incappucciato.Subito si rivolse a Regina, chiedendole di
fare un incantesimo di locazione. Non aveva alcuna intenzione di lasciare la
donna un minuto di più con quell’essere, soprattutto dato la sua intenzione di
ucciderla.
“Non funziona!” disse il sindaco, che aveva subito pensato di
effettuare l’incantesimo ancora prima che il pirata glielo chiedesse, ma
qualcosa era andato storto perché il foulard che Emma stava indossando,
iniziava a volteggiare per poi tornare tra le mani di Regina.
“Cosa significa?” chiese Neve spaventata.
“Significa che Emma o si trova in un altro reame, cosa che
potremo escludere dato che non ha possibilità di lasciare Storybrooke
o si trova in un posto protetto dalla magia!” disse Regina.
“E come la troviamo?” chiese Henry, ansioso di riavere sua
madre con loro.
Regina non seppe cosa rispondere e Killian
non potendo stare con le mani in mano, si avviò verso il cancello del locale,
ma David inseguendolo, lo afferrò per un braccio.
“Dove stai andando? Non hai idea di dove trovarla!” gli disse
l’uomo.
Killian con uno strattone si liberò dalla
presa del suocero e disse “Cosa devo fare? Starmene seduto ad aspettare che mia
moglie e mia figlia vengano uccise?”
“Ovviamente no, ma dobbiamo organizzarci e creare un piano!”
disse Neve affiancando David.
“Il fatto è che se Emma è stata portata in un luogo protetto
dalla magia di quell’essere, solo qualcuno dotato degli stessi poteri o stessa
potenza potrà trovarla!” disse Regina.
“Ma non c’è nessuno così potente di Storybrooke.
L’unico a riuscire a tenere a bada l’anti salvatore era è la mamma!”
“Forse c’è un modo!” tutti si girarono verso la proprietaria
della voce. Ella in ritardo per la festa, ma era arrivata in tempo per sentire
i loro discorsi.
“Zelena!” disse Robin per
avvicinarsi a lei e alla piccola Robin per prenderla in braccio. Era ancora
incredulo di vedere la figlia così cresciuta.
“Avanti parla, quale sarebbe questo modo!” disse Killian, quasi aggredendola con la voce.
“Se solo Emma potrebbe trovare sè
stessa, allora facciamoci aiutare da lei!” rispose la ex strega dell’ovest.
“Per favore Zelena, pochi giochi di
parole!” disse Neve supplicandola.
“Per riuscire a recuperare Robin, Emma non ha voluto usare i
suoi poteri o almeno non direttamente. Non voleva correre il rischio di
stancarsi troppo, quindi ha utilizzato un’acchiappasogni!”
spiegò Zelena.
“Un’acchiappasogni? Vuoi dire uno di quelli che sta
fabbricando da un po’ di tempo?” chiese Henry confuso “E come ci aiuterebbero a
trovarla?”
“Zelena non è sulla pista
sbagliata. Quegli oggetti sono molto potenti e se hanno trattenuto in sé la
magia di Emma e della bambina, questi se usati nella maniera giusta, ci possono
aiutare a trovarla!” disse Regina “Non ci resta di scoprire come!”
Emma si sentiva confusa. La sua testa batteva e il mal di
schiena era tornato a farsi sentire. Ci mise qualche secondo a capire che
qualcosa non andava. Non aveva ancora aperto gli occhi, ma si sentiva poggiata
su qualcosa di morbido e irregolare.
Aprì gli occhi, per osservare l’ambiente circostante e
nonostante l’annebbiamento dei sensi che percepiva, riuscì a farsi un’idea
generale del posto in cui era. Si
trovava in una stanza grande diversi metri, con delle sbarre all’unica porta
presente, con pareti scrostati e mattonelle del pavimento presenti solo per
metà e quelle staccate erano rannicchiate in un angolo, con qualche pezzo
ancora sparso qua e là per la stanza. Le sembrava un miscuglio trala prigione di Fenix,
quando era stata rinchiusa per 11 mesi e il manicomio in cui la fata nera
l’aveva imprigionata.
Non riusciva a comprendere come ci fosse finita li dentro.
L’ultima cosa che ricordava era di aver chiesto a Killian
di portarla a casa dalla festa in onore di Regina. Poi più niente.
Il suo respiro cominciò a farsi affannato. Poteva immaginare
di chi c’era dietro a tutto quello e oltre alla sua vita e quella della
bambina, temeva che i suoi cari, per essere catturata, fossero stati feriti, se
non peggio.
Provò a tirarsi su e sebbene fosse riuscita amettersi seduta, appoggiandosi contro il muro
freddo, si accorse di sentirsi molto debole.
“Cosa è successo?” Chiese al nulla cercando di ricordare
qualcosa e sussultò quando sentì una voce risponderle.
“Sei stata rapita salvatrice e sei stata condotta in questa
prigione, progettata apposta per te!”
Emma si girò di scatto verso il suo interlocutore, ma si
pentì subito del gesto a causa di una fitta alla testa. Si portò le mani alle
tempie e provò a massaggiarle nella speranza di avere un po’ di sollievo.
“Ti conviene stare tranquilla cara. Il sonnifero che hai
ingerito è molto potente. Ti lascerà stordita ancora per un po’!”
“S-sonnifero? Cosa…chi sei tu?” chiese la donna, strizzando
gli occhi per vedere la figura sfocata, distante da lei, ma comunque
imprigionata anch’essa nella stessa cella. Sentiva delle catene, quindi Emma
intuì che fosse incatenato in qualche modo.
“Quell’essere ti ha stordito parecchio salvatrice, se non
riesci a riconoscere la mia voce! Sono Tremotino!”
disse l’uomo, svelando la sua identità alla donna, che non sapeva come doveva
sentirsi per la sua presenza in quella fredda prigione.
Emma sussultò a quella rivelazione “Gold? Come…” cominciò, ma
l’uomo la interruppe.
“Non ora Emma. Ti dirò quello che so più tardi quando ti
sentirai più te stessa. Ora ti conviene riposare per quanto dia possibile in
queste e nelle tue condizioni.
Emma avrebbe voluto ribattere, ma la sua testa era troppo
confusa e il suo corpo le stava implorando riposo. Si sdraiò nuovamente a terra
e senza che dovesse aspettare troppo, le braccia di Morfeo, la strinsero a sé.
Killian aveva portato tutti nella sua
abitazione. Era lì che si trovavano gli acchiappasogni. La sua amata, ne aveva
fabbricati diversi e si erano rivelati più utili per controllare la sua magia. Il
pirata si avvicinò al famoso ripostiglio, dove giaceva Excalibur e prese una
scatola di cartone.
“Qui ci sono tutti quelli che ha fabbricato!” disse l’uomo,
appoggiando la scatola sul tavolo della cucina.
Henry ne prese in mano uno “Ne ha fabbricati un bel po’!”
“Sono molti, ma non tutti possono tornarci utili per trovare
Emma, solamente quelli più grossi!” disse Regina, che ricevette delle occhiate
confuse dai presenti, tranne che da Zelena, la quale
continuò “La magia se liberata, tende a tornare dentro al suo proprietario
originale, se questo acchiappasogni è abbastanza vicino e ha magia sufficiente
è più facile che questa cosa funzioni. Diciamo che Emma è una calamita e ogni
singolo acchiappasogni è un altro magnete. Più forte è l’attrazione magnetica,
più le due calamite tenderanno e riunirsi. La stessa cosa vale per la magia, ma
se questa attrazione non è abbastanza potente, la magia si perderà nell’aria.
“Quindi liberiamo la magia e la seguiamo? Come un incantesimo
di locazione?” chiese Henry.”
“Allora cosa stiamo aspettando?” chiese Killian
precipitosamente “Come si libera la magia da questo affare?” domandò guardando
lo acchiappasogni come a cercare una risposta nell’oggetto e cominciando a sventolarlo.
“Come Zelena ha appena detto se la
magia ed Emma non sono abbastanza vicine, la prima si disperderà nell’aria. Il
problema sta in questo. Dovremmo dividerci e aggirarci per la città e i boschi
e sperare che ad un certo punto gli acchiappasogni vengano attirati verso Emma.
Sarò più o meno come giocare ad acqua e fuoco e fuochino!” disse Regina.
“Ci potrebbero volere ore in questo modo!” disse Robin.
“Ma è l’unico mezzo che abbiamo!” rispose il sindaco.
Killian non era soddisfatto della soluzione.
Voleva trovare Emma immediatamente e portarla in salvo, ma sapeva che Regina e Zelena stavano facendo del loro meglio e dovette arrendersi
a quell’unico mezzo, non troppo veloce, per trovare la sua amata.
“D’accordo. Abbiamo solo uno acchiappasogni a testa. Ognuno
tenga con sé il cellulare e appena qualcuno ha qualche novità, provvede a
chiamare gli altri!” disse Killian, tutti annuirono e
afferrando un amuleto, si diressero verso la porta, ma la voce del pirata li
arrestò tutti.
“Ragazzi…mi raccomando, nessuno faccia colpi di testa. Ognuno
aspetti l’arrivo degli altri. Emma non se lo perdonerebbe mai se qualcuno
dovesse farsi male per causa sua!” disse Killian, che
ricevette risposte affermative da tutti i presenti.
Emma non seppe dire quanto tempo aveva dormito. Nonostante il
suo scomodo giaciglio, era riuscita a riposare, anche se doveva ammettere che
la causa era il sonnifero che ancora si aggirava nel suo corpo. La sensazione
di stordimento che quel farmaco gli aveva procurato era quasi svanito e potè finalmente rendersi conto veramente della situazione
in cui si trovava. Si ricordòanche del
prigioniero con il quale divideva la stanza.
“Ben svegliata salvatrice! Hai dormito meno di quanto
credessi!” disse Gold.
Emma non perse tempo in convenevolie gli chiese “Cosa ci fai qui? Cosa vuole
quell’essere da te? Non hai più poteri che possano interessargli!”
“Usa il mio corpo per muoversi a Storybrooke
senza dare nell’occhio! A quanto pare quell’essere non è esattamente chi
credevamo chi fosse!” spiegò l’uomo.
“Sai, vorrei dire di essere dispiaciuta, ma dopo aver messo
l’intera città contro di me e aver fatto di tutto per accelerare la mia
gravidanza…” cominciò Emma portandosi le braccia al grembo come a volerlo
proteggere, ma quando alzò il viso per guardare quello di Gold, lesse
confusione sul suo volto e in quel momento comprese.
“Non eri tu!” disse Emma sorpresa.
“Non so di cosa stai parlando salvatrice. Il nostro nemico ha
preso possesso del mio corpo da più di un mese ormai e quando non gli servo, mi
rinchiude qui dentro. Una gabbia dentro la quale la magia non funziona, se non
la sua ovviamente!”
“Ma…come…è stato tra di noi per più di un mese e nessuno si è
accorto di niente? Neanche Belle?” disse Emma senza sapere di cosa pensare.
Gold fece un sorriso stirato “Belle…Belle e mio figlio sono
qui!”
Emma si guardò confusa in quanto non vi era nessuno a parte
loro.
“Vedi quel vaso ornamentale con quei simboli su quella mensola? È li dentro che di trovano
Belle e Gideon!” disse Tremotino,
spostando lo sguardo a terra. “Mi ha ricattato, se non gli avessi dato il mio
corpo, avrebbe ucciso mia moglie e mio figlio! Sono così vicino a me eppure non
posso liberarli. Non ne ho più il potere!”
Emma si sentì estremamente in colpa, nonostante lei non
avrebbe potuto accorgersi dell’assenza della moglie di Gold, non essendo
praticamente mai uscita di casa durante il periodo di allerta “Mi dispiace Gold
per quello che è successo e per la nostra cecità, ma…magari posso provare a
liberarli io!” Disse Emma, dando un briciolo di speranza all’uomo, al quale
vide illuminarsi gli occhi.
La salvatrice fece per alzarsi, ma improvvisamente una fitta
al ventre la fece piegare in due e dovette nuovamente sedersi sul letto
malridotto.
“Emma, tutto bene?” chiese Gold preoccupato.
Emma prese dei respiri profondie disse con voce tremante “Si, solo una falsa
contrazione. Non preoccuparti, passerà pre…” la donna
non riuscì a terminare la frase che un’altra fitta la colse.
Una risata risuono nell’ambiente, poco prima che l’essere
incappucciato si manifestasse.
“Salve salvatrice. Spero che la tua sistemazione ti sia
gradita!”
Emma lo fulminò con gli occhi e disse “Data la mia presenza
qui, deduco che tu abbia trovato un modo per eliminarmi e assorbire i miei
poteri!”
L’essere incappucciato sogghignò e disse “Si, l’ho trovato. O
meglio, ho trovato un modo per assorbire i tuoi poteri. Ti sarai domandata come
mai non mi sono più fatto vivo, anche solo per crearti problemi!” disse l’uomo,
leggendo sul volto della salvatrice che in effetti questa domanda se l’era
posta “Da quando ho scoperto che eri incinta, sapevo che potevi essere una
minaccia, in quanto il tuo potere viene dal vero amore e niente è più forte
dell’amore di una madre verso il proprio figlio, ma quando ho preso possesso
del corpo di Gold, sono entrato in possesso anche della sua conoscenza e quindi
ho compreso un altro particolare che ti riguarda alquanto pericoloso per me. Direi
che sei una creatura più unica che rara e se fino a prima che Tremotino morisse, questa minaccia non era veramente
presente, con la tua rinuncia completa ai tuoi poteri oscuri…bhe diciamo che non voglio rischiare e mettermi contro di
te fin quando non è conveniente per me. Aspetterò che tu partorisca così sarai
debole e un bersaglio facile e non avrai più il tuo scudo …quindi dovrò
aspettare un po’!”
“Hai intenzione di tenermi qui rinchiusa per altri due mesi?”
chiese la salvatrice, cercando di nascondere la sua ansia.
L’anti-salvatore sorrise divertito “Oh avanti, non sarai così
ingenua. Mal di schiena, contrazione di Braxonhicks…non sai che questi sono sintomi di una preparazione
al parto? Non so come la pensi tu, ma secondo me il tuo marmocchio non ha più
tanta voglia di aspettare!”
“No, non può essere…ti stai sbagliando!” disse Emma agitata
“Non è pronta… sette mesi è troppo presto…non può…lei non…”
“Oh è una lei! È un’informazione che mi è sfuggita, bhe congratulazioni, ma cosa ti fa pensare che una volta
nata, la risparmierò? Quindi cosa importa se è pronta o meno. Meglio che nasca
morta, almeno si evita il destino avverso di essere uccida dalle mie mani!”
disse divertito l’uomo.
Emma invece si face prendere dal panico e cominciò a sentire
l’aria che le mancava. Cominciò a tremare e non sembrava più avvertire chi
aveva intorno o dove era.
Il nemico era divertito dalla scena, mentre Gold lo intimava
a lasciarla stare e a liberare sua moglie e suo figlio.
Non ebbe risposta per quanto riguardava Belle e Gideon, ma venne liberato dalle sue catene.
“Vedi di occuparti di lei prima che le venga un infarto. Le
voglio fare un regalo, avere la possibilità di vedere sua figlia…anche se solo
per un istante!” disse prima sparire.
Gold si precipitò davanti a Emma e le poggiò le mani sulle
spalle. La chiamò ripetutamente, ma sembrò non sentirlo. Continuava a respirare
velocemente e a tremare, tanto che l’uomo temette che la donna entrasse in
iperventilazione. Doveva fare qualcosa perché riprendesse controllo del suo
corpo e delle sue emozioni e per questo le diede uno schiaffo.
“Emma, torna in te. Devi calmarti!” disse Gold.
La salvatrice sembrò sentirlo questa volta, ma non riusciva a
calmarsi. Non voleva, non poteva accettare o permettere che la sua bambina
venisse uccisa da quell’essere. Lei poteva morire, non importava…andava bene
tutto, purché fosse capitato a lei, ma la sua bambina doveva stare bene,
crescere e essere felice.
“Emma, cerca di respirare più lentamente. Prova a seguire il
mio respiro!” le disse.
Emma provò quanto le era stato detto e quando sembrava che il
suo respiro stesse tornando alla normalità, improvvisamente sentì una fitta più
forte rispetto a quelle che aveva percepito precedentemente e nei giorni
passati. Urlò e successivamente sentì una sensazione strana e guardò tra le
gambe.
“Accidenti!” disse Gold notando la stessa cosa.
Emma guardò l’uomo terrorizzata. Quanto aveva affermato il
suo avversario si stava avverando. Le si erano rotte le acque.
Le acque di Emma si erano rotte. Quanto affermato dall’essere
incappucciato si stava avverando. La bambina voleva nascere indipendentemente se
fosse pronta o meno.
Emma si sentiva mancare l’aria dall’ansia che provava. Non
poteva partorire. Non in quel momento e soprattutto non in quel luogo. Non
voleva mettere al mondo un altro figlio in prigione, soprattutto in una dove non
vi erano dottori e pulizia. Se per qualche ragione la bambina dovesse essere
risparmiata, sarebbero state le infezioni o freddo prese nel nascere in quel
posto freddo e umido, perché Emma non aveva niente con cui lavarla e coprirla.
Inoltre avrebbe dovuto partorire da sola, senza nessuna assistenza, senon quella che gli poteva fornire Gold, ma
soprattutto avrebbe partorito senza Killian. Niente
di quella gravidanza era stata normale e si domandava come aveva potuto
illudersi che il parto lo sarebbe stato.
Un urlo le sfuggì quando una forte contrazione la colse.
“No, no, no, no, no. Questo non può succedere. Non ora per
favore!” pianse Emma.
“Non so praticamente nulla di parti, ma una cosa è certa,
quando le acque si rompono, non si può più aspettare. Il bambino deve nascere!”
disse Gold per niente contento di come si stava mettendo la situazione e
soprattutto del ruolo che avrebbe probabilmente ricoperto.
“Un bambino ci impiega ore a nascere. Dobbiamo trovare il
modo di uscire e andare in ospedale!” disse Emma supplichevole.
“Non c’è modo di uscire da qui. Ho provato di tutto, credimi!
Disse Gold.
“Non hai usato la magia. Forse con un qualche incantesimo
possiamo riuscire!” disse Emma alzandosi con non poco sforzo e tenendosi il
ventre.
“Non credo che sia cosi facile, salvatrice!” Emma provò,
usando ogni sorta di incantesimo che le veniva in mente, ma la porta sembrava
respingere qualsiasi sua magia.
Emma si lasciò cadere in ginocchio, battendo i pugni sulla
porta disperatamente. Gold sospirò. Le dispiaceva per la salvatrice e avrebbe
davvero voluto aiutarla. Le si avvicinò e afferrandola delicatamente cercò di
sollevarla.
“Vieni cara. Rimettiti a letto. Devi cercare di stare il più
calma possibile. Agitarsi ora potrebbe solo peggiorare le cose per te e per tua
figlia!” Le disse, sebbene mentre pronunciava quelle parole, pensava che erano sciocche
da dire. Come poteva la donna stare tranquilla in una situazione del genere.
Infatti Emma lo guardò storto mentre si sdraiava sul letto. Gold prese il suo
cuscino e glielo sistemò dietro la schiena.
“Fai respiri profondi Emma!”
Ma Emma invece di respirare in modo regolare, singhiozzava e
accarezzava la pancia dicendo più volte che le dispiaceva, parlando alla sua
bambina.
Le contrazioni erano lontane l’una dall’altra e Gold poté
affermare che ci sarebbe voluto un po’ e sperò vivamente in un miracolo.
Non seppe dire quanto tempo era passato, ma sembrava
un’eternità. Emma urlava per il dolore e per l’ennesima volta chiamando Killian, mentre stringeva fortemente la fodera del
materasso.
L’essere incappucciato aprì la porta e vi entrò dentro. Emma
cercò di farsi più piccola contro il muro. Aveva paura e il nemico non poteva
essere deliziato dal terrore che leggeva negli occhi della donna.
“Le contrazioni stanno diventando sempre più ravvicinate.
Credo che presto ti dovrai preparare a spingere salvatrice!” le disse
sogghignando.
“No!” disse con voce tremante la donna. Strizzando gli occhi
quando una fitta di dolore la colse.
“è la natura salvatrice, volente o nolente, il tuo corpo
agirà in modo tale da far nascere tua figlia. Niente potrà tardare quello che
voi chiamate lieto evento. Arrenditi al destino. Tra poco sarete entrambe morte
e i tuoi poteri saranno miei. Ma non preoccuparti, non rimarrai sola a lungo.
Una volta acquisita la tua magia, distruggerò questa città e tutti i suoi
abitanti!” disse, per poi ridere a squarcia gola, ma il suo sorriso si bloccò
quando un portale si aprì nel bel mezzo della stanza e due persone si
manifestarono.
“Emma!”
“Killian!” urlò la donna vedendolo,
ma l'uomo, per quanto volesse correre da lei, vedendo l’essere incappucciato,
estrasse la sua spada.
“Oh guarda chi c’è! La regina cattiva e capitano uncino!” a
quanto pare volete morire prima del previsto!” disse e con un gesto della mano
chiuse il portale dal quale erano arrivati, l’unico loro modo per uscire “Siete
stati fortunati a trovarci. Nessuno avrebbe potuto entrare in questo luogo,
nemmeno con quelli!” disse indicando l’acchiappasogni in mano a Regina “ci
siete riusciti grazie a un attimo di distrazione. Ho lasciato la porta aperta e
questo ha permesso alla magia di Emma di sentire la sua padrona! Vorrà dire che
passerete gli ultimi istanti della vostra vita insieme. Anche in questo siete
fortunati direi! Goditi la nascita di tua figlia pirata!” disse infine l’essere
incappucciato, uscendo e chiudendo la porta dietro di sé.
“Emma!” disse nuovamente Killian,
affiancando la moglie. Era tremendamente preoccupato vedendo l’aspetto della
donna. Sudata e rossa in viso e spaventata a morte.
“Cosa ti ha fatto quel bastardo?” disse l’uomo accarezzando
le la testa.
“Non le ha fatto niente fisicamente, ma questa situazione ha
scatenato un parto prematuro!” disse Gold, prima che Emma lo coprì con la sua
voce.
Regina fece un passo in avanti preoccupata “Cosa? È troppo presto!”
“Dobbiamo uscire da qui!” disse Killian
agitato.
“Dubito che saremo in grado di farcela. Hai sentito quello
che ha detto quell’essere? Se quella porta è chiusa la magia non funziona!”
disse Regina.
“Dobbiamo tentare Regina!” disse Killian
sentendo crescere l’ansia.
“Killian!” chiamò Emma tra i
respiri. L’uomo si abbassò alla sua altezza e le afferrò la mano “Regina ha
ragione, non c’è modo!” disse, per poi stringere con forza la mano dell’uomo
che cercò di resistere nel gemere, pensando a quanto dolore stesse provando la
moglie.
“Le contrazioni sono vicinissime. Dovrà partorire qui!” disse
Gold, scatenando un ulteriore pianto in Emma e terrore in Killian.
“Immagino che nessuno di noi abbia mai fatto nascere un
bambino!” disse Regina.
“Tu sei una donna , dovresti sapere cosa fare!” disse Gold.
“Ti ricordo che non posso avere figli e quindi non ho la più
pallida idea di cosa si faccia. E i film visti dubito che possano tornare
utili!” disse la donna spaventata all’idea di sbagliare qualcosa e danneggiare
la bambina. Guardò Emma che la guardava spaventata e quando la vide di nuovo
gemere e tendersi in avanti, comprese che la donna sentisse la necessità di
spingere e si arrese.
“D’accordo. Killiantu mettiti dietro di Emma e falla appoggiare
su di te in modo tale che sia in posizione più eretta. Gold…allontanati e
passami la mia giacca appena mi vedi tirare fuori la bambina!” Ordinò la donna,
togliendosi la giacchetta nera del suo tailleur.
Abbassò i pantaloni premaman di
Emma e la posizionò in modo tale da poter agevolare il più possibile il parto.
“Bene Emma, sembra che ci siamo. Se senti la necessità di
spingere, spingi!” disse Regina.
Emma alla successiva contrazione fece quello che Regina le
aveva detto, riprendendo fiato tra una contrazione e l’altra.
“Stai andando alla grande amore!” disse Killian,
baciando la testa della salvatrice.
“Ancora Emma, riesco a vedete la testa!” disse Regina.
Emma scosse la testa freneticamente dicendo “Non posso…io…non
ce la faccio!”
“Si che puoi farcela love. Ancora poco e avremo la nostra
bambina non noi!” disse Killian cercando di farle
forza, ma Emma scosse la testa nuovamente.
“Lo so che fa male Emma, ma così prolungherai tutto!” disse
Regina guardando la donna.
“La ucciderà. Quando sarà nata…lei…lei…” cominciò, ma
all’ennesima contrazione urlò, cercando con tutta se stessa di non spingere.
“Emma, non potete stare così. La bambina deve nascere o
morirà comunque. Una volta nata faremo l’impossibile per proteggerla, te lo
prometto.” Disse Regina.
“Quel demone non farà assolutamente niente alla nostra
piccola. Coraggio love!” disse Killian,
incoraggiandola.
Emma li guardò entrambi. Sapeva che non avrebbero potuto
contrastare quell’essere, ma era loro grata. Inoltre sapeva che avevano
ragione. Non poteva più aspettare. Il suo corpo si stava ribellando.
“Sei pronta?” chiese Regina.
Emma annuì e all’ennesima contrazione si piegò in avanti con
l’aiuto di Killian e spinse più che poteva. Il suo urlò
fu più forte dei precedenti, dopo di chè si accasciò
tra le braccia di Killian, respirando affannosamente.
“Eccola qui!” disse Regina, poggiando la bambina nella sua
giacca, che Gold le avvicinò.
Qualcosa però non andava. La bambina non piangeva.
“Regina…perché…perché non piange?” chiese agitata Emma,
mentre sentiva Killian che le stringeva la mani, la
paura che provava lei in quel momento era la stessa che ora stava provando suo
marito.
Regina non le rispose. Sapeva che a quel punto i medici
avrebbero provveduto a liberarle le vie aeree e fatto qualsiasi cosa per
permettere alla piccola di respirare, ma lei non aveva mezzi e cercò nei
meandri della sua mente qualche ricordoper rianimare i bambini, in quanto si era informata nel caso a Henry
fosse andato qualcosa di traverso o si fosse sentito male. Non ricordava la
procedura, ma si ricordava che doveva essere delicata per evitare di rompere le
ossa al bambino. Allora la prese in modo tale che il petto della bimba
poggiasse sul palmo della sua mano e strofinò dei cerchi sulla schiena e le
diede dei leggeri colpetti per farle sputare il liquido amniotico nel caso le
fosse finito nei polmoni o per il semplice fatto di farle capire che era nata e
ora poteva e doveva respirare. Sta di fatto che quella piccola manovra fatta a
caso, senza sapere bene come agire, funzionò e la sua vocina squillante si fece
sentire.
Killian e Emma sorrisero al suono della sua
voce e poterono tirare un sospiro di sollievo. Regina tagliò il cordone
ombelicale con delle forbicine che aveva sempre dietro con sé nella sua
borsetta. Dopodiché con un enorme sorriso, consegnò la bambina alla madre che
stendeva le braccia verso di lei, impaziente di conoscere la sua piccola.
Emma la strinse a sé e spostò leggermente la giacca usata
come coperta, per poterle vedere il viso. Si sorprese di quanto fosse piccina,
suo fratello alla nascita era decisamente più grande, ma lui aveva avuto altri
due mesi per crescere.
“Ciao piccolina!” disse, per poi rivolgersi a Killian “guarda chi abbiamo messo al mondo!”
“è perfetta love!” disse per poi rivolgersi alla figlia “ehi
principessa, benvenuta al mondo!” disse con un tono di voce che esprimeva tutto
il suo amore.
“Si, benvenuta e congratulazioni ai nostri neo genitori!”
disse l’essere incappucciato, facendo nuovamente la sua comparsa in camera,
questa volta ricordandosi di chiudere la porta, e teletrasportando
la bambina tra le sue braccia.
Emma si vide strappare dalle braccia la sua bambina appena
nata.
“No” urlò disperata. Non aveva mai provato un dolore tanto
grande. Era simile a quello che aveva provato quando non aveva guardato Henry,
ma in quel frangente era stata una sua decisione quella di darlo via. Si era
preparata e sapeva dentro di sé che era la cosa migliore per suo figlio. Quella
volta le cose stavano diversamente. Lei voleva quella bambina, voleva la sua seconda
possibilità e questa volta aveva la possibilità di dare a sua figlia quello che
si meritava, ma tutto le stava per essere negato per la malvagità di un essere
egoista dall’animo nero.
Nemmeno Killian poteva accettare
una cosa del genere. Sentì il suo cuore frantumarsi nel vedere la sua bambina
nelle mani si quell’essere. Doveva trovarsi tra le sue braccia e quelle di Emma
e iniziare a conoscere l’amore di un genitore, imparare a riconoscere le loro
voci e il loro odore. Doveva assolutamente riprenderla e senza un’ombra di
paura, si lanciò contro quell’essere, cercando di afferrare la figlia, ma il
nemico non si dimostrò minimamente intenzionato a lasciargliela prendere. Anzi
giocava con lui, facendogli credere che era vicino a riprendersi la piccola,
per poi togliergliela all’ultimo istante. Con quello che lui considerava un
gioco, la bambina poteva farsi molto male o addirittura cadere, ma a
quell’essere non interessava, lui voleva solo gioire della sofferenza altrui.
Emma non potendo assistite a quello scenario, e temendo per
la figlia, cercò di alzarsi dal letto per intervenire, ma il dolore e la
stanchezza la fecero cadere a terra.
Regina l’affiancò immediatamente e la fece nuovamente sedere
sul letto “Emma hai appena partorito. Per quanta volontà tu abbia, il tuo corpo
non risponde!”
“Devo…devo salvare la mia bambina!” disse, cercando di
liberarsi dalla presa di Regina, la quale non demordeva, ma la donna al posto
della salvatrice avrebbe fatto la medesima cosa.
Decise di intervenire in aiuto di Killian.
La sua magia però non avrebbe funzionato e non aveva armi da poter usare contro
il nemico. Vide un vaso su una mensola, ma Gold appena comprese che intenzione
avesse, afferrò l’oggetto.
“Che diavolo stai facendo?” urlò Regina.
“Qui dentro c’è la mia famiglia non ti permetterò di
romperlo. E non sarà un vaso spaccato sulla sua testa a fermare quel demone!”
disse Gold ovvio.
Lo sapeva. Sapeva benissimo che tutti loro si trovavano in
una situazione senza uscita, ma ingenuamente aveva sperato di trovare una
soluzione.
“Killian!” Regina spostò
l’attenzione sul pirata quando sentì la voce di Emma chiamarlo, ma non fece in
tempo a capire cosa fosse successo che si sentì afferrare da una forza
invisibile e bloccata al muro ad un metro distanza da terra, con
l’impossibilità di respirare. Gold era nella sua stessa situazione, continuando
però a tenere forte il vaso con dentro Belle e suo figlio.
Killian non era messo meglio. Lui era stato
addirittura appeso al soffitto, impossibilitato di muoversi e respirare.
Emma era l’unica lasciata libera. Non tanto per le sue
condizioni fisiche, ma perché quell’essere voleva torturarla.
Il nemico sorrise divertito dallo sguardo di terrore di Emma
e con un gesto della mano, fece comparire uno acchiappasogni che magicamente
volteggiava. Era di legno con fili dorati e molto più grade di un
acchiappasogni normale.
“Vi piace il mio acchiappasogni? Ho preso spunto da te cara
salvatrice. Usare questi aggeggi per assorbire la tua magia in eccesso…che
colpo di genio. Vedi questo? Fa esattamente la stessa cosa solo che può
contenere tutto il tuo potere, grazie ai materiali e al processo di
lavorazione. Bisogna aspettare che si manifestino certe condizioni, come
l’eclissi di luna…cose del genere insomma. Ci è voluto un po’ di tempo, ma
tanto dovevo aspettare. E ora posso finalmente mettere fine a questa storia!”
disse facendo comparire nella sua mano la spada di Killian.
L’uomo, che faceva di tutto per non perdere i sensi a causa
di mancanza d’aria, cercò di fare un ultimo tentativo x liberarsi, ma la sua
lama si stava per scontrare con il corpicino della sua bambina. Da li a un
secondo,sarebbe stata uccisa.
Un urlò assordante, quasi ultraterreno, si alzò nell’aria e
una luce abbagliante accecò tutti.
Quando la luce si diradò abbastanza da poter nuovamente
guardare, Killian, Regina e Gold erano ormai liberi
dalla morsa dell’essere incappucciato, ma quello che li lasciò immediatamente
di stucco, fu il luogo dove si trovavano.
Era un luogo tutto bianco. Dove non si intravedeva né l’inizio
, né la fine, né un sotto, né un sopra. Sembrava di appoggiare su di un
pavimento, perché i presenti si potevano muovere normalmente, ma un pavimento
non era visibile, come nemmeno l’ombra dei loro corpi.
L’essere incappucciato fu terrorizzato da quel luogo e guardò
l’artefice di quella magia con occhi sbigottiti.
Emma era davanti a lui con un’aria arrabbiata e determinata.
I suoi capelli prima sudati e appiccicosi, ora erano morbidi come seta e
volteggiavano grazie a un’aria che non era veramente presente. Un lungo vestito
bianco con una gonna lunghissima, che si estendeva intorno a lei la copriva. La
sua pelle era candida e un alone costante di luce la circondava.
“Emma!” disse Killian incredulo a
quello che vedevano i suoi occhi e terrorizzato per quello strano evento che si
era manifestato.
“La luce!” disse l’anti-salvatore con voce tremante “No, non
di nuovo!”
Emma non disse niente. Era concentrata sul suo avversario e
con estrema tranquillità, alzò una mano e con una semplice rotazione del polso,
fece sparire la bambina dalle braccia del suo avversario, facendola comparire
tra le braccia del padre.
Killian si sentì immediatamente sollevato
quando sentì quel dolce peso da tenere contro il petto, ma se era contento da
una parte, non poteva abbassare la guardia finché anche Emma non era al sicuro.
La salvatrice non perse di vista nemmeno un secondo l’essere
incappucciato. Sembrava calma, troppo calma tanto che quella tranquillità
spaventava anche gli altri presenti, temendo che quella fosse solo la quiete
prima che si scatenasse l’inferno.
“Gold, tu sai cosa le sta succedendo e dove siamo?” chiese
Regina.
“Io posso accennarti quello che dicono le leggende. Credo che
questo sia quello che viene definito il potere dormiente nei salvatori. Sembra
che questo potere si manifesti solo nel momento di estrema necessità, quando
niente e nessuno può fermare la parte oscura. Ci deve sempre essere un
equilibrio e la luce, compare per ristabilire l’ordine, per poi tecnicamente
sparire finchè non si necessiterà nuovamente di
questo potere. Per rispondere invece alla sua seconda domanda Regina, questo
posto che vedi credo sia quella che per il signore oscuro sia la cripta.
“Ma non c’è niente, come può essere considerato una sorta di riparo?”
chiese Reginaper ricevere
immediatamente la risposta di Gold “perché se il dark one
è odio e oscurità, quello che Emma ora rappresenta è luce e amore e queste due
cose sono le cose più potenti al mondo. Il buio scappa alla luce, il che spiega
perché non vediamo le nostre ombre e dato che è la cosa più potente, non ha
necessità di raccogliere oggetti magici per avere potere. Accumulare
oggettimagici è una caratteristica
tipica dell’egoismo e sete di potere, un sentimento di per sé oscuro.”
Killian si avvicinò a loro per inserirsi
nella conversazione. Doveva sapere cosa stesse succedendo a Emma, perché
sentiva dentro di sé che qualcosa di sbagliato.
“Qualcosa non va, lo sento!” disse, non staccando gli occhi
dal lei e da li a poco, la donna, sempre con il minimo gesto scagliò un fascio
di luce contro quell’essere, che provvide a ripararsi.
Alzò uno scudo magico per proteggersi, ma sentiva
distintamente la potenza della donna, tanto da fargli venire la pelle d’oca.
Gli sembrò quasi di rivivere, il suoprimo imprigionamento per mano di un salvatore, ma sapeva che questo era
ben peggiore, la prima volta non aveva avvertito questa potenza e sapeva quale
era la causa…la colpa era di Emma o più precisamente di Biancaneve e il
principe azzurro.
Emma continuava a fissarlo e ad avanzare verso di lui e
quest’ultimo provvide ad attaccare, nella speranza di coglierla impreparata. Sprigionò tutta la potenza che aveva e in un
batter d’occhio, quel luogo bianco infinito, si colorò di nero. Un buio pesto
circondò tutti, tanto che Regina, Killian e Gold non
potevano vedersinonostante fossero a pochi
centimetri di distanza.
L’unica cosa bene visibile era Emma, grazie all’alone che la
circondava. La donna continuava a sembrare calma, come se quel potere non
l’avesse scalfita. Eppure, anche Gold, che era abituato al potere oscuro, a
quella quantità di cattiveria, si sentiva sopraffare.
La bambina prese a piangere immediatamente, nonostante non si
fosse calmata che pochi istanti prima, appena si era sentita sicura tra le
braccia di Killian.
L’uomo vide la donna che amava, girare la testa verso di
loro. Non vide la sua Emma. La sua amata non aveva il suo stesso sguardo.
Decisamente qualcosa non andava. La donna tornò a guardare davanti a sé e,
allargando le mani, sprigionò la sua potenza, ripristinando, con un forte
bagliore, il luogo come era originariamente.
Si sentirono in parte sollevati quando la luce tornò, ma
spontaneamente domandò “Cosa sta succedendo a mia moglie, coccodrillo!”
L’interpellato strinse a sé il vaso con Belle al suo interno
e sospirò “mi dispiace, quello che so ve lo detto…ma non so dire quanto sia
vero o siano solo racconti!”
Emma si avvicinava ulteriormente al suo avversario, finchè a un metro da lui, si fermò per osservarlo.
“Come fai a essere così potente? Come può una persona con
tali poteri essere vivo? Io sono l’oscuità e non può
esserci un divario del genere tra me e te. Ci deve essere un
equilibrio…sempre!” disse l’essere incappucciato.
“Un equilibrio che hai cercato in tutti i modi di
distruggere, davvero pensavi che ti avrei lasciato fare? L’ultima volta ti ho
fermato per le stesse ragioni. Volevi dominare su tutto e tutti. Non ti sarà
mai concesso!”
“L’ultima voltanon
eri così potente. Si, hai avuto la meglio, ma abbiamo combattuto per giorni e
giorni, tanto che il corpo del salvatore che hai posseduto ha ceduto alla
fine!” disse l’essere incappucciato.
“Si è sacrificato per una causa maggiore…ripristinare
l’equilibrioche avevi interrotto,
diffondendo l’oscurità!” disse Emma.
“Non mi hai
fermato del tutto. Sono riuscito a liberare parte del mio potere e a creare
ancora scompiglio!” disse orgoglioso l’uomo, ma venne subito smentito.
“E chi ti dice che non te lo abbia lasciato fare?
Ricorda…l’ordine delle cose, sempre prima di tutto. La luce e l’oscurità sono
compagne, nessuna può esistere senza l’altra. Se ti avessi imprigionato
completamente, l’oscurità sarebbe scomparsa. All’essereumano è concesso il libero arbitrio, devono
esserci quindi il bene e il male a contendersi il dominio su questa terra e finché questo pianeta continuerà a esistere,
sarà sempre così!” disse Emma.
“E con questo quindi dovrei arrendermi senza combattere e
tornare alla mia prigionia? Non smetterò mai di provare. Prima o poi questa
terra e tutti gli altri regni saranno in mano mia, dovessi aspettare altri
numerosi secoli per riuscirci!” disse divertito, sebbene sapesse che per lui
non c’era più niente da fare. Infatti, Emma, appena finì di parlare, fece
quello che era suo compito fare.
Gold si vide strappare dalle mani il suo prezioso vaso e lo
vide volteggiare verso la salvatrice.
Urlò lei di fermarsi qualsiasi fosse il suo obbiettivo, ma
ella non era intenzionata a fermarsi. Quel vaso le serviva e presto tutti
avrebbero capito per cosa.
Quando il vaso fu a portata di mano della salvatrice, con un
segno della mano fece una magia per aprirlo e dal suo interno vi uscì un fumo
bianco, che prese forma accanto a Tremotino.
“Belle!” disse l’uomo quando vide sua moglie e suo figlio
finalmente liberi e li abbracciò come se non ci fosse stato un domani.
Killian e Regina non spostavano lo sguardo
da Emma. Avevano ormai inteso, dai discorsi, che ella non era più lei. Il suo
corpo era lì, ma la sua mente era posseduta da quell’entità che diceva di
essere la luce. Osservarono ogni sua mossa e rimasero stupefatti dal gioco di
magia che si scaturì da lì a poco.
Oscurità e luce volteggiavano insieme, come se fossero
intenti a ballare, ma nel mentre di quello spettacolo, il vaso che aveva
rinchiuso Belle, si trasformò, divenne nero, con scritte geroglifiche bianche e
una volta aperto, con un grande urlò, l’anti-salvatore venne catturato al suo
interno…o almeno gran parte di esso. Una parte di oscurità rimase e i presenti
alla scena, compresero che era quella parte, che avrebbe continuato a vagare
sulla terra diffondendo il male dove poteva. Un’altra cosa notarono, che oltre
a quel potere oscuro lasciato libero, nella stessa quantità vi era anche potere
di luce che lo accompagnava e insieme attraversarono un piccolo portale che la
luce, con il corpo di Emma provvide ad aprire.
Ovunque quei due poteri fossero diretti, avrebbero potuto
ricreare, come era successo in passato, un nuovo signore oscuro o Merlino, in
base a quale scelta di utilizzo avrebbe fatto colui o colei fosse entrato in
possesso di quei poteri.
La ruota girava e tutto era destinato a ripetersi.
Come tutto era iniziato, finì e la calma tornò in
quell’ambiente infinito.
Killian diede la bambina a Regina, non
fidandosi ancora della cosa che imprigionava sua moglie, e avvicinandosi chiamò
“Emma!”
La donna si girò e lo guardò.
“O chiunque tu sia!” disse ancora Uncino.
La donna sorrise “ Sono la luce, il bene, l’amore…vengo
chiamata in vari modi…ma potete chiamarmi semplicemente Luce!”
“Non mi interessa se ti chiami Susanna o Agata, lascia andare
immediatamente mia moglie!” disse Killian,
infastidito dalle troppe chiacchiere. Voleva accertarsi che la sua amata stesse
bene e lo voleva sapere subito.
“Lo farei volentieri Killian, ma
abbiamo un problema!” disse Luce seria.
Killian sentì quella frase rimbombare nella
testa più volte. Era rimasto talmente spiazzato che quasi non comprendeva il
significato di quelle parole.
“Come scusami?” chiese Regina, sperando di aver capito male, Luce
confermò che quanto avevano sentito le loro orecchie, era esatto. Vedendo la
loro paura e confusione però, si apprestò anche a spiegare il perché di una
tale affermazione.
“Uno dei miei compiti è ristabilire l’ordine e l’equilibrio
naturale delle cose, come avrete già capito, ed Emma non risponde esattamente a
questi criteri!”
“Cosa vuol dire? In che senso non corrisponde?” chiese Killian arrabbiato e spaventato allo stesso tempo.
“Emma non ha un lato oscuro. Tutti gli esseri viventi ce
l’hanno. Ognuno nasce con una parte buona e una cattiva, poi spetta alla
persona scegliere cosa seguire, ma lei è stata privata di una parte
fondamentale dai suoi genitori prima che nascesse e questo non va bene. La può
rendere pericolosa!” spiegò la donna.
“Come può essere pericolosa se è solo bene?” chiese Belle,
stranita da questa affermazione.
Luce sorrise teneramente e disse “Il sole è luce, è vita per
questo pianeta, è calore…grazie a lui questo pianeta è rigoglioso, ma provate a
fermare la terra, cosa succederebbe a entrambe le parti, quella costantemente
illuminata e quella costantemente al buio?” chiese la luce.
“Che la parte al sole, brucerebbe, quella al buio
congelerebbe e la vita non sarebbe possibile!” disse Tremotino.
“Esatto. Questo spiega perché servono entrambe le cose. Non
si può compiere il bene, se non esiste il male e viceversa!” disse la luce.
“Come dici tu Emma è nata senza oscurità, allora perché deve
morire ora?” chiese Killian contrariato. Di certo non
poteva accettare una cosa del genere.
“Perché Emma è cresciuta in un mondo senza magia che non la
rendeva pericolosa dal punto di vista magico,e nel sistema sociale per riuscire a sopravvivere, fin da piccola ha
dovuto compiere dei gesti oscuri. Se fosse cresciuta con i suoi genitori, quei
gesti non le sarebbero nemmeno venuti in mente!”
“Intendi dire rubare per sopravvivere!” disse Killian, cosa che spesso aveva fatto anche lui, anche se
solo in giovane età provava colpa per le sue azioni.
La donna annuì all’affermazione del pirata e continuò “Quei
piccolicrimini di cui si è macchiata,
anche solo rubare un pezzo di pane per mangiare, le hanno dato un po’ di quel
lato oscuro di cui aveva bisogno, il che la rendeva abbastanza equilibrata per
non esserecondannata. Inoltre tenete
presente che è la salvatrice e il mondo non può restare senza salvatore e non essendo
ancora previsto a breve la nascita di uno nuovo, era necessaria. Queste cose
insieme mi hanno impedito a intervenire subito!” Luce poi spostò il suo sguardo
su Regina, “Ora invece un nuovo salvatore è in arrivo…”
“Ha ucciso Crudelia ed è diventata
la signora oscura, questo non è sufficiente per ripristinare l’equilibrio?”
chiese speranzoso Killian, ma venne subito deluso.
“Quando ha donato il suo residuo di potere oscuro per salvare
Tremotino, l’ha ripulita completamente dal suo essere
una signora oscura e salvare una vita umana, ha cancellato il suo omicidio
verso Crudelia. Se ci fosse anche solo un briciolo di
oscurità in lei, non l’avrei condannata. Io non ci guadagno niente e non mi
piace eliminare così le persone!” disse Luce mettendo in chiaro le cose. “Avete
visto la mia potenza? L’oscurità non ha avuto scampo proprio perché Emma, che
mi ha fatto da contenitore, non aveva parti oscure. Noi non ci possiamo
manifestare se non attraverso dei contenitori, io in particolare uso i
salvatori che hanno già affinità con la magia di luice.
l’oscurità per settimane è passata da quello che voi chiamate l’anti-salvatore
a Tremotino e per quanto fosse potente, non era ai
miei livelli e questo perché tutti e due hanno sia il bene che il male dentro
di loro. Sebbene nell’anti-salvatore la parte oscura, per sua scelta, era
maggiore, l’oscurità nemmeno strappando il cuore del suo involucro ha potuto
cancellare quella parte di bene che limitava i suoi poteri e d è solo per
questa ragione che Emma, fino ad ora ha potuto contrastarlo, perché i suoi
poteri sono limitati in un involucro e cerca di impossessarsi di quelli degli
altri, per accumulare quella potenza che un corpo umano gli nega. Ma Emma non avrebbe
potuto combattere questa battaglia da sola. Non senza il controllo pieno dei
suoi poteri, dato sia da questo squilibrio, sia dai poteri della bambina, e non
nelle sue attuali condizioni. Da tempo la osservavo e ho aspettato di vedere se
riuscisse a risolvere la situazione senza il mio intervento, anche se poi sarei
dovuta intervenire per eliminarla, ma colei che dovrebbe salvare tutti, aveva
bisogno di un aiuto che le persone attorno a lei, non potevano darle e ho
deciso di intervenire!” spiegò la luce.
“Ma ci deve essere un modo per salvarla…ti prego…non posso
perderla. Nostra figlia ha bisogno di lei…io ho bisogno di lei!” disse Killian, che si sentiva sull’orlo del precipizio.
“In effetti un modo ci sarebbe. Emma dovrebbe compiere un
altro omicidio, uno dei reati più gravi che ci possono essere. Privare un
essere umano del suo diritto alla vita è una cosa gravissima e ti fa fare un
grande passo verso il male!”
“Ma il suo essere salvatrice la porterà spesso a salvare
delle vite e questo suo omicidio verrebbe cancellato come è successo per quello
di Crudelia!” disse Regina confusa da tutta quella
situazione.
“Legherei quella oscurità a lei, in modo tale che nessun atto
di bene possa cancellarla!” rispose Luce.
“Emma non ucciderebbe mai nessuno. Con Crudelia
è successo perché lei stava minacciando di uccidere Henry!” disse Killian.
“Ma ora ha una figlia pirata. Il suo desiderio di vederla
crescere potrebbe anche farle mettere da parte questo suo buonismo!” disse
Gold, che venne fulminato dallo sguardo di uncino.
“Emma non è subdola come te, coccodrillo!” disse Killian a denti stretti per trattenersi dal dire qualcosa
di peggio contro la sua persona.
“Un modo dovete trovarlo e c’è di più, deve essere uno di
voi!” disse la luce, cosa che lasciò tutti spiazzati e ammutoliti.
“Non posso permettere a Emma di tornare a casa in queste condizione.
Quindi se volete salvarla, uno di voi dovrà morire e dovrà essere una scelta di
Emma quella di togliervi la vita!”.
“Perché la sua vita varrebbe più delle nostre?” chiese Tremotino, facendo riemergere il suo lato egoistico,
infondo aveva paura di morire e non voleva perdere nuovamente la sua famiglia.
“Bastardo, Emma ha messo a repentaglio la sua vitae quella di nostra figlia per salvarti!”
disse Killian, resistendo all’impulso di prenderlo a
pugni.
“Appunto e vogliamo rendere quel suo sacrificio vano?” chiese
Gold.
“Dovrà essere Tremotino o Killian! A voi la scelta!” disse Luce interrompendo i due
uomini.
“Perché io? Mi sta bene che mio figlio e Belle siano al
sicuro, ma perché io si e Regina no? Lei sarebbe di sicuro più disposta a
morire per Emma di quanto lo sia io!” chiese spaventato.
“Ho scelto voi due perché i bambini non si toccato e i
bambini hanno bisogno di un genitore e fra te e Belle, sarebbe meglio che tuo figlio
crescesse con la madre, dato che il suo lato buono è nettamente superiore al
tuo Tremotino e io prediligo quel lato!” disse Luce
tranquillamente.
“Perché io sono stata esclusa? Non sono una santa, quindi?
Quale è la ragione?” chiese Regina confusa e curiosa.
“Come ho detto prima, i bambini non si toccano e quelli
destinati a diventare salvatori, devono essere protetti ulteriormente!” Rispose
Luce.
Regina non comprese “Che ha a che fare questo con me?”
“Regina, non te ne renderai conto ancora per un paio di
settimane, forse più, ma…sei in dolce attesa!” disse la donna sorridendole.
Regina si mise a ridere e scuotendo la testa disse “è
impossibile. Senza offesa, ma anche se sembri conoscere tutto, ti è sfuggito un
piccolo particolare. Io non posso avere figli!”
La donna, sorrise dolcemente, come Emma sapeva fare, e disse
“Hai un’amica e una sorella che ti vogliono molto bene Regina. Restituirti
Robin non è l’unica cosa che hanno fatto, quindi congratulazioni!”
“Ma…non è possibile. È solo successo ieri e…” cominciò
Regina, incredula per poi spostare il suo sguardo verso il fagotto che teneva
tra le braccia. Non poteva credere che da li a qualche mese avrebbe tenuto in
braccio suo figlio e quello di Robin. Le sembrava una cosa irreale. Era
praticamente sicura a questo punto di trovarsi in un sogno…che da incubo si
stava trasformando in bel sogno e presto si sarebbe trasformato di nuovo in
incubo.
“Direi che basta e avanza love. Piuttosto è di Robin?” chiese
Killian.
Regina ancora incredula, si mise un po’ a recepire la
domanda, ma poi infastidita disse “Certo che lo è!”
“Allora spiegami come è possibile. Ieri non sapevi cheRobin era tornato. Lo hai scoperto stamattina
alla tua festa!” disse il pirata.
“Non è tanto difficile immaginarlo Uncino. Ieri sera sono
passata a casa vostra e ho visto Robin dalla finestra. Secondo te con le mille
domande che mi frullavano in testa, avrei potuto aspettare la mattina seguente?
Mi sono materializzata accanto a lui e me ne sono andata subito dopo avermi
spiegato cosa fosse successo e prima che tu ed Emma mi vedeste. Poi quando
tutti eravate a dormire…puoi immaginare!”
Killian tralasciò il fatto che avevano
provveduto a moltiplicarsi in casa sua dato la situazione in cui si trovavano.
Voleva farla finita con quella storia e salvare sua moglie e con determinazione
disse “Mi offro volontario, non c’è nemmeno da chiederlo. Farei di tutto per
Emma!”
“Lo immaginavo!” disse Luce “Ma come pensi di farti uccidere
di sua spontanea volontà?
Ci fu silenzio per
qualche minuto, dopo di chè Regina prese parola. “L’unico
modo per costringerla sarebbe quella di metterla davanti a una scelta: Killian o sua figlia!”
L’unico modo per costringerla sarebbe quella di metterla
davanti a una scelta: Killian o sua figlia!”disse Regina.
“E cosa vorresti fare? Strappi il cuore ad entrambi e minacci
la salvatrice di scegliere un cuore o li stritolerai tutti e due?” chiese Tremotino con tono ironico e si sorprese nello scoprire che
era esattamente quello che Regina voleva fare. Restituì La bambina a Killian e con un gesto della mano si trasformò nella regina
cattiva “Dovrete solo reggermi il gioco!”
“Aspetta!” disse Luce avvicinandosi a Killian
e alla piccola “Non è il caso che soffriate più del dovuto!”. Detto questo
immerse una mano nel petto del pirata e due dita nel petto della bambina.
“Grazie!” disse Killian, quando si
accorse di non aver percepito il ben che minimo dolore, non tanto per sé stesso, ma per la sua
bambina, che aveva già patito troppo per la sua giovanissima età.
“Ora libererò Emma dalla mia presenza. Buona fortuna!” disse,
per poi sparire in un lampo di luce che costrinse tutti a coprirsi il volto.
Appena se ne andò Emma, si accasciò a terra. Il suo corpo era stato sottoposto
a troppo e aveva ceduto alla forza di gravità.
“Emma!” Killian subito l’affiancò e
sollevandole la schiena da terra, guardò Regina per annuire. La donna fece una
magia, creò un’illusione e la rese visibile anche agli occhi suoi e quelli di Killian. Tremotino, Belle, e Gideon erano a terra privi di vita, vicino ai loro corpi vi
era della cenere, che doveva rappresentare i resti dei loro cuori e in più quel
luogo bianco, venne fatto apparire più cupo e tenebroso, proprio per rendere
più realistico quanto aveva ideato.
Emma si sentiva estremamente debole e dolorante. Sentiva un
forte dolore alla parte bassa del ventre e si portò automaticamente una mano
alla pancia e si ricordò immediatamente quello che era accaduto. Si mise di
scatto a sedere e dovette mordersi la guancia per non gemere ad alta voce.
Sentì la voce di Killian chiamarla
e voltò il capo verso di lui e successivamente sulla creaturina che teneva in
mano. Sentì come se un grosso peso le fosse stato tolto dalle spalle, un peso
ancora più grosso di quello di essere la salvatrice ... sua figlia stava bene.
“ è salva!” Disse Emma allungando la mano per toccare il
volto di sua figlia, ma prima ancora che potesse sfiorarla, senti la voce di
Regina dirle “Non per molto salvatrice!”
Emma si girò verso di lei e solo allora si accorse che
qualcosa non andava. Il luogo era scuro, intonato all’abito che indossava
Regina. Emma sussulto quando accanto alla regina cattiva vide i corpi di Gold e
Belle, privi di vita.
“Cosa sta succedendo?” chiese la salvatrice spaventata. Tutto
quello che aveva passato l’aveva talmente scombussolata, che non si accorse
neanche che tutto era solo una recita. Emma guardò Killian
e poi Regina.
“Mentre eri svenuta è comparsa una entitàluminosa e buona che ci ha salvati tutti
quanti dall’oscurità,ma prima che
arrivasse abbiamo avuto a che fare con quell’essere,e abbiamo provato a contrastarlo, ma ha avuto
la meglio su di noi, su Regina soprattutto. Ha ceduto di nuovo al lato oscuro
e... ha ucciso i nostri amici.
“No! Non può essere, Regina è… lei non…” cominciò Emma
spostando il suo sguardo da Killian a Regina.
“La Regina che conoscevi non esiste più. E adesso se non vi
dispiace ho un po’ di fretta e dato che in tutti questi anni non sono riuscita
a vendicarmi su tua madre Emma, ho deciso che me la prenderò con te. Anzi
vendicarsi sui figli è cosa di maggior sofferenza per un genitore, Neve rimpiangerà
di avermi incontrato tanti anni fa!” disse Regina con una risata malvagia.
“Cosa hai intenzione di fare?” chiese la donna preoccupata.
Non aveva la forza di combattere, né voleva contro quella che negli anni era
diventata una sua cara amica.
“Ha preso i nostri cuori. Il mio è quello della bambina,
quella carogna!” disse Killian cercando di essere il
più convincente possibile. Si era detestato tantissime volte nella sua vita, ma
mai così tanto come in quel momento. Vedere il dolore di Emma, lo stava
uccidendo e avrebbe voluto mandare all’aria il loro piano, ma sapeva che se
l’avesse fatto, avrebbe perso la sua amata per sempre.
Emma impallidì a quella rivelazione “no!”
“Sei pronta a dire addio ai tuoi cari, salvatrice?” disse
Regina stringendo i cuori, o almeno è quello che fece credere alla donna. Non
avrebbe mai stretto il cuoricino della piccola, ma con quelli di Killian una leggera pressione la dovette fare. Chiese scusa
mentalmente al pirata, ma se lui non si fosse lamentato al momento giusto,
tutto sarebbe saltato, inoltre sperava che sentendo gemere Killian,
Emma non si sarebbe accorta che la bimba continua a dormire tranquillamente.
“Ti prego, ferma! “urlò Emma, quando vide Killian
piegarsi e portarsi le mani al petto.
Regina lasciò la presa sul cuore di Killian
e disse “Sai una cosa? Sarebbe troppo facile eliminare la tua cara famigliola e
poi anche te. No mia cara, io voglio vedere soffrire Neve e voglio che tua
madre si dia la colpa dalle sofferenza di sua figlia. Per questo ti permetterò
di tornare a casa con un solo uno dei due, tuo marito o tua figlia. Sarai così
afflitta dal rimorso di aver dovuto scegliere uno piuttosto che l’altro che
arriverai ad odiare tua madre per quello che mi ha fatto e Neve sarà devastata
per tutto!” disse il sindaco con un sogghigno convincente, tanto che Killian cominciò a pensare che quella recita, ad un certo
punto, si fosse trasformata in qualcosa di estremamente reale. Si ritrovò a
pensare che Regina in qualche modo era stata veramente infettata dalla magia
oscura, magari da quella che Luce non aveva imprigionato.
“Allora per chi ecidi? Tua figlia o tuo marito?” chiese
Regina.
Emma si congelò a quella domanda. Cercò di pensare
velocemente a diverse soluzione per tirare tutti quanti fuori da quella
situazione, ma non riusciva a pensare lucidamente e la paura ormai si era
impossessata di lei.
Regina stava facendo una estrema fatica a impersonificare
la sé stessa del passato. Non voleva vedere Emma soffrire in quel modo e
soprattutto avere in mano quel piccolo cuoricino, sapendo che era di un’anima
innocente, sebbene non avesse alcuna intenzione di sfiorarlo, per il solo fatto
che non fosse al suo posto, ma invece nel suo palmo, le metteva i brividi.
Nemmeno quando era perfida si sarebbe sognata di tenerne uno in mano. Aveva
sempre amato i bambini e non avrebbe mai permesso né alla sua sete di vendetta,
né ai suoi soldati durante le loro scorribande fatte per ordine suo nei
villaggi, di torcere un capello a un bambino.
“La mia pazienza ha un limite salvatrice o ti decidi? O
perderai entrambi!”
“No, aspetta! Uccidime!” disse Killian implorante.
“Killian!” disse Emma con voce
tremante.
L’uomo la guardò tristemente, ma poi le diede un leggero
sorriso e accarezzandole il volto disse “Love, non possiamo sconfiggerla. Non
con il cuore della nostra bambina in mano e tu…sei troppo debole anche solo per
tentare qualcosa e non posso permettere che ti capiti qualcosa Swan. Non ho potuto aiutarti in questa battaglia, non ho
potuto proteggere né te, né la nostra bambina da quell’essere…quindi ti
prego…permettimi di salvare la vita ad entrambe. Permettimi di farle da padre,
anche se solo per una volta!” disse Killian, questa
volta con sincerità. Non era una recita perché sapeva chedoveva morire per salvare la sua Emma. Le
stava dicendo addio.
“Killian io…” cominciò Emma, ma Killian la interruppe passandole la loro figlia.
“Mi hai fatto il regalo più bello che potessi mai farmi,
donandomi il frutto del nostro amore e non potrei vivere, sapendo che io sono
vivo mentre lei no. Quindi ti prego Emma, scegli me!”
Dagli occhi di Emma cominciarono a sgorgare diverse lacrime
di dolore e abbassò il suo sguardo verso la bambina solo per un attimo, perché Killian attirò nuovamente la sua attenzione.
“Uccidimi tu!” disse l’uomo, lasciandola senza fiato.
“Cosa?”
“Uccidimi tu. Se devo morire, voglio che sia tu a porre fine
alla mia vita e non da Regina. Ho anche il mio onore da difendere. Quindi ti
prego fallo tu. Lo so quello che ti sto chiedendo è difficile, è orrendo ma…ti
supplico Emma.!”
Emma era senza parole e si ritrovò ad annuire, per poi dire
“Come…come farò senza di te? Non so come crescere un bambino, non ho avuto
esperienza con Henry e…dovevamo farlo insieme, imparare a essere genitori
insieme. Come potrò io…”
“Ce la farai love, ne sono sicura!” disse Killian
per poi baciarla passionalmente per l’ultima volta e successivamente dando un
bacio alla loro bambina, per poi sussurrarle all’orecchio quanto il suo papà
l’amasse.
“Avete finito?” chiese Regina, fingendosi spazientita e
soprattutto cercando di trattenere il magone in gola che aveva, sentendo il
discorso di Killian “La tua decisione?”
Emma non disse niente.
“Ora!” urlò Regina.
“Killian, scelgo Killian, ma… devo essere io ad ucciderlo!” disse la
salvatrice, cercando nuovamente di mettersi in piedi. Uncino la aiutò, ma
appena fece un passo sentì nuovamente le gambe cedere e l’uomo dovette tenere
lei e la bambina in modo tale che nessuno delle due si facesse male.
Regina fece una magia e davanti a Emma comparve un cuore.
“Quella è la copia esatta del cuore del pirata. Stritolando
quello, stritolerai anche quello vero. Non posso correre il rischio che dandoti
il cuore originale, tu riesca in qualche modo a scamparla!” disse la donna,
facendo la finta sospettosa.
In realtà il cuore finto era in mano a Regina. Non esisteva
una magia in cui stritolando una copia, si stritolava anche quello originale,
ma doveva farlo credere a Emma, per farla sentire minacciosa. “Non mi fido di
te Emma e nel caso ti tirerai indietro, provvederò direttamente io a eliminare
il tuo caro amato e in quel caso anche la bambina!”
Emma guardò Regina con rabbia, poi Killiancon uno sguardo disperato. Killian prese il suo cuore e lo mise nella mano destra
della donna e le chiuse le dita intorno, dandole un accenno con il capo, come a
volerle dire che era pronto.
Emma prese a singhiozzare pesantemente e con voce rotta disse
“Ti amo!”.
Killian sorrise e rispose “Ti amo anch’io!”
Emma fece pressione sul cuore di Killian
il più veloce possibile, non volendo farlo soffrire, e insieme a quello
dell’uomo, sentì anche il suo frantumarsi.
Con un forte gemito di dolore, Killian
si accovacciò su se stesso portandosi le mani al petto, per poi non sentire
improvvisamente più niente. Per lui era finita.
Emma non riusciva a credere a quello che era appena successo.
Le sembrava come se stesse vivendo un incubo, che da li a poco sarebbe finito
perché la sveglia avrebbe preso a suonare al solito orario stabilito e lei si
sarebbe ritrovata nel suo letto con Killian accanto e
la sua piccola ancora in grembo.
Fu il dolore che provava che le fece comprendere che
l’eventualità che, da li a poco, si sarebbe ritrovata al sicuro tra le braccia
del marito, era solo una speranza inutile. Il dolore fisico che sentiva fino a
qualche minuto primo era niente se paragonato alla pena che provava in quel
momento.Sfiorò il volto di Killian che giaceva accanto a lei, pallido, ma ancora caldo,
e provò a chiamarlo. Lo chiamò ripetutamente prima piano, poi sempre più forte,
non volendo accettare la realtà.
Poi un urlo di disperazione si alzò nell’aria, seguito dal
pianto della bambina, spaventata sia dalla voce e che dalle emozioni che
sentiva provenire dalla madre.
Regina non era una che facilmentesi lasciava cogliere dalle lacrime, ma quella
volta non potè che arrendersi. Sapeva bene cosa
voleva dire perdere l’amore della propria vita. Aveva perso Daniel e poi Robin
e il dolore provato era straziante, impossibile da sopportare, ma la differenza
con Emma era che non era stata lei a dover porre fine alla vita di qualcuno,
sebbene la salvatrice non aveva avuto scelta, per causa sua. Anche se era
l’unico modo per salvarla, questo non alleviava la colpa che sentiva.
Regina a quel punto sciolse l’illusione che aveva creato e
Belle e Gold erano nuovamente visibili a chi era sotto la magia della donna, ma
Emma non fece caso a loro, nemmeno fece caso al cambio di scenario intorno a
lei, così da non comprendere che c’era stato qualcosa sotto alla morte di Killian.
Lei non riusciva a vedere e percepire nientedi esterno. Era rinchiusa come in un guscio
dove c’erano solo lei, Killian e la sua bambina, la
quale continuava a piangere, ma che non avrebbe ricevuto consolazione dalla
madre, perché in quel momento lei stessa era inconsolabile.
Regina si avvicinò ad Emma e le si inginocchiò accanto. Provò
a prendere la piccola per calmarla e lasciare un attimo la donna alle prese con
il suo lutto, ma appena provò a toccarla, Emma con un brusco movimento, scostò
la bambina da lei e guardandola con occhi pieni di odio, la salvatrice le disse
di non avvicinarsi più né a lei, né alla sua famiglia. La minacciò che la
prossima volta che l’avrebbe incontrata, sarebbe stato il suo cuore a essere
sgretolato nelle sue mani.
Regina sussultò a quelle parole e a quella voce. Nemmeno
quando si detestavano al suo arrivo a Storybrooke,
aveva mai sentito provenire dalla donna un tale sentimento, che lei stessa
aveva provato per anni. Regina abbassò la testa, comprendendo che ormai aveva
perso la più cara amica che aveva, perché, anche spiegandole come erano andate
veramente le cose e il perché Killian aveva deciso di
sacrificarsi, non l’avrebbe mai perdonata. Emma le avrebbe rimproverato il fatto
di non aver lasciato le cose come stavano. Era lei quella che doveva morire e
non Killian. Non l’uomo che amava e che nella sua
vita aveva aspettato secoli per ottenere il suo lieto fine, strappato così
prematuramente.
Poi accadde qualcosa che nessuno si sarebbe immaginato. Emma
cambiò intonazione di voce e dolcemente chiese a Regina di prendere la bambina.
L’interpellata la guardò incredula, ma guardandola negli
occhi comprese e afferrando la bambina disse “Luce? Sei tu?”
La donna annuì “Il mio compito non è ancora finito. Emma ha
sacrificato molto per le varie battaglie contro l’oscurità e…merita anche lei
il suo lieto fine. Emma doveva morire per i motivi che vi ho detto e l’unico
modo per far si che sopravvivesse era farle commettere un grande reato, ma…tu
Regina con il tuo piano hai permesso che oltre a quel crimine, provasse il
sentimento più brutto che un essere umano possa conoscere e che tu conosci,
dico bene?”
“L’odio!” rispose Regina.
“Esatto. Una volta che si prova l’odio nel proprio cuore si crea
un’oscurità che si può assopire peraltri sentimenti positivi, ma quella macchia , quella oscurità rimarrà
per sempre!” disse Luce.
“Questo significa che Emma non correrà mai più nessun
pericolo?”chiese Regina.
“Solo quelli che hanno a che fare con la vita normale e il
suo essere salvatrice, ma la cosa importante e che, con questo avvenimento, il
sacrificio di Killian, può essere cancellato. Non le
serve più macchiarsi di un omicidio e io non devo fare in modo che questo non reato
venga cancellato, con le sue successive opere buone!” disse Luce, confondendo i
presenti.
“Vuoi dire che abbiamo la possibilità di farlo tornare in
vita?” chiese Belle “Come?”
“Niente di più facile. Non dovete fare niente. Ci penserò
io!” Disse Luce prima di stendere la mano di Emma sul petto di Killian e chiamare a sé la sua magia.
Il corpo del pirata si illuminò e quando la luce si spense, i
suoi occhi si aprirono di scatto e si mise a sedere immediatamente guardandosi
intorno.
Quando vide Emma, si tastò il corpo per vedere se
effettivamente era tangibile e non una sorte di spirito, poi guardando la donna
disse “Non dovrei essere morto?”
“Come dici sempre Killian, sei
bravo a sopravvivere!” disse Luce per poi terminare “Ringrazia la tua buona
stella e goditi la tua famiglia!”.
Killian era ancora confuso, non avendo
capito niente di cosa stesse succedendo, ma dovette lasciare da parte le sue
domande, in quanto un forte lampo avvolse tutti.
Quando riaprirono gli occhi, tutti, Emma compresa, si
ritrovarono davanti all’ospedale di Storybrooke.
“Killian!” disse in un sussurrò la
salvatrice, prima di svenire, in quanto la sua mente e corpo erano stati
eccessivamente stimolati quel giorno.
Passarono ore interminabili e Killian,
i Charming, Henry, Regina e Robinerano in sala d’attesa, aspettando che
qualcuno venisse a informarli sulla salute sia di Emma che della bambina.
Whale finalmente si fece vedere esubito disse loro quello che sapeva “La
bambina sta bene. è nata prematura, quindi avrà bisogno di cure e di passare
almeno un mese in incubatrice, ma è sana, sviluppata completamente e non sembra
che la brutta avventura vissuta abbia avuto degli effetti negativi su di lei!”
“Emma?” chiese Killian, sollevato
dal fatto che la propria bambina stesse bene, ma ancora preoccupato per le sorti
della moglie.
“L’abbiamo messa sotto sedativi per farla riposare più
possibile. Durante la visita si è svegliata ed era parecchio agitata. Il suo
corpo è stato sottoposto a parecchio stress, oltre a quello del parto, quindi è
consigliabile riposo assoluto per almeno una settimana, di più sarebbe meglio!”
disse Whale “Ma si riprenderà, potete stare
tranquilli!”
I presenti tirarono un sospiro di sollievo e Henry subito
chiese “Possiamo vederle?”
Whale sorrise e li accompagnò alla nursery
per vedere la figlia della salvatrice, in quanto quest’ultima era meglio
lasciarla indisturbata.
Neve appena vide la sua nipotina per la prima volta, sentì il
suo cuore inondarsi di amore. Era bellissima, uguale ad Emma quando era nata.
Si potevano già intravvedere i capelli biondi, ma gli occhi erano chiusi e non
poteva sapere di che colore erano. Ma di sicuro sarebbero stati bellissimi,
perché la sua nipotina era perfetta.
Henry sorrise. Era un fratello maggiore e vedere la sua
sorellina così piccola e indifesa, gli fece promettere che l’avrebbe protetta
per sempre e che non avrebbe mai permesso a nessuno di farle del male.
Regina e Robin erano rimasti un po’ in disparte lasciando la
famiglia a godersi il loro momento insieme. Era felice perché tutto sembrava
essersi sistemato per il meglio e non solo per la salvatrice, ma anche per lei.
Si portò una mano alla pancia e si domandò se quello che Luce aveva detto fosse
vero. Fra nove mesi sarebbe stata lei davanti a quel vetro ad ammirare il suo
bambino.Non vedeva l’ora che passassero
diverse settimane, in modo tale da poter avere la certezza assoluta. Quando
aveva bevuto la pozione che l’aveva resa sterile, era sicura che non avrebbe
mai avuto la grazia di stringere tra le braccia un figlio suo. Aveva avuto
Henry ed era la cosa più bella che le era capitata, ma si era persa i primi
momenti della sua vita, le prime tre settimane e la gravidanza, dove avrebbe
sentito muoversi il bambino dentro di sé. Era un esperienza che voleva fare e
voleva condividere quei momenti con l’uomo che amava.
Passarono un paio di giorni ed Emma non si era ancora
svegliata. Whale era un po’ preoccupato. I sedativi
erano stati ormai smaltiti dal suo corpo e non c’era spiegazione medica per cui
la donna non poteva svegliarsi.
Per Regina la spiegazione era più semplice. La sua mente non
voleva accettare la morte di Killian e dormire era
l’unico modo che aveva la sua coscienza per non affrontare quella realtà che
non esisteva. Doveva solo capirlo.
Killian rimase con lei giorno e notte, le
parlò, la accarezzò e la baciò per farle capire che era lì con lei. Emma lo
aveva sentito, perché rispondeva agli stimoli stringendo gli occhi o le mani,
ma non voleva svegliarsi. Killian era esausto dopo
due giorni che non dormiva, ma nonostante la stanchezza, gli venne in mente
un’idea.
La bambina necessitava di stare in incubatrice e quindi non
poteva essere spostata, ma Emma anche se addormentata, poteva essere
trasportata con una barella e chiese a Whale il
permesso di portarla alla nursery, dove la bambina cominciava ad agitarsi e a
muovere in aria i suoi pugnetti.
Emma necessitava di una dimostrazione che la voce di Killian che sentiva, non era frutto della sua fantasia, ma
era realtà e l’uomo voleva farle sentire che la loro famiglia era ancora
presente, che il male non l’aveva distrutta.
Sistemò la barella accanto all’incubatrice della piccola e
successivamente, recandosi dall’altro lato, dove vi erano i buchi per far
entrare le braccia, prese in braccio la bambina e iniziò a cullarla e a cantare
una canzone da pirati, ma comunque abbastanza melodiosa da fungere come ninna
nanna.
La bambina
inizialmente sembrò calmarsi, ma durò poco, perché prese nuovamente ad agitarsi
e Killian, in base a quello che aveva letto in vari
fascicoli che gli erano stati dati da Whale, mentre
era al capezzale di Emma, aveva imparato che i neonati reagisconoalle emozioni degli adulti. La bambina non si
calmava per il semplice fatto che lui stesso era preoccupato per Emma “Mi
dispiace principessa, non riesco a esseremolto consolatore al momento, vero? Vedi…è che mi manca la mamma. Vorrei
farle capire che la nostra famiglia è salva e che possiamo vivere il nostro
lieto fine, ma non so come…speravo che venendo qua, e sentire entrambe le
nostre presenze, potesse aiutarla!” disse Killian
cullandola fino a quando, non la posò nuovamente quando vide la piccola
illuminarsi. L’uomo si spaventò. Sapeva che la bambina aveva ereditato i poteri
dalla madre, ma non aveva idea di cosa aspettarsi dalla magia di una neonata,
mai addestrata alle arti magiche. Sperava vivamente che qualsiasi cosa la
piccola stesse facendo, non fosse qualcosa di pericoloso per la sua salute, in
quanto non avrebbe potuto proteggerlo dalla magia, essendo un essere umano
privo di poteri.
Il suo sguardo però dovette spostarsi su Emma, la quale prese
a illuminarsi anch’essa. Entrambe non erano molto luminose.Non era come la luce che aveva visto qualche
giorno prima, né come quella sprigionata da Emma quando era stata trafitta da Gideon. Quindi comprese che la causa del bagliore emanato
dalla sua amata era la piccola.
Quando questa lieve luce si spense, potè
vedere quali effetti che la magia aveva avuto. Guardò immediatamente la bambina
e tirò un sospiro di sollievo nel vedere che stesse bene, ma quando osservò
Emma, gli si fermò il respiro.
Gli era parso di vedere gli occhi della donnastrizzarsi, ma fu una cosa di un attimo,
tanto che pensò di esserselo immaginato. Però dovette ricredersi quando Emma,
dopo giorni, finalmente cominciò a muoversi e a scuotere la testa, proprio come
faceva la mattina, quando era lui a doverla svegliare, perché la sveglia non
era abbastanza forte.
“Emma!” la chiamò, avvicinandosi al suo letto. Le prese una
mano e la strinse forte, chiamandola nuovamente, quando vide la confusione nei
suoi occhi, non capendo dove si trovasse.
“K-killian!” disse la donna
sorpresa di vederlo. Si alzò sui gomiti per poterlo vedere meglio e per
assicurarsi che lui fosse veramente lì, gli accarezzò la guancia.
Delle lacrime presero a scorrere sulle sue guance. “E-eri morto…Regina
ha voluto che…il tuo cuore…io...” disse Emma senza riuscire a fare una frase di
senso compiuto.
“Va tutto bene love. Non è colpa di Regina, lei ha solo
recitato una parte, eravamo d’accordo e… e…ti racconterò tutto più tardi con
calma. Ora sembra che qualcuno voglia la sua mamma!” disse Killian,
sentendo i versetti della loro bambina. Emma si mise a sedere e guardò verso la
propria destra e vide sua figlia per la prima volta in una situazione di calma.
Si alzò e si diresse sul lato opposto per poterla toccare.
Provò una forte emozione quando la piccola strinse il
pugnetto attorno al suo dito, ma nonostante la gioia che provava a vedere il
frutto dell’amore tra lei e Killian, la
preoccupazione prese possesso del suo cuore quando ripensò alle condizioni in
cui ha partorito. Fu suo marito a rassicurarla e sentendo le condizioni di
salute della piccola, finalmente Emma sentì un grande peso liberarsi dal suo
cuore.
“Sai? L’ho vista!” disse Emma, confondendo Killian, non sapendo a cosa si riferisse. “La nostra
bambina, l’ho vista poco fa. Non so se era un sogno, o una visione del futuro,
ma…mi ha detto di svegliarmi, che tu eri vivo e che tutto sarebbe andato bene!”
disse con un sorriso sulle labbra “Era bellissima. Aveva i tuoi stessi occhi e
i miei capelli o…avrà dato che aveva
all’incirca sei anni. Sembrava felice e…dato che eravamo un po’ in disaccordo
con il suo nome, me lo ha detto lei!”
Killian si fece curioso e le chiese “Quale
sarebbe?”
Emma glielo disse e l’uomo era felice e incredulo. Non avevano
pensato a un secondo nome, ma dato come erano andate le cose, non poteva
opporsi, né avrebbe voluto e per quanto riguardava il primo nome disse “Sei
sicura che ha detto di chiamarsi così? Quando te l’ho proposto mi hai guardato
storto!”
“Come ti ho già detto non è il nome che non mi piace, ma
quello che potrebbe significare!” disse Emma.
“Love, è figlia del capitano Uncino e della figlia di
Biancaneve e il principe azzurro, non credo che sia il suo nome a renderla un
personaggio delle fiabe!” le ricordò Killian.
Emma non volle staccarsi dalla bambina, nemmeno per far
sapere ai suoi genitori che si era finalmente svegliata. Voleva starle vicina,
non riuscendole a staccare gli occhi di dosso. Killian
capiva quello che provava, era la stessa cosa che sentiva lui, ma ad un certo
punto la dovettero lasciare, per permettere ai medici di fare il loro lavoro.
Emma, sebbene si sentisse in forma grazie alle varie giornate
di riposo, fu praticamente costretta a letto, sia da Whale,
che da Killian, i suoi genitori e Henry. Non fumolto contenta di questa cosa, ma la sua
mente non si soffermò sul pensiero della sua immobilità a letto, quando Killian raccontò a tutti i presenti come si erano svolti i
fatti.
Emma prese a piangere nuovamente. Sperava che dopo il parto
quel lato emotivo sparisse, ma sapeva che gli ormoni ci mettevano del tempo a
tornare alla normalità, oltre al fatto che il ricordo di Killian
morto era troppo vivido nella sua mente.
“Oh tesoro, avrei voluto essere lì con te!” disse Neve,
rammaricata di non poter essere nuovamente accanto alla figlia in un momento
particolare della sua vita. Aveva perso la nascita del primo nipote, inoltre si
ci metteva il fatto che per colpa della sua decisione e quella di David di
toglierle l’oscurità, aveva quasi ucciso Killian.
Ringraziava il cielo che le cose si fossero sistemate. Non avrebbe mai potuto
vivere con il rimorso di aver negato a sua figlia il vero amore per un loro
errore.
“Quindi la visione della mia morte non cambiava perché ero
destinata a morire qualsiasi cosa facessi?” chiese Emma.
“è possibile love!” disse Killian,
prima di sentire un bussare alla porta. Era Robin, con un mazzolino di fiori
per Emma, la quale sorrise a vedere l’uomo.
“Grazie Robin!” disse, stranita dal fatto di non vedere
Regina. “Dov’è Regina?” chiese.
“è qui fuori, ma…non so cosa sia successo durante il tuo
salvataggio, ma sembra che non voglia entrare!” disse Robin confuso.
Emma abbassò lo sguardo. Potè
immaginare quale era la motivazione “Per favore, convincila ad entrare un
attimo!” disse la donna.
Ci volle un po’ di tempo, ma finalmente Regina entrò nella
stanza. Si fermò davanti alla porta e rimase li anche quando Emma chiese ai
presenti in stanza di lasciarle da sole.
Le due donne si guardarono, ma Regina non riuscì a guardarla
negli occhi troppo a lungo, ne si mosse quando sentì Emma alzarsi e avvicinarsi
a lei. Non sapeva cosa aspettarsi e rimase stupita, quando sentì la donna
abbracciarla.
“Mi dispiace Regina!” disse Emma “Killian
mi ha raccontato tutto e…mi dispiace, non è vero che ti odio!”
Regina ricambiò l’abbraccio, ma disse “Lo hai fatto Emma. È
mi ha fatto male!” Emma lasciò Regina per guardarla in viso e continuò ad
ascoltare “Non ti biasimo Emma, per aver provato quel sentimento nei miei
confronti. Ti ho chiesto di scegliere tra tua figlia e tuo marito, io al tuo
posto avrei provato lo stesso. Avevo solo paura che, nonostante sia stato
chiarito tutto, provassi ancora quei sentimenti perché, sapevo che Killian non sarebbe tornato in vita e sapevo che visto che
la condannata eri tu, non avresti mai accettato il sacrificio di qualcun
altro!”
Emma abbassò la testa “Hai ragione. Non lo avrei mai
accettato. Probabilmentece l’avrei
avuta con te e con Killian, per la vostra stupita
idea di salvarmi, ma…sembra che anche per questa volta siamo riusciti a
scamparla tutti e…anche se non sapevi come sarebbe andata a finire, è merito
tuo. Inoltrehai fatto nascere mia
figlia e non potrò mai ringraziarti abbastanza!”
Regina sorrise “è bellissima Emma, però…non so ancora il suo
nome!”
Emma sorrise, ma non disse niente.
Passò un intero mese, dopo il quale la bambina, venne dimessa
dall’ospedale. Emma e Killian erano emozionati al
pensiero che da li a poco avrebbero potuto portare a casa la loro piccola.
Tutto era successo velocemente e il parto era avvenuto prematuramente ed Emma
non aveva finito di sistemare la camera della bambina, Ci pensarono Killian ed Henry, finendo a tempo di record la cameretta,
la quale era pronta ad accoglierla.
Finalmente erano una famiglia, mancava solo più una cosa,
farla conoscere all’intera cittadina di Storybrooke.
Emma non amava molto gli eventi regali o usanze di unluogo che non conosceva, ma decise, anche per
accontentare la madre, di far conoscere la piccola e il suo nome a tutti, nel
locale di Granny.
Quando tutti furono presenti, Killian
tossì per attirare l’attenzione su di sè e con
orgoglio disse “ Signori e signore, io e Emma, siamo lieti di presentarvi
nostra figlia…Alice Regina Jones!”
Tutti applaudirono e si congratularono, tranne Regina che era
rimasta sorpresa e senza parole, fu Zelena a
riportarla al presente.Il sindaco si
avvicinò alla coppia e chiese “Ne siete sicuri?”
“L’hai fatta nascere tu Regina, certo che ne siamo sicuri!”
disse Killian “Voglio essere sincero, è stata un’idea
di Emma e dato che ha fatto scegliere il primo nome a me, il secondo spettava a
lei!”
Regina era commossa e salutò la piccola.
“Alice? Davvero?” chiese Henry stranito.
“Non potevo scegliere altrimenti, Alice significa creatura
marina e…quale nome più adatto per una figlia di un pirata!” chiese Killian.
“Cercheremo di evitare di comprarle un coniglio bianco, mi
consola sapere però che il cappellaio matto vive a Storybrooke
e che la regina di cuori non esiste più!” disse Emma cullando la piccola, che
nonostante il trambusto dormiva beatamente tra le braccia della madre. Poi la
salvatrice tornò a guardare Regina e le disse “Perché ora non fai anche tu un
annuncio?”
Regina la guardò confusa.
Emma sorrise “Non mi inganni Regina, ci sono passata da poco,
riesco a vederlo sul tuo viso!”
Regina sorrise radiosa e prendendo Robin per mano, si sedette
al tavolo della locanda, alfianco di Neve
e facendo spazio anche a Robin, mentre Emma e Killian
erano seduti loro di fronte e Zelena, Henry e David
in piedi attorno al tavolo.
Fece un respiro profondo e disse “Sono incinta!”. Ci fu un
attimo di silenzio, poi Neve abbracciò la sua matrigna, felicissima per
lei.Robin ricevette pacche sulle spalle
sia da Davidche da Killian,
sebbene quest’ultimo era già al corrente, in quanto era presenti al momento
della scoperta.
“Sarò doppiamente fratello maggiore?” chiese Henry felice.
“No, sarai fratello maggiore per tre volte!” disse Regina.
“Aspetti dei gemelli?” chiese Zelena
“Non è un po’ presto per dirlo?”
Regina rise “No, non aspetto gemelli, ma vogliamo andare
nella foresta incantata a prendere Roland e portarlo di nuovo qui a Storybrooke!”
“Se avete bisogno di un portale, posso pensarci io!” disse
Emma.
“Volevamo giusto chiedertelo Emma, grazie!” disse Robin.
“Ho un’altra cosa da dire e…Emma soprattutto tu, non devi
temere quello che sto per dirti. Il motivo perché lo è, è perché tu saresti
dovuta morire e…” cominciò Regina, ma Neve le disse di rallentare e chiese
“Regina, di cosa stai parlando?”
“Il nostro bambino o bambina…sarà il nuovo salvatore!”
rispose Regina.
Emma, David, Neve ed Henry sbiancarono. “Ma non ci sono mai
stati due salvatori nello stesso momento…questo non vorrà mica dire…” disse
Henry.
“No, no…Henry, come stavo appunto dicendo, sembra che mio
figlio sia destinato a un tale ruolo perché Emma, doveva essere eliminata, ma
ora che ciò si è potuto evitare, semplicemente ci saranno due salvatori.
Poicredo che quando lo diventerà lui,
Emma, maledizioni permettendo, sarà andata in pensione!”
“La vedo dura combattere i nemici a 80 anni…anche con la
magia!” disse, per poi sussultare quando vide apparire sul banconedei pancakes,
accompagnati da dei versetti.
“Qualcuno si è svegliato!” disse Neve divertita “E credo che
abbia fame!” disse sapendo che la nipotina andavaa
pazza dei pancakes mentre era dentro Emma.
“Già, ma per i pancakes dovrà
aspettare qualche annetto, vero Alice?” chiese Emma alla piccola.
“Sperò che tu ti riferisca ai pancakes
da mangiare, perché per l’altro genere, bhe…si dovrà
fare suora!” disse Killian serio, strappando un
sorriso ad Emma e Neve, che avevano capito a cosa si riferisse l’uomo, a
differenza degli altri, che non conoscendo la faccenda, si guardarono confusi.
Più tardi la sera, Emma mise a dormire la piccola nella sua
culla e resto diverso tempo ad ammirarla con Killian
che le cingeva la vita. Poi si diresse verso la stanza di Henry, che per quella
sera soggiornava nella casa della sua madre naturale, per dargli il bacio della
buona notte e lo trovò intento a scrivere sul libro delle fiabe.
“Cosa stai scrivendo?” chiese Emma, allungando un occhio.
“Sto scrivendo l’ultimo capitolo di questo libro. Ho
praticamente finito!”Emma lo baciò
sulla testa, per poi lasciarlo terminare il suo lavoro. Henry tornò a guardare
la pagina del libro e scrisse sull’ultima riga era ancora libera del libro:
è
questo è un nuovo lieto inizio.
Fine
Bene, siamo giunti alla conclusione di questa fanfic.
Grazie a coloro che l’hanno seguita fino alla fine , sperando
che sia anche piaciuta.