Fino alla fine

di CrazyAF_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** E poi tutto cambiò ***
Capitolo 2: *** La bacchetta perfetta ***
Capitolo 3: *** La famiglia felice ***
Capitolo 4: *** Verde Argento ***
Capitolo 5: *** Caccabomba ***
Capitolo 6: *** Migliore amica ***
Capitolo 7: *** Cammina a testa alta ***
Capitolo 8: *** Ritorno a Hogwarts ***
Capitolo 9: *** Colazione ***
Capitolo 10: *** Il ricordo ***
Capitolo 11: *** Compiti e nostalgia ***
Capitolo 12: *** La partita di Quidditch ***
Capitolo 13: *** Lo schiaffo ***
Capitolo 14: *** Il rospo perduto ***
Capitolo 15: *** Il Bambino che è Sopravvissuto ***
Capitolo 16: *** Halloween ***
Capitolo 17: *** Dobbiamo fare qualcosa ***
Capitolo 18: *** La partita e il pacchetto ***
Capitolo 19: *** Regalo di Natale ***
Capitolo 20: *** La collana maledetta ***
Capitolo 21: *** Scherzi e punizioni ***
Capitolo 22: *** Lui è vivo ***
Capitolo 23: *** La lettera di Fred ***
Capitolo 24: *** Gilderoy Allock ***
Capitolo 25: *** Strillettera ***
Capitolo 26: *** Sanguemarcio e lumache ***
Capitolo 27: *** Temete, nemici dell'Erede ***
Capitolo 28: *** La Camera dei Segreti ***
Capitolo 29: *** L'attacco a Justin e Nick-Quasi-Senza-Testa ***



Capitolo 1
*** E poi tutto cambiò ***


I – E poi tutto cambiò
 

In una splendida mattina di maggio, Hollie Boyd diede alla luce una bellissima bambina che lei e Cooper, il marito, chiamarono Aimee. La coppia era talmente felice che, pur di urlare al mondo la loro gioia, sarebbero stati capaci di far apparire fuochi d'artificio di diversi colori dalle loro bacchette - e tutto questo in un ospedale babbano.

All'età di tre anni, Aimee era una bambina vivace e con un sorrisetto furbo sempre stampato sul suo dolce viso. Riusciva già a fare delle magie, cosa che rendeva i Boyd molto orgogliosi, e si ritrovava, ogni sera, a chiedere ai genitori storie di Hogwarts – la scuola che avrebbe frequentato.

"E' un posto meraviglioso!" le diceva sempre Hollie, dandole un bacio sulla fronte. "Quel castello è diventato una parte importante della mia vita, come per tuo padre, e se potessi tornare indietro nel tempo non cambierei nulla di quello che ho fatto lì"

"Il mio cuore è blu e bronzo, piccola mia" affermava Cooper, facendo apparire con la bacchetta lo stemma dei Corvonero. "Così è e così sarà per sempre"

Aimee era affascinata da Hogwarts, già amava quel castello alla follia. Non c'era giorno in cui non sognasse i suoi giorni in quel luogo magico, eppure aveva ancora molti anni di attesa davanti a lei.

All'età di quattro anni, Aimee Boyd diede il benvenuto ad un nuovo membro della sua famiglia. Il piccolo Orion era un bambino in saluto, splendido e Aimee era felice di poter essere la sorella maggiore. Si dava delle responsabilità, diceva alla madre che cosa piaceva a Orion e cosa non gli piaceva; insomma, era determinata a prendersi cura del suo fratellino.

"Guarda qua, Orion!" aveva esclamato un pomeriggio Aimee.

Entrambi nella cameretta del piccolo, stavano osservando petali di diversi colore cadere delicatamente sul pavimento. Orion batteva le mani, ridacchiando e saltellando; Aimee, invece, soffiava sul palmo della sua mano e i petali si moltiplicavano.

Quando Hollie, la loro madre, entrava nella cameretta di Orion e vedeva quello che Aimee aveva fatto, sorrideva. Poi, con un colpo di bacchetta, faceva sparire i petali e diceva ai figli che era ora di fare merenda.

I Boyd erano, quindi, una famiglia felice e affiatata. Ma poco prima che Orion compisse due anni, ci fu un fatto che cambiò irreversibilmente le cose: Orion stette male e, una volta portato al San Mungo per un controllo, si scoprì che aveva un raro problema al cuore.

Orion morì in una fredda mattina di gennaio, e a trovarlo senza vita fu proprio Aimee. La bambina era entrata nella sua cameretta con l'idea di farlo divertire, di sentirlo ridere e di vederlo con un sorriso sul viso. Ma Orion non respirava, era immobile e freddo. Il suo cuore aveva semplicemente smesso di battere, si era arreso.

Aimee era corsa al piano di sotto, aveva trovato la bacchetta di suo padre ed era tornata dal fratello. Sperando di risvegliarlo dal suo sonno profondo, Aimee aveva mosso la bacchetta disperatamente, pronunciando incantesimi inesistenti. Poi era scoppiata a piangere e Cooper e Hollie l'avevano raggiunta immediatamente.

Era stato un colpo, per tutti e tre. Al funerale di Orion Aimee non riuscì a versare neanche una lacrima: non ne aveva più in corpo, le aveva versate tutte quante il giorno in cui aveva trovato Orion. Accanto a lei i suoi genitori piangevano, sua madre non riusciva nemmeno a stare in piedi e aveva bisogno del sostegno di suo padre.

E poi tutto cambiò.

Hollie e Cooper divennero più freddi nei confronti della figlia. Tutta la loro felicità era sparita, morta insieme a Orion. Le attenzioni nei suoi confronti diminuirono, l'amore nei suoi confronti sembrò diminuire, ma Aimee non capiva perché. Sì, avevano subito una grande perdita, ma lei era ancora viva!

Eppure Aimee alle volta era totalmente invisibile ai loro occhi. Non si accorgevano di quando stava male, di quando era arrabbiata, di quando era felice, di quando rivoleva indietro i suoi genitori.

"Non vedo l'ora di andare a Hogwarts" diceva sempre, prima di addormentarsi.

E i suoi sogni la portavano in un castello lontano, in un luogo magico e spettacolare. Distante da casa chissà quanti chilometri, distante dai suoi genitori e dal pensiero fisso di Orion che non c'era più. 
 

~~~

 

SPAZIO AUTRICE
Avevo già in mente da tempo di scrivere una fanfiction che parlasse di Fred Weasley e di un nuovo personaggio, interamente inventato da me. Ho già pronti altri due capitoli, in effetti, ma li sto riscrivendo perché non mi convincevano totalmente.
Spero vi piaccia, in ogni caso!
-E

 

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Capitolo 2
*** La bacchetta perfetta ***


II – La bacchetta perfetta

Qualche giorno prima di compiere i suoi undici anni, Aimee era in giardino seduta sul dondolo. Stava ammirando la bellezza di un cielo grigio e pronto a scatenare i suoi poteri sulla città, quando si accorse di un gufo comune che volava nella sua direzione. Aguzzando la vista, Aimee notò che nel becco teneva una busta ingiallita.

Il gufo planò e infine, in modo leggiadro, atterrò sul dondolo, accanto a lei. Le consegnò la busta, la osservò mentre Aimee se la rigirava fra le mani e, con un suono che pareva il suo modo di salutarla, il gufo si rimise in volo.

Aimee riconobbe il sigillo di cercalacca all'istante, e un sorriso compiaciuto le si dipinse sul volto. Quella letterra arrivava direttamente da Hogwarts, quella lettera era il suo biglietto per andarsene da casa sua – o almeno fino alle vacanze estive.

"In settimana andremo a Diagon Alley" disse Cooper, suo padre, quella stessa sera a cena. "Compreremo tutto quello che c'è scritto sulla lista"

Dal modo in cui aveva parlato, l'uomo non sembrava tanto entusiasta della notizia. Dava l'impressione che non gli importasse minimamente se la figlia partisse o meno per Hogwarts, il che fece leggermente arrabbiare Aimee.

Sperando di trovare più eccitazione e felicità nella madre, la ragazzina si voltò verso Hollie e la guardò con un sorriso tirato. La donna aprì bocca per parlare, ma poi decise di annuire semplicemente con quello che il marito aveva detto. Anche questo contribuì alla rabbia di Aimee, che la fece alzare da tavola con uno scatto.

"Buona notte" disse, digrignando i denti.

Il giovedì successivo, Hollie e Cooper portarono Aimee a Diagon Alley. Le comprarono tutto l'occorrente: dai libri di testo agli ingredienti per le pozioni, dal calderone alla divisa che Hogwarts richiedeva. Dopo qualche ora di compere, i Boyd si fermarono ad una locanda a pranzare, ma il pomeriggio lo occuparono scegliendo un gufo dalle penne scure e occhi grandi e luccicanti come gemme preziose – che prese poi il nome di Ray – all'Emporio del Gufo di Eeylop.

Quando Aimee si trovò davanti al negozio di Olivander, rimase sorpresa dalla bellezza che emanava quel posto. Sebbene non fosse poi così tanto grande, in quel negozio venivano custodite migliaia di bacchette di tutti i tipi, eppure nessuna di loro era uguale ad un'altra.

"Vogliamo entrare o no, Aimee?" borbottò Cooper, facendole segno di aprire la porta. "Vorrei tornare a casa: ho del lavoro da concludere"

"Sapete, ho letto in un libro che molti stranieri si recano da Olivander per le bacchette!" disse lei, senza dare peso alle parole del padre, entrando subito dopo nel negozio. "Molti preferiscono acquistarle qui!"

"Ebbene sì," mormorò una voce roca e profonda, che proveniva da dietro un alto scaffale. "sono in molti che vengono da me, per le loro bacchette"

Un anziano signore dai capelli bianchi e dallo sguardo gentile uscì da dietro lo scaffale, raggiunse un bancone impolverato e fece segno alla famiglia di avvicinarsi. L'unica che si incamminò verso di lui fu Aimee. Nel frattempo, con le mani che stringevano sacchetti e la gabbia di Ray, Hollie e Cooper rimasero fermi sul posto, e spesero il loro tempo osservando il negozio impolverato.

"Benvenuta da Olivander, nuova studentessa di Hogwarts" proseguì l'uomo con fare affabile. "Sei pronta a scoprire quale sarà la tua bacchetta? Sai, non siamo noi maghi a scerglierla, ma è lei che prende questa decisione"

"Le bacchette hanno un'anima, signor Olivander?" le domandò Aimee, pendendo dalle sue labbra.

"Vedi," rispose Olivander, sorridendole. "fabbricarle è un'arte, piccolina. Non posso affermare con certezza che abbiano un'anima, come tutti noi, ma, come ho già detto, sono loro che decidono se tu sei la strega giusta per loro. Adesso io te ne porterò una, proverai a muoverla e vedremo se ti sceglierà. Sei pronta?"

"Assolutamente sì!" esclamò Aimee, sicura di sé.

Olivander portò una prima bacchetta alla ragazzina, ma Aimee muovendola non sentì nulla. Doveva quindi riprovare, la ricerca era appena iniziata. Ma, alle sue spalle, alla quinta bacchetta che Olivander porgeva alla figlia, i Boyd stavano iniziando a spazientirsi: sbuffavano e dicevano ad Aimee di darsi una mossa.

Al sesto tentativo, Aimee sentì un formicolio partirle dal punto in cui impugnava la bacchetta. Questo le percorse tutto il corpo, provocandole un brivido lungo la spina dorsale e, finalmente, un sorriso si materializzò sul suo volto. Anche Olivander sembrava compiaciuto, quindi riprese la bacchetta e la mise in una scatola rettangolare, che poi consegnò ad Aimee.

"Legno d'alloro, nucleo composto da una piuma di fenice," spiegò Olivander, guardando negli occhi Aimee, che aveva gli occhi luminosi. "lunga dodici pollici e un quarto e flessibile"

"Grazie, signor Olivander" mormorò Aimee, rigirandosi fra le mani la scatola rettangolare. "E' la bacchetta perfetta!"
 

SPAZIO AUTRICE
Sono riuscita a riscrivere anche il secondo capitolo! Per il terzo capitolo, probabilmente ci penserò stasera e lo pubblicherò subito dopo, o domani in giornata.
Spero vi piaccia!

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Capitolo 3
*** La famiglia felice ***


III – La famiglia felice
 

Il primo settembre del 1989, Aimee si alzò all'alba. Era troppo eccitata per rimettersi a dormire, e non ce la faceva ad aspettare la sveglia delle otto. Per passare il tempo, controllò e ricontrollò il suo baule affinché fosse tutto in ordine.

Ray, il suo gufo, dormiva ancora nella sua gabbietta. Aimee rimase ad osservarlo per quasi un'ora: aveva l'aria tranquilla e a lei piaceva molto, si era già affezionata.

Poi decise di sedersi alla sua scrivania. Suo padre le aveva messo uno specchio davanti, attaccato alla parete, dove Aimee aveva attaccato una foto di famiglia – quando ancora c'era Orion – e una foto di suo fratello che si faceva abbracciare da lei.

Aimee guardò il suo riflesso, passandosi una mano fra i lunghi e mossi capelli castani. I suoi occhi, dalle iridi di un marrone intenso, ricambiarono il suo sguardo inespressivo, spento.

"Ciao fratellino" sussurrò la ragazzina, sfiorando con un dito la foto che ritraeva lei e Orion. "Sai che giorno è questo?"

La piccola aspettò una risposta, ma questa non arrivò mai.

"E' il primo settembre, Orion. Oggi inizia una nuova vita per me" concluse, dipingendo sul suo volto un sorriso lieve e nostalgico.

Aimee ripensò a Hogwarts, ripensò ai racconti dei loro genitori e decise di fare un'autovalutazione. Guardando il visetto dolce di Orion, ricordò che praticamente tutta la sua famiglia era stata smistata nella Casa dei Corvonero, ma lei non pensava fosse il posto giusto per lei.

Sì, Aimee Boyd era una ragazzina intelligente, ma non aveva tutte le classiche qualità di un Corvonero. Come un sacco di altri ragazzi, Aimee non andava matta per lo studio, ma si impegnava solo per avere ottimi voti. Inoltre, come se non bastasse, le mancavano altre caratteristiche, quali la saggezza, la creatività o l'originalità.

"Dove pensi mi smisteranno, Orion?" chiese nuovamente al fratello, allungando istintivamente una mano verso una scatoletta in mogano.

Quest'ultima era semplice, non aveva nulla di particolare, ma era quello che conteneva che aveva un significato per Aimee. Infatti, una volta aperta delicatamente, la ragazzina ne tirò fuori un quadernetto nero e anonimo.

Dal giorno in cui aveva perso il suo adorato fratello, Aimee aveva deciso che gli avrebbe scritto delle lettere. Voleva raccontargli quello che faceva, quello che imparava, quello che aveva pianificato per il suo futuro, e molto altro. In pratica, quel quadernetto era Orion.

"In ogni caso lo saprai stasera" proseguì Aimee, riponendo il quadernetto nella scatoletta, per poi infilarla nel suo baule per Hogwarts.

La sveglia suonò alle otto in punto, svegliando la casa dei Boyd. Hollie fu la prima a scendere in cucina, ma subito dopo Aimee la raggiunse e le fece compagnia. Hollie preparò la colazione in silenzio, fingendo che la figlia fosse ancora a dormire, e non aprì bocca fino a quando non le raggiunse anche il marito.

"Ieri ho ricevuto un gufo dal Ministero, era urgente" borbottò Cooper, spalmando della marmellata su una fetta di pane tostato. "Devo andare in ufficio, quindi non potrò venire in stazione con voi"

Cooper Boyd lavorava al Ministero della Magia, più precisamente nell'Ufficio per la Cooperazione Magica Internazionale. Tornava spesso la sera con blocchi di documenti da leggere, e l'aria stanca di chi non ha fatto neanche una pausa in tutta la giornata.

"Cos'è successo?" domandò Hollie, sebbene sembrasse poco interessata.

"Qualcuno ha perso dei documenti importanti, o addirittura si pensa siano stati gettati via per errore. Quindi adesso mi preparo, ti carico il baule di Aimee nella macchina babbana e poi vado al lavoro. Staserà tornerò tardi" concluse Cooper.

Aimee rimase molto delusa da quelle notizie. Era convinta che, almeno per quel giorno, i suoi genitori avessero occhi solamente per lei e per nessun altro; ma a quanto pare, si era sbagliata di grosso. Non rispose neanche a suo padre, continuò invece a fare colazione in silenzio e, una volta finita, raggiunse il bagno per prepararsi.

"Aspetterò con ansia Ray e una tua lettera, Aimee" disse improvvisamente Cooper, portando alle labbra una tazza di tè fumante. "Sono convinto che ti piacerà la Torre di Corvonero!"

In realtà, Cooper non sembrava affatto eccitato all'idea che sua figlia stesse per iniziare una nuova avventura. Per lui era tutto normale, scontato, e così anche per Hollie.

Alle dieci in punto, Aimee e Hollie avevano superato la barriera fra i binari nove e dieci di King's Cross, sbucando proprio sul binario nove e tre quarti. La ragazzina rimase sorpresa dalla bellezza di quel posto: una locomotiva a vapore scartalatta era già pronta a partire, sebbene mancasse ancora un'ora alle undici; il binario era gremito di persone.

"Lasciamo qui il baule, verrà caricato a breve insieme a quello degli altri" disse Hollie, spingendo poi la figlia verso la metà del treno.

Le due si fermarono, osservarono il treno e infine Hollie si sporse per abbracciare velocemente la figlia. Le indicò uno scompartimento vuoto e le disse di correre a prendere il posto, ma quando Aimee lo raggiunse e si affacciò al finestrino per parlare un'altro po' con la madre, Hollie non c'era più.

Al suo posto, adesso, c'era una famiglia dai capelli rossi, formata da ben otto componenti. Una donna grassottella e dagli occhi dolci e materni, teneva per mano una bambina che continuava a guardare di qua e di là, ammaliata da quello che la circondava; questa scoppiò in lacrime quando dovette salutare i fratelli più grandi. L'uomo, stempiato e con un sacco di lentiggini sul viso, teneva per mani un bambino che gli assomigliava moltissimo.

Aimee spostò lo sguardo su quattro figure dai capelli arancione intenso, tutti e tre più o meno della stessa altezza. La donna lasciò la mano della figlia più piccola e strinse in un abbraccio i quattro figli, stritolandoli uno per volta.

"Sarebbe bello avere una famiglia così" sussurrò invidiosa Aimee, rimanendo ad osservarli. "Almeno loro sono felici"

L'Espresso per Hogwats lasciò la stazione alle undici in punto, dando così inizio ad un nuovo anno scolastico. Aimee passò le sue ore da sola, a fissare il panorama che cambiava di tanto in tanto. Nella sua mente c'era ancora l'immagine di quella donna che abbracciava i suoi figli con amore, e l'invidia che le scorreva nelle vene. 


SPAZIO AUTRICE
Ed ecco qui il terzo capitolo! Ho deciso che pubblicherò questa storia anche su un altro sito, che non sono sicura di poter nominare e quindi non lo farò. Il problema è la copertina: non ho idea di come farla, quindi chiederò una mano a qualcuno.
Vi auguro comunque una buona continuazione di giornata!

 

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Capitolo 4
*** Verde Argento ***


IV – Verde Argento
 

L'Espresso per Hogwarts si fermò e Aimee, risvegliandosi dai suoi pensieri, si rese conto che era ormai sera. Lo scompartimento in cui si era infilata era ancora vuoto, silenzioso e questo la fece sentire sola. Ma, uscendo, cercò di immaginarsi i suoi sette anni a Hogwarts: Quanti amici avrebbe conosciuto? Quanto avrebbe imparato? Chi sarebbero stati quelli che avrebbe chiamato "compagni di Casa"?

Aimee scese dal treno con un saltello, respirando l'aria fresca di quella sera di Settembre. I suoi capelli castani si muovevano impercettibilmente e la sua divisa, nuova e perfetta – che aveva indossato quando ormai la stazione di King's Cross era lontana –, dava al suo aspetto un'aria comune, ma allo stesso tempo elegante.

Un omone dalla folta barba nera e i capelli dello stesso colore, richiamò tutti quelli del primo anno, portandoli verso un piccolo molo. Lì, dolcemente baciate da acque scure e silenziose, delle barche a remi li stavano aspettando; solo che non c'erano remi e ad ill'uminare la via, solo una lanterna accesa.

Aimee salì su una barca, mettendosi vicinissima alla lanterna. In lontananza si poteva vedere un immenso castello, bellissimo; ad Aimee sembrò un dipinto magnifico. Hagrid, l'omone che aveva condotto quelli del primo anno alle barche, li guidò attraverso il Lago Nero e Aimee, concentrandosi sull'imponente costruzione, notò moltissime luci accese.

Quando gli studenti arrivarono dall'altra parte del lago, Aimee scese dalla barca aiutata da uno dei ragazzini dai capelli rossi che aveva visto quella mattina in stazione. Il ragazzino si era offerto di darle una mano, afferrandola saldamente per un polso, per poi lasciarla andare una volta toccata terra ferma.

"Ciao!" esclamò allegro lui, sorridendole. "Io sono Fred Weasley e quello che vedi laggiù è il mio gemello, George"

"Sono Aimee Boyd" si presentò lei, mostrandogli un sorriso tirato. Ancora, ripensando al modo in cui la loro madre li aveva salutati, al binario nove e tre quarti, Aimee sentiva montare l'invidia; cercò comunque di far tacere quella voce che le urlava di guardarlo male, e aggiunse: "Grazie per avermi aiutata"

"Figurati!" disse lui, voltandosi subito dopo per raggiungere il fratello.

Aimee si passò una mano sulla divisa, poi guardò nuovamente verso il castello e sorrise. Era lontana dai suoi genitori, eppure non sentiva neanche un po' la loro mancanza, ma le faceva terribilmente male pensare che Orion, il suo fratellino che non c'era più, non avrebbe mai visto tanta bellezza come quella che Hogwarts emanava.

I ragazzi del primo anno fecero il loro ingresso nella Sala Grande, una sala enorme con ben cinque lunghi tavoli – quattro dove sedevano gli studenti delle diverse Case e uno per gli insegnanti – e un cielo incantato. Un numero indefinito di candele erano sospese sulle loro teste, accese.

Gli occhi degli studenti più grandi erano sul gruppo di quelli del primo anno, che al contrario di tutti erano nervosi per la Cerimonia dello Smistamento. Aimee lanciò un'occhiata a quella che doveva essere la tavolata dei Corvonero: secondo i suoi genitori, Hollie e Cooper Boyd, quella era la Casa in cui sarebbe finita – praticamente tutta la sua famiglia aveva fatto parte dei Corvonero.

La Cerimonia iniziò poco dopo, e mentre Aimee aspettava il suo turno si accorse di una ragazzina dai capelli castani, in piedi proprio accanto a lei, che continuava a guardare una tavolata in particolare. Sorrideva beffarda, come se sapesse già che cosa avrebbe urlato il Cappello Parlante, arrivato il suo turno.

"Boyd Aimee!" esclamò una strega che Aimee e gli altri avevano conosciuto come Minerva McGranitt.

Aimee la raggiunse, si sedette sullo sgabello vecchio di chissà quanti anni e la professoressa McGranitt le mise il Cappello in testa. Questo si rianimò per magia, facendola sussultare leggermente.

"Hai un bel cervello, ragazza mia" le disse nella mente il Cappello, ridacchiando. "E vedo anche che molti dei tuoi familiari sono stati smistati, da me in persona, nella Casa dei Corvonero!"

Aimee sbarrò gli occhi con forza, si aggrappò allo sgabello e strinse così forte la presa che le nocche divennero bianche. Nel frattempo, nella sua mente, il Cappello continuava a parlare di lei, della sua famiglia... e di Orion.

"Non nominarlo" sbottò Aimee a bassa, senza neanche rendersi conto che non lo stava pensando.

"Vedo molta rabbia, in te" replicò il Cappello, sempre nella sua testa. "Solitudine e tristezza, ma sono convinto che ci sia una casa giusta per te, Aimee Boyd. Tu sei intelligente, ma la Casa dei Corvonero non è quella giusta, mia cara"

Poi il Cappello tacque per qualche secondo, per poi urlare: "SERPEVERDE!"

Aimee riaprì gli occhi con uno scatto, puntandoli immediatamente verso la tavolata che stava esultando. Sorrise: quella sarebbe stata la sua Casa, da ora in avanti. Corse verso i suoi nuovi compagni, prese posto su una delle panche e fu accolta da applausi e coretti allegri. Poi la Sala Grande cadde nuovamente in un silenzio profondo, carico di attenzione.

"Lane Andromeda!" chiamò la McGranitt, dopo diversi nomi.

Andromeda raggiunse il Cappello Parlante con fierezza, sicura di sé. Il Cappello le era stato messo sul capo da neanche un secondo, quando questo urlò: "SERPEVERDE!", e di nuovo la tavolata verde-argento si alzò in un applauso generale e in un benvenuto.

Aimee riconobbe la ragazzina, quando questa si sedette vicino a lei. Era quella che, prima che lo smistamento iniziasse, guardava proprio verso i Serpeverde. Andromeda, con un sorriso raggiante, si voltò verso Aimee e allungò la mano.

"Sapevo che mi avrebbero messa in questa Casa!" commentò, sorridendo ad Aimee. "Anche mio fratello è nei Serpeverde, e prima di noi tutta la nostra famiglia!"

Aimee aprì bocca per rispondere, ma la Cerimonia dello Smistamento non era ancora finita. La McGranitt arrivò alla lettera "W" e chiamò prima Fred Weasley e, subito dopo, George Weasley: entrambi finirono nei Grifondoro – da dove partirono urla, applausi, coretti festosi.

Una volta finita la Cerimonia, il preside Albus Silente si alzò per fare un breve discorso. Accolse i nuovi studenti, diede il bentornato a quelli più grandi e poi chiese un giro d'appalusi per i professori. Aimee lo guardava con attenzione: i suoi genitori le avevano raccontato di Silente, e averlo lì davanti ai suoi occhi era semplicemente fantastico. Poi il banchetto ebbe inizio, e così anche l'anno scolastico.
 

SPAZIO AUTRICE
Buonasera, ecco il quarto capitolo con la Cerimonia dello Smistamento!
Voglio solo avvisarvi che, se trovare questa storia su un altro sito, nell'account "IAmTavi", sappiate che sono sempre io e che, quindi, non sto rubando la storia.

 

 

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Capitolo 5
*** Caccabomba ***


V – Caccabomba

Ormai al castello di Hogwarts tutti avevano ritrovato la propria routine. Gli studenti delle quattro Case si alzavano, andavano a fare colazione nella Sala Grande e poi raggiungevano le aule per le lezioni quotidiane. Aimee aveva persino fatto una lista con le sue materie preferite, che sventolava in faccia ad Andromeda ogni volta che poteva; prima in classifica, Aimee aveva messo Pozioni, a seguire Storia della Magia, Incantesimi e Difesa Contro le Arti Oscure.

Quella mattina, sedendosi accanto ad Andromeda al lungo tavolo dei Serpeverde, Aimee si ritrovò a ricordare la Cerimonia dello Smistamento. La sua prima sera a Hogwarts era stata così eccitante e tremendamente spaventosa allo stesso tempo, che Aimee si era detta più e più volte che non l'avrebbe mai dimenticata; una volta raggiunti i dormitori, insieme ad Andromeda, Aimee aveva ritrovato il suo baule ai piedi di un letto a baldacchino dalle tende verdi e spesse – letto di cui lei si era immediatamente innamorata.

"Devo mandare un gufo ai miei genitori" aveva detto Aimee, cercando invano la gabbia di Ray, il suo gufo.

"Se stai cercando il tuo gufo" aveva replicato Andromeda, aprendo il suo baule alla ricerca di pigiama, spazzolino e pantofole. "non lo troverai di certo qui. Sarà appollaiato insieme agli altri gufi alla Guferia"

Quindi mamma e papà dovranno aspettare per sapere la Casa in cui mi ha Smistato il Cappello Parlante, pensò tra se e se.

I suoi, in ogni caso, non l'avevano presa poi tanto bene quando Aimee aveva detto loro di essere Serpeverde e non Corvonero. Le avevano addirittura scritto che avrebbero mandato un gufo al preside perché la spostassero in Corvonero, cosa che a Aimee non piacque molto.

Scuotendo il capo la ragazza tornò al presente, divorò la sua colazione e, aspettando che Andromeda finisse di mangiare il suo pane tostato, fece scorrere il suo sguardo su gli altri tre tavoli. Quello di Corvonero era praticamente vuoto, ma gli studenti che erano ancora seduti lì avevano gli occhi puntati su grossi volumi polverosi, o libri con le copertine che si muovevano e cambiavano colore; il tavolo di Tassorosso ospitava studenti ancora mezzi addormentati, Aimee riuscì anche a riconoscere Cedric Diggory: stava chiacchierando con un suo amico.

Infine, per ultimo, Aimee osservò il tavolo dei Grifondoro. Anche questo, come quello di Corvonero, era quasi deserto. Lo sguardo della Serpeverde parve illuminarsi quando vide tre ragazzi, due gemelli e uno dalla pelle scura: erano i gemelli Weasley e Lee Jordan.

"Lo fai ogni mattina" la voce di Andromeda la fece voltare con uno scatto. "Ti siedi qui, finisci la tua colazione e ti metti a fissare i Grifondoro. Ne conosci qualcuno?"

Aimee scosse il capo. "No"

Un flashback le fece ricordare che Fred Weasley, uno dei gemelli che stava osservando poco prima, l'aveva aiutata la sera del loro arrivo a Hogwarts. Aimee era in difficoltà, doveva scendere dalle barche dopo l'attraversata che lei, insieme con il resto degli studenti del primo anno, aveva dovuto fare e Fred, con un sorriso felice, le aveva dato una mano.

Insieme a questo, però, Aimee ricordò l'invidia che provava nei suoi confronti. Nei suoi e, ovviamente, nei confronti di tutti i suoi fratelli. Fred sembrava avere una famiglia perfetta in confronto alla sua: la madre aveva stretto lui e il gemello in uno di quegli abbracci stritolanti, mentre la sua di madre se n'era andata ancora prima che l'Espresso partisse.

"Oggi abbiamo Pozioni coi Grifondoro" disse Aimee, con uno sbuffo, allontanandosi dai pensieri tristi che non facevano che tornare. "Alcuni di loro sono davvero insopportabili, non trovi?"

"Assolutamente!" esclamò Andromeda, annuendo con vigore, rovesciando metà del suo succo di zucca sul tavolo. "L'altro giorno ne ho sentito uno vantarsi di quanto la loro Casa sia la migliore a Hogwarts, ma quando gli ho ricordato che è da anni che i Serpeverde vincono la Coppa delle Case da anni ormai, questo è arrossito ed è scappato via!"

Aimee scoppiò in una risata di gusto, trovando l'accaduto molto divertente. Andromeda era una ragazzina molto schietta e ogni volta, dopo aver parlato, spostava i suoi capelli castani in modo altezzoso, alzando poi leggermente il mento facendo capire chi è che, secondo lei, comandava. Ma ad Aimee Andromeda non piaceva solo per questo: tra le altre qualità, Andromeda era molto intelligente, sarcastica e con un lato che, se visto dall'esterno, pareva essere cattivo; una volta diventata sua amica, Aimee aveva capito che era il suo "scudo".

"Darei tutti i galeoni che possiedo per poter assistere a quella scena!" esclamò Aimee, portandosi una mano al petto per riprendere fiato dopo la risata.

"Allora speriamo che quel Grifondoro abbia ancora il coraggio di vantarsi della sua Casa" disse Andromeda, con un sorriso apparentemente innocente. "Lo concerò per le feste!"

"Chi concerai per le feste, sorellina?"

Davanti alle due ragazze adesso si erano seduti Evan Lane, fratello di Andromeda, e Marcus Flint. Entrami facevano parte della stessa casa verde-argento e si divertivano a prendere in giro gli studenti delle altre Case, trovando nomignoli per ognuno nell'esatto momento in cui i loro occhi si poggiavano sul malcapitato.

Evan a differenza della sorella aveva occhi marroni, capelli di un biondo scuro e labbra sottili. Aveva una grande passione per il Quidditch, ma preferiva di gran lunga godersi le partite seduto comodamente sulle tribune – lui, a detta di Andromeda, era uno di quelli che facevano partire i coretti.

Insieme al suo amico, Marcus Flint – per cui Andromeda aveva una leggera cotta –, Evan era al terzo anno. Quando li trovavano a gironzolare per i corridoi del castello, tra una lezione e l'altra, Aimee notava sempre che avevano un gran numero di ragazze al seguito, tutte di Serpeverde. In effetti, Aimee non poteva certo negare il fatto che i due fossero belli.

"Grifondoro" si limitò a rispondere Andromeda.

*

L'ultima campana suonò per avvertire che le lezioni erano finalmente finite. Aimee si alzò dalla sua sedia e sistemò Guida pratica alla Trasfigurazione per principianti nella sua borsa e, insieme ad Andromeda, uscì dall'aula. Si stavano avviando verso i sotterranei, dove era situata la Sala Comune dei Serpeverde, quando, attraversando la Sala d'Ingresso, sentirono un gran baccano e un mormorio curioso.

Qualcuno stava correndo giù dalle scale e Aimee, fermandosi per capire meglio cosa stesse succedendo, cadde quando un ragazzino dai capelli rossi e le lentiggini le finì addosso.

"Oh! Ciao! Scusa non ti avevo vista!" esclamò uno dei gemelli Weasley, rialzandosi velocemente e allungando una mano per aiutare la Serpeverde. "Aimee, giusto? Non ci vediamo dalla sera dello Smistamento: come sta andando per ora l'anno? Ti piace qui?"

"Fred, non è il momento di chiacchierare!" urlò il suo gemello, George Wealsey, correndogli accanto. "SCAPPA!"

Fred si voltò e alle sue spalle Argus Gazza, il custode di Hogwarts, e Mrs Purr stavano scendendo velocemente la scalinata, chiaramente arrabbiati per qualcosa. Dietro i due, Pix il poltergeist si stava tenendo le mani sulla pancia, ridendo a crepapelle per qualcosa.

Fred sorrise velocemente ad Aimee e disse, prima di scappare a gambe levate: "Caccabombe, terzo piano. Ti racconto dopo!"

Aimee si pulì i pantaloni della divisa e lasciò passare un Gazza sudato e col fiatone, che ancora gridava il nome dei gemelli.

"Idioti" si limitò a dire, tirando su da terra la borsa coi libri.

Andromeda era ancora lì, a un metro di distanza da lei, gli occhi spalancati sorpresi per quello che avevano appena visto. Ma non era l'unica con quella espressione: molti altri studenti di tutte e quattro le case erano a bocca aperta, alcuni ancora parlottavano tra di loro per capire che cosa fosse successo davvero e perché Gazza stesse correndo dietro ai gemelli Weasley.

Pix volò sopra le loro teste e ancora rideva. Dal nulla fece apparire una decina di palloni gonfi d'acqua e, ad un certo punto, li gettò ai ragazzi e alle ragazze sotto di lui. Urla, insulti e la risata di Pix si sparsero in tutta la Sala d'Ingresso: Andromeda era così furiosa col poltergeist che aveva persino tirato fuori la sua bacchetta, pronta a scagliargli qualche incantesimo.

"Coraggio, andiamo a ripulirci prima che a Pix venga un'altra bella idea!" esclamò Aimee, afferrando Andromeda per un polso.

"Maledetto!" urlò Andromeda al poltergeist, mentre questo ancora rideva divertito. "Te la farò pagare!"

A cena la storia di Fred e George Weasley aveva già fatto il giro della scuola diverse volte, e ogni volta cambiava qualcosa. Gli studenti delle quattro Case, seduti ai rispettivi tavoli, non facevano infatti che raccontare e raccontare l'accaduto: "I Weasley hanno sorpreso Gazza a mettere il rossetto a Mrs Purr, ecco perché li rincorreva oggi!" diceva qualcuno, "Che sciocchezze! Io so che hanno incollato al soffitto tutti i mobili dell'ufficio di Gazza: questa è la storia vera!" esclamava qualcun altro.

Aimee alzò gli occhi al cielo quando si accorse che Andromeda, Evan e Marcus stavano anche loro discutendo quell'argomento. La ragazzina si spostava in continuazione i capelli castani, raccontava di come uno dei gemelli era finito addosso ad Aimee e di quello che le aveva detto prima di correre via; Marcus e Evan l'ascoltavano attentamente, riferendo quello che avevano sentito loro prima di entrare nella Sala Grande.

"Aspetta un momento!" si fermò di colpo Andromeda, voltandosi velocemente verso Aimee. "Quel Grifondoro, uno dei gemelli... lui ti conosce!"

Aimee alzò gli occhi al cielo. "Niente affatto, Andromeda. Mi ha solo aiutato a scendere dalla barca la sera che siamo arrivati a Hogwarts: questo non vuol dire che siamo amici"

"No, ma questo vuol dire che mi hai mentito" replicò lei, alzando entrambe le sopracciglia. "A colazione mi hai detto che non conosci nessun Grifondoro, ma--"

"Non farne un affare di stato, sorellina!" la interruppe Evan, tirandole un pezzo di pane in faccia. "Magari Aimee non se lo ricordava neanche"

Andromeda si strinse nelle spalle. "D'accordo"

*

Fred Weasley aspettava nella Sala d'Ingresso Aimee. Aveva la schiena appoggiata ad un muro e accanto a lui il protagonista di un quadro lo guardava scuotendo il capo, essendo questo al corrente di quello che lui e il suo gemello, George, avevano combinato.

"E' stato divertente!" esclamò in sua difesa Fred, scoppiando subito a ridere al ricordo dello scherzo che avevano archittetato lui e George.

Sul suo viso apparve un sorriso quando i primi studenti uscirono dalla Sala Grande per andare a dormire, sorriso che si allargò quando vide che fra questi c'era anche Aimee. Dalla prima sera in cui l'aveva vista, Fred non era riuscito a smettere di pensare a lei: si era preso una bella cotta per lei; non sapeva perché, ma era attratto da lei.

Io ho undici anni, si ricordò mentalmente, fare scherzi insieme a George dovrebbe essere al primo posto delle mie priorità, non questa ragazza che nemmeno conosco! E poi perché l'ho aspettata?

Fred si rispose immediatamente a quella domanda, ma era dubbioso: forse l'aveva aspettata perché voleva raccontarle dello scherzo, così da poterla vedere ridere.

"Hey!" la salutò infatti con un ampio gesto della mano, raggiungendola subito dopo. "Ti stavo aspettando"

"Per dirle cosa?" domandò Andromeda, assottigliando lo sguardo.

Fred, sorvolando sullo sguardo aspro dell'amica di Aimee, tornò a guardare quest'ultima. "Sai, Gazza non se lo aspettava minimamente! Io e George ne avevamo una a testa: le abbiamo lanciate in uno dei corridoi del terzo piano e sentissi come puzzano!"

Il Grifondoro si fermò per riprendere fiato. Ridacchiò ancora una volta, ma adesso era leggermente nervoso: Aimee non stava affatto ridendo come si era immaginato. Pensando che si stesse solo trattenendo, Fred riprese.

"Gazza ci ha presi alla fine. Era così sudato!" disse, mentre lei gli mostrava un sorriso tirato. "Ci ha puniti, ovviamente"

"Davvero non capisco, però" rispose Aimee, scuotendo il capo, confusa. "Perché sei venuto a raccontarlo proprio a me? Noi due non siamo... amici, ci conosciamo a malapena"

Andromeda sbuffò, afferrò il polso di Aimee e la trascinò via. Fred rimase immobile per qualche secondo, poi, passandosi una mano fra i capelli rossi con fare imbarazzato, si decise a risalire i gradini per andare nella Sala Comune dei Grifondoro, dove Lee Jordan e George gli avrebbero sicuramente chiesto com'era andato l'incontro fra lui e Aimee.

Non erano amici? Si era sbagliato?

In effetti, dalla prima sera a Hogwarts, lui e Aimee non si erano parlati poi così tanto. Eppure le parole di lei lo ferirono.

 


 


 


 


 


 


 

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Capitolo 6
*** Migliore amica ***


VI – Migliore amica

 

Da quando Aimee aveva messo in chiaro che lei e Fred Weasley erano semplicemente conoscenti, compagni di scuola e non amici, i due non si erano più rivolti la parola. Di tanto in tanto si scambiavano qualche occhiata, ma poi o uno o l'altra distoglievano lo sguardo per riprendere le proprie mansioni. Andromeda, sebbene non lo dicesse alla sua amica, aveva notato quegli scambi tra i due, e quando capitava alzava gli occhi al cielo.

Halloween arrivò velocemente. Al banchetto di quella serata spettrale, gli studenti di Hogwarts si riempirono lo stomaco fino a scoppiare, Silente era così pieno che a metà banchetto era appoggiato al poggia-schiena mentre si massaggiava la pancia con entrambe le mani, inutile dire che quando si arrivò il dolce fu più che felice di riprendere l'abbuffata.

La Sala Grande era stata abbellita con zucche intagliate, candele sospese e scheletri appesi alle pareti. I fantasmi delle quattro Case, il Barone Sanguinario, il Frate Grasso e Nick Quasi-Senza-Testa girovagavano per le tavolate osservando con invidia gli studenti, fermandosi ogni tanto a chiacchierare con qualcuno; in fondo alla tavola dei Corvonero, messa in un angolino, c'era persino Helena Corvonero – ma non si divertiva un granché.

A Natale Aimee decise di rimanere al castello, pur sapendo che i suoi genitori aspettavano proprio quel momento per discutere lo Smistamento e l'enorme errore che il Cappello Parlante, secondo i Boyd, aveva fatto.

Hogwarts, in quel periodo dell'anno, era mozza fiato e Aimee riuscì a godersi le vacanze anche senza Andromeda, che era tornata a casa insieme a Evan, il fratello maggiore. Passava le sue giornate rintanata in biblioteca, oppure nella Sala Comune ad osservare le fiamme verdi che danzavano nel caminetto. Un pomeriggio si era fatta il giro del Lago Nero per ben quattro volte, calpestando la neve candida che aveva coperto il suolo ormai da tempo.

Il giorno di Natale Aimee si era svegliata con un sorriso sulle labbra. Aveva saltato la colazione, ma questo non importava. Ai piedi del suo letto c'era un grosso pacco con su scritto: "Buon Natale. Mamma e papà"; conteneva due Boccette Scomparimacchia"Ti è mai capitato di versare per sbaglio un po' d'inchiostro su una pergamena nuova? Compra la Boccetta Antimacchia! Un incantesimo speciale, e intelligente: la macchia d'inchiostro sparirà senza lasciar traccia!", diceva la pubblicità delle scatoline in cui erano rinchiuse –, una piuma d'aquila e un biglietto di Natale – Babbo Natale la salutava con una manona grassoccia e le renne, attaccate alla slitta rossa attraverso le redini, sorridevano felici – da parte dei suoi nonni paterni e materni.

"Wow!" aveva esclamato con sarcasmo, mettendo da parte i regali dei suoi prima di aprire quello di Andromeda. "Regali utili e neanche un po' di affetto!"

Andromeda le aveva preso una collana con un ciondolo fatto esclusivamente per lei. Essendo Pozioni la sua materia preferita, Aimee si rigirò fra le mani il piccolo calderone e la catenella da mettere al collo; ogni tanto veniva fuori una sbuffata di vapore: una volta aveva il profumo delle mandorle, un'altra di cioccolato fondente – cambiava in continuazione.

Aimee ripensò al regalo che aveva fatto lei alla sua amica e improvvisamente si disse che, in confronto a quello che Andromeda aveva preso a lei, facevano davvero pena. Il giorno prima che partisse, Aimee aveva impacchettato delle Gobbiglie, tre Cioccorane, cinque Bacchette di Liquirizia – Andromeda andava pazza per la liquirizia –, due Zuccotti di Zucca e, per finire, un pacchetto di Gelatine Tuttigusti+1.

Quando Andromeda tornò, una settimana prima della ripresa delle lezioni, Aimee si scusò per i regali che a sua detta erano molto patetici. Andromeda la guardò con un sopracciglio inarcato e le disse erano perfetti – "Evan ha cercato di rubarmi qualcosina, mentre la nonna mi teneva impegnata in salotto col suo solito discorso sui bei tempi andati a Hogwarts, ma io sono riuscita a beccarlo in tempo!".

Un giorno, per i corridoi, Aimee e Andromeda incontrarono Fred e George Weasley e Lee Jordan. Stavano parlando fitto fitto, architettando chissà quale altro scherzo da fare a Gazza, quando lo sguardo di Fred incontrò quello di Aimee. Subito, il Grifondoro lo rivolse da un'altra parte e superò le due Serpeverde senza più aprire bocca; Lee gli diede persino uno scappellotto per farlo concentrare sull'argomento.

Aimee si era voltata diverse volte per vedere che strada i tre avrebbero preso. In cuor suo sperava che Fred facesse la stessa cosa, ma lui non si girò mai e voltò l'angolo, sparendo alla vista di Aimee. Scuotendo il capo e dandosi mentalmente della rammollita, Aimee riprese ad ascoltare attentamente Andromeda.

"Temo che Marcus non mi vedrà mai come qualcuno con cui uscire, in senso romantico intendo" sbuffò Andromeda, stringendo al petto Manuale degli incantesimi, Volume primo. "Ai suoi occhi sono solo la sorellina del suo migliore amico, capisci?"

"Lascia passare qualche anno, Andromeda" commentò Aimee.

In fondo al corridoio che stavano attraversando le due Serpeverdi, apparve un Tassorosso che sembrava di corsa. Era sicuramente del primo anno ed Aimee pensò che si fosse perso, quindi per non arrivare in ritardo alla prima ora del pomeriggio, si era messo a correre.

Aimee diede una gomitata ad Andromeda e le fece un cenno verso il ragazzo che si faceva sempre più vicino; aveva il fiatone e i capelli biondicci continuavano a finirgli sugli occhi. Andromeda fece un sorrisetto divertito, allungò una gamba e il ragazzo ci inciampò, cadendo a terra con libri e tutto il resto. Si sentì il rumore di vetri rotti, poi una macchia scura d'inchiostro si sparse sotto il Tassorosso, macchiandogli gran parte della divisa.

"Oh, scusa" fece Andromeda – Aimee stava tentando con tutte le sue forze di trattenere le risate. "Non era mia intenzione farti cadere!"

"Vuoi una mano?" si offrì Aimee, guardandolo dritto negli occhi, portandosi entrambe le mani ai fianchi. Poi, alzando leggermente lo sguardo, notò che Pix era nei paraggi, quindi aggiunse: "Sai, forse dovresti rialzarti: abbiamo compagnia"

Aimee si voltò e prese per il polso Andromeda, trascinandola via mentre quella scoppiava a ridere. Alle loro spalle Pix scoppiò in una risata compiaciuta e Aimee lo sentì sfregarsi le mani: Quel povero Tassorosso ne passerà delle belle, pensò ghignando.

"Povero piccolo Tassorosso!" disse Andromeda, portandosi una mano alla fronte in modo teatrale.

"Tra le grinfie del malefico Pix!" si aggregò Aimee, copiando i movimenti dell'amica. "Come riuscirà a scappare e ad arrivare in tempo a lezione? Che mondo crudele!"

Il giorno seguente l'intera scuola parlava di quello che era successo al Tassorosso del primo anno. Evan e Marcus si complimentarono con le due amiche, commentando che sarebbe stato divertente ad assistere alla scena. Aimee per un attimo si era chiesta se fosse stata una cosa un po' crudele da fare, ma le risate che si erano fatte lei e Andromeda subito dopo l'accaduto avevano fatto sparire quel senso di colpa, quello che si era portato dietro per circa cinque secondi.

Il tavolo dei Tassorosso, feriti nell'orgoglio, fissarono con rabbia ogni Serpeverde a pranzo, ma questi trovarono la cosa ancora più divertente. Alcuni dei ragazzi di Corvonero commentarono, buttandoci dentro qualche parolone difficile, con disprezzo il gesto compiuto da Aimee e Andromeda, arrivando a definirli cattivi – "Tu-Sai-Chi è partito da scherzi del genere, te lo dico io, poi è diventato il Signore Oscuro. Quelle due hanno proprio preso una brutta strada".

Che cosa ridicola!, pensava ogni volta Aimee. Abbiamo fatto uno scherzetto innocente!

"Ti sei divertita, eh?" le domandò Fred Weasley un giorno, in mezzo ai corridoi. "Quel ragazzo non ti aveva fatto niente di male!"

Il colore delle sue orecchie era uguale a quello dei capelli per via della rabbia, le mani erano chiuse a pugni e gli occhi due fessure. Aimee alzò gli occhi al cielo e fece un sorrisetto ad Andromeda, che si spostò i capelli castani e si voltò per allontanarsi da Fred.

"E' stato uno scherzo, Weasley. Ho sentito in giro che tu e il tuo gemello vi definite i re degli scherzi, quindi ora dimmi: che cosa c'è di diverso tra quello che abbiamo fatto io e Andromeda e quello che fate voi?" disse Aimee tutto d'un fiato, piegando il capo leggermente. "Se non ricordo male, l'altra settimana avete fatto un incantesimo allo shampoo di un Grifondoro del secondo anno: ha girato per Hogwarts coi capelli viola per tre giorni, prima che tornassero normali"

"C'è molta differenza tra gli scherzi che facciamo noi e quelli che fate voi" sbottò Fred, passandosi una mano fra i capelli rossi. "Io e George non facciamo del male a nessuno e, puoi controllare, quel ragazzo adesso ci chiede di insegnargli l'incantesimo perché vuole provarlo sui suoi genitori, mentre il Tassorosso è ancora traumatizzato per quello che Pix gli ha fatto... a causa vostra"

"Gli ho detto di alzarsi" replicò in sua difesa Aimee, stringendosi nelle spalle. "Non è colpa mia se è lento"

Andromeda tornò indietro per riprendere l'amica. Le afferrò il retro della divisa nera di Hogwarts e con un "Lascia perdere il Grifondoro, andiamocene" la trascinò via. Fred rimase a guardare Andromeda che si portava dietro Aimee, dentro di lui la rabbia continuava a ribollire, allo stesso tempo una vocina gli urlava di correrle dietro. Forse, se fosse rimasto al suo fianco, Aimee avrebbe capito lo sbaglio e si sarebbe più comportata in quel modo.

*

Ad una settimana dalla fine dell'anno scolastico, Aimee si rese conto che il tempo era passato troppo velocemente. Davanti a sé vedeva tre lunghi mesi insieme ai suoi freddi genitori, che ogni giorno le avrebbero ricordato che non era possibile essere finita in Serpeverde, quando la sua famiglia era sempre stata Smistata in Corvonero.

Probabilmente avrebbe preferito passare l'intera estate rinchiusa in camera sua, a fare i compiti, piuttosto che sentirli discutere. Sì, sarebbe rimasta con la testa china sui libri da mattina a sera... eppure che estate sarebbe stata senza un po' di divertimento?

No, i compiti li farò più avanti, si disse.

Due sere prime del rientro, subito dopo cena, Aimee salì alla Guferia e rimase seduta sul bordo di una finestra – che naturalmente non aveva vetro – ad ammirare, no a fissarsi bene in testa il panorama, il profumo e la sensazione che provava tronvandosi lì a Hogwarts.

"Questo posto è magico, Orion" sussurrò al cielo blu, che pian piano si stava ricoprendo di un manto fatto da stelle luminose e lontante. "E tu non puoi vederlo perché non sei qui veramente, ma potrai farlo attraverso i miei occhi. Che ne dici?"

Uno sbuffo d'aria si alzò e le sfiorò delicatamente il viso. Aimee pensò che fosse un segno, che forse Orion era lì con lei in quel momento e quindi, lasciandosi andare, sorrise. Allungando il collo, Aimee vide la capanna di Hagrid e, subito dietro la Foresta Proibita. Le chiome degli alberi si muovevano leggermente e il rumore che produceva il venticello era musica per le sue orecchie; alle sue spalle, i gufi della scuola aprivano e chiudevano le ali, emettendo versi che Aimee neanche sentì.

"Secondo te ho sbagliato a comportarmi in quel modo, con quel Tassorosso?" chiese Aimee di punto in bianco, parlando al fratello che ormai non c'era più. "Io e Andromeda l'abbiamo trovato divertente, ma posso capire perché Fred se la sia presa così tanto"

Il volto di Aimee incontrò un secondo sbuffo, che lei interpretò come un: sì, aveva sbagliato a prendersi gioco di quel ragazzo del primo anno.

"Che noioso che sei!" esclamò, facendo la linguaccia. "Saresti finito in Corvonero proprio come mamma e papà!"

Alle sue spalle qualcosa cadde con un tonfo leggero, Aimee si voltò di scatto e trovò Andromeda che si abbassava per raccogliere la sua bacchetta. Dalla punta usciva un leggero raggio di luce bianca: aveva usato l'incantesimo Lumos.

Colta sul fatto, Andromeda si fece avanti e raggiunse Aimee alla finestra. La guardò con un sorriso tirato, un po' nervoso e disse: "Non volevo origliare, ma Evan mi ha riferito che gli hai detto dove saresti andata. Volevo solo assicurarmi che stessi bene"

"Non preoccuparti" sorrise Aimee, allungando un braccio verso Andromeda. Aimee prese la mano dell'amica e le diede una stretta leggera: "Ti avrei parlato di Orion comunque, prima o poi"

"Era tuo fratello?" le chiese Andromeda, guardando prima Aimee e poi il riflesso della luna sul Lago Nero.

"Il mio fratellino" precisò Aimee con un sorriso triste. "E' morto che non aveva neanche due anni. I miei, dopo questo fatto, sono cambiati totalmente: sono diventati freddi e distanti, niente più abbracci spontanei o coccole la mattina di Natale come quando c'era Orion. Pensa che mio padre non mi ha accompagnato alla stazione di King's Cross e quindi c'era solo mia madre: non appena ho trovato un posto libero, mi sono voltata verso il finestrino e lei non c'era più"

"Ti ha lasciato lì da sola?!" esclamò Andromeda stupita. "In mezzo a quel casino?"

Aimee annuì. "Mi sto già preparando psicologicamente a mesi, che sembreranno secoli, di discussioni sull'errore la sera dello Smistamento. Sai, i miei erano convinti che fossi una Corvonero"

Andromeda scoppiò a ridere. "Corvonero, tu?!" Andromeda non riuscì a trattenersi e scoppiò in un'altra risata, cercò di calmarsi solo quando si accorse che Aimee la stava guardando male. "Voglio dire, tu sei una ragazza brillante e intelligente, ma non mi pare di averti mai vista così fissata sullo studio o su altre sciocchezze che rappresentano quella Casa!"

"Non mi sono mai sentita Corvonero, in effetti" ammise Aimee, scuotendo il capo con un sorriso.

Entrambe le ragazze rimasero in silenzio per qualche minuto, osservando il cielo stellato e tendendo l'orecchio verso la Foresta Proibita, sperando di sentire l'eco di qualche creatura. Gli occhi di Aimee, di un marrone scuro, riflettevano la luna e i suoi capelli castani, proprio come quelli di Andromeda, danzavano col venticello caldo.

"Mi spiace per tuo fratello, Aimee" sussurrò Andromeda.

Aimee abbassò il capo, fissandosi i palmi delle mani. "Anche a me, ma sono determinata a far cessare questo dolore. Se non del tutto, magari in parte..."

"Per tutti i folletti!" esclamò Andromeda, buttandole le braccia al collo per abbracciarla. "Non avrei potuto trovare un'amica migliore di te, Aimee! Questi anni, qui a Hogwarts, saranno fantastici!"

"I Serpeverde hanno amici?" domandò sarcasticamente Aimee, ricordando la discussione fra un Tassorosso e un Grifondoro che lei e Andromeda avevano origliato tempo addietro.

Scoppiarono entrambe a ridere e l'eco delle loro risate salì al cielo, facendosi trasportare dal venticello. Giù, dalla superficie del Lago Nero, un tentacolo emerse e poi tornò dritto nell'acqua con un fragoroso splash. Aimee e Andromeda finalmente si alzarono dal bordo della finestra, fecero un saluto al tentacolo che stava sparendo e con un ultimo sguardo alla luna, uscirono dalla Guferia.

"Le regole sono fatte per essere infrante, a volte" commentò Aimee, mentre tornavano alla Sala Comune.

Naturalmente le due non potevano girovagare per il castello a quell'ora, eppure Andromeda si ritrovò ad annuire con convinzione alle parole di Aimee e insieme, scendendo nei sotterranei, ripresero a ridacchiare.

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Capitolo 7
*** Cammina a testa alta ***


VII – Cammina a testa alta


 

L'estate fra il primo e il secondo anno fu deprimente per Aimee Boyd. La maggior parte del tempo la passava nella sua stanza a fissare la sua bacchetta con insistenza, sentendo pulsare nelle vene la voglia di fare qualche magia, oppure rimaneva seduta in giardino ad osservare – e spesso imitare – le fatine più vanitose, prendendosi gioco di loro.

Gli unici momenti felici erano quando doveva leggere e rispondere alle lettere di Andromeda. Ray, il suo gufo, era molto contento dei viaggi che faceva e quando tornava a casa da Aimee, emettendo versi affettuosi, apriva le ali per darsi importanza. Aimee gli sorrideva, gli dava qualche biscottino gufico e poi gli accarezzava il becco con l'indice. Aimee era molto fiera di Ray.

"Ho visto che Ray è di nuovo volato via con l'ennesima lettera questa mattina, mi domando a chi tu stia spedendo così tanta posta" commentò Hollie Boyd, la madre di Aimee, a colazione.

Cooper, il padre, aggiunse, addentando poi una fetta di pane tostato: "Spero non sia un ragazzo"

Aimee alzò gli occhi al cielo. "Da quando vi interessa a chi scrivo? E poi è una mia amica, si chiama Andromeda"

"Oh" fece Cooper, prendendo con una mano la Gazzetta del Profeta. "E di che Casa è questra Andromeda?"

Il tono della sua voce era monotono, noioso e Aimee capì che non l'avrebbe ascoltata in ogni caso. Sua madre, che adesso si stava versando del tè caldo nella sua tazza viola pastello, si voltò a guardarla con attenzione, come se avesse paura che dalla bocca di Aimee potessero uscire le parole sbagliate.

Aimee prese un respiro profondo e poi disse: "Serpeverde, come me"

Negli occhi di Hollie passò una luce strana, ma fuggì via ancora prima che Aimee capisse che cosa volesse dire. Il padre, invece, strinse più forte la Gazzetta del Profeta, e senza battere ciglio bevve una lunga sorsata di tè bollente. Quando ebbe finito, abbassò il giornale e guardò Aimee dritto negli occhi, senza però dire nulla.

Fu Hollie la prima a rompere il silenzio.

"Temo che Silente debba mandare in pensione il Cappello Parlante. Non credo sia adatto al suo lavoro, ormai" si fermò e sbuffò, tenendo con due mani la tazza viola pastello. "E' dalla fondazione di Hogwarts che Smista gli studenti, forse non è più in grado di capire dove vadano smistati veramente i ragazzi, non trovi caro?"

"Il Cappello Parlante è perfettamente in grado di continuare il suo lavoro!" esclamò Aimee, premendo con forza il cucchiaio sul tavolo. "Non ha sbagliato a mettermi coi Serpeverde, come non ha sbagliato con voi quando vi ha mandati a Corvonero!"

Aimee si alzò da tavola, spostando indietro la sedia che strisciò contro il pavimento emettendo un rumore acuto. Decise che ne aveva abbastanza di quel modo di comportarsi dei suoi, come se essere smistati in Serpeverde fosse la disgrazia di tutte le disgrazie a questo mondo. Era ferita nel suo orgoglio verde-argento, rossa di rabbia dalla testa ai piedi: cosa ne sapevano loro di quale Casa era meglio per lei?

Aimee diede le spalle ai suoi genitori e fece per uscire dalla cucina, ma all'improvviso si sentì trattenere. Si voltò verso Hollie e Cooper e spalancò occhi e bocca quando vide proprio suo padre che, con la bacchetta tesa verso di lei, la stava trattenendo con un incantesimo.

"Questo è barare, però!" si lamentò lei, battendo un piede per terra e incrociando le braccia al petto. "Io non ho il permesso di usare la magia fuori da Hogwarts, pensavo non l'avreste usata neanche voi... per solidarietà!"

"Aimee io sono tuo padre e la scuola per me è finita ormai da tempo. Quindi se mi va di usare la magia, lo faccio" sibilò Cooper, posando la Gazzette del Profeta sul tavolo. "Ora siediti: non abbiamo finito di parlare"

Aimee aprì la bocca per parlare, ma uno sguardo severo di suo padre le fece cambiare idea. Ritornò a sedersi al tavolo da pranzo insieme ai suoi, ma fissò con costanza la ciotola che poco prima era piena di cereali. Tutto a un tratto, Aimee sentì la tensione salire: che cosa stava succedendo? Che cosa voleva aggiungere suo padre? Forse che avrebbe nuovamente scritto a Silente per la questione dello Smistamento?

"Sappiamo entrambi che i Serpeverde non sono mai... come dire... brave persone" cominciò Cooper, parlando solamente con Aimee, come se la moglie non fosse veramente lì con loro. Aimee a quelle parole alzò di scatto il capo, stringendo i denti per la rabbia.

"Noi non siamo cattivi" disse Aimee a denti stretti.

"No, questo è vero" ammise Cooper. "Ma da padre devo assicurarmi che mia figlia non si faccia impiantare nel cervello stupide idee come "i Purosangue prima di tutto" o simili. Devo assicurarmi che tu, Aimee, non prenda una brutta strada"

"E pensi che frequentando Serpeverde tutto il tempo io possa davvero avvicinarmi alle Arti Oscure?!" esclamò stupita Aimee, scuotendo il capo. "Per tutti i folletti, papà! Non sono così stupida! Non sono così... debole ad abbassarmi a tanto!"

Adesso anche Hollie si fece avanti, uscendo da quel guscio in cui si era rintanata fino a quel momento. Con un affetto che Aimee conosceva solamente attraverso i suoi ricordi, la donna le adagiò una mano sulla sua e la strinse leggermente.

"Sappaimo benissimo che non lo sei, Aimee" mormorò. "Ma dopo quegli orribili anni, quando ancora Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato era in circolazione--"

"Sì, ma lui non tornerà, giusto?!" domandò Aimee, voltando il capo verso sua madre. "Mi avete raccontato questa storia così tante volte, che ormai la conosco a memoria: Tu-Sai-Chi è morto, svanito nell'aria, puff! Mentre il piccolo Harry Potter si è salvato! Bene, brinderò a lui!"

Aimee si fermò per riprendere aria. Davvero non comprendeva queste preoccupazioni inutili, soprattutto adesso. Per anni i suoi genitori avevano nascosto questo lato, perché tirarlo fuori proprio ora? E poi perché nominare il Signore Oscuro e i pensieri di quei fanatici in cui i Purosangue erano i migliori fra tutti i maghi?

Decidendo da sola che il discorso era finito, Aimee si alzò nuovamente da tavola e finalmente riuscì ad uscire dalla cucina, senza che nessuno la trattenesse con la magia. Per qualche stano motivo, una parte di lei voleva rimanere ad origliare quello che si sarebbero detti i suoi genitori, ma dall'altra voleva allontanarsi e basta. Prevalse quest'ultima e in un lampo fu in camera sua: tirò fuori i suoi libri di scuola, pensando che fare i compiti l'avrebbe distratta almeno un po'.

*

Il mattino seguente a casa Boyd le cose erano tornate come erano sempre state, cioè quando Orion era morto. Hollie e Cooper tornarono freddi e distanti, mentre Aimee si chiudeva in camera sua e in sé stessa. Scrisse velocemente ad Andromeda, raccontandole nei dettagli quello che era successo il giorno prima e sigillò la lettera, per poi lasciarla sulla scrivania; l'avrebbe spedita non appena Ray fosse tornato e si fosse riposato a dovere.

A pranzo nessuno parlò. Cooper nascondeva il viso dietro la Gazzetta del Profeta, mentre Hollie aveva gli occhi fissi sul piatto. Aimee alzò gli occhi al cielo e riprese a mangiare, sperando, dentro di sé, che quelle settimane che la dividevano dall'inizio della scuola si facessero più veloci, così da poter tornare a Hogwarts.

Non ho ancora fatto i compiti, realizzò, bloccando la forchetta con due penne di pasta a mezz'aria.

Passò l'intero pomeriggio con la testa sui libri, sbuffando di tanto in tanto per la noia. Per un'ora intera, inoltre, si mise a fissare la finestra: il cielo che si copriva di nuvole grigie – Aimee adorava la pioggia –, un venticello che si alzava e muoveva le chiome degli alberi del boschetto davanti a casa e poi ecco le gocce d'acqua. Sapendo benissimo che Ray odiava bagnarsi le piume, Aimee si disse che non avrebbe visto il suo gufo neanche quella sera.

Quindi riprese a fare i suoi compiti, buttando giù qualche riga per una ricerca di Storia della Magia. Aveva i capelli raccolti in una coda alta, gli occhi stanchi e il cervello che fumava per tutti quei compiti; sulla mano destra aveva dell'inchiostro: si sporcava sempre quando doveva scrivere.

"Aimee, scendi giù a salutare!" esclamò suo padre, urlando dal salotto. "Sono arrivati Augusta e Neville!"

Aimee guardò il calendario fissato su una delle ante dell'armadio. Era un mercoledì.

"Scendo subito!" urlò di rimando lei, chiudendo il libro e arrotolando la pergamena sulla quale stava scrivendo.

I Paciock e i Boyd si erano conosciuti a Hogwarts, erano diventati molto amici e avevano persino combattuto nella Prima Guerra Magica insieme. Quando Hollie e Cooper avevano saputo di Frank e Alice Paciock, e di quello che gli era successo, si erano subito precipitati all'Ospedale di San Mungo per vedere come stavano: i Paciock erano impazziti, torturati dalla Maledizione Cruciatus da dei Mangiamorte; Neville, da quel momento in poi, era rimasto con sua nonna Augusta.

Ad Aimee piaceva Augusta. Era una donna alta e magra, severa e giusta. Indossava sempre un cappello con un avvoltoio impagliato e aveva sempre con sé la sua affidabile borsetta rossa. Quando arrivava quel mercoledì in cui i Boyd, Augusta e Neville si vedevano – erano due mercoledì ogni mese –, l'anziana portava dolci per Aimee e la stringeva in un abbraccio forte.

"Signorina, subito significa ora, immediatamente, adesso!" esclamò Augusta, affacciandosi alle scale che portavano al secondo piano, dove Aimee, ancora in camera sua, si stava infilando una maglietta pulita.

Aimee sorrise. "Eccomi!" e scese.

Augusta la stava aspettando proprio davanti alle scale, la borsetta ancora al suo fianco e il cappello con l'avvoltoio ancora sul capo. La donna aveva le braccia aperte, pronta ad avvolgere Aimee nel suo caloroso e affettuoso abbraccio; dietro di lei c'era Neville, si fissava le scarpe e dondolava sui talloni con fare timido.

"Caspita se sei cresciuta, Aimee!" fece Augusta, staccandosi dall'abbraccio quel tanto per guardare la Serpeverde negli occhi. "E il tuo secondo anno a Hogwarts è alle porte! Voglio sperare che tu abbia già fatto tutti i compiti"

"Sì" mentì Aimee, mostrandole un sorriso tirato. "Stavo giusto ricontrollando delle ricerce per Storia della Magia" poi guardò Neville e disse: "Ciao, come stai, Neville?"

"Bene" mormorò questo in risposta; poi, quando la nonna gli diede una leggera gomitata, aggiunse: "Tu come stai, Aimee?"

"Tutto sommato bene, direi" rispose Aimee, stringendosi nelle spalle.

I tre si spostarono in salotto dove Hollie, con un colpo di bacchetta, aveva fatto apparire un delizioso set da tè. Fuori ancora pioveva e il cielo era più scuro: sembrava che da un momento all'altro il cielo potesse crollare, rivelando un secondo cielo di un azzurro scuro dal quale Aimee avrebbe potuto osservare i pianeti.

Una volta finito di bere il suo tè, Augusta aprì la borsetta rossa e tirò fuori delle crostatine fatte in casa, un piatto di biscotti al cioccolato appena sfornati e un pacchetto di Gomme Bolle Bollenti.

"Così la vizi, Augusta" commentò Cooper, con un sorriso che non gli arrivò agli occhi.

"Aimee è come una nipote per me, Cooper, e le nonne hanno il compito di viziare i loro nipoti" replicò lei, lanciando un'occhiatina a Neville che ora era arrossito.

Augusta spostò la sua attenzione su Aimee, riempiendola di domande su come si trovasse a Hogwarts, se studiasse con costanza e se si comportasse bene – qui Aimee aveva ripensato al Tassorosso che lei e Andromeda avevano deriso nei corridoi e si sentì sprofondare: se Augusta l'avesse saputo, le avrebbe tirato le orecchie. La donna, poi, le chiese come si trovasse tra i Serpeverde – "Davvero non capisco perché lamentarsi così tanto: là fuori non conta poi molto in che Casa sei stato quando andavi a scuola".

Poi il discorso finì su Alice e Frank Paciock e Aimee pensò che fosse meglio portare via Neville. Quindi si alzò dal divano, fece un cenno al ragazzino e lo portò in camera sua con la scusa di fargli vedere i libri di scuola, la divisa e la sua bacchetta.

"Hogwarts è un posto bellissimo. Vedrai, sono sicura che ti divertirai, Neville" disse Aimee, sistemando la sua camera in fretta e furia, mentre il piccolo Neville entrava e si guardava intorno. "Ma dovrai cercare di uscire dal tuo guscio"

"Nonna dice che devo essere degno del mio cognome" mormorò Neville, guardandosi nuovamente le scarpe. "Dice che devo essere coraggioso e rendere orgogliosi mamma e papà"

"Tua nonna ti vuole bene, se è questo che stai pensando" replicò Aimee seria, guardando Neville. "Vuole solo il meglio per te"

Neville annuì, ma non sembrava tanto convinto. Era sempre stato un ragazzino molto introverso e riservato, e Aimee un po' provava pena per lui. Gli voleva bene comunque: da quando aveva perso Orion, Aimee aveva infatti visto Neville come un fratellino da proteggere e, quindi, consolarlo – o almeno provarci.

Per l'ora successiva gli mostro la sua bacchetta e gli spiegò com'era il castello di Hogwarts. Parlò della bellezza dei panorami, del Lago Nero che aveva attraversato la sera del suo arrivo, di Andromeda e della Sala Comune dei Serpeverde. Neville rispondeva con dei "sì" appena sussurrati, quando Aimee gli chiedeva se stesse ascoltando o se avesse capito tutto.

Quando Augusta decise che era il momento di tornare a casa, Neville si alzò dalla poltrona che Aimee aveva in camera sua e fece per uscire.

"Cammina a testa alta Neville, non aver paura di niente e di nessuno, d'accordo?" disse Aimee, osservando il ragazzo fermo sulla porta della stanza.

Questo annuì e se ne andò insieme alla nonna.
 

NOTA AUTRICE
Per una semplice e banale dimenticanza, ho praticamente scordato di caricare il vero capitolo 7. Quello che ho pubblicato come capitolo 7, in realtà, è l'ottavo. Vogliate scusarmi, davvero!
Spero vi sia piaciuto questo capitolo!

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Capitolo 8
*** Ritorno a Hogwarts ***


VIII – Ritorno a Hogwarts


 

Il binario 9 e 3/4 era affollato come l'anno precedente. Gufi di grandezze diverse battevano le grandi ali nelle loro gabbie, i gatti miagolavano in un canto che solo loro potevano comprendere e il tutto era accompagnato dal classico brusio confuso degli studenti e dei familiari.

Aimee non faceva che allungare il collo, sperando di trovare Andromeda tra la folla, insieme ad Evan, suo fratello, e i loro genitori. Dentro di lei il cuore batteva più forte ogni volta che le sembrava di vedere una famiglia numerosa dai capelli rossi, ma dopo la ventesima volte che questa sensazione si presentava a lei, Aimee si diede dell'idiota.

"Cerchi qualcuno?"

Aimee si voltò di scatto e si ritrovò davanti ad Andromeda. I capelli castani adesso le arrivavano alla base del collo e gli occhi azzurri sembravano più chiari che mai. Le labbra carnose erano piegate in un sorriso divertito e le braccia erano leggermente aperte; stava aspettando che Aimee l'abbracciasse. Dietro di lei, affiancato da quella che doveva essere la sua famiglia, Marcus Flint e la famiglia di quest'ultimo, Evan le stava facendo un sorriso e un cenno di saluto; Aimee rispose e, stranamente, si ritrovò ad arrossire.

Aimee aveva sempre pensato che Evan, il fratello di Andromeda, fosse un bel ragazzo, ma in quel momento si rese conto che era praticamente perfetto. Aveva tagliato i capelli e adesso erano tutti arruffati, sparati un po' ovunque; gli occhi castani, così diversi da quelli di sua sorella, erano illuminati da una luce che Aimee non riuscì a riconoscere e il sorriso, che ancora le stava mostrando, era orgoglioso.

Ma se una parte si sentiva arrossire, pensando ad Evan, l'altra era ancora in cerca di qualcuno dai capelli rossi. Non poteva farci niente: Aimee si sentiva come... legata a lui.

"E' stata un'estate pietosa" sussurrò Aimee all'orecchio di Andromeda, mentre l'abbracciava, così che i suoi genitori non la sentissero. "Ho perso il conto di quante volte i miei hanno trovato il modo per fare una lista di cose in cui i Corvonero sono migliori di altri"

"E io voglio sperare che tu ne abbia fatta una per i Serpeverde" replicò Andromeda, sussurrando anche lei.

"Il primo punto è la Coppa delle Case che non vincono da anni, ormai" ridacchiò Aimee, staccandosi dall'abbraccio.

Cooper, suo padre, si schiarì la gola e fece un sorriso tirato. Hollie, che si stringeva al suo fianco, si guardò intorno e salutò qualche vecchio amico, poi tornò a guardare Andromeda e Aimee. Questa presentò ai suoi genitori l'amica, ricordando loro che era la stessa amica con cui si era tenuta in contatto durante le vacanze estive.

Andromeda fu molto cordiale coi Boyd, sebbene dentro di sé li stesse praticamente offendendo per come trattavano la figlia. Poco dopo, indicando i due adulti alle sue spalle, Andromeda presentò i suoi genitori e Evan – che però si era allontanato con Marcus Flint in cerca di uno scompartimento vuoto.

Saltò fuori che i Boyd e i Lane si conoscessero da molto tempo. Tra i banchi di scuola non erano mai stati amici per la pelle e, ogni tanto, si erano infatti lanciati qualche frecciatina in ricordo dei vecchi tempi. Andromeda e Aimee li osservarono quasi fossero ad uno spettacolo, ascoltando con attenzione il discorso che i loro genitori stavano affrontando.

Quando fu tempo di salire sul treno, Evan e Marcus scesero giù per un ultimo saluto e poi fecero segno alle due ragazze di seguirli. I quattro non fecero in tempo a tornare allo scompartimento che i loro genitori – persino quelli di Flint – si erano già Smaterializzati.

"Secondo anno a Hogwarts, eccitate?" domandò Marcus, guardando prima Aimee e poi Andromeda.

Ad Aimee non piaceva il sorriso del ragazzo, le dava l'impressione di essere troppo... malefico.

"Vorrei non ci fossero esami da fare," ammise Andromeda in un sospiro. "ma guardiamo il lato positivo: non dovrò vedere ogni secondo questo brutto folletto che è Evan!"

"Proprio un amore di sorella!" commentò Evan, scuotendo il capo con un sorriso divertito dipinto sulle labbra. Poi aggiunse: "Lo stesso vale per me"

"Ho delle novità, comunque" proseguì Marcus, alzando leggermente le sopracciglia nere. "Farò parte della squadra di Quidditch dei Serpeverde"

"Come fai ad essere così sicuro che ti prenderanno?" domandò Aimee, senza nascondere un sorriso di scherno. "Molti altri studenti vorranno entrarci, cosa fa di te il candidato ideale da prendere?"

Marcus assottigliò lo sguardo e ghignò. Alla sua destra Evan guardava prima Marcus e poi Aimee, così come stava facendo Andromeda. Aimee sbatté le ciglia velocemente, aspettandosi una risposta di Flint che non tardò ad arrivare.

"Sono forte, Aimee" rispose. "Veloce e a cavallo di una scopa sono formidabile. Presto diventerò capitano della squadra, vedrai"

"Devi prima far parte di una squadra" osservò Aimee, alzandosi per raggiungere la porta del loro scompartimento. "Ora, vogliate scusarmi, ma ho bisogno di fare due passi"

Con un ultimo sorriso divertito, che mostrò solamente ad Andromeda, Aimee si chiuse la porta scorrevole alle spalle e prese il corridoio alla sua destra. Sul suo cammino incontrò qualche compagno di Casa, il Tassorosso che l'anno precedente lei e Andromeda avevano fatto cadere nel bel mezzo di un corridoio – "E' lei!" – e, infine, passò persino davanti allo scompartimento di Fred, George e Percy Weasley.

Con loro c'erano anche Angelina Johnson, una Grifondoro dalla carnagione scura, e una ragazzina del primo anno dall'aria divertita. Angelina fu la prima ad accorgersi di Aimee e, dando un colpetto a Fred sul ginocchio, gli indicò la Serpeverde che stava passando.

Mentre camminava, Aimee sentì la porta di quel preciso scompartimento aprirsi. Con tutte le sue forze, si disse di andare avanti e di non voltarsi, neanche quando si sentì chiamare proprio da Fred.

Continua a camminare, Aimee. Non girarti, vai avanti.

Quando decise di fermarsi per ammirare il panorama in continuo cambiamento fuori da un finestrino del treno, qualcuno le finì addosso ed Aimee capì immediatamente chi era quel qualcuno.

Fred Weasley.

"Dovresti guardare dove vai, Weasley!" esclamò Aimee, facendo fatica a non cadere con un tonfo. "E ricordami di regalarti dei freni a Natale!"

"Ma si può sapere che ti ho fatto?" domandò Fred, tirandosi su. "A parte caderti addosso adesso e l'anno scorso, intendo"

"Mi dai fastidio in generale, Weasley" rispose lei, senza guardarlo negli occhi. Poi, mentendo, aggiunse: "Non c'è un motivo in particolare"

Fred rimase a bocca aperta, senza riuscire a dire neanche una parola. Solitamente aveva la risposta pronta, una barzelletta da raccontare o del sano sarcasmo, ma c'era qualcosa in Aimee Boyd che lo bloccava. Fred rimase quindi a guardarla per qualche minuto, poi si voltò e decise di tornare dal gemello.

Aimee restò con gli occhi puntati sul panorama fuori dal finestrino e ben presto, ritornando sui suoi passi, raggiunse lo scompartimento dove Andromeda, Evan e Marcus la stavano aspettando.

"Successo qualcosa? Sei stranamente silenziosa?" le chiese Andromeda, scartando una Cioccorana.

"Nulla" mentì Aimee. Solo l'invidia che torna... ancora.

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Capitolo 9
*** Colazione ***


IX – Colazione


 

Proprio come l'anno precedente, alle prime luci dell'alba, Aimee si tirò su a sedere sul suo letto a baldacchino e con una mano tirò le pesanti tende verdi. Su una poltroncina accanto al suo letto, Aimee aveva preparato la divisa da indossare il primo giorno di lezioni e, insieme, la sua bacchetta giaceva pronta per essere usata. Aimee sorrise: quella sensazione di eccitazione e voglia di fare si era appena presentata a lei.

Si vestì velocemente, infilò la bacchetta in una tasca della divisa e si legò i capelli castani in una coda alta. Quando andò al bagno per lavarsi denti e viso, i suoi occhi occhi marroni si fissarono con orgoglio sullo stemma di Serpeverde e un sorriso divertito comparve sul suo volto. Era pronta a cominciare il suo secondo anno a Hogwarts.

Una volta uscita dal bagno, Aimee scese una scala a chiocciola in mogano e si ritrovò nella Sala Comune di Serpeverde. Nei cinque camini in pietra il fuoco si accese con un pop e i ritratti sopra ad essi sussultarono leggermente, per poi tornare a russare rumorosamente. Aimee si avvicinò al camino con sopra il ritratto di Merlino, un grande mago dalla barba lunga e bianca, che adesso stava muovendo le mani per scacciare qualcuno che stava sognando.

"Vedo che non sono l'unico ad essere sveglio a quest'ora" mormorò Evan, sedendosi sulla poltrona accanto a quella su cui era Aimee.

Aimee sussultò, ma si ricompose in fretta e si voltò verso il fratello di Andromeda per salutarlo. I suoi capelli erano tutti arruffati, proprio come il primo settembre, poco prima di salire sul treno; gli occhi castani erano luminosi e sul viso aveva un sorriso assonnato. La camicia della divisa era fuori dai pantaloni.

"Il primo giorno è così fin dall'anno scorso" disse Aimee, rilassandosi contro lo schienale della poltrona. "Sarà una tradizione"

"Ti spiace se mi unisco?" le domandò Evan, allungando le gambe.

Aimee scosse il capo. "Per niente: sei libero di fare ciò che vuoi"

"Lo terrò bene in mente questo" replicò subito lui, facendole un occhiolino. "Ma adesso credo che andrò a fare colazione: meglio ora che quando la Sala Grande sarà nel caos generale. Vuoi venire giù con me, o preferisci aspettare Andromeda?"

Aimee si mise a riflettere e decise di seguire Evan. In effetti, il giorno in cui le lezioni avevano inizio, il castello piombava nella confusione: gli studenti del primo anno non avevano idea di dove fossero le classi, quelli più grandi si fermavano in mezzo ai corridoi divertiti da quel via vai e gli altri, invece, tentavano di arrivare in tempo in aula.

Quando Aimee e Evan entrarono nella Sala Grande, trovarono poche persone ad accoglierli. Le quattro lunghe tavolate erano praticamente vuote, ma c'era chi, come loro, aveva preferito scendere prima per fare colazione e prendere il foglio con orari e lezioni. Al tavolo dei professori, il preside e la professoressa McGranitt discutevano allegramente e il professor Piton, insegnante di Pozioni, se ne stava in un angolo con gli occhi neri fissi sulla sua colazione.

Gli occhi di Aimee si spostarono in fretta verso il tavolo dei Grifondoro e lì riconobbe qualche viso. Angelina Johnson stava chiacchierando con una ragazza che, la sera prima, era stata smistata nella Casa giallo-rosso: Aimee sentii la parola "quidditch". Accanto a loro, tutti e tre col capo appoggiato sul palmo della mano e gli occhi semi-chiusi, i gemelli Weasley e Lee Jordan tentavano di non riaddormentarsi.

"Hey Evan, sta a guardare"

Aimee e Evan avevano appena preso posto al tavolo dei Serpeverde quando lei, estraendo la bacchetta da una tasca della divisa, fece un movimento leggero. Le mani dei tre Grifondoro, quelle che sorreggevano il loro capo, si spostarono con uno scatto: la faccia di Lee Jordan cadde nel suo piatto di salsicce e uova strapazzate, quelle di George e Fred Weasley, invece, in una ciotola colma di latte e cereali.

"Che è successo?!" squittì Angelina, correndo in soccorso dei tre ragazzi.

"Non... non ne ho idea" mormorò Lee Jordan, pulendosi una guancia con un tovagliolo.

"Bella mossa, Aimee!" disse Evan, dando le spalle al tavolo dei Grifondoro e scoppiando a ridere. "Questa è stata decisamente una bella mossa!"

Aimee ridacchiò insieme a lui e subito dopo, versandosi un po' di succo d'arancia in un bicchiere, cominciò a pensare su ciò che voleva per colazione. In un lampo un piatto con uova strapazzate, pane e marmellata di lamponi apparve davanti a lei: Aimee sorrise e lo stomaco emise un rumore come d'approvazione. Ma la sensazione di felicità non rimase lì a lungo: le sue uova erano esplose.

"Così impari a fare scherzi a chi è ancora nel mondo dei sogni, Boyd!" esclamò Fred Weasley.

Aimee si alzò in piedi e batté forte le mani sul tavolo. "I miei complimenti, davvero! Ma sei sicuro che sia stata io prima, eh Weasley?"

Fred annuì con forza e guardò Aimee con sfida. Da quando lei era entrata nella Sala Grande, in compagnia di un altro Serpeverde – che aveva l'aria di un pallone gonfiato –, i sensi di Fred si erano come attivati; il suo fingere di non voler riprendere sonno era dunque una copertura. Era così con lei, lo era sempre stato e lui non ci poteva fare nulla: erano come due calamine e più i due tentavano di starsi alla larga, più si attraevano.

In ogni caso, quel breve scambio di parole tra un Grifondoro e una Serpeverde aveva raggiunto il tavolo dei professori. Severus Piton stava osservando la scena con un ghigno malefico e divertito insieme, mentre Minerva McGranitt aveva l'aria di essere lì lì per dare ua punizione. Aimee volse il capo verso Silente che, da dietro i suoi occhiali a mezzaluna, aveva uno sguardo divertito.

Aimee ritornò a guardare Fred, che adesso si era alzato anche lui. George si stava passando il tovagliolo su guance e capelli, seguendo le indicazioni di Lee Jordan e Angelina per dove doveva pulirsi meglio.

"Una battaglia col cibo non è l'ideale, Aimee" mormorò Evan, afferrandole un polso nel vederla stringere più forte la bacchetta. "Facciamo colazione e poi andiamo a prendere i nostri orari: quel Grifondoro non vale una punizione il primo giorno"

"D'accordo" disse Aimee, mettendo via la bacchetta e dando un'ultima occhiata a Fred. "Hai ragione: non ne vale proprio la pena"

*

Il primo giorno di lezioni finì e Aimee si sentì stanca ma appagata. Andromeda aveva fatto domande su quello che era successo a colazione per l'intera giornata, ridendo a crepapelle quando Aimee le raccontava le espressioni sui volti dei tre Grifondoro.

"Davvero, non avrei saputo fare di meglio!" esclamò Andromeda, girandosi poi verso l'ingresso della Sala Comune per dire la parola d'onore. "Avrei voluto esserci! È un peccato che me lo sia perso!"

"Eri ancora nel mondo dei sogni quando mi sono svegliata io. Probabilmente, se fossi venuta a chiamarti, mi avresti scagliato contro qualche maledizione" osservò divertita Aimee, seguendo l'amica verso le uniche due poltrone in pelle nera libere. "E avresti dovuto vedere la faccia di quell'insopportabile della Johnson!"

"Avresti dovuto fare qualcosa anche a lei" fece Andromeda, massaggiandosi le tempie.

Le due rimasero a parlare fino a quando nella Sala Comune non ci fu più nessuno. Poi salirono la scala a chiocciola, entrarono in punta di piedi nel loro dormitorio e in pochissimo si infilarono il pigiama. Andromeda fu la prima fra loro ad prendere sonno, mentre Aimee rimase distesa nel suo letto a fissare il buio.

La sua mente ripercorse quello che era avvenuto nell'arco della giornata e infine rivide il modo in cui Fred l'aveva guardata a colazione. Era una sfida silenziosa la sua, sfida che Aimee accettò con un semplice sorriso e, una volta chiusi gli occhi, capii che non ci sarebbe mai stata una fine a quello strano rapporto fra loro. Scivolò fra le braccia di Morfeo e nei suoi sogni incontrò un ragazzo dai capelli rossi, le lentiggini e lo stemma di Grifondoro cucito alla divisa.

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Capitolo 10
*** Il ricordo ***


X – Il ricordo


 

In quell'aula si soffocava, nemmeno quel filo d'aria che entrava da una finestrella aperta sembrava essere d'aiuto. Come se non bastasse, il professore di Difesa Contro le Arti Oscure, un ometto dagli occhi grigi e baffoni del medesimo colore, tagliati in un modo che Aimee trovava ridicolo, rendeva la lezione pesante e noiosa; persino i personaggi raffigurati nei quadri sbadigliavano in continuazione.

Era l'ultima ora di un lunedì caldo e gli studenti del secondo anno di Corvonero e Serpeverde, chi con attenzione e chi con lo sguardo perso nel vuoto, ascoltavano il professore mentre spiegava i Folletti della Cornovaglia – i Pixie. Uno di questi era stato disegnato con cura e precisione su una lavagna dove, con continui colpi di bacchetta, l'insegnante aggiungeva man mano informazioni sui mammiferi volanti.

"Per la barba di Merlino!" sbottò Andromeda a bassa voce, passandosi una mano fra i suoi capelli castani e ondulati. "Non ce la faccio più!"

"Eddai!" replicò Aimee, appuntandosi tutto ciò che era stato scritto alla lavagna. "Non è poi così male. Io trovo questa lezione interessante"

"Secchiona" borbottò Andromeda, alzando gli occhi al cielo.

La mano di Aimee di bloccò a mezz'aria e una goccia d'inchiostro cadde sul suo foglio di pergamena. Abbassò la penna, fin troppo calma, e, con un sorriso che non raggiungeva gli occhi, si voltò verso l'amica: Andromeda stava già ricambiando il suo sguardo.

Sentirsi dare della secchiona non piaceva affatto ad Aimee, anzi lo odiava. Essendo lei la sua migliore amica, Andromeda lo sapeva benissimo e ogni volta la reazione di Aimee era un qualcosa di imperdibile. Il viso le diventava improvvisamente rosso, gli occhi si riducevano a due fessure e il suo sguardo diventava fuoco; poi Aimee stringeva i denti e alla fine, lasciandosi andare, esplodeva elencando cinque motivi per cui lei non era affatto una secchiona.

"Coraggio, Boyd" mormorò Andromeda, alzando le sopracciglia in tono di sfida. "Voglio proprio assistere ad una delle tue scenate"

"Sai, sei insopportabile" replicò Aimee, e le sue guance si colorarono di rosso. "Davvero, davvero insopportabile"

"Oh, cara la mia Aimee" disse l'altra con teatralità, adagiando delicatamente una mano sulla spalla di Aimee. "Sarà anche vero quello che dici, ma sappiamo entrambe che mi adori alla follia"

"Purtroppo è così" ribatté Aimee, spostando con poca delicatezza la mano della migliore amica. "Ma, tanto perché tu lo sappia: se non fossi la persona di cui mi fido di più in questa scuola e sì, forse anche all'infuori di Hogwarts, saresti già nei guai"

Andromeda scoppiò in una sonora risata e l'intera classe si voltò verso di lei. Gli studenti guardarono le due amiche con occhi incuriositi e un leggero brusio attirò l'attenzione del professore, che fino a quel momento aveva continuato a spiegare come se nulla fosse.

L'uomo lanciò un'occhiata alle due Serpeverdi, si schiarì la gola e tolse cinque punti – a testa – alla Casa del serpente per aver interrotto la sua lezione sui Pixie. Aimee aprì la bocca per replicare, ma Andromeda, da sotto il banco, le schiacciò il piede per dirle di tenere la bocca chiusa: l'espressione sul volto dell'insegnante urlava punizione.

Entrabe le ragazze si scusarono e nell'aula tornò ad aleggiare la noia.

Mentre Aimee tornava a prendere appunti e Andromeda a giocherellare con la sua penna, gli studenti di Serpeverde si lamentarono – chi mentalmente e chi no – dei punti persi. Dopo qualche minuto, comunque, tutto tornò come prima e anche i personaggi dei quadri ripresero a sbadigliare.

*

Il sole era ancora alto nel cielo quando Aimee e Andromeda arrivarono al campo da quidditch. Non c'era l'ombra di una nuvola e un venticello fresco si era alzato, facendo tirare alle due ragazze un sospiro di sollievo.

"Selezioni di quidditch, siamo arrivate!" esclamò Andromeda, salendo su una delle tribune con Aimee al seguito.

Adromeda si alzò in punta di piedi verso i sedili e alzò una mano per salutare qualcuno, poi si girò e disse ad Aimee di seguirla. Evan le stava aspettando con un sorriso ampio dipinto sul volto e i capelli sempre più arruffati; Aimee arrossi leggermente, ma fu capace di riprendersi in tempo.

"Vi aspetto un po'. Perché avete fatto così tardi?" domandò Evan, facendo segno alla sorella di sedersi alla sua destra e ad Aimee di sedersi alla sua sinistra.

"Eravamo a Difesa Contro le Arti Oscure" spiegò Aimee, fissando i suoi occhi sul campo. "Abbiamo fatto una corsa a mettere giù le borse alla Sala Comune e poi siamo venute qui"

Evan annuì semplicemente e anche lui spostò i suoi occhi marroni verso il campo. Un ampio numero di Serpeverde, dal secondo anno in su, si erano presentati alle selezioni per formare la nuova squadra di quidditch e Marcus Flint, il migliore amico di Evan, era tra questi. Stringevano tutti la scopa in mano e ascoltavano attentamente quello che doveva essere il capitano della squadra.

Con un battito di mani, l'intero gruppo montò a cavallo della propria scopa e si alzò in volo. Aimee riconobbe la figura di Marcus e fece un sorriso sarcastico: era sicura che non l'avrebbero preso affatto. Ma ben presto si dovette ricredere: Marcus era un abile giocatore e, come aveva già affermato lui stesso, a cavallo della scopa era fenomenale.

Stava facendo sicuramente il provino per diventare Cacciatore.

All'improvviso, Aimee fu colta da un senso di tristezza misto a nostalgia. Nei suoi ricordi riaffiorò una particolare sera della sua infanzia: suo padre era seduto con lei e Orion sul tappeto in salotto e con una magia aveva fatto apparire i sette giocatori che all'epoca giocavano nella nazionale Inglese di quidditch.

Orion batteva le mani e rideva a crepapelle, seguendo attentamente con i suoi occhietti vivaci i diversi giocatori. Diverse volte aveva tentato di afferrare la pluffa, ma questa gli sfuggiva come se fosse fumo. Aimee, invece, era semplicemente incantata.

"Vi porterò alla prossima Coppa del mondo!" aveva esclamato Cooper, sporgendosi per dare un bacio ad entrambi i figli. "E' una promessa!"

"Boyd, tutto bene?" qualcuno le chiese.

Quella voce la conosceva benissimo e infatti, quando alzò lo sguardo, realizzando che una lacrima le stava scivolando lungo la guancia, trovò Fred Weasley. Alle sue spalle c'erano anche George, il gemello, e Lee Jordan.

"Va tutto alla grande" rispose secca Aimee.

"Cavolo, Aimee!" esclamò George, alzando le braccia al cielo. "Mio fratello è stato gentile con te fin dal primo giorno, si può sapere che diavolo hai contro di lui? Sempre a rispondergli in modo acido, eh!"

"Questi non sono affari tuoi!" fece Aimee, voltandosi per dargli le spalle.

Più o meno, aggiunse poi nella sua mente. Ma loro non possono capire, non capiranno mai.

Era vero questo, purtroppo. Fred e George non avevano perso un fratellino a cui erano molto affezionati, Fred e George non avevano i genitori freddi come il ghiaccio e di certo la loro famiglia non era in mille pezzi come quella di Aimee.

Ricordati che i problemi, nell'arco della vita, perseguitano tutti, Aimee, le disse una vocina a lei sconosciuta. Non puoi prendertela con loro per la morte di Orion.

Ma perché la loro famiglia è così... così... perfetta, mentre la mia no?!, rispose lei, infuriata.

Andromeda si accorse che la migliore amica aveva stretto i pugni e con una scusa salutò Evan, promettendogli che si sarebbero visti a cena, e riportò Aimee al castello. Si fermarono in un corridoio deserto e Aimee, non riuscendo a trattenersi oltre, scoppiò in lacrime; Andromeda la strinse in un abbraccio e, accarezzandole i capelli, la lasciò sfogarsi.

"Voglio che torni da me, Andromeda. Lo rivoglio nella mia vita" disse Aimee tra le lacrime, pensando al fratello che non aveva più. "Non mi basta parlare al nulla la sera, prima di addormentarmi. Non mi basta scrivergli lettere che non potrà mai leggere e non mi basta sentirmi dire che lui è qui con me"

"Lo so, Aimee. Lo so" rispose Andromeda, stringendo la presa. 

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Capitolo 11
*** Compiti e nostalgia ***


XI – Compiti e nostalgia


 

Le due ore di Pozioni erano iniziate da poco e, come ogni altra volta, il silenzio regnava sovrano. L'aula era fredda e buia, illuminata da candele sospese per aria e dalle due torce accese attaccate ai due lati della porta d'ingresso. Gli studenti del secondo anno sedevano a tavoli rotondi sui quali i calderoni erano stati appoggiati all'inizio della lezione.

Il professore di Pozioni si chiamava Severus Piton, un uomo dai capelli lunghi e neri, sempre unti. Aveva un naso adunco e due occhietti neri che si chiudevano spesso a fessura, mentre il suo sguardo vagava, sinistro e severo, per l'intera aula. Quando passava fra i banchi, per controllare che una pozione da lui richiesta stesse procedendo nel verso giusto, la sua veste nera si muoveva un po' ovunque. Inoltre, a completare la sua persona, Piton era a capo della Casa di Serpeverde e, per questo motivo, l'intero castello andava dicendo che preferiva di gran lunga gli studenti della sua Casa a quelli delle altre tre.

"La Pozione Drizzacapelli" stava dicendo Piton, stringendo le mani dietro la schiena e guardando tutti dalla sua scrivania. "ha un effetto, su chi la beve ovviamente, che alcuni di voi potrebbero trovare divertente. Come dice la parola stessa, questa pozione vi farà drizzare i capelli"

Aimee e Andromeda si scambiarono un'occhiatina. Erano sedute l'una accanto all'altra in uno dei tavoli più vicini alla scrivania di Piton, così che potessero ascoltare meglio senza essere distratte dai mormorii che provenivano dal fondo dell'aula.

Piton diede un colpo alla lavagna con la bacchetta e, neanche un secondo dopo, gli ingredienti per preparare la pozione erano apparsi su di essa. Aimee aprì la sua boccetta d'inchiostro e si preparò a scrivere ogni cosa.

"Vi dividerò a coppie e per una settimana dovrete lavorare assieme al vostro compagno, o compagna, alla Pozione Drizzacapelli" proseguì Piton, scrutando gli studenti uno ad uno."Settimana prossima, quando avremo di nuovo lezione insieme, voglio che mi mettiate sulla scrivania un rotolo di pergamena di venti centimetri a coppia. Quello che dovrete fare sarà bere la pozione a turno, spiegare nei minimi dettagli... Sì, signor Green? A cosa devo questa sua insolita interruzione?"

Gli occhi di tutti si fissarono su un ragazzino paffutello di Tassorosso dai capelli biondi. Aveva un braccio alzato e gli occhi che correvano di qua e di là, quasi fosse sorpreso che gli studenti di Serpeverde e Tassorosso, presenti a lezione, si fossero puntati su di lui. Aimee sorrise: Blake Green era il classico studente che fa domande di ogni tipo, anche quelle che, con l'argomento che viene affrontato, non centrano affatto.

"Blake, vuoi parlare o no?" disse la ragazza che gli sedeva accanto, dandogli una leggera spinta. "E abbassa quella mano, per l'amor del cielo"

"Signor Green?" ripeté Piton, incrociando le braccia al petto.

Blake aprì la bocca e la richiuse, la riaprì e poi la richiuse una seconda volta. Abbassò lentamente il braccio e si guardò intorno, forse chiedendo un aiuto ai suoi compagni Tassorosso. Questo fece alzare gli occhi al cielo al professor Piton, che riprese a parlare da dove era stato interrotto.

"Come dicevo poco fa, pretendo che spieghiate nei minimi dettagli l'effetto della pozione sul vostro compagno. Con questo, e qui devo specificare perché alcuni di voi, la settimana scorsa, mi hanno portato compiti inconcludenti, voglio dire che: dovrete riportare l'orario in cui la pozione viene bevuta, l'orario in cui i capelli si sono completamente drizzati, l'orario in cui l'effetto svanisce e le sensazioni della... cavia"

Aimee annuì con vigore e scrisse parola per parola sul suo foglio di pergamena. Accanto a lei, Andromeda si tastava la chioma castana preoccupata.

"Naturalmente voglio sapere se ci sono dei rimedi e, per finire, dovete riportare l'elenco degli ingredienti che userete" poi, con un colpo di bacchetta, un foglio si alzò dalla scrivania. "E adesso veniamo alle coppie"

"Speriamo che Piton ci abbia messe insieme, Andromeda" sussurrò Aimee, facendo l'occhiolino alla sua migliore amica. "Così potrò farmi quattro risate quando avrai i tuoi preziosi capelli tutti per aria!"

"Non è divertente, Aimee!" si lamentò l'altra in un sussurro, passando una mano sui capelli per accertarsi che fossero ancora in ordine.

Piton riprese a parlare e il brusio che si era formato poco prima, nell'attesa che il professore iniziasse a comunicare chi era in coppia con chi, cessò. Finalmente Andromeda lasciò andare i capelli e portò la sua attenzione sull'insegnante di Pozioni, non si voltò nemmeno quando Aimee, che si stava trattenendo dal ridere, le prendeva una ciocca di capelli e la tirava leggermente. Quando si sentì chiamare, però, smise subito: Piton l'aveva messa in coppia con Cedric Diggory, un ragazzo di Tassorosso che conosceva solo di vista.

Cedric era un ragazzo carino dagli occhi grigi e molto espressivi. Aveva capelli scuri e un sorriso sempre sulle labbra. Aimee era solita osservarlo da lontano quando lui era insieme ai suoi tanti amici, e capitava, di tanto in tanto, che lei e Andromeda lo prendessero in giro; secondo loro, metà della gente che lo seguiva nei corridoi passava il tempo con lui semplicemente perché Cedric stava acquistando popolarità.

"Non è giusto, però!" disse Andromeda a denti stretti, riportando Aimee alla realtà. "Tu finisci col ragazzo carino e a me tocca fare da babysitter al suo compagno di Casa col tic della mano sempre alzata!"

"Buona fortuna, allora" disse semplicemente Aimee, senza nascondere una risata.

Andromeda assottigliò lo sguardo e, tenendo gli occhi fissi sulla sua migliore amica, ripose ogni cosa nella sua borsa. Quando ebbe sistemato tutto, si alzò dal suo posto e si incamminò verso Blake Green, dando una leggera spallata ad Aimee nel superarla. Cedric raggiunse Aimee, trascinandosi dietro la borsa dei libri e si sedette dove prima c'era Andromeda.

"Sembra che alla tua amica non piaccia il suo nuovo compagno" fece Cedric, allungando poi una mano verso Aimee per presentarsi. "Comunque io sono Cedric Diggory"

"Aimee Boyd" rispose lei, rivolgendogli poi un sorriso leggermente tirato – almeno non era falso. "E comunque hai perfettamente ragione: Andromeda non è affatto contenta"

"Blake è un bravo ragazzo" proseguì Cedric, prendendo in mano la pergamena sui cui Aimee aveva scritto gli ingredienti per la Pozione Drizzacapelli. "Ha solo qualche difficoltà ad aprirsi, tutto qua. È un timidone"

"Allora Piton l'ha messo con la persona giusta" ridacchiò Aimee. "Lei riuscirebbe a far parlare persino i muri"

I due andarono a prendere l'occorrente per la pozione ad uno scaffale, poi tornarono e aprirono il libro di testo. Per il resto della lezione, Cedric e Aimee parlarono solo del compito che Piton gli aveva assegnato, incominciando subito a riportare ciò che aveva chiesto l'insegnante.

Quando suonò la campana, Cedric chiese ad Aimee se si sarebbero potuti vedere in biblioteca dopo cena, in modo tale da iniziare anche la ricerca di un antidoto alla pozione. Aimee accettò molto volentieri, lo salutò con un cenno della mano e poi seguì Andromeda verso la Sala Comune di Serpeverde – dato che le lezioni erano terminate.

Le due amiche passarono una parte del pomeriggio a finire i compiti di malavoglia, seguiti a ruota da Evan, il fratello maggiore di Andromeda, e Marcus Flint. I due ragazzi frequentavano il quarto anno lì a Hogwarts e, anche loro, facevano parte dei Serpeverde.

Evan ad un certo punto si stancò, lasciò cadere la sua penna sul foglio di pergamena che riportava la sua calligrafia – disordinata – e decise di stuzzicare Aimee. Le tirò leggermente i capelli castani, le soffiò sul collo o tentò di capire dove soffrisse il solletico; Aimee gli disse diverse volte di smetterla, ma lui la ignorò e andò avanti. Poi, smettendo di darle fastidio, Evan spostò la sedia sulla quale era seduto più vicino a quella di Aimee e infilò le dita fra i suoi capelli castani, accarezzandoli dolcemente.

"Che stai facendo?" gli chiese Aimee, passando la pergamena coi compiti di Incantesimi – Andromeda la supplicava ogni volta perché glieli facesse copiare.

"Beh questo, Aimee Boyd," rispose Evan, incontrando il suo sguardo. "si chiama accarezzare i capelli di un'amica"

Aimee alzò gli occhi al cielo, ma sorrise. "Intendevo perché lo stai facendo"

Allora Evan sbuffò e fece scontrare la fronte col tavolo. La boccetta di inchiostro di Marcus si piegò di lato e sul suo compito di Trasfigurazioni si formò una macchia nera – "Grazie mille, amico!". Andromeda sussultò e alzò il capo leggermente per vedere cosa fosse successo, ma sembrava tutto nella norma, quindi tornò a copiare i compiti di Aimee.

"Mi annoio!" esclamò Evan, tornando a guardare Aimee. "Giochiamo con le Gobbiglie, andiamo a fare un giro per il castello e prendiamo in giro quelli del primo anno delle altre Case!"

"Perché proprio quelli del primo anno?" ridacchiò Aimee.

"Perché sono quelli più facili da terrorizzare, Aimee" rispose lui, scuotendo il capo con un sorriso stanco. "Ti devo spiegare proprio tutto?"

"Andiamo a fare quattro passi e basta, che ne dici?" propose Aimee.

Evan annuì con vigore, richiuse i suoi libri e chiese a Marcus di riportarglieli poi al dormitorio. Andromeda era ancora immersa nella copiatura quando Aimee, dandole un leggero schiaffò sulla nuca, la salutò avvisandola che si sarebbero viste più tardi a cena. Poi, raggiungendo Evan al passaggio, uscì dalla Sala Comune.

Nei corridoi del castello c'era una pace che, solitamente, nelle ore del mattino, era inesistente. Facevano silenzio solo il rumore della stoffa delle divise e la suola delle scarpe che toccava il pavimento; nemmeno Pix si vedeva.

"Senti, posso farti una domanda?" disse improvvisamente Evan, incamminandosi lentamente in un corridoio secondario, deserto. Aimee annuì, quindi lui proseguì: "Quando ci sono state le selezioni di quidditch della squadra di Serpeverde, c'è stato un momento in cui ti sei isolata completamente e... e poi hai... ecco, non hai pianto, ma..."

"Ho pianto dopo," ammise Aimee, fermandosi accanto ad una finestra enorme, da cui i raggi di un sole che tramontava stavano sparendo a poco a poco. "con tua sorella"

Evan si fermò a sua volta. "Ti va di parlarne?"

Aimee annuì e sospirò. "Te lo avrei detto comunque" poi prese un bel respiro e sorrise con nostalgia. "Avevo un fratellino di nome Orion: era semplicemente fantastico. Eravamo inseparabili, sempre insieme e mia mamma, per farci sorridere, faceva magie straordinarie. Quando Orion ci ha lasciati, i nostri genitori sono diventati... freddi, hanno preso le distanze"

Aimee fece una pausa e ammirò il cielo: assomigliava ad un dipinto di soli colori caldi. Eppure un brivido di freddo percorse la sua schiena e, per un attimo, si sentì osservata; ma quando si girò non trovò nessuno.

"Orion ti sarebbe piaciuto, sai? Aveva un bel caratterino" sorrise nuovamente Aimee. Poi tornò seria: "Che stupidata che è questo sentimento: l'amore. Ti da tutto e poi ti porta via ogni cosa, lasciandoti lì a marcire"

Evan fece un passo in avanti e la strinse in un abbraccio, senza dire una parola. Non aveva idea di cosa Aimee stesse provando, ma cercò di immaginare cosa avrebbe provato lui nel perdere Andromeda; ma la prospettiva era talmente dolorosa che la scacciò via subito. Prendendo Aimee per mano, una volta sciolto l'abbraccio, i due si avviarono verso la Sala Grande per la cena, ignari del fatto che, in un'aula vuota lì vicino, due gemelli dai capelli rossi avevano sentito tutto.

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Capitolo 12
*** La partita di Quidditch ***


XII – La partita di Quidditch


 

Una mattina i raggi del sole si tuffarono nelle acque oscure del Lago Nero e Aimee, che si era addormentata su una poltrona mentre finiva un compito di Incantesimi, fu la prima ad ammirare quello spettacolo. Era in effetti raro poter vedere il colore del lago farsi leggermente più chiaro attraverso le grandi finestre della Sala Comune dei Serpeverde, soprattutto perché lì l'acqua era molto scura. E a quella vista, Aimee si sentì come se quella giornata stesse avendo un inizio... perfetto.

Con uno sbadiglio e una mano chiusa a pugno che strofinava l'occhio destro, Aimee si alzò dalla poltrona facendo cadere un foglio di pergamena e la sua penna – fortunatamente, la boccetta con l'inchiostro era posata sul tavolo non distante da lei. Raccolse il suo compito di Incantesimi e la penna, si stiracchiò per qualche secondo e, con un secondo sbadiglio, afferrò l'inchiostro e si avviò verso il dormitorio delle ragazze. Quando aprì la porta, Aimee si ritrovò faccia a faccia con una delle sue amiche: Keira Gallagher.

Era una ragazza dai lunghi capelli castani raccolti in treccine che, solitamente, legava in una coda bassa. La pelle scura faceva risaltare i suoi occhi, molto espressivi e sempre pronti a studiarti, erano di un marrone chiaro. Le labbra, che solitamente erano piegate in sorrisi furbi, adesso erano arricciate.

"Buongiorno, Keira. Dormito bene?" le chiese Aimee, risvegliandola dai suoi pensieri.

Keira scosse leggermente il capo e si sedette sul suo letto ancora da rifare. "Per dormire ho dormito"

"Ma?" la incalzò Aimee, che nell'osservarla si era accorta dell'espressione confusa sul volto dell'amica.

"Ho fatto un sogno strano, ecco" rispose Keira, stringendosi nelle spalle. "Sono sicura che non significa nulla, ma, da quello che mi ricordo, ero qui a Hogwarts, solo che il castello non era come lo vediamo adesso. C'erano detriti ovunque, i tavoli nella Sala Grande sembravano essere spariti e... c'era così tanta tristezza"

Keira non si era confidata con le sue amiche più care, Aimee e Andromeda, ma era già da diversi giorni che quel sogno la tormentava. Una volta sveglia, la mattina successiva, poteva ancora percepire quella tristezza che aveva provato nel sogno e si sentiva come affaticata, più debole. Tirava però un sospiro di sollievo, non appena realizzava di essere nel suo letto a baldacchino: essendo lo scenario orribile, Keira era felice di aver almeno dimenticato i particolari.

"Potresti parlarne con Evan" propose Aimee, raggiungendo il suo baule per prendere un paio di vestiti puliti. "Lui e Flint hanno la Cooman: potrebbero chiederle di interpretare il tuo sogno"

"A proposito di Evan" disse improvvisamente Keira, dimenticando completamente il sogno che aveva fatto. "Com'è che ti guarda con gli occhi a cuoricino?"

"Lui non mi guarda con gli occhi a cuoricino" replicò Aimee, distogliendo lo sguardo e arrossando leggermente.

"E non è il solo!" esclamò divertita Keira, saltando giù dal letto con ancora addosso il pigiama. "C'è un Grifondoro dai capelli rossi che ti fissa sempre quando siamo nella Sala Grande, quando siamo abbiamo lezione con loro e quando siamo nei corridoi!"

"Smettila di urlare!" fece Aimee, indicando poi le altre ragazze che ancora dormivano. "O sveglierai il castello con quella voce che ti ritrovi! Devo per caso ricordarti come è andata l'ultima volta che Andromeda si è svegliata a causa tua?"

Keira, che ricordava benissimo quell'intera giornata passata col volto ricoperto di brufoli – Andromeda aveva imparato un incantesimo apposta, solo per vendicarsi –, chiuse la bocca con uno scatto e lanciò un'occhiata al letto di Andromeda. Aspettò qualche secondo col fiato sospeso e, quando il viso furioso dell'amica non emerse dalle tende pesanti, tirò un sospiro di sollievo.

"Bene" commentò Aimee con un ghigno divertito. "Adesso andiamo a cambiarci e poi scendiamo a fare colazione"

Le due amiche entrarono nella Sala Grande venti minuti dopo. Il sabato mattina veniva sfruttato dagli studenti, e anche da qualche insegnante, per recuperare il sonno accumolato durante il resto della settimana. Di lì a poche ore, però, ci sarebbe stata la partita di quidditch attesa da tutti, professori compresi, quindi in molti erano già seduti sui lunghi tavoli a fare colazione e, all'estremità del tavolo di Grifondoro e Serpeverde, le due squadre stavano parlando fitto fitto, lanciandosi occhiatacce di tanto in tanto.

Evan si accorse della presenza di Aimee e Keira, quindi si alzò e alzò le braccia perché lei due lo raggiungessero. Aimee prese posto davanti al fratello di Andromeda e Keira si sedette alla sua destra, tirando subito a sé un piatto con pancetta e uova strapazzate.

"Sei qui da tanto, Evan?" gli chiese Keira, passando un bicchiere ad Aimee che si riempì di latte.

"Ho accompagnato Marcus" rispose lui, facendo un cenno col capo verso Flint. "Lui e il resto della squadra di quidditch si svegliano sempre molto presto prima di una partita, e dato che io ero già sveglio sono venuto giù con lui e gli altri"

"Tu e Keira avete in comune questa strana malattia" mormorò Aimee, alzando gli occhi al cielo; poi, quando si accorse che i due non avevano capito di cosa stesse parlando, aggiunse: "Beh, vi alzate tutti e due praticamente all'alba, la mattina avete un sacco di energia e... avete capito, no?"

Evan sorrise. "Questo perché tu sei una dormigliona come mia sorella. Ma se potessi entrare nei vostri dormitori, vi verserei ad entrambe un bel secchio d'acqua gelata addosso ogni giorno"

"Davvero divertente, Evan" replicò sarcasticamente Aimee, assottigliando lo sguardo. "Mi sto proprio piegando dal ridere"

"Lo so, Boyd. Sono proprio un ragazzo simpatico" disse lui, facendole l'occhiolino.

Dieci minuti più tardi, Aimee, Evan e Keira osservarono la squadra di Serpeverde uscire dalla Sala Grande. Questa si era riempita notevolmente e tra la massa di studenti che erano scesi a fare colazione c'era anche Andromeda, ancora assonnata e coi capelli arruffati. Si sedette alla sinistra di Aimee, fece un cenno di saluto a Keira e ignorò completamente il fratello. Evan le tirò un calcio sotto al tavolo e Andromeda, in risposta, lo fulminò con lo sguardo.

Mentre la sua migliore amica finiva di mangiare i suoi cereali, Aimee si voltò quel tanto che bastava per osservare i tavoli delle altre tre case. A quella di Tassorosso, un ragazzino che riconobbe come Cedric Diggory, la salutò con un sorriso allegro e subito Aimee ricordò che avevano ancora da finire il compito di Pozioni che Piton gli aveva assegnato qualche giorno prima. A quella di Corvonero, una ragazza del primo anno attirò la sua attenzione: aveva lunghi capelli neri e lischi, occhi a mandorla e sguardo sognante; quello che sorprese Aimee, però, era il fatto che anche lei era leggermente girata verso i Tassorosso e stava guardando Cedric.

Scuotendo il capo, Aimee passò al tavolo dei Grifondoro e i suoi occhi, quasi avessero mente propria, si fissarono su due gemelli dai capelli rossi. Erano immersi in una conversazione con la loro squadra di quidditch.

Come se uno dei due ragazzi percepisse lo sguardo di Aimee, si voltò verso di lei. Alzò leggermente la mano per salutarla e lei, senza pensarci su due volte, ricambiò con un sorriso. Appena si rese conto di quello che aveva fatto, gli diede le spalle con uno scatto e si schiarì la gola – nessuno si era accorto di quel suo comportamento, fortunatamente.

"Hey, Aimee!" la richiamò Evan. "Ti va una di fare una scommessa?"

Lei si strinse nelle spalle. "Dipende. Cosa ci guadagno?"

"Facciamo così: se dovessi vincere tu, ti do il permesso di scegliere un abbigliamento stravagante, che sicuramente mi metterebbe in imbarazzo, e io dovrò indossarlo e andare in giro per il castello per un sabato intero. Ma se dovessi vincere io, tu verrai ad un appuntamento con me"

"Un appuntamento?" disse Andromeda, alzando il capo interessata. "E dove pensi di portarla, sentiamo genio?"

"Tu stanne fuori, sorellina cara" replicò Evan, guardandola per qualche secondo; tornò a fissare Aimee con un sorriso che diceva più di mille parole. "L'anno prossimo avrai la possibilità di venire a Hogsmeade: ti porterò ai Tre Manici di Scopa per una burrobirra!"

Keira e Andromeda si scambiarono un'occhiatina. Aimee si mise a riflettere per qualche secondo e, guardando un'ultima volta la squadra di Grifondoro, che adesso stava uscendo dalla Sala Grande, disse: "Punto sui nostri avversari. Mi spiace, ma mi è capitato di andare a vedere con Andromeda i loro allenamenti e devo ammettere che sanno il fatto loro. Inoltre, sappiamo entrambi che quel Baston è un ottimo portiere e il loro cacciatore non è affatto male"

"Vedrai che i Serpeverde avranno la meglio, Aimee" disse allora Evan, allungando la mano perché lei gliela stringesse. "Marcus mi ha detto che quest'anno la squadra è preparata e pronta a vincere. Sono tutti determinati a battere i Grifondoro"

*

Il punteggio era pari, sulle tribune gli studenti urlavano e cantavano e in campo, a cavallo delle loro scope, le squadre di Grifondoro e Serpeverde sfrecciavano a destra e a sinistra, seguendo schemi provati durante gli allenamenti. Evan incitava il suo migliore amico, Marcus Flint, mentre Aimee teneva le dita incrociate perché Grifondoro uscisse vittoriosa. La tensione era alle stelle.

Aimee non era ancora del tutto sicura che andare ad un appuntamento con il fratello della sua migliore amica fosse una cosa giusta e, come se non bastasse, non aveva nemmeno idea del perché aveva accettato quella scommessa in pirmo luogo. Quindi adesso era lì, tra Keira e Andromeda – che esultavano quando i Serpeverde segnavano o scuotevano il capo quando era Grifondoro a segnare –, a pregare con tutte le sue forze che il cercatore della Casa giallo-rosso afferrasse quel maledetto boccino.

"George Weasley spedisce un bolide addosso a Marcus Flint che lo schiva in tempo!" stava urlando una voce familiare. "Ed ecco che Flint afferra la pluffa e con uno scatto si avvicina alla porta di Grifondoro! Oliver, parala!"

Aimee chiuse gli occhi, il cuore che le batteva a mille.

"Flint segna! Ma aspettate..."

A questo punto, Aimee aprì gli occhi e cercò di capire come mai Andromeda, Keira, Evan e il resto dei Serpeverde stessero esultando. Il cuore sembrò fermarsi per un istante: il Cercatore della Casa verde-argento aveva afferrato il Boccino d'Oro, facendo ottenere alla sua squadra ben centocinquanta punti. Era fatta: Aimee aveva appena perso la scommessa con Evan.

"Credo che qualcuno qui andrà ad un appuntamento con Mr. Occhi a Cuoricino!" squittì Keira, stringendo Aimee in un abbraccio e saltellando per la vittoria. 

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Capitolo 13
*** Lo schiaffo ***


XIII – Lo schiaffo


 

"Cara Adromeda,

Ho ricevuto giusto ora la tua lettera e sono rimasta sorpresa nel trovare una tua foto insieme ad Evan, tutti e due in costume da bagno, con uno sfondo a dir poco paradisiaco. Devo ammettere che sono invidiosa: sembra proprio che tu e la tua famiglia vi stiate divertendo un mondo! Vorrei essere lì con voi in questo momento...

Comunque, per rispondere alla tua prima domanda: no, niente novità qui a casa. Mi annoio spesso, faccio un po' di compiti per portarmi avanti e poi... ah, giusto! Dimenticavo di dirti che papà è riuscito a procurarsi una macchina...o forse dovrei definirla tecnologia? Beh, in ogni caso, i babbani la chiamano televisione ed è molto affascinante. Non so spiegarti il metodo di funzionamento che c'è dietro, ma è un po' come guardare le nostre foto (papà dice che quelle dei babbani non si muovono, incredibile vero?!); inoltre, al suo interno ci sono questi cosi chiamati canali e io posso decidere quale guardare usando una strana bacchetta (il telecomando).

Potremmo guardarla insieme un giorno, che ne dici?

Adesso, passando alla tua seconda domanda: ho fatto firmare ai miei il permesso di Hogsmeade ai miei genitori, ma ho evitato di parlargli della scommessa fatta con tuo fratello a quella stupida partita di quidditch – ancora sono furiosa con la squadra di Grifondoro per non aver vinto!

Sebbene i miei genitori non siano più gli stessi da quando Orion non c'è più, so in cuor mio che mi farebbemo quel discorso se sapessero che io e Evan avremo un appuntamento ai Tre Manici di Scopa il prossimo anno scolastico, e non ho poi così voglia di ascoltarli blaterare sul fatto che per loro sono ancora piccola per uscire con un ragazzo, o chissà cos'altro.

Per concludere, direi che sarebbe fantastico se ci incontrassimo a Diagon Alley prima dell'inizio dell'anno scolastico. La mia divisa si è fatta un po' strettina e ne devo comprare una nuova, per non parlare del calderone nuovo che devo prendere – io e Diggory, in quel periodo in cui Piton ci aveva divisi a coppie per la Pozione Drizzacapelli, abbiamo fatto qualcosa di sbagliato al primo tentativo e la pozione ha letteralmente fuso il mio calderone! Mamma non ha saltato dalla gioia quando glielo ho detto e papà mi ha praticamente messo in punizione, quando sono tornata a casa.

Davvero, non vedo l'ora di tornare a Hogwarts!

Un abbraccio.

Aimee

P.s: grazie per esserti presa cura di Ray quando ti ha portato la mia ultima lettera! Quando è tornato a casa aveva un'aria più allegra e rilassata!"

Aimee finì di scrivere la risposta per Andromeda, sua migliore amica e compagna di Casa a Hogwarts, e si disse che l'avrebbe spedita quella sera stessa dopo cena. Quando alzò lo sguardo dal foglio di pergamena, rimanendo comodamente seduta alla scrivania che usava per fare i compiti, osservò il cielo limpido e subito dopo l'orologio affisso al muro accanto alla finestra. Erano appena le due del pomeriggio.

Con uno sbuffo annoiato, quello che ormai le faceva compagnia dal giorno in cui aveva abbracciato con freddezza i suoi genitori sul binario 9 e 3/4, Aimee si alzò dalla sedia e uscì dalla sua camera. Si incamminò verso le scale con l'idea di uscire in giardino a prendere un po' d'aria, ma si bloccò di colpo – un piede a mezz'aria, parallelo al primo gradino.

Qualcosa – o qualcuno – la stava chiamando. Ma non era una voce, era più una sensazione, una brezza.

Prima ancora che se ne rendesse conto, Aimee stava abbassando la maniglia di una porta che, molti anni prima, sua madre non chiudeva mai. Il pavimento scricchiolò sotto i suo piedi e per un attimo Aimee fu tentata di fermarsi, di non andare; eppure c'era ancora quella... sensazione che aveva percepito poco prima.

La vecchia cameretta di Orion era avvolta nell'oscurità e c'era un forte odore di chiuso. Aimee accese le luci e con un sospiro si rese conto che non metteva piede in quel posto dal giorno in cui il cuore del suo fratellino aveva smesso di battere, quindi da all'incirca sette anni. Rimanendo con la schiena praticamente attaccata alla porta, Aimee si guardò intorno e le sembrò di tornare indietro nel tempo: non era cambiato assolutamente nulla. Sulle pareti c'erano ancora foto di lei e Orion che sorridevano o ridacchiavano per qualcosa, l'armadio azzurro dove Cooper e Hollie avevano attaccato tre disegni che Aimee aveva fatto per suo fratello...

Con un tuffo al cuore, Aimee si avvicinò al lettino e afferrò saldamente la copertina preferita di Orion. Era consumata, qualche filo spuntava dagli angoli e il colore, che anni prima era di un blu acceso e meraviglioso, era sbiadito un pochino e adesso sembrava trasmettere solo tristezza. Aimee se la portò vicino al naso e respirò a fondo, tentando di ricordare il profumo di Orion, ma, profondamente delusa, sentì invece quello di un detersivo qualunque.

Stava per rimettere la copertina al suo posto, quando la porta della cameretta si spalancò e sua madre entrò con uno sguardo stanco. Gli occhi di Hollie si spalancarono quando incrociarono quelli della figlia, poi si assottigliarono quando notarono cosa Aimee teneva in mano.

"Che ci fai qui, Aimee?"

"Potrei farti la stessa domanda, mamma" rispose Aimee, gonfiando il petto e stringendo la presa sulla copertina del fratello. "Non mi pare tu sia qui per mettere in ordine qualcosa"

Hollie assottigliò lo sguardo. "Questo tono lo usi coi tuoi amichetti, signorina, non con me, intesi? Adesso va in camera tua"

"Sai," iniziò Aimee, incrociando le braccia al petto e non muovendosi neanche di un millimetro. "scommetto tutti i galeoni che abbiamo alla Gringott, nella nostra camera blindata, che tu ogni tanto vieni qui e ti siedi sul letto di Orion. Sì, posso immaginarti mentre con una scusa ti allontani da papà, sali le scale e poi apri la porta di Orion, proprio come ha fatto poco fa"

"Aimee smettila" sibilò Hollie, assottigliando lo sguardo.

"E che farai mai qui tutta sola?" si domandò Aimee ad alta voce, mostrando alla madre un sorriso quasi crudele. "Piangi? Oh, ma certo, è ovvio che piangi. Te ne stai lì seduta sul letto di Orion, magari stringi la sua copertina preferita e la bagni con le tue stupide lacrime, giusto?"

"Aimee" la richiamò ancora una volta Hollie, al limite della sopportazione.

"E poi dimmi, che fai? La lavi? Beh, mi sembra ovvio" proseguì Aimee senza ascoltarla. "Allora devo ringraziare te se il profumo di Orion è svanito. Devo ringraziare te per l'odore di chissà quale detersivo, giusto?! Beh, grazie mille, mamma!"

"Adesso basta!" urlò Hollie, dando uno schiaffo ad Aimee sulla guancia. Un istante dopo si rese conto di quello che aveva fatto e dentro di lei qualcosa si spezzò ancora e ancora; aprì la bocca per scusarsi con Aimee, ma la richiuse immediatamente e, quando le tornò la parola, disse: "Sei in punizione: va' in camera tua"

Aimee buttò la copertina di Orion sul letto, si porò una mano dove la madre l'aveva colpita e sentì che la zona bruciava. Notò che una lacrima era sfuggita al controllo di Hollie e, senza pensarci su due volte, si avviò per uscire dalla stanza del fratello. Ma poco prima di superare la madre, che era rimasta ferma e immobile, aggiunse: "Sono costretta a tornare qui ogni estate fino a quando non avrò raggiunto la maggiore età, ma voglio assicurarti che una volta compiuti diciassette anni non mi vedrai più"

*

Passò una settimana da quel terribile scontro fra Aimee e Hollie. Il loro rapporto si era spezzato completamente e da ambedue le parti non c'era il minimo segnale di voler rimettere in sesto le cose. Cooper, il padre di Aimee, si era accorto che qualcosa non andava quando, la sera del litigio fra moglie e figlia, poco prima di cena, Hollie non aveva chiamato Aimee perché apparecchiasse la tavola; inoltre le due non si erano minimamente guardate qualche momento dopo e l'unico rumore che regnava erano quello delle posate contro i piatti.

Troppo preso dal lavoro che gli era stato assegnato al Ministero della Magia, Cooper non aveva fatto domande, ma si era limitato a spiegare quale sarebbe stata la sua mansione l'indomani in ufficio. Come se non bastasse, sorvolando sulla tensione che si provava in quel momento, aveva raccontato una barzelletta che un collega gli aveva riferito.

"Non fa ridere e io me ne vado a letto" aveva detto Aimee, prima di alzarsi per salire in camera sua.

Qualche giorno più tardi, Cooper prese un permesso per accompagnare Aimee a Diagon Alley e lì incontrarono Andromeda, Evan e i loro genitori. Stavano discutendo animatamente su delle pozioni per capelli che un venditore ambulante voleva rifilare ad Andromeda: "Oh, ma insomma! Non costa neanche tanto, mamma! Papà, dille qualcosa!"

"Andromeda, smettila di comportarti come una bambina viziata e datti un contegno!" rispose la madre, incrociando le braccia al petto. "Io e tuo padre non ti compreremo assolutamente nulla da questo tizio! È tutto ciarpame!"

Il venditore, che era a portata d'orecchio, fece una smorfia di rabbia, ma provò di nuovo a convincere Andromeda a comprare una delle sue pozioni. Era un omino mingherlino e dalla barba lunga color grigio topo, non molto alto e, all'apparenza, neanche molto intelligente; gli mancavano due denti davanti e sulla manica destra della veste verde c'era uno strappo enorme.

"Evan, mi presti tu dei soldi? Io li ho finiti in vacanza!" esclamò allora Andromeda, voltandosi verso suo fratello.

Aimee si stava avvicinando col padre quando sentì la risposta di Evan: "Neanche per sogno! La scorsa settimana mi hai chiesto dei soldi per comprarti quello che sembrava uno Spioscopio tascabile, ma che in realtà era una Caccabomba cammuffata; ho dovuto sopportare quella puzza terribile per giorni!"

"Questo non me lo avevi scritto nella tua lettera" mormorò Aimee, alle spalle di Andromeda. Cooper, piuttosto che conversare con i genitori di Andromeda e Evan, aveva avvisato la figlia che avrebbe iniziato lui da solo con le spese scolastiche.

Andromeda si voltò e balbettò qualcosa di incomprensibile, infine assottigliò lo sguardo e si rivolse al fratello: "Complimenti genio, adesso Aimee mi massacrerà per tutto l'anno con questa storia"

"Oh, non solo per quest'anno, fidati" replicò Aimee con un sorriso innocente.

Evan tentò di nascondere una risata in tutti i modi possibili, ma alla fine scoppiò. Andromeda, per ripicca, gli saltò su un piede e lui prese a saltellare sul posto. I genitori dei due ragazzi alzarono gli occhi al cielo, si presero per mano e alzando leggermente il mento si incamminarono nella strada principale di Diagon Alley. Andromeda, Aimee e Evan li seguirono per un po' e, quando incotrarono la famiglia Flint, si fermarono accanto al negozio di bacchette a chiacchierare.

Prendendo Andromeda per il polso e allontanandosi dagli adulti, da Marcus e da Evan, Aimee raccontò all'amica della litigata avuta con sua madre. Le parlò della rabbia che era eruttata facendola sembrare crudele agli occhi di Hollie e dello schiaffo che questa le aveva dato. Andromeda ascoltò attentamente fino alla fine.

"Non credi di aver esagerato, Aimee?" le chiese Andromeda, qualche minuto dopo.

Aimee si strinse nelle spalle. "Forse, ma non sono riuscita a fermarmi" poi si passò una mano fra i capelli castani. "Dovevi vedere la sua espressione, Andromeda: sembrava fosse sorpresa nel sentirmi parlare in quel modo, sembrava quasi che non riuscisse a capire che in tutto quello che le ho detto io volevo solo che mi capisse. A volte mi domando se si ricorda che io sono stata la sorella di Orion e non una sconosciuta che passava lì per caso"

Andromeda non disse nulla, ma strinse Aimee in un abbraccio stretto. Aimee ricambiò immediatamente, appoggiando la fronte sulla spalla dell'amica. In un sussurro, sentì Andromeda che le diceva: "Le ti vuole bene, Aimee. Credo solo che metta il dolore della perdita davanti a tutti gli altri sentimenti"

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Capitolo 14
*** Il rospo perduto ***


XIV – Il rospo perduto

 

 

Il binario nove e tre quarti, come ogni primo Settembre, era immerso nel caos più totale. Ovunque si girasse, Aimee vedeva famiglie, compagni di scuola, studenti del primo anno impacciati e animali – gatti, gufi e qualche rospo qua e là. Come se tutte quelle persone che si fermavano proprio davanti a lei per salutarsi prima di salire sull'Espresso non bastassero, un brusio incomprensibile e terribilmente fastidioso aleggiava nell'aria. Aimee doveva contare fino a dieci ogni trenta secondi circa, solo per non dare di matto.

Ray, il gufo che i suoi genitori le avevano preso poco prima dell'inizio del primo anno, tubò nella sua gabbia e mosse le ali, facendo cadere una piuma. Aimee gli sorrise e lo comprese all'istante: anche lui era contento di essere lì, pronto a ripartire per il loro terzo anno a Hogwarts, ma come lei non era felice di tutto il rumore che lo circondava.

Hollie, sua madre, indicò qualcuno in lontananza e Aimee, sbuffando rumorosamente, seguì i genitori attraverso la folla. Quando raggiunsero la persona che Hollie aveva indicato poco prima, Cooper mormorò un incantesimo e il baule di Aimee tornò a terra senza neanche un rumore. La gabbia si posò dolcemente su di esso e Ray chiuse i suoi grossi occhi per riposare un po'.

"Siete in ritardo" osservò severa Augusta Paciock, dando un colpetto con l'indice ad un orologio da tasca che le era saltato in mano allegramente. "Come mai?"

"Ci sono un sacco di babbani in partenza, oggi. È stato più difficile del solito oltrepassare la barriera, senza dare nell'occhio, Augusta" spiegò brevemente Cooper.

"Per questo vi avevo consigliato di venire prima" annuì la donna, facendo in modo che l'orologio tornasse al suo posto, in una tasca intera della veste che portava. Poi, voltandosi verso il nipote, aggiunse: "Per tutti i folletti, Neville! Non startene lì impalato! Saluta!"

Neville Paciock, un ragazzino dalle guance paffute e i capelli biondi pettinati con cura – molto probabilmente da Augusta stessa –, alzò il capo e incontrò lo sguardo di Cooper e Hollie Boyd. Fece un breve cenno di saluto e mormorò un "ciao" quasi impercettibile.

Dopo aver salutato Aimee con un ampio sorriso, Augusta e i Boyd si misero a chiacchierare, in attesa dell'imminente partenza dell'Espresso. Neville abbassò di nuovo lo sguardo e istintivamente Aimee si avvicinò.

"Per essere a pochi passi da Hogwart, per il tuo primo anno, non sembri molto eccitato" mormorò, dandogli una leggera spinta con la spalla. Poi, guardandosi intorno, aggiunse, in un soffio: "Non è male, davvero"

"Sono solo preoccupato, tutto qui" ammise Neville, stringendosi nelle spalle.

"Cosa ti preoccupa?" gli domandò lei, cercando Andromeda con lo sguardo.

Neville aprì la bocca per dire qualcosa, ma ci ripensò immediatamente e rimase in silenzio. La domanda di Aimee aleggiò nell'aria, senza una risposta, e piano piano svanì. Ma Aimee sapeva: sapeva benissimo che Neville non si sentiva all'altezza, che era insicuro e che ogni giorno, quando si svegliava, cercava semplicemente di rendere sua nonna orgogliosa. Forse Augusta era un po' troppo severa con lui.

Aimee sbuffò. Voleva aiutarlo, tirarlo fuori dal suo guscio. Si ripromise che durante l'anno l'avrebbe tenuto d'occhio, l'avrebbe spronato a fare di più e ad impegnarsi al meglio per poter dimostrare ad Augusta che lui era degno del cognome che portava.

"Forse è meglio salire a bordo!" esclamò poco dopo Augusta, dando una leggera spinta al nipote perché prendesse coraggio. "Il treno parte tra poco e non vogliamo di certo che voi lo perdiate, giusto?"

Aimee annuì con vigore, si affrettò a prendere il baule e la gabbia di Ray e, insieme ai suoi genitori, Augusta e Neville, si spostò verso la porta del treno più vicina. Salutò con un abbraccio affettuoso l'anziana strega, fece un cenno distratto con la mano a Cooper e a Hollie e montò sul treno. Neville salì subito dopo di lei.

Lui trovò immediatamente uno scompartimento vuoto e, con un filo di voce, disse ad Aimee che poteva andare tranquillamente a trovare i suoi amici. Seppur preoccupata, Aimee annuì e prese a camminare lungo il corridoio, trovandosi ben presto alla fine del treno – zona che, solitamente, occupavano i Serpeverde.

Non fu difficile trovare Andromeda, che si stava lamentando con fratello perché aveva mangiato la sua ultima Cioccorana. Per un momento Aimee rimase lì ad osservarli, persa in quei pensieri che l'avevano trascinata al giorno in cui Hollie le aveva dato uno schiaffo sulla guancia – ancora non parlavano fra loro, se non a monosillabi.

Forse, pensò muovendosi nella direzione dei loro amici, se Orion fosse qui, anche io e lui... ma il pensiero non arrivò ad una conclusione, perché un ragazzino dai capelli biondissimi le era finito addosso e adesso si stava lamentando.

"E sta un po' attenta! Potevi rovinarmi la veste che mio padre ha fatto arrivare dall'Italia!"

Aimee si voltò con rabbia. "Attenta io? Ma se sei tu quello che mi è venuto contro? E poi lascia che qualcuno te lo dica chiaro e tondo, biondino: quella veste fa schifo, che sia italiana o meno"

Aimee si mosse in avanti e raggiunse Andromeda, Evan e Marcus Flint con uno sbuffo. I tre la stavano fissando da un po', in un rigoroso silenzio.

Gli occhi di Andromeda, che con la luce del mattino che entrava dal finestrino sembravano più azzurri che mai, saettarono dalla sua migliore amica al ragazzino biondo alle sue spalle che ancora borbottava. I capelli castani cadevano in delicati boccoli sulle sue spalle, le punte avevano un riflesso rosso – e nella mente di Aimee si formò una figura maschile dai capelli rossi.

"Bella entrata, Aimee" commentò Andromeda, e le sue labbra carnose si piegarono in un sorriso beffardo. "Davvero una bella entrata"

"Ti ringrazio" disse Aimee, prendendo posto sul sedile accanto a Marcus, che scuoteva il capo divertito. Poi, dando un'occhiata veloce al ragazzino biondo seduto poco distante da lei, aggiunse: "Credo sia il figlio di Lucius Malfoy. Hanno avuto una cena di lavoro a casa nostra qualche anno fa, lui e mio padre, e devo ammettere che quel colore di capelli non si scorda mai"

"Beh, si è scelto degli ottimi compagni vedo" commentò Marcus, osservando i due ragazzi dall'aria stupida che si erano messi a parlare col giovane Malfoy.

"Si conosceranno praticamente da sempre, Marcus" fece Evan, portando l'attenzione su di sé. Tre paia di occhi lo osservavano, confusi e consapevoli allo stesso tempo; così Evan allungò il collo – cosa che fecero anche Aimee, Andromeda e Marcus – e sussurrò: "Probabilmente i loro genitori si conoscono dai tempi di Voi-Sapete-Chi, quando lavoravano per lui nelle vesti di Mangiamorte"

*

Con un sussulto, Aimee si svegliò. Si era accoccolata in un angolo del sedile, appisolandosi subito dopo l'ora di pranzo. Mentre sbadigliava e si stiracchiava per bene, ricordò dettagliatamente il sogno che aveva fatto: una braca che si muoveva lenta e silenziosa sulle acque del Lago Nero, una voce profonda che chiamava quelli del primo anno, un ragazzino che l'aiutava a scendere dalla barca e una mano che stringeva la sua.

Scacciando Fred Weasley dalla sua mente, Aimee si alzò e decise che era arrivato il momento di fare due passi. Dentro di sé tentò di convincersi, in diversi modi, che voleva solo controllare Neville, ma in realtà lei, nel profondo, voleva vedere uno studente in particolare – Fred Weasley stesso.

Andromeda andò con lei, uscendo dallo scompartimento in cui Marcus e Evan parlavano solo ed esclusivamente di quidditch. Si affiandò alla sua migliore amica, sistemò la maglietta che indossava e, insieme ad Aimee, prese a camminare.

"Come sarebbe a dire hai perso il tuo rospo, Neville?!" esclamò qualche minuto dopo Aimee, guardando severamente il ragazzo paffuto. "Tua nonna non ne sarà di certo felice quando verrà a sapere di questa storia, lo sai vero? Non sarò io a fare la spia, questo è ovvio, ma..."

"Lo sto aiutando io. Grazie tante comunque" squittì una ragazzina dai capelli castani e tutti in disordine.

"E tu chi saresti di preciso, pivellina?" le domandò Aimee, sgarbatamente.

"Hermione Granger" si presentò con orgoglio l'altra, facendosi avanti e ponendosi fra Aimee e Neville – che adesso sembrava terrorizzato solo all'idea che la nonna potesse venire a sapere di Oscar, il rospo.

"Bene, pivellina" disse Aimee, calcando sul nomignolo. "Adesso perché non evapori e mi lasci parlare con Neville?"

Andromeda, ferma nel corridoio, davanti allo scompartimento, si godeva la scena. Quando arrivarono due gemelli dai capelli rossi, seguiti da un ragazzo dalla pelle scura, tutti e tre di Grifondoro, raccontò loro quello che stava succedendo. Fred, George e Lee si fermarono davanti allo scompartimento e ascoltarono semplicemente.

"Questo è fuori discussione!" proseguì Hermione Granger, portandosi le mani ai fianchi. "Mi sono offerta di aiutarlo a trovare il suo rospo e non credo che tu possa farmi cambiare idea, o mandarmi via"

Aimee alzò gli occhi al cielo e si rivolse direttamente a Neville, ignorando completamente la ragazzina dai capelli castani. "E' meglio se lo ritrovi prima di arrivare a Hogwarts, Neville. Fatti aiutare da chi ti pare e piace, ma trovalo"

"E tu non vuoi dare una mano?" le domandò George Weasley, sorridendole beffardo.

"Già, perché non aiuti anche tu?" disse immediatamente Fred Weasley, incrociando le braccia al petto con un'aria divertita.

"Sai Fred," disse poi George, voltandosi verso il gemello. "La Boyd sembra proprio la mamma!"

"Stavo pensando la stessa cosa!" esclamò l'altro, scoppiando a ridere.

Andromeda li guardava un po' confusa. Non sapeva se ridere, o se prenderli in giro. Si limitò scuotere il capo e a prendere Aimee sottobraccio, trascinandola verso lo scompartimento dove avevano lasciato Evan e Marcus.

Quando si furono allontanate abbastanza, senza neanche rendersi conto che i gemelli e Lee Jordan le stavano seguendo, Andromeda disse: "Quel George Weasley è proprio carino, non trovi? Peccato sia Grifondoro!"

"E questo cosa vorrebbe dire?!" esclamò proprio il diretto interessato, facendo voltare di scatto sia Aimee che Andromeda – quest'ultima un po' rossa dalla vergogna. "Cioè, so di essere un gran figo, ma che significa 'Peccato sia Grifondoro'?"

Fred, Lee e Aimee si scambiarono un'occhiata e allo stesso tempo, fra Andromeda e George, partì una discussione sulle Case a cui appartenevano e ai rapporti che c'erano fra le due. Lee Jordan ben presto si stufò e decise di andare a salutare Angelina Johnson e Katie Bell, mentre Fred si avvicinò ad Aimee.

"Me lo dirai mai perché mi detesti, Boyd?"

Fred era così vicino che in Aimee nacque la strana voglia di mettersi a contare le sue lentiggini. I capelli rossi, con la luce del tramonto, sembravano ancora più rossi e le sue labbra erano piegate in un sorriso leggerero – sebbene fosse un pochino malinconico.

Prima di rispondere, Aimee lo studiò con cura. Si era alzato durante l'estate appena trascorsa, il lineamenti del viso sembravano più marcati e maturi e gli occhi la stavano facendo annegare in un mare dolce. Il profumo che emanava il suo corpo, poi, era intenso, deciso e... perfetto.

"Io non ti detesto affatto, Weasley" ammise in un sussurro Aimee, spostando lo sguardo altrove.

E fu la volta del Grifondoro. I suoi occhi percorsero la figura delicata di Aimee, accorendosi di quanto fosse cresciuta dall'ultima volta che l'aveva vista, poco prima che sparisse coi suoi genitori dietro la barriera a King's Cross. Sotto la maglietta si vedeva un accenno di seno, i capelli le ricadevano in onde castane fino ai gomiti e i suoi occhi, marroni e intensi, gli stavano comunicando che era successo qualcosa.

Fred aprì la bocca, meravigliato per la risposta di lei. "E allora perché fai l'antipatica?"

"Ho le mie ragioni" replicò lei, stringendosi nelle spalle. Poi, per sviare dall'argomento che, sicuramente, Fred voleva portare avanti, Aimee si voltò verso George e Andromeda, che ancora discutevano animatamente. "Sarà meglio dividerli, prima che inizino a duellare qui"

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Capitolo 15
*** Il Bambino che è Sopravvissuto ***


XV – Il Bambino che è Sopravvissuto


 

Il treno rallentò la sua corsa e con un ultimo sbuffo si fermò alla stazione di Hogsmeade. I quattro Serpeverde – Aimee, Andromeda, Evan e Marcus – aspettarono che il vagone si svuotasse completamente prima di scendere, avviandosi poi verso una delle carrozze che li avrebbe portati al castello. Aimee lanciò un'occhiata al figlio di Lucius Malfoy che, insieme agli altri studenti del primo anno, seguivano Hagrid, il guardiacaccia, verso le barche.

Mentre si avvicinavano ad una delle ultime carrozze, Aimee rallentò il passo e alzò il capo. I suoi occhi marroni si persero in un manto scuro, illuminato da stelle lontanissime e una luna calante. Quel satellite naturale l'aveva sempre affascinata; era sempre stato così, da che ne aveva memoria. Aveva persino inventato una storia sulla luna, ma quella era saltata fuori dalla sua fantasia bambina una sera di molti anni prima, quando Orion, il suo fratellino, aveva la febbre alta e continuava a piangere.

"Credo di sapere che cosa ti passa per la mente" disse Andromeda, prendendola sottobraccio e facendola tornare al presente. Aimee attese che l'amica continuasse e Andromeda, una volta salita sulla carrozza dopo l'amica, le si avvicinò per sussurrare un nome: "Orion".

Aimee annuì piano. "E' solo un ricordo che mi è tornato in mente, nulla di che"

Le due Serpeverde non parlarono più e nella carrozza cadde un silenzio confortevole. L'unico rumore che si sentiva era quello delle ruote delle carrozze che si muovevano esperte sul terreno, portando gli studenti al castello.

La Sala Grande si riempì velocemente di studenti stanchi ed affamati. Il soffitto era una copia del cielo stellato che si poteva vedere dalle finestre dietro il lungo tavolo degli insegnanti, e ovviamente non mancavano le candele incantate e il calore di quella che Aimee aveva definito ormai da tempo 'casa'. Però, quella sera, raggiungendo i suoi compagni Serpeverde e salutando un'annoiata Keira, Aimee si rese conto che c'era quasi un'aria diversa...

"Hey, avete sentito la novità?" esclamò una ragazza bionda del quinto anno, avvicinandosi a Marcus e Evan. "Harry Potter è qui!"

Aimee si voltò di scatto verso la ragazza bionda e sgranò gli occhi. Cooper, suo padre, le aveva raccontato spesso la storia dei Potter, di come Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato era riuscito a scoprire dove la famiglia si nascondeva, di quel mago oscuro avesse ucciso prima James Potter, poi Lily e infine, tentando invano col piccolo Harry, aveva misteriosamente perso i suoi poteri. Secondo Hollie, quel potente mago che aveva causato tanto terrore e tanta tristezza, era morto quella stessa notte – il 31 Ottobre 1981.

Ma chi, nel Mondo Magico, non conosceva la storia di Harry Potter? Lui era l'unico ad essere sopravvissuto all'Anatema che Uccide, magia potentissima e oscura. Una delle Maledizioni Senza Perdono che, se usate, ti regalavano un biglietto di sola andata per la prigione dei maghi – Azkaban.

"Pensavo vivesse con dei parenti babbani" fece un ragazzo del quarto anno, seduto accanto a Flint.

"A me avevano detto che viveva in un orfanotrofio" replicò un altro studente.

"Eccoli!" disse la ragazza bionda, indicando le porte della Sala Grande che si aprivano, rivelando la professoressa McGranitt con al seguito il gruppo di studenti del primo anno. "Voi riuscite a vederlo?"

La Sala Grande piombò nel silenzio e tutti fissarono i propri occhi sui nuovi arrivati. Chi cercava di riconoscere Potter, chi era semplicemente felice di assistere ad un altro Smistamento. Aimee fu una di quelli che tentavano di capire quale ragazzino fosse il bambino che era sopravvissuto, ma non sapendo nulla del suo aspetto fisico – se non la cicatrice a forma di saetta che aveva sulla fronte – fu tutto invano.

Poco più tardi, comunque, Harry Potter venne chiamato dalla McGranitt e un ragazzino dai capelli neri e arruffati si fece avanti, tentennando leggermente. Aimee si accorse dello sguardo che aveva: "Scommetto che non sapeva di essere un mago" sussurrò infatti ad Andromeda, distogliendo lo sguardo per un secondo.

Poi il Cappello Parlante urlò "Grifondoro!" e la tavola giallo-rosso si alzò per festeggiare. Battevano tutti le mani, urlavano con gioia e due gemelli, che Aimee riconobbe immediatamente, si diedero ai cori da stadio solo per vantarsi che loro avevano Potter e le altre tre Case di Hogwarts no.

Aimee alzò gli occhi al cielo. "Quanto sono infantili!"

"Credevo che uno di quei due ragazzi infantili ti piacesse" le sussurrò Andromeda all'orecchio, facendola sussultare.

"E questo da dove salta fuori?" le domandò Aimee allo stesso modo, un pochino infastidita.

"Dal modo in cui lo guardi" rispose semplicemente l'altra, stringendosi nelle spalle. "Da come vi scannate ogni volta che ne avete la possibilità e poi permettimi di farti aprire gli occhi per bene, mia cara Fingo-Di-Essere-La-Regina-Di-Ghiaccio-Ogni-Volta-Che-Fred-Weasley-E'-Nei-Paraggi: la tua invidia nei suoi confronti, nei confronti di George e della loro famiglia è svanita da tempo. Adesso c'è solo una cotta, che ha due possibilità: o continua a crescere, o svanisce"

"Fingo-Di-Essere-La-Regina-Di-Ghiaccio-Ogni-Volta-Che-Fred-Weasley-E'-Nei-Paraggi? Che idea originale" replicò Aimee, alzando gli occhi al cielo. "Di soprannomi più lunghi hai trovato solo questo?"

Andromeda alzò un sopracciglio, scosse il capo e le sorrise. Sapeva che Aimee voleva evitare l'argomento 'invidia', perché era sempre andata così fra loro. Aimee gliene aveva parlato qualche mese prima delle vacanze di Natale al loro secondo anno; Andromeda era rimasta in silenzio per un paio di secondi, poi le aveva detto, chiaro e tondo, che secondo lei era stupido usare quel motivo per spingere sé stessa a trovare antipatico Fred Weasley – e, naturalmente, il resto della sua famiglia.

"Continuerò a sostenere le mie teorie, Aimee Boyd" disse solenne Andromeda, dando un'occhiata alla tavola di Grifondoro. Gli occhi dei due gemelli Weasley, per pura casualità, erano rivolti verso lei e Aimee e questo fece piegare le labbra di Andromeda in un ghigno. "E le sosterrò fino alla fine dei tempi"

George le rivolse un sorriso e fece un cenno col capo verso suo fratello. Andromeda guardò Fred e lo trovò come incantato... e chi guardava se non Aimee Boyd?

In quel preciso istante, fra un Grifondoro e una Serpeverde, nacque una collaborazione segreta. Così, solo guardandosi per un breve lasso di tempo, e quello era bastato per comprendere quello che era il loro compito: fare in modo che Fred e Aimee si parlassero con chiarezza e che esternassero i propri sentimenti.

*

"E questa è la vostra Sala Comune!" esclamò il prefetto di Serpeverde, entrando dal passaggio segreto con quelli del primo anno. "Per i dormitori basta salire la scala a chiocciola da quella parte" e indicò la scala in mogano con serpenti intarsiati sulle rifiniture. "Basta percorrere il corridoio e sopra la porta troverete il numero uno, che sta ad indicare ovviamente 'Dormitorio del primo anno'"

Aimee, seduta su una poltrona davanti al camino insieme ad Andromeda e Keira, intravide per un momento Malfoy. Aveva un sorrisetto dipinto sul volto che urlava "Sapevo di essere un Serpeverde!"; ad Aimee diede l'impressione di essere un ragazzino saccente e presuntuoso, proprio come il padre – molto probabilmente, come se non bastasse, anche un fissato sul fatto che i Purosangue fossero migliori di chiunque altro.

"Non chiedete al Barone Sanguinario perché è sporco di sangue, o su chi fosse quando era in vita" proseguì il prefetto con aria solenne. "Ora, prima di lasciarvi liberi, ci tenevo a ricordarvi che i punti sono essenziali, per vincere la Coppa delle Case e mantenere alto l'onore della Casa di Salazar Serpeverde, quindi mi raccomando: non fatevi togliere punti, a qualsiasi costo, intesi?"

Aimee sbuffò e tornò a concentrarsi sulle fiamme nel camino. Andromeda sbadigliava in continuazione, ma sembrava determinata a finire il capitolo di un libro che aveva iniziato a leggere durante le vacanze estive. Evan e Marcus, invece, stavano chiacchierando ad alta voce con la squadra di quidditch di Serpeverde e Keira, seduta accanto ad uno dei Battitori, ascoltava attentamente.

"Mio padre sarà proprio felice di sapere che c'è anche Potter" disse una voce in tono sarcastico alle spalle di Aimee. "Ha già fatto amicizia, sapete? Con quel Weasley!"

Aimee si sporse leggermente e vide Draco Malfoy, seduto sui divanetti dietro alla poltrona dov'era lei. Parlava con Tiger e Goyle, i due dall'aria stupida che aveva visto sul treno quando stavano per partire per Hogwarts.

"Quello straccione lentigginoso!" proseguì, ridendo di gusto. "Avete visto che espressione da idiota che aveva, quando l'hanno chiamato perché venisse Smistato?"

Scuotendo il capo, Aimee tornò a fissare le fiamme e mezz'ora dopo seguì Andromeda nei dormitori del terzo anno. Keira si stava infilando la camicia da notte quando le due entrarono e anche lei, proprio come Draco, stava parlando di Harry Potter e degli amici che si era scelto.

Keira tentò di tirare dentro la conversazione anche Andromeda e Aimee, ma quest'ultima era esausta e disse che sarebbe andata dritta a letto. Andromeda, invece, rimase sveglia fino a tarda notte a parlare dell'undicenne tanto famoso che in quel momento, probabilmente, stava dormendo nella Torre di Grifondoro.

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Capitolo 16
*** Halloween ***


XVI – Halloween

 

Settembre scivolò via velocemente, trascinando con sé la temperatura tiepida e un sole splendente che avevano caratterizzato alcune delle sue giornate. Con l'inizio di Ottobre era arrivata l'aria fredda e pungente, ma gli studenti di Hogwarts non si erano fatti intimorire: alcuni gruppetti si sedevano sotto grossi alberi a studiare o a fare compiti, altri camminavano lungo le rive del Lago Nero. Poi, quando anche Ottobre arrivò al termine, tutti quanti preferirono di gran lunga rimanere fra le mura del castello – Aimee si fermava spesso nei corridoi con le enormi finestre solo per ammirare il tramonto.

Halloween si stava avvicinando e, insieme, anche la partita di quidditch fra Grifondoro e Serpeverde. Nessuno sapeva quale dei due eventi fosse più eccitante: da una parte c'era la festa di Halloween, con le sue decorazioni a tema e il magnifico banchetto dai piatti prelibati che, giù nelle cucine, gli elfi preparavano con cura; dall'altra c'era la partita che tutti aspettavano – persino Corvonero e Tassorosso erano ansiosi di assistere a quell'incontro.

Un pomeriggio, gli studenti del terzo anno di Serpeverde e Grifondoro si stavano avviando alla lezione di Difesa Contro le Arti Oscure. L'insegnante era il professor Raptor, un ometto magro e non tanto alto; aveva sempre la testa coperta di un turbante – che quel giorno era di un viola prugna – e balbettava in continuazione. Andromeda, durante la prima lezione, aveva scritto i suoi appunti proprio come venivano fuori dalla bocca di Raptor, balbettio compreso.

"Allora, Grifondioti, vi state allenando per la partita?" domandò con un sorriso beffardo Keira, voltandosi a guardare qualche studente di Grifondoro, camminando all'indietro. "O anche quest'anno finirete col prenderle da noi Serpeverde?"

"Questa volta vi batteremo, vedrai!" esclamò Angelina Johnson, chiudendo le mani a pungo. "E non vinceremo solo questa partita, ma anche tutte le altre e alla fine dell'anno, quando il professor Silente ci consegnerà la Coppa delle Case, vedremo se sarai ancora così convinta che la vostra Casa di serpi schifose sia la migliore fra tutte!"

"Serpi schifose a chi?!" si intromise Andromeda, fermandosi di botto. Si voltò di scatto, affiancò Keira e tirò fuori la bacchetta. "Prova a dirlo un'altra volta, ti sfido!"

"Sicura di poter sostenere un duello con me?" replicò Angelina, assottigliando lo sguardo.

Aimee guardò la sua migliore amica e con sua grande sorpresa si rese conto che anche Keira aveva tirato fuori la bacchetta. Entrambe puntavano Angelina. Spostando lo sguardo sui Grifondoro alle spalle della Johnson, Aimee incrociò lo sguardo di Fred e nei suoi occhi vide un moto di rabbia.

Intorno alle tre ragazze si formò un cerchio e ben presto altri studenti, che passavano di lì per caso, si fermarono a guardare. Tra questi c'era anche Cedric Diggory che, avvicinandosi ad Aimee, chiese, confuso, che cosa stesse succedendo. Aimee spiegò quello che era successo e lui decise di intervenire.

"Okay, direi che la cosa finisce qui!"

Si mise in mezzo a quel duello non ancora iniziato. Alla sua destra c'era Angelina, che piano aveva abbassato la bacchetta, mentre alla sua sinistra c'erano Keira e Andromeda, ancora pronte a lanciare una fattura o due alla Grifondoro.

Aimee vide George Weasley dare una gomitata al gemello e, con un sorrisso divertito, gli sussurrò qualcosa all'orecchio. Questo fece sì che lo sguardo di Fred cambiasse: divenne più calmo, più luminoso.

"Lasciale fare, Ced!" esclamò George, ridacchiando sotto i baffi.

"Sì, questo battibecco potrebbe sfociare in uno spettacolo esilarante!" aggiunse Fred, ridendo anche lui.

Cedric alzò gli occhi al cielo. Mormorò qualcosa fra i denti che Aimee percepì come un: "Ma perché i Grifondoro e i Serpeverde si odiano così tanto?", ma, dagli sguardi dei presenti, parve l'unica ad averlo sentito. E in effetti, anche lei se lo era sempre chiesto, infondo infondo.

"E noi ce ne staremo qui, comodi comodi, ad osservare" proseguì George, sorridendo come un bambino felice.

"Ancora meglio!" esclamò Fred, voltandosi verso il gemello. "Potremmo scommettere su chi vincerà il duello, non sarebbe fantastico?"

"Fantastico un paio di boccini, Weasley!" esclamò a questo punto Aimee, incrociando le braccia al petto. "Non voglio perdere punti solo perché una delle vostre compagne di Casa non sa incassare colpi, quindi la cosa finisce qui, proprio come ha detto Diggory"

"Ed ecco che arriva Aimee Boyd, signori e signore!" esclamò Fred Weasley, indicando Aimee quasi fosse un presentatore di uno di quei programmi babbani che lei, rintanata in casa sua, aveva visto durante le vacanze estive.

"Quella che rovina tutto il divertimento!" esclamò a sua volta George, facendo partire un applauso.

Cedric si unì all'applauso, ma quando Aimee lo incenerì con una sola occhiata, lui smise immediatamente e si passò una mano sul collo, visibilmente imbarazzato. Nello stesso momento, Andromeda e Keira riposero le bacchette, si voltarono e fecero per andarsene; ma alle loro spalle, Angelina stava già mormorando un incantesimo.

Aimee fu più veloce, però. Mormorò "Expelliarmus" e la bacchetta della Grifondoro cadde a terra, a dieci centimetri dai piedi di Aimee. L'applauso che George aveva fatto partire si affievolì, e alla fine calò il silenzio.

"E poi siamo noi quelli cattivi, che attaccano alle spalle, eh Johnson?" fece Aimee con disprezzo, guardando solo ed esclusivamente la Cacciatrice di Grifondoro. Poi, piegando leggermente il capo – "Sono io ho quella ha lo sguardo da psicopatica?" domandò qualcuno in un sussurro fin troppo udibile –, Aimee fece un passo avanti, superando la bacchetta di Angelina, e aggiunse: "Ti consiglio di non riprovarci, Johnson, o te la vedrai con me e ti posso promettere che non ti piacerà"

"Mi stai minacciando, Boyd?" replicò l'altra, senza muoversi di un passo, guardando la Serpverde con rabbia. "Non credo che tu sia a conoscenza di incantesimi tanto potenti da ferirmi gravemente, o questo è quello che suppongo tu voglia farmi, basandomi su quello che hai appena detto. Va' a farti consigliare dai tuoi genitori, magari, quando ancora vagavano nella Sala Comune di Serpeverde, si sono imbattuti in qualche Magia Oscura che potrà tornarti utile e io, serpe, sarò qui ad aspettarti"

Andromeda fece un passo in avanti, pronta ad afferrare il polso di Aimee per portarla via. Keira, intuendo che Aimee stava per scoppiare, copiò alla perfezione i movimenti di Andromeda e rimase in allerta. Fred e George Weasley rimasero come di sasso, proprio come tutti i presenti e, quando Aimee, al posto di esplodere, sorrise, trattennero il respiro.

"Solo perché tu lo sappia, i miei genitori erano in Corvonero, troppo impegnati a studiare e a mantenere i loro voti alti per anche solo sfiorare la Magia Oscura. Ma non ti nascondo che da loro ho preso l'amore per i libri e, guarda caso, sono nelle grazie di Madama Pince dal primo anno: non ci vorrà molto a convincerla a farmi consultare il Reparto Proibito"

Detto questo, Aimee si voltò e superò ancora una volta la bacchetta della Grifondoro, che ancora giaceva a terra, indisturbata. Keira e Andromeda si scambiarono un ghigno divertito e seguirono l'amica, mentre altri studenti di Serpeverde esultavano quasi stringessero la vittoria della partita di quidditch fra le mani.

Il gruppo di Grifondoro, ancora sorpresi da quelle parole così dure della Serpeverde, rimase a bocca aperta per qualche secondo. Fred era sconvolto: dov'era finita quella ragazzina che l'aveva ringraziato al primo anno, quando l'aveva aiutata a scendere dalla barca la sera dello Smistamento?

Fred non ci mise molto a rispondere alla sua stessa domanda, ben celata nella sua mente – e sentì come se anche George se ne fosse reso conto. Angelina non poteva sapere, e probabilmente non avrebbe mai saputo, che nella famiglia di Aimee qualcosa non andava: i due gemelli, per pura casualità, aveva ascoltato la Serpeverde confessare ad un ragazzo della sua stessa Casa che Orion, il suo fratellino, non c'era più...

E questo, forse, ha causato una spaccatura nella sua famiglia, concluse malinconico Fred nella sua mente. Ecco perché ha reagito così.

E Fred Weasley, insieme al gemello, ci aveva preso in pieno.

Cedric raggiunse con uno scatto Aimee e la fermò, afferrandola per un polso. "Che diavolo era quello, Aimee?"

"Quello cosa?" domandò brusca lei, divincolandosi dalla presa del Tassorosso.

"Quelle parole... insomma, Aimee, era un litigio fra ragazzi, fra Case, non puoi davvero pensare di poter arrivare alla Magia Oscura per sciocchezze simili!" rispose lui, posando le sue mani sulle spalle di lei.

Gli occhi di Cedric le comunicavano preoccupazione, ansia e anche un po' di terrore. Emozioni che, però, il Tassorosso sapeva nascondere bene agli occhi di Andromeda e Keira, che pochi istanti dopo si allontanarono per dare ai due un attimo per parlare.

Aimee diede un'occhiata alle spalle dell'amico, si lasciò andare in un sospiro di sollievo e, mentre ancora i Grifondoro non accennavano a muoversi, scoppiò in una risata silenziosa.

"Non sono nelle grazie di nessuno, Ced" mormorò, passandosi una mano fra i capelli castani. "Erano tutte balle, frottole"

"Da-davvero?" chiese Diggory, sollevato.

Aimee annuì con un sorriso sincero. "Sarò anche Serpeverde, ma ciò non vuol dire che il mio destino sia legato alla Magia Oscura, alla cattiveria... certo, mi sono lasciata trasportare dal momento, ma Angelina non sa che, nominando i miei, ha toccato un tasto... doloroso"

"E' successo qualcosa di cui non mi hai messo al corrente, signorinella?" intervenne Andromeda, incrociando le braccia al petto e guardando la migliore amica. Poi, ricordando quello che le aveva raccontato a Diagon Alley, aggiunse: "Oh"

Notando che gli altri due le guardavano con un'aria confusa, Aimee si affrettò a raccontare a Cedric e Keira della litigata che aveva avuto con la madre. Provò a descrivere nei minimi dettagli la rabbia che le era montata nelle vene e quello schiaffo che aveva tagliato quel misero filo che era il suo rapporto con Hollie. Ma, nonostante tutto, Aimee si sforzò e sorrise.

"Le cose sarebbero diverse, se Orion fosse ancora qui"

*

Il giorno seguente, a pranzo, al tavolo di Serpeverde non si parlava d'altro se non della lite avvenuta fra Aimee e Angelina. Qualcuno le aveva già fatto i complimenti nella Sala Comune, per aver affrontato la Grifondoro e per averla rimessa al suo posto, altri le facevano l'occhiolino prima di buttarsi sul pranzo o le sorridevano contenti.

Ma lei si sentiva uno schifo.

Certo, Angelina non era stata proprio gentile con lei, ma Aimee sapeva che le cose erano andate come erano andate solo perché Keira aveva voluto punzecchiare lei e gli altri Grifondoro che erano lì. Quindi prese una decisione, finendo il suo pasticcio di maccheroni: si sarebbe scusata con la Johnson – o almeno ci avrebbe tentato.

Si appostò fuori dalla Sala Grande e vide passare Harry Potter con un ragazzino dai capelli rossi e la faccia ricoperta di lentiggini. Poco distante, Hermione Granger, la so-tutto-io che aveva incontrato sul treno il primo Settembre, li seguiva stringendo un volume fra le braccia. Per un attimo le venne in mente Neville: essendo dello stesso anno e della stessa Casa, forse sapevano come stava affrontando l'anno scolastico – visto che Neville stesso sembrava ignorarla completamente.

Poi ecco che dalla Sala Grande uscì Angelina, affiancata da Katie Bell e qualche altra ragazza di Grifondoro. Aimee le raggiunse con un paio di falcate, si schiarì la gola e l'intero gruppo si voltò.

"Che vuoi ancora, Boyd?" chiese sprezzante la Johnson, incrociando le braccia al petto.

"Parlare" rispose la Serpeverde, mantenendo un comportamento distaccato, freddo. "Da sole"

Angelina parve rifletterci, forse ricordando le cose che Aimee le aveva detto il giorno precedente. Alla fine disse alle sue amiche che le avrebbe raggiunte a breve nella Sala Comune di Grifondoro e loro, con un ultimo sguardo preoccupato, la lasciarono con Aimee.

"Andrò dritta al dunque, così da poter mettere una pietra sopra a quello che è successo ieri" iniziò Aimee, restando concentrata sul suo obiettivo. "Io non sono amica tua e quello che sto per dire di certo non mi renderà tale, ma" Aimee prese un respiro profondo. "sono arrivata alla conclusione che quello che ho detto sia stato un po' troppo... brusco, o persino crudele, sotto certi versi. Perciò," un altro respiro profondo. "ti chiedo scusa"

La Grifondoro sbatté le ciglia un paio di volte. Non poteva credere alle sue orecchie: una Serpeverde che si stava scusando? E con una che apparteneva alla Casa rivale, per giunta!

Ci mise un paio di secondi ad immagazzinare ciò che Aimee le aveva appena detto, ma quando lo fece, annuì semplicemente. "Credo di aver esagerato anche io"

Aimee annuì a sua volta. Con un cenno col capo, dopo quel breve scambio, le due presero strade diverse. Fred, che aveva visto Aimee avvicinarsi alla compagna di squadra, e di Casa, sorrise e raggiunse la Serpeverde.

"Che vi siete dette, tu e Angie?" le domandò, seguendola verso i sotterranei.

"Le ho chiesto scusa per ieri, tutto qua" rispose tranquillamente lei, stringendosi nelle spalle.

"Devo ammetterei che mi hai sorpreso, quando hai tirato fuori il Reparto Proibito e la Magia Oscura" proseguì lui, fermandola subito dopo per un polso. "Non avrai davvero intenzione di...?"

"Come ho già detto a Cedric: quello che è uscito dalle mie labbra erano solo stupidaggini, fandonie. Non sono il tipo di strega che potrebbe arrivare a tanto, ma se dovesse ripresentarsi l'occasione, colpirò Angelina con una bella Tarantallegra o con un Filipendo!"

Fred scoppiò in una risata di gusto e Aimee si ritrovò a sorridere, divertita. Gli diede una spintarella, quando lui non diede segno di voler smettere di ridere, e qualche secondo dopo anche lei si mise a ridere. Senza conoscerne il motivo.

La risata di Aimee era cristallina, una melodia dolce che provocò un brivido lungo la spina dorsale del rosso. Si girò verso di lei – erano fermi in un corridoio ed erano soli – e osservò il viso della Serpeverde: le guance erano leggermente rosse, le labbra sottili piegate in un sorriso ampio e sincero, aperte per far trapelare quella canzone che era la sua risata. I capelli, castani e ondulati, le incorniciavano il viso dai lineamenti sottili e delicati e gli occhi erano luminosi.

Senza accorgersi di quello che stava facendo, Fred la prese per mano e la trascinò in un aula deserta. Lei, sorpresa, si lasciò trasportare. Entrambi, quando le loro mani entrarono in contatto, sentirono come un fuoco spargersi in tutto il corpo e Aimee, anche se non volle ammetterlo a sé stessa, sentì persino i fuochi d'artificio.

"Che succede, Weasley?" gli chiese, guardandolo, confusa.

"Io... io... sai, dovresti ridere sempre" disse lui, velocemente, guardando ovunque ma non nella direzione di lei. "O, per lo meno, sorridere come hai fatto poco fa"

Aimee fece un passo in avanti, verso di lui, e corrugò lo sguardo. "Io sorrido, Weasley"

"Sì, ma non sono quasi mai sinceri come quello che mi hai appena mostrato!" replicò lui, incatenando finalmente i loro sguardi.

E mentre si fissavano, in un confortevole silenzio, Fred arrossì.

"Senti, tra un po' c'è il primo week-end a Hogsmeade" disse il ragazzo, sfruttando quel momento di coraggio. Poi si masso una mano fra i capelli, imbarazzato: "Non è che ti andrebbe... sì, insomma... di... di venirci con me?" D'un tratto, però, si ricordò degli scherzi che lui e George dovevano prendere all'Emporio degli scherzi di Zonko, quindi si affrettò ad aggiungere: "Magari la domenica, perché il sabato io e George dobbiamo fare rifornimenti da Zonko"

Aimee spalancò occhi e bocca. "Mi stai, forse chiedendo di uscire, Weasley?"

"Sì?" fece lui, accennando ad un sorriso sghembo.

"Beh... io... ecco... devo già andarci con... un'altra persona, quindi..." rispose infine Aimee, torturandosi le mani, arrossendo appena. Ma quando lesse la delusione, negli occhi di Fred, si affrettò ad aggiungere: "Ho perso una scommessa con Evan l'anno scorso. Sai, il fratello di Andromeda... e devo andare con lui a Hogsmeade..."

"Tranquilla, non preoccuparti, davvero" annuì Fred; fece un ultimo cenno per salutarla e, silenziosamente, uscì dall'aula.

*

La Sala Grande era strepitosa quella sera. Delle zucche intagliate erano state incantate dal professor Vitious, l'insegnante di Incantesimi, e il soffitto era una copia esatta del cielo stellato che si vedeva al di fuori del castello. Hogwarts, ad Halloween, assumeva un'aria ancora più spettrale, se possibile, ma Aimee l'adorava con tutto il cuore.

I fantasmi delle quattro Case si fecero vedere non appena Silente diede inizio al banchetto. Il Barone fluttuava con grazia ed eleganza a qualche centimetro dalla lunga tavola di Serpeverde, fermandosi ogni tanto per scambiare quattro chiacchere con gli studenti degli ultimi anni.

"Barone, è un piacere vederla questa sera!" esclamò Evan, facendo un inchino semplicemente col capo. "Come sta?"

"Morto, direi" replicò il Barone, lanciando una rapida occhiata al tavolo dei Corvonero. "Ma mi creda, signor Lane, da una parte apprezzo questa mia... vita, se posso davvero definirla così! E lei? Mi auguro stia studiando! Quest'anno, se non erro, ha i G.U.F.O."

"Proprio così!" rispose prontamente Evan, versandosi del succo di zucca nel suo bicchiere. "Ce la sto mettendo tutta: voglio almeno un 'Oltre ogni previsione' in ogni materia"

"Punta a quello perché prendere 'Eccezionale' è impossibile per lui" mormorò Andromeda ad Aimee e Keira. Per questo motivo, si beccò una sberla sul capo proprio dal fratello e, nello stesso momento, le porte della Sala Grande si spalancarono.

Il professor Raptor, tenendosi il copricapo con una mano, e ansimando, corse lungo i tavoli delle Case e raggiunse quello degli insegnanti. Probabilmente pensava che solo il Preside lo sentisse, ma l'intera Sala lo sentì nominare un Troll di Montagna... e quel coso era, purtroppo, nei sotterranei.

Il panico irruppe, gli studenti si alzarono dalle sedie e i fantasmi delle quattro Case sparirono. Andromeda guardò suo fratello, che a sua volta stava guardando il prefetto di Serpeverde, per capire come agire. Keira aveva afferrato il braccio di Aimee e insieme avevano visto Raptor cadere a terra, privo di sensi.

"La nostra Sala Comune è nei sotterranei!" esclamò Keira. "Silente non ci manderà lì prima che abbiano fatto fuori quel coso, vero?"

Ma il Preside aveva detto ai Prefetti di riportare tutti nelle proprie Sale Comuni, quindi non ebbero poi così tanta scelta. Keira e Aimee si tennero per mano per tutto il tempo, Andromeda era appiccicata a suo fratello e Marcus Flint tentava di fare delle battute per diminuire la tensione.

Fortunatamente, i Serpeverde rientrarono nella loro Sala Comune sani e salvi e quasi tutti andarono direttamente ai loro dormitori,chiudendo lì la serata. Pian piano, la Sala si svuotò e gli unici rimasti, seduti sulle poltrone davanti al fuoco, furono Aimee e Evan.

"Chi l'avrà fatto entrare un Troll di Montagna nel castello?" si chiese Evan, sbuffando. "E come l'avrà fatto entrare!"

Aimee non disse nulla, si limitò a stringersi nelle spalle e a fissare i suoi occhi marroni sulle fiamme del fuoco che ardeva nel camino. Evan si accorse che c'era qualcosa che non andava, quindi le si avvicinò.

"Va tutto bene?"

Tutto alla grande, se non contiamo il fatto che oggi Fred mi ha chiesto di andare con lui a Hogsmeade e non so perché, ma, se non fosse stato per la nostra scommessa, io gli avrei detto di sì.

"Sì, tutto bene" rispose, sorridendogli.

"Nessun ripensamento per il nostro appuntamento, vero? Perché ho già programmato tutto e... beh, spero ti piacerà!" commentò Evan, prendendole una mano.

Aimee sentì un leggero calore spargersi per tutto il corpo. Non poté fare a meno di compararlo con quello che aveva provato con Fred, qualche ora prima, e si sentì... delusa – ma non lo diede di certo a vedere.

"Sono convinta che mi piacerà" mormorò poi, allontanando i fuochi d'artificio che aveva sentito con Weasley. Poi si alzò dalla poltrona, diede un bacio sulla guancia ad Evan e aggiunse: "Credo che me ne andrò a letto. Buonanotte, Evan"

"Buonanotte, Aimee" le sussurrò lui, rubandole un bacio a fior di labbra – bacio che lei, per un motivo e per un altro, accettò più che volentieri.


 

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Capitolo 17
*** Dobbiamo fare qualcosa ***


XVII – Dobbiamo fare qualcosa

 

La mattina della partita più importante dell'anno arrivò in un lampo, e con essa la temperatura calò rapidamente. L'inizio di Novembre, infatti, fu caratterizzato da un'aria gelida e pungente. Il Lago divenne una lastra di ghiaccio luminosa e i raggi del sole, che si scontravano sulla superficie, rendevano il panorama ancora più splendente.

Sotto il ghiaccio, però, la vita continuava indisturbata. Creature marine di vario genere si mostravano alle immense finestre nella Sala Comune di Serpeverde, mentre all'interno delle mura del castello, accoccolate accanto al fuoco scoppiettante, Aimee, Andromeda e Keira se ne stavano a guardare quello spettacolo muto.

Evan scese le scale a chiocciola, quelle che portavano ai dormitori, in fretta e furia e si sedette sul divano accanto ad Aimee. Ricordò con un sorriso il bacio che le aveva dato e pensò, circondandole le spalle con un braccio, al sapore delle labbra di lei. Era cotto, preso all'amo, ma una parte di sé sapeva che lei non era del tutto concentrata su di lui... o su quel 'noi' in cui Evan sperava.

"Scusa, piovra," lo richiamò Andromeda, incrociando le braccia al petto, senza neanche alzarsi dalla comoda poltrona sulla quale era seduta. "chi ti ha dato il permesso di mettere le mani sulla mia migliore amica?"

"Lasciali stare, Andromeda!" fece Keira, alzando gli occhi al cielo. Poi, sbuffando e parlando come se fosse sola, aggiunse: "Possibile che non l'abbia ancora capito?"

"Capire cosa, esattamente?" sibilò Andromeda.

"Che a tuo fratello piace Aimee e che ad Aimee piace tuo fratello" rispose Flint, sedendosi a terra, davanti alla poltrona di Keira. Lei allungò le gambe e gliele mise sulle spalle, spostandosi un poco in avanti per appoggiare il mento sulla testa di lui. "Più semplice di così!"

Aimee arrossì leggermente, mentre Evan ridacchiò. Poi si mise a giocare distrattamente con una ciocca dei capelli castani di lei, osservando la sorella diventare talmente rossa che si aspettava, da un momento all'altro, di vedere nuvole di vapore uscirle dalle orecchie. Ma Andromeda si calmò immediatamente, lanciò un'occhiataccia al fratello e lo minacciò.

"Prova a ferirla anche solo una volta, zuccone, e dovrai vedertela con me!"

"E con me!" aggiunse Keira, lasciando poi andare Marcus che si alzò e le porse una mano per aiutarla ad alzarsi. "Ma adesso basta parlare, andiamo a fare colazione"

Andromeda seguì Keira e Marcus. Evan si alzò dal divanetto e si incamminò senza dire una parola, ma quando si accorse che Aimee non lo stava seguendo, ritornò sui suoi passi e si pose davanti a lei.

"Che c'è? Non dovevo..."

"No, non è quello" disse lei immediatamente, guardandolo negli occhi.

In quei pochi secondi che seguirono, la mente di Aimee vagò per i corridoi di Hogwarts, come se si fosse staccata dal suo corpo. Percorse velocemente la scalinata principale, seguì quei Grifondoro mattinieri che si erano alzati prima di tutti per fare colazione e lì, fuori dal ritratto della Signora Grassa, due gemelli dai capelli rossi ridevano fra loro.

"Ho lasciato la bacchetta nei dormitori. Tu comunque raggiungi gli altri, io arrivo subito" mentì, sorridendo.

"Sicura? Posso aspettarti se vuoi" rispose Evan, ricambiando il sorriso.

Aimee scosse il capo e si affrettò a raggiungere la scala a chiocciola in mogano, lasciandosi alle spalle Evan. Lui, stringendosi nelle spalle, ignaro del fatto che in Aimee c'era qualcosa che non andava, scivolò attraverso il passaggio segreto e si avviò verso la Sala Grande.

Una volta sicura di essere rimasta sola, Aimee entrò nel dormitorio delle ragazze del terzo anno e si chiuse la porta alle spalle. Raggiunse il suo letto e, quasi le mancasse la forza di rimanere in piedi, si aggrappò al legno del letto.

Non posso andare giù adesso, non con Fred in giro.

Sì perché, sebbene sapesse di non aver fatto nulla di male – infondo era stato Evan a baciarla e fra lei e Fred non c'era mai stato nulla... di tenero –, Aimee si sentiva come se avesse tradito il Grifondoro dai capelli rossi. Le era capitato di sentirsi in questo modo anche quando Fred l'aveva invitata ad uscire, e lei aveva detto di no per via di Evan e del loro appuntamento – che si faceva sempre più vicino.

"Ma io e Fred non stiamo insieme!" sbuffò a denti stretti, prendendosi i capelli castani fra le mani e tirandoli piano. "Io posso farmi baciare da chi voglio e non sono costretta a spiegargli il perché uscirò con Evan!"

E allora perché l'ho fatto?!, urlò subito dopo nella sua mente.

Poi, dandosi mentalmente della stupida, Aimee scoppiò in una risata nervosa e alzò gli occhi al cielo. Prese un bel respiro, adagiò sul suo viso la maschera da 'non-è-successo-niente' e uscì anche lei dalla Sala Comune di Serpeverde.

Quando entrò nella Sala Grande, i suoi occhi corsero lungo i tavoli delle quattro Case di Hogwarts. Cedric Diggory, seduto coi suoi amici, le fece un cenno di saluto e subito dopo tornò a chiacchierare con altri Tassorosso. Poi Aimee guardò il tavolo di Corvonero e infine quello di Grifondoro: George Weasley stava parlando con Lee Jordan, Hermione Granger, Harry Potter e Ron, il suo fratellino, mentre Fred era immerso in una conversazione con Angelina Johnson, Oliver Baston, Alicia Spinnet e Katie Bell.

Fortunatamente, o così pensò Aimee, Fred non la notò per niente. Ma la realtà dei fatti era che Fred, con la coda dell'occhio, l'aveva vista entrare nella Sala Grande, solo che era ancora imbarazzato e deluso per il rifiuto di Aimee e quindi aveva preferito far finta di nulla.

Aimee raggiunse i suoi amici, prendendo appositamente posto su una sedia che le permetteva di dare le spalle ai Grifondoro. Mentre il suo bicchiere si riempiva di latte fresco, Keira le disse di come la squadra di quidditch di Grifondoro avesse trovato un nuovo Cercatore: il famoso Harry Potter.

"Piton è fuori di sé" proseguì la ragazza in un sussurro, addentando poi del pane tostato. "Sembra avere paura di perdere, quest'anno"

"Potter è un pivellino, Keira. Non sa giocare!" disse Marcus Flint; aveva la bocca piena di uova strapazzate e queste, dato che sputacchiava mentre parlava, finivano da tutte le parti. "Le voci che circolano sono vere: il quattrocchi ha vissuto tutto questo tempo coi babbani, quindi non sa nulla sul quidditch"

"Si sarà allenato, Marcus" disse Evan, stringendosi nelle spalle.

"Anche questo è vero," replicò Flint, mandando giù un altro boccone di uova strapazzate. "ma Baston è un idiota e non sa allenare come si deve. Vedrai: Potter si renderà ridicolo con le sue stesse mani oggi"

Andromeda lanciò un'occhiata alla sua migliore amica, quasi aspettandosi una risposta al commento di Marcus. Ma Aimee non aprì bocca; anzi, rimase lì in silenzio, a torturare panchetta e uova con la forchetta. Un ciuffo di capelli le cadde sul viso e Aimee lo riportò dietro all'orecchio con una calma che non le apparteneva; solitamente si lamentava o sbuffava.

Pochi istanti dopo, una chioma rossa comparve nel suo campo visivo e Andromeda osservò George Weasley alzarsi dalla tavola dei Grifondoro. Non sapeva spiegarsi come riuscisse a distiguere i gemelli, anche perché erano identici, il che rendeva tutto molto più difficile, ma per lei era semplice. Le bastava uno sguardo e sapeva chi era Fred e chi George.

Forse è lo stesso anche per Aimee, pensò, guardando il Grifondoro uscire dalla Sala Grande senza il fratello – cosa che accadeva di rado. Sì, sono sicura che è così. Come sono sicura che Aimee stia facendo di tutto per non voltarsi verso i Grifondoro.

Andromeda sbuffò. Non riusciva a comprendere alcune cose della sua migliore amica e questo la irritava. Una di queste cose era il motivo che aveva spinto Aimee ad uscire con suo fratello, quando era chiaro come il sole che al lei piacesse Fred. Andromeda voleva bene a suo fratello, e sapeva anche che lui aveva una cotta per Aimee praticamente da quando si erano conosciuti, ma lei non li vedeva bene insieme.

"Dove stai andando?" le chiese Aimee, riportandola alla realtà.

Andromeda si rese conto di essersi alzata e adesso se ne stava in piedi a fissare il vuoto.

"In bagno" mentì prontamente lei, notando gli sguardi confusi di Evan, Marcus e Keria.

"Vuoi che venga con te?" le domandò Aimee.

Fece per alzarsi, ma Andromeda scosse il capo e sorrise.

"Torno subito" disse velocemente, correndo poi fuori dalla Sala Grande.

Una volta raggiunta la Sala d'Ingresso, Andromeda realizzò che non aveva idea del perché avesse abbandonato i suoi amici al tavolo di Serpeverde. Capì, però, che nell'esatto momento in cui George aveva fatto lo stesso, poco prima di lei, Andromeda era stata spinta dal desiderio di parlargli. Voleva dirgli di Aimee e Evan, voleva trovare un modo per vedere la sua migliore amica con Fred e...

Qualcuno le afferrò il polso e la trascinò in un'aula vuota, cogliendola di sorpresa.

Come aveva fatto a vagare per i corridoi del castello senza nemmeno rendersene conto? E chi aveva avuto il coraggio di prenderla così alla sprovvista?

Andromeda si prese una manciata di secondi per osservare l'ambiente e subito si rese conto di essere nell'aula di Storia della Magia. La sedia del professor Rüf, la lavagna alle sue spalle era pulita e il cestino della carta, posto accanto alla scrivania, era vuoto – per un attimo, Andromeda si domandò che cosa facesse Rüf quando non annoiava i suoi studenti con monologhi sulla storia del Mondo Magico che facevano venire solo sonno, grazie al suo tono di voce piatto.

Quando si voltò verso i banchi, Andromeda fulminò con lo sguardo Geroge Weasley. Lui se ne stava tranquillamente seduto su una sedia vecchia. La guardava con un sorrisetto divertito e questo fece venire ad Andromeda il dubbio che lui, presto o tardi, le avrebbe rifilato uno dei suoi scherzi alla Weasley.

"Maledizione, Weasley!" esordì lei, alzando gli occhi al cielo. "Mi hai fatto perdere dieci anni di vita! Che avresti fatto se mi fosse venuto un attacco di cuore, eh?"

"Attacco di cuore? Addirittura?" commentò lui, ridacchiando. "Non credi sia un tantino esagerato?"

"Assolutamente no!" rispose lei, incrociando le braccia al petto.

George si prese un attimo per ammirarla, prima di continuare la loro conversazione, perché sapeva che prima o poi lei gli avrebbe chiesto perché l'aveva trascinata lì.

Comunque George non poteva negarlo: Andromeda Lane era una bella ragazza. I suoi capelli castani le incorniciavano il viso dai lineamenti dolci e delicati e le labbra, che erano carnose e invitanti, se le sognava la notte. Gli occhi erano mozzafiato, azzurri e immensi; ci si tuffava ogni volta che poteva.

"So che ti piace quel che vedi, Weasley," proseguì lei, sedendosi sulla sedia del banco accanto al suo. "ma mi piacerebbe che per un attimo smettessi di sbavare e mi dicessi perché sono qui"

Quella frase lo colpì, facendo apparire sul suo viso un'espressione tra il sorpreso e il compiaciuto. Quando si riprese, George Weasley sorrise e si passò una mano fra i capelli rossi. Andromeda fu sul punto di dirgli che lei gli avrebbe infilato le dita fra i capelli più che volentieri, ma sapeva benissimo che i suoi amici si stavano già chiedendo che fine avesse fatto e quindi dovette mordersi la lingua.

"Tra l'altro," disse, spostando lo sguardo altrove. "perché tu e il tuo fratellino non siete insieme? È stato strano vederti uscire dalla Sala Grande senza il tuo gemellino"

"Era ovvio che mi tenessi d'occhio!" esclamò George, scoppiando a ridere. "Sei anche tu una vittima del fascino Weasley!"

"Sì certo, come no" sospirò lei, bagnandosi leggermente le labbra. "A proposito di fascino Weasley: hai notato che Fred e Aimee non si sono rivolti neanche uno sguardo?"

George annuì, facendosi improvvisamente serio. "Già. In effetti, Fred è strano ultimamente. È da Halloween che sembra... giù di morale. Spesso si distrae mentre progettiamo i nostri scherzi, cosa che non è mai successa. Ecco... io sono... preoccupato per lui e vorrei capire che gli prende"

Andromeda si prese un momento per riflettere, poi annuì.

"Ti capisco" disse, incatenando i loro sguardi. "Anche Aimee è distratta ultimamente. Forse è successo qualcosa fra loro e noi non ne siamo al corrente"

"Può anche darsi, ma come facciamo a farli parlare?" rispose George, poggiando i gomiti sulle ginocchia e sporgendosi verso di lei.

Andromeda sospirò. "Non ne ho idea, ma il fatto che mio fratello si sia messo in mezzo rende le cose più difficili"

George corrugò la fronte. "Si è messo in mezzo? In che senso? Che mi sono perso?"

"Beh," fece lei, bagnandosi nuovamente le labbra. "Evan non è il tipo di persona che urla ai quattro venti che gli piace qualcuno, ma con Aimee si vede lontano un miglio e purtroppo credo che anche a lei provi qualcosa. Stamattina Flint l'ha detto chiaramente: a Evan piace Aimee e viceversa"

"Purtroppo?" domandò George, piegando di poco il capo verso destra. "Perché purtroppo?"

"Senti," rispose lei, alzandosi dalla sedia per fare avanti e indietro le corridoio fra i banchi. "io voglio bene a mio fratello e sono felice che gli piaccia qualcuno, e lo stesso vale per Aimee, ma io non ce li vedo bene insieme. È come una sensazione, non so se mi spiego"

A George venne in mente Angelina Johnson. I segnali parlavano chiaro e tutti nella Torre di Grifondoro, dal primo al settimo anno, sapevano che Angelina aveva una cotta enorme per Fred e che lui, ogni tanto, le aveva dato un briciolo di speranza. Ma anche lui aveva la stessa sensazione che aveva Andromeda quando vedeva Aimee e Evan insieme.

Con un sorriso tirato, pensò a Lee Jordan: il poveretto correva dietro ad Angelina dal giorno in cui si erano incontrati sull'Espresso per Hogwarts, ma lei aveva occhi solo per Fred.

"Dobbiamo fare qualcosa, non credi?" disse poi lui, alzandosi in piedi.

"Ma cosa?" rispose lei, stringendosi nelle spalle.

In quel momento, la porta dell'aula di Storia della Magia si spalancò e il gemello di George, Fred Weasley, entrò con un'aria confusa. Si strofinò gli occhi più volte, pensando che vedere suo fratello e una Serpeverde insieme fosse solo frutto della sua immaginazione, che fosse solo uno scherzo organizzato dal suo stesso cervello, ma ogni volta che riapriva le palpebre George e Andromeda erano ancora lì.

"Che fate voi due insieme? In un'aula vuota, poi!" esclamò, facendo un passo nella loro direzione.

"Ecco noi... noi stavamo" provò Andromeda, ma la sua testa sembrava avesse terminato improvvisamente le scuse.

"Stavamo pomiciando" concluse George, mettendo un braccio intorno alle spalle di Andromeda e avvicinandola a sé.

Andromeda si voltò di scatto verso il Grifondoro che aveva accanto e lo fulminò con una sola occhiata, quando poi aprì la bocca per replicare George le fece un pizzicotto per dirle di stare zitta. Allora lei si girò verso Fred e confermò la cosa.

"Da quando voi due state insieme?" indagò Fred, indicando prima Andromeda e poi il suo gemello. "E se state davvero insieme, perché nascondervi?"

"Noi non stiamo insieme, Weasley" intervenne Andromeda, sbuffando; finalmente il suo cervello aveva ripreso a funzionare. "Diciamo che ci siamo ritrovati da soli nel corridoio qui fuori ed è successo. Ma non ricapiterà, vero, George?"

"Oh, io spero di sì!" disse invede George, beccandosi poi una gomitata nelle costole. "Okay, va bene. Non capiterà più"

"D'accordo" mormorò Fred, scuotendo il capo. "Come vi pare. Comunque, George dobbiamo andare: abbiamo una faccenda in sospeso, ricordi?"

"Uno scherzo, vorrai dire" fece Andromeda. Il suo braccio, nel frattempo, senza che lei lo controllasse, si era posato sulla schiena di George e la mano adesso era sul suo fianco.

Fred annuì e, poco prima di uscire dall'aulta, disse al fratello che l'avrebbe aspettato lì nel corridoio. Quando la porta si richiuse, George e Andromeda rimasero immobili a fissare un punto impreciso nella direzione in cui c'era Fred. Poi, all'improvviso, e senza capire il perché, George si voltò verso Andromeda e le diede un bacio sulla tempia.

"Farai il tifo per me oggi, Andromeda?" le domandò, abbassandosi per adagiare la sua fronte a quella di lei.

Andromeda ridacchiò. "Neanche per sogno, George"

Anche George ridacchiò, poi si schiarì la voce e si tirò su, incatenando i loro occhi. "D'accordo allora ti farò avere un bigliettino, in un modo o nell'altro, quando mi sarà venuta un'idea per la Questione Fraimee"

"Scusa, la cosa?"

"La Questione Fraimee. È un nome in codice"

Andromeda alzò gli occhi al cielo, poi lo spinse delicatamente. "Coraggio, rosso, Fred ti sta aspettando e Aimee sicuramente si starà chiedendo dove sono finita"

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Capitolo 18
*** La partita e il pacchetto ***


XVIII – La partita e il pacchetto

 

Quando l'orologio segnò le undici, gli studenti di Hogwarts erano già sugli spalti intorno al campo di quidditch, pronti a godersi la partita. Un amico di Evan aveva comprato un binocolo quell'estate, in vacanza, e adesso lo sfoggiava dicendo che avrebbe visto l'incontro meglio di chiunque altro. Sebbene i sedili potessero sollevarsi in aria, alcune cose era difficile seguire ogni movimento o passaggio – per non parlare del momento in cui i Cercatori si sarebbero messi a rincorrere il boccino.

Tra le file dei Serpeverde, alcuni dei ragazzi del quinto e sesto anno si erano portati dietro striscioni incantati dove serpenti giganti si muovevano sinuosi. Altri avevano il viso truccato: una metà era color argento e una metà verde. Aimee pensava fosse stupido conciarsi in quel modo, ma si limitò ad alzare gli occhi al cielo e ad ascoltare Andromeda lamentarsi per tutto il frastuono.

"Potevi rimanere al castello!" esclamò Evan, battendo le mani insieme ad altri Serpeverde. "Nessuno ti ha obbligata a venire!"

"Forse sono qui per qualcuno in particolare!" esclamò di rimando lei, incrociando le braccia al petto.

Aimee si voltò verso di lei e la guardò con un'espressione tra il sorpreso e il malizioso. Non era la prima volta che Andromeda se ne usciva con una frase del genere e con un fratello come Evan, molto protettivo nei suoi confronti, che avrebbe preferito spedirla in un convento piuttosto che vederla insieme ad un ragazzo, Aimee sapeva che la sua migliore amica spesso si comportava apposta in quel modo, così da poter vedere la reazione di Evan; ma dallo sguardo che Andromeda le rivolse, Aimee capì che quella volta era diversa.

"Appena siamo nei dormitori ti dico chi è, promesso" mormorò Andromeda, sorridendo radiosa.

Evan, nel frattempo, aveva preso a bombardarla di domande. Voleva sapere l'identità di questo misterioso ragazza, insisteva perché la sorella gli dicesse a che Casa appartenesse e, quando Andromeda non gli rispose, passò alle minacce.

Arrivò il momento in cui le squadre entrarono in campo. Ogni giocatore teneva stretta la scopa nella mano destra, o sinistra; al centro Madame Bump aspettava i due capitani, Flint e Baston. Quando i due raggiunsero la professoressa, sullo stadio calò un silenzio carico di tensione – dall'altra parte dello stato, tra i Grifondoro, vi era uno striscione che diceva "Potter sei tutti noi" con sotto un leone dai colori cargianti.

"In sella alle scope, prego!" esclamò Madame Boom, poi soffiò nel suo fischietto e i giocatori di Grifondoro e Serpeverde si alzarono in volo.

Lee Jordan, amico fidato dei gemelli Weasley, iniziò subito a commentare la partita, beccandosi qualche strigliata dalla professoressa McGranitt. Aimee scoppiò a ridere quando l'insegnante di Trasfigurazioni richiamò Lee semplicemente perché lui aveva detto che Angelina Johnson era carina.

"Carina come un troll di montagna, vorrai dire!" urlò Andromeda, sperando che Lee la sentisse.

Aimee tornò a concentrarsi sulla partita e individuò immediatamente i gemelli Weasley, muniti di mazza. Volavano un po' ovunque, colpendo i bolidi per spedirli addosso ai giocatori di Serpeverde. Erano abili, scattanti e sempre concentrati sui loro obiettivi; conoscendo Baston, quei due, e il resto della squadra ovviamente, si erano allenati fino allo sfinimento.

Poi entrambi si fermarono a mezz'aria, controllarono il campo sotto di loro e George – o almeno Aimee pensò fosse lui, perché dal punto in cui era seduta lei non riusciva a distinguerli bene – lanciò un'occhiata a Harry Potter, che dal momento in cui c'era stato il fischio di inizio non si era mosso minimamente. Per un momento, uno dei due guardò verso la parte di stadio occupata dai Serpeverde e il suo sguardo incontrò quello di Aimee.

Lei arrossì. Quello, adesso ne era sicura, era Fred.

Fu Aimee la prima a guardare altrove e in quel breve momento in cui si era distratta, non si era accorta che i Grifondoro avevano segnato. I Serpeverde che la circondavano fischiarono e sbuffarono, Evan imprecò e Keira lo seguì a ruota, Andromeda si limitò a scuotere il capo.

"Palla a Serpeverde" disse Lee Jordan. "Il cacciatore Pucey schiva due bolidi, due Weasley e la cacciatrice Bell, e avanza veloce verso... aspettate un attimo... ma quello non era il boccino?"

Gli occhi di spettatori e giocatori saettarono in diverse direzioni, nel tentativo di trovare il boccino. L'amico di Evan, quello col binocolo, indicò qualcosa che era passato accanto a Adrian Pucey e all'improvviso Harry Potter e Terrence Higgs, cercatore dei Serpeverde, si misero a rincorrere la pallina dorata.

Harry e Terrence si affiancarono, ma Potter era molto più veloce. Con un ultimo scatto e l'intero stadio col fiato sospeso, Harry allungò il braccio per afferrare il boccino. Marcus Flint però, che non era molto dell'idea di lasciar vincere i Grifondoro, afferrò la scopa di Harry e questo fece arrabbiare sia i Grifondoro che Madame Boom.

Alicia Spinnet batté il rigore per la squadra di Grifondoro e segnò.

La partita riprese e la pluffa era ancora nelle mani della squadra rosso-oro quando la scopa di Harry Potter cominciò a sbandare. Sembrava che la scopa volesse buttarlo di sotto e, quando Aimee si voltò, prima a destra e poi a sinistra, si rese conto che era l'unica ad essersi accorta di quello che stava succedendo.

Serpeverde sengò e l'intera tribuna esultò, ma ancora nessuno aveva notato Potter.

"Andromeda, guarda!" esclamò Aimee, indicando il giovane cercatore.

Lei assottigliò lo sguardo. "Che ha quel pivellino? Lo prendono come cercatore e non sa nemmeno stare a cavallo di una scopa?"

Ma poco più tardi Harry stava di nuovo volando come se non fosse successo nulla e subito si mise alla ricerca del boccino. Poi eccolo sfrecciare verso terra e, portandosi le mani alla bocca, cadde sul terreno e tossì; una pallina dorata gli cadde in mano e lui, rendendosi conto, si mise ad agitarla sopra la testa.

"Ho preso il boccino!"

Grifondoro vinse centosettanta a sessanta.

*

Quando il mese di Novembre lasciò spazio ad un Dicembre dal cielo ricoperto di nuvole bianche che lasciavano passare, di tanto in tanto, qualche debole raggio di sole, c'erano ancora dei ragazzi di Serpeverde che si aggiravano per il castello borbottando e lamentandosi per la partita di quidditch contro Grifondoro. Fra questi Marcus Flint era il personaggio che spiccava di più.

"Marcus non fa che parlarmi della partita in continuazione" sbuffò Keira, e una nuvoletta bianca le uscì dalle labbra. "Dice che Potter ha barato, che dovevamo vincere noi e bla bla bla"

Aimee la guardò per un istante, poi tornò a concentrarsi sul Lago Nero. La lastra di ghiaccio si stava facendo sempre più spessa e alcuni ragazzi, dal primo all'ultimo anno, avevano deciso di mettersi a pattinare. Lei, Andromeda e Keira, invece, se ne stavano sedute su un grosso tronco sul quale Aimee aveva fatto un incantesimo perché si riscaldasse quel tanto che bastava – né troppo caldo, né troppo freddo.

"Marcus non capisce niente" commentò Aimee, notando una figura imbacuccata avvicinarsi alla riva per controllare gli studenti. "Baston è fissato col quidditch e sicuramente avrà allenato Quattrocchi fino a fargli sputare sangue. Di certo non mi aspettavo chissà che cosa, ma è stato capace di prendere il boccino prima di Terrence e questo è quello che conta"

"Traditrice" mormorò Keira di rimando.

"Solo realista" la corresse Aimee, stringendosi nelle spalle.

Andromeda si strinse ad Aimee, spalancando gli occhi azzurri. Per tutto il tempo, sebbene ascoltasse distrattamente, Andromeda era rimasta ad osservare una coppia che si teneva per mano mentre pattinavano, ma nel momento in cui aveva sentito Keira dire "traditrice" si era voltata di scatto verso di lei, prestando attenzione all'argomento trattato dalle due amiche.

Ma perché si era comportata in quel modo? Perché le era sembrato che Keira stesse parlando di lei?

Poi, riflettendoci, Andromeda rispose alle sue stesse domande. Dal giorno in cui aveva confessato alla sua migliore amica che il famoso ragazzo che lei aveva ammirato durante il quidditch, Andromeda si sentiva come se stesse tradendo un po' tutti quanti – dal fratello Evan all'intera Casa di Serpeverde. Per una settimana intera aveva pensato di andare da George per dirgli che non voleva avere niente a che fare con lui, eppure quando lui la guardava, o le riservava anche un semplice sorriso, Andromeda si sentiva così bene!

Di una cosa era sicura: Keira non avrebbe mai dovuto sapere niente. Perché, sebbene fossero amiche da molto tempo ormai, Keira era cresciuta in una famiglia in cui i Weasley non erano ben visti e, di fatto, anche Keira stessa non li sopportava.

Certo, non ho bisogno della sua approvazione. Lei non ha il comando sulle decisioni che prendo e non può scegliere le mie amicizie, si era detta un pomeriggio, guardando Keira provare degli incantesimi di trasfigurazione. Ma per il momento, è meglio che la cosa resti un segreto fra me e Aimee.

"Chi è la traditrice?" domandò, scusandosi subito dopo per non essere stata molto attenta.

"Aimee" rispose Keira, bagnandosi leggermente le labbra. "Dice che quel Potter è stato più bravo di Terrence, durante la partita"

"Non ho detto questo!" si lamentò Aimee, alzando gli occhi al cielo e sbuffando.

"Qualsiasi cosa abbia detto Aimee, io mi schiero con lei" disse Andromeda, stringendosi nelle spalle.

Kiera le rivolse un'occhiataccia, mentre Aimee si voltò per sorriderle. Alle sue spalle, però, un ragazzino paffuto e dai capelli biondi si stava avvicinando in tutta fretta con un pacchetto e una lettera, e questo fece spegnere il sorriso di Aimee. Quando si rese conto che quel ragazzino era Neville, Aimee si tirò su e si avvicinò al Grifondoro.

Neville si prese un attimo per riprendere fiato, consegnò lettera e pacchetto all'amica e le spiegò che era appena stato alla Guferia.

"Ho mandato una lettera alla nonna un paio di giorni fa" disse, le guance erano rosse come pomodori e aveva il fiato corto. "e oggi è arrivata la sua risposta. Insieme c'era qualcosa per te"

"Vieni, andiamo dentro" fece Aimee, mettendogli un braccio intorno alle spalle. "Se dovessi prendere freddo e ammalarti, Augusta se la prenderà con me"

Si girò verso le sue amiche e le salutò, aggiungendo che si sarebbero viste a cena. Con Neville accanto, poi, si incamminò verso il castello.

"Perché?" le chiese Neville.

"Mi ha detto di tenerti d'occhio" si limitò a dire lei, stringendosi nelle spalle. "Comunque, mi cercavi da tanto?"

Neville scosse il capo. "Non da molto. Te lo avrei dato più tardi, ma... ecco... io e i Serpeverde del mio anno non andiamo... come dire... d'accordo e sto cercando di evitarli il più possibile"

"Arduo, non trovi?" chiese Aimee. "Voglio dire: ci sono delle lezioni che le nostre Case hanno insieme, quindi è difficile mantenere le distanze"

Neville non disse nulla, quindi Aimee proseguì.

"Chi è che ti da fastidio, Neville?"

Lui si strinse nelle spalle e lei sospirò. Neville era un po' come un fratellino per lei, anche se non glielo aveva dimostrato poi così tanto negli ultimi tempi, ma era determinata a fare in modo che nessuno lo prendesse di mira e se questo significava andare contro ai suoi stessi compagni di Casa, allora lei lo avrebbe fatto.

Mentalmente, una volta raggiunta la Sala d'Ingresso, Aimee si concentrò a trovare degli incantesimi che le sarebbero tornati utili e, nel frattempo, attese con impazienza che Neville parlasse.

"Aimee, lascia perdere, d'accordo?" disse lui all'improvviso, fermandosi davanti alla scalinata principale. "Qualsiasi cosa tu abbia in mente, non servirà a nulla e io non voglio altri guai"

"Non mi hai ancora fatto un nome" gli ricordò lei, piegando leggermente in avanti la testa. "E insisterò finché non mi dirai chi è che ti sta addosso"

"Senti Aimee, io ormai ti conosco" disse Neville, guardando altrove. "E so che se ti dassi anche solo un nome, tu andresti a fargli il mazzo, ma è proprio questo che voglio evitare. Se tu adesso prendi le mie difese, quei tizi si prenderanno gioco di me fino alla fine dei tempi!"

Aimee alzò gli occhi al cielo. "Bene. Non vuoi dirmeli tu? Allora andrò a fare domande a Potter e i suoi amici, che ne pensi?"

"Aimee, ti prego!" la supplicò Neville, adesso guardandola dritto negli occhi.

Lei lo guardò di sottecchi e alla fine, con un sospiro, lasciò andare la presa. Avrebbe indagato comunque, quello era chiaro, ma Neville non doveva per forza esserne al corrente. In ogni caso, qualche secondo più tardi, Aimee si rese conto di ciò che teneva in mano. Il pacchetto era incartato con una carta verde smeraldo e la busta aveva il suo nome; riconobbe la scrittura di suo padre e questo le fece montare l'ansia.

"Hai voglia di... venire con me un secondo? Temo quello che ha scritto mio padre in questa lettera e ancor di più temo quello che c'è dentro al pacchetto che mi ha spedito e ho bisogno che ci sia qualcuno con me" ammise tutto d'un fiato.

Neville annuì e insieme i due salirono al primo piano, trovarono un'aula vuota e ci si infilarono dentro, chiudendo la porta subito dopo. Aimee posò il pacchetto su un banco e Neville, quasi volesse vedere che cosa ci fosse al suo interno, prese a fissarlo intensamente. Aimee, invece, aprì la lettera del padre.

"So che non ha più il suo odore e so anche che tu e tua madre avete litigato proprio per questo, poco prima della tua partenza per Hogwarts. Vorrei averlo capito prima e vorrei anche che le cose, nella nostra famiglia, fossero diverse.

Mamma vuole che la tenga tu e... Aimee, Orion manca a tutti"

Poche righe che contenevano fin troppe emozioni. Aimee fu sul punto di piangere, mentre rileggeva per la terza volta le frasi che il padre aveva scritto, ma si diede un contegno e si limitò a schiarire la voce. Neville ancora guardava il pacchetto.

"E' la copertina di Orion" disse, mordendosi un labbro e chiudendo gli occhi. "A quanto pare mia madre vuole che la tenga io"

"Mi sarebbe piaciuto conoscerlo" mormorò Neville, avvicinandosi a lei per abbracciarla.

Aimee ricambiò l'abbraccio e riuscì a trattenere le lacrime. Ci mise un po', però, a lasciarlo andare e quando lo fece, Neville le passò il pacchetto verde smeraldo. La incitò ad aprirlo e, proprio in quel momento, la porta dell'aula si spalancò e due Grifondoro dai capelli rossi entrarono ansimanti.

I due scoppiarono a ridere e si diedero il cinque, poi, voltandosi, rimasero come impietriti. Non si erano minimamente accorti della presenza di Neville e Aimee, tanto meno sapevano che quei due si conoscessero. Fred balbettò qualcosa a proposito di uno scherzo fatto a Gazza e George si limitò a fissare il Grifondoro e la Serpeverde con la bocca spalancata.

"Che c'è? Mai visto due studenti di Case diverse andare d'accordo?" commentò Aimee, stringendo il pacchetto verde al petto. "E poi chiudi la bocca George! Ti vedo persino lo stomaco!"

Neville abbassò il capo e arrossì.

"Come... voglio dire... siete... amici, voi due?" domandò Fred, facendo un passo nella loro direzione.

"Però, che occhio!" esclamò Aimee, sarcastica.

"E da quanto va avanti questa cosa?" chiese George, riprendendosi dallo stupore.

"Mia nonna conosce i suoi genitori e spesso ci vediamo fuori da Hogwarts" spiegò Neville, sempre tenendo lo sguardo basso. "Aimee ed io siamo amici da tempo"

Fred e George annuirono all'unisono, poi Fred tornò alla porta a controllare che Gazza non li avesse seguiti fino a lì. Era sicuro che prima o poi quell'uomo li avrebbe trovati e puniti, ma non voleva che pensasse che nel loro scherzo c'era stato anche lo zampino di Neville e Aimee.

Sapeva che lui e George avrebbero fatto perdere punti a Grifondoro, finendo in punizione – ma questa era un'abitudine e nessuno avrebbe mai potuto fermarli nel fare scherzi – e non voleva farne perdere altri tirando in ballo anche Neville. Per Aimee, invece, la questione era completamente diversa: sebbene lei le avesse dato il due di picche, Fred non riusciva a non comportarsi con cavalleria nei suoi confronti – ad esempio, quando si accorgeva che Aimee aveva finito un ingrediente durante Pozioni, lui le cedeva il suo, qualche volta beccandosi una strigliata di Piton e uno zero spaccato.

"Non vi vediamo mai insieme, però" commentò George, sedendosi sulla cattedra. "Come mai?"

Aimee si strinse nelle spalle. Non aveva una risposta precisa a quella domanda, era così e basta. Ovviamente non era una questione di reputazione, su questo era sicura.

"D'accordo" annuì nuovamente, George. "E, se non sono troppo invadente, che hai lì fra le braccia, Boyd?"

Aimee abbassò il capo e i suoi occhi si fissarono sulla carta verde smeraldo del pacchetto. Non l'aveva ancora aperto e non ne comprendeva il motivo, ma adesso che George le aveva fatto quella domanda, Aimee ritornò a provare quella moltitudine di emozioni provate mentre leggeva la lettera di suo padre.

Fred lasciò perdere la porta e si avvicinò al gemello, entrambi con lo sguardo fisso su Aimee.

Neville le diede un colpetto sulla spalla e lei si lasciò andare in un sospiro. Aprì il pacchetto con poca delicatezza, tirò fuori la bacchetta e mormorò un incantesimo; un istante dopo la carta verde smeraldo prese fuoco e infine sparì. Adesso Aimee stringeva la copertina di Orion.

"Era di mio fratello" disse, il tono asciutto e innaturale. "La sua preferita"

Se la portò al naso sotto gli occhi di tutti e prese un respiro profondo. Come l'ultima volta, la copertina aveva il profumo di un detersivo qualunque e questo fece tornare la rabbia. Scoppiò in una risata nervosa e a Neville, che era lì accanto a lei, si gelò il sangue nelle vene.

"Pensavo che avessero trovato un modo per far tornare il suo profumo, sono proprio una stupida!" esclamò, ridendo ancora; poi prese a piegare la copertina con calma. "Ma che cosa mi aspettavo?!"

Fred fece un altro passo in avanti e la raggiunse. La strinse in un abbraccio e lei ricambiò immediatamente, appoggiando la fronte sul suo petto. George e Neville si scambiarono uno sguardo triste e il primo, facendo un cenno verso la porta dell'aula, chiese al secondo di andare a chiamare Andromeda. Neville non se lo fece ripetere due volte: accarezzò la schiena di Aimee per un secondo e poi sfrecciò fuori dall'aula.

George rimase a fissarli fino al momento in cui Andromeda non entrò nella classe seguendo Neville. Si accorse che Fred le stava sussurrando qualcosa e che Aimee, senza lasciarsi andare del tutto, annuiva.

"Avevano litigato, Aimee e sua madre" mormorò Andromeda a George e Neville. "Ammetto che Aimee non le ha detto delle cose carine, ma sua madre era talmente arrabbiata e sconvolta che le ha dato uno schiaffo"

"Questo vuol dire che averle spedito la coperta di Orion è un passo verso la riappacificazione, non credete?" mormorò a sua volta Neville.

"Lo spero vivamente" disse George, mettendo un braccio intorno alle spalle di Andromeda. Lei si accoccolò con naturalezza e Neville, con un sorrisetto, si disse che quello che stava succedendo in quell'aula, sicuramente, sarebbe stato un segreto solo loro – infatti, poco più tardi, tutti e cinque concordarono che non avrebbero mai raccontato a nessuno ciò che era accaduto.

"Adesso c'è solo una cosa da fare, non credete?" proseguì Andromeda, sorridendo divertita ai due ragazzi ai suoi lati. "E credo che Neville sarà più che utile alla nostra causa"

"Che causa? Di che parli?" si informò Neville, sgranando gli occhi.

"Si da il caso che Aimee e mio fratello, Evan, si sono ufficialmente messi insieme"

"E quando sarebbe successo, scusa?"

"Non mi interrompere, George! O dovrò cucirti la bocca" replicò Andromeda, dandogli una gomitata nelle costole. "Comunque, Neville, io e il rosso qui sappiamo che i due zucconi laggiù, quelli che ancora non danno segno di voler sciogliere l'abbraccio, sono perfetti l'uno per l'altra, ma ci sono delle... complicazioni e una di queste è proprio Evan. In ogni caso non preoccuparti, io e George ti aggiorneremo al più presto"

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Capitolo 19
*** Regalo di Natale ***


XIX – Regalo di Natale

 

Con l'avvicinarsi delle feste natalizie e la neve che cadeva, lenta e via via sempre più noiosa, Hogwarts aveva ripreso il consueto aspetto che molti studenti adoravano e aspettavano con ansia. Era bello, in effetti, poter passeggiare sulla riva del Lago Nero, ghiacciato ormai da tempo, e ammirare il castello coperto da un soffice manto bianco; per non parlare delle battaglie con le palle di neve!

Un pomeriggio, per far divertire un po' tutti quanti, i gemelli Weasley avevano persino fatto un incantesimo e, per diverse ore, Raptor era stato inseguito, e colpito sulla nuca, da una quantità indefinita di palle di neve. Ovviamente i due furono puniti e Andromeda si divertì a prendersi gioco di loro, ogni volta che si incrociavano nei corridoi, per una settimana intera.

Oltre alle risate e alla speranza che le vacanze arrivassero più velocemente, Hogwarts era stata addobbata da cima a fondo. Nella Sala Grande Hagrid aveva portato dodici immensi alberi di Natale, che Vitius stesso abbellì con cura e pazienza; attorno alle balaustre delle scale erano state poste ghirlande di agrifoglio e il vischio non mancava di certo. Per finire, dentro le armature, delle candele perpetue brillavano in continuazione.

Sorpassando una di quelle armature, con la borsa dei libri pesante come non mai, Andromeda, Aimee e Keira si affrettavano a raggiungere l'aula del professor Piton. Stavano parlando di quello che avrebbero fatto durante le vacanze e, come al solito, Aimee si affrettò a dire alle amiche che lei sarebbe rimasta al castello.

"Forse dovresti tornare a casa, una volta tanto" commentò Keira, guardandola con la coda dell'occhio.

"Torno in quella topaia per le vacanze estive, Keira" replicò Aimee, dura. "A me basta e avanza"

Keira sbuffò. "Li hai almeno ringraziati per il pacchetto che ti hanno spedito? Fra parentesi: non mi hai più detto che cosa c'era dentro!"

Aimee pensò alla copertina preferita di Orion che aveva nascosto sotto il cuscino. La tirava fuori la sera, prima di andare a dormire, e le parlava sperando di sentire la risata cristallina di un bambino, o di sentire quella che, immaginava, sarebbe potuta essere la voce di suo fratello. Poi le tornò alla mente il modo in cui Fred l'aveva stretta a sé, il giorno stesso in cui aveva aperto il pacchetto e arrossì violentemente.

"Dei vestiti che avevo lasciato a casa" mentì in fretta Aimee, spostando il suo sguardo altrove quando vide due chiome rosso fuoco a pochi metri da loro.

Andromeda ghignò divertita e, senza che Keira se ne accorgesse, fece ad Aimee l'occhiolino. Anche lei, ovviamente, aveva ricordato il momento in cui Fred e la sua migliore amica si erano stretti in un'abbraccio, mentre lei cercava di non crollare sotto il peso delle emozioni provate in quel momento, alla vista della coperta di Orion.

Poi, d'un tratto, trovandosi praticamente davanti a Fred e George, che architettavano il prossimo scherzo, Andromeda si fermò di colpo e afferrò Aimee per un polso.

"Aspetta un momento!" esclamò, come collegando due punti. "Evan ha detto a mamma e papà che quest'anno non torna a casa per le vacanze! Che passerà il Natale a Hogwarts! E guarda caso sa perfettamente che tu resti sempre qui, per le feste!"

Aimee arrossì nuovamente e Keira ridacchiò.

"Adesso che mi ci fai pensare, quell'appuntamento che Evan ha rimediato scommettendo contro di te non è ancora avvenuto!" proseguì, attirando l'attenzione dei gemelli e di altri studenti nelle vicinanze.

"Andromeda, chiudi quella boccaccia!" fece Aimee, imbarazzata. "Vorrei evitare che l'intera Hogwarts cominciasse a mettere in giro voci su me e Evan che, ne sono certa, mi farebbero infuriare!"

Andromeda realizzò per la prima volta, quasi non li avesse visti, che davanti a loro c'erano Fred e George e immediatamente chiuse la bocca e sgranò gli occhi. George si affrettò a guardare il gemello che, dal momento in cui aveva sentito la parola 'appuntamento' era sbiancato; poi, riservando uno sguardo ad Andromeda che diceva "Non potevi evitare?", seguì Fred nella classe di Piton.

Aimee fu sul punto di richiamare Fred quando Neville, pallido e col capo abbassato, uscì dall'aula trascinando i piedi. Subito l'imbarazzo e la rabbia nei confronti di Andromeda, per aver parlato troppo, sparirono e al loro posto arrivò la preoccupazione. Quindi, voltandosi verso le sue amiche, disse loro di andare avanti e infine si avvicinò a Neville.

"Che succede?" gli domandò, fermandolo. Harry, Ron e Hermione si voltarono appena per capire cosa stesse succedendo, ma Aimee fece loro segno di andarsene. Malfoy e i suoi due idioti amici li superarono poco dopo, sghignazzando. "Neville, non ho tempo di preparare del Veritaserum da farti bere per avere delle risposte da te, e purtroppo non sono una Legilimens, quindi parla"

"Faccio schifo" mormorò a quel punto Neville, malinconico. "Anche la nonna lo dice"

"Non dovresti darle ascolto, per cominciare. O almeno non sempre" fu la replica di Aimee. "E poi in che cosa fai schifo? Se si tratta delle materie scolastiche, lo sai che puoi venire da me"

Neville non rispose, ma sospirò e si sistemò la divisa. Lo stemma di Grifondoro si muoveva al ritmo del suo respiro, facendo sembrare che il leone prendesse vita ancora e ancora. Aimee rimase un attimo in silenzio, poi, decidendosi che forse era meglio entrare in classe per non far arrabbiare Piton, disse a Neville che gli avrebbe dato una mano con lo studio e lo lasciò andare a lezione.

Quando entrò, Aimee raggiunse il posto libero accanto a Cedric Diggory, che la salutò con un sorriso ampio e felice.

"Una Serpeverde dal cuore nobile che intende aiutare un piccolo Grifondoro in difficoltà? Questa è davvero una cosa che non si vede tutti i giorni!" disse lui sottovoce, mentre il professor Piton spiegava la pozione che avrebbero dovuto preparare quel giorno.

"E tu come fai a sapere che ho intenzione di aiutarlo, Diggory, sentiamo?" domandò lei, tirando fuori un foglio di pergamena, il libro di Pozioni, piuma e inchiostro dalla borsa. "Non mi pare tu abbia l'abilità di essere capace di origliare una conversazione a quasi venti metri di distanza dalla tua posizione attuale"

"No, non ho questa capacità sfortunatamente, ma Andromeda mi ha detto che eri fuori con Neville, quando le ho chiesto dove fosse finita la mia splendida compagna di Pozioni, e ha aggiunto tu e il Grifondoro maldestro siete amici da tempo" spiegò Cedric, guardando prima la lavagna e poi Aimee. "Ho semplicemente fatto due più due"

"Splendida compagna di Pozioni, eh?" commentò Aimee. "Tu mi lusinghi, Diggoy"

"Boyd e Diggory, volete onorarci della vostra attenzione, o preferite che mi fermi così da lasciarvi terminare la vostra conversazione?" tuonò il professor Piton, facendo sussultare entrambi.

Aimee e Cedric si scusarono velocemente e, chinando il capo sulle loro pergamente, si affrettarono a prendere appunti.

*

Con l'inizio delle vacanze e Andromeda lontana, Aimee si sentì un po' sola. Hogwarts era più calma del solito e i corridoi, che da Settembre erano sempre pieni e affollati, adesso erano vuoti e silenziosi. I fantasmi si godevano quella pace con gioia, nonostante alcuni di loro preferissero di gran lunga il consueto brusio che accompagnava da secoli le loro giornate – Pix non vedeva l'ora che le lezioni riprendessero, pronto com'era a fare scherzetti.

In ogni caso, sebbene la sua migliore amica le mancasse, c'era Evan a tenerle compagnia. Giocavano agli scacchi dei maghi nella Sala Grande, mangiando biscotti appena sfornati e sorseggiando cioccolata calda; chiacchieravano seduti davanti ai camini scoppiettanti della Sala Comune e si scambiavano qualche bacio quando nessuno li guardava.

Ma sebbene durante il giorno la sua mente fosse occupata da Evan, la notte Aimee non faceva che pensare a Fred. Ogni tanto si incrociavano per i corridoi e lui, quando si rendeva conto che Aimee e Evan si stavano tenendo per mano, smetteva subito di parlare col gemello e allungava il passo, per allontanarsi il più in fretta possibile.

"Potresti evitare di farti vedere in giro col fratello di Andromeda?" le aveva chiesto George un pomeriggio, trovandola finalmente sola. "Io e Fred non architettiamo scherzi da settimane ormai e ho il sospetto che tu e il tuo fidanzatino siate la causa principale!"

"Non è colpa mia se non comprende che fra me e lui non c'è assolutamente nulla, Weasley! Digli di darsi un contegno, perché non ho intenzione di mollare Evan e sono sicura di avere ragione quando dico che posso fare ciò che voglio!" aveva replicato Aimee, indignata. "Io e Fred non stiamo insieme. Le cose stanno così"

"Non c'è assolutamente nulla! Certo, come no, Boyd!" era stata la risposta di George. "Tutte quelle volte che vi fate gli occhi dolci a distanza, o quando vi siete abbracciati quella volta in cui stringevi la coperta di tuo fratello fra le mani! No, mia cara, tu stai facendo male a te stessa, mentendo, e, peggio ancora, fai del male a mio fratello e questo io non posso lasciartelo fare!"

Aimee pensava spesso a quella breve discussione avuta con George e alla fine capì che era arrivato il momento di fare qualcosa. Doveva parlare con Fred, chiarire il loro rapporto. Ma arrivò la vigilia di Natale e ancora Aimee non era riuscita a trovare il coraggio che le serviva per andare da Fred e parlargli apertamente; nel frattempo, però, qualcun altro si era dato da fare.

Evan aveva infatti chiesto un permesso e il 26 di Dicembre avrebbe portato Aimee nel villaggio di Hogsmeade. Avrebbero fatto un giro per le stradine innevate, si sarebbero fermati a I Tre Manici di Scopa per una burrobirra e poi, per pranzo, si sarebbero recati alla Sala di tè di Madama Piediburro. Già si pregustava quella giornata, ma, volendo che tutto fosse una sorpresa, Evan non tirò mai fuori l'argomento.

Il giorno di Natale Aimee si svegliò con un gran mal di testa. La voglia di lasciare il suo caldo e accogliente letto a baldacchino era pari a zero, ma lo stomaco iniziò a brontolare e così Aimee, trascinandosi verso il bagno delle ragazze, decise di andare a fare colazione. Quando scese nella Sala Comune, ancora un po' assonnata e coi vestiti babbani, Evan la stava già aspettando.

"Buon Natale!" esclamò, rubandole un bacio a fior di labbra. "Dormito bene?"

"Buon Natale anche a te" mormorò lei in risposta, sorridendo appena. "E per rispondere alla tua domanda: no, per niente. Ho la testa che mi scoppia"

"Oh" fece Evan, d'un tratto preoccupato. "Vuoi che ti accompagni in Infermeria?"

Per un istante, Evan si spaventò che quel malore mandasse in aria i suoi piani per il giorno seguente.

"No, non ce ne sarà bisogno" rispose Aimee.

Evan annuì e si abbassò a prendere un pacchetto da sotto l'albero di Natale posto accanto ad una vecchia libreria. Aimee corrugò la fronte e afferrò l'oggetto che lui le stava tendendo, scartandolo poi con cura e con calma. Sotto la carta c'era una scatola blu notte e per aprirla bisognava spingere un bottone dorato: all'interno c'era una collana color argento e un ciondolo verde smeraldo.

"Evan è... bellissima" sussurrò Aimee, senza fiato.

"E' il tuo regalo, da parte mia" disse lui, prendendo la collana per mettergliela al collo. "L'ho trovata fra le cose di mio nonno, insieme al suo diario. Sai, è un uomo interessante e leggendo i suoi pensieri mi sono trovato d'accordo con lui su molte cose"

"Lui sa che mi stai dando questa?" domandò Aimee, girandosi per abbracciare il ragazzo.

Evan scosse il capo. "E'... diciamo che è un po' lontano, in questo momento, e non credo sia possibile neanche mandargli un gufo"

Aimee alzò il capo e lo guardò per un istante. Lui spostò il suo sguardo altrove, e lì Aimee capì che Evan le stava nascondendo qualcosa. Scuotendo il capo, rimandando le indagini ad un altro momento, la Serpeverde si abbassò per prendere il regalo che aveva fatto ad Evan e glielo porse – forse non era bello come quello che le aveva fatto lui, ma Evan sembrò contento comunque.

I due scesero a far colazione insieme, Aimee sfoggiando la sua nuovissima collana e Evan che la guardava con la coda dell'occhio, sorridendo. Entrando nella Sala Grande si resero conto che non c'era quasi nessuno: i tavoli di Tassorosso e Corvonero erano completamente vuoti. A quello di Grifondoro, invece, c'erano i Weasley al completo – George, Fred, Ron e Percy – accompagnati da Harry Potter.

"Che maglioni ridicoli! Tutti uguali, poi!" esclamò Evan, senza disturbarsi di abbassare la voce così che i Weasley e Potter non lo sentissero.

"Già" mormorò Aimee, guardando Fred negli occhi. Ma mentiva: lei li trovava perfetti.


 

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Capitolo 20
*** La collana maledetta ***


XX – La collana maledetta

 

Un lampo di luce bianca e il cielo, scuro e minaccioso, fu illuminato per qualche momento. Qualche secondo dopo, con un suono profondo, vibrante e spaventoso, ecco arrivare il tuono. Aimee sussultò: solitamente le piacevano i temporali, ma in quel momento c'era qualcosa di diverso che la fece spaventare.

Oltre alla tempesta che si faceva via via più vicina, raffiche di vento tagliavano l'aria a metà e muovevano pericolosamente gli alberi immensi della Foresta Proibita. Dando una rapida occhiata fuori dalle ampie finestre, poi, si poteva ammirare il mondo in cui il Lago Nero sembrava aver preso vita: le onde, alte e spaventose, si infrangevano sugli scogli.

Aimee si preoccupò dei suoi compagni Serpeverde: le acque del lago davano l'impressione di voler rompere i vetri delle finestre e conquistare Sala Comune e dormitori inclusi.

In quanti avrebbero perso la vita? In quanti sarebbero affogati, là sotto?

Aimee rispose in fretta a queste due domande e fece per correre ad avvisarli, ma realizzò di essere bloccata. Delle corde invisibili si erano strette intorno alle sue caviglie – stranamente non portava né calze, né scarpe.

"Aimee Boyd. Serpeverde. Purosangue" disse una voce maschile, troppo calma per lo scenario che lei aveva appena smesso di guardare – ovvero la tempesta in arrivo. "Ci ho preso?"

Aimee, che fortunatamente aveva le mani libere, sfoderò la bacchetta e aspetto, ansimando, che qualcuno si facesse avanti per attaccarla. Ma nessuno si fece avanti e, dando una rapida occhiata in giro, Aimee si rese conto di essere completamente sola. Non c'era nessuno nei corridoi, nell'aula che aveva davanti agli occhi mentre dava le spalle alla finestra e al temporale...

"Homes Revelio!" mormorò allora con decisione, pronta ad affrontare, faccia a faccia, la persona a cui apparteneva quella voce profonda.

Non accadde nulla, l'incantesimo non funzionò. Ma qualche secondo dopo, con l'ennesimo tuono che la faceva sussultare, la voce scoppiò in una risata di scherzo e ad Aimee gelò il sangue nelle vene. Adesso l'unico pensiero che la Serpeverde aveva in mente era scappare, correre via e raggiungere un posto sicuro dove la voce non l'avrebbe trovata.

"Non tuoi sfuggirmi, Aimee Boyd" disse la voce, leggendo nei suoi occhi le sue intenzioni. "Ovunque tu decida di andare, mia cara, io sarò lì con te"

"Chi sei?!" urlò Aimee, tentando nuovamente di liberarsi dalle corde invisibili. Queste, però, si strinsero con forza e la ragazza sentì la pelle bruciare; un secondo più tardi entrambe le caviglie presero a sanguinare. "Liberami. Subito!"

La voce rise ancora, questa volta più forte. "E perché dovrei farlo?"

Si divertiva vederla soffrire, gli donava piacere osservarla contorcersi per tentare di liberarsi dalle corde.

"Evanesco!" disse Aimee, provando a far sparire ciò che non era visibile ai suoi occhi; anche questa volta, fu invano.

A quel punto, sperando che la voce se ne fosse andata, Aimee si alzò e a grandi balzi raggiunse la fine del corridoio in cui si trovava. Svoltò a destra e saltellò lungo un altro corridoio che la condusse all'ingresso del castello. Proprio mentre si voltava, per raggiungere la scalinata principale, le porte si aprirono e la tempesta entrò: il vento fece cadere i quadri appesi ai muri, le buttò la pioggia in faccia e ben presto Aimee si sentì bagnata e infreddolita.

Con un tonfo, poi, Aimee cadde a terra e le ginocchia andarono a sbattere contro il pavimento in pietra. Un dolore acuto si sparse per tutto il corpo e, per non emettere alcun gemito, Aimee si morse il labbro inferiore fino a farlo sanguinare.

"Saltella finché puoi, ranocchia!" esclamò divertita la voce, calcando sull'ultima parola. "Io ho tutto il tempo del mondo!"

La Serpeverde raggiunse la scalinata principale e si sedette sul primo gradino, esausta per tutti i balzi fatti per arrivare fin lì. Tentò di asciugarsi il viso, ma il vento continuava a scagliarle la pioggia addosso; Aimee iniziò a tremare dal freddo.

"Stanca?" riprese la voce, prendendosi nuovamente gioco di lei.

"Chi diavolo sei?!" urlò Aimee, stringendo la presa sulla bacchetta. "Fatti vedere, codardo che non sei altro!"

Era ferita, spaventata, sola e infreddolita, zuppa da capo a piedi. Non capiva chi la odiasse tanto da arrivare a tanto, ma non era riuscita a mordersi la lingua e quel 'codardo' le era uscito così, di getto. A quella parola, quasi fosse un'incantesimo o la parola d'ordine per entrare nella Sala Comune, il vento e la pioggia sparirono e la porta d'ingresso si chiuse con uno scatto.

Si sentii il fruscio di qualcosa, come un mantello che si muove veloce o il movimento sinuoso di un serpente sulle foglie secche. Aimee si ritrovò faccia a faccia con del fumo grigio scuro: questo galleggiava a pochi metri da terra e, di tanto in tanto, della luce verde cercava di venir fuori.

"Tu! Lurida traditrice del tuo sangue!" tuonò la nuvola di fumo, facendola sussultare, "Come osi darmi del codardo?!"

Aimee sgranò gli occhi e gli puntò la bacchetta contro. Aprì la bocca per mormorare qualche incantesimo che potesse aiutarla in quella situazione, ma dalle sue labbra non uscì nulla, se non l'aria. E di colpo il fumo si gettò su di lei, cingendole il collo e mozzandogli il respiro; i polmoni imploravano di lasciarla andare, di farla respirare un'ultima volta, ma la stretta non si allentava.

"Ti prendi gioco del mio padrone! Non gli sei fedele!" urlò la nuvola grigia, ridendo di gusto osservando le pupille di Aimee dilatarsi. "Non sei degna delle sue attenzioni! Non lo sarai mai, Aimee Boyd!"

E di colpo Aimee si svegliò nel suo letto a baldacchino, lottando contro quella nuvola che adesso non poteva vedere. Non riusciva ancora a respirare e il peggio era che non aveva la bacchetta a portata di mano. Si attaccò alla spessa tenda verde, la tirò giù e fece svegliare le sue compagne. Andromeda e Keira si precipitarono a darle una mano, ma era difficile capire perché la loro amica stesse soffocando così, all'improvviso.

Aimee sentì che qualcuno stava correndo fuori per andare a chiamare Piton, mentre Andromeda sgranava gli occhi e si portava una mano alla bocca. Negli occhi azzurri Aimee riuscì a vedere quello che sembrava un lampo improvviso, come se avesse finalmente capito che cosa le stesse succedendo.

"Keira, dobbiamo toglierle la collana! Presto!" esclamò.

I tentativi di Aimee, di liberarsi dalla morsa della nuvola grigia, rallentarono sempre di più. La vista si annebbiò, vide dei pallini neri farsi via via più grossi e il suo ultimo pensiero, prima di perdere i sensi, fu per Orion: "Sto arrivando, fratellino".

*

Un raggio di sole solitario oltrepassò le nuvole cariche di pioggia e, quasi attratto come una falena dalla luce, si andò a posare sul viso di Aimee. Lei fece un gesto per scacciarlo, pensando che qualcuno avesse acceso la punta della propria bacchetta con un 'Lumos' e che adesso gliela stesse puntato dritta negli occhi.

Decisa ad insultare chiunque stesse disturbando il suo sonno, Aimee aprì gli occhi di scatto e si ritrovò a chiuderli subito dopo perché la testa sembrava scoppiarle. Quando il dolore si affievolì, tentò nuovamente ad aprire gli occhi, ma questa volta lentamente. Si abituò piano piano alla luce, girò il capo verso destra e trovò Neville che sorrideva.

"Neville? Che ci fai nel dormitorio delle ragazze di Serpeverde?" mormorò; la voce era roca e per un istante pensò che fosse stato qualcun altro a parlare al posto suo.

Il sorriso sul volto di Neville svanì. "Siamo in Infermeria, Aimee. Non... non ricordi quello che... è successo?"

Aimee corrugò la fronte e provò a mettersi seduta. Con l'aiuto del Grifondoro e parecchi lamenti per via del dolore, finalmente si tirò su e osservò l'ampia stanza in cui erano. Neville aveva ragione: erano in Infermeria e lei era su uno degli scomodi letti di Madama Pomfrey.

Ripensò alle parole che aveva appena detto il suo amico e tentò di ricordare, ma la testa le faceva così male che decise di lasciar perdere. Fu Neville, allora, a raccontarle tutto: lei che si svegliava e tirava giù le tende, lei che non riusciva a respirare, Keira che urlava a qualcuno di chiamare il professor Piton, Andromeda che le strappava la collana – regalo di Natale di Evan – dal collo e, infine, di come lei aveva perso i sensi subito dopo.

"Mi... mi è veramente capitato tutto questo?" domandò Aimee, con gli occhi lucidi, tastando il collo per controllare che le avessero davvero tirato via la collana. "Sono quasi morta... per davvero?"

Neville annuì e abbassò il capo. "Mi hai fatto spaventare"

Fra i due calò il silenzio. Ad Aimee tornò alla memoria il pensiero rivolto a Orion e d'un tratto si sentì egoista: avrebbe davvero avuto il coraggio di abbandonare tutto e tutti? E poi, come avrebbe potuto lasciare solo Neville? Lui era praticamente un fratello per lei!

Con una smorfia di dolore, le lacrime pronte ad uscire, Aimee si sporse in avanti e abbracciò il ragazzino. Gli disse che adesso stava meglio e che era molto felice che fosse stato lui il primo a vedere, una volta sveglia.

"Naturalmente anche gli altri erano molto preoccupati" proseguì il Grifondoro, staccandosi dall'abbraccio e tirando su col naso. "E il professor Silente ha scritto personalmente ai tuoi genitori: saranno qui in serata"

Aimee annuì, poi disse: "Gli altri? Chi, di preciso?"

"Beh, Andromeda, Keira, Evan, Cedric Diggory...persino Marcus Flint" disse, contandoli sulle dita di una mano. "... Anche George e Fred. Sono venuti spesso a trovarti, mentre riposavi"

"E per quanto tempo ho... riposato?" chiese Aimee, passandosi una mano fra i capelli secchi e sporchi.

Appena esco di qui, mi faccio una bella doccia! O un bagno caldo!

"Quattro giorni" rispose Neville. "Andromeda e Evan hanno litigato la sera in cui Piton ti ha portata qui, e Fred si è schierato con lei. George si è dovuto mettere in mezzo: avevano tirato fuori le bacchette. Poi, vediamo... ah! Malfoy mi ha fatto saltellare fino alla Torre di Grifondoro con un incantesimo"

"Quel piccolo insolente!" sibilò Aimee. "Se la vedrà con me!"

Non aveva dato molto peso a quello che era successo fra la sua migliore amica e il suo ragazzo, tanto meno si era disturbata di preoccuparsi di Fred che prendeva posizione e George che fermava un duello di bacchette in arrivo. No, in quel momento le importava solo del male che avrebbe fatto a Draco Malfoy e ai suoi due scagnozzi, Tiger e Goyle.

"Harry dice che valgo dodici Malfoy, sai?" proseguì Neville, illuminandosi appena.

Aimee lo guardò intensamente e si ritrovò a sorridere. Si calmò e gli prese una mano: "Potter ha ragione e Malfoy è una caccola, un bambino viziato che correrà da papino e da mammina quando mi sarò vendicata per averti trattato male per tutto l'anno"

"Ho avuto la mia piccola vittoria" replicò Neville, stringendosi nelle spalle, arrossendo leggermente. Aimee corrugò la fronte e lo incalzò perché continuasse, così Neville riprese: "Ti sei persa la partita contro Tassorosso, che, fra parentesi, abbiamo vinto in pochissimo tempo, e lì io e Ron abbiamo preso a pugni Malfoy, Tiger e Goyle! Affrontare quei due scimmioni senza cervello è stato fantastico, anche se mi hanno mandato al tappeto!"

Aimee ridacchiò. "E bravo il mio Neville!"

I due amici passarono l'ora successiva a chiacchierare e a mangiare dei dolciumi che Silente aveva fatto arrivare da Mielandia. Neville trovò la figurina di Babayaga, una famosa e vecchia megera, per ben cinque volte nelle Cioccorane e Aimee, con suo grande disappunto, trovò una Tuttigusti+1 al sapore di cerume.

Quando Madama Pomfrey arrivò in tutta fretta al letto di Aimee, disse a Neville di uscire e di non farsi vedere nell'Infermeria per almeno un mese – "Sono stanca di vederti qui ogni due giorni, signor Paciock!". Poi passò a controllare Aimee, le fece bere una pozione e affermò che si sarebbe rimessa prestissimo; ovviamente non dimenticò di avvertirla dell'arrivo dei suoi genitori.

Una volta rimasta sola, Aimee si lasciò andare e tornò a distendersi sul letto. Il dolore alla testa era passato, il panico di ciò che le era successo svanito e adesso i suo polmoni facevano le capriola, felici com'erano di poter riavere tutta l'aria che riuscissero a prendersi. Si risvegliò solamente quando il preside di Hogwarts in persona, con un sorriso sincero, la scosse leggermente.

"Vorrei lasciarti dormire, ma, come suppongo ti abbiano detto Poppy e il signor Paciock, mi sono preso la libertà di scrivere ai tuoi genitori, e adesso loro sono qui" mormorò, lanciando un'occhiata al pacchetto di Tuttigusti+1 quasi vuoto. "Sarebbero venuti qui la sera stessa dell'incidente, ma ho preferito farti riposare e riprendere le forze"

Aimee annuì e si sporse per vedere chi stava parlando col professor Piton. Hollie, sua madre, era stretta a Cooper, suo padre. I due sembravano pendere dalle labbra dell'insegnante di Pozioni mentre questi gli raccontava quello che le era successo, e, con grande sorpresa di Aimee, sembravano molto preoccupati per la loro figlia.

"Come ti senti adesso?" le domandò Silente, riportando l'attenzione di Aimee su di sé.

Aimee deglutì e si accorse di avere la gola secca. Silente parve accorgersene perché, con un movimento fluido della bacchetta, fece apparire una brocca d'acqua e un bicchiere che si riempì da solo. Questo volò fino ad Aimee e lei bevve tutto d'un sorso.

"Meglio, grazie professore" rispose, posando il bicchiere vuoto sul comodino accanto al letto. "Neville è stato con me quasi due ore. Può prenderle tutte, le caramelle: non sono sicura di volerle finire, comunque... sa... cerume"

"Oh, mia cara!" ridacchiò il preside, allungando la mano verso le Tuttigusti+1 – per un attimo, Hollie, Cooper e Piton si erano voltati verso di loro. "Ti capisco perfettamente! Da giovane ne mangiai una al gusto di vomito e adesso temo che mi possa capitare la stessa sorte. Farei un tentativo, ma..."

Aimee sorrise e guardò l'uomo dalla lunga barba e gli occhiali a mezzaluna cercare con cura la caramella giusta. Ne prese una di un rosa acceso, se la portò alla bocca e la masticò. Fece un gran sorriso di sollievo e disse che sapeva di fragola.

"Adesso è bene che ti lasci sola coi tuoi genitori: sono sicura che avrete molto di cui discutere" proseguì Silente, dandosi un colpetto con l'indice sul naso. "Piton farà in modo che tu stia al passo con le lezioni e, una volta che Poppy ti avrà dato il permesso di tornare nella tua Sala Comune, vorrei che venissi nel mio ufficio insieme ad Andromeda Lane. Una delle vostre amiche... Keira, sì, mi pare sia stata lei... mi ha riferito che è stata proprio Andromeda a toglierti la collana e quindi vorrei che fosse presente al nostro incontro!"

Aimee annuì. "Certamente, professore. Glielo comunico appena la vedo!"

"Benissimo!" esclamò gentile il preside, facendole poi un cenno col capo per salutarla. "Ti auguro un buon riposo. Severus, andiamo?"

Silente e Piton si allontanarono silenziosamente, salutarono Madama Pomfrey e uscirono dall'Infermeria. Hollie e Cooper si precipitarono dalla loro figlia: entrambi avevano le occhiaie ed erano più pallidi del solito. Avevano l'aria stanca, quasi non dormissero da giorni, e tutta la rabbia, il dolore e la freddezza con cui si erano lasciati era come svanita nel nulla... persino lo schiaffo di Hollie.

Aimee li rassicurò sentendosi un po' a disagio. Non era abituata a tutte queste attenzioni quando era a casa.

"Volevamo ritirarti dalla scuola quando è arrivata la lettera!" esclamò Cooper, accarezzando il capo della figlia. "Ma Silente ci ha convinti a non farlo. Sai, tornando qui mi sono tornati alla mente vecchi ricordi, belli e brutti, e ho capito che farti rimanere qui è la scelta più giusta"

Hollie si buttò in avanti e strinse Aimee in un abbraccio, scoppiando subito in lacrime. "Pensavo di averti persa!"

Un'altra cosa a cui Aimee non era più abituata a fare era piangere davanti ai suoi genitori. Per lei quel momento, quando sua madre l'abbracciò e pianse, fu davvero strano: si trovava davanti a un bivio dove da una parte si sfogava come stava facendo Hollie, dall'altra invece rimaneva zitta e immobile.

Aimee scelse la seconda opzione.

Sentì le lacrime calde di Hollie caderle sul collo, bagnarle la guancia. Cooper si aggiunse all'abbraccio e diede un bacio sulla fronte ad Aimee, sussurrandole che le voleva bene e che anche Hollie gliene voleva.

Il giorno successivo Aimee si svegliò stanca morta. Non aveva chiuso occhio quella notte per via delle parole di Cooper e ancora ci stava pensando quando Andromeda, con occhi gonfi e rossi, due ombre scure sotto gli occhi e un sorriso spento dipinto sulle labbra, la salutò sedendosi a peso morto sulla sedia accanto al suo letto.

"Però!" esclamò Aimee, mettendosi seduta. "Hai proprio una bella cera, sai Andromeda?"

"Sta' zitta" replicò l'altra, allargando il sorriso. "Sono la tua migliore amica e ho il diritto di piangere quanto mi pare. E se scopro che mi giudichi per questo, ti spezzo tutte le ossa senza usare la magia"

"Le tue minacce sono solo parole" disse Aimee, prendendosi gioco di lei. "E comunque fa' pure: non dirò niente a nessuno"

"Patetico, non trovi? Una Serpeverde che piange" domandò Andromeda, scoppiando a ridere quando la sua migliore amica annuì, ridendo anche lei. Poi, guardandosi le mani per un secondo, Andromeda tornò cupa e seria: "La collana che Evan ti ha dato era maledetta, l'ha trovata questa estate tra le cose di mio nonno, ma era troppo occupato a leggere i suoi diari per ascoltare mia madre che ci diceva che non dovevamo prenderla per nessun motivo"

"Maledetta?" chiese Aimee, mettendosi comoda sul letto e posizionando il cuscino dietro la schiena.

Andromeda annuì e tornò a guardarla negli occhi. Due pozze di cielo, adesso coperte da un vetro lucido.

"Mio nonno è Augustus Rookwood, lavorava al Ministero ed era un... era un seguace di Tu-Sai-Chi" confessò Andromeda. "Trovò la collana quando veniva ancora qui a Hogwarts, non so dove, e la stregò. La diede a mia madre quando era ancora una bambina, e quando lui finì ad Azkaban, dove tuttora è, lei la mise insieme ai diari dell'uomo che non nomina da anni. Non so bene cosa faccia quella stupida collana, ma sapevo che era a causa sua se tu stavi per... beh, lo sai"

"Perché non mi hai mai parlato di tuo nonno?" fece Aimee, prendendole una mano.

Andromeda si strinse nelle spalle e tiro su col naso.

"Sono venuti qui i miei genitori" proseguì la Serpeverde, cambiando completamente discorso. "Hanno pensato di ritirarmi dalla scuola, ma Silente gli ha fatto cambiare idea"

"Pensi che le cose torneranno come prima, dopo quello che ti è successo?" le domandò Andromeda.

Aimee scosse il capo. "Non ne sono sicura"

Le due amiche rimasero per qualche minuto in silenzio. Aimee sfruttò quel momento per pensare alla collana: Evan non aveva colpe, stando alla storia raccontata da Andromeda, e anche lui, ricordò Aimee, le aveva detto di aver trovato i diari del nonno e di averli letti. Sicuramente quel gioiello, che al momento non aveva la minima idea di dove fosse, glielo avrebbe restituito – o lo avrebbe implorato di distruggerlo definitivamente, se necessario.

"Andromeda, ho davvero temuto di morire, ad un certo punto e... ho prima di perdere i sensi gli ho detto che ci saremmo visti presto, date le circostanze" le confessò Aimee, mordendosi un labbro. "Mi sarebbe piaciuto rivederlo, anche solo una volta, ma quando mi sono risvegliata, e al mio fianco ho visto Neville, ho... cambiato idea"

"Se fossi morta," sussurrò Andromeda, ricacciando indietro le lacrime. "ti avrei riportata in vita e poi ti avrei preso a sberle. Tu non puoi lasciarmi, Aimee Boyd, lo capisci? Ormai siamo legate, destinate a fare grandi cose insieme e a vivere una vita lunga"

Aimee sorrise e si allungò per abbracciarla. Respirò a pieni polmoni il profumo della sua migliore amica e, storcendo il naso, le disse che puzzava. Andromeda si staccò dall'abbraccio e alzò un sopracciglio.

"Che cosa stai insinuando? Che mentre eri qui non mi sono lavata?"

"Va' a farti una doccia, troll di montagna!" esclamò allora Aimee, scoppiando subito a ridere.

"Questa me la pagherai, Aimee. Stanne certa!" replicò l'altra, alzandosi dalla sedia con fare regale. "Adesso è meglio che vada: mi aspetta una giornata impegnativa, e poi la persona che sta aspettando il suo turno potrebbe scagliarmi qualche maledizione se non esco di qui entro cinque secondi"

La Serpeverde seduta sul letto corrugò la fronte. Il suo turno?

Andromeda le sorrise e le diede un bacio affettuoso sulla fronte, poi uscì scuotendo una cascata di capelli castani. Proprio mentre Madama Pomfrey raggiungeva Aimee con l'ennesima pozione da prendere, un Grifondoro dai capelli rossi e le lentiggini si avvicinò in fretta al letto. Il suo viso non mostrava alcuna espressione e quella maschera, si ritrovò a pensare Aimee, non gli donava molto.

Fred Weasley, con una calma quasi spaventosa, si sedette dove poco prima era stata Andromeda e fissò Aimee intensamente. Il volto non avrebbe sicuramente tradito le sue emozioni, ma gli occhi urlavano e Aimee capì che il ragazzo era preoccupato e furioso insieme.

"So cosa stai per dirmi, Weasley" lo anticipò lei, prevedendo le accuse contro Evan. "Non è colpa sua: era distratto mentre la madre gli raccontava della collana"

"Oh, quindi gliela facciamo passare solo perché era distratto?" sbottò Fred, imitandola per le ultime due parole. "Aimee, hai rischiato di finire all'altro mondo!"

Lei annuì. "Ne sono consapevole"

"Ma non lo mollerai per questo, giusto?" replicò il Grifondoro, profondamente deluso di vederla annuire. Con uno sbuffo e la rabbia che gli ribolliva nelle vene, Fred aggiunse: "Bene, allora io e te non abbiamo più niente da dirci. Divertiti col tuo fidanzato!"

Si alzò dalla sedia, la guardò un'ultima volta e poi si avviò verso l'uscita. Aimee rimase a guardare il punto in cui Fred aveva chiuso la porta dell'Infermeria alle sue spalle, ripercorse velocemente quella breve conversazione che avevano appena avuto e qualcosa, dentro di sé, si ruppe.

Non era disposta a piangere per un ragazzo a cui segretamente teneva molto, sebbene loro non si parlassero poi molto, quindi decise di chiudere gli occhi e provare a rilassarsi. Ad ogni tentativo, però, non faceva che rivivere quello che le era successo; con curiosità spostò il lenzuolo che la copriva e si guardò le caviglie: Madama Pomfrey le aveva bendate e questo voleva dire che le ferite, provocate dalle corde invisibili del sogno – o qualunque cosa fosse stato –, erano reali.

Quella collana doveva sparire.

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Capitolo 21
*** Scherzi e punizioni ***


XXI – Scherzi e punizioni

 

Quando Aimee si svegliò la mattina seguente si sentì fisicamente meglio, ma mentalmente stanca e anche un poco triste. Concentrandosi poteva sentire ancora la voce di Fred, quello che le aveva detto e, se solo chiudeva gli occhi, lo vedeva uscire dall'Infermeria senza neanche voltarsi un'ultima volta a guardarla. Le dispiaceva averlo visto andar via, la faceva star male aver chiuso definitvamente i rapporti con lui, in quel modo, ma si disse che presto quella sensazione sarebbe svanita, e poi aveva altro a cui pensare.

Era sicura che la collana che Evan le aveva regalato a Natale fosse ancora in giro. Doveva fare qualcosa: liberarsene, distruggerla, cercare un incantesimo che annullasse quello fatto dal nonno di Evan e Andromeda, ma per prima cosa doveva uscire dall'Infermeria. Quindi scese dal letto e i suoi piedi incontrarono il freddo pavimento di pietra, svegliando i suoi muscoli, e si avviò verso l'ufficio di Madama Chips. La donna stava leggendo in silenzio la Gazzetta del Profeta di quella mattina.

Aimee si schiarì la gola e Madama Chips alzò lo sguardo dal giornale.

"Devi riposare, signorina Boyd" disse, poggiando la Gazzetta sulla scrivania e voltandosi per prendere una delle sue pozioni. "Eri a un passo dal San Mungo, sai? Coraggio, torna a letto e rilassati: hai bisogno di recuperare le forze"

"Ma io sto bene!" si lamentò Aimee, sbuffando. "Mi sento molto meglio, grazie a lei, e sono convinta di poter tornare a lezione!"

"Bevi questa," replicò Madama Chips, senza badare alle sue lamentele. "poi torna a letto che fra poco ti faccio portare qualcosa dalla Sala Grande per colazione. Hai qualche preferenze, mia cara?"

Aimee scosse il capo, afferrò la pozione verde brillante che la donna le aveva dato e tornò sui suoi passi. Sbuffò ancora una volta, infastidita dal fatto che Madama Chips non la volesse ancora dimettere e si sedette sulla sedia accanto al suo letto. L'Infermeria era completamente vuola, c'era solo lei al suo interno, ed l'aria che respirava sapeva di chiuso. Fuori dalle finestre, sebbene facesse ancora freddo, c'era un sole splendente e questo la fece sbuffare ancora: avrebbe potuto fare una passeggiata in riva a Lago Nero, studiare sotto un albero o guardare la piovra gigante da lontano, e invece era rinchiusa lì, fra le mura del castello.

Madama Chips le portò un vassoio con latte, succo di zucca, pancake, uova strapazzate e pancetta affumicata. Alla vista di tutto quel cibo, quasi non mangiasse da mesi, il suo stomaco fece una capriola, felice come una Pasqua. Aimee chiuse gli occhi, inspirò il quel mix di profumi che era la sua colazione e si leccò le labbra, poi riaprì gli occhi e si tuffò sulle uova. Il suo stomaco, nel frattempo, stava facendo la ola.

"Vedo che sei affamata!" esclamò Evan, avvicinandosi a passo lento al suo letto.

"Mottiffimo!" esclamò a sua volta Aimee con la bocca piena. Masticò in fretta le uova che aveva in bocca e, mentre faceva questo, rivolse ad Evan un sorriso ampio e luminoso.

"Come... come stai, Aimee?" le chiese Evan, abbassando il capo.

Il Serpeverde era ai piedi del letto, si torturava le mani e aveva lo sguardo fisso sul pavimento. Non osava guardare la sua ragazza negli occhi per paura che lei lo lasciasse, o che gli gridasse dietro di andarsene – in effetti, Aimee ne aveva tutto il diritto –, ma lei non aveva intenzione di alzare la voce con lui o di arrabbiarsi.

"Bene" rispose Aimee con sincerità. "Sono stata meglio, questo è ovvio, ma mi sento bene"

Evan annuì, fece un passo verso il letto e si sedette sul bordo, sempre senza guardarla. Si sentiva uno schifo per averla fatta finire lì, per averle regalato una collana che l'aveva quasi uccisa, e, per finire, si sentiva il ragazzo più codardo del mondo per non essere andato a trovarla più spesso, mentre lei era ancora priva di sensi. Avrebbe voluto dirle che era stato sul punto di entrare in Infermeria mille volte, ma poi una vocina gli aveva urlato di andarsene e lui, senza sapere perché, aveva obbedito.

Aimee smise improvvisamente di mangiare, rendendosi conto di quel silenzio innaturale che si era creato fra loro. Posò la forchetta nel piatto dove rimanevano ancora pancetta e pancake, si alzò dalla sedia e si sedette accanto ad Evan, prendendogli il viso fra le mani.

"Non è stata colpa tua, d'accordo?" disse, specchiandosi nei suoi occhi così simili a quelli di Andromeda, eppure così diversi. "Non avevi idea di cosa fosse in grado di fare quella collana, quando me l'hai regalata"

"Ma avrei dovuto!" sussurrò lui, avvicinando il suo viso a quelli di Aimee. "Io sono il tuo ragazzo, Aimee, e sono quello che dovrebbe proteggerti, non farti del male!"

"Evan, non è colpa tua" ripeté lei, sorridendogli. "E per la cronaca: sono in grado di badare a me stessa"

Finalmente, il Serpeverde sorrise e lei, senza pensarci su due volta, allungò il collo e lo baciò dolcemente sulle labbra. Inspirò il suo profumo, strinse delicatamente i suoi capelli e lui le mise le mani sui fianchi, assaporando il bacio fino alla fine. In quel momento, nella mente di Aimee, apparve il volto di Fred Weasley: la guardava con rabbia, con delusione, con dolore.

Smettila di guardarmi così!, gli urlò e lui svanì.

Poco dopo Aimee si staccò da Evan, ma gli rimase vicino, appoggiando la sua fronte contro quella di lui. Madama Chips, che aveva assistito ad ogni cosa, si spazientì e disse loro di evitare le effusioni in pubblico, o almeno di limitarle – i due non la ascoltarono minimamente.

"Settimana prossima c'è di nuovo la possibilità di andare Hogsmeade, ci vieni con me?" le propose Evan, prendendola per mano. Lei annuì, si morse il labbro inferiore e lui disse: "Bene"

*

Un paio di settimane più tardi, Aimee e Andromeda passeggiavano lungo un corridoio alla ricerca di un po' di svago, o qualcuno da prendere in giro. Il Barone Sanguinario stava urlando dietro a Pix, che ascoltava attentamente il fantasma dalle vesti imbrattate di sangue come se la sua intera esistenza dipensesse solo da quello – era strano, ma per qualche motivo il Barone era l'unico ad avere il potere di farsi ascoltare veramente da Pix. Una volta che il Barone volò via con eleganza, Andromeda si voltò verso Pix e gli fece la linguaccia.

"Niente scherzetti oggi, caro Pix?" gli domandò con un ghigno dipinto in volto. "Hai paura di quello che il Barone potrebbe farti?"

"Non temo nessuno, io!" esclamò il poltergeist, facendo apparire delle Caccabombe dal nulla. "E adesso te lo dimostrerò!"

Aimee afferrò Andromeda per un polso appena in tempo, trascinandola via attraverso il corridoio. Le due corsero a perdifiato fino a quando le risatine di Pix non furono più udibili, poi svoltarono a destra e si trovarono davanti ad un corridoio multicolore. I protagonisti dei quadri appesi alle pareti non facevano che lamentarsi di due Grifondoro del terzo anno, qualcuno invece li lodava e Gazza, insieme alla sua fidata gatta Mrs Purr, borbottava che gli mancavano le vecchie punizioni stringendo uno straccio in una mano e secchio con acqua e sapone nell'altra.

Andromeda scoppiò immediatamente a ridere, indicò Gazza divertita e si prese gioco di lui, che, lamentandosi dei ragazzini insolenti che vagavano per Hogwarts, si era messo a pulire pareti e pavimento. Aimee si limitò a sorridere, compiaciuta di quel disastro che sicuramente avevano fatto Fred e George.

Poco più tardi, le due Serpeverde entrarono in biblioteca e lì trovarono Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley e Hagrid che parlottavano fra loro a bassa voce. Era strano vedere il guardiacaccia in biblioteca, anche perché Aimee dubitava persino che l'uomo sapesse leggere, ma, stringendosi nelle spalle, tirò dritto insieme alla sua amica e si infilò fra due scaffali colmi di libri.

"Psst!" fece qualcuno.

Andromeda e Aimee si voltarono contemporaneamente, prima da una parte e poi dall'altra, ma sembravano completamente sole.

"Psst!"

"Ahia George! Mi hai calpestato un piede!" disse Fred Weasley.

Aimee e Andromeda si scambiarono un'occhiata confusa, poi si fecero il giro di uno scaffale e si ritrovarono a guardare i gemelli Weasley accovacciati in un angolo, sotto un vecchio tavolo.

"Si può sapere che state facendo lì sotto?" chiese Andromeda, guardando prima George e poi Fred con aria severa.

"Ci nascondiamo da Gazza!" sibilò George.

"Abbiamo messo a punto un incantesimo con cui dipingere muri e altro, difficilissimo da annullare" aggiunse Fred, ridacchiando.

"Era da settimane che non facevamo scherzi!" disse subito George, battendo il cinque al gemello.

"Va bene, tutti felici e contenti. Adesso potete venire fuori da lì o devo andare a chiamare Gazza?" fece Andromeda, portando le mani ai fianchi.

I due gemelli, sghignazzando, uscirono da sotto il tavolo e si tirarono su, pulendosi le divise. Aimee scosse il capo e alzò gli occhi al cielo, anche se dovette ammettere che l'incantesimo da loro creato era geniale. Guardò per un istante Fred, che non la degnava di uno sguardo – anzi, si comportava come se lei non esistesse – e poi diede tirò i capelli di Andromeda per attirare la sua attenzione.

Andromeda smise di parlare coi gemelli, si voltò verso la sua migliore amica e la fulminò con lo sguardo. Poi, all'improvviso, capì che cosa Aimee volesse comunicarle e, salutando Fred con un cenno veloce e George con un bacio sulla guancia, Andromeda seguì Aimee fuori dalla biblioteca di Hogwarts.

"Ma che avete voi due? Prima vi fate gli occhi dolci, vi abbracciate e così via e poi non vi rivolgete la parola!" sbuffò Andromeda. "Piuttosto, tu e Evan vi siete disfatti della collana?"

Aimee si fermò di colpo, era da giorni ormai che non pensava più al regalo che il suo ragazzo le aveva fatto a Natale. Era riuscita a rimuovere quel sogno dai suoi ricordi, era riuscita a nascondere i segni sulle caviglie che la corda invisibile le aveva lasciato e adesso ecco che ogni cosa le si riversava addosso, ancora una volta. Ma, per non far preoccupare la sua migliore amica, e per non farsi vedere debole o ancora scossa, Aimee si mise una maschera di pura tranquillità sul volto.

"Evan ha detto che una volta a casa la rimetterà fra le cose di vostro nonno. Dice che non la vuole più vedere e che non la toccherà mai più" rispose, riprendendo a camminare. "Terrà i diari, però"

"Quei diari!" fece Andromeda, seccata dal comportamento del fratello. "Mio nonno scriveva della superiorità dei Purosangue, scriveva di Tu-Sai-Chi e delle sue ambizioni, dell'immenso potere del suo padrone e di quanto gli fosse fedele!"

"Così potente, eppure è bastato un bambino per finirlo" aggiunse Aimee, scuotendo leggermente il capo, pensierosa. "Credi sia morto?"

"Spero di sì, Aimee. Spero di sì" mormorò l'altra.

*

Una lunedì mattina, Aimee si stava preparando per andare a fare colazione insieme ad Evan, quando Keira entrò in tutta fretta nel dormitorio femminile di Serpeverde. Aveva il fiatone, i capelli spettinati e uno sguardo divertito. Una volta seduta sul letto a baldacchino di Aimee, Keira si prese un momento per riprendere fiato, poi scoppiò a ridere.

"Malfoy... Il piccolo Malfoy!" esclamò, ridendo. "In punizione! E insieme a tre Grifondoro!"

Aimee era più confusa che mai.

"Potter, la Nata Babbana Granger e quell'idiota di Paciock!" concluse, asciugandosi le lacrime. "Hanno perso ben centocinquanta punti! E Paciock pensava che Potter e la sua amichetta stessero portando in giro un drago, ti rendi conto! Che idioti!"

"Dove sono adesso?" domandò velocemente Aimee, passandosi una mano fra i capelli castani e sbuffando.

Era infastidita dal modo in cui la sua amica stava definendo Neville e, subito dopo essere andata a controllare il piccolo Grifondoro, gliene avrebbe dette quattro. Degli altri non le importava, comunque: loro erano liberi di fare ciò che più gli piaceva.

Chi la sente Augusta adesso?!

Keira le disse che li avrebbe trovati tutti nella Sala Grande, poi la osservò correre fuori dal dormitorio. Aimee scese la scala a chiocciola di gran carriera, superò furibonda un Evan che la stava aspettando – e che le corse dietro chiedendole dove stesse andando – e uscì dalla Sala Comune di Serpeverde finendo addosso a Malfoy. Questi si alzò da terra con l'aiuto di Tiger e Goyle, borbottò qualcosa di brutto nei confronti di Aimee e sparì nella Sala Comune.

La Sala Grande si stava riempiendo quando Aimee vi entrò a passo spedito. Si fermò solo per individuare Neville e, quando lo trovò, lo raggiunse al tavolo dei Grifondoro. Harry Potter stava leggendo un foglio di pergamena insieme a Neville e Hermione: forse la McGranitt gli aveva fatto arrivare le informazioni sulla punizione che gli spettava.

"Dove credete che ci porterà Gazza?" chiese Hermione, gli occhi spaventati e il labbro inferiore che tremava.

Harry si limitò a scuotere il capo, mentre Neville si immobilizzò sentendo la voce di Aimee.

"Domani, signorino, te la vedrai con me, intesi?!" gli disse dieci minuti più tardi, quando lui le ebbe raccontato com'erano andate le cose, con l'aiuto di Harry e Hermione. "Non diremo nulla a tua nonna, o ne farà un affare di stato, ma vedi di comportarti bene, mi hai capito?"

Il mattino seguente l'intero corpo studentesco di Hogwarts era venuto a conoscenza della punizione che Potter, Granger, Paciock e Malfoy avevano dovuto subire. Gazza li aveva affidati a Hagrid che, portandosi dietro anche il suo cane, li aveva fatti entrare nella Foresta Proibita alla ricerca di un unicorno ferito.

Aimee era andata su tutte le furie.

"E se ti fossi fatto male? E poi quel cretino di Malfoy! Lui e i suoi patetici scherzi! La prossima volta che ti da fastidio, Neville, vieni da me e dimmelo: non ci penserò due volte a trasfigurarlo in uno scarafaggio!"

Neville aveva tentato di farla calmare, dicendole che stava bene e che non era successo nulla di così pericoloso. Evitò accuratamente di parlare di ciò che avevano visto e sentito, di ciò che Harry aveva visto – Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato, incappucciato e riverso sul corpo senza vita dell'unicorno, mentre beveva sangue argentato.

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Capitolo 22
*** Lui è vivo ***


XXII – Lui è vivo

 

Il piano di far chiarire Fred e Aimee era saltato, e insieme ad esso anche quello di far capire ad entrambi che fra loro c'era del tenero. Fu Andromeda la prima a rendersi conto che Aimee e Fred, a lezione, nei corridoi o nella Sala Grande, non si degnavano neanche per sbaglio di uno sguardo. Neville, una volta ricevute queste informazioni, aveva deciso di tagliarsi fuori dalla missione che Andromeda e George avevano messo in piedi – persino la speranza di vederli insieme era svanita nell'aria.

Aimee, nel frattempo, si era resa conto che la sua migliore amica aveva iniziato a spendere molto più tempo con George. Ignara del fatto che la loro amicizia, se così poteva essere definita, fosse cominciata con lo scopo di far avvicinare Fred e Aimee, quest'ultima pensò che Andromeda e George si stessero semplicemente frequentando. Era strano, sotto alcuni punti di vista, vedere un Grifondoro e una Serpeverde uscire insieme.

E mentre la sua migliore amica se ne stava con uno dei gemelli, quando lui non era in punizione per via degli scherzi alla Weasley, Aimee passava il suo tempo con Evan. Lo osservava studiare, lo distraeva chiededogli un abbraccio o un bacio, lo prendeva in giro o gli faceva rizzare tutti i capelli con un colpo di bacchetta. La loro relazione, si diceva spesso Aimee, guardando Evan con un sorriso, stava procedendo a gonfie vele.

Ma con l'avvicinarsi degli esami di Evan, essendo lui al quinto anno lì a Hogwarts, i due non riuscirono a stare insieme poi molto. Evan rimaneva in biblioteca fino a tardi in compagnia di Marcus Flint, oppure se ne stava seduto su una poltrona in Sala Comune con le gambe ricoperte da libri scolastici e fogli di pergamena scritti. Aimee, quindi, decideva di starsene insieme a Keira: la ascoltava lamentarsi di Marcus che non le dava più le attenzioni che meritava, o parlare male di tutte le persone che non le stavano simpatiche.

Aimee, per la prima volta da quando aveva messo piede a Hogwarts, non vedeva l'ora delle vacanze estive. Dal giorno in cui i suoi genitori le avevano spedito la copertina di Orion, e da quando erano andati a trovarla in Infermeria dopo lo spiacevole avvenimento della collana stregata, Aimee pensava che, come famiglia, avrebbero potuto sistemare le cose.

Forse non tornerà tutto come prima, si era detta un pomeriggio, mentre raggiungeva silenziosamente una delle serre per Erbologia, ma posso sempre sperare che qualcosa migliori.

Non mancava molto alla fine di quell'anno scolastico, comunque. Le giornate si erano allungate, il sole era caldo e il cielo di un azzurro limpido e infinito. La piovra gigante nel Lago Nero, di tanto in tanto, quando qualche studente andava a farle visita, si divertiva spruzzando chiunque fosse sotto tiro e Aimee, che la guardava da lontano, attraverso una finestra aperta della Guferia, sorrideva tra sé.

"Non sembra vero che un altro anno se ne stia andando, vero?"

Aimee si voltò e vide Fred Weasley. Il Grifondoro si stava avvicinando a lei a passo lento, sul volto lentigginoso vi era dipinto un sorriso leggero e fresco. I capelli rossi si muovevano piano per via della brezza estiva, sembravano danzare.

Il cuore di Aimee fece una capriola inaspettata e, subito dopo, prese a martellarle nel petto. Aimee ebbe il presentimento che Fred potesse sentirne il rumore, perché il suo sorriso si era fatto più ampio e nei suoi occhi era passato un lampo di luce che lei non riuscì a comprendere bene cosa fosse – forse felicità.

"Sembra ieri il giorno in cui siamo saliti sull'Espresso per Hogwarts per la prima volta e, una volta arrivati, abbiamo attraversato il Lago Nero con quelle vecchie barche" proseguì Fred, fissandola intensamente. "Penso spesso a quel giorno, sai?"

"E come mai ci pensi spesso?" domandò Aimee, voltando il capo verso il Lago Nero, ricordando ogni dettaglio di quella giornata.

"Ho incontrato una persona... una ragazza" mormorò lui in risposta, prendendo posto accanto a lei e affacciandosi alla finestra senza vetro. "L'ho aiutata a scendere dalla barca, mi sono presentato e poi... sai, lei non è stata molto gentile con me, in questi tre anni che siamo qui, ma è... speciale"

"Speciale?" chiese Aimee in un sussurro, e sentì Fred appoggiare la mano sopra la sua, delicatamente.

"Non so spiegarti il perché, ma è sempre stato così" rispose Fred. "Fin da subito abbiamo avuto questo rapporto di amore-odio: discutiamo, è capitato di farci qualche scherzo, ci abbracciamo... ma lei si è messa con un idiota"

"Evan non è un idiota, Weasley" replicò Aimee, spingendolo appena con la spalla.

"E chi ha detto che stavo parlando di te, Boyd?" ribatté Fred, scoppiando subito dopo a ridere.

Aimee, istintivamente, girò la mano e intrecciò le sue dita con quelle di Fred. Sentì le guance andargli a fuoco, lo stomaco fare capriole e il cuore batterle sempre più veloce, sempre più rumorosamente. Per un istante le parve di sentire persino quello di Fred, che come il suo aveva aumentato i battiti. Quindi si girò verso di lui e gli sorrise.

I due ragazzi rimasero a fissarsi per un lasso di tempo indefinito, ascoltando il tubare dei gufi o gli urletti degli studenti colpiti in pieno dagli schizzi della piovra. La brezza estiva li investiva come onde leggere, i raggi del sole oltrepassavano la loro pelle e arrivavano a scaldarli fino alle ossa. Era una bella giornata, questo non si poteva di certo negare, ma quel silenzio che si era creato fra loro, quel momento magico, la rendeva ancora più gradevole.

Fred alzò la mano libera e le accarezzò una guancia, spostandole una ciocca di capelli castani dietro l'orecchio e lei, arrossendo, si morse il labbro inferiore. Aimee sapeva perfettamente che era sbagliato, per lei, provare dei sentimenti così forti per Fred, ma non poteva farne a meno; il pensiero di Evan, rinchiuso chissà dove a studiare, era così lontano che le sembrò, per un attimo, che non esistesse proprio.

"Mi scriverai durante le vacanze, Aimee Boyd?" domandò Fred, rompenso il silenzio.

Aimee gli sorrise divertita. "Assolutamente no, Fred Weasley"

Fred scoppiò a ridere e la strinse in un abbraccio affettuoso, lasciandole un bacio sul capo prima di allontanarsi per riaffacciarsi alla finestra. Aimee copiò i suoi movimenti, appoggiando i palmi delle mani sulla pietra fredda.

"Neanche per dirmi quanto ti manco?" chiese Fred.

"Neanche per quello" ridacchiò Aimee.

"Non hai negato il fatto che ti mancherò, Boyd! Questo è un passo avanti!" esclamò Fred, saltellando sul posto con felicità.

Aimee si mise a guardarlo con un sorriso divertito dipinto in volto, scuotendo il capo allo stesso tempo. Poi, senza avvisarlo, tirò fuori la bacchetta e la puntò contro Fred; lui smise di saltellare e spalancò gli occhi, alzando subito le mani in segno di resa. Aimee, che adesso ghignava, mormorò "Aguamenti!" e dalla punta della sua bacchetta uscì un getto d'acqua che colpì Fred in pieno petto.

Quando l'incantesimo finì, Fred era completamente fradicio e Aimee lo guardava ridendo. Notando che sul volto di Fred non c'era neanche l'ombra di un sorriso, Aimee smise di prenderlo in giro e se la diede a gambe, correndo fuori dalla Guferia senza guardarsi indietro. Sapeva che lui la stava seguendo: sentiva la sua voce, i suoi passi.

Rientrando nel castello, Aimee si scontrò con Andromeda. Questa finì per terra con un tonfo e George, ridendo a crepapelle, l'aiutò ad alzarsi. Anche lui, come Aimee poco prima, si placò vedendo lo sguardo accigliato di Andromeda.

"Dove andavi così di fretta, signorina?" domandò Andromeda ad Aimee.

Aimee, col fiatone, indicò alle sue spalle Fred, bagnato da capo a piedi. "L'ho innaffiato per bene, penso voglia vendicarsi. Posso usarti come scudo, Andromeda?"

"Tu e mio fratello vi parlate?" fece George, bloccando il gemello che impugnava già la bacchetta, pronto a scagliare qualche incantesimo addosso ad Aimee. "Cos'è successo? Che mi sono perso?"

"Se non mi avesse inzuppato, l'avrei anche baciata. Ma credo che questo sia da rimandare, visto che prima devo vendicarmi per ciò che ha fatto!" commentò Fred. "Ora, Georgie, perché non mi lasci andare?"

Andromeda e George si scambiarono un'occhiatina. Le labbra di entrambi si piegarono in un sorriso e Andromeda, a bassa voce, disse a George che alla fine non sarebbe servito il loro piano per far capire, con chiarezza, a Fred e ad Aimee che fra loro c'era qualcosa di tenero: quei due sapevano cavarsela perfettamente da soli. Quindi Andromeda, che con l'avvicinarsi di Fred era diventata uno scudo umano per Aimee, si spostò e lasciò campo libero al Grifondoro. Aimee borbottò qualcosa simile a "Grazie tante, migliore amica" e riprese a correre, inseguita da Fred Weasley.

"Hey Andromeda, ti va di diventare la mia ragazza?" chiese George di punto in bianco, fissando il punto in cui Aimee e Fred erano spariti.

"Pensavo non me lo avresti mai chiesto" rispose Andromeda, afferrandolo per la cravatta e baciandolo con passione.

*

L'Espresso sbuffava vapore chiaro, nuvole che salivano e salivano lentamente fino a sparire nel nulla. Gli studenti erano pronti a partire, chi più felice e chi meno, per tornare a casa. I bauli erano stati caricati, così come le gabbiette coi propri animali – Ray dormiva profondamente – e adesso ad Aimee non bastava che aspettare di sentire il treno muoversi.

Lei, Andromeda, Keira, Evan e Marcus erano seduti in uno scompartimento a chiacchierare. Parlavano dell'anno scolastico appena terminato, si lamentavano per i punti che il preside, il professor Albus Silente, aveva dato a Potter, Granger, Weasley e Paciock, facendo così vincere la Coppa delle Case a Grifondoro e non a Serpeverde.

"Sono orgogliosa di Neville, di come ha affrontato quei tre pivellini, ma dovevamo vincere noi!" si stava lamentando Aimee, scuotendo il capo. "Quella Coppa era nostra di diritto!"

"I Grifondoro e la loro mania di fare gli eroi!" aveva esclamato Evan, mettendo un braccio intorno alle spalle di Aimee, che subito si era sentita male per quel momento creatosi fra lei e Fred.

Gli ultimi giorni di scuola erano stati assurdi un po' per tutti, non solo per i Serpeverde. Una mattina, Hogwarts si era svegliata e la voce in cui Harry Potter era riuscito a salvare la Pietra Filosofale dalle mani di Raptor, professore di Difesa Contro le Arti Oscure, aveva iniziato a circolare senza sosta.

Esistevano diverse storie, su come Potter fosse riuscito a recuperare la Pietra, ma in tutte il finale era lo stesso: Raptor era morto e il piccolo Harry era finito in Infermeria. Fred e George, come augurio di pronta guarigione, avevano persino recuperato due tavolette del water da uno dei bagni di Hogwarts. Madama Chips era andata su tutte le furie.

"Vado un po' da Neville, vi dispiace?" disse ad un certo punto Aimee, alzandosi in piedi.

Tutti i suoi amici annuirono, così Aimee uscì dallo scompartimento e si avviò alla ricerca di Neville. Lo trovò seduto insieme al trio – Harry, Ron e Hermione – e ai gemelli Weasley. Il volto di Fred si illuminò quando la vide.

"Ci avete rubato la vittoria, cari Grifondoro" commentò Aimee, sedendosi accanto a Fred. "Ma devo ammettere che sono proprio orgogliosa del mio piccolo Neville!"

"Non sono un bambino, Aimee!" si lamentò lui, arrossendo.

Aimee sorrise e si allungò per abbracciarlo, poi si voltò verso Hermione e assottigliò lo sguardo. "Ma se provi un'altra volta ad immobilizzarlo come mi è stato riferito, dovrai vedertela con me"

Hermione deglutì ma non disse nulla. Quindi Aimee, alznado gli occhi al cielo, le disse che stava scherzando e la piccola Grifondoro si tranquillizzò. Passato quel momento, mentre Fred e George progettavano il prossimo scherzo da fare a Percy, Aimee chiese a Harry di raccontarle com'erano andate le cose e lui, sebbene fosse visibilmente stanco di dover ripetere quello che era successo, parlò.

Quando Harry ebbe finito, l'intero scompartimento era caduto nel silenzio. Quell'aria allegra che si era instaurata fra loro alla partenza, e all'arrivo di Aimee, era come svanita. Harry aveva spiegato che Raptor portava un turbante per nascondere qualcosa di oscuro e maligno, una persona che l'intero Mondo Magico pensava fosse morto da tempo.

Lord Voldemort.

"Lui è vivo" concluse Harry, sistemandosi gli occhiali.


 

Angolo Autrice
Scrivo questo breve messaggio per chiarire una cosa fondamentale: no, Fred e Aimee non si sono baciati, ma sì, lui si è vendicato (spazio alla vostra fantasia per questo!).
Also, wow! Voldemort's back!
[inserire qui gif di Caramel che dice: "Lui non è tornato!"]
[inserire qui gif di Silente che allarga le braccia come per dire: "Told you, bitch" quando Caramel ha visto Voldy] 
Un abbraccio!
Eli

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Capitolo 23
*** La lettera di Fred ***


XXIII – La lettera di Fred

 

In una mattina calda e afosa d'Agosto, con il sole già alto nel cielo e neanche un po' di brezza a dare sollievo, Aimee si svegliò di soprassalto sentendo i suoi genitori urlare. La tapparella era completamente abbassata, la finestra spalancata e la stanza era avvolta nel buio; gli unici rumori erano le voce di Hollie e Cooper. Aimee rimase qualche minuto distesa sul letto con gli occhi aperti, fissi nell'oscurità. Stava cercando di capire di cosa stessero parlando sua madre e suo padre, ma da lì, con la porta chiusa pergiunta, era quasi impossibile comprendere quale fosse l'argomento.

Aimee sbadigliò. Ormai era sveglia e di sicuro non sarebbe più riuscita a prender sonno, neanche volendo. Quindi si mise a sedere sul letto, si stiracchiò e legò i capelli castani in una crocchia scomposta con un elastico che portava al polso destro, poi attraversò la camera buia – rischiò di inciampare nel libro di Incantesimi lungo il tragitto – e aprì la porta piano, senza far rumore.

Hollie e Cooper erano in cucina, Aimee aveva capito che dovevano essere lì nell'esatto momento in cui era uscita sul pianerottolo, fuori dalla sua stanza. Sperando che nessuno dei gradini scricchiolasse, Aimee scese le scale in punta di piedi e si appostò, le spalle al muro, accanto all'entrata della cucina. Sporgendosi un poco, riuscì a vedere Hollie seduta a tavola col viso fra le mani e Cooper, nel frattempo, che camminava davanti al frigorifero.

"Com'è possibile che al Ministero questa notizia non sia arrivata?!" esclamò Hollie, scuotendo il capo e guardando il marito. "Cooper, se quello che dicono gli altri è vero, nostra figlia è in pericolo, e non solo lei ma anche l'intera scuola!"

Cooper smise di camminare e prese posto accanto alla moglie. Aveva due ombre scure sotto gli occhi e il volto pallido, l'aria malconcia e stanca. L'uomo prese per mano la moglie e le assicurò che non sarebbe successo niente, che tutto sarebbe tornato come prima e che la paura, presto, si sarebbe dissolta. Inoltre, dalle informazioni che aveva ricevuto, da un'organizzazione di cui Aimee non aveva mai sentito parlare, Cooper era sicuro che Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato era troppo debole per sferrare un altro attacco.

"Harry Potter lo ha battuto ancora, Hollie" concluse Cooper, sorridendole. "E sono più che convinto che Aimee sarà più al sicuro a Hogwarts, con Silente vicino"

Aimee spalancò la bocca, sorpresa. Al suo ritorno da Hogwarts non aveva menzionato Tu-Sai-Chi ai suoi genitori, e aveva fatto promettere a Neville di fare lo stesso con sua nonna.

Come faceva questa organizzazione, o l'Ordine, come la chiamava suo padre, ad avere tutte quelle informazioni? Come sapevano che Harry Potter aveva avuto un secondo scontro col Signore Oscuro?

"Cooper, se dovesse succederle qualcosa..." mormorò Hollie, e Aimee riportò la sua attenzione ai due adulti in cucina. "Ho già perso Orion e ho rischiato di perdere anche lei... non potrei sopportare un altro..."

"Lo so, tesoro, lo so" disse Cooper, abbracciandola. "Ma Hogwarts è il posto più sicuro, e so che sarà sempre così"

Hollie tirò su col naso e Cooper la baciò con affetto e amore sulle labbra, sorridendole una volta che si fu allontanato quel tanto che gli bastava per guardarla negli occhi. Aimee capì che era il momento di levare le tende, quindi tornò al piano superiore in punta di piedi e scese nuovamente le scale facendo rumore. Sua madre, quando la vide entrare in cucina, fece di tutto per nascondere gli occhi rossi e ancora lucidi e Cooper, invece, si mise a leggere La Gazzetta del Profeta, sorseggiando caffè.

"Buongiorno" li salutò Aimee, stropicciandosi un occhio, fingendo di essere ancora assonnata. "Non vai al lavoro, papà?"

"Sono riuscito a prendermi le ferie, anche se c'è una montagna di documenti sulla mia scrivania" sorrise lui, stanco. "Avevo intenzione di portarvi a fare un picnic al lago, che ne pensi? Come hai vecchi tempi!"

Aimee, nonostante quello che aveva sentito poco prima, sorrise. Dal giorno in cui era tornata a casa per le vacanze estive, i suoi genitori erano diventati più apprensivi e dolci con lei. I loro rapporti non erano tornati come quelli che c'erano quando Orion era ancora in vita, ma Aimee sapeva che erano sulla buona strada. Ogni tanto, sebbene non glielo facesse notare, Hollie e Cooper diventavano persino appiccicosi, ma le andava bene così: finalmente sentiva affetto e non freddezza.

Una sera di metà Luglio, i Boyd avevano deciso di uscire a cena e si erano recati in un ristorante babbano che a loro era sempre piaciuto. Avevano passato i primi dieci minuti in silenzio, ma Hollie, all'improvviso, era scoppiata in lacrime e si era scusata con Aimee per lo schiaffo e per essere stata così distante negli anni. Aimee aveva tentato con tutte le sue forze di non piangere, ma alla fine anche lei aveva seguito a ruota la madre.

"Sì!" esclamò felice Aimee. "E' una bella idea!"

Nella settimana successiva, Aimee si sentì più felice che mai. Per una volta l'imminente ritorno a Hogwarts la preoccupava: avrebbe sentito la mancanza dei suoi, e una parte di sé temeva che, stando lontana da casa, i progressi che aveva fatto con Hollie e Cooper sarebbero crollati.

Aimee parlò dei suoi timore ad Andromeda e a Evan, che non le aveva mai scritto niente, se non attraverso le lettere della sorella. Andromeda specificò che parlava a nome suo quando le diceva che era molto contenta di come si era evoluta la situazione e che, sebbene non avesse mai trovato Hollie e Cooper tanto simpatici – "Ti hanno trattato male, Aimee! Lascia che si guadagnino il mio rispetto!" –, Aimee doveva solo avere fiducia.

"Evan," sciveva Andromeda alla fine dell'ultima lettera spedita alla sua migliore amica. "ha passato l'intera estate coi diari di nostro nonno incollati al naso. Li porta ovunque, persino in bagno, ed è cambiato...

Ultimamente, ad esempio, non fa che camminare per casa dicendo che siamo una famiglia di sangue Puro e che non dovremmo assolutamente avere contatti coi Mezzosangue o i Nati Babbani. Oppure dice che non dovremmo abbassarci al loro livello – qualsiasi cosa intenda con questo –, perché sono feccia. Ridicolo, non trovi?

Dice che nostro nonno è un genio e che merita di essere portato via da Azkaban. Mia madre gli ha raccontato di quanto sia perfido quell'uomo, gli ha detto che alzava le mani su nostra nonna e che non si faceva scrupoli a colpire lei, sua figlia, e nostro zio. Ma Evan sembra non comprendere: l'ho sempre detto che ha il cervello più piccolo di quello di un troll o di uno gnomo!

Spero, una volta tornati a Hogwarts, che col tuo aiuto e la tua presenza possa tornare l'Evan di sempre.

Ti voglio un mondo di bene, Aimee. Ci vediamo sull'Espresso il primo Settembre, e ricordati di portarmi qualche souvenir dal lago!

Andromeda.

P.s: com'è andata la gita coi tuoi alla fine? Non mi hai detto poi molto! E hai per caso sentito Fred?"

*

Il resto della giornata Aimee lo passò in camera sua a studiare. Sua madre la chiamava dal giardino sul retro della casa, affermando che un po' d'aria fresca le avrebbe fatto bene e che era molto meglio fare i compiti all'aperto, in una giornata come quella, ma Aimee rifiutava ogni volta. Voleva studiare, voleva farlo davvero, ma aveva ancora in mente la lettera di Andromeda.

Evan cambiato? Com'era possibile? L'unica risposta plausibile era che quei diari erano stati di grande impatto per lui.

E poi c'era Fred Weasley. Il Grifondoro dalla faccia lentigginosa e i capelli rossi, che l'anno precedente aveva inzuppato con un Aguamenti, si materializzava sempre nei suoi ricordi e nella sua testa. Le sorrideva, le prendeva una mano, rideva con lei, le accarezzava il viso, diceva che l'avrebbe baciata...

Praticamente era la fine del loro terzo anno a Hogwarts quando Fred e Aimee si erano ritrovati alla Guferia da soli. Lui le aveva chiesto se lei gli avrebbe scritto una volta tornati a casa, e Aimee aveva risposto di no; ma una vocina, da quando erano cominciate le vacanze, le aveva sempre urlato di buttar giù due righe per Fred. Una volta, vedendo Ray tornare con una busta legata alla zampa, aveva persino pensato di trovarci proprio una lettera del Grifondoro.

Poi, in una splendida mattinata di fine Agosto, con l'arrivo di una lettera da Hogwarts con la lista dei nuovi libri di testo, Ray aveva portato altro.

"Cara Aimee,

ho perso il conto delle volte in cui ho provato a scriverti una lettera, anche solo per chiederti come hai passato le vacanze. George mi prende spesso in giro per questo: mi vede seduto alla scrivania che abbiamo in camera con la piuma sospesa e stretta fra le dita, l'inchiostro che cola sulla pergamena... credo che lo faccia ridere soprattutto la mia espressione da imbecille – parole sue.

Comunque ho finalmente una scusa per scriverti davvero, senza dover fare la figurda dell'idiota cotto a puntino e impacciato.

È successo che io, George e Ron siamo andati a recuperare Harry Potter a casa dei suoi zii babbani, nel cuore della notte. Abbiamo dovuto prendere la macchina incantata di papà e... beh, abbiamo volato sopra Londra. Devo ammetterlo: è stato divertentissimo ed eccitante!

Purtroppo la mamma ci ha scoperti non appena abbiamo messo piede in casa. George ha pensato di fare il disinvolto, ma lei era così arrabbiata! Mi ha messo i brividi! Urlava di quanto l'avessimo fatta preoccupare e che Bill, Charlie e Percy, i miei fratelli più grandi, non gli hanno mai dato così tante preoccupazioni.

In mia discolpa, volare a bordo su quell'auto era talmente invitante che io e George ci siamo offerti subito di guidarla, quando Ron ha deciso che dovevamo andare a salvare Harry.

In ogni caso, abbiamo fatto colazione e quando ho semplicemente accennato al fatto che fossi stanco e che volessi andarmene a letto a dormire, mamma è saltata su e mi ha spedito a degnomizzare il giardino, e così anche George e Ron – è venuto anche Harry con noi.

Poi è arrivato papà; lui lavora al Ministero e spesso gli capita di lavorare di notte. Mamma gli ha raccontato quello che avevamo fatto e vuoi sapere la parte divertente? Papà era più ammirato che arrabbiato! Ma la mamma gli ha lanciato un'occhiataccia e anche lui ci ha sgridato. Io e George abbiamo riso per ore, nella nostra camera!

Adesso è meglio che vada. George continua a ridere per la lettera che ti ho appena scritto e devo fargliela pagare in qualche modo! È un peccato che i minorenni non possano usare la magia fuori Hogwarts, perché mi piacerebbe provare dei nuovi incantesimi sul mio adorato gemello.

Spero che la tua estate sia andata bene!

Fred Weasley"

Aimee non ebbe il tempo di rileggerla una seconda volta, perché sua madre entrò in camera sua seguita da Neville e Augusta. Si era completamente scordata che quello fosse un mercoledì, quindi in tutta fretta ripiegò la lettera di Fred e la cacciò con forza in uno dei cassetti della sua scrivania.

Augusta sorrise maliziosa e disse: "Ti ha scritto il tuo fidanzatino?"

Aimee guardò prima l'anziana strega, poi Neville e infine sua madre. Hollie aveva gli occhi spalancati, quasi avesse ricevuto una notizia scioccante.

Aimee scosse il capo, piegò le labbra in un sorriso tirato e rispose: "E' di Andromeda, niente fidanzatino"

Aimee vide Neville sorridere compiaciuto. Aveva capito che non si trattava della migliore amica di Aimee, era persino sicuro di conoscere chi le avesse scritto.

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Capitolo 24
*** Gilderoy Allock ***


XXIV – Gilderoy Allock

 

Un mercoledì mattina Aimee se ne stava sdraiata sul letto a metà tra il sonno e la veglia. I capelli castani, ormai lunghi quasi fino ai polsi, erano racchiusi in una treccia a spiga posata sul cuscino; qualche ciuffo era saltato fuori durante la notte mentre lei, sognando e bramando il ritorno a Hogwarts, si era mossa più volte. Le labbra erano socchiuse, piegate in un accenno di sorriso: era rilassata, pronta a reimmergersi nel mondo dei sogni; ma quel momento non durò a lungo.

La voce di sua madre, Hollie, rimbombò per tutta la casa, partendo dalla cucina e arrivando fino alla sua camera, facendola sussultare. Hollie le stava dicendo che dovevano sbrigarsi, perché presto nelle strade di Diagon Alley si sarebbero riversati maghi e streghe di ogni età – chi per gli acquisti scolastici, cosa che dovevano fare loro due, e chi per altro. Hollie, dunque, voleva evitare l'ora di punta.

Il viso della Serpeverde assunse la classica smorfia di chi non ha intenzioni di abbandonare la comodità del proprio letto, poi, con le gambe lunghe ancora sotto le lenzuola, prese a battere i piedi sul materasso. Si sentì una bambina piccola, capricciosa, ma la cosa durò solamente cinque secondi.

Prima di scendere in cucina, Aimee entrò nella camera di Orion e, con un sorriso malinconico, augurò il buongiorno al fratello. Era una cosa che aveva iniziato a fare solo al termine del suo terzo anno a Hogwarts: le era venuta in mente questa idea il giorno in cui i suoi genitori erano venuti a prenderla al binario 9 e 3/4; trovava fosse un bel gesto, nonostante Orion non fosse lì fisicamente ad accoglierla.

"Sei andata da tuo fratello?" le chiese immediatamente Hollie, quando vide la figlia entrare in cucina con un sorriso delicato e gli occhi leggermente lucidi.

Aimee annuì, poi, sedendosi a tavola per fare colazione, disse: "Dovresti farlo anche tu, sai? ... Fa bene"

"Orion non ha bisogno che io entri sempre in camera sua, per dimostrargli che penso costantemente a lui, Aimee" replicò la madre, incantando una teiera che versò del tè caldo nella tazza della figlia.

Aimee sospirò e, lasciando cadere l'argomento, si spalmò su una fetta di pane tostato una generosa quantità di marmellata di albicocca. La ragazza era a conoscenza del fatto che Hollie, di tanto in tanto, quando aveva del tempo libero, se ne stava seduta sulla poltrona posta in camera di Orion, ma sperava che sua madre, oltre a quei brevi momenti, si spingesse a fare come lei: dare il buongiorno e la buonanotte al bambino che ormai non c'era più. Anche col padre era una causa persa. Cooper si limitava ad aprire la porta della stanza e ad infilarci la testa, quasi con timore, per poi richiuderla un minuto più tardi.

Aimee scosse il capo e liberò la mente. Aveva altro a cui pensare al momento, come ad esempio il suo quarto anno a Hogwarts che si affacciava, fresco e allegro, alla finestra della sua vita, o al fatto che, stando alle lettere di Andromeda, Evan, il suo ragazzo, fosse cambiato durante l'estate.

Com'era stato possibile? Come avevano fatto i diari del nonno, un seguace di Tu-Sai-Chi, a deviargli la mente?

Andromeda le aveva scritto che Evan adesso credeva fortemente nella superiorità dei Purosangue. Aimee pensava a questo con un brivido di orrore che le correva lungo la schiena.

"Vogliamo andare?" fece Hollie, stringendosi il mantello da viaggio addosso. "Ho appuntamento con una vecchia amica di scuola e non voglio tardare"

"Chi sarebbe questa amica?" domandò Aimee, notando una punta di eccitazione nel tono di voce della madre. "L'ho mai incontrata?"

Hollie scosse il capo. "Ci siamo perse di vista tanti anni fa, ma credo tu conosca alcuni dei suoi figli!"

Aimee seguì la madre fino al salotto, e per un attimo pensò che avrebbero raggiunto Diagon Alley con la Polvere Volante che avevano sul caminetto, chiusa in un sacchetto. Poi, però, Hollie allungò la mano e afferrò saldamente la figlia: le disse che si sarebbero Smaterializzate al Paiolo Magico. Aimee non aveva mai provato la Smaterializzazione congiunta, ma sentiva già che le sarebbe piaciuta.

Hollie ed Aimee si Smaterializzarono con un sonoro crac e apparirono, un istante dopo, in un locale buio. Tom, il proprietario, si avvicinò subito con un sorriso sdentato; chiese a Hollie se avesse gradito qualcosa da bere e, quando lei gli rispose che lei e la figlia avevano delle commissioni urgenti, Tom le lasciò andare nel retrobottega, all'ingresso di Diagon Alley. Purtroppo, con disappunto di Hollie, la strada era già affollata.

"Come fa di cognome questa tua amica?" chiese Aimee, pettinandosi con le dita della mano i capelli mossi e lunghi.

Ma Aimee, che seguiva la madre a passo spedito, sgomitando attraverso la massa di maghi e streghe, non sentì una risposta. Le due raggiunsero quindi il Ghirigoro, la libreria più fornita di Diagon Alley, e Hollie, che aveva riconosciuto una chioma rossa da lontano, andò subito nella direzione di una donna robusta accompagnata da quelli che dovevano essere il marito e i figli.

Aimee si bloccò di colpo e sussurrò una sola parola: "Weasley"

Non volendo mostrare a nessuno quanto fosse sorpresa che Hollie fosse amica della signora Weasley, Aimee si avvicinò alla madre a passo deciso, guardandosi attorno con fare annoiato. Dentro di sé, però, il cuore batteva a mille. Le era improvvisamente tornata in mente la lettera che Fred le aveva mandato, e adesso lui era proprio davanti a lei con un sorriso divertito, identico a quello che indossava George.

Aimee li osservò per un attimo, poi guardò la loro madre e infine il marito, Percy, Ron e una bambina che era sicuramente la sorellina più piccola. Erano tutti sporchi di cenere, dalla testa ai piedi, e nello sguardo della donna sembrava esserci del timore.

"Oh cielo! Hollie!" esclamò la signora Weasley, sporgendosi in avanti per abbracciare la madre di Aimee. "Saranno secoli che non ci vediamo! Ma dimmi, hai per caso visto un ragazzino con gli occhiali e i capelli neri? Sai, stiamo ospitando Harry Potter a casa nostra e per venire qui abbiamo usato la Polvere Volante: temo si sia perso!"

"Molly, è sempre un piacere vederti!" disse Hollie, ricambiando l'abbraccio nonostante la fuliggine che la signora Weasley aveva sui vestiti. "Comunque non credo di averlo visto, mi spiace!"

Hollie si avvicinò al signor Weasley, il quale era intento ad osservare i passanti fuori dal Ghirigoro, sperando di veder arrivare Harry, sano e salvo. Aimee vide la madre scambiare due parole col signor Weasley, poi tutti – sia i Weasley che le due Boyd – uscirono dalla libreria e si avviarono verso la Gringott, la banca dei maghi. Ai piedi della bianca scalinata, Hermione Granger, Harry Potter e Hagrid stavano chiacchierando tranquillamente.

Il signor Weasley, insieme ai suoi quattro figli maschi, raggiunse Harry a passo svelto. La moglie e la figlia più piccola gli furono subito dietro e Aimee e Hollie, che chiudevano il gruppo, decisero di rimanere un momento in disparte. Aimee sentì solo Fred e George esclamre un "Grande!" all'unisono, poi il caos generale coprì le loro voci.

"Dovessimo mai viaggiare con la Polvere Volante, preferirei che tu non tirassi fuori dalla tua borsetta una spazzola come quella" mormorò Aimee, notando che la signora Weasley stava pulendo Harry da tutta la fuliggine che aveva ancora addosso.

Hollie scoppiò a ridere e la figlia, non riuscendo a trattenersi, la seguì a ruota. Poi Hollie vide che Molly Weasley le stava facendo cenno di avvicinarsi e così, trascinandosi dietro Aimee, le due famiglie si riunirono. Il signor Weasley mostrò tutto felice le monete babbane a Hollie, che le studiò con interesse, poi il gruppo intero, eccettuati i Granger, entrarono in banca per il consueto prelievo.

Ben presto tutti quanti uscirono dalla Gringott con le tasche un po' più pesanti. Fred e George furono i primi ad allontanarsi ed Aimee, delusa da quel loro comportamento, li guardò filare via per raggiungere il loro amico e compagno di Casa Lee Jordan. Una volta ritrovati i Granger, anche Harry, Ron e Hermione sparirono e, ad un vecchio tavolo del Paiolo Magico, rimasero solo in otto – Percy, la più piccola dei Weasley, Molly e il marito, i Granger e le due Boyd.

"E così, Aimee, sei allo stesso anno di Fred e George!" esclamò Molly, offrendole un sorriso affettuoso e materno. "Voglio sperare che quei due birbanti si comportino bene durante l'anno... almeno con te"

"Non mi hanno fatto scherzi per il momento, se è questo che intende" replicò Aimee, ricambiandole con genuità il sorriso.

Molly sembrò sollevata e subito aggiunse: "E sei Serpeverde!"

Aimee annuì semplicemente, ma non aggiunse altro. Sapeva che cosa sarebbe arrivato dopo: tutti quelli che avevano studiato a Hogwarts sapevano quanto fosse raro vedere, o anche solo sentir parlare, di rapporti quasi amichevoli fra i Serpeverde e i Grifondoro, ed era così anche per Molly Weasley.

Un'ora più tardi, nonostante i gemelli l'avessero lasciata sola con gli adulti, e questo ovviamente glielo avrebbe fatto pagare, Aimee si ritrovò davanti al Ghirigoro. C'era una gran folla all'ingresso e streghe dell'età di Hollie e Molly si spingevano per entrare; Aimee alzò il capo e notò il grande striscione, appeso alle vetrine del piano superiore, che annunciava che Gilderoy Allock avrebbe firmato copie del suo ultimo libro – "Magicamente io".

"Allock è l'idiota che ha scritto i libri di testo che useremo quest'anno" mormorò Aimee alla piccola Weasley, che, lo aveva scoperto da poco, si chiama Ginny. "Temo che il tuo primo anno sarà un disastro"

"Perché?" domandò Ginny, dondolando sui talloni.

"Perché quei libri non ti insegneranno nulla" rispose Aimee, incrociando le braccia al petto. Poi, vedendo che la signora Weasleye e sua madre si stavano mettendo in fila, aggiunse: "Andiamo: le due fanatiche fan di Allock stanno andando avanti senza di noi"

Qualche minuto più tardi anche Harry, Ron e Hermione erano lì con loro. Hermione sembrava una versione in miniatura delle due donne che Aimee aveva davanti agli occhi: eccitata all'idea di poter incontrare veramente uno scrittore brillante come Gilderoy Allock, eccitata all'idea di potersi far firmare i libri che avrebbe poi usato durante l'anno scolastico a Hogwarts.

Il professor Silente deve aver preso qualche droga babbana, pensò Aimee. Perché scegliere i libri di Allock?

Nel frattempo, mentre si diceva che l'unica risposta era quella che vedeva Silente ubriaco dopo un bicchiere di troppo, in compagnia di qualche collega su al castello, Aimee pensò che sua madre e Molly avessero organizzato il loro incontro solo perché fan sfegatate di Gilderoy. Magari facevano segretamente parte di un suo fan club, o qualcosa del genere.

Stava proprio ridendo per quello, quando si accorse che Harry Potter era accanto proprio ad Allock: la Gazzetta del Profeta li stava immortalando. Rimanendo a guardare Harry con attenzione, Aimee si mise a ridere ancora più forte, piegandosi in due per il sorriso tirato del giovane Grifondoro e per la scena ridicola in generale, poi però si tirò su e sgranò gli occhi.

"Sì, signore e signori, ho il grande piacere e l'orgoglio di annunciare che a settembre assumerò l'incarico di insegnante di Difesa contro le Arti Oscure alla Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts!"

Aimee uscì di corsa dal Ghirigoro, lasciandosi alle spalle streghe che battevano le mani e si rallegravano, festeggiando un nuovo professore di Hogwarts. Fuori dalla libreria, per fortuna, c'era la possibilità di riprendere aria dopo un'annuncio così inaspettato e lì, con un'espressione ancora sconvolta, Aimee ci trovò Fred, George e Lee.

"Che succede?" domandò George, corrugando la fronte.

"Allock ti ha per caso stretto la mano?" scherzò Fred.

Aimee scosse il capo. "Gilderoy Allock sarà il nostro nuovo professore di Difesa contro le Arti Oscure"

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Capitolo 25
*** Strillettera ***


XXV – Strillettera

Il fischio della locomotiva scarlatta si fece sentire poco prima delle undici. Sul binario 9 e 3/4, come ogni anno, vi erano un'infinità di persone, accompagnate da un vociare confusionario e caotico, immerse in abbracci e saluti strappalacrime. Ovunque si girasse, Aimee aveva davanti agli occhi la stessa scena: le madri in lacrime, o sull'orlo di una crisi isterica, e i padri con lo sguardo pieno di orgoglio, proiettato sui figli; le sceneggiate più assurde, poi, venivano dai genitori pronti – o quasi – a lasciar partire i loro cuccioli di casa per il primo anno a Hogwarts.

Forse, però, Aimee li giudicava tanto perché, quando era stato il suo turno di salire per la prima volta sull'Espresso rosso fiamma, Hollie e Cooper avevano avuto un atteggiamento diverso: Cooper era uscito di casa presto per il lavoro e Hollie si era Smaterializzata una volta che Aimee era salita sul treno.

E poi sono apparsi i Weasley, pensò Aimee, ricordando quella mattina alla perfezione. La famiglia perfetta.

"Tu vivi in una città Babbana, mia cara?" fece Andromeda, imitanto la professoressa Cooman ed entrando nel campo visivo della migliore amica.

"Sì, professoressa, perché mi fa questa domanda?" chiese Aimee, recitando la parte e ritornando, con la memoria, ad una delle ultime lezioni di Divinazione dell'anno precedente. "La sfera di cristallo le sta parlando? Le sta mostrando qualcosa in particolare?"

"Mi dispiace, ma temo proprio che non passerai una bella estate!" proseguì Andromeda, sistemandosi un paio di occhiali enormi e invisibili sulla punta del naso.

"E perché mai?" fu la replica di Aimee, che a stento tratteneva le risate.

"Uno di quei mezzi babbani, uno di quelli grossi e lunghi intendo... credo si chiamino camion" rispose Andromeda, fingendo di avere fra le mani una sfera di cristallo. "Sì, uno di quei cosi ti investirà e ti romperà entrambe le gambe! Sta attenta, mia cara, io ti ho avvertita!"

Aimee scoppiò a ridere, uscendo dalla parte e asciugandosi le lacrime con l'indice. Le era mancata Andromeda, la sua migliore amica, e le era mancato moltissimo poter passare il tempo con lei prendendo in giro quella pazza e lunatica della professoressa Cooma. Anche Andromeda seguì a ruota Aimee, piegandosi in due e portandosi una mano alla pancia.

Comunque la scena del mezzo babbano non era stata la prima in cui quella donna – secondo Andromeda "alquanto squilibrata" – aveva affermato che, un giorno o l'altro, Aimee si sarebbe fatta un male tremendo. Ogni volta che capitava, lei e Andromeda la guardavano con finto interesse, poi, una volta fuori dall'aula poco illuminata, fin troppo calda e dall'odore pungente, non facevano che ridere di lei.

"Mi auguro non stiate prendendo in giro la professoressa Cooman" disse Keira, raggiungendo le amiche con gli occhi ridotti a due fessure e le braccia incrociate al petto.

Keira, al contrario delle compagne di Casa, adorava immensamente l'insegnante di Divinazione. Spesso, quando sentiva Aimee e Andromeda che nominavano la strega facendo qualche battuta, le fulminava con lo sguardo e le sgridava a gran voce. Se ciò avveniva nei corridoi, qualche studente di passaggio si spaventava e allungava il passo, sperando di non essere la vittima di Keira – e questo faceva divertire ancora di più Aimee e Andromeda.

"Abbiamo deciso di darci alla recitazione" rispose Andromeda, spostando i suoi capelli castani con fare teatrale. "Potrei vincere uno di quei premi babbani dorati e versare qualche lacrimuccia mentre ringrazio la Cooman per tutte le sue buffonate che mi hanno dato l'ispirazione. Aimee, al contrario, credo abbia bisogno di qualche lezioncina, perché non è affatto brava"

"Ehi!" esclamò Aimee, portando le mani ai fianchi e guardando la migliore amica con uno sguardo indignato.

Aimee aprì la bocca una seconda volta per replicare a quella frecciatina, ma alle spalle della sua migliore amica e di Keira vide passare Evan e Marcus. I due stavano parlando fitto fitto fra loro, di tanto in tanto guardandosi attorno quasi stessero cercando di non farsi ascoltare da nessuno. Gli occhi di Evan incontrarono quelli di Aimee solo per un istante, ma lui fece finta di non averla vista e tirò dritto, salendo poi sull'Espresso insieme a Marcus.

Andromeda e Keira si voltarono verso il treno e fecero appena in tempo a vedere i due Serpeverde salire a bordo.

"Marcus è strano, sapete" si confidò Keira, rimanendo concentrata sul punto in cui aveva visto sparire i due ragazzi. "Solo che non capisco come mai"

"Qui c'è lo zampino di mio fratello, te lo dico io" commentò Andromeda, sbuffando e alzando gli occhi al cielo. "Te l'ho accennato nella mia ultima lettera: i diari di mio nonno e tutte quelle stupidaggini sul sangue puro"

Keira annuì e si lasciò andare in un sospiro amareggiato. Lei era stata cresciuta con l'ideologia che metteva su un piedistallo i Purosangue, e sotto certi aspetti anche lei credeva che fosse giusto così.

Andromeda disse alle amiche di aspettarla e che sarebbero salite sul treno insieme, poi corse via per andare a salutare i suoi genitori. Lei due Serpeverde la guardarono fare lo slalom tra alcune famiglie che ancora si stringevano in abbracci umidi di lacrime e sorrisi felici; per poco Andromeda non andò a sbattere contro i Malfoy che, con sguardi carichi di odio e di giudizi inespressi, osservavano l'ambiente circostante.

"Forse dovrei salire e fare quattro chiacchere con Marcus, giusto per fagli capire che non venire qui a darmi un bacio – un bacio meritato, dato che non ci vediamo dall'inizio delle vacanze estive – è stato un grosso errore" fece Keira, impuntandosi.

"Non dovevamo aspettare qui Andromeda?" le chiese Aimee, alzando un sopracciglio.

"Aspettala tu" rispose Keira. "Dille che dovevo far pagare al mio ragazzo il fatto che non mi ha degnata neanche di uno sguardo da quando è arrivato al binario 9 e 3/4"

E detto questo, Keira si incamminò col suo baule e la cesta col suo gatto verso uno dei tanti sportelli aperti del treno. Aimee sbuffò e alzò gli occhi al cielo: era d'accordo sul fatto che Marcus si meritava una sana strigliata, e lei sarebbe andata di corsa per occupare un posto in prima fila e godersi tutto il divertimento, ma ciò avrebbe significato vedere Evan.

Ci parlerò, questo è ovvio, si disse, mentre guardava con la coda dell'occhio i suoi genitori, Augusta e Neville che si avvicinavano a lei, ma adesso non è il momento.

"Dovreste salire sul treno, Aimee" disse Augusta in tono severo, guardando prima lei e poi il nipote. "Sono quasi le undici"

"Aspetto un'amica: è andata a salutare sua madre e suo padre" replicò Aimee, stringendosi nelle spalle.

Andromeda saltò fuori pochi secondi più tardi, col fiatone e i capelli in disordine. Se li pettinò furiosamente con le dita, piegò le labbra carnose nel suo sorriso migliore e si fece avanti, presentadosi e stringendo le mani di Hollie, Cooper e Augusta – quest'ultima, dopo che sentì il cognome, arricciò il naso. Neville mormorò un "ciao" appena udibile e Aimee gli sorrise, incoraggiandolo poi a salire a bordo dell'Espresso insieme a lei e Andromeda.

*

La Cerimonia dello Smistamento stava arrivando al termine. Da come la professoressa McGranitt teneva in mano la pergamena, dovevano mancare all'incirca una decina di nomi. Aimee aveva esultato davvero poco, quella sera, quando qualche nuovo studente veniva Smistato nei Serpeverde. La sua mente, infatti, era occupata da ciò che avrebbe detto a Evan, da come si sarebbe potuta svolgere la loro conversazione e se fossero alla fine sfociati in una lite o meno.

Perché si era limitato a scriverle due o tre righe ogni tanto durante l'estate, allegando un pezzo di carta alle lettere di sua sorella? Stavano ancora insieme, o era già tutto finito? E come mai era così ossessionato dai diari di suo nonno?

Si stava ponendo queste silenziose domante quando la sua attenzione fu richiamata dalla voce della McGranitt, che aveva esclamato un cognome a lei ben noto. Aimee vide una ragazzina dai capelli rosso fiamma, occhi molto espressivi, vivaci e persino timidi, aveva il Cappello Parlante a qualche centimetro dalla testa. La riconobbe subito: era la più piccola dei Weasley. Dunque, i suoi occhi saettarono sul tavolo dei Grifondoro e si fissarono su due studenti identici – o quasi – con gli sguardi puntati sul vecchio sgabello dove ora sedeva la sorella.

"GRIFONDORO!" esclamò il Cappello Parlante, e gli appartenenti a quella Casa si alzarono in un esultazione di gruppo. Fred e George si diedero il cinque, improvvisarono un veloce balletto e poi si rimisero a sedere, felici di vedere la sorellina raggiungere a passo veloce la loro lunga tavolata.

"Quella lì è la nuova fidanzatina di Potter! Dovevate vedere come lo ha difeso al Ghirigoro!" esclamò divertito Malfoy, parlottando con Tiger e Goyle. Poco dopo tornò serio e aggiunse: "Traditori del loro stesso sangue! Il pradre si è scagliato addosso al mio solo perché gli ha fatto notare che andare in giro con dei babbani è... beh, da pezzenti!"

"E' proprio un peccato che io mi sia persa questa simpatica rissa" fece Aimee, sorridendo gelidamente al biondo del secondo anno. "Mi sarebbe piaciuto incitare il signor Weasley e vederlo vincere"

Malfoy la fulminò con lo sguardo, ma non disse nulla. Aimee sorrise vittoriosa, si voltò verso Andromeda che stava ridendo a crepapelle e andò ad incontrare gli occhi scuri di Evan, che la osservavano quasi con delusione. Non fu lei, comunque, ad abbassare lo sguardo per prima, e quando arrivò il momento tanto atteso da tutti, ovvero quello del banchetto, si limitò a posticipare la loro conversazione e a mangiare con tranquillità la sua prelibata cena.

A metà di quest'ultima si era sparsa la voce che Harry Potter e uno dei suoi amici, Ron Weasley, erano arrivati al castello a bordo di una macchina volante. In effetti, ad un certo punto Aimee aveva notato il professor Piton sgusciare via dalla Sala Grande e, qualche minuto dopo, la McGranitt lo aveva seguito a ruota. Malfoy non faceva altro che affermare che li avrebbero espulsi, che era ciò che si meritavano e Aimee fu tentata molte volte di rispondergli.

"Fred e George saranno invidiosissimi" commentò a bassa voce Andromeda, facendo un cenno col capo verso i due gemelli, intenti a chiacchierare con Lee Jordan, Angelian Johnson e Katie Bell.

"Già" fece Aimee, tenendo gli occhi puntati solo ed esclusivamente su uno dei due Grifondoro dai capelli rossi. "Fred mi ha scritto che sono volati fino a casa di Potter con la macchina che il padre ha incantato, quindi suppongo che una parte delle voci che stanno circolando siano vere"

Andromeda la guardò, sorpresa. "Da quando Fred ti scrive delle lettere? E da quando tu non mi dici che Fred ti scrive delle lettere?"

Aimee alzò gli occhi al cielo, ma le sue labbra si piegarono in un sorriso appena accennato – un poco imbarazzato. "Me ne ha mandata soltato una, Andromeda, e io non gli ho neanche risposto. Non farne un affare di stato!"

"Sei proprio scortese, sai?" disse l'altra, dandole un colpetto sulla spalla.

"Oh, andiamo!" replicò Aimee, sospirando. "Sono sicura che non si aspettava nessuna risposta... e poi non avevo niente da dirgli"

Andromeda aprì la bocca per ribattere, ma si accorse che le guance della sua migliore amica stavano prendendo colore. "Aimee Boyd, stai arrossendo?!"

"Smettila!" sibilò Aimee, stringedo i denti. "Se continui così sarò costretta a lanciarti una fattura pungente sulla faccia, o a farti diventare il naso più grande di tre taglie! E quando ti porterò da Madama Chips e tu punterai contro di me, io negherò ogni cosa!"

Andromeda sospirò e abbracciò velocemente Aimee. "E' per questo che ti adoro!"

*

Il mattino seguente le voci su Potter e Weasley erano state confermate: i due Grifondoro del secondo anno avevano perso il treno a King's Cross e aveva avuto la brillante idea di prendere la macchina volante del signor Weasley e volare fino a Hogwarts. Peccato che al loro arrivo, per qualche strano motivo, Potter e Weasley erano andati a schiantarsi proprio contro il Platano Picchiatore. La McGranitt li aveva puniti duramente, ricordando però a Piton che loro due erano nella sua casa e non in Serpeverde – "Sicuramente Piton li avrebbe espulsi immediatamente!" aveva commentato Keira.

A colazione tutti gli studenti si prepararono all'inizio delle lezioni, continuando comunque a discutere sull'entrata spettacolare di Harry e Ron. Il cielo incantato della Sala Grande era grigio e ben presto sarebbe arrivata la posta. Aimee alzò gli occhi dalla sua scodella di porridge, guardò il punto in cui i gufi erano soliti entrare e immaginò Ray planare verso di lei semplicemente perché voleva vederla.

"Possiamo parlare?" le chiese Evan, sedendosi proprio davanti a lei.

"Di cosa?" replicò Aimee, spostando i suoi occhi scuri sul ragazzo. "Del fatto che praticamente non hai scritto alla tua ragazza per tutta l'estate e che per sapere le cose devo chiedere a tua sorella? Vuoi parlare di come mi eviti da ieri mattina, ovvero da quando mi hai visto al binario ma hai preferito salire sul treno insieme a Marcus piuttosto che venire a salutarmi? Oppure vuoi parlare di come ieri sera, al banchetto, mi hai guardata quando ho risposto a Malfoy?"

"Voglio spiegarti ogni cosa, Aimee," annuì lui, pacato e con un viso inespressivo. "ma preferirei che fossimo soli"

"Allora perché sei venuto qui a chiedermi se possiamo parlare o meno?" gli chiese lei, corrugando la fronte.

Evan si strinse nelle spalle, si alzò da tavola e le rivolse un'ultima occhiata, anch'essa insepressiva. "Sta sera alle otto, ti aspetto fuori dalla Sala Comune"

Aimee rimase col cucchiaio a mezz'aria a fissare quello che era il suo ragazzo uscire dalla Sala Grande. Scosse il capo e alzò gli occhi al cielo: Andromeda non si sbagliava affatto quando diceva che suo fratello era cambiato, e che quei diari avevano forse contribuito. In ogni caso, fingendo che quella non fosse una questione importante, da affrontare con delicatezza, Aimee riprese a fare colazione.

L'arrivo della posta fu movimentato. Il cielo incantato della Sara si riempì di gufi, le teste degli studenti si alzarono quasi all'unisono. Un gruppetto, al tavolo di Grifondoro, si concentrò su una bussa rossa che Ron Weasley aveva appena preso dal becco del suo gufo – svenuto e con le zampe all'aria.

"Adesso ci sarà da divertirci" commentò Aimee, e sul suo volto si dipinse un sorriso mellifluo.

Aveva riconosciuto la Strillettera, Ron Weasley era spacciato. Fred, George e Lee raggiunsero i compagni Grifondoro nel momento esatto in cui Ron aprì la busta e i gemelli sbiancarono immediatamente.

"... RUBARE LA MACCHINA! NON MI SAREI SORPRESA SE TI AVESSERO ESPULSO! ASPETTA CHE TI PRENDA! NON HAI PENSATO NEANCHE PER UN ISTANTE A QUEL CHE ABBIAMO PASSATO TUE PADRE E IO QUANDO ABBIAMO VISTO CHE NON C'ERA PIU'..."

La voce della donna era acuta, così furiosa. Aimee ridacchiò e a lei si unì Andromeda, che era scesa a fare colazione appena in tempo per lo spettacolo. Infatti, divertita com'era, indicò un paio di volte i gemelli che adesso avevano spalancato occhi e bocca; dalla loro espressione sembrava volessero correre via a gambe levate, spaventati dalla possibilità che la madre saltasse fuori dalla Strillettera.

Quando le urla della signora Weasley cessarono, la Sala Grande cadde in un silenzio carico di tensione e risate trattenute. Piton passò a dare gli orari con la sua solita aria tetra e i capelli unti, borbottò qualcosa sotto voce che né Aimee e Andromeda riuscirono a capire e andò avanti a distribuire i fogli di pergamena. Le due ragazze si alzarono da tavola e uscirono dalla Sala Grande in contemporanea coi gemelli, ancora scossi per ciò che era accaduto al fratello.

"Ringraziate vostro fratello per lo show mattutino!" esclamò divertita Andromeda, avvicinandosi a George per dargli un pizzicotto affettuoso sulla guancia.

"Ieri sera eravamo convinti che sarebbe stato fantastico arrivare a Hogwarts su una macchina volante" disse George.

"Ma dopo la Strillettera che mamma ha mandato a Ron..." aggiunse Fred, e un brivido di terrore gli fece attorcigliare le viscere. "... direi che è decisamente meglio che abbiamo preso il vecchio treno"

"Concordo con Andromeda: è stato proprio divertente" commentò Aimee.

Fred si voltò verso di lei e corrugò la fronte: "Non hai risposto alla mia lettera. Perché?"

Aimee aprì la bocca per replicare, ma non riuscì a dire nulla. Andromeda allora prese sottobraccio George e gli disse: "Lasciamoli soli e andiamo a pomiciare davanti alla classe di Allock, tanto abbiamo lui adesso!"

George non se lo fece ripetere due volte.

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Capitolo 26
*** Sanguemarcio e lumache ***


XXVI – Sanguemarcio e lumache

 

Con uno stanco sospiro, Aimee si lasciò cadere su uno dei comodi divani della Sala Comune di Serpeverde, adagiando il capo su uno dei braccioli e i piedi sull'altro. Coprì gli occhi con un braccio, respirò profondamente e cercò di rilassarsi ascoltando il rumore del fuoco che, nel camino accanto, scoppiettava allegro. Andromeda copiò i movimenti dell'amica, occupando interamente il sofà posizionato di fronte a quello su cui era Aimee. Erano esauste, fisicamente e mentalmente, e la loro priorità, in quel preciso momento, era trovare la forza di trascinarsi su al dormitorio, infilarsi il pigiama e, finalmente, buttarsi a letto per dormire.

Il rientro era stato faticoso, estenuante, un caos inevitabile. Non era bastata l'onda di studenti del primo anno che, visibilmente in crisi su dove andare e cosa fare, avevano investito in pieno i corridoi, dando spallate ad altri compagni e mormorando scuse affrettate o avvicinandosi agli alunni più grandi con un timore che gli si leggeva in faccia; no, ci si erano pure messi i professori che avevano tirato fuori la classica frase: "Questo è un anno molto importante, per voi del quarto anno, ed esigo la massima attenzione da ognuno di voi!". E poi c'erano i rotoli di pergamena da consegnare, programmi da affrontare...

L'unica fortuna di quel lunedì mattina era stata, per gli studenti di Serpeverde e Grifondoro, avere Gilderoy Allock alle prime due ore. La classe aveva aspettato quest'ultimo fuori dall'aula per ben dieci minuti buoni, prima di vederlo arrivare con un sorriso da idiota stampato in viso e la veste turchese che gli svolazzava dietro. Aimee gli aveva fatto notare che era arrivato in ritardo – Fred, Andromeda, George e Lee Jordan erano scoppiati a ridere, mentre Angelina Johnson si era subito immusonita e aveva cercato una scusa plausibile per Allock.

"Questo lo so benissimo," aveva subito risposto Allock, allargando ancor più il sorriso e passandosi una mano fra i capelli dorati con quello che voleva essere un modo di fare seducente. "ma sono stato informato che il povero Platano Picchiatore, a causa di un incidente avvenuto ieri sera di cui, sono certo, siete a conoscenza, aveva tutti i rami spezzati! Sono semplicemente corso a correggere la professoressa Sprite per quanto concerne la medicazione dell'albero!"

"Sono sicura che la professoressa Sprite avesse tutto sotto controllo, signore" commentò Andromeda, mostrando all'uomo un sorriso di scherno.

"Oh, certo! Lo credo anch'io! Ma, sapete, nei miei viaggi mi è capitato moltissime volte di incontrare piante del genere e credo di saperne abbastanza sull'argomento!" era stata la replica dell'uomo; poi, con un cenno, aveva invitato gli alunni ad entrare in classe – naturalmente, dopo di lui.

Fred, che se ne era stato buono buono dietro ad Aimee e Andromeda, in compagnia del suo gemello George, si era sporto infilando la testa dai capelli rossi fra le due ragazze. Ridacchiando, poi, aveva sussurrato: "Nel giardino di casa mia c'è uno gnomo che è identico a lui: egocentrico, vanitoso e zuccone. Saranno fratelli separati alla nascita!"

Aimee sorrise appena, ricordando l'associazione fatta fra il loro nuovo insegnante di Difesa contro le Arti Oscure e uno degli gnomi che infestavano il giardino di casa Weasley. Sarebbe stato divertente riuscire a recuperare quello gnomo, portarlo al castello e trasfigurare qualcosa in vestiti identici a quelli di Allock, per poi mostrarlo a tutti come "il fratello allontanato alla nascita perché troppo brutto se messo accanto a Gilderoy".

Comunque, già al principio della lezione, Aimee si era trovata pienamente d'accordo con gli aggettivi con cui Fred aveva descritto il professore. Al posto di spiegare ciò che avrebbero studiato durante l'anno, quest'ultimo aveva preferito raccontare le sue avventure e, in più occasioni, aveva nominato i libri scritti da lui che, adesso, venivano usati come libri di testo lì a Hogwarts. Aimee aveva visto Angelina con gli occhi lucidi e pieni di ammirazione e, una volta che si fu voltata verso Andromeda, aveva finto di vomitare.

Come mai Silente ha assunto un imbecille del genere?, fu probabilmente il pensiero di molti, in quelle due ore, e non solo quello di Aimee.

"Io e George ci siamo chiesti come è finita la conversazione fra te e Fred, Aimee" mormorò all'improvviso Andromeda, rompendo il silenzio. "Sai, quella che è iniziata con lui che ti domandava come mai non hai risposto alla sua lettera"

Aimee sbuffò. "Sono stanca, Andromeda. Possiamo parlarne domani mattina, dopo aver fatto colazione?"

"Giuro che se non mi racconti com'è andata fra te e il rosso, alla prima occasione rubo alla Sprite un Bubotubero e sai cosa fanno, allo stato puro, se entrano in contatto con la pelle" minacciò Andromeda, mettendosi a sedere sul divano che stava occupando.

"Crudele," replicò Aimee, tirandosi su anche lei e fissando i suoi occhi castani in quelli azzurri dell'amica. "ma interessante come minaccia"

La mente di Aimee tornò velocemente a quella mattina, quando Andromeda e George se l'erano filata – alla volta dell'aula di Gilderoy Allock – lasciando così lei e Fred soli. Ricordò di come il suo corpo si fosse praticamente immobilizzato, quasi l'avessero colpita alle spalle con l'incantesimo Petrificus Totalis. Non aveva idea di come quella semplice domanda – "Non hai risposto alla mia lettera. Perché?" – le avesse fatto battere il cuore sempre più velocemente, o di come il respiro le si fosse mozzato in gola.

La risposta razionale che il cervello le aveva suggerito era stata: Forse l'ho deluso perché voleva semplicemente che gli scrivessi una lettera anch'io.

Quella del cuore, invece, era stata: Forse gli mancavo e voleva sentirmi. Infondo, l'aveva scritto anche lui, no? "Comunque ho finalmente una scusa per scriverti davvero, senza dover fare la figurda dell'idiota cotto a puntino e impacciato".

Andromeda guardò la sua migliore amica e la incalzò a parlare, allora Aimee cedette e raccontò cos'era successo fra lei e Fred.

Subito dopo aver ripreso il controllo di sé stessa, ripetendosi nella mente che non era da lei sentirsi in quel modo, Aimee si era schiarita la gola, aveva incrociato le braccia al petto e aveva assunto l'espressione da menefreghista. Fred aveva immediatamente notato quel cambiamento nella Serpeverde e sul suo volto era spuntato un sorriso. Lui l'aveva osservata attentamente coi soi occhi marroni, aveva studiato ogni centimetro della ragazza, sentendosi attratto da lei sempre di più – quasi l'incantesimo d'Appello avesse deciso di trasformarsi in una persona e avesse assunto le sembianze di Aimee Boyd.

"Gli ho chiesto se avesse finito di sbavare e lui è caduto dalle nuvole" proseguì Aimee, mordendosi il labbro inferiore e puntando i suoi occhi sul fuoco nel caminetto. "E lui mi ha chiesto da quanto mi stesse fissando"

"Coraggio, va' avanti!" batté le mani Andromeda, felice come una Pasqua.

Aimee ridacchiò. "Credo abbia confermato una delle mie ipotesi: gli mancavo e voleva sentirmi. Non lo ha detto così, su due piedi, ma me lo ha fatto capire"

"E tu come ti sei sentita?" le domandò Andromeda, sempre più convinta che la sua migliore amica dovesse stare con Fred Weasley, e non col suo stesso fratello.

"Ho sentito... ecco, io... è come se il vuoto avesse assunto un peso tutto suo, per poi cadere alla bocca del mio stomaco" mormorò Aimee, che stava tentando di spiegare ciò che aveva provato in quegli attimi. "Quando ho percepito di avere gli occhi umidi, mi sono voltata, ho sistemato meglio la borsa dei libri sulla spalla e ho raggiunto te e George. Fred mi ha seguita in silenzio, ma so perfettamente – è quasi una sensazione prepotente che ho qui nel petto – che se la stesse ridendo"

"Ridendo? E perché mai?"

"Perché sa benissimo che è riuscito ad abbattere uno dei miei muri, uno di quelli che lo sta tenendo lontano dal primo anno" confessò in un sussurro Aimee, prima di incontrare gli occhi azzurri di Andromeda, adesso leggermente nascosti da un manto in lacrime. "Stai... stai per metterti a piangere?"

Andromeda sussultò, poi, per nascondere quelle lacrime che, fortunatamente, non erano ancora sfuggite al suo controllo, si asciugò gli occhi con la manica della divida di Hogwarts. "La tua immaginazione ti sta ingannando, amica mia. Io non piango mai. Chiedilo ad Evan e lui ti dirà lo stesso!"

Nel momento esatto in cui Andromeda pronunciò il nome del fratello maggiore, Aimee si ricordò che quella mattina, nel bel mezzo di colazione, lui si era avvicinato e le aveva detto di farsi trovare fuori dalla Sala Comune di Serpeverde alle otto. Lui aveva detto che le avrebbe spiegato ogni cosa: il suo silenzio durante l'estate, il modo in cui l'aveva guardata prima di salire sull'Espresso per Hogwarts, senza neanche un banale "ciao" e quando, la sera prima, al banchetto d'inizio, l'aveva praticamente fulminata con lo sguardo solo perché lei aveva preferito prendere le parti dei Weasley anziché i Malfoy – per la rissa al Ghirigoro.

"Hai pianto quando sono finita in Infermeria dopo che quella collana mi ha messo KO e adesso presto, dimmi che ore sono!" esclamò Aimee, sentendo la stanchezza accumolata durante l'intera giornata scivolarle via dalle spalle. "Ti prego, dimmi che faccio ancora in tempo!"

"In tempo per che cosa, Aimee?" le chiese Andromeda, confusa.

"Devo vedermi con Evan e me ne sono completamente dimenticata!" esclamò ancora Aimee, alzandosi dal divano.

Subito si avvicinò in tutta fretta all'amica, che ancora la guardava con un'espressione allibita, e le afferrò il polso, poi alzò la manica della divisa e diede un'occhiata veloce all'orologio. Erano le otto e cinque. Aimee sgranò gli occhi e si mise immediatamente a correre verso l'ingresso della Sala Comune; qualcosa le diceva che Evan non avrebbe apprezzato il suo ritardo e infatti, quando Aimee si ritrovò in uno dei corridoi dei sotterranei del castello, trovò il ragazzo appoggiato al muro di fronte, gli occhi erano ridotti a due fessure e nelle mani stringeva uno dei diari del nonno e la bacchetta.

Aimee deglutì e pensò che, per qualche strano motivo, adesso aveva un po' di paura del suo ragazzo. Non tanta, solo un po'. Si fece comunque coraggio, si scusò del ritardo e piegò leggermente le labbra in un sorriso tirato. Il Serpeverde ricambiò il sorriso, rilassò i muscoli del viso e si staccò dal muro, per poi avvicinarsi a passo lento alla ragazza. Lei incatenò i loro sguardi e, quando lui le fu abbastanza vicino, si rese conto di quanto si fosse alzato durante l'estate – Aimee gli arrivava a mala pena alle spalle.

"Per Salazar, sei un gigante, Evan" mormorò, pensando di diminuire la tensione. "Hai bevuto qualche pozione che ti ha fatto allungare?"

Evan mise via la bacchetta con una lentezza studiata, poi allungò la mano e accarezzò il viso di Aimee. "Sono ancora in fase di crescita, perciò..."

Aimee annuì, poi abbassò lo sguardo. Lui, però, le prese delicatamente il mento e incatenò i loro occhi ancora una volta, poi si avvicinò e le sfiorò la punta del naso con le labbra. Aimee si ritrovò a trattenere il respiro e, un secondo dopo, Evan la stava baciando. Per un secondo sembrò che fra loro le cose fossero tornate normali, perché lui la baciò con delicatezza e passione, quasi avesse paura di romperla in mille pezzi; poi però Evan iniziò a baciarla con rabbia e prepotenza e questo la fece preoccupare.

La Serpeverde decise che era il momento di interrompere quel contatto e tentò di spingere via il ragazzo con una mano, ma lui la stava facendo indietreggiare. In un battito di ciglia, e con una botta alla schiena, Aimee si ritrovò addosso al muro: Evan la stava mettendo in gabbia. Lei lo spinse ancora più forte, una, due, tre volte.

"Evan! Ma che ti prende?!" esclamò Aimee, finalmente libera da quella presa opprimente.

"Che c'è?" fece lui, guardandola con occhi maliziosi. "Non posso baciare la mia ragazza?"

"Sì, ma abbi almeno un po' di decenza, santo Merlino!" replicò Aimee; fece una pausa per riprendere il controllo di sé stessa, poi, guardandolo con amarezza, aggiunse: "Mi hai fatto male, Evan"

Lui alzò gli occhi al cielo e subito gli apparve sul volto un sorriso strafottente. "Cos'è, una roba stile romanzi romantici babbani? Stai dicendo che ho ferito i tuoi sentimenti, giusto?"

Allibita e con gli occhi che quasi le uscivano dalle orbite, Aimee rispose: "Mi hai praticamente buttato contro un muro! Mi hai fatto male fisicamente... e sì, hai anche ferito i miei sentimenti! Ma si può sapere che ti è successo?"

Immediatamente, lo sguardo di Evan si abbassò, andando a posarsi sul diario di suo nonno. Era il suo preferito, quello che ammirava di più ed era pronto a far capire ad Aimee quanto fossero importati tutte le parole racchiuse al suo interno, dalla prima all'ultima. In un certo senso, in un modo un po' deviato, ad Evan sembrava che quel quadernetto emettesse potere vivo che, quando entrava in contatto con la sua mano, superava la sua pelle per poi strisciare nelle sue vene.

Quando Evan riportò i suoi occhi su Aimee, lei vide come una luce, un lampo di follia, sfrecciare in quelle iridi. "Dimmi, Aimee, Andromeda ti ha mai detto cosa c'è scritto in questi diari?"

Aimee scosse il capo, lentamente.

"Ma ti ha detto chi è nostro nonno" proseguì, sorridendole. Aspettò che lei gli dasse una conferma e, quando la vide annuire, Evan andò avanti a parlare: "Augustus Rookwood, dipendente al Ministero della Magia e spia del Signore Oscuro. Prima che lo sbattessero ad Azkaban scrisse dei diari in cui descriveva, dettagliatamente, le missioni che gli venivano affidate e le punizioni che Tu-Sai-Chi infliggeva a lui e agli altri seguaci quando commettevano degli errori. Oltre a questo, però, c'erano anche delle ideologie importanti che mi hanno fatto comprendere meglio il punto di vista di mio nonno e degli altri Mangiamorte"

"Credere nella purezza del sangue è sbagliato, Evan" lo interruppe Aimee, cercando in tutti i modi di sembrare, agli occhi del Serpeverde, calma e determinata. "Un Purosangue non è migliore di un altro mago, che sia esso Mezzosangue o Nato Babbano, semplicemente perché nel proprio sangue scorre solo ed esclusivamente sangue di maghi e streghe. E poi sono tutte baggianate quelle che vedono i Babbani come inferiori"

"Tu non capisci, Aimee" replicò Evan, e il suo sorriso sparì. "Per questo voglio lasciarti questo diario: prenditi il tempo che ti serve, leggilo con attenzione e poi vedrai che anche tu concorderai col fatto che i Purosangue sono migliori di altri"

"Evan, tu non stai ragionando lucidamente. Quei diari ti hanno fatto una specie di lavaggio del cervello!" esclamò Aimee, avvicinandosi con due falcate al ragazzo per poi prendergli il viso fra le mani. "Dov'è finito Evan Lane? Quello che era sempre dolce e protettivo nei miei confronti, quello con cui ho passato delle splendide giornate a Hogsmeade?"

"Lui è ancora qui, Aimee" mormorò Evan, assottigliando lo sguardo. "Solo che adesso ha aperto gli occhi e la mente a nuovi orizzonti ed è deluso dal tuo comportamento"

Aimee lasciò andare il viso del suo ragazzo, fece un passo indietro e le braccia le caddero lungo i fianchi, a peso morto. Le iridi marroni furono coperte da una sottile lastra di vetro lucente e una lacrime le scivolò giù, lungo la guancia.

Cosa voleva dire con: "E' deluso dal tuo comportamento?".

"Sei in buona compagnia, se questo può risollevarti il morale" continuò Evan. "Tu e mia sorella avete questo strano rapporto con dei traditori. Rispondo al nome di Fred e George Weasley"

"Non metterli in mezzo. Non loro" replicò Aimee, furibonda.

"Li difendi anche?!" le domandò Evan, richiudendo quella distanza che lei aveva messo fra loro. E in un battito di ciglia, il Serpeverde aveva tirato fuori la sua bacchetta e adesso la stava puntato contro di lei, premendogliela sul fianco con forza. "La loro famiglia non è degna di essere definita Purosangue, Aimee. Loro sono traditori, amici del bambino che ha fatto svanire il Mago Oscuro più potente e rispettabile di tutti i tempi, amici di una Sanguemarcio insolente e so-tutto-io!"

La punta della bacchetta di Evan si surriscaldò e la pelle di Aimee prese a bruciare, sempre di più. La ragazza strinse i denti e tentò di cancellare il dolore che lui le stava provocando, ma alla fine cedette e dalle sue labbra uscì un urlo soffocato.

Evan diminuì la forza con cui stava premendo la bacchetta nella pelle di Aimee, poi d'un tratto allungò il collo e le sussurrò all'orecchio: "Questa è una delle punizioni di cui ti parlavo poco fa: è lenta, dolorosa e può persino farti arrivare alla pazzia"

"Expelliarmus!" disse qualcuno alle spalle del Serpeverde, entrando nel campo visivo di Aimee. "Lane, che diavolo ti salta in mente?"

Evan si voltò lentamente. "Percy Weasley, qual buon vento!"

"Boyd, torna dentro alla Sala Comune, io e il tuo... amico... dobbiamo scambiare due chiacchiere. Avviserò il Direttore della vostra Casa domani mattina, quindi non preoccuparti e va' a dormire, ma non appena ti svegli, prima di andare a fare colazione, voglio che tu vada a farti dare un'occhiata da Madama Chips. Intesi?"

Aimee annuì e rientrò velocemente nella Sala Comune di Serpeverde. Non c'era in giro nessuno a quell'ora e l'acqua del Lago dava un'aspetto spettrale ad ogni cosa. Aimee si sedette su uno dei divani, alzò una mano e se la portò al livello degli occhi: stava tremando; a quel punto abbassò lo sguardo e vide che la bacchetta di Evan aveva bruciato un pezzo della divisa, quindi tirò fuori la sua e mormorò un veloce "Reparo!", poi, sperando di poter dimenticare ciò che le era appena successo, si avviò verso i dormitori.

*

Nei giorni che seguirono, Aimee evitò di parlare con Andromeda di ciò che era successo fra lei e Evan. Ongi volta che l'argomento saltava fuori, Aimee lo liquidava dicendo che semplicemente il ragazzo si era stancato della loro relazione e che si erano lasciati come amici. Di certo non aveva intenzione di raccontare alla sua migliore amica di quello che Evan le aveva fatto e di come si era comportato quella sera, fuori dalla Sala Comune, perché una parte di lei temeva che Andromeda non le avesse creduto, preferendo così di porre ciecamente la sua fiducia nel fratello.

A tenerle la mente occupata c'erano i compiti, lo studio, Gilderoy Allock e i suoi stupidi test – che, ovviamente, riguardavano tutti sé stesso – e infine c'era il quidditch. Cedric Diggory, che era un appassionato, aveva deciso di portare Aimee a vedere gli allenamenti della squadra di Tassorosso e, un paio di volte, era capitato di assistere persino a quelli di Grifondoro e Corvonero.

Un pomeriggio, Cedric e Aimee invitarono anche Andromeda e Keira ad andare con loro allo stadio di Hogwarts. Keira era eccitata all'idea di vedere il suo ragazzo, Marcus Flint, ormai capitano della squadra di Serpeverde, allenarsi a quidditch. Così, i quattro ragazzi si avviarono verso il campo, seguendo la squadra verde-argento passo passo. Già si vedevano i sei anelli, o porte, quando Andromeda fece notare ad Aimee, Cedric e Keira che c'erano anche i Grifondoro. Le due squadre si fecero più vicine, poi Baston chiamò Marcus a gran voce e gli disse che il campo l'aveva prenotato lui.

"C'è spazio a volontà per tutti, Baston" fece Flint, che era notevolmente più grosso del portiere di Grifondoro.

"Ma il campo l'ho prenotato io!" replicò Oliver, rabbioso. "L'ho prenotato io!"

Idioti, pensò Aimee, alzando gli occhi al cielo.

Marcus disse che aveva un permesso firmato dal professor Piton in persona, il quale autorizzava alla squadra di Serpeverde ad allenarsi per la preparazione del nuovo cercatore. Quando Marcus pronunciò l'ultima parola del comunicato di Piton, gli occhi dei Grifondoro si spalancarono contemporaneamente – Aimee dovette sopprimere una risata e Fred, poco distante da lei, la fulminò con lo sguardo. Ma poco dopo anche lei, insieme a Diggory, Andromeda e Keira, sgranò gli occhi: Malfoy era il nuovo cercatore di Serpeverde.

"Non sei per caso il figlio di Lucius Malfoy?" domandò Fred, guardando il biondo con un'aria disgustata.

"Strano che tu nomini il padre di Draco" si intromise Flint. "Lascia che ti mostri il generoso dono che ha fatto alla squadra dei Serpeverde"

Marcus e il resto dei giocatori verdi-argento misero in bella mostra le loro nuove scope. Queste erano nere e lucenti, con delle targhette d'oro fino sulle quali c'era scritto "Nimbus Duemila Uno". Dopodiché, Marcus mise in ridicolo i due gemelli Weasley, prendendoli in giro semplicemente parlando delle loro Tornado e i Grifondoro, non sapendo come replicare, rimasero in silenzio. Pochi istanti dopo arrivarono anche Ron e Hermione, gli amici di Harry Potter, e il rosso rimase a bocca aperta nel guardare i manici di scopa di Serpeverde.

"Belli, vero?" fece Malfoy con voce suadente. "Ma non è detto che anche Grifondoro riesca a mettere insieme un po' di soldi per comprarsi delle scope nuove. Se mettete all'asta quelle vecchie carrette di Tonarno Cinque, vedrete che qualche museo pagherà per averle"

"Piccolo insolente" mormorò Cedric, serrando i pungi, mentre i Serpeverde – Keira compresa – erano scoppiati a ridere.

"Per lo meno, nessuno nella squadra di Grifondoro si è dovuto comprare l'ammissione" fu il commento geniale di Hermione.

Aimee guardò con ammirazione la Grifondoro, mentre il silenzio cadde fra i presenti. Non avrebbe mai creduto che quella ragazzina fosse capace di rispondere a tono, eppure eccola lì: fiera di ciò che aveva appena detto, coraggiosa nonostante gli sguardi intimidatori dei Serpeverde più grandi. La cosa più bella fu osservare come il sorriso beffardo di Draco scivolò via dal suo visto pallido, per lasciare spazio, però, a occhi pieni di disgusto.

"Nessuno ha chiesto il tuo parere, lurida Sanguemarcio" sibilò infatti il biondo.

Quell'orribile termine aleggiò nell'aria per una manciata di secondi, durante la quale Aimee fu catapultata con forza alla conversazione avuta con Evan qualche giorno prima. Era spaventoso rivedere il comportamento e le parole taglienti del suo ex ragazzo in Draco Malfoy: il primo aveva appreso tutto dai diari del nonno e l'altro soprattutto dal padre, Lucius Malfoy, nonché ex Mangiamorte. Aimee non si era nemmeno resa conto di aver trattenuto il fiato fino a quando non vide Flint mettersi davanti a Draco per proteggerlo da Fred e George che, con rabbia, volevano saltargli addosso.

Ron tirò fuori la bacchetta dalla sua divisa, la puntò contro Malfoy e urlò che gliela avrebbe pagata. Subito si sentì un boato e un lampo di luce verdognola andò a colpire il rosso allo stomaco, facendolo finire per terra. Hermione corse subito in suo aiuto e Harry, preoccupato, fece lo stesso. Ma il Grifondoro non sembrava stesse male: ruttò forte e dalla bocca, con una grande sorpresa di tutti quanti, uscì un getto di lumache viscide che gli finirono sulle ginocchia. La tensione e la rabbia dei presenti sembrò volatilizzarsi – tranne che nella squadra di Grifondoro e in Cedric Diggory – e un coro di risate risuonò nello stadio.

Harry suggerì a Hermione di portare Ron da Hagrid e lei, annuendo, lo aiutò a tirare l'amico dalle braccia. Un ragazzino del primo anno, iperattivo e con una grossa macchina fotografica in mano, si precipitò da Potter e lo bombardò di domande; quando Ron vomitò l'ennesima scia di lumache, il piccoletto volle fargli una foto – "Fuori dai piedi, Colin!", aveva urlato Harry.

"E' brutto se dico che vostro fratello ci ha regalato un altro momento spettacolare e divertente?" ridacchiò Aimee una ventina di minuti dopo, vedendo uscire Fred e George dagli spogliatoi di Grifondoro.

"Aimee, non è il momento di scherzare" tagliò corto George, avviandosi verso il castello col gemello.

"Strano, i re degli scherzi non trovano esilarante vedere il proprio fratello vomitare lumache?" commentò Andromeda, affiancando George e prendendolo sotto braccio. "Io pagherei un'infinità di galeoni per assistere alla stessa scena, ma con Evan come protagonista!"

"Evan se la meriterebbe una sorte del genere" sentenziò Fred, dando una veloce occhiata ad Aimee. "E comunque, in momenti come quelli di poco fa, non c'è niente di divertente: eravate lì o no quando Malfoy ha insultato la povera Hermione, definendola una Sanguemarcio, solo perché lei ha detto la verità sull'ammissione di quel platinato nella squadra di quidditch"

"Malfoy è un idiota patentato" disse Aimee, camminando al fianco di Fred, così distante da lui che neanche le stoffe delle divise si sfioravano. "Non dovreste dargli ascolto"

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Capitolo 27
*** Temete, nemici dell'Erede ***


XXVII – Temete, nemici dell'Erede

 

Ottobre arrivò in un lampo, portandosi dietro un freddo umido e molta pioggia, e dunque non fu strano vedere gli studenti prendere raffreddori o ritrovarsi con una frebbe a trentotto improvvisa. Semplicemente affacciandosi in Infermeria, si poteva notare come Madama Chips, con la bacchetta puntata al di sopra della sua spalla e una fila di pozioni in boccetta che la seguiva, si muovesse con velocità e destrezza fra i letti occupati dagli studenti malati – Andromeda era una di questi.

"Ormai ho perso il conto di quante volte io mi sia messa a preparare della Pozione Pepata!" esclamò Madama Chips, fermandosi davanti al letto sul quale Andromeda sedeva.

Quest'ultima, nonostante l'allucinante ma di testa e la gola così secca che persino deglutire quella poca saliva che aveva in bocca le provocava dolore, era ostinata a non voler mostrare nessun segno di debolezza. Infatti, mentre se ne stava seduta su uno dei letti dell'Infermeria, Andromeda teneva le braccia incrociate e il viso aveva assunto un'espressione dura, con tanto di occhi azzurri ridocchi a due fessure e mascella serrata. Odiava ammalarsi.

"Avete fatto bene a portarla qui: la signorina Lane è quella messa peggio, oggi!" sentenziò Madama Chips, rivolgendosi ad Aimee e Keira e allungando una boccetta di pozione rossiccia alla Serpeverde malata.

"Io ed Aimee abbiamo dovuto trascinarla fino a qui, letteralmente" disse Keira, lanciando un'occhiataccia ad Andromeda, che si limitò a guardare altrove e ad alzare il mento in un modo altezzoso.

"Propriò così" si aggiunse Aimee, annuendo. "Ci siamo accorte a colazione di quanto stesse male, sebbene lei abbia cercato di tenere segreto come si sentisse, e quando le abbiamo detto di venire qui da lei, Andromeda si è seduta a terra, ha incrociato le braccia al petto, proprio come sta facendo ora, e si è rifiutata categoricamente di camminare"

"Aimee l'ha presa per un braccio, io per l'altro" continuò il racconto Keira. "Poi l'abbiamo sollevata e, con fatica, siamo venute in Infermeria"

Madama Chips annuì concorde e disse che era successa più o meno la stessa cosa anni addietro, quando si era ritrovata Evan Lane disteso proprio sullo stesso letto in cui ora era la sorella. Andromeda alzò gli occhi al cielo e, stanca di sentir blaterare la donna e le due amiche, afferrò la boccetta che Madama Chips teneva ancora in mano, la stappò e la bevve tutta d'un fiato. Aimee e Keira si scambiarono un'occhiata fra il curioso e l'impressionato; era solito, per chi beveva la Pozione Pepata, di sentir la gola punzecchiare fastidiosamente e, per questo motivo, tutti si lamentavano: tutti meno che Andromeda Lane.

"Comunque," riprese Madama Chips, rivolgendosi nuovamente ad Aimee e Keira e avvicinandosi alla Serpeverde malata per controllarle le orecchie – da esse veniva fuori una sottile riga di fumo bianco. "mi spiace comunicarvi che la vostra amica dovrà passare qui l'intera giornata. Voglio tenerla sotto controllo, solo per precauzione, ma vi raggiungerà in Sala Grande in tempo per il banchetto"

Aimee e Keira annuirono all'unisono e rimasero ad osservare Madama Chips allontanarsi, sempre con pozioni in boccetta al seguito, per raggiungere un altro studente tre letti più in là. Quando le due amiche tornarono a guardare Andromeda, la trovarono in piedi accanto al letto, pronta a lasciare l'Infermeria senza guardarsi indietro. Aimee le fece notare che, sebbene avesse appena bevuto la Pozione Pepata, aveva il colorito pallido e dagli occhi si leggeva chiaramente che aveva bisogno di riposo.

Keira fece un passo verso la malata e la costrinse a sedersi sul materasso, poi sorrise e, usando il tono di chi parla coi bimbi, disse: "Adesso fai la brava e stenditi. Noi torneremo non appena ci sarà possibile. Ti porteremo qualcosa per distrarti e far passare il tempo"

Andromeda si ritrovò di nuovo sul letto e sul suo viso apparve nuovamente quell'espressione imbronciata che aveva prima di prendere la pozione. Aimee trovò la cosa divertente e, per non far arrabbiare ancora di più la sua migliore amica, dovette mascherare la risata in un colpo di tosse.

"Molto gentile da parte vostra" fece Andromeda, incrociando le braccia al petto con fare testardo. "E poi, chi mi dice che non vi dimenticherete di me? Già m'immagino: voi che ve ne andate a spasso per il castello a prendervi gioco degli sfigati delle altre Case e io, qui, in punto di morte... sola e senza nessuno a farmi compagnia. Sapete che sono importante io, vero? E che ho bisogno di attenzioni!"

"Come sei melodrammatica, Andromeda" replicò Aimee, scuotendo il capo divertita.

"Andrà così, vi dico!" sbuffò la Serpeverde malata, spostando il suo sguardo su entrambe le amiche, prima l'una e poi l'altra. "Tu, Keira, sarai troppo impegnata con Flint nelle vostre solite sessioni "Divorafaccia" per pensare a me e tu, Aimee, sarai occupata a startene sulla tua nuvoletta a riflettere sul senso della vita"

Aimee corrugò la fronte e decise che era la febbre che stava parlando in quel momento, anche se su Keira e Marcus aveva completamente ragione.

"Io e Marcus non ci divoriamo la faccia" disse infatti Keira, voltandosi subito dopo verso Aimee. "Giusto?"

Piuttosto che incontrare lo sguardo di Keira, quello che pretendeva immediatamente una risposta che la soddisfacesse, Aimee preferì guardare altrove. Trovò stranamente interessante il bianco soffitto dell'Infermeria e le enormi finestre dalle quali si poteva vedere la pioggia battente e il cielo coperto di nuvole grige; però, non appena Keira ebbe riportato la sua attenzione su Andromeda, Aimee tirò un sospiro di sollievo e smise di guardare fuori dalle finestre.

Nei giorni che seguirono, il tempo non migliorò affatto. I giardini del castello si riempirono d'acqua, creando così pozze fangose enormi, il livello del Lago Nero si alzò e dall'orto di Hagrid, il guardiacaccia, si potevano chiaramente vedere zucche grandi come dei capanni. Aimee passava le giornate ad ascoltare il continuo lamentarsi di Andromeda, che temeva di finire un'altra volta in Infermeria con l'influenza, e lanciare occhiatacce ad Evan – lui se ne stava seduto su una poltrona a leggere e rileggere uno dei diari del nonno, mentre sulla poltrona accanto Keira e Marcus si baciavano senza mai riprende aria.

L'unica nota positiva, in tutto ciò, era poter sfogare la noia prendendo in giro i giocatori di quidditch delle quattro Case di Hogwarts. Nonostante anche Corvonero, Tassorosso e Serpeverde si allenassero sotto la pioggia, i Grifondoro sembravano quelli che ne prendevano di più: Oliver Baston, il capitano, era un fanatico e voleva che la sua squadra fosse perfetta, in tempo per l'inizio del campionato; per questo motivo trascinava i suoi compagni fino al campo nonostante l'orribile tempo.

Una sera, mentre l'intero corpo studentesco si affrettava ad entrare nella Sala Grande per la cena, Aimee e Andromeda rimasero sconvolte e divertite nel vedere la squadra di Grifondoro oltrepassare l'ingresso del castello completamente fradicia. I due gemelli dai capelli rossi furono gli ultimi ad entrare: entrambi avevano i capelli attaccati alla fronte, appiattiti dalla pioggia, e i vestiti gocciolavano sul pavimento in pietra. Le due erano scoppiate in una sonora risata, attirando gli sguardi di altri studenti che si affrettavano ad entrare nella Sala Grande.

"Molto simpatiche, davvero!" aveva detto George.

"Sì, continuate pure a ridere!" aveva aggiunto subito Fred.

Esattamente tre giorni dopo, fu il turno dei gemelli di ridere a crepapelle. Avevano pianificato la loro vendetta per ore e ore, la sera in cui Aimee e Andromeda si erano prese gioco di loro, saltando addirittura la cena e andando a letto a notte inoltrata. Il piano era stato creare un'alleanza con Pix il poltergeist, lasciare che quest'ultimo, per una giornata intera, si mettesse a correr dietro alle ragazze per lanciargli gavettoni d'acqua gelata e godersi lo spettacolo.

Aimee entrò nella Sala Comune di Serpeverde completamente bagnata, con i vestiti babbani così appiccicati al corpo che le sembrava di avere una seconda pelle e con le scarpe che, ad ogni passo, emettevano un sonoro ciaf. Teneva le braccia lungo i fianchi, una mano serrata a pugno e l'altra impegnata a tenere un libro anch'esso zuppo. I capelli le si erano attaccati alle guance e gli occhi avevano assunto il colore dell'ira.

"Credevo che lo scherzo di Fred e George fosse finito, ormai" fece Andromeda, senza scomporsi troppo. Aveva alzato lo sguardo dalla sua copia della Gazzetta del Profeta quel tanto che bastava per guardare la migliore amica, ma subito dopo aver parlato si era ributtata a capofitto nell'articolo che l'aveva interessata.

"Lo è, infatti!" sibilò Aimee, stringendo ancora più forte la presa sul libro. "Pix, però, non ne ha mai abbastanza!"

"Racconta" disse semplicemente Andromeda, piegando il giornale e adagiandoselo sulle gambe.

Aimee lanciò il libro sulla poltrona libera accanto a quella dell'amica, poi si mise le mani sui fianchi e sbuffo, visibilmente irritata da quella situazione. Con la voce che si alzava di una tonalità ad ogni parola che le usciva di bocca, disse: "Ho deciso di portarmi avanti con dei compiti e quando ho finito mi sono incamminata verso la Sala Comune. Peccato che a metà strada mi sia accorta di avver dimenticato il libro di Rune Antiche in biblioteca, quindi sono tornata indietro, l'ho recuperato e quando sono uscita ho trovato Pix ad aspettarmi!"

"E?" la incalzò Andromeda.

"Il genio ha deciso che i gavettoni normali non facevano più ridere, quindi è andato in uno dei bagni della scuola e ha riempito tre secchi con l'acqua dei gabinetti!" sibilò un'altra volta Aimee, serrando poi la mascella. "Chiederò aiuto al Barone, così finalmente Pix mi lascerà in pace!"

E detto questo, Aimee raggiunse la scala a chiocciola, raggiunse i dormitori e prese ciò che le serviva per farsi una doccia calda dal suo baule. Avrebbe voluto bruciare i vestiti babbani che aveva addosso, immergersi in un bagno di disinfettante, prendere a pungi Pix fino alla fine dei tempi.

Fortunatamente, per la sera di Halloween il Barone riuscì a domare, anche se per poco, il poltergeist giocherellone. Aimee si sentì ancora meglio quando venne a sapere che tutti i fantasmi, Pix compreso, erano stati invitati alla festa di Complemorte di Nick-Quasi-Senza-Testa – persino Mirtilla Malcontenta, il fantasma di una ragazza di Corvonero, era uscita dal bagno che infestava per partecipare.

Come ogni anno, la Sala Grande era stata decorata con molta cura. Il professor Vitious aveva incantato solamente tre zucche che adesso, mentre gli studenti delle Case prendevano posto a tavola, aleggiavano a sei o sette metri da terra – purtroppo, le altre zucche erano rimaste nell'orto di Hagrid: troppo grandi per essere usate. Quando il banchetto ebbe inizio, si sentì la mancanza dei fantasmi, ma con tutte quelle leccornie preparate dagli elfi domestici, l'argomento cadde quasi immediatamente.

"Avete visto chi manca al tavolo di Grifondoro?" disse Malfoy, seduto a tre sedie di distanza da Andromeda. "Lo Sfregiato, lo Straccione e la Sanguesmarcio!"

"Ho capito perché li nomini sempre!" esclamò Aimee, attirando l'attenzione di Draco, Tyger, Goyle, Andromeda, Evan, Marcus e Keira. "Tu hai una cotta per uno di quei tre!"

Da pallide, le guance di Malfoy divennero color porpora. "Bada a come parli, Boyd!"

"Se no, che mi fai? Chiami papino e fai risolvere a lui tutti i tuoi problemi? Perché è questo quello che sai fare, giusto?" replicò Aimee, assottigliando lo sguardo e piegando le labbra in un sorriso maligno. Quel Draco Malfoy la irritava come pochi.

"Aimee, basta" disse Evan, schierandosi dalla parte del ragazzino dai capelli biondi.

"Tu non metterti in mezzo, Evan" ribatté Aimee, voltandosi nella sua direzione per guardarlo negli occhi.

Evan ed Aimee rimasero a guardarsi per due minuti interi, mentre intorno a loro la tensione era palpabile. Andromeda e Keira corrugarono la fronte, Marcus aveva un sorriso crudele stampato in viso e Draco e i suoi amici erano tornati a parlare di Potter, Grander e Weasley. Fu Evan, comunque, ad interrompere quel contatto visivo.

Alla fine della cena, Aimee e Andromeda furono praticamente le prime ad uscire dalla Sala Grande. Andromeda cercò di capire che cosa fosse successo fra la sua migliore amica e il fratello, ma Aimee era restia a parlarne. Se settimane addietro Aimee aveva avuto paura di riportare la conversazione che lei ed Evan avevano avuto, fuori dalla Sala Comune, perché spaventata dalla possibilità di vedere la sua amica prendere le parti del fratello, adesso temeva invece che il comportamento del Serpeverde l'avrebbe delusa nel profondo.

"Avanti Aimee, dille quello che ti ha fatto Evan" disse Fred, raggiungendo le due Serpeverde insieme al gemello.

Aimee si voltò di scatto e corrugò la fronte, confusa.

Non può davvero sapere che cosa è successo fra me ed Evan, giusto? E anche se fosse, chi gli ha detto che...

"Percy" mormorò a denti stretti la ragazza, scuotendo lentamente il capo. "Te l'ha detto lui, non è così?"

"Testuali parole: "Evan Lane ha fatto del male alla sua ragazza, ovvero la vostra amica Serpeverde". Pensavamo di venire a parlarti il giorno dopo, ma Percy ha detto che sarebbe stato meglio evitare" spiegò George, facendo scivolare un braccio sulle spalle di Andromeda.

"Qualcuno vuole dirmi che è successo fra la mia migliore amica e mio fratello, o vi devo cavare la verità con la tortura?" chiese insistente quest'ultima, incrociando le braccia al petto.

Aimee sbuffò e alzò gli occhi al cielo. Era pronta a cambiare argomento, a tirare fuori una delle sue scuse per non parlare dell'accaduto, ma si accorse che Fred la fissava intensamente, intimandole di spiegare ogni cosa. Con un respiro profondo, allora, Aimee raccontò tutto: dal modo in cui Evan l'aveva baciata, prima con delicatezza e poi con rabbia, al momento in cui le aveva procurato una bruciatura sul fianco con la sua bacchetta. Andromeda era sconvolta: quello di cui la sua amica stava parlando, non era suo fratello. Stava giusto per dirle come la pensava, quando davanti a loro si parò una scena inquietante: Mrs Purr, la gatta di Gazza, era appesa a testa in giù ad una delle torce, pietrificata, e accanto c'erano due frasi scritte con un inchiostro rosso e luccicante.

LA CAMERA DEI SEGRETI È STATA APERTA

TEMETE, NEMICI DELL'EREDE

"Temete, Nemici dell'Erede!" ripeté Malfoy, ghignando. "La prossima volta tocca a voi, Sanguemarcio!"

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Capitolo 28
*** La Camera dei Segreti ***


XXVIII – La Camera dei Segreti

 

Per un attimo l'intero corridoio sprofondò in un silenzio tombale, spaventoso, dove la tensione era così spessa che si poteva tagliare con un coltello. Nemmeno Malfoy parlava più e i suoi due compari, Tiger e Goyle, non avevano più quel sorrisetto fastidioso e beota che si era formato sui loro volti quando Draco aveva aperto bocca, leggendo la misteriosa e terribile scritta sul muro.

Il tempo sembrò fermarsi, si sentì qualcuno trattenere il fiato, una marea di occhi che si puntavano su Potter, Granger e Weasley. Aimee sentì Fred e George parlare fra loro a bassa voce, Andromeda era come diventata una statua di pietra, poi Gazza si fece largo fra la folla di studenti, spingendo con poco garbo chi si trovava sul suo cammino. Quando l'uomo notò Mrs Purr, però, si paralizzò e il mondo gli crollò addosso.

"La mia gatta! La mia gatta! Cosa è successo a Mrs Purr?" gridò, spostando poi lo sguardo velenoso e scioccato sul giovane Harry Potter. "Tu! Sei stato tu a uccidere la mia gatta. Sei stato tu a ucciderla! Io ti ammazzo! Io..."

"Argus!"

La voce di Albus Silente, il preside di Hogwarts, rimbombò nel corridoio e l'attenzione di tutti si spostò su di lui. La barba lunga, i capelli color argento, gli occhi azzurri dietro agli occhiali a mezza luna; Silente aveva studiato per qualche secondo la terribile scritta sulla Camera dei Segreti e adesso, prendendo in mano il controllo della situazione, si era rivolto al vecchio Gazza. Dietro di lui, gli altri insegnanti attendevano impazienti di risentire il suono della sua voce.

"Seguimi, Argus" disse, con la sua solita voce che emanava saggezza, calma, ma anche autorità e decisione. "E anche voi, signor Potter, signor Weasley e signorina Granger"

Aimee vide i tre Grifondoro scambiarsi occhiate preoccupate, ma un secondo dopo stavano annuendo tenendo gli occhi bassi.

"Il mio ufficio è il più vicino, signor Preside... qui al piano di sopra... la prego di fare come se fosse a casa sua..." disse Gilderoy Allock, pomposo come sempre, inspirando profondamente per mettere in vista il petto.

Andromeda si riprese e alzò gli occhi al cielo, borbottando a bassa voce quanto fosse idiota il loro professore di Difesa contro le Arti Oscure e Aimee, dimenticandosi per un misero secondo quello che stava succedendo – e quello a cui stava assistendo –, concordò a pieno con la sua migliore amica. Fred e George, dietro di loro, stavano ancora parlando a bassa voce fra loro: erano preoccupati per la scritta e, soprattutto, per il destino che attendeva Ron, una volta seguito Silente.

Quest'ultimo, dopo aver ringraziato Allock, si voltò e gli insegnati crearono un varco per farlo passare. Anche la folla silenziosa di studenti si fece da parte, così da far passare Harry, Ron, Hermione e Gazza – Silente aveva staccato la gatta dal braccio della torcia e l'aveva consegnata al vecchio custode, che ora la teneva stretta fra le braccia quasi fosse la sua adorata bambina.

Prima di sparire del tutto, insieme agli altri professori del castello, Allock si voltò e intimò agli studenti di raggiungere i propri dormitori. Aimee scosse il capo e pensò che quell'uomo era proprio un idiota patentato, sempre pronto a mettersi in mostra e a dare comandi che, ovviamente, nessuno avrebbe seguito.

Forse, con le responsabilità che Silente gli ha messo in mano, assumendolo come professore, Allock si diverte un po' troppo, fu il pensiero di Aimee.

Comunque, senza aprir bocca, la Serpeverde decise che quello che era appena accaduto – la scritta rosso scintillante sul muro, la gatta di Gazza immobile e apparentemente senza vita, Harry Potter e i suoi amici sul luogo del "delitto", Malfoy e le sue stupide uscite e Allock che si comportava come al suo solito, nonostante la delicatezza della situazione – era una perfetta, anche se spaventosa, conclusione per quel 31 Ottobre del 1992. Altri, come lei, avevano avuto la stessa idea e ben presto il corridoio si svuotò.

Aimee prese sotto braccio Andromeda e prese a trascinarla nella direzione della loro Sala Comune, ma i due gemelli Weasley le fermarono.

"Non avete intenzione di scoprire cosa si staranno dicendo adesso gli insegnanti, nell'ufficio di Allock?" chiese George, guardando prima Aimee e poi Andromeda.

"Neanche un pizzico di curiosità?" aggiunse Fred, anche lui guardando entrambe le ragazze.

Le due Serpeverde si scambiarono una veloce occhiata: era chiaro che avessero opinioni diverse al riguardo. Aimee aveva intenzione di andarsene a dormire e sperare, nel sonno, di dimenticare il finale di quella serata, mentre Andromeda era eccitata all'idea di saperne di più di quella faccenda. Un istante dopo, Aimee e Andromeda risposero ai gemelli all'unisono: la prima disse di no, la seconda sì.

"Oh, andiamo, Aimee!" la supplicò Andromeda, prendendole le mani nelle sue e guardandola negli occhi. "Staremo attenti, non ci faremo beccare!"

"Non è per questo che sto declinando il vostro invito" mormorò Aimee, scuotendo il capo e cercando di mettere un po' di buon senso nella testa dell'amica. Guardò poi Fred e George e aggiunse: "Non sono affari nostri... e comunque, se dovessero prendere provvedimenti, domani salterà fuori tutto, no?"

"Da quando sei diventata una guasta feste?" le chiese Fred, corrugando la fronte. Dopo qualche secondo le sorrise, le mise una mano sulla spalla e disse: "Eddai, Aimee, vieni con noi ad origliare!"

Per un attimo la Serpeverde si perse in quelle iridi marroni, contò le lentiggini sul viso del ragazzo e fu tentata, più di una volta, di cedere al suo sorriso malizioso e divertito. Stava giusto per dire di sì, quando un ragazzo dai capelli rossi e dall'aria severa si avvicinò al quartetto. Aveva la spilla del Prefetti appuntata sulla divisa, accanto allo stemma di Grifondoro.

"Voi quattro non andrete da nessuna parte, fatta eccezione dai vostri dormitori" disse Percy Weasley, assottigliando lo sguardo e puntandolo sui fratelli minori. "Sarò costretto a togliere punti ad entrambe le Case se dovessi venire a sapere che non avete obbedito ai miei ordini"

"Non sei la mamma, Percy" commentò George, sbuffando.

"E smettila di fare il superiore" continuò Fred, sbuffando anche lui.

Percy si indicò ripetutamente la spilla da Prefetto e disse, furioso: "So benissimo di non essere la mamma, ma questo mi dà l'autorità di farvi rispettare le regole di Hogwarts. Voi due, piuttosto che fare stupidi scherzi infantili e architettare piani su come andare ad origliare conversazioni private, dovreste preoccuparvi dei vostri voti e di vostra sorella!"

"Perché, che ha Ginny?" chiese Fred, confuso.

"Non sta bene?" si affrettò a domandare George, preoccupato.

Aimee guardò Andromeda con la coda dell'occhio e decise che era meglio andarsene e lasciare che i Weasley risolvessero i loro problemi da soli. In questo modo, inoltre, avrebbe potuto evitare di cedere alla tentazione di raggiungere, insieme ai gemelli e alla sua migliore amica, l'ufficio di Allock. Quindi Aimee, senza preoccuparsi dei tre Grifondoro che ancora discutevano, afferò Andromeda per il polso e se la portò via, alla volta della Sala Comune di Serpeverde.

Per diversi giorni, all'interno delle mura del castello non si parlò d'altro che di Mrs Purr. Gazza ormai aveva piantato le tende nel corridoio dove avevano trovato la gatta: faceva avanti e indietro, pattugliava e borbottava a bassa voce, guardava male chi passava di lì. Per di più, mentre era lì, aveva cercato di lavare via la scritta sul muro, ma nemmeno il Solvente Magico di Nonna Acetonella per Ogni Tipo di Sporcizia aveva funzionato. Un pomeriggio, Keira era apparsa nella Biblioteca con uno sguardo da pazza, la mascella serrata e la divisa sporca di un liquido verde traslucido; quando Aimee e Andromeda le avevano chiesto cosa era successo, la Serpeverde aveva urlato che: "Quell'imbecille è saltato fuori all'improvviso e mi ha fatto cadere di mano l'Antidoto ai Veleni Comuni che dovevo portare a Piton!". Andromeda e Aimee erano scoppiate a ridere, mentre Madama Pince intimava alle tre Serpeverde di lasciare immediatamente la Biblioteca.

Quella mattina c'era più attenzione del solito a Storia della Magia. Il professor Rüf non se ne accorse neanche e, come al suo solito, iniziò la lezione. Aimee si guardò intorno: molti dei compagni che solitamente avevano il capo appoggiato al banco, o che scarabocchiavano sui loro fogli di pergamena, avevano gli occhi puntati sull'insegnante fantasma; persino Andromeda, che sfruttava le ore di Storia della Magia per dormire, adesso si stava concentrando.

"Perché siete tutti così... attivi?" domandò Aimee all'amica, corrugando la fronte.

Andromeda si girò momentaneamente verso di lei e rispose: "Non è ovvio? Stiamo aspettando che ci parli della Camera dei Segreti"

"Potresti alzare la mano e chiedergli ciò che vuoi sapere, no?" replicò Aimee, stringendosi nelle spalle. "Non è poi così difficile"

Dietro di loro, Cedric Diggory si inserì nella conversazione e disse che ore prima, agli studenti del secondo anno, il professor Rüf aveva già raccontato tutta la storia. Lui era venuto a saperlo da degli amici e quindi conosceva gli avvenimenti di un passato lontano, ma era curioso: la vicenda, spiegata dall'insegnante di Storia della Magia, sarebbe stata più avvincente?

"Che intendi dire?" gli chiese Andromeda, sospirando e alzando gli occhi al cielo, trovando ridicolo ciò che Cedric aveva appena detto.

Il ragazzo si strinse semplicemente nelle spalle e alzò la mano. Rüf fermò la sua noiosa e monotona parlantina, si rivolse a Cedric e gli chiese che cosa volesse – dicendo Dicorey al posto di Diggory.

"Questa è la seconda volta che mi viene posta questa domanda, oggi" mormorò Rüf, incrociando le braccia al petto. "E ancora una volta mi vedo costretto a ricordarvi che la mia materia si basa sui fatti. Per le leggende, andate a chiedere a qualcun altro"

"Ma signore!" protestò Diggory, alzandosi addirittura in piedi. "Non crede che abbiamo il diritto di sapere anche le leggende di questo castello? E poi, credo, anzi ne sono sicuro, che se andassi in biblioteca a prendere Storia di Hogwarts, troverei le tutte le informazioni sulla Camera dei Segreti!"

"Allora, signor... Dicorey, giusto? le consiglio di andare a prendere quel libro e fare le ricerche da solo, e poi riportarle al resto della classe" fu la replica del professore. "Adesso, torniamo a noi..."

"Signore, la prego" lo supplicò allora Aimee, venendo in aiuto dell'amico Tassorosso.

Rüf sospirò e puntò i suoi occhi sulla ragazza. "D'accordo"

Il professore partì dalla fondazione di Hogwarts, ricordando ai suoi studenti i due maghi e le due streghe più famosi dell'epoca – Godric Grifondoro, Tosca Tassorosso, Priscilla Corvonero e Salazar Serpeverde. I quattro avevano costruito il castello lontano dagli occhi dei Babbani, ricorrendo ai migliori incantesimi per nasconderlo a chi non possedeva la magia, e, insieme, avevano aperto una scuola. Per anni i fondatori erano andati d'accordo, educando quelli che, come loro, avevano sangue magico che scorreva nelle vene, ma fra Serpeverde e gli altri ben presto nacquero dei dissapori: Salazar Serpeverde, infatti, non era proprio d'accordo sul modo in cui gli studenti venivano ammessi a Hogwarts.

"Egli" disse Rüf. "era convinto che il sapere magico doveva essere trasmesso solo ed esclusivamente alle famiglie di maghi. Trovava inaffidabili i Nati Babbani. Così, dopo una grave lite avuta con Grifondoro, Serpeverde lasciò la scuola. Voglio che voi sappiate che ciò che ho detto fin ora, si basa su fatti realmente avvenuti... ma, visto che ci tenete tanto a sapere anche il resto...

"Si narra che Salazar Serpeverde, prima di lasciare Hogwarts, abbia costruito una stanza – la Camera dei Segreti – e che la abbia sigillata affinché nessuno, se non il suo Erede, possa aprirla" si fermò per fare una pausa e vide i suoi studenti a bocca aperta. "Colui che la aprirà, farà uscire gli orrori rinchiusi al suo interno... e con questo, intendo un mostro che prende ordini soltanto dall'Erede di Salazar Serpeverde"

Quella sera, sdraiate nei loro letti a baldacchino, Aimee, Andromeda a Keira ripensarono al racconto di Rüf. Ad Aimee tornarono in mente persino le parole di Draco Malfoy, quelle che aveva pronunciato la sera di Halloween.

È ovvio che sappia qualcosa, si disse. O forse ha detto quelle cose solo perché, come il padre, è fissato con la purezza del sangue magico?

Non riuscendo a prender sonno, Aimee si alzò dal letto e, in punta di piedi, uscì dal dormitorio femminile. Scese le scale e si ritrovò nella Sala Comune, dove trovò Evan e Marcus seduti su due poltrone a conversare su chissà che cosa; Aimee finse di non averli visti e andò a prendere posto su uno dei divani davanti ad un camino.

Era lì da appena cinque minuti quando qualcuno prese posto accanto a lei.

"Ho sentito il ronzio del tuo cervello che elabora informazioni fin da laggiù" disse Evan, facendole l'occhiolino.

"Adesso mi parli?" commentò Aimee, sorridendo sarcasticamente.

"La Camera dei Segreti è stata aperta" mormorò Evan, ignorandola. "Temete, nemici dell'Erede"

Aimee voltò il capo verso di lui e assottigliò lo sguardo, ma non disse una parola.

"Interessante, non trovi?" proseguì lui, sorridendo e guardando il fuoco nel camino. "Sai, mi trovo pienamente d'accordo con il giovane Malfoy: anche io credo che i Sanguemarcio debbano fare attenzione, perché loro potrebbero essere le prossime vittime, non credi?"

"Che ne sai tu di questa storia?" gli domandò Aimee, sopresa dalle parole del ragazzo.

"Queste non sono cose che ti riguardano, Aimee" rispose Evan, spostando il suo sguardo penetrante su di lei. "Ma sono disposto a fare un accordo: leggi il diario di mio nonno, cerca di comprendere perché i piani del Signore Oscuro sono fondamentali e giusti e poi, una volta che avrai finito, ti dirò quello che so"

Detto questo, Evan si alzò dal divano, lasciò un vecchio quadernino marrone in pelle accanto ad Aimee e se ne andò, alla volta del dormitorio maschile. La Serpeverde rimase immobile per qualche minuto: fissò senza batter ciglio il punto in cui Evan era sparito, salendo le scale opposte a quelle che le ragazze prendevano per andare a dormire.

Cosa è appena successo?, si chiese.

Poi abbassò lo sguardo, vide il diario e, con riluttanza, decise di prenderlo.

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Capitolo 29
*** L'attacco a Justin e Nick-Quasi-Senza-Testa ***


XXIX – L'attacco a Justin e Nick-Quasi-Senza-Testa

 

Nelle settimane che seguirono ciò che era avvenuto la sera di Halloween venne posto in secondo piano. All'interno delle mura del castello tutti ritornarono alla propria routine, studiando e andando a lezione, ritrovandosi nella Sala Grande per i pasti o passando pomeriggi interi nelle Sale Comuni. Alcuni studenti avevano notato Albus Silente intrattenere lunghe conversazioni con la professoressa Sprout, che insegnava Erbologia: c'era chi affermava di averli sentiti parlare di Mandragole.

Gazza ancora non si dava pace. Era convinto di poter stanare il colpevole che aveva reso la sua adorata Mrs Purr una statua apparentemente senza vita. Non se ne stava più nello stesso corridoio in cui la gatta era stata trovata, ma continuava imperterrito a puntare il dito su chiunque, borbottando tra sé e sé quale sarebbe stata la migliore punizione da affliggere al responsabile.

In ogni caso, da quando il famoso trio di Grifondoro era stato trovato sulla scena del delitto, e secondo alcuni con le mani nel sacco, Harry, Ron e Hermione sembrava avessero deciso di isolarsi per passare più tempo fra di loro. Allo stesso modo, anche Aimee aveva preso le distanze un po' da tutti, recandosi in biblioteca per stare sola. Aveva sempre con sé la borsa dei libri, così da dare l'impressione di aver un mucchio di compiti da svolgere, ma in realtà, mentre le ore volavano via velocemente, lei leggeva e studiava il diario di Augustus Rockwood.

Come al suo solito, Aimee entrò in biblioteca a passo deciso. Madama Pince, quando la vide, arricciò il naso e le ricordò che la regola più importante era quella di non fiatare e Aimee, trattenendosi dall'alzare gli occhi al cielo, annuì e si avviò verso il suo solito posto, dove sapeva che nessuno sarebbe andato a disturbarla.

Si avviò verso il fondo della biblioteca, poi ad un certo punto svoltò a sinistra e si fece strada tra due alti e polverosi scaffali. Era una delle sezioni più vecchie, quindi non ci andava quasi mai nessuno. Quando raggiunse la sua meta, Aimee adagiò la borsa sul tavolino in legno e prese posto sulla sedia.

Respirò a fondo come per darsi coraggio, il profumo dei pesanti tomi che la circondavano si insinuò nelle sue narici, e poi tirò fuori il diario che Evan le aveva lasciato. Si ritrovò a sfiorare coi polpastrelli la copertina rigida e rugosa, segnata dal tempo. Aiutandosi con un segnalibro comprato durante la sua primissa gita a Hogsmeade, Aimee aprì il diario.

La carta era gialla, con qualche venatura marrone, consumata. Alcune delle pagine erano state staccate e quello che ne rimaneva erano le fibre sottili e sfilacciate. I suoi occhi castani indugiarono sulla prima riga di testo che si trovò davanti, temendo come sempre il peggio; la calligrafia di Rockwood, sottile e allungata, l'accolse come al suo solito.

I ricordi di Augustus erano spaventosi, oscuri, orribili. Spesso Aimee aveva letto della Magia Oscura che lo scrittore aveva appreso servendo Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato, o delle missioni che gli venivano affidate e che lui accettava volentieri.

Aimee aveva quindi scoperto che il nonno di Evan e Andromeda, anni prima che venisse rinchiuso ad Azkaban, era diventato la spia di Lord Voldemort all'interno del Ministero della Magia. Era chiaro quanto Rockwood si sentisse onorato da quel compito che gli era stato affidato: l'orgoglio, la felicità, la gratitudine erano ben visibili sulla carta.

Per Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato, scriveva spesso, avrebbe fatto di tutto.

Aimee corrugò la fronte. Si ritrovò a leggere una parte in cui Rockwood aveva commesso un errore e il suo padrone, spietato e crudele, lo aveva punito duramente.

Come mai, nonostante il Signore Oscuro facesse del male a chiunque e di continuo, nessuno dei suoi seguaci si era mai fatto indietro?

Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato non si è mai fatto problemi nell'uccidere le persone, quindi può essere per questo.

Ma non era solo quello l'unico motivo...

"La nostra è una razza superiore, potente. Noi tutti, suoi servi fedeli, condividiamo col Signore Oscuro i progetti di un futuro migliore per i maghi e per le streghe. Posso già accarezzare un mondo in cui la magia regnerà sovrana, dove i Babbani sapranno qual è il loro posto. La Purezza del Sangue, inoltre, sarà tutto! La feccia – Mezzosangue, Nati Babbani... – non saranno più niente..."

Aimee chiuse il diario di scatto e lo posò sul tavolo, spostandolo con una mano e facendolo arrivare fino all'estremità opposta a quella dove era lei. Non poteva leggere altro, le era impossibile proseguire.

Disgustata da quelle idee malsane che avevano infettato il suo ex ragazzo, la Serpeverde si alzò e prese a fare su e giù tra due alti scaffali. Avera il respiro affannato.

"La feccia – Mezzosangue, Nati Babbani... – non saranno più niente..."

Un brivido le corse lungo la spina dorsale. Le veniva persino da vomitare.

"E' una nobile causa, non trovi?" mormorò Evan, spuntando all'improvviso con un sorriso sghembo. "Ciò che il Signore Oscuro voleva fare"

Aimee si voltò verso di lui e sul suo volto si dipinse un'espressione sconvolta. "Nobile causa? Evan, ma ti senti quando parli?"

I due Serpeverde rimasero a fissarsi per un minuto intero senza dire una parola. Da una parte c'era Aimee, con la mente invasa da immagini di uomini, donne e bambini puniti fino alla pazzia solo perché Mezzosangue o Nati Babbani; dall'altra invece Evan, con le mani in tasca e una calma spaventosa, con la speranza che Aimee capisse che era giusto ciò che Rockwood scriveva nei suoi diari.

"Come facevi a sapere che ero qui?" gli chiese Aimee, spezzando il silenzio e spostando lo sguardo sulla borsa dei libri – la prese e se la mise sulla spalla, lasciando il diario sul tavolo.

"Ti tengo d'occhio" rispose il Serpeverde, stringendosi nelle spalle. "Così come faccio con mia sorella. A proposito: passa troppo tempo con quel Weasley, non trovi? Non so quale sia dei due, però. È George o Fred?"

"Andromeda è libera di stare con chi vuole" replicò Aimee, superandolo. "Puoi riprenderti il diario di tuo nonno: non voglio mai più vederlo"

Aimee ripercorse lo stretto corridoio formato dai due scaffali di libri e quando girò a destra, così da potersi avviare verso l'uscita della biblioteca, andò a scontrarsi contro due studenti di Grifondoro. Alzò il capo e, con sorpresa, si ritrovò davanti proprio Fred e George.

"Aimee?" le domandò George, continuando a lanciarsi occhiate preoccupate alle spalle.

"Come mai qui?" le chiese Fred, anche lui visibilmente nervoso.

"Potrei farvi la stesa domanda" disse la Serpeverde, bagnandosi appena le labbra. Corrugò la fronte, spostando lo sguardo su entrambi i gemelli, poi disse: "Avete combinato qualcosa?"

Fred e George, all'unisono, scossero con vigore il capo ed Aime alzò gli occhi al cielo. Aprì la bocca per capire quale era stato il loro ultimo scherzo, e soprattutto chi era stata la loro ultima vittima, ma Evan venne fuori dallo stesso corridoio da cui poco prima era uscita lei e le mise il braccio intorno alle spalle.

Aimee si liberò dalla sua presa e si voltò nella sua direzione. "Che vuoi ancora?"

"Credevo fosse finita fra voi due" commentò George, alzando un sopracciglio.

"Ed è così" affermò Aimee, tenendo gli occhi fissi sul Serpeverde. "Se ne stava giusto andando, non è così Evan?"

Evan annuì piano, poi si rivolse ai gemelli: "State lontani da mia sorella"

Il Serpeverde si allontanò a passo lento ma deciso, in mano teneva il diario del nonno. Aimee rimase a fissarlo fino a quando non lo vide uscire dalla biblioteca, poi scosse il capo e decise che era arrivato il momento di tornare nella sua Sala Comune: dopo aver letto i ricordi di Rockwood, aveva una gran voglia di restarsene seduta su una comoda poltrona a guardare il fuoco, sperando di non pensare a niente in particolare.

Fece un passo in avanti per andarsene, quando la sua migliore amica entrò in biblioteca di corsa e si diresse immediatamente verso lei e i gemelli Weasley. Madama Pince le urlò dietro di non correre, ma Andromeda la ignorò completamente. Aimee corrugò nuovamente la fronte realizzando la rabbia dipinta sul volto di Andromeda, solo che non capì a cosa era dovuta.

"WEASLEY!" esclamò Andromeda, attirando l'attenzione degli studenti in biblioteca e facendo infuriare immediatamente Madama Pince.

Fred e George si scambiarono un'occhiata spaventata e Aimee capì che la povera vittima dell'ultimo scherzo dei gemelli era proprio la sua migliore amica. Quindi spostò nuovamente il suo sguardo sulla Serpeverde, che come una furia li aveva raggiunti e adesso se ne stava alle spalle dei due Grifondoro con le braccia incrociate al petto.

I capelli di Andromeda non erano più castani, ma di un rosa acceso e orribile.

"Bel colore!" commentò Aimee, trattenendo a stento le risate.

Fred e George si girarono piano, sorrisero ad Andromeda e poi usarono Aimee come scudo umano. Quest'ultima scoppiò a ridere di gusto, sentendo tutta l'oscurità che le aveva avvolto le membra per colpa del diario scivolarle via dal corpo... finalmente.

Quel sabato mattina Aimee si svegliò più rilassata del solito. Il suo era stato un sonno senza sogni, buio e stranamente confortevole. Rimanendo ancora sdraiata sul letto a baldacchino, Aimee aprì gli occhi e si stiracchiò, poi allungò una mano e tirò con forza la tenda pesante e verde. Andromeda era già pronta per andare a fare colazione: i capelli castani raccolti in una coda alta, i vestiti babbani addosso, la bacchetta in mano.

"Come procede la tua vendetta?" le chiese Aimee, tirandosi su a sedere.

"Sto ancora pianificando" replicò Andromeda, mormorando poi un incantesico per rifare il letto. "Comunque, pronta per la grande partita?"

Aimee sbuffò. "Chi credi che vincerà?"

Andromeda si sedette sul suo baule e rimase ad osservare la sua migliore amica alzarsi dal letto per prendere il beauty case e in tutta risposta si strinse nelle spalle. Aimee uscì dalla loro stanza e si avviò verso il bagno; quando tornò da Andromeda, le disse che si sarebbe preparata velocemente per andare a far colazione – dieci minuti dopo, erano fuori dalla Sala Comune.

"Keira, come da programma, è con Flint e gli altri della squadra" disse Andromeda, facendo con un cenno del capo alla loro amica, seduta accanto a Marcus Flint.

"Grifondoro sembra teso" disse invece Aimee, notando la squadra di quidditch rosso-oro seduta al loro lungo tavolo. "Credi che svegliandosi, sta mattina, si siano ricordati che Malfoy ha comprato scope veloci all'intera squadra di Serpeverde? E che magari questa partita la perderanno?"

Per la seconda volta nel giro di mezz'ora, Andromeda si strinse nelle spalle.

Alle undici, tutta Hogwartrs si avviò verso lo stadio di quidditch. Il cielo era coperto da un manto di nuvole grigio chiaro, nell'aria c'era odore di pioggia. Aimee, Andromeda e Keira presero posto nella parte alta della tribuna, così da vedere meglio il campo e i giocatori. Aimee allungò il collo e vide Lee Jordan accendere il microfono per la cronaca, mentre la professoressa McGranett, accanto a lui, lo stava già avvisando di non fare come al suo solito.

La squadra verde-argento fu la prima ad entrare in campo e tutti i Serpeverde in tribuna si alzarono esultando. Un boato notevolmente più altro di quello che si era appena affievolito si alzò quando i Grifondoro entrarono con le loro scope strette in mano; Tassorosso e Corvonero erano ansiosi di veder Serpeverde perdere.

Tutti guardarono col fiato sospeso i giocatori muoversi con velocità da una parte all'altra, chi con la pluffa, chi con le mazze e chi in cerca del Boccino d'oro. Malfoy si avvicinò a Potter e gli disse qualcosa, ghignando divertito, ma il Grifondoro non fece in tempo a rispondere perché un bolide lo caricò con ferocia; George lo colpì con la mazza. Il bolide sfrecciò verso Adrian Pucey, ma ad un certo punto cambiò rotta e tornò alla carica: Harry dovette abbassarsi velocemente per non essere colpito.

Pochi minuti più tardi, anche Fred Weasley usò la mazza sul bolide. Disse qualcosa che nessuno, se non forse Harry, sentì e sembrò fiero di sé, ma di nuovo il bolide si scagliò su Harry.

Iniziò a piovere, il che rese difficile seguire chiaramente la partita. Lee Jordan annunciò che Serpeverde era in vantaggio – sessanta a zero – e gli studenti della Casa verde-argento esultarono in coro e fecero un'ola gigante; nonostante il brutto tempo, Andromeda e Keira si stavano divertendo un mondo, mentre Aimee se la rideva ancora perché Angelina Johnson, per via di un bolide, non era riuscita a segnare.

Ad un certo punto, però, Grifondoro chiamò tempo e Madama Bumb fischiò forte. Aimee si lamentò per quell'intervallo che, secondo lei e molti altri, era semplicemente inutile, ma assottigliò lo sguardo per cercare di capire che cosa stava facendo la squadra di Grifondoro.

"Daranno la colpa a noi una volta che avremo vinto!" Keira dovette urlare per farsi sentire dalle amiche, ma subito le vide annuire.

La partita riprese poco dopo e la pioggia si fece più fitta. Aimee vide Harry volare in cerchio, fare curve pazzesche e persino una capriola, poi si avvicinò a lui Malfoy e sembrò dirgli qualcosa – sempre ghignando. Pochi attimi dopo, uno dei bolidi colpì Harry sul gomito e il ragazzo scivolò dalla scopa, rimanendo aggrappato solo con un ginocchio.

In un battito di ciglia finì tutto. Potter volò verso l'erba verde, e completamente bagnata, del campo. Lo stadio si riempì di urla e coretti; Tassorosso e Corvonero abbracciarono i loro amici Grifondoro.

Harry Potter aveva afferrato il Boccino d'oro, e subito dopo aveva perso i sensi.

Una decida di minuti più tardi, Aimee e Andromeda si trovavano a bordo campo insieme al resto della squadra di Serpverde. Keira era incollata a Marcus che se la prendeva con Malfoy per non essersi concentrato di più sul Boccino. Tutti stavano comunque osservando Allock parlare con Harry.

"Davvero quell'idiota pensa di essere utile in situazioni del genere?" fece Aimee, alludendo al professore.

Un ragazzino di Grifondoro corse via dal campo e si avvicinò in tutta fretta alla squadra di Serpeverde. Disse che aveva appena scattato un paio di foto al Cercatore di Grifondoro e che Allock, a quanto pareva, aveva fatto un incantesimo al braccio di Potter.

"Non ha più un osso!"

Il mattino seguente, Hogwarts si svegliò con una nuova vittima e il povero mal capitato era proprio il ragazzino con la macchina fotografica alla partita di quidditch.

* * *

L'inverno aveva da poco bussato alle porte di Hogwarts, costringendo i suoi abitanti ad andare in giro ben coperti per non prendere freddo. Il cielo era bianco latte, colore che emanava un che di tranquillo e, di tanto in tanto, accostandosi ad una delle ampie finestre del castello, si poteva udire il vento sibilare piano.

Il fine settimana si era ormai concluso e la notizia dell'attacco di Colin Canon ancora circolava per i corridoi, insistente e spaventosa. Gli studenti del primo anno sembravano quelli a soffrirne di più, infatti li si riconosceva subito perché si spostavano in gruppi, sempre all'erta. Come se ciò non bastasse, senza che i professori se ne rendessero conto, era nato un commercio di talismani, amuleti e altro: Neville aveva comprato una cipolla verde, un cristallo e una coda di tritone putrefatta.

"Sei purosangue, Neville" gli aveva detto un pomeriggio Aimee, quando lui le aveva raccontato quello che aveva fatto.

"E' quello che mi hanno ricordato tutti" era stata la replica malinconia del Grifondoro. "Ma io pensavo... ecco... Aimee, io non sono proprio bravo con la magia, quindi sono praticamente come Gazza, no? Un Magonò..."

La Serpeverde, sorpresa e un po' rattristata dal modo in cui Neville pensava di sé stesso, aveva passato il resto della giornata insieme a lui. Da quel momento in poi, la giovane strega aveva deciso che avrebbe aiutato Neville in tutti i modi possibili, quindi spesso gli dava appuntamento in biblioteca per studiare, o lo trascinava in qualche aula per esercitarsi con la magia.

Arrivò la seconda settimana di Dicembre ed Aimee, per la prima volta, decise di tornare a casa per le vacanze di Natale. Invitò Neville e nonna Augusta a passare da loro il venticinque Dicembre, senza neanche avvisare i suoi genitori, e fino al termine delle lezioni sentì che festeggiare Natale e la fine di quell'anno con Hollie e Cooper era la cosa più giusta da fare.

Una settimana prima di rimontare sull'Espresso per Hogwarts, però, sulla bacheca della scuola apparve un avviso interessante. Era stato fondato il Club dei Duellanti a cui tutti avrebbero potuto partecipare. Così, quella sera, Aimee e Andromeda si presentarono nella Sala Grande insieme a molti altri studenti.

"Curiose anche voi di sapere chi terrà le lezioni?" domandò George, arrivando insieme al gemello alle spalle delle due Serpeverde.

"Vogliamo scommettere chi fra noi quattro è il più bravo a duellare?" chiese invece Fred, facendo l'occhiolino ad Aimee.

"Ci teniamo ad avvertirvi, però: noi con gli incantesimi siamo formidabili!" aggiunse George, sorridendo divertito nel vedere Andromeda assottigliare lo sguardo – lei aveva ricordato di come i gemelli le avevano colorato i capelli di rosa.

Aimee aprì la bocca per rispondere ad entrambi, ma fu interrotta dalla voce dell'insegnante più incapace di tutti i secoli.

"Avvicinatevi! Avvicinatevi!" esclamò, facendo il suo ingresso su un palcoscenico con indosso un abito color prugna; dietro di lui, Piton lo seguiva in silenzio, col suo solito abito nero e lo sguardo di chi odia il mondo dipinto in volto. "Mi vedete tutti? Mi sentite tutti? Molto bene! Il professor Silente mi ha dato il permesso di fondare questo piccolo Club dei Duellanti perché possiate allenarvi, nel caso doveste avere bisogno di difendervi, come è capitato a me innumerevoli volte. Per ulteriori particolare, si vedano i lavori da me pubblicati"

Aimee e Andromeda scambiarono occhiate di disappunto coi gemelli, ma ormai era troppo tardi per tirarsi indietro e uscire dalla Sala. Quindi, con un respiro profondo, i quattro rimasero in silenzio ad ascoltare il resto del discorso di Allock.

"Permettete che vi presenti il mio assistente, il professor Piton" proseguì infatti il mago, e sul sui viso si parò un largo sorriso pomposo. "Mi dice di intendersi un po' dell'arte del duello e molto sportivamente ha accettato di collaborare per una breve dimostrazione, prima di iniziare. Niente paura, ragazzi... quando avrò finito avrete ancora il vostro insegnante di Pozioni tutto intero, non temete!"

Ancora una volta, le due Serpeverde e i due Grifondoro si guardarono. Aimee pensò che sicuramente Piton avrebbe messo al tappeto Allock solamente con uno sguardo, quindi si preparò allo spettacolo, delusa dal fatto di non aver nulla da sgranocchiare nel mentre.

Un istante più tardi, Piton e Allock si posizionarono uno di fronte all'altro, fecero un breve inchino e infine tirarono fuori le bacchette, impugnandole quasi fossero spade. Allock spiegò brevemente che quella delle bacchette era la posizione regolamentare di un duello; tra chi assisteva cadde un silenzio teso. Poi Allock contò fino al tre ed entrambi si puntarono la bacchetta contro: Piton lanciò l'incantesimo per disarmare il suo avversario e quello, quando un lampo di luce scarlatta lo colpì, volò fino già dal palco e andò a sbattere contro una parete.

Aimee, Andromeda, Fred, George, Malfoy e altri applaudirono. Quando Allock si rialzò, Aimee dovette trattenere le riste, perché si vedeva quanto fosse sconvolto. In ogni caso, pensando di poter comunque fare bella figura – e far dimenticare a tutti quanto fosse incapace di usare persino gli incantesimi più banali, il professore di Difesa contro le Arti Oscure si vantò affermando che erano ben chiare le intenzioni di Piton e che lui, mago dal cuore nobile, aveva preferito non ostacolarle.

Piton non ne fu molto felice.

"Basta con le dimostrazioni!" disse poi Allock, notando lo sguardo omicida di Piton. "Ora passerò in mezzo a voi e formerò delle coppie: Professor Piton, se vuole aiutarmi..."

E nell'intera Sala si formarono coppie di studenti, pronte a duellare. George si mise insieme ad Andromeda, lasciando soli Fred ed Aimee. I due si scambiarono un'occhiata di sfida e fecero un breve inchino, sfoderando poi le bacchette. Non iniziarono nemmeno a duellare, purtroppo, perché la loro attenzione si spostò sulla coppia formata da Draco Malfoy e Harry Potter.

Allock era arrivato al 'due' quando Malfoy scagliò il suo incantesimo contro Potter e, una volta che questo si fu ripreso, urlò: "Rictusempra!". Il biondo Serpeverde cadde in ginocchio e scoppiò a ridere, senza poter fare altro. Una volta che l'incantesimo si fu affievolito, arrivò il momento di Malfoy per vendicarsi.

"Tatantallegra!" esclamò infatti, e le gambe di Harry si mossero, incontrollabili.

Piton intervenne prima che potesse farlo il collega, facendo fermare le gambe di Harry e facendo smettere Draco di ridere. A quel punto, il caos avvolse in una stretta l'intera Sala: da una parte Neville e un ragazzino di Tassorosso erano a terra, Ron, il fratello dei gemelli, aiutava uno dei suoi compagni di Casa a rialzarsi, Hermione urlava e Millicent Bulstrode la teneva per la testa.

I due professori decisero quindi che sarebbe stato meglio provare con una coppia alla volta, e Allock propose in fretta Neville e il suo avversario. Aimee tirò un sospiro di sollievo quando Piton decise che era meglio evitare, tuttavia non era poi così contenta di ciò che aveva detto il professore di Pozioni.

"Che ne dice di Malfoy e Potter?" suggerì allora Piton, con un sorriso mellifluo dipinto sul viso.

"Ottima idea!" disse Allock, invitando la coppia a salire sul palco.

Il loro duello ebbe inizio. Un serpente uscì dalla bacchetta dei Serpeverde, puntando praticamente chiunque. Come al solito, Piton fece un passo in avanti, ma questa volta fu Allock a lanciare un incantesimo per risolvere la questione. Al posto di sparire, però, il serpente volò in aria e quando cadde a terra, arrabbiato più che mai, strisciò verso il Tassorosso che aveva lavorato poco prima con Neville.

Tutti trattennero il respiro e sgranarono gli occhi. Aimee spalancò la bocca, sconvolta: Harry Potter aveva appena parlato col serpente.

"Non solo è il Bambino Che E' Sopravvissuto," commentò Andromeda, ancora sotto shock. "ma è anche un Rettilofono! Com'è possibile?!"

Lei e Aimee erano sdraiate nei loro letti nel dormitorio femminile di Serpeverde, entrambe ancora sveglie, confuse e sorprese di aver assistito ad una cosa così strana. Le due amiche sapevano che c'erano davvero poche persone al mondo a saper parlare il Serpentese: una di queste era Lord Voldemort.

"Non saprei dirti, Andromeda" rispose Aimee, scuotendo piando il capo.

Il mattino seguente Hogwarts si svegliò nel bel mezzo di una bufera di neve. La voce di Potter che parlava in Serpentese ancora non si era sparsa. Aimee e Andromeda, in silenzio, raggiunsero la Sala Grande per la colazione, in mente il vivido ricordo della sera precedente. Keira le stava aspettando, standosene seduta accanto a Marcus Flint che a sua volta sedeva vicino ad Evan. Le due ragazze, a bassa voce, raccontarono all'amica cos'era successo e anche lei rimase a bocca aperta.

Per il resto della giornata, le tre Serpeverde misero da parte Harry e il Serpentese, decidendo che fosse meglio prestare attenzione alle loro lezioni. Serpeverde e Tassorosso stavano facendo Storia della Magia, quando ad un certo punto la voce di Pix il poltergeist si insinuò nell'aula, prepotente come al suo solito.

"ATTENTATO! ATTENTATO! NE' MORTALI NE' FANTASMI SONO AL SICURO! METTETEVI IN SALVO! ATTENTATOOO!"

Una studentessa di Tassorosso si alzò dalla sedia, nonostante il professor Rüf stesse andando avanti a spiegare l'argomento di quel giorno, e aprì la porta con un tonfo. L'aula di Storia della Magia si svuotò in un attimo e per un po' nel corridoio ci fu una confusione tale che nessuno riuscì a capire cosa fosse veramente successo.

Poi ecco Harry, il Tassorosso che duellava con Neville e Nick-Quasi-Senza-Testa. Il primo era stato spinto verso il muro, gli altri due invece erano immobili... pietrificati.

È Potter canaglia

Che infuria e si scaglia

Che uccide studenti

E ride tra i denti...

***

L'attacco a Nick-Quasi-Senza-Testa e a Justin, lo studente Tassorosso, seminò il panico in tutto il castello. Non era più semplice paura, o ansia, ma terrore vero e proprio. Già prima di allora, per raggiungere le classi o i dormitori, ci si muoveva in piccoli gruppi, ma adesso questi si erano ampliati notevolmente.

Oltre a questo, c'era sempre un quesito sulla bocca di tutti: com'era possibile che la stessa sorte di Justin e Mrs Purr fosse toccata anche al fantasma di Grifondoro?

Ovviamente, nessuno sapeva trovar risposta. Per questo motivo, molti di quelli che avevano deciso di restare a Hogwart per il Natale avevano cambiato idea. Come se non bastasse, ad aumentare il panico, per i corridoi si sentivano Fred e George urlare a squarcia gola che Harry era l'erede di Serpeverde. Percy, il fratello maggiore dei gemelli, gli gridava sempre dietro, affermando che non era affatto divertente. Aimee si sorprese a trovarsi d'accordo con lui, mentre Andromeda si aggregò ai due Grifondoro.

Una sera, mentre Draco se ne stava appollaiato su una poltrona accanto al fuoco, Aimee lo sentì lamentarsi. Ripeteva ai suoi due fedeli compagni quanto fossero patetici Fred e George e i loro giochetti; borbottava che Potter non sarebbe mai potuto essere il vero erede di un mago nobile e potente come Salazar Serpeverde.

"Forse pignucola come un bambino perché in realtà è lui l'erede" aveva mormorato Andromeda quella stessa sera, mentre lei ed Aimee finivano i compiti di Storia della Magia. "Solo che non può ammetterlo"

"Nah" aveva semplicemente risposto Aimee, alzando gli occhi dal lungo foglio di pergamena solo per intingere la piuma nella boccetta d'inchiostro.

Finalmente arrivò il momento di salire sull'Espresso e tornare a casa per le feste. Aimee fece un rapido giro per i corridoi, salutando silenziosamente ogni cosa attorno a sé. Le armature immobili, le ampie finestre, i cortili interni, le aule, la Sala Grande, la sua Sala Comune e il dormitorio; sembrava stesse partendo per non tornare mai più. Andromeda la trovava ridicola, ma a lei non importava.

"Non rimani a scuola, quest'anno?"

Aimee stava camminando vicino alle ampie finestre di un corridoio, osservando il Lago Nero e sfiorando coi polpastrelli della mano destra il muro freddo. Non appena sentì quella voce alle sue spalle, voce che riconobbe immediatamente, si fermò e si voltò.

"Tu e George vi siete presi una pausa dal gridare ai quattro venti che Potter è l'erede di Serpeverde?" gli chiese lei, bagnandosi appena le labbra.

Fred si strinse nelle spalle. "Stanno andando via tutti: non è più divertente quando il pubblico se la da a gambe levate"

"E quindi state progettando qualche altro scherzo?" proseguì la Serpeverde, senza muovere un muscolo.

"Sono onorato: mi conosci proprio bene!" rispose Fred, sorridendole. "Percy potrebbe essere la nostra prossima vittima"

"Quanto mi piacerebbe essere qui per godermi lo spettacolo!" replicò Aimee, fingendo di essere dispiaciuta; poi si strinse nelle spalle e, sarcasticamente, disse: "Proprio un peccato che abbia deciso di tornare a casa per le feste!"

"Sei ancora in tempo per cambiare idea" le fece notare lui, facendo un passo verso di lei.

"Già..." mormorò Aimee, annuendo piano. "Piton potrebbe trasformarmi in uno scarafaggio e schiacciarmi, quindi preferisco evitare"

Anche Fred annuì, capendo che non sarebbe mai riuscito a farla rimanere al castello. Mentre il silenzio calava fra loro, Fred si passò una mano fra i capelli e si diede dello stupido: Aimee sarebbe tornata prima dell'inizio delle lezioni, quindi perché darsi tanta pena?

"Hey Boyd!" esclamò Cedric, raggiungendola a passo veloce.

"Diggory" lo salutò Aimee, spostando i suoi occhi dal Grifondoro al Tassorosso. "Fatto i bagagli? E come state voi Tassorosso, dopo... lo sai, Justin"

"Per rispondere alla tua prima domanda: sì" disse, poi si dondolò sui talloni e aggiunse: "E... beh, siamo tutti ancora un po' scossi. Justin non si meritava quello che gli è successo, quindi speriamo che trovino il modo di riportarlo... alla normalità"

"Credete abbiano già trovato qualche incantesimo o pozione per risolvere la situazione?"

Fred si mise accanto ad Aimee e sul suo viso comparve un'espressione seria, che di rado si vedeva. La Serpeverde, infatti, la trovò un po' strana e insolita: era come se Fred stesse indossando un abito che gli stava male, che non gli rendeva giustizia.

Cedric scosse il capo e sospirò. "Temo il peggio, a questo punto"

"Non starai mica pensando che le voci siano vere, giusto?" gli domandò Aimee, leggermente a disagio. "Voglio dire: non possono chiudere la scuola"

"Chi lo può dire" Cedric si strinse nelle spalle.

"Non lo faranno" disse invece Fred, scuotendo il capo. "E' impossibile"

"Speriamo allora non ci siano altri attacchi" mormorò il Tassorosso, sospirando una seconda volta. Poi si rivolse ad Aimee e le chiese: "Pronta a portare fuori il baule?"

Aimee guardò rapidamente Fred e lo vide corrugare la fronte. Si disse che non era obbligata a spiegargli che Diggory si era offerto di aiutarla in qualità di amico e nient altro, ma preferì non aprire bocca. Quindi annuì, augurò un buon Natale al Grifondoro – che si voltò e si incamminò verso la sua destinazione ignota borbottando, con le mani nelle tasche – e infine seguì Diggory.

Il Tassorosso l'aspettò fuori dalla sua Sala Comune, mentre lei saliva al dormitorio per recuperare il baule. Con un colpo di bacchetta e un "Wingardium Leviosa!" appena sussurrato, il bagaglio si alzò da terra e le fluttuò dietro rimanendo ad un metro di altezza. Uscì dalla Sala Comune, dove Cedric la stava aspettando pazientemente, e insieme si incamminarono verso la Sala d'Ingresso.

"Allora, tu e... era Fred o George quello di poco fa?" le chiese Diggory, poco dopo.

Erano seduti sulla scalinata principale del castello, sostanzialmente a fare niente. Gli studenti che sarebbero tornati a casa per le feste natalizie continuavano a portare i propri bagagli nella Sala d'Ingresso: bauli e borse erano accatastati l'uno sopra l'altro.

"Fred" rispose Aimee, ammirando il via vai di studenti. "George è quello che dieci minuti fa ha trascinato Andromeda dietro a quella pila di bauli per... salutarla e augurarle buone feste. E per rispondere alla tua incompleta domanda: no, non c'è niente fra me e Fred"

"Oh, okay" replicò lui, schiarendosi la gola. "Perché lui sembra proprio cotto, e un pochi anche tu"

Dalle labbra di Aimee uscì un suono strano, qualcosa di simile ad una risata visibilmente forzata. "Pff! No, ti sbagli di grosso Diggory"

Ma una parte di lei sapeva che stava mentendo. Quello strano rapporto era ancora confuso, ancora da inquadrare. Nel profondo, non si negava quel qualcosa di indefinito che si era creato fra lei e il Grifondoro.

"Come ti pare" ridacchiò Diggory, alzandosi dal gradino sul quale era seduto. Mise da parte l'argomento "Fred-Aimee" e allungò una mano verso la Serpeverde: "Coraggio, è ora di andare"

* * *

Un paio di giorni dopo Natale Aimee si svegliò con la nausea e la sensazione di aver fatto un incubo. Non ricordava nulla del sogno, però.

Si mise a sedere, rendendosi conto solo in quel momento che aveva la maglietta del pigiama bagnata dal suo stesso sudore. Si disse che più tardi avrebbe cambiato le lenzuola, poi si trascinò fuori dal letto e si diresse verso il bagno. Doveva assolutamene farsi una doccia e infilarsi dei vestiti puliti.

Mentre era sotto l'acqua, ripensò a quell'articolo che aveva trovato nella Gazzetta del Profeta. Parlava di un'inchiesta al Ministero e del signor Arthur Weasley, che avrebbe dovuto pagare una multa di cinquanta galeoni. Lucius Malfoy, quando aveva saputo dell'auto volante del signor Weasley, aveva persino chiesto che quest'ultimo si dimettesse dal suo ruolo di Direttore dell'Ufficio per l'Uso Improprio dei Manufatti dei Babbani.

Come l'avevano presa il signore e la signora Weasley? E come, invece, l'avevano presa i figli?

Aimee sapeva che la famiglia non navigava nell'oro, e anche cinquanta galeoni potevano essere molti per loro. Avrebbe voluto aiutarli in qualche modo, ma non sapeva come. Si limitò a scegliere l'opzione "Scrivere Lettera a Fred", così da poter comprendere come stavano le cose per davvero.

Quando scese al piano inferiore, coi qualche ciocca di capelli ancora umidi, trovò i suoi genitori intenti a fare colazione. Sul tavolo c'erano brioche vuote, alla crema, al cioccolato e alla marmellata; Cooper aveva fatto la cioccolata calda, Hollie invece il caffè.

"Buongiorno dormigliona" la salutò Hollie, alzando lo sguardo dalla copia de Il Settimanale delle Streghe.

In prima pagina c'era una foto del professor Allock che sorrideva e mostrava la copia del suo ultimo libro. Era seduto alla scrivania del suo studio a Hogwarts e Aimee si chiese quando gli avessero scattato quella fotografia.

"Qualcosa di interessante?" le chiese Aimee, trovando sempre più ridicolo il sorriso del suo inutile professore.

"Assolutamente nulla" rispose Hollie, sbuffando e chiudendo il magazine.

"Tua madre pensava di trovare qualche pettegolezzo ineressante sul conto del tuo insegnante: una cotta segreta per qualche altro professore o cose così" si intromise Cooper, beccandosi un'occhiataccia dalla moglie.

"Quell'uomo è un disastro" sbuffò Aimee, versandosi della cioccolata in una tazza. "Non sa insegnare, è pessimo nel duello, si crede superiore a tutti. Non capisco per quale motivo Silente lo abbia assunto"

Cooper ridacchio, mentre Hollie sorrise semplicemente. Poi i tre tornarono a fare colazione in silenzio. Più tardi, nel pomeriggio, Aimee propose ai genitori di dare una festicciola per il trentun Dicembre: avrebbero invitato Neville e Augusta, magari Andromeda e i suoi – Aimee sperò che, in caso la sua migliore amica fosse venuta, Evan non ci sarebbe stato.

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