Tra versi sgozzati e soffocati

di fervens_gelu_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Manifesto: Annaspo nei miei stessi versi ***
Capitolo 2: *** Fuori di qua ***
Capitolo 3: *** Stanza n.35 ***
Capitolo 4: *** Su quelle scale ***
Capitolo 5: *** Asfalto sui ricordi ***
Capitolo 6: *** Niente più parole ***
Capitolo 7: *** Diabete dell'anima ***
Capitolo 8: *** Incrino ingrato sordo ***
Capitolo 9: *** Gessetti colorati per un infantile presente ***
Capitolo 10: *** Tutto finisce... ***
Capitolo 11: *** Pioveva ***
Capitolo 12: *** Di nuovo tu, a bussare alle mie porte? ***
Capitolo 13: *** All'Equatore cullo la tristezza ***
Capitolo 14: *** Dimentica ***
Capitolo 15: *** Nei meandri di me ***
Capitolo 16: *** Quel volto ***
Capitolo 17: *** Ti accasci a terra ***
Capitolo 18: *** Perché? ***
Capitolo 19: *** Barricate ***
Capitolo 20: *** Scottature sottopelle ***
Capitolo 21: *** Condottiero del proprio io ***



Capitolo 1
*** Manifesto: Annaspo nei miei stessi versi ***


MANIFESTO
 

Soffocato in gola

un nodo di versi

grumoso

necessario,

lasciami cantare!

Respiro affannoso

di una pagina ormai sbiadita

tra il ramo d’ulivo e la ginestra

cresciuta

da sola, tra quella strana desolazione

ti abbraccio delicato in un giardino di petali

intrecciati come vimini


 



Nota dell'autore: Non ho potuto aspettare troppo a lungo, mi sono subito messo a lavoro per pubblicare l'inizio, il manifesto di questa raccolta, un'idea partorita in un momento in cui veramente non sapevo cosa dire e cosa trasmettere, data la molteplicità di eventi che ci affliggono, ci deviano ed intrappolano e spesso non ci permettono di sentirci (sentire noi stessi), di esprimere con le sole parole un qualcosa di univoco, un'emozione incontrollata e fin troppo funesta ; così ho pensato si potesse creare una raccolta di poesie in cui il tema portante è il verso, la parola che ci permette di parlare, con cui riusciamo a comunicare, un piccolo elogio alla poesia, mascherato però dai sentimenti di anime che si accavallano l'una all'altra in un tripudio di sensazioni differenti, anime che hanno perso la via di casa, anime che ancora la stanno invano cercando, anime che vivono d'amore, anime che conoscono solo l'odio, anime sole in cerca di qualcosa che nemmeno loro ancora conoscono, ma che hanno bisogno di una parola, del verso per poterlo gridare, urlare maledicendo i silenzi del cuore; ho iniziato da una sorta di Manifesto, che fa tanto, lo ammetto, Marinetti e il ''Futurismo'' o Montale e i ''Limoni'', ma la poesia Manifesto, questa volta, non poteva assolutamente mancare. La nota dell'autore è più lunga della stessa poesia ahah, lascio che voi siate a darmi un parere, il più sincero possibile; vi ringrazio con un forte abbraccio!
 

 

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Capitolo 2
*** Fuori di qua ***


Fuori di qua

In un’altra vita

mangerò cioccolato,

respirerò il profumo della terra,

guarderò il cielo,

scriverò il tuo nome,

accetterò il passato.

In un’altra vita

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Capitolo 3
*** Stanza n.35 ***


Stanza n.35
 

Piangi lacrime d’argento,

nelle lenzuola sporche,

ti penti di ciò che hai fatto

un’altra volta

 

Ti ritrovi lì,

Sempre,

lo stesso rituale

al capezzale dell’umanità

preghi

e non comprendi

l’esegesi

 

Sudicio il volto,

lercia l’anima funesta

di sospiri infranti

di lumi accesi, inscrivere cuori

dentro piccoli sogni

 

Sei solo in quel mondo,

ma non aprirai quella stanza

mai più

mentre le lacrime

d’argento

allagano i tuoi mondi




Nota dell'autore: questa è l'ultima pubblicazione, se così si può dire, alla ''cieca''... infatti sotto consiglio di un carissimo recensore, Makil_, ho deciso di scandire la pubblicazione dei capitoli sia di questa raccolta che di Diademi di Quetzal rispettivamente a uno e a due giorni alla settimana - cambierò anche per l'ennesima volta lo spazio dell'autore, in cui segnerò anche i giorni delle varie pubblicazioni, questo lo farò in questi giorni, forse tra oggi e domani, giorni che purtroppo saranno i più, ancora abbastanza rilassanti, gli ultimi prima dell'autunno che ormai ci ha già travolti:

Tra versi sgozzati e soffocati: giovedì
Diademi di Quetzal: lunedì e venerdì



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Capitolo 4
*** Su quelle scale ***


Su quelle scale

Gli amori passano, crescono con te

Su quelle scale, fuori da quelle ombre,

sotto gli ombrelli di pioggia

sento il sillabare silente

del tuo nome,

dei tuoi versi,

In una penna d’inchiostro in fiamme

 

Sopra le nuvole, al di là del corpo celeste,

sotto le stelle

sento il tuo corpo

il tuo affetto

nell’umido vento d’agosto passato.

 

 

Mi dici ancora, ti dico basta,

soffio la protezione

che mi dai,

a terra mi divincolo

scappo, corro, inciampo,

sai cosa ti dirò?

Ce l’ho fatta

 

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Capitolo 5
*** Asfalto sui ricordi ***


Asfalto sui ricordi

Asfalto sui ricordi

lontani e stridenti

ti perdi in un mare di lacrime

Non riesci ad uscirne

dall’ovattata finestra del tuo cortile

poiché

chiudi l’albo del racconto

Della favola incisa in quello specchio metallico

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Capitolo 6
*** Niente più parole ***


Niente più parole

 

Niente più parole,

dietro quel pesante ricordo

che ormai addomestica i sogni

lascia con te la vita






​Nota dell'autore: la poesia è direttamente collegata alla precedente attraverso la tematica del ricordo

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Capitolo 7
*** Diabete dell'anima ***


Diabete dell’anima
 

Paralisi, vuoto, a terra,

inzuccherato dalla polvere bianca,

di torroni, panettoni e cascate di cioccolata,

crollo, mi accascio, risorgo e di nuovo cado.

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Capitolo 8
*** Incrino ingrato sordo ***


Incrino ingrato sordo

 

Forte sempre,

in ogni momento

ma di fronte alle scelte mi incrino

mi spezzo come un ciliegio sotto un lampo gigante,

quando quel piccolo affare di legno mi aveva graffiato

 

Ho paura di sbagliare,

la mente

mi tormenta

 

Perché dimenticare le scelte, difficile è,

un suono impercettibile

sotto quelle dolci scartoffie

le pagine gialle,

i ricordi consunti dai suoni tetri

dell’anima

 

Ho scelto un’altra volta,

mi piego dietro quel mondo

dietro quel trino ricordo

 

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Capitolo 9
*** Gessetti colorati per un infantile presente ***


Gessetti colorati per un infantile presente

 

Fuochi d’artificio

producono in me

parole di gesso,

talco vetusto

ballare sopra il davanzale liquido

di porpora e zenzero

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Capitolo 10
*** Tutto finisce... ***


Tutto finisce...


Ti lascio andare

Anche se non voglio

Quando la neve toccherà terra tutto questo sarà

Scomparso, sotto le ceneri

In rovina e distruzione

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Capitolo 11
*** Pioveva ***


Pioveva

 

Pioveva.

A dirotto.

Nascoste sotto il tettuccio di un negozio,

perle bronzee in tombini

larghi.

Fradicio scardini la strada e ti ricongiungi

al mare,

Male

 

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Capitolo 12
*** Di nuovo tu, a bussare alle mie porte? ***


Di nuovo tu, a bussare alle mie porte?

 

Perché mi affeziono a quei ricordi

Sporchi?

Che non sono altro che brutte intemperie

Del cervello

Colto in un reame diabolico

Mi affeziono alle persone, è sbagliato?
 

Oh, dimmelo pagina bianca!

Dimmelo penna d’inchiostro salubre!

Dimmelo cuore ammaccato!
 

Ma dimmi occlusione vertiginosa di un profondo solco!
 

Scappo con quel piccolo zaino,

torno alle elementari

per poter dire, fare

quello che non ho fatto

in zerbini d’asfalto si scagliano per

gridare

verità atroci

in pini melliflui odio le creature del cielo,

mi sento sempre più in disaccordo con me
 

E se fosse colpa mia, in realtà?

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Capitolo 13
*** All'Equatore cullo la tristezza ***


All’Equatore cullo la tristezza

 

Da Sud a Nord,

Da Est ad Ovest,

per un attimo sono sul ciglio della luna

ciondoli rocciosi per la festa rimbombante carta,

 

Subito dopo mi catapulto

A testa in giù nelle viscere dell’Etna

A Perdere barlumi di pelle

In quel momento di gioia

Dura un attimo

Mi perdo in una pioggia,
cammino,

mi spoglio, inarco la schiena e
volo

 

Da Nord a Sud,

Da Ovest ad Est,

è difficile essere così simili nella diversità di intenti, di attimi felici e di battiti amari

scorze di arance sugli occhi pietosi
piangenti

in un mondo di dardi non so come schivare

i lanci del destino a me sventurati

di calci in pieno stomaco

mi piego oltre quella cortina di fiamme

assopendomi in quella depressione

Felice

Che mai abbandonare potrò

 

 

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Capitolo 14
*** Dimentica ***


Dimentica

 

Uno scintillio

Uno scalpitio, passi lenti,

roboanti

Fuochi ardenti, ti regalerei

Mille zirconi blu

Stillare sangue alla luna del sole,

ti darei solo tocchi di madreperla

Ma dimmi che ci sarai sempre,

malattia del mio animo

stanco.

 

So che sei andato via,

ormai,

Getto lo sguardo oltre quel colle,

mi dimentico del resto,

affogando,

annaspando nei miei stessi versi









​Nota dell'autore: l'ultimo verso, se vi sembra familiare, è ripreso dal primo capitolo (o prologo) della raccolta; desidero ci sia un collegamento tra tutte le poesie. Un grazie gigante a chi segue sempre ''Tra versi sgozzati e soffocati''. Un abbraccio

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Capitolo 15
*** Nei meandri di me ***


Nei meandri di me

Morto il sonno

in una camera

Morto l’amore

in un letto

Sgualcito e

rifatto,

nell’abisso del cuore

mi perdo e

vago

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Capitolo 16
*** Quel volto ***


  

Quel volto

 

Sai quando hai quel volto nella mente,

quella giornata passata benissimo

in sua compagnia.
 

Tutto si fa semplice, quel messaggio che mi manda in estasi.

Lascio il cellulare, abbandono quel mondo strano,

mi perdo nei pensieri. Vorresti

quel momento per sempre, febbricitante attesa, intenso appagamento

che non accade sempre, un dolce sonoramente

indefinito momento,

tra noi due;

anche solo spalla, contatto muto,

colori aprono prati sconfinati

sotto la leggiadria di quel volo sopra di noi,

Noi, vorrei che fosse…

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Capitolo 17
*** Ti accasci a terra ***


Ti accasci a terra

Spenti flagelli del suolo, polvere alta

Sulle suole, non sei pronto a ricominciare,

ti perdi sul divano dei sogni,

bevi per ascoltare,

svuoti il tempo del reale.

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Capitolo 18
*** Perché? ***


Perché?



Perché ti muovi nel vento?

Sento schiaffi di scirocco

In pieno volto.

Perché ti sento nell’acqua?

Esplodi sotto la doccia

Perché alberghi nel sole?

Ti sento nel calore

Che provochi sul mio corpo

Perché sei terra?

Vicino a me con le tue suole,

non mi lasci fuggire

mi tieni tra le tue braccia

le più forti

per me

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Capitolo 19
*** Barricate ***


Barricate  

 

Costruisco muri più alti, barricandomi

In scritte veloci

su palazzi di periferia,

 

Penso che non mi capirai mai

Perché senti che ti ho tradito

Con l’altra parte di te,

come puoi pensarlo?

 

Ho già la valigia nella stanza

In lacrime rotte

I vestiti di scena li ho cosparsi del tuo odore,

 

Ora non mi raggiungerai

Non lo vorrei nemmeno

Perché ti ho lasciato distrutto sotto fette di panico

Incessante,

 

grida potenti che avanzano urticanti

nelle teste morenti,

di sogni ancora più tremendi.

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Capitolo 20
*** Scottature sottopelle ***


Scottature sottopelle


Balbetti, rosso,

in quel marasma di gente

senza ritegno che

ti strappa i sorrisi

ti attorciglia i pensieri;

 

Griderai se vorrai, allontanerai tutti se lo farai,

cerchi nell’ovattata solitudine

del tuo corpo, stella ferita,

un luogo di coccole

vicine

 

Sali sul piedistallo,

vertigini di sole, oltre un

indaco momento,

sei ora da solo

bene con te stesso.

 

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Capitolo 21
*** Condottiero del proprio io ***


Condottiero del proprio io

 

La pioggia cade

dibattendo

incenso

Scandendo quegli attimi prima

dell’intimo temporale

 

Riesco a dire ogni cosa,

perdendomi,

son

solubile, mi sciolgo nei mille

miei risentimenti,

 

Non sono più io,

sono un altro,

me lo dico a piena voce,

getto lì in quella vallata

l’ancora e il poi,

il dopo, il prima delle emozioni,

 

Non perdo più tempo

di fronte allo specchio,

alla fermata dell’autobus con lo sguardo perso

di chi ha smarrito ogni cosa,

sorrido

celo il passato

perché è ormai fuori di me.

 

Quella canzone l’ho cestinata,

perché si è felici soli anche

ritirato in quell’abbraccio mi sento

 

Pronto a ricominciare

Tra respiri che sono privi della fatica dei giorni

passati,

ma colmi di malinconia,

di quella consapevolezza antica

che aveva ucciso l’intestino

bile amara fatta di sogni

ostacolati dal vento;

 

Dico grazie a te

Se la favola si è annidata dentro me,

ma non la avevo colta

perché farsi calpestare

e uccidersi di spilli

rovinare a terra silenti

come spettri,

se solo noi sappiamo chi siamo davvero?

 

Quei messaggi erano solo ferite

Che non mi permettevano di rialzarmi, salendo

Di corsa

Sullo sterrato, lo percorrevo a fatica

 

Ho capito.

Come verso sgozzato e soffocato,

mi rimane la parola

per rimettermi in gioco,

per affogarmi in centomila sogni,

ma vivere con la bellezza

di chi sa

che prima o poi

non sarà più l’alternativa,

la seconda scelta, ma la prima

di se stesso,

come ora,

riconosco

di nuovo

il profumo del mare.

 

 

 




 




 

Nota dell’autore: Siamo arrivati alla fine di questa raccolta… ci ho pensato molto, ma alla fine ho deciso che la ventunesima poesia sarebbe stata l’ultima! E ho pensato che questo semplice componimento potesse racchiudere con estrema semplicità il senso dell’intera raccolta; siamo versi sgozzati e soffocati, lo siamo un po’ tutti alla fin fine, perché sgozzati dai ricordi e dalle scelte, soffocati dalle incomprensioni e dalle esitazioni. Sì, lo siamo, ma per poter andare avanti dobbiamo cercare di essere, anche se me ne rendo conto anche io possa essere difficile, la prima scelta di noi stessi! Spero vi sia piaciuta questa poesia e che nel complesso vi abbia emozionato l’intera raccolta. Un abbraccio a tutti!

 

 

 

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