Lui? No grazie! O forse si? di Hermy1994 (/viewuser.php?uid=63975)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Avviso Importante! ***
Capitolo 2: *** *It's enough now!* ***
Capitolo 3: *** *I love Shopping* ***
Capitolo 4: *** *Water...again* ***
Capitolo 5: *** *My perfect boy* ***
Capitolo 6: *** *My imperfect boy* ***
Capitolo 7: *** Capitolo in revisione ***
Capitolo 8: *** Capitolo in revisione ***
Capitolo 9: *** Capitolo in revisione ***
Capitolo 10: *** Capitolo in revisione ***
Capitolo 11: *** Capitolo in revisione ***
Capitolo 12: *** Capitolo in revisione ***
Capitolo 13: *** Capitolo in revisione ***
Capitolo 14: *** Capitolo in revisione ***
Capitolo 15: *** Capitolo in revisione ***
Capitolo 16: *** Capitolo in revisione ***
Capitolo 17: *** Capitolo in revisione ***
Capitolo 18: *** Capitolo in revisione ***
Capitolo 19: *** Capitolo in revisione ***
Capitolo 20: *** Capitolo in revisione ***
Capitolo 21: *** Capitolo in revisione ***
Capitolo 22: *** Capitolo in revisione ***
Capitolo 23: *** Capitolo in revisione ***
Capitolo 24: *** Capitolo in revisione ***
Capitolo 25: *** Capitolo in revisione ***
Capitolo 26: *** Capitolo in revisione ***
Capitolo 27: *** Capitolo in revisione ***
Capitolo 28: *** Capitolo in revisione ***
Capitolo 29: *** Capitolo in revisione ***
Capitolo 30: *** Capitolo in revisione ***
Capitolo 31: *** Capitolo in revisione ***
Capitolo 1 *** Avviso Importante! ***
Avviso!
La storia sarà soggetta a revisioni e modifiche.
Sono passati molti anni da quando l'ho scritta e, ho visto che scrivevo
davvero indecentemente.
Perciò ho deciso di seguire l'esempio del caro
e vecchio Manzoni facendo una risciacquatura nell'Arno.
Metaforicamente parlando ovviamente. ( Sarebbe piuttosto arduo gettare
il computer in un fiume e riaverlo intatto)
Uno alla volta, modificherò capitolo per capitolo e, quelli
revisionati, li troverete con il titolo tra due asterischi (
*nome.capitolo*).
La trama rimarrà comunque quella ma, il modo in cui vengono
narrati certi eventi, potrebbe cambiare.
-sempre se io non mi suicidi prima leggendo ciò che ho
scritto!-
Vi invito quindi ad avere pazienza e, vorrei ringraziare tutti coloro
che mi seguono.
In particolare ringrazio Alex per avermi consigliato questa revisione.
Perciò un bacione a tutti voi e, a presto!
Paola
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Capitolo 2 *** *It's enough now!* ***
it's enough now
Note dell'autrice: Ecco
il primo capitolo revisionato in cui ho cercato di non staccarmi troppo
dalla trama originale.
Tengo a precisare il fatto che sono profondamente legata a questa
storia e, ci metterò il massimo impegno per renderla
migliore.
Inizialmente volevo calcellarla ma la cara e dolce Alex ha
iniziato a insultarmi nei peggiori modi e poi ha avuto la brillante
idea di proporre la modifica di tutto.
Invito i vecchi lettori a farmi sapere se le modifiche sono di loro
gradimento e, se non sto stravolgendo troppo la trama.
Ai nuovi lettori dò invece un caloroso benvenuto e spero che
la fan fiction piaccia.
Tutti voi, qualsiasi opinione abbiate, brutta o bella, non esitate a
scriverla. Aspetterò con moooolta ansia le vostre recensioni!
Detto questo, buona lettura.
Capitolo I
*It's enough now!"
"Nella vita ci sono giorni pieni
di vento e pieni di rabbia;
ci sono giorni pieni di pioggia e piani di dolore;
ci sono giorni pieni di lacrime.
Ma poi ci sono giorni pieni d'amore che ci danno
il coraggio di andare
avanti per tutti gli altri giorni."
Romano Battaglia, Notte Infinita.
***
Sara Sparvieri camminava per il lungo corridoio del suo liceo con la
faccia livida dalla rabbia.
Per l'ennesima volta
era stata convocata dalla preside della scuola. E per cosa poi?
Per colpa di quello
stronzo e antipatico di Daniele Granieri!
"Oh,
ma questa volta gliel'avrebbe fatta pagare cara!" pensò infuriata
mentre raggiungeva l'ufficio più odiato da tutta la
popolazione studentesca.
Bussò con
timore e subito una voce severa esclamò un "avanti!".
Lentamente Sara
aprì la porta ed entrò nella vecchia
stanza. Tutto era perfettamente ordinato e dannatamente pulito, forse
anche troppo. Sembrava che la preside Palombo si divertisse a trovare
ogni minuscolo granello di polvere tra quelle quattro mura.
-Siediti Sparvieri.-
le disse l'austera donna che la ragazza
cercò di addolcire facendo un leggero sorriso ma, ricevendo
in
cambio solo un'espressione rigida e impassibile.
- Cosa devo fare con
te?- le domandò la preside con un tono
quasi diperato - ...continui ancora a importunare il povero Daniele
nonostante i miei avvertimenti.-
-Ma...-
provò a dire la ragazza cercando una giusta frase con
l'intenzione di difendersi, venendo però subito zittita da
una
gelida occhiata.
- Non voglio sentire
giustificazioni.- replicò la donna di
fronte a lei,guardandola con astio - Sei in punzione per due settimane:
dovrai pulire la tua classe alla fine di ogni giornata.-.
Sara
sbiancò improvvisamente. Quella non era una punizione, era
una tortura!
La sua classe era
definita come la peggiore dall'intero corpo
d'insegnanti. Il disordine regnava sovrano e, le povere bidelle
dovevano stare ore ed ore a buttare cartacce, staccare gomme attaccate
sotto le sedie e pulire le mura sulle quali accidentalmente
venivano
sempre spalmati panini, yogurt e pizzette. Uno spettacolo decisamente
disgustoso e, che aveva portato alla sua classe continue
detenzioni.
- Ma è
troppo esager...- provò ancora a parlare lei.
- Ho detto che non
voglio sentire niente! Hai maltrattato lo studente
Granieri quindi la punizione ti spetta di diritto!- esclamò
lei
furente. - ...e ora fuori dal mio ufficio! Ho una riunione importante.-
concluse facendole un cenno con la mano in segno di congedo.
La ragazza si
alzò in piedi nel silenzio più totale
temendo che, se avesse provato a dire una sola parola, la Vipera le
avrebbe allungato la punizione.
Così
uscì dall'ufficio tremando dalla rabbia e dall'indignazione.
Odiava la preside,
odiava quella scuola e, soprattutto odiava quell'idiota di Granieri.
Il ragazzo, meglio
conosciuto come " La macchina del sesso",
frequentava l'ultimo anno e lei lo detestava dal loro primo incontro.
Tutti lo conoscevano,
lo rispettavano e, non facevano nulla per bloccare qualunque azione
spregevole lui compiesse.
Guai a chi lo sfidava!
Chiunque avesse osato rivolgersi a lui i ìn maniere che lui
non approvava si ritrovava letteralmente nel
circolo degli sfigati.
Dio!
Si può essere più ragazzini di così?
Certo,
era maledettamente affascinanate e aveva un portamento
talmente sensuale che tutta la popolazione femminile della scuola
cadeva ai suoi piedi.
Quasi
tutta.
Le uniche che non si
lasciavano abbindolare dai suoi modi favolosamente convincenti erano
Sara e Giorgia, la sua migliore amica.
Erano le sole ad aver
capito l'importanza di non lasciarsi avvicinare
da quel corpo scolpito e, sapevano perfettamente che per lui, non
esistevano ragazze ma degli involucri vuoti da riempire con le sue
parti intime e con il suo ego smisurato. Daniele Granieri non pensava
alle ragazze come a delle persone con sentimenti e con un cuore. No,
per lui erano solo delle puttane pronte a scaldargli il letto,
che lo facevano divertire e che subito venivano cacciate via in malo
modo.
Nessuna ragazza era
riuscita a rimanere in quel letto, ne per una
doppia perfomance, ne per qualcosa di più rispetto al solito
e
freddo sesso.
Daniele Granieri non
aveva un cuore e forse, non l'avrebbe mai avuto.
Sara aveva provato
tante -troppe- volte ad ignorarlo ma lui non
demordeva mai e, per ogni gesto che la ragazza faceva, aveva
subito pronta qualche battutina per prenderla in giro.
Perfino prima, quando
lei era quasi caduta dalle scale, aveva iniziato
con le solite e continue derisioni. Tuttavia Sara, non era certo il
tipo di persona che riusciva a rimanere zitta sotto le ingiurie degli
altri; così, non appena aveva ripreso l'equlibrio, senza
rendersene conto, gli aveva lanciato addosso la bottiglietta d'acqua
che stringeva nella mano. Tra l'altro mancandolo per un soffio.
E, chi doveva passare
proprio in quel momento? Quell'arpia di Inglese che l'aveva subito
mandata in presidenza!
Così ora si
ritrovava con una punizione da suicidio e, una pessima giornata a cui
sopravvivere.
Mancava ormai poco al
suono della campanella che avrebbe sancito la
fine dell'ultima ora perciò, trascinando riluttante un piede
dopo l'altro, si diresse verso la sua classe: la Quarta B.
Appena
oltrepassò la porta notò subito la professoressa
di Inglese che spiegava e, senza dire nulla, andò a sedersi
sul
proprio posto accanto alla sua migliore amica.
Giorgia la
guardò preoccupata mentre le metteva una mano sulla spalla.
- Tesoro, tutto bene?-
le chiese sottovoce guardando di sbieco la professoressa.
Sara rispose con un
semplice "no" che si avvicinava
più a un grugno animalesco.Calma.
Doveva stare calma.
Non
appena la campanella suonò le due ragazze presero il proprio
zaino e, uscirono dall'aula.
Giorgia iniziò subito con le domande mentre camminavano
lentamente nel corridoio.
- Che ha detto la Vipera?-
- Sono in punizione per due settimane- le rispose Sara scoraggiata.
-Cosa? Ma che stronza!
Sà benissimo che è sempre lui a cominciare!-
dichiarò l'amica con tono oltraggiato.
- Forse ho esagerato anche io tirandogli la bottiglietta.-
annunciò facendo dei lunghi respiri profondi.
- Ma non dire cavolate! Quello si salva solo perchè ha un
botto
di soldi!- esclamò Giorgia per abbracciarla improvvisamente
in
segno di conforto - Speriamo solo che questa volta tua madre non si
arrabbi...-
La ragazza fece un lungo verso di pura sofferenza. Sua madre, quando si
infuriava, era davvero implacabile e Sara non osava mai
rivolgersi a lei quando aveva la luna storta altrimenti, addio
gustosa cena, spuntino di
mezzanotte e permessi per uscire.
- Bene, bene, Sparvieri.
Sono proprio curioso di
sapere cosa la nostra amata preside ha deciso di rifilarti
per punzione.-.
A pronunciare quelle parole era stata una voce dietro le
loro spalle: canzonatoria e scherzosa.
Sara si voltò di scatto verso il ragazzo che la tormentava
ormai da anni e, vedendo il suo ghigno strafottente, scoppiò
dalla rabbia. Con velocità sorprendente lo raggiunse in
poche
falcate e, prima che lui potesse anche dire o fare qualcosa, uno
schiaffo lo colpì sulla guancia destra.
- Mi hai veramente rotto le palle Granieri. Sei soltanto un ragazzino
che non si prende la respondabilità delle proprie azioni.
Sei un
codardo e
sono stufa di finire
sempre nei guai per colpa tua. Vattene a fanculo!- la sua voce si era
alzata di qualche ottava ed era sicura di avere la faccia rossisima e
gli occhi spalancati dalla furia mentre lo guardava disgustata.
Il Biondo davanti a lei le rivolgeva uno sguardo squisitamente sorpreso.
Certo, la Sparvieri era sempre stata l'unica a ripondergli a tono ma,
addirittura dargli uno schiaffo?
Rapido come un felino, le afferrò saldamente il polso che
aveva lasciato a mezz'aria, lo strinse forte e la osservò
con uno
sguardo gelido.
- Stai giocando con il fuoco, Sparvieri.- le disse con un tono
tranquillo mescolato a un velo di minaccia.
- Preferisco bruciare
e soffire
piuttosto che rimanere indifferente di fronte al tuo atteggiamento da
idiota!- gli rispose lei fiera e senza abbassare lo sguardo.
Il ragazzo, in riposta, le strinse ancora con maggiore forza
il
polso ma, lei non fece nemmeno uscire un gemito di dolore dalle proprie
labbra. Altezzosa e
sprezzante.
- Non amo picchiare le ragazze ma, vuoi che faccia un'eccezione solo
per te?- le disse risoluto stringendo ancora di più la mano
che
divenne quasi violacea.
Sara non rispose e continuò a guardarlo con sfida.
Dopo pochi
istanti, che a lei parverò un eternità, quando
ormai il
suo polso le faceva un male insopportabile ed era decisa a invitarlo gentilmente a
lasciarla andare; lui diminuì gradualmente la presa per poi
spingerla lontando da sè.
La ragazza si strofinò il polso dolorante e, susurrando un
"mi
fai schifo", afferrò il braccio di Giorgia che era rimasta
letteralmente paralizzata dalla scena e la trascinò via. Era
sicura che se sarebbero rimaste lì, Granieri le avrebbe davvero fatto del
male.
Per tutto il tragitto fino alla fermata dell'autobus rimasero entrambe
in un silenzio quasi esasperante e solo quando furono ormai comodamente
sedute sul mezzo di trasporto, Giorgia la osservò
titubante.
- Ancora mi chiedo come ho fatto ad avere un'amica testarda come te!-
esclamò con un sbuffo ma facendo nascere sul proprio viso un
espressione divertita.
- Non sono testarda. Semplicemente detesto
quelli come lui.- le rispose Sara mentre sistemava bene il suo zaino ai
loro piedi.
- Immagina se ci fosse stato anche Guido!- esclamò Giorgia
arrosendo all'improvviso.
Era innamorata di Guido Mastronardi, il migliore amico di Daniele
Granieri, ed era totalmente sicura che l'avrebbe portata presto
sull'altare.
-Come minimo gli svenivi tra le braccia- disse Sara sghignazzando.
Guido era proprio l'opposto di Granieri. Dolce, gentile, simpatico.
Aveva sempre un sorriso disponibile per chiunque e, non si rifiutava
mai di dare una mano a qualche studente disperato per i compiti.
Ancora non riusciva a capire come, quei due, riuscissero ad essere
amici!
Giorgia arrossì ancora di più e probabilmente
ora stava
fantasticando sull' incontro con il suo pincipe azzurro in cui lei gli
cadeva nelle braccia e lui la stringeva forte per non lasciarla
andare.
Sbuffò divertita lasciando, come al solito, la sua amica nel
Mondo Dei Sogni Ad Occhi Aperti per alcuni minuti. Era tipico di
Giorgia perdersi dietro sogni e fantasticherie visto che aveva avuto,
sin da piccola, una fervida immaginazione.
Quando finalmente la ragazza accanto a lei si riprese dalla trance e
puntò gli occhi su Sara trovò uno sguardo
divertito che la scrutava con l'aggiunta di qualche ghigno.
A quel punto, Giorgia, sentendosi presa in giro, scagliò la
sua offensiva.
-E' inutile che mi guardi come se fossi una pazza rincitrullita!-
esclamò risentita -Quando si tratta di ragazzi perfino tu inizi ad avere
un aria sognante.
Perciò, dimmi un pò, come sta il tuo adorato
Lorenzo?-
A quel punto fù Sara quella ad arrossire
inconsapevolmente.
-Il mio dolce e tenero fidanzato lo vedrò
domani. Oggi è andato a fare compagnia alla nonna che stava
male.-
Giorgia sorrise lievemente - Ah, solo tu riesci ad avere il ragazzo
perfetto. Un altro non sarebbe mai andato a trovare una vecchia
rimbambita ma, l'avrebbe lasciata sola a morire!-.
Sara rise sfacciatamente mentre l'autobus si fermava di fronte a casa
sua. Ben presto, la sua mente, vorticò introno ad un unico e
inquietante
pensiero.
Non poteva più permettersi di pensare a Lorenzo,
nè a
quello squilibrato di Granieri, perchè ora aveva un arduo
compito
da risolvere:
Trovare le parole giuste
per dire alla sua indomabile madre della punizione...
- Che Dio mi salvi!-
***
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Capitolo 3 *** *I love Shopping* ***
Note dell'autrice:
Questo nuovo capitolo inizialmente era diviso in due parti ma, le ho
unite. Fatemi sapere cosa ne pensate.
Ringrazio tutti coloro che mi seguono e leggono la storia, in
particolar modo ringrazio coloro che lasciano le loro favolose
recensioni. Mi aiutano molto nella modifica della storia.
Sperando che questo capitolo vi piaccia, vi auguro una buona lettura.
Capitolo II
***
*I
love shopping*
"Dolce
è la
Vendetta;
specialmente per le Donne"
George
Gordon Byron;
Don
Giovanni.
Non appena entrata in
casa, un' incantevole villetta , Sara lasciò cadere il
proprio zaino
in mezzo al corridoio che si affacciava sul salone e sulla cucina.
-
Mamma! Sono a casa!- esclamò la ragazza cercando di scoprire
dove si
trovasse sua madre e, pregando tutte le divinità del cielo
affinché
la donna quel giorno fosse di buon umore.
-Tesoro, sono in un
cucina- le rispose la signora Sparvieri sovrastando il rumore di
pentole che sbattevano qua e là mentre la figlia
iniziò
letteralmente a sudare freddo.
Camminando lentamente, come se
dovesse andare al patibolo, raggiunse la madre cercando di mostrare
un'aria tranquilla e spensierata.
La salutò con il solito bacio
sulla guancia e si sedette su uno sgabello; vedendo che sua madre
appariva serena
e rilassata mentre puliva la cucina decise di approfittare di
quella calma.
- Ehm...mam...ma?- Merda, aveva
praticamente balbettato e la sua voce aveva avuto un tono
titubante.
Cacchio! Riusciva a mettere in riga Granieri ma non
era in grado di dire delle semplici parole a sua madre?
La
signora Sparvieri, forse accorgendosi dell'indecisione della figlia,
la guardò come in attesa.
- Si?- domandò scrutandola da capo a
piedi per poi mormorare indispettita mentre il suo sorriso si
spegneva improvvisamente - cosa hai combinato questa volta?-
Sara
prese un profondo respiro e, abbassò gli occhi sul
pavimento, ora sembrava molto più interessata ad
osservare le proprie scarpe
che a risponderle.
- Gli ho tirato addosso la bottiglietta
d'acqua- dichiarò infine con voce sottile.
La pentola che la
donna stava prendendo dallo scolapiatti cadde rumorosamente sul
bancone.
-Cosa? Ma sei impazzita! Come sta?- domandò con veemenza
mentre si appoggiava al frigorifero e la osservava piena di
collera.
Sembrava Dottor Jekyll e Mr. Hyde talmente era stato
veloce il passaggio da mamma gentile e premurosa a donna
incavolata come una iena.
- Sta bene. L'ho mancato...- rispose
docilmente Sara aggiungendo un "per sfortuna".
Forse
non avrebbe dovuto fare quell'ultima aggiunta perché
improvvisamente
il volto di sua madre si colorò di rosso. - Per
sfortuna? Ma
io dico, cosa hai nel cervello? Scimmie che suonano la
fisarmonica?- urlò inviperita.- E non osare
metterti a
ridere!- esclamò poi notando un lieve sorriso che era sorto
sulle
labbra della ragazza che prontamente le chiuse con forza. - Potevi
fargli davvero male!-
- Ammetto che forse ho esagerato. Ma
lo sai come sono fatta: se mi provocano io attacco!-.
- Tu spera
che non ti venga in mente di continuare con questo atteggiamento
signorina! Altrimenti la prossima sarò io quella ad
attaccarti...al
muro!- esclamò ancora la donna. Dio ora sembrava
Mamma
Weasley!
Sara rimase in silenzio cercando di nascondere la
smorfia contrariata dalla propria faccia; era sicura che se sua madre
l'avesse vista l'avrebbe letteralmente
attaccata al muro.
- Cosa ti ha
detto la Palombo?- domandò poi la donna, certa del fatto che
la
figlia fosse stata in presidenza per l'ennesima volta.
- Devo
pulire la mia classe per le prossime due settimane- annunciò
Sara
lamentandosi come una bambina che non aveva ricevuto per regalo la
sua Barbie preferita.
- Saggia donna, la Palombo. La punizione te
la meriti tutta.- le disse lei tornando ad afferrare la pentola
dimenticata sul bancone.
Poi, improvvisamente, il suo umore cambiò
di nuovo e un sorriso le increspò le labbra. - Cosa vuoi per
cena
tesoro?-
Allora era davvero Dottor Jekyll e Mr. Ride!
- Solo
un po di insalata, grazie.- le rispose la figlia con cautela e
guardandola stranita per lo strano luccichio che aveva scorto nei
suoi occhi.
Si alzò lentamente dallo sgabello e, ancora
tentennante, le disse - Dopo posso uscire con Giorgia?-
Lei inspiegabilmente le sorrise ancora - Ma certo.-
Ok, sua madre era
davvero una donna strana. Lei, se avesse avuto una figlia, come
minimo l'avrebbe costretta a rimanere rinchiusa in camera per
punizione!
Abbracciò velocemente la donna sussurrando un
"grazie" e corse rapida in camera sua per paura che si
rimangiasse tutto.
Sara adorava la sua camera.
Inizialmente, quando si erano trasferiti lì cinque anni
prima, era
una soffitta enorme e polverosa. A lei era subito piaciuta e, aveva
convinto i suoi genitori a farla diventare la sua stanza ideale.
Aveva un grande letto matrimoniale affiancato da un semplice
divanetto; la scrivania si trovava sotto la grande vetrata della
finestra e, lo spazioso armadio ad ante si trovava accanto a un
piccola libreria.
Le piaceva quella stanza non solo per
l'arredamento che aveva scelto ma anche per il fatto che era
completamente distaccata dal resto della casa. Si trovava sull'ultimo
piano, vi regnava un tranquillo silenzio e, se qualche volta voleva
ascoltare della musica, poteva metterla a tutto volume senza
disturbare i genitori che avevano la loro camera al piano di
sotto.
Inoltre c'era un piccolo bagno tutto per lei che le
permetteva di prepararsi quando doveva uscire in tutta
tranquillità,
senza doversi sbrigare a lasciarlo libero per sua madre o suo
padre.
Così godeva della piena libertà e, visto che i
suoi
genitori entravano in quella stanza raramente, poteva permettersi un
po di disordine. Disordine che in realtà regnava sovrano.
Infatti
non poteva aprire l'armadio in tranquillità altrimenti,
tutti
i vestiti che accasciava l'uno sopra l'altro, le sarebbero caduti
addosso sommergendola. Così, ogni maledetta volta, era
costretta ad aprire di
poco le ante per prendere in fretta e furia l'abbigliamento che le
serviva e poi richiuderle di scatto.
Venne distolta dai propri
pensieri dal bip del cellulare che tirò fuori con foga dalla
tasca
dei pantaloni per rispondere al suo ragazzo.
Lorenzo aveva
vent'anni e frequentava l'università di Giurisprudenza. Era
un
ragazzo d'oro e lei era totalmente cotta. Era alto poco più
di lei, aveva degli occhi di un marrone scuro che risaltavano la sua
palle abbronzata e i capelli neri come la pece. Erano fidanzati da
circa un anno e, ultimamente, si vedevano poco visto che lui era
impegnato a studiare ed a fare compagnia alla nonna malata.
La
vecchia signora Emilia soffriva di asma e aveva una leggera forma di
diabete e, visto che i genitori di Lorenzo erano dovuti partire per
un viaggio di lavoro, il ragazzo si era sacrificato e le stava
vicino.
Negli ultimi giorni, forse proprio a causa del fatto che
si vedevano raramente, litigavano spesso per telefono. Avevano
caratteri un po incompatibili. Lui era leggermente possessivo
e, sempre desideroso di mettere in riga il carattere indomabile di
lei. Cosa impossibile visto che Sara non si lasciava mettere i piedi
in testa da nessuno. Però gli voleva comunque molto bene
nonostante
i comportamenti da "macho" che aveva. Dopotutto, una solida
relazione era tale soltanto se si accettavano i difetti dell'altro e
lei, era pronta a tutto pur di stare insieme a Lorenzo.
La ragazza
sbuffò sconsolata vedendo che non era stato il ragazzo a
scriverle,
bensì Giorgia.
"Tesoro! Tra poco sto da te. Preparati
perché ti aspetta una bella giornata di Shopping!"
Sara
rise spazientita. Quel preparati non era di certo
riferito al
fatto che si dovesse vestire ed essere pronta ma, piuttosto a una
preparazione psicologia e mentale.
Giorgia aveva un unico
scopo nella sua vita da diciasettene: spendere soldi e comprare ogni
cosa che le facesse luccicare lo sguardo. I vestiti, per non parlare
delle scarpe, erano la sua sola passione e, Sara già
prevedeva un
lungo ed estenuante pomeriggio tra negozi e camerini.
- Forza e
coraggio! Non sarà poi così doloroso!-
esclamò tra se e se nel
silenzio della stanza mentre si toglieva la tuta che indossava da
quella mattina. Si fece una breve doccia e, dopo aver indossato un
semplice jeans con una camicetta rossa, si fiondò in salone
sentendo
la voce della sua amica.
Quando si trattava di andare a espandere
soldi, Giorgia era stranamente sempre puntuale.
- Eccomi
qua!- esclamò interrompendo la conversazione dell'amica con
sua
madre. Sicuramente la signora Sparvieri stava dicendo a Giorgia di
quanto fosse estremamente importante controllare Sara a scuola per
non farle combinare casini.
Giorgia, con la sua massa scura di
ricci indomabili, si voltò immediatamente verso di lei
facendole un
sorriso a trentadue denti per ringraziarla di aver posto fine a quel
supplizio.
La madre di Sara si bloccò all'improvviso come se
fosse stata colta in flagrante. Infatti aveva appena finito di
evidenziare il fatto che "mia figlia dev'essere controllata.
Non puoi lasciarla continuare a fare la guerriglia con quel
Granieri!".
- Mamma, mi dispiace così tanto
ma....dobbiamo andare- annunciò Sara con un tono fintamente
dispiaciuto.
- Già, il dovere
ci chiama!- esclamo Giorgia
spingendo l'amica fuori dalla sala e aggiungendo un
"arrivederci".
Ridendo sfacciatamente, le ragazze
uscirono dal portone di casa e si diressero verso il ciglio della
strada.
- Non è meglio lasciare il motorino qui?- domandò
Sara
vedendo il mezzo dell'amica parcheggiato a poca distanza da loro - Se
devi comprare qualcosa dove le metterai le buste?-
- Oh! Un modo
lo troveremo...- le rispose lei mentre le dava un casco.
Sara
quasi gemette per la disperazione perché l'ultima
volta che
Giorgia le aveva risposto in quel modo, lei si era ritrovata seduta
sul motorino piena di pacchi e buste sulle gambe e tra le braccia.
Quello era stato un viaggio esasperante visto che, per tutto il
tragitto fino a casa, aveva dovuto tenere le braccia immobili per non
sentire le parolacce che l'amica che le avrebbe rivolto se solo
avesse osato far cadere una busta sulla strada. Il risultato era
stato una completa paralisi agli arti inferiori e un sedere
totalmente dolorante.
Impiegarono dieci minuti a raggiungere il
centro commerciale più grande della città e,
fortunatamente
riuscirono subito a parcheggiare. Dopo essere scese dal motorino, sul
volto di Giorgia nacque un ghigno quasi perfido e sadico mentre
guardava la struttura.
- Questo è il mio mondo...-sussurrò con
aria sognante.
- Oh, ti prego! Non ricominciare!- esclamò Sara
prendendola per un braccio e spingendola verso l'entrata.
Ogni
volta che Giorgia sentiva la vicinanza di negozi sembrava che fosse
soggetta a una visione mistica che la avvicinava a Dio. Certo,
il
dio della moda!
- un momento...- mormorò stranita mentre si
guardava attorno - quella non è la
macchina dello Squalo?-
domandò irritata a Giorgia puntando il dito verso un 'auto
alla loro
destra .
Lo Squalo era il soprannome che aveva dato a
Granieri un po di tempo prima insieme a Giorgia durante una lezione
di ginnastica in cui si erano beccate dieci giri della palestra
perché erano rimaste tutto il tempo a sghignazzare cercando
l'animale che assomigliasse di più all'odioso ragazzo. Erano
sicure
che lui fosse proprio come una pericolosa bestia e che non vedesse
l'ora di divorare le proprie vittime.
Ovviamente Granieri non era
rimasto contento del soprannome che gli avevano affibbiato e, aveva
gentilmente bucato le ruote del motorino di
Giorgia. Sara si
era talmente infuriata e, per vendicarsi, gli aveva rigato la
macchina con un paio di chiavi.
Tra Granieri e Giorgia non
scorreva quell'odio puro che c'era tra il ragazzo e Sara. Spesso i
due si evitavano ma, per lo più avevano un rapporto civile;
per
questo Sara quando aveva visto le gomme a terra aveva subito capito
che quello era stato un attacco diretto a lei
soltanto. Anche
perché, qualche giorno dopo, il motorino aveva stranamente
due gomme nuove di
zecca che qualcuno aveva donato a Giorgia.
Quel qualcuno
era sicuramente Granieri visto che da quel momento era iniziato quel
rapporto di civile indifferenza tra i due.
- Quella macchina la
potrebbe avere chiunque- le rispose Giorgia distogliendola dai propri
pensieri e chiudendo lì il discorso.
*
Un'ora e mezza dopo Sara
era letteralmente sfinita.Avevano visitato un negozio dopo
l'altro e i piedi le facevano troppo male.
- No, quello non mi
piace!- disse Giorgia togliendole dalle mani il semplice vestito che
aveva scelto e dandogliene un'altro.-Prova questo.-
Sara guardò
scettica l'abito striminzito che le porgeva - Assolutamente no!-.
Ribadì risoluta.
- E perché? E' carinissimo!-
- Perché un
vestito che va indossato da una putt....donna di facili
costumi-
dichiarò lei ricevendo un occhiataccia da una
signora poco
distante da loro.
- E allora prova questo!- la incitò Giorgia
indicandole un lungo vestito rosso.
- Ma anche no!- esclamò lei
oltraggiata guardandola come se fosse una pazza scappata da un
manicomio.
Giorgia la guardò infuriata - Allora prova.....-
-
Ti prego, basta!- la interruppe Sara - Ho bisogno di una pausa.
Perché non andiamo a prenderci una cioccolata calda?-
esclamò
facendo il broncio da cucciolo bastonato.
L'amica la osservo
titubante, indecisa tra continuare a guardare i negozi o perdersi
nelle delizie della gola; poi la razionalità ebbe il meglio.
-Vada
per la cioccolata calda, ma solo perché l'ho deciso io-
esclamò
indispettita prendendo tra le braccia le decine di buste che
contenevano i nuovi vestiti da aggiungere al suo guardaroba.
Erano
maledettamente ingombranti ma Giorgia le afferrò risoluta e
uscì
dal negozio, subito seguita da Sara.
Tuttavia sottoposta al peso
eccessivo dei pacchi, Giorgia perse l'equilibrio e, barcollando,
cadde per terra venendo sepolta dai suoi stessi acquisti.
- Oddio!
I vestiti!- esclamò Sara preoccupata raggiungendola in poche
falcate.
La ragazza sdraiata per terra esclamò infuriata - Tu ti
preoccupi dei vestiti e non di me?-.
- Sei tu che dici che i
vestiti vanno sempre al primo posto! - Rispose
innocentemente
Sara senza sapere dove guardare visto che, da quella montagna di
buste, emergevano solo dei piedi.
Piedi che iniziarono a scalciare
in aria improvvisamente.
- Non quando io cado!- urlò una voce
ovattata - Non quando rischio di rompermi l'osso del collo!-
Sara
rise spensieratamente e, abbassandosi per terra , le scostò
le buste
dalla faccia - Vuoi parlare piano per favore! Stai attirando
l'attenzione di tutti!-.
Giorgia, con la testa finalmente libera
si guardò attorno intimidita e, incrociò lo
sguardo di almeno una
trentina di persone che la guardavano come per dirle "tu non
sei normale".
Troppo piena di vergogna e imbarazzo, la
ragazza si alzò velocemente in piedi e afferrando nuovamente
le
buste si diresse verso il bar tra le risate di Sara.
Prossimo
obbiettivo: un bella e fumante cioccolata; sperando che nessuno
avrebbe rovinato quel gustoso momento.
Speranza vana.
Perché,
non appena si furono messe sedute al Bar conosciuto come " Black
Moon", dopo aver ordinato la loro cioccolata con doppio strato
di panna, qualcosa di oleoso colpì la nuca di Sara.
Qualcuno le
aveva appena tirato addosso una patatina fritta.
La ragazza si
guardò subito intorno per scovare l'artefice del fatto con
le guance già
bollenti per l'irritazione e, sgranò gli occhi
improvvisamente.
Dietro il loro tavolino, a una decina di metri di
distanza, c'erano loro : Daniele Granieri e Guido Mastronardi.
Se
ne stavano con lo sguardo basso e osservavano ciò che
avevano
ordinato, ovvero una birra accompagnata da Hamburger e patatine.
Sembrava che non le avessero notate o, semplicemente,
facevano
finta di niente.
Sara si alzò in piedi, pronta a dare battaglia
proprio quando una voce maschile la bloccò.
- Scusami tanto. Non
volevo prenderti.-
La ragazza si girò verso la voce e notò
accanto al tavolino un ragazzo che la guardava con un espressione
dispiaciuta e di scusa. Era molto alto, aveva dei cortissimi capelli
castani e degli stupendi occhi verdi che la osservavano gentili.
-
C...come?- Balbettò lei senza capire.
- Stavo mirando a un amico
dietro di te ma ho preso male la distanza. - le rispose semplicemente
lui indicando con il dito un ragazzo poco lontano da loro che
alzò
la mano come per ribadire ciò che aveva detto l'amico.
-
Sei...stato tu?-
- Ehm...si- disse lui insicuro, non sapendo che
reazione aspettarsi da quella ragazza che si era alzata dal posto
come una furia.
A distanza di qualche metro, due ragazzi avevano
alzato la testa e stavano osservando tranquillamente la scena. Erano
sicuri che, entro poco, l'avrebbero vista scoppiare come una bomba e
fare una delle sue solite scenate da isterica. Tuttavia
rimasero piacevolmente stupiti, soprattutto uno in particolare,
quando sul volto della ragazza si dipinse un lieve e spontaneo
sorriso.
- Non fa niente.- disse Sara gentilmente.
-
Sicura? - domandò il ragazzo smarrito - Perché
sembrava che fossi
pronta ad uccidermi-.
Lei rise sfacciatamente - Non rientri ancora
nella mia lista nera, tranquillo.-
- Quell'ancora mi
preoccupa un pò se devo essere sincero- annunciò
lui con lieve
ironia. - Comunque mi chiamo Ivan- continuò tendendole la
mano che
lei strinse prontamente.
-Io sono Sara e lei è Giorgia- annunciò
indicando la sua amica che la osservava scettica con un sopracciglio
alzato.
-Ivan! Dobbiamo andare!- esclamò il ragazzo che avrebbe
dovuto essere la vittima della patatina.
- Oh certo.- rispose
subito lui per poi rivolgersi alle due ragazze - Scusate ancora per
la mia figuraccia.- disse afferrando di scatto la mano di Sara e
posandovi sopra le labbra - A presto.-
- C...ciao- balbettò lei
improvvisamente imbarazzata da tutta quella galanteria mentre lui si
allontanava e si dirigeva verso l'uscita del Bar.
Non appena non fu
più possibile scorgere la sua figura, Giorgia diede un forte
scappellotto sulla nuca di Sara.
- Ahia! Ma che ho fatto?- domandò
lei massaggiandosi il collo.
- C'è che, da un momento all'altro
sei passata da ragazza-facilmente-irascibile a
ragazza-facilmente-sedotta! Devo dedurre che Lorenzo sarà
cornificato?- esclamò lei fintamente oltraggiata facendo
l'equivoco
segno delle corna con le dita davanti alla sua faccia.
- Tu sei
tutta matta!- esclamò Sara indignata - Ero Facilmente
Irascibile
perché pensavo che fosse stato quell'idiota di
Granieri e, non
mi sembrava il caso di prendermela con uno che non l'ha fatto
apposta!-
Entrambe, come in un film al rallentatore, si voltarono
verso i due compagni di scuola notando sorprese che le stavano
osservando.
Guido fece un lieve sorriso che venne prontamente
ricambiato da Giorgia.
Lo Squalo invece, stava fissando
intensamente Sara. La ragazza rispose al suo sguardo mandando dei
lampi di assoluta sfida mentre lui faceva nascere sulle proprie
labbra un ghigno arrogante.
In quel momento Sara si rese conto che
non l'aveva mai visto sorridere davvero. Le sue espressioni erano
sempre contornati da finte risate e ghigni strafottenti che lo
facevano assomigliare al perfetto fratello gemello di Draco
Malfoy.
La ragazza sorrise lievemente a quel pensiero per poi
distogliere immediatamente lo sguardo.
La voglia di cioccolata calda le era
improvvisamente passata e, l'unica cosa che voleva fare era uscire da
quel posto nel quale si sentiva stranamente soffocare.
In silenzio
tirò fuori dal suo portafoglio i soldi per pagare le
ordinazioni
rimaste intatte, li lasciò sul tavolo e afferrò
le varie buste
appoggiate per terra per poi dirigersi verso l'uscita del Bar seguita
da Giorgia.
Preferiva di gran lunga continuare con lo Shopping
sfrenato dell'amica piuttosto che rimanere a pochi metri di
distanza da lui.
*
Guido Mastronardi aveva
tantissime qualità: una spiccata gentilezza, una grande
perspicacia
e, l'innata capacità di sopportare il suo migliore amico
Daniele.
Solo lui era in grado di tollerare i suoi atteggiamenti scorbutici ed
era l'unico ad avere il diritto di criticare eventuali sue azioni.
Avevano due caratteri totalmente opposti ma, riuscivano comunque a
volersi bene. Certo, non lo mostravano apertamente ( dopotutto loro
sono uomini!)
ma, lo si capiva
dai loro piccoli gesti quotidiani; una semplice pacca sulle spalle,
un passaggio in macchina, una birra offerta.
Tuttavia, c'era una
sola cosa che Guido detestava di Daniele: il modo in cui trattava la
fauna femminile che lo osannava praticamente come un Dio.
Per
questo guardò stranito l'amico quando le due ragazze se ne
furono
andate.
Daniele aveva osservato Sara Sparvieri con uno sguardo che
lui conosceva molto bene. Era lo sguardo di un abile cacciatore che
divora pazientemente la propria vittima e, mai come in quel momento,
Guido pensò che l'appellativo di Squalo gli calzasse a
pennello.
-
Smettila subito con quello sguardo- esclamò leggermente
irritato
distogliendo l'amico dai suoi pensieri.
- Quale sguardo?- domandò
il biondo accanto a lui sinceramente sorpreso.
- Quello che fai
quando vuoi qualcosa che non puoi avere...-annunciò serio
Guido.
-Ma
ti sei fuso il cervello?- esclamò Daniele bevendo un sorso
di birra
dal bicchiere tra le mani.
- No, affatto. Non provare a toccarla
Daniele- rispose Guido calmo ma con un velo di minaccia nel tono
della voce. Non voleva assolutamente che Sara, così
orgogliosa e
combattiva, avesse lo stesso trattamento delle sue conquiste. - Non
la meriti-
Daniele lo guardò letteralmente sorpreso e rimase in
silenzio per alcuni istanti poi, ridendo quasi perfidamente, disse -
Non ho alcuna intenzione di avvicinarmi a lei, quindi puoi stare
tranquillo: non toccherò la migliore amica della tua
innamorata-
Guido tossì violentemente dopo essersi quasi
strozzato bevendo la birra.
Maledetto! Riesce sempre a
rivoltare le situazioni a suo favore.
Intelligentemente decise
di rimanere zitto altrimenti il suo amico lo avrebbe preso in giro
con battute volgari e indecenti che non desiderava affatto sentire.
Così
guardò fuori dall'ampia finestra del Bar rischiando di
strozzarsi
nuovamente.
Dalle risate.
Giorgia Blasoni correva
trafelata da un negozio all'altro tenendo in precario equilibrio la
tre braccia decine e decine di buste e portandosi dietro una
recalcitrante Sara che sbuffava di continuo.
La maniaca dello
Shopping aveva i capelli ricci tutti in disordine, le guance
leggermente rosse e le carnose labbra contornate da un sorriso di
pura estasi. Proprio in quel momento le caddero per terra alcuni
pacchi che lei sbuffando raccolse fermandosi all'improvviso; con
il risultato che la povera Sara le andò addosso e
rischiarono
di cadere una sopra all'altra.
Guido tremò leggermente quindo il
sedere della riccia, fasciato da un semplice paio di pantaloni,
entrò
nel suo campo visivo mentre lei era impegnata a raccogliere le cose
cadute per terra.
- Oddio, riprenditi. Stai sbavando nel
bicchiere.- annunciò Daniele divertito ricevendo in risposta
un
ringhio infuriato.
- Comunque...-continuò il biondo diventando
serio tutto d'un tratto - Stasera vengo a dormire da te-
- Ancora la stessa storia?- domandò
Guido cercando di non mostrarsi dispiaciuto.
Daniele odiava
la
compassione.
- Ormai se ne fotte di tutto.- rispose lui annuendo
gravemente.
C'era un motivo per il quale Daniele Granieri aveva un
atteggiamento così sempre scorbutico.
Un motivo per il quale
rivolgeva la sua ira verso tutti.
Un motivo che lo ha portato a
diventare ciò che è adesso...
*
Quando quella sera, Sara
Sparvieri, tornò dopo un esilarante viaggio in motorino a
casa;
pensava che sua madre avesse ormai dimenticato la piccola
sciocchezza della punizione ricevuta quella mattina.
Tuttavia
aveva fatto male i suoi conti perché se c'era una cosa che
non
avrebbe mai dovuto fare era: non sottovalutare mai la doppia
personalità della madre e il suo lato vendicativo.
Infatti,
quando entrò nella sua stanza trovò centinaia e
centinaia di
bottigliette stranamente vuote sparse tra le quattro mura e, sopra
una di esse, trovò un minuscolo post-it che lesse sbigottita.
"Tesoro della
mamma!
Le bottigliette servono non
per
essere gettate addosso alle persone ma,
per motivi ben più
importanti.
Quindi, vorrei proprio che ora
tu andassi in bagno e,
riempissi tutte le 467 bottigliette
con quel bene prezioso che è l'acqua.
Ovviamente il mio è
un ordine.
Buon divertimento."
***
|
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Capitolo 4 *** *Water...again* ***
Note dell'autrice:
Eccomi qua con il nuovo capitolo al quale tengo particolarmente.
Ringrazio tutti voi per
il massiccio sostegno che mi dimostrate e, sperando che anche questo
capitolo vi piaccia, vi auguro buona lettura!
Capitolo
III
*Water...again*
"Tu
continua ad odiarmi, solo allora comincerò ad amarti"
***
Driin,
driin! Driin, driin!
Un leggero movimento sotto le soffici
coperte.
Una ragazza che
sbuffa.
Driin, driin!
La sveglia, lo strumento più odiato al
mondo, che suona.
Driin, driin! Driin, driin!
Delle
coperte che vengono gettate a terra.
Un
braccio fuori dal letto.
Una
sveglia che viene lanciata contro il muro.
- Che
palle!- mormorò Sara mentre si alzava in piedi con il segno
del
cuscino stampato sul viso.
Sospirò tragicamente mentre si
dirigeva verso il muro e, raccoglieva la sveglia da terra per poi
rimetterla sul comodino accanto al letto.
Per fortuna che era
rivestita di gomma.
La Signora Sparvieri era alquanto stufa di
comprare in continuazione delle nuove sveglie visto che la figlia
aveva l'innata propensione a lanciarle un po ovunque.
Ancora mezza
assonnata, la ragazza si avviò verso il bagno per prepararsi
per una
nuova giornata scolastica. Si fece una lunga doccia e, dopo essersi
asciugata i lunghi capelli biondi, indossò frettolosamente
una gonna
nera, le amate converse e una semplice maglietta bianca.
- Tesoro!
Muoviti o perderai l'autobus!- le urlò sua madre dalle scale
mentre
legava i capelli in una coda alta e metteva un po di fondotinta sul
viso.
- Arrivo- urlò in risposta per poi afferrare i libri di
scuola e metterli all'interno dello zaino, lasciando fuori solo
quello di Storia. Durante il tragitto dell'autobus avrebbe dovuto
ripassare visto che la professoressa aveva annunciato la sua idea di
torturare la classe con qualche domanda.
Scese al piano di sotto
e, arrivata in cucina, esclamò "Buongiorno" ai suoi
genitori mentre afferrava una fetta biscottata e se la metteva tra le
labbra. Guardò sua madre che in quel momento stava bevendo
il caffè
appoggiata al bancone.
Non aveva alcuna intenzione di accennare al
perfido scherzetto della sera precedente perché, ne era
certa,
quella donna non aspettava altro.
Aveva impiegato tre ore e mezza
a riempire d'acqua quelle maledette bottigliette e, quando aveva
finito, con le braccia completamente doloranti le aveva portate nella
cantina. Aveva fatto su e giù per le scale almeno trenta
volte e poi
si era gettata sul letto imprecando contro tutti e chiunque.
Iniziava
decisamente a provare una strana repulsione nei confronti di tutte le
bottigliette d'acqua.
Sua madre aveva un sorrisetto in faccia,
come se avesse percepito i suoi pensieri. La ragazza si
voltò allora
verso suo padre che sembrava totalmente all'oscuro dei fatti mentre
leggeva tranquillamente il giornale.
- Papà avrei bisogno dei
soldi per pagare l'ultima rata per il viaggio con la scuola-
-
Perché, quando avete bisogno di soldi, voi figli vi
rivolgete sempre
ai papà?- le chiese lui con un sorriso a metà tra
l'irritazione e
il divertimento senza staccare mai gli occhi dal giornale.
Le
donne di casa risero contemporaneamente.
- Tesoro. Sei l'uomo di
casa, è naturale che tu debba provvedere a tutto.- gli disse
la
moglie accarezzandogli lievemente la spalla.
Il signor Sparvieri
grugnì sfacciatamente mentre tirava fuori delle banconote e
li dava
a sua figlia.
- Cerca di non perderli perché non te li ridò-.
-
Ok, capo! Ora scappo che devo ripassare. Ci vediamo stasera!-
esclamò
Sara dando un bacio sulla guancia ad entrambi per poi mettersi lo
zaino in spalla e raggiungere la porta di casa.
- Almeno un grazie
non mi dispiacerebbe!- urlò l'uomo dalla cucina mentre lei
stava
quasi per uscire.
- E' il tuo dovere papi!- esclamò lei ridendo
mentre chiudeva la porta dietro di se. Poteva ancora sentire la voce
di suo padre che iniziava a borbottare "Piccola
insolente. Ma proprio da tua madre dovevi riprendere il
carattere?".
Sara rise
sfacciatamente uscendo in strada e, cercando di ignorare le urla di
sua madre che risentita stava esclamando "
Tu.Stasera.Divano."
Raggiunse
la fermata dell'autobus e iniziò a pensare all'evento
più atteso da
parte degli studenti della classe quarta e quinta, il viaggio a
Parigi. Non ci era mai stata e, non vedeva l'ora di vederla.
Certo,
probabilmente avrebbe dovuto sopportare per tutti e cinque i giorni
le angherie di Granieri ma, decise subito di scartare quel
detestabile pensiero per non rovinarsi la mattinata.
Quando riuscì
a salire sull'autobus si dedicò completamente alla Storia.
Era brava
in quella materia ma la professoressa tendeva spesso a fare domande
molto più complicate rispetto al previsto con parole troppo
forbite
che nessuno riusciva a capire. Molti erano gli studenti che si erano
beccati un "impreparato" soltanto perché non avevano
compreso le domande visto che la professoressa aveva usato termini
come "artatamente" "azzimato" "cachettico".
Parole che, anche lei che aveva la media del nove, ancora non
conosceva. Quindi era leggermente
in ansia.
Arrivata presso l'edificio scolastico andò in
Segreteria e pagò la rata per il viaggio che si avvicinava
sempre di
più. Mancavano solo due settimane e, molti studenti, era in
uno
status di totale fermento.
Salutò poi qualche faccia che
conosceva e, al suono della campanella, entrò in classe
trovando
Giorgia già al loro banco. Possibile che non riuscisse mai a
batterla nella puntualità?
Passarono le successive tre ore tra
filosofia e letteratura italiana. Uno
spasso assoluto insomma.
Durante
le due ore di filosofia, Sara rimase muta come una tomba considerando
chi la insegnava: l'amatissima preside Palombo. Prese appunti senza
alzare mai lo sguardo temendo che, se avesse solo osato guardarla,
quella
le avrebbe allungato la punizione che iniziava proprio quel giorno.
Sperava anche di non incontrare Granieri perché, se
solo si
fosse azzardato a farle un solo riferimento alla sua punizione, non
sapeva come avrebbe reagito.
Dopo aver ascoltato di Socrate e di
Manzoni, finalmente arrivò l'ora della ricreazione e, tutti
gli
studenti poterono dare sfogo alla loro parlantina.
Sara e Giorgia
uscirono dall'aula e, parlando del più e del meno,
raggiunsero il
bar che si trovava fuori dai cancelli della scuola nel quale
avevano preso ormai l'abitudine di andare da qualche
anno.
-Buongiorno Cesare!- esclamarono in coro al simpatico
proprietario che aveva disponibili per loro sempre calorosi sorrisi
e, a volte qualche panino gratis.
- Ehilà ragazze! La vostra
merenda è già pronta. Tenete!-
annunciò lui porgendo loro due
mega-giganti panini incartati che, le ragazze iniziarono subito a
mangiare sedendosi su due sgabelli.
- Allora sei pronta per
storia?- domandò Sara masticando.
- Se almeno chiudessi la bocca
e mi eviteresti il rivoltante spettacolo del tuo cibo, potrei anche
risponderti- le disse Giorgia schifata e, avendo come risposta una
bella bocca spalancata.
-Dai, smettila!- esclamò la riccia
chiudendo gli occhi con forza tra le risate dell'amica. - Comunque,
non lo sai?-
- Che cosa?-
- La figlia di quella di Storia si
sposa oggi, quindi abbiamo un'ora libera!- esclamò Giorgia
soddisfatta e gongolante.
- Davvero? Non mi stai prendendo per il
sedere vero?- domandò la bionda sospettosa.
- Ti sembro il tipo
che scherza riguardo a una materia in cui avrei preso sicuramente un
bel quattro?- le rispose l'amica alzando il sopracciglio destro.
Sara
ghignò sfacciatamente e, tenendo il panino con i soli denti,
iniziò
a battere le mani esaltata.
- Si lo so, sono sempre una portatrice
di buone novelle. Ma forse è il caso che usi le mani con
quel
panino, non vorrei che ti cadesse sui vestiti. Sembri una deficiente-
disse Giorgia guardandola sorridendo. Sara obbedì e, quando
finirono
il panino, salutarono Cesare mentre uscivano dal bar.
- E
comunque...-iniziò a dire la riccia stando davanti a Sara -
... i
vestiti che ho comprato ieri sono f a v o l o s i ...- disse
gesticolando soddisfatta mentre apriva la porta. - Quello celeste
è
uno schianto, non vedo l'ora di indos....ma
cosa!?-.
Sara alzò di scatto lo
sguardo sentendo quell'esclamazione e, guardò perplessa
l'amica che
finiva addosso a un ragazzo.
Un ragazzo con i capelli neri, un
fisico atletico e dei teneri occhi blu: Guido Mastronardi.
-
Scusa, ti ho fatto male?- domandò lui mettendole le mani
sulle
braccia per non farle perdere l'equilibrio.
-No, no! Anzi...-
esclamò lei arrossendo improvvisamente come un peperone.
Sara si
coprì le labbra con le mani per nascondere una risata mentre
Guido
sorrise gentilmente alla sua amica lasciandola andare.
- Ciao
Guido, come stai?- domandò la bionda avvicinandosi a loro.
-
Tutto bene, grazie. Stavo giusto venendo a comprare le sigarette
prima che suonasse.-
- Se vuoi ti aspettiamo...- disse Giorgia
velocemente e impacciata . In presenza del ragazzo non riusciva mai a
tapparsi la bocca!
-Ok, ci metto tre secondi...- disse il ragazzo
scomparendo rapidamente nel bar mentre Sara osservava con un
sopracciglio alzato l'amica.
- "Anzi"?
- domandò scettica - le sue possenti
braccia ti piacciono così tanto?-
Giorgia si coprì la faccia con
le mani imbarazzatissima - Ti prego, uccidimi.-
Sara rise ma non
poté risponderle visto che il ragazzo stava già
tornando. All'anima
dei tre secondi!
- Andiamo?- disse lui rivolgendosi direttamente a
Giorgia che annuì mentre si avviavano verso il cancello
della
scuola.
Dopo alcuni istanti di silenzio imbarazzante, Guido chiese
cortesemente - Allora, venite a Parigi?-
-Ovvio...non mi perderei
mai la capitale della moda!- esclamò Giorgia.
-Ovvio...non mi
perderei mai la capitale dell'amore!- disse contemporaneamente
Sara.
Il ragazzo rise sfacciatamente alla loro duplice risposta -
Bé...io la vedo come la capitale della Belle Epoque...-
Tutti e
tre ridacchiarono mentre sorpassavano il cancello.
- Guarda,
guarda...amico mio, dovresti migliorare le tue compagnie.- disse una
voce fintamente divertita dietro di loro.
Guido si voltò verso
Daniele e, impassibile, dichiarò - vuoi aggiungerti a noi?-.
Il
ragazzo lo squadrò con un espressione squisitamente
disgustata poi,
fece un leggero cenno con il capo nella direzione di Giorgia come per
salutarla e, guardò infine Sara. La ragazza lo osservava
immobile,
come in attesa di partire all'attacco.
- Sparvieri- le disse lui
svogliatamente guardandola con quei profondi occhi azzurri.
-
Granieri.- annunciò la ragazza per rispondere al
suo saluto
stranamente quasi civile anche se era perfettamente evidente il tono
riluttante. - Che c'è? Ti senti solo e vuoi farci
compagnia?-.
-
Ti piacerebbe bionda? Vorresti che ti fossi sempre vicino?- rispose
lui prontamente con il solito ghigno.
- Ma vattene al diavolo!
Solo una povera ubriaca ti vorrebbe accanto - esclamò lei
riprendendo a camminare e, cercando di ignorarlo.
Doveva
solo raggiungere la classe e, sarebbe andato tutto bene.
Ma
il ragazzo iniziò subito a camminarle dietro - Come mai ieri
al
centro commerciale non hai finito la tua cioccolata? Ti avevo fatto
venire le farfalle nello stomaco?- domandò canzonatorio.
Cavolo
non gli sfuggiva niente!
- L'unica
reazione che il mio stomaco ha quando ti vedo è
un'improvvisa voglia
di vomitare
per lo schifo che ho davanti.- disse Sara riuscendo a mantenere
stranamente la calma mentre sentiva il lieve brusio di Giorgia e
Guido che, chissà di cosa stavano parlando.
Ormai stavano
camminando nel lungo corridoio e, le mancava pochissimo
per raggiungere la classe e per
liberarsi della presenza di Granieri. Solo qualche passo e avrebbe
raggiunto la serenità.
- Oh, così mi offendi profondamente!-
esclamò lui portandosi diverto una mano sul cuore - Ma
dimmi...-
continuò poi afferrandole improvvisamente il braccio e,
facendola
voltare verso di lui sotto lo sguardo degli altri studenti -...tutta
questa irritazione che cerchi di nascondere è
perché non vedi l'ora
di pulire la classe alla fine delle lezioni?- disse
perfidamente.
Sara, immediatamente, gli puntò addosso lo sguardo.
Fino a un attimo prima aveva tenuto gli occhi rivolti verso gli altri
studenti, fingendo disinteresse di fronte al ragazzo che le teneva il
braccio e di fronte a tutti quei ragazzi che sembravano in attesa
dello scoppio di una bomba.
Bomba che effettivamente scoppiò
visto che Daniele Granieri aveva
toccato un tasto alquanto dolente.
Aveva
davvero
cercato di ignorarlo ma lui aveva attaccato come una volpe astuta
mettendo al centro della scena il punto debole della ragazza:
l'orgoglio.
- Come osi!- esclamò lei inviperita e irrigidendosi
subito. Sembrava una delle tre Erinni e, nella sua testa c'era
un'unica e agognata parola: vendetta.
Con le guance diventate
rossissime e con uno strano luccichio negli occhi si guardò
intorno
in cerca di qualcosa. Ma cosa?
Proprio in quel momento un
ragazzino del secondo anno stava passando tranquillamente con una
bottiglietta d'acqua
tra le mani che, prontamente, la
ragazza afferrò
aggressiva - Scusa, te la ricompro!-. Il povero ragazzo la
guardò
con gli occhi spalancati ma, ebbe il buonsenso
di filarsela sotto quello sguardo omicida.
Sara, si liberò con
forza dalla stretta di Daniele e, lo guardò minacciosa.
Ma
proprio una bottiglietta d'acqua le doveva capitare? pensò
mentre con un piccolo movimento della mano svitava il tappo davanti
all'espressione vigile del biondo.
- Non ti azzardare.- le disse
minaccioso, capendo subito le sue intenzioni.
- Tranquillo, questa
volta non cercherò di sfigurare il tuo bel faccino.-
annunciò lei
innocentemente.
-Ti avverto, prova solo a....- cominciò lui ma
non poté continuare visto che un getto d'acqua lo
colpì in faccia e
sul petto.
Improvvisamente, per tutto il corridoio, calò un
totale silenzio mentre Sara sorrideva trionfante buttando la
bottiglietta in un cestino lì accanto. Sentiva perfettamente
dietro
di se l'esclamazione sorpresa di Giorgia mentre tornava a voltarsi in
direzione dello Squalo.
Aveva il viso livido per la rabbia e, le
braccia gli tremavano come se cercasse di mantenere il controllo
ormai perso. Se doveva essere sincera, Sara non l'aveva mai visto
così collerico.
Con un gesto stranamente calmo, il ragazzo posò
una mano sulla propria guancia per togliere alcune goccioline d'acqua
poi, la guardò negli occhi.
- Questo, è proprio ciò che non
dovevi fare.- disse facendo un passo nella sua direzione.
Sarà
avvertì subito che c'era qualcosa di diverso rispetto ai
loro
precedenti battibecchi e, ne fu consapevole quando sentì la
voce di
Guido che diceva un semplice " Oh,
oh. Ora sono guai." come se la
ragazza avesse combinato qualcosa di irreparabile.
Gli occhi di
Granieri erano ridotti a due fessure mentre le veniva incontro come
se volesse sbranarla e, Sara inconsapevolmente indietreggiò.
-
Che c'è? Ora vuoi scappare?- le chiese lui furibondo
percependo il
suo lieve movimento.
- Io non scappo da nessuno,
tanto meno da te.- gli rispose la ragazza fiera.
- E fai male.-
disse lui. E scattò in avanti come un lupo provando ad
acchiapparla.
Sara, senza rendersene conto,indietreggiò ancora e
gli voltò le spalle correndo verso le scale e cercando di
distanziarlo il più possibile.
Ma, il ragazzo, non era certo il
tipo di persona che demordeva tanto facilmente e, con
agilità, la
seguì lasciando dietro di se una miriade di studenti
scioccati.
-Sparvieri!- urlò collerico mentre la avvicinava ma la
ragazza davanti a lui aumentò di velocità e,
scese rapidamente le
scale con uno squittio sorpreso.
- Lasciami in pace!- Urlò
ansimando senza accennare a fermarsi.
-Mai.- annunciò lui
scattando ancora di più e riuscendo a diminuire la distanza.
Con un
rapido balzo allungò le mani per afferrarla ma
riuscì ad
acchiappare solo l'aria dato che, all'ultimo secondo, lei aveva
improvvisamente svoltato.
- Quell'acqua...Te.La.Meritavi.- esclamò
ancora lei tra un respiro e l'altro.
-Tu credi?- le disse lui
tranquillo mentre deciso accelerava il passo. Il
tempo dei giochi era finito.
Con
un rapido movimento la raggiunse e strinse un suo braccio. Tra le sue
urla la prese per i fianchi e, con agilità se la
caricò su una
spalla.
- Che cazzo fai coglione?- strillò lei trovandosi
improvvisamente a testa in giù rivolta verso la sua schiena
e con
una presa salda attorno alle cosce.
- Che linguaggio volgare per
una giovane donzella- le disse semplicemente lui iniziando a scendere
per altre scale.
- Vaffanculo!- esclamò la ragazza dandogli dei
pugni sulla schiena.
- E' ora che qualcuno ti insegni
l'educazione.- rispose Granieri stringendole forte le cosce e
facendole scappare un gemito di dolore.
-Lasciami.- gli ordinò
lei incavolata provando a divincolarsi.
- Facciamo un resoconto
della situazione invece. Ho la maglietta e i capelli bagnati dato che
tu hai
osato lanciarmi addosso l'acqua di fronte a tutta la scuola. E'
giusto che ricambi il favore.-
Lei, in risposta, continuò a
dargli dei forti pugni - Fammi scendere stronzo!-
- Mi hai appena
colpito il sedere? Non ti facevo così perversa.-
annunciò lui
sarcastico.
Sara arrossì imbarazzata e bloccò la scarica di
pugni improvvisamente -Cosa vuoi fare?-
- Abbi pazienza e lo
vedrai.- fu la sua laconica risposta mentre raggiungeva la porta
della palestra.
Ma dov'erano i
professori quando servivano?
Tra i
continui sbuffi dalla sua preda, lo Squalo entrò in uno dei
tanti
spogliatoi facendo sgranare gli occhi alla ragazza che, a quel
punto, capì le sue intenzioni.
-Oh, non ci provare nemmeno lurido
parassita!- esclamò con lampi di odio negli occhi e,
ricominciando a
divincolarsi ancora più ferocemente.
Lui, non le rispose nemmeno
mentre raggiungeva una doccia.
- Cazzo, lasciami andare!-
Daniele
la fece scendere velocemente e la sbatté contro il muro
aprendo con
una mano l'acqua e allontanandosi da lei bloccandole
l'uscita.
L'acqua la colpì con un forte getto sui capelli mentre
provava a fare un passo in avanti per poi venire subito spinta dentro
dal ragazzo che iniziava a ridere.
- Ma sei proprio un cretino!-
esclamò lei con il volto totalmente bagnato e, con i vestiti
che le
si stavano appiccicando alla pelle. Provò nuovamente ad
allontanarsi
dal getto dell'acqua ma...niente. Lui prontamente la rispingeva
sotto.
Daniele Granieri rideva come un pazzo mentre demoliva ogni
suo tentativo di uscire dalla doccia e, questo la faceva
letteralmente incazzare.
- Ma che pulcino bagnato che abbiamo
qui...- disse lui divertito.
Sara lo fulminò con un'occhiataccia
e, fece nuovamente un passo verso il ragazzo che prontamente
allungò
la mano per bloccarla. Quello fu il
suo errore.
La ragazza infatti, lo
afferrò per il braccio e, lo tirò verso di se
rendendolo vittima
della sua stessa idea.
- Un altro pulcino bagnato, eh?- domandò
sarcastica lei spingendo la sua testa sotto l'acqua.
Daniele era
livido. Merda l'aveva fregato di
nuovo!
La strinse forte per i
fianchi con l'intenzione di allontanarla ma, ciò che
toccò lo
immobilizzò per un attimo. Perché sotto le sue
mani sentiva la
pelle della ragazza; scoperta a causa della maglietta che si era
lievemente alzata durante la loro lotta.
Bagnata,
morbida, da accarezzare.
Osservò
la ragazza che sussultò improvvisamente e abbassò
lo sguardo. Le
sue grandi mani contornavano i suoi fianchi con una presa che
lievemente si addolcì.
Inconsapevolmente mosse le mani e le fece
andare dietro la schiena, alzando ancora di più la maglietta
bianca
che ormai totalmente bagnata, gli permetteva di avere una completa
visione del reggiseno grigio di pizzo. Daniele deglutì
rumorosamente.
Ma cosa diamine
stava facendo?
Sara si riscosse
dall'immobilità che l'aveva dominata e, tentò di
allontanarsi
mettendogli le mani sul petto e spingendolo lontano ma, l'acqua ai
loro piedi la fece scivolare e barcollare pericolosamente. Il ragazzo
allora la strinse ancora più forte appoggiandosi al muro per
non
cadere anche lui e, ritrovandosela completamente tra le braccia.
Contemporaneamente, alzarono entrambi lo sguardo. Sara lo
guardava con gli occhi spalancati mentre lui la osservava
quasi
spaesato. Daniele abbassò di nuovo lo sguardo verso le mani
che lei
teneva ancora sul petto. La ragazza voleva - doveva- ritirarle ma,
era letteralmente paralizzata. Anzi quando lui iniziò a fare
delle
brevi carezze sulla sua schiena nuda, strinse ancora più
forte il
tessuto.
Daniele, mosse lievemente una mano e lentamente la fece
scendere verso il basso. Leggera come una piuma quella discese
verso le natiche e si fermò all'altezza dell'orlo della
gonna.
Il
ragazzo continuò a guardarla intensamente mentre accarezzava
la
coscia con movimenti circolari che portarono Sara a fare dei respiri
sempre più corti. Poi, improvvisamente, le mani di lui si
staccarono
e le afferrarono rudemente il sedere.
Sarà ansimò
inconsapevolmente mentre lui la tirava ancora più vicino con
un roco
gemito poi, come se si fosse ripresa dalla trance in cui era
sprofondata, spalancò gli occhi e con forza si
divincolò.
Daniele
la lasciò subito andare mentre la guardava sistemarsi la
maglietta e
la gonna coprendo la poca pelle visibile. Che cazzo gli era
preso?
Sbuffò silenziosamente mentre chiudeva la doccia e, usciva
fuori da quello spazio ristretto; si avvicinò a una panca e
afferrò
l'unico asciugamano presente sentendo il respiro di lei che iniziava
a calmarsi.
Sara era rimasta in piedi non sapendo dove guardare.
Dio, Daniele Granieri l'aveva toccata
e, nel suo sguardo aveva visto per un momento un guizzo
di...desiderio?
Cavolo, neanche
Lorenzo l'aveva mai toccata così!
Oddio, Lorenzo.
Come poteva
stare con un ragazzo e farsi toccare da un'altro?
Chiuse
improvvisamente gli occhi notando che la vista era leggermente
annebbiata a causa delle lacrime che spingevano per uscire. Era una
persona orribile.
Mestamente si avvicinò alla panchina in cerca
di qualcosa con cui asciugarsi tentando di ignorare il ragazzo a
pochi metri di distanza da lei.
-Tieni.- le disse semplicemente
lui allungandole l'asciugamano che teneva tra le mani.
Quelle
stesse mani che l'avevano accarezzata così sensualmente fino
a pochi
istanti prima.
- Grazie.- rispose sarcastica afferrando il tessuto
ormai fradicio.
Granieri, stranamente, non le rifilò alcuna
battutina delle sue mentre si aggiustava i disordinati capelli
biondi. Il ragazzo, semplicemente sbuffò e, in totale
silenzio
raggiunse la porta.
- Aspetta!- esclamò Sara improvvisamente.
Lui
lasciò la maniglia e, si voltò verso di lei -
cosa c'è?- domando
guardandola impassibile.
- Quello....che...è successo.
Insomma..non...è niente,no?- gli chiese lei stranamente
imbarazzata.
Non le era mai successo di parlare con Granieri con quel tono
insicuro.
Lo guardò tentando di mostrare un'assoluta calma e,
cercando di evitare quelle maledette goccioline d'acqua che gli
scorrevano lungo il viso e che, birichine, scendevano scomparendo
sotto la maglietta. Una maglietta che nascondeva un petto muscoloso e
possente che lei aveva sentito con le proprie mani.
-Certo che non
è niente!-
esclamò lui improvvisamente - Non voglio di certo avere
nulla a che
fare con te.- disse guardandola con totale disprezzo. - Anzi, mi
stupisce perfino il fatto che tu ti sia lasciata toccare da me. Devo
dedurre che ti piace tanto il tocco di qualsiasi ragazzo?-
Sara lo
guardò sbigottita - Mi stai dando della puttana?-
domandò con gli
occhi quasi lucidi che il ragazzo non notò. Non aveva mai
osato
offenderla a tal punto.
- Precisamente-
affermò lui tagliente aprendo la porta e, chiudendola
rumorosamente
dietro di se mentre usciva lasciando una ragazza che, per la prima
volta nella sua vita, pianse per colpa di Daniele Granieri.
*
Quando,
Giorgia Blasoni, guardò la sua migliore amica che tornava da
chissà
dove capì subito che c'era qualcosa che non andava. Sara,
aveva gli
occhi stranamente lucidi e indossava la tuta che usavano solo per
fare ginnastica.
- Cosa è successo?- le chiese preoccupata
avvicinandosi a lei.
-Niente-
rispose Sara ma, la riccia sapeva che quando la ragazza diceva
niente, in realtà era tutto.
- Non mi prendere
per il culo- esclamò infatti indispettita. -
Perché hai pianto?
Come mai non indossi più la gonna?-
- Credo che non indosserò
mai più una gonna per tutta la vita...- fu la laconica
risposta
della bionda prima di narrare i fatti accaduti.
Giorgia Blasoni
non aveva mai avuto niente contro il ragazzo più famoso
della
scuola. Certo, detestava certi suoi comportamenti ma, tra i due, non
c'era mai stata quell'ostilità che faceva sorgere insulti e
aspre
battaglie. Entrambi avevano deciso silenziosamente di ignorarsi a
vicenda senza provocare danni. Tuttavia quel giorno la ragazza,
sempre buona e gentile con tutti, stava letteralmente decidendo di
uccidere Daniele Granieri.
Nessuno, poteva permettersi di
definire la sua amica come puttana e, riuscire a
scamparla!
Era completamente furiosa, e ciò lo si
poteva dedurre dalle
numerose imprecazioni e parolacce che tutti gli studenti della scuola
la sentirono esclamare a gran voce al termine delle lezioni.
-Quel
farabutto mentecatto....-
- Giorgia, per favore smettila- la
implorò Sara tra gli sguardi curiosi di numerosi ragazzi e
ragazze
che, stranamente, quel giorno non volevano andarsene da scuola.
-
Coglione megalomane...-
-
Giorgia!-
- Lurida creatura di sesso maschile che ragiona
con il pisello...-
-Ora basta.- le ordinò Sara mentre
raccoglieva i propri libri scocciata.
- Essere merdoso e
indegno...-
Sarà sbuffò spazientita trucidando con
un
occhiataccia gli studenti che, improvvisamente scomparvero dalla
classe.
-Sara cosa sta succedendo?- Domandò Guido passando
davanti alla loro aula dopo aver sentito da un ragazzino che "La
Blasoni era stata posseduta".
- Non smette di imprecare
contro Granieri. Non riesco a placarla.- disse la ragazza
scoraggiata.
- Figlio di puttana che deve andare
all'inferno...- continuò Giorgia senza notarli
mentre chiudeva
lo zaino.
- Posso aiutarti io?- le domandò gentilmente Guido.
-
Bastardo puttaniere...-
-Ti prego si! Devo iniziare a
pulire la classe. Prova a dirle qualche cosa tu, a me non dà
retta.-
lo implorò Sara mettendo la cartella sulla cattedra - Io
intanto
vado a prendere lo straccio e il secchio...-
- Stupido pennuto
senza cervello...-
Guido, guardò stranito la riccia -
Perfetto, a tra poco.- disse avvicinandosi a Giorgia.
Sara uscì
dalla classe sperando che quel ragazzo riuscisse davvero a farla
stare zitta e a farla andare via. Non voleva di certo rimanere in
quel posto più del dovuto per colpa sua!
Ma cosa poteva
inventarsi Guido? Quando Giorgia si accaniva su una cosa, niente
riusciva a distoglierla dai propri pensieri.
Tuttavia fu costretta
a ricredersi mentre sentiva scendere uno strano silenzio
nell'aula.
- Giorgia, ti va di uscire con me Sabato?-
Guido
era davvero riuscito a zittirla.
***
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Capitolo 5 *** *My perfect boy* ***
cap 4
Note dell'autrice: Questo quarto capitolo si
è fatto un pò attendere ma, visto che sto un
pò stravolgendo la storia, mi sembra il minimo! Ho mescolato
un pò questo e il successivo capitolo, mi sembrava la cosa
ideale.
Ps: ne approfitto per pubblicizzare una mia nuova storia sul mondo di
Harry Potter. I protagonisti sono Draco Malfoy e un nuovo personaggio.
E' una fan fiction ancora in fase di costruzione ma se ci passate a
dare un occhiata e mi fate sapere il vostro parere mi renderete molto
felice!
Detto questo, vi auguro buona lettura. Paola.
Capitolo
IV
*My perfect
boy*
"Se tutto
è imperfetto in questo imperfetto mondo,
l'amore
invece è perfetto nella sua assoluta e squisita imperfezione"
Gunnar Björnstrand,
Il settimo sigillo.
***
Erano
ormai le quattro del pomeriggio quando Sara tornò a casa.
Aveva passato tre ore a
ripulire lo schifo che aveva trovato tra i vari banchi della classe
e, ancora si sentiva nauseata.
La casa era silenziosa e, i suoi
genitori, le avevano lasciato un post-it sul frigorifero scrivendole
che quella sera sarebbero tornati tardi e le suggerivano di invitare
Giorgia a dormire da lei per non stare sola. La ragazza
inviò così
un messaggio all'amica, sicura che avrebbe accettato poi, si sedette
sul bancone della cucina pensierosa.
Nella sua mente regnavano
sovrane immagini che non la volevano lasciare in pace!
Mani
grandi e forti sui suoi fianchi.
Addominali perfetti nascosti da
una maglietta bagnata.
Occhi che la guardavano
intensamente.
Braccia che la stringevano contro di sé.
-Basta!-
esclamò Sara disperata reggendosi la testa tra le mani. Non
poteva
continuare a pensare ancora a Granieri dopo che le aveva dato
praticamente della puttana!
"Devo
dedurre che ti piace tanto il tocco di qualsiasi ragazzo"?
Non
era stato derisorio o sfacciato: per la prima volta era stato cattivo.
Crudele.
Crudele
dopo che lei si era così scioccamente
lasciata andare, paralizzata dalle sue stesse sensazioni. Sensazioni
che non aveva mai provato nemmeno con Lorenzo.
Certo, lei non era
più vergine ma, non era di certo una puttanella da quattro
soldi
come le ochette che stavano sempre attorno allo Squalo. Cacchio,
Lorenzo aveva dovuto aspettare sei
mesi prima di
riuscire a portarla a
letto senza farla scappare e Granieri le dava della puttana?
Il
ragazzo l'aveva sempre presa in giro ma, sentire l'opinione che aveva
di lei l'aveva stranamente ferita. Poteva deriderla, ingiuriarla,
offenderla ma lei credeva che lo facesse comunque perché la
considerava una ragazza intelligente, l'unica a tenergli testa, una
sua pari insomma. E mai avrebbe immaginato di essere trattata
così.
Ed era infuriata con se stessa. Si era fatta toccare come una
bambola di pezza senza alcuna reazione. Era stata usata e,
forse aveva fatto emergere in superficie un suo punto debole: la
sessualità.
Certo, lei è Lorenzo facevano spesso l'amore ma, non
c'era mai nulla di nuovo.
Aveva letto in molti libri
del desiderio, della passione tra due persone ma se doveva essere
sincera, quella passione non la sentiva più con Lorenzo. Il
loro unirsi
era gradualmente diventato un gesto quasi meccanico.
Invece,
quando Granieri l'aveva solo semplicemente accarezzata, aveva sentito
un intenso brivido su tutto il corpo, il respiro era diventato
pesante e, il corpo era stato scollegato dal cervello. Tutto
questo, solo toccandola!
Non riusciva a mettere in pace i propri
pensieri, voleva uccidere Granieri per il semplice fatto che aveva
osato chiamarla puttana ma, voleva anche accarezzare di nuovo quel
possente petto e magari baciarlo, saggiare quelle carnose
labbra.
Venne improvvisamente distratta dal cellulare che le
annunciava l'arrivo di un messaggio che lesse subito.
'
Piccola. Mia zia sta portando nonna a una visita medica. Ho un po di
tempo libero quindi sto venendo da te. A fra poco amore!'
- Sono
una persona orribile!- esclamò tra se e se mentre nuove
lacrime le
spuntavano sugli occhi.
E adesso
cosa avrebbe fatto? Glielo doveva dire?
Compose
in fretta e furia il numero di Giorgia che, dopo pochi squilli
rispose - Dimmi!-
- Lorenzo sta venendo qui.- le disse Sara
ansiosa mentre si dirigeva in camera sua.
- E qual'è il
problema?- domandò l'amica innocentemente.
- C'è che il ragazzo
che odio di più al mondo mi ha praticamente toccata!-
-
Appunto, solo
toccata. Non avete
fatto sesso selvaggio nella doccia per quanto ne so.-
- Ma io l'ho
lasciato fare!- esclamò esasperata e irritata nello stesso
tempo.
-
Tutti commettono degli errori. Ma perché Lorenzo sta venendo
lì?
Non aveva da fare con nonnina?-
le
domandò seccamente Giorgia con un tono irritato che Sara
prontamente ignorò. Da
quando Guido l'aveva invitata per un'appuntamento, la sua amica era
alquanto suscettibile.
- Ha qualche
ora libera. Quindi non glielo dico?-
- No. Un segreto in più non
guasta a nessuno.-
- Io non gli ho mai tenuto segreto niente!-
dichiarò Sara inviperita.
La ragazza dall'altro capo del telefono
sbuffò quasi scoraggiata - Lascia stare. Tu non dirgli
niente e
vedrai che andrà tutto bene. Ora devo andare, devo provarmi
un
vestito. A stasera!- e attaccò lasciando Sara basita di
fronte allo
schermo del telefono. Lei aveva bisogno di una mano e, Giorgia pensava
ai vestiti?
- Vattene al diavolo! Stasera te la farò
pagare!- urlò indispettita mentre toglieva la tuta di
scuola. Si
fece una lunga doccia rilassante e, quando aveva ormai indossato un
pantalone e una felpa, suonò il campanello di casa: Lorenzo
era
arrivato.
Si fiondò subito sulle scale e aprì la porta di
casa. Ed
eccolo lì, il suo perfetto ragazzo.
- Ciao piccola- le disse lui
sorridendole contento. La ragazza si lanciò tra le sue
braccia di
scatto. Il suo paradiso personale era finalmente arrivato.
Non
c'era più Granieri, ne le bottigliette d'acqua, ne
l'atteggiamento
strano di Giorgia.
Esistevano solo quelle braccia che la stavano
stringendo forte. Esistevano solo loro due.
- Come mai così
contenta di vedermi?- domandò lui fintamente sorpreso.
- Oggi è
stata una brutta giornata e ... mi sei mancato- annunciò
Sara
lasciandolo entrare in casa.
- Ti va di parlarne?- le domandò lui
premuroso mentre si gettava sul divano nel salone.
- La solita
storia. Quel ragazzo di scuola ne ha combinata un'altra delle sue-
mormorò lei evitando volutamente lo sguardo e, facendo finta
di
sistemarsi i capelli in una coda.
- Quel Daniele?- chiese quindi
lui per conferma. Avevano parlato tante volte del biondo che la
tormentava e, ogni volta, finivano per litigare. Lorenzo lo voleva
conoscere per dirgliene quattro mentre lei voleva semplicemente
ignorarlo. Il miglior attacco dopotutto è l'indifferenza.
- Si, ma ti prego non ho voglia di parlarne.-
-
Come vuoi- le rispose Lorenzo allargando le braccia e, invitandola ad
appoggiarsi a lui. Forse potevano evitare l'ennesima litigata per quel
giorno.
Sara gli appoggiò il capo sul petto e sospirò
esausta godendosi quel momento di pace.
- Allora, come sta nonna
Emilia?- domandò iniziando ad
accarezzargli il petto da
sopra la maglietta con movimenti circolari come era solita
fare.
-Bene. Molto
bene.- esclamò lui indifferentemente irrigidendosi
all'improvviso.
Sara rise accentuando il movimento delle dita; gli erano sempre
piaciute le carezze
sul petto.
- Vogliamo vederci un film?- domandò poi
innocentemente.
- Si, ma scelgo io.- disse lui ridendo malefico mentre la
spostava e si alzava dirigendosi verso lo scaffale in cui erano
riposti i dvd.
Sara osservò rapita le sue dita che scorrevano tra
i molti cd e quel labbro inferiore torturato inconsapevolmente mentre
si
decideva. Dio, era così bello.
Il ragazzo esultò trionfante trovando
un film e, afferrandolo con una mano, lo mise davanti ai suoi occhi.
- Never back down? Ma l'abbiamo visto almeno dieci volte!-
esclamò lei scettica.
- Lo sai che lo adoro.-
- Adori di più
le tette e il culo della ragazza di cui si innamora il protagonista
.- sbuffò lei fintamente risentita.
- Amore, mi stupisco di te!-
esclamò Lorenzo mentre faceva partire il film ridendo
rumorosamente -
Lo sai che il tuo culo e le tue tette sono imbattibili!-.
La
ragazza gli diede un leggero pugno sul fianco oltraggiata mentre lui
si risistemava sul divano e la avvolgeva nuovamente con le braccia.
Passarono
tutto il tempo del film tra casti baci, qualche battutina, tenere
carezze e, dopo
aver visto combattimenti su combattimenti, il loro stomaco
brontolò
per la fame.
- Direi che è ora di mettere qualcosa sotto i
denti.- dichiarò Guido facendola alzare dolcemente.
Andarono in
cucina e si prepararono uno spuntino che subito divorarono.
-
Domani ti accompagno io a scuola, ti va?-
Sara lo guardò
lievemente sorpresa. Non era mai venuto a scuola da lei, ne per
accompagnarla ne per prenderla a fine lezioni.
- Come mai?-
domandò leggermente sospettosa mentre beveva un sorso di
succo. Non vorrà davvero conoscere Granieri!
- Ci dev'essere per
forza un motivo? Voglio semplicemente passare un po di tempo con la
mia ragazza visto che ultimamente ci siamo visti così poco.-
le
rispose avvicinandosi a lei e posandole un leggero bacio sullo
zigomo destro.
Sara sospirò estasiata. Quel ragazzo era così
dolce e, l'indomani mattina, era disposto perfino ad alzarsi presto dal
letto.
Solo per lei.
Nonostante le continue tensioni che c'erano tra di
loro, Lorenzo la faceva sempre sentire importante. Era così
perfetto.
E lei si era
lasciata
toccare da un'altro.
Di slancio
lo abbracciò possessivamente e lo tirò verso di
se. Lorenzo quasi
barcollò per l'impeto che ci aveva messo e, per tenersi in
equilibrio, posò le mani sui braccioli della sedia sulla
quale era
seduta. La guardò teneramente negli occhi e, si
avvicinò alle sue
labbra.
Per Sara, baciarlo non era mai stato così giusto.
Il tocco delle loro bocche era così catartico, liberatorio.
Le sue
labbra la veneravano, la sua lingua la idolatrava; i suoi lievi
respiri le rendevano omaggio. Si sentiva perfetta.
Il ragazzo
allontanò lentamente il viso dal suo e la afferrò
saldamente per i
fianchi facendola alzare. Poi, la spinse a sedere sul tavolo accanto a
loro mentre Sara gli cingeva subito la vita con le proprie gambe.
Le
loro labbra si incontrarono di nuovo, fameliche
e Lorenzo le accarezzò le cosce mentre la traeva ancora
più vicino
a se aprendo poi con uno scatto la lampo dei suoi pantaloni.
Sara portò le proprie mani dietro la nuca del ragazzo per
accarezzargli i
bellissimi capelli biondi.
Biondi?
Lorenzo
non aveva i capelli biondi, lui è moro! Pensò
energicamente paralizzandosi all'istante.
Le si mozzò il respiro quando il sorriso del
ragazzo
si trasformò improvvisamente in un ghigno sfacciato. Le mani
di
Lorenzo erano ora più grandi, la sua presa più
decisa e, il suo
petto stava diventando più robusto.
Non c'era più Lorenzo
davanti a lei.
C'era Daniele Granieri che la guardava
intensamente e con brama.
- Tesoro, tutto bene?- le domandò il
ragazzo circondandole il viso con la mani a coppa mentre lei chiudeva
di scatto gli occhi.
Quando li riaprì pochi istanti dopo lo
Squalo non c'era più - Aspet...ta. Non credo di
sentirmi...bene.-
annunciò rischiando l'iperventilazione e diventando
bianca
cadaverica.
- Oddio, vieni ti devi sdraiare.- annunciò lui
preoccupato mentre la prendeva in braccio e si avviava verso il
salone. - Sei pallida. Hai bisogno di qualcosa? Un tè caldo,
un
bicchiere d'acqua...-.
- No...-mormorò lei ormai sull'orlo delle
lacrime - Devo....riposare. Scusami.-
La
posò dolcemente sul divano per poi coprirla con una coperta
- Non
c'è niente
di cui tu debba scusarti. Può succedere. - le disse
accarezzandole gentilmente i
capelli.
Sara singhiozzò sull'orlo della disperazione e, calde e
grosse lacrime incominciarono ad uscirle dagli occhi.
Si sentiva
uno schifo. Una traditrice.
Stava
per fare l'amore con il suo ragazzo e, a chi pensava?
A Daniele
Granieri.
- Amore. Prova a dormire, io rimango qui a farti
compagnia, va bene?- annunciò Lorenzo guardandola con
angoscia e preoccupazione.
- Giorgia deve venire qui a
dormire...-mugugnò lei chiudendo gli occhi.
- Ok, la chiamo io.-
le rispose lui accarezzandole lievemente il viso.
Sara sospirò
affranta da tutta quella gentilezza ma, riuscì comunque a
estraniare
la propria mente da qualsiasi pensiero, cadendo subito in un sonno
profondo.
*
Erano
ormai le otto di sera quando la ragazza aprì nuovamente gli
occhi e
cominciò a guardarsi intorno incontrando due pagliuzze verdi
che la
osservavano incuriosite a pochi centimetri di distanza.
Ancora
mezza addormentata, sussultò per la sorpresa e si
tirò velocemente
a sedere sbattendo con il viso contro qualcosa di duro.
- Ma sei
matta?- esclamò Giorgia massaggiandosi la fronte dolorante e
guardandola di sbieco.
- Tu sbuchi all'improvviso come i funghi!-
rispose Sara strofinandosi la mano sulla guancia, vittima innocente
dello scontro con la testa dell'amica. -Lorenzo?-
- E' andato via.
Mi ha chiamata dicendo che stavi male ma non poteva rimanere
perché doveva andare a prendere l'arzilla
nonna dalla zia.-
annunciò l'amica - Che cosa è successo?-
- Noi
stavamo...ecco....- balbettò lei ancora scoraggiata.
- Credo di aver capito
il concetto, tranquilla.-
- ....e poi ho visto Granieri.-
- e
perché mai Daniele si trovava a casa tua?-
esclamò incredula
Giorgia scattando in piedi.
- E' quello il punto. Lui non c'era
in casa!- dichiarò Sara con enfasi come se dovesse
spiegare una
cosa ovvia ma ricevendo in cambio due sopraccigli alzati che la
fissavano come se avesse dei problemi mentali.
- Allora, di
grazia, dove diavolo l'hai visto? In televisione, su una chat, fuori
dalla finestra, dove?-
- No.
L'ho visto nella mente- esclamò lei
oltraggiata come se
annunciasse la fine imminente del mondo - Mentre Lorenzo mi
abbracciava, mentre gli stringevo i capelli, mentre sentivo il suo
corpo sul mio; io vedevo Granieri.-.
- Allora la cosa è
grave...- dichiarò Giorgia pensierosa mentre l'amica annuiva
furiosamente, contenta che finalmente abbia capito il concetto -
...Daniele ti attira sessualmente.-
Sara bloccò subito il
movimento affermativo della testa, iniziando a muoverla energicamente
da destra verso sinistra in segno di dissenso -
No,no,no.-
Era una cosa assolutamente impossibile.
-
Io non sono attratta da lui!- esclamò con disgusto
scalciando la
coperta tra i piedi e alzandosi di scatto iniziando a girare in
circolo. - Ero ancora nervosa e volevo scaricare la mia rabbia. Ecco
tutto..-
- Immaginandolo mentre baciavi Lorenzo e
slacciandogli i pantaloni magari?- domandò scettica Giorgia
con un
sorrisetto canzonatorio - Davvero un ottimo metodo per scaricare la
rabbia.- constatò facendola impallidire.
- Senti, lasciamo
perdere. Io quel ragazzo lo detesto. Quando stavamo nella doccia non
sembrava nemmeno lui! Probabilmente ora si starà facendo
quattro
risate perché finalmente ha trovato un modo per zittirmi. Ma
ti
assicuro che non ci sarà una seconda volta.-
Giorgia rise
spensieratamente mentre la vedeva girare da una parte all'altra del
salone con i pugni chiusi e una ruga marcata sulla fronte.
Dio, la
sua amica era così cieca e ingenua ma, si astenne dal
riferirglielo
altrimenti sarebbero iniziate nuove urla e imprecazioni.
Cercò
così di cambiare discorso puntando verso un
argomento più
neutro e, decisamente più interessante - Allora...cosa
dovrei
indossare sabato?-.
L'amica le sorrise riconoscente; meno pensava a Granieri e
meglio era. - Non
avevi detto che il vestito celeste era una bomba? Indossa quello.-
-
Si, forse hai ragione. Dio, sono così emozionata! Quel
giorno
dev'essere tutto perfetto e, lui cadrà ai miei piedi. Ne
sono
assolutamente sicura.-
- Come mai tutta questa sicurezza?- le
domandò Sara con un sopracciglio alzato.
- Ho comprato un completino intimo favoloso.
Non
riuscirà a resistere! A proposito di intimo.... lo sai che
Jessica
Trevisi è stata beccata dal professore di Chimica mentre
stava
rinchiusa nello sgabuzzino con uno?-
- Davvero?-
chiese stupita Sara. La Trevisi era l'odiosa ragazza della classe
quinta che aveva la gambe chilometriche aperte per chiunque.
Lei e Sara un
tempo erano state amiche ma, quando Jessica in secondo liceo era
uscita con il ragazzo che le piaceva, la loro amicizia si era
completamente spaccata. Ora erano sempre pronte a farsi battutine
ironiche e taglienti. La Trevisi era praticamente la versione femminile
di Granieri, solo molto più stupida.
- Ti giuro! Era mezza nuda e stava china sul
suo....-
- Ok,ok! Ho capito il concetto!- rispose Sara oltraggiata
immaginandosi la scena. Quella doveva essere proprio disperata se si
era
rinchiusa in una piccola stanzetta piena di muffa e polvere.
-
Perché non andiamo a letto e ci vediamo un bel film in
streaming?-
domandò Giorgia ridendo.
- Affare fatto.- rispose Sara sorridente mentre
si dirigevano nella sua stanza.
Passarono la serata a fare una
maratona dei film, tra battaglie di cuscini e schifezze da mangiare.
Quando le braccia di Morfeo le accolsero era ormai l'una passata.
*
Il
giorno dopo si svegliarono verso le sette grazie alle adorabili urla
della madre di Sara che imprecava contro la vicina di casa la quale ,
per
l'ennesima volta, stava annaffiando il giardino bagnando anche il
piccolo patio della loro casa.
"Vecchia megera! Se
scivolo anche questa volta per il pavimento bagnato, dò
fuoco alla
tua parrucca!"
" Ma signora! Non è colpa mia se
ho la vista bassa e non vedo bene dove annaffio!"
"
Allora mettiti gli occhiali! Altrimenti la prossima volta ti
farò
uno sgambetto che non riuscirai a vedere e la tua tomba ti
aspetterà
impaziente!"
- Buongiorno anche a te mamma.- mugugnò
Sara aprendo gli occhi sentendo le risatine di Giorgia che si alzava
dal letto.
- Tua madre è l'essere più singolare che
io
conosca.- annunciò l'amica stiracchiandosi rumorosamente.
- E non
l'hai vista l'altro giorno quando un ragazzo con la bicicletta le
è
venuto addosso facendole cadere la spesa! E' dovuto scappare come una
furia mentre gli lanciava addosso le zucchine.- disse Sara scalciando
le coperte e facendola ridere sguaiatamente.
-Quando arriva
Lorenzo?- domandò Giorgia fiondandosi in bagno.
-Verso le
otto-
-Non è strano che voglia venire a
scuola?- le urlò
aprendo l'acqua della doccia. - Insomma, non è mai venuto
lì.-
-
Forse vuole farsi perdonare il fatto che ha dovuto mettermi da parte
per stare con nonna Emilia- le disse Sara non ottenendo risposta e
togliendosi il pigiama.
Mezz'ora dopo erano pronte e, stavano
facendo la colazione in cucina.
- Tesoro, ieri ho incontrato i
genitori di Lorenzo in banca, ti salutano.- annunciò il
signor
Sparvieri bevendo il caffè mentre sfogliava svogliatamente
il
giornale.
- Come?- chiese Sara con una fetta biscottata tra le
labbra non accorgendosi dell'irrigidimento improvviso della sua
amica.
- Ho incontrato Alessia e Stefano ieri- spiegò lui
lentamente per farle comprendere meglio il concetto guardandola
stranito.
- Ma non erano partiti per un viaggio di lavoro?-
domandò Sara perplessa - Lorenzo mi ha detto così-
- Saranno
tornati.- dichiarò suo padre prendendo la marmellata e
spalmandola
su una fetta di pane.
- Che buono questo succo! - esclamò Giorgia
d'un tratto esaltata mentre beveva dal bicchiere che le stava di
fronte -...è una nuova marca signora Michela?-
La signora
Sparvieri la guardò allucinata - No, è sempre lo
stesso. Ma ti
senti bene, cara?- domandò guardandola di sbieco.
- Si, perché?-
domandò dubbiosa la migliore amica di Sara notando tutti gli
sguardi puntati su di lei.
- Perché quello che
stai bevendo non è succo, è latte.-
-oh...-mormorò Gorgia
allontanando il bicchiere dalle proprie labbra e guardandolo
scetticamente - Sembrava davvero
succo. Forse sono ancora mezza
addormentata.-
Sara la guardò intensamente, l''amica era pallida e
si muoveva freneticamente sul posto mentre suonava in quel momento il
campanello.
Giorgia si alzò subito in piedi - E' arrivato
Lorenzo! Dobbiamo andare Sara.- esclamò sorridendo mentre la
afferrava per un braccio e la trascinava fuori dalla cucina.
- Ma
cosa...?- provò a dire la bionda mentre le veniva scagliato
lo zaino tra
le mani.
- Dai, non vorrai farlo aspettare!- esclamò Giorgia
uscendo rapidamente dal portone e correndo fuori sul patio. Cadendo
sul pavimento bagnato.
- Quella vecchia rincoglionita!- urlò
inviperita sdraiata per terra mentre Sara la raggiungeva
preoccupata.
- Tutto bene ragazze?- chiese Lorenzo venendo loro
incontro.
- Si!- esclamò Giorgia con le guance rosse per il
nervosismo alzandosi in piedi e dirigendosi a passo di marcia verso
la macchina del ragazzo.
Lorenzo appoggiò una mano sul fianco di
Sara osservando attentamente la sua amica che si stava
massaggiandosi il sedere dolorante - Ma sta bene?-
domandò scettico.
- Se non si accorge di avere i
pantaloni tutti bagnati, non credo.- rispose Sara basita. - Tra qualche
giorno ha un
appuntamento con il ragazzo che le piace da un vita.-
- Ah, allora è normale. Anche io ero molto nervoso quando
dovevo uscire per la prima volta con te. Ero così agitato
che ho dovuto
cambiarmi tre camice: mi era presa la sudarella- le disse lui
sorridendole.-Stai meglio?
- Si. Ho avuto solo un giramento di
testa- gli rispose gentilmente accarezzandogli il braccio.
-
Andiamo?- urlò inferocita Giorgia seduta in macchina
guardandoli con
gli occhi ridotti a fessure mentre chiudeva lo sportello.
Sara e
Lorenzo risero per poi raggiungerla subito. Mai far
arrabbiare una
ragazza già nervosa e in fase pre-appuntamento!
Salirono in
macchina e, parlando del più e del meno, si avviarono verso
la
scuola.
- Almeno questa volta mi risparmi la nausea? - Domandò
Sara implorante indossando la cintura di sicurezza.
-Neanche per
sogno!- esclamò Lorenzo ridendo malefico mentre immetteva la
marcia
e partiva sgommando tra le urla delle due ragazze.
Il suo ragazzo
guidava come un pazzo e lei aveva sempre una leggera ansia quando
doveva viaggiare con lui. Spingeva sempre il piede
sull'acceleratore e cambiava in continuazione le corsie tra i suoni
dei clacson e le urla dei poveri guidatori che gli imprecavano
contro; ma ai quali lui rispondeva con un bel dito medio alzato.
Troppe volte aveva rischiato di rovinargli la tappezzeria vomitando
per le curve pericolose che lui prendeva rapidamente senza accennare
a rallentare neanche un po. Quella era sicuramente una di quelle
volte.
- Ho appena fatto colazione. - mugugnò disperata venendo
spinta in avanti dalla brusca fermata che lui aveva fatto per il rosso
del semaforo.
Lorenzo la guardò sorridente e, con gli occhi che
sprizzavano per l'eccitazione della corsa, le accarezzò
lievemente il
braccio per poi guardare la povera Giorgia che si rimetteva seduta
composta e, partire di nuovo a razzo.
-Porca miseria!- urlò
la riccia seduta di dietro mentre veniva sballottata un pò
ovunque -
Tu non sei normale!-.
Lui accelerò ancora di più sorpassando
pericolosamente una vecchia 500 guidata da un povero signore che lo
guardò per un fugace secondo totalmente paralizzato e
temendo l'imminente morte.
Quando arrivarono
finalmente nel parcheggio della scuola, le due ragazze uscirono
immediatamente dall'auto iniziando a fare del lunghi e profondi
respiri.
- Non ho mai amato l'aria aperta come adesso!- esclamò
Giorgia appoggiandosi allo sportello della macchina e, ricevendo come
risposta un cenno affermativo dall'amica.
- Allora...- dichiarò
Lorenzo raggiungendole divertito - Volete che vi vengo a prendere
anche al termine delle lezioni?-.
- Mio fratello mi viene a
prendere perchè dobbiamo andare a comprare un regalo per la
sua ragazza
- annunciò Giorgia sistemando bene lo zaino sulla spalla -
Sono così
desolata-
- Io devo pulire la classe dopo l'ultima ora e, torno
con l'autobus!- esclamò Sara incenerendolo con lo sguardo -
Appena
avrò una macchina te la farò pagare.-
- E come? Guidando come
una vecchietta di ottant'anni?- la schernì lui attirandola
verso di
se e posandole un tenero bacio sulla fronte.
Sara gli pizzicò un
fianco ma, non si divincolò dalla presa e si
appoggiò sul suo petto
sospirando estasiata mentre sentiva l'odore fresco di dopobarba.
-
Dio, fate venire il diabete...- disse Giorgia osservandoli di sbieco
- Vado in classe, preferisco di gran lunga vedere quel
puzzolente di Nicola che si mangia le caccole.-
Sara rise
spensieratamente mentre metteva le mani dietro la nuca del suo
ragazzo - Magari potresti seguire il suo esempio!- esclamò
guardandola divertita.
L'amica si mise due dita davanti alla bocca
facendo finta di vomitare poi, facendo un saluto generale, li
lasciò
soli.
- Allora...- disse Lorenzo abbracciandola dolcemente -
Stasera hai da fare? Possiamo andare a cena fuori.-
- Mi
piacerebbe molto.- rispose lei baciandogli il collo e, provocandogli
un leggero brivido.
- Voglio che indossi quel vestito verde scuro
dell'altra volta...-annunciò lui accarezzandole lievemente i
fianchi.
- Perché? Vuoi togliermelo di nuovo?- domandò
Sara maliziosa venendo subito azzittita da due labbra che si posarono
sulla sua bocca.
Lorenzo la stringeva possessivamente mentre le
mordeva il labbro superiore con un ringhio quasi animalesco e Sara si
appoggiò totalmente al suo corpo mettendosi in punta di
piedi per
saggiare la sua lingua.
Le loro bocche si toccavano con gentilezza
mentre le loro lingue si rincorrevano a vicenda, facendole fare un
leggero sospiro.
Lui era così tenero e dolce mentre le accarezzava
i capelli spostandoli di lato e liberandole il collo dove
posò un
casto baciò subito dopo. Era tutto così perfetto.
La attirò
ancora maggiormente a se, dimenticando il parcheggio della scuola in
cui si trovavano. Contavano solo loro, i loro visi vicini, le mani
che toccavano il corpo dell'altro, le labbra che non volevano
distaccarsi. E Sara sapeva, che non poteva desiderare nient'altro.
Sentirsi coccolata e, così tanto amata era la migliore delle
cose.
Al diavolo i continui pensieri che la tormentavano, al diavolo tutto!
Lei aveva accanto a se un ragazzo che avrebbe fatto di tutto per
renderla felice, non aveva bisogno d'altro se non di sentirsi
desiderata e venerata.
E, Lorenzo la venerava, la rispettava, la
amava.
- Lorenzo!?- esclamò improvvisamente qualcuno
con tono
perplesso a pochi metri da loro, interrompendo quel momento di
dolcezza.
Il ragazzo si distaccò lentamente da Sara e,
continuando a tenerle una mano sul fianco, si guardò intorno
incontrando due occhi color ghiaccio che lo scrutavano.
- Daniele?
Cosa ci fai qui?- domandò sbigottito allontanando
leggermente da se
la ragazza che lo osservò intimidita irrigidendosi
improvvisamente.
Come diavolo faceva a conoscerlo?
- Ci studio.-
dichiarò Daniele Granieri guardandolo dall'alto verso il
basso per
poi posare gli occhi su Sara che evitò deliberatamente il
suo
sguardo.
- Non lo sapevo.- dichiarò Lorenzo andandogli incontro e
dandogli una pacca amichevole sulla spalla - Anche la mia ragazza
viene in questa scuola, conosci Sara?- gli domandò indicando
la
ragazza accanto a lui.
- Si- rispose lui immobilizzandosi sul
posto.
-No- rispose invece lei ricevendo un'occhiata sorpresa da
Lorenzo e uno sguardo truce dal biondo.
- Si o no?- domandò
subito Lorenzo sorridendo divertito.
Sara lo guardò titubante e,
avvicinandosi al volto del suo ragazzo, sussurrò lievemente
- E'
lui quel Daniele. Quello con il quale è sempre battaglia.-
Lorenzo
spalancò gli occhi dalla sorpresa e fulminò con
lo sguardo il
ragazzo a un metro da loro che ghignò sfacciatamente
sentendo le
parole della bionda.
- Quindi, mi vorresti dire che...- annunciò
Lorenzo stranito prendendole le mani gentilmente -...tu e mio cugino
vi odiate?-
Cugino. Cugino. Cugino!
Sara sgranò
gli occhi, allontanando di scatto le mani da quelle di lui e, facendo
passare lo sguardo dall'uno all'altro ripetutamente.
- Voi siete
cugini?- domandò sbigottita.
Non riusciva a crederci, il ragazzo
che amava era parente del ragazzo che più odiava?
Il suo ragazzo le
rispose con un sorriso di scuse mentre Daniele la osservò
con un
sopracciglio alzato.
- Non avrei mai immaginato che, il ragazzo di
cui parlavi fosse lui. Non hai mai accennato al suo cognome.- le
disse Lorenzo con tono tranquillo cercando di alleggerire la leggera
tensione che si era creata.
- O forse non te l'ha voluto
semplicemente dire- dichiarò l'altro ragazzo impassibile
guardando
poi direttamente Sara negli occhi malizioso - Non gli ha neanche
detto della nostra doccia di ieri, vero?-
- Doccia? Quale doccia?-
esclamò Lorenzo scaldandosi improvvisamente puntando lo
sguardo
sulla sua ragazza - Tu...hai fatto una doccia con lui?-
Sara
sbuffò esasperata, riprendendosi dall'iniziale momento di
sorpresa e,
incenerendo entrambi con lo sguardo - Ma ti pare? Questo idiota, solo
perché gli avevo tirato addosso un po d'acqua, ha avuto la
brillante
idea di caricarmi sulle spalle e di portarmi negli spogliatoi per poi
buttarmi nella doccia e farmi bagnare completamente!-
Granieri la
guardò infuriato.
Come osava chiamarlo idiota? Come osava
guardarlo infuriata quando il giorno prima era stata così
arrendevole mentre la stringeva?
- E perché non me ne hai
parlato?- le domandò Lorenzo con tono sospettoso.
- Ieri ero
esausta, ricordi? Non volevo di certo angustiarti con problemi
futili. - esclamò lei guardandolo male e, facendo sbuffare
il
ragazzo irritato. Lorenzo era sempre così, se la prendeva
per ogni
minima cosa. Anche se, quello che era successo nella doccia il giorno
prima, non poteva essere affatto descritto come minimo e, per lei, era
un fatto super-mega-gigantesco che non riusciva a mettere da parte.
- Che c'è Sparvieri? Ancora ti rode il sederino?- chiese
sarcastico Daniele con gli occhi ridotti a fessure tornando al suo
obbiettivo principale: l'attacco.
- Taci, idiota! Nessuno
ti ha insegnato a farti i cazzi tuoi?- esclamò lei infuriata.
Ed
eccola lì: fiera e combattiva fino alla fine mentre lo
sfidava come
sempre.
Daniele là osservò per un breve istante. Gli
occhi
azzurri lo osservavano collerici, le guance erano rossissime, i
lunghi capelli biondi le finivano davanti agli occhi a causa del
vento, ma lei sembrava non curarsene. Aveva la posa rigida, come in
trepidante attesa di scagliarsi contro di lui. Il petto si alzava su
e giù velocemente e le lunghe gambe, fasciate da un jeans
aderente,
erano immobili l'una davanti all'altra; le mani invece erano
chiuse
a pugno con forza.
Quelle stesse mani che aveva sognato
quella notte.
Quelle stesse gambe che aveva immaginato di avere
attorno ai propri fianchi.
Quegli stessi occhi che lo avevano
guardato con desiderio.
Mosse lievemente la testa per
scacciare con forza quei pensieri che, prepotenti, non l'avevano
fatto dormire quella notte poi, come rinvigorito, guardò
scocciato
quella pantera pronta all'attacco.
Una bella pantera tra
l'altro.
- Non provare più a chiamarmi idiota. Potresti
pentirtene.- la minacciò aggressivo venendole incontro.
Lorenzo,
prontamente, si mise davanti alla ragazza trucidandolo con lo
sguardo. - Smettetela!- esclamò mentre in lontananza si
sentiva
l'eco della campanella.
-Merda, ho Filosofia in prima ora!-
esclamò Sara issando lo zaino in spalla e, ignorando
bellamente lo Squalo
- Lore, devo andare. Grazie per il passaggio!- disse rivolgendo un
sorriso al ragazzo e rubandogli un veloce bacio dalle labbra.
- Va
bene, piccola. Ci sentiamo dopo per metterci d'accordo per
stasera.-
- Piccola? Che razza di soprannome è piccola?-
esclamò Granieri disgustato osservandoli attentamente senza
curarsi
del probabile ritardo.
Sara si voltò subito verso il biondo, fece
due passi in avanti per fronteggiarlo e, alzò la testa
per incontrare
quello sguardo che la sovrastava di almeno quindici centimetri.
-
Senti, sono solo le otto di mattina e, non ho intenzione di far
cominciare questa giornata nel peggiore dei modi. Quindi, lasciami in
pace! Mi faccio chiamare dal mio ragazzo come
diavolo mi
pare!- urlò dall'irritazione guardandolo con lampi di rabbia
e di
esasperazione negli occhi.
Daniele Granieri stranamente non
rispose; aveva una faccia assorta, come se fosse concentrato su un
pensiero del quale non aveva mai tenuto conto.
Il mio ragazzo.
Lorenzo era il suo ragazzo.
La Sparvieri era
fidanzata.
Strinse forte i pugni solo al pensiero. Perché una
cosa del genere lo faceva sorprendentemente imbestialire? Insomma,
lei poteva uscire con chiunque e, a lui non sarebbe di certo dovuto
importare!
La guardò impassibile poi, come se lei non gli avesse
nemmeno detto una parola, fece un cenno di saluto a suo cugino e, nel
silenzio più totale se ne andò lasciandoli soli e
quasi
sbigottiti.
-...strano- dichiarò Lorenzo guardandolo mentre si
allontanava.
- Cosa?- chiese curiosa Sara.
- Di solito vuole
sempre avere l'ultima parola.-
- Vorrà dire che alla fine ha
capito il suo comportamento da idiota- gli disse la ragazza
mestamente - Ora vado...ci sentiamo oggi pomeriggio!- e, detto
questo, si diresse verso il portone principale dell'edificio
scolastico.
Quella giornata era iniziata nel peggiore dei modi:
Giorgia era strana, Lorenzo aveva guidato come un pazzo rivoltandole
lo stomaco, Granieri non si faceva come al solito gli affari suoi; ed
erano solo le otto del mattino!
Ma, la giornata era ancora
lunga...
***
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Capitolo 6 *** *My imperfect boy* ***
Note dell'autrice: Buonasera donzelle. Dopo
qualche mese di assenza eccomi di nuovo qua!
Imploro il vostro perdono ma è ricominciata
l'università e io, da studentessa ligia al dovere, sto
sgobbando come una matta. ( Seeeeee come no!)
Avevo promesso che non sarei più mancata per periodi
così lunghi e, per questo, vi chiedo scusa!
Ora, bando alle ciance!
( perchè tanto lo so che, se continuo a parlare, invocherete
la mia prematura morte xD)
Vi auguro una buona lettura.
Un bacione, Paola.
Ps: Come al solito, fatemi sapere cosa ne pensate! Le recensioni sono
sempre gradite.
Nb: il capitolo è un pò corto ma, spero che vi
piaccia lo stesso. Ho deciso di non allungare il brodo. Tanto mi
farò viva al più presto quindi non dovrete
aspettare molto per il prossimo capitolo.
Capitolo V
*My imperfect boy*
"Ogni
falsità è una maschera, e per quanto la maschera
sia ben fatta,
si arriva sempre,
con un pò di attenzione, a distinguerla dal volto."
Alexandre Dumas, I tre moschiettieri.
***
-Ora si permette anche di arrivare in ritardo signorina Sparvieri?-
La sua preside,
nonché sua insegnante di Filosofia, la stava scrutando con
un sopracciglio alzato mentre Sara entrava trafelata in classe.
Aveva pregato ogni
divinità esistente sulla faccia della Terra
affinché la Palombo arrivasse in ritardo quel giorno ma, le
divinità non l'avevano ascoltata.
- Mi scusi,
professoressa.- disse semplicemente mentre si dirigeva verso il proprio
banco cercando di non fare alcun movimento brusco che potesse
indispettirla e darle così l'occasione di deriderla su un
piatto d'argento.
- Che c'è?
La sveglia non è suonata?- domandò la preside
scetticamente con un sadico ghigno sulle labbra. Adorava mettere in
difficoltà i propri alunni e, chissà
perchè, Sara era sempre l'alunna privilegiata per questo.
- No - rispose la
ragazza raggiungendo Giorgia che la osservava incuriosita.
- Hai perso
l'autobus?- insistette ancora la donna senza lasciar perdere il
discorso. Cosa che, Sara ne era certa, qualsiasi altro professore normale avrebbe
fatto.
- No, professoressa.-
dichiarò la ragazza afferrando il manuale e aprendolo sulle
pagine riguardanti Socrate. - Sono venuta in macchina- aggiunse poi.
Calma, doveva stare
calma. La Palombo era solita farle interrogatori del genere e lei non
si sarebbe assolutamente fatta vincere!
- Allora come mai sei
in ritardo? Volevi scampare una probabile interrogazione o... preferivi
baciarti come una ragazzina di dieci anni con il tuo ragazzo nel
parcheggio?- chiese la preside disgustata.
Beccata.
Sara emise un profondo respiro vedendola avvicinarsi al suo posto con
aria minacciosa. - Ti comporti come una sciocca e frivola ragazza nella
mia scuola e hai pure il coraggio di arrivare in ritardo?-. Merda, come
faceva quella donna ad essere una furia già di prima
mattina? Non era stata un'adolescente? Non si era mai baciata con il
proprio ragazzo davanti ad altre persone?
La osservò con sfida. Aveva i capelli quasi grigi raccolti
in un severo chignon, il vestito che portava era decisamente sciatto,
per non parlare della dura espressione che mostrava incorniciata da un
velato filo di baffetti.
No, la preside non aveva mia avuto un ragazzo.
Troppo
irritata per avere compassione di lei, Sara notò di avere le
mani che le tremavano per la rabbia. Come osava attaccarla in quel modo
quando era una delle più brave studentesse? Come si
permetteva di darle della sciocca e frivola ragazza quando era una
delle poche ragazze in quella scuola ad avere cervello?
Giorgia, vedendo il
leggero tremolio delle sue dita, le strinse forte il braccio come segno
di avvertimento. Il suo sguardo sembrava dirle: non fare sciocchezze.
Ovviamente la bionda lo prese come un invito; infatti,la
guardò di sottecchi e, fece un sorriso beffardo.
- Ebbene si, ho
preferito sbaciucchiare il mio ragazzo piuttosto che guardare la sua
faccia da sgorbio un'altra volta!- esclamò alzandosi in
piedi e fronteggiandola.
La preside la
guardò per un attimo sbalordita; mai aveva osato risponderle
così. Il suo viso si colorò di varie
tonalità per giungere infine al rosso e le pupille si
dilatarono furiose e scioccate allo stesso tempo - Fuori da questa
classe!- urlò ferocemente indicandole la porta.
- Molto volentieri
professoressa.- rispose Sara sarcasticamente acchiappando le proprie
cose e chiudendo il libro di scatto, provocando così un
forte rumore che fece sussultare i suoi compagni rimasti in silenzio
mentre Giorgia gemeva dall'esasperazione. Sara fu certa di averla
sentire dire " ma
proprio io dovevo avevo per amica un'idiota?"
-Devo dedurre che la
mia punizione si allunga?- domandò la ragazza facendo
l'occhiolino a Giorgia per poi afferrare la maniglia della porta
tirandola verso il basso.
- Deduzione esatta!-
esclamò lei inviperita - Altre due settimane, sempre se non
mi viene in mente qualcosa di meglio. Ora fuori di qui o giuro che ti
metto un due che rovinerà la tua media!- A Sara
sembrò che pittosto che metterle un due in pagella sembrava
pronta a tirarle addosso tutti i libri che aveva sulla cattedra. Libri
molto grandi tra l'altro e, quello si che le avrebbe fatto male. Così, senza
aggiungere niente, si dileguò velocemente fuori dalla
classe, chiuse la porta dietro di se e sospirò di gioia
vedendo che nessun De
philosophia di Aristotele o Simposio di
Platone le
avevano procurato danni permanenti alla testa.
Sapeva che era stata
una stupida a inveire così contro la Palombo; dopotutto i
suoi genitori le avevano sempre trasmesso il rispetto verso le persone
adulte. Ma la preside la faceva infuriare come non mai; era una donna
odiosa e aggressiva che ci godeva nel metterla in difficoltà
in ogni occasione, visto che non ci riusciva durante le interrogazioni.
Molte volte aveva perfino provato a interrogarla a sorpresa ma Sara non
si era mai fatta trovare impreparata e rispondeva a ogni domanda
complicata che le rivolgeva.
Vedere ogni volta quello sguardo sconfitto e irritato le dava un forte
senso di soddisfazione ed esaltazione.
Ghignò
perfidamente mentre si allontanava dalla classe sedendosi per
terra appoggiata al muro e si sentì quasi in colpa per i
poveretti rimasti in classe che avrebbero dovuto sopportarla. Quasi.
Dallo zaino
afferrò il proprio cellulare e, sbuffando rumorosamente,
iniziò a navigare su internet per far passare il tempo
mentre si appoggiava completamente con le spalle al muro. Nella
mezz'ora successiva stette lì seduta a guardare qualche
video divertente su Youtube e le vecchie foto che aveva su Facebook.
- Guarda, guarda: una
nuova barbona nella scuola! Uno status perfetto per te.-
esclamò una voce femminile facendole alzare gli occhi dallo
schermo del telefono. Jessica Trevisi.
- Ciao tesoro! Vuoi unirti
a me? - domandò Sara sarcastica guardandola di sbieco.
Indossava la solita minigonna inguinale con una canottiera bianca dalla
quale si intravedeva il volgare reggiseno nero di pizzo. Aveva i
capelli rossi legati in un'alta e stretta coda con la frangetta
perfettamente allineata sulla fronte e il viso abbronzato contornato da
un acceso rossetto rosso. L'ideale per una dalle gambe sempre aperte.
Tuttavia, quel giorno aveva un aspetto leggermente più
trasandato; lo testimoniavano la gonna non allineata perfettamente, il
rossetto leggermente sbavato e quelle poche ciocche di capelli che
erano riuscite a liberarsi dalla coda. Che avesse già
fatto una capatina nel famoso ripostiglio delle scope con qualche
disperato ragazzo?
- Manco morta tesoro. Solo
vederti mi ripugna!- esclamò stridula la ragazza scrutandola
dal basso verso l'alto; sembrava che stesse guardando un disgustoso
scarafaggio.
- Wow, mi sorprendi!
Conosci il verbo ripugnare; stai facendo progressi in italiano. Era
ora.- dichiarò Sara mestamente tornando a guardare il
cellulare e cercando di ignorarla. Di certo non voleva essere beccata
in corridoio da qualche professore mentre litigava con quella! La
sfuriata della Palombo le era bastata e, sicuramente, non ne voleva
altre.
Jessica la guardò inferocita e le si avvicinò di
qualche passo indispettita - Sono molto più intelligente di
te cara, dovresti saperlo.-
- Oh, si. I tuoi voti
parlano chiaro... - ribatté sarcastica Sara tornando a
guardarla e rimanendo sorpresa della convinzione che le
leggeva negli occhi. Quella ragazza si credeva davvero intelligente!
-...sbaglio o hai la media del quattro in quasi tutte le materie
proprio ora che si avvicinano gli esami di maturità?-
- I voti non contano
per essere intelligenti, ciò che conta è
l'esperienza e la pratica.- disse Jessica con enfasi.
- E come fai pratica?
Facendo ripetizioni negli sgabuzzini a gambe aperte?-
domandò la bionda con un sopracciglio alzato - Davvero un
ottimo metodo.-
Jessica rimase
impassibile e le sorrise fintamente – Almeno io mi diverto.
Sai...rimarresti davvero sorpresa di chi gode tra le mie gambe.
Qualcuno lo conosci perfino sai? Giusto ora ho avuto un round con
uno...-
Sara fece una smorfia
disgustata e contrariata. Solo l'idea di ascoltare una lista dei
ragazzi che si era fatta la disgustava; come potevano i maschi
lasciarsi andare così facilmente ai piaceri del corpo? In una ragazza non era forse
più importante l'intelligenza, la tenacia e la
razionalità piuttosto che un corpo provocante che dava solo
un piacere illusorio? Probabilmente molti maschi non la pensavano
così visto che si nascondevano ovunque con la provocante e
meno che mai intelligente Jessica
- Ti prego risparmiami
i nomi. Non riuscirei più a guardarli in faccia-
annunciò Sara oltraggiata e implorante allo stesso
tempo.
- Sicura? Conoscere le
mie conquiste potrebbe rivelarsi davvero illuminante per te.-
ribadì Jessica guardandola estasiata, come se conoscesse un
segreto a tutti sconosciuto.
- No, grazie.
Perché ora non vai a scoparti qualcuno? La tua presenza mi
sta facendo rivoltare lo stomaco. - esclamò la ragazza
alzandosi in piedi e, voltandole le spalle sperando che le avrebbe dato
retta.
- Non così
presto cara!- urlò Jessica afferrandola rudemente per il
braccio e facendola voltare con forza in modo da guardarla in faccia -
Non ti azzardare più a parlarmi così hai capito?
Potrei davvero farti rivoltare lo stomaco facendoti uscire il sangue
dalla bocca a suon di pugni!-
Sara si
liberò bruscamente dalla presa e rise fortemente, quella
minaccia non la intimoriva per niente - Ma guardati! Sei tutta ossa e
niente pelle, come potresti anche solo farmi uscire una gocciolina di
sangue? Ridicola.-
- Caspita. Una lite
tra donne, davvero eccitante. - commentò una voce fuori
campo cogliendole di sorpresa.
Le due ragazze si
voltarono inviperite verso la voce. Daniele Granieri le
guardava sarcastico e quasi affascinato.
- No, vi prego,
continuate pure. Voglio vedere come va a finire.-
Sara lo
guardò impassibile. Il ragazzo aveva il solito ghigno
dipinto sulle labbra e le osservava con un sincero interesse mentre si
appoggiava con noncuranza al muro.
- Danieluccio! Come
mai qui?- esclamò la Trevisi andandogli incontro tutta
raggiante e appiccicandosi al suo petto con un sorriso a trentadue
denti.
Il ragazzo non le
rispose nemmeno e, passandole impassibile un braccio sul fianco,
guardò Sara - Fammi indovinare: la Palombo ti ha di nuovo
buttata fuori?.-
- Non sono affari
tuoi. Io me ne vado.- dichiarò Sara voltandogli le spalle e
incamminandosi lungo il corridoio. Maggiore era la distanza tra loro
due, meglio era.
Fortunatamente Lo
Squalo era della sua stessa idea perché non la rincorse,
come sempre per sbeffeggiarla, ma si lasciò persuadere dalla
vicinanza della cagna
che aveva accanto a se.
Sara infatti
poté sentire chiaramente la frase provocatoria della Trevisi
che gli chiedeva di andare da qualche parte per stare soli soletti e,
sentì ancora più chiara e forte la risposta del
ragazzo: un " se proprio vuoi" praticamente urlato!
Ignorò il loro discorso mentre si allontanava rapidamente
con una strana sensazione dietro la nuca. Non osava voltarsi per
controllare ma, era sicura che qualcuno la stava fissando. E di certo
non era Jessica Trevisi.
Perchè mai Daniele Granieri la fissava poco prima di andarsi
a sbattere l'ennesima ragazza? Voleva forse metterla a disagio?
Sbuffò
disgustata immaginandoli uno addosso all'altro mentre cercavano di
darsi piacere in un modo primitivo e selvaggio, solo il pensarci le
faceva venire la nausea. Come poteva una ragazza come Trevisi essere
soddisfatta della nomina che ormai l'intera scuola le aveva affibbiato?
Come poteva Lo Squalo andare con una che da lui voleva solo il suo
corpo?
Da quando lo aveva
conosciuto in primo liceo, Daniele Granieri non aveva mai avuto una
ragazza fissa ma solo avventure passeggere. Dopo un po' un ragazzo non
si stufava di essere circondato da ragazze superficiali che volevano
solo la popolarità e il piacere carnale?
Attraversò
il corridoio per raggiungere il distributore automatico e
guardò fuori dalle grande finestre. Il cielo era
completamente sereno e ciò la mise immediatamente di buon
umore mentre posava gli occhi sul parcheggio. Fu sorpresa di vedere che
la macchina di Lorenzo stava uscendo dalla scuola proprio in quel
momento. Era passata quasi un'ora da quando lo aveva salutato, come mai
era ancora lì? Non aveva frequentato neanche quella scuola
quando faceva il liceo quindi non aveva nessun professore o compagno da
salutare in memoria dei vecchi tempi.
Prima di farsi prendere da un insensato panico Sara fece un lungo e
profondo respiro. Era ovvio
che qualunque persona poteva avere la macchina uguale a Lorenzo.
Quell'auto poteva essere di chiunque e poi, quale ragione avrebbe mai
dovuto avere il suo ragazzo per rimanere in quell'edifico per tutto
quel tempo?
Ridendo per i propri pensieri
sciocchi e, dovette ammetterlo tra se e se, anche un po' sospettosi,
Sara raggiunse il distributore automatico e, dopo aver inserito qualche
moneta, prese una merendina al cioccolato iniziando a divorarla subito.
La litigata con la preside e l'amorevole
incontro con la Trevisi, per non parlare poi di quello sguardo
infuocato che, ne era certa, l'aveva seguita, stranamente le avevano
messo fame.
-
Ciao Sara.- annunciò una voce dietro di lei cogliendola di
sorpresa e facendola quasi strozzare.
- Mio dio Guido! Ma il
quinto liceo non ha una cazzo di lezione oggi? State tutti in giro!-
domandò scioccata ed esasperata allo stesso tempo.
Il moro rise
appoggiandosi al distributore - Abbiamo un'ora di buco. Gentile come al
solito, eh?- la apostrofò canzonatorio.
Sara lo
guardò con sincero dispiacere - Scusami ma stamattina ho
avuto un bisticcio con il tuo amichetto,
la Palombo mi ha buttata fuori, ho una doppia punizione, la Trevisi non
sa tenere la bocca chiusa come al solito, e Giorgia è
agitatissima per il vostro appuntamento...- annunciò
nervosamente spalancando di colpo gli occhi - ops...questo non
avrei dovuto dirlo.-
Guido le fece un
sorriso che definire esaltato era riduttivo - Ah! Mi mancava la Sara
che quando è nervosa inizia a parlare di qualsiasi cosa le
passi per la testa!- le si avvicinò lentamente con occhi
furbi- E dimmi, perché mai Giorgia dovrebbe essere
agitatissima?-
Sara si morse la
lingua per non farsi sfuggire qualche parola di troppo. Giorgia
l'avrebbe sicuramente ammazzata se solo avesse saputo cosa gli aveva
appena detto; ma Guido la guardava con così tanta impazienza
e malcelato timore che, non riuscì a zittirsi.
- Perché
sei tu.- Rispose riluttante dando un ulteriore morso alla merendina.
Forse se avesse avuto la bocca piena sarebbe potuta rimanere in
silenzio senza dover mettere nei guai la sua migliore amica.
- Lo so che io sono
io.- le rispose lui guardandola stranito e curioso. Sicuramente la
stava prendendo per pazza. - Ma perché è agitata?-
- Perché
sei uno dei ragazzi più carini della scuola.- ammise lei -
Qualunque ragazza sarebbe agitata all'idea di dover uscire con te! Vuoi
una merendina? Sono al cioccolato, o meglio...ci sono scaglie di
cioccolato. Sono piccole ma morbide, perfette da assaporare. Certo il
cioccolato ingrassa ma una misera merendina non ti farà di
certo ingrassare. Mangiare cioccolato fa bene e poi...aiuta tutti nei
momenti tristi. Come il gelato...-
- Sara, taci.-
- Ma è una
merendina così buona!-
- Non sono stupido.
Dopotutto siete amiche, è ovvio che se Giorgia provasse
qualcosa per me tu non me lo diresti mai. Lo rispetto, quindi non farti
prendere dal panico-
- Oh, grazie al cielo.-
Lui,
sorprendentemente, le sorrise a trentaquattro denti –
Tuttavia non hai negato niente di ciò che ho appena detto.
Quindi vuol dire che Giorgia prova qualcosa per me, vero?-
dichiarò vittorioso guardandola di sottecchi.
Sara lo
guardò oltraggiata mentre si ficcava l'ultimo pezzo di
merendina in bocca. Cavolo, quel ragazzo era troppo astuto!
- Devo ammettere
che... la merendina è davvero ottima.-
*
Era ormai pomeriggio inoltrato quando Sara ritornò a casa.
Era abbastanza stanca per la giornata passata a scuola e non vedeva
l'ora di farsi una lunga ed rilassante doccia prima di uscire con
Lorenzo. Il ragazzo le aveva inviato un messaggio con scritto di farsi
trovare pronta per le otto. Se proprio doveva essere sincera, Sara non
aveva per niente voglia di uscire quella sera. Desiderava solo
sdraiarsi sul letto e magari leggere un libro oppure guardarsi qualche
film. Oltretutto era anche abbastanza pensierosa. Giorgia si era
comportata in maniera più strana del solito quel giorno.
Quando era rientrata in classe dopo essere scappata agli spudorati
tentativi di Guido di farla parlare, l'amica l'aveva guardata stranita
e non le aveva neanche accennato un sorriso. Sembrava demoralizzata.
Sara aveva provato a chiederle che cosa le fosse successo ma, lei aveva
fatto finta di niente. Sperava solo di non aver fatto qualcosa che
l'avesse fatta arrabbiare.
A Guido, alla fine, non aveva detto niente. Quindi quale poteva essere
il problema? Di solito Giorgia le diceva tutto quello che succedeva e,
allora perché non le raccontava ciò che la
turbava? Era sicura che ci fosse qualcosa che le facesse rodere il
fegato.
Sara aveva provato a
chiamarla almeno più volte nel pomeriggio ma l'amica non le
aveva risposto e, solo dopo quattro chiamate le aveva inviato un
messaggio sbrigativo scrivendo che stava ancora in giro con il fratello
e che probabilmente si sarebbero sentite la sera dopo cena. Sara
sbuffò nervosamente mentre guardava l'orologio. Erano le sei
e mezza; quel giorno aveva impiegato molto più tempo a
ripulire la classe. Sembrava che i suoi compagni di classe si
divertissero a lasciarla sgobbare alla fine delle lezioni lasciando
carte e cartacce ovunque! Perciò, le
rimaneva un'ora e mezza prima che Lorenzo la venisse a
prendere. Almeno avrebbero passato un po' di tempo insieme visto che in
quei giorni accadeva raramente.
Si diresse verso il
bagno e fece scorrere l'acqua della doccia per poi cominciare a
spogliarsi. Il rumore della doccia le fece improvvisamente ricordare
l'episodio negli spogliatoi con lo Squalo mentre rabbrividiva
inconsapevolmente rimanendo nuda. Sperava solo che fosse per il freddo
e non per quel corpo muscoloso e duro che lei aveva avuto il piacere di
stringere per poco tempo. Troppo poco, secondo lei.
Si morse la lingua cercando di scacciare pensieri poco casti che le
facevano venire voglia di ripetere l'episodio, ma questa volta in
maniera molto più approfondita.
Le si tinsero di rosso
le guance immaginando loro due nella doccia degli spogliatoi. Soli.
Nudi. Affannati
Lui l'avrebbe guardata
con un tale desiderio da farla sciogliere? Le avrebbe accarezzato le
spalle nude, i fianchi, il seno e, infine si sarebbe addentrato
più in basso, verso quel luogo che tanto avrebbe voluto le
sue attenzioni?
- Oh cazzo! Ma che
diavolo vado a pensare?- esclamò sull'orlo dell'isteria
mentre raccoglieva i propri vestiti da terra e li gettava malamente
nella cesta dei panni sporchi. Non poteva fantasticare su
ciò che avrebbe voluto fare con lo Squalo! Quel ragazzo non
doveva assolutamente
infilarsi nella mente e farle perdere la lucidità.
Lei non avrebbe mai e poi mai fatto quelle cose con Daniele Granieri.
Mai.
Si infilò
nella doccia e tremò per la differenza di temperatura mentre
pensava a un pensiero che la tormentava più degli altri.
Perché non ho mai fantasticato di fare cose del genere con
Lorenzo?
Si
massaggiò ferocemente i capelli con lo shampoo tentando di
placare la propria mente frenetica. Doveva chiudere assolutamente il
"discorso Granieri".
Si sciacquò
velocemente, desiderando solo uscire al più presto fuori da
quello spazio troppo angusto. Il rumore dell'acqua sembrava
estremamente eccitante e la doccia non la stava facendo per niente
rilassare!
Quando finalmente si
mise l'accappatoio bianco attorno al corpo si sentì
più al sicuro. Strizzò i capelli e
iniziò a spazzolarli per poi venire distratta dal campanello
che suonava.
- Oh merda!-
esclamò istericamente mentre si fiondava a controllare
l'orologio appoggiato sul lavandino. Le sette.
Lorenzo non era mai in
anticipo di un'ora. Allora chi era?
Il campanello si fece
sempre più insistente e fu costretta a correre pur di non
sentire quel suono così fastidioso.
- Arrivo, porca miseria!-
Raggiunse la porta e
la aprì inviperita trovandosi di fronte la sua migliore
amica.
- Gio ma si può sapere che cazzo hai?-
esclamò non riuscendo a trattenere però un
sorriso di sollievo. Se Giorgia si trovava lì voleva dire
che lei non aveva niente di male e che quindi non era arrabbiata.
Tuttavia il suo
sorriso si spense notando l'espressione della sua amica. Tristezza,
frustrazione e malinconia le incorniciavano quel viso sempre sorridente
ma che Sara, per la prima volta, stentava a riconoscere.
- Mio Dio. Che cosa è successo?- le disse invitandola ad
entrare. Non appena ebbe chiuso la porta dietro di se, Giorgia la
stritolò in un abbraccio.
- Merda. Sono un'amica
orribile....volevo dirtelo....ma...- Sara ricambiò
l'abbraccio in totale confusione, non capendo una virgola tra i
singhiozzi dell'amica.
- Ma che diavolo stai
farneticando? E si può sapere perché stai
piangendo? Tu non
piangi praticamente mai!- esclamò sorpresa
allontanandola delicatamente da se. - Calmati un attimo e, mettiti
seduta.- le ordinò perentoria mentre la spingeva contro il
divano del salone.
Giorgia la
guardò titubante – Sei tu quella che deve sedersi.-
Sara emise un gemito
di sorpresa ma, obbedì e la guardò timorosa,
iniziando a preoccuparsi – Che cacchio è
successo?- esclamò nervosa.
All'amica tornarono
gli occhi lucidi mentre la accarezza debolmente su una spalla. -
Innanzitutto...ti prego: non essere arrabbiata con me. Non ne ero
sicura e, volevo dirtelo solo quando lo sarei stata al cento per cento.
Avevo dei miei dubbi ma oggi...Oh, Sara! Ti voglio troppo bene e, dirti
una cosa del genere mi sta facendo soffrire troppo...come vorrei...solo
che non voglio vederti stare male...-
A quel punto Sara
stava letteralmente impazzendo.
Cosa diamine sarà successo oggi? Perché non vuole
che stia male?
-Giorgia. Ti prego mi
stai facendo venire l'ansia. - le disse dolcemente rassicurandola con
un lieve sorriso che sembrò finto perfino a lei - Cerca
però di calmarti perché non sto capendo un
accidenti!- esclamò poi non riuscendo a nascondere il
proprio nervosismo dietro una risatina isterica..
L'amica la
guardò ancora e, si asciugò gli occhi –
Si, hai ragione. Devo calmarmi...- disse risoluta facendo un bel
respiro profondo - ...il fatto è che tu oggi sei stata
cacciata fuori e io ero venuta a cercarti e...ho visto...loro due...lui
stava lì...sorridevano...poi nello sgabuzzino....aveva
detto...la nonna...-
Giorgia stava di nuovo
straparlando per l'agitazione sovrapponendo frasi su frasi ma, a Sara
non servivano altre parole per capire ciò che le voleva dire.
Che sciocca che era
stata: avrebbe dovuto capirlo prima. Molto prima.
Ora tutto aveva un
senso. E pensare che erano stati molti gli indizi di quei giorni che
aveva ingenuamente ignorato.
“ Ma perché Lorenzo sta venendo lì? Non
aveva da fare con nonnina?
”
Glielo aveva detto Giorgia, quando lui
si era stranamente liberato per venirla a trovare.
“ Tesoro, ieri ho incontrato i genitori di Lorenzo in banca,
ti salutano.”
Glielo aveva detto suo padre, mettendola a conoscenza del fatto che lui le aveva
mentito.
I suoi genitori non erano mai partiti, lui non era mai
stato obbligato a stare dalla nonna.
“Allora, come sta nonna Emilia?” “Bene. Molto
bene.”
Glielo aveva chiesto lei stessa per poi sentirlo irrigidirsi.
Ora sapeva che non era per colpa delle carezze che gli aveva fatto sul
petto.
“ Domani ti
accompagno io a scuola, ti va? ”
Le aveva domandato lui,
e lei da ragazzina sciocca qual'era, aveva creduto che volesse stare
con lei.
Solo con lei.
“Sai...rimarresti
davvero sorpresa di chi gode tra le mie gambe. Qualcuno lo conosci
perfino sai?”
E...Jessica Trevisi le aveva confermato praticamente tutto, mettendola
al corrente del fatto che il ragazzo perfetto non esisteva.
Lorenzo era totalmente e infinitamente imperfetto, e lei aveva creato
una figura di perfezione che, in realtà non esisteva. Non
era mai esistita.
Quella figura di perfezione che ora le stava dando praticamente un
violento e feroce calcio nel petto. Uccidendola.
A quel
punto, fu il torno di Sara di piangere sotto gli
occhi dell'amica che la guardavano addolorati.
Si appoggiò
completamente a Giorgia iniziando a emettere un singhiozzo dopo l'altro
tra le sue braccia rivelando la cruda e dolorosa verità.
- Mi ha
tradita...Lorenzo mi ha tradita.-
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