La rosa incantata

di Mione Nanako
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un nuovo fiore ***
Capitolo 2: *** Un problema con il rosa ***
Capitolo 3: *** Vuoi vedere un giochetto? ***
Capitolo 4: *** Problema risolto! ***



Capitolo 1
*** Un nuovo fiore ***


Ciao, io sono Belle, e sicuramente tutti voi conoscete la mia storia anche senza leggerla. Perché si è vero, sono io quella che legge tutti i libri e le storie degli altri. Oggi però voglio fermarmi a raccontarvi quello che non sapete, o meglio detto: “tutto ciò che è successo dopo”.

Sono passati due anni dai magici avvenimenti che hanno segnato il nome di questo castello, sono pochi è vero ma hanno significato molto per me! La “Bestia” che ha deciso di rivelarmi finalmente il suo vero nome, ora chiamato “bellissimo principe Adam” è di nuovo amato da tutta la sua servitù e dall’intero villaggio. Lumière ha finalmente trovato il coraggio di dichiararsi a Spolverina e sono felicemente convolati a nozze. Chicco è cresciuto e sembra proprio un piccolo principe, ha sette anni ormai… si lo so quello che vi state chiedendo tutti e che ormai è più che evidente, aspetto una bambina! Come l’ha presa Adam? Sto sorridendo nel ricordarlo, il suo viso aveva una dolce espressione sorpresa, le sue labbra aperte in un sorriso sornione, appoggiò una mano sul mio ventre e mi sussurrò: «Non credevo che un mostro come me, potesse generare una vita…». L’avevo congedato con un bacio, un semplice gesto che conteneva tutto l’amore che per anni non aveva avuto. Tornai in libreria, il luogo che più amavo nel nostro castello, Dizio il mio caro vecchio amico dizionario era anch’esso lì; da quando aspettavo la piccola nessuno mi permetteva di far le cose da sola. «Ci penso io mademoiselle, che libro desidera?» mi domandò l’elegante uomo baffuto con gli occhialini sul naso. «Davvero posso prenderlo da sola..» insistetti ma egli dissentì. Qui c’era lo zampino di Adam, dal momento della notizia della gravidanza aveva messo tutta la servitù al mio servizio! E così alla fine il corpulento omino era salito sulla scala a recuperare uno dei volumi che avevo letto di recente, con gentilezza me l’aveva dato ed era tornato ai suoi affari. Accanto ad una delle grandi finestre vi era stata posta una comoda poltroncina sulla quale mi sedevo a leggere abitualmente. Se prima leggevo da sola, io e la mia mente, ora procedevo ad alta voce per cullare la mia bimba. Quando mi fermai a riprendere fiato, il sole stava lentamente tramontando, sospirai sorridendo ed un bussare alla porta mi fece chiudere il libro. «Si?» le porte si aprirono e la testa del caro vecchio Tockins fece capolino. «Il padrone reclama la vostra presenza a cena mia signora» mi comunicò formalmente l’ex orologio; la formalità fra me e lui era cambiata da quando il mio ruolo non era più “ragazza” ma “principessa”. «Puoi tranquillamente annunciarmi al tuo signore, Tockins lo raggiungerò fra poco» gli sorrisi e lui sgusciò via con un inchino. Per non far aspettare troppo il principe, lentamente mi alzai e mi recai verso il salone da pranzo; come avevo previsto Adam mi venne incontro alla porta preoccupato, mi prese le mani. «Perché ci hai messo tanto? È successo qualcosa alla piccola?» sorrisi ma non troppo, non volevo prenderlo in giro era così tenero in questi momenti… «Niente davvero, le stavo leggendo una fiaba» il rosso scosse la testa come per dire “ci avrei scommesso che leggeva” tenendomi le mani mi condusse a sedere. Come da richiesta esplicita del mio principe, mi recai nelle stanze insieme a lui per concludere la serata in sua compagnia e di conseguenza la nottata.

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Capitolo 2
*** Un problema con il rosa ***


«TOCKINS!»
L'urlo suonava tremendo e bestiale come lo era stato per anni e il povero non più giovane uomo baffuto trasalì nell'udirlo. «Arrivo!». Si affrettò a rispondere egli, accelerando ò il passo in tutta fretta per raggiungere la stanza del padrone. Affannato bussò ed invitato ad entrare disse: «Si, ha urlato… ehm, chiamato signore?» deglutì. «Hai visto la mia bellissima moglie?» chiese il giovane seduto sulla sua solita poltrona. «Fuori nel giardino eccellenza, ha richiesto una boccata di aria fresca, il piccolo Chicco passeggia con lei» rispose l'uomo asciugandosi il sudore sulla fronte aggiungendo quel particolare per rassicurare il principe che la ragazza non fosse sola.         «Tockins... pensi che sarò un padre migliore del mio?» domandò Adam esitante osservando il vento accarezzare gli alberi del giardino attraverso la finestra. Il rosso in cuor suo desiderava tanto un erede maschio, per mandare avanti la dinastia reale come gli era sempre stato ricordato dalla famiglia. Belle invece voleva una femminuccia per essere amorevole quanto la sua mancata madre lo era stata con lei seppur per poco tempo. Tockins intanto nella mente rimembrava i comportamenti egoistici della sua maestà quando era Bestia e non seppe cosa rispondere. «Ma certo sua eminenza!» esclamò appena Adam si voltò ad osservarlo per non aver subito dato la riposta. «Esitavi Tockins?» domandò allora lui con tono dubbioso. «No mio signore perdonatemi, sono stato semplicemente colto alla sprovvista dalla vostra domanda» rispose il vecchio orologio con sincerità,
il principe gli rivolse un sorriso apprezzando la verità detta dal suo fidato consigliere.
«Maestà! Mio principe presto dovete venire!» una vocina delicata seppur preoccupata uscì a Chicco in quel momento, aveva corso molto per cercare il Re in tutto il castello. «Belle... temo che non stia bene...». Il volto normalmente roseo di Adam si fece bianco, Tockins si portò le mani sui baffoni. «Che sia il momento?» un pensiero che gli uscì fuori dalla mente. «Tockins presto vada a cercare Lumière, Mrs. Bric e Spolverina ho bisogno di tutti quanti nella stanza della mia signora!»  e dato l’ordine si precipitò fuori dalla stanza seguendo il piccolo Chicco verso il luogo dove stava poco fa con Belle.
Dall’annuncio della gravidanza i due sposi avevano avuto molte discussioni sul sesso del nascituro; Adam era profondamente convinto che fosse maschio, doveva essere maschio o sarebbe diventato lo zimbello di tutta la Francia. A Belle non importava nulla di queste dicerie, ne aveva ricevute così tante di critiche da quando si era trasferita da Parigi a Riquewihr che ormai ogni cattiveria le scivolava via. Ma non poteva di certo sopportare ciò che il marito avrebbe fatto ad un eventuale figlia femmina! Questo però non era il momento di discutere, finalmente ogni loro preoccupazione e quesito avrebbe avuto una fine o un nuovo inizio chi può dirlo...
Vagiti di una nuova vita echeggiarono per tutto il maniero, ogni persona intenta a fare qualcosa si fermò per udirli. Spolverina reggeva fra le braccia avvolto nell’asciugamano un minuscolo fagottino, con delicatezza lo portò nel bagno per pulirlo accompagnata da Mrs. Bric. Nel grande letto, Belle si era addormentata stanca dalla fatica, Adam invece passeggiava avanti e indietro fuori dalla porta ansioso.
Il nuovo arrivato fece capire fin da subito chi comandasse; piangeva e si agitava giocoso. Mrs. Bric grazie alla sua precedente esperienza con il suo tocco delicato riuscì ad assestare il bambino come si conviene ad un reale... accadde però qualcosa che lasciò entrambe le donne con il fiato sospeso prima che una delle due andasse a prendere un triangolo di stoffa per avvolgere le parti intime del piccoletto. «Che dirà il padrone?» domandò la più giovane delle due. «Non lo so cara... per ora possiamo solo aspettare». Tornando silenziosamente nella camera di Belle, la signora Bric posò nella culla ciò che aveva in grembo lasciando a dormire sia la madre che il pargolo.
«C’et una mademoiselle?» si lasciò sfuggire Lumière qualche ora più tardi venendo subito zittito da un coro di “ssht”. Le due maestà ancora non sapevano ma nel frattempo la voce che Belle avesse avuto un erede femmina aveva fatto il giro di tutti i servitori. «Il padrone non lo sa ancora...» sussurrò con voce tremante Spolverina. «E Belle?» incalzò il maître. «Probabilmente lo scoprirà appena si sveglia...» lo rassicurò Mrs. Bric. «Il padrone deve sapere... inizierà a fare domande, conosciamo tutti la sua impazienza» suggerì il cuoco. «Andrà su tutte le furie» temé Tockins. «Mamma che succede a Belle? Perché nessuno mi dice niente?» protestò lamentandosi Chicco. «Belle ha avuto una bambina tesoro» gli rivelò finalmente la donna. «Ho una sorellina? Mamma posso vederla ti prego» iniziò a saltellare il bimbo incuriosito. «Non ora caro, Belle sta riposando» gli poggiò una mano sulla testa per calmarlo. «Andiamo più tardi insieme» aggiunse però per rassicurarlo.
Nel frattempo, in una delle stanze grandi dell’ala est, la giovane ventenne apre lentamente i suoi grandi occhi nocciola osservando il soffitto del suo letto a baldacchino. Mettendosi seduta osserva attorno a sé gli eventuali cambiamenti avvenuti nella stanza. Alla sua destra il finestrone chiuso a causa del fresco invadente, sulla sinistra invece la novità nella camera; una culla in legno ricoperta da calde stoffe color pesca che ospitavano il corpicino di un angioletto donato dal cielo.
«Credevo di non essere pronta ad avere dei figli...» sussurrò Belle a sé stessa sfiorando con il dorso della mano la guancia della piccola. «Perdonami mia piccola Rose per questo mio pensiero egoistico».
Un gran vociferare nel corridoio seguì ciò che accadde subito dopo; le porte si spalancarono con un gran fracasso, Adam irruppe nella stanza, i domestici tremanti sulla soglia timorosi del peggio. «Dov’è il mio erede tesoro? È qui il mio piccolo Adrien?» il rosso si avvicinò in fretta alla culla, Belle tolse la mano di scatto come se si fosse scottata, colta di sorpresa dal gesto avventato del marito. «Adam è una...» ma prima che potesse finire la frase il principe si sporse di più nella culla osservando le guance rosee della piccola ed innamorandosene all’istante. Qualcosa però scattò dentro di lui, né stupore né delusione, neppure lui seppe dire cosa fosse... si portò le mani fra i capelli incredulo. «Una femmina? No, non è possibile...» guardò la figlia poi la moglie due e tre volte alternandosi. «Che cos’ha che non va?» Belle strinse il bordo della culla fra le mani accalorandosi. «Non capisci, Isabelle? È una femmina! Non posso far salire al trono una femmina! No, non posso accettarlo» l’uso del nome completo della ragazza rendeva di solito le cose serie, le braccia di Adam caddero lungo il suo corpo. «Anche una femmina può avere delle qualità! Hai imparato ad amare me, perché con lei dovrebbe essere diverso?». Belle aveva alzato un po’ la voce, non era cambiata e niente nemmeno l’uomo che amava le avrebbe distrutto quella gioia. «Ma tu sei...» il principe cercò un argomento a suo favore ma non ce n’erano, con quella frase Belle aveva perfettamente colpito nel segno. «È tua figlia Adam, è nostra figlia... la Bestia che eri l’avrebbe gettata via, non tu» gli si avvicinò per guardarlo negli occhi, egli si sciolse, Belle aveva di nuovo ragione. Doveva andare contro sé stesso, amare quella bambina come suo padre non aveva fatto con lui. Già suo padre, quel padre che non lo aveva amato e costretto a fare una vita da damerino senza mai un po’ di svago. No, lui sarebbe stato diverso! Avvolse Belle fra le sue braccia chiedendole perdono e sussurrandole quelle parole che lei non si sarebbe mai aspettata: «Non credevo che un mostro come me fosse in grado di generare una creatura così meravigliosa...».
«È proprio bella mamma non è vero?» sussurrò Chicco fra le braccia di Mrs. Bric «Si Chicco, su ora andiamo lasciamoli soli...».

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Capitolo 3
*** Vuoi vedere un giochetto? ***


*Squillo di tromba*
«Udite! Udite! Silenzio per favore!»
Al centro della piazza del villaggio un uomo abbigliato di panciotto salì sul muretto con un lungo foglio di pergamena fra le mani ed usando una voce amplificata comunicò:
«Oggi, si rende noto che, la nostra principessa ha dato alla luce un erede femmina. Madre e figlia godono di ottima salute. Per ordine del principe, l’intero villaggio è invitato a partecipare alla festa in onore della nascitura, che si terrà a corte fra due settimane.»
La folla che si era radunata si sparpagliò per tornare alle proprie attività, solo il bibliotecario ormai anziano parlava con una donna ancora giovane dal viso nascosto in parte da un cappuccio: «Quella ragazza ha un cuore d’oro, la sua bambina sarà stupenda quanto lei. Non mi dimenticherò mai le sue frequenti visite nella mia piccola libreria. Era l’unica persona che attendevo con ansia» concluse un po’ nostalgico.   
«Grandi notizie! Oste una birra!»
Riccardo irruppe nella taverna di Gaston comunicando a gran voce ciò che l’ambasciatore, a chi stava fuori, aveva già detto: «La principessa ha avuto una femmina!» comunicò ridendo prima di dare una grande sorsata al boccale. Vi fu un attimo di silenzio, poi da una sedia accanto al tavolo posto vicino al camino dove vi era stata lasciata intatta la poltrona su cui sedeva sempre Gaston sotto il quadro che lo ritraeva scoppiò una risata di puro divertimento. LeTont si asciugò le labbra dalla schiuma ed alzandosi si avvicinò al bancone. «Chi vorrebbe sul trono una donna?» allargò le braccia cercando consensi. «Nessuno» una delle tre bimbe si mise una mano sul cuore fingendo un tono disperato. «Oh, io so chi ci starebbe bene» disse la seconda bimba con una risatina stridula. «Chi?» chiese la terza stupidamente. «Gaston ovviamente!» gridò in risposta la precedente donna alzando un pugno ed aspettandosi che altri la imitassero, al posto dell’assenso però venne presa in giro da risate. «Sciocca sgualdrina sai benissimo che lui è.…» ribadì Caio con tono duro, Laurette rise di nuovo. «Certo che lo so, ma io parlavo di... oh, Claudette mostraglielo a questo scemo» mosse una mano verso la sorella senza smettere di ridere. La bimba dal vestito rosso scosse il capo confusa, ancora una volta veniva mostrato il loro essere tocche... «Cosa?» domandò ella confusa. «Quello!» e alzò gli occhi per indicare il soffitto. Claudette capì e scattando in piedi sparì oltre la porta che conduceva alle stanze di sopra. Tornò dopo dieci minuti lasciando tutta la locanda a bocca aperta perché nella sua mano c’era... «Gaston?» esclamò LeTont confuso avvicinandosi per vedere meglio. «Ma certo che no sciocco, lui è Gaspard, suo figlio!». E in effetti quel bambino era la copia esatta del defunto cacciatore, non aveva nulla della madre! Seppur piccolo, tre anni compiuti, aveva gli stessi capelli neri legati in un fiocco rosso e due grandi occhi azzurri, il mento sporgente ed un fisico già ben messo. Scrutava la taverna con ghigno furbo individuando subito la poltrona che era appartenuta al padre ed avvicinandosi ad essa con estrema curiosità accarezzando i braccioli con brama. Era avvenuto tutto quel giorno che Belle rifiutò la proposta di matrimonio fatta da Gaston, lui convinto da chi lo ammirava aveva alzato il gomito e successivamente ceduto alle avance delle tre sorelle lasciando il bimbo in grembo ad una delle tre. Non potendo dimostrare il fatto fino ad allora Claudette aveva deciso di nascondere Gas per tutto il tempo sapendo che il padre non l’avrebbe riconosciuto come suo a causa di un orgoglio ceduto, ma crescendo il piccolo vi assomigliava così tanto che l’appartenenza non poteva venir più negata. «Salve zio LeTont» salutò educatamente il bimbo al vecchio amico di suo padre, l’uomo senza parole ma con un’immensa gioia nel rivedere la persona che più ammirava sollevò il bambino e lo mise in piedi sulla poltrona di Gaston lasciando che tutta la taverna lo acclamasse. «Acclamate il futuro re!» urlò alla folla che si era radunata lì quella sera.
 
                                                                     ***
 
«Aprite in nome del principe!»
Tuonò la voce dell’ambasciatore di corte alla porta del cottage fuori dal piccolo villaggio di Riquewihr; gli anni era passati anche per il buon Maurice ma nonostante questo le sue mani continuavano a produrre bellissimi oggetti. Il buon uomo posò il pennello e pulendosi le mani in uno straccio affrettò il passo verso la porta; non si poteva ignorare un ordine reale!
«Buongiorno gentile signore mi dica pure...» ma senza lasciarlo finire l’ambasciatore gli porse una lettera. «La principessa mi ha chiesto di scortarvi a palazzo signore, la carrozza è qui che l’attende» comunicò il messaggero senza giri di parole. Maurice ci mise un attimo a recepire il messaggio «Oh, sì certo mi dia solo un momento». Tornando in casa srotolò la pergamena che aveva fra le mani, ansioso di sapere cosa vi fosse scritto, l’ultima lettera che gli aveva spedito Belle apparteneva circa ad un anno prima quando la sua unica figlia gli aveva comunicato il lieto evento dell’attesa di un erede.
“Caro papà
La piccola Rose è finalmente nata, darò una festa in suo onore fra due settimane, ma voglio che tu venga prima al castello per conoscerla. Ho mandato Sir Charles a prenderti. Ti aspetto con impazienza.
La tua Belle”
Gli occhi del neononno si riempirono di lacrime, la notizia che con tanta gioia aveva atteso era finalmente arrivata! Senza perdere altri minuti andò nel bagno a lavarsi le mani e sistemare la barba che gli era cresciuta in quei pochi giorni. Tornò nel salotto a prendere la sua valigetta di legno inserendovi una tela vuota, tavolozza e pennelli; voleva ritrarre la sua nipotina.
«Scusate l’attesa buon uomo» Maurice fece un accennato inchino a sir Charles prima di montare accanto a lui nella carrozza. Il lacchè chiuse la porta ed il cocchiere partì alla volta del castello, Maurice si sentiva un po’ imbarazzato, l’ultima volta che una carrozza lo aveva trasportato era stato un viaggio travagliato e il mezzo non aveva conducente.
 
 
 
                                                                           ***
 
 
«Ma guardati come sei cresciuta!» Maurice sollevò fra le braccia la sua ridente principessina appoggiandosela poi su un fianco. «Eri così piccina» le sussurra fermandosi davanti al dipinto che le aveva fatto tre anni prima. «Io?» chiese la bimba con una vocina delicata mettendosi un ditino sul petto, il nonno attratto dalla sua dolcezza ridacchiò. «Si piccolina, avevi poche settimane, mamma mi aveva invitato al castello per conoscerti e io ho voluto regalarti questo dipinto» le raccontò. «Nonno pette tu non ivi qui?» domandò ingenuamente lei. «Io ho tanto lavoro al villaggio tesoro, faccio bei quadri e oggetti da vendere alle persone» la principessina annuì in segno di comprensione. «Questa è per te» le porse una bambolina di pezza «viene da Parigi, da uno degli ultimi viaggi che ho fatto». Rose osservò il nuovo giocatolo con un gran sorriso. «Ella Paigi... mamma dice sempre» Maurice annuì «Bella anche se non molto vicina, ci vogliono circa cinque giorni a cavallo».
Un lieve bussare alla porta fece voltare il vecchio uomo.
«Oh, siete qui finalmente vi ho trovati» Belle con le mani sui fianchi sorrise avvicinandosi poi al padre e alla figlia per abbracciarli «Lumière mi ha mandato a cercarvi, la cena è pronta» comunicò loro la principessa conducendoli poi di sotto, Rose camminava a piccoli passi tenendo la mano al nonno e alla mamma; nell’aspetto era Belle in miniatura ad eccezione degli occhi, azzurri come quelli di Adam. Il padre di Belle finì con il dormire al castello quella sera e la mattina dopo fu ricondotto a casa da una carrozza; avrebbe voluto restare, come richiesto da Belle e Rose, ma aveva un lavoro importante per un aristocratico da finire.
Una delle sere seguenti, Rose fece una cosa che non aveva mai fatto: interruppe sua madre durante la lettura della favola della buonanotte. «Maman... tu eggi bene, ovetti fallo anche ai bimbi del viaggio» Belle sbatté più volte le palpebre presa alla sprovvista da quel complimento, ma non la considerò un’idea per niente stupida. «Tu credi tesoro?» le chiese, Rose le si avvicinò annuendo «Ti e tono sicura e tutti ti acoterebbero» la madre le diede un bacio sulla fronte «Grazie piccola mia, ne parlerò anche con papà, va bene?» si diedero così la buonanotte e Belle tornando nella camera matrimoniale espose la cosa a Adam. «I libri sono tuoi tesoro puoi farne ciò che vuoi... desidero comunque che Mrs. Bric rimanga con te, per ogni evenienza» Belle lo baciò contenta di quanto lui fosse cambiato ed abbracciati si addormentarono.
«La nostra principessa invita tutti i bambini del villaggio nella biblioteca del castello per un pomeriggio gratuito all’insegna della lettura, è compreso anche un banchetto per la merenda» comunicò un nuovo ambasciatore quella mattina nel paesino, Paulette affacciata alla finestra per ascoltare corse in casa ad annunciare la notizia al nipotino e alle altre due sorelle. «Preparati Gaspard tesorino la nostra occasione per prenderci il castello è arrivata!» le bionde la guardarono confusa «Che intendi dire?» chiese la madre tra le due e Paulette raccontò ciò che aveva appena udito. Gaspard nel frattempo era cresciuto, ora aveva cinque anni e portava con sé un certo astio verso chi abitava nel maniero, convinto com’era a causa dei racconti della madre e delle zie, che il principe e la principessa avessero ucciso suo padre.
Nella regale abitazione vi era un certo fermento; Spolverina ed altre domestiche stavano spolverando la biblioteca, in cucina invece Lumière dirigeva i cuochi per far preparare tè e panini. «Quindi sei proprio sicura di farlo?» chiese Adam dubbioso alla sua donna passeggiando avanti ed indietro con le mani dietro la schiena. «È stata una richiesta di nostra figlia amore non posso ignorarla» rispose Belle dolcemente e Adam si convinse, del resto anche lui avrebbe fatto lo stesso, al contrario di suo padre che gli aveva evitato tutti i contatti con quella che egli chiamava “plebe”.
Rose amava girovagare per il castello ma non veniva mai lasciata sola, Chicco un bel ometto di otto anni le stava sempre accanto e giocava con lei. Quel primo pomeriggio si trovavano a passeggiare nel giardino di rose bianche, rosse, gialle e rosa e seduti sul muretto bevevano del tè fresco.        «Vuoi vedere un giochetto?» le chiese Chicco, Rose annuì incuriosita. Il bimbo biondo prese la tazza fra le mani, vi appoggiò le labbra ed iniziò a fare le bollicine con la bevanda, la piccolina divertita si mise una manina sulla bocca ridacchiando. «Sono contento che ti piaccia anche se la mia mamma mi dice che non si fa» si passò una manina fra i capelli corti in imbarazzo. «Eccovi qui bambini» Mrs. Bric arrivò con il fiatone «venite, Belle vi sta cercando, stanno per arrivare tutti gli altri» porse loro le mani e li accompagnò in biblioteca.
Un’ora dopo una decina di bambini erano seduti sui cuscini messi di fronte ad una sedia su cui Belle leggeva loro una favola; Rose e Chicco alle prime file e Gaspard infondo con l’aria annoiata «Che cosa stupida i libri» borbottò ma Bernardette lo zittì. Sophie alzò la mano durante una pausa della principessa e con curiosità, le chiese invece di raccontare la sua storia, di come lei e il principe si erano innamorati, Belle accettò seppur con imbarazzo.
All’ora della merenda i bimbi giocavano e correvano in giardino, sorvegliati da Belle, Mrs. Bric e Spolverina. Un’aria agitata però soffiò in quei pochi secondi in cui Gaspard si avvicinava a Rose sotto gli occhi di Chicco che sorvegliava le sue mosse. «I miei omaggi principessina» le fece un inchino allungando poi una mano verso la sua per farle un baciamano. Rose sembrava intimorita e non dedita a relazionarsi con quel bambino, notando la sua espressione Chicco si avvicinò in fretta a Belle facendole segno di abbassarsi «Belle quel bambino non mi piace» sussurrò il piccolo biondo. La principessa alzò gli occhi individuando Gaspard e riconoscendo subito il lui il motivo del timore di Chicco. «Spolverina per favore, vada a chiamare Adam e l’ambasciatore Charles» disse ella sempre in tono basso, prendendo un profondo respiro si avvicinò alla figlia e al suo pretendente. «Tutto bene?» sorrise, Gas girò sui tacchi inchinandosi poi a Belle rispettosamente «Principessa» disse lui. La ragazza irrigidita ed un po’ infastidita dai passati ricordi, rivolse al giovanotto una domanda: «Qual è il tuo nome?» lui si erse per quanto la bassa statura gli permetteva e rispose fiero: «Gaspard, figlio di Claudette Enfant e del cacciatore Gaston Chasseur». Belle si appoggiò una mano sulla guancia trattenendo il respiro per qualche secondo, come poteva non essere vero? Quel bambino assomigliava così tanto a l’uomo che lei aveva disprezzato per anni che il ricordo la fece sentire a disagio.
Adam arrivò di fretta accanto alla moglie appoggiando le mani sulle sue spalle e osservando con disprezzo, seppur cercasse di nasconderlo, quel bambino che gli ricordava tanto il suo quasi assassino ed il ghigno che il ragazzino fece non lo aiutò affatto. «Salve principe» sottolineando con un tono marcato l’appellativo, Gaspard s’inchino con educazione. «L’ambasciatore è arrivato con la signora, maestà» annunciò Spolverina. «Miei signori» Claudette fece un profondo inchino «mi avete fatta chiamare?» guardò prima loro e poi il figlio «Si, prendi tuo figlio e non rimettete più piede al castello!» le ordinò Adam duramente indicando l’uscita del giardino e facendo segno a Charles di accompagnarli. «Perdonatemi altezze» Claudette si inchinò di nuovo e di fronte ad un ordine diretto prese per mano il figlio lasciandosi condurre fuori dalle mura del palazzo.  

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Capitolo 4
*** Problema risolto! ***


Qualche altro anno era passato, il tempo scorreva così velocemente sono negli anni in cui la servitù erano oggetti ed il principe ancora una Bestia. I segni dell’invecchiamento si vedevano solo su Maurice le cui mani avevano iniziato a tremare costringendolo a interrompere i suoi lavori e a dedicarsi a tempo pieno a stare all’aria aperta e dar da mangiare alle galline. Della famiglia Chasseur non si ebbero più notizie, le tre donne e il bambino accompagnate da LeTont, dopo essere stati banditi dal castello si erano trasferiti dal villaggio e nessuno alla taverna di Gaston parlò più di loro, voci dicono che il quadro del cacciatore fu perfino rimosso da sopra il camino. Cambiamenti ovviamente erano avvenuti anche al castello; Chicco aveva ormai dodici anni, e portava i capelli biondo scuro sempre corti, stava diventando un bellissimo ragazzo. L’unica figlia del principe e della principessa invece cresceva in grazia e bellezza ed aveva già raggiunto la soglia dei cinque anni; lei e il suo migliore amico passavano spesso le loro giornate a passeggiare per il giardino, Rose lo intratteneva con le storie che Belle le leggeva e pian piano anche lei cominciava a voler imparare a mettere insieme le parole scritte sulle righe dei libri. Proprio quel pomeriggio mamma e figlia si trovavano sedute in biblioteca una di fronte all’altra davanti ad un libro intitolato “Le avventure di Sinbad il marinaio” e Belle indicava le lettere mentre Rose tentava di pronunciarle.
«E la sua...» Belle incitò la figlia «Nave» disse la bimba «Giunse in...» si fermò «Porto» completò la piccola «Bravissima amore, stai migliorando sempre di più» si complimentò la donna «ora prova a dirla tutta» le avvicinò meglio il libro «E la nave del capitano... giunse in porto» lesse Rose. Le giornate della giovane principessina, con il crescere, erano cambiate; nella mattina e primo pomeriggio ella aveva le sue ore di lezioni: lettura, cucito, danza, portamento e pianoforte. A causa di questo purtroppo i suoi incontri con Chicco venivano sempre rimandati, la prima volta egli ci rimase davvero male... Correva a tutta velocità diretto alla stanza di Rose e bussando alla sua porta non aveva ottenuto nessuna risposta e così si era messo a cercarla per il castello trovandola infine in un salottino in compagnia di una donna che non conosceva. «Posso vedere Rose?» le aveva chiesto, la signora con le mani sui fianchi piuttosto spazientita l’aveva cacciato malamente: «La principessina non deve avere contatti con la servitù! In questo momento ha la sua lezione di cucito, sparisci ragazzino!» urlò sbattendogli la porta in faccia «Chicco...» poté udire lui il sussurro di Rose prima che la porta si chiudesse. Rattristato il biondino scese giù nelle cucine alla ricerca di Mrs. Bric: «Mamma? Sei qui? Ho bisogno di parlarti...». La rotondetta donna con il viso dentro una credenza intenta a pulire delle tazzine si girò verso la voce delicata del figlio «Che succede tesoro mio?» il ragazzo si guardò intorno «Non qui...» e condusse la madre nella loro stanza. Appena Chamomille prese posto a letto lui raccontò l’accaduto: «Stavo cercando Rose...» incominciò «La principessina» lo interruppe lei «Si, stavo cercando la principessina per la nostra solita passeggiata nel giardino, ma non era in camera sua» fece una pausa «l’ho trovata in questa stanza con una signora piuttosto antipatica che ha detto che la servitù non deve parlare con la principessa...» si lasciò cadere sul letto amareggiato. «Oh, tesoro quella donna è una rinomata sarta di Parigi... non sa che Belle ha abolito questa legge nel castello» gli passò una mano fra i corti capelli stringendoselo al petto «purtroppo tu e Rose non potrete giocare finché non terminerà le sue lezioni da principessa» sussurrò Mrs. Bric coccolandolo «Perché?» chiese lui avvilito «Perché è il suo dovere in quanto figlia del principe caro». Chicco chiuse gli occhi lasciandosi cullare dall’amore materno «Vuol dire che non posso più vederla?» gli uscì una voce spaventata «Ma no piccolo, quando è libera sarà tutto come prima» lo rassicurò «Mamma... io la trovo tanto bella e quando lei non c’è sono tanto triste, che significa questo?» l’ex teiera rimase completamente spiazzata da quella dichiarazione e si commosse nel vedere che quello che stringeva fra le braccia ormai non era più solo il suo bambino. «È quella cosa che ti avrei detto quando saresti stato più grande, ed ora quel momento è giunto...».
 
                                                                  ***         
 
«Ha voluto vedermi altezza?» la sarta si presentò da Belle come ella aveva richiesto «Si, signora, le devo chiedere di essere più gentile con la nostra servitù... diversamente da altre corti che immagino lei frequenti, qui non c’è nessuno divieto di amicizia fra noi e i nostri domestici. Siamo una grande famiglia, il ragazzino che lei ha scacciato l’altro giorno è il migliore amico di mia figlia». La donna divenne rossa come un peperone «Mi perdoni sua eminenza io non ne avevo assolutamente idea... volevo che la principessina prendesse sul serio i suoi doveri» deglutì. Belle annuì «E la ringrazio molto di questo Madame Tissu, volevo solo che anche lei fosse a conoscenza delle abitudini di questo castello» la sarta fece un profondo inchino «Mi perdoni di nuovo mia signora» e così si congedò.
«Chicco!» solo una vocina lo chiamava così dolcemente, ed eccola lì la sua piccola rosa che gli correva incontro abbracciandolo «Scusa il ritardo» disse dopo averlo lasciato andare «Ti avrei aspettata anche fino a sera» le sorrise mettendosi poi a camminare al suo fianco «Com’era la lezione?» erano intanto arrivati ad un chioschetto di rose provvisto di panchine «Divertente, mi ha insegnato questo» e gli mostrò qualche piroetta. «Vieni ti insegno» gli prese le mani tirandolo su dalla posizione seduta, prese un suo braccio mettendoselo intorno alla vita e l’altra mano la tenne nella sua piccola.
«Mademoiselle guardi» sussurrò Mrs. Bric passando con Belle da quelle parti e nascondendosi con lei dietro ad un cespuglio, indicando i due bambini. Quella scena le ricordava esattamente ciò che aveva visto anni fa con i suoi occhi da teiera. «Crede che il padrone dovrebbe saperlo?» sussurrò la donna «Penso non ci sia niente di male» espresse il suo pensiero la ragazza.
                           
                                                                    ***
«Tesoro non stai lavorando troppo?». Belle sorprese Adam di nuovo allo scrittorio circondato da lettere, gli si avvicinò a passo elegante, il principe aveva una mano fra i capelli e l’aria preoccupata. «Qualcosa non va?» lo leggeva sul suo viso e lo sapeva che lui negasse o meno. «Un comunicato diretto da Parigi... vuole sapere se tutti i suoi regni hanno eredi, di che sesso e tutto il resto» le porse la lettera. «Hai paura?» gli chiese «No, affatto è solo che temo di essere l’unico ad aver avuto una femmina, quindi nessuno da mettere sul trono» confessò i suoi timori. «Ha solo cinque anni, Adam...» sussurrò Belle preoccupata «È un ordine che viene dall’alto Isabelle non posso ignorarlo!» il rosso si alterò leggermente, poi gli venne l’idea «Potrei darla in sposa al regno vicino se hanno avuto un erede maschio» Adam iniziò a camminare avanti ed indietro «finiremo ad unire i nostri regni» Belle sgranò gli occhi «Dare la nostra bimba ad uno sconosciuto? Starebbe molto meglio con Chicco! Gli ho visti insieme oggi, lei a lui piace, sono tanto amici» protestò la ragazza mora «Non posso dare il regno in mano ad un ragazzo privo di sangue blu tesoro e lo sai bene» le si avvicinò prendendole le mani. Belle accarezza il viso del suo amato guardandolo negli occhi «Hai bisogno di riposo adesso, domani ne parleremo» e lo baciò per cullarlo ad un sonno profondo senza incubi.
La lezione del venerdì di galateo fu dedicata alla tavola ed il sabato Chicco e Rose s’incontrarono di nuovo nel chioschetto, appena Belle li vide andò a chiamare il marito: «Guarda» sussurrò, il principe osservò i due bimbi provare dei passi di danza e fece la stessa faccia stupita di Mrs. Bric
«Sembrano...» iniziò a dire «Noi» completò Belle. «Ti credevo comunque senza che me lo facevi vedere» protestò Adam nella loro camera quella sera, Belle ridacchiò «Non te l’ho fatto vedere per quello, ma per farti capire che la nostra bimba è già in buone mani» si infilò la camicia da notte. «Te l’ho già spiegato tesoro» le si avvicinò e lei lo baciò quando fu a letto «Troveremo una soluzione vedrai» e rimasero a guardarsi negli occhi.
                                                                                                                                 ***
 
«Maman hai qualcosa di diverso» la piccola Rose osservò sua madre inclinando il viso di lato osservandole in particolare il ventre, Belle si guardò e poi guardò la propria bimba «Tu trovi tesoro?». La principessina si avvicinò alla madre appoggiandole le mani sulle pancia e dopo l’orecchio ma si ritrasse in fretta come scottata «Si è mosso qualcosa!» la ragazza le accarezzò la testa «Su ora vai, hai la tua lezione di piano, non vorrai far aspettare di nuovo il maestro Fife» le accarezzò una guancia «Vado, a dopo maman».
«Congratulazione mademoiselle» la voce della dolce attesa di Belle fece di nuovo rapidamente il giro del castello ed esattamente un mese dopo il sesto compleanno di Rose, Adam ebbe finalmente quello che aveva sempre desiderato: «Finalmente sei qui, Adrien de Villeneuve, legittimo erede al trono di Riquewihr!».

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