Death of Mortadella Roots di Kim WinterNight (/viewuser.php?uid=96904)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Presentazione della band ***
Capitolo 2: *** La scelta del nome ***
Capitolo 3: *** La proposta indecente ***
Capitolo 4: *** Il talento incompreso di Jens ***
Capitolo 5: *** Freestyle inna di dancehall ***
Capitolo 6: *** Bella Napoli! ***
Capitolo 7: *** Jordison ***
Capitolo 8: *** Il batterista scomparso ***
Capitolo 9: *** Chi la fa... l'aspetti! ***
Capitolo 10: *** Discussioni importanti (?) ***
Capitolo 11: *** Natale in vista! ***
Capitolo 12: *** Merry Xmas to all... but not to Dave! ***
Capitolo 13: *** La resa dei conti... ***
Capitolo 14: *** Work in progress! ***
Capitolo 15: *** Si parte? ***
Capitolo 16: *** Quando la neve si scioglie, gli stronzi vengono a galla... ***
Capitolo 17: *** Nella vecchia fattoria ***
Capitolo 18: *** «Ti caccio dal gruppo!» ***
Capitolo 1 *** Presentazione della band ***
Presentazione
della band
Direttamente
dal loro sito ufficiale (?)
www.deathofmortadellaroots.com
(non
cliccate sul link, perché è inventato per l'occasione
XD)
Nome:
Death of Mortadella Roots (nome molto grind/hardcore che si spiegherà
con l'andare della narrazione)
Genere:
roots/metal sperimentale/crossover/random
Località:
Kingston (Giamaica) / Brema (Germania)
Formazione:
Aurélien
“Komlan” Zohou (from Dub Incorporation*1) –
voce
William
Frederick “Fred” Durst (from Limp Bizkit*2) –
voce
Daron
Vartan Malakian (from System of a Down*3) – chitarra
solista
David
Scott “Dave” Mustaine (from Megadeth*4) –
chitarra ritmica
Tim
“C” Commerford (from Rage Against The Machine*5)
– basso
Nathan
Jonas “Joey” Jordison (from Slipknot*6) –
batteria
Carlo
Di Pasquale (non famoso al di fuori dei DOMR) – percussioni
Jens
Johansson (from Stratovarius*7) – tastiere
Kelsey
Howard (from Groundation*8) – sax
Damian
“Jr. Gong” Marley*9 – produttore e dj
In
codesta composizione aulica (?) si narrano le appassionanti vicende
concernenti i personaggi sopraindicati, i quali saranno per
l'occasione riuniti in una super band a caso di cui non si può
esattamente definire il genere né l'entità delle loro
“canzoni”.
Qui
di seguito potete sentire un po' di brani, per farvi un'idea casuale
del loro genere, che prende spunto dalla musica delle band da cui
provengono i singoli componenti:
*1
– Dub Inc – Hurricane (la band è francese e fa
reggae/dub): https://www.youtube.com/watch?v=-BWq4aXDPTc
*2
– Limp Bizkit – My Generation (gruppo statunitense che fa
essenzIalmente nu metal): https://www.youtube.com/watch?v=BE9CXWV1alg
*3
– System of a Down – Radio/Video (il genere non lo voglio
definire, perché i SOAD sono più unici che rari,
influenzati dalla provenienza armena, trapiantati in America):
https://www.youtube.com/watch?v=PI8KacxPovo
*4
– Megadeath – A Tout Le Monde (no, non sono francesi...
partendo dal presupposto che non è un gruppo che apprezzo
molto, però ho dovuto inserire Dave nella formazione, poi
capirete perché): https://www.youtube.com/watch?v=iEyOwLY3rV4
*5
– Rage Against The Machine – Killing In The Name (geniali
a livelli inconcepibili, politicamente scorretti e con un cantante
che non canta ♥): https://www.youtube.com/watch?v=bWXazVhlyxQ
*6
– Slipknot – Wait and Bleed (il personaggio di Joey mi
piace tantissimo, il nano batterista della band appare infatti anche
in una mia vecchia multiband/crossover che non vi consiglio di
leggere in quanto è uno stillicidio e finireste per desiderare
una morte precoce XD): https://www.youtube.com/watch?v=B1zCN0YhW1s
*7
– Stratovarius – Hunting High and Low (power metal allo
stato brado, sensazionali e adorabili, chi non fosse d'accordo,
meglio che non lo dica altrimenti LO CACCIO DAL GRUPPO.... ehm, no,
scusate, quella era un'altra storia...):
https://www.youtube.com/watch?v=N2l8KtdQ7Ek
*8
– Groundation – Praising (okay, rendiamoci conto di
quanto dannatamente sono geniali... reggae/roots/jazz, dalla
California con furore! Per inciso: nella mia storia Kelsey suona il
sax, mentre nella formazione dei Groundation è trombonista):
https://www.youtube.com/watch?v=vcft4VbO0wY
*9
– Damian Marley – Welcome To Jamrock (il più
giovane e – diamine – bello dei tanti figli di Robert
Nesta Marley, detto Bob): https://www.youtube.com/watch?v=_GZlJGERbvE
Se
avete avuto la forza di arrivare fino a questo punto, fatemi sapere
cosa ne pensate di questo esperimento, altrimenti finirò col
ritenermi fuori di testa e cerebralmente inetta.
Grazie
e vi aspetto a miliardi (?) al prossimo e primo capitolo!
Kim
♥
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Capitolo 2 *** La scelta del nome ***
La
scelta del nome
i
nostri amici sono alle prove.
Prima
di raccontarvi come si sono formati, il che è tutto un
programma, è meglio dedicarsi alla scelta di questo nome
alquanto epico e ben articolato (?).
Succede
che i ragazzi sono alle prove, tutti insieme hanno bisogno di spazio,
così sono costretti ad usufruire della casa di Damian nella
periferia di Kingston, Giamaica.
Fa
un caldo pazzesco e l'unico che sembra fuori da ogni anormalità
è Carlo, l'unico musicista della band che non ha ancora alle
spalle una carriera brillante. Ha suonato come percussionista insieme
ad un gruppo di sfigati che facevano più serate di quante ne
avrebbero realmente meritato e poi un giorno qualcuno lo notò
e...
Ma
questa storia la racconteremo un'altra volta.
Il
più serio di tutti è Kelsey, il quale è spesso
immerso nei ricordi dei bei tempi trascorsi in conservatorio a
studiare qualsiasi strumento a fiato esistente sulla faccia della
terra. Si domanda come ha potuto accettare di far parte di questa
combriccola, ma alla fine non potrebbe farne a meno, anche se non lo
ammetterebbe neanche a pagamento.
Quindi
mentre Kelsey lucida con un panno morbido il suo sax, arriva in casa
Marley/saletta il solito ritardatario, ovvero Dave. Lui si prende
sempre troppe libertà, pecca di una presunzione inaudita e
crede di avere in mano le redini del gruppo, anche se tutti sanno
perfettamente che il leader indiscusso è Fred.
Fred
ha la capacità di trascinare tutta la band, proprio come fa
con gli adorati Limp Bizkit. E non si è tirato indietro per
niente al mondo quando il progetto Mortadella Roots stava prendendo
forma.
«Scusate,
avevo un'importante intervista questo pomeriggio. Sapete, anche in
Giamaica sono amato e rispettato da tutti, pensate che Buju Banton
vorrebbe fare un pezzo con me...» blatera Dave, con la chitarra
in mano e un'espressione altezzosa dipinta in viso.
«Come
no, ci credo che il mio amico Buju vuole proprio uno come te nel suo
prossimo album» lo apostrofa Damian, scuotendo la testa e
facendo così oscillare i dreadlocks che lo caratterizzano.
Tutti
scoppiano a ridere.
«Ragazzi,
dobbiamo sceglierci un fottuto nome!» strilla Daron, con una
birra in mano. Lui è pazzo, tutti lo sanno, ma non possono
permettersi di perdere un chitarrista come lui: sul palco ne combina
di tutti i colori e sa sempre come incantare il pubblico. Infatti,
nonostante sia imprescindibilmente fuori di testa e molto poco
attraente, ha sempre un capannello di ragazze attorno, che si
strappano i capelli e si denudano nel tentativo di attirare la sua
attenzione.
«Lo
stiamo dicendo da cinque mesi e ancora non lo abbiamo fatto, se
dobbiamo andare in giro a suonare come dovremmo farci chiamare? E le
locandine? Il logo della band?» scalpita Komlan, il quale è
sempre più avanti di tutti, è previdente e non vuole
lasciare nulla al caso. Le canzoni con i Dub Inc rasentano la
perfezione anche per merito suo.
«Io
direi che dovremmo trovare un nome sofisticato... degno di noi, degno
di un gruppo di cui faccio parte io» commenta ancora Dave,
passandosi una mano tra i capelli ricci e lunghi.
«Scusa,
Dave... non esageriamo» interviene Kelsey, scuotendo la testa e
utilizzando un tono serio e professionale.
«Cazzo,
fattela una risata Kell!» tuona Daron, andandogli vicino e
abbracciandolo con impeto. Il sassofonista se lo scrolla con un gesto
controllato e gli lancia uno sguardo omicida.
«Ascoltate,
secondo me siete fuori! Il nome di un gruppo dev'essere la sua
completa spiegazione, no? Io proporrei che ci sia qualcosa di death e
qualcosa di roots, perché così siamo sicuri di far
arrivare il nostro genere anche attraverso il nome» ragiona con
calma Jens, tastierista talentuoso che riesce inspiegabilmente a dire
sempre la cosa giusta al momento giusto. Si avvicina a Daron e gli
strappa la birra dalle mani, poi se la scola e gli restituisce la
lattina vuota, sorridendo con aria maliziosa. «Era il premio
per la mia arguta riflessione, Malakian» conclude, facendo
spallucce.
Torna
ad accarezzare la sua tastiera e tace, lasciando il chitarrista di
origini armene come un idiota, impalato in mezzo alla stanza.
«Jens
ha ragione, però! Sei un genio! Mmh... death, roots... che si
potrebbe ricavare da tutto ciò?» si domanda Joey,
giocherellando con le bacchette per la batteria. Il nano batterista
degli Slipknot è appollaiato sullo sgabello e sembra
tremendamente serio in questo momento.
«Mortadella.»
Nella
stanza cala il silenzio.
Tutti
si voltano verso Carlo, non capendo un accidente di ciò che
sta dicendo.
Tim
spalanca gli occhi e si guarda attorno spaesato, stringendo la
tracolla del basso in maniera convulsiva. La sua tracolla è
diventata come una mascotte per la band, tanto è usurata,
ricoperta di spille, toppe e tutta una serie di oggetti non meglio
identificati che tutti si domandano come possano non disturbarlo
mentro suona.
«Che
cazzo vuol dire?» fa Daron, agitandosi per tutta la stanza.
«Mi
è venuta voglia di mortadella» replica Carlo.
«Ma
sei scemo?» domanda Fred.
«No,
sapete cos'è, vero?»
Tutti
si lanciano occhiate interrogative, mentre Daron va a rompere le
palle a Tim e tenta invano di rubargli una rarissima spilla degli
Ensiferum.
«In
Italia si mangia molto, è un affettato di carne di maiale e
altre porcherie che non ricordo» commenta Kelsey.
Damian,
il rastafariano del gruppo, fa una smorfia profondamente schifata.
«Okay,
non me ne frega. Piuttosto questo cosa c'entra con il nostro nome?»
domanda.
«Non
ci sta bene? Suona bene... Deth, Roots and Mortadella» insiste
il percussionista italiano, sollevando il pollice al cielo.
«Mi
rifiuto di far parte di un gruppo che ha riferimenti alla carne di
maiale nel nome» sbotta ancora il giamaicano, indignato.
«Oh
andiamo... non dire cazzate, Damian! Carlo ha ragione, è
perfetto.»
«Fred,
è orrendo! Non è sofisticato e figo come dovrebbe,
insomma» si lagna Dave, che poi si siede su un divanetto e
comincia ad accordare distrattamente la chitarra. È un mostro
con il suo strumento, anche se caratterialmente viene sopportato a
malapena dai suoi compagni di band.
«E
se facessimo qualcosa di più elaborato, ma comunque insensato
e rappresentativo? Tipo Death of Mortadella Roots...» propone
Jens, armeggiando con i cavi del suo amplificatore.
«Tu!»
grida Daron, immobilizzandosi all'improvviso in mezzo alla stanza.
Tutti
si voltano a guardare il tastierista e sui loro visi si espande un
sorriso spontaneo e quasi commovente (?).
«Sei
un grande, cazzo!» continua Daron, gettandosi letteralmente su
Jens e tentando di baciarlo sulle guance.
«Sì,
questo mi piace» concorda Kelsey, sorridendo in maniera più
contenuta. «A voi?»
Tutti
scoppiano a ridere come una gabbia di invasati e cominciano a
saltellare per la saletta, facendo un baccano tale che se il tutto
non fosse insonorizzato potrebbero risvegliare i morti del cimitero
di May Pen.
Il
nome è stato scelto in queste circostanze, Carlo è
contento di aver contribuito alla sua scelta, perché si sente
a volte inferiore a tutti questi grandi della musica mondiale,
specialmente quando Dave si dà così tante arie da far
inorridire un narcisista veterano.
Nel prossimo
capitolo esamineremo alcuni aspetti della formazione della suddetta
band, che ha tanto da raccontare – o almeno, si spera.
Qualche
nota sul capitolo...
Ho nominato gli
Ensiferum, gruppo finlandese di genere folk/viking metal, ecco qui un
piccolo assaggio della loro musica:
https://www.youtube.com/watch?v=QEekU065iw0
Poi...
Se avete dubbi,
curiosità o volete chiedermi qualunque altra cosa, non esitate
a farlo in recensione o in privato ^^
A presto,
Kim ♫
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Capitolo 3 *** La proposta indecente ***
La
proposta indecente
Damian
Marley è in studio, si sta dando da fare per sistemare gli
ultimi dettagli del suo ultimo singolo. Dopo aver collaborato con
Skrillex, ha riscosso un successo che neanche il buon nome del suo
defunto padre gli aveva mai conferito. Perciò, ha deciso di
sganciare una bomba dancehall tutta bassi e ritmi travolgenti, giusto
per non far cambiare idea ai suoi seguaci.
Proprio
mentre sta sparando a palla il riddim per l'ennesima volta, qualcuno
fa irruzione nel suo regno e la cosa lo irrita terribilmente.
Damian
si volta e si ritrova di fronte Dave, un vecchio amico di suo
fratello Stephen. Come quei due possano essere diventati amici è
un mistero, perché il più giovane dei figli Marley
detesta in maniera imprescindibile tale borioso e presuntuoso
cantante e chitarrista dei Megadeth. La sua voce è
orripilante, anche se come musicista non è male.
Comunque,
c'è di meglio.
«Scusa?»
borbotta Damian, cercando di non sbuffare.
«Ehi,
giovanotto! Sono arrivato da poco a Kingston e pensavo di passare a
trovarti, giusto per mettere a punto i dettagli di una proposta che
non puoi certo rifiutare, proprio perché sono io a fartela»
ammicca Dave, gettando il suo borsone da una parte. Lo apre e ne
estrae una lattina di birra che subito apre e tracanna, senza
offrirla al suo interlocutore.
«Questo
è tutto da vedere» ribatte Damian, scuotendo il capo.
«Taci,
sei un incompetente se rifiuti!»
«Grazie
mille, sono già impegnato.»
«E
lasciami parlare, razza di smidollato! Tuo padre si rivolta nella
tomba ogni volta che...»
Damian,
al culmine dell'irritazione, fa partire nuovamente la sua tune a
tutto volume, lasciando che David Scott Mustaine blateri da solo.
Fosse per lui l'avrebbe già cacciato a calci in culo, ma è
pur sempre un amico di Stephen...
«Piantala!»
strilla l'uomo, per poi ruttare come se non ci fosse un domani. Che
classe!
Il
nostro Junior Gong Marley è al limite, sta per voltarsi e
inveire contro Dave, quando lui comincia a ridere come uno
scellerato, spalancando completamente la bocca.
«Bene!
Ascolta, dobbiamo formare una band, ragazzino. E ci serve un
produttore, quindi ho pensato a te.»
Per
quanto Damian odi Dave, rimane comunque colpito da questa notizia
sensazionale. Anche se non capisce per quale motivo lui dovrebbe
produrre un altro dei progetti capitanati dal decerebrato in
questione, che non fa che darsi arie e peccare di presunzione ad ogni
respiro.
«Dobbiamo...
chi?» domanda infine, vinto dalla curiosità.
«Ma
io e Kelsey, naturalmente!»
«Tu
e Kelsey? Quel Kelsey?»
«Kelsey
Howard, babbeo, chi altrimenti?» sbottò Dave, finendo di
scolare la sua birra.
Damian
si deve trattenere per non scoppiare a ridere. Immaginatevi la sua
reazione quando scopre che uno dei musicisti più bravi e seri
che conosca, membro per giunta di una delle band più
importanti e rappresentative del reggae in America, ha deciso di
formare una band con un esemplare come Dave Mustaine!
«Non
credo affatto che Kelsey abbia accettato di assecondarti, Dave»
commenta il ragazzo con aria rassegnata.
«Tutt'altro,
uomo di poca fede! Io e Kell siamo ottimi amici da tempo, e poi mi
doveva un favore...»
«Un
favore, sì...»
«Sì!
E quindi, devi assolutamente accettare, altrimenti sei proprio uno
sprovveduto, sai? Non puoi perdere l'opportunità di lavorare
con gente che vale come noi! Anziché produrre le tue solite
canzoncine per ragazzacce...»
«Dave,
non ho tempo» taglia corto Damian.
«Cazzate.
Sei solo un ingrato, un ingrato stupido e fetente...»
A
questo punto, Damian sbuffa e indica con molta serietà e
compostezza l'uscita all'indesiderato visitatore.
«Me
ne vado, me ne vado, tanto sto solo perdendo tempo con uno come te!
Ah, vedrai quanto riderà Stevie di te, non appena glielo
racconterò...»
E
così dicendo, finalmente Dave lascia lo studio e Damian
comincia ad imprecare nei suoi confronti, sperando di non doverlo
vedere mai più.
Ogni
volta che Damian ripensa a quel momento estremamente patetico, gli
viene da ridere. Per come sono andate le cose, il suo rifiuto
iniziale non ha avuto nessuna importanza, perché suo fratello
Stephen l'ha poi convinto a mettersi in gioco, a fregarsene di Dave e
di puntare sulla collaborazione di un grande come Kelsey Howard, che
lui ha sempre stimato all'inverosimile.
Quindi,
i Death of Mortadella Roots vennero alla luce proprio così, in
un soleggiato pomeriggio d'estate...
Damian
aspetta i suoi ospiti in studio, nel quale trascorre la maggior parte
della sua esistenza.
Il
primo a raggiungerlo è Kelsey Howard, talentuoso trombonista
dei californiani Groundation. I due si conoscono di sfuggita, per via
di contatti che Kelsey ha con qualcuno dei fratelli maggiori di
Damian.
Mentre
chiacchierano e si confrontano su argomenti quali la musica e la
cannabis, il tempo trascorre e di Dave Mustaine neanche l'ombra.
Dopo
un'altra decina di minuti, il chitarrista fa finalmente (o per
sfortuna) irruzione nella sala, fingendo di essere trafelato e
affaticato. Appoggia il suo strumento alla parete insonorizzata e si
lascia cadere in una poltrona.
«Cazzo,
che caldo! Ehi, ragazzo, non hai una birra da offrire agli ospiti?»
esordisce, senza neanche salutare i due già presenti.
«Ciao
anche a te, Dave. Damian stava giusto andando a prendere una bella
bottiglia d'acqua fresca, vuoi favorire?» gli tiene testa
Kelsey, senza scomporsi.
Damian
è ammirato. Non è da tutti riuscire a domare l'ego
smisurato di Mustaine, o almeno non è da lui. Comunque si alza
e fa ciò che Kelsey gli ha suggerito, accorgendosi di avere a
sua volta una gran sete.
«Kell,
vecchio stronzo! Dovresti sapere che l'acqua fa arrugginire le ossa»
grida Dave, battendosi una mano sullo stomaco.
La
scena è alquanto patetica, ma Damian evita di commentare e
offre ai suoi ospiti due bicchieri di acqua ghiacciata, poi ne
riempie uno anche per sé e lo tracanna con avidità.
Dave
continua a lamentarsi, ma Kelsey lo interrompe non appena Damian si
siede nuovamente accanto a lui.
«Allora,
Damian, te la senti?» gli domanda il trombonista, con garbo.
«Di
cosa si tratta? Dave non mi ha... non sono riusxito a ricavare molte
informazioni da lui, ecco...»
«C'era
da aspettarselo. Dave, scommetto che hai inveito contro questo povero
ragazzo per tutto il tempo, non cambierai mai!»
«Che
cazzo ne so, è uno stupido e voleva rifiutare a priori!»
«Andiamo,
non dire stupidaggini. Be', Damian, la nostra idea non ha un genere
ben definito, vogliamo soltanto divertirci e vedere cosa ne viene
fuori. La cosa più divertente sarà completare la
formazione, ma ho già in mente qualche modo per riuscirci. I
contatti non mancano a nessuno di noi tre, quindi questo non dovrebbe
essere un problema. Il fatto è che abbiamo bisogno di un
produttore e crediamo che tu sia eccellente in questo, anche se David
preferirebbe morire piuttosto che ammetterlo.»
Dave,
che si sente tirato in causa, lancia con foga il bicchiere di
plastica vuoto contro Kelsey, mancandolo di parecchi centimetri.
«Potrei
produrmi da solo, cosa credi? È solo che ho molti impegni,
come ben sai, Kell!» si infervora il chitarrista.
Kelsey
lo ignora e prosegue: «Sarebbe un onore per me se tu
accettassi».
Damian
fissa l'uomo negli occhi e per la prima volta riesce ad intravedere
qualcosa di positivo in tutta questa storia, qualcosa che prescinde
da Dave e che sarà utile per se stesso.
Il
momento è solenne, uno di quei momenti che andrebbero
fotografati e impressi in un'istantanea, ma c'è sempre
qualcosa che rovina questi attimi, se non vengono catturati nella
frazione di secondo più adatta, e infatti...
Dave
esplode in un rutto potente, per poi scoppiare a ridere come un
coyote strozzato.
Damian
e Kelsey gli lanciano un'occhiata sconsolata, poi si stringono la
mano in silenzio e sospirano all'unisono.
Ecco
a voi una piccola perla dello sfacelo che il povero Damian Marley ha
dovuto subire pur di avere un'opportunità come quella di
lavorare con Kelsey Howard.
Bene,
nel prossimo capitolo esamineremo altri aspetti della formazione,
momenti in cui altri membri si avvicinano casualmente – e non –
ai tre membri fondatori.
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Capitolo 4 *** Il talento incompreso di Jens ***
Il
talento incompreso di Jens
Bene,
passiamo ad analizzare altri ingressi casuali e non nella formazione
dei Death of Mortadella Roots.
Intanto,
Dave prende sempre svariate iniziative senza consultare gli altri
componenti della band, perché del resto lui si considera il
capo di tutta la baracca, del resto l'idea è partita da lui e
può permetterselo (in realtà è stato deciso di
comune accordo con Kelsey, ma ovviamente l'egocentrismo di Dave
Mustaine non permette simili ammissioni).
Quindi,
Dave decide di telefonare al suo amico (?) Joey, perché gli
serve un batterista e crede fermamente nelle potenzialità del
suddetto. Riesce a convincerlo a recarsi in studio da Damian e gli fa
capire che non ammette un rifiuto, come del resto fa con tutti coloro
a cui propone qualsiasi cosa.
Joey
accetta, non ha progetti impegnativi in questo periodo e vuole
scoprire cosa uscirà fuori da questa cosa.
Ma
Dave non è l'unico che si è fatto due conti.
Infatti,
Kelsey ha ben pensato di contattare qualche collega che crede possa
impreziosire l'organico del gruppo. Certo, fosse per lui,
costruirebbe un progetto completamente dedicato al jazz, ma non è
solo e deve tenere fede all'accordo che ha preso con Dave.
«Facciamo
le cose in grande, con stile, cazzo. Tutti i generi, ci mettiamo
dentro musicisti di ogni tipo e vediamo cosa viene fuori. Non
fossilizziamoci, Kell!» aveva detto il chitarrista tutto
infervorato.
Perciò,
quel giorno in studio da Damian c'è più di una
sorpresa.
Kelsey
fa il suo ingresso seguito da due individui e Damian rimane sotto
shock per un po'. Uno lo conosce bene, è il talentuoso
bassista dei Rage Against The Machine, si chiama Tim Commerford ed è
un tipo singolare, indossa una sorta di gilè in pelle e sotto
nient'altro. L'altro personaggio Damian l'ha già visto da
qualche parte, ma non saprebbe identificarlo: carnagione chiara,
capelli biondi lisci, vestito di nero, sguardo intelligente... sembra
quasi un angioletto di quelli che si trovano ovunque nel periodo di
Natale!
«Damian,
ho fatto ciò di cui avevamo parlato, ti ho portato due grandi
musicisti. Sicuramente li conoscerai» esordisce Kelsey
contento. Poi prosegue: «Lui è Tim, sarebbe lieto di
suonare il basso con noi».
«Ehi,
ci siamo beccati in giro ogni tanto, ciao Junior Gong! Questo posto è
favoloso!» dice Tim, guardandosi attorno e cominciando a
gironzolare come un bambino in un negozio di giocattoli. «Che
attrezzatura, che stile! Amo la Giamaica, cazzo!»
«Sono
contento che tu sia dei nostri, se vuoi ho qualche basso in quella
stanza in fondo, dacci un'occhiata» ribatte Damian che non sta
più nella pelle.
Effettivamente,
l'unico problema è Dave, perché tutta questa gente
famosa e talentuosa non può che portare altro successo al suo
studio e alle sue produzioni, nonché aumentare la sua fama. E
poi, non si sognerebbe mai di contraddire il grande Kelsey Howard,
non ci pensa neanche!
Tim
si sente elettrizzato e corre con impeto nella stanza indicatagli,
cominciando a perlustrare tutto con gli occhi fuori dalle orbite.
«Tu
invece chi sei? Ti ho già visto da qualche parte...»
Il
biondino – che sembra norvegese – sorride educatamente,
poi Kelsey lo presenta: «Lui è Jens Johansson, il figlio
del grande pianista Jan! Potevo evitare di portarlo in questo gruppo?
Suo padre è stato un mito indiscusso durante i miei studi al
conservatorio, il jazz per me prende il nome di Jan Johansson!».
«Oh
merda, Kell, piantala con queste smancerie! Ciao Damian, è un
vero piacere conoscerti. Gran bel posto qui, spero ci sia qualche
giocattolino anche per me» minimizza Jens, stringendo la mano
al giamaicano.
«Forse
conosco tuo fratello...»
«Il
batterista scapestrato?» scherza ancora Jens, sghignazzando.
«Chi
sarebbe il batterista scapestrato?»
Una
voce estranea interrompe la conversazione e tutti si voltano verso
l'ingresso, tranne Tim che è troppo impegnato a suonare tutti
i bassi presenti e sembra un perfetto idiota.
In
studio fanno il loro ingresso Dave e Joey Jordison. Quest'ultimo ha
pronunciato quelle poche parole, ma si blocca non appena nota che
Damian e Kelsey stanno parlando con il fratello di un suo grandissimo
amico.
«Non
ci credo! Merda, Anders sa che suonerai con noi?» salta su il
piccoletto, correndo verso Jens.
I
due si scambiano un abbraccio affettuoso e varie pacche sulla
schiena, cominciando subito a parlare con loro di Anders Johansson.
Dave
comincia come al solito a richiedere birre, ad urlare come un folle e
a ruttare in maniera veramente esemplare, scatenando le risate di Tim
e Joey, mentre il resto dei presenti è – giustamente –
disgustato.
Jens
si domanda pigramente cos'abbia fatto di male per meritarsi di
suonare con uno come Dave Mustaine. Sono davvero pochi quelli che lo
sopportano a livello caratteriale, come cantante non è il
massimo, ma nessuno può negare il suo talento come
chitarrista. Tuttavia, Jens sa per esperienza che in gruppo non basta
il talento per sfondare e ingraziarsi i propri compagni di
avventuara.
«Ascolta,
Jens... adesso tu suonerai con noi, un tastierista con i controcazzi
ci serve proprio! E sai cosa? Non ce ne fotte un cazzo se quei
rincoglioniti dei Dream Theater non ti hanno preso! Non ne capiscono
di vero talento...» se ne esce Joey, poi dà il cinque
allo svedese e tutti se la ridono, alla faccia di quei musicisti che
non hanno saputo scorgere il talento del mitico tastierista.
«In
conclusione... siamo solo noi?» domanda Tim, con un basso tra
le braccia, uscendo dall'altra stanza. Saluta Dave e Joey, che
conosce benissimo.
«Sì.
Se non ho capito male, io vi produco e inserisco parti elettroniche
nei pezzi, Dave sta alla chitarra, tu al basso, Jens alle tastiere e
Joey alla batteria» elenca Damian con entusiasmo.
«E
Kelsey?»
«Ah
giusto, Kell suonerà il sax.»
«Ragazzi...
sbaglio o ci manca un cantante?» interviene Jens spaesato.
«Cazzo,
hai ragione!» conclude Joey.
«Io
ho un'idea» dice Damian.
Tutti
lo fissano con estrema curiosità, ma lui si rinchiude nel suo
silenzio e non dice nulla.
Che
stia architettando una sorpresa?
Ed
eccoci di nuovo alle prese con altri componenti del gruppo. Qui si
scopre come Tim (storico bassista dei Rage Against The Machine), Joey
(ex batterista degli Slipknot e chitarrista dei Murderdolls) e Jens
(tastierista degli Stratovarius) entrano nella baracca che Dave e
Kelsey hanno iniziato a edificare (?).
Nella
prossima puntata scopriremo (forse) cos'ha in mente Damian sul fronte
cantanti!
Ne
vedremo delle belle!
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Capitolo 5 *** Freestyle inna di dancehall ***
Freestyle
inna di dancehall
«Ascoltatemi,
cazzo, volete stare zitti o vi devo spaccare la chitarra in testa?!»
sbraita Dave una sera, dopo aver da poco concluso le prove.
Damian,
Jens, Tim e Kelsey gli lanciano un'occhiata colma di pietà,
poi scoppiano a ridere come deficienti.
«Cazzo
ridete?»
«Dave,
non sei Jimi Hendrix, datti una calmata! Cosa vuoi?»
interloquisce Tim, sollevando il suo basso e cominciando a
scollegarlo dall'amplificatore.
«Andiamo
a bere qualcosa, no? Con questo freddo...»
La
band (se così si può definire questa banda di
disadattati che ancora è alla ricerca di componenti per
concludere la formazione) si è incontrata a Berna, dall'altra
parte del mondo, poiché Jens ha una bella villa fuori città
nel cui seminterrato ha allestito una vera e propria sala prove. Il
caldo giamaicano è solo un ricordo sbiadito, i ragazzi infatti
indossano abiti pesanti e temono un assalto da parte di pinguini e
orsi polari.
«Ogni
scusa è buona per bere» commenta Kelsey con tono severo.
«Stavolta
devo dare ragione a Dave, purtroppo» ammette Jens, sfregandosi
le mani nel tentativo di riscaldarle.
Tra
mille battibecchi, alla fine tutti decidono di andare in un locale
per concludere la serata.
Quando
giungono a destinazione (ovvero una bettola per metallari in cui
Damian e Kelsey si sentono stranamente fuori posto), scoprono
che all'interno del locale si sta tenendo un dubbio live acustico.
«Dave,
solo tu trovi questi postacci» brontola Damian passandosi una
mano tra i dreadlocks.
«Senti
un po', vedi di stare zitto, giovanotto! Altrimenti ti...»
«Caccio
dal gruppo!» esclamano tutti in coro, scimmiottando Dave e le
sue manie di protagonismo.
Lui
sta per saltare addosso ad ognuno di loro, quando finalmente il
quintetto riesce ad entrare nell'antro oscuro adibito a pub.
E
subito rimangono inorriditi da ciò che vi trovano all'interno.
«Oh
merda, ma quello è...» balbetta Tim, additando qualcuno
che si esibisce sul palco.
«E
quello è...» aggiunge Damian, sbattendo le palpebre come
se avesse visto un fantasma.
Da
notarsi che il buco in cui si trovano è estremamente piccolo e
stretto; inoltre il palco consiste in una pila di pallet ammassati
uno sopra l'altro in maniera pericolosa, i microfoni sono talmente
scarsi che al massimo si potrebbero utilizzare per fare karaoke e
ogni tanto un fischio fastidioso fende l'aria.
«Non
può essere!» sbotta Dave contrariato, facendosi largo
tra la folla per dirigersi al bar. «Che cazzo fanno quegli
sfigati?» aggiunge.
Gli
altri lo seguono, ma il gruppetto è essenzialmente pervaso da
una preoccupante fase di shock.
«Ma
poverini, avranno bisogno di soldi e allora...» protesta
Kelsey.
«Stanno
perdendo la loro dignità, cazzo!» sbraita Dave.
«Calmatevi,
ehi! Ma a noi che cazzo ce ne frega?» fa notare Jens, facendo
spallucce.
Ma
ovviamente nessuno lo ascolta, lui è sempre l'incompreso del
gruppo e sempre lo rimarrà. Dave, che non ne può più
di sentire quello sfacelo, ordina subito la sua birra e poi si avvia
a passo di marcia verso lo pseudo-palco.
«Inna
dis ya place we a come... Fred, tell dem!» si sente gridare al
microfono da una voce cada e profonda.
«Yo,
gimme the mic yo, gimme the mic yo...» sopraggiunge una voce
maschile più limpida e acuta.
«Let's
jam inna di dancehall, yo!» prosegue il suo compagno.
«Ma
piantatela, razza di idioti!» tuona Dave stizzito, piazzandosi
di fronte ai due.
Nel
locale cala uno strano silenzio, nessuno capisce cosa stia
succedendo, ma qualcuno riconosce il chitarrista dei Megadeth.
«Dave?!»
grida uno dei due cantanti/freestyler, ovvero Fred Durst, il famoso
cantante degli americani Limp Bizkit. Proprio non si capisce cosa
diamine ci faccia lì, né come ci sia finito; sta di
fatto che c'è ed è anche in compagnia di qualcuno che
non ha assolutamente un'attinenza con lui.
Al
suo fianco, infatti, staziona un ragazzo mingherlino con i
dreadlocks, che però risultano molto più corti di
quelli di Damian. Quest'ultimo si precipita accanto al ragazzo e lo
trascina giù dai pallet, poi domanda: «Aurélien,
cosa ci fai qui?».
Aurélien
Zohou, in arte Komlan, è uno dei cantanti del gruppo reggae
francese Dub Incorporation. Sia Damian che Kelsey lo conoscono,
mentre per molti dei presenti è praticamente uno sconosciuto.
«Io
e Fred stavamo facendo freestyle...» si giustifica Komlan,
sollevando le mani in segno di resa.
«Guardate,
c'è pure la locandina, questa è bella!» grida Tim
scandalizzato, additando un foglio appeso alle spalle del palco.
L'evento si chiama: Freestyle inna di dancehall – vol. 2.
«Non è
nemmeno la prima volta che lo fate?!» aggiunge ancora Tim,
scuotendo la testa e scolandosi la sua Franziskaner.
«Levatevi dai
coglioni, chiaro? Stiamo facendo una serata, non ve ne siete
accorti?» sbraita Fred, esibendo il suo dito medio in direzione
di Dave.
«Non esiste,
piantatela subito!» insiste Dave.
Fred e Komlan si
scambiano un'occhiata, poi sospirano e lanciano occhiate di fuoco
agli impostori.
«Si può
sapere cosa diamine volete?» fa Komlan esasperato.
«Sentite, anziché
fare vergogna qui, perché non ascoltate la nostra proposta?»
improvvisa Jens, dando di gomito a Tim.
«Quale proposta?»
indaga Fred, sollevando di scatto la testa. Si toglie il cappellino
rosso che indossa e, dopo aver afferrato un asciugamano, si asciuga
il sudore dalla fronte.
«Già... vi
va di entrare nella nostra nuova band?» chiede d'impulso il
bassista, sorridendo a trentadue denti.
«Non dite cazzate,
siete pazzi?!» grida Dave incazzandosi subito. Per calmarsi, si
scola la sua birra, ma ciò non fa l'effetto che lui sperava.
«Perché no?
Facciamoli entrare, Dave! Sono due cantanti e a noi serve almeno un
cantante!» gli fa notare Damian, che sarebbe felice di avere i
due in formazione. Gli stanno simpatici, tra l'altro è meglio
per tutti se smettono di girare per locali a presentare il loro
freestyle da schifo.
«Non avremo mai
successo, ormai tutti li hanno visti fare questa cagata di live, non
esiste!»
«Caro David, ti
faccio notare che nella band non ci sei solo tu, si decide tutti
insieme. Noi tutti siamo d'accordo, perché devi sempre fare lo
stronzo?» lo smonta Kelsey, con la sua solita calma.
«Ma...»
ritenta Dave, che è seriamente incazzato con tutti quegli
incompetenti dei suoi compagni di band.
«Sarebbe forte, no?
Fred, tu che dici? Io ci sto!» esclama Komlan, dando il cinque
a Damian e sentendosi come un bambino la mattina di Natale.
«Ma di che si
tratta? Che genere dovremmo fare?» si informa Fred, scettico.
«Per il momento ti
basti sapere che smetterai di perdere la tua dignità»
taglia corto Tim.
«Sì o no?»
insiste Kelsey.
«Ma sì, dai»
cede Fred, sollevando il pollice.
Dopodiché, tutti
insieme si dirigono al bar a festeggiare con un altro giro di
Franziskaner, tranne Dave che esce a fumare e cerca di sbollire la
rabbia.
Così,
nel modo più improbabile possibile, entrano in formazione
altri due elementi... e che elementi!
Dave
è il solito guastafeste, si sa che lui del resto ha il suo
solito comportamento da divo, però fortunatamente qualcuno
riesce a fargli abbassare la cresta.
Voi
cosa ne pensate?
L'autrice
si scusa per l'irregolarità degli aggiornamenti: questa è
una storia molto particolare, necessita molta ispirazione –
anche se può non sembrare.
Grazie
sempre per l'attenzione, ci se risente al prossimo capitolo!
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Capitolo 6 *** Bella Napoli! ***
Bella
Napoli!
«Daron?»
«Chi
cazzo è?»
«Sono
Tim C, hai cancellato il mio numero cazzone?»
«Non
ho guardato prima di rispondere, sono di fretta.»
«Ascolta...»
La
conversazione tra Tim e Daron viene interrotta da una strana
interferenza; l'armeno chitarrista e cantante dei System of a Down,
infatti, sto producendo un baccano assurdo dall'altra parte del
telefono e Tim non riesce a capire cosa stia combinando.
«Non
posso stare al telefono, devo partire» dice Daron, e le sue
parole si capiscono appena attraverso la cornetta, si sento un
fruscio infernale e Tim si deve concentrare parecchio per ascoltare.
«Ma
si può sapere cosa stai facendo?»
«Scusa,
mi stavo infilando le calze. Sono in taxi e... devo andare.»
«Aspetta
Daron, cazzo! Volevo dirti che c'è un progetto...»
«Quella
storia per cui Mustaine sta smuovendo mari e monti? Quella band
multi-genere che vuole mettere su?»
«Sì.
Io ci sono già dentro, ma ci manca ancora qualcosa...
qualcuno...»
«Devo
pensarci, ora sono in partenza per la Campania.»
«Per
cosa?» sbotta Tim senza riuscire a capire.
«Vado
in vacanza in Italia! Per quella cosa, ci penso, ma adesso ti devo
salutare Tim C! Stammi bene» grida Daron trapanando le orecchie
del povero bassista, poi mette giù.
Tim
stacca il cellulare dall'orecchio e resta a fissare lo schermo per un
po', scuotendo il capo.
Intanto
WhatsApp continua ad avvisarlo che Dave Mustaine sta scrivendo in
5554545410847 gruppi/conversazioni. Che scempio!
Daron
Vartan Malakian scende dall'aereo e inspira profondamente. Non ne
poteva più di stare rinchiuso in quel trabiccolo, per quanto
sia abituato a viaggiare a bordo di mostri con le ali.
Ogni
tanto gli piace tornare in Italia. In Campania poi, si è fatto
un sacco di amici e ha conosciuto persone veramente educate e gentili
con lui, a Napoli ha trovato una seconda casa e ammira un sacco
quella sorta di tacito codice d'onore e rispetto che si respira per
le vie.
Alla
pensione in cui alloggia di solito, trova il suo amico Gennaro, che
lo abbraccia calorosamente e insiste subito per offrirgli un caffè
al bar.
«Stai
bene! Ma sei dimagrito, ti faccio mangiare io Daro'!» osserva
Gennaro mentre attendono il loro caffè.
«Ci
sto! Stasera si esce?» domanda il chitarrista, sniffando
l'arome di caffè che aleggia nell'aria.
«Ovvio
Daro', scherzi?»
La
conversazione tra i due è buffa: parlano un misto tra inglese,
italiano e napoletano che diverte tutti i presenti, i quali comunque
conoscono bene Gennaro e accolgono il suo amico come se fosse uno di
famiglia.
Mentre
si prepara per uscire, Daron ripensa alla conversazione telefonica
che ha avuto con Tim C prima di partire: un progetto con Dave
Mustaine non era certo una delle sue priorità, ma aveva
sentito dire che il chitarrista dei Megadeth era l'unica nota dolente
nella formazione.
Decide
che ci penserà un po' su, ma l'idea non gli sembra poi così
male!
Lui
e Gennaro si incontrano al bar e il napoletano conduce Daron in un
pub in centro, a bordo della sua Punto grigio metallizzato. Dallo
stereo esce a palla una musica che è una via di mezzo tra il
neomelodico e la dance anni '80, Daron non sa proprio come
classificare quella schifezza, ma evita di commentare perché
sa che Gennaro potrebbe offendersi. Queste sono questioni di onore
per lui.
Alla
fine raggiungono un pub dal nome impronunciabile per il chitarrista e
fanno il loro ingresso accolti da tutti i presenti come se fossero
amici da una vita; Daron ama quest'atmosfera, è qualcosa di
magico, quel qualcosa che lo spinge a tornare sempre e comunque a
Napoli quando decide di prendersi una vacanza.
I
due cominciano a bere qualche birra, e non pagano neanche un euro
perché chiunque li abbia a portata di mano offre loro
qualcosa. Il chitarrista si sente un po' in colpa, ma alla fine
riesce anche lui a offrire un giro a qualcuno, qualcuno che sembra
riconoscerlo come componente dei System of a Down, ma non glielo dice
per chissà quale motivo. In quel locale le persone sono solo
persone, nessuno è un divo, nessuno è diverso dagli
altri.
Verso
mezzanotte la musica di sottofondo proveniente dal televisore a
schermo piatto appeso alla parete dietro il bancone si interrompe e
una voce si espande da un microfono. Daron si volta verso Gennaro con
aria interrogativa, ma lui gli fa cenno di stare ad ascoltare e
insieme si fanno largo verso un piccolo palco sistemato in un angolo
buio del pub.
«Noi
siamo Mirko e Charles, buonasera a tutti!» dice un tizio calvo
che imbraccia una chitarra acustica. Il suo compagno è più
giovane di lui e si nota appena dietro una miriade di percussioni,
tamburi e strumenti che Daron non aveva mai visto prima.
«Charles,
sei pronto?» prosegue il chitarrista.
Il
percussionista annuisce e i due cominciano a suonare una nota canzone
dei Depeche Mode, scatenando il delirio nella sala. La loro
particolarità sta proprio in Charles, che abbellisce le
canzoni con un sacco di percussioni che ci stanno a pennello.
Daron
si rende subito conto che Mirko non è proprio niente di che: è
un po' stonato e la sua chitarra è mezzo scordata; se non ci
fosse quel portento di percussionista ad aiutarlo, il tutto
risulterebbe una merda stratosferica.
«Genna',
li conosci?» grida Daron nell'orecchio del compare.
«Sicuro,
altrimenti che ti portavo a fare qui?» si inorgoglisce l'altro.
«Grazie,
sono davvero forti!»
Daron
sta mentendo per metà, perché si rende sempre più
conto che Charles è davvero un portento, davvero forte!
E
poi una lampadina gli si accende nella mente offuscata dal troppo
alcol, ma comunque si accende e brilla in quell'oscurità.
Quando
tutto sembra scivolare in un meraviglioso idillio (ovvero: le prove
nello studio di Damian, durante le quali Dave non fa che sbraitare
come un ossesso e gli altri cercano di ignorarlo per evitare di
distruggere la sala e la preziosa attrezzatura del giamaicano), in
una splendente giornata di sole, tutto venne stravolto dal rumoroso
arrivo di ospiti inaspettati.
«Scusate,
scusate! Ciao a tutti, come butta?» esordisce Daron, premendosi
le mani sulle orecchie per non sentire un fastidioso fischio
proveniente dall'amplificatore di Dave. Quest'ultimo sta bestemmiando
in aramaico e prendendo a pugni quel povero prodotto Marshall, come
se fosse davvero convinto di aggiustarlo con le cattive.
Damian,
esasperato, spegne completamente il mixer e la sala piomba in un
silenzio improvviso, intervallato soltanto dagli improperi di Dave.
«Ehm...
dicevo... ciao!» ritenta Daron, mentre osserva quella scena
raccapricciante con un sorriso divertito sulle labbra. Dopo aver
abbandonato le braccia sui fianchi, si volta indietro e aggiunge:
«Fatti avanti, non mordono mica! Anche se Dave a volte sembra
un po' un cannibale, gli altri sono a posto».
Mustaine,
punto nel vivo, si rivolta subito e sbraita: «Brutto pezzo di
merda, oggi mi trovi proprio con i coglioni girati! Non permetterti
di... chi cazzo è questo?!».
Tutti
si voltano a guardare Daron e il suo amico, improvvisamente curiosi
di scoprire cosa ci facciano quei due nello studio di Damian, in
Giamaica. L'unico a non essere sorpreso è Tim C, che se la
ride sotto i baffi e ha già capito ogni cosa: sapeva che Daron
non l'avrebbe deluso.
«Dave,
sii più educato ogni tanto!» lo rimprovera Jens,
facendosi avanti e abbandonando la sua postazione dietro la tastiera.
Con un sorriso benevolo sulle labbra, si avvicina ai nuovi arrivati e
prosegue: «Ciao ragazzi. Daron, è sempre un piacere
vederti. Lui chi è? Presentacelo, dai!».
Daron
molla una pacca sulla spalla a Jens, poi afferra il suo
accompagnatore per un braccio e annuncia: «Lui è Carlo
di Pasquale, è un percussionista da paura e l'ho reclutato
direttamente dalla mia amata Napoli!».
«E
a noi cosa cazzo ce ne fotte?» se ne esce Dave, dando un calcio
all'amplificatore.
«Dave,
insomma! Cazzo, ma la smetti? Ho chiesto io a Daron di venire qui»
si inalbera Tim C, lanciando un'occhiataccia a Mustaine.
«Di
Daron non mi sorprendo, ma un percussionista?»
interviene Fred Durst, osservando Carlo con circospezione.
«Ragazzi,
dategli un'opportunità!» cerca di farli ragionare
Damian, che è quello più curioso tra tutti. Le
percussioni sono strumenti che adora, nella musica reggae hanno un
ruolo importantissimo e il loro progetto non può che essere
migliore con un elemento del genere.
«Sentite:
se volete me, prendete anche Charles. Altrimenti me ne vado e non
torno più, punto» taglia corto Daron, incrociando le
braccia sul petto.
«Io...
posso parlare?» domanda timidamente Carlo, guardandosi intorno
spaesato. Nessuno obietta, neanche Dave, così prosegue: «Per
me sarebbe un onore suonare con voi, Daron ha detto che il progetto è
molto vario e sperimentale. Se non dovesse piacervi quello che
faccio, tolgo il disturbo senza problemi, giuro».
Tutti
si scambiano occhiate perplesse e interrogative, ma i primi ad
accettare il percussionista sono Damian, Kelsey e Jens. Gli altri si
accodano a loro, e – neanche a dirlo – l'unico scettico è
Dave Mustaine.
Tutti
lo guardano malissimo, tranne Charles che non ha il coraggio di
sollevare gli occhi su di lui perché quel tipo gli incute
timore, nonostante lo ritenga un pallone gonfiato senza né
arte né parte.
«Sai
che c'è Dave? Vince la maggioranza, quindi la tua opinione non
conta niente ormai!» dice Jens, rivolgendo un cenno
indifferente al chitarrista dei Megadeth.
«Il
progetto è mio, l'ho ideato io!» si
incazza lui, stringendo i pugni come se da un momento all'altro
volesse pestare a sangue tutti i presenti.
«Ma
ci hai coinvolto e ora siamo un gruppo, le decisioni si prendono
insieme!» ribatte Kelsey, poi aggiunge: «E poi, non è
tuo, lo abbiamo ideato insieme».
Tim
C si inalbera: «Credi davvero di poter creare un progetto dove
tu detti le regole e gli altri obbediscono senza fiatare? Ma fottiti
Mustaine!».
«Ripetilo
se hai il coraggio, stronzetto!»
«Fottiti»
ringhia il bassista facendo un passo avanti.
«Basta
così, per carità, smettetela!» interviene Damian,
scuotendo la testa.
«Charles
è dei nostri perché la maggioranza ha deciso così»
taglia corto Fred.
«E
se non ti sta bene, Mustaine, levati dai coglioni!» conclude
seccamente Tim C, mentre Jens posa una mano sulla spalla di Carlo,
con fare protettivo.
Nell'udire
quelle parole Dave impallidisce e sembra quasi afflosciarsi sul
posto. Tutti sono soddisfatti quando lui non può far altro che
arrendersi all'evidenza.
Lancia
un'occhiata truce a Carlo e grugnisce: «Facci vedere che cazzo
sai fare».
Cosa
ne pensate voi di un percussionista all'interno dei Mortadella? Voi
siete dalla parte di Dave o da quella degli altri componenti?
Lui
è sempre il solito guastafeste, non è vero?
Intanto
la formazione si sta pian piano completando, ma manca ancora qualcuno
di fondamentale, quello strumento che – com'è ben noto –
dà il ritmo, il senso, la forma a ogni gruppo musicale che si
rispetti, anche se Carlo ci mette del suo con le percussioni!
Vi
aspetto al prossimo capitolo, non mancate!
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Capitolo 7 *** Jordison ***
ReggaeFamily
Jordison
«Ci
serve un batterista» esordisce Tim C.
Tutti
i componenti del progetto sono riuniti nello studio di Damian, il
quale si è premurato di attaccare un esercito di ventilatori
per combattere l'afa che incombe su di loro.
«Cazzo,
sì» borbotta Dave, che per la prima volta in vita sua
non ha da ridire su un consiglio esposto da qualcun altro. E in
effetti i suoi colleghi rimangono basiti, ma evitano di commentare
per non spezzare quel momento idilliaco.
«Non
saprei a chi chiedere» riflette Damian con lo sguardo fisso sul
ventilatore.
«Io
punterei su John, il mio vecchio batterista. È forte, ha
sempre spaccato tutto sia nei SOAD che negli Scars On Broadway...»
propone Daron, per poi tracannare un lungo sorso di birra.
«Senti
un po'!» salta su Dave, inferocendosi all'istante. «Mica
dobbiamo ricreare i tuoi cazzo di gruppi, qui si tratta di una cosa
seria!» sbraita a sproposito. Finalmente il resto dei presenti
riconosce il vero Dave, effettivamente stavano cominciando a
preoccuparsi.
«Oh
Dave, stai calmo! Che cazzo gridi? Non sono sordo, razza di
ritardato!» si rivolta Daron irritato.
«Smettetela.
Forse Dave ha ragione, è meglio cercare qualcuno che non sia
troppo vicino a noi come componenti. Del resto, ognuno di noi viene
da formazioni, generi ed esperienze diverse, anche se alla fine ci
conosciamo quasi tutti» media sapientemente Jens, senza
scomporsi troppo. Era sempre calmo e riflessivo lui, tranne quando si
ubriacava.
«E
allora? Conoscete qualcun altro?» domanda Carlo, il quale era
stato praticamente sradicato da Napoli e trasportato in Giamaica con
la forza.
«Certo!»
esclamò Kelsey. «Ci vuole un elemento jazz nella band,
insomma...»
Tutti
lo fulminano con lo sguardo, e in segno di protesta Tim C comincia a
distruggere l'amplificatore del suo basso con un effetto distorsione
all'ennesima potenza.
«Va
bene, va bene! Ho capito, niente jazz» si arrende infine il
sassofonista. «Incompetenti» aggiunge poi.
«Senti
chi parla! Che cazzo c'entra il jazz con noi?» sbotta Fred con
enfasi.
«Se
è per questo non abbiamo molto a che fare l'uno con l'altro,
ma ciò non significa che non possiamo creare qualcosa di bello
insieme» aggiunge timidamente Aurélien sempre ottimista.
«Certo,
ma per il jazz ci basta Kelsey» taglia corto Dave, usando un
tono così brusco da far sobbalzare Aurélien.
«Capite,
ragazzi, ci vuole uno che picchia duro. Non siamo mica un branco di
rammolliti!» si infervora Fred, mollando un pugno contro il
nulla.
«Ma
nel reggae non è necessario!» protesta Damian.
«Infatti
non faremo solo reggae. Bisogna creare qualcosa di originale e
innovativo, qualcosa di...»
«Tim
C, zitto! Mi è venuta un'idea!» strilla Dave.
«Ovvero?»
lo interroga Daron con tono scettico.
«Pensavo
a Jordison.»
«Joey
Jordison?» chiede Kelsey attonito. Certo, lui non avrebbe mai
pensato a quel tipo di batterista, troppo doppio pedale, troppo poco
jazz.
«Certo,
e chi altrimenti?!»
«Logico.
Certo, certo... cazzo Dave, hai ragione!» esulta Tim C, che è
quasi tentato di abbracciare il chitarrista dei Megadeth.
«Dave,
ma che hai oggi? Sembri diverso, più tranquillo, più...
intelligente» lo canzona Fred, il quale è molto
entusiasta dell'idea di avere Jordison nel gruppo.
«Fred,
dev'essere sobrio» rincara Tim C ridendo.
«Brutti
pezzi di merda, vi distruggo!» tuona Dave, sollevandosi dalla
poltrona su cui era comodamente stravaccato.
«Basta!
Allora, chi è d'accordo per contattare Joey?» sospira
Jens con tono colmo d'esasperazione. A volte gli sembra di avere a
che fare con dei mocciosi dell'asilo, è estenuante.
Tutti
sono d'accordo, anche se il meno convinto è Kelsey, il quale
si limita ad annuire senza esporsi troppo.
«Kel,
che cazzo hai?» indaga sgraziatamente Daron.
«Avrei
preferito qualcuno di più soft» ammette l'altro.
«Vedrai
che Joey sarà in grado di sorprenderti» lo rassicura
Jens, annuendo per dare più enfasi alle sue parole.
Kelsey
non era ancora convinto, però decise di mettere alla prova
quel nanerottolo dalle grandi capacità – o almeno, così
lo definivano tutti.
«Con
quel coglione di Mustaine? Non se ne parla.»
«Dai
Joey, non esagerare...»
«Non
esagero. Non se ne fa niente.»
«Okay,
Dave è una merda, ma il progetto è figo.»
«Ma
Dave è una merda.»
«Ma
il progetto è figo.»
«Me
ne fotto. Con quello stronzo non suono, non esiste. Piuttosto mi
faccio tagliare le palle.»
«Non
lo faresti mai.»
«Era
per entatizzare, Fred. Non capisci mai un cazzo.»
«Ho
una proposta.»
«Sarebbe?»
La
conversazione telefonica per Fred si fa dura, ma non può
rinunciare all'idea di avere Joey nel gruppo; perciò è
disposto a qualsiasi cosa pur di convincerlo. Anche se sa di star per
fare una grandissima cazzata, si sente pronto a giocarsi il tutto per
tutto.
«Se
accetti, avrai tutte le donne che desideri. A mie spese»
sospira infine Fred, sperando vivamente di non pentirsi.
«Mmh.
Dicevi che è stato Mustaine a chiedere esplicitamente di me?»
indaga Joey.
«Sissignore!»
«E
giuri che potrò scopare quanto voglio a tue spese?»
insiste ancora.
Fred
vorrebbe tirarsi indietro, tuttavia accetta: «Parola mia».
Trascorre
un minuto in cui il silenzio si fa quasi insopportabile, sembra quasi
un momento catartico e fondamentale per il futuro dell'intero genere
umano. E in effetti ne va delle sorti della band, Fred ci tiene molto
e vuole il meglio per quel progetto.
«Sono
dei vostri. Dove ci vediamo?»
Fred
sospira: ce l'ha fatta!
Joey
raggiunge lo studio di Damian un'afosa domenica mattina, poco prima
delle otto. Non si capisce cosa ci faccia già lì a un
orario improponibile e in un giorno improponibile, sta di fatto che
non c'è ancora nessuno e il nanerottolo presto si
spazientisce; avrebbe voluto dormire, certo, però aveva
trascorso la notte in bianco a spassarsela con il primo regalo di
Fred, il quale aveva mantenuto la sua promessa e gli aveva preparato
una bella sorpresa nella sua camera d'albergo.
Siccome
il caldo continua a ucciderlo e non vede l'ora di bere qualcosa di
fresco, comincia a smadonnare come se non ci fosse un nuovo dì,
infischiandosene delle occhiatacce dei pochi passanti che lo sentono
e sono scandalizzati.
Quando
Damian arriva, venti minuti più tardi, Joey è altamente
scoglionato e gli lancia un'occhiata truce.
«Dove
cazzo eri finito, piccolo Marley?»
Quella
domanda fa subito scoppiare Damian in una sonora risata, incapace di
trattenersi. È veramente ridicolo sentirsi chiamare piccolo
da un esemplare alto un metro virgola sei centimetri.
«Che
cazzo ridi? Ma sei scemo? Quante canne ti sei già fumato?»
esplode Joey, trotterellando all'interno dello studio, non appena
Damian apre la porta.
Il
giamaicano, profondamente divertito, si ritrova a doversi chinare –
quasi inginocchiare! – per poter fissare il nanerottolo negli
occhi; per lui, che è alto quasi un metro e ottanta, è
veramente raccapricciante tutta questa situazione. Sembra quasi che
stiano dimostrando quanto il noto complesso di inferiorità non
sai solo un luogo comune.
«Buongiorno
anche a te, Jordison. Dormito bene? Non sembra. Comunque, pensavo di
fumare la mia prima sigaretta magica proprio ora, vuoi favorire?»
lo schernisce Damian.
«Che
faccia da culo che hai. Tuo padre si starà rivoltando nella
tomba, pover'uomo!»
«Assomigli
proprio a Dave» lo accusa Damian raddrizzandosi in tutta la sua
altezza.
«Questo
non dovevi dirlo» grugnisce l'altro.
«Perché
mai?»
Joey
sta per ribattere qualcosa, ma proprio in quel momento... come si
dice di solito? Parli del diavolo...
«Ciao
Joey, gran pezzo di merda! Ti trovo bene! Allora? Volevi fare il
difficile, nanerottolo? Meno male che qualcuno è riuscito a
rimetterti in riga!» tuona infatti la voce fastidiosa di Dave,
il quale piomba come un TIR dentro lo studio.
Fa
per avvicinarsi a Joey, non si sa che intenzioni abbia, ma è
sempre meglio prevenire che curare. Il batterista, infatti, non ha
nessuna intenzione di avere alcun contatto con quell'energumeno.
Così, in un batter d'occhio, fa roteare in aria le sue
bacchette e poi le conficca con un gesto agile nello stomaco del
chitarrista.
Inutile
dire che Dave balza indietro e comincia a bestemmiare in tutte le
lingue che conosce e inventandone di nuove, citando tutti i santi del
calendario e portandosi le mani a stringere convulsamente la parte
lesa.
Damian,
inorridito da tali improperi, si tappa le orecchie e prega
mentalmente il grande Jah di perdonarlo per ciò che sta
combinando con questi elementi fortemente eretici e blasfemi.
Joey
invece sta ridendo come una iena e non riesce più a smettere,
neanche quando in studio fanno il loro ingresso i restanti componenti
della band; si erano fermati fuori a fumare, ma quelle grida disumane
hanno fatto sì che accorressero immediatamente.
«Benvenuto
nella giungla!» commenta Fred, lanciando un'occhiata complice e
sincera al nanerottolo.
Lui
saltella nella sua direzione e lo saluta con affetto, riservandogli
tutt'altro trattamento dallo scempio che ancora Dave sta vivendo;
Fred spera che tutta quella confidenza e l'affetto che li lega
facciano desistere Joey dal dilapidare il suo patrimonio, anche se
del resto è stato lui a promettergli sesso gratis a vita.
La
calma – o qualcosa di simile – torna a regnare quando
Dave esce dallo studio per sbollire la rabbia e farsi una sigaretta.
Tra
saluti e presentazioni varie, i componenti della band se la ridono e
canzonano Damian perché ancora turbato dalle bestemmie di
Dave.
Aurélien,
ancora turbato da ciò che è appena successo, domanda:
«Ma perché è sempre incazzato? Dave, intendo».
«Chi
lo sa? E ancora non hai visto niente!» esclama Joey, per poi
correre dietro la batteria – che risulta più grande di
lui, come sempre.
Le
aspettative non sono le migliori, ma almeno la formazione è
completa e ormai nessuno ha più alcuna intenzione di tirarsi
indietro.
Ed
eccomi nuovamente qui, a raccontarvi le avventure dei nostri
“ragazzi”. La formazione, appunto, è stata
completata con l'arrivo di Joey Jordison; dopo aver appreso il motivo
per cui ha precipitosamente lasciato gli Slipknot qualche anno fa
(ovvero una forma di sclerosi multipla), mi sento ancora più
vicina a lui come musicista e come personaggio. Sì, lo adoro e
lo stimo molto, è riuscito ad affrontare tutto confidando
nella forza che la musica sa conferire a ogni cosa.
Ma
basta con il melodramma. Cosa pensate di lui?
Tutti
sembrano contro Dave, alla fin fine vi farà pure pena XD
Be',
ci rivediamo al prossimo capitolo gente, intanto aspetto i vostri
commenti ♥
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Capitolo 8 *** Il batterista scomparso ***
ReggaeFamily
Il
batterista scomparso
«Ascoltatemi,
cazzo! Siete rincoglioniti o cosa?» tuona Jens, tentando di
riportare l'ordine in sala prove.
Si
trovano attualmente nella loro sede di Brema, e Jens sta cercando da
un quarto d'ora di fare un annuncio. Si tratta di una cosa molto
importante, ma ovviamente tutti sono intenti a fare casino e a
strillare come esaltati. Logicamente, anche se dovrebbero fare le
prove, non le stanno facendo.
Dave
è convinto di essere un uomo ormai arrivato (anche se non si
capisce né se sia un uomo e né dove sia arrivato), è
convinto che le prove siano cose da dilettanti senza talento e
l'unica ragione per cui raggiunge il resto della band è perché
non ha un cazzo da fare, deve tenere tutto sotto controllo e può
bere a scrocca quanto gli pare e gli piace.
Gli
altri componenti del gruppo – o almeno i più seri, come
Jens, Kelsey e il povero Carlo – cercano di combinare qualcosa,
ma il resto della band risulta spesso spiaggiata con una birra in
mano o un cannone tra le dita.
È
un po' un puttanaio, sì, però l'atmosfera non è
male, alla fin fine.
«Basta!
State zitti, siete tutti delle merde!» sbraita ancora Jens, lui
che è sempre tranquillo, finché non lo si fa incazzare.
«Ma
cos'è che vuoi? Rompicoglioni!» salta su Dave, per poi
ruttare per l'ennesima volta da quando è entrato in sala.
«Se
la smettete di fare casino, forse ve lo dico eh!»
«Dai,
ascoltiamolo!» interviene Daron, lui che sembra scemo, ma alla
fine è sempre uno dei più curiosi e rispettosi della
band.
Nella
stanza cala un relativo silenzio, così Jens sospira in maniera
eccessivamente teatrale e annuncia: «Ho procurato una serata
alla nostra band. Sì, ragazzi, noi DOMR abbiamo un concerto in
programma per la settimana prossima!».
Il
gruppo si è formato da un bel po' ormai, la formazione è
stata completata da mesi ormai e il nome è stato scelto un
mese e mezzo fa. I nostri “ragazzi” hanno già
composto qualche brano e hanno lavorato su alcune cover, facendo in
modo di personalizzarle e renderle uniche. Diciamo che sono pronti
per esibirsi.
«Voglio
i dettagli!» sbotta Dave, alzandosi di scatto dal divano logoro
su cui era stravaccato.
«Adesso
ti interessa, eh? Razza di coglione» borbotta Joey, incociando
le braccia al petto.
«Silenzio!
Jens, continua!» tuona Tim C, sollevando una mano per far
tornare il silenzio.
«Si
tratta di una serata di beneficenza a Helsinki, perciò non
verremo pagati. Però ci saranno molti dei nostri colleghi
musicisti, gruppi rock e metal piuttosto famosi e quindi un sacco di
gente che assisterà ai concerti. Direi che è un buon
inizio, no?» spiega Jens con entusiasmo – per quanto
questa parola si addica a un esemplare serio e pacato come lui.
«Certo
che sì! Grandioso, Jens sei un fottuto genio» strilla
Fred, mollando una pacca sulla spalla del tastierista.
«Neanche
per un cazzo!» li smonta il solito Dave, stringendo i pugni
come se non riuscisse a controllare la rabbia.
Tutti
gli lanciano un'occhiataccia. In sala mancava solo Damian, il quale è
impegnato nelle registrazioni del suo nuovo disco.
«E
non rompere!» lo rimbecca Tim C, alzando gli occhi al cielo.
«Io
mi rifiuto! Credete davvero che io faccia musica per la gloria? No,
cazzo. Statemi bene a sentire, rammolliti: ci sono solo due ragioni
per cui Dave Mustaine fa musica. La prima sono i soldi, la seconda è
la figa! Chiaro? Che cazzo significa che dobbiamo suonare per
beneficenza? Beneficenza di cosa?»
Tutti
sono basiti. Certo, Dave è uno stronzo, ma nessuno avrebbe
immaginato che rifiutasse un concerto di questo tipo. Forse si erano
illusi che avesse un cuore, ma ora hanno tutti capito che in
quest'esemplare non c'è niente di umano né di
minimamente sensibile.
«Ma
Dave, cosa dici?» riesce a dire Kelsey, ancora con gli occhi
sgranati.
«Ho
detto quello che hai sentito. Perché mi guardate così?»
«Sei
davvero insensibile. Be', Jens, io ci sto, e penso che anche gli
altri siano d'accordo. Se Dave non vuole suonare con noi, faremo lo
spettacolo senza di lui. Non è poi così importante»
commenta Fred, lanciando un'occhiata di fuoco al chitarrista.
«Ben
detto!» esulta Daron.
Tutti
annuiscono e Dave continua a inveire dicendo cazzate che solo per lui
hanno senso, poi esce dalla sala prove per sbollire la rabbia.
«Allora
possiamo fare le prove?» domanda timidamente Carlo, leggermente
pallido in volto.
«Ma
certo. Dobbiamo dare il meglio di noi, ragazzi. Quell'associazione
per i malati di sclerosi multipla ha bisogno di noi!» replica
Jens, felice di aver trovato l'appoggio di tutti i suoi compagni di
band.
Ovviamente
Dave è escluso, ma lui non conta poi tanto. Quando un essere
vivente è basato sulla merda e non sul carbonio, c'è
poco che si possa fare per cambiare le cose.
Il
grande giorno è arrivato.
Alla
fine Dave ha deciso di unirsi al gruppo per questo concerto di
beneficenza e nessuno sa spiegarsi il perché. Ovviamente non è
di buonumore, non fa che borbottare come una caffettiera mentre
cammina avanti e indietro per il backstage.
La
line up dell'evento è vasta: ci sono vari gruppi finlandesi
come i Children Of Bodom e gli Ensiferum, poi gli Stratovarius (e per
questo Jens si dovrà esibire due volte) e altri gruppi
emergenti o meno conosciuti che nessuno ricorda.
Nel
backstage si sta scatenando il putiferio: è pieno di gente che
grida, beve, strimpella, canta, litiga, inveisce, bestemmia...
insomma, sembra di essere nel bel mezzo di una gita scolastica delle
medie in cui gli studenti distruggono l'albergo durante la notte,
anziché dormire.
«Sono
emozionato» confida Carlo a Komlan, mentre quest'ultimo cerca
di capire come può raggiungere la Francia in tempo record:
domani ha un concerto con i suoi Dub Inc e deve raggiungerli al più
presto.
«Eh
lo immagino, è il primo concerto che fai? Ah cazzo, questo
cellulare non si connette su TripAdvisor, maledizione!»
«Sì,
cioè, no. Ho suonato altre volte, ma oggi ci sarà un
casino di gente... non è la stessa cosa, capisci?»
prosegue Carlo, torcendosi leggermente le dita.
«Certo,
certo. Cazzo, ti connetti o cosa fai?» continua a borbottare
Komlan, prestando poca attenzione al suo compagno.
«Ragazzi,
tra poco dobbiamo suonare!» grida Jens, fiondandosi nel
camerino, in cui sono riuniti i componenti dei Death Of Mortadella
Roots.
Tutti
tranne uno.
«Dove
si è cacciato Joey?» domanda il tastierista, guardandosi
intorno con aria preoccupata.
«Sarà
al cesso» commenta Dave in tono ironico.
«Merda,
non era il momento di sparire! Tra un quarto d'ora ci vogliono sul
palco! Aiutatemi a cercarlo!» sbraita Jens, mentre il suo
cellulare prende a squillare.
Tutti
si precipitano fuori dal camerino e lui risponde con stizza al
telefono, cominciando a cercare il batterista scomparso.
Dave,
neanche a dirlo, rimane comodamente seduto sul divano e sbuffa
rumorosamente.
«Oh
sì, bella, vai così! Non pensavo che la Finlandia fosse
così meravigliosa!»
Joey
si sta accoppiando con una sventola finlandese. Ovviamente non poteva
rinunciare a una bella ragazza, neanche mentre aspettava di salire
sul palco. Quel concerto di beneficenza si stava rivelando per lui
più interessante di quanto immaginasse.
«Oh
Joey, sì, più forte, non ti fermare...» geme la
ragazza in un inglese stentato, facendo oscillare i capelli biondi e
tinti che le ricadono sul viso stravolto dal piacere.
Joey
la afferra per i fianchi e sbuffa dal naso, spingendosi ancora più
a fondo dentro di lei. Si sente un dio, in certi momenti non conta il
fatto che lui è alto poco più di un metro e la sua
amante raggiunga quasi il metro e novanta: quando si scopa, tutto è
lecito e paritario.
I
due si trovano in un camerino vuoto, nessuno l'ha occupato e quindi
se ne sono appropriati per i loro giochi erotici.
Joey
è vicino all'orgasmo, lo sente, sta per raggiungere il momento
più bello, il momento della perdizione, così afferra la
ragazza per i seni e glieli stringe, muovendosi su di lei con più
foga.
Proprio
mentre sta per venire, la porta si spalanca e una voce familiare
interrompe l'idillio, gridando: «Joey, ma che cazzo fai?! Tra
cinque minuti suoniamo, alzati! Razza di stronzo rincoglionito pezzo
di merda, ti sembra questo il momento di scopare?».
Tim
C fa irruzione nella stanza e afferra il nanetto per un braccio,
tirandolo malamente giù dalla sua amante. Ovviamente non ha il
minimo riguardo per la ragazza, non gliene fotte di aver scoperto
Joey mentre scopava, non è rimasto scandalizzato e non si
preoccupa del fatto che sta trascinando il batterista per tutto il
backstage mentre lui è ancora nudo e con l'erezione in bella
mostra.
Lo
sbatte nel primo bagno che trova e strilla: «Sistemati in
fretta, ti aspetto qui!».
Tutti
i presenti nel backstage hanno avuto reazioni diverse: qualcuno è
scoppiato a ridere, qualcun altro è impallidito e si è
coperto il viso con le mani per non vedere quella scena
raccapricciante, qualcun altro ancora non si è accorto di
nulla e lancia occhiate interrogative agli altri, senza capire le
loro reazioni.
Quando
i DOMR salgono sul palco, Joey è ancora stravolto
dall'amplesso mancato ed esibisce gli abiti spiegazzati, dopo averli
indossati di tutta fretta.
Si
accorge solo a fine concerto che aveva la maglia al rovescio.
Ragazzi,
so che sono in ritardissimo. Non aggiorno dall'era di Noè,
perdonatemi!
Ma,
passando al capitolo, avete visto che sfacelo? Io non ho fatto che
ridere mentre scrivevo, non so se anche a voi è successo lo
stesso mentre leggevate!
Joey
ne ha combinato una delle sue, facendo incazzare e preoccupare il
povero Jens!
E
Dave? Io non lo commento, pensateci voi a insultarlo!
Bene,
ci si vede al prossimo capitolo, grazie a tutti per la costanza con
cui mi seguite, anche se non sono costante io per prima con gli
aggiornamenti ♥
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Capitolo 9 *** Chi la fa... l'aspetti! ***
ReggaeFamily
Chi
la fa... l'aspetti!
«Cosa
stai facendo?»
«Niente,
perché?»
Damian
sta osservando con aria interrogativa il suo compagno di band, Carlo,
che sembra impaurito, anzi no, terrorizzato da qualcosa e si è
nascosto dietro il divano, nel suo studio.
«Carlo,
con me puoi parlare...» cerca di rassicurarlo Junior Gong
Marley, inclinando la testa di lato.
«No,
io...» deglutisce a fatica il napoletano.
«Sembra
che tu abbia visto una navicella spaziale o il mostro di Loch
Ness...»
«Più
o meno è così...»
«Cosa
intendi?» si preoccupa Damian, accovacciandosi di fronte a lui.
«Penso
che me ne starò qui» dice Carlo.
«Abbiamo
le prove tra...»
Qualcuno
interrompe la frase del giamaicano, irrompendo proprio in quel
momento nella stanza.
«Ehi
fratello! Che cazzo fai?» grida Fred, notando Damian che
staziona con il corpo raggomitolato accanto al divano.
«Fred...
ciao! Ehm...»
«Fa'
vedere! Oh... oh cazzo, Carlo?! Okay, ripeto: che cazzo fate? Non ho
interrotto niente di scabroso, vero? Ditemi di no!»
«Ma
no, imbecille! Carlo ha qualcosa che non va, ma non mi dice cosa lo
affligge... sono preoccupato.»
«Dave»
mormora il percussionista, coprendosi il viso con le mani. «Si
tratta di Dave.»
E
Carlo comincia a raccontare freneticamente una storia, guardandosi
attorno con il terrore negli occhi e il corpo tremante.
I
nostri eroi si trovano in un albergo di Londra, hanno appena finito
di suonare per aprire un concerto di un gruppo inglese emergente che
a nessuno è piaciuto. Dave è incazzato come una tigre
della Malesia che non mangia da tre settimane e non fa che sbraitare
insulti e improperi in tutte le lingue che conosce.
«Non
è possibile! Io, Dave Mustaine, ho dovuto suonare come
apripista a un branco di adolescenti con i brufoli e il culo liscio
come quello delle scimmie! Cazzo, come mi sono ridotto così?»
Il
fato ha voluto che il suo compagno di stanza sia il povero e
innocente Carlo Di Pasquale, il quale avrebbe preferito morire in
Vietnam piuttosto che trascorrere la notte con quel troglodita.
Il
punto è che avrebbe dovuto stare in stanza con Joey, ma lui
aveva conosciuto una modella nel backstage e ciò che i due
stavano facendo si udiva perfettamente in tutto l'albergo, tant'era
il casino che stavano combinando tra gemiti, grida animalesche e
tonfi su cui nessuno voleva indagare.
«Cazzo
che schifo! Io, io, il grande Dave Mustaine! Come cazzo mi sono
ridotto così? Come?»
Carlo,
leggermente spaventato per la reazione di Dave, se ne sta zitto e
buono sul suo letto, senza osservare con troppa insistenza il
chitarrista. Non vorrebbe mai arrecargli disturbo, c'è il
pericolo che Mustaine lo aggredisca o se lo mangi vivo in un sol
boccone.
«E
tu, rincoglionito che non sei altro? Non hai niente da dire?»
si rivolta all'improvviso Dave, puntando un dito contro il povero
percussionista.
«I-io?»
«Tu,
chi altro?! Perché cazzo non hai evitato che finissimo in
questa situazione di merda? Per cosa ci sei nel gruppo, eh?»
«Penso...»
Carlo si schiarisce la gola e cerca di parlare con calma e sicurezza,
ma dubito che ci riuscirà. «Suppongo che abbia vinto la
maggioranza... oppure no?»
«La
maggioranza? Una maggioranza fatta di pezzi di merda come voi che
vuole solo infamare il mio nome!»
In
effetti Carlo ricorda che Dave è stato trascinato a quel live
con l'inganno: tutti i membri della band sapevano che stavolta non
avrebbe accettato di suonare, vista la situazione, perciò
avevano deciso all'unanimità di rifilare al chitarrista una
balla. Infatti lui, fino all'ultimo, aveva creduto che la band
emergente avrebbe aperto il concerto dei Death Of Mortadella Roots, e
non il contrario.
«Ma
no...» prova a dire Carlo.
«NO?!
Tu lo sapevi che le star non saremmo state noi? Lo sapevi? E non
mentire, altrimenti ti schiaccio come una merda sul marciapiede!»
tuona Dave al colmo dell'ira, afferrando il suo collega per la maglia
e sollevandolo dal letto come un sacco di patate.
«Io...
sì...»
E
a quel punto Dave vede tutto rosso e non riesce più a
controllarsi – come se in genere ci riuscisse, ma vabbè.
Solleva ancor di più il corpo esile e tremante del
percussionista e lo scaraventa a terra, per poi assestargli un calcio
all'altezza delle costole.
Il
poveretto geme e riesce miracolosamente a strisciare sotto il letto,
premendosi le mani sulla parte lesa.
Dave
è troppo grosso per infilarsi sotto il letto, e una forza
divina riesce a dissuaderlo dal sollevare la rete e spaccarla addosso
al malcapitato. Invece, continuando a inveire contro qualsiasi entità
animata e non che incontra nel suo cammino, il chitarrista esce dalla
stanza sbattendo la porta e scende al bar a ubriacarsi.
«Carlo,
perché non ce lo hai detto?» domanda Damian
preoccupatissimo, stringendolo per una spalla.
«Io...»
«Sei
rimasto traumatizzato, immagino» dice Fred pensoso e
improvvisamente serio. Non avrebbe mai immaginato che un'innocente
bugia rifilata a Mustaine sarebbe stata capace di mettere in pericolo
la vita di uno dei componenti della band.
Carlo
annuisce con fare esitante e torna a stringersi le braccia attorno al
corpo.
«Ecco
perché in questi giorni eri silenzioso e non hai quasi aperto
bocca...»
«Ci
credo» commenta Fred.
«Cosa
possiamo fare per lui, Fred? Pensi che dovremmo parlare con Dave?»
domanda Damian, rimettendosi in piedi con un sospiro.
«Parlare
con quell'ammasso di merda? Non serve a un cazzo. Hai troppa fiducia
nel genere umano, servo di Jah» taglia corto il cantante.
«E
allora?»
«Ci
sono. Ho un'idea.»
E
Carlo, nell'udire quelle parole, continua a tremare: il tono che Fred
ha utilizzato non preannuncia niente di buono.
«Ciao
Dave» esordisce Fred, non appena il chitarrista entra in studio
per le prove. Ovviamente è stato l'ultimo ad arrivare, perché
del resto lui è il divo, lui è Dave Mustaine, può
permettersi qualunque cosa.
«Allora?
Siamo nuovamente qui a perdere tempo con queste cazzo di prove?»
sbraita Mustaine, senza rispondere al saluto del suo compagno di
band. Intanto appoggia sul pavimento di moquette un enorme
frigorifero portatile che apre subito dopo. Ne estrae una birra e lo
richiude, poi aggiunge: «Visto che in questo posto nessuno si
rifornisce mai di birra, me la sono portata da casa. Per voi non ce
n'è, ovviamente».
«Non
ne vogliamo Dave, non temere» replica Jens con uno sbuffo
irritato.
«Sbaglio
o manca quella mezza calzetta di italiano?» nota Dave,
guardandosi intorno.
«Carlo
sta male. Oggi non verrà» spiega Damian con calma.
«Cazzi
suoi. Meglio così. Prima o poi lo caccio dal gruppo...»
«Dave,
sappiamo cosa gli hai fatto» butta fuori Fred.
«Cazzo
dici?»
«Hai
sentito bene. Lui ci ha raccontato cosa gli hai fatto a Londra, in
albergo.»
«Io
non ho fatto niente. Niente, capito?! Quello sta complottando contro
di me!» si difende Dave, per poi tracannare quasi tutta la
lattina di birra in un solo sorso e ruttare rumorosamente come suo
solito.
«Che
schifo...» mormora Kelsey.
Aurélien
è pallido e stringe con forza il bordo della sua maglietta,
Tim C si gode la scena con le braccia incrociate e un'espressione
indecifrabile dipinta in viso, Joey fissa con odio Mustaine e Daron
cerca di trattenere le risate per la scena raccapricciante a cui sta
assistendo.
«Ha
i segni della tua aggressione addosso, potrebbe denunciarti»
aggiunge Tim C in tono melodrammatico.
Tutta
la band si è messa d'accordo per far ammettere a Dave la
verità, non può passarla liscia anche stavolta.
«Stronzate.
Sono solo stronzate.»
E
allora Kelsey, l'unico che Dave prende davvero sul serio perché
dice che non è in grado di scherzare e non possiede senso
dell'umorismo, sgancia l'ultima bomba: «David, Carlo ci ha
detto che gli hai infilato il manico della tua chitarra su per il
culo».
E
lo dice con una tale serietà, con una solennità
talmente improponibile, che per tutti è davvero difficile
rimanere seri.
Dave
balza in piedi come una molla e stringe convulsamente i pugni,
digrignando i denti come un cane rabbioso.
«Questo
non è vero, quel pezzo di merda vi ha mentito!» strilla,
con una punta di isteria nella voce.
«E
noi dovremmo crederti, eh? Sei sempre così incazzato... te la
prendi per tutto, e noi dovremmo pensare che Carlo sia un bugiardo?»
interviene Daron con un'alzata di spalle.
Dave
si affloscia sulla sedia e scuote il capo con forza, poi dice:
«Sentite, gli ho mollato un calcio, ma giuro che non ho fatto
altro».
«Ah,
quindi è vero che l'hai aggredito!» esclama Fred
indignato.
«Sì,
ma non gli ho mai infilato...»
«Ma
sempre l'hai aggredito» lo interrompe bruscamente Damian.
«E
va bene, cazzo, va bene! L'ho picchiato perché mi ha
confermato che voi, insulsi figli di puttana, mi avete preso per il
culo e avete inventato una cazzata solo per farmi suonare! Mi avete
trascinato lì con l'inganno!»
«E
quindi tu ti sei sentito autorizzato, giustamente, a prendertela con
Carlo... mi sembra logico» dice Tim C con ironia.
«Certo,
ma lo avrei fatto con chiunque di voi! Chiunque mi fosse capitato a
tiro!»
«Basta
così.»
Tutti
si voltano verso il divano su cui sono seduti Aurélien e
Kelsey, e notano che una figura si è sollevata da dietro e
regge in mano un cellulare. Si tratta di Carlo, il quale fissa senza
timore Dave, agitando lo smartphone che tiene in mano come fosse una
spada laser.
«Tu!
Dove cazzo ti eri nascosto? Cosa...?»
«Dave,
caro Dave. Ho registrato e filmato tutto ciò che hai detto. Se
non mi chiedi scusa, carico tutto sul web e tu sarai spacciato»
sorride Carlo con semplicità, facendo spallucce.
«Come
osi! Come cazzo ti permetti di...»
«The
final countdown» canticchia qualcuno.
«10...
9... 8...» recita Joey, intervenendo per la prima volta.
«Non
potete! Siete... siete...» incespica Dave, che non riesce più
a insultare nessuno.
«7...
6... 5...» prosegue Daron, ridacchiando come una iena. Si sta
proprio divertendo, altro che fare le prove!
«4...
3... 2...» lo segue Fred, che ormai sta ridendo apertamente e
si fa beffe di Dave come se non ci fosse un domani.
Carlo
ha un dito sospeso sullo schermo del suo Samsung e mentre sta per
abbassarlo...
«NO!»
grida Dave, balzando in avanti con l'intendo di saltare addosso al
percussionista.
Ma
subito Fred e Tim C lo bloccano, stritolandogli le braccia.
Il
chitarrista finalmente si arrende e mormora: «Okay, okay...
scusami Carlo, non volevo, io... ero incazzato, ma... non avrei
dovuto... e comunque me la pagherai».
«Il
video è al sicuro nel mio cellulare e non solo, quindi non ti
conviene farti venire strane idee» replica Carlo, per poi
uscire dalla sala.
Anche
Dave poco dopo se ne va, con la coda tra le gambe e una sconfitta
bruciante da portarsi appresso.
Per
una volta non ho aggiornato dopo mesi, spero di vincere un qualche
premio per questo XD
Be',
direi che Dave se l'è proprio meritata questa, voi cosa ne
pensate? Povero Carlo, non potevo abbandonarlo al suo destino! Mi
dispiaceva troppo!
Bene,
nel prossimo capitolo ho già in mente cosa far capitare,
quindi spero di non tardare!
Ne
vedremo delle belle, siete pronti? ♥
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Capitolo 10 *** Discussioni importanti (?) ***
ReggaeFamily
Discussioni
importanti (?)
«Secondo
voi? Così?»
«Mmh...
no! Più... più...» Kelsey si blocca a metà
della frase.
«Più
cosa?» chiede Tim C in preda all'esasperazione.
«Più
distorto forse...» interviene Joey, facendo roteare una
bacchetta.
«No!
Non stiamo suonando black metal!» sbotta Kelsey, camminando
avanti e indietro di fronte a Tim C.
«Allora?
Si può sapere che cazzo vuoi?» sbotta improvvisamente il
bassista, sollevando un pugno in aria.
«Magari
vuole qualcosa di più soft, più jazz...»
suggerisce Jens in tono pacato.
«Se
vuole fare jazz, che torni al conservatorio!» ribatte piccato
Tim C.
I
nostri eroi sono chiusi in sala prove da più di un'ora; il
bassista era arrivato felice e contento con una bassline formidabile
da proporre ai suoi compagni di band, ma Kelsey aveva da subito
storto il naso e aveva preso a lamentarsi e a cercare di modificare
le cose.
L'atmosfera
era tetra in studio in quel momento, e i presenti – ovvero
Joey, Tim C, Jens, Fred e Kelsey – erano contenti che Dave non
fosse presente.
«Dai,
non te la prendere, cercavo solo di dirti che... vorrei che quel
basso fosse la linea portante di questo brano, sai come nel reggae?
Le basslines sono fondamentali e tante volte sono le protagoniste dei
pezzi!» tenta di rimediare Kelsey, gesticolando animatamente.
«Ah...»
«Vi
ricordo che il nostro gruppo è multi-genere, dobbiamo cercare
di creare delle canzoni che rispecchino un po' tutti!» prosegue
Kelsey convinto.
«Sì,
ti sembra facile, eh?» commenta Jens, scuotendo il capo.
«Ehi,
altrimenti perché ci saremmo formati, scusate?!»
interviene Joey, balzando giù dal suo sgabello. È
raccapricciante rendersi conto che il charleston della sua batteria è
quasi più alto di lui.
«E
che ne so io? Chiedilo a quel mentecatto di Mustaine!» borbotta
Tim C.
«Piantatela!
Cerchiamo una soluzione piuttosto»
sbotta
Fred, sollevando una mano per placare la lite imminente.
«Okay,
e che devo fare quindi?»
«Tim
C, nel tuo gruppo storico era così, ricordi? Tu eri un
bassista con i controcazzi, solo che io sto dicendo di non fare il
suono troppo distorto, altrimenti sembriamo una banda di ragazzini
che fanno distorsione, non musica» spiega Kelsey con più
calma – per modo di dire, perché ha alzato la voce e ha
risparmiato miracolosamente qualche parolaccia. È strano
vederlo in quelle condizioni, i presenti infatti sono abbastanza
basiti.
«Incazzati
quando hai tempo» lo schernisce Joey, sghignazzando. «Comunque,
secondo me sei troppo classico Kel, sai che palle?»
«Tu
taci! Ne ho anche per te, sai? Vai troppo di doppio pedale... per
cosa ce le hai le braccia, eh?» ruggisce Kelsey, sovrastando di
infiniti centimetri il batterista.
Joey
non si scompone e lo fissa con un sorrisetto malizioso dipinto sulle
labbra. «Per masturbarmi, ovviamente» se ne esce.
«Joey!»
grida Jens, ma tutti scoppiano a ridere e questo non fa che
accrescere la rabbia di Kelsey.
«Non
scherzare! Dico sul serio!»
«Sì,
va bene, ma guarda che il doppio pedale è un'arte, tu non puoi
capire...» sospira teatralmente Joey, tornando dietro il suo
strumento.
«Ma
non dovevamo trovare una soluzione?» interloquisce Fred.
«In
teoria...» concorda Jens.
«Okay,
sentite, oggi non è giornata!» conclude Kelsey stizzito.
«Tu
hai le tue cose, capiamo benissimo!» continua a
prenderlo in giro Joey.
«Non
ti azzar...»
La
suoneria di cinque smartphone interrompe la protesta del
sassofonista, e i ragazzi si lanciano occhiate interrogative,
afferrando ognuno il proprio cellulare.
«Cazzo»
impreca Tim C, leggendo il messaggio che tutti hanno ricevuto.
Su
WhatsApp hanno creato due gruppi della band: uno anche con Dave, e
uno senza Dave. E il messaggio era stato inviato da Daron nel secondo
gruppo.
Cazzo,
vediamoci. Dobbiamo parlare di Mustaine.
Tutti
si domandano pigramente che diamine sia successo, poi Kelsey esplode:
«Lo sapevo io che oggi sarebbe stata una giornata di merda!».
Si
erano accordati in fretta e furia e avevano deciso di vedersi in
studio da Damian due giorni dopo. No era stato difficile omettere a
Dave la verità, lui se ne strafotteva della band, a meno che
non dovesse suonare e, quindi, guadagnare dei soldi. Forse era
proprio quello il motivo che lo aveva spinto a formare un altro
gruppo, chissà.
«Ragazzi,
ci siamo tutti?» esordisce Daron, guardandosi attorno.
«Mi
sa di sì» risponde Damian.
«Allora,
dicci tutto Malakian!» sbotta Tim C, estremamente curioso.
«Mustaine
è una palla al piede, siete d'accordo su questo?»
«Sì,
ma non ti seguo. Che vuoi fare?» replica Fred.
«Voglio
sbarazzarmene. Scusate, ma che cazzo ce ne facciamo di lui? Nessuno
qui lo sopporta, rompe i coglioni per tutti, se ne fotte di tutto e
tutti, ama solo se stesso e ci ha usato come burattini per formare
questo gruppo del cazzo.»
«Vuoi...
cacciare Dave?» balbetta Carlo incredulo.
«Sarebbe
magnifico!» salta su Joey, rovesciando un po' di birra sulla
moquette di Damian.
Quest'ultimo
gli lancia un'occhiataccia, poi fa un respiro profondo e interviene:
«Siate ragionevoli, non possiamo farlo!».
«E
perché no? Chi ha paura di quell'imbecille?»
«Daron,
non è questo, ma...»
«Ehi,
Damian! Okay che siamo cultori del rastafarianesimo e pionieri della
pace nel mondo, ma Mustaine è una spina nel fianco! Lui è
Babilonia, vedila in questo modo. Lui è il male, bisogna
estirparlo!» lo rimbecca inaspettatamente Kelsey.
Ultimamente
si sta comportando in maniera strana, è più stronzo e
assomiglia sempre più alla maggior parte dei componenti della
band. Nessuno riesce a spiegarsi questo cambiamento, ma tutti evitano
di indagare oltre.
«Non
esagerare Kel!» cerca di calmarlo Aurélien, sollevando
lo sguardo dal suo cellulare. «L'amore è più
importante, il perdono e la pazienza sono...»
«Ma
smettila! Dave farebbe perdere la pazienza anche a Dio in persona!»
lo interrompe Tim C.
«Ma
non lo possiamo cacciare» commenta ancora Carlo. «Io, se
posso, vorrei dire che... sì, Dave è un pochino cattivo
con noi, però... il gruppo l'ha fondato lui, come possiamo ora
essere così... ingrati?»
«Ingrati?
Oddio, ma siete rincoglioniti o avete merda nel cervello? Ah già,
entrambe!» strepita Fred indignato. «Quello è un
vero stronzo, un parassita! Ci fa fare sempre un sacco di figure di
merda, non vuole suonare se non guadagna soldi a palate e ci sfrutta
per i suoi loschi fini... vi date una svegliata o volete continuare a
vivere nel mondo dei Teletubbies?»
«Che
c'entrano i Teletubbies ora? Io da piccolo li guardavo, non offendere
i Teletubbies!» grida Jens.
Tutti
si zittiscono, perché anche il comportamento del tastierista è
strano. Evidentemente c'è un tasso di stress troppo elevato.
«Ascoltate,
perché non lo mettiamo ai voti?» propone Aurélien.
«Non
se ne parla! Non possiamo cacciare Dave, ragazzi!» sbotta
Damian.
«Allora»
dice Jens, utilizzando un tono calmo. «Dobbiamo fare in modo
che se ne vada da solo.»
«Eh?!»
«Sì,
vedrete che qualcosa ce la inventeremo... tanto, già ci odia,
no? Se gli combiniamo qualcosa, qualche cazzata ogni tanto, si
stancherà presto di noi e se ne andrà!»
«Jens,
sei un fottutissimo genio!» strilla Daron, correndo ad
abbracciare il tastierista.
«E
poi finirà col dire che è stato lui
a cacciare noi, non possiamo aspettarci niente di diverso»
osserva Kelsey.
«Chi
se ne frega? L'importante è che si levi dai coglioni!»
conclude Fred soddisfatto.
Ancora
non sapevano come fare, ma qualcosa sarebbe saltato fuori.
Forse
questo capitolo è più breve degli altri, ma serviva per
farvi capire come stanno andando le cose nel gruppo, sia dal punto di
vista compositivo, sia per quanto riguarda i rapporti tra i
componenti XD
Con
il prossimo aggiornamento vi prometto che conosceremo meglio qualche
personaggio che sto un po' trascurando, ho già un'idea!
E
voi? Volete che Dave esca dal gruppo?
Dichiaro
aperto il televoto! )?)
|
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Capitolo 11 *** Natale in vista! ***
ReggaeFamily
Natale
in vista!
«Senti,
hai già qualche idea?»
«No.
Altrimenti non ti avrei chiesto di aiutarmi!»
«Ah,
giusto. E che cazzo ne so io?»
«Simpaticone.
Dai, entriamo in libreria?»
«Il
tuo fidanzato ama leggere?»
«Suppongo...»
«Supponi?!»
Questa
conversazione si sta svolgendo in un centro commerciale affollato,
locato a Saint-Étienne, Francia. I due protagonisti sono
Aurélien e Daron, cantante e chitarrista dei DOMR. Del resto
il Natale si avvicina e i due, soprattutto il francese, sono in cerca
di regali.
«Ohi
Malakian, non rompere! Che ne so se Hakim legge? Ultimamente passiamo
così poco tempo insieme...»
«Ma
fate parte dello stesso gruppo! È come se tu non sapessi che
io... che so... amo farmi le canne!» Daron parla a un volume di
voce che attira l'attenzione di mezzo stabile, ma i due stanno
dialogando in inglese e Aurélien spera che tutta quella gente
conosca solo la lingua madre del Paese.
«E
questo cosa c'entra?»
«Sentimi
bene, ragazzino, vuoi farmi perdere tutta la giornata per cercare un
regalo al tuo compagno di avventure erotiche? Perché io
comincio ad avere fame, poi voglio trovare un posto dove fumare in
pace e infine conoscere una bella francese che rimanga impressa nella
mia mente per almeno quattro o cinque ore!» blatera ancora il
chitarrista, seguendo l'altro all'interno della libreria.
«Stai
un po' zitto! Io sono sempre calmo, ma tu riesci a far perdere la
pazienza a chiunque!» borbotta Aurélien.
«Io
odio il fottuto Natale, cazzo. È tutto consumismo e niente
cervello!»
«Tu
non fai mai un regalo a qualcuno?»
«Dipende
da cosa intendi...» insinua il chitarrista, con un sorrisetto
da pervertito dipinto sulle labbra.
«Oh,
mon Dieu! Aiutami a scegliere un CD per Hakim, piuttosto. O è
meglio un vinile?»
«Non
conosco abbastanza il tuo moroso per sapere cosa preferisce, se non
lo sai tu...»
«Insomma,
perché ho chiesto a te? Dave sarebbe stato più utile!»
sbotta il francese, rimettendo a posto un disco dei Metallica.
«Questo
è un affronto! Ora mi offendo! Oh guarda!» grida
all'improvviso Daron, buttandosi letteralmente sull'espositore dei CD
e rischiando così di distruggere mezzo negozio; ovviamente,
nel tragitto, taglia la strada a degli altri clienti e travolge un
bambino che si aggira spaesato per il negozio.
«Vuoi
stare attento?»
Ma
Daron non ascolta, stringe tra le mani un disco e sembra in un
universo parallelo, neanche si fosse calato un acido e avesse le
visioni.
«Ehm...
Malakian?!» cerca di richiamarlo Aurélien, accostandosi
a lui.
«Aurelio,
tesorino, guarda qui che meraviglia!» vaneggia il chitarrista.
«Come
mi hai chiamato? Oddio, ma che hai? Chiamo l'ambulanza? Non è
che mi svieni qui, vero? Oddio, perché non ho chiesto a Carlo
di accompagnarmi? E perché ho dato retta ad Hakim e vi ho
invitato tutti a casa mia? Dannazione... Daron?»
«Eh
guarda, cazzo!» Il chitarrista si volta di centottanta gradi e
sventola un CD di fronte agli occhi preoccupati di Aurélien,
poi grida: «Questo! Questo sarà il regalo per il tuo
amante o quello che è!»
«Hakim
è il mio compagno! E poi, perché mai dovrei regalargli
un disco dei... degli... Scars On Broadway? E chi sono?»
Daron,
a questo punto, diventa rosso per la rabbia e sta seriamente pensando
di strangolare il suo amico o di infilargli il CD su per il culo, ma
cerca di trattenersi e stringe gli occhi, uccidendo il francese con
un'occhiataccia.
Aurélien
sbianca. «C-cosa ho detto stavolta?»
«Regalerai
questo disco ad Hakim, chiaro?»
«Ma
perché?»
«Perché
si dà il caso che io sia il chitarrista nonché cantante
di questa band sconosciuta, come la chiami tu, razza di... di...»
«Okay,
okay! Va bene! Io che ne sapevo? Io e te facciamo due generi
completamente diversi, non seguo tanto la scena metal, sai...»
farfuglia Aurélien, arrossendo leggermente per la figura di
merda che ha appena fatto.
«Appunto.
Fatti una cultura» afferma Daron, poi prende un'altra copia del
suddetto disco e gliela mostra. «Questo sarà il mio
regalo di Natale per te, Aurelio.»
«Perché
mi chiami Aurelio?» sospira il francese esasperato.
«Fa
lo stesso. Un nome vale l'altro, tesoruccio. E adesso usciamo da
questo buco infernale, ho bisogno di aria.»
Aurélien
sospira ancora, poi si dirige alla cassa per pagare. È stata
decisamente una pessima idea coinvolgere Daron in questa storia,
spera almeno che il suo ragazzo apprezzi il regalo.
Jens,
Fred e Carlo bazzicano per le vie di Saint-Étienne, felici
come bambini. Il loro compagno di band Aurélien li ha invitati
a trascorrere le vacanze di Natale a casa sua e del suo compagno.
Prima di questo momento, nessuno aveva idea che il cantante francese
fosse gay.
«Questo
posto è magico!» commenta Carlo, trotterellando accanto
agli altri due. «Mi ricorda un po' Napoli.»
«Eh?
Sei serio?» domanda Fred.
«Certo!
Sono tutti così ospitali e calorosi... o sarà
l'atmosfera del Natale?»
«È
quella di sicuro. Ma non perdiamo tempo, dobbiamo cercare un regalo
per Dave, siamo qui per questo» interviene il tastierista,
rimanendo sempre molto pratico.
«Non
avere paura, mancano ancora alcuni giorni, abbiamo tempo!» lo
rassicura Fred.
Tutta
la band al completo ha deciso di fare un regalo a Dave, qualcosa che
lo faccia talmente incazzare da indurlo a piantarli in asso e dar
loro finalmente l'opportunità di trovare un chitarrista che
abbia voglia di suonare e non li tratti come pezzenti.
«Ma
cosa potremmo fare?»
«Ascoltate,
anziché girovagare a caso, potremmo anche sederci in un bar e
pensarci con calma, mentre io mi bevo una birretta, eh?» se ne
esce Jens, già stanco di camminare.
«Alcolizzato!»
lo rimbecca Fred, per poi mollargli una pacca sulla spalla e
aggiungere: «Ci sto!».
Carlo
li segue di malavoglia, lui che del resto avrebbe voluto continuare a
visitare la città e godersi la magnifica atmosfera che si
respira.
«Sentite,
e se organizzassimo qualcosa di malefico? Malefico davvero!»
«Tipo?
Fred, non ti seguo» replica perplesso Jens.
I
tre nel frattempo si sono accomodati all'interno di un locale
affollato e attendono che un cameriere prenda le ordinazioni.
«Tipo...
spediamolo a fare qualcosa che odia e che non vorrebbe mai fare!»
«Tipo?
Lui non vuole mai fare niente, la scelta è abbastanza
ampia...» riflette Carlo.
«Tipo...
tipo... ah! Ci sono! Lasciatemi fare una telefonata, poi vi spiego!
Se arriva il cameriere, per me ordinate una Guinness!» salta su
Fred, precipitandosi fuori dal locale.
I
due si scambiano un'occhiata interrogativa.
«Carlo?»
«Sì?»
«Secondo
te riusciremo a sbarazzarci di Mustaine?»
Carlo
fa spallucce. «Mi fido di Fred. Lui ha sempre delle splendide
idee, secondo me è il genio della band!»
«Forse
hai ragione. Be', se suonassimo per Natale senza Dave, sarebbe un
sogno!» esclama Jens, facendo cenno a una cameriera.
«Giusto.
Credo proprio che amerò suonare in questo posto.»
Jens
ordina, e poco dopo Fred torna da loro con un sorriso sornione a
illuminargli il volto.
«Che
hai combinato?» indaga Jens.
«Amici
miei, vi annuncio che il regalo per Dave sarà fantastico!
Indovinate dove andrà il 25 dicembre?»
«Spero
non a suonare con noi...» borbotta Carlo.
«Neanche
per idea! Andrà al concerto degli One Direction!»
«Eh?!»
sbotta Carlo, sollevando di scatto la testa.
«Ma
che... come pensi di convincerlo? Che regalo di merda Fred, forse
avremmo fatto meglio a regalargli un panettone con dell'esplosivo
all'interno...» osserva Jens, scettico all'inverosimile.
«Mmh...
hai ragione, be'...»
«Ah!
Ho un'idea! Dave ci andrà, eccome se ci andrà!»
dice Carlo con entusiasmo, per poi cominciare a ridacchiare come una
iena.
Cosa
gli passi per la mente, nessuno lo sa ancora, ma lui è certo
di aver trovato una soluzione per rendere il regalo di Dave veramente
speciale e indimenticabile.
Dave
è uscito da solo, se ne sta per i cazzi suoi ed è
contento di essere in Francia solo per due essenziali motivi:
Vitto
e alloggio gratis per quasi due settimane;
Un
concerto di Natale per cui verrà pagato profumatamente.
Il
che è abbastanza venale, certo, ma del resto Dave è
Dave, non va certo in giro a suonare divinamente per la gloria.
Sta
per entrare in un pub a bere qualcosa, sperando che qualcuno lo
riconosca e lo idolatri come merita, quando il cellulare lo avverte
che ha ricevuto un nuovo messaggio sul gruppo WhatsApp della band.
Lo
apre distrattamente, sbuffando: cosa cazzo vogliono adesso questi
sacchi di merda incompetenti?
Ciò
che legge lo lascia a bocca aperta, e si pianta in mezzo all'ingresso
del locale con il cellulare in mano come un automa.
Ragazzi,
abbiamo trovato il regalo perfetto per Mustaine, sarà
divertente scoprire la sua reazione! Ci sarà da ridere, poi vi
raccontiamo tutto :D
È
stato Fred Durst a scriverlo, ma Dave capisce (?) che c'è
qualcosa che non va: perché ha scritto nel gruppo della band,
se voleva parlare di una sorpresa per lui? C'è qualcosa che
non quadra.
Poco
dopo, un altro messaggio, inviato da Daron:
Coglione,
l'hai mandato nel gruppo della band...
Qualcuno
spintona violentemente Dave, imprecando in francese, ed entra nel
locale, non prima di aver sollevato il dito medio nella sua
direzione.
Il
chitarrista, però, è talmente assorto che – in
maniera del tutto inaspettata – non reagisce.
Cosa
stanno tramando ancora quegli stronzi alle sue spalle? Deve
scoprirlo al più presto, non permetterà ancora una
volta che qualcuno gli metta i piedi in testa!
Chiude
WhatsApp, ripone il cellulare in tasca e finalmente fa il suo
ingresso nel pub; nessuno se lo fila di striscio, così decide
che dovrà bere parecchio per compensare a quella ennesima
giornata di merda.
Eheheheheh,
ciao a tutti!
Bene,
siccome il Natale si avvicina, ho deciso di dedicare uno o due
capitoli di questa storia alla festa più importante dell'anno,
cosa ne pensate? Ovviamente, non poteva essere tutto rose e fiori con
tanto di decorazioni colorate e lucette sfolgoranti, altrimenti non
si tratterebbe dei Mortadella! XD
Per
la prima parte del capitolo ho pensato di dar spazio a due personaggi
che amo un sacco, ovvero Daron e Aurélien. Ora, non so se
quest'ultimo sia gay o etero, ma mi è piaciuto immaginare che
abbia una relazione con l'altro cantante della sua band originaria,
ovvero i Dub Inc! ♥ (e infatti questa prima parte la dedico a
Soul_Shine, lei sa perché :P)
Gli
Scars On Broadway sono davvero un progetto di Daron, successivo
all'ultimo album dei System Of A Down, vi consiglio di ascoltarli!
Bene,
che altro dire? Fatemi sapere che ne pensate, e nel prossimo capitolo
scoprirete come i ragazzi intendono spedire Dave al concerto degli 1D
:'D
Alla
prossima ♥
|
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Capitolo 12 *** Merry Xmas to all... but not to Dave! ***
ReggaeFamily
Merry
Xmas to all... but not to Dave!
Il
Natale è una festa veramente importante, ecco perché i
nostri eroi sono stati invitati a suonare a un concerto che si tiene
a Saint-Étienne il 25 dicembre.
Nessuno
dei componenti è particolarmente credente o tradizionalista,
qualcuno tende al buddismo e qualcun altro al rastafarianesimo, ma a
nessuno essenzialmente frega una mazza delle varie tradizioni
religiose. Sanno solo che devono suonare, il che è positivo.
Fred
e Aurélien si limiteranno a dare gli auguri di Natale al
pubblico tra un pezzo e l'altro, poi eseguiranno una versione dub
metal di Last Christmas, per poi proseguire per la loro
strada.
Intanto
tutti tranne Dave stanno hanno organizzato alla perfezione il piano
per spedire il chitarrista al concerto degli One Direction, non
vedono l'ora di metterlo in pratica.
Ormai
la vigilia è arrivata e tutti ceneranno insieme a casa di
Aurélien e del suo compagno Hakim. Sono tutti felici come
pasque, e anche Dave stranamente non è di cattivo umore come
al solito: sarà che sta già pregustando il momento in
cui potrà ubriacarsi senza ritorno? Chissà...
Per
cena hanno cucinato – più o meno – tutti insieme e
il risultato è un banchetto nuziale mal assortito e
dall'aspetto pressoché orribile, ma che emana un profumino
irresistibile.
«Siamo
tutti quei riuniti per celebrare il matrimonio tra Aurélien e
Hakim...» strilla Daron, versandosi del vino in un bicchiere.
«Sei
già ubriaco, Malakian?» indaga Damian, sorseggiando la
sua spremuta d'arancia.
«Nah.
Reggo bene l'alcol, ho tanta esperienza alle spalle!» cinguetta
il chitarrista, tracannando dal suo bicchiere.
«Siamo
veramente contenti che tutti voi siate qui. Trascorrere il Natale con
gli amici è qualcosa di speciale» dice Hakim,
appoggiando un braccio sulla spalla di Aurélien.
«Come
siete carini!» trilla ancora Daron, poi si alza e corre ad
abbracciare i due ragazzi, come un invasato sotto stupefacenti.
«La
smettete? Mi date il voltastomaco!» borbotta Dave.
«Mustaine,
ma non riesci a stare zitto e tranquillo neanche in un giorno come
questo?» lo punzecchia Fred seccato.
La
cena prosegue tranquillamente – almeno per gli standard della
combriccola – e ogni tanto gli organizzatori del regalo
per Dave si scambiano delle occhiate complici, tanto il chitarrista
non se ne accorge perché sta pian piano cadendo sotto gli
effetti dell'alcol.
A
un certo punto qualcuno suona il campanello e tutti interrompono le
conversazioni animate che stanno intrattenendo. Hakim aggrotta le
sopracciglia e si alza, seguito da un Aurélien perplesso.
«Non
aspettavamo nessun altro» commenta il cantante dei DOMR.
«Chi
sarà mai?» gli fa eco il suo compagno.
Raggiungono
l'ingresso e aprono la porta. Un brutto ceffo, con tanto di
passamontagna, giubbotto in pelle con le borchie e una pistola alla
cintura li spintona all'interno, gridando cose che solo lui capisce.
«Oddio,
cosa vuole? Oddio, aiuto, chiamate la polizia!» grida Hakim,
sbattendo contro la parete.
«Io
non lo farei, stronzetto» grida l'intruso, oltrepassando anche
Aurélien e fiondandosi in sala da pranzo.
«No!
Ragazzi, attenti! Un ladro!» grida Carlo dall'altra stanza.
Hakim
e Aurélien si ricompongono e si scambiano un'occhiata
complice.
«Rimaniamo
qui» sussurra Aurélien.
Hakim
annuisce e gli posa una mano sul braccio.
«Mustaine!
Tu vieni con me! Altrimenti ti ammazzo!» strilla il nuovo
arrivato, sfoderando la pistola e puntandola contro il chitarrista,
il quale sembra tornare lucido tutto d'un fiato.
«Cosa?
Ma vaffanculo, io non mi muovo di qui!» afferma Dave,
incrociando le braccia al petto e rimanendo fintamente impassibile.
In realtà, è evidente che si sta trattenendo per non
tremare di paura, stringe convulsamente i pugni e il suo sguardo è
colmo di terrore.
«Vuoi
morire?» sbraita il rapitore.
«No!
Non sparare!» interviene Jens, ostentando un tono calmo. «Dave
ti seguirà, ma tu prometti di non fargli del male?»
propone.
«Col
cazzo! Ma siete rincoglioniti? Che aspettate a chiamare la polizia?!»
si rivolta Dave, lanciando occhiate omicide ai suoi compagni di band.
«Loro
non chiameranno nessuno. Altrimenti faccio una strage! Tu!»
sputa il rapitore, spostando l'arma da fuoco su Kelsey. «Prendi
dei tovaglioli e legalo!»
«Ma...»
«Vuoi
morire?!»
«No,
n-non v-voglio...»
«Allora
muovi il culo!»
Kelsey
si alza velocemente dalla sua sedia e raccatta qualche tovagliolo.
Raggiunge Dave – che ormai trema senza ritegno – e gli
lega i polsi.
«Imbavaglialo,
non voglio che strilli!» ordina ancora il criminale.
Kelsey
esegue senza mai sollevare il capo né pronunciare una sola
parola.
Il
malintenzionato si accosta a Dave e Kelsey fa un balzo all'indietro.
Il chitarrista viene afferrato per i polsi e strattonato verso
l'uscita.
Dave
mugugna cose incomprensibili, attutite dal bavaglio, e nota che Hakim
e Aurélien sono abbracciati nell'ingresso, immobili e
spaventati. Mai come in questo momento vorrebbe stare con i suoi
compagni di band.
«Se
chiamate la polizia lo uccido» ammonisce per l'ennesima volta
il rapitore, poi esce di casa trascinandosi dietro il malcapitato
chitarrista.
Dave
vorrebbe piangere, vorrebbe davvero farlo. Ora la sua dignità
non conta tanto.
Del
resto, questo rapimento fa saltare tutto: non riceverà neanche
un soldo per il concerto di Natale, dannazione!
«Ragazzi?
Dove siete? Ha rapito anche voi?»
Hakim
e Aurélien si guardano, poi scoppiano a ridere e corrono dai
loro amici in sala da pranzo.
Daron
si sta già rotolando a terra in preda a grosse risate, si
preme le mani sulla pancia e non riesce a trattenere le lacrime.
«Ma
avete visto la faccia di Mustaine?! Oh, gli sta bene a quel
pezzente!» esclama Fred, soddisfatto.
«Dopo
il concerto degli One Direction, se non lascia la band, non saprei
proprio cosa altro inventarmi» commenta Jens.
«Già,
hai ragione. Ma sono sicuro che alla fine ci mollerà. Non
sopporterà questo scherzetto» ghigna Carlo.
«Bene,
amici miei, io ho fame! Finiamo di cenare o no? E poi: scambio dei
regali!» starnazza Daron dopo essersi ripreso.
Così
tutti si rimettono a tavola e continuano a festeggiare la vigilia di
Natale come se niente fosse.
Il
concerto di Natale va benissimo. A Saint-Étienne tutti
conoscono Aurélien, perciò il pubblico è
veramente numeroso e allegro.
I
ragazzi si divertono da matti a suonare, propongono alcune cover di
vari generi, canzoni dei loro rispettivi gruppi rivisitate e rese in
pieno stile DOMR e un paio di inediti giusto per far venire un po' di
curiosità a chi li ascolta.
Hakim,
in prima fila, riprende il tutto, scatta un sacco di foto e non si
perde neanche una mossa di Aurélien.
Il
Natale per i nostri eroi diventa speciale, semplicemente perché
sono tutti insieme, fanno ciò che più amano fare e non
potrebbero desiderare di meglio.
Daron
pascola sul palco come un esaltato, si rotola abbracciando la sua
chitarra, sostituisce Dave in maniera magistrale e tutti, nessuno
escluso, sono d'accordo nel pensare che non ci sarebbe assolutamente
bisogno di quel troglodita nel gruppo.
A
fine concerto li attende un banchetto strepitoso, si abbuffano e
bevono come maiali, ridono e decidono che dovranno rifarlo
assolutamente.
«Suonare
in questo posto non ha prezzo. Bellissimo! Grazie Aurélien!»
strepita Carlo, in brodo di giuggiole, abbracciando il suo djambé
come fosse un figlio.
«Sono
felice!» esclama il francese.
«Jens,
cosa c'è? Sei serio» dice Joey, avvicinandosi al
tastierista con in mano una fetta di torta salata.
«Lui
è sempre serio» fa notare Kelsey.
«Anche
tu, se è per questo! Che ti prende Jens?» insiste il
batterista.
«Niente.»
«Balle.
Hai una faccia da funerale.»
«E
allora?»
Joey
fa spallucce. «Allora ti è successo qualcosa. Sei
preoccupato per Mustaine?» sghignazza.
«Neanche
per idea. Non ho niente.»
«Chi
ci crede? Dai, dimmelo!»
«Fossi
in lui ti ucciderei, Jordison» interviene Tim C, ficcandosi
mezza busta di patatine in bocca.
«Macché.
Voglio solo sapere che gli passa per la testa!» obietta il
batterista, saltellando sul posto per cercare di compensare la sua
bassa statura.
«Io
ho un'idea migliore per te. Là fuori ci sono alcune ragazze
che vorrebbero conoscerci. Chi se ne occupa?» dice Aurélien,
senza allontanarsi troppo da Hakim.
«Contate
su di me!» strepita Joey. «Malakian?»
«Ma
sì dai! Tim C, vieni con noi?»
«E
figa sia!» grida il bassista, uscendo dal camerino imbandito,
seguito dagli altri due.
Jens
intanto è rimasto fermo e zitto, e Kelsey non può fare
a meno di notare che, effettivamente, sembra proprio giù di
morale.
«Se
hai bisogno di parlare, io ci sono» gli dice allora,
mollandogli una pacca sulla spalla.
«Ci
penserò. Grazie Kel.»
Alla
fine, i tre che hanno deciso di occuparsi delle fan spariscono per
più di un'ora e la tranquillità sembra regnare nella
stanza.
«Io
ho sempre odiato il Natale» ammette a un certo punto Damian,
quando tutti sono nuovamente riuniti in camerino e anche i tre
dispersi sono tornati, affamati e con espressioni soddisfatte e i
capelli arruffati.
«Dai,
davvero? E perché?» chiede qualcuno.
«Non
lo so. Però, ragazzi, sappiate che quest'anno mi è
piaciuto, davvero. Siete davvero un'ottima band, degli amici, dei
fratelli... grazie a tutti» conclude il giamaicano, commovendo
più o meno tutti.
«Godiamoci
la pacchia finché dura» commenta Tim C, sgranocchiando
dei salatini. «Domani Dave sarà di ritorno.»
Cari
lettori, questo capitolo ha anche qualcosa di sentimentale, qualcosa
che forse poco si addice ai nostri Mortadella! Però, vedete,
mi piaceva molto l'idea di un Natale perfetto tra loro, un Natale tra
amici, quegli amici che poi sono come una famiglia. Tengo molto al
concetto di famiglia non biologica, quella che ognuno di noi trova
lungo la sua strada, e che spesso e volentieri non coincide con i
parenti e consanguinei ^^
Spero
che vi abbia fatto sorridere almeno la prima parte, ovvero quella del
rapimento di Dave: io mi sono divertita a scriverla, anche perché
lui se lo meritava proprio XD
Bene,
vi auguro qui buone feste, perché non aggiornerò prima
di Natale, non so quando accadrà! Grazie ancora per il
supporto, ci vediamo – probabilmente – nel 2017 con i
Death of Mortadella Roots ♥
|
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Capitolo 13 *** La resa dei conti... ***
ReggaeFamily
La
resa dei conti...
I
nostri intramontabili eroi sono stati convocati da Dave per un
colloquio davvero importante. Il chitarrista, infatti, ha spedito
loro un messaggio vocale sul gruppo WhatsApp della band in cui diceva
più o meno testuali parole:
SIETE
TUTTI DEI PEZZI DI MERDA, ME LA PAGHERETE CARA, NESSUNO DI VOI USCIRÀ
VIVO DA QUESTA CAZZATA, VE LO ASSICURA DAVID SCOTT MUSTAINE! QUESTO È
TROPPO! PRENDO IL PRIMO AEREO PER LA FRANCIA, NON MUOVETEVI DA QUELLA
CAZZO DI CASA, CHIARO????
Il tutto ovviamente è
stato strillato con voce piena di rabbia, tanto che Carlo e Aurélien
hanno cominciato a tremare come foglie e si sono nascosti dietro il
divano e stretti in un abbraccio colmo di disperazione. Ieri era
Natale, sono stati così felici e contenti tutti insieme, senza
Dave, ma ovviamente si deve sempre tornare alla realtà.
«Che sarà
mai? Con Mustaine non si può mai scherzare...» borbotta
Daron, poi fa partire la registrazione di un messaggio vocale per
Dave e strilla: «Ti aspettiamo con ansia, ma non metterci
troppo perché noi abbiamo anche altro da fare!». Lo
invia e poi lancia un'occhiata ai suoi compagni di band terrorizzati.
«Ragazzi, uscite da
là dietro, avanti! Sul serio avete paura di Mustaine?»
li rimprovera Jens con un sospiro pacato. A lui non gliene frega
niente, affronterà quel pallone gonfiato e si prenderà
eventuali conseguenze. Chi si crede di essere per trattarli come
pezzenti? Si è meritato di trascorrere il Natale con gli One
Direction!
«Avete sentito
quanto era arrabbiato?» farfuglia Carlo.
«Figurati...»
taglia corto Fred, poi si accende una canna. «Fumiamoci su,
ragazzi, ci sarà da ridere stasera.»
Tutti si scambiano
occhiate, colti da preoccupazione e ilarità insieme.
«Ne vedremo delle
belle» dice Joey allegramente.
Dave è davvero
incazzato. Ma davvero, sul serio, e molto anche. Come hanno osato
quegli esseri infimi e squallidi giocargli un tiro così basso?
Non ci può credere.
Hanno fatto sì che
qualcuno lo rapisse e lo trascinasse al concerto di quei... quei...
oddio, Dave non sa come definire quelle cose che ha visto e
sentito dal vivo il giorno di Natale. La cosa peggiore della sua
vita, ne è certo.
Il rapitore l'ha legato a
una poltroncina e l'ha costretto a seguire tutto il live, tenendo
sempre una pistola puntata alla sua tempia e obbligandolo così
ad applaudire e mostrarsi entusiasta. È stato un incubo che
sembrava non avere mai fine.
Poi Dave ha scoperto chi
è stato a rapirlo e si è incazzato ancora di più.
Il tizio, infatti, una
volta finito il concerto disastroso, lo aveva condotto fuori dallo
stadio e lo aveva liberato, restituendogli i documenti. Poi si era
tolto il passamontagna e Dave era rimasto a bocca aperta.
«Tu?!» aveva
ruggito, per poi avventarsi contro un divertito e sorridente Lars
Ulrich. Gli avrebbe volentieri spaccato la faccia, poi con quel
sorriso da pescecane che si ritrovava... Dave era una furia, non
riusciva a credere che tutto questo fosse successo proprio a lui!
«Calmati Dave, eh?
Tutto bene? Hai visto che bel regalo ti hanno fatto i tuoi amici?
Sorridi, su, che ci facciamo un selfie e lo metto su facebook!»
aveva commentato Lars, scansando Mustaine che cercava di colpirlo, ma
era ancora intorpidito per essere rimasto legato per ore e ore.
Infine il batterista dei
Metallica se n'era andato fischiettando e lo aveva lasciato lì,
impalato e basito come un deficiente.
Ora Dave ci ripensa,
mentre un taxi lo sta accompagnando a casa di Aurélien, e non
può accettare tutto questo schifo. Non può farla
passare liscia a quel branco di dementi, si vendicherà di loro
e gli rovinerà la vita!
Non sanno con chi hanno a
che fare, brutti pezzi di merda, sputeranno sangue ai suoi piedi!
Quando suona il
campanello, Aurélien e Carlo balzano in piedi e sembrano
intenzionati a scappare e nascondersi, ma Hakim cerca di
tranquillizzarli.
«Andrà tutto
bene! Dai, Aurélien, stai calmo, tesoro... okay, avete
combinato un bel casino, ma non c'è niente che non si possa
sistemare, okay? Carlo, dai, respira, su... ehi, qualcuno vada ad
aprire, altrimenti quel cretino ci scassa il campanello!».
A questo punto Daron e
Fred si fanno avanti e corrono a spalancare la porta, per niente
intimoriti dall'arrivo della furia incombente di Dave Mustaine.
Quando il chitarrista irrompe in casa, sta sbraitando cose senza
senso, il tutto infarcito di improperi e bestemmie irripetibili. Sta
tremando e del fumo gli fuoriesce delle orecchie, è tutto
spettinato e abbaia a casaccio senza neanche pensare a ciò che
sta dicendo.
«Dave, forse è
il caso che ti calmi, eh? Vuoi una camomilla?» gli chiede con
calma Damian, lui che è sempre pacifico e tranquillo e vuole a
tutti i costi evitare lo scontro.
«Col cazzo, Marley,
te la squaglio in faccia la tua fottuta camomilla, chiaro?»
sbraita ancora Mustaine.
«Okay, ma sta'
calmo, amico...»
«Amico?! Voi mi
avete rovinato la vita! Come avete osato, esseri ignobili e indegni
di vivere a questo mondo? Dovete baciare il terreno su cui cammino,
avete capito?» continua a minacciarli Dave.
Aurélien e Carlo
intanto si sono nascosti in cucina, Hakim non è riuscito a
evitarlo e ora sta cercando di convincerli, inutilmente, ad
affrontare la situazione a testa alta.
«Sì, sì...»
commenta Daron, palesemente annoiato e con la testa reclinata di
lato. «Hai finito il sermone, pezzo di merda?»
«Taci, razza di...
di... moccioso pestifero, non sai neanche suonare la chitarra come
me, ma cosa vuoi fare? Eh?» strilla incazzatissimo Dave,
stringendo i pugni e facendo di tutto per non saltare addosso a
Daron.
«Senti un po',
Mustaine di 'sti gran cazzi, ascoltami bene, eh? Attiva quei due
neuroni che ti sono rimasti dopo l'ennesima sbronza, d'accordo?»
gli dice Daron in tutta calma. «O la smetti di urlare e
insultare chiunque, o ti strappo le palle e te le faccio mangiare
domani a colazione. Messaggio ricevuto?»
Ma Dave scoppia a ridere
e allora si scaglia contro l'altro chitarrista, afferrandolo per i
capelli come una femminuccia isterica.
Fred e Jens si avvicinano
e li separano.
«La smettete? Non è
il caso, forse, di spiegare a Dave perché lo abbiamo fatto?»
interviene Kelsey, mantenendo una calma incredibile e incrociando le
braccia al petto.
Joey è rimasto
immobile con gli occhi sgranati, mentre Damian sta sgranando qualche
rosario per pregare le sue divinità preferite affinché
lo aiutino a risolvere tutto nel migliore dei modi.
«Non voglio sentire
le vostre cazzate, mi vendicherò, ve lo giuro!» protesta
Dave, dimenandosi tra le braccia di Jens, che tuttavia non accenna a
lasciarlo andare.
«Ma piantala.
Ascolta invece. Siediti» dice Kelsey, indicandogli il divano.
Jens lo trascina fin lì
e ce lo butta sopra senza alcun riguardo. Mustaine cade come un sacco
di patate e non riesce più ad alzarsi.
«Fermo dove sei,
chiaro?» lo minaccia Fred.
«Non capisco quale
spiegazione potrebbe convincermi a non ammazzarvi tutti»
borbotta il malcapitato con stizza. «Mi avete fatto rapire da
Lars Ulrich in persona, quel... merda, quell'imbecille! Questo è
un affronto troppo grande nei miei confronti...»
«Finiscila di
blaterare, cazzo, mi fai venire la nausea!» interviene per la
prima volta Tim C, portandosi una mano alla tempia.
«Dave, noi lo
abbiamo fatto per farti capire che sei stato veramente uno stronzo
nei confronti di Carlo. E in generale, ti comporti da stronzo con
tutti noi, ci comandi a bacchetta e pretendi che siamo i tuoi servi
della gleba. Non è così che funziona, cerca di
capire...» dice Kelsey.
«Sì,
appunto. Quando si fa parte di una band, si è un gruppo unito,
un'unica mente, un unico cuore, una sola anima... non può
decidere soltanto una persona a nome di tutti» interviene
Damian, regalando al chitarrista un sorriso che dovrebbe infondere
serenità.
«Io sono stato il
fondatore di questa merda, io comando» ribadisce per l'ennesima
volta Dave.
«No, allora noi non
ci stiamo più.»
Tutti si voltano. È
stato Carlo a parlare, tremante sulla soglia della cucina, ma con la
voce stranamente sicura.
«Carlo ha ragione,
che cavolo!» conviene Tim C. «Se vuoi comandare, rimani
da solo. Noi proseguiremo per la nostra strada, tanto tra noi ci
troviamo benissimo e i DOMR possono esistere anche senza di te. Sai
che pacchia il concerto di Natale con una palla al piede in meno...»
Per la prima volta sul
volto di Dave si nota un piccolo cedimento, gli occhi gli si sgranano
e la mascella cede leggermente. Spalanca piano la bocca e fissa i
ragazzi uno a uno.
«Mi state
cacciando?»
«No, sei tu che
stai cacciando noi. Se trovi qualcuno disposto a stare appresso alle
tue stronzate, fai pure. Ti auguriamo buona fortuna, davvero»
replica Daron, poi sospira ed entra in cucina per controllare se
Aurélien sta bene.
«Ma ragazzi...»
Dave vacilla e si guarda le mani, che nel frattempo si sono distese e
abbandonate sulle sue cosce. «No, aspettate... okay, state
scherzando, vero? Dove pensate di andare senza di me?»
«Dove pensi di
andare tu senza di noi, Mustaine? Sei ridicolo» lo schernisce
Fred, scuotendo il capo.
«Io... ragazzi,
veramente vi siete incazzati con me? Ma su... dai, non scherzate!
Possiamo riprovarci? Fingerò che non mi abbiate spedito a quel
concerto orribile, eh? Ci state?»
«Tu hai provato a
farmi del male, come pensi che io mi sia sentito, Dave
Mustaine?» Carlo entra nella stanza e si piazza esattamente di
fronte a lui, con rinnovata sicurezza. «Okay, forse io in
confronto a te non sono nessuno, mi ha reclutato Joey a Napoli, non
rappresento un cazzo, su questo ti posso anche dare ragione. Ma chi
ti dà il diritto di comportarti da pezzente e fare ciò
che mi hai fatto in quell'albergo? Non sono venuto qui per farmi
terrorizzare da te né da nessun altro, hai capito? Io sono qui
per suonare, proprio come mi ha chiesto Joey.»
Dave annuisce,
improvvisamente ammutolito da quelle parole.
«Sentite, diamogli
un'altra opportunità, che ne pensate? Ma alla prossima che fa,
è fuori» conclude Damian, lanciando occhiate a tutti i
presenti.
«Cercherò di
non fare più certe cose, ma io sono fatto così, devo
avere sempre tutto sotto controllo... è più forte di
me» dice Dave con un filo di voce.
«Daron, Aurélien!
Avete sentito?» grida Joey, trotterellando verso la porta della
cucina.
«Cosa?»
strilla Daron di rimando.
«Stiamo pensando di
dargli un'altra opportunità, ma la prossima cazzata che fa,
sarà fuori dai coglioni. Ci state?» domanda ancora il
batterista.
«Sì, va
bene» rispondono i due in coro.
«Bene, Mustaine»
conclude Fred. «Spero che tu non ti giochi l'ultima carta,
ricordati che senza di noi dovrai ricominciare da capo e ormai tutti
sanno che pezzo di merda sai, nessuno accetterà più di
collaborare con te.»
Dave non risponde, rimane
a fissare il vuoto di fronte a sé.
«Ragazzi, siamo
d'accordo allora! Ehi, ma sapete una cosa? Lars dovrebbe proprio
recitare in un film d'azione!» strepita Daron.
Tutti scoppiano a ridere
e si riversano in cucina per bere, mangiare e fumare tutti insieme,
come una vera famiglia. Pure Dave per una sera smette di fare lo
stronzo e si mostra perfino simpatico.
Ma
nessuno sa cosa in realtà gli passa per la testa...
Cari
lettori, rieccomi dopo mille anni a partorire un nuovo capitolo di
questa folle storia, che poi non si può neanche definire tale
XD
Voi
cosa pensate che passi per la testa di Dave? Io ho una mezza idea, ma
aspetto le vostre opinioni :D
Ci
credete alla sua arrendevolezza?
Ahahahahah,
mi diverto troppo a scrivere questa cosa, non posso farci niente...
anche se ci impiego sempre un po', questo non significa che io non
ADORI questi ragazzi, anzi, tutto il contrario!
Bene,
cosa accadrà ora?
Alla
prossima avventura :D
|
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Capitolo 14 *** Work in progress! ***
ReggaeFamily
Work
in progress!
I
nostri eroi si trovano in Giamaica, siamo a gennaio inoltrato e fa un
caldo boia.
Pare
che le acque si siano calmate, Dave è anche fin troppo
tranquillo per i suoi standard, ma gira voce che qualcuno stia
mandando delle lettere anonime a Lars Ulrich in merito alla sua
complicità nel rapimento del chitarrista dei Megadeth.
Nessuno
immagina chi potrebbe essere, non ci sono prove a carico di Mustaine,
ma lo stesso Ulrich non sembra per niente preoccupato e se la ride,
pubblicando sui social le foto delle suddette missive
pseudo-intimidatorie.
Qualche
frase esplicativa:
Ulrich,
ti spezzo in due, sappilo. Hai i minuti contati.
Ti
ammazzo nel sonno e poi ammazzo il tuo cane.
Sei
una nullità in confronto al sommo Mustaine, accettalo.
E pensare che Lars Ulrich
non ha neanche un cane, povero cristo.
«Dave, sei sicuro
di non essere ancora arrabbiato?» chiede timidamente Aurélien,
dopo aver letto l'ennesimo post pubblicato da Lars Ulrich sulla sua
pagina facebook ufficiale.
«Io? No,
assolutamente. È acqua passata» diche Mustaine in tono
apparentemente tranquillo, mentre si scola l'ennesima birra a
scrocca.
Damian sta armeggiando
con un enorme mixer, mentre il resto della band staziona all'esterno
dello studio; i ragazzi stanno facendo un baccano indescrivibile
mentre fumano in allegria, infischiandosene bellamente del fatto che
Aurélien si sia affacciato già quattro volte a
chiamarli per cominciare a registrare qualcosa di decente.
Hanno deciso di
cominciare con una raccolta di cover, giusto per far capire al mondo
qual è il loro stile. All'interno di essa ci saranno anche due
inediti, ma ovviamente nessuno dei due è stato ancora
composto.
Questo perché Dave
insiste per essere l'unico creatore onnipotente dei DOMR, ed è
logico che questo non possa esistere, in quanto ci sono personalità
che lo contrastano senza scrupoli, come quella di Daron e di Fred.
A un certo punto Dave si
alza e corre fuori dallo studio, riuscendo poco dopo a trascinare
tutti dentro. Per una volta ha fatto la cosa giusta, si ritrova a
pensare il povero Aurélien.
«Cazzo, qui dentro
si muore di caldo» si lamenta subito Daron, togliendosi la
maglietta e lanciandola via senza riguardo.
L'oggetto va a
depositarsi sulla faccia di Damian, il quale perde la concentrazione
e un fischio acuto e fastidioso si espande dalle casse regolate al
massimo.
«Malakian, ti
stacco la testa a morsi se lo rifai!» ruggisce Tim C,
tappandosi le orecchie.
Carlo si precipita a
spegnere il mixer e nella stanza piomba nuovamente il silenzio.
Damian scosta gentilmente
la maglia di Daron e gli indirizza un sorriso. «Riprovaci e sei
morto» dice in tono pacato.
Tutti rimangono sorpresi
dal modo di rispondere del giamaicano, ma Daron è capace di
far imbestialire anche un oggetto inanimato.
«Addirittura? Io
sto schiattando dal caldo, colpa tua che non hai un ventilatore in
questo buco» proferisce il chitarrista per giustificarsi.
«Ragazzi, dai,
mettiamoci al lavoro, per favore!» sospira Kelsey, recuperando
il suo sassofono.
«Appunto. Che cosa
dobbiamo registrare, Junior Gong?» si entusiasma subito Joey,
saltando dietro la batteria e prendendo a pestare convulsamente sul
doppio pedale.
«Vai Jordison!»
strilla Daron battendo le mani.
«Piantatela di fare
casino, cazzo!» sbotta all'improvviso Jens, cercando di capire
quale suono sia meglio impostare sulla sua tastiera. «Damian,
secondo te ci vuole l'effetto pianoforte classico o qualcosa alla
Deep Purple anni Settanta?»
«No, l'organetto
no, potrei vomitare!» se ne esce Fred, aggirandosi per la sala
in cerca di un'asta per il suo microfono.
«Io cosa devo fare?
Prendo lo djambé o magari la prossima volta faccio qualcosa
con le congas?» si intromette Carlo, ancora in piedi accanto a
Damian.
«Lasciatemi
ragionare un attimo!» esclama il giamaicano esasperato.
Intanto si è
levato, dal nulla, un coro da stadio che recita:
Perché
è un bravo ragazzo,
perché
è un bravo ragazzo,
perché
è un bravo ragazzo,
ci
offre anche da fumar!
Questo perché
Daron sta sventolando un sacchetto pieno d'erba.
«Ora no, dobbiamo
lavorare!» tuona Kelsey, per poi sequestrare il sacchetto e
nasconderlo in una delle sue tasche.
Dopo qualche protesta, il
gruppo riesce a mettersi all'opera e dopo un'ora e mezza di duro
lavoro, viene fuori una traccia niente male. Si tratta di una cover
metal con forti influenze reggae di Call Me dei Blondie.
Fred e Aurélien
sono riusciti a fare un capolavoro con le loro voci e i loro stili
tanto diversi, Daron non ha fatto che stare in levare con la
chitarra, Dave ha proposto un assolo virtuoso, Joey non ha
risparmiato un tappeto di doppio pedale utilizzando però un
suono del rullante molto funky; in tutto ciò, Tim C ha saputo
adattare il basso sia alle parti metal che a quelle new roots,
trasformandolo da melodico e allegro ad aggressivo e graffiante.
Kelsey ha accompagnato Dave nel suo assolo con il sassofono, mentre
Jens ha fatto un capolavoro con le tastiere, cambiando effetti e
inserendo una parte fortemente dub verso la fine del brano. Carlo si
è inserito infine con un assolo allo djambé durante il
dub finale, creando un'atmosfera suggestiva.
Nel riascoltare la
traccia registrata in presa diretta, la canzone è
irriconoscibile e non sembra più il famoso successo degli anni
Ottanta che noi tutti conosciamo.
«Merda, siamo
fottutamente geniali!» esclama Daron tutto contento.
«Questo è
merito mio» afferma Dave con il suo solito fare superiore e
irritante.
«Non cominciare,
Mustaine» lo ammonisce Fred, battendogli con forza su una
spalla.
I due cominciano a
spintonarsi come due ragazzini e in poco tempo la sala piomba di
nuovo nel caos più totale.
«Per oggi mi avete
rotto i coglioni abbastanza, quindi me ne vado!» annuncia Tim
C, infilando in fretta e furia il suo basso nella custodia. «Vado
a cercare una pollastra con cui divertirmi stasera, statemi bene»
conclude, lasciando poi la stanza senza permettere a nessuno di
ribattere.
Jens interviene per
interrompere la zuffa tra Fred e Dave, e quest'ultimo all'improvviso
esclama: «Mi stavo dimenticando di dirvi una cosa!».
Tutti paiono molto
interessati e gli rivolgono occhiate colme di curiosità.
«Ma ora manca Tim
C, non potevi dircelo prima?» osserva Damian.
«Chi se ne frega,
mentre lo dico a voi, registro una nota vocale e gliela spedisco su
WhatsApp» taglia corto il chitarrista.
«Ah okay»
conclude il giamaicano, facendo spallucce.
Dave afferra il cellulare
e fa partire la registrazione: «Tim C, coglione, potevi
aspettare un attimo prima di andartene, no? Ho una cosa da dire a
tutti voi. Allora, in pratica volevo farvi sapere che mi è
stato proposto un concerto per tutti noi».
«Dove? Quando?»
lo interrompe Daron, trotterellandogli intorno.
«Calmati e lasciami
parlare, Malakian, altrimenti ti caccio dal gruppo» se ne esce
Dave a sproposito.
«Okay, prosegui.»
«Mi hanno chiesto
se vogliamo suonare in Nuova Zelanda, tra due settimane. C'è
un problema però: non ci pagano il viaggio» spiega
ancora Mustaine.
«Chi se ne frega?
Abbiamo tutti i soldi per pagarcelo» gli fa notare subito Joey,
ancora seduto dietro la sua batteria.
«Questo è
vero» concorda Kelsey.
«Ehm... io non so,
non ho mai viaggiato così lontano, non so quanto potrebbe
costare e...» biascica Carlo, leggermente a disagio. Il
napoletano non è avvezzo alla vita delle grandi star, non sa
come comportarsi in certe occasioni.
«Non c'è
problema, fratello! Tranquillo, ti paghiamo tutto noi» lo
rassicura Aurélien in tono dolce.
«Ma quando ci
pagano vi rendo tutto, promesso...»
«Cazzo, state
zitti, altrimenti quanto deve durare questa nota vocale? Comunque, vi
spiego meglio i dettagli quando siamo tutti insieme, ma ditemi se
accettate» prosegue Dave.
Tutti assentiscono,
contenti di avere un'opportunità del genere per la loro band
emergente. Anche se quasi tutti i componenti sono già famosi,
ciò non toglie che hanno bisogno di visibilità e di
farsi ancora conoscere bene, come se fossero artisti emergenti.
«Okay. Allora
confermo. Tim C, rispondimi il prima possibile, prima di metterti a
scopare con chicchessia. Chiaro?»
Detto questo, Mustaine
invia il messaggio vocale e sospira.
Dopo un attimo di
silenzio, Daron si avvicina a Kelsey ed esclama: «Rendimi il
mio sacchetto di erba, ora abbiamo finito di lavorare».
Il sassofonista annuisce,
poi tutti insieme escono dallo studio e cominciano a costruirsi varie
canne e sigarette di tabacco, per poi fumare allegramente e scherzare
tra loro.
Sono davvero di buonumore
per questa storia della Nuova Zelanda, non ci possono ancora credere!
«Domani tornate qui
a registrare?» chiede Damian, quando ormai se ne stanno tutti
per andare.
«Certo, così
parliamo anche del concerto e ci sarà anche Tim C!»
risponde Dave.
Sembra davvero
intenzionato a far andare bene le cose tra lui e il resto della
band...
...ma non è sempre
tutto oro ciò che luccica...
Ehm...
lo so, lo so... sono imperdonabile! ç_ç
Sono
sparita per mesi, che vergogna...
Non
ho scuse, perciò non mi scuso e non mi giustifico, spero solo
che voi vogliate ancora seguire questa mia long molto nonsense :3
Sapete,
non mi dimentico mai di questa banda di pazzi, spero che anche per
voi sia lo stesso!
Sembra
che tutto proceda per il meglio, ma c'è quell'ultima frase che
ho scritto... uhm...
Avete
qualche idea in merito?
Intanto,
vi lascio qui il link a Call Me dei Blondie, giusto per farvi
un'idea di ciò che i DOMR hanno combinato con la loro cover:
https://www.youtube.com/watch?v=StKVS0eI85I
Be'...
spero veramente di trovare ancora qualche recensione in questa
storia, in ogni caso vi ringrazio per la pazienza e il supporto!
E
cercherò di non far trascorrere un lustro prima del prossimo
aggiornamento, ve lo prometto! :3
Alla
prossima ♥
|
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Capitolo 15 *** Si parte? ***
ReggaeFamily
Si
parte?
Tutti
sono pronti per partire, si sono riuniti in aeroporto e stanno
aspettando che Dave li raggiunga. Manca solo lui, ma tanto è
sempre in ritardo e non cambia niente.
«Scusate,
ragazzi... ma perché siamo arrivati in aeroporto cinque ore
prima dell'imbarco?» chiede Aurélien perplesso,
grattandosi il mento con fare pensoso.
Si
trovano all'aeroporto internazionale di Kingston già da
mezzora, ma di Dave non c'è ancora traccia.
«Mustaine
dice che ci sono delle cose di cui dobbiamo parlare prima di
partire... sarà una data pazzesca, ci pensate?» strepita
Fred, girovagando nervosamente intorno ai suoi amici.
«Certo!
Sarà incredibilmente figo!» concorda Daron, gridando
come suo solito. La sua voce acuta rimbomba per tutto l'enorme spazio
attorno a loro e diverse persone si voltano a lanciargli occhiatacce.
«Ma
Mustaine dove cazzo è?» si infervora subito dopo Tim C.
«Chi
lo sa? Sarà stato investito da un tram...» ipotizza
malignamente Joey, saltellando sul posto per scaldarsi. Ha un po' di
freddo, deve avere la febbre.
«Non
essere cattivo, Joey, la morte non si augura a nessuno!» lo
ammonisce Damian, accostandosi a lui.
I
due sono veramente ridicoli uno vicino all'altro, la differenza di
centimetri tra loro è quasi insopportabile da guardare.
«L'elefante
e la formica» sghignazza ancora Daron, strepitando per la
voglia di fumarsi una bella canna. È stanco di stare fermo là
ad aspettare il niente.
«Secondo
me non si presenta, ci prende per il culo» commenta Jens, le
braccia incrociate e lo sguardo serio e pensieroso.
Kelsey
riflette: «Non credo. Sembrava entusiasta per questo viaggio,
non siamo maliziosi. Sembra essersi pentito di...»
«Pentito?
Chi, Mustaine?» sbottò Fred, esplodendo in una fragorosa
risata.
Proprio
in quel momento, qualcuno si avvicina al gruppetto di ragazzi in
attesa...
Un
uomo dai capelli lunghi e arruffati è stravaccato su un
divano, sta guardando una partita di football e ha stampata in viso
un'espressione indecifrabile.
Non
sa che fare, sa solo che quella partita non gli interessa granché;
cambia canale e sintonizza il televisore su una rete che trasmette in
diretta una famosa radio americana, con tanto di videoclip e
interviste esclusive.
Ha
tutta la giornata davanti, non ha impegni e si sente piuttosto
rilassato. Afferra la sua birra dal tavolino posto di fronte al
divano e ne sorseggia un po', poi si esibisce in una smorfia
schifata.
«Questa
merda è già calda» borbotta tra sé,
tornando a sistemarsi più comodo sul suo sofà.
«Scusate?»
I
componenti dei DOMR si voltano, sorpresi: hanno quasi sperato che si
trattasse di Dave, ma di fronte si ritrovano una ragazza sui
venticinque anni, parecchio sovrappeso e con i rimasugli di una grave
acne giovanile ancora ben visibili sul viso paffuto.
Joey
smette di saltellare sul posto e trotterella verso di lei,
sorridendole con fare da iena. «Ciao bellezza, in cosa posso
servirti?» la interroga, porgendole la mano.
Lei
è alta almeno trenta centimetri in più di lui e rimane
basita nel ritrovarsi di fronte una specie di nano.
«Caspita,
sei davvero un tappo!» gli dice infine, chinandosi appena per
potergli stringere la mano. «Non penserò più di
essere bassa...»
«Ehi,
non offendermi!»
«Tu
sei Joey Jordison, vero? Okay, sapevo della tua altezza, cioè,
bassezza... ma... cristo, un nano! Possiamo fare una foto?!»
«Ragazzina,
senti un po'... stai cercando grane?» si infervora allora il
batterista, puntandosi le mani sui fianchi.
«No,
dai, scherzo.... è che sei proprio carino, assomigli un po'
a... Pisolo, ecco! Ce l'hai presente?» infierisce la
sconosciuta.
Daron
e Tim C si scambiano un'occhiata, poi scoppiano a ridere come due
deficienti, contagiando in fretta e furia anche Fred e perfino il
povero Aurélien, il quale stava cercando fino a ora di
trattenersi e mantenere un minimo di contegno.
«Te
ne vai o devo chiamare la sicurezza?» abbaia Joey.
«Non
ti arrabbiare, tesoruccio. Sai, in effetti... oddio, mi viene in
mente che...» La ragazza si inginocchia di fronte a lui in
maniera piuttosto goffa e giunge le mani a mo' di preghiera. «Puoi
perdonarmi?»
Lui
la guarda, dubbioso, si sente ancora irritato dal suo atteggiamento.
«Puoi?
Vorrei tanto essere la tua groupie, posso? Sei così attraente
e... non sono mai stata con un ragazzo molto più basso di me!»
Ormai
il resto dei DORM è fuori controllo: tutti ridono come pazzi e
stanno attirando l'attenzione di mezzo aeroporto.
«Cosa?!
Sparisci, ragazzina, posso avere tutte le donne del mondo, non mi
accontenterò certo di una megattera come te!» sbraita
lui.
Lei
si allunga verso di lui e gli molla un leggero buffetto sulla
guancia, sorridendogli con condiscendenza. «Sei tanto dolce,
sai? Prima o poi accetterai di stare con me, me lo sento!»
Joey
le volta le spalle e barcolla nella direzione opposta; rischia quasi
di cadere e Tim C lo sorregge appena in tempo.
«Sei
già ubriaco?» chiede il bassista.
«Secondo
me ha la febbre» commenta la nuova arrivata. «Portatelo
in bagno e bagnategli la fronte con un po' d'acqua fresca, gli farà
bene. Io ora devo scappare, mio dolce Joey! La prossima volta mi farò
più bella solo per te!»
Detto
questo, la tizia gira sui tacchi e se ne va senza salutare il resto
della band.
«E
non ha voluto la foto con tutti noi? Ehi, ragazzi, non è che
stiamo perdendo visibilità?» si rabbuia Carlo.
Fred
gli posa una mano sulla spalla. «Vedrai, amico, il concerto in
Nuova Zelanda ci farà scalare le vette del mondo!»
afferma.
L'uomo,
dopo un'altra ora trascorsa a poltrire sul divano, si alza e decide
di fare una telefonata.
«Pronto?»
risponde il suo interlocutore all'altro capo del telefono.
«Sono
io. Come procedono le cose?»
«Direi
piuttosto bene.»
«Meglio
così, tutto deve andare secondo i piani.»
«Certamente,
capo!»
«Non
voglio problemi.»
«Nessun
problema. Non pensare a nulla e rilassati, goditi le tue vacanze,
eh?»
«D'accordo.
Ciao Nat.»
«Ciao,
capo!»
Ultima
chiamata: i passeggeri del volo internazionale K522 diretto a
Christchurch delle ore 12:40 sono pregati di recarsi con la massima
urgenza all'imbarco 36.
Aurélien sobbalza.
«Ragazzi, perderemo l'aereo! Andiamo, magari Dave arriva
all'ultimo minuto, vedrete... ma almeno noi cominciamo ad
avvicinarci, no?» strepita.
«Ha ragione:
andiamo, che si arrangi. Se non viene, sono cazzi suoi e suoneremo
senza di lui come abbiamo fatto a Natale» concorda Tim C,
afferrando i suoi bagagli.
Il resto della band
decide di seguire quel consiglio e tutti insieme si incamminano verso
l'uscita a loro destinata.
Appoggiata al bancone di
un bar dell'aeroporto di Kingston, una ragazza sorride tra sé
e sé, annuendo.
«Ce la farò»
mormora tra sé.
«Nathalie! Hai
finito? Possiamo andare?» le chiede la sua amica Jessica,
tornando dal bagno.
«Ah, sì,
certo! Possiamo andare, ovviamente...»
«E poi mi spieghi
che cazzo ci facciamo qui?»
«Per ora non
posso.»
«Un'altra delle
cazzate di tuo zio, me lo sento...»
«Sì, ma non
te ne posso parlare. Andiamo.»
Le due si avviano verso
l'uscita.
Chi saranno mai?
SONO
TORNATA!!!!
Questo,
come vedete, è un “capitolo di transizione” (?);
sono stati introdotti dei nuovi misteri e personaggi, chissà
cosa significherà tutto questo...
Avrete
senz'altro dubbi e sospetti... chi era quella ragazza che vuole
diventare la groupie di Joey? E Dave che fine ha fatto? E chi è
quell'uomo che sta guardando la tv e che ruolo ricopre?
Avete
qualche risposta a queste domande?
Io
sono curiosissima di scoprire i vostri pareri, vi aspetto quindi
nelle recensioni e spero di avervi fatto ridere, anche se mi rendo
conto che questo capitolo è stato più breve e
transitorio...
Prometto
che non vi farò aspettare a lungo per il prossimo, è
già in fase di elaborazione, quindi...
STAY
TUNED AND WAIT FOR MORTADELLA!!!! ♥
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Capitolo 16 *** Quando la neve si scioglie, gli stronzi vengono a galla... ***
ReggaeFamily
Quando
la neve si scioglie, gli stronzi vengono a galla...
I
ragazzi sono scesi dall'aereo e non sanno che cosa fare.
«Dave
alla fine non si è visto... che stronzo...» borbotta
Kelsey, guardandosi intorno con fare spaesato.
Fa
un caldo infernale a Christchurch, e i ragazzi non sanno neanche dove
dovranno alloggiare o dove si terrà il concerto.
«Abbiamo
fatto male a fidarci di lui!» sbraita Daron, lanciando occhiate
a destra e sinistra, come se sperasse che il suo collega spunti da un
momento all'altro per saltargli addosso e gonfiarlo di botte.
«Ma
dev'essere successo qualcosa...» prova a giustificarlo Damian,
con lo sguardo triste e deluso, perfino preoccupato.
«Cosa
vuoi che sia successo? È un coglione!» lo contraddice
Joey, il quale sembra essersi un po' ripreso durante il volo.
«Ma
no, dai...» Aurélien scuote il capo e i suoi dreadlocks
oscillano. «Oh, devo avvisare Hakim che siamo arrivati!»
Il cantante afferra il cellulare, lo accende ed entra su WhatsApp,
poi avvia la registarazione per un messaggio vocale: «Ciao
Hakim, tranquillo, tutto bene. Siamo a Christchurch, qui fa caldo e
di Mustaine nessuna traccia. Onestamente sono un po' preoccupato, ma
i ragazzi dicono che ci abbia piantato in asso».
Tim
C interviene e rovina l'idillio: «Ma quale preoccupato e
preoccupato! Quello ci ha fregato, se lo prendo gli spacco il culo!».
«Zitto,
Timmy!» sibila Aurélien, poi riprende a registare il
messaggio: «E dicevo... mi manchi, non vedo l'ora di tornare a
casa».
«Ma
che carini!» strilla Daron, saltando quasi addosso ad Aurélien.
Lo abbraccia con impeto e lo stritola tra le sue braccia. «Ciao
straniero, ci si vede presto, e grazie ancora per l'ospitalità!
Vorrei trascorrere ogni Natale a casa vostra! E tranquillo, penso io
a proteggere il tuo cioccolatino!»
«Allora
siamo a posto...» borbotta Jens, sospirando.
«Basta,
smettila Daron, sto soffocando!» Aurélien riesce a
scrollarselo di dosso e saluta frettolosamente il suo compagno,
riponendo poi il cellulare in valigia.
«Che
si fa?» si domanda Carlo.
Alcuni
dei ragazzi stanno provando a mettersi in contatto con Dave, ma non
ci riescono: non lo trovano online su WhatsApp o sui vari social, il
suo cellulare squilla a vuoto e non sanno chi altro contattare per
cercarlo.
Nessuno
sa come fare, e inoltre ora sono buttati in aeroporto, in Nuova
Zelanda, ignari del loro futuro...
Un
campanello suona.
Una
ragazza si riscuote del dormiveglia: si era appisolata sul divano e
ora è spaventata da quel suono improvviso.
Corre
alla porta, poiché il campanello si fa insistente.
«Zio?
Che ci fai qui?»
Un
uomo corpulento e dai modi bruschi la spinge con noncuranza dentro
casa e si richiude la porta alle spalle con una spallata. «Devi
raccontarmi tutto, Nat! Subito!»
«Scusa,
non potevi aspettare?»
Lui
squadra sua nipote, è proprio bruttina con i segni dell'acne e
l'evidente sovrappeso a renderla ancora più mostruosa. Non
vorrebbe scoparsela per nulla al mondo, se non fossero parenti.
Decisamente no.
L'uomo
si dà una manata per portarsi bruscamente indietro i capelli
scombinati, che ormai sono biondo spento tendente al bianco.
«Parla!»
«Oh,
ti calmi? Non ti farò mai più un favore!»
«Non
osare contraddirmi o ti caccio dalla faccia della terra, chiaro?»
Nathalie
– così si chiama la ragazza – incrocia le braccia
sul seno prosperoso e fronteggia suo zio senza alcun timore. «Modera
i termini.»
«Maleducata!
Sputa il rospo o non rispondo più di me stesso!» sbraita
lui con i pugni serrati.
«Avresti
il coraggio di picchiarmi?»
«Se
continui così...»
«Ah,
che ridere! Ehi, è proprio divertente essere la nipote di uno
come te, sai? Andiamo, ti offro una birra, zio Dave!»
i
ragazzi infine decidono di cercare un posto in cui dormire, per il
momento non hanno altre alternative.
Da
notarsi che hanno dovuto spendere un patrimonio per quel viaggio,
hanno investito un bel po', soprattutto Carlo che non è ricco
o benestante come i suoi colleghi. Il percussionista, infatti, è
molto preoccupato e non fa che agitarsi e sbuffare.
«Che
casino, che casino... morirò di fame, ho speso tutto per
questo viaggio controproducente...» borbotta.
Jens,
al suo fianco, cerca di rassicurarlo: «Dai, tranquillo, non
permetteremo mai che tu muoia di fame o finisca in mezzo alla
strada».
«Ma...»
«Niente
ma, Carlo! Su, su... fammi un sorriso!»
Riescono
a trovare un alberghetto niente male, non tanto distante dal centro
della capitale. Sono stanchissimi e molti di loro vanno a dormire.
Aurélien,
Daron e Tim C, invece, si fermano a cazzeggiare nei pressi del bar.
«Hakim
ha risposto?» indaga il chitarrista, udendo l'avviso di un
messaggio sul cellulare di Aurélien.
Quest'ultimo
annuisce e fa partire il messaggio vocale del suo amato: «Lien,
eccomi! Ero in studio con i ragazzi fino a questo momento, Zigo ha
preteso che provassimo all'infinito i nuovi pezzi! Non che non abbia
ragione, è chiaro, però... comunque, di' a Daron di
tenere le mani a posto, so che sei in grado di cavartela anche senza
il suo aiuto. Sono felice che tutto sia andato per il meglio, ma
concordo sul fatto che Dave vi ha piantato in asso. Tim C ha ragione,
quello è proprio uno stronzo». Un attimo di silenzio,
poi Hakim sussurra: «Ti amo». Solo Aurélien riesce
a sentirlo e arrossisce fino alle punte dei capelli.
Daron
e Tim C lo notano e cominciano a sghignazzare.
«Chissà
quali porcate ti ha detto, uh!» esclama il bassista, battendosi
un pugno sul ginocchio.
«Ehi
Tim, guarda che Aurélien sembra tanto dolce e ingenuo, ma
secondo me ne combina di cose hot con il suo partner...»
«Piantatela,
siete due pezzi di merda!»
Nathalie
è decisamente stanca, ha deciso che vuole fare qualcosa per
far sgonfiare una volta per tutte l'ego sconfinato di suo zio.
A
ripensarci, lui ha giocato un colpo decisamente basso ai suoi
compagni di band; e poi, lei è rimasta davvero colpita da Joey
Jordison.
Così,
fa in modo che suo zio si ubriachi e poi lo lascia a ronfare sul suo
divano, ripromettendosi di lavare il piumino che ci ha messo sopra
solo il giorno prima.
Riesce
a rubargli il cellulare e sguscia in terrazzo, richiudendosi dietro
la porta.
I
DOMR sono a cena, riuniti attorno a un'enorme tavola rotonda, paiono
proprio i cavalieri all'avventura!
Il
quadretto potrebbe essere anche carino, non fosse che per l'incazzo
generale: c'è chi ancora crede che a Dave Mustaine sia
successo qualcosa di grave, ma la maggior parte di loro ormai ha
capito che il chitarrista gliel'ha messa beatamente nel didietro.
A
tutti, quasi contemporaneamente, arriva un messaggio sul gruppo
WhatsApp della band, quello in cui c'è anche Dave. Si
scambiano occhiate eloquenti: non può essere che lui!
Si
precipitano tutti a vedere di cosa si tratta, ma poi Damian fa
notare: «Ragazzi, basta che lo guardi solo uno di noi e poi lo
comunichi al resto del gruppo, non credete?».
«Guardalo
tu, Junior Gong, coraggio!» strepita Fred, il quale non ha
smesso di ingozzarsi di cibo.
Damian
annuisce ed entra nella conversazione.
«È
un messaggio vocale da parte di Dave. Pronti?»
Tutti
annuiscono e qualcuno lo incita a darsi una mossa; la curiosità
generale è alle stelle.
Damian
obbedisce e tutti si preparano ad ascoltare.
«Ehi
Joey, mi riconosci? Ci siamo incontrati all'aeroporto di Kingston,
sono Nat, la tua futura groupie. Com'è andato il volo? Be',
ecco... ragazzi, sono stata maleducata a non essermi presentata: mi
chiamo Nathalie Mustaine e sono la nipote di Dave, quello stronzo che
vi ha teso quest'imboscata e che vi ha spedito dall'altra parte del
mondo per farvi un dispetto. Sì, sul serio, è successo
davvero, sono desolata. È che lui mi ha chiesto di controllare
che tutto andasse bene, che voi partiste senza intoppi, mi ha chiesto
questo favore. Ma io ora ve l'ho rivelato perché sono davvero
rimasta folgorata da te, Joey, quindi... mi sembrava giusto, ecco. Io
vi consiglio di spassarvela e far finta di niente, non capita tutti i
giorni di andare in viaggio in Nuova Zelanda, no? Divertitevi, miei
cari, quando tornate a Kingston, vorrei tanto vedervi e scusarmi
personalmente con ognuno di voi. Avrei dovuto impedirvi di partire,
ma... devo andare, lo stronzo si sta svegliando, forse... l'ho fatto
ubriacare... a presto, dolce Joey! Ah: nel caso non lo aveste capito,
non ci sarà nessun concerto.»
BOOM!
Avete
visto cos'ha combinato quell'intelligentone di Mustaine? Accidenti,
se avesse trattato sua nipote con più dolcezza, forse lei non
avrebbe mai rivelato il suo stupido piano al resto dei DOMR!!!!
Ma
ben gli sta, eh?
Ahahahahah,
dedico questo capitolo al caro Frenzthedreamer, visto che il titolo e
gli avvenimenti rimandano a uno dei suoi detti preferiti :D
E
quindi... è stata scoperta un'altra delle malefatte di Dave,
solo che stavolta è riuscito a spedire i suoi amici in capo al
mondo!
E
adesso?
Attendo
commenti e supposizioni, sono curiosa di scoprire cosa vi è
venuto in mente durante la lettura...
Bene,
vi lascio e spero abbiate apprezzato l'aggiornamento non tanto
distante dal precedente!
A
presto ♥
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Capitolo 17 *** Nella vecchia fattoria ***
ReggaeFamily
Nella
vecchia fattoria!
In
una meravigliosa giornata di sole, un uomo dagli occhi e i capelli
scuri, alto circa un metro e ottanta, sta dando un'occhiata al suo
orto. Ha un sacco di spazio dove poter coltivare un sacco di verdure
e spezie, ne è veramente contento.
Quella
vita gli piace, sempre a contatto con la natura, lontano dal caos
delle grandi città e dal frastuono che la gente fa quando lo
riconosce per strada.
L'uomo
è piuttosto famoso, e la cosa in un certo senso gli piace,
anche se ci sono dei momenti in cui vuole soltanto rinchiudersi nella
sua piccola proprietà in campagna e curare le sue piante e i
suoi animali.
Sua
moglie si affaccia alla porta della lavanderia e lo scruta, per poi
uscire all'esterno sotto il sole battente con in mano una bacinella
stracolma di panni bagnati e profumati. Si accosta ai fili per
stendere il bucato e comincia a svolgere il suo lavoro.
Lui
solleva il capo e la nota, così le rivolge un sorriso.
«Fa
caldo, vero?» lo apostrofa lei.
«Molto.
Qui tutto cresce sano e rigoglioso, sono contento. Tra qualche
settimana potremo cominciare a mangiare un po' di lattuga»
spiega il marito assorto.
È
una scenetta idilliaca, ma sicuramente avrà vita breve come
tutte le scenette idilliache che si rispettino.
I
DOMR, tranne Dave Mustaine ovviamente, hanno deciso cosa fare, ora
che si trovano in Nuova Zelanda senza motivo.
Perlopiù
sono incazzati con Mustaine perché gli ha tirato proprio un
brutto scherzo, ma per ora è meglio non pensarci e godersi
quella vacanza improvvisata.
«Lien?»
Aurélien
sospira e rivolge un'occhiataccia a Daron. Da quando il chitarrista
ha saputo che quello è il diminutivo con cui Hakim lo chiama,
non ha smesso di dargli il tormento e di prenderlo in giro.
«Piantala
di importunarlo!» bofonchia quel colosso di un metro e
novantatré comunemente conosciuto come Tim C.
«Che
palle, e fatevela una risata!» sbotta il chitarrista.
Il
gruppo si trova in viaggio su un taxi. Daron continua a sbirciare dal
finestrino e cerca di capire dove si trovano, ma ancora non c'è
nulla che gli risulti familiare.
«Sarà
molto lungo il viaggio?» sussurra Carlo, pallido in volto. La
strada che stanno percorrendo è tortuosa e presenta un numero
infinito di curve, il che non fa che contorcere lo stomaco del
percussionista.
«Un
po' sì» risponde l'autista del mezzo.
Damian,
seduto accanto a Carlo, si allunga per abbassare il finestrino e fare
in modo che il ragazzo respiri meglio.
«Se
vomiti in auto, ti lasciamo a metà strada, te lo giuro»
gracchiò Fred, che si era accaparrato il posto accanto a
quello del guidatore.
«Non
siate stronzi, avanti!» cerca di mediare Kelsey, sospirando
appena. Anche lui si sente un po' scombussolato per via delle curve,
ma ovviamente non lo dà a vedere.
Jens
invece non presta attenzione ai discorsi dei suoi amici, intanto
com'è a scattare una miriade di foto durante tutto il
tragitto. Joey, intanto, sonnecchia con la testa appoggiata al
finestrino.
«Ancora
una ventina di chilometri e ci siamo» annuncia il tassista,
lanciando un'occhiata preoccupata al viso sempre più pallido
di Carlo.
«Lo
spero» borbotta quest'ultimo.
Tim
C si sente stretto nel suo posto, non vede l'ora di scendere per
potersi sgranchire le gambe e fumare una stecca di erba. Anche lui,
come Daron, è già stato nel luogo in cui si stanno
dirigendo. Gli piace molto, è contento che la situazione si
sia infine risolta in questo modo.
Ci
sarà da divertirsi e rilassarsi nonostante tutto.
Il
rumore si sente in lontananza. L'uomo solleva il capo di scatto e
scambia un'occhiata con sua moglie. Si tratta di una macchina, non
c'è dubbio, ma loro in realtà non aspettano alcun
ospite.
«Chi
sarà mai?» domanda lui perplesso.
Lei
si porta indietro qualche ciuffo di capelli castani, poi lega la
folta chioma liscia in una coda di cavallo, con una molletta
incastrata tra i denti. Scuote il capo.
Il
marito si spazzola velocemente i pantaloni sporchi di terra e si
avvia con passo lento verso il viale d'accesso alla loro proprietà.
Non sa proprio cosa aspettarsi, ma rimane basito quando nota un
furgoncino bianco fermarsi a pochi metri da lui.
Si
tratta di un taxi, ma il sole impedisce al padrone di casa di
appurare chi si trovi al suo interno.
Il
primo a saltare giù è un ragazzo basso e tozzo dai
lineamenti occidentali e gli occhi sgranati. Ha il viso pallido e
cosparso di sudore, si tiene lo stomaco con entrambe le mani e
barcolla pericolosamente verso il ciglio del vialetto. Poco dopo si
china sull'erba e comincia a vomitare rumorosamente.
Un
altro ragazzo fuoriesce dal taxi e lo segue in fretta. Il padrone di
casa lo riconosce subito: si tratta di Damian Marley, figlio del noto
artista giamaicano che ha fatto la storia del reggae.
Il
giovane con i dreadlocks afferra il suo amico per le spalle e lo
sostiene, mentre l'altro si svuota lo stomaco come se fosse in corso
un esorcismo su di lui.
Una
serie di altre persone scendono dall'auto, e quando infine balza giù
anche Daron Malakian, il padrone di casa sgrana gli occhi e rimane
immobile a fissarlo come se si trovasse di fronte a un fantasma.
«E
tu che cazzo ci fai qui?!» è l'unica cosa che riesce a
dire, spostando poi lo sguardo sui volti degli altri presenti.
Tim
C, tutto contento, si avvicina a lui e lo travolge con un abbraccio,
sovrastandolo di quasi quindici centimetri.
«Serj,
fratello! Che bello essere qui! Ti abbiamo fatto una sorpresa,
contento?»
Serj
Tankian sbianca, mentre sua moglie Angela raggiunge i nuovi arrivati
e li scandaglia con sguardo indagatore.
«Quel
ragazzo non sta bene?» domanda la donna, indicando il corpo
tremante di Carlo. Damian lo tiene tra le braccia e cerca di
tranquillizzarlo.
Il
giamaicano si volta verso Angela e le sorride. «Salve, signora
Tankian. Potrebbe aiutarmi con Carlo? Soffre di mal d'auto e...»
Angela
sorride con dolcezza e raggiunge i due ragazzi.
Jens
sembra non essersi neanche accorto della presenza di altre persone,
intento com'è a scattare foto in giro. Si mostra addirittura
irritato quando Damian e Angela passano di fronte a lui con Carlo,
finendo così in mezzo a uno dei suoi scatti.
«Sei
proprio insensibile» lo accusa Kelsey, mollandogli una pacca
sulla schiena.
Tim
C sta ancora facendo le feste a Serj, mentre Daron trotterella
attorno a loro.
Aurélien
si guarda in giro con fare timido, Fred fuma una sigaretta e Joey
raggiunge gli amici solo dopo aver pagato la corsa al tassista.
«Qui
è un vero paradiso!» commenta il batterista; sembra un
vero e proprio nano da giardino rispetto al resto della combriccola.
«Daron?»
Serj richiama il suo amico in tono tremendamente serio.
«Sì?»
«Possiamo
parlare un attimo?»
Il
tono di Serj non ammette repliche, quindi il chitarrista non può
che seguirlo mentre il padrone di casa si avvia nei pressi dell'orto.
«Piaciuta
la sorpresa?» scherza Daron in tono allegro.
«Per
niente. Questo cosa significa? E voi cosa ci fate qui?» sbotta
l'altro, mantenendo comunque un volume di voce basso.
«Significa
che volevamo fare una vacanza e abbiamo ben pensato di venire a
trovarti!» esclama il più basso, guardandosi attorno pur
di non incrociare lo sguardo dell'amico.
«Non
dire stronzate.»
«Okay.»
Allora Daron gli racconta la verità, gli dice cosa Dave
Mustaine ha combinato e gli spiega che non sanno cosa fare. «Abbiamo
il volo di ritorno fissato per dopodomani, ma nel frattempo siamo qui
e... ho pensato di venire a trovarti.»
«E
io dovrei ospitare tutti voi a casa mia?» sbraita Serj.
«Perché
no?» Daron fa spallucce e gli sorride ammiccante. «Siamo
dei bravi ragazzi, non distruggeremo la tua bella fattoria.»
Un
brivido percorre la schiena del padrone di casa. Ha la certezza che
accadrà tutto il contrario, ma cerca di non pensarci.
«Solo
per due notti» aggiunge il chitarrista.
«Non
saprei dove farvi dormire» prova a giustificarsi il cantante
dei System Of A Down.
«Non
è vero, c'è un sacco di spazio! Andiamo, non fare
l'orso, anche Angie sarà contenta di averci per un po' tra i
piedi, ne sono certo!»
Serj
sospira e scuote il capo. «E va bene, ma ho già paura.»
«Andrà
tutto bene!» Daron gli molla una pacca sulla spalla e corre a
vedere come sta Carlo, contento come non mai di aver ottenuto ciò
che voleva.
Ovviamente Serj aveva
ragione: i ragazzi non fanno che combinare un gran casino a casa sua,
specialmente certi elementi come Tim C, Daron, Joey e Fred, che non
perdono certo occasione per ubriacarsi.
La tragedia peggiore
avviene il mattino seguente, ed è Jens a causarla. Si è
ubriacato anche lui, ha trascorso tutta la notte a bere con gli
amici, ma a un certo punto – verso le sette e mezza del mattino
– ha dichiarato che aveva caldo e sonno, e che avrebbe dormito
in giardino.
Nessuno ci ha badato più
di tanto sul momento, visto che gli unici a essere ancora svegli
erano Daron e Tim C, intenti a disputare un violento torneo di
scacchi e a bestemmiare in tutte le lingue che conoscono e non
conoscono. Ovviamente, essendo ubriachi, non fanno niente che abbia
un senso logico, e finiscono per imbrogliare e spostare i pezzi a
caso sulla scacchiera del povero Serj.
Quest'ultimo si alza poco
dopo e si prepara per uscire a dar da mangiare ai suoi animali. Il
sistema di irrigazione dell'orto va in automatico grazie a un timer,
perciò gli lascia più tempo per dedicarsi ad altro.
Non appena mette piede
fuori dalla casa, però, ha come la sensazione che qualcosa non
vada. Gira attorno alla struttura e si dirige verso l'orto, visto che
deve passare di lì per poter raggiungere il granaio.
Sbianca letteralmente e
rischia di svenire quando nota una figura longilinea che dorme
beatamente sdraiata proprio in mezzo al suo orto.
Mentre si sta avvicinando
per capire di chi si tratti esattamente, Jens si mette a sedere di
botto, poi si piega di lato e vomita sulle piccole e innocenti piante
di lattuga che lo circondano.
«Fottuto stronzo,
alzati subito dai miei pomodori!» grida Serj, talmente forte
che in poco tempo anche qualcun altro si riversa all'esterno.
Carlo e Aurélien
raggiungono il cantante armeno, e poco dopo anche Angela compare,
tutta stralunata e trafelata.
«Guardate cosa sta
facendo quel coglione! Io lo ammazzo!» continua a gridare Serj.
«Oddio!»
Angela si mette le mani in testa. «Che disastro!»
«Serj, per favore,
calmati... respira, ehm... lo so che è difficile, pensa che
una volta Tim C ha vomitato sulle mie piantine di marijuana e ho
dovuto buttare via tutto...» prova a rassicurarlo Damian,
posando con cautela una mano sul suo braccio.
Carlo si rivolge ad
Angela: «Come si fa? Signora Tankian, mi dispiace... io... ho
provato a convincerli che non fosse il caso di venire qui, ma...».
Lei scuote il capo e gli
scompiglia i capelli. Carlo sembra proprio un bambino, è
sempre molto premuroso con tutti e tenta in ogni modo di accollarsi
responsabilità che non sono sue.
Jens, ancora fuori di
testa, sorride beato a Serj e comincia a blaterare: «Ah, hai
visto? Amico, te le ho annaffiate, ah ah! Sono un mito, cazzo, un
fottuto mito!».
Serj vorrebbe spaccargli
la faccia a furia di colpirlo, ma tenta comunque di calmarsi e si
scrolla Damian di dosso, rientrando in silenzio in casa.
Passa accanto ai due
fittizi giocatori di scacchi, i quali si sono addormentati con la
faccia sul tavolo. Decide che andrà a fare una doccia fredda,
ha bisogno di qualcosa che gli permetta di tranquillizzarsi.
Sapevo
che non avrei dovuto permettere a questi idioti di stare a casa mia,
pensa affranto.
E
forse avrebbe dovuto ascoltare se stesso anziché
dare retta a Daron.
Tutta
colpa di Dave Mustaine...
Oddio,
scusatemi cari lettori!!!!
Quanto
tempo è passato dall'ultimo aggiornamento? Almeno mezzo anno
ç_ç
Be',
ora sono qui e spero ci siate anche voi :D
Avete
visto che sfacelo è successo? Oddio, povero Serj... non lo
invidio per niente, accidenti a Daron e all'idea che ha avuto di
andare a trovare il suo amico nella sua casa in Nuova Zelanda!
Ho
messo su quest'idea perché Serj abita davvero là,
quindi ecco qui che non potevo evitare che l'intera band si
accampasse da lui... ahi ahi, sono proprio cattiva eh X'D
Bene,
spero di aggiornare nuovamente entro tempi decenti, intanto aspetto i
vostri commenti e vi ringrazio per la pazienza che avete
nell'attendere ogni volta i miei capitoli!
Alla
prossima ♥
|
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Capitolo 18 *** «Ti caccio dal gruppo!» ***
ReggaeFamily
«Ti
caccio dal gruppo!»
Nathalie
fa spallucce e guarda storto suo zio.
«Cosa
vuoi, Nat?»
«Hai
trattato troppo male i tuoi compagni di band, cosa ti aspetti?»
«Niente,
che smettano di rompermi i coglioni e di sottovalutarmi! Io sono Dave
Mustaine, cazzo!» si inorgoglisce il chitarrista, mettendosi in
piedi e battendosi sul petto come un gorilla.
«Ma
per favore, piantala!» lo smonta sua nipote, scuotendo il capo.
«Vuoi
prenderle, ragazzina?» abbaia lui, per poi scolarsi il resto
della sua birra.
I
due si trovano a casa di Dave e stanno battibeccando da un po'. Lui
non lo sa, ma Nathalie ha preparato una piccola sorpresa al suo
zietto preferito, e non vede l'ora di far sì che tutto diventi
finalmente reale e concreto.
«Sei
un fallito, zio Dave» commenta la ragazza, osservandolo dal
divano su cui è comodamente abbandonata.
«Pensa
per te! Nessuno mi farà qualcosa di male, sono tutti un branco
di buoni a nulla! Vedrai!» si pavoneggia ancora lui, andando in
cucina a prendere un'altra birra.
Nathalie
riceve un messaggio sul cellulare e sorride tra sé e sé,
digitando una risposta veloce.
«Se
lo dici tu...»
«Quella
merda! Stavolta me la paga!» strilla Fred con rabbia,
trascinandosi dietro il suo trolley.
«Sì,
gliela facciamo passare noi la voglia di prenderci per il culo!»
lo spalleggia Tim C, il quale sembra ancora più alto a causa
della furia che lo scuote tutto.
«Forse
dovremmo lasciar perdere, ragazzi» mugola Aurélien,
tirando su col naso. Si è beccato un raffreddore epocale a
causa dell'aria condizionata che ristagnava sull'aereo.
«Col
cazzo, hai capito? Col cazzo!» sbraita Joey, avanzando a passo
di marcia lungo il marciapiede.
I
DOMR non hanno neanche pensato di portare i bagagli in albergo, la
loro priorità è quella di braccare Mustaine e fargliela
pagare per il riprovevole scherzo che gli ha giocato.
Daron
si trascina la sua valigia dietro, indeciso se essere furioso o
stanco morto. «Ragazzi, avete tutti ragione, ma io muoio di
sonno...» biascica.
«Hai
dormito per tutto il tempo, come puoi avere ancora sonno?» lo
schernisce Damian perplesso, sorreggendo Carlo per un gomito.
Il
percussionista sbadiglia e strascica i piedi, senza proferire parola.
È palesemente distrutto, il che non è poi tanto strano,
considerando che sono le due e mezza del mattino e lui non è
riuscito a chiudere occhio sull'aereo.
«Non
me ne sbatte un cazzo, io lo ammazzo!» continua a gridare Fred,
mentre Kelsey cerca di farlo ragionare.
Jens
alza gli occhi al cielo. «Io ho un mal di testa pazzesco, e mi
sento ancora in colpa per l'orto di Serj...»
Daron
si batte una mano sulla fronte. «Non me lo ricordare, ti prego!
È stato un trauma, non saremmo mai dovuti andare a trovarlo»
commenta in tono piatto.
«Okay,
ci siamo! Sua nipote mi ha dato questo indirizzo, adesso vedrete! Lo
gonfio di botte, giuro!» afferma Fred con risolutezza,
fermandosi di fronte a una graziosa villetta dall'aria curata e
carina.
«Davvero
quello zoticone vive in questo posto? Non se lo merita»
borbotta Jens, inclinando la testa di lato.
Tim
C non perde tempo e suona il campanello con insistenza, rischiando di
affondare il pulsante, tant'è la forza con cui lo preme.
«Se
avessi uno stuzzicadenti, lo infilerei qui dentro e lo lascerei così
per tutta la notte» ghigna Joey, sollevandosi in punta per
leggere la targhetta che spicca al di sopra del campanello.
«Apri,
pezzo di merda!» grida Fred, prendendo a pugni il cancello in
ferro battuto.
Aurélien
starnutisce e si soffia il naso a intermittenza, mentre Damian fa
sedere Carlo sul bordo del marciapiede con la speranza che si riposi
un poco.
Kelsey
sospira e si mette le mani in testa.
Intanto
Tim C continua a suonare, ma nessuno apre.
«Zio,
datti una mossa! Apri quella fottuta porta, altrimenti questo
campanello non smette più di trapanarmi i timpani!» dice
Nathalie in preda all'esasperazione.
«Aspetta,
prima devo prendere un'arma! Potrebbero essere dei ladri o dei
malintenzionati! Dobbiamo proteggerci, Nat!» esclama il
chitarrista, mentre rovista con mani tremanti in un cassetto a caso
della cucina.
Nathalie
evita di fargli notare che lui sa benissimo di chi si tratta, anche
perché dall'esterno provengono le urla disumane di Fred, Tim C
e Joey.
«Te
la stai facendo sotto, eh?» lo punzecchia, sbirciando dalla
finestra.
«Chi,
io?! Non penso proprio!» Dave brandisce un coltello per il pane
e si avvia impettito verso l'ingresso.
«Ah,
zio, sei proprio patetico. Su, fai entrare Joey, mi manca già»
dice Nathalie con fare annoiato, sfilandogli l'arma di mano e
gettandola in un angolo. «Non fare l'idiota, non più del
solito almeno. Per favore.»
Lui
strabuzza gli occhi e si avvicina alla porta, per poi abbassare la
maniglia con cautela.
Sembra
quasi che abbia paura di un assalto, e forse farebbe bene a
preoccuparsi.
Non
appena l'uscio si schiude, infatti, le grida diventano ancora più
intense e animalesche.
Dave
nota un gruppetto di persone assiepate attorno al suo cancello, ma
non si accorge del fatto che una di loro ha già scavalcato.
Joey
gli è addosso ancor prima che lui possa fare qualunque mossa,
mollandogli una testata in pieno stomaco.
Mustaine
rantola e cade all'indietro, ritrovandosi con il culo sul pavimento.
«Joey,
tesoro!» strilla Nathalie, infischiandosene della rabbia
generale. Senza pensarci due volte, si scaraventa addosso al
batterista e lo travolge, buttandolo a terra e mettendosi a
cavalcioni su di lui.
Nel
frattempo Dave è riuscito a rimettersi maldestramente in
piedi, ma subito qualcun altro lo atterra nuovamente: è Fred,
furioso come non mai, che ha a sua volta scavalcato il cancello.
Comincia
a colpire Dave con forza, mollandogli pugni e cazzotti in faccia,
neanche stesse recitando in uno squallido film d'azione.
«Bastardo,
figlio di puttana! Ti ammazzo, ti faccio fuori, stavolta hai
esagerato!» strilla il cantante, accecato dall'ira funesta che
gli fa quasi venire le convulsioni.
Il
resto della band si riversa poco dopo nell'ingresso; Tim C si accosta
a Dave e gli molla un calcio nelle costole, poi afferra Fred e lo
allontana dalla sua preda, rendendosi conto che forse ci sta andando
giù un po' troppo pesante.
Nathalie,
intanto, sta riempiendo di baci tutto il viso di Joey, strofinandosi
su di lui come una gattina in calore.
«Ehi,
baby, che fai? Vuoi scopare qui di fronte a tutti?» fa lui
sornione, lasciandosi strapazzare da lei.
«Magari,
Joey! Sei bellissimo!» frigna Nathalie senza ritegno,
proseguendo con il petting spudorato, sotto lo sguardo terrorizzato e
schifato di Damian e Aurélien.
Carlo,
invece, dorme beatamente con la testa contro la parete, seduto sul
pavimento. Sembra non accorgersi del casino che si sta scatenando
tutt'intorno a lui.
«Cosa
credevi di fare, eh? Brutto stronzo!» Daron guarda Dave
dall'alto in basso, senza scomporsi troppo. «Ti hanno pestato e
te la sei proprio andata a cercare» aggiunge.
«Voi
mi avete fatto rapire da Lars Ulrich e mi avete fatto assistere a
quella merda! E avete il coraggio di incazzarvi?» abbaia
Mustaine, tenendosi il naso con entrambe le mani.
«Perché
sei uno stronzo, te lo meritavi. Devi capire che non puoi decidere
tutto tu, qui. Hai terrorizzato Carlo, ti rendi conto? Noi non siamo
i tuoi schiavi!» interviene Jens con trasporto, stringendo i
pugni. Odia le ingiustizie, è più forte di lui.
«Siete
tutti dei rammolliti, dei falliti!» prosegue il padrone di
casa, per poi riprendere a bestemmiare per il dolore che lo avvolge
dopo i pugni ricevuti.
«Oh,
Joey! Andiamocene di qui, ti prego, non resisto più!»
squittisce Nathalie, rimettendosi in piedi. Afferra il batterista per
un polso e lo trascina verso l'interno della casa, dove sa che
troverà una camera da letto in cui poter consumare il suo
tanto agognato rapporto sessuale con il ragazzo più bello che
abbia mai conosciuto.
Lui,
intanto, le palpa spudoratamente il possente fondoschiena,
pregustando con fare da maniaco il momento in cui potrà averlo
tutto per sé.
Tim
C urla: «Ti caccio dal gruppo, Mustaine! Non sei più il
benvenuto nella nostra band!».
«Tu...
tu... come osi! Non puoi cacciarmi dalla mia
band, razza di idiota!»
Daron ridacchia. «Non
è la tua band, amico. Dacci un taglio, eh?»
Fred comincia a blaterare
e gridare sconnessamente, cercando di divincolarsi dalla stretta del
bassista. «Te lo faccio vedere io, Dave Mustaine, ti mando in
cimitero!»
La scena gangster,
condita da effusioni piuttosto spinte che si stanno svolgendo tra
Joey e Nathalie mentre camminano lentamente verso la camera da letto,
viene interrotta bruscamente da un grido potente e paralizzante.
«Polizia! Su le
mani, tutti fermi dove siete! Non muovetevi o sparo!»
Cala
un silenzio di tomba, tutti si paralizzano e sembra che stiano
giocando a Le belle statuine.
D'improvviso
Aurélien starnutisce, facendo sì che Carlo si risvegli
di soprassalto. Tutti lanciano un grido spaventato e si portano le
mani di fronte al viso con l'intento di proteggersi da un qualche
attacco.
«Che cazzo...»
biascica Mustaine.
«Ho detto di stare
zitti e tenere le mani in alto!» strilla l'agente di polizia,
avanzando con cautela nell'ingresso dell'abitazione.
«Cosa vuoi,
stronzo?» se ne esce il padrone di casa.
Il poliziotto lo
incenerisce con lo sguardo e gli punta contro la sua pistola nera e
lucente. «Tu sei il padrone di casa?»
«Sì, quindi
esci di qui e lasciami in pace» afferma Mustaine, mettendosi in
piedi a fatica. È ancora dolorante, ma non può certo
dare soddisfazioni al nuovo arrivato.
«Bene. Io e te
adesso ce ne andiamo a fare un giretto in centrale, così mi
racconti perché stai facendo tutto questo casino» dice
l'agente, afferrando il chitarrista per le braccia.
«Cosa? Io non vado
da nessuna parte!» sbotta Dave con ira.
«Invece sì,
amico. I tuoi vicini ci hanno chiamato perché hanno sentito
degli schiamazzi provenire da casa tua, quindi io e te dobbiamo
chiarire la questione. Cammina, muoviti, se non vuoi che ti metta le
manette e ti arresti per disturbo alla quiete pubblica e schiamazzi
notturni» lo minaccia il poliziotto, sospingendolo verso
l'esterno.
Tutti i presenti sentono
le proteste di Dave mentre viene condotto verso l'auto della polizia,
la quale infine parte in tutta fretta.
Il
silenzio torna a regnare tutto attorno ai nostri eroi.
I ragazzi si scambiano
occhiate confuse, poi scoppiano a ridere e si avviano verso l'uscita,
stringendosi nelle spalle e recuperando i loro bagagli.
«Joey, andiamo?»
chiede Damian, voltandosi a guardare il batterista che ancora è
paralizzato in mezzo all'ingresso.
Lui si riscuote e sorride
maliziosamente al suo collega. «Andate pure» risponde.
Nathalie stringe
nuovamente il polso di Joey. «Penso io a questo bel fusto, non
abbiate paura per lui!» conclude, per poi scomparire dietro una
porta.
Tutti fuggono via in
fretta e furia, non hanno intenzione di assistere a scene spinte o
udire gemiti raccapriccianti.
L'ultimo a uscire è
Damian, il quale si richiude la porta alle spalle e sospira.
«Damian, stai
bene?» gli chiede Carlo, che sembra essersi ben risvegliato.
Il giamaicano non
risponde e i due si affrettano a raggiungere i loro amici.
«Joey, c'è
una cosa positiva in tutta questa faccenda di mio zio» dice
Nathalie, mentre si adopera per spogliare il brevilineo batterista.
«Cioè?»
chiede lui, accarezzandole con bramosia una coscia.
«Che
io e te siamo qui, soli soletti, e possiamo spassarcela quanto ci
pare. Abbiamo la casa tutta per
noi» mormora lei con fare suadente, lasciando ballonzolare i
suoi prosperosi seni di fronte alla faccia di Joey.
Il batterista vi si
avventa contro senza fare complimenti. Nathalie non sarà Naomi
Campbell, però ha tutto ciò che gli serve per
divertirsi.
E poi, basta che respiri
e a lui va benissimo.
Almeno quel coglione di
Mustaine è servito a qualcosa anche stavolta!
AHAHAHAHAH,
lettori!!!! Che raccapriccio!!!!
Mi
rendo conto che è passato un po' dall'ultimo aggiornamento,
però spero proprio ne sia valsa la pena :D
Io
boh, non so cosa dire, solo che mi sono divertita un sacco a scrivere
queste scene raccapriccianti, e mi auguro che anche per voi sia stato
lo stesso durante la lettura ^^
Allora,
tutto è bene quel che finisce bene (???)
Ci
sentiamo prossimamente, per vedere cosa succederà ai nostri
(im)pavidi eroi!
Grazie
a coloro che ancora sono qui e mi seguono ♥
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